Cave Inimicum

di Margaret24
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Braccato ***
Capitolo 3: *** A fuoco lento ***
Capitolo 4: *** Non smetteranno ***
Capitolo 5: *** Un'idea geniale ***
Capitolo 6: *** Vipera Evanesca ***
Capitolo 7: *** Fatto il misfatto ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

"Allora non facevi parte dell'Ordine, non capisci. Eravamo schiacciati venti a uno dai Mangiamorte, ci venivano a cercare uno alla volta..."

(Harry Potter e l'Ordine della Fenice, cap. 9, pag.177)

 

La prima cosa che sento è l'odore intenso dell'erba. Poi ne percepisco la consistenza sotto le dita. Una leggera brezza mi accarezza. Basta questa dolcezza a farmi rabbrividire, e mi ricordo di avere un corpo. Ma qualcos'altro, purtroppo, me lo rammenta quasi immediatamente, in modo più violento: fitte lancinanti di dolore che mi attraversano le membra come impulsi elettrici, accompagnando il ritmo lento e costante che ho nel petto e alla testa.
Resto immobile ancora un po', finché i brividi non diventano un vero e proprio tremito. Allora apro gli occhi, lasciando che il sole entri nelle pupille, accecandole per un brevissimo istante. Ricordo dove sono. Una piccola foresta disabitata in Scozia. Talmente ignota che non ha neppure un nome. Non ci vado spesso, il più delle volte mi chiudo in cantina o vago con James, Sirius e Peter per le praterie inglesi. Ultimamente, però, sono occupati con l'Ordine, e sto spesso da solo. Ora che ci penso, sono passate molte lune dall'ultima volta. Un mese fa mi sono ridotto abbastanza male, per questo ho scelto la foresta. In un modo o nell'altro dovrò pure lasciare il lupo correre libero, altrimenti rischia di impazzire.
Non ho idea di dove trovi la forza per alzarmi, ma ci provo comunque. Sarà che la Scozia è maledettamente fredda, soprattutto all'alba. Sono completamente nudo, ma perlomeno Madre Natura si è degnata di assicurarmi una salute di ferro e una degna resistenza alle intemperie. Non ho mai preso una malattia babbana in vita mia, e non ho idea di che sapore abbia una pozione per la tosse. Come per sottolineare l'ironia delle mie condizioni fisiche, la ferita alla gamba mi fa barcollare pericolosamente, costringendomi ad aggrapparmi all'albero più vicino: un abete alto circa dieci metri, i cui rami rendono soffusa la luce del sole. Faccio un profondo respiro, racimolando la poca energia rimasta, e allungo un braccio davanti a me, con la mano aperta, per invocare la necessità più immediata:
"Accio vestiti"
Chiudo gli occhi, pregando che abbia funzionato. Non sono sicuro della potenza dell'incantesimo. Evidentemente, è stato rafforzato dal disperato bisogno del mio inconscio, perché dopo meno di un minuto apro gli occhi e afferro al volo dei pantaloni, una camicia, una tunica, un mantello con la mia bacchetta in tasca, delle scarpe e perfino la biancheria. Ringraziando Merlino, indosso in fretta i miei abiti consunti: l'ultima volta che mi sono rifatto il guardaroba è stata durante il sesto anno. Maledetta segregazione, non posso nemmeno entrare in un pub, figuriamoci lavorare. Da quando non vedo un galeone? Non voglio neanche pensarci.
Mi siedo ai piedi dell'abete, inspirando l'aria fresca della foresta. Non voglio tornare subito in città. Non voglio tornare alla vita vera, ai problemi, alla guerra. Voglio rimanere qualche minuto lontano da tutto quel caos, tornando alle radici del mio essere, immerso nella natura, ad ascoltare il lontano cinguettio degli uccelli e il dolce fruscio delle foglie e dell'erba...
Fruscìo dell'erba?
Spalanco gli occhi di colpo, ogni nervo teso a fior di pelle. Tendo l'udito all'inverosimile, fino a captare anche il verso di alcuni insetti perso chissà dove tra gli infrasuoni. I passi d'uomo sono inconfondibili. Saranno sei o sette. Mi alzo il più in fretta possibile, aggrappandomi ancora alla corteccia dell'albero, ignorando le fitte delle ferite più profonde, e sfodero la bacchetta. I passi sono sempre più rapidi, sempre più vicini...
Ruoto su me stesso... e non accade nulla. Riprovo ancora. Niente. Stesso posto, stessi alberi, solo con un'angolazione diversa. Ok, stai calmo. Determinazione, Destinazione, Decisione.
Niente.
Maledizione.


 

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Capitolo 2
*** Braccato ***


 

Il panico mi si arrampica per la gola, mentre un solo pensiero mi si fa strada nel cervello: correre.
Affidandomi al solo istinto, inizio a muovermi quasi alla cieca, il più lontano possibile da quei rumori. Non posso fare altro che arrancare da un albero all'altro, stringendo i denti e cercando di ignorare il dolore dei muscoli e delle ferite. Segno che non ho incontrato nemmeno un coniglio, stanotte. Improvvisamente, immagini non richieste mi balenano davanti agli occhi. Odio ricordare quello che ho fatto la notte di luna piena, anche se è necessario per sapere se ho combinato qualcosa di terribilmente irrimediabile. Ma adesso, i ricordi che riaffiorano sono completamente inutili, probabilmente dovuti alla similitudine con la situazione attuale, mentre corro per la foresta, inciampando e rialzandomi a fatica. Di tanto in tanto ruoto su me stesso, con scarsi risultati. Una cosa è ormai certa: un incantesimo Anti-Smaterializzazione che si estende per chilometri.
Ormai sono allo stremo delle mie forze, e sono costretto a fermarmi in una radura, ansimante. Non sento più quei passi, e capisco immediatamente perché. Sono circondato. Riesco a vedere figure incappucciate sbucare dal fogliame da ogni lato e avvicinarsi finché non sono a tiro di bacchetta. Alzo la mia, continuando a voltarmi, indeciso su chi sia più minaccioso, consapevole di essere troppo debole per riuscire a fare altro che stare in piedi. Ma mi rendo conto che è proprio questo che vogliono: rendermi vulnerabile.
Sento il sangue pulsarmi nei timpani, il respiro ancora affannoso, ma non per la corsa. Quanti sono? Sette, otto, direi. Merlino, non ho scampo. E lo sanno anche loro, perché li sento ridere. Una risata lugubre.
"Oh-oh. Una bestia in gabbia" dice una vocetta infantile. Mi volto rapidamente e il sangue mi si gela nelle vene, mentre sento il sudore freddo che scivola lungo la schiena.
Oh cazzo.
Bellatrix Lestrange.

"A quanto pare a quella megera piace cuocere a fuoco lento..."
Il commento di Alastor Moody sulle ferite riportate da Marlene McKinnon mi rimbomba nelle orecchie, e indietreggio istintivamente, suscitando altre risate. Degli schiocchi improvvisi mi fanno sobbalzare: il numero dei Mangiamorte è all'improvviso aumentato, raggiungendo la decina. Capisco che l'incantesimo è stato sciolto, ma ho dodici o tredici bacchette puntate addosso pronte a scagliare una maledizione al minimo movimento.
Sento il cuore battermi furiosamente in gola. Con tutta probabilità sono gli ultimi palpiti dopo nemmeno diciannove anni di attività. È finita, Lupin. Sei un morto che respira.
"Allora" continua Bellatrix, e per un folle istante mi fa pensare a una bambina innocua che mi chiede di giocare. "Cosa ci fa un mostriciattolo tutto solo nel bosco?"
Dannazione, Lupin, di' qualcosa, qualsiasi cosa. Ogni secondo è prezioso. Più li fai parlare, più ritarderai la tua morte...Sempre che tu lo desideri...
"Molto coraggioso da parte vostra, addentrarvi nella tana del lupo" rispondo, abbozzando un ghigno. Ho una paura fottuta, ma non devo assolutamente darlo a vedere. Se i nervi cedono, è finita.
La soddisfazione nel vedere la smorfia di disappunto sulla faccia della Lestrange è l'unica cosa che mi consola, quando mi rendo conto che pagherò cara la mia insolenza.
"HA! Io paura di te, mostro?" mi grida sdegnata. I suoi compagni sogghignano, qualcuno ridacchia, e per un attimo riderei anch'io: Merlino, devo lasciarmi uccidere da gente così ottusa?
È il mio cinismo a parlare, quello che mi permette in genere di sopravvivere.
"Non hai un insulto migliore?" chiedo gentilmente. Usare le buone maniere per sfoderare il mio sarcasmo pungente è una caratteristica che i miei amici mi hanno sempre rinfacciato. Perché funziona. "O il vostro vocabolario si limita a 'Sporco mezzosangue', 'mostro' e 'feccia'?"
Attento, Lupin, stai tirando troppo la corda.
Bellatrix sembra fremere di indignazione e rabbia.
"No" risponde irritata. "Te ne insegno un'altra... Crucio!"
La potenza della maledizione è così forte che mi sento sbattuto a terra. Un secondo dopo, una scarica familiare attraversa ogni singolo nervo, facendomi urlare. Vorrei poter dire di non aver mai provato tanto dolore in vita mia, ma mentirei: ogni mese, ogni maledetto mese è lo stesso; leggermente diverso nei sintomi, ma di stessa intensità. Mentre mi contorco agonizzante sul terreno, c'è un attimo assurdo in cui penso che mi stia trasformando. Una parte di me vuole che finisca presto, come tutte le volte, vuole che l'alba arrivi in fretta; l'altra ritiene fermamente che sia proprio una bella lezione da dare a questi schifosi bastardi...
Il dolore finisce così com'è cominciato. Resto a terra, incapace di muovermi, le ferite che bruciano come se qualcuno vi avesse versato dell'alcol.
"Visto?" sento la voce della Mangiamorte da molto lontano parlare con falsa serietà. "Sono brava con le parole"
"Sai una cosa, Bella?". Questa volta la voce è diversa, maschile e grossa. "Voglio togliermi una curiosità. Come fa un ibrido a maneggiare una bacchetta e a fare tutte quelle cose che sanno fare i veri maghi?"
Risate. Andate a farvi fottere.
"E bravo Burton" Di nuovo la voce femminile. "Mostro? In piedi"
Premetto che ho totalmente perso ogni capacità di giudizio e autosufficienza. Se vi fate bruciare da un drago e qualcuno vi intima di alzarvi, vi sfido a riconoscere il vostro orgoglio tra la vasta gamma di emozioni che vi attraversano il cervello in stato di shock. Certo che mi alzo, puttana. Qualsiasi cosa pure di non sentire la tua squallida vocetta stridula.
Ovviamente, è più facile a dirsi che a farsi. Mi metto lentamente supino e tento di fare leva sulle braccia, cadendo subito al tentativo. Non riesco a smettere di tremare. Non faccio in tempo a riprovarci, che una voce crudele grida:
"Hai sentito cos'ha detto? Alzati! Impello!" *
Una mano invisibile mi afferra la gola e mi solleva con violenza, finché non mi ritrovo in piedi. Barcollo, mentre tossisco anelando ossigeno.
"Bene, ibrido, facci vedere di cosa sei capace" dice Bellatrix fremente. "A te la prossima mossa"
Silenzio. Sento la loro eccitazione nell'aria, posso quasi odorare la loro adrenalina, i nervi tesi pronti ad attaccarmi non appena apro bocca.
Bello scherzo, non c'è che dire.
In questo momento non mi manca la giusta dose di volontà per scagliare una Maledizione Senza Perdono, anche la peggiore, giuro.
Ma penso a qualcos'altro. Non so cos'è, forse è la disperazione. Penso che invece di una maledizione, l'ultima cosa che vorrei scaturisse dalla mia bacchetta è un Patronus. L'ultima emozione che vorrei provare non è rabbia, odio e goduria nel dolore altrui, ma speranza e felicità. Vorrei rivedere i miei amici. E l'Ordine della Fenice. Coloro che hanno dato un senso alla mia vita e al mio coraggio, una ragione per stare in piedi anche in un momento simile.
È la mia unica possibilità, l'ultima.
"Expecto Patronum!"
Una luce accecante illumina la radura, e un grosso lupo d'argento prende forma davanti agli occhi attoniti dei Mangiamorte, che indietreggiano incerti, mentre l'animale prende a girarmi intorno, ringhiando sommessamente agli attaccanti del suo protetto. Il calore che emana è rassicurante e mi riempie il cuore di speranza. Ma sono solo pochi secondi: il lupo alza il muso ed emette un dolce ululato, poi si volta e sparisce nella vegetazione.
Nello stesso momento, anche quella fugace speranza mi abbandona, lasciandomi completamente scoraggiato e con lacrime amare agli occhi. Il pessimismo invade la mia mente, come un gas velenoso. È stata una cosa stupida. Non ha funzionato.

 

 
Mi sono presa la libertà di inventarmi qualche Magia Oscura, non abbiatene ^^
* Dal latino 'impello' = costringere. Costringe brutalmente una persona a muoversi in un determinato modo, come inchinarsi, alzarsi, ecc.  

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Capitolo 3
*** A fuoco lento ***


 

"Mmm..." commenta Bellatrix grattandosi il mento. "Davvero un bell'effetto speciale, i miei complimenti"
Sorride maliziosa, mentre io la fisso con odio, stringendo i pugni.
"Temo che ci abbia scambiato per Dissennatori" continua, rivolgendosi ai compagni. "Che dite, ragazzi, sarà per l'abbigliamento?"
Risate. Altre maledette, umilianti risate.
Umiliato, ecco come mi sento. Sconfitto. Un completo fallimento.
Ho paura. Molta. Non riesco a fare a meno di pensare al corpo martoriato di Marlene, ai pochi pezzi ritrovati di Benjy... E se non venissi ritrovato affatto, come Caradoc?
La Lestrange punta di nuovo la bacchetta contro il mio petto, e mi ritrovo a pensare a suo cugino, ai suoi occhi così vivaci e pieni di umanità, geneticamente simili a quelli che ho di fronte, eppure così inspiegabilmente diversi...
"Incarceramus!"
Per la seconda volta cado a terra, mentre funi sottili, stavolta anche fin troppo concrete, mi si attorcigliano attorno alle braccia, alle gambe e al collo. Un altro pigro gesto con la bacchetta, e vengo sbattuto e legato contro un albero. Istintivamente comincio a divincolarmi, pur consapevole di sprecare energie inutilmente.
Lentamente, i Mangiamorte si avvicinano. Non si prendono nemmeno la briga di alzare le bacchette, per quanto mi ritengono inoffensivo.
"Chi vuol cominciare?" chiede uno di loro, coperto dalla maschera.
Quelle parole hanno l'effetto di una morsa nel petto: sapere come andrà a finire non impedisce al panico di avvinghiarsi come le funi che mi legano.
Un altro si fa avanti, con un ghigno perverso sulle labbra sottili e alza la bacchetta:
"Crucio!"
Le mie urla riecheggiano tra gli alberi. È l'inferno. Maledizione, basta! Fatelo smettere, fate smettere questo dolore...
Dopo più di un minuto, o forse un anno, le mie silenziose preghiere vengono esaudite. Mi accascio sull'albero, tenuto in piedi dalle corde, le gocce di sudore gelido che scendono dalle tempie, le ferite che hanno ripreso a sanguinare copiosamente. Un cieco sollievo ha appena pervaso la mia mente, quando un altro Mangiamorte si fa avanti:
"Angoribus!" **
Come se qualcuno mi avesse coperto gli occhi con una benda, tutto si fa buio, e temo che mi abbiano reso cieco. Ma mi sbaglio: è molto peggio. Una dopo l'altra, immagini macabre e angoscianti si succedono nel mio campo visivo, come in un incubo. Immagini di morte, di dolore, di terrore...
"No...NO! Basta...vi prego, basta..."
Non mi rendo nemmeno conto di aver cominciato a supplicare.
"Falsa species!" ***
Le immagini si arrestano. Di fronte a me vedo un lupo, i denti scoperti, il pelo grigio ritto sul dorso, che ringhia famelico. Fa un balzo in avanti, verso di me...
"NOOOOOOOO!!!"
Sbatto le palpebre, ma tutto quello che vedo sono persone incappucciate che mi circondano e continuano a fissarmi con orribile avidità. Sanno di aver toccato un nervo scoperto.
Il cuore mi batte così forte da farmi male. Sento che mi tremano perfino le labbra. Non riesco a respirare.
Bellatrix Lestrange si avvicina come un gatto curioso, e mi punta la bacchetta alla gola.
"Questo, lurido ibrido" sussurra, guardandomi con disprezzo. "era solo un assaggio"
Ma io non la sto ascoltando. Sto fissando un punto oltre i Mangiamorte con la bocca aperta. Non è possibile... Ha funzionato.

"Giù la bacchetta, Lestrange"
La strega si volta confusa, e quello che vede la lascia completamente spiazzata: lei e i suoi fedeli compagni sono in cerchio attorno a me, circondati a loro volta da una quindicina di membri dell'Ordine della Fenice, le bacchette levate.

 

 

 

 ** Dal latino 'angor' = incubo, angoscia. Fa comparire immagini e visioni spaventose nel campo visivo di una persona. Può indurre alla pazzia.

*** è la parola latina per 'illusione'. Fa vivere una realistica illusione a una persona. Può indurre alla pazzia.  

Angolo autrice:

Soooo... Da dove mi è venuta questa folgorante ispirazione? Più o meno dalla citazione iniziale, era nell'anticamera del cervello da un bel po'. Doveva essere una One-shot, ma non sono riuscita proprio a fermarmi, e l'ho divisa in capitoli. Ho deciso di pubblicarla mentre penso al finale. Vi ho messo un po' di curiosità? *.* Spero di sì.
Dunque, vediamo un po' di chiarire:  la storia è ambientata nel 1978, settembre. Remus ha 18 anni e mezzo. Nessuno dell'Ordine è ancora sospettato di essere una spia. Nella mia mente disturbata, i Mangiamorte hanno scoperto chi è Lupin, ovvero che è un licantropo e che fa parte dell'Ordine. Il resto dei Lupi Mannari, ovviamente, non lo conosce, cosa che gli permetterà di fare la spia nel sesto. All'epoca, i Lupi Mannari furono segregati da Barty Crouch, e la loro lealtà a Voldemort è una novità della Seconda Guerra, perché cade il Ministero stesso.
Sì, Lupin chiama se stesso per cognome. Un certo distacco infonde un po' più di grinta, secondo me, anche Moody lo chiama per cognome. Vabbé, è fico.
Sempre nella mia mente perversa, il dolore della trasformazione e quello della Maledizione Cruciatus sono molto simili. 
Lupin non è un idiota come Harry (scherzo, dai xD), c'è un motivo per cui usa il Patronus. Credevate davvero che con l'unica possibilità che ha di attaccare perdesse tempo a pensare alla felicità? Da lì è venuto solo il suo lampo di genio. Dice che "non ha funzionato" perché è così debole e scoraggiato da aver perso la fiducia in se stesso, poverino.
Well, nothing else to declare but my genius u_u   Naaah, non sono così superba, era solo una cit. di Wilde.
So che è ancora estate, ma non sapete quanto apprezzerei una recensione, anche di una riga: vorrei solo sapere se vi è piaciuta o meno. Anche critiche negative, se volete, mica me la prendo, vi lancio solo un Avada Kedavra nel sonno... No, dai, sul serio, dite qualsiasi cosa volete =) 
Grazie a tutti ^^

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Capitolo 4
*** Non smetteranno ***


 

L'orologio a pendolo segnava le sette in punto. Il suo dolce ticchettio non era l'unico suono nella cucina, illuminata dai caldi raggi del sole mattutino. Lily Evans stava trafficando con una padella piena di bacon, il cui odore aleggiava nell'aria, misto a quello del pane che stava tostando poco più in là nel piccolo elettrodomestico. Per quanto si fosse ormai abituata alle usanze del mondo magico, lei non avrebbe mai smesso di cucinare "alla babbana", in parte perché non era ancora pratica negli incantesimi culinari, in parte perché era suo diritto utilizzare i metodi che preferiva per dare quel tocco "alla Evans" ai suoi piatti leggendari, checché ne dicessero tutti i Purosangue del mondo. Adorava la sua bacchetta, ma ogni suo gesto manuale era uno sputo in faccia alla dottrina del Signore Oscuro.
James Potter, l'addetto all'assistenza, stava facendo tutt'altro che aiutarla nella colazione, mentre le baciava il collo e le accarezzava le braccia, facendola rabbrividire di piacere e ridacchiare.
"Dai, smettila, che me le fai bruciare..." disse sorridendo.
"Tu smettila di farmi bruciare..."
"Come siamo romantici...Attento, Potter, o ti accendo letteralmente, con la bacchetta" aggiunse minacciosa.
"Tutto quello che vuoi, Evans" disse lui, posando le labbra sulle sue.
Lei si arrese, ma non prima di aver spento il gas sotto il bacon.
Non c'era nessuno in casa, per cui, con la scusa della solitudine e del troppo silenzio, James aveva passato la notte lì. Diventava sempre più difficile resistere alla separazione che aveva comportato la fine degli studi, abituati com'erano a vivere nella stessa torre, le pareti dei rispettivi dormitori praticamente inesistenti.
"Ti amo, Lily" sussurrò James abbracciandola. Lei non rispose, e ricambiò l'abbraccio, sentendosi al sicuro. Non c'era bisogno di dire altro, e James rispettava il suo silenzio, il silenzio di chi sta assaporando ogni lettera di quelle due semplici parole, senza dovere una risposta in cambio.
Stavano per baciarsi di nuovo, persi l'uno negli occhi dell'altra, quando una piccola luce vicino al tavolo attirò la loro attenzione, prima tenue, poi sempre più forte, fino ad assumere la forma di un meraviglioso lupo dal manto argentato. I due lo fissarono con apprensione, poi il lupo abbassò le orecchie come spaventato e parlò con una voce familiare, ma stranamente ansiosa, una tensione che James aveva percepito raramente in sette anni:
"Attaccato. Nord Scozia. Uno contro più di dieci". Esitò quasi impercettibilmente. "Aiutami" sussurrò, il tono che rasentava la supplica. Il Patronus non era ancora del tutto svanito, che James si stava mettendo il mantello, con Lily che gli era corsa dietro.
"Nord Scozia?" chiese preoccupata, mentre si infilava rapida le scarpe. "È a Hogwarts?!"
James scosse il capo. "No, è una foresta dove va a trasformarsi" disse. Si passò una mano sulla fronte, con aria colpevole. "Ieri non abbiamo potuto..."
"Eri in missione, e Sirius non avrebbe potuto tenerlo a bada da solo, figurati Peter" lo interruppe Lily decisa. "Aspettami..." aggiunse, vedendo il mago che si precipitava all'ingresso.
"Tu rimani qui"
"Non ci penso proprio, Potter" disse lei tranquilla, e, afferrato il suo mantello, uscì marciando a testa alta. James sospirò, poi la seguì, chiudendo la porta con un incantesimo.
"Al Quartier Generale" disse prendendole la mano. "Hai sentito quanti sono..." si bloccò, cercando di nascondere il tremito nella voce. "Abbiamo bisogno di più membri possibile"
Lei annuì e chiuse gli occhi, lasciandosi andare insieme a lui nel vortice spazio-temporale.

 

Sirius passeggiava nervosamente avanti e dietro per il salotto del Quartier Generale, uno squallido garage disperso in un quartiere malfamato di Londra, adattato alle circostanze da una buona dose di incantesimi, tra cui quello di Estensione Irriconoscibile, che permetteva a più di venti persone di stare comodamente seduti attorno all'enorme tavolo di ebano al centro della stanza.
"Black, piantala e mettiti seduto"
La voce di Alastor Moody riecheggiò aspra nella stanza. A quell'ennesimo rimprovero, Sirius si voltò di scatto e batté un pugno sul tavolo.
"Dobbiamo agire adesso!"
Malocchio si erse in tutta la sua statura, fissandolo irato sia con l'occhio magico che con quello normale.
"Come pensi di agire, ragazzo?!" urlò. "Siamo in sei, loro sono più di dieci! Dobbiamo aspettare!"
"Io non lascerò che il mio amico... che..." Sirius non riuscì a finire la frase. Era in preda al panico, e odiava mostrarlo, perciò lo sfogava mascherandolo con la rabbia e l'indignazione. James lo capiva, e gli mise una mano sulla spalla.
"Non preoccuparti, Felpato" disse con tutta la tranquillità che riusciva a trasmettere. "Lunastorta sta bene. È forte, lo sai. Probabilmente starà spiegando a quei babbei come impugnare la bacchetta..."
Sirius sbuffò un principio di risata, e James si sentì più sollevato. Non era mai stato bravo a calmare gli amici quanto Remus, che aveva la capacità di riportare una persona con i piedi per terra anche quando si sentiva su un treno in corsa, perciò aveva sperato che un'immagine grottesca infondesse un po' di fiducia in Sirius. Guardò Peter, che fissava pallido e silenzioso il tavolo, e immaginava il suo cervello lavorare frenetico, ripassare a mente tutte le fatture, gli incantesimi e le maledizioni che gli avevano insegnato, come faceva sempre prima di un esame...
"Quando la smetteranno, Ramoso?" chiese piano Sirius, scuotendolo dai ricordi. "Quando la pianteranno di giocare sporco, di divertirsi a stanarci come snasi in trappola?"
Mai. Non smetteranno mai.
Tre colpi alla porta risparmiarono a James quell'amara risposta.
Emmeline Vance si avvicinò all'ingresso con la bacchetta levata e chiese con voce forte e chiara:
"Chi è là?"
"Edgar Bones, fratello di Amelia Bones, del Dipartimento..."
"Come hai rotto la tua scopa, Bones?" lo interruppe Emmeline.
"Ti ho detto mille volte che non l'ho rotta io! È stato Dedalus, accidenti, gliel'avevo detto di non passare sotto i ponti dell'autostrada..." la voce dell'uomo suonava irritata.
Emmeline sorrise scuotendo il capo, e aprì la porta prima che l'amico potesse terminare l'ennesimo resoconto dei danni subiti dalla sua povera Comet Duecentocinquanta.
"Hai portato compagnia?" chiese. Edgar entrò salutando i presenti e lasciando intravedere dall'esterno dieci maghi vestiti da babbani dall'aria combattiva e determinata, ma affabile.
"Bene" disse Malocchio soddisfatto, abbandonando i convenevoli. "Andiamo"
Uscirono in strada, assicurandosi di non aver attirato troppo l'attenzione, mentre la porta del Quartier Generale spariva sotto una saracinesca arrugginita.

 

Moody era sorpreso di appurare che non era passata nemmeno mezz'ora da quando James aveva ricevuto il messaggio, ma forse, si disse, ciò era dovuto al fatto che i Mangiamorte avevano attaccato di mattina presto, approfittando della proverbiale debolezza di un Lupo Mannaro dopo una notte di luna piena. A quell'ora, infatti, molti membri dell'Ordine tornavano da missioni notturne, per cui bastava rintracciarli nelle loro case, mentre in genere, soprattutto di pomeriggio o di notte, ovvero quando quei bastardi attaccavano, la maggior parte si trovava impossibilitata a muoversi, perché sotto copertura o impegnati in qualche altra missione. Inoltre, non sempre il malcapitato riusciva a mandare un Patronus, cosa che rendeva quasi impossibile essere avvisati dell'attacco, per non parlare del luogo esatto in cui esso era avvenuto, sempre che un infiltrato fosse riuscito a spargere la voce tra i membri dell'Ordine.
Silente non mentiva quando gli aveva parlato delle nuove reclute. Quel ragazzo doveva essere davvero molto preparato, per essere riuscito ad evocare un Patronus corporeo a sangue freddo, indicando esattamente fatto, luogo e numero di nemici come ogni buon messaggio dell'Ordine doveva comunicare, e sprecando probabilmente la sua possibilità di difendersi.
Stavano setacciando la foresta da alcuni minuti, quando sentirono delle urla che gelarono loro il sangue.
"Remus..." sussurrò Lily con gli occhi spalancati.
Moody fece dei cenni ai compagni, e si addentrarono silenziosamente tra le felci, in direzione delle urla agghiaccianti che continuavano a riempir loro le orecchie.

 


Angolo autrice:

Salve! Grazie per la lettura! ^^ Sì, ho posticipato l'azione per descrivere l'arrivo dell'Ordine.
Per i dubbi che vi attanagliano: ho tolto Silente (accennato alla fine del capitolo precedente), perché sarebbe stato fin troppo facile. Riguardo Peter Minus... Io credo che sia strisciato ai piedi di Voldemort per paura di tutti questi attacchi, e che abbia poi rivelato il nascondiglio dei Potter per essere accettato come servo fedele. Non credo, infatti, che nella vita abbia mai mostrato vera lealtà nei confronti dei suoi amici, solo ammirazione, idolatria e imitazione, anche quando è diventato Animagus. Per questo il cambio di parte non è stato tanto faticoso, sia James che Voldemort erano un'ala di protezione per lui, in diversi momenti della sua vita. Non è mai stato un buon amico, insomma, quindi non si può dire che il suo doppiogioco viene dal nulla. Cosa volevo dire con tutto ciò? Che a Minus non importa tanto di Lupin quanto di salvare la pelle, ma non sta ancora architettando un tradimento vero e proprio, quindi non fatevi venire strane idee sul perché Minus sia così silenzioso.
James e Lily non sono ancora sposati. Hanno diciott'anni, perdindirindina! Ok, non voglio fare troppo la bacchettona, ma non mi piaceva l'idea di sposarsi appena usciti da scuola, con tutto quello che sta succedendo là fuori.
I
l Quartier Generale credo sia provvisorio. Diciamo che ho preso alla lettera Lupin che dice "adesso siamo meglio organizzati" xD
La "proverbiale" debolezza di un Lupo Mannaro: non è difficile immaginare certe espressioni tipo "sono stanco come un lupo mannaro dopo la luna piena" o cose simili in un periodo del genere.
Basta, va', che come al solito sta diventando più lungo del capitolo.
Grazie mille a chi segue la storia! ;D
 

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Capitolo 5
*** Un'idea geniale ***


 

Speranza. Tutto quello che sento in questo momento è speranza. Sono legato, disarmato, reduce da una metamorfosi e una tortura e con una bacchetta puntata alla gola, eppure l'unica cosa di cui sono pienamente cosciente è che loro sono davanti a me. Sono venuti per me, e non m'importa nemmeno se riusciranno nel loro intento. Tutto ciò che conta è che non mi hanno lasciato solo.
Dire che sono esausto è dire poco. Pian piano che la nube di shock si dirada nella mia mente, si fa strada la consapevolezza, e con essa il dolore e la stanchezza. Un naufragio mi avrebbe prosciugato meno energie. Se non fosse per le corde, sono certo come la dura corteccia di questo albero che non mi reggerei in piedi. E l'orrenda risatina di Bellatrix non migliora certo il mio stato d'animo incasinato.
"E perché dovrei farlo, sentiamo?" chiede beffarda, celando in quel ghigno la momentanea sorpresa e – possibile? - la preoccupazione.
"È solo un consiglio" continua Malocchio Moody tranquillo, proprio di fronte a lei, mentre il suo occhio magico ruota verso di me, probabilmente per controllare le mie condizioni. Mi chiedo se tra le superfici solide riesca a vedere anche la mia angoscia.
"Altrimenti?" chiede la Lestrange, inarcando scettica un sopracciglio.
"Non ti conviene saperlo". L'occhio magico di Moody torna a puntare la Mangiamorte, che sussulta leggermente, assumendo un'espressione indispettita. Dà la spiacevole impressione di essere suscettibile a qualsiasi provocazione.
"Sai una cosa, Malocchio?" dice alzando il tono di voce. "Credo che rigirerò - come si dice? - la bacchetta dalla parte del manico". Sento la punta di quest'ultima conficcarmisi con più insistenza nei tendini. "Mettetele voi giù, le bacchette, o sgozzerò il lupastro, come meritano lui e i suoi simili"
A queste ultime parole, vedo Sirius stringere convulsamente la bacchetta con un'espressione furente, ma James si muove leggermente e sposta il peso da una gamba all'altra, avvertendolo senza emettere fiato né sfiorarlo, gli occhi puntati sui Mangiamorte.
La tensione è palpabile. Posso quasi udire gli ingranaggi nelle teste dell'Ordine che cercano un modo per tirarsi fuori da quella situazione, forse per giungere all'unica conclusione possibile: sacrificarmi.
È questo il mio destino, lo leggo nei loro occhi. Vorrei tanto poter dire loro che non fa niente, non importa. Che se avessi potuto scegliere come morire prematuramente, avrei scelto il sacrificio. Che sono felice di non morire invano, di dare la possibilità di attaccare e, forse, di sconfiggere dei Mangiamorte. Il Male non sarà mai estirpato del tutto, certo, ma sarebbe un buon inizio, un contributo al cambio di rotta dell'esito di questa dannata guerra, che sembra esserci solo per il gusto di portarci via quanto abbiamo di più caro, di portarci via la vita stessa. Vorrei anche dire loro grazie. Grazie per averci provato, per essere accorsi in mio aiuto. Io, un mago appena uscito da scuola, un povero, sciocco, singolo membro insignificante dell'Ordine della Fenice, buono solo a far scomodare gli Auror per salvarmi dai casini. E gli amici. A loro non ho bisogno di dire nulla. Magari a James che mi dispiace di aver messo la Evans in pericolo. Nei loro occhi leggo qualcosa di diverso. Ma non c'è da stupirsi, in fondo, quando mai loro mi hanno guardato come tutti gli altri? Non è la prima volta che vedo quello sguardo: la prima volta è stata sei anni fa, quando mi hanno messo con le spalle al muro accusandomi di Licantropia, e non si è mai spento. Lo sguardo di chi non vuole lasciarmi andare. Non ancora.
"METTETELE GIù, HO DETTO!" urla Bellatrix in preda all'isterismo. Deglutisco a fatica, il mio respiro tremante accelera. Voglio che accada in fretta. Guardo per l'ultima volta James, Lily, Sirius e Peter, li guardo con orgoglio, perché non voglio farli esitare, non voglio fargli perdere l'immagine che hanno di me di persona calma e razionale, l'immagine che hanno preso in giro per anni ma a cui, lo so, si sono affezionati.
È un attimo che sembra durare un'eternità. Un boato assordante. Sento solo puro caos, un fracasso infernale, urla. Il terreno sotto di me trema, ma non vedo altro che denso fumo grigio dietro le lacrime che mi appannano gli occhi irritati dalla polvere. Se sono morto, perché continuo a tossire? Perché il dolore non se n'è andato ma, al contrario, sembra essersi amplificato? Vedo delle sagome muoversi attraverso il banco di quella nebbia acre e scura, vedo dei getti di luce verde, rossa, gialla, sbucare da ogni dove. Urla, riesco solo a sentire le urla. Non ho quasi la forza di tenere gli occhi aperti. Riesco a malapena a respirare, e tutto ciò di cui sono cosciente è la forza di gravità che mi spinge inspiegabilmente la schiena e la testa contro l'albero, prima di cadere nella totale confusione.

 

 
I lampi di luce verde mi sfiorano un paio di volte, mentre cerco di farmi strada tra i combattenti, incapace di distinguere i miei compagni dagli avversari. L'esplosione è stata così improvvisa da farmi perdere ogni capacità razionale per qualche istante, il fumo e la polvere così densi da non essere in grado di vedere nulla. Sento la voce di James urlare di vedersela con lui invece che disturbare Lily, percepisco uno squittio che dev'essere Peter, da qualche parte, che tenta di nascondersi, o – voglio sperare – di tendere un agguato, e capisco che sono io a dover prendere in mano la situazione. Continuo a camminare in direzione delle radici dell'albero abbattuto che si stagliano contro la nebbia, lanciando un Sortilegio Scudo all'ultimo, per evitare due Schiantesimi. Non mi sembra vero quando, accasciandomi sul tronco orizzontale, vedo la sagoma del mio amico legata e distesa sopra. Ha gli occhi semiaperti e la bocca socchiusa, e per un attimo sento il cuore fermarsi, pensando di essere arrivato troppo tardi. Poi, però, noto il suo petto alzarsi ed abbassarsi, e il sollievo mi lascia stordito.
"Remus!" lo chiamo, scostandomi i capelli neri dal viso e poggiandogli le mani sulle braccia. "Remus, puoi sentirmi?"
A quanto pare no. Si limita a tenere lo sguardo davanti a sé, apparentemente concentrato a guardare le nuvole di fumo nel cielo. È in uno stato pietoso. Ha il viso sporco di polvere e sangue, i graffi che solcano le guance, la fronte e il petto imperlati di sudore. Anche i vestiti sono macchiati di sangue, precisamente all'altezza delle gambe e del fianco destro, ma non so se per le ferite di questa notte o per la tortura di questa mattina.
Mi mordo le labbra per reprimere un grido di rabbia rivolto a Merlino sa chi, buona parte a me stesso per non essere stato con lui questa luna piena. Perché me li sarei presi volentieri io i morsi e graffi, sarei morto dissanguato piuttosto che dare retta a chi mi dice che un cane non può tenere a bada un lupo mannaro da solo, piuttosto che vedere il mio amico ridotto in questo stato, accidenti. Punto deciso la bacchetta contro le corde e mormoro:
"Diffindo"
Si spezzano come fossero di paglia e le lascio scivolare sull'erba, gliele levo freneticamente di dosso, infami pezzi di canapa o di qualche altra maledetta fibra tessile tanto prepotente da avergli lasciato il segno sui polsi e sul collo. Afferro Remus prima che possa cadere, circondandolo con le braccia, e lo poggio delicatamente sul terreno morbido, dimentico dei suoni della battaglia. Mi sembra così fragile che temo possa rompersi come un vetro sottile. Se lo sapesse mi lancerebbe un'occhiataccia, tanto è orgoglioso.
"Lunastorta?" riprovo esitante, accarezzandogli affettuosamente la testa, aspettando una sua risata e l'insinuazione di essere passato sull'altra sponda. Ma non ricevo risposta, e non posso fare altro che abbracciarlo goffamente, come farebbe James, per dargli un po' di sicurezza, per dirgli che i suoi amici sono qui, che va tutto bene, come quando avevamo dodici anni e gli promettemmo che mai l'avremmo lasciato solo come tutti gli altri.
Vorrei Smaterializzarci, ma non so se Remus sia nelle condizioni di reggere un risucchio nello spazio-tempo. Allora alzo la bacchetta e mi metto di guardia accanto a lui, pronto a difenderlo da qualunque bastardo che si azzarda ad attaccarlo di nuovo. Provo a parlargli, nel caso mi senta ma non abbia le forze per rispondermi, cercando di tenere a bada l'ansia di gettarmi nella mischia e il pensiero che accada qualcosa a agli altri, e mi lancio in un fiume di parole e di ricordi.

 


Non vedo più Sirius. Forse è andato a cercare Remus, spero l'abbia trovato sano e salvo. Forse non tanto sano, ma perlomeno vivo. È stata una trovata geniale, quella di Malocchio: ha usato un Incanto Esplosivo contro Bellatrix, di modo che nessuno sarebbe riuscito a contrattaccare per la confusione, e così è stato. Non è riuscito a colpirla, ma proprio per questa eventualità aveva mirato in basso, cosicché avrebbe centrato i piedi dell'albero a cui Remus era legato, sradicandolo, ma senza ferire quest'ultimo. Si è guadagnato tutto il mio rispetto.
Non riconosco il Mangiamorte contro cui sto combattendo, non ha avuto la decenza di togliersi la maschera. Codardo. Mentre sparo Schiantesimi a raffica, che cozzano con i suoi anatemi, vedo con la coda dell'occhio una fiamma elegante che danza alla mia destra, che spero con tutto il cuore non si spenga mai. Vorrei tanto uccidere con le mie stesse mani, alla babbana, lo stronzo che cerca di colpire la mia dolce Lily. Ma dalle rapide occhiate che le lancio, noto che se la cava egregiamente da sola, quando con la forza di un Bolide una sua fattura manda il Mangiamorte a sbattere contro un altro alle sue spalle, facendo cadere entrambi rovinosamente a terra. Le sorrido e torno ad occuparmi dell'energumeno che ho di fronte. Non la pianta di lanciarmi maledizioni gialle, ma non ho idea di cosa siano. Evoco il più rapidamente possibile uno scudo di metallo, scoprendo con sollievo che riesce a respingerle restando intatto. 
Impedimenta! Impedimenta!
Ma l'incantesimo non verbale non sortisce l'effetto desiderato. Il Mangiamorte lo schiva con facilità, lanciandomi un Anatema Che Uccide, che mi sfiora l'orecchio.
Expelliarmus!
Questa volta riesco a coglierlo di sorpresa, e la sua bacchetta vola in aria, atterrando in un punto imprecisato tra i cespugli. Avanzo verso di lui, pronto a scagliare un Incantesimo della Pastoia, quando sento una voce alle spalle che mi gela il sangue.
"Bene bene, cosa abbiamo qui?"
Una figura incappucciata avanza lentamente nella radura, rigirandosi pigramente la bacchetta tra le mani pallide. Nessuno emette un fiato. Tutti hanno smesso di combattere e stanno fissando con apprensione la scura figura che continua a camminare verso di loro, per poi fermarsi ad abbassare il cappuccio, rivelando un volto serpentesco dal pallore spettrale.
Lord Voldemort.


Angolo autrice:
Bene bene, cosa abbiamo qui? xD Piaciuta la sorpresa? Spero di sì ^^   Grazie a chi ha recensito, apprezzo tantissimo, e mi sprona a continuare :))
Mi sono dimenticata di spiegare il titolo dell'intera "opera" (sì, certo, torna sulla terra): Cave Inimicum è un incantesimo che in latino significa "Attenti al nemico", proprio come "cave canem" significa "attenti al cane". Non credo ci sia bisogno di spiegare il perché di questo titolo.
Let's see... L'Incanto Esplosivo (Confringo) è quello utilizzato da Hermione nei Doni della Morte. 
Avrete capito che Il primo PoV è di Lupin, il secondo è di Sirius, il terzo di James.
Non è una Wolfstar, ma se volete leggerci di più che un semplice abbraccio tra amici, fate pure, sappiate solo che non l'ho concepita così :)  
Non so se Sirius sia un po' OOC se sceglie di restare vicino a Remus invece di combattere, ma Peter è scappato, James deve difendere Lily, Lily deve difendere James...Sirius era l'unico rimasto. E comunque deve fare uno sforzo, per amore del suo amico, per lui è una tortura, quindi credo che vada bene, a mio modesto parere.
Il povero Remus è sotto shock =( Si riprenderà presto, non temete.
Le maledizioni gialle? Non ho idea di cosa siano, come James. o.O è solo che non ne posso più di vedere getti di luce verdi e rossi, così mettiamoci anche un colore diverso xD
Direi che è tutto. Credo. ........ Non mi viene in mente nient'altro che possa risultare oscuro, ma se avete domande sarò lieta di rispondervi :)
Grazie a chi ha letto e a chi recensirà! ^^

AnAAsjsfhkxjlbs 

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Capitolo 6
*** Vipera Evanesca ***



Legenda: Nero: Narratore onnisciente
                  Verde: Lupin
                  Blu: James

Nella radura regnava il silenzio, rotto solo dai passi dell'uomo che si faceva strada tra le foglie secche che ricoprivano il suolo. I membri dell'Ordine e i Mangiamorte rimasti in piedi continuavano a fronteggiarsi immobili, i primi quanto i secondi consapevoli che qualsiasi mossa avrebbe probabilmente ricevuto risposta dal mago più oscuro in circolazione, rispettivamente per la sfida o la disobbedienza mostratagli.
Alastor Moody teneva un Mangiamorte a tiro di bacchetta, fissandolo con l'occhio normale, mentre quello magico controllava la situazione: di diciassette membri dell'Ordine, cinque dei quali Auror qualificati, ne era rimasta illesa circa la metà, contro sei avversari. Sarebbero stati in netto vantaggio, se solo un maledetto vigliacco non avesse chiamato il suo padrone. Non aveva ancora capito come diavolo facessero a contattarlo, ma sapeva che non era un incantesimo, se ne sarebbe accorto. L'occhio si spostò verso Lupin, a terra accanto al tronco: il ragazzo sembrava distrutto, mentalmente e fisicamente, ma pareva aver riacquistato coscienza con il brusco cessare del rumore e della confusione. Ci mise qualche secondo per scoprire con orrore che Voldemort si stava muovendo proprio verso di lui, per poi fermarsi ad osservarlo con apparente curiosità. Tornò a guardare il ragazzo. Sì, era decisamente cosciente, poteva vederlo celare il terrore dietro una maschera di odio.

 

"E sarebbe questa la ragione di tanto baccano?"
Rabbrividisco istintivamente al suono di quella voce fredda e acuta, di una calma impietosa.
"Bellatrix, quante volte ti ho detto che non si gioca con gli animali? Potrebbero mordere"
Questa volta le risate le riconosco a stento. Sono troppo impegnato a non distogliere lo sguardo da quelle iridi rosso sangue che mi fissano come fossi un curioso giocattolo. Eppure le informazioni palesi che i miei sensi inviano al cervello non riescono a raggiungerlo come dovrebbero. Non è possibile che Lord Voldemort sia di fronte a me, che mi stia puntando contro la bacchetta, inequivocabilmente per finirmi. Dev'essere un'altra allucinazione.
Il terrore vero arriva quando vedo un corpo oscurare il mio campo visivo e sento una voce familiare esclamare:
"Non toccarlo!"
Oddio, no. Sirius no. Coglione con la testa vuota, levati di mezzo!
"S-Sirius...". Ma la mia voce è troppo fievole perché lui possa sentirmi. O forse non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
La voce di Voldemort ridacchia.
"Guarda un po', la pecora nera della famiglia" commenta divertito. "Vuoi unirti a noi, Black? La tua cuginetta ti ha dato il giusto esempio..."
"Nemmeno sotto tortura" sibila la voce di Sirius, senza un briciolo di esitazione.
Accidenti a me e quel Patronus. Maledetto, Sirius, ti avrò sulla coscienza.
"Benissimo, proviamo, allora. Sai che ai Purosangue concedo sempre una seconda possibilità..."
Ma la voce si interrompe, mentre vedo una bacchetta volare in aria e cadere sull'erba.
"È così che hai reclutato gli altri, Tom?"
Una voce calda, pacata, antica, che ha l'effetto di un balsamo sulle ferite. La voce inconfondibile di Albus Silente.

 

Voldemort non rispose, come fosse senza parole. Tutti i presenti sapevano, chi più o meno coscientemente, che era paralizzato dal terrore. Ma non rimuginò a lungo sul potente mago che aveva di fronte, e si affrettò ad Appellare la sua bacchetta e a muoverla con una stoccata. Silente, per nulla intimorito, scacciò quella maledizione invisibile come una mosca, che andò ad abbattere un altro albero, per poi contrattaccare con un semplice gesto. Nessuno seppe cosa colpì effettivamente l'incantesimo, perché non appena venne scagliato, la battaglia riprese. Questa volta l'Ordine della Fenice sembrava più combattivo che mai, la determinazione che trasudava dagli sguardi fieri dei suoi membri, facendo indietreggiare gli avversari sconcertati.
Anche Sirius combatteva, stavolta, contro un Mangiamorte che aveva cercato di uccidere Remus nonostante fosse inerme. Felpato sembrava avere la meglio: non dava tregua all'assassino di fronte a lui, che contrattaccava con difficoltà. Quand'ecco sbucare dai cespugli un'altra maschera, la sua arma puntata alle spalle di Sirius. Non si accorse della mano del licantropo che strisciava tremante sull'erba, cercando con le poche forze che gli rimanevano di afferrare la sua bacchetta, caduta qualche centimetro più in là. Come quella che sembrava una vita fa invece che poche ore, il ragazzo Appellò ancora una volta quel bastoncino di legno che aveva tutta la sua storia dentro, la testimonianza della scelta che aveva determinato tutte le altre a seguire, sette anni prima: di essere innanzitutto un mago, prima che un lupo mannaro. Non appena la bacchetta raggiunse la sua mano, Remus la indirizzò contro il Mangiamorte alle spalle di Sirius, proprio mentre questi Pietrificava il suo avversario, e lanciò uno Schiantesimo talmente potente da fargli fare un volo di tre metri, prima che si schiantasse al suolo con un tonfo sordo. Sirius osservò la scena basito, poi si chinò in fretta sull'amico.
"Lunastorta!" gridò pervaso dalla felicità di vederlo finalmente in sé. "Mi hai salvato la vita!"
Remus sorrise debolmente. "Debito saldato..." sussurrò lentamente.
"Come ti senti?" chiese Sirius preoccupato, sollevandogli delicatamente la nuca, rendendosi immediatamente conto dell'inutilità di quella domanda, dato che gli avrebbe sicuramente risposto...
"Bene... Come al solito..."
Ecco, appunto. "Ma che te lo chiedo a fare, Lunastorta, tu dici che stai bene anche quando vomiti lumache" disse Sirius scuotendo il capo.
Remus rise, ma la sua risata si tramutò in colpi di tosse, il sorriso svanito dietro una smorfia di dolore. Il licantropo cercò di asciugarsi il sangue che gli era caduto sulle mani dalla bocca, ma Sirius se ne accorse, e si guardò attorno in preda al panico per chiamare aiuto.
In quel momento, però, tutto svanì in un denso fumo nero, che ricoprì la radura, accompagnato da una serie di schiocchi. Ci fu di nuovo silenzio, finché il fumo si diradò completamente. I membri dell'Ordine erano gli unici rimasti.

 

Sento la voce di Sirius chiamare aiuto. Dev'essersi accorto del sangue, perché è di sedici ottave più alta. Riesco a vedere dei corpi distesi a terra, mentre Malocchio cerca di farli rinvenire. Spero che non sia morto nessuno, alcuni non hanno un bell'aspetto. Non potrei mai perdonarmelo. Vedo le sagome sfocate di James e Lily che mi si avvicinano, seguiti da quello che dev'essere Silente. Sembra preoccupato. Sono ridotto così male? Si china su di me e mi apre delicatamente ma con rapidità la camicia, scoprendomi il petto e cominciando a tastarlo. Tossisco ancora, sputando sangue. Mi si appanna la vista, e tutto diventa nero.

 

"Non sembra avere niente di particolarmente grave, ma dev'essere curato al più presto" dice Silente pacato, dandogli un buffetto sulla testa. Guardo Lily, che si è portata le mani sulla bocca, le lacrime agli occhi color smeraldo che ostinatamente si rifiutano di scendere. La stringo forte a me, perché fa davvero male vedere Lunastorta così, lui che è sempre sorridente, calmo, riservato, lui che dice sempre di stare bene anche quando si ritrova con un braccio squartato dal lupo...
"Lo portiamo al San Mungo?". La mia voce suona terrorizzata perfino alle mie orecchie.
"No, aspettate" risponde il mago, e si avvicina ad un ramo robusto che era appartenuto all'albero dov'era legato Remus, sfoderando la bacchetta. "La Smaterializzazione potrebbe essergli fatale. E comunque non al San Mungo: temo che possano avvertire l'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, che non farà distinzione tra un seguace di Greyback e un membro dell'Ordine della Fenice"
Sotto i nostri sguardi terrorizzati, punta la bacchetta sul ramo, mormorando:
"Portus"
Il ramo si illuna e comincia a tremare. Silente lo afferra e lo porge a Sirius.
"Vi porterà al Quartier Generale. Arriveranno anche Madama Chips e un Guaritore di fiducia, anche lui dell'Ordine. Aspettateci lì"
Afferriamo tutti e tre la Passaporta, Lily che regge il braccio di Remus poggiato su di essa, e mi sento strattonare da un gancio invisibile che mi catapulta in un turbinio di colori.

 

 

Angolo autrice:

Eccomi qui! Aggiornata in onore della Luna Piena di ieri ;) Grazie a tutti coloro che mi sostengono in quest'ardua impresa xD
Eheh, ecco spiegata l'eliminazione di Silente nel capitolo precedente ;)
Il titolo del capitolo è la formula per far Evanescere un serpente, come Voldemort che si Smaterializza.
Se qualcosa non vi è chiaro, non avete che da chiedere ;)


 



 

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Capitolo 7
*** Fatto il misfatto ***


Legenda:  rosso: Lily
                    nero: Sirius


L'attesa può corrodere le ossa? Ne ho la netta sensazione. Siamo qui al Quartier Generale da un'ora: abbiamo sistemato Remus a letto in una camera al piano di sopra – il fautore dell'incantesimo che ha creato le stanze, con tanto di finestre incantate, è un genio – e lo abbiamo lasciato nelle mani di Madama Chips e di Fabius Gawain, Guaritore Responsabile del reparto Lesioni da Incantesimo del San Mungo, nonché membro attivo dell'Ordine della Fenice.
Siamo seduti attorno al tavolo, io con la testa sulla spalla di James, che mi accarezza dolcemente la mano, Sirius straordinariamente calmo per il suo temperamento (anche se continua a guardare l'orologio e a battere nervosamente la gamba), e perfino Peter, ritrovato Schiantato tra i cespugli e che ora tiene poggiato alla tempia uno strofinaccio riempito col ghiaccio. Moody è rimasto in piedi in un angolo, e continua a roteare impaziente l'occhio magico, guardandosi anche dietro la propria testa. I gemiti del nostro amico sono finiti da soli venti minuti.
Mi sento tremendamente vecchia e stanca. Mi sembra incredibile che solo qualche mese fa la mia prima preoccupazione riguardasse il superamento di un esame scolastico. Ancora più assurdo è pensare ai toast bruciati di stamattina. Ma quando la tua vita è in balia di tragici eventi, la normalità diventa quel miraggio di anomalia a cui stranamente aspiri. La guerra è capace di invertire le facce di ogni medaglia.
Nessuno dei membri dell'Ordine accorsi in aiuto di Remus è ferito in modo grave. Alcuni sono al San Mungo, ma verranno dimessi nei prossimi giorni. Il difficile sarà trovare una scusa per gli Auror che erano fuori servizio, ma sicuramente Silente avrà la soluzione. James è convinto che, se fosse successo loro qualcosa, il povero Lunastorta non avrebbe retto il senso di colpa...
Istintivamente alzo lo sguardo verso le scale. Ricordo con una fitta al cuore le mie accuse contro il Prefetto di Grifondoro al quinto anno, quando, dopo che Severus era finito in infermeria per un ennesimo scherzo di cattivo gusto, gli gridai che non sapevo cosa ci facesse in quella Casa, che non aveva il fegato di rimproverare i suoi amici perché era un debole che preferiva stare all'ombra di James e Sirius piuttosto che assumersi le proprie responsabilità, che non meritava la fiducia di Silente. Se penso al suo sguardo addolorato nel sentire quelle parole... sembrava che l'avessi pugnalato. E poi scoprii il perché. Due anni dopo, Remus mi chiese gentilmente se avrei mai avuto il coraggio di sgridare i miei amici ripetutamente ("Perché, credimi, a volte li richiamavo, ma attaccavano Piton un giorno sì e due no"), se avessero alleviato per l'ennesima notte di luna piena un peso più grande di me che sarei stata costretta a portare sin da bambina. Mi sentii orribile. Inutile dire che ancora non ho finito di scusarmi, nonostante lui dica che non ci sia niente da perdonare.
Sento dei passi per le scale, e tutti seguono il mio sguardo, chi si alza in piedi, chi stringe le labbra, chi trattiene il respiro. Gawain si ferma di fronte al tavolo, il mantello già sulle spalle, la valigetta in mano.
"Ce la farà". Sorride stancamente, mentre sento il sospiro di sollievo degli altri unirsi al mio. "Ha la febbre alta, ma sta scendendo. Sta dormendo, ora. Gli ho somministrato una Pozione Soporifera, gli garantirà un sonno senza sogni: l'effetto durerà solo qualche ora. Potete fargli visita, ma con molta calma: ha bisogno di assoluto riposo. Subire una tortura dopo una trasformazione può essere fatale per un lupo mannaro: il vostro amico è fortunato"
L'uomo guarda l'orologio, poi aggiunge: "Devo andare. Se ci sono complicazioni, sapete come contattarmi"
Moody lo accompagna all'uscita, e dopo una stretta di mano e un ringraziamento burbero da parte di Malocchio, il guaritore supera le protezioni del garage e si addentra nella Londra babbana.
Non facciamo in tempo a sentire lo schiocco della sua Smaterializzazione, perché ci precipitiamo su per le scale. Il solito cipiglio con cui ci accoglie Madama Chips ci fa sentire meravigliosamente a casa, quasi fossimo nell'infermeria di Hogwarts, a trovare Remus dopo una semplice nottata in bianco nella Stamberga Strillante.

 

Siamo tutti e quattro nella stanza di Remus. Una camera semplice, ma accogliente, con un armadio in legno di ciliegio, un paio di sedie rivestite con una stoffa color panna, di cui una accanto ad un antico scrittoio, e un letto con le lenzuola verde pallido, dove dorme il suo occupante, coperto dal busto in giù: ha la camicia un po' sbottonata, che lascia intravedere le cicatrici ormai bianche sul collo e sul petto, e gli hanno pulito le ferite sul viso, oltre che, presumo, sul resto del corpo. Sulla sedia nell'angolo è poggiato il resto dei suoi abiti.
È la prima volta da ore che veniamo tutti insieme, io, James, Lily e Peter: finora abbiamo fatto a turno. Madama Chips ci ha avvisati che l'effetto del Sinsomnio finirà tra pochi minuti, e volevamo essere tutti presenti nel caso si risvegliasse. Con la dovuta calma, è chiaro.
Sì, l'effetto della pozione sta decisamente finendo. Remus comincia ad agitarsi nel sonno, il respiro si è fatto più rapido. Sussurra qualcosa di incomprensibile, il viso pallido contratto in un'espressione di... dolore? Paura? Guardo gli altri, indeciso se lasciarlo dormire o se tirarlo fuori da quell'incubo, ma i miei dubbi si riflettono anche sui loro volti. Spariscono del tutto quando, tra le parole sconnesse sento chiaramente:
"No...no...per favore...non farmi del male...non di nuovo..."
Non è la prima volta che sento questa supplica. Non è la prima volta che Lunastorta sogna l'aggressione di quel bastardo di Greyback, e magari stavolta è anche mista al sapore della tortura.
"Remus" lo chiamo, stringendogli piano la mano, mentre Lily prende ad accarezzargli i capelli castani. "Remus, svegliati"
Temo che possa destarsi di soprassalto, come è successo tante volte nel nostro dormitorio, ma apre solo gli occhi lentamente, il volto madido di sudore.
"Ehilà, Lunastorta" lo saluta piano James. Peter si avvicina ansioso.
Remus sbatte le palpebre pesanti, guardandosi attorno confuso, poi le sue labbra si aprono in un debole sorriso.
"Lily, sei tu?" sussurra a fatica. Ogni parola sembra costargli un certo sforzo.
"Se intendi quella che ti spettina i capelli, sì, sono io" risponde la Evans.
"Meno male..." dice lui. "Temevo...che Sirius fosse passato...all'altra sponda..."
Apro la bocca esterrefatto, mentre i miei cosiddetti amici non si prendono la briga di trattenere le risate.
"Mi dispiace, Remus, so quanto ci tenevi..." rispondo, stando al gioco.
"Ah, Sirius...Sono troppo stanco...Per consolare le tue battute scadenti..."
"Si vede, infatti..." borbotto corrucciato, mentre gli altri ritrovano il contegno e si degnano almeno di nascondere la faccia dietro la mano o sulle lenzuola. Giacché Remus è su un capezzale, lo scappellotto lo dò a James.
"Ahi! Felpato, sei morto..." sibila quest'ultimo, massaggiandosi la testa. Poi assume un'espressione preoccupata, vedendo Remus farsi serio, il respiro leggermente affannoso.
"È...morto qualcuno?"
"Ah, ecco, mi sembrava strano che ti stessi preoccupando più di te stesso che degli altri! Posso finalmente comunicare a Madama Chips che il nostro Lupin è tornato in sé" rispondo, lanciando un'occhiata eloquente a Peter, che ridacchia. Remus non pare altrettanto divertito.
"Tranquillo, Lunastorta" lo rassicura Peter. "Stanno tutti bene. Un po' ammaccati, ma niente di grave"
"Ma..." balbetta lui confuso. "Voldemort..."
"Voldemort se l'è fatta sotto dalla paura quando ha visto Silente" spiega James. "Non abbiamo capito bene come abbia fatto il buon vecchio Albus a raggiungerci: lui dice che non trovava parecchi membri dell'Ordine, ieri c'era la luna piena e ha fatto due più due. Comunque lui stava avendo la meglio su Voldemort, e sono scappati tutti come degli gnomi. Peccato che Faccia-di-Serpente si sia riportato anche i Mangiamorte caduti in battaglia, meriterebbero un biglietto di sola andata per Azkaban" aggiunge amareggiato, ma continua con un sorrisetto: "Sei stato l'unico sfigato, amico"
Remus sembra rilassarsi, sprofondando nel cuscino.
"Mi dispiace..." mormora.
"Lupin" lo interrompo, scattando come una trappola. "Non dirlo neanche per scherzo"
"L'Ordine non poteva perdere anche te..." James sembra esitare, poi dice: "Noi non potevamo perdere te..."
Io gli stringo di più la mano, mentre Lily annuisce decisa. Remus deglutisce a vuoto. Merlino, quant'è orgoglioso, non verserebbe una lacrima nemmeno di fronte al cadavere di un unicorno.
"E poi devi ancora fare testamento" dice Peter allegro. "Non vorrai una disputa sull'eredità delle tue figurine delle Cioccorane!"
Scoppiamo a ridere. Anche Remus stenta una risata, bloccata da colpi di tosse.
"E poi, mio caro" riprendo, inarcando un cipiglio, "non penserai che la luna piena non vedrà più i Malandrini all'opera!"
James e Peter si scambiano uno sguardo d'intesa, ma quello di Remus si fa improvvisamente malinconico. Forse neanche lui crede alle mie parole.
James ci osserva per un po', come se avesse capito il problema. Siamo adulti, ormai, e abbiamo impegni più grandi di noi, che non ci lasciano restare ancorati a quel barlume di adolescenza.
"Ci sono cose per cui bisogna crescere, gente" dice con quella sua aria matura che un tempo riservava solo alla Evans. Poi lo vedo sogghignare. "E ci sono cose per cui è lecito restare ragazzi"
Tende un braccio in avanti, col pugno chiuso. "Giuro solennemente" dichiara, "che per quanto possiamo trasformarci in persone mature e noiosamente responsabili – non che per te il cambiamento sarebbe radicale, Lunastorta - i Malandrini non cresceranno mai"
Senza esitazione, poggio la mano sul pugno, e così fa Peter sulla mia, e anche Lily, che in fin dei conti ora è parte di noi. Remus ci guarda uno per uno, con una luce strana negli occhi. Poi, mette la mano su quella di Lily, con un gran sorriso.
"Fatto il misfatto"

 
Nox

 

 

 

Angolo autrice:
Fine!! La mia prima Long completa ^^ Ora mi dedicherò a "In the Pensieve", promesso ;)
La verità è che questa storia doveva essere una semplice one-shot appartenente alla suddetta FF, ma poi mi è venuta in mente di descriverla in prima persona, ed è diventata piano piano una long, perché lo stile narrativo mi ha permesso di aggiungere particolari.
Vi è piaciuta? *-* Spero tanto di sì, anche se dalle meravigliose recensioni deduco che almeno inizio e svolgimento sono stati apprezzati ^^
Allooooora.... Ahahaha, visto? Sirius conosceva bene Lunastorta, alla fine dice ciò che prevedeva xD
James è sempre ottimista, come me, infatti se proprio volete saperlo, riusciranno a orgaizzarsi in qualche modo, anche se, ovviamente, non sempre, ma diciamo che la scorsa "passeggiata notturna" non era l'ultima. Quindi "the latest but not the last"!
Non volevo dire che loro scelgono di non crescere, perché nella vita bisogna crescere, soprattutto James che sarà alle prese con un matrimonio e un figlio e la guerra... Però diciamo che si può conservare il "fanciullino" dentro di noi, per non dimenticare quel pizzico di spensieratezza che ci vuole nella vita, secondo me :)
La formula finale: credevo di aver avuto il colpo di genio, per poi ricordarmi che il mio inconscio ha probabilmente preso ispirazione dalla fine del film "Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban". L'ho messa lo stesso xD Perché è molto bello e dà un tocco di malinconia. :')
Riguardo ai punti di vista: il primo è di Lily, il secondo è di Sirius.
Il personaggio di Fabius Gawain è completamente inventato.
Gli Auror potevano combattere contro i Mangiamorte, all'epoca, certo, anche fuori servizio, ma Remus è un lupo mannaro in qualche modo clandestino, che si trova dove non dovrebbe per il Ministero, per cui parrebbe sospetto accorrere in suo aiuto.
Bene, gente, non credo ci sia altro da aggiungere. Credo che sia finita davvero... *scoppia in lacrime come se avesse scritto la saga più lunga e famosa di tutti i tempi*
Grazie a tutti, davvero, con tutto il cuore, per avermi spronata a continuare =) Ciao, alla prossima!
*Inchino e chiusura sipario*


 


 

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