Strade

di Lyla Vicious
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ok, questa è la prima storia che posto in questo sito e vorrei ricevere delle critiche costruttive. Detto questo, spero che vi piaccia :) Black Berlino Ovest, 1986 Vivienne stiracchiò lo sguardo assonnato e aprì i suoi occhi a un’altra giornata. Matt, il suo ragazzo, era andato a lavorare in edicola come tutte le mattine e quindi si svegliava sempre da sola con il suo ricordo e il suo profumo a tenerle compagnia, ma Viv era una ventenne ambiziosa e piena di speranze per il mondo del futuro distrutto dagli uomini del presente. Non fece in tempo a destarsi completamente che il telefonò squillò. -Pronto?- sbadigliò - Pronto, sono Alexis, ci vieni a lezione oggi?- - Non mi sembra il caso, sto a pezzi.- - Ok, almeno ci vediamo stasera?- - Certo, sempre se mi rimetterò in sesto.- si accese una sigaretta - Ci conto, però evita di arrivare in ritardo, almeno stavolta.- - Mmmmh…sta zitta! Vedrai che non succederà.- sbadigliò nuovamente la ragazza. - Cosa è stato?- - Uno spiffero, nulla di importante.- mentì - Sempre la solita tiratardi, vabbè devo andare. L’indirizzo te lo do dopo. Ciao!- Alexis chiuse la chiamata. Viv si rigirò sotto le coperte e si riaddormentò. Un paio d’ore dopo si alzò e preparò il pranzo per Matt e per sé. Il suo ragazzo entrò dalla porta del salotto sempre aperta: Vivienne soffriva di claustrofobia e non le andava di pensare nemmeno per un secondo di essere intrappolata in casa sua. Si abbracciarono e si baciarono:- Come ti è andata la giornata?- le chiese lui - Mi sono appena alzata, tu cosa hai fatto?- - Sono andato al lavoro come tutte le mattine, poi ci ritorno, che palle…- - Beh, io faccio il mio turno al supermercato domani, se può consolarti- - No, non lo fa, ma almeno ti vedo tutte le sere.- sorrise timidamente. La ragazza ricambiò il sorriso e mangiarono vicini, uno accanto all’altra. Erano insieme da due anni e convivevano da poco, lei e Matt, la classica coppia invidiata e affiatata. Non si era mai chiesta perché due anime così diverse si erano incontrate e unite. Lui così chiuso e solitario, lei così ottimista e amante della compagnia. Alle volte la vita era proprio strana. - Stasera vado a una festa, vieni con me amore?- - No Viv, sai come sono fatto: non sopporto il casino.- - E dai amore. Esci dal tuo guscio, fallo per me…- lo implorò la solare ragazza. - Viv, sai che domani mattina devo alzarmi presto…….- si giustificò lui. -“per andare al tuo merdoso turno di lavoro come tutti i santi giorni!”- lo scimmiottò roteando gli occhi color del cielo. - Vivienne per favore sono serio, smettila di ridere e guardami.- Matt drizzò il busto in avanti. - Cazzo Matt, sembri proprio mio padre! Goditi la vita ogni tanto, non dire sempre devo fare questo e quest’altro perché prima o poi finirai sepolto sotto terra senza nemmeno accorgertene!- il suo sguardo si fece supplicante. - D’accordo Viv, te la sei cercata!- e le solleticò il ventre. La ragazza iniziò a ridere sonoramente pregandolo di smetterla. Entrambi risero e si rincorsero come bambini al parco, come se avessero di nuovo avuto sette anni. Viv si riparò dietro un lato del tavolo da pranzo. Matt la guardò. Sorrisero innamorati. Il ragazzo la raggiunse e le prese in braccio, le carezzò il capo spostandole una ciocca di capelli corvini che le copriva il viso quasi infantile e le loro labbra si sfiorarono bramose di incontrarsi. Si staccarono e sorrisero, sorridevano molto quando erano insieme. Lei gli spinse dolcemente la lingua in bocca e si trovarono rapiti in un romantico vortice. Lui la abbracciò e la trasportò in camera da letto. Si baciarono nuovamente togliendosi tutto ciò che impediva ai loro corpi di congiungersi. Le baciò il collo e lentamente entrò dentro di lei. Fecero l’amore come al solito, ma ogni volta per loro era sempre migliore della prima, sempre diversa e nuova. Si sdraiò accanto al suo amato e lo guardò in viso:- E ora, ci vieni alla festa?- - Sempre la solita, ti seguirei in capo al mondo Viv.- la baciò nuovamente sulle labbra. Terminarono di pranzare sul letto e Matt tornò in cartoleria di malumore perché non voleva lasciarla, anche se solo per una manciata d’ore.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Quando ritornò in casa la ragazza stava già armeggiando con arricciacapelli e rimmel:
“Ehi ciao Matt, mi hai fatto prendere un colpo!”
Il ragazzo spalancò incredulo gli occhi nocciola:” M-mma cosa succede?”
“Amore, non ricordi? La festa a cui saremo andati…vedi, mi sto preparando non posso mancare! E sarebbe meglio che anche tu ti metta addosso qualcosa di decente!” Concluse Vivienne con una risatina giuliva, proprio una delle cose che Matt non sopportava di lei: pareva così superficiale a volte con la sua vita fatta di feste, uscite con gli amici, cura dell’apparenza……..Però era sempre così dolce e bella, era la ragazza con cui faceva coppia fissa da due anni. Ricordava ancora nitidamente quel giorno, sebbene fosse passato molto tempo.

Se ne stava in un angolo, assorto nella lettura di un libro, senza nemmeno rendersi conto - o così sembrava - di ciò che accadeva intorno a lui, sembrava che nulla avesse potuto staccare il suo sguardo avidamente incollato alle pagine.
Quando una risata squillante lo attrasse a lei.
Indossava una minigonna, degli stivali alti, un cespuglio di capelli mossi le incorniciava il viso avorio. Aveva due amiche al suo fianco, discutevano animatamente, spettegolavano. Gli piacque la sua risata, cristallina e pura come un calice sfiorato dall’acqua.
Ad un tratto sentì una mano toccargli il cappotto:” Ho scelto te, nel silenzio della notte, ho scelto te, nello splendore del firmamento ho scelto te…”
Matt alzò il capo, era quella ragazza, la sua voce….sentì per la prima volta dopo tanto tempo lo stomaco attorcigliarsi, non riusciva a proferire parola davanti a lei, il timido ragazzo.
“C-come fai a conoscerla?” le chiese.
“è la mia preferita, sono Vivienne.”
“Vivienne, io sono Matt.” si diedero una stretta di mano.
“Cosa ne dici di prenderci un caffè Matt?” sorrise
“C-certo, andiamo qui all’angolo.” Le propose.
La guardò tutto il tempo.
Il libro di poesie che stava leggendo era un mucchio di carta straccia al confronto. Ormai con lei si sentiva a suo agio. Parlarono di arte, cinema, musica, letteratura…di tutto e di niente, le parole si perdevano negli occhi di Matt.
Era unica, come nessun’altra ragazza che aveva incontrato.
Un ciclone, un uragano, eppure così colta, profonda, seria.
Finirono il caffè, ma non se ne accorsero tanto erano presi l’uno dall’altra.
“è stato un piacere conoscerti, Matt, ci rivediamo domani alla stessa ora nello stesso posto?” gli chiese dopo ore e ore passate a parlare e a guardarlo parlare.
“D’accordo, è stata fantastica questa giornata, Vivienne. Nel cuore del mio cuore io ho scelto te.”
“Io ho scelto te.”
E la osservò volteggiare nella notte, quella ragazza col sorriso di bambina, dalla risata cristallina.
E si rividero, sempre nello stesso posto, sempre alla stessa ora, per molti mesi.
Finché non trovò il coraggio di baciarla lui per primo.
Fu un lungo bacio, un lungo contatto.
Si unirono dopo quel bacio, divennero più che amici.
Si erano scelti e più lasciati, Vivienne e Matt.
Il giorno e la notte, il bianco e il nero.

“Dai Matt, o faremo tardi!” lo ridestò dai suoi pensieri.
Si fece una doccia e si vestì con jeans e chiodo di pelle, come al solito, non badava molto a quelle cose.
Seguì la sua ragazza e insieme si fecero inghiottire dalla notte ancora giovane, come loro. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ebbene si, questo è il terzo capitolo della mia storia. Ringrazio moltissimo Gloria Jailbird perché segue la storia con interesse e la recensisce,Oggi non ero molto ispirata, ma spero che gradiate comunque.
Enjoy it

Black


Camminarono qualche chilometro tenendosi per mano, guardandosi negli occhi che brillavano ogniqualvolta si incontravano. Erano giovani e innamorati. Si sarebbero seguiti in capo al mondo piuttosto di perdersi. Fuori la pioggia scrosciava imperterrita senza lasciare un attimo di tregua, ma nei loro cuori splendeva un sole estivo che nulla avrebbe fatto cessare.
“Taxi!”: Vivienne sbracciò energicamente per far fermare l’auto.
Il conducente, un uomo corpulento con una sigaretta accesa tra le labbra, bloccò il veicolo e li fece salire con un frettoloso cenno della mano.
I due si sedettero.
“Dove siete diretti?” chiese l’uomo con fare burbero.
“Via Schwartz numero 28.” Rispose Viv totalmente tranquilla.
Il tassista percorse una moltitudine di viali in velocità supersonica quasi bruciando l’asfalto.
Una volta arrivati pagarono e uscirono trafilati dal taxi.       
Giunsero all’ingresso di una discoteca elegante, ciò che per la ragazza sarebbe stato all’ultimo grido.
Appena entrati, Viv davanti e Matt dietro di lei, la ragazza si fece trascinare dalla musica dance e dal ritmo cadenzato sparata a tutto volume dalle casse del DJ. Il ragazzo rimase in un angolo a guardarla ballare e muoversi in mezzo alla pista, si sentiva un pesce fuor d’acqua. Gli sarebbe bastata una serata con lei davanti alla TV, non chiedeva altro che la sua compagnia, invece era costretto ad osservarla con il resto della gente che le puntava gli occhi addosso come se fosse una sgualdrina qualsiasi, ma dentro di lei c’era di più e loro, tutti loro, non lo sapevano.
Forse nemmeno lei lo sapeva.
Si mosse verso il bar e chiese un drink, tanto per fare qualcosa e non starsene solo a guardare.
Tutte le volte che uscivano insieme era la stessa storia: prima o dopo l’itinerario avrebbe sempre e comunque compreso una discoteca, si era rassegnato all’evidenza.
Osservò nuovamente Viv, danzava e beveva, beveva e danzava come se non ci fosse stato un domani.
Voleva respirare, respirare la vita a pieni polmoni.
Vivere l’attimo.
Si sentiva inaspettata e travolgente come la vita, era la vita.
La sua vita.
E la musica continuava nella stanza, senza mai fermarsi, senza mai perdere il suo ritmo ipnotico, senza mai smettere di far muovere le membra della giovane.
Questa, per lei era la vita.
Vivere incondizionatamente, senza preoccupazioni per il futuro, con il sorriso sulle labbra, con una luce degli occhi che solo pochi avevano la fortuna di possedere  e quel bagliore non era intenzionato a spegnersi.

Ad un tratto accadde qualcosa.
“Fermate la musica!”
Tutt’intorno si creò un cerchio, la musica cessò come un cuore cessa di battere, solo qualche voce flebile e sconcertata echeggiava nella stanza.
Se ne accorse anche Matt che si fece strada tra la folla.
“Oh no, Vivienne! Cosa le è successo!” fu sconvolto nel notare che quel corpo inerme apparteneva a colei che poco prima sprizzava di vita davanti ai suoi occhi. I capelli scuri le coprivano il viso divenuto incolore e smorto.
Giaceva a terra svenuta.
“La conosci?”
“Si, è la mia ragazza! chiamate un ambulanza, un medico, qualcosa!” Urlò disperato mettendo da parte la timidezza.
Qualcuno allora, sollecitato da lui, si diresse a una cabina telefonica.

Non dovette attendere molto che la sirena di un’ambulanza si fece sentire. Caricarono Vivienne su una barella e il ragazzo salì nel furgone alla volta dell’ospedale più vicino. Il suo cuore era a mille. Tremava tutto, era preoccupato per la vita di lei, appesa ad un filo. Trattenne le lacrime che premevano per inondargli il viso, doveva fare l’uomo. Pensava al peggio e a tutti gli istanti passati con lei fino a quel momento, ma cercava di non mostrare come si sentiva.
Intanto la guardava.
Chissà se avrebbe rivisto quel sorriso, quel viso d’angelo, quella gioia di vivere che solo lei, solo lei possedeva.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ringrazio moltissimo ancora chi legge e chi recensisce :) spero che questo capitolo non vi deluda.
Enjoy it

Black


La trasportarono d’urgenza all’ospedale.
Percorsero un’infinità di corridoi stretti e ramificati.
Matt la chiamava, le parlava, cercava di farle capire che per lei lui c’era, ci sarebbe sempre stato, ma il viso della ragazza non dava segni di vita.
La portarono in una stanza e gli intimarono di rimanere fuori.
Rimasero lì minuti, forse ore, ma per Matt il tempo sembrava non passare mai. Tamburellava nervosamente le dita in sala d’attesa e batteva le scarpe di vernice sul pavimento in marmo, nel frattempo non staccava gli occhi dall’orologio appeso alla parete. Con lui c’era solo qualche signora sulla sessantina intenta nella lettura di qualche rivista di pettegolezzi.
Più il tempo passava, più l’ansia e la preoccupazione per le condizioni di Vivienne si impossessavano di lui.
Quando finalmente la porta si aprì, ne uscì il primario, un’espressione di rammarico e di comprensione gli segnava il viso.
“E allora? Che cos’ha?” gli chiese il ragazzo.
“Vorrei davvero darle delle buone notizie, ma vede…” l’uomo lo guardò in volto.
“Cosa!? Non faccia tanti giri di parole!”
“Vede, la ragazza si trova in un coma da sostanze stupefacenti e ha un grave trauma cranico, forse provocato da una caduta, non si sa mai…” fece un respiro profondo.
“Quindi vuole dire, che, c-che è probabile che muoia?!” la voce del ragazzo s’incrinò.
“Sono immensamente dispiaciuto dell’accaduto, signor Stein…”
“No, non può essere, cazzo!! C’è qualcuno in questo dannato posto che mi può spiegare come cazzo stanno le cose?!” Matt era fuori di sé, si alzò di scatto dalla sedia e iniziò a piangere incurante che ognuno nella sala lo fissasse.
“Signor Stein, la ragazza potrebbe anche riprendersi, non lo sappiamo di certo, ma c’è una minuscola probabilità che ritorni ad una vita pressoché normale.”
“C-cosa intende?”
“Vede, la ragazza potrebbe riprendersi fra qualche mese, un anno, non lo sappiamo con certezza. Bisogna solo sperare che tutto vada per il meglio.” appoggiò una mano sulla spalla tremolante del ragazzo che si tranquillizzò un po’.
“Incrocerò le dita dottore, la ringrazio. Posso almeno farle visita?”
“Certamente signor Stein.”
Entrò nella stanza e la vide.
Dormiva appoggiata sulla schiena in un angusto e statico letto d’ospedale, completamente ignara della sua presenza, il filo trasparente di una flebo le cingeva il polso minuto.
Si inginocchiò accanto a lei: ”Vivienne, amore.” Sussurrò: ”Lo so che non puoi sentirmi e vedermi, ma sappi che non ti lascerò nemmeno per un minuto, chiederò anche qualche settimana di ferie dal lavoro, ma voglio che tu sappia che non ti lascerò sola in balìa della morte, non ti abbandonerò mai.” Sfiorò dolcemente le labbra fredde della ragazza con le sue calde.
“Ti amo, nella buona e nella cattiva sorte, io ho scelto te, nella gioia e nel dolore, io ho scelto te.”     
E si stese ai piedi del suo letto, osservandola ogni secondo, finché il sonno non s’impossessò di lui.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Una luce flebile e quasi impercettibile entrava dalle veneziane semichiuse della stanza d’ospedale.
Un rumore di passi frettolosi scandiva il caotico inizio dell’ennesima mattinata di lavoro del personale della struttura.
Anche Matt aprì gli occhi in quella gelida giornata di gennaio.
Si stiracchiò e sbadigliò appena inginocchiandosi accanto al letto della sua amata.
Quanto tempo era passato?
Forse giorni, mesi…non ne aveva memoria.
Quanto tempo da quando aveva sentito l’ultimo accenno di una sua risata, della sua voce, notato le sue labbra scarlatte aprirsi in un contagioso sorriso.
Gli mancavano i suoi sorrisi, gli mancavano i suoi occhi color smeraldo che lo osservavano senza mai esaurire il loro fascino e la loro curiosità.
Non riusciva a fare meno di lei, di tutto ciò che avevano avuto fino alla sua overdose in discoteca.
Aveva sempre saputo che prima o poi avrebbe maledetto ognuno di quei singoli luoghi per avergliela portata via.
Le stava a fianco tutti i giorni, mai un’eccezione, sperava ancora, nonostante il tempo passato, di vederla svegliarsi e chiedersi dove fosse con il solito fare svampito che amava di lei.  
In ospedale ormai ognuno, che la conoscesse oppure no, la chiamava Bella Addormentata.
Desideravano tutti che si svegliasse, che riprendesse a parlare e che energica e sfrontata tornasse a sfidare la vita come faceva un tempo, come aveva sempre fatto.
Nessuno lo voleva quanto lui, stringere a se la donna che amava, amarla e lasciarsi amare e catturare dal suo vortice di spensieratezza.
Il ragazzo mancava al lavoro da mesi, ma necessitava di comprensione per quanto era accaduto a Vivienne e il suo datore lo capiva.
La baciò sulle labbra rigide com’era solito fare da quando si trovavano lì.
La ragazza dormiva ancora placidamente sulle lenzuola bianche del letto, in un sonno che durava incessantemente da ormai tre mesi, sospesa tra la vita e la morte come un’equilibrista su un filo sottilissimo che poteva reggerla o spezzarsi ugualmente per sempre.
Aveva addirittura iniziato a pregare tutte le notti per lei, lui che era così lontano dalla fede.
Le leggeva interi libri di storie, poesie e faceva interminabili discorsi guardandola in viso, le dormiva sempre accanto e le teneva aperta la porta per non farla spaventare quando e se si sarebbe svegliata.
“Buongiorno signor Stein, ancora ad aspettare che la bella addormentata riapra gli occhi? Non servirà un bacio in questo caso per svegliarla.” Una giovane infermiera in divisa gli portò il pranzo.
“Scusi, non faccia del sarcasmo perché lei, lei non ha minimamente idea di quanto io tenga alla mia ragazza.” Sbottò Matt.
“Ok, ok, signor Stein, Mi scusi, ma nel caso non si risvegli più…il mio numero è sul comodino.” L’avvenente e sfacciata ragazza prese un foglietto, ci scrisse sopra qualcosa con una penna del taschino del suo camice e lo appoggiò vicino al letto.
“L’ultima cosa di cui ho bisogno sono delle avance! Sia professionale o esca subito di qui!!” Il suo volto si fece paonazzo dalla rabbia: come poteva essere così insensibile al fatto che la vita della sua ragazza fosse in bilico tanto da corteggiarlo spudoratamente?
La ragazza uscì alzando le spalle.
Matt gettò il pezzo di carta nel cestino, dove in fin dei conti doveva stare.
Dette un’altra dolce occhiata a Viv: niente e nessuno gliel’avrebbe strappata dalle braccia.
Mangiò il suo pranzo e le tenne la mano esile e pallida.
Si chiedeva cosa stesse sognando nel suo lungo sonno.
Doveva sperare, come gli aveva detto il primario tre mesi prima.
E i baci non corrisposti stavano per divenire cento.
Cento baci alla cieca, cento baci alla sua vita.



Spero tanto che abbiate gradito anche questo capitolo :)
Ringrazio molto:
Gloria Jailbird che legge, recensisce questa storia e che l’ha messa tra le seguite.
Rachel_lullaby_r che ha messo questa storia tra le preferite.
JulietStarlight96 che legge, commenta e che ha messo questa storia tra le seguite.
Un bacio a tutte :)
E anche chi legge soltanto, anche se mi farebbe piacere avere qualche recensione in più.
Peace’n’love
Black
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


L’orologio segnava le quattro del mattino quando Matt, in preda a un incubo, si svegliò di soprassalto.
“Vivienne! Vivienne!” iniziò ad urlare ancora non completamente ridestatosi.
Si scorse un altro movimento nella stanza dopo molto, moltissimo tempo.
“D-dove mi trovo?” Viv si alzò di scatto sulle mani.
Il ragazzo, incredulo, accese la luce.
“Vivienne! Amore, ti trovi in ospedale, hai dormito per tre lunghi mesi, ma ora sono così felice che tu sia tornata a parlare, ti amo tanto e non ti ho mai abbandonata da quando sei entrata in coma.” Si chinò per baciarla sulle labbra, che avevano finalmente ripreso il loro normale tono scarlatto.
Lei si scansò di colpo.
“Ma tu? Tu chi sei? Come puoi approfittare così di una ragazza senza conoscerla, razza di maniaco!”
Matt era incredulo: non si ricordava più di nulla, nemmeno di lui, dell’amore che si erano dati, dei baci che si erano scambiati, della loro storia: ”Vivienne, ascoltami, io sono Matt, il tuo ragazzo, stiamo insieme da due anni, ricordi? Io non ti farei mai del male, ne andasse della mia stessa vita, lo giuro!”
La ragazza lo fissò con sguardo interrogativo, gli occhi vuoti, era più silenziosa del solito. Corrugò la fronte perfettamente liscia: ”Mi dispiace, Matt, non ricordo…ho perso la memoria…e ho così male alla testa…”
“I-in discoteca.…ad ottobre….sei caduta in mezzo alla pista…ti abbiamo portata all’ospedale con un’ambulanza…Non ricordi proprio?” si sforzò lui.
“Proprio no, mi spiace, e adesso che giorno è?” Chiese lei totalmente scombussolata.
“Il 23 gennaio, e ora aspettami che vado ad avvisare qualcuno, ok? E non provare neanche per un secondo a lasciarmi di nuovo.” Mascherò la tristezza e la preoccupazione con uno dei timidi sorrisi che solo a lei concedeva.

Poco tempo dopo un’infermiera tutt’altro che assonnata entrò dalla porta della stanza, sempre aperta.
“Si è svegliata finalmente signorina Glemmer! Come sta?”
“Tutto bene, la ringrazio, anche se…” Annui la ragazza.
“Anche se penso che abbia perso la memoria.” Dichiarò Matt ormai rassegnato all’evidenza, temeva che la sua ragazza non sarebbe stata mai più la stessa.
“D’accordo, lo riferirò al dottor Thompson, per adesso le porto qualcosa da mangiare: dopo tre lunghi mesi vorrà di certo mettere qualcosa sotto i denti.”
E la ragazza si volatilizzò per poi ritornare qualche minuto dopo con un piccolo vassoio di plastica.
“Tenga, buon appetito.” quindi uscì dalla camera.
Viv mangiò di gusto, non toccava cibo solido da mesi.

Masticava velocemente un boccone dietro l’altro e guardava Matt sempre con il solito punto di domanda impresso nella sua mente.

Chi era quel ragazzo? E cosa ci faceva lì? Proprio non ricordava che il suo nome, il resto era sfocato come i colori dell’alba che stava timidamente facendo capolino dalle veneziane della stanza d’ospedale.
Rimase a lungo a contemplare il buio asettico attorno a lei, l’unico spettacolo disponibile oltre a quel ragazzo semisconosciuto che si era addormentato come un bambino proprio accanto a lei, appoggiato a un guanciale sul pavimento.
Non provava neppure un minuscolo barlume di ciò che lui sentiva nei suoi confronti.

Matt in cuor suo sperava di rivedere la Vivienne pazza, la Vivienne solare, la Vivienne artistica, la Vivienne spensierata, la Vivienne ribelle, lo spirito libero che aveva unito a sé.
 
  

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