La notte si sa è fatta per dormire, ma anche per
amare…ma non per una persona che era dolcemente tra le braccia di
Morfeo.
Dormiva e beatamente sognava, ma cosa
sognava?
Qualcosa di meraviglioso direi, lo potevi intuire
dal leggero strato di bava che inumidiva il suo guanciale, ma un tratto avvenne
qualcosa che turbò il suo sonno.
Infatti, un poderoso calcio sferrato da un piede,
leggermente freddo, lo scaraventò a terra finendo con il viso sul pavimento di
ceramica gelido.
"Ahi!".
Bofonchiò, mentre s’issava e massaggiava la fronte
dolorante.
"Ma si può sapere cosa ti prende? Ti sembra il
metodo giusto per svegliare la gente?".
Continuò mentre si sedeva sul letto, accese la
lucetta sul comodino e osservò il suo orologio che segnavano.
"Ma sono le due di notte! Si può sapere perché mi
hai svegliato?!".
Disse leggermente alterato, si girò verso la
persona che l’aveva dolcemente destato, ma si trovò di fronte una donna
con i capelli leggermente arruffati e due occhi color nocciola che mandavano
lampi furenti.
"Perché? E mi chiedi anche il
motivo?".
Disse la donna con un tono leggermente, e
sottolineo leggermente alterato.
"Certo, mi sembra ovvio! Ancora non ho il dono di
leggere nella mente altrui…quindi Signora Kagome vuoi spiegarmi il motivo di
questo gesto? Più che gesto definirei pazzia".
Finì la frase accomodandosi ben bene nel letto, ma
non aveva fatto i conti con la donna che aveva affianco, infatti, lei disse,
quasi ringhiando.
"Vedi Caro InuYasha, i tuoi adorati gemelli hanno
deciso di vederti in faccia".
Prese un profondo respiro, forse dovuto a una
doglia, e continuò.
"E vedere che razza di deficiente hanno per padre,
giacché non si preoccupa di me…ti odio lurido incosciente che non sei
altro".
E cominciò a piangere disperata, ma non aveva
notato che il suo adorato consorte era divenuto bianco come un cencio, cominciò
perfino a balbettare.
"I…i…ge…ge…me…me…lli".
Kagome lo guardò stranita e poi con un tono di
voce melodrammatico disse.
"Andiamo bene mi è diventato
balbuziente".
Ma poi con uno sforzo sovrumano, dovuto al
pancione, ma anche al dolore, s’issò e disse.
"Ehi! Baccalà ti vuoi muovere? Dobbiamo andare in
ospedale".
A un tratto, come folgorato, InuYasha si destò da
quello stato di trance in cui era piombato, ma purtroppo i suoi neuroni erano
partiti per le Maldive e avevano lasciato un essere senziente senza
cervello.
"Ospedale. Sì, andare in ospedale…lì i bambini
nascono".
Scese dal letto e cominciò a camminare avanti
indietro, mentre Kagome con una mano sui reni lo guardava con un sopracciglio
alzato.
"InuYasha che diavolo stai
facendo?".
Lui si voltò e con un enorme sorriso da
ebete.
"Vado in ospedale".
"Ah, vai in ospedale?".
Lui annuì continuando a sorridere, invece Kagome
alzando gli occhi al cielo esclamò.
"Oh kami-sama, anche tu sei uno di quei padri che
diventano scemi, quando la loro moglie deve partorire".
Lui la guardò leggermente stranito e
disse.
"Io no scemo".
"Ah no?!".
"Sì".
"Allora giacché non sei scemo, anche se ho dei
dubbi al riguardo, ma non ho tempo e ne voglia di indagare su questa cosa…ti
ordino di vestirti, di prendere la valigia, le chiavi della macchina per andare
in ospedale".
InuYasha la guardò e le disse.
"Giusto, devo vestirmi, devo prendere le valigie e
le chiavi…grazie amore hai avuto delle splendide idee".
Kagome accennò un sorriso, mentre una nuova doglia
la costrinse a sedersi sul letto, invece InuYasha cercava il modo di togliersi
il pigiama.
Non si levava, perciò pensò di farlo a brandelli
con gli artigli, quando Kagome domandò.
"Ma che diavolo stai combinando?".
"Devo…togliere…il pigiama…ma non vuole
levarsi…quindi lo faccio a pezzi…".
"Deficiente! Ci sono i bottoni! È tanto
semplice".
Urlò Kagome, mentre InuYasha la ringraziava,
doveva ammetterlo sua moglie quella notte era piena d’idee
meravigliose.
Cominciò a togliersi la camicia per poi passare al
pantalone, saltellava mentre se lo levava, ma inavvertitamente urtò con il piede
lo spigolo del letto…un urlo disumano squarciò quella tranquilla
notte.
"Andiamo bene…mamma aveva ragione, quando mi
diceva: Cara sappi che l’uomo, quando diventa padre diventa deficiente…io scema
ho riso…Ah!!!".
Finì la frase con un grido di dolore, InuYasha
vedendo sua moglie sofferente si fermò e disse.
"I bambini stanno per nascere".
Veloce si avvicinò a sua moglie che in quel
momento aveva socchiuso gli occhi, perché il dolore era forte.
"Tesoro ti senti bene?".
Lei spalancò gli occhi e disse, con una punta di
ira, cosa alquanto normale poiché il dolore era davvero tanto.
"Certo! Sto una favola! Ma sei scemo! Certo che
sto male…sbrigati a vestirti!".
"Ah già, devo vestirmi".
Si allontanò da lei per vestirti, mentre Kagome si
poneva una mano sul viso chiedendosi il perché suo marito fosse così
stupido.
Finalmente finì di vestirsi, prese la valigia e
cominciò a scendere le scale seguito a ruota dalla moglie che si poggiava con la
mano destra alla parete, quando una nuova doglia la fermò.
Il povero Hanyou scaraventò dalle scale la valigia
e corse dalla moglie.
"Kagome! Tutto bene?!".
Lei lo guardò storto e disse.
"No, razza di deficiente…e la colpa è
tua".
"Mia?".
"Sì…ora aiutami a scendere razza di
decerebrato".
Lui senza replicare la prese in braccio, ma non
aveva fatto i conti con il peso di sua moglie, infatti, era aumentata di
peso.
Il povero barcollava mentre si apprestava a
scendere le scale.
"Fammi scendere razza d’incosciente vuoi per caso
ammazzarci?".
InuYasha la guardò stupito e con assoluta
innocenza disse.
"No cara".
"Allora fammi scendere… piuttosto va a recuperare
la valigia e accendi il motore, mentre io scendo piano, piano".
"Sì, corro".
Posò la moglie e si precipitò a raccogliere la
valigia, mentre Kagome lo guardava con una punta di disperazione, infatti, si
domandava se il suo adorato Hanyou fosse posseduto da qualche entità malefica
che l’aveva reso stupido.
No, ahimè, non era così…scosse il capo e scese le
scale lentamente, mentre InuYasha era uscito fuori ad accendere la
macchina.
Finalmente tutto era pronto, s’infilò in macchina
e partì…ma si era dimenticato di una cosa…che cosa?
Un atroce dilemma ora volteggiava nella mente
dell’Hanyou mentre si dirigeva in ospedale.