Ci sono io con te

di ramona55
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Dopo tanto tempo eccomi qua con una nuova storia, ovviamente R/Hr... ^^
La pubblico qui dopo averla già pubblicata, sotto il nome di patsan nell'apposita sezione di Freefans.net, visto tutti i problemi che EFP ha avuto, e anzi colgo anche l'occasione per ringraziere Erika dell'enorme lavoro che ha fatto e sta facendo... Grazie mille, Erika!

Note tecniche: la storia si svolge subito dopo la fine di HBP, quella notte stessa per essere precisi, e riprende in tutto e per tutto gli eventi, ma soprattutto l'atmosfera della fine del libro, ma questo lo vedrete. E' raccontata in terza persona, ma tiene presente il punto di vista di Ron e anche se è concepita come un'unica storia la dividerò in varie parti, non so ancora quante, al momento credo tre più un epilogo finale, ma sono possibile cambiamenti in itinere...
Sul rating ero indecisa... Ho messo PG-13 più per sicurezza che per altro, ma comunque non serve per il primo capitolo.

Un ringraziamento speciale LaurenSmith che ha avuto la pazienza di leggere in anteprima la storia e rassicurarmi su vari punti (grazie per avermi sopportata, tesoro ^_- )


Detto questo non devo far altro che augurarvi buona lettura e ricordarvi che, se vi va, un piccolo commento è sempre gradito.



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Ci sono io con te


Ron continuava a rigirarsi nel letto senza riuscire a prendere sonno. Gli altri ragazzi alla fine si erano addormentati, anche se tutti erano rimasti svegli per un bel po’ prima di riuscirci.

Adesso invece un profondo russare si levava dai loro quattro letti.

Per l’ennesima volta Ron scalciò via il lenzuolo che lo ricopriva e rimase supino a fissare il tetto del suo baldacchino.

No, non c’era verso.

Quella notte non avrebbe dormito.

Si voltò verso il letto di Harry cercando con lo sguardo l’ombra dell’amico attraverso le tende tirate. Russava sonoramente, ma non sembrava nel bel mezzo di un sogno, anzi era sudato e continuava a mugolare.

Naturalmente, lui più degli altri doveva avere brutti pensieri e preoccupazioni in quel momento.


Gli aveva promesso che l’avrebbe seguito ovunque.

E l’avrebbe fatto.

Ma non poteva nascondere a se stesso che una morsa gli stringeva il cuore ogni santa volta che pensava a quello che lo aspettava.

Non che lo sapesse, in realtà. Harry aveva raccontato a lui ed Hermione degli Horcrux, aveva accennato a quello che doveva fare, ma non avevano davvero parlato di quello che sarebbe successo nemmeno quando quel pomeriggio gli avevano detto che sarebbero andati con lui, che l’avrebbero aiutato.

Forse, in fondo, la cosa poteva attendere.

Forse, in fondo, non parlarne ancora con attenzione era un modo per illudersi per qualche altra ora ancora che niente era davvero cambiato: che Hogwarts l’anno successivo avrebbe riaperto normalmente, che Silente sarebbe stato ancora lì a fare il suo bizzarro discorso di inizio anno, che loro tutti non erano nel bel mezzo di una guerra, che loro tre avrebbero avuto una vita normale...

Ma erano appunto illusioni, false speranze nelle quali rifugiarsi per lo spazio di una notte, un’altra notte soltanto.

In fondo il dolore era ancora troppo forte...


Si tirò su a sedere.

Stare lì dentro riusciva solo a farlo innervosire di più.

Guardò fuori dalla finestra dove la solita nebbiolina lattiginosa rendeva le forme indistinte ricoprendo la luce delle stelle.

Decise di alzarsi, e senza far caso al fatto che indossava solo una leggera t-shirt e i boxer iniziò a scendere in Sala Comune convinto che a quell’ora di notte non vi avrebbe trovato nessuno...


E invece qualcuno c’era, seduto sul vecchio divano di fronte al fuoco spento, solo leggermente illuminato dal pallido bagliore che penetrava da una finestra.

Una figurina era accucciata con le gambe tirate sul divano, le ginocchia abbracciate e la testa reclinata di lato e poggiata su un braccio. Fissava un punto indefinito alla sua destra.

Si era mostrata speranzosa e forte per tutta la serata, consolando e calmando più che poteva i pochi ragazzini dei primi anni rimasti ancora ad Hogwarts, abbracciando stretta Ginny e rassicurando lui ed Harry che tutto alla fine sarebbe andato bene, che loro ce l’avrebbero fatta.

Eppure in quel momento Hermione sembrava incredibilmente fragile e bisognosa solo di essere stretta tra le braccia.

Ron sorrise lievemente.

L’avrebbe fatto lui se lei glielo avesse permesso.

Non ne era sicuro però.

Quel pomeriggio si era lasciata abbracciare dolcemente, ma in realtà era stata lei a cercarlo: prima aveva cercato la sua mano mentre un ometto di cui Ron non ricordava più il nome continuava a parlare di quanto Silente era stato grande, come se ci fosse bisogno di ricordarlo, poi aveva cercato il suo sguardo e nei suoi occhi c’era così tanta tristezza, così tanto bisogno di affetto che prima di poterci riflettere Ron le aveva già passato un braccio attorno alle spalle e l’aveva stretta a sé, mentre entrambi continuavano a piangere a causa del vuoto che quella morte aveva lasciato loro dentro.


“Ehi...” sussurrò Ron.

Hermione si riscosse. Alzò il capo per poterlo guardare mentre Ron girava attorno al divano e la raggiungeva.

Gli sorrise debolmente.

“Posso sedermi qui?” le chiese Ron indicando lo spazio libero tra Hermione e il bracciolo logoro.

Hermione annuì leggermente e si spostò un poco per lasciargli spazio.

Lui si sedette e poggiò la schiena contro la spalliera.

Per un po’ nessuno dei due disse niente.

Hermione si mise a fissare il vecchio tappeto ai suoi piedi e Ron prese a osservarne il profilo.

Aveva i capelli raccolti in una coda, ma molti ciuffi sfuggivano all’elastico e le ricadevano sul collo, le circondavano il viso in maniera adorabile.

Continuava a tenere le braccia strette attorno alle gambe, come se quella posizione la facesse sentire protetta e sopra la canottiera che usava per dormire indossava una larga maglietta a maniche lunghe, aperta sul davanti che le avvolgeva il corpo come una sorta di protezione contro la paura più che contro il freddo.

Gli fece una tenerezza infinita in quel momento e pensò che forse non si sarebbe tirata indietro se lui le avesse fatto una piccola carezza. Così allungò una mano e con gentilezza le sistemò uno dei ciuffi ribelli dietro l’orecchio. Lei si voltò subito a guardarlo e Ron le sorrise.

Anche Hermione sorrise impercettibilmente.


“Grazie” disse “non ne vogliono mai sapere di stare al loro posto...”

“Di niente” rispose lui in un soffio senza spostare le dita dai capelli di lei.

Lentamente Ron sfiorò il contorno dell’orecchio di Hermione e poi scese ad accarezzarle piano il collo col dorso delle dita.
Lei rabbrividì e chiuse gli occhi.

“Ti fa freddo?” chiese lui premuroso.

“No...” sussurrò lei riaprendo gli occhi e guardandolo.

“Vuoi... Posso abbracciarti?”

Hermione non rispose.
Invece lasciò finalmente andare le ginocchia e si spostò verso di lui.

Ron le fece posto, accogliendo il suo corpo minuto e facendole poggiare la testa sul proprio petto. Hermione si strinse a lui, le gambe rannicchiate contro al corpo, una mano poggiata lievemente sopra il petto di Ron. Un braccio di Ron le circondò le spalle.

“Grazie...” disse Hermione

“Non c’è di che” sussurrò lui e senza pensarci troppo le posò un piccolo bacio sulla testa.


Rimasero di nuovo in silenzio ognuno ad ascoltare il respiro dell’altro.

La mano di Ron giocherellava distrattamente con una ciocca dei capelli di lei ed Hermione chiuse gli occhi e si lasciò coccolare.


Mentre la teneva stretta a sé a Ron venne da pensare che nonostante fossero amici da così tanti anni non erano mai stati così vicini, e non solo fisicamente.

Dopo la storia di Lavanda e il suo avvelenamento era come se quella specie di muro che prima stava tra loro fosse crollato, come se si fosse sgretolato così, da un momento all’altro, e adesso provava una strana sensazione.

Erano ad un punto di non ritorno in un certo senso perché anche se non ne avevano mai parlato ormai era chiaro ad entrambi che quello che provavano l’uno per l’altro non era semplice amicizia ed entrambi sapevano che presto o tardi le cose si sarebbero evolute tra loro, ma era strano trovarsi in questa specie di limbo, non ancora insieme eppure non più soltanto amici.

Ed era un fatto singolare passare del tempo assieme alla ragazza con cui più era stato a contatto negli ultimi anni (senza contare la parentesi di Lavanda, naturalmente, una parentesi molto fisica certo, ma, appunto, una parentesi, un fatto momentaneo di nessuna importanza per lui...), passare del tempo assieme a quella che per anni era stata la sua migliore amica e non sapere bene come comportarsi con lei.

La cosa strana era che Hermione era la persona che conosceva meglio al mondo, che capiva al volo, nonostante i litigi, le lontananze, nonostante le tante incomprensioni che a volte li avevano messi l’uno contro l’altra.

La verità era che lui sapeva com’era Hermione, leggeva tra le righe dei suoi gesti, delle sue parole e capiva benissimo cosa lei provava.

Aveva capito benissimo, per esempio, che la stava facendo soffrire quando si era messo con Lavanda (ed in realtà si era messo con lei proprio per vendicarsi di Hermione). Aveva capito benissimo che si sentiva troppo ferita per tornare a parlargli quando lui aveva goffamente provato a riavvicinarsi più tardi.

Aveva capito benissimo quant’era stata male quando lui era finito in infermeria, quando si era accusata davanti a lui di essere stata stupida e insensibile, proprio lei, sempre così attenta ai sentimenti di tutti, mentre di solito era lui quello sensibile come muro.

Proprio come capiva benissimo e a volte prendeva dolcemente in giro la sua mania di essere sempre la migliore in tutto.

Proprio come adesso capiva quel senso di oppressione e incertezza che lei sentiva nel cuore... Del resto, lo sentiva anche lui.


Voltò leggermente il viso verso di lei, inspirando il profumo dei suoi capelli che gli solleticavano il viso e il collo e sorrise.

In quel momento era completamente abbandonata a lui, rannicchiata e adagiata sul suo petto come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se fosse la cosa di cui aveva più bisogno.

La sua mano libera si mosse a spostarle una piccola ciocca di capelli dalla guancia.
Hermione sollevò leggermente il viso verso il suo e i loro occhi si incontrarono.
Anche lei sorrise.

Poi fu Hermione a sollevare una mano e ad accarezzare piano una guancia di Ron.

“Lo sai, sembra assurdo con tutta questa situazione” disse a voce bassissima “ma sto così bene qui con te...”

Per un momento Ron rimase stupito da tanta sincerità.

“Anch’io sto bene” disse poi, con voce solo leggermente più roca del solito.

Si schiarì la voce.

“Sarebbe bello poter stare così per sempre...” aggiunse.

“Già...”

Hermione riportò la mano verso il basso e chinò di nuovo il capo, ma Ron fece in tempo a notare l’espressione triste che le si era dipinta in volto.

Si morse la lingua.

“Scusami” disse “non volevo rattristarti... Non ne combino mai una giusta...”

Hermione scosse la testa, per quel poco che le permetteva la posizione in cui si trovava.

“Non devi scusarti, non c’entri tu. E’ questa stupida guerra che non va. Io...” prese un profondo respiro, come se dovesse prendere coraggio prima di dire qualcosa di importante o difficile da esprimere, ma poi non continuò.

“Cosa c’è?” Le chiese dolcemente Ron sollevandole di nuovo il viso con una mano.

“Avanti, lo sai che non hai bisogno di fingere con me...”

“Sì, lo so...” rispose Hermione guardandolo. “E’ solo che non so se mi va di dirlo...” e abbassò di nuovo il capo.

Ron le posò un altro bacio sulla testa.

“Non devi parlarne per forza se non vuoi” disse piano “io resto comunque qui con te, va bene?”

Hermione annuì e per un po’ rimasero immobili a godersi la nuova sensazione di calore e intimità che si era creata tra loro quella notte.

Poi Hermione cominciò a muovere piano un dito sul petto di Ron, percorrendo distrattamente il contorno del disegno stampato sulla sua maglietta, senza avere la minima idea del fatto che quel gesto delicato stava provocando una strana stretta allo stomaco di lui.

Ron si mosse un po’, a disagio, già pensando che forse era il caso di cambiare posizione, quando Hermione parlò di nuovo.

“Tu hai paura, Ron?” chiese con voce flebile. “Intendo, paura di quello che dovremo fare, con Harry... La ricerca degli Horcrux e tutto il resto.”


Continua...


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Capitolo 2
*** Parte II ***


Eccomi qua con la seconda parte della storia...
Ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito la volta scorsa, siete stati gentilissimi ed è inutile dire che i vostri commenti mi hanno fatto un enorme piacere. Sono davvero contenta che abbiate apprezzato la storia e se sono riuscita ad emozionarvi anche solo un po’...bè, devo essere sincera, questo mi riempie di orgoglio.
Pubblico adesso la seconda e penultima parte di “Ci sono io con te”.
Spero vi piaccia anche più della prima, e naturalmente se vi va di dirmi cosa ne pensate, lo sapete, ogni commento sarà ben accetto. ^_^

Detto questo, senza indugi, lasciamo spazio ai nostri due protagonisti...
Buona lettura.



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Ci sono io con te



Dove eravamo rimasti...


“Cosa c’è?” le chiese dolcemente Ron sollevandole di nuovo il viso con una mano.

“Avanti, lo sai che non hai bisogno di fingere con me...”

“Sì, lo so...” rispose Hermione guardandolo. “E’ solo che non so se mi va di dirlo...” e abbassò di nuovo il capo.

Ron le posò un altro bacio sulla testa.

“Non devi parlarne per forza se non vuoi” disse piano “io resto comunque qui con te, va bene?”

Hermione annuì e per un po’ rimasero immobili a godersi la nuova sensazione di calore e intimità che si era creata tra loro quella notte.

[...]

“Tu hai paura, Ron?” chiese con voce flebile. “Intendo, paura di quello che dovremo fare, con Harry... La ricerca degli Horcrux e tutto il resto.”



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Parte Seconda



Ron si fermò di colpo.

“Bè...” cominciò incerto. Non era sicuro di quale fosse la risposta giusta.

Hermione era chiaramente spaventata e preoccupata e aveva bisogno di conforto. Dirle che anche lui era spaventato forse non era una buona idea.

Però non voleva mentirle, anche se era per rassicurarla.

“Certo che ho paura” disse infine lentamente. “E non è solo il fatto che non so a cosa stiamo andando incontro...”

Hermione lo ascoltava attentamente, senza più muoversi.

“E’ questa guerra che mi fa paura, Hermione” continuò Ron “E’ pensare che siamo tutti in pericolo, nessuno escluso. Questi con cui abbiamo a che fare sono pazzi che uccidono e torturano la gente e sconvolgono vite senza farsi il minimo scrupolo, e Tu-sai-chi è un folle assetato di potere che non si è mai fermato davanti a niente... E’ logico che io abbia paura, soprattutto per le persone che amo.”

Istintivamente Ron strinse di più Hermione a sé e lei si lasciò abbracciare senza dire nulla.

“Però sai una cosa?” riprese Ron dopo una pausa “Da quando sono diventato amico di Harry ho sempre saputo di essere più coinvolto di tutti gli altri in tutte queste... storie, queste cose che accadevano... Voglio dire, tutte le volte che tornava in ballo Tu-sai-chi noi ci siamo sempre dati da fare per cercare di fermarlo, assieme ad Harry, anche se lui non ci ha mai chiesto niente. Tutte le volte che c’era qualcosa di sospetto noi siamo stati sempre i primi a cercare di capire, a metterci nei guai. E, non lo so, questo era spaventoso, ma anche, in qualche modo...”

“Eccitante?” suggerì piano Hermione.

“Bè...sì. Ma non solo. Era la cosa più giusta da fare. Insomma, sono amico di Harry, no? E gli amici si aiutano... Non avrei potuto comportarmi in un altro modo, non sarei stato più io se non avessi aiutato Harry tutte le volte. Capisci cosa voglio dire?”

Hermione annuì. “Abbiamo scelto di essere suoi amici” cominciò piano “e per il bene che gli vogliamo abbiamo sempre affrontato tutto... e alla fine ci siamo trovati coinvolti quasi quanto lui in tutta questa situazione...”

“Già. Ed io adesso non potrei più tirarmi indietro. E non voglio nemmeno farlo anche se ho una paura matta di quello a cui andremo incontro...”

Ron fece un sorrisino amaro. “Voglio dire, lo sai che sono stato sempre meno coraggioso di te ed Harry...”

Hermione alzò il viso e lo guardò corrucciata “Sei matto? Saresti meno coraggioso di me?”

“Bè... è così”

“Ma non è vero!” esclamò Hermione “Tu non ti sei mai tirato indietro, anche quando sapevamo che ci saremmo trovati in grande pericolo, mai.”

“Sì, ma l’ho fatto solo perché sapevo che con me c’eravate voi...”

Ron riflettè per un momento mentre Hermione continuava a guardarlo, interrogativa.

“Non so” riprese lentamente “ma in qualche modo il fatto che voi due vi fidavate di me, che pensavate potessi darvi anche solo una piccola mano, mi ha fatto affrontare cose che non avrei mai sognato di poter affrontare, nemmeno nei miei sogni più impossibili... E poi” aggiunse dopo un’altra piccola pausa “non avrei mai potuto lasciarvi da soli... Se vi fosse successo qualcosa?”

Hermione lo guardò per qualche attimo, poi sorrise lievemente e gli carezzò piano una guancia.

“E non è questo il coraggio, Ron?” disse in un sussurro. “Affrontare le proprie paure per aiutare quelli che si amano?”


Ron rimase un po’ spiazzato da questa uscita.

“Bè... non lo so... Tu credi?”

“Ma certo” rispose sicura Hermione. “E tu hai coraggio da vendere, credimi. Non ho scordato che ti sei inoltrato nella foresta proibita all’inseguimento di ragni solo per cercare di aiutare Hagrid. E aiutare me.” aggiunse arrossendo un po’.

Ron portò una mano sopra quella che Hermione gli teneva ancora sulla guancia, guardandola intensamente.

Chissà perché, sentiva il cuore battergli furiosamente nel petto...

“Non si è rivelato molto utile, in realtà” disse lentamente, con la bocca stranamente secca. “Ma è vero, volevo aiutare te...”

Poi la sua mano si spostò sul viso di lei. Le accarezzò piano una guancia e vide le ciglia di lei fremere leggermente al suo tocco.

“Lo sai cos’è che più mi fa più paura di tutto quello che ci aspetta?” chiese Ron in un soffio.

Hermione scosse leggermente il capo, continuando a tenere gli occhi fissi in quelli di Ron.

“Che succeda qualcosa a te” disse Ron a voce bassissima. “Impazzirei dal dolore se tu dovessi.. insomma... lo sai”

Hermione rimase un attimo zitta, a fissarlo, una strana espressione negli occhi. Poi per tutta risposta si avvicinò ancora di più a lui e gli passò lentamente le braccia attorno al collo.

Erano così vicini che Ron sentì il suo fiato caldo accarezzargli le labbra quando lei parlò.

“Non mi succederà niente” disse seria.

“Ma hai paura anche tu.”

“E’ vero, ma ce la caveremo. L’abbiamo sempre fatto...”

“Non puoi saperlo.”

“Non lo so infatti, ma spero di sì... E farò di tutto perché accada.”

Ron fece un piccolo sorriso, suo malgrado. “Ti metterei sotto una campana di vetro, se potessi, sai?”

Anche Hermione sorrise. “Non te lo permetterei mai, lo sai anche tu questo, vero?”

Ron ridacchiò. “No, infatti, non me lo lasceresti fare.” Poi tornò serio. “Tu non ti tiri mai indietro... Credo che sia anche per questo che mi piaci così tanto.”


Hermione sgranò un po’ gli occhi, sorpresa, e si sciolse dall’abbraccio di Ron, visibilmente imbarazzata.

Probabilmente non si aspettava che lui avrebbe ammesso una cosa del genere con tanta naturalezza, anche se Ron era sicuro che le sue orecchie stessero andando a fuoco in quel preciso istante.

“Bè, che c’è? Non mi dire che non l’avevi capito, ‘miss so-tutto-io’ ” la canzonò dolcemente lui.

“Io non...” cominciò Hermione. Di nuovo lo guardò in viso e Ron notò che nei suoi occhi si era come accesa una nuova luce. “Io... bè, l’avevo capito...” riprese Hermione indecisa “solo non pensavo che tu, che tu insomma...”

“Che te l’avrei mai detto?” la interruppe Ron.

“Bè, sì...” rispose Hermione scrollando leggermente le spalle. “Sinceramente pensavo che avrei dovuto tirartelo fuori a forza un giorno o l’altro...”

Ron ridacchiò e si riavvicinò a lei.

“Ho perso troppo tempo a fare lo stupido, Hermione...” disse poi serio.

Avvicinò il viso al suo e le sollevò delicatamente il mento con una mano.

“Adesso basta.”

E senza pensarci oltre la baciò.


Labbra su labbra, pochi secondi.

Poi si allontanò.

Hermione aveva ancora gli occhi chiusi e protendeva il viso verso di lui.

Ron sorrise e la baciò di nuovo, stavolta con più calma.

Giocò un po’ con le labbra di lei, muovendo piano le sue mentre con le braccia le circondava la vita e l’avvicinava a sé. Le portò una mano dietro la nuca per impedirle di allontanarsi.

Ma Hermione non sembrava averne intenzione...
Si lasciò stringere dolcemente, avvicinando di più il suo corpo a quello di lui fino a salirgli a cavalcioni sopra le gambe, e gli passò le braccia attorno al collo, aggrappandosi a lui. Poi socchiuse un po’ le labbra e quando la lingua di Ron incontrò la sua, un sospiro soffocato le sfuggì dalla bocca.

Ron si prese il suo tempo per esplorare la bocca di Hermione come aveva sognato di fare tante volte, senza mai osare sperarlo per davvero. Muoveva piano la lingua giocando con quella di lei, cercando di darle piacere, mentre lui stesso era attraversato da mille piccoli brividi ogni volta che il corpo di Hermione si muoveva sul suo o lei emetteva un piccolo gemito soffocato mandandogli in tilt il cervello.

Non avrebbe mai pensato di poter provare di queste sensazioni con lei, eppure, in quel momento gli sembrava la cosa più giusta del mondo, tanto giusta che si chiese perché non l’avessero mai fatta prima.
In fondo, avevano perso così tanto tempo...

All’improvviso desiderò di più e rese il bacio ancora più profondo, stingendola più forte e baciandola con furia. Hermione lo assecondò, lasciandosi trascinare in quel contatto intimo e vorace al tempo stesso, e diminuendo ulteriormente la distanza già ridottissima tra i loro due corpi.

Dopo un po’, però, Ron sentì le braccia di Hermione spostarsi dal proprio collo e le sue piccole mani fare una leggera pressione sul suo petto.
A malincuore la lasciò andare e si staccarono entrambi ansanti.

Hermione inspirava forte per riprendere fiato, ma i suoi occhi scintillavano.

“Accidenti, Ron!” esclamò sorridendogli.

Poi si avvicinò di nuovo a lui e gli sussurrò all’orecchio: “Lo sai da quanto tempo desideravo che tu lo facessi?”

Ron ridacchiò e le prese il volto tra le mani. “Bè, più o meno da quando io desideravo farlo, immagino.”

Hermione scosse il capo divertita. Si staccò da Ron, che la lasciò andare, e tornò a sedersi sul divano.

Gli prese una mano e intrecciò le sue dita con quelle di lui, strattonandolo poi con decisione verso di sé.

Ron non attese troppo ad accettare un invito tanto esplicito e si avvicinò ancora a lei, passandole un braccio attorno alla vita.

Stavolta fu Hermione a baciarlo e Ron si trovò presto coinvolto in un bacio appassionato ed esigente.

Lentamente la spinse verso il basso, senza smettere di baciarla, finchè la schiena di Hermione non aderì del tutto ai sedili consunti del vecchio divano e lui si stese sopra di lei cercando di sorreggersi sui gomiti per non schiacciarla.

Non era una posizione molto comoda, perché il divano era troppo corto per la stazza di Ron, ma in quel momento la comodità era l’ultimo dei suoi pensieri.


Mentre continuava a baciare Hermione, ora dolcemente ora con furia crescente, prendendo fiato di tanto in tanto, le sue mani si muovevano lente sul corpo di lei, esplorandone incerte le curve invitanti.

Una mano accarezzò il fianco di Hermione infilandosi sotto la canottiera leggera che lei indossava e risalendo piano lungo la pelle calda della schiena.

Un mugolio di piacere sfuggì a Ron ancora attaccato alle labbra di lei quando Hermione inarcò la schiena contro di lui e piegò in fuori una gamba mandando i loro bacini a cozzare.

Mille piccoli brividi gli percorsero la spina dorsale mentre lei faceva scivolare lenta la gamba lungo quella di lui intrecciandole infine e avvicinando ancora di più i loro due corpi.

Ron si staccò ansante dalle labbra di lei.

“Hermione...” mormorò con voce roca “Così mi farai impazzire....”

Hermione sorrise divertita e gli tirò la maglietta per costringerlo a riavvicinarsi a lei. Ron sorrise contro le sue labbra e non si fece pregare, mentre sentiva l’eccitazione crescere in lui ad ogni piccolo movimento del corpo di lei sotto il suo.

Dopo un po’ si staccò di nuovo dalle sue labbra ed il mugolio di protesta di Hermione si trasformò presto in sospiri di piacere quando lui prese a baciarle il collo, scendendo lentamente a posarle piccoli baci sulla pelle scoperta sopra il seno.

Ron scostò la maglietta aperta di Hermione e risalì piano con la bocca seguendo il profilo della sua canottiera fino alla spalla, che ricoprì di baci molto umidi.

Intanto le mani di Hermione giocavano coi capelli di Ron, che non erano mai stati più scompigliati, e mentre lui tornava a baciarle le labbra, quelle si mossero lungo la sua schiena infilandosi poi sotto la sua maglietta ed iniziando ad esplorare la schiena nuda di Ron.

Ron si staccò di colpo dalla bocca di lei quando sentì le unghie di Hermione graffiargli lievemente la pelle sensibile della schiena e la guardò ansante per un istante prima di riprendere a baciarla con furia.

Una sua mano scivolò sopra un seno di lei, sfiorandolo attraverso la stoffa leggera della canottiera ed un altro sospiro sommesso di Hermione lo fece letteralmente impazzire.



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Continua...



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Capitolo 3
*** Parte III ***


Eccomi qua con la terza e ultima parte di questa storia.
Ancora una volta un enorme grazie a chi ha recensito. Fa sempre molto piacere ricevere apprezzamenti per il proprio lavoro, soprattutto per il fatto che sono alle prime esperienze per quanto riguarda la scrittura... Questa è solo la seconda ff che pubblico, e anche se ne ho scritto qualcun'altra, mi reputo assolutamente inesperta in questo campo per cui ogni suggerimento è bene accetto.
Detto questo, dite che sono stata sadica ad interrompere in quel modo il pezzo di prima? XD Mi dispiace, ma mi piaceva molto l'idea di lasciare le cose in sospeso. Lo so, sono stata un pò cattivella, lo ammetto, ma spero che l'interruzione infelice e l'attesa siano almeno in parte ricompensate da quanto state per leggere.

Ed ora direi che i nostri eroi sono più che pronti a rientrare in scena.
Per cui, che dite? Vogliamo lasciare loro lo spazio che meritano?
Io dico di sì.

Buona lettura.



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Ci sono io con te



Dove eravamo rimasti...


“Ho perso troppo tempo a fare lo stupido, Hermione...” disse poi serio.

Avvicinò il viso al suo e le sollevò delicatamente il mento con una mano.

“Adesso basta.”

E senza pensarci oltre la baciò.

[...]

Lentamente la spinse verso il basso, senza smettere di baciarla, finchè la schiena di Hermione non aderì del tutto ai sedili consunti del vecchio divano e lui si stese sopra di lei cercando di sorreggersi sui gomiti per non schiacciarla.

Non era una posizione molto comoda, perché il divano era troppo corto per la stazza di Ron, ma in quel momento la comodità era l’ultimo dei suoi pensieri.

Mentre continuava a baciare Hermione, ora dolcemente ora con furia crescente, prendendo fiato di tanto in tanto, le sue mani si muovevano lente sul corpo di lei, esplorandone incerte le curve invitanti.

[...]

Una sua mano scivolò sopra un seno di lei, sfiorandolo attraverso la stoffa leggera della canottiera ed un altro sospiro sommesso di Hermione lo fece letteralmente impazzire.



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Parte Terza



Ormai non riusciva più a concepire alcun pensiero razionale, non riusciva a sentire più nulla che non fosse la connessione che avevano raggiunto quella sera e il desiderio sempre crescente di farla sua completamente.

Nemmeno Hermione sembrava più in grado di pensare razionalmente e l’idea confusa dell’effetto che stava riuscendo ad avere su di lei fece sorridere di nuovo Ron.

Ancora una volta abbandonò le sue labbra, ancora una volta lei protestò, ma subito piegò la testa all’indietro quando lui prese a baciarle il collo, mentre una mano esplorava la pelle morbida della pancia di lei sotto la canottiera leggera.

Lentamente la sua mano risalì lungo il corpo caldo di Hermione che sembrava vibrare sotto il suo tocco e quando sfiorò la pelle nuda del seno, di nuovo lei si inarcò contro di lui.

“Ron...” esalò Hermione contro il suo collo.

Prese a tirargli i capelli costringendolo a voltarsi verso di lei e trascinandolo in un altro bacio infuocato.

Ron si stava confusamente chiedendo se sarebbe riuscito più a fermarsi se lei avesse continuato a sospirare e ad accarezzarlo in quel modo quando sentì distintamente un leggero cigolio provenire dall’entrata della Sala Comune.

Si staccò di colpo, lottando con Hermione che cercava di trattenerlo.

“Hermione, sta entrando qualcuno...” la avvertì labbra a labbra.

Hermione lo guardò per un attimo senza capire, poi sgranò gli occhi e gli fece segno di alzarsi.

Si era appena messo in piedi, mentre Hermione si tirava su a sedere e cercava di pettinarsi i capelli con le dita per legarli di nuovo con l’elastico, quando una scia di luce si allargò sul pavimento a partire dal buco del ritratto.


“Signor Weasley!” esclamò la professoressa McGranitt riconoscendolo. “Cosa ci fai ancora in piedi?”

Ron si chiese quante probabilità c’erano che non vedesse Hermione ancora seduta sul divano. Poi notò che la McGranitt aveva profonde ombre scure sotto gli occhi e sembrava molto abbattuta.

Il ricordo di tutto quello che era successo in quei giorni e quello stesso pomeriggio si abbattè su di lui all’improvviso. Di colpo, l’euforia e l’eccitazione che aveva provato fino a pochi istanti prima scomparvero per lasciare il posto alla tristezza e allo sconforto.

“Non riuscivamo a dormire, professoressa” intervenne la voce flebile di Hermione.

Sia Ron che la McGranitt si voltarono a guardarla.

“Anche tu qui, signorina Granger?” chiese la professoressa stupita.

Hermione si alzò senza guardare Ron.

“Sì” disse a voce bassa. “Non riuscivo a prendere sonno e sono scesa in Sala Comune... e dopo un po’ è arrivato Ron.”

Non disse cosa era successo dopo, anche se era abbastanza intuibile visto che erano entrambi piuttosto scarmigliati e le labbra di Hermione, notò Ron con un certo senso di compiacimento, erano ancora gonfie per i baci che si erano scambiati. Eppure la professoressa McGranitt non battè ciglio.

“Capisco” disse soltanto e a Ron sembrò di vedere un minuscolo sorriso incresparle le labbra nonostante la tristezza che le impregnava il volto rugoso.

“Adesso però andate a dormire. Ero passata appunto per vedere se ci fosse qualcuno ancora in pedi perché domani l’Espresso partirà molto presto ed è meglio che approfittiate di queste poche ore per riposare...”

Hermione annuì ed augurò la buonanotte alla McGranitt.

Ron immaginava che se ne sarebbe andata, invece lei gli si avvicinò e gli diede un piccolo bacio sulla guancia.

“’Notte...” sussurrò guardandolo con dolcezza.

“Buonanotte” rispose lui sorridendole, un po’ sorpreso.

Poi Hermione scomparve per le scale che portavano al dormitorio femminile.


“Vai anche tu adesso, Weasley” disse poi la McGranitt.

Ron annuì e si avvicinò alla porta che dava al suo dormitorio mentre già la professoressa McGranitt si avviava verso il buco del ritratto.

Poi, però, gli venne in mente una cosa.

“Professoressa?” chiamò.

La McGranitt si voltò.

“Cosa succederà adesso ad Hogwarts?” chiese Ron.

La McGranitt abbassò il capo. “Non ne ho idea” disse lentamente. “Il consiglio dovrà discuterne e deciderà cosa fare.” Con questo sembrò che la questione fosse chiusa.

In realtà Ron non sapeva perché le aveva fatto quella domanda, in fin dei conti aveva deciso che in ogni caso lui non sarebbe tornato ad Hogwarts, ma era stato spontaneo chiederlo. In fondo Hogwarts era sempre il posto dove aveva vissuto per sei lunghi anni.

Fece per voltarsi, quando inaspettatamente la McGranitt parlò di nuovo.

“Tu torneresti ad Hogwarts, Weasley, dopo quello che è successo... Senza Silente?”

Ron fu sorpreso dalla domanda.

“Bè...” disse dopo averci riflettuto un po’ “Io credo che il professor Silente vorrebbe che la scuola riaprisse il prossimo anno... Ed io.. sì, tornerei se fosse possibile”

La McGranitt lo guardò senza parlare per un momento.

“Ma non sarà così, vero?”

Ron non rispose, invece guardò in basso, verso il pavimento.

“Va bene...” disse la McGranitt “Ma state molto attenti, tu ed i tuoi amici, qualsiasi cosa abbiate intenzione di fare...”

Ron guardò stupito la sua insegnante. Harry gli aveva detto che nessun altro a parte loro tre sapeva quello che avrebbero fatto quell’estate, ma evidentemente la McGranitt aveva intuito qualcosa... E non aveva intenzione di fermarli...


“Vai a dormire, adesso” disse la vecchia professoressa “E’ già molto tardi”

Ron annuì. La guardò avvicinarsi al buco del ritratto e spingerlo in avanti.

Prima di arrampicarsi per uscire, però, la McGranitt gli rivolse ancora una volta la parola.

“Ronald” disse, e la sua voce suonava molto meno severa del solito. “In qualunque posto andiate, prenditi cura di lei... E’ una ragazza speciale.”

Ron la fissò sbalordito. Gli aveva davvero appena detto di prendersi cura di Hermione?

“Lo farai?” incalzò la professoressa.

“Sì” rispose Ron senza esitare. “Certo che lo farò”

“Bene” disse la MgGranitt e l’ombra di un sorriso apparve sul suo volto.

Senza aggiungere altro uscì lasciando Ron solo nella Sala Comune.


Per un po’ Ron rimase immobile di fronte alla porta che portava al suo dormitorio. Poi scosse lievemente la testa.

Nell’arco di pochi giorni la sua vita era radicalmente cambiata... Silente non c’era più, Hogwarts molto probabilmente non avrebbe più riaperto, la guerra era entrata ancora una volta nella sua vita e Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era più forte e terrificante che mai.

Eppure...

Eppure adesso avevano una piccola speranza di riuscire a fermarlo.

Adesso sapevano che un modo c’era, non certo, molto pericoloso, ma c’era.

E per quanto rischioso fosse, loro ci avrebbero provato. Ancora insieme, lui, Harry, Hermione.

Hermione.

Gli venne spontaneo sorridere quando i suoi pensieri caddero su di lei. In quelle ore scure lei e il modo in cui le cose si erano – finalmente - evolute tra loro erano le sole cose buone che gli fossero successe...

Un gran sbadiglio lo riscosse.

E’ proprio ora di andare a dormire, pensò mentre apriva la porta che dava al dormitorio maschile.


“Ron!” sussurrò una voce che non fece fatica a riconoscere.

“Non dovresti essere a letto, tu?” chiese Ron lasciando perdere la porta e avvicinandosi ad Hermione con un sorriso.

“Come mai la McGranitt ti ha trattenuto? Cosa ti ha detto?” chiese lei ignorando la sua domanda, visibilmente preoccupata.

Ron scrollò le spalle. Ormai era ad un passo da lei.

“Vuole che mi prenda cura di te” disse allungando la mano verso di lei e facendola scivolare lungo il braccio di Hermione, in una carezza morbida.

“Cosa?” Hermione sembrava sorpresa.

“Proprio così” disse Ron serio. “Ed io le ho promesso che lo farò...”

Hermione lo guardò a lungo negli occhi, come se cercasse una risposta più convincente e Ron non distolse lo sguardo.

Senza preavviso Hermione annullò la distanza che li separava e lo baciò con passione, stringendo tra le mani il davanti della maglietta di Ron per avvicinarlo di più a sé.


“Ti amo” disse in un sussurro quando alla fine si separarono, leggermente ansanti.

Ron la guardò sorpreso e lei gli sorrise.

“E’ così: ti amo... Da un sacco di tempo ormai”

Gli diede un altro piccolo bacio a fior di labbra. “A domani” sussurrò e fece per andarsene.

Ron la trattenne per una mano.

Si avvicinò di nuovo a lei e le prese il viso tra le mani. Posò sulla sue labbra un bacio breve, ma carico di sentimento, poi poggiò la sua fronte contro quella di Hermione.

“Anch’io ti amo, lo sai”

Hermione sorrise.

“Certo che lo so, ma non dimenticare mai di dirmelo, va bene?”

Ron sorrise.

“Ti amo” disse di nuovo.

Hermione sorrise di nuovo. Poi gli diede uno spintone. Ron la guardò, confuso.

“Forza, a dormire adesso” disse lei con il solito tono da maestrina, “domani sarà una giornata dura e...”

Si fermò, di colpo triste.

Ron capì al volo e le si avvicino di nuovo. Le prese una mano.

“Ehi” disse piano “Ci sono io con te, d’accordo? Non sarai più sola. Ci sono io.”

Hermione annuì e fece un piccolissimo sorriso.

“Grazie” disse e gli accarezzò una guancia. “Buonanotte, allora”

“’Notte”

Hermione gli sorrise per l’ultima volta e sparì su per le scale che portavano ai dormitori femminili.


Anche Ron salì nel suo dormitorio.

Gli altri ragazzi continuavano a dormire esattamente come prima che scendesse.

Prima di chiudere le tende per mettersi a dormire Ron lanciò un’occhiata al letto di Harry. L’amico dormiva serenamente adesso, apparentemente tranquillo.

Ron sorrise leggermente.



Non sarebbe stato facile, ma loro non si sarebbero arresi. Nessuno dei tre. E alla fine, forse, tutto quell’incubo sarebbe finito.

E con questo pensiero confortante si girò su un fianco e chiuse gli occhi.



Fine



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Grazie per l'attenzione amici, alla prossima storia.
Un bacione a tutti. ^_^

Ramona



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