The Angel Of Darkness

di serenity 92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Fear of the future ***
Capitolo 3: *** Live or die ***
Capitolo 4: *** Live or die (Pov. Damon) ***
Capitolo 5: *** The coverage ***
Capitolo 6: *** Strange boys ***
Capitolo 7: *** Matter of appearances ***
Capitolo 8: *** Danger escaped ***
Capitolo 9: *** The truth ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


  The Angel Of Darkness


Prologo.

L'anno scolastico era terminato, davanti a me si prospettava un relax della durata di tre mesi. 
Lo stress accumulato negli ultimi mesi era di colpo svanito, la mia testa era finalmente libera di non pensare, eppure quel brutto presentimento che da giorni mi perseguitava non mi dava tregua. La notte si insinuava nei miei sogni, catapuldandomi in incubi spaventosi che andavano via via peggiorando, l'ultimo mi aveva letteralmente lasciata ammuttolita.
La notte precedente,dopo l'ennesima camomilla, che era diventata una droga per il mio stomaco, ero riuscita ad addormentarmi.

Mi ritrovai a sognare il lago dove trascorrevo le mie vacanze estive quando ero piccola, la neve cadeva imbiancando il suolo e la superfice del lago, il paesaggio era silenzioso e l'unico rumore udibile era il fischio del vento.
M sedetti sulla riva incurante di quei fiocchi dispettosi che si posavano sul mio volto; mi distesi a terra e lasciai che la mia mente si concedesse un meritato riposo.
La forza del vento però incrementò, la nebbia si alzò e calò un freddo micidiale atipico per quel posto. Sentii un fruscio nel bosco avvicinarsi sempre di più, poi di colpo cessò e io mi voltai con cautela, tra gli alberi cerano due sottili occhi che mi osservavano, due occhi rossi e famelici; tirai un urlo e iniziai a scappare inciampando sui miei passi ma non dovevo cadere o mi avrebbe raggiunto, raggiunsi il bosco dall'altra sponda senza mai voltarmi indietro in preda al terrore puro; saltai un tronco che era caduto sotto la forza del vento ma la nebbia non mi aiutava, non riuscivo a vedere nulla.
Inciampai e caddi su qualcosa, sapevo che la mia fine avanzava quasi a ritmo di musica, lentamente così che io provassi ogni singolo istante di quel terrore, due grandi occhi verdi ormai senza vita, i capelli rossi spettinati e la bocca rosea piegata in una smorfia di agonia; c'era così tanto sangue per terra tanto che mi provocò i conati di vomito.
Serena era lì,  dissanguata e ormai senza vita, con una grossa ferita sul collo che poteva averle provocato solo un animale di grossa taglia, ma in quel luogo non vivevano animali di quel genere.
<< No non è stato un animale se è questo che ti stai chiedendo, ma qualcosa di molto più pericoloso >> una voce roca, rotta dall'eccitazione risuonò a pochi centimetri dal mio orecchio destro, la paura mi invase, era giunta la mia fine, la falce della morte pendeva pericolosamente sulla mia testa.
Serrai i pugni, io ero Elena, ero coraggiosa e se dovevo morire avrei guardato il mio assassino negli occhi, sarei morta a testa alta; mi voltai e vidi due splendidi occhi color del mare a pochi centimetri da me, non erano gli stessi occhi che avevo visto nel bosco ma altrettanto spaventosi e il sorriso tagliente che si disegnava sulle sue labbra era lo stesso.
<< Avanti uccidimi, non urlerò, non scapperò >> dissi con voce ferma, ma lui non sembrò essere sorpreso: << anche se tu ci provassi a scappare Elena io ti troverei, sei una ragazza così coraggiosa che è quasi un peccato dover ucciderti, ma prima permettemi di fare una cosa >> disse avicinandosi pericolosamente al mio collo; << come sai il mio nome? >> chiesi sconcertata ma lui mi intimò di fare silenzio e mi baciò il collo per poi risalire sulle mie labbra, chiese l'accesso con prepotenza e io, non so per quale ragione glie lo concessi, le sue labbra profumavano di rosa, un fiore così bello ma altrettanto pericoloso per le sue spine. Ridiscese sul mio collo e un dolore lancinante mi perforò la pelle, sostenni il capo poichè se dovevo morire quello era un bel modo per andarsene.
L'ultima cosa che vidi furono quegli occhi profondi come l'oceano poi il dolore aumentò a dismisura e lentamente lasciai il mondo dei vivi accasciandomi accanto alla mia migliore amica.



Mi risvegliai sudata e affannata, quell'incubo era stato molto più reale dei precedenti e avevo per la prima volta dato un volto all'incubo che mi perseguitava, accesi la luce e andai a controllare se mio fratello stesse bene, lui dormiva beato cullandosi nei suoi sogni io invece avevo troppa paura di dormire, così mi preparai un caffè e aspettai le prime luci dell'alba per andare a fare una passeggiata.

2 mesi dopo.

Serena è convinta che i miei incubi siano solo una conseguenza al forte stress accumulato, ma io mi sento bene almeno fisicamente, ho lasciato il mio ragazzo pochi giorni fa perchè era divenuto troppo asfissiante, perciò anche l'ultima fonte di stress era sparita, eppure continuo a fare incubi spaventosi, anche se da quella notte non ho più visto il mio aggressore.
Sabato ci sarà una grande festa, sarà l'occasione per svagarsi un po', e se non ci andassi Serena sarebbe capace di uccidere.

1 settimana sopo.

Ancora non riesco a crederci, non voglio credere che io e i miei genitori abbiamo avuto un incidente mortale e io sono stata l'unica miracolata, mi sento così terribilmente in colpa se fossi tornata a casa con Jeremy e i suoi amici non sarebbe successo, invece ho preferito ubriacarmi con Serena e quando questa si è appartata con il suo "amico intimo" come le piace definirlo, ho deciso di chiamare i miei perchè ero troppo ubriaca per giudare, non lo avessi mai fatto!
Mio fratello non mi guarda neanche più in faccia, mi reputa colpevole e lo sono. Non riceverò più un abbraccio da mia madre, una carezza da mio padre, mi sento così terribilmente sola anche se tutti mi sono vicini, zia Jenna e Serena non mi fanno mancare l'affetto ma non basta ora e non basterà mai.
Ho anche rivisto il mio aggressore in sogno, questa volta non mi ha aggredita, nel sogno piangevo disperata davanti ai corpi dei miei e davanti all'automobile sfasciata contro il guardrail c'era lui, illuminato dal fascio di luce dei fare mi è parso di scorgere una lacrima solitaria sul suo volto, ma dopo un battito di ciglia era sparito e risuonava un eco lontano... << questo è solo l'inizio >>.


Serenity 92

Spazio dell'autore: si tratta solo del prologo ma avrei piacere se lasciaste un vostro pensiero, di qualunque genere sia che vi sia piaciuto che non, reputo la vostra opinione molto importante. Kiss kiss.

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Capitolo 2
*** Fear of the future ***


fear of the future.


Era una tiepida serata di fine estate e la temperatura giorno dopo giorno si faceva sempre meno afosa, la prima falce di luna illuminava l'intero circondario. Tra gli alberi, poco distante dal centro abitato, si erigeva un'antica villa bianca: la mia vecchia casa, quella in cui io e mio fratello siamo cresciuti.
Sarei rimasta delle ore seduta su quel tronco, ancora umido per le recenti piogge, ad ammirarla; intanto una lacrima solitaria si faceva strada sulla mia guancia sinistra, i ricordi della mia infanzia felice affollavano la mia mente.


Flashback.

Correvo a più non posso per cercare di seminare mio papà che con tanto amore mi inseguiva, l'avevo costretto a giocare a guardie e ladri e lui senza troppi indugi si era fatto convincere, io ero una ladra esperta perciò non era facile acciuffarmi ma lui non demordeva. Purtroppo però non avevo le gambe lunghe come le sue, mi aveva quasi preso quando inciampai su una radice di un albero, cadendo mi feci un taglio sulla manina e non riuscii a trattenere le lacrime per il dolore: << papà... papà mi sono fatta la bua >> dicevo in preda ai singhiozzi, lui si inginocchiò prendendo la mia manina tra le sue e con un grosso sorriso di conforto cercò di tranquillizzarmi: << non è niente, passa tutto con un bacino tesoro >>, avvicinò la mia mano ferita alle sue labbra e la baciò; << hai visto sei già guarita! Adesso vai dalla mamma che te la benda così potrai di nuovo giocare >> disse rialzandomi da terra senza fatica. Corsi dentro casa, la mamma stava preparando la cena e il profumino era delizioso: << Mamma sono caduta, guarda... >> dissi mostrando la piccola ferita che lei si mise a curare all'istante. Dopo averla disinfettata e bendata mi disse all'orecchio: << principessa ti ho preparato una sorpresa per stasera >> vedendo che la mia curiosità era incontrollabile proseguì: << c'è la torta al cioccolato! >>, mi dileguai saltellando felice e dimenticandomi del dolore.
  
Rieccomi al presente, ero a perfetta conoscenza che da l' a poco tutto sarebbe cambiato e quella consapevolezza rendeva ancora più arduo affrontare l'ignoto. Tutte le certezze su cui avevo impostato la mia esistenza andavano via via ad affievolirsi.
Non potevo più scappare dal destino, era giunto anche per me il momento di affrontarlo.
Dopo la morte improvvisa dei miei genitori ho finalmente realizzato quanto sia importante la missione che mi hanno affidato, "non posso tirarmi indietro, non mi è concesso" pensavo con lo sguardo rivolto a quella luna così luminosa immobile nel cielo.
Serena aveva sempre avuto ragione, chi è predestinato come noi può lottare con tutte le sue forze per sottrarsi al fato, può vivere in una campana di vetro dentro la quale tutti i suoni sono ovattati, dove tutte le immagini sono deformate ma, prima o poi, ognuno di noi deve fare i conti con quella forza ignota che costantemente pressa contro le pareti della nostra oasi felice.
Oasi felice... ma cos'è davvero la felicità?
Spesso essa viene accostata al piacere infinito, quello paradisiaco carattterizzato dall'assenza dei dolori e dei tormenti; simile all'atarassia che il filosofo Epicuro utilizzò come principio base del suo pensiero filosofico.
Tuttavia io non credo che quella sia la vera felicità, poichè in realtà non credo che questa esista. 
L'essere umano non può provare un piacere infinito perchè lui stesso è un essere fi ito e mortale; può però crearsi l'illusione di essere felice attraverso l'immaginazione, unica arma dell'uomo contro il fato avverso.
Alcuni rumori in lontananza mi distolsero dalle mie riflessioni profonde; avvertivo un brutto presentimento, era come se non fossi mai stata davvero sola, sentivo una presenza vicino a me ma la mia capacità visiva umana non mi era propriamente d'aiuto; chiamatelo sesto senso se preferite ma quella tranquillità che provavo fino a pochi attimi prima era improvvisamente sparita.
Avvenimenti paranormali si manifestavano ultimamente attorno a me, senza contare quei maledetti incubi che mi attanagliavano di notte.
Naturalmente non avevo mai escluso che potessero esistere creature sovrannaturali ma quando queste si manifestano non si è mai completamente preparati.
Scoprire di appartenere anche io a quel mondo è stato forse anche peggio, tutte quelle sicurezze, indispensabili per condurre al meglio la tua vita umana, crollano come le mura di un'antica casa.
Nonostante ciò ho provato egualmente a sorridere alla vita, a proteggere quell'illusione di felicità a cui per tanti anni mi ero aggrappata.

Poi però il male ha trovato il modo per entrare nelle mie mura e lo ha fatto con stile ed eleganza, una lenta marcia trionfale in cui il soldato piega al suo volere il vinto, depredandolo di ogni cosa, compresa la speranza. 
Le radici che ci tengono in piedi a volte sono troppo sottili e cedono al peso morto di un cuore in frantumi.
Ha annientato le mie difese lasciandomi annegare nel mare del dolore.

Flaschback.

<< Sig.na Gilbert la informo che le sue condizioni si sono ristabilite in fretta, non c'è che dire lei è stata molto fortunata, dopo gli esami di accertamento sarà libera di tornare a casa >> mi spiegò il medico dopo l'incidente e il ricovero di urgenza.
<< I miei genitori dove sono? come stanno? >> chiesi allarmata non ricordando nulla della notte precedente; << mi dispiace, non siamo riusciti a salvarli, non sono riusciti a superare la notte >> mi disse con un tono ricco di rammarico.
Fu in quel momento che il mondo iniziò a tremare, la sofferenza  e il dolore si insinuarono prepotenti e io inermee lasciai che si impossessasero di me. Nulla fu di conforto, nè l'abbraccio della mia migliore amica, nè lo sguardo compassionevole dei parenti, ma ciò che più mi ferì fu la maschera di ferro che vidi negli occhi di Jeremy.



La mia mente smise di ripensare al passato, stringevo tra le mani la lettera che mi lasciò mia madre pochi giorni prima della sua dipartita, consapevole che da lì a poco la morte l'avrebbe stretta nel suo abbraccio eterno. Cercai di scacciare quei ricordi ma tutto ciò che mi circondava mi ricordava un'esperienza vissuta con loro, ogni giorno rileggevo le parole di mia madre, ogni giorno la mia paura cresceva, ogni giorno mi sentivo sempre più sola ed indifesa.

Ma a cosa serve nascondersi dietro le proprie ombre se la notte le porta via con sé?
Quando il sole tramonta spero sempre che l'alba giunga presto per sfuggire alle notti angosciose, agli incubi inarrestabili che diventano sempre più vividi e reali. 


Cara Elena,
quando leggerai questa lettera io probabilmente non sarò più accanto a te; ci sono tante cose che avrei voluto dirti, cose che avrei voluto affrontare con te piccola mia, ma purtroppo non mi è stato consentito.
E' giunto però il momento che tu sappia la verità: Elena tu sei una creatura speciale e come te lo è anche Serena.
Voi non siete normali esseri umani, ma bensì le creature più belle che esistano: angeli serafini.
Conoscendoti questo sarà uno schock per te ma, tesoro mio, non spaventarti perchè non sarai mai sola, affronta la vita con determinazione perchè io veglierò su di te in eterno.
I vostri poteri si risveglieranno alla prima eclissi solare, come avevano predetto gli stregoni indiani; quando ciò accadrà tu dovrai essere pronta perchè c'è in gioco il destino dell'umanità.
Bene e male fin dall'alba dei tempi si scontrano in un equilibrio primordiale. Questo equilibrio ora però è minacciato, le creature malvagie si stanno risvegliando; è vostro compito ristabilire quell'equilibrio.
Non sarete sole, esistono altre anime pure che incontrerete sul  vostro cammino come le streghe.
Il mio compito è però mettervi in guardia da ciò che dovete temere e al contempo affrontare; i demoni della notte possono assumere diverse sembianze, i più comuni e i più pericolosi sono i vampiri.
I vampiri esistono davvero e per nostra sfortuna sono molto abili e scaltri, quando li riconosci di solito è già troppo tardi. Sono esseri macchiati del sangue degli angeli.
Molti di noi sono deceduti in questi combattimenti mortali ma la nostra missione ci impone di fermarli ad ogni costo.
Ti chiederai perchè io sia a conoscenza di tutto questo ed è giusto che tu sappia la verità.
Molti anni fa rinunciai ai miei poteri per paura, lì donai alla mamma di Serena, donna molto coraggiosa e nobile, grazie all'aiuto di una strega potente; questo spiega il motivo per cui entrambe siete predestinate, circola nel vostro sangue l'essenza angelica.
Vi prego di non commettere il mio stesso errore e accettare il vostro destino.
Sarò sempre con te... ti amo piccola mia.

Miranda

Rileggendo quelle parole, mi abbandonai ad un pianto liberatorio, conscia che il momento della svolta era giunto.
L'indomani io e Serena saremmo partite alla volta di Mystic Falls, cittadina ricca di folclorismo e indicato come il luogo in cui l'eclissi solare sarà più nitida.

Serenity 92

 

Note dell'autrice: scusate la lunga attesa ma non sono proprio riuscita a postare prima, il carico degli impegni è notevolmente cresciuto. Spero comunque che il capitolo vi piaccia, soprattutto il continuo passaggio tra presente e passato, Elena sarà pronta ad affrontare la verità? Cercherò di essere più veloce per i prossimi capitoli. Kiss Kiss. 

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Capitolo 3
*** Live or die ***


Live or die


Serena camminava in tutta la sua bellezza angelica tre passi davanti a me. Alta circa un metro e settantacinque, taglia quarantadue, lunghi capelli mossi e due profondi occhi verdi; una vera e propria meraviglia della natura. Al suo passaggio gli sguardi degli uomini la seguivano, lasciando vagare la loro immaginazione sul suo corpo e lei si compiaceva per tutte queste attenzioni poichè peccava di vanità.
Di tutta risposta anche io non passavo inosservata, la mia sbadataggine era a dir poco comica.
I miei lunghi e setosi capelli castani, i miei occhi color nocciola tendenti al dorato non bastavano a celare le mie gaffe, agli occhi degli altri probabilmente sembravo una bella ragazza terribilmente goffa; lei invece era così sexy, il suo sguardo uccideva, lei rubava l'amore e non lo restituiva, ci giocava con dignità e esperienza poi lo accantonava come si fa con un libro dopo averlo letto.
Sembravo quasi insignificante accanto a lei, eppure tra noi non c'era mai stata invidia e rivalità, eravamo i due opposti di una medaglia, ma come è d'uso proverbiale: gli opposti si attraggono.
L'aereoporto era sovraffollato: gente in partenza, gente in arrivo, gente annoiata, gente di fretta, gente arrabbiata, gente impaziente della chiamata del volo, gente che fumava, gente che beveva il caffè, sempre la solita gente.
L'imbarco avvenne con rapidità, nel giro di un' ora eravamo già in viaggio verso la Virginia.
l'aereo era spazioso e confortevole, l'ansia di volare per la prima volta venne presto sostituita da uno stato di concitazione; lo stuart ci riservò un trattamento più gentile rispetto agli altri passeggeri scatenando le nostre risatine.
Per un attimo ci scordammo della ragione per cui ci trovavamo su quell'aereo, eravamo solo due semplici diciasettenni con una vita normale e soddisfacente.
Quando però i nostri piedi toccarono la terra ferma quell'illusione svanì, la nostra non era una vacanza di piacere bensì l'inizio di una nuova vita, ricca di aspettative ma colma di timori e incertezze dovute a quell'onere troppo importante da sopportare.
Avvertii per la prima volta la sensazione di un pericolo imminente, troppo vicino e inesorabilmente potente.
Il mio sesto senso preannunciava l'avvenuta di una catastrofe, una guerra invisibile agli occhi di tutta qesta gente, una guerra che se non fosse stata arginata presto o tardi avrebbe colpito ognuno di loro, il male inesorabilmente avrebbe lasciato il segno al suo passaggio e avrebbe dominato incontrastato. Noi non potevamo permettere che accadesse tutto ciò, noi dovevamo essere pronte a combattere, noi dovevamo essere pronte a rinunciare alla nostra vita per sconfiggere le forze oscure, noi non avevamo la possibilità di scegliere da che parte stare, il nostro destino era già stato scritto molti anni prima.
I miei occhi incontrarono proprio in quel momento uno sguardo che si distingueva tra gli altri, uno sguardo malvagio al di là di una delle colonne di marmo dell'areoporto.
Spaventata mi voltai per vedere se anche Serena avesse captato la forza di quello sguardo insistente ma la vidi intrattenersi con lo stuart, sempre la solita Serena pensai; mi rivoltai immediatamente in quella direzione ma quello sguardo famelico era svanito, perlustrai attentamente l'intero areoporto senza però alcun risultato.
Ero certa, non mi ero immaginata quegli occhi, non avevo alcuna idea di chi fosse ma presumibilmente non era un essere umano, tale forza seduttrice in uno sguardo non poteva appartenere ad un uomo qualunque, così simili agli occhi del mio aggressore notturno . Negli ultimi giorni mi ero documentata riguardo ai vampiri, ne sapevo abbastanza per imparare a temerli.
Il sole della Virginia baciava la nostra pelle illuminandola con i suoi raggi caldi mentre caricavamo le valige su un taxi.
<< E' la prima volta a Mystic Falls, da dove venite? >> chiese gentilmente il taxista osservandoci; << già noi siamo di Seattle >> rispose Serena con tono inibito, con lei nessuno poteva sentirsi spaesato,  ogni suo gesto trasmetteva sicurezza.
<< Vi piacerà, è una cittadina ricca di storia, anima del folclore americano >> disse lui con un mezzo sorriso. Dopo averlo pagato e aver scaricato le valige ci avviammo verso l'ingresso di quella che sarebbe divenuta la nostra nuova casa.
Giunte davanti al cancello del civico n°25 vidi un corvo enorme appollaiato sopra una quercia,  aveva un piumaggio nero ma luminoso, due profonde iridi gialle che mi terrorizzarono. Un urlo si perse nell'aria e Serena sobbalzò: << ma tu sei un' imbecille! Mi vuoi far venire un infarto, è solo un uccello >> mi disse cercando di scacciarlo ma, questo non si mosse e continuò a fissarmi dritto negli occhi, tutto ciò era davvero inquietante. << Oh vabbeh resta pure lì uccellaccio! >> la voce melodiosa di Serena mi ridestò dallo stato di trance in cui ero caduta, un ipnosi suscitata da quegli occhi gialli.
Finalmente varcammo la soglia della nuova dimora, lei aprì la porta dell'entrata e con tono scenico disse: << benvenuta nella mia umile dimora >>, risi alla sua espressione schernendola: << ma finiscila pseudo Lara Croft >>; un sorriso si accese guardando bene quel piccolo soggiorno, munito solo dello stretto necessario ma completamente nostro.
Diedi un' ultima occhiata al giardino prima di chiudermi la porta alle spalle; di quel corvo non vi era più alcuna traccia.
Tuttavia i brividi di paura non tardarono ad arrivare, forse stavo cadendo vittima delle manie di persecuzione. Mi convinsi che tutto ciò fosse solo suggestione dovuta alla giornata stressante appena trascorsa, dopotutto cosa poteva avere di tanto pericoloso un uccello... 
Io e Serena ordinammo la consegna a domicilio di due grandi hot dog iper calorici, poi guardammo un film demenziale stringendoci l'una con l'altra sotto la coperta a causa del freddo.
Intorno alle 23.00 mi rifugiai in camera, non appena aprii la porta una ventata d'aria gelida mi fece trasalire, la finestra era completamente spalancata ma in quella camera non era ancora entrato nessuno. Mi apprestai a chiudere quella finestra quando notai qualcosa di davvero insolito...
I lampioni che davano sulla via erano tutti accesi tranne quello più vicino alla nostra abitazione, non appena finii la mia considerazione questo si accese emanando una luce talmente forte che mi ritrovai costretta a chiudere gli occhi feriti da quel fascio di luce.
Mi svestii e indossai la mia camicia da notte rosso vermiglio, preparai il letto, impostai la sveglia per il giorno successivo, mi lavai i denti, legai i capelli in una coda di cavallo e infine mi infilai tra le coperte calde.
Il sonno tardava ad arrivare perchè la mia mente elaborava dati instancabilmente, l'indomani rappresentava per me un nuovo inizio; qui nessuno conosceva la mia storia, nessuno era a conoscenza dei recenti drammi che avevo vissuto, non avrei dovuto sopportare sguardi compassionevoli rivolti a me.
Qui potevo essere una persona nuova, potevo essere me stessa senza dovermi preoccupare dei giudizi degli altri, qui potevo finalmente rinascere.
Mentre mi abbandonavo al dormiveglia incominciai a temere la ricomparsa dei miei incubi, la paura di dormire mi assalì. I miei timori furono confermati, gli incubi penetrarono nel mio sonno tranquillo con una forza brutale solo dopo pochi minuti.


Mi trovavo in una stanza con il soffitto molto alto e ampie vetrate da cui si intravedeva un grosso lago, il sole ormai era tramontato dietro i monti e si poteva vedere solo una striscia rossa all'orizzonte; mi guardai attorno ispezionando ogni angolo della sala, sul fondo vi era una grossa porta in mogano, provai ad aprirla senza alcun successo, nella sala vi era un silenzio così profondo che si poteva udire persino lo scrosciare dell'acqua all'esterno, pioveva, pioveva... ma di colpo anche quel lieve rumore cessò.
Notai solo allora il mio abbigliamento inusuale: indossavo un lungo abito con uno spacco profondo sul lato sinistro, il corsetto blu delineava ogni singola curva del mio petto e i capelli erano raccolti in un'acconciatura elaborata che ne lasciava cadere sulle mie spalle solo alcune ciocche. L'immagine che il grande specchio mi rimandava era quella di una donna sublime, sensuale, desiderabile peccatrice ma al contempo angelica; il cigolio di una porta che si apriva però mi distrasse da quella visione beata.
Il grande portone si era finalmente aperto e una figura maschile si avvicinava a me con un'andatura lenta ed elegante, indossava un completo nero d'altri tempi, forse fine '800, aveva i capelli corvini e due splendidi occhi color del ghiaccio, gli occhi più belli che avessi mai visto. Quando era ormai a pochi centimetri di distanza si fermò e mi porse il suo braccio per farmi da accompagnatore verso la nuova sala da dove perveniva una musica soave; accettai l'invito dello sconosciuto che prontamente evitò di guardarmi negli occhi durante il tragitto.
Varcata la soglia mi invitò a ballare, fu così che danzammo per l'intero salone e dovetti ammettere che era un ballerino perfetto, volteggiava con una eleganza così innaturale per essere un umano. 
Improvvisamente però intrecciò il suo sguardo al mio e in quel momento riconobbi gli occhi famelici del mio aggressore notturno, sul suo viso così perfetto apparì il sorriso sghembro che tanto mi terrorizzava, quell'angelo che poco prima danzava era scomparso lasciando spazio al peggiore dei miei incubi.
<< Spero che tu abbia gradito questo ballo Elena >> disse lui serrando la presa sui miei polsi e godendosi la mia espressione impaurita.
 << Lasciami! >> gridai con tutto il fiato che avevo in corpo, lui si fece sempre più vicino e mi sfiorò con le labbra prima la spalla poi il collo << E' inutile gridare Elena, qui non ti sentirà nessuno >> disse con fare teatrale, << Chi sei e come fai a sapere il mio nome? >> chiesi cercando di mantenere invano il mio autocontrollo, << lo hai detto tu stessa chi sono io... il peggiore dei tuoi incubi >> disse spingendomi verso il muro più vicino.
<< Devo dire che non lasci spazio all'immaginazione con quell'abito >> poi le sue mani cominciarono a scivolare esperte sulla mia gamba scoperta dallo spacco, lentamente e sempre più su finchè giunse al bordo del mio intimo, mi ritrovai pietrificata e incapace di fermare quelle mani voraci e irrispettose; eppure provai un piacere quasi soffocante al suo tocco freddo sul mio corpo bollente, forse non riuscivo a fermarlo perchè non volevo davvero che la smettesse, era così eccitante... Fu lui a fermarsi prima di invadere la mia intimità: << non così infretta Elena, cosa dovrei pensare se ti concedessi a me così facilmente? >> disse volutamente con tono canzonatorio; socchiusi gli occhi in preda all'imbarazzo pensando a quanto fossi stata idiota; quando li riaprii lui era svanito ma una scritta rossa brillava sull'ampia vetrata "live or die, the choise is yours".


Mi risvegliai di colpo completamente sudata e non solo, mi voltai verso la finestra e la trovai aperta con Serena in uno pseudo stato ti trance appoggiata al davanzale: << Serena cosa ti succede? >> chiesi fissandola, << non lo so, ma...ma - disse balbettando - ho dovuto aprire la finestra Elena, mi avrebbe ucciso se non lo avessi fatto >> infine scoppiò in un pianto isterico << perdonami Ele >>, << ma chi ti ha detto di aprirla? >> tuonai, lei mi guardò negli occhi sconvolta: << lui! >> disse mostrandomi il braccio destro, sanguinava vistosamente << ha detto "vivere o morire, a voi la scelta", non so chi sia ma Ele io ho paura >>, la strinsi forte a me << anche io Sere ho paura, ma insieme ce la faremom ce la dobbiamo fare>>


Serenity 92

Note dell'autrice: questo doveva essere un capitolo di passaggio per passare alla storia vera e propria però durante la stesura l'ho trasformato, in origine la terribile notte passata dalle nostre protagoniste era l'introduzione al capitolo n°3, ma non ho resistito alla tentazione e soprattutto non volevo annoiarvi troppo con questo capitolo per lo più descrittivo.

Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate.
Ma ringrazio specialmente chi lascia una recensione, ebbene si le recensioni sono gradite e fanno piacere, se avete voglia perciò sarebbe bello che mi faceste sapere le vostre opinioni a riguardo e, perchè no, anche i vostri suggerimenti e le vostre critiche.


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Capitolo 4
*** Live or die (Pov. Damon) ***


Live or die (Pov. Damon)



Il volo da Seattle sarebbe atterrato da lì a poco e da quell'aereo sarebbero scese le uniche due ragioni che mi avevano costretto a tornare in questa dannata città; da quell'aereo sarebbero scese le due predestinate.
Le leggende tramandate nel mondo dei non morti parlavano chiaro:

"ad ogni eclissi solare rinasceranno le fenici sconfitte nel corpo di due essere mortali" e come se non bastasse: "Quando il sole nero si eclisserà le ali pure riporteranno l'ordine primordiale."

"Ci vuole ben altro per spaventare Damon Salvatore" pensai mentre finivo di bere il caffè preso al bar dell'areoporto, subito dopo una voce femminile spenta annunciò l'ultima chiamata per il volo Mystic Falls - New York.
Mentre passeggiavo avanti e indietro i passeggeri del volo entrarono nella sala, le avrei fiutate con facilità dato che gli angeli ancora inattivi rilasciavano nell'aria una franganza simile al muschio bianco, così invitante... inoltre il loro sangue era leggermente più caldo di quello umano di uno forse due gradi, una prelibatezza per le nostre papille gustative.

Le percepii all'istante, le vidi avvicinarsi al rullo delle valige; una bruna e una rossa, rimasi sorpreso poichè avevano davvero le sembianze di due angeli, inspiro volutamente più volte l'aria ora impregnata del loro odore e lascio che la fame si scateni in me, dover rinunciare a ciò che si desidera aumenta il desiderio frenetico della caccia.
Ad un certo punto la brunetta attraversò il mio sguardo, le sue iridi dentro le mie...
una scarica elettrica improvvisa attraversò quello sguardo e mi fece rabbrividere, non avevo mai provato un simile magnetismo per una persona. I suoi occhi erano magnifici: luminosi e profondi.
Mi nascosi  non appena lei si distrasse, continuando ad osservarla a fondo: i lunghi capelli castani le danzavano sulla schiena ed il corto vestitino a fiori metteva in risalto la forma perfetta del suo corpo.
La vidi turbata e pensierosa a causa di quello sguardo, era stata anche lei colpita probabilmente da quell'intensità inaspettata, il suo cuore dopo poco sembrò calmarsi e lei riprese lucidità sfoderando un sorriso divino all'amica, rimasi per un attimo incantato da quel sorriso dimenticandomi che era il sorriso del mio nemico eterno, il sorriso dell'ultimo ostacolo che intralciava il mio cammino, il sorriso di colei che con la morte mi avrebbe ridato Katherine...
l'unica ragione per cui potevo considerare vita a mia esistenza, l'unica che avevo amato, l'unica che mi aveva reso fragile.

Ero tornato per completare l'opera, quelle due ragazze erano gli ultimi due tasselli che mancavano per completare il puzzle, non avevo passato 145 anni ad uccidere angeli per conto degli "indicibili" per fallire proprio d'innanzi al traguardo. Ero riuscito ad anticipare ogni mossa di Klaus rimanendo nell'ombra, ero andato molto vicino a farmi scoprire più volte ma con una buona dose d'astuzia ero riuscito a salvarmi la pelle ma ora, anche l'originario era sulle tracce delle due fanciulle e ciò comportava una buona dose di rischio.
Dovevo calibrare al meglio ogni mia singola mossa, dovevo essere cauto e pazziente, dovevo aspettare il momento più propizio per iniziare la mia caccia mortale.

Gli angeli cherubini: Safyra, Corinne e Dawson sembravano ormai un ricordo lontano perchè annientarli era stato semplice grazie all'aiuto di Greta, le loro straordinarie abilità erano risultate innoque dopo che la mia dieta era stata  integrata con il sangue della strega e con il sangue degli spiriti della notte minori.

Ma ora non potevo più contare sull'aiuto della strega perchè Klaus l'aveva scoperta, lei mi era rimasta fedele fino alla fine e non fece il mio nome così Klaus brancolava ancora nel buio. Il comportamento di Greta era inconcepibile per una strega, queste infatti aiutano i vampiri solo in caso di necessità e non per amicizia ma bensì per paura, ma lei mi aveva aiutato per amore; un amore impossibile e non ricambiato ma, essendo un vampiro, avevo ben recitato la mia parte facendo per degli anni del sesso scadente, monotono e senza passione; ma questo era servito a salvarmi il "culo" perciò potevo considerarmi fortunato ad averla incontrata sul mio cammino.

Ma ora di fronte a me vi erano due creature leggendarie per la loro forza e per il loro smisurato potere, non potevo contare sull'aiuto di nessuno poichè non intendevo chiedere aiuto a Gayla, la figlia di Caleb ovvero il capo della setta degli indicibili per cui io stavo lavorando, era già abbastanza opprimente sopportare le sue continue visite di ispezione.
Questo era un compito che avrei portato a termine da solo, avrei trovato un modo per non coinvolgere esseri superbi come gli spiriti dannati.

Questi spiriti erano stati maledetti dagli angeli poichè in un tempo molto lontano avevano minato l'ordine supremo con i loro poteri distruttivi; perciò ora erano costretti a vivere in eterno senza usare i loro poteri poichè se essi venivano usati gli si ritorcevano contro. Erano inoltre costretti a sopravvivere tutti reclusi nello stesso posto da cui non potevano evadere se non quando la fase lunare era esattamente a metà del suo ciclo, non appena si scatenò l'inferno a Mystic Falls nel lontano 1864 essi liberarono dalla cripta i vampiri e li imprigionarono nella grotta in cui risiedevano, poco distante da Mstic falls. Cercarono di convincerli a collaborare ma non ebbero grandi risultati, solo Katherine si dimostrò felice di aiutarli dopo avergli raccontato la sua storia, ma loro temendo che l'unica loro speranza di salvezza fuggisse gli proposero uno scambio: la sua libertà in cambio della loro salvezza; fu allora che Gayla mi contattò in Europa, erano giorni bui in cui l'unico desiderio che mi perseguitava era il sangue, ero deciso ad entrare nelle schiere di Klaus, il quale sembrava desideroso di conoscermi più a fondo poichè vedeva una straoridnaria astuzia e scaltrezza in me.
Gayla mi raccontò cosa succedeva nella mia cittadina e mi convinse all'istante a prendere il comando di quella missione distruttiva; pochi anni dopo rimasi solo poichè quegli imbecilli dei miei tirapiedi si fecero ammazzare dagli angeli e dalle streghe uno dopo l'altro. Klaus non ebbe più notizie di me e decise di porre la sua attenzione sul mio fratellino che in quegli anni era un abile vampiro e decisamente uno squartatore di esseri innocenti perchè il sangue lo dominava e faceva di lui un vampiro pericoloso, sarebbe stato un compagno di viaggio più che adatto se solo non fosse stato un gran sentimentalone, infatti, presi la decisione di non coinvolgerlo quando lo vidi innamorarsi di Rebekah, sorella di Klaus, negli anni venti a Chicago.

Negli anni avevo affinato le mie tecniche e avevo incrementato i miei poteri, ora non potevo assolutamente fallire perchè sennò tutti i negoziamenti per la prossima rinnovata libertà di Katherine avrebbero perso ogni valore, lei sarebbe morta se io avessi fallito.
Risvegliai la mia mente dal torpore dei miei pensieri e seguii nell'ombra ogni loro movimento, freddo e calcolatore come un serial killer degno di rispetto; in quel momento sentivo la mia testa stranamente pesante, ma dopotutto era comprensibile, ultimamente nella mia testa vi albergavano troppi pensieri, troppe supposizioni e poche certezze, non avrei mai pensato che un vampiro potesse soffrire di emicrania.
Mi nascosi in un vicoletto quando le vidi salire sul taxi e usando la metamorfosi mi trasformai in un enorme corvo, dal piumaggio con i riflessi argentati, giunsi alla loro abitazione e mi appollaiai sul ramo di una quercia nel loro giardino e le osservai, la osservai...

Era una creatura angelica che spargeva nell'aria una luce confortevole, calda, salutare ma i suoi occhi erano a tratti spenti e offuscati come se qualche pensiero malvagio la attanagliasse.
Si accorse della mia presenza o perlomeno della presenza di un corvo che la osservava insistente, nuovamente ci trovammo iridi contro iridi; il suo urlo e l'intervento dell'amica spezzò quell'intrigante contatto visivo, resistetti con difficoltà all'impulso di ferire la rossa e solo quando entrò in casa volai via.

Planai in un giardino vasto riprendendo la mia forma umana, avrei portato a termine il mio compito ma senza fretta; avrei ucciso prima la rossa insignificante e solo in un secondo momento mi sarei occupato di lei, perchè quando avevo percepito la sua preoccupazione dentro di me si era scatenato un moto di ribellione somigliante alla compassione, che prontamente avevo represso.
"L'avrei uccisa dopo solo per divertirmi e giocare un po' con la mia preda" mi ripetevo in testa, autoconvincendomi che fosse la verità.
Ma stavolta non potevo agire completamente da solo, avevo bisogno almeno di una copertura, quale miglior copertura di quello stolto di mio fratello Stefan?
Entrai con facilità nella mia vecchia casa, non vi abitava un anima viva da più di un secolo, ormai era un'antica dimora di lusso in disuso invece un tempo era sempre gremita di persone che andavano e venivano: servitù, ospiti, feste, parenti...

Ricordo ancora quanto mia madre lavorasse duramente per mantenere il decoro dovuto ad una casata come quella dei Salvatore; mio padre era un uomo in vista, ammirato da tutti e appartenente al consiglio segreto della città che cercava di eliminare i vampiri da Mystic falls, fu proprio quando tornai in questa casa dopo la guerra che conobbi Katherine, una visione celeste per i miei occhi da giovane adulto abituato a vedere intorno a se solo morte e distruzione, mi innamorai all'istante del suo sorriso, del suo fascino e del suo carattere forte; l'amai così profondamente da accettare la sua vera natura e mi lasciai trasformare così che potessimo condividere insieme l'eternità, ma questo non fu possibile perchè lei era innamorata pure di Stefan il quale però impaurito decise di aiutare mio padre quando venne a sapere la verità riguardo la natura della fanciulla.

Salii al piano superiore ed entrai nella camera di Stefan, mi misi comodo aspettando che rientrasse dalla sua battuta di caccia, sempre che così si potesse chiamare; egli non tardò ad arrivare e quando si accorse della mia presenza ebbe una sorta di cedimento, non poteva credere che fossi tornato.
<< Ciao fratellino >> dissi con un sorriso diabolico,
<< Cosa ci fai qui Damon? >> mi chiese sconcertato, 
<< Sentivo la tua mancanza Stefan... >> dissi con una glaciale ironia,
<< Non sei più il benvenuto in questa casa >> disse inviperito avendo captatato il mio tono giocoso,
<< Oh adesso non fare l'arrabbiato, lo so che non ti ho spedito delle cartoline ma non pensavo te la prendessi così tanto >> dissi alzandomi dalla sedia e avvicinandomi a lui,
<< Non è divertente Damon, cosa vuoi? >> mi chiese nuovamente con un tono freddo.

<< Non potevo perdermi il tuo primo giorno di scuola. Hai cambiato pettinatura. Mi piace. >>
<< Sono passati 15 anni, Damon >> disse supplichevole,
<< Grazie al Cielo. Non sopportavo più gli anni ’90. Quell’orribile stile grunge? Non ti donava affatto. Ricordati, Stefan. Non farti trascinare dalle tendenze. >> poi ripresi,
<< Dimmi, quand’è stata l’ultima, volta che hai mangiato qualcosa di meglio di uno scoiattolo? >> 
<< Per te è tutto un gioco e un divertimento, Damon, eh? Ma ovunque tu vada, la gente muore. >> disse con enfasi in risposta alla mia domanda,
<< È un dato di fatto. >> risposi divertito, 
<< Non qui. Non te lo permetterò. >> 
<< La prendo come una sfida. >> dissi sorridendo,
 
<< Dopo tutti questi anni, non potremmo farla finita? >> disse lui ormai supplichevole,
<< Ti ho promesso un’eternità di sofferenze, mantengo la mia parola. >> dissi ponendo la fine alla discussione, cominciai a guardarmi intorno ed a ricordare quanti giorni avevo passato in questa camera con lui a giocare, ormai quei giorni sembravano lontani anni luce, irrecuperabili. 
<< Vieni a cena fuori con me Stefan? >> dissi ironico << ah scusa non ricordavo che tu hai già mangiato bambi, beh sarà per la prossima volta. >> esclamai, 
<< Vai al diavolo Damon! >>
esclamò e poi cercò di colpirmi, ma io ero più veloce e più forte, lo presi per la gola e lo lanciai contro il vetro della finestra, questo si ruppe e lui cadde perdendo per un attimo i sensi; quando si risvegliò sentenziai: << Ormai dovresti aver capito che non sei più forte di me, hai perso questa battaglia quando hai smesso di nutrirti di sangue umano, fossi in te io non ci riproverei potresti farmi arrabbiare! >>, così dicendo lo congedai lasciandolo immerso nelle sue paure più profonde.

Vagai per qualche ora in città, dopo essermi sazziato a dovere decisi di far visita ai miei dolci angioletti, mi trasformai e mi misi sul davanzale della ragazza bruna, decisi di indurla in un incubo grazie al potere di controllare le menti e nel frattempo indussi l'amica ad aprire la finestra ed invitarmi ad entrare; sfortunamente la mente della ragazza oppose una forte resistenza e mi rese il lavoro più difficile di quanto mi aspettassi; posi la mia totale concentrazione sulla rossa e questo fece si che l'amica si risvegliasse dall'incubo erotico in cui l'avevo indotta per puro compiacimento; era perciò venuto il momento di battere in ritirata ma non prima di aver ferito la rossa.
Le lasciai immerse nel terrore gustandomi il poco sangue dell'angelo che ero riuscito a prendere, era irresistibile per le creature come me.

Giunto a casa mi misi comodo sul divano del salone e mi lasciai cullare da un sonno leggero ripensando al volto della giovane terrorizzato e dal desiderio che scatenava nelle mie viscere; poco dopo mi addormentai senza accorgermi di essere osservato nell'ombra da un intruso, 
una presenza seccante che avrei dovuto affrontare nei giorni seguenti.


Serenity 92

 

Spazio dell'autrice: Ringrazio tutti coloro che seguono questa storia e anche chi la legge rimanendo in silenzio, se vi piace però mi piacerebbe saperlo perciò lasciate pure una recensione, non mordo lo giuro! 
Spero che vi sia piaciuto il capitolo dal punto di vista del nostro assassino preferito, alla prossima ma mi raccomando RECENSITE!
Ringrazio Fede che è la mia sostenitrice più accanita, ora per la sua felicità entriamo nel vivo della storia.
Avrete notato che sono apparsi ben due nuovi personaggi: Caleb e Gayla, teneteli ben presenti,  inoltre Damon sembra più che mai intenzionato a liberare Katherine per cui sembra ancora molto innamorato, non vi pare? e poi c'è sempre Klaus dietro alle quinte perciò nessuno può rilassarsi!

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Capitolo 5
*** The coverage ***


The coverage.

POV Elena.

"La vita è fatta di buie strade e tortuosi sentieri, se ci fosse luce su quelle strade e i sentieri fossero privi di tortuosità la vita sarebbe più facile,
ma mancherebbe il coraggio e il coraggio è vita... 
Se non esistesse il coraggio non ci sarebbe vita, quindi senza paura, bisogna saper attraversare la tenebrosità di quelle strade facendo attenzione a dove e a come mettiamo i piedi attraversando quei sentieri."


Serena era rintanata sotto le coperte, stringeva il cuscino tra le mani e lasciava chele sue lacrime le solcassero il viso; non ero riuscita a impedire gli eventi di poco prima perchè ero bloccata nei miei incubi e lei si era ritrovata sola, sola davanti a qualcosa di potente e malvagio.
Questa notte dormire era diventato un tabù, nè io nè lei avevamo il coraggio di chiudere gli occhi, c'era troppo da dire, troppe cose da affrontare... Ma in quella stanza c'era solo silenzio.


"C'è un silenzio del cielo prima del temporale,
delle foreste prima che si levi il vento,
del mare calmo della sera,
di quelli che si amano,
della nostra anima,
poi c'è un silenzio che chiede solo di essere ascoltato."


Chiusi il diario, era passata un'ora forse due, l'aria fresca della notte mi aveva tranquillizzata, alzai lo sguardo al cielo e una domanda silenziosa si formulò nella mia mente "Perchè dobbiamo affrontare tutto questo da sole? Avevi detto che mi saresti sempre stata vicino, invece mi hai abbandonata", lacrime dopo lacrime, singhiozzi dopo singhiozzi... ero sola in quell'oblio, in quel mondo che sembrava solo l'immagine sbiadita della mia vecchia vita. Tutto era cambiato ma si dice che la vita sia un ciclo perciò prima o poi tutto sarebbe tornato alla normalità, questa era l'unica speranza che mi spingeva a non scappare, mi spingeva ad affrontare il domani senza aggrapparmi al passato. 

POV Damon.

Fingevo di dormire da un po', la presenza di uno sconosciuto in casa non era passata inosservata, seguivo ogni suo movimento, percepivo la sua aurea, avevo sperato che se ne andasse, invece continuava a curiosare tra i miei oggetti personali e attendeva il mio risveglio, questa volta  non avrei potuto evitare il confronto.

<< Non ti hanno mai detto che è segno di maleducazione curiosare tra gli oggetti degli altri? >> dissi a voce alta alle sue spalle, l'intrusa si voltò nella mia direzione colta alla sprovvista,
<< Volevo saperne di più sul misterioso Damon Salvatore >> disse lei facendomi un timido sorriso, indossavo solo dei boxer neri attillati e leisembrò accorgersene,
<< Gayla se volevi sapere qualcosa bastava chiedere, anche se le tue visite somigliano più che altro ad una persecuzione >> dissi con tono volutamente irrisorio,
<< Per quanto sia intrigante spiarti Salvatore sei una persona molto criptica è difficile capire ciò che davvero pensi >> mi rispose Gayla con tono  infantile,
<< Potresti farmi arrabbiare un giorno di questi con la tua dannata ossessione per me >> dissi avvicinandomi sinuoso a lei che seguì con lo sguardo ogni mio movimento,
<< Damon sai qual'è il lato migliore di questa storia? - disse risoluta - tu puoi anche essere frustrato dalle mie intrusioni manon puoi torcermi un singolo capello >>, il suo tono era fastidiosamente canzonatorio,
<< Mi chiedo cosa ti rende così sicura di te? non sarebbe difficile per me spezzarti il collo in questo stesso istante, per quanto ne so io i tuoi poteri ultimamente sono pressochè inesistenti >> risposi avvicinando il mio viso al suo e bloccandola contro il muro,
<< Mio caro vampiro non penso che ti convenga contraddirmi, la tua Katherine potrebbe fare una brutta fine, basta una mia sola parola, te lo sei forse dimenticato? >> mi rispose appoggiando le sue mani sul mio petto nudo, facendole scorrere verso il mio collo e legandosi ad esso,
<< E se ti dicessi che non mi interessa, che l'unica cosa che mi preme è evitare che in fututo qualcuno sbirci tra i miei oggetti personali >> sussurrai alsuo orecchio mordendolo dolcemente,
<< Beh in questo caso le carte in tavola cambiano >> disse Gayla con tono sensuale,
Feci scorrere la mia mano destra lungo il suo vestito nero fino a sfiorare con delicatezza il suo interno coscia provocandole un gemito di piacere,
<< tu non sai resistermi >> dissi con voce calda mentre con la mano risalivo lentamente verso la sua intimità, premetti maggiormente il mio corpo sul suo mentre lei si irrigidiva sempre più tentando di mantenersi distaccata.
Scostai il bordo delle sue mutandine e feci scivolare il mio dito esperto al centro esatto del suo corpo, con l'altra mano le divaricai leggermente le gambe e prima con un dito, poi con due mi addentrai in profondità; il suo respiro era rotto dall'eccitazione, il suo corpo caldo era in affanno.
Mi divertii a provarle scariche di piacere attraverso un'andatura instabile,prima piano poi sempre più veloce senza darle tregua, il gioco l'ho conducevo io; feci scivolare a terra il suo abito lasciandola con addosso solo le mutandine, smisi per un attimo di muovere le dita dall'interno soffermandomi sul suo corpo, aveva i capezzoli turgidi, il seno sodo e i suoi occhi pregavano che non mi fermassi.
<< Vedrai che stanotte ti divertirai tesoro >> dissi prendendola per la vita per poi farla stendere sul letto, le sfilai anche l'ultimo indumento che indossava, lei cercava la mia bocca ma io le negavo quel contatto con malignità.
Presi il suo seno tra le mani poi successivamente ci giocai con la bocca disegnando il contorno dei suoi capezzoli con la lingua, i suoi nervi saldi fino a pochi minuti prima ora cedevano sotto il mio tocco, i suoi gemiti riempivano la stanza pregandomi di accontentarla.
Proseguii i miei giochetti ancora per un po', spostando la mia bocca sempre più giù rendendole ancora più difficile resistere, era in mio potere, completamente in balia dei suoi desideri.
<< Ti facevo più forte Gayla >> dissi con voce roca asciugandomi ai lati della bocca con un lembo del lenzuolo, 
<< Taci Salvatore, hai giocato sporco >> mi rispose lei a fatica, affannata di piacere,
<< Lo so, è una delle mie abilità >>,
<< Stronzo >> esclamò lei.
Mi liberai anche io dei boxer che ormai mi stringevano, era pur sempre una bellissima creatura e per di più completamente a mia disposizione, l'istinto prevalse sulla ragione; non ebbi molto riguardo nè delicatezza, si trattava di puro sesso, sesso senzasentimenti, un gioco, un bel gioco tra due creature immortali.
Entrai dentro di lei, era calda,incandescente, un urlo le si strozzò in gola mentre io sorridevo beato, cominciammo a muoverci all'uninsono prima lentamente in un ritmosempre in crescendo; era piacevole, appagante; aumentai il ritmo delle spinte mentre lei avvinghiava attorno al mio corpo le gambe, l'aria divenne sempre più densa, la sua presa sempre più salda e i nostri gemiti si intensificarono, infine quando ormai eravamo prossimi all'apice del piacere, accadde l'inspiegabile...
Stavo per seguirla nell'apice del piacere assoluto, forse secondo solo al bisogno del sangue, quando la mia mente formulò l'immagine di un sorriso umano, era il sorriso di Elena, puro, semplice, inviolato... la bellezza di quell'immagine mi deconcentrò e non riuscii a finire ciò che avevo iniziato con Gayla. Mi maledissi in un primo momento osservando lo sguardo sconcertato della creatura sotto il mio corpo, poi tornai indifferente perchè non mi interessava più di tanto quel che avevo interrotto.
<< Cosa è successo Damon? >> mi chiese lei dopo circa 10 minuti, quando ormai il suo corpo si era calmato, nel frattempo mi ero disteso accanto a lei madandole le spalle, 
<< Forse non sei poi così brava come sembri >> dissi con cattiveria, quello era il lato peggiore di me,quando mi chiudevo in me stesso diventava insostenibile la mia compagnia, mi alzai e indossai nuovamente i boxer mentre lei incassava il colpo,
<< Beh ora potresti anche andartene, hai avuto ciò che volevi puoi anche lasciarmi dormire adesso >> dissi sul ciglio della porta diretto verso il bagno, avevo bisogno di una doccia rigenerante, quell'imprevisto mi aveva spiazzato;
<< Stronzo! >> fu la secca risposta che ricevetti, voltandomi intravidi delle lacrime rigarle il volto mentre si rivestiva imbarazzata più che mai,
<< la prossima volta che hai intenzione di fare sesso con me, vieni preparata non è carino lasciare le cose a metà >> rincarai la dose, forse per sfizio di vederla per una volta stare male oppure semplicemente per sfogarmi,
<< Io non sono come le solite insignificanti umane che ti fai Damon, ricordatelo >> fu la secca risposta che mi diede, urlandomi contro ferita,
<< Ah si? e chi te lo dice? >> Gayla era un osso duro, ma l'avrei scalfitta in qualche modo;
<< Dovevo immaginarlo che non eri diverso dagli altri vampiri >> disse lei nuovamente ferita,
<< Già, dovevi immaginarlo >> così dicendo conclusi la discussione.

Sotto la doccia continuavo a ripensare a quell'immagine, il fermo immagine del sorriso di Elena stampato nella mia testa; lei era così bella, così pura, un angelo inviolabile, un essere unico. 
Mi ritrovai a chiedermi cosa stesse facendo: dormiva? Era ancora spaventata? Mi odiava?
La risposta all'ultima domanda era ovvia: mi odiava, mi odiava perchè la perseguitavo nei sogni,mi odiava perchè avevo ferito la sua amica dai capelli rossi, perchè eroiul suo acerrimo nemico.
Il resto della notte lo passai interrogandomi su quella fragile creatura, su quale triste destino incombesse su di lei, su quel dannato compito che dovevoportare a termine. Non riuscivo però a dispiacermene davvero perchè ad ogni azione corrisponde uno scopo, per Katherine ero l'unica speranza.
Intorno alle 7,00 am, sentii Stefan trafficare al piano inferiore, scesi le scale dopo aver indossato una t-shirt grigia e un paio di jeans neri attillati,
<< Ciao fratellino, stamane siamo mattinieri... >> dissi con tono falsamente euforico,
<< Dio Damon credevo che un fulmine a ciel sereno ti avesse carbonizzato ma purtroppo mi sbagliavo >> disse mio fratello ironico voltandosi per guardarmi corrucciato,
<< Ma come siamo simpatici stamattina, stai diventando grande fratellino, pensa un po' oggi è il tuo primo giorno di scuola dopo 150 anni >>, dissi agguantando un cornetto alla marmellata sul tavolo,
<< Chi era l'assatanata di questa notte? non siete stati per così dire molto silenziosi... >>,
<< Nessuna che abbia anche la più vaga importanza, perchè vuoi sapere i dettagli? Fratellino non ti credevo così perverso >>,
<< No per oggi passo, non vorrei vomitare >>
mi rispose lui indossando il giubbotto e gli occhiali da sole e avventurandosi verso l'uscita,
<< Ti verrò a prendere davanti all'uscita da buon fratellino maggiore >> dissi ironico,
<< Io salterei questa parte da soap opera >> mi rispose,
<< Si Stefan anche io vorrei evitare, ma intendo stabilire una tregua e avremo bisogno di contrattare >>,
<< Sempre che sia possibile una tregua con te Damon >> disse lui chiudendosi la porta alle spalle.

Ero riuscito ad ingannare Stefan, oggi mi sarei creato la mia copertura, non pensavo che sarebbe stato così semplice ma il vecchio Stefan furbo e scaltro sembrava più che un ricordo.
I giochi avevano dunque inizio, sarebbe stata la partita più emozionante, il match fondamentale, e io, Damon Salvatore, odiavo perdere.
Uscii di casa per fare realmente colazione, avevo bisogno di una preda sostanziosa, sarebbe stata una giornata difficile, in mezzo a tutti quei cuori pulsanti, quelle vene gremite di sangue, un'agonia...
Adocchiai un turista, lo uccisi senza scrupoli, cancellai le tracce e mi apprestai a fare visita alla cripta maledetta, Caleb era in attesa di notizie, non potevo tardare ulteriormente il confronto.

 
Serenity 92
   

Note dell'autrice: SALVEEEEE, era un po' di tempo che non scrivevo per impegni personali, ma sono tornata con un bel capitolino, forse un po'sadico ma abbastanza dinamico.
Non mi sono dilungata molto su Elena perchè sarà molto più presente nel prossimo capitolo, invece ho puntato l'accento sul rapporto non rapporto tra Gayla e Damon, beh lui non è stato affatto un gentil uomo, spudoratamente cattivo ma per adesso preferisco mantenere un Damon mascherato dietro la sua infallibilità, Gayla ne uscirà vendicativa da tutto questo?

Se volete, ma anche se non volete lasciate una recensione. Aggiornerò presto lo prometto!!! Un bacio.
Vi ho lasciato anche le immagini dei protagonisti così potrete leggere la storia immaginando i personaggi.
PRECISAZIONE: nella mia fan fiction dato che Elena è un angelo, Katherine non sarà la sua dopplenger da come potete vedere, infatti è BIONDAAAA (una bomba sexy).

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Capitolo 6
*** Strange boys ***


Strange boys.


POV Elena.

Dopo quella lunga notte infernale ci si mise anche la sveglia a rincarare la dose; suonò alle 7,00am, io e Serena ci scambiammo uno sguardo comprensivo; era il 14 Settembre ovvero il nostro primo giorno di scuola a Mystic Falls.
Ci alzammo malvolentieri, lei si propose per preparare la colazione io, invece, feci una doccia fredda per risvegliare le mie sinapsi celebrali, sotto il flusso dell'acqua mi sentii subito meglio, i nervi reagirono alla bassa temperatura dell'acqua facendo apparire sul mio corpo la pelle d'oca; la doccia fredda al mattino era una vecchia abitudine, ricordo che persino il primo giorno delle scuole elementari avevo fatto tardi perchè mi ero beata sotto la doccia; sorrisi a quel ricordo...


FLASHBACK

6 anni.
<< Elena è mai possibile che tu debba sempre fare tardi, più cresci più sei simile a tuo padre per la miseria >> gridava mia madre dalla porta semi chiusa della mia cameretta, mi aveva comprato il giorno prima un completino nuovo e lo stava sistemando nel letto mentre io mi beavo a giocare con le bambole nella vasca da bagno.
<< Mamma ma se poi i nuovi compagni mi dicono che puzzo? >> dissi io con i miei grandi occhioni lucidi,
<< Se te lo diranno amore vorrà dire che sono invidiosi di te >> disse lei sorridendomi,
<< ma io voglio essere bella come quella bambina dai capelli rossi >> dissi timida, cercando la sua comprensione,
<< Elena tu sei già bellissima, la più bella per me >> così dicendo mi convincse ad uscire da quel mio regno personale.

11 anni.
<< Elena sono già le 7,45 e come al solito siamo in ritardo, Serena e sua mamma ti stanno aspettando già da dieci minuti, pensi di averne ancora per molto? >>
<< Ma mamma sta succedendo qualcosa di strano, vieni a vedere >>
dissi con tono preoccupato, lei entrò nella stanza e avvicinandosi per vedere cosa succedeva ad un certo punto sorrise e mi prese la testa tra le mani,
<< Amore mio non preoccuparti, sei solo diventata donna, è normale >> disse porgendomi il mio primo assorbente, una conquista per me,
<< Oddio e se mi macchio a scuola, che figuraccia non voglio neanche pensarci >> dissi sistemando sulle mutandine rosa l'assorbente,
<< Ecco non pensarci perchè non accadrà >> fu la sua risposta.
Naturalmente quella mattina feci bene a pensare male... 

14anni.
<< Elena la colazione è pronta! >> esclamò mia madre, aveva preparato tutto con cura per il mio primo giorno di liceo,
<< arrivo mamma, vado a farmi la doccia >>
<< e quando mai... >>
mi rispose divertita,
<< Lo sai che è un abitudine, non contestare sempre >> dissi ad alta voce così che sentisse,
<< Vorrei proprio vedere cosa faresti se non comprassi più lo shampoo >> disse lei ironica,
<< Sarei capace di uccidere! >> fu la mia risposta, anche essa ironica.

L'anno precedente.
<< Ti vuoi muovere Elena >> la voce di Serena squillava dalla stanza accanto,
<< Ma è mai possibile che tu appari in casa mia anche alle 7.00 del mattino? >> chiesi indispettita,
<< Oh se ti scoccia ci vado io a scuola con Zach, sai il tuo nuovo fidanzato spudoratamente bello >> disse lei provocatoria,
<< Giù le mani, sto arrivando >>, quel giorno presi una maledettissima bronchite perchè Serena non mi diede il tempo di asciugarmi i capelli ma ci guadagniai le cure amorevoli di Zach per un'intera settimana.

....
Un ragazzo moro sotto la doccia, ma non lo riconoscevo, tendeva ogni suo muscolo sotto sforzo; aveva assolutamente il fisico più bello che avessi mai visto, ad occhi chiusi sembrava immerso nei meandri dei suoi pensieri, concentrato su qualcosa che a me risultava invisibile, un pensiero profondo a cui non mi era consentito l'accesso.
Tutto d'un tratto aprì gli occhi come risvegliatosi da un sonno profondo, credetti di morire...
I suoi occhi erano la miscela perfetta tra l'azzuro del cielo sereno ed il blu del mare profondo; due lapislazzoli che brillavano al posto di due banali iridi blu, erano così profondi che credetti per un attimo di caderci dentro; sbalordita da tanta intensità mi aggrappai al muro, lentamente mi accasciai svuotata da cotanta bellezza. Lo definii in un primo momento un miraggio che stava però assumendo dei tratti famigliari...
Un ombra sempre più vicina, una presenza inquietante, la figura di un uomo, due sottili occhi rossi incandescenti... Lo stesso taglio degli occhi...
La  mia pelle fu percossa da brividi di paura, ma non potevano essere gli stessi occhi, non potevano appartenere alla stessa persona pensai razionalmente, il mio incubo aveva due sottili occhi rossi, ma quel ragazzo sconosciuto che mi ero immaginata nella mia testa e che probabilmente manco esisteva non incuteva alcun timore, mi era parso quasi in difficoltà.


Indossai un paio di pantaloncini verdi, una semplice canotta bianca e le mie fedeli converse bianche, ormai letteralmente sgualcite, mentre mi davo un velo di trucco e mi controllavo per un'ultima volta allo specchio mi convinsi che le mie erano solo allucinazioni dovute allo stress accumulato nell'ultimo periodo.
Scesi le scale  e giunta in cucina mi sedetti di fronte a Serena che si stava abbuffando, il mio stomaco al contrario era chiuso a causa del nervosismo:
<< Come al solito ci hai messo una vita >> mi rimbeccò lei,
<< Le vecchie abitudini sono dure a morire >> risposi con un mezzo sorriso,
<< Non hai fame? >> mi chiese lei,
<< Non molta a dire la verità, come ti senti? il braccio ti fa ancora male? >> chiesi titubante,
<< Mi sento in forma davvero e come puoi vedere il braccio è come nuovo >>,
<< i tuoi repentini cambi di umore mi destabilizzano >>
dissi sconcertata,
<< Lo so, ma ti chiedo un favore enorme: almeno per oggi potremmo non parlarne? Non voglio saperne nulla di streghe, vampiri, angeli e mostri di qualunque genere; è troppo chiedere di poter vivere un giorno da ragazza normale? >> disse con aria combattiva,
<< Non è non parlandone che i problemi si risolvono ma sono assolutamente d'accordo con te, abbiamo davvero bisogno di un po'di normalità >> replicai decisa,
<< Allora buon primo giorno da liceale di Mystic Falls >> disse lei facendomi un enorme sorriso, lei era una di quelle persone capaci di farmi dimenticare ogni sorta di problema, era un vulcano in eruzione, irrefrenabile e sicura di se, un appoggio indispensabile per me.

La scuola distava solo due isolati ed il cortile era gremito di gente, ognuno di loro si conosceva con l'altro probabilmente dalla nascita, tipico nelle piccole cittadine, la realtà di una grande città come Seattle era molto diversa, per cui essere la novità di paese non è che mi entusiasmasse più di tanto, avrei dovuto sopportare migliaia di domande e ciò che più mi spaventava era dover sopportare i giudizi di sconosciuti, almeno finche non si fossero calmate le acque.
Varcammo la soglia dirigendoci verso "l'ufficio informazioni alunni" per autenticare la nostra iscrizione; davanti a noi c'era un ragazzo che sussurrava qualche cosa che non riuscii ad udire ad una signora al di là della scrivania, ad un tratto l'impiegata fece un enorme sorriso e disse a voce udibile: 
<>,
<< Ne sono certo >>
rispose lui con tono suadente.
Quando si voltò sentii il pavimento tremare sotto i piedi, era di una bellezza sconcertante: alto e muscoloso, occhi verdi smeraldo, capelli biondo cenere e una bocca rosata piegata in un sorriso smagliante. Per la prima volta vidi anche Serena impallidire e imbarazzarsi davanti ad un ragazzo.
<< Scusatemi ragazze ma dovrei passare >> disse con dolcezza e la sua voce risuonò una calda melodia per le mie orecchie, non ci eravamo accorte fino a quel momento che stavamo bloccando l'entrata all'ufficio, la mia amica si spostò per farlo passare, io ancora sconcertata non riuscii a muovere un solo passo; lui si risistemò i Ray ban sugli occhi e si dileguò.
Quando voltò l'angolo del corridoio riprese il controllo sulla parola: << Mamma mia che fondo schiena il ragazzo >>,
<< Ma smettila che anche tu sei diventata color porpora >> la canzonai dandole un colpetto sulla spalla,
<< Ma ti pare Elena? Figurati se mi imbarazzo per un sedere da cinema! >> ridacchiammo fino a che giungemmo in classe.

Il professor Tanner, l'insegnante di storia, arrivò poco dopo e dopo essersi seduto fece l'appello:
<< Allison, Bennet, ... Diggory, Donovan, Forbes, Gilbert, una new entry - mi fece un sorriso intimidatorio - Granger, Lockwood, ..., Parker e Salvatore, anche voi siete nuovi nel mio corso >> disse e poi indicò gli ultimi nomi dell'elenco; mentre gli occhi dell'intero reparto femminile corsero fino all'ultima fila, lì dove si trovava il ragazzo Salvatore.
Non avevo parole per desciverlo, sembrava un magnete poichè attirava l'attenzione pur senza far nulla, persino meglio di Serena che si considerava una maestra nell'arte dell'esibizionismo, anche lei non riusciva a togliergli gli occhi di dosso e lui sembrò accorgersi del suo sguardo insistente anche se non lo fece notare.


POV Serena.

Avevo bisogno di zucchero, una bustina o forse due all'istante, era assurdo, non poteva esistere essere umano su questa terra così perfetto, invece esisteva ed era proprio davanti ai miei occhi.
Non riuscivo a non guardarlo, la sua espressione dura, impenetrabile, quasi insofferente alla situazione di disagio che stava proliferando all'interno di quelle quattro mura; i suoi occhi solo una volta vagarono per la classe con circospezione, solo una volta si erano posati nei miei e scorsi un tenue sorriso increspare quelle labbra perfette.
"okkei ricorda benissimo la figuraccia di pochi minuti fa" dissi nella mia testa piegando la testa sul foglio.
<< Ora ragazzi mostreremo ai nuovi arrivati come funziona nelle mie ore, separate i banchi, sopra voglio vedere solo un foglio e una penna, test di ingresso valutato, forza muovetevi >> disse il professore.
L'ora passò lentamente, i minuti sembravano interminabili; quando suonò la campanella tirai un sospiro di sollievo, quel test era davvero difficile ed era una fortuna se ero riuscita a raccimolare una C.
Incrociai lo sguardo sconfitto di Elena e con fare strafottente mi avvicinai al professore quando ormai la classe era semi vuota:
<< Mi scusi vorrei chiederle, sempre che per lei non sia un problema, se potesse riprendere la parte del programma sulle guerre civili, sa noi a Seattle seguivamo altri corsi e siamo più indietro rispetto alla sua classe con la preparazione >> calibrai il tono, un misto tra gentilezza e provocazione, mi aggiustai la mini gonna con fare malizioso,
<< Signorina Parker credo che non ci saranno grandi problemi, sfrutteremo l'occasione per fare un ripasso generale, che a questa mandria di zoticoni servirebbe molto >> disse l'insegnante prima di uscire dalla classe; Elena mi fece l'occhiolino come segno di approvazione:
<< Ottieni sempre quello che vuoi >> disse  lei,
<< Sempre >> risposi con enfasi; cercai con lo sguardo il ragazzo nuovo ma era sparito, ormai nell'aula erano rimaste poche persone così presi sottobraccio Elena e la trascinai in sala mensa.

Quando giungemmo nella vasta aula della mensa notammo che al centro esatto era appeso un grande striscione "Sabato 28 Settembre, The party of Eclipse", davanti ad esso si affollava un sacco di gente che discuteva sulle modalità di partecipazione; dopo la coda al self-service ci sedemmo ad un tavolo piuttosto appartato, guardai Elena che era persa nei suoi pensieri:
<< A cosa pensi dolcezza? >> chiesi con fare innocente,
<< Mi è successa una cosa strana stamattina >> fu la sua risposta, come temevo... una giornata normale non avevo il diritto di passarla a quanto pare,
<< Non voglio saperne niente, te l'ho chiesto come favore stamattina, non costringermi a cucirti la bocca >> replicai con tono scherzoso,
<< Tranquilla non avevo intenzione di raccontarti nulla, è una sciocchezza >>,
<< Tanto meglio... Sai dovrò trovarmi un accompagnatore in questa insulsa cittadina per la festa >>
dissi cambiando discorso,
<< Beh se non trovi niente di meglio puoi sempre chiederlo al Sig.Tanner, sarebbe felice di accompagnarti, magari nel tragitto ripassate le vecchie tradizioni americane >> rispose Elena con un evidente tono ironico,
<< Speravo di poter trovare di meglio, tenterò l'animo impenetrabile del Salvatore >>, dissi facendo un cenno impercettibile al tavolo in cui era seduto il ragazzo completamente solo,
<< Allora tanti auguri! >> disse lei soffermandosi a fissarlo, << sembra un tipo che non ama la compagnia >> riprese infine,
<< Mai dire mai nella vita Elena, quante volte dovrò ripetertelo >> lei sbuffò, << tu hai già addocchiato qualcuno? >>,
<< Serena ti sembrerà strano ma trovarmi un accompagnatore per una festa inutile di paese non è la mia priorità >>
rispose lei con un espressione indecifrabile,
<< Adesso non puoi evitare per ciò che è successo tutte le feste Elena, hai bisogno anche tu di svagarti una volta ogni tanto, non è stata colpa tua, è stata una tragica fatalità e tu vittima di quest'ultima, i tuoi sensi di colpa sono comprensibili ma non hanno ragione di esistere >> dissi con tranquillità,
<< Vai al diavolo Serena, tu non sai come mi sento io, tu non lo puoi neanche immaginare; se tu in questo momento chiami a casa, la voce di tua madre risuonerà dall'altra parte della cornetta, se chiamo io a Seattle dall'altra parte della cornetta potrebbe al massimo rispondere mia zia o ancor peggio nessuno >> si alzò e lasciò la stanza inviperita.
"Mannaggia a te Serena, sei la solita superficiale" pensai tra me e me, l'ultima cosa che avrei voluto era ferire Elena, il mio cuore premeva perchè io la raggiungessi ma la ragione prevalse, conoscevo la mia amica da undici anni e sapevo che finchè non sbolliva la rabbia era impossibile parlarci, tanto meno chiarirci.

Mentre facevo a botte con me stessa mi si avvicinarono due ragazze, una brunetta dalla pelle color della'ambra e una bionda slanciata con la pelle molto chiara:
<< Piacere io sono Bonnie Bennet  e lei è Caroline Forbes >> disse la prima,
<< Piacere io sono Serena >> dissi distratta,
<< Tu e l'altra ragazza, quella che è appena uscita, siete nuove di Mystic Falls >> riprese Bonnie,
<< A quanto pare... >> dissi sforzandomi di essere il più gentile possibile, quando mi innervosivo non ero assolutamente simpatica ma le due ragazze non ne potevano niente,
<< Beh qualsiasi cosa voi abbiate bisogno potete rivolgervi a noi, se vi serve qualunque cosa a noi farebbe molto piacere esservi d'aiuto, siamo consapevoli che per voi non deve essere affatto facile >> rispose Bonnie facendo finta di non notare la mia risposta stizzita,
<< Bonnie è molto efficiente in materia di studio e anche se vuoi parlare di costellazioni, astrologia e buffonate varie, mentre io sono il fulcro della vita sociale a Mystic Falls >> disse subito dopo la bionda, Caroline,
<< mmmmh >> mugugnai in risposta,
<< Sono capo del consiglio studentesco, per qualsiasi informazione rivolgiti pure a me, se sei interessata ci sono due posti liberi anche tra le cheerlaeder >>,
<< Grazie Caroline, ti farò sapere se mi interessa e grazie anche a te Bonnie, siete state molto gentili ma ora devo andare, a presto >> le congedai, non riuscii però ad evitare di sentire il commento sarcastico di Caroline: << ma che simpatia >>, Bonnie non mancò di rimbeccarla: << finiscila Caroline, è normale che si trovino in difficoltà >>, stimai fin da subito la brunetta, era il genere di persona che avrebbe legato facilmente con Elena: giusta, generosa, altruista, forte, e coscienziosa... due goccie d'acqua.
Passai nuovamente davanti allo striscione della festa, l'eclissi era vicina e i nostri poteri si sarebbero risvegliati, un misto di paura ed entusiasmo si impossessò di me; si stava avvicinando a grandi falcate il momento della svolta, ora non si poteva più tornare indietro.
Voltandomi un'ultima volta verso il salone incrociai lo sguardo del bel Salvatore, mi fissava da lontano con uno sguardo strano quasi come se desiderasse qualcosa, mi incuteva timore quello sguardo, era così strano, così inumano.


POV Stefan.

Ero seduto ad un tavolo abbastanza isolato, vicino alle ampie vetrate che si aprivano al vasto cortile, l'aria era satura di sangue umano, ma non ne avvertivo un gran bisogno, certo il desiderio di addentare quelle giugolari gremite di sangue c'era, ma riuscivo a sopportarlo con difficoltà, ma ci riuscivo.
Il desiderio si amplificò come era successo già ben due volte in quella mattinata quando quel vulcano dai capelli rossi entrò nella stanza, aveva un odore che ricordava il profumo dei gelsomini, forse il migliore odore umano che avessi mai avuto l'occasione di percepire. 
Ero un vampiro vegetariano, mi cibavo di sangue animale ed ero molto più debole dei vampiri ordinari, ma sarebbe bastato un solo dito per spezzare la vita a ogni singolo individuo dentro quella stanza.
L'odore di quelll'umana era fortemente tentatore, sembrava adirittura un odore inumano, la osservai a fondo per cercare di capire se in lei ci fosse qualcosa di più, non captai nulla perciò mi rassegnai, era una semplice umana, un'umana a cui sarei dovuto rimanere distante per la sua incolumità.
Avevo avuto la fortuna/sfortuna di percepire ogni singolo dettaglio della discussione con l'amica, avevo percepito il dolore e la delusione nei suoi occhi e infine la paura che le avevo provocato quando mi aveva visto fissarla insistente.
Avevo inoltre intuito la sua intenzione di chiedermi di portarla alla festa, potevo fidarmi della mia volontà di non uccidere? la risposta era no, non potevo sentirmi sicuro, non potevo rischiare di mettere a repentaglio la sua vita per un capriccio.

Guardai l'ora, avevo ancora due ore di lezione e poi sarei tornato all'aria aperta, lì dove era tutto più facile, dove per un attimo potevo non pensare a quel bisogno frenetico che mi attanagliava ogni singolo istante della mia esistenza.

POV Damon.


Ero finalmente giunto alla cripta, vicino alle vecchie rovine della chiesa, lì albergavano gli Indicibili, capitanati da Caleb, uno spirito molto antico e superbamente malvagio. Entrai all'interno della cripta protetta da un antico incantesimo pronunciato dalla capostpite delle streghe di Salem e dall'angelo supremo Shiva, era quell'incantesimo che teneva incatenati questi esseri malvagi, era quell'incantesimo che avevo l'ordine di distruggere.
Caleb mi ricevette subito, egli si trovava nell'unico angolo illuminato della grande sala sotterranea, al suo fianco vi era Gayla che evitava accuratamente di guardarmi in faccia, sua figlia era l'unica che poteva uscire da quella cripta perchè era il frutto di una relazione tra suo padre e una strega morta da secoli, lei poteva vagare nel mondo reale grazie al suo essere ibrida, ma non possedeva più alcun potere e solo con la fine dell'incantesimo li avrebbe recuperati.
<< Qual buon vento Damon, spero che tu sia giunto qui con ottime notizie >> disse con tono austero Caleb,
<< Dipende dalla tua concezione di buone notizie Caleb >> dissi sfoderando un sorriso sghembro,
<< Suvvia anche la mia pazienza ha un limite Salvatore, sarebbe saggio da parte tua non oltrepassare quel limite>> replicò lui spazzientito,
<< Ho identificato i due angeli, ma è sorto un problema >> dissi infine seriamente,
<< Che genere di problema? >>,
<< Non sono ancora padroni dei loro poteri, il che li rende pressochè inutili >>,
<< Li dovranno acquistare prima o poi no? >>
disse lui incominciando a innervosirsi,
<< Su questo non vi è ombra di dubbio, ma non è così semplice per un vampiro avvicinare due angeli, non sono certo stupidi, captano il pericolo quando si avvicina, talvolta lo prevedono anche >> cercai di spiegare con tranquillità,
<< Ti credevo un vampiro pieno di risorse Salvatore, pieno di inventiva ma forse mi sono sbagliato >> disse lui frustrato dal mio atteggiamento,
<< forse potrei ritrovare l'ispirazione, se tu mi facessi parlare con katherine potrei rinvigorire il mio animo malvagio >> dissi con tono falsamente innocente,
<< Assolutamente no, non se ne parla proprio >> intervenne gayla nella discussione, io e Caleb ci voltammo verso di lei ma fui io a parlare,
<< Noto una punta di gelosia nella tua voce milady >> la punzecchiai,
<< Gelosa di te Damon e perchè mai dovrei esserlo? Non mi importa niente di te e della tua stupida ragazza >> esclamò inviperita cominciando a fare avanti e indietro per la stanza,
<< Non dicevi così ieri sera Gayla, anzi mi supplicavi... >> risposi divertito alle sue puntualizzazioni ipocrite,
<< Vai all'inferno Damon >> fu la sua secca risposta,
<< E' la seconda volta in dodici ore che mi mandi all'inferno comincio a pensare che ti interesso davvero >> la ridicolizzai nuovamente,
<< Ragazzi non mi sembra il momento di interpretare una commedia d'amore >> disse Caleb riprendendo le redini della conversazione,
<< Vabbeh con il tuo permesso mi assento padre >> disse Gayla, lui fece un cenno di assenso e lei sparì,
<< Perdona mia figlia, sa essere invadente alle volte >> disse lui in tono apologedico,
<< Me ne sono accorto >> risposi << Per quanto riguarda la mia richiesta? >> chiesi dopo un attimo di silenzio,
<< Temo di non poter accontentarti Damon, non rientra negli accordi, la libertà di Katherine dipende da te >> disse incrociando le braccia,
<< Non ti ho chiesto niente di esorbitante, solo di poter vederla e accertarmi che i miei sforzi non sono vani >>,
<< Ti ho dato la mia parola Damon, starà bene la tua amata >>
disse con tono convincente,
<< Valuterò cosa posso fare riguardo ai due angeli >> dissi senza farmi abbindolare,
<< E io valuterò la tua richiesta >> disse lui << portami notizie il prima possibile >> e così mi congedò.

Di nuovo all'aria aperta, il vento fresco pomeridiano mi rinvigoriva, ero sazio al momento per cui potevo permettermi di sostare al liceo di Mystic Falls,  giunto all'entrata parcheggiai il Jaguar e mi appoggiai sul lato passeggero attendendo l'uscita di Stefan, attesi dieci minuti e poi una massa studentesca si riversò nel cortile e sulla strada, notai subito mio fratello che camminava in mia direzione isolato dagli altri.
<< Come ci si sente a tornare al liceo Stefan? >> chiesi sorridendo,
<< Meglio che a condividere la stessa dimora con te >> mi sbeffeggiò,
<< Stefan comincio a non tollerare il tuo sarcasmo >> lo avvertii,
<< Ma pensa, sono cento anni forse più che io non sopporto il tuo >> disse lui sorridendo,
<< Siamo molto più simili di quello che pensi fratello >>,
<< Ah io non credo, quanti ne hai uccisi oggi? quante persone sono morte a causa del tuo insano modo di divertirti? >>,
<< è natura Stefan, il ciclo della vita, io sono il predatore e loro sono le prede, se vuoi farti una cultura puoi benissimo guardare il Re leone >>,
<< Cosa volevi chiedermi Damon a proposito di una tregua? >>

Non riuscii a rispondere perchè le pedine della mia scacchiera si stavano avvicinando, dirette verso di noi, la rossa camminava due o tre passi davanti alla bella brunetta, incrociai le braccia e sbuffai, questa proprio non ci voleva.

POV Elena.

Durante l'ultima ora di lezione avevo chiarito con Serena, si era scusata almeno un milione di volte e aveva fatto la faccia da cucciola, non ero riuscita a resisterle, tutto era tornato alla normalità, sempre se io avevo il diritto di pronunciare quella parola; era persino riuscita a convincermi nella sua missione suicida, braccare Stefan Salvatore.
All'uscita a passo deciso lei si era incamminata in sua direzione e io a malincuore la seguii, temevo in una sua disfatta sinceramente.
Stefan stava parlando con un ragazzo più grande, probabilmente sui venticinque anni, che indossava degli occhiali scuri, un giubbotto di pelle aderente e dei jeans neri attillati; aveva i capelli corvini, era alto e muscoloso, così simile al ragazzo della mia visione...
Ormai li avevamo raggiunti e avevamo destato la loro curiosità, il ragazzo misterioso incrociò le braccia e sbuffò, un chiaro segno negativo che non mi sfuggì, probabilmente era abituato alla folla di ragazzine che li pedinavano ma come dare loro torto, erano perfetti, belli come due divinità greche. Il misterioso giovane se ne stava appoggiato ad una macchina sportiva molto costosa che non riconobbi, belli e anche ricchi, qualsiasi star del cinema ci sarebbe convolata immediatamente a nozze.
Stavamo superando il limite tra la decenza e il ridicolo, nella mia testa sperai che Serena si muovesse a inventarsi qualcosa perchè sennò sarei sprofondata sei-sette metri sotto terra.
<< Ciao Stefan giusto? Io sono Serena >> disse la mia amica trovando il coraggio di parlargli,
<< Piacere, lui è Damon >> rispose lui meccanico, non era un buon inizio,
<< Piacere >> disse lei senza dargli troppa importanza << mi mi ha detto Tyler Lockwood di chiederti se per caso hai intenzione di proporti alle selezioni per la squadra di football, ti ha visto oggi in palestra e pensa che tu non sia niente male >> riprese a parlare con Stefan,
Nel frattempo io non riuscivo a togliere gli occhi di dosso a quel ragazzo, era ammaliante anche con quel modo di fare che traboccava di indifferenza anzi scontrosità, lui voltò di poco la testa osservandomi da dietro le lenti scure e potei giurare di aver visto una smorfia annoiata sul suo volto.
<< A Stefan non piace praticare sport, è un gran pigrone >> disse quel ragazzo dall'aria arcigna senza neanche guardare Serena ma tenendo lo sguardo rivolto a me. Ero propabilmente della tonalità più accesa del rosso porpora a causa dell'imbarazzo, il cuore cominciò a palpitare sempre più velocemente, non riuscivo a frenarlo era partito per la sua corsa,
<< Beh se è così allora perdonami >> disse Serena delusa,
<< Non hai niente di cui scusarti, mio fratello certe volte fa allusioni fuori luogo >>,
<< Stefan non negare che preferisci dei gran cenoni a base di coniglio che il contatto fisico/sportivo >>,
<< Damon oggi superi te stesso in quanto ad ironia, comunque si mi proporrò per le selezioni >>
disse Stefan rivolgendosi nuovamente a Serena,
<< Ottimo, allora ci vediamo domani a scuola >> terminò lei.
Stefan fece per salire in macchina quando Damon parlò nuovamente, questa volta si voltò verso la mia migliore amica:
<< Se fossi in te non lo frequenterei, è noioso da morire >> poi rise, era il sorriso più bello che avessi mai visto, neanche paragonabile a quello di Stefan, se era possibile divenni ancora più imbarazzata e per la prima volta abbassai lo sguardo, ma cosa mi prendeva? Non mi ero mai trovata così tanto a disagio.
<< E questo grazioso polipetto che ti porti a presso ha un nome? >>  disse lui, pregai che non si stesse rivolgendo a me, sarebbe stato davvero insolente, pregai invano perchè la frase era proprio indirizzata a me; presi coraggio poichè non tolleravo che si facesse ironia sopratuttto se offensiva su di me,
<< Mi chiamo Elena e preferirei essere chiamata con il mio nome piuttosto che con epiteti stupidi >>,
<< Perdonami se ti ho offesa polipetto >>
, era davvero irritante, disgustoso, offensivo...
<< Sei sordo forse? >> lo rimbeccai,
<< No Elena, io ci sento benissimo... >> calò un silenzio strano, troppo denso, eccitante...
<< Beh è stato un piacere ma ora noi ce ne andiamo >> fece il giro dell'automobile e togliendosi gli occhiali da sole, appena prima di salire in auto disse: << Arrivederci polipetto >>.

Non risposi, non ero più capace a parlare, avevo perso quel dono... i suoi occhi...
Era lui il ragazzo della visione, quegli occhi li avrei riconosciuti in mezzo a mille, stavo sragionando cercando di capire chi fosse quel ragazzo, quel ragazzo che avevo visto prima di conoscere, quel ragazzo che non so il perchè ma aveva avuto il potere di accelerarmi il battito cardiaco.
Non si trattava di una questione superficiale, non era successo ciò solo perchè era dannatamente bello ma perchè aveva una voce, un modo di atteggiarsi così strano, così innaturale, così strano che aveva mandato in agonia la mia parte razionale e aveva risvegliato l'Elena irrazionale, quella che non si curava delle conseguenze, quella che agiva secondo l'istinto.

Passai l'intera giornata a pensare a lui, lui così diverso da tutti gli altri, lui così famigliare, lui così terrificante sotto certi aspetti...
Serena era presa dalle sue tattiche mentre io stavo sdraiata sul divano con un libro della Mayer in mano, leggevo le parole ma non ne comprevo veramente il significato perchè la mia attenzione era rivolta a ben altro.
Era canalizzata interamente verso quei due pezzi di cielo incatenati a due iridi così profonde che avrei potuto caderci dentro senza accorgermene.

Serenity 92.

 


Note dell'autore: AGGIORNAMENTO IN TEMPO DI RECORD!!!! Ok io mi sono impegnata, ho scritto se pur con la febbre a 38,5 per cui pretendo che lo leggiate e che lasciate una recensione.
VI PREGOOOOOO.
Ringrazio le persone che hanno inserito questa storia tra le preferite, le seguire e da ricordare....
Ringrazio Aria e Fede che commentano i capitoli anche dandomi dei consigli, che vi giuro mi rendono davvero felice.
Spero che questo vi sia piaciuto, anche perchè mi sono impegnata nel analizzare tutti e quattro i punti di vista e in più c'è stato il primo incontro, beh probabilmente vi aspettavate di più ma siamo solo all'inizio... Damon dovrà trovare la sua strada e anche Elena, sarà difficile ma non impossibile.
Qualunque cosa ne pensiate, mi farebbe piacere saperla.
Acusate, il capitolo sarà pieno di errori di punteggiatura, non ho il tempo di rivederlo anche perchè gli occhi chiedono pietà. Lo rivedrò a breve togliendo i possibilissimi errori.
Kiss

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Capitolo 7
*** Matter of appearances ***


matter of appearances

Pov Elena.

<< Elena non credo che dovresti prendertela così tanto, a suo modo magari voleva essere gentile >> disse Serena dopo che mi risvegliai dal mio stato di trance e avevo realizzato quanto facilmente quel ragazzo mi avesse ridicolizzato.
<< Se dare un nomigliolo stupido da queste parti significa essere gentili, allora sono solo degli imbecilli maleducati >> dissi io, ancora adirata, il problema non era il nomignolo in se: "polipetto", ciò che mi aveva dato fastidio era il tono, come se sapesse già che mi sarei infuriata, come se mi conoscesse da una vita mentre invece io lo avevo visto solo nella mia mente malata.

Quello sguardo era così magnetico, i suoi occhi rapaci sembravano avere l'accesso nei meandri della mia mente, possibile che mi dovesse succedere anche questo? I guai non finivano mai.
Inoltre, come se non bastasse, era dannatamente bello, una di quelle bellezze impenetrabili, scure, enigmatiche... Il genere di persone che in molti avrebbero evitato ma io non appartenevo a quel gruppo di persone giudiziose.

Cerano così tante cose che non quadravano più nella mia vita, gli ultimi giorni avevano rotto tutti gli equilibri che per diciassette anni mi ero impegnata a mantenere, con forza il mondo mi aveva voltato le spalle rendendomi per la prima volta l'anello debole della catena; vivere con il timore di morire ogni giorno, vivere con la paura di essere giunte alla fine, vivere ingannando le persone a te più care, vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, questa non si può chiamare vita.

L'apparenza inganna e la storia lo insegna, una sola domanda mi tormentava?
Di chi ci potevamo fidare?

Persino la Bibbia lo insegna: in origine Lucifero era il cherubino
 più bello, più splendente e più vicino a Dio, chiamato quindi Lucifero ("portatore di luce"), che però, proprio per questa sua vicinanza, credette d'essere non solo come Dio, ma più potente dell'Onnipotente stesso, peccando così di blasfema superbia e ribellandosi al volere di Dio. Radunò a sé un terzo delle schiere angeliche e muovette guerra contro l'Onnipotente, suo Creatore, che lo vinse e lo precipitò dal Cielo insieme ai suoi angeli devoti. La loro caduta durò 9 giorni, ed infine l'inferno si spalancò sotto di loro, inghiottendoli.
Secondo la tradizione, in quel momento il vero nome di Lucifero venne "cancellato dai Cieli", con l'imposizione che nessuno lo pronunciasse mai più, e col comando che venisse chiamato da allora in avanti "Satana" (cioè, l'"Avversario"). Comunque, lontani dalla luce divina, i meravigliosi angeli si mutarono in orridi demoni, e da allora il solo scopo demonio, invidioso, furente e menzognero, fu quello di trascinare gli uomini, novelli e privilegiati figli di Dio, nella sua dimora di disperazione per l'eternità.


Persino gli angeli stessi possono tramutarsi in creature del male, guardai la dolce Serena e mi resi conto che non sarebbe mai potuto accadere, lei era da sempre la persona più buona che avessi mai incontrato.

<< Elena potremmo fare un salto al Mystic Grill, ho sentito dire che si radunano tutti lì quando non c'è lezione, magari ci saranno anche Caroline e Bonnie, sai oggi a mensa le ho conosciute e mi sembrano davvero simpatiche >> disse la mia amica,
<< Va bene hai vinto tu >> dissi per farla contenta, non avevo granchè voglia di uscire ma potevo fare un sacrificio per lei.

Andai a vestirmi, indossai un paio di shorts rossi, una semplice camicetta blu a maniche corte, le Superga dello stesso colore  e infine un sottile cerchietto dello stesso colore dei pantaloncini, un velo di trucco ed ero pronta.
Scesi le scale e aspettai che anche Serena finisse di prepararsi; venti minuti dopo ci avviamo verso il grill.

Varcammo la soglia, era davvero un locale affollato; gremito di studenti liceali, alcuni dei loro genitori in disparte, alcuni lavoravano come camerieri come Matt che con la divisa stava girando a prendere le ordinazioni; la mia sensazione di disagio crebbe a dismisura ma Serena più caparbia che mai si incamminò verso due ragazze che la salutavano e le facevano cenno di avvicinarsi, erano Bonnie e Caroline.
La seguii a ruota, ciò che meno desideravo era restare da sola in mezzo a tutta quella folla, non per timidezza ma perchè ero il tipo di ragazza che avrebbe combinato qualche danno se avessi preso l'iniziativa da sola.

<< Ciao ragazze >> ci salutarono con entusiasmo, noi sorridemmo e ci sedemmo al loro tavolo,
<< Sono contenta che abbiate deciso di fare un salto, qui ci si diverte >> disse Bonnie con dolcezza,
<< Ma è sempre così pieno di gente qui? >> chiese Serena perlustrando con lo sguardo il locale, quando i suoi occhi tornarono a guardare noi colsì una nota d'amarezza, era forse delusa perchè sembrava mancare una sola persona,
<< Si, questo è il nostro posto di ritrovo, non è certo un locale di lusso ma ci dobbiamo accontentare, questa cittadina non sembra poterci offrire di più >> disse Caroline con una punta dispregiativa nel tono,
<< Volevo presentarvi Elena, la mia migliore amica >> disse Serena,
<< E' un piacere conoscerti, tutta la scuola non fa altro che parlare di voi >> disse l'allegra brunetta,
<< E' un piacere anche per me ragazze >> risposi sorridendo, beh non era poi così male socializzare pensai,

Mentre parlavamo Matt si avvicinò al tavolo e chiese a Serena se voleva ordinare qualcosa, solo successivamente rivolse la stessa domanda a me ma con un tono decisamente più imbarazzato, le guance gli si infiammarono rendendo il suo viso ancora più dolce se è possibile,
<< Una coca-cola grazie >> risposi con gentilezza guardandolo scrivere sul suo block-notes, era tremendamente carino ma evitai di fissarlo con insistenza per non metterlo ancora più in difficoltà.

Quando si allontanò fu caroline a parlare: << Sembra che il nostro Donovan si sia infatuato >> disse con tono accativante,
<< Dai Caroline non fare così, sai quanto sia timido Matt >> la rimbeccò l'amica,
<< Elena ci è abituata a questo genere di attenzioni, a Seattle quando faceva parte delle Cheerlaeder aveva persino un fanclub >> rivelò Serena,
<< Ti avevo pregato di non raccontarlo, non è una cosa di cui intendo vantarmi >> dissi io scocciata,
<< Tu eri una cheerlaeder? perchè non me lo hai detto? Noi abbiamo un posto libero in squadra, circa una settimana fa hanno trovato Claire, una ragazza dell'ultimo anno, morta mentre era in campeggio con il suo fidanzato, ma il campionato inizia tra un mese e io sto cercando disperatamente una sostituta, solo che non trovo nessuna che sia capace a fare una cosa elementare come una rondata! >> disse Caroline,
<< Ma io... io veramente... >> iniziai, cercando una scusa plausibile per rifiutare l'invito,
<< Sarà felice di partecipare alle selezioni, non è così Elena? >> disse all'improvviso Serena; la fulminai con lo sguardo perchè questa volta non l'avrebbe passata liscia, lei mi sorrise divertita, giurai a me stessa che l'avrebbe pagata,
<< Oh si certo, parteciperò >> risposi sconfitta,
<< Allora ti aspettiamo domani alle 4.00 pm in palestra >> disse la bionda sorridente,
<< Io credo che parteciperò alle selezioni per la squadra di pallavolo >> disse Serena mettendosi più comoda sulla poltroncina,
<< Meredith Sulez, una nostra grande amica ne sarebbe contenta, cercano nuove atlete valide dato che l'anno scorso sono arrivate seconde alle regionali >> disse Bonnie a Serena,

Mentre mi chiedevo chi fosse questa Meredith, Matt ci portò da bere: Caroline aveva ordinato un martini bianco, Bonnie un campari, Serena un'analcolico alla frutta e io, come sempre la più banale, una coca-cola, sorrisi tra me e me quando matt mi porse la bibita evitando accuratamente di sfiorarmi, il che era difficile perchè il tavolo era piccolino.
<< Questo ragazze lo offre la casa >> disse per poi scomparire dietro il bancone,
Le due ragazze risero, fu Caroline a spiegarci: << In tre anni che lavora qui, non ci ha mai offerto una bevuta... chissà come mai oggi è uscito dagli schemi >> poi riprese a ridere,
<< Oddio mi sento in imbarazzo >> dissi ad alta voce e mi incominciai a maledire, ecco adesso penseranno che sono un' emerita cretina.

L'attenzione della mia gaffe venne immediatamente meno, era appena entrato nel locale Stefan Salvatore e ciò aveva catalizzato l'attenzione del reparto femminile, al suo passaggio le ragazze, soprattutto le più piccole iniziarono a bisbigliare; in quel momento mi fece tenerezza: doveva essere difficile sopportare quel grado di attenzioni, sentirsi sempre come un fenomeno da baraccone solo perchè gli ormoni delle ragazze al suo passaaggio si infianmmavano.

<< Guarda un po' chi c'è Bon, Stefan non esco con nessuno perchè ce l'ho di cristallo Salvatore >> disse Caroline con tono maligno,
<< Smettila Care, non mi sembra il caso di portargli rancore >> la rimproverò Bonnie, 
<< Ma scusa mi hai vista? Non sono stata scelta come fotomodella per caso >> continuò la bionda,
<< Semplicemente non sarai il suo tipo di ragazza >>,
<< Stronzate, io dico che è gay >>
disse Caroline,
<< Non credo che sia gay, probabilmente è un ragazzo che bisogna saper prendere, vedi sta sempre in disparte forse aspetta quella giusta >> la interruppe Serena tenendo gli occhi fissi sul giovane,
<< Beh fammi sapere se ottieni dei risultati, potresti diventare il mio idolo >> disse la bionda con evidente tono di sfida,
<< Beh Serena non si tira mai indietro, perchè non vai adesso a parlarci, facci vedere di cosa sei capace >> dissi io, ok lo ammetto mi stavo vendicando per pochi minuti prima quando mi aveva costretta a dare una risposta affermativa alla richiesta di Caroline,
<< Stronza >> mi sussurrò lei prima di alzarsi e dirigersi verso di lui cercando di inventarsi una scusa plausibile.


Pov Stefan.

Stavo ordinando da bere quando una cascata di capelli rossi si sedette sullo sgabello al mio fianco, mi voltai e vidi il viso aprirsi in un sorriso perfetto, bellissimo, era la ragazza nuova, quella nuova con cui avevo parlato la stessa mattina per  le selezioni della squadra, ma ora cosa voleva?
Avevo appena cacciato per cui la fame era controllabile se non fosse a causa del suo profumo così allettante avrei potuto tranquillamente dire che ero sazio.

Lei aveva un odore diverso da quello di tutte le altre, stando a digiuno dal sangue umano per così tanto tempo era molto più facile percepire le sottili differenze tra un sangue e l'altro... Il suo era però qualcosa che non avevo mai sentito: emanava un debole miscugio tra fiori di campo e incenso; un odore che non avevo mai percepito e che mi incuriosiva.
Avercela così vicina mi metteva in difficoltà ma ero un gentil uomo della seconda metà del '800, non potevo certo andarmene sarebbe stato davvero un comportamento da villano.

<< Buon pomeriggio Serena >> dissi gentilmente portando alla bocca il mio calice di vino bianco,
<< Ciao Stefan volevo chiederti se tu saresti d'accordo a fare un ripasso generale di storia, sai oggi il compito non è andato affatto bene e io e Elena abbiamo proposto un ripasso per le prossime lezioni, sempre che voi siate d'accordo >> disse tutto d'un fiato senza guardarmi negli occhi,
<< Per me non c'è nessun problema, un po' di ripasso non farebbe male neanche a me >> risposi mentendo spudoratamente, era la decima volta che frequwntavo il liceo, la decima volta che mi sarei diplomato,
<< Grazie mille >> disse e poi calò un silenzio imbarazzante,
<< Posso offrirti qualcosa da bere? >> chiesi poichè anche se sarebbe stato meglio non volevo che se ne andasse,
<< oh certo, emh... prendo quello che hai preso tu... >> rispose lei alzando finalmente lo sguardo,
<< Perchè non ti fai offrire da lei qualcosa da bere, i tempi sono cambiati fratellino >> ci interuppe Damon con una delle sue solite macabre allusioni,
<< Damon anche tu qui, non dovresti essere in qualunque altro pisto, magari lontano da me? >> chiesi stizzito,
<< No, qui mi diverto molto di più >> rispose per poi mischiarsi tra la folla,
<< Scusalo, la gentilizza non fa parte delle sue doti >> cercai di spiegare,
<< Ho notato che il vostro rapporto è un po' burrascoso, posso chiederti perchè? >> mi chiese lei interessata,
<< Beh è una storia piuttosto lunga, non vorrei annoiarti >> risposi, non potevo proprio raccontarle niente.

Il rapporto odio - amore tra me e Damon durava da quando Katherine era morta, o almeno finchè ero convinto di questo.
Damon era sempre stato lontano da questa città perchè troppi amari ricordi erano legati a Mystic Falls; qui era nato il nostro amore ossesivo per quella graziosa fanciulla che si era rivelata il più temibile dei mostri. Ci aveva amaliati e costretti a combatterci l'un l'altro per accapararci il suo amore, lei non aveva mai avuto il coraggio di scegliere e ci aveva trasformati entrambi, poi era stata catturata e presumibilmente bruciata nella vecchia chiesa lasciandoci soli ad affrontare tale situazione; eravamo due mostri e non avevanmo la minima idea di come controllarci.
Per anni non ebbi notizie di Damon, si unì ad un gruppo di mercenari in Europa, dietro di lui lasciama solo morte, distruzione e disperazione per coloro che sopravvivevano.
Lo rincontrai nel 1922 a Chicago, durante gli anni più oscuri della mia esistenza; fu la strega Gloria a farci incontrare e se io ero l'emblema della malvagità lui era qualcosa di più... era l'oscurità rincarnata.
Lo temevo perchè mi reputava il responsabile della morte di Katherine e sapevo che non mi avrebbe mai perdonato a meno che non si fosse innamorato nuovamente, ma questo era impossibile... Damon non avrebbe più amato, Damon non avrebbe più sofferto, Damon non provava più alcun sentimento.

Negli anni avevo imparato che era molto più facile vivere se lui era lontano, avevo saputo risvegliare grazie a Lexi la mia umanità e la vicinanza di mio fratello era l'unica cosa che minava quell'equilibrio surreale che tanto avevo faticato a costruirmi.
La mia storia non poteva essere raccontata, nessuno avrebbe capito, neanche questa ragazza che tanto sembrava voler sapere sul mio conto.

<< Potresti invece raccontarmi di te... sono sicuro che la tua storia sia molto più interessante... >> dissi infine,
lei sembrò tentennare in un primo momento, tenendo un comportamento schivo tipico delle persone che nascondono un segreto inconfessabile,
<< Sono cresciuta a Seattle, una realtà così diversa da questa, con i miei genitori; ho frequentato uno dei licei più stimati della città, conosco Elena fin da quando eravamo due bambine e ho un rapporto così stretto con lei che credo sia la sorella che non ho mai avuto; abbiamo così poco in comune eppure non ci siamo mai separate... Volevo diventare un medico, trasferirmi nei paesi più poveri a prestare servizio ma poi ho deciso di trasferirmi qui con Elena dopo la morte dei suoi genitori e ora, precisamente, non so che fare della mia vita?  >> disse puntando l'accento sull'ultima parte del discorso;
<< E come mai proprio Mystic Falls e non New York, Los Angeles? per ragazze di città deve essere frustrante un tale cambiamento >> dissi interessato, mi piaceva smisuratamente la tonalità della sua voce, un canto melodioso, sembrava il tipico suono dei cori angelici descritti nel paradiso di Dante,
<< Beh anche questa è una storia lunga... non vorrei annoiarti >> mi rispose con tono divertito ripetendo le mie parole,
<< Ognuno di noi ha una parte di storia che preferirebbe non raccontare, avere dei segreti è forse la cosa che accomuna ognuno di noi >> dissi con riecheggi filosofici,
<< Sono d'accordo con te Salvatore >> mi rispose felice che non avessi indagato ulteriormente, ma la curiosità premeva, non avrei resistito a lungo... perchè mi sarebbe piaciuto conoscere la sua storia, tanto non poteva essere più inconfessabile della mia.


Pov Elena.

Osservavo Serena a distanza ed ero così contenta per lei, si stava intrattenendo a parlare con Stefan e ciò stava infastidendo Caroline che, probabilmente, non era abituata ad essere seconda a nessuna; ma questi erano i risultati per chi entrava in competizione con Serena, lei era irresistibile in tutta la sua personalità, lei da una battaglia usciva sempre vincitrice e illesa, una peculiarità non da sottovalutare.
Quando Bonnie convinse Caroline ad andare a casa sua per studiare rimasi per qualche minuto seduta al tavolo da sola, ma la situazione stava diventando imbarazzante; terminata la coca-cola decisi di dirigermi verso Serena per interrompere la sua conversazione, conscia che mi avrebbe odiata.

Camminavo tra le persone a fatica, erano tutti presi da una partita di football che trasmettevano alla televisione, quando sentii una voce suadente bisbigliarmi all'orecchio,
<< Guarda un po' chi si rivede... >>, resistetti all'impulso di svenire poichè avrei perso quel briciolo di dignità che mi era rimasto.
Mi voltai e davanti a me cerano due occhi azzurri che si inchiodarono ai miei... Damon Salvatore stava davvero tentando di uccidermi con quello sguardo,
<< Ma da dove sei spuntato tu? >> chiesi allarmata, non lo avevo visto entrare nel locale, cioè me ne sarei accorta, non poteva sfuggirmi la presenza di quel ragazzo che si insinuava nella maggioranza dei miei pensieri,
<< Ti stavo osservando da un po' polipetto >> disse lui con voce irrisoria,
<< Non te lo ripeterò più: smettila di chiamarmi in quel modo odioso >> dissi adirata, ma come poteva essere una sola persona così tanto odiosa,
<< Sei una piccola permalosa >> mi additò lui,
<< Ma come fai a dirlo se neanche mi conosci >> fu la mia secca risposta,
<< Quel che ho visto già mi basta >> disse con un sorrisino per niente tranquillizante,
<< Ma tu sei sempre così maleducato, antipatico e presuntuoso? >> chiesi io con un tono altrettanto canzonatorio,
<< La ragazzina ha tirato fuori le unghie... allora non sei la santarellina che vuoi far credere di essere >> disse trattenendomi per un braccio e facendomi avvicinare a lui.

Adesso ero così tanto vicino da poter sentire la fraganza che la sua pelle emanava, un profumo sensuale che inebriò subito la mia mente, i suoi occhi da vicino rivelavano le più svariate sfumature ed erano magnetici, non riuscivo ad abbassare lo sguardo anche se avrei tanto voluto poterlo fare.
I suoi capelli neri corvini sembravano così soffici che avrei voluto affondarci le mani dentro, la sua bocca rosea, anche se esprimeva sentenze taglienti, sembrava così morbida che avrei voluto appoggiare le mie alle sue in quel momento.
Il suo corpo muscoloso fasciato da un paio di jeans scuri aderenti e una t-shirt bianca mi stimolava a posarci le mani sopra e percorrerlo centimetro per centimetro.

Ma a Damon Salvatore certi comportamenti non sfuggivano e non si lasciava scappare di certo occasioni come queste per sfoderare una delle sue brillanti battute: << potresti evitare di mangiarmi con gli occhi, metti a disagio le persone >>,
<< Illuso, non crederai davvero che io sia attratta da te? >> dissi con il tono più convincente che potessi formulare, non avrei ma e poi mai lasciato cadere il discorso, non con un essere superbo come lui perlomeno,
<< L'unica che si illude di poter in un futuro prossimo uscire con me... sei tu polipetto >> mi rimbeccò come se avesse letto nella mia mente i pensieri di poco prima,
<< Non c'è ragione per cui io mi intrattenga a parlare con te... >> dissi non sapendo cosa rispondere in verità.
Feci per allontanarmi da lui ma fu impossibile, mi strattonò per la seconda volta nel giro di cinque minuti,
<< Occhio a non farmi arrabbiare "angioletto" non ti conviene essere scortese nei miei riguardi >> disse con uno sguardo tagliente che lasciava al silenzio che seguì il significato delle sue parole; rimasi spiazzata dal suo nuovo nomignolo, che fosse un allusione? Sapeva qualcosa?
Rimasi in un primo momento silenziosa soppesando le sue parole ma lui proseguì: << hai perso la lingua? >>,
<< Stavo pensando a quali cose orribili potresti farmi se ti ignorassi semplicemente >> dissi cercando di stemperare la situazione,
<< Tu non lo immagini neanche >> mi rispose << ed è proprio per questo che non mi ignorerai >> disse lui serioso e poi mi trascinò in un angolo della saletta, le teste della maggioranza delle persone si voltarono verso di noi, il bel Salvatore che si intattiene con una ragazzina stimolò l'invidia del sesso femminile.

<< Che intenzioni ha la tua amichetta? >> disse ammiccando verso Serena e Stefan,
<< Credo che non ci sia niente di male se fanno conoscenza e se tu non monopolizzassi la mia attenzione li raggiungerei >> risposi seccata, mi aveva trascinato lontano dalla folla per chiedermi di Serena e stefan, era anche lui attratto dalla mia amica? Non glie ne importava un fico secco di me? Mi stava venendo la nausea a causa del suo comportamento,
<< Non travisare le mie parole, non mi importa niente della tua amica, in realtà non mi importa di nessuno, voglio solo evitare che mio fratello si infili in un circolo vizioso >>,
<< Credo che tuo fratello sia abbastanza grande per decidere da solo cosa fare >>,
<< Continui a rispondermi male, te l'ho già detto che non ti conviene >>
disse lui bloccandomi contro il muro, posizionando le sue mani ai lati così che non avessi via di fuga,
<< Se pretendi che ti faccia le moine ti sbagli di grosso >> risposi sostenendo il suo sguardo a fatica,
<< Sei coraggiosa Elena, mi domando fino a che punto? >> disse lui con voce bassa e roca a pochi centimetri dalle mie labbra; poi si staccò e si disperse tra la folla.

Rimasi lì impietrita per qualche minuto ancora incredula, avevo appena avuto uno scontro con Damon Salvatore a viso aperto e mi sentivo decisamente svuotata... aveva il potere di amaliarmi, di rendermi insicura e quel che è peggio: fragile.

Raggiunsi Serena che mi accolse con un sorriso smagliante, possibile che non si fosse accorta di nulla?
<< Stefan ci ha appena invitate a casa sua per un ripasso di storia insieme, ti va? >> mi disse la mia amica, implorandomi silenziosamente di annuire,
<< Certamente... è un' ottima idea >> risposi mentre lentamente riprendevo il controllo sul mio corpo e la mia mente,
<< Allora vi aspetto venerdì pomeriggio >> disse lui gentilmente,
<< Ci vediamo a scuola >> risposi precedendo la mia amica fuori dal locale.

Quando mi voltai per vedere dove fosse incrociai gli occhi di Damon che mi fissavano dal bancone, "oh merda ancora lui" pensai; lui alzò il suo bicchiere in mia direzione e poi bevve il liquido in un sorso, dannato Damon Salvatore: l'uomo che intercambiava ogni giorno la duplice faccia della medaglia.

Serenity 92





Note dell'autrice: SALVEEEEEEE, sono tornata, lo so che ci ho messo tanto ma ho avuto davvero tanto da fare tra esami e tutto il resto.
Spero che il capitolo vi piacerà... Ho adorato mentre lo scrivevo il battibecco tra Damon e Elena e spero che piacerà anche a voi.
Come nella vita sono sempre in ritardo, perciò perdonatemi davvero!!!! 
Vi voglio ringraziare, perchè anche se non tutti voi lasciano la recensione mi fa piacere che è letrta da molti di voi e che alcuni l'hanno persino aggiunta tra preferite, seguire e ricordate! 
Non credevo davvero che sarebbe potuta piacere come storia!
Lasciate la vostra recensione e fatemi sapere se c'è qualcosa che non vi piace, ogni vostro consiglio per me è importante. Alla prossima. Kiss

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Capitolo 8
*** Danger escaped ***


Danger escaped.


Ore 4:00 pm Mercoledì 20 Settembre.

Ero maledettamente in ritardo, come al solito, correvo a perdifiato per raggiungere la palestra della scuola che distava tre isolati da casa mia, non sarei mai arrivata in tempo!
Attraversavo gli incroci senza neanche guardare e gli automobilisti mi maledivano con toni decisamente aspri, certo che alcuni erano proprio maleducati …
Il semaforo lampeggiava ma non potevo fermarmi, niente mi avrebbe dovuto rallentare; uno stridio di freni, l’ABS che entra in funzione e la certezza dell’impatto, un’automobile grigia aveva arrestato la sua corsa proprio a pochi centimetri dalla mia gamba destra, ma chi era il folle che giungeva ad un incrocio a più dei 100 km/h?
La testa mora di un ragazzo sbucò dal finestrino:
<< Ehi ma sei impazzita? Ti stavo per ridurre in poltiglia di polipetto >> disse con la voce incrinata da una nota di accidia,
<< Ci mancavi solo te, oggi non è per niente una giornata fortunata >> risposi mentre mi apprestavo a raggiungere l’altro lato del marciapiede,
<< Io direi il contrario, ti è andata bene che ho i riflessi di un gatto >> disse accostando la macchina al bordo della strada e sfoderando il suo sorriso sornione,
<< Quando la finirai di importunarmi Damon? Se non hai recepito il messaggio sono di fretta >> esclamai adirata, di tutti gli abitanti innocui di Mystic Falls proprio lui dovevo incontrare?
<< Sali imbranata, ti do un passaggio >> disse aprendo la portiera del passeggero,
<< No grazie, vado da sola >> risposi sostenuta, non sopportavo i suoi repentini cambi di umore, prima mi insultava poi si mostrava gentile … chi lo capiva era bravo!
<< Guarda che non te lo richiederò una seconda volta Elena >> mi rispose con tono duro.
Valutai le probabilità di arrivare in orario, erano pari a zero se proseguivo a piedi, perciò posai la sacca nell’auto e vi salii: << Solo perché per colpa tua il mio ritardo è aumentato smisuratamente >> dissi mentre mi allacciavo la cintura di sicurezza,
<< Ehi ora non dare la colpa a me, anzi dovresti ringraziarmi >> disse lui inserendosi sulla strada, premette il piede sull’acceleratore e la macchina schizzò in avanti, ma come guidava? Voleva forse farci ammazzare?
<< Damon, cortesemente, potresti andare più piano? Damoooon … >> gridai mentre iniziava a sorpassare come un matto,
<< Rilassati Elena, sei tesa come una corda di violino >> mi derise lui, poi appoggiò una mano sulla mia coscia scoperta, al suo tocco tremai e se possibile mi tesi ancor di più, avevo percepito come una sorta di scossa elettrica non appena mi aveva sfiorato, dannato Damon Salvatore …
<< Damon non ti ho dato il permesso di toccarmi, maleducato non conosci proprio le buone maniere >> dissi acida e adirata, perché la sua vicinanza mi rendeva vulnerabile e decisamente confusa,
<< Oh perdonami, credevo ti facesse piacere sennò perché avresti accettato il passaggio? Comunque siamo arrivati polipetto >> disse spostando la mano e sorridendomi ammiccante,
<< Ho accettato il passaggio solo ed esclusivamente perché ero in ritardo, non farti strane idee >> risposi alla provocazione,
<< Immagino che allora non ci sia motivo per cui tu ti intrattenga qui, inoltre, avrei anche i miei impegni perciò potresti gentilmente spostare le tue dolci natiche dal mio sedile? >> disse canzonatorio,
<< Vai all’inferno Damon >> dissi sbattendo con forza la portiera dell’automobile e caricandomi la sacca sulle spalle,
<< Non sei la prima a mandarmi all’inferno >> sentenziò alle mie spalle,
<< Un motivo ci sarà non credi? >> risposi senza neanche voltarmi ed entrando negli spogliatoi.


POV Damon.

La osservai incantato, era dannatamente bella, un angelo splendente, così diverso da me, così incompatibile con uno come me … Eppure anche lei era in difficoltà in mia presenza, anche lei aveva percepito quella scossa elettrica al nostro contatto, si glie lo avevo letto negli occhi, quegli occhi così profondi in cui volentieri mi sarei gettato, un porto sicuro per la mia anima in pena.
Lei era il sole, il giorno e io ero la notte, due elementi opposti della natura della vita, l’equilibrio perfetto, l’equilibrio che avevo ordine di rompere. Non avevo cambiato idea, l’avrei uccisa ma ero angosciato da quel sentimento così umano: la pietà … Per la prima volta, il cinico assassino provava pietà per la sua vittima, per la prima volta a Damon Salvatore mancava il coraggio di agire.
Guardandola camminare altezzosa verso l’entrata della palestra soffocai le risate, era buffa quando si arrabbiava, il sangue le inondava la parte superiore delle guance rendendo il suo viso, se possibile, ancora più splendido.
Il suo sangue era il mio desiderio proibito, quando le stavo troppo vicino la fame diabolica, si risvegliava, il mostro scalpitava per essere liberato; a fatica mantenevo l’autocontrollo anche dopo tanti anni di severo allenamento. Starle accanto, in uno spazio chiuso, era quasi impossibile perché il suo odore impregnava ogni particella d’aria che respiravo; se mi fossi abbandonato ai miei istinti l’avrei dissanguata, ma quello era un lusso che non potevo concedermi.  Scoprii un moto di rabbia per non potere agire liberamente perché se avessi fallito Caleb non avrebbe mai liberato Katherine.
Partii sgommando e allontanandomi dalla cittadina, dovevo nutrirmi e preparare il piano, il sabato seguente avremmo assistito all’eclissi e, di conseguenza, al risveglio dei poteri angelici.

 
POV Elena.

<< Dai Elena è il tuo turno, sbrigati >> disse Bonnie con il fiatone,
<< Sto arrivando >> dissi finendo di sistemare i capelli in una coda di cavallo, dannato Damon e i suoi metodi di approccio pensai mentre mi dirigevo verso il bordo del campo da football.
<< Ce l’hai fatta a venire >> mi disse una Caroline raggiante mentre mi veniva incontro per abbracciarmi,
<< Si, alla fine mi sono decisa a provare >> risposi felice e spensierata, Damon sembrava il fantasma di un ricordo lontano in quel momento,
<< Allora chiariamo fin da subito i metodi di selezione: Fare la cheerleader non significa portare una divisa e atteggiarsi per i corridoi della scuola, noi teniamo molto alla perfezione delle performance; siamo state classificate per due anni consecutivi le cheerleader più talentuose della Virginia e quest’anno vogliamo mantenere alto il nome del Robert Lee Istitute. Perciò sappiate fin da subito che, se la vostra performance è mediocre o discreta, siete fuori. Qui vogliamo gente con grinta, tecnica e carattere per cui chi non rientra in queste categorie può anche lasciare il campo in questo momento. Per adesso nessuna di voi ha eccelso tranne Marie, la tua prova è stata buona. Complimenti >> disse Caroline esibendo un tono autoritario degno di un vero leader.
<< Ora tocca a te Elena, ma la prossima volta pretendo puntualità >> disse con una strizzatina d’occhio,
<< Ok sono pronta >> dissi posizionandomi al centro del gruppo.

3,2,1 …

Iniziai la mia performance, mi sembrava di essere ritornata ai tempi in cui ero la capo cheerleader a Seattle in cui quella era la mia normalità, interi pomeriggi su quel campo da football a creare coreografie, a provarle … le discussioni con il gruppo e poi le riappacificazioni, tempi che credevo persi per sempre e invece eccomi qui.. il campo non è più lo stesso, le ragazze non sono più le stesse, ma io sono finalmente me stessa!
Rondata, giravolta, capriola con atterraggio in piedi, verticale, passi di ginnastica acrobatica, spaccata frontale, step in ottave e infine, asso nella manica, salto mortale carpiato.
Atterro in piedi sicura, ed esplodo in un sorriso di vittoria, ero nata vincente non c’era dubbio, questo era il mio spirito, quella la mia realtà. Esplodono gli applausi delle compagne, Bonnie saltella sul posto e Caroline batte le mani con frenesia; Marie è l’unica che non applaude, il posto in squadra ora le sembra più lontano che mai.
Penso a quanto sarebbe felice Serena se mi vedesse in questo momento, sono tornata vincente, Elena è tornata e combatterà per riappropriarsi la sua popolarità, in un posto diverso dove nessuno conosce la sua triste storia.
<< Io lo sapevo che ce l’avresti fatta >> dice una voce alle mie spalle,
<< io lo sapevo che tu saresti venuta >> mi giro verso di lei: Serena, l’amica che non mi avrebbe mai lasciato sola, l’amica che non poteva perdersi il mio primo momento di gloria dopo mesi di agonia. Le corsi incontro e le saltai addosso, cademmo a terra l’una sull’altra ridendo come due matte, lì si che ero davvero felice, forse per la prima volta dopo mesi.
Passarono alcuni minuti mentre io e lei ridevamo ripensando a vecchi ricordi felici, ormai sbiaditi; quando lei uscì dal campo, per andare a fare le selezioni di pallavolo, le dissi che l’avrei raggiunta.
Entrai negli spogliatoi, ero l’ultima, come al solito, posai la sacca su una panca, dopo aver preso il necessario, mi infilai sotto il getto tiepido della doccia, in totale relax.
Accadde tutto all’improvviso e non ebbi neanche il tempo di rendermene conto, mentre mi insaponavo la testa mancò la luce sia all’interno che all’esterno degli spogliatoi; agguantai l’accappatoio e lo indossai per ripararmi dall’improvviso freddo … poi udii un tonfo sordo, come se qualcuno fosse entrato negli spogliatoi e avesse chiuso con forza la porta, ma chi poteva essere?
Cercai di raggiungere a tentoni la mia sacca, lì tenevo una piccola torcia per le evenienze (a Seattle spesso si verificavano blackout), nel buio più assoluto urtai contro una delle panche in legno con la gamba : << Maledizione! >> imprecai, poi percepii dei passi, qualcuno si avvicinava ma in quel buio non riuscivo a distinguere nessuna forma.
Fortunatamente avevo urtato contro la panca in cui vi si trovava la mia sacca, rovistai dentro di essa finché trovai la torcia; l’accesi ed a una prima occhiata non vidi nessuno, la stanza era vuota ma io ero certa di aver sentito dei passi e poi c’era quel freddo micidiale che mi penetrava nelle ossa … iniziai ad avere paura, una paura mai provata perché verso qualcosa di ignoto.
Perlustrai ancora dietro gli armadietti ma non vidi nulla, andai verso i bagni per sciacquarmi la faccia, mi ero spaventata per nulla come al solito, raggiunto il lavabo il fascio di luce illuminò il riflesso alle mie spalle ed un urlo mi si strozzò in gola: due occhi bianchi mi osservavano proprio alle mie spalle, la bocca piegata in un sorriso maligno, l’espressione velenosa  impregnava il suo viso.
Non sapevo cosa fare, iniziai a correre verso l’uscita ma il mostro mi prese per il collo e mi lanciò verso i lavandini, urtai violentemente con la testa il marmo e tramortita rimasi a terra mentre la torcia mi scivolava dalle mani, sarei morta lì? Il tasso delle probabilità era alto …

 
 
 Non poteva finire così ...
 



Sfortunatamente non avevo perso conoscenza, avrei assistito ad ogni singolo istante della tortura che quel mostro stava pianificando di infliggermi, gridare aiuto non sarebbe servito a nulla se non infastidirlo maggiormente, prendere tempo era altrettanto inutile, nessuno sarebbe venuto a salvarmi dato che a scuola non vi era più anima viva, scappare era una pazzia perché non avrei mai raggiunto l’uscita secondaria, possedeva una velocità inaudita … in poche parole ero fottuta.
Il fascio di luce improvviso ferì i miei occhi, la donna dagli occhi demoniaci mi stava puntando contro la mia torcia, sorrideva beffarda pregustando già il sapore della vittoria.
<< Chi diavolo sei? >> chiesi con quel poco di voce che ancora possedevo,
<< La domanda corretta Elena è cosa diavolo sono >> rispose maligna,
<< Un vampiro suppongo … >>,
<< Risposta errata, riprova sarai più fortunata >>,
Rimasi stupita, se non era un vampiro cosa poteva essere? Non avevo dimestichezza con le creature sovrannaturali anche se sfortunatamente anche io ero una di esse, o almeno lo sarei diventata se questa donna non avesse avuto l’insano desiderio di uccidermi.
<< Stai lontana da lui, è mio! >> esclamò ad un certo punto con tono minaccioso,
Lui chi? Io non conoscevo nessuno di queste parti, cioè non conoscevo nessuno che probabilmente poteva interessare a lei: << Non capisco di cosa diamine stai parlando >> risposi canalizzando il restante delle mie forze, ero ferita dietro la nuca, sentivo il rivolo di sangue scendere sulla mia schiena, faceva male ma la paura era così profonda che non percepivo più di tanto il dolore.
Poi collegai:


 << Occhio a non farmi arrabbiare "angioletto" non ti conviene essere scortese nei miei riguardi >>.

<< Perché ti interessa uno come lui scusa? >> dissi spaesata, non riuscivo a capire quale era il nesso tra questa donna e Damon, un ragazzo comune … o forse no?
<< A che gioco stai giocando ragazzina? Guarda che io non scherzo >>,
Stavo per rispondere quando fui interrotta da una voce maschile, era lui, era venuto a salvarmi; ma non doveva trovarsi qui perché questa donna gli avrebbe fatto del male, iniziai a sentirmi sempre più debole, stavo a poco a poco perdendo conoscenza.
Gli occhi si chiusero e faticai a rimanere sveglia, il trauma cranico cominciava ad avere la meglio sulla mia forza di volontà,
<< Gayla lasciala stare >> disse la voce maschile con tono autoritario,
<< perché dovrei? Dopotutto non spetta a te decidere >>, disse adirata la donna
<< Invece io credo proprio di si, allontanati perché se non lo farai non userò le buone maniere >> rispose a tono,
<< Damon no! >> farfugliai appena prima di perdere conoscenza,
<< L’angioletto ha perso la testa per te, mi domando se valga lo stesso per te vampiro >>,
<< Non ho tempo per le tue sfuriate di gelosia Gayla, non devi mettermi i bastoni tra le ruote ci siamo intesi? Non dovevi innamorarti di me, sapevi fin dal principio come stavano le cose, sei una debole e questo tuo teatrino lo ha dimostrato >> disse il vampiro avvicinandosi sempre di più alla donna,
<< Io non sono innamorata di te! >> disse lei in preda a spasmi isterici,
<< ma davvero? E perché i fatti dimostrano il contrario? Ora allontanati dalla ragazza >>.
La donna furibonda gli si scagliò contro costringendolo contro uno degli armadietti, lui se la tolse facilmente di dosso ribaltando le posizioni, ora era lei quella in trappola; i visi erano vicini e entrambi deformati dalla rabbia, lei tempestava il suo petto di pugni mentre lui la teneva a bada con una presa letale sul collo, stringeva sempre di più e la liberò solo quando lei iniziò a tossire.
<< Non finisce qua vampiro >> disse lei prima di volatilizzarsi,
<< Non ci sarà una prossima volta Gayla >> rispose lui, conscio che lei avrebbe sentito.
Si avvicinò a me, ero ancora in evidente stato di schock, controllò la ferita dietro alla nuca poi però si scostò velocemente dal mio corpo ancora adagiato a terra, poi nella stanza calò il silenzio più assoluto.
Quando ripresi conoscenza nel locale scolastico era tornata la luce, aprii gli occhi lentamente credendo di trovare di fronte a me quella donna inferocita, ma di lei non vi era alcuna traccia …
<< Damon … >> dissi ricordandomi il suono della sua voce, lui era lì …
<< Elena finalmente sei sveglia, mi stavo iniziando a preoccupare >> disse il Salvatore sbagliato, quello era Stefan,
<< Dove è Damon? Si è fatto male? >> chiesi entrando in panico, quella donna lo aveva ferito?
<< Damon non è mai stato qui Elena … e suppongo che stia bene >> disse Stefan guardandomi negli occhi,
occhi inondati di comprensione, compassione …
<< Stefan l’ho sentito, era qua, stava parlando con quella donna >> dissi isterica, perché non capiva?
<< Elena qui non c’era nessuno, sei caduta uscendo dalla doccia dopo che è saltata la luce e probabilmente hai sognato, sai negli stati di incoscienza capita, molto spesso, di sognare eventi che ci sembrano talmente reali da farci credere che siano avvenuti veramente.
<< Stefan io non mi sono immaginata proprio un fico secco >> risposi arrabbiata, mi credeva forse matta …
<< Ti ho trovata qui, dopo gli allenamenti di football, stai tranquilla l’ambulanza sarà qui tra poco, quando ti sarai riposata e ti avranno medicata tutto ti sembrerà più chiaro >> mi rispose lui nuovamente con quel tono compassionevole,
<< Io non voglio andare in ospedale! >> protestai << Sto benissimo, vedi … >> dissi cercando di mettermi in piedi, ma barcollai pericolosamente e sarei finita a terra se lui non mi avesse agguantato appena in tempo,
<< Già lo vedo … >> rispose lui beffardo,
<< Che riflessi Salvatore, allora sei davvero uno sportivo >> dissi prendendolo in giro ma ridere mi faceva acuire il dolore,
<< Non mi avevano detto che tu avevi una specialistica nei salti mortali >> disse lui sedendosi accanto a me, sfinita appoggiai la testa al suo petto e chiusi nuovamente gli occhi:
<< Sei simpatico Stefan, a differenza di qualcun altro di nostra conoscenza >>,
<< Perché ho la netta sensazione che tu ti stia riferendo a mio fratello? >>,
<< Perché è un maniaco presuntuoso e per di più maleducato >>,
<< Imparerai a conoscerlo e a sopportarlo, io l’ho fatto >>,
<< Ma non vale, tu sei suo fratello devi per forza sopportarlo >>,
<< Ti ripeto, anche per me non è stato facile, diciamo che è un tipo particolare >>.
La discussione fu interrotta dall’arrivo dei volontari del 911, mi misero su una barella mentre io stringevo la mano a Stefan, infondeva sicurezza la sua vicinanza.
<< Grazie Stefan >> dissi dolcemente,
<< Dovere, vado a prendere Serena e ti raggiungiamo >>.


POV Stefan.

Quando l’ambulanza si allontanò andai verso la mia auto, appoggiato ad essa trovai Damon con le braccia incrociate: << Mi devi un favore fratello >> sentenziai,
<< Lo so Stefan >> mi rispose di rimando,
<< Ora ti daresti la briga di spiegarmi? >> dissi io,
<< Non è ancora il momento delle spiegazioni >>,
<< Io invece credo di si Damon, chi era quella donna? Cosa voleva da Elena? Come facevi a sapere che si trovava in difficoltà? Sei pregato di rispondermi perché io non riesco a capire cosa stia succedendo >> lo accusai adirato,
<< Ti ho detto che ti spiegherò tutto ma non qui, non adesso … >>,
<< Vedi di essere convincente questa volta, non raccontarmi più balle varie stavolta pretendo la verità >> dissi ponendo fine, almeno per il momento alla discussione,
<< vai a prendere la rossa, rimandiamo il nostro colloquio >> disse prima di sparire alle ultime luci del giorno.
In dieci minuti giunsi davanti al civico n°25, lì alloggiavano le ragazze; suonai il campanello ed ad aprirmi giunse una Serena in abiti da casa, tuta e scarpe da ginnastica.
<< Ciao Stefan, che sorpresa >> disse lei imbarazzata,
<< Ciao Serena, dovresti venire con me, Elena ha avuto un piccolo incidente >>,
<< Cosa? >> disse lei con tono preoccupato,
<< Niente di grave, ma l’hanno portata in ospedale per degli accertamenti >>,
<< Prendo la giacca e andiamo >> disse sparendo per qualche secondo.
Salimmo in macchina e in silenzio giungemmo all’ospedale, chiedemmo all’accettazione dove si trovasse Elena:
<< Stanza n°43 terzo piano, reparto neurologia >> disse l’infermiera di turno.
Serena si catapultò nella stanza e io la seguii, Elena era intubata, le stavano facendo una trasfusione di sangue, ne aveva perso molto nell’attesa dei soccorsi.
<< Oddio tu mi vuoi far morire >> disse Serena all’amica,
<< Va tutto bene, sono un osso duro >> rispose lei tentando di fare un sorriso,
<< Ragazze vi lascio sole, ho bisogno di un caffè >> mentii spudoratamente, il bisogno di sangue stava esplodendo, dovevo allontanarmi finché ero in tempo,
<< Stefan aspetta … >> mi richiamò Elena: << Se non fosse stato per te, forse non sarei qui, i medici hanno detto che è stata una fortuna che tu mi abbia trovato, poteva scatenarsi un embolia se fossi rimasta sola per troppo tempo >>,
<< Non devi ringraziarmi, l’ho fatto con piacere >> dissi guardando il suo volto stanco e quello denso di gratitudine di Serena, ma ora dovevo uscire di lì o tutto quello che avevo fatto di buono non sarebbe valso a nulla.


POV Elena.

<< Ma come è successo? >> mi chiese Serena,
<< Sono caduta durante il blackout, sono scivolata ed ho preso una bella botta in testa >> spiegai io, << almeno così dice Stefan, io ricordo solo alcuni flash ma riguardano una donna inferocita e una voce maschile che le intimava di starmi lontano >> dissi timorosa, mi avrebbe creduta?
<< Una donna inferocita? >> chiese lei,
<< Non una donna normale Serena >> determinai io,
<< Dici che ci hanno già scoperte? >> chiese lei visibilmente angosciata,
<< Credo di si, e scommetto che in tutta questa storia centrano anche i fratelli Salvatore >>,
<< Ma non dire idiozie Elena, l’hai detto tu stessa che è stato Stefan a salvarti >>,
<< Non ho mai detto che è stato Stefan ad aggredirmi, non fraintendere: credo che Stefan sia un ragazzo bravissimo ma, allo stesso tempo, sono quasi certa che sia lui che il fratello siano implicati in questa storia, vedi la voce che ho sentito non era di uno sconosciuto, era Damon Salvatore, che strana coincidenza … Perché si trovava lì? E come ha fatto a liberarsi di quel mostro? Una persona normale, come me, sarebbe stata schiantata al suolo da quella donna, Gayla mi pare si chiamasse >>,
<< Non saprei Elena, a me pare che Stefan sia un ragazzo normalissimo >>,
<< Forse è molto più bravo di quel che sembra a recitare la parte del liceale solitario >>,
<< Ma questo significa che è un nostro nemico? >> disse lei sconsolata,
<< Non per forza deve essere un cattivo, potrebbe anche essere un’altra creatura benigna, anche se il fratello ha ben poco di benevolo; quel che è certo è che ci stanno nascondendo qualcosa, qualcosa di molto grosso >>,
<< Credo che tu abbia ragione, ora però riposati non fare lavorare troppo il cervello, potrebbe fondersi >> disse lei alzandosi dalla poltrona,
<< Vai pure a casa, io qui me la cavo anche da sola; cerca nei diari di famiglia qualche cosa che possa tornarci utile, l’eclissi sarà dopodomani >>,
<< Tornò domani mattina tesoro, costringerò i medici a dimetterti, sei il fiore della sanità psico/fisica >> disse, mi diede un bacio sulla guancia e poi se ne andò.
Passarono due, tre ore mentre io non riuscivo a prendere sonno, i flash invadevano prepotenti la mia mente: il buio, la torcia, gli occhi bianchi, il sangue, le urla, la sua voce …
<< Polipetto mi spieghi perché non stai riposando? >>, non me l’ero immaginata, quella era la sua voce,
<< Ma come hai fatto ad entrare? A quest’ora le porte degli ospedali sono chiuse >> dissi spaventata.
Eccolo lì, al mio fianco con quel sorriso mozzafiato e quegli occhi rubati al cielo … cuore ricomincia a battere sennò muoio!
Si sedette nella poltrona occupata fino a poche ore prima dalla mia amica, e con la mano sfiorò la mia; inconsciamente la strinsi, appagandomi per un istante della straordinaria bellezza di quel contatto.
<< Ho i miei trucchetti per aggirare la sorveglianza ed andare a fare compagnia alle belle ragazze in difficoltà >> disse lui sornione, ero entrata in trance, la sua presenza annebbiava i miei sensi, era un vortice di emozioni che si impadroniva della mia razionalità.
<< Hai anche i tuoi trucchetti per salvare una ragazza negli spogliatoi della scuola immagino … >> dissi quando ripresi la capacità di parlare,
lui liberò la sua mano dalla mia presa e appoggiò la testa su di esse, troppo vicino al mio viso:
<< Non credi di essere un po’ troppo fantasiosa? Non siamo dentro ad una favola principessa >>, disse lui con tono vellutato e dolce, un tono che per la prima volta utilizzò con me,
<< Non penso di avere immaginato niente Damon >> dissi nella confusione più totale,
<< e smettila di fare quella cosa con gli occhi, mi destabilizzi >> continuai,
<< Allora dimmi, cosa ricordi di preciso? >> disse lui se possibile ancora più vicino,
<< solo una serie di flash, ma ricordo di aver udito la tua voce >> dissi io timidamente, perché mi metteva così a disagio,
<< Questa è una storia che non ti piacerebbe sapere Elena, smettila di fare domande: è meglio così >> disse lui con tono glaciale.
Ed ecco il suo ennesimo cambiamento d’umore, prima dolce e premuroso poi glaciale e minaccioso … Lo detestavo!
<< Mi spieghi perché tutte le santissime volte mi tratti come se fossi un giocattolo? Prima vieni qui e fai tutto il carino poi, un secondo dopo, mi tratti come se fossi un gioco di cui ti sei stufato >> chiesi ferita,
<< Perché è meglio così, io e te non dovremmo essere amici … >>,
<< Solo perché lo hai deciso tu … Ok non ti sto sulle scatole ma, dico io, non ci hai neanche provato a conoscermi … >> risposi glaciale alla sua affermazione, Dio che rabbia,
<< Polipetto di tutto quello che hai detto, non ne hai azzeccata una … >> disse lui deridendomi,
<< Io non ti sopporto >>,
<< Elena vorrei davvero non sopportarti, ma non ci riesco >> mi rispose lui,
<< Puoi allontanarti, mi metti a disagio così vicino >>,
<< Lo so >>,
<< Allora perché lo fai Damon? >>,
<< Perché mi diverto >> disse lui,
<< Non ne avevo dubbi >>.
Rimanemmo in silenzio per un po’, lui non accennava ad andarsene e io, purtroppo, non volevo che lo facesse; la sua presenza era una cosa che mi rendeva felice, anche se lui aveva appena detto che non voleva essermi amico, figuriamoci qualcosa di più …
Mi voltai verso di lui, incapace di chiudere gli occhi perché volevo bearmi fino in fondo delle sue attenzioni, era così cinico che mai avrei pensato di vederlo qui, ora seduto al mio fianco in un ospedale.
<< Dovresti riposare, hai preso una bella botta >>,
<< Ma non ho sonno >> risposi capricciosa,
<< Guarda che non me ne vado, metti che cadi dal letto nel sonno, ti avrei sulla coscienza >>,
<< Oh povero Damon e i suoi sensi di colpa >> dissi prendendolo in giro anche io,
<< Quindi sai essere anche spiritosa, non solo acida con me? >>,
<< Non farci l’abitudine >> risposi, poi però caddi nelle braccia di Orfeo, mi addormentai e per la prima volta davanti a me avevo quel ragazzo maleducato e presuntuoso che mi aveva rapito il cuore.
Quella notte non ebbi incubi, la prima dopo tante notti insonni; anzi, feci un sogno splendido:
“Camminavo sulla riva di una spiaggia, era il tramonto e il mare era increspato di piccole onde, c’era una pace assoluta; il rumore del mare, il fruscio del vento: un’oasi felice. Una figura, vestita di scuro veniva verso di me, seduta sulla sabbia sorrisi, quando lo riconobbi.
Damon si sedette accanto a me e tenendomi tra le braccia mi chiese: << Sei mai stata felice Elena? >>,
<< Mai prima d’ora >> risposi sincera,
<< Credi che prima o poi lo sarai? >>,
<< Sai Damon, ora sono felice >> dissi imbarazzata,
<< Non potevi darmi risposta migliore >>.
Il sole tramontò mentre lui mi cullava tra le sue braccia, disegnando con le dita sul mio ventre figure immaginarie; avrei voluto cullarmi in quella realtà immaginaria per sempre, non volevo svegliarmi ma, come sempre, ogni sogno è destinato a finire.
Aprii gli occhi, i raggi di sole filtravano attraverso la tendina della finestra, mi voltai cercando con lo sguardo il protagonista del mio sogno ma, la realtà a volte delude le aspettative, lui non c’era … ero di nuovo sola.

Serenity 92




Eccomi tornata con un nuovo capitolo, fresco fresco di battitura!!!!
Allora voglio innanzi tutto ringraziare ognuno di voi, si mi riferisco anche a voi che leggete ma non commentate: GRAZIE LO STESSO!!!!
Allora vi avevo annunciato un bel capitolo, beh spero di avervi soddisfatto; c'è un bel po' di azione qui...
eEena è vicina a scoprire la verità... come faranno i Salvatore a nascondere la verità? Il pomeriggio di ripasso di storia diventerà un modo per scoprire chi davvero sono i due fratelli... per scoprirlo dovete seguire anche il prossimo capitolo, aggiornerò in breve perchè sono strettamente collegati i capitoli.
Lasciate i vostri commenti, risponderò come sempre ad ogni vostra domanda, vi voglio bene ... 

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Capitolo 9
*** The truth ***


The truth.

POV Elena.

Nel reparto dell’ospedale dove ero ricoverata, c’era un gran via vai di gente quel mattino, era ancora presto perciò iniziai a prepararmi con molto anticipo; tanto non avevo niente di meglio da fare, lui se ne era andato quando ancora dormivo.
Mi sentivo un peso sul cuore, quella notte avevo percepito qualcosa di diverso in Damon, preoccupazione?
No, Damon Salvatore non si preoccupava di nessuno, figuriamoci di un’insignificante ragazzina come me.
Serena entrò tutta trionfante nella stanza e il suo sorriso mi contagiò, lanciò la sacca con i libri sul letto e disse: << Cara ragazza, sei libera perciò andiamo a fare colazione e poi a scuola ci aspetta Caroline per il comitato organizzativo della festa >>,
<< Oh bene, mi serviva proprio una giornata da tirapiedi per Caroline >> dissi sconsolata,
<< Vedrai che ci divertiremo, a proposito non sono riuscita ad aprire il baule con i diari di Jonathan Gilbert, deve essersi ossidata la serratura >> disse lei,
<< Allora vorrà dire che scopriremo la verità da sole >> sentenziai,
<< Secondo me stiamo sprecando il nostro tempo >>,
<< Secondo me no >> conclusi per poi uscire da quella stanza spoglia che mi aveva mostrato quanta influenza avesse su di me quel ragazzo tenebroso.
 
Seduta al tavolo del Mystic grill, mentre divoravo una brioche alla crema, mi guardavo attorno, sperando di incrociare il suo sguardo ma, le mie erano vane speranze.
<< Ciao ragazze sono felice di vedervi, Elena come stai? >> disse una voce melodiosa alle mie spalle, ma non era la voce che avrei voluto sentire,
<< Ciao Stefan, sto molto meglio oggi e vorrei ancora ringraziarti per quello che hai fatto ieri >> dissi io gentilmente.
Prese posto accanto a Serena che se,brava completamente a suo agio, in un certo senso li invidiavo; loro si stavano conoscendo e piano piano si stavano avvicinando l’una all’altro, mentre io non avevo questa opportunità, Damon Salvatore amava camminare all’indietro come i granchi.
<< Ho sentito dire che il prof. Turner  ha dato le dimissioni stamane >> disse Stefan,
<< meno male, non lo sopportavo >> rispose la mia amica sorridendogli beata, mi sentivo di troppo perciò li congedai e uscii a prendere una boccata d’aria fresca.

Salii in macchina e decisi di andare a scuola, volevo cercare nella biblioteca dell’istituto qualcosa che confermasse le mie ipotesi, intanto Serena sarebbe stata più che contenta di chiedere al giovane Salvatore un passaggio.
Giunsi al semaforo e arrestai la macchina in attesa che scattasse il verde, quando un’auto sportiva si affiancò alla mia; era la macchina di Damon ma, quando vi guardai dentro vidi che non era solo; una ragazza mora lo baciava frenetica, non potevo guardarla in viso perché mi dava le spalle.
In compenso vidi i suoi occhi soffermarsi sui miei e un sorriso beffardo formarsi sulle sue labbra negli intervalli in cui quella gli dava respiro.
Stronzo… era l’unica cosa che riuscivo a pensare; vedevo quel polipo in versione umana appropriarsi di ogni centimetro della sua pelle e sentivo la rabbia crescere. Ma lui non mi apparteneva perciò dovevo mettere a sopire quella voce di rabbia nel cuore.
Quando scattò il verde lui partì a tutta velocità senza degnarmi di uno sguardo, e io metabolizzai ciò che avevo visto; cosa mi era passato per la testa? D’altronde era anche normale che avesse una ragazza, ero una stupida ad aver pensato di avere anche solo una minima possibilità.

Andai direttamente in biblioteca, una volta giunta a scuola, c’era poca gente per fortuna così avrei potuto cercare nei reparti folcloristici senza destare troppi sguardi curiosi, qui le leggende erano guardate con rispetto e timore.
Uno dei libri che controllai parlava della storia della fondazione della città:
La città di Mystic Falls fu fondata da un gruppo di uomini d’onore, appartenenti all’antica nobiltà della Virginia; qui decisero di fondare la cittadina ma ben presto dovettero fronteggiare un pericolo assassino, eventi paranormali, esseri oscuri provenienti da chissà dove convergevano nel loro territorio.
La morte divenne un incubo per gli abitanti perciò decisero di combatterli, venne costituito il consiglio dei fondatori, cui partecipavano gli eroi della cittadina.
Nel 1864 essi catturarono le creature oscure, mangiatrici di uomini, e incendiarono la chiesa in cui erano stati fatti prigionieri.
Da allora Mystic falls conobbe finalmente la pace ma, quando il pericolo si ripresentava, il consiglio veniva richiamato per contrastarlo; il segreto è stato tramandato di padre in figlio e, le generazioni nuove hanno il compito di mantenere l’ordine ed evitare che l’oscurità si impadronisca della città.
Di seguito riportiamo i nomi di chi fece parte del Gran Consiglio dei fondatori:
-          Igor Bennet
-          Samantha Bennet
-          George Donovan
-          Taylor Fell
-          Paul Fell
-          Raul Fell
-          Edward Forbes
-          Sophie Forbes
-          Logan Forbes
-          Jonathan Gilbert
-          Anne Gilbert
-          Kurtis Lockwood
-          Corinne Lockwood
-          Giuseppe Salvatore
-          Damon Salvatore
-          Stefan Salvatore
 
 
Mentre scorrevo la lista dei nomi per ben due volte sentii come un peso sul cuore, perché il mio bis nonno e sua moglie erano citati nella lista dei fondatori? Nessuno mi aveva mai accennato questa storia, allora le mie origini erano legate a questa insulsa cittadina?
Ma lo shock più grande lo subii quando mi soffermai sui nomi dei Salvatore che portavano il nome di Stefan e Damon, ma se la matematica non è un opinione non potevano essere le stesse persone, a meno che non fossero… a meno che non fossero creature giovani in eterno, creature che avessero molti poiù anni rispetto a quelli che mostravano.
Creature mangiatrici di uomini significava vampiri e i vampiri erano i nemici eterni degli angeli, la situazione non mi piaceva affatto, perché questa coincidenza? Perché proprio loro? Dovevo saperne di più.

Raggiunsi l’aula di storia con un ritardo di cinque minuti: << Scusi il ritardo professore >> dissi con il respiro accelerato per la corsa,
<< Signorina Gilbert prenda posto, mi stavo presentendo ai suoi compagni: sono il professor Saltzman e prenderò il posto del vostro vecchio insegnante che ha lasciato l’insegnamento >> disse, ma il suo tono ammetteva che neanche lui credeva poi così tanto a quella versione.
Mi sedetti accanto a Serena e ascoltai il giovane insegnante, aveva una voce così sobria che, non riuscivo a fare a meno di ascoltarlo.

<< Ho guardato i vostri test di storia e a parte due eccezioni ho notato che siete un po’ arrugginiti per cui, oggi dedicheremo queste due ore al ripasso >> disse lui iniziando a scrivere alla lavagna alcune date mentre Bonnie distribuiva i test corretti.
Quando posò il mio sul banco non riuscivo a distinguere le mie risposte visto che erano piene di segni rossi, cancellazioni e sopra alleggiava una spaventosa D, voltandomi verso Serena notai che a lei non era andata poi tanto meglio.
<< Signor Salvatore, dato che lei è una delle poche eccezioni vuole gentilmente raggiungermi così iniziamo il ripasso della storia locale >>,
Stefan si alzò, accompagnato dalle risatine sommesse di alcune ochette senza cervello, Serena le fulminò con lo sguardo all’istante, certe volte mi intimoriva quella ragazza.
<< Serena rilassati >> sussurrai,
<< Mi rilasserò solo quando avrò staccato il collo a quelle quattro deficienti >> mi rispose con tono a mala pena udibile, ma anche se ormai era distante anche Stefan sembrò udire quelle parole perché le rivolse uno sguardo divertito;
<< Ma cosa ha al posto delle orecchie, due parabole? >> disse lei, vergognandosi per essere stata udita dal bel ragazzo misterioso, nel frattempo io presi un foglio e annotai alcune piccole parole:
“ Questo avvale le mie supposizioni Serena”, le passai il foglio e lei vi incise la risposta:
“Non essere idiota, i vampiri non possono girare alla luce del sole, brucerebbero e guarda un po’, fuori dalla finestra c’è il sole”.
Scossi la testa e dissi: << Magari, hanno trovato un modo per superare il problema, non sono mica ottusi… >>.
Lei non mi rispose e si girò per ascoltare l’interrogazione/spiegazione di Stefan:

<< La guerra di secessione americana, detta anche guerra civile americana, (alcuni la "Grande Ribellione") venne combattuta dal 12 Aprile 1861 al 26 Maggio 1865 fra gli Stati Uniti d'America e gli Stati Confederati d'America (CSA), entità politica sorta dalla riunione confederale di Stati secessionisti dall'Unione (USA).
In risposta alla elezione diAbraham Lincoln come presidente, 11 Stati del Sud (dediti allo schiavismo) dichiararono la propria secessione e formarono la Confederazione degli Stati d'America. Dopo quattro anni di guerra la Confederazione si arrese e lo schiavismo fu abolito in tutta la nazione. Le questioni che portarono alla guerra furono in parte risolte durante l'Era della Ricostruzione…>>
Lo ascoltai rapita, il suo modo di parlare,il suo tono sembrava renderti partecipe di eventi lontani passati, ma che sembravano avvenuti ieri, come se li avesse vissuti sulla sua pelle; il cervello accese un barlume di razionalità ma lo ignorai, volevo solo udire il discorso di Stefan e dell’insegnante Saltzman che, sembrava sbalordito.
Quando suonò la campanella ci fu un risveglio delle nostre articolazioni in simultanea, rimaste quasi immobili per tutta la durata dell’ora; Stefan si avvicinò a noi e prontamente nascosi il foglio accusatorio.
<< Allora oggi venite a casa mia a studiare? Mi farebbe molto piacere e tanto per rassicurarvi, Damon non dovrebbe essere a casa per cui non dovrebbe disturbare nessuno il nostro studio di gruppo >> disse gentilmente lui, Serena mi guardò facendomi gli occhi dolci e, anche se il mio istinto mi stava urlando di non accettare, risposi << Ok Stefan, allora verso le 4 da te >> e poi sorrisi, sperando di non essermi cacciata in un guaio più grande di me, anzi di noi.

All’uscita di scuola congedammo Stefan, ribadendo che saremmo arrivate a casa sua intorno alle 4 pm,
quando giunsi nei pressi della mia auto vi trovai chi meno mi aspettavo di vedere.
<< Elena ciao >> mi salutò entusiasta e io arrossii all’istante, le mie guance si tinsero di color porpora mentre risposi al saluto sommessa,
<< Ciao tu devi essere Matt >> dissi io, nascondendo l’imbarazzo e sperando che non ci fosse Caroline nei paraggi, mi avrebbe sfottuta a vita.
<< Oh ti ricordi di me, meno male… volevo solo chiederti se, ecco se … >> disse balbettando senza riuscire a terminare la frase,
<< Dimmi Matt >> lo incitai dolcemente,
<< Ecco, io volevo chiederti se ti va di venire alla festa con me, sempre che tu non abbia già un altro accompagnatore >> disse lui tutto d’un fiato,
<< Oh beh, si perché no >> risposi sorpresa dalla proposta.
Lui mi abbracciò e poi disse: << passo a prenderti io alle 8, vedrai sarà divertente, ora però devo tornare a lavoro, a domani >> e si dileguò.
Salii in macchina e guidai verso casa, beh non riuscivo a nascondere la felicità per essere stata invitata dal capitano della squadra di football, poi Matt era davvero un bel ragazzo.

Quando arrivai a casa mi feci una doccia calda e rilassante, Serena non era ancora rientrata perciò me la presi con calma, avvolsi un asciugamano intorno al mio corpo nudo e andai in camera per scegliere cosa indossare, beh la scelta non era molto ampia dato che non ero ancora riuscita a fare un po’ di shopping selvaggio.
Aprii la porta della camera e l’aria fresca e prepotente mi fece rabbrividire, la finestra era semi aperta, forse Serena si era dimenticata di chiuderla…
Presi un paio di jeans scuri e una maglia colorata e l’appoggiai sul letto quando sentii un corvo gracchiare, mi voltai e vidi un corvo appollaiato sul davanzale, lo stesso corvo dagli occhi gialli penetranti che mi aveva accolta al mio arrivo.
<< Ancora tu,sei un uccello inquietante >> dissi rivolgendomi al volatile come se potesse comprendermi.
Per tutta risposta esso iniziò a svolazzare per la stanza e impaurita indietreggiai fino all’armadio, il corvo era un animale pericoloso, il suo becco era forse uno dei più taglienti in circolazione; esso planò in picchiata verso di me ed a pochi centimetri dal mio viso virò per andare ad occupare la sua posizione originaria, tirai un sospiro di sollievo. Decisi di chiudere la finestra per evitare di ripetere l’esperienza, lasciai cadere l’asciugamano ai miei piedi e indossai il completo intimo blu notte quando il campanello suonò.

Scesi le scale di fretta, era sicuramente Serena che aveva dimenticato le chiavi di casa, la solita sbadata; aprii la porta ma davanti a me trovai il sorriso malizioso di Damon Salvatore, volevo morire all’istante; ero semi nuda davanti all’essere più sexy e presuntuoso della terra.
<< Beh se questo è il genere di accoglienza che mi riservi verrò a trovarti più spesso Elena >> disse lui con un sorriso tagliente dipinto sul volto,
Agguantai il giubbotto dall’appendi abiti e lo indossai, mentre il mio cuore pompava sangue ad una velocità inaudita e mentre il mio desiderio di sprofondare sotto terra cresceva secondo dopo secondo,
<< Beh ti preferivo in versione semi nuda ma mi adatterò, intanto non copre più di tanto quel giubbotto >> disse lui rincarando la dose,
<< Cosa vuoi Damon? >> chiesi adirata, la situazione mi stava sfuggendo dalle mani,
<< Volevo assicurarmi che il mio polipetto fosse ancora vivo e vegeto >> disse lui, sottolineando l’aggettivo mio,
<< Ma non farmi ridere! A te non importa di niente di nessuno, pensi solo a te stesso, sei un narcisista davvero irritante >> esclamai inviperita,
<< Cosa ho fatto di male per meritarmi la tua ira repressa dolcezza? Sei forse gelosa del fatto che stamane ero in buona compagnia? >> disse lui perspicace, infilando il dito nella piaga,
<< sei libero di passare le tue mattinate con chi ti pare e piace, non mi interessa minimamente >> dissi io cercando di tenergli testa,
<< Non mentire Elena, mi aspettavo più spirito guerriero da te >> mi rimbeccò lui,
<< Allora Damon non ho un’intera vita da dedicarti, cosa vuoi? >>
<< Voglio te! >> disse lui sensuale e a me mancò il mondo da sotto i piedi, un improvviso capogiro che però nascosi…
Non credevo a ciò che avevo appena udito “voglio te, voglio te, voglio te”, aveva davvero detto quelle parole?
Agii senza pensare, senza collegare lo spinotto al cervello; mossi due piccoli passi in sua direzione e oltrepassai di qualche centimetro l’ingresso: << Bene Damon e ora dimmi esplicitamente cosa vuoi da me >> dissi guardandolo in quegli occhi azzurro cielo,
Mi afferrò con le sue mani forti e mi spinse contro il muro, bloccandomi ogni via di uscita, una situazione già vista ma il cuore non era ancora abituato a questi sbalzi e sembrò voler uscire dal mio petto.
<< Rilassati polipetto oppure il tuo cuore esploderà >> disse lui malvagio avvicinandosi al mio viso, pochi centimetri ci dividevano e a stento riuscivo a trattenere il mio istinto dal baciarlo e lasciar cadere ogni difesa.
<< Damon mi stai facendo perdere tempo >> dissi sull’orlo dell’ isteria, mentre i desideri proibiti si figuravano nella mia testa, fosse stato per me ci avrei fatto l’amore anche lì, nell’ingresso.
<< Volevo solo invitarti al ballo di domani ma, dato come si sono messe le cose, potrei anche chiederti di togliere quel giubbotto, prometto che ti riscalderò io >> disse e nei suoi occhi lessi il desiderio, lo stesso che in quel momento stavo frenando con tutta me stessa, in lui però era prepotente quasi come se non riuscisse a dominarlo.
<< Beh Damon, mi spiace ma sei arrivato tardi, sono già stata invitata >> dissi io provocatoria, le sorti della battaglia stavano volgendo in mio favore.
Lui si staccò da me, e io mi rabbuiai perché il contatto con il suo corpo mi aveva mandata in estasi, sul suo volto si dipinse nuovamente quell’espressione neutra, quella maschera che tanto odiavo.
<< Comunque me lo avevi detto tu stesso, è meglio se non diventiamo amici >> sentenziai, in fondo era vero: lui secondo i suoi cambi di umore si rapportava con me ed era difficile capire cosa davvero pensasse, forse era impossibile.
<< Se le cose stanno così ti auguro che sia alla mia altezza il tuo accompagnatore, ma sono praticamente certo che non sia così perciò … buon divertimento! >> disse lui con tono irritante,
<< Oh Damon non sei l’unico uomo su questa terra e si da il caso che io non sia di tua proprietà >> dissi facendo per rientrare in casa, ma lui mi fermò e sussurrò al mio orecchio << Ancora no, ma mai dire mai Elena >> e si allontanò lasciandomi lì, che cosa voleva dire con quell’affermazione?
 
H: 4,00 pm, casa Salvatore.

Dopo l’incontro con Damon non ero più molto convinta di voler andare nella tana del lupo ma, gli impegni presi dovevano essere rispettati per cui ero andata al pensionato.
Certo che la famiglia Salvatore era sicuramente una delle più ricche della città, la casa era molto grande e tutt’intorno c’era un immenso parco, forse solo la casa del sindaco Lockwood era più grande.
Parcheggiai l’auto nell’immenso giardino e mi avviai verso il portone, durante il tragitto avevo ricevuto un messaggio di Serena in cui mi pregava di raggiungerla alla villa dei Salvatore, perché lei si trovava già lì.
Suonai al campanello, forse un po’ troppo antiquato, l’attesa fu breve perché Stefan venne ad aprirmi immediatamente e mi accolse con un sorriso raggiante:
<< Benvenuta Elena, sono felice che anche tu abbia accettato l’invito >>,
<< Grazie Stefan, intanto non mi farà male ripassare con voi >>.
Lui mi prese il giubbotto da vero gentil uomo e mi accompagnò nel grande salone dove ad aspettarci c’era Serena; guardavo ammaliata sia il mobilio che la struttura della casa, una villa di altri tempi, dotata di un fascino senza eguali.
<< Allora sei riuscita a venire, ormai ci eravamo rassegnati >> mi disse Serena con tono altrettanto raggiante, era comprensibile il suo umore dato che passare del tempo con Stefan doveva essere una grande vittoria per lei.
Non ebbi il tempo di farle domande, Stefan ci raggiunse pochi secondi dopo con 3 bicchieri di coca-cola, decisi quindi di rimandare ad un momento più appropriato le domande, inoltre era davvero meglio per tutti se iniziavamo il ripasso, non volevo collezionare un altro votaccio.
Il tempo sembrò volare, erano già le 20,00, io e Serena dovevamo tornare a casa, perciò iniziai a raccogliere le mie cose quando quella voce melliflua sospirò alle nostre spalle:

<< Stefan non mi avevi detto che avevamo ospiti >>,
<< Bentornato Damon, credo che anche a me sia concesso invitare qualcuno a casa ogni tanto >> disse Stefan pungente,
<< Beh se proprio devi invitare qualcuno, potresti sceglierti una compagnia migliore >> rispose il fratello maggiore insofferente,
<< Non preoccuparti Damon ce ne stavamo andando, non vogliamo di certo darti fastidio >> dissi io acida voltandomi per guardarlo in volto,
<< Non ho voglia di sentire le vostre chiacchiere sono esausto >>,
<< Dai Elena andiamo >> disse Serena prendendo una posizione da mediatore.
Ma Stefan mi impedì di replicare: << Perché non vi fermate a cena, potrei mostrarvi le mie ottime doti da cuoco >>,
<< Le stai davvero invitando a cena >> disse Damon con uno sguardo che non prometteva nulla di buono, dopo un nostro simultaneo cenno di assenso,
<< Perché fratello? Non credo che ci sia nessun problema >> rispose Stefan,
<< Beh allora sarebbe scortese se non mi unissi a voi >> proseguì il moro leccandosi il labbro inferiore con la punta della lingua,
<< Guarda Damon che possiamo fare a meno della tua presenza >> dissi io,
<< Elena potremmo anche azzerare le nostre divergenze per una volta >> mi rispose,
<< Quali divergenze? >> intervenne Serena,
Ammonii Serena con lo sguardo, non era certo il momento delle domande sconvenienti; decidemmo di aiutare Stefan in cucina mentre fortunatamente Damon si allontanò al piano superiore.
<< Stefan mi sapresti indicare dove è il bagno? >> chiesi mentre erano in atto i preparativi,
<< La porta sulla desta, vicino alle scale >> disse lui.
Andai nella direzione che lui mi aveva indicato, mi chiusi la porta alle spalle dandogli un giro di chiave; prima di uscire mi guardai allo specchio; l’incontro pomeridiano con Damon non era stato assolutamente positivo, il nostro rapporto sembrava incrinarsi sempre di più dopo la notte precedente, gli occhi mi bruciavano e a stento trattenevo le lacrime, lacrime di rabbia.
Inoltre i miei dubbi persistevano, Stefan sembrava un ragazzo normalissimo, con ottime abilità in cucina, eppure qualcosa non mi convinceva, la loro presenza appena dopo il mio incidente con quell’essere non poteva essere casuale.

Stavo per raggiungere Serena e Stefan ma, dopo aver dato un occhiata alle scale, decisi di dar voce ai miei dubbi; salii lentamente le scale evitando di far rumore, ma l’ultimo scalinò mi tradì scricchiolando lievemente.
Il corridoio era quasi totalmente buio, illuminato dai lampioni esterni che riflettevano la luce fioca tramite i grandi finestroni; percorsi con cautela metà corridoio, notai una porta leggermente socchiusa e riflettei per un secondo, la curiosità mi stimolava ad entrare ma il mio sesto senso mi avvertiva che sarebbe stata una mossa sbagliata.
Decisi di non ascoltare quest’ultimo e entrai nell’ampia stanza, era se possibile ancora più buia; quella doveva essere la stanza di Damon. Padroneggiava un grande letto antico, sul lato destro c’era una libreria piena di antichi volumi, sulla sinistra una scrivania in legno di ciliegio; mi avvicinai a questa e presi un antico portaritratti, nella foto vi era una giovane ragazza bionda, con le labbra rosse e carnose e due occhi azzurri dal taglio sottile, una bellissima donna ma allo stesso tempo incuteva timore; rimisi la foto al suo posto e mi voltai per lasciare la stanza, ma incontrai il duro petto di Damon che mi guardava con uno sguardo assassino.

<< Dammi una spiegazione Elena… per quale motivo ti trovi nella mia stanza e perché stavi rovistando tra i miei oggetti? >> disse lui, a bocca semi chiusa e respirando pesantemente, quasi come se a stento trattenesse la sua ira,
<< Stavo cercando il bagno, ma ho evidentemente sbagliato stanza >> balbettai,
<< Non dirmi stronzate >> rispose agguantandomi per i polsi e spingendomi contro il muro,
<< Scusami Damon non era mia intenzione intromettermi >> dissi io, ora le lacrime inondavano il mio viso,
<< Invece era tua intenzione, ma mi chiedo cosa sperassi di trovare angioletto >>,
<< Lasciami andare Damon, così mi fai male >>,
<< Questo non è niente confronto a quello che potrei farti, non mi piacciono le impiccione >>,
<< Mi spezzi i polsi così, Ahia… >>,
<< Elena rispondimi! >> tuonò lui,
<< Volevo solo capire chi tu sia, cosa sei e perché mi hai salvato da quel demone >> risposi sincera, non avevo altre alternative,
<< Mi sembrava di averti già detto che è una storia che non ti piacerebbe >>,
<< Ma io dovevo saperlo perché … >>,
<< perché gli angeli devono temere i vampiri, creature immortali che danno la caccia agli angeli per appropriarsi dei loro poteri >> mi interruppe lui malvagio, mentre la sua faccia prendeva le sembianze di un vampiro,
<< Tu … Tu… sei un vampiro >> dissi, mentre il cervello elaborava un piano per allontanarmi da lui, da quella casa …
<< Hai scoperto l’acqua calda Elena, ma brava! Ed ora dimmi, hai paura di me? >> si avvicinò alle mie labbra pericolosamente,
<< No, non ho paura di te >> mentii spudoratamente,
<< Invece dovresti averne >> mi rispose lui senza allontanarsi da me,
<< Hai ragione, dovrei … eppure mi hai salvata ieri, ti sei preoccupato per me e sei venuto all’ospedale; perciò non sei poi così tanto cattivo >>,
<< Non leggere nelle mie azioni un buonismo che non esiste >> disse lui liberandomi finalmente dalla presa.
Tirai un sospiro di sollievo, la circolazione cominciò a fluire nuovamente nelle mie braccia; alzai lo sguardo per incontrare il suo, stava lentamente tornando normale: il suo sguardo assassino stava lasciando posto alla solita espressione da sbruffone.
<< Chi era quella donna? >> chiesi d’istinto,
<< Una forma demoniaca >> mi rispose apatico,
<< Cosa voleva da me? >> insistetti,
<< Ucciderti per poter liberare la sua stirpe >> mi rispose,
<< E tu cosa centri con lei? >> chiesi, ma avevo paura della sua risposta,
<< Questi non sono affari tuoi >> disse.
Decisi di non fargli più alcuna domanda, intanto non avrei cavato un ragno dal buco; mi allontanai da lui ma prima di uscire dalla stanza gli dissi: << Avevi ragione tu, noi non possiamo essere amici >>.

Lasciai la stanza e raggiunsi Serena, stava scherzando animatamente con Stefan in cucina, ma dopo quello che avevo scoperto non era il caso che ci fermassimo a cena, con il rischio di diventare noi stesse il pasto.
<< Serena è meglio se torniamo a casa, non m sento bene >>,
<< Ma perché ormai abbiamo preparato tutto >> mi rispose lei delusa,
<< Perché è meglio così >> risposi risoluta,
<< Dai restate, davvero non è un problema >> disse Stefan,
<< Invece è un problema, non credo che per due umane sia normale restare a cena con dei vampiri >> esplosi.
Stefan rimase scioccato dalla mia affermazione, non disse più una parola e Serena si avvicinò immediatamente a me; prendemmo i nostri giubbotti e uscimmo da quella villa il più in fretta possibile, Stefan ci seguì fino all’ingresso ma noi non ci voltammo e proseguimmo verso casa.

Poco dopo entrammo nel nostro appartamento, il viaggio era stato più silenzioso del solito, mi distesi sul divano stravolta e lasciai che Serena smaltisse la notizia, era affranta perché le piaceva davvero il giovane Salvatore.
<< Mi aveva invitato al ballo sai? >> disse poco dopo sedendosi accanto a me,
<< E’ meglio sapere la verità ora che non sei ancora coinvolta >> le risposi ma sapevo quanto faceva male questa assurda verità,
<< Io mi fidavo di lui, era così diverso da tutti quelli che ho conosciuto >> mi disse in preda allo sconforto,
<< Non possiamo fidarci di nessuno se non l’una dell’altra, dobbiamo lottare Serena e restare unite; domani notte la nostra vita cambierà, sapevamo che prima o poi sarebbe successo >>dissi abbracciandola.
Dopo una camomilla decisi di andare a dormire, la giornata si era rivelata davvero stressante; sul davanzale trovai il solito corvo, questa volta sembrava fissarmi, se possibile, ancora più con insistenza.
Lo ignorai e indossai la camicia da notte azzurra appoggiata alla sedia, mi rintanai sotto le coperte e lasciai che le lacrime si riversassero sulle mie guance; anche a me Damon piaceva, anche lui era diverso da tutti gli altri, non volevo credere a quello che era successo poco prima nella sua stanza; Stefan era davvero un ragazzo splendido e genuino eppure anche lui ci aveva mentito, chissà se anche lui in verità voleva ucciderci?

Tutte domande senza risposta, ciò che era più amaro nel dolore che provavo quella notte, era il ricordo della gioia di ieri.
Urlo il mio dolore nel silenzio della notte.
Nessuno sente più i miei pianti, nessuno può alleviare i tanti rimpianti.
Nessuno sfiora i miei occhi stanchi.
La solitudine mi culla e sorride, la solitudine mi sussurra non morire, mi tiene per mano ed io sconfitta accetto l'inganno.
Senza parole il mio cuore resta in silenzio.
Senza speranze accetto la sconfitta.
Non si può elemosinare l'amore.
Destino la mia vita adesso è tua.
Destino sicuramente hai vinto.
Ti ho sfidato ma esco sfinito e vuoto.
Ci sono momenti in cui anche il presente fa male e guardare avanti o indietro non fa nessuna differenza.
Mi abbandonai al sonno profondo nel tepore delle mie lenzuola, una serie di immagini non definite si accalcarono nella mia testa, sogni confusi che diedero pace per poche ore al mio cuore ferito.
 
POV Damon.
 
Quando sentii la loro auto allontanarsi sul ciottolato decisi di affrontare Stefan, non potevo non dargli spiegazioni, mi avrebbe placcato per il resto dei miei giorni.
Scesi le scale e raggiunsi Stefan nel soggiorno, era visibilmente sconvolto, non avevo intenzione di sorbirmi le sue prediche ma non potevo evitarlo,
<< Per quale assurda ragione Elena sapeva della nostra vera natura? >> disse lui senza neanche guardarmi in faccia,
<< Perché intanto lo avrebbe saputo prima o poi >> risposi,
<< No Damon, non adesso, avrei trovato il modo per dirglielo, per rendere meno sgradevole la verità… io non sono un pericolo per loro, non lo sono mai stato, ma non posso dire lo stesso di te… dove passi te distruggi sempre le vite degli altri >>,
<< Fratello anche tu sei un pericolo per loro, e loro lo sono per noi visto che sono due angeli >> gli dissi sincero,
<< Non mi interessa cosa sono, per me erano solo Elena e Serena, una volta che intendo ricostruirmi una vita trovi il modo per rovinarmela, come allora con Katherine >>,
<< Non mettere di mezzo Katherine, non c’entra proprio nulla >>,
<< Invece si, tu mi porti rancore perché sai benissimo che amava anche me, mi porti rancore perché sai che non avrebbe mai scelto di passare la sua vita con te, mi porti rancore perché se io sono qui a parlare con te è stata una sua scelta >>,
<< Ti ho detto che Katherine non c’entra niente Stefan >> ripetei,
<< Non credo ad una tua singola parola, e come potrei? Cosa avete in mente tu e quel demone, ora cosa sei Damon, un mercenario di angeli? >>,
<< Ma cosa ti salta in mente fratello? Ho difeso Elena da Gayla, se non fossi intervenuto l’avrebbe ridotta in pezzettini grandi quanto un francobollo >> protestai, in fondo Stefan aveva ragione ma non avevo alcuna intenzione di dirgli la verità, di dirgli che avrei sacrificato quelle due insulse creature per riavere Katherine, no questo non poteva saperlo.
<< Che cosa vuoi Damon, rovinarmi la vita non ti basta più? >>,
<< Stefan mi serve il tuo aiuto per proteggerle, almeno per il momento >> dissi infine,
<< E perché dovrei aiutarti? >>,
<< Perché sfortunatamente questa volta ciu troviamo dalla stessa parte fratello, non fraintendermi è solo un caso ma, come è che dicevano? L’unione fa la forza >> ridacchiai.

Lasciai la stanza lasciandolo più perplesso di come lo avevo trovato, quando raggiunsi la macchina il mio sesto senso mi avvertì, poco distante da me c’era qualcuno che mi fissava, perciò decisi di precedere le sue mosse, qualunque esse fossero.
<< Gayla ti prego non nasconderti, non mi piace essere spiato >> dissi tranquillamente,
<< Io non ti stavo spiando, passavo per caso da queste parti e mi chiedevo cosa stesse facendo il cavaliere degli angeli indifesi >> ridacchiò lei avvicinandosi,
<< Ancora con questa storia, se tu non avessi agito d’istinto non avrei mai dovuto fermarti >>,
<< Non sono qui per parlare di questo Damon, mio padre ti propone un accordo >> disse lei animata da un sorriso inquietante,
<< Gli accordi di Caleb non sono quasi mai vantaggiosi >> risposi,
<< Scommetto che questo, vampiro, ti piacerà >>,
<< Sentiamo … >>,
<< Mio padre ha deciso di accettare la tua richiesta di vedere Katherine, ma in cambio pretende un accelerazione del processo di eliminazione degli angeli >>,
<< Senti Gayla io sto facendo il possibile, devono prima fidarsi di me per potermi avvicinare a loro e agire >>,
<< Non le avvicinerai certamente confessandogli che sei un vampiro, ti credevo più furbo >>,
<< Non sono riuscito a trattenere la rabbia, ma non è un problema, riuscirò a conquistare la loro fiducia, con questo bel faccino sarà facile >>,
<< Attento, potrei rovinarti quel bel faccino in pochi secondi >> mi minacciò,
<< Devi solo provarci Gayla >> risposi a tono prima di salire in macchina.
Abbassai il finestrino elettrico e le sorrisi: << Stamattina eri più dolce tesoro, ma la gelosia fa brutti scherzi anche ai demoni >> la derisi,
<< Damon ti avverto, non tollererò nessun passo falso >> disse lei ignorando la mia frecciatine e poi sparì nella notte.

Decisi di andare a bere qualcosa al grill, lì vi trovai Bonnie e Caroline, le due amiche degli angeli e di Stefan, ma le ignorai e loro fecero lo stesso con me, fortunatamente.
Eppure sentivo pulsare nel mio cervello un desiderio, un desiderio che cercavo di combattere da quando se ne era andata; ammetterlo a me stesso mi costò caro ma, volevo sapere come stava, volevo in qualche modo fare qualcosa per alleviarle la sofferenza che le avevo letto negli occhi.
Poco dopo mi appollaiai sulla sua finestra, sbattendo le piume lucenti così che lei si accorgesse della mia presenza, ma sfortunatamente mi ignorò; si tolse i vestiti e indossò una candida camicia da notte, controllai i miei desideri insani con difficoltà.
Il suo corpo era un richiamo così forte, quasi indomabile, avevo conosciuto creature forse anche più belle ma quelle forme aggraziate e fragili erano fuoco per la mia gola, avrei voluto assaggiare il suo sangue cristallino, avrei voluto sentire il suo corpo caldo sotto il mio freddo, avrei voluto goderne la purità il più a lungo possibile.
Il mio udito sovra sviluppato udì deboli singhiozzi, stava piangendo e la causa dei suoi pianti era facilmente riconducibile a me, nonostante lei rappresentasse un nemico per me, non riuscivo a non provare tenerezza nei suoi confronti.

Entrai dalla finestra accanto, la camera della rossa, presi di nuovo le sembianze umane e ignorando completamente quell’umana raggiunsi la mia preda, piano piano i suoi singhiozzi diminuirono e finalmente si addormentò, tramite il controllo mentale evitai che cadesse negli incubi; sfiorai i suoi capelli setosi con grazia e naturalezza; quella ragazza era la mia rovina, ne ero cosciente anche se non lo volevo ammettere a me stesso.
Scatenava in me moti di pietà mai provati prima, la sua vicinanza risvegliava la mia umanità assopita, quell’umanità che credevo persa per sempre, quella stessa umanità che credevo morta nell’istante stesso in cui mi era stata portata via la fonte della mia personale felicità; ma ora, che ero ad un passo da riaverla qualcosa mi frenava, forse perché temevo che dopo tutto questo tempo niente sarebbe stato come allora.

Era passato così tanto tempo che mi ero convinto che non sarei più stato in grado di amare, mi ero convinto che l’amore era per i deboli, mi ero convinto che per essere felice dovevo darmi l’opportunità di esserlo, e lei che dormiva beata, era la mia opportunità di esserlo.
Lasciai la stanza, sapevo che ero in un vicolo cieco, sapevo che non c’era tempo per dubbi e tentennamenti, decisi quindi che le avrei posto le mie scuse il giorno seguente, durante la notte dell’eclissi avrei fatto ciò per cui ero tornato a Mystic Falls, ormai era troppo tardi, intanto non avrebbe fatto alcuna differenza la mia pietà, lei aveva comunque il destino segnato e la mia felicità non era mai stata una priorità.

Quella notte non chiusi occhio, il suo pensiero non mi dava tregua, eppure nel mio inconscio cercavo disperatamente una seconda possibilità, una via di fuga; poi la trovai ma, non era neanche lontanamente percorribile, lei mi avrebbe odiato per il resto dei suoi giorni e forse, non solo lei.

Serenity 92

 

Ehi BUONA SERA... perdonatemi, è più di un mese che non mi faccio vedere da queste parti, forse anche due... ma ho avuto quello che si chiama blocco dello scrittore!!!
No in realtà ho perso i capitoli salvati e presa dallo sconforto avevo lasciato perdere... ma se sono qui vuol dire che non ha funzionato, non riesco a stare lontana da Ele, Dam, Stef e Sere...
Beh spero che il capitolo vi piaccia, se vi piace recensite, le recensioni mi danno la motivazione per scrivere, sapere che non pensate che questa storia sia un rottame mi rende felice e mi sprona a far di meglio.
Comunque vi ringrazio ancora tutti, vedo che comunque le visite crescono e anche chi mette la storia tra preferite, ricordate & seguite. Non vi dico quando aggiornerò, perchè non lo so... ma spero presto per poter leggere che ne pensate. Un bacio!!!
Alla prossima, non vedo l'ora di scrivere dell'eclissi.

 

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