His faithful friends in the police box di Little Fanny (/viewuser.php?uid=4868)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Apple - Trust me... ***
Capitolo 2: *** Baby - Am I pregnant?! ***
Capitolo 3: *** Choice - Turn Left ***
Capitolo 4: *** Doctor-Donna ***
Capitolo 5: *** Engagement - Thank you Doctor ***
Capitolo 6: *** Friend - Doctor, Donna, Friends ***
Capitolo 7: *** Ganger - Am I real? ***
Capitolo 8: *** Hand - A hand in a jar ***
Capitolo 9: *** Infatuate – My Doctor ***
Capitolo 10: *** John Smith – Love me, please ***
Capitolo 11: *** Key – I miss you so much ***
Capitolo 12: *** Love – I love you, I always will ***
Capitolo 13: *** Memories – It’s all in my mind ***
Capitolo 14: *** Name – What’s in a name ***
Capitolo 15: *** Once upon a time – The Story of my life ***
Capitolo 16: *** Pistol – Bang! ***
Capitolo 17: *** Quiet – Lost without you ***
Capitolo 18: *** Romans – Sexy Romans ***
Capitolo 19: *** Spoiler – Shhh! Spoiler! ***
Capitolo 20: *** Time – The End of her Time ***
Capitolo 21: *** UNIT – Ready to fight ***
Capitolo 22: *** Veni, vidi, vici – New Discovers ***
Capitolo 23: *** Wife – The Doctor’s Wife ***
Capitolo 1 *** Apple - Trust me... ***
Titolo: His faithful friends in the
police box
Fandom: Doctor Who
Conteggio parole: 500x26=13000
Riassunto: Le varie compagne del Dottore, le loro
disavventure e i loro pensieri.
Note: scritta per il Sillabario @maridichallenge.
Disclaimer: La storia
è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla
BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è
scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.
Note iniziali:
Sono 26 flashfic perché 26 sono le lettere dell'alfabeto
inglese. All'inizio di ogni flashfic troverete uno specchietto
introduttivo che indica personaggi trattati, genere e rating (visto che
EFP non me li fa aggiungere tutti!). In questo modo, se non volete
leggere, potete tranquillamente saltare visto che le varie storie sono
completamente scollegate le une dalle altre. L'intera raccolta
è stata scritta a giugno, quindi non tiene conto degli
avvenimenti delle puntate 6x08-09.
Detto questo non mi resta che augurarvi buona lettura!
Personaggi: Amy Pond, Eleventh Doctor
Rating: G
Genere: generale
Prompt: Apple
Avvertimenti: ambientata nella puntata 5x01
“The Eleventh Hour”
Apple
– Trust me…
“Fidati di me.” Disse il Dottore stringendo le
spalle di Amy con le sue mani. La sua presa era ferma e disperata.
Aveva bisogno che quella ragazza si fidasse di lui, che riconoscesse in
lui lo stesso uomo che le era apparso quando non era che una bambina.
Amy lo squadrò dalla testa ai piedi: era lo stesso uomo, su
questo non c’erano dubbi. Non era cambiato di una virgola in
tutti quegli anni in cui lei era diventata una giovane donna.
E lei faticava a credergli proprio perché era impossibile.
Non poteva essere lui, non poteva essere reale. Lui era solo il frutto
dei suoi sogni di bambina, desiderosa di avere un amico con cui parlare
e spaventata da quella crepa sul muro a tal punto da credere
nell’esistenza di un Dottore Stropicciato.
Eppure quello sguardo raccontava la verità. Aveva avuto modo
di scorgerlo disorientato e determinato, ma adesso nei suoi occhi
brillava sincerità. Sulle sue labbra rivedeva ancora
quell’assurda combinazione di bastoncini di pesce e crema
pasticcera e represse un sorriso al ricordo di cosa gli aveva cucinato
quella notte e delle sue brusche e strane reazioni.
Il Dottore scorse il lampo di fiducia nei suoi occhi e decise di
giocarsi la sua ultima carta a disposizione. Infilò svelto
una mano nella tasca dei pantaloni e lanciò
l’oggetto tra le mani della ragazza. Amy afferrò
al volo la mela, rigirandosela tra le mani.
Lei odiava le mele e sua madre ci disegnava sopra delle faccine per
fargliele entrare in simpatia. La ragazza sorrise al pensiero,
accarezzando con un polpastrello la buccia liscia su cui faceva bella
mostra di sé una leggera incisione.
“Guardala.” Le disse il Dottore con tono accorato.
“Guardala, Amy. È la stessa di dodici anni
fa.”
La ragazza abbassò titubante lo sguardo osservando con
sospetto la mela che le sorrideva con la sua buffa espressione.
“Tu sai che è la stessa che mi hai dato te, dodici
anni fa. E guardala, è proprio come allora.”
Continuò il Dottore, osservando le varie espressioni che si
susseguivano sul volto della ragazza. Il tempo però a sua
disposizione scorreva veloce e lui aveva bisogno che lei si fidasse di
lui, che lo riconoscesse come il suo Dottore Stropicciato.
“Sono un viaggiatore nel tempo, Amy. So che quanto ti sto per
dire sembra impossibile, ma mi serve che tu ti fidi di me per i
prossimi venti minuti. Ti chiedo solo questo: venti minuti
appena.”
Amy fece scattare lo sguardo tra lui e la mela sorridente.
Non poteva essere vero, però quella mela era lì,
che le sorrideva così come allora nella sua liscia buccia.
La strinse con più forza nel suo palmo, ancora indecisa.
Aveva sofferto troppo, aveva visto troppi psicologi per lanciarsi di
nuovo in quel sogno che la vedeva accanto al Dottore Stropicciato.
Lanciò un’ultima occhiata al frutto che sembrava
guardarla incoraggiante, mentre sentiva il Dottore supplicarla
disperato.
“Fidati di me.”
E Amy fece scattare la serratura dell’auto, decidendo di
lanciarsi in quella folle avventura.
Fine
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Capitolo 2 *** Baby - Am I pregnant?! ***
Personaggi: Amy Pond, Melody Pond
Rating: PG13
Genere: introspettivo, angst
Prompt: Baby
Avvertimenti: spoiler 6x07 “A Good Man
Goes To War”
Baby –
Am I pregnant?!
Amy aprì gli occhi e si ritrovò
investita da un bianco accecante che nulla aveva a che fare con il
confortevole bianco della sua camera – con quello scomodo
letto a castello – sul TARDIS.
Voltò la testa prima a destra e poi a sinistra sentendo
tutto il suo corpo protestare per il leggero movimento.
Tentò di muovere le dita delle mani e dei piedi, a sollevare
le braccia, ma sembrava ci fossero delle cinghie a impedirle qualsiasi
movimento.
Infine abbassò lo sguardo sulla sua pancia, incredibilmente
enorme e indubbiamente incinta.
Era incinta.
Lei era incinta.
Cacciò un urlo di paura, disperata e terrorizzata.
Non aveva ricordi di essere stata fatta prigioniera e men che meno di
essere stata incatenata a una grande incubatrice. L’ultimo
nitido ricordo che aveva era la strana conversazione che aveva avuto
con il Dottore.
“Sono incinta!” aveva esclamato, bloccando di colpo
il Dottore nel bel mezzo dell’inseguimento.
Forse non era stata l’uscita più adatta alla
situazione e lei era sicura che ci fosse qualcosa che le stesse
sfuggendo in quel particolare momento, ma la rivelazione le era
sfuggita spontanea dalle labbra, come fosse una cosa che il Dottore
avesse bisogno di sapere proprio in quell’istante.
No, non era quello.
Amy scavò a fondo nella propria mente, lottando contro
l’intorpidimento che aveva preso possesso del suo corpo per
tanto, troppo tempo.
Si ricordava una camera spoglia con decine di foto che la ritraevano
con una bambina, la sua bambina, nelle varie fasi della crescita.
C’era la bimba appena nata, i suoi primi passi, il primo
compleanno, il primo giorno di scuola.
Aveva visto tutta una vita delinearsi in quelle foto.
Poi non ricordava più nulla. C’era stato il buio e
infine si era ritrova lì, ad aprire gli occhi su un bianco
accecante, con una strana donna dall’occhio bendato che le
ordinava di spingere.
Doveva essere un sogno, non c’era un’altra
spiegazione possibile.
Forse era ancora una volta opera del Signore dei Sogni. In fondo si era
già ritrovata incinta in quella strana avventura e ormai
aveva compreso che l’impossibilità era di casa nei
viaggi con il Dottore. Tutto e niente avevano senso in quel fantastico
mondo rinchiuso in una cabina blu.
Non avrebbe dovuto stupirsi più di nulla, ma la bambina, la
bimba che ora stringeva tra le braccia, era quanto di più
vero e più vivo avesse mai toccato. Aveva cinque ditini per
mano, erano così piccoli e fragili, ma quando si stringevano
con forza al suo dito creavano una morsa impossibile da sciogliere.
Aveva un bel naso a patata, che si arricciava appena se solo ci posava
sopra un bacio. I suoi occhi erano svegli e vivaci, guardavano con
curiosità il mondo che la circondava. La sua piccola bambina
scalpitava per conoscere il mondo, con le sue belle gambe con i piccoli
polpacci che si muovevano sempre irrequieti.
Era bella la sua bambina.
Era reale la sua bambina.
Melody Pond era la sua bambina. Sua e di Rory. E nessuno
gliel’avrebbe portata via.
Fine
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Capitolo 3 *** Choice - Turn Left ***
Personaggi: Donna Noble, Rose Tyler
Rating: PG15
Genere: introspettivo, triste
Prompt: Choice
Avvertimenti: morte di un personaggio principale,
ambientata nella puntata 4x11 “Turn Left”
Choice
– Turn Left
Tutti noi, nell’arco della nostra vita, ci troviamo davanti a
delle scelte.
Possono riferirsi a sciocche decisioni, come scegliere il the giusto
per cominciare la giornata, o importanti, come decidere un lavoro
anziché un altro.
Ma ogni scelta, per quanto piccola sia, è in grado di
cambiare la nostra vita.
Il mio nome è Donna Noble e ora so
quanto una decisione può essere importante.
Una volta pensavo di non essere nessuno.
Sono solo una precaria, continuavo a ripetermi nella
testa.
Sono incapace di tenermi stretto un lavoro, men che meno un
uomo, mi raccontavo ancora, mentre guardavo le coppie
passeggiare felici lungo i marciapiedi e donne in carriera sfrecciare
veloci tra la folla sui loro tacchi alti.
Sicuramente nella mia vita le scelte sbagliate che ho fatto sono state
tante, ma ora ho modo di rimediare e questo mi da la forza di andare
avanti, di continuare a correre verso quei pochi metri che mi separano
dalla me stessa passata e dalla sua pazza scelta.
Pensavo di essere una nullità, solo una delle tante persone
che popolano questa cittadina, destinata a essere dimenticata una volta
che il mio cammino fosse giunto al termine. Invece il sorriso dolce di
questa ragazza bionda mi ha aperto gli occhi, mi ha svelato una vita
meravigliosa accanto a questo fantomatico Dottore.
Ora, grazie a quella ragazza, ho capito che sono qualcuno e devo
cominciare a vivere davvero, perché il mondo del Dottore mi
sta aspettando.
Ora il destino del mondo è stretto nelle mie mani. Lo vedo
chiaro davanti a me, scandito dai secondi che passano inesorabili,
mentre le mie gambe corrono veloci lungo i marciapiedi ingombri di
gente inconsapevole. Mi districo tra la folla con un’euforica
paura che mi scorre nelle vene. Devo fare in fretta, più in
fretta che posso per rimettere il mondo al suo giusto posto.
Lancio un’occhiata veloce all’orologio dove i
secondi sembrano correre più svelti delle mie gambe e mi
devo fermare, mentre un’ondata di fredda consapevolezza
prende possesso del mio corpo.
Adesso capisco davvero le parole di quella ragazza
bionda, la ragazza che mi ha aiutato ad arrivare dove sono adesso, che
mi ha aperto gli occhi.
Adesso capisco il suo sorriso triste e l’addio sussurrato tra
le mie urla di gioia.
Prendo un respiro profondo mentre scendo dal marciapiede lentamente.
Non mi sono mai sentita più viva di come mi sento ora,
perché so che questa scelta è quella
più giusta e l’unica che posso davvero fare.
Come a rallentatore vedo il camion venirmi incontro.
Per un momento non sento più nulla, riesco solo a scorgere
una massa di capelli biondi e due parole sussurrate dolcemente al mio
orecchio.
Ma prima che tutto si faccia buio sento distintamente il suono di una
freccia che cambia direzione: gira a sinistra.
Io giro a sinistra.
Tutto il tempo si riavvolge e la realtà si sistema, mentre
sento il mio respiro farsi più debole e gli occhi chiudersi
a poco a poco.
La scelta è stata fatta.
Fine
E il prossimo prompt
sarà: Doctor-Donna.
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Capitolo 4 *** Doctor-Donna ***
Personaggi: Donna Noble, Tenth Doctor,
Tenth Doctor (The Duplicate)
Rating: PG13
Genere: introspettivo, comico, triste
Prompt: Doctor-Donna
Avvertimenti: ambientata nella puntata 4x13
“Journey’s End”
Doctor-Donna
Donna uscì di corsa dal TARDIS andando in
soccorso al Dottore – o Dottore Umano, o Dottore Metacrisi,
non aveva ancora idea di come volesse essere definito – e
afferrò la pistola che lui aveva fabbricato, guardandola
spaesata. Bastò quell’attimo di incertezza a
Davros per riprendersi dallo stupore per la sua improvvisa comparsa e
lanciarle addosso un’onda di energia.
Donna sentì il suo corpo volare via per il colpo ricevuto e
atterrare malamente dietro il centro comandi. Rimase incosciente per
qualche minuto, ma via via che i secondi passavano poteva avvertire
qualcosa cambiare dentro di lei. Sentiva una nuova forza scorrere nelle
sue vene, le sue dita formicolare e le palpebre sbattere irrequiete. La
sua testa smise di bruciare e il mondo si fermò di colpo,
come se finalmente tutto avesse trovato la propria giusta collocazione.
Lentamente prese atto di dove si trovava, il conto alla rovescia forte
e chiaro nelle sue orecchie. Si alzò in piedi e si mise
velocemente all’opera, sventando il piano
dell’impero Dalek.
“Donna? Ma cos-?” riuscì a domandare il
Signore del Tempo, guardandola stupita, mentre lei pilotava i Dalek
quasi fossero le sue automobiline radiocomandate.
Il Dottore vide la sua compagna scambiare uno sguardo significativo con
la copia di se stesso, prima di spiegare tranquillamente cosa fosse
successo, tra lei, la sua mano e l’energia di rigenerazione.
“Metà Donna, metà Dottore.
Doctor-Donna!” esclamò infine lei, indicandosi con
aria compiaciuta. “E ora forza, Skinny Boys, abbiamo molto
lavoro da fare.”
Li richiamò all’ordine indicando i vari comandi e
i vari pianeti che attendevano di tornare al loro posto nel loro giusto
tempo.
Insieme rimisero le cose a posto, come una grande squadra.
Il Signore del Tempo lanciò un’occhiata ancora
incredula a Donna, la sua fantastica compagna, e sentì
l’orgoglio montare nel proprio petto. Era bella vederla
così raggiante, così sicura di sé e
così brillante.
Donna supervisionò l’operato dei suoi compagni,
stupendosi di quanto bene la sua mente e il suo corpo si fosse adattato
a quel nuovo modo di vivere. Aveva tantissime idee che le frullavano
nel cervello: avrebbe addirittura potuto sistemare il circuito
camaleonte da troppo tempo ormai fuori uso. E poi, a pensarci bene,
poteva dare una sistemata anche al forno di casa, che non ne voleva mai
sapere di funzionare a dovere.
Avere nella propria mente tutta la genialità dei Signori del
Tempo era splendido: milioni di immagini si susseguivano senza sosta
nei suoi occhi, milioni di idiomi affollavano la sua bocca, le sue
gambe scalpitavano pronte per mille avventure.
Era fantastico. L’universo intero era stupendo e tutte le
cose che poteva vedere erano incredibili. Le fila del tempo si
delineavano chiare davanti ai suoi occhi: poteva vedere ciò
che era stato, come doveva essere e ciò che doveva ancora
accadere.
Avrebbe potuto viaggiare per sempre con il Dottore, insieme per sempre.
Ma la sua testa stava iniziando a bruciare, troppe informazioni
vorticavano dietro ai suoi occhi e sapeva che c’era un solo
modo per impedire che il peggio potesse accadere.
Fine
E il prossimo prompt sarà: Engagement
Note finali:
Allora, adesso che ho finito gli esami (OH MY GOD! ancora non ci
credo!) sono sommersa dalle infinite pagine della tesi che devo
consegnare tra 5 giorni. Quindi, anche se l'intera raccolta
è conclusa non ho la più pallida idea di quando
pubblicherò i prossimi capitoli. Dovete solo avere un po' di
pazienza e sperare che io finisca il lavoro bene e in fretta. E poi
finalmente darò un calcio a questa dannata triennale! ^^
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Capitolo 5 *** Engagement - Thank you Doctor ***
Personaggi: Martha Jones, Tenth Doctor
Rating: G
Genere: generale, malinconico
Prompt: Engagement
Avvertimenti: missing moment 4x06 “The
Doctor’s Daughter”
Engagement
– Thank you Doctor
Martha Jones non era che una studentessa la prima volta che aveva messo
piede sul TARDIS. Aveva afferrato al volo
l’opportunità di scappare via: lontano dalla
propria famiglia e dai suoi problemi. Non ci aveva pensato due volte
prima di lanciarsi in una folle avventura a zonzo per
l’universo con un uomo – anzi alieno, come aveva
scoperto tra le risate generali dei suoi compagni di corso –
di cui non conosceva nulla.
Era fuggita perché era stanca della sua noiosa vita, ma
più di tutto perché quell’uomo
l’aveva stregata. Era bastato uno sguardo scambiato in
ospedale a farle capire che quell’uomo era diverso. Lui era
lì, disteso su un freddo lettino, come uno dei tanti
pazienti, del tutto anonimo. E sarebbe stato esattamente come uno dei
tanti, se non lo avesse incontrato proprio quella stessa mattina
venendo al lavoro. Gli si era parato di fronte parlandole come un
pazzo, si era sfilato la cravatta per poi scomparire così
come era apparso, lasciandola stordita in mezzo alla strada.
E si sentiva così ancora adesso, mentre usciva dal TARDIS
dopo l’ultima avventura con il Dottore.
A quel tempo era scappata così su due piedi, gettando
all’aria gli anni di studio che l’avevano quasi
portata a raggiungere l’agognata laurea in medicina. Aveva
forse fatto la scelta più folle della sua vita, ma mai per
un minuto l’aveva rimpianta.
Come d’abitudine prese a giocare con l’anello di
fidanzamento che faceva bella mostra di sé sul suo dito.
Serviva a distenderle i nervi e a farla ragionare con la mente
più lucida.
Sospirò, tornando per un attimo indietro nel tempo, a quando
era la compagna del Dottore.
Tra le tante cose a cui aveva pensato in quei viaggi in sua compagnia
era stato il futuro. Non il futuro nel senso dottoresco del termine
– quello l’aveva visto e vissuto molto bene
– ma al suo futuro. Aveva pensato a come sarebbe stato
presentare il Dottore a sua madre, come sarebbe stato vivere con lui.
Aveva sperato che lui la vedesse come una fidanzata: assieme avevano
vissuto avventure al di là di ogni immaginazione umana.
Alla fine di tutto, tuttavia, aveva capito.
Aveva compreso che lei non era pronta ad abbandonare tutto per un uomo
che, per quanto le volesse bene, mai avrebbe ricambiato con la stessa
intensità i suoi sentimenti.
Aveva compreso che era inutile illudersi in un amore non corrisposto.
Questo le avrebbe fatto solo del male e le avrebbe precluso ogni
possibilità di vivere al meglio la propria vita.
Aveva compreso che il suo posto era lì, sulla Terra, accanto
alla sua famiglia.
Aveva compreso che poteva aiutare le persone anche senza il Dottore,
diventando lei stessa un dottore.
Martha Jones sorrise abbracciando il Dottore per un’ultima
volta.
Non sarebbe partita con lui, questa volta. Aveva trovato il posto dove
sentiva di dover stare, aveva uno scopo nella sua vita ed era felice.
Salutò con un cenno della mano il TARDIS che scompariva,
l’anello di fidanzamento brillante sul suo dito.
Fine
E il prossimo prompt sarà: Friend
Note finali:
E siamo arrivati al primo capitolo con Martha. Non credo di averlo
detto, ma la raccolta prevede cinque flashfic per ogni compagna,
più una bonus che le racchiude tutte. Quindi, non
disperatevi se non vedete ancora Rose o River: anche loro avranno i
loro cinque capitoli di gloria! E anche il Master! No, lui no, povero
caro... ma prima o poi tornerà a riprendersi il suo Dottore.
Ok, sto delirando, ma la tesi mi sta facendo dannare!
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Capitolo 6 *** Friend - Doctor, Donna, Friends ***
Personaggi: Donna
Noble, Tenth Doctor
Rating: G
Genere: generale,
introspettivo
Prompt: Friend
Friend
– Doctor, Donna, Friends
Per Donna viaggiare con il Dottore era fantastico. Essere
finalmente lì con lui aveva dell’incredibile. Per
mesi aveva sognato il suo ritorno, dopo il loro primo e burrascoso
incontro, e ora che lui era tornato – con la sua
più classica invasione aliena – non ci aveva
pensato due volte prima di accettare il suo invito a seguirlo sul
TARDIS.
La prima volta che si erano conosciuti non si sentiva ancora pronta a
mollare tutto e tutti. Però quell’unico giorno in
sua compagnia le era servito per aprirle un po’ gli occhi.
Aveva in mente tantissime idee per dare una svolta alla propria vita:
avrebbe cominciato a viaggiare, vivendo ogni giorno al massimo,
diventando lei stessa la protagonista della propria esistenza. Alla
fine però l’abitudine aveva preso il sopravvento e
si era trovata incastrata nella solita routine.
Quindi si era volutamente messa alla ricerca dei fenomeni
più strani, nella speranza di ritrovare il Dottore. Aveva
portato avanti mille e più indagini, venendo a capo di molte
faccende, mentre altre rimanevano per lei ancora inspiegabili. Quelle
api erano l’esempio più lampante, molto in stile dottoresco.
Era strano che lui non se ne fosse ancora occupato. Ma
d’altronde un Signore del Tempo aveva tante cose di cui
occuparsi, ben più importanti di semplici api.
Perciò, dire che lei avesse forzato un po’ la mano
non era che la verità. Erano mesi che girava con le valigie
pronte nel baule dell’auto, con vestiti adatti al clima
caldo, alla stagione fredda e a nessun tempo. Con quell’uomo
non si poteva mai sapere e bisognava essere sempre pronti a tutto!
Viaggiare con il Dottore era qualcosa di magico.
Lui l’aveva portata tra le stelle, indietro nel tempo e
avanti anni luce nel futuro. Le aveva fatto scoprire un nuovo modo di
vivere e avevano instaurato un rapporto di complicità che
rendeva ogni avventura straordinaria. Assieme avevano affrontato
situazioni complicate, ma anche divertenti. E immancabilmente tutte le
persone che incontravano finivano per lo scambiarli per una coppia.
Era esilarante girare per l’universo con in bocca le parole Dottore,
Donna, amici e
vederle le facce sbalordite dei loro interlocutori. Ma ancora
più bello era stato vedere il Dottore cambiare sotto ai suoi
occhi, perdere quel velo di malinconia che offuscava il suo sguardo e
tornare a sorridere sempre più spesso.
Lei aveva capito che più di tutto lui cercava una compagna,
una persona su cui fare affidamento, una spalla amica con cui parlare e
a cui mostrare le meraviglie dell’universo. Non era in grado
di poter stare da solo, in quella grande astronave con solo la propria
voce a tenergli compagnia. Il Signore del Tempo aveva bisogno di
qualcuno che lo stesse ad ascoltare, capace di tenergli testa e di
saper scherzare con lui, ed era esattamente ciò lei cercava.
Donna si guardò allo specchio con soddisfazione: era fiera
di essere lei quella donna, quella capace di stare al passo con
l’esuberanza del Dottore, di sostenerlo nei momenti di
difficoltà, come solo una cara amica può fare.
Fine
E il prossimo prompt sarà: Ganger.
Note finali:
non sono scomparsa, sono solo sommersa da mille cose da fare, mille
cose da stampare e mille viaggi in segreteria. Poi non bisogna
dimenticare le mille lezioni, i mille viaggi in treno per andare a
Brescia, le mille pulizie perché la casa presa in affitto
era più sporca che sporca non si può. E
disgraziatamente non ho mille ore a mia disposizione e quindi sono
sempre di corsa!
Spero che il capitolo vi piaccia: io ho una voglia matta di mettermi di
nuovo a scrivere!
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Capitolo 7 *** Ganger - Am I real? ***
Personaggi: Amy
Pond, Eleventh Doctor, Rory Williams
Rating:
PG13
Genere:
suspence, angst
Prompt:
Ganger
Avvertimenti: spoiler 6x06 “The
Almost People”
Ganger – Am
I
real?
“Allontanati
da lei.” Ordinò il Dottore
con un comando secco a Rory. Il ragazzo guardò spaventato
prima il Signore del
Tempo e poi la moglie. Il suo sguardo tornò di scatto sul
Dottore, che brandiva
minaccioso il cacciavite sonico davanti a sé e non ebbe
alcun dubbio.
Si
allontanò da Amy con passi pesanti e misurati e attese,
con il cuore che martellava nel petto, il ronzio inquietante del
cacciavite che
avrebbe deciso le sorti di Amy, la sua meravigliosa Amy.
Sentì
la ragazza supplicarlo terrorizzata, con le lacrime di
paura che iniziavano a inumidirle gli occhi e avvertì la sua
risolutezza
affievolirsi a poco a poco.
Lei
era Amy, sua moglie.
Non
poteva essere una copia.
Non
poteva e basta.
Stava
per avvicinarsi nuovamente a lei quando notò il
Dottore tentennare un attimo, prima di premere con decisione il
dispositivo
sonico.
Amy,
o meglio, la sua copia, si sciolse davanti ai loro
occhi, lasciando un silenzio assordante nel TARDIS.
In
quello stesso istante Amy si svegliò di soprassalto e la
consapevolezza di non essere lì dove pensava di trovarsi la
investì in pieno.
Erano mesi che lei credeva di essere sul TARDIS, assieme a Rory e il
Dottore a
vivere avventure incredibili, a correre e a scherzare. Invece lei, per
tutto
quel tempo, era stata bloccata lì, in una anonima stanza
bianca, in un qualche
tempo, mentre il suo corpo, o meglio, la copia del suo corpo, viaggiava
con
Rory e il Dottore.
Tutto
ciò che aveva provato in quei mesi, tutte le gioie e
le paure, lei non le aveva davvero vissute. Le aveva viste con occhi
diversi,
ma nello stesso tempo uguali ai suoi. Aveva osservato il mondo come
fosse un
riflesso in uno specchio.
E
non si era mai accorta di nulla, nessuno lo sospettava.
L’unico
che aveva intuito qualcosa era stato il Dottore, che
era rimasto in ostinato silenzio, studiandola con attenzione prima di
fare la
prima mossa.
Amy
si guardò le mani e si toccò il volto, prendendo
di
nuovo possesso del proprio corpo. Era rimasta in quello stato di vita -
non
vita per tanto tempo, vivendo avventure come in un sogno.
Sapeva
che lì fuori Rory e il Dottore la stavano cercando,
sapeva che sarebbero giunti in suo soccorso, che non
l’avrebbero mai
abbandonata.
Era
stato però inquietante scoprire che una sua copia si
fosse installata così bene nella sua vita, al punto che
nessuno si sarebbe mai
accorto di nulla, se non avessero incontrato delle altre copie di
plastica
vivente.
Da
un certo punto di vista era anche affascinante – il
Dottore lo avrebbe sicuramente pensato –
ma dal suo punto di vista, come cavia e prigioniera era
stato
terrificante e destabilizzante. Non sapeva più dire cosa
fosse reale e cosa non
lo fosse, viveva in costante allerta, spaventata che tutto potesse
dissolversi
da un momento all’altro.
Amy
guardò sconsolata fuori dalla finestra
dell’astronave e
sperò che il Dottore e Rory la trovassero in fretta,
perché aveva bisogno di
loro.
Fine
E
il prossimo prompt sarà: Hand.
Note finali: prima
della laurea ero sempre di corsa; finita la laurea sono ancora di
corsa. Ho bisogno di una vacanza!
Comunque
prima o poi riuscirò a finire di postare la raccolta.
Rimanete collegati per una fic bonus natalizia! ^^
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Capitolo 8 *** Hand - A hand in a jar ***
Personaggi: Martha
Jones, Tenth Doctor, Jack Harkness, Rose Tyler
Rating: G
Genere: comico,
triste
Prompt: Hand
Avvertimenti: ambientata
nella puntata 3x11 “Utopia”
Hand –
A hand in a jar
Martha
fissò con gli occhi sbarrati il contenitore di vetro, dove
una mano se ne stava lì pacifica a galleggiare. Era stata
mozzata con un taglio netto. Una lama ben affilata e con una forza
considerevole. Quella mano era stata violentemente staccata dal corpo
da una persona che aveva sicuramente come ultimo scopo quello di
uccidere.
Deglutì
a fatica, tentando di staccare gli occhi dal barattolo di vetro.
“È
la tua mano?” domandò sbalordita, guardando prima
il Dottore e poi Jack.
Il
Signore del Tempo scambiò uno sguardo con il suo vecchio
compagno – che era senza ombra di dubbio morto solo pochi
minuti prima – e schioccò la lingua sul palato in
assenso.
“Ma
tu hai quella mano.”
Affermò la ragazza che ancora non si capacitava di
ciò che vedeva. Era un po’ di tempo ormai che
viaggiava con il Dottore, aveva visto e provato cose straordinarie, ma
una mano sotto vuoto non aveva ancora avuto occasione di vederla. Beh,
fino ad ora.
Il
Dottore le sorrise e la salutò con la sua mano destra,
perfettamente funzionante e ancora fedelmente attaccata al suo corpo.
“È
la tua mano?” chiese Martha dopo un po’ di tempo,
facendo di nuovo voltare tutti verso la sua direzione. Si deve che gli
altri erano più abituati a cose straordinarie e non ci
facevano troppo caso se la mano di una persona era allo stesso tempo in
un vaso e attaccata al braccio.
Il
Dottore la guardò sorpreso.
“Ciao
ciao di nuovo.” La salutò inarcando perplesso un
sopracciglio.
“Ma
quando? Come?” scattò Martha afferrandogli la mano
per guardarla più da vicino. Doveva aver subito un
intervento chirurgico molto elaborato, ma lei non si era mai accorta di
nessuna cicatrice in tutti i loro viaggi assieme.
“Una
mattina di Natale di molto tempo fa.” Commentò
lui, adombrandosi in volto. “Una flotta Sycorax aveva
minacciato il pianeta e mi sono offerto come campione della Terra. Una
fortuna che ci fosse Rose al mio fianco…” si
interruppe, lasciando cadere il discorso.
Rose.
Ancora Rose. Sempre e solo Rose.
Non c’era nessun’altra per lui.
Martha
lo guardò con il cuore a pezzi, chiedendosi come fosse
possibile che di lei non si accorgesse mai. Lei gli era stata accanto
in tutti quei mesi, lo aveva aiutato a uscire dal velo di tristezza che
lo aveva avvolto e in cambio non aveva ottenuto nulla, se non un Rose
di qua, Rose di là.
“Fortuna
che ero ancora nelle prime ore del ciclo di rigenerazione, altrimenti
non avrei potuto avere una nuova mano. È un po’
tremolante,” raccontò a Martha portando la mano
all’altezza degli occhi della giovane, “ma funziona
perfettamente.”
Martha
scosse la testa incredula: quell’uomo era davvero incredibile.
Prima
poteva viaggiare nel tempo e nello spazio, poi aveva una cabina
telefonica più grande all’interno. E, come se non
bastassero i due cuori e un sistema respiratorio ultra sofisticato, ci
si mettevano anche cicli di rigenerazione che facevano spuntare arti
come fossero margherite.
Quel
Signore del Tempo era davvero meraviglioso.
Fine
E il prossimo prompt sarà: Infatuate
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Capitolo 9 *** Infatuate – My Doctor ***
Personaggi: Amy Pond, Eleventh Doctor
Rating: G
Genere: romantico, introspettivo
Prompt: Infatuate
Avvertimenti: missing moment 5x01 “The
Eleventh Hour”
Infatuate
– My Doctor
La prima volta che Amy aveva incontrato il Dottore non era
che una bambina, spaventata da una crepa sul muro.
Lui era piombato una notte dal cielo direttamente nel suo cortile,
sbucando fuori da una cabina della polizia fumante. Si era invitato a
casa sua, mangiandosi con gusto bastoncini di pesce fritto e crema
pasticcera e infine si era occupato della sua crepa sul muro,
richiudendola con uno strano aggeggio luminoso.
Era un personaggio strano, ma l’aveva trattata come
un’adulta e lui era diventato a tutti gli effetti il suo
eroe: il suo Dottore Stropicciato.
Amy aveva trascorso tutti gli anni della sua infanzia ad attenderlo
impaziente. Passava le notti in solitario silenzio, speranzosa di
sentire quello strano rumore che aveva annunciato la sua prima comparsa
e con la valigia pronta per partire, come lui le aveva promesso.
Aveva la camera tappezzata di suoi disegni: c’erano il
Dottore, la cabina blu e lei, che sorrideva felice. Con il passare del
tempo i disegni mostravano la bambina cresce e farsi giovane fanciulla,
fino a diventare una piccola donna. Le varie bambole che lo
raffiguravano mostravano l’esperienza acquisita
nell’arte del cucito nel corso dei vari anni. Ne aveva uno
scatolone intero, nascosto nel suo armadio. Ogni tanto, da sola,
protetta dalle tenebre della notte, tirava fuori le bambole di pezza e
si metteva a giocare, inventando storie ed avventure fantastiche:
Amelia Pond e il suo Dottore Stropicciato.
Aveva incontrato di nuovo il Dottore dodici anni dopo: assieme avevano
salvato il mondo ed era stato tutto perfetto, ma lui era scomparso di
nuovo. L’aveva lasciata sola un’altra volta
portandola a credere che il suo Dottore Stropicciato non fosse altro
che un sogno, il frutto della sua fantasia.
Ma il Dottore era tornato a prenderla in una notte di inizio estate.
Era apparso nella sua camera e l’aveva invitata ad andare via
con lui, sul TARDIS. Lei aveva tentennato un attimo solo, prima di
afferrare la sua mano, vestita solo di una misera camicia da notte.
Da una parte c’era il Dottore, con la sua cabina telefonica
della polizia più grande all’interno, con i suoi
viaggi nel tempo e nello spazio, con le sue mille avventure e sorprese.
Lui era il sogno della sua infanzia: era stato il primo uomo a farle
battere il cuore e anche a ridurlo in mille pezzettini.
Mentre dall’altra parte c’era la sua vita, il suo
paese e quella che poteva diventare, in un prossimo futuro, la sua
famiglia. Aveva un appuntamento importante che la stava aspettando, ma
lei non si sentiva ancora pronta per compiere il grande passo.
Era una pazzia, ma sapeva che avrebbe dovuto lanciarsi nel vuoto in
quel preciso momento, altrimenti lo avrebbe rimpianto per tutta la sua
vita. Aveva così stretto la mano del Dottore e si era
richiusa le porte del TARDIS dietro le sue spalle, nascondendosi dalla
vista del candido abito da sposa che la stava attendendo.
Sperò che Rory potesse perdonarla, ma lei adesso aveva
bisogno del suo Dottore Stropicciato.
Fine
E il prossimo
prompt sarà: John Smith
Note finali: Ancora una flash su Amy: devo ammettere che ho imparato ad
apprezzarla, scrivendo su di lei. Rimanete collegati che per Natale,
anche prima, ma dipende dalla connessione internet, arriverà
qualcosa a tema!
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Capitolo 10 *** John Smith – Love me, please ***
Personaggi: Martha Jones, John Smith,
Tenth Doctor
Rating: G
Genere: romantico, triste, malinconico
Prompt: John Smith
Avvertimenti: ambientata nella puntata 3x08
“Human Nature”
John Smith
– Love me, please
Come ogni mattina Martha Jones bussò leggermente
contro la porta di legno e entrò con passo felpato nella
stanza ancora invasa dal buio delle tende, che impedivano ai raggi del
sole di fare capolino. Si mosse con sicurezza tra le varie carte e
libri sparsi per terra, tenendo in equilibrio il vassoio con la
colazione, mentre sentiva il fruscio delle lenzuola e i passi
strascicati del Dottore sul pavimento.
“Buongiorno signore.” Lo salutò cortese,
abbassando lo sguardo in segno di pudore per l’abbigliamento
ancora da notte del proprio padrone.
“Oh, Martha!” La accolse lui gioviale, infilandosi
veloce la vestaglia e facendole cenno di posare il vassoio sul tavolo.
“Non sai che sogno ho fatto questa notte.” Le disse
girovagando per la stanza, facendo scattare gli occhi sui vari oggetti
che la adornavano.
“Ho sognato di essere un avventuriero. Mi chiamano il
Dottore. E c’eri anche tu, in questo sogno.” Si
interruppe, guardando curioso un orologio da taschino posto sulla
mensola del caminetto.
Martha lo fissò senza fiatare, il respiro bloccato nei
polmoni e tutto il colpo fermo, in attesa.
“Eri la mia… compagna.”
Sussurrò lui, titubante.
“Impossibile.” Rispose lei svelta. “Un
professore e una cameriera.” Fece una risata un po’
forzata, ma tanto bastò per fargli perdere
l’attenzione dall’orologio.
“Venivamo dal futuro: 2007.” Continuò
lui, imperterrito.
C’era già passata Martha da quelle scene e, come
ogni volta, era preparata alla risposta. “Si sbaglia,
signore. E glielo posso dimostrare.” La ragazza gli porse il
giornale del mattino, su cui a chiare lettere spiccava la data odierna:
10 novembre 1913.
Il discorso cadde nel dimenticatoio e Martha rilasciò un
respiro di sollievo.
Il Dottore non doveva ricordare ed era compito suo proteggerlo e
rimanergli accanto. Ma più i mesi passavano, più
il compito si faceva difficile.
Ogni tanto le memorie delle avventure passate si riaffacciavano alla
mente del professore John Smith e lei doveva essere pronta a correre ai
ripari, a impedirgli di tornare ad essere l’uomo di cui si
era innamorata. Era arduo doversi mettere da parte, mentre lo vedeva
scivolare via dalle sue mani, invaghito della direttrice Joanne. Li
aveva visti avvicinarsi piano piano, attratti dalla reciproca
solitudine. Aveva sperato che il loro sogno rimanesse solo una lontana
illusione, ma quando li aveva visti abbracciati sul divano e gli occhi
incatenati l’uno all’altra aveva capito che ormai
il suo peggiore incubo si era avverato.
Era fuggita via tra le lacrime e con il cuore infranto, andandosi a
rifugiare nel silenzio sicuro del TARDIS. Aveva avviato la
registrazione del Dottore, sua unica compagna in quella disavventura.
“Dovevi proprio innamorarti di un’umana che non
sono io?” aveva infine sussurrato al viso del Dottore sullo
schermo, mentre le lacrime le rigavano il volto.
Perché il Dottore, adesso, altro non era che un umano. Era
John Smith, un professore con un solo cuore e una sola vita. E ancora
una volta aveva deciso di non viverla con lei, relegandola di nuovo al
ruolo di amica, mentre il suo cuore era stato donato a
un’altra donna.
Fine
E il prossimo prompt sarà: Key
Note finali:
ebbene sì, ci siamo. Il prossimo capitolo sarà il
primo dedicato a Rose. E se controllate nel mio account la sorpresa
natalizia è arrivata un po' prima di Natale! Comunque il
concerto di Laura Pausini ispira tantissimo per delle meravigliose
Ten/Rose strappalacrime! Ah, quanto adoro la Pausini e poi i suoi
concerti sono fantastici! *fan gasata mode: ON*
A prestissimo e grazie a chi commenta e anche a chi legge solamente!
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Capitolo 11 *** Key – I miss you so much ***
Personaggi: Rose
Tyler, Ninth Doctor, Tenth Doctor
Rating: PG
Genere: introspettivo,
malinconico
Prompt: Key
Avvertimenti: Pete’s
World
Key –
I miss you so much
Rose
si rigirò la chiave del TARDIS tra le mani. Poteva sentire
il suo peso sul suo palmo: a prima vista poteva sembrare una chiave
normale, come tutte le altre, ma in realtà era diversa.
Passò
le dita su quelle sottili scanalature che aveva ormai imparato a
conoscere a memoria. Percorreva ogni piega e ogni avvallamento con i
polpastrelli, cercando di rammentare ogni più piccolo
dettaglio di quell’astronave più grande
all’interno.
“Ecco
tieni, sei grande abbastanza per averla!” Le aveva detto il
Dottore con un sorriso accattivante sul volto. Le aveva depositato la
chiave del TARDIS sul palmo, per assicurarla che lui non sarebbe andato
da nessuna parte senza di lei.
A
quel tempo era stata investita da un’euforia senza precedenti
e aveva sentito il suo cuore battere all’impazzata nel petto
dall’emozione. Il Dottore l’aveva eletta a sua compagna,
non sarebbe più partito senza di lei. E lei
d’altra parte non l’avrebbe mai abbandonato:
c’era un universo troppo grande e meraviglioso da scoprire e
da esplorare.
Quel
giorno gli alieni erano sbarcati a Londra. Era stato un atterraggio
d’emergenza: il primo vero contatto con
un’entità aliena per gli esseri umani. Il Dottore
le aveva detto di festeggiare con sua madre. In fondo lei
l’aveva creduta scomparsa per un anno intero, aveva pieno
diritto di prendere di nuovo possesso di sua figlia.
Ma
a lei questo non importava, a lei interessava il Dottore e i suoi
viaggi. Lei non voleva perderlo, così quando lui le aveva
lanciato la chiave del TARDIS era stata investita da un moto di folle
felicità.
Lui
non l’avrebbe più lasciata da sola e quella chiave
lo dimostrava. L’aveva infilata al collo, nascondendola sotto
ai vestiti proprio all’altezza del cuore. Per la prima volta
aveva sentito il freddo metallo contro la sua pelle e aveva avvertito
una scarica elettrica, come se la chiave del TARDIS avesse finalmente
trovato la sua giusta posizione.
La
ragazza si distese sul letto, lasciando penzolare la catenina con la
chiave davanti ai propri occhi.
Lei
e il Dottore assieme avevano vissuto avventure incredibili, avevano
riso e scherzato, erano diventati amici e poi il loro rapporto si era
evoluto naturalmente, diventando un qualcosa di più, ma che
non avevano mai ben definito.
Avrebbero
potuto stare insieme per sempre, lei lo aveva desiderato con ogni fibra
del suo essere. Il Dottore era diventato parte integrante della sua
vita e lei gli aveva promesso che gli sarebbe stata per sempre accanto.
Invece il destino aveva deciso per loro, strappandola via dalle braccia
del suo Dottore e catapultandola in un mondo sbagliato, senza di lui.
Adesso
non le rimaneva altro che una vecchia chiave a rammentarle ogni giorno
un passato che non poteva più tornare e
l’avventura di poter passare il proprio tempo con il Dottore
che non avrebbe più avuto modo di poter vivere. Portava la
chiave sempre con sé appesa al proprio collo nella speranza,
un giorno, di poter sentire il rumore del TARDIS e scappare via con il
Dottore, un’ultima volta ancora.
Fine
E il prossimo prompt sarà: Love
Note finali: ci ho
messo una vita a pubblicare, lo so. Volevo postare a Natale, ma poi
l'ho riletta e ho deciso di passare a dopo le feste perché
era troppo malinconica. Che volete, Rose mi ispira malinconia (ok,
anche p0rn se Killer si ricorda cosa le ho promesso qualche millennio
fa!).
E adesso nuovo anno e nuove sfide (chi ha parlato di esami da dare, ci
sono anche quelli??) perché quest'anno voglio arrivare alle
100mila parole!
Penso che mi vedrete molto spesso su questi lidi.
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Capitolo 12 *** Love – I love you, I always will ***
Personaggi: Rose
Tyler, Ninth Doctor, Tenth Doctor
Rating: G
Genere: romantico,
introspettivo, malinconico
Prompt: Love
Avvertimenti: Pete’s
World
Love –
I love you, I always will
Rose
Tyler aveva diciannove anni la prima volta che era salita sul TARDIS.
Era una ragazzina il cui lavoro era stato mandato al vento da uno
strano signore che aveva una cabina telefonica che si spostava nello
spazio. Solo dopo, quando lui l’aveva invitata a seguirlo,
aveva scoperto che poteva viaggiare anche nel tempo.
Era
corsa incontro a quell’uomo misterioso, vestito di una giacca
di pelle nera e con delle enormi orecchie a sventola, abbandonando il
tontolone Mickey e la sua noiosa vita per catapultarsi in quella nuova
avventura.
Lei
e il Dottore avevano iniziato a conoscersi piano piano, abituandosi con
calma l’uno alla compagnia dell’altra, scoprendosi
un passo alla volta come una lenta danza di cui si inizia lentamente a
imparare i primi passi. La loro routine era fatta di viaggi e attacchi
alieni, alternati a piatti di patatine fumanti e a chiacchiere sotto le
stelle.
Era
affascinante viaggiare con lui e sentirlo parlare con quel suo accento
del Nord, vederlo al lavoro per la salvezza del pianeta, scherzare in
sua compagnia e litigare, anche.
Non
le interessava la differenza di età – i suoi
novecento anni di vita li portava più che egregiamente
– o di razza fintanto che poteva continuare a viaggiare al
suo fianco.
Rose
si era accorta che la loro amicizia era diventata qualcosa di
più quando lui l’aveva rispedita a casa dalla
disavventura su Satellite 5 in pieno attacco Dalek. Solo a quel punto
lei aveva compreso la reale portata dei propri sentimenti e non ci
aveva pensato una volta di troppo ad aprire il cuore del TARDIS per
aiutare il suo Dottore, dando vita al Lupo Cattivo.
A
quel punto il Dottore era cambiato e il suo intero universo era
crollato. Non sapeva più chi fosse, la sua faccia era
diversa, era diverso il suo modo di parlare, il modo di vestire, ma gli
occhi che la guardavano erano gli stessi. Le era servito un
po’ di tempo per abituarsi a quella nuova versione del
Dottore, ma non era stato troppo difficile. Il Dottore era rimasto il
suo stesso Dottore,
nuovo volto ma stessi ricordi. E stessi sentimenti. Anzi ciò
che li legava si era fatto ancora più forte e la loro intesa
era diventata quasi perfetta. Avrebbero potuto stare insieme per
sempre, se non fosse stato per il Torchwood e la guerra.
Rose
aveva scelto di rimanere al suo fianco, abbandonando sua madre e
Mickey, perché quello era il suo posto. Era pronta a stare
per sempre con lui se non fosse stato per quel muro bianco che si era
frapposto tra loro.
Ma
lei non si era arresa, perché, se c’era una cosa
che aveva imparato dal Dottore era il non arrendersi mai. E
così aveva fatto.
Si
erano ritrovati su una spiaggia desolata – la baia del Lupo
Cattivo – e lì lei gli aveva donato il suo cuore,
ma amare un Signore del Tempo era un’impresa quasi
impossibile e la sua risposta era stata rapita dal tempo.
Fine
E il prossimo prompt sara: Memories
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Capitolo 13 *** Memories – It’s all in my mind ***
Personaggi: Donna Noble
Rating: PG
Genere: malinconico, triste, introspettivo
Prompt: Memories
Avvertimenti: post 4x13
“Journey’s End”
Memories
– It’s all in my mind
Donna Noble si svegliò di soprassalto nel suo
letto e si mise di scatto a sedere. Si tolse di fretta il lenzuolo di
dosso e si alzò con le gambe ancora tremanti. Il freddo del
pavimento servì a farla svegliare dall’incubo che
aveva avuto, ma non bastò a placare il senso di terrore che
aveva provato.
Con passo malfermo si trascinò fino in bagno, dove si
bagnò il viso con l’acqua gelata.
Lanciò un’occhiata stranita allo specchio che le
rimandava l’immagine del suo viso sconvolto, con i capelli
appiccicati alla fronte e un pallore spettrale a fare da contorno.
Donna sciolse le spalle e sistemò meglio la camicia da notte
che le si era incollata al corpo.
Lentamente scese le scale che la portarono in cucina e
iniziò a prepararsi una tazza di latte caldo: era un
toccasana per gli incubi notturni.
Strinse la tazza tra le mani, beandosi del suo leggero tepore mentre
sentiva i rimasugli del brutto sogno scivolare via.
Era tanto che non faceva incubi di quel genere. L’ultima
volta era accaduto una mattina di Natale di un anno addietro, quando
aveva visto il volto di sua madre e del suo ragazzo cambiare sotto ai
suoi occhi. Non ricordava molto di quel racconto immaginario, sapeva
solo che si era svegliata sul divano con suo nonno che la guardava
preoccupato e sollevato assieme.
Ogni tanto però le capitava di fare strani sogni che non
avevano alcun senso.
Aveva sognato di trovarsi nella Roma Antica, che poi si era rivelata
essere Pompei il giorno dell’eruzione del Vesuvio. Aveva
immaginato di essere andata alla fine del mondo e di aver assistito ad
attacchi alieni per opera del grasso. La sua mente
era davvero bizzarra a volte, ma era anche strana perché
quelle avventure apparivano così reali, così vere
che le sembrava di sentire ancora sulla propria pelle la morbidezza del
vestito di seta che aveva indossato e il ricordo del tenero grasso che
la salutava non voleva cancellarsi dalla sua mente.
Qualche volta mentre vagava per le strade le sembrava di sentire un
peso sulla schiena, come se un tempo ci fosse stato attaccato qualcosa
che aveva modificato la sua vita, ma quando si specchiava dentro una
vetrina vedeva solo se stessa: una donna normale dalla vita mediocre,
chiusa nella propria mondanità. Niente di speciale, in poche
parole.
Ogni tanto le orecchie le fischiavano in un suono stridente di freni
tirati, altre volte invece avvertiva i suoi occhi inumidirsi senza
motivo alcuno. Si rabbuiava e si richiudeva in se stessa, come
soffrisse per una perdita che non ricordava di avere mai avuto.
Donna si asciugò velocemente le lacrime che le erano
scivolate sul volto e tornò silenziosamente nella propria
stanza. Era la notte prima del suo matrimonio ed era normale sentire un
filo di nostalgia e tristezza. Lei, tuttavia, era una donna forte e
sarebbe riuscita lì anche dove era più insicura,
perché lei era… fantastica.
Sorrise all’intonazione di voce che aveva sentito nella sua
testa e si riaddormentò serena.
Fine
E il prossimo prompt sarà: Name.
Note finali:
ç_ç Donna e la sua triste sorte mi distrugge
sempre...
Uh, ed è ricominciato il COW-T, quindi adesso oltre a
studiare per gli esami dovrò scrivere come una matta per il
mio vampiresco-non-più-vampiresco team!
Grazie mille a chi commenta e anche a chi legge soltanto.
Alla prossima lettera!
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Capitolo 14 *** Name – What’s in a name ***
Personaggi: River
Song, Twelfth Doctor
Rating: PG13
Genere: triste
Prompt: Name
Avvertimenti: future!fic,
spoiler 6x07 “A Good Man Goes To War”, riferimenti
alla puntata 4x07 “Silence in the Library”
Name –
What’s in a name
“Oggi
impareremo a scrivere il nostro nome, va bene?”
annunciò l’educatrice prendendo posto a fianco
della bimba e distendo davanti a lei un grande foglio bianco.
Cacciò una mano nella grande borsa e ne cavò
fuori un set di pennarelli colorati dalla punta grande che porse
incoraggiante alla bambina che la osservava seduta compostamente al suo
fianco. La bimba li scrutò sospettosa, arricciando appena il
nasino, indecisa tra il blu e il rosso. Si allungò
faticosamente sul tavolo, facendosi leva con una mano e
afferrò decisa il pennarello color magenta, mostrandolo
orgogliosa alla propria insegnante.
“Perfetto.”
Esclamò quella liberando il campo dai colori inutilizzati.
“Adesso iniziamo a tracciare il tuo nome. Ti ricordi come si
scrive?”
La
bambina annuì con un cenno del capo e un grande sorrisone
stampato in faccia: le lettere erano chiare davanti ai suoi occhi.
Afferrò il foglio e lo sistemò meglio davanti a
sé, tirò fuori la lingua e con la mano ferma
cominciò a tracciare le varie linee che avrebbero composto
il proprio nome. Lavorò silenziosamente, celando con il
proprio corpo il proprio operato: voleva dimostrare a quella maestra
che lei era capace di fare le cose da sola. Era grande ormai.
Una
volta finito il proprio compito chiuse soddisfatta il tappo e si
rilassò contro lo schienale della sedia, aspettandosi i
complimenti della propria insegnante.
“River?”
la richiamò quella stupita, voltando il viso verso la bimba.
“Questo non è il tuo nome.”
“È quello il mio
nome.” Rispose candida l’interpellata, osservando
compiaciuta la scritta Melody
Pond che
capeggiava lettere di fuoco sul foglio bianco. La donna la
occhieggiò sospettosa, ma non commentò. Solo
più avanti avrebbe scoperto quanto quel nome in
realtà avesse importanza.
*
* *
Il
Dottore guardò River che sorrideva radiosa, mentre le
montagne cantavano per loro.
Era
veramente bellissima, con i suoi riccioli biondi mossi dal vento. Quel
giorno indossava un abito color turchese con lo scollo a V, terminante
all’altezza del ginocchio in una gonna svolazzante bordata di
pizzo.
Lui
si riempì gli occhi di quella visione, mentre piccole
lacrime scendevano sul suo volto.
La
prima cosa che lei gli aveva detto appena varcata la soglia del TARDIS
era che finalmente aveva avuto il permesso per andare alla Biblioteca.
River non stava più nella pelle dalla felicità:
era una di quelle indagini storiche che capitano solo una volta nella
vita e lui non l’avrebbe fermata. Lo aveva promesso.
Così
si avvicinò lei, le donò il proprio cacciavite
sonico e le fece il regalò più grande che potesse
mai farle. Le sussurrò all’orecchio una sola
parola, ma dal grande significato.
Lei
tremò, cogliendo l’importanza di
quell’antica parola in gallifreyano: ora erano davvero una
cosa sola. Ripeté con voce tremante il suo nome e si strinse
contro il corpo del suo Dottore, travolta dall’emozione per
quel gesto inatteso e sentì le sue braccia cingerla ancora
più stretta, quasi fosse restio a lasciare dello spazio tra
di loro.
Ma
conosceva il suo nome e questo era sufficiente affinché
potessero stare insieme per sempre.
Fine
E
il prossimo prompt sarà: Once
upon a time
Note finali: ok, la storia è stata scritta ben
prima della 6x08 & co. quindi ovviamente ci sono delle
discrepanze con ciò che ha deciso Moffat. Nell'ultima parte
potete vederci chi volete o Twelve, come ho indicato io, o Eleven. A
voi la scelta!
Grazie mille a chi commenta e anche a chi legge soltanto!
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Capitolo 15 *** Once upon a time – The Story of my life ***
Personaggi: River
Song, Twelfth Doctor
Rating: G
Genere: romantico
Prompt: Once
upon a time
Avvertimenti: future!fic
Once upon a time
– The Story of my life
River
Song aprì la prima pagina del diario, guardando affascinata
quel foglio bianco che bramava di essere scritto. Passò la
punta delle dita sulla carta ruvida, sentendo la grana fina sotto i
polpastrelli; sfogliò curiosa le tante pagine ancora
immacolate, sorridendo al pensiero di poterle vedere un giorno ricche
di avventure.
Con
un cipiglio combattivo negli occhi afferrò la penna che
fungeva da fermacapelli alla sua chioma ribelle e, con la lingua tra i
denti, iniziò a tracciare le prime parole sul quaderno, con
la sua calligrafia tonda e ordinata.
C’era
una volta,
cominciò mentre un sorriso faceva capolino sul suo volto, una
ragazza curiosa, incapace di rimanere fuori dai guai. Leggeva qualsiasi
cosa le passasse sottomano, immergendosi completamente in racconti
antichi e leggendari. La sua storia preferita era quella
dell’Uomo Solitario. Signore del Tempo era nome della sua
razza scomparsa, Tempesta Imminente era il nome con cui veniva additato
dai nemici terrorizzati, ma per lei – per lei futura
archeologa, perché quello era il suo più grande
sogno – era Sweetie.
Era affascinata da quella figura, ne aveva studiato ogni dettaglio per
anni e anni, arrivando al punto da farne il suo oggetto di tesi,
diventando così la Professoressa River Song, archeologa.
La
donna sospirò, chiudendo con delicatezza il diario.
Osservò con aria critica la copertina, seguendo con i
polpastrelli i piccoli solchi presenti che raffiguravano in tutto e per
tutto la porta di quella cabina telefonica blu – il TARDIS,
si chiamava – più grande all’interno.
Si
rilassò sullo schienale della sedia, godendosi il calore
degli ultimi raggi del sole che entravano dalla finestra. Quel giorno
aveva incontrato l’uomo dei suoi anni di studio: il Dottore.
Era
un ragazzo alto e slanciato, corti capelli ricci di un bel castano
chiaro con sfumature rossicce. Aveva un sorriso gioviale e gli occhi di
un brillante azzurro. In essi vi aveva visto riflessa gioia e dolore al
tempo stesso, come se quell’incontro fosse qualcosa di
splendido e terrificante insieme.
Le
aveva stretto la mano deciso, arricciando appena il naso al sentir
pronunciare la parola archeologa.
Per un viaggiatore del tempo doveva apparire sciocco chiunque si
dilettasse nello studio di eventi passati, ma lui aveva commentato con
un timido spoiler! all’orecchio
e un occhiolino, che tanto lasciava ad intendere. Aveva poi cominciato
a parlare a raffica, rafforzando la sua idea che quell’uomo
fosse folle e affascinante assieme. Lei lo aveva ascoltato in silenzio,
beandosi della sua presenza e osservandolo completamente rapita. Lui
sembrava conoscerla alla perfezione, sapeva come farla ridere e quando
farla tacere; conosceva ogni suo desiderio prima ancora che lei potesse
esprimerlo.
River
si strinse in un abbraccio, guardando le prime stelle fare capolino nel
cielo.
Il
Dottore sapeva tutto di lei e la conosceva meglio di quanto lei
conoscesse se stessa.
Era
l’uomo dei suoi sogni. Lui era la favola diventata
realtà.
Prese
con affetto il diario stringendoselo forte al petto, e sperò
di poterlo chiudere, un giorno, con il classico e
vissero per sempre felici e contenti.
Fine
E il prossimo prompt sarà: Pistol.
Note finali:
il capitolo è stato scritto subito dopo la puntata 6x06 "A
good man goes to war", quindi non tiene minimamente conto degli eventi
successivi.
Un grazie a chi commenta e anche a chi legge soltanto.
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Capitolo 16 *** Pistol – Bang! ***
Personaggi: River
Song, Eleventh Doctor
Rating: PG
Genere: azione
Prompt: Pistol
Avvertimenti: ambientata
nelle puntate 6x01-02 “The Impossible Astronaut” e
“Day of the Moon”
Pistol
– Bang!
Un
colpo secco squarciò l’aria e il cappello da
cowboy cadde dalla testa del Dottore.
“Ciao
Sweetie!” lo salutò una voce a lui familiare. La
donna soffiò ammiccante sulla canna della sua pistola
fumante prima di sistemarla nel fodero.
“River.”
Rispose lui, guardando con nostalgia il proprio copricapo. Aveva fatto
la stessa triste fine del suo adorabile fez. E i fez erano cool,
checché ne dicessero in giro gli altri. E poi cosa ne
potevano sapere quegli sciocchi umani di moda? Erano solo primati
leggermente più evoluti dei loro parenti animali.
Il
Dottore sbuffò contrariato, mentre River lo apostrofava per
quell’assurdo cappello che si era scelto. A sua discolpa il
Signore del Tempo aveva borbottato che voleva calarsi meglio nello
spirito americano e poi era stata lei la pazza che gli aveva sparato
addosso!
In
fondo doveva saperlo che lui con le pistole non andava per niente
d’accordo. Non era un uomo votato alla guerra,
l’ultima volta che ne aveva impugnata una si era trovato a
fronteggiare il Master, la sua pazzia e i Signori del Tempo di ritorno
direttamente dalla Guerra del Tempo con Gallifrey annessa. E quello non
era esattamente un bel ricordo.
Da
allora si era nuovamente tenuto a debita distanza da pistole e armi di
vario genere, mentre si era accorto che River non la doveva pensare
esattamente al suo stesso modo, visto lo sfoggio di varie armi che
aveva sempre fatto e di cui i suoi copricapo erano diventati le vittime
designate.
Doveva
anche ammettere che in molte occasioni le sue armi si era rivelate
utili e efficaci. Se non fosse stato per lei, quel Dalek li avrebbe
sicuramente sterminati prima che potessero anche solo pensare di aprire
bocca, figuriamoci darsi alla fuga.
E
anche in quel momento la sua bravura con la pistola era stata
determinante. Combattere contro nemici che non riuscivano a ricordare
era stata un’impresa titanica e doveva ammettere che era
stato solo grazie a lei e alla sua abilità se erano riusciti
a salvare Amy.
River
si muoveva tra i nemici con una grazia e un spirito combattivo di una
vera professionista. Era precisa, spietata e letale. Nessuno sfuggiva
al suo grilletto mortale.
Avevano
combattuto spalla contro spalla, lui armato di cacciavite sonico e lei
di pistola.
Il
Dottore aveva sentito il corpo della donna fremere
dall’eccitazione dell’azione, teso e concentrato
nella propria missione. L’aveva vista muoversi ed eliminare i
vari nemici quasi con naturalezza, la pistola puntata dritta davanti a
sé e i colpi che non mancavano mai il bersaglio.
Lui
le arrancava dietro, occupandosi dell’azione diversiva e di
coprirle le spalle, senza che lei ne avesse davvero bisogno. Quella
donna sembrava avere occhi da tutte le parti, nessuno era riuscito a
coglierla di sorpresa. Il Dottore si era fermato solo un attimo per
guardarla affascinato, mentre lei volteggiava tra i nemici quasi stesse
eseguendo una danza: era spettacolare nella sua coreografia mortale.
Non l’aveva creduto possibile, ma doveva ammettere che River
era incredibilmente sexy con una pistola in mano.
Fine
E il prossimo promt sarà: Quiet
Note finali:
Ok, lo ammetto. Io adoro River Song e lei, con una pistola in mano,
è davvero sexy! Mi piace poi tantissimo il rapporto che ha
con il Dottore.
Ancora una volta la storia non tiene conto della seconda parte della
sesta stagione, visto che l'intera raccolta è stata scritta
quasi un annetto fa.
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Capitolo 17 *** Quiet – Lost without you ***
Personaggi: Rose Tyler
Rating: PG
Genere: triste, malinconico, introspettivo
Prompt: quiet
Avvertimenti: Pete’s World, post 2x13
“Doomsday”
Quiet
– Lost without you
Rose entrò di soppiatto nella stanza, chiudendosi
silenziosamente la porta dietro le spalle. Aveva scavalcato con
attenzione i sigilli gialli posti davanti alla porta e, senza esitare,
aveva abbassato la maniglia ed era entrata.
La stanza era rimasta uguale a quel giorno: il giorno in cui tutto era
cambiato, in cui tutto il suo universo era cambiato. Nel senso
più letterale del termine.
Si inoltrò lentamente tra i vari scatoloni sparsi in giro.
Da quella lontana avventura la stanza era diventata uno sgabuzzino nel
tentativo di farla cadere nel dimenticatoio, come un ricordo che deve
essere scacciato dalla memoria. Un’idea di suo padre, senza
ombra di dubbio.
I suoi passi risuonavano rumorosi nel silenzio della stanza, il loro
eco si perdeva nel bianco candore delle pareti.
La ragazza si fermò davanti al muro, un nodo in gola e un
peso nello stomaco.
Percorse con passo malfermo i pochi metri che la separavano dalla
parete, mentre sentiva le lacrime fare già capolino nei suoi
occhi. Posò la mano sul muro freddo e si addossò
completamente alla parete, lasciando che piccole stille salate
scivolassero sul suo volto.
Pianse silenziosamente.
Pianse per tutti quei giorni in cui doveva dimostrarsi forte davanti
agli occhi preoccupati di sua madre e lo sguardo comprensivo di Mickey.
Pianse per la consapevolezza di essere bloccata lì, in quel
mondo così simile ma al contempo così diverso dal
proprio, attorniata da affetti che non le erano sufficienti.
Pianse dalla frustrazione: tutti quei mesi spesi a costruire un cannone
dimensionale che non ne voleva sapere di mettersi a funzionare!
Rise e pianse nello stesso tempo, mentre sentiva la voce del Dottore
sussurrarle di stare calma, che tutto, prima o poi, si sarebbe
sistemato. E lei ce l’avrebbe fatta: perché era
Rose Tyler, la ragazza che non si arrendeva mai.
Rose si asciugò rabbiosamente le lacrime, lasciandosi
avvolgere dal silenzio di quel luogo.
Poteva ancora sentire sulla sua pelle il senso di smarrimento che aveva
provato la prima volta che si era ritrovata da quella parte, la parte
sbagliata. C’era troppo silenzio, troppa calma, niente
più euforia del Dottore e niente più avventure.
Si era scagliata con forza contro quel muro bianco: voleva passare
dall’altra parte. Lei doveva tornare nel suo universo
perché aveva fatto una promessa al Dottore e non poteva
lasciarlo, non prima di avergli detto…
Accarezzò con dolcezza il muro che da quel giorno aveva
ospitato le sue lacrime, che silenziosamente l’aveva
sostenuta, impedendole di cadere. Ogni volta che aveva un problema
quella parete era l’unico appiglio che le permetteva di
rimanere a galla.
Anche quel giorno si sedette per terra, distendendo le gambe davanti a
sé. Prese un respiro profondo e cominciò a
parlare, raccontando al silenzio della stanza tutto ciò che
era successo, parlando dei propri sogni e dei propri timori.
Continuò a narrare fino a quando non sentì la
bocca farsi secca e le parole pesare sul proprio palato, mentre un
sorriso le illuminava il volto.
Il suo animo era tornato di nuovo in pace.
Fine
E il prossimo
prompt sarà: Romans
Note finali: Siamo finalmente arrivati alla prima fic che
ho scritto per questa raccolta, che piano piano sta arrivando al
termine!
Un grazie a chi commenta e anche a chi legge soltanto!
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Capitolo 18 *** Romans – Sexy Romans ***
Personaggi: Amy
Pond, Eleventh Doctor, Rory Williams
Rating: G
Genere: generale,
malinconico
Prompt: Romans
Avvertimenti: ambientata
nella puntata 5x12 “The Pandorica Opens”
Romans
– Sexy Romans
“Sono
le undici di sera.” Annunciò il Dottore uscendo
dal TARDIS. Batté sulla cassa del proprio orologio.
“Di mattina.” Si corresse subito dopo, perplesso.
Il
Dottore alzò lo sguardo e si imbatté in un
accampamento dall’aspetto romano.
“Avanti
Cristo.” Smozzicò sorpreso. Era un bel
po’ di tempo che non si sbagliava così tanto in
una valutazione. Era tutta colpa di River e del suo scarabocchio che
l’avevano fatto accorrere senza curarsi di dove o quando
sarebbe atterrato.
Amy
lo raggiunse silenziosamente, guardando la distesa affascinata.
“I
Romani!” esclamò eccitata, tirando gli occhi per
osservare meglio l’accampamento.
“C’è
stato un tempo in cui i Romani abitavano le vostre terre.” Le
spiegò il Dottore velocemente.
“Oh,
lo so!” ribatté lei con un sorriso sornione sul
volto. “L’invasione dei calienti maschioni romani.
Erano il mio argomento preferito di storia. Ho scritto una tesina alle
elementari.”
Il
Dottore la scrutò senza aggiungere commenti sulla strana
coincidenza.
“Era
fatta bene,” continuò lei, rivangando i ricordi
del passato, “ma l’insegnante non mi ha dato un
grande punteggio, colpa del titolo ha detto. Io non ci vedevo nulla di
male, anzi, era stata una scelta molto originale.”
Il
Dottore rise di gusto all’espressione offesa che si era
dipinto sul volto della sua giovane compagna.
“Ave
Cesare.” Lo omaggiò un soldato con il fiato corto,
salutandolo con il tipico gesto romano. Aveva uno sbaffo di rossetto su
un angolo della bocca e, prima ancora che gli annunciasse che Cleopatra
lo stava aspettando, il Dottore aveva intuito che doveva esserci River
dietro tutto questo.
Amy
trotterellò dietro al Signore del Tempo lanciando occhiate
curiose al mondo circostante. L’epoca romana era la sua
preferita in assoluto e poi lei non sapeva resistere al fascino latino
rappresentato da quei maschioni romani tutto muscoli.
La
ragazza lasciò il Dottore e River a occuparsi delle loro
faccende da problemi del tempo, mentre lei girovaga incuriosita per il
castrum romano. Osservò incantata i romani lavorare per
mantenere l’accampamento efficiente e le armi perfettamente
affilate. Indossavano la classica gonna a pieghe che finiva
all’altezza delle ginocchia, l’armatura lucida
proteggeva il petto e alcuni portavano l’elmo calato sul viso.
La
giovane si fermò di colpo, il suo sguardo catturato da uno
di quegli uomini. Era mingherlino, ma slanciato. Sulle sue spalle era
drappeggiato un mantello rosso e portava legata alla vita una spada
lunga. Dirigeva i suoi soldati con la determinazione del capitano, i
suoi occhi, schermati dall’elmo calato sulla fronte,
scintillavano decisi. Amy lo osservò con più
attenzione: aveva delle belle labbra, il suo modo di fare era fermo e
sicuro. Sapeva come muoversi e conosceva i limiti dei propri compagni.
Era ben fatto, le gambe tornite erano fasciate da semplici calzari e
aveva delle belle mani.
La
ragazza lo studiò con attenzione, avvicinandosi lentamente a
lui. Aveva una voce musicale, quasi dolce a tratti che le riscaldava il
cuore. Un moto di tristezza improvvisa la invase e sentì le
lacrime pizzicarle gli occhi, come se quell’uomo fosse
importante ma non se ne sapesse il motivo.
Fine
E
il prossimo prompt sarà:
spoiler
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Capitolo 19 *** Spoiler – Shhh! Spoiler! ***
Personaggi: River Song, Eleventh Doctor
Rating: PG
Genere: generale
Prompt: Spoiler
Avvertimenti: ambientata nella puntata 5x04
“The Time of Angels”
Spoiler
– Shhh! Spoiler!
Il Dottore armeggiò con i vari fili, collegando la scatola
nera all’impianto audio e video del TARDIS. Solo una persona
poteva lasciargli un messaggio del genere e per sua fortuna –
o sfortuna, non lo aveva ancora capito – sapeva chi era.
Ascoltò con attenzione River Song parlare e con una rapida
correzione ai comandi mandò la sua astronave a prenderla.
Dannata donna. Sapeva sempre come incastrarlo, lei con i suoi voli
nello spazio e la sua mania di piombargli sempre addosso
l’avrebbero fatto uscire di testa – o ammazzare
– prima o poi.
“Dottore.” Lo salutò lei con un sorriso
sornione sul volto, comodamente spaparanzata su di lui.
“River.” Balbettò lui di rimando,
levandosela di dosso.
Quella donna portava solo guai, lo aveva già capito dalla
prima volta che aveva avuto modo di conoscerla alla Biblioteca. Ma
nonostante tutto quando lei chiamava lui correva.
“E sempre lo farai.” Cantilenò lei,
facendo seguire la sua affermazione con un civettuolo spoiler.
Il Signore del Tempo si mangiò le mani e si
ricacciò in gola un’imprecazione. Già
si era fatto sfuggire un Professoressa di troppo,
che lei aveva commentato con altro spoiler ricolmo
di orgoglio, era del tutto inutile aggiungere altra carne al fuoco.
Odiava River Song e quel suo spoiler che spuntava
sempre nei suoi discorsi.
Odiava il suo diario, ricolmo di tutto il suo futuro e tutto il suo
passato.
“Chi sei, River?” le domandò a
bruciapelo afferrandola per un braccio e facendola voltare verso di
lui.
Lei lo guardò lentamente, dalla testa ai piedi e si
portò un dito alle labbra.
“Spoiler!” sussurrò facendogli un
occhiolino che sapeva lo avrebbe fatto uscire di matto. Lei sapeva
perfettamente che il Dottore odiava essere tenuto all’oscuro
delle cose, ma era tenuta a farlo, anche se per lei era un sacrificio
enorme.
Vide il Dottore passarsi una mano tra i capelli esasperato e si
affrettò a dargli un’occupazione con cui tenersi
occupato.
“Che ne sai degli Angeli Piangenti?” gli
domandò di colpo, osservando compiaciuta il cambiamento
d’umore del Dottore. In fondo bastava poco per renderlo
felice: un bel mistero, un giro in un museo e qualsiasi giorno tranne
le domeniche erano sufficienti. Se poi riusciva ad avere della vera
neve per Natale era davvero il Signore del Tempo più felice
del mondo, solo che non glielo avrebbe detto se non voleva avere
un’intera discussione a base di spoiler.
Il Signore del Tempo lasciò scivolare il suo sguardo su
River che impartiva ordini con la sicurezza dettata
dall’esperienza. Era affascinante vedere come lei sapeva
gestirlo e comandarlo alla perfezione quasi fosse una sorta di normale
routine.
Amava River Song perché si capivano al volto, con quella
sintonia che non lasciava molto spazio all’immaginazione.
Amava il suo diario dalle mille pagine scritte che lasciava loro ancora
molto tempo da vivere assieme.
E amava i suoi spoiler sussurrati al suo orecchio, smozzicati in mezzo
alle sue risate, nascosti dalla nostalgia, inespressi nei suoi sguardi.
E il Dottore non vedeva l’ora di scoprirli tutti, uno ad uno.
Il prossimo prompt sarà: Time.
Note finali:
ok, mi metto d'impegno per finire di pubblicare questa raccolta, visto
che ormai è vecchia di una stagione e mezza. Però
mi sono affezionata, anche perché è grazie a
queste flashfic che mi sono fatta piacere Amy. River, no, River la amo
a prescindere!
Grazie a chiunque segue ancora questa raccolta!
Un bacio,
Fanny
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Capitolo 20 *** Time – The End of her Time ***
Personaggi: River Song, Tenth Doctor
Rating: PG15
Genere: malinconico, triste
Prompt: Time
Avvertimenti: morte di un personaggio principale,
ambientata nella puntata 4x10 “Forest of the Dead"
Time –
The End of her Time
River e il Dottore non si sono mai incontrati con la giusta tempistica
e questo rende la loro relazione affascinante e esasperante al tempo
stesso.
Tengono un diario per ritrovarsi nelle loro varie avventure e
riprendere la loro storia lì dove l’avevano
lasciata, ma ad ogni nuovo incontro River sente che
c’è qualcosa di diverso, come se i loro cammini
fossero intrecciati, ma senza che loro possano incontrarsi per davvero.
Ogni volta che si trovano il Dottore la conosce un poco di
più e lei lo conosce sempre di meno. Sa che
arriverà il giorno in cui il Signore del Tempo non la
riconoscerà affatto e quello sarà il momento
della sua morte, perché lei non può vivere senza
il Dottore, il suo Dottore.
* * *
River guardò il Signore del Tempo lavorare, osservandolo
muoversi circospetto nel silenzio della Biblioteca.
Non l’aveva mai visto così e sì che lei
lo conosceva da tanto tempo ormai.
Era alto e magro, portava i capelli arruffati sulla testa che
– strano a dirsi – rispecchiavano perfettamente la
mente del Dottore: senza senso ma nel contempo affascinante.
Indossava un completo gessato blu che gli stava divinamente. Gli
occhiali poi erano quel tocco in più, gli conferivano
quell’aria da sapientone che, lei sapeva, lui adorava
mostrare.
Quel Sexy le era sfuggito di bocca prima che potesse farci qualcosa, ma
in fondo non era che la verità: il Dottore era davvero
meraviglioso con quei vestiti addosso. Anche senza vestiti, lo doveva
ammettere. Ma quella camicia blu scura, quasi nera, faceva risaltare il
suo incarnato chiaro e quella cravatta dal motivo assurdo si stringeva
sul suo collo in un palese invito a strattonarla per rubargli un bacio.
Le era servito tutto il suo autocontrollo per non prendere possesso
delle sue labbra e arruffare quei suoi meravigliosi capelli. Fosse
stato un altro tempo lei non avrebbe esitato un secondo a strappargli
un bacio che sapeva essere suo, ma aveva intuito dal suo sguardo vacuo,
che quello non era il tempo giusto. Il loro tempo non era ancora
cominciato. Così si limitò ad osservarlo di
sfuggita, lasciando cadere dei commenti qua e là.
Era strano quel Dottore, così diverso dal suo
Dottore ma nello stesso tempo così simile.
Lo ha visto arrabbiarsi e mostrare tutta la furia della sua antica
razza, lo aveva visto ingegnarsi e mostrare le brillanti
capacità della sua mente.
Lo ha visto grande e vittorioso, debole e sconfitto, ma non
l’ha mai visto arrendersi.
Tuttavia questa volta River lo ha costretto a soccombere,
intrappolandolo a un palo con delle manette. Non spettava al Dottore
mettere a rischio la propria vita per salvare gli altri: il suo tempo
non era ancora giunto. Lei avrebbe preso il suo posto perché
era quello il suo momento.
Fin dall’inizio sapeva che non quella vita non sarebbe durata
per sempre, ma quando uno era abituato a correre assieme al Dottore
pensava che il suo tempo non dovesse finire mai. Tuttavia il suo tempo
a fianco del Dottore era giunto al termine.
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Capitolo 21 *** UNIT – Ready to fight ***
Personaggi: Martha
Jones
Rating: G
Genere: generale
Prompt: UNIT
Avvertimenti: post
4x13 “Journey’s End”
UNIT –
Ready to fight
Dopo le avventure passate con il Dottore e l’anno
che non era mai stato, Martha Jones aveva ripreso gli studi di
medicina, portandoli a termine con più determinazione di
quella che l’aveva spinta a scegliere quella carriera
accademica anni prima.
Grazie alle sue conoscenze del mondo alieno era stato facile per lei
entrare nella UNIT. Anzi, i grandi capi l’avevano accolta a
braccia aperte perché non capitava tutti i giorni di poter
lavorare fianco a fianco con chi aveva conosciuto e viaggiato
direttamente con il Dottore.
Era un bel posto e Martha era felice di poter essere di aiuto in
maniera attiva per la salvaguardia della Terra. Le sembrava di essere
ancora a zonzo con il Dottore e i suoi mille attacchi alieni da dover
risolvere. Era un lavoro entusiasmante, che non le lasciava mai un
attimo di tregua. Ma d’altronde, dopo tutto quello che aveva
visto e sofferto, non aveva proprio bisogno di tranquillità.
Le piaceva correre per la propria vita, sentiva l’adrenalina
scorrere nelle vene e si sentiva viva come non mai. Lavorare alla UNIT
le dava tutto ciò di cui aveva bisogno, aveva ritrovato uno
scopo nella propria vita, senza stare con le mani in mano solo ad
osservare.
Aveva fatto carriera in fretta ed era orgogliosa di dove era riuscita
ad arrivare. Grazie al suo tempo trascorso con il Dottore aveva
compreso come rapportarsi con altre razze aliene, senza ricorrere
all’uso della forza. Era stato solo per merito suo e della
sua diplomazia se molte guerre intergalattiche non erano state
combattute.
C’erano stati anche giorni difficili, in cui aveva sperato in
un arrivo propiziatorio del Dottore, ma era riuscita a cavarsela con le
sue sole forze.
Questo fino al giorno più nero per il pianeta Terra. I Dalek
erano apparsi nel cielo, seminando morte e distruzione. Avevano ucciso
famiglie intere, tutto il mondo era in pericolo.
E proprio quel giorno lei aveva dovuto prendere in mano le sorti
dell’intera popolazione umana. Stringeva tra le dita la
chiave di Osterhagen che altro non era che un dispositivo per attivare
il sistema di testate nucleari posizionati al di sotto della crosta
terrestre. C’era bisogno di tre uomini per mettere in
funzione l’arma, ma solo lei sarebbe stata la responsabile
ufficiale di tutto il progetto.
Era una scelta tremenda la sua, ma come capo della UNIT avrebbe dovuto
farlo.
Fu in quel momento che Martha pregò per un ritorno del
Dottore che la salvasse da quella scelta folle. Da una parte
c’erano i Dalek e la loro terribile promessa di un futuro di
prigionia, dall’altra c’era la distruzione della
Terra per mano sua.
Minacciò i Dalek con la sua migliore aria da combattente,
protetta dall’uniforme della UNIT e con in mano la chiave che
avrebbe deciso il destino del mondo. Solo dopo, con il ritorno del
Dottore, aveva compreso quanto avesse sbagliato a seguire ciecamente
gli ordini della UNIT.
Aveva così mollato il lavoro, dandosi al free lance con suo
marito Mickey, per fare onore al Dottore.
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Capitolo 22 *** Veni, vidi, vici – New Discovers ***
Personaggi: Donna
Noble, Tenth Doctor
Rating: G
Genere: comico,
generale
Prompt: Veni,
vidi, vici
Avvertimenti: ambientata
nella puntata 4x02 “The Fires of Pompei”
Veni, vidi, vici
– New Discovers
“L’Antica Roma!” esclamò il
Dottore scostando le tende e girandosi per gustarsi la faccia stupita
della sua compagna.
“Non ci credo.” Commentò Donna,
guardandosi attorno sbalordita e spaesata. Il Dottore le fece un
occhiolino e le porse una mano, portandola a zonzo per le vie
brulicanti di persone.
“Siamo nell’Antica Roma. La Roma antica. E loro
sono tutti morti.” Esclamò Donna ancora incredula.
Il Dottore le lanciò uno sguardo di rimprovero.
“Non è il caso di farglielo sapere. Al momento
sono ancora vivi.” La ammonì, indicando con un
cenno del capo la piazza del mercato dove persone, del tutto vive e
vegete, erano indaffarate nelle proprie faccende. Donna
annuì con un distratto cenno del capo, squadrando con aria
critica il proprio abbigliamento. Il Dottore capì al volo la
sua preoccupazione, ma la liquidò con un banal romani e
riprese a camminare tra le varie bancarelle.
Donna lo seguiva a pochi passi di distanza, respirando a pieni polmoni
l’aria di quell’antica civiltà.
Lanciò un’occhiata alle varie bancarelle colme di
frutta e verdura e si bloccò sul posto, interdetta.
“Dottore!” lo richiamò indietro, con
cipiglio combattivo.
Il Signore del Tempo si voltò a guardarla sorpreso, mentre
la compagna gli indicava con un cenno del capo la bancarella di frutta.
“Se siamo nell’Antica Roma, perché la
scritta è in inglese?”
Il Dottore sorrise e le si avvicinò per sussurrarle la
risposta nell’orecchio.
“È il TARDIS che traduce automaticamente, si
connette al tuo cervello e ti fa parlare nella lingua del
posto.” Spiegò conciso.
Donna lo guardò sbalordita: non solo il TARDIS viaggiava nel
tempo e nello spazio, ma fungeva anche da traduttore. Per un attimo la
sua mente si chiese se fosse anche funzionante come vera cabina della
polizia, ma liquidò la faccenda per una curiosità
maggiore.
“Quindi sto parlando in latino?”
Il Dottore confermò con un cenno del capo.
“E se dico qualcosa in vero latino, cosa succede?”
Il Signore del Tempo la guardò stupito: in tutti quei viaggi
non si era mai posto il problema. Osservò Donna avvicinarsi
al venditore e, con le mani dietro la schiena, esclamare un orgoglioso veni,
vidi, vici che
rimase inascoltato. Il mercante balbettò una strana
combinazione di latino e celtico, spiegando la sua frase con ampi
movimenti delle braccia.
“Celtico?”
“Gallese. Il tuo accento è gallese.”
Spiegò il Dottore, soddisfatto della nuova scoperta.
Donna trotterellò al suo fianco, con un sorriso di
complicità sul volto. Gli prese con sicurezza la mano,
portandolo a girovagare tra le varie bancarelle del mercato. Si
fermò a parlare con i vari mercanti, assaggiò la
frutta dell’epoca, accarezzò la morbidezza dei
tessuti dell’antica Roma, del tutto affascinata e stupita da
quel mondo nuovo eppure così simile al proprio.
Viaggiare con il Dottore era a dir poco fantastico – attacco
alieno o viaggio nel tempo, che fosse – e si sentiva una
privilegiata per avere l’onore di poter stare con lui. Aveva
finalmente l’occasione di vivere una vita vera e provare
nuove esperienze. Non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
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Capitolo 23 *** Wife – The Doctor’s Wife ***
Personaggi: The
TARDIS, Rose Tyler, Martha Jones, Donna Noble, Amy Pond, River Song,
Doctor
Rating: G
Genere: introspettivo,
romantico, malinconico
Avvertimenti: spoiler
6x04 “The Doctor’s Wife”
Wife –
The Doctor’s Wife
Durante il corso dei secoli molte persone si era susseguite al fianco
del Dottore: amici e nemici, conoscenti e parenti. Lei li aveva accolti
tutti indifferentemente, approntando per ognuno di essi uno spazio a
loro consono. Li aveva fatti sentire a casa tra le sue mura in continua
evoluzione, li aveva ascoltati ridere e piangere, li aveva portati a
zonzo fra mille e più pianeti, e ogni volta aveva dovuto
combattere l’impulso di chiudere le porte dietro di loro per
tenere il Dottore tutto per sé.
Lo aveva visto soffrire troppo spesso per la perdita di uno dei suoi
compagni.
Dopo la Guerra del Tempo il rapporto tra lei e il Dottore era stato
diverso, molto più legato e unico. Erano gli unici due
rimasti: l’ultimo Signore del Tempo e l’ultimo
TARDIS.
Dovevano rimanere insieme, solo loro due.
Ma poi era arrivata Rose, la ragazza d’oro che aveva aiutato
il Dottore a fare pace con se stesso e a placare la rabbia che scorreva
nelle sue vene. Le stava simpatica, ma poi lei era scivolata via,
lontano da lui e il compito di asciugare le lacrime del Dottore era
rimasto a lei, sotto la luce di un sole morente.
Era arrivata Martha, la ragazza capace di farlo sorridere ancora.
Assieme, però, avevano affrontato un dolore troppo grande
per poter riprendere a viaggiare. Lei stessa aveva subito le pene
dell’inferno e non si era stupita nel vedere una nuova
compagna al fianco del suo ladro.
Donna era senza alcun dubbio la sua preferita, condividevano tantissimi
aspetti e le sarebbe piaciuto ospitarla per sempre tra le sue pareti.
Donna, Dottore e TARDIS: sarebbero stati la squadra perfetta.
Ma anche lei aveva dovuto andarsene
e da allora il Dottore non era più stato lo stesso.
Lei lo accompagnava fedelmente nei suoi viaggi in solitaria, ma lui
aveva bisogno di qualcuno al suo fianco.
Amy era quella giusta, ma lui non era ancora pronto a tagliare con il
passo, perciò ci aveva pensato lei stessa, cambiando e
facendosi bella per lui.
Adesso il Signore del Tempo era di nuovo felice, lo vedeva sorridere e
scherzare con i suoi compagni di viaggio. Lei, doveva ammetterlo, aveva
un debole per Carino, ma nemmeno River era tanto male, con la sua
tecnica di guida impeccabile e le mille attenzioni che le riservava.
Era bello vedere il suo Dottore
contento, ma ancora più emozionante era stata
l’occasione di poterglielo dire di persona, avere la
possibilità di parlare con lui dopo tutte le esperienze
passate.
Lui era il suo uomo e
lei la donna che silenziosamente lo amava, prendendosi sempre cura di
lui e portandolo ovunque lui avesse bisogno di andare. Lei lo conosceva
alla perfezione e aveva creato con lui uno strano rapporto di simbiosi
che le avrebbe permesso di rimanere per sempre assieme.
Lei non lo avrebbe mai abbandonato e lui mai l’aveva fatto,
neanche per un momento. Potevano sempre contare l’uno
sull’altra, legati da un sentimento impossibile da sciogliere.
Era lei l’unica moglie del Dottore.
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