His faithful friends in the police box

di Little Fanny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Apple - Trust me... ***
Capitolo 2: *** Baby - Am I pregnant?! ***
Capitolo 3: *** Choice - Turn Left ***
Capitolo 4: *** Doctor-Donna ***
Capitolo 5: *** Engagement - Thank you Doctor ***
Capitolo 6: *** Friend - Doctor, Donna, Friends ***
Capitolo 7: *** Ganger - Am I real? ***
Capitolo 8: *** Hand - A hand in a jar ***
Capitolo 9: *** Infatuate – My Doctor ***
Capitolo 10: *** John Smith – Love me, please ***
Capitolo 11: *** Key – I miss you so much ***
Capitolo 12: *** Love – I love you, I always will ***
Capitolo 13: *** Memories – It’s all in my mind ***
Capitolo 14: *** Name – What’s in a name ***
Capitolo 15: *** Once upon a time – The Story of my life ***
Capitolo 16: *** Pistol – Bang! ***
Capitolo 17: *** Quiet – Lost without you ***
Capitolo 18: *** Romans – Sexy Romans ***
Capitolo 19: *** Spoiler – Shhh! Spoiler! ***
Capitolo 20: *** Time – The End of her Time ***
Capitolo 21: *** UNIT – Ready to fight ***
Capitolo 22: *** Veni, vidi, vici – New Discovers ***
Capitolo 23: *** Wife – The Doctor’s Wife ***



Capitolo 1
*** Apple - Trust me... ***


Titolo: His faithful friends in the police box
Fandom: Doctor Who
Conteggio parole: 500x26=13000
Riassunto: Le varie compagne del Dottore, le loro disavventure e i loro pensieri.
Note: scritta per il Sillabario @[info]maridichallenge.
Disclaimer: La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.

Note iniziali: Sono 26 flashfic perché 26 sono le lettere dell'alfabeto inglese. All'inizio di ogni flashfic troverete uno specchietto introduttivo che indica personaggi trattati, genere e rating (visto che EFP non me li fa aggiungere tutti!). In questo modo, se non volete leggere, potete tranquillamente saltare visto che le varie storie sono completamente scollegate le une dalle altre. L'intera raccolta è stata scritta a giugno, quindi non tiene conto degli avvenimenti delle puntate 6x08-09.
Detto questo non mi resta che augurarvi buona lettura!

Personaggi: Amy Pond, Eleventh Doctor
Rating: G
Genere: generale
Prompt: Apple
Avvertimenti: ambientata nella puntata 5x01 “The Eleventh Hour”



Apple – Trust me…



“Fidati di me.” Disse il Dottore stringendo le spalle di Amy con le sue mani. La sua presa era ferma e disperata. Aveva bisogno che quella ragazza si fidasse di lui, che riconoscesse in lui lo stesso uomo che le era apparso quando non era che una bambina.
Amy lo squadrò dalla testa ai piedi: era lo stesso uomo, su questo non c’erano dubbi. Non era cambiato di una virgola in tutti quegli anni in cui lei era diventata una giovane donna.
E lei faticava a credergli proprio perché era impossibile.
Non poteva essere lui, non poteva essere reale. Lui era solo il frutto dei suoi sogni di bambina, desiderosa di avere un amico con cui parlare e spaventata da quella crepa sul muro a tal punto da credere nell’esistenza di un Dottore Stropicciato.
Eppure quello sguardo raccontava la verità. Aveva avuto modo di scorgerlo disorientato e determinato, ma adesso nei suoi occhi brillava sincerità. Sulle sue labbra rivedeva ancora quell’assurda combinazione di bastoncini di pesce e crema pasticcera e represse un sorriso al ricordo di cosa gli aveva cucinato quella notte e delle sue brusche e strane reazioni.
Il Dottore scorse il lampo di fiducia nei suoi occhi e decise di giocarsi la sua ultima carta a disposizione. Infilò svelto una mano nella tasca dei pantaloni e lanciò l’oggetto tra le mani della ragazza. Amy afferrò al volo la mela, rigirandosela tra le mani.
Lei odiava le mele e sua madre ci disegnava sopra delle faccine per fargliele entrare in simpatia. La ragazza sorrise al pensiero, accarezzando con un polpastrello la buccia liscia su cui faceva bella mostra di sé una leggera incisione.
“Guardala.” Le disse il Dottore con tono accorato. “Guardala, Amy. È la stessa di dodici anni fa.”
La ragazza abbassò titubante lo sguardo osservando con sospetto la mela che le sorrideva con la sua buffa espressione.
“Tu sai che è la stessa che mi hai dato te, dodici anni fa. E guardala, è proprio come allora.” Continuò il Dottore, osservando le varie espressioni che si susseguivano sul volto della ragazza. Il tempo però a sua disposizione scorreva veloce e lui aveva bisogno che lei si fidasse di lui, che lo riconoscesse come il suo Dottore Stropicciato.
“Sono un viaggiatore nel tempo, Amy. So che quanto ti sto per dire sembra impossibile, ma mi serve che tu ti fidi di me per i prossimi venti minuti. Ti chiedo solo questo: venti minuti appena.”
Amy fece scattare lo sguardo tra lui e la mela sorridente.
Non poteva essere vero, però quella mela era lì, che le sorrideva così come allora nella sua liscia buccia. La strinse con più forza nel suo palmo, ancora indecisa.
Aveva sofferto troppo, aveva visto troppi psicologi per lanciarsi di nuovo in quel sogno che la vedeva accanto al Dottore Stropicciato. Lanciò un’ultima occhiata al frutto che sembrava guardarla incoraggiante, mentre sentiva il Dottore supplicarla disperato.
“Fidati di me.”
E Amy fece scattare la serratura dell’auto, decidendo di lanciarsi in quella folle avventura.

Fine

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Capitolo 2
*** Baby - Am I pregnant?! ***


Personaggi: Amy Pond, Melody Pond
Rating: PG13
Genere: introspettivo, angst
Prompt: Baby
Avvertimenti: spoiler 6x07 “A Good Man Goes To War”



Baby – Am I pregnant?!



Amy aprì gli occhi e si ritrovò investita da un bianco accecante che nulla aveva a che fare con il confortevole bianco della sua camera – con quello scomodo letto a castello – sul TARDIS.
Voltò la testa prima a destra e poi a sinistra sentendo tutto il suo corpo protestare per il leggero movimento. Tentò di muovere le dita delle mani e dei piedi, a sollevare le braccia, ma sembrava ci fossero delle cinghie a impedirle qualsiasi movimento.
Infine abbassò lo sguardo sulla sua pancia, incredibilmente enorme e indubbiamente incinta.
Era incinta.
Lei era incinta.
Cacciò un urlo di paura, disperata e terrorizzata.
Non aveva ricordi di essere stata fatta prigioniera e men che meno di essere stata incatenata a una grande incubatrice. L’ultimo nitido ricordo che aveva era la strana conversazione che aveva avuto con il Dottore.
“Sono incinta!” aveva esclamato, bloccando di colpo il Dottore nel bel mezzo dell’inseguimento.
Forse non era stata l’uscita più adatta alla situazione e lei era sicura che ci fosse qualcosa che le stesse sfuggendo in quel particolare momento, ma la rivelazione le era sfuggita spontanea dalle labbra, come fosse una cosa che il Dottore avesse bisogno di sapere proprio in quell’istante.
No, non era quello.
Amy scavò a fondo nella propria mente, lottando contro l’intorpidimento che aveva preso possesso del suo corpo per tanto, troppo tempo.
Si ricordava una camera spoglia con decine di foto che la ritraevano con una bambina, la sua bambina, nelle varie fasi della crescita. C’era la bimba appena nata, i suoi primi passi, il primo compleanno, il primo giorno di scuola.
Aveva visto tutta una vita delinearsi in quelle foto.
Poi non ricordava più nulla. C’era stato il buio e infine si era ritrova lì, ad aprire gli occhi su un bianco accecante, con una strana donna dall’occhio bendato che le ordinava di spingere.
Doveva essere un sogno, non c’era un’altra spiegazione possibile.
Forse era ancora una volta opera del Signore dei Sogni. In fondo si era già ritrovata incinta in quella strana avventura e ormai aveva compreso che l’impossibilità era di casa nei viaggi con il Dottore. Tutto e niente avevano senso in quel fantastico mondo rinchiuso in una cabina blu.
Non avrebbe dovuto stupirsi più di nulla, ma la bambina, la bimba che ora stringeva tra le braccia, era quanto di più vero e più vivo avesse mai toccato. Aveva cinque ditini per mano, erano così piccoli e fragili, ma quando si stringevano con forza al suo dito creavano una morsa impossibile da sciogliere. Aveva un bel naso a patata, che si arricciava appena se solo ci posava sopra un bacio. I suoi occhi erano svegli e vivaci, guardavano con curiosità il mondo che la circondava. La sua piccola bambina scalpitava per conoscere il mondo, con le sue belle gambe con i piccoli polpacci che si muovevano sempre irrequieti.
Era bella la sua bambina.
Era reale la sua bambina.
Melody Pond era la sua bambina. Sua e di Rory. E nessuno gliel’avrebbe portata via.

Fine

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Capitolo 3
*** Choice - Turn Left ***


Personaggi: Donna Noble, Rose Tyler
Rating: PG15
Genere: introspettivo, triste
Prompt: Choice
Avvertimenti: morte di un personaggio principale, ambientata nella puntata 4x11 “Turn Left”



Choice – Turn Left



Tutti noi, nell’arco della nostra vita, ci troviamo davanti a delle scelte.
Possono riferirsi a sciocche decisioni, come scegliere il the giusto per cominciare la giornata, o importanti, come decidere un lavoro anziché un altro.
Ma ogni scelta, per quanto piccola sia, è in grado di cambiare la nostra vita.
Il mio nome è Donna Noble e ora so quanto una decisione può essere importante.
Una volta pensavo di non essere nessuno.
Sono solo una precaria, continuavo a ripetermi nella testa.
Sono incapace di tenermi stretto un lavoro, men che meno un uomo, mi raccontavo ancora, mentre guardavo le coppie passeggiare felici lungo i marciapiedi e donne in carriera sfrecciare veloci tra la folla sui loro tacchi alti.
Sicuramente nella mia vita le scelte sbagliate che ho fatto sono state tante, ma ora ho modo di rimediare e questo mi da la forza di andare avanti, di continuare a correre verso quei pochi metri che mi separano dalla me stessa passata e dalla sua pazza scelta.
Pensavo di essere una nullità, solo una delle tante persone che popolano questa cittadina, destinata a essere dimenticata una volta che il mio cammino fosse giunto al termine. Invece il sorriso dolce di questa ragazza bionda mi ha aperto gli occhi, mi ha svelato una vita meravigliosa accanto a questo fantomatico Dottore.
Ora, grazie a quella ragazza, ho capito che sono qualcuno e devo cominciare a vivere davvero, perché il mondo del Dottore mi sta aspettando.
Ora il destino del mondo è stretto nelle mie mani. Lo vedo chiaro davanti a me, scandito dai secondi che passano inesorabili, mentre le mie gambe corrono veloci lungo i marciapiedi ingombri di gente inconsapevole. Mi districo tra la folla con un’euforica paura che mi scorre nelle vene. Devo fare in fretta, più in fretta che posso per rimettere il mondo al suo giusto posto.
Lancio un’occhiata veloce all’orologio dove i secondi sembrano correre più svelti delle mie gambe e mi devo fermare, mentre un’ondata di fredda consapevolezza prende possesso del mio corpo.
Adesso capisco davvero le parole di quella ragazza bionda, la ragazza che mi ha aiutato ad arrivare dove sono adesso, che mi ha aperto gli occhi.
Adesso capisco il suo sorriso triste e l’addio sussurrato tra le mie urla di gioia.
Prendo un respiro profondo mentre scendo dal marciapiede lentamente.
Non mi sono mai sentita più viva di come mi sento ora, perché so che questa scelta è quella più giusta e l’unica che posso davvero fare.
Come a rallentatore vedo il camion venirmi incontro.
Per un momento non sento più nulla, riesco solo a scorgere una massa di capelli biondi e due parole sussurrate dolcemente al mio orecchio.
Ma prima che tutto si faccia buio sento distintamente il suono di una freccia che cambia direzione: gira a sinistra.
Io giro a sinistra.
Tutto il tempo si riavvolge e la realtà si sistema, mentre sento il mio respiro farsi più debole e gli occhi chiudersi a poco a poco.
La scelta è stata fatta.

Fine

E il prossimo prompt sarà: Doctor-Donna.

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Capitolo 4
*** Doctor-Donna ***


Personaggi: Donna Noble, Tenth Doctor, Tenth Doctor (The Duplicate)
Rating: PG13
Genere: introspettivo, comico, triste
Prompt: Doctor-Donna
Avvertimenti: ambientata nella puntata 4x13 “Journey’s End”



Doctor-Donna



Donna uscì di corsa dal TARDIS andando in soccorso al Dottore – o Dottore Umano, o Dottore Metacrisi, non aveva ancora idea di come volesse essere definito – e afferrò la pistola che lui aveva fabbricato, guardandola spaesata. Bastò quell’attimo di incertezza a Davros per riprendersi dallo stupore per la sua improvvisa comparsa e lanciarle addosso un’onda di energia.
Donna sentì il suo corpo volare via per il colpo ricevuto e atterrare malamente dietro il centro comandi. Rimase incosciente per qualche minuto, ma via via che i secondi passavano poteva avvertire qualcosa cambiare dentro di lei. Sentiva una nuova forza scorrere nelle sue vene, le sue dita formicolare e le palpebre sbattere irrequiete. La sua testa smise di bruciare e il mondo si fermò di colpo, come se finalmente tutto avesse trovato la propria giusta collocazione.
Lentamente prese atto di dove si trovava, il conto alla rovescia forte e chiaro nelle sue orecchie. Si alzò in piedi e si mise velocemente all’opera, sventando il piano dell’impero Dalek.
“Donna? Ma cos-?” riuscì a domandare il Signore del Tempo, guardandola stupita, mentre lei pilotava i Dalek quasi fossero le sue automobiline radiocomandate.
Il Dottore vide la sua compagna scambiare uno sguardo significativo con la copia di se stesso, prima di spiegare tranquillamente cosa fosse successo, tra lei, la sua mano e l’energia di rigenerazione.
“Metà Donna, metà Dottore. Doctor-Donna!” esclamò infine lei, indicandosi con aria compiaciuta. “E ora forza, Skinny Boys, abbiamo molto lavoro da fare.”
Li richiamò all’ordine indicando i vari comandi e i vari pianeti che attendevano di tornare al loro posto nel loro giusto tempo.
Insieme rimisero le cose a posto, come una grande squadra.
Il Signore del Tempo lanciò un’occhiata ancora incredula a Donna, la sua fantastica compagna, e sentì l’orgoglio montare nel proprio petto. Era bella vederla così raggiante, così sicura di sé e così brillante.
Donna supervisionò l’operato dei suoi compagni, stupendosi di quanto bene la sua mente e il suo corpo si fosse adattato a quel nuovo modo di vivere. Aveva tantissime idee che le frullavano nel cervello: avrebbe addirittura potuto sistemare il circuito camaleonte da troppo tempo ormai fuori uso. E poi, a pensarci bene, poteva dare una sistemata anche al forno di casa, che non ne voleva mai sapere di funzionare a dovere.
Avere nella propria mente tutta la genialità dei Signori del Tempo era splendido: milioni di immagini si susseguivano senza sosta nei suoi occhi, milioni di idiomi affollavano la sua bocca, le sue gambe scalpitavano pronte per mille avventure.
Era fantastico. L’universo intero era stupendo e tutte le cose che poteva vedere erano incredibili. Le fila del tempo si delineavano chiare davanti ai suoi occhi: poteva vedere ciò che era stato, come doveva essere e ciò che doveva ancora accadere.
Avrebbe potuto viaggiare per sempre con il Dottore, insieme per sempre.
Ma la sua testa stava iniziando a bruciare, troppe informazioni vorticavano dietro ai suoi occhi e sapeva che c’era un solo modo per impedire che il peggio potesse accadere.

Fine

E il prossimo prompt sarà: Engagement

Note finali: Allora, adesso che ho finito gli esami (OH MY GOD! ancora non ci credo!) sono sommersa dalle infinite pagine della tesi che devo consegnare tra 5 giorni. Quindi, anche se l'intera raccolta è conclusa non ho la più pallida idea di quando pubblicherò i prossimi capitoli. Dovete solo avere un po' di pazienza e sperare che io finisca il lavoro bene e in fretta. E poi finalmente darò un calcio a questa dannata triennale! ^^

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Capitolo 5
*** Engagement - Thank you Doctor ***


Personaggi: Martha Jones, Tenth Doctor
Rating: G
Genere: generale, malinconico
Prompt: Engagement
Avvertimenti: missing moment 4x06 “The Doctor’s Daughter”



Engagement – Thank you Doctor



Martha Jones non era che una studentessa la prima volta che aveva messo piede sul TARDIS. Aveva afferrato al volo l’opportunità di scappare via: lontano dalla propria famiglia e dai suoi problemi. Non ci aveva pensato due volte prima di lanciarsi in una folle avventura a zonzo per l’universo con un uomo – anzi alieno, come aveva scoperto tra le risate generali dei suoi compagni di corso – di cui non conosceva nulla.
Era fuggita perché era stanca della sua noiosa vita, ma più di tutto perché quell’uomo l’aveva stregata. Era bastato uno sguardo scambiato in ospedale a farle capire che quell’uomo era diverso. Lui era lì, disteso su un freddo lettino, come uno dei tanti pazienti, del tutto anonimo. E sarebbe stato esattamente come uno dei tanti, se non lo avesse incontrato proprio quella stessa mattina venendo al lavoro. Gli si era parato di fronte parlandole come un pazzo, si era sfilato la cravatta per poi scomparire così come era apparso, lasciandola stordita in mezzo alla strada.
E si sentiva così ancora adesso, mentre usciva dal TARDIS dopo l’ultima avventura con il Dottore.
A quel tempo era scappata così su due piedi, gettando all’aria gli anni di studio che l’avevano quasi portata a raggiungere l’agognata laurea in medicina. Aveva forse fatto la scelta più folle della sua vita, ma mai per un minuto l’aveva rimpianta.
Come d’abitudine prese a giocare con l’anello di fidanzamento che faceva bella mostra di sé sul suo dito. Serviva a distenderle i nervi e a farla ragionare con la mente più lucida.
Sospirò, tornando per un attimo indietro nel tempo, a quando era la compagna del Dottore.
Tra le tante cose a cui aveva pensato in quei viaggi in sua compagnia era stato il futuro. Non il futuro nel senso dottoresco del termine – quello l’aveva visto e vissuto molto bene – ma al suo futuro. Aveva pensato a come sarebbe stato presentare il Dottore a sua madre, come sarebbe stato vivere con lui. Aveva sperato che lui la vedesse come una fidanzata: assieme avevano vissuto avventure al di là di ogni immaginazione umana.
Alla fine di tutto, tuttavia, aveva capito.
Aveva compreso che lei non era pronta ad abbandonare tutto per un uomo che, per quanto le volesse bene, mai avrebbe ricambiato con la stessa intensità i suoi sentimenti.
Aveva compreso che era inutile illudersi in un amore non corrisposto. Questo le avrebbe fatto solo del male e le avrebbe precluso ogni possibilità di vivere al meglio la propria vita.
Aveva compreso che il suo posto era lì, sulla Terra, accanto alla sua famiglia.
Aveva compreso che poteva aiutare le persone anche senza il Dottore, diventando lei stessa un dottore.
Martha Jones sorrise abbracciando il Dottore per un’ultima volta.
Non sarebbe partita con lui, questa volta. Aveva trovato il posto dove sentiva di dover stare, aveva uno scopo nella sua vita ed era felice.
Salutò con un cenno della mano il TARDIS che scompariva, l’anello di fidanzamento brillante sul suo dito.

Fine

E il prossimo prompt sarà: Friend

Note finali: E siamo arrivati al primo capitolo con Martha. Non credo di averlo detto, ma la raccolta prevede cinque flashfic per ogni compagna, più una bonus che le racchiude tutte. Quindi, non disperatevi se non vedete ancora Rose o River: anche loro avranno i loro cinque capitoli di gloria! E anche il Master! No, lui no, povero caro... ma prima o poi tornerà a riprendersi il suo Dottore.
Ok, sto delirando, ma la tesi mi sta facendo dannare!

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Capitolo 6
*** Friend - Doctor, Donna, Friends ***


Personaggi: Donna Noble, Tenth Doctor
Rating: G
Genere: generale, introspettivo
Prompt: Friend



Friend – Doctor, Donna, Friends



Per Donna viaggiare con il Dottore era fantastico. Essere finalmente lì con lui aveva dell’incredibile. Per mesi aveva sognato il suo ritorno, dopo il loro primo e burrascoso incontro, e ora che lui era tornato – con la sua più classica invasione aliena – non ci aveva pensato due volte prima di accettare il suo invito a seguirlo sul TARDIS. 
La prima volta che si erano conosciuti non si sentiva ancora pronta a mollare tutto e tutti. Però quell’unico giorno in sua compagnia le era servito per aprirle un po’ gli occhi. Aveva in mente tantissime idee per dare una svolta alla propria vita: avrebbe cominciato a viaggiare, vivendo ogni giorno al massimo, diventando lei stessa la protagonista della propria esistenza. Alla fine però l’abitudine aveva preso il sopravvento e si era trovata incastrata nella solita routine. 
Quindi si era volutamente messa alla ricerca dei fenomeni più strani, nella speranza di ritrovare il Dottore. Aveva portato avanti mille e più indagini, venendo a capo di molte faccende, mentre altre rimanevano per lei ancora inspiegabili. Quelle api erano l’esempio più lampante, molto in stile dottoresco. Era strano che lui non se ne fosse ancora occupato. Ma d’altronde un Signore del Tempo aveva tante cose di cui occuparsi, ben più importanti di semplici api. 
Perciò, dire che lei avesse forzato un po’ la mano non era che la verità. Erano mesi che girava con le valigie pronte nel baule dell’auto, con vestiti adatti al clima caldo, alla stagione fredda e a nessun tempo. Con quell’uomo non si poteva mai sapere e bisognava essere sempre pronti a tutto! 
Viaggiare con il Dottore era qualcosa di magico. 
Lui l’aveva portata tra le stelle, indietro nel tempo e avanti anni luce nel futuro. Le aveva fatto scoprire un nuovo modo di vivere e avevano instaurato un rapporto di complicità che rendeva ogni avventura straordinaria. Assieme avevano affrontato situazioni complicate, ma anche divertenti. E immancabilmente tutte le persone che incontravano finivano per lo scambiarli per una coppia. 
Era esilarante girare per l’universo con in bocca le parole Dottore, Donna, amici e vederle le facce sbalordite dei loro interlocutori. Ma ancora più bello era stato vedere il Dottore cambiare sotto ai suoi occhi, perdere quel velo di malinconia che offuscava il suo sguardo e tornare a sorridere sempre più spesso. 
Lei aveva capito che più di tutto lui cercava una compagna, una persona su cui fare affidamento, una spalla amica con cui parlare e a cui mostrare le meraviglie dell’universo. Non era in grado di poter stare da solo, in quella grande astronave con solo la propria voce a tenergli compagnia. Il Signore del Tempo aveva bisogno di qualcuno che lo stesse ad ascoltare, capace di tenergli testa e di saper scherzare con lui, ed era esattamente ciò lei cercava. 
Donna si guardò allo specchio con soddisfazione: era fiera di essere lei quella donna, quella capace di stare al passo con l’esuberanza del Dottore, di sostenerlo nei momenti di difficoltà, come solo una cara amica può fare.

Fine

E il prossimo prompt sarà: Ganger.

Note finali: non sono scomparsa, sono solo sommersa da mille cose da fare, mille cose da stampare e mille viaggi in segreteria. Poi non bisogna dimenticare le mille lezioni, i mille viaggi in treno per andare a Brescia, le mille pulizie perché la casa presa in affitto era più sporca che sporca non si può. E disgraziatamente non ho mille ore a mia disposizione e quindi sono sempre di corsa!
Spero che il capitolo vi piaccia: io ho una voglia matta di mettermi di nuovo a scrivere!

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Capitolo 7
*** Ganger - Am I real? ***


Personaggi: Amy Pond, Eleventh Doctor, Rory Williams

Rating: PG13

Genere:  suspence, angst

Prompt:  Ganger

Avvertimenti:  spoiler 6x06 “The Almost People”

 

Ganger – Am I real?

 

 
 
“Allontanati da lei.” Ordinò il Dottore con un comando secco a Rory. Il ragazzo guardò spaventato prima il Signore del Tempo e poi la moglie. Il suo sguardo tornò di scatto sul Dottore, che brandiva minaccioso il cacciavite sonico davanti a sé e non ebbe alcun dubbio.

Si allontanò da Amy con passi pesanti e misurati e attese, con il cuore che martellava nel petto, il ronzio inquietante del cacciavite che avrebbe deciso le sorti di Amy, la sua meravigliosa Amy.

Sentì la ragazza supplicarlo terrorizzata, con le lacrime di paura che iniziavano a inumidirle gli occhi e avvertì la sua risolutezza affievolirsi a poco a poco.

Lei era Amy, sua moglie.

Non poteva essere una copia.

Non poteva e basta.

Stava per avvicinarsi nuovamente a lei quando notò il Dottore tentennare un attimo, prima di premere con decisione il dispositivo sonico.

Amy, o meglio, la sua copia, si sciolse davanti ai loro occhi, lasciando un silenzio assordante nel TARDIS.

In quello stesso istante Amy si svegliò di soprassalto e la consapevolezza di non essere lì dove pensava di trovarsi la investì in pieno. Erano mesi che lei credeva di essere sul TARDIS, assieme a Rory e il Dottore a vivere avventure incredibili, a correre e a scherzare. Invece lei, per tutto quel tempo, era stata bloccata lì, in una anonima stanza bianca, in un qualche tempo, mentre il suo corpo, o meglio, la copia del suo corpo, viaggiava con Rory e il Dottore.

Tutto ciò che aveva provato in quei mesi, tutte le gioie e le paure, lei non le aveva davvero vissute. Le aveva viste con occhi diversi, ma nello stesso tempo uguali ai suoi. Aveva osservato il mondo come fosse un riflesso in uno specchio.

E non si era mai accorta di nulla, nessuno lo sospettava.

L’unico che aveva intuito qualcosa era stato il Dottore, che era rimasto in ostinato silenzio, studiandola con attenzione prima di fare la prima mossa.

Amy si guardò le mani e si toccò il volto, prendendo di nuovo possesso del proprio corpo. Era rimasta in quello stato di vita - non vita per tanto tempo, vivendo avventure come in un sogno.

Sapeva che lì fuori Rory e il Dottore la stavano cercando, sapeva che sarebbero giunti in suo soccorso, che non l’avrebbero mai abbandonata.

Era stato però inquietante scoprire che una sua copia si fosse installata così bene nella sua vita, al punto che nessuno si sarebbe mai accorto di nulla, se non avessero incontrato delle altre copie di plastica vivente.

Da un certo punto di vista era anche affascinante – il Dottore lo avrebbe sicuramente pensato –  ma dal suo punto di vista, come cavia e prigioniera era stato terrificante e destabilizzante. Non sapeva più dire cosa fosse reale e cosa non lo fosse, viveva in costante allerta, spaventata che tutto potesse dissolversi da un momento all’altro.

Amy guardò sconsolata fuori dalla finestra dell’astronave e sperò che il Dottore e Rory la trovassero in fretta, perché aveva bisogno di loro.

 

Fine

E il prossimo prompt sarà: Hand.

Note finali: prima della laurea ero sempre di corsa; finita la laurea sono ancora di corsa. Ho bisogno di una vacanza!

Comunque prima o poi riuscirò a finire di postare la raccolta. Rimanete collegati per una fic bonus natalizia! ^^

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Capitolo 8
*** Hand - A hand in a jar ***


Personaggi: Martha Jones, Tenth Doctor, Jack Harkness, Rose Tyler
Rating: G
Genere: comico, triste
Prompt: Hand
Avvertimenti: ambientata nella puntata 3x11 “Utopia”



Hand – A hand in a jar



Martha fissò con gli occhi sbarrati il contenitore di vetro, dove una mano se ne stava lì pacifica a galleggiare. Era stata mozzata con un taglio netto. Una lama ben affilata e con una forza considerevole. Quella mano era stata violentemente staccata dal corpo da una persona che aveva sicuramente come ultimo scopo quello di uccidere. 
Deglutì a fatica, tentando di staccare gli occhi dal barattolo di vetro. 
“È la tua mano?” domandò sbalordita, guardando prima il Dottore e poi Jack. 
Il Signore del Tempo scambiò uno sguardo con il suo vecchio compagno – che era senza ombra di dubbio morto solo pochi minuti prima – e schioccò la lingua sul palato in assenso. 
“Ma tu hai quella mano.” Affermò la ragazza che ancora non si capacitava di ciò che vedeva. Era un po’ di tempo ormai che viaggiava con il Dottore, aveva visto e provato cose straordinarie, ma una mano sotto vuoto non aveva ancora avuto occasione di vederla. Beh, fino ad ora. 
Il Dottore le sorrise e la salutò con la sua mano destra, perfettamente funzionante e ancora fedelmente attaccata al suo corpo. 
“È la tua mano?” chiese Martha dopo un po’ di tempo, facendo di nuovo voltare tutti verso la sua direzione. Si deve che gli altri erano più abituati a cose straordinarie e non ci facevano troppo caso se la mano di una persona era allo stesso tempo in un vaso e attaccata al braccio. 
Il Dottore la guardò sorpreso. 
“Ciao ciao di nuovo.” La salutò inarcando perplesso un sopracciglio. 
“Ma quando? Come?” scattò Martha afferrandogli la mano per guardarla più da vicino. Doveva aver subito un intervento chirurgico molto elaborato, ma lei non si era mai accorta di nessuna cicatrice in tutti i loro viaggi assieme. 
“Una mattina di Natale di molto tempo fa.” Commentò lui, adombrandosi in volto. “Una flotta Sycorax aveva minacciato il pianeta e mi sono offerto come campione della Terra. Una fortuna che ci fosse Rose al mio fianco…” si interruppe, lasciando cadere il discorso. 
Rose. Ancora Rose. Sempre e solo Rose. 
Non c’era nessun’altra per lui
. 
Martha lo guardò con il cuore a pezzi, chiedendosi come fosse possibile che di lei non si accorgesse mai. Lei gli era stata accanto in tutti quei mesi, lo aveva aiutato a uscire dal velo di tristezza che lo aveva avvolto e in cambio non aveva ottenuto nulla, se non un Rose di qua, Rose di là. 
“Fortuna che ero ancora nelle prime ore del ciclo di rigenerazione, altrimenti non avrei potuto avere una nuova mano. È un po’ tremolante,” raccontò a Martha portando la mano all’altezza degli occhi della giovane, “ma funziona perfettamente.” 
Martha scosse la testa incredula: quell’uomo era davvero incredibile. 
Prima poteva viaggiare nel tempo e nello spazio, poi aveva una cabina telefonica più grande all’interno. E, come se non bastassero i due cuori e un sistema respiratorio ultra sofisticato, ci si mettevano anche cicli di rigenerazione che facevano spuntare arti come fossero margherite. 
Quel Signore del Tempo era davvero meraviglioso.

Fine

E il prossimo prompt sarà: Infatuate

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Capitolo 9
*** Infatuate – My Doctor ***


Personaggi: Amy Pond, Eleventh Doctor
Rating: G
Genere: romantico, introspettivo
Prompt: Infatuate
Avvertimenti: missing moment 5x01 “The Eleventh Hour”



Infatuate – My Doctor



La prima volta che Amy aveva incontrato il Dottore non era che una bambina, spaventata da una crepa sul muro.
Lui era piombato una notte dal cielo direttamente nel suo cortile, sbucando fuori da una cabina della polizia fumante. Si era invitato a casa sua, mangiandosi con gusto bastoncini di pesce fritto e crema pasticcera e infine si era occupato della sua crepa sul muro, richiudendola con uno strano aggeggio luminoso.
Era un personaggio strano, ma l’aveva trattata come un’adulta e lui era diventato a tutti gli effetti il suo eroe: il suo Dottore Stropicciato.
Amy aveva trascorso tutti gli anni della sua infanzia ad attenderlo impaziente. Passava le notti in solitario silenzio, speranzosa di sentire quello strano rumore che aveva annunciato la sua prima comparsa e con la valigia pronta per partire, come lui le aveva promesso.
Aveva la camera tappezzata di suoi disegni: c’erano il Dottore, la cabina blu e lei, che sorrideva felice. Con il passare del tempo i disegni mostravano la bambina cresce e farsi giovane fanciulla, fino a diventare una piccola donna. Le varie bambole che lo raffiguravano mostravano l’esperienza acquisita nell’arte del cucito nel corso dei vari anni. Ne aveva uno scatolone intero, nascosto nel suo armadio. Ogni tanto, da sola, protetta dalle tenebre della notte, tirava fuori le bambole di pezza e si metteva a giocare, inventando storie ed avventure fantastiche: Amelia Pond e il suo Dottore Stropicciato.
Aveva incontrato di nuovo il Dottore dodici anni dopo: assieme avevano salvato il mondo ed era stato tutto perfetto, ma lui era scomparso di nuovo. L’aveva lasciata sola un’altra volta portandola a credere che il suo Dottore Stropicciato non fosse altro che un sogno, il frutto della sua fantasia.
Ma il Dottore era tornato a prenderla in una notte di inizio estate. Era apparso nella sua camera e l’aveva invitata ad andare via con lui, sul TARDIS. Lei aveva tentennato un attimo solo, prima di afferrare la sua mano, vestita solo di una misera camicia da notte.
Da una parte c’era il Dottore, con la sua cabina telefonica della polizia più grande all’interno, con i suoi viaggi nel tempo e nello spazio, con le sue mille avventure e sorprese. Lui era il sogno della sua infanzia: era stato il primo uomo a farle battere il cuore e anche a ridurlo in mille pezzettini.
Mentre dall’altra parte c’era la sua vita, il suo paese e quella che poteva diventare, in un prossimo futuro, la sua famiglia. Aveva un appuntamento importante che la stava aspettando, ma lei non si sentiva ancora pronta per compiere il grande passo.
Era una pazzia, ma sapeva che avrebbe dovuto lanciarsi nel vuoto in quel preciso momento, altrimenti lo avrebbe rimpianto per tutta la sua vita. Aveva così stretto la mano del Dottore e si era richiusa le porte del TARDIS dietro le sue spalle, nascondendosi dalla vista del candido abito da sposa che la stava attendendo.
Sperò che Rory potesse perdonarla, ma lei adesso aveva bisogno del suo Dottore Stropicciato.

Fine

E il prossimo prompt sarà: John Smith

Note finali: Ancora una flash su Amy: devo ammettere che ho imparato ad apprezzarla, scrivendo su di lei. Rimanete collegati che per Natale, anche prima, ma dipende dalla connessione internet, arriverà qualcosa a tema!

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Capitolo 10
*** John Smith – Love me, please ***


Personaggi: Martha Jones, John Smith, Tenth Doctor
Rating: G
Genere: romantico, triste, malinconico
Prompt: John Smith
Avvertimenti: ambientata nella puntata 3x08 “Human Nature”



John Smith – Love me, please



Come ogni mattina Martha Jones bussò leggermente contro la porta di legno e entrò con passo felpato nella stanza ancora invasa dal buio delle tende, che impedivano ai raggi del sole di fare capolino. Si mosse con sicurezza tra le varie carte e libri sparsi per terra, tenendo in equilibrio il vassoio con la colazione, mentre sentiva il fruscio delle lenzuola e i passi strascicati del Dottore sul pavimento.
“Buongiorno signore.” Lo salutò cortese, abbassando lo sguardo in segno di pudore per l’abbigliamento ancora da notte del proprio padrone.
“Oh, Martha!” La accolse lui gioviale, infilandosi veloce la vestaglia e facendole cenno di posare il vassoio sul tavolo. “Non sai che sogno ho fatto questa notte.” Le disse girovagando per la stanza, facendo scattare gli occhi sui vari oggetti che la adornavano.
“Ho sognato di essere un avventuriero. Mi chiamano il Dottore. E c’eri anche tu, in questo sogno.” Si interruppe, guardando curioso un orologio da taschino posto sulla mensola del caminetto.
Martha lo fissò senza fiatare, il respiro bloccato nei polmoni e tutto il colpo fermo, in attesa.
“Eri la mia… compagna.” Sussurrò lui, titubante.
“Impossibile.” Rispose lei svelta. “Un professore e una cameriera.” Fece una risata un po’ forzata, ma tanto bastò per fargli perdere l’attenzione dall’orologio.
“Venivamo dal futuro: 2007.” Continuò lui, imperterrito.
C’era già passata Martha da quelle scene e, come ogni volta, era preparata alla risposta. “Si sbaglia, signore. E glielo posso dimostrare.” La ragazza gli porse il giornale del mattino, su cui a chiare lettere spiccava la data odierna: 10 novembre 1913.
Il discorso cadde nel dimenticatoio e Martha rilasciò un respiro di sollievo.
Il Dottore non doveva ricordare ed era compito suo proteggerlo e rimanergli accanto. Ma più i mesi passavano, più il compito si faceva difficile.
Ogni tanto le memorie delle avventure passate si riaffacciavano alla mente del professore John Smith e lei doveva essere pronta a correre ai ripari, a impedirgli di tornare ad essere l’uomo di cui si era innamorata. Era arduo doversi mettere da parte, mentre lo vedeva scivolare via dalle sue mani, invaghito della direttrice Joanne. Li aveva visti avvicinarsi piano piano, attratti dalla reciproca solitudine. Aveva sperato che il loro sogno rimanesse solo una lontana illusione, ma quando li aveva visti abbracciati sul divano e gli occhi incatenati l’uno all’altra aveva capito che ormai il suo peggiore incubo si era avverato.
Era fuggita via tra le lacrime e con il cuore infranto, andandosi a rifugiare nel silenzio sicuro del TARDIS. Aveva avviato la registrazione del Dottore, sua unica compagna in quella disavventura.
“Dovevi proprio innamorarti di un’umana che non sono io?” aveva infine sussurrato al viso del Dottore sullo schermo, mentre le lacrime le rigavano il volto.
Perché il Dottore, adesso, altro non era che un umano. Era John Smith, un professore con un solo cuore e una sola vita. E ancora una volta aveva deciso di non viverla con lei, relegandola di nuovo al ruolo di amica, mentre il suo cuore era stato donato a un’altra donna.


Fine

E il prossimo prompt sarà: Key

Note finali: ebbene sì, ci siamo. Il prossimo capitolo sarà il primo dedicato a Rose. E se controllate nel mio account la sorpresa natalizia è arrivata un po' prima di Natale! Comunque il concerto di Laura Pausini ispira tantissimo per delle meravigliose Ten/Rose strappalacrime! Ah, quanto adoro la Pausini e poi i suoi concerti sono fantastici! *fan gasata mode: ON*
A prestissimo e grazie a chi commenta e anche a chi legge solamente!

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Capitolo 11
*** Key – I miss you so much ***


Personaggi: Rose Tyler, Ninth Doctor, Tenth Doctor
Rating: PG
Genere: introspettivo, malinconico
Prompt: Key
Avvertimenti: Pete’s World



Key – I miss you so much



Rose si rigirò la chiave del TARDIS tra le mani. Poteva sentire il suo peso sul suo palmo: a prima vista poteva sembrare una chiave normale, come tutte le altre, ma in realtà era diversa. 
Passò le dita su quelle sottili scanalature che aveva ormai imparato a conoscere a memoria. Percorreva ogni piega e ogni avvallamento con i polpastrelli, cercando di rammentare ogni più piccolo dettaglio di quell’astronave più grande all’interno. 
“Ecco tieni, sei grande abbastanza per averla!” Le aveva detto il Dottore con un sorriso accattivante sul volto. Le aveva depositato la chiave del TARDIS sul palmo, per assicurarla che lui non sarebbe andato da nessuna parte senza di lei. 
A quel tempo era stata investita da un’euforia senza precedenti e aveva sentito il suo cuore battere all’impazzata nel petto dall’emozione. Il Dottore l’aveva eletta a sua compagna, non sarebbe più partito senza di lei. E lei d’altra parte non l’avrebbe mai abbandonato: c’era un universo troppo grande e meraviglioso da scoprire e da esplorare. 
Quel giorno gli alieni erano sbarcati a Londra. Era stato un atterraggio d’emergenza: il primo vero contatto con un’entità aliena per gli esseri umani. Il Dottore le aveva detto di festeggiare con sua madre. In fondo lei l’aveva creduta scomparsa per un anno intero, aveva pieno diritto di prendere di nuovo possesso di sua figlia. 
Ma a lei questo non importava, a lei interessava il Dottore e i suoi viaggi. Lei non voleva perderlo, così quando lui le aveva lanciato la chiave del TARDIS era stata investita da un moto di folle felicità.
Lui non l’avrebbe più lasciata da sola e quella chiave lo dimostrava. L’aveva infilata al collo, nascondendola sotto ai vestiti proprio all’altezza del cuore. Per la prima volta aveva sentito il freddo metallo contro la sua pelle e aveva avvertito una scarica elettrica, come se la chiave del TARDIS avesse finalmente trovato la sua giusta posizione. 
La ragazza si distese sul letto, lasciando penzolare la catenina con la chiave davanti ai propri occhi. 
Lei e il Dottore assieme avevano vissuto avventure incredibili, avevano riso e scherzato, erano diventati amici e poi il loro rapporto si era evoluto naturalmente, diventando un qualcosa di più, ma che non avevano mai ben definito. 
Avrebbero potuto stare insieme per sempre, lei lo aveva desiderato con ogni fibra del suo essere. Il Dottore era diventato parte integrante della sua vita e lei gli aveva promesso che gli sarebbe stata per sempre accanto. Invece il destino aveva deciso per loro, strappandola via dalle braccia del suo Dottore e catapultandola in un mondo sbagliato, senza di lui. 
Adesso non le rimaneva altro che una vecchia chiave a rammentarle ogni giorno un passato che non poteva più tornare e l’avventura di poter passare il proprio tempo con il Dottore che non avrebbe più avuto modo di poter vivere. Portava la chiave sempre con sé appesa al proprio collo nella speranza, un giorno, di poter sentire il rumore del TARDIS e scappare via con il Dottore, un’ultima volta ancora.

Fine

E il prossimo prompt sarà: Love

Note finali: ci ho messo una vita a pubblicare, lo so. Volevo postare a Natale, ma poi l'ho riletta e ho deciso di passare a dopo le feste perché era troppo malinconica. Che volete, Rose mi ispira malinconia (ok, anche p0rn se Killer si ricorda cosa le ho promesso qualche millennio fa!). 
E adesso nuovo anno e nuove sfide (chi ha parlato di esami da dare, ci sono anche quelli??) perché quest'anno voglio arrivare alle 100mila parole!
Penso che mi vedrete molto spesso su questi lidi.

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Capitolo 12
*** Love – I love you, I always will ***


Personaggi: Rose Tyler, Ninth Doctor, Tenth Doctor
Rating: G
Genere: romantico, introspettivo, malinconico
Prompt: Love
Avvertimenti: Pete’s World



Love – I love you, I always will



Rose Tyler aveva diciannove anni la prima volta che era salita sul TARDIS. Era una ragazzina il cui lavoro era stato mandato al vento da uno strano signore che aveva una cabina telefonica che si spostava nello spazio. Solo dopo, quando lui l’aveva invitata a seguirlo, aveva scoperto che poteva viaggiare anche nel tempo. 
Era corsa incontro a quell’uomo misterioso, vestito di una giacca di pelle nera e con delle enormi orecchie a sventola, abbandonando il tontolone Mickey e la sua noiosa vita per catapultarsi in quella nuova avventura. 
Lei e il Dottore avevano iniziato a conoscersi piano piano, abituandosi con calma l’uno alla compagnia dell’altra, scoprendosi un passo alla volta come una lenta danza di cui si inizia lentamente a imparare i primi passi. La loro routine era fatta di viaggi e attacchi alieni, alternati a piatti di patatine fumanti e a chiacchiere sotto le stelle. 
Era affascinante viaggiare con lui e sentirlo parlare con quel suo accento del Nord, vederlo al lavoro per la salvezza del pianeta, scherzare in sua compagnia e litigare, anche. 
Non le interessava la differenza di età – i suoi novecento anni di vita li portava più che egregiamente – o di razza fintanto che poteva continuare a viaggiare al suo fianco. 
Rose si era accorta che la loro amicizia era diventata qualcosa di più quando lui l’aveva rispedita a casa dalla disavventura su Satellite 5 in pieno attacco Dalek. Solo a quel punto lei aveva compreso la reale portata dei propri sentimenti e non ci aveva pensato una volta di troppo ad aprire il cuore del TARDIS per aiutare il suo Dottore, dando vita al Lupo Cattivo. 
A quel punto il Dottore era cambiato e il suo intero universo era crollato. Non sapeva più chi fosse, la sua faccia era diversa, era diverso il suo modo di parlare, il modo di vestire, ma gli occhi che la guardavano erano gli stessi. Le era servito un po’ di tempo per abituarsi a quella nuova versione del Dottore, ma non era stato troppo difficile. Il Dottore era rimasto il suo stesso Dottore, nuovo volto ma stessi ricordi. E stessi sentimenti. Anzi ciò che li legava si era fatto ancora più forte e la loro intesa era diventata quasi perfetta. Avrebbero potuto stare insieme per sempre, se non fosse stato per il Torchwood e la guerra. 
Rose aveva scelto di rimanere al suo fianco, abbandonando sua madre e Mickey, perché quello era il suo posto. Era pronta a stare per sempre con lui se non fosse stato per quel muro bianco che si era frapposto tra loro. 
Ma lei non si era arresa, perché, se c’era una cosa che aveva imparato dal Dottore era il non arrendersi mai. E così aveva fatto. 
Si erano ritrovati su una spiaggia desolata – la baia del Lupo Cattivo – e lì lei gli aveva donato il suo cuore, ma amare un Signore del Tempo era un’impresa quasi impossibile e la sua risposta era stata rapita dal tempo.

Fine

E il prossimo prompt sara: Memories

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Capitolo 13
*** Memories – It’s all in my mind ***


Personaggi: Donna Noble
Rating: PG
Genere: malinconico, triste, introspettivo
Prompt: Memories
Avvertimenti: post 4x13 “Journey’s End”



Memories – It’s all in my mind



Donna Noble si svegliò di soprassalto nel suo letto e si mise di scatto a sedere. Si tolse di fretta il lenzuolo di dosso e si alzò con le gambe ancora tremanti. Il freddo del pavimento servì a farla svegliare dall’incubo che aveva avuto, ma non bastò a placare il senso di terrore che aveva provato.
Con passo malfermo si trascinò fino in bagno, dove si bagnò il viso con l’acqua gelata. Lanciò un’occhiata stranita allo specchio che le rimandava l’immagine del suo viso sconvolto, con i capelli appiccicati alla fronte e un pallore spettrale a fare da contorno.
Donna sciolse le spalle e sistemò meglio la camicia da notte che le si era incollata al corpo.
Lentamente scese le scale che la portarono in cucina e iniziò a prepararsi una tazza di latte caldo: era un toccasana per gli incubi notturni.
Strinse la tazza tra le mani, beandosi del suo leggero tepore mentre sentiva i rimasugli del brutto sogno scivolare via.
Era tanto che non faceva incubi di quel genere. L’ultima volta era accaduto una mattina di Natale di un anno addietro, quando aveva visto il volto di sua madre e del suo ragazzo cambiare sotto ai suoi occhi. Non ricordava molto di quel racconto immaginario, sapeva solo che si era svegliata sul divano con suo nonno che la guardava preoccupato e sollevato assieme.
Ogni tanto però le capitava di fare strani sogni che non avevano alcun senso.
Aveva sognato di trovarsi nella Roma Antica, che poi si era rivelata essere Pompei il giorno dell’eruzione del Vesuvio. Aveva immaginato di essere andata alla fine del mondo e di aver assistito ad attacchi alieni per opera del grasso. La sua mente era davvero bizzarra a volte, ma era anche strana perché quelle avventure apparivano così reali, così vere che le sembrava di sentire ancora sulla propria pelle la morbidezza del vestito di seta che aveva indossato e il ricordo del tenero grasso che la salutava non voleva cancellarsi dalla sua mente.
Qualche volta mentre vagava per le strade le sembrava di sentire un peso sulla schiena, come se un tempo ci fosse stato attaccato qualcosa che aveva modificato la sua vita, ma quando si specchiava dentro una vetrina vedeva solo se stessa: una donna normale dalla vita mediocre, chiusa nella propria mondanità. Niente di speciale, in poche parole.
Ogni tanto le orecchie le fischiavano in un suono stridente di freni tirati, altre volte invece avvertiva i suoi occhi inumidirsi senza motivo alcuno. Si rabbuiava e si richiudeva in se stessa, come soffrisse per una perdita che non ricordava di avere mai avuto.
Donna si asciugò velocemente le lacrime che le erano scivolate sul volto e tornò silenziosamente nella propria stanza. Era la notte prima del suo matrimonio ed era normale sentire un filo di nostalgia e tristezza. Lei, tuttavia, era una donna forte e sarebbe riuscita lì anche dove era più insicura, perché lei era… fantastica.
Sorrise all’intonazione di voce che aveva sentito nella sua testa e si riaddormentò serena.

Fine

E il prossimo prompt sarà: Name.

Note finali: ç_ç Donna e la sua triste sorte mi distrugge sempre...
Uh, ed è ricominciato il COW-T, quindi adesso oltre a studiare per gli esami dovrò scrivere come una matta per il mio vampiresco-non-più-vampiresco team!
Grazie mille a chi commenta e anche a chi legge soltanto.
Alla prossima lettera!

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Capitolo 14
*** Name – What’s in a name ***


Personaggi: River Song, Twelfth Doctor
Rating: PG13
Genere: triste
Prompt: Name
Avvertimenti: future!fic, spoiler 6x07 “A Good Man Goes To War”, riferimenti alla puntata 4x07 “Silence in the Library”



Name – What’s in a name



“Oggi impareremo a scrivere il nostro nome, va bene?” annunciò l’educatrice prendendo posto a fianco della bimba e distendo davanti a lei un grande foglio bianco. Cacciò una mano nella grande borsa e ne cavò fuori un set di pennarelli colorati dalla punta grande che porse incoraggiante alla bambina che la osservava seduta compostamente al suo fianco. La bimba li scrutò sospettosa, arricciando appena il nasino, indecisa tra il blu e il rosso. Si allungò faticosamente sul tavolo, facendosi leva con una mano e afferrò decisa il pennarello color magenta, mostrandolo orgogliosa alla propria insegnante. 
“Perfetto.” Esclamò quella liberando il campo dai colori inutilizzati. “Adesso iniziamo a tracciare il tuo nome. Ti ricordi come si scrive?” 
La bambina annuì con un cenno del capo e un grande sorrisone stampato in faccia: le lettere erano chiare davanti ai suoi occhi. Afferrò il foglio e lo sistemò meglio davanti a sé, tirò fuori la lingua e con la mano ferma cominciò a tracciare le varie linee che avrebbero composto il proprio nome. Lavorò silenziosamente, celando con il proprio corpo il proprio operato: voleva dimostrare a quella maestra che lei era capace di fare le cose da sola. Era grande ormai. 
Una volta finito il proprio compito chiuse soddisfatta il tappo e si rilassò contro lo schienale della sedia, aspettandosi i complimenti della propria insegnante. 
“River?” la richiamò quella stupita, voltando il viso verso la bimba. “Questo non è il tuo nome.” 
“È quello il mio nome.” Rispose candida l’interpellata, osservando compiaciuta la scritta Melody Pond che capeggiava lettere di fuoco sul foglio bianco. La donna la occhieggiò sospettosa, ma non commentò. Solo più avanti avrebbe scoperto quanto quel nome in realtà avesse importanza. 

* * *


Il Dottore guardò River che sorrideva radiosa, mentre le montagne cantavano per loro. 
Era veramente bellissima, con i suoi riccioli biondi mossi dal vento. Quel giorno indossava un abito color turchese con lo scollo a V, terminante all’altezza del ginocchio in una gonna svolazzante bordata di pizzo. 
Lui si riempì gli occhi di quella visione, mentre piccole lacrime scendevano sul suo volto. 
La prima cosa che lei gli aveva detto appena varcata la soglia del TARDIS era che finalmente aveva avuto il permesso per andare alla Biblioteca. River non stava più nella pelle dalla felicità: era una di quelle indagini storiche che capitano solo una volta nella vita e lui non l’avrebbe fermata. Lo aveva promesso. 
Così si avvicinò lei, le donò il proprio cacciavite sonico e le fece il regalò più grande che potesse mai farle. Le sussurrò all’orecchio una sola parola, ma dal grande significato. 
Lei tremò, cogliendo l’importanza di quell’antica parola in gallifreyano: ora erano davvero una cosa sola. Ripeté con voce tremante il suo nome e si strinse contro il corpo del suo Dottore, travolta dall’emozione per quel gesto inatteso e sentì le sue braccia cingerla ancora più stretta, quasi fosse restio a lasciare dello spazio tra di loro. 
Ma conosceva il suo nome e questo era sufficiente affinché potessero stare insieme per sempre.

Fine

E il prossimo prompt sarà: Once upon a time

Note finali:
ok, la storia è stata scritta ben prima della 6x08 & co. quindi ovviamente ci sono delle discrepanze con ciò che ha deciso Moffat. Nell'ultima parte potete vederci chi volete o Twelve, come ho indicato io, o Eleven. A voi la scelta!
Grazie mille a chi commenta e anche a chi legge soltanto!

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Capitolo 15
*** Once upon a time – The Story of my life ***


Personaggi: River Song, Twelfth Doctor
Rating: G
Genere: romantico
Prompt: Once upon a time
Avvertimenti: future!fic



Once upon a time – The Story of my life



River Song aprì la prima pagina del diario, guardando affascinata quel foglio bianco che bramava di essere scritto. Passò la punta delle dita sulla carta ruvida, sentendo la grana fina sotto i polpastrelli; sfogliò curiosa le tante pagine ancora immacolate, sorridendo al pensiero di poterle vedere un giorno ricche di avventure. 
Con un cipiglio combattivo negli occhi afferrò la penna che fungeva da fermacapelli alla sua chioma ribelle e, con la lingua tra i denti, iniziò a tracciare le prime parole sul quaderno, con la sua calligrafia tonda e ordinata. 
C’era una volta, cominciò mentre un sorriso faceva capolino sul suo volto, una ragazza curiosa, incapace di rimanere fuori dai guai. Leggeva qualsiasi cosa le passasse sottomano, immergendosi completamente in racconti antichi e leggendari. La sua storia preferita era quella dell’Uomo Solitario. Signore del Tempo era nome della sua razza scomparsa, Tempesta Imminente era il nome con cui veniva additato dai nemici terrorizzati, ma per lei – per lei futura archeologa, perché quello era il suo più grande sogno – era Sweetie. 
Era affascinata da quella figura, ne aveva studiato ogni dettaglio per anni e anni, arrivando al punto da farne il suo oggetto di tesi, diventando così la Professoressa River Song, archeologa

La donna sospirò, chiudendo con delicatezza il diario. Osservò con aria critica la copertina, seguendo con i polpastrelli i piccoli solchi presenti che raffiguravano in tutto e per tutto la porta di quella cabina telefonica blu – il TARDIS, si chiamava – più grande all’interno. 
Si rilassò sullo schienale della sedia, godendosi il calore degli ultimi raggi del sole che entravano dalla finestra. Quel giorno aveva incontrato l’uomo dei suoi anni di studio: il Dottore. 
Era un ragazzo alto e slanciato, corti capelli ricci di un bel castano chiaro con sfumature rossicce. Aveva un sorriso gioviale e gli occhi di un brillante azzurro. In essi vi aveva visto riflessa gioia e dolore al tempo stesso, come se quell’incontro fosse qualcosa di splendido e terrificante insieme. 
Le aveva stretto la mano deciso, arricciando appena il naso al sentir pronunciare la parola archeologa. Per un viaggiatore del tempo doveva apparire sciocco chiunque si dilettasse nello studio di eventi passati, ma lui aveva commentato con un timido spoiler! all’orecchio e un occhiolino, che tanto lasciava ad intendere. Aveva poi cominciato a parlare a raffica, rafforzando la sua idea che quell’uomo fosse folle e affascinante assieme. Lei lo aveva ascoltato in silenzio, beandosi della sua presenza e osservandolo completamente rapita. Lui sembrava conoscerla alla perfezione, sapeva come farla ridere e quando farla tacere; conosceva ogni suo desiderio prima ancora che lei potesse esprimerlo. 
River si strinse in un abbraccio, guardando le prime stelle fare capolino nel cielo. 
Il Dottore sapeva tutto di lei e la conosceva meglio di quanto lei conoscesse se stessa. 
Era l’uomo dei suoi sogni. Lui era la favola diventata realtà. 
Prese con affetto il diario stringendoselo forte al petto, e sperò di poterlo chiudere, un giorno, con il classico e vissero per sempre felici e contenti.

Fine

E il prossimo prompt sarà:  Pistol.

Note finali: il capitolo è stato scritto subito dopo la puntata 6x06 "A good man goes to war", quindi non tiene minimamente conto degli eventi successivi.
Un grazie a chi commenta e anche a chi legge soltanto.

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Capitolo 16
*** Pistol – Bang! ***


Personaggi: River Song, Eleventh Doctor
Rating: PG
Genere: azione
Prompt: Pistol
Avvertimenti: ambientata nelle puntate 6x01-02 “The Impossible Astronaut” e “Day of the Moon”



Pistol – Bang!



Un colpo secco squarciò l’aria e il cappello da cowboy cadde dalla testa del Dottore. 
“Ciao Sweetie!” lo salutò una voce a lui familiare. La donna soffiò ammiccante sulla canna della sua pistola fumante prima di sistemarla nel fodero. 
“River.” Rispose lui, guardando con nostalgia il proprio copricapo. Aveva fatto la stessa triste fine del suo adorabile fez. E i fez erano cool, checché ne dicessero in giro gli altri. E poi cosa ne potevano sapere quegli sciocchi umani di moda? Erano solo primati leggermente più evoluti dei loro parenti animali. 
Il Dottore sbuffò contrariato, mentre River lo apostrofava per quell’assurdo cappello che si era scelto. A sua discolpa il Signore del Tempo aveva borbottato che voleva calarsi meglio nello spirito americano e poi era stata lei la pazza che gli aveva sparato addosso! 
In fondo doveva saperlo che lui con le pistole non andava per niente d’accordo. Non era un uomo votato alla guerra, l’ultima volta che ne aveva impugnata una si era trovato a fronteggiare il Master, la sua pazzia e i Signori del Tempo di ritorno direttamente dalla Guerra del Tempo con Gallifrey annessa. E quello non era esattamente un bel ricordo. 
Da allora si era nuovamente tenuto a debita distanza da pistole e armi di vario genere, mentre si era accorto che River non la doveva pensare esattamente al suo stesso modo, visto lo sfoggio di varie armi che aveva sempre fatto e di cui i suoi copricapo erano diventati le vittime designate. 
Doveva anche ammettere che in molte occasioni le sue armi si era rivelate utili e efficaci. Se non fosse stato per lei, quel Dalek li avrebbe sicuramente sterminati prima che potessero anche solo pensare di aprire bocca, figuriamoci darsi alla fuga. 
E anche in quel momento la sua bravura con la pistola era stata determinante. Combattere contro nemici che non riuscivano a ricordare era stata un’impresa titanica e doveva ammettere che era stato solo grazie a lei e alla sua abilità se erano riusciti a salvare Amy. 
River si muoveva tra i nemici con una grazia e un spirito combattivo di una vera professionista. Era precisa, spietata e letale. Nessuno sfuggiva al suo grilletto mortale. 
Avevano combattuto spalla contro spalla, lui armato di cacciavite sonico e lei di pistola. 
Il Dottore aveva sentito il corpo della donna fremere dall’eccitazione dell’azione, teso e concentrato nella propria missione. L’aveva vista muoversi ed eliminare i vari nemici quasi con naturalezza, la pistola puntata dritta davanti a sé e i colpi che non mancavano mai il bersaglio. 
Lui le arrancava dietro, occupandosi dell’azione diversiva e di coprirle le spalle, senza che lei ne avesse davvero bisogno. Quella donna sembrava avere occhi da tutte le parti, nessuno era riuscito a coglierla di sorpresa. Il Dottore si era fermato solo un attimo per guardarla affascinato, mentre lei volteggiava tra i nemici quasi stesse eseguendo una danza: era spettacolare nella sua coreografia mortale. Non l’aveva creduto possibile, ma doveva ammettere che River era incredibilmente sexy con una pistola in mano.

Fine

E il prossimo promt sarà: Quiet

Note finali: Ok, lo ammetto. Io adoro River Song e lei, con una pistola in mano, è davvero sexy! Mi piace poi tantissimo il rapporto che ha con il Dottore.
Ancora una volta la storia non tiene conto della seconda parte della sesta stagione, visto che l'intera raccolta è stata scritta quasi un annetto fa.

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Capitolo 17
*** Quiet – Lost without you ***


Personaggi: Rose Tyler
Rating: PG
Genere: triste, malinconico, introspettivo
Prompt: quiet
Avvertimenti: Pete’s World, post 2x13 “Doomsday”



Quiet – Lost without you



Rose entrò di soppiatto nella stanza, chiudendosi silenziosamente la porta dietro le spalle. Aveva scavalcato con attenzione i sigilli gialli posti davanti alla porta e, senza esitare, aveva abbassato la maniglia ed era entrata.
La stanza era rimasta uguale a quel giorno: il giorno in cui tutto era cambiato, in cui tutto il suo universo era cambiato. Nel senso più letterale del termine.
Si inoltrò lentamente tra i vari scatoloni sparsi in giro. Da quella lontana avventura la stanza era diventata uno sgabuzzino nel tentativo di farla cadere nel dimenticatoio, come un ricordo che deve essere scacciato dalla memoria. Un’idea di suo padre, senza ombra di dubbio.
I suoi passi risuonavano rumorosi nel silenzio della stanza, il loro eco si perdeva nel bianco candore delle pareti.
La ragazza si fermò davanti al muro, un nodo in gola e un peso nello stomaco.
Percorse con passo malfermo i pochi metri che la separavano dalla parete, mentre sentiva le lacrime fare già capolino nei suoi occhi. Posò la mano sul muro freddo e si addossò completamente alla parete, lasciando che piccole stille salate scivolassero sul suo volto.
Pianse silenziosamente.
Pianse per tutti quei giorni in cui doveva dimostrarsi forte davanti agli occhi preoccupati di sua madre e lo sguardo comprensivo di Mickey.
Pianse per la consapevolezza di essere bloccata lì, in quel mondo così simile ma al contempo così diverso dal proprio, attorniata da affetti che non le erano sufficienti.
Pianse dalla frustrazione: tutti quei mesi spesi a costruire un cannone dimensionale che non ne voleva sapere di mettersi a funzionare!
Rise e pianse nello stesso tempo, mentre sentiva la voce del Dottore sussurrarle di stare calma, che tutto, prima o poi, si sarebbe sistemato. E lei ce l’avrebbe fatta: perché era Rose Tyler, la ragazza che non si arrendeva mai.
Rose si asciugò rabbiosamente le lacrime, lasciandosi avvolgere dal silenzio di quel luogo.
Poteva ancora sentire sulla sua pelle il senso di smarrimento che aveva provato la prima volta che si era ritrovata da quella parte, la parte sbagliata. C’era troppo silenzio, troppa calma, niente più euforia del Dottore e niente più avventure.
Si era scagliata con forza contro quel muro bianco: voleva passare dall’altra parte. Lei doveva tornare nel suo universo perché aveva fatto una promessa al Dottore e non poteva lasciarlo, non prima di avergli detto…
Accarezzò con dolcezza il muro che da quel giorno aveva ospitato le sue lacrime, che silenziosamente l’aveva sostenuta, impedendole di cadere. Ogni volta che aveva un problema quella parete era l’unico appiglio che le permetteva di rimanere a galla.
Anche quel giorno si sedette per terra, distendendo le gambe davanti a sé. Prese un respiro profondo e cominciò a parlare, raccontando al silenzio della stanza tutto ciò che era successo, parlando dei propri sogni e dei propri timori. Continuò a narrare fino a quando non sentì la bocca farsi secca e le parole pesare sul proprio palato, mentre un sorriso le illuminava il volto.
Il suo animo era tornato di nuovo in pace.

Fine

E il prossimo prompt sarà: Romans

Note finali:
Siamo finalmente arrivati alla prima fic che ho scritto per questa raccolta, che piano piano sta arrivando al termine!
Un grazie a chi commenta e anche a chi legge soltanto!

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Capitolo 18
*** Romans – Sexy Romans ***


Personaggi: Amy Pond, Eleventh Doctor, Rory Williams
Rating: G
Genere: generale, malinconico
Prompt: Romans
Avvertimenti: ambientata nella puntata 5x12 “The Pandorica Opens”



Romans – Sexy Romans



“Sono le undici di sera.” Annunciò il Dottore uscendo dal TARDIS. Batté sulla cassa del proprio orologio. “Di mattina.” Si corresse subito dopo, perplesso. 
Il Dottore alzò lo sguardo e si imbatté in un accampamento dall’aspetto romano. 
“Avanti Cristo.” Smozzicò sorpreso. Era un bel po’ di tempo che non si sbagliava così tanto in una valutazione. Era tutta colpa di River e del suo scarabocchio che l’avevano fatto accorrere senza curarsi di dove o quando sarebbe atterrato. 
Amy lo raggiunse silenziosamente, guardando la distesa affascinata. 
“I Romani!” esclamò eccitata, tirando gli occhi per osservare meglio l’accampamento. 
“C’è stato un tempo in cui i Romani abitavano le vostre terre.” Le spiegò il Dottore velocemente. 
“Oh, lo so!” ribatté lei con un sorriso sornione sul volto. “L’invasione dei calienti maschioni romani. Erano il mio argomento preferito di storia. Ho scritto una tesina alle elementari.”
Il Dottore la scrutò senza aggiungere commenti sulla strana coincidenza. 
“Era fatta bene,” continuò lei, rivangando i ricordi del passato, “ma l’insegnante non mi ha dato un grande punteggio, colpa del titolo ha detto. Io non ci vedevo nulla di male, anzi, era stata una scelta molto originale.” 
Il Dottore rise di gusto all’espressione offesa che si era dipinto sul volto della sua giovane compagna. 
“Ave Cesare.” Lo omaggiò un soldato con il fiato corto, salutandolo con il tipico gesto romano. Aveva uno sbaffo di rossetto su un angolo della bocca e, prima ancora che gli annunciasse che Cleopatra lo stava aspettando, il Dottore aveva intuito che doveva esserci River dietro tutto questo. 
Amy trotterellò dietro al Signore del Tempo lanciando occhiate curiose al mondo circostante. L’epoca romana era la sua preferita in assoluto e poi lei non sapeva resistere al fascino latino rappresentato da quei maschioni romani tutto muscoli. 
La ragazza lasciò il Dottore e River a occuparsi delle loro faccende da problemi del tempo, mentre lei girovaga incuriosita per il castrum romano. Osservò incantata i romani lavorare per mantenere l’accampamento efficiente e le armi perfettamente affilate. Indossavano la classica gonna a pieghe che finiva all’altezza delle ginocchia, l’armatura lucida proteggeva il petto e alcuni portavano l’elmo calato sul viso. 
La giovane si fermò di colpo, il suo sguardo catturato da uno di quegli uomini. Era mingherlino, ma slanciato. Sulle sue spalle era drappeggiato un mantello rosso e portava legata alla vita una spada lunga. Dirigeva i suoi soldati con la determinazione del capitano, i suoi occhi, schermati dall’elmo calato sulla fronte, scintillavano decisi. Amy lo osservò con più attenzione: aveva delle belle labbra, il suo modo di fare era fermo e sicuro. Sapeva come muoversi e conosceva i limiti dei propri compagni. Era ben fatto, le gambe tornite erano fasciate da semplici calzari e aveva delle belle mani. 
La ragazza lo studiò con attenzione, avvicinandosi lentamente a lui. Aveva una voce musicale, quasi dolce a tratti che le riscaldava il cuore. Un moto di tristezza improvvisa la invase e sentì le lacrime pizzicarle gli occhi, come se quell’uomo fosse importante ma non se ne sapesse il motivo.

Fine


E il prossimo prompt sarà: spoiler

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Capitolo 19
*** Spoiler – Shhh! Spoiler! ***


Personaggi: River Song, Eleventh Doctor
Rating: PG
Genere: generale
Prompt: Spoiler
Avvertimenti: ambientata nella puntata 5x04 “The Time of Angels”



Spoiler – Shhh! Spoiler!



Il Dottore armeggiò con i vari fili, collegando la scatola nera all’impianto audio e video del TARDIS. Solo una persona poteva lasciargli un messaggio del genere e per sua fortuna – o sfortuna, non lo aveva ancora capito – sapeva chi era.
Ascoltò con attenzione River Song parlare e con una rapida correzione ai comandi mandò la sua astronave a prenderla. Dannata donna. Sapeva sempre come incastrarlo, lei con i suoi voli nello spazio e la sua mania di piombargli sempre addosso l’avrebbero fatto uscire di testa – o ammazzare – prima o poi.
“Dottore.” Lo salutò lei con un sorriso sornione sul volto, comodamente spaparanzata su di lui.
“River.” Balbettò lui di rimando, levandosela di dosso.
Quella donna portava solo guai, lo aveva già capito dalla prima volta che aveva avuto modo di conoscerla alla Biblioteca. Ma nonostante tutto quando lei chiamava lui correva.
“E sempre lo farai.” Cantilenò lei, facendo seguire la sua affermazione con un civettuolo spoiler.
Il Signore del Tempo si mangiò le mani e si ricacciò in gola un’imprecazione. Già si era fatto sfuggire un Professoressa di troppo, che lei aveva commentato con altro spoiler ricolmo di orgoglio, era del tutto inutile aggiungere altra carne al fuoco.
Odiava River Song e quel suo spoiler che spuntava sempre nei suoi discorsi.
Odiava il suo diario, ricolmo di tutto il suo futuro e tutto il suo passato.
“Chi sei, River?” le domandò a bruciapelo afferrandola per un braccio e facendola voltare verso di lui.
Lei lo guardò lentamente, dalla testa ai piedi e si portò un dito alle labbra.
“Spoiler!” sussurrò facendogli un occhiolino che sapeva lo avrebbe fatto uscire di matto. Lei sapeva perfettamente che il Dottore odiava essere tenuto all’oscuro delle cose, ma era tenuta a farlo, anche se per lei era un sacrificio enorme.
Vide il Dottore passarsi una mano tra i capelli esasperato e si affrettò a dargli un’occupazione con cui tenersi occupato.
“Che ne sai degli Angeli Piangenti?” gli domandò di colpo, osservando compiaciuta il cambiamento d’umore del Dottore. In fondo bastava poco per renderlo felice: un bel mistero, un giro in un museo e qualsiasi giorno tranne le domeniche erano sufficienti. Se poi riusciva ad avere della vera neve per Natale era davvero il Signore del Tempo più felice del mondo, solo che non glielo avrebbe detto se non voleva avere un’intera discussione a base di spoiler.
Il Signore del Tempo lasciò scivolare il suo sguardo su River che impartiva ordini con la sicurezza dettata dall’esperienza. Era affascinante vedere come lei sapeva gestirlo e comandarlo alla perfezione quasi fosse una sorta di normale routine.
Amava River Song perché si capivano al volto, con quella sintonia che non lasciava molto spazio all’immaginazione.
Amava il suo diario dalle mille pagine scritte che lasciava loro ancora molto tempo da vivere assieme.
E amava i suoi spoiler sussurrati al suo orecchio, smozzicati in mezzo alle sue risate, nascosti dalla nostalgia, inespressi nei suoi sguardi. E il Dottore non vedeva l’ora di scoprirli tutti, uno ad uno.


Il prossimo prompt sarà: Time.

Note finali: ok, mi metto d'impegno per finire di pubblicare questa raccolta, visto che ormai è vecchia di una stagione e mezza. Però mi sono affezionata, anche perché è grazie a queste flashfic che mi sono fatta piacere Amy. River, no, River la amo a prescindere!
Grazie a chiunque segue ancora questa raccolta!
Un bacio,
Fanny

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Capitolo 20
*** Time – The End of her Time ***


Personaggi: River Song, Tenth Doctor
Rating: PG15
Genere: malinconico, triste
Prompt: Time
Avvertimenti: morte di un personaggio principale, ambientata nella puntata 4x10 “Forest of the Dead"



Time – The End of her Time



River e il Dottore non si sono mai incontrati con la giusta tempistica e questo rende la loro relazione affascinante e esasperante al tempo stesso.
Tengono un diario per ritrovarsi nelle loro varie avventure e riprendere la loro storia lì dove l’avevano lasciata, ma ad ogni nuovo incontro River sente che c’è qualcosa di diverso, come se i loro cammini fossero intrecciati, ma senza che loro possano incontrarsi per davvero.
Ogni volta che si trovano il Dottore la conosce un poco di più e lei lo conosce sempre di meno. Sa che arriverà il giorno in cui il Signore del Tempo non la riconoscerà affatto e quello sarà il momento della sua morte, perché lei non può vivere senza il Dottore, il suo Dottore.

* * *


River guardò il Signore del Tempo lavorare, osservandolo muoversi circospetto nel silenzio della Biblioteca.
Non l’aveva mai visto così e sì che lei lo conosceva da tanto tempo ormai.
Era alto e magro, portava i capelli arruffati sulla testa che – strano a dirsi – rispecchiavano perfettamente la mente del Dottore: senza senso ma nel contempo affascinante.
Indossava un completo gessato blu che gli stava divinamente. Gli occhiali poi erano quel tocco in più, gli conferivano quell’aria da sapientone che, lei sapeva, lui adorava mostrare.
Quel Sexy le era sfuggito di bocca prima che potesse farci qualcosa, ma in fondo non era che la verità: il Dottore era davvero meraviglioso con quei vestiti addosso. Anche senza vestiti, lo doveva ammettere. Ma quella camicia blu scura, quasi nera, faceva risaltare il suo incarnato chiaro e quella cravatta dal motivo assurdo si stringeva sul suo collo in un palese invito a strattonarla per rubargli un bacio. Le era servito tutto il suo autocontrollo per non prendere possesso delle sue labbra e arruffare quei suoi meravigliosi capelli. Fosse stato un altro tempo lei non avrebbe esitato un secondo a strappargli un bacio che sapeva essere suo, ma aveva intuito dal suo sguardo vacuo, che quello non era il tempo giusto. Il loro tempo non era ancora cominciato. Così si limitò ad osservarlo di sfuggita, lasciando cadere dei commenti qua e là.
Era strano quel Dottore, così diverso dal suo Dottore ma nello stesso tempo così simile.
Lo ha visto arrabbiarsi e mostrare tutta la furia della sua antica razza, lo aveva visto ingegnarsi e mostrare le brillanti capacità della sua mente.
Lo ha visto grande e vittorioso, debole e sconfitto, ma non l’ha mai visto arrendersi.
Tuttavia questa volta River lo ha costretto a soccombere, intrappolandolo a un palo con delle manette. Non spettava al Dottore mettere a rischio la propria vita per salvare gli altri: il suo tempo non era ancora giunto. Lei avrebbe preso il suo posto perché era quello il suo momento.
Fin dall’inizio sapeva che non quella vita non sarebbe durata per sempre, ma quando uno era abituato a correre assieme al Dottore pensava che il suo tempo non dovesse finire mai. Tuttavia il suo tempo a fianco del Dottore era giunto al termine.

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Capitolo 21
*** UNIT – Ready to fight ***


Personaggi: Martha Jones
Rating: G
Genere: generale
Prompt: UNIT
Avvertimenti: post 4x13 “Journey’s End”




UNIT – Ready to fight



Dopo le avventure passate con il Dottore e l’anno che non era mai stato, Martha Jones aveva ripreso gli studi di medicina, portandoli a termine con più determinazione di quella che l’aveva spinta a scegliere quella carriera accademica anni prima. 
Grazie alle sue conoscenze del mondo alieno era stato facile per lei entrare nella UNIT. Anzi, i grandi capi l’avevano accolta a braccia aperte perché non capitava tutti i giorni di poter lavorare fianco a fianco con chi aveva conosciuto e viaggiato direttamente con il Dottore. 
Era un bel posto e Martha era felice di poter essere di aiuto in maniera attiva per la salvaguardia della Terra. Le sembrava di essere ancora a zonzo con il Dottore e i suoi mille attacchi alieni da dover risolvere. Era un lavoro entusiasmante, che non le lasciava mai un attimo di tregua. Ma d’altronde, dopo tutto quello che aveva visto e sofferto, non aveva proprio bisogno di tranquillità. Le piaceva correre per la propria vita, sentiva l’adrenalina scorrere nelle vene e si sentiva viva come non mai. Lavorare alla UNIT le dava tutto ciò di cui aveva bisogno, aveva ritrovato uno scopo nella propria vita, senza stare con le mani in mano solo ad osservare. 
Aveva fatto carriera in fretta ed era orgogliosa di dove era riuscita ad arrivare. Grazie al suo tempo trascorso con il Dottore aveva compreso come rapportarsi con altre razze aliene, senza ricorrere all’uso della forza. Era stato solo per merito suo e della sua diplomazia se molte guerre intergalattiche non erano state combattute. 
C’erano stati anche giorni difficili, in cui aveva sperato in un arrivo propiziatorio del Dottore, ma era riuscita a cavarsela con le sue sole forze. 
Questo fino al giorno più nero per il pianeta Terra. I Dalek erano apparsi nel cielo, seminando morte e distruzione. Avevano ucciso famiglie intere, tutto il mondo era in pericolo. 
E proprio quel giorno lei aveva dovuto prendere in mano le sorti dell’intera popolazione umana. Stringeva tra le dita la chiave di Osterhagen che altro non era che un dispositivo per attivare il sistema di testate nucleari posizionati al di sotto della crosta terrestre. C’era bisogno di tre uomini per mettere in funzione l’arma, ma solo lei sarebbe stata la responsabile ufficiale di tutto il progetto. 
Era una scelta tremenda la sua, ma come capo della UNIT avrebbe dovuto farlo. 
Fu in quel momento che Martha pregò per un ritorno del Dottore che la salvasse da quella scelta folle. Da una parte c’erano i Dalek e la loro terribile promessa di un futuro di prigionia, dall’altra c’era la distruzione della Terra per mano sua. 
Minacciò i Dalek con la sua migliore aria da combattente, protetta dall’uniforme della UNIT e con in mano la chiave che avrebbe deciso il destino del mondo. Solo dopo, con il ritorno del Dottore, aveva compreso quanto avesse sbagliato a seguire ciecamente gli ordini della UNIT. 
Aveva così mollato il lavoro, dandosi al free lance con suo marito Mickey, per fare onore al Dottore. 

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Capitolo 22
*** Veni, vidi, vici – New Discovers ***


Personaggi: Donna Noble, Tenth Doctor
Rating: G
Genere: comico, generale
Prompt: Veni, vidi, vici
Avvertimenti: ambientata nella puntata 4x02 “The Fires of Pompei”




Veni, vidi, vici – New Discovers



“L’Antica Roma!” esclamò il Dottore scostando le tende e girandosi per gustarsi la faccia stupita della sua compagna. 
“Non ci credo.” Commentò Donna, guardandosi attorno sbalordita e spaesata. Il Dottore le fece un occhiolino e le porse una mano, portandola a zonzo per le vie brulicanti di persone. 
“Siamo nell’Antica Roma. La Roma antica. E loro sono tutti morti.” Esclamò Donna ancora incredula. 
Il Dottore le lanciò uno sguardo di rimprovero. 
“Non è il caso di farglielo sapere. Al momento sono ancora vivi.” La ammonì, indicando con un cenno del capo la piazza del mercato dove persone, del tutto vive e vegete, erano indaffarate nelle proprie faccende. Donna annuì con un distratto cenno del capo, squadrando con aria critica il proprio abbigliamento. Il Dottore capì al volo la sua preoccupazione, ma la liquidò con un banal romani e riprese a camminare tra le varie bancarelle. 
Donna lo seguiva a pochi passi di distanza, respirando a pieni polmoni l’aria di quell’antica civiltà. Lanciò un’occhiata alle varie bancarelle colme di frutta e verdura e si bloccò sul posto, interdetta. 
“Dottore!” lo richiamò indietro, con cipiglio combattivo. 
Il Signore del Tempo si voltò a guardarla sorpreso, mentre la compagna gli indicava con un cenno del capo la bancarella di frutta. 
“Se siamo nell’Antica Roma, perché la scritta è in inglese?” 
Il Dottore sorrise e le si avvicinò per sussurrarle la risposta nell’orecchio. 
“È il TARDIS che traduce automaticamente, si connette al tuo cervello e ti fa parlare nella lingua del posto.” Spiegò conciso. 
Donna lo guardò sbalordita: non solo il TARDIS viaggiava nel tempo e nello spazio, ma fungeva anche da traduttore. Per un attimo la sua mente si chiese se fosse anche funzionante come vera cabina della polizia, ma liquidò la faccenda per una curiosità maggiore. 
“Quindi sto parlando in latino?” 
Il Dottore confermò con un cenno del capo. 
“E se dico qualcosa in vero latino, cosa succede?”
Il Signore del Tempo la guardò stupito: in tutti quei viaggi non si era mai posto il problema. Osservò Donna avvicinarsi al venditore e, con le mani dietro la schiena, esclamare un orgoglioso veni, vidi, vici che rimase inascoltato. Il mercante balbettò una strana combinazione di latino e celtico, spiegando la sua frase con ampi movimenti delle braccia. 
“Celtico?”
“Gallese. Il tuo accento è gallese.” Spiegò il Dottore, soddisfatto della nuova scoperta. 
Donna trotterellò al suo fianco, con un sorriso di complicità sul volto. Gli prese con sicurezza la mano, portandolo a girovagare tra le varie bancarelle del mercato. Si fermò a parlare con i vari mercanti, assaggiò la frutta dell’epoca, accarezzò la morbidezza dei tessuti dell’antica Roma, del tutto affascinata e stupita da quel mondo nuovo eppure così simile al proprio. 
Viaggiare con il Dottore era a dir poco fantastico – attacco alieno o viaggio nel tempo, che fosse – e si sentiva una privilegiata per avere l’onore di poter stare con lui. Aveva finalmente l’occasione di vivere una vita vera e provare nuove esperienze. Non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo. 

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Capitolo 23
*** Wife – The Doctor’s Wife ***


Personaggi: The TARDIS, Rose Tyler, Martha Jones, Donna Noble, Amy Pond, River Song, Doctor
Rating: G
Genere: introspettivo, romantico, malinconico
Avvertimenti: spoiler 6x04 “The Doctor’s Wife”


Wife – The Doctor’s Wife



Durante il corso dei secoli molte persone si era susseguite al fianco del Dottore: amici e nemici, conoscenti e parenti. Lei li aveva accolti tutti indifferentemente, approntando per ognuno di essi uno spazio a loro consono. Li aveva fatti sentire a casa tra le sue mura in continua evoluzione, li aveva ascoltati ridere e piangere, li aveva portati a zonzo fra mille e più pianeti, e ogni volta aveva dovuto combattere l’impulso di chiudere le porte dietro di loro per tenere il Dottore tutto per sé. 
Lo aveva visto soffrire troppo spesso per la perdita di uno dei suoi compagni. 
Dopo la Guerra del Tempo il rapporto tra lei e il Dottore era stato diverso, molto più legato e unico. Erano gli unici due rimasti: l’ultimo Signore del Tempo e l’ultimo TARDIS. 
Dovevano rimanere insieme, solo loro due. 
Ma poi era arrivata Rose, la ragazza d’oro che aveva aiutato il Dottore a fare pace con se stesso e a placare la rabbia che scorreva nelle sue vene. Le stava simpatica, ma poi lei era scivolata via, lontano da lui e il compito di asciugare le lacrime del Dottore era rimasto a lei, sotto la luce di un sole morente. 
Era arrivata Martha, la ragazza capace di farlo sorridere ancora. Assieme, però, avevano affrontato un dolore troppo grande per poter riprendere a viaggiare. Lei stessa aveva subito le pene dell’inferno e non si era stupita nel vedere una nuova compagna al fianco del suo ladro. 
Donna era senza alcun dubbio la sua preferita, condividevano tantissimi aspetti e le sarebbe piaciuto ospitarla per sempre tra le sue pareti. Donna, Dottore e TARDIS: sarebbero stati la squadra perfetta. 
Ma anche lei aveva dovuto andarsene e da allora il Dottore non era più stato lo stesso. 
Lei lo accompagnava fedelmente nei suoi viaggi in solitaria, ma lui aveva bisogno di qualcuno al suo fianco. 
Amy era quella giusta, ma lui non era ancora pronto a tagliare con il passo, perciò ci aveva pensato lei stessa, cambiando e facendosi bella per lui. 
Adesso il Signore del Tempo era di nuovo felice, lo vedeva sorridere e scherzare con i suoi compagni di viaggio. Lei, doveva ammetterlo, aveva un debole per Carino, ma nemmeno River era tanto male, con la sua tecnica di guida impeccabile e le mille attenzioni che le riservava. 
Era bello vedere il suo Dottore contento, ma ancora più emozionante era stata l’occasione di poterglielo dire di persona, avere la possibilità di parlare con lui dopo tutte le esperienze passate. 
Lui era il suo uomo e lei la donna che silenziosamente lo amava, prendendosi sempre cura di lui e portandolo ovunque lui avesse bisogno di andare. Lei lo conosceva alla perfezione e aveva creato con lui uno strano rapporto di simbiosi che le avrebbe permesso di rimanere per sempre assieme. 
Lei non lo avrebbe mai abbandonato e lui mai l’aveva fatto, neanche per un momento. Potevano sempre contare l’uno sull’altra, legati da un sentimento impossibile da sciogliere. 
Era lei l’unica moglie del Dottore.

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