Quando il Destino...

di ColdFire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo-Pagina di diario... ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1-Festa di Capodanno ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2-Botti di mezzanotte ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3-...tra realtà e fantasia... ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4-Non ho un cuore... ***



Capitolo 1
*** Prologo-Pagina di diario... ***


Pagina di diario

Un giorno come tanti questo…
Eppure anche se uno come tanti, molto importante…
“Quando l’anno vecchio va via e inizia quello nuovo, in quel piccolo istante, che pare infinito, la vita più pura del mondo si accese”
Me lo ripetevi sempre fratellino. Oggi è quel giorno. Il giorno in cui l’anno vecchio va via e ne compare uno nuovo.
Come ogni anno della mia vita aspetto questa sera con trepidazione, ma prima eravamo in due ad aspettarla. Ora tu fratellino, non ci sei. Non saremo più sotto quegli alberi a festeggiare il nuovo anno.
Ahhh! Pazienza! Ma io ti aspetto.
Non potrei non farlo. Sei l’unico che mi ha sempre capita.
E poi ora più che mai mi serve credere che tornerai, anche se io so che è impossibile, ma mi piace crederlo lo stesso. So che mi guardi da lassù, con mia madre…e forse mio padre…? Boh! Non lo so neanch’io.
Sta di fatto che un mese fa i miei nonni se ne sono andati e almeno non devo più sorbirmi le loro lamentele. Finalmente libera! E’ vero però, che sono ancora qui in Grecia, ma spero di tornare a casa presto. Mi basterà aspettare un altro paio d’anni. Tanti vero? Ma non per me! Voleranno! Ne sono sicura, perché quando penso a te fratellino, il tempo passa più in fretta. E sicuramente penserò solo te, in questi prossimi anni.
Solo te posso pensare, perché non ho niente a cui pensare al di fuori del discorso che mi facesti, quando ci separarono. Ricordi? “Tieni il tuo Fiore di Loto sempre costante nei miei confronti…il mio Fiore di Loto è sempre stato vivo per te…” Accidenti fratellino! Che parolone! Eri così piccolo e già facevi questi discorsi. Ma tu eri speciale. Lo avevo capito. Anch’io lo ero e tu l’avevi capito. Ma ora non lo sono più. Sto perdendo la mia vera anima. Non sono più io. Se ora tu mi vedessi, non mi riconosceresti. Come sono diventata ora, non poteri più raggiungere l’illuminazione.
Mi mancano tanto il tempio e il monastero, ma soprattutto mi manchi tu!
Se ora tu fossi qui, staremmo già sotto quegli alberi a festeggiare, ma il Destino ha voluto dividerci…chi siamo noi per opporci al Destino?
Da piccolo avevi tanta paura della morte…ne avevo anch’io…ne ho ancora e non potrò smettere mai di averne, perché non mi sento soddisfatta. Non sono riuscita a rivederti prima che tu te ne andassi per sempre…Fratellino…mi stringe il cuore al solo pensiero che forse ora mi starai guardando piangere da lassù e ti sentirai inutile, perché non puoi consolarmi. Ma tu non devi sentirti inutile. Tu per me sei troppo importante, per sentirti inutile a causa mia.
Perché il Destino ci ha fatto questo? Perchè? Noi ci appoggiavamo l’uno sull’altro, eravamo una catena chiusa, resistevamo solo così…e il Destino, invece di giovarci, ci ha fatto solo del male.
Destino…Fato…Sorte…tante parole per un solo concetto: la nostra vita.
La vita, che tante volte è ingiusta e non ci soddisfa, sembra quasi mi scorra fra le dita, come acqua…Posso vederla,ma non posso sentirne la fresca sensazione fra le mani, non posso giovarmene…mi fa solo male…
Perché doveva accadere tutto ciò?
Perché il Fato ha voluto scrivere la mia vita in questo modo, sul libro del mondo?
Perché non ha scritto anche la mia fine assieme alla tua?

Passando a cose più allegre…Mika mi ha convinta a uscire stasera…Andremo al party che organizzano i suoi genitori per attendere il nuovo anno. Spero solo non ci sia troppa gente...

Eppure…il Destino, cos’è?
Sai, è da quando te ne sei andato, che continuo a farmi questa domanda…Strano, vero?
Quando si parla del futuro, anche in generale mi sento strana, quasi come se mi interessasse direttamente. Ma forse è solo suggestione…come dev’essere normale,no?
Per tutte le stranezze del mondo, io che ho una Sorte incerta, ho anche un nome altrettanto incerto.
Quando mi presento, tutti mi ridono in faccia, pensando che stia scherzando,e invece…
Chissà…
So solo che preferisco la traduzione italiana del mio nome…sai che odio tutto quel che è greco, a partire da mio padre…

Il Destino mi è incerto…

“Il Destino è chiaro…”

…io che Destino porto di nome…

“…a colei che Destino porta di nome…”

Salve a tutti coloro che sono riusciti ad arrivare fin qui, senza perdersi! Questa è la mia prima fic su Saint Seiya, anime che ho sempre amato fin da piccola. Questa storia va messa nel periodo dell’adolescenza dei Gold Saint, + o – un po’ prima del supposto tradimento di Aiolos. Ora che vi ho schiarito le idee, posso dirvi solo una cosa: COMMENTATE, altrimenti non so se il Destino di questa fic è chiaro o confuso!(perdonatela…dopo circa 5 ore su Virgilio e l’Eneide, incomincia a ragionare come Seiya ndAndromeda)
Vostra ColdFire§

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Capitolo 2
*** Capitolo 1-Festa di Capodanno ***


La ragazza poggiò quel blocco di fogli colorati, tutti di materiali e fogge diverse, che lei amava chiamare diario, nella libreria che si trovava proprio di lato alla scrivania.
Sospirò. Come faceva ogni volta che prendeva quel blocco e ci scriveva nuovi fiumi di parole, ma più che parole, ricordi…
Si passò una mano sugli occhi, quasi come se volesse liberarsi di immagini che le offuscavano la vista. Scosse la testa e sorrise.
Raggiunse il centro della stanza, dove c’era un cerchio di pietra, con degli strani occhielli. Lo sollevò facilmente, rivelando la sottigliezza di quest ultimo. Una volta messa da parte la sottilissima lastra, volse lo sguardo per terra. Dove pochi secondi prima dimorava la pietra, ora si allargava un colorato mosaico, sul fondo di una bassa vaschetta circolare, simili a quelle che si trovavano negli ingressi delle case romane. In essa, l’acqua giocava con le pietre e i raggi del sole, che si preparava a morire, illuminavano il volto della giovane, passando attraverso un ampio balcone. La ragazza si sedette accanto alla piccola vasca e dopo averla fissata per un po’,immerse le dita nell’acqua fresca. Le portò agli occhi e bagnò le palpebre, appena socchiuse, lasciando che quelle finte lacrime scendessero sulla pelle lattea del volto, fino a raggiungere il sottile collo. In uno scatto improvviso, quasi avesse sentito un qualsiasi rumore a lei estraneo, aprì gli occhi, permettendo al tiepido sole di sciogliere il ghiaccio eterno che era racchiuso in essi. Quasi come se solo allora si fosse accorta della realtà, con un mesto sorriso sulle labbra e con le palpebre nuovamente socchiuse, si mise nella posizione del loto, con il volto rivolto al sole, sempre vicino alla vasca. Il suo volto non aveva alcuna espressione. Man, mano, schiuse quei ghiacci quasi sempre sepolti, facendoli dorare della luce morente del tramonto. L’aria fredda entrava dalla finestra di fronte a lei, ma non se ne curava, anche se aveva la pelle d’oca. Non la sentiva.

Una folata di vento più forte, fece muovere alcuni dei filamenti di seta nera, che le scendevano sulle spalle e sulla fronte. Un’ altra folata di vento scosse le morbide tende color panna, ma stavolta, non trovò niente ad aspettare. La ragazza silenziosamente si era alzata. Aveva preso uno di quei piccoli fiori, che galleggiavano a pelo d’acqua e che lei quotidianamente cambiava, e lo stava rigirando fra le dita. Era un piccolo fiore rosa pallido. Lo asciugò e si diresse verso la libreria. Prese di nuovo il suo blocco e lo aprì alla pagina che aveva appena finito di scrivere. Vi depose il fiore, con estrema delicatezza. Agguantò poi il suo inseparabile pennino di vetro e argento e una boccetta di inchiostro bianco, come quello con cui aveva scritto la pagina, di un bel verde acceso.
“Un pensiero…” Una volta scritte queste poche lettere, chiuse il blocco, schiacciando il delicato fiore, che rimase incastrato fra le pagine colorate.
Lo posò di nuovo e si inginocchiò ancora vicino alla vasca. Sfiorò ancora il pelo dell’acqua e poi appoggiò sui bordi la pietra circolare. Si mise di fronte al balcone, ancora aperto .Il sole era quasi del tutto scomparso nell’acqua salata, e già si vedevano alcuni luccichii, nella parte più alta del cielo. Lasciò che l’aria fredda smuovesse i suoi lunghi capelli scuri, come la notte che stava sopraggiungendo. Poi chiuse il balcone.
-E’ ora che mi prepari-si disse-Mika è stata molto esplicita sul fatto che ritardi non sarebbero stati ben accetti-disse e ridacchiò.
I genitori della sua amica erano molto importanti nell’economia greca. Avevano contatti importanti con le nazioni straniere e con tantissime organizzazioni di rilievo.
Con passo rilassato, si diresse verso una porta nel muro. Prima di entrarvi si fermò e inspirò.
Poi girò la chiave e entrò.
Era in una stanza abbastanza grande per essere una camera armadio. Ma non la sua. Quella della madre.
-Ah, mamma, sapessi quanto poco sopporto i vestiti da cerimonia-
Si girò verso una serie di vestiti lunghi e sfavillanti. Li guardo quasi tutti, uno ad uno,ma era impossibile scegliere.
-Avevamo gli stessi gusti, mamma…- disse poi e guardò un vestito lungo e di un tenue azzurro, che poi andava a sfumarsi sul bianco alla fine della gonna, ma che era abbastanza scuro da mettere in risalto il colore della sua pelle.
Lo tolse dalla gruccia e lo squadrò meglio. Era completamente scollato e non aveva spalline, lasciando le spalle scoperte. In una scatola, vi trovò correlati un paio di guanti bianchi, che dovevano arrivare quasi fino alle spalle.
Si cambiò velocemente, poi uscì dalla camera armadio e, entrando nel bagno, afferrò un paio di sacchetti di stoffa a nido d’ape. Si sedette davanti allo specchio, che stava sopra al comò della madre e cominciò ad armeggiare con i suoi lunghi crini.
Dopo circa un’oretta il campanello suonò. Mika era sulla porta.
-Allora, Destino, andiamo?Lo sai che se facciamo tardi i miei mi costringeranno a vestire così anche per andare a scuola!-
La ragazza indossava un vestito lungo rosso, con le spalline che si incrociavano dietro la schiena. Dalla vita in giù, il vestito si spaccava a lato e i due lembi di stoffa erano legati fra loro da lacci rossi della stessa fattura delle spalline. Il volto era ben incorniciato dai suoi riccioli castani, con riflessi oro antico, tirati su in uno chignon, che però non li raccoglieva tutti. Alcune ciocche le scendevano dalla sommità dell’acconciatura fino a solleticarle la nuca.
-Sono pronta-
Scesero giù e entrarono in una limousine, con la quale Mika era arrivata a casa sua.
Appena si sedettero, la giovane dai crini castani, non riuscì più a trattenere la sua eufonia. -Mika…Ma, stai bene?-
-Sì,sì,…ma lo sai che l’ho saputo solo oggi…-
-Saputo cosa?-
-Oh, non ci posso credere…-
-Ti prego Mika, non farmi indovinelli…-
-..Ma no! Scusami, è solo che sono molto eccitata-
-Sì…-
-Vedi,oltre ai soliti colleghi e rappresentanti di paesi, aziende e quel che si voglia, stasera verranno anche alcune personalità importanti della Grecia-
-Beh…ma come mai questo ti da tanta energia?E’ come solito che ci siano personalità importati della Grecia e di altri Paesi, no?-
-No, ma queste sono davvero particolari…Hai mai sentito parlare del Grande Tempio?-
A quelle due semplici parole, il ghiaccio si espandè quanto più potè.
-Desty, stai bene?-
-Sì, io…-non si era accorta che stava ansimando.
Si controllò;guardò la sua amica e le sorrise.
La macchina si fermò. Erano arrivate. Una grande villa in stile antico apparì davanti ai loro occhi. Con passo sicuro le due raggiunsero la soglia, addobbata, per l’occasione da decorazioni dorate, piccoli abeti e corone di vischio e di bacche rosse, intrecciate fra loro.
Una volta entrate nell’ingresso, vennero accolte dai signori Papadopulos, che salutarono giovialmente l’amica della loro figlia. Dopo un po’ arrivarono parecchi ospiti, ma dei greci neanche l’ombra.
Nonostante tutto, Mika continuava fremere per l’attesa.
-Mika-disse allegra Destino-Vuoi almeno cercare di calmarti?-
-Oh, ma non sai…io non potevo crederci quando ho sentito mio padre nello studio…-
-Accidenti, Mika! Addirittura spiare tuo padre…eh, sì…avrebbero ragione i tuoi a mandarti in Svizzera…-
-Guarda che se sono diventata così è anche perché tu sei mia amica, non dimenticarlo…-
-Ne sono contenta. Almeno così non rimani per tutta la mattinata sola e taciturna in classe!-
-Non è che ti stai descrivendo?-
-Dai, non scherzare…lo sai che per me è diverso…-
-Sì,sì, lo so…L’illuminazione, Buddha e tutto il resto…forse dovrei mandarti in manicomio…giri con una croce al collo e poi ti metti a meditare sulla felicità ultraterrena..-
-Guarda che così sei caduta nella tua stessa trappola…ahahah…-
-Ma cos’hai da ridere?-
-Trovare la felicità ultraterrena è la stessa cosa del cercare una nuova vita oltre la morte…-
-Accidenti…uff, non riesco mai a intrappolarti…ma cosa hanno combinato quei monaci buddisti nella tua povera mente di bambina? Ci hanno infilato librerie intere?-
-No. Mi hanno solo insegnato a meditare…-
-A dormire, vorrai dire. Mica ti credo capace di rimanere per ore intere in quella assurda posizione che assumi durante gli spacchi delle lezioni!-
-E fai male, perché così riesco a concentrarmi meglio!-disse facendo una linguaccia-E riesco a prendere voti più alti dei tuoi!-
-Ahahaha!Desty, non sai quanto sei divertente!-interruppe una voce sgradevole nell’amichevole scambio di battute delle due.
Una ragazza bionda, avvolta in un lungo vestito completamente color argento e luccicante da far vomitare, avanzava spavalda verso le due amiche.
-Shima!-esclamarono le due.
-Salve piccole bambine!-rispose lei sgradevole.
-Piccola contadina, questa è una festa per persone importanti-ribadì dura Mika.
-Allora non sono l’unica fuori posto-sogghignò indicando la ragazza dai capelli corvini.
Questa abbassò il capo.
-Forse sono io che mi sono espressa male- parlò Mika fra i denti e la sua voce risuonò così dura come mai lo era stata alla vista dell’offesa fatta alla sua migliore amica- Questa è una festa per persone che abbiano un’ importanza di rilievo e almeno una percentuale minima di intelligenza -scandì bene le ultime parole.
La bionda la guardò schifata.
-Cosa che avrebbe questa qui?-indicò ancora Destino –Una pazza che ama Buddha e parla quella lingua che si addice solo ai terroristi!-
-Dici? Penso che allora sia molto meglio di te, contadinella che ama il diavolo!-ribattè Mika.
-Come osi?-
-Oso, oso…e vedi di sloggiare…qui sei in casa mia-
-Sono stata invitata-
-Avranno sbagliato indirizzo…-
-No,invece…sai mio zio e mio padre stanno facendo affari in borsa e mio fratello ormai è in età di fidanzamento, come te dopotutto…-
-Cosa intendi…?-
Destino si accorse di un lampo di paura negli occhi dell’amica.
-Non l’hai ancora capito, Cognata?-disse e se andò.
Mika rimase immobile. Gli occhi che fissavano il vuoto.
-..co..cognata…?-sussurrò.
Destino non ebbe coraggio di dirle niente.
Forse era quella la “sorpresa” di cui i suoi genitori le parlavano da tempo.
Rimasero così. Ferme come due statue.
Poi uno strano movimento fra gli ospiti le risvegliò.
Alcuni spingevano in avanti, altri arretravano, sembrava quasi fosse entrato qualcuno di temibile, ma che allo stesso tempo attirava curiosità.
Le due ragazze si guardavano. Negli occhi di Mika c’era decisione e fermezza, in quelli di Destino c’era voglia di nascondersi, di fuggire da quelle persone che le ricordavano suo padre…
La leggenda dei cavalieri d’oro del Grande Tempio…
“Papà, papà!”
“Non ora piccola…”
“Ma papà…”
“…”
“…papà…”
“E va bene! Ti racconterò la leggenda dei cavalieri d’oro del Grande Tempio…”
“Ancora?”
“Ma certo!A volte anche se pensi di sapere tutto su di loro, ti sfugge sempre qualcosa, quel frammento insignificante, che poi nel complesso è indispensabile…come i cavalieri d’argento o di bronzo…Vedi piccola, basta un solo cavaliere e tutto può cambiare…il loro potere è insuperabile…

“…e indispensabile…cosa volevi dire papà? Cosa?”

Destino seguiva Mika attraverso la folla. La sua amica quasi correva, per quanto il suo vestito glielo permettesse. Finalmente arrivarono nella sala con la cupola di vetro e lì si misero proprio davanti alla folla, con lo sguardo sul portone principale.
Aspettarono. Quei momenti sembravano interminabili per Destino…

“Il Grande Tempio di Atena…ah, sapessi piccola mia, com’è bello e potessi ricordarti della gentilezza del Gran Sacerdote… piccolo fiore tra il Capricorno…”

Lì aspettava, ferma, immobile, quasi come se muoversi avrebbe segnato la sua fine. Gli occhi quasi sbarrati e senza luce, persi chissà in quali ricordi…ricordi di cui solo ora scopriva l’esistenza…

“Perché? Cosa sono tutte queste voci, queste immagini?”

Tante domande, tanti misteri, che l’avevano distratta a tal punto dalla realtà, che Mika dovette darle parecchie gomitate, prima che la ragazza corvina si accorgesse che un trio di figure, ancora avvolte dalle ombre della notte, si stava avvicinando alle luci della sala.
Destino trattenne il fiato. Erano davvero dei rappresentanti del Grande Tempio? E se sì, chi? Cavalieri d’oro? D’argento o di bronzo? Semplici ambasciatori o lo stesso Gran Sacerdote?

Stavano per varcare la soglia. Luccichii dorati e cori di ovazioni accompagnarono l’entrata dei tre: due cavalieri e un uomo abbigliato in modo strano. Mentre essi avanzavano disinvolti, le due ragazze ebbero modo di vedere meglio le armature dei due cavalieri, completamente d’oro e la maschera che copriva il viso dell’uomo senza armatura.
Destino ebbe un fulmine. Una sola immagine, velocissima, si fece spazio nella sua mente.

“Il Gran Sacerdote…”

Quello che le stava passando davanti era, niente poco di meno che il Gran Sacerdote.
Ma come poteva esserne così sicura? Eppure quella strana immagine confusa era bastata a dirle la verità. Si riscosse e posò di nuovo lo sguardo sui due cavalieri. Ma invece di incrociare l’armatura, i suoi occhi si scontrarono con un altro paio di occhi.
Cosa c’era in quegli occhi? Dolci, duri, seri, increduli…

Ben presto i tre scomparvero dal campo visivo delle due. Senza che Mika riuscisse a essere più veloce, Destino l’afferrò per un braccio e, tuffatasi fra la folla, si diresse verso l’altra sala, dove sicuramente era diretto il trio.
Aveva davanti agli occhi quello sguardo…Perché quel cavaliere la fissava così? E perché era riuscita a leggere le sensazioni di quel ragazzo, come fossero state sue? Perché tutt’a un tratto nutriva un così grande interesse per il Grande Tempio e per i suoi abitanti?

Mentre la sua mente era impegnata in ciò, arrivò, sempre trascinandosi dietro Mika, nell’altra sala. Lì erano vicinissime al tavolo dietro il quale si sarebbero sedute e dove si sarebbero seduti anche gli ospiti e i signori Papadopulos per discutere e consumare la cena. E lei non aspettava altro, se non i tre ospiti che tardavano ad arrivare. Tutt’intorno a loro la gente chiacchierava, ignara della guerra emotiva che si era scatenata nella ragazza. Era divisa tra due pensieri: mollare tutto e dimenticare quello sguardo e quelle sensazioni o rimanere lì e magari cercare di parlare a quel cavaliere che l’aveva fissata.
Mika, preoccupata dall’atteggiamento dell’amica, la scosse leggermente per le spalle.
-Ehi, Destino…Sei sicura di sentirti bene? Mi sembri sconvolta!-
-Io…non lo so…è così strano…-
-Cosa?-
-…quei cavalieri…-
-Dimmi…-
-…il Gran Sacerdote…-
-Destino?-
-…cavalieri d’oro…-
-Destino, guardami!-
-…mi fissava…-
-DESTINO!!!!-
La ragazza dalle iridi di ghiaccio sembrò svegliarsi dallo stato di trance in cui era caduta.
Subito si accorse di essere nello studio della madre di Mika. Un ambiente accogliente, abbastanza piccolo(per quanto piccolo si potesse definire una stanza di circa 40mq) e soprattutto intimo.
Destino posò lo sguardo sulla sua amica, che la teneva a braccetto. Era sconvolta.
Perché?Cosa era successo? E perché l’aveva portata lì? Poi si ricordò dei tre.
-Mika, dove sono i rappresentanti del Grande Tempio?-chiese ansiosa, con una voce talmente roca, da sembrare completamente un’altra persona.
Altro fattore a vantaggio di Mika, che capì che quella sera la sua amica non stava decisamente bene.
-Destino, vuoi calmarti? Come mai tutta quest’ansia per il Grande Tempio? Cosa ti succede?-
-Sto bene…-rispose un po’ incerta.
-No, Destino, non stai bene…Dove la tua imperturbabilità, stasera? E va bene che ti devi svagare un po’, te l’ho detto anch’io, ma questo mi sembra davvero troppo per essere normale…-riprese risoluta Mika-….cosa ti può sconvolgere fino a questo punto del Grande Tempio?..-chiese, poi, piano, quasi a non voler disturbare la sua amica che stava cercando di chiarire un po’ le idee.
-Io…Mika, io non lo so…-cominciò con voce incrinata.
Mika la fissò stupita….Quante volte aveva visto Destino piangere? Nessuna!
Abbandonò lo stupore e riprese la preoccupazione. Destino non aveva mai pianto, neanche quando sua madre era morta…diceva di non esserne capace, perché il suo dolore lo isolava dal corpo e lo soffriva nel pensiero…era il suo principio.
Ma se ora questo principio era stato contraddetto ci doveva essere una causa emotiva, tale da sconvolgere completamente la ragazza.
-…il Grande Tempio, mio padre mi raccontava del Grande Tempio…e quelli…quelli ne erano i cavalieri d’oro con il Gran Sacerdote…-
-Come fai a esserne sicura?-
Mika scrutò la sua amica per bene, cercando di cogliere una sua qualsiasi espressione. E la vide: Destino era completamente sconvolta.
-…io l’ho visto nella mia mente…lui era lì e io…io ho capito chi era…-
Sul volto di Mika comparve l’incredulità.
-Destino…vuoi dire che…che hai visto…-
-…sì, ho visto…-la ragazza era scossa da brividi.
Perché quella parola le faceva così paura?
Forse perché in un certo senso era il suo stesso nome?
-…il futuro…-mormorò.
Una lacrima si confuse sulla sua pelle chiara, scendendo fino al collo.
Mika abbracciò l’amica. Sapeva che questa aveva bisogno d’aiuto. L’aveva capito.
-…C’è…c’è qualcos’altro?-chiese sulla spalla della ragazza.
-Devo parlare con lui-disse Destino, tut’a un tratto, staccandosi dall’abbraccio di Mika.
-Lui, chi?-
-Il cavaliere d’oro-
Detto questo uscì rapidamente dalla stanza e si diresse al tavolo. Era ancora vuoto. Mika la raggiunse subito, ma non ebbe occasione di chiederle niente, che la folla si aprì facendo vedere in fondo suo padre che avanzava con i tre.
Subito sentirono dietro di loro uno spostarsi di sedie.
La signora Papadopulos era apparsa alle loro spalle e stava sistemando il tavolo.
Man mano, anche la gente defluì dalla piccola sala, per recarsi in quella più spaziosa, ove erano sistemati i tavolini per loro. Ben presto attorno al tavolo rimasero solo le due.
Quando arrivarono, il signor Papadopulos stava ancora discutendo con il Gran Sacerdote.
Vicino al tavolo, l’uomo prese su sé l’attenzione.
-Signori, questa è mia moglie, Sofia- disse e subito i due cavalieri fecero un ampio inchino.
Il Gran Sacerdote porse solo la mano alla donna.
-E’ un onore, per me, conoscerVi-disse la donna.
-L’onore è il nostro-rispose l’uomo bardato, mentre i cavalieri facevano il baciamano alla donna.
-Queste invece sono mia figlia, Mikaela- solo allora la ragazza castana si riscosse. I cavalieri avevano fatto anche a lei il baciamano.
-…e un’amica di mia figlia, Moira Socraonte-concluse fiero l’uomo, quasi come se anche la ragazza corvina fosse stata figlia sua.
Il Gran Sacerdote, inaspettatamente, le porse la mano e quando lei la prese, sentì una strana fiamma accendersi nel suo animo.
Subito dopo il primo cavaliere,il cavaliere che prima l’aveva fissata, con l’elmo sotto il braccio, le baciò la mano. Lei incrociò di nuovo i suoi occhi:azzurri,ora meno duri, ma più che altro, stupiti. Nel frattempo, quel contatto alimentava quella fiammella che il tocco del Gran Sacerdote aveva acceso in Destino.
Cosa le stava succedendo? Dopo che il cavaliere l’ebbe lasciato la mano, si sentì completamente imbambolata. Uno strano calore si diffondeva per tutto il corpo…Cos’era?
Si riscosse appena in tempo, per sentir presentare i tre dal padre di Mika.
Il Gran Sacerdote, il Cavaliere d’Oro di Gemini e il Cavaliere d’Oro di Sagittarius…
Ecco chi era…ma la ragazza ebbe al sensazione di conoscerlo da già molto tempo…Perché?

Allora, che ne dite? Spero che vi piaccia come capitolo, anche se forse è un po’ troppo lungo*CF che guarda la schermata del computer inclinando un po’ la testa verso destra*Non ho mai fatto un capitolo tanto lungo! Spero che almeno qualcuno sia riuscito a giungere fin qui! Nel prossimo capitolo si scopriranno carte che….eheh,non ve lo dico!
Cmq la storia viene posta precisamente circa un anno prima della Notte degli inganni, quindi, secondo la mia storia, il Gran Sacerdote è ancora Sion. Ora, poiché ho fatto un po’ di “casini”, vi do delle dritte, per godervi il prossimo capitolo: i cavalieri d’oro,fatta eccezione per Aiolos e Saga, avranno circa 14-13 anni;i primi due circa 16-17-18. Lo so che ne dovrebbero avere di meno,ma non potevo mica fare la storia con i cavalieri d’oro che nelle loro armature ci sguazzavano!!Va bè…se potete chiudere 1 occhio…
Ora passiamo ai ringraziamenti:

Per Therealpisces:Grazie della tua recensione. Sono molto contenta che la mia storia ti piaccia! Davvero non trovi che Virgilio e l’Eneide mi facciano male?Beh, buon per me! Questo l’ho scritto dopo otto ore di storia…

Per Kristi 87:Lieta che la mia fic ti piaccia!Anche la tua mi piace molto!

Per Syria 86:Beh, se dal prologo hai capito che era originale, non so cosa dedurrai dal 1°cap! Ti dico solo una cosa:se ti piacciono le fic fuori dal comune,beh,questa forse sarà una di quelle…Grazie!!!!

Per Angydevil:Grazie anche a te, per aver recensito. Spero che questo cap ti sia piaciuto e spero di aver fatto accrescere la tua curiosità…dopotutto se si è curiosi, si segue meglio la fic…

Grazie a tutti, anche a quelli che non recensiscono…guardate che non vi mangio mica!Accetto di tutto e di più…e poi le recensioni negative, a volte, sono anche utili:mi farebbero migliorare!Va buò…
Ci vediamo al prox cap!!!
Vostra ColdFire§

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Capitolo 3
*** Capitolo 2-Botti di mezzanotte ***


Come si ritrovò lì, non lo ricordava minimamente.
Sapeva solo una cosa: voleva stare da sola ed era quello che aveva fatto.
Mika non l’aveva contraddetta. Le aveva fatto risparmiare fiato, perché, anche se lei si fosse opposta, Destino avrebbe comunque trovato il modo di andarsene.
Fissava il mare, pieno di luccichii. Le stelle erano bellissime quella notte e la luna era bianchissima e piena, e faceva sfoggio di tutti i suoi meravigliosi crateri.
Ancora una volta il freddo gelido di quella lunga notte, non disturbò Destino, che se ne stava a piedi nudi sull’erba, poggiata alla ringhiera. Sotto di lei il mare si infrangeva calmo e lento contro l’alta parete rocciosa. Quella dolce nenia ebbe il potere di estraniarla da tutti i suoi problemi.
Mancava poco, oramai alla mezzanotte. E lei se ne stava lì. Fissava il cielo stellato, il mare, la luna…Come ogni anno da quando era in Grecia…Anche se Mika costantemente l’invitava alla festa di Capodanno della sua famiglia, lei preferiva aspettare la mezzanotte da sola. Quasi come se avesse il timore che qualcun altro potesse prendere il posto del suo fratellino…quasi come se temesse di dimenticarlo…
Dietro di lei un silenzioso bosco le faceva compagnia…
Da quanto tempo conosceva quel luogo?

“Da sempre…” si ripeteva costantemente.
Quella sera tutte le sue convinzioni erano finite in fumo ed erano bastati quei tre a sfumarle…solo tre…non ci erano riuscite le circa quaranta persone che conosceva e c’ erano, invece riusciti in tre…

Si sciolse quella treccia, acconciata a cerchio, lasciando i capelli liberi di volteggiare tutt’attorno a lei. Era così bello il vento sulla pelle…Si sentiva libera, anche se non lo era ancora…

“Chi sono?” si chiedeva.
Se lo chiedeva da quando aveva finito di cenare e aveva di nuovo guardato negli occhi il Cavaliere di Sagittarius. Ma perché la fissava così? Non aveva avuto il coraggio di chiederglielo…E poi cos’erano quelle immagini, quei flash che aveva ogni volta che guardava qualcuno in faccia? Perché subito dopo di questi conosceva vita, salti e miracoli della persona che aveva di fronte? Cosa le stava succedendo? Non lo sapeva.
L’unica cosa chiara era che quei tre centravano, anche se era inimmaginabile, in quello che stava accadendo a Moira Destino Yomaj Socraonte.

Si girò verso il bosco, appoggiando i gomiti alla ringhiera. Mancava davvero poco alla mezzanotte. Lo capiva dall’inattesa calma che era tornata a fare da padrona in quella bellissima notte. Da Atene provenivano lontani schiamazzi, sempre più pochi, e le luci andavano affievolendosi.
Le piacevano quei momenti…la facevano sentire a casa…quell’inattesa e breve calma era tipica del giardino pubblico dove lei e il suo fratellino aspettavano il nuovo anno…
Poco…una trentina di minuti al massimo…

Ma poi uno strano rumore attirò la sua attenzione. Si girò di scatto verso il mare, fissando l’altro promontorio che si scorgeva da lì…
Un altro, ma stavolta più forte…

Mancavano trenta minuti…

Stranamente i suoi piedi si mossero da soli, sull’erba fresca, dirigendosi verso quei rumori, che più che si avvicinava divenivano sempre più simili a esplosioni, o giù di lì.
Fatto ancora più strano era che sentiva quella fiamma dentro di sé, crescere ancora di più, se fosse stato adatto il termine “accendersi”, “bruciare”….

Il suo passo svelto era divenuto corsa, che si fermava ogni qualvolta c’era una nuova “esplosione”, se così si potevano chiamare. Esse risuonavano nel bosco in maniera impressionante. Ogni volta che si fermava, Destino poteva cogliere un rumore continuo, sordo, con un ritmo veloce e identico…aveva il cuore in gola…
Riusciva a sentirlo amplificato, quando i battiti non venivano coperti dai rimbombi delle esplosioni. Il suo volto era una completa maschera di ansia stranamente, che, chi la conosceva , sapeva che non era propria della ragazza.

Una quindicina di minuti, niente di più, e il nuovo anno sarebbe arrivato…

Destino si fermò, all’improvviso…
Le esplosioni si erano fermate…fra gli alberi risuonavano i battiti del suo cuore in corsa e il suo respiro affannoso…
Quando il respiro si fu calmato, la ragazza potè sentire ancor meglio quella fiamma espandersi nel suo corpo…ma non era sola…ne sentiva un’altra, ma non dentro di lei…veniva da lontano, eppure riusciva a sentirla come fosse all’interno del suo corpo…calda, bollente, completamente esplosiva…

I suoi piedi si mossero lentamente, quasi sapessero dove andare, mentre la sua mente si teneva concentrata su quella fiamma lontana…l’attirava e non poteva farci niente…era più forte di lei…

Camminava, lentamente, sicura, anche se non riusciva proprio a capire cosa le dava quella sicurezza inaudita, per lei, che non sapeva minimamente dove andare, impossibilitata ad orientarsi, ora che le esplosioni sembravano essersi quietate…infatti…sembravano…

Subito un enorme boato invase la boscaglia attorno a lei. Negli occhi di ghiaccio si rispecchiarono luci sfavillanti, strane per una comune esplosione…

Destino si trovava proprio a pochi metri dal punto in cui si era generata la strana esplosione. E come se qualcuno la tirasse, corse a perdifiato verso quel luogo…

Ecco…era vicina, no, vicinissima…lo sentiva…

Dieci minuti alla mezzanotte…

Correva, trascurando quello che le stava attorno, tenendo lo sguardo fisso avanti, ma una cosa la costrinse a fermarsi…era in una radura…ma il fatto bello era che quella radura non c’era mai stata! Solo dopo si accorse che la terra sotto i suoi piedi era bruciata, come lo erano molti alberi al limitare di quel nuovo spazio tra gli alberi…di quelli che prima si trovavano al posto dello spiazzo sterile neanche una traccia…sembrava fosse caduto un asteroide…

Non si fermò che poco, poi riprese a correre, pensando che essendo caldo il terreno sotto i suoi piedi, quella radura bruciata doveva essere stata creata da una di quelle esplosioni, e anche recentemente…
Un’altra esplosione…e delle voci! C’erano voci confuse nel rimbombo dell’esplosione!
Destino affettò ancor di più i passi…c’era quasi…
Orientata dalle continue voci, che sembravano essere uscite dal nulla, la ragazza continuava a correre. Di quegli spiazzi bruciati ne trovò almeno altri dieci…tutte tracce utili alla ragazza, che ci passava sopra velocemente, sentendo il calore del terreno,segnale che colui che creava quegli spiazzi era vicino…

Era arrivata a una radura, stavolta una radura naturale. Era ancora fra gli alberi che la delimitavano, nascosta, ma riusciva benissimo a vedere due figure.
Esse s’atteggiavano a quegli animali che, quando si ritrovano a doversi fronteggiare per il possesso del territorio, o del branco, o di una femmina, girano in tondo contemporaneamente, squadrandosi e cercando di individuare la debolezza dell’avversario, o semplicemente, per guadagnare tempo.
Così, girando sincronizzatamente, le due figure vennero illuminate dalla luce fioca della luna argentata, a turno.
Per prima uscì dall’ombra una strana persona. Sembrava che fiamme vive bruciassero i suoi palmi, senza arrecare dolore al ragazzo e senza illuminare l’oscurità della notte. Lo stesso corpo sembrava rivestito di un metallo talmente malleabile e attaccato al corpo, che lo si poteva paragonare a magma, gettato direttamente sulla pelle del ragazzo, in modo che prendesse la forma della sua corporatura. Gli stessi occhi parevano due tizzoni ardenti, scuri e neri, come i capelli, che si confondevano col buio della notte.
Destino, lì in mezzo agli alberi, era rimasta per un attimo interdetta: una parte di lei era confusa, non si spiegava quello che aveva davanti agli occhi;l’altra, invece, sembrava quasi gioire, da quanto vedevano i suoi occhi, e da quanto avrebbero visto…

Ben presto il nero prevalse sulla figura. Ma non si dovette aspettare tanto, che un’altra ne uscì fuori. Non appena i raggi deboli della luna la illuminarono, riflessi dorati abbagliarono la vista di Destino.
Se prima, vedendo il primo ragazzo era rimasta interdetta, ora era del tutto stupita.
Davanti a lei si stagliava un ragazzo con indosso un’armatura d’oro! Stava piegato in avanti, con tutti i muscoli tesi a rispondere a un possibile attacco dell’avversario.
Non appena passò più vicino alla ragazza, questa potè vedere il suo volto: due pozze d’infinito universo, puntellato di zaffiri e diamanti, erano incastonate in un volto perfetto, dalla carnagione chiara, forse anche troppo, incorniciato da lunghi capelli viola chiaro, da quanto potevano vedere gli occhi ghiacciati della ragazza. Ma questi vennero subito attirati dalla luccicante armatura, che brillava sotto la luna. Destino sentì quella fiamma dentro di sé esplodere e implodere su sé stessa, quasi stesse cercando di trattenersi. Cos’era? Da quanto se lo chiedeva…

D’improvviso il ragazzo si voltò verso di lei. Quegli occhi profondi fissarono la ragazza del tutto stupiti…

In quel piccolo istante i due sembrarono fissarsi per l’eternità…il ghiaccio freddo degli occhi di Destino sembrava sciogliersi in quella notte stellata, che erano gli occhi di lui.
Destino si sentiva completamente persa in quegli occhi…l’unica volta che si era sentita così risaliva al tempo della separazione da suo fratello. Quella strana frase…le ci erano voluti più di cinque anni per capirla, ma ora tutto sembrava scomparire…quello sguardo, era così bello…non avrebbe mai voluto interrompere quel contatto.
Ma il ragazzo vestito dell’armatura rossa, come magma, subito approfittò di quella distrazione.

-FIRE EXPLOSION!!!!-urlò. Superò la barriera del suono e lanciò il suo attacco contro il cavaliere d’oro. Ma per questi quella velocità sembrava un niente. Nonostante potesse farlo, però, non si spostò. Guardò ancora la ragazza e poi si voltò verso l’avversario, preparandosi a parare il colpo.
La sfera infuocata, lanciata dal cavaliere rosso, non raggiunse il cavaliere d’oro e andò ad infrangersi, in mille scintille, contro un muro invisibile, a pochi millimetri dal cavaliere d’oro. Questi subito scattò in avanti, concentrando fra le dita della mano destra una piccola sfera luminosa, quasi come se fosse uscita dallo stesso palmo del ragazzo, e giunto vicino al cavaliere avversario, la scagliò contro di lui, ad una velocità così elevata, che Destino vide solo la sfera infrangersi contro il pettorale dell’armatura rossa.
Nonostante il cavaliere infuocato avesse barcollato per una frazione di secondo, subito si riprese e trovandosi vicino il cavaliere d’oro, impossibilitato a fare manovre difensive e troppo vicino per un’offesa, che non colpisse la vegetazione circostante, e quindi anche Destino, concentrò fra le sue mani una sfera rossa e dorata. Questa subito partì e schiantò il cavaliere d’oro contro un albero, che venne completamente sradicato. Il cavaliere d’oro fu svelto a rialzarsi, ma Destino subito capì che quel colpo aveva avuto forti riscossioni sulla resistenza del ragazzo. Ma al ragazzo vestito dalle dorate vestigia non bastarono che pochi secondi e il cavaliere avversario venne raggiunto da numerose e velocissime sfere luminose. Il cavaliere infuocato non potè evitarle e ne venne colpito in pieno, cadendo a terra morto. Il suo corpo, nello stesso istante in cui s’abbatté a terra, prese fuoco, lasciando solo una bruciatura sulla terra.

A Destino era sembrato avesse trattenuto il respiro per ore, invece tutto si era svolto in pochi minuti. Era rimasta immobile. Ferma. I suoi muscoli sembravano di colpo aver smesso di articolarsi e il cervello di funzionare. Le sembrava di non sentire più neanche il suo cuore. La sua mente era fissa in particolari immagini, stranamente veloci e candide, bianche, come erano diventate le sue pupille per una frazione di decimo…

Un forte rumore alle sue spalle, la riportò alla realtà e percepì di nuovo il suo battito cardiaco. Fuochi d’artificio esplodevano nel cielo stellato sopra Atene…

…la mezzanotte era arrivata.

Salve a tutti!!! Avete visto? Sono tornata! Devo dire che questo capitolo si è rivelato piuttosto difficile da scrivere-l’avrò riscritto almeno dieci volte-nonostante la sua breve lunghezza rispetto al precedente…avete visto cosa è successo? Vi piace come sto articolando la storia? Passiamo ai ringraziamenti:

Per Kristy 87:sono contenta che ti sia piaciuto, nonostante la lunghezza e spero che ti sia piaciuto anche questo nuovo capitolo…Grazie!!!!!(la tua fanfic è davvero bellissima!!!)

Per Yokari 90:Yoki! Sono felice di vederti anche qui!!! Quale cartone ti ricorda questa fic?? Non è che sono I Cavalieri dello Zodiaco? Beh, perché in tal caso, la mia fic, è proprio basata su quell’anime, il cui nome originale è Saint Seiya . Cmq sono davvero felicissima che ti piaccia come storia e vedrò di spiegare quanto posso più in là, per far sì che tu ti goda la fic, anche se non conosci il meraviglioso mondo dei Cavalieri a fondo…Spero che continuerai a seguirmi anche qui!!! Thanks!!

Per Therealpisces:quando ho letto la tua recensione, mi sono sentita letteralmente al settimo cielo! Devo dire che mai nessuno mi ha fatto così tanti complimenti dopo aver letto solo qualcosa che ho scritto…sono davvero contenta che piaccia anche a te la divisione tra discorso diretto e indiretto. Devo dire che ce ne voleva molto più bisogno nella seconda parte che nella prima, ma, purtroppo solo averlo pubblicato mi sono accorta di aver commesso qualche errore nella scrittura in html e quindi mi sono ritrovata con frasi a capo, dove magari doveva esserci uno spazio vuoto…Beh, non è che ho una grande dimestichezza con il codice html, me lo revisionava sempre mio zio, ma da un mese sto cercando di cavarmela da sola. Quindi chiedo perdono per gli errori commessi e quelli che forse commetterò…Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e mi auguro che tu riesca a farti un’idea più chiara sul filo che seguirà questa fic. Grazie ancora e spero di sapere presto cosa ne pensi!

Ok, ora che ho finito con i ringraziamenti, vi volevo dire che tra due giorni, cioè il 30, parto e quindi non pubblicherò più finchè non tornerò, all’incirca verso il 21-22 luglio…Ma non rilassatevi troppo: il terzo capitolo è quasi finito e il quarto è come se fosse già scritto…(AIUTATECI!!!I suoi genitori le hanno permesso di portare il portatile in camper!!!ndtutti i personaggi delle storie di CF che ha già cominciato a scrivere e che sono ancora in cantiere) Quindi preparatevi a un bel fine luglio di sconvolgimenti, che se non nel terzo, ma nel quarto, si avranno risvolti interessanti…A proposito, vi lascio un bel quesito: Chi è il cavaliere che Destino vede nella radura? (Non che sia tanto difficile…si vede lontano un miglio che è…---ndSeiya_con_una_padellona_d’_acciaio_che_incombe_sulla_sua_piccola_testolina_bacata)
Allora vi auguro buone vacanze e vi dico una sola cosa:COMMENTATE!!!!
Vostra ColdFire§

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Capitolo 4
*** Capitolo 3-...tra realtà e fantasia... ***


…tra realtà e fantasia…

Quegli enormi boati e scoppi, creati dai fuochi d’artificio, ebbero, su Destino, l’effetto di una secchiata d’acqua gelida in faccia.

Subito gli occhi della ragazza si guardarono attorno, come a cercare conferma che, quello che aveva visto, non era frutto della sua fantasia. Dopotutto cosa c’era di strano in quella radura? Proprio niente, se si escludevano l’albero sradicato, una bruciatura a forma di fiamma sul terreno e un cavaliere d’oro che si appoggiava a un albero!

-Beh…proprio niente di strano…proprio niente…proprio niente…-pensò fra sé la ragazza, mormorando le ultime due parole pensate, quasi a rassicurarsi.

Chiuse gli occhi.

-Ok, Destino. Va bene…ora riaprirai gli occhi e vedrai niente di quello che poco fa hai visto…perché quello che hai visto era tutto frutto della tua fantasia, mista alla stanchezza e alla pressione degli altri…insomma uno che prende fuoco!!! E’ da pazzi pensarlo…non è possibile……giusto?-pensò decisa -…giusto…?-

Non era più sicura dei suoi pensieri…non era più sicura di niente…non dopo quella notte.

Aprì gli occhi, progressivamente, quasi come se una luce glieli accecasse. Nonostante cercasse di convincersi del contrario, vide lo stesso albero sradicato, la stessa bruciatura sul terreno e lo stesso cavaliere appoggiato all’albero, come li aveva potuti vedere prima di chiudere gli occhi.
Stava per sospirare. Ma solo allora sembrò davvero prendere visione del cavaliere d’oro poggiarsi a un tronco, come se quella fosse l’unica cosa che lo aiutasse a mantenere la posizione eretta.
Ancora una volta sentì i suoi piedi muoversi da soli, ma forse con un suo piccolo consenso. Si avvicinò al cavaliere. Era un ragazzo, non doveva avere molti anni in più di lei, anzi forse avevano anche la stessa età. Questi ansimava piano, come se anche quel gesto gli costasse fatica.

Destino era vicinissima. Poggiò una mano sul tronco. La sua intenzione era quella di poggiarla sulla spalla del ragazzo, ma gli incuteva quasi timore.

-Perdonami…-disse, guardandolo. La sua voce pareva avesse tagliato l’aria come una lama.
Il ragazzo, che teneva la testa bassa, non appena sentì quella voce, sottile e insicura, come mai lo era stata, alzò il capo e guardò Destino.
Lei subito abbassò lo sguardo.

-Perdonami…-ripetè.

Pur avendo ripetuto due volte quella parola, Destino sapeva che non era stata lei a dirla. Più precisamente, non era stata la solita parte di lei a dirla…Era come se l’altro ego che abitava in lei, accucciato in chissà quali profondità del suo cervello e del suo cuore, fosse di colpo riuscito a prendere il sopravvento su di lei…Da quanto? Non lo sapeva…Ma sospettava fosse già da quando aveva cominciato a seguire le esplosioni.
Quella sensazione di sdoppiamento che stava vivendo era terribile e piacevole allo stesso tempo. Assisteva a quella recita come fosse uno spettatore, anche se era una protagonista. Le pareva di vedere il suo corpo da lontano, come se la sua anima ne fosse stata cacciata via, respinta da una nuova forza che stava sorgendo in lei…

Poi, tutt’a un tratto, quell’altro ego parve scomparire nel nulla, ritornare da dove era venuto, lasciando la ragazza in balia della sua insicurezza.

-…per cosa?...-chiese il cavaliere, ansimante.

La ragazza spalancò gli occhi. Cosa rispondere? Perché quell’altro ego aveva detto “perdonami”?
Poi, come se qualcuno le avesse scosso il cervello in cerca di qualcosa, tanto da farle male, rivide nella sua mente lo scontro fra i due ragazzi. Assisteva a tutto da angolazioni diverse, come se fosse tornata indietro di qualche minuto e si fosse sdoppiata, facendo rimanere il suo clone dove era rimasta prima e girando per il “campo di battaglia” come se niente fosse, attraversando le cose, gli alberi, gli stessi combattenti, fluttuando e spostandosi velocemente…come fosse un fantasma. Solo dopo qualche primo si rese conto che a volte, alcune angolazioni, erano le stesse dei combattenti! Era come trovarsi all’interno di altri corpi e guardare attraverso gli occhi di altri…
Forse altri avrebbero gradito questo dono, se così si poteva definire, ma per Destino era un vero dolore. Lei non desiderava niente di tutto ciò! L’unica cosa che davvero desiderava era liberarsi dei suoi nonni per tornare nella sua terra e ora che aveva appena compiuto sedici anni, il giorno dell’indipendenza da quei vecchi era sempre più vicino. Voleva solo quello, niente di più! E poi le era insopportabile poter guardare attraverso gli occhi degli altri, sentire le sensazioni degli altri, tutti i loro dolori, le angosce, le preoccupazioni…già ne aveva per sé!

Nonostante fosse moralmente sconvolta, non lo diede a vedere e provò a rispondere al ragazzo, che la fissava sempre più stupito.

-Per prima…se non me ne fossi stata lì, ferma, avresti potuto colpire il Cavaliere a te avverso ed evitare che ti colpisse….-disse Destino…L’altro ego aveva preso di nuovo il sopravvento! La solita parte di sé, quasi sospirò all’intervento della sua seconda personalità.

-Non rammaricarti…-disse il Cavaliere.

Destino rimase ferma come una statua di ghiaccio. Non per la risposta del Cavaliere, ma perché sentì, tutt’ a un tratto, il suo altro ego farsi spazio violentemente nella sua mente, devastarla, scompigliarla, cancellare tutte le informazioni in essa contenute e poi andarsene…così…come un ciclone, che arriva, forte e distruttivo e poi si dissolve in una giornata assolata…

Destino cercò di riportare la sua attenzione sul cavaliere, davanti a lei…Ci riuscì, contrastando la sua voglia di piangere ancora, disperarsi, per quello che le stava accadendo.

-Sei un Cavaliere d’Oro del Grande Tempio, vero?-chiese la ragazza, con un tono del tutto differente da quello usato prima.

-Sì, ma tu come hai fatto a capirlo?-chiese lui. Sembrava aver messo di ansimare e si appoggiava con meno forza al tronco.

-Bhe…-Destino avrebbe tanto voluto dirgli che lo sapeva perché aveva già visto due Cavalieri d’Oro del Grande Tempio alla festa, ma non era del tutto così. Le era uscita spontanea quella domanda, anche se sapeva già la risposta. Ma non perchè l’aveva capito dall’armatura che indossava, non solo. Erano quei flash, quelle immagini confuse che le davano sicurezza….e forse coraggio?

-…La tua armatura è simile a quella di alcuni Cavalieri del Grande Tempio che si sono recati, questa sera, alla festa dei signori Papadopulos…-disse lei, titubante.
Stava cercando in tutti i modi di superare quella sua insicurezza e di ritornare imperturbabile come sempre, ma il ragazzo davanti a lei non l’aiutava proprio. Continuava a fissarla!

A Destino parve che la sua espressione cambiasse a seconda dei pensieri che lei faceva.

-Vuoi dire che tu sei Mikaela Papadopulos?-chiese lui.

La ragazza scosse la testa in senso di diniego.-Mi chiamo Destino e sono una cara amica di Mikaela Papadopulos-rispose, ora più sicura. Il ragazzo aveva staccato gli occhi dai suoi e lei già si sentiva più a suo agio.
In attesa di un’altra affermazione o domanda del ragazzo, fu lei che cominciò a fissarlo.
E solo allora, con orrore, notò un rivolo di sangue all’angolo della sua bocca.
Scese con lo sguardo sull’armatura dorata, avendo fisse in mente le immagini di quel colpo che l’aveva scaraventato contro l’albero e vide che il ragazzo continuava a tenersi il fianco sinistro, dove, però, sulla corazza non c’erano squarci o roba del genere. Ma la ragazza sentiva che c’era qualcosa che non andava.

-Sei ferito-quelle parole, uscite così velocemente dalle sue labbra, accompagnate dalle sue mani, che si appoggiarono velocemente sulle spalle del ragazzo, suonarono alle orecchie di questi più come un’affermazione che come una domanda.

-Deve essere solo un graffio…-cercò di sminuire il Cavaliere.

-E un graffio farebbe sanguinare a quel modo dalla bocca?-chiese Destino, quasi freddamente.

Buon segno: stava recuperando la sua imperturbabilità. Almeno esteriormente…Già…era stata sul punto di dire che percepiva la sua ferita sotto quella corazza d’oro…inimmaginabile…cose davvero da pazzi…

Il ragazzo la guardò interrogativamente proprio mentre pensava alla sua percezione.
Destino, accortasi di quello sguardo, lo ricambiò anche lei con aria interrogativa, fissando, però, insistentemente e con decisione le iridi blu dell’altro.
La ragazza si sentiva di nuovo sicura, come se il suo altro ego avesse ripreso il controllo su di lei, ma non era così. Finalmente quello che era stato il suo vero animo si era risvegliato, riportando alla luce i racconti dei suoi genitori, dei monaci buddisti, del suo fratellino…Finalmente riusciva a ricordarsi chi era veramente, anche se non lo sapeva, riusciva a darsi molte più spiegazioni, anche se non erano completamente veritiere…
Il suo altro ego non aveva voluto distruggere davvero la sua mente, i suoi ricordi…aveva solo voluto smuoverli, distruggere quel ghiaccio che vi si era formato sopra, cristallizzandoli, rendendoli tutti totalmente uguali a una falsa realtà, che aveva cominciato a farsi spazio nella sua mente già dalla partenza del suo fratellino e che poi aveva completamente offuscato i vecchi ricordi, sovrapponendone nuovi, simili ai vecchi, ma più vicini alla realtà comune, nonostante quella di Destino non fosse stata una vita totalmente normale.
Se prima aveva provato sgomento, paura, odio verso quella parte di sé che la stava privando delle cose più importanti che aveva, ora non poteva far altro che ringraziarla, silenziosamente…

Mentre pensava a tutto ciò, il Cavaliere continuava a fissarla.
Sentiva che quella ragazza era diversa dalle altre, quasi provenisse da un’altra dimensione.
Lo dimostrava anche il fatto, che, nonostante egli si fosse concentrato per cercare di leggere i suoi pensieri, la mente della ragazza gli era reclusa da una barriera di dolore e dimenticanza, dove tutto si confondeva, simile a nebbia. Recepiva solo alcuni pensieri più forti, che riuscivano a districare quella nebbia, tagliandola per pochi secondi. E quelli parevano le frecce di un esercito nemico che attraversavano la sottil cortina, per poi lasciare una scia che subito si richiudeva dietro il loro passaggio, andando a colpire gli inconsci e smarriti soldati.

E mentre lui era lì incantato, la ragazza gli si avvicinò ancora di più. Velocemente passò il suo braccio destro sotto il mantello bianco, in precedenza, del Cavaliere, andando a saldare la presa sulla parte destra dell’armatura dorata.

Stavolta fu il cavaliere a ritornare alla realtà, riportato indietro da quel leggero tocco.
Guardò il viso della ragazza. Era decisa.

-Appoggiati a me…-disse Destino, incrociando ancora i suoi occhi.

I loro visi erano vicinissimi e lei poteva sentire il respiro affannoso del ragazzo sul suo volto.

A quell’affermazione il Cavaliere non riusciva a rispondere.
Se prima era lui a mettere soggezione alla ragazza, ora era Destino a renderlo titubante.
Ma poi questi annuì lievemente col capo e passò il braccio sinistro attorno alle spalle esili della ragazza. Questa afferrò la sua mano, che le si era poggiata sulla spalla, e la tenne forte, come anche aumentò la presa sul fianco destro.
Il ragazzo si staccò dall’albero e Destino lo sostenne perfettamente. Non che avesse molto da sorreggere, visto che il ragazzo poteva benissimo stare in piedi da solo. Ma sicuramente si sarebbe affaticato, mentre avrebbero raggiunto il luogo scelto da Destino.

Quasi come se il Cavaliere avesse letto nei suoi pensieri, parlò, camminando lentamente, appoggiato a lei.

-Dove mi stai portando?-

-In un luogo dove potrò vedere cos’hai, curarti, eventualmente, e dove potrai riposarti, Cavaliere d’Oro-rispose lei, rispettosamente.

Il Cavaliere stupì a sentirla parlare in quel modo. Era un tono completamente diverso dai precedenti, ma, nonostante tutto era quello che veramente le apparteneva.

-…Grazie…-disse il ragazzo, preso contropiede dalla risposta sicura della ragazza.

-E’ il minimo…-disse lei sottovoce.

I due camminarono per un bel po’ e quando uscirono dal boschetto, si ritrovarono nella parte periferica di Atene più verdeggiante e meno affollata di abitazioni.
Nonostante la poca luce dei rari lampioni, sulla stradina che stavano percorrendo, Destino avanzava sicura, come se avesse fatto chissà quante volte quella stradina a piedi.
Il ragazzo, guardando più attentamente intorno, capì che in realtà stavano passando dietro delle abitazioni, quindi quella doveva essere certamente una stradina secondaria, se non proprio un vecchio sentiero, dato che era di terra battuta e anche molto stretto.
A un certo punto svoltarono a sinistra e arrivarono davanti a un vecchio muro, abbastanza alto.
Lì la ragazza si fermò e cominciò a fissare la calce bianca, in precedenza, ora grigia e nera, screziata di crepe, ricoperta di piante e erbacce rampicanti.

-Ce la fai a scavalcarlo?-chiese poi al Cavaliere, puntando di nuovo gli occhi nei suoi.

-Sì-rispose lui.

-Allora vado prima io-disse Destino.

Andò sotto il muro e lì fece appoggiare il ragazzo. Poi tirata l’ampia gonna del vestito sopra le ginocchia, si abbassò su di quelle e cominciò a tastare il muro in varie parti, quasi stesse cercando qualcosa.
La sua mano si fermò su un nodo di uno dei rampicanti. Trovatolo, si alzò e vi poggiò un piede. Prese, poi, una delle sue scarpe e la girò dalla parte del tacco verso la parte di muro più alta e quando constatò che l’appiglio era solido, spostò prima l’altra mano ancora più su e si diede la spinta e cominciò a salire. In pochi secondi aveva raggiunto la cima e si apprestava già a scendere, quando si girò verso il Cavaliere.

-Avanti, conviene che sali ora, altrimenti dopo non riuscirò a farti scendere-disse.

Il Cavaliere la guardò storto. Davvero pensava non sapesse scendere da un muro? Lo stava prendendo in giro? No, ci doveva essere una spiegazione. Quella ragazza non sembrava proprio il tipo di prenderlo in giro.
Così si arrampicò anche lui. La ragazza nel frattempo, lo aspettava seduta sulla profondità del muro,che era anche abbastanza spesso. Quando la raggiunse lei lo invitò a guardare dall’altra parte e capì il perché di quella sua affermazione: dall’altra parte il muro era pieno di rovi e non semplici erbacce o piante rampicanti. Certo non era uno scherzo scendere così, senza sapere a cosa si andava incontro, ma lui era un Cavaliere!
Nonostante tutto quello che aveva da dire, preferì prima aspettare che la ragazza proferisse parola.

-Quei rovi non sono gli unici ostacoli. Prima la parte interna di questo muro era ricoperta di marmo, ma oggi ve ne rimangono solo i perni e i buchi di fissaggio. Sono entrambi coperti dai rovi, ma se guardi più attentamente, ho liberato alcuni buchi. Se scendi appigliandovisi, non avrai problemi-spiegò lei.

-Va bene-rispose lui.

Come gli aveva detto Destino, il Cavaliere discese il muro, seguito dallo sguardo attento della ragazza. Arrivato poi all’ultimo buco lo mancò per la stanchezza e scivolò sull’ erba e sui rovi a pancia in giù. La ragazza subito cominciò a scendere e il ragazzo non ebbe neanche il tempo di rialzarsi, che a lei mancavano solo pochi centimetri di scalata.

-Tutto bene?-chiese, poi, inginocchiandosi vicino a lui e aiutandolo a girarsi.

-Sì, abbastanza…-rispose lui, tenendosi di nuovo il fianco sinistro. Stranamente il dolore sembrava acuirsi ogni minuto che passava, invece che diminuire.

Destino guardò ancora quel gesto e fissò l’armatura dorata intatta nel punto ove il ragazzo aveva la mano.

-Cosa può averti fatto?-chiese lei, sfiorando quel punto. L’armatura era solo leggermente graffiata.

-Non lo so-rispose lui, alzandosi, aiutato da lei.

-Siamo quasi arrivati-disse Destino, turbata.

Seguendo il muro con lo sguardo, si poteva individuare una figura nera, oscurata dai rovi e dall’abbandono.

-Una delle vecchie case in stile ottocentesco. E’ disabitata da più di cinquanta anni…possedeva tantissimi tesori, ora depredati-spiegò Destino, vedendo che il Cavaliere si era fermato a guardarla-e come puoi vedere-aggiunse volgendosi verso il muro-non hanno risparmiato neanche le rivestiture dei muri che la cingevano, nonostante fossero di marmo sottilissimo e inutilizzabile...-finì quasi con un mesto sorriso sulle labbra, come se stesse narrando di una cosa a lei cara.
Ripresero a camminare. Una volta scavalcato il muro si erano ritrovati in un fazzoletto di erba alta, ma semplice da attraversare.
Ben presto giunsero al corrispondente muro di quello che avevano scavalcato, solo che questo aveva una grande breccia, che lo aveva fatto franare completamente per un bel tratto.
I due ragazzi scansarono le pietre e ciò che rimaneva del vecchio muro e si ritrovarono su una strada asfaltata. Sicuramente neanche quella doveva essere una strada principale, ma era già migliore per camminare.
Davanti a loro, sulla sinistra, c’erano le villette che avevano visto da dietro, sulla destra, invece, la strada si divideva.
La ragazza tenne sempre la destra e si ritrovarono su una strada sempre asfaltata. Dopo alcuni metri, davanti a loro si parò un cancelletto basso di legno.
La ragazza lo aprì e con il ragazzo entrò nel suo giardino.

-Siamo arrivati, Cavaliere. Benvenuto nella mia dimora-disse Destino, guidando il Cavaliere fino al portone di una modesta villetta, d’impronta anglo-americana.
Infatti la porta d’ingresso era posizionata, precisamente, al centro della casa, che vantava ben due piani, con una piccola mansarda. Le cinque finestre sulla facciata erano completamente buie, simbolo che nessuno era in casa.
Destino guidò il Cavaliere fin sotto la tettoia, che copriva la porta e le due finestre al piano terra¬. Il Cavaliere si staccò dalla ragazza. Questa si mosse agilmente e nel buio il ragazzo sentì una porta aprirsi.
Destino entrò e una luce abbastanza fioca illuminò il porticato.

-Entra pure-lo invitò Destino sulla soglia di casa.

-Grazie-rispose il ragazzo.

Destino lo fece appoggiare di nuovo a lei, prima di salire le scale che portavano al piano superiore, situate proprio in corrispondenza dell’entrata.

Il ragazzo la fissava. Era davvero strana…Non è certo da tutti aiutare uno sconosciuto, ancor peggio se questo sembra uscito da un museo di cavalieri medievali ed ha appena finito di combattere con un altrettanto reperto antico, che ha minacciato di colpire…
Anche le sue parole, il suo modo di fare…Non gli aveva neanche chiesto chi fosse(o forse meglio cosa fosse?)o da dove venisse, ma le sue prime parole erano state scuse e poi…

I pensieri del ragazzo furono interrotti da una fitta atroce. Strinse i denti, per cercare di non urlare, ma comunque un sottile gemito uscì dalle sue labbra.

-Scusami-la voce mortificata della ragazza servì a fargli ricordare che non era solo.

Si guardò intorno. Era così assorto nei suoi pensieri che non si era neanche accorto che la ragazza lo aveva fatto stendere su di un letto. Ecco il motivo di quella fitta. Ma ciò non fece altro che far comprendere al ragazzo che il colpo subito era a effetto ritardato, cosicché fosse morto prima di giungere al Tempio, impedendo di avvertire il Gran Sacerdote della forza del nemico.

Mentre pensava a ciò, Destino si era recata nello studio del padre, nella mansarda.
Febbrilmente scorrè veloce i farmaci nella bacheca del padre, che dopo la sua morte era diventata il consueto posto dove tenere i medicamenti.
Era agitata. E molto. Avendo un medico come padre le nozioni mediche più comuni erano a sua completa disposizione e forse la sua conoscenza si estendeva anche oltre. Ma mai le era capitata occasione di mettere in pratica ciò che aveva appreso da quei pesanti e spessi libroni, che si trovavano alle sue spalle, salvo in pochissimi casi. Dopo aver preso ciò che le occorreva, discese velocemente la scaletta di legno e tornò nella sua stanza, dove si trovava il Cavaliere.
Depose bende, farmaci, previdente ago e filo sterile sul comodino. Si tolse le scarpe e i lunghi guanti velocemente. Poi corse nel bagno a prendere una bacinella d’acqua calda, con alcuni asciugamani. Dopo aver controllato velocemente che tutto ciò che le occorresse fosse accanto a lei, s’avvicinò al letto.
Guardò il volto del Cavaliere, sul quale era dipinta un’espressione di puro dolore e si decise ad agire. Con una leggera mossa, evitò che i lunghi capelli le dessero impiccio.
Poi le sue mani pallide e sottili si mossero abilmente sui coprispalle dell’armatura e, quasi si muovessero da sole, cominciò a liberare il ragazzo da quella cotta dorata.
Il ragazzo la guardò. Lei sentendo il suo sguardo su di sé, puntò gli occhi nei suoi per un attimo e disse:

-Per medicarti devo toglierti l’armatura, Cavaliere-

Lui annuì senza un sussurro e la lasciò fare.
Destino sganciò anche i bracciali e poi scese al pettorale e alla cintura. Li tolse entrambi, depositandoli a terra tutti vicini.
Ma non appena sollevò il pettorale, non potè fare almeno di corrucciarsi. La veste da monaco indossata sotto l’armatura dal ragazzo, sul fianco sinistro era completamente bruciacchiata e inzuppata di sangue. Ma Destino non si fece perdere d’animo. Arrotolò la veste, in modo da scoprire il fianco ferito e cominciò a pulire la ferita con l’acqua calda.
Questo fece scappare al ragazzo un altro gemito. Lei lo guardò e sorrise.

-Scusami, ma è necessario-disse.

-Resisterò…-disse flebilmente il ragazzo.

Quando ebbe finito, osservò il vero danno: la ferita non era molto profonda, spaventava di più l’ustione a sangue, neanche tanto estesa. Il colpo doveva essere stato attutito dalla corazza, anche se quella non era stata minimamente intaccata. La ragazza potè tirare un sospiro di sollievo. Disinfettò la ferita. Poi, stupitasi di non aver sentito niente, guardò il volto del ragazzo.

-Tutto bene?-chiese.

-Sì, abbastanza…-rispose il Cavaliere. Non riusciva a spiegare quella sensazione di stanchezza e sorda sensibilità che lo stava invadendo…Eppure non aveva perso così tanto sangue…

-Ho quasi finito-continuò la ragazza-la ferita non sanguina più tanto. Basteranno giusto un paio di punti. Non sentirai niente-

-Ne sono sicuro…-si disse il Cavaliere, socchiudendo gli occhi.

Lei, in attesa della risposta che non arrivava, lo guardò e sbiancò d’un colpo. Mise accuratamente i punti e poi prese il polso fra le sue dita. Era regolare. Si rassicurò abbastanza da poter finire la medicazione. Bendò stretto tutto il busto del ragazzo, per evitare che potesse riaprirsi la ferita. Poi guardò di nuovo il viso del ragazzo. Era leggermente pallido, ma stava riprendendo colore. Gli asciugò il rivolo di sangue a lato delle labbra con un asciugamano e poi disinfettò anche un piccolo taglietto sotto l’occhio destro. Dovevano essere stati i rovi.
Finì di togliergli l’armatura, che poggiò vicina al letto, ma subito i pezzi dorati si composero a formare un Ariete dal vello d’oro.

-Il Cavaliere D’Oro di Aries…! Averi dovuto immaginarlo…-sorrise fra sé la ragazza.

Nonostante fosse stupita, non lo diede a vedere ai muri e al cavaliere dormiente.
Sentiva, dentro di sé, che quella notte sarebbe stata solo l’inizio…

…l’inizio di una vita al limite fra realtà e fantasia…

Lode a coloro che sono giunti fino a questo punto…come dono riceverete una benedizione dalla musa Mnemosine, per la vostra salda mente e per la vostra pazienza…No, scherzo! Però devo dire che quando mi concentro, scrivo capitoli davvero strani e lunghi…a proposito, a tutti coloro che sono appena tornati, come sono andate le vacanze?? Spero bene! La prima sessione delle mie è stata meravigliosa, anche se i miei progetti, riguardo le fics da continuare non sono andati a buon fine…(*CF si rivede nella sua mente andare avanti e indietro a prendere l’acqua, andare al market, rincorrere suo fratello per tutto il campeggio, andare a lavare i piatti e i panni*buuuu,non ho potuto che scrivere solo pochi righi di questo nuovo capitolo!!!ndCF_triste_triste_per_essere_stata_lontana_dai_suoi_“adorati”_personaggi OLE’!!!!!!ndpersonaggi_delle_fics_di_CF)Vabbuò….cmq,avete visto che mi sono fatta sentire più tardi??(No….ndlettori CattivindCF)Bhè…la mia vacanza si è prolungata fino a giovedì pomeriggio!!! Che bello!!(Sei troppo contenta…Cos’è successo?ndMilo_malizioso Bhè…io…ndCF_tutta_rossa Dai,su!!ndtuttiglialtri NOOOO!!!ndCF_imbarazzatissima)…Non so neanche io cosa dire per queste mie uscite…forse è l’euforia che mi ha dato questo capitolo!!! Vi è piaciuto???? Spero me lo facciate sapere presto!!! Io però, purtroppo,lunedì devo ripartire, ma tranquilli che per il 20 sarò già di ritorno(stavolta penso senza ritardi…)
Passiamo ai ringraziamenti(o forse meglio al ringraziamento):

Per Kristi87: Scusami per l’errore!!! Mi dispiace!!! Sono felicissima che la fic ti piaccia e bhè, devo dire che hai ragione: stavolta Seiya ha davvero ragione!!(perdona la cacofonia, ma sono a corto di parole…) Volevo scoprire l’identità del cavaliere in questo capitolo, ma l’ho fatto solo in parte, anche se non ci vuole tanto a capire chi è…giusto, Seiya??? Ho letto i nuovi capitoli della tua fanfic: mia piace sempre di più!!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto…
A proposito, io penso che Therealpisces sia in ferie, vero?

Vabbuò…grazie anche a coloro che leggono e non recensiscono, anche se io ho già avvisato che accetto commenti anche negativi(non vi mangio mica…)spero che qualcuno di voi si unisca ai recensori di questa fic. Ne sarei felicissima!!!
A proposito, volevo avvisare che il titolo del secondo capitolo è -“Botti” di mezzanotte-. Non so come mai non sia comparso assieme alla dicitura “capitolo 2”…
Ancora una cosa:COMMENTATE!!!!
Vostra ColdFire§

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Capitolo 5
*** Capitolo 4-Non ho un cuore... ***


Non ho un cuore…

Si svegliò con i versi dei gabbiani e il fruscio del mare che sbatteva contro la scogliera nelle orecchie, scoprendo quanto fosse presto.
Sbattè più volte le palpebre. Nonostante ogni giorno si svegliasse più o meno a quell’ora, non ne aveva proprio voglia. Chiuse ancora gli occhi, inspirando profondamente l’aria piena di salsedine che aveva imparato ad amare in quei quattro anni. Quell’odore le ricordava tantissimo la terra della madre, quell’ Italia che desiderava tanto conoscere, quel Paese con cui aveva in comune solo il luogo di nascita…Poca cosa se pensava a cosa aveva in comune con la Grecia, ancor di meno se pensava all’India, quel mondo bellissimo dove aveva passato i giorni migliori della sua vita. Tutti quei ricordi, troppi, lo sentiva, la stavano riportando indietro nel tempo…la prima partenza verso l’India, il volto sorridente del padre, la povertà di quel piccolo paesino dove lavoravano i suoi genitori, il tempio buddista, i monaci, lei da sola nel tempio davanti alla statua del Buddha…e poi…una strana figurina nella posa del loto…
Aprì gli occhi normalmente, come se quei ricordi non l’avessero per niente turbata, come se fossero passati su di lei come acqua, senza bagnarla, lasciandola indifferente. E invece, nonostante il suo aspetto dicesse il contrario, lei era riuscita a fermare quel flusso di ricordi giusto in tempo, prima che suscitassero in lei nostalgia e dolore.
Con un sorriso scacciò via quelle vecchie immagini.
Si alzò dalla poltrona di vimini sulla terrazza, dove aveva dormito quelle poche ore e si stiracchiò. Aveva ancora indosso il vestito della festa. Lo lisciò sulle cosce, inutilmente e voltò lo sguardo verso il mare.
Il sole doveva ancora farsi vedere e nel cielo azzurro tenue si vedeva qualche gabbiano. La ragazza si appoggiò alla ringhiera di legno, non facendo caso a quanto le desse fastidio quel gesto. Si sporse e guardò il mare sbattere dolcemente contro la scogliera. Sorrideva. Il mare era l’unica cosa che l’allietava in quel posto, dove tutto le ricordava i suoi nonni e il loro odio verso di lei, verso sua madre, verso quella che loro definivano “cultura sporca”, la vera cultura a cui sentiva di appartenere.
A quei pensieri il sorriso di Destino si cancellò. Rimase in bilico, con gran parte del busto al di là della ringhiera scolpita di legno. La strinse con forza, fissando duramente il mare.

-“Cultura sporca”…-mormorò severamente-“CULTURA SPORCA”!!!-gridò poi.

Le sue mani continuavano a stringere il legno, ora tremanti, scalfendo il legno, all’insaputa della ragazza.

-IO STESSA PER VOI NON SONO ALTRO CHE UNA STUPIDA RAGAZZINA….-urlò tremante di rabbia-…una stupida ragazzina che fingete di amare solo perché figlia di vostro figlio…-mormorò abbassando lo sguardo e ritornando al di qua della ringhiera.

Si portò le mani al viso, scoprendole screpolate, ma non ci diede peso.
Quello a cui pensava erano i suoi cuori: sua madre e suo fratello. Ed entrambi i suoi cuori erano morti. Lei non aveva un cuore. Aveva solo una strana mente. Niente di più. Solo una strana, intelligente mente, per cui i suoi nonni avrebbero fatto di tutto. Sarebbero anche arrivati a toglierle il cervello solo per avere quella mente così simile a quella del padre. E per quella mente l’avevano tolta all’ India, l’avevano portata via, per quella mente le avevano impedito di tornare in India alla morte del fratello, per quella mente l’avevano costretta a seguire una religione non sua, l’avevano isolata in una scuola per figliocci ricchi, lei che era sempre vissuta fra la povertà…Quanto male le avevano provocato, quanto odio avevano fatto accrescere in lei…tanto, troppo…quell’odio che lei aveva sempre evitato, che non voleva…

Quando allontanò le mani dal volto le sentì bagnate. Si stupì. Nel giro di circa dodici ore aveva pianto di più che nei suoi anni di vita. Asciugò le lacrime e si voltò verso il balcone della sua stanza. Dai vetri chiusi vedeva il cavaliere disteso sul letto, ancora dormiente.
Un sospiro, la cui fine sciolse in un sorriso.
Ritornò nella sua stanza. Ancora gettò un’occhiata al ragazzo disteso, poi si tolse il maglioncino che aveva infilato la scorsa notte sul vestito. Lo poggiò sulla cassapanca ai piedi nel letto e si infilò in un’altra porta, affianco a quella in cui era entrata lo scorso pomeriggio. Ne uscì con un accappatoio indosso e una cambiata in mano.
Prima di entrare nella camera armadio della madre, che era collegata al bagno, guardò ancora il ragazzo. Non sapeva il perché, ma sentiva che lui l’avrebbe aiutata.
A far cosa? Neanche questo sapeva.

Quando rientrò nella stanza, il Cavaliere ancora non si era svegliato. S’avvicinò e constatò che la ferita non si fosse riaperta. Avrebbe dovuto cambiargli la medicatura, per mettere una pomata per le ustioni, ma si disse che poteva aspettare. Non aveva voglia di svegliarlo. Per lui, come per lei, era stata una vera e propria nottataccia, quella di Capodanno.

Era in cucina a sorseggiare una tisana, quando sentì il campanello di una bicicletta suonare. Intendendo già chi fosse, mollò la tisana sul tavolo e scese le scale, precipitandosi fuori.
Un’ allegra Mika la salutava con la mano. Destino andò ad aprire il cancelletto e Mika scese dalla bici, portandola nel giardino a mano.

-Mika! Che sorpresa! Sei qui di passaggio?-chiese Destino, sedendosi, imitata dalla sua amica, sui gradini della casa.

-Sì-rispose la ragazza-Di passaggio, ma anche di proposito. Ieri hai dimenticato lo scialle-lo porse alla ragazza-che già avevi dimenticato qualche giorno fa-scoppiò a ridere insieme a Destino.

-Accidenti, che sbadata!-disse Destino, non appena riuscì a calmarsi.

-Già-sorrise ancora Mika-E, a proposito, come ti senti?-chiese tenuemente.

Destino la guardò, poi voltò lo sguardo davanti a sé, nel vuoto.

-Vuoi sapere la verità?-chiese Destino.

Mika annuì.

Nonostante non avesse visto l’assenso dell’amica, la ragazza dai crini corvini cominciò a parlare, tranquillamente e fluidamente.
-Bene. Ieri sera penso di aver avuto un crollo, un crollo psicologico. In questi ultimi giorni ho pensato così tanto al mio fratellino…-

-Ne sono contenta. Ieri sera mi hai fatto preoccupare. Sembrava che i nostri ruoli si fossero invertiti-

-Ma dai, non scherzare!-

-Non sto scherzando-

Mika guardò Destino con aria falsamente seria. Destino la fissava scettica. Poi Mika non ce la fece più e scoppiò a ridere di nuovo.
Destino sorrise.
Quando la castana si fu calmata, guardò verso la meridiana, posta proprio a pochi passi da loro.

-Accidenti!!Ma è già mezzogiorno?-disse Mika.

-No-disse Destino. Si alzò e si diresse verso il quadrante bianco, con in mezzo un’asticella di ferro nero, inclinata di 60° gradi. Mika si avvicinò, con aria interrogativa, ancora stupita per il tardo orario. Vide la sua amica poggiare le mani sul quadrante e abbassare lo sguardo. Mika ebbe quasi paura, quando la voce di Destino le giunse alle orecchie stranamente profonda.

-No-ripetè la corvina-in tutti questi anni, ancora non hai capito-scosse la testa.

Mika fu certa di aver tremato.

-…come leggere una meridiana!!!!!-disse Destino sull’orlo delle risa, alzando il volto di scatto.

Mika saltò al veloce gesto dell’amica e le ci vollero almeno cinque minuti per capire cos’era successo, il tempo necessario a far calmare il suo cuore in corsa.

-Ma cosa ti è venuto in mente!!!-urlò-Avrei giurato che il diavolo ti avesse posseduta!-disse poi, ancora con una mano sul cuore.

Destino se la rideva di gusto. Era da tanto tempo che non si divertiva così. Da tantissimo…

-Allora, vuoi dirmi che ore sono, visto che non ho neanche l’orologio?-chiese Mika, un po’ scocciata.

-Sono le nove e mezza circa-disse Destino.

-Allora mi sa che devo tornare-riprese Mika, tornando seria e forse anche un po’ dispiaciuta.

-Di già?-chiese Destino.

-Sì. Avrò parecchio da fare, a quanto pare, in queste due settimane, prima di tornare a scuola-

-Ti riferisci al discorso di Shima?-

-Sì-Mika abbassò lo sguardo.

-Non prendertela. Sono sicura che nessuno riuscirà ad importi ciò che tu non vuoi. Sei una ragazza forte e testarda. E poi male che vada, vorrà dire che potrai vantarti di avere un bel ragazzo…-sorrise Destino a rincuorare l’amica-bello e intelligente-concluse.

-Già…e tu?-chiese maliziosamente Mika.

Destino fece le spallucce, chiudendo gli occhi.

-Prima o poi sarai costretta a dirmi chi ti piace, hai capito?-disse la castana, puntando l’indice destro contro Destino.

-Cioè mai…-disse Destino senza espressione.

-Come “mai”?-chiese Mika, fingendo quasi di non aver sentito.

-Mai-ribattè Destino.

-Sei davvero malefica, lo sai?-

-Come?-Destino finse di non aver sentito.

-Malefica!-

-Anemica? No, ti stai sbagliando-

-MALEFICA!-

-I fichi? Mi dispiace non ne ho-

-M-A-L-E-F-I-C-A!-urlò Mika.

-Come? Non ho capito-la rimbeccò ancora Destino.

-Ci rinuncio-s’arrese Mika-Sei impossibile quando vuoi evitare un argomento-

Prese la bici e la portò fuori al cancelletto, seguita a ruota da Destino.

-Allora ciao, ci vediamo a scuola!-esclamò Mika, salendo sulla bicicletta.

-Ciao!-salutò di rimando Destino, accompagnando il gesto con la mano. Rimase ferma finchè non vide la figura di Mika scomparire dietro una curva.

Rientrò in casa.
Aveva un mesto sorriso sulle labbra e le palpebre semi abbassate. Queste però si spalancarono di scatto, non appena la ragazza voltò lo sguardo in cima alle scale.
Lì, con una mano appoggiata alla ringhiera della scala, c’era il giovane Cavaliere.
Destino osservò il giovane sta lo stupore e la preoccupazione. Si ritrovò a fissare di nuovo quegli occhi, che lei aveva visti blu come l’universo, ma che ora le apparivano di quel colore indefinito tra il blu e il verde smeraldo. Il contatto visivo fra i due sembrava dovesse durare in eterno e invece una strana ombra oscurò quelli di lui, che si accasciò sulla ringhiera.
Sarebbe caduto forse per terra, se Destino non l’avesse raggiunto in tempo, in un tempo che sembrava forse troppo veloce per una semplice persona.

-Cavaliere!-lo chiamò Destino, preoccupata.

Il ragazzo non ebbe nessuna reazione.
Destino lo riportò nella sua stanza e lo fece stendere di nuovo. In quel momento i suoi occhi sembrarono risplendere nuovamente e il Cavaliere ritornò cosciente.

-Cavaliere!-lo chiamò ancora la ragazza.

-Deve…deve essere la ferita…la ferita brucia…-mormorò sommessamente.

Destino rimase stupita da quelle parole. Com’era possibile?

Subito tolse le bende e ciò vide la lasciò di stucco. La ferita, che si andava rimarginando, era completamente rossa e tutt’ intorno l’ustione sembrava essersi estesa, anche se non aveva proprio l’aspetto di una vera ustione. Sembrava piuttosto, sembrava, somigliava…
Destino non sapeva neanche lei cosa fosse. L’ unica cosa che sapeva era che si diffondeva in fretta.
Cercò di lenire il dolore al ragazzo con impacchi di acqua fresca, mentre cercava di riordinare le idee.
Non riusciva a trovare una soluzione. Ma forse perché una vera soluzione non c’era.
Prese quasi meccanicamente la pomata contro le ustioni e cominciò a massaggiarla sulla pelle infuocata. La ragazza poteva sentire la pelle del ragazzo tremare dal dolore sotto il suo tocco, ma cercò di ignorare. Era strano come avesse a cuore le sorti di quello strano ragazzo di cui non conosceva neanche il nome.

Con questo strano pensiero nella testa, continuava a massaggiare la pelle attorno alla ferita, non accorgendosi che i tremolii dovuti al dolore stavano diminuendo, fino a finire del tutto.

Il ragazzo, in quel momento, sentì la mente libera dal dolore martellante e finalmente lucida. Cosa l’aveva liberato così facilmente da quel dolore lancinante?
Sentiva dentro di sé una strana sensazione. Era come se un cosmo leggero e fresco lo stesse attraversando, liberandolo dagli effetti malefici del colpo di quel cavaliere infuocato. Solo dopo diversi minuti sembrò accorgersi che quello strano cosmo proveniva dalla ragazza.

Destino vide la pelle del ragazzo diventare, pian ,piano, di nuovo chiara e se ne rallegrò.
Alzò il volto felice verso quello del Cavaliere, scoprendo che questi la stava fissando serio. Il sorriso di Destino presto scomparve. Le espressioni dei due sembravano una il riflesso dell’altra. Poi una si addolcì e, come era successo prima, s’addolcì anche l’altra.

-Tutto bene, Cavaliere?-chiese Destino.

-Sì-rispose lui-Grazie per quello che hai fatto per me-concluse, cerando di alzarsi, ma Destino lo fermò.

-Non fare movimenti bruschi, Cavaliere. La ferita potrebbe riaprirsi-lo avvisò la ragazza, senza durezza o rimprovero nella voce.

Lui fu dapprima contrario, ma poi annuì.

La ragazza si alzò e si diresse verso la porta della stanza. Sotto lo stipite si girò.

-A proposito, Cavaliere, desideri una tazza di tisana?-chiese.

-Il mio nome è Mur, Destino, non “Cavaliere”-disse sorridendo il ragazzo.

-Allora, Mur vuoi un po’ di tisana calda?-chiese ancora.

-L’accetto volentieri, grazie-rispose Mur.

-Bene-concluse Destino uscendo dalla sua stanza, diretta verso la cucina.

Stranamente Destino sentiva uno strano calore in tutto il corpo, che partiva da un punto nella parte sinistra del suo petto, dove una volta c’erano i suoi due cuori…

Salve ragazzi!!!Eccomi qui, di ritorno dalle vacanze bianca peggio di come ero partita, ma con un capitolo fresco, fresco! Avete visto? Cosa vi avevo detto? Siete riusciti ad individuare le prime anormalità? Spero di sì…Cmq sono molto contenta di essere tornata e spero che vogliate farmi ancora più felici recensendo in tanti!!

Per Kristi 87: ti ringrazio per avermi seguito fin qui e spero che continuerai. Bhe, sì Destino è la protagonista, almeno per adesso, ma penso che poi il suo ruolo verrà affibbiato anche ai Cavalieri D’Oro…

Allora vi saluto e rinnovo il mio invito a commentare…(è per di più una supplica…), ringraziando ancora Kristi 87 per il suo sostegno e coloro che leggono soltanto.
Ci vediamo al prossimo capitolo!!Yia su!!!!
Vostra ColdFire§

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