You are the only exception

di Poisoned_Cherry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Strano colpo di fulmine ***
Capitolo 2: *** Festa di bentornato per Mikey ***
Capitolo 3: *** Torte a volontà! ***
Capitolo 4: *** Sentimenti contrastanti ***
Capitolo 5: *** La confusione cresce ***
Capitolo 6: *** Sarà la scelta giusta? ***
Capitolo 7: *** The exception! ***
Capitolo 8: *** Happy (maybe) ending ***



Capitolo 1
*** Strano colpo di fulmine ***


                                                                                                             Capitolo 1
                                                                                                      Strano colpo di fulmine


<< Gerard non scordare che devi andare a fare la spesa, oggi Mikey ritornerà dal campus >>.
<< Certo mamma! Il tempo di fare una doccia veloce e vado >>.

Mezz’ora dopo:
Eccomi alla fermata del bus, vorrei tanto evitare di star qui al freddo, ma la mia auto è dal meccanico. C’è un freddo elevato, ho scordato la sciarpa che mi confezionò la nonna prima di morire. Che noia aspettare il bus da solo e senza il mio I-pod che mi tiene compagnia. Oggi ho scordato proprio tutto!
Per ammazzare il tempo mi metterò a fissare i passanti. Questa cosa mi diverte molto perché vedo gente sempre più bizzarra e spesso trovo in loro ispirazione per i personaggi dei miei fumetti. Purtroppo però oggi non passa proprio nessuno e quei pochissimi passanti sono mh come dire…sembrano delle statue costruite alla meno peggio e non hanno nulla che attiri la mia attenzione. Per un attimo però, il mio sguardo si soffermò sulla panchina della fermata. Vi erano seduti due donne mature,una ragazza e un ragazzo. Le due donne non avevano niente di particolare, chiacchieravano tra di loro sul fatto che oggi i bus non passavano da quasi un’ora e ipotizzavano un possibile sciopero o qualche incidente nella strada principale. La ragazza che, a guardarla bene, non le avrei dato più di diciotto anni, indossava una t-shirt gialla, larghissima e a maniche corte dei Sex Pistols, dei leggins neri e lucidi e delle scarpe col tacco nere anch’esse. Mi colpì proprio il suo abbigliamento…con questo freddo, indossava solo questo. Non riuscivo a scorgerle il viso perché teneva il capo chino, ma dalle braccia scoperte, notai che la sua pelle era chiarissima e aveva i capelli biondi ossigenati.
Quello che mi colpì più di tutti, tra questi quattro soggetti, fu il ragazzo. Anche lui aveva il capo chino e quindi non riuscivo a vedere neanche il suo viso. Era vestito tutto di nero: scarponcini, pantaloni stretti, una felpa e dei guanti. Si era appena acceso una sigaretta e il suo modo di fumare m’incantò. Quando inspirava ed espirava il fumo, lo faceva in un modo terribilmente affascinante e sono ben pochi gli uomini che a esserlo. E lui lo era.
O cazzo ma perché faccio pensieri su un ragazzo? Perché proprio su di lui? Ho una bella ragazza che mi aspetta dall’altro lato della città! Il modo in cui questo ragazzo fuma, mi attira tantissimo! Sono proprio curioso di vedere il suo viso e di sentire la sua voce… chissà ha un suono sensuale.
<< Alleluja! Finalmente si vede un bus! >>. Era la sua voce! Si porca paletta! Anche la sua voce riusciva a scuotermi dentro! E arrossì nel momento in cui mi resi conto di star facendo pensieri poco consoni.
Salimmo tutti sul bus che era stracolmo di gente che si lamentava del forte ritardo e della troppa gente che saliva a ogni fermata. Io ero dietro a quel ragazzo e riuscì a sentire il suo odore… era un misto di Pino Silvestre e fumo. In quel momento mi sentì quasi come una ragazzina che sta accanto al ragazzo che tanto brama e che si fomenta su qualsiasi cosa lui faccia.
Nel frattempo, decisi di distogliergli lo sguardo chiedendo a una signora accanto a me che ora fosse. Era passata già un’ora e mezza da quando uscì da casa e avvisai mamma con un sms, che sarei stato ancora molto fuori.
Alzai lo sguardo per cercare quel ragazzo, ma non lo vidi più. Non c’era neanche la ragazza vestita in modo inappropriato alla temperatura di oggi. Chiesi a un anziano signore se li avesse visti scendere e mi disse che erano già scesi due fermate fa.
Mi convinsi a non pensarci più; scesi davanti al supermarket, comprai l’occorrente per la torta che mamma doveva preparare per il ritorno di Mikey e mi avviai a piedi verso casa perché non mi andava proprio di aspettare ancora il bus e a prendere altro freddo.
Mi misi il cuore in pace, convincendomi che non avrei più rivisto quel tipo tanto affascinante.

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Capitolo 2
*** Festa di bentornato per Mikey ***


                                                                                                              Capitolo 2                                                         
                                                                                                  Festa di bentornato per Mikey


Mentre camminavo, il mio telefono squillò, era mia madre che mi avvisava dell’arrivo imminente di Mikey e che dovevo sbrigarmi sennò, non avrebbe fatto in tempo a preparare la torta.

Iniziai a camminare più velocemente, ero ansioso di rivedere il mio fratellino e di riabbracciarlo! È strano, ma io e lui siamo diversi da tutti i fratelli. Io e lui non abbiamo mai litigato e stare lontani per due mesi, è davvero pesante.
Mi mancavano altri due isolati e sarei arrivato a casa, ma scorsi la sagoma di quel ragazzo di prima che stava svoltando l’angolo. Istintivamente lo seguì, anche se allungavo di parecchio la strada che mi avrebbe riportato a casa.
Camminava lentamente, le mani dentro le tasche della felpa, strisciava i piedi quasi fosse stanco e teneva sempre il capo chino.
Io avevo le mani occupate dalle buste della spesa che pesavano un po’ ed ero stanco dopo aver percorso tutta quella strada a piedi, ma mi decisi che dovevo avvicinarlo! Non potevo farlo scappare questa volta. Riuscì a raggiungerlo, gli stavo dietro, quasi appiccicato. Finalmente riuscivo a risentire il suo odore! Cazzo devo decidermi a parlargli! Qualsiasi cosa!
<< Ehm sc…scusa potresti dirmi che ora è? >>. Lui si girò verso di me, i suoi occhi verdi puntarono i miei e non riuscivo a staccarmene. Con la sua voce calda mi disse << Uhm si! Sono esattamente le 20:35 >>. Rimasi a fissarlo in silenzio per due minuti, poi mi venne i mente Mikey allora lo ringraziai, gli sorrisi e lui ricambiò. Lo superai e accellerai di nuovo il passo. Mi ricordai troppo tardi che avrei dovuto chiedergli come si chiamava! Chissà se lo rincontrerò ancora una volta.
Finalmente arrivai a casa, mia madre mi domandò mille volte perché avessi ritardato tanto e, evitando di parlargli del ragazzo, le dissi che era tutta colpa dei bus.
Mi misi a preparare i festoni in pochissimi minuti e lei preparò una delle sue meravigliose torte. Il campanello suonò ed io mi precipitai dalle scale ancora in accappatoio per essere il primo a salutare mio fratello. Aprì la porta urlando << Ben tornato fratellone! >>. Mi resi conto solo dopo che con lui c’era anche il ragazzo di oggi. Arrossì ricordandomi di essere in accappatoio, chiesi scusa per essere in desabillé e corsi di sopra a cambiarmi. Sarei tanto voluto restare sopra perché mi vergognavo tantissimo, ma c’era Mikey e mi decisi a scendere.
Dopo un lunghissimo abbraccio e dopo avergli fatto migliaia di domande, gli chiesi chi era il ragazzo che era con lui e Mikey mi spiegò che era un suo compagno alle elementari e che lo aveva incontrato per strada. Mi portò in salotto, dove c’erano la mamma, quel ragazzo, altri amici di Mikey che erano stati anche loro al campus e anche la ragazza con la t-shirt gialla. Aveva cambiato solo la t-shirt, adesso ne aveva una dei Nirvana. Mi presentai a tutti e finalmente scoprì i nomi di questi due ragazzi. Lui si chiamava Frank e la ragazza Jude. Finalmente la vidi in volto! Era davvero carina. Aveva gli stessi occhi di Frank, erano di un verde vivo e brillavano, un viso molto grazioso e sulle guancie aveva degli accenni di lentiggini. A essere sincero, quel biondo ossigenato non le donava molto. Scoprì che i due erano cugini e che lei si era infatuata del migliore amico di Mikey, che però oggi non poteva essere qui e quindi ci rimase un po’ male.
Dopo aver chiacchierato con la ragazza e aver fissato tutto il tempo Frank, arrivò il momento di mangiare la torta di mamma! Le torte di Donna Way sono famosissime qui! La fecero tagliare a me, cominciai a servirla e lasciai per ultimi i piatti di Frank e quello mio. Gliela portai io, giacché lui era rimasto tutto il tempo seduto sul divano. Gli porsi il piatto, ma rifiutò con un cenno del capo. Allora gli dissi che se non l’avrebbe neanche assaggiata mia madre si sarebbe offesa e con un sorrisetto che mi fece battere il cuore a mille, accetto e affermò che era davvero squisita. Mi sedetti accanto a lui e iniziammo a parlare della torta e della crema, mi disse che non ne aveva mia assaggiata una così buona. Gli dissi che io invece non ho mai assaggiato altri tipi di torte perché mamma ha sempre pensato che quelle fatte in casa sono molto più salutari. A questo punto venne un’idea a entrambi! Lui mi avrebbe portato in una pasticceria ad assaggiare tutti i tipi di torta che volevo, a patto che io lo avessi invitato qui a casa ad assaggiare tutte le torte di mia madre. Scoppiammo a ridere insieme ma decidemmo che la cosa si poteva fare!
Ci risiamo…mi risentì di nuovo come una ragazzina… beh dai che sarà mai! Non è mica un appuntamento galante!
Nel corso della festa continuai a chiacchierare con Frank e cercai di rendere partecipe anche Jude, così che da non sembrare scortese…in verità cercai di far entrare anche lei nella discussione solo per non insospettire Frank. Tutto filò liscio, nessuno capì che quel ragazzo mi provocava un senso di non so che dentro lo stomaco.
La festa terminò e salutai Frank ricordandogli del “patto” che avevamo fatto, lui sorrise, scrisse il suo numero su di un fazzoletto e mi disse di chiamarlo non appena fossi stato libero. Ci salutammo ed io aspettai che sparisse del tutto prima di chiudere la porta.
Mikey era stanco e andò subito a letto, io invece restai al piano di sotto a dare una mano a mamma per pulire tutto. Mentre stavo togliendo i festoni, mi chiese di Eliza, la mia ragazza, ed io mi ricordai che non l’avevo ancora chiamata. Guardai l’orologio ma erano già le 02:30 e capiì che era tardi per poterla chiamare. Le lasciai un messaggio privato su Facebook chiedendole scusa e le dissi che non l’avevo chiamata perché avevo speso tutta la giornata per preparare la festa. Le dissi inoltre che se era libera, sarei potuto andare a prenderla e portarla qui per salutare Mikey.
Devo togliermi dalla testa Frank! È un ragazzo porca paletta ed io sono già fidanzato! Meglio andare a dormire!

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Capitolo 3
*** Torte a volontà! ***


                                                                                                     Capitolo 3
                                                                                                   Torte a volontà!
                                                                            

Il giorno dopo, fui svegliato dallo squillare del mio telefono.

Era Eliza che voleva dirmi di andarla a prendere questo pomeriggio e portarla a casa mia, così poteva salutare Mikey.
<< Amore dormivi? Scusami se ti ho svegliato, ma volevo dirti che ieri ho parlato con tua madre e le ho detto che volevo salutare Mikey e volevo preparare una cenetta di bentornato! >>, disse lei eccitata al solo pensiero. Adorava cucinare e poi adorava Mikey, lui si confidava molto con Eliza e si era affezionato davvero tanto.
<< No, cioè si dormivo, ma fa nulla, dovevo svegliarmi alla fine, no? >>, le dissi, cercando di non apparire troppo assonnato.
Avvisai la mamma, che fece finta di non sapere nulla, come sempre. Era felicissima di rivederla, perché Eliza era da tanto che non veniva a casa nosta. Entrambe vanno molto d’accordo ed io sono felice di questo.
Andai a svegliare Mikey verso ora di pranzo. Lo lasciai dormire tanto, perché immaginavo fosse stanco dopo il viaggio e la festa di ieri.
<< Svegliati dormiglione! >>, esordì interrompendo il suo sonno, mentre alzavo le tapparelle.
Mikey mugugnò qualcosa d’indecifrabile nascondendosi sotto le coperte, per non farsi infastidire dalla luce.
<< Mikey cazzo! Svegliati! Ti ho lasciato dormire fino adesso, ora basta, dai! >>, dissi con un tono severo, mentre gli toglievo le coperte.
Si alzò, mi fulminò con lo sguardo e andò in bagno a prepararsi.
Dopo un po’, mamma ci disse che era pronto in tavola e andammo a sederci. Aveva preparato una squisitissima frittata di patate e Mikey, come sempre, inondò il suo piatto di ketchup e senape e iniziò a mandare giù tutto quasi in un boccone, tanto era affamato. Io invece mangiai lentamente perché avevo voglia di gustarmela per bene e poi erano mesi che non eravamo tutti a pranzo assieme. Mi mancava guardare Mikey mentre divora tutto ciò che trova e mamma che continua a dirgli di mangiare piano, ma che nel frattempo continua a riempirgli il piatto.
Non appena finimmo di pranzare, io e Mikey sistemammo la sala da pranzo e mamma iniziò a lavare le stoviglie. Mi accorsi che già erano le 15:23 e dissi a Mikey di continuare da solo perché io dovevo andare a prendere Eliza e ci avrei impiegato sì e no un’ora per arrivare da lei col bus, quindi dovevo andare adesso. Mi prepara in 20 minuti più o meno, misi un paio di jeans scuri e un maglioncino grigio perché oggi faceva un po’ freddo fuori e andai alla fermata del bus. Inconsciamente speravo di rincontrare Frank e di potergli parlare, ma cercai di scacciare via questi pensieri. Poteva un ragazzo farmi comportare come una ragazzina? Direi proprio che non poteva essere così. Questa volta il bus passò in fretta e salì…e incontrai Frank. Si avvicinò con un sorriso davvero smagliante, mi diede una pacca sulla spalla e con un sorriso smagliante mi disse: << Sai che oggi è davvero la giornata perfetta per andare a mangiare quelle torte di cui ti avevo parlato? >>, lo guardai sorridendo e quasi arrossivo, speravo da un po’ di passare del tempo con lui.
Accettai immediatamente pensando che era inutile farsi scappare un’occasione del genere e mi dimenticai completamente di Eliza.
Scendemmo alla fermata davanti alla pasticceria. Era grandissima! Aveva dei tavolini fuori, su ognuno di questi c’erano dei menù a forma di torta, mh credo raffigurassero una Sachertorte. Iniziai già ad avere l’acquolina in bocca, solo alla vista di quei menù. Entrammo e lì, il mio sguardo si fermò su un’immensa fontana di cioccolato. Su di questa, vi erano posti degli uccellini di cioccolata bianca e anche qualche fiore e questi ultimi erano anche dentro la fontana. Era magnifica e rimasi incantato a fissarla per molto tempo. Frank nel frattempo era andato a scegliere le torte che voleva farmi assaggiare e quando finì, venne accanto a me e con la sua dolce risata, mi disse che potevamo accomodarci ad un tavolo fuori. Andammo fuori e ci accomodammo. Non sapevo se rimanere in silenzio a fissarlo, se dovevo iniziare un discorso oppure stare zitto a testa bassa. Mi decisi a parlare!
<< Che cosa fai nella vita? >>, lui sorrise e rispose guardandomi dritto negli occhi: << Suono la chitarra e canto in un gruppo, ma non guadagno molto >>. Mi spiegò che spesso, i locali della città li chiamano per attirare gente, ma purtroppo per il genere di musica che fanno, i locali non sono quasi mai pieni. Gli dissi che un giorno vorrei sentirlo cantare e dalla sua tasca tirò fuori un volantino, dove si diceva che domani sera i Leathermouth, la sua band appunto, terranno un concerto in un pub a pochi isolati da casa mia. Accettai l’invito e lui sorrise.
 Finalmente arrivarono le torte! Dall’aspetto sembravano squisite. La prima fetta che arrivò, era torta di mele, l’odore era quasi afrodisiaco, infatti, credo che il modo in cui guardavo Frank, fosse cambiato…o forse sono io che mi lascio trasportare dalla situazione e i miei occhi vedono tutto in modo diverso. Finiamo di mangiare quella fetta in silenzio e subito dopo ne arriva un’altra, era una classica torta con tanta panna e una fragola sopra. Era farcita con della crema al cioccolato. Sembrava la solita torta ma Frank mi guardò divertito e mi disse: << Non farti ingannare dalle apparenze, vedrai, appena assaggerai il primo boccone, cambierai subito idea >>. Seguì il suo consiglio e la assaggiai. Era dannatamente squisita! Non ne avevo mai assaggiata una così. Non riesco a descrivere la sensazione che provai gustando quella fetta di torta, però posso dire che quando guardai Frank per dirgli che aveva ragione, lui era concentrato a gustarsi la sua fetta e aveva un po’ di panna sul naso… lo fissai e lui non se ne accorse. Non so bene il motivo, ma immaginai me, che mi avvicinavo a lui per togliergli la panna e poi tutto si trasformò in un sogno poco consono a occhi aperti. Vidi me e lui cimentarci in un bacio appassionato. Le nostre lingue s’intrecciavano con tanta foga e i nostri corpi si avvicinavano sempre di più. Le nostre mani iniziavano a scivolare sul corpo dell’altro, lui mi sbottonò il cardigan e poi mi tolse la t-shirt. Io volevo fare lo stesso ma lui non me lo permise! Iniziò a baciarmi il petto, a toccarmi ed io stavo quasi per scoppiare. Stava per sbottonare i miei jeans, ma lo fermai e fu il mio momento. Gli tolsi la felpa e inizia a tracciare con le mie dita i contorni dei suoi tatuaggi. Mi accorsi che il suo respiro accelerava e ripresi a baciarlo mentre continuavo a toccarlo. Le sue mani scesero giù e iniziarono a muoversi sui miei jeans. Quel bacio divenne sempre più appassionato e anch’io feci scendere la mia mano sui suoi pantaloni. L’aria attorno a noi divenne più calda. I nostri respiri sempre più profondi. Lui sbottonò i miei jeans ed io i suoi. Mise la sua mano destra dentro i miei boxer e prese il mio membro e iniziò lentamente a toccarlo. Cercai anch’io di fare lo stesso, ma mi bloccò sussurrandomi << Se lo farai anche tu, mi distrarrai >>. E allora lasciai fare a lui e mentre mi stavo godendo quel momento di libido, Frank rise e mi svegliai da quel sogno ad occhi aperti.
Lo fissai con un’espressione indefinita e lui continuava a ridere. Mi chiese il perché avessi quell’espressione e gli risposi con tanti mugolii e parole sconnesse tra loro e alla fine dissi << Hai della panna sul naso... >>. Lui sorrise e quel sorriso mi mozzò il fiato. Era il più bello che avesse sfoggiato finora. Il più bello che avessi visto. << Potevi avvertirmi prima, invece di fissarmi in quel modo >> disse lui, mentre ancora sorrideva. << Ehm… si… hai ragione. Scusa. Davvero volevo dirtelo.. >>. Riuscì solo a balbettare questo perché mi ritrovai la mano di Frank piena di panna sulla mia faccia e con una risata fragorosa mi disse << Adesso siamo pari! >>. Rimasi immobile con la panna in faccia e non sapevo se ridere o rispondere alla provocazione. Frank aspettava una mia mossa mentre rideva così forte che sembrava che stesse per scoppiare. Mi decisi. Mi alzai con ciò che rimaneva della mia fetta di torta e gliela spalmai per bene in faccia, non mi accorsi che anche lui aveva pensato la stessa cosa. Mi ritrovai con la torta ficcata in bocca e lui aveva la faccia tutta bianca. Fu divertentissimo, purtroppo però uscì la cameriera e ci ordinò di abbandonare subito il locale, perché così facendo, stavamo rovinando l’immagine di quel posto. Non potemmo entrare per pulirci e camminammo sporchi di panna fino a casa mia.
Lo invitai a entrare così almeno poteva pulirsi e così fu. Prima entrò lui in bagno e quando finì, fu il mio turno. Uscì dal bagno e lo trovai seduto sul divano << Vuoi del caffè? >> gli chiesi sperando in una risposta affermativa. Speravo rimanesse ancora con me. Purtroppo però mi disse che doveva scappare a casa perché sua sorella lo stava aspettando per delle commissioni. Si avvicinò per salutarmi e non fu il solito saluto tra ragazzi. Fu un abbraccio alquanto strano… era piacevole, era un abbraccio molto caloroso. Non volevo più staccarmi da lì, però dovetti farlo. Non volevo dare nell’occhio e mollai la stretta e lo accompagnai alla porta. Rimasi a fissarlo fino a quando non scomparve completamente e richiusi la porta. Perché questo ragazzo riusciva a farmi provare certe cose? Cos’è che mi attrae tanto? Io sono un ragazzo! E anche lui! Io ho una ragazza!
Cazzo!
Eliza!
Devo chiamarla! Sarà infuriata con me… spero che mi perdoni perché l’ho combinata davvero grossa.

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Capitolo 4
*** Sentimenti contrastanti ***


                                                                                                Capitolo 4
                                                                                         Sentimenti  contrastanti


Tornai a casa, mi precipitai in camera mia e composi il numero di Eliza dal telefono che avevo in camera mia, sperando che mamma non origliasse. Dopo 4 squilli finalmente rispose e assunse subito un tono freddo e abbastanza seccato.

- Alla buon ora….
- Tesoro mi dispiace… io stavo… volevo avvisarti che ero fuori, ma ho avuto una serie d’impre…
- Imprevisti? Ho chiamato mille volte a casa tua e tua madre mi diceva: “Prova al suo cellulare, sarà rimasto bloccato alla fermata del bus”. Il tuo cellulare dava sempre la segreteria. Ho richiamato tua madre e mi ha detto che ti ha visto uscire con un amico di Mikey e che non sapeva dov’eri. Ti sei scordato di me? Fammi capire!
- No! Non mi sono dimenticato… solo… sono rimasto a parlare con lui e ho perso la concezione del tempo. Mi dispiace.
- Ti dispiace? Sai solo dirmi che ti dispiace?
- Cosa dovrei dirti? Ero con un amico! Non mi sembra che abbia commesso chissà quale crimine!
- Ahahahhaaha dio mio! Davvero pensi che te la caverai così? Sai cosa ne penso io riguardo al fatto degli imprevisti!
- Sai cosa penso io riguardo alle tue incazzature!
- Bene per me la conversazione può finire qui!
- Bene!
- Notte!
- Notte.
Scesi in cucina e ovviamente mamma aveva ascoltato tutto dal telefono del salotto. Il suo viso assunse un’espressione strana. Era arrabbiata e allo stesso tempo dispiaciuta, a lei piace tanto Eliza e odia quando litighiamo. Credo abbia paura che io rompa con lei.
Feci finta di ignorarla e mi preparai del caffè. Ne preparai in più di proposito, così presi due tazze e ne porsi una a mia madre, come segno di “pace”. Lei prese la tazza, mi fissò con aria interrogativa e poi, con un tono quasi di rimprovero mi disse: “Sarà meglio per te che domani andrai subito da lei!”. Feci un cenno col capo e mi diressi nella mia camera. Nel frattempo Mikey uscì dal bagno e con un tono abbastanza dispiaciuto mi disse: “Povera Eliza…” e tornò in camera sua.
Entrai in camera mia, finì il mio caffè e mi buttai a letto e fissando il soffitto ripensai a ciò che avevo fatto con Frank. Forse sarò insensibile, ma io avevo voglia di passare del tempo con lui e mi ha colto di sorpresa! Eliza non avrebbe capito neanche se l’avessi avvisata!
Mi rigirai un po’ sul letto e poi mi addormentai. Sognai Frank e speravo di riprendere ciò che avevo sognato a ogni aperti il pomeriggio precedente, ma non fu così. Non ricordo i particolari del sogno, ricordo solo che io ero con lui e mi stavo divertendo da matti! Adoro il suo sorriso, è così… non so come descriverlo. So solo che mi fa sciogliere il cuore. Oddio ma che dico? Parlo come un’adolescente!
Mi svegliò Mikey, aprendo la finestra e urlando: “Devi andare da Eliza!ORA!”. Mi alzai a mio malgrado e mi preparai. Scesi in cucina e trovai mamma con una tazza di caffè in mano, me la porse e m’incitò a sbrigarmi. Uscì e corsi alla fermata e neanche dopo 10 minuti arrivò il bus. Arrivai a casa di Eliza a mani vuote e pensai di scendere dal fioraio e prenderle un mazzo di rose, così avrei fatto anche un gesto carino. Le presi e suonai il campanello, mi aprì senza proferire parola. Entrai e mi fece sedere sul divanetto del salotto. Le diedi il mazzo di rose e le dissi: “Mi dispiace per ieri, so che avrei dovuto avvisarti, ma era da tanto che non vedevo questo ragazzo e tra una parola e l’altra, non ci siamo accorti del tempo che passava.” Mi fissava con disappunto e sapevo che era sull’orlo di una scenata mega galattica. Le tolsi il mazzo dalle mani e la strinsi. Inizialmente lei rimase immobile, poi ricambiò l’abbraccio. Stava piangendo e la strinsi più forte… le sussurrai che la amavo e che volevo farmi perdonare. La incitai a mettersi qualcosa di elegante e le dissi che l’avrei portata in un posto meraviglioso. Non sapevo precisamente dove portarla, ma volevo decisamente sorprenderla!
L’unico posto romantico che mi venne in mente, fu la pasticceria in cui mi portò ieri Frank. Quando Eliza vide tutta quella meraviglia di torte e cascate di cioccolato, mi chiese << Come facevi a sapere che amo questo posto? >>. Io rimasi qualche minuto in silenzio e poi le dissi << So che ami le torte di mia madre, quindi ho deciso di portarti in un posto tranquillo e dolce >>, le sorrisi e lei ricambiò e mi schioccò un bacio sulle labbra, come per dirmi “Sei stato perdonato”.
La feci accomodare ad un tavolino ed io entrai e ordinai la torta alle mele, la preferita di Eliza. Dissi al pasticcere di mettere dentro un anello che avevo comprato in precedenza e che non sapevo come dare a Eliza, volevo ufficializzare il nostro fidanzamento. Gli dissi anche che doveva tagliare due fette di torta e una ovviamente doveva essere quella con l’anello e che doveva mettere sopra un fiore blu, così potevo capire quale dare a lei. Dissi di mettere un fiore blu, perché sono i preferiti di Eliza e sarei stato sicuro che lei avesse scelto di sua spontanea volontà quella fetta.
Tornai da lei e mentre attendevamo la nostra torta, lei ricevette una chiamata e si alzò per parlare al telefono ed io rimasi seduto, assorto dai miei pensieri. Ripensai a ieri, a quello che immaginai e senza accorgermene, trovai Eliza che mi fissava e mi disse << Tesoro, cerca di trattenerti per dopo >> e sorrise. Non capivo cosa voleva dire, ma dopo un po’ mi accorsi che mi ero eccitato al pensiero di me e Frank. Sorrisi anch’io e le dissi << Si hai ragione! >>.
Arrivò la torta, come avevo chiesto io e come previsto Eliza prese immediatamente la fetta col fiore blu. Presi la mia fetta e ne assaggiai un pezzetto, aspettando la sua reazione.
Dopo tre assaggi, trovò l’anello… era sorpresa, iniziò a piangere e a osservare quell’anello. Non sapeva cosa dire, allora mi alzai e m’inginocchiai davanti a lei. Le presi la mano e le dissi: << Eliza, voglio ufficializzare il nostro fidanzamento. Non sapevo come fare, volevo sorprenderti e ho scelto di farlo in un modo “alternativo”. Organizzerò presto una festa, ma volevo che questo momento fosse tutto nostro >>. Nel frattempo lei si asciugò le lacrime, mi alzai, le misi l’anello al dito e la baciai con tutta la passione che avevo. Purtroppo però, chiudendo gli occhi, vedevo solo il viso di Frank. Ritornarono quelle immagini di me e lui e mi eccitai di nuovo. Eliza rise e mi disse: << è arrivato il momento di tornare a casa >>. Feci un cenno col capo, pagai e andammo a casa sua.
Facemmo l’amore, fu, forse, l’unica volta che lo facemmo con una tale passione, da ritrovarci senza fiato. Io però non avevo pensato ad avere lei sotto di me… pensavo di stringere le spalle di Frank… pensavo di baciare lui, di leccare il suo collo, di stuzzicare tutti i suoi punti erogeni. Non avevo smesso un attimo di pensare a lui.
Ovviamente non dissi nulla a Eliza, era contenta e soddisfatta, io ero distrutto dentro. Non capivo perché facevo questi pensieri su di lui… su un RAGAZZO. Che cazzo mi sta prendendo? Ho chiesto a Eliza di ufficializzare la nostra relazione e poi faccio questi pensieri su di un’altra persona… che è anche MASCHIO. Devo parlarne con qualcuno… ma con chi? Ho bisogno di aiuto.
Forse dovrei parlarne con Mikey, forse potrà darmi qualche consiglio. Lui c’è sempre.
Tornai a casa, ero turbato e mia madre se ne accorse subito. Mi chiese com’era andata con Eliza e le dissi che presto lo saprà anche lei e la rassicurai dicendole che stiamo ancora assieme e che il nostro rapporto si era intensificato. Le chiesi se Mikey era in casa e mi rispose che era uscito con Alicia, una ragazza che aveva conosciuto da poco e non sapeva quando sarebbe tornato.
Salì in camera mia, chiedendomi perché Mikey non mi avesse parlato di questa ragazza… forse si era accorto che avevo altro per la testa e non mi aveva ancora parlato per non disturbarmi. Sì, sarà sicuramente per questo. Lui è un ragazzo sensibile e il rapporto che c’è tra di noi, ci da la possibilità di capire subito se c’è qualcosa che turba l’altro. Domani gli parlerò, cercherò di spiegargli tutto quello che mi sta succedendo e spero che mi possa aiutare. L’ho aiutato mille volte, ho sempre cercato di essere presente e di aiuto, come fratello maggiore e come unica figura maschile presente in casa. Adoro mio fratello e non so cosa farei, se lui dovesse voltarmi le spalle.
Il mattino seguente mi svegliai prima di tutti in casa e mi misi a preparare la colazione. Caffè abbondante, latte, tè, biscotti e frittelle, così avevano ampia scelta e poi volevo che Mikey fosse di buon umore, così potevo parlargli tranquillamente.
La prima a svegliarsi fu mia madre, scese le scale allegramente, mi schioccò un bacio sulla guancia e mi ringraziò per tutta questa meraviglia. Prese una tazza bella colma di caffè, e ne bevve il contenuto in mezzo secondo. Poi riempì la stessa tazza di tè e versò alcune gocce di latte, e v’inzuppò due biscotti. Mi disse che era tutto davvero buono e che avrebbe conservato due frittelle prima che arrivasse Mikey ad arraffarsele tutte.
Nel frattempo scese anche Mikey esaltato per l’odore di caffè e frittelle. Sì, in casa mia andiamo tutti matti per il caffè!
Anche lui prese una tazza e la riempì totalmente di caffè, lui se lo gustò lentamente e a ogni sorso, mi fissava sempre più curioso e capì che aveva intuito che c’era qualcosa sotto. Non preparavo quasi mai la colazione, lo facevo solo quando ero troppo allegro o, come in questo caso, dovevo chiedere un favore a qualcuno.
Ovviamente arraffò tutte le frittelle rimaste e le divorò in pochi minuti, senza lasciare briciole. Si versò del latte per mandare giù meglio le frittelle, si avvicinò a me e disse: << Mamma, vai a prepararti così ti accompagno a fare la spesa, io resto qui ad aiutare Gerard a pulire tutto, devi farti bella e non voglio metterti fretta poi >>. Mia madre lo guardò stranita e capì che io e lui dovevamo parlare. Salì in fretta in camera sua e ci lasciò soli.
- Cosa c’è che non va, fratellone? – mi chiese Mikey con un tono un po’ preoccupato.
- Questa volta sono io ad avere bisogno del tuo aiuto. Mi trovo in una situazione assurda e non so come uscirne.
- Tu ed Eliza state per rompere? – era davvero dispiaciuto.
- No… ieri le ho chiesto di ufficializzare il nostro fidanzamento…
- Ma è fantastico! Oh… non dirmi che te ne sei pentito…
- No… no affatto! Solo che… sono confuso…
- Perché? Cosa ti confonde?
- Una persona…
- La conosco?
- Oh si…
- Chi è questa troia che si mette tra voi due?
- Ehm… Si tratta di Frank…
- …chi ti ha presentato? Ti ha presentato quella ragazza della mia festa? Quella è sua sorella e non è una ragazza che raccomanderei. E poi è minorenne!
- No… non si tratta di quella ragazza. Si tratta di lui e basta.
- Che cosa vuoi dire?
- Dico che è lui quello che mi confonde!
- Cosa ti ha detto?
- Nulla! Mikey… io… io ne sono attratto!
- Che cazzo stai dicendo? Gee cosa ti passa per la testa? Ed Eliza?
- Ecco cosa mi confonde. Io la amo, ma ogni volta che vedo Frank o penso a lui, mi… mi eccito! Mi passano per la testa situazioni assurde e… e diventa tutto confuso.
- Fratellone… non so cosa dirti. Ho degli amici gay, se vuoi te li faccio conoscere e così ne parli con loro
- No! Io non sono gay! Fanculo Mikey!
Corsi in camera mia sbattendo la porta, ero incazzato con mio fratello perché mi aveva dato del frocio! Fanculo! Non è riuscito ad aiutarmi… nessuno potrà farlo!
Sentì mamma scendere di corsa le scale e chiedere a Mikey cosa fosse successo, ma non udì alcuna risposta. Starà piangendo ma non m’importa, non è riuscito ad aiutarmi!
Mamma mi urlò che stavano uscendo, ma io non risposi. Sentì che la porta dell’ingresso si chiuse, allora presi il telefono e chiamai Eliza, la avvisai che stavo andando da lei e ne fu contenta.
Dovevo far sbollire la mia rabbia e sapevo che c’era solo un modo: scopata selvaggia!
Non aspettai nemmeno il bus, corsi da lei, in meno di un’ora fui sotto casa sua, salì e non le diedi neanche il tempo di appendere la mia giacca. La presi in braccio di forza, mentre la baciavo con foga, con una mano la spogliavo e nel frattempo mi dirigevo nella stanza da letto. La lasciai cadere sul letto finendola di svestire e continuavo a baciarla. Non le lasciavo il tempo di respirare, volevo sfinirla, ma più di tutto dovevo scaricare i miei nervi. Lei cercò di sbottonare i miei pantaloni, ma era dannatamente lenta, allora le spostai le mani e feci io. In meno di un minuto ero nudo su di lei e come ieri, immaginavo che ci fosse Frank al suo posto. Non la penetrai subito, volevo farla scogliere sotto di me, cercavo anche di trattenermi, sennò sarei venuto subito e i miei nervi non si sarebbero placati. La mordevo ovunque e mi fermavo in alcuni punti precisi, dove avevo visto i tatuaggi di Frank. Immaginai di mordere quei tatuaggi così arrapanti, leccai quei punti fino a quando non sentì Eliza che mi urlò di penetrarla con tutta la passione che potevo metterci, perché stava impazzendo. Non le diedi retta. Continuai a leccarla, non volevo fermarmi, scesi lungo il suo ventre e arrivai alla vagina. Immaginando sempre che fosse Frank, presi a leccare quel punto, gemeva, e m’incitava a non smettere. Diceva che questo le piaceva tantissimo e che se avessi smesso, lei mi avrebbe costretto a continuare. Quando fui certo che raggiunse l’orgasmo, la penetrai con tutta la forza che avevo. Volevo farla urlare e finalmente era arrivato il momento di scaricare tutto. Ero sopra di lei e la tenevo per le spalle e mentre la penetravo, la baciavo avidamente. Non l’avrei risparmiata! Raggiungemmo insieme l’apice del piacere, lei inarcò la schiena urlando, le venni dentro e mentre questo accadeva, continuavo a spingere, lei mi urlò di fermarmi, ma io ero solo all’inizio. Continuai e lei inizialmente non voleva, ma quando ripresi a leccarla, smise di protestare. Raggiungemmo ancora una volta l’orgasmo assieme e mi fermai. Le lasciai riprendere fiato, mentre stavamo sdraiati sul letto, col fiatone.
Dopo un po’, lei si strinse a me e disse che le piacevo così passionale e che mi aveva perdonato per l’altra volta. Rimasi altre due ore con lei e poi le dissi che mia madre mi aspettava a casa per pranzo. Mi ero calmato, ma volevo vedere Frank, questa volta non avrei avuto problemi, mi ero completamente scaricato e sarebbe stato più facile parlare con lui senza dover nascondere la mia eccitazione. Non tornai a casa e mi diressi immediatamente da Frank. Suonai alla sua porta e venne ad aprirmi con il suo solito sorriso smagliante. M’invitò a entrare e mi ordinò di rimanere per pranzo. Accettai di buon cuore e lo aiutai a preparare la pasta col pesto. Era la mia preferita e solo a sentirne l’odore, avevo l’acquolina in bocca!
Mangiammo e rimanemmo seduti a tavola a parlare per ore, poi lo aiutai con le stoviglie e poi ci sedemmo a giocare alla playstation. Ci divertimmo come due bambini!
Non so quanto tempo rimasi dentro quella casa, ma mi accorsi che ormai era buio quando la sorella di Frank rientrò e ci prese per matti, perché i nostri schiamazzi si sentivano dalla strada.
Salutai Frank e lo ringraziai per l’ottimo pranzo e per la divertente giornata passata insieme e gli dissi che avrei ricambiato volentieri l’ospitalità. Ci salutammo e me ne andai.
Uscito da quella casa, tutta la confusione che mi aveva abbandonato, tornò a dilaniare la mia anima. Sentivo di amare Eliza, ma stare con Frank mi faceva sentire più che bene, mi sentivo libero e… no! Devo risolvere questo problema!
Rientrai a casa, erano le 23 e mamma era davvero arrabbiata, mi urlò dietro che potevo chiamare e le risposi che, avendo scordato il telefono a casa non potevo. In realtà lo lasciai di proposito lì, così nessuno mi avrebbe scassato le palle. Presi una fetta di pizza dal frigo e mi avviai in camera mia. Bussai alla porta di Mikey, entrai in camera sua e gli chiesi scusa per essere sbottato in quel modo. Mi fissò sorridendomi e accettò le mie scuse, gli dissi che ne avremmo riparlato e lui acconsentì.
Entrai in camera mia e mi lasciai sprofondare nel mio letto. Avevo bisogno di dormire, dopo una giornata del genere.

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Capitolo 5
*** La confusione cresce ***


                                                                                                            Capitolo 5
                                                                                                      La confusione cresce



Mi svegliai a mezzogiorno, né la mamma né Mikey mi erano venuti a svegliare… beh poco importa.

Scesi in cucina ancora in pigiama, la mamma stava preparando il pranzo, si voltò verso di me e mi disse: << Il pranzo è quasi pronto, vatti a cambiare perché sta arrivando Alicia, l’amica di Mikey e vorrei tu fossi presentabile. Lì c’è del caffè. >>. Presi la mia tazza e andai a lavarmi e cambiarmi. Una bella doccia calda ci voleva davvero! Rimasi sotto l’acqua una ventina di minuti, giusto il tempo di rilassarmi a dovere. L’acqua calda che si schiantava contro il mio corpo, mi faceva sciogliere tutti i muscoli, non c’era cosa più rilassante, pensai.
Riscesi in cucina e aiutai mia madre a sistemare la tavola e a finire di cucinare. Tagliavo le cipolle che mia madre tanto odiava, mi misi a soffriggerle e per poco non mi bruciai una mano, nel tentativo di togliere un pezzetto di buccia che era rimasta attaccata a un tocchetto di cipolla.
Mezz’ora dopo arrivarono Mikey e Alicia. Lei era una ragazza alta, fisico davvero mozzafiato. Capelli neri e occhi chiari, braccio sinistro e petto tatuati, piercing al naso… non sembrava un tipo per Mikey, ma chissà forse è davvero solo un’amica, poiché non me ne ha parlato. Facciamo le dovute presentazioni e ci accomodiamo per pranzare.
Come al solito, quando portiamo una ragazza in casa, mamma inizia a parlare delle nostre avventure da bambini, mettendoci puntualmente in imbarazzo. La sua storiella preferita è quella in cui Mikey, avendo letto alcuni fumetti di Spidermen, si lascia trasportare dalla sua immaginazione e crede di essere stato morso anche lui da un ragno e inizia ad arrampicarsi per tutta la casa. Allora io, per assecondarlo, fingo di essere Superman e cerco di farlo cadere, distruggendo i mobili con il mio pugno e così, la mamma al suo rientro, trova tutta la casa sottosopra e me e Mikey che urliamo “Sono stati Spiderman e Suparman!”.
Alicia ci fissava divertita e rideva a crepapelle. Ci confessò che una volta si finse Catwoman, e iniziò a giocare con i gomitoli di lana della nonna e a strappare tutti i cuscini di casa e lanciare in aria le piume.
Ridemmo tantissimo e scoprì che alla fine, aveva solo l’aspetto da ragazza ribelle, ma in fondo era perfetta per Mikey.
Dopo pranzo, la mamma ci fece andare in salotto, mentre lei sbrigava le faccende di casa.
 Mikey suggerì di chiamare Eliza e fare un’uscita a quattro. Mi fissò come per dire “Cerco di darti una mano con i tuoi problemi” ed io accettai. Anche Eliza accetto, molto sorpresa del fatto che mio fratello avesse una ragazza e non vedeva l’ora di conoscerla.
Il tempo di vestirmi e andammo a prendere la mia ragazza. Le presentai Alicia e anche lei pensò che fosse troppo ribelle per Mikey e le dissi sottovoce che si sarebbe ricreduta. Cercavamo un posto, dove poter andare ed io proposi il cinema; erano tutti d’accordo, però non sapevamo che film andare a vedere. Decidemmo di scegliere sul posto. Arrivati lì, scegliemmo un fil d’azione e mentre facevamo la fila, mi sentì chiamare. Era la sua voce… ed io andai nel panico. Frank si avvicinò, salutò me e Mikey, il quale mi fissò con disappunto, poi Frank si presentò ad Alicia e a Eliza e ci chiese se poteva unirsi a noi, tutti acconsentirono ed entrammo nella sala.
Eravamo seduti nel seguente ordine: Mikey, Alicia, Eliza, io e Frank. Si spensero le luci e il film iniziò.
Era davvero un bel film, molto avvincente e riuscì a seguirlo fino al primo tempo. Quando vi fu la pausa, io Frank e Mikey andammo a prendere i pop-corn, le patatine per Eliza e le bevande, ritornammo in sala e ci sedemmo. C’era molto buoi, perché molte scene erano girate dentro una grotta buia. Io dividevo i pop-corn con Frank, perché a Eliza non piacevano. Ogni tanto capitava che la mia mano e quella di Frank si sfiorassero, io ero abbastanza imbarazzato, dato che avevo appena avuto un’erezione, meno male che non si vedeva nulla. All’improvviso sentì una mano insinuarsi tra le mie cosce. Mi girai lentamente verso Eliza abbastanza divertito, ma notai che le sue mani stringevano il pacchetto di patatine e la cola. Rimasi immobile per pochi secondi, mi girai verso Frank, mentre quella mano saliva sempre di più e lo vidi sorridere maliziosamente. Si fermò, tentennando e cercando di capire se ero contrario. Capì che voleva una risposta e pian piano poggiai la mia mano sulla sua, accompagnandola sul mio pacco. Mi fissava, teneva i suoi occhi puntati sui miei e li vedevo ardere. Sentivo dentro di me esplodere qualcosa… non potevamo fare qualcosa lì, ma volevo darmi da fare a tutti i costi! Spostai la mia mano sul suo inguine e sentì che anche lui era eccitato. Mi sussurò: << Farò finta di dover andare al bagno, dopo poco tu dirai che stai andando al bagno. Ti aspetto dentro. >>. Si alzò e sentì il mio cuore fremere. Con un filo di voce dissi che mi era caduta la cola sui pantaloni e stavo andando a sciacquarmi prima che sarebbe rimasta la macchia. Mi precipitai al bagno e lo vidi lì, che mi aspettava.
Non c’era nessuno, quindi mise il cartello “Guasto” fuori dalla porta, si avvicinò verso di me e mi sussurrò con voce roca: << Aspettavo questo momento da parecchi giorni e a essere sincero, non mi aspettavo il tuo consenso. >>. Non sapevo se rivelargli tutti quei tormenti che stavo passando, oppure rimanere in silenzio.
Ripuntò di nuovo i suoi occhi nei miei, sorrise e iniziò a far scivolare la sua mano destra sul mio petto, lentamente. Fremevo e impazzivo dalla voglia di essere toccato da lui. Sorrideva maliziosamente forse, anche un po’ divertito. Io impazzivo sotto il suo tocco e lui si stava comportando come io immaginavo di fare.
Mi tolse la maglietta e continuò ad accarezzarmi il petto. Poi mi leccò il collo e mi mordicchiò le orecchie… scese sui miei pantaloni e li sbottonò piano piano. Rimasi solo con gli slip e sentivo la sua mano massaggiare il mio membro. Mi decisi e lo spogliai, lessi nei suoi occhi che non vedeva l’ora che io agissi. Lo lasciai con gli slip e vedevo il suo membro pulsare. Lui continuava a mordermi e all’improvviso, mi tirò giù gli slip e iniziò a strofinarsi contro di me. Non sopportavo che i suoi slip strofinassero contro di me. Allora gli tolsi gli slip e mi sussurrò: << Mi piace quando ti decidi a muoverti, ma adesso sta fermo. >>, si strusciava contro di me, la sua pelle contro la mia e riuscivo a percepire l’odore dei nostri membri. Si scostò leggermente e iniziò a muovere su e giù la sua mano. Cercavo di trattenere i miei gemiti, ma lui mi sussurrava di non trattenermi… più gemevo e più lui aumentava il modo in cui mi segava. Non avevo mai goduto in quel modo. Continuava a mordermi, io continuavo a gemere e lui accelerava con la mano… stavo per arrivare al culmine, me lo sentivo… glielo dissi e mi chiese se volevo godere di più, annuì e allora lui si inginocchiò e accompagnò con la bocca i movimenti della sua mano. Stavo impazzendo, cercavo di trattenermi per godermi di più questo momento, ma non ci riuscì. Venni copiosamente dentro la sua bocca e lo sentivo mandare giù, la cosa non mi disgustò per nulla, anzi mi piacque parecchio. Quando lui finì con me, presi la decisione di ricambiare tutto il piacere che mi aveva fatto provare e cercai di imitarlo. Non lo presi in bocca, ma lo feci venire sul mio ventre. Dopo che si riprese e ci vestimmo, ci fu un lungo bacio appassionato e poi ritornammo in sala. Nessuno si era accorto della nostra assenza prolungata e fu un sollievo.
Tornammo in sala per gli ultimi 20 minuti del film, quando finì commentammo insieme agli altri quanto interessante e pieno d’azione era stato questo film, senza destare alcun sospetto. Neanche Mikey si accorse della nostra mancanza e ne fui sollevato.
Andammo in una pizzeria tutti insieme, mio fratello sembrava meno arrabbiato di prima, forse pensava che quella mia confusione era passata… Non so proprio come comportarmi con lui.
Se gli raccontassi quello che è successo in bagno con Frank, non so come reagirebbe, non so nemmeno se capirebbe e soprattutto, avrebbe tutte le ragioni del mondo per pensare che io sia gay.
La mia confusione mentale è aumentata notevolmente.
Passammo il resto della serata in quella pizzeria, c’era il karaoke e a turno, io, Mikey e Frank, andammo a cantare delle canzoni dei Misfits, passione che avevamo in comune. Tutti ci fecero i complimenti ed io mi accorsi della bravura di Frank, non pensavo che con quella sua vocetta, sarebbe riuscito a cantante quelle canzoni.
Il resto della serata passò liscio come l’olio, Frank ed io ci comportavamo come se nulla fosse successo, con Eliza mi comportavo come sempre e cercavo di non farmi notare da Frank mentre la baciavo, non sapevo come l’avesse presa; Mikey si avvicinava sempre più ad Alicia e notai che fra i due scappò qualche bacio, ero felice per mio fratello e presto avremmo potuto parlare di come si trovava con lei.
Rientrammo a casa verso le 2, dopo aver accompagnato Eliza e Alicia a casa ed esserci separati da Frank. Il saluto fra me e lui, fu un abbraccio con pacca sulle spalle, ma sapevo che a entrambi sarebbe piaciuto salutarsi in modo diverso.
Mikey non fece altro che parlare di quanto era stato bene con quella ragazza e di quanto gli piacesse. Diceva che la trovava affascinante e che quei suoi tatuaggi lo facevano arrapare molto, diceva anche che sperava di riuscire a dichiararsi, ma che non sapeva come comportarsi, visto che lei non sembrava apprezzare molto le smancerie. Gli dissi che doveva essere se stesso e che non doveva farsi troppi problemi, se voleva stare con lei, doveva dimostrarsi per quello che è e non fingere, perché in amore non si finge. Mi ringraziò e ci ritirammo nelle nostre camere, nel frattempo le mie ultime parole mi risuonavano in testa: “In amore non si finge”… ed io lo stavo facendo con Eliza. A quel punto mi sentì uno schifoso verme e sarei tanto voluto sparire da tutto questo Caos.
Dovevo trovare una soluzione ai miei problemi, capire cosa era giusto e cosa era sbagliato… insomma dovevo schiarirmi le idee! Ma adesso forse è meglio andare a dormire, si dice che la notte porta consiglio, chissà magari mentre sogno, troverò la soluzione.
Mi gettai sul letto e sprofondai immediatamente in un sonno profondo, speravo intensamente di non risvegliarmi mai più, se non avessi trovato una soluzione a questo casino.

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Capitolo 6
*** Sarà la scelta giusta? ***


                                                                                                      Capitolo 6
                                                                                                Sarà la scelta giusta?



<< Svegliati! Svegliati dai! Gerard devi svegliarti, è arrivato Frank e ti sta aspettando sotto, dice che è urgente! >>, disse mia madre aprendo la tenda per far entrare la luce del sole e incitarmi ad alzarmi dal letto.

Mi alzai, mi vestì velocemente e scesi… lui era seduto sul divano, sembrava agitato, aveva gli occhi gonfi… forse non aveva dormito abbastanza. Non sembrava il solito Frank solare e mi spaventava…
Mamma stava preparando la colazione e invitò Frank a prendere qualcosa, mangiammo in silenzio, ogni tanto ci guardavamo, ma non proferimmo parola.
Finito di mangiare, dissi a Frank di uscire a fare quattro passi, così potevamo parlare in tranquillità, senza che nessuno potesse sentire e disturbarci. Dopo di che, non fiatammo per tutto il tragitto. Arrivammo in un parco e ci sedemmo sul prato, fissavamo entrambi il cielo, non sapevamo cosa dire, eravamo entrambi imbarazzati… volevo prendergli il viso e baciarlo, dirgli cosa provavo quando ero accanto a lui, ma non ci riuscivo.
Nessuno dei due aveva il coraggio di affrontare l’altro, di guardare gli occhi dell’altro… di affrontare la realtà dei fatti.
<< Sono imbarazzato e credo lo sia anche tu… Non so come iniziare questa conversazione e mi sento uno stupido… >>. Iniziò lui a parlare, guardava ancora il cielo e si notava da un miglio che era imbarazzato.
<< Sì anch’io sono imbarazzatissimo, ma credo che dovremmo parlare di ciò che è successo ieri sera… dovremmo chiarire un po’ di cose e capire cosa è giusto e cosa no… >>. Anch’io guardavo il cielo e all’improvviso sentì che lui si stava avvicinando un po’ a me. Non eravamo più seduti alle due estremità della panchina… adesso stavamo al centro esatto, attaccati l’uno all’altro e sentì il suo profumo e il suo calore così forte, che mi faceva venir voglia di stringerlo e di baciarlo… Mikey aveva ragione. Sono diventato una checca, cazzo!
<< Vorrei che ciò che è accaduto ieri sera… si ripetesse… >>. Appena lui finì di pronunciare questa frase, calò il silenzio per un paio di minuti… mi alzai! Non sapevo se rispondergli che lo volevo anch’io oppure dirgli che non ero una fottuta checca e che quello di ieri era soltanto un qualcosa accaduto per chissà quale motivo.
Iniziai a camminare avanti e indietro sul prato, cercavo di fare mente locale e di capire cosa volevo fare. A un certo punto mi accorsi che Frank non era più seduto e allora preoccupato iniziai a cercarlo con lo sguardo e non mi accorsi che era dietro di me. Mi spinse per terra e caddi sul prato, ero infastidito e stavo per alzarmi, quando lui si buttò su di me e mi baciò. Fu un bacio intenso. All’inizio cercavo in tutti i modi di sfuggire a questo bacio che tanto desideravo, ma mi arresi subito e fu il bacio più appassionato che avevo mai dato. Durò un paio di minuti, poi ci fissammo negli occhi e lui mi sussurrò: << So che è questo ciò che volevi… non sono una checca, è la prima volta che accade ciò con un ragazzo e non so perché… ma tu mi attrai moltissimo. Lascia Eliza e proviamo a costruire un rapporto tu ed io! Migliore di qualsiasi altro rapporto che abbiamo avuto… so che siamo fatti per stare insieme… e… fare l’amante non mi piace! Voglio essere solo io la persona che ami >>. Rimase sorpreso anche lui delle sue stesse parole… eravamo ancora stesi sul prato e nella mia mente risuonavano quelle parole… “Voglio essere solo io la persona che ami”… cosa dovevo e soprattutto cosa VOLEVO fare? Ero così confuso e quelle parole mi fecero andare in panico.
<< Se lasciassi Eliza, di lei che ne sarebbe? E mia madre e mio fratello cosa penserebbero di me? Li deluderei e loro sono le persone che amo… sono la mia famiglia… >>.
<< Non credi che dovresti pensare per te? Saresti disposto a vivere nelle menzogne e privarti di ciò che ti fa stare bene solo per non deluderli? Dovresti essere più egoista e pensare solo a cos’è meglio per te, almeno una volta >>.
Forse Frank ha ragione… solo perché non voglio deluderli, non vuol dire che io debba star male!
<< Ho deciso! Stasera tu resterai da me, chiamerò anche Eliza e parleremo a tutti chiaro e tondo. Hai ragione tu… non posso vivere con il pensiero del “se fossi… se avessi” >>. Mi sorrise, mi diede un bacio e poi disse: << Sono contento di questa decisione! >>.
Rimanemmo stesi su quel prato per molte ore, non so esattamente quante, ma so che erano abbastanza da essere arrivati in tempo per la “grande cena”.
Sfortunata mente però, né Mikey, né Eliza potevano essere presenti e decisi di rimandare tutto a domani sera, così avrei anche potuto riflettere bene sulle parole da dire.
Frank rimase per cena e mamma lo intrattenne facendogli vedere le mie foto da piccolo e lui mi sfotteva con quel suo sorriso che gli permette di farsi perdonare anche la stronzata più grande.
Guardammo Chocolat, ripensando a quel pomeriggio passato a mangiar torte e ricordai che la prima volta che immaginai Frank nell’intimità, fu proprio in quel giorno.
D’improvviso mi accorsi che Frank si era addormentato e aveva la testa appoggiata alla mia spalla. Mia madre era su in camera e quindi non poteva vederci. Lo abbracciai, tenendolo stretto e finì di vedere il film. Non sapevo se svegliarlo e farlo andare a casa o farlo rimanere da me, dato che era già tardi. Lo svegliai e gli sussurrai: << Vuoi rimanere qui a dormire o vuoi tornare a casa? >>, lui mi guardò e disse: << Voglio rimanere qui, anche perché non ho proprio la forza di camminare >>. Lo accompagnai in camera mia e gli diedi degli abiti per farlo dormire comodamente. Io andai in bagno a cambiarmi e lo lasciai solo in camera mia, quando tornai, lo trovai già sotto le coperte che dormiva. Mi misi anch’io sotto le coperte e stavo per addormentarmi, quando sentì qualcuno salire le scale e mi ricordai che Mikey era fuori, allora svegliai Frank velocemente e lo feci nascondere sotto le coperte. La porta della mia camera si aprì e Mikey disse: << Grazie al cielo sei sveglio! Innanzitutto devo chiederti scusa per averti fatto saltare la cena, ma ero con Alicia e… ed è stata una serata fantastica! >>. Mentre lui parlava, sotto le coperte stava accadendo ciò che volevo che succedesse, ma dopo che Mikey sarebbe uscito da camera mia. Frank aveva iniziato a muovere la sua mano sul mio inguine in modo impercettibile, ma io ero solo in boxer e quindi quella parte era abbastanza sensibile. Con la voce più tranquilla con cui potessi parlare, dissi a Mikey che ero molto stanco perché avevo corso tutto il giorno e che quindi avrebbe potuto raccontarmi tutti i dettagli domani. Un po’ triste Mikey uscì dalla mia camera e appena la porta fu chiusa, alzai le coperte e guardai Frank dritto negli occhi e gli feci capire che ormai avrebbe dovuto completare ciò che stava facendo. Allora lui, con il suo sorriso spavaldo, iniziò a strofinare la sua mano in modo più veloce e mentre lo faceva, mi diede un bacio appassionato e mi abbassò lentamente i boxer. Prese in mano il mio pene e iniziò a farmi una sega. Iniziò lentamente, mi sussurrò all’orecchio: << Voglio farti sciogliere tra le mie braccia. Voglio farti desiderare che questa notte non finisca mai… >>, iniziò a leccarmi il collo, sapendo che quello è il mio punto debole. Chiunque lo mordicchia o lo lecca, mi fa sciogliere… sembrava che avesse tantissime mani perché le sentivo ovunque! Mi sussurrò di non far rumore, se non volevo che mio fratello e mia madre ci sentissero. Cercai di trattenere tutti i miei gemiti, ma era così difficile dato che mi stava facendo impazzire. Era bravissimo con le mani e con la lingua… stavo impazzendo! Cercavo di trattenermi, non venendo subito, ma era difficilissimo. Stavo per esplodere quando iniziò a succhiare il mio pene con una foga pazzesca, stavo per urlare dal piacere, lui lo intuì e mi tappò la bocca con una mano mentre continuava a succhiare avidamente. Ero arrivato al culmine, non riuscivo più a trattenermi! Mi arresi e venni copiosamente nella sua bocca. Tremavo dal piacere, mentre lui continuava a leccare e succhiare, fino a quando mi lasciai cadere sul letto e lui appoggiò la sua testa sul mio petto, sempre col suo sorriso splendente e spavaldo. Mi sussurrò: << Per stanotte ti lascio in pace, giacché ti ho sfinito, ma la prossima volta tocca a me! >>.
Mi schioccò un bacio sulle labbra e ci addormentammo, stremati dalla faticosa giornata di oggi.

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Capitolo 7
*** The exception! ***


                                                                                                            Capitolo 7
                                                                                                         The exception!



Suonò la sveglia. Erano le 7:30 e per fortuna né Mikey, né mia madre, dovevano svegliarsi presto. Ci alzammo e ci preparammo in un paio di minuti e dopo un’ora esatta, fummo fuori di casa senza aver svegliato nessuno.

Andammo in un bar a fare colazione… era un bel bar, non molto lontano di casa mia, mh forse distava poco più di 5 minuti di strada a piedi.
Era un bar enorme, già pieno di gente, soprattutto di ragazzi che dovevano andare a scuola. Alcuni di questi salutarono Frank e lui mi disse che li conosceva perché la scorsa estate andò a fare l’animatore in un campus estivo e lì incontrò molti di loro.
Frank ordinò un cappuccino e un croissant, io invece ordinai un caffè lungo e un muffin con goccio di cioccolato… avevo bisogno di qualcosa di dolce per migliorare il mio umore. Ero triste perché stasera avrei dovuto dire a Eliza che la mollavo per stare con Frank… dovevo dirlo davanti mia madre e mio fratello… ero… ero confuso. Si! Ero confuso perché ora non ero più tanto convinto che questa fosse la cosa giusta.
<< Accomodiamoci fuori, voglio godermi questo sole caldo e questa splendida giornata! >> Esordì Frank, destandomi dai miei pensieri. Accennai un sorriso e lo seguì.
Stavamo aspettando la nostra colazione seduti in un tavolo, stavamo in silenzio… Frank osservava il cielo, suppongo stesse pensando anche lui alla cena di stasera… io invece guardavo lui… osservavo le sue braccia chiare, scrutando i suoi tatuaggi… lo rendono così… così affascinante. Ricordai la sensazione che provai dentro il bagno del cinema quella sera… toccavo i suoi tatuaggi e sentivo le linee così marcate e mi piaceva ripassare quei disegni con le mie dita. Un brivido mi percorse in tutto il corpo… ricordare quei momenti mi stava facendo eccitare e mi destai dai miei pensieri scuotendo la testa.
Finalmente arrivò il cameriere e ci porse la nostra colazione. Ero affamato e con un solo morso, addentai mezzo muffin e Frank iniziò a ridere, mentre mi fissava ed io, imbarazzato, mi portai istintivamente una mano alla bocca e ingoiai il boccone, il più in fretta possibile. Quella sua risata mi faceva sciogliere… era… era la più bella e contagiosa, che io abbia mai sentito.
<< Sei buffo, sai? Cioè voglio dire… mi fai ridere quando vuoi ricomporti dopo aver fatto qualcosa che ti sembra sbagliata >> Mi disse ridendo ancora. Non capivo se mi stava sfottendo o voleva dire che quel mio modo di fare gli piaceva e, quando si accorse della mia espressione abbastanza confusa, disse: << Non voglio offenderti, sia chiaro! Anzi… mi piace quando fai così! Mi piace ogni tuo comportamento… >>. Lo vidi arrossire, quando pronunciò l’ultima frase e arrossì anch’io.
Lo guardai, ma non riuscì a dirgli nulla, quindi sorrisi e sorseggiai il mio caffè. Lui divorò in pochissimo tempo il suo croissant e ne ordinò un altro. Questo invece di divorarlo, lo inzuppò nel cappuccino e quando stava per addentarlo per la quarta volta, dovette interrompersi perché lo stavo fissando da un pezzo. Ricambiò lo sguardo, con aria interrogativa e mi chiese: << Ma… che hai da guardare? >>, io sorrisi e gli dissi: << Potrei esordire con una battutaccia, ma preferisco non farla e dirti semplicemente di pulirti il labro superiore >>. Mi osservò per un momento, non capiva… poi, però, fu come se gli si fosse accesa una lampadina e iniziò a ridere pulendosi con un tovagliolo. Cercava in tutti i modi di farmi dire quella battuta, sfoderando un sorriso al quanto malizioso. << Guarda che con me non attacca quel sorrisetto, Frank >>, gli dissi ridendo. << Ah si? Bene… vedremo se continuerai a resistermi. >>, mi sfidò lui.
Finimmo la nostra colazione e ci alzammo per pagare. Discutemmo per un po’ su chi doveva pagare. Entrambi volevamo pagare tutto il conto e alla fine decidemmo che io avrei pagato ciò che aveva preso lui e viceversa.
Ora dovevamo scegliere se tornarcene ognuno a casa propria, oppure stare ancora un po’ insieme.
<< Sai cosa? Ti porto in un posto e tu non puoi rifiutare! >>, disse Frank, sempre con quel suo fare malizioso. Annuì e lo seguì. A un certo punto, tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans strappati alle ginocchia, un fazzoletto bianco, con le sue iniziali, FI, ricamate in un angolo. Mi avvicinò a sé, mi schioccò un bacio sulla fronte, sorrise e mi bendò. Ero spaesato e non capivo perché mi avesse bendato. A dire la verità, per un momento, che per me era interminabile, pensavo che fosse corso via… perché non lo sentivo più accanto a me. Poi sentì la sua risata e mi tranquillizzai. Gli chiesi cosa stava facendo e lui, avvicinandosi a me, mi sussurrò: << Sta tranquillo Gee, voglio portarti nel mio posto segreto. Non ci ho mai portato nessuno… vado lì ogni volta che voglio stare solo o quando voglio suonare senza essere disturbato. Ma… voglio portarci te. Voglio sapere che tu sia l’unico in grado di trovarmi, quando voglio scappare da tutti. E poi… voglio che tu faccia parte del mio mondo e il modo migliore per far si che accada, è quello di farti conoscere tutto quello che ne fa parte >>. La sua bocca così vicina al mio orecchio, il suo respiro così vicino al mio collo, la sua voce così sensuale, mi provocarono tanti brividi che pervasero il mio corpo e mi fecero perdere immediatamente l’orientamento. Mi girai verso di lui, anche se non ero sicuro che fosse ancora lì, perché non lo sentivo più vicino e tesi le braccia. Per qualche secondo toccai solo aria, poi sentì il suo braccio e lentamente con la mano destra scesi e presi la sua mano sinistra. La strinsi il più forte che potevo e dissi: << Voglio far parte del tuo mondo solo se tu farai parte del mio >>. Lui allora si avvicinò e mi baciò. Quel bacio fu lunghissimo. Non so di preciso quanto durò, ma so che fu uno dei più lunghi che io avessi mai dato. Le nostre lingue giocavano tra loro, l’una voleva acchiappare l’altra e quando riuscivano ad acchiapparsi, non volevano staccarsi. Quando Frank lentamente si staccò, dovetti appoggiarmi al muro e riprendere fiato. Cazzo quel ragazzo è capace di farmi girare la testa! Mi si avvicinò e disse sorridendo: << Hai visto? Non puoi resistermi! >>, parlava con tanta sicurezza di sé… sapeva che non avrei resistito e in fondo… a me non dispiaceva il suo modo di fare.
Dopo un po’ mi afferrò per mano dicendomi: << Beh dobbiamo muoverci! Devo portarti nel mio mondo e poi devo riportarti nel tuo, perché dobbiamo prepararci per stasera! >>. Sentivo un filo di eccitazione nella sua voce e non capivo quale delle due cose che dovevamo fare, gli causava questo.
Camminammo in silenzio, mano nella mano, per non so quanto tempo. Avevo i piedi gonfi e il fiatone. Volevo sedermi e bere chissà quanti litri di acqua. Ma non volevo lamentarmi perché sapevo che Frank ne avrebbe approfittato per sfottermi.
Dopo un po’, Frank mi disse: << Ecco! Siamo quasi arrivati! Dobbiamo solo attraversare questo breve sentiero leggermente scosceso e poi siamo arrivati! Ah… se stai per chiedermi se posso sbendarti, la risposta è… NO! >>. Avrei voluto lanciargli un’occhiataccia, ma ovviamente non potevo.
Passarono 20 minuti, credo, e Frank si fermò. Mi teneva ancora per mano e, dopo avermi baciato di nuovo, mi disse di “ascoltare la natura”. Sentivo scorrere dell’acqua, gli uccelli che cinguettavano e volavano, il leggero venticello che muoveva le foglie sugli alberi… sentivo solo e soltanto la natura e stare bendato non era male. Ero costretto a utilizzare solo l’olfatto, odorando l’aria, che sapeva di terra bagnata e Primule; l’udito, ascoltando i suoni delicati della natura, quei suoni che in città non udiamo mai e che è un peccato, perché ti fanno stare bene e ti ricordano che a volte è bello fermarsi e immergersi in questo mondo favoloso; e il tatto, toccando la corteccia degli alberi o l’erba bagnata. Tutto questo mi permetteva di immaginare come fosse quel posto e mi sentivo come un bambino che legge una fiaba e cerca di immaginare quei luoghi che vengono narrati così dettagliatamente, quei dettagli che ti permettono di vedere nitidamente quei luoghi, non appena chiudi gli occhi.
Mi sedetti sul prato e mi chiedevo quando Frank si decidesse a sbendarmi. Lo sentì sedersi al mio fianco e si sdraiò, poggiando la testa sulle mie gambe. Rimanemmo così per un bel po’.
<< Quand’è che mi sbenderai? Voglio vedere il tuo mondo con i MIEI occhi e non con quelli della mia immaginazione! >>, esordì interrompendo quel favoloso silenzio. Frank sbuffò e poi sorrise. Si alzò e poi aiutò me. << Okay, okay! Mi stavo divertendo a farti le linguacce mentre non potevi vedermi! >>, disse con un tono quasi da bambino capriccioso. Mi tolse la benda ed io rimasi incantato alla vista di quel fiume e di tutto quel bellissimo paesaggio che ci circondava. Il cielo era azzurrissimo e non c’erano nuvole, il sole era caldo e rifletteva sull’acqua del fiume che scorreva vicino ai nostri piedi. Era limpidissimo e ogni tanto si vedevano dei piccoli pesciolini sguazzarci. Gli alberi e l’erba erano verdi… c’erano tutte le tonalità del verde e vicino al fiume crescevano delle splendide Primule, quando le vidi, pensai di raccoglierne qualcuna e portarla a mia madre.
Era come stare in paradiso… adorai immediatamente questo posto. Mi avvicinai a Frank e lo ringraziai per avermi portato qui e che un giorno lo avrei portato nel mio posto segreto. Ci sedemmo di nuovo sul prato e iniziammo a parlare del più e del meno. Era piacevole avere come sottofondo i rumori della natura.
Rimanemmo lì per chissà quante ore a parlare, ridere, confessarci ogni sorta di segreto e facemmo anche l’amore. Fu una scopata meravigliosa! Non lo avevo mai fatto su un prato e fu divertente ritrovarsi poi con i fili d’erba tra i capelli e anche nelle mutande!
Dio come mi faceva stare bene questo ragazzo! Si… io sto facendo la scelta giusta! Con Eliza era tutto monotono, ci vedevamo, andavamo a cena fuori o al cinema, andavamo a casa sua, scopavamo, il giorno dopo lei veniva da me a pranzo e tutto questo si ripeteva ogni settimana… monotono. Non voglio monotonia, io voglio passione! Voglio divertimento! VOGLIO FRANK! E anche se mamma e Mikey non lo accetteranno, io sarò disposto ad andarmene da casa mia, trovare una casa tutta mia e abitarci con lui. Fanculo tutti! Lui è la mia scelta. Lui è la persona che sa dare una scossa alla mia vita. Non accettavo che mio fratello mi chiamasse “checca”, perché ho sempre rifiutato l’idea che un uomo potesse innamorarsi di un altro uomo, ma… Frank… lui è l’unico che mi fa provare queste scosse, è l’unico che sa far smuovere tutto dentro di me anche con un solo sguardo. FRANK È L’ECCEZIONE!
Guardai l’orologio che avevo al polso e mi accorsi che erano le 17:15… cazzo era tardi e dovevamo tornare a casa e prepararci per la cena. Iniziavo a essere ansioso. Prima di andare, raccolsi delle primule e poi ci incamminammo per la via del ritorno. Camminammo a passo svelto, massimo alle 18:30 dovevamo essere a casa! E così fu.
Frank mi lasciò sul vialetto di casa mia e lui proseguì per la sua. Entrai, salutai mamma schioccandole un bacio sulla guancia e donandole quel piccolo mazzolino di fiori e mi diressi immediatamente in bagno, per farmi una bella doccia calda e iniziare a prepararmi per la sera. Mi lavai velocemente, mi vestì con un paio di jeans scuri, Converse nere e una t-shirt bianca. Asciugai velocemente i capelli e scesi giù per aiutare mamma.
 – Per caso sei stato con Frank stamattina? – mi chiese lei, accigliata.
 – Umh… si, siamo stati in giro. Perché? – non volevo farle sapere molto, non prima della cena, almeno.
 – No, niente. Pensavo che in quest’ultimo periodo passi più tempo con lui, che con Eliza… tutto qui.
 – Mamma… direi che ho il diritto di avere un amico e di passarci un po’ di tempo… – le dissi, con un tono secco.
 – Mh sarà… – chiuse lei, con tono seccato.
La aiutai a preparare la tavola, mentre lei cucinava. Mikey tornò a casa, dopo aver comprato delle spezie e dei porta-tovaglioli bianchi di porcellana.
Erano le 20:07 quando suonarono alla porta. Era Eliza e in mano aveva una busta, che conteneva la sua favolosa Crème brûlée. La bacia, per non farla insospettire, ma… non sentì quei brividi che sentivo ogni volta che Frank mi baciava. La feci accomodare sul divano e mi sedetti accanto a lei, mentre guardavamo la tv. Stavamo guardando mtv e stavano trasmettendo il video della canzone dei Paramore “The only exception”… e immediatamente mi venne in mente Frank e sul mio viso nacque un sorriso involontario. Eliza mi fissò e ricambiò il sorriso, pensando ovviamente che era rivolto a lei. Non appena si voltò, io m’incupì… dio mio, da lì a poco l’avrei lasciata. L’avrei lasciata per un ragazzo e so che la ferirò a morte.
Suonarono alla porta. Era Frank. Le gambe mi diventarono molli e volevo sprofondare. Non volevo ferire nessuno, ma lo stavo per fare. Respirai a fondo, accolsi Frank in casa e quando lo abbracciai, mi sentì meglio.
Ci accomodammo a tavola e mamma iniziò a servire gli antipasti di salmone, si era data così da fare oggi ai fornelli, che non volevo interrompere questa favolosa cena. Allora feci intendere a Frank che avremmo comunicato la notizia dopo cena e lui annuì.
Finimmo di cenare e mi sentivo scoppiare. Era stato preparato tutto a base di pesce ed ero sazio davvero.
Prima del dolce, io e Frank ci alzammo e annunciammo che dovevamo dare una notizia. Mikey, Eliza e la mamma allora si accomodarono nel divano e noi due rimanemmo alzati.
 – Bene… dobbiamo, anzi… devo darvi una notizia. – annunciai con voce tremante.
 – Non so a quanti di voi piacerà, ma so che per molti di voi, sarà una notizia shoccante. Io… beh…  io… – guardai Frank, per cercare conforto e lui mi poggiò una mano sulla spalla e si avvicino di più a me.
 – Figliolo dicci! Non farci preoccupare! – disse mia madre, con tono preoccupato, ma che nascondeva un filo di consapevolezza.
 – Eliza… io non ti amo più! – dissi d’un fiato, mentre le facce dei tre assumevano espressioni deluse.
 – Io… io amo un’altra persona! – mamma ed Eliza iniziarono a piangere e Mikey mi fissava arrabbiato e deluso. Se Frank non mi avesse stretto la mano, sarei scoppiato a piangere anch’io.
 –Io amo Frank. E lui ama me. E si Mikey, potrei dire che sono una checca… ma sai una cosa? Non m’importa! Sono innamorato. Lui è l’eccezione. Lui è la persona che mi fa sentire vivo ogni volta che lo guardo. – dissi con un tono fermo, poi rimasi in silenzio, aspettando che qualcuno parlasse.
 – Mi… mi fai schifo! – disse Eliza piangendo e urlando, si alzò dal divano, mi diede uno schiaffo e se ne andò sbattendo la porta.
Volevo urlarle qualcosa, ma non mi uscì nulla. Frank strinse ancora più forte la mia mano, lo guardai, accennò un sorriso e mi tranquillizzai.
 – Figliolo… sei sicuro di quanto hai detto? – mi chiese mia madre, asciugandosi le lacrime.
 – Mamma… come fai ancora a chiamarlo “figliolo”? Ti ha deluso. Ci ha deluso tutti. Io non voglio un fratello finocchio. – disse Mikey, con lo sguardo infuocato, che teneva sempre fermo su di me.
 – Mikey… non puoi parlare di me così. Non puoi! – mormorai, ormai con le lacrime che sgorgavano e scivolavano lente sulle mie guancie.
 – Fanculo Gerard! Vattene a fanculo! Vattene da questa casa! Se non te ne vai tu, me ne andrò io! Non ho intenzione di dividere la casa con uno che si fa inchiappettare. – disse secco Mikey.
 – Mamma… tu non dici nulla? – quasi la pregai di parlare.
Lei stava in silenzio e piangeva. Il suo sguardo si fissava su Frank e poi su di me, senza fermarsi.
Ci fu un momento di silenzio, dove tutti fissavano tutti. Poi mamma si alzò, aprì la porta d’ingresso e con tono secco disse: << Hai 5 minuti di tempo per salire in camera tua e raccogliere le cose che ti serviranno per passare la notte fuori. Non ti voglio in casa mia almeno per 24 ore >>. La guardai rassegnato. Corsi in camera mia e raccolsi ciò che trovai sparso sul mio letto e sul pavimento. Scesi in salotto, guardai mia madre e mio fratello e uscì da quella casa.
Frank mi aspettava sul vialetto. Mi abbraccio, ma non disse nulla. Ci avviammo meccanicamente verso casa sua, entrammo e mi accompagnò in camera sua. Mi misi il pigiama e l’ultima cosa che ricordo, fu di essermi steso sul letto di Frank e di essermi lasciato andare in un pianto liberatorio tra le sue braccia.

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Capitolo 8
*** Happy (maybe) ending ***


Mi svegliai con un gran mal di testa, sentivo gli occhi pesanti e percepivo uno strano senso di... tristezza. Credo di aver pianto tutta la notte e di aver preso sonno molto tardi, perché ricordo che dalla finestra riuscì a scorgere i primi raggi di sole.
Mi girai nel letto, cercando Frank, ma mi accorsi che non c’era… chissà che ore sono! Mi alzai di scatto, presi il cellulare e mi accorsi di averlo spento, dannazione! Se lo accendo, arriveranno le chiamate di Mikey che mi minaccia di tornare a casa e non voglio. Non voglio affrontare lui e mia madre ed Eliza. Non voglio affrontarli, senza prima aver passato del tempo con Frank. Ne avevo bisogno… come un tossico ha bisogno della sua dose giornaliera. 
Presi i vestiti che avevo lasciato sulla sedia della scrivania, mi diressi in bagno per rendermi conto del mio stato attuale. Aprì lentamente la porta del bagno, non volevo farmi sentire da Frank, sennò sarebbe salito e volevo rendermi almeno un tantino presentabile. Accesi la luce e mi diressi al lavandino. Feci scorrere l’acqua e intanto mi scrutai allo specchio… avevo gli occhi gonfi e un colorito pallido, molto più del solito. Mi sciacquai la faccia con l’acqua tiepida, mi diedi una pettinata ai capelli, mi lavai i denti e scesi al piano di sotto. Mi recai nel salotto, l’enorme salotto di casa Iero, pieno di trofei vinti da Frank nei vari concorsi di chitarra cui ha partecipato e mi misi a osservarli uno per uno… tutti primo e secondo posto, deve essere davvero bravo!
Mi diressi verso la cucina, nella speranza di trovarlo lì… e così fu. Era lì, che stava armeggiando con le pentole e credo stesse preparando il pranzo, perché riuscivo a sentire odore di pancetta e cipolla.
Stavo attento a non farmi vedere da lui, volevo scrutarlo mentre si dilettava ai fornelli… era ugualmente sexy tutto impastrocchiato.  E riuscivo anche a percepire il suo profumo mescolato a quello del cibo e tutto insieme mi dava alla testa… volevo saltargli addosso e baciarlo con tutta la passione in corpo!
Mi sono deciso! Non appena è perfettamente di spalle, lo colgo di sorpresa e lo abbraccio! – pensai, mentre il mio viso si copriva di un velo di rosso e iniziavo ad avere delle vampate di calore. Mi stavo… mi stavo eccitando!
Si voltò! Sgusciai pian piano nella cucina, portai le mie mani sui suoi occhi e gli sussurrai dolcemente: << Sei davvero un tesoro! Grazie baby! >> e gli schioccai un bel bacio sulla guancia. Intravidi il dolce sorriso di Frank stamparsi sul suo volto. Lo capì perché vidi le sue piccole, splendide fossette, apparire. Quelle fottute fossette… quel suo fottuto sorriso… mi scioglieva il cuore, anche se il mio stato d’animo, in quel giorno, non era dei migliori. Per un attimo nella mia mente, tornarono le immagini della sera precedente. La faccia di mia madre, quella di Mikey e di Eliza. Le mie parole, le loro parole… una fitta al petto. Il mio sguardo si era perso nel vuoto e Frank dovette richiamarmi più volte, per far si che tornassi alla realtà. Mi baciò sulle labbra: << Ehy, che accade? Ripensi a ieri? >>, mi chiese, tornando serio. I suoi occhi puntati nei miei… lo fissai e con un movimento impercettibile del capo, annuì. << Ci sono io adesso. Stai con me e dimenticherai presto tutto questo. Stai con me e riceverai tutto l’amore di cui hai bisogno. >>. Lo strinsi a me… quasi piangevo… nessuno mi aveva mai stretto così, nessuno mi aveva mai detto che era pronto a darmi amore… l’amore di cui ho bisogno. << Io… Frank. Io… beh… >>, non riuscivo a parlare, Frank mi fissava incuriosito, non capiva cosa volessi dirgli. Abbassai lo sguardo. Giocherellavo con le dita, cercando di evitare il suo sguardo… << Io ti amo! >>, quasi lo urlai e lo vidi sciogliersi nel suo più bel sorriso. Si avvicinò di più a me, con la sua mano destra mi alzò il mento e mi baciò. Iniziò come un solito bacio sulle labbra, ma iniziò a stringermi sempre più forte a sé. Premeva le sue labbra alle mie e iniziò a farsi spazio con la lingua, dentro la mia bocca. Cedetti e iniziò ad avere luogo un lungo, lento e intenso intreccio di lingue. Nel frattempo, le sue mani erano scivolate dal mio collo, fino ai miei fianchi. Le mie stavano ancora strette alla sua vita. Non avevo la forza di muoverle… ero in preda alle vampate di calore e alla voglia matta di essere toccato da lui. Mi tolse la t-shirt, e le sue mani si muovevano lente e vellutate sul mio torace. Poi con la mano sinistra, iniziò a far su e giù lungo la mia schiena, provocandomi piacevoli brividi. Nel frattempo con l’altra mi sbottonò la cintura e anche i calzoni, cercava di tirarmeli giù e lo aiutai. Rimasi in boxer. Mi spinse contro il tavolo della cucina, non smettendo mai di baciarmi. Con una mano scostò violentemente le cose sul tavolo, facendole cadere sul pavimento e mi fece sedere lì sopra. Continuava a baciarmi, strisciandomi sensualmente su di me. Mi decisi a spogliarlo. Prima si scostò come se volesse che fossi solo io la preda, poi si lasciò andare e acconsentì. Rimanemmo entrambi coi boxer. I nostri corpi erano attaccati, quel bacio infinito mi dava alla testa. Si scostò. Mi lasciò prendere fiato da quel bacio e mi fissava con occhi scintillanti e puntati su di me. Mi ripresi e appena Frank lo notò, si avvicino a me e infilò la sua mano dentro ai miei boxer. Era questo ciò che volevo! Sentivo il mio membro umido e caldo… bollente direi! Lui puntò i suoi occhi ai miei, si mordicchiò il labbro, con un gesto violento mi tolse i boxer e si abbassò. Iniziò a leccare il mio membro quasi con egoismo. Come se volesse dire “è mio!” “Lo voglio solo per me!”. Lo mise tutto in bocca e io ansimavo tantissimo. Volevo che quell’istante non finisse mai. Volevo provare a lungo quella sensazione di estremo piacere! Mi trattenni finché potei, poi venni quasi copiosamente nella gola di Frank, che non aveva smesso un attimo di fissarmi negli occhi. Sempre quel ghigno soddisfatto sul suo viso. Scesi dal tavolo e copiai le sue mosse! Volevo fargli capire che lo desidero ardentemente anch’io. Lo desidero con ogni parte del mio corpo. Quando finì, gli mordicchiai il lobo destro e gli sussurrai “Ti amo… con ogni fibra del mio corpo”. Mi schioccò un bacio sulla fronte e sussurrò: << Anch’io ti amo, baby >>. Mi diede una pacca sul sedere, sorrise e si diresse in bagno per farsi una doccia. Misi il brunch in tavola e decorai il tutto con petali di fiori che trovai in balcone. Mi sedetti e aspettai Frank per iniziare a mangiare. 
Arrivò tutto profumato e sorridente, si sedette e mangiammo. Era tutto così buono e gli feci mille complimenti, lui sorrideva e arrossiva sempre di più! Amavo vederlo così.
Lo aiutai a sciacquare i piatti e ritornò il senso di inquietudine… ritornò perché mi tornò in mente quando Mikey aiutava me a lavare le stoviglie in casa e sembravamo una squadra così compatta… vabbè…
Frank notò che il mio volto aveva cambiato espressione, mi schioccò un altro bacio e mi disse di stare tranquillo e che fra poche ore mi avrebbe portato a casa mia, per chiarire definitivamente questa situazione assurda. Io annuì lentamente e mi sforzai di sorridere.
Feci una doccia dopo aver pulito le stoviglie. Cercai di rilassarmi il più possibile, ma ebbi scarsissimi risultati. 
Uscimmo da casa, mano nella mano, ero convinto della mia scelta e non tornerò indietro per nulla al mondo. 
Arrivammo. Un respiro profondo. Un altro. Un terzo. Guardai Frank, che mi sorrise, cercando di confortarmi. Mi schioccò un bacio << è il tuo momento! >>, mi sussurrò sorridendo ancora. Suonai e Mikey venne ad aprire. Mi fissò, arrabbiato e disgustato dal vederci per mano. Non disse nulla. Fece cenno con la testa di entrare e dopo esserci fissati di nuovo, io e Frank entrammo. Sentivo l’aria pesante attorno a me, quasi soffocante. << Chiamo la mamma, è sopra, in camera >>, disse Mikey, avviandosi al piano di sopra. Dopo pochi minuti scese con mia madre, in silenzio attraversarono il salotto, mamma era a testa bassa e Mikey invece aveva gli occhi puntati su di me… il suo sguardo era glaciale. 
<< Che cosa siete venuti a fare qui? >> - disse mia madre, con tono freddo, distaccato.
<< Mamma… >> - non riuscì a finire la frase, che lei subito mi disse << Non lo sono più! >>. Silenzio. Assordante silenzio. 
<< Okay… ehm si… Volevo chiederti scusa per ieri e… se non ti vanno bene… okay… sparirò dalla tua vita >> - non la guardai, non volevo farmi incantare dal suo viso deluso e amareggiato.
<< La risposta te la sei dato da sola. Sparisci dalla mia vita all’istante. ORA! >>. 
Quell’ “ORA!” tuonò per tutta la casa. Annuì lentamente, volto ancora basso, non guardai nemmeno Mikey, non ne avevo il coraggio. Stavo per salire in camera mia a raccogliere le mie cose, ma una mano sulla mia spalla mi bloccò. << Le tue cose, poster, cd, vestiti e tutto sono già pronti nei borsoni. Prendili e vattene. Ci hai pugnalato. Fottiti frocio! >>, tuonò Mikey. Mi scesero delle lacrime mentre salivo le scale, seguito dal silenzioso Frank. Appena arrivati in camera, aprì la porta e la trovai VUOTA. Come vuota era la mia anima, per adesso. Presi i borsoni, fissai fuori dalla finestra per avere l’ultimo ricordo del paesaggio che vi si scorgeva. Piansi stretto a Frank, che continuava a sussurrarmi che andava tutto bene e che sarebbe passato tutto. Annuì silenziosamente. Fissai ancora una volta le vuote pareti, il letto sfatto, l’armadio e la scrivania vuoti. Scesi e trovai Eliza in salotto in un mare di lacrime. Quando mi vide prese in mano uno scatolone e me lo porse, c’erano tutti i regali che le avevo fatto e… mi addolorava vederla in quello stato.
<< Posso… darti un ultimo abbraccio da amico? >> - le chiesi, con voce tremante. Lei scosse la testa: << No. Mi faresti ancora più male. Sparisci anche dalla mia vita. >> - piangeva e singhiozzava e mentre parlava, teneva lo sguardo puntato su Frank, provando a farlo sentire in colpa. Lui abbassò lo sguardo, tese le mani per prendere quello scatolo, mi fissò e si fece strada tra gli sguardi accusatori dei presenti. 
<< Vorrei abbracciarvi per l’ultima volta, ma avete rifiutato. Sappiate che cacciare un vostro caro, così, dalla vostra vita, è il gesto più stupido che possiate fare. Addio. >> - parlavo lentamente, con voce bassa e a stento trattenevo le lacrime. Mi diressi verso la porta, mi girai verso di loro, per guardarli ancora una volta – l’ultima, purtroppo – e andai via. Fu Mikey a chiudere la porta alle mie spalle e mentre mi allontanavo, fischiò, mi voltai e disse lentamente: << Frocio del cazzo! Ti vorrò ugualmente bene. >>. Fu l’ultima cosa che mi disse, fu l’ultima volta che li vidi. 
Mi trasferì da Frank, vivemmo altri sette mesi in quella casa e poi ci trasferimmo a L.A., lì era tutto stramaledettamente figo e vivemmo la nostra intensa e lunga storia, fino a che morte non ci separò. Frank è morto da poco e adesso nessuno colma il mio vuoto. Quel suo sorriso, quel suo fare da romantico ribelle… mi manca. Sono sicuro che prestissimo lo raggiungerò e anche dopo la morte, continueremo ad amarci. 
Dopo la morte di Frank, cercai notizie sulla mia famiglia. Mia madre era morta da parecchi anni, Mikey stava in una casa di riposo ed Eliza scomparve senza lasciare traccia. 
Portai dei fiori sulla tomba di mia madre, pensai di portare del caffè a Mikey ma cancellai l’idea dalla mia mente. Volevo ricordare mio fratello giovane e allegro, quindi andai sulla tomba di Frank, portai dei fiori anche a lui e mi sedetti lì accanto. Trovai dei fogli e una penna nella mia sacca e buttai giù delle righe. Mi ritrovai a scrivere questa storia e con un filo di nostalgia dei tempi che furono, piansi implorando Dio di portarmi da Frank. Nessuno rispose. La mia ora è vicina, ma non mi schioderò da qui. 
Morirò al suo fianco, come gli avevo promesso molti anni prima. 

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