Que l'amour est violent

di Eledhel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ton premier regard ***
Capitolo 2: *** Accidental ***



Capitolo 1
*** Ton premier regard ***


Ciao a tutti i miei nuovi e vecchi lettori! :D
Eccomi qua con la mia terza FF nata dopo un tuffo nei vecchi ricordi! In effetti è da anni che conosco questo cantante molto famoso in Canada, Francia e altri paesi del mondo, l'ho poi abbandonato per un po' per poi ritornare ad amarlo più di prima dopo la mia vacanza a Parigi.
Si chiama
Garou, vero nome Pierre Garand, occhi di ghiaccio sorriso solare e voce da mozzare il fiato! Se vi dovesse capitare di fare un giretto su youtube andate ad ascoltarlo!
Per quanto riguarda la storia, invece, ho deciso di i
ntitolarla con il titolo di una sua canzone "Que l'amour est violent" "L'amore è violento", e così sarà per i titoli di ogni capitolo della storia, ho scoperto che ce n'è parecchi che sono perfetti! ;D
Mi scuso già con chi sa il francese meglio di me, ma sono una frana nello scritto, accetto ogni aiuto possibile! Per chi invece non lo masticasse per niente metto le traduzioni della frasi più lunghe nelle note a piè di pagina.
Ma ora vi lascio, ho già scritto troppo! Spero vi piaccia come inizio!
BUONA LETTURA!!

Ah, ecco due foto di Pierre.
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1. Ton premier regard1
 
Fleur venticinquenne italiana, capelli lunghi neri e mossi, quasi ricci e intensi occhi marroni venati di verde era imbarcata sull’aereo per Parigi in partenza da Montreal. Decise di andare in Canada dopo aver scoperto il suo ragazzo tradirla nella casa in cui convivevano dopo una relazione durata sette anni. L’aveva letteralmente mandato a fanculo senza neanche dargli il tempo di replicare e dopo aver preparato le valige si era recata all’aeroporto; il primo nome che lesse fu Montreal.  Ora, dopo aver passato un mese in giro per il Canada era giunto il momento di ripartire, ma non se la sentiva ancora di rientrare in Italia e vedere la faccia da culo del fidanzato mentre implorava il suo perdono, sapeva che l’avrebbe attesa sotto casa, così decise di fare una piccola deviazione per Parigi. Non era una grande amante dei francesi, li trovava antipatici e poco cordiali, ma desiderava da sempre visitare quella città così magica, così perché non unire l’utile al dilettevole?
Era seduta lato finestrino in business class, voleva trattarsi bene durante quel viaggio. La poltrona era comodissima, appena si fu seduta si rilassò al punto di addormentarsi, ma non lo fece, voleva godersi il decollo, la sua parte preferita del viaggiare in aereo. Tirò fuori una rivista di gossip tra le dieci che aveva preso dal giornalaio dell’aeroporto per affrontare le sette ore di volo che l’attendevano, e iniziò a sfogliarla guardando soprattutto le immagini. Capiva poco il francese, l’aveva studiato alla bene e meglio a scuola, ma il tanto che bastava per sopravvivere un mese da sola in Canada, aiutandosi anche con un po’ d’inglese. L’aereo era praticamente al completo, solo il posto accanto a lei era vuoto. Ad un tratto il vociare dei passeggeri alle sue spalle si trasformò in un leggero brusio, ma ci fece poco caso intenta com’era nel cercare di capire chi si fosse sposato con chi.
Un uomo si fermò nel corridoio davanti al posto vuoto accanto a lei. Lo guardò con la coda dell’occhio per non farsi notare; era molto alto e vestito con un paio di jeans, una camicia nera e una giacca dello stesso colore, in viso portava un paio di occhiali da sole. L’uomo posò il suo bagaglio nella cappelliera insieme alla giacca e si sedette pesantemente accanto a lei. Tolse gli occhiali e si girò a guardarla. “Bonjour.” La sua voce era molto scura e rauca, profonda.
“Bonjour.” Rispose la ragazza voltandosi verso l’uomo; due occhi azzurri come il ghiaccio la trafissero come due frecce. Fleur, imbarazzata da quello sguardo ritornò alla sua rivista. L’uomo fece un mezzo sorriso e guardò davanti a sé.
Il capitano e le hostess iniziarono il solito rituale di inizio volo. Fleur allacciò la propria cintura e così fece anche l’uomo accanto a lei. Lo guardò di sfuggita contenta di non aver iniziato una conversazione e si girò verso il finestrino per godersi la fase di decollo.
Una volta in quota la ragazza sorrise senza neanche accorgersene, pensando a come fosse così strano che un coso così enorme e pesante riuscisse a stare sospeso a mezz’aria!
“C’est tout ok?” Fleur si voltò sorpresa verso quella voce così particolare.
“Oh… oui.” L’uomo le sorrise e la ragazza si meravigliò ti quanto fosse gentile.
“Tu n’es ni canadienne ni française. C’est vrai?”2 disse l’uomo continuando a sorriderle. La ragazza contraccambiò annuendo “Mh mh.”
“English?” il sorriso dell’uomo si allargò.
“No no.” Fleur sorrise divertita.
“Mmmh… Dai tuoi lineamentti sembri italliana.” La ragazza stupita da ciò che aveva appena sentito rise allegramente. “Bravo! Ottimo intuito.”
“Ah ah! Lo sapevo! Amo l’Italia!” e concluse la frase con aria sognante. “Io sono Pierre, piascere!”
“Fleur.” Rispose la ragazza stringendo la mano dell’uomo che le aveva appena porto, era calda ed accolse la sua completamente da quanto era grande.
“Chiedo scusa per il mio francese ma non sono bravissima.” Disse la ragazza intimidita da quegli occhi glaciali.
“Oh, fa niente! Io un po’ so l’italiano. Non sc’è problema.”
“Bien!” esclamò la ragazza cercando di recuperare la rivista che le stava cadendo dalle gambe.
“Hai un bel nome.”
“Ah, grazie. L’ha scelto mia madre amante dei fiori, ma in italiano non le piaceva, così ha optato per il francese.” Rispose guardando il giornale.
“Viaggi per lavoro?” disse Pierre continuando a guardarla in viso. Fleur si girò e gli rispose nonostante non avesse voglia di parlarne, ma gli occhi dell’uomo la trafissero per la seconda volta.
“Oh no, svago più che altro. Il mio ragazzo mi ha tradita ed ho voluto allontanarmene il più possibile.” La ragazza riprese a guardare la rivista. Voleva chiudere quel discorso, non le andava a genio fare sette ore di conversazione con un uomo che la metteva un po’ in soggezione, causa occhi da infarto e voce tremendamente sexy.
“J’ai compris.” Disse Pierre. “Mi dispiasce.”
“A me no.” Rispose la ragazza sorridendo senza guardarlo.
Rimasero in silenzio per un po’, nel mentre venne servito il pranzo, niente di entusiasmante, il giusto per non rimanere a stomaco vuoto. Dopo un po’ che ebbero finito di mangiare, Fleur fece per andare alla toilette e Pierre si alzò dal proprio posto per farla passare senza smettere di guardarla.
Una volta chiusa la porta la ragazza sospirò; un flash dell’uomo che entrava in bagno insieme a lei baciandola con passione le annebbiò la mente. “Oh cavolo! Fleur, che cosa ti salta per la testa!” La ragazza si sciacquò abbondantemente il viso per togliere via quella visione così imbarazzante, prese fiato ed uscì da quel bagno angusto. Arrivata al proprio posto Pierre si rialzò per farla sedere. “Merci.”
“De rien.” La voce dell’uomo era ancora più profonda e rauca quando parlava la propria lingua. Ancora più sconvolgente. Fleur cercò di distrarsi guardando l’oceano dal finestrino.
“Ti dispiasce se mi addormento un poco? Viaggio molto per lavoro e sono un poco stanco.”     
Fleur guardò l’uomo cercando di sembrare il più naturale possibile. “Oh, sì! Tranquillo, dormi pure quanto vuoi!” Pierre la ringraziò con uno sguardo e un mezzo sorriso che le mozzarono il fiato.
Fleur si rigirò verso il finestrino mentre strani pensieri le passarono per la testa. “Oddio, ma che ti prende! Lo conosci appena, Fleur! Ma sì, vedrai che appena scenderai dall’aereo tutto passerà e non lo rivedrai più!” La ragazza si mise a contemplare l’oceano sotto di lei, non voleva addormentarsi, ma mancavano ancora quattro ore all’arrivo e l’acqua blu la rilassava parecchio. Appoggiò la testa al sedile e dopo aver guardato per un attimo Pierre ormai entrato nel mondo dei sogni, anche lei lo seguì addormentandosi a sua volta. Fu un sonno tranquillo, senza sogni, ma ad un tratto sentì una voce chiamarla.
“Fleur.” La ragazza non si mosse. Pierre le posò una mano sulla sua. “Fleur, svegliati. Sta iniziando l’atterraggio.” A quel tocco così caldo della mano dell’uomo la ragazza si risvegliò sedendosi meglio sulla poltrona. “Oddio, ma quanto ho dormito?”
“Parecchio, ma hai fatto bene, io non ci sono riuscito.” La ragazza imbarazzata arrossì palesemente. Pierre le sorrise notandolo. “Sarai da sola a Paris?”
“Sì, sola soletta per una settimana intera.” L’aereo toccò terra.
“Allora tieni questo.” Le porse un bigliettino da visita. “Chiamami per qualsiasi cosa.” I passeggeri iniziarono a recarsi all’uscita.
“Grazie.” Fleur prese il biglietto e Pierre si alzò dal suo posto per aiutarla a prendere la borsa dalla cappelliera. L’aereo era ormai semi vuoto e le poche persone rimaste si fermarono davanti alla porta a guardarli parlottando tra loro, ma entrambi non ci fecero caso.
“Allora ciao Pierre, e felice d’averti conosciuto.” La ragazza gli tese la mano per salutarlo.
“Il piacere è stato tutto mio.” Sembrava che la voce dell’uomo fosse ancora più scura, profonda e… sexy. Al contatto con la sua mano le tornarono in mente le sconvolgenti visioni avute prima.          
Fleur accennò un sorriso, il più normale che riuscisse a fare e si allontanò verso l’uscita. Arrivata al pullman che l’avrebbe portata all’aeroporto, si girò in direzione dell’aereo in cerca di qualche traccia dell’uomo, ma vide solo le hostess e gli ufficiali che parlavano tra loro. Possibile che fosse ancora dentro? Naaa… era di sicuro sceso, ma dov’era finito? Non ci pensò più di tanto, elettrizzata per la settimana che le si presentava davanti e salì sul pullmino.
Intanto Pierre, sceso dall’aereo e diretto ad un’uscita secondaria scortato da una guardia, ripensava a quella ragazza così graziosa e che non aveva la minima idea di chi fosse lui. Chissà se l’avrebbe chiamato. Chissà se avrebbe scoperto la sua identità durante la permanenza a Parigi.
Si ritrovò sovrappensiero come non faceva da anni. “Tu es vraiment une très belle fleur, ma chère!”3 sospirò senza accorgersi di essere udito dal bodyguard, e continuò a camminare in direzione dell’uscita dell’aeroporto cercando di non farsi riconoscere.

 
1 Il tuo primo sguardo
2“Non sei né canadese né francese. Vero?”
3 “Sei veramente un fiore molto bello, mia cara!”

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Capitolo 2
*** Accidental ***


Ciao ragazzi!!!
In pochi hanno letto il primo capitolo e solo una l'ha recensito, l'ormai fedelissima Spuffyna, ma non demordo e posto il secondo capitolo sperando che qualcun'altro spenda un po' del suo tempo per leggerlo e magari recensirlo.
:)
Anche questo capitolo ha come titolo una canzone di Garou, "Accidental", questa volta in inglese. Ma ora vi lascio sperando di sentirvi presto!
BUONA LETTURA!!!


2. Accidental1
 
Era il quarto giorno di permanenza a Parigi per Fleur, era stanca ma felice. Le cose da vedere e visitare erano molte, ma comunque la sera riusciva a ritagliarsi dei momenti per se.
Erano circa le 19:00 quando rientrò in albergo dopo una giornata a Versailles, salutò il ragazzo alla reception e dopo essersi fatta dare la chiave salì in stanza. Ancora estasiata dalla magnifica reggia e dai maestosi giardini, si distese sul letto per riposare i piedi stanchi ed accese la televisione. Da una pubblicità capì che di lì a poco sarebbe iniziato un programma dove avrebbero fatto vedere i migliori duetti nella storia della musica francese. “Fantastico!” disse sarcastica. “Meglio che mi vada a fare una bella doccia.” La ragazza entrò in bagno lasciando cadere i vestiti sul pavimento. Le docce di Fleur erano sempre lunghe un’eternità, cosa che faceva mandare in bestia il suo ex ragazzo, ma ora non aveva nessuno che le rompesse e ci stette una bella mezz’ora rilassandosi e cacciando via la stanchezza della giornata. Una volta finito chiuse l’acqua e sentì, provenire dalla televisione nell’altra stanza, una voce che le sembrò familiare, una voce roca e potente che cantava una canzone melodica e molto dolce. Uscì velocemente dalla doccia, cercando di non scivolare, per vedere da chi provenisse, ma arrivò troppo tardi. Una volta davanti alla TV vide solo la pubblicità di uno yogurt. Mentre si rivestiva e asciugava i capelli guardò con attenzione il resto della trasmissione, ma era ormai al termine e il proprietario di quella voce misteriosa non si fece più vedere né sentire. Le venne in mente qualche sospetto, quella voce le ricordava qualcuno, ma affamata com’era ci pensò poco. Mise un filo di trucco ed uscì in cerca di un buon ristorante dove poter cenare.
Dopo mangiato decise di andare a vedere la Tour Eiffel illuminata; era uno spettacolo magico che avrebbe tanto voluto guardare in compagnia di qualcuno, le coppiette appoggiate al muretto della piazza del Palais de Chaillot le mettevano invidia.
Andò così verso l’interno della piazza dove c’erano vari gruppi che si esibivano cantando, ballando o facendo entrambe le cose. Si fermò a guardare due ragazzi che facevano breakdance, erano simpatici e molto coinvolgenti.
Pur non conoscendo nessuno si trovava bene lì, si stava divertendo senza alcuna preoccupazione. Per un attimo le venne in mente di chiamare Pierre, ma cancellò in fretta quel pensiero, era un perfetto sconosciuto e poi non voleva guai, chissà che sarebbe accaduto! Certo però, che l’aveva scombussolata parecchio quel giorno in aereo, se fosse stata priva di autocontrollo gli sarebbe saltata addosso, al diavolo che fosse uno sconosciuto!
Sospirò a quel pensiero così atipico per lei, guardò l’orologio e vedendo che era parecchio tardi decise di ritornare in albergo.
Passarono due giorni, l’indomani sarebbe dovuta ritornare in Italia, non ne aveva voglia ma prima o poi sarebbe successo. Così, quel pomeriggio, decise di andare sugli Champs-Élysées per fare un po’ di shopping selvaggio. Entrò in ogni negozio del viale facendo zig zag da un marciapiede all’altro, quando ad un tratto vide, dall’altro lato della strada, il palazzo della boutique di Luis Vuitton. Fleur era al settimo cielo, estasiata da quella visione e si fiondò in direzione della grande insegna con la L e la V incrociate cercando di attraversare proprio in mezzo alla strada trafficata. Era quasi arrivata al marciapiede opposto quando una macchina non fece in tempo a frenare.
 
Pierre era seduto sul divanetto del suo camerino nella sede parigina di TF1, la prima televisione francese, mentre attendeva l’inizio delle prove di un programma di varietà che sarebbe andato in onda due sere dopo, quando ad un tratto il suo cellulare squillò. Rispose e una voce femminile gli chiese se conosceva una certa ragazza di nome Fleur, Pierre scattò in piedi rispondendole affermativamente. La voce riprese dicendogli che aveva avuto un piccolo incidente ma che stava bene ed ora era ricoverata all’Hôpitaux de Paris. L’uomo rispose che avrebbe fatto il più in fretta possibile. Uscì dal camerino di corsa e nel corridoio degli studi incontrò il suo manager in preda al panico dopo averlo visto fuggire così. “C’est une urgence!”2. Urlò l’uomo e la sua voce riecheggiò in tutto il corridoio.
Una volta davanti all’ospedale vi entrò in fretta e quando arrivò davanti al banco informazioni, si tolse gli occhiali da sole e chiese in quale stanza fosse Fleur. Alla donna seduta dietro al bancone quasi non venne un colpo nel sentire quella voce. Alzò gli occhi per confermare il suo presentimento e cercando di rispondere alla domanda dell’uomo iniziò a balbettare. Fortunatamente Pierre la capì e la ringraziò, mentre stava per andare però, si fermò come se avesse dimenticato qualcosa e ritornò verso la donna. “Mais souvenez-vous, vous ne le dites à personne que je suis ici!”3 disse scrivendo qualcosa su di un foglio. La donna annuì solertemente senza mai smettere di contemplare il viso dell’uomo, che le sorrise in modo alquanto accattivante, sicuro che ormai lei avrebbe fatto tutto quello che avrebbe voluto lui. Quando Pierre se ne andò la donna prese il foglietto e vi lesse una dedica autografata con i ringraziamenti per la discrezione avuta; a quelle parole si accasciò pesantemente sulla sedia e portandosi il foglio sul petto sospirò estasiata.
Pierre arrivò davanti alla stanza 213, terzo piano, bussò delicatamente e una voce all’interno lo invitò ad entrare. Aprì e richiuse silenziosamente la porta, una volta dentro vide Fleur sul letto con la schiena appoggiata sui cuscini e la testa fasciata con una benda sottile mentre sfogliava una rivista di moda. “E tu che ci fai qua?” disse la ragazza sorpresa di rivederlo proprio in quella stanza di ospedale.
“Mi hanno chiamato poco fa discendomi che eri ricoverata qui.” Disse l’uomo avvicinandosi al letto.
“Cosa?! E perché mai hanno chiamato proprio te?” La ragazza era ancora più perplessa.
“Forse perché era l’unico numero franscese che avevi in tasca.” L’uomo sorrise divertito. Fleur ci pensò un po’ su ed effettivamente il bigliettino di Pierre l’aveva messo nel portafoglio, vicino alla carta d’identità.
“Cosa ti è successo?” le chiese costatando che in fin dei conti sembrava stesse bene. La ragazza riprese a sfogliare la sua rivista.
“Ah, niente… mentre stavo per andare a vedere le vetrine di Luis Vuitton, sugli Champs-Élysées, una macchina mi ha presa di striscio facendomi cadere a terra ed ho sbattuto la testa.” Disse come se in realtà fosse andata al supermercato a fare la spesa. Pierre, stupito, sgranò gli stupendi occhi azzurri. “E come stai ora?”
“Ah, io bene, domani mattina mi dimettono, solo che non mi vogliono far ritornare in Italia perché dicono che devo fare ancora una settimana di riposo, dopodiché devo ritornare qua per un controllo.” La ragazza non staccava gli occhi dalla rivista.
“Beh allora, che male sc’è?” disse Pierre dubbioso.
“Che male c’è? C’è che l’albergo è pagato solo fino a domani mattina e non ho più soldi per poter prolungare di un’altra settimana! Ecco cosa c’è!” Fleur era parecchio arrabbiata, in quel momento avrebbe solo voluto tornare a casa propria.
“Ma chère, non devi preoccuparti per questo.” Pierre si bloccò un attimo sorprendendosi nell’immaginarsi insieme alla ragazza a casa propria. Poi riprese. “Puoi venire a stare da me.”
“Cosa? Oh no no! Non ci penso proprio!” Fleur si girò di scatto verso l’uomo.
“E dove vorresti andare allora, sotto uno dei tanti ponti della Senna insieme ai clochards?”
“Beh, perché no, sono ben organizzati.” Disse la ragazza, poi entrambi si sorrisero divertiti.
“No seriamente, domani verrò a prenderti e troverai già tutte le tue cose a casa mia. Ora devo andare però, riposati e ci vediamo domani.” Fleur rimase un po’ spiazzata e, nel vederla così, Pierre le sorrise divertito e le diede un bacio sulla guancia. L’uomo uscì dalla stanza non sapendo esattamente cosa avesse fatto, ma il profumo della ragazza gli era penetrato nella mente, rimise gli occhiali da sole ed uscì dall’ospedale diretto agli studi televisivi. Intanto Fleur, ormai sola nella sua stanza, era sprofondata sotto le lenzuola. “Oddio cos’ho fatto, ho accettato il suo invito… una settimana a casa sua? Oddioddioddio!!!” Agitata com’era mise la testa sotto al cuscino, poi ripensò alle sue labbra sulla propria guancia, calde… morbide… lisce… “Non ce la farò mai!!”
  
 
 
1 Accidentale (titolo inglese)
2“E’ un’emergenza!”
3“Mi raccomando, non dica a nessuno che sono qui!”

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