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di AppleBlossom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** Capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Jackson abbassò lo sguardo e si schiarì la voce.
Non pensava sarebbe stato lui a dover pronunciare le parole che avrebbero messo fine alla storia più importante della sua vita. Non pensava sarebbe stato così difficile.
Fin dall’inizio era sembrato chiaro ad entrambi che la loro storia nasceva sulle ceneri di un grande amore non ancora del tutto sopito nel cuore di Lexie. Lui per primo si era imposto di non crearsi troppe aspettative a riguardo. Tutto quello che sapeva era che lei era speciale e che sarebbe stato uno stupido a lasciarla scappare…uno stupido, come Mark.
Solo il tempo lo aveva premiato, dandogli la conferma che lei poteva essere quella giusta, quella al fianco della quale si sarebbe voluto risvegliare ogni mattina.
Nonostante distinguesse il velo negli occhi di lei ogni volta che il dott. Sloan si trovava nelle vicinanze e sentisse distintamente lo stesso nodo allo stomaco che provava lei in quei momenti di imbarazzo lungo i corridoi dell’ospedale, Jackson si fidava delle sue parole. Si era fidato dalla sera della nascita di Sofia, quando Lexie gli aveva teso la mano per tornare a casa insieme a lui. Allora aveva riconosciuto la volontà di voltare pagina sul serio; c’era quindi una possibilità per loro due, per il loro futuro insieme da costruire oltre la chimica, oltre la passione e l’amicizia che già li univa. Erano passate le settimane, i mesi…ormai era più di un  anno che la loro relazione continuava e andava a gonfie vele, una convivenza a casa e sul lavoro che li aveva portati a conoscersi perfettamente.
Ma non abbastanza….
 
 
Lexie era lì di fronte. Fissando un punto imprecisato dietro a quella figura familiare, trattenendo il respiro, pronta per ricevere quel colpo, che, ormai sapeva, stava per arrivare dritto al cuore, dritto allo stomaco. Ormai non c’era più nulla che poteva dire. Veramente non c’era nemmeno più nulla che valeva la pena di essere detto. L’unica cosa che desiderava  era che tutto finisse il più in fretta possibile per ricominciare a respirare normalmente, per voltarsi e correre via senza trattenere le lacrime.
Com’era possibile che fossero arrivati a questo punto? Ancora.
Com’era possibile che la storia si fosse ripetuta di nuovo…che l’uomo di fronte a lei che l’aveva letteralmente tirata in superficie dopo la sofferenza provata con Mark ora la stesse trascinando di nuovo verso il fondo?
A nulla era servito allontanarsi da Mark così tanto da salutarlo appena, a nulla era servito aver abbandonato l’idea di specializzarsi in chirurgia plastica per stargli lontano, a nulla era servito aver accettato la sua proposta di matrimonio e aver deciso di trasferirsi in un appartamento solo per loro. Ogni passo era stato fatto per permettere a Jackson di fidarsi di lei, per dargli la conferma che lui era la sua persona e che il passato non esisteva più.
Mark l’aveva lasciata andare e voltandosi lei aveva preso la sua decisione…era stata finalmente sincera con se stessa e con lui. Lo amava, probabilmente lo avrebbe sempre amato, di quel primo amore che si vive solo una volta nella vita, ma voltandosi e andandosene via aveva deciso che quella sarebbe stata l’ultima crepa nel suo cuore e che da lì, un passo dietro l’altro avrebbe ricominciato a guarire, a risalire….Con Jackson.
 
Le parole arrivarono…un colpo in pieno stomaco, una doccia fredda.
 
“Mi dispiace Lex….io…vorrei dirti che…io vorrei…ma mi dispiace. Io ero sconvolto, avevo bevuto parecchio…ero convinto che  fosse tutto vero…ero convinto che tra te e Sloan…in fondo ho sempre pensato che tu appartenessi a lui, non ho mai voluto essere un ripiego…”
 
“ O- ora è colpa mia? Mi stai dicendo che tu mi hai tradito per colpa mia? Perché non ti fidavi…dopo tutto questo tempo? Eh no…no stavolta non posso accettarlo, NO! Non può star succedendo di nuovo…”
 
Aveva sentito abbastanza…non poteva riguardare ancora Mark. Non stavolta. Non poteva dare la colpa di tutto a lei…e a Mark…non dopo tutte le porte che si era chiusa alle spalle per eliminarlo dalla sua vita, dai suoi pensieri. Questo era un colpo ancora più basso.
Si voltò per andarsene, tutto quello che desiderava era andarsene da quella stanza, ributtarsi nei corridoi affollati dell’ospedale. Ributtarsi nel suo habitat naturale, nel quale sarebbe stata rapita dal vortice di urla, risate, altoparlanti, telefoni, macchianri…e tutto sarebbe tornato al suo posto.
Tutto l’avrebbe aiutata a non pensare a sé, a quello che doveva essere un incubo.
 
“No Lexie …non è colpa tua. E’ mia solo mia…ero confuso, sconvolto. Le ho creduto, credevo fosse in buona fede…è la mia migliore amica. Ti ho vista strana ultimamente e non so a che cos’ho pensato…Non puoi andartene, lasciami spiegare..”
 
Arrivata ormai sulla soglia Lexie si bloccò un secondo, la mano già aggrappata alla maniglia pronta per sbattere quella ennesima porta e lasciarsi tutto alle spalle. Solo un secondo si voltò per guardare Jackson dritto negli occhi. La voce ridotta a un sussurro, ma con calma, senza incertezze.
 
“Non c’è niente da spiegare…Cosa è rimasto da spiegare? Tu non ti sei mai fidato di me, fin dal primo giorno. Sono sempre stata messa alla prova e ho sempre cercato di non ferirti, di trattenermi e fare la cosa giusta per noi. Ho scelto te Jackson. Ho scelto te perché ero stanca di soffrire, non me lo meritavo più. Tu eri il mio diritto di essere felice. E ora, a poche settimane dal nostro matrimonio ti bastano due parole di quella troietta invidiosa per finirci a letto?? Forse era questo l’errore tra noi, tu non ti sei fidato di me mentre io mi sono fidata troppo…
chissà forse me lo merito. Che stupida!”
 
Finita.
La porta si era chiusa.
Era finita.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Come si sarà capito questa ff è un tentativo, non ne ho mai scritte, ma questa coppia (Mark e Lexie) mi ha ispirato e ho scritto qualche capitolo.
Nasce dopo la fine della 7^ stagione, non ancora trasmessa in Italia e contiene spoiler! Il titolo è preso proprio da una canzone bellissima di Tim Myers, che fa da sfondo a un momento particolarmente romantico della coppia.
Se vi va lasciate qualche commento o critica, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
 
 


Meredith stava litigando con la macchinetta del caffè. Possibile che solo con lei decideva di bloccarsi. Di solito Cristina le veniva in soccorso in questa lotta quotidiana e con un paio di mosse non solo le faceva recuperare i soldi persi ma riusciva persino a farsi “offrire” il caffè.
Oggi però non c’era traccia di Cristina, né Alex…nemmeno Izzie, che ormai era tornata a tutti gli effetti a far parte della squadra. Probabilmente era arrivato qualche trauma importante al pronto soccorso, ma perché allora il suo crecapersone non aveva suonato.
Finalmente scorse due visi familiari fare il loro ingresso in mensa. Derek e Mark stavano discutendo animatamente sedendosi a un tavolino pronti per il pranzo…probabilmente stavano confrontandosi sul caso della 218….o meglio, avvicinandosi si accorse che in realtà stavano parlando di pannolini e pappe… Sofia e Zola ormai assorbivano molto più tempo di suture e tac.
 
“Ma sentiteli…gli dèi della chirurgia di Seattle si piegano alle gioie della paternità!”
 
“Vorrai dire gli dèi della chirurgia più sexy del Paese…” intervenne subito Mark sfoderando il suo miglior sorriso da dottor Bollore, che però gli morì sulle labbra un attimo dopo.
 
Nello stesso istante Meredith cercò di bloccare la corsa della sorella.
 
 “Hey Lexie, ma allora sei ancora in turno? Pensavo fossi tornata a casa da un pezzo ormai…Jackson mi ha detto che non eri rientrata…hey ma…”
 
Lexie era entrata come un fulmine nella mensa, senza dare il minimo segnale di aver visto la sorella o aver sentito le sue parole. Sembrava assorta nei suoi pensieri mentre prendeva in fretta una barretta di cereali ed era già pronta a scappare via.
 
“Lex, tutto bene?”
 
Meredith cercò di fermarla trattenendola.
 
“Oh M-mer…sei tu..scusa…I-io devo andare. Ho un’emergenza..d-devo andare ora…”
 
Cercando di evitare lo sguardo dei presenti, Lexie si liberò velocemente dalla stretta della sorella per scappare di nuovo nei corridoi dell’ospedale.
 
“Ma… non vi è sembrata un po’ strana? Sbaglio o cerca di evitarmi?” chiese Meredith confusa.
 
“Magari ha solo avuto una giornata stressante, non ti preoccupare per lei…vedrai che vi parlerete a casa, non credo che ti eviti.” Cercò di consolarla Derek.
 
“Mah se lo dici tu…è strano però. Sono tre giorni che provo a cercarla ma non riesco ad intercettarla se non qui in ospedale e anche quando cerco di avvicinarmi mi evita, non mi guarda negli occhi, scappa. Potrei aver fatto qualcosa…magari è arrabbiata con me perché non mi sono interessata al suo matrimonio. Magari pensa che non le voglia fare da testimone…ma solo che con il lavoro, Zola…oh dici che è per questo?? Non sono mai stata brava come sorella…”
 
“Ma no no, dai Lexie è una Grey, ti conosce…probabilmente è solo un po’ occupata con i preparativi, il nuovo appartamento…il lavoro…”
 
“C’è qualcosa che non va…”
Mark sembrò risvegliarsi solo in quel momento.
Era rimasto in silenzio, accigliato, assorto nei suoi pensieri da quando lei aveva fatto il suo ingresso.Gli capitava sempre quando entrava in una stanza o solo nel suo raggio visivo. Era una cosa che non poteva controllare, si rabbuiava, mille pensieri cominciavano ad intrecciarsi nella sua mente, mille ricordi, mille se.
Era passato tanto tempo ormai, lo sapeva… aveva fatto la cosa giusta lasciandola andare.
Lui era felice, aveva la sua famiglia con Callie e Arizona. Sofia cresceva ogni giorno di più ed era una bambina meravigliosa, con la stessa grinta della madre e bellezza del padre.
Anche lei aveva il diritto di crearsi la sua felicità con una brava persona che la amasse e la rispettasse più di quello che aveva fatto lui. E quest’uomo doveva essere Avery.
Aveva assistito impotente al suo allontanamento dopo quella sera, giorno dopo giorno erano diventati quasi estranei, due colleghi che si trattavano con rispetto di circostanza. Ma l’aveva voluto lui, probabilmente glielo doveva, perché è questo che si fa quando si ama qualcuno no? Si vuole solo la sua felicità.
Eppure la conosceva e i suoi occhi la tradivano continuamente. Sapeva leggere quegli occhi come nessun altro e leggeva l’agitazione che la coglieva ogni volta che si trovavano a discutere delle lastre di un paziente, o mentre si trovavano a lavarsi insieme prima di un intervento. Condivideva la sua ansia nel ritrovarsi chiusi nello stesso ascensore, sperando che l’infermiera di turno non uscisse lasciandoli soli per quell’ultimo interminabile piano da condividere in silenzio.
Dentro di sé, in fondo, sapeva il perché di questo comportamento… lei lo amava. E sapeva che anche se lui aveva fatto la cosa giusta tirandosi indietro, forse irrazionalmente non era quello che lei avrebbe voluto. Lei lo amava…glielo aveva detto senza imbarazzi, senza maschere e a quelle parole lui si era sentito scoppiare il cuore ma si era ritirato ugualmente. L’aveva lasciata andare per la terza volta. E non poteva fare a meno di chiedersi se anche lei non avrebbe forse preferito buttare all’aria tutta la razionalità, il giusto e perdersi tra le sue braccia. Perché loro si appartenevano e questo lui lo sentiva ancora.
E poi quelle decisioni inaspettate. La convivenza con Jackson (certo vivevano già insieme da tempo, ma circondati da tutti gli altri), il matrimonio imminente e la specializzazione. Lexie aveva abbandonato l’idea di specializzarsi in chirurgia plastica, aveva chiesto espressamente di dedicarsi ad altro e sia Webber che la Bailey non aveva potuto far altro che accettare. Certo, non che avrebbe avuto problemi in altre specializzazioni con la sua preparazione e la sua memoria fotografica, ma aveva un talento particolare in quello e lui le aveva insegnato tutto quello che sapeva. Erano un team eccezionale insieme, avrebbero potuto fare grandi cose, rendere il Seattle Grace Mercy West uno dei centri più all’avanguardia del settore. Ma per quanto avessero cercato di mantenere una certa professionalità non ce l’avevano fatta. Il privato aveva preso il sopravvento. E del resto lui come poteva biasimarla?? Solo una volta aveva provato a parlarle a proposito della sua scelta, si era detto che poteva oltrepassare quel confine invisibile che si erano costruiti, almeno una volta, per il suo bene, per non farle commettere un errore che avrebbe rimpianto per tutta la sua carriera.  
Ma poi il suo profumo…ecco. Il suo profumo era arrivato come uno schiaffo ancora prima di lei e gli aveva fatto morire le parole in gola. Ogni volta succedeva la stessa cosa, non poteva combattere quel profumo che lo faceva tornare ai tempi in cui lei era solo la piccola Grey e lui solo il suo superiore. Allora si chiudeva nei suoi pensieri, cercando di non fare ulteriori danni e pensando a  quanto stupido era stato a prendere la decisione giusta.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Scusate se ci ho messo un po' a tornare, ma alla fine ce l'ho fatta. Grazie mille per le recensioni, non immaginate che piacere mi fa sapere che qualcuno l'ha letta.
Anch'io adoro Mark e Lexie, sia come personaggi che come coppia e mi sembra impossibile che non siano destinati a tornare insieme. Effettivamente non è un discorso molto "alla  Meredith", ho paura di essermi concentrata più sulla storia così come la vorrei io che sulla fedeltà ai personaggi, quindi in futuro cercherò di fare più attenzione anche a quest'aspetto! grazie!!!
Ah ecco un'ultima cosa... lo so che sono lenta con la narrazione... mi piace distillare i momenti, spero non risulti troppo pesante.






“C’è qualcosa che non va…”
Ripetendo la stessa frase una seconda volta in un sussurro, quasi come se stesse parlando più a se stesso che ai suoi amici, Mark si accorse che aveva attirato la loro attenzione.
 
“Cosa scusa? Cosa c’è che non va?”  Derek non sapeva se essere più sorpreso dell’intervento a sproposito dell’amico o dell’espressione che lesse sul suo viso.
 
“C’è qualcosa che non va in lei… non so cosa, ma ha gli occhi gonfi, si vede che non dorme…è stata qui tre giorni senza mai tornare a casa… ehm.. non che io la stessi spiando, ma ho visto che era qui, insomma me lo hanno detto…ecco…”  . Ecco si era fregato con le sue stesse mani, ora avrebbero riso di lui probabilmente o lo avrebbero rimproverato, avrebbero scoperto che lui non ne era uscito.
 
“Te l’ho detto Derek, ormai conosco mia sorella. Lexie non sta bene. E’ strana, anche Jackson sta cercando di evitarmi…”.
 
“Deve essere successo qualcosa tra di loro…se lei non torna a casa vuol dire che probabilmente non vuole stare con lui…magari è stata una mia impressione, ma li ho visti distanti…lei non lo guarda nemmeno, mentre lui cerca di avvicinarla… mi sembrava molto distratto, turbato…insomma ha assistito a un mio intervento e l’ho notato…” .
 
Mark fece finta di non vedere l’occhiata interrogativa dell’amico. Sì non avrebbe dovuto farsi gli affari di Lexie, non più… ma era da un paio di giorni che anche da chilometri di distanza si intuiva una certa tensione tra i due.
Inoltre, e questo se lo sarebbe tenuto per sé, quella mattina stessa, entrando nel magazzino in cerca di qualche kit di sutura, si era accorto che era lì seduta nel suo vecchio angolo dietro agli scaffali, quello in cui era solita nascondersi quando era ancora una matricola impacciata, che faceva pratica su se stessa e sui suoi compagni per imparare le suture che poi lui le avrebbe insegnato.
Se ne stava lì, rannicchiata per terra, in lacrime, circondata da una montagna di cartelle cliniche che probabilmente nemmeno riusciva a leggere. Era certo che lei si fosse accorta della sua presenza, ma entrambi avevano fatto finta di niente. Lei aveva trattenuto i singhiozzi sperando che lui non l’avesse sentita e lui aveva trattenuto il respiro sperando di non averla spaventata. Sapeva che l’avrebbe messa in imbarazzo e anche se l’unica cosa che avrebbe voluto fare era inginocchiarsi al suo fianco e consolarla come aveva già fatto molte volte in passato, si era limitato ad aspirarne il profumo che leggero riempiva la stanza e richiudersi la porta alle spalle. Voleva stare sola, non aveva bisogno che lui rientrasse nella sua vita mentre era così vulnerabile.
Doveva essere successo qualcosa di grave. La sua piccola Grey, così come lui se la ricordava, non sarebbe mai scappata davanti a un problema o per lo meno non si sarebbe buttata così alacremente nel lavoro.
 
“Meredith credo che le dovresti parlare…credo che tu sia l’unica che ascolterebbe in questo momento…prova a capire che succede. Io…io credo di non averla mai vita così sconvolta.”
 
“Bè forse perché le altre volte eri tu la causa del suo sconvolgimento…”.
Ok, stavolta Derek si accorse di aver esagerato con l’amico. Sapeva fin troppo bene come lo aveva ridotto questa storia con Lexie. Per molti mesi  si era concentrato sulla figlia, cercando di essere un bravo padre, ormai convinto di essere un uomo migliore per lei. Non esistevano più infermiere, rappresentanti, dottoresse e specializzande pronte a darsi il cambio per una “seduta” col dottor Bollore. Nonostante questo si vedeva che soffriva e dover vedere ogni giorno la causa di questa sofferenza di sicuro non lo aiutava.
Fino alla notizia del matrimonio. Di lì a poco la donna della sua vita si sarebbe sposata e avrebbe iniziato una nuova vita accanto ad un uomo diverso da lui. Forse doveva aspettarselo, prima o poi sarebbe successo, ma l’idea che lei avesse accettato subito la proposta di Jackson, quando a suo tempo lui aveva provato mille volte a chiederle di diventare sua moglie senza alcuna speranza che lei accettasse…bè, quello era stato un duro colpo.
Proprio quello che ci voleva per far tornare in auge il Grande Sloan, il puttaniere più ambito di Seattle.
Derek aveva provato a parlargli, sperando che uno sfogo lo avrebbe aiutato a superare la prova mietendo meno vittime, ma purtroppo, così come Callie, si era dovuto arrendere al fatto che Mark Sloan conosceva un’unica valvola di sfogo, il sesso.
D’altro canto il bel dottor Stranamore conosceva abbastanza la cognata da rendersi conto che il comportamento dell’amico non le era passato inosservato. Nonostante la parete di indifferenza che si era creata tra i due Derek poteva distinguere chiaramente il fastidio di Lexie nel sentire parlare le infermiere nei corridoi delle nuove conquiste del dott Bollore. Così come aveva notato chiaramente il brivido che l’aveva colta la sera in cui entrando in casa loro (la casa nel bosco) per tenere Zola mentre lui e Meredith uscivano a cena, si era imbattuta in Mark e la sua nuova compagna: Addison. Già, perché Addison era tornata e sembrava che stavolta fosse per restare, il destino aveva voluto dare un’altra chance a lei e Mark e forse solo lei poteva essere quella che avrebbe risollevato il suo amico dalle sue pene d’amore.
Ora che Addison lavorava di nuovo nel reparto di ginecologia dell’ospedale e Lexie era a un passo dal matrimonio, sembrava che tutte le carte avessero trovato il loro giusto posto…un lieto fine, come nelle favole. Ma qualcosa negli occhi dell’amico gli faceva capire che non ci sarebbe stato nessun lieto fine all’orizzonte.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ecco qui anche il quarto capitolo così diamo una svolta. In realtò ne ho già scritti parecchi, intanto vediamo un po' come va. Notte!




Lexie era sfinita. Era il terzo giorno in ospedale, non si era concessa che qualche ora di riposo nella stanza del medico di guardia. Ma aveva bisogno di questo, non doveva pensare a quello che stava accadendo e soprattutto non poteva pensare di tornare a casa, nemmeno per prendere le sue cose. Non voleva affrontare Jackson, l’uomo Jackson…il dottor Avery era più che sufficiente. Non era pronta, forse non sapeva più nemmeno cosa dirgli e se fosse tornata in quella casa piena dei loro ricordi, sapeva che sarebbe stato ancora più difficile prendere una decisione.
Si accertò che la porta fosse chiusa a chiave, voleva evitare che qualcuno entrasse com’era successo quella mattina…quello era il suo posto. Solo lì poteva nascondersi per qualche minuto e concentrarsi sul proprio respiro per sgarbugliare i pensieri.
Quella mattina era stata interrotta…certo, se come posto di meditazione scegli un magazzino pieno di materiale è chiaro che prima o poi qualcuno ne avrà bisogno…sperava solo che quel qualcuno non fosse LUI. Non lo aveva visto in faccia, ma sapeva che era lui e che l’aveva sentita e soprattutto sapeva che lui sapeva…
Il ritrovarsi nella stessa stanza a pochi metri di distanza le dava ancora fastidio…o forse non era fastidio, forse era proprio odio… e invece no, probabilmente era qualcosa di più simile all’ansia, al panico. Ogni volta era così, gli sguardi ormai non si incontravano nemmeno più; si poteva benissimo lavorare senza bisogno di guardarsi negli occhi.
Per fortuna Mark non aveva cercato di fare la parte del buon amico preoccupato per lei e non aveva sfoderato le sue doti paternalistiche…aveva capito che non era il caso. Anzi forse non era semplicemente interessato alla cosa, come dargli torto. Lui aveva ritrovato Addison, il suo primo grande amore. Chissà, probabilmente erano predestinati quei due, mentre lei era stata solo un passaggio, uno scherzo di questo destino che li aveva tenuti separati per anni prima di ritrovarsi. Più ci pensava e più era convinta che fosse giusto così, Addi era la donna giusta per lui. Un chirurgo affermato, una vera donna, sexy, sicura di sé…tutto il contrario della piccola Grey che si nasconde in uno sgabuzzino.
Ma no, non poteva pensare a Mark anche ora.
Che situazione ridicola, Lui felice finalmente accanto ad un’altra e lei, tradita a un passo dall’altare, proprio per la gelosia nei confronti di quest’uomo che nemmeno la guardava più.
Se non si fosse sentita così tremendamente uno schifo probabilmente si sarebbe messa a ridere da sola per l’assurdità della situazione.
E poi Jackson e April?? Con tutte le donne con la quale poteva tradirla proprio la sua migliore amica? Proprio il capo degli specializzandi?? Che stronza, aveva aspettato tanto a perdere la sua verginità per finire con suo marito?? Va bè…non era ancora suo marito…e di sicuro non lo sarebbe diventato.
Se lui avesse negato almeno, ma la colpa gli si leggeva negli occhi, di solito così limpidi e solari. Forse se Jackson avesse ammesso il tradimento per amore di April, se lo avesse fatto per qualcosa di diverso dal sospetto, dalla ripicca, dalla poca fiducia nei suoi confronti, tutta questa situazione non le avrebbe fatto così schifo. Il solo pensiero che la dolce e ingenua dottoressa Kepner avesse messo il tarlo del dubbio nella testa del suo ragazzo, con l’intento di sedurlo, le faceva venire il vomito.
Bè non solo quello…tutto ormai le dava la nausea.
E proprio questo era il tasto dolente, non Mark, non il tradimento di Jackson, non la cattiveria di April, ma questo.
Erano giorni che Lexie non si sentiva bene, non riusciva a trattenere il cibo e nemmeno le andava più di mangiare. Certo, poteva essere una banale influenza, lo stress, ma ora aveva un ritardo, solo qualche giorno, non abbastanza per allarmarsi…o forse sì. Era per questo che Jackson l’aveva vista strana e aveva pensato che fosse dovuto a Mark.
Non sapeva nemmeno lei che fare, le sembrava troppo presto per fare il test, non sarebbe stato attendibile. L’opzione di prenotare una visita con la dottoressa Montgomery era ancora più remota. Forse non voleva saperlo nemmeno lei e non voleva allarmare Jackson, anche se probabilmente lui avrebbe accolto la notizia con felicità. Ma non sapeva esattamente se lei l’avrebbe accolta nello stesso modo, già il matrimonio era stata una scelta difficile; per una  che aveva sempre avuto le idee chiare dichiarando di voler finire la specializzazione e poi aprire uno studio privato prima di pensare a sistemarsi, un matrimonio e un figlio nel giro di qualche settimana erano decisamente troppo.
Ma ora tutto era cambiato, non voleva nemmeno pensare all’eventualità di essere incinta, voleva solo allontanare l’idea e non affrontare questa prova. Ogni momento era buono per rimandare per non pensare, perché sapeva che se davvero ci fosse stato un bambino, questo avrebbe reso le cose tremendamente di difficili e qualsiasi scelta che avrebbe preso non sarebbe più stata solo per se stessa.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Grazie a tutti quelli che hanno letto e GRAZIE Isabel per il bel commento...
Posto un altro capitoletto, adesso sembrerà tutto ancora noioso ma a breve ci saranno degli sviluppi! Buona lettura!







La paziente della 218 sembrava rispondere bene agli stimoli esterni. A dodici ore dall’intervento era in grado di parlare senza particolari problemi e aveva riacquistato quasi interamente le facoltà visive.Derek poteva ritenersi soddisfatto del proprio lavoro.
 
“Sembra che stia procedendo per il meglio signora Tylor. I riflessi sono buoni e anche la vista tornerà al 100% nel giro di un paio di giorni. Ora sarà affidata alle mani del dott. Sloan per quanto riguarda la parte esteriore…e le assicuro che è in ottime mani!”
 
Mark stava esaminando con delicatezza il volto tumefatto della paziente.
 
“Bè non per vantarmi, ma mi sento di poter affermare che sarà soddisfatta del risultato finale”. Rispose il chirurgo plastico ricambiando lo sguardo complice dellìamico dall’altra parte del letto.
“Ridurrò la frattura dello zigomo e lo fisserò con un paio di placche passando per l’arcata dentale superiore. Per quanto riguarda la parete dell’orbita sfrutteremo la ferita già riportata, così da evitare ulteriori cicatrici.”
                          
“Sarà molto diverso…intendo…il mio volto sarà molto diverso da prima?” chiese con ansia la paziente.
 
No, il dott.Sloan è un mago delle suture invisibili”. Anticipò Derek con il suo sorriso più rassicurante“Una volta passato il gonfiore iniziale non noterà nemmeno la differenza”..
 
“Ora la lasceremo riposare, domattina la dottoressa Kepner verrà per prepararla prima dell’intervento. A domani!”
 
Così dicendo i due medici uscirono soddisfatti dalla stanza e si infilarono nel caos ospedaliero diretti finalmente agli spogliatoi.
 
“Oggi è in vena di complimenti dott. Shepherd??” Mark sembrava quasi sorpreso.
 
“Oh ma piantala! Non sono complimenti Mark…è la realtà! Il tono diventò improvvisamente ironico. “E soprattutto non vorremmo preoccupare la mia paziente dicendole che il suo volto sta per finire nelle grinfie del peggior bevitore di scotch di Seattle.”
 
“Ma che dici?? Solo per colpa di Meredith! E’ la tua cara mogliettina che mi ha sfidato. Non ci posso fare niente se ti sei sposato Miss Tequila!”
 
“Dici così solo perché ti ha stracciato. Al quarto scotch stavi già chiedendo pietà appoggiato alla spalla di Addie!”
 
Tenendogli aperta la porta gli diede una pacca sulla spalla, mentre Mark scivolava svelto nello spogliatoio nel quale Addison già li stava aspettando impaziente.
 
“Alla buon’ora!!”
 
“Scusaci!” Mark sorrise schioccandole un bacio sulle labbra. “Derek era troppo impegnato a tessere le mie lodi con una paziente!”
 
“Ahah…certo. Ma se ti stavo ricordando la tua vergognosa fine da Joe…a quando la rivincita??” Derek si fermò un momento. “A proposito dov’è Meredith?? Oggi non l’ho quasi incrociata ed eravamo d’accordo che ci saremmo trovati qui per andare da Joe tutti insieme!”
 
Addison intervenne: “Ah sì…l’ho incrociata prima in reparto…cercava qualcosa per Lexie…o forse cercava Lexie…bè cmq mi ha parlato di un’emergenza. So che è scappata non appena Jackson ha cercato di parlarle. Certo che anche tu Mark!!! Come ti è venuto in mente di lasciarmi Avery per tutta la settimana in maternità al posto della Kepner??? Mi hai messo una bella palla al piede...sai che non è il suo ambiente…possibile che tu ancora non lo digerisca??”
 
Colpito. E affondato.
 
“Ma che cosa ti salta in mente?? Avery è un buon elemento, diventerà sicuramente un ottimo chirurgo plastico se vorrà, ma è in giusto che sperimenti tutti i reparti a fondo per schiarirsi le idee…e poi dai, la Kepner non è così indispensabile. Mi faceva piacere vedere come se la cava nei miei interventi…sai per farmi un’idea… eddai…io non ho nulla contro Avery…”
 
“Ok ok…abbiamo capito!!! Avery è il tuo pupillo…” Concluse Addison con un sorriso indagatore.
 
“Ehy voi due, che ne dite di andare? Sentirò Meredith più tardi per vedere a che punto è.”
Dette queste parole Derek fece per aprire la porta ma si scontrò con la moglie trafelata.
 
“Ah eccoti…”
 
“Ehi che succede? Non sei ancora pronta??”
 
“Sì…cioè No no…ascolta voi andate, io non so a che ora mi libererò…E’ per Lexie...” disse abbassando la voce nella speranza che gli altri non la sentissero.
 
“Che succede a Lexie?”. Nello stesso momento in cui pronunciò quelle parole Derek si accorse dell’allarme negli occhi di Mark.
 
“Nulla…sì insomma non si sente ben. .è successa una cosa…insomma Derek ha bisogno che di me, ok?”
 Meredith sembrava agitata mentre prendeva da parte il marito per sussurrargli questi pochi indizi.
 
“Va bene va bene, calmati…hai bisogno di me?? Vuoi che rimanga?”
 
“Oh no no!!! E‘ meglio che stia io con lei…non credo che vi raggiungerò al pub, ma andrò direttamente a casa….” Esitò lasciando intendere che il discorso non era ancora concluso. “…e Derek!??  Pensavo di ospitarla da noi per questa notte…ne ha davvero bisogno, non te lo chiederei se non fosse importante!”
 
“Ma certo!! Lexie fa parte della famiglia…non è una randagia…e poi lo sai che mi piace quando fai la sorella maggiore!” Disse Derek con un sorriso, baciandola sulla guancia. “Dimmi solo che non è nulla di grave!”
 
“No…non lo so ancora…ne parleremo a casa!” E con questo scappò via.
 
Derek colse l’espressione interrogativa dei due amici che, anche non volendo, avevano assistito alla scena. Addison sembrava divertita dal siparietto famigliare, mentre Mark…bè lui non era per niente divertito. Aveva assunto la solita espressione buia…preoccupata.
 
“Allora si va?? Il primo giro lo offre Sloan…” Derek si diresse verso l’uscita seguito dalla coppia.
Uscendo abbracciato alla compagna, Mark non riuscì ad evitare di lanciare uno sguardo verso il corridoio nel quale era sparita Meredith.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Grazie Liz!!  Non pensavo che mi sarei divertita così tanto a scrivere questa ff, mi ci appassiono anch'io man mano che vado avanti.
Visto che non potrò postare più tardi e forse nemmeno domani, lascio questo capitolo. E' un po' breve, ma importante.
Grazie ancora!



La ritrovò lì dove l’aveva lasciata, nel bagno deserto degli specializzandi.
A quell’ora i turni della giornata erano ormai finiti e quelli del turno di notte stavano già vagando tra i reparti in cerca di un intervento su cui mettere le mani.
Lexie era accovacciata a terra, ancora più pallida di prima se possibile. La nausea non la abbandonava da tutto il giorno e a poco era servito non mangiare quasi nulla, se non quelle disgustose barrette ai cereali.
Possibile che fosse davvero incinta?? Eppure erano stati sempre attenti, sapendo che questo non era il momento giusto per le loro carriere. Bè presto lo avrebbe comunque scoperto, non appena Meredith fosse tornata con il test.
 
In quel momento più che mai era grata di avere una sorella, se non fosse arrivata lei ad aiutarla probabilmente sarebbe andata nel pallone. Aveva bisogno di sfogarsi e Meredith si era dimostrata ancora una volta la persona giusta per farlo.
Certo non era stata una cosa facile, pur essendo sorelle avevano ancora molto da scoprire l’una dell’altra, ma quando Meredith l’aveva trovata chiusa in quello stesso bagno un’ora prima, Lexie non aveva potuto trattenere un minuto di più tutta quella tempesta di emozioni che la stava facendo esplodere.
 
In un primo momento Meredith si era dimostrata incredula di fronte al tradimento di Jackson. Successivamente era subentrata la rabbia e se non l’avesse trattenuta, probabilmente sarebbe andata ad uccidere con le sue mani sia Jackson che April. Infine alla notizia della possibile gravidanza si era addolcita, capendo la paura e la sofferenza della sorellina. Così con molta pazienza e una buona dose di “greyese”, l’aveva fatta ragionare fino a convincerla che fare un test di gravidanza era l’unica soluzione in quel momento. Era quindi scappata a recuperare un paio di test e avvisare il marito del cambio di programma per la serata.
 
 
“Lexie??? Sono io, apri!”
 
“Ma quanto ci hai messo?? Sei sicura che non ti abbia visto nessuno??”
 
“Ma certo. Derek è piuttosto preoccupato, ma l’ho convinto ad andare lo stesso da Joe con Mark e Addie. Tu come ti senti??”
 
“Uno schifo!! Se possibile peggio di prima!! Non parlavano di nausee mattutine?? Quelle serali non le ho mai sentite nominare…probabilmente non sono incinta…è solo il nervoso per questa situazione così schifosa che mi prende lo stomaco…”
 
“Può darsi Lex, ma cosa ne dici di fare il test e toglierci il dente??”
 
“Forse è meglio aspettare domattina…la concentrazione di hgb è maggiore…consigliano di farlo al mattino…”
 
“Lexie… insomma  basta rimandare!! I test lo puoi fare in qualsiasi momento e comunque ne ho presi due per sicurezza!”
 
“ok ok…vado!”
 
 
Dopo 5 minuti di attesa snervante nei quali Meredith cercò di sdrammatizzare con scarsi risultati, suonarono all’unisono i loro cercapersone.
 
“Oh no, sta arrivando un incidente…proprio ora??”
 
“E’ Hunt. C’è un trauma in arrivo, dobbiamo sbrigarci!!”
Lexie fece per uscire dal bagno presa dal panico che ben conosceva, ma Meredith la bloccò.
 
“Ehi ma dove credi di scappare?? Sono passati 5 minuti, devi guardare il risultato!”
 
“No no no…i-io non ce la faccio…non posso guardare io…mi viene da vomitare…di nuovo…Ti prego fallo tu!!”
 
“Ok! Pronta??”
 
Lexie avrebbe voluto scomparire, correre al pronto soccorso e non dover affrontare la realtà che di lì a qualche secondo si sarebbe abbattuta sulla sua vita.
 
 
 
“Negativo!!”
 
Un sospiro di sollievo per entrambe…Lexie si sentì improvvisamente più leggera. Non c’era nessun bambino, nessun piccolo Avery in arrivo. Certo questo non semplificava le cose riguardo al suo matrimonio rovinato, né la ferita del tradimento, ma almeno ora era consapevole di poter gestire la situazione. Ce l’avrebbe fatta. Lo sdegno era talmente tanto che ce l’avrebbe fatta a voltare pagina un’altra volta.
 
Buttarono lo stick e la scatola nel cestino e uscirono di corsa dirette al pronto soccorso in cerca del dott. Hunt.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Grazie davvero per i commenti!!! Io non sono per neinete demoralizzata, anzi...anche se sono pochi, mi fanno un sacco di piacere e nemmeno me li aspettavo.
Sì è vero, devo avvicinarmi più alla psicologia dei personaggi, è la prima volta che mi cimento con una ff e con qualsiasi tipo di racconto e faccio un po' fatica con i dialoghi, quindi spero di migliorare anche in questo. Non sono sicura di riuscire ad essere fedele ai personaggi originali, forse perchè in fondo li vorrrei diversi, o forse perchè non riesco a pensare come penserebbero loro (infatti se avete notato cristina non è ancora comparsa, troppo difficile!!). Comunque cercherò di migliorare anche quest'aspetto. Grazie per il consiglio e buona lettura!






Nonostante il turno fosse finito da più di un’ora, l’adrenalina del pronto soccorso le aveva fatto dimenticare in pochi minuti tutta la stanchezza e l’agitazione della giornata appena trascorsa.
Era ancora sorpresa dalla strana alchimia che si creava tra lei e Meredith, specialmente sul lavoro; l’intesa era perfetta, la coordinazione e la concentrazione raggiungevano il massimo mentre lavoravano insieme, sembravano nate per quello...evidentemente non era tutto merito dei geni di Ellis Grey.
Uscendo dalla sala operatoria Lexie si sentiva stranamente leggera, forse poteva ricominciare tutto da lì, aveva un lavoro che la faceva sentire più che mai viva e aveva una famiglia che non l’aveva abbandonata. Già, Meredith, Derek e Zola erano la sua famiglia ora. Suo padre stava meglio e non era più solo, inoltre sembrava aver sconfitto lo spettro dell’alcolismo. Certo, se Susan fosse stata lì forse non si sarebbe sentita così persa all’idea di avere un figlio, anche senza Jackson. Le mancava la madre, soprattutto in questi momenti lei avrebbe saputo cosa fare.
 
“Ottimo lavoro dottoressa Grey!! Siamo state in gamba!!” Disse Meredith ridendo mentre lanciava i guanti nel cestino.
 
“Già dottoressa Grey, siamo forti!” Le lanciò uno sguardo complice.
 
“Allora cosa ne dici? Derek e gli altri saranno ancora da Joe. Andiamo anche noi a festeggiare il nostro intervento??
 
“No no…non da Joe! Con Mark…ecco non credo sia il caso, non mi va…cioè poi sono stanca…”
 
Meredith capiva quando non doveva insistere. Lanciò uno sguardo ironico alla sorella assecondandola.
 
“No, non mi fraintendere, lo sai che l’ho superata, ma questa cosa di Jackson e April…il fatto che lui abbia creduto subito all’insinuazione che io fossi andata con Mark…ancora dopo tutto questo tempo. Poi  Mark sta con Addison ora. Non vorrei che lei pensasse…oh ma sicuramente non lo penserà. Mark la ama…. non è che mi senta inferiore a lei, mi chiedo solo come ci si possa innamorare di una come lei e poi di una come me…o il contrario ecco…. Ma…mi stai ascoltando???”
 
“Vorrei tanto essere sorda in certi momenti…” ridendo.
 
“Oh beh grazie per il supporto!!”
 
Entrarono nello spogliatoio e iniziarono velocemente a cambiarsi… era stata una giornata stressante e l’idea di una doccia bollente era davvero troppo allettante.
 
“…che vuoi dire? Che tornerai con lei??”  April sembrava scioccata mentre entrava con Jackson nello spogliatoio proprio in quel momento.
 
“Dubito che voglia anche solo parlare con me…ma perché no? Io vorrei solo che mi potesse perdonare…April abbiamo fatto uno sbaglio!”
 
 
 
Evidentemente non si erano accorti che l’oggetto della loro discussione si stava cambiando proprio negli armadietti dietro ai loro. Meredith stava per uscire allo scoperto ma Lexie la bloccò zittendola. Voleva sentire… voleva sapere…
 
 
“Ah ora ti sembra uno sbaglio?! Non mi sembrava che ti stessi sbagliando l’altra notte…e nemmeno nella stanza del medico di guardia…”
 
“..April basta…!”
 
Lexie fece uno sforzo per rimanere in silezio, mentre Meredith le strinse un braccio cercando di darle un po’ di supporto. Che situazione, lei sarebbe di sicuro intervenuta se si fosse trovata al posto della sorella.
 
“…Io la amo…l’hai sempre saputo…”
 
“E  tu hai sempre saputo che lei è innamorata di Sloan!!” il suo tono era tagliente, da dove usciva tutto questo rancore??
 
“Credi che non lo sappia?? Credi che non la veda ogni giorno sforzarsi per non guardarlo? Ne abbiamo già parlato, ma io non posso far finta che per me non sia importante…”
 
“Ascolta Jackson! Io ancora prima di essere la tua amante  sono sempre stata la tua migliore amica e non posso più vederti buttare via tempo ed energie in una storia che ti farà soffrire. Ma non la vedi? Ti usa per non stare sola, ti usa per dimenticare che l’amore della sua vita ha preferito farsi una famiglia senza di lei, non una, ma due volte… E tu invece fai il suo zerbino, pensi sul serio che prima o poi ti darà quello che cerchi?”
 
“April basta, basta!”  Jackson sembrava non voler più controbattere, come se le sue argomentazioni fossero troppo deboli a confronto di quelle di April.
 
Meredith non capiva come mai Lexie rimanesse immobile. Doveva intervenire, doveva rimettere April al suo posto. Aveva appena scoperto che Jackson l’aveva tradita  e non con una sconosciuta qualsiasi, ma con la sua migliore amica, nonché coinquilina, nonché specializzando capo. E a dire il vero non sembrava nemmeno un errore di una serata alcolica.
 
Io credo che tu meriti di meglio Jack. Tu meriti di essere felice accanto a una donna che ti ami e ti conosca per quello che sei. Non sei il rimpiazzo di nessuno, se solo ti rendessi conto…”
 
“Di cosa?? Che sei tu quella ragazza??April ne abbiamo già parlato…noi stiamo bene, sei…sei fantastica lo sai…ma non dovevamo, io non sono uno che tradisce…io non lo so, non mi aspettavo che succedesse..”
 
“Io credo che anche tu provi quello che provo io… ti conosco…”  La voce di April era diventata un sussurro, sembrava rotta dalle lacrime che cercava di trattenere. Jackson non rispondeva e Lexie non dava segno di muoversi nemmeno per vedere quello che stava succedendo. Forse perché lo intuiva e non voleva vedere il suo ragazzo…o meglio ex ragazzo, baciare un’altra donna.
 
 
 
 
“April lo sai che non riesco a vederti così…ora ti porto a casa ok?”
 
La porta si richiuse e a quel rumore Lexie sembrò sgonfiarsi. Scivolò lentamente lungo la parete degli armadietti per accasciarsi a terra. Non doveva controllare più le lacrime che le scendevano rotolando lungo le guancie.
Meredith ora capiva meglio, forse anche lei avrebbe agito in quel modo. Si sarebbe lasciata colpire rimanendo immobile per poi scappare e fare i conti con se stessa…autodistruggersi. Sembrava che questa sorta di masochismo fosse ancora più efficace della cattiveria che poteva colpire dall’esterno.
Non disse nulla, non c’era niente da dire. Continuò solo a stringerle il braccio.
 
“N..non…”  Tutto quello che usciva dalla bocca di Lexie erano lettere sconnesse. Credeva di essere pronta a gestire e superare questa situazione. Non pensava però che Jackson le avesse mentito così spudoratamente, che la cosa con April continuasse da tempo…Non era stato uno sfogo, un errore…erano amanti.
 
Meredith rimase in silenzio. Lì accanto.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Eccomi pronta ad aggiornare! In realtà ho già pronti un po' di capitoli, ma non voglio correre troppo altrimenti rovina la suspance!
Grazie Isabel, sì anche a me non piace molto Apri, come si sarà visto. Dai adesso facciamo succedere qualcosa che sarete stanchi di capitoli noiosi! Buona lettura!




“Allora come va tra te e Addie?? Vi vedo affiatati..” Di solito Derek evitava quell’argomento con l’amico, non voleva rischiare di rivangare il passato. Era contento che l’ex moglie fosse tornata a Seattle, era un po’ come riformare il vecchio gruppo dell’università. Anche se all’inizio era stato scettico riguardo alla loro relazione, ultimamente si era dovuto ricredere. Potevano essere ancora felici, potevano avere un’opportunità insieme. Del resto Mark aveva tutto quello che aveva sempre desiderato e anche se Addie non avrebbe più potuto dargli un figlio, lui ora aveva Sofia e il rapporto con Callie e Arizona non sarebbe potuto andare meglio.
Certo era cresciuto molto nell’ultimo anno, non era più il puttaniere che si passava tutte le infermiere dell’ospedale. Addie poteva fidarsi di lui e d’altra parte lei era una donna adulta, realizzata e consapevole, proprio quello che ci voleva per il dottor Sloan.
Ma Addison non era Lexie Grey.
La piccola Grey.
E Derek conosceva abbastanza il suo migliore amico da saper riconoscere quei piccoli segnali. Non lo avrebbe mai ammesso già lo sapeva, ma i suoi occhi lo tradivano così spesso che anche Addison doveva essersene accorta. Forse faceva finta di non vedere…era una donna intelligente e conosceva benissimo Mark…forse era per questo che non avevano ancora affrontato il passo della convivenza.
 
Comunque quella sera, complici un paio di scotch, aveva deciso di sondare il terreno. Non voleva dargli consigli o incoraggiarlo, ma aveva capito che stava succedendo qualcosa.
 
“Sì sì…alla grande!! Non è che sei geloso vero? Voglio dire ormai tu sei sposato…è acqua passata…o vuoi far valere una sorta di diritto di prelazione??”
 
“Ahahaha ma scherzi?? Sono felice per voi…Meredith e Addie si trovano anche bene insieme...chi l'avrebbe mai detto?? ecco e…tu…sei felice??”
 
“C- Certo…non ti sembro felice?? Oh andiamo Derek, non sono più l’amico sfigato che cerca di copiarti. Perché non dovrei essere feli…”
 
In quel momento sentirono la porta del pub aprirsi alle loro spalle e Mark si zittì di colpo. Bastò un rapido sguardo per capire. Erano entrate le sorelle Grey.
 
Meredith sembrava preoccupata e teneva stretta una Lexie fantasma. Non ci voleva un genio per capire ch aveva pianto. Gli occhi erano gonfi e rossi, del trucco non c’era più traccia. I capelli erano legati in una coda spettinata e camminava a testa bassa evitando gli sguardi.
Meredith si diresse subito al bancone dal marito.
 
“Ehi ma non dovevate andare a casa? Che succede?” Chiese preoccupato Derek
 
“Sì ma è stata una giornata…beh ecco Hunt ci ha trattenute per un’emergenza e è stata una giornata stressante…avevamo bisogno di bere qualcosa di forte”. Meredith gli lanciò uno sguardo d’intesa.
 
“Ok dai allora facciamo un altro giro…Joe…due scotch e due tequile giusto??”
 
Mark cercò di evitare di fissare Lexie, sembrava distrutta, spaventata…avrebbe voluto sapere cos’era successo, anche solo incontrare il suo sguardo per capire di più, ma lei continuava a nascondersi. Lo sguardo fisso, perso in qualche punto del bancone del bar.
 
In quel momento Addison uscì dal bagno e raggiunse il gruppetto. “Ehi fantastico, ce l’avete fatta anche voi! Com’è andata? Mi hanno chiamato dicendo che era in arrivo un incidente…Hey ma perché quella faccia? Qualcuno non ce l’ha fatta?”
Derek cercò di farla smettere, ma evidentemente Addie non aveva colto la tensione  tra i quattro amici.
 
Ci mancava solo questo, ritrovarsi al bancone con Mark e Addison a pochi passi di distanza. Non era già abbastanza tutto quello che era successo, aveva proprio bisogno che le frugassero addosso coi loro sguardi. Già si sentiva uno schifo, il suo uomo l’aveva appena tradita davanti a lei, ci voleva proprio una dottoressa Montgomery che le ricordasse quanto era esausta e brutta  e sola…Arrivò la tequila e la buttò giù con un unico sorso. Forse non l’avrebbe aiutata, ma di sicuro era l’unico rimedio a portata di mano.
Il suo stomaco vuoto però non doveva pensarla allo stesso modo perché in pochi secondi fu costretta a scappare in bagno.
 
“ecco…ci risiamo?” Meredith seguì la sorella per vedere se aveva bisogno di aiuto.
 
“Ma…che succede?” Derek ora era visibilmente preoccupato, non immaginava cosa stesse succedendo ma di sicuro nulla di buono. Si sforzò di non guardare Mark conoscendone già la reazione e si augurò che Addison facesse altrettanto.
 
“…sarà incinta!!” Addison buttò lì questa frase come se fosse la cosa più ovvia del mondo e spiazzò completamente gli altri due dottori che la fissarono allibiti.
 
“C-come??” Mark non poteva più trattenersi. Avrebbe voluto correre in quel bagno, ma non poteva. Certo, se una donna si sentiva male dopo un bicchiere di tequila cosa poteva voler dire?? Nulla. Chiunque si sarebbe sentito male…ma Addie…come aveva potuto dire una cosa del genere? Quello era il suo lavoro.
 
“Perché?? Non potrebbe? E’ qualche giorno che è strana e si sente poco bene…forse voi non ve ne siete accorti perché siete uomini…dubito che perfino Jackson se ne sia accorto. C’è qualcosa di strano, si evitano… dai non fate quelle facce, l’ho detto così per dire…non ne ho idea, non lo so ok?”
 
Mark si costrinse a fare finta di niente, buttò giù lo scotch mentre Addie raccoglieva le sue cose.
 
“Io ora devo davvero andare, domattina prima del turno devo riuscire ad andare al parco e passare in lavanderia. Tu amore che fai?”
 
Vedendolo in difficoltà Derek prese l’iniziativa e intervenne prima che potesse formulare qualsiasi risposta: “ Beh Mark, non vorrai abbandonarmi con quelle due?! Adesso pensavo di finire questi e se non ti rompe potresti darmi un passaggio a casa? Non credo che vorranno avermi tra i piedi…”
 
“Oh beh certo…ti accompagno io!” Sembrava sollevato. “Sì Addie, tu vai pure, tra poco andrò anch’io, fammi sapere quando arrivi così non sto in pensiero!” Si allungò sullo sgabello per baciarla.
 
“D’accordo, buonanotte…e basta scotch per voi! “ Uscì sorridendo.
 
 
 
Meredith uscì dal bagno proprio in quel momento.
 
“Come sta?”
 
“Bene bene… falso allarme! E’ stata una pessima giornata per lei, non credo nemmeno che abbia mangiato nulla. Poi tutta la storia di Jackson…April…il…beh insomma è un bel carico di emozioni.”
 
“Jackson e April??” Derek e Mark a questo punto erano confusi.
 
“Meredith certo che tu la bocca chiusa non riesci proprio a tenerla!!” Lexie era uscita e aveva sentito tutto.
 
“Se non vuoi parlarne…noi non vogliamo sapere…” Derek era in imbarazzo.
 
“Joe fammi un’altra tequila!! Nulla…che c’è da dire?? Tanto lo sapranno già tutti  e io sono l’unica a non essermene accorta. Jackson è andato a letto con la sua amichetta… e a quanto pare più di una volta…”
 
“Tecnicamente lui ha ammesso di essere stato circuito mentre era ubriaco” Meredith non poteva resistere.“ma stasera li abbiamo sentiti nello spogliatoio e a quanto pare non è stato l’errore di una notte…e le…i lo ama…”
 
Mark era scioccato, come aveva potuto quel bastardo figlio di papà prenderla in giro in quel modo e poi per chi?? Una verginella senza un briciolo di fascino, di esperienza…la sua migliore amica!!! Si bloccò…anche lui era andato con Callie. Anzi, lui aveva avuto una figlia con Callie!!
Si sentì ancora più in colpa, non poteva guardarla. Non poteva fare commenti.
 
L’alcol stava avendo la meglio sulla ragazza. “Un’altra Joe…e sapete la cosa buffa?? Lui mi ha tradito per colpa mia!!” Sorseggiando la terza tequila Lexie sentiva che il dolore stava lasciando il posto di nuovo alla rabbia, all’amarezza.
“Eh sì…April lo ha convinto che io lo avevo tradito con Mark…con te capisci?? Non ci parliamo nemmeno e io dovrei averlo tradito con te perché ti ho sempre amato!!”
 
Meredith e Derek si guardarono allibiti…lo aveva detto sul serio?? Lexie aveva detto a Mark proprio in quel momento che lo amava??

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Le persiane lasciavano filtrare la luce del mattino. C’era qualcosa di diverso, cos’erano uccellini quelli che sentiva cinguettare?? In quel momento realizzò finalmente…non era nel suo appartamento nel centro di Seattle, non si sentivano le sirene dell’ospedale di fronte, né si sentiva il pianto della piccola Sofia dall’altra parte del pianerottolo.
Pian piano le immagini della serata precedente riaffiorarono…aveva bevuto molto, troppo. Ma come aveva fatto ad arrivare a casa di Derek?? Quella poteva essere solo casa di Derek…
Si stiracchiò tra le lenzuola ancora calde maledicendo tutto lo scotch che ora gli faceva pulsare le tempie…come avrebbe fatto ad andare al lavoro?? Aveva bisogno di un’enorme dose di caffeina e magari di un paio di aspirine.
In quel momento sentì un rumore provenire dalla porta accanto…non era solo.
E improvvisamente la realtà lo investì: Lexie!!
Era con Lexie…anzi era nella camera di Lexie.
 
Tutto ritornò come un flash…erano seduti al bancone da Joe. Tra una tequila e l’altra Lexie gli aveva appena confermato che lo amava ancora…no, non intendeva quello…Jackson pensava quello. E l’aveva tradita con April.
Lui non poteva fare a meno di osservarla in silenzio mentre lei continuava a sfogarsi…sembrava un fiume in piena. Eccola la sua piccola Grey, quella che nei momenti di ansia non riusciva a prendere nemmeno fiato. Ma lui non riusciva a sentire quello che stava dicendo, tutto quello che vedeva erano le sue guance che prendevano colore man mano che la rabbia e il tasso alcolico crescevano. Quanto avrebbe voluto zittirla con un bacio com’era successo quella sera proprio nello stesso luogo.
 
Poi il cercapersone di Derek aveva iniziato a suonare…forse anche il suo, ma a quel punto non sarebbe stato di nessuna utilità all’ospedale. Meredith e Derek avevano salutato, sembravano imbarazzati o forse volevano solo svignarsela per stare soli. Ma lui non doveva accompagnarlo a casa? No ecco aveva promesso agli amici che avrebbe accompagnato Lexie.
Erano rimasti soli e lei per la prima volta dopo mesi non sembrava volesse scappare. Non c’era traccia del vecchio rancore, era solo una donna ferita e arrabbiata. E certo, anche lui era arrabbiato, come aveva potuto Avery, come?? Dopo che lui si era fatto da parte perché lo pensava migliore, più adatto per la felicità di Lexie, il tutto si era rivelato inutile.
Avrebbe voluto abbracciarla e dirle che tutto si sarebbe sistemato…ma da che pulpito poi? In fondo era stata solo sua la colpa. Se lui per primo fosse stato in grado di renderla felice a quest’ora non si sarebbero trovati in questa situazione. L’unica cosa che poteva fare era offrirle un altro bicchiere e una spalla su cui piangere se avesse voluto.
Presto il bar si era svuotato, possibile che il tempo fosse volato così? Erano saliti in macchina e l’aveva accompagnata come d’accordo. Non appena toccato il sedile Lexie si era addormentata, la testa appoggiata al finestrino. Doveva essere esausta. L’aria della notte lo aveva fatto riprendere un po’, non sapeva se stava facendo la cosa giusta… sapeva benissimo quanto poteva essere pericoloso per lui rimanere da solo con quella che era stata la donna della sua vita. Non poteva fare a meno di osservarla mentre dormiva raggomitolata sul sedile. Sembrava così fragile e indifesa, ma lui sapeva chi era; la piccola Grey era un osso duro. Sapeva che si sarebbe rialzata anche da questo, come sempre, anche se a lui faceva piacere pensare di poterla proteggere dalla vita.
Arrivati davanti alla casa tutto sembrava deserto…Meredith doveva essere di sopra con la bambina, forse avrebbe dovuto chiamarla per aiutarlo con Lexie.
Lei sembrava non avere nessuna intenzione di scendere dalla macchina…ma quanto avevano bevuto? Barcollando erano arrivati sotto il portico e dopo aver litigato con la chiave cercando di smorzare le risate erano entrati nel salone e poi era successo tutto così velocemente… dovevano salutarsi. Sì, Mark avrebbe dovuto salutarla e uscire e lei avrebbe dovuto ringraziarlo e svenire nel letto preparatole dalla sorella. Ma c’era stato un istante, solo uno, in cui i loro sguardi si erano incrociati…e lui non poteva salutarla e lei non poteva ringraziarlo…era lo stesso sguardo, quello che si erano scambiati tante volte. Era la stessa chimica, lo stesso bisogno. Un istante e si erano ritrovati persi l’uno nell’altra come se non fosse passato nemmeno un giorno. Così come doveva essere.
 
 
Si passò una mano sugli occhi per scacciare quelle immagini. Era stato stupendo. Sospirò. Stupendo! Come se il loro corpi fossero stati creati per unirsi e si fossero riconosciuti. Come tornare a casa.
Ma no, cosa stava pensando? Come aveva potuto essere così stupido??
 
Lexie uscì dal bagno…anche lei non sembrava stare troppo bene.
 
“Ehi!”
“Ah ti ho svegliato…scusa” era evidente che era imbarazzata.
“No no…ma che ore sono?”
“Credo siano le 6, se vuoi fare la doccia sbrigati perché credo che avrò bisogno del bagno alla svelta”
“Dovrei…credo che dovrei passare da casa prima di andare in ospedale… non hai una bella cera, sei… verde!” prendendola in giro.
“Ah bè anche tu non sei messo meglio…”
 
Mark voleva andarsene il prima possibile, se Derek o Meredith lo avessero trovato lì sarebbero stati guai seri. Cercò i suoi vestiti sparsi per la stanza…non si ricordava nemmeno di esserci arrivato fin  lì.
 
“Lex ascolta io…” voleva dirle qualcosa…qualcosa che non facesse apparire quella notte come un enorme errore.
 
“Tranquillo Mark…eravamo ubriachi. Non avrei dovuto saltarti addosso per sfogare la mia frustrazione…in fondo non sono meglio di April…” aveva un sorriso amaro mentre sembrava dire queste cose a se stessa.
 
“No no…io…”
 
“Lex…Lexie ci sei??”
 
Meredith stava bussando piano alla porta, evidentemente anche lei cercava di non svegliare Derek.
Lexie nel panico si affacciò alla porta quel tanto che bastava per non far scoprire nulla alla sorella.
Mark avrebbe voluto scomparire…allo stesso tempo pensava a quanto buffa fosse la situazione, sembrava uno di quei film di serie b, nei quali ci si aspetta che l’amante si nasconda nell’armadio.
 
“Mer che c’è? Stavo dormendo..”
 
“Ho sentito dei rumori e pensavo ti sentissi ancora male…ascolta ti ho portato il test, ieri ne ho rubati due e ho pensato che magari potresti farlo stamattina…così da toglierti anche l’ultimo dubbio.”
 
“…Meredith…non ora” Una voragine…perché non c’era una voragine pronta ad inghiottirla in questo momento??? Non voleva credere che stesse succedendo a lei.
 
“Che c’è? L’hai detto anche tu che al mattino il risultato è più attendibile…dai che ti costa? Fallo e basta…lo guarderò io ok??”
 
Panico.
“M-mer no!! Io non…non credo che sia il momento…ho bevuto…ieri sera ho bevuto troppo.. il risultato potrebbe non essere…dai  torna a dormire, ne parliamo dopo.”
 
Senza darle nemmeno il momento di rispondere Lexie chiuse la porta e chiuse anche gli occhi sperando che Mark fosse improvvisamente sparito dalla faccia della terra.
Invece no.
 
Mark era ancora lì, ancora mezzo nudo con un’espressione assolutamente indecifrabile.
 
“…dimmi che ho capito male!!?”
 
“Hai capito male… non c’è niente da capire!”
 
“Sei…??” No, non riusciva a dirlo.
 
“No Mark, no!! Non sono niente…” detto questo si diresse di nuovo verso il bagno sbattendo la porta. Che situazione. Come aveva potuto ricaderci?? Non con Sloan. Era una di quelle persone che non imparano mai dai propri errori. Almeno se ne fosse andato prima, ma questo proprio era troppo. Meredith e il suo test… la tequila… a quel pensiero la assalì di nuovo la nausea.
 
“Hey Lex, tutto bene?” Mark sembrava preoccupato. Socchiuse la porta del bagno per controllare che tutto fosse a posto e la trovò seduta sul pavimento, la testa appoggiata alla parete. Solo tenendo gli occhi chiusi la stanza avrebbe smesso di girare. Entrò e inginocchiandosi accanto  a lei raccolse la piccola scatola dimenticata lì accanto. Fece un lungo sospiro: “Allora, pensi di essere incinta?”
 
Lexie aprì gli occhi solo per un attimo cercando quelli di Mark. “No. Ho solo i postumi di una sbronza!”

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Grazie Isabel!!! Mi fa troppo piacere sapere che ti è piaciuto! Questo era il capitolo della svolta!! Adesso andiamo avanti!!
Buona lettura!



“Ehi sembri distrutto!”  Addison raggiunse Mark al tavolino della caffetteria. Era evidente che il dottor Sloan non era al massimo del suo splendore quella mattina.
 
“Non ti ci mettere anche tu…la Bailey mi ha già sgridato! Ho la testa che mi scoppia!” Era già il terzo caffè della mattinata e sarebbe dovuto andare in sala operatoria entro un’ora.
 
“Prova a mangiare qualcosa, ti sentirai meglio” Gli passò un muffin dall’aspetto invitante, che però non riscosse molto successo.
 
“Bleah… non ci pensare nemmeno. Forse dovrei rimandare l’intervento a oggi pomeriggio…”
 
“O forse dovresti farti due flebo di fisiologica per smaltire la sbornia…” intervenne Callie ridendo dell’amico. “Ti pare che alla tua età non riesci ancora a reggere un paio di whisky? Un tempo eri più resistente, sarà la vecchiaia!”
 
Mark si sforzò di non apparire teso. Già era difficile dover affrontare Addison, con Callie l’impresa era a dir poco impossibile…le sarebbe bastato uno sguardo per capire.
 
“Sofia è già nella nursery, nel caso annullassi l’intervento potresti portarla a casa tu nel pomeriggio? Arizona credo che ne avrà fino a tardi”
 
“Non credo potrò annullare proprio nulla…è un intervento fissato da mesi, Derek e io abbiamo collaborato a questo caso e non posso mollare proprio oggi…”
 
“Ci poteva pensare prima di offrirti mille giri di scotch e farsi accompagnare a casa ad orari improponibili…” Ecco questo lo infastidiva: Addison sembrava  risentita con l’ex marito, quasi come se avesse lui la responsabilità di Mark. Ancora non si rendeva conto che era assolutamente autonomo rispetto a Derek? Non dipendeva da lui, non era più l’amico sbandato al quale badare.
 
“Ah è per questo che non sei rientrato stanotte… mi stavo quasi preoccupando, di solito avvisi se rimani in ospedale o da Addie.”
 
“Come? Non sei tornato a dormire??” Addison era più che sorpresa.
 
Ecco. Doveva immaginarlo che sarebbe successo. Mai mettere Callie vicina alla sua compagna. Cercò di fare lo sguardo più indifferente del mondo, nascondendosi dietro al bicchierone del cappuccino.
 
“Ehm…sì, cioè no! Non ero davvero in grado di guidare e una volta arrivato alla casa nel bosco sono sicuro che non sarei più riuscito a scendere senza precipitare in qualche crepaccio. Mi sono fermato da Derek e stamattina sono rientrato per farmi una doccia veloce prima del turno.”
 
Callie sapeva. A questo punto di sicuro aveva capito.
 
“Bè avresti potuto avvisarmi, comunque è stato meglio che tu non abbia rischiato” Addie si alzò accarezzandogli la nuca e dandogli un bacio in modo del tutto naturale. “Ora devo scappare, ti aspetto dopo l’intervento così andiamo a casa insieme ok? …Ah, e ci penserei sul serio alla storia della flebo!”
 
Mark la seguì con lo sguardo.
Ma fu costretto a spostarlo sull’amica che lo stava osservando con la sua espressione critica da so-cos’hai-fatto.
 
“Bene…ora parlami!”
 
“E di che ti devo parlare?? Non sono tornato a casa a dormire ok…non è la prima volta. Da quando ti sei messa a monitorare i miei spostamenti??” 
No, errore!!!  Si era messo sulla difensiva…se non aveva già capito, ora le aveva dato la conferma. Che disastro.
 
“Va bene Mark non ne parliamo. Ma finchè avrai quella faccia non ti illudere che ti creda.” Fece per alzarsi.
 
“Quale faccia?”
 
“Colpevole!”
 
Era esasperato. Perché non riusciva mai a nasconderle nulla? Ma soprattutto perché si era messo in condizioni di doverle nascondere qualcosa?? E poi questa cosa… se adesso Addie avesse parlato con Derek avrebbe scoperto che lui non c’era nemmeno quella notte in casa.
 
L’espressione Callie si raddolcì capendo di aver colto nel segno. Tornò a sedersi.
 
“Pensavo avessi messo la testa a posto con Addie. Non c’è la scusante dell’alcol. Chi è, l’infermiera di urologia?? Quella ti sta puntando da chissà quanto tempo, anzi credo che abbia fatto una scommessa…quindi non illuderti che sia davvero interessata…”
 
Zitto. Era l’unica cosa sensata da fare per non peggiorare la situazione.
 
Jackson e April stavano entrando proprio in quel momento e lanciarono una rapida occhiata nella loro direzione. Mark cercò di ignorarli, del resto non erano suoi amici, solo subordinati.
 
Callie invece ricambiò lo sguardo incerto di April. “No!! Mark dimmi di no! NO?”
 
“Che c’è? Cosa no? Chi… Kepner?? NO!!!”
 
Callie si lasciò andare sullo schienale della sedia con un sospiro…aveva capito, lo sapeva che sarebbe successo proprio questo prima o poi.
 
“…la piccola Grey…! .Oh Mark!!!” Sembrava più rassegnata che arrabbiata mentre scuoteva la testa.
 
Era ovvio che sarebbe successo. Mark aveva resistito anche troppo e l’unico motivo per cui l’aveva fatto era il rifiuto di Lexie. Finchè Lexie fosse rimasta sulle sue posizioni e si fosse ostinata a voltarsi dall’altra parte, lui non avrebbe fatto un passo. Callie aveva apprezzato veramente i progressi fatti dall’amico dopo la nascita di Sofia, ma lo conosceva troppo bene per non vedere la realtà delle cose. Lui si era aggrappato a Addison per rimettere insieme i pezzi e lei era proprio il tipo di donna alla quale appoggiarsi. Ma soffriva per Lexie, non aveva mai smesso e ora che era arrivato così vicino a rimettere i pezzi al loro posto, era bastato un minimo cedimento di quella ragazza per riportarlo indietro di mesi…anni.
 
“Non sapevo quello che stavo facendo Callie. Eravamo completamente ubriachi…lei è.. insomma era appena stata tradita da Avery ed era sconvolta…io non volevo tradire, non lo so…insomma lei  Lexie…è… LEI. Che devo fare?” Si nascose il viso tra le mani sperando che tutto tornasse indietro di un giorno.
 
“E Lexie? Intendo…stamattina che vi siete detti?”
 
“Nulla…nulla! E’ stato un errore per lei e punto. Non ricapiterà…non doveva succedere nemmeno questa volta. Se Derek lo venisse  a sapere…..ma Callie...”
Fissò l’amica negli occhi solo per un momento.
“…è stato stupendo!
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Eccomi! Sì, spero davvero di migliorare mpian piano. Mi diverto un mondo a scrivere questa ff! Questo sarà un capitolo un po' di passaggio in attesa di qualcosa di più sostanzioso!| Buona lettura!


Lexie aveva chiamato in ospedale dicendo che non sarebbe andata al lavoro. Proprio non se la sentiva quella mattina. Tequila a parte si sentiva davvero uno straccio, non ce l’avrebbe fatta a reggere un’intera giornata di sguardi. Di certo tutti all’ospedale già sapevano della tresca tra Jackson e April e chissà quanto avrebbero speculato vedendola così distrutta.
E poi voleva andare a riprendere le sue cose nell’appartamento e non voleva rischiare di incontrarlo nemmeno per sbaglio.
 
Mark se n’era andato ormai da ore, per fortuna Meredith e Derek sembravano essere chiusi nella loro stanza e non si erano accorti di nulla e Zola aveva contribuito a tenerli impegnati.
 
Guardando la sua figura riflessa nello specchio del bagno le tornavano alla mente vari flash della notte precedente. Com’era potuto succedere di nuovo?? Era il tipo di donna che si butta tra le braccia del primo che capita per dimenticare…per vendetta, per consolazione?? Era già successo una volta con Alex, dopo la prima rottura con Mark.
Ma non ere la stessa cosa.
Quanto lo aveva desiderato. Nemmeno se fosse stata sobria avrebbe potuto resistergli. Così vicini da sfiorarsi, poteva sentire l’odore della sua pelle, il battito accelerato, il suo respiro. Sentiva l’urgenza di stringersi a quel corpo che conosceva così bene e sentiva che per lui era lo stesso. Quanto si era trattenuta? Ora le sembrava impossibile l’idea di essersi negata quella felicità per così tanto tempo. Certo Jackson era tremendamente sexy, avevano un’intesa straordinaria e soprattutto sapeva essere dolce, protettivo…ma come aveva potuto illudersi di poter dimenticare quelle sensazioni??
 
E ora?? Era ancora lì da sola e si sentiva uno schifo perché aveva appena fatto a un’altra donna la stessa cosa che April aveva fatto a lei. Era sbagliato, non sarebbe mai dovuto succedere, non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardarla negli occhi…e nemmeno lui.
 
Ci mancava pure Meredith con l’idea del test…forse quello era stato ancora più imbarazzante, solo ora si rendeva conto dell’assurdità della scena. Lei e il suo ex ragazzo accovacciati sul pavimento nel bagno di Derek, a discutere di un ipotetico figlio di Jackson. Questa era fantascienza.
Per fortuna si era ripresa abbastanza in fretta da cacciarlo letteralmente fuori casa.
Non ne avrebbero più parlato…mai più!
 
La sua faccia lasciava ancora molto a desiderare, ma non poteva fare di meglio quindi prese la borsetta e corse giù per la scala sperando che non ci fosse nemmeno la baby sitter di Zola.
La casa che aveva preso con Jackson era vicino alla vecchia casa di Meredith, nella quale vivevano Alex e Izzie. April occupava ancora una camera, ma ultimamente aveva sentito che stava cercando una nuova sistemazione, di sicuro non immaginava che fosse casa sua.
 
Come al solito non c’era parcheggio, strano perché a quell’ora la maggior parte della gente era al lavoro. Sì fermò piuttosto lontano…di certo due passi non le avrebbero fatto male.
 
Tutto in casa sembrava al proprio posto, come se lei non se ne fosse mai andata. Voleva prendere solo lo stretto indispensabile, vestiti, cd, qualche libro di medicina…tutto il resto poteva rimanere lì, non voleva ricordi.
 
Le chiavi le avrebbe lasciate nella cassetta della posta. Stava per uscire quando qualcosa attirò la sua attenzione…non c’era nulla di strano lì. Memoria fotografica. Eppure qualcosa c’era. Tornò in bagno e si accorse che molti di quei cosmetici non erano i suoi…lei in realtà non aveva quasi nulla. Era tutta roba di April, ciò significava che non avevano perso tempo, lei era già lì pronta a prendere il suo posto. La rabbia la assalì e con un raptus prese tutti quei boccetti e li buttò nel cestino!!
 
Che andassero all’inferno entrambi! Uscì sbattendo la porta.
 
Non ci poteva credere…ma con chi aveva vissuto fino a quel giorno?? Come aveva potuto non accorgersi di nulla? Certo lavoravano molto e spesso si incrociavano la mattina nel letto.
Continuava a ripetersi le stesse cose mentre avanzava barcollando sotto il peso degli enormi borsoni pieni della sua vita.
Aah ma l’avrebbe pagata…per esperienza sapeva che tutto il male prima o poi torna indietro.
Improvvisamente sentì un clacson e una macchina sterzò bruscamente, minacciando di investirla. Con un sussulto quasi perse l’equilibrio, poi riconobbe il viso familiare attraverso il finestrino semiaperto.
 
“Dai, salta su?” Alex l’aveva riconosciuta subito, chi poteva avere una camminata così nervosa anche sotto 20 kg di roba?
“Ma sei matto? Potevi investirmi!!”
“Veramente quella matta pensavo fossi tu!” disse sorridendo compiaciuto “Smettila e monta su, quei borsoni son più grandi di te!”
“Ma no, sono quasi arrivata, ho la macchina qui dietro…” Lexie era comunque grata di poter riposare un po’ le braccia doloranti.
“Non discutere! Devo comunque passare di lì, sto giusto andando in lavanderia! Izzie si è fissata con le pulizie, ora tocca alle tende…ma che cosa ce ne facciamo poi delle tende in tutte quelle stanze…”
 
Lexie si decise e salì.
Alex sembrò rendersi conto solo in quel momento del contenuto delle borse.
“Ehi ma che fai con tutta quella roba, parti? Non dirmi che stavi andando in lavanderia anche tu? E poi pensavo fossi in turno…”
 
Non ad Alex non poteva dirlo. Già la trattava come la sfigata di turno, sarebbe stato proprio come servigliela su un piatto d’argento…ma del resto ormai lo sapevano tutti, cosa importava? Probabilmente non aspettava altro che iniziare con le sue battute di cattivo gusto.
 
“Mi sono trasferita da Meredith, ho appena recuperato le mie cose.”
 
Alex sembrava sorpreso. Forse non era così di dominio pubblico come pensava.
“E…Jackson? Lo…lo sa??”
 
“Potrebbe immaginarlo visto che va a letto con April! Dai su, non fare quella faccia…non mi dire che non lo sapevi? Probabilmente solo io non me n’ero accorta.”
No non lo sapeva. Era uno stronzo, ma di certo non era falso.
 
“Avery con la Kepner??? No ma…Mi prendi in giro?? La vergine-capo-degli-specializzandi con occhioni blu?? No!!!”
Che stronzo, sembrava non riuscire più a stare nel sedile perl’eccitazione. “Vuoi dire che Avery l’ha…? Ahahaha…e lui mi aveva pure tirato un pigno quando io e lei…ahahah non ce la faccio…”
Lexie alzò gli occhi al cielo cercando di ignorarlo o compatirlo. Si concentrò guardando fuori dal finestrino. Del resto doveva aspettarselo da Karev: il dottor Lucifero! Cercò di non dar troppo peso alle sue parole. Non potevano ferirla più della realtà dei fatti.
 
“Grazie per il passaggio, puoi accostare ora.”
Doveva andarsene il più in fretta possibile, aprì la portiera e cercò di trascinare giù dalla macchina l’enorme bagaglio.
Alex sembrò rendersi conto solo in quel momento dell’espressione dipinta sul volto di Lexie, il sorriso si spense mentre si sporgeva verso la portiera aperta. “Ehi Lex…”
Lo guardò distrattamente cercando le chiavi dell’auto. Cosa avrebbe tirato fuori ora per assestarle il colpo finale?  Invece si trovò faccia a faccia con un’espressione seria, quasi preoccupata.
“…è tutto ok??”
“Mm mm..”  Lei fece segno di sì con la testa., distogliendo in fretta lo sguardo. Cosa poteva rispondere? Ma non poteva andare bene, era un disastro completo.
 
“Sai, stavo pensando di fare una deviazione da Molly Moon prima della lavanderia, che ne dici?”
 
Lexie lo guardò scettica e poi lo riconobbe, eccolo l’Alex del quale si era quasi innamorata. Nonostante fosse uno stronzo cinico per la maggior parte del tempo, solo in pochi potevano dire di aver visto affiorare in superficie quella parte di lui. Era un uomo buono, protettivo e questo lo si poteva vedere con i suoi piccoli pazienti per i quali dava tutto se stesso.
E in quel momento le stava offrendo una mano… tra loro non aveva funzionato, non poteva nemmeno dire che fossero rimasti amici dopo la sparatoria e tutto il resto, ma la conosceva bene e sapeva che quando era sotto stress si sfogava sul cibo. Sapeva anche troppo bene che non avrebbe mai resistito al SuperMilkshake più buono di Seattle.
Esitò un attimo, poi si decise.
 
“Va bene, metto la roba in macchina e arrivo.”
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Facciamo il punto della situazione! Buona lettura!!



“Ma come hai fatto??” Lexie era completamente sconvolta.
“Ti si legge in faccia credimi…” Alex sembrava divertito.
“Ah certo e che faccia avrei sentiamo…?” come poteva aver intuito subito che era andata a letto con Mark?? Non lo sapeva nessuno. Nessuno.
“Sporca!”  Alex non poteva più trattenere le risate di fronte all’espressione comica della ragazza, tanto più che era l’unica persona adulta che conosceva in grado di sporcarsi con un Milkshake. Le passò un tovagliolo continuando a prenderla in giro.
“Certo non è difficile da capire, se una donna viene tradita e si sbronza con il suo ex direi che il 99,9% delle probabilità portano alla camera da letto. Perché lo avete fatto nella camera da letto vero??”
“Alex!!” gli lanciò il tovagliolo.
“Sai che bello se Derek vi avesse trovato sulla sua scrivania..”
“Pensi che sia una troia vero? Sì lo so…lo sono” il suo viso si era rabbuiato mentre tornava a rigirare il secondo milkshake della giornata.
“Bè perché ti sei buttata tra le braccia di un uomo impegnato due ore dopo aver scoperto che il tuo fidanzato ti tradiva???.....ehm…bè contando che non è neanche la prima volta, magari sei recidiva!”
“Ah ah molto divertente!”
“Ascolta fregatene Lexie…tu ti fai sempre troppi problemi, la gente sbaglia in continuazione e non eri sola, anche Sloan mi pare abbia fatto la sua parte e non credo si stia facendo tutti questi problemi”
Lexie sospirò chiedendosi che cosa stesse pensando di tutto questo Mark.
“Io credo che dovresti voltare pagina, buttarti tutto alle spalle…tu sei una brava ragazza, non continuare a ricadere negli errori del passato. Possibile che trovi sempre degli stronzi??”
Alex sorrise sottintendendo che anche lui era stato uno di quegli stronzi.
Si alzarono dalla panchina avviandosi verso la macchina, ormai era pomeriggio e Alex iniziava il turno di lì a poco.
“Sai, stavo pensando che dovrò trovare presto un’altra sistemazione…non potrò stare per sempre con Meredith e Derek.”
“Puoi sempre tornare in soffitta da noi”
“Certo, con April nella stanza di sotto…magari potremmo anche condividere il bagno che ne dici??” disse in tono sarcastico.
“Magari lei se ne andrà…” chiaramente Alex alludeva al fatto che magari si sarebbe trasferita lei da Jackson.
“Bè grazie tante Alex, tu sì che sei un amico?” rispose in tono ironico. Dentro di sé però sapeva che lo era stato. Alex Karev poteva essere un buon amico.
 
 
 
Ding! L’ascensore si fermò al piano e le porte si aprirono lentamente. Derek aspettò che tutti uscissero poi salì sorridendo alla vista della dottoressa più sexy dell’ospedale.
“Dottor Sheperd!” lo accolse lei sorridendo.
“Dottoressa Grey!”
Quello era sempre stato il loro posto e questo lo rendeva un momento speciale ogni volta.
“Riesci a finire per le 8? Torniamo insieme?”
“Sì se riesco a chiudere tutti post-operatori dovrei farcela. Oggi è stato un delirio, senza Lexie ho dovuto sbrigare anche tutto quel lavoro. Sai che io non sono brava con le scartoffie, quella è la sua parte.”
Derek era sorpreso. “Come, non era al lavoro?”
“No, ha chiamato dicendo che non si sentiva bene…effettivamente stamattina aveva una faccia!”
“Certo con tutta quella tequila sfiderei chiunque, anche Mark non era messo meglio.”
“Ti ha detto qualcosa?”
Derek la guardò divertito. “No, anzi direi che ci ha evitati entrambi tutto il giorno.”
“Non dovevamo lasciarli soli ieri sera…”
“Era quello che volevano Mer, altrimenti perché Mark avrebbe passato la notte da noi…?”
“M-mark cosa??” Meredith si accorse di aver urlato un po’ troppo mentre seguiva il marito fuori dall’ascensore attirando gli sguardi di alcuni presenti.
“Mark ha dormito da noi??” Stavolta lo disse sottovoce controllando che nel corridoio nessuno stesse ascoltando.
“Bè viviamo su una collina deserta, non è che la sua macchina fosse molto nascosta.”
“E..e tu l’hai lasciato lì quando sei tornato? Perché non mi hai svegliato?”
Erano arrivati al bancone delle infermiere e Derek stava firmando le ultime cartelle prima di proseguire verso l’ufficio del capo.
“Ascolta Meredith, sono due adulti consenzienti…”
“..e ubriachi…” aggiunse Meredith ancora scioccata.
“Sì, ma i giorni in cui li dovevamo proteggere e tenere lontani l’uno dall’altra sono passati. Non riescono a stare separati, è evidente. E per quanto noi vogliamo che il piccolo sloan stia fuori dalla piccola grey, questo non cambia il fatto che Jackson non si è comportato meglio di Mark, quindi rassegnati, abbiamo fallito.”
 Le diede un rapido bacio sulla fronte e fece per entrare nell’ufficio di Webber, quando Meredith lo trattenne per un braccio.
“Oh mio Dio!” i suoi occhi erano pieni d’ansia.
“Che c’è?”
“Vuoi dire che Mark era nella stanza quando ho portato a Lexie il test di gravidanza??”
Adesso era Derek quello scioccato.
 
 
 
Digitò il numero. Oh ma che stava facendo?? Riattaccò subito prima ancora che iniziasse a squillare. Cosa pensava di dirle?
 
“Ehi Mark sei ancora qui allora, pensavo fossi già andato. Come va la testa?” Callie era appena scesa dall’ascensore e lo raggiunse nella hall dell’ospedale.
“Bene bene, recupero in fretta!” Accennò un lieve sorriso.
“Andiamo a casa?”
“No…io sto aspettando Addie, rimane a cena. Vi raggiungo tra un attimo”
Callie lo osservò un momento e riconobbe subito quell’espressione spaurita negli occhi dell’amico. Mark era nel pallone più totale, avrebbe sicuramente fatto qualcosa di cui si sarebbe pentito…più di quello che aveva già fatto si intende! Lo prese sottobraccio e insieme si diressero verso una delle panchine dell’entrata.
“Allora?? L’hai sentita?”
Mark sospirò capendo subito che si stava riferendo a Lexie.
“No…non saprei davvero cosa dirle. Lei pensa che sia stato uno sbaglio, la cosa di una notte e via…”
“Perché non è così?” Callie alzò un sopracciglio conoscendo già la risposta.
“Aah non lo so…sì.. dovrebbe vero? Dici che dovrei parlarne con Addison?”
Ecco lo sapeva che voleva andare a parare proprio qui.
“Vedi Mark, io credo davvero che tu sia ancora innamorato della piccola Grey e credo anche che questa..”rimpatriata” abbia smosso tutte quelle emozioni che stai cercando di dimenticare. Però devi guardare la realtà. Credi che lei dopo quello che è successo con  Jackson abbia bisogno di ributtarsi in una storia che l’ha fatta soffrire??”
Mark capiva…l’aveva lasciata andare, non poteva ripensarci ora e cercare di riprenderla sfruttando la sua debolezza. Sapeva che aveva un ascendente su di lei e lei per prima gli aveva detto che sarebbe tornata se lui avesse insistito.
“E con Addie… sì l’hai tradita e nel peggiore dei modi. Forse a prescindere da Lexie dovresti farti un esame di coscienza e capire davvero se è lei quello che vuoi, ma non rovinare tutto per l’ennesima volta. Dubito che Lexie o chiunque altro voglia mettersi in mezzo alla vostra storia quindi non essere tu il primo a metterti i bastoni tra le ruote, potresti rimpiangerlo lo sai. Ci avete messo così tanti anni per ritrovarvi. Non dico di far funzionare la storia per forza, ma di prendere quello che è successo ieri sera per quello che è: due ex fidanzati ubriachi che hanno perso il controllo sull’onda degli eventi. Non puoi biasimarla, quante volte abbiamo agito nello stesso modo? Lo so che non vorresti sentire queste parole…”
“Hai ragione…” Mark era rassegnato all’evidenza… “Sai…potrebbe aspettare un figlio da Jackson.” Il suo tono era profondo e aveva un certo rammarico.
“Ecco, poi questa ci mancava…”
Sentirono il rumore dell’ascensore e scorsero la sagoma inconfondibile di Addison. Elegante, perfetta, anche dopo un’intera giornata di lavoro.
“Ecco la rossa!” sospirò Mark preparandosi a far finta di niente.
“Non sei costretto Mark…” disse Callie alzandosi dalla panchina e dandogli una lieve pacca sulla spalla. “… ma non fare cazzate!” detto questo salutò con un sorriso Addison e se ne andò lasciandoli soli.
 
 
 
Ciao, al momento non posso rispondere. Lasciate un messaggio dopo il segnale e vi richiamerò non appena possibile.
 
Era la sesta volta che provava ma nulla. Jackson riattaccò esasperato e buttò il telefono sul sedile della macchina. Non rispondeva, non era nemmeno andata in ospedale. Aveva capito che qualcosa non andava, aveva visto Meredith ancora più strana dei giorni scorsi, lo guardava come se volesse incendiarlo con lo sguardo.
Aveva assoluto bisogno di parlare con Lexie, forse non lo avrebbe ascoltato ma era preoccupato per lei e si sentiva tremendamente in colpa. Era stato di turno con Addison per tutta la settimana e oggi lei aveva accennato a qualcosa sullo stato di salute di Lexie.
Basta, voleva chiudere con April, voleva dirle la verità, tutta. Si era lasciato abbindolare…non che non gli piacesse April, lo faceva sentire amato, lo faceva sentire uomo, dominante. Con Lexie era diverso, forse perché aveva sempre patito una sorta di complesso di inferiorità rispetto a Sloan. Non che Mark fosse più sexy o migliore di lui, ma sicuramente era più maturo e soprattutto era stato il primo amore della sua donna.
 
Entrò nella stanza, era esausto dalla giornata. Maternità non faceva sicuramente per lui.
Accese la luce e si accorse subito che qualcosa non andava, c’era qualcosa di diverso.
Entrando in camera da letto diventò subito evidente, le cose di Lexie erano sparite. Non c’era più nulla nel suo armadio, la biancheria era sparita…persino tutta la roba per le lenti e…
Accese la luce del bagno e inorridì… tutti i cosmetici erano spariti dal mobiletto, buttati nel cestino, alcuni per terra in mille pezzi. Ma perché non portarli via??
Si chinò a raccogliere quello che era rimasto dei boccetti… poi capì. Quella roba non era di Lexie.
“Cazzo!”
Maledisse April…sapeva che lo aveva fatto apposta.
Maledisse se stesso che era stato così stupido da lasciarla fare.
Ora l’aveva persa.
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


“Dai Alex…mi farai tagliare…” Ridacchiò Izzie.
“E dai… il ripieno può aspettare…” Alex stava cercando di distrarla con degli invitanti baci lungo il collo lasciato nudo dai capelli raccolti.
“Alex… no! Devo preparare ancora il tacchino e la salsa…e…”
“Dai…tra poco arriveranno gli altri e ti daranno una mano…non possiamo fare una pausa?…sai per prepararci…”
A malincuore Izzie scivolò  dalla stretta del marito (o meglio ex-marito) per versare le verdure tritate nella pentola. “Gli altri chi??” Meredith e Cristina??” E pensi che sappiano qualcosa di ripieni e tacchini?  Tutto quello che potranno fare è sezionarlo…” rispose divertita dall’espressione delusa di Alex.
“aaah e va bene, hai vinto!!!  E… allora?? Che posso fare?”
“Intanto potresti iniziare a pelare quelle patate…ma Lexie?? Dov’è finita? Doveva aiutarmi con la torta di zucca. Siamo in ritardo..ritardo!!!”
“Ok ok…sarà ancora a letto…ha fatto il turno di notte, mi sembrava distrutta…”
“Sì come sempre! Ma che ha quella ragazza?? E’ strana Alex…io non la conosco bene  ma da quando è tornata a vivere qui è sempre chiusa in camera sua, non si trova mai…e poi…insomma non mangia nulla!”
“Iz  dai…per te se uno non si abbuffa è malato. Non è possibile invece che non ami mangiare con noi? Magari è colpa della tua cucina” Alex sembrava divertito dall’apprensione della compagna.
“Sarà!! Alex…è amica tua lo so… ma io la terrei d’occhio!”
 
Alex si diresse in quella che un tempo era stata la camera di Meredith e Derek, almeno Lexie non doveva condividere il bagno con la sua rivale. Aveva avuto un bel fegato a tornare lì nonostante tutto. Certo lei e April non si incrociavano nemmeno per i corridoi e la maggior parte delle volte si vedevano in ospedale, comunque era una situazione imbarazzante per lui e Izzie.
 
“Lex sei ancora a letto?? Sto entrando…anche se sei nuda t’ho già visto!” detto questo spalancò la porta convinto di trovarla con la testa sotto il cuscino. Ma la stanza era vuota, il letto sfatto.
 
Stava per richiudere quando sentì un rumore proveniente dal bagno. Aprendo, la porta andò a sbattere contro qualcosa…era Lexie, sembrava un fagotto di vestiti appallottolati sul pavimento. Lexie alzò lo sguardo spaventato verso l’amico.
Non c’era bisogno che Izzie gli dicesse che c’era qualcosa che non andava, erano giorni che Alex vedeva Lexie stare male. Non dormiva, non riusciva a mangiare e tutto quello che riusciva ad arrivare allo stomaco veniva subito rigettato.
Sapeva che spesso in momenti di particolare stress lei soffriva di appetito nervoso e mangiava tutto quello che le capitava sott’occhio, sicuramente questo poteva portarla a episodi di bulimia nervosa; le era capitato anche un paio di mesi prima dopo il tradimento di Jackson, avevano addirittura pensato che potesse essere incinta, ma il test aveva confermato che non si trattava di nausee mattutine ma probabilmente quello era il modo in cui il suo corpo somatizzava gli eventi.
Ora però la cosa si era aggravata, Lexie stava dimagrendo a vista d’occhio e nonostante Alex abbracciasse la filosofia del vivi e lascia vivere, si rendeva conto che quello non era più un argomento evitabile. Doveva aiutarla prima come medico e poi come amico. Lei rifiutava l’argomento, come per molte persone malate il rifiuto era solo la prima fase. E se fosse stata davvero malata? Potevano essere tante le cause dell’intolleranza al cibo, doveva convincerla a fare degli esami. Doveva farsi aiutare.
 
Aspettò che si riprendesse e l’aiutò ad alzarsi e sciacquarsi. Era sempre stato bravo a prendersi cura degli altri, forse perché era tutta la vita che lo faceva. “Lex non puoi andare avanti così…” cercò di essere il più dolce possibile vedendola ancora scossa.
“Sto bene Alex, sto bene ora. E’ l’odore di quello stupido tacchino…”
Non poteva reggere quello sguardo preoccupato, come se fosse tornata la pazza da internare in psichiatria. Tornò in camera cercando qualcosa di pulito da mettere.
 
“S- sai quanti tacchini vengono ammazzati ogni anno per la festa del ringraziamento??”
Alex la seguì con lo sguardo. “No! Non ti azzardare… non fare Lexipedia con me! Ma guardati!!! Lexie non ti vedi??” Guarda i tuoi vestiti..stai scomparendo!! Anche Izzie se n’è accorta…e oggi…tuo padre, cosa pensi che dirà tuo padre??? Pensi che siano tutti stupidi a parte te??” aveva alzato la voce, era arrabbiato, non ne poteva più.
“Alex basta, sono un medico, credi che non me ne accorgerei?? Non sono bulimica, non la sono!!”
“Certo che non la sei…non mangi nemmeno più!”
“Perché non ci riesco, va bene?? Non ci riesco, nemmeno l’acqua va giù…” Sembrava esasperata lei per prima, le lacrime salirono a bruciarle gli occhi.
 
“E’ da quando hai parlato con Sloan vero? E’ da quando ti ha detto che andrà a vivere con Addison. Pensavi davvero che la lasciasse dopo una notte con te?” Si era reso conto di essere stato un po’ duro, ma doveva svegliarla, doveva farla reagire.
“Mark??? Ah ci risiamo, sempre Mark!! Se sto male deve essere colpa di un uomo? NO Alex, non c’entra davvero non c’entra lui!”
“Magari tu pensi che non c’entri, ma insomma…noi siamo chirurghi, non ci capiamo niente con tutta quella roba da strizzacervelli…magari il tuo subconscio elabora le cose in questo modo…”
Lei lo guardò scuotendo la testa.
 
“Farò le analisi va bene? Domani mi metterai quel dannatissimo ago nel braccio…ma almeno per oggi lasciami in pace, già sto male all’idea della zucca!”
Alex la guardò rassegnato tenendole la porta aperta. Scesero le scale e furono subito investiti dal buonumore di Izzie.
 
“Eccovi finalmente!! April sta finendo di sistemare il bagno…adesso tocca alla torta di zucca e tu…” rivolgendosi ad Alex con uno dei suoi sorrisi più accattivanti. “…hai vinto le patate dolci!!”
 
Sarebbe stato una giornata molto lunga.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Eh sì, forse dovrei aspettare un po' di più tra un capitolo e l'altro, ma ho già scritto i prossimi capitoli e non vedo l'ora di proseguire!!
Grazie come sempre per i commenti Isabel!! Buona lettura a tutti.



Tutto era pronto, la tavola apparecchiata, gli antipasti pronti per essere serviti, il profumo invitante del tacchino rendeva ancora più accogliente la casa. Si respirava calore…era proprio quello che voleva Izzie!! Gli invitati stavano iniziando ad arrivare e l’atmosfera si stava animando pian piano. Solo Jackson aveva avvisato che non sarebbe stato presente. Era tornato a casa come da tradizione, o almeno questa era la scusa che aveva addotto per evitare l’imbarazzo che la sua presenza avrebbe creato. Lexie e April si evitavano cordialmente…in fondo Lexie era consapevole che April non aveva obbligato nessuno a fare nulla. Si era innamorata e nessuno meglio di Lexie poteva capire com’era facile diventare assolutamente irrazionali di fronte ai sentimenti. Certo non sarebbero mai diventate amiche, ma in fondo dentro di sé sapeva che l’aveva aiutata ad aprire gli occhi.
 
Tatcher era arrivato con Danielle e Lexie si era costretta a non essere fredda con la “matrigna”, col tempo aveva capito che non era solo una crisi di mezza età. Vedeva il padre ringiovanito ed era felice che qualcuno si occupasse di lui tenendolo fuori dai guai.
Derek e Meredith erano arrivati con la piccola ed erano già in cucina a dare una mano a Izzie con gli ultimi preparativi mentre Zola stava giocando con Sofia e Tuck sotto lo sguardo attento di Callie e Arizona.
Come al solito Owen si era già attaccato alla chitarra e Miranda e Richard si stavano cimentando in un duetto piuttosto improbabile…guardandoli chiunque si chiedeva quando si sarebbero resi conto che erano fatti l’uno per l’altra quei due. Adele era ormai da mesi ricoverata in una struttura, i momenti di lucidità erano sempre meno frequenti e per quanto il capo Webber fosse presente per la moglie, ormai si era rassegnato al fatto che lei non era più la sua Adele. Miranda gli era stata molto vicina, forse era stato l’unico vero appiglio che lo aveva aiutato a non cercare conforto nella bottiglia. Tutti sapevano che lei sarebbe diventata il suo successore ma forse ora si aspettavano anche che la stima reciproca tra i due si sarebbe trasformata in qualcosa di più.
 
April stava servendo le tartine come una brava padrona di casa, attenta che tutto fosse sistemato al meglio, mentre Alex si era già perso mostrando a Henry il nuovo impianto stereo e la consolle di ultima generazione. Teddy li guardava divertita…sembravano due ragazzini.
C’erano tutti…o quasi.
 
Suonò il campanello. “Cri vai tu…” Meredith urlò dalla cucina.
Un attimo dopo ecco fare il suo ingresso la Rossa. Perfetta nel suo tubino verde bottiglia. Era inspiegabile come potesse essere sempre così tremendamente sexy. I capelli erano raccolti in uno chignon che le lasciava scoperto il collo. L’attenzione era tutta per lei.
Dietro di lei Mark, bellissimo nella sua giacca di pelle nera.
 
“Lexie muoviti, dobbiamo andare a tavola, ci sono tutti.” Alex era dietro la porta della camera di Lexie in attesa che l’amica si decidesse a raggiungerlo. Essendo una delle padrone di casa sarebbe dovuta essere di sotto già all’arrivo degli ospiti.
Il pomeriggio era andato relativamente bene, aveva resistito quasi due ore alla preparazione della torta, ma al momento della salsa di mirtilli era scappata in camera con la scusa della doccia.
“Arrivo Alex…devo solo trovare qualcosa che non mi faccia sembrare così…schifosa!”
“Tanto sei sempre schifosa!”
Alex spalancò la porta ridendo .La trovò ancora mezza svestita davanti allo specchio, una montagna di vestiti sparsi sul letto. Lexie era sempre stata piuttosto minuta e nell’ultimo periodo era dimagrita ulteriormente, ma non si era mai reso conto di quanto. Cercò di cancellare l’espressione sconvolta dal viso, non voleva certo ferirla anche se forse era proprio quello che le serviva.
“Dai Lex è tardi, ci stanno aspettando…metti questo!”
Jeans e maglione potevano andare…il camice era di sicuro migliore per nascondersi, ma almeno non si sarebbe sentita a disagio.
 
“Come ti senti?? Pensi di farcela?”  Chiese Alex mentre scendevano le scale avvicinandosi alle risate della sala.
Lexie gli rispose con un sorriso, chiaramente uno dei suoi sorrisi di circostanza. “Certo!! Basta che mi tieni lontana quella orribile salsa! “
 
Li trovarono già seduti a tavola, Lexie salutò velocemente il padre e la compagna, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo curioso di Mark.
Izzie fece finalmente il suo ingresso con il tacchino seguita da Meredith e Derek con le altre portate. C’era da mangiare per un esercito.
Un tavolo pieno di chirurghi., i discorsi non potevano che concentrarsi su interventi, anastomosi, suture, trapianti… chiunque altro si sarebbe sentito male al pensiero di magiare, ma non loro.
 
Lexie cercò di far buon viso a cattivo gioco, approfittando della distrazione dei commensali iniziò a tagliuzzare il cibo che non ne volve sapere di scendere. Ogni tanto alzava lo sguardo per intercettare quello di Alex che la guardava con apprensione, ma nessuno sembrava fare caso a lei. L’atmosfera era serena e rilassata, tutti si stavano semplicemente godendo la serata e l’attenzione era tutta catturata dalle bambine.
 
Mark stava imboccando la piccola Sofia che cercava con le manine grassocce di prendere il cucchiaio sporcando la camicia del papà. Addie non sembrava fare molto caso alla scena, impegnata a parlare con Teddy e Owen di alcune procedure d’urgenza.
Anche Lexie cercava di ignorare la scena, tutto quello che voleva era che quel calvario finisse il prima possibile, nessuno faceva caso a lei e al suo piatto ancora pieno, ma allora perché sentiva tutti gli sguardi puntati? Alex, Meredith, Derek, Izzie, suo padre e…Mark.
Mark la stava osservando.
 
Al suo arrivo era rimasto sorpreso, immaginava di trovarla lì in salotto indaffarata con gli ultimi preparativi o intenta a disporre i segnaposti in tavola. Lei era sempre stata un’ottima padrona di casa, amava quelle cose ed era pignola…come sua madre. Ancora si ricordava il Natale di un paio di anni prima, quello passato con Sloane. E invece al suo posto c’era April, maldestra come sempre. L’aveva cercata con lo sguardo, in quel momento si era reso conto che aveva aspettato quel momento da settimane, e lei non c’era!
Dopo la notte passata insieme non avevano praticamente più avuto occasione di parlare se non di lavoro, ma anche quello ormai era una rarità perché, anche quando era al suo servizio, faceva in modo di evitarlo.
Aveva tentato di aspettarla dopo il lavoro, ma si era messa ad uscire sempre con Alex.  Karev…possibile che fosse sempre in mezzo ai piedi quel bastardo?? Sapeva che con Jackson non avevano più contatti, gli era arrivata voce di una furiosa lite negli spogliatoi che aveva chiuso definitivamente la loro storia e qualsiasi possibilità di perdono. Non poteva dire di non sentirsi sollevato alla notizia, ma allo stesso tempo che poteva fare? Le settimane erano passate e lei lo evitava come se fosse un appestato.
Addison aveva capito che qualcosa non andava, anzi non si sarebbe sorpreso se avesse capito tutto fin dall’inizio, ma lei per prima aveva chiesto di non tornare sull’argomento e in fondo lui le era grato anche per questo. Dimostrava una maturità e una fiducia di cui lui non sarebbe stato capace.
Aveva ragione Callie, non poteva rovinare il suo rapporto con Addison, aveva bisogno di questo. Lei gli dava equilibrio e stabilità e anche Sofia aveva bisogno di questo. Aveva perciò deciso di fare il grande passo, di fatto abitavano già insieme, ma era ora di ufficializzare il loro rapporto ed era quello che voleva anche lei. Lexie faceva parte del passato, lei per prima voleva farne parte e questo era l’ennesimo rifiuto, non l’avrebbe più rincorsa.
Stava iniziando a pensare che fosse rimasta in ospedale quando era scesa, sempre con Alex, la sua guardia del corpo. Ma …che le era successo? Possibile che non se ne fosse accorto? Studiò subito gli altri per scorgere qualche segnale del suo stesso shock, ma nessuno sembrava essere così scosso.
Non era la sua Lexie quella, non più.
 
 
 
“Allora posso portare via??” disse Izzie al termine della cena. “E’ il momento del dolce di Lexie!”
Lexie avrebbe voluto scomparire…ora tutti la stavano guardando.
“Ehi scricciolo non hai mangiato niente!! Non mi dire che anche tu fai una di quelle diete… ma ti danno da mangiare in quell’ospedale??”
Tatcher doveva proprio parlare ora??
 
Lexie si alzò per togliersi dall’imbarazzo e iniziò ad aiutare Izzie con i piatti.
 
“E’ vero Lexipedia, non vorrai far concorrenza alla Sig,ra Bonny!”  Come tutti i presenti (o quasi) sapevano, la Signora a cui si stava riferendo Cristina, non era altro che lo scheletro del laboratorio dell’ospedale.
 
Lexie rispose con un sorriso tirato mentre passando faceva scivolare il cibo avanzato dai piatti…già questo le dava la nausea…doveva resistere.
Si sporse per prendere il piatto e fare la solita operazione, mentre una ciocca di capelli le scivolò da dietro l’orecchio. Sentì il suo respiro sul collo mentre si piegava davanti a lui per prendere il piatto vuoto. Erano solo a pochi centimetri di distanza. Poteva sentire il suo sguardo che la accarezzava. Intenso. La scrutava. Poteva sentirlo assaporare il suo profumo, mentre veloce si ritirava. Un secondo che era durato un secolo.
Ecco era finito. Tutto. Aveva un lieve senso di vertigine. Doveva continuare con i piatti e scappare da quello sguardo. Lì a fianco Addie se ne sarebbe accorta…Alex di sicuro lo aveva già fatto.
 
Il costoso profumo di Addison la investì in quello stesso istante come un pugno in pieno stomaco. Non poteva più resistere…lasciò i piatti lì accanto e scappò verso il bagno lasciando tutti a bocca aperta.
 
“Scusate!” Alex  si alzò lasciando il tovagliolo sul tavolo mentre Izzie con leggero imbarazzo chiese aiuto a April con i piatti.
 
“Lexie!!! Lexie apri!! “ Alex bussò più volte non ottenendo risposta.
“Lexie perché hai chiuso a chiave…apri, sono solo!”
Nulla!
“Lexie butto giù la porta!! Apri subito.”
 
In quel momento sentì la serratura cedere…Lexie era pallida e spaventata mentre con voce tremante gli disse: “Ch-chiama Meredith!!”
 
 
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Che bello sapere che vi piace...lo so adesso andrà un po' a rilento, ma tra pochissimo si inizierà a capire meglio! 
Eh sì Liz...mi chiedo come mai la coppia Miranda-Richard non sia stata ancora proposta...io li vedrei così bene!
Allora vi lascio il capitolo di oggi, buona lettura!





Tutto era successo molto velocemente, Alex era corso a chiamare Meredith che l’aveva seguito in modo discreto cercando di non allarmare i presenti. Raggiunsero Lexie in bagno e la trovarono seduta sul bordo della vasca ancora scossa dai singhiozzi. Era spaventata.
Ormai era abituata a non riuscire ad ingerire nulla, sapeva che quello che era iniziato come un banale disturbo gastrico adesso si stava aggravando, ma non si aspettava di arrivare a tanto. Quella sera aveva resistito, si era premunita di tutti gli antiemetici necessari sperando che non accadesse proprio quello che invece era successo.
 
“ Lex sono qui??” Meredith si avvicinò alla sorella, ma un altro conato costrinse la ragazza a raggiungere il lavandino. Non c’era praticamente nulla che potesse ancora rimettere… usciva solo sangue.
 
“Corri a chiamare la Bailey, dobbiamo portarla in ospedale!”
 
 
“Ehi che sta succedendo Alex, avete bisogno?” chiese Derek preoccupato non appena vide la sua espressione.
Alex entrò a passo spedito. “No no, va tutto bene, continuate pure…”
 
Izzie si avvicinò al fidanzato chiedendogli spiegazioni. Cosa poteva essere successo di così grave da rovinare la sua cena del Ringraziamento? Ci aveva lavorato tutto il giorno.
Alex evitò il suo sguardo interrogativo e andò dritto verso Miranda, sussurrandole all’orecchio.
 
“Ehm.. sì…noi torniamo subito! Tuck amore, che ne dici di andare dallo zio Richard?”
 
Mark ora era preoccupato, molto preoccupato. Arizona e Owen cercarono di stemperare un po’ l’atmosfera e aiutarono Izzie con il dolce. Cristina non stava nella pelle, voleva assolutamente sapere cosa stava accadendo in fondo a quel corridoio.
Derek sistemò il bavaglino di Zola e fu intercettato dallo sguardo interrogativo dell’amico al quale fu costretto a rispondere con un cenno del capo; nemmeno lui sapeva niente.
 
Dopo una breve visita, Miranda si rese subito conto che non poteva fare nulla senza degli esami più approfonditi. Poteva esserci un’emorragia in corso, e Lexie sembrava molto debole e disidratata, non potevano aspettare la fine della cena. Lexie però non ne voleva sapere di chiamare un’ambulanza.
 
“Lexie ora ascoltami” Miranda le prese il viso pallido costringendola a guardarla dritto negli occhi. “non possiamo aspettare ancora, sai meglio di me le conseguenze di un’emorragia di questo tipo! Potrebbero esserci delle lesioni interne…”
“N-non posso c’è papà e…Izzie…”
“Possiamo portarla in macchina…è cosciente…possiamo!” Alex sembrò aver trovato la soluzione.
“Vado a prenderla…così spiegherò tutto a Izzie e terrà lei Tuck”
Miranda asserì con un cenno ritornando ad occuparsi della paziente.
 
 
Non appena Alex tornò per la terza volta nella stanza tutta l’attenzione fu concentrata su di lui.
“Karev !” Richard decise di intervenire sapendo che anche se in territorio neutrale, la sua autorità aveva un peso. “Vuoi dirci per favore che sta succedendo?
 
Alex non poteva più tergiversare, lo sguardo di infuriato Izzie  non lasciava spazio a bugie, doveva inventarsi una spiegazione plausibile, ma come avrebbe fatto a dire la verità senza allarmare i presenti??
“S-scusate…ehm…Lexie ha avuto un piccolo incidente, sembra che non sia nulla di grave, ma Miranda..cioè la dottoressa Bailey preferisce accertarsene di persona in ospedale.”
Non c’era un modo migliore per dirlo.
 
Un’ondata di agitazione invase il tavolo. Erano chirurghi, comunicavano notizie di questo genere ogni giorno e sapevano quando c’era da preoccuparsi.
Tatcher si alzò dal tavolo. “Vengo anch’io! Dov’è mia figlia?”
Questo non se l’era aspettato, Alex pensava di essere stato calmo, non aveva calcolato la presenza del genitore.
“Ok ok Signor Grey, ma voi non allarmatevi, non è nulla di grave. Potete continuare, vedrete che vi daremo notizie prima della fine della cena, ok?” Fece un cenno a Izzie rassicurandola. “Tu puoi badare a Tuck finchè non torniamo?” Le chiese con un sussurro prima di dirigersi verso il garage.
 
 
Derek si alzò dal tavolo cercando di non dare nell’occhio, ma tutti erano impegnati a discutere dell’accaduto e fare ipotetiche diagnosi mediche. Corse dietro ad Alex che stava già salendo in macchina.
“Ehy Alex…dimmi la verità, è grave?”
“Non lo so Derek, non lo sappiamo…ha perso molto sangue, la Bailey deve farle un rx o qualcos’altro, potrebbe esserci un’emorragia interna!”
Poteva leggere l’apprensione nel suo sguardo.
“Ma…è cosciente vero? Ha battuto la testa…a volte emorragie di quel tipo dipendono…”
“No Derek, no!” Lo interruppe Alex capendo dove voleva andare a parare. “Se ci sarà bisogno di un neurochirurgo tu sarai il primo ad essere contattato!” Gli fece un rapido sorriso.
“Ora tu accompagna suo padre sul retro per favore! E…cerca di tranquillizzare gli altri, vi chiameremo non appena sapremo qualcosa.”
 
 
 
 
 
 
Derek aveva accompagnato il suocero alla porta sul retro ed era riuscito a dare solo una rapida occhiata a Lexie mentre Alex la trasportava in macchina.
In compenso però aveva visto in che stato era ridotto il bagno e si era fatto un’idea più precisa dell’accaduto. Purtroppo.
Decise di dare una ripulita prima che qualcuno vedesse tutto quel sangue e si precipitasse all’ospedale. Non voleva che nessuno si allarmasse ulteriormente, il fatto che ci fossero così tanti medici riuniti in un’unica stanza poteva costituire un problema in momenti come questi. Lui per primo avrebbe voluto intervenire e così avrebbero fatto tutti gli altri, intralciandosi a vicenda e facendosi coinvolgere dal legame affettivo. Aveva ancora davanti agli occhi l’operazione di Callie.
 
Uscendo dal bagno trovò Mark ad aspettarlo. Era in silenzio, appoggiato alla parete di fronte. Sembrava calmo, ma lui sapeva che dietro quella maschera stava scoppiando l’inferno. In quel momento capì di aver fatto bene a pulire, non credeva che avrebbe retto a quella vista.
Cosa poteva dire? Non sapeva nemmeno lui cosa stava realmente succedendo.
Decise quindi di tranquillizzarlo.
 
 “Ehi non possiamo fare nulla ora, dobbiamo aspettare. Ha perso molto sangue, ma sicuramente la Bailey saprà come intervenire.”
 
Mark finalmente scoppiò, la voce strozzata dalla collera mista a preoccupazione.
“Sapevo che stava male, lo sapevo. E voi, come avete fatto a non accorgervene? Siete la sua famiglia Derek, dove eravate?”
 
Derek sapeva che non lo riteneva veramente responsabile, doveva solo sfogare la frustrazione di non poter agire. Gli mise una mano sulla spalla cercando di rassicurarlo.
“Ehi ehi, nessuno poteva immaginare che succedesse una cosa del genere. Vedrai che andrà tutto bene, è una donna forte.”
 
“Io devo andare…non ce la faccio a rimanere qui ed aspettare facendo finta che sia tutto normale…Lo capisci vero? Io devo andare!”
 
“Mark lo so, ma saremmo solo d’intralcio ora, hai sentito Alex. Dobbiamo aspettare e se stiamo qui sarà più facile sapere qualcosa subito”.
 
 
Era passata ormai più di un’ora, alcuni erano già andati a casa percependo la tensione del momento.
Webber e Owen erano impegnati con i bambini, mentre Cristina si era rassegnata ad aiutare Izzie e April a riordinare. Non voleva andarsene finchè Meredith non avesse chiamato. Non amava molto la piccola Grey, anzi Tre, come l’aveva sempre chiamata lei, ma era pur sempre la sorella della sua persona.
Mark ormai non faceva più nulla per mascherare la tensione che gli stringeva lo stomaco. Continuava a guardare l’orologio, ascoltando distrattamente Derek e Addison.
 
Era passata la mezzanotte, Addison prese il soprabito pronta a tornare a casa. “Ok, è tardi ormai, credo che sia il caso di levare le tende. Stando qui non possiamo comunque fare niente e domani si lavora. Teneteci informati”.
Il panico si dipinse la faccia di Mark…No!! Lui non voleva andare. Voleva sapere! Non poteva semplicemente tornare a casa e andarsene a letto con un’altra donna.
 
Addie probabilmente si aspettava questa reazione e lo battè sul tempo impedendogli di inventare qualche stupida scusa.
“So che devi rimanere…ci sentiamo più tardi, chiamami se ci sono novità”.
 
Quella donna lo riusciva sempre a stupire.
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Grazie isabel!! Oggi ho letto la tua ff e non ho potuto evitare di lasciarti un commento (anzi due)!
Ringrazio tutti quelli che leggono quello che scrivo e spero che vi piaccia! Andiamo avanti, adesso giuro che le cose si faranno interessanti!
Buona lettura!



Lexie sembrava indebolirsi minuto dopo minuto.
 
“Lexie ehi Lex…guardami, devi rimanere sveglia ok? Guardami!” Meredith cercava di combattere l’agitazione crescente, doveva stare calma per Lexie e soprattutto per Tatcher. Lui non era come loro, non ragionava per sintomi e diagnosi, vedeva solo che la sua bambina stava ancora sputando sangue e diventava sempre più pallida..
Per fortuna Miranda aveva preso in mano la situazione, quello era il suo pane quotidiano e sapeva esattamente cosa fare.
“Accellera Karev!”
Dovevano sbrigarsi, il polso era accelerato, le mani erano diventate fredde e sudate. Non era un buon segno, dovevano portarla subito in terapia intensiva e farle un drenaggio, se avesse perso conoscenza  sarebbe potuta soffocare nel suo stesso sangue.
Per fortuna era un giorno festivo e non c’era molto traffico quindi Alex raggiunse in fretta l’entrata del pronto soccorso. Miranda aveva già avvisato l’ospedale e una piccola equipe li stava aspettando con una barella, sulla quale Alex distese una Lexie semi-cosciente.
 
“ Donna, 28 anni,  emesi emorragica, sospetta emorragia del tratto gastrointestinale superiore. Voglio subito pressione e elettrocardiogramma. Esame e drenaggio esofaringeo. Emocromo completo e esami della coagulazione. Monitoraggio Hb e Htc.
Chiamate la terapia intensiva e avvertite la banca del sangue per un’eventuale trasfusione. Iniziamo con infusioni EV di acqua, glucosio e elettroliti per reintegrare i sali.
Bisogna stabilizzarla prima di fare un esame endoscopico, dobbiamo capire da dove parte tutto questo sangue.
Karev! Tu con me…Grey tu devi rimanere fuori con tuo padre.”
 
La porta si richiuse dietro la barella e Meredith rimase immobile a guardare il corridoio vuoto. Quanto odiava quelle parole, ma sapeva che non poteva entrare.
L’espressione del padre la faceva sentire ancora peggio. Si supponeva che dovesse consolarlo?
I loro rapporti non erano certo migliorati dall’ultima volta che era stato ricoverato, certo si vedevano a Natale e per le altre feste comandate. L’arrivo di Zola nelle loro vite li aveva un po’ avvicinati, complici Derek e Lexie, che adoravano coinvolgere il nonno.
Come poteva non essersi accorta di quello che stava succedendo alla sorella? Aveva lavorato molto nell’ultimo periodo e il fatto che Lexie avesse preferito tornare nella vecchia casa con Alex e Izzie le aveva un po’ allontanate.
Adesso che ci pensava era stato dopo la storia del test e della notte passata con Mark. Lexie pensava che lei non si fosse accorta di nulla e aveva iniziato ad evitarla. Da parte sua Meredith aveva preferito non impicciarsi per questa volta. Mark era ancora un tasto dolente per la sorella.
Ma come aveva fatto a non capire che continuava a stare male? Ora che la osservava da vicino vedeva quanto era dimagrita e tutto solo in pochi giorni.
Odiava dover aspettare senza poter intervenire e odiava ancora di più dover dire qualcosa…quello era semplicemente uno di quei momenti in cui bisognava stare zitti e aspettare.
Se almeno ci fosse stata Cristina.
 
Jackson arrivò in quel momento. “Ehi Meredith, che ci fai qui? Signor Grey…” Era sorpreso di vederli insieme. Fece rapidamente un’associazione di idee e capì che l’unico motivo per il quale padre e figlia potevano essere insieme in quella sala d’aspetto doveva essere Lexie.
Lo sguardo di Meredith confermò le sue paure.
“Dov’è?? Voglio sapere che succede… ha avuto un incidente?”
Meredith si alzò nel tentativo di calmare l’amico.
“Jackson non lo sappiamo…potrebbe avere un’emorragia gastrointestinale, ma la Bailey sta facendo tutti gli esami di routine per accertare la provenienza del sangue, non credo ti faranno assistere…non so…”
“Sì io posso andare, non sono un parente…posso entrare.”
“Ok, prova e fammi avere notizie il prima possibile.”
 
________________________________________________________________________________
 
 
“Ok la buona notizia è che il sangue sta diminuendo e l’emorragia è sotto controllo. L’endoscopia ha messo in evidenza solo una piccola lesione della mucosa gastrica, questo vuol dire che una volta ripristinati i valori normali del sangue dovremo solo monitorare la situazione e non dovrebbe servire un rx  né un’angiografia. Resta da stabilire la causa del vomito così frequente. Questo ti ha causato una grave disidratazione. Ti dovremo tenere in osservazione per almeno 24 ore sotto flebo e vasopressina per evitare che tu perda ulteriori liquidi. Ti ho prescritto anche un antiemetico ma servirà a poco finchè non capiremo l’evento scatenante”.
 
Lexie era stesa nella sua camera, finalmente le guance avevano ripreso colore, lo stomaco ormai vuoto non era più dolorante. Sentiva però un caldo incredibile e le vertigini non le davano tregua, doveva essere un effetto collaterale delle medicine.
Alex era stato fantastico, non l’aveva abbandonata un secondo e l’aveva aiutata a rimanere concentrata per non cedere alla stanchezza che la stava per sopraffare. Ma ora aveva solo bisogno che la lasciassero dormire. Era esausta.
 
Miranda da parte sua si sentiva sollevata, la piccola Grey se l’era cavata senza un intervento. Erano già troppi gli specializzandi finiti sul suo tavolo operatorio.
 
“Ora aspettiamo l’esito delle analisi per farci un’idea più approfondita. Tu intanto riposa, ne hai bisogno. Jackson cosa fai lì impalato... vai a sollecitare il laboratorio di analisi, abbiamo bisogno degli esiti della paziente.”
 
Jackson corse via, felice di essere stato tolto dall’imbarazzo di quella situazione. Fino a poche settimane prima la sua presenza in quella stanza sarebbe stata normale, anzi necessaria. Ora si sentiva a disagio, ma non sarebbe voluto andare in nessun altro posto al mondo, soffriva nel vedere la donna che amava su quel letto e in fondo a sè si chiedeva se non fosse stato anche lui responsabile dell’accaduto.
 
Arrivò all’accettazione del laboratorio.
 
“Le analisi della 614, Alexandra Grey.”
“Non sono ancora pronte dottore”.
“La dott.ssa Bailey le ha richieste più di un’ora fa, provi a sentire in laboratorio per favore.”
 
Jackson si guardò intorno con impazienza. Ora si rendeva conto di cosa si provava a stare dall’altra parte, quando sul letto c’era una persona amata.
Indugiando qua e là con lo sguardo colse un altro sguardo famigliare, carico della sua stessa apprensione.
Sloan!!
Eccolo l’aveva visto e si stava dirigendo a passo spedito proprio nella sua direzione. A breve distanza Shepherd faticava a stargli dietro.
 
“Come sta? Dov’è??” Mark era fuori di sé.
“Calmati Mark, lascia parlare me.” Derek intervenne vedendo lo sguardo di Jackson. Non era il momento né il luogo per uno scontro tra maschi alfa.
“Ora è stabile, l’hanno ricoverata in terapia intensiva. Non c’è stato bisogno di una trasfusione e sembra che l’emorragia sia sotto controllo. Ora sto aspettando gli esami, ma non sono ancora pronti.”
 
“Meredith è con lei?”
Avery confermò prima di rivolgersi all’infermiere che gli porgeva finalmente l’esito delle analisi.
Non riuscì a trattenersi e decise di controllarle personalmente prima portarle alla dottoressa Bailey.
 
Derek e Mark aspettavano col fiato sospeso riuscendo a leggere a malapena la cartella…Jackson scorse velocemente tutti i numeri…ematocrito.. enzimi...ormoni…
 
Non poteva crederci, non poteva essere!!
Si fermò immobile per un secondo permettendo al cervello di elaborare le informazioni, lo sguardo perso nel vuoto.
 
“Che succede Avery, parla!!!” Mark non poteva più resistere.
 
“Cazzo!!” Jackson corse via facendosi largo tra la folla dell’ospedale.
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Come sempre grazie mille per le vostre recensioni...eccovi il capitolo, finalmente decisivo e lo so...anche un po' prevedibile! ^^
Buona lettura!





Iperemesi gravidica. Come poteva essere??
 
La dottoressa Bailey aveva guardato attentamente le analisi, ancora dubbiosa alle parole di Avery. Aveva immediatamente fatto uscire tutti dalla camera e aveva mandato a chiamare il dottor Baumann di turno in ginecologia. Veramente lei avrebbe chiamato la dottoressa Montgomery in quanto primario del reparto, ma la paziente aveva rifiutato categoricamente tale proposta.
Lexie ora sembrava storidita, il battito era accelerato e accusava di nuovo dolore all’addome e vertigini.  La ragione di tale malessere era finalmente chiara, era colpa degli ormoni antidiuretici somministrati al momento del ricovero, i quali, associati a quelli della gravidanza avevano fatto salire la pressione alle stelle provocandole contrazioni.
Miranda non poteva fare a meno di sentirsi in colpa, si era fidata di Lexie nel momento in cui aveva sostenuto di non essere incinta. Anche Meredith aveva confermato che il test era negativo, forse avrebbe dovuto fare il secondo test quella mattina, si sa che non sono affidabili al 100%. Ma Lexie aveva avuto il ciclo regolarmente il mese successivo e successivamente aveva dato la colpa alla denutrizione a cui era costretta.
Era un medico lei stessa, aveva studiato centinaia di libri, come poteva non averci pensato?
 
Il dott Baumann la tranquillizzò mentre eseguiva la prima ecografia per vedere lo stato dell’embrione.
“E’possibile che ci siano perdite ematiche nei primi mesi di gravidanza, molte donne non si accorgono proprio per questo di essere in attesa.”
 
“Sì, ma la vasopressina che le ho prescritto potrebbe aver danneggiato il feto…” Miranda non riusciva nemmeno a guardare Lexie negli occhi. E se avesse fatto un errore così grave?
 
“In questo caso era stata somministrata da poche ore, siamo stati fortunati.”
 
“…Fortunati…” Lexie gli fece eco con tono sarcastico.
 
Era ancora sotto shock, non riusciva  a metabolizzare tutti gli eventi della giornata e anche se la pressione era tornata nella norma si sentiva ancora uno schifo.
Un figlio?? Si era sentita così leggera al momento del test, quello era un pensiero che non la sfiorava minimamente, l’unica preoccupazione che si era potuta lasciare alle spalle…e invece…
E la cosa peggiore era che proprio Jackson lo aveva scoperto, ancora prima di lei.
Non era preparata a tutto questo, non così.
 
“Ora Lexie cerca di rilassarti, faremo un’ecografia pelvica così riusciremo a vedere se va tutto bene e farci un’idea sulle settimane di gestazione.”
“Dunque vediamo…ecco guarda, questo è il sacco gestazionale e questo puntino qui vedi, è il feto.”
Il dottor Baumann spostò leggermente il monitor in modo che anche Lexie potesse vedere, ma lei aveva lo sguardo rivolto verso Miranda che invece guardava rapita le immagini.
“Sembra che tutto proceda per il meglio, nonostante il forte stress e la disidratazione. Questo disturbo è piuttosto raro…”
 
“Da 0,7 a 2% dei casi!” Era uscita la parte di Lexipedia che era in lei come sempre quando era sotto stress.
 
“Sì… infatti. Con la somministrazione di sali e vitamine per flebo tra un paio di giorni dovremmo riuscire a integrare pian piano qualche cibo solido. Di solito la situazione si risolve con la fine del primo trimestre, ma se il problema persiste dovremo pensare ad altre soluzioni…dipende molto dal tuo fisico e anche dal fattore psicologico.”
 
“Ma per altre soluzioni intende…” Miranda non voleva intervenire, ma era stato più forte di lei, la sola idea di un aborto la faceva inorridire.
 
“E’ necessario valutare il tipo di complicazioni. Il fisico di Lexie è già molto debilitato, se subentrassero ipertensione o al contrario nuove emorragie l’interruzione sarebbe l’unica soluzione.”
 
Lexie sembrava non dare peso alle parole dei due dottori, come se non riguardassero lei e il suo futuro. Dentro di sé sapeva già qual’era la cosa più giusta da fare. Non poteva avere quel bambino, non era in grado nemmeno di farlo crescere al sicuro dentro di sé, figuriamoci nel mondo esterno.
 
In quel momento il dottor Baumann armeggiò con l’ecografo e la stanza fu invasa da un suono forte, veloce e deciso. Era un battito, il cuore di suo figlio. Lexie non riuscì più a trattenersi e guardò finalmente il monitor lasciando scendere le lacrime trattenute fino a quel momento.
Quelle erano cose che vedeva ogni giorno nei suoi pazienti, ma nessuno l’aveva mai preparata  a un’emozione così forte. Come aveva potuto pensare di sbarazzarsene?
Miranda si accorse del cambiamento avvenuto nella ragazza e le strinse la mano con solidarietà materna.
 
Il dott. Baumann proseguì stampando le foto che uscivano dall’ecografo.
“Secondo la mia valutazione direi che sei all’ottava settimana”.
 
Tra le lacrime finalmente Lexie realizzò. Otto settimane.
 
 
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Eccomi qui! Grazie come sempre Liz, ma non sono assolutamente ferrata in materia medica. Però mi piace documentarmi un po' prima di scrivere, quindi fondamentalmente ringrazio wikipedia e i vari siti medici e mi scuso per gli eventuali strafalcioni che potrebbero esserci.
Buona lettura!!






Era una consuetudine ormai…una bella consuetudine. Lexie era felice che i suoi colleghi sacrificassero il momento del pranzo per passarlo con lei. Non si era mai del tutto resa conto che in fondo erano una sorta di famiglia allargata.
Era ricoverata ormai da qualche giorno nel reparto di ginecologia dell’ospedale. Quello era il primo giorno in cui avrebbe provato a reintrodurre il cibo, quello vero. Non ne poteva più di flebo, ma almeno si sentiva meglio. Il fatto che il suo fisico fosse ancora così debilitato stava iniziando a preoccupare la dottoressa Bailey, che però cercava di rassicurarla constatando che almeno non aveva perso ulteriori kg. Il bambino in compenso stava crescendo regolarmente.
Non aveva ancora avuto un momento per rimanere sola, era un susseguirsi di medici, infermiere, prelievi e poi di amici e parenti i quali la maggior parte delle volte erano di nuovo medici.
 
“Ehi stai lontano con quello schifo!! Sa di cibo per polli!”
Protestò Lexie cercando di evitare il boccone di sandwich offertole con scherno da Alex.
 
“Eh certo fai la schizzinosa ora…guarda come ti hanno viziato qui dentro!” disse indicando la sacca di glucosio collegata al braccio dell’amica.
 
C’era una bella atmosfera, era evidente che tutti cercavano di tirarla su di morale non facendola pensare alla gravità della situazione. Nessuno meglio di un dottore poteva capire quanto fosse importante il fattore psicologico, specialmente in casi come quello di Lexie.
 
Perfino Cristina non rinunciava al rituale del pranzo e non perdeva occasione di criticare le infermiere del reparto, troppo sorridenti, troppo truccate, troppo grasse… niente a che vedere con chirurgia insomma. Lei e Meredith erano un vero spettacolo insieme.
 
Derek aveva preso sul serio il suo ruolo di cognato e spesso si intratteneva anche con Tatcher e Molly, la più piccola delle sorelle  Grey , arrivata di corsa non appena saputa la notizia. Si era molto affezionato a Lexie, chi lo avrebbe mai detto ripensando al loro primo incontro da Joe.
 
I momenti più belli erano sicuramente quelli con le nipotine, Zola e Laura. Loro sembravano a loro agio nella camera d’ospedale e Laura si divertiva un mondo a giocare a fare la mamma con la cuginetta. Quelle bambine le riempivano il cuore di gioia e le facevano pensare con tenerezza a quel piccolo esserino che cresceva dentro di lei. Era strano come si fosse abituata presto all’idea della gravidanza, forse era vero che quella era la natura femminile.
Bastava guardare Meredith, lei non lo avrebbe mai ammesso, ma con la scusa delle bambine aveva abbassato un po’ la guardia con il padre e la sorella ancora sconosciuta.
 
Sicuramente la sorpresa più grande erano state Callie e Arizona. La venivano a trovare regolarmente raccontandole i gossip più piccanti dell’ospedale e facendola sorridere con le loro schermaglie amorose. Callie si ricordava dell’affetto della ragazza durante la lunga degenza dopo l’incidente. Anche se la situazione poteva sembrare imbarazzante vista la storia con Mark, lei era sempre stata presente, stando ben attenta a non invadere gli spazi che ora non le competevano più.
Inoltre Callie sapeva.
E Lexie sapeva che Callie sapeva. Lo aveva intuito non appena era entrata nella sua stanza.
 
Ben diversa invece era la presenza di Addison. Il giorno successivo al ricovero era entrata come di routine durante il giro delle visite, circondata da un seguito di giovani specializzandi.
Lei per prima era rimasta sorpresa alla presentazione del caso. Cosa ci faceva lì la piccola Grey??
Pensava che fosse ricoverata in terapia intensiva. Ci volle naturalmente poco per capire il motivo della sua presenza lì, si ricordò anche della sera da Joe, lei per prima aveva ipotizzato una gravidanza. Sì congratulo con se stessa, che occhio lungo dottoressa Montgomery!  
La sorpresa era però accentuata dal fatto che né Mark, né Meredith si erano sognati minimante di informarla o di contattarla per richiedere il suo intervento una volta scoperta la causa della crisi di Lexie. Avevano chiamato Baumann??? Non che fosse un cattivo medico, ma lei era la numero uno e soprattutto era loro amica.
Questa cosa la irritava, sapeva benissimo che Mark aveva aspettato notizie della ex ragazza e l’unica spiegazione era che lei non la volesse come suo medico.
Fece una rapida visita, lasciando spazio alle sue nuove leve. Decise comunque di mantenere un certo distacco visto che era quello che la paziente voleva da lei. Certo, non erano mai diventate amiche, ma si rispettavano e si piacevano…almeno così credeva. Questo passo indietro la faceva tornare sempre al solito pensiero che cercava di scacciare da giorni: e se tra lei e Mark non fosse davvero finita?
Doveva ammetterlo, conosceva Mark e aveva colto le sue reazioni, ma aveva deciso di non lasciarsi prendere dalla paranoia e il tempo aveva confermato che la loro storia era solida e non ci sarebbe stata più nessuna Grey sul suo cammino.
Ora questa novità non poteva far altro che alimentare la sua convinzione, Lexie aspettava un figlio dal suo attuale compagno e Mark era definitivamente libero.
 
 
Nessuno degli amici lì presenti si era mai sognato di chiederle spiegazioni riguardo alla gravidanza, era chiaro che tutti davano per scontato che il bambino fosse di Jackson e Lexie non aveva fatto nulla per smentire la cosa.
E allora perché il dottor Avery era l’unico a non essere ancora comparso in quella stanza?
 
In realtà avevano avuto un confronto la notte stessa del ricovero.
Jackson era rimasto fino alla mattina seguente aspettando che Meredith lasciasse la stanza per prendere il caffè. Era entrato in silenzio osservandola dai piedi del letto.. Lexie era addormentata. Si perdeva in quel letto, non poteva credere che dentro quel corpo così magro e pallido ci fosse suo figlio.
Era spaventato all’idea, non era per niente preparato a una notizia del genere, ed era preoccupato perché sapeva che le possibilità che non ci fosse nessun bambino erano alte.
Ma era anche felice, incredibilmente felice. Forse lui e Lexie non sarebbero riusciti a mettere a posto quello che lui aveva distrutto, ma di sicuro sarebbe stato presente, sarebbe stato un buon padre e un buon compagno se lei glielo avesse permesso.
 
Lexie doveva essere solo assopita perché si svegliò sentendosi osservata.
 
“Ehi!” Sussurrò con la voce ancora impastata dal sonno. Era ancora molto debole, aveva perso molto sangue e le emozioni della serata si stavano facendo sentire.
 
“Ehi…come ti senti?” Jackson le rispose con un debole sorriso stringendole affettuosamente una caviglia.
 
Lexie si stiracchiò attenta a non staccare tutti i tubicini ai quali era attaccata.
“Meglio…mi sembra di aver dormito un giorno intero…dov’è Meredith?”
 
Si sentiva a disagio con Jackson, sapeva che sarebbe stato inevitabile, ma avrebbe preferito rimandare quella conversazione al giorno seguente. Voleva raccogliere le forze e soprattutto le idee.
 
“E’ andata in caffetteria…starà tornando!  Lexie  ascolta io…”
 
“No Jackson per favore…” Lexie non voleva che parlasse, doveva fermarlo, sapeva cosa avrebbe detto, sapeva che quello era un bravo ragazzo, avrebbe voluto prendersi le sue responsabilità e avrebbe sfruttato la situazione per tornare con lei. Ma non poteva fargli questo. Ora andava al di là della storia con April. Sarebbe stato così semplice fare finta di niente e buttarsi tutto alle spalle dimenticando per sempre la notte con Mark.
Ma Jackson non se lo meritava.
 
“No Lexie fammi parlare..io…io ti amo e questo…”
 
“Basta ti prego…io non posso farti  questo, non posso.” Lexie non riuscì a trattenere le lacrime…sapeva che lo stava per ferire in modo terribile e sapeva anche che quel momento avrebbe deciso la sua vita e quella del suo bambino per sempre.
 
“Ma io lo voglio, voglio farne parte!” Jackson proprio non riusciva a capire.
 
Infine Lexie si decise a guardarlo negli occhi, non poteva più scappare.
“Sono di otto settimane. Otto capisci?”
 
L’espressione confusa dell’uomo si trasformò lentamente man mano che la realtà si faceva sempre più limpida nella sua testa. Certo, ora capiva. Otto settimane erano passate da quando lei lo aveva scoperto con April, ma loro non avevano più avuto rapporti da quante? Due, tre settimane? Le cose andavano male, lei era strana…per questo aveva pensato ad un ritorno di Sloan. Finchè April non aveva confermato i suoi dubbi e poi non era riuscito a resistere, il dolore, la delusione erano stati troppo per lui e April era lì per aiutarlo. Lo conosceva così bene, lo amava.
E ora…se non lui? Di chi era quel bambino?
 
Improvvisamente fu tutto chiaro.
 
Lexie stava ancora piangendo, aveva distolto lo sguardo…non poteva sostenerlo, si vergognava troppo.
Jackson era lì davanti, ma non la vedeva, non vedeva più nulla. Nella sua testa c’erano solo un turbine di emozioni contrastanti. Finalmente sembrò risvegliarsi nell’udire le parole rotte dal pianto.
 
“Lo so…lo so che cosa pensi. Sono una troia!”
 
Jackson si voltò e uscì dalla stanza prima che lei potesse vedere le lacrime che rigavano il suo viso.
 
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Grazie ragazze, come al solito i vostri commenti mi rendono sempre felicissima! Dopo questi capitoli abbastanza intensi vi lascio fare un po' il punto della situazione prima di altre news! Grazie ancora e buona lettura come sempre! ^^




“Ah eccoti qui! Ti stavo cercando.”
Derek si stava dirigendo a passo spedito verso l’ascensore, quando intercettò Mark.
 
“Che c’è?” Rispose grattandosi nervosamente la barba leggermente incolta.
Aveva un’aria stranamente confusa…imbarazzata forse. Strano, Sloan non era facile all’imbarazzo.
 
“Volevo chiederti se ti andava di passare da me stasera, Meredith rimarrà in ospedale fino a tardi. Sai, oggi reintroducono l’alimentazione di Lexie e potrebbe aver bi…”
 
“Sì sì…” tagliò corto Mark aggiustandosi il camice.
 
Derek non era certo sorpreso della reazione dell’amico, era sempre la stessa dal giorno del ricovero. Quel tasto, il tasto-Lexie, non si poteva toccare senza provocare in lui picchi di nervosismo e ostentato disinteresse.
 
L’attenzione di Derek si spostò sulla porta proprio di fianco a loro, nel momento in cui si aprì lasciando uscire una Addison leggermente meno perfetta del solito.
Sistemandosi il camice e i capelli spettinati si bloccò di fronte all’ex marito in preda all’imbarazzo.
 
“Derek..?” lo salutò sorpresa.
 
“Addie…” rispose lui passando lo sguardo divertito da l’uno all’altra.
 
Era chiaro quello che stava succedendo nella stanza del medico di guardia. Non riuscì a fare a meno di sorridere per la situazione assurda. Il suo migliore amico e la sua  ex –moglie erano appena stati beccati a fare sesso sul posto di lavoro. Bè non che il dottor Sloan  fosse nuovo a certe cose.
Per fortuna il cercapersone di Addison le venne in aiuto.
“Codice blu…devo andare!!”
 
L’espressione dei sue uomini si trasformò di colpo.
“E’ Lexie??” Derek aveva dato voce a quello che Mark non avrebbe mai osato chiedere.
 
“No no…devo andare!” gridò Addison scappando verso gli ascensori.
 
Derek scorse il sospiro di sollievo sul viso del suo migliore amico.
Gli faceva tenerezza, sapeva che era preoccupato come, se non più di lui, ma la rabbia aveva preso il sopravvento.
Non avevano mai parlato della notte in cui aveva dormito a casa sua, Mark aveva attentamente evitato il discorso e così aveva fatto Lexie e nonostante lui e Meredith sapessero benissimo cos’era accaduto, non avevano voluto intromettersi…non questa volta. D’altronde tutto era tornato alla normalità in questi mesi e Mark si era impegnato definitivamente con Addie. Fino al giorno del Ringraziamento.
La notizia della gravidanza di Lexie era arrivata come un fulmine a ciel sereno e aveva spazzato via qualsiasi possibilità di riconciliazione tra i due. Entrambi non lo avrebbero permesso. Ora non c’era solo Addie, ma c’era un bambino di mezzo e naturalmente Jackson.
Quello che proprio Derek non riusciva a capire era l’ostinazione di Mark; non solo non le aveva mai fatto visita, ma non aveva mai chiesto di lei, anzi si era allontanato con scuse di ogni genere ogni volta che si toccava l’argomento Lexie. Eppure era così palese la preoccupazione nei suoi occhi, non lo avrebbe mai ammesso ma moriva dalla voglia di sapere.
 
Seguì l’amico verso l’accettazione e lo osservò mentre chiedeva un paio di cartelle cliniche.
“Che  c’è???” Chiese infastidito Mark, sentendosi osservato.
 
“Da quando ti chiudi con Addison negli sgabuzzini?” Cercò di avere un’aria divertita.
 
“Ah ma dai!! Non mi dirai che tu e Meredith non l’avete mai fatto!?”
“Bè…certo. Ma non così…”
“Così come??”
 
“Così Mark…così come fai tu quando devi dimenticare qualcosa e ti butti selvaggiamente sul sesso!” Se doveva essere sincero lo sarebbe stato fino in fondo…bè forse l’accettazione non era il posto migliore visti i trascorsi del dottor Bollore!
 
“Ah ecco, ho capito dove vuoi arrivare! Basta così…”
Si girò per andarsene, ma Derek lo seguì lungo il corridoio.
 
“Vedi come fai?? Vedi? Se una cosa non ti piace semplicemente non la ascolti e te ne vai, ti illudi che così sparisca?”
 
“No Derek, se una cosa non mi piace la lascio lì dov’è e mi concentro su quello che mi fa star bene. E Addison mi fa stare incredibilmente bene, perciò mi concentro su di lei!”
 
“Mark! Perché non possiamo essere un po’ più maturi di così? Parlane…se non vuoi farlo con me, fallo con Callie…con Addie…con chi vuoi, ma devi affrontare la cosa.”
 
“Affrontare cosa? Non c’è niente che mi riguardi…Niente!”  Quel “niente” quasi gridato in faccia all’amico era pieno di risentimento.
“Ne voglio star fuori ok? Basta così.”
 
I toni si stavano alzando, Derek non avrebbe voluto scatenare quella reazione.
“Ok ok… dico solo che l’altra sera non sembravi così convinto…”
 
“Ora lo sono, non sono mai stato così convinto in vita mia. E sai di cosa sono convinto anche…?” Le porte dell’ascensore si aprirono davanti a loro e Mark salì voltandosi verso l’amico. Improvvisamente sembrava sorridente e risoluto.
“Sposerò Addie!”
 
Le porte si chiusero davanti all’espressione sbalordita del dott. Shepherd.
 
 
Zola si era finalmente addormentata, non era facile farla calmare quando Meredith non c’era. Aveva esaurito tutte le favole che sapeva, quindi si era dovuto arrendere ai libri illustrati, non era mai stato un asso in quanto a fantasia.
Si stava rilassando sul divano quando sentì la macchina della moglie nel vialetto e un secondo dopo la vide entrare in salotto seguita da una folata di aria gelida.
 
“Ehi!”
“Ehi…non dovevi aspettarmi, Zola dorme??” Chiese togliendosi il cappotto.
“Sì… alla terza lettura della Sirenetta si è arresa!”
Era bello tornare a casa e accocolarsi sul divano tra le sue braccia.
“Allora com’è andata con Lexie?
“Non molto bene. Il suo stomaco non ne vuole sapere. La Bailey dice che è normale, ci vorrà ancora un po’ di tempo perché il fisico sia pronto al cibo. Da domani inizierà con la nutrizione artificiale vera e propria.”
“Mi dispiace…” Derek non sapeva cos’altro dire. Meredith non doveva fingere la stessa positività che sfoggiava con la sorella e la realtà era che si stava scoraggiando. Sapevano che questa situazione non sarebbe potuta continuare ancora molto e che se non fosse migliorata, Lexie avrebbe dovuto prendere una dura decisone.
 
“E Avery, lui che dice?”
“Proprio nulla…Jackson si è preso un paio di giorni e oggi non era in ospedale!”
“Ma come? Io pensavo li avesse presi per starle accanto…” Derek proprio non lo capiva , aveva sempre pensato che fosse un ragazzo con la testa sulle spalle e soprattutto che amasse davvero Lexie, ma ora si era dato addirittura alla latitanza.
“A quanto pare non ha preso la notizia nel migliore dei modi o forse è Lexie che non lo vuole intorno…quando cerco di andare sull’argomento lei  fa finta di non sentire”
“Ahah…mi ricorda qualcun altro!!” Disse Derek con un mezzo sorriso.
“Chi?”
“Mark!! Non si può più nemmeno nominare la parola Lexie che salta come se fosse sui carboni ardenti! Forse se tua sorella chiedesse di lui…”
“Ah scordatelo…è cocciuta come un mulo, non lo farà mai!”
 
Rimasero in silenzio qualche istante, stretti in un abbraccio e immersi nei loro pensieri. Infine Derek sospirò: “Sai…sono preoccupato per Mark! Non è più lo stesso!”
“Abbiamo deciso che non ci saremmo impicciati questa volta…ne dobbiamo stare fuori!” rispose Meredith, memore dell’ultima volta che avevano provato a mettere il naso nella vita privata dei due.
“Sì lo so…ma ti sembra che possa  superare la gravidanza della donna che ama sposando Addison?”
Meredith si raddrizzò di scatto, voltandosi per guardare il marito.
“Sposando??”
Derek rispose con un’espressione rassegnata.
“Non fraintendermi, io voglio molto bene a Addie ed è per questo che mi preoccupo…io c’ero quella sera quando Mark mi ha pregato di portarlo in ospedale per sapere di Lexie e ho visto la sua faccia quando ha scoperto del bambino. Non posso permettere che Addison sia un rimpiazzo solo perché lei preferisce ignorare questi segnali.”
 
“Stiamone fuori!! Sono adulti… sapranno quello che fanno. Io piuttosto mi preoccuperei della reazione di Lexie, adesso una notizia del genere potrebbe essere troppo. Credo che dopo la notte passata qui lei un minimo ci abbia sperato…in lei e Mark intendo…”
 
Si abbandonarono di nuovo ai loro pensieri, cercando di rimandare il momento in cui avrebbero dovuto sciogliere quell’abbraccio così caldo per raggiungere la loro camera.
 
Sì, non potevano dirlo a Lexie, era importante che stesse tranquilla almeno fino alla fine del primo trimestre, il più pericoloso e anche il più importante per lo sviluppo del bambino.
 
Un’idea iniziò a farsi spazio tra tutte quelle preoccupazioni. E se …?
Meredith fu la prima a rompere definitivamente quella magia e quando fissò Derek negli occhi capì che anche lui era arrivato alla stessa conclusione. Questo era un bel casino!
 
 
Alex chiuse piano la porta e si allontanò lungo i corridoi deserti.
Fu allora che Mark si avvicinò timoroso al vetro. Aveva quasi paura di ciò che avrebbe trovato…sapeva che erano solo pochi giorni che non la vedeva, ma non ora stava male..veramente.
Avrebbe voluto chiedere la sua cartella clinica per farsi un’idea più precisa della situazione, ma con quale scusa un chirurgo plastico poteva avvicinarsi a una cartella clinica del reparto maternità?
Per fortuna Miranda  gli aveva spiegato la situazione.
Aveva ragione Derek, doveva parlarne, non poteva continuare a far finta che nulla fosse successo; quel peso lo stava opprimendo da giorni ormai. Non avrebbe pensato di parlarne proprio con lei, la Bailey…la Nazista!
Del resto non era la prima volta che succedeva…era forse quel suo fare così materno che lo aveva spinto ad aprirsi non appena lei lo aveva trovato seduto nella sala d’aspetto deserta, combattuto sul da farsi.
E ora aveva finalmente deciso, doveva vederla.
Attraverso le persiane semiaperte intravide la sua figura esile persa in quel letto, vari fili la collegavano alla flebo e ai monitor. Dormiva, sembrava tranquilla nonostante tutto quello che stava passando.
Rimase lì a guardarla dormire, sarebbe dovuto tornare a casa ne era consapevole, ma doveva arrendersi all’evidenza. Amava quella ragazza.
Amava la piccola Grey.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Lexie era ormai alla decima settimana, aveva fatto dentro e fuori dall’ospedale già due volte, ma il suo fisico non ne voleva sapere. Aveva cercato di seguire tutte le indicazioni che le avevano dato Baumann e la Bailey, mangiava poco e spesso cibi secchi e non elaborati, , niente bevande dolci o gassate, stava a riposo tutto il giorno e con l’aiuto degli amici era riuscita ad integrare con le flebo direttamente a casa. Aveva provato con lo zenzero, le iniezioni di fosforilasi, le avevano consigliato perfino l’agopuntura, ma ormai era arrivata sotto ai 50 kg, troppo pochi rispetto ai suoi 57 di partenza.
Alex, Izzie, Meredith e Derek le erano stati davvero vicini in quei giorni e avevano fatto in modo che ci fosse sempre qualcuno con lei.
Il dottor Baumann e la dott.ssa Montgomery che, suo malgrado, era tenuta ad interessarsi al caso in quanto primario del reparto, erano riusciti a stabilizzarla, ma all’ennesimo ricovero in seguito a una forte tachicardia, si erano visti costretti a valutare seriamente l’ipotesi di un’interruzione di gravidanza.
 
Nessuno meglio di Addison conosceva il dolore che questa decisione avrebbe causato alla ragazza, del resto anche lei c’era passata pochi anni prima.
Ma quella era stata una sua scelta, non era stata costretta a farlo e ogni giorno della sua vita avrebbe rimpianto quella decisione, specie ora che Mark era a tutti gli effetti il suo uomo ed era diventato esattamente l’uomo con il quale avrebbe voluto crescere quel figlio. Quanti anni avrebbe avuto? Cinque?
Spesso la sera si ritrovava ad osservarlo mentre giocava con la piccola Sofia e amava l’espressione rapita che scorgeva sul suo viso mentre la cullava fino a farla addormentare tra le sue braccia. Era un buon padre, lo sarebbe stato anche per il loro bambino, come poteva essere stata così…egoista? Era lei quella che non voleva un figlio, non da Mark per lo meno.
Con Sofia aveva una sorta di soggezione, aveva già così tante figure di riferimento quella bambina e lei, pur facendo nascere centinaia di neonati, non si trovava a suo agio nel dimostrare quanta tenerezza provasse per la figlia di Mark e Callie.
Mark d’altra parte intuiva che l’aborto e l’impossibilità di un nuovo concepimento erano profonde ferite nel cuore della compagna e cercava di essere il più delicato possibile. Non voleva imporre la presenza della figlia, Addie non doveva sentirsi costretta a diventare la matrigna di Sofia.
 
Scosse la testa riguardando gli esiti degli esami. Il fegato era ridotto male a causa della nutrizione artificiale e dell’alta concentrazione di ormoni. Rischiava l’intossicazione se non un blocco renale.
Aspettò che Miranda la raggiungesse per andare insieme nella stanza della paziente, non si sentiva in grado di affrontare quest’argomento da sola con Lexie.
 
Non appena entrarono Lexie capì dalle loro facce che non poteva più rimandare, era arrivato il momento che aveva tanto temuto. Anche lei era un medico, sapeva a cosa stava andando incontro e che cosa avrebbe consigliato lei a una sua paziente nella stessa situazione.
 
“Non dite nulla…” disse con voce strozzata evitando lo sguardo delle colleghe. “Molly…p-potresti uscire un attimo per favore?”
Aspettò che la sorella minore uscisse per dare finalmente sfogo alle lacrime che premevano per uscire offuscandole la vista.
Era distrutta, non ne poteva più di spasmi, dolori, prelievi. Questa doveva essere una punizione per non aver voluto quel bambino e ora che lo desiderava con tutte le sue forze, non poteva godere di quella gioia, tutto si era trasformato in un incubo. Al malessere si univa il senso di colpa tremendo del non sentirsi in grado di proteggere suo figlio, era come se il suo corpo rifiutasse quello che il suo cuore invece desiderava. Il fatto che i dottori insinuassero che la causa di tutto fosse solo un suo rifiuto psicologico, ricollegabile forse al suo passato, alla sua famiglia o perché no, al suo ricovero in psichiatria, era umiliante. Avevano frugato nel suo corpo e nella sua vita, servendosi anche di psicologi che invece di aiutarla l’avevano fatta sentire ancora più sbagliata. Jackson era sparito, Mark non si era neppure fatto vedere…e lei, ormai era chiaro, sarebbe stata una cattiva madre e per di più sola. Era disperata, non aveva bisogno che Addison le mettesse davanti una serie di possibilità più o meno dolorose per sbarazzarsi del figlio di Mark.

 
Miranda si andò a sedere sul bordo del letto prendendole la mano. Povera bambina, non sopportava di vederla così. Lei capiva quanto fosse forte il desiderio di diventare madre, aveva così desiderato il piccolo Tuck e anche ora che era sola con un bambino piccolo da crescere, non si era pentita un secondo della scelta fatta. Bastava un sorriso, un abbraccio del suo mostriciattolo che tutto riacquistava un senso. No, nessuno si meritava questa scelta dolorosa..
 
“Lexie, gli esami non sono buoni…non ci resta molto tempo per intervenire e se non lo facciamo il rischio di aborto spontaneo o di parto prematuro sarà comunque alto…per non parlare delle complicazioni…il tuo corpo non è in grado di sopportare…”
Addie si era mantenuta ai piedi del letto, non sapeva cosa dire…non avrebbe mai voluto trovarsi lì in quel momento. Non doveva farlo lei. Si  sentiva quasi in colpa, lei era felice, si stava per sposare con l’ex di quella ragazza fantasma che piangeva inconsolabile tra le braccia della Bailey e in pratica le stava comunicando che qualsiasi fosse stata la sua decisione, suo figlio sarebbe morto. Qui restava da decidere se voleva morire anche lei o no…
 
Lexie non poteva dire una parola…non sapeva che dire, avrebbe voluto soffocare in quell’abbraccio e non sentire più niente.
“Ok, ok…è tutto ok piccola” sussurrò Miranda tenendola stretta tra i singhiozzi. “Forse…forse dovremmo aspettare ancora un paio di giorni…ok? Possiamo farlo…” Le accarezzò la testa spostandole i capelli che le coprivano gli occhi e diresse il suo sguardo verso Addie che la guardava con disapprovazione. Rimandare sarebbe stato peggio…la situazione poteva degenerare.
“Ora…vuoi che chiamiamo tua sorella?”
Lexie fece segno di no con la testa…non poteva parlare con Molly…lei non capiva, non poteva capire.
“M-meredith…voglio Meredith!” balbettò incerta.
 
 
Meredith passò molto tempo nella stanza della sorella…poteva capirla, poteva starle vicino. Lei sapeva cosa voleva dire perdere un figlio al quale hai appena fatto in tempo ad affezionarti. Capiva che quella era una decisione impossibile da prendere.
Lexie odiava il suo corpo perché non le permetteva di crescere e proteggere quell’essere che faceva parte di lei. Evidentemente quello era il marchio dei Grey, lei per prima aveva passato mesi ad odiare quell’utero ostile e aveva combattuto contro il suo corpo sterile, si era arrabbiata, si era impegnata per poi rimanere ogni volta delusa.
Certo ora aveva Zola, non era parte di lei, ma l’istinto materno che sembrava nascosto fino a pochi anni prima si era sprigionato in tutta la sua forza e tenerezza. Amava quella bambina come se fosse uscita da lei e amava Derek, che le aveva dato la possibilità di diventare madre.
Lexie era una Grey in tutto e per tutto e nonostante ora fosse stanca, abbattuta e fragile, lei sapeva che ce l’avrebbe fatta a superare tutto questo…se solo Mark fosse stato al suo fianco…
 
 
Izzie entrò come ogni sera prima di tornare a casa. Si era costretta ad indossare uno dei suoi migliori sorrisi, ma non aveva potuto fare a meno di rimanere scossa vedendo l’espressione dell’amica. Anche lei decise di rimanere, forse Lexie non avrebbe voluto parlare, ma di sicuro le avrebbe fatto bene sentire la sua storia, di cui solo poche persone erano a conoscenza.
Le raccontò della sua bambina, avuta a sedici anni e data in adozione, della malattia che l’aveva colpita e del trapianto di midollo. Ora Izzie sapeva che le operazioni e le cure invasive alle quali si era sottoposta a causa del tumore, probabilmente le avevano tolto la possibilità di avere altri figli. Per questo soffriva ogni giorno, sapeva quanto Alex avrebbe desiderato un figlio, lo vedeva ogni giorno in pediatria e vedeva i suoi occhi brillare ogni volta che Sofia o Zola rimanevano a casa loro; perfino durante le frequenti ecografie di Lexie era evidente la sua emozione. Izzie soffriva molto per questo motivo, era come se si sentisse meno donna, ma ricordava quella sensazione incredibile mentre la sua piccola cresceva dentro di lei e non poteva che appoggiare Lexie. In fondo era già una madre.
 
 
Cristina non era il miglior esempio di amore materno, non capiva, proprio non riusciva a capire per quale motivo una ragazza di 28 anni avrebbe dovuto rischiare la vita per un bambino non ancora nato…anzi tecnicamente un feto. Lei aveva interrotto entrambe le sue gravidanze, essendo stati aborti spontanei era evidente che il suo corpo non era predisposto alla maternità. Lei non sarebbe stata una buona madre, odiava i bambini, le pappe, le colichette e tutte quelle cose disgustose. Owen sarebbe stato un ottimo padre, ancora sperava che prima o poi lei avrebbe cambiato idea in merito alla famiglia.
No, non poteva capire Lexie, era una donna sola disposta a sopportare mesi di sofferenze per poi ritrovarsi a crescere un figlio che evidentemente non era stato desiderato.
Mentre le faceva un’altra ecografia per accertarsi che il ritmo cardiaco fosse nella norma le tornò tutto alla mente come un flash. Lei non era adatta a fare la madre, ma si ricordava il senso di vuoto provato alla perdita di entrambi i bambini che non voleva. Aveva dato la colpa alle medicine, al calo di ormoni…tutte reazioni chimiche, fattori oggettivi e poi basta, aveva voltato pagina.
Ma era vivido in lei quel ricordo…semplicemente non poteva smettere di piangere.
 
 
Callie si sentiva in imbarazzo. Lei aveva Sofia…bella, paffuta, sorridente.
Ma quanto aveva sofferto? Quanto si era sentita in colpa per non averla saputa proteggere al momento dell’incidente? Come le era venuto in mente di togliersi la cintura? Quegli attimi risultavano confusi nella sua mente…era sedata per la maggior parte del tempo. Ma si ricordava perfettamente il terrore, il dolore e la disperazione dei mesi successivi nel vedere la vita della sua piccola appesa a un filo. Ogni tanto si ritrovava a guardarla mentre dormiva nel suo lettino e la mente la riportava a quegli attimi tremendi e ai mesi in cui le era permesso toccarla solo attraverso l’incubatrice. Sofia aveva sfidato il destino e ce l’aveva fatta…era una Sloan!! E anche quel piccolino era uno Sloan…lei lo sapeva.
Non erano mai rimaste da sole e non aveva mai cercato di affrontare l’argomento. Era la migliore amica di Mark, non sapeva nemmeno perché non gliene aveva già parlato, ma qualcosa negli occhi di quella ragazza le aveva fatto capire che non sarebbe stata una buona idea.
Quella sera Lexie era silenziosa ma non voleva rimanere sola, non voleva che Callie se ne andasse…era come se avesse qualcosa lì sulla punta della lingua, ma non si decideva a parlare.
Callie decise di venirle in aiuto, era necessario che si sfogasse con qualcuno, non poteva continuare a tenere quel peso dentro.
“Non è colpa tua…”  le disse dolcemente mettendo la sua mano su quella di Lexie.
“Non posso fargli questo… Sloane, sua madre e poi Addie…e se anch’io dovessi abortire…non posso fargli questo. Non me lo perdonerebbe mai!”
“Lui non lo sa Lexie, non lo immagina nemmeno…ti starebbe accanto in ogni caso…lui ci sarebbe!”
Lexie scosse le testa…rifiutava l’idea di dirglielo. Mark aveva la sua vita,  era andato avanti, come poteva fargli una cosa del genere?? Doveva dirgli che sarebbe diventato padre di un bambino che non sarebbe mai nato?
“Lexie…ha il diritto di sapere…non te lo perdonerà comunque.”
 
 
 

Grazie per aver letto anche questo capitolo.
Ho deciso di scrivere qui in fondo per stavolta per noon rovinarlo. in realtà è un capitoletto un po' così...non so se mi è riuscito bene, ma l'ho voluto mettere lo stesso perchè mi sembrava bello far vedere la maternità da tutti i punti di vista delle protagoniste. tutte hanno vissuto delle esperienze diverse e molto toccanti secondo me, quindi ho pensato diraccoglierle e rapportarle a quella di Lexie.
Buona lettura! ^^

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


“Io lo capisco, ma è troppo rischioso!”
Addison stava attraversando a passo spedito il corridoio lasciando distrattamente una cartella al banco delle infermiere e proseguendo verso la caffetteria. Aveva poco tempo prima di entrare in sala operatoria e avrebbe dovuto pranzare con Mark proprio in quel momento, ma Karev la seguiva tampinandola con queste stupide idee. Aveva 10 minuti per pranzare e correre a lavarsi.
 
“Non è vero guarda qua…secondo queste ricerche la possibilità di malformazione è solo del 2, 2%! Vale la pena provare!”
“Alex, ti ho detto di no, non posso prendermi questa responsabilità sulla base di una sperimentazione, c’è in gioco la vita di una mia paziente!”
“…tecnicamente non è una tua paziente…”
 
Arrivarono in caffetteria e dopo una rapida occhiata Addie scorse Mark e Derek seduti a un tavolino, decise di raggiungerli ignorando l’insistenza di Alex che continuava a seguirla con le sue fotocopie in mano.
“Addison dai almeno un’occhiata, discutiamone con Baumann prima… L’ondansetron abbinato alla vitamina B12 dà buoni risultati…potrebbe essere la sua unica possibilità!”
 
“Ehi ehi che succede?? Che c’è da urlare?...se non ti dispiace stiamo cercando di pranzare qui!” disse Mark infastidito dalla rumorosa interruzione. Non ci poteva fare nulla, Karev non gli era mai andato giù.
Addison si lasciò cadere pesantemente sulla sedia con un sospiro esasperato.
“Il dottor Karev avrebbe trovato chissà su quale rivista una cura per l’iperemesi di Lexie e pretende che io la usi come cavia…”
 
Mark e Derek si scambiarono uno sguardo allarmato e smisero improvvisamente di mangiare.
“Dammi qua…” Derek prese velocemente i fogli dalle mani di Alex per studiarne attentamente il contenuto, mentre quest’ultimo ricominciava a spiegare le sue teorie.
 
“Secondo questa sperimentazione fatta su 176 donne affette dal disturbo, la somministrazione di Zofran nel primo trimestre di gravidanza ha portato a un evidente miglioramento delle condizioni generali della paziente lasciando quasi inalterata la percentuale di malformazioni nel feto!”
 
“Ma non potete  darle un medicinale per la chemio!!” Mark era scattato subito sull’attenti.
Addison lo guardò stupita dell’intervento.
 
“Aspetta Mark!” intervenne Derek“ Non è un medicinale usato per la chemioterapia, ma per ridurne gli effetti collaterali…che sono proprio nausea e vomito.”
 
“Sì infatti, parliamone con Lexie!” esclamò Alex contento che qualcuno lo prendesse sul serio.
 
Addison intervenne, la infastidiva venire contraddetta, specialmente se si parlava del suo lavoro e ancor più specialmente se a contraddirla era il suo ex marito.
“Ah andiamo…la piccola Grey non è lucida! E’ tenuta cosciente dalle flebo ed è così testarda che farà qualsiasi cosa per non interrompere questa gravidanza. Non diamole false speranze…Si sta lasciando morire per un feto di poche settimane…è da…da pazzi!”
 
Appena pronunciata quella parola capì di aver fatto un errore. Sapeva tutto quello che era successo…la sparatoria, la storia con Alex, il ricovero.
No quello era un termine che non avrebbe dovuto usare e le facce dei tre dottori erano eloquenti.
 
“Bè forse vale la pena impazzire quando si tratta di tuo figlio!”
Tagliò corto Alex, lanciandole uno sguardo carico di disapprovazione.  “Parlerò con Baumann e la Bailey!”
Riprese i fogli e se ne andò rabbiosamente dalla stanza.
 
Mark non poteva credere che l’avesse detto sul serio. Quella era la stessa Addie che aveva deciso di non far nascere loro figlio, era quella la parte di lei che non gli piaceva. Sapeva che il loro lavoro comportava una certa dose di insensibilità, erano a contatto con la morte ogni giorno e farsi prendere dalle emozioni era il modo più sicuro per commettere degli errori; nonostante ciò provava una fitta di rabbia proprio alla bocca dello stomaco. Ma non poteva reagire, non solo non ne aveva le competenze come medico, ma era troppo coinvolto emotivamente.
Non pensava che le condizioni di Lexie fossero peggiorate, anzi non pensava nemmeno che fosse stata ricoverata di nuovo. Semplicemente non ne voleva parlare e non voleva ascoltare, quindi nessuno dei suoi amici si era sentito in dovere di aggiornarlo in merito.
Se erano arrivati a questo punto voleva dire che il suo fisico stava cedendo e da quello che aveva capito anche la situazione psicologica non era migliore.
Era sorpreso, Lexie non aveva mai mostrato uno spiccato istinto materno, cosa la spingeva ora a rischiare così tanto? Cos’era cambiato in lei? Forse era perché quel figlio era di Avery. E in tutto questo dov’era quel mezz’uomo?? Invece di starle accanto in un momento così tragico, lui era sparito nel nulla. Non era a lavorare, probabilmente era andato fuori città. Non riusciva a capire, lui al posto suo sarebbe corso in quella camera per stringerla a sé e dirle che tutto si sarebbe sistemato. Se solo avesse potuto…
 
Si riprese da quei pensieri per accorgersi che ora la discussione stava proseguendo animatamente tra Derek e Addie.
 
“…non cercare di dirmi come devo fare il mio lavoro!! Non farlo Derek! Non metterò in pericolo la vita di una paziente per questo”.
 
“Ma la vita di Lexie è già a rischio…se lei non è disposta ad abortire tu non puoi costringerla. E’ una sua scelta…sua!”
Derek si stava alterando, sapeva che non era un discorso del tutto professionale, ma c’erano in ballo dei sentimenti…suoi, di Mark e anche Addie non poteva dire di esserne del tutto immune.
“Ascolta io non voglio uccidere quel bambino a tutti costi…non farmi passare come al solito per la strega cattiva! Comunque agiremo le possibilità di sopravvivenza sono minime. Lexie non è razionale, non è in grado di prendere questa decisione da sola.”
 
“ Bene, e cosa conti di fare? Vuoi farla dichiarare incapace di intendere?”
“Lo sarà presto se non interveniamo!”
 
“Ora basta calmatevi tutti  due!” Mark fu costretto ad alzare la voce per sovrastare i due litiganti.
“Vi rendete conto di quello che state dicendo?”
 
In quel momento Callie si avvicinò, attirata dalle grida.
“Che sta succedendo?”
 
Derek e Addison  tornarono ad appoggiarsi agli schienali delle sedie, per niente calmi.
“Il dott Shepherd vuole convincermi a sperimentare lo Zofran su Lexie solo perché Karev l’ha letto su una rivista.”
 
“E la dottoressa Montgomery si rifiuta di provare ad aiutare una paziente che non vuole perdere suo figlio.”
 
“Ah Derek…ci risiamo!! Ma ti rendi conto che sto cercando di non perdere entrambi?”
 
Derek sospirò sistemandosi nervosamente sulla sedia, guardando con esasperazione prima Mark poi Callie. Nulla, non voleva capire…era sempre stata testarda!
 
“Ora devo scappare in sala operatoria, non azzardatevi a prendere decisioni che non vi competono in mia assenza!” Addie sì alzò e corse via senza salutare.
 
Callie prese il posto appena lasciato dall’amica e scrutò le espressioni cupe dei due.
 
“Io pensavo… perché non mi avete detto che era ancora ricoverata?” Mark si era deciso finalmente.
 
“Mark ma se non si poteva nemmeno nominare…?” Callie era sorpresa di questo improvviso interessamento.
 
Derek decise di intervenire. “E’ stata una cosa improvvisa, è andata in tachicardia e la sistolica è salita alle stelle. Ora hanno ripreso con la nutrizione parenterale, ma secondo Addison non ci sono altre soluzioni…”
 
“E…lei?? Voglio dire lei non vuole…?”
 
Derek scosse la testa rassegnato. “No, non si vuole arrendere…è così cocciuta!”
 
“Si sente in colpa…” Callie conosceva bene la sensazione. “Si sente una cattiva madre…e ha paura.”
 
“Ma lei… Lexie non ha mai voluto un figlio…intendo ha sempre detto che prima c’era la carriera, non pensava alla famiglia. Almeno…non con me.”
Mark abbassò lo sguardo, si vergognava un po’ ad ammetterlo, questa era una gelosia fuori luogo, ma era così che si sentiva e se non lo poteva dire ai suoi migliori amici, a chi avrebbe potuto confessarlo?
 
Derek si sentì spezzare il cuore a queste parole… ma come, lui non immaginava minimamente che quel bambino fosse suo? Stava per parlare quando lo sguardo fulmineo di Callie lo bloccò.
 
“Ehi no…Mark non puoi pensare questo! Lexie è semplicemente una madre e si comporta come tale, Jackson non c’entra niente!”
 
“Eh no che non c’entra Jackson! “ Mark scoppiava di rabbia. “Dov’è finito quello stronzo? Se n’è andato, è sparito! Non solo l’ha tradita, ma al momento di prendersi le sue responsabilità l’ha lasciata sola! Come fai a lasciare sola la donna che ami in un momento del genere, come??”
 
“Mark, lascia perdere Jackson, credimi avrà i suoi buoni motivi per non essere presente. Forse…io credo che l’aiuterebbe averti vicino!”
Ora Derek aveva colto, Callie voleva solo che Mark ammettesse i suoi sentimenti e che fosse Lexie a dirgli la verità., perciò proseguì.
 
“Sì Mark, tu le sei sempre stato vicino, non importa quello che è successo tra voi…lei ha bisogno di te in questo momento!”
 
Mark si rese conto che in fondo stava solo aspettando quelle parole, lui sapeva che il suo posto in quel momento era accanto a lei, non importava quanto si sentisse geloso di Avery, né che lui si sarebbe sposato tra meno di due settimane.
 
Finalmente alzò la testa guardando gli amici in modo risoluto. “Sì, ha bisogno di me!”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


 Wow grazie...che bei commenti! Bè dai, non è proprio come aspettare Grey's Anatomy, ma viste le ultime scelte di shonda forse è meglio questa versione! ^^
Mi sà che per le scene tra Mark e Lexie dovrete aspettare ancora un pochino, ma arriveranno!
Grazie ancora... buona lettura!







Lexie aveva sonno, sentiva che le forze la stavano abbandonando e per quanto cercasse di farsi vedere forte e in grado di reagire sentiva allontanarsi sempre di più la possibilità di farcela.
Forse avrebbe preferito morire anche lei piuttosto che prendere quella decisione. Non poteva scegliere. Non poteva rinunciare a quel figlio, perché?
Non avrebbe mai pensato di sentirsi così legata alla vita di un essere di poche settimane.
 
Alex le era stato così vicino, era stato lui a farla ricoverare di nuovo. Aveva passato quasi tutto il tempo libero a cercare su internet e sulle riviste qualche soluzione per aiutarla e forse ora avevano una speranza, ma il dottor Baumann era molto cauto, per non parlare di Addison che si era rifiutata categoricamente.
Ma lei aveva bisogno di provarci, se non lo avesse fatto se lo sarebbe rimproverata per sempre.
Pensava al padre, alle sorelle… sarebbero stati distrutti dal dolore se le cose fossero andate nel peggiore dei modi. Ma perché non poteva mai andare bene? Perché doveva esserci lei in quell’1% circa di probabilità??
Guardava le gocce di soluzione che scendevano dalla flebo dritte nel suo corpo.
La cosa peggiore di tutte era che il bambino stava bene, non risentiva di tutto questo. Era il suo corpo quello sbagliato. E il pensiero che lui fosse perfetto le faceva allontanare ancora di più l’idea di non averlo.
 
Sentì bussare alla porta, chi poteva essere? Tutti erano in turno e il padre era sicuramente in qualche sala d’aspetto con Danielle; faticava a vedere la sua bambina ridotta così anche se cercava di non darlo a vedere.
 
La porta si aprì e Jackson entrò nella stanza.
Era imbarazzato, si capiva da come la guardava. Forse era anche spaventato, non doveva essere un bello spettacolo, ma cercava di dissimulare la cosa.
Si avvicinò al letto senza dire una parola. Dopo un attimo di esitazione si sedette sul bordo del letto accanto a lei e le prese la mano tra le sue.
Quello era il primo contatto che avevano dopo così tanto tempo e invece di provare un senso di rifiuto, Lexie si accorse che aveva bisogno di sentirsi al sicuro. Non riuscì più trattenere le lacrime, lo aveva ferito e lui era lì davanti a lei, col suo sguardo rassicurante.
Jackson le accarezzò delicatamente i capelli, scendendo poi ad asciugare le lacrime dal suo viso.
 
“Mi dispiace!”  Lexie non poteva dire altro.
 
 “No..basta basta!” Jackson scosse la testa cercando di farla smettere e la strinse a sé con tenerezza, sussurrandole all’orecchio . “Lexie…io ci sono, ok? Io sono qui. Non importa se il bambino è di Sloan, io sono qui con te! Scusa , ho avuto paura, ma non andrò da nessuna parte!”
Il pianto da sommesso si liberò in singhiozzi.
 
“Ma io…non…”
Non doveva farlo per lei, non se lo meritava. Lui aveva April e lei amava Mark.
 
“Lo so, lo so che lo ami…ma io amo te e non ti lascerò sola adesso, qualsiasi cosa succeda!”
 
 


Aveva già la mano sulla maniglia della porta. Aveva preso la sua decisione, non voleva più lasciarla sola. Lo spaventava l’idea di rivederla ancora più deperita dell’ultima volta, più disperata…ma lui la conosceva.
Era stato lì quando George era morto e quando avevano scoperto che suo padre aveva bisogno di un trapianto di fegato. Ed era lì quando Karev stava morendo dissanguato sull’ascensore. Aveva vegliato su di lei quando era rimasta addormentata per 50 ore nel reparto di psichiatria.
Lui c’era sempre stato e ci sarebbe stato anche ora. Poteva farlo. Voleva.
E’ vero, stava lottando per salvare il bambino di un altro uomo, ma la amava anche per questo. Addison non aveva lottato per il loro bambino, aveva semplicemente deciso che non era la cosa migliore e non lo aveva nemmeno interpellato.
Ammirava quella piccola donna, sotto quell’aspetto così fragile c’era una grande combattente e lui  rimaneva affascinato ogni volta che vedeva bruciare quella passione nei suoi occhi. Non c’erano dubbi, la piccola Grey aveva le palle!!
 
E lui per quanto ancora si sarebbe potuto trattenere? Ci aveva provato, con Callie, con Teddy, con Addison, ma alla fine era sempre tornato da capo. Non era solo innamorato, la amava.
Se lei voleva quel bambino lui l’avrebbe appoggiata, anche se non era il suo e l’avrebbe aiutata, ci sarebbe stato, perché era quello che avrebbe voluto che facesse lei quando avevano scoperto di Sloane e Sofia.
Era buffo pensare a come la situazione si era capovolta nel giro di così poco tempo, ora era lui a sentire la gelosia e il senso di esclusione che doveva aver provato lei in quei momenti, ora la capiva.
Fece un profondo sospiro prima di entrare e affrontarla, magari stava dormendo. Distrattamente guardò attraverso il vetro della porta e li vide.
 
Non era sola. Era disperata, così piccola si perdeva tra le braccia di Avery.
Si ritrasse subito dalla porta e si affrettò a passi veloci verso l’ascensore.
 
Non aveva bisogno di lui, ora aveva l’uomo che le doveva stare accanto e lui era stato uno stupido a pensare di potersi sostituire al padre di suo figlio.
Non aveva bisogno di lui.
 
 


“Mark!! Ehi Mark!!”
Callie l’aveva visto da lontano mentre correva verso l’ascensore. Era arrabbiato, molto arrabbiato! Doveva essere successo qualcosa, non era da lui abbandonare l’ospedale nel bel mezzo del turno.
Lo rincorse mentre si allontanava, era chiaro che l’aveva sentita ma voleva rimanere da solo.
 
Finalmente lo raggiunse e ottenne un suo sguardo. Erano lacrime quelle??
 
“Che è successo, dove pensi di andare a quest’ora?”
 
“Jackson!!” le abbaiò in faccia con ferocia. Poi crollò sedendosi sul gradino lì accanto, coprendosi il viso tra le mani. “Era con Jackson!”
 
Callie capì subito la situazione, si inginocchiò accanto a lui mettendogli un braccio intorno alle spalle. Questa proprio non ci voleva!
 
“Ma ci hai parlato? Con Lexie…”
 
“No…stavo per entrare ma lui la stava abbracciando e lei stava piangendo…insomma stava facendo quello che deve lo so, è giusto! Ma io…non ha bisogno di me, vi sbagliavate! Non ha più bisogno di me da così tanto tempo!”
 
“Oh Mark!!” Non sapeva proprio che cosa dire per consolarlo. Lexie non poteva tornare con Avery senza dire niente a Mark. Avrebbe voluto abbracciare l’amico e rivelargli tutta la verità, dirgli che lui aveva tutto il diritto di starle accanto perché era lui il padre ed era lui l’uomo che Lexie amava.
 
Mark si ricompose asciugandosi gli occhi, si vergognava di essere crollato in quel modo.
“Ora…è meglio se torno dentro, ho una rinoplastica tra un’ora!”
Si alzarono dai gradini per rientrare nella hall quando riprese, ora molto più lucido di qualche attimo prima.
“Che cosa pensavo di fare? In fondo è meglio così, mi sto per sposare…”
 
“No!” Forse era stata un po’ troppo enfatica.
 
“Come no??? Ma se mi hai detto tu di non far cazzate con Addie, di non buttare via tutto così per una notte…perché ora no??”
 
“Bè…” Callie non sapeva davvero che pesci pigliare. “…dico solo che forse ora le cose sono un po’ cambiate! Insomma questa storia di Lexie, il bambino. Io credo che non sarebbe il momento più giusto. Oltre tutto Derek, Meredith sono molto preoccupati, come pensi che si sentirebbero a festeggiare? E se…se Lexie…insomma..” Non voleva dirlo.
 
“Non morirà hai capito?! Non dirlo nemmeno per scherzo! Hai ragione…credo che dovremmo rimandare…anche se dubito che Addie sarà d’accordo, sta diventando matta con i preparativi.”
 
“Addison capirà!”
Ora poteva tirare un sospiro di sollievo!

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


“Allora oggi è il grande giorno!”
 Derek entrò nella stanza con uno dei suoi sorrisi più smaglianti. Lexie guardò con la coda dell’occhio la sorella intenta a mettere le sue cose nel borsone. Non c’era da stupirsi che fosse il suo dottor Stranamore.
 
“Spero di essermi ricordato tutto…Alex non è stato di grande aiuto nella scelta dei vestiti. Ma com’è che riesci ad essere ancora più disordinata di Meredith?”  disse ridendo in attesa della reazione della moglie, che non tardò ad arrivare.
 
“Derek la vuoi smettere? Non possiamo essere tutti perfettini come te…sai che noia mortale?? Sarebbe come vivere in sala operatoria…anche a casa!”  
Alzò gli occhi al cielo, le piaceva provocarlo su quell’aspetto del suo carattere. Non lo dava a vedere ma lo innervosiva passare per la “donna di casa”.
 
Lexie li guardava felice, sì finalmente poteva dirlo…era felice!
La terapia proposta da Alex combinata con altri medicinali specifici aveva portato subito dei miglioramenti. Con tanto tanto riposo e altrettanta pazienza era riuscita ad arrivare alla sedicesima settimana e ora stava decisamente meglio. Aveva sospeso con le flebo e poteva mangiare autonomamente, sempre poco e spesso, visto il forte stress accumulato dal suo stomaco, ma aveva ripreso colore e soprattutto aveva ripreso peso. Certo era ancora sottopeso rispetto alla norma, ma l’importante era che il bambino stesse bene e che lei avesse recuperato le forze.
 
E in tutte queste settimane Jackson le era stato vicino, così come le aveva promesso quel giorno. Doveva ammettere che la sua presenza era stata fondamentale per lei. Lui non nascondeva certo di provare un sentimento profondo nei suoi confronti, ma allo stesso tempo avevano deciso di essere chiari l’uno con l’altra e di certo non era il momento di farsi illusioni riguardo ad un loro possibile riavvicinamento.
Nelle lunghe ore passate in quella stanza si erano aperti a vicenda, come forse non era mai successo in precedenza. Jackson si era arreso all’evidenza e aveva constatato la profondità dei sentimenti che legavano ancora la ragazza a Sloan, allo stesso tempo aveva avuto modo di far salire in superficie molte sensazioni che aveva tenuto represse. Forse questa storia con April non era poi del tutto impossibile, forse era veramente la persona adatta a lui ed era sempre stata lì sotto i suoi occhi. Questo periodo come “coppia” rischiava di diventare la nascita di una profonda amicizia.
Naturalmente agli occhi degli altri non erano altro che due genitori ansiosi di proteggere il loro bambino e di certo non sarebbe stato Jackson a tradire la fiducia di Lexie rivelando la verità.
 
“Ma Derek ti sembrano i miei jeans questi?”
Lexie mostrò degli improbabili pantaloni color kaki di almeno 3 taglie superiori alla sua.
 
“Ehm.. no sono di Alex quelli…mi ha detto che tanto nei tuoi jeans non ci saresti mai entrata!” rispose con un sorriso imbarazzato.
 
“Derek!!!” Meredith lo apostrofò stupita dell’insensibilità del marito, che la guardò con aria colpevole.
 
“Quindi vuoi dire che sono grassa!” Lexie lo guardò ammiccando.
 
“Ehm..n-no! Sicuramente era per farti sentire più…comoda!”
 
“No no sono grassa!!!” Lexie stava sorridendo, anzi stava proprio ridendo!! Derek e Meredith la guardarono confusi. Forse tutte quelle medicine le avevano danneggiato il cervello.
 
In quel momento fece il suo ingresso Jackson.
Che succede di così divertente?”
 
“Derek mi ha appena detto che sono grassa…”
“Non l’ho detto…”
“No, non l’ha detto!” gli fece eco Meredith
 
Jackson intuì subito e si andò a sedere sul letto accanto a lei.
 
“Certo che sei grassa e ingrasserai ancora…ora che va tutto bene!” Le appoggiò delicatamente una mano sul ventre quasi impercettibile nonostante avesse ormai superato il quarto mese.
 
Derek e Meredith si rilassarono. Erano contenti che Jackson fosse tornato, si stava dimostrando ancora più maturo di quanto pensassero. Tutto il contrario di Mark che aveva ricominciato ad evitare il discorso Lexie con tutta l’ostinazione di cui era capace.
 
Derek aveva parlato con Callie e sapeva cos’aveva fatto cambiare idea all’amico, aveva perciò tentato di parlargli, era stato più volte sul punto di rivelargli la verità, ma Mark riusciva ad essere così testardo e infantile da farlo infuriare. Era irriconoscibile, anche Addie era visibilmente preoccupata. Sì, lavorava, stava con Sofia, ma non era più lo stesso Mark. Cercava di sfuggire agli amici e forse anche da se stesso. Era scontroso, distratto… Mark non era più Mark.
Si chiedevano quanto tempo ci sarebbe voluto prima che si decidesse ad incontrarla e d’altra parte non potevano biasimare Lexie per non avergli ancora parlato, lui la evitava da quasi due mesi e pensare che erano sempre a pochi metri di distanza.
 
“Ok ora aspettiamo Addison per l’ultima ecografia e poi potrai accompagnarla a casa!” continuò Derek rivolgendosi a Jackson.
 
“Sei sicura di voler rimanere da Izzie e Alex? Non sarebbe meglio che tornassi a stare da noi?”
 
“No Mer grazie, ma credo che sia meglio che io rimanga lì, oltre tutto non voglio vincolarvi, con la bambina avete già tanto da fare…”
 
“…e poi sarà più vicina all’ospedale” continuò Jackson“ La casa nel bosco è veramente perfetta, ma è un po’ scomoda per le emergenze!”
 
“Avete ragione!” Ammise Meredith
 
“Eccoci qui!” Addison era entrata con la sua scia di profumo, seguita dalla Bailey che spingeva l’ecografo.
 
“Spero non ti dispiaccia che sia venuta anch’io!” disse Miranda.
 
“No anzi, se non ci fosse stata lei non so come avrei fatto…credo che sia soprattutto merito suo se siamo ancora qui entrambi.” Ricambiò lo sguardo con riconoscenza.
 
“Allora vogliamo iniziare? Lexie ora sdraiati e rilassati, come al solito sentirai un po’ di freddo quando metterò il gel.”
Jackson l’aiutò a stendersi e rimase al suo fianco guardando verso il monitor come tante altre volte nelle scorse settimane.
 
“Forse dovremmo uscire…” Derek si rese improvvisamente conto di essere di troppo in quella stanza. Era un momento molto privato che probabilmente Lexie avrebbe preferito vivere in intimità.
 
“No no…Derek, voglio che tu rimanga! Vi voglio qui…del resto tu e Meredith sarete i suoi padrini!! Vero??”
Li aveva colti alla sprovvista. Derek guardò Meredith con sorpresa e vide qualcosa negli occhi della moglie. Orgoglio? Sì era orgogliosa di diventare la madrina di quel bambino, o bambina.
 
Addison iniziò la visita. “Ok allora iniziamo. Immagino vorrai sapere il sesso…?”
 
“Io- io credo di sì!”
A dire la verità non ci aveva proprio pensato, forse la paura di perderlo era stata così grande che non voleva affezionarsi troppo all’idea. E comunque la sua memoria le ricordava che la maggior parte delle donne soggette al suo disturbo mettevano al mondo delle femmine.
 
“Io scommetto che è femmina!” Meredith come al solito doveva dire la sua.
“No…io dico che questo è un maschietto!! E non sbaglio mai!” La Bailey sapeva essere sicura di sé.
 
“Allora?? Sta bene??” La voce di Lexie era carica di ansia. In fondo non era importante il sesso, l’importante era che stesse bene.
 
“Sì, è un bel bimbo forte!”
 
“Quindi è un bimbo??” Jackson non stava più nella pelle dalla curiosità.
 
“Sì! E’ un maschietto!”
 
 
 
“Mark possiamo parlare un secondo senza che scappi?”
 
“Callie, smettiamola con questa storia dello scappare. Parliamo ogni sera e intendiamoci se scappo è perché ho da fare…ho dei pazienti io!”
 
Perché doveva essere sempre così caustico, si sarebbe meritato un bel ceffone su quel suo zigomo perfetto. Ma a quello ci pensava Derek all’occorrenza. Callie sorrise tra sé ripensando ai cazzotti già presi dall’amico in precedenza.
Ma adesso non era il caso di mostrarsi divertiti, doveva farlo smettere. Si comportava da stupido.
 
“Guarda Mark, io sono tua amica, ti voglio bene e ti proverò a parlare con calma, anche se ultimamente la mia pazienza con te si sta esaurendo. Però mi devi ascoltare. Ascoltami!!”
 
Mark finalmente smise di scarabocchiare sulle cartelle. Sapeva che quel tono non portava a niente di buono.
 
“Smettila!!”  Callie esordì.
 
“Smetterla di fare cosa?”
 
“Di non fare niente!!! Stai tutto il giorno a ciondolare, riesci a malapena a scambiare due parole, sei intrattabile. Perfino Addison mi ha chiesto aiuto.”
 
“Addison cosa? Hai parlato con lei??” era infastidito.
 
“E certo…con te non parla più. Sei insopportabile e sappiamo tutti il perché…”
 
“Che le hai detto?? Non avrai…?”
 
“No no! Mark non lo farei mai…ma non puoi chiuderti in questo modo. Devi reagire. Devi parlare con Lexie…ora che sta meglio dovresti davvero parlare con lei. Ne avete bisogno entrambi, credimi!!”
 
“Lexie è un capitolo chiuso Callie e con questo ora devo scappare!”
 
“Ecco bravo…è quello che ti riesce meglio. Ti ricordi Karev? Ti ricordi Arizona? Scappa allora…”
 
Aah, aveva colto nel segno. Mark si voltò e tornò sui suoi passi.
 
“E’ molto più complicato di così, tu non puoi paragonarmi…”
 
In quel momento il cercapersone di Callie suonò. Lei lo raggiunse e lesse distrattamente le poche lettere scritte sul display. Il suo viso si illuminò:
“E’ un maschio!!!”
 
Mark capì immediatamente, girò sui tacchi senza dire una parola e si allontanò velocemente.
 
Callie chiuse gli occhi sospirando. Perché non teneva mai la bocca chiusa quando serviva??
 
 
 
 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Eccomi, scusate se sono sparita ma sono giornate un po' frenetiche! I vostri commenti mi fanno sempre troppo piacere.
Lo so che ne succede sempre una a sti due poveracci, ma non temete che prima o poi inizieranno anche i capitoli "belli"!
Grazie ancora, soprattutto perchè continuate a leggere con pazienza!!

Ah scusate...lo so che preferivate una bimba, ma in fondo Mark ha già due femmine, è ora di avere un erede del dott Bollore!
Buona lettura!








“Ok siamo pronti per andare! Inizio a portare giù la roba…”
 
“Ehi Jackson calmati, mi devono ancora portare la lettera di dimissioni e poi le medicine…”
 
“Ok, ma quanto ci vorrà?? Io intanto carico la roba e vado a prendere la macchina! Non ti muovere!!”
 
Lexie gli rispose con un sorriso rassegnato. Era così premuroso, sembrava davvero che quel bambino fosse suo. A volte si chiedeva perché non poteva amare quel ragazzo dallo sguardo irresistibile, invece di inseguire un vecchio ricordo.
Era comunque contenta di essere stata sincera con Jackson, non si meritava di essere preso in giro su una cosa così importante poi…
A questo pensiero il suo sorriso si offuscò. Avrebbe dovuto parlare con Mark prima o poi. Ora che sapeva che il bambino stava bene e la sua vita non era più in pericolo, doveva decidersi a dirgli la verità. Non sapeva quale sarebbe stata la sua reazione; normalmente sarebbe stato felice. Lui aveva sempre voluto una famiglia, magari non una famiglia così “allargata”, ma di sicuro avrebbe accolto la notizia con gioia.
Ora però non era in una situazione normale. Mark Sloan si stava per sposare. Proprio il dottor Sloan. E per di più con Addison, il primo amore! Nonché la sua ginecologa.
Meredith e Derek avevano cercato di proteggerla non dicendole nulla dell’imminente matrimonio, ma ci aveva pensato Addison in prima persona, parlando con il collega proprio durante un consulto. No, non l’aveva presa bene…soprattutto nella situazione in cui si trovava, ma Jackson l’aveva aiutata a razionalizzare la cosa. Era normale che lui andasse avanti, anche lei l’aveva fatto quando Callie aspettava Sofia, non poteva aspettare un uomo che si stava facendo una famiglia per conto suo ed era lo stesso per Mark
Il miglioramento delle sue condizioni aveva fatto il resto; quello di cui aveva bisogno adesso era solo concentrarsi sul bambino, non aveva bisogno di stare male ancora per Mark.
 
Addison la riportò alla realtà. Ma perché doveva mettere sempre così tanto profumo? Anche con tutta la buona volontà non poteva trattenere la nausea.
 
“Ecco qui Lexie! Questa è la lettera e qui ci sono le tue iniezioni. Continueremo con la terapia alternandola a rimedi naturali. Riduciamo lo Zofran dopo il terzo giorno e qui trovi zenzero e vitamina b6, vedrai che ti aiuteranno e noterai subito i miglioramenti.
Cerca di rimanere sempre idratata e di mangiare il più possibile cibi sani… non lasciare mai lo stomaco vuoto. E’ necessario che tu rimanga a riposo ancora per qualche settimana poi valuteremo.
Non ti preoccupare se non prendi subito peso il tuo metabolismo è molto veloce ora. Terremo la situazione sotto controllo con numerosi controlli. Per qualsiasi cosa sai che puoi chiamarmi!”
 
“Grazie dottoressa Montgomery!” Lexie le rispose con uno sguardo sinceramente riconoscente. Sapeva che era andata contro i suoi principi ascoltando Alex, ma le aveva salvato la vita,
 
Sono Addison!” Le rispose sorridendo. “ora vai, sei libera!!”
 
Detto questo uscì dalla stanza lasciandola sola.
 
Si sentiva davvero libera finalmente. Non si ricordava nemmeno più com’era la vita fuori di lì. Decise di fare un giro nei corridoi. Addison aveva detto che doveva stare a riposo, ma non per forza immobile a letto. Una breve passeggiata fino alla nursery non le avrebbe di certo fatto male. E poi erano settimane che i suoi viaggi si limitavano al trasferimento da un reparto all’altro.
Magari sarebbe potuta andare di sotto a vedere come se la cavavano gli altri, le mancava il suo lavoro, da morire!
Ma poi chi l’avrebbe sentito Jackson??
 
Si incamminò lungo il corridoio, ma la sua gita si interruppe quasi immediatamente non appena sentì una voce a lei famigliare proveniente da una stanza socchiusa. Poteva essere un magazzino forse…o una stanza vuota. Cercò di resistere all’impulso di spiare, ma venne attratta come una calamita da quella voce. Erano mesi che non lo vedeva, si era sempre detta che era meglio così, ma ora la consapevolezza che lui era lì, solo a pochi passi, fece crollare tutti i suoi buoni propositi.
 
“Mi spieghi cosa c’entra Callie??” Mark era arrabbiato, cercava di mantenere un tono smorzato per non attirare l’attenzione delle infermiere lì fuori, ma evidentemente non era servito con Lexie.
 
“E’ mia amica…dovevo pur parlare con qualcuno!”
 
“Callie è MIA amica!!”
 
“Mark non fare il bambino ora…mi hai chiamato qui per litigare su una cosa del genere? Possibile che non si possa far altro che litigare?? Non è colpa mia se abbiamo gli stessi migliori amici. Anche noi lo eravamo….”
 
“E ora?? Non lo siamo più?” c’era una nota di tristezza nella sua voce, quasi come se si fosse reso conto in quel momento di aver perso una persona importante.
 
Addison si sedette sul letto annoiata da quell’ennesima discussione.
 
“Mark ora basta, che ti succede? Io non so più che fare…non sei più presente, non ci sei più per nessuno…per me!”
 
“Come non ci sono per te? Ogni minuto che non passo qui al lavoro lo passo con Sofia e te…non ti va bene nemmeno questo ora? Non era quello che volevi??” il tono era diventato esasperato.
 
“No che non volevo questo, come fai a non rendertene conto?? Sesso!! Ecco che cos’ho da te, solo sesso! Come prima, come un tempo. Sei freddo, non mi parli, sei distratto. Credi che non ti veda? Credi seriamente che io sia così stupida?”
Addison non poteva più trattenersi, la voce era diventata acuta, gli occhi blu erano improvvisamente diventati più scuri.
 
Mark ora non la guardava, non ne aveva il coraggio, come se il solo incrociare il suo sguardo le avrebbe permesso di leggere tutto quello che provava.
 
“Ora basta, non prendiamoci più in giro. Mi sono stancata di fare buon viso a cattivo gioco. E’ per lei. Solo per lei!!”
Ora si era alzata e aveva iniziato a camminare nervosamente per la stanza torturandosi la chioma rossa.
 
“Hai voluto rimandare il matrimonio e credimi…posso capirlo, anche se non lo condivido!
Ma ora?? Ora che scusa vuoi trovare? Dimmelo Mark perché davvero non so più cosa fare con te.”
“E’ perché aspetta un figlio vero?? Ti dà ancora così fastidio l’idea che sia la donna di un altro? Perché se lei è andata avanti tu non ci riesci?”
 
“No Addie…” Che cosa poteva rispondere lui?
 
Lei non gli diede comunque il tempo di terminare la frase.
 
“E’ per il bambino vero?? Lei l’ha voluto mentre io non sono stata in grado e ora sono sterile. E’ ancora quello che mi rinfacci? E’ per quello?? Credi che mi perdonerai mai Mark? Perché non vedo come potremmo andare avanti…”
 
“No no Addison basta!!” Mark si sentiva in colpa, lo aveva pensato, lo aveva pensato continuamente, ma faceva troppo male che lo dicesse lei.
La fermò mettendole le mani sulle spalle.
“Non mi interessa nessun bambino…io ho già Sofia, non ho bisogno di nessun bambino d’accordo? Non me ne frega niente di lei, di quel bambino né di nessun altro. Non importa se non avremo figli, io voglio stare con te… tu mi rendi felice!”
 
A quelle parole Addison si sciolse finalmente e si nascose dentro al suo abbraccio. Come aveva potuto essere così stupida e insicura?
 
Mark proseguì non lasciandola andare e le sussurrò all’orecchio:“Quindi, vuoi ancora sposarmi?”
 
 
Lexie aveva sentito abbastanza da conoscere la risposta, si allontanò ancora stordita cercando di trattenere le lacrime e sbattendo contro un’infermiera prima e un carrello poi.
Non si ricordava nemmeno più la strada che aveva fatto per arrivare lì…doveva tornare in camera prima di Jackson.
Quelle parole continuavano ad echeggiarle nella testa…Non gliene fregava niente, era felice…nessun bambino!
 
“Lexie non dovresti essere qui!”
 
Beccata!!
Chiuse gli occhi cercando di controllare il respiro affannato. Non poteva essere vero. Si impose di far finta di niente ma la sua espressione parlava al posto suo.
Si voltò, non poteva scappare ormai.
 
“Ehi ti senti bene?” Addison si avvicinò velocemente coprendo i pochi metri che le separavano e d’istinto le prese il polso per misurarle le pulsazioni.
 
“S-stavo cercando  J-jackson” riuscì a balbettare, cercando di non guardare in quella direzione.
Ma gli occhi di Mark erano puntati su di lei, proprio lì dietro le spalle di Addison.
Lo guardò e improvvisamente si rese conto di quanto gli era mancato quello sguardo.
In quegli occhi si poteva leggere il senso di colpa. Non c’era alcun dubbio che Lexie avesse sentito tutto, la conosceva troppo bene. E poi…c’era qualcosa d’altro…preoccupazione, forse pena?
No.
 
“Non puoi stare qui in mezzo alla confusione… ti riaccompagno in stanza!”
Lexie sentiva la testa ovattata mentre si allontanava sentendo lo sguardo di Mark ancora puntato sulla sua schiena.
 
E dal nulla solo quel pensiero assurdo le attraversò la mente:
Maledetto Alex e i suoi enormi pantaloni kaki!

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


“Ti ho preparato il frullato!” Izzie gridò tornando di corsa verso la cucina.
 “La cena è nel frigo, devi solo scaldarla, alle 8 poi tornerà Jackson e per qualsiasi cosa sai che i numeri….”
 
“…Sono scritti sul frigorifero!!” Lexie terminò la frase con la solita cantilena. Possibile che ogni giorno fosse la stessa storia?
“Izzie stai tranquilla, lo so! Non avrò bisogno di niente…vorrei solo uscire da questa prigione ogni tanto!” disse Lexie con tono sconsolato mentre si attaccava al suo frullato.
 
“Lo so tesoro, ma sei tornata da solo due settimane, devi riguardarti!”
 
“Sì ma sto benissimo adesso e sono stanca di stare rinchiusa come una malata…voi almeno uscite, lavorate… il fatto è che mi manca il mio lavoro!!”
 
Izzie era già sulla porta con la borsa e le chiavi della macchina, ma si lasciò intenerire dalla visione dell’amica. Le dispiaceva sempre lasciarla da sola, sapeva che si sentiva meglio e non aveva più bisogno di qualcuno 24 ore su 24, ma doveva essere annoiata.
 
Tornò sui suoi passi e sedette di fianco a lei sul divano appoggiandole una mano sulla gamba.
“Lo so che sei stanca…dai mettiamola così, domani tornerai in ospedale!” cercò di sorriderle.
 
“Eh certo, per farmi infilare un ago enorme nella pancia…grazie tante!!”
 
Izzie l’abbracciò dolcemente, sentendo la lieve nota di paura nelle parole dell’amica.
“Sei stata bravissima fino adesso…vedrai che andrà tutto bene!”
 
 
Ok era il grande giorno.
Lexie era entrata ormai nella 18^ settimana e stava decisamente meglio. Le nausee erano quasi del tutto sparite, anche se a certi odori propri non riusciva a resistere.
Aveva guadagnato peso e finalmente iniziava a vedersi la pancia. Ogni giorno era estasiata nel notare i cambiamenti del suo corpo. Il seno le si era notevolmente gonfiato e la pelle sembrava più distesa, luminosa. Avrebbe dovuto prendere ancora qualche kg per arrivare a un peso normale, ma per fortuna c’erano Izzie e gli altri che la coccolavano giorno dopo giorno, facendole trovare i suoi cibi preferiti e soprattutto quelli più salutari per il bambino.
Avrebbe giurato di averlo sentito muoversi, solo una leggera vibrazione, ma non voleva fare la solita apprensiva; sapeva che spesso le giovani mamme si concentravano così tanto da illudersi di sentire dei movimenti inesistenti.
 
Oggi avrebbe fatto l’amniocentesi per stabilire se il bambino era sano o se c’erano eventuali malformazioni, aveva già fatto gli AFP e  tutti gi esami preventivi, sapeva che poteva stare relativamente tranquilla.
Nonostante ciò era piuttosto agitata all’idea, sapeva bene tutti i rischi legati a quest’esame e avrebbe voluto che Mark fosse lì al suo fianco; si ricordava fin troppo bene le obiezioni che aveva mosso a Callie e Arizona all’epoca dell’amniocentesi su Sofia, quando sosteneva di essere disposto a crescere un bambino handicappato piuttosto che rischiare un aborto.
 
“Lex, stai bene?” Jackson la riportò alla realtà.
Erano arrivati nel parcheggio dell’ospedale.
Ok, Mark non ci sarebbe stato, doveva rassegnarsi all’evidenza e farsi forza. Aveva passato dei mesi infernali senza di lui, poteva affrontare anche questo.
 
Prima di dirigersi in Maternità decisero di deviare verso l’accettazione dove Meredith e Derek li stavano aspettando; sarebbe entrata solo una persona con lei durante l’esame e quella persona voleva che fosse la sorella. Jackson aveva accettato di buon grado la cosa, per quanto volesse sostituirsi al padre di quella creatura, sapeva che era la cosa giusta da fare.
 
“Allora sei pronta alla punturina??” Cristina aveva sempre un certo tatto per queste cose.
 
“Ehm..sì… sì!” Lexie avrebbe voluto apparire più sicura di così, ma non era proprio il classico tipo di donna coraggiosa. Era un medico, ma odiava gli aghi.
 
“Dai su, andrà tutto bene, sono sicura che non sarà niente di così doloroso!” intervenne Meredith guardando male l’amica che continuava a sgranocchiare le sue patatine, seduta dietro al bancone.
 
“Ehi volevi andartene senza salutarmi??”
Alex era sbucato da chissà dove, di corsa come sempre. Si fermò giusto un momento per posare un bacio sulla guancia dell’amica.
 
“Ce l’hai fatta!!!” Lexie era felice di vederlo, sapeva che Alex avrebbe fatto di tutto per passare, anche se lui e Izzie erano sommersi di lavoro quel giorno.
 
“Secondo te sarei potuto mancare? Ehi dai rilassati Lexipedia…non te ne accorgerai nemmeno! Quando uscirai sarò lì ad aspettarti!”
E scappò via così com’era arrivato seguito dal camice svolazzante e dai bip del suo cercapersone.
 
 
“ Attento Karev!” Mark si spostò appena in tempo per non essere investito da quella furia ambulante. Lo odiava, lo odiava quell’uomo! Era così irritante!
 
Uno sguardo fugace nella sua direzione, poi un altro.
Era lei?!
Si costrinse a non guardarla, tornando a concentrarsi sulle cartelle cliniche arretrate. Ma qualcosa lo obbligava a tornare lì, su quel profilo che conosceva alla perfezione e che sembrava  così diverso da allora.
Dio com’era bella! Era quello “il bagliore della gravidanza”? Non c’era più traccia della sofferenza patita nei mesi precedenti. Ogni centimetro di quella figura gli faceva risvegliare sensazioni che pensava di non poter più provare. Poteva vedere i suoi occhi brillare mentre si apriva in un sorriso a una battuta di Derek!
 
Derek appunto! Derek era proprio rivolto nella sua direzione e lo aveva visto benissimo.
Sperò che lo lasciasse perdere, sapeva che non voleva più avere niente a che fare con lei né tanto meno con Jackson. Non aveva nessuna voglia di affrontare il suo sorriso orgoglioso di padre.
E poi lei. Non avrebbe mai potuto dimenticare lo sguardo di Lexie l’ultima volta che si erano incontrati. Non avrebbe voluto ferirla, se solo non avesse detto quelle cose. Ma forse era meglio così, sarebbe stato più facile evitarla ora. Eppure lei era ferita, confusa…no non si era sbagliato su quello.
 
“Allora pensi di passarci la giornata su quella cartella?” Callie gli si era affiancata appoggiandosi al bancone.
Non fece in tempo a rispondere che lei notò il gruppetto di amici a pochi passi da loro e si illuminò in un sorriso dei suoi.
“No..no Callie!” Cercò di fermarla prima che succedesse l’inevitabile.
 
“Ehi che ci fate qui voi due? Che bello vederti Lexie!! Ma guardati, sei bellissima!!”
 
Ecco, ora non poteva più scappare, ora tutti si erano voltati nella loro direzione. Non poteva far finta di non conoscerli, non poteva semplicemente cambiare direzione o fingersi troppo occupato. Ma perché il cercapersone non suonava mai quando serviva?
 
Lexie rimase immobile, mentre cercava di non far morire il sorriso sulle sue labbra. Doveva concentrarsi su Callie! Solo su Callie. Non c’era nessun bisogno di guardarlo.
 
Derek le venne in aiuto intuendo la situazione imbarazzante.
“Sì, oggi è giorno di amniocentesi! Anzi Addie ci starà già aspettando!”
 
Lexie ora era presa dal panico, avrebbe voluto rimandare l’esame, non si sentiva in grado di affrontarlo, se almeno non l’avesse incrociato. Sentiva le gambe pesanti, come se non riuscisse a muoversi di un passo.
 
“Lex?” Jackson aveva notato il cambiamento e come gli altri presenti ne intuiva purtroppo la vera causa.
 
Mark da parte sua sentiva una rabbia sempre crescente.
Era arrabbiato con quel ragazzo che aveva tutto quello che avrebbe voluto lui.
Era arrabbiato con Callie e Derek per averlo messo in quella situazione.
E poi era arrabbiato con se stesso per la preoccupazione che non riusciva a reprimere. Non erano più fatti suoi, non poteva avere nemmeno quel 33% di voce in capitolo che aveva con Callie e Arizona. Tutto quello che riusciva a pensare era che Lexie aveva paura e lui non poteva fare nulla.
 
“No ma Lexie stai tranquilla, non è davvero nulla di preoccupante, non sentirai praticamente nulla. L’importante è che tu stia rilassata e soprattutto che stia a riposo per qualche giorno”
Callie c’era già passata e sapeva che Lexie aveva bisogno di quelle parole.
 
“Ok, ora è meglio andare Mer, come al solito riusciremo ad arrivare in ritardo!” Lexie si costrinse a fare un sorriso nervoso.
 
“Ok. Ah ricordati di prender su questi fogli…Non andate via eh?” Meredith prese una cartellina dal bancone e salutò il marito con uno sguardo d’intesa
 
Jackson strinse la mano di Lexie affettuosamente cercando di infonderle un po’ di tranquillità.
“Non andiamo da nessuna parte!”
 
Le guardarono allontanarsi verso l’ascensore.
 
 
 
 
“Ma come, Meredith??”
Mark si rese conto di sembrare patetico agli occhi degli amici, ma non poteva stare zitto. Ci aveva provato, ma non appena Jackson si era allontanato, non aveva potuto resitere.
 
“Meredith entra con lei? E Jackson?? Non può davvero usare la scusa della paura degli aghi…è un chirurgo santo cielo!!”
 
Derek e Callie non sapevano davvero come rispondere senza dare adito ad ulteriori domande scomode! Però almeno erano sollevati, finalmente avrebbe capito che non tutto era come pensava lui, Jackson e Lexie non erano questa coppia felice e soprattutto la sua reazione era sicuramente un’ottima alternativa allo Sloan delle ultime settimane.
 
“Lexie preferisce che sia Meredith a starle accanto, probabilmente Jackson non è la persona giusta in questo momento.” Derek non sapeva che altro dire.
 
“La persona giusta?? Se non è lui la persona giusta allora chi sarebbe??”
I due amici si scambiarono uno sguardo carico di sottintesi.
 
Mark proseguì in preda al suo delirio. “Ma non può.. non può!! Io mi chiedo.. ma lo sa che cosa comporta questo esame?? E’ rischioso…dopo tutto quello che ha passato questo la potrebbe esporre a una miriade di infezioni. Non è una cosa da prendere alla leggera… io non… ah ma tanto non conta niente! Non so nemmeno di cosa sto parlando ancora…”
 
“Pensavo parlassi di Lexie??” Callie non voleva perdere quell’occasione.
 
“No…cioè sì! Non credo che dovrebbe farlo e comunque lui potrebbe avere almeno la maturità di starle accanto”
 
“Ah credimi…Jackson ha tutta la maturità di questo mondo!” Derek doveva proprio ammetterlo, chi altro si sarebbe comportato come Avery?
 
“Che vuoi dire? E poi Addison…lei perché non me lo ha detto??
 
“Bè forse perché non può parlare dei suoi pazienti con te…..specie se si tratta della tua ex fidanzata!”
 
Mark li guardò sconfitto. Doveva rassegnarsi, cosa ci avrebbe guadagnato tormentandosi ancora? La realtà dei fatti era che Jackson non era in quella stanza…e nemmeno lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***



Grazie isabel e grazie come sempre a tutti per aver letto anche questo capitolo. Spero che non vi stiate iniziando a stancare perchè devono succedere ancora un po' di cosette!
Buona lettura.







“Allora come ti senti? E’ stato così terribile?”
Come promesso Alex, Jackson e Derek erano lì fuori ad attenderle, sollevati di vederla uscire sulle proprie gambe
 
“No! Io non ho sentito niente…chiedetelo a Meredith però, aveva una faccia!” rispose prendendo in giro la sorella.
 
“Ma smettila!!”
 
“Ahaha te la facevi sotto Grey?” Alex rise dandole una leggera pacca sulla spalla.
 
“Non me la facevo sotto…era per solidarietà…” Meredith cercò di giustificarsi a metà tra il divertito e l’imbarazzato. Doveva ammettere che i 20 cm di ago non l’avevano fatta sentire così tranquilla e delle due quella più rilassata era di sicuro la piccola Grey.
 
Addison uscì dalla stanza subito dietro di loro.
“Ok Lexie, ora dovresti aspettare qui fuori, fra un’oretta faremo un’ecografia di controllo per monitorare il battito e poi potrai andare a casa. L’importante è che tu stia a riposo per qualche giorno. I rischi maggiori come sai sono nelle prime 48 ore, è possibile che tu avverta qualche dolorino e che si verifichino delle contrazioni, ma non dovrebbero essere dolorose. Nel caso lo fossero o avessi perdite non esitate a chiamarmi e a venire in ospedale, d’accordo?”
 
Sì certo…ora posso…”
 
Addison le rispose con un sorriso indulgente, capendo che non stava più nella pelle.
 
“Certo…vai pure in chirurgia! Ma niente scale, niente pesi, niente corse…mi fido di voi!”  questa volta si rivolse con sguardo minaccioso verso i colleghi. “Ci vediamo tra un’ora”.
 
 
Lexie era raggiante!! Aveva fatto l’esame di cui aveva avuto tanta paura, si sentiva come una bambina premiata per aver fatto l’iniezione. E il suo premio era proprio quello: tornare in chirurgia. Non pensava le sarebbe mancato così tanto quell’ambiente sterile.
 
“Vuoi rallentare?? Non hai sentito la dottoressa Montgomery??”
Jackson si rendeva conto di essere iperprotettivo, ma non si poteva mai stare tranquilli quando si parlava di quella ragazza.
 
Finalmente si fermò davanti al tabellone delle operazioni. Le aveva sempre dato un senso di solennità e di ordine. Avrebbe tanto voluto leggere il suo nome su quella lavagna.
Quell’idea le stava ronzando in testa già da un po’…
 
“Piccola Grey!! Che piacere rivederti qui! Come ti senti?”  Richard la raggiunse davanti al tabellone con uno dei suoi sorrisi più rassicuranti.
Era sinceramente contento di rivedere la specializzanda, soprattutto viste le condizioni in cui l’aveva trovata le ultime volte che l’aveva vista nel reparto di Ginecologia.
Non voleva che Derek e gli altri dottori lo sapessero, ma se Addison aveva acconsentito ad approvare la terapia sperimentale, era stato in gran parte merito suo.
Aveva imparato a conoscere quella ragazza all’apparenza timida e un po’ impacciata e aveva scoperto in lei delle doti eccezionali. Non era solo avvantaggiata dalla sua memoria, un vero dono, ma era anche capace di grande umanità ed empatia verso i pazienti e in questo gli ricordava molto Miranda.
 
“Bene capo Webber! Sembra che sia tutto a posto, adesso dovrò attendere i risultati dell’amniocentesi, ma mi sento bene ora…veramente bene!”
Forse aveva esagerato con l’enfasi delle ultime parole, ma voleva che Richard riconoscesse il suo reale miglioramento; doveva sapere che ora era tornata la vecchia Lexie ed era pronta a riprendere il suo posto.
 
Richard sembrò intuire dal suo tono che non era una semplice conversazione di cortesia quella che la ragazza gli chiedeva, perciò continuò rivolto verso gli altri chirurghi lì riuniti.
“E voi?? Che ci fate qui?? Non dovreste essere in turno in questo momento??? Mi è sembrato di leggere proprio qui vicino che qualcuno ha una craniotomia nel giro di 10 minuti…”  Era chiaramente un finto rimprovero rivolto a Derek, il quale non perse tempo e mangiò la foglia.
 
“Certo…dobbiamo andare a lavarci! Che fai Mer, mi assisti??”
 
“Ma io…abbiamo l’ecografia!” Meredith come al solito non aveva colto.
 
“No Mer vai pure, non c’è bisogno che tu rimanga, può venire Jackson con me!” Lexie intervenne immediatamente.
 
“D’accordo, però uscirò lo stesso per sentire com’è andata, aspettami!” E si allontanò col marito verso le sale operatorie.
 
 
Jackson e Alex avevano già parlato con l’amica delle sue intenzioni e pur non trovandosi completamente d’accordo, capivano che per lei, così come per loro, quella era vita.
Il rimanere immobile, confinata in casa e per di più circondata da altri dottori sempre occupati, non l’avrebbe di certo aiutata psicologicamente e comunque si rendevano conto che sarebbe stato anche più facile per loro sorvegliarla lì in ospedale, piuttosto che saperla da sola a casa.
Scambiandosi uno sguardo con Lexie, si allontanarono lasciandola sola con il capo.
 
Lexie attese qualche minuto cercando le parole adatte, come se queste potessero essere scritte su quel tabellone. Quando si decise a parlare Webber la precedette:
“Andiamo nel mio ufficio?” e le fece strada posandole paternamente una mano sulla spalla.
 
Una volta rimasti faccia a faccia fu più facile vuotare il sacco.
 
“Capo Webber… io ora mi sento molto meglio. Non era mia intenzione andare in maternità anticipata, ma come sa io non sapevo…”
 
“Sì Grey lo so lo so…” disse invitandola a continuare.
 
“Ecco io lo so che sono alla 18^ settimana, non vorrei essere d’intralcio, un palla al piede insomma…ma ho davvero bisogno di lavorare. E’ l’unica cosa che so fare ed è l’unica cosa che mi rende felice, non riuscirei mai a stare a casa a fare tutte quelle cose da mamma…la cameretta, il corredino…ecco, non sono io. E poi mi manca poco alla specializzazione, ho bisogno di accumulare ore almeno prima del parto e della maternità.
Magari, non so…potrei occuparmi della parte burocratica, la dottoressa Kepner ci tiene molto. Potrei fare solo qualche intervento di routine, insomma, non voglio mettere in pericolo il bambino, ma ho bisogno davvero del mio lavoro…ne ho bisogno!!!”
 
Webber non si era nemmeno attentato ad interromperla durante questo sproloquio.
Naturalmente non c’era bisogno che Lexie spiegasse a lui l’importanza del loro lavoro. Era semplicemente una “drogata” così come gli altri chirurghi e questo confermava ancora di più la sua impressione su di lei. Pur non essendo un ginecologo però si rendeva conto dei rischi ai quali sarebbe potuta andare incontro, soprattutto dopo la patologia che aveva sviluppato nei mesi precedenti, perciò si decise a rispondere.
 
“Dottoressa Grey…Lexie…io capisco benissimo quello che vuoi dire e sono contento che tu ti senta meglio e che la gravidanza proceda nel migliore dei modi. Sarei felice di ridarti il tuo posto, ma sono costretto a chiedere prima il parere della dottoressa Montgomery, spero tu lo capisca?! E comunque dovremo accordarci sulla riduzione di orari e chiaramente sulla riduzione delle mansioni. Non posso e non voglio assolutamente ritenermi responsabile nel caso ci fossero delle complicazioni.”
 
A Lexie si illuminarono gli occhi. Non pensava che il capo sarebbe stato disponibile, si era preparata a combattere molto di più. Felice uscì dall’ufficio e si diresse verso la Maternità.
Forse le cose stavano iniziando a girare per il verso giusto.
 
 
 
Ma che cosa ci faceva lì fuori? Non era nemmeno in turno. Possibile che Jackson fosse sempre sulla sua strada?
Mark era appoggiato al bancone e stava aspettando la compagna; le aveva promesso di accompagnarla a scegliere il menù per le nozze e con i loro turni la pausa pranzo sembrava l’unico momento possibile.
 
Addison uscì dall’ambulatorio tenendo aperta la porta a Lexie.
 
“Sì ci vorranno 15-20 giorni per i risultati. Ora tranquilla, ricordati le vitamine e il ferro e mi raccomando, se dovessi avvertire qualcosa di strano non esitare a chiamarmi.”
 
“Grazie dott… ehm Addison!”  Si corresse subito.
“Allora, parlerai tu col capo?” Lexie chiese con ansia.
 
“Certo certo, come ti ho detto è tutto a posto e, a patto che tu ti comporti bene, credo che sia una buona idea quella di tornare per qualche mese. Non bisogna esagerare con la vita sedentaria, spesso molte persone si scordano che la gravidanza non è una malattia.”
 
Lexie la ringraziò sorridendo e raggiunse Jackson che la stava aspettando nella sala d’aspetto.
 
 
Addison li osservò mentre si allontanavano e poi si rivolse a Mark.
“Eccomi, prendo la borsa e arrivo!”
 
L’uomo la seguì però nell’ambulatorio.
“Di cosa devi parlare a Richard??”
 
“Nulla Mark…” rispose Addie distrattamente. Era un po’ stanca delle reazioni dell’uomo, soprattutto quando riguardavano Lexie Grey.
 
“Non sono uno stupido…vuoi farla tornare a lavorare qui?”
“Di cosa ti scandalizzi adesso? Tutte le donne di questo ospedale hanno sempre lavorato fino al settimo mese…”
 
“Non dopo un ricovero di quasi due mesi!!”
 
Addison sospirò uscendo dalla stanza e dirigendosi verso l’ascensore sempre seguita da Mark.
La irritava quando si comportava così, non si capiva se era animato da fastidio verso quella donna o da preoccupazione per la sua salute. Un attimo prima sembrava che odiasse il solo pensiero di averla attorno e un attimo dopo sembrava più un padre apprensivo. E comunque il medico era lei e sapeva prendere quel genere di decisioni.
 
“Addison cerca di ragionare, non puoi permettere che torni…non è un lavoro adatto a una donna nelle sue condizioni!”
 
“Mark è una mia paziente d’accordo?? E sta bene, l’hai vista anche tu. Gli esami sono nella norma, la terapia ha avuto successo e ha tutto il diritto come lavoratrice di fare questa richiesta. Non ne parliamo più!”
 
Salirono sull’ascensore vuoto e proprio in quel momento Richard riuscì a raggiungerli prima che le porte si chiudessero. Non si aspettava di certo un’accoglienza così calorosa.
 
“Capo non lo permetterà sul serio vero??!” Lo aggredì Mark.
 
Addison gli salì sulla voce per zittirlo.
“Mark ti ripeto che non sono affari tuoi. Richard ne parleremo in privato io e te!”
 
Richard si trovò a guardarli confuso. “Che cosa non dovrei permettere?”
 
“Vuole seriamente far tornare in servizio la dottoressa Grey? Quella piccola…?”
 
“Bè, come ho detto a lei, prima ne discuterò con Addison, ma credo che ci siano buone probabilità che possa concludere l’anno prima di specializzarsi. Del resto ora sta bene e lavorerebbe solo qualche mese prima di tornare in maternità.”
 
“Ma non può!! Non è un lavoro adatto…gli orari, le emergenze, per non parlare degli interventi. Anche se sta bene non credo che sia opportuno stare in piedi dalle 6 alle 10 ore… lo stress a cui si è sottoposti…”
 
“Dott. Sloan!” Quando Addie lo chiamava così non era certo un buon segno.
“Io ritengo che la mia paziente sia perfettamente in grado di svolgere il suo lavoro brillantemente. Gli orari e le mansioni non sono solamente quelli massacranti che intende lei e a quanto pare non si rende conto che la MIA paziente non è un’incosciente e non metterebbe mai in pericolo la vita di suo figlio per la carriera. Senza contare il beneficio psicologico che ne trarrebbe e la sicurezza dell’ambiente di lavoro in qui si opera. Detto questo, mi riserverò di parlare con il capo Webber dei dettagli tenendo conto di tutto il suo trascorso clinico! Ora possiamo andare??”
 
Li aveva zittiti entrambi. Addison uscì dall’ascensore e si diresse a passo veloce verso il parcheggio.
 
Sì la mandava in bestia tutta questa storia. Forse sarebbe stato meglio lasciarla al dottor Baumann.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Ecco il prossimo capitolo, vi posso dire che ormai abbiamo supeerato la metà della ff! Siete stati molto pazienti a seguirla fino a qui. Ma comunque le cose più interessanti devono ancora succedere. Tengo particolarmente a questo capitolo, finalmente sono riuscita afarli incontrare.
Buona lettura!





“Dico solo che potresti essere un po’ meno…”
Derek cercava di pesare ogni parola, parlare di quell’argomento con l’amico era come camminare sulle uova.
 
“…stronzo?!” Mark finì la frase immaginando già dove voleva andare a parare.
 
“…petulante…e apprensivo.. e sì un po’ stronzo!” Concluse Derek, sollevato che l’amico si rendesse conto del suo atteggiamento nei confronti della cognata.
 
“Insomma conosciamo Lexie e se è arrivata a chiedere il mio aiuto con te vuol dire che l’hai veramente portata all’esasperazione.”
 
Effettivamente non gli dispiaceva così tanto, per lui la piccola Grey era diventata un po’ come Amelia, una sorella minore ed era stranamente contento che lei si fosse confidata, chiedendogli di parlare con Mark. Così Derek non se l’era fatto ripetere due volte e aveva praticamente costretto l’amico a seguirlo da Joe dopo il lavoro.
                                                              
“E cosa dovrei fare? Sentiamo… Non posso farla assistere a 10 ore di interventi ogni giorno!”
           
“No certo…potresti evitare di trattarla come una malata terminale.
Dai, mi ha detto che le hai tolto il caso di un’ustione di media entità solo perché la paziente era incinta e non volevi che si impressionasse.
E’ un medico Mark… e un potenziale chirurgo plastico di alto livello…non è giusto nei suoi confronti, né nei confronti dei pazienti!”
 
Mark si lasciò andare a un profondo sospiro concentrandosi sulla schiuma nel bicchiere.
 
Era vero, sapeva essere stronzo quando voleva e quelle settimane si era impegnato particolarmente. Non sapeva con esattezza cosa lo facesse reagire in quel modo.
Da una parte era una sorta di ripicca verso Addison, che aveva preso quella decisione senza ascoltare le sue proteste.
Dall’altra c’era il sempre vivo e crescente fastidio nel vedere la sua ormai “ex piccola Grey”. Era cosciente che lei aveva chiesto più o meno velatamente a Webber e la Bailey di non stare al suo servizio, non che la potesse biasimare, lui per primo l’aveva evitata in tutti i modi…ma ora che era tornata era come se la volesse tutta per sé.
Più probabilmente il suo istinto protettivo stava avendo ancora una volta la meglio sulla razionalità e l’idea di poterla controllare sul lavoro, lo faceva sentire più vicino e più sicuro che non le capitasse nulla.
Se lei l’avesse saputo si sarebbe infuriata…ma di fatto, si era infuriata comunque, altrimenti Derek non sarebbe stato lì.
 
“Mark capiamoci, io lo so che ti preoccupi per lei…e che sei geloso.”
 
“Non sono geloso, non ricominciare…”
 
“Ok ok, non sei geloso!” Derek lo accontentò guardandolo con aria poco convinta.
“In ogni caso non puoi richiederla per i tuoi casi e poi relegarla a fare qualche sutura al poliambulatorio”.
 
Ecco…gli aveva detto anche del poliambulatorio? Possibile che Lexie non capisse il punto?
 
“Io non la richiedo…è.. capitato che lei fosse l’unica libera! E comunque quello che è successo al poliambulatorio non ha niente a che vedere con la preoccupazione se non quella per il paziente.”
 
Sperava di essere convincente perché lui per primo non era affatto convinto delle parole che stava pronunciando.
La verità era che si erano trovati al poliambulatorio insieme. Da quando era tornata, Lexie passava gran parte del suo tempo lì con Izzie, non essendoci emergenze o gravi traumi.
 
Suo malgrado Lexie si era vista costretta a chiamarlo per un consulto su una paziente che presentava un preoccupante rash cutaneo. Normalmente avrebbe chiamato un dermatologo, ma sembrava che nel reparto di Dermatologia fossero tutti troppo impegnati per scendere al poliambulatorio, quindi si era vista costretta a chiamare Mark come ultima spiaggia, tanto più che la paziente in questione aveva subìto da qualche settimana una mastoplastica riduttiva proprio sotto i ferri del dott Sloan.
 
Alla vista della chiamata di Lexie, Mark si era precipitato, cosa che sicuramente non sarebbe successa in un’altra situazione e, ora lo poteva dire, aveva perso il controllo.
Non appena visitata la paziente, si era rivolto a Lexie e l’aveva letteralmente sbattuta fuori dall’ambulatorio.
Quella che poi si era rivelata un’intolleranza agli antibiotici, poteva essere qualsiasi cosa.
Nella sua testa si accavallavano una quantità infinita di cause possibili: lupus, morbillo, vaiolo, rosolia, scarlattina, sifilide…persino l’hiv!! Tutti virus altamente pericolosi per una donna alla 24^ settimana di gravidanza.
Lexie chiaramente non si era lasciata intimidire e una volta rassicurata la paziente si era ribellata a questo comportamento esagerato e fuori luogo e Mark come al solito invece di fare un passo indietro e ammettere l’errore, era scappato.
E questo era stato solo uno dei numerosi episodi accaduti in quelle settimane tra i due.
 
“Mark, quando ti deciderai a parlarle?” Derek voleva essere comprensivo.
 
“Le sto già parlando e a quanto pare faccio più danni che altro…”
 
“No…a parlarle seriamente. Si vede lontano un chilometro quello che sta succedendo. Vuoi davvero rischiare di sposarti e passare la tua vita con un’altra donna, senza aver avuto la possibilità di chiarirti con lei? Te ne pentirai Mark…”
 
“Derek quante volte dovremo chiarirci ancora secondo te?? Quante possibilità abbiamo già avuto? Ora è finita…finita!”
 
Niente, non c’era proprio niente da fare…era più testardo di un mulo quando ci si metteva.
Almeno avrebbe smesso quello strano mobbing sulla piccola Grey.
 
 
Lexie stava rinforzando le fasce muscolari, mancava poco e si sarebbero concentrati sul riposizionamento dell’omelico.
Non era la prima volta che assisteva ad una addominoplastica con il dott Sloan e per fortuna si accorse che i mesi di lontananza dal tavolo operatorio non avevano appannato le sue conoscenze e nemmeno la tecnica. Era un po’ come andare in bicicletta.
 
L’intervento era iniziato circa da un’ora e mezza e probabilmente ci sarebbe voluto altrettanto tempo per terminare. Era contenta che Mark finalmente si fosse deciso a farla tornare in sala operatoria, almeno per un intervento come quello, breve e di routine.
Richard, Miranda, Derek, perfino la Altman erano stati già molto disponibili, ma in fondo lei lo sapeva che quello era il suo mondo. Lei era un chirurgo plastico.
Mentre era intenta a suturare sentì il suo piccolo scalciare e non potè fare a meno di sorridere sotto la mascherina. Ormai lo poteva sentire da qualche settimana e poteva distinguere benissimo i momenti di veglia da quelli di sonno…che purtroppo, non coincidevano quasi mai con quelli della mamma.
Si fermò un attimo sospirando e sistemandosi per spostare il peso da una gamba all’altra. Non era ingrassata molto, ma il suo fisico, soprattutto la sua schiena, iniziava a risentire il cambiamento ora che il suo ventre cresceva ogni giorno di più.
 
Mark notò subito la sua espressione e intervenne.
“Allison può portare uno sgabello alla dottoressa Grey per favore..?!”
 
Lexie lo guardò allibita.
“N- no!!! Non mi serve nessuno sgabello…”
 
“Forza dottoressa Grey, non c’è nulla di cui vergognarsi, è in piedi da quasi due ore, non fa bene al bambino né alla sua schiena!”
 
Il fatto che tutti nella sala sapessero tutto o quasi della loro storia, la faceva ancora più imbestialire. Come si permetteva? Si sentiva sminuita nel suo lavoro…anche se forse non era quella l’intenzione. Ma non riusciva proprio a farsi i fatti suoi e a trattarla in modo professionale?
Si costrinse a morsicarsi la lingua e a rispondere educatamente guardandolo dritto negli occhi.
 
“La ringrazio dottor Sloan, ma riesco benissimo a proseguire nel mio lavoro senza bisogno di sedermi!”
 
Ok, Mark aveva capito…c’era ricaduto e il risultato era che ancora una volta l’aveva provocata.
Decise di salvare il salvabile.
 
“Bene, allora Allison vorrà dire che lo sgabello lo userò io…ormai ho un’età!”
Cercò di sdrammatizzare lanciandole uno sguardo di scuse, ma lei sembrò non ricambiarlo.
 
 
 
“Non ci posso credere!! Sei…incredibile!!!”
Lexie era uscita come un fulmine dalla sala operatoria, gettando i guanti e la mascherina nel cestino. Mark la seguiva a ruota cercando di calmarla.
 
“Ma che ho fatto adesso?? Non volevo offenderti…cercavo di essere gentile!”
 
“No, tu non cercavi di essere gentile Mark!”
Lexie si rese conto che stava urlando, ma non poteva più trattenersi. 
“Tu come al solito mi stai col fiato sul collo in attesa che io faccia un passo falso, così potrai dire che avevi ragione, potrai dire che la piccola Grey non è in grado di farcela.
E’ esattamente come due anni fa, dopo la sparatoria.
Non sono il tuo cucciolo da proteggere, sono un medico e così come io non sminuisco la tua autorità come capo, non ti permetto di sminuire la mia capacità come chirurgo. Non te lo permetto!”
 
“Ehi ma non stavo facendo questo… e poi…smettila di grattarti!”
 
Lexie si accorse solo allora che effettivamente si stava grattando; la sua pelle era diventata incredibilmente secca nelle ultime settimane, sapeva che era una conseguenza comune durante la gravidanza, ma cercava di ovviare alla cosa rimanendo idratata, solo che le ultime tre ore erano state un po’ impegnative.
Imbarazzata smise immediatamente.
 
Mark se ne accorse e provò un’ondata di tenerezza: “Sai…Callie usava una crema idratante davvero miracolosa….forse potrebbe…”
 
Lexie scattò.
“Ehi n-non mi servono i tuoi consigli da papà esperto d’accordo? So benissimo come comportarmi senza tutte le tue creme! Lasciami in pace Mark!! Lasciami in pace!”
 
Chissà perché quel riferimento alla gravidanza di Callie l’aveva ferita così tanto. Il fatto che quella fosse la causa della loro rottura definitiva e soprattutto il fatto che lui ci fosse stato in quei momenti per un’altra donna, ma non per lei, la faceva soffrire più di quanto avesse immaginato.
Il bambino scalciò e istintivamente si portò una mano alla pancia.
 
Anche Mark era ferito. Quelle parole gli riportarono alla mente la sera in cui lei lo aveva allontanato, proprio mentre lui avrebbe voluto chiederle di sposarla. E se ci pensava le motivazioni erano le stesse. Non se lo sapeva spiegare, ma diventava asfissiante con quella ragazza, aveva bisogno di vederla serena e felice, anzi di farla felice. E non era niente di simile all’amore che provava per le sue figlie…era solo amore.
Ma la realtà era che lei lo stava respingendo ancora una volta, perché in fondo non era lui quello che la rendeva felice, ma un altro uomo.
La osservò mentre con il più dolce dei gesti sembrava voler proteggere il figlio e si sentì sbagliato e perciò arrabbiato.
 
“Va bene. Ho capito! Ti lascerò in pace…davvero.”
 
Si voltò togliendosi il camice pronto ad uscire, ma ci ripensò sentendo il silenzio della donna dietro di sé. Avrebbe voluto che ribattesse in qualche modo, invece quel silenzio era la dimostrazione che non avevano più niente da dirsi. In un attacco di rabbia le parole gli uscirono senza poterle fermare.
 
“Immagino che sia superfluo invitarti alle mie nozze questo weekend? Ma probabilmente Addison l’avrà già detto a Jackson quindi…”
 
Lexie non poteva credere alle sue orecchie.
Si avvicinò pericolosamente a lui costringendolo ad abbassare lo sguardo per fissarla.
 
“NO Mark!! Non verrò al tuo matrimonio farsa! E anche se venissi sicuramente non farei coppia con Jackson!!”
 
Si strappò di dosso il camice e lo sorpassò dirigendosi verso la porta.
 
“Ehi ma dove scappi ora?” Mark era scioccato dalla sua reazione.
 
“Visto che sei così esperto di gravidanze dovresti saperlo… in bagno!”
 
E in un secondo sparì dalla sua vista.
 
 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


OK... non odiatemi adesso!!








“Che le hai fatto Mark??”  Derek era appena uscito dalla sua sala operatoria quando aveva incrociato Lexie furiosa nel suo camice azzurro.
 
“Ahh Derek!! Io ci ho provato…giuro che ci ho provato! Ma quella ragazza non ne vuole sapere… saranno gli ormoni!!” Mark cercò di giustificarsi alzando le mani in segno di resa.
 
“Gli ormoni eh?! Che le hai fatto?”
 
“Nulla! Le ho solo consigliato di sedersi…”
 
“e…?” Derek lo incoraggiò sapendo che non poteva essere tutto lì.
 
“E basta…l’ho invitata al mio matrimonio…” dicendo quelle poche parole evitò lo sguardo dell’amico.
 
“Tu cosa?? Ma cosa ti dice il cervello?? Prima ti preoccupi per la sua salute e poi le sganci questa bomba? Ohh Mark…” disse scuotendo la testa rassegnato. “Non vedo l’ora di sentire la bella strigliata che di darà Callie non appena le racconterò tutto…”
 
“No!! Aspetta aspetta, tu non lo farai!! Non puoi farmi questo! Mi ucciderà!”
 
“Lo so!” Rispose Derek divertito a quella reazione.
“A proposito, dov’è Callie? Non l’ho vista oggi.”
 
“Già è rimasta a casa, Sofia aveva qualche linea di febbre e ha preferito non lasciarla alla nursery dell’ospedale.”
 
“Niente, vorrà dire che ne parleremo domani quando tornerà.” Gli diede una pacca sulla spalla allontanandosi. “Preparati qualche scusa migliore della storia degli ormoni…”
 
 
Meredith si stava asciugando le mani quando vide la sorella uscire dal bagno dietro di lei.
 
“Ehi Lex! Allora com’è andata l’addominoplastica??”
Dalla sua espressione si accorse che non doveva essere andata poi molto bene.
“Che ti succede? Hai pianto?”
 
“Non ho pianto!! Ho gli occhi che mi bruciano da impazzire…questi sintomi della gravidanza non sono per niente a prova di chirurgo. Dovresti rubare un po’ di collirio per me!”
Disse sarcastica avvicinandosi al lavandino.
 
“Eh certo…ormai sono io quella che fa il lavoro sporco! Forse dovresti evitare le lenti almeno per questi mesi se ti danno così fastidio…” cercò di essere più comprensiva capendo che c’era qualcosa che non andava al di là degli occhi.
 
“Sì Mer…ma non è solo quello…mi fa male la schiena, ho un seno enorme e poi…mi gratto!!!”
Meredith dovette fare uno sforzo per non scoppiare a ridere.
 
“Ti gratti??”
 
“Sì sì ho la pelle tirata e secca e non voglio le stupide creme di Mark! Sai dove se le può mettere le sue creme??”
 
Sembrava davvero inconsolabile.
 
“Lexie!! Sono tutti cambiamenti normali…non c’è nulla che non va in te e non devi badare a quello che dice Mark!”
 
“Mark non dice assolutamente niente…cioè lui vedo che si preoccupa, ma io non voglio che si preoccupi perché questo mi fa pensare ancora di più a quanto sia bravo come padre e come compagno…ma non per il mio bambino e per me!”
 
Aveva cercato di evitarlo, ma le lacrime erano uscite lo stesso.
 
Meredith cercò di consolarla, ma era ormai abituata ai frequenti sbalzi d’umore di quegli ultimi mesi e sapeva che qualsiasi cosa avesse detto alla sorella sarebbe stata fonte di altre crisi di pianto.
 
“…e poi vuoi sapere cos’ha fatto??” proseguì tirando su col naso. “M-mi ha invitato al suo matrimonio!!!”  E ancora lacrime.
 
“No Lex no…devi cercare di reagire! Lo sapevi che sarebbe arrivato questo momento, eravamo preparate ricordi??” Cercò di asciugarle le lacrime. “Certo che è proprio uno stronzo!!”
 
Lexie annuì soffiandosi il naso e guardandosi allo specchio sconsolata.
 
Meredith finalmente si decise, era stata anche troppo discreta fino a quel momento. Non era più il caso di tacere.
 
“Lexie gli devi parlare!! Glielo devi dire!!”
 
La ragazza la guardò attraverso lo specchiò con aria stupita. Quindi Meredith sapeva?? E come poteva sapere? Chi glielo aveva potuto dire se solo Jackson e Callie ne erano al corrente?
Cercò di negare l’evidenza sperando di essersi sbagliata.
 
“D-dire cosa??”
 
Meredith le strinse le spalle guardandola attraverso lo specchio davanti a loro.
 
“Ha il diritto di sapere che questo bambino è suo! Non puoi permettergli di sposarsi senza sapere la verità. Lo vedi anche tu, lo conosci…Mark è geloso…di te, di Jackson… non farebbe questo passo se sapesse di poterti avere.”
 
“N-no no! Questo è il vecchio Mark! Lui non vuole più figli, non li vuole…l’ha detto a Addie. La ama Mer, credo che l’abbia sempre amata anche quando stava con me. E poi…guardami!! Sono un disastro!! Come potrei competere con la rossa?? Le sue gambe mi arrivano alle spalle!!” Soffocarono una risata un po’ isterica.
 
“Io ti vedo…e ti vede anche lui! Sei bellissima Lexie! Sei una mamma!”
 
Lexie si voltò e inaspettatamente abbracciò la sorella. Non era una cosa che facevano spesso, ma Meredith la accolse tra le sue braccia con naturalezza. Era così avere una sorella.
 
Lexie si asciugò gli occhi cercando di ricomporsi prima di uscire dal bagno.
 
“Grazie Mer…ma io non credo che riuscirò a dirglielo. Mi odierebbe…non voglio costringerlo a tornare con me per il bambino.”
 
“Bè è sicuramente un motivo più valido di quello che lo spinge a sposare Addie.”
 
 
­­­­­­­­­­­­­
Il cercapersone di Arizona suonò proprio mentre si stava per cambiare. Era stata una giornata intensa e non vedeva l’ora di tornarsene a casa e godersi la sua famiglia.
 
Non appena vide la chiamata si catapultò in corridoio diretta al pronto soccorso.
 
Callie era circondata dai colleghi accorsi lì come lei. Mark in un angolo sembrava confuso, sconvolto.
Accanto sa lui Derek cercava di farlo ragionare, non poteva intervenire.
 
 Karev aveva preso in mano la situazione, era strano vederlo comandare gli altri con tanta autorità.
 
La piccola Sofia era adagiata su una barella, troppo grande per quel corpicino ancora così minuto. Accanto Cristina, Owen e April cercavano di tenere in vita quel piccolo angelo.
 
“…è bradicardica…. Doxapram 20 mg. Iniziamo con la ventilazione meccanica, …dobbiamo portarla in rianimazione…avvertite Stark!”
 
Li vide allontanarsi con la piccola mentre Callie, in preda alla disperazione, era sorretta da Miranda.
Corse ad abbracciare la moglie.
“Che è successo Callie? Cosa è successo??”
 
“N-non lo so, la febbre si è alzata…la tosse…la tosse è aumentata .. è andata in apnea, ma non come il solito…non respirava più! Lei non respirava più!! Le ho fatto il massaggio… io le…”
 
Era chiaramente sotto shock. Arizona la costrinse a sedersi mentre Lexie le portava un bicchiere d’acqua. Derek e Meredith stavano ancora cercando di convincere Mark che la sua presenza accanto alla bambina sarebbe stata solo d’intralcio per i colleghi.
 
“Ora dobbiamo aspettare…vedrai che andrà tutto bene! Karev sa quello che fa, non permetterà che la tua bambina muoia!”
 
Finalmente l’uomo scoppiò in lacrime abbandonandosi sulla sedia accanto agli altri.
 
 
 
 
Passavano i minuti e nessuna notizia era ancora uscita da quella porta.
 
Callie era passata dalla disperazione iniziale a uno stato di shock che non le permetteva nemmeno di muoversi. Mark era accanto a lei ancora in lacrime, mentre Arizona non riusciva a stare ferma e camminava avanti e indietro per il corridoio, combattuta tra il voler entrare e il non poterlo fare. Di fatto lei non aveva nessun legame biologico con quella bambina, ed era un ottimo pediatra, ma era coinvolta come se quell’esserino fosse stato suo. Non riusciva a pensare razionalmente e questo le impediva di passare quella porta. Alla fine dopo tanto combattimento interiore si decise:
 
“Io vado! Devo andare a vedere cosa succede…perché ci mettono tanto!”
 
Mark intervenne a sorpresa.
“No, non puoi…tu sei sua madre…sei come noi! Non puoi entrare!”
 
Callie gli lanciò uno sguardo riconoscente. Ci avevano messo un po’, ma erano diventati una famiglia e ora tutto rischiava di essere distrutto…a quel pensiero l’angoscia e il senso di colpa tornarono ad assalirla.
 
“Non posso perderla…non posso perderla!”
 Ricominciò a piangere sommessamente tra le braccia di Mark.
 “E’ tutta colpa mia.. come ho fatto a non accorgermene?? E’ colpa mia!!! I suoi polmoni non sono mai stati sviluppati perché era così piccola…oh è tutta colpa mia!!”
 
Lexie seduta lì accanto non riusciva più a vedere l’amica in quello stato. Capiva benissimo come si sentiva in quel momento, era la stessa sensazione che aveva provato lei pochi mesi prima.
Si avvicinò accarezzandole i capelli.
 
“Sssh Callie! Lo sai che non è colpa tua! Non è colpa tua!”
 
Le stava ripetendo le stesse cose che Callie le aveva detto nel momento del bisogno e sapeva che anche se sarebbe servito a poco, doveva dirglielo.
 
“Sofia è una bimba forte, supererà anche questo…vedrai!”
 
Mentre pronunciava quelle parole incrociò lo sguardo di Mark! Le si spezzava il cuore nel rivedere quello sguardo, lo stesso che aveva il giorno dell’incidente di Callie.
Avrebbe voluto prendegli ancora una volta la mano e consolare la sua sofferenza. Avrebbe voluto accarezzargli i capelli come stava facendo con l’amica. Ma quello sguardo diceva tante altre cose: lui lo sapeva, sapeva che Lexie era lì per lui, anche se non si potevano toccare. Sentiva il suo calore attraverso il corpo di Callie, come se fossero legati.
 
 
Alex e il dottor  Stark uscirono in quel momento.
Tutti scattarono in piedi in attesa, cercando di decifrare i loro volti.
 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***



Grazie ragazze, come sempre mi emoziono a leggere i vostri commenti positivi! Oggi posterò un po' prima del solito, spero che vi piaccia anche questo capitoletto.

Buona lettura! ^^











Fu Alex a parlare.
 
“Siamo riusciti a stabilizzarla.”
Tutti tirarono un sospiro di sollievo, mentre Callie rischiava di perdere i sensi da un momento all’altro.
“Abbiamo aspirato le vie aree superiori, ma è ancora necessaria la ventilazione meccanica.
Si tratta di VRS… il virus respiratorio comune nei bambini, ma i polmoni di Sofia non hanno retto. Essendo nata così prematuramente non è riuscita a sviluppare il surfactante e gli anticorpi necessari, quindi l’infezione è degenerata in polmonite.
Ora la stiamo trattando con antibiotici e adrenalina per diminuire la resistenza delle vie respiratorie. Il problema principale riguarda lo scompenso cardiaco che la scarsa ossigenazione può aver provocato. Non dobbiamo scordarci che ha già subito un’operazione a cuore aperto.
Non ci rimane altro da fare che tenerla isolata dal rischio di altre infezioni e monitorare la frequenza cardiaca e circolatoria almeno fino a che non sarà in grado di respirare autonomamente. Le prossime ore saranno decisive.”
 
“Ma noi…noi possiamo vederla??” Mark non ce la faceva più a stare lì seduto.
 
“E’ fondamentale che ci siano poche persone a contatto con lei. Potrà entrare una persona alla volta e comunque potrete vederla anche attraverso il vetro”.
 
“Ma…ha solo 20 mesi…è così piccola, si spaventerà!” Callie aveva ricominciato a piangere accanto ad Arizona.
 
Callie cerca di essere forte…fallo per lei! Ora dai, entra tu per prima!” Arizona entrò con lei per aiutarla con il camice e la mascherina.
 
 
 
Erano passate alcune ore, Callie era rimasta con la bambina per un po’ poi era crollata e Arizona l’aveva convinta a prendersi una pausa, mentre Mark era entrato nella stanza di terapia intensiva in cui era ricoverata Sofia.
 
Lexie aveva deciso di rimanere in disparte in quei momenti di grande angoscia. Doveva ricordare a se stessa che non era la sua famiglia quella, anche se forse la sarebbe stata se non avesse rifiutato quella situazione “anomala”.
E così, come aveva fatto quando Sofia era ricoverata dopo la nascita prematura, se ne stava in un angolo, osservando attraverso un vetro la sofferenza dell’uomo che amava.
 
Era strano come fosse tutto più chiaro. Ora che stava per diventare madre, si rendeva conto di quanto fosse dolorosa quella situazione. L’impotenza per un genitore e per di più medico, era insopportabile.
Sarebbe dovuta andare a casa con Jackson ormai da ore, ma aveva insistito per rimanere senza addurre troppe scuse. Tutti sapevano il reale motivo e sapevano che sarebbe stato inutile insistere. Alex era ancora in ospedale e la controllava di tanto in tanto, cercando di non attirare la sua attenzione. Era diventata così suscettibile su quel punto.
 
Arizona si affiancò a lei guardando attraverso il vetro.
“Callie sta dormendo finalmente, le ho dovuto somministrare un calmante…”
 
“Sì hai fatto bene, ha bisogno di riposo.”
 
“Anche tu ne avresti bisogno…dovresti andare a casa!”
 
“Sì, tra poco andrò.” Lexie rispose quasi sovrapensiero. Infilò le mani nelle tasche del camice, senza distogliere lo sguardo da Mark.
 
Arizona si accorse dello sguardo della ragazza.
“Come si fa ad amare una persona per così tanto tempo senza dirglielo?”
 
Lexie era stata colta alla sprovvista, non aveva mai fatto questo genere di discorsi con lei. Si chiese se forse Callie avesse parlato con la moglie o se era davvero così evidente quello che stava accadendo tra lei e Mark. Poteva solo dire la verità a quel punto.
 
“A volte dirlo non basta…a volte si è già detto tante, troppe volte…e le cose continuano a complicarsi.”
 
“Io non credo che riuscirei a resistere…sarebbe tempo sprecato…e di tempo non ce n’è poi molto, non trovi?”
 
Lexie rimase in silenzio.
Mark stava lasciando la stanza, permettendo così ad Arizona di entrare per rimanere con la bambina qualche ora mentre lui si riposava.
 
 
 
“Che ci fai ancora qui? E’ tardi, dovresti essere a casa.”
 
Lexie provò una stretta al cuore. Mark era esausto e provato, ma riusciva lo stesso a preoccuparsi per lei. Si sentì improvvisamente in colpa per la discussione avuta qualche ora prima.
 
“Sì lo so, ma… non credo che riuscirei a tranquillizzarmi stando a casa senza sapere nulla.
Io… mi… mi dispiace così tanto.”
 
Sentiva il suo sguardo su di lei, mentre cercava di trattenere le lacrime, costringendosi a non ricambialo.
 
“Grazie Lex…” era stato solo un sussurro.
 
Alzò il viso per incontrare gli occhi spaventati di lui.
E finalmente lo fece, esitando gli sfiorò la mano.
A quel contatto lui si sciolse e superando tutta la tensione accumulata tra di loro, strinse quella mano per poi attirarla a sè.
Aveva bisogno di sentirla, aveva bisogno del suo profumo, del suo calore. Gli mancava l’aria e si aggrappava a lei, come se fosse l’unico ossigeno possibile in quel momento. Chissà se la sua bambina si sentiva così.
Non si preoccupò nemmeno delle lacrime che non volevano smettere di scendere e andavano a bagnare i capelli scuri di lei.
Quanto avevano aspettato per quel contatto? Ma nessuno dei due si era immaginato che ad unirli sarebbe stata l’ennesima tragedia.
 
Lexie era in un turbine di emozioni. In punta di piedi così da raggiungerlo, lo stringeva a sé cercando di calmarlo.
“Ssssh... respira Mark…respira….Vedrai che si sistemerà tutto!”
Il suo corpo era scosso dai singhiozzi di lui.
 
Chissà perché, ma a lei credeva, anche se sapeva che erano frasi di circostanza.
 
Improvvisamente Mark sentì un colpo allo stomaco, lontano ma deciso.
Subito non realizzò e fissò confuso Lexie che si era slegata dall’abbraccio con imbarazzo.
“S-scusa !”  si affrettò a dire lei,
 
Il bambino stava scalciando, probabilmente in seguito alla pressione esercitata da quel “corpo estraneo”.
 
Mark la fissò sorpreso e un sorriso spontaneo gli affiorò, tra le lacrime.
 “Era lui?”
Oddio, era stata una sensazione così strana, eccitante.
In mezzo a tutta quell’angoscia, quel piccolo calcio in pieno stomaco lo aveva fatto sentire così vivo, era così che si dovevano sentire le future mamme?
Sì, lui aveva sentito qualche volta Sofia o il nipotino nella pancia di Sloane, ma non era stato così…
 
“Sì!” Lexie rispose timidamente toccandosi il ventre.
“Si deve essere svegliato…sembra che preferisca i turni di notte!”
 
Mark la guardò affascinato.
 
“V-vuoi…?” 
Lui si avvicinò e lei gli prese delicatamente la mano posandola lì dove il bambino stava continuando con le sue capriole.
 
“Ahaha…sentilo!! Ma si muove un sacco…non ti fa male vero?”
Il suo viso ora era sorridente, la consapevolezza che c’era un piccolo essere umano lì dentro, lo confondeva e gli dava una sorta di speranza.
La magia del momento era palpabile, forse non erano mai stati così vicini.
 
Lexie si rese conto che quello era il momento giusto per parlare con lui, per dirgli finalmente la verità.
Mentre sfiorava la sua mano sentiva che lui ci sarebbe stato, era la cosa giusta da fare. Era come se si fosse già stabilito un legame tra loro tre.
 
Gli strinse un poco la mano, costringendolo a guardarla negli occhi.
 
“Mark io…io devo dirti una cosa…ma, non prenderla male perché so che potresti arrabbiarti.”
 
Lui la guardò interrogativamente non sapendo cosa aspettarsi.
 
“…ecco io… questo bambino…”
 
In quel momento la porta del corridoio si spalancò. Si allontanarono velocemente distogliendo lo sguardo con aria imbarazzata.
 
“Che è successo?? Sono appena uscita dalla sala operatoria e Derek mi ha informato…ma come sta??”
 
Addison guardò con apprensione prima Mark poi il vetro che li separava dalla piccola Sofia.
 
Mark ci mise qualche secondo per riprendersi e trovare le parole.
 
“Sì…ha la polmonite, ora stanno cercando di ridurre l’infezione ma non sanno ancora dirci se se la caverà, dobbiamo solo aspettare…e pregare.”
 
“Oh mi dispiace tanto! Dovevo essere qui!” Addison lo strinse in un abbraccio.
 
Lexie si rese conto di essere di troppo. Non poteva stare lì con loro, era confusa. Stava per dirglielo, aveva trovato il coraggio per farlo ed ora non sapeva cosa fare.
Doveva andare a casa., il mal di testa la stava opprimendo.
 
Fece un passo verso la porta dalla quale era entrata Addison, ma improvvisamente la vista le si annebbiò e rischiò di cadere perdendo l’equilibrio.
Mark si accorse del suo disorientamento e si sciolse in tempo dall’abbraccio per sorreggerla.
 
“Lexie!!!”
 
Addison intervenne immediatamente. “Che succede Lexie? Ti gira la testa? Cosa ti senti?”
 
“No no, sto bene…la porta! Non vedevo la porta!”
 
“Hai avuto un capogiro…dovresti essere a riposo ora, non qui in ospedale. Quante ore è che sei in piedi?? Eravamo d’accordo…”.
 
“Sì Lex, Addison ha ragione… sei qui da stamattina e sicuramente non avrai mangiato nulla.”
 
Così dicendo Mark le cinse la vita e l’accompagnò fuori dal reparto..
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


WOW grazie Liz!! Che bel commento!! Guardate che sono io che devo ringraziare voi per continuare a seguirmi così fedelmente!
In questi giorni non sono riuscita a postare, ma adesso continuo come promesso!

Buona lettura!







L’avevano fatta sedere su una delle poltroncine nella sala d’aspetto appena fuori dal reparto.
 
“Tieni, bevi questo. Ti tirerà un po’ su.”
Mark era inginocchiato davanti a lei e le stava offrendo un succo di frutta, mentre Addison  cercava di monitorare le sue condizioni, vedendo che faticava a rimanere cosciente. In gravidanza erano frequenti questi episodi, soprattutto se sottoposti a forte stress e a un accumulo di stanchezza.
 
“Ma perché sei così testarda Lex? Avresti dovuto ascoltarmi!”
Mark la stava rimproverando. Ancora.
Lexie avrebbe voluto rispondergli per le rime, ma la sola idea di formulare una frase di senso compiuto le sembrava impossibile. Solo in quel momento aveva realizzato quanto fosse aumentato il suo mal di testa. Aveva solo bisogno di dormire e di assoluto silenzio, ma anche Addison non sembrava intenzionata a lasciarla perdere.
 
“Shh Mark aspetta! Ha il battito accelerato…credo che abbia anche qualche linea di febbre. Dovremmo farla sdraiare e misurarle la temperatura e la pressione.”
 
Mark le lanciò uno sguardo preoccupato, non era un esperto in quel campo, ma aveva imparato a riconoscere i segnali di allarme negli occhi della compagna, perciò tornò ad accanirsi:
 
“Lexie!! Riesci a sentirmi?? Apri gli occhi, guardami!!”
 
Con uno sforzo sovrumano Lexie riuscì a dare i primi segni di miglioramento e Mark sentì l’ansia allentarsi. Addison si affrettò a controllare la reattività delle pupille e continuò:
 
“Ok…va tutto bene. Ora potrai riposare ok?” Poi si rivolse a Mark.“E’ meglio che dorma qui per stanotte, non può andare a casa. Potrebbe dormire nella stanza del medico di guardia.”
 
“Lì credo ci sia già Callie” Rispose l’uomo prendendola in braccio. “Ma non sarà un problema.”
 
 
Entrarono nella stanza buia. Callie stava ancora dormendo profondamente, aiutata dai calmanti.
 
“Eccoci qui!” La stese delicatamente sul letto più vicino.
 
Addison raggiunse un carrello e le provò la febbre. Effettivamente la temperatura era leggermente più alta del normale, ma non si allarmò più di tanto, era una cosa comune nelle donne in gravidanza.
 
“Alex…Alex mi aspetta!”
Lexie si ridestò e sembrò accorgersi solo in quel momento di quello che stava succedendo. Doveva tornare a casa con Alex, non poteva dormire lì per quanto si sentisse stanca.
 
“Sì sì, lo avviseremo noi, non ti preoccupare. Tu pensa solo a riposarti.”
Mark cercò di tranquillizzarla accarezzandole i capelli. Si sorprese a pensare che quello stesso gesto lo aveva imparato da lei, con lui aveva funzionato e anche con Sofia funzionava ogni sera per farla addormentare.
 
“140 su 90. E’ troppo alta!”
Questa volta Addie aveva abbassato la voce, sperando che solo Mark la potesse sentire. L’ultima cosa che serviva a una paziente ipertesa era maggiore agitazione.
Come aveva fatto a non pensarci?
Lexie non aveva avuto un calo di zuccheri per la mancanza di riposo o di cibo, tutto il contrario, era la pressione ad essere salita come spesso accadeva dopo la 20^ settimana. Questa non ci voleva.
Mark ricambiò il suo sguardo allarmato.
Ora Addie stava cercando eventuali segni tipici di ipertensione, non c’erano gonfiori alle mani, né al volto. Le caviglie erano leggermente gonfie, ma era più che capibile dopo una giornata di lavoro.
 
“Deve essere ricoverata…” Mark come al solito faticava a non perdere la testa.
 
“No no, probabilmente è solo un episodio, oggi è stata una giornata molto stressante per tutti. Lexie non ha mai sofferto di pressione alta, quindi basterà monitorarla per le prossime ore.”
 
“Non dovremmo somministrarle  qualcosa…anticoagulanti? I beta-bloccanti potrebbero essere dannosi per il bambino…”
 
Addie si lasciò scappare un sorriso alla proposta del chirurgo plastico; Mark era di sicuro un fenomeno con ago e scalpello, ma quello non era proprio il suo campo.
 
“Ma no, è prematuro. Non bisogna rischiare con questi medicinali. La terremo sotto controllo e se la pressione non calerà vedremo di somministrarle qualche diuretico per iniziare poi valuteremo…ma non è assolutamente il caso di fasciarsi la testa prima del tempo.”
 Si rese conto che lo stava rassicurando come si rassicura un marito apprensivo e provò una punta di fastidio.
“Aiutami a spostarla sul fianco sinistro, aiuta l’ossigenazione del bambino e anche lei respirerà meglio”.
 
Mark fece quello che Addie gli diceva, cercando di controllare l’emotività, non doveva caderci di nuovo.
Stavano succedendo troppe cose tutte in una volta. Sofia sarebbe potuta morire da un momento all’altro, Callie era stordita e distrutta proprio nel letto accanto. Aveva ragione Addie, era normale che nelle sue condizioni il fisico di Lexie non avesse retto, anche il suo stava cedendo.
La osservò, si era addormentata. Era così tranquilla.
 
Addie gli toccò delicatamente una spalla.
“Ora andiamo, devi riposare anche tu e magari mangiare qualcosa prima di tornare da Sofia. Verrò a controllarla più tardi.”
 
Ok poteva farcela, poteva lasciare le donne più importanti della sua vita dentro quella stanza e pensare solo a sua figlia.
 
 
 
 
Mark si svegliò di soprassalto sentendo bussare sul vetro. Doveva essersi assopito tenendo la manina di Sofia.
Era Arizona che gli faceva segno di uscire. Accanto a lei, Karev e Callie lo  stavano aspettando.
Con delicatezza abbandonò quella piccola mano e uscì togliendosi la mascherina.
 
“Che succede?”
 
Spostò preoccupato lo sguardo da Arizona a Callie, che stava di nuovo piangendo, come se non riuscisse a fare altro da ore ormai.
 
Fu Arizona a parlare, non riusciva più a trattenersi.
 
“Sta reagendo!! I polmoni stanno reagendo… è pronta per togliere il respiratore!”
 
Il sorriso che le illuminava il viso, sciolse quel peso che opprimeva il petto di Mark. Ora guardando Callie che abbracciava la moglie si rese conto che le sue erano lacrime di speranza.
La loro piccolina ce l’aveva fatta.
 
Entrarono tutti e quattro nella stanza e il dottor Karev iniziò la procedura, affiancato da Arizona che era pronta a intervenire nel caso si fossero verificati problemi. Quella era la parte più delicata, l’infezione era regredita, ma il passaggio dalla respirazione assistita a quella autonoma comportava sempre una percentuale di insuccesso.
Rimasero tutti col fiato sospeso, lo sguardo fisso sul petto della bambina aspettando che i suoi polmoni si riempissero d’aria.
 
E finalmente Sofia respirò e con lei tutti i presenti ricominciarono a respirare come se fosse anche per loro la prima volta.
 
Mark strinse a sé Callie non rendendosi nemmeno conto delle lacrime di felicità sul suo volto.
Non poteva credere di aver superato anche questa prova, la sua bambina era stata tra la vita e la morte per più di 48 ore ed ora respirava di nuovo. Sarebbe tornata a stare bene.
 
Alzò lo sguardo verso Alex che li osservava sorridendo.
Non era solo orgoglioso del suo lavoro, era sinceramente felice, commosso.
E finalmente vide quell’Alex di cui gli aveva parlato tante volte Lexie, lo stesso Alex che aveva sposato Izzie.
Così cinico e aggressivo con gli uomini, quanto tenero e premuroso con i suoi pazienti, con gli innocenti, con i buoni. Fece in modo di incrociare il suo sguardo.
 
“Grazie Karev! Grazie…l’hai salvata!” gli strinse la mano con riconoscenza e dentro di sé sentì che tutto il passato non contava più niente.
 
 
Alex Karev aveva salvato sua figlia.
 
 
 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Mama mia Liz, grazie!! ma io non credo di meritarmi dei commenti così!! ^___^
Grazie grazie grazie.
Ora sono convinta che sarete contenti di questo capitolo!

Buona lettura!




Era qualche giorno che non la vedeva, dalla sera del ricovero di Sofia.
L’aveva lasciata addormentata in quella stanza, diviso tra la  preoccupazione per lei e per sua figlia, ancora in pericolo di vita
 
Ore dopo, quando Callie l’aveva raggiunto le aveva chiesto notizie di Lexie, ma l’amica gli aveva detto che al suo risveglio, non aveva trovato nessun altro nella stanza.
Aveva provato a chiedere ad Addie, la quale riconoscendo la sua espressione lo aveva messo a tacere con un semplice: “Ora sta meglio, è tornata a casa con Alex!”
Mark sapeva quando non era il caso di insistere e aveva evitato qualsiasi tipo di commento, tornando ad occuparsi della bambina.
 
Poi finalmente le cose si erano messe a girare per il verso giusto e non appena appurato il reale miglioramento delle condizioni di Sofia, era corso a cercarla.
Doveva essere in turno quel pomeriggio, ma qualche infermiera più pettegola delle altre (ammesso che questo fosse possibile) gli aveva confermato che la dottoressa Grey aveva preso qualche giorno di riposo per motivi di salute. Aggiungendo poi che era prevedibile visti i suoi precedenti e che solo un’incosciente avrebbe continuato  a lavorare in quelle condizioni.
Istintivamente Mark si era risentito del commento gratuito nei confronti di Lexie, lei non avrebbe mai fatto niente per mettere a rischio il bambino. Poi si morse la lingua, in fondo non erano le stesse obiezioni che aveva mosso lui all’inizio?
 
Avrebbe dovuto trovare Derek per chiedergli cosa stava succedendo, Addison di sicuro non avrebbe gradito ulteriori domande a riguardo.
Contava di vederlo a pranzo subito dopo aver fatto visita alla figlia, che ora era stata trasferita in pediatria.
E lì la vide.
 
Seduta sul lettino accanto alla bimba, la cingeva con un braccio leggendole uno di quei libri sonori che lei adorava, mentre Sofia si divertiva a toccare con le manine maldestre gli animali della fattoria, che emettevano tutti i loro versi in un concerto piuttosto buffo.
 
Fu talmente intenerito da quella scena che non ebbe il coraggio di entrare. Non voleva interromperle, voleva godersi quel momento così…perfetto.
 
Non le aveva mai viste insieme, ma dall’affiatamento che vide tra le due si rese conto che probabilmente Callie le aveva già fatte incontrare in precedenza. E allora perché lui non ne aveva mai saputo nulla?? Bè non poteva negare di essere stato abbastanza chiuso su quell’argomento nei mesi passati.
 
Com’erano belle, il viso di Lexie si illuminava ad ogni parola, o meglio, ad ogni verso della bimba, che la ricambiava sorridente. Si chiese per l’ennesima volta che cosa era potuto andare così storto per farli separare in quel modo, quando l’evidenza gli diceva che sarebbero stati una famiglia perfetta.
Per un attimo la sua mente si rivolse ad Addison. Lei era bravissima con i bambini, li faceva crescere e nascere, spesso li salvava, ma non l’aveva mai vista così con Sofia.
Probabilmente la sofferenza per la mancata maternità era stata troppa.
Ma Lexie no, lei sarebbe stata un’ottima madre.
 
Si decise ed aprì la porta.
Lexie lo riconobbe e si bloccò sorpresa.
 
“Ehi…C-callie è uscita un attimo e mi ha lasciata…”
 
Si alzò dal letto in fretta cercando di non essere troppo goffa a causa del pancione, che ormai stava diventando ingombrante.
 
No no stai…va tutto bene!” Si affrettò a dire Mark vedendola in imbarazzo.
“Le piaci! Siete belle insieme!” proseguì con un sorriso avvicinandosi alla bimba.
 
Lexie non riusciva a guardarlo, sperò che Callie tornasse presto a salvarla. Non era nemmeno in turno quindi non poteva cercare una scusa per scappare.
 
“Come ti senti? Voglio dire, dopo l’altra sera..”
 
“Sto molto meglio grazie… credo di aver esagerato un po’!” Rispose lei con lo sguardo fisso a terra.
Questa era chiaramente un’ammissione di colpa, aveva ragione lui ad essere preoccupato e iperprotettivo.
A Mark sfuggì un sorriso intuendo la sfumatura colpevole nella sua voce, ma cercò di non infierire continuando a giocare con le manine di Sofia che si stava ancora accanendo sul libro.
 
“L’importante è che tu adesso stia bene. La pressione era molto alta e… mi hai fatto preoccupare!”
Ok, non aveva resistito.
 
“Mi dispiace Mark…avevi già così tanti pensieri! Sono il solito disastro!”
 
“Ma adesso va tutto bene…Tu stai meglio e anche questa principessa sta bene!”  disse Mark baciando i capelli neri della figlia.
 
Lexie si fermò a guardarlo. Vederlo accanto a quella bambina lo rendeva ancora più…irresistibile!
 
Chissà come sarebbe stato loro figlio?!
Sicuramente non avrebbe avuto gli stessi tratti scuri di Sofia, magari sarebbe stato più simile a Mark…e quindi a Sloane, con i capelli mossi e biondissimi, lo sguardo glaciale e sicuro di sé e bè…quel naso perfetto.
O magari avrebbe avuto i suoi capelli scuri e il suo sorriso, ma…lo stesso il naso perfetto degli Sloan.
Le venne da ridere, le piaceva fermarsi ad immaginarlo.
 
Mark notò la sua espressione e in qualche modo sembrò intuirne la natura.
“Sta crescendo eh!?”
 
Lexie si portò istintivamente le mani sulla pancia con un sorriso.
In altre circostanze non le avrebbe fatto piacere quel commento, ogni volta si sentiva come se il fatto di essere incinta, la rendesse automaticamente inabile al lavoro…e a qualsiasi altra cosa in realtà. Ma forse quella prevenuta era lei, Mark stava semplicemente cercando di essere gentile e interessato a lei.
Quindi rispose con ironia: “Eh sì, sono enorme ormai!”
“Sei bellissima!” Mark non sembrava altrettanto ironico e Lexie si sforzò di sostenerne lo sguardo.
 
“L’altra sera…prima che arrivasse Addie…Cosa mi volevi dire? Ti ricordi, stavamo parlando…”
 
Lexie fu colta alla sprovvista, non era più coraggiosa e pronta. Tutta la storia di Sofia e il matrimonio. Cercò una via di fuga rapida.
 
“N-no, nulla! Non mi ricordo nemmeno cosa ti stavo per dire… f-forse volevo dirti che sì…è un maschietto!”
 
Mark la guardò serio. “ Ah…”
No, non era quello che gli voleva dire. Ma non ebbe il tempo di formulare nessuna risposta perché Lexie fece quello che faceva lui di solito.
 
“Ora…ora devo andare, aspetti tu Callie vero? Io devo andare…ci vediamo!”
 
Era scappata.
 
 
 
 
Era stata una giornata stancante, del resto quand’è che non lo era?
Mark aprì la porta del suo appartamento. Erano serate come quelle che lo facevano essere contento di abitare così vicino all’ospedale, valeva la pena sopportare la confusione incessante.
 
Appoggiò la giacca di pelle sul divano dirigendosi verso la cucina, dalla quale proveniva un profumo decisamente invitante.
Strano, Addison non cucinava quasi mai e anche quando lo faceva, i risultati non erano poi così invitanti…
La trovò intenta ad apparecchiare la tavola.
 
“Eccoti amore, bentornato!”
Gli andò incontro accogliendolo con un bacio.
Era bellissima, i capelli raccolti lasciavano scoperto il collo, slanciandone ancora di più la figura. Indossava un vestito blu scollato sulla schiena, uno di quelli che lui preferiva. Perfetta…Addison era sempre così perfetta, anche dietro al bancone della sua cucina.
 
Tornò di corsa ai fornelli per spegnere il fuoco sotto alla pentola e prese due calici dalla credenza.
“Puoi prendere il vino? E’ lì fuori…dovrebbe essere a temperatura ambiente, ma la temperatura ambiente di questa casa è quella dei Carabi!”
 
Era proprio di buonumore, quanto tempo era che non la vedeva così?
 
“A cosa devo quest’accoglienza?” Chiese sospettoso avvicinandosi con la bottiglia di Chianti.
 
“A nulla…oggi ho avuto mezza giornata libera e ho pensato di organizzare una serata solo per noi due. E’ tanto che non riusciamo a stare più insieme…”
 Si avvicinò pericolosamente a lui con il suo fare seducente, sapeva sfruttare le sue armi.
“…sai, siamo sempre chiusi là dentro, a salvare vite. E stasera Arizona e Callie sono all’ospedale con la bambina così pensavo che noi…”
 
Mark ricambiò il bacio della donna, ripetendo nella sua mente le ultime parole.
Sua figlia era ancora ricoverata e lei ne voleva approfittare per una serata romantica? Sapeva che non voleva intendere questo, almeno non con cattiveria, ma fu assalito comunque da una sensazione di fastidio.
Cercò di scacciare quel pensiero, non voleva rovinare la serata?
 
Addison era tornata dietro al bancone e aveva stappato il vino che ora stava versando nei bicchieri.
“Che cosa hai preparato? Che profumino…”
 
“Bè io diciamo che ho soprattutto scaldato!” Rise lei. “Non volevo rischiare di avvelenarti come l’ultima volta, quindi mi sono limitata ad ordinare la cena da Camparo…so che adori la cucina italiana!”
 
“Wow! Allora a cosa brindiamo??”
 
Addie si sporse dall’altra parte del bancone con il suo calice in mano.
 
“Che ne dici di brindare alla nostra ultima notte da fidanzati?”
 
Mark fu colto alla sprovvista. Ma come, aveva preparato tutto questo per lasciarlo?
 
“Come ultima? Che cosa vuoi dire?”
 
“Bè Mark, domani io andrò fuori con le ragazze e immagino che tu farai lo stesso… Gli sposi non passano mai insieme la notte prima delle nozze!” Lo guardò ammiccando.
 
Mark cercò di contenere la sua reazione prima che la donna se ne accorgesse, ma era troppo tardi ormai. Se l’era completamente scordato, si era scordato che si sarebbero sposati di lì a due giorni. Con l’emergenza di Sofia e la storia di Lexie, quello era passato assolutamente in secondo piano.
In quei giorni aveva anche pensato di parlarne con Addison, ma poi era sempre successo qualcosa per cui gli era passato di mente. E ora?
 
L’espressione di Addie parlava da sola, mentre lo guardava in silenzio. Rabbia e delusione.
 
“Non ci posso credere!! Non ci posso credere…di nuovo?? Non mi dire che ti sei dimenticato del nostro matrimonio?!!”
 
“N-no Addie…è solo che, con quello che è successo a Sofia…”
Cercò di giustificarsi, in fin dei conti poteva anche cercare di capire la situazione, non sapevano nemmeno se Sofia sarebbe stata dimessa per il fine settimana. Lui non si voleva sposare senza la figlia.
 
Ma Addison aveva completamente perso la ragione.
 
“Basta Mark! Ora basta! Non ho più intenzione di sopportare!!” Lo aggredì.
“Non usare la scusa della bambina ancora!! Non c’entra niente lei, probabilmente non se ne accorgerà neanche. Qui il problema sei tu!”
 
“Ma come puoi dire una cosa del genere?? Mia figlia ha rischiato di morire e tu pensi alla cerimonia?”
 
Addison era fuori di sé. Il fatto che si ostinasse a far finta di niente la feriva ancora di più.
 
“Ah no, non sono io la matrigna insensibile!! E’ per lei…è sempre stato per lei!
 Avrei dovuto capirlo quando sei venuto a Los Angeles a chiedermi di crescere il figlio di Sloane, per poi darmi il benservito di nuovo.
E invece no! No! Sono stata la solita stupida che ti ha creduto…ho creduto che fossi cambiato, ma non sei cambiato per niente.
Quella… GREY ti ha fottuto il cervello e sai perché?? Perché lei non ti vuole…non ti vuole Mark, te lo devi mettere in testa una volta per tutte.
Credi che non ti veda? Credi che non ti vedano tutti quando la guardi con quei tuoi occhi così…patetici? Forse hai quello che ti meriti finalmente, forse lei è riuscita a fare quello che non ho avuto la forza di fare io…
Ti ha lasciato e ha trovato di meglio, così come sei abituato a fare tu con tutte. Credevo fossi cambiato…ma sei sempre lo stesso Sloan di New York, di Los Angeles… non cambierai mai!!”
 
Mark non poteva credere alle sue orecchie. La rabbia iniziava a montare anche in lui, ma si costrinse a rimanere tranquillo almeno apparentemente. Capiva che quella che stava parlando era solo una donna sconvolta.
 
“No Addie. Penso che qui l’unica a non essere mai cambiata sia tu.”
 
Addison si lasciò andare ad un pianto incontrollato, avrebbe preferito mantenere i nervi saldi, lei doveva essere così, lei era perfetta.
 
“Immagino che non ci sarà nessun matrimonio…”
 Addison lo guardò tra le lacrime. Sembrava quasi supplichevole, sapeva di aver esagerato. Forse non sarebbe successo tutto questo se lei non avesse ceduto alla frustrazione e alla gelosia.
 
Mark non rispose, la guardò con tristezza. Il suo vestito blu, la tavola apparecchiata, la cena.
Prese la giacca e si chiuse la porta alle spalle.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Grazie Liz!! ^^ Io non so più davvero cosa rispondere a tutti questi complimenti.  Sono contenta che ti piaccia e sono contenta di leggere che è seguita da piùà persone.
Lo so, sono stata un po' cattiva con Addie, anche a me non è che mi dispiaccia come personaggio, anche se in fondo è sempre stata una figura un po' scomoda fin dall'inizio per via di Derek... spero comunque che riesca a trasparire il lato buono di questo personaggio che si trova ad affrontare una situazione molto difficile.
Questo capitolo sarà una sorpresa (forse)...ma è importante!

Buona lettura!







Derek stava finendo il turno quando fu chiamato per un consulto nell’ufficio del capo.
 
“Posso?”
“Ehi Derek entra… entra pure.”
“Ma non è un po’ tardi? Che succede qualche emergenza?”
“No…volevo solo una tua opinione…”
 
Richard gli fece segno di accomodarsi e Derek capì che ce ne sarebbe stato per un po’.
“Ok…spara!”
 
Richard aveva in mano una cartella piuttosto consistente.
 
“Vedi, ho bisogno di un’opinione professionale e medica su…Lexie Grey.”
 
Derek si raddrizzò sulla poltrona, non si aspettava che la paziente e collega fosse la cognata. Non pensava di poter essere così professionale in quel caso, l’esperienza gli aveva insegnato che anche quando cercava di ragionare il più lucidamente possibile, certi legami avevano la meglio.
 
“Che vuoi sapere?”
 
“Ormai è tornata al lavoro da un mese circa…e nonostante quello che è successo mi sembra che se la stia cavando bene, esattamente come prima.”
 
Questo Derek lo sapeva, l’aveva richiesta per molti consulti e varie assistenze durante gli interventi più brevi. Lo guardò con aria interrogativa.
 
“Bè ecco, pare che il carico di lavoro sia ancora troppo elevato per il suo stato di salute.”
 
“Come elevato? Non vorrai metterla dietro a un computer o peggio ancora, a un microscopio??”
 
“No Derek, penso che non dovrebbe proprio più rimanere in ospedale, almeno fino a che non sarà terminato il suo congedo per maternità.”
 
“Richard, ma ha bisogno di queste ore…rischia di dover ripetere l’anno ed è sempre stata la migliore del suo gruppo. Anzi dell’intero anno. Credimi impazzirà a casa.”
 
“Lo so, non vorrei prendere questa decisione, ma la dottoressa Montgomery ha aggiornato la sua cartella clinica e non credo che ci siano più le condizioni di base per permetterle di lavorare senza rischi.”
 
Derek si allarmò allungandosi per prendere la cartella.
“Perché che succede? C’è qualche problema col bambino? I risultati dell’amniocentesi mi sembravano tutti nella norma!”
 
“Sì, il bambino sta bene infatti…per ora almeno.  Addison mi ha informato che Lexie ha avuto un malore qualche sera fa. Niente di grave a quanto pare, ma dalla cartella risulta che la pressione arteriosa è schizzata improvvisamente alle stelle. Non possiamo rischiare che sviluppi un’ipertensione gestazionale, per non parlare delle conseguenze che potrebbe avere…non possiamo passare sopra ad una cosa del genere.”
 
Derek consultò i dati scritti sulla cartella e tornò a guardare Richard, questa volta senza avanzare scuse in difesa della cognata. Lui per primo si rendeva conto dei rischi e non avrebbe mai permesso che la salute di Lexie, così come quella del nipotino non ancora nato, fossero compromesse a causa del lavoro. Per quanto capisse lo stato d’animo della ragazza, non poteva prendersi una simile responsabilità garantendo per lei, non contando tutta la serie di coinvolgimenti che una decisione del genere avrebbe comportato per Meredith, Richard, l’ospedale stesso e… Mark.
 
“Sì, capisco.. non possiamo mettere l’ospedale in una situazione del genere. Se succedesse qualsiasi cosa la responsabilità ricadrebbe su di te e su tutta la struttura. Ma, perché non me ne ha parlato?? Sono sicuro che neanche Meredith sa nulla di questa cosa.”
 
“Probabilmente non voleva preoccuparvi, è stato solo un episodio, Addison ha fatto un controllo a distanza di qualche ora e la pressione era tornata nella norma. In ogni caso preferirei che le parlassi tu per convincerla a stare a riposo…questo per lei, non per l’ospedale.”
 
Derek annuì d’accordo con l’amico. Si alzò restituendo la cartella e sospirò.
“Certo, non sarà facile ma le parlerò io.”
 
 
 
Uscì dall’ascensore e si strinse il colletto della giacca pronto ad affrontare l’aria fredda di Seattle.
Ma prima di varcare le porte lo riconobbe.
 
Che ci faceva Mark ancora li fuori??
Era convinto di averlo salutato più di un’ora fa. Forse Sofia stava male?
Uscì e gli andò incontro.
 
“Mark che succede?? Non dovresti essere a casa?”
 
Gli bastò un’occhiata dell’amico per capire.
 
“Ok, andiamo da Joe!”  disse Derek chiedendosi se prima o poi ce l’avrebbe fatta a tornarsene a casa.
 
Ci voleva dello scotch, la birra non sarebbe bastata, non aveva la faccia da birra.
Lo lasciò buttare giù il primo bicchiere e quando arrivò il secondo iniziò.
 
“Allora, vuoi parlarne??”
 
“Non ci sarà nessun matrimonio!” disse Mark laconico.
 
Derek si trattenne con tutte le sue forze. Lo sapeva già che non ci sarebbe stato nessun matrimonio, anzi era sollevato perché se per sbaglio ci fosse stato, poi ci sarebbe stato anche un prevedibile divorzio.
Però non poteva farsi vedere così, perciò sorseggiò il suo whiskey e fece finta di essere sorpreso.
 
“Ma come, che hai combinato? Ti ha lasciato?”
 
“Più o meno. No non direi... forse l’ho lasciata io. Insomma mi sono scordato che ci saremmo dovuti sposare dopodomani.”
 
“Eh certo, l’avete rimandato già talmente tante volte che non è possibile ricordarsi la data.”
 
Mark gli lanciò un’occhiata supplichevole e lui capì che non era il momento per sdrammatizzare.
 
“No…ma con Sofia, la polmonite…non ci ho più pensato.”
 
“Diciamo che non ci hai mai pensato. Non ti è mai interessato più di tanto, o sbaglio?”
Mark alzò lo sguardo sorpreso. Poi tornò rassegnato a guardare il suo bicchiere con un sospiro.
 
“Probabilmente hai ragione tu. Non so nemmeno io perché l’ho fatto. Questo matrimonio mi sembrava la cosa giusta da fare. Volevo andare avanti…”
 
“Sì, ma con la persona sbagliata. Possibile che solo tu faccia finta di non accorgertene?”
 
“Chi Addie? Ma se tutti mi avete sempre detto che era la persona giusta per me?”
 
“Sì, lei è quella giusta... ma non è quella che ami!
Addison è una donna matura, sa quello che vuole dalla vita, ma è più fragile di quello che appare. Tu hai bisogno di una persona che ti sostenga e tiri fuori l’uomo che, in fondo da qualche parte c’è in te. Anche se tu naturalmente sei così presuntuoso che pensi ancora di essere tu a proteggere lei.
E sappiamo tutti chi è questa lei…”
 
Mark era sconcertato dalle parole dell’amico. Era veramente così chiaro?
 
“Quindi Lexie…Pensi anche tu che io abbia lasciato Addison perché non riesco ad uscire dalla storia  con lei?”
 
Derek si sistemò sullo sgabello prima di continuare.
“No Mark, io credo che tu ci abbia provato. Ti ho visto dedicarti anima e corpo a questa storia, è stata una seconda occasione con Addie e avete fatto bene a coglierla al volo.
Ma tu non sei più lo stesso uomo di prima. Quando tu e Addie avete…bè insomma…quando mi avete tradito, tu non avevi mai vissuto l’amore, quello vero e probabilmente quando è tornata a Seattle l’anno scorso, hai cercato a tutti i costi lo stesso sentimento che avevi provato una volta con Lexie.
E’ brutto da ammettere, ma anch’io ho fatto lo stesso quando sono tornato con lei dopo aver conosciuto Meredith.”
 
“Aaah queste Grey…”   Mark finì il suo bicchiere e ne chiese un altro con un cenno.   “….ci uccideranno!”
 
 
 
Derek aveva rimandato fino a quando aveva potuto, ma alla fine il momento era arrivato.
Aveva provato a chiedere a Meredith di parlare con la sorella al posto suo, ma lei era stata ben felice di lasciare l’ingrato compito al marito.
Quello che lo preoccupava non era tanto l’idea di dare una notizia del genere, l’aveva già fatto in passato, quanto la reazione di una donna in balìa degli sbalzi ormonali e per di più con un elevato rischio di ipertensione.
Comunque doveva farlo velocemente, almeno prima che Lexie riprendesse a lavorare, o credesse di farlo, il giorno successivo.
Si consolò dicendosi che l’avrebbe tirata su con la notizia del matrimonio saltato, nella speranza che Mark si decidesse di lì a poco, a farsi avanti.
Non riusciva più ad omettere quel particolare della paternità.
 
Suonò alla porta e Izzie venne ad aprire, sorridente come al solito.
 
“Ciao Derek, ma che ci fai qui?? Meredith non è passata da noi…”
 
“Ciao Iz. No no, non sono passato per Meredith. Cercavo Lexie, è in casa?”
 
“Certo, è di sopra che sta riposando…te la vado a chiamare.”
 
“No no tranquilla, la strada me la ricordo!”
 
Le rispose sorridendo e si incamminò sulle scale, verso quella che un tempo era la camera sua e di Meredith. Gli mancava un po’ quella casa, non era poi così male vivere con tutti quei “randagi”, come li aveva chiamati lui.
 
Bussò alla porta: “Lexie sono io!”
 
Dopo quella che gli sembrò un’eternità, la porta si aprì e si trovò davanti Lexie. Era in accappatoio, probabilmente era sotto la doccia, per questo ci aveva messo tanto.
 
“Ehi!”
 
“Ciao Lex, posso entrare?”
La seguì nella stanza buia…non era cambiata molto in fatto di ordine.
 
“Come mai al buio? Stavi dormendo?”
 
“No, cioè sì... oggi ho un po’ di nausea… preferisco stare al buio. Comunque adesso ho fatto una doccia fresca e va molto meglio. Che succede? Hai litigato con Meredith vero?!”
 
Derek spostò un mucchio di vestiti dalla sedia e si accomodò di fronte alla cognata.
“No no, niente litigi…Sono venuto per te…per sapere come va… come ti senti?? ”
La seguì con lo sguardo mentre lei tornava in bagno e ne usciva con un vestito leggero. Notò che si muoveva piuttosto lentamente, aveva gli occhi stanchi.
 
“Oh Derek non iniziare anche tu… ne ho già abbastanza di Jackson e Alex…per non parlare di Izzie…almeno tu e Mer cercate di fare gli zii fighi e poco pesanti, vi prego!!”
 
Mentre gli parlava iniziò a spazzolarsi i capelli di fronte allo specchio.
Derek doveva ammetterlo, la gravidanza le donava particolarmente; le forme morbide, la pelle più luminosa… aveva una dolcezza tutta nuova.
 
“Ok, non voglio fare lo zio pesante…quello lo farà Alex!
E’ che ho saputo che non ti sei sentita bene e sei rimasta a casa in questi giorni. Perché non ci hai avvertiti?”
 
“Che dovevo fare? Ho avuto un capogiro, non dovevo mettere i manifesti in tutto l’ospedale…con con tutto quello che è successo in questi…”
 
“Sì, ma forse dovresti aspettare a tornare al lavoro… dico solo che questo è un periodo delicato.. l’ultimo trimestre…”
 
Lexie gli lanciò un’occhiata confusa attraverso lo specchio.
“E quanto… d-dovrei aspettare? Tra poco andrò... E poi c’è bisogno di me… c’è…il matrimonio.”
 
Derek si fermò un attimo guardandola nello specchio…c’era qualcosa di strano, ma non riusciva a capire cosa.
Comunque decise di sganciare la buona notizia.
 
“Ah ma non lo sai? Il matrimonio è stato annullato!! Non rimandato eh…annullato!!!”
 
Lexie lasciò andare la spazzola, sembrava davvero sorpresa.
Era ancora rivolta verso lo specchio, ma non stava più guardando verso di lui, non stava guardando nulla. Sembrava confusa.
“Io…i… no…”
 
Derek non pensava avrebbe reagito così, era una bella notizia per lei, almeno così pensava.
 
Poi improvvisamente gli fu tutto chiaro, la vide irrigidirsi e perdere l’equilibrio mentre cercava di aggrapparsi al mobile.
 
In una frazione di secondo le fu accanto per evitare che cadesse.
 
“Izzie!!! Izzie corri!!! Chiama un’ambulanza!”
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Come prevedibile, non era poi andato così lontano.
Una volta rientrato dal pub, si era ritrovato barcollante davanti alla porta del suo appartamento.
 
Prima di infilare la chiave nella serratura però si era ricordato che quella era anche casa di Addison. Forse lei era tornata nel suo vecchio appartamento, ma più probabilmente,  conoscendola, aveva seguito il suo esempio ed era lì dentro con un tasso alcolemico pari al suo.
 
Ora i casi erano due: o entrava nella speranza che lei non ci fosse, evitando così un’altra furiosa litigata o peggio ancora, un ritorno di fiamma dettato dall’alcol (erano bravi in quello). Oppure si voltava dall’altra parte e entrava nella casa di Callie e Arizona.
Ormai dovevano essere rientrate, erano le 2 passate e sicuramente non gli avrebbero sbattuto la porta in faccia.
Con un po’ di fatica trovò l’altra chiave ed entrò cercando di non fare troppa confusione.
 
Troppo tardi. Si dimenticava sempre che quella non era casa sua, quindi anche i mobili non erano gli stessi, nonostante gli appartamenti fossero identici. Riuscì a sbattere prima contro il tavolino dell’ingresso, poi contro la lampada lì accanto. A quel punto le chiavi caddero a terra e la luce della camera si accese senza lasciargli via di scampo.
                  
“Che succede?? Mark…sei tu??”
Arizona entrò assonnata nel salotto, persa nella sua tenuta da notte, che consisteva in un paio di braghette e un’enorme felpa probabilmente appartenuta al fratello.
 
“S-sì scusa scusa…mi chiedevo se potevo dormire qui stanotte…io e Addie…sai…”
Aveva l’espressione di chi era stato scoperto con le mani nel barattolo della marmellata.
 
“Ma certo!” Arizona abbassò la voce, assicurandosi che Callie non si fosse svegliata.
“Ti preparo il divano.”
 
“No, no lascia stare, basterà una coperta.”
 
Arizona aveva già recuperato un paio di cuscini e un plaid caldo.
 
“Ma…che hai fatto? Hai svaligiato una distilleria??”
 
Sempre meglio…pensò Mark. Adesso si sarebbe pure beccato la ramanzina della maestrina Robbins. Sempre meglio degli insulti di Callie…
 
“E’ stata una serata un po’ pesante…avevo bisogno di parlare con Derek.”
 
Lo sguardo di Arizona si addolcì. Mark era proprio un disastro con le donne.
La cosa che la colpì di più era il vedere un sincero rammarico negli occhi dell’uomo, quasi una sorta di disillusione.
Era veramente lui l’unico a non aver capito quello che stava succedendo nella sua vita.
 
“A volte ci vuole…aiuta a schiarirsi le idee!! E vedrai che domattina dopo i primi quattro caffè si schiariranno ancora di più!”
Gli sorrise accarezzandogli una spalla e tornò verso la camera.
 
“Buonanotte Mark!”
 
 
 
Per il momento era ancora al secondo caffè e le idee non sembravano essersi schiarite più di tanto, solo il mal di testa continuava a persistere. Non aveva davvero più il fisico per certi vizi.
 
Per fortuna la giornata stava volgendo al termine e l’unico momento di difficoltà era stata la visita a un paziente con una grave malformazione alle vie aeree. Lo avrebbe operato il giorno seguente, quindi avrebbe avuto tutto il tempo per riprendersi.
 
Ormai la notizia del mancato matrimonio aveva fatto il giro dell’intero ospedale e non c’era corridoio in cui tutti gli occhi non fossero puntati su di lui.
Sperava che fossero un po’ più discreti con Addison, ma conoscendo l’ambiente nutriva seri dubbi.
Da parte sua, era riuscito brillantemente ad evitarla per tutta la giornata.
L’avrebbe affrontata di sicuro, ma non si sentiva ancora pronto e sicuramente per lei era lo stesso. Dovevano solo darsi il tempo di sbollirsi e ragionare da persone adulte.
 
Si chiese se questa sua paura di incrociarla non fosse per caso legata alla più concreta paura di non riuscire a reggere il senso di colpa. Addison sapeva come farlo capitolare, conosceva i suoi punti deboli e il senso di colpa funzionava piuttosto bene. Non voleva ricadere in quella situazione di nuovo, dopo tutto quel trascinarsi.
Non pensava si sarebbe sentito così alleggerito. Ora era di nuovo da solo, aveva 40 anni ed era single, ma aveva le idee più chiare.
Ecco. Arizona aveva ragione, aveva le idee più chiare!
 
Se da una parte cercava di evitare Addie, dall’altra cercava invece di intercettare Lexie. Era a casa da qualche giorno, ma sarebbe dovuta rientrare ormai.
Le solite voci di corridoio insistevano sul fatto che non sarebbe più tornata, ma lui l’avrebbe sicuramente saputo in quel caso.
 
Gli tornarono alla mente gli ultimi contatti che aveva avuto con lei.
L’abbraccio davanti al vetro, il bambino, lei e Sofia… era durato tutto pochi istanti, ma erano stati così intesi.
Anche lei provava le stesse cose, ne era sicuro.
E poi quell’accenno a Jackson, al fatto che non fossero una coppia…non sapeva cosa pensare. Possibile che Lexie si costringesse a stare con un uomo che non amava, solo perché era il padre di suo figlio? Non era da lei, doveva esserci dell’altro sotto…
 
“Pà!!”
La piccola Sofia lo accolse con uno dei suoi sorrisi storti. Si scioglieva ogni volta che la sentiva dire quelle poche sillabe. Sentirsi chiamare papà era la cosa più bella ed emozionante che avesse mai sentito.
“Eccola la mia principessa!”
Le andò incontro prendendola tra le braccia. “Domani torniamo a casa tesoro, sei contenta?”
 
“Sì, ma solo se la principessa mangia tutta la pappa!”
Callie era lì accanto seduta sul letto mentre cercava di farle mangiare la sua cena. Inutile dire che la maggior parte del cibo era finita dappertutto tranne che nel pancino della bambina.
 
“Tieni papà…è tutta tua!!” Gli passò divertita il cucchiaio, mentre gli cedeva il posto sul letto.
Mark era più bravo di lei in quelle cose… le facce, le filastrocche, i giochi che usava Callie per convincerla a mangiare erano gli stessi, ma funzionavano solo quando li faceva il papà.
 
Rimase lì accanto a guardarli mentre Mark imboccava la bambina.
 
Tutti dicevano che il dottor Sloan era cambiato, ma lei vedeva sempre lo stesso uomo di prima, solo che ora aveva meno paura di mostrare quella parte di sé. La paternità lo aveva aiutato molto in questo, gli aveva fatto superare molte di quelle insicurezze che aveva fin da bambino e lo aveva reso un uomo maturo e per quanto la riguardava, affidabile.
 
“Allora era comodo il divano stanotte??”
 
“Certo, lo sai che ormai è collaudato quel divano…” Le rispose ammiccando.
 
Callie si lasciò andare a una risata e continuò.
 
“Certo, mi ricordo bene… e che ne dici del tuo letto? Quello non è collaudato?? Che è successo con Addie?? Non si parla di altro e… lei mi evita come la peste.”
 
“Non ci sposiamo più Callie...”
 
“E l’avete deciso il giorno prima delle nozze??”
 
“Avevi ragione tu, sono successe troppe cose, il matrimonio non era la mia priorità. Non ero nemmeno sicuro di volermi sposare…non questa volta…”
 
“Già…non questa volta!” Lo studiò comprensiva. “E…Lexie?”
 
“Oh Lexie nulla…l’altro giorno l’ho trovata qui con Sofia…”
 
“Sì, lei e Sofia sono grandi amiche, vero tesoro?”
 
Mark le lanciò uno sguardo con la coda dell’occhio.
“E da quando..?”
 
Callie infilò le mani nelle tasche del camice e si appoggiò allo stipite della porta.
 
“Da sempre Mark, da quando Sofia è uscita dall’ospedale…forse anche da prima. Ma ho preferito tenervi separati, ho sempre saputo che Sofia era la causa della vostra rottura. Anzi a dire il vero tu eri la causa…”
Questo era un dettaglio, non era il caso di discutere.
“E ora…pensi di parlarle?”
 
“Vorrei…ma Jackson! Il bambino… Non fraintendermi, io sarei pronto a crescere quel bambino come se fosse mio, come Arizona fa con Sofia…ma Jackson non me lo permetterebbe…”
 
Basta…Callie aveva deciso, doveva sapere.
 
Improvvisamente i cercapersone di entrambi si misero a suonare.
 
I loro sguardi si incontrarono allarmati. Mark corse fuori dalla stanza diretto verso il pronto soccorso, mentre Callie cercava Arizona nel reparto per chiederle di stare con la bambina.
 
 
Arrivato in pronto soccorso Mark si guardò intorno e li vide già fuori, intenti ad infilarsi i camici gialli in attesa dell’ambulanza. Poteva già sentire le sirene in lontananza.
Un’ondata di panico lo invase mentre guardava confuso le facce degli amici, ancora inconsapevoli come lui.
Questo era un deja-vu terribile!!
Si voltò sentendo sbattere la porta.
 
“Eccomi! Che succede??”
Gli occhi blu di Addison lo trafissero.
 
________________________________________________________________________________ 
 
 
 
Cefalea, Vertigini, Nausea
Visione offuscata, Fotosensibilità
Confusione, Perdita di coscienza
Abbassamento della palpebra superiore, Difficoltà di articolazione
Irrigidimento del collo, Paralisi momentanea
 
Cefalea, Vertigini, Nausea…
 
Derek ripassava nella sua testa tutte queste nozioni che conosceva ormai a memoria.
Come aveva potuto tralasciare quei segnali? Richard gli aveva fatto leggere la cartella clinica solo la sera prima.
Era evidente, era il suo lavoro.
Cazzo, cazzo!! Come aveva fatto a non pensarci!!!
 
Mentre era sull’ambulanza accanto a Lexie tutto quello che riusciva a fare era ripetere dentro di sé quella serie di sintomi, imparati anni prima come una sorta di poesia.
 
Arrivarono davanti al pronto soccorso, Izzie li seguiva con la macchina e aveva già avvertito Alex e Jackson, i quali avevano allertato il dottor Hunt.
Tutti stavano aspettando l’ambulanza non sapendo cosa aspettarsi.
 
 
Le porte dell’ambulanza si aprirono e Derek scese per primo.
Si rivolse a Hunt, era lui il responsabile di traumatologia e questo era un caso in cui bisognava intervenire tempestivamente.
 
“Ok tutti calmi, parla Shepherd!”
 
Derek sentì la propria voce tremare mentre seguiva confuso la barella.
 
 
 
“Donna, 28 anni, 25^ settimana di gravidanza. Ipertesa. 200 su 120.
Probabile ictus cerebrale.”
 
 

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Ciao Isabel, bentornata!!
Sì qui ne sono successe di tutti i colori ormai a questi due poveri protagonisti, ma finalmente questo è IL CAPITOLO!! Spero vi piaccia, spero soprattutto di essere riuscita a rendere bene lo stato d'animo dei vari personaggi coinvolti!
Buona lettura!













“Donna, 28 anni, 25^ settimana di gravidanza. Ipertesa. 200 su 120.
Probabile ictus cerebrale.”
 
A quelle parole Owen lanciò un’occhiata preoccupata a Cristina.
Addison si avvicinò subito alla barella per occuparsi delle condizioni del bambino.
 
Entrarono nel pronto soccorso mentre Hunt gridava indicazioni al gruppo.
 
“In trauma uno.
Al mio tre… uno.. due…tre”
 
La sollevarono e l’adagiarono sul letto.
Alex prese il posto del paramedico e iniziò a pompare l’aria nei polmoni di Lexie, mentre Cristina provvedeva a rilevare di nuovo il battito e la pressione.
 
Derek lanciò uno sguardo alla moglie che lo ricambiò con occhi supplichevoli. Accanto a lei Jackson aspettava istruzioni, sembrava aver recuperato la sua lucidità solo in quel momento.
Appena dietro, Mark.
Osservava la scena sconvolto. Aveva lo stesso sguardo  spaventato di quel giorno.
 
 
La voce di Hunt sovrastava quella confusione.
“Karev, assicura la pervietà delle vie aeree, dobbiamo intubare.
Yang voglio un elettrocardiogramma subito.
Mi serve un esame completo…emocromo, glicemia, piastrine, bilirubina APTT.
Iniziamo a idratare per endovena…”
“Dottoressa Montogemry, come sta il bambino?”
 
Addison stava già facendo un’ecografia.
“Il battito è regolare, ma la pressione è troppo alta, rischia la preeclamsia.
Dobbiamo iniziare con la trombolisi prima che abbia le convulsioni.
Ho bisogno dei livelli ematici per escludere la proteinuria…se continua così la placenta non sarà più in grado di apportare abbastanza ossigeno”.
 
 
L’infermiera aveva aiutato Derek con il camice e ora si era affiancato ai colleghi.
 
“Avery chiama radiologia. Prenota subito  TAC, risonanza e  RX torace! Dobbiamo stabilizzarla e vedere cosa sta succedendo.”
 
“Somministriamo r-tPA!” intervenne Addison. “Dobbiamo trattarla entro le prime 3 ore se vogliamo evitare danni irreparabili al cervello.”
 
“No, potrebbe esserci un’emorragia cerebrale in corso, sarebbe peggio.
Furosemide 10 mg, per la pressione endocranica e Vitamina K. Ho bisogno di quella TAC subito!!”
 
Intanto Izzie era arrivata trafelata, trovando Miranda, Richard e Callie che erano corsi non appena appresa la notizia. Webber non riuscì a trattenersi.
“Dobbiamo escludere l’arteriosclerosi carotidea…serve un rx torace!!”
 
“Che è successo Derek, si può sapere?? Com’è successo?? Stava bene!” Meredith guardò sorpresa Mark che disperato interrogava l’amico.
 
 
“Ok, ora fuori tutti…siamo in troppi, fuori!!!”
Gridò Owen rendendosi conto della confusione.
 
Richard, Miranda e Izzie si allontanarono dalla porta capendo che non potevano fare nient’altro che affidarsi ai colleghi.
 
Callie si avvicinò a Mark che, immobile, stava ancora aspettando la risposta di Derek, con gli occhi arrossati e un’espressione indescrivibile. “Andiamo Mark!”
Ma lui non sembrava voler abbandonare la stanza e con ostinazione continuava a stare lì senza abbassare lo sguardo.
 
Meredith fu raggiunta dallo sguardo costernato di Derek e capì che doveva andarsene, lei non poteva stare lì. Doveva uscire e avere fiducia in lui.
Si avvicinò a Mark: “Dobbiamo uscire, vieni!”
 
Mark sembrava fuori di sé. Non poteva uscire, non poteva lasciarla ancora mentre lei se ne stava andando Doveva starle accanto, doveva fare qualcosa.
“No, io non andrò da nessuna parte! Devo stare con lei!”
 
“Non possiamo stare qui, Mark!” Meredith gli parlava sottovoce, cercando di rimanere calma nonostante la situazione.
 
Derek e Addison si scambiarono un’occhiata, carica di tensione.
La situazione era grave, Il battito stava accelerando e la pressione non sembrava scendere. Derek sapeva che doveva scoprire subito l’entità del danno subìto dal cervello di Lexie e le probabilità di un parto prematuro diventavano maggiori di minuto in minuto.
 
Jackson rientrò nella stanza. “La tac è pronta!”
 
Derek fu costretto ad insistere alzando la voce: “Mark devi uscire, non hai il permesso di stare qui!”
 
Mark a quel punto scoppiò:
“Non mi è permesso??? Ah davvero? E chi lo dice... tu? E lui…lui che ci fa allora qui?? Nemmeno lui può stare qui... è un famigliare, è il padre non gli è permesso, vattene!!…se non posso rimanere io nemmeno lui…”
E diede uno strattone a Avery cercando di attirarlo con sè fuori dalla porta. Era chiaro che aveva completamente perso la la ragione, non sapeva nemmeno lui quello che stava facendo.
 
Derek non riconosceva la voce dell'amico, nè quel sorriso ironico e disgustato al tempo stesso, che gli sfigurava il volto. Quello non era più Mark, non era che l'ombra del suo vecchio amico e ora portava i segni di tutto il suo passato, delle sue scelte, dei suoi sensi di colpa. Ora era un uomo arrabbiato e terrorizzato. Spostando lo sguardo prima su Callie e poi su Meredith capì che anche loro riuscivano a vedere la stessa cosa e se ne stavano lì impotenti, aspettando la catastrofe imminente... del resto tutti sapevano che prima o poi sarebbe successo.
 
E la catastrofe non si fece attendere, rotolando sui presenti con tutta la sua forza inaspettata; Jackson ricambiò quel gesto con uno sguardo carico d'odio, tutto quello che aveva represso in quei lunghi mesi ed esplose gridando in preda all'esasperazione.
“Sei tu Sloan!! Ancora non l’hai capito?? Sei tu quello che non può stare qui, non io... SEI TU Maledizione!!" uscì sbattendo la porta dietro di sè.
 
Mark stava per rincorrerlo e rispondere con la stessa veemenza, non poteva passarla liscia quel bamboccio, non se la sarebbe cavata così, ma improvvisamente si bloccò incontrando gli occhi eloquenti di Derek.
Tutto  gli fu chiaro. Era lui! Come aveva potuto non pensarci? No, lui non poteva stare lì.
La verità gli piombò addosso togliendogli ogni forza, persino la rabbia che lo aveva animato fino a quel momento non aveva più senso… era più come se il mondo intero gli fosse caduto addosso.
Meredith e Callie lo accompagnarono fuori. Era scioccato, come poteva non esserlo.
 
 
Derek chiuse gli occhi un secondo, doveva respirare e raccogliere le idee.
Non doveva scoprirlo così, non doveva. Quando li riaprì però si trovò faccia a faccia con Addison. Altrettanto sconvolta, combattuta tra l’emergenza sul lavoro e l’istinto di scappare da quella stanza.
Nemmeno lei doveva scoprirlo così.
 
Hunt li fece ridestare.
Ok ce l’abbiamo…andiamo!”
 
Mark vide la barella uscire, non riusciva nemmeno a scorgere Lexie, nascosta da tutti quei camici gialli. Si perse nei corridoi verso l’ascensore.
 
 
 
Quando Derek tornò li trovò ancora tutti lì.
Mark era immobile nella posizione in cui lo aveva lasciato.
Arizona era accorsa e anche Teddy , ora stavano tutti discutendo, cercando di valutare la situazione.
 
Fu Richard a vederlo per primo.
 
“Allora Derek??”
 
La sua faccia parlava da sola, Meredith conosceva quell’espressione e avrebbe preferito scappare e non ascoltare le sue parole, ma doveva affrontare la realtà perciò si alzò e gli andò incontro.
 
“La TAC ha rilevato un’ischemia emorragica, probabilmente in seguito alla rottura di un aneurisma…”
 
“Ma ma come? E nessuno se n’è accorto? Com’è possibile?”
Izzie era sconvolta, aveva passato gli ultimi giornì sempre con l’amica e non aveva avuto nessun sospetto, sì era stanca, ma era al sesto mese di gravidanza.
 
“Sono eventi improvvisi, non sono prevedibili. Accadono nel giro di pochi minuti. Probabilmente l’aneurisma era presente già da tempo e l’emorragia è rimasta silente fino ad oggi. L’ipertensione della gravidanza ha aggravato la situazione.”
 
“L’ipertensione??”
Mark si era ripreso dal suo silenzio per nascondere il volto tra le mani.
“L’altra sera si è sentita male e noi…io…come ho fatto a non accorgermene? L’abbiamo lasciata dormire…”
Si stava rimproverando, ogni medico lo faceva.
 
Derek per primo si sentiva estremamente in colpa.
“Lo so Mark, anch’io che sono un neurochirurgo non ci ho pensato. Giramenti di testa, vista offuscata, nausea…pressione alta…sono tutti sintomi molto comuni in gravidanza. Anche Addison non poteva immaginarlo… Probabilmente quello è stato un primo segnale, si chiama TIA, attacco ischemico transitorio…sono brevi episodi. Durano anche 5 minuti senza lasciare strascichi ma dovrebbero mettere in allarme perché anticipano i fenomeni veri e propri.”
 
“E ora?? Che cosa pensate di fare?” chiese Meredith con ansia.
 
“Ora dovremmo intervenire chirurgicamente. Bisogna ridurre l’ematoma e riportare nella norma la pressione endocranica prima che i danni siano irreparabili.”
 
Derek cercò lo sguardo dell’amico che continuava a tenere il viso nascosto tra le mani.
 
“Ma… che altro c’è?”
Meredith aveva capito che non era finita lì.
 
Derek sospirò con le lacrime agli occhi. Non sapeva se poteva dare lui questa notizia, non alle persone che amava di più.
 
“…Ma anche se si riuscisse a  fermare l’emorragia, l’ipertensione della gravidanza continuerà a mantenere elevata la possibilità di altri ictus e se procediamo con gli anticoagulanti potrebbero esserci altre emorragie…”
 
Mark lo guardò, il suo volto era una maschera ora. Non poteva credere che stesse succedendo un’altra volta. Aveva appena scoperto che avrebbe avuto un figlio…un maschietto, che già amava. E ora doveva scegliere tra lui e Lexie??
 
“Quindi è il bambino?? Il problema è lui…?”
 
Derek non riuscì più a sostenere il suo sguardo.
 
“Se non facciamo nascere il bambino, i rischi per Lexie sono molto elevati e probabilmente anche lui morirà per mancanza di ossigeno a causa della gestosi.”
 
“Mi stai dicendo che morirà comunque??” Mark era di fronte a Derek ora. Non poteva rispondergli.
 
“No Mark…Sofia!! Guarda Sofia, lei ce l’ha fatta!” Callie era intervenuta accanto  a lui.
 
Derek stava aspettando una risposta. Accanto a lui ora era arrivata Addison. Aveva preferito evitare tutta quella discussione con il suo ex. Vederlo così distrutto le faceva rabbia e sapeva che quella era l’unica emozione sbagliata in un momento del genere. Si sforzò di essere professionale.
 
Mark la guardò supplicandola di dargli una buona notizia, almeno una.
 
“Le condizioni del bambino sono stabili per ora. Stiamo aspettando il dottor Currington per iniziare.”
 
“Il dottor Currington?? Derek non lo farai tu?” Richard lo guardò perplesso.
 
Derek evitò gli occhi dei presenti.
 
“No…No! Io…non posso. Non posso  farlo.. scusatemi!”
 
E se ne andò.
 
 
 
 

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


Eccomi qui! Scusate se ci ho messo un po' ad aggiornare!
Che bello "rileggerti" Liz! Ma figurati se mi sono arabbiata... sono sempre contenta di sapere che la mia storia vi piace, ma di sicuro non mi offendo se non commentate!
Sì, quello era un capitolo importante, dicicamo che la scena della scoperta da parte di Mark è stata il reale imput che mi ha fatto iniziare a scrivere l'intera storia.
Il prossimo capitolo sarà un po' di transizione, ma credo che sia uno dei miei preferiti, aspetto la vostra opinione!

Buona lettura!






Merdith lo trovò lì…esattamente dove immaginava che fosse.
 
Era sera ormai e c’erano solo le luci dei lampioni ad illuminare il viale d’ingresso davanti all’ospedale.
Derek era lassù, sul “ponte” che sovrastava l’entrata e collegava le due ali principali dell’edificio. Osservava assorto l’enorme vetrata.
Così come allora, era appoggiato contro la ringhiera, le mani giunte, la testa infossata tra le spalle, gli occhi arrossati.
 
Meredith lo raggiunse, a pochi passi da lei Mark la seguiva.
 
Derek sembrò ridestarsi al tocco leggero della moglie, li guardò quasi imbarazzato, non voleva che lo vedessero piangere.
 
“Non potete chiedermelo…non posso farlo, non posso…”
 
Meredith ricordava fin troppo bene. Era ancora forte in lui il senso di colpa per la morte di quella donna,  Jen.
Ormai erano passati parecchi anni, ma era come se fosse successo il giorno prima.
La situazione era la stessa, gravidanza, ipertensione, aneurisma, intervento…e poi tutto era degenerato nel giro di poche ore.
Nel disperato tentativo di salvarla Derek aveva perso la ragione. Le aveva asportato il lobo temporale e il lobo frontale impedendo a Addison di far nascere il bambino ormai  in pericolo, fino all’intervento di Meredith e di Richard.
Aveva deciso di abbandonare la chirurgia, per sempre.
Come poteva rischiare di fare lo stesso con la piccola Grey? E con suo nipote??
No, era troppo per lui, non era in grado di reggere quella pressione, non avrebbe permesso ad Addison di intervenire lo sapeva e Meredith non sarebbe stata al suo fianco per farlo ragionare questa volta.
 
“Derek!”
Era la voce di Mark. Era ferma, sicura…e gli chiedeva di guardarlo negli occhi.
 
“Io mi fido di te!! Tu hai salvato Callie, ricordi?? Io mi fido di te!!”
 
“Derek non puoi lasciarla nelle mani di un dottore sconosciuto…ci devi essere tu là dentro con lei!” Meredith non poteva credere che i nervi del marito cedessero proprio ora.
Derek non era così…
 
“Ma non capite?? Io ero lì…ero con lei e non me ne sono accorto!! Un neurochirurgo che non si accorge di un ictus?? Andiamo…ma com’è possibile?”
Le lacrime avevano ripreso a scendere mentre cercava di asciugarle con la manica del camice.
“Aveva la nausea, era disorientata, il braccio sinistro era rigido e non riusciva a formulare le…lei non ci riusciva! Bastano pochi secondi….sarebbero bastati pochi secondi in più!!”
 
Meredith lo fermò abbracciandolo…doveva calmarsi, non era colpa sua.
 
“Derek! Derek, lo hai detto anche tu, è questione di pochi secondi. Non avresti potuto fare nulla di più di quello che hai fatto. Se non ci fossi stato tu con lei, probabilmente ora sarebbe ancora nella sua stanza e nessuno se ne sarebbe accorto…Non è colpa tua!!”
 
Mark si ricordò improvvisamente di quel giorno in cui l’aveva trovato proprio lì. Com’era strano il destino, quel giorno si erano riempiti di botte proprio perché lui aveva deciso di confessare il suo amore per Lexie e Derek aveva perso quella paziente. Ora erano lì, nello stesso punto e lei sarebbe potuta morire da un secondo all’altro.
 
“Cazzo Derek, lei non è Jen. E’ Lexie!! Lì dentro c’è la donna che amo con mio…mio figlio!!
 Tu non puoi stare qua a piangerti addosso. Piuttosto riprendimi a pugni…come allora!!  Prendimi a pugni perché non le sono stato lontano nemmeno questa volta…o per Addie… o… o ti prenderò a pugni io hai capito?
Perché tu sei il migliore Derek e non puoi abbandonarmi ora!” Lo guardò fisso negli occhi. “Tu mi chiederesti lo stesso.”
 
 
Videro arrivare Cristina di corsa.
Se c’era una persona che poteva capire cosa stava succedendo nella testa del dottor Shepherd, questa era proprio Cristina Yang. Senza dare spiegazioni si avvicinò al gruppo e lo prese per mano.
“Andiamo!”
 
 
 
 
Lo fece entrare nella stanza deserta e si chiuse la porta alle spalle.
Chi li avesse visti dall’esterno, avrebbe sicuramente pensato che stesse succedendo qualcosa di “sconveniente” tra i due.
 
“Che c’è Cristina, non mi pare il momento di chiuderci qui dentro…dovresti essere in sala operatoria!”
 
“Già, anche tu!”
 
Cristina si sciolse i capelli neri, si tolse il camice e avvicinandosi lo aiutò a fare lo stesso.
 
“Tieni!”
 
Derek la guardò incredulo prima di concentrarsi sul piccolo oggetto che aveva in mano.
 
“Tu vai a pescare… adesso ti mostro quello che faccio io.”
 
Detto questo accese il suo piccolo lettore mp3 e si mise a ballare come una pazza per tutta la stanza, saltando da una parte all’altra.
 
Derek sapeva fin troppo bene che quello era il metodo suo e della moglie per scaricare la tensione.
 
Cristina si fermò incoraggiandolo. “Allora? Dai…”
 
Derek non sapeva che dire per togliersi da quella situazione. “Io…io no! Io non ballo mai in pubblico!!”
 
“E io non pesco!! Ma ho pescato un mostro ti ricordi??” e ricominciò a ballare tirandolo per un braccio.
 
Derek si arrese e accese il suo lettore… non sapeva ballare, lui non ballava!! Cercò di seguire i movimenti di Cristina e poi si rese conto che bastava saltare, non controllarsi, non pensare.
 
Dopo una decina di minuti si guardarono. Cristina si fermò di colpo e avvicinandolo gli strappò l’mp3 dalle mani. “Ok…ora possiamo andare!!”
 
Riaprì la porta accertandosi che Derek la seguisse verso il comparto chirurgico.
 
Era stato facile… Derek la guardò con gratitudine mentre quasi correva nei corridoi. Quella era la donna che gli aveva salvato la vita.
 
 
 
Addison  e Richard si stavano lavando. Il capo aveva deciso di entrare per monitorare la situazione.
Non appena videro Derek varcare la soglia, un sospiro di sollievo fu visibile su entrambi i volti.
Il dottor Currington era un ottimo neurochirurgo, ma Shepherd era il migliore.
Addison non avrebbe fatto operare suo fratello Archy da nessun altro, aveva deciso di portarlo da Los Angeles fino a Seattle per questo.
 
“Dottor Shepherd….sono contento che tu ci abbia ripensato Derek!” Richard lo avvicinò.
 
Entrarono nella sala dove Lexie era già anestetizzata e monitorata.
 
“Allora procederò con un clippaggio per chiudere il colletto dell’aneurisma. Dovremo drenare il liquor e ridurre l’ipertensione endocranica eliminando l’edema. Ho bisogno di plasma e di 0 negativo.
Vorrei che Meredith mi potesse assistere, ma in questo caso avrò bisogno di Avery, so che è coinvolto, ma ha la mano ferma ed  è preciso. Addison tu hai Karev nel caso ci sia bisogno di un cesareo, giusto?” Addie annuì.
“Richard ti chiedo di stare in sala ma di non intervenire, né di mettermi pressione…a meno che io non perda il controllo.”
 I loro sguardi si incontrarono, ricordandosi del vecchio episodio.
“Hunt e la Yang assisteranno nel caso ci siano emergenze cardiache, trombi o embolie polmonari. D’accordo?”
 Tutti annuirono dietro alle mascherine.
 
 
“Bene signori… Bella giornata per salvare delle vite!”
“Bisturi!”
 
 
 

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


Oddio che emozione i vostri commenti! Siete troppo gentili!
Io spero davvero a questo punto di non deludervi.
Lo scorso capitolo era davvero uno dei miei preferiti, per via dei ricordi della vicenda di Jen, che era stata cruciale per Derek e soprattutto per il rapporto tra Cristina e Derek, il fatto che entrambi abbiano vissuto una crisi profonda e che si siano avvicinati così tanto dopo la sparatoria mi ha emozionato molto e mi faceva piacere sottolineare questa parte del loro nuovo rapporto. E poi la frase finale...bè quella non potevo proprio non usarla. Mi emoziona anche solo leggerla!
Ok, ora vado avanti. Buona lettura!










Mark non aveva il coraggio di entrare. Avrebbe potuto vedere tutto dal vetro della galleria, ma le gambe non riuscivano a farlo muovere. Era rimasto lì fuori dalla sala operatoria, seduto per terra, immobile, la testa appoggiata contro il muro.
Era successo tutto troppo velocemente, doveva raccogliere le idee, aveva bisogno che qualcuno gli rispiegasse tutto da capo, perché il suo cervello non riusciva ancora a realizzare e ordinare quella confusione.
Lexie era là su quel tavolo e il suo migliore amico stava cercando di salvarla, insieme a quella che da lì a poche ore sarebbe dovuta diventare sua moglie. Era surreale!
 
Stava davvero per sposare Addison??
Forse non ci aveva mai realmente creduto nemmeno lui, com’era stato stupido.
Quella era una delle classiche decisioni che avrebbe preso il vecchio Sloan: una ripicca!! Lui sposava Addie perché Lexie stava con Avery?? Nel momento stesso in cui questo pensiero prese forma così chiaro, capì che era stato davvero lui l’unico a mentire a se stesso.
Possibile che Addison avesse accettato questa situazione? Lei non era una donna che si abbassava a fare il rimpiazzo, di una  “bambina dell’asilo”, come l’aveva definita lei qualche anno prima.
Gli venne da sorridere… la piccola Grey!! Gli aveva proprio cambiato la vita quella ragazza!
 
E ora che finalmente era pronto ad affrontare la realtà dei suoi sentimenti, pronto a dichiararsi e ad affrontare anche l’ennesimo rifiuto, tutto era stato distrutto di nuovo.
 
Non era possibile, la vita si stava accanendo contro quella ragazza e anche contro di lui…prima Callie e Sofia… Ora Lexie e… SUO FIGLIO! Cos’aveva fatto di male per vivere questo incubo ancora e ancora…
Avrebbe voluto esserci lui su quel tavolo asettico, perché doveva continuare ad assistere impotente alla sofferenza delle persone che amava di più??
 
Callie si avvicinò con un caffè, sedendosi per terra accanto a lui.
 
Mark la guardò…era affranto. Lei non sapeva che dire, non riusciva a vederlo così.
 
Dopo un attimo di silenzio fu lui a parlare.
“Tu…lo sapevi vero?!”
 
Callie lo guardò, poi chiuse le palpebre come per rispondere affermativamente.
“Mi dispiace Mark… Doveva essere lei a dirtelo!”
 
Mark annuì nervosamente in silenzio.
Quello che lo faceva più arrabbiare era l’ingiustizia di tutta questa situazione.
Se l’avesse saputo prima, non si sarebbe mai comportato così, non l’avrebbe mai evitata e non l’avrebbe mai lasciata da sola. Ora capiva perché Avery era stato sempre distante o addirittura escluso… Solo allora si rese conto di quello che aveva accettato quel ragazzo. Mentre lui stesso pensava di poter gestire una relazione in cui avrebbe cresciuto il figlio di un altro pur di stare con Lexie, di fatto Jackson lo stava già facendo e senza ricevere niente in cambio.
 
“Se solo l’avessi saputo…le sarei stato vicino…Io l’ho evitata Callie. E  mi sono perso tutto quanto….Ora se lei…io avrò perso tutto! Tutto!”
 Si nascose il volto tra le mani scoppiando di nuovo in pianto. Callie lo circondò con un braccio e lo strinse a sé.
Non sapeva come fare, non sapeva come consolarlo questa volta. Si sentiva in colpa perché era stata anche una sua decisione quella di mantenere il segreto.
 
Sentì Mark balbettare ancora stretto nell’abbraccio.
“N non è giusto!! Non è giusto… Io l’ho…l’ho detto a Richard di scegliere lei…devono salvare lei! Ma se  il bambino…”
 
“No Mark, non dire niente!! Vedrai che non dovranno scegliere! E se saranno costretti a far nascere il bambino, lui ce la farà…è uno Sloan!! Mark, lui  è come Sofia…ce la farà!!”
 
“E se non dovesse essere come Sofia?? Non può succedere di nuovo…magari questa è la punizione per tutta la fortuna che abbiamo avuto con lei… Magari…magari Sofia è una Torres e per questo ce l’ha fatta e lui…lui sarà un Grey.., e i Grey non sono…”
 
“Mark! Mark…ora stai delirando!! Smettila!”
Gli prese il viso tra le mani e lo guardò dritto negli occhi.
“Guardami! Ora ci alzeremo di qui e verrai con me nella galleria, perché Lexie è laggiù e ha bisogno che tu sia lì a vegliare su di lei. Mi hai capito?? E se faranno nascere il tuo bambino, tu dovrai essere lì ad incontrarlo.”
 
Si alzò e gli tese la mano.
 
 
 
 
 
L’intervento era finito.
Appena uscì nel corridoio Derek fu accolto dall’abbraccio di Meredith!!
 
Tutti si riunirono intorno a lui e agli altri colleghi che stavano uscendo alla spicciolata dal comparto operatorio.
 
“Possiamo ritenerci soddisfatti. L’intervento è andato bene, siamo riusciti a ridurre la pressione endocranica e anche la pressione arteriosa si è stabilizzata, ma dovremo stare attenti ad ogni variazione. Lexie ha un cuore forte.”
 
Posò il suo sguardo su Mark che pendeva dalle sue labbra.
 
“Ora però inizierà la parte più difficile, potrebbe esserci la cosiddetta seconda emorragia entro le prime 72 ore dall’operazione. C’è la possibilità che subentrino alcune complicazioni, vasospasmi e embolie. Dobbiamo monitorarla con attenzione e rilevare qualsiasi cambiamento per intervenire sul momento. La tempestività è la cosa più importante, avrò bisogno dell’aiuto di tutti per questo.”
 
Tatcher che era accorso non appena Meredith si era decisa a chiamarlo, fece forse la domanda più semplice, ma che nessuno dei dottori presenti aveva avuto il coraggio di fare.
 
“Ma…si sveglierà?”
 
“Ora…ora è tenuta in coma farmacologico per permettere al suo cervello di riposare e reagire. Dovremo diminuire i farmaci gradualmente e solo allora potremo constatare i reali danni che ha subito.”
 
“Quali potrebbero essere Derek?” Mark doveva sapere tutto.
 
Derek si concentrò sulle proprie mani prima di alzare lo sguardo in cerca di una risposta che non allarmasse troppo l’amico.
 
“L’ictus ha colpito un’area piuttosto circoscritta. Potrebbe avere dei problemi nell’articolazione e nella comprensione del linguaggio. L’area della memoria non dovrebbe essere stata intaccata, ma il sanguinamento può aver fatto più danni del previsto, anche per quanto riguarda la vista.”
 
Mark si sentì mancare, si appoggià al muro abbandonando la fronte al pugno chiuso. Gli stavano dicendo che Lexie era salva ma che avrebbe vissuto una vita terribile.
Derek si avvicinò stringendogli con calore una spalla nel tentativo di trasmettergli un po’ di coraggio e aggiunse quasi sottovoce.
“Forza Mark! Il bambino sta bene. E’ rimasto stabile per tutta la durata dell’intervento. Ora dobbiamo solo aspettare”.
 
 
 
 
 
 
Mark era abbandonato sulla poltrona accanto al letto di Lexie.
Alex gli doveva dare il cambio, ma Mark non aveva intenzione di lasciare la stanza.
 
Derek aveva cercato di fargli capire che non sarebbe stato di nessuna utilità in quelle condizioni, come aveva detto dopo l’operazione, voleva che ci fosse sempre qualcuno in grado di monitorare la paziente e rilevare ogni cambiamento. Di sicuro Mark era la persona giusta, ma era anche stanco morto.
 
“Sono due giorni che esce solo per andare in bagno… ho provato a farlo ragionare, ma non vuole andarsene!” Derek osservava l’amico dal vetro della porta.
 
“Devi capirlo Derek… è terrorizzato all’idea di perderla senza aver passato con lei almeno gli ultimi due anni delle loro vite!”
 
Aveva ragione Callie, chiunque sarebbe impazzito.
 
“Forse gli farebbe bene passare un po’ di tempo con Sofia…”
 
“Sì, hai ragione! Ma sai, ho paura che vedendo lei, il pensiero del bambino diventi insopportabile…io non credo che riuscirei a sopportare una seconda volta, quello che abbiamo passato con lei. E Meredith??”
 
Derek rispose con un sospiro. Era molto stanco anche lui, negli ultimi giorni era tornato a casa sì e no per un paio di docce. Per fortuna durante il giorno Zola passava nella nursery dell’ospedale così poteva vederla.
 
“E’ con la bambina…e Tatcher! Questa storia la sta mettendo a dura prova… E’ affezionata alla sorella, più di quanto non voglia ammettere e penso che stia recuperando un po’ del senso della famiglia che Ellis non le ha mai trasmesso”
 
Addison si avvicinò a loro dando un ultimo sguardo alla cartella di Lexie.
 
“Allora, novità?” Si rivolse ai due.
 
“No, le sue condizioni sono stazionarie…il bambino sta bene?”
 
“Sì, il fisico di Lexie ha subito un forte stress, ma per fortuna non ci sono stati distacchi della placenta, né sofferenza fetale. La pressione è stabile per ora…Ce la sta mettendo davvero tutta per proteggere questo bambino!!”
 
Callie e Derek la osservarono. Non doveva essere facile per lei continuare a fare tutto questo. Si stava occupando da giorni del bambino di Mark…di un bambino frutto di un tradimento nei suoi confronti.
Addie stava soffrendo, ma come aveva sempre fatto in quei casi, aveva continuato a camminare a testa alta nascondendosi dietro alla sua professionalità.
 
Entrò nella stanza e Mark si svegliò all’improvviso.
 
“Che succede??”
 
“Nulla, sono venuta a controllare come procede.”
 
Mark si alzò dalla poltrona. Gli occhi rossi e la barba lunga.
 
“Vuoi che esca??”
 
Addie lo fermò con un’occhiata.
No, perché dovresti? Puoi rimanere… credo, credo che tu debba restare.”
 
Mark fu colto alla sprovvista, era una situazione molto imbarazzante.
 
Addie misurò la temperatura e la pressione, poi si accinse a fare l’ecografia.
Sentiva su di sé lo sguardo fisso di Mark che osservava ogni movimento. Si rese conto che non aveva mai assistito a un’ecografia di Lexie. Anche lui non immaginava.
Non era sicura di voler assistere a questo momento così intimo ed emozionante, oltre tutto Lexie non era lì con lui a condividere quella gioia.
 
Callie sembrò intuire i suoi pensieri perché entrò e si mise al fianco di Mark, mettendogli una mano sulla spalla. Allo stesso modo Derek si affacciò alla porta mettendosi alle spalle di Addison, così da farle sentire che non era sola in quel momento difficile.
 
Come tante altre volte Addie scoprì il ventre di Lexie mettendo il gel, e le immagini comparvero sul monitor. Sapeva che Mark ormai conosceva quello che stava vedendo, ci era già passato con il nipotino e con Sofia, quindi rimase in silenzio, spostando il monitor nella sua direzione e alzando il volume al massimo.
 
Eccolo, era lì il suo bambino. Si stava succhiando il dito, incurante di tutte le tragedie che stavano succedendo lì fuori. Il suo cuore batteva forte e chiaro, stava bene!
Callie gli strinse la spalla sorridendo, mentre lui con le lacrime agli occhi, rivolse un rapido sorriso a Lexie. Non immaginava sarebbe stato così…aveva sempre voluto una famiglia con quella donna e ora non c’erano i suoi occhi a condividere quell’emozione.
 
Addie aspettò che si calmasse e poi gli lasciò le foto appena stampate sulla coperta prima di andarsene in silenzio.
 
Mark la guardò mentre usciva dalla stanza.
 
“Sta bene vero?”
 
“Sì Mark, starà bene!”
Callie cercò di rincuorarlo, almeno per il momento non doveva preoccuparsi anche di Addie.
 
“L’avete visto? E’ mio…è mio figlio quello!!”
 
“Già!” Rispose Derek sorridendo di fronte a quella emozione così genuina e profonda. “…e sai… credo proprio che se potesse dire qualcosa al suo papà in questo momento, gli  direbbe sicuramente di andarsi a fare una doccia!!”
 
Callie gli fece eco con un cenno della testa.
 
 
 
 
 

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


“Mark non devi avere fretta. L’effetto dei sedativi rimarrà in circolo ancora per qualche giorno, stiamo diminuendo gradualmente per evitare ulteriori traumi al suo fisico..”
 
Derek era seduto sul divano dell’ufficio di Richard.
Come ogni giorno ormai da due settimane avevano preso l’abitudine di incontrarsi lì. Questo faceva bene a Mark, lo aiutava a staccare da quella che era diventata la sua nuova routine.
Gran parte della sua giornata infatti era impegnato ad accudire Lexie.
 
Lui e Mark passavano così la loro pausa pranzo, spesso in compagnia delle loro bambine.
Meredith coglieva allora l’occasione per stare con la sorella, più di una volta aveva dovuto far leva sul suo rapporto famigliare per costringere Mark ad uscire da quella stanza.
Non era corretto forse,ma lui aveva bisogno di staccare e lei avevo bisogno di stare sola con Lexie, non aveva avuto abbastanza tempo per conoscerla.
 
Erano passate un paio di settimane dall’intervento e solamente da qualche giorno avevano deciso di fare uscire Lexie dal coma farmacologico.
Derek poteva dirsi soddisfatto del decorso post-operatorio, non c’erano state ricadute entro le 72 ore e non c’era stato bisogno di intervenire sulla gravidanza. Il fatto che il bambino avesse superato brillantemente queste settimane e crescesse normalmente, era un buon segno. Anche se ci fosse stata la necessità di un parto prematuro, ora i suoi polmoni sarebbero stati più forti e le probabilità di sopravvivenza aumentavano ogni giorno che passava.
 
Ma questo non era quello che voleva Mark.
 
Era commovente come si dava da fare l’amico.
Dopo i primi giorni di angoscia, durante i quali non aveva abbandonato neanche per un secondo la mano della ragazza, ora si era rimboccato le maniche, dividendosi tra Sofia, gli interventi e la cura di Lexie.
Voleva occuparsi lui di tutto: aveva imparato dalle infermiere come prendersi cura del suo corpo, dai fisioterapisti come massaggiarle i muscoli per evitare che si indebolissero troppo; passava ore a leggere libri sulla gestazione e si impegnava nel monitorare i movimenti del piccolo. E tutto questo nella speranza che lei si svegliasse da un momento all’altro e nel terrore che non lo facesse.
 
“Lo so Derek, me lo dici da giorni…e se non si svegliasse per niente?”
 
Derek si abbandonò appoggiandosi allo schienale del divano.
Era la stessa conversazione, ogni giorno. Mark voleva essere rassicurato, ma lui non poteva sbilanciarsi. Tutto quello che poteva continuare a dire era che l’operazione era andata nel migliore dei modi, ma non poteva davvero decidere di fare l’amico e smettere di fare il chirurgo in quel caso. Con Jen era stato lo stesso, aveva dato false speranze e poi tutto si era risolto per il peggio.
 
“Mark è davvero presto per farci un’idea, dobbiamo andare per piccoli passi. Dobbiamo essere contenti che non ci siano state ricadute e che il bambino stia bene. Non sta rischiando una gestosi e potrebbe portare benissimo a termine la gravidanza. Tu ti stai comportando benissimo…”
 
Mark lo guardò, distogliendo per un attimo l’attenzione dalla piccola Sofia che giocava tranquilla, seduta sulla scrivania del capo.
Tutta la stanchezza di quei giorni era disegnata su quel volto. Aveva cercato di essere forte, positivo, ma stava per scoppiare.
 
“Mi sto comportando benissimo??
 Io non ho la minima idea di quello che sto facendo Derek!! Non so cosa fare… Non posso crescere questo bambino se lei non è con me! Voi continuate a dire che lui sta bene, che è forte… ma la verità è che io non so se lo voglio questo bambino senza Lexie!!”
 
Gli costava fatica fare quell’ammissione…fatica e dolore.
 
“Lo vedo muoversi, scalciare, succhiarsi il dito…ieri ha avuto il singhiozzo sai?!” Gli sfuggì un lieve sorriso. “Ma voi continuate a trattare Lexie come se fosse un’incubatrice, come se fosse lui la priorità, ma è lei la priorità…lei!! Questo bambino non può nascere senza una madre!”
 
Derek si avvicinò alla scrivania.
 
“Ma Lexie è la priorità Mark!! Stiamo cercando di riportarla da te, ma devi darle tempo… E’ un miracolo che siano entrambi vivi e che il bambino stia bene, lo sai anche tu! Capisco che tu sia confuso ora e disperato, ma eri disposto a cresce il figlio di Sloane da solo, perché non tuo figlio?? Lei…cosa vorrebbe che facessi??”
 
Mark ascoltava le parole dell’amico cercando di non cedere alle lacrime. Aveva pianto troppo in quei giorni e non voleva che Sofia lo vedesse così.
 
“Lo so…ma sono  io ad aver bisogno di lei!”
 
 
 
 
 
Per fortuna non le avevano dovuto rasare tutti i capelli. Lei ci teneva in particolar modo, Derek non l’avrebbe passata liscia in quel caso.
Gli venne da sorridere mentre cercava di pettinarli delicatamente evitando la cicatrice; si era ricordato di quando si era fatta bionda dopo la loro prima rottura e di come lui ci avesse provato, scambiandola per una nuova dottoressa.
Doveva essere proprio chimica l’attrazione tra loro, se pur non riconoscendola ci si era buttato subito.
Lei ora avrebbe ribattuto che tanto lui ci provava con tutte.
 
Quello era il momento della giornata che preferiva, tutti se n’erano andati e finalmente nessuno lo stressava per farlo andare a casa o farlo mangiare. Era il momento in cui si spegnevano le luci nei corridoi e lui rimaneva solo nella stanza con Lexie.
I primi giorni gli era sembrato stupido, ma ora era diventato normale parlarle. Sperava che la sua voce l’aiutasse a tornare da lui e aveva letto che anche al bambino faceva bene, visto che poteva già sentire i suoni esterni.
 
Quella sera, come ogni sera, le fece un massaggio ai piedi, sapeva che non serviva a molto visto che non li affaticava, ma si ricordava che a Callie dava sollievo, così come quella famosa crema idratante per la pelle secca, che le aveva consigliato poche settimane prima.
L’avrebbe odiato per sempre per quella battuta e ora sapeva il perché.
Quanto avrebbe voluto che lo sentisse lì vicino a lei, se solo avesse saputo prima di essere il padre del bambino, tutte quelle cose le avrebbe fatte con lei, così come aveva  fatto con Callie, con la differenza che lei non era un’amica, non era un errore di una notte, lei era la donna che amava.
 
Fu distolto dai suoi pensieri quando sentì bussare alla porta.
 
Jackson entrò col carrello.
 
“Ho portato le flebo per la notte! Ci pensa lei?”
 
Mark si alzò velocemente coprendo le gambe di Lexie. Era in imbarazzo, o meglio era in imbarazzo perché dentro di sé lo infastidiva che Jackson la vedesse così…come se lui non conoscesse il suo corpo… Si diede mentalmente dello stupido.
 
Colse lo sguardo di Jackson che indugiava sul volto della ragazza, prima di voltarsi e dirigersi verso la porta.
 
“Avery!” Lo chiamò.
 
Jackson si bloccò sorpreso voltandosi verso di lui.
 
“Scusami! Scusami per quello che ti ho detto…sei stato…ti ho giudicato male!”
                                         
Jackson era senza parole!
 
Mark continuò. “So che la ami. Nessuno avrebbe fatto quello che hai fatto tu… Io non immaginavo, sono stato un perfetto stronzo!”
 
“Dottor Sloan non credo abbia importanza adesso…Io ho agito com’era giusto! L’unica cosa importante era Lexie, l’abbiamo fatta soffrire entrambi. Siamo stati due perfetti stronzi!”
 
Si guardarono annuendo.
 
“Voglio che tu sappia che comunque vada…ecco io vorrei che tu facessi parte della vita di questo bambino!”
Ce l’aveva fatta. Erano giorni che pensava di affrontare questo discorso, ma non riusciva a decidersi, ora l’aveva fatto. Non era stato semplice, ma si sentiva meglio.
 
Jackson era evidentemente emozionato. “Grazie… grazie Mark!”
 
Rimasero entrambi in silenzio ad osservare Lexie, ascoltando il battito del suo cuore proveniente dal monitor.
 
“Avete…Hai già pensato al nome?” Probabilmente avrebbe voluto essere lui ad aiutare Lexie in quella scelta, ma questo era nella vita di prima, ora tutto era cambiato e probabilmente lei non avrebbe potuto fare nessuna scelta.
 
Mark prese la mano della ragazza e continuò a fissare quel volto immobile.
 
“Sì…credo di avere un’idea… credo di sapere quale nome sceglierebbe lei!
Ma… aspetto che sia lei a dirmelo!”  Rispose voltandosi di nuovo verso Jackson, che non gli prestava più attenzione.
 
Che domande gli faceva se poi non lo ascoltava?
Poi sentì un mugolio, qualcosa si stava muovendo. D’istinto guardò il pancione, capitava spesso che il bambino si muovesse o che ci fossero delle contrazioni. Ma no, era la sua mano.
 
Lexie si stava muovendo, si stava svegliando.
 
“Derek…chiama Shepherd!!”
 
Avery uscì di corsa dalla stanza.
 
 
 

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


Grazie ragazze...come sempre!




“Non ti devi abbattere, è normale…il suo fisico ha bisogno di riprendersi, dobbiamo darle tempo!”

 
Mark era seduto nel corridoio, la testa nascosta tra le mani. Quel calvario sembrava non avere una fine. Lexie finalmente aveva dato i primi segnali di ripresa. Derek era accorso non appena saputa la notizia e l’aveva visitata scrupolosamente. Era cosciente, le pupille reagivano agli stimoli e poteva comprendere quello che le stavano dicendo.
 
“Mark lo so che sei abbattuto, ma è un buon segno credimi. Le possibilità che la vista fosse compromessa erano alte. E poi ci ha riconosciuto, le aree deputate alla memoria e alla comprensione del linguaggio non sono state intaccate.”
Derek si accorse che l’amico non reagiva. Decise di sedersi accanto a lui. Lo stavano aspettando per un consulto dell’ultimo minuto, ma  non poteva lasciarlo così.
Fece un profondo sospiro prima di continuare con tono sommesso.
 
“Ok, ti parlo da neurochirurgo ora, non da amico e ho intenzione di essere assolutamente sincero.
 Le lesioni che ha riportato Lexie non lasciavano sperare in una ripresa così rapida, io per primo non pensavo che si sarebbe svegliata così presto. Le abbiamo tolto il respiratore, i polmoni sono sani, ma sai anche tu che le corde vocali possono risentirne.”
 
“Ma non riusciva a parlare Derek…non riesce a parlare!!”
 
“Sì Mark, non ancora. L’edema si deve ancora riassorbire e credimi, la ripresa è graduale ma si verifica intorno alle prime settimane. L’area di Broca, quella colpita dall’ictus regola proprio il riconoscimento del linguaggio, quindi è probabile che si sviluppi l’afasia. Ne avevamo già parlato, credevo fossi preparato.”
 
“Come si può essere preparati? Hai visto i suoi occhi, capisce, mi vede, ma li hai visti?? Non può parlare, non può muoversi. Che vita è questa?”
 
“E’ troppo presto, possibile che tu non ti renda conto dell’importanza di questo risveglio? Qui ci sono persone che non si risvegliano mai. Lei ha la possibilità di migliorare, ci sono i migliori logopedisti e fisioterapisti! Le cellule danneggiate possono riprendere la loro funzione, le aree del cervello hanno una loro plasticità, possono cambiare le loro funzioni per sopperire al danno… Mark non è una delle tue cicatrici... è il cervello, può cambiare.”
 
Mark si alzò spazientito.
 
“Basta! Basta con la tua plasticità, le aree…quella non è la mia Lexie!! Non è lei, non vorrebbe vivere così!”
 
Derek si alzò ancora più arrabbiato. Era distrutto per quella ragazza, fare quell’intervento gli era costato tantissimo, non aveva fatto altro che monitorare la sua situazione giorno e notte, sapeva che se non ce l’avesse fatta, sarebbe morto anche lui con Lexie e anche la sua carriera non avrebbe avuto più senso di fronte a quella responsabilità. Come poteva non capire? Ora che finalmente c’erano dei miglioramenti, ora che lui festeggiava quel risveglio come un successo completo, Mark si faceva prendere di nuovo dalla paura e si tirava indietro.
 
“Perché non hai fiducia?? Non hai fiducia in me, non hai fiducia in lei. Ora deve riposare, dalle il tempo di cui ha bisogno. L’abbiamo salvata Mark, ora ha bisogno di tutto il nostro aiuto per tornare a vivere. Ehi ascolta, non farlo…non fare così. La depressione post-ictus è molto frequente e non fa altro che peggiorare le condizioni di questi pazienti. Sei stato con lei finora, non spaventarti, non farlo!”
 
Mark gli rispose con uno sguardo che gli fece salire le lacrime agli occhi.
Si sentiva tremendamente in colpa per quelle parole, sapeva che non era mai scappato era sempre rimasto al fianco di Lexie e ci sarebbe rimasto qualsiasi cosa fosse successa, ma doveva assolutamente scuoterlo da quello stato, che rischiava di vanificare tutti i progressi.
 
In quel momento Alex e Addison uscirono dalla stanza, seguiti da Jackson.
 
 
“Tutto bene, il risveglio non ha causato cambiamenti rilevanti. L’ossigenazione dei tessuti è buona anche ora che non è più intubata.” Addie cercò di distogliere lo sguardo da Mark controllando qualcosa di inesistente sulla cartella.
 
“Quindi sta bene…voglio dire quelle contrazioni?”
 
“Sono le contrazioni di Braxton Hicks, sono assolutamente normali. Non sono dolorose, semplicemente è l’utero che si contrae in seguito ai cambiamenti e agli stimoli esterni, ma possiamo stare tranquilli, non c’è nessuna minaccia di parto prematuro per ora.”
Professionale e distaccata, ecco com’era la dottoressa Montgomery.
Mark si accorse della monotonia nella voce della donna, ma cos’avrebbe dovuto fare? Era preoccupato per suo figlio, il fatto che lei fosse coinvolta come medico rendeva tutto così difficile. Ora che ci pensava l’aveva letto…questa cosa di Braxton-qualcosa la doveva aver letta una delle tante notti passate lì dentro. Era una domanda evitabile, forse era entrato troppo nella parte del padre apprensivo.
 
“Sì Mark sta benissimo, dovevi vederlo poco fa, è un bel bimbo vivace…non si ferma un attimo!”
Alex sorrise rivolgendosi a Mark che sembrò leggermente sollevato, mentre al contrario l’espressione di Addison si rabbuiava di minuto in minuto. Alex si accorse di aver fatto una delle sue gaffes e si schiarì la voce cercando qualcosa per togliersi dall’imbarazzo, di sicuro Jackson non era la persona più indicata per venirgli in aiuto.
 
“Bè…ora ti conviene entrare, Lexie ha chiesto di te…”
 
“…Ha chiesto…?”
 
Mark e Derek si lanciarono uno sguardo fulmineo e si precipitarono nella stanza senza dare spiegazioni.
 
 
 
 
 
“Lexie! Lex amore mi senti?”
 
Lexie sembrava ancora addormentata così come l’avevano lasciata poco tempo prima.
 
“Lex?” Mark le prese la mano, senza ottenere una reazione.
 
E poi finalmente le palpebre si aprirono di nuovo.
Era un sollievo per Mark rivedere quegli occhi, dentro di sé pensò che avrebbe ringraziato ogni giorno della sua vita per quegli occhi.
Lexie sembrava più vigile ora, riusciva a riconoscere quei due volti davanti a lei. Riusciva a vedere il sorriso incoraggiante di Derek e le lacrime pronte a straripare dagli occhi di Mark.
Con uno sforzo che le sembrò enorme, riuscì finalmente ad aprire la bocca e un suono roco uscì quasi incontrollato quando cercò di parlare.
Infine concentrandosi ci riuscì.
 
“Mark…”
 
Era poco più che un sussurro, ma bastò per far straripare quelle lacrime.
 
“Dimmi, piccola, sono qui…”
Rispose lui con lo stesso sussurro baciandole la mano ancora stretta tra la sua.
 
“…d-dietro..”
 
Mark la guardò confuso. “Come?”
 
“…dietro..”
 Lexie si rendeva conto che non era quello che doveva uscire dalla sua bocca, ma lo sforzo era troppo.
 
Mark si voltò verso Derek con aria interrogativa, non capiva cosa voleva dire.
 
Derek comprese al volo e intervenne. “Lexie va tutto bene. Riprova…cosa vuol dire dietro, forza…”
 
Lexie distolse lo sguardo dai due, ora si sarebbe voluta mettere a piangere lei, pensare con quel mal di testa non era semplice.
Infine si decise a posare di nuovo il suo sguardo su Mark, quasi come se lui potesse suggerirle.
 
“…S schiena…mia schiena!”
 
Ce l’aveva fatta, riabbandonò la testa sul cuscino, esausta.
 
Mark scoppiò in un sorriso tra le lacrime che continuavano a scendere.
“La schiena…amore.. come ho fatto a non pensarci…ti fa male la schiena!! E’ normale, sai l’ho letto…ho letto un sacco di cose. La schiena!! Derek, possiamo spostarla su un fianco vero?”
 
Derek aiutò l’amico sorridendo. Era felice, strano come a volte una parola così insignificante potesse cambiarti la vita. Era un buon segno, decisamente un buon segno.
 
 
 
 
 
Era stata una giornata densa di emozioni, Lexie era stanchissima e anche lui.
Pian piano erano passati tutti, Meredith, Molly e il padre…Izzie con una fornitura gigante dei muffin preferiti di Lexie e via via tutti i loro amici e colleghi.
Lexie aveva riconosciuto tutti e nonostante le parole ancora faticassero ad uscire era riuscita perfino a lasciarsi andare ad un paio di sorrisi.
La riabilitazione sarebbe iniziata subito, in questi casi bisognava intervenire tempestivamente per stimolare le cellule cerebrali. Dopo l’ultima TAC Derek si era mostrato molto positivo, l’edema si sarebbe sicuramente riassorbito di lì a qualche giorno e questo avrebbe migliorato la sua capacità di parola, la fisioterapia l’avrebbe aiutata invece a recuperare l’uso completo del braccio sinistro, ancora rigido. Era stata fortunata, spesso l’intera parte sinistra del corpo rimaneva paralizzata in ictus come il suo.
Ma Lexie aveva fretta, aveva un bambino a cui pensare, voleva tenerlo in braccio e insegnargli a parlare, questo l’avrebbe spronata a guarire il prima possibile.
 
 
Mark era fuori di sé dalla gioia; il pensiero che solo poche ore prima era stato bloccato dal panico nel vederla così, ora lo faceva vergognare. Derek aveva ragione, doveva aver fiducia in lei.
 
Non gli sembrava vero, per la prima volta le sue parole non cadevano nel vuoto.
La fece sorridere con la storia dei massaggi serali e impazzì di gioia nel vedere che soffriva ancora il solletico. Ogni cosa, ogni piccolo attimo aveva tutto un altro sapore ora. Ed erano finalmente insieme.
 
“…e ora mammina dobbiamo riposare. Va bene così?”
 
La fece sdraiare su un fianco sistemandole un cuscino tra le gambe come aveva imparato a fare in quei giorni. Lexie era stupita da tutte le attenzioni di cui era stata oggetto senza nemmeno rendersene conto.
Quanto avrebbe voluto essere in grado di fare un discorso, di potergli spiegare. La situazione era così strana e così naturale allo stesso tempo. Si era addormentata che lui doveva sposarsi nel giro di qualche ora e si era risvegliata con un compagno e un padre premuroso. Forse era un sogno…nei sogni a volte non si può parlare. Il fatto che lui ora sapesse tutto e che fosse così felice era… incredibile.
 
“Ecco…io sarò qui accanto se avrai bisogno di qualsiasi cosa. Se russo puoi sempre chiamare l’infermiera e farmi picchiare da lei…sono sicuro che ne sarà felice!” 
 
Lexie rispose con un sorriso. Chissà se lui poteva leggere nei suoi occhi quanto lo amava in quel preciso momento. Con la mano sana gli fece segno di avvicinarsi e sedersi sul letto accanto a lei.
 
Mark sorpreso si avvicinò, aveva capito.
Non so Lex, non vorrei…”
 
Lei lo zittì incoraggiandolo con un cenno della testa.
 
Mark si sdraiò accanto a lei abbracciandola da dietro, iniziò ad accarezzarle i capelli, un gesto ormai spontaneo in quei giorni di veglia.
Lexie sospirò avvolta in quel senso di calore e protezione che il corpo di lui le infondeva.
 
“Buonanotte Lex!”
Le bisbigliò all’orecchio prima di allungarsi a spegnere la luce, tornando poi ad avvolgerla. La sua mano indugiò un po’ sul profilo di Lexie prima di posarsi delicatamente sul pancione.
“Buonanotte anche a te campione!”
 
“Mark?”
 
“Dimmi....”
 
“Ti… amo!”
 
“Anch’io ti amo piccola Grey!”
 
Le sussurrò all’orecchio prima di posarle un bacio sul collo e abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.
 
 

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


Come sempre non posso far altro che ringraziare chi legge questa ff.
Finalmente iniziamo con i capitoli un po' meno tristi! ^^





“Ehi.. ma è il mio pranzo!!! Ti preferivo quando non lo muovevi quel braccio?”
 
Alex si ritrovò a guardare il suo piatto ormai vuoto mentre Lexie prendeva posto accanto a lui dando un morso all’hamburger dell’amico.
 
“Non è colpa mia…devo allenarmi! Hai visto come sono diventata veloce?”
Rispose la ragazza ancora con la bocca piena.
“…e poi è il bambino che ha fame…non puoi dirgli di no, che zio sei??”
 
“Io sono lo zio pesante non ricordi?? Quello figo si sta divertendo ad aprire qualche testa in questo momento! E lo zio pesante dice che non puoi finire tutto il mio pranzo altrimenti scoppierai!”
 
Il broncio di Lexie era qualcosa a cui non sapeva resistere.
 
“Che succede qui? Ti prego dimmi che non stai mangiando quella cosa tutta unta!”
 E così facendo Mark si limitò a togliere il panino dalle mani della compagna consolandola con un bacio sulla fronte.
 Alex non riuscì a trattenere una risata.
“Visto?? Anche il papà è pesante…”
 
“Vi odio!” rispose Lexie appoggiandosi rassegnata allo schienale della sedia.
 
“No, non è vero…” Rispose Mark sornione mentre le metteva davanti il suo pranzo.
Lexie accolse schifata quella visione. Era vero, doveva stare attenta alla dieta, ma non ne poteva più di cibi sani e idratazione controllata e vitamine eccetera eccetera.
 
“Sì è vero invece!! Non faccio altro che fare esercizi, esami e esercizi ancora. Esercizi per il braccio, esercizi per le parole, esercizi per la schiena, esercizi per la respirazione… sono stanca Mark, ma tanto…” Cercò di guardarlo con l’espressione più afflitta che poteva. “…potremmo fare uno strappo alla regola ogni tanto. Non so un cheeseburger?”
 
Mark si sforzò di rimanere impassibile concentrandosi sulla sua insalata.
 
“…patatine fritte?” Lexie non mollava. …”Un cioccolatino ogni tanto?? Una montagna di cioccolatini!!”
 
Mark tornò a guardarla negando con la testa e avvicinandole ancora di più il piatto.
 
Alex aveva ricominciato a mangiare come se niente fosse, sporcandosi di ketchup.
“Mmm che buono…sai cosa, credo che ne prenderò un altro!!” le parole erano appena riconoscibili vista la bocca piena.
 
Mark si lasciò andare a una risata seguito subito dal collega. Era chiaro che la stavano prendendo in giro.
 
“Oh che stronzi!!” rispose lei esasperata iniziando a sbocconcellare qualche foglia della sua insalata.
“Ah ma me la pagherete eh…”
 
 
“Ehi vedo che il logopedista funziona anche con le parolacce!” Meredith si era unita al gruppetto proprio in quel momento.
 
“Sì…è colpa loro. Ma prima o poi finirà questo calvario e non avranno più il monopolio della mia bilancia!!”
 
Alex le passò il suo succo di frutta. “Tieni dai, questo te lo regalo...”
 
“Grazie tante!” Rispose Lexie sarcastica strappandogli di mano la confezione.
 
“Dai Lex, lo facciamo per te, lo so che sei stanca di tutta questa tabella, ma è importante che tu resista qualche altra settimana. Ti sei comportata benissimo fino ad ora, non puoi mollare…”
 
Il tono di Mark non era più scherzoso come prima, capiva benissimo come si sentiva la compagna, era stata una gravidanza molto faticosa, soprattutto la riabilitazione dopo l’intervento era stata particolarmente dura per lei. Come aveva detto Derek, era importante che si sfruttassero appieno le prime settimane per stimolare al meglio i neuroni, ma di sicuro non era semplice riprendere a parlare, a camminare e a compiere i gesti più semplici, specie se al settimo mese di gravidanza.
Avrebbe voluto tanto aiutarla e accontentare ogni sua voglia, ma la priorità era lei in questo momento e come gli avevano detto più volte i fisioterapisti, era importante che lui la spronasse a fare da sola e non cedesse all’istinto di fare le cose al posto suo.
Anche per lui era stato difficile starle accanto in quelle settimane, ma i progressi non erano tardati ad arrivare e ora sarebbero tornati a casa insieme finalmente.
 
“Lo so Mark…vorrei solo non essere più così lenta e …gigantesca!”
 
Ecco adesso era uno di quei momenti. Era assurdo come fosse rapida nei cambiamenti d’umore! Mark lanciò uno sguardo rassegnato a Meredith, erano abituati ormai.
Le prese la mano costringendola a guardarlo per rassicurarla, ma Alex fu più veloce.
 
“Vedi? Un motivo in più per evitare gli hamburger!!”
 
“Alex…sei senza speranza!!” Meredith non ci poteva credere, era sempre il solito.
Cercò di cambiare argomento per tirare su la sorella.
 
“Allora quand’è che te ne torni a casa?”
 
“Se tutto va bene domani mi dimettono… dovrò recuperare un po’ delle mie cose…”
 
“A quelle ci penso io se vuoi…le porto da Mark domattina prima del turno!” Alex si era davvero proposto di aiutarla col trasloco?
 
“Lo faresti davvero?”
 
“Certo…così Izzie ed io finalmente avremo la camera di Meredith e Derek…avere il bagno in camera è mille volte più comodo!!”
 
“Ah ecco!”  
Lexie abbandonò di nuovo la forchetta appoggiandosi allo schienale.
 
“Tutto bene Lex?”
 Chiese Mark preoccupato, appoggiandole una mano sulla gamba mentre lei prendeva un profondo sospiro massaggiandosi il ventre.
“Un’altra di quelle contrazioni?”
 
“No no… è solo che ho mangiato troppo!”
 
“Ma se non hai quasi toccato la carne? ” Effettivamente il piatto era ancora pieno di cibo.
“Tieni, mangia almeno la mia mela!”
 
“Che schifo Mark! Lo sai che le odio…e poi provaci tu a mangiare con un culetto che ti schiaccia lo stomaco! Non ci entra più niente!” Rispose sorridendo.
 
“E’ solo questione di qualche settimana…”
 
“Dieci Meredith, dieci per arrivare alla 40^! E io credo già di poter scoppiare da un momento all’altro!”
 Rispose alla sorella bevendo un ultimo sorso di succo, prima di guardare l’orologio e cambiare espressione.
“Ma è tardissimo!! Mark non mi dici niente? Devo rientrare in stanza prima che arrivi la fisioterapista, chi la sente adesso quella? E’così… acida!”
 
“Forse perché di solito i pazienti non dovrebbero vagare per l’ospedale e mangiare in mensa con i medici!” La rimproverò bonariamente Mark aiutandola ad alzarsi.
 
“Ma io sono un medico!” Protestò Lexie, dandogli un rapido bacio sulle labbra.
 
Staccandosi videro entrare Addison con Miranda e Teddy. Lei fece finta di non vederli e si diresse velocemente verso il bancone.
Era sempre così imbarazzante ritrovarsi a pochi passi. Lexie si sentiva in colpa, avrebbe voluto parlarle, scusarsi…ma che scuse e scuse…non  sarebbero servite a nulla. Aveva dormito col suo uomo e di lì a poco avrebbe dato alla luce suo figlio, un bambino che continuava a vivere proprio grazie a Addie.
Anche gli altri erano in evidente imbarazzo, non era semplice gestire quella situazione. Non dovevano far altro che aspettare che le acque si calmassero e cercare di non peggiorare ulteriormente le cose.
 
“Ok…io…io scappo!” Detto questo si diresse verso la porta velocemente, o almeno il più velocemente possibile.
 
Mark si grattò la barba sospirando e tornò a sedersi al tavolo con i colleghi, i quali lo guardavano perplessi.
 
“Lo so, non guardatemi così…dovrei parlarle!”
 
“No Mark forse è meglio se per ora la lasci stare…non penso sia il caso di discutere!”
Meredith era amica di Addie ormai, ma in fondo anche lei aveva una sorta di senso di colpa nei confronti di quella donna. Le aveva rubato il marito per ben due volte e anche se tecnicamente era stata lei a tradirlo con il suo migliore amico, si rendeva perfettamente conto dell’amore che Addison provava per Derek. Ora un’altra Grey aveva distrutto il suo “quasi” matrimonio e lei non sapeva proprio che dirle.
Era così felice per la sorella, dopo tutto quello che avevano passato quei due, si meritavano un po’ di felicità, come poteva cercare di consolarla…proprio lei?
 
“Ah Mark lascia perdere… vi eravate già lasciati quando hai scoperto del bambino! E’ vero l’hai tradita…ma con Lexie!! Andiamo Lexie è un’attenuante, lo sapevano persino i muri di quest’ospedale che sareste tornati insieme!”
La filosofia di Alex era sempre quella…non farsi problemi.
 
“Credo che Lexie sia proprio tutto il contrario di un’attenuante!” rispose Meredith.
 
“Già!”  Mark diede un rapido sguardo al tavolo di fianco, ora che Addie si era seduta e gli dava la schiena parlando con le due colleghe.
 
“… Qui c’è l’aggravante Grey!”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


Finalmente aveva finito, si era tolto il camice e ora poteva dedicarsi alla sua serata.
Era agitato, quella sarebbe stata l’ultima notte di Lexie in ospedale e anche la sua. Sarebbe stata una serata speciale, aveva preparato tutto nei minimi dettagli e non vedeva l’ora di correre nella sua stanza.
A passi veloci uscì dall’ascensore.
 
“Grazie Arizona, sei stata un angelo…io non avrei saputo come fare!”
 
Arizona era lì nella hall dell’ospedale e lo stava aspettando con Sofia. In realtà stava aspettando Callie per tornare a casa, ma Mark le aveva chiesto un piccolo favore e perciò era arrivata con un po’ di anticipo.
 
“Ma figurati Mark, mi ha fatto piacere! Ecco qui…c’è tutto!”  Gli sorrise passandogli una borsa enorme.
 
“Grazie!” Mark le diede un bacio sulla guancia. Era raggiante, non si ricordava l’ultima volta che l’aveva visto così felice.
Lo guardò tornare di corsa verso l’ascensore che rischiava di chiudersi.
 
“In bocca al lupo!” Si scambiarono un ultimo sguardo complice prima che le porte si chiudessero.
 
 
 
 
Sempre a passo spedito uscì al reparto di maternità. Ora che la gravidanza era così avanzata avevano deciso di trasferirla lì dopo il normale ricovero in neurologia.
 
Fece per entrare nella stanza di Lexie quando la porta si aprì rischiando di colpirlo.
 
Scusi!”
 
Addison si bloccò ritrovandoselo di fronte.
Questa non ci voleva, era in anticipo, di solito lei riusciva ad andarsene prima che lui arrivasse. Nessuno ne parlava apertamente con lei, anche le infermiere bisbigliavano al suo passaggio, ma sapeva che Mark passava tutte le notti lì in ospedale e sapeva anche che una volta dimessa, Lexie avrebbe ripreso il suo posto nell’appartamento in cui aveva vissuto lei fino a qualche settimana prima.
 
Mark imbarazzato si spostò per permetterle di uscire e vide lo sguardo di lei indugiare sulla sua figura prima di rabbuiarsi e scappare via.
L’aveva visto!
 
 
Raccolse un attimo le idee ancora davanti alla porta aperta, quando si accorse che Lexie stava uscendo come un fulmine con un borsone in mano.
 
“Ma…ma dove cavolo stai andando?”
Era stupito, che stava facendo? Forse l’avevano già dimessa, forse avevano avuto una discussione lei e Addison, altrimenti non si spiegava tutta quella furia.
 
“Devo andare Mark…devo andare, ho il corso preparto qui sotto al poliambulatorio…e come al solito sono in ritardo, ritardissimo!!”
 
Mark si rilassò, per un attimo aveva pensato che fosse successo qualcosa di grave. Poi si riprese.
 
“Ehi allora vengo anch’io!” disse posando la sua borsa piena di roba e cercando invece di prendere quella nelle mani di Lexie.
 
“No! Tu non vieni…non puoi! I papà non servono!”
 
“Come sarebbe a dire non servono?? Si era deciso che ci sarei stato, io voglio assistere al parto Lex!”
Questo era assurdo, era già la seconda settimana che Lexie frequentava il corso e la prima volta si era semplicemente scordata di dirglielo.
 
“Sì Mark, tu ci sarai, ma le prime sedute sono solo per le mamme, si tratta di esercizi e respirazione, yoga, rilassamento…nessun padre c’è, ti annoieresti e basta in mezzo a venti balene che fanno stretching!”
 
Mark si sedette pesantemente sul letto allargando le braccia.
“E quando si suppone che saremo ammessi nella setta?”
 
“Boh credo intorno alle ultime settimane…ci faranno vedere le sale, spiegheranno le fasi del parto e immagino che vi insegneranno come rendervi utili…ma poi Mark tu sei un medico, sai già assistere a un parto… e anche con Sloane…”
 
“Sì bè…diciamo che con Sloane  ha fatto tutto Teddy! Io non mi ricordavo nemmeno di essere un medico in quel momento. Un conto è far nascere un neonato un conto è assistere alla nascita di tuo figlio…insomma Lexie, io pensavo che sarebbe stato bello farlo insieme.”
 
Lexie tornò indietro intenerita a quelle parole.
“E infatti lo faremo…” Lo premiò con un bacio e tornò verso la porta.
 
“Non è necessario che mi aspetti, se vuoi andare a casa…almeno passi l’ultima notte comodo nel tuo letto prima che venga ad  invaderlo!”
 
Mark si ricordò solo allora della sua serata speciale e lanciò un rapido sguardo alla borsa lasciata per terra.
 
“No…io rimango qui a guardarmi un po’ di tv! Mi piace stare scomodo con te!”
 
La vide uscire e si alzò immediatamente per preparare.
 
 
 
 
Lexie aprì la porta trafelata.
 
“Eccomi…scusa ma le ragazze si sono fermate a chiacchierare e…”
 
Si fermò sorpresa vedendo la stanza in penombra. Le rose e il tavolo apparecchiato. Di Mark nemmeno l’ombra.
 
Era ancora a bocca aperta, proprio non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi in una stanza d’ospedale così.
 
Mark si schiarì la voce entrando alle sue spalle.
“Eccoti, pensavo non arrivassi più!”
 
La superò e corse a spostarle la sedia invitandola ad accomodarsi a tavola.
 
“Ma tu sei… Come mai?”
 
“Incredibile?” Le rispose Mark ammiccando mentre l’aiutava a sedersi.
 
“Sì incredibile..” Rise Lexie riconoscendo la “loro” parola.
 
Mark si avvicinò al tavolo con due sacchetti.
 
“Ho pensato che questa è una serata speciale per noi. Domani torneremo a casa nostra e dobbiamo festeggiare!”
Le sorrise mettendole davanti la sua cena.
“In realtà questo non è molto romantico lo so, li ho dovuti ricomprare perché la cena di Arizona si è raffreddata e non era più commestibile.”
 
Lexie aprì il sacchetto riconoscendo già il profumo invitante. Quando lo guardò i suoi occhi erano a dir poco sognanti.
“Mark!!” urlò ridendo eccitata.
 
“Avevamo detto uno strappo alla regola…uno però!”
Era divertito dalla reazione di lei, sembrava una bambina mentre si buttava sul suo cheeseburger gigante.
L’aveva veramente tenuta a stecchetto per tutte quelle settimane, il cibo dell’ospedale era quello che era e unendo il fatto che dopo l’ictus poteva avere dei problemi di deglutizione e la possibilità di una nuova ipertensione, si era dovuta accontentare per lo più di cibi semiliquidi e senza sale. Ma ora si meritava un premio.
 
“Grazie! Grazie!!” disse lei con la bocca già piena.
 
“Ehi ehi, ma vai piano però, non vorrai affogarti!”
 
“Mmm … Bè oggi abbiamo fatto degli esercizi assurdi….” Continuò a parlare tra un boccone e l’altro senza dargli ascolto.
“… sulla palla, sai quella palla enorme gonfiabile… serve per allenare il bacino, ma io non lo so, la mia schiena sembra bloccata. Eppure credimi io dico di essere enorme…cioè la sono…ma non è niente in confronto ad alcune. Non so capisco come ce la facciano…voglio dire la mia schiena mi sta già uccidendo così, mi stupisco che resistano. Ma boh…l’ostetrica dice che dipende dalla posizione del bambino…”
 
Mark la guardava sorridendo mentre mangiava il suo panino senza riuscire a dire una parola.
Era davvero incredibile quella ragazza, riusciva a fargli sembrare bello anche parlare di smagliature e mal di schiena. Quanto gli era mancata? Quanto gli erano mancati quei monologhi strampalati.
Quante cose erano successe in così poco tempo, tutta la sua vita era stata stravolta eppure gli sembrava di non averla mai lasciata andare via. Era come se avesse aspettato tutta la vita per quel momento, come se avesse sempre saputo che sarebbe arrivato.
Era vero, le anime gemelle esistevano!
 

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


Eccomi qui con un altro capitolo dolcioso. Adesso che si sono ritrovati bisogna concedergli un po' di pace. Spero di non annoiarvi con questi capitoli senza tutta l'azione dei precedenti. Comunque grazie come sempre dei complimenti che mi fate, mi fa sempre troppo piacere leggerli. Purtroppo tutti i capitoli della ff sono già finiti e non durerà all'infinito, ma devono succedere ancora un po' di cose! ^^
Buona lettura!






Ormai avevano finito di cenare, Lexie si era fatta una doccia e ora era già pronta ad andare a letto.
Seduta sul letto si stava mettendo la crema.
Mark la osservava con la coda dell’occhio mentre sistemava la stanza. Era bella. La gravidanza l’aveva resa ancora più femminile e amava seguire i cambiamenti del suo corpo.  Dopo qualche paranoia iniziale ora si sentiva a suo agio, del resto le era rimasto accanto per tutti i giorni del coma e della riabilitazione, prendendosi cura di lei. Probabilmente a quel punto, Mark conosceva il suo corpo meglio di quanto non lo conoscesse lei stessa.
 
“Avevi ragione…questa crema è miracolosa e poi ha un profumo…”
 
“Te l’avevo detto…”
 
“Me l’avevi detto nel mezzo di un litigio parlando della madre di tua figlia…non hai avuto un gran tatto!” Lo guardò critica.
 
“Ok ok…lo ammetto, hai ragione!” Questo era il metodo migliore, bastava darle ragione.
 
“Come sempre!” disse Lexie soddisfatta alzandosi faticosamente dal letto e portandosi le mani alla schiena.
 
“Vieni qui che ti faccio un massaggio!”
 
Lexie si appoggiò al letto mentre Mark iniziò a massaggiarle piano la parte bassa della schiena. Ormai aveva imparato come fare e quello sembrava essere l’unico metodo per darle un po’ di sollievo. La sentì lentamente rilassarsi man mano che la tensione si allentava.
Le ultime settimane sarebbero state lunghe, il bambino sembrava crescere molto e Lexie era stanca. Il fatto di tornare a casa lo metteva un po’ in ansia, lì almeno era sempre controllata dai medici, dalle infermiere e lui per primo poteva andare a farle visita durante il giorno, ma a casa sarebbe rimasta da sola per gran parte della giornata. E se fosse successo qualcosa in sua assenza?
Forse avrebbe dovuto prendere un congedo, ma Lexie non glielo avrebbe mai permesso, protestando che era in grado di badare a se stessa.
Quel discorso lo avevano già affrontato e lei non ne voleva sapere, oltre tutto abitavano di fronte all’ospedale e sarebbe stata impegnata ancora con la fisioterapia per qualche tempo, quindi si sarebbero visti comunque.
 
Lexie sospirò tirandosi su da quella posizione.
“Grazie…ora va meglio! Ti dispiace se mi stendo, sono stravolta oggi… il corso e la cena mi hanno dato il colpo finale.”
 
L’aiutò a stendersi nel letto tirandole su la testiera e sistemandole i cuscini.
Mark controllò che tutto fosse in ordine e si diresse verso il bagno. Doveva cambiarsi e soprattutto raccogliere le idee.
Rimase immobile a guardare il suo viso riflesso nel piccolo specchio. Quello era il momento.
 
Quando tornò nella stanza la trovò intenta a leggere un libro ascoltando distrattamente la tv. I soliti libri di spionaggio che piacevano così tanto a lei, ma come faceva? Lui passava serate intere a leggersi libri e riviste riservati alle giovani mamme e lei invece li scartava tutti per lo spionaggio internazionale?
Del resto lo sapeva, lui era una “donna migliore” di lei.
Gli venne da sorridere avvicinandosi alla giacca che aveva appoggiato sulla poltrona.
 
“Ora ti faccio spazio, vieni…”
 
Disse Lexie accorgendosi che si era seduto sulla poltrona reclinabile accanto al letto invece di stendersi come sempre vicino a lei.
 
“No no… rimani dove sei.” Si guardò un attimo le mani prima di continuare.
“Sai…ho un  altro regalo che ti piacerà molto…ma anche di questo soltanto uno!”
E tirò fuori un cioccolatino dalla carta argentata, uno di quelli al burro d’arachidi che piacevano tanto a lei. Glielo posò delicatamente sul pancione e la guardò sorridendo in attesa della sua reazione.
 
“Ah amore mio, quanto ti amo!! E’ una vita che non ne tocco uno!”  
Afferrò veloce il cioccolatino e lo scartò.
“…ma com’è che sei così buono og…”
 
Le parole si fermarono a metà quando si accorse che non aveva scartato solo un cioccolatino.
Sì, era proprio un anello di fidanzamento.
Lexie continuava a guardarlo a bocca aperta, non sapendo cosa dire. Le sembrava che la stanza girasse tutto intorno a loro.
 
Mark osservava la sua reazione con ansia e finalmente si decise a rompere il silenzio, accorgendosi che lei era troppo sbalordita per farlo.
 
“Lo so che magari è …è un po’ presto, ma io avrei voluto farlo così tante volte ormai che non voglio più rischiare di perdere tempo. Io ti amo Lexie Grey, tu mi rendi felice più di qualsiasi altra cosa al mondo e voglio che sia così per il resto della mia vita. Quindi…insomma… vuoi…?”
 
Lexie si costrinse a staccare gli occhi ancora fissi sull’anello e lo guardò a un passo dalle lacrime.
 
“Mark i-io… io… Sì!!”
 
La tensione svanì quando si legarono in un abbraccio commosso.
Mark non ci poteva credere, ce l’aveva fatta. La piccola Grey sarebbe diventata finalmente la signora Sloan.
 
 
 
 
“Io non credo che dovresti portare quella roba!
Mark si avvicinò togliendole la borsa dalle mani.
 
Mark dobbiamo solo attraversare la strada, e poi dove pensi di metterla quella borsa, guarda come sei carico!”
 
“Allora farò due viaggi… tu questa non la prendi!”
 
Lexie sospirò con un’espressione tra il divertito e il rassegnato Era vero che non doveva sollevare pesi, ma quello non era un peso appunto.
 
“Allora ci abbandoni Grey?” Richard era venuto a salutarla prima che la dimettessero.
 
“Sì capo! Grazie…per tutto!” Lo ricambiò con un’occhiata riconoscente.
 
“E tu non farci più di questi scherzi intesi?”
 
“Oh la famigliola felice se ne va…ehi ma quello cos’è?”
Cristina non aveva fatto in tempo ad arrivare che già aveva notato l’anello al dito di Lexie.
“Fa vedere? Guarda qua che roba Mer… sicuramente meglio del tuo…ah già dimenticavo che il tuo è finito nel bosco!”
 
Meredith la guardò senza commentare e si concentrò subito sul dito della sorella.
“Wow!! E quindi ti sei deciso finalmente…a quando la cerimonia?? Io sarò la damigella…con Alex naturalmente!!” Scherzò ridendo.
 
“Ehi ehi quanta fretta, adesso penso che ci concentreremo su questo cucciolo…” disse Lexie accarezzando il pancione. “..e poi penseremo al resto…damigelle comprese!”
Alzò lo sguardo cercando quello di Mark. Sprizzavano felicità quei due insieme.
 
“Ora andiamo dai! Non vorrai rimanere qui un minuto di più?”
 
“No no... ci sono stata abbastanza…Mer ci sentiamo dopo ok?”
 
Li guardarono andarsene insieme verso l’ascensore. Ora iniziava la loro nuova vita. Meredith sospirò piegando la testa da un lato e lasciandosi andare ad un sorriso.
 
“Finalmente!”
 
“Finalmente se ne sono andati...” Cristina ritornò al suo lavoro.
 
 
 
 
 
Qualche metro più indietro, appoggiata al bancone dell’accettazione anche Addie non riuscì a fare a meno di osservare la stessa scena.
Mark carico di borse  e fogli cercava di tenere il passo della fidanzata, che di fianco a lui sembrava ancora più piccola.
Conosceva quell’uomo, forse era l’uomo che aveva conosciuto meglio in tutta la sua vita, eppure non riusciva a riconoscerlo in quel momento. Non l’aveva mai visto così, non con Derek, né con Sofia. Non con lei. Era un altro Mark quello che se ne stava andando lungo il corridoio ed era felice.
 
La voce di Miranda la fece trasalire.
 
“Cosa fai…masochismo estremo?”
Si appoggiò al bancone di fianco a lei. Aveva appena finito un intervento, ma era arrivata in tempo per vedere la coppia poco prima che le porte dell’ascensore si chiudessero.
 
Addison sospirò tornando alla sua cartella.
 
“No… sembrano usciti da una rivista non trovi?”
 
“Credo che il sarcasmo vada bene…almeno all’inizio. Sfogati!”
 
Addie si fermò e guardò Miranda dritta negli occhi.
 
“Credi che servirà? Credi che sfogandomi cambierà qualcosa?”
 
“Bè lo stai facendo…” disse la Bailey con comprensione.
 
“Io sono qui, sono rimasta qui mentre lui se n’è appena andato con tutti i nostri sogni! E’ uscito da quella porta tenendosi stretta quella ragazzina come il più prezioso dei tesori… non ci ha pensato un secondo a farle la proposta di matrimonio.”
Era sull’orlo delle lacrime ma cercava di mantenere i nervi saldi, non poteva lasciarsi andare, non ora.
“Sì…sai ieri sera le ha chiesto di sposarlo, non  è comico? A quest’ora noi dovremmo essere ancora in viaggio di nozze e invece lui è appena andato via con un’altra. In cosa ho sbagliato  Miranda, in cosa??
Cos’avranno queste Grey? Sì Lexie è carina, è una brava ragazza se vogliamo, ma non è il tipo di Mark… Mark ha sempre avuto accanto donne indipendenti, eleganti…”
 
“Come te?”
 
Addie fu costretta a fermarsi.
“Sì…hai ragione. Non come me… non so niente di quello che vuole o non vuole Mark, vorrei solo che volesse me. Vorrei solo che tutta questa storia del bambino fosse un incubo per risvegliarmi magari nella nostra camera!”
 
“Addie…è normale che tu reagisca così, ma non è un incubo… le cose prendono pieghe strane a volte prima di tornare al loro posto. Quello è il suo posto. Lui appartiene a quella ragazzina, l’ha cambiato…l’ha fatto diventare l’uomo che è ora. E tu ti sei innamorata dell’uomo che è ora, non di quello che hai conosciuto a New York.”
 
“Sì appunto.. io lo amo!”
 
“E allora lascialo andare…hai bisogno di altro, avresti sofferto tutta la vita vedendolo soffrire per un’altra donna, lo sai anche tu Addie.”
 
Addison annuì tornando a concentrarsi sulle cartelle, la vista offuscata dalle lacrime.
 
 
 

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***


Un altro po' di miele ma non abituatevi troppo! ^^
Buona lettura!







Lexie rientrò lanciando le chiavi sul tavolino e abbandonando le borse davanti alla porta. Non si accorse nemmeno di Mark dietro al bancone della cucina e sparì nel corridoio.
 
“Ehi ma… bentornata eh!”
Le gridò lui mentre era impegnato a girare la cena nella teglia bollente.
La voce di Lexie gli rispose da lontano.
 
“Ciao amore, scusa….non pensavo fossi già a casa. Non ce la facevo più!”
 
Mark rimise la teglia in forno e si rassegnò a raccogliere la roba lasciata per terra dalla fidanzata.
Dire che era disordinata era poco. Si era dimenticato di quanto fosse “invadente” la sua presenza in casa, di sicuro non passava inosservata. Ma era un piccolo prezzo da pagare, pensò mentre curiosava nei sacchetti.
 
“Eccomi, stavo scoppiando…credo di essermi fermata in tutti i bagni della città!”
 
Mark sorrise tirando fuori una tutina minuscola da uno di quei sacchetti.
“E questa?”
 
Lexie lo raggiunse strappandogliela di mano.
“Non ho potuto resistere…lo so…si era detto di non comprare nulla fino al parto, ma guarda che carina!!”
 
“No, veramente tu l’avevi detto. Io mi sono limitato ad archiviare la culla giù in cantina. Ma te ne pentirai quando ti accorgerai di tutto il tempo che ci metterò a montarla. Avevo bisogno di questo mese di preparazione credimi.” Scherzò Mark, continuando ad ispezionare le compere.
 
“E meno male che sei uno da doppia specializzazione… la prossima volta mi trovo un carpentiere!” Lo prese in giro lei, sedendosi sullo sgabello davanti al bancone.
“Basta Mark!!” protestò “Quella è roba mia, non spiare!!”
 
L’uomo la guardò con aria interrogativa estraendo l’ennesimo acquisto.
 
“Quello è un reggiseno per l’allattamento…a me pare che non servirà a niente, ma la commessa ha assicurato che è indispensabile…come tutto il resto… e poi insomma ho preso le cose per preparare la borsa, tanto so già che tu non troverai niente quando sarà il  momento!”
 
“Come no? Tutine, magliette, asciugamano, le tue camicie….i documenti…per chi mi hai preso?? Sono o no uno da doppia specializzazione?”
 
Lexie si mise a ridere bloccandolo.
“Sì sì dimenticavo che hai studiato! Posso fare la mamma anch’io ogni tanto?Bè dovevi vedere Meredith, si è comprata tutto il negozio! Quella bambina diventerà più viziata di Sofia!”
 
“Ehi aspetta, Sofia non è viziata!! Ma proprio per niente…”
 
Lexie si mise a ridere. “Eccome! Con tre genitori apprensivi come voi e medici per di più…”
 
“…quattro!” La corresse Mark avvicinandosi a lei.
 
“Già, quattro!”
Le faceva piacere sentirsi parte di quella famiglia. Mark amava coinvolgerla e da parte loro, Callie e Arizona si sentivano tranquille a lasciare la piccola con lei. Le serate passate insieme erano bellissime, Lexie era felice che anche il suo bambino avrebbe respirato quell’atmosfera. Ora come ora si chiedeva come aveva fatto anche solo a pensare di voler stare fuori dalla vita di Mark e di sua figlia.
 
 
“Come mai sei già a casa? Di solito non torni prima delle 8!”
 
Mark si avvicino ulteriormente per fermarsi dietro a lei ed appoggiare le buste sul bancone in modo da poterla circondare  in un abbraccio.
 
“L’intervento di oggi è saltato e … ho pensato di prendermi mezza giornata per stare un po’ con te. Ma poi tu non c’eri…”
 
“Oh scusami, non ti ho detto che sarei uscita, ma Meredith ha insistito tanto…”
 
“Qualcosa mi dice che sei stata tu ad insistere!”
 
“E va bene!” ammise lei.“Avevo davvero bisogno di uscire un po’… mi annoio a casa da sola!”
 
“Ne abbiamo già parlato Lex… potrei prendere qualche settimana, almeno potrei aiutarti fino alla nascita del bambino.”
 
“Non se ne parla nemmeno! E poi aiutarmi in cosa? E’ una noia mortale!”
 
Mark sapeva che era inutile insistere, quando si metteva in testa una cosa non c’era verso di farle cambiare idea.
Cercò di cambiare tattica.
 
“Ok piccolo…. La tua mamma è proprio testona!!” disse rivolgendosi sottovoce al pancione. “Ma diglielo tu che dovrebbe evitare di stancarsi così vagando per tutta Seattle!”
 
“Ma non mi sto stancando… un po’ di moto fa bene a tutti e due e comunque lui non è per niente stanco, anzi non sta fermo un secondo! Se solo mi lasciasse dormire almeno per un paio d’ore di fila…”
 
Mark le accarezzò i capelli invitandola a voltarsi verso di lui.
“Che ne dici di stenderti un po’ sul divano mentre io finisco di preparare la cena? Vedrai che specialità: branzino al forno su un letto di verdure con contorno di patate e pomodorini!! Praticamente uno chef!!”
 
La aiutò ad alzarsi dandole un bacio sulla fronte.
Ma invece di allontanarsi per il divano, Lexie lo tornò ad abbracciare.
 
“Non sono stanca…io credo piuttosto che avrei bisogno di una bella doccia rilassante…tu che ne dici?”
 
Conosceva quello sguardo.
Mark le rispose ammiccando. “Sicura?”
 
Lei lo ricambiò attirandolo verso di sé e baciandolo con passione.
 
Fece fatica a staccarsi per riprendere fiato. “Forse…forse dovrei spegnere il forno!”.
 
 
 
 
 
Sdraiato sul letto Mark si ritrovò a fissare il soffitto. Doveva essere rimasto in quella posizione per un bel po’ di tempo, perché la spalla e il braccio sinistro erano indolenziti, ma non poteva stenderli senza rischiare di svegliarla.
Lexie era lì accanto, raggomitolata tra le sue braccia, la testa abbandonata nell’incavo del suo collo, poteva sentirne il respiro leggero e regolare.
 
La cena era ancora chiusa nel forno ormai spento. Pazienza, se ne sarebbe occupato più tardi.
 
Con la mano libera iniziò ad accarezzarle i capelli sciolti. Finalmente si era addormentata, non era facile per lei dormire nell’ultimo periodo, spesso qualsiasi posizione diventava scomoda nel giro di pochi minuti, il bambino scalciava e anche respirare non le era più così semplice. Sapeva che erano tutti sintomi più che normali negli ultimi mesi di gravidanza, ma per lui, come per Lexie, quella era la prima esperienza e il fatto di sentirsi così poco d’aiuto era frustrante.
Con Callie era stato tutto diverso, lei aveva Arizona e comunque non era arrivata più in là del quinto mese. Per Sloane era stato ancora più semplice perché era sparita fino al momento del parto e lui non aveva dovuto fare nulla.
Si sentiva comunque confortato dalla compagna stessa, dopo tutto quello che aveva passato sembrava non dare peso a questi disturbi “minori”, come li chiamava lei. Cercava di concentrarsi sul fatto che presto avrebbe conosciuto quel bambino e probabilmente cercava di bilanciare l’apprensione crescente di Mark mostrandosi calma e positiva.
Nonostante questo lo aveva pregato di non comprare nulla prima del parto, anche se lui aveva già pensato alla culla, al passeggino, alle pareti della cameretta, ma lei si era persino rifiutata di entrarci. Una sorta di scaramanzia che molte donne avevano, ma che in quel caso era più che comprensibile; erano andate male già troppe cose fino a quel momento.
 
Lexie si mosse leggermente senza dare il minimo segno di volersi svegliare.
Lo sguardo di Mark fu attirato dal luccichio del diamante al suo dito. Le prese la mano osservandolo. Non era il primo anello che regalava a una donna, non era nemmeno il più grande, né il più costoso, ma era adatto a lei, se n’era accorto appena l’aveva visto. O forse era stato Derek ad accorgersene per primo.
Quello di Addie no…quello era un “signor-anello” con taglio, colore e carati perfetti, così come lo era lei. Chissà che fine aveva fatto quell’anello.
 
Addison Montgomery… per una vita intera aveva pensato che fosse lei l’amore quello vero. L’unico.
Mentre cercava distrazione e conforto passando da un letto all’altro, il suo unico pensiero tornava alla compagna di corso, all’amica rossa dalle gambe mozzafiato, alla moglie del suo migliore amico che aveva deciso che lui non sarebbe stato un buon padre. Per quanto lei lo trovasse irresistibile, non lo aveva mai considerato seriamente.
Bè certo, il sesso con Addie era fantastico, ma aveva ragione lei…era solo quello.
 
Poi dal nulla era comparsa questa ragazzina. Una matricola confusa tra mille altre matricole. Carina, un po’ impacciata, a volte balbettante. Non riusciva nemmeno a ricordarsi la prima volta che l’aveva incrociata, non c’erano state campane o fuochi d’artificio. Se non fosse venuto a sapere che era la sorellina di Meredith forse non si sarebbe nemmeno voltato a guardarla.
E poi cosa gli aveva fatto cambiare idea? Cos’era che la distingueva dall’infermiera di radiologia o dalla primaria di oncologia?
Era intelligente…era molto più che intelligente quella ragazza! Lo aveva stupito con le sue intuizioni e con la sua cocciutaggine. E poi era brava… imparare quelle suture facendole su se stessi non era da tutti…anzi non aveva mai conosciuto nessuno così pazzo da fare una cosa del genere.
E sorrideva. Sorrideva ai pazienti, sorrideva a O’Malley e sorrideva a lui…ed era un sorriso che ti scaldava il cuore. E allo stesso tempo gli sapeva tenere testa nel suo modo così buffo e imbranato.
Ok…un’ultima cosa…lo aveva sedotto!
Chi l’avrebbe mai detto? Il dottor Bollore, lui era il seduttore. Ogni donna avrebbe voluto essere qualcosa di più di un passatempo per lui. Era bello, brillante, di successo…e dannatamente sexy!
E lei lo aveva letteralmente circuito…lei che era proibita e per questo ancora più irresistibile.
 
Ora sentendo il suo corpo caldo lì accanto avvertì di nuovo quel brivido, lo stesso della prima volta, lo stesso di ogni volta. Non sarebbe mai stato stanco di quel corpo, anche ora, anche se lei inizialmente si vergognava, lui non l’aveva mai vista così bella.
Certo, avrebbe aspettato, non voleva rischiare di far male a lei o al bambino, ma Lexie lo aveva rassicurato in tutti i modi, e doveva ammetterlo, riaverla era stato stupendo. Il desiderio, la complicità, la tenerezza che provavano ogni volta, gli facevano capire che Lexie era Lei.
Lexie non era mai stata solo sesso, lo aveva cambiato senza fare assolutamente nulla.
 
“Quanto…quanto ho dormito?”
La voce assonnata della ragazza lo riportò alla realtà.
 
“Non lo so, anch’io mi devo essere addormentato…saranno le dieci..”
“Oh Mark!! La tua cena…scusa!” Cercò di tirarsi su. Era buffa, tutta spettinata.
 
“Tranquilla…eri stanca, avevi bisogno di riposare un po’. Soprattutto dopo tutto quel movimento.”
Disse lui sorridendo.
 
“Che scemo!” Rise, recuperando la maglietta di Mark e infilandosela, almeno quella le andava bene. “…e comunque adesso sto morendo di fame, quindi torna ai fornelli chef!”
 
“Si padrona!”
 
La seguì in cucina sorridendo a quell’ultimo pensiero:
Eccome se lo aveva cambiato!

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


“Ma no…niente lilium vi prego! Odio i lilium, sono giganteschi e sproporzionati e …sembrano delle enormi fauci pronte a divorarti!!”
 
Owen guardò perplesso la moglie. “…i lilium, veramente?”
 
Meredith li interruppe, era abituata a queste uscite dell’amica e sapeva che la cosa migliore era non darle corda, prima di finire intrappolati in un discorso senza capo né coda.
 
“Ok ok, allora sono rimaste le rose e…le rose. Vanno bene per tutti?” Andiamo a votazione. Chi vota per le rose rosa?”
Passò lo sguardo tra gli amici decisamente poco collaborativi.
 
“Perché non prendere dei bei garofani e via…” commentò Cristina bevendo un altro sorso della sua birra.
 
“Ah ma possibile che non sappiate fare queste cose da donne voi due? Dammi qua!”
Derek prese in mano la situazione dando una rapida occhiata alla lista della moglie.
 
“Dunque…per un matrimonio cosa ci vorrà mai? Fiori…ok per i fiori ci consiglierà il fiorista e comunque rose bianche e rosa, andranno più che bene!” E spuntò il primo punto.
“La musica…ricicleremo quella vecchia. Tanto più classica è meglio è…fa commuovere tutti… le candele…le candele se le procurerà Mark.”
 
“Perché proprio Sloan?” chiese Owen incuriosito dall’associazione Mark/candele.
 
“Non lo so, ma la prima volta che ho organizzato tutto per chiedere a Meredith di sposarmi, Mark si è presentato a casa con uno stock di candele. Che ne so, avrà una convenzione…si sa che le donne amano le candele…e amano anche Mark!”
Rise Derek prima di fare un’altra croce sulla lista.
 
“Forse sarebbe il caso di parlare del catering per la festa. A questo ci penserò io con Richard… non mi fido delle vostre scelte culinarie.” Lanciò uno sguardo eloquente a Cristina, chiunque sapeva che mangiava solo pizza e cereali.
“La torta?? Preferenze per la torta? Dai vostri sguardi direi di no!”
Che amici inutili che aveva, pensò tornando a scrivere.
 
 
Sentirono la porta aprirsi e Lexie fece il suo ingresso seguita da Mark.
 
“Ti dico che non ce ne sono…Ma poi scusa a te che cosa cambia?” La ragazza sembrava piuttosto nervosa, mentre si toglieva la giacca e la sciarpa.
 
“Non è cosa cambia a me… è cosa è meglio per te… e per lui. E la cosa migliore è non correre altri rischi inutili.”
 
“Ma è la cosa più naturale del mondo Mark…è il modo meno traumatico anche per lui.”
 
Gli altri si guardarono confusi.
“Si può sapere che sta succedendo?” Chiese Meredith alla fine.
 
“Niente!!” risposero entrambi all’unisono.
 
Mark entrò nel salotto e si abbandonò sul divano stappandosi una birra.
“Niente… finalmente sono stato ammesso a quel cavolo di corso preparto e cosa vengo a sapere? Che Lexie si è messa in testa di partorire in acqua. Voglio dire, in acqua vi rendete conto? E magari anche a casa!!! Cose da pazzi… manca un mese al parto e lei salta fuori con queste idee assurde!”
 
“Non sono idee assurde Mark! Lo sanno tutti che non ci sono controindicazioni. Aiuterebbe me  nel rilassamento e anche il bambino può venire alla luce più dolcemente.”
 
“Sì e chi credi che ti assisterebbe? L’ospedale non è attrezzato per questa procedura e dubito che con quello che ti è successo Addison acconsentirebbe…ma forse è quello il problema no?”
 
Meredith seduta di fronte a lui gli fece segno di no con la testa. Non doveva tirare fuori Addie, no quella era la mossa sbagliata, ora se c’era una cosa sicura era che Lexie non avrebbe mai mollato.
Anche Mark si accorse di aver toccato un tasto dolente.
 
“Addison? E perché dovrebbe rifiutarsi? Avrà assistito centinaia di parti così… e se credi che sia per colpa tua bè non c’è nessun tipo di problema…ci sono migliaia di ostetriche pronte a venire a domicilio, ci sono strutture specializzate…”
 
“Ok ok Lexie calmati e siediti un secondo qui con noi…” Meredith le fece spazio di fianco a lei.
“Non pensi che sia un po’ tardi per fare una scelta di questo tipo? E’ il tuo primo figlio, non sai nemmeno a cosa andrai incontro, potrebbe volerci il cesareo, hai avuto diverse complicazioni.”
 
“Non ci vorrà!” rispose lei risoluta.
 
Ecco era finita, avrebbero potuto mettersi in cinque a cercare di farla ragionare ma ormai era partita per la tangente.
 
“Magari potreste parlarne con Addison e sentire il suo parere…”
 
“E comunque piccola Grey ricordati che nella vasca te la puoi scordare l’epidurale!” ecco, Cristina aveva trovato sicuramente un’ottima motivazione per rinunciare  a quell’idea.
 
“Ma qui il problema non è né Addison, né l’ospedale, nè l’anestesia…il problema è che non ti è minimamente passato per la testa di parlarne con me!” Mark aveva centrato il punto della situazione, questa cosa lo offendeva.
 
“Ma no Mark… non volevo escluderti, ma mancano ancora un po’ di settimane e ho iniziato a documentarmi. Te ne avrei parlato una volta sentite varie opinioni e valutato le possibilità…anche perché vedi come hai reagito? Io vorrei farlo, davvero… Mi sembra il modo più…naturale!”
 
“Bene ragazzi,vedo che vi siete chiariti… o comunque vi chiarirete quindi che ne dite di sotterrare l’ascia di guerra e tornare a parlare della torta nuziale?”  Derek aveva ripreso con i suoi preparativi.
 
“Cioccolato!!”  Alla parola torta Lexie si era dimenticata già di tutti i malumori.
 
“Ma scusate, toglietemi una curiosità…perché lo stiamo facendo noi?” La domanda di Owen era più che legittima.
 
“Perché siamo una squadra!” Sorrise Meredith raggomitolandosi sul divano.
 
 
 
Finalmente erano tornati a casa. Mark capiva come mai Lexie fosse esausta dopo quei corsi. Era difficile gestire una ventina di donne ormonalmente instabili e ancora di più una ventina di padri esauriti dalle suddette donne. Però doveva ammettere che era utile, lui sapeva come si svolgeva il parto da medico, ma ora poteva avvicinarsi di più all’esperienza dal punto di vista della madre. Sperava solo di essere all’altezza.
 
Lexie si era spogliata e ora si era piazzata sul divano cercando qualcosa nel suo “ordine” particolare.
 
“Non vieni a letto?” Le chiese lui rimanendo sulla porta.
 
“No, tanto non dormo! Sto cercando…ma dov’è finito??”
“Cosa?” Mark si avvicinò al divano, magari poteva darle una mano.
“Avevo tenuto indietro un libro che parlava del parto in acqua, volevo fartelo leggere almeno…adesso appena lo trovo…”
 
Mark sospirò e si accovacciò davanti a lei, mentre continuava a sfogliare e scartare libri e riviste senza guardarlo.
 
“Ehi?” Le prese la mano fermandola e costringendola a guardarlo. “Anch’io sono agitato ok? Non
c’è bisogno che tu ti faccia vedere forte con me. Vedrai che sarai bravissima…e io sarò lì con te.”
 
Gli strinse la mano, le veniva da piangere. Perché doveva sempre essere così buono con lei? Mentre lei era intrattabile.
Annuì leggermente. “Scusa… non volevo escluderti! Voglio solo che vada tutto bene…io non sopporterei…”
Non riuscì a proseguire.
 
Mark le accarezzò il viso scostandole con dolcezza una ciocca di capelli. “Lo so, lo so! Ti prometto che leggerò quell’articolo domani ok? E ne parleremo con calma con l’ostetrica del corso… ma non possiamo prendere decisioni come questa senza avere la sicurezza al 100% che sia quella giusta!”
 
Rimasero così per qualche minuto prima di andare verso la camera.
 
 
 
 
Lexie come al solito non riusciva a dormire, quella pancia era davvero troppo ingombrante e la schiena poi non le dava tregua, non esisteva una posizione comoda. Pensò di alzarsi per farsi una tazza di camomilla, ma ci ripensò subito… anche alzarsi richiedeva una certa dose di buona volontà.
Pensò di chiedere a Mark ma non voleva svegliarlo, era stravolto e si era addormentato non appena toccato il letto. Gli aveva proprio reso la vita difficile nell’ultimo periodo.
 
I suoi pensieri furono interrotti da una contrazione. Ultimamente stavano diventando più frequenti e fastidiose, ma sapeva che era normale in preparazione al parto. Si concentrò sul proprio respiro come le avevano insegnato al corso. Era questione di una trentina di secondi.
 
Sentì Mark muoversi accanto a lei.
“Lex?” mormorò.
 
“Dimmi?”
 
“Lexie?! No!”  Questa volta la sua voce era più chiara, ma non stava parlando con lei.
Stava sognando. Lo sentì chiamarla ancora e ancora, agitandosi nel letto.
 
“Mark!! Mark svegliati!! Sono qui Mark!”
 
Con uno scatto Mark aprì gli occhi. Si guardò intorno ancora stordito, il respiro accelerato. Lexie accese la luce.
 
“Amore guardami! Era un incubo…va tutto bene!”
 
Quando finalmente Mark incontrò i suoi occhi, realizzò quello che era successo e sembrò tirare un sospiro di sollievo.
 
Lexie lo abbracciò cercando di calmarlo. Doveva essere stato un incubo terribile, vista l’espressione del suo viso. “ Va tutto bene, non è successo nulla…”
 
Mark si abbandonò tra le sue braccia stringendola a sua volta.
 
“E’ stato tremendo…io ti ho visto…tu eri al posto di Callie… eri finita contro quel camion e mi lasciavi solo con nostro figlio…Ancora!”  Non riuscì a dire altro.
 
Lexie sorrise intenerita da quella confessione. Sì, aveva ragione lui quando diceva che era agitato, forse lo era più di lei. Lo baciò sussurrandogli.
“Ma io non sono andata da nessuna parte. Sono qui…basta camion!”
 
Mark sembrò rilassarsi ora, si rendeva conto di aver fatto la figura dello stupido.
 
Allora Lexie continuò: “E… com’era il nostro bambino?”
 
“Perfetto!” Le rispose ora con lo stesso sorriso. Alla fine era sempre lei quella che lo rassicurava.
 
Spense la luce e si sdraiò tenendola stretta.
 
 
 
 
 

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


Ormai siamo agli sgoccioli, ma vi lascio questo capitolo... è uno di quelli che preferisco in assoluto e presto capirete perchè!
Ah... vi consiglio verso la fine di ascoltare questa canzone... ^^  (fate copia e incolla perchè non riesco a mettere il link diretto) http://www.youtube.com/watch?v=0-Yj1-XWe2Y



Tutto era pronto. Non c’era più molto tempo.
“Lexie?? Possibile che tu sia ancora lì dentro? Ti devi muovere…saremo in ritardo!”
 
Mark si stava allacciando i polsini della camicia. Ora doveva trovare solo l’orologio. Un ultimo sguardo allo specchio…sì era abbastanza bello! Si sorrise soddisfatto.
Ma quanto ci metteva quella ragazza?
Improvvisamente lo assalì un presentimento e tornò a bussare alla porta del bagno, stavolta con maggiore insistenza.
 
“Lex?? Lexie va tutto bene? Ti senti male?”
 
Sentì solo un lamento proveniente dalla stanza chiusa e decise di entrare. Quello che trovò lo lasciò senza parole.
No, non stava decisamente male.
Era pronta ed era…bellissima!! Il vestito di un bel verde smeraldo, le scivolava lungo il corpo, accarezzando appena le sue curve e lasciando scoperte le braccia. I capelli erano raccolti perfettamente, le facevano risaltare il collo pallido.
Era bellissima, ma la sua espressione diceva tutto il contrario.
Sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.
 
“Mark!!!” disse con voce lamentosa.
 
Lui cercò di raccogliere le idee prima di dire qualsiasi cosa che avrebbe potuto far scatenare quella furia pronta ad esplodere
 
“Sei… sei bellissima!!”
 
Lexie si guardò un secondo sconsolata.
“Non sono bellissima, sono enorme!! Sembro un uovo di pasqua!”
 
Mark non riuscì proprio a trattenere un sorriso.
 
“E poi non riesco a mettermi queste cavolo di scarpe…non ci riesco!!”
 
“Ma scherzi? E perché non mi hai chiamato?…è per questo che sei rimasta chiusa qua dentro tutto questo tempo?”
Si avvicinò facendola sedere sul bordo della vasca mentre le infilava i sandali.
 
“Mark…non ridere!! E’ umiliante e basta!!”
 
“Ma sei sicura di voler portare queste scarpe per tutto il pomeriggio?”
 
“Bè cosa c’è? Avranno sì e no 3 cm di tacco, non vorrai che venga scalza? Lo so che sembro una papera quando cammino, puoi solo evitare di ricordarmelo??”
 
“Ma piantala!!…Dai, basta che ci muoviamo. Ricordami le candele quando scendiamo! Callie e Arizona ci aspettano giù!”
 
Detto questo prese le chiavi della macchina, e le tenne aperta la porta seguendola verso l’ascensore.
 
________________________________________________________________________________
 
 
“Sei bellissima!!”
 
Meredith aveva le lacrime agli occhi mentre le puntava l’orchidea e tra i capelli.
 
“E bravo il dottor Stranamore…ha optato per le orchidee…che marito di classe che hai?”
Cristina si guardava intorno soddisfatta delle decorazioni della chiesa.
 
“Ragazze io…io non so davvero come ringraziarvi! Questo è tutto merito vostro…è assolutamente perfetto!!”
 
Izzie non riuscì a trattenere una lacrima che scivolò lungo la guancia. Non poteva credere che stesse succedendo a lei. Si stava per sposare di nuovo con l’uomo che amava. Lei e Alex sarebbero finalmente tornati ufficialmente i coniugi Karev e lei era al settimo cielo.
I ricordi del loro primo matrimonio le tornavano continuamente alla mente. Quello era stato il giorno più bello della sua vita, ma anche uno dei più dolorosi.
Lei e Alex si erano sposati per il motivo sbagliato quella volta, si erano sposati di fretta perché lei stava morendo, “rubando” tra l’altro la cerimonia a Meredith e Derek.
Ora sarebbe stato tutto diverso, sarebbe stato il loro nuovo inizio.
 
“Bè dai, almeno non abbiamo riciclato i vecchi abiti!”
Cercò di scherzare Cristina, anche lei era emozionata e non cercava nemmeno di nasconderlo. Era felice per l’amica, era commossa e felice che fosse ancora lì con loro ed era ancora più felice che ora l’atmosfera fosse del tutto diversa.
Questa volta avevano davvero la speranza in un futuro insieme senza tragedie all’orizzonte.
 
“Ok…chi è la damigella d’onore, io o Cristina?”
Meredith lo volle ripetere pur conoscendo già la risposta, era come un piccolo rito tra loro tre.
 
Si misero a ridere tra le lacrime mentre Izzie rispose come allora:
“Cristina!  Alex vorrebbe che il suo testimone fossi tu!”
 
“Bene, allora da bravo testimone, andrò a controllare come sta lo sposo!” fece l’occhiolino e le lasciò sole.
 
 
 
“Ok, calmo!! Rilassato…l’hai già fatto una volta, non dovrebbe essere così difficile!”
Derek stava sistemando il fiore all’occhiello di un Alex completamente nel pallone.
 
“Ora un bel respiro e via che si va in scena!”
 
Meredith fece il suo ingresso di corsa.
 
“Ehi tu straniero…sono io il testimone dello sposo, cosa pensi di fare?”
 
“Eccoti qui…Mer ho paura di essere più agitato dell’altra volta!” Alex era effettivamente molto irrequieto a quel punto.
 
Meredith avanzò di fronte a lui e gli strinse forte le spalle facendolo trasalire.
“Ok! Questo sarà il mio discorso da testimone!
Tu,  sei un grande bastardo Alex Karev! Sei arrogante e fastidioso…per non parlare del fatto che mi hai quasi fatta radiare dall’ordine dei medici… ma questa donna…bè Izzie, ti rende un uomo migliore. Fa uscire quella parte di te che cerchi di tenere nascosta a tutti quanti. Perciò, vai muoviti…è la cosa giusta e se la prima volta avevi ragione ad essere spaventato, ora non c’è nessuna ragione per avere paura! Muoviti!”
Alex deglutì scacciando le lacrime che minacciavano di salire. Lui non piangeva! L’abbracciò e si sistemò di nuovo la giacca impettito e pronto ad andare.
 
“Ehi, ma gli anelli??”
 
Derek guardò confuso la moglie, non era lei il testimone??
Meredith però non aveva mai visto quegli anelli…Derek si era occupato di tutta l’organizzazione, dicendo che lei avrebbe fatto solo dei casini…e adesso?
 
“No ok…ci sono! Owen…Owen ha gli anelli! Vado!”  E scappò in chiesa di corsa per cercare l’amico.
 
 
 
 
Le porte si aprirono e la musica partì.
Era la stessa.
Le candele illuminavano la stanza gremita di gente che a quel segnale si alzò guardandola con emozione.
 
Izzie si fermò sulla soglia, gli occhi puntati su suo marito che la ricambiò come la prima volta. Ansia, emozione, amore erano racchiusi in quello sguardo…e anche un po’ di impazienza.
Meredith e Cristina accanto a lui erano visibilmente commosse.
 
Un passo dopo l’altro iniziò a percorrere quella navata attorniata da tutte le persone che amava e che non l’avevano abbandonata, nonostante fosse scappata da quella vita e da loro.
I suoi passi non erano più incerti, la testa non girava, non era debole come allora. Un passo dietro l’altro con sicurezza verso Alex…da sola.
 
Non provò nemmeno a trattenere le lacrime questa volta, non importava il trucco, tutti piangevano in quel momento, poteva vedere le loro facce una per una mentre passava tra i banchi della chiesa.
Miranda, accanto a Richard, cercava di asciugarsi il viso come meglio poteva.
Callie con gli occhi gonfi carichi di lacrime, stringeva la manina della piccola Sofia che era in braccio ad Arizona lì accanto a lei.  Derek si schiarì la voce, gli occhi rossi, mentre cercava di distrarre Zola indicandole la mamma là sull’altare.
Lexie singhiozzava tra le braccia di Mark, mentre lui la stringeva a sé cercando di calmarla.
Perfino Cristina cercava gli occhi rassicuranti di Owen per non crollare.
 
Questo non era per lei, né per Alex…questo era per George!
Mancava O’Malley! Mancava a tutti!
Non c’erano dubbi che l’avrebbe accompagnata anche questa volta lungo quella navata e avrebbe stretto la sua mano fino a lasciarla in quella di Alex, guardandola con quell’espressione da eterno bambino.
Sarebbe stato orgoglioso di lei, ne era sicura…ed era sicura anche che lui fosse lì da qualche parte seduto in mezzo alle persone che lo avevano amato.
Probabilmente anche Denny era lì accanto a lui, ma questo era meglio non vederlo.
 
 
“Siamo qui riuniti per celebrare il matrimonio di Alexander Michael Karev  e Isobel Katherine Stevens…”

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


GRAZIE!! Grazie mille per i commenti come sempre!! Ero sicura che vi sarebbe piaciuta la novità del matrimonio... lo so che vi aspettavate un "altro" matrimonio, ma rivedendo la scena delle nozze tra Izzie e Alex non ho potuto resistere alla tentazione di farlo andare per il verso giusto stavolta.
Allora ecco il prossimo capitolo! ^^



Perfetto. Tutto era stato assolutamente perfetto.
I voti, questa volta di entrambi, gli anelli…il bacio.
Era un’emozione rivederli insieme felici mentre ballavano in mezzo alla pista.
 
“Cosa dite, forse la ricetta giusta è sposarsi due volte!” disse Teddy sorridendo rivolta al marito, bellissimo nel suo completo grigio.
“Perché no…chissà magari la prossima potresti essere tu!” Rispose lui baciandola.
 
“Bè certo, basta che non facciate organizzare tutto a me anche questa volta!”
 
“Oh ma sentilo, poverino!! Si è divertito più di Izzie ad organizzare questa cerimonia!”
 Meredith si divertiva a prendere in giro il marito, mentre cercava di impedire a Zola di strapparle gli orecchini, ormai quello era il suo passatempo preferito.
 
“Chissà, magari Derek scoprirai che come neurochirurgo sei sprecato e diventerai il più rinomato wedding planner della West Coast!”
Addison rincarò la dose.
Era stata indecisa fino all’ultimo se partecipare o meno, in fondo lei e Izzie non erano particolarmente unite e lei e Alex…insomma dopo quella storia che avevano avuto prima che partisse per Los Angeles, il loro rapporto era rimasto piuttosto freddo.
Ma in fondo si sentiva parte anche lei di quella grande famiglia e soprattutto non voleva darla vinta a Mark. Probabilmente per lui non sarebbe cambiato molto, ma almeno l’avrebbe vista lì, a testa alta e non l’avrebbe immaginata a casa davanti a qualche film strappalacrime.
L’elegante tubino color cipria le fasciava il fisico mozzafiato, mentre rideva alle battute di Henry sorseggiando il suo champagne.
Con la coda dell’occhio lo cercava, si erano incrociati per un secondo al loro arrivo poi si erano ampiamente evitati fino a quel momento.
 
Lo trovò dall’altra parte della sala, seduto al tavolo con la sua famiglia.
Arizona stava ridendo mentre cercava di togliere qualcosa che Sofia aveva lanciato sui capelli di Callie, mentre quest’ultima cercava di liberarsi in modo buffo. Lexie era lì di fianco, bellissima nel suo abito lungo…doveva proprio ammetterlo.
Ormai mancava davvero poco alla data prevista per il parto, ancora qualche giorno e poi sarebbe entrata nel nono mese. Forse non sarebbe dovuta venire al matrimonio, lei come suo medico avrebbe dovuto sconsigliarle di stancarsi troppo, ma era molto legata ad entrambi gli sposi e sembrava essere in perfetta forma.
 
Dovette reprimere una punta di gelosia vedendo Mark avvicinarsi all’orecchio della ragazza,  sussurrandole qualcosa. C’era desiderio in quello sguardo, era lo stesso che aveva sedotto lei più di una volta.
 
“Ehi Addie? Mi stai ascoltando?”
 
Era Richard che la stava invitando a ballare. Che carino, Richard era ancora uno dei suoi migliori amici. Non si era voluto pronunciare sull’intera vicenda, ma l’affetto che provava per lei era sincero e quel gesto lo dimostrava.
 
Raggiunsero le altre coppie in mezzo alla pista. Jackson e April erano sempre più affiatati, guardandoli chiunque avrebbe pensato che erano sempre stati una coppia.
Lexie era davvero contenta per lui, non che apprezzasse di più April, ma capiva che lei lo amava veramente e lui si meritava una persona così.
 
“Sicura di non essere gelosa?”
Mark si era avvicinato a lei sussurrandole queste poche parole all’orecchio.
Lexie reagì con un sorriso sorpreso. “Ma figurati Mark!! Sei tu il geloso!”
 
“Ah smettila Mark!” Callie doveva essere un po’ brilla a giudicare dal suo tono di voce. Proseguì rivolta alla moglie. “Guardalo…se la mangia con gli occhi!”
 
“Calliope!!” Arizona la ammonì con un sorriso indulgente.
 
“Che c’è? E’ vero…lo conosco quello sguardo Bollore!!”
 
Mark annuì imbarazzato e divertito allo stesso tempo, grattandosi la barba come sempre in questi casi. Era vero, Callie lo conosceva abbastanza bene sotto quel punto di vista. Sperò solo che Lexie non avesse uno dei suoi soliti sbalzi d’umore pensando a loro due insieme…Non si poteva mai sapere.
Ma la trovò serena come un attimo prima, mentre rideva alle battute dell’amica, aggiustando il bavaglino di Sofia che ora era passata tra le sue braccia.
 
Sì, era geloso di Avery… sapeva che ora non aveva più motivo di preoccuparsi, ma lui era un ragazzo affascinante e giovane e soprattutto era un po’ come la “Calliope” di Lexie. Non poteva fare a meno di immaginare a come sarebbero andate le cose se lei non avesse avuto l’ictus quel giorno. Probabilmente ora lui sarebbe stato lì con Addison, sua moglie… mentre Lexie sarebbe stata a ballare tra le braccia di Jackson.
Fu allora che scorse Addison stretta a Richard in mezzo alle altre coppie.
Lo stava guardando. Fu un attimo che gli sembrò durare un secolo, si sentì improvvisamente a disagio.
Si schiarì la voce appoggiando il tovagliolo sul tavolo.
 
“Che ne dite di ballare?”
“Sì sì ti prego Arizona balliamo balliamo!!” Callie non stava nella pelle, lei amava ballare.
 
Si voltò verso Lexie che però lo guardò in modo eloquente.
“Scusami… davvero Mark scusami, lo so che sono una palla al piede, ma non credo che mi alzerò mai più da questa sedia! Potrei rotolare in mezzo alla pista al massimo!”
 
“Macchè rotolare!” le accarezzò dolcemente una guancia col dorso della mano. “Se sei stanca potremmo andare…”
 
“No no Mark, restiamo ancora un po’…e poi scommetto che c’è un’altra dama che vorrebbe ballare con te!” disse alzando Sofia perché lui la prendesse in braccio. “Non è vero principessa?”
 
Mark prese in braccio la sua bimba e la strinse a sé, lanciando un sorriso alla compagna.
 
 
“Allora Shepherd che ne dici? Non è ora di fare un  ballo con le nostre donne?”  Disse avvicinandosi al tavolo degli amici.
 
Derek lo accolse con un enorme sorriso vedendolo con la bambina. “Certo!! Ti avverto che noi però siamo già allenati, non è vero Zola?”
E così dicendo prese la bambina dalle braccia di Meredith e si avviò verso la pista con l’amico.
 
Era una scena dolcissima, vederli insieme con le loro bimbe ancora così piccole, aspettando che diventassero delle donne per poterle accompagnare ancora una volta tra le stesse braccia.
Meredith lo guardò con gli occhi lucidi e poi guardò la sorella dall’altro lato della sala, anche lei aveva chiaramente lo stesso pensiero.
 
 
 
Addison ebbe esattamente il medesimo pensiero delle due sorelle Grey, mentre li vedeva arrivare verso di lei. Quelli erano stati entrambi i suoi uomini, era una tortura inutile, non avrebbe dovuto venire a quel matrimonio. Doveva fare la codarda, non aver paura di far vedere il suo dolore. Doveva scappare da lì.
 
“Scusami Richard!” Lo guardò con gli occhi carichi di pianto mentre si staccava da lui per allontanarsi da sola fuori dalla sala.
 
Mark si accorse subito della scena e la seguì con lo sguardo. Non pensava avrebbe reagito in quel modo vedendolo con la figlia, Lexie era anche lontana, pensava di sciogliere la tensione in quel modo.
Dopo qualche attimo si voltò ballando nella direzione di Lexie, ma il tavolo ora era vuoto. Guardò attentamente l’intera sala cercando il suo vestito verde, ma nulla.
Era sicuramente in bagno, considerata la sua scarsa autonomia.
 
La canzone terminò e decise di andarla a cercare non sentendosi del tutto tranquillo. Lasciò la bimba a Meredith e si incamminò verso l’uscita.
 
 
 
Le voci si sentivano dal corridoio.
 
“…e quindi hai deciso di seguirmi anche qui?? Non ti basta all’ospedale, nella mia casa…ora vuoi proprio vedermi umiliata? Sei contenta piccola Grey?…eccomi!”
 
Addison stava piangendo, cercando di aggiustarsi il trucco davanti allo specchio del bagno. Dietro di lei Lexie la guardava mortificata da quella reazione.
Non immaginava di trovarla in bagno, né tanto meno di vederla in lacrime in preda a una crisi di nervi.
 
“Addie scusa io… non…” Proprio non aveva parole.
 
“Tu niente…cosa me ne faccio delle tue scuse?? Voi Grey pensate di poter venire qui come se niente fosse, prendervi un uomo occupato e rovinare la vita di chi vi sta intorno… cos’è, siete così preoccupate dai vostri stati maniaco-depressivi da non potervi occupare dei sentimenti altrui?”
Ora stava ridendo, guardandola schifata attraverso lo specchio. “Io ho cercato di essere gentile… io ti ho salvato cazzo!”
 
“Ora basta Addie, hai bevuto!” Mark era intervenuto subito. Aveva già sentito abbastanza.
 
Lei si voltò dapprima con sorpresa che poi si tramutò in rabbia.
“Eccolo… sei corso a salvare la tua principessa non è vero?”
 
“Addison basta, non lo pensi veramente… Ora torniamo di là.”
 
“E a fare cosa?? A mostrarmi quanto sei felice con la tua nuova famiglia perfetta, nei vostri vestiti perfetti? Mi hai stancata Mark… io non posso stare qui, non posso!”
Addie cercò di uscire, ma si dovette scontrare con la figura massiccia di Mark che era ancora davanti alla porta e non aveva intenzione di farla uscire in quello stato.
 
“Ora calmati… calmati per piacere! Mi dispiace, lo so che mi sono comportato male, lo so che sono un bastardo, ma non è colpa di Lexie ok?”
 
“Io ti odio Mark… ti odio!!”
Ormai le lacrime cadevano incontrollate trascinandosi dietro rivoli di rimmel. Mark cercava di tenerla stretta aspettando che si sfogasse.
 
 
“Mm” Lexie, che era rimasta li dietro in silenzio ad osservare la scena, soffocò un grido portandosi improvvisamente una mano al ventre e appoggiandosi al lavandino. Era lei stessa sorpresa, era abituata alle contrazioni, ma non erano mai state così dolorose. Cercò di non lasciarsi prendere dal panico, non era il momento adatto quello.
 
“Lex?” Mark le fu subito accanto. “Dimmi che c’è? Ci siamo?”
D’istinto si voltò verso Addison, era lei il medico lì.
 
“N-non lo so..” Cercava di respirare, ma non sembrava funzionare come tutte le altre volte. “E’ troppo presto… troppo!”
 
Addison sembrò riprendersi, il lavoro la faceva sempre riprendere. Cercò di ritrovare un po’ di lucidità asciugandosi le lacrime e il trucco.
“Ok , Lexie stai tranquilla, è ancora presto, può essere un falso allarme, dobbiamo tener conto della lunghezza e della frequenza delle contrazioni ok? Ora cerca di respirare, tra poco passerà vedrai…così…respira…”
 
Finalmente passò e Lexie si tornò a rilassare.
 
“Mark è meglio che tu le prenda una sedia…”
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***


Nonostante Lexie si sentisse molto meglio, Mark si impuntò per riaccompagnarla a casa subito.
Si era preso un bello spavento in quel bagno.
Le contrazioni erano continuate irregolari per qualche tempo, ma ora sembravano sparite.
Addison li aveva rassicurati, era molto frequente nelle ultime settimane, si sarebbero dovuti abituare e comunque aveva fissato un appuntamento con Lexie per il giorno seguente così da monitorare la situazione con una visita più approfondita.
 
Era sconcertate il cambiamento repentino che c’era stato in lei. Un attimo prima era una donna scossa dai singhiozzi, in preda a una vera e propria crisi di nervi e un attimo dopo era tornata la solita professionista di sempre. Era questa sua duplicità che aveva sempre affascinato Mark, il fatto che fosse una donna capace di grandi slanci e grandi passioni, fragile sotto quella scorza che sembrava non potersi scalfire. Era tutto il contrario di Lexie… ora se ne rendeva conto, anzi ogni giorno che passava era sempre più evidente. Era lei quella forte, era lei quella che sapeva rimettere insieme i pezzi.
 
Senza dare molte spiegazioni si allontanarono dalla festa salutando tutti gli amici, non volevano che si preoccupassero e soprattutto Lexie si era fissata che non voleva rovinare la festa.
Che testona, lo faceva diventar matto! Avrebbe partorito in bagno piuttosto che interrompere le danze?
 
Ora che erano tranquilli nella loro casa si sentiva meglio, lì non ci sarebbero stati brindisi, danze, né ex disperate e soprattutto lì c’era l’ospedale. Se ci fossero stati degli altri problemi col bambino a causa di quella lite tra le due donne si sarebbe sentito ancora più in colpa.
 
“Vieni qui!” Mark invitò la ragazza a sedersi accanto a lui sul divano.
 
“ Mark, cerca di calmarti…è ancora presto, l’ha detto anche Addison!”
 
“Se è per questo stasera ne ha dette diverse di cose Addison…” rispose lui cercando di rilassarsi un po’. In realtà non pensava che si sarebbe rilassato mai più dopo quella sera, il vedere Lexie così lo aveva letteralmente terrorizzato. Non sapeva che fare, se non ci fosse stata Addie a prendere in mano la situazione, lui avrebbe mobilitato l’intero ospedale impegnato a ballare nella stanza accanto.
 
Lexie probabilmente immaginò i pensieri dell’uomo e sistemandosi tra le sue braccia continuò.
“Non dimenticherò mai il tuo sguardo poco fa… sembravi paralizzato di fronte a una bomba ad orologeria… rilassati Mark!!”
Gli mise dolcemente una mano sulla gamba. “Se sei così spaventato forse non è il caso che tu assista…ci sarà Alex con me.”
Questo era un colpo basso, lo sapeva e infatti lui rispose subito piccato.
 
“Chi ci sarà? Karev… ah figuriamoci! Karev sarà con la Stevens alle Hawaii quando io…e sottolineo io, taglierò il cordone ombelicale di mio figlio. Io, intesi?”
 
“Sempre che tu non svenga prima…” Lexie lo imbeccò divertita.
 
“Io non credo di essere mai svenuto in vita mia… ho visto le cose più disgustose della terra come chirurgo plastico…”
 
“Oddio non ricordarmi l’uomo-albero…bleah!!” Lexie si portò una mano alla bocca, quello era stato molto più che disgustoso.
Era stanchissima quella sera, il matrimonio era stato stupendo, ma faticoso e onestamente non era preparata a quel finale di giornata. Ora almeno sapeva cosa aspettarsi dal travaglio vero e proprio.
 
Si abbandonarono ai ricordi di ieri… ai pensieri nuovi.
 
 
“Non credi che sia stato un miracolo quello che è successo oggi?” Il tono di Lexie aveva assunto una nota sognante.
 
“Intendi il matrimonio? Già… “  Anche Mark lo pensava.
Quei due ragazzi si appartenevano e avevano sfidato il tempo, la vita, la morte ma ce l’avevano fatta di nuovo.
“E non pensi che anche noi siamo un po’ un miracolo?” Si voltò teneramente verso la compagna accarezzandole il pancione.
 
“Già!” Rispose lei strusciando il naso contro la guancia ispida di lui. Amava quel gesto, amava la sensazione di quella barba incolta contro la sua pelle.
 
Passarono in silenzio i minuti successivi, le loro mani unite, intrecciate. Sarebbero rimasti così in eterno, se non fosse stato per Lexie.
 
“Sai… mi dispiace per Addie! Io non l’ho mai vista così…”
 
“Lo so…” Mark sospirò girandosi verso di lei. “Mi dispiace per le cose che ha detto!”
 
“No, no… ha ragione! Quella cosa delle Grey… Io e Meredith le abbiamo rovinato veramente la vita, almeno dal suo punto di vista.”
 
“No Lex… io e Derek forse, non voi!”
 
Lexie non sapeva se chiederglielo o no… quella domanda le ronzava in testa da sempre, da quando aveva visto la dottoressa Montgomery per la prima volta davanti al bancone dell’accettazione. Sapeva che era la classica domanda da ragazzina, Mark si sarebbe infastidito… ma in fondo lei era un “feto” no? Era stato lui a definirla così… quindi aveva il diritto di fare la ragazzina ancora per un po’.
 
“Mark?!” si interruppe cercando lo sguardo di lui.. “Bè… io mi chiedevo, cioè mi sono sempre un po’ chiesta veramente… cosa ci hai trovato in me? Nel senso… come può un uomo che si innamora di una donna così…come Addison intendo, ecco come può mettersi con una come me?”
Aggrottò la fronte spaventata dalla possibile risposta che avrebbe ricevuto, ammesso che lui avesse deciso di risponderle.
 
Mark era sorpreso, non poteva far altro che sorridere a quella domanda così ingenua nella sua sincerità. Lexie era così, poteva essere madre e donna un secondo prima per poi trasformarsi di nuovo in una bambina in cerca di conferme.
Le accarezzò la guancia e si avvicinò baciandola dolcemente e come ogni volta si stupì nel constatare quanto fosse grande la sua mano al confronto di quel viso minuto.
 
“La domanda giusta sarebbe come ho fatto a mettermi con Addison pur essendo innamorato di una donna come te…”
 
Lexie cercò di reprimere un sorriso emozionato.
 
“Io non ero capace di amare prima di te Grey…. E nemmeno dopo.”
 
 
 
 
“Il collo dell’utero si è accorciato, ma è ancora chiuso, non dovresti entrare in travaglio ancora.
 Il bambino comunque è già intorno ai 3 kg di peso, quindi non ci sarebbero problemi se decidesse di nascere, ma dobbiamo arrivare almeno alla 36^ settimana, poi lasceremo fare alla natura.”
 
Addison aiutò Lexie ad alzarsi dopo la visita.
 
“Ti prescriverò queste per ritardare le contrazioni, una pastiglia tre volte al giorno per una settimana poi verrai a fare un altro controllo. Cerca di non stancarti e riposa molto… e poi lo sai anche tu se dovessero ripresentarsi più forti e frequenti chiamami o vieni qui, d’accordo?”
 
“Certo…grazie!”
Lexie non sapeva che altro dire, dopo la scenata della sera prima era inopportuno qualsiasi commento. Per fortuna alla fine Mark aveva desistito e non l’aveva accompagnata a quell’appuntamento, qualcosa le diceva che tra i due la tensione era ancora molto, troppo alta.
Si diresse verso la porta, ma fu bloccata dalla voce della donna ancora seduta alla sua scrivania.
 
“Lexie?... Io ti devo le mie scuse per ieri… non so che mi è preso, o meglio lo so ma non dovevo prendermela con te. Avevo bevuto un po’ e mi sono lasciata andare, non volevo…”
 
Lexie si avvicinò di nuovo alla scrivania.
 
“Lo so… lo so Addison! Ogni tanto fa bene lasciarsi andare… Mi dispiace… per tutto.”
 
Le due donne si guardarono per un lungo momento in silenzio, poi Lexie tornò verso la porta e la chiuse dietro di sé.
 
 
 
“Basta Lex! Ora basta… chiamo Addie!”
 
Gridò Mark esasperato non ammettendo più repliche.
Erano le cinque di mattina e  da quattro ore ormai le contrazioni si susseguivano anche se irregolari.
Lexie si tirò su sospirando di sollievo, anche questa era andata.
Fortunatamente non si era guardata allo specchio, ma la faccia del compagno doveva essere ancora più sconvolta della sua.
 
“Mark quante volte te lo devo ripetere? Sono ancora troppo distanti, la sveglieremmo per niente e all’ospedale ci rimanderebbero dritti a casa. E’ ancora troppo presto e poi ho appena iniziato a prendere quelle pastiglie…”
 
“E non mi pare che abbiano fatto niente…”
 
In realtà Mark era già vestito e pronto per uscire con tutto l’occorrente e questo da almeno un paio d’ore.  Possibile che avesse ragione lei e ci volesse così tanto? E se avessero dovuto aspettare ancora qualche altra settimana con notti come quella? Sarebbe impazzito… era esausto dalla notte insonne e tra un paio d’ore sarebbe suonata la sveglia per andare al lavoro.
Il congedo l’avrebbe dovuto prendere per sè più che per Lexie.
 
La guardò frustrato, lo sapeva che non se la doveva prendere con lei, oltre tutto odiava vederla stare così e sperava che dopo l’episodio del matrimonio per un po’ sarebbero stati tranquilli, ma tutti qui dicevano che era normale… i libri, i corsi, Lexie stessa.
 
“Puoi andare a letto ora, davvero… ti chiamo se ci sono dei cambiamenti.”
 
“E come faccio a lasciarti qui da sola, stai scherzando?” Cercò di sorriderle scacciando la tensione.
“E poi ricordi? Io ho i massaggi magici!”
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


Derek fece una corsa giusto in tempo per infilare la valigetta in mezzo alle porte dell’ascensore, facendole riaprire.
“Buongiorno! Miranda…Mark!”
 
“Derek…”
Miranda gli rispose con il suo tono che significava “stamattina-non-è-aria”, mentre Mark non aveva proprio dato segnali di vita.
 
“Vedo che è una bella giornata per tutti!” sorrise imbarazzato.
 
“Non ne parliamo… non ho chiuso occhio tutta notte e ho tre interventi oggi! Non so come farò ad arrivare a sera…”
 
“Che è successo?”
 
“Ah Lexie…” sospirò Mark passandosi una mano tra i capelli.
“Ha iniziato a sentirsi male all’una di notte  e solo stamattina si è addormentata giusto in tempo per la mia sveglia… un’altra notte del genere e potrete ricoverarmi!”
 
“Ma non dovrebbe nascere tra qualche settimana?”
 
“Ah guarda non chiedermi più niente…Addison dice che è la prassi, per non parlare di Lexie… è così cocciuta maledizione!! Non c’è stato verso di convincerla a venire qui. Stamattina per fortuna Callie è casa con lei…ma non sono tranquillo lo stesso!”
 
“Bè torna a casa allora, ci parlo io col capo. I tuoi interventi possono aspettare, al massimo facciamo slittare tutto di qualche ora.”
 
Miranda si voltò verso i due colleghi. Quella non era la Bailey, quella era la Nazista.
 
“Voi non farete slittare proprio un bel niente intesi?”
Li guardava fisso negli occhi, non potevano assolutamente replicare.
“Oggi il capo non c’è, pare che Adele abbia tentato di scappare dal centro in un attimo di lucidità e si sia presentata alla sua porta e sapete una cosa?? Va benissimo così, proprio benissimo perché così stasera non dovrò portare Tuck dal padre come si era deciso di fare e potrò disdire il parrucchiere che avevo prenotato da una settimana e potrò mangiare una pizza surgelata davanti alla tv, invece che andare al mio primo appuntamento con l’unico uomo che mi sia mai interessato negli ultimi due anni!!!”
 
Respirò a fondo chiudendo gli occhi, prima di proseguire con più calma.
 
“Quindi… va tutto benissimo oggi, perché sono io che decido e decido che non slitterà nessun intervento e tu lascerai in pace quella povera ragazza, che adesso può finalmente dormire, perché non c’è niente di peggio di un compagno irritante, che ti dice cosa devi fare mentre la tua schiena rischia di spaccarsi in due dal dolore!”
 
Si voltò per andarsene ora che le porte si erano aperte.
“E sì!” si fermò di colpo tornandoli a guardare. “Passerai altre notti così e farai bene ad assecondarla perché le donne in travaglio possono diventare molto MOLTO cattive!”
 
Li lasciò lì a guardarla, sbalorditi dalla strigliata appena ricevuta.
Le porte si richiusero davanti a loro.
 
“Bè… almeno fatti offrire un caffè!” concluse Derek stringendo la spalla dell’amico.
 
 
 
 
 
“Ehi ciao Jackson!” 
 
Lexie stava cercando di passare il tempo guardando un film dell’orrore, seduta sul divano di Callie. Avrebbe voluto fare qualcosa, si annoiava, quel film l’annoiava… avrebbe potuto preparare qualcosa per Mark. Sarebbe tornato nel pomeriggio e dopo la notte in bianco che gli aveva fatto passare, sarebbe stato esausto.
Si sentiva un po’ in colpa, lei aveva dormito qualche ora e stava decisamente meglio. Sicuramente era merito anche delle pastiglie di Addison. Le contrazioni si erano attenuate intorno alle 7 di mattina, ma a quel punto Mark era dovuto andare dritto in ospedale.
Avrebbe potuto preparargli la pasta, lui amava la cucina italiana.
 
Mentre era intenta a pensare agli ingredienti necessari era suonato il suo telefono.
JACKSON
 
“Ciao Lex, come ti senti?”
 
“Tutto bene…ma non dovresti essere in turno a quest’ora? Anzi no, quasi dimenticavo… Oggi è il grande giorno!!! Come ti senti?? Sei agitato!! Oddio che bello, come vorrei esserci!”
 
Sì oggi il dottor Avery avrebbe presentato i risultati del suo trial sul diabete, o meglio il dottor Webber li avrebbe presentati e sarebbe entrato finalmente in lizza per il famoso premio Harper Avery!! Sì perché dopo la rinuncia fatta circa un anno prima, grazie all’insistenza della stessa Lexie, Jackson aveva finalmente deciso di rientrare nel progetto con somma gioia di Richard. Cosa importava se era nipote dell’importante dio della medicina?? Lui se lo meritava quel premio, aveva lavorato duramente e quella sperimentazione avrebbe potuto cambiare l’intero approccio medico verso la malattia.
 
“S sì! Diciamo che sono più che agitato… il capo… il capo non c’è!”
 
“Come non c’è??” Lexie si tirò su dal divano.
 
“Adele ha avuto dei problemi… pare che abbia dei problemi seri e io, non so che fare! Non credo di farcela!”
 
“Stai scherzando vero?? Dopo tutto quel lavoro…ci hai passato le notti in quel laboratorio, cosa importa se non c’è Webber? E’ solo la presentazione, il suo nome rimarrà.”
 
“Sì Lex ma lui ha il materiale capisci?? Cioè… anch’io ce l’ho ma non posso tornare a recuperarlo… eravamo d’accordo che ci avrebbe pensato lui e poi non ho i vestiti adatti, non pensavo di dover salire sul palco…doveva essere lui a parlare… Lexie che cavolo devo fare?”
 
“Ok ok Jack… calmati un attimo! Sei perfettamente in grado di farlo! Tu fatti mandare il materiale via mail e io ti porterò qualcosa di decente da metterti… basta una camicia che faccia risaltare gli occhi ricordi? E poi ce li avrai tutti in pugno!”
 
“Sì bè… non credo che a mio nonno basterà una camicia azzurra!”  rispose sorridendo.
Era contento di averla chiamata, era l’unica che aveva creduto in lui e sapeva infondergli quella fiducia in se stesso che a volte perdeva, specialmente di fronte al suo stesso cognome.
 
“Dai, lasciami un paio di minuti per prepararmi e farò un salto a casa tua, tanto è vicina. Le chiavi le trovo al solito posto?”
 
“Sì certo!... E Lex?? Grazie!!”
 
_______________________________________________________________________________
 
 
La casa nella quale viveva con Jackson fino a pochi mesi prima era solo a pochi isolati dall’ospedale, ma di guidare non se ne parlava, di camminare men che meno. Oltre tutto se Mark avesse scoperto una cosa del genere si sarebbe infuriato.
Quindi fece la cosa più saggia, quella che avrebbe fatto anche lui… chiamò un taxi.
 
In pochi minuti fu all’entrata del palazzo e trovò subito la chiave nascosta nel solito vaso delle emergenze. Chissà che effetto le avrebbe fatto rientrare lì dentro. E se avesse trovato la casa piena delle cose di April??
Bè in fondo che importanza aveva ormai? Si era rassegnata al fatto che Jackson trovasse qualcosa di speciale in quella ragazza.
 
Aprì senza fare caso al disordine, lei non era di certo in grado di sindacare su quell’argomento. Andò dritta alla camera da letto e aprì l’armadio di Jackson scegliendo accuratamente il completo grigio scuro e la camicia azzurra che gli stava così bene. Optò anche per un paio di cravatte, anche se lo preferiva senza. Cintura, calze, scarpe, un paio di boxer e via… avrebbe fatto un figurone!” Stava per uscire quando si ricordò il deodorante, male non avrebbe fatto.
Richiuse la porta impacciata da tutta quella roba e tornò di sotto, dove il taxi la stava aspettando.
 
Avevano al massimo un’ora prima che iniziasse la presentazione e lui doveva vestirsi e impararsi un minimo il discorso…Ce l’avrebbe fatta!!
Ma perché il taxi andava così lento??
 
Finalmente capì il perché… poche vetture più avanti vide l’ingorgo. Quella era proprio sfiga!
C’era stato un incidente, probabilmente era appena successo perché ancora non erano arrivati i soccorsi né la polizia.
 
Sporgendosi dal finestrino la vide.
Quella ragazzina era stesa a terra e la guardava tremando in mezzo a una pozza di sangue che continuava ad allargarsi sotto di lei.
Dovevano chiamare i soccorsi, dovevano fermare l’emorragia prima che perdesse i sensi, prima che fosse troppo tardi. Doveva fare qualcosa.
 
“Può fermarsi per favore?”
 
“Tanto sono già fermo…” rispose il tassista con sarcasmo.
 
Lo pagò velocemente e scese. Per un attimo si stava dimenticando della borsa con i vestiti di Jackson. Sarebbe andata comunque in ospedale, ma non sapeva quando.
 
Si avvicinò alla scena dell’incidente, dove altri curiosi stavano già bloccando il traffico.
 
Era agghiacciante. Due macchine si erano scontrate provocando una serie di altri piccoli incidenti a catena, ma i feriti peggiori erano nella macchina ribaltata in mezzo alla carreggiata. Un ragazzo era ancora intrappolato dentro, era incosciente, per un attimo sperò che fosse morto sul colpo, almeno non avrebbe sofferto.
E poi lei, quegli occhi che la guardavano terrorizzati e sembravano non vederla.
 
“Sono un medico…avete chiamato i soccorsi?? Presto!”
 
I curiosi la fecero passare a quelle parole. Si inginocchiò accanto alla ragazza accarezzandole i capelli già pieni di sangue.
 
“Ehi stai tranquilla, sono un dottore! Riesci a dirmi come ti chiami?”
 
Dicendo questo le tastò il polso e individuò la causa dell’emorragia, il suo braccio non c’era più.
 
“Va..valery!” rispose la ragazza tremando
 
“Ok Valery, io sono Lexie! Le senti le sirene? Sta arrivando l’ambulanza, tra poco ti porteremo via di qui. Guardami, continua a guardarmi. Dove stavi andando Velery?”
 
Doveva tenerla cosciente almeno fino all’arrivo dei paramedici e doveva fermare l’emorragia.
La cintura di Jackson sarebbe andata benissimo.
 
La strinse forte intorno al moncone continuando a parlarle dolcemente. Con una bottiglietta di un passante le lavò velocemente la ferita…sempre meglio di niente.
 
Dopo quei minuti interminabili arrivarono le ambulanze e la caricarono velocemente verso il Seattle Grace Mercy West.
 
“Dottoressa  Grey lei viene con noi?”
 
“Sì sì…avvertite il dottor Hunt!!”
 
E poi lo vide.
 
 
 
 

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Capitolo 48
*** Capitolo 48 ***


“Che arriva, hai chiamato?”
 
“Sì, c’è stato un incidente sulla 64^, ci sono due feriti gravi!” Hunt si stava infilando i guanti in attesa di tutti i colleghi.
 
Mark uscì di corsa. “Eccomi, chiamatemi pure durante l’unica ora di sonno che ho!... Ma che ci fai tu qui?”
 
“Chiedilo a Owen, ha richiesto un ortopedico!”
Callie era già abbastanza scocciata dall’essere stata chiamata nel suo giorno di riposo.
 
“E Lexie? L’hai lasciata da sola?” Mark urlava per sovrastare le sirene spiegate che si stavano avvicinando velocemente.
 
“Lexie non c’era più quando sono uscita, penso sia tornata a dormire nel vostro appartamento!”
 
“Ma…ti avevo chiesto…” Ormai era in utile discutere.
 
 
Le porte dell’ambulanza si aprirono e tutti i medici si avvicinarono.
 
“Cos’abbiamo?”
 
“Donna 17 anni, incidente d’auto, amputazione dell’avambraccio destro, ha perso molto sangue, pressione 70 su 40, ipotesa. Ha perso conoscenza durante i trasporto, abbiamo somministrato 20 cc….”
 
Mark non stava più ascoltando. Sentì una fitta allo stomaco quando la vide.
Cosa ci faceva Lexie in fondo a quell’ambulanza completamente ricoperta di sangue?
 
Mark non sapeva cosa dire era sotto shock.
 
“Piccola Grey?”  Fu Hunt a riconoscerla.
 
“Ce l’ho!! Il braccio…ho trovato il braccio!!”
Disse lei scendendo con fatica dall’ambulanza con quel macabro fagotto.
 
 
 
“Ma ti rendi conto??”
Mark era fuori di sé dalla rabbia. Lo shock iniziale ora si era trasformato in una scarica di adrenalina che non gli permetteva più di controllarsi.
Sì, non si era fatta nulla, ma lui la pensava a casa a riposare e invece se l’era ritrovata lì davanti in un bagno di sangue. Non riusciva nemmeno a spiegarle tutti i terribili pensieri che avevano attraversato la sua testa a quella visione.
 
“Sì Mark…”
 
Non la fece nemmeno replicare continuando a camminare senza trovare pace davanti al bancone del pronto soccorso per poi fermarsi a guardarla con le mani sui fianchi e tornare di nuovo a camminare.
 
“No, tu no!! Perché se ti rendessi conto non usciresti di nascosto di casa senza dire niente a nessuno…senza avvertirmi. E se ti rendessi conto non prenderesti un taxi nell’ora di punta per aiutare il tuo ex ragazzo a fare colpo su una stupida giuria di medici. E Lexie se solo ti rendessi conto, non ti fermeresti nel centro di Seattle per giocare a fare il dottore!! Io…tu…non capisco…!”
 
Si mise le mani nei capelli ancora sconvolto, questa volta l’aveva fatta davvero grossa.
 
“Io sono un dottore Mark!”
Rispose Lexie appoggiandosi al bancone. Aveva cercato di lavare via tutto quel sangue, ma doveva essere davvero un brutto spettacolo.
 
“Ma non adesso! Ci sono i paramedici per quello. Lexie cazzo, come fai ad essere sempre così…devi pensare alle conseguenze, non si tratta solo di te adesso.”
 
“Sarebbe morta…tu l’avresti fatta morire? O stiamo parlando di Jackson adesso?”
 
“No, non mi importa nulla di lui!! Il punto è che sei un’incosciente. Come puoi pensare di scorrazzare per la città al nono mese di gravidanza. Voglio dire, dopo questa notte poi!!… credi che ti faccia bene? Credi che a lui faccia bene?”  Indicò con lo sguardo la sua pancia.
 
Lexie non rispose.
 
“E poi…”
E lì Mark fece un profondo sospiro cercando di non scaldarsi troppo.
 “E se foste arrivati un minuto prima?…se quel taxi fosse stato coinvolto nell’incidente? Cosa pensi sarebbe successo me lo spieghi? Non ne abbiamo passate già abbastanza? Tu…tu non mi puoi fare questo Lexie!”
 
Ora si era appoggiato al bancone con entrambi gomiti, la testa fra le mani. Doveva calmarsi, non poteva discutere così, non lì, non con lei in quelle condizioni.
 
Lexie si avvicinò appoggiandogli una mano sulla schiena.
“Mark…non è successo niente! Io…io sto bene!”
 
Mark la guardò, aveva gli occhi lucidi e la voce era tornata profonda, quasi roca.
“Avevamo detto niente camion! Niente incidenti!!”
 
Ora ricordava, era stata la notte dell’incubo, era ancora molto scosso a quel pensiero e come poteva dargli torto, il ricordo di Callie era ancora vivido nella mente di entrambi.
Lexie si addolcì, era solo spaventato, non arrabbiato.
 
Mark si alzò cercando di cacciare indietro le lacrime e tornò a guardarla.
 
“E comunque come faccio a fidarmi di te adesso? Non ti lascerò mai più da sola a casa…e anche Callie… bella amica! Ora ce ne torniamo a casa, rimanderò tutti gli interventi e fino alla nascita del bambino non ne parleremo più!”
 
Iniziò ad incamminarsi verso l’uscita seguito dalla compagna.
“ Bisognerà iniziare a fare come dico io… altro che assecondarti!! Altro che i consigli della Bailey!”
 
No, Lexie non aveva nessuna intenzione di seguirlo, ci mancava solo che volesse vedere l’operazione della ragazza.
 
Si voltò e la ritrovò lì dove l’aveva lasciata, appoggiata al bancone, immobile.
Eppure non aveva una contrazione, ormai se ne accorgeva subito quando questo avveniva.
Tornò di fronte a lei con aria interrogativa.
 
Lei sollevò lo sguardo, non c’era niente della sicurezza, né della dolcezza di un attimo prima.
“Credo che non ti servirà nessuno congedo!” Mormorò tornando a guardare verso il basso.
 
Ora non c’era davvero più tempo, si erano rotte le acque.
 
Mark la guardò confuso cercando di raccogliere le idee. Doveva restare calmo… prendere la borsa. No lì non c’era nessuna borsa. Erano in un ospedale…erano esattamente dove dovevano essere.
 
“Ok va tutto bene, ci sono! Dobbiamo chiamare Addison… chiami la dottoressa Montgomery, Maternità!” Disse rivolgendosi all’infermiera dietro al bancone.
 
Circondò Lexie con un braccio, cercando di sorreggerla.
 
“Dovresti sederti…”
 
Lei fece di no con la testa appoggiando di nuovo le braccia al bancone, mentre cercava di respirare per gestire il dolore crescente. Ma dov’era Addie?
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 49
*** Capitolo 49 ***


Scusate se ci ho messo così tanto. Grazie come sempre per il bellissimo commento Liz!  Manca pochissimo... buona lettura! ^^




Finalmente avevano portato Lexie  nella sua stanza, lì sarebbe avvenuto il travaglio prima di entrare nella sala parto vera e propria.
Addison era arrivata pochi minuti dopo essere stata chiamata e l’aveva subito visitata per vedere a che punto erano le cose.
Non aveva ancora iniziato a dilatarsi quindi ci sarebbe voluto ancora un po’ di tempo, ma le contrazioni erano regolari ora e a giudicare dall’intensità non ci sarebbe voluto molto.
 
“Ma è presto…è troppo presto!! E’ tutta colpa mia…”
Lexie era spaventata, solo il giorno prima le aveva prescritto quelle pastiglie miracolose e adesso lei aveva rovinato tutto mettendo in pericolo la vita di suo figlio, proprio come aveva detto Mark. Perché doveva essere così incosciente?
 
“No Lexie no…stai tranquilla, il bambino ha completato lo sviluppo, non corre rischi ok?”
Cercò di rassicurarla Addison, se si fosse agitata la situazione sarebbe potuta precipitare.
 
Lexie cercò la mano di Mark, non era preparata a partorire, non voleva farlo. Doveva avere ancora qualche settimana per prepararsi e invece ora non c’era più tempo e la cosa peggiore era che sicuramente era lei l’unica responsabile.
“Lexie, hai sentito Addie, andrà tutto bene… il nostro bambino sta bene, ha semplicemente fretta di conoscerci… ora concentrati d’accordo?”
 
Lexie si stava comportando benissimo, sforzandosi di mettere in pratica gli insegnamenti del corso, ma nessuno a quel cavolo di corso si era minimamente sognato di dirle quanto avrebbe fatto male. Si rese conto che le contrazioni dei giorni precedenti non erano nulla in confronto a queste.
 
Dopo la visita Addie li aveva lasciati soli, raccomandandosi con Mark e con l’infermiera di chiamarla non appena ci fossero stati cambiamenti.
 Ora dovevano solo aspettare.
 
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“Amore non è meglio se ti stendi?”
Erano passate quattro ore ormai e Mark cercò per l’ennesima volta di convincere Lexie a fermarsi. Non ce la faceva più a vederla vagare per la stanza in quel modo.
 
“No Mark davvero, non ce la faccio!” fece un profondo sospiro.
L’idea di sdraiarsi o solo sedersi le faceva venire le lacrime agli occhi, così il dolore era davvero troppo. Ormai aveva capito che l’unico modo per gestirlo era appoggiarsi al tavolino o comunque accovacciarsi appoggiata al letto, altrimenti era sicura che la sua schiena si sarebbe rotta in due.
E comunque sapeva che camminando avrebbe velocizzato il travaglio e quella era l’unica cosa che voleva più di un antidolorifico.
L’idea di partorire in acqua non la sfiorava più minimamente, avrebbe significato fare a meno dell’epidurale e ora quella era un’idea assolutamente fuori discussione, aveva bisogno di quella siringa!!
 
“Eccone un’altra…”  disse soffocando un gemito.
 
 Mark la vide accovacciarsi di nuovo, i gomiti sul bordo del letto e le fu subito accanto per cercare di alleviare il dolore alla schiena che era quello più insopportabile per lei.
Controllò l’orologio… erano passati solo 5 minuti dall’ultima contrazione e questa era sicuramente più forte a giudicare dalla sua reazione. Avrebbe dovuto chiamare Addison.
 
Stai andando benissimo Lex…”  La incoraggiò dolcemente accarezzandole i capelli spettinati.
Lei cercò di concentrarsi sul respiro sempre tenendo gli occhi chiusi. Doveva solo lasciar fare al suo corpo, continuava a ripetersi che era una cosa naturale, ogni donna era in grado di farlo.
Dopo una quantità di secondi che le parvero interminabili, finalmente riuscì a rilassare i muscoli ad alzare lo sguardo verso il compagno che continuava ad accarezzarle i capelli. Iniziava ad essere stanca.
“Dovremmo chiamare Addie!”
 
Lexie annuì. “Sì… questa è stata davvero forte!”
 
Mark suonò il campanello e tornò a concentrarsi su di lei. Doveva rimanere idratata e soprattutto doveva integrare con degli zuccheri per non perdere energia.
 
 
Addison entrò pochi istanti dopo.
 
“Bravissima, sei già dilatata di 4 cm, continua così e tra poco potremo trasferirti in sala parto.”
 
“Come già? Mi sembra di essere qui dentro da tutta la vita, quando arriva l’anestesista??”
 
“E’ ancora troppo presto per l’epidurale, quella la faremo prima delle spinte… cerca di avere ancora un po’ di pazienza.”
 
Mark sperava solo che le cose continuassero a procedere così velocemente com’erano iniziate.
Ogni tanto usciva ad aggiornare Meredith e gli altri che nonostante fossero ancora in turno si fermavano per chiedere notizie.
 
Era una strana sensazione quella che provava in quel momento.
Da una parte era quasi sollevato all’idea di uscire da quella stanza, odiava vedere Lexie soffrire, senza poter far niente se non starle vicino. Ora capiva come mai gli uomini nei secoli erano sempre stati banditi da quegli eventi così strettamente femminili. Avrebbe tanto voluto essere uno di quei papà agitati che consumavano il pavimento della sala d’aspetto, offrendo sigari agli amici.
D’altra parte non riusciva a stare in corridoio più di due minuti senza avere l’istinto di correre di nuovo dentro, non voleva perdersi neanche un secondo questa volta e soprattutto voleva che lei lo sentisse lì accanto, anche se in preda al panico, anche se invadente, quello era il suo posto.
 
 
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Le ore passavano, ormai erano passate le 10 di sera e il travaglio procedeva più lentamente di quanto la stessa dottoressa Montgomery si aspettasse.
 
“Siamo ancora a 7 cm.”
Disse sottovoce rivolta a Mark e Alex , lanciando uno sguardo verso il letto in cui la ragazza si era assopita. Era molto stanca ora, il suo fisico era sicuramente più provato dopo tutto quello che le era successo nei mesi precedenti.
 
“Che vuol dire?” Anche Mark era visibilmente stanco, l’ansia della giornata si aggiungeva alla precedente nottata insonne.
 
“Vuol dire che ci vorrà un po’ più tempo del previsto, e dovremo valutare la possibilità di un cesareo, per evitare uno stress eccessivo ad entrambi.”
 
“No! Lexie non vuole… non è possibile darle qualcosa per il dolore? La spinale…”  Abbassò ancora di più la voce, se li avesse sentiti si sarebbe sicuramente ribellata.
 
“No Mark, l’epidurale a questo punto è fuori questione. Potrebbe rallentare ancora di più il travaglio se non bloccarlo e dovremmo ricorrere all’ossitocina per farlo ricominciare. Inoltre stiamo parlando di una paziente a rischio. Ha avuto un’ischemia, se la pressione si abbassasse c’è il rischio di una emorragia. Continuiamo a controllare il battito del bambino e se nel giro di poche ore non succede nulla dovrà rassegnarsi all’intervento. In questi casi è l’unica sicurezza.”
 
Mark cercò negli occhi di Alex una diversa possibilità, ma non la trovò.
 
Sentì che Lexie si stava svegliando e la raggiunse, prendendole la mano. La stanza era in penombra per aiutarla a rilassarsi e gli unici rumori erano i bip dei monitor.
 
Non avrebbe accolto bene quella notizia, ma forse era la cosa migliore… per quanto potesse essere un processo naturale, a lui come chirurgo sembrava letteralmente assurdo che la Natura avesse ideato un modo così doloroso e traumatico per continuare ad esistere. Un bisturi e una buona anestesia avrebbero risolto tutto come sempre.
 
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Meredith si era rifiutata di andare a casa dopo la fine del turno e girava avanti e indietro nella sala d’aspetto, controllando l’orologio ogni 5 secondi.
 
“Mer sono le 11:13! Esattamente un minuto dopo l’ultima volta che hai controllato.”
Cristina stava seduta con le gambe abbandonate sul bracciolo della poltroncina e la guardava con sufficienza.
“Datti pace…è un parto, è normale!! Ci possono volere giorni!”
 
“Sì Cristina lo so com’è un parto…lo so… vorrei solo che Alex uscisse a dirci qualcosa! Quest’attesa è snervante!! Snervante!! Devo chiamare Tatcher cosa dici, lo chiamo?”
 
“Bè non credo che tua sorella adesso sia in grado di farlo al posto tuo!”
 
Meredith si fermò per un secondo guardando l’amica negli occhi. Come avrebbe voluto che l’avesse fatto Lexie…o Mark… forse poteva chiedere a Derek? Non aveva nessuna voglia di renderlo partecipe di quella cosa… era troppo “famigliare” e la sua famiglia era già  tutta lì. Per fortuna incontrò gli occhi del marito che li stava raggiungendo.
 
“Allora?? Ancora niente??” chiese con impazienza.
 
“No, nulla! Alex è uscito una ventina di minuti fa, ma non ci sono novità…”
 
“E Mark? Qualcuno l’ha visto? Gli ho preso il caffè…e in realtà anche il cappuccino e un panino… Callie è giù con Izzie e le bambine, dovreste vedere come sono contente del cambiamento di programma, per loro questa è una festa!”
 
“Ecco Mark!” Cristina si alzò al volo dalla poltrona, tradendo un’ansia che non voleva mostrare. ”Allora?”
 
Di sicuro non era un bello spettacolo con quelle occhiaie e il viso tirato… niente a che vedere con il supersexy dottorone biondo, che aveva provocato tutti quegli scompensi ormonali alle giovani specializzande di qualche anno prima.
 
 
“Ehi amico che succede?” Derek gli fu subito accanto vedendo la sua espressione. Gli mise una mano sulla spalla accompagnandolo alla sedia e passandogli il caffè caldo.
Mark si passò una mano sul viso stropicciandosi gli occhi, doveva abituarsi alla luce della sala d’aspetto, dopo tutte quelle ore al buio.
 
“Niente epidurale! Sono passate quasi 12 ore… Addison vuole intervenire.”
 
“E Lexie?”
Meredith sapeva quanto era cocciuta la sorella… se avevano litigato per il parto in acqua adesso doveva essere una furia.
 
Mark scosse la testa. “Lexie è stanca, non ce la fa più. Il bambino è sceso e lei vuole spingere, ma finchè la dilatazione non sarà completa è tutto fermo…E senza anestesia poi…soffre troppo! Io non ce la faccio a vederla così!! Non ce la faccio a tornare lì dentro! Mi sento un verme… non ci riesco più a fare la parte di quello forte di fronte a lei.”
Si abbandonò all’abbraccio dell’amico. Era proprio distrutto.
 
“Mark dai, sei stanco anche tu…sei spaventato!” Derek cercò di consolarlo come tante altre volte. “Vedrai che andrà tutto bene…c’è Addie con lei…c’è Alex!”
 
“Vado io!”
Tutti  si voltarono nella sua direzione.
“Entro io… starò io con lei!”  Meredith era davvero decisa, non sapeva bene se stava facendo la cosa giusta, ma se l’istinto era stato così veloce da decidere al posto della sua testa, voleva dire che era la cosa più vicina alla cosa giusta.
 
“Mer…sei sicura?” Cristina le si avvicinò sorpresa.
 
“Per niente.. ma è mia sorella, no!?”
 
Derek la guardò entrare e richiudersi la porta alle spalle. Era orgoglioso di lei.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 50
*** Capitolo 50 ***


Doveva essere passata più di un’ora da quando Meredith era entrata in quella stanza e ancora nulla.
 
Si ritrovarono seduti lì in fila, uno di fianco all’altro in attesa che quella dannatissima porta si aprisse e arrivassero notizie, positive o negative che fossero, almeno qualcuno avrebbe sciolto quella tensione.
Il silenzio era rotto solo ogni tanto dalla voce di Lexie, che ormai non riusciva più a soffocare le urla.
 
Il volto di Mark era terreo. Lo sguardo fisso al pavimento e il caffè freddo ancora in mano che rischiava di venire rovesciato ad ogni movimento nervoso della sua gamba. Non ne voleva sapere di stare ferma.
Derek era rimasto lì accanto,  tenendogli ancora una mano sulla schiena per fargli sentire la sua vicinanza. Spostava lo sguardo dall’amico, all’orologio, alla porta e di nuovo verso Mark. Non poteva nemmeno immaginare cosa stesse succedendo dentro quella testa e non aveva la minima idea di come si sarebbe sentito lui al suo posto se Meredith fosse stata là dentro al posto di Lexie.
 
Callie e Izzie erano tornate dopo aver lasciato le bambine con Arizona. Jackson continuava a camminare avanti e indietro per l’intero corridoio cercando di non guardare Mark. Come lo faceva arrabbiare, lui avrebbe dato qualsiasi cosa per starle accanto. L’intera situazione era assurda. Assurda!
 
Izzie, vinta dalla stanchezza della giornata e si era appisolata sulla poltrona accanto a Cristina, che invece non riusciva a darsi pace e continuava ad arrotolarsi tra le dita i lunghi riccioli neri.
 
L’attesa stava diventando interminabile, tutti si aspettavano che da un momento all’altro sarebbero usciti per accompagnarla di sotto in chirurgia.
Mark non riusciva a pensare più a niente se non a quella voce che arrivava chiara fino al corridoio; l’idea che presto avrebbe conosciuto suo figlio, non riusciva più a consolarlo, si sentiva sconfitto e impotente in quel momento.
 
 
 
Finalmente la porta si aprì e uscì Addison. Anche lei mostrava i primi segni di stanchezza, nonostante fosse abituata a quelle lunghe attese.
Andò dritta verso Mark fermandosi in piedi di fronte a lui e costringendolo ad alzare gli occhi arrossati. Non gli diede nemmeno il tempo di chiedere notizie di Lexie ma partì come una furia.
 
“Cosa pensi di fare?? Si può sapere che cosa ci fai ancora qui??”
 
La sua voce era tagliente, non ammetteva repliche. Era arrabbiata con quell’uomo, era furiosa!
“Mi hai tradita, mi hai lasciata, hai preferito farti una famiglia senza di me e non con un’altra donna, ma con un’altra Grey!!”
 
Questo era estremamente fuori luogo. Gli altri erano allibiti, nessuno l’aveva mai vista perdere il controllo, a parte i due ex.
Derek avrebbe voluto intervenire, ma anche quello sarebbe stato fuori luogo, visto il legame che aveva con entrambi Che stava succedendo? La stanchezza stava giocando brutti scherzi a tutti quanti e la situazione era più che imbarazzante. Mark non riusciva nemmeno a parlare per lo sgomento, ma non ce ne fu bisogno perché Addie tornò ad aggredirlo.
 
“Sai ti ho odiato… mi hai rovinato la vita e non so nemmeno perché sono rimasta qui fino ad ora per assistervi. Avrei dovuto prendere il primo volo per Los Angeles settimane fa. E ora tu che fai?? Te ne stai qui a guardare il pavimento come se non ti riguardasse??”
Si accorse di aver alzato troppo la voce e lanciò uno sguardo veloce verso la porta chiusa dalla quale era appena uscita. Non voleva che Lexie la sentisse.
Mark doveva capire, lei lo conosceva troppo bene per non accorgersi che quell’attacco di panico che prendeva tutti i padri di fronte al grande momento era un errore. Un errore enorme che avrebbe rimpianto per tutta la vita. Perciò continuò con lo stesso tono deciso.
 
“Bè non hai scelta d’accordo? Lexie non ha scelta  e non ce l’hai nemmeno tu perché c’è tuo figlio là dentro ed è pronto a nascere. Ed  è un bambino forte e…e grande,  ma Lexie no… lo sai anche tu Mark, lei è sfinita… demoralizzata,  le forze la stanno abbandonando. Ha bisogno di te, ma tu te ne stai qui perché hai paura.
Quindi adesso ti toglierai quell’espressione avvilita dalla faccia e verrai là dentro con me e l’aiuterai, sarai tu la sua forza per far nascere vostro figlio. Mi hai capito?Non c’è più tempo!!”
 
Aveva ragione… Addison aveva ragione!
Era assurdo che proprio lei avesse dovuto fargli quel discorso. Cosa diavolo stava facendo su quella sedia? Aveva aspettato tutta la vita per quel momento e ora si lasciava prendere dal panico? Se c’era una persona che aveva tutto il diritto di essere spaventata quella era Lexie, non lui.
Passò il caffè nelle mani di Derek e seguì Addison.
 
 
 
La stanza non era più in penombra, Lexie era semidraiata sul letto, sorretta dal corpo di Meredith che dietro di lei cercava di incoraggiarla.
 
“Addie stavo per venirti a chiamare. Ci siamo, vedo la testa!” Annunciò Alex non appena entrarono.
 
Lexie era completamente stravolta, il volto imperlato di sudore, gli occhi chiusi, le mani strette a quelle della sorella. Quando Mark entrò la vide aprire gli occhi per incontrare il suo sguardo preoccupato. Non riuscì a dirgli nulla, ma quello sguardo gli bastò per sentirsi meglio e per capire che quello era il suo posto. Lei ne aveva bisogno.
 
“Forza Mark tu prendi il posto di Meredith.
 Alla prossima contrazione Lexie devi mettercela tutta, ci siamo quasi. Tu Mark cerca di aiutarla facendo una leggera pressione…così… Lexie ora respira, prendi fiato… e concentrati…”
 
Mark si sedette sul letto dietro di lei e Lexie si abbandonò tra le sue braccia, la testa appoggiata nell’incavo tra il collo e la spalla di lui. Le faceva bene sentire il suo respiro regolare, la tranquillizzava. Aveva bisogno di raccogliere tutte le forze possibili, prima che tornasse quell’ondata di dolore.
Meredith e Alex ai lati l’aiutavano sostenendole le gambe tremanti.
 
“Eccola ci siamo, forza Lexie… ora!!”
 
Mark sentì che tutto il corpo della ragazza si tendeva contro il suo. Ogni muscolo era contratto in quello sforzo. E lui si tendeva con lei come se fossero una cosa sola.
 
“Dai, spingi, ci siamo quasi!”
 
“Non posso! Non posso…basta!”  le lacrime le scendevano senza che potesse controllarle.
 
“Dai piccola certo che puoi… spingi! Un ultimo sforzo!”
 
Non aveva scelta, il suo corpo decideva per lei. Non poteva fare a meno di urlare né di spingere nonostante il dolore. Le voci incoraggianti degli amici le arrivavano confuse mentre si aggrappava alle ginocchia di Mark.
 
“Spingi Lexie! Ci siamo… ecco la testa.”
 
Un’altra ondata che le tolse ogni forza.
E infine eccolo.
Eccolo lì tra le sue braccia, appoggiato sul suo seno scosso dai singhiozzi.
Un attimo di silenzio rotto improvvisamente da quella voce acuta. La voce di suo figlio.
 
Poteva sentire Mark piangere dietro di lei vinto dall’emozione di quel momento magico. Lo sentì baciarle i capelli e mormorare qualcosa tra le lacrime, qualcosa che assomigliava a un Ti amo.
Ogni dolore era sparito, contavano solo quelle manine perfette e quel nasino….
 
Alex e Meredith erano commossi e senza parole lì accanto. Non sapeva come avrebbe fatto senza di loro.
 
Anche gli occhi di Addison tradivano l’emozione, non avrebbe voluto essere lì eppure era felice e non solo perché aveva svolto al meglio il suo lavoro. Non poteva fare a meno di osservare Mark, completamente fuori dal mondo stringeva a sé la compagna mentre le sue lacrime si andavano a perdere tra i capelli di lei.
Non era stata solo un buon medico, era stata anche una buona amica e lo sguardo che la ricambiò un attimo dopo, confermava la gratitudine di Mark.
 
Alex ritornò accanto a loro, guardò con orgoglio il bimbo, poi si rivolse a Mark con un sorriso provocatorio.
 
“Allora Sloan, mi hanno detto che lo farò io…”
 
Mark lo guardò sorridendo e prese la forbice che l’amico gli stava porgendo per tagliare il cordone ombelicale.
 
Non pensarci nemmeno Karev!!” 
 
 
 
 
“Non è bellissimo??? Guardalo che amore!! E poi tutte quelle pieghette cicciotte da mangiare!!”
Miranda lo guardava estasiata.
 
Callie aveva già perso la testa.
“Guarda Sofia, quello è il tuo fratellino, fai ciao al fratellino!!”
 
“Sì Sofia…lui è quello che staccherà tutte le teste delle tue barbie!!”
 
“Cristina!!” La riprese Owen alzando gli occhi al cielo.
 
 
Erano tutti appiccicati al vetro della nursery in contemplazione di quel fagottino azzurro.
 
“Nessuno direbbe che è nato in anticipo, guarda che forza che ha! Guarda come tira la copertina! Ha preso per forza dallo zio!”
 
“Alex tu non sei lo zio…io sono lo zio!!” Derek si era sentito punto sul vivo.
 
“Bè non scherziamo…tu sei lo zio quello figo eravamo d’accordo. Io sono lo zio che lo ha fatto nascere, mi pare una bella differenza! Tu puoi sganciargli i soldi nel weekend, quando lo porterò alla partita!”
 
Derek gli lanciò un’occhiataccia eloquente. “Karev…il weekend si va a pesca, io sono lo zio figo e il weekend si va a pesca…per non parlare del fatto che io sono il padrino… non so se mi spiego… il PA-DRI-NO!!!”
 
A quelle parole Jackson fece improvvisamente l’atto di inchinarsi di fronte a Derek mimando la famosa scena del Padrino “Baciamo le maani!”
 
Tutti scoppiarono in una sonora risata.
 
“Ehi ehi che baccano fate?? Non vorrete spaventare il mio campione!”
Mark li raggiunse proprio in quel momento facendo segno di abbassare i toni. Era raggiante di felicità, tutta la stanchezza accumulata era svanita. Non riusciva a smettere di sorridere. Si voltò verso il vetro per guardare ancora una volta suo figlio con gli occhi lucidi.
 
“Auguri papà!” Richard gli strinse la mano con gioia. “E Lexie come sta?”
 
“Ora meglio, ha perso un po’ di sangue, ma ora è tutto a posto… sta riposando, ne ha bisogno!”
 
Tornarono a rivolgersi verso il vetro.
Mark lo indicò con un cenno rivolgendosi a Derek.
“Lo vedi quello? Quello è il naso degli Sloan!!”
 
“Ce n’eravamo accorti Mark!!”  Tutti si misero a ridere.
Come potevano non accorgersene? Erano settimane che non parlava di altro, mostrando a tutti le ecografie.
 
“Bè e comunque voi due potete anche smetterla di litigare per i weekend, perché lui nei weekend sarà sicuramente già impegnato…” continuò Mark incrociando le braccia con il suo solito sorriso sardonico.
 
“Perché quante specializzazioni gli volete far prendere tu e Lexipedia?” Chiese Cristina ironica.
 
“Ah no… per quelle non avrà bisogno dei weekend! Memoria fotografica…ricordi? Avrà ben altro da fare…”
 
Tutti lo guardarono scettici, sperando di aver capito male. Arizona gli diede un leggero pugno sul braccio.
“Oh Mark piantala!! Non salterà da un letto all’altro come te!”
 
“Bè tale padre…” si misero di nuovo a ridere quando Mark, ora più serio continuò, vedendo l’infermiera armeggiare accanto alla culla al di là del vetro.
 
“Karev… rassegnati, sarà Derek il padrino… ormai è deciso…e poi è lo zio a tutti gli effetti… per me è un fratello e bè… è il marito di Meredith… non si poteva fare altrimenti! Tu ti dovrai accontentare…”
 
Lo guardò con la coda dell’occhio in attesa della sua reazione.
 
Fu allora che l’infermiera si spostò lasciando di nuovo libera la visuale.
Finalmente era comparso il cartellino con tanto di ciuccio azzurro stampato a fianco del nome.
 
“George Alexander Sloan”
 
Mark si aprì in un sorriso soddisfatto, guardando l’espressione sbalordita di Alex e degli altri amici. Izzie scoppiò in lacrime cercando lo sguardo di Callie.
Un nuovo George sarebbe entrato nelle loro vite da quel giorno, per ricordare a tutti che O’Malley non era mai del tutto scomparso.
 
Mark aveva già scelto quei nomi mentre Lexie era in coma, sapeva che quelli erano gli stessi che avrebbe scelto lei e in fondo, il loro rapporto era iniziato proprio grazie alla cotta di Lexie per George. Per non parlare del fatto che Lexie non era altro che il diminutivo di Alexandra, se quel bambino non avesse potuto conoscere la madre, almeno ne avrebbe portato il nome. E Karev… bè lui c’era sempre stato, nel bene e nel male. Lui l’aveva salvato… li aveva salvati.
 
 
Alex si avvicinò commosso, non sapeva cosa dire, quella era l’ultima cosa che si sarebbe mai aspettato.
 
“Io non so che…”
 
“Li hai salvati tutti e due… hai salvato entrambi i miei figli, non puoi essere così male!”
Si strinsero in un abbraccio, uno di quelli tra uomini, uno di quelli sinceri.
 
 
“Bentornato Georgie!” sussurrò Miranda quasi tra sé, trattenendo a stento l’emozione.
 
 

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