Stelle, ricordi e desideri

di Jamin_a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La porta dei sogni ***
Capitolo 2: *** ti sento ***
Capitolo 3: *** quando tocca a te ***
Capitolo 4: *** il peso della valigia ***
Capitolo 5: *** Tempo ***
Capitolo 6: *** il centro del mondo ***
Capitolo 7: *** Angelo della nebbia ***
Capitolo 8: *** 8. l'amore conta ***
Capitolo 9: *** 9.Almeno Credo ***



Capitolo 1
*** La porta dei sogni ***


** note dell’autrice ** avviso dell'ultimo minuto: la storia è un po OOC ( aggiunto sotto suggerimento di _kia91_ a cui sono infinitamente grata ;) )* i personaggi non mi appartengo ma appartengono a Sir Arthur Conan Doyle e a Guy Ritchie, questa storia non è a scopo di lucro* storia che m’è venuta in mente una sera d’agosto, nel giardino della mia casa in montagna, ascoltando canzoni del Liga con l’iPod ho visto ben 7 stelle cadenti. Sarà una long ancosa di quanti capitoli non so e tutti (tranne il primo e l’ultimo che sono il "presente") saranno ricordi di Holmes riguardanti Watson e quello che prova per lui. tutta POV  Holmes. Ogni capitolo sarà ispirato a una frase di Ligabue. Buona lettura Volevo ringraziare ancora _kia91_ per aver recensito la mia prima storia "M'abituero".

" E mi attacco alle stelle, che altrimenti si cade, e poi alzo il volume di questo silenzio che fa stare bene ... "
La porta dei sogni



Da qualche mese ormai io e il mio caro dottor Watson c’eravamo trasferiti in un piccolo cottage isolato nel Sussex . Avevamo lasciato le nostre attività per un piccolo periodo di vacanza che avevamo deciso di prolungare a tempo indeterminato, lui aveva aperto un piccolo ambulatorio in un paese vicino che apriva a giorni alterni e seguivamo di tanto in tanto qualche caso in cui però non mi impegnavo totalmente come quando stavamo a Londra. Una sera d’agosto me ne stavo comodamente seduto in poltrona mentre il mio compagno s’era già coricato, o almeno così credevo. Sentii dei rumori dietro di me e mi voltai di scatto, i miei sensi d’allerta s’abbassarono quando notai che la causa di quei suoni era il mio caro coinquilino.  “Watson! Credevo fossi andato a letto e invece non indossi nemmeno il pigiama” “Già …” “stai uscendo?” dissi notando che aveva preso una giacca, nonostante fossimo in pieno agosto fuori, a quest’ora di notte, tirava un vento freddo. “Si ...” “Hai deciso di rispondermi a monosillabi?” “No …” “No?” “si … dai … vieni con me.” Mi passo la giacca e uscimmo in veranda. "fantastico Watson !! mi hai fatto uscire per vedere la nostra veranda!!"  Alzò gli occhi al cielo e con un braccio mi spinse una spalla per farmi voltare e con l’altro mi alzò il mento verso il cielo. Aprii la bocca per ribattere ma quello che mi uscii fu solo un “ohhh” Il firmamento non era mai stato così bello, limpido e nitido. Non avevo mai visto un cielo stellato così bello, non c’era una nuvola e il fatto che fosse tutto intorno a noi buio pesto aiutava. Cavloli Watson mi stava trasformando in un sentimentalone, sorrisi dell'idea, chissà a lungo andare che effetti avrebbe avuto sul mio cervello . Poteva diventare un bell'esperimento. John Watson : il mio più bell'esperimento.“ È bellissimo vero?” Chiese l’uomo alle mie spalle “Si” Mi voltai e lui era seduto sul un dondolo due posti che avevamo preso, ma mai usato. “Vieni qui” Aggiunse. Mi sedetti accanto a lui e con un braccio gli cinsi le spalle. Lui poggiò la testa sulla mia spalla e io gli lasciai un baciò tra i capelli. “Non è bello quanto te” disse. Sorrisi. Mi stupiva sempre. “Il solito romanticone ” lo canzonai. “Antipatico” Mi rispose “Ti amo” “Ti amo anche io “A dir la verità c’è anche un altro motivo Sherlock per stare fuori sta notte” “E quale sarebbe di preciso?” “Oggi si vedono le stelle cadenti” “Lo so” “E si dice che chi vede le stelle cadenti può esprimere un desiderio” “Ah si? Che idiozia … ” “Hei! Io ci credo!” disse tirandomi un leggero pugno nello stomaco “Sei impazzito?! È un normale evento astronomico che accade tutto gli anni! È semplice superstizione! Se i sogni e i desideri si avverass …” “Sta zitto !” “Come prego?” “Se non fermo il tuo monologo sul nascere esso si prolungherà per minimo due ore! Quindi sta zitto!” “Ma ci sono stati degli studi che …” “ZITTO! Adesso non rientriamo fiche non vediamo delle stelle cadenti va bene?” “Come vuoi!” sorrise.  C’era un silenzio rilassante. Gli unici rumori  udibili erano i nostri respiri e un grillo in lontananza. Io non sono tipo da credere a dicerie del genere, ma incominciai a pensare il desiderio che avrei espresso se avessi visto una stella cadente, tanto male non fa quindi lasciai vagare la mente 

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Capitolo 2
*** ti sento ***


" ... Ti sento al punto che disturbi, al punto che è gia tardi, rimani quanto vuoi ..."
Ti sento


Non potevo, anzi non dovevo, innamorarmi del mio migliore amico. Era da un po’ di tempo orami che mi ero accorto di provare dei sentimenti per il mio coinquilino e sapevo bene quanto fosse sbagliato ed ero assolutamente certo che un gentiluomo come il buon dottore non avrebbe mai e poi mai ricambiato. Era sbagliato e immorale. Decisi quindi di cercare di reprimere i miei sentimenti. D’altronde io ero famoso per il saper controllare ciò che provavo, ma questa volta mi risultava così difficile. Non potevo, anzi non dovevo, innamorarmi del mio migliore amico. Forse ero già innamorato, anzi certamente ero già innamorato. Dato che ormai  era tardi non potevo cancellare ciò che provavo decisi di nasconderlo, ovviamente non ci riuscii. Considero questo il mio più gradito fallimento. Una sera rientrai molto tardi e molto nervoso perché non ero riuscito a catturare un malvivente perché, a causa di ciò che provavo, i miei pensieri andavano da tutt’altra parte. “Holmes c’è qualcosa che la turba?” disse il mio coinquilino comodamente seduto in poltrona e ignaro del conflitto nella mia mente che avveniva in quel momento. La parte logica di me era schierata con  la risposta niente Watson, tutto bene , ora vado a dormire l’altra parte invece voleva saltare sulle labbra del mio ignaro amico e faceva pensieri non adatti alla mente di un gentiluomo e davvero poco casti. “Si Watson c’è qualcosa che mi turba” risposi con aria seccata chiedendomi dove fosse finito il  niente Watson, tutto bene , ora vado a dormire  “Posso esserle d’aiuto?” “In un certo senso” Mi maledissi immediatamente. “Ora vado a letto”  Optai per la scelta me ne vado prima di dire qualche altra cavolata. “Sicuro che va tutto bene?” “PERCHÉ NON MI LASCI ANDARE ? No che non va tutto bene dannazione!Non capisci che non posso più andare avanti con te! IO TI AMO!” Quasi urlai. Esplosi. Non avevo mai perso così il controllo di me stesso. Non ce la facevo più. Ecco, lo avevo detto, avevo rovinato tutto. Lui era di fronte a me e mi guardava scioccato. Abbassai il viso rassegnato che dopo quella sera non lo avrei più rivisto, non gli avevo mai dato del tu e quell’unica volta mi sono preso la sua confidenza per sbattergli in faccia che lo amavo. Ero uno stupido idiota. Dannati sentimenti!  “Scusi” mormorai e mi voltai per andarmene in camera. Sentì una mano bloccarmi il braccio. “No .. fermo … è vero?” Mi voltai e lo guardai confuso  “ Holmes …  è vero che mi ama?” “Si” poi accadde tutto un una frazione di secondo, non mi resi conto immediatamente che aveva poggiato le sue labbra sulle mie e io istintivamente avevo risposto al bacio. Finalmente. Aspettavo questo momento da tempo. Quanto le nostre labbra si staccarono per riprendere ossigeno chiesi spiegazioni  “Quindi Watson? Anche lei …” “ Anche io credo che darci del tu sia un ottima idea, naturalmente solo quando siamo soli.” E si avviò in camera. Sorrisi mentre una voce in cima alle scale mi invitava a seguirla.  


**note dell'autrice**: ma non sono tenerissimi *.* ??
gente questa è una delle migliori canzoni d'amore che esistano al mondo!quindi andate su youtube o su qualsiasi altro sito ASCOLTATE Ti Sento!!non abituatevi al fatto che io aggiorni così spesso...con l'inizio della scuola i miei tempi d'aggiornamento rallenteranno moltissimo!

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Capitolo 3
*** quando tocca a te ***


“… Per ogni schiaffo avuto o da avere e non ti restano più guance da offrire e quella mano sempre troppo uguale che non sai evitare ...”
Quando tocca a te

Mamma lo diceva sempre : “Sherlock! Se ti comporti male prima o poi qualcuno ti prenderà a schiaffi e tu saprai che ha ragione!” Non c’ho mai creduto, chi (se non un criminale durante uno scontro) avrebbe mai avuto il coraggio di tirarmi uno schiaffo?

Quel giorno mi ero presentato allo studio del dottor Watson dopo tra anni di assenza in cui m’ero finto morto. Quando mi ha visto m’è svenuto davanti. Andai nel panico. Il dottore era lui, mica io! Fortunatamente dopo un goccio di brandy riprese i sensi. “Sherlock sei davvero tu?” disse mentre si tirava su a sedere sul divanetto che aveva nello studio. “Si!Non è fantastico?” dissi io mettendomi accanto a lui. Quanto mai! Quello che mi arrivò fu un forte schiaffo che mi fece girare la testa di novanta gradi. “John!” “SEI UN IDIOTA!” Mi alzai in piedi per evitarlo ma lui fece lo stesso e un altro schiaffo, sta volta dall’altra parte, non tardò ad arrivare. “COME HAI POTUTO FINGERTI MORTO PER TRE, DICO TRE LUNGHI ANNI!” fece per tirarmi un altro ceffone ma io gli bloccai entrambi i polsi in tempo. “Hei calma!” “NO DICO TU TI SEI FINTO MORTO E ADESSO MI DICI DI STARE CALMO!” Mi arrivò un calcio sullo stinco “HAI!Smettila di picchiarmi!” “HAI LA VAGA IDEA DI QUELLO CHE MI HAI FATTO PASSARE?” No, non l’avevo. E non avevo neanche la ragione dalla mia parte , aveva ragione lui, aveva tutto il diritto di prendermi a botte. “Mi dispiace” sussurrai "COME?!" "MI DISPIACE!" ammisi. Le lacrime iniziarono a rigare il suo viso “Sherlock non farmi mai più una cosa simile!” disse buttandomi le braccia al collo. Risposi all’abbraccio. “Certo, lo giuro”  

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Capitolo 4
*** il peso della valigia ***


“ Hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui … una piccola valigia di cartone hai cominciato a riempire … e gli occhi han preso il colore del cielo a furia di guardarlo, e con quegli occhi ciò che vedevi nessuno può saperlo …  e le tue gambe andavano sempre, solo sempre più adagio e le tue braccia reggevano a stento il peso della valigia … hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui e adesso forse ti puoi riposare … ti apro io la valigia mentre tu resti li e piano piano ti faccio vedere c’erano solo quattro farfalle, le più dure a morire … “
Il peso della valigia

Quante ne hai passate nella vita tu. La tua vita è stata segnata dagli orrori della guerra. Non è giusto che tu, la persona più buona che esista al mondo, debba soffrire. Non è giusto che i tuoi splendidi occhi abbiano dovuto vedere la morte, il dolore, la sofferenza e la paure. Non è giusto. Ma d’altronde la vita non è giusta. Non lo è mai stata. Poi come se non bastasse la guerra non te la porti dietro solo psicologicamente ma anche fisicamente con quelle due ferite che ogni tanto tornano a farsi sentire. Detesto vederti faticare per starmi dietro quando rincorriamo qualche malvivente. Detesto vederti svegliarti di colpo la notte a causa di qualche incubo. Per questo voglio che tu stia a casa, al sicuro, mentre io svolgo i miei casi. Non perché potresti essermi di intralcio, tu sei la mia forza. Non perché voglio nasconderti qualcosa, tu di me sai tutto. Non perché non ti voglio con me, dire questo sarebbe una bestemmia. Non voglio renderti partecipe hai miei casi perché voglio che tu sia al sicuro. Ne hai passate tante. Troppe per una vita sola. Ma come al solito, tu piuttosto che lasciarmi fare da solo, mi segui di nascosto.   

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Capitolo 5
*** Tempo ***


" ... e tutte quelle foto che non ho ..."
Tempo

 

"Watson?" Ero rientrato molto tardi e del mio caro Watson neanche l'ombra ne in cucina ne in salotto "Stai già dormendo?!" Lo vidi spuntare dalle scale che portano al piano superiore con in mano un oggetto rettangolare “No non preoccuparti se dormo , svegliami pure …” commentò sarcastico “ … comunque no non stavo dormendo.” “dove hai preso quella cornice per foto?” “oh …” sorrise “sai avevo del tempo libero ,ho finito prima le visite con i pazienti, ho deciso di sistemare la tua stanza … la prossima volta che ci entro vorrei vedere il pavimento” Annotazione mentale : mai, e sottolineo mai, lasciare John Watson a casa da solo. “Tu cosa?!” “L’ultima volta sono inciampato rischiando di spaccarmi una caviglia!”  “No aspetta quindi vuol dire che adesso …” “ Si vede il pavimento … e la scrivania … e il letto … e l’armadio … sapevi che accanto al tuo letto c’è un comodino?” “Ma che comodino?” “Sulla sinistra del letto, tra quest’ultimo e l’armadio.” Davvero non ricordavo l’esistenza di quel comodino. “Comunque Watson, tornando a noi, dove hai preso quella cornice e cosa contiene? L’unica cornice in camera mia è quella con la foto di Ir …” Mi interruppi vedendo la faccia arrabbiata del mio compagno. È sempre stato geloso di Irene  Adler. A me personalmente della Donna non m’importa nulla, però John è bellissimo quando s’arrabbia e fa il geloso. Mi vergogno di me per pensare cose così sentimentali. Ovviamente questi pensieri rimarranno segreti. Non gli farei mai sapere una cosa del genere. Mi vergogno anche ad ammetterlo a me stesso. “Già, la foto della tua cara Irene.” Commentò lui acido. “Credo mi sia scivolata, per puro caso ovviamente,nel caminetto.” “E che ne dici se per puro caso anche la foto di Mary finisse nel camino, per puro caso ovviamente” Lei e John si erano lasciati prima del caso di Moriarty e lei si era trasferita nel nuovo continente. Avevamo perso sue notizie. “Dai John basta scherzare fammi vedere che foto è” allungai la mano per prenderla ma lui fece un passo indietro.  “È troppo preziosa” disse e io lo guardai perplesso “L’ho trovata nel famoso comodino” aggiunse. Cominciai a pensare a quale strana foto avesse mai potuto trovare in un comodino di cui neanche ricordavo l’esistenza, dato che io le mie foto le avevo fatte sparire tutte anni fa. “Avanti John!” “D’accordo.” Disse voltando piano il davanti della cornice verso di me. Oh Buon Dio! Cominciai a sudare freddo “COME DIAVOLO L’HAI TROVATA!” Io non sono tipo da perdere la pazienza e mettermi a urlare ma quella foto! “Eri ricciolino da piccolo!” Quella foto! No non poteva averla trovata! “WATSON DAMMI IMMEDIATAMENTE QUELLA FOTO!” “Neanche per sogno! La farai sparire! E sei troppo carinooooo!”Disse sorridendo alla foto “Dai non fare quel sorriso da ebete e dammi quella foto” “Guarda quanti ricciolini!” “SUBITO!” mi ritrovai a rincorrere John Watson per tutta la casa. Per un attimo mi sentii di nuovo quello spensierato bambino di 5 anni che rideva nella foto.

Image and video hosting by TinyPic **Note dell’autrice** : allora gente che ci posso fare! Quando una è innamorata di un biondino riccio è inevitabile che poi vengano fuori queste cose ! preciso che : la foto non è Robert perché lui non è riccio e non lo è mai stato … ma Benedict Cumberbacht (non sono del tutto certa che si scriva così abbiate pietà!), per chi non lo sapesse è il nostro caro Sherlock nella serie della BBC, lo è .. e questa (secondo Internet) è una foto di lui da piccolo … quindi sommando la mia recente passione per i ricci ( mmm il mio caro … I LOVE YOUUU)  e  questa foto è venuto fuori questo capitolo. Un’altra precisazione : Mary in realtà non lascia Watson e muore mentre Holmes si finge morto (ahh tutti morti .. che tristezza gente … anzi Mary mi sta alquanto antipatica quindi sono anche felice mhua mhua mhua ) è che qui mi sembrava troppo cattivo che Holmes volesse gettare nel camino la foto della defunta moglie di John (no temo che Watson non avrebbe avuto una bella reazione) …
Comunque! Spero vi sia piaciuto … baci dalla vostra (innamoratissima *.* ) Giulia … Tenete Botta!  
 

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Capitolo 6
*** il centro del mondo ***


 

“… Sei sempre così, il centro del mondo, ti prendi il mio tempo ti prendi il mio spazio, ti prendi il mio meglio …”
Il centro del mondo.

 

“Vattene via.” John, ancora con la tazza di the ferma a mezz’aria mi guardo con uno sguardo stupito “Come?” “Hai capito bene! Esci da questa stanza” “Perché dovrei farlo?” a già, dimenticavo che non tutti capiscono al volo quello che gli altri pensano come me. Ecco perché sembrava offeso. “Non ho nulla contro di te, però mi distrai. Quello in cui solo impegnato è un caso davvero molto importante e molto complicato e averti vicino mi distrae” “Mi stai dicendo che se sto qui riesci a pensare solo a me?” Mi guardo con fare malizioso. Oddio, detto così sembrava una di quelle romanticherie, no! “In un certo senso, più o meno, circa” non dovevo assolutamente dargliela vinta. “Ah e allora che intendi?” “intendevo dire che … tu … beh … io … forse … c’è la remota possibilità che la soluzione del caso sia difficile da trovare con nei paraggi una fonte di distrazione, come se mentre stai visitando un paziente ti leggi un libro.” Va bene, forse avevo guadagnato qualche punto. “mah …  va bene, allora me ne starò qui buono e non farò nulla che ti dispiaccia” “Perfetto!” dissi mentre mi voltavo verso la finestra tornado a pensare al caso. Allora l’assassina è per forza una donna che la vittima conosceva bene. Escludendo storie d’amore, era un frate che viveva in convento, se avesse avuto qualche storia clandestina lo avrebbero di certo beccato. Niente sorel … “John?” chiesi quando senti due braccia circondarmi i fianchi e le sue labbra sul mio collo “mh?” “questo è il tuo stare buono?” “Ho detto che non avrei fatto nulla che ti sarebbe dispiaciuto.” “Ah! Ora si spiega tutto” tentai di non pensare alle sue mani che lentamente mi slacciavano la camicia. Allora non aveva sorelle però aveva una cugin … “John!” la sua mano ora era sul cavallo dei miei pantaloni “Si Sherlock?” sussurrò piano mordendomi il lobo dell’orecchio. La cugina della vittima era americ …  oh John leva quella mano dalle mie mutande!… John! … "Va bene come vuoi!!” Mi voltai verso di lui e con foga iniziai a spogliarlo. Addio caso! 



**note dell'autrice**: vai Watson siamo tutti con te! hahahaha... scusate la pazzia... l'ispirazione è venuta dopo aver letto un lento buon giorno (sempre su Sherlock e John ) di Jolly il camaleonte che ringrazio per avermi dato l'ok per il capitolo ;-)
alla prossima gente!

                    tenete botta
Giulia

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Capitolo 7
*** Angelo della nebbia ***


“Scelti da chissà che mano per esser buttati qui in mezzo alla nebbia … Siamo qui angelo della nebbia guardaci, buttaci solo un po’ di colore angelo, ci puoi sentire o no? Sei li? …”

 Angelo della nebbia

 


Londra. Io adoro questa città nonostante sia grigia e 360 giorni l’anno è brutto tempo e c’è nebbia.  
Ultimamente al 211b Baker Street la nebbia non mi da più tanto fastidio. L’atmosfera è più calda e colorata che mai. Forse prima dell’arrivo quell’angelo chiamato John Watson tutto era grigio e nebbioso, ma ora che c’è lui le cose sono cambiate. Per me c’è il sole tutti i giorni. La nebbia di Londra non è più sinonimo di tristezza, ora la nebbia di Londra è solo un fenomeno atmosferico e a me va bene così. 

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Capitolo 8
*** 8. l'amore conta ***


 **Note dell'autice** : capitolo molto tenero pubblicato oggi per fare gli auguri a una persona speciale (sperando vivavemente di non aver sbagliato giorno) AUGURI CIULLA!!!
per il resto spero che il capitolo vi piaccia, Questa canzone vi OBBLIGO ad ascoltarla ...*.* è bellissima (e triste .... ma bellissima!)
Tenete Botta
Giulia
 

“… ed abbiamo capito per bene il termine insieme … grazie per il tempo pieno, grazie per la te più vera, grazie per i denti stretti, i difetti, per le botte d’allegria, della nostra fantasia …”
L’amore conta

             
 

 

Lo sanno tutti che io sono abituato a non esprimere i miei sentimenti, sono abituato a non chiedere per favore o a non ringraziare, sono molto orgoglioso e John lo sa, più di chiunque altro. Però io e lui ne abbiamo passate tante, abbiamo litigato e discusso più volte, ma siamo ancora insieme. Siamo ancora Holmes e Watson, credo che lo saremo per sempre. Di certo la mia testardaggine non ha aiutato il nostro rapporto e se oggi ho ancora la possibilità di sentire le labbra di John sulle mie è solo grazie a lui. Io gli sono infinitamente grato.Lui ha sopportato a denti stretti tutte le mie stranezze, e nonostante i miei difetti non siano pochi lui per me c’è sempre in ogni momento, sempre pronto a regalarmi la parte migliore di se, anche se non m’ha mai nascosto quella peggiore , non ha mai indossato una maschera con me e io non ho mai voluto che la indossasse, perché, come lui ama me, pregi e difetti, io amo lui, pregi e difetti, io amo tutto di John Watson.
Facevo questi ragionamenti mentre ero seduto in sulla mia poltrona a osservarlo mentre leggeva le ultime pagine di un libro. Finì le ultime pagine e richiuse il libro con un sospiro “Oh Holmes, sono veramente stanco, credo che andrò a dormire.”  “Buonanotte” “Notte anche a te” Si avvicinò e mi diede un dolce bacio a fior di labbra poi si avviò verso la porta. “John!” lo bloccai sulla soglia del pianerottolo che dava sulle scale.  “Si?” “Grazie” Rimase un po’ spiazzato, ma nel suo volto vidi dipingersi un misto tra lo stupore e un’enorme felicità. Mi sorrise, quello fu uno dei più bei sorrisi sinceri che mi rivolse. “Ti amo.” Mi disse “Anch'io” Aggiunsi mentre richiudeva la porta dietro di se
.  

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Capitolo 9
*** 9.Almeno Credo ***


“ … Credo nel rumore di chi sa tacere e quando smetti di sperare inizi un po’ a morire … credo al tuo amore e quello che mi tira fuori o almeno credo.."
Almeno credo

Non è possibile. Quell’assassino deve essere una specie di genio, e io un grandissimo idiota, avevo fatto un altro buco nell’acqua, ed è stata trovata una nuova vittima, un bambino, come si può uccidere un bambino? E io ero in carrozza con Watson, diretti a Baker Street, dopo che me lo sono fatto sfuggire di nuovo. Non capisco cosa mi stia succedendo, io non posso permettermi di sbagliare un’altra volta! Appena entrati in casa mi buttai sul divano, senza neanche togliermi il cappotto. Devo trovare quell’uomo! Ormai questa era la sesta vittima! Quanta gente ancora avrebbe dovuto morire per i miei errori? Non posso permettermi di aspettare che lui faccia un errore per prenderlo! Devo prenderlo subito! Dannazione! Watson si avvicinò a me. Mi aspettavo un ‘va tutto bene’ oppure ‘vedrai che la prossima volta lo prenderemo’. Oh mio carissimo John, qualsiasi cosa tu possa dire ora non servirà. Ma lui non fece niente di simile. Si avvicinò, si sedette accanto a me e semplicemente mi cinse le spalle, e basta. Questo valeva più di mille parole di conforto. Il giorno dopo l’assassino era dietro le sbarre di Scotland Yard. 


*note autrice** :
1: Buon anno!!
2: non ho tempo di lasciare delle note decenti perchè, essendo collegata grazie a un cellulare, non so quanto tenga la connessione e non ho neanche minimamete riletto il capitolo per una mancanza di tempo (ehh si sono di corsa!!) quindi fatemi sapere di eventuali errori (o orrori XD)
tenete botta
Giulia

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