Guardare al futuro

di Fabichan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-Blue eyes ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2-Without memory ***
Capitolo 3: *** Surprises ***
Capitolo 4: *** Dreams ***



Capitolo 1
*** 1-Blue eyes ***


Titolo-

 

Nota legale: tutti i personaggi qui presenti apparterranno sempre e comunque alla grandissima Rumino Takahashi, e l’uso di cui ne farò io non è assolutamente a scopo di lucro.(da quanto è che non scrivevo una nota legale ç__ç)

 

Nota dell’autrice: Ebbene si, purtroppo per voi non mi sono decisa a smettere di scrivere e sono tornata a tormentarvi con una nuova fanfiction! Prima di iniziare però devo dirvi una cosa: non scrivo dalla notte dei tempi, quindi chiedo venia nel caso questa fic mi venga una completa schifezza, e, se durante la lettura vi verrà voglia di strangolarmi, tirarmi frutta marcia, e quanto altro vi posso capire.-.-.

Questa nuova fanfiction, bhe, sarà un po’ strana. All’interno di essa si alterneranno tanti di quei generi da far venire il mal di testa (per lo meno a me), ma soprattutto vi si alternerà realtà e fantasia (quasi fiabesca oserei dire, anzi, per usare l’aggettivo giusto, leggendaria). Non essendo poi riuscita a trovare dati sufficienti sul modo di vivere dell’epoca, qualcosa me la inventerò, cercando però di restare sempre attinente al modo di vivere e alla storia dell’epoca (questo riguarderà soprattutto i luoghi).

Per curiosità, domande, consigli e tutto il resto, questo è l’indirizzo dove potete farlo(oltre all’apposita casella dei commenti che sono sempre e comunque graditi positivi o negativi che siano. I commenti aiutano l’autore/ice a migliorarsi sempre di più, senza contare il fatto che i commenti ti rendono veramente felice^^)

http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=63374&idd=80

Un ringraziamento speciale a Tiger, che mi ha gentilmente revisionato questo capitolo.^^

 

Capitolo 1- Blue eyes

 

Quando aprì gli occhi, la prima cosa che vide fu la luna piena che dominava il cielo spargendo i suoi argentei raggi in tutto ciò che era attorno a lui.

Una domanda gli riempì subito la testa.

«Dove sono?»

Bisbigliò mente provava a sollevarsi in modo da guardarsi un po’ intorno, per orientarsi, ma le forze lo abbandonarono a metà strada, facendolo ricadere pesantemente sulla sabbia fina.

Era chiaro, si trovava in una spiaggia. Lo poteva sentire dal rumore del mare, dall’odore di salsedine nell’aria, e dalla sabbia sotto di lui.

Ma perché si trovava lì, soprattutto nel mezzo della notte?

Si chiese mentre, non potendo fare altro, si rimise a guardare la luna che brillava silenziosa su di lui.

Improvvisamente, un sentimento si fece largo man mano dentro di lui, attanagliandogli cuore e l’anima.

Era strano, come una sorta di nostalgia, come se non vedesse quel cerchio luminoso da tanto, tantissimo tempo, o meglio, come se lo vedesse in un modo...diverso...ma perché quella sensazione? Da dove proveniva quello strano sentimento di felicità misto a nostalgia? Non fece in tempo a chiederselo però perché la stanchezza gli fece chiudere gli occhi, ma prima di addormentarsi, un’altra domanda gli balenò in testa.

-Chi sono?-

 

 

La canna da pesca si curvò, segno che un pesce aveva appena abboccato. La ragazza che teneva in mano la canna da pesca si svegliò improvvisamente, abbandonando i suoi pensieri, prima che la lunga asta di bambù le fuggisse dalle mani, iniziando poi a tirare.

Era stata veramente molto fortunata quel giorno, si disse fra sé e sé, prendendo gli altri pesci pescati quel giorno e incamminandosi finalmente verso casa, mentre i pensieri che erano stati interrotti bruscamente qualche minuto prima, ritornarono improvvisamente a riempirle la mente...

-Fra un po’ saranno dieci anni-

Pensò tristemente. Dieci anni da quando li aveva lasciati...

Sospirò, fermandosi, alzando poi un braccio con la mano chiusa a pugno, contro la quale, pochi secondi dopo, ci finì contro un pimpante vecchietto.

«Buongiorno Happosai-san»

Gli disse nel momento esatto in cui l’anziano cadde a terra.

«Akaneee...»

Mugugnò l’uomo, ancora steso a terra, che quando si accorse che la ragazza stava proseguendo incurante della cosa, si alzò in piedi e iniziò a dire cose sui giovani e il rispetto in modo da far girare la ragazza, ma senza risultato.

 

Così, un’altra giornata a Ushibuka iniziava, monotona, calma, stancante come tante altre.

 

Ora Akane sapeva che, girata la curva, l’avrebbe trovata là , che scrutava il mare dall’alto del suo bastone nodoso, come sempre.

«Buongiorno Obaba-sanla salutò con un sorriso, fermandosi vicino a lei a facendo un leggero inchino. L’anziana girò leggermente la testa, sorridendo alla ragazza con gentilezza.

«Buongiorno a te, Akane.»

Le disse mentre la giovane riprese il suo cammino.

«Immagino che mio marito sia fuori combattimento.»

«Forse si è già ripreso.» le rispose, mettendosi poi a ridere allegramente vedendo il volto rassegnato dell’anziana.

Ora toccava a lui. Come al solito lo avrebbe trovato là, dove si intersecavano le strade con aria smarrita...infatti, finita la salita lo vide in lontananza.

«Ryoga...buongiorno.»

Si fermò di fronte a lui per salutarlo.

«A-Akane buo-buongiorno a te.»

Rispose timidamente facendo un leggero inchino.

«Ti sei perso un’altra volta eh?»

Chiese all’amico d’infanzia, che in tutta risposta arrossì imbarazzato e si grattò la nuca. Era un mistero per lei come, ogni giorno, lui riusciva a perdersi e si ritrovava stranamente nello stesso punto e alla stessa ora.

«Vieni, ti accompagno io.»

Si offrì gentilmente, in fin dei conti la sua casa si trovava un paio di metri da dove l’aveva trovato.

«Grazie mille.»

«Di niente, ci vediamo.»

Rispose gentilmente andandosene.

Ogni giorno era la stessa storia, però una volta si mise a pensare a tutto ciò, e arrivò al punto che lei, senza quelle piccole cose, non avrebbe saputo come andare avanti...

Guardò il mare, che quel giorno era più calmo del solito. Era raro vederlo a quel modo. Si stendeva a perdita d’occhi davanti a lei, come un grande tappeto blu increspato da qualche piccola striscia bianca. Chiuse gli occhi, inspirando l’aria salmastra, mentre la leggera brezza marina le faceva ondeggiare qualche ciuffo dei lunghi capelli.

Ad un tratto però, qualcosa attirò la sua attenzione, facendole posare lo sguardo su una chiazza rossa sulla spiaggia sotto di lei. Incuriosita, posò i pesci e la canna da pesca sull’erba che rada cresceva in prossimità del sentiero, e scese giù, avvicinandosi poi cautamente alla cosa, che, man mano che si approssimava, prendeva sempre di più le fattezze di una persona...

«Un ragazzo...»

Mormorò, una volta arrivata abbastanza vicina.

Non era del villaggio, questo era sicuro, non lo aveva mai visto in vita sua, però era strano...le vesti non erano tipiche giapponesi, forse cinesi, non sapeva, in più, anche se viste da lontano, poteva chiaramente capire che erano stoffe pregiate.

Alla fine, si decise ad avvicinarsi di più, inginocchiandosi affianco allo sconosciuto. Non era ferito costatò, poi, una cosa attirò la sua attenzione. Una treccia  usciva da sotto la testa del ragazzo che continuava a dormire.

Senza neanche pensarci, la sfiorò piano, ma in quel preciso istante il ragazzo aprì gli occhi...

E a lei sembrò di affogare in due pozze dello stesso colore del mare....

 

 

Continua...

 

Ushibuka- anche per questo devo ringraziare Tiger che mi ha dato delle dritte su questo paese che nomina anche lei nella sua fic. Comunque, per puntualizzare Ushibuka è, come dice lei “ un minuscolo villaggio di pescatori nell’isola di Shimojima, che fa parte dell’arcipelago di isole del Kyushu”

Ho scelto questo solo ai fini della fic...scoprirete poi man mano leggendo!

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2-Without memory ***


Nota legale: tutti i personaggi qui presenti apparterranno sempre e comunque alla grandissima Rumino Takahashi, e l'uso di cui

Nota legale: tutti i personaggi qui presenti apparterranno sempre e comunque alla grandissima Rumino Takahashi, e l'uso di cui ne farò io non è assolutamente a scopo di lucro.



Capitolo 2-Without memory

La prima cosa che pensò quando finalmente si svegliò fu che si trovasse in paradiso, e che quella persona semi oscurata dal sole china su di lui fosse...
-Un angelo...-
Qualche secondo dopo però, quando si abituò alla luce mattutina e riuscì finalmente a distinguere ciò che vedeva, rendendosi conto di quello che stava accadendo.
Attorno a lui niente paradiso, né angeli dalla chioma scura e dai grandi occhi color caffé che lo guardavano, solo una spiaggia che riconobbe come quella dove si era svegliato e di nuovo addormentato la sera prima e una ragazza china su di lui che lo guardava a disagio.
Totalmente fuori luogo, un pensiero che gli attraversò la mente fu quello che prima non si era sbagliato poi tanto a scambiare quella ragazza per un angelo.

Non le piacevano quelle situazioni.
Si era avvicinata solo per semplice curiosità, poi, quando si era accorta che era una persona, la prima cosa che le era venuta in mente, in modo quasi istintivo, fu quella di prestargli soccorso... ma improvvisamente tutte le sue intenzioni erano state spazzate via dalla sua testa nello stesso istante in cui aveva visto i suoi occhi, e ora non sapeva cosa fare... questo non era certo da lei, si rimproverò mentalmente, così, per togliersi da quella situazione, disse la prima cosa che le venne in mente.
«Ecco, io...io ti ho visto qua sulla spiaggia svenuto e ho pensato che forse, sì, che forse tu avessi bisogno di...un aiuto.»
Disse, scostandosi un po', permettendogli di mettersi seduto, mentre si guardava attorno disorientato.
-Che strana persona...-
Pensò Akane guardandolo nell'attesa di una qualsiasi risposta che non arrivò mai. Allora ci riprovò, sperando di essere più fortunata.
«Come ti chiami?»
Si stupì vedendo la reazione del ragazzo, il quale s'irrigidì a quella domanda, guardando prima la ragazza e posando poi il suo sguardo su un punto indefinito dell'orizzonte...
La domanda che si fece la sera prima, gli ritornò subito in testa.
-Chi sono?-
Si portò una mano alla testa...
-Quale è il mio nome?-
Alcune lettere indefinite gli ronzavano in testa confondendolo...
Un eco lontano.
La voce di una donna che continuava a pronunciare una parola insistentemente. A quella, man mano si aggiunsero altre, sovrapponendosi, mescolandosi.
L'altra mano andò a raggiungere la prima fra i capelli neri che stringeva spasmodicamente.
Akane si ritrasse leggermente, come spaventata da quello che stava accadendo allo sconosciuto di fronte a sé.
Nel frattempo, nella mente di lui, quell'indistinta parola che continuava ad echeggiargli nella testa iniziò a farsi più chiara, prendendo man mano significato...
Le lettere improvvisamente presero il loro posto. Alzò il capo, guardando Akane che non stava capendo niente di quello che succedeva di fronte ai suoi occhi, e le disse la prima cosa che gli venne in mente. Un nome. Non sapeva se era il suo, o se era solo il ricordo di una persona conosciuta in passato, ma era l'unica cosa che si ricordava.
«Io...»
Finalmente parlò. Il tono della sua voce era indeciso e irrisoluto.
«Il mio nome è...»

***

«Dove è Ranma!»
La voce furiosa e squillante di una ragazza echeggiò fra le pareti del palazzo. Il suo passo veloce e sicuro non faceva presagire nulla di buono per coloro che la circondavano e i furenti occhi dal bizzarro color lilla, che s'intonavano perfettamente ai capelli del medesimo colore, si guardavano intorno.
Dietro a lei, con il fiato corto, un bizzarro uomo con uno strano vestito nero, i bianchi capelli raccolti in un corto codino e i lunghi baffi penzoloni anch'essi bianchi faticava a tenere il suo passo.
«Vostra maestà, si calmi, riusciremo a trovarlo, i nostri migliori uomini sono già alla sua ricerca, abbia solo un attimo di pazienza e vedrà che...»
«Taci.» Lo fulminò.
Era da pochi minuti, quando non aveva trovato il ragazzo né nelle sue camere né in nessun altro luogo dell'immenso palazzo e i suoi soldati erano andati a cercarlo, che quel dannato vecchio le ripeteva sempre la stessa cosa. L'aveva veramente stancata. Non l'aveva mai sopportato, né lui né tutti i suoi simili, sin dal primo momento in cui suo fratello, venuto in visita da lei, glieli aveva regalati.
- Sono utili e servizievoli. Possono fare tutto, vedrai ne resterai molto soddisfatta.-.
Ripensò alle sue parole.
«Certo, come no. Maledetto lui, maledetti tutti loro, maledetti tutti questi esseri inutili che mi ritrovo intorno, giuro che se non sistemano tutto è la volta buona che gli faccio arrosto quei dannati pennuti.»
Farfugliò fermandosi improvvisamente e girandosi indietro guardandolo.
«Fa sì che non sia accaduto ciò che penso, altrimenti sarà peggio per te!»
Lo minacciò, lasciandolo tremante e spaventato dietro a sé , dirigendosi poi verso l'ala ovest del palazzo, sperando che quel dannato papero potesse in qualche modo aiutarla.
I suoi passi riecheggiavano fra le ampie pareti azzurre, riempiendo i lunghi corridoi, che pian piano cambiavano, diventando meno ornati e più brutti. Camminò per molto, per poi fermarsi di fronte a una piccola porticina di legno. L'aprì senza alcun indugio, senza neanche bussare, fermandosi poi vicino ad un basso letto di legno mezzo rotto e apparentemente scomodo sul quale dormiva un ragazzo dai lunghi capelli neri e una grande veste bianca di chiara foggia cinese.
La ragazza, senza farsi molti problemi, sollevò un piede, iniziando poi in modo né gentile né tanto meno regale a sbatterglielo contro man mano più forte finché prese a chiamarlo quando vide che non serviva a niente.
«Mousse sveglia! Dannato papero ti vuoi svegliare?!»
Nella calma più assoluta, finalmente, il cinese decise di destarsi, appena in tempo, prima che la principessa gli rompesse una o più costole con i suoi modi che erano tutto fuorché regali.
«Buongiorno Shan-pu...»
La voce debole, ancora mezza insonnolita.
«Che fai in quest'ala del castello?»
Chiese stupito, infatti, della sua presenza nella parte più povera del palazzo, che era per l'appunto riservata alla servitù e, nel caso di Mousse, delle guardie.
Certo, non era la prima volta che ci andava, ma per far mettere piede alla principessa in quel luogo doveva esser successo un fatto molto grave.
«Ti ho detto più volte di portarmi rispetto quando ti rivolgi a me...»
Rispose scocciata incrociando le braccia al petto e battendo un piede nervosamente sul pavimento.
«Comunque sono qua per un motivo ben preciso.»
«Cosa è accaduto?»
«Si tratta di Ranma.»

***

«Mh mh»
Se ne stava seduto di fronte alla figlia, sentendo ciò che le era accaduto e il motivo per il quale ora si trovava un estraneo a casa.
«Hai fatto bene figlia mia.»
Disse semplicemente, mentre continuava ad annuire facendo muovere i lunghi capelli neri.
«Chissà...» Civettò sporgendosi verso il nuovo venuto una seconda ragazza seduta di fianco al padre, e iniziando a squadrarlo.
«Magari è anche il figlio di un potente signore. Potremmo guadagnarci qualcosa come ringraziamento per averlo salvato...» Continuò, alludendo chiaramente alle vesti del ragazzo, certamente non appartenenti ad un contadino o ad un pescatore.
«Nabiki!»
L'ammonì la sorella minore, guardando poi con la coda dell'occhio il ragazzo che se ne stava in silenzio al suo fianco.
«Non fare caso a mia sorella.»
Lo rassicurò sorridendogli, ma sembrava che né quello che aveva detto la ragazza dal caschetto castano, né quello che aveva detto lei lo avevano in qualche modo toccato, e l'unica e ultima volta in cui aveva parlato era stato quando le aveva detto il suo nome.
I discorsi furono interrotti dal rumore di uno dei fusuma che veniva fatto scorrere e da cui ne uscì una terza ragazza, i lunghi capelli portati legati erano stati adagiati su di una spalla, un caldo sorriso era dipinto sulle labbra fini e dimostrava qualche anno in più rispetto alle altre ragazze.
Appena entrata, si richiuse la porta scorrevole dietro a lei e con movenze lente si avvicinò alla pentola, messa sul fuoco acceso al centro della stanza.
Si mise seduta, alzò il coperchio e riempì una delle ciotole, porgendola poi con gentilezza al ragazzo col codino, che fece un leggero inchino con il capo in segno di ringraziamento prima di prendere ciò che gli veniva offerto.
«Comunque.»
Parlò la ragazza mentre serviva le altre persone al centro della stanza.
«Fino a che non ricorderà da dove viene, credo che non ci saranno problemi se resterà qua come nostro ospite, vero padre?»
«Certamente.»
Confermò il capofamiglia.
«Tanto sarà Akane ad occuparsene.»
Finì la secondogenita prendendo poi un sorso di zuppa.
«Come non detto...»
Rispose la più piccola con un grosso gocciolone sulla testa, mentre Ranma, nel silenzio dei suoi pensieri, si stava chiedendo dove fosse capitato.

Continua
************************************************

Prima di tutto ringrazio le poche persone che hanno commentato, quindi un grazie a Tiger, e al suo aiuto, a Lucy6, a VidelB e a Ren (no, Akane non si riferisce a Ranma nei suoi pensieri, ma bensì a un'altra persona che scoprirete più in là.^^)

Alcuni cenni su questo capitolo: il comportamento di Mousse è segno che è stato abituato a questo genere di risvegli....sopratutto da parte di Shan-pu ^^;;; per questo è piuttosto calmo.
Chi indovina chi sono i servi di cui ho parlato vince! Cosa, non lo so...XDDDD
E, per ultimo, i fusuma sono in pratica(come avrete capito) le porte scorrevoli che separano una stanza dall'altra all'interno delle case giapponesi.
Poi, parlando della fic in generale, vi volevo informare che si fermerà per un po' perché non avrò l'opportunità di lavorarci, il motivo? Lunedì parto per un periodo di circa sei settimane (se non di più) quindi posso dire tranquillamente che non avrete più il piacere di leggere i miei deliri per lo meno fino ad agosto!^^.
Detto ciò vi saluto qua, con la speranza di ricevere qualche commento!
Un salutone. Fabi-chan

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Capitolo 3
*** Surprises ***


Ma passiamo ai ringraziamenti per i vostri commenti, quindi grazie a Kuno (Aka il vincitore del premio misterioso

Nota legale: tutti i personaggi qui presenti apparterranno sempre e comunque alla grandissima Rumino Takahashi, e l’uso di cui ne farò io non è assolutamente a scopo di lucro

 

Capitolo 3- Surprises

 

«Non c’è niente di cui preoccuparsi...»

L’uomo continuò ad esaminare la testa del ragazzo cercando di scorgere qualsiasi altra cosa che non andava, ma sembrava che tutto fosse a posto. Allora si sollevò, guardando la ragazza evidentemente annoiata che aveva alla sua sinistra, e inclinò la testa di Ranma, al quale sfuggì un verso molto simile ad un grugnito che faceva intuire che stava iniziando a scocciarsi.

«Vedi qua?» Continuò incurante l’uomo. « Dove si trova questa ferita? È un evidente segno che è andato a sbattere con la testa da qualche parte, e questo gli ha procurato la perdita totale dei ricordi. Hai detto che l’hai trovato sulla spiaggia, giusto?» Akane annuì leggermente come riposta. «Probabilmente...»continuò. « Sarà caduto da un’imbarcazione e, spinto dalle correnti, avrà sbattuto con violenza la testa contro un qualche scoglio, prima di giungere sulla spiaggia.»

Appena finì la frase lasciò la testa di Ranma, che continuava a tenere fra le mani.

«L’unica cosa che ti posso dire ora, piccola Akane, è di avere pazienza, prima o poi la memoria tornerà e la ferita guarirà da sola. Pazienza e tempo, e vedrai, tornerà tutto al suo posto.» Finì posando poi una mano sulla testa della ragazza, facendola arrossire notevolmente. E la cosa non sfuggì agli occhi indagatori del ragazzo con il codino.

«Ecco io...» Rispose lei nell’imbarazzo più assoluto e fece un profondo inchino, cercando con esso anche di nascondere il volto rosso come il sole al tramonto.«La ringrazio infinitamente Tofu-sensei

 

Quando uscì dalla casa chiuse gli occhi e inspirò profondamente, trattenendo a lungo l’aria dentro i polmoni prima di inspirare leggermente. Lo fece ancora una volta e un’altra ancora fino a che il suo cuore non decelerò, allora finalmente riaprì gli occhi. Il suo volto era finalmente rilassato e aveva ripreso il suo normale colorito, ma quell’espressione durò ben poco. Le sopracciglia fini si corrugarono, fino quasi ad unirsi, gli occhi seguirono lo stesso movimento e ma la mascella si serrò.

Solo un pensiero...

-Perché?-

Strinse forte le mani a tal punto che le unghie quasi non le incisero la sua stessa carne.

-Perché?-

I suoi piedi iniziarono a muoversi da soli, veloci e decisi, e Akane imboccò una stradina sabbiosa, dimenticandosi completamente della persona che era con lei.

Ranma rimase un po’ spiazzato da quel cambiamento repentino e improvviso. Era ufficiale ormai. Non ci capiva niente.

Quella situazione era strana. Si era svegliato in un posto a lui apparentemente sconosciuto, senza uno straccio di ricordo, e, altrettanto improvvisamente quella ragazza gli si era parata davanti e dopo era stato catapultato nella sua famiglia.

Ma tornando alla ragazza, doveva ammettere che lo incuriosiva...

Ed era una cosa...

Strana...

Dovette interrompere quei pensieri rendendosi conto che Akane era quasi sparita dalla sua visuale, allora iniziò a correre per raggiungerla.

Non sapeva il perché, ma sentiva che non doveva perderla di vista...

 

***

«Sparito!» Ripeté Shan-pu allargando le braccia e continuando a camminare su e giù lungo la camera di Mousse, che non riusciva bene a capire la situazione avendo ancora la mente annebbiata dal sonno, e, non potendo fare altro si mise a guardarla mentre lei continuava a urlare e camminare con fare arrabbiato.

Ad un tratto però si fermò dirigendosi verso di lui  e chinandosi fino a portare il suo volto a pochi centimetri da quello del ragazzo.

«Ne sai niente tu?»

«Che?» Fu la sua riposta assonnata, facendo andare su tutte le furie Shan-pu che lo prese per la lunga tunica e lo buttò dal lato opposto della piccola stanza.

«Ranma è scomparso razza di stupido! Ieri sera! Ne sai niente tu?» Ripeté la domanda con un tono della voce sempre più adirato. Dal momento in cui era venuta a conoscenza della sparizione di Ranma, aveva avuto la sensazione che lui c’entrasse qualcosa, e aveva anche dei validi motivi per pensarlo. Aveva notato infatti il modo in cui Mousse guardava lei e Ranma quando erano insieme, senza contare il fatto che conosceva chiaramente i sentimenti che provava nei suoi confronti. Era chiaramente geloso, e questa era una buona motivazione per pensare che fosse stato lui a portare via Ranma da lei.

Strinse ancora di più gli occhi aspettando che Mousse rispondesse, e non dovette attendere tanto.

«Mi spiace, ma non ne so assolutamente nulla. » Disse rimettendosi in piedi e battendosi le mani sulla tunica per togliere la polvere.

«Dovevo aspettarmelo.» Disse lei girando i tacchi e dirigendosi verso la porta per uscire.

«Non sei mai utile!» Urlò prima di aprirla e sbatterla violentemente una volta uscita, lasciandolo solo nella camera. Ma non sarebbe finita li, lo avrebbe fatto parlare in un modo o nell’altro.

Nel frattempo all’interno della stanza Mousse guardava tristemente la porta lignea chiusa.

«Mi dispiace Shan-pu, spero che tu potrai perdonarmi un giorno...»

 

***

Quando finalmente riuscì a trovarla la vide sulla spiaggia che tirava pugni alla cieca contro un albero, attorno al quale era stata posizionata una stuoia per evitare di non farsi troppo male, ma che aveva esaurito completamente la sua utilità essendo ormai completamente consumata dal troppo utilizzo.

Si avvicinò cauto alle sue spalle, se fosse stata veramente arrabbiata e lo avesse attaccato non avrebbe saputo come difendersi, considerando anche che non aveva mai studiato le arti marziali...bhè, per quanto ne sapesse...

Quando si trovò abbastanza vicino indugiò un po’, una mano si mosse quasi involontariamente e andò a picchiettare con un dito sulla schiena di Akane, che si girò fulminea preparandosi ad attaccare.

Poté chiaramente scorgere la sorpresa nei suoi occhi quando si rese conto che era lui che aveva alle spalle. Immediatamente rimise le braccia lungo i fianchi, abbassando contemporaneamente la testa, sospirando.

«Sei tu...» Gli disse con voce completamente atona da cui non traspariva nessun sentimento.

Dopo un po’ rialzò la testa quasi di scatto mettendosi le mani sui fianchi, mentre lui continuava a fissarla.

«Bhè? Cosa hai da guardarmi così?» questa volta però capì chiaramente dal tono della voce che era scocciata.

«Ecco io...» Iniziò senza sapere in realtà cosa dire, ma le sue labbra si mossero da sole, formulando una frase che stupì lui stesso.«Sai, a prima vista sembri più femminile, ma in realtà sei un vero maschiaccio.»

Silenzio.

L’aria attorno a loro si congelò all’istante, mentre Ranma si chiedeva da dove diavolo gli era partita quella frase e Akane lo guardava con gli occhi spalancati.

Le ci vollero pochi secondi però per reagire. Iniziò a tremare, chinando nuovamente la testa in avanti mentre una strana aura rossa la avvolgeva e portava su la mano destra chiusa a pugno. Ranma intimorito fece un passo indietro.

«Come...» La voce di Akane era rotta dalla rabbia. «Come osi!» Fece poi tirandogli un calcio talmente tanto forte che avrebbe potuto rompere di netto l’albero a cui prima stava tirando pugni, ma spalancò gli occhi, stupita, quando si trovò a calciare l’aria.

«Cosa...» Fece disorientata alzando la testa fino a che non lo vide. Ranma stava facendo una capriola in aria, ad un’altezza impressionante. Akane ebbe il tempo di chiedersi chi fosse veramente quel ragazzo, prima che lui ricadesse agilmente a terra a qualche metro di distanza dal da lei, e, considerando l’espressione dipinta sul volto di Ranma, poteva chiaramente capire che non era la sola ad essere sorpresa.

«Ma come diamine...» Iniziò a dire Akane lentamente mentre lui si portava le mani sul petto, toccandosi, cercando di capire come avesse fatto.

Prima aveva visto il piede di Akane a pochissima distanza dal suo naso, poi i suoi muscoli si erano contratti naturalmente, e si era trovato a librarsi in aria prima e poi in piedi inerte a pochi metri di distanza dalla ragazza.

Alzò il volto verso di lei e si guardarono per pochi, infiniti secondi.

Poi ad un tratto avvertì inconsciamente un altro pericolo che veniva dalle sue spalle, e, come prima, spiccò un salto, giusto in tempo per schivare un colpo di un’altra persona, e quando atterrò si ritrovò davanti un ragazzo. Era vicino a lui, in posizione di attacco, i pugni stretti tenuti vicino al viso e le gambi divaricate. Dal suo sguardo e dalla bocca stretta in un ghigno, che lasciava intravedere un paio di strani canini appuntiti, poteva chiaramente capire che era arrabbiato.

-Ma in che posto sono capitato?-

Pensò distrattamente mentre questo iniziava ad attaccarlo con una serie di pugni sferzati a una velocità incredibile, ma che riusciva incredibilmente a schivare. E la sorpresa crebbe ancora di più quando con pochi agili movimenti riuscì ad atterralo, bloccandolo sotto di lui mentre gli teneva le gambe in modo che non potesse liberarsi.

«Si può sapere chi sei?» Gli chiese seccamente, mentre il ragazzo sotto di lui cercava di alzare il viso dalla sabbia.

«Non osare mai più...» Rispose diversamente l’altro girando con gran difficoltà il volto verso il ragazzo col codino. «Non osare mai più offendere Akane hai capito?!» Gli urlò infine contro.

«Chi, quella forza della natura?» Rispose.

In tutto quel tempo Akane era rimasta immobile. Non si era ancora ripresa dalla sorpresa di prima, quando aveva visto Ryoga che piombava addosso a Ranma per...punirlo d’averla offesa? E la forza che aveva dimostrato Ranma per difendersi dal suo amico d’infanzia e, ancora prima, per schivare il suo colpo da dove veniva? E da dove veniva anche quella sicurezza di sé, quella sfrontatezza e...arroganza che traspariva dalla voce del ragazzo col codino? Non aveva ancora trovato risposta a nessuna delle sue domande quando vide Ryoga che si divincolò con un’agile scatto dalla presa di Ranma e, ancora più furente, si alzò in piedi mettendosi in guardia, mentre l’altro, repentino, faceva lo stesso.

I due si attaccarono ancora una volta sotto gli occhi di Akane, che aveva deciso di pensare dopo a quelle domande, e che si stava concentrando sul combattimento.

Gli attacchi di Ryoga erano veloci ed esperti. Sapeva che era in gamba, si erano allenati insieme da sempre sotto la guida di Happosai, e avevano lottato l’uno contro l’altra per allenamento diverse volte, e sapeva che poche persone erano brave quanto lui, ma Ranma, sorprendendola sempre di più, dimostrava per ora di essere alla sua altezza. Tuttavia poi ad un tratto una consapevolezza s’impadronì di lei, nello stesso istante in cui urlò a Ryoga di stare attento. Man mano che continuavano, infatti, gli attacchi di Ryoga s’indebolivano sempre di più mentre Ranma sembrava essere tranquillo e ancora pieno di forze.

«Ti chiami Ryoga, eh?»

Gli disse fermandosi a poca distanza da lui, interrompendo per un po’ il combattimento.

«Bhè, molto piacere» Gli rispose poi sorridendo. Era come se un’altra persona in quel momento si fosse impossessata di lui. «Io sono Ranma.»

Disse poi, prima di attaccarlo un’altra volta con una serie di pugni, mettendolo al tappeto.

Rimase poi in piedi qualche secondo, guardando il suo avversario steso sulla sabbia, fino a quando una fitta dolorosa gli attraversò la testa, facendo finire anche lui steso sulla sabbia, svenuto.

 

 

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Ok, lo so, avevo detto che avrei aggiornato ad agosto  siamo già ai primi di settembre, chiedo umilmente scusa a tutti ma sono stata impegnata in questo periodo a fare alcune cose che mi hanno portato via gran parte del il mio tempo libero (vedi: finire di leggere il “Fu Mattia Pascal”, e devo dire che la cosa mi interessava per la scuola ma essendo un libro noioso non vedevo l’ora di finirlo per poi immergermi nella lettura de “Il settimo papiro”*.*,  il palio e...un altra cosa più che vi svelerò fra un bel po’...dipende)

Ma passiamo ai ringraziamenti per i vostri commenti, quindi grazie a Kuno(Aka il vincitore del premio misterioso!XDDD erano proprio i tati i personaggi misteriosi! Quindi complimenti papu! Hai vinto una vacanza dove vuoi con una guida turistica d'eccezione! Ryoga Hibiki!! Buon viaggio, ma passando alle cose serie...ebbene si, ho deciso di darmi anche io alle AU perché è, posso dire liberamente, il mio genere preferito, dove la fantasia può vagare un po' di più quindi eccomi qua colta da un improvvisa ispirazione! Sono felice poi che apprezzi molto il mio stile. Grazie comunque per il commento papino!^^) Ren (grazie mille anche a te. Ebbene si, per alcune cose assomiglierà un po' al manga...grazie per avermi fatto notare quell'errore^^ sei stata gentilissima!) Tiger (che continuo a ringraziare per il suo aiuto^^. Come ti ho già detto sul forum, si, quello di Shan-pu è una sottospecie di castello dell'orrori il cui lato più brutto ha ancora da venire fuori!XDDbuahahahahahah. passando alle cose seri hai pienamente ragione su Mousse, ma per ora, o meglio, nel corso di quasi tutta la fic, non gli posso far tenere il solito comportamento facendogli buttar le braccia al cosso di Shan-pu...dopo si, ma ora non è proprio la situazione più adatta...anche se mi spiace di averlo fatto un po’ OOC per ora a me va bene così, mi serve un Mousse più maturo) Videl ( bhè, Ranma ecco...no, non ti dico niente per ora!^.- però nella seconda parte della supposizione...presto si scopriranno un po' di cose tranquilla! Grazie mille anche a te per il commento!^^) LadyKokatorimon ( uguale come per il papu! Sono felice che anche a te piaccia il mio stile di scrittura, anche se sono convinta di non meritarmi i vostri complimenti -///-...ma grazie mille!^.- ) Matisse (sono felice che ti piaccia la trama, e non preoccuparti per il ritardo!^^) Akane!!! (grazie per i complimenti! Ebbene, devo ammettere che il secondo capitolo è effettivamente più...come posso dire....tranquillo del primo? Ma sono cose che capitano con me...-.- grassie anche a te!), la cara Breed (spero di non deludere le tue aspettative strada facendo, dalla mia parte metterò il meglio di me in questa fic, a cui, essendo proprio quella del mio ritorno, tengo particolarmente! Sono inoltre molte felice che sia piaciuto anche a te il modo in cui scrivo...vabbè, spero di leggere al più presto un tuo commento!)e per ultima Yaya(la mia più rande paura è per l’appunto di fare degli OOC, ma cercherò di fare del mio meglio per evitarlo....ce la metterò tutta, e poi tranquilla, la tua è una sensazione che accomuna tutti i lettori e scrittori di fanfiction me compresa quindi ti capisco. Grazie anche a te per il commento!).
Inoltre, riferito a tutti voi, sono felicissima di aver suscitato la vostra curiosità!^.-. spero di non deludervi. Alla prossima e mi raccomando, commentate!

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Capitolo 4
*** Dreams ***


Nota legale: tutti i personaggi qui presenti apparterranno sempre e comunque alla grandissima Rumino Takahashi, e l’uso di cui

Nota legale: tutti i personaggi qui presenti apparterranno sempre e comunque alla grandissima Rumino Takahashi, e l’uso di cui ne farò io non è assolutamente a scopo di lucro.

 

Capitolo 4- Dreams

 

Buio.

Ovunque guardasse, in qualsiasi punto posasse gli occhi, l’unica cosa che riusciva a vedere era solo un’impenetrabile e inquietante oscurità che avvolgeva tutto.

Nessun suono.

Nessun odore.

Nessuno.

- Che posto è questo?-

Iniziò lentamente a camminare, muovendosi con passo incerto e malfermo in quello spazio a lui sconosciuto, non chiedendosi minimamente se quella che avesse preso fosse la direzione giusta. Non ne aveva bisogno. Dentro di lui regnava una strana sicurezza, come se sapesse per certo che si stava dirigendo nella direzione corretta.

Avanzò per molto, ma attorno a lui la situazione non mutò. Sempre il solito, monotono buio. Iniziava ad agitarsi mentre sentiva che se non avrebbe visto, o almeno sentito qualcosa entro poco sarebbe impazzito nel giro di pochi minuti.

Fu un istante.

Neanche a farlo apposta appena finì di formulare quel pensiero un suono sommesso raggiunse le sue orecchie, facendolo fermare immediatamente. Sembrava...

«Un singhiozzo.»

Si guardò attorno cercando di capire da dove provenisse quel suono. Ogni suo senso in allerta mentre cercava di percepire qualcosa, ma era inutile dal momento che attorno a lui era nuovamente tornato a regnare il solito impenetrabile silenzio. Tuttavia fu proprio quando si arrese e iniziò nuovamente a camminare che lo sentì di nuovo. E poi un’altro. E un altro ancora.

-Sembra che qualcuno stia...-

«Piangendo.»

Si voltò immediatamente verso la direzione da cui proveniva nella speranza di vedere qualcuno, ma il paesaggio che gli si parò d’innanzi non era molto differente da quello che aveva visto fino a quel momento. Le solite, fitte tenebre gli impedivano di vedere. Nel frattempo quel pianto continuava, diventando sempre più disperato e forte ogni minuto, ogni secondo che passava. Si portò una mano al petto, all’altezza del cuore, mentre sentiva delle fitte dolorose, che si ripetevano ad ogni singhiozzo. Perché quell’inedito senso di dolore e di tristezza? Era come se stesse soffrendo... per quel pianto.

Con la speranza di trovare qualcuno, Ranma s’incamminò nella direzione da cui proveniva quel rumore pregando che non cessasse com’era accaduto prima. 

Iniziò a camminare, dapprima lentamente, poi man mano sempre più forte, fino a che si ritrovò a correre furiosamente. Man mano che continuava faceva il pianto diventava sempre più forte, e si mischiava al suono del suo respiro affannato e a quello dei suoi passi, mentre quel senso di tristezza lo attanagliava sempre di più.

Corse per molto. Non seppe neanche lui per quanto, finché si fermò improvvisamente, stremato. Le mani sulle ginocchia piegate, il petto che si alzava e si abbassava incessantemente.

Quando riuscì a calmare un po’ il suo respiro affannato, si alzò, guardandosi nuovamente attorno.

Lo sentiva ancora, ma questa volta era diverso. Non aveva più una fonte distinta, come prima, ma ora sembrava che lo avvolgesse.

«Chi è?!» Urlò stanco e scombussolato, mentre iniziava veramente ad entrare nel panico.

«Si può sapere chi sei!? Esci fuori!»

Vedendo che non accadeva niente Ranma iniziò nuovamente a correre freneticamente, questa volta senza una direzione precisa, andando a casaccio, sperando di trovare la persona che, evidentemente, si trovava in quel posto insieme a lui.

E finalmente ci riuscì.

Dalle fitte tenebre emerse lentamente una persona.

-Una donna- Costatò. Era inginocchiata compostamente a terra, dandogli le spalle. Probabilmente teneva le mani sul volto e le spalle erano scosse da violenti singhiozzi che la lasciavano senza respiro. Alcuni capelli erano fuggiti alla sua alta acconciatura e le cadevano disordinatamente sul collo candido. Di lei non riuscì a vedere altro se non l’impugnatura di una katana che, con ogni probabilità, stava abbracciando, tenendosela stretta al petto.

Ma chi era?  E, soprattutto, perché, non appena l’aveva intravista, il suo cuore aveva perso un battito e delle piccole lacrime avevano iniziato a pungergli fastidiosamente gli occhi?

Provò ad avvicinarsi, ma, appena mosse un passo nella direzione della donna, un’altra figura apparve, ponendosi affianco alla precedente.

-Un uomo?- Corrugò le sopracciglia, guardandolo. Era completamente vestito di bianco, e un fazzoletto gli copriva la testa, probabilmente calva. Era anch’esso voltato di spalle, anche se non completamente, in modo tale che poteva distintamente scorgergli il profilo. Il volto era chino, e molto probabilmente si stava mordendo il labbro inferiore nel tentativo vano di desistere dal piangere anche lui, ma inutilmente. Poteva scorgere anche una parte del mento, dal quale pendevano alcune lacrime che attendevano di cadere. Stava tremando incredibilmente e le mani erano chiuse a pugno, talmente tanto forte che le nocche gli erano diventate inevitabilmente bianche.

Pochi istanti dopo molte altre figure comparvero di fronte a lui, e stavano tutti piangendo.

Ma chi erano? Perché erano così disperati?

«Chi siete?!» Urlò forte, in modo da farsi sentire, ma sbarrò gli occhi... dalle sue labbra non usciva alcun suono...

-Ma come è possibile?-

Incredulo, guardò prima le proprie mani, poi l’assembramento di persone di fronte a lui, e agì come l’istinto gli ordinava di fare, iniziando a dirigersi verso di loro, ma, non appena si avvicinò la folla scomparve e attorno a lui regnò nuovamente il buio e il silenzio.

Non ebbe neanche il tempo per domandarsi nuovamente cose stesse succedendo quando un’altra persona si materializzò di fronte ai suoi occhi. Era seduta a terra. I lunghi capelli castani erano legati alla ben meglio in un’alta coda di cavallo. Le ginocchia tenute strette vicino al petto. Lo sguardo fisso nel vuoto.

Appena la vide il cuore gli si strinse improvvisamente nel petto, e si sentì sprofondare quando lei si voltò verso di lui, guardandolo con gli occhi rossi e ancora lucidi di pianto. Si guardarono per molto, fino a che lei non articolò poche, tristi parole.

«Ranma...»

Inconsapevolmente anche le labbra di lui iniziarono a muoversi, articolando una parola a lui sconosciuta, ma che aveva iniziato a martoriargli la testa.

«U...Ucc...»

Però non poté finire di parlare dal momento in cui fu interrotto nuovamente dalla triste e disperata voce di lei.

«Perché sei morto?»

Improvvisamente tutto svanì, e lui spalancò gli occhi, trovandosi sdraiato e sudato all’interno di un futon mentre un paio d’occhi lo stavano fissando con preoccupazione

 

*****************************

 

«Happosai, tutto bene?»

L’anziano batté svariate volte le palpebre, fino a che gli occhi non di si adeguarono alla flebile, ma al tempo stesso fastidiosa luce della candela accesa dalla moglie che lo guardava con preoccupazione.

Lui la fissò un secondo, per poi voltarsi mettendosi supino, mentre si passava una mano sulla fronte imperlata da goccioline di sudore.

«Io...»Iniziò lentamente, per poi fermarsi lasciando incompleta la frase. Chiuse gli occhi, ispirando ed espirando lentamente. Aveva bisogno di pensare.

«Niente.»  Disse infine con tranquillità, mentre usciva dal letto sotto lo sguardo d’Obaba. Era dal giorno in cui avevano lasciato Ushibuka che il marito era strano. Era sempre in pensiero e ansioso. Non riusciva veramente a capire che cosa avesse, ma non si preoccupò ulteriormente. Conosceva abbastanza bene il marito e sapeva che, prima o poi, le avrebbe rivelato quello che lo impensieriva di sua spontanea volontà, senza costrizioni di alcun genere. L’importante ora era lasciarlo solo in modo tale da farlo riflettere, era un uomo che sapeva il fatto suo e, era certa, che avrebbe preso la decisione giusta. Così, senza fare né dire niente, guardò l’uomo uscire dalla porta della camera del ryokan nel quale alloggiavano, andandosene via.

 

Il mare era illuminato leggermente dai delicati raggi della luna che, bellissima, si rispecchiava sulla sua superficie. Happosai fissò insistentemente la sua figura deformata, come a cercare fra le piccole, spumose onde una risposta che avrebbe saputo spiegare ciò che vide quel giorno, ma  fu tutto inutile.

In quel lasso di tempo, durante quei tre mesi che erano stati via dal loro paese natale, aveva pensato a mille e più cose per dare una spiegazione a quello, ma ancora non aveva trovato la risposta più adatta, o  capace almeno di tranquillizzarlo un po’. Ormai era ossessionato dalla scena che aveva visto. Si ricordava ancora ogni singolo particolare come se l’avesse appena vista, e ogni volta che gli ritornava in mente aveva ancora il potere di turbarlo lasciandolo... allibito. Sorpreso. Sbigottito. Incredulo. Semplicemente senza parole. Un bel problema visto che bastava che chiudesse gli occhi per rivederla.

Continuava a guardare lontano, strofinandosi di tanto in tanto gli occhi e aspettando in ogni momento di risvegliarsi dal sonno e tornare alla realtà, scoprendo poi che quello che vide fu solo frutto della sua immaginazione. Aspettava quel momento tutto il giorno, da molto tempo ormai, ma l’attimo del risveglio non arrivava mai e ogni minuto che passava cresceva nella sua mente la consapevolezza che quello che aveva appena visto era semplicemente la realtà.

Ma era impossibile una cosa del genere! Non riusciva in alcun modo a spiegarsela né, tanto meno, si capacitava di ciò.

In realtà però un modo per capire cosa stesse accadendo ci sarebbe stato, perché era anche piuttosto semplice: tornare a casa. Era questione di pochi giorni di viaggio, e niente più, e sarebbe stato finalmente tutto chiaro, e allora cosa lo fermava? Perché non si decideva a dire alla moglie di partire?

-Perché ho paura di quello che ci posso trovare.-

Si rispose da solo.

-Happosai alla tua età hai ancora paura dei fantasmi?!-

Una fastidiosa vocina interiore lo schernì.

«È facile dirlo... fino a che non vedi il fantasma con i tuoi occhi...»

Sussurrò a se stesso, rispondendo all’odiosa voce che continuava a ripetergli quella frase nella testa.

-Già... fino a che non vedi il fantasma con i tuoi occhi...-

Ripeté mentalmente le sue stesse parole, chiudendo contemporaneamente gli occhi, mentre i suoi pensieri volarono verso quel giorno, facendogli rivivere per l’ennesima volta la stessa scena, facendogli rivedere le solite immagini che sognava ogni notte, che ormai aveva imparato a memoria, e che lo tormentavano... e rivide la stessa scena che lo stava facendo diventar pazzo. Rivide colei che, ormai, considerava come una nipote...

-Akane.-

Che lo sorreggeva, tenendolo stretto. Lui si trovava con la moglie a molti metri di distanza. Erano in partenza, però, nonostante la lontananza poté chiaramente scorgere il viso dell’uomo che sosteneva prima che sparissero dentro la casa dei Tendo.

Quel volto... quei lineamenti... quel condino... lo avrebbe riconosciuto fra mille. Non avrebbe mai potuto mai sbagliare...

«Non è possibile...» La voce era affannata, come se avesse compiuto uno sforzo enorme anche solo ricordando quelle immagini.

«Non è possibile.» Ripeté.

«Lui è morto morì di fronte a me lo vidi morire con i miei occhi com’è possibile che fosse lì che fosse con lei!» Bisbigliò tutto d’un fiato mentre iniziava a tremare. Si piantò le unghie nei palmi delle mani, facendosi consapevolmente male sperando, in quel modo, di svegliarsi, ma non accadde.

Una folata di vento fresco lo riportò alla realtà e finalmente Happosai riaprì gli occhi guardando le onde che s’infrangevano sul bagnasciuga.

Rimase lì per molto, fino a quando non sentì una presenza dietro di sé. Non serviva chiedere chi fosse, sapeva con certezza che dietro di lui c’era su moglie. L’avrebbe saputa riconoscere fra mille.

«Happosai, inizia ad essere freddo. Perché non rientri?»

«Credi ai fantasmi, Obaba 

 

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«Non dovresti stare qua ...»

Un leggero sorriso era dipinto sul volto sofferente di un uomo. La sua voce era tremante ed affaticata, e la forza fisica che lo aveva caratterizzato e reso famoso anni prima ormai era solo un lontano ricordo. Mentre gli stringeva la mano, Shan-pu ricordò quando era piccola e il padre era nel pieno delle sue forze. Lo ammirava, per lei era come un dio, la sua unica figura di riferimento, mentre ora a malapena aveva la forza di tenerle la mano. Gliela strinse leggermente, stando attenta però a non metterci troppa forza.

«Non ti preoccupare.» Gli disse con un leggero sorriso, mentre un sorriso sforzato le si dipinse sulle labbra tremanti a causa del pianto che stava malamente trattenendo. Non voleva farsi vedere piangere dal padre, non poteva dimostrarsi debole in quel momento. «Al momento non ci sono impegni che richiedano la mia presenza, e siccome  ho un po’ di tempo libero preferisco trascorrerlo con voi, padre. »

Si portò la mano dell’uomo vicino al volto mentre diceva questo, e gliela baciò leggermente. Lui le fece un altro sorriso, rivolgendo stancamente il volto verso il soffitto.

«Piccola mia...» Sussurrò. Nessuno dei due però poté aggiungere altro perché qualcuno bussò alla porta.

Il tono calmo, sereno e gentile della voce di Shan-pu sparì in un secondo, e venne sostituito dal tono gelido e autoritario che la caratterizzava.

«Chi è?!»

La porta si aprì lentamente e da essa entrò uno dei tati. Il capo chino e un’espressione mortificata sul volto.

«Mi spiace interromperla, ma...»

Un’occhiataccia gelida da parte della ragazza lo zittì all’istante. S’era quasi scordato degli ordini che la principessa aveva impartito non appena il padre si era ammalato, e se avesse continuato la frase certamente non avrebbe passato dei momenti piacevoli.

«Ecco...» Farfugliò cercando una via di fuga, ma non era la cosa più semplice del mondo. Ogni qual volta si parlava alla principessa Shan-pu si doveva calibrare ogni parola a dovere. Anche solo una lettera fuori posto, una soltanto, e sarebbe andato contro a punizioni inimmaginabili. Questo lui lo sapeva bene.

«Ecco, volevo avvertirla che è attesa nella sala del trono...» Finì tutto d’un fiato, pregando mentalmente i kami di aver detto le parole giuste.

- Sarà lui?- Si domandò mentalmente la cinesina.

«Arrivo subito, ora sparisci

Il tato, silenziosamente com’era arrivato, si congedò con un “Sua maestà” mormorato leggermente. Appena rimasti soli, Shan-pu si rivolse nuovamente verso l’uomo.

«Ora devo andare.» Gli disse quasi inutilmente. Poi ad un tratto i tratti della ragazza si addolcirono nuovamente in un sorriso.

«Tornerò il prima possibile, padre.» Gli lasciò la mano, rialzandosi in piedi e chinandosi verso l’uomo, dandogli un dolce e leggero bacio sulla guancia. « Ciao»

L’uomo gli sorrise leggermente, annuendo nel contempo, mentre guardava la figlia che, con passo veloce e regale, si dirigeva verso la porta. Il cuore gli si strinse nel petto mentre l’immagine di una Shan-pu bambina sostituì quella della sedicenne. La rivide trotterellare allegra nella camera attratta dai preziosi ornamenti argentati e azzurri che decoravano le alte pareti. Quando ritornò alla realtà, la figlia era già sparita dietro la porta e una strana sensazione s’impadronì della sua anima.

«Bambina mia...»

 

Appena entrò nella stanza del trono, trovò molti soldati schierati di fronte a lei, ma la sua attenzione si focalizzò subito sulla persona che le interessava. Era facile notarlo, non sarebbe potuto passare in secondo piano neanche se, invece di trovarsi alcuni passi davanti agli altri, si fosse trovato nascosto in fondo alla sala, coperto dagli altri soldati dell’esercito. La sua armatura, appena lucidata, era di una bellezza quasi accecante, e risaltava ancora di più l’innegabile fascino di colui che la indossava. Si scambiarono uno sguardo veloce, e quando lui s’inginocchiò, copiato immediatamente da tutti gli altri, lei si diresse con passo deciso verso il trono. Solo una volata messasi a sedere che si rialzarono tutti, mettendosi sugli attenti.

«I miei ossequi, principessa Shan-pu.»

Le disse il giovane di prima.

«Pochi convenevoli.» Tagliò corto lei. «Hai scoperto qualcosa?» Lo sguardo era gelido.

«Si, dopo molte ricerche siamo riusciti a trovarlo. Alcuni dei miei uomini lo hanno avvistato ieri su una spiaggia...»

«Sii più preciso.» Lo riprese immediatamente lei.

«Si trova ad Ushibuka.» Shan-pu artigliò con le unghie l’imbottitura morbida dei braccioli, rischiando quasi di strappare la stoffa pregiata.

«Bene.»

In fin dei conti non era andato molto lontano. Avrebbe subito preparato il viaggio e sarebbe andata a riprenderselo.

«Kuno.» Lo chiamò. «Prepara immediatamente la spedizione per andare a riprenderlo. Non c’è un minuto da perdere e non credo che ci sia bisogno di spiegazioni.»

«Ai suoi ordini» Le rispose servizievole, inchinandosi mentre lei si alzava per congedarsi, ma si trattenne ancora qualche secondo, rimanendo a fissare un’altra persona che si era messa in fondo, quasi nascosta.

-Mousse.-

Lanciò un’occhiataccia al ragazzo, che non sapendo trattenere quello sguardo, chinò subito il capo sentendo uno strano peso che gli opprimeva l’anima, non facendolo quasi respirare. Con fare altezzoso lei girò di scatto il capo, andandosene.

 

Appena arrivò nelle sue stanze, Shan-pu si appoggiò con la schiena alla porta che aveva appena chiuso alle proprie spalle e sospirò pesantemente.

I suoi desideri.

I suoi sentimenti.

I suoi doveri.

La sua mente era in subbuglio, e non sapeva come uscire fuori da quella situazione. Ogni suo sentimento era in fermento. Era come se nella sua testa avesse delle persone e ognuna le diceva, le urlava di ascoltare lei e solo lei, mentre cercavano di avere la meglio l’una sull’altra. L’amore che soprafava il dovere. Il dovere che aveva la meglio sui desideri. I desideri che si arrendevano di fronte alla forza dell’amore. Creando così una lotta senza fine, facendola essere infine ancora più confusa di quanto non lo fosse già...

Aveva appena scoperto dove era finito Ranma, ora era solo questione di poche ore e sarebbero partiti. Bene, ma la questione era un’altra: cosa avrebbe dovuto fare una volta trovato? Come si sarebbe dovuta comportare? Quale sentimento avrebbe avuto la meglio su di lei?

Sorrise amaramente. In quel momento l’importante era trovare un modo per convincere Ranma a tornare a palazzo con lei prima possibile, al resto ci avrebbe pensato dopo.

Improvvisamente un’immagine le riempì la mente, facendola entrare nel panico.

«La Zinsei no sizuku.» Mormorò mentre si scostava velocemente dalla porta, correndo velocemente dall’altra parte della stanza, inginocchiandosi poi davanti ad un mobile.

«La chiave...» Affannosamente iniziò a cercarla tra le pieghe del suo voluminoso vestito. Una volta trovata provò ad inserirla nella serratura. Impresa ardua dal momento in cui le mani sudate le tremavano incontrollatamente, facendole sbagliare sempre mira e quando finalmente ci riuscì si sbrigò a girarla e ad aprirlo. Pochi istanti dopo si afflosciò al suolo, con gli occhi sbarrati.

All’interno si trovava solo la scatola aperta. Vuota...

«E’...sparita...»

 

 

 

 

 

 

 

Zinsei no sizuku- Goccia della vita...almeno secondo quello che sono riuscita a tradurre, ma sono un po’ incerta su “Zinsei” che vuol dire “vita”, non so se ho usato il termine corretto...

 

 

 

Nota dell’autrice: Un capitolo un po’ più lungo degli altri *_* non ci credo °__°. Ok, basta con gli scelri. Chiedo infinitamente scusa per il terribile ritardo con cui ho postato questo capitolo, ma sono stata letteralmente travolta dai vari impegni...scuola, patente, stage...un vero casino insomma, senza contare il fatto che la prima stesura non mi piaceva, non mi sapeva di niente, inoltre, dovevo anche pensare a come sistemare varie scene e a far sviluppare determinate situazioni e quando finalmente avevo creduto di aver finito in realtà non avevo fatto niente perché alla fine erano di più i discorsi che non mi tornavano di quelli che invece andavano bene...e così sono passati mesi e mesi ^^ vabbè, chiedo ancora scusa. Considerate questo capitolo come un regalo di natale ecco (che esso sia gradito o meno poi è una cosa soggettiva). Ora, prima di passare ai ringraziamenti volevo avvertirvi che neanche gli altri capitoli arriveranno molto presto, mi spiace tanto, ma essendo perennemente impegnata non me la sento di farmi promesse. I’m sorry. Bien, detto questo passo ai commenti

Ringraziamenti: Yaya, sono felice che trovi GAF interessante. Il Rapporto fra Ranma e Shan-pu? Lo scoprirete solo vivendo. In quanto al fatto che consideri Ranma un’idiota bhè...quella scena in realtà mi serviva per sdrammatizzare ( e anche mandare avanti la trama con un pezzo importante). Grazie per il commento. Akane!!! Quando Ranma si faceva spostare la testa qua e là da Tofu bhè...lascia che ti dica che non era proprio consenziente ^^; diciamo che stava poco ad esplodere, e per fortuna il suo vero carattere non è ancora emerso. Povero Tofu-sensei^^;; sono felice che ti sia piaciuta la scena di quando ha offeso Akane. Quella mi è venuta fuori chissà da dove e....l’ho scritta senza pensarci due volte...grazie mille per il commento. Louise89 grazie anche a te, bhe, quello che avevo da dire al tuo commento l’ho già detto quindi mi limito solo a ringraziarti di cuore e spero tu continui a leggere e la mia beta Cri a dire il vero Mousse lo faccio comportare così naturalmente. Non mi piace quello che stravede (per quanto ci veda...ok, questa era brutta) per Shan-pu. È un personaggio che mi piace molto e che secondo me se fosse più serio sarebbe ancora più bello (come personaggio) ma che viene, aimè, messo più volte in secondo piano...ha aiutato Ranma si, il motivo però ha ancora da venire fuori e metterò ancora più alla luce il cinese (^^) in quanto ad avere fatto la fotocopia del manga....sto inconsciamente percorrendo la strada del manga effettivamente, ma fra un po’ mi discosterò dalla storia...e verrà il bello ^^ comunque non smetterò mai di ringraziarti per la tua disponibilità nei miei confronti.

Bien, con la speranza di ricevere commenti vi saluto qua! Un bacione. Fabichan

 

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