Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Nota legale: tutti i personaggi qui presenti apparterranno
sempre e comunque alla grandissima Rumino Takahashi, e
l’uso di cui ne farò io non è assolutamente a scopo di lucro.(da quanto è che
non scrivevo una nota legale ç__ç)
Nota dell’autrice: Ebbene si, purtroppo per voi non mi sono
decisa a smettere di scrivere e sono tornata a tormentarvi con una nuova
fanfiction! Prima di iniziare però devo dirvi una cosa: non scrivo dalla notte
dei tempi, quindi chiedo venia nel caso questa fic mi venga una completa
schifezza, e, se durante la lettura vi verrà voglia di strangolarmi, tirarmi
frutta marcia, e quanto altro vi posso capire.-.-.
Questa nuova fanfiction, bhe, sarà un po’ strana.
All’interno di essa si alterneranno tanti di quei
generi da far venire il mal di testa (per lo meno a me), ma soprattutto vi si
alternerà realtà e fantasia (quasi fiabesca oserei dire, anzi, per usare
l’aggettivo giusto, leggendaria). Non essendo poi riuscita a trovare dati
sufficienti sul modo di vivere dell’epoca, qualcosa me la inventerò,
cercando però di restare sempre attinente al modo di vivere e alla storia
dell’epoca (questo riguarderà soprattutto i luoghi).
Per curiosità, domande, consigli e tutto il resto, questo è
l’indirizzo dove potete farlo(oltre all’apposita casella dei commenti che sono
sempre e comunque graditi positivi o negativi che siano. I commenti aiutano
l’autore/ice a migliorarsi sempre di più, senza contare il
fatto che i commenti ti rendono veramente felice^^)
Un ringraziamento speciale a Tiger, che mi ha gentilmente revisionato
questo capitolo.^^
Capitolo 1- Blue eyes
Quando aprì gli occhi, la prima
cosa che vide fu la luna piena chedominava
il cielo spargendo i suoi argentei raggi in tutto ciò che era attorno a lui.
Una domanda gli riempì subito la testa.
«Dove sono?»
Bisbigliò mente provava a sollevarsi in modo da guardarsi un
po’ intorno, per orientarsi, ma le forze lo abbandonarono a metà strada,
facendolo ricadere pesantemente sulla sabbia fina.
Era chiaro, si trovava in una
spiaggia. Lo poteva sentire dal rumore del mare, dall’odore di salsedine
nell’aria, e dalla sabbia sotto di lui.
Ma perché si trovava lì, soprattutto
nel mezzo della notte?
Si chiese mentre, non potendo fare altro, si rimise a
guardare la luna che brillava silenziosa su di lui.
Improvvisamente, un sentimento si fece largo man mano dentro
di lui, attanagliandogli cuore e l’anima.
Era strano, come una sorta di nostalgia, come se non vedesse
quel cerchio luminoso da tanto, tantissimo tempo, o meglio, come se lo vedesse
in un modo...diverso...ma perché quella sensazione? Da dove proveniva quello
strano sentimento di felicità misto a nostalgia? Non fece in tempo a
chiederselo però perché la stanchezza gli fece chiudere gli occhi, ma prima di
addormentarsi, un’altra domanda gli balenò in testa.
-Chi sono?-
La canna da pesca
si curvò, segno che un pesce aveva appena abboccato.
La ragazza che teneva in mano la canna da pesca si svegliò
improvvisamente, abbandonando i suoi pensieri, prima che la lunga asta di
bambù le fuggisse dalle mani, iniziando poi a tirare.
Era stata veramente molto fortunata quel
giorno, si disse fra sé e sé, prendendo gli altri pesci pescati quel
giorno e incamminandosi finalmente verso casa, mentre i pensieri che erano
stati interrotti bruscamente qualche minuto prima, ritornarono improvvisamente
a riempirle la mente...
-Fra un po’ saranno dieci anni-
Pensò tristemente. Dieci anni da quando li
aveva lasciati...
Sospirò, fermandosi, alzando poi un
braccio con la mano chiusa a pugno, contro la quale, pochi secondi dopo, ci
finì contro un pimpante vecchietto.
«Buongiorno Happosai-san»
Gli disse nel momento esatto in cui l’anziano cadde a terra.
«Akaneee...»
Mugugnò l’uomo, ancora steso a terra, che quando si accorse
che la ragazza stava proseguendo incurante della cosa, si alzò in piedi e
iniziò a dire cose sui giovani e il rispetto in modo da far girare la ragazza,
ma senza risultato.
Ora Akane sapeva che, girata la curva, l’avrebbe
trovata là , che scrutava il mare dall’alto del suo bastone nodoso, come
sempre.
«Buongiorno Obaba-san.» la salutò con un sorriso, fermandosi vicino a lei a facendo
un leggero inchino. L’anziana girò leggermente la testa, sorridendo alla
ragazza con gentilezza.
«Buongiorno a te, Akane.»
Le disse mentre la giovane riprese il suo cammino.
«Immagino che mio marito sia fuori combattimento.»
«Forse si è già ripreso.» le
rispose, mettendosi poi a ridere allegramente vedendo il volto rassegnato
dell’anziana.
Ora toccava a lui. Come al solito
lo avrebbe trovato là, dove si intersecavano le strade con aria
smarrita...infatti, finita la salita lo vide in lontananza.
«Ryoga...buongiorno.»
Si fermò di fronte a lui per salutarlo.
«A-Akane buo-buongiorno a te.»
Rispose timidamente facendo un leggero inchino.
«Ti sei perso un’altra volta eh?»
Chiese all’amico d’infanzia, che in tutta
risposta arrossì imbarazzato e si grattò la nuca. Era un mistero per lei
come, ogni giorno, lui riusciva a perdersi e si ritrovava stranamente nello
stesso punto e alla stessa ora.
«Vieni, ti accompagno io.»
Si offrì gentilmente, in fin dei conti la sua casa si
trovava un paio di metri da dove l’aveva trovato.
«Grazie mille.»
«Di niente, ci vediamo.»
Rispose gentilmente andandosene.
Ogni giorno era la stessa storia, però una volta si mise a
pensare a tutto ciò, e arrivò al punto che lei, senza quelle piccole cose, non
avrebbe saputo come andare avanti...
Guardò il mare, che quel giorno era più calmo del solito.
Era raro vederlo a quel modo. Si stendeva a perdita d’occhi davanti a lei, come
un grande tappeto blu increspato da qualche piccola
striscia bianca. Chiuse gli occhi, inspirando l’aria salmastra, mentre la
leggera brezza marina le faceva ondeggiare qualche ciuffo dei lunghi capelli.
Ad un tratto però, qualcosa attirò la sua attenzione,
facendole posare lo sguardo su una chiazza rossa sulla spiaggia sotto di lei.
Incuriosita, posò i pesci e la canna da pesca sull’erba che rada cresceva in
prossimità del sentiero, e scese giù, avvicinandosi poi cautamente alla cosa, che, man mano che si approssimava,
prendeva sempre di più le fattezze di una persona...
«Un ragazzo...»
Mormorò, una volta arrivata abbastanza vicina.
Non era del villaggio, questo era sicuro, non lo aveva mai
visto in vita sua, però era strano...le vesti non erano tipiche giapponesi,
forse cinesi, non sapeva, in più, anche se viste da lontano, poteva chiaramente
capire che erano stoffe pregiate.
Alla fine, si decise ad avvicinarsi di più, inginocchiandosi
affianco allo sconosciuto. Non era ferito costatò,
poi, una cosa attirò la sua attenzione. Una trecciausciva da sotto la testa del ragazzo che
continuava a dormire.
Senza neanche pensarci, la sfiorò piano, ma in quel preciso
istante il ragazzo aprì gli occhi...
E a lei sembrò di affogare in due pozze dello stesso colore
del mare....
Continua...
Ushibuka- anche per questo devo ringraziare Tiger che mi ha dato delle dritte su questo paese che
nomina anche lei nella sua fic. Comunque, per
puntualizzare Ushibuka è, come dice lei “
un minuscolo villaggio di pescatori nell’isola di Shimojima,
che fa parte dell’arcipelago di isole del Kyushu”
Ho scelto questo solo ai fini della fic...scoprirete
poi man mano leggendo!
Nota legale: tutti i personaggi qui presenti apparterranno sempre e
comunque alla grandissima Rumino Takahashi, e l'uso di cui
Nota
legale: tutti i personaggi qui presenti apparterranno sempre e comunque alla
grandissima Rumino Takahashi, e l'uso di cui ne farò io non è assolutamente a
scopo di lucro.
Capitolo 2-Without memory
La prima cosa che pensò quando finalmente si svegliò fu che si trovasse in
paradiso, e che quella persona semi oscurata dal sole china su di lui fosse...
-Un angelo...-
Qualche secondo dopo però, quando si abituò alla luce mattutina e riuscì
finalmente a distinguere ciò che vedeva, rendendosi conto di quello che stava
accadendo.
Attorno a lui niente paradiso, né angeli dalla chioma scura e dai grandi occhi
color caffé che lo guardavano, solo una spiaggia che riconobbe come quella dove
si era svegliato e di nuovo addormentato la sera prima e una ragazza china su
di lui che lo guardava a disagio.
Totalmente fuori luogo, un pensiero che gli attraversò la mente fu quello che
prima non si era sbagliato poi tanto a scambiare quella ragazza per un angelo.
Non le piacevano quelle situazioni.
Si era avvicinata solo per semplice curiosità, poi, quando si era accorta che
era una persona, la prima cosa che le era venuta in mente, in modo quasi
istintivo, fu quella di prestargli soccorso... ma improvvisamente tutte le sue
intenzioni erano state spazzate via dalla sua testa nello stesso istante in cui
aveva visto i suoi occhi, e ora non sapeva cosa fare... questo non era certo da
lei, si rimproverò mentalmente, così, per togliersi da quella situazione, disse
la prima cosa che le venne in mente.
«Ecco, io...io ti ho visto qua sulla spiaggia svenuto e ho pensato che forse,
sì, che forse tu avessi bisogno di...un aiuto.»
Disse, scostandosi un po', permettendogli di mettersi seduto, mentre si
guardava attorno disorientato.
-Che strana persona...-
Pensò Akane guardandolo nell'attesa di una qualsiasi risposta che non arrivò
mai. Allora ci riprovò, sperando di essere più fortunata.
«Come ti chiami?»
Si stupì vedendo la reazione del ragazzo, il quale s'irrigidì a quella domanda,
guardando prima la ragazza e posando poi il suo sguardo su un punto indefinito
dell'orizzonte...
La domanda che si fece la sera prima, gli ritornò subito in testa.
-Chi sono?-
Si portò una mano alla testa...
-Quale è il mio nome?-
Alcune lettere indefinite gli ronzavano in testa confondendolo...
Un eco lontano.
La voce di una donna che continuava a pronunciare una parola insistentemente. A
quella, man mano si aggiunsero altre, sovrapponendosi, mescolandosi.
L'altra mano andò a raggiungere la prima fra i capelli neri che stringeva
spasmodicamente.
Akane si ritrasse leggermente, come spaventata da quello che stava accadendo
allo sconosciuto di fronte a sé.
Nel frattempo, nella mente di lui, quell'indistinta parola che continuava ad
echeggiargli nella testa iniziò a farsi più chiara, prendendo man mano
significato...
Le lettere improvvisamente presero il loro posto. Alzò il capo, guardando Akane
che non stava capendo niente di quello che succedeva di fronte ai suoi occhi, e
le disse la prima cosa che gli venne in mente. Un nome. Non sapeva se era il
suo, o se era solo il ricordo di una persona conosciuta in passato, ma era
l'unica cosa che si ricordava.
«Io...»
Finalmente parlò. Il tono della sua voce era indeciso e irrisoluto.
«Il mio nome è...»
***
«Dove è Ranma!»
La voce furiosa e squillante di una ragazza echeggiò fra le pareti del palazzo.
Il suo passo veloce e sicuro non faceva presagire nulla di buono per coloro che
la circondavano e i furenti occhi dal bizzarro color lilla, che s'intonavano
perfettamente ai capelli del medesimo colore, si guardavano intorno.
Dietro a lei, con il fiato corto, un bizzarro uomo con uno strano vestito nero,
i bianchi capelli raccolti in un corto codino e i lunghi baffi penzoloni
anch'essi bianchi faticava a tenere il suo passo.
«Vostra maestà, si calmi, riusciremo a trovarlo, i nostri migliori uomini sono
già alla sua ricerca, abbia solo un attimo di pazienza e vedrà che...»
«Taci.» Lo fulminò.
Era da pochi minuti, quando non aveva trovato il ragazzo né nelle sue camere né
in nessun altro luogo dell'immenso palazzo e i suoi soldati erano andati a
cercarlo, che quel dannato vecchio le ripeteva sempre la stessa cosa. L'aveva
veramente stancata. Non l'aveva mai sopportato, né lui né tutti i suoi simili,
sin dal primo momento in cui suo fratello, venuto in visita da lei, glieli
aveva regalati.
- Sono utili e servizievoli. Possono fare tutto, vedrai ne resterai molto
soddisfatta.-.
Ripensò alle sue parole.
«Certo, come no. Maledetto lui, maledetti tutti loro, maledetti tutti questi
esseri inutili che mi ritrovo intorno, giuro che se non sistemano tutto è la
volta buona che gli faccio arrosto quei dannati pennuti.»
Farfugliò fermandosi improvvisamente e girandosi indietro guardandolo.
«Fa sì che non sia accaduto ciò che penso, altrimenti sarà peggio per te!»
Lo minacciò, lasciandolo tremante e spaventato dietro a sé , dirigendosi poi
verso l'ala ovest del palazzo, sperando che quel dannato papero potesse in
qualche modo aiutarla.
I suoi passi riecheggiavano fra le ampie pareti azzurre, riempiendo i lunghi
corridoi, che pian piano cambiavano, diventando meno ornati e più brutti.
Camminò per molto, per poi fermarsi di fronte a una piccola porticina di legno.
L'aprì senza alcun indugio, senza neanche bussare, fermandosi poi vicino ad un
basso letto di legno mezzo rotto e apparentemente scomodo sul quale dormiva un
ragazzo dai lunghi capelli neri e una grande veste bianca di chiara foggia
cinese.
La ragazza, senza farsi molti problemi, sollevò un piede, iniziando poi in modo
né gentile né tanto meno regale a sbatterglielo contro man mano più forte
finché prese a chiamarlo quando vide che non serviva a niente.
«Mousse sveglia! Dannato papero ti vuoi svegliare?!»
Nella calma più assoluta, finalmente, il cinese decise di destarsi, appena in
tempo, prima che la principessa gli rompesse una o più costole con i
suoi modi che erano tutto fuorché regali.
«Buongiorno Shan-pu...»
La voce debole, ancora mezza insonnolita.
«Che fai in quest'ala del castello?»
Chiese stupito, infatti, della sua presenza nella parte più povera del palazzo,
che era per l'appunto riservata alla servitù e, nel caso di Mousse, delle
guardie.
Certo, non era la prima volta che ci andava, ma per far mettere piede alla
principessa in quel luogo doveva esser successo un fatto molto grave.
«Ti ho detto più volte di portarmi rispetto quando ti rivolgi a me...»
Rispose scocciata incrociando le braccia al petto e battendo un piede
nervosamente sul pavimento.
«Comunque sono qua per un motivo ben preciso.»
«Cosa è accaduto?»
«Si tratta di Ranma.»
***
«Mh mh»
Se ne stava seduto di fronte alla figlia, sentendo ciò che le era accaduto e il
motivo per il quale ora si trovava un estraneo a casa.
«Hai fatto bene figlia mia.»
Disse semplicemente, mentre continuava ad annuire facendo muovere i lunghi
capelli neri.
«Chissà...» Civettò sporgendosi verso il nuovo venuto una seconda ragazza seduta
di fianco al padre, e iniziando a squadrarlo.
«Magari è anche il figlio di un potente signore. Potremmo guadagnarci qualcosa
come ringraziamento per averlo salvato...» Continuò, alludendo chiaramente alle
vesti del ragazzo, certamente non appartenenti ad un contadino o ad un
pescatore.
«Nabiki!»
L'ammonì la sorella minore, guardando poi con la coda dell'occhio il ragazzo
che se ne stava in silenzio al suo fianco.
«Non fare caso a mia sorella.»
Lo rassicurò sorridendogli, ma sembrava che né quello che aveva detto la
ragazza dal caschetto castano, né quello che aveva detto lei lo avevano in
qualche modo toccato, e l'unica e ultima volta in cui aveva parlato era stato
quando le aveva detto il suo nome.
I discorsi furono interrotti dal rumore di uno dei fusuma che veniva fatto
scorrere e da cui ne uscì una terza ragazza, i lunghi capelli portati legati
erano stati adagiati su di una spalla, un caldo sorriso era dipinto sulle
labbra fini e dimostrava qualche anno in più rispetto alle altre ragazze.
Appena entrata, si richiuse la porta scorrevole dietro a lei e con movenze
lente si avvicinò alla pentola, messa sul fuoco acceso al centro della stanza.
Si mise seduta, alzò il coperchio e riempì una delle ciotole, porgendola poi
con gentilezza al ragazzo col codino, che fece un leggero inchino con il capo
in segno di ringraziamento prima di prendere ciò che gli veniva offerto.
«Comunque.»
Parlò la ragazza mentre serviva le altre persone al centro della stanza.
«Fino a che non ricorderà da dove viene, credo che non ci saranno problemi se
resterà qua come nostro ospite, vero padre?»
«Certamente.»
Confermò il capofamiglia.
«Tanto sarà Akane ad occuparsene.»
Finì la secondogenita prendendo poi un sorso di zuppa.
«Come non detto...»
Rispose la più piccola con un grosso gocciolone sulla testa, mentre Ranma, nel
silenzio dei suoi pensieri, si stava chiedendo dove fosse capitato.
Prima di tutto ringrazio le poche persone che hanno commentato, quindi un
grazie a Tiger, e al suo aiuto, a Lucy6, a VidelB e a Ren (no, Akane non si
riferisce a Ranma nei suoi pensieri, ma bensì a un'altra persona che scoprirete
più in là.^^)
Alcuni cenni su questo capitolo: il comportamento di Mousse è segno che è stato
abituato a questo genere di risvegli....sopratutto da parte di Shan-pu ^^;;;
per questo è piuttosto calmo.
Chi indovina chi sono i servi di cui ho parlato vince! Cosa, non lo so...XDDDD
E, per ultimo, i fusuma sono in pratica(come avrete capito) le
porte scorrevoli che separano una stanza dall'altra all'interno delle case
giapponesi.
Poi, parlando della fic in generale, vi volevo informare che si fermerà per un
po' perché non avrò l'opportunità di lavorarci, il motivo? Lunedì parto per un
periodo di circa sei settimane (se non di più) quindi posso dire
tranquillamente che non avrete più il piacere di leggere i miei deliri per lo
meno fino ad agosto!^^.
Detto ciò vi saluto qua, con la speranza di ricevere qualche commento!
Un salutone. Fabi-chan
Ma passiamo ai ringraziamenti per i vostri commenti, quindi grazie a
Kuno (Aka il vincitore del premio misterioso
Nota legale: tutti i personaggi qui presenti apparterranno
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l’uso di cui ne farò io non è assolutamente a scopo di lucro
Capitolo 3- Surprises
«Non c’è niente di cui preoccuparsi...»
L’uomo continuò ad esaminare la testa del ragazzo cercando
di scorgere qualsiasi altra cosa che non andava, ma sembrava che tutto fosse a
posto. Allora si sollevò, guardando la ragazza evidentemente annoiata che aveva
alla sua sinistra, e inclinò la testa di Ranma, al quale sfuggì un verso molto simile ad un grugnito che faceva intuire che
stava iniziando a scocciarsi.
«Vedi qua?» Continuò incurante l’uomo. « Dove si trova
questa ferita? È un evidente segno che è andato a sbattere con la testa da
qualche parte, e questo gli ha procurato la perdita totale dei ricordi. Hai
detto che l’hai trovato sulla spiaggia, giusto?» Akane annuì leggermente come
riposta. «Probabilmente...»continuò. « Sarà caduto da un’imbarcazione e, spinto
dalle correnti, avrà sbattuto con violenza la testa contro un qualche scoglio,
prima di giungere sulla spiaggia.»
Appena finì la frase lasciò la
testa di Ranma, che continuava a tenere fra le mani.
«L’unica cosa che ti posso dire ora, piccola Akane, è di
avere pazienza, prima o poi la memoria tornerà e la
ferita guarirà da sola. Pazienza e tempo, e vedrai, tornerà tutto al suo posto.» Finì posando poi una mano sulla testa della ragazza,
facendola arrossire notevolmente. E la cosa non sfuggì
agli occhi indagatori del ragazzo con il codino.
«Ecco io...» Rispose lei nell’imbarazzo più assoluto e fece
un profondo inchino, cercando con esso anche di
nascondere il volto rosso come il sole al tramonto.«La ringrazio infinitamente Tofu-sensei.»
Quando uscì dalla casa chiuse gli
occhi e inspirò profondamente, trattenendo a lungo l’aria dentro i polmoni
prima di inspirare leggermente. Lo fece ancora una volta e un’altra ancora fino
a che il suo cuore non decelerò, allora finalmente riaprì gli occhi. Il suo
volto era finalmente rilassato e aveva ripreso il suo normale colorito, ma quell’espressione durò ben poco. Le sopracciglia fini si
corrugarono, fino quasi ad unirsi, gli occhi seguirono lo stesso movimento e ma
la mascella si serrò.
Solo un pensiero...
-Perché?-
Strinse forte le mani a tal punto che le unghie quasi non le
incisero la sua stessa carne.
-Perché?-
I suoi piedi iniziarono a muoversi da soli, veloci e decisi,
e Akane imboccò una stradina sabbiosa, dimenticandosi completamente della
persona che era con lei.
Ranma rimase un po’ spiazzato da quel cambiamento repentino
e improvviso. Era ufficiale ormai. Non ci capiva niente.
Quella situazione era strana. Si era svegliato in un posto a
lui apparentemente sconosciuto, senza uno straccio di ricordo, e, altrettanto
improvvisamente quella ragazza gli si era parata davanti e dopo era stato
catapultato nella sua famiglia.
Ma tornando alla ragazza, doveva ammettere che lo incuriosiva...
Ed era una cosa...
Strana...
Dovette interrompere quei pensieri rendendosi conto che
Akane era quasi sparita dalla sua visuale, allora iniziò a correre per
raggiungerla.
Non sapeva il perché, ma sentiva che non doveva perderla di
vista...
***
«Sparito!» Ripeté Shan-pu
allargando le braccia e continuando a camminare su e giù lungo la camera di
Mousse, che non riusciva bene a capire la situazione avendo ancora la mente
annebbiata dal sonno, e, non potendo fare altro si mise a guardarla mentre lei
continuava a urlare e camminare con fare arrabbiato.
Ad un tratto però si fermò dirigendosi verso di luie chinandosi fino a portare il suo volto a
pochi centimetri da quello del ragazzo.
«Ne sai niente tu?»
«Che?» Fu la sua riposta assonnata,
facendo andare su tutte le furie Shan-pu che lo prese
per la lunga tunica e lo buttò dal lato opposto della piccola stanza.
«Ranma è scomparso razza di stupido! Ieri sera! Ne sai
niente tu?» Ripeté la domanda con un tono della voce sempre più adirato. Dal
momento in cui era venuta a conoscenza della
sparizione di Ranma, aveva avuto la sensazione che lui c’entrasse qualcosa, e
aveva anche dei validi motivi per pensarlo. Aveva notato
infatti il modo in cui Mousse guardava lei e Ranma quando erano insieme,
senza contare il fatto che conosceva chiaramente i sentimenti che provava nei
suoi confronti. Era chiaramente geloso, e questa era una buona motivazione per
pensare che fosse stato lui a portare via Ranma da
lei.
Strinse ancora di più gli occhi aspettando che Mousse
rispondesse, e non dovette attendere tanto.
«Mi spiace, ma non ne so assolutamente nulla. » Disse
rimettendosi in piedi e battendosi le mani sulla tunica per togliere la
polvere.
«Dovevo aspettarmelo.» Disse lei girando i tacchi e
dirigendosi verso la porta per uscire.
«Non sei mai utile!» Urlò prima di aprirla e sbatterla
violentemente una volta uscita, lasciandolo solo nella camera. Ma non sarebbe finita li, lo avrebbe fatto parlare in un
modo o nell’altro.
Nel frattempo all’interno della stanza Mousse guardava
tristemente la porta lignea chiusa.
«Mi dispiace Shan-pu, spero che tu
potrai perdonarmi un giorno...»
***
Quando finalmente riuscì a trovarla la vide sulla spiaggia
che tirava pugni alla cieca contro un albero, attorno al quale era stata posizionata una stuoia per evitare di non farsi troppo male,
ma che aveva esaurito completamente la sua utilità essendo ormai completamente
consumata dal troppo utilizzo.
Si avvicinò cauto alle sue spalle, se fosse stata veramente
arrabbiata e lo avesse attaccato non avrebbe saputo
come difendersi, considerando anche che non aveva mai studiato le arti
marziali...bhè, per quanto ne sapesse...
Quando si trovò abbastanza vicino indugiò un po’, una mano
si mosse quasi involontariamente e andò a picchiettare con un dito sulla
schiena di Akane, che si girò fulminea preparandosi ad
attaccare.
Poté chiaramente scorgere la sorpresa nei suoi occhi quando
si rese conto che era lui che aveva alle spalle. Immediatamente rimise le
braccia lungo i fianchi, abbassando contemporaneamente la testa, sospirando.
«Sei tu...» Gli disse con voce completamente atona da cui
non traspariva nessun sentimento.
Dopo un po’ rialzò la testa quasi di scatto mettendosi le
mani sui fianchi, mentre lui continuava a fissarla.
«Bhè? Cosa
hai da guardarmi così?» questa volta però capì chiaramente dal tono della voce
che era scocciata.
«Ecco io...» Iniziò senza sapere in realtà cosa dire, ma le sue
labbra si mossero da sole, formulando una frase che stupì lui stesso.«Sai, a
prima vista sembri più femminile, ma in realtà sei un vero maschiaccio.»
Silenzio.
L’aria attorno a loro si congelò all’istante, mentre Ranma
si chiedeva da dove diavolo gli era partita quella frase e Akane lo guardava
con gli occhi spalancati.
Le ci vollero pochi secondi però per reagire. Iniziò a
tremare, chinando nuovamente la testa in avanti mentre una strana aura rossa la
avvolgeva e portava su la mano destra chiusa a pugno. Ranma intimorito fece un
passo indietro.
«Come...» La voce di Akane era
rotta dalla rabbia. «Come osi!» Fece poi tirandogli un calcio talmente tanto
forte che avrebbe potuto rompere di netto l’albero a cui prima stava tirando
pugni, ma spalancò gli occhi, stupita, quando si trovò a calciare l’aria.
«Cosa...» Fece disorientata alzando
la testa fino a che non lo vide. Ranma stava facendo una capriola in aria, ad
un’altezza impressionante. Akane ebbe il tempo di chiedersi chi fosse veramente quel ragazzo, prima che lui ricadesse
agilmente a terra a qualche metro di distanza dal da lei, e, considerando
l’espressione dipinta sul volto di Ranma, poteva chiaramente capire che non era
la sola ad essere sorpresa.
«Ma come diamine...» Iniziò a dire
Akane lentamente mentre lui si portava le mani sul petto, toccandosi, cercando
di capire come avesse fatto.
Prima aveva visto il piede di Akane
a pochissima distanza dal suo naso, poi i suoi muscoli si erano contratti
naturalmente, e si era trovato a librarsi in aria prima e poi in piedi inerte a
pochi metri di distanza dalla ragazza.
Alzò il volto verso di lei e si guardarono per pochi,
infiniti secondi.
Poi ad un tratto avvertì inconsciamente un altro pericolo
che veniva dalle sue spalle, e, come prima, spiccò un salto, giusto in tempo
per schivare un colpo di un’altra persona, e quando atterrò si ritrovò davanti
un ragazzo. Era vicino a lui, in posizione di attacco,
i pugni stretti tenuti vicino al viso e le gambi divaricate. Dal suo sguardo e
dalla bocca stretta in un ghigno, che lasciava intravedere un paio di strani
canini appuntiti, poteva chiaramente capire che era arrabbiato.
-Ma
in che posto sono capitato?-
Pensò distrattamente mentre questo iniziava ad attaccarlo
con una serie di pugni sferzati a una velocità incredibile,
ma che riusciva incredibilmente a schivare. E la sorpresa crebbe ancora di più
quando con pochi agili movimenti riuscì ad atterralo,
bloccandolo sotto di lui mentre gli teneva le gambe in modo che non potesse
liberarsi.
«Si può sapere chi sei?» Gli chiese seccamente, mentre il
ragazzo sotto di lui cercava di alzare il viso dalla sabbia.
«Non osare mai più...» Rispose diversamente l’altro girando
con gran difficoltà il volto verso il ragazzo col codino. «Non osare mai più
offendere Akane hai capito?!» Gli urlò infine contro.
«Chi, quella forza della natura?» Rispose.
In tutto quel tempo Akane era rimasta immobile. Non si era
ancora ripresa dalla sorpresa di prima, quando aveva visto Ryoga che piombava
addosso a Ranma per...punirlo d’averla offesa? E la
forza che aveva dimostrato Ranma per difendersi dal suo amico d’infanzia e,
ancora prima, per schivare il suo colpo da dove veniva? E
da dove veniva anche quella sicurezza di sé, quella sfrontatezza e...arroganza
che traspariva dalla voce del ragazzo col codino? Non aveva ancora trovato
risposta a nessuna delle sue domande quando vide Ryoga che si divincolò con un’agile scatto dalla presa di Ranma e, ancora più furente,
si alzò in piedi mettendosi in guardia, mentre l’altro, repentino, faceva lo
stesso.
I due si attaccarono ancora una volta sotto gli occhi di Akane, che aveva deciso di pensare dopo a quelle domande,
e che si stava concentrando sul combattimento.
Gli attacchi di Ryoga erano veloci ed esperti. Sapeva che
era in gamba, si erano allenati insieme da sempre sotto la guida di Happosai, e
avevano lottato l’uno contro l’altra per allenamento diverse volte, e sapeva
che poche persone erano brave quanto lui, ma Ranma, sorprendendola sempre di
più, dimostrava per ora di essere alla sua altezza. Tuttavia
poi ad un tratto una consapevolezza s’impadronì di lei, nello stesso istante in
cui urlò a Ryoga di stare attento. Man mano che continuavano, infatti, gli
attacchi di Ryoga s’indebolivano sempre di più mentre Ranma sembrava essere
tranquillo e ancora pieno di forze.
«Ti chiami Ryoga, eh?»
Gli disse fermandosi a poca distanza da lui, interrompendo
per un po’ il combattimento.
«Bhè, molto piacere» Gli rispose
poi sorridendo. Era come se un’altra persona in quel momento si fosse
impossessata di lui. «Io sono Ranma.»
Disse poi, prima di attaccarlo un’altra volta con una serie
di pugni, mettendolo al tappeto.
Rimase poi in piedi qualche
secondo, guardando il suo avversario steso sulla sabbia, fino a quando una
fitta dolorosa gli attraversò la testa, facendo finire anche lui steso sulla
sabbia, svenuto.
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Ok, lo so, avevo detto che avrei aggiornato ad agostosiamo già ai primi di settembre, chiedo
umilmente scusa a tutti ma sono stata impegnata in questo periodo a fare alcune
cose che mi hanno portato via gran parte del il mio tempo libero (vedi: finire
di leggere il “Fu Mattia Pascal”, e devo dire che la
cosa mi interessava per la scuola ma essendo un libro
noioso non vedevo l’ora di finirlo per poi immergermi nella lettura de “Il
settimo papiro”*.*, il palio e...un
altra cosa più che vi svelerò fra un bel po’...dipende)
Ma passiamo ai ringraziamenti per i vostri commenti, quindi
grazie a Kuno(Aka
il vincitore del premio misterioso!XDDD erano proprio i tati
i personaggi misteriosi! Quindi complimenti papu! Hai vinto una vacanza dove vuoi con una guida
turistica d'eccezione! Ryoga Hibiki!! Buon viaggio, ma passando alle cose
serie...ebbene si, ho deciso di darmi anche io alle AU
perché è, posso dire liberamente, il mio genere preferito, dove la fantasia può
vagare un po' di più quindi eccomi qua colta da un improvvisa ispirazione! Sono
felice poi che apprezzi molto il mio stile. Grazie comunque
per il commento papino!^^) Ren (grazie mille anche a te.
Ebbene si, per alcune cose assomiglierà un po' al manga...grazie per avermi
fatto notare quell'errore^^
sei stata gentilissima!) Tiger (che continuo a ringraziare per il suo aiuto^^. Come
ti ho già detto sul forum, si, quello di Shan-pu è una sottospecie di castello dell'orrori il cui
lato più brutto ha ancora da venire fuori!XDDbuahahahahahah.
passando alle cose seri hai pienamente ragione su
Mousse, ma per ora, o meglio, nel corso di quasi tutta la fic, non gli posso
far tenere il solito comportamento facendogli buttar le braccia al cosso di Shan-pu...dopo si, ma
ora non è proprio la situazione più adatta...anche se mi spiace di averlo fatto
un po’ OOC per ora a me va bene così, mi serve un Mousse più maturo) Videl ( bhè, Ranma ecco...no, non ti dico niente per ora!^.- però
nella seconda parte della supposizione...presto si scopriranno un po' di cose
tranquilla! Grazie mille anche a te per il commento!^^) LadyKokatorimon ( uguale come
per il papu! Sono felice che anche a te piaccia il
mio stile di scrittura, anche se sono convinta di non meritarmi i vostri
complimenti -///-...ma grazie mille!^.- ) Matisse(sono felice che ti piaccia la trama, e non preoccuparti per il
ritardo!^^) Akane!!! (grazie per i
complimenti! Ebbene, devo ammettere che il secondo capitolo è effettivamente
più...come posso dire....tranquillo del primo? Ma sono cose che capitano con me...-.- grassie
anche a te!), la cara Breed(spero di non deludere le tue
aspettative strada facendo, dalla mia parte metterò il meglio di me in questa
fic, a cui, essendo proprio quella del mio ritorno, tengo particolarmente! Sono
inoltre molte felice che sia piaciuto anche a te il
modo in cui scrivo...vabbè, spero di leggere al più
presto un tuo commento!)e per ultima Yaya(la mia più rande paura è per l’appunto di fare degli
OOC, ma cercherò di fare del mio meglio per evitarlo....ce la metterò tutta, e
poi tranquilla, la tua è una sensazione che accomuna tutti i lettori e
scrittori di fanfiction me compresa quindi ti capisco. Grazie anche a te per il
commento!).
Inoltre, riferito a tutti voi, sono felicissima di aver suscitato la vostra
curiosità!^.-. spero di non deludervi. Alla prossima e mi raccomando,
commentate!
Nota legale: tutti i personaggi qui presenti apparterranno sempre e
comunque alla grandissima Rumino Takahashi, e l’uso di cui
Nota legale: tutti i personaggi qui presenti
apparterranno sempre e comunque alla grandissima
Rumino Takahashi, e l’uso di cui ne farò io non è assolutamente a scopo di
lucro.
Capitolo
4- Dreams
Buio.
Ovunque guardasse, in qualsiasi punto posasse gli occhi,
l’unica cosa che riusciva a vedere era solo un’impenetrabile e inquietante
oscurità che avvolgeva tutto.
Nessun
suono.
Nessun
odore.
Nessuno.
- Che posto è
questo?-
Iniziò
lentamente a camminare, muovendosi con passo incerto e malfermo in quello
spazio a lui sconosciuto, non chiedendosi minimamente se quella che avesse
preso fosse la direzione giusta. Non ne aveva bisogno.
Dentro di lui regnava una strana sicurezza, come se sapesse per certo che si
stava dirigendo nella direzione corretta.
Avanzò
per molto, ma attorno a lui la situazione non mutò. Sempre il solito, monotono
buio. Iniziava ad agitarsi mentre sentiva che se non avrebbe visto, o almeno
sentito qualcosa entro poco sarebbe impazzito nel giro
di pochi minuti.
Fu
un istante.
Neanche
a farlo apposta appena finì di formulare quel pensiero un suono sommesso raggiunse le sue orecchie, facendolo fermare
immediatamente. Sembrava...
«Un
singhiozzo.»
Si
guardò attorno cercando di capire da dove provenisse
quel suono. Ogni suo senso in allerta mentre cercava di percepire qualcosa, ma
era inutile dal momento che attorno a lui era nuovamente tornato a regnare il
solito impenetrabile silenzio. Tuttavia fu proprio quando si arrese e iniziò nuovamente a
camminare che lo sentì di nuovo. E poi un’altro. E un altro ancora.
-Sembra che qualcuno stia...-
«Piangendo.»
Si
voltò immediatamente verso la direzione da cui proveniva nella speranza di
vedere qualcuno, ma il paesaggio che gli si parò d’innanzi non era molto
differente da quello che aveva visto fino a quel momento. Le solite, fitte
tenebre gli impedivano di vedere. Nel frattempo quel pianto continuava,
diventando sempre più disperato e forte ogni minuto, ogni secondo che passava.
Si portò una mano al petto, all’altezza del cuore, mentre sentiva delle fitte dolorose,
che si ripetevano ad ogni singhiozzo. Perchéquell’inedito senso di dolore e di tristezza? Era come se
stesse soffrendo... per quel pianto.
Con
la speranza di trovare qualcuno, Ranma
s’incamminò nella direzione da cui proveniva quel rumore pregando che non
cessasse com’era accaduto prima.
Iniziò
a camminare, dapprima lentamente, poi man mano sempre più forte, fino a che si
ritrovò a correre furiosamente. Man mano che continuava faceva il pianto
diventava sempre più forte, e si mischiava al suono del suo respiro affannato e
a quello dei suoi passi, mentre quel
senso di tristezza lo attanagliava sempre di più.
Corse
per molto. Non seppe neanche lui per quanto, finché si fermò improvvisamente,
stremato. Le mani sulle ginocchia piegate, il petto che si
alzava e si abbassava incessantemente.
Quando riuscì a calmare un po’ il suo respiro affannato, si
alzò, guardandosi nuovamente attorno.
Lo
sentiva ancora, ma questa volta era diverso. Non aveva più una fonte distinta,
come prima, ma ora sembrava che lo avvolgesse.
«Chi è?!» Urlò stanco e scombussolato, mentre iniziava veramente ad
entrare nel panico.
«Si può sapere chi sei!? Esci fuori!»
Vedendo
che non accadeva niente Ranma iniziò nuovamente a correre freneticamente,
questa volta senza una direzione precisa, andando a casaccio, sperando di
trovare la persona che, evidentemente, si trovava in quel posto insieme a lui.
E finalmente ci riuscì.
Dalle
fitte tenebre emerse lentamente una persona.
-Una donna- Costatò. Era inginocchiata
compostamente a terra, dandogli le spalle. Probabilmente teneva le mani sul
volto e le spalle erano scosse da violenti singhiozzi che la lasciavano senza
respiro. Alcuni capelli erano fuggiti alla sua alta acconciatura e le cadevano
disordinatamente sul collo candido. Di lei non riuscì a vedere altro se non
l’impugnatura di una katana che, con ogni probabilità, stava abbracciando,
tenendosela stretta al petto.
Ma chi era?E, soprattutto, perché, non appena l’aveva intravista, il
suo cuore aveva perso un battito e delle piccole lacrime avevano iniziato a
pungergli fastidiosamente gli occhi?
Provò ad avvicinarsi, ma, appena mosse un passo nella
direzione della donna, un’altra figura apparve, ponendosi affianco alla
precedente.
-Un uomo?- Corrugò le sopracciglia,
guardandolo. Era completamente vestito di bianco, e un
fazzoletto gli copriva la testa, probabilmente calva. Era anch’esso
voltato di spalle, anche se non completamente, in modo tale che poteva
distintamente scorgergli il profilo. Il volto era chino, e
molto probabilmente si stava mordendo il labbro inferiore nel tentativo
vano di desistere dal piangere anche lui, ma inutilmente. Poteva scorgere anche
una parte del mento, dal quale pendevano alcune lacrime che attendevano di
cadere. Stava tremando incredibilmente e le mani erano chiuse
a pugno, talmente tanto forte che le nocche gli erano diventate
inevitabilmente bianche.
Pochi
istanti dopo molte altre figure comparvero di fronte a lui, e stavano tutti
piangendo.
Ma
chi erano? Perché erano così
disperati?
«Chi
siete?!» Urlò forte, in modo da farsi sentire, ma
sbarrò gli occhi... dalle sue labbra non usciva alcun suono...
-Ma come è
possibile?-
Incredulo,
guardò prima le proprie mani, poi l’assembramento di persone di fronte a lui, e
agì come l’istinto gli ordinava di fare, iniziando a dirigersi verso di loro,
ma, non appena si avvicinò la folla scomparve e attorno a lui regnò nuovamente
il buio e il silenzio.
Non
ebbe neanche il tempo per domandarsi nuovamente cose stesse succedendo quando
un’altra persona si materializzò di fronte ai suoi occhi. Era seduta a terra. I
lunghi capelli castani erano legati alla ben meglio in un’alta coda di cavallo.
Le ginocchia tenute strette vicino al petto. Lo sguardo fisso nel vuoto.
Appena
la vide il cuore gli si strinse improvvisamente nel
petto, e si sentì sprofondare quando lei si voltò verso di lui, guardandolo con
gli occhi rossi e ancora lucidi di pianto. Si guardarono per molto, fino a che
lei non articolò poche, tristi parole.
«Ranma...»
Inconsapevolmente
anche le labbra di lui iniziarono a muoversi,
articolando una parola a lui sconosciuta, ma che aveva iniziato a martoriargli
la testa.
«U...Ucc...»
Però non poté finire di parlare dal momento in cui fu
interrotto nuovamente dalla triste e disperata voce di lei.
«Perché sei morto?»
Improvvisamente
tutto svanì, e lui spalancò gli occhi, trovandosi sdraiato e sudato all’interno
di un futon mentre un paio d’occhi lo stavano fissando
con preoccupazione
*****************************
«Happosai,
tutto bene?»
L’anziano
batté svariate volte le palpebre, fino a che gli occhi non di si adeguarono alla flebile, ma al tempo stesso fastidiosa
luce della candela accesa dalla moglie che lo guardava con preoccupazione.
Lui
la fissò un secondo, per poi voltarsi mettendosi supino, mentre si passava una
mano sulla fronte imperlata da goccioline di sudore.
«Io...»Iniziò
lentamente, per poi fermarsi lasciando incompleta la frase. Chiuse gli occhi,
ispirando ed espirando lentamente. Aveva bisogno di pensare.
«Niente.»Disse infine con tranquillità, mentre usciva
dal letto sotto lo sguardo d’Obaba. Era dal giorno in
cui avevano lasciato Ushibuka che il marito era strano. Era sempre in pensiero
e ansioso. Non riusciva veramente a capire che cosa avesse,
ma non si preoccupò ulteriormente. Conosceva abbastanza bene il marito e
sapeva che, prima o poi, le avrebbe rivelato quello
che lo impensieriva di sua spontanea volontà, senza costrizioni di alcun
genere. L’importante ora era lasciarlo solo in modo tale da farlo riflettere,
era un uomo che sapeva il fatto suo e, era certa, che avrebbe preso la
decisione giusta. Così, senza fare né dire niente, guardò l’uomo uscire dalla
porta della camera del ryokan nel quale alloggiavano, andandosene via.
Il
mare era illuminato leggermente dai delicati raggi della luna che, bellissima,
si rispecchiava sulla sua superficie. Happosai fissò insistentemente la sua
figura deformata, come a cercare fra le piccole, spumose onde una risposta che
avrebbe saputo spiegare ciò che vide quel giorno, mafututto
inutile.
In
quel lasso di tempo, durante quei tre mesi che erano
stati via dal loro paese natale, aveva pensato a mille e più cose per dare una
spiegazione a quello, ma ancora non aveva trovato la risposta più adatta,
ocapace almeno di tranquillizzarlo un
po’. Ormai era ossessionato dalla scena che
aveva visto. Si ricordava ancora ogni singolo particolare come se l’avesse
appena vista, e ogni volta che gli ritornava in mente aveva ancora il potere di
turbarlo lasciandolo... allibito. Sorpreso. Sbigottito. Incredulo. Semplicemente
senza parole. Un bel problema visto che bastava che chiudesse
gli occhi per rivederla.
Continuava
a guardare lontano, strofinandosi di tanto in tanto gli occhi e aspettando in
ogni momento di risvegliarsi dal sonno e tornare alla realtà, scoprendo poi che
quello che vide fu solo frutto della sua immaginazione. Aspettava quel momento
tutto il giorno, da molto tempo ormai, ma l’attimo del risveglio non arrivava
mai e ogni minuto che passava cresceva nella sua mente la consapevolezza che
quello che aveva appena visto era semplicemente la realtà.
Ma era impossibile una cosa del genere! Non riusciva in
alcun modo a spiegarsela né, tanto meno, si capacitava di ciò.
In
realtà però un modo per capire cosa stesse accadendo
ci sarebbe stato, perché era anche piuttosto semplice: tornare a casa. Era
questione di pochi giorni di viaggio, e niente più, e sarebbe
stato finalmente tutto chiaro, e allora cosa lo fermava? Perché non si decideva a dire alla moglie di partire?
-Perché ho paura di quello che ci posso trovare.-
Si
rispose da solo.
-Happosai alla tua età hai ancora paura dei
fantasmi?!-
Una
fastidiosa vocina interiore lo schernì.
«È
facile dirlo...fino a che non vedi il fantasma
con i tuoi occhi...»
Sussurrò
a se stesso, rispondendo all’odiosa voce che continuava a ripetergli quella
frase nella testa.
-Già...fino a che non vedi il fantasma con i tuoi
occhi...-
Ripeté
mentalmente le sue stesse parole, chiudendo contemporaneamente gli occhi,
mentre i suoi pensieri volarono verso quel giorno, facendogli rivivere per
l’ennesima volta la stessa scena, facendogli rivedere le solite immagini che sognava ogni notte, che ormai aveva imparato a memoria, e
che lo tormentavano... e rivide la stessa scena che lo stava facendo diventar
pazzo. Rivide colei che, ormai, considerava come una nipote...
-Akane.-
Che lo sorreggeva, tenendolo stretto. Lui si trovava con la
moglie a molti metri di distanza. Erano in partenza, però, nonostante la
lontananza poté chiaramente scorgere il viso dell’uomo che sosteneva prima che
sparissero dentro la casa dei Tendo.
Quel
volto...quei lineamenti...quel condino...lo
avrebbe riconosciuto fra mille. Non avrebbe mai potuto mai sbagliare...
«Non
è possibile...» La voce era affannata, come se avesse
compiuto uno sforzo enorme anche solo ricordando quelle immagini.
«Non
è possibile.» Ripeté.
«Lui
è morto morì di fronte a me lo vidi morire con i miei
occhi com’è possibile che fosse lì che fosse con lei!» Bisbigliò tutto d’un
fiato mentre iniziava a tremare. Si piantò le unghie nei palmi delle mani,
facendosi consapevolmente male sperando, in quel modo, di svegliarsi, ma non
accadde.
Una
folata di vento fresco lo riportò alla realtà e finalmente Happosai riaprì gli
occhi guardando le onde che s’infrangevano sul bagnasciuga.
Rimase
lì per molto, fino a quando non sentì una presenza dietro di sé. Non serviva chiedere chi fosse,
sapeva con certezza che dietro di lui c’era su moglie. L’avrebbe saputa
riconoscere fra mille.
«Happosai,
inizia ad essere freddo. Perché non rientri?»
«Credi
ai fantasmi, Obaba?»
*****************************
«Non
dovresti stare qua ...»
Un
leggero sorriso era dipinto sul volto sofferente di un uomo. La sua voce era
tremante ed affaticata, e la forza fisica che lo aveva caratterizzato e reso famoso anni prima ormai era solo un lontano ricordo. Mentre gli stringeva la mano,
Shan-pu ricordò quando era piccola e il padre era nel pieno delle sue forze. Lo
ammirava, per lei era come un dio, la sua unica figura di riferimento, mentre
ora a malapena aveva la forza di tenerle la mano. Gliela strinse leggermente,
stando attenta però a non metterci troppa forza.
«Non
ti preoccupare.» Gli disse con un leggero sorriso,
mentre un sorriso sforzato le si dipinse sulle labbra
tremanti a causa del pianto che stava malamente trattenendo. Non voleva farsi vedere piangere dal padre, non poteva
dimostrarsi debole in quel momento. «Al momento non ci sono impegni che richiedano la mia presenza, e siccomeho un po’ di tempo libero preferisco
trascorrerlo con voi, padre. »
Si
portò la mano dell’uomo vicino al volto mentre diceva questo, e gliela baciò
leggermente. Lui le fece un altro sorriso, rivolgendo stancamente il volto
verso il soffitto.
«Piccola
mia...» Sussurrò. Nessuno dei due però poté aggiungere
altro perché qualcuno bussò alla porta.
Il
tono calmo, sereno e gentile della voce di Shan-pu sparì in un secondo, e venne sostituito dal tono gelido e autoritario che la
caratterizzava.
«Chi
è?!»
La
porta si aprì lentamente e da essa entrò uno dei tati. Il capo chino e un’espressione mortificata sul volto.
«Mi
spiace interromperla, ma...»
Un’occhiataccia
gelida da parte della ragazza lo zittì all’istante. S’era quasi scordato degli
ordini che la principessa aveva impartito non appena il padre si era ammalato,
e se avesse continuato la frase certamente non avrebbe
passato dei momenti piacevoli.
«Ecco...»
Farfugliò cercando una via di fuga, ma non era la cosa più semplice del mondo.
Ogni qual volta si parlava alla principessa Shan-pu si
doveva calibrare ogni parola a dovere. Anche solo una lettera
fuori posto, una soltanto, e sarebbe andato contro a punizioni
inimmaginabili. Questo lui lo sapeva bene.
«Ecco,
volevo avvertirla che è attesa nella sala del
trono...» Finì tutto d’un fiato, pregando mentalmente
i kami di aver detto le parole giuste.
- Sarà lui?- Si domandò mentalmente la
cinesina.
«Arrivo subito, ora sparisci.»
Il tato,
silenziosamente com’era arrivato, si congedò con un “Sua maestà” mormorato
leggermente. Appena rimasti soli, Shan-pu si rivolse nuovamente verso l’uomo.
«Ora
devo andare.» Gli disse quasi inutilmente. Poi ad un tratto i tratti della
ragazza si addolcirono nuovamente in un sorriso.
«Tornerò
il prima possibile, padre.»
Gli lasciò la mano, rialzandosi in piedi e chinandosi verso l’uomo, dandogli un
dolce e leggero bacio sulla guancia. « Ciao»
L’uomo gli sorrise leggermente, annuendo nel contempo, mentre
guardava la figlia che, con passo veloce e regale, si dirigeva verso la porta.
Il cuore gli si strinse nel petto mentre l’immagine di una Shan-pu bambina
sostituì quella della sedicenne. La rivide trotterellare allegra nella camera
attratta dai preziosi ornamenti argentati e azzurri che decoravano le alte
pareti. Quando ritornò alla realtà, la figlia era già
sparita dietro la porta e una strana sensazione s’impadronì della sua anima.
«Bambina
mia...»
Appena entrò nella stanza del trono, trovò molti soldati
schierati di fronte a lei, ma la sua attenzione si focalizzò subito sulla
persona che le interessava. Era facile notarlo, non sarebbe
potuto passare in secondo piano neanche se, invece di trovarsi alcuni
passi davanti agli altri, si fosse trovato nascosto in fondoalla sala, coperto dagli altri soldati dell’esercito.
La sua armatura, appena lucidata, era di una bellezza quasi accecante, e
risaltava ancora di più l’innegabile fascino di colui che
la indossava. Si scambiarono uno sguardo veloce, e quando lui s’inginocchiò, copiato immediatamente da tutti gli
altri, lei si diresse con passo deciso verso il trono. Solo
una volata messasi a sedere che si rialzarono tutti, mettendosi sugli attenti.
«I miei ossequi, principessa
Shan-pu.»
Le disse il giovane di prima.
«Pochi
convenevoli.» Tagliò corto lei. «Hai scoperto qualcosa?» Lo sguardo era gelido.
«Si,
dopo molte ricerche siamo riusciti a trovarlo. Alcuni
dei miei uomini lo hanno avvistato ieri su una spiaggia...»
«Sii
più preciso.» Lo riprese immediatamente lei.
«Si
trova ad Ushibuka.» Shan-pu artigliò con le unghie
l’imbottitura morbida dei braccioli, rischiando quasi di strappare la stoffa
pregiata.
«Bene.»
In
fin dei conti non era andato molto lontano. Avrebbe
subito preparato il viaggio e sarebbe andata a riprenderselo.
«Kuno.»
Lo chiamò. «Prepara immediatamente la spedizione per andare a riprenderlo. Non
c’è un minuto da perdere e non credo che ci sia bisogno di spiegazioni.»
«Ai
suoi ordini» Le rispose servizievole, inchinandosi mentre lei si alzava per
congedarsi, ma si trattenne ancora qualche secondo, rimanendo a fissare
un’altra persona che si era messa in fondo, quasi nascosta.
-Mousse.-
Lanciò
un’occhiataccia al ragazzo, che non sapendo trattenere quello sguardo, chinò
subito il capo sentendo uno strano peso che gli opprimeva l’anima, non
facendolo quasi respirare. Con fare altezzoso lei girò di scatto il capo,
andandosene.
Appena arrivò nelle sue stanze,
Shan-pu si appoggiò con la schiena alla porta che aveva appena chiuso alle
proprie spalle e sospirò pesantemente.
I
suoi desideri.
I
suoi sentimenti.
I
suoi doveri.
La
sua mente era in subbuglio, e non sapeva come uscire fuori da
quella situazione. Ogni suo sentimento era in fermento. Era come se nella sua
testa avesse delle persone e ognuna le diceva, le urlava di ascoltare lei e
solo lei, mentre cercavano di avere la meglio l’una sull’altra. L’amore che
soprafava il dovere. Il dovere che aveva la meglio sui desideri.
I desideri che si arrendevano di fronte alla forza dell’amore.
Creando così una lotta senza fine, facendola essere infine
ancora più confusa di quanto non lo fosse già...
Aveva
appena scoperto dove era finito Ranma, ora era solo questione di poche ore e sarebbero partiti. Bene, ma la questione era un’altra: cosa
avrebbe dovuto fare una volta trovato? Come si sarebbe
dovuta comportare? Quale sentimento avrebbe avuto la meglio su di lei?
Sorrise
amaramente. In quel momento l’importante era trovare un modo
per convincere Ranma a tornare a palazzo con lei prima possibile, al resto ci
avrebbe pensato dopo.
Improvvisamente
un’immagine le riempì la mente, facendola entrare nel panico.
«LaZinseinosizuku.»Mormorò
mentre si scostava velocemente dalla porta, correndo velocemente dall’altra
parte della stanza, inginocchiandosi poi davanti ad un mobile.
«La
chiave...» Affannosamente iniziò a cercarla tra le pieghe del suo voluminoso
vestito. Una volta trovata provò ad inserirla nella serratura. Impresa ardua
dal momento in cui le mani sudate le tremavano incontrollatamente, facendole
sbagliare sempre mira e quando finalmente ci riuscì si sbrigò a girarla e ad
aprirlo. Pochi istanti dopo si afflosciò al suolo, con gli occhi sbarrati.
All’interno
si trovava solo la scatola aperta. Vuota...
«E’...sparita...»
Zinseinosizuku-Goccia della vita...almeno secondo quello che
sono riuscita a tradurre, ma sono un po’ incerta su “Zinsei”
che vuol dire “vita”, non so se ho usato il termine corretto...
Nota
dell’autrice: Un capitolo un po’
più lungo degli altri *_* non ci credo °__°. Ok,
basta con gli scelri. Chiedo infinitamente scusa per il terribile ritardo con
cui ho postato questo capitolo, ma sono stata letteralmente travolta dai vari
impegni...scuola, patente, stage...un vero casino insomma, senza contare il fatto che la prima stesura non mi piaceva, non mi
sapeva di niente, inoltre, dovevo anche pensare a come sistemare varie scene e
a far sviluppare determinate situazioni e quando finalmente avevo creduto di aver
finito in realtà non avevo fatto niente perché alla fine erano di più i
discorsi che non mi tornavano di quelli che invece andavano bene...e così sono
passati mesi e mesi ^^ vabbè, chiedo ancora scusa.
Considerate questo capitolo come un regalo di natale ecco (che esso sia gradito
o meno poi è una cosa soggettiva). Ora, prima di passare ai ringraziamenti
volevo avvertirvi che neanche gli altri capitoli arriveranno molto presto, mi
spiace tanto, ma essendo perennemente impegnata non me
la sento di farmi promesse. I’msorry.
Bien, detto questo passo ai commenti
Ringraziamenti:
Yaya, sono
felice che trovi GAF interessante. Il Rapporto fra Ranma e Shan-pu? Lo
scoprirete solo vivendo. In quanto al fatto che consideri Ranma un’idiota bhè...quella scena in realtà mi serviva per sdrammatizzare
( e anche mandare avanti la trama con un pezzo importante). Grazie per il
commento. Akane!!!Quando Ranma si faceva spostare la testa qua e là da Tofu bhè...lascia che ti dica che non era proprio consenziente
^^; diciamo che stava poco ad esplodere, e per fortuna il suo vero carattere
non è ancora emerso. Povero Tofu-sensei^^;; sono felice che
ti sia piaciuta la scena di quando ha offeso Akane. Quella mi è venuta
fuori chissà da dove e....l’ho scritta senza pensarci due volte...grazie mille
per il commento. Louise89 grazie
anche a te, bhe, quello che avevo da dire al tuo commento
l’ho già detto quindi mi limito solo a ringraziarti di cuore e spero tu
continui a leggere e la mia beta Cri a
dire il vero Mousse lo faccio comportare così naturalmente. Non mi piace quello
che stravede (per quanto ci veda...ok, questa era
brutta) per Shan-pu. È un personaggio che mi piace molto e che secondo me se
fosse più serio sarebbe ancora più bello (come personaggio) ma che viene, aimè, messo più volte in secondo piano...ha aiutato Ranma
si, il motivo però ha ancora da venire fuori e metterò ancora più alla luce il
cinese (^^) in quanto ad avere fatto la fotocopia del
manga....sto inconsciamente percorrendo la strada del manga effettivamente, ma
fra un po’ mi discosterò dalla storia...e verrà il bello ^^ comunque non
smetterò mai di ringraziarti per la tua disponibilità nei miei confronti.
Bien, con la speranza di ricevere commenti vi saluto qua!
Un bacione. Fabichan