Quando meno te l'aspetti...

di dfdfdfdfd
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
 
 
Pov Bella
 
Stavo sorseggiando la mia limonata su uno sdraio nel bordo piscina della mia casa a Firenze.
Avevo girato il mondo in quei 17 anni,  mio padre era un giornalista di discreta fama, mia madre un’italiana fortunata che aveva fatto innamorare mio padre ed era diventata ricca.
Io…un errore.
La mia vita si poteva ritenere senza senso : amici invidiosi che ti sparlavano dietro, genitori ormai senza volto, fidanzati che ti usavano solo perché eri carina, ma soprattutto ricca.
I soldi non fanno la felicità, frase più giusta non poteva esserci.
 
Che cosa avevo di vero , concreto ?
La risposta da una persona sconosciuta poteva essere : tu hai tutto Isabella…
Ma proprio perché sconosciuta quella persona non poteva capire che io non avevo niente.
La cosa più importante era la felicità, che a me mancava.
 
< Signorina Swan, sua madre la sta aspettando nell’atrio >
Anna , una delle tante cameriere che vagavano in questa casa m’accompagnò in salotto dove quella persona chiamata mamma  mi stava aspettando.
 
< Buongiorno Isabella > era invecchiata, ma sempre elegante nel suo completo Chanel.
< Ciao mamma > sembrava comico chiamarla mamma.
La mamma dovrebbe essere  una persona presente, che ti proteggeva e ti consolava nelle situazioni difficili.
Diversamente , lei non la incontravo da due anni, impegnata com’era a fare l’ombra di mio padre.
 
< Beh non mi dici niente, non sei contenta di vedere tua madre ? >
Contenta ?
< Contentissima mamma >
L’abbracciai pregando al signore di riportarla via da me…
Ormai ero una persona indipendente, di loro non ritenevo di avere più bisogno.
 
< Sai Isabella, ho adottato un figlio…non è un bimbo, ma un ragazzo, avrà si e no la tua età. >
Stavo per vomitare la limonata appena bevuta…che cosa aveva fatto ?!
 
< Scusa mamma, credo di non avere capito bene, tu che hai fatto ?! >
 
< Dai Isabella, non fare la finta tonta, hai capito benissimo…ti piacerà vedrai, è un bellissimo ragazzo >
Ma cosa poteva importarmi a me se era bello o brutto ?
Era matta…lei aveva adottato un figlio quando non era neanche capace di educare sua figlia, sangue del suo sangue ?!
Perché questa famiglia doveva capitare proprio a me ? Che cosa avevo fatto di male ?
 
< Comunque sarà qui fra massimo mezz’ora > mia mamma si sedette sul divano e mi fissò
 
< Bene…e dimmi mamma per quale motivo hai adottato questo ragazzo ? >
 
< Oh vedi i suoi genitori, dei nostri amici, purtroppo sono morti due settimane fa a causa di un incidente aereo. Lui era il loro unico figlio e quindi ho deciso di adottarlo >
 
Che storia da film, assurdo !
E magari la sorellastra e il fratellastro s’innamorano vero ?
E vivono per sempre felici e contenti…bellissima storia, peccato che non sfiorasse neanche di un centimetro la mia, se si può chiamare storia.
< Come si chiama ? > mi sedetti di fronte a lei, la sua vicinanza era un allergia per me.
 
< Edward >
Edward…bel nome.
 
< Sai solo quello di lui ? > le chiesi, sapendo già la risposta.
 
< Si, io non frequentavo lui, ma i suoi genitori…non l’ho mai visto in casa. Andava sempre fuori a New York.
E faceva bene, è un gran bel ragazzo. >
 
< Ma parliamo di te, avrai fatto qualcosa in questi due anni…o sei sempre stata in casa ? >
Mi stava prendendo per il culo ?!
 
< Oh si mamma ho fatto molte cose…ho scopato con mezza Firenze, ho provato tutte le droghe possibili ed immaginabili, sono anche andata a Milano facendo  l’autostop perché la mia Porsche si era rotta a Bologna…sei fiera di tua figlia ora ?! > la fulminai con gli occhi e in quel preciso momento suonò il campanello.
 
< Quando hai voglia di parlare con tua madre fammi uno squillo, adesso vedi di comportarti bene con tuo fratello >
Fratello…mi scappava da ridere.
 
Io non mi mossi dal divano e quando si aprì la porta un ragazzo, ma no che dico un angelo caduto sulla terra si materializzò davanti a me.
Salutò mia madre con un caloroso abbraccio, poi i suoi occhi  puntarono su di me, e io iniziai a sudare freddo.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Ciao ragazze, questa è la mia nuova idea che spero vi piaccia.
Come avete potuto notare, i capitoli sono più lunghi di quelle delle mie precedenti storie, così non avete niente da dire sulla lunghezza XDXDXD
Vi lascio al nuovo chappy, grazie mille delle recensioni.
Un bacione dfdfdfdfd


CAPITOLO 1
 
 
Come in uno stato di trans iniziai a dirigermi verso di lui e con un sorriso stampato sulla faccia lo salutai.
< Ciao, mi chiamo Isabella >
I suoi occhi color ghiaccio si fecero più intensi, avevo quasi freddo…era come tuffarsi dentro un mare ghiacciato.
< Piacere Edward > non accennava a un sorriso, ne a una stretta di mano, era freddo…quasi una statua.
Almeno con me perché con mia madre era un angioletto.
< Isabella accompagnalo nella sua nuova stanza, è di fronte alla tua >
Guardai mia madre poi lui…magari erano amanti.
Oddio no, era impossibile, Isabella non dire idiozie.
 
< Prego, vieni pure…> gli diedi le spalle e mi diressi nel corridoio dove si trovava la mia camera. Lui era dietro di me, avevo la sensazione che mi stesse fissando, ma decisi di non pensarci, ormai eravamo quasi arrivati, per fortuna.
< Ecco questa è la mia camera e questa, deducendo, è la tua >
Mi fece un sorriso che provocò quasi uno svenimento da parte mia poi mi diede le spalle ed entrò in camera chiudendo la porta.
Era bello, ma anche veramente tanto strano…
Scesi le scale e mi diressi in cucina a bere dell’acqua.
Era il 10 luglio e stavo morendo di caldo…o magari era la presenza del mio nuovo fratello che mi faceva venire i bollori; fatto sta che in meno di 10 secondi avevo bevuto mezzo litro d’acqua.
Chiusi il frigo e mi ritrovai Edward a due centimetri da me.
 
< Sai per essere mia sorella, sei brutta…> cosaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa ?!
 
< Come prego ? >
 
< Si insomma,t’immaginavo diversa…> ok se prima mi facevo strani pensieri, adesso lui con una sola frase me li aveva smontati.
 
< Beh mi dispiace per te Edward se sono così, a Firenze vedrai che te ne troverai una come te l’eri immaginato > .
Stavo per uscire dalla cucina incazzata come non mai, quando la sua mano mi bloccò il polso e m’invitò a girarmi.
 
< Stavo scherzando…> stronzo, stronzo,stronzo.
 
< Ti conosco da 10 minuti se non di meno, ma una cosa di te la so già…hai un senso dell’umorismo che equivale a zero. >
Iniziò a ridere poi prese dal frigo l’acqua e iniziò a bere.
Una gocciolina gli scese per il mento, poi il collo e il petto che s’intravedeva dalla camicia sbottonata
Vorrei essere quella gocciolina pensai…
Rabbrividì.
< Fa caldo, vero ? >
Oh si faceva molto caldo, i miei pensieri poi non aiutavano a fare tornare la mente lucida
 
< Si abbastanza…> lo guardai mentre continuava a bere dalla bottiglia, la stessa dalla quale avevo bevuto io pochi secondi prima…Oddio.
 
< Edwardddd ! > mia mamma si presentò in cucina, la odiavo anche per questo, doveva sempre arrivare nei momenti meno opportuni…
 
< Vieni con me a fare la spesa…? > ma stava scherzando spero ?!
 
< Ci vado io mamma…> le dissi mettendomi le scarpe…< Io l’accompagno > disse Edward a mia madre.
Lo guardai con un punto interrogativo gigantesco sulla fronte. Mia mamma fece un broncio poi si allontanò dalla cucina. Aveva 40 anni, ma se gli toglievi il giocattolo diventava una bimba di due.
< Guarda che ce la faccio anche da sola > gli dissi allacciandomi le scarpe e guardando in basso per non far vedere la mia faccia da pomodoro maturo.
 
< Così mi fai conoscere la città > puntai dritti gli occhi nei suoi e annuì senza proferire parola.
Quel ragazzo non mi piaceva, troppo bello, troppo perfetto per non nascondere un segreto.
 
Ero sempre stata abituata a non fidarmi delle persone, soprattutto di quelle che pensi siano perfette, come mia madre o mio padre.
Adesso ci si metteva anche Edward/ fratellastro…la mia mente stava per scoppiare.
Una volta una persona mi disse che la mia vita era un sentiero, pieno di  insidie nascoste  dove meno te l’aspettavi.
Quella persona aveva ragione…la mia vita non si poteva ritenere tranquilla , piena di felicità e spensieratezza.
A 17 anni stavo rischiando la depressione, i pensieri erano per il 99 % negativi; l’ 1 %  di pensieri positivi era nascosto dentro un cassetto che non potevo aprire perché la chiave era stata dispersa.
 
< Allora non mi racconti niente di te ? > e che cosa voleva sapere ? La mia vita faceva schifo, che cosa potevo raccontargli di interessante ?! Niente…
 
< Oh non c’è molto da dire, vivo qui  sola da 2 anni, alla mattina vado a scuola, poi studio , vado su face book, e basta. Interessante vero ?! > mi guardò e sorrise.
 
< Beh una ragazzina di 17 anni che cosa vuoi che faccia ? La mia vita alla tua età era molto più monotona…almeno tu hai face book. > come alla tua età, perché quanti anni aveva ?
 
< Perché tu non hai 17 anni ? >
 
< Ahahahahahah…si certo ! > lo guardai stupita, mia madre m’aveva detto così.
L’ultima cosa che m’aveva detto quella persona era : < non fidarti mai di tua madre. >
Me l’ero dimenticata…
 
< Ho 25 anni > ah…
 
< Ah…> non riuscivo a parlare.
 
< Beh, ecco, non li dimostri > figura di merda, figura di merda, figura di merda
 
< Grazie per il complimento ! > eravamo di fianco, nei sedili posteriori, Michael, il nostro autista ci stava accompagnando in centro città.
 
< Sai non sono mai venuto in Italia, non pensavo fosse così bella. > il suo italiano era fluido e senza accenti americani.
Sapeva perfettamente parlare italiano, era bello, dannatamente bello…era, era…perfetto.
Poi mi ricordai che nessuno era perfetto in questo mondo.
La perfezione è qualcosa di irraggiungibile, noi siamo la copia di un idea perfetta, andata in frantumi mentre cadeva.
 
< A che cosa stai pensando ? > i suoi occhi erano fissi su di me.
 
< A niente > gli dissi mentre entravamo nel supermercato.
Stavo girovagando per gli scaffali, ad un tratto m’accorsi che Edward non era più al mio fianco, era sparito.
 
< Edward ! >  vedevo solo volti sconosciuti, i suoi occhi color ghiaccio non facevano più freddo.
 
svoltai per una corsia e lo vidi.
Stava parlando con una ragazza…ecco pensai, preda acchiappata.
Gli occhi di quella ragazza erano di un azzurro simile a quello di Edward…
Mi diressi verso di lui , la ragazza mi guardò in modo strano e lui si girò
 
< Oh non ti preoccupare, è solo mia sorella  > lo fissai con il fumo che fuoriusciva dalle orecchie.
Si la sorella che conosceva da circa 1 ora.
 
< Ah ok ! Allora Edward ci sentiamo dopo…> gli diede un bacio sulla guancia e proseguì il suo percorso sculettando.
 
Mi sono per caso persa qualcosa ?
 
< Chi era ? > gli chiesi visibilmente irritata.
 
< Nessuno, solo una ragazza molto carina di cui avrò l’onore di portare a cena stasera. >
Oh bene…
 
L’avevo capito fin dall’inizio che lui non era perfetto, lui era solo un gran scopatore, punto e basta.
Chissà quante volte avrà ucciso le sue prede con uno sguardo  poi  le aveva lasciate lì, sofferenti, a marcire.
 
< Beh non sei contenta per me sorellina, primo appuntamento ,il primo giorno a Firenze. Spettacolare ! >
Una favola pensai mentre continuavo la spesa incurante dei suoi discorsi su quella nuova preda.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 
Ero in camera mia a leggere Cime tempestose per la quattrocentesima volta, quel libro era rilassante per me.
Ma io mi sono sempre considerata una persona fuori dal mondo, quindi era normale la mia sensazione.
Iniziavo veramente a pensare che quel ragazzo fosse un'altra insidia, un altro ostacolo da superare.
La vita ci può fare brutti o belli scherzi, quel ragazzo era un fottutissimo e bruttissimo scherzo…o forse no ?
Dipende dal punto di vista.
 
< Bella, la cena è pronta > Anna mi chiamò senza aprire la porta, gli dissi che arrivavo fra 5 minuti e sentii i suoi passi farsi sempre più lontani.
Mi misi il pigiama e le pantofole e andai in sala  dove Edward e la sua nuova preda stavano sorseggiando dell’acqua sul mio divano.
 
< Ciao ehm…>
 
< Vittoria. > mi disse alzandosi e porgendomi la mano.
 
< Piacere Isabella > la guardai, non era brutta come ragazza, aveva i capelli biondi, gli occhi azzurri, era snella e alta, insomma tutto sommato era una bella ragazza.
 
< Vi lascio, fate come se fosse casa vostra. > Edward mi fulminò con gli occhi, io non me ne curai più di tanto e andai in cucina a mangiare con mia madre.
Non riuscivo ancora a capacitarmi che fosse qui, io, lei e quella sottospecie di fratello.
Mangiai silenziosamente mentre mia madre formulava un discorso che mi entrava da un orecchio e usciva dall’altro.
Ero una persona associale, di quelle che a nessuno frega avere come amica o come fidanzata.
Non avevo niente di particolare, occhi color cioccolato, capelli color cioccolato, in una sola parola : anonima.
Driiin, Driiin.
Il mio cellulare iniziò a squillare, guardai il numero : Jacob
Jacob, forse l’unica persona vera nella mia bolla chiamata vita.
 
< Ciao Jacob ! >  era il mio migliore amico, era buono, gentile e faceva impazzire le ragazze di tutta Firenze.
 
< Bella, ciao…ascolta mi chiedevo tu che cosa hai intenzione di fare stasera ? > un cazzo.
 
< Ehm, aspetta che guardo nella mia agenda. Bene la mia agenda dice che non ho da fare niente. >
Iniziò a ridere e mi disse che ero cogliona.
Simpatico il ragazzino…
 
< Bene, fra un’ora ti vengo a prendere. >
Gli risposi : va bene, poi riattaccai e iniziai a prepararmi.
 
Mi feci una doccia rilassante, poi aprì l’armadio e iniziai a piangere.
E adesso ? Che cosa mi devo mettere ? Elegante o casual ? Tacchi o converse ? Maglietta scollata o maglietta normale ? Pantaloni o pantaloncini ?
I neuroni si stavano bruciando, avevo mal di testa e stavo per avere un crollo di nervi…
Poi optai come sempre per dei pantaloncini, una maglietta normale e le converse rosse.
Ecco fatto, la situazione momentaneamente difficile era stata  risolta in due secondi.
Qualcuno bussò alla porta.
 
< Avanti > fece l’ingresso Edward in persona che mi squadrò dalla testa fino ai piedi.
 
< Dimmi > rimase in silenzio a fissarmi , i suoi occhi erano diventati di un color diverso, si erano fatti blu scuro…venni inghiottita da quegli occhi.
 
< Dove vai ? > iniziava a recitare la parte del fratellino preoccupato ?
 
< Fuori come faccio ogni sera. > gli dissi intanto che mi mettevo la collana.
 
< Ti posso aiutare ? > le sue dita sfiorarono il mio collo , erano sottili e  calde, mi facevano venire i brividi.
Chiuse il gancetto , mi girai e me lo ritrovai come oggi a due centimetri dalle mie labbra.
Dovevo allontanarmi, si assolutamente, dovevo controllarmi e restare calma.
Facile dirlo, difficilissimo farlo…
 
< Grazie > gli dissi accennando un sorriso.
 
< Prego > il suo profumo m’invase, i miei sensi s’annebbiarono.
Mi spostai e me ne andai da lui, presa da un emozione incontrollabile, quasi esagerata.
Lo conoscevo da un giorno, anzi da meno e avevo già subito il suo effetto.
Non era possibile, io non potevo, non volevo essere la sua preda.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Ciao ragazze !
Sono molto contenta che vi piaccia questa storia :)
Grazie mille a chi recensisce, a chi ha messo la mia storia tra seguite, ricordate e preferite e a chi segue silenziosamente ( grazie anche a voi )
Un  bacione dfdfdfdfd


CAPITOLO 3
 
 
In punta di piedi entrai in casa e cercando di non fare il minimo rumore me ne andai in camera mia.
Avevo passato una bella serata con Jacob.
Eravamo andati in un pub a Firenze, c’eravamo presi una birra, avevamo fumato un pacchetto di sigarette e avevamo chiacchierato,chiacchierato e ancora chiacchierato.
Era rilassante parlare con lui , era una persona sincera e proprio per questo era il mio migliore amico.
Oggi avevo condiviso un link su Face book , la frase diceva : Ho bisogno di nutrirmi di gente vera, e sono sicura che in questa vita, morirò di fame.
Quella frase rispecchiava il mio pensiero su certa gente.
Avevo bisogno di qualcuno sincero, onesto, che mi volesse bene, che non pensasse solo ad arricchirsi o a considerami una persona che non valeva  niente.
Volevo qualcuno accanto: non per due mesi, non per un anno, per sempre.
Due anni fa avevo incontrato gli occhi color pece di Jacob e da lì non mi ero allontanata.
Un giorno fa avevo incontrato il mare ghiacciato di Edward e da lì non m’ero più allontanata.
Almeno con i pensieri.
Avevo parlato con Jacob del mio nuovo fratello, di quella inaspettata e forse non gradita sorpresa.
Ero stata disorientata, quel piccolo sentiero che m’ero fatta in questi due anni era stato cancellato da un fiume in piena,
E adesso ?
Che cosa sarebbe successo ?
Quale sarebbe stato il corso della mia vita ?
Intanto che mi lavavo i denti formulavo queste domande nella mia testa, in uno stato di trans
assoluto.
Non cambierà niente Isabella, sarai sempre te stessa, ci sarà solo più gente in casa, tutto qua.
Mi stavo auto convincendo con i miei pensieri , le mie risposte, mentre rannicchiata m’addormentavo, presa da un sonno incontrollabile.
Sarebbe stata dura, sarebbe stata molto dura.
L’indomani successivo mi svegliai da delle urla che provenivano dalla sala, mi sembrava la voce di Edward, ma forse era un mio sogno.
 
< Porca vacca, e adesso come faccio ? > aprì la porta della cucina e mi ritrovai Edward in mutande che lottava contro una frittella spiaccicata nel soffitto.
 
< Ahahahahahah > iniziai a ridere come una matta, le lacrime fuoriuscivano, la sua espressione mentre si voltava e mi guardava era uno spettacolo.
Era stato proprio beccato con le mani nella marmellata !
 
< Si può sapere come hai fatto a spiaccicare una frittella nel soffitto ? > gli chiedevo mentre mi sedevo e constatavo che ero in mutande e reggiseno.
La mia espressione divertita si tramutò in un espressione di puro sconvolgimento, spalancai gli occhi e guardai Edward che aveva gli occhi fissi su di me.
 
< EDWARD VOLTATI !!!! > mi misi le mani sopra il seno e scappai dalla cucina presa da un imbarazzo incontrollabile.
Ma come avevo fatto a non accorgermene ? Oddio che figura !
Ero entrata in camera mia di volata e adesso ero sdraiata sul letto, con dei pantaloncini e una maglietta.
Alla fine pensai che poi non era chissà che cosa, insomma io solitamente giravo in casa in mutande e reggiseno, era lui quello che si era intrufolato in casa mia.
Non ero abituata a vedere persone nella mia casa, in più di sesso maschile e giovane.
Andai di nuovo in cucina, Edward stava sorseggiando il caffè, al posto della frittella una macchia enorme di olio nel soffitto.
Lo guardai, si era messo dei pantaloncini e una maglietta.
Era bello, dannatamente bello e io stavo fantasticando sul mio nuovo fratello.
Dopo 10 secondi di contempla mento mi decisi di parlare : < Scusa, insomma ecco, scusa per prima ma non…>
 
< Isabella > puntò i suoi occhi nei miei < non è successo niente,  però visto che adesso ci sono anche io…potresti non farmi più questo scherzo ?! >
 
Scherzo ?! Mi guardai dai piedi in su, insomma non ero una brutta ragazza, avevo un fisico asciutto e snello, non ero tutta sta bruttezza.
 
< Ok…> me ne andai in sala, con i miei dubbi e le mie nuove insicurezze.
 
 
EDWARD POV
 
Non sapevo come fare, come cavolo avevo fatto a spiaccicare una frittella nel soffitto ?
Volevo fare lo chef provetto ma la verità è che non sapevo cucinare.
 
< Ahahahahah > sentii la sua risata  da dietro le spalle e mi girai col viso rosso dalla vergogna
Poi la vidi, e iniziai a sudare, sudare freddo.
Da dove era saltata fuori quella ragazza ? La conoscevo da due giorni, era la mia sorellastra, una persona della mia famiglia ora,  ma non potevo fare a meno di guardarla.
Era bella, nella sua semplicità, nei suoi modi così normali, così da ragazzina.
Ma  non potevo, non dovevo farla diventare la mia preda.
 
Il problema era come ?
Come potevo  non essere attratto da quella specie di sorella, che io consideravo tutto tranne una sorella.
Come ?
Era difficile, era tutto così difficile, così diverso dalla mia vita prima della morte dei miei.
Era accaduto un giorno qualsiasi, un giorno uguale a tutti gli altri.
Ero appena uscito dalla casa di Tanya e  il telefono iniziò a squillare.
Non risposi.
Poi quel numero sconosciuto continuò a chiamare, chiamare e ancora chiamare.
Che cosa volevano da me ?
 
< Pronto >  le parole di una voce femminile, che riconobbi come quella di Renee mi fecero rabbrividire.
 
< Edward, i tuoi genitori…Esme e Carslile hanno fatto un incidente > da quel momento in poi la mia vita fu travolta da una serie di eventi, positivi ma anche negativi.
Dovetti lasciare la mia vita, la mia città, partire per una meta sconosciuta dove avrei trovato una persona sconosciuta.
La figlia di Renee e Charlie.
Quanti anni aveva ? Com’era ? Era simpatica, era gentile, era educata ? Beveva o fumava ? Che cosa faceva ? Studiava ?
Iniziai ad interessarmi a quella persona prima di conoscerla.
Solo una foto, una misera fototessera ingiallita nel portafoglio di Renee mi faceva vedere la faccia di quella persona che sarebbe stata mia sorella.
 
E adesso ero qua, invaso da mille pensieri, da mille emozioni contrastanti, da un solo problema.
Isabella.
Lei era il mio problema, lei era quella che avevo sognato stanotte nuda nel mio letto, lei era quello che mi faceva battere il cuore con un solo sguardo, lei era la persona che odiavo di più.
Era sbagliato.
 
ISABELLA POV
 
Mi misi a guardare la televisione per scacciare via la faccia di Edward con una qualsiasi altra faccia.
Dopo 5 minuti di orologio fece il suo ingresso  dalla cucina Edward che si sedette sul divano con due tazze di caffè fumante.
 
< Caffè ? > lo guardai e gli sorrisi, afferrai la tazza e iniziai a sorseggiare il caffè bollente.
 
< Sai Isabella, visto che siamo diventati fratello e sorella e che teoricamente dovrei sapere tutto di te, non è che potresti raccontare qualcosa su di te…non sentirti obbligata >
 
Lo guardai con un aria sospettosa
Perché s’interessava così a me ?
Perché Dio voleva farmi questi brutti scherzi ?
Potevo andare avanti così per l’eternità, sempre e solo con quei “ perché ?”
 
< Oh Edward non c’è molto da dire, sono nata a Firenze…> iniziai a parlare della mia vita, delle mie sensazioni mentre crescevo, della mia solitudine, della mia insicurezza.
Sputai tutto quello che non avevo detto a lui,  perché emanava quel profumo che ti faceva stordire.
 
Lui forse era la persona con cui potevo esprimermi liberamente , senza essere giudicata, lui era mio fratello, la persona che da ora e in avanti mi proteggerà.
Non innamorarti Isabella, l’amore fa solo soffrire.
Ma se l’amore è  indirizzata a lui,come poteva proteggermi ?
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 
Felice, almeno in parte, dopo due anni di sorrisi falsi.
Avevo la sensazione di libertà, quella che senti solo dopo una boccata d’aria fresca.
Edward era la mia boccata d’aria fresca.
Quella mattina avevamo parlato, c’eravamo detti tutto, la mia e la sua vita in una mattinata.
Era bello esprimersi senza angoscia, senza giudizi, senza falsità, senza ipocrisia.
Era bello esprimersi con qualcuno di sincero, di bello, di nuovo.
Stavo ripensando alla mattina trascorsa, alle mie sensazioni provate, con gli occhi chiusi appoggiata al libro di chimica.
Era un odio profondo quello che provavo nei confronti di quella materia.
Non per la materia in se , ma per il professore che la insegnava.
Mi aveva dato il debito, per un misero 5 e mezzo che si poteva benissimo tirare su visto che nelle altre materie avevo la media del 7.
Ma noooo, lui m’odiava come io odiavo lui.
E adesso ero a Firenze, nella mia casa, da sola perché mia madre era ritornata per 3 giorni a New York e Edward era uscito con quella sua amica.
Si, proprio lei, Vittoria.
Incominciavo ad odiarla, a tal punto di essere gelosa.
Ma come si poteva essere gelosi di una persona che conoscevi da 3 giorni ?
 
< Isabella sei in casa ? > sentii la sua voce provenire dalla sala, scattai in piedi e lo raggiunsi.
Era lì, sulla soglia della porta, vestito semplicemente con dei jeans e una camicia, dio quanto era bello !
Smettila Bella, non pensarci, fai finta che non ci sia.
E come ?
M’avvicinai e gli depositai un lieve bacio sulla guancia, quella mattina non si era fatto la barba e quel lieve strato gli dava l’aria ancora più sexy.
< Andiamo a fare un giro ? > il cuore iniziò ad accelerare, m’aveva chiesto veramente di uscire ?
 
< Ok…> come sempre abbassai lo sguardo per non far notare ad Edward il mio viso rosso e poi andai a cambiarmi.
Mi misi una maglietta e dei pantaloncini, converse.
Lasciai i capelli sciolti e mi misi un filo di trucco,poi,soddisfatta, me ne andai di là dove Edward mi stava aspettando seduto sul divano.
Girava tra le sue mani Cime tempestose.
 
< Ti piace questo libro ? > no, l’avevo solo letto una ventina di volte.
 
< Si…molto >
 
< Anch’io ne ho una copia, a casa mia…> vidi il suo viso farsi cupo, così per non fare sparire quella sensazione di felicità, decisi di parlare.
 
< Allora, dove mi porti ? > feci un sorriso e lo guardai.
 
< Io pensavo di fare un giro a Siena, ti va ? >
Siena, Volterra, Montepulciano, tutti erano posti bellissimi e magici, certo che m’andava.
 
< Cosa ci facciamo ancora qua ? Andiamo…>
 
Passammo tutto il pomeriggio a Siena, tra gelati, negozi, gente straniera che chiedeva informazioni.
Alla sera cenammo in un posticino assolutamente bellissimo.
Carino,semplice,tranquillo.
Era veramente rilassante stare con Edward, ti faceva sentire a tuo agio, ti faceva sentire una persona importante.
Verso le 11 ritornammo a casa e quando entrai in camera mia dopo avergli augurato la buonanotte, iniziai a sentire una sensazione di vuoto, di freddo.
Ci misi qualche secondo per constatare che ancora una volta ero sola, era estate…era caldo.
E allora per quale motivo quel freddo dentro al corpo ?
La verità era che lui non era mio fratello, lui era un uomo che conoscevo da tre giorni e che aveva già afferrato il mio cuore.
Ecco chi era lui.
Un insidia nei miei pensieri, un ostacolo che si faceva sempre più vicino…
Toc, toc.
Girai la mia testa verso la porta, la voce di Edward interruppe i miei pensieri.
 
< Posso entrare o sei nelle condizioni di questa mattina ? > abbozzai un sorriso e invitai ad entrare.
 
EDWARD POV
 
 
< Posso entrare o sei nelle condizioni di questa mattina ? >  era stato atroce vederla in quel modo.
Non in senso negativo, anzi…il problema che il mio amico giù aveva iniziato a pulsare e non era un bene.
 
< Vieni…>
 
Aprì la porta.
Non doveva farlo.
Era nuda sul suo letto…

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 
Era lì, sulla soglia della porta, i suoi occhi  si erano fatti scuri, la mia mente svuotata.
Non una parola, ne un respiro, solo il silenzio a colmare la distanza tra me e lui.
Un sussurro, la voce roca, il viso contratto.
 
< Vestiti…> chiuse la porta, i suoi passi sempre più lontani.
Spiazzata, quello era l’aggettivo giusto per esprimere come potevo sentirmi adesso.
M’aveva rifiutata o era tutto un incubo  ?
Ero una ragazzina, una stupida ragazzina che voleva lui, voleva una notte con lui.
E poi ?
Voleva essere amata, essere posseduta, essere fatta sua.
E poi ?
Poi basta, ritornava tutto come prima.
Lacrime salate iniziarono a sgorgare dai miei occhi, mi rannicchiai nel lenzuolo e dopo un oceano salato di lacrime m’addormentai, presa dai pensieri più negativi, dalla convinzione che lui non sarebbe stato niente se non un fratello maggiore.
La sensazione che qualcuno mi stesse  fissando si fece strada in me, i miei occhi iniziarono ad aprirsi, il buio faceva spettacolo di se.
Eppure il mio cuore aveva preso ad accelerare, in mente ancora il ricordo di quella scena, di quel rifiuto, di quel viso così freddo e duro.
Poi lo vidi, era seduto sulla sedia, i suoi occhi spalancati, il mio viso pieno di stupore.
Accesi la luce, ma non vidi nulla, se non la sedia vuota.
Un sogno ad occhi aperti, maledetti pensieri.
Mi misi il reggiseno e le mutande poi andai in cucina a prendermi un po’ d’acqua.
Aprì il frigo, presi una bottiglietta e quando richiusi trovai Edward a una spanna da me.
 
< AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH ! >  la bottiglietta mi cadde, mi misi una mano sul cuore e iniziai a fare respiri profondi.
 
< M’hai fatto prendere un colpo ! > gli diedi un pugno su una spalla, ma lui non si mosse, non cambiò espressione.
 
< Perché ? > mi fissò, il viso pieno di domande.
 
< Che cosa ti dovrei rispondere ? > non sapevo per quale motivo avevo fatto ciò, il mio istinto aveva iniziato a dominare il mio corpo, la parte razionale di me stessa.
 
< Dimmi perché, per quale motivo l’hai fatto…che cosa vuoi da me Isabella ? > quella voce, così roca, così sensuale, mi faceva venire i brividi.
 
< Io, io non voglio niente, voglio solo qualcuno accanto, voglio felicità… Edward >
 
< Mi dispiace Isabella, non sono la persona che ti può donare felicità > detto questo girò le spalle e nel buio se ne andò nella sua camera.
Chi era quell’uomo ?
Per quale motivo mi faceva quell’effetto ?
Perché l’avevo incontrato ? Destino…
 
Un destino crudele, avventato, inspiegabilmente eccitante, che faceva venire i brividi.
Lui era un destino,non il mio.
Il mio destino era il buio, non potevi sentire il suo odore, ne vedere la sua immagine,  ma ne percepivi la presenza.
 
 
 
Ritornai in camera mia, ancora più domande, nessuna risposta.
La porta di Edward era socchiusa,non volevo entrare nella sua camera, ma la parte buona di me si era andata a farsi benedire…entrai.
Edward era steso sul letto, il petto nudo, le labbra semi aperte, gli occhi chiusi.
Il viso era contratto, in una smorfia di dolore.
Si mosse, le mani strinsero le lenzuola, la testa si muoveva, goccioline di sudore presero a scendergli dalla fronte.
Che cosa stava sognando ?
O forse, chi stava sognando ?
 
Decisi di non guardare oltre, sarebbe stato più atroce, poi un sussurro, un nome
 
< Isabella…> mi girai di scatto, ma lui era ancora fermo, l’espressione del suo viso immutabile, le labbra chiuse.
Stavo forse sognando anch’io ?
 
No era impossibile.
Mi diedi un pizzicotto per sicurezza, come avevo previsto non era un sogno, però quel nome, il mio nome pronunciato dalle sue labbra, era reale ?
Un sorriso amaro si fece strada nelle mie labbra, a lui non importava niente di me.
Gli diedi un bacio sulla guancia, poi un altro, poi mi fermai per non andare oltre il limite proibito.
Stordita dal suo profumo mi rannicchiai nel letto, una lacrima salata rigò il mio viso, una nuova consapevolezza si fece strada in me.
Voleva tranquillità ? Più tranquilla di me non poteva esserci nessuno.
Voleva qualcuno accanto ? Io ero lì, pronta per farmi prendere tra le sue braccia.
Voleva guerra…e guerra avrà.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
 
Tuta da militare : Ok
Fucile : Ok
Bazooka : Ok
Ero pronta, pronta per iniziare questa guerra interiore.
E lui era pronto ? Non credo.
Spalancai gli occhi, la luce del sole filtrava dalle finestre, un nuovo giorno, un nuovo inizio, una nuova persona.
Mi misi i pantaloncini e la maglietta,la mia mente non più occupata da pensieri poco casti su Edward, solo una devastante rabbia o magari solo un modo per accettare quel rifiuto.
Non volevo più soffrire ne tanto meno piangere per una persona che a malapena conoscevo e che m’aveva già rifiutato.
 
 < Isabella > alzai la testa e incontrai i suoi occhi.
Il sangue si gelò nelle vene, le convinzioni di prima si smaterializzarono e scomparvero…solo con uno sguardo.
 
< dimmi…> faticai a dirlo, la gola era secca, le parole erano soffocate da un tormento interiore.
Volevo le sue labbra, volevo il suo corpo, volevo il suo amore.
Si mise seduto sul letto, pochi centimetri ci separavano.
La sua mano faceva strani ghirigori sulle coperte, il viso basso, un certo imbarazzo si percepiva nell’aria.
Che cosa voleva ?
Qual’era il suo piano ?
Voleva farmi soffrire…gliel’avrei impedito.
Ormai la sofferenza non mi sfiorava più, troppi anni con le lacrime agli occhi ti fanno superare certe emozioni.
Rialzò la testa, il viso di nuovo duro, contratto, assente.
 
< E’ pronta la colazione…> i suoi occhi erano fissi su di me, la sua mano vicina alla mia.
Mi sfiorò una guancia, un breve sorriso e poi la sua ombra scomparve dietro la porta.
In quel momento volevo iniziare ad urlare, spaccare i vetri a forza di urlare, gridare a tutto il mondo la mia rabbia, i miei perché.
Respirai a fondo, contai fino a 100 e mi diressi verso la cucina.
Il viso basso, il caffè bollente nella mia gola, lui di fronte a me.
C’era un silenzio tombale e forse andava bene così, non volevo parole, non volevo spiegazioni ne tanto meno domande.
L’avevo fatto, avevo sbagliato.
Non c’erano altre scuse…la voglia di prenderlo, scaraventargli tutta la mia rabbia era allettante come idea, ma non potevo.
 
 < Mi dici per quale motivo l’hai fatto ? > ma perché ?!
Lo guardai e senza dire niente me ne andai in camera mia con la mia colazione.
Sentii un vaso infrangersi e constatai che la mia uscita dal palcoscenico non era di suo gradimento.
 
 
 
Pazienza, lui di uscite senza preavviso ne aveva fatte tante e io ero stata zitta.
Poteva farlo benissimo anche lui.
Aprì la porta della mia camera senza preavviso, senza nessun ritegno, il suo sguardo inferocito.
 
 < DIMMI PERCHE’ L’HAI FATTO, ORA > lo guardai , lottando contro quello sguardo così tagliente.
 
< Perché lo vuoi sapere tanto ? Dimmelo > volevo spiegazioni anch’io, poteva benissimo fregarsene di quel gesto tanto insensato.
A meno che…no era impossibile.
 
< Rispondi prima alla mia domanda. > non volevo farlo
 
< Non te lo dico, anzi te l’ho già detto Edward, ieri sera, ma forse tu eri troppo preso da altri pensieri per capire veramente quello che ti ho detto, ed è quello che penso Edward >
 
< Non è una motivazione valida…eh si Isabella, ho sentito, ho capito, ho afferrato il concetto…ma non era quello che volevo sentire >
Che risposta voleva ?
Che ero innamorata di lui, forse si, forse no.
 
< Vai via > mi guardò con uno sguardo pieno di odio, rancore, rabbia…tristezza ?
In uno secondo sentii i piedi non toccare  terra, il suo viso a un centimetro di me, le sue labbra invitanti ad aspettare le mie.
 
< Non farlo Edward, ti prego non..> le sue labbra calde s’adagiarono sulle mie in un bacio violento, passionale, pieno di rabbia.
Mi morse un labbro, sentivo il bruciore, ma il suo sapore era qualcosa che curava ogni ferita.
Era buono…dolce…era lui.
 
< Vuoi questo…> i suoi occhi erano fissi su di me mentre mi baciava un'altra volta, mentre mi scaraventava sul letto e sovrastava il mio corpo.
 
< Dimmi cosa vuoi Isabella…> baci, sospiri, gemiti…no non volevo questo.
Volevo di più.
Gli misi le mani tra i capelli e l’attirai a me con prepotenza, tirandogli i capelli e restituendogli il morso.
Non si fermava,non capiva… come non capivo io, sentivo solo le sue mani su di me, sul mio collo, su i miei capelli, sul mio viso.
Un barlume di lucidità e si fermò, il suo viso sul mio petto.
Respiravo a fatica,il cuore martellava nel petto,il cervello non formulava più niente…tremavo.
 
< Perché l’hai fatto Edward ? > questa volta ero io a chiederlo, questa volta ero io che non capivo.
 
< Dal primo giorno che ti ho vista, nel bene o nel male, non faccio altro che pensare a te, sempre. >
Se prima il cuore martellava ora era fermo,immobile,muto.
Qualcuno doveva rianimarlo…ma chi ?
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 
< Ti penso , costantemente , ma Isabella questo non vuol dire che io sia innamorato di te.
L’amore è qualcosa di puro,bello,senza limiti…io un limite lo vedo. Sei una ragazzina, hai 17 anni e devi vivere ancora la tua vita. Io sono una persona di cui ci si può fidare poco, non sono maturo, ho 25 anni e voglio divertirmi…potrei ferirti,tradirti,ecco perché ieri t’ho detto che io non posso donarti felicità…solo tristezza.>
Quelle parole pronunciate dalla bocca di Edward fecero rianimare il mio cuore, le sue parole erano scariche elettriche,sempre di più,sempre più potenti.
Era questo ciò che voleva,divertirsi…era meglio lasciare perdere.
Non dovevo iniziare questa battaglia interiore,non dovevo iniziare a provare sentimenti verso di lui, non dovevo,non dovevo, non dovevo.
Mi maledivo da sola per quello che avevo compiuto…non era un semplice bacio quello che aspettavo.
Era di più,molto di più.
Mi stava dicendo che io non era la persona giusta,non ero la sua anima gemella,non ero la sua donna.
Se queste erano le sue intenzioni allora da ora in avanti sarebbe stato così,senza più ostacoli,senza più perché o ma, senza più dubbi.
Era stato chiarissimo e forse dovevo ringraziarlo per questo.
 
< Ok…> non riuscii a dire altro, me ne andai dalla mia camera a testa alta mentre le lacrime stavano già fuoriuscendo .
Ne avevo subiti tanti di rifiuti,eppure quel rifiuto era stato il peggiore.
Mi sciacquai la faccia con acqua gelata, mi guardai e non vidi il mio riflesso.
Vedevo una ragazza con un viso spento,stanco,triste.
Ero diventata quella ragazza ? Ero veramente io ?
Solchi nel viso, occhiaie stratosferiche,labbra tramutate in una linea muta.
Per quale motivo ero diventata così ? Per lui…no era troppo.
Scesi le scale, presi la borsa e me ne andai via da lui,correndo nel bosco dietro a casa,lasciandomi indietro pensieri e persone.
Non volevo vedere più nessuno, volevo stare da sola,solo me e il mio corpo.
Camminavo ormai da un’ora…il mio pacchetto di sigarette di smezzato, le mie gambe ormai senza peso,le braccia graffiate dai rami.
Un’ ennesimo ramo ed eccola…come la ricordavo.
Un’ immenso prato faceva  spettacolo di se…era il mio posto segreto,il mio rifugio,la mia vera casa.
Mi misi sdraiata al centro di quel prato,il sole accecava i miei occhi,un silenzio surreale interrotto solo da qualche ronzio d’insetto.
Piacevole,rilassante,calmo,tranquillo.
Ecco cosa volevo…chiusi gli occhi per respirare quell’aria così fresca poi vidi tutto nero.
Il tempo non aveva ore,minuti,secondi…si era fermato nello stesso istante in cui chiusi gli occhi.
Non sentivo più niente,non percepivo più niente intorno a me,solo una calma interiore cercata da anni.
Poi successe...sentii un odore,troppo conosciuto,due braccia mi presero in braccio e mi portarono via.
Perché Edward ? Per quale motivo m’hai trovato ? Non ti voglio più vedere,non voglio più sentire una tua parola,non voglio più soffrire.
Lasciami andare…lasciami da sola,per sempre.
Stavo pensando questo mentre Edward camminava verso casa,io con la testa appoggiata nel suo incavo del collo,inebriandomi ancora una volta di quell’odore maledetto,il suo.
Mi svegliai nel mio letto,sotto le lenzuola,il sole filtrava dalle tende.
Mi sentivo debole,fuori dal mondo…
EDWARDDDD ! Dov’era Edward ?
Mi diressi nel salotto e lo vidi.
Era seduto sul divano,le gambe incrociate,il giornale li copriva il viso.
Iniziai a contemplarlo : le sue gambe fasciate solo da due miseri boxer,la sua canottiera attillata,le sue spalle possenti,le sue mani così affusolate,il suo ciuffo che sbucava dal giornale…basta.
Era troppo per i miei sensi,i miei pensieri.
Un sospiro,il giornale abbassato,i suoi occhi su di me.
Immobile,vicino alla porta,senza dire niente…e cosa potevo dire quando davanti a me c’era il diavolo in persona ?
Colui che era diventata la mia ossessione,la persona che m’aveva rifiutato,illusa,straziata.
Lui non capiva,io prima di tutti non capivo.
Si era alzato mostrando tutta la sua mascolinità,il suo essere superiore…io una ragazza indifesa,in balia delle sensazioni più forti mai provate fino ad ora.
< Ti sei svegliata…>  a quanto pare si.
Era meglio ritornare a sognare,di sicuro faceva meno male della realtà
< Vado a bere > m’incamminai verso la cucina ma due braccia possenti mi presero per la vita,abbracciandomi.
Il suo viso nascosto tra i miei capelli,il suo respiro sul mio collo.
< M’hai fatto preoccupare, non farlo mai più > era un ordine ?
Non lo so, ormai il mio cervello stava fumando,il mio cuore al limite dei battiti,il mio viso paonazzo,il mio respiro mozzato.
Mi divincolai dalle sue braccia, opprimendo la mia volontà di ritornare da lui e baciarlo.
< Sei arrabbiata ? > era sulla soglia della cucina,le braccia incrociate,i suoi occhi incollati a me.
Non ero arrabbiata,ero solo innamorata.
< No…> cercai di sembrare il più possibile fredda,distaccata…ovviamente senza successo.
< Allora perché mi tratti così ? > sputai l’acqua appena messa in bocca…cosaaa ?!
< Io…cosa ? > i miei occhi erano spalancati.
Due ipotesi si erano fatte strade nella mia mente : o si era ubriacato, o mi stava prendendo in giro.
< Per quale motivo mi tratti così ? > un’altra volta quella domanda…optai per la seconda ipotesi.
< Edward non spreco neanche fiato per risponderti,la risposta lo sai già da solo . >
< No non la so,Isabella > sospirai e iniziai a respirare piano.
< Il fatto è che Edward io non voglio essere presa in giro,non voglio illusioni,solo certezze.
Tu non sei una certezza…>
 
POV EDWARD
 
< Tu non sei una certezza..> le parole di Bella mi colpirono in pieno.
Aveva ragione,aveva una fottutissima ragione.
Non ero sicuro di me stesso,di nessuno…ero solo una persona forte fuori,ma debole dentro.
Lei però era diversa,lei era pura,semplice,era…lei.
Non avevo intenzione di perderla ne tanto meno di farla soffrire…
L’amavo,non l’amavo, non lo sapevo.
Sapevo solo una cosa…lei sarebbe diventata mia.
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Ciao ragazze...allora v'avverto subito che questo è un capitolo di passaggio,abbastanza corto...ma intenso.
Spero che vi possa piacere ! :)
Un grazie speciale a tutte le persone che hanno messo la mia storia tra preferite ,seguite e ricordate e chi recensisce.
Un bacione


CAPITOLO 8
 
Scontrosa,fredda,arrabbiata,disarmata.
Così era diventata Isabella Swan dopo quel giorno.
Erano passati 10 giorni ma il ricordo era ancora vivo,nella sua mente.
E forse anche in quella di Edward.
Edward…l’uomo che aveva aspettato da ben 17 anni…non pensava fosse così difficile raggiungerlo,prenderlo,farlo suo.
Lui non era suo…purtroppo.
Non una parola ,ne uno sguardo,solo rabbia da entrambi.
Era sempre fuori,magari a rimorchiare qualche ragazza,farla per una notte sua e poi scappare via,da tutto e da tutti,soprattutto da lei.
Lei un fantasma vivente,sempre in casa a trovare qualcosa da fare per non pensare a quel demone vivente.
Perché la vita era sempre così difficile ?
Una domanda troppo difficile per comprendere il vero senso delle parole e forse trovare una risposta adeguata.
Si era seduta per l’ennesima volta sul divano quel giorno,a sfogliare senza un minimo di voglia un giornale di gossip.
Coppie felici,innamorate…con dei figli.
Scaraventò il giornale dall’altra parte del divano,lontano dalla sua vista e dalla sua mente perché non ne poteva più di questa situazione che andava avanti da troppo tempo.
Sentì la porta aprirsi,i suoi occhi diventarono due fessure,un espressione indecifrabile sul suo viso,al contrario del suo cuore che aveva iniziato a battere velocemente.
Lo sapeva che dietro il divano,in piedi, vi era Edward,ma con una volontà disumana cercò di non fare vedere il suo…amore ?
Si poteva chiamare “amore” quel sentimento che nutriva per lui ?!
Non lo sapeva,non gliene importava…o magari era solo una maschera per scacciare via troppi pensieri.
 
< Ciao…> la sua voce calda s’irradiò dentro al suo corpo,procurandogli dei brividi dappertutto.
 
< Ciao…> la sua voce era fredda,distaccata…era brava come attrice.
Si sedette sul divano,distante dal suo corpo che fremeva anche solo un contatto fugace.
Accese la televisione,i suoi occhi fissi su un programma sconosciuto e lei inesorabilmente cotta di lui.
Lo guardava senza proferire parola,non c’era bisogno…il silenzio valeva più di mille parole.
 
< Cos’hai fatto oggi ? > ancora quella voce che la chiamava…”ho pensato solo e costantemente a te”,voleva dirgli questo,era la realtà delle cose,ma si limitò a dire < niente,ho guardato la televisione e ho messo apposto la mia camera > in effetti aveva fatto anche quello ma con il pensiero sempre verso di lui.
 
< E tu ? Che cosa hai fatto oggi ? > lo voleva sapere veramente ? Non credo,aveva troppa paura.
 
< Niente,sono andato a fare un giro con una mia amica…> ecco lo sapevo,certo un amica che traducendo voleva dire “compagna di giochi erotici “
Non lo guardò mentre s’alzava e andava in camera sua,non voleva fare fuoriuscire la sua debolezza.
 
< Isabella…> si girò,sentiva già il caldo del suo corpo.
 
< dimmi…> lo guardava,dritto nei suoi occhi ghiacciati.
 
< Domani parto,rivado a New York,ma solo per una settimana…devo sbrigare alcune faccende > un tuffo al cuore,ecco che cosa aveva sentito mentre dalle sue labbra fuoriuscivano quelle parole.
Sola,un’altra volta sola.
< Ok…> si girò di nuovo,gli occhi pizzicavano già e iniziò a correre verso la sua camera,voleva solo piangere,addormentarsi per non vederlo più.
< Isabella ! > l’afferrò di colpo prima che lei potesse andare in camera e la guardò con occhi spalancati mentre la vedeva così fragile nei suoi occhi lucidi.
Non era questo il suo piano,quella di farla soffrire…eppure gli sembrava che ogni parola pronunciata fosse una pugnalata al suo cuore.
Gli prese il viso tra le mani e posò uno,due,tre baci nel suo viso,asciugando le lacrime che non smettevano di scendere.
Arrivò alla sua bocca…così rossa,morbida,annebbiava i suoi sensi e fu lì che s’accorse di non poter più aspettare.
La prese in braccio mentre approfondiva il bacio…con più passione perché la voleva sentire in tutto il suo sapore.
 
< Edward…> i suoi occhi s’aprirono e la guardarono.
Le sue guance erano imporporate di rosso e la sua bocca era gonfia e lucida dal bacio appena ricevuto.
Era semplicemente stupenda…
< Bella…> che cosa poteva dire ? Che cosa voleva fare soprattutto ?
Il desiderio di farla sua stava diventando incontrollabile…la paura di amare era forte.
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9


Non riuscivo più a capire nulla.
Cos’ero io per lui ? Un giocattolo ?! Una bambola da accarezzare,baciare,proteggere e poi buttare nel cassetto di tutti gli altri giocattoli ?
Io non ero così
Ero una ragazza,un essere umano come lui,con emozioni,sentimenti.
Continuavo a ripetermelo mentalmente ma non riuscivo a staccare le labbra dalle sue che si facevano sempre più insistenti,calde…e io m’arrendevo,lasciavo la presa mentre m’adagiava sul letto e iniziava a baciarmi il collo.
Brividi,gemiti non trattenuti,sospiri…questi erano i suoni che interrompevano il silenzio della mia camera.

 

< Isabella ! > la voce di mia madre si fece strada nelle mie orecchie.
Ci staccammo subito sprovveduti,ansanti.
Ci facevo solo caso adesso che Edward aveva mezza camicia sbottonata e io la maglietta che arrivava al reggiseno.
Edward guardava in basso mentre si abbottonava la camicia,io guardavo un punto indefinito della camera.
 
< Ma siete in casa ? Edward ? Bella ? > la voce di mia madre si stava avvicinando sempre di più.
 
< Si Edward mi sta spiegando una cosa > presi un libro a caso,velocemente ci sedemmo mentre mia madre apriva la porta.
 
< Ah…Ciao ! > guardammo mia madre e la salutammo.
 
<  Beh vi lascio,non volevo disturbare > ci fece un sorriso e scomparse dietro la porta che si chiudeva.
Ci guardammo per istanti interminabili,senza proferire parola…forse perché non sapevamo che cosa dire ?!
La gola era secca,gli occhi spalancati,i brividi ancora sulla mia pelle,le bruciature dei suoi baci sul viso,sul collo,sulle labbra.
 
< Bella…io…scusa > s’alzò dalla sedia e si diresse verso la porta…no non poteva di nuovo fare finta di niente,non poteva scusarsi e fare finta che non fosse successo niente,ora era troppo.
 
< EDWARD ! > la mia voce rimbombò per tutta la stanza,fece paura anche un po’ a me…ero visibilmente incazzata,forse troppo per non fare capire a Edward che la sua indifferenza era frustrazione per il mio corpo.
Si voltò appena lo chiamai,immobile di fronte a me.
 
< Non osare uscire da quella stanza facendo finta di niente…non farlo ! > i suoi occhi erano lame pungenti per i miei occhi,le mani formavano due pugni serrati e dal suo braccio si vedevano le vene.
 
< Bella non costringermi,potrei non tornare più indietro…> era una sfida quello che voleva ? L’accettavo senza dubbi.
 
< Vuoi una sfida Edward Cullen ? Bene…l’avrai > il suo sguardo non si spostava da me, tremavo dalla voglia di vedere quello che stava per fare.
 
< L’hai voluto tu…> sentii un ciocco sulla mia guancia poi un bruciore enorme.
M’aveva…m’aveva…m’aveva tirato uno schiaffo ?!
Lo guardai sconvolta e mi misi una mano sulla mia guancia per constatare il gesto non poco carino che lui aveva fatto.
M’aveva ferita,umiliata…questa non la passava liscia.
Ci misi due secondi per tirare su il braccio e dargli uno schiaffo a mia volta.
Così eravamo pari…
Anche lui si tastò la guancia e mi guardò in cagnesco…
Mi prese le braccia  afferrandomi con le mani e mi scaraventò sul letto sovrastando il mio corpo.
Eravamo visibilmente incazzati tutti e due eppure quel calore e quel odore che emanava il suo corpo mi faceva sempre  rabbrividire.
< Non osare mai più ! > non si mosse di un millimetro, la sua bocca a due centimetri da me…il suo alito a solleticarmi il viso.
< Tu non osare mai più..brutto figlio di….> non mi fece finire la frase e la sua bocca era di nuovo sulla mia calda,profumata…un bacio pieno di rabbia,passione,desiderio nascosto da troppo tempo.
< Vai via…>lottai contro il suo corpo per scostarmi,senza successo.
Il suo corpo aderiva al mio,le sue mani erano ben salde alla mia vita,la sua bocca era in continua ricerca della mia.
Dopo dieci secondi di lotta contro un muro impenetrabile…decisi di farla finita e m’attaccai a lui prendendogli i capelli e facendo diventare ancora più profondo il nostro bacio.
Cos’era quello che ci stava capitando ?
Era attrazione ?
Era passione ?
Era un gioco ?
< Edward…> mi staccai dal lui ansante,prendendo un bel respiro…
< Che cosa stiamo facendo ? > mi guardò accigliato,un grosso punto interrogativo sul suo viso.
 
< Io…non lo so Isabella ! So solo che appena ti vedo sto male,vorrei farti mia ogni secondo,minuto,ora di questa vita…ma è difficile,complicato…tu non sai certe cose…>
< Cosa devo sapere ? Cos’è sei un mafioso,un assassino..che cosa non devo sapere? >
Abbozzò un sorriso per poi scoppiare in una risarola fastidiosa…
 
< Non sono ne un mafioso ne un assassino,su questo puoi tranquillizzarti…ma ho un passato un po’ burrascoso…>
< E quindi ? Il passato è passato…ora viviamo il presente ! >
< Bella…non è così facile come sembra  > ma cosa c’era di difficile…a me sembrava così tutto semplice.
Tu mi dici che mi ami,io ti dico che anch’io sono innamorata di te e voilà…il gioco è fatto !
< Non posso dirtelo,non posso…perdonami se puoi.> mi guardò con un velo di tristezza per poi accarezzarmi una guancia e scomparire di nuovo sulla soglia della porta.
LO ODIAVO…L’ODIAVO CON TUTTO IL MIO CUORE.
Urlai con il cuscino sulla mia bocca…sfogai tutta la mia frustrazione attraverso un urlo soffocato per poi accasciarmi sul letto e addormentarmi spiazzata,stanca di quel rapporto non ancora iniziato ma già così straziante.
Qualcuno bussò alla porta e una voce femminile che riconobbi come quella di mia madre mi chiese se poteva entrare.
La sua voce era piuttosto entusiasmante,tutto il contrario della mia…
 
Guardai mia madre con un sorriso a trentadue denti...oddio dovevo iniziare a preoccuparmi.
< Bene Isabella…notizia boom…prepara le valigie perché domani andiamo a New York con Edward ! >
La mia mascella caddè a terra, i miei occhi diventarono due palle da basket…
NO,NO,NO,NO,NO !
< Non sei felice ?! >
Presi il cuscino e soffocai un nuovo urlo liberatorio.
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Ciao ragazze,ho posticipato di un giorno...spero mi perdoniate ancora una volta . Sono una stronza lo so ! E' da un po' che non scrivo quindi se ci sono degli errori ortografici o qualsiasi altra cosa ditemelo che non m'offendo :)
Spero che vi piaccia il nuovo capitolo ,un bacione
Elisa :) 



Pov Bella
 
 
Ero appena arrivata a destinazione.
New York.
Di fianco a me…mio fratello. O dovrei chiamarlo fratellastro ?! O magari fidanzato-fratello ?! O magari solo un bastardo con il punto esclamativo.
Ero in balia delle sensazioni più schifose della mia vita…9 ore accanto a Edward che ogni secondo,no ma che dico millesimo di secondo fissava me  e intanto parlava con una sua amica…che poi tanto amica non era ?! Amica di giochi potremmo chiamarla per farci intendere.
Che delirio !
Sono una stupida bimba di 17 anni che si è innamorata di uno stronzo,ma niente…più ripeto questa frase nella mia testa,più ho la consapevolezza che non cambierà niente…
Stavamo atterrando all’aeroporto JFk di New York e io volevo solo rinchiudermi in una stanza d’albergo e dormire…dormire per non rivedere la sua faccia anche se prontamente arrivava sempre  nei miei sogni.
< Isabella,prendi i bagagli…io devo andare a prendere un caffè.> anche mia madre era visibilmente stanca,le occhiaie le arrivavano alle guance fra un po’ e i piedi non ne vogliamo parlare…enormi e gonfi !
Io ero messa uguale…i miei capelli erano una massa in districata che andava dove cavolo gli pareva…delle  occhiaie chilometriche e un incarnato pallido come una mozzarella.
Non avevo mai amato volare,colpa di mia madre che m’aveva fatto venire una paura assurda !
Andai a prendere i bagagli insieme a Edward che per tutto il viaggio era rimasto zitto,un’espressione indecifrabile sul suo viso,sembrava stanco,triste.

< C’è qualcosa che non va ? > gli chiesi per smorzare la situazione.
< Si…tu ! > prese il suo bagaglio con una rabbia disumana e se ne andò verso il bar a passo spedito.

Io immobile a fissarlo sentivo un calore salirmi alle guance…stavo per correre verso di lui e strozzarlo ! Io ? Io sono il problema ? Ma vaff……tranquilla Isabella,è solo un povero ragazzo.
Si certo…un povero ragazzo che appena dice qualcosa ti fa diventare scema.
Le due ore seguenti le passammo a cercare l’albergo, a mangiare in perfetto silenzio,peggio di una messa.
Finalmente trovammo l’albergo, un hotel a 5 stelle,il Royal Place…te pareva che mia madre non scegliesse il più lussuoso albergo di tutta New York che costava come minimo 2000 euro a notte.
< Bene siamo arrivati…> Oddio che bello….non vedo l’ora di andare a letto e dormire 14 ore senza che nessuno mi disturbi,anche se sarà impossibile.
< Perfetto,posso andare subito in camera mamma ? > mia mamma mi guardò con un aria confusa come se avessi detto la cosa più stupida del mondo…non mi sembrava.
< Cos’è Edward non te l’ha detto ? > ehm…what ???
< Cosa mi doveva dire Edward…??? > mi stavo già iniziando a preoccupare e le goccioline di sudore stavano già rigando la mia fronte.
< Tu dormi a casa sua,sai ha un appartamento qui a New York…è piccolo ma spazioso ed accogliente. Ha detto che tu andavi con lui…strano che non te l’abbia detto ! >
Chiusi gli occhi e immaginai Firenze,Jacob,la mia stanza,la mia foresta…tutto per non pensare a quello che aveva appena detto mia madre.
Signore,ti prego….dimmi che non è vero !

Mi diressi a passo svelto verso Edward che era fuori intento ad accendersi una sigaretta.
< TU BRUTTO STRONZO CHE NON SEI ALTRO…MA TI PARE ??? IO NON VOGLIO VENIRE A CASA TUA ! >
Mi fissò per due secondi poi decise di impegnarsi di nuovo sull’accendino che a quanto pare non funzionava…
< Allora ? Voglio una spiegazione…e subito ! > ero furiosa,no ma che dico…ero un branco di iene affamate  messe tutte insieme.
< Beh…qual è il problema ? >
Ok mi stava prendendo per il culo…chiaro,conciso,bastardo.
< Il problema sei tu ! > con questo gli presi la sigaretta dalla bocca,presi l’accendino e me l’accesi senza troppi problemi.
 
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Ciao ragazze,allora si sono abbastanza sadica ! J
Spero che questo capitolo vi piaccia,un bacione,Elisa.
 
Pov Bella
 
Era da più di venti minuti che eravamo dentro a quell’abitacolo,chiamato TAXI.
 
Edward guardava fuori dal finestrino,io mi limitavo a guardare il cellulare ,a guardare lui che oggi era così bello da fare male e la città,stupenda come avevo immaginato.
Ero incazzata,delusa,un mix perfetto di una bomba atomica che non poteva essere disinnescata.
Domande su domande,pensieri,parole,sentimenti,gironzolavano nella mia testa e il cuore batteva a mille,come sempre quando Edward era nelle vicinanze.
Per quale motivo m’aveva invitato a casa sua ? Che cosa sarebbe successo in quell’appartamento ?
Io lo desideravo,in tutti i modi possibili ma mi rendevo conto che stavo giocando con il fuoco.
Volevo credere a quello che m’aveva detto a Firenze,volevo essere amata da lui completamente…ma le favole si sa sono solo sogni di bambine che guardano il mondo come se fosse bello. Nessuno vorrebbe diventare grande,per il semplice motivo che alla fine la realtà crudele fa cospetto di se…e la fine ha inizio.
Lui è impresso nella mia mente,giorno e notte…per me è una favola senza fine…ma io sono solo una stupida bambina.
< Siamo arrivati…> la voce calda di Edward mi ridesta dai miei pensieri.
Fissai i suoi occhi,perché tutte le volte perdevo la cognizione del tempo quando fissavo quelle due pozze d’acqua limpida ?
< Ok…> scansai il mio sguardo dal suo,non potevo morire adesso.
Presi il mio bagaglio che prontamente afferrò lui e ci dirigemmo verso il suo appartamento.
Quando entrai una luce accecante mi penetrò gli occhi,il salone aveva delle vetrate gigantesche dove si poteva ammirare lo skyline di New York.
Rimasi di stucco.
< Ti piace ? > il suo respiro mi fece venire i brividi nel collo, mi girai a fissarlo.
< Si…> stavo tremando,noi due soli era qualcosa d’insolito.
Due anime così diverse ma così vicine allo stesso tempo era qualcosa di stupefacente,che mandava in tilt il mio cervello mentre m’ostinavo a non pensare a quelle labbra carnose e morbide che pochi giorni prima avevo baciato.
Che cosa sarebbe successo se quel pomeriggio mia madre non fosse entrata in casa ? Quel susseguirsi di baci sarebbe andato avanti fino ad arrivare a un confine senza via d’uscita…
< Bene,mi fa piacere. > si spostò,andando verso la cucina.
< Vuoi qualcosa da mangiare…insomma non c’ho molto,anzi in effetti ho solo dell’acqua.>
Feci un sorriso mentre fissavo il suo viso immerso nel frigo.
< Va bene l’acqua Edward…> mi fissò intensamente e senza dire una parola s’avvicinò a passo svelto verso di me…
< Bella…> il suo viso si stava avvicinando pericolosamente verso il mio,mentre io ero immobile desiderosa di un contatto con lui.
Chiusi gli occhi mentre aspettavo quel bacio che volevo da tanto,le sue labbra erano come acqua per me…dovevo per forza averle.
Ma non successe…dolcemente m’accarezzo una guancia per poi andare verso il bagno.
< Mi vado a fare una doccia…>
Rimasi…di stucco. Ci rimasi di merda…quello era il problema.
< Ok…> un sussurro mentre lui era già entrato e aveva chiuso la porta a chiave.
Driiiin,Driiiin.
Il telefono di casa squillò,così decisi di rispondere,immaginando fosse mia madre.
< Pronto…>
< Edward ? > una voce femminile sconosciuta alle mie orecchie mi penetrò.
Chi era ???
 
< No non sono Edward…lei chi è ? >
< Ma tu chi cavolo sei ??? > era visibilmente incazzata e anche io mi stavo abbastanza alterando.
Ma come si permetteva ?!
< Come scusi…tu chi sei ? Io sono Isabella…sono la fid,sorella di Edward,e lei ? >
Oddio,stavo per dire fidanzata…ero letteralmente cotta.
< Ah non m’aveva detto che aveva una sorellastra,comunque piacere sono la sua fidanzata,Tanya. >
COME SCUSA ?????
 
< Ah…> non riuscì più a dire nient’altro,sbattei giù il telefono,presi il mio giubbotto e il mio bagaglio e me ne andai via.
 
POV EDWARD.
 
I miei ormoni stavano impazzendo.
Non ce la facevo più a vederla,sentire la sua voce,odorare il suo profumo che sapeva di lei…dovevo per forza andare via,se no l’avrei fatta mia sul primo tavolo che incontravo.
L’acqua mi rilassava,fermava i miei pensieri verso quella ragazzina.
M’asciugai, mi misi una maglietta,dei pantaloncini e andai fuori dal bagno.
Un silenzio glaciale invase il mio cuore e la mia mente...
Mi diressi in sala e lei non c’era…guardai da tutte le parti ma niente.
Poi vidi che il bagaglio e il giubbotto non c’erano più.
Se n’era andata !
Il telefono squillò,iniziai ad angosciarmi sul serio…
< Pronto ! >
< Ciao amore…prima ho sentito tua sorella,mi sono allarmata…credevo fosse un'altra persona. ! >
OH CAZZO !
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Ok sadica è a dir poco...sono una gran bastarda lo so,lo so ! Ahahahahahahah
Per quanto riguarda la storia ( Per sempre mio )...per adesso è sospesa a tempo indeterminato,in questo momento tra situazioni di vita a dir poco atroci,non riesco a scrivere due storie contemporaneamente ! Scusatemi...ma non ce la faccio proprio.
Spero che vi accontiate di questa,un bacione,Elisa




POV EDWARD
 
Merda,merda e ancora merda !
< Senti Tanya smettila ! Ormai sono passati cinque anni,io sono innamorato di un'altra persona,di un'altra che non sei tu e adesso scusami ma ho un impegno ! Ti do 10 minuti per cancellare il mio numero e se non lo vuoi fare allora troverò il modo per farmi di nebbia, ciao > buttai giù il telefono e mi precipitai giù per le scale.
Il caos di New York non ci voleva proprio…la cerco tra gli sguardi ma non la vedo.
MERDA,perché SONO COSì COGLIONE ?!
Chiamai immediatamente Renee…appena sentii la sua voce chiesi subito se Isabella era lì.
< No Edward,non è qui…perché ?????? >
Oddio e adesso come facevo?!
< No scusa Renee,è uscita adesso dal bagno…sai ero andata a prendere qualcosa al supermercato e m’ero spaventato a non vederla più nel salotto,scusa…>
< Sai il ruolo del fratello protettivo fa proprio a caso tuo ! > certoooo….
< Ciao Renee…scusa ancora se t’ho disturbato > intanto correvo per le strade di New York…
< Ciao Edward,nessun disturbo > riattaccai e iniziai a guardare tutti i bar e i negozi di quella zona.
Insomma non la conosceva New York,era impossibile che fosse andata lontano.
Dopo due ore di avanti e indietro mi decisi che era inutile cercare a vuoto…andai in uno Starbucks e presi un caffè,per tranquillizzarmi.
<  Ehi Amico…> Jasper,un cameriere che conoscevo da un bel po’ di tempo mi venne incontro salutandomi.
Non dovevo avere una bella cera,ero esausto,angosciato…stavo per morire di paura.
< Ehi è successo qualcosa ? Non sei messo bene…>
Mi limitai a dire un < Eh già…> mentre mi mettevo le mani nei capelli e il sudore colava da tutte le parti.
< Beh consolati,insomma non so che cosa ti sia successo…ma quella ragazza è da tre ore che piange,è messa peggio.> Guardai nella direzione della ragazza…
 
Pov Bella
 
Ormai le lacrime non finivano più…ero in un comune Starbucks di New York,un tavolino in un angolo,con la testa rannicchiata nelle mie braccia…stavo piangendo e non me ne importava.
Ormai il mio scudo era andato in frantumi da un bel pezzo,la mia rabbia si stava trasformando in qualcosa di penoso…piangere davanti a tutti non è il massimo della cosa.
Ma ormai non me ne importava più molto della gente…
< Ehm…> sentii una voce alle mie spalle,mi girai e vidi un cameriere,lo stesso che m’avevo portato il caffè.
< Scusa non volevo disturbarti ma ho una cosa da consegnare per te…>
Mi diede un foglietto e se ne andò indisturbato a portare altri caffè.
Girai il biglietto più volte prima di aprirlo e leggere quello che c’era scritto…
PENSAVO CI TENESSI,PENSAVO CHE TU COMBATTESSI PER AVERMI…EPPURE ECCOMI QUA,A GUARDARTI PIANGERE COME UNA CODARDA CHE NON HA AVUTO IL CORAGGIO DI CAPIRE CHE NON è L’UNICA A SOFFRIRE,NON è L’UNICA AD AMARE.
TI BASI SU PAROLE DI SCONOSCIUTE ,CREDI A LORO MENTRE IO PER TE NON SONO ALTRO CHE UN BAMBINO BASTARDO CHE SI PRENDE GIOCO DI TE.
TANYA è STATA LA MIA FIDANZATA 5 LUNGHI ANNI FA…MA SAI… QUANDO SEI INNAMORATO DI UNA PERSONA NON RIESCI A PERCEPIRE CHE LUI NON CI SIA Più,SEI GELOSA MARCIA DELLE ALTRE PERSONE E INVENTI DELLE BALLE SOLO PER FARE SCAPPARE LE ALTRE DONNE.
SEI CADUTA NELLA TRAPPOLA ANCHE TU…E IO COME AL SOLITO SONO QUELLO A PAGARE.
Rimasi a fissare quelle parole,immobile,singhiozzando ancora.
Mi girai di scatto verso la sala principale,ma neanche l’ombra di Edward c’era…
Presi il bagaglio e iniziai a correre verso l’uscita,non pensando a quello che stavo facendo.
Mi ritrovai immersa nel caos di New York…tante facce,tanti volti,non il suo.
M’accesi una sigaretta per calmare l’agitazione,i sentimenti che in questo momento stavano uccidendo la mia anima…
Non so con quale forza m’alzai dal marciapiede,so solo che le mie gambe andavano da sola…verso la sua casa.
Nessuna traccia di lui,nessuna pozza d’acqua limpida…niente.
M’appoggiai al portone del suo palazzo,aspettando qualcuno che non sarebbe arrivato.
Le ore passavano senza rendermi conto,la mia testa era così intasata di pensieri  da non capire più nulla…la sigaretta era la mia unica compagnia.
Sentì la porta aprirsi, mi girai di scatto a fissare la figura che stava uscendo…
Due bambine accompagnate dal loro papà mi guardarono con aria confusa,dovevo essere ridotta a uno straccio.
< Signorina…deve entrare ? > il signore cortesemente mi tenne la porta aperta mentre di volata dicevo un grazie precipitandomi al capezzale della sua porta.
Era da una buona mezz’oretta che fissavo la sua porta color crema…però non ce la facevo a suonare.
Era troppo per me…
Non mi ero mai sentita così inferiore,così stupida,così ragazzina…fino ad adesso.
Poi mi decisi…e bussai.
Guardavo in basso,il suo tappetino aveva una forma insolita…sentii uno scatto e la porta aprirsi..
< Io….insomma…cioè…insomma scusa se sono andata via…> il suo profumo m’invase le narici.
Il coraggio prese il soppravvento e lo fissai…
< Che cazzo ne sapevo che lei era la tua fidanzata cinque anni fa ? Lei m’ha detto così e tu lo sai che cosa sento in questo momento…l’unico modo era scappare dal tuo sguardo per non fare vedere la mia sensibilità,il mio essere inferiore a una persona come te…>
Mi fissava e non diceva niente…era immobile come una statua.
< Allo…> non riuscì a finire la frase perché le mie labbra furono invase dalle sue,con cattiveria…
< Ti odiooo ! Tu m’hai fatto morire…non sapevo dove cazzo cercarti,non sapevo dove trovarti…> mentre lo diceva mi baciava tutto il viso e m’accarezzava i capelli stringendomi con forza nelle sue braccia così grandi ed accoglienti.
Lo fissai e mi persi nei suoi occhi…ormai le sue iridi erano un labirinto senza fine.
< Io..io ti amo…> la sua bocca sussurrò quelle parole e la bomba esplose inesorabilmente.
 
 
 
 
 

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