Rose

di Seren_alias Robin_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Set Fire To The Rain ***
Capitolo 2: *** Welcome To My Truth ***
Capitolo 3: *** Rock your soul ***
Capitolo 4: *** L'ultimo bacio ***
Capitolo 5: *** All my loving ***
Capitolo 6: *** Fix you ***
Capitolo 7: *** I giorni ***
Capitolo 8: *** High ***
Capitolo 9: *** Struggle for Pleasure ***
Capitolo 10: *** She Look To Me ***
Capitolo 11: *** The Hardest Past ***
Capitolo 12: *** Tonight ***



Capitolo 1
*** Set Fire To The Rain ***


"Può andare peggio di così?
Si,certo che si. Potresti innamorarti."
 
I’m back,come promesso.

 
 
 

 

In casa Granger si respirava una strana aria quella mattina.
Il signor Granger,un tipo solitamente tranquillo e pacifico,se ne stava sul divano a gambe e braccia così serratamente incrocate che dava da pensare che probabilmente sarebbe rimasto pietrificato in quella posizione per sempre. La sua espressione celava sotto l’apatia una palese nota di irritazione. Di sicuro non fu di molta compagnia e dava l’impressione che avrebbe mandato al diavolo chiunque gli si fosse avvicinato troppo o gli avesse rivolto la parola. Da quando si era alzato non aveva detto nulla,ma aveva fatto velocemente colazione e si era ritirato in soggiorno,sbuffando di tanto in tanto. Gli sembrava quasi che il mondo girasse più lentamente,per il gusto di infastidirlo e di dargli modo di riflettere ancora di più su quello che di lì a poco sarebbe successo.
Sua moglie,al contrario,era estremamente euforica. Metteva a dura prova la pazienza di tutti nel vederla girare continuamente alla ricerca di ricettari,oppure per togliere la polvere a qualche banalissimo oggetto che aveva scordato di lucidare. Aveva comprato un vestito nuovo a lei e a sua figlia per l’occasione (Hermione lo aveva guardato con sufficienza dichiarando che avrebbe indossato i suoi jeans e una felpa qualsiasi)ed era passata dal parrucchiere per una piega,ma l’umidità l’aveva rovinata e ogni volta che passava davanti ad uno specchio imprecava ad alta voce. Non si fermò un attimo per tutta la mattina e quasi non si accorse del marito,come se fosse un pezzo particolarmente grande di mobilio.
A completare il tutto c’era appunto lei,la piccola Hermione.
Piccola però non lo era più,e forse era questa la vera causa di tutta quell’inquietudine. La piccola Hermione era decisamente cresciuta. Era di fatto una donna. E l’avvenimento che tanto sconvolgeva i signori Granger ne era ulteriore conferma.
Fidanzata.
Un altro sbuffo sfuggì dal signor Granger,quasi impercettibile. Aveva promesso  a sua figlia che si sarebbe comportato bene,che avrebbe fatto di tutto per mettere a suo agio Ron. E per quanto si sforzasse,non riusciva neanche ad odiarlo,aveva capito subito che era un bravo ragazzo. Proveniva da buona famiglia con dei valori tanto per iniziare,lo sapeva,e non si preoccupava nemmeno che fossero così diversi,del resto anche sua figlia faceva parte di quel mondo. Quello che lo inquietava era che,bravo ragazzo o no,gli avrebbe portato via lasua Hermione.
Sapeva che sarebbe successo prima o poi,ma in fondo questo genere di cose succede sempre troppo presto.
Osservò a sottecchi la figlia. Era raggiante. Mai vista più felice di così. Nemmeno quando aveva ricevuto la lettera per la scuola di magia. Quella luce sul volto era nuova e sarebbe stata quasi contagiosa se non fosse stato per il conflitto interiore che suo padre avvertiva dentro le viscere.
Ogni tanto dava un’occhiata all’orologio appeso al muro. Erano le undici e un quarto. Sarebba arrivato a momenti.  La consapevolezza dell’arrivo imminente fu come una scossa. Si alzò dalla sua posizione di scatto,e poco ci mancò che si strappasse un muscolo.
Hermione si girò verso di lui con mezzo sorriso. “Tutto bene papà?”
Suo padre la studiò per un attimo. Gli occhi scuri che lo guardavano divertiti erano esattamente quelli di sempre,un pozzo di saggezza e di bellezza che metteva in soggezione. Eppure il suo viso era diverso. Era meno tondo e più delicato. Le labbra carnose e piene come quelle di sua madre che nascondevano i denti così regolari. Anni e anni di terapia con l’apparecchio cancellati da un semplice incantesimo. La guardò ancora,così cresciuta,alta ormai quanto lui.
Hermione era una donna. Una splendida donna.
Si avvicinò senza dire nulla e la strinse a sé,cercando di metterci un “ti voglio bene” nelle sue braccia.
Hermione rimase rigida qualche secondo dallo stupore,poi si strinse al padre come faceva da bambina,e gli stampò un piccolo bacio sulla guancia ruvida.
Nello stesso istante suonò il campanello.
 
***
 
 
 
Quella mattina,pioveva. E lui avrebbe volentieri dato fuoco alla pioggia.
Sembrava che il mondo volesse prenderlo in giro completamente,mettendogli i bastoni tra le ruote. Una settimana splendida,un caldo bestiale di cui avevano avuto pochi precendenti negli anni passati per sei giorni di fila. E la domenica,pioggia.
Ron si trattenne dall’imprecare ad alta voce. Avrebbe dovuto smaterializzarsi direttamente a casa di Hermione,ma aveva avuto la brillante idea di comprare dei fiori e adesso era in ritardo,bagnato e i fiori erano completamente annegati. Li buttò nel primo cestino e si avviò a grandi passi verso la casa della sua ragazza. Bel modo di iniziare. In ogni caso,pensò che non avrebbe potuto comunque smaterializzarsi in casa Granger se non voleva far venire un infarto alla signora. Doveva rispettare il bon ton. Miseriaccia.
Si chiese come avesse fatto Hermione a coinvolgerlo in una cosa simile.
Ah,già. Era innamorato perso di lei.
Ogni tanto,riflettendoci a mente lucida e ragionando con la testa e non con cuore,stomaco e pancia,si sentiva un rammollito. Era così preso da Hermione che probabilmente avrebbe potuto mangiare ragni per lei. Continuò con quella fila di pensieri fino a trovarsi davanti al cancelletto,aperto. Con un sospiro attraversò il giardino di casa Granger e una volta al riparo dalla pioggia sotto la tettoia asciugò tutta l’acqua con un semplice incantesimo. Almeno era presentabile. Per in fiori era troppo tardi. Forse.
Idiota,pensò. Sei un mago o cosa?
Ricordò un incantesimo che la stessa Hermione gli aveva insegnato e fece apparire delle splendide orchidee dal nulla,dalle delicate tonalità di rosa e viola. Sorrise soddisfatto e suonò  il campanello.
Dei passi svelti si avvicinarono,e in pochi secondi si ritrovò il viso di Hermione di fronte.
Se lo aspettava,ma gli procurò lo stesso un tuffo al cuore così grande che quasi lasciò cadere le orchidee. Non si vedevano solo da un giorno e la sua mente aveva già dimenticato quanto fosse bella. I ricordi non le rendevano giustizia,niente poteva farlo.  Si ricompose,convinto a ragione che in quel momento avesse un’espressione da ebete che non gli donava affatto,e le diede un piccolo bacio all’angolo della bocca,prudentemente. Hermione sorrise contro le sue labbra e si staccò appena in tempo. Sua madre era poco distante da loro.
Si fece avanti e sorrise a Ron. “Benvenuto Ronald.”
“Ehm. Salve.” Sorrise di ricambio Ron,guardando in un punto impreciso della porta aperta,mentre le orecchie si sfumavano del familiare rosso che Hermione amava tanto. Per qualche secondo piombò un  silenzio rotto solo dal rumore fastidioso della grondaia,e della pioggia che scendeva sempre più prepotente.
“Vieni entra pure.” Si sposò per farlo passare. Sempre senza guardarla,entrò in casa e le porse i fiori.
“Questi sono per lei.”
Ron sentì Hermione sorridere al suo fianco. Nonostante fosse prevedibile,amava quei gesti di galanteria. Anche sua madre era dello stesso avviso. “Che pensiero carino,grazie! Cerco subito un vaso.” E si allontanò da loro mentre annusava le orchidee,che davano un prufomo delicato ma quasi impercettibile,se non fosse stato per l’olfatto esperto della signora.
“E a me niente?”chiese Hermione,fintamente imbronciata.
Ron sorrise di rimando,decisamente più rilassato ora che erano soli. “Questo è per te,invece.”e si chinò su di lei per baciarla,non prima di aver dato una rapida occhiata in giro. Si staccò quasi subito.
“Mione,dov’è tuo padre?”chiese,pentendosene quasi subito.
“Vieni.” Gli sorrise con fare rassicurante e lo prese per mano,trascinandolo fino al soggiorno dove suo padre era in piedi di spalle vicino alla finestra,apparentemente presissimo dalle gocce di pioggia che scivolavano sul vetro. La stanza era molto grande e luminosa,con lunghe tende bianche e una parete attrezzata piena di fotografie di Hermione da piccola che restavano però immobili e fredde nella loro posizione. Ron ne fu incuriosito e affascinato,avrebbe voluto guardarle più da vicino,ma non appena il signor Granger accortosi di loro si girò,Ron lasciò immediatamente la mano ad Hermione,che sbuffò. Suo padre invece si avvicino e strinse la mano a Ron.
“Fatto buon viaggio?” chiese cordiale.
“Oh,tutto molto tranquillo,grazie.”rispose,con lo stesso sorriso di poco prima.
“Siediti pure.”disse,indicando il divano di pelle beige.
Ron si sedette vicino ad Hermione,agitato quasi come prima di un esame,e forse il signor Granger capì,perché si sedette affianco ai ragazzi e per la prima volta sorrise.
“Come sta tuo padre Ron?”
Ron sospirò,terribilmente grato e felice che il signor Granger lo avesse chiamato Ron e non Ronald, e rispose: “Non molto bene,signore…non so se Hermione glielo ha detto…”e guardò la sua ragazza,scura in volto,che fece un cenno di dissenso. Con un altro sospiro si rivolse di nuovo al signor Granger. “Abbiamo perso mio fratello Fred in maggio.”
L’uomo si sentì ancora meno ostile nei confronti di Ron e,anche se non poteva immaginarlo,ugualmente colpevole di aver mancato di tatto. Si chinò ancora di più verso di lui posandogli una mano sulla spalla in modo molto paterno. “Mi spiace figliolo.”
“Grazie.” Rispose Ron con mezzo sorriso. Ne seguì un silenzio prolungato,mentre Hermione infilava la propria mano nella sua.
Dopo pochi minuti entrò in soggiorno la signora Granger,recando in mano un bel vaso con dentro le orchidee. Lo poggiò sul tavolino di fronte al divano e  si sedette anche lei.
Nonostante l’impatto iniziale,Ron cominciava pian piano a sentirsi a proprio agio,e smise di subire la pressione della presenza dei genitori di Hermione. Era anche piacevole parlare con loro,che si erano dimostrati aperti nei suoi confronti e curiosi di tutto quello che era successo. Per rispetto ai suoi sentimenti non chiesero più nulla riguardo Fred,ma parlarono molto della guerra magica e di come si erano sbarazzati una volta per tutte di Voldemort. In un certo senso era quasi come spiegare la situazione a due bambini molto cresciuti,in quanto conoscevano ben poco del mondo della magia.
Si era trovato così bene con loro che quasi non si accorse che erano già passate due ore.
“Oh cielo! Devo finire di preparare il pranzo!” esclamò la signora Granger,e Ron trattenne il sorriso vedendola scappare velocemente verso la cucina,pensando a quanto quella donna in alcuni aspetti gli ricordasse sua madre.
Anche il signor Granger si alzò per aiutare la moglie a preparare la tavola e quando i ragazzi fecero per seguirlo,sorrise alzando una mano. “Tranquilla Hermione,per oggi me la vedo io. Ron qui non sei ospite,sei di famiglia,ma almeno per oggi non muoverai un dito. Ne avrai di tempo per aiutarmi.” E sorridendo li lasciò soli.
Ron si lasciò cadere con la schiena sul divano. “Cavolo,Hermione,sono forti i tuoi!”
“Cosa ti aspettavi,con una figlia del genere?” sorrise lei.
“Hai ragione tesoro.” Rispose chinandosi verso di lei per baciarla. “Avevo scordato questo piccolo particolare.”
“Particolare? Io sarei un piccolo particolare?”rispose lei sdegnosa,scrollandoselo di dosso.
“Già.” Rispose lui con un ghigno. “il particolare più bello della mia vita.”
Ormai sapeva come prenderla e non si stupì nel vederla cedere e sorridere avvicinandosi un po’ di più a lui. In quello stesso momento una voce li chiamò facendoli sobbalzare.
“Ragazzi venite,è pronto!”
 

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Capitolo 2
*** Welcome To My Truth ***


Dedicato a G. Era una promessa.
Ebbene cara amica mia,stavolta ho scritto pensando a te,che riesci sempre a dipingermi con le parole,tanto da spaventarmi quasi.

Un grazie a tutti quelli che hanno già recensito il primo capitolo e che seguono le mie storie.

E per finire,a tutti quelli che (come me,sniff ç_ç) andranno a scuola domani auguro un grande in bocca al lupo per questo nuovo anno scolastico.
 
Seren




 
Ron trovò la cucina della signora Granger ottima,e forse un po’ per questo,un po’ per come lo trattavano,quasi fosse figlio loro,il ragazzo trovò semplice e naturale pranzare insieme ai genitori della sua ragazza.
L’imbarazzo si era pian piano dileguato tra una portata e l’altra e le chiacchiere allegre; sotto quel tetto si sentiva quasi a casa e fu un piacere constatare che non era stato minimamente difficile come aveva immaginato e temuto.
Ogni tanto però aveva sorpreso il signor Granger  a osservare sua figlia con uno strano sguardo malinconico e cupo che non riuscì a comprendere. Hermione presa a parlare con sua madre e a mangiare non se ne accorse,e Ron,che ne rimase quasi turbato,decise di far finta di nulla.
Fuori dalle finestre la pioggia si era fatta più insistente,martellava prepotente contro i vetri e le mura, quasi chiedesse di entrare; era un sollievo starsene dentro al riparo e all’asciutto.
Una volta finito di pranzare (concludendo con un ottimo dolce preparato da Hermione) la signora Granger prese a sistemare la cucina mentre Hermione e Ron tornavano in soggiorno. Al quel punto il ragazzo poté dedicarsi alle foto che quella mattina lo avevano incuriosito.
I tanti volti di Hermione fermati nel tempo sorridevano sfacciatamente,con quei denti davanti un po’ troppo grandi. Vi erano foto di compleanni,di viaggi in Francia e in Italia,in compagnia o da sola; man mano che le guardava,quella piccola nelle foto diventava sempre più simile all’originale che aveva affianco,pronta a raccontargli storie e particolari di ogni immagine. E l’analisi di Ron non si fermò solo alle fotografie. Hermione gli mostrò la casa stanza per stanza,fino in camera sua,dove teneva la sua montagna di libri.
“Non li avrai mica letti tutti!” chiese Ron con una punta di preoccupazione. Si trovava di fronte roba di un migliaio di volumi.
“Mica una sola volta!” rispose lei,stizzita.
“Come diavolo fai?”le chiese stupito.
“Dovresti provarci anche tu di tanto in tanto,sai?” e si allontanò da lui,verso un altro punto della stanza. Lui la raggiunse quasi subito.
“Potrei provarci,ma non sarei mai bravo come te.”le disse,cingendola in vita e attirandola a sè.
“Oh,smettila con queste moine.”rispose lei in un sussurro. Il viso di Ron era talmente vicino che avrebbe potuto contarne le lentiggini.
Non si sarebbe mai abituata a questo. Sentire il suo respiro fondersi con il proprio,osservare come gli occhi quasi si sciogliessero mentre la guardava,era per Hermione una continua sorpresa.
Sarebbero potuti passare anni e anni,ma lei era sicura che sarebbe stata la stessa identica cosa. Perdeva il senso della realtà ogni volta che Ron le stava così vicino e indulgiava con lo sguardo su di lei.
Amava quel suo modo di fare,il suo prendersi tempo quanto bastava per farla impazzire.
Infatti,fu lei a cedere.
Poggiò istintivamente le labbra bollenti su quelle del ragazzo,quasi prepotente,mentre una mano saliva sul suo collo fino all’attaccatura dei capelli. Ron la lasciò fare per un po’,poi rispose al bacio schiudendo la bocca e approfondendo il bacio. A quel punto Hermione si sentì percuotere da un lungo brivido e lo attirò ancora di più a sè con entrambe le mani. Continuarono a baciarsi sempre più avidamente finchè la parte razionale di sé le ricordò che erano a casa sua,ad un solo piano di distanza dai suo genitori. Come bagnati da una doccia gelata,si staccarono con un alto fremito.
Ron accennò un minuscolo sorriso,rosso in volto. “Si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto.”
“Già” rispose lei semplicemente,lo sguardo rivolto verso il muro.
“E non voglio che tuo padre mi impedisca di tornare a trovarti.”continuò Ron,indietreggiando un po’.
“Giusto.”e lo trascinò di nuovo al piano di sotto.
Fortunatamente il signor Granger non fece alcun cenno alla loro assenza. Se ne stava in cucina con la moglie a leggere il giornale,apparentemente troppo preso da un qualche articolo per far caso ad altro. Non appena entrarono Ron e Hermione però fece un gran sorriso a entrambi e li invitò ad unirsi a loro per la merenda.
Erano quasi le cinque del pomeriggio. Ron aveva appuntamento con Ginny ed Harry al villaggio di Hogsmeade,tanto per fare qualcosa,e chiese ad Hermione se voleva accompagnarlo. Dato non vedeva i ragazzi da qualche giorno accettò entusiasta.
“Non torno tardi.” Dichiarò ai suoi genitori mentre cercava una felpa per proteggersi dalla pioggia.
“Si…”continuò Ron riferendosi più al signor Granger che alla signora. “La riporto a casa presto.”
L’uomo fissò prima sua figlia,che si stava infilando una felpa blu col cappuccio,e poi Ron,prima di stringergli la mano e dire: “Divertitevi ragazzi.”
“Torna a trovarci presto!”intervenne sua moglie abbracciandolo.
“Certo,molto volentieri.” Sorrise lui,in imbarazzo.
Non appena si fu sciolto dall’abbraccio e varcò la porta di casa stringendo la mano ad Hermione.
Il signor Granger li osservò uscire e provò la stessa inquietudine con cui aveva combattuto tutto il giorno. Sapeva di non poter fare meglio di così e aveva avuto la conferma che Ron era davvero un bravo ragazzo,ma vedere sua figlia andarsene era un piccolo lutto,quasi come se fosse un inizio di un vero e proprio distacco. In fondo,non l’avrebbe mai accettato veramente.
Fuori di casa Ron ebbe un brivido. Aveva sperato che la pioggia desse loro un po’ di tregua,e invece no. Per di più si era alzato un vento fastidioso che spostava l’acqua da tutte le parti.
“Ci smaterializziamo subito?”
Lei annuì e gli strinse ancora di più la mano,trascinandolo con sé fino ad Hogsmeade.
Fortunatamente nel villaggio non pioveva,ma il cielo era ugualmente coperto.
“Dove avevate appuntamento?”chiese Hermione intuendo già la risposta.
“Ai Tre Manici di Scopa.” Rispose Ron.
Calò il silenzio. Passeggiare per Hogsmeade era quasi come tornare ad Hogwarts. L’imminente settembre incombeva su di loro come quei nuvoloni in cielo,perché significava separarsi per un anno,finchè Hermione non avesse finito gli studi. Era sicura che anche Ron stesse pensando la stessa cosa,perché lo vide rivolgere uno sguardo triste al castello appena visibile.
Tossicchiò appena. “Ron?”
Lui si voltò all’istante verso di lei,interrompendo i suoi pensieri,e fece un sorriso molto tirato.“Dimmi.”
“Va tutto bene?”chiese lei cauta.
“Certo.”
“A cosa pensavi?”
“Quando?”
“Adesso. Prima che ti chiamassi.”
“Ah.” Fece lui,quasi a voler prendere tempo. “Nulla Mione,avevo la testa vuota,davvero.”
Di nuovo calò il silenzio,rotto solo dal rumore dei loro passi. E poi,da Hermione.
“So a cosa pensavi.”
“Se lo sai allora perché lo chiedi?” chiese lui con un briciolo di risentimento nella voce.
Hermione non batté ciglio ma continuò a camminare. “Ci vedremo ogni finesettimana,e a Natale.”
“Lo so.” Rispose Ron,senza guardarla negli occhi.
“E ci scriveremo sempre.”
“Ovvio che si.”
Ma niente di quello che Hermione potesse dire riuscì a levar via quella tristezza che dominava l’azzurro dei suoi occhi tanto da scurirli.
La ragazza fece un gran respiro e si fermò. Ron,avanti di qualche passo,la raggiunse sempre ad occhi bassi.
“Vuoi chiedermi di rimanere?”sbottò improvvisamente Hermione.
E finalmente la guardò negli occhi,tanto intensamente da farla tremare.
La risposta vera era si,nel suo cuore bramoso di lei non avrebbe chiesto altro che tenerla con sé,quasi a volersene appropriare. Sapeva che non avrebbe potuto sopportare di vederla andare via;sapeva quanto gli avrebbe fatto male lasciarla su quel treno;sapeva quanto le sarebbe mancata. Ma dirle quello che provava non era giusto. Il suo desiderio era troppo crudele ed egoista anche solo da pronunciare. Hermione aveva fatto la sua scelta,e lui la sua.
“Non ti chiederei mai di rimanere.”
“Non vuoi che rimanga quindi?” chiese lei,fissandolo con occhi sgranati,nascondendo malamente la delusione.
“Non ho detto questo,brutta.” Le prese  il viso tra le mani e le diede un bacio. Hermione approfittò del vantaggio per mordergli il labbro inferiore.
“Miseriaccia,Hermione! Da quand’è che saresti diventata così carnivora?”
Lei fece la linguaccia e iniziò a correre “Così impari a chiamarmi brutta.”
Da quel momento,tra una rincorsa e tanti baci rubati,l’atmosfera si alleggerì,ma sapevano entrambi che molto presto sarebbero dovuti tornare sull’argomento.
Finalmente raggiunsero i Tre Manici di Scopa. Il locale era meno affollato rispetto a come lo ricordavano loro,probabilmente data l’assenza di tutti gli studenti di Hogwarts,ma vi era qualche viso familiare. I ragazzi avevano sperato di rivedere Hagrid,ma il guardiacaccia non era lì. Vi era però ovviamente Madama Rosmerta,che stava servendo due burrobirre  proprio al tavolo di Harry e Ginny,che non appena li videro iniziarono a fare segni verso la loro direzione.
Alla vista della barista che si allontanava Hermione si limitò a lanciare uno sguardo furtivo a Ron,che alzò gli occhi al cielo.
“Non sarai ancora gelosa di Madama Rosmerta,Hermione! Non cambierai mai!” la schernì Ginny,mentre i ragazzi si sedevano.
“Anche io sono contenta di vederti Ginny.” Rispose Hermione sprezzante.
“Tutto bene il pranzo dai suoceri?” chiese Harry a Ron con un sorrisetto.
Ron l’avrebbe volentieri mandato al diavolo.
Nonostante le battutine poco piacevoli tipiche di Ginny (e anche di Harry che a quanto sembrava era stato contagiato dalla sua ragazza) il pomeriggio passò tranquillamente,quasi fossero di nuovo tutti ad Hogwarts,con la sola differenza che Ron e Hermione erano finalmente usciti allo scoperto. Harry non poté fare a meno di pensare,mentre li guardava bisticciare e poi far pace con un bacio o anche un solo sorriso,che se fossero stati meno cocciuti e orgogliosi avrebbero potuto godere del fatto di stare insieme da molto tempo prima. La verità era che non riusciva più a figurarseli separati,era come se fossero complementari l’uno con l’altro. Si sentì uno sciocco per averne dubitato all’inizio e non poté fare a meno di sentirsi molto felice per loro.
“Cielo,sono già le sette!” esclamò improvvisamente Hermione così forte da far sobbalzare i vicini di tavolo. “Ragazzi,scusate…ma preferisco tornare a casa.”
“Ti accompagno.” Disse subito Ron.
Salutarono Harry e Ginny e uscirono dal locale.
Camminarono in silenzio per un po’,poi Hermione si strinse a lui. “In realtà non devo necessariamente tornare a casa.”
Ron la guardò senza capire. Il sole alle loro spalle non era ancora del tutto tramontato e il cielo era di diverse sfumature di arancione e rosa.
“E cosa ti andrebbe di fare piccola Mione?”
 
 
 

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Capitolo 3
*** Rock your soul ***


Vi chiedo umilmente scusa per il ritardo.
Non è da me,ma purtroppo l’inizio della scuola a braccetto con l’imminente esame della patente insieme non sono un’accoppiata vincente e mi è rimasto poco tempo per scrivere.
Ho trascurato la mia storia,e spero che questo capitolo non deluda.
Ringrazio di nuovo tutti quelli che hanno già recensito e che spero continueranno a farlo.
Il capitolo è molto corto,però non poteva essere diversamente.
Spero di pubblicarne un'altro più lungo entro domani.
 
Questa è una mia piccola esperienza personale,che ho solo modificato un po’. Mi ritrovo come sempre a dedicare racconti ai fantasmi.
 
E poi…
Questo capitolo è dedicato alla mia nuova amica di anima.
M.
Nonostante la distanza,i chilometri non saranno mai abbastanza per dividere due anime che si conoscono da molto prima,solo senza saperlo.
Tu sai.
Delle tue splendide parole.
Del tuo talento che hai deciso di condividere con gli altri,
Delle nostre chiacchierate,lunghe o brevi…comunque sia.
Grazie.
Grazie di essere comparsa,di esserti fatta trovare.

 

 


Ron quasi non si accorse che Hermione aveva infilato le sue piccole dita tra le proprie e l’aveva trascinato con sé da qualche parte ignota. Si era smaterializzata senza preavviso e non c’era stato il tempo di formulare nemmeno il più misero pensiero. Instintivamente chiuse gli occhi.
Quando li riaprì in un primo momento non vide altro che gli ultimi raggi del sole colorare il cielo come pennelli su una tela. Non c’erano più nuvole a coprire il blu e nemmeno una goccia di pioggia,ma tanto verde e tanta aria;il vento muoveva le foglie facendole ondeggiare pigramente.
Affianco a lui,Hermione sorrideva. Aveva quasi dimenticato che la teneva ancora per mano.
Era bella,col viso rivolto verso il sole che le illuminava il sorriso.
Erano nella foresta di Dean.
Sapevano entrambi che quel luogo aveva un’importanza fondamentale nella loro storia,ma Ron non capiva ugualmente la scelta di Hermione. Nonostante i dubbi non osava fare domande,e rimasero fermi e immobili per un paio di secondi eterni,gli occhi fissi in nessun posto in particolare.
Finalmente Hermione si girò verso di lui con lo stesso sorriso brillante,gli lasciò la mano e si straiò a terra.
Istintivamente Ron la imitò,avvicinandosi abbastanza per stringerla a sé.
Per un po’ Ron si concentrò solo sul suo respiro lento e impercettibile,godendo del rilassante piacere di sentirla così vicina e calda.
“Hermione…” sussurrò.
Lei fece solo un cenno per fargli capire che stava ascoltando.
Ron esitò. Non sapeva neanche lui perché l’aveva chiamata,semplicemente amava pronunciare il suo nome,gli stringeva il petto di una sensazione sconosciuta che aveva imparato ad interpretare come amore misto alla felicità. Quella vera. In fondo,Hermione era tutto quello che aveva.
“Come faremo noi da adesso in poi?” chiese poi,dopo la prima incertezza. Non sapeva neanche lui perché lo stava chiedendo.
Hermione si girò di scatto. Era chiaro che non era la domanda che si aspettava.
Per una volta in vita sua era rimasta senza parole,anche se si ricompose quasi subito. “Cosa intendi Ron?”
Ron fece un gran sospiro. “Noi,Hermione. Settembre non è così lontano.”
Nonostante la situazione le fosse chiara sin dall’inizio,Hermione ebbe lo stesso un tuffo al cuore.
Vedersi sparare la verità cruda così,interrompendo il filo della sua fantasia,fu ancora più doloroso se possibile. “Di cosa hai paura?”
“Non ho paura di niente Hermione.” Ma il suo tono di voce troppo basso e apatico lo tradiva,così come i suoi occhi lucidi di prime lacrime. Hermione quasi si spaventò guardandolo. Temeva una sua possibile reazione,e avrebbe sperato di gran lunga che lui le avesse urlato contro.
Chiedimelo.
Se ti fa stare così male,allora chiedimi di rimanere.
Per qualche strana coincidenza del destino Ron quasi la sentì,come una telepatia del cuore.
“Come posso chiederti di rimanere con me? Si tratta della tua vita.”
Hermione cercò i suoi occhi,combattendo con l’istinto di piangere. “Ma anche tu sei la mia vita adesso.”
Per un attimo Ron rimase come pietrificato.
Le ultime parole di Hermione,il tono malfermo della sua voce dolce…tutto questo girava velocemente nella sua testa,e rimbombava a intervalli regolari.
Dentro si sentiva svuotato,come se improvvisamente avesse tolto tutto il resto per fare posto alla nuova ondata di emozioni che sarebbero arrivate.
E non si fecero attendere.
Quelle lacrime incerte caddero libere ma pesanti dai suoi occhi a bagnargli il viso,e in qualche modo già stava meglio,perché la gola non faceva più male senza quel nodo stretto.
Non osava guardarla,sapeva che vederlo in quello stato la faceva soffrire,sapeva che doveva mostrarsi più forte,sapeva che non doveva piangere.
Ma per quanti tentativi facesse non aveva dubbi come sarebbe andata a finire.
Non sarebbe riuscito a trattenersi.
E lei non sarebbe rimasta.
Alcune volte aveva preso in considerazione l’idea di andare con lei,ma no,neanche lei lo avrebbe voluto perché entrambi dovevano seguire la propria strada.
Quando ebbe pianto tutte le lacrime che poteva,finalmente si voltò verso di lei,pallida come un lenzuolo. Si avvicinò e le prese il viso tra le mani,cercando di trattenere il tremore delle dita. “Scusami,Mione.”
Lei non rispose ma lo attirò a sé per baciarlo.
Da quando stavano insieme ogni bacio aveva un sapore diverso.
Stavolta sapevano un po’ di salato,colpa di qualche lacrima fuggiasca.
Era insieme dolore e disperazione; nessuno dei due voleva staccarsi ma al contrario si aggrapparono l’uno all’altra,quasi a volersi trattenere a vicenda da quel destino che stava provando a separarli, da quel tempo che correva troppo in fretta incontro al distacco.
Le mani di Ron presero ad accarezzarla di nuovo,a stringerla a sé…prima delicato e dolce,poi passionale e disperato. Smetteva di baciarla solo per riprendere fiato,la cercava e la ritrovava lì,il viso rigato dal pianto anche lei,ma con la stessa voglia e lo stesso dolore di Ron.
Potevano entrambi sentire i loro cuori martellare impazziti.
Ma quella strana tempesta emotiva di dileguò piano piano. Le carezze di Ron tornarono ad essere leggere come il vento,e suoi baci piccoli e dolci. Le dita raccoglievano ogni lacrima che lei versava.
Con un grande respiro,sperando che la voce lo avrebbe sorretto,la guardò. “Io non ti voglio perdere mai più.”
Hermione chiuse gli occhi quando con le dita le accarezzò anche le labbra “Non succederà…cosa devo fare per convincerti?Stringere un voto infrangibile?”
Ron accennò un timido sorriso.
“Ti aspetterò.”
Gli occhi di lei si colorarono di felicità. “Tornerò presto da te.”
Restarono nella foresta per un paio di ore. Il sole era ormai tramontato e l’aria era più fredda. Ron non aveva perso tempo e al primo brivido l’aveva tenuta stretta a sé senza lasciarla neanche un attimo.
Continuarono a parlare di tutto e di niente,interrompendosi ogni tanto per un bacio. Sapevano che il peggio sarebbe arrivato,ma in qualche modo la loro muta promessa era una speranza.
Nel complesso fu un pomeriggio particolarmente bello.

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Capitolo 4
*** L'ultimo bacio ***


Ren: Lo so benissimo che è irragionevole.A volte non posso fare a meno di pensare che sarebbe bello se Nana fosse solamente mia.Così almeno potrei infilarmela nella tasca del chiodo e portala fino a Tokyo con me.
Yasu: No, non credo che centrerebbe. Forse sarebbe più efficace provare a dirle: senti tu, vieni con me.
Ren: Che battuta da figo. Quasi quasi ci provo.
Yasu: Provaci.
 

 

Hermione si era addormentata in un istante,con ancora sulle labbra il sapore di Ron che con un soffio le augurava una dolce notte e tornava alla tana. Quel distacco fu alleviato dal profumo che il ragazzo le aveva lasciato indelebile sulla pelle quasi come pegno d’amore.
Una volta completamente sveglia si stiracchiò provando a ricordare il sogno fatto. C’era Ron,quello era inequivocabile,i suoi occhi avevano illuminato tutto quanto,l’avevano reso più nitido e reale. Ma dov’era? Qual’era il contesto di tutto?
Non era il caso di scervellarsene in quel momento.
Guardò l’orologio fisso alla parete. Erano le sei e trentaquattro.  
In più,era il 1 Settembre.
Si alzò dal letto infilando i piedi nelle ciabatte mentre sbadigliava pesantemente. Fuori in cielo era grigio e ugioso,quasi come se la malinconia di Hermione lo avesse contagiato. Le nuvole viaggiavano lente,troppo stanche per inventasi forme o disegni. Fissandole dalla piccola finestra della sua camera,la ragazza si sentì invadere da una strana pace. Sapeva che quell’immenso era lo stesso che in quel momento copriva Ron. Ma in fondo tutto era fermo,il mondo ancora dormiva,anche se continuava a girare.
Accompagnata da un altro sbadiglio,scese sotto in cucina per far colazione. I suoi si sarebbero svegliati presto quindi non si curò del proprio passo pesante e annoiato per le scale. Alternava momenti di irrequietezza con altrettanti di totale apatia.
Sarebbe stata una mattinata molto lunga.
Il baule era pronto da giorni ormai,tutto perfettamente in ordine. Non era mai stata caotica come Harry o Ron,lei. Sorrise al pensiero mentre si sedeva e beveva il suo caffè. Ma quella briciola di allegria duro pochi istanti. Leggerissima,già sparita.
Incapace di stare ferma salì di nuovo le scale,entrò in camera sua e riaprì il baule per controllare un’altra volta che non mancasse nulla. Poggiò la sua divisa nuova sul letto,insieme alla spilla di caposcuola che le era arrivata insieme alla sua ultima lettera da Hogwarts e di nuovo una forte malinconia la strinse.
Quanto poteva essere diverso senza di loro?Senza di Ron?
Ron…
Tutti quegli anni insieme a lui in quella scuola erano volati via,e adesso che erano finiti sembravano passati in fretta come un sogno.
Eppure non doveva temere niente,sapeva che Ron l’avrebbe aspettata anche tutta la vita. Non era un addio il loro.
Guardò di nuovo l’uniforme scura lisciandola con la punta delle dita. Sarebbe cambiato tutto e ma lei non si sarebbe fermata.
Lo avrebbe fatto per se stessa,per Ron,per il loro noi.
 
***
 
Ron aveva ricominciato a dormire fino a mezzogiorno negli ultimi giorni di agosto. Aveva constatato che più dormiva,più si sentiva stanco,ma non se ne curava e si godeva le meritate vacanze da bravo pigrone.
Quella mattina invece erano solo le otto e mezza,ma mai in vita sua si era sentito più sveglio.
La stanza era gelata,tutto era gelato eppure,non aveva alcuna voglia di lasciare quelle lenzuola. In realtà quel freddo pungente gli veniva da dentro.
Si mise seduto al bordo del letto con la testa tra le mani strofinandosi gli occhi,accompagnato da un concerto di sospiri e parecchi brividi che non riuscì a trattenere,poi si alzò e si chiuse in bagno,evitando di guardarsi allo specchio.Non era difficile immaginare la sua faccia.
Aveva solo bisogno di una doccia che lavasse tutti i pensieri negativi,non doveva pensare.
Quando scese a colazione non aveva molta fame ma si sedette comunque a tavola. Sua madre e sua sorella come era prevedibile erano già in piedi; le loro voci rimbombavano sconnesse e prive di significato nella sua testa già troppo piena. Non capiva nient’altro. Voleva solo andare da lei,da Hermione. No anzi,non era così.
Avrebbe soltanto voluto tenerla con sé.
“Ron,mi stai ascoltando?”lo scrollò piano Ginny.
“Ehm,no Ginny,scusa. Dicevi?”
La ragazza alzò gli occhi al cielo. “Dicevo,sei sicuro che non vuoi che ti accompagni alla stazione?”
“Assolutamente.”
“Ma Hermione è anche amica mia!” si risentì Ginny.
Ron la guardò talmente male che sua sorella abbassò lo sguardo,ma continuò. “Dico solo che mi piacerebbe salutarla,tutto qui!”
“L’hai salutata ieri sera Ginny.” Rispose con un tono che non lasciava spazio a repliche.
Ginny non disse altro,ma si limitò a soffiare di rabbia e lasciò la cucina.
Ron incrociò lo sguardo della madre,quasi a sfidarla a contraddirlo. Ma la donna alzò semplicemente le spalle e riprese le sue faccende.
Questo irritò ancora di più Ron,che non aveva nessun altro modo per sfogarsi. Avrebbe preferito che qualcuno gli urlasse contro. Tutta quella apatia non aiutava.
Si alzò dalla sedia con tanta violenza che questa cadde e tornò in camera sua,senza voltarsi verso la madre. Sapeva che era un comportamento irragionevole ma non voleva niente. Ne compassione,ne comprensione,nessuna parola di conforto. Niente. Preferiva restare eternamente incompreso,perché nessuno mai aveva inventato una parola che descrivesse essattamente come si sentiva. Non esistava,nessuno poteva capire. Far sfogare tutto il suo dolore come meglio credeva,prendere a cazzotti la faccia del primo che capitava era l’unica cosa allettante,e così decise di evitare chiunque.
Solo lei.
Si vestì in fretta,senza fare caso a quello che indossava. Sapeva che lei era sveglia,lo sentiva dal suo respiro che lo aspettava. Non voleva perdere altro tempo.
Scese nuovamente di sotto  per salutare la madre. La signora Weasley se ne stava di spalle alle prese con le frittelle,e non si accorse di lui. Ron le si avvicinò e le fece una piccola carezza sul viso segnato dal tempo,che la fece sussultare.
“Ron!”
“Sto andando mamma.”
La signora Weasley abbassò gli occhi per un attimo,prima di rispondere. “Va bene caro,ti aspetto per pranzo.”
Ma non era sicura che Ron avesse sentito. Il tempo di un sospiro e si era già smaterializzato.
Il vento mattutino gli accarezzava il viso,ma tutto ciò lo infastidiva. Solo lei poteva accarezzarlo.
Si mise a camminare quasi distrattamente,chiendendosi se era pronto a tutto questo.
Sorrise. Sapeva benissimo che non sarebbe bastata una vita a prepararsi,che nessuno poteva insegnarglielo. Non sapeva cosa avrebbe detto,come avrebbe reagito.
Ancora pochi passi e sarebbe arrivato a casa sua.
Davanti a sé la porta di casa Granger sembrava enorme. Bussò piano,e ancora prima che potesse abbassare la mano,Hermione era già tra le sue braccia.
Aveva affondato il viso sul suo collo,sentiva le lacrime calde bagnargli la camicia,i capelli di solleticargli il viso. Era talmente inchiodata a lui che era quasi doloroso,ma Ron desiderava farsi male ancora e ancora. Era come se la vicinanza non fosse mai abbastanza.
Voleva vederla,riempirsi il cuore con l’immagine dei suoi occhi grandi e lucidi di commozione. Quasi lo avesse sentito,Hermione si sollevò e sorrise tirandò su col naso. “Non sono proprio un bello spettacolo.”
“Sei più bella che mai.”
Ed era sincero. Per lui Hermione sapeva essere bellissima anche quando piangeva,col viso lucido e arrossato; forse lo era anche di più.  Di nuovo Hermione sorrise e lo guardò negli occhi. “Scusami.”
“Va tutto bene.”rispose lui sciogliendosi dall’abbraccio e prendendola per mano.
Ed era vero. Era con lei,tutto il resto era inutile,non contava.
“Hermione dove  sono i tuoi?”
“Fuori.” Rispose lei semplicemente.
A quelle parole una strana scarica aveva attraversato le vene di Ron. Erano soli,totalmente soli. Probabilmente non lo sarebbero stati per tanto tempo…Ed erano solo le nove.
Si vergogno di se stessò e di quei pensieri. 
Entrarono in casa in silenzio. Hermione,notò Ron,tremava come una foglia. Chiuse la porta alle sue spalle e guidò Ron su per le scale in silenzio fino in camera sua. Una volta lì,Hermione si lasciò cadere sul letto e lo invitò silenziosamente a seguirlo. Ron non capiva cosa avesse in mente Hermione ma di certo tutto questo non aiutava a tenere a freno le strane fantasie che poco prima avevano provato ad insinuarsi nella sua testa.
Prese un gran respiro e si sdraiò affianco a lei.
Non c’era stato niente tra di loro,a parte qualche carezza e i loro infiniti baci,ne tantomeno avevano mai aperto il discorso; per questo nessuno dei due immaginava quanto in realtà si desiderassero.
Vi era una sorta di patto silenzioso che non osavano rompere. Hermione sapeva di amarlo molto più di se stessa,molto più di tutto ciò che c’era al mondo; sapeva di essere pronta e non poteva sentirsi più sua di così. Ma nello stesso tempo non osava mostrarsi per prima. Ron da parte sua temeva di spaventarla anche solo provando ad iniziare il discorso
Ma quella mattina c’era qualcosa di diverso.
Era stata lei a portarlo in quella stanza,lei che lo baciava come non aveva mai fatto nessun altra; come non aveva fatto con nessuno altro.
Ron e Hermione soltanto.
Il ragazzo poteva contare i battiti accellerati di quel cuore mentre rispondendo ai baci le accarezzava piano la schiena; l’aveva fatto altre volte ma mai così,anche se ancora non ne coglievano la differenza. Era un qualcosa in continua espansione.
Ron si sentiva sempre meno padrone di se stesso; le sue mani cercavano il calore della pelle di Hermione. Lentamente,senza averci pensato troppo su,infilò una mano sotto la maglia di lei.
Quel minimo contatto provocò nuovi battiti accellerati,crebbero ancora,ancora e ancora,mentre gli occhi di Hermione si spalancavano per un attimo senza vedere nulla in realtà. Ron rimase per un attimo incerto,ma lei riprese a baciarlo stavolta più sicura e decisa,mentre allungava anche lei le mani per sfiorarlo. Le dita si muovevano delicate come un soffio sul petto di Ron; giocherellò per un po’ con il primo bottone della camicia,poi lo sbottonò.
Ron si fermò di nuovo,sorpreso che lei avesse preso questa piccola iniziativa. La tirò a sé e la guardò negli occhi per pochi istanti,che bastarono per farla arrossire;quella guancie colorate la rendevano se possibile ancora più bella e desiderabile. Sorrise per rassicurarla e poi lentamente ma con decisione le sfilò via la maglia di cotone. Hermione lo lasciò fare,ma una volta libera dall’indumento si strinse istintivamente a lui per pudore e insicurezza. Ron si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò “Sei splendida” prima di baciarla.
La ragazza si godette quel nuovo bacio,mentre sentiva la stoffa della camicia solleticarle la pelle.
Ripresa un po’ la sicurezza di prima,ricominciò il lavoro che aveva iniziato. Ancora una volta indulgiò con ciascuno bottone prima di liberarlo. Sentiva i sospiri di Ron ogni volta che lei superava quei piccoli “ostacoli”. Quando la camicia fu completamente aperta,Hermione lo osservò affascinata per qualche istante,poi lo aiutò a toglierla.
Anche Ron la guardava ammirato. Era piccolissima lì sotto di lui,la vedeva sospirare ogni volta che la sfiorava;con lentezza calcolata scese i suoi baci dal viso al collo e ancora più giù,fino a baciarle il petto,mentre le mani vagavano spedite sulla sua schiena,in particolare sull’attaccatura del reggiseno. Hermione si aggrappò alle sue spalle grandi con le mani tremanti,incapace di muoversi.
Quei baci bruciavano sul petto,sentiva il profumo dei capelli di Ron che stordiva e annebbiava il resto,ma non voleva fermarlo.
Ron la metteva alla prova con gesti lenti;ma soprattutto metteva alla prova se stesso.
E all’improvviso,capì. Non aveva fretta,non voleva rischiare di rovinare tutto,preferiva attardarsi nelle piccole cose e godersi ogni sospiro,perdersi in quella meravigliosa pelle,liscia e morbida e profumata e bianca e altre mille cose ancora.
Si conobbero.
Si scoprirono a vicenda quella mattina.
Ma quella iniziale frenesia si era fermata,come se il fuoco si fosse spento;volevano semplicemente regalarsi il cuore a vicenda.
I baci tornarono ad essere più dolci e delicati,le carezze ancora più leggere.
“Hermione…”sussurrò lui. Non era deluso,voleva solo sentire la sua voce.
“Avremo tempo tesoro,non voglio che accada solo perché stiamo per dirci…” ma la voce le si spezzò e fu Ron a concludere per lei.
“Arrivederci.”
Temette le sue lacrime,ma Hermione non piangeva più. Con un ultimo bacio,si alzò dal letto per ripescare la sua maglia dal pavimento,ma soprattutto per non mostrare al ragazzo la sua faccia.

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Capitolo 5
*** All my loving ***



 

 
Close your eyes and I'll kiss you,
Tomorrow I'll miss you,
Remember I'll always be true.
And then while I'm away,
I'll write home everyday
and I'll send all my loving to you.
I'll pretend that I'm kissing
the lips I am missing,
and hope that my dreams will come true.
And then while I'm away,
I'll write home everyday,
and I'll send all my loving to you.
All my loving, I will send to you,
All my loving darling I'll be true
.



http://www.youtube.com/watch?v=kHYbwF7T8Lc


 
Per loro,ancora una volta,fu come svegliarsi bruscamente da un sogno particolarmente bello,fatto solo di loro due.
Tutto sembrava volesse ricordare ad entrambi l’imminente separazione. Perfino l’aria che respiravano risultava fastidiosa.
Una volta che i tutti vestiti furono rimessi al loro posto,Hermione alzò gli occhi e guardò nuovamente l’ora;erano le dieci passate.
Era diventata quasi una malattia cronica osservare quelle lancette dell’orologio. E ogni volta riabbassava lo sguardo insoddisfatta.
Con un sospiro soffocato si voltò verso Ron,sforzandoti di sorridere a quel volto tanto bello quanto triste.
“Allora Weasley… hai fatto colazione stamattina?”
“Certo.” Sorrise di rimando lui,lieto che quel silenzio venisse rotto.
Hermione finse di fare il broncio. “Non vale,ti sei perso l’occasione di provare le mie doti culinarie.”
“Ehm,non prendertela Mione,ma quando si tratta di cucinare me la vedo io va bene?”disse con un ghigno,abbracciandola.
“Cosa diavolo stai insinuando Weasley?”
“Non ho ancora digerito i tuoi funghi selvatici!” rispose,evitando al volo un cazzotto.
“Smettila. Non appena tornerò a Natale ti preparerò un pranzetto con i controfiocchi,e poi vedremo chi riderà.”
“Non vedo l’ora.” E Hermione non poteva neanche immaginare quanto fosse sincero.
Il ragazzo l’aiutò a scendere il baule scolastico al piano di sotto con lentezza calcolata ed esasperante. Avrebbero potuto tranquillamente tirare fuori la bacchetta dai jeans e usare la magia,ma in qualche modo dovevano ingannare quel tempo che dispettosamente batteva lento.
Ron avrebbe voluto fermarlo per non doverla salutare.
Ma nello stesso tempo accelerarlo.
Cancellare un anno intero dal calendario.
E averla tutta per sé,sempre.
Era tremendamente ingiusto. Ci avevano messo anni a trovarsi,e adesso era già ora di perdersi di nuovo.
“A che pensi?”
Si girò verso di lei. “A te,ovviamente.”
Hermione rise. “Devo ancora abituarmi a tutta questa dolcezza,sai?A volte non mi sembri tu.”
“Cosa intendi dire?”
“Che da un po’ di tempo hai tantissime premure per me,non avrei mai immaginato tanto.”
Arrossì violentemente di fronte all’espressione di Hermione.
“Credo che alla fine ti annoierà,sai?”
La ragazza si morse il labbro,restando in silenzio per qualche secondo. Forse era quello il momento giusto.
“Ehm Ron,ascolta…”
“Che succede?”
Altro silenzio. Gli occhi azzurri di Ron erano fissi su di lei,ingenui e preoccupati allo stesso tempo. Quell’espressione riempì di tenerezza Hermione.
“Io… vorrei parlarti di una cosa.”
“Ti ascolto.”
“'Ecco vedi,c’è un motivo per cui Ginny aveva chiesto di accompagnarti stamattina."
"Come diavolo fai a sapere che Ginny voleva accompagnarmi stamattina?"chiese Ron perplesso lasciando cadere la valigia ai suoi piedi.
"È che...Ginny verrà a scuola con me quest'anno."sussurrò Hermione pianissimo,in modo del tutto impercettibile
Ron le si avvicinò un po’,con un tono di voce che non tradiva alcuna emozione.
"Puoi ripetere?"
"Oh Ron,non ti arrabbiare. Voleva dirtelo. E' stata indecisa fino all'ultimo...ma alla fine ha pensato che...."
"Ginny tornerà a scuola?" chiese mantenendo lo stesso tono di voce.
"Si." sospirò Hermione,pronta a una sfuriata da parte del suo ragazzo.
Ma Ron sorrideva.
“Non capisco perché non me l’ha detto. Cavolo Hermione,stava per prendermi un colpo! Ho pensato chissà cosa!”
“Sei sempre il solito.”
Ignorò l’ultimo commento. “Sono contento,almeno non sarai sola.”
Hermione scoppiò a ridere di gusto,in parte sollevata per la reazione del ragazzo. “Ron,ci saranno centinaia di studenti in tutta Hogwarts!”
“Certo,e potrei spezzare le gambe ad ogni studente di sesso maschile che ti starà troppo vicino.”
“Hai ricominciato con la gelosia?”rispose avvicinandosi pericolosamente al viso di Ron. “Sai che mi fa impazzire…”
Ron la attirò a sé e le sussurrò con dolcezza: “Dico sul serio Hermione.”
La ragazza gli rubò un bacio a fior di labbra,leggerissimo. “Ti amo.”
Il cuore di Ron prese a correre.
Quelle due semplici parole avevano un potere sconosciuto,meglio della magia stessa.
Spaventavano.
Non si sarebbe mai abituato e mai avrebbe voluto abituarsi. Per questo se lo ripetevano pochissime volte.  Non sarebbe mai dovuto diventare banale o scontato.
Con un sospiro Ron annullò la distanza e la trascinò in un vero bacio. Nuovo e tormentato.
Musica.
Ma nessun pianoforte avrebbe mai potuto suonare una melodia così bella.
Non le avrebbe reso giustizia.
Le labbra di Hermione si aggrappavano quasi alle sue,disperate seppur leggere come il vento. Non erano prepotenti,ma sicure.
Il sapore di Ron era vitale. Era tutto. Sapeva che il loro amore non era affatto un passaggio,ma un incontro. Nulla poteva dividere ciò che l’amore aveva unito. Si amavano così profondamente, devotamente, intensamente e completamente che tra di loro non poteva finire. Ed era per questo che partiva nonostante tutto con il cuore sereno.
E così come era cresciuto,quel bacio si infranse.
Rimasero per un istante eterno,viso contro viso,con gli occhi chiusi e un sorriso appena accennato.
I loro respiri tornarono regolari e finalmente Ron aprì gli occhi.
Hermione invece si lasciò accarezzare il viso con le mani grandi e ruvide di lui,ma per un po’ non riaprì gli occhi. Sembrava volesse annullare tutti gli altri sensi e conservare il ricordo di quel momento.
“Hermione,andiamo …”
A quelle parole,la ragazza tornò in sé. Ron le afferrò una mano e si smaterializzarono insieme. Quel semplice gesto la fece sentire meglio.
 
 
***
 
 
Pochi secondi e tutto cambiò intorno a loro.
La stazione non era cambiata. Un sacco di babbani si muovevano frenetici su e giù con i loro bagagli appresso,presi da chissà quali pensieri. Ognuno lontano dall’altro,perso nelle proprie faccende e preoccupazioni,ma tutti ugualmente sotto lo stesso cielo scuro che sembrava quasi annunciare la fine anticipata dell’estate.
Le loro mani erano ancora saldamente intrecciate. Con il pollice Ron accarezzava piano la pelle liscia e fredda di Hermione mentre camminavano per raggiungere il binario.
Il mormorio di sottofondo rimbombava nelle orecchie di Hermione,che avrebbe preferito non sentire nient’altro.
Nulla. Solo il respiro di Ron,di nuovo…
Un passo dopo l’altro,una corsa tra il binario nove e dieci,e furono di nuovo davanti all’Espresso per Hogwarts.
Tutto come sempre.
Harry e Ginny erano già lì. Non appena li videro fecero cenno di avvicinarsi.
“Ron…”cominciò Ginny,imbarazzatissima.
“Va tutto bene,sorellina. Sul serio.”sorrise Ron.
Un vento leggero scompigliò i capelli della rossa,che li allontanò dal viso con un gesto brusco della mano. La sua espressione era tesa e in attesa. Poi improvvisamente si tuffò tra le braccia del fratello e scoppiò a piangere.
“Ginny! Così mi soffochi! Ma che diavolo ti prende?” rise Ron abbracciandola a sua volta.
“Mi mancherai pallone gonfiato.”
“Anche tu acidona.” E baciò sulla fronte.
“Ehi,ehi… se crolla anche Ginny tra un po’ questo posto sarà una valle di lacrime.” Mormorò tetro Harry passandole un fazzoletto che aveva fatto apparire dal nulla. La ragazza si asciugò gli occhi staccandosi dal fratello,in preda a grandi singhiozzi.
Gli occhi di Ron cercarono Hermione,che era rimasta in silenzio durante tutta la scenetta,in un’espressione indecifrabile. Sentendosi osservata alzò gli occhi verso di loro e sorrise.
“Credo che Harry abbia ragione. Siamo dannatamente sentimentali.”
Harry le sorrise. “Già. Questo non è mica un addio,ragazzì. E poi penso che la McGranitt ci permetterà di venirvi a trovare. Insomma voglio dire,penso che sia anche un nostro diritto!”
“E perché dovrebbe farlo?” chiese Ginny.
“Forse perché abbiamo salvato il mondo magico?”
“Mi piaci quando fai il modesto tesoro.”
Risero tutti,eccetto Hermione che probabilmente non aveva neanche sentito la battuta dell’amica. Guardava fisso il treno scarlatto,e a Ron sembrò quasi di vedere una traccia di odio dentro quegli occhi scuri.
“Hermione…”
Si girò verso di lui,e questa volta non finse di sorridere. La sua espressione era colpevole,come se fosse stata scoperta a fare qualcosa di terribile.
“Non so più se voglio partire Ron.”
Anche Ginny ed Harry si girarono verso di lei.
Ron era sbiancato. “Ma cosa dici…”
“Ho paura. Ho paura di non trovarti quando tornerò. Ho paura di stare di nuovo da sola.”
Questa volta non lo guardava più. I suoi occhi fissavano il vuoto.
 “Hermione guardami.”vedendo che non accennava a voltarsi verso di lui,le prese il viso tra le mani con decisione in modo da costringerla a guardarlo. “Hermione non sarai mai da sola. Mai. Sai che il mio cuore oggi prenderà quel treno insieme a te. Ma non puoi sacrificare tutto quanto. Lo sai bene anche tu.”
Gli occhi di Hermione erano lucidi di commozione,ma non voleva piangere. Abbassò lo sguardo,e si liberò dalla stretta forte di Ron.
Harry e Ginny osservavano la scena un po’ distanti,in silenzio.
Anche Ron la guardava senza dire nulla,in attesa di una reazione.
In un attimo,prima che potesse rendersene conto,Hermione gli era saltata tra le braccia. Si strinsero talmente forte da farsi male,ma non era ancora abbastanza.
Sembravano volessero fondersi in una cosa sola.
Hermione sospirò sul suo collo e gli sussurrò all’orecchio: “Parto…ma resto qui con te.”
“Lo so tesoro.”
Ginny si avvicinò cautamente ai due. “Hermione,il treno sta per partire.”
Ma non sembravano intenzionati a staccarsi.
“Perderai il treno.”le disse Ron.
“Voglio perdere il treno.”
Ron rise e si staccò dolorosamente da lei. La baciò teneramente sulle dita; Lui ed Harry aiutarono a caricare i bagagli sul treno. Ginny ed Hermione scelsero uno scompartimento mentre i ragazzi scendevano dal treno che cominciava a muoversi.
Hermione cercò la mano di Ron dal finestrino,e la trovò in pochi istanti, e per pochi istanti.
Quando le sue dita persero il calore del ragazzo rientrò nello scompartimento,si lasciò cadere a terra e pianse tutte le lacrime che riuscì a trovare dentro di sé.
E anche qualcuna in più.
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 6
*** Fix you ***


6.

 
Hogwarts,Hogwarts del nostro cuore,
te ne preghiamo insegnaci bene
giovani,vecchi o del Pleistocene
la nostra testa tu solo riempi
con tante cose interessanti.
Perchè ora è vuota e piena di venti,
di mosche morte e idee deliranti.
Insegnaci dunque quel che è richiesto,
dalla memoria cancella l'oblio
fai del tuo meglio,a noi spetta il resto
finchè al cervello daremo l'addio.
 
 
I versi dell’antica filastrocchia risuonavano nelle orecchie di Hermione, riempiendola di malinconia e tristezza. Era cambiato tutto da quando l’aveva ascoltata la prima volta. Era cambiata lei. E tutto il mondo dei maghi.
In più, stavolta non aveva più Harry che cantava stonato affianco a lei.
Non aveva più Ron che mangiava come un maiale ogni cosa che gli capitava a tiro.
Ron…
Eppure Hogwarts sembrava quasi una fotografia tanto era perfetta, immutata.
Nonostante tutto, uno strano calore al petto le ricordò che lei era a casa. Al suo posto, esattamente dove doveva essere.
Appena finita la canzone del cappello parlante e la cerimonia dello smistamento si diede subito il via al bacchetto di benvenuto, che fu grandioso come sempre. Il solito discorso di benvenuto del preside sarebbe stato pronunciato sicuramente a stomaco pieno.
Hermione osservò il tavolo degli insegnanti, e notò con un sorriso carico di malinconia quanto sembrasse più colorato senza la figura ombrosa del professor Piton.
Al centro della tavola imbandita sedeva la professoressa McGranitt in veste di preside della scuola, sorridente ma in qualche modo un po’ tesa nel suo abito verde bottiglia. Affianco a lei il professor Lumacorno aveva già adocchiato Hermione e con un gran sorriso alzò verso di lei il calice del vino in segno di saluto.
Hermione sorrise a sua volta in imbarazzo e si voltò verso Ginny, che si stava servendo di arrosto e patate al forno.
“Dovremmo avere nuovi insegnanti quest’anno…”
“Già. Difesa Contro le Arti Oscure e Trasfigurazione giusto?” rispose lei a bocca piena.
“Quando fai così sei identica a Ron!”
Ginny mandò giù il boccone. “Ennò bella innamorata,questo non lo accetto! Sei tu che vedi Ron dappertutto!”
Scoppiarono a ridere. Le risate volarono fino alle orecchie di una loro conoscenza,a pochi posti di distanza da loro.
“Ginny! Hermione!”
Le ragazze si girarono nello stesso istante verso la voce che le aveva chiamate. “Neville!”
Il ragazzo si alzò per prendere posto affianco a loro, rovesciando il proprio piatto. La McGranitt alzò gli occhi al cielo e riparò il danno mentre Neville si sedeva,rossissimo in viso.
“Non  cambierai mai Neville!” sorrise Ginny.
“No infatti…”sorrise di rimando lui. “Hermione come stai? Ti ho visto nello scompartimento prima sul treno,ma non hai fatto altro che dormire…”
Ginny tossicchiò.
Hermione arrossì e cominciò a balbettare parole di scusa. “Hai ragione Neville,io…ero un poco stanca,tutto qui.”
In realtà non era stanca per niente,ma aveva fatto finta di dormire tutto il tempo con la testa poggiata sulla spalla di Ginny, e i lunghi capelli ricci che le coprivano il viso inondato di lacrime. Si era alzata solo per raggiungere lo scompartimento dei prefetti a metà strada,dato che era stata nominata di nuovo Caposcuola.
Il ragazzo non sembrò essersi accorto di qualcosa, perché continuò a sorridere ad entrambe. “Beh,figurati,anche io mi addormento sempre…come sta Ron?”
Capì subito che era la domanda sbagliata dall’espressione triste che quel nome aveva generato nel viso di Hermione e arrossì.
Ma Hermione gli sorrise. “Sta benissimo Neville,grazie…”lo guardò per un attimo, poi continuò. “Si sente la sua mancanza, tutto qui. Tu invece? Hai deciso di terminare gli studi?”
“Proprio così.” Sorrise lui, pieno d’orgoglio. “Sapete,ho sentito dire che la professoressa Sprite andrà in pensione tra qualche anno e che stia cercando già un assistente che prenda il suo posto quando lascerà la scuola. Così ho deciso di prendere il M.A.G.O. in Erbologia e magari anche in Incantesimi,non si sa mai,e poi provare per quel posto di lavoro…che ne pensate?”
“Grandioso,non penso ci sia nessuno più adatto di te Neville!” rispose Ginny entusiasta. Anche Hermione era sinceramente contenta per l’amico.
“Già,lo credo anche io... sei sempre stato il migliore di tutti qui dentro in Erbologia.”
“Mi immagino già quando avremo dei figli che studieranno qui...ti chiameranno professor Paciock!”
rise Ginny.
Quelle ultime parole filtrarono nella testa di Hermione e diedero forma ad un ricordo dimenticato.
Un pomeriggio estivo…

 

“Hermione…”

 “Cosa c’è Ron?”

“Io e te ci sposeremo,vero?”

Pochi secondi di silenzio pieno.“Si,suppongo di si.”

“Bene.” E un sorriso gli illuminò gli occhi. “Perché sappi che voglio due figli. Due maschietti,ovviamente. Due piccoli campioni di Quiddich.”

“Cosa? Ma non pensarci nemmeno! Anche io ne voglio due,e avremo due splendide bambine.”

 “Maschi”

“No,assolutamente femmine.”

“Ma scusa che differenza fa?”

“Perché per te fa differenza?”

La risata di Ron le riempì il cuore. “Miseriaccia,come se potessimo deciderlo sul serio! Sembriamo davvero una coppia di giovani sposi.”

“Già” Lo vide alzarsiper poi tornare quasi immediatamente stringendoin mano una rosa bianca.

“Tienila. In ogni caso se sarà maschio lo scelgo io il nome.”

“E sarebbe?”                                                                                                     

“Hugo.”

“Hugo?Perchè proprio quel nome?”

“Non saprei Hermione,mi piace e basta.”

Non era poi così male,Hugo. “E se invece fosse femmina?”

Gli occhi di Ron la fissarono per un attimo,poi si sedetteaffianco a lei,questa volta però abbracciandola da dietro.

“Beh…”Brividi nel sentire quella voce soffiare nel suo orecchio. “a te che nome piacerebbe?”

Lei guardò la piccola rosa nelle sue mani. Era ancora un timido bocciolo.

“Rose.” Rispose semplicemente. “Mi piacerebbe Rose.”
 
 

“Hermione,mi stai ascoltando?”
“Mmh?” rispose lei,voltandosi verso Ginny come se si fosse appena svegliata.
“Ahia,andiamo proprio male. Stasera stessa manderò una lettera a quell’idiota di mio fratello per dirgli che deve assolutamente venire a riprenderti. Siamo qui a dieci minuti e sei già in catalessi,in isolamento da ogni fottuto stimolo esterno!”
Questo sembrò risvegliare l’antico animo hermionesco. “Come fai a conoscere questi termini babbani tu?”
“Oh,ogni tanto la sera quando non ho sonno leggo i tuoi libri per passare il tempo.” Le sorrise.
“Letture leggere…”
“Ha parlato miss leggerezza.”
Risero.  Hermione quasi dimenticò i pensiero che la tormentavano,e si servì una dose generosa di torta al cioccolato.
Quando i piatti furono vuoti e le pance degli studenti piene la professoressa McGranitt batté due volte le mani e tutto sparì dai tavoli. Subito dopo si alzò e si schiarì la voce.
“Benvenuti ad Hogwarts!”
Un’ondata di applausi si levò da tutti gli studenti più grandi. Anche Hermione e Ginny si unirono a loro. Battevano le mani così forte che provocarono la commozione della nuova Preside.
La professoressa si asciugò gli occhi, mantenendo ugualmente il suo innato contegno, e sorrise.
“Benvenuti ad Hogwarts ai nuovi arrivati, e bentornati a tutte le nostre vecchie conoscenze. Sono felicissima di essere qui stasera ad inaugurare un nuovo anno scolastico.  Abbiamo moltissimo da recuperare,ma sono certa che riusciremo a riempire ogni lacuna che l’anno appena passato ci ha causato.  Riusciremo a guarire ogni ferita.
Ci sono stati alcuni cambiamenti quest’anno. Il primo è stato la mia nomina come Preside di Hogwarts. Voglio però informarvi che continuerò a tenere la cattedra di Trasfigurazione,finchè le forze me lo permettono.”
Nuovi applausi riempirono la Sala Grande. La McGranitt sorrise e fece cenno di tacere per poter continuare il suo discorso.
“Come certo saprete quest’anno ad Hogwarts è stato aggiunto un ottavo anno facoltativo per coloro che hanno espresso  il desiderio di terminare la propria istruzione. Questi studenti avranno un loro dormitorio nella loro sala comune insieme a tutti gli altri.
Inoltre non abbiamo ancora trovato un’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure… quindi per il momento le ore in questione saranno libere,ma tentiamo di provvedere al più presto.”
Qualcuno degli studenti gridò. “Potter,prendete Potter!”
Di nuovo la McGranitt sorrise, contrariamente da quanto ci si aspettasse da lei. Di solito non tollerava comportamenti del genere.  “Harry Potter ha già fatto abbastanza per questa scuola, mio caro. Ma sono sicura che troveremo un insegnante all’altezza delle vostre aspettative.
Ora,gli avvenimenti della scorsa estate devono servire da lezione per ognuno di voi. Anche se Lord Voldemort è sparito ” e con sorpresa e felicità vide che nessuno studente sospirava più nel sentire quel nome  “questo non vuol dire che sia sparito tutto il male del mondo. Dovrete impegnarvi al massimo per diventare dei grandi maghi e agire sempre per il bene.
Vi auguro un buon anno scolastico a ciascuno di voi,e buonanotte!”

Quando a tutti fu chiaro che quello era un congedo,gli studenti si alzarono e i tavoli sparirono all’istante.  Ginny si avviò verso il dormitorio mentre Hermione dovette mostrare agli studenti del primo anno la strada per la sala comune dei Grifondoro.
Una volta terminato il proprio compito si avviò esausta verso il dormitorio. Ginny era già a letto,che dormiva serena,con uno strano malinconico sorriso che le disegnava il bel viso e i capelli che le ricadevano disordinati sul cuscino. Quei colori così forti erano una pugnalata al cuore per Hermione.
Era quello il momento della giornata che temeva di più.
Il momento di mettersi a letto e fare i conti con la propria solitudine...
Infilò il pigiama e si sdraiò lentamente sul letto. Chiuse gli occhi e fece un enorme sospiro,poi si voltò dall'altra parte. Continuò a muoversi inquieta nel letto,prendendo a pugni il cuscino e pregando perchè riuscisse a prendere sonno,ma nulla. Un groppo in gola la stringeva quasi a volerla soffocare.
Le coperte la avvolgevano,ma erano un fastidio. Voleva le braccia di Ron attaccate a sè,e nient'altro. Quel calore non poteva darglielo nessun altro.
Eppure,si sentiva a casa. Sapeva che quella era la scelta migliore. Avrebbe solo voluto lui accanto a sé. Era come se avesse perso un pezzo fondamentale di un puzzle.
Si chiese cosa stesse facendo Ron in quel momento. Presa dalle sue fantasie da innamorata,venne sorpresa dal sonno,e sognò quelle braccia che tanto le mancavano.




*****************************
Tadan! Vi aspettavate un aggiornamento tanto presto?
Credo proprio di no!
Ma ve lo siete meritato,vi ho decisamente fatto aspettare troppo l'ultima volta. I'm sorry T.T
E' che la scuola è un suicidio,ma sto avendo le mie soddisfazioni! Tanto per iniziare un bell'8+ all'interrogazione di italiano...grandissimo Foscolo! xD
La canzone in questione la conoscente tutto credo.
Vorrei spiegare che non sempre il testo della canzone ha molto a che fare con il capitolo il questione,ma in questo caso una frase mi ha ispirato:
Lights will guide you home
...
http://www.youtube.com/watch?v=_wSvadXodV0

Ecco,appunto.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto,una recensione è sempre gradita.
Vostra Seren

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Capitolo 7
*** I giorni ***


 

http://www.youtube.com/watch?v=Uffjii1hXzU&ob=av2n





La mattina dopo Hermione si svegliò molto nervosa, con la testa che le girava come se avesse bevuto litri di Whisky Incendiario. Si stiracchiò sbadigliando sonoramente, mentre i primi raggi di sole filtravano dalle tende del letto a baldacchino. Non scaldavano affatto, anzi le risultavano quasi fastidiosi.

Mentre era ancora beatamente sdraiata avvertì uno strano rumore, come uno zampettio poco distante da lei. Osservò il suo orologio: non erano nemmeno le sette. Probabilmente le sue compagne di stanza dormivano ancora.

Si mise a sedere sul letto e aprì le tende per scoprire l’arteficie del baccano. Un piccolo gufetto se ne stava sul comodino affianco al suo letto, canticchiando allegramente, con una lettera per Hermione legata alla zampetta.
Capì all’istante da dove provenisse, anche senza aver letto un Ron Weasley scarabocchiato sul retro della lettera. Un moto di tenerezza si impadronì di lei.
Si alzò di scatto e prese la lettera, accarezzando velocemente Leo, che le beccò le dita in segno di affetto. L’aprì con le mani tremanti, carica di emozione. Era piena di cancellature, ma ad Hermione parve la cosa più bella del mondo.
 
 
Mia dolce Mione,
Spero che questa lettera ti arrivi prima che inizino le lezioni, ma non so se fare molto affidamento su quell’idiota del mio gufo…Potrebbe perdersi per strada o diventare la cena di qualche thestral.
Lo sai che queste cose non sono affatto il mio forte ,ma per una volta non fare la saputella correggendomi ogni errore come fai sempre. Non ho resistito. Penserai sicuramente che sono un folle a mettermi a scrivere lettere nel cuore della notte.
È tutta colpa tua.
Come stai? Qua va tutto bene. Mamma per tirarmi su il morale ha preparato un maxi cenone che avrebbe fatto invidia al banchetto di Hogwarts.
Harry è un po’ depresso, poverino, non è stato di molta compagnia. A dire la verità, nemmeno io.
Mi manchi.
Mi manchi da morire.
Mi manchi e non vedo l’ora di poterti rivedere, anche se ti ho lasciato solo poche ore fa.
Sai, non c’è un istante che passi senza che io mi chieda se ho fatto la cosa giusta a restare qui invece di partire con te.
Ma non voglio intristirti con i miei pensieri.
Voglio che mi racconti tutte le novità della scuola non appena hai un minuto di tempo libero per leggere e rispondermi.
Salutami tanto Ginny.
Io sono sempre qui ad aspettarti, in tutti i sensi. Stai tranquilla, ti penso sempre e ti porto sempre con me.
 
tuo Ron
 
Rimase per qualche istante con la lettera in mano a leggere quelle parole che gli sembrava quasi di poter udire risuonare nella sua testa.
Solo in quell’istante si rese conto di quanto realmente le mancasse Ron. Era una mancanza fisica e mentale. Aveva bisogno della sua pelle, della sua presenza, delle sue scemenze, della sua voce…
Passò le dita sulle cancellature immaginandolo piegato sul foglio di pergamena con il viso contratto dalla concentrazione di trovare le parole giuste,e le sfuggì un sorriso. Si strinse quel pezzo di carta al petto,inconsciamente.
Una volta calma, piegò la lettera e la conservò nel libro di Trasfigurazione, poi andò a prepararsi per scendere a colazione. Fece tutto con estrema calma visto che era in anticipo, lasciandosi cullare dal getto caldo dell’acqua sotto la doccia. Asciugò i capelli e indossò la divisa, appuntando la spilla da caposcuola in bella vista. Nel frattempo anche Ginny si era alzata, così come le altre ragazze. Alcune Hermione le conosceva solo di vista, perché erano un anno più piccole, e di certo lei non si era mostrata tanto socievole la sera prima. Riconobbe subito però Demelza Robins, ex cacciatrice della squadra di Grifondoro quando Harry era il capitano, al sesto anno. La ragazza si mostrò abbastanza socievole con entrambe dal primo giorno. Era una tipa solare e allegra, molto simile  a Ginny in alcuni versi, ma meno grintosa e decisamente più gentile.
Hermione si sedette sul letto a raccogliere i nuovi libri di testo. Non avendo ancora un orario e non sapendo quali materie avrebbe dovuto seguire li infilò nella borsa, che divenne tremendamente pesante tanto da sembrare che stesse per scoppiare. Rimpiangeva tantissimo la sua borsetta di perline. Nel frattempo aspettava che entrambe finissero di prepararsi.
Una volta pronte scesero insieme in Sala Grande per fare colazione.
“Come va stamattina?” chiese Ginny. Sembrava di buonumore.
“Bene…”sorrise Hermione. Attese qualche secondo,poi disse: “Stamattina ho ricevuto una lettera da Ron.”
“Cosa? Ti ha già scritto?”rispose divertita. “Cosa farà, ti scriverà ogni ora da adesso in poi?”
“Alla fine vi siete decisi a mettervi insieme allora eh?” si intromise Demelza con un gran sorriso, rivolgendosi ad Hermione.
Ma fu Ginny a rispondere per lei. “Ci hanno messo un po’ ma alla fine ce l’hanno fatta. E credimi non è stato per niente facile. Sono una noia mortale,entrambi. Pensa che…”
“Andiamo Ginny,non farla tanto lunga.” la interruppe Hermione.
“Sono davvero contenta per voi.”
“Grazie mille Demelza,sei davvero carina.”
“Lo penso sul serio…” rispose la ragazza “Insomma,voglio dire… era chiaro a tutti, soprattutto a noi Grifondoro, che tra di voi c’era del tenero.”
Ginny rivolse uno sguardo risoluto ad Hermione che sapeva tanto di: Te l’ho sempre detto io.
“L’importante è che alla fine ci siamo riusciti. Allora, cosa ti ha scritto il mio amato fratellone?”
“Ti manda i suoi saluti. Dice che Harry è già depresso.”
“Devo assolutamente scrivergli, prima che gli venga qualche malsana idea di togliersi la vita.”
“Adesso chi è che scrive ogni ora a chi?” la beffeggiò Hermione.
“Insomma ti ha scritto solo per mandarmi i suoi saluti e dirti che Harry sente la mia mancanza? Andiamo Hermione, non farti pregare… che diceva ancora la lettera?”
“Beh…dai lo sai quelle cose se si dicono…”arrossì e non finì la frase.
“Ok, ho capito. Fammi indovinare…” rise Ginny mentre si sedevano a tavola. “Scommetto che gli manchi tanto da strapparsi il cuore.”
“Qualcosa del genere.” Borbottò mentre si serviva di porridge e passava la ciotola a Demelza.
Per un po’ calò il silenzio tra le ragazze e per Hermione fu un sollievo.
I primi gufi volavano sulle loro teste riempiendo la Sala Grande, a consegnare oggetti di ogni tipo ai ragazzi. Probabilmente erano tutte cose che gli studenti avevano dimenticato di infilare in valigia. Un piccolo barbagianni bianco e arancione atterrò distrattamente vicino a loro e si avvicinò a Demelza, consegnandole un pacco che a giudicare dalle dimensione Hermione immaginò contenesse un libro.
“Oh” disse Demelza con mezzo sorriso mentre scartava la carta. “Non mi ero nemmeno accorta di aver scordato il libro di Incantesimi a casa. Grazie mille Owly” aggiunse, rivolta al proprio gufo, che piegò un pochino la testa come se fosse un buffo inchino, poi aprì le ali e volò via.
“Hermione, hai ancora quel bel gattone rosso con te?” chiese sempre la ragazza.
“No” rispose con una nota di nostalgia, ripensando a Grattastinchi. “È sparito subito dopo l’attacco alla Tana durante il matrimonio di Bill e Fleur,e non l’ho più rivisto.”
Ginny le sorrise stringendole la mano. “Sono sicura che prima o poi ci farà rivedere il suo brutto musino Hermione…è un duro, quel gatto.” 
“È passato troppo tempo. Credo che sarebbe già tornato a casa se…”
“Non pensarci nemmeno. Non posso credere che qualcuno abbia potuto fargli del male.”
“Avanti Hermione,un po’ di ottimismo.” incalzò Demelza.
La ragazza sorrise ad entrambe un po’ di malavoglia, e tornò a concentrarsi sulla propria colazione.
Dopo un po’ videro la McGranitt distribuire i nuovi orari tra i tavoli delle case, avvicinandosi sempre di più verso di loro.
“Buongiorno signorina Granger” disse infine rivolgendosi a lei con un po’ di affanno nella voce. “Ecco a lei il suo nuovo orario. Trasfigurazione, Incantesimi, Pozioni, Storia della Magia, Erbologia, Difesa contro le Arti Oscure, Astronomia, Antiche Rune e Aritmanzia. È tutto a posto?”
“Si professoressa.”rispose lei prendendo il suo orario.
Quella mattina le toccavano due ore di Pozioni, Trasfigurazione ed Erbologia. Sospirò forte,mentre osservava la preside consegnare l’orario anche a Ginny e Demelza.
 
 
***
 
A centinaia di chilometri di distanza, Ron dormiva ancora.
Si era addormentato con le prime luci dell’alba sotto un cielo dorato che prendeva il posto delle stelle, quando finalmente inquietudine e insonnia avevano deciso di dargli un po’ di tregua.
Harry, che quella notte era rimasto a dormire alla Tana, se ne stava nel letto affianco al suo, ancora non completamente sveglio. Non aveva neanche tanta voglia di scendere a fare colazione. Da quando Ginny era partita la mattina prima era molto più apatico e meno disponibile verso gli altri.
Mentre si rigirava nel letto sentì distintamente dei passi salire le scale. Dopo qualche istante George spalancò la porta della camera ed entrò.
“Alzarsi dalle brande, dormiglioni! Op, op!” dichiarò, urlando quasi.
Harry si tirò su a sedere e gli rivolse un sorriso. Era da un po’ di tempo che George sembrava essere tornato un po’ quello di un tempo anche se, naturalmente, con un pezzo fondamentale mancante. Trasmetteva allegria in casa, e in quel momento sembrava quasi che le sue intenzioni fossero quelle di tirare su il morale ad entrambi. Si voltò verso Ron, nonostante tutto ancora profondamente addormentato.
Il fratello sospirò, fece qualche passo verso il suo letto e urlò: “Ronald Bilius Weasley… il lavoro ti aspetta. Muoviti!”
Ron svegliato da quelle urla saltò giù dal letto, spaventato. George gli fece un gran sorriso.
“Basta con questa depressione, lo sai che sono allergico! Stamattina ti porto a lavorare con me, e ti prometto che non avrai neanche il tempo per fare il muso lungo.”
“E tu mi hai buttato giù dal letto per dirmi questo?” urlò Ron irritato tornando a sdraiarsi sul letto.
“Assolutamente si.”rispose George,quasi con orgoglio. “E anche per annunciarvi che la colazione è pronta. Forza fratellino…”, gli batté una pacca sulla spalla.
 Ron per tutta risposta, si ficcò il cuscino sulla testa.
“Ti voglio pronto fra mezz’ora. Niente scuse.” dichiarò George, e prima di uscire dalla camera aggiunse “Harry puoi venire anche tu con noi se ti va… ma non sarà proprio una gita di piacere, c’è ancora tanto da fare in quel negozio.”
“Certo.”rispose Harry. Era lieto di uscire un po’ e distrarsi, così si vestì e infilò le scarpe, mentre Ron era ancora abbandonato a se stesso sul letto. Per un attimo Harry credette che si fosse addormentato di nuovo, ma poi lo vide  girarsi verso di lui sbadigliando sonoramente.
“Rimarrei volentieri a letto altri tre o quattro mesi…”
“Dì pure un anno intero.” rispose Harry.
“Già.”
“Hermione non te lo permetterebbe. Scapperebbe da Hogwarts solo per venirti a buttare giù dal letto.”
A sentire quel nome Ron fu scosso da una strana sensazione; non riusciva più a stare fermo su quel letto senza far niente. Si tirò su, afferrò una felpa e un paio di jeans a caso e li infilò velocemente, sotto lo sguardo indagatore di Harry.
“Hai cambiato idea?”
“Alla colazione non si dice mai di no.”
Scesero sotto in cucina, dove trovarono la signora Weasley indaffarata nel servire la colazione a Percy e George. Un forte odore di bacon fece tornare l’appetito ad Harry.
“Buongiorno ragazzi…” la donna accolse con un sorriso e diede ad entrambi una porzione doppia di ogni cosa che aveva preparato. Solo quando Harry rifiutò l’ottava salsiccia si arrese e li lasciò mangiare in santa pace.
“Si può sapere che diavolo le prende?” chiese Ron ai suoi fratelli mentre sua madre lasciava la stanza.
“Non prendere subito male ogni cosa che ti viene fatta, Ron. Io credo che voglia solo tirarvi su il morale… non avete una bella cera, ragazzi” rispose Percy con l’aria di chi la sa lunga.
“Davvero?” rispose Ron sarcastico.
“Andiamo Ron non è mica partita per il Tibet!” sbottò George, con la bocca piena di pane tostato. Poi guardò Harry. “E tu cognatino, datti una svegliata… sei il ragazzo che è sopravvissuto eccetera eccetera…”
“E quindi?” chiese Harry spiazzato.
“E quindi non penso che vi negheranno il favore di andare a trovare Hermione e Ginny una volta tanto.”
“Dici?” sospirò Ron totalmente scettico.
“George, è della McGranitt che stiamo parlando…”
“Si ma tra meno di un mese è il compleanno di Hermione, non credi che in questo caso riusciremo a convincerla  fare un eccezione?”
Ron alzò improvvisamente le orecchie. Era vero. Il 19 settembre sarebbe stato il compleanno di Hermione, e lui non se l’era affatto scordato. Quello che lo stupiva era il fatto che anche George lo ricordasse così bene.
“Come è possibile che ricordi una cosa del genere?”
“Sono tuo fratello.” rispose semplicemente.
“Ma anche ammettendo che la professoressa ci dia il permesso di andarla a trovare sai che romanticismo lì dentro al castello!”
Percy lo guardava con aria di sufficienza. “Non sei mai contento di nulla, Ron.”
George invece sorrideva. “Ok, basta. Ne riparliamo. Ora smettetela di ingozzarvi e alzate quelle chiappe, il lavoro ci aspetta.”





 

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Capitolo 8
*** High ***


 

 
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Aiutare George con il negozio fu molto più faticoso di quanto Ron avesse immaginato e sperato, e quasi si pentì di aver accettato. Nonostante fosse da più di un mese che suo fratello lavorava per risistemare tutto, il locale era ancora pieno di polvere, e una bacchetta sola non bastava per ripulire ogni ragnatela. In più c’erano tantissime scatole contenenti scherzi ideati dai gemelli, che dovevano essere controllate scrupolosamente ad una ad una in quanto potevano essere danneggiate  o pericolose, e una volta scartate rimesse negli appositi scaffali.
Harry e Ron lavorarono fino all’ora di pranzo quando, sfiniti, si sedettero su degli scatoloni non ancora aperti e mangiarono avidamente i panini che la signora Weasley aveva preparato. George invece continuò con i suoi incantesimi, voleva finire tutto per poter riaprire alla fine della settimana. Ron lo osservò mentre si dava da fare instancabilmente. Sembrava quasi che irradiasse energia anche gli altri con i suoi modi di fare, e si chiedeva da dove gli fosse venuta questa improvvisa voglia di vivere. Probabilmente era un qualcosa di più alto, che gli usciva da dentro. Era bello rivedere il George di una volta.
Il pomeriggio passò in fretta, e quando tornarono a casa il cielo era quasi completamente buio. Dalla cucina si avvertiva un profumo che metteva l’acquolina in bocca: la signora Weasley aveva preparato pollo arrosto con contorno di patate al forno. Aspettarono l’arrivo del signor Weasley e Percy e si misero tutti a tavola; la signora Wesley si sedette vicino al figlio più piccolo.
Mentre mangiavano gli poggiò una mano sulla spalla. “Ron è tornato Leo.”
Il ragazzo, con la bocca piena di patate, si limitò ad alzare le spalle. Probabilmente non aveva neanche sentito quello che la madre gli stava dicendo.
Molly alzò un pochino la voce, con una punta di impazienza. “Con una lettera”
Ron lasciò cadere la forchetta e la guardò “E quando avevi intenzione di dirmelo mamma? Dov’è la lettera?”
“È su in camera tua tesoro, come facevo a dirtelo se eri a….”
Ma Ron non l’ascoltava più. Si era già alzato dal tavolo abbandonando la sua coscia di pollo e stava correndo in camera sua, salendo gli scalini a due a due.
Entrò  nella stanza spalancando la porta e la vide lì, sul letto. L’aprì velocemente, sorridendo senza nessun motivo in particolare.
Era una lettera più lunga della sua, senza il minimo errore o cancellatura. La scrittura era talmente aggraziata che sembrava una piccola opera d’arte. Lui ci avrebbe messo come minimo un giorno intero per scrivere così perfettamente.
 
 
Carissimo Ron,
 
non mi aspettavo assolutamente di ricevere una lettera tanto presto. È stata una sorpresa bellissima, mi ha riempito il cuore di gioia.
Leo è stato bravissimo, è arrivato da me prima di colazione… per cui smettila di maltrattarlo sempre!
Il primo giorno di scuola è stato molto tranquillo, anche perché per il momento non abbiamo ancora un’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, quindi nel pomeriggio ho avuto un’ora libera e sono passata a salutare Hagrid. È stato molto felice di vedermi, e mi ha chiesto di mandare i suoi saluti a tutti voi.
 Come sta Harry? Gira voce che tra gli studenti molti vorrebbero che fosse lui ad occupare la cattedra di Difesa. Un ragazzo lo ha addirittura gridato durante il discorso della McGranitt ieri sera al banchetto. Ci pensi? Sarebbe un po’ come tornare ai tempi del quinto anno, con l’Esercito di Silente!
È bello essere di nuovo qui e rivedere facce conosciute e amiche. Mi guardo intorno ed è quasi come essere a casa. Ho incontrato Neville ieri, non è cambiato affatto, sempre lo stesso pasticcione. Anche se adesso tutti lo trattano con rispetto e ammirazione, perché la storia che abbia ucciso il serpente di Voldemort si è sparsa molto velocemente anche tra gli studenti più piccoli, che si impressionano per qualunque cosa. Mi ha detto che c’è anche Luna ma non l’ho ancora incontrata. Mi piacerebbe tanto vederla!
Demelza Robins è stata tutto il giorno con me e Ginny, è davvero simpatica. Ogni tanto però si mettono a parlare di Quidditch e la cosa è un po’ noiosa a dirla tutta, perché mi sembra di essere di nuovo tra te ed Harry, in una conversazione di cui non capisco e non voglio capire nulla.
Le lezioni invece come puoi immaginare sono molto faticose, il professor Vitious e la professoressa McGranitt hanno cominciato a spiegare dal primo minuto di lezione, continuandoci a ripetere che questo è un anno importante e difficilissimo. Non sono molto d’aiuto per la mia autostima. Lumacorno invece è gentile come al solito con me, mi ha chiesto anche di te, pensa un po’. Credo la voce sulla la nostra storia sia arrivata a più di un paio di orecchie indiscrete.
Come vanno le cose alla Tana? Non vedo l’ora di poterci tornare, anche se temo che ci vorranno le vacanze di Natale. Salutami tanto tutti quanti, in particolare tua madre, non vedo l’ora di poter riabbracciare ognuno di voi.
Sembra già un’eternità, eppure è passato solo un giorno. Anche se qui è tutto perfetto mi sento comunque incompleta. Sarà strano non dover prestare più i miei appunti a nessuno.
Anche tu mi manchi tantissimo, non sai neanche quanto.
Avrei tantissime altre cose da dirti ma quando si tratta di noi non è così facile trovare le parole, adesso. Esatto, proprio io, la tua cara saputella, sono rimasta senza parole. Per te.
So solo che non mi va di saperti triste, per cui fatti forza. Non appena ci sarà un weekend ad Hogsmeade ti manderò immediatamente un gufo.
Ginny ti manda tutto il suo affetto, manchi anche a lei.
Aspetto una tua risposta il prima possibile,
Con tanto amore
 
tua Hermione
 
 
Ron dovette rileggere la lettera ben tre volte per capirne bene il significato. Ogni volta si perdeva nel profumo che questa emanava, profumo di lei…la presenza di Hermione era diventata quasi palpabile ad ogni parola. E nel leggere quello che lei descriveva,  immagini di Hogwarts prendevano vita nella sua mente, scene quotidiane ormai dimenticate. Era stato stupido a non accorgersi prima di quanto l’amasse, avrebbe avuto molto più tempo tra le mura di quel castello per poter stare con lei.
Ma ormai sapeva che era tardi, non gli rimaneva altro che aspettare.
Lo stomaco borbottò rumorosamente. Solo in quel momento si ricordò che non aveva finito neanche di mangiare. Con un sorriso, lasciò la lettera sulla scrivania e scese sotto in cucina dagli altri.
 
 
***
 
I giorni trascorrevano relativamente in fretta per entrambi. Ron continuava ad aiutare George con i Tiri Vispi, qualche volta accompagnato da Harry quando quest’ultimo non aveva nulla di meglio da fare. In pochi giorni e con parecchie energie riuscirono a sistemare perfettamente ogni angolo del negozio. A fine settimana restava solo da allestire le vetrine.
George, con un ingegnoso incantesimo, aveva riprodotto dei fuochi d’artificio in miniatura, che scoppiettavano sul vetro ma che erano troppo deboli per bruciare o rompere qualunque cosa.  L’effetto era comunque riuscito alla perfezione. Molte persone, in particolare bambini, rimanevano con il naso incollato alle vetrine per manciate di minuti ancora prima che il negozio aprisse ad osservare gli scoppiettanti e coloratissimi fuochi, che formavano ogni tipo di disegno e che alla fine con un fischio acutissimo componevano le parole Tiri Vispi Weasley.
Hermione e Ron continuarono a scambiarsi lettere quasi quotidianamente, e per questo motivo Leo era decisamente giù di tono. Alla fine decisero di alternarsi usando i gufi di Hogwarts oppure, quando Percy glielo permetteva, Hermes.
 Lei gli raccontava delle sue giornate ad Hogwarts nei dettagli, delle lezioni e di tutte le magie nuove che stava imparando. Aveva anche incontrato Luna e il tono delle sue lettere era decisamente più calmo e entusiasta man mano che passavano i giorni.
Ron in realtà aveva ben poco da raccontare e le sue lettere erano sempre molto sintetiche, ma non per questo meno romantiche. In alcuni casi Harry lo aveva addirittura preso in giro perché stava diventando troppo smielato.
“Vi verrà il diabete a tutti e due.”
“Smettila, Harry.”
Un pomeriggio Ron e George andarono insieme ad Hogsmeade per alcune faccende del negozio. George era ancora convinto infatti che comprare Zonko fosse una buona idea, soprattutto ora che il villaggio era tornato il posto sicuro di una volta, e gli studenti di Hogwarts avevano il permesso di visitarlo nelle consuete gite.
Mentre camminavano incontrarono Hagrid. Il guardiacaccia sembrava più grande e imponente che mai, con la barba incolta e nerissima, ma gli occhi si illuminarono di gioia non appena vide i ragazzi Weasley e agitò la manona in segno di saluto mentre li raggiungeva a grandi passi.
“Ehilà voi! Cosa vi porta da queste parti? Botta di nostalgia?” disse con un sorrisetto guardando Ron, che ignorò l’allusione.
“Siamo qui per affari.” tagliò corto George. “tu invece cosa ci fai qui?”
“Io? Sono venuto per alcune faccende da sbrigare, e ora stavo andando a bere un bicchierino  a Tre Manici di Scopa. Cercavo giusto compagnia, volete unirvi a me?”
Accettarono volentieri. Era da un po’ che non parlavano con Hagrid. Si incamminarono verso il locale e quando furono dentro, Ron non guardò neppure verso la direzione di madama Rosmerta come avrebbe fatto un tempo.
“Come vanno le cose a scuola?” chiese, avido di qualunque notizia potesse riguardare Hermione.
“Come al solito, nulla di speciale.” rispose Hagrid mentre si sedeva occupando due posti e mezzo. “abbiamo trovato finalmente un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Un certo Wilkinson. Non so molto sul suo conto, ma a quanto pare è uno che sa il fatto suo. Staremo a vedere.”
“Credi che riuscirà a durare più di un anno?” domandò George.
“ Oh, credo proprio di si. Il malocchio deve essere morto insieme a quella feccia di Voldemort, se volete sapere come la penso.”
Mentre parlavano si avvicinò a loro la barista per chiedergli cosa volessero, e così ordinarono due burrobirre e un whisky doppio per Hagrid. Ron però non aveva molta voglia di bere; quello che desiderava veramente era ricevere ancora informazioni, e Hagrid forse capì, perché sbottò: “Hermione è passata a trovarmi. Viene quasi ogni giorno a dire il vero, insieme a vostra sorella…è un po’ giù di tono, per così dire”
“Che significa?” rispose Ron evidentemente preoccupato.
“Significa che le manchi,  Re dei tonti.”concluse George.
“Già.”confermò semplicemente Hagrid.
“Ehi, senti a proposito di questo… stavo pensando, secondo te è possibile riuscire ad incontrarla qualche volta?”
“Beh certo, è ovvio. Stiamo organizzando le gite qui al villaggio, la prima sarà verso metà ottobre, più o meno...”
“No Hagrid, non hai capito.”lo interruppe Ron. “Si tratta del suo compleanno. È tra una settimana. Non posso aspettare ottobre.”
“Oh beh, in questo caso… credo che ne dovresti parlare con la preside per prima cosa. Solo lei può darti il permesso.”
“Giusto.” assentì.
“E pensa un po’, Ron…” intervenne George con mezzo sorriso. “potrai farlo proprio in questo istante!”
“Cosa diavolo stai…” ma si interruppe. La professoressa McGranitt era appena entrata nel locale e si dirigeva proprio al loro tavolo.
“Hagrid, ti sembra modo questo? Andare ad ubriacarsi in pieno pomeriggio! Insomma sei sempre un insegnante, un pò di contegno”  dichiarò sdegnosa non appena fu abbastanza vicina.
“Suvvia preside, è solo un bicchiere. Tra l’altro oggi è il mio giorno libero!”
La donna alzò gli occhi al cielo con un gran sospiro. Era chiaro che avrebbe voluto rispondere a tono, ma si trattenne davanti ai ragazzi.
“Ron, George… come state?”
“Bene, professoressa grazie.” risposero in coro.
Era molto strano starsene allo stesso tavolo con la McGranitt a bere burrobirra e soprattutto a sentirsi chiamare per nome. In fondo c’era da aspettarselo. Non era più la loro professoressa.
Per un po’ calò il silenzio, rotto solo dai rumori di sottofondo e quello dei bicchieri.
Alla fine Ron, dopo aver preso un bel respiro, parlò. “Professoressa, avrei bisogno di lei…”
 
***
 
Il giorno in questione ero stato più pesante del solito per Hermione. Ogni venerdì infatti aveva una doppia ora di Incantesimi, Trasfigurazione e Aritmanzia; un buon modo per concludere la settimana.
Non aveva neanche cenato; non vedeva l’ora di ritirarsi nel proprio dormitorio per dormire fino al pomeriggio del giorno dopo, così attraversava svelta il corridoio trasportando la grande borsa carica di libri appesa alle spalle, mentre Ginny era rimasta a chiacchierare con Luna nella Sala Grande.
Un pensiero le attraversò la mente all’improvviso: il giorno dopo sarebbe stato il suo compleanno. Il primo insieme ma lontana da Ron. Se n’era totalmente dimenticata.
Mentre camminava una voce la chiamò: “Signorina Granger?”
Si voltò sospirando. C’era sempre qualcosa o qualcuno che interferiva con i suoi piani.
In questo caso, la professoressa McGranitt.
“Buonasera professoressa, mi dica.” cercò di camuffare l’impazienza della sua voce.
“Potresti seguirmi nel mio ufficio?”dichiarò la McGranitt senza tradire alcuna emozione.
“È successo qualcosa?” chiese immediatamente, allarmata. La sua testa volò direttamente a Ron.
“Non preoccuparti, nulla di grave o preoccupante. Ma seguimi, ti spiegherò tutto quanto.” rispose con mezzo sorriso.
Hermione si avviò con lei nell’ufficio del preside. Era già notte fuori e le prime stelle si mostravano nel cielo, visibili dai vetri delle finestre.
Una volta entrata nell’ufficio si ritrovò a fissare i ritratti dei presidi precedenti, che sonnecchiavano oppure la fissavano con aria quasi minacciosa. Il ritratto di Silente invece sorrise nel vederla. Quello di Piton non c’era ancora, ma Hermione sapeva che Harry stava provvedendo personalmente per far si che  venisse inserito insieme agli altri.
La McGranitt aspettò pochi secondi ostentando un fastidioso silenzio, finchè non la guardò negli occhi e le sorrise. “Sono sicura che ti stai tormentando per sapere come mai ti ho convocata qui. Il motivo è semplice. Volevo semplicemente darti il mio personalissimo regalo di compleanno, anche se in anticipo.”
Hermione sgranò gli occhi. “Mi scusi, credo di non aver capito bene.”
Eppure ora che ci faceva caso, un grosso libro infiocchettato era poggiato sulla scrivania. La professoressa notò il suo sguardo, e il sorriso le si allargò in volto.
“Esattamente, quello è il tuo regalo. Prendilo, avanti.” incalzò.
Hermione era attonita, non riusciva a dire nulla. Voleva ringraziare la professoressa, chiederle perché mai si era presa questo disturbo, ma non le uscivano le parole.  Lasciò cadere la sua borsa a terra e si avvicinò al libro, osservandolo per qualche secondo. Non recava alcuna scritta, neanche un titolo. La cosa la insospettì, ma visto che la McGranitt la stava ancora fissando allungò una mano per prenderlo.
“Buona serata, signorina Granger. Ci rivediamo domani pomeriggio.” dichiarò la McGranitt pochi secondi prima che le dita di Hermione sfiorassero il libro.
Lei spalancò gli occhi dalla sorpresa, non capendo il significato di quelle parole. Mentre ci ragionava, si sentì strattonata e un vortice la risucchiò violentemente. Capì all’istante di cosa si trattava, ancora prima che toccasse terra.
Un forte odore di salsedine la colpì prima di ogni altra cosa, segnò inequivocabile che era vicino al mare. Avvertiva la sabbia tra le dita, e un leggero vento le scompigliava i capelli mentre il rumore delle onde si distingueva sempre più chiaramente.
Si rialzò, togliendo un po’ di granelli dalla divisa  scolastica, e si guardò intorno. Davanti a lei c’era Villa Conciglia, nel suo spendore della notte. Emozionata, raccolse il libro, caduto a pochi centimetri da lei. Era totalmente vuoto, a parte la prima pagina dove la professoressa McGranitt aveva appuntato qualche riga.
 
Cara signorina Granger,
 
Di certo avrai capito che il libro altro non era che una passaporta. Consideralo come un contributo per il vero regalo di compleanno che ti aspetta. Qualcuno ti vuole veramente bene, ricordalo.
I miei più sentiti auguri per quando arriverà la mezzanotte, Hermione.
Con affetto,
 
Minerva McGranitt
 
p.s. Ti sarei grata se non raccontassi troppo in giro questa cosa, non vorrei ritrovarmi a dover dare il permesso di uscire dalla scuola ad ogni singolo studente.
 
 
 
Hermione era rimasta senza parole.
Aveva già intuito chi ci fosse dietro tutto questo, ma non se lo sarebbe mai aspettato comunque. Il vento sembrava guidarla e lei lo lasciò fare. Si incamminò verso la porta di Villa Conchiglia, semi-aperta, e con un sorriso entrò dentro.
Era buio, se non fosse stato per le decine di candele che volteggiavano sospese, disegnando un percorso che portava fino al soggiorno. Hermione riusciva già ad intravedere una figura alta e sorridente nelle penombra. Si lanciò verso di lui incurante di tutto il resto, correndo quasi, fino ad incontrare le sue braccia.
Si chiusero in quell’abbraccio e per un po’ non sentirono nient’altro. Il vento aveva smesso di soffiare, il mare non si muoveva più. Tutto si era fermato nel momento in cui i loro cuori erano di nuovo l’uno nell’altro.
Hermione alzò un po’ la testa per poterlo guardare, mentre lui tirava fuori il Deluminatore e la stanza si riempiva di luce, mentre le candele sparivano.
Sul tavolo vi era un mazzo di candidi gigli bianchi, il fiore preferito di Hermione.
Lo amava particolarmente perché le ispirava purezza ma anche onestà e fierezza. Si chiese come avesse fatto Ron ad indovinare. Si sarebbe aspettata di più un mazzo di rose. Lui la vide osservare il mazzo e le sussurrò all’orecchio: “Mi ricordavano tanto te.”
Lei sorrise e tornò a stringersi più forte a lui. Ron la circondava con le braccia, respirandone il profumo.
“Diciotto giorni senza di te.” sospirò.
“Un sacrilegio.”rispose lei.
Rimasero a cullarsi l’uno della presenza dell’altra, finchè Hermione non si staccò.
“Come diavolo hai fatto?”
“Andiamo Hermione, se dici così sembra quasi che ti dispiaccia!” esclamò Ron lasciandosi cadere sul divano. Si guardarono per qualche secondo, con espressioni indecifrabili, e scoppiarono a ridere insieme.
Alla fine lei tornò seria, sedendosi affianco a lui. “Dico sul serio, Ron. Come hai fatto a convincere la McGranitt?”
“Oh beh, non è stato facile. All’inizio era estremamente contraria. Pensa che George ad un certo punto mi ha suggerito la maledizione Imperius.”
Hermione lo guardò con un’espressione decisamente hermionesca.
“Sto scherzando, sto scherzando…” le sorrise “Insomma, alla fine sono riuscito a persuaderla.”
“Ma come hai fatto?” incalzò lei. La curiosità le si leggeva sul volto.
“Mi è bastato raccontarle una storia…”
Hermione aggrottò le sopracciglia.
“Questa espressione non ti si addice affatto, Hermione. Non è da te non capire al volo le cose.”
Si schiarì un po’ la voce, mentre lei era muta con lo sguardo fisso su di lui, in attesa. “E va bene. Le ho raccontato che c’era un ragazzo molto innamorato…”
“Un ragazzo ipotetico?” sorrise lei, cominciando a capire.
“Un ragazzo ipotetico” confermò lui, sorridendole a sua volta.
“E scommetto che questo ragazzo ipotetico ha i capelli rossi e tante lentiggini sul viso…”
“Uhm, si forse” rispose Ron,fingendo di pensarci su. “E non dimentichiamoci il suo estremo fascino…”
“E anche la sua immensa modestia. Avanti, vuoi continuare a raccontarmi questa storia o no?”
“No. Vorrei passare direttamente al finale.” E si chinò su di lei per baciarla. Le labbra di Hermione erano fresche e morbide, quelle di Ron frementi ma ugualmente dolci. Lei gli accarezzò il viso, i capelli e il collo con le mani tremanti, quasi non volesse credere che lui era lì, che poteva stringerlo di nuovo.
Si staccarono ma rimasero con i visi molto vicini, quasi incollati.
“Questa è la cosa che mi è mancata di più.” sussurrò Ron sulle labbra di lei.
Lei sorrise e lo abbracciò forte.
“Grazie” sospirò sul suo collo.
“Non ho fatto assolutamente niente. All’inizio volevo portarti alla Tana insieme a tutti gli altri, ma Bill mi ha proposto di venire qui. Ha detto che sono una frana nelle romanticherie.”
Lei rise, con la testa ancora poggiata al suo collo. “Se fossi troppo romantico non saresti il mio Ron…”
Il ragazzo le rubò un altro veloce e tenero bacio.
“Pensa Ginny come sarebbe stata contenta poi. Tutti a festeggiarti e lei rinchiusa nel castello.”
“Già. Credo che ci sarebbe rimasta parecchio male. E poi sono contenta di stare un po’ da sola con te …”
“Benissimo.” Dichiarò Ron, alzandosi. “Ha fame, signorina Granger?”
Lei annuì. Quella domanda le aveva fatto tornare l’appetito quasi per magia. O forse era solo la presenza di Ron. Si alzò anche lei e lo seguì nella cucina dalla quale proveniva un profumo di carne delizioso.
“Ho preparato tutto da solo” disse, con una certa fierezza nella voce “è da oggi pomeriggio che ci lavoro. Quindi se fa schifo fingi comunque che sia la cosa più buona che tu abbia mai mangiato, o potresti spezzarmi il cuore.”
Hermione rise e lo aiutò ad apparecchiare. Ron aveva preparato del roast beef,salsicce, e per contorno patatine fritte e piselli.
“Non ci credo che hai fatto tutto da solo.”disse Hermione, mentre si sedevano a tavola e iniziavano a mangiare. Sul tavolo c’era finanche una bottiglia di vino elfico.
“Solo perché tu non sai cucinare non vuol dire che anche il resto del mondo non sappia farlo amore mio …”
Hermione stava per rispondere acidamente, ma si trattenne. C’era troppa dolcezza in quella frase.
“Ruffiano.”disse senza trattenere il sorriso.
“Ti amo.”le sussurrò lui, prendendole la mano.
“Doppiamente ruffiano.” rispose, sporgendosi un poco per sfiorargli le labbra con un bacio.
Tutto era stato cucinato alla perfezione, o forse era semplicemente il cuore innamorato di Hermione a farle sentire i sapori in modo diverso. Alla fine Ron si alzò e la prese tra le sue braccia.
“Tra poco sarà il tuo compleanno. Lo vuoi adesso il regalo, oppure più tardi?”
“Regalo? Oh, Ron... non dovevi, io…”
Ma Ron la fece tacere con un bacio.
“Non ho speso neanche un centesimo per questo regalo, quindi smettila di tormentarmi …”
La curiosità era diventata palpabile.
“Capisco. Preferisci più tardi” la beffeggiò Ron, che aveva compreso benissimo il suo stato d’animo.
“Oh, andiamo Ronald!”
“Vuoi smetterla una buona volta di chiamarmi Ronald? Sai che lo detesto.”
“Hai ragione scusa…”rispose lei accarezzandogli il viso e guardandolo negli occhi “Posso avere il mio regalo, per favore?”
Sapeva che Ron non avrebbe resistito a quello sguardo; infatti poco dopo la prese per mano e la guidò fuori dalla villa.
Il panorama era splendido. Le onde d’argento si infrangevano mosse dal vento sugli scogli mentre la luna crescente illuminava con i suoi pallidi raggi il mare nero. Quasi le mancava il fiato dalla bellezza del tutto. Ma Ron la guidò ancora di pochi passi, finchè non le disse di rimanere ferma lì. Hermione chiuse gli occhi, respirando l’odore di tutto quell’immenso, finchè non avvertì dei passi. Ron stava tornando da lei. Riaprì gli occhi e lo vide sorridere, reggendo qualcosa tra le braccia.
“Ma cosa …?”
“È tornato alla Tana qualche giorno fa. Forse credeva di trovarti lì. Mi ha svegliato quella mattina leccandomi tutta la mano …”ricordò il ragazzo con una punta di risentimento nella voce. “Anche lui ha sentito la tua mancanza, ne sono sicuro.  Siamo quasi amici adesso.”
“Grattastinchi!” urlò Hermione. Il gatto a sentire la voce della ragazza saltò via dalle braccia di Ron e si buttò addosso a lei, quasi a farla cadere. Ma Hermione non ci badò. Lo strinse a sé e accarezzò ripetutamente il suo folto pelo, con gli occhi quasi lucidi.
“Ehi vacci piano  palla di pelo!” gridò Ron. “Puoi fare tutte le fusa che vuoi, ma il rosso preferito qua sono solo io!”
Hermione gli sorrise. “È splendido Ron, io non so …”
“Non sai che dire? Non è la prima volta che ti lascio senza parole.” controllò l’orologio sul polso. “Ehi, è quasi mezzanotte… entriamo dentro, dai.”
Tornarono in cucina, dove Ron aveva preparato una bellissima torta al cioccolato. “Miseriaccia! Ho scordato le candeline. Oh, non importa.” Tirò fuori la bacchetta e fece riapparire dal nulla una candela. “La riaccendiamo e puoi soffiare su questa. È il desiderio quello che conta, no?”
Hermione fece scendere Grattastinchi dalle sue braccia e si tuffò in quelle di Ron che la strinse a sé nonostante l’imbarazzo che provava.
Eppure lei non se ne accorse. Non le usciva niente da dire. Era totalmente invasa dalla sensazione di felicità.
Quando le lancette dell’orologio furono entrambe sul numero dodici, Hermione soffiò la candela sulla torta, ma era così felice che si scordò di esprimere un desiderio. O meglio, non avrebbe potuto chiedere niente di meglio di questo, non aveva altro da chiedere alle stelle.
Alla fine si addormentarono in giardino, sulla dondola che Fleur aveva portato con se dalla Francia, coperti solo da un’unica coperta, e dal loro reciproco amore.
Verso le sei del mattino Ron si svegliò. Aveva tutti i muscoli indolenziti vista la scomoda posizione in cui aveva dormito. Anche Hermione aprì gli occhi poco dopo, quasi come se avesse avvertito che lui era sveglio. Aveva ancora la testa poggiata sulla sua spalla. I teneri raggi del primo sole illuminavano il giardino che li circondava e la facciata ricoperte di conchiglie della villa, mentre il mare non si sentiva più.
“È bellissima l’alba.” sussurrò Hermione con un soffio di voce.  
“Tu sei bellissima. Sappi che per nient’altro al mondo mi sarei svegliato così presto. Andiamo sulla spiaggia, vieni.”
Camminarono tenendosi per mano. Hermione si tolse le scarpe notando solo ora che portava ancora la divisa scolastica.
“Ho gli stessi vestiti da ieri mattina…”
“Vuoi fare un bel bagno? Ti aiuto io.”rispose ridendo, con lo sguardo verso il mare.
“Non oseresti.”
Si lasciarono cadere sulla coperta che Ron aveva steso sulla sabbia. Tutto era ancora più spettacolare visto da lì. Hermione osservò il volto del ragazzo illuminato da tutti quei colori e arrossì tanto era bello.
“Hai ancora parecchi regali da aprire. Quello di mia madre, di Harry, di Ginny, dei miei fratelli… e poi anche il mio.” dichiarò, facendo apparire dal nulla un pacco incartato.
“Ma tu mi hai già fatto un regalo Ron!”rispose lei prendendo il dono tra le mani. Le dimensioni davano da pensare che fosse un libro.
“No, non è un libro.”disse lui, quasi ad averla letta nel pensiero. “L’idea me l’ha data Hagrid, niente di originale quindi. Con te non è mica facile trovare il regalo giusto… avanti aprilo.”
Hermione scartò via la carta da regalo velocemente. All’interno vi era un album pieno di fotografie, alcune babbane di lei da piccolina, da sola o con i suoi genitori, fino ad arrivare alle foto insieme a Ron.
“Ma queste quando ce le hanno scattate? Non me ne sono mai resa conto! Chi mai …?” Ma non terminò la frase, rapita da quelle splendide immagini. Erano tutte foto fatte di nascosto, dove i due se ne stavano abbracciati nel giardino della Tana, oppure al lago dove avevano trascorso qualche giornata quell’estate.
“Ginny.” rispose Ron semplicemente. “Neanche io me ne sono accorto, sul serio. Le abbiamo sviluppate prima che iniziasse la scuola.”
Il resto dell’album era vuoto. Ron aveva abbozzato una frase in stampatello.
 
Da oggi possiamo completarlo insieme …
 
Lei si voltò con gli occhi gonfi di lacrime, ma lui aveva tirato fuori la macchina fotografica.
“Sorridi, piccola.”
“Oh, andiamo Ron… non vengo bene alle foto, dai.”
“Taci e sorridi!”
“Va bene, ma dopo voglio fartene una anche a te…”
E la gara al possesso della macchina fotografica iniziò. Alla fine Ron la tirò a sé.
“Insieme.”
Un altro scatto, e un altro bacio …
E altre mille pagine da riempire.
“Buon compleanno amore…”
 
 
 
    Un'alba bellissima
illumina la spiaggia per me
non c'è nessun' altra cosa al mondo
per la quale mi sveglierei
solo per vederla con te
Un'alba bellissima
e continuo a rincorrere il tempo
pensavo che sarei morto da uomo solo
in una notte senza fine

Ma adesso sono in alto
corro selvaggiamente tra le stelle lassù
a volte è difficile credere che
tu possa ricordarti di me

Un'alba bellissima
si confonde ancora una volta con le stelle
ricordi il giorno in cui il mio viaggio è iniziato?
ricorderai la fine del tempo?

Un'alba bellissima
Mi stai sconvolgendo ancora
pensavo di essere nato in una notte senza fine
fino a che tu non hai cominciato a splendere

In alto, corro selvaggiamente tra le stelle lassù
a volte è difficile credere che
tu possa ricordarti di me

Sarai tu la mia spalla quando
sarò vecchio e avrò i capelli bianchi?
promettimi che domani inizierà con te
Sono arrivato in alto,
corro selvaggiamente tra le stelle lassù
a volte è difficile credere che
tu possa ricordarti di me
 
 
 
Ritardo mortale, si. Ma questo capitolo era parecchio più lungo degli altri, forse avrei dovuto dividerlo in due capitoli ma non sarebbe stato lo stesso...o no?
Mi ritengo soddisfatta, più o meno.
Fatemi sapere cosa ne pensate gente :3
Un bacione,
Seren

 

 
    

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Capitolo 9
*** Struggle for Pleasure ***


I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno.
Sono lontano più lontano della notte
Più in alto del giorno
Nella luce accecante del loro primo amore.

 
http://www.youtube.com/watch?v=LvZQOYzycVA


 
 
Faceva sempre male svegliarsi di forza da un sogno, fosse stato vero o puramente mentale.
Quando quel sogno poi era stato particolarmente bello, intenso e vivo allora il dolore diventava quasi fisico.
Sarebbe stato bello poter nascondere al cuore quella sofferenza, almeno fino a quando non si fosse attenuata un po’. Invece era proprio nel momento in cui stringeva di più che si faceva sentire.
Perché il ricordo della felicità sarebbe diventato il dolore del domani. E lei questo lo sapeva bene.
Ma non poteva fare a meno di sentirsi ugualmente felice.
Hermione fu costretta a svegliarsi dal suo sogno migliore. L’alba aveva ormai fatto il suo corso e i colori del cielo si erano consumati in un azzurro tranquillo e immenso, un po’ come quello che sentiva dentro mentre se ne stava tra le braccia di Ron. Totale serenità.
Non si staccarono per più di pochi minuti. Le dita di Hermione accarezzavano leggere quelle di Ron mentre si tenevano per mano, disegnando contorni di disegni immaginari.
Il vento si era alzato, e il rumore delle piccole onde sembrava l’eco del loro stato d’animo.
Quella mattina aveva aperto i suoi regali, e il pavimento era pieno di carta colorata. La signora Weasley le aveva regalato una splendida sciarpa di lana fatta a mano che aveva confezionato lei stessa, anche se era ancora un po’ presto per indossarla. Hermione aveva notato che possedeva una certa magia: avvicinandola a sé le pareva di sentire tutti i profumi che lei amava particolarmente.  Harry le aveva preso una splendida collezione di poesie di tutti i più grandi maghi poeti mai esistiti, che apprezzò moltissimo.
“Oddio, alcune non le ho nemmeno lette!”
“Pensa un po’ che tragedia.” rise di gusto Ron davanti alla sua espressione sgomenta.
Ginny invece aveva scelto per lei un bellissimo bracciale fatto di piccole pietre verdi i cui riflessi alla luce del sole brillavano ovunque, mentre Bill, Fleur, George e Percy le avevano preso insieme un semplice vestitino bianco con piccoli bottoncini davanti, senza maniche,e appena sopra le ginocchia. Sembrava che fosse stato cucito appositamente per lei.
“Questo deve averlo scelto Fleur. I miei fratelli non sono tanto delicati.” commentò con una certa asprezza Ron vedendolo. Poi le sorrise. “Dai provalo.”
Hermione, che non si cambiava dal giorno prima, non ci pensò due volte. Salì velocemente le scale diretta al piano di sopra ed entrò in bagno. Si spogliò davanti allo specchio e per un attimo fissò il riflesso del suo esile corpo davanti a sé illuminato dalla tenue luce che traspariva dalla finestra semiaperta.  Era davvero piccola e magra, neanche minimamente formosa quanto le ragazze della sua età, e quasi si vergognò di quel fisico così gracile. Pensò a Ron e arrossendo si coprì istintivamente con le mani, poi abbassò gli occhi per non doversi guardare ancora e infilò velocemente il vestito. Le stava d’incanto, ma i suoi occhi ingenui non lo vedevano.
Ron era fuori dalla porta, e stava bussando ripetutamente. Il tono di voce tradiva una certa impazienza.
“Dai Hermione esci, come mai ci metti tanto?”
“Arrivo subito” gridò di rimando. Aprì il rubinetto del lavandino e si sciacquò la faccia con acqua fresca ripetutamente, per cancellare il rossore dalle sue guancie, poi aprì la porta del bagno.
Gli occhi di Ron si illuminarono non appena la videro. Era ancora più bella senza la divisa scolastica, il bianco le donava particolarmente, in perfetta sintonia con la sua pelle chiara.
“Beh…ecco, sei splendida.” Dichiarò dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio. Le orecchie avevano preso il familiare colorito porpora. Lei sorrise avvicinandosi a lui.
“Non credi di essere un po’ troppo di parte tu?”
“Può darsi.”
Erano molto vicini. Ogni particolare intorno a loro perdeva forma e colore man mano che i passi di distanza diminuivano. E anche il senso di tutto il resto.
C’era solo Ron che le cingeva i fianchi, che respirava il suo collo, che la baciava come se la sua esistenza dipendesse dalle sue labbra.
C’era solo Hermione e il suo profumo, la sua pelle liscia e delicata, le sue mani che gli accarezzavano i capelli.
In quel momento il mondo poteva finire, ma loro non avrebbero sentito nient’altro oltre ai loro teneri sospiri.
Nient’altro che loro due.
Hermione si ritrovò schiacciata al muro, mentre la mano di Ron saliva piano, per poi riscendere di nuovo sui suoi fianchi, sconfitta dai suoi stessi dubbi. Hermione lo guardò negli occhi senza avere la forza di dire nulla; lui sembrava incerto.
Il ragazzo esitò per altri pochi istanti, poi lasciò scivolare lentamente le sue dita fino a sfiorarle una gamba. Lei spalancò gli occhi dalla sorpresa, mentre la parte di pelle che lui aveva sfiorato prendeva fuoco, ma non si ritrasse.
Ron invece spostò di nuovo la mano. Sentì le sue labbra avvicinarsi all’orecchio. “Non farò niente che tu non voglia, Hermione.”
“Allora non smettere.” Sospirò lei.
Quell’invito sussurrato sembrò dare forza a Ron. Senza fretta, tornò a sfiorarle piano la coscia. Era sicuro che anche se avesse girato l’intero universo non sarebbe riuscito a trovare una pelle più bella di quella di lei. Sembrava che fosse stata creata apposta per essere accarezzata da lui. Non era facile rimanere lucidi e tranquilli in quella situazione.
Nel frattempo Hermione giocava con i bottoni della sua camicia, senza però avventarsi ancora a sbottonarli. Il ragazzo invece stava cercando la zip del vestito. Le labbra di Ron la cercarono di nuovo, ma la sentì irrigidirsi mentre le mani di lui indulgiavano sull’apertura del vestito.
“Hai paura.”disse lui, fermandosi di botto e allontanandosi un pochino da lei.
“N-non è vero. Non ho paura.”rispose Hermione in un tremito.
“Certo che si. E non capisco perché non vuoi ammetterlo, ne tantomeno quale sia il problema.”esclamò lui con espressione seccata. Si allontanò ancora di più da lei, e si avviò verso le scale.
“Ron…torna qui.”lo supplicò invitandolo con un gesto delle mani a tornare a stringerla, ma lui scosse la testa.
“Vado a fare due passi in spiaggia. Ci vediamo più tardi.”e uscì.
Hermione rimase sola, ancora poggiata a quella parete improvvisamente fredda e fastidiosa. Tutto era tremendamente fastidioso intorno a lei, tutto era estremamente fuori posto, tutto era sbaglito. Ora che ogni cosa era di nuovo visibile ai suoi occhi . Il rifiuto di Ron l’aveva riportata alla realtà con tale violenza che le sembrò di essere caduta dal settimo piano di un palazzo.
Era quasi ora di pranzo e Ron non era ancora tornato. Hermione non aveva alcuna voglia di cucinare, in più era avanzata moltissima roba della sera prima, così attendeva il suo ritorno sul divano, leggendo uno dei libri della collezione che Harry le aveva regalato. Ma non riusciva a concentrarsi. Il tempo passava e sapeva che quel pomeriggio avrebbe dovuto salutarlo di nuovo.
Stavano perdendo tempo, solo tempo…
Dopo aver letto lo stesso rigo quattro volte, Hermione lasciò cadere il libro sul divano e corse fuori a cercarlo, a piedi nudi. La sabbia era calda sotto di lei, piacevole. Non ci volle molto a trovarlo. Se ne stava seduto ad osservare il mare, con un’espressione corrucciata. Non si era ancora accorto di lei e sembrava decisamente infelice.
“Ron?”provò lei.
Il ragazzo si girò di scatto nel sentire la sua voce, e le sorrise.
“Siediti qui.”poggiò una mano a terra, vicino a lui.
Lei si sedette e aspettò che lui parlasse, ma non ci furono parole. Ron l’aveva stressa a sé con una tale forza che le faceva quasi male.
Le veniva quasi da piangere, ma si lasciò cullare da Ron e dal vento, nascondendo il volto tra il collo e il viso di lui. Ma lui la tirò su per il mento.
“Voglio baciarti fino a consumarti le labbra, oggi.” E senza alcuna possibilità di replica la baciò. Ancora una volta i suoi baci erano diversi. Erano energia. Pura energia.
Hermione aveva bisogno di sentirlo,sentirlo veramente.
Lo attirò a se catturando il suo viso con le mani, mani che stavolta non tremavano più, ma viaggiavano sicure verso la loro direzione. Si ritrovò sdraiata, con la sabbia le riempiva ogni riccio, e si infilava dispettosa tra le pieghe del vestito mentre Ron le copriva il sole sopra di lei. Del resto, a cosa serviva il sole ora?
 Il desiderio di Ron lo stava consumando, ma non osava toccarla di nuovo. Si limitava a baciarla, soddisfacendo a malapena quel sentimento pulsante che lo stava facendo impazzire. E Hermione non lo aiutava affatto. Le sue dita stavano liberando l’ultimo bottone della camicia.
“Fermati.”sussurrò, cercando di non essere troppo brusco.
“Ron ma che…?”
“Non dobbiamo, non è necessario…e tu non sei ancora pronta.”dichiarò Ron tornando a sedersi.
Si tirò su anche lei. “Cosa ne sai tu di come io…?”
Ma Ron la interruppe di nuovo, guardandola negli occhi. “Ti senti davvero pronta, Hermione?”
A quell’azzurro non poteva mentire. “Non lo so.”
“Non lo so in questi casi vuol dire no amore mio.”
“Smettila di chiamarmi amore mio, o mi farai innamorare di te un’altra volta.”
Ron sorrise, e per un attimo il mondo smise di girare davanti il suo sorriso. O almeno così parve ad Hermione.
“Ma cosa mi farai mai tu?” gridò al cielo prima di buttarsi addorso a lui. Ma le braccia di Ron erano ormai esperte e sicure, e la strinserò più forte che mai.
Passarono ore di assoluta tranquillità. I due ragazzi mangiarono insieme e rimasero sul divano a chiacchierare e coccolarsi tutto il tempo. Ma il tempo correva dispettoso e imprendibile e arrivò presto il momento di salutarsi.
Alle quattro precise doveva riprendere un’altra passaporta che l’avrebbe riportata ad Hogwarts, nello studio della McGranitt.
Hermione indossò nuovamente la divisa scolastica e raccolse i suoi regali in una busta, in quanto non aveva portato con sé neanche la borsa. L’aveva lasciata nello studio della Preside.
“E così, dobbiamo salutarci di nuovo.” disse lei infine, dopo aver indulgiato molto sui preparativi per non dover affrontare quella sofferenza.
“Già.”il viso di Ron era totalmente inespressivo, ma Hermione sapeva che dietro quella maschera si celava un dolore tagliente.
Le consegnò una vecchia cornice.
“Ho pensato che dopo che non sarà più una passaporta potevi metterci una di quelle foto dell’album.”sorrise appena.
“Credo che sia una splendida idea.”disse con un filino di voce.
Mancavano pochi minuti alle quattro.
“Ron…”
Ma prima ancora che potesse anche solo pensare cosa dire, le sue labbra si chiusero per poi riaprirsi in quelle di Ron. Il bacio durò solo pochi istanti dolorosi.
“Credevo che odiassi essere interrotta.” le sussurrò Ron tenendo il suo viso tra le mani.
“Così, puoi interrompermi ogni volta che vuoi.”
Lui si staccò appena in tempo per non essere risucchiato dal vortice anche lui. Il tempo di un battito ed Hermione era sparita.
Era di nuovo ad Hogwarts.
Era di nuovo a casa.
Ma di nuovo senza di lui.
 


***
 


È inutile giustificarmi di nuovo, sono sempre in ritardo, sempre porca pupetta.
Però giuro che non lo faccio apposta. La vita è troppo frenetica.
Vi siete mai fermati a guardare la gente? Ovunque intendo. Tutti corrono. Tutti scappano. Tutti hanno fretta.
Quindi ora. STOP. Fermatevi. Respirate un po’, respirate la gente, respirate il respiro…
E poi se siete arrivati fin qui lasciate una recensione a questo capitolo ahahah:D
Beh dai, sono simpatica, me lo merito u.u
A presto giovani anime, sto pensando ad un bel capitolo natalizio, per rimanere in tema…chi lo sa!
Tantissimi baci,
vostra Seren
 

 
 

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Capitolo 10
*** She Look To Me ***


 
 
 
She need somebody to hold
It looks to me like heaven
Sent this for your roughest night
She looks to me
She looks to me all right

 
 
Hogwarts non era mai stata meno accogliente, forse nemmeno durante le scintille della guerra magica, a dire di Hermione. Le mura del castello erano gelide, quasi opache, incolore. La ragazza trascorreva le sue giornate apaticamente, sempre più taciturna.
Ginny e Demelza provavano in tutti i modi a tirarle su il morale, coinvolgendola in ogni modo, ma inutilmente: non ne voleva sapere di svaghi o divertimenti, e la situazione non migliorò quando un freddo sabato di ottobre, scendendo dal dormitorio aveva trovato appeso sulle mura della sala comune un annuncio che recitava con fredde parole l’annullamento della prima gita ad Hogsmeade di quel giorno. Nessuno degli insegnanti si era preso la briga di dare una giustificazione alla cosa, e alla fine Hermione smise di chiedere spiegazioni in giro; la cosa che la preoccupava era dover dare la notizia a Ron. Scrisse poche frettolose righe di scusa e rimase a fissare la finestra in attesa di vedere ricomparire il barbagianni che gli aveva mandato, invano.
Il ragazzo rispose alla lettera solo dopo qualche giorno e seppur celata era comunque impossibile non notare la profonda delusione che trapelava dalle sue parole.
 
 
Cara Hermione,
non capisco questa decisione dei tuoi professori, ma non importa.
Ero già qui ad Hogsmeade ad aspettarti, vorrà dire che sarà per la prossima volta.
Ron
 
Nient’altro.
Sapeva che neanche lei era stata campionessa di dolcezza, ma si aspettava comunque qualche parola in più.
Era sicura che dietro quella freddezza, Ron stava soffrendo.
Ancora.
Un tardo pomeriggio Hermione se ne stava in biblioteca a finire un tema di cinquanta centimetri per Vitious sull’ultimo incantesimo che avevano studiato quella mattina.
Grattastinchi se ne stava accoccolato ai suoi piedi, da bravo compagno silenzioso. Ron glielo aveva fatto recapitare il giorno dopo il compleanno.
Fuori il cielo era ricoperto di enormi nuvole scure che avevano oscurato ogni cosa, tanto da sembrare già notte. Il freddo era arrivato ed Hermione portava sempre con se la sciarpa che la signora Weasley le aveva regalato. Poteva quasi sentire il profumo dei capelli di Ron.
In quel momento di distrazione qualcuno si sedette accanto a lei, spostandole una ciocca di capelli che le ricadeva sul viso.
“Al ballo del ceppo, al tuo quarto anno, avevi i capelli lisci. Ma io credo che tu stia meglio al naturale, se vuoi sapere come la penso.”
Hermione sobbalzò trattenendo il fiato.
“Credo che un gorgosprizzo abbia colpito anche te, Hermione. Sai, sono molto attratti dai cervelloni.”
“Luna! Mi hai fatto prendere un colpo.” Sussurrò Hermione, perchè Madama Pince stava già guardando torva verso la loro direzione.
“Oh mi spiace tantissimo…” rispose Luna. Sembrava seriamente dispiaciuta, ma dopo qualche secondo tornò a fissarla in silenzio con occhi spalancati, cosa che metteva tremendamente in imbarazzo Hermione.
“C’è qualche problema?” le chiese, cercando di essere quanto più dolce poteva.
“Oh, io nessun problema. Sei tu che hai un problema, vero?” rispose, mentre con una mano giocava con il proprio orecchino. Ne portava solo uno all’orecchio sinistro. La ragazza si accorse che Hermione la stava osservando.
“L’ho presa sulla spiaggia di Villa Conchiglia. È stata mia madre ad insegnarmi a fare gli orecchini, quando era ancora viva. Ne creavamo di bellissimi insieme, con qualunque oggetto riuscivamo a trovare. È bello no?”
Hermione lo osservò meglio e vide che era una piccola conchiglia bianca. Le sfuggì un leggero sospiro ricordando il suo compleanno, qualche settimana prima. Il mare, la spiaggia, i piccolissimi granelli di sabbia ancora intrappolati nel suo vestito chiaro…
“Si, bellissimo.”
Luna lo prese tra le mani e lo lasciò cadere sulla pergamena su cui Hermione stava lavorando.
“Tienilo pure, mi sono accorta solo adesso che non ti ho fatto nessun regalo di compleanno. Penso che questo vada bene.”
Hermione prese l’orecchino tra le mani. Era stato creato con cura da mani esperte, e la conchiglia era fredda e liscia a contatto con le sue dita. Non le uscivano le parole. Quell’oggetto significava qualcosa in più per lei, e sentiva che Luna lo sapeva, che glielo aveva donato appositamente.
“Luna io…” iniziò, combattendo con il groppo in gola che quasi le bloccava il respiro. Calde lacrime stavano salendo in direzione occhi, ma si trattenne.
“Prego.” rispose semplicemente Luna con un sorriso.
Calò di nuovo il silenzio, rotto solo dal rumore della piuma di Hermione che scivolava sulla pergamena. Aveva quasi finito il tema.
“Ti manca.”
“Cosa dici?” rispose Hermione, dopo un altro sussurro. Abituarsi a Luna era impossibile. Era piacevolmente esasperante.
La ragazza sorrideva ancora, anche se appena. “Ronald. Ti manca. Anche se non dovrei chiamarlo Ronald, so che lo odia.”
Hermione rimase in silenzio per alcuni secondi fissando la pergamena, senza però vederla veramente. Non sorrideva affatto.
“Si, mi manca.”
“Credo che dovresti dirglielo.”
“Tu-tu credi?”
“Certo. Quando una persona ci manca bisogna sempre trovare il modo di farglielo sapere.”
“Ma sono un po’ di giorni che non mi scrive più… credo che sia un po’ arrabbiato.”
“Mmm.” Luna la osservò in silenzio per qualche istante, gli enormi occhioni lucidi e brillanti. “Io non credo che lui sia veramente arrabbiato. Non con te. Ma dovresti guardarlo negli occhi per capirlo. Un foglio di pergamena non riflette i sentimenti. Ci vediamo Hermione!”
E detto questo si allontanò saltellando, senza lasciare il tempo ad Hermione anche solo di salutarla. La ragazza prese di nuovo tra le mani il regalo di Luna; era davvero un bellissimo orecchino. Decise che lo avrebbe indossato a mo’ di collana.
Le parole dell’amica risuonavano chiaramente nelle sue orecchie, quasi come se Luna fosse ancora lì a suggerirgliele.
Ma dovresti guardarlo negli occhi per capirlo. Un foglio di pergamena non riflette i sentimenti.
Le parole indossarono immediatamente un nuovo significato.
Lo aveva quasi dimenticato.
Prese tutta la sua roba velocemente e corse verso il suo dormitorio, con Grattastinchi al seguito. Era la prima volta che lasciava la biblioteca senza aver finito un tema.
Una volta in camera, lasciò cadere la sua borsa a terra e si mise a trafficare con il proprio baule, finchè non lo trovò.
Incartato con cura, un piccolo specchio aspettava solo di essere usato. Il cuore le batteva a mille all’ora mentre toglieva la carta con cui lo aveva protetto e lo prendeva tra le mani. In un primo istante vide solo il suo pallido riflesso infelice. Fece un gran respiro sedendosi sul letto e avvicinò un po’ le labbra allo specchio, prima di pronunciare il suo nome.
“Ron?”
Silenzio. Si schiarì la gola. “Ron, mi senti?”
Dopo pochi eterni istanti di silenzio un riflesso rosso illuminò il vetro che fino a poco prima ritraeva solo lei. Un timido sorriso strinse il cuore di Hermione.
“Mi aspettavo che prima o poi l’avresti usato. Te ne eri proprio dimenticata? Eppure è stata una tua idea.”
Ron era apparso nello specchio, gli occhi azzurri brillanti di felicità.
“Ron, sono così contenta di vederti.”
“Anche io.” Sorrise lui. “Mi dispiace, Hermione. Mi spiace così tanto Non volevo sparire così… ma ci sono rimasto così male…”
Hermione avrebbe voluto interrompere quelle parole confuse con un bacio.
“Anche io ci sono rimasta male.”
“Lo so…”
“Ma non avrei potuto fare nulla”
“So anche questo.”
“Eppure sei sparito lo stesso.” Sbottò Hermione con una punta di risentimento.
“Hai ragione, ma non volevo finire per litigare di nuovo.” rispose Ron sulla difensiva.
La ragazza abbassò gli occhi mordendosi il labbro inferiore. Era chiaro che la pensava anche lei un po’ come Ron.
“Stai cercando di dire che siamo solo in grado di litigare?” disse con un filino di voce.
Il cupo cipiglio di Ron si addolcì davanti alla voce tremante della ragazza. “Non mi sembra che io e te siamo in grado solo di litigare…”
Quelle parole risultarono un po’ ambigue, quasi maliziose per Hermione, che arrossì.
“Vorrei vederti.”
“Mi manchi anche tu piccola. Ci sono novità sulle gite di Hogsmeade?”
“Ancora niente. Credo che ci vorrà  novembre a questo punto.”
“Va bene.”
“Mi odierai per questo?”
“Perché dovrei odiare te?” sorrise per tranquillizzarla. “Odio quei signorotti dei tuoi professori e la tua amata preside che ti tiene lontana da me, ecco tutto.”
“Non è vero che mi tiene lontana da te, Ron! Detto così sembra quasi che lo faccia apposta. Non dimenticare che è stata lei a darti il permesso di vedermi il giorno del mio compleanno!”
Ron soffiò di rabbia. “Si comunque questa cosa non mi sta bene.”
“Non sta bene nemmeno a me.” Senza pensarci si era messa a giocare con le dita con la piccola conchiglia che Luna le aveva regalato, cosa che non sfuggì a Ron.
 “Ehi, cos’è quella?”
“Cosa?” chiese lei.
“Quell’oggettino che tieni in mano?”
“Oh questo?” sollevò la conchiglia in modo che Ron potesse vederla bene attraverso lo specchio. “Un regalo di Luna.”
“E’ abbastanza carino per i suoi standard.”disse con un ghigno.
“Mi piace tanto.”rispose semplicemente lei.
“Non lo so…”continuò Ron, osservandola meglio. “Ha qualcosa di familiare.”
Hermione sorrise ma non disse nulla. In quell’attimo di silenzio Grattastinchi le saltò sulle gambe con tanta foga che per poco non le fece cadere lo specchio.
“Hermione? Tutto bene?”
“Si, si scusami.”rispose lei. Dallo spavento le era venuto il fiatone. “E’ solo Grattastinchi.”
“Stupido gatto.”soffiò lui. “Devo imparargli un po’ di educazione quando tornate a casa.”
Sentì un peso al petto mentre Ron pronunciava quelle parole. Finire la scuola era quello che più aspettava, anche se era solo all’inizio dell’anno scolastico.
“Avanti, Mione. Sorridimi. Sei ancora più bella quando sorridi.”
“Stai facendo il galante solo perché hai paura che Grattastinchi possa rubarmi il cuore al posto tuo.”
Ron fece una smorfia che ben presto si trasformò in un sorriso davanti al viso di Hermione.
“Vedremo chi la spunterà.”
 
***
 
Ottobre era scivolato via senza troppi cambiamenti, sostituito da un freddo  e piovoso novembre che metteva una strana malinconia nell’animo degli studenti di Hogwarts. Ma questo sentimento venne scacciato via quando finalmente la prima gita ad Hogsmeade fu fissata senza ulteriori imprevisti.
Quel giorno Hermione si stava preparando con cura prima di vedersi con Ron, che l’aspettava ai Tre Manici di Scopa. Ginny affianco a lei sorrideva radiosa preparandosi anche lei.
“Spero che non facciano ritardo come al loro solito.”
“Non credo, altrimenti questa volta Ron lo affatturo.”rispose Hermione con un gran sorriso, mentre indossava la collana con appesa la conchiglia di Luna.
Demelza le osservava sdraiata sul suo letto con una smorfia divertita sul viso.
“Siete sempre così malfidate voi due?”
“Invece di criticare sei ancora dell’idea di non voler venire?”
“No grazie Ginny, preferisco rimanere ad allenarmi. Sarà per la prossima.”
“Sicura, sicura?” incalzò Hermione.
Demelza si limitò a sorridere e a fare un cenno con le mani come ad incitarle ad uscire. Le ragazze non se lo fecero ripetere. Si strinsero nei loro mantelli e uscirono dal dormitorio tenendosi per un mignolo. Ginny saltellava quasi per le scale.
Fuori il vento pungeva ed Hermione si strinse nella propria sciarpa profumata. Una scarica elettrica l’attraversò quando si accorse che in pochi istanti avrebbe potuto toccare quel profumo.
Le due ragazze si misero a correre una volta raggiunto il villaggio. In realtà era Ginny a correre, Hermione si limitava a seguirla a passo svelto.
“Andiamo Ginny, questo gioco è così idiota.”
“E’ idiota perché sei un’antisportiva amica mia.”
Hermione le fece la linguaccia.
“Andiamo Granger, questi gesti non sono da te!” E la rossa riprese a correre, i capelli che svolazzavano nel vento liberi e ribelli. Con un sospiro Hermione la seguì.
Una volta davanti ai Tre Manici di Scopa il cuore di Hermione batteva incontrollato. Si chiese se sarebbe mai riuscita a controllare quella reazione ogni volta che stava per vedere Ron.
“Sono così agitata.”
“Per mio fratello? Credevo che il fiatone fosse dovuto alla corsetta, mia cara secchiona.”
“Ginny per quale motivo sei così acida ultimamente?”
“Perché ho scoperto che mi vuoi bene lo stesso.” rispose lei sfiorandole la guancia con un bacio. “Andiamo, dai.”
E riacchiappandola per il mignolo la trascinò nel locale.
L’interno era affollato già da decine di studenti, ma gli occhi di Hermione avevano già individuato il tavolo di Ron e Harry, che non si erano ancora accorti di loro. Anche Ginny l’aveva visto e si stava già dirigendo verso la loro direzione. Hermione attaccata a lei la seguì con il cuore nello stomaco.
Quasi non si accorse nemmeno della reazione di Harry nel vedere l’amica, non vide più il legno del tavolo, non sentì più nemmeno il minimo mormorio. Ron la stava guardando e sorrideva. Tutto il resto la sua mente lo aveva dimenticato.
“Ciao Hermione…”
Anche lei sorrise e si lasciò cadere sulla sedia accanto a lui.
“Ron.”
Rimasero a fissarsi l’uno di fronte all’altra, mentre Hermione picchiettava con le dita sul tavolo. Ginny ed Harry, che erano riemersi dal loro saluto non verbale, li guardavano con aria interrogativa. Ron resistette ancora per una manciata di secondi, finchè non si lasciò sfuggire un sospiro.
“Ok, scusami. Ho perso.” E la attirò a se in un bacio mozzafiato.
Ad Hermione parve di sentire la voce di Harry  come se fosse in un’altra stanza. “Ma che diavolo…?”
Quando le loro labbra si staccarono con un piccolo sospiro doloroso, Ron sorrise all’amico senza però dire nulla; sembrava ubriaco. Hermione invece si schiarì la gola, rossa in viso.
“Ma niente. Una scommessa.” spiegò con finta noncuranza. “E ho vinto.”
“Forse perché io ti amo di più.” le sussurrò in un orecchio Ron in modo che solo lei sentisse.
Un brivido le percorse la schiena.
“Non c’entra niente.”rispose sussurrando anche lei vicinissima alle sue labbra.
“Andiamo smettetela con tutte queste romanticherie.” sospirò Ginny, con la testa poggiata sulla spalla di Harry.
“Ma che vuoi tu?”la aggredì Ron.
“Harry come vanno gli allenamenti da Auror?”buttò lì Hermione, tanto per cambiare argomento.
Harry lanciò un fugace sguardo a Ron prima di rispondere, che non passo inosservato ad Hermione.
“Procede tutto bene. E’ stancante, ma dà comunque tante soddisfazioni.”
“Sono contenta.”sorrise lei, sincera.
“E a scuola? Va tutto bene? Come va con il nuovo insegnante di Difesa?”
“Il professor Wilkinson? Oh beh”cercò le parole giuste. “Le sue lezioni sono abbastanza interessanti…”
“Una noia mortale vorrai dire.” la interruppe Ginny. “Sembra un po’ Rüf, solo che non è un fantasma e sputacchia un po’ quando parla. Nemmeno Hermione siede più al primo banco quando in classe c’è lui.”
Risero tutti, perfino Hermione.
“E tu Ron?” chiese sempre lei, avida di notizie. “Come vanno le cose al negozio?”
Per qualche motivo le orecchie di Ron erano pesantemente arrossite.
“Oh, tutto bene. Niente di nuovo. Si lavora tanto, questo si. Ormai passo gran parte della giornata giù in negozio.”
“Capisco.”
Qualcosa non andava nel tono di voce di Ron, ma Hermione decise di rimandare le domande.
“Ordiniamo qualcosa?” propose Harry.
Ginny gli sorrise. “Ci avete aspettato? Ma che gentili!”
“Con chi credi di avere a che fare?”rispose lui, stringendola a sé e rubandole un bacio a fior di labbra.
Ron da sotto il tavolo accarezzava piano la gamba di Hermione, che se ne stava tesa in silenzio. Solo quando le chiesero cosa volesse rispose che era a posto così.
“Va tutto bene Hermione?” le chiese Ron.
“Certo.”rispose lei cercando di non tradire emozioni.
Una volta che ebbero consumato le loro ordinazioni pagarono ed uscirono per il villaggio. Harry e Ginny si diressero verso Mielandia, probabilmente per lasciarli soli e dare modo ai ragazzi di chiarire, quindi Ron tirò per mano Hermione e presero a passeggiare senza pensare ad un posto preciso dove andare, in un pesante silenzio che gelava l’aria già fredda. La ragazza tremava.
“Freddo?”chiese lui.
“Un po’.”
“Vieni qua.”
La tirò a sé e la strinse un po’. Hermione decise che era arrivato il momento delle domande.
“Cosa avevi prima?”sbottò.
“Quando?”chiese Ron confuso.
“Prima. Quando eravamo ai Tre Manici di Scopa.”
La lasciò fermandosi e incrociò le braccia, guardandola corrucciato. “Sei tu quella che non  ha detto una parola.”
Anche Hermione incrociò le braccia.“Non mi stai nascondendo proprio niente?”
Di nuovo le orecchie di Ron si colorarono di porpora.
“Ok, va bene. Qualcosa c’è. Ma non c’è bisogno di scaldarsi subito.” Sorrise avvicinandosi di nuovo a lei, sfiorandole la testa con una carezza. “Prima che ti dica cosa riguarda sentiamo, posso sapere cosa hai pensato con quella tua testolina geniale?”
Hermione arrossì violentemente. Era chiaro che non voleva assolutamente confessare che i suoi pensieri erano molto sciocchi in realtà, dovuti più che altro alla sua gelosia.
“Niente. Mi ha solo dato fastidio il fatto che mi stavi nascondendo qualcosa. Tutto qui.” mentì con una certa disinvoltura.
“Mmm… sei proprio una streghetta gelosa.” sussurrò Ron sulle sue labbra. Non se l’era bevuta.
Hermione lo guardò con aria di sfida e Ron cedette davanti a quello sguardo.
“Ok, ok. Ascoltami bene.” Si lasciò cadere su una panchina lì vicino, facendola sedere sulle sue gambe e costringendola a guardarlo in faccia. “Ascoltami. Non c’è niente che ti nasconderei. Quello che devo dirti non è niente di grave o preoccupante. È… potrebbe essere anche una cosa bella.”
La curiosità di Hermione era alle stelle. Sorrise appena, incitandolo a continuare.
Ron si schiarì la gola “Harry lo sa, in parte è merito suo. Ecco, vedi, quello che sto cercando di dirti è che… non che io abbia abbandonato George e  il negozio ma…”
“Andiamo Ron, cosa stai cercando di dirmi?”chiese Hermione impaziente.
Un ultimo sospiro, poi sbottò. “Sto seguendo il corso di addestramento di Auror con Harry. Ecco, al ministero dicono che hanno bisogno di gente come noi, e per una volta non necessitano di diploma. Ecco, l’ho detto.”
Hermione notò che era arrossito completamente in viso. Non poté resistere più. Si chinò su di lui e lo baciò ripetutamente. Ron seppur sorpreso, la strinse a sé ancora di più e rispose al bacio.
“Oh Ron, sono così orgogliosa di te! Perché non me lo hai detto subito? Sono felicissima!”
L’appoggio di Hermione, sapere che lei gli sarebbe stata sempre vicino era la più grande vittoria per lui. Era la sua forza.
“Ma non sarà pericoloso?”urlò quasi lei ad un certo punto.
Ron la strinse a sé. “Ma no.”
“Certo che lo sarà. Non posso permetterlo.”
“Hermione, sto facendo tutto questo per me, ma anche per te. Per noi. Voglio essere sempre in grado di proteggerti.”
“Ma se ti succedesse qualcosa…”
“Non mi succederà niente Hermione. Voglio essere il tuo eroe, per una volta.”
Hermione alzò gli occhi verso di lui.
“TU SEI il mio eroe. Non sarà qualche allenamento a cambiare questo. Lo sei sempre stato e sempre lo sarai.”
Ron aveva perso le parole. C’era tanto amore e tanta luce nello sguardo della sua ragazza che avrebbe accecato chiunque. Tranne lui.
 
 ******
  
  
Ok. Non è un capitolo natalizio, ma purtroppo non scrivo a comando.
Magari ci rifacciamo a Capodanno, quest’anno il natale m’è preso male.
Ne approfitto per ringraziarvi tutti, in particolare
wingardium ed Emily Kingston per il loro splendido regalo di Natale. Un bacione immenso ad entrambe. Vi dedico ogni parola, ogni virgola, ogni spazio di questo capitolo. Ed è davvero troppo poco.
Buone feste a tutti quanti :* 


 
 
 
 

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Capitolo 11
*** The Hardest Past ***


 
Il freddo era arrivato portando con sè qualche fiocco di neve a imbiancare il mondo, per ricordare a tutti i cuori che era Natale. Hermione era finalmente tornata a casa per le vacanze, felice come non lo era mai stata prima di allora di lasciare Hogwarts.
Di solito quella particolare festività le portava sempre una strana malinconia dentro, ma quel giorno era tutto diverso.
Aveva deciso di trascorrere il cenone della vigilia a casa con i suoi genitori dato che l’anno prima trovandosi a migliaia di chilometri di distanza non ne aveva avuto la possibilità; ma aveva invitato sotto consiglio del padre anche Ron, Ginny ed Harry che avevano accettato subito. Il giorno dopo avrebbero trascorso tutti insieme la giornata intera alla Tana.
Alle sette in punto i ragazzi erano arrivati con le braccia cariche di doni.  Il giardino di casa Granger era illuminato da lucine colorate e ghirlande, tutte sistemate ordinatamente dal padre di Hermione che era fissato da sempre con le decorazioni natalizie. Ginny ne rimase affascinata.
“A volte mi sembri papà.”la schernì Ron.
“Ringrazia che ho le mani impegnate altrimenti ti avrei già affatturato, fratellino.”
“Lascia perdere Ron, Ginny.” si intromise Harry mentre attraversavano il giardino raggiungendo la porta. Sembrava stesse per dire qualcosa di vitale importanza, tanto era serio. “Sarà già abbastanza teso per l’imminente incontro con i suoceri.”
Ron fece per tirargli un calcio nelle gambe, ma Harry fu più veloce. La sua risata risuonò così forte tanto da svegliare Grattastinchi, che si era assopito sui gradini e ora lo guardava con aria minacciosa.
 “Vogliamo smetterla con questa storia dei suoceri? Harry, alla prima battuta giuro che ti…”
“Siete i nuovi assistenti di babbo natale per caso?” lo interruppe Hermione con una risata, spalancando la porta.
“Ciao Mione.” sorrise Ron, stampandole un veloce bacio sulle labbra ed entrando per primo, seguito da Ginny che lasciò cadere i pacchi a terra per abbracciare la sua migliore amica.
La madre di Hermione, come al solito indaffarata in cucina, li raggiunse quasi subito, seguita dal marito. Conoscevano già Harry, mentre Ginny fu una sorpresa. La signora Granger la prese immediatamente in simpatia e iniziò a chiacchierare con lei su tutto quello che aveva preparato di buono per quella sera, e di quali fossero le loro abituali tradizioni.
Anche all’interno, il signor Granger non si era risparmiato in decorazioni. La casa era piena di ghirlande e fiocchi, e sopra il caminetto scoppiettante erano già appese delle coloratissime calze, vicino ad uno splendido albero di natale rosso e oro. I colori li aveva scelti Hermione, che sorrise complice ai suoi amici.
Dopo i soliti convenevoli, i ragazzi si sedettero sul divano in attesa di cenare, visto che la signora Granger aveva  tassativamente vietato loro di aiutarla in qualunque cosa.
“Tutto bene alla Tana?”chiese, in particolare a Ron.
Il ragazzo la guardò prima di rispondere, studiandola per qualche istante.
“Mamma vuole che tu sappia che ti aspetta con ansia domani, credo che quest’anno non si limiterà a regalarti il solito maglione”sospirò lui, prendendola per mano. “Qualunque cosa succede, sappi che io non c’entro assolutamente nulla!”
Hermione rise davanti alla sua espressione preoccupata. “Oh andiamo Ron, cosa dovrebbe succedere! Mi conoscono da una vita, e io conosco loro. Stai tranquillo!”
Anche Harry rideva ma Ginny lo zittì all’istante. “Guarda che ce n’è anche per te, Potter. Non sai quanto è felice la mamma di avervi in famiglia, tutti e due.”
Harry aveva assunto un’espressione tra l’esasperato e il divertito, ma Hermione continuava a sorridere.  L’intera famiglia Weasley, che si era affezionata a lei ancora di più da quando stava con Ron,  la facevano sentire a casa ogni volta che andava a trovarli, trattandola come sempre, per cui non si spaventava affatto.
“Andrà tutto bene.” rassicurò Ron, stringendogli la mano nelle sue.
Il ragazzo le sorrise, più rilassato “Promettimi che anche se mia madre ci dovesse trascinare in qualunque tipo di situazione imbarazzante, tu non scapperai via.”
“Promesso.”
“Bene.”rispose, con un sorriso ancora più teso.
Il signor Granger si accomodò sul divano affianco a loro, e istintivamente Ron lasciò la mano di Hermione, che lo fulminò con lo sguardo.
“Oh, andiamo Ronald.” gli sussurrò in un orecchio in modo che sentisse solo lui. “Pensavo che avessimo superato questa fase. Puoi anche tenermi per mano, sono certa che mio padre non lo prenderà come un tradimento.”
“Hermione, mi stava guardando malissimo!” rispose lui nello stesso tono.
“Ma che dici, stava parlando con Harry!”
“Cosa state confabulando voi due?”chiese Ginny con il tono più innocente che poteva.
“Nulla.” risposero all’unisono Ron e Hermione. Le orecchie di Ron si stavano pericolosamente arrossando, così intervenne Harry in soccorso dell’amico. “Signor Granger, complimenti per le decorazioni, sono splendide.”
L’uomo sorrise soddisfatto e si lanciò in una dettagliata descrizione di ogni fiocco o ghirlanda presenti in quella stanza, mentre Ron rivolgeva ad Harry uno sguardo di profonda riconoscenza.  Guardò Hermione, che se ne stava a braccia incrociate senza dire una parola. Ron la trovava adorabile quando metteva su quel broncio con le labbra e cercando di dare meno nell’occhio possibile, infilò le sue dita in quelle di lei. A contatto con quelle dita fredde e affusolate, una scarica elettrica percorse la schiena di Ron, che si pentì di non averla baciata meglio. Hermione lo guardò con mezzo sorriso stampato in faccia, e senza sapere come il ragazzo capì che stava pensando la stessa cosa.
Verso le otto e mezza di sera la cena fu servita in tavola, apparecchiata con cura e dedizione dalla signora Granger con una splendida tovaglia rossa dai ricami verdi. C’erano i tradizionali bicchieri di cristallo, i sottopiatti d’argerto, un bellissimo centrotavola fatto di candele e fiori bianchi e dei segnaposti che Hermione aveva preparato con la sua scrittura aggraziata, che portavano ciascuno il loro nome. Ginny rimaneva affascinata da ogni cosa; era la prima volta che lei e Ron trascorrevano una vigilia di Natale in stile del tutto babbano.
Quando i piatti furono lucidati fra le chiacchiere allegre, la signora Granger fece spazio per i dolci che aveva preparato.
“Dovresti suonarci qualcosa Hermione.”disse suo padre con un sorriso.
Hermione lo fulminò. “Neanche per sogno.”
“Suoni?”chiese Ginny con gli occhi che le brillavano.
“No.”rispose Hermione secca.
“Si che suona. Le abbiamo comprato il piano quando aveva cinque anni.” intervenne il signor Granger sempre sorridendo.
“Suoni! Perché non me lo hai mai detto?”continuò Ginny come se non avesse sentito mai niente di simile.
“Perché non suono.”
“Andiamo piccola…”
“Da quando sei così timida Hermione?”incalzò Harry,con la bocca piena di un biscotto al limone.
Ron era rimasto in silenzio in quella breve conversazione, temendo di dire qualcosa che potesse irritare Hermione ancora di più. La ragazza lo guardava con uno sguardo supplichevole, e Ron si limitò a sorriderle come a dire: fai come vuoi.
Infatti, non ci fu verso di convincerla in alcun modo.
“Avresti anche potuto suonarmi qualcosa.”le sussurrò  a fine serata, quando tutti ormai si erano alzati da tavola e loro due si erano accoccolati un po’ sul divano, solleticandole il collo con il suo respiro lento e tranquillo.
Hermione trattenne un sospiro, cercando di ricordare che era ancora a casa sua, in presenza dei suoi genitori distanti solo di una stanza.
“Ron…” lo chiamò senza aveva una ragione per farlo.
“Mmh?”
“Voglio baciarti.”
“I baci non ci chiedono, Hermione.”
“E chi l’ha deciso? Se io dico che voglio baciarti, ti bacio! Guarda.” E così dicendo prese il volto del ragazzo tra le mani, e soffiò piano sulle sue labbra, prima di toccarle con le proprie.
La scarica che aveva sentito prima era nulla rispetto a questo. Hermione gli mordeva piano il labbro inferiore, disegnandone il contorno con la lingua, mentre con le mani accarezzava con lentezza calcolata i capelli di Ron. Man mano che quel bacio cresceva, le sue carezze si facevano più violente ed esigenti. Neanche Ron la risparmiava; aveva preso a baciarle avido il collo, inebriato dal suo profumo, senza riuscire a trattenersi.
Avevano quasi dimenticato dove fossero finchè un colpo di tosse li fece sobbalzare. Ron si staccò bruscamente da lei, talmente rosso da fare invidia alla tovaglia.
“Ringraziate il cielo che sono solo io. Ti ho salvato le chiappe amico.” sorrise Harry, con una fetta di cheesecake ai mirtilli in mano.
“Vuoi smetterla di ingozzarti? Non stai facendo altro che mangiare stasera. ”disse Ron, il cui colorito stava tornando pian piano quello di sempre.
“Non avrei mai creduto che tu potessi dire una cosa del genere a me! Buonissima questa torta Herm, l’hai fatta tu?”
La ragazza si limitò ad annuire. Il cuore le batteva ancora troppo forte da farle venire il fiatone, ma non voleva darlo a vedere.
“Dov’è Ginny?”
“E’ di là che parla con i tuoi, anche l’aria che respiriamo le sembra speciale, qui.”rispose Harry alzando gli occhi al cielo.
“E poi si arrabbia quando le dico che è uguale a papà.” Sospirò Ron. Guardò l’orologio d’oro al polso.
“Cavolo, si è fatto tardi.”
“Andate già via? Dobbiamo ancora aprire i regali!” esclamò Hermione, imbronciata come una bambina.
“Certo che no, hai dimenticato le tradizioni forse? I regali si aprono domani.” Intervenne suo padre che li aveva raggiunti nel soggiorno insieme alla signora Granger e a Ginny.
“Giusto.”concordò Harry.
Hermione incrociò le braccia, fintamente offesa. “E va bene…”
Li osservò prepararsi per andare via con una punta di amarezza.
“Dovete proprio andare?”chiese speranziosa rivolta a Ron, mentre il ragazzo infilava il proprio cappotto.
“Non temere, piccola. Domattina arriverà presto e mi rivedrai prima di quanto credi.”
“Si, certo.”
“Tieni.” Disse porgendole una busta piena di regali. “Ce n’è uno per tuo padre, uno per tua madre  e ovviamente per te.”sorrise appena. “Ma promettimi che lo aprirai domani.”dichiarò, tornando serio.
Hermione fece un grande sorriso.
“Promesso.”
“Guarda che lo saprò se non lo farai.”
“Sembra quasi una minaccia.”
“È soddisfaciente rimproverarti ogni tanto.”
“Sei pronto Ron?” lo chiamò Ginny, che stava salutando i signori Granger insieme ad Harry.
“Arrivo subito.”e detto questo rubò un altro fugace bacio ad Hermione e raggiunse la sorella.
Fuori aveva iniziato a nevicare. Il caldo del camino e lo stomaco pieno avevano avuto l’effeto di un lento sonnifero su Hermione. Salutò i suoi genitori e salì le scale pigramente fino alla sua stanza. Una volta dentro, chiuse la porta alle sue spalle e si lasciò cadere sul letto, senza avere neanche la forza di infilare il pigiama. Solo in quel momento notò un gufo marrone scuro dall’aria severa battere con il becco al vetro della sua finestra, prepotentemente.
Spaventata, aprì velocemente la finestra. Il gufo entrò volando elegantemente intorno a lei, lasciò cadere la lettera sul suo letto e uscì inghiottito dalla notte scura.
Hermione richiuse la finestra e la raccolse, riconoscendone immediatamente la scrittura.
“Beh? Chi ti scrive a quest’ora?”
Dalla sorpresa, la lettera le cadde dalle mani.
“Ron? Cosa diavolo ci fai qui?”borbottò, rossa in viso.
Ron la guardava con una strana luce negli occhi. Il suo azzurro era spento come il cielo in una giornata di tempesta.
“Non lo so.” rispose con una tranquillità che non prometteva niente di buono. “A dire la verità, contavo di farti una sorpresa, ma vedo che te l’hanno già fatta.”
Così dicendo fece un minuscolo cenno verso la lettera ancora a terra, prima di raccoglierla.
“Ti senti ancora con quel bulgaro allora…”continuò, mentre il tono della voce cresceva in modo ancora quasi impercettibile.
“No, cioè io…”
“E quando avevi intenzione di dirmelo, sentiamo, il prossimo Natale forse?”
“Ron, ma non è come pensi…”
“Non è come penso? Non è la scrittura del tuo amico Vicky questa qui?”stava quasi urlando ormai, sbattendole quasi la pergamena in faccia.
Hermione non riusciva a dire una parola. Era così sconvolta dal dolore che vedeva disegnato sul viso di Ron che non riusciva a  spiegarsi in alcun modo.
Ron probabilmente fraintese questo silenzio come un’implicita confessione di qualcosa di terribile, perché la guardò senza fiato per alcuni istanti prima di smaterializzarsi senza dire una parola.
“Ron! Ron!”urlò al nulla. La sua voce riempiva la stanza vuota così tanto che per un attimo temette che potessero sentirla i suoi.
Vinta dalla stanchezza e dalla tristezza si lasciò cadere di nuovo sul letto, accecata da lacrime che non le permisero di leggere neanche una riga di quella maledetta lettera.
 
 
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Hello guys! :3
Come avete passato il Capodanno? Spero sia stato devastante…pensate che ieri mattina quando sono tornata a casa, forse a causa della troppa vodka, mi immaginavo Ron e Hermione a ballare il ballo del mattone in discoteca <3 u.u
Basta chiacchiere, eccomi qua con un bel capitolo natalizio come avevo promesso.
E visto che quest’anno ho odiato il Natale, ho deciso di mettere i bastoni tra le ruote alla mia amata coppia. Quante manine alzate per quel maledetto di Krum?
Potete lasciarmi una recensione anche solo per insultarlo (o preferite insultare me? xD)
Non mi resta che augurarvi una buonissima epifania gente, con tante tante caramelle quanto tutta Mielandia :*
Alla prossima!
Seren
 

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Capitolo 12
*** Tonight ***


Era la mattina di Natale.  Puntuale  e precisa come ogni anno. Ma stavolta sotto il suo albero non c’erano regali. Era come se uno sconosciuto avesse deciso di rubarglieli tutti per puro dispetto.
Hermione si era svegliata molto presto, disturbata da un forte mal di testa dovuto a tutte le lacrime che le avevano tenuto compagnia tra le pieghe del cuscino in quella notte interminabile. Gli incubi l’avevano tormentata tutto il tempo, eppure non trovava sollievo nel risveglio.
Era rimasta paralizzata qualche minuto in una finta apatia, cercando disperatamente una prova che tutto quello che era successo la sera prima fosse solo un altro stupido incubo. Ma la realtà beffarda e cruda era davanti ai suoi occhi ancora addormentati. La lettera di Victor era sul pavimento, illuminata dai primi raggi di luce che filtravano candidi nella piccola stanza. Parole sconosciute e apparentemente innocenti che attendevano di essere lette. Qualcosa dentro di lei le faceva venir voglia di prendere quel pezzo di carta e strapparlo con le sue mani in tanti piccolissimi pezzi, di non lasciarne traccia di pensiero. Distruggerlo con la sua bacchetta non le avrebbe dato la stessa soddisfazione.
Si strofinò piano gli occhi con le dita e li trovò ancora umidi. Non se ne stupì. Sentì il dolore salire di nuovo, come un flusso di emozioni avanzate che ancora dovevano venir fuori. Ma non aveva più tempo per piangere, ne voleva trovarne. Era delusa e amareggiata, impotente e stanca. Ingoiò dolorosamente i suoi sentimenti e si alzò dal letto. Si passò una mano tra i capelli scompigliati dal sonno passando di fronte allo specchio. Aveva un aspetto terribile. Si allontanò dalla sua stessa immagine, odiandosi per essere tanto fragile.
 Si piegò e raccolse la pergamena da terra. La aprì, notando come le mani stranamente le tremassero appena. Fece un bel respiro per calmarsi raccogliendo quando più aria poteva nella pancia, e iniziò a leggere. Erano poche e semplici righe scritte in un inglese sconnesso ed elementare, una scrittura disordinata che recava i più sentiti auguri di Natale.
 E anche di qualcos’altro…
Un’improvvisa rabbia travolse Hermione come un uragano.
Voleva uscire il prima possibile da quella stanza.
L’orologio di legno appeso sul la parete segnava le sei e un quarto di mattina, ma lei non lo vide neppure.
Si smaterializzò direttamente in camera sua. Da quando la guerra magica era finita erano decisamente diminuiti gli incantesimi di sicurezza e di difesa. Per lei poi, erano del tutto inesistenti. Era solo per cortesia che si smaterializzava dietro la porta ogni volta che andava alla Tana. E non era dell’umore giusto per essere cortese.
 Una volta lì notò che la finestra della camera di Ron era spalancata, nonostante fosse dicembre. Il vento penetrava liberamente spostando le tende con movimenti lenti, e il freddo che aveva riempito la stanza provocò dei forti brividi sulla pelle scoperta dei piedi di Hermione, ma lei non se ne curò.
Osservò il ragazzo addormentato profondamente sotto le coperte. I capelli gli ricadevano sul viso liberi e ribelli, coprendo gran parte della fronte. La sua espressione non sembrava affatto beata e tranquilla. Il suo sonno era agitato e nervoso, e avvicinandosi ancora di più Hermione notò che aveva il viso sudato. Forse quella brezza di vento freddo gli aveva causato la febbre.
Preoccupata, si affrettò a chiudere la finestra, seppur con cautela per non svegliarlo da quel sonno già poco sereno. La rabbia che prima l’aveva invasa le era scivolata di dosso fluida come acqua. Si sedette piano sul letto affianco a lui, stringendo di nuovo la lettera, indecisa sul da farsi.
Avrebbe voluto sbattergli in faccia la verità e lasciarlo da solo con la sua stupidaggine. Voleva farlo sentire un idiota, e poco importava se poi avrebbe sofferto. Voleva che soffrisse almeno la metà di quanto aveva sofferto lei.  Voleva che si rendesse conto almeno un minimo di cosa significasse la parola fiducia.
Ma il volto di Ron batteva le sue difese. Rompeva i muri del suo orgoglio. Distruggeva i suoi scudi.
Quel volto avrebbe potuto mettere in dubbio ogni certezza.
Tranne una.
La gelosia continuava a far danni, eppure non avrebbe vinto nemmeno stavolta.
I suoi occhi non riuscivano a staccarsi da Ron e forse fu questo a portare via il ragazzo dai suoi incubi. Si svegliò di scatto, spalancando gli occhi. Per un attimo sembrò spaventato, poi sollevato, e l’attimo dopo ancora ferito, e furioso. I begli occhi assonnati tradivano ancora delle lacrime. I ricordi della sera prima si erano fatti spazio nella sua mente e diventavano man mano più nitidi con lo scorrere del tempo.
Si tirò un po’ su, mettendosi quasi a sedere, poggiandosi sui gomiti.
“E tu che diavolo chi fai qui?”disse in un sussurro.
Hermione tremò appena. Si avvicinò di più a lui e gli mise una mano sulla fronte. Bruciava, eppure fu sollevata dal fatto che Ron non la allontanasse da sé.
“Non dovresti dormire con la finestra aperta, sciocco! Ti sei ammalato.”rispose, guardandolo teneramente negli occhi.
“No che non mi sono ammalato!”rispose lui alzando un poco la voce. Allungò una mano e prese la piccola sveglia sul suo comodino e strabuzzò gli occhi “ma ti pare orario di presentarti a casa mia Hermione? Non mi alzo così presto dai tempi della scuola forse…  e di certo mai a Natale”
Natale. Era Natale.
Calò uno strano silenzio rotto solo dallo sbattere di ali di Leo che si era svegliato e si muoveva frenetico nella sua gabbia cantando a squarciagola.
“Silencio” ordinò Hermione allontanando la mano dalla fronte di Ron e lanciando un incantesimo tacitante all’animale, che la guardò, se possibile, anche peggio di Ron.
La ragazza si girò verso di lui, ancora muto e corrucciato.
“Guarda che non ho lanciato l’incantesimo tacitante anche a te, Ron Weasley.” Cercò di metterci un po’ di risentimento in quelle parole, ma non ci riuscì. Il ragazzo le sembrava sempre più pallido.
“Cosa ci fai qui? In pigiama in camera mia e soprattutto all’alba?”
“Scusami tanto se non ho messo l’abito migliore” ribattè lei, stizzita. Abbassò lo sguardo sulle sue mani.
Ron sospirò.
“Hermione, sono ancora troppo stanco per arrabbiarmi seriamente con te, dunque parla ora.”
Hermione gli lanciò un’occhiata e prese fra le mani la lettera di Victor.
“Mi dispiace averti svegliato, davvero. Avevo solo voglia di prenderti a calci. Sai un po’ di sano esercizio fisico di prima mattina.” E gli porse la lettera con eccessiva energia.
Ron rimase qualche secondo a fissare quelle righe con odio. Immaginò la mano di lui scivolare su quel foglio, quelle mani che avevano osato anche solo sfiorareHermione, e si ripromise di spezzargli le dita una ad una non appena se lo fosse trovato davanti. Un po’ per questo, un po’ per la scarsa luce della stanza, faceva fatica a leggere. Prese la bacchetta e illuminò la pergamena. La sua espressione mutò ad ogni parola man mano che leggeva. Hermione nel frattempo si era alzata per dare da mangiare a Leo che da qualche minuto cercava di richiamare la sua attenzione come meglio poteva. E forse, soprattutto per non guardarlo in faccia.
Sentì le molle del letto vecchio di Ron cigolare. La voce del ragazzo stavolta era vicinissima.
“Non mi importa. Io sono geloso e basta di quel maledetto bulgaro.”
“Perché sei un idiota senza precedenti.” Rispose, mentre due grandi braccia la abbracciavano da dietro. Non le uscì neanche un po’ di acidità dalle labbra, mentre avvertiva il calore di Ron su di sé.
“Maledizione Hermione! Se Lavanda mi mandasse un biglietto per augurarmi Buon Natale nonché il nostro fidanzamento, cosa faresti tu?”
Lei si girò verso di lui, che però non la lasciò scivolare via dal suo abbraccio. “Niente Ronald! Niente! Cosa dovrei fare? Non sono una folle furiosa che si scatena per una sciocchezza simile”
Ma non riusciva a guardarlo negli occhi. Sapeva benissimo che non era vero.
“Hermione…”
“Va bene si! Penso che imparerei ad usare l’Ardemonio e la disintegrerei, ma non è questo il punto! Io quella gallina ho dovuto sorbirmela per mesi, mentre ti baciava, ti accarezzava, ti stritolava, ti…”
“Si,si… ho capito il concetto.”rispose lui mettendola a tacere con un bacio.
“Ennò Ronald!”si staccò lei non appena fu lucida abbastanza da opporre resistenza a quelle labbra. “Stavolta non te la scampi così facilmente. Macchè, scherziamo? Hai idea di come sono stata male questa notte?”
“Non è che io me la sono passata benissimo eh.”
Un semplice sguardo mostrò ad Hermione quanto fosse vero. Il suo viso anche se rilassato e sereno era ancora molto pallido e stanco. Si lasciò prendere dalla tenerezza e gli sfiorò le labbra con un bacio.
“Torna a letto Ron.”gli sussurrò sulle labbra fredde.
“Solo se resti con me.”rispose lui, baciandola ancora.
“Come faccio?”rise. “L’hai detto tu, sono in pigiama all’alba in camera tua.”
“Ecco, a quest’ora bisogna dormire. Quindi dormiamo...” e la trascinò di forza a letto, sdraiandosi lentamente vicino a lei. La osservò con un ghigno. Amava quella sua espressione contrariata, quando aggrottava le sopracciglia e si mordeva ripetutamente il labbro in attesa di trovare le parole giuste. Ma non le permise di dire niente. Cercò la sua mano tra le lenzuola, sotto quelle coperte calde, e la strinse forte fra le sue dita.
“Mi dispiace averti fatto arrabbiare.”
“Lo fai sempre maledetto Weasley. Non voglio farci l’abitudine.” Si girò dall’altra parte dandogli le spalle per qualche secondo, poi tornò in sé. “E va bene, resto. Ma solo per un’ora. Se mio padre non mi trova nel letto si arrabbia, dico sul serio.”
“Si, si.”rispose lui, avvolgendola in un abbraccio. “E a me non pensi? Sono malato. Lo hai detto tu.”
“Vuoi che mi ammali anche io? Mal comune mezzo gaudio?”rispose, solleticandogli il collo con il suo respiro fresco. Era una sensazione estremamente piacevole. Per un po’ non si dissero niente. Il respiro di Ron si era fatto più lento e profondo. Hermione capì che doveva essersi addormentato di nuovo. Sorrise fra sé. Avrebbe voluto sapere come fare per odiarlo un po’. Nessun libro glielo avrebbe mai insegnato. Si strinse ancora di più per sfiorare con le guancie quelle pelle calda. Sembrava stesse meglio ora.  Aveva risposto alle sue domande. Poteva anche tornarsene a casa.
Alzarsi da quel letto non fu facile. Fece i salti mortali per non svegliarlo, e fu quasi doloroso alzarsi da quel calore e poggiare i piedi sul pavimento freddo.  Avrebbe almeno potuto indossare un paio di ciabatte. Lanciò un ultimo sguardo a Ron sfiorandolo con le sue labbra per l’ultima volta e scomparve nelle prime luci del sole delle sette.
 
***
 
“Hai preso tutto Hermione?” le chiese sua madre dalla cucina.
“Si, mamma. Ora per favore, lasciami andare”rispose sorridendo la ragazza per la terza volta, dopo aver infilato il cappotto grigio. Erano le 11 e lei era in ritardo per il suo appuntamento natalizio alla Tana. Carica di una moltitudine di pacchetti, salutò i genitori e si incamminò verso la porta. Percorse la strada per un po’, finchè non fu sicura di essere sola, e si smaterializzò. Questa volta però, fuori dalla porta d’ingresso.
Tra un po’ passerò più tempo qui che a casa mia, sorrise tra se.
Bussò due volte, mentre dall’altra parte sentiva dei passi correre verso di lei. La porta si aprì e si ritrovò Ginny, con uno splendido maglione rosso e un cappello da babbo natale ad attenderla, il tutto addobbato da uno splendido sorriso che le ricordava tanto Ron.
“Buon Natale Hermione!”
“Anche a te, Gin”rispose abbracciandola forte. “Quanto sono in ritardo?”
“Pochissimo, è solo che tu sei troppo puntuale. Harry non è arrivato e Ron sta ancora dormendo beatamente”annunciò allegra, aiutandola con i pacchi e guidandola in cucina, dove trovarono la signora Weasley alle prese con il tacchino e una moltitudine di patate che si stavano sbucciando da sole.
“Hermione cara!” le venne incontro e la strinse forte. “Passata una bella vigilia?”
“Oh si, grazie. È andato tutto bene.” Sorrise a Ginny che le lanciò uno sguardo interrogativo, senza farsi vedere dalla signora Weasley.
“Ron sta ancora dormendo. Ti dispiacerebbe andare a svegliarlo?”disse la donna ignara dei segni muti tra le ragazze.
“Nessun problema. Posso, ehm…”arrossì furentemente “posso salirgli un vassoio con la colazione?”
Il sorriso della signora Weasley si tese. “Oh ma certo cara. Preparagli quello che vuoi.”
Ginny dovette trattenere le sue battutine, perché lo sguardo di Hermione non ammetteva repliche. Si limitò a ridacchiare sotto i baffi, rubando di tanto in tanto pezzi della colazione che la ragazza stava preparando con tanta dedizione.
“Mi sembri già una mogliettina.” Le sussurrò Ginny a un orecchio mentre la madre si allontanava un attimo dalla stanza.
“Stupida. È che l’ho visto giù di tono prima e quindi…”
“Prima?”la guardò stupita senza capire. “Prima quando scusa?”
“Prima, prima.”rispose Hermione sorridendo beffarda, cercando di rimanere il più possibile sul vago. Sapeva benissimo che il dubbio l’avrebbe fatta impazzire.
“Andiamo, ti decidi a parlare? È esasperante.”
Hermione rise. “Hai resistito decisamente poco per i tuoi standard, Ginevra.”
“Maledetta mania di chiamarmi con il nome intero.”sospirò. “Va bene, me lo farò dire da Ron più tardi.”e uscì dalla cucina anche lei.
Hermione terminò di preparare la colazione e salì lentamente le scale fino alla camera di Ron. La porta era semichiusa, la camera esattamente come l’aveva lasciata lei poche ore prima.  Perfino al posizione di Ron non era cambiata. Dormiva beato piegato da un lato abbracciando il nulla, con un sorriso accennato sulle labbra. Hermione lasciò il vassoio con la colazione sul comodino affianco al letto e sfiorò la sua fronte con la punta delle dita, allontanando un ciuffo ribelle di capelli rossi. Era ancora un po’ caldo, ma non era più sudato come prima. Si tranquillizzò vedendo che stava decisamente meglio.
“Ron…”lo chiamò con dolcezza sdraiandosi affianco  a lui, sotto quelle coperte che portavano ancora il suo odore. Il ragazzo non si mosse, in preda al più profondo dei sogni, beatamente addormentato. Era un peccato strapparlo da chissà quale bel sogno.
“Ron”provò ancora, questa volta sfiorandogli il braccio. Sembrò avvertire subito il contatto. Si stiracchiò un poco e alla fine le sorrise, abbracciandola.
“Alla fine sei rimasta allora.” le disse sbadigliando. Non aveva ancora notato i capelli perfettamente in ordine di Hermione e i vestiti che indossava.
La ragazza rise.
“Ovvio, cosa credevi che ti avrei lasciato da solo?”
Ma nel gesto di accarezzarle il viso, e forse anche un po’ perché le tracce di sonno stavano scomparendo, Ron notò che c’era qualcosa di diverso in lei. La indicò con fare colpevole. “Bugiarda!”
“Andiamo Ronald, come potevo restare? E poi tu eri così beatamente addormentato che non ti sei minimamente reso conto della mia assenza”rispose Hermione fingendo malamente del risentimento. Ron la guardò male tirandosi a sedere. I suoi occhi caddero sul comodino.
“Hai portato la colazione piccola. Brava. Forse ti perdono.”e allungò il braccio per prendere il vassoio.
“Perdonare?” sbottò Hermione alzandosi anche lei. “Perdonare tu? Ronald Weasley, se c’è qualcuno che deve perdonare qui sono...”
“Buonissime queste uova tesoro” la interruppe, con la bocca piena di cibo.
“Sei il solito idiota. Basta, scendo giù ad aiutare tua madre.”
“Ma dove credi di andare?” la prese velocemente per un braccio, rischiando di far cadere tutta la colazione sulle lenzuola del letto. Hermione non oppose troppa resistenza. Non era arrabbiata nemmeno un po’ con lui.
“Ricominciamo da capo ok? Tanto la mamma non ha bisogno di te ora. E anche se ne avesse io ne ho più bisogno.”
La ragazza lo guardò con aria interrogativa, chiedendosi cosa avesse in mente stavolta, ma lasciò che lui continuasse a parlare. Ron prese un gran respiro, poggiò la colazione e prese le mani di Hermione tra le sue.
“Buongiorno amore mio. Mi dispiace davvero per quello che è successo ieri sera. Mi dispiace se a volte reagisco male  e senza usare il cervello, come fai tu. Mi dispiace soprattutto del fatto che tu possa credere che io non abbia fiducia in te.”
Aveva centrato in pieno i tormenti di Hermione. Ancora una volta non disse niente. Ron non aveva ancora finito.
“Mi dispiace perché so che hai pianto anche senza guardarti in faccia, e per quanto tu possa essere bella anche quando piangi, non voglio vedere il tuo viso lucido. Mi dispiace e davvero, scusami se sono un idiota senza precedenti.”e allungò il collo per baciarla. Hermione rispose al bacio beata da quel momento, dimenticando perfino l’argomento della discussione. Dei passi la fecero sussultare; qualcuno stava salendo velocemente le scale. Si affrettò a scivolare dal letto e risistemarsi velocemente i capelli.
“Andiamo Hermione che sarà mai!”
In quel momento la maniglia della porta si abbassò ed entrò Ginny, sorridente e anche un po’ strafottente.
“E tu ancora a letto sei? Hermione sei totalmente inutile! La mamma ti ha mandato su per svegliarlo, non per metterti a dormire appresso a lui.”
“Questa simpatia mattutina è dovuta allo spirito natalizio, Ginny?”le chiese il fratello mentre finiva la colazione.
“Forse, sbrigatevi. Sono arrivati Bill e Fleur, ed Harry sarà qui a momenti.” e detto questo, diede le spalle ai due ragazzi e uscì dalla stanza, i capelli che svolazzavano liberi sulle spalle.
“Scendo anche io.”dichiarò Hermione. Si avvicinò per baciarlo sulla guancia stavolta fresca, poi seguì Ginny giù per le scale.
Ron terminò la colazione e si lasciò cadere ancora una volta a letto, sdraiandosi. Il profumo di Hermione era rimasto intrappolato tra quelle coperte. Chiuse gli occhi per potersi concentrare solo su quel particolare. Un lungo capello riccio era rimasto sul suo cuscino, dimenticato lì per caso. Ron lo prese qualche secondo tra le mani, sorridendo al pensiero di quanto era fortunato di poter sfiorare quei capelli ogni volta che lo desiderava.

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Se volete picchiarmi, ignorarmi, insultarmi, ne avete tutto il diritto. Anche perchè mi sono fatta tornare l'ispirazione proprio nel bel mezzo degli esami di stato. Ma abbiate pietà di me, che vi voglio tanto bene.
Ho aggiornato si, con un capitolo quasi di passaggio. Ma che spero non vi deluda. 
Ho un nuovo profilo su facebook in ogni caso, se volete insultarmi per bene:3 A presto, forse:D
http://www.facebook.com/profile.php?id=100003908719497

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