Le portrait de l'amour

di Hagne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Raise your glass ***
Capitolo 2: *** Crystal ball ***
Capitolo 3: *** Fuckin' Perfect ***
Capitolo 4: *** Whataya want from me ***
Capitolo 5: *** U + Ur Hand ***
Capitolo 6: *** Who knew ***



Capitolo 1
*** Raise your glass ***








So raise your glass
if you're wrong  ,
in all the right ways


Quindi alzate i bicchieri
se siete sbagliati ,
in tutti i modi possibili

                                                                   ( Pink - Raise your glass )





Nessun uomo è abbastanza ricco da poter riscattare il proprio passato
( Oscar Wilde )



Pioveva .
Ed era una di quelle piogge fitte e fastidiose che ticchettavano con fare quasi stizzito sulle casupole tutte ammassate  , mentre sui marciapiedi , scontrandosi tra loro come tante piccole trottole impazzite , i parigini di quel piovoso autunno trovavano riparo sotto le tettoie dei negozi .
Solo una figura , piccola e nascosta sotto un vistoso ombrello verde mela   , trotterellava tranquilla per le vie del centro , attirando su di sé lo sguardo scandalizzato dei passanti .
Gli occhialini da lettura a mezzaluna nascondevano le limpide iridi verdi , tanto chiare da parere quasi trasparenti , mentre la bella bocca rosa si dilettava a mormorare qualche canzoncina sdolcinata .
Il pesante giaccone arancio , di due o tre taglie più grandi , nascondeva a malapena il bizzarro vestito giallo canarino dal taglio inconsueto , lungo poco sotto le ginocchia , mentre le ballerine rosso fuoco affondavano nelle pozzanghere quasi con divertimento .
Poi un rombo di tuono , improvviso e inatteso ,  fece balzare più là  qualche persona , ma la ragazza continuava imperterrita a camminare , non curandosi né del rossore che le aveva colorato le guance per il pizzicore del gelo , né , tanto meno , di come avanzare in quella tormenta sembrasse  oramai impossibile per chiunque .
Qualcuno , forse rabbonito  dai lineamenti delicati della giovane  provò a tirarla sotto un riparo , ma scostandosi con garbo e un sorriso cortese , la ragazza continuò a passeggiare come se nulla fosse , rimanendo , alla fine , l’unica ad affrontare quel diluvio  .
Da sotto le tettoie , intanto , la gente continuava a lanciarle occhiate spaesate o , almeno , profondamente rassegnate .  
Era raro , infatti , che qualcuno non la riconoscesse.
Non che fosse una fuori legge , o chissà quale delinquente , ma Ermione aveva imparato a farsi conoscere per la sua bizzarria e per la sua buffa innocenza .
Buffa perché , per quanto fosse difficile crederlo , quella ragazzetta dagli occhi di strega era talmente ingenua e dolce da far credere , alle volte , di essere un po’ lenta .
Di rado , difatti , la ragazza perdeva le staffe .
Sempre con quel sorriso stralunato , gli occhi persi nel vuoto , e quell’aria trasognata , pareva cadere dalle nuvole quando ci si fermava a salutarla .
Non che non fosse educata , anzi ,  era anche fin troppo quieta per una ragazza dei suoi tempi , ed era forse per questo che la gente si chiedeva come mai , una giovane tanto carina  e gentile , ospitasse in casa propria quella sfascia famiglie di Cèline Roux .
Lei si che era una donna dalla quale stare lontani , o almeno , così dicevano .
Erano noti  i facili costumi di quell’arrampicatrice sociale , scorbutica e volgare come una scaricatrice di porto , delicata come poteva esserla una tigre del bengala , e corrosiva come un secchio di acido muriatico gettato in faccia .
Una donna con un carattere forte , indipendente  , che non voleva saperne di nulla e nessuno .
Senza un soldo , Cèline , abbandonata dai genitori in tenera età , cresciuta in orfanotrofio , aveva imparato a procurarsi il pane con l’unico dono che madre natura le aveva offerto .
La sua bellezza .
 Era quella , in verità , l’unica certezza che si aveva su di lei .
Perché Cèline era e sarebbe sempre stata una donna bellissima .
Una di quelle bellezze sublimi , dalla perfezione plastica delle statue greche con i suoi bei boccoli biondi , le forme procaci e due labbra che avrebbero fatto scalpitare anche il prete più puritano .
La Roux aveva fatto e faceva girare tutt’ora  la testa a molti , donne e uomini che fossero non aveva importanza , nessuno riusciva a rimanere impassibile sotto quei due zaffiri baluginanti che la donna ti puntava  addosso come spilli .
 Ed era per questa sua fama da meretrice e poco di buono che anche i suoi più accaniti corteggiatori preferivano dileguarsi dopo la notte passata con la donna , lasciando sul comodino quelle banconote che sarebbero bastate a far campare per qualche altro mese la giovane .
Poi tutto era cambiato .
D’improvviso , senza che lei ne fosse pienamente consapevole .
Quando  l’aveva incontrata .
Un giorno qualunque , di una comune settimana di un mese qualsiasi , Cèline si era scontrata con una piccoletta intenta a leggere per strada  .
E quando i suoi polmoni erano stati lì lì per gonfiarsi ed espellere  veleno , due occhi verdi , dolci e gentili come una carezza materna , l’avevano fatta sgonfiare come un palloncino , le guance rosse per l’imbarazzo e una mano corsa ad aiutare la piccola ragazzina .
Quella piccola cosina tutta saltellante  si era presentata senza che lei l’avesse chiesto , battendo una mano sulla giacca impolverata e tirandola per una mano verso una graziosa villetta fuori dal centro .
La casa materna di Ermione che ,  dopo quella sera , Cèline si era riscoperta impossibilitata a lasciare.
Ed erano passati anni da quel loro incontro , cinque o sei ad essere precisi .
E mentre Ermione , appena ventenne , era di ritorno dall’accademia delle arti presso la quale studiava , in quella piccola villetta , con le luci soffuse e un aroma di vaniglia a profumare l’aria , Cèline gettava a terra l’ultimo test di gravidanza con un ringhio feroce .
Fu proprio in quel momento che Ermione entrò in bagno , una borsa della spesa retta dalla mano destra , mentre quella libera era corsa a stringere l’avambraccio dell’amica .
- Lin – chiamò in un soffio la studentessa , la mano piccola e pallida agguantata da quella abbronzata della bella francese .
La donna infatti , abbandonato l’ennesimo flacone a terra , si concesse un lungo respiro prima di aprire gli occhi gonfi di lacrime e incrociare le iridi verdi della sua coinquilina .
E quando lo fece , tutta la disperazione che fino a quel momento aveva tormentato la donna evaporò come neve al sole , mentre le gettava le braccia attorno al collo e singhiozzava poche sillabe incomprensibili .
Poco a poco , trascinando l’amica sul grazioso divano verde della cucina , Ermione la cinse dolcemente le spalle , una mano corsa ad accarezzarle i capelli e le piccole labbra che le scoccavano per tutta la chioma baci delicati .
Con un risolino rincuorato Cèline si lasciò stendere e coprire , mentre la piccoletta trafficava con i fornelli preparando in meno di dieci minuti due belle tazze di thè fumante.
- Allora ? Che è successo ? – si volle informare delicata la giovane , la lunga treccia castano scuro che giaceva mollemente sulle gambe tirate al petto .
Dalla parte opposta dalla cucina , con il profumo e il calore della tazza tra le mani , Cèline prese coraggio , umettandosi le labbra e distogliendo lo sguardo da quello perso dell’amica .
Si lasciò scappare un sorriso quando , vagando per la stanza con gli occhi , scoprì la lunga fila di manga e anime che Ermione collezionava e conservava come una sacra reliquia , una passione ereditata dalle sue origini giapponesi .
- Lin ? – tornò alla carica la ragazza , il naso affondato nella tazza e gli occhiali appannatisi appena per il calore della bevanda .
- Giuri che non ti arrabbierai ? – pigolò terrorizzata la donna , un braccio corso a cingere le gambe e la testa gettata all’indietro , quasi avesse paura di incontrare rimprovero nel viso dell’amica .
Un borbottio insensato giunse dall’altro lato , e quando Cèline si azzardò a gettare un occhiata nella direzione opposta , il cuore le si sciolse nel petto nel vedere la coinquilina aggrottare le sopracciglia in modo buffo , continuando a fare ribollire il thè tra le sue labbra appena dischiuse .
Era dolce , così tenera e rilassata che le parole fluirono dalla bocca della donna in modo quasi naturale . Le confessò di essere incinta , di averlo scoperto quella mattina e continuò a sciorinare una lunga lista di scuse che Ermione ascoltò in silenzio , il solito sguardo perso nel vuoto .
Poi tutto tacque .
Solo il battito frenetico del cuore di Cèline smuoveva quel manto di staticità che era crollato nella stanza , su quella piccola figura seduta dalla sedia che finalmente si mosse .
E quando lo fece , con un delizioso saltello che la portò a spargere un po’ di thè sul pavimento , l’aria tornò ad essere respirabile , la luce divenne meno soffusa e i rumori tornarono a saturare la cucina .
Poteva dirsi fortunata , Cèline , ad avere un amica così comprensiva .
Tuttavia , quando la studentessa le chiese il nome del padre , la donna si ritrovò a mordersi le labbra improvvisamente livide , mentre gli occhi tornavano a rifuggire lo sguardo dell’amica .
- Di chi è Cèline ?  
 Nel mentre che la donna bisbigliava il nome del futuro padre , Ermione era già corsa all’appendi abiti , aveva indossato il suo cappotto arancione e si era avviata al suo scassato maggiolone verde pistacchio.
Cèline si affacciò dalla finestra con orrore, scostando le tendine di pizzo con una certa ansia negli occhi  e gettando una lunga occhiata al fascio di luci che proveniva dall’irrequieta discoteca del centro dove , molto probabilmente , la sua amica era diretta .







§
 



C’era musica al Burlesque , una di quelle melodie al cui ritmo file di ragazze vestite di succinti corpetti diamantati ballavano e cantavano a squarciagola canzoni che ipnotizzavano gli spettatori seduti ai loro tavolini .
In fondo alla sala , nell’aria riservata agli ospiti di riguardo , una delle ballerine si era appena ritirata a corto d’aria dal giovane al quale era languidamente avvinghiata , solo che quando le labbra rosse e carnose del ragazzo tornarono ad assumere la consueta piega annoiata  , la poveretta capì che per quella sera l’attenzione racimolata era oramai finita.
Due secondi di considerazione .
Due secondi che ogni donna avrebbe preferito alla formula dell’eterna giovinezza .
Perché avere l’attenzione di Blaise Duval era un privilegio di poche .
Figlio di un magnate petrolifero  , il giovane Blaise Duval  poteva considerarsi all’età di ventitré anni  una divinità tra mortali .
Ricco , con un quoziente intellettivo al di sopra della media e , ovviamente , bellissimo .
Si mosse con eleganza naturale , facendo guizzare i muscoli delle braccia quando le incrociò sul petto , i profondi occhi blu fissi al centro della pista  mentre qualche ricciolo nero andava ad accarezzargli le lunghe ciglia scure .
Era bello , così bello da togliere il fiato e strapparti il cuore dal petto  con un solo respiro .
Una bellezza cherubica che però nascondeva un animo arido , cinico e meschino ,  se non fosse stato per quell’angolo di calore , per quel minuscolo pezzo di cuore palpitante che si muoveva per l’unico familiare al quale poteva dire di provare affetto .
Suo fratello Damien , identico a lui se non per gli occhi scuri del padre e un aria più estroversa e meno minacciosa .
Poco più piccolo di lui di due anni , Damien , dopo la morte di loro madre Josephine , era l’unico essere umano per il quale il primogenito dei Duval provasse un minimo di calore .  
Un poco idiota , follemente innamorato di una donna che non avrebbe mai potuto avere  , e troppo vulnerabile alla crudeltà dell’uomo .
Era per quello che Blaise si era convinto ad accompagnarlo quella sera .
Non perché avesse voglia di una sana scopata .
Né perché volesse prendere un po’ d’aria .
Solo per fare contento quel bambino di suo fratello che sarebbe scoppiato a piangere al suo minimo rifiuto .
Anche ora , mentre lui era costretto a sorbirsi i mugugni intristiti di quella ballerina , poteva seguire gli inutili tentativi da parte di quel moccioso di scordare il suo amore impossibile .
Con tante donne , suo fratello si era innamorato dell’unica  che avrebbe preferito impiccarsi che dargli la benché minima scintilla di amore .
Cèline Roux , in fondo , non era conosciuta per il suo buon cuore , e neanche per  l’ intessere in chissà quale relazione duratura .
Prima Damien lo avrebbe capito , prima avrebbe smesso di soffrire come un cane .
Era ubriaco , poteva dirlo dal modo in cui muoveva in maniera scomposta le mani , ma sembrava divertirsi a ballare con una piccoletta nascosta nell’ombra  , anche se , a ben guardare , quella ragazza non sembrava affatto ballare .
Sporgendosi poco sopra il tavolinetto di cristallo , Blaise registrò di striscio il trillo emozionato che la ragazza al suo fianco aveva emesso nel vedere i muscoli delle sue  spalle tendersi  , solo che ora come ora , il ragazzo non aveva la benché minima voglia di raggelarla con un occhiata .
Era strana e sconosciuta quella sagoma , piccola e affusolata , ma dalle forme femminili che , a causa delle luci ,  scompariva e riappariva come per magia .
Seguì con attenzione i movimenti del fratello , arrestatosi con le braccia in aria e lo sguardo puntato sulla compagna di ballo che a malapena gli arrivava alla spalla , mentre quella , vestita di un goffo e poco attraente giaccone arancione , muoveva in modo elegante la manina bianca .
Cosa dicessero non era possibile saperlo dato il volume della musica , tuttavia , Blaise riuscì ad intuire la sorpresa del fratello quando lo vide sgranare gli occhi  .
Damien cominciò a gesticolare come un folle , afferrando la ragazza per le braccia e stringendosela al petto con tale impeto che qualcosa le cadde di dosso , qualcosa di incomprensibili che rimase abbandonato sul pavimento  .
Fu a quel punto che il fratello , forse intercettando il suo sguardo , gli gettò un’occhiata lunga e profonda  , salutandolo con una mano e attirando , così , l’attenzione della sconosciuta .
Fu un lampo di luce , un fascio di grigio perla delle luci che lo colpì come una scudisciata , mentre due iridi chiare , dal colore indefinibile , lo fissavano con una certa curiosità prima di tornare a fissare il giovane brillo .
Poi scomparvero , così velocemente che Blaise pensò  di aver sognato tutto .
Solo che quando raggiunse il punto in cui si trovavano pochi secondi fa , sentì un rumoroso crack sotto le suole delle sue scarpe .
Tornato in piedi ,  si rigirò con aria confusa il paio di occhiali da vista che aveva inavvertitamente calpestato , notando con un sopracciglio l’antiquata forma a mezzaluna .
Chi poteva portare un simile insulto alla moda nel ventesimo secolo ?
Questa fu la domanda che Blaise Duval si pose prima di intascare gli occhiali e dirigersi a passo annoiato al suo divanetto , deciso ad andare giù pesante con qualche altro drink  , e perché no ,anche  con qualche altra ballerina .
Quella sera non era dell’umore , e suo fratello avrebbe dovuto aspettare la mattina successiva prima di ricevere aiuto .
In fondo , cosa avrebbe potuto fare quella piccoletta dagli occhi da strega ?


Quella sarebbe stata l’identica domanda che , poche ore dopo , Damien Duval avrebbe posto al suo cervello nel vedere una ragazzina che sembrava uscita dalle favole tanto era piccola e carina seduta di fronte a lui .
Solo che l’essere legato ad una sedia , con una sconosciuta che lo osservava con aria un po’ tonta non era rincuorante , come non lo era il forse un tantino minaccioso coltello da cucina che la ragazza continuava a rigirarsi come se nulla fosse tra le dita .
Chi diavolo era quella psicopatica , ma , ancor più importante , dove diavolo era finito suo fratello ?




          Continua…





Una storia senza pretese , di massimo cinque o sei capitoli .
Ne pubblicherò uno ogni mercoledì , perchè la storia non è molto lunga e perchè non mi prenderà molto tempo  .
In vista di un periodo stressante , ho voluto rilassarmi con questa cosuccia , tanto per prendere un pò d'aria .
Gli aggiornamenti sarananno puntuali , se non a volte anticipati .
Ringrazio per la lettura  , e per chi seguirà questa storia .

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Capitolo 2
*** Crystal ball ***


Drinking wine and thinking bliss,
is on the other side of this
I just need a compass
 and a willing accomplice
 

 
Bevo vino e penso che la felicità
sia dalla parte opposta
Ho solo bisogno di una bussola
e di un complice
                                            
                                                                                                   ( Pink – Crystal ball)
 
 
 
 
 
Bisogna essere seri almeno riguardo a qualcosa , se si vuole avere divertimenti nella vita
( Oscar Wilde )
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Un forte profumo di cornetti appena sformati convinse Cèline , caduta addormentata sul divano nell’attesa del ritorno di Ermione , a schiudere le palpebre pesanti .
E quando lo fece , tutto si sarebbe aspettata  , anche che Jonny Depp in persona le stesse dichiarando il suo amore con un solitario tra le mani , tutto , eccetto quello .
Perché quando gli occhi chiari della donna incrociarono quelli neri di Damien Duval , qualcosa si mosse nello stomaco della giovane  , qualcosa che non aveva nulla a che fare con la piccola creatura che cresceva nel suo grembo .
Dal canto suo , il ragazzo si limitò a stendere le labbra in un sorriso tremulo , mentre le mani erano chiuse attorno ad una tazza di cioccolata calda e una buffa coperta con le mucche  gli copriva la schiena intirizzita dal freddo .
Fu proprio durante quello scambio di sguardi che Ermione sbucò da dietro la schiena dell’ospite  , gli occhi privi di occhiali che si stringevano nel vano tentativo di mettere a fuoco l’espressione dell’amica .
Ma a parte una certa confusione , nulla faceva presagire   alla padrona di casa  che da lì a poco si sarebbe scatenata una lotta per la sopravvivenza , anche perché , dopo aver passato un intera nottata a parlare con il futuro padre , Ermione si era convinta delle buone intenzioni del ragazzo .
Era per questo che ora Damien poteva finalmente muoversi e guardare con una certa tenerezza la piccola figura che gli aveva messo tra le mani una briosche alla marmellata .
Cèline accettò la propria con un mugugno di ringraziamento , non riuscendo in alcun modo a distogliere lo sguardo tagliente da quello timido del ragazzo .
Avevano la stessa età , eppure la donna aveva alle spalle un  bagaglio di delusioni che la rendeva particolarmente recettiva e diffidente nei confronti degli altri , specialmente nei confronti del sesso opposto .
Era sempre stato palese l’attrazione che il giovane Duval aveva provato per lei dal loro primo incontro al Burlesque , ed era stata forse  la gentilezza dei modi e l’assenza di derisione nei suoi occhi ad aver convinto Cèline a cedere al corteggiamento del ragazzo .
Ed era stata una sera , una soltanto .
Una sera che ora la vedeva incinta e con un padre multimilionario che sicuramente , venuto a sapere delle sue condizioni , avrebbe staccato un assegno e avrebbe levato le tende .
Come tutti gli uomini della sua vita avevano fatto .
Come lui però non fece .
 - Cosa ? – soffiò la giovane , incredula , quando le orecchie presero a fischiarle così forte da costringerla a storcere la bocca per il fastidio .
Ermione , che era seduta al fianco  dell’uomo lo pungolò con il gomito  per  farlo parlare   , continuando , nel frattempo , a bere la sua cioccolata .
Damien represse una smorfia a quel gesto , ma si ritrovò a ringraziarla quando la vide tendergli la mano che l’uomo afferrò con un certo impeto .
- Lo voglio tenere – ripeté con un tono un po’ meno solenne e da macho , ma con voce chiara e sicura .
L’identica espressione sbigottita continuò a rimanere impressa sul volto di Cèline , le mani congiunte in grembo che tremavano leggermente e uno sguardo di ghiaccio che avrebbe potuto raggelare l’inferno.
- Credi davvero che io possa credere a questa cazzata  ? Vuoi comprare il mio silenzio vero ? – scattò subito la bionda, l’indole violenta tornata a prevalere sull’iniziale sorpresa che l’aveva colta nel sentire quelle parole .
Come se lo avesse appena schiaffeggiato , Damien si ritrasse con sguardo ferito , le iridi scure leggermente assottigliatesi e le labbra tirate in una linea dura .
Nel mentre che entrambi si lanciavano occhiate di fuoco , Ermione sgusciò via dalla presa dell’uomo , afferrando il cellulare del ragazzo e facendolo scivolare lentamente nella sua tracolla di pelle nera.
- Ora io vado a lezione , prendo il tuo telefono .
Avete bisogno di parlare e di non essere disturbati – li avvisò pacata la studentessa , i grandi occhi chiari che saettavano da una parte all’altra della stanza.
I due annuirono senza minimamente scostare lo sguardo dal proprio interlocutore , e mentre Ermione si chiudeva la porta di casa alle spalle , udì distintamente il frantumarsi di qualcosa contro il pavimento ,dicendo addio al vaso di sua nonna Makoto con un sospiro sconfortato.
 
 
 
 
 
 
                                                                                             §
 
 
 
 
L’accademia delle arti nella quale Ermione studiava oramai da un anno grazie ad una borsa di studio  era la più rinomata di Parigi .
Gemellata con il Louvre per l’esposizione dei lavori dei suoi studenti , *Le sèjour des Muses  era la torre d’avorio per chi , come lei , ambiva a farsi un nome nel mondo artistico .
I corsi di fotografia  , di  scultura e di pittura erano le facoltà più gettonate , e lei stessa , la prima volta che aveva varcato le arcate in stile rococò dell’immensa costruzione aveva proteso per la terza .
Ed ora , con un nuovo concorso alle porte , l’aspirante pittrice stava esaminando , per la terza volta in quella mattinata statica , il modello ideale per il dipinto che avrebbe portato alla mostra .
C’era un premio in denaro che avrebbe fatto gola a chiunque , specialmente a chi come lei  che , senza  genitori  che potessero pagarle la retta , con l’unica parente che le rimaneva alloggiata in una clinica privata e con l’arrivo di un'altra bocca  da sfamare doveva contare su delle entrate piuttosto cospicue .
E di certo , il lavoro di cameriera al Burlesque non avrebbe soddisfatto il suo bisogno di denaro .
L’unica soluzione possibile era dunque vincere quel concorso , obbiettivo che Ermione si era prefissa  già da tempo .
Solo che la fortuna non sembrava volerle concedere alcun aiuto .
Per nulla .  
- Grazie Alphonse  , ti farò sapere .
Congedò  così  l’uomo nudo che , da sopra il palchetto rialzato , le fece segno con il capo e un sorriso caloroso  prima di rivestirsi e uscire fuori dallo studio di pittura .
Rimasta sola , la studentessa cominciò a dondolarsi sullo sgabello con aria imbronciata , la salopette di jeans macchiata di colore che si tendeva ad ogni suo movimento .
Alphonse era bello , biondo , alto e ben proporzionato , ma Ermione voleva qualcosa di più sconvolgente , una bellezza che riusciva a bloccarti il cuore e a farti ribollire il sangue , perciò la bellezza stereotipata di Alphonse non poteva esserle di alcun utilizzo .
Allora che fare ?
Stava giusto per strappare la bozza   quando un respiro caldo e fin troppo vicino al suo orecchio  la portò  a voltare il capo .
E la prima cosa che i suoi occhi incrociarono furono due iridi di un tenue celeste slavato , ridenti e illuminate da quella  familiare luce meschina che Ermione aveva notato fin da loro primo incontro .
Felix Leroy , suo collega , secondo anno di fotografia , le sorrideva con quella punta di malizia che la studentessa non aveva mai apprezzato , così come continuava a non apprezzare l’eccesiva confidenza che il fotografo avanzava nei suoi confronti .
 - Allora ? Buone nuove mon petits ?  - domandò il ragazzo dal codino biondo  , la solita aria noncurante ad irrigidirgli  i bei lineamenti .
Ermione rispose con un cenno negativo della testa , raccattando i pennelli che ficcò con aria persa nella borsa senza far poi caso all’occhiata interessata che l’uomo le lanciò a tutta la sua figura .  
- Allora ? Intendi prendere in considerazione la mia proposta ? Se ti offrissi da modella per la mia foto avresti vita più facile invece di cercare il tuo uomo ideale – esclamò canzonatorio il fotografo , le braccia muscolose incrociate sulla camicia candida che evidenziava l’abbronzatura naturale , mentre gli occhi chiari cercavano una qualche conferma in quelli della studentessa .
Solo che la mente di Ermione era  persa tra troppi pensieri per dare una qualche rilevanza alle frasi del ragazzo .
Per questo lo oltrepassò con la mano destra alzata in un cenno di saluto e la sinistra affondata all’interno della tracolla  .
Poi , senza minimamente curarsi di ciò che la circondava , afferrò il romanzo che stava leggendo da qualche settimana  e  affondando il naso fra le pagine profumate del libro cominciò a camminare per le vie di Parigi , perdendosi nel proprio mondo di fantasia .
E riuscì anche a rilassarsi nonostante la situazione non fosse delle più rose , perché  Ermione aveva imparato a prendere il bello delle cose e mai il negativo .
Fin da bambina aveva preferito guardare al mondo con ottimismo , perché c’era fin troppa gente che , al contrario , si prendeva troppo seriamente e rischiava di far degenerare quella già di per sé  complicata esistenza  in un vero e proprio inferno .   
Perciò , perché affliggersi il cuore e l’anima nell’essere costantemente tristi e stressati quando si poteva sorridere e trovare un po’ di comicità nella propria vita ?
In fondo , Ermione era consapevole che la propria ingenuità la faceva apparire un po’ tonta , ma quello era un aspetto di se stessa che aveva imparato ad apprezzare .
Meglio tonta che depressa  , le diceva sempre sua nonna Makoto .
La fortuna sarebbe tornata a girare  , e forse , il suo angelo custode che sembrava aver preso le ferie sarebbe andato a farle una visitina .
La speranza , come molti dicevano  , era l’ultima a morire .
D’improvviso il trillo di un cellulare , sconosciuto ma sorprendentemente vicino la strappò dalle sue elucubrazioni , portandola a rovistare  in modo distratto nella propria borsa dalla quale estrasse , con una certa sorpresa , un costoso e sofisticato telefono che non ricordava di avere .
Il display lampeggiava in modo quasi isterico , mentre il Fratellone continuava a chiamare in modo insistente .
Facendo mente locale , la ragazza si fermò poco prima di attraversare un incrocio , gli occhi verdi fissi sul numero e la mente proiettata al giorno precedente  . nel tentativo di capire  a chi avesse potuto aver sequestrato quell’aggeggio rumoroso .
E solo quando il pensiero volò all’amica ,  Ermione ricordò con una smorfia contrita che quel cellulare era del futuro padre e che colui che la stava chiamando era , molto probabilmente ,  suo fratello Blaise Duval .
Non che lei ne fosse innamorata o cos’altro .
Non provava neanche la soggezione delle sue altre colleghe  nel trovarselo di fronte  , anche se lei stessa, lavorando nel retro del locale per scaricare e caricare le casse di alcol non aveva avuto modo di incontrarlo personalmente .
I pettegolezzi però erano un ottimo biglietto da visita ,e quelli che giravano sul conto del ragazzo non erano dei migliori .
Tuttavia , la buona fede della giovane e l’irrimediabile bontà d’animo la convinsero ad accettare la chiamata con animo tranquillo e sereno.
Tanto tranquilla non fu però la voce maschile proveniente  dall’altro capo del telefono , né tanto meno lo fu il linguaggio colorito che , con alcune bestemmie  delle quali Ermione ignorava anche l’esistenza la portò ad aggrottare le sopracciglia in una posa buffa .
- Dove cazzo sei finito ? Sono ore che ti cerco !
Se ti trovo a vomitare in qualche vicolo ti butto nel primo cassonetto lungo la via
  ,e  prega solo di non avermi sporcato la camicia , altrimenti ti ficcherò il  …- ma Ermione non stava più ad ascoltarlo , né tanto meno faceva caso alle persone a lei di fianco che per superarla erano costrette a scostarla poco gentilmente .
I suoi occhi , seppur privi di lenti e perciò dalla vista un po’ sfocata a causa della miopia , sembravano essersi bloccati , cristallizzati nella visione di un’alta figura maschile che stava attraversando la strada proprio in quel momento, nonostante il semaforo fosse rosso .
E quando quello le fu davanti , fermo nell’attesa che lei si scostasse  , con il cellulare incastrato tra l’orecchio e la spalla e un diavolo per capello , Ermione ebbe un illuminazione .
Fu un attimo .
Uno sguardo vacuo alla muscolatura tonica delle gambe, visibile anche attraverso i jeans .
Un occhiata alle spalle larghe e alla vita stretta , alle proporzioni perfette di quel fisico che avrebbe fatto impallidire anche la divinità del suo romanzo e , non meno importante , la vista di un viso così particolare da farle venire la pelle d’oca le diede ciò che ogni artista bramava .
L’ispirazione.
Quel ragazzo dai riccioli neri e dagli occhi blu sarebbe stato il modello del suo quadro .
Lo decise mentre gli occhi le si illuminavano di gioia e un sorriso estatico le ammorbidiva i lineamenti  del viso.
E nel mentre che la ragazza prendeva a calcolare mentalmente l’altezza e il peso dello sconosciuto , Blaise Duval , con un sopracciglio inarcato e il lato destro della bocca piegato verso il basso si ritrovò a sgranare gli occhi per la sorpresa .
- Tu ! – sbottò iroso il ragazzo , il rimbombo della propria voce riprodotto dal cellulare che Ermione continuava a tenere poggiato al proprio orecchio.
Lo sguardo rabbioso del ventitreenne saettò dal telefonino di suo fratello alla bizzarra ragazzina dalla salopette di jeans che lo fissava con aria trasognata , in piena crisi mistica , neanche avesse avuto davanti la Vergine Maria .
- Tu ! – ripetè lui , puntandole un dito contro la fronte e ricevendo , inaspettatamente , un sorriso così delicato che le viscere di Blaise si contorsero su se stesse senza un motivo apparente .
Sorvolando sullo sguardo allucinato dell’uomo , Ermione afferrò la mano che lui  le teneva puntata sulla fronte  e la strinse con calore , gli occhi tornati ad assottigliarsi per osservarlo meglio   .
Di tutta risposta  il ragazzo indurì la presa , facendo scattare la mascella che irrigidì con una smorfia contrariata mentre i suoi occhi scrutavano con attenzione la sconosciuta  
Piccola di statura , forse anche al di sotto della media , presentava però delle forme gentili ma sformate dall’orribile vestiario trasandato  .
Una treccia sorprendentemente lunga le oscillava al di sotto dei fianchi , ordinata e di un caldo castano scuro .
Aveva la pelle pallida , macchiata qua e là da quella che, ad occhio e croce, sembrava essere vernice colorata .
Il taglio della bocca era elegante , sottile e con il labbro inferiore leggermente pieno .
Aveva un nasino davvero piccolo e dei tratti orientali , sottolineati dai lunghi occhi a mandorla di un  verde brillante .
E fu proprio sugli occhi  che Blaise  si soffermò , intravedendo solo un’impressionante linea verde smeraldo per come la ragazza li stringeva  nel tentativo di metterlo a fuoco .
A quel punto , agendo più per istinto che per gentilezza , il ragazzo  tirò fuori dalla tasca  gli occhiali da vista che aveva trovato  in discoteca , sistemandoli velocemente sul viso delicato della giovane che si tirò indietro con un saltello  .
- Oh , grazie – trillò allora Ermione , le palpebre distese sulle sue iridi chiare – piacere di conoscerti , io sono Ermione Ogawa – e tese la mano con un sorriso talmente ampio da creare delle graziose fossette color pesca .
L’uomo le strinse la mano senza la minima convinzione , sorprendendosi più  di come la stretta della ragazza fosse forte e sicura , riuscendo anche a presentarsi a sua volta con un tono di voce che non fosse il solito mugugno annoiato .
Solo che qualcosa non andò come Blaise aveva previsto  .
Perché se lui aveva già ipotizzato risolini imbarazzati , sguardi ammiccanti e occhi sgranati per poterlo irretire , tutto ciò che egli ebbe dalla ragazzina giapponese fu uno sguardo concentrato e un sorriso divertito che sembrava non voler abbandonare il visetto di lei .
Non che il giovane non ne fosse rimasto quantomeno incuriosito , in fondo era abbastanza carina  , se si escludeva il suo sguardo che girovagava  nel vuoto , ma la cosa più di ogni altra cosa gli interessava  , al momento , era sapere come mai lei avesse il cellulare di suo fratello .
Dubitava che fosse una delle sue conquiste perché , per quanto graziosa fosse , era troppo strana per poter interessare a Damien .
L’unica opzione possibile , dunque , era quella di chiedere direttamente a lei , anche se Blaise cominciava a domandarsi che cosa avesse tanto da sorridere a quel modo .
- Ermione ?
- Si ? – cantilenò lei , gli occhi fattisi grandi quanto palline da baseball nel sentirsi chiamare per nome, intimidendo , per quanto possibile , il ragazzo a lei di fronte .
- Perché hai il cellulare di mio fratello ?
A quella domanda però  Ermione non rispose .
Tornò coi piedi per terra dopo essersi allungata per guardarlo meglio da vicino , spostando il peso da un piede all’altro e squadrandolo con aria un po’ persa .
Blaise si spazientì un poco per il comportamento bizzarro della ragazzina, ma quando stava per rimettersi in cammino si sentì strattonare per un braccio , e voltandosi , si trovò ad una spanna dal viso della giapponese .
- Facciamo così , se io ti porto da lui tu devi farmi una promessa – propose lei tutta elettrizzata , le mani piccole e bianche che affondavano nel giaccone dell’uomo .
Con un certo sconcerto , al giovane Duval parve di sentire il proprio cuore rimbalzare da una parte all’altra del petto come una pallina di flipper , costringendolo per un lungo istante a serrare le labbra per il fastidio .
Non era una sensazione piacevole , così come la presa di lei sul suo avambraccio e il suo strano profumo di fragola gli strinse lo stomaco così forte da portarlo , senza neanche accorgersene , ad annuire pur di allontanarla da sé .
Ermione si ritirò con un sorriso tenero , notando come il fratello di Damien avesse rilasciato un respiro lungo e profondo quando fu a qualche centimetro di distanza , riuscendo anche a cogliere il passo laterale con cui il ragazzo si era ulteriormente allontanato da lei .
Un atteggiamento che le pareva tanto quello di un gatto spaventato che si ritraeva da un possibile pericolo .
Solo che per quanto lei stessa ci ragionasse  sopra , non riusciva a capire cosa di lei potesse fargli paura .
- Allora – cominciò con aria trasognata , quasi la sua mente fosse proiettata in chissà quali pensieri – voglio che tu sia il modello per il mio capolavoro .
La vista di una mandria inferocita di donne al loro primo giorno di ciclo mestruale lo avrebbe spaventato di meno , pensò confusa Ermione quando vide Blaise Duval fare un passo indietro  come se lo avesse appena colpito in pieno viso .
Tuttavia , sebbene l’uomo avesse reagito in modo quasi isterico annuì alla sua richiesta , ritrovandosi così a seguirla per le via di Parigi con gli occhi di tutti puntati sulla sua schiena , sorpresi e decisamente severi .
In fondo , chi si era quasi abituato alla figura delicata e trotterellante di Ermione , non poteva di certo non aspettarsi qualcosa di terribile nel vedere il don giovanni per eccellenza seguire come un cane bastonato proprio lei .
 


                                                                                              §
 
 
 
Quando Ermione aprì la porta lo fece con cautela , facendo capolino con la testa e facendo cenno  all’uomo dietro di lei di attendere .
Non che fosse così schizzata da far finta di aver sbagliato casa , ma nel lasciare Cèline da sola con il giovane Duval , la pittrice sapeva che al suo ritorno  sarebbero volati oggetti e parole irrepetibili che la bella bocca dell’amica ruttava con nonchalance  .
Perciò , quando ad accoglierla fu un dolce profumo di cannella e il silenzio più assoluto , gli occhi le si assottigliarono così tanto che le iridi chiare sembrarono sparire sotto le folte ciglia nere .
Dietro di lei , Blaise si limitò a tendere il collo con sguardo scocciato , annusando l’aria e cercando con lo sguardo la chioma riccioluta di suo fratello .
- Mette i brividi non trovi ? Tutto questo silenzio non è normale – borbottò confusa la piccola giapponese , trotterellata dentro con al lato l’uomo che continuava a starle alla larga il più possibile .
Non solo perché Ermione scatenava in lui reazioni sconosciute  che lo irritavano , ma anche perché sembrava un po’ toccata e leggermente folle  anche per una psicopatica .
Di soppiatto e con le orecchie tese nella speranza di udire un qualche schiamazzo ,  entrambi gironzolarono per il salotto con aria attenta , oltrepassarono il lungo corridoio che portava alle scale per poi entrare nella colorata cucina dalle tende di pizzo .
Solo che il sorriso entusiasta di Ermione non sembrò minimamente influenzare l’espressione cupa che Blaise aveva assunto nel vedere suo fratello tenere  tra le proprie la mano di Cèline Roux .
Anche il rossore sulle guancie di lei e il sorriso timido di Damien contribuirono a far irrigidire l’uomo  , mentre la ragazza avvisava entrambi della loro venuta con lo scampanellio della sua risata divertita .
A quel punto , come strappata dalla bolla di sapone nella quale i due sembravano fluttuare , Cèline si ritrovò ad allentare la presa e arrossire in modo apparentemente innocente sotto lo sguardo tenero di Damien e quello gelido di Blaise .
- Preparo subito un po’ di thè , tu Blaise puoi sederti , ci metterò meno di un minuto – chiocciò Ermione  , tutta gongolante per la visione dei due tanto presi l’una dall’altra, affaccendandosi subito a prendere le tazze e lo zucchero .
L’uomo rimase però sordo al consiglio della ragazza , rimanendo sotto l’arco della porta con le braccia tese lungo i fianchi e lo sguardo duro puntato su suo fratello .
Damien , infatti , si rese conto della presenza di Blaise solo quando l’amica di Cèline lo chiamò per nome , voltandosi nella sua direzione con un sorriso estatico.
- Ehi , cosa ci fai …- le parole , purtroppo , morirono sulle labbra del giovane quando  al suo sguardo caldo e sereno , suo fratello inchiodò due occhi terribili , tanto gelidi e furiosi da fargli accapponare la pelle .
Ermione non sembrò accorgersi minimamente  della tensione calata tra i due ,  sistemando le tazzine sul vassoio che sollevò con un sorriso tenero , sorriso che però si ritrovò ad abbandonare quando lo sentì parlare .
- Cosa diavolo ci fai con lei ? Ti avevo detto di starle lontana o sbaglio? Le prostitute non hanno bisogno della tua stupida tenerezza – sputò furente Blaise  con la voce che a stento conteneva la violenza delle sue parole .
Come se le avesse appena dato un calcio alla sedia , Cèline si alzò di scatto con le iridi serrate , algida nella sua bellezza bionda che però sembrò intensificare l’odio negli occhi blu del giovane .
Damien , amareggiato dal comportamento del fratello e altrettanto spaventato dalla reazione della donna al suo fianco scattò in piedi a sua volta , un braccio levato verso il fratello e l’altro corso a serrarsi attorno alla vita di Roux .
Se possibile , gli occhi di Blaise divennero ancor più minacciosi , accompagnati dalle parole che sputava con sdegno in faccia alla cameriera del Burlesque .
- Cos’è quello sguardo ? Ti credi tanto intelligente ?  Puoi prendere in giro mio fratello con le tue moine , ma non me , so a cosa punti , so cosa vuoi , ma non toccherai un soldo del suo patrimonio .
Scommetto che proveresti anche a farti  mettere incinta se …- e si interruppe , raggelato , quando vide l’occhiata spaventata che Damien lanciò alla donna mentre questa , in un gesto istintivo , si portava una mano al ventre quasi a protezione .
Poi fu un tutto fluire di parole e offese che se fecero  sbiancare Damien  , causarono  in Cèline un ritrarsi incerto e con occhi lucidi da quelle bestemmie ,   per quanto ella stessa tentasse di trattenersi .
Parole , parole , parole che Blaise si ritrovò ad ingoiare quando un grido acuto  , doloroso come una stilettata in pieno petto attirò la sua attenzione e quella dei due amanti .
Il rumore di porcellana infranta accompagnò l’urlo di Ermione , le mani ancora piegate in artigli e gli occhi verdi scuritisi appena .
Gli stessi occhi che sembravano voler colpire il maggiore dei Duval , colpirlo e colpirlo fino a farlo cadere , fino a farlo fuggire via con la coda tra le gambe .
- Vattene . Ora . – sibilò lei , le mani tornate lungo i fianchi che tremavano in modo nervoso mentre i suoi occhi continuavano a tenerlo inchiodato lì , con una tale forza che Blaise si riscoprì impossibilitato a muoversi .
Fu allora che Cèline intervenne , catapultandosi dall’amica e cingendola in un abbraccio caldo e talmente stretto da fermare il tremore del suo piccolo corpicino .
Cominciò anche a chiamarla , a chiamare il suo nome più e più volte fino a quando  non bisbigliò una parola nella madre lingua della pittrice che la portò a sbattere le palpebre lentamente , quasi come se si stesse risvegliando da un lungo sonno .
- Oh .
Quello fu l’unico suono emesso dalla padrona di casa , gli occhi che confusi fissavano il sorriso delicato dell’amica e le espressioni sconvolte dei due uomini a lei di fronte .
Ermione si soffermò qualche secondo in più su Blaise prima di sorridere a Damien .
- Credo sia il caso che andiate .
Puoi venire a casa quando vuoi , la porta è sempre aperta per te .
Cèline annuì con il capo in direzione del minore dei Duval , sorridendo appena prima di gelare Blaise con un occhiata talmente feroce da essere poco credibile su un volto femminile .
- Bene , allora noi andiamo . A domani – sussurrò ancora un po’ turbato Damien , tirando per la manica il fratello che continuava , insistente , a fissare la piccola giapponese dagli occhi verdi .
E continuò a farlo anche quando si trovò fuori dalla villa .
Anche quando salì nella macchina del fratello minore .
Ed anche quando , tornato a casa , mandò a quel paese suo padre prima di chiudersi in camera propria . La sognò persino .
Sognò i suoi occhi verdi .
Il suo sorriso candido .
La sua espressione un po’ tonta .
E poi lo rivide .
Quello sguardo che aveva avuto il potere di stritolargli in una morsa il cuore .
Lo stesso sguardo per il quale , nel sonno , si trovò a chiedere scusa .
 
 
 
 
                                                                                                §
 
 
Un gruppo di ragazzine del primo anno lo sorpassò con risolini imbarazzati prima di svoltare l’angolo , mentre alle sue spalle Blaise sentiva il mormorio concitato degli studenti dell’accademia d’arte di cui suo padre era il comproprietario .
Erano settimane che si intrufolava lì dentro , vagava un po’ per le diverse facoltà prima di appostarsi poco più in là dell’entrata di uno studio d’arte , lo studio d’arte della Tonta .
La chiamavano così molti degli studenti , la maggior parte della quali studentesse invidiose del suo talento .
Infatti , nonostante il suo stesso comportamento lo irritasse , Blaise si era informato sulla piccola giapponese che da notti non lo faceva dormire .
Ed era brava , incredibilmente dotata  .
Una vera promessa della pittura .
Certo , ne era rimasto quantomeno sorpreso , d’altronde  , come poteva sapere che quella ragazzina era forse una delle più talentuose pittrici del loro secolo ?
E lei , tra i tanti modelli che in quei giorni aveva visto uscire dal suo studio, aveva scelto proprio lui .
Era un qualcosa che lo lusingava , ma che lo infastidiva .
Se davvero lo aveva voluto con tanto ardore da strappargli una promessa, perché ogni dannato giorno  lo stesso biondo lasciava lo studio a metà giornata ?
Aveva trovato così presto un sostituto ?
Blaise non sapeva perché quel fatto lo indisponesse , così come il ritrovarsi a nascondersi  ogni giorno , pedinandola e seguendola con lo sguardo era un atteggiamento che più volte aveva catalogato come  quello di un dannato tredicenne alla sua prima cotta .
Non che lui si fosse invaghito di lei , ma lo aveva colpito , quello si .
Quello però non giustificava la sua costante presenza lì , davanti a quello studio che ancora non si apriva .
Il biondastro non era ancora arrivato e per qualche insano motivo Blaise ne era stupidamente contento . Perché poi ?
Non era mica il…
- Ehi
Nell’esatta imitazione di un film horror , Blaise si ritrovò a voltare il capo lentamente , tanto lentamente che i suoi occhi scocciati impiegarono un paio di secondi in più per riconoscere il modello che Ermione Ogawa aveva deciso di ritrarre .
Lo stesso biondo che il ragazzo aveva visto entrare nello studio una marea di volte e che ora lo fissava con sguardo tronfio .
- Sai che potrei denunciarti per stalking ? Non crederai davvero che non ti abbia notato ?
La sicurezza di quel bastardo costrinse Duval a tendere le labbra in un ghigno minaccioso mentre le braccia muscolose correvano a incrociarsi sul suo petto in una posa guardinga .
- Ma davvero ? E perché mai dovresti ?
Alphonse gli rifilò un sorriso ironico.
- Perché guardi la piccola Ermione come se fosse roba da mangiare , perciò se gironzoli attorno alla *ma princesse   , è mio dovere metterti i bastoni tra le ruote .
Quell’aggettivo possessivo lo indispettì particolarmente , tanto da farlo avanzare di un passo e assottigliare le iridi blu in modo brusco  .
- E si può sapere tu chi diavolo sei ? Il suo fidanzato ?
Nell’udire la voce del ragazzo venire meno sull’ultima parola , il modello si concesse un sospiro di sconforto prima di dare una pacca sulla spalla di Blaise Duval  , lanciandogli una lunga occhiata ammirata che però il diretto interessato non colse .
- Io sono colui che ti eviterà di invecchiare qua dietro – rispose con acidità il biondo , scoccando un occhiata gongolante alle sue spalle che portò Blaise a voltarsi a sua volta .
Ed eccola lì , la causa delle sue notti insonni .
Una cosina piccola piccola , vestita di un orrendo abito verde pistacchio a fiori gialli che la faceva apparire più piccola di quanto già  non fosse , mentre i capelli , tenuti alti da una coda le oscillavano dolcemente attorto alla vita stretta .
- Ciao – lo salutò incolore lei , lo sguardo perso come sempre in chissà quale mondo parallelo mentre , avendola così vicino , Blaise riusciva a riconoscere delle macchie di colore sui palmi delle sue mani e sullo zigomo destro .  
- Ciao – ricambiò svogliato lui , riuscendo a nascondere il lieve sorriso che gli aveva inspiegabilmente fatto tremolare le labbra nel vederla così tranquilla di fianco a sé .
- Hai visto Alphonse ? è un biondo alto e bello .
Blaise serrò la mascella così forte che sentì i suoi denti scricchiolare .
Era bello ? Quell’albino pelle e ossa ?
Si voltò giusto per fulminarlo con lo sguardo ma non c’era più nessuno alle sue spalle .
Era come sparito .
- Lo hai visto ? – tornò alla carica Ermione , le iridi verdi ancorate ora alla sua figura .
Un sottile sogghigno gli smosse la costante espressione annoiata nel mentre che un idea malsana gli attraversava la mente .
- Si , ha detto che doveva correre in bagno . Un attacco di diarrea acuta .
Ermione sgranò gli occhi a quelle parole , la bocca leggermente dischiusa e gli occhialini un po’ sbilenchi sul suo nasino , mentre Blaise gongolava per  vendetta sul modello .
- Oh- esclamò con tono avvilito lei – vorrà dire che disegnerò qualcos’altro . Grazie –e così dicendo gli diede le spalle , trotterellando verso lo studio con una canzoncina d’amore a sciogliersi sulla sua lingua .
Fu allora che uno spasmo allo stomaco convinse Blaise ad affrettare il passo , a raggiungerla e a voltarla di nuovo nella sua direzione .
Lei si lasciò girare , inerme , gli occhi verdi sempre persi nel vuoto e un po’ di curiosità sui lineamenti delicati del viso .
Era bella , si ritrovò a pensare con sgomento Blaise , tremendamente bella .
Ora che l’aveva vicino poteva correggere il suo primo pensiero .
Non era abbastanza carina  , era indubbiamente bella .
Un aggettivo che era affiorato nella mente del giovane solo nel pensare a sua madre .
- Si ?
Cosa poteva dirle ora ?
Che l’aveva pedinata perché era curioso ?
Che aveva rischiato di malmenare il suo fidanzato perché ne era infastidito ?
La guardò negli occhi senza sapere cosa dire , cosa fare , ma avvenne tutto in modo naturale , quasi quelle iridi lo spingessero a confessare i suoi segreti più oscuri .
E gli uscì solo quello , uno scusa appena udibile dopo il quale si morse la lingua .
Ed ora ?
Lei avrebbe girato i tacchi ?
O lo avrebbe semplicemente schiaffeggiato ?
Blaise rimase in ansia per quella che gli parve un eternità prima di vederlo dopo tanto .
Il suo sorriso .
Il sorriso del loro primo incontro .
Tenero , ingenuo e sorprendentemente perfetto .
Ermione lo fissò con aria trasognata , afferrandolo per un braccio e trascinandolo verso il suo studio.
Cinguettò la sua volontà di abbozzare subito il modello del suo capolavoro , non cogliendo il flebile sorriso sul volto del ragazzo che si lasciava strattonare senza opporre resistenza .
Mentre alle loro spalle , con un braccio maschile stretto attorno alla sua vita  , Alphonse Dumont lanciava un ultima rammaricata occhiata al ragazzo che la sua migliore amica aveva rinchiuso nel suo studio .
E sospirò il primo pensiero che lo aveva colto nel vedere Blaise Duval pedinare la piccola Ermione .
- Bel culo però .
 
 
 
 
 
 
Continua…
* La residenza delle Muse
* mia principessa

Ogni capitolo avrà stralci di una canzone di Pink che scriverò all'inizio di ogni capitolo , mentre inserirò anche un aforisma di Oscar Wilde che mi sembrerà inerente al capitolo .
Ringrazio chi ha letto , chi leggerà e chi , forse , commenterà .
Al prossimo mercoledì Au revoir .

 

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Capitolo 3
*** Fuckin' Perfect ***













Pretty , pretty please
don't you ever , ever feel
like you're less than Fuckin' perfect
You're Fuckin' perfect to me  




Bello , bello per favore
Non hai mai , mai sentito
di essere meno che fottutamente perfetto
Sei fottutamente perfetto per me




                                                                                        ( Fuckin' perfect - Pink)




Il solo fascino del passato è il fatto che è passato
( Oscar Wilde )






Blaise aveva imparato , nei mesi passati a posare per l’aspirante pittrice , che i silenzi di lei valevano più delle frasi fatte , più  degli elogi che  gli rivolgevano  per il suo patrimonio e la lunga lista di grandi uomini d’affari che nascevano  nella famiglia Duval .
Il suo , non era uno di quei silenzi imbarazzanti , né il mutismo di chi non sapeva più
 cosa dire , di cosa parlare .
Lei , quando non emetteva uno dei suoi teneri e buffi pigolii , quando interrompeva il continuo vagare nel nulla dei suoi occhi , mutava completamente aspetto .
E questo avveniva solo quando Ermione dipingeva .
Un cipiglio attento le incupiva i lineamenti sempre distesi , creandole una piccola fossetta tra le sopracciglia aggrottate .
Il labbro superiore sporgeva leggermente , lucido per la lingua che a volte , nei momenti più cruciali del suo disegno , tirava fuori con fare indispettito .
La  treccia sempre ordinata veniva scompigliata dalle mani che , continuamente , Ermione portava al capo , strattonando alcune ciocche e guardando il soffitto con aria un po’ persa prima di ricominciare a disegnare .
Era trasandata , vestita con un largo camice bianco macchiato qua e là da chiazze colorate , ma chissà per quale motivo , il giovane Duval la trovava maledettamente bella .
Oh , si , quello era un aggettivo che troppo spesso la mente del ragazzo associava alla figura che gli stava di fronte .
E ogni qual volta quegli occhi verdi si scostavano dalla tela per fissarlo  , Blaise si sentiva pizzicare le guance , le braccia e il naso .
Perché quegli occhi dal taglio orientale , così socchiusi e persi nella contemplazione del suo viso  lo guardavano .
Non come lo guardava suo padre , quando lo rimproverava per il suo atteggiamento da dandy consumato .
Né come lo guardava  la maggior parte della gente che lo incrociava per strada , in ufficio , al Burlesque .
Ermione lo guardava  come Giulietta avrebbe guardato  il suo  Romeo , sporta  dal  balcone fiorito con le mani unite a coppa ad incorniciare il suo volto arrossato per l’imbarazzo  .
Uno sguardo che aveva avuto il potere di causargli una sospetta interruzione delle vie respiratorie e una continua e fastidiosa aritmia per la quale Blaise , ipocondriaco com’era   , aveva chiesto spiegazione  ai migliori specialisti da lui conosciuti .
Solo che quando tutti lo avevano congedato con un sorrisino ironico , l’irritazione del ragazzo era triplicata .
- Che ne dici di una pausa ? – sussurrò con voce tenera Ermione , sopraggiunta al fianco del  modello con gli occhi socchiusi per la stanchezza ed una mano poggiata sul braccio di lui .
Il tendersi immediato dei muscoli sotto le sue dita portò  la studentessa ad ingrandire il sorriso e ad addolcire la presa attorno alla sua camicia  .
- Sei stanco vero ? Hai delle brutte occhiaie – riprese poi lei quando , incrociando il blu di quelle iridi , si ritrovò ad ingentilire ulteriormente i lineamenti.
Un leggero sussulto accompagnò la visione di quel sorriso ,  e Blaise non potè far  a meno di poggiare il palmo aperto  sul capo della ragazza , nell'accenno di  una carezza  ,  un gesto che ormai compiva da più di due settimane .
Ecco , quello era uno dei momenti che il giovane Duval preferiva .
Averla così vicina , con quell’espressione trasognata e il suo sorriso gentile era l’unica parte delle sue  giornate che lui poteva considerare quantomeno piacevole .
E continuò ad esserlo fino a quando una voce  , enormemente fastidiosa per l’uno ma affettuosamente attesa dall’altra ,  li fece voltare .
- *Bonjour ma petits .
Illuminato dalla luce artificiale dei corridoi .
Le braccia aperte nell’attesa di un abbraccio e un sorriso sornione sul bel volto da bulletto dispettoso .
Ecco come si presentava Alphonse Dumont.
Ermione trotterellò nella sua direzione con un enorme sorriso , allargando le braccia a sua volta e cingendo la vita del ragazzo quando quello la attirò a sé con una risata divertita nel vedere l’amica perdere per un attimo l’equilibrio .
Alle loro spalle invece , Blaise non accennava a ricambiare il cenno col capo del nuovo arrivato , mantenendo la mascella serrata e le braccia rigide lungo il fianco .
Quella  , forse , era una delle particolarità di Ermione che il giovane Duval apprezzava di meno .
Perché lei , anche se ingenuamente e senza la minima malizia , aveva quasi l’esigenza di un contatto fisico .
Che fosse una stretta di mano o una mano poggiata sul braccio , come di solito accadeva quando era in sua compagnia , non importava .
La ragazza esigeva un contatto con chiunque e in qualunque momento .
Quando parlava , o anche quando , semplicemente , salutava le persone a lei vicino .
Certo , Blaise era rimasto colpito dall’atteggiamento affettuoso di lei nei suoi confronti .
Come apprezzava il  sincero interesse per la sua salute o anche  solo per il modo in cui passava le giornate .
Ma era giusto  sottolineare che Ermione , benché cordiale e cortese , sfoggiava una sorta di distaccata gentilezza con chi non conosceva o non riteneva suoi amici .
Questo lui lo aveva notato quando , camminando con la mano di lei stretta sul suo braccio per i corridoi dell’accademia  , avevano incrociato alcuni ragazzi del suo stesso corso .
Ed era stata gentile , certo , ma il suo sorriso era stemperato dalla lontananza del suo sguardo , dall’evidente inespressività dei suoi occhi persi nel vuoto .
Poi Ermione , tornata nuovamente a fissare lui  aveva ammorbidito la piega delle labbra , e le sue iridi erano tonate a mostrare il suo interesse .
Era come se si estraniasse dal contesto in cui si trovava , lasciando di lei solo un sorriso gentile .
Perciò , che lei lo differenziasse dagli altri con quel suo atteggiamento era quantomeno lusinghiero .
L’unica cosa che però Blaise  non riusciva ad accettare  era il fatto che vi fossero altri ai quali Ermione mostrava lo stesso attaccamento .
Primo fra tutti quel damerino dai modi cavallereschi  di stampo ottocentesco .
E il fatto che fosse omosessuale e felicemente fidanzato non era di consolazione per il giovane .
- Sei arrivato giusto in tempo , stavamo per fare una pausa – spiegò pacatamente Ermione , allontanandosi da lui per andare a prendere nella propria tracolla il pranzo che aveva preparato per l’amico .
Dal canto suo , Alphonse si lasciò cadere sul pavimento  accanto a Blaise , sedutosi con aria annoiata dopo aver compreso che lui sarebbe stato con loro anche quel giorno .
Il modello aveva infatti preso il vizio di raggiungere l’amica per l’ora di pranzo , di abbandonarsi al suolo e di saggiare i manicaretti che Ermione preparava appositamente per lui lentamente , troppo lentamente .
Una routine che i due portavano avanti dal loro primo incontro , o almeno  , quella era la giustificazione che Alphonse aveva dato all’occhiata truce di Blaise .
Quando la studentessa tornò trotterellando dai due , si lasciò cadere tra loro con un sorriso dolce , porgendo una scatoletta rosa all’amico e una grigia al ragazzo dagli occhi blu .
- Bon appètit .
Il biondo ricambiò il sorriso dell’amica prima di affondare il naso nella scatola , mentre Ermione sgranocchiava con gusto il pranzo e Blaise scartava il proprio con espressione crucciata .
Il suo bento .
Quella  era stata l’allegra risposta della studentessa quando lui aveva chiesto perché gli stesse porgendo quell’affare .
Aveva cucinato per lui .
Il giovane Duval ricordava quasi con sforzo da quanto  qualcuno avesse fatto una cosa così naturale per lui .
E quando ci era riuscito , era stato istintivo per lui gettare il contenuto della scotola e andarsene senza dire una parola dallo studio di pittura .
Non era più tornato da Ermione per una settimana intera nonostante lei lo contattasse per messaggi , lo cercasse attraverso il fratello e tentasse di incrociarlo al Burlesque .
Solo che Blaise era estremamente bravo a non farsi trovare quando voleva  , come era facile per lui sparire dalla circolazione a suo piacimento .
Lo aveva fatto così tante volte che al ragazzo veniva quasi naturale eclissarsi dalla scena senza attirare l’attenzione altrui , e il più delle volte accadeva quando entrava in scena il ricordo di sua madre .
Jospehine Lemaire era una delle donne più belle a memoria d’uomo , e con quella stessa bellezza la donna aveva amato procurarsi il pane .
Fino a quando non lo aveva incontrato .
Un matrimonio frettoloso , dettato dalla passione , dalla impulsività di un uomo d’affari particolarmente ricco e da una scalatrice sociale che era riuscita ad accaparrarsi un patrimonio con molti zeri .
Un unione dalla quale , poco tempo dopo , erano nati loro due , Blaise e Damien .
Blaise ricordava la madre più del fratello , troppo piccolo per poter riportare alla mente il periodo antecedente alla fuga di Jospehine dalla loro vita .
Perché , semplicemente , quella donna dalla bellezza quasi nauseante era scappata di casa , con qualche milione in tasca e un  bacio sulla guancia che il giovane Duval aveva sentito bruciare sull’epidermide per anni e anni .
Il bruciore causato dall’odio , dal rancore , da un falso amore materno che Jospehine aveva sfoggiato per qualche tempo .
Aveva recitato la parte della casalinga felice per un po’ , preparando la colazione a Blaise , pulendo la villa quel tanto che bastava per non essere etichettata come una donna svogliata e pigra .
Una recita che aveva tenuto in piedi fino al  giorno della sua fuga .
Il giorno in cui Josephine aveva abbandonato un marito e due figli impossibilitati ad avere  una famiglia normale .
Quello era il motivo dell’odio sottile che Blaise nutriva per il genere femminile e , in particolar modo , per Cèline Roux .
Lei era troppo identica alla madre .
Tanto bella quanto crudele , e l’idea che Damien potesse ritrovarsi con il cuore spezzato era una possibilità che il maggiore dei Duval non accettava neanche come futura ipotesi .
Era per quello che aveva ferito la giovane al loro primo incontro .
Ed era quello il motivo per il quale avrebbe continuato a fare a quel modo .
Poi qualcosa si era mosso , nel petto smorto di Blaise .
Quel qualcosa che una piccola figurina bagnata aveva  evocato nel suo animo .
Perché , per la prima volta nella sua vita , nel trovare davanti  casa sotto la pioggia scrosciante  Ermione , completamente fradicia ma sorridente Blaise Duval si era sentito in colpa verso qualcuno .
Il ragazzo aveva percepito una dolorosa contrazione alla bocca dello stomaco nel vederla estrarre dal giaccone una scatola grigia che gli porgeva con mani sicure  , gli occhi verdi resi lucidi dalla stanchezza ma ingentiliti dalla tenerezza della sua espressione .
In quel momento , in quel preciso istante , Blaise si sarebbe aspettato di tutto .
Che Ermione gli avesse scagliato contro la stessa scatola che lui aveva gettato senza il minimo tatto .
Che lei avesse cominciato a urlargli contro il suo disgusto , il suo odio per lui e per i suoi atteggiamenti altezzosi .
Azioni che qualsiasi essere umano trattato in modo tanto crudele avrebbe compiuto .
Solo che lei non era chiunque .
Non era Josephine .
- Damien mi ha detto che odi le carote , perciò ne ho fatto un altro senza . Avresti dovuto dirmelo .  Coraggio – aveva trillato lei con lo sguardo acceso di aspettativa  , le mani in avanti e il sorriso più dolce che Blaise avesse mai visto su un volto femminile .
E l’aveva abbracciata .
Con impeto .
Con il fiato corto e le guance accese dal rossore .
Il volto nascosto fra i capelli umidi di lei e le braccia rigide attorno alla sua vita .
Poi le aveva sentite .
Due mani , piccole e delicate , gli avevano accarezzato la testa con dolcezza , picchiettando qualche volta sulle spalle in un gesto quasi infantile  mentre la voce di lei cantilenava la stessa , identica frase .
"Su coraggio , non ho messo le carote , lo giuro" .
- Ehi cosa c’è ? Ho messo troppo sale ?
Blaise tornò alla realtà con un alzata di spalle  mentre gli occhi blu incrociavano quelli chiari di Ermione , le sopracciglia aggrottate nella solita posa corrucciata .
La ragazza gattonò fino al compagno  , mordicchiandosi le labbra e facendo saettare lo sguardo dall’espressione stizzita di lui al  bento .
Era strano , si ritrovò a pensare lei , la mano corsa subito a stringergli il braccio in una presa affettuosa dalla quale lui ,  però non si scostò .
Al contrario , contro le aspettative di Ermione che ormai si era abituata ai suoi sbalzi di umore , lo ritrovò ad un centimetro dalle proprie labbra , gli occhi blu adombrati da un qualcosa che la portò ad aggrottare ulteriormente le sopracciglia .  
Uno strillo scandalizzato si infranse nell’aria mentre la studentessa sgranava le iridi verdi per la sorpresa, osservando le palpebre chiuse di Blaise e percependo le labbra di lui accarezzare le sue con decisione .
E quando il ragazzo si scostò con lo sguardo basso , Ermione fece appena in tempo a vedere la sua schiena abbandonare lo studio senza più voltarsi .
Allora la studentessa si sfiorò la bocca con curiosità , sentendo le guance bruciare leggermente e la testa farsi un po’ leggera .
Mentre , alle sue spalle , Alphonse si scuoteva dallo stato catatonico in cui era piombato con un urlo da banshee che ebbe il poter di far sobbalzare tutta l’accademia .





§




- E poi l’ha baciata !
Cèline sputò il succo al mango con le pupille dilatate dallo stupore mentre Alphonse , accasciato sulla poltrona del salotto della villa  si passava le mani sul volto imbronciato .
L’unica a mantenere un distacco ammarabile era lei , Ermione , la diretta interessata che continuava a ricamare la lunga sciarpa rossa che avrebbe portato al Burlesque con lei , un regalo per il suo capo che soffriva di reumatismi .
Era tranquilla .
La solita aria un po’ tonta .
Le labbra leggermente tirate in dentro per la concentrazione e l’espressione placida di chi non aveva grilli per la testa .
- Ehi ! Potresti almeno dire qualcosa !- la rimbrottò il biondo tutto d’un tratto , le braccia incrociate sul petto e gli occhi fissi sull’amica .
Dal canto suo , la studentessa si limitò ad alzare le spalle in un gesto annoiato continuando , instancabile ,a  finire il suo lavoro a maglia .
Poco dopo il bacio infatti , il modello aveva trascinato la piccola giapponese a casa , urlando a  Cèline che qualcuno aveva attentato alla virtù della migliore amica davanti ai suoi occhi innocenti .
La donna , incinta di due mesi e con gli ormoni un po’ su di giri  , aveva sentito il desiderio di far fuori quella damigella urlante , seppellirne il cadavere e portare dentro la giapponese .
Solo che quando Cèline aveva portato la sua attenzione sulla coinquilina , il rossore delle guance di lei e l’espressione un po’ troppo presente per gli standard di Ermione le aveva fatto rizzare i peli sulla nuca per lo spavento .
Ed ora si ritrovavano nel salotto della villa , alle dieci di sera , con un modello di intimo liquefatto sul divano per lo sconcerto e una pittrice che continuava ad annuire alle loro parole senza prestar davvero attenzione .
A quel punto la cameriera si ritrovò , suo malgrado , a giocare sporco per attirare l’attenzione dell’amica , utilizzando la sua condizione per strappare Ermione dallo stato di mutismo in cui era caduta .
Tuttavia , quando la piccola giapponese saltò in aria con le pupille sgranate e le labbra tremolanti  , Cèline si sentì enormemente in colpa per aver finto di sentirsi male .
E si sentì seppellire da tonnellate di letame quando vide la pittrice ruzzolare per la stanza in cerca di medicinali e di uno dei trentacinque libri che Ermione aveva comprato per la neomamma .
Tra una giravolta e uno scontro frontale con il comodino , la studentessa si ritrovò con le braccia cariche di medicine , chinata sull’amica con gli occhioni verdi tanto lucidi da sembrare due gocce di rugiada trasparente .    
- Dove ti fa male ? Il libro dice che potresti avere un rigetto , ma è ancora presto , e il medico ieri ha detto che andava tutto bene .
 Forse è il succo che ti ha fatto male , o la mia torta alle mele ! Forse …- sciorinò come un fiume in piena la padrona di casa , lo sguardo apprensivo che saettava dall’espressione mortificata di Cèline all’evidente rigonfiamento del ventre .
Per evitare che le venisse un attacco di cuore la donna la afferrò per le spalle con delicatezza , stemperando la sua aria ansiosa con un sorriso colpevole che acquietò anche Alphonse , scattato al fianco della pittrice con le dita strette con forza sulle spalle della giapponese .
- Blaise Duval – sussurrò criptica la bionda  , sbalestrando il modello e costringendo l’amica ad inclinare il capo con curiosità .
- Blaise Duval ti ha baciato ?
Ermione annuì , l’espressione attenta di chi cerca di non perdere il passaggio di una equazione particolarmente complicata .
- Ti ha dato fastidio ?
La studentessa negò con il capo sotto lo sguardo da lince di Cèline , gli occhi chiari stretti per la concentrazione.
- Ti ha messo in imbarazzo ?
- Un po’ – rispose tranquilla lei .
- Perché ?
- Perché non me lo aspettavo – pigolò con la vocetta dolce , gli occhioni verdi placidi come un lago d’estate .   
Cèline annuì ancora , un poco più convinta , addolcendo la presa sull’amica .
- Perché credi lo abbia fatto ?
Per quella domanda Ermione impiegò un po’ più di tempo a rispondere , non perché non sapesse cosa dire , ma perché stava ragionando con cognizione di causa .
- Forse era annoiato – gettò lì , convinta però di ciò che diceva .
Alphonse assunse allora un espressione scandalizzata .
-  Era annoiato ? Ma non capisci che quello si è …- una scatola di kleenex zittì il modello , finito a terra dopo che Cèline aveva accidentalmente allungato le gambe quel tanto che bastava per far inciampare l’amico .
-  Perché tesoro ? – trillò zuccherosa la donna , tornata a stringere le spalle della ragazza per evitare che questa corresse al capezzale di Alphonse .
Un espressione ovvia si dipinse sul volto della studentessa , le labbra curvate leggermente verso l’alto .
- Non gli piaccio in quel senso . Credo più che altro che mi veda come una sorella .
- Una sorella sto …ahi – squittì il poveretto  quando Cèline gli rifilò un calcio negli stinchi , accarezzando la lunga treccia dell’amica .
- Ma a te piace ?
Alphonse si irrigidì leggermente a quella domanda tanto diretta , notando anche come la  bionda stesse trattenendo il respiro nell’attesa di una risposta .
E i due   , trepidanti , sicuri di uno dei familiari cenni col capo dell’amica ,  si stupirono di vederla sorridere dolcemente , schiudendo le labbra rosa e dando una lieve carezza sul al capo ad entrambi .
Ermione , raccattato la sciarpa raggiunse la porta con passo morbido , l’espressione delicata nell’aprire la porta .
- Non è il caso di preoccuparsi così tanto . Non mi metterò nei guai , non ho tempo per problemi di cuore .
Buona notte .
Quando la ragazza si chiuse la porta alle spalle tirò un lungo respiro prima di riaprire gli occhi , la mente disturbata dai ricordi della sua turbolenta infanzia .
Forse , si disse , era il caso di fare un salto all’ospedale da nonna Makoto prima di iniziare il turno .
Così , almeno , avrebbe evitato di pensare troppo a quella schiena che si allontanava in silenzio da lei .







§





Ad Ermione gli ospedali non  erano mai piaciuti .
Non  perché la ragazza fosse di stomaco debole o di indole  troppo sensibile per poter tollerare le espressioni dei pazienti  e i loro lamenti senza sentirsi coinvolta .
 Ermione odiava gli ospedali perché , semplicemente , le ricordava la sua vecchia vita .
La sua storia era , in fondo , troppo triste anche ai suoi occhi  .
Lei stessa , quando aveva raccontato ad Alphonse e Cèline del suo passato  , aveva trovato difficile non  far intristire gli amici con le sue parole  , ma nessuno avrebbe mantenuto un atteggiamento indifferente davanti  a quella serie di sfortunati eventi .
Nel mentre che l’infermeria , cordiale più per la paga da capogiro che una clinica privata poteva accordare che per vera cortesia , la invitava ad aspettare nella sala dal forte odore di disinfettante , la studentessa prese posto su una delle scomode poltroncine , chiudendo gli occhi e appisolandosi leggermente .
Fu catapultata indietro nel tempo , in uno stesso ospedale dall’identico odore di pulito ma situato nella città di Sapporo , capoluogo dell’Hokkaido .
Lì , tra il viavai di gente in camicie e cuffietta bianca , una bambina coperta per metà da una enorme chiazza di sangue  rimaneva immobile in tutta quella confusione .
Era incredibilmente piccola , e passava quasi inosservata tanto immobile era , al pari di un blocco di pietra .
Quella volta però , Ermione non aveva trovato la forza di muoversi , o di chiedere a qualcuno come stessero i suoi genitori .
Nonostante avesse poco più di tre anni , Ermione era  incredibilmente intuitiva  .
E aveva capito , ancor prima dell’impatto , che da quell’incidente né lei ,  né suo padre Akihiko e sua madre Fleur sarebbero uscitivi vivi .
Così era stato per i suoi genitori ma non per lei , riparata dal corpo della madre che si era gettata su di lei per proteggerla poco prima che la macchina si sfracellasse contro una parete rocciosa .
Perciò , quando tutti quegli adulti l’avevano bellamente ignorata , lanciandole alcune occhiate compassionevoli , Ermione aveva già compreso di essere rimasta sola al mondo .
Un ubriaco aveva tagliato loro la strada .
Nulla di più semplice .
Nulla di più tragico .
Quando poi  un assistente sociale l’aveva prelevata per portarla in un orfanotrofio , la pittrice aveva capito  che sua nonna Makoto non sarebbe mai andata a prenderla .
E  perché poi  ?
Sua nonna aveva diseredato suo figlio dopo che questo si era infatuato di quella volgare occidentale , lasciando la famiglia per andare a vivere in terra straniera .
Non aveva presenziato alle nozze , né alla nascita di sua nipote .
Per lei , Akihiko era morto da tempo .
Da quel momento in poi , in quell’orfanotrofio , Ermione aveva vissuto il periodo più buio della sua giovane esistenza .
Bistrattata per i suoi occhi verdi ,  colore inconsueto per un orientale , era stata sempre emarginata dai bambini e dalle istruttrici .
Gli stessi genitori che andavano e venivano per la costruzione avevano distolto lo sguardo appena avevano incrociato le sue pupille  .

Perché era sempre con la testa tra le nuvole .
Perché aveva quel sorriso sognante dipinto sulle labbra .
Perché sembrava tonta e un po’ stupida .
E a nessuno piace una bambina stupida , questo Ermione lo aveva capito fin dal primo giorno lì .
Poi dopo tre anni qualcuno aveva bussato sulla sua schiena , una tutrice l’aveva portata davanti al cancello dell’orfanotrofio e lì l’aveva vista , sua nonna .
Dalla corporatura minuta e affusolata , la carnagione lattea , occhi e capelli neri , come era norma tra i giapponesi .
Era bella , un po’ gelida e rigida nel suo kimono floreale  , ma sembrava una brava persona .
Nonna Makoto l’aveva guardata come si può guardare uno specchio , una vecchia fotografia , un ricordo di una vita dimenticata .
E quella piccola  donna le si era inginocchiata davanti , con gli occhi colmi di lacrime e l’aveva abbracciata con forza, invocando il nome di quel figlio che aveva allontanato e che rivedeva in lei , nei suoi lineamenti , ma non nei suoi occhi .
Erano partite insieme per la Francia , terra natale di sua madre perché , aveva detto nonna Makoto , non avrebbe offeso ulteriormente lo spirito di Fleur .
E lì , nella villa materna  era cresciuta .
Lì era stata amata e aveva amato sua nonna .  
Lì amava vivere .
- Signorina Ogawa .
Ermione riaprì gli occhi nel sentirsi chiamare , ritrovando davanti la figura massiccia del medico personale di sua nonna .
- Salve dottor Chevalier .
L’uomo anziano sorrise leggermente alla voce gentile della ragazza , aiutandola ad alzarsi e conducendola verso i corridoi immacolati .
- Sua nonna sta meglio , più di quanto ci aspettassimo .
 Il tumore ormai è stato debellato , non c’è più niente di cui preoccuparsi .
 Questo è merito anche della sua donazione signorina Ogawa , il suo rene è stato fondamentale per la riuscita dell’operazione .
La ragazza annuì rincuorata , bussando lievemente alla porta e adocchiando l’elegante crocchia grigia dell’anziana che sedeva elegantemente sul letto .
- Non ho bisogno di altro signor Chevalier , le ho già detto che sto bene – rimbeccò stizzita la donna quando sentì la porta aprirsi , contraendo le labbra e continuando ,  imperterrita , a leggere il romanzo che la nipote le aveva prestato .
Solo che quando Ermione le si gettò addosso con una risata divertita , la donna addolcì i lineamenti così velocemente che lo stesso medico si stupì , abituato com’era alla severità di quegli occhi neri e dei modi della paziente .
- Come stai ? – trillò curiosa la studentessa , abbracciata all’anziana che , a sua volta , teneva le braccia abbandonate sulle piccole spalle della nipote .
Ed era talmente dolce l’espressione dell’anziana , tanto colma di amore da far imbarazzare il medico, dileguatosi dalla stanza mentre la voce delicata di Ermione ingentiliva i lineamenti della donna .
- Bene cara , bene . Tu invece ? Noto che i muscoli delle tue spalle sono più rigidi del solito .
A quell’uscita la pittrice si ritrasse delicatamente , prendendo tra le proprie mani quelle di lei e abbassando sul lenzuolo i suoi occhi verdi .
Makoto allora storse la bocca , innervosita dal mutismo della nipote .
- Alza quello sguardo !  Ti ho insegnato a non abbassare la testa davanti a nessuno , men che meno davanti a me . Forza !
La nipote acconsentì imbronciata , incrociando gli occhi scuri che Makoto sgranò per la sorpresa prima di affilare lo sguardo .
Lo sguardo di chi la sapeva lunga .
- Un uomo .
Quella semplice parola fece scuotere la testa alla giovane  , abbandonata contro il corpo dell’anziana che , con parole dolci e severe , la convinse a vuotare il sacco .
Decisa a scoprire chi , finalmente , avesse attirato  l’interesse di sua nipote sempre così criptica e irraggiungibile .




§






La musica quella sera era particolarmente tranquilla , delicata , così come le luci soffuse del locale  rilassavano la mente e il corpo dei visitatori del Burlesque .
Solo un uomo non riusciva a godere di quella calma piatta .
Blaise Duval , dopo aver passato una giornata a zonzo per Parigi a bere e fumare come un turco si ritrovava stravolto , stanco ma per nulla rilassato .
Il ragazzo aveva fatto di tutto per levare dalla lingua e dalle labbra il sapore di fragola che , anche in quel momento , sentiva nella sua stessa saliva .
Il sapore delle labbra che poche ore prima aveva osato baciare .
Le labbra che , per quanto tentasse , non riusciva a dimenticare .
E lui ne aveva baciato di donne .
Molte , forse anche troppe .
Bionde , brune , ricce , rosse , ma nessuna , nessuna aveva avuto quell’effetto devastante su di lui  .
Aveva fatto capire ad Ermione , con il suo atteggiamento , che provava nei suoi confronti la stessa considerazione che si potrebbe dare ad una sorella .
Solo che lui non doveva sentirsi attratto da sua sorella .
E , ancor più importante , non si baciavano le sorelle .
Questo era un dato di fatto che aveva mandato in escandescenza il giovane rampollo .
Aveva addirittura scatenato una rissa in un bar per distrarsi  , per non pensare al viso delicato della pittrice .
Alle sue mani sulle braccia , sulle spalle .
Ai suoi occhi trasognati .
Bevve tutto d’un colpo la bottiglia di rum che si era fatto portare da una cameriera sentendo , finalmente , un po’ la testa leggera .
Il Burlesque era affollato come al solito .
C’era Alexandre Gautier , il proprietario del locale , che puliva i bicchieri dietro al bancone con una ridicola sciarpa rosso sangue avvolta attorno al collo .
Poco più in là , a servire i tavoli , c’era sua moglie Evelyne .
Blaise si soffermò su entrambi per qualche altro secondo .
Non perché ne fosse  incuriosito  , ma perché entrambi erano amici stretti di Ermione .
Alexandre era grosso come un armadio , dalla corporatura talmente muscolosa da far venire qualche tremore anche a  lui .
Uno sguardo scuro raddolcito dalla folta chioma castana , con una profonda cicatrice a marcare la mascella quadrata .
Aveva trentadue anni , molti di più di sua moglie Evelyne , appena diciottenne che , scappata di casa , si era innamorata di lui lavorando lì al locale .
Lei era indubbiamente carina .
Alta , slanciata e dalla ondulata chioma rosso fuoco .
Li aveva visti in atteggiamenti piuttosto familiari con la pittrice .
Specialmente Evelyne che sembrava quasi essersi invaghita di Ermione , mentre il proprietario se la teneva sotto la sua ala protettrice con uno sguardo da rapace che aveva fatto indietreggiare anche i più temerari .
Erano brave persone , lui lo sapeva .
Solo che quando si accorse di star di nuovo pensando alla ragazza si sentì sommergere dalla rabbia , turbato dal modo in cui il pensiero di lei si intrufolasse nella sua mente in modo così naturale .
Perciò , stizzito e saturo di rabbia afferrò una cameriera per la vita , Enora , e la trascinò nel retro , intrufolandosi nel magazzino dove venivano scaricati gli alcolici .
La donna , una biondina tutta moine e niente cervello si lasciò sbattere tranquillamente contro il muro , mentre l’uomo la privava velocemente dalla parte superiore  della divisa e affondava il volto tra i suoi seni .
Per istinto la cameriera circondò la vita dell’uomo con le gambe , gettando la testa indietro quando Blaise le morse il collo per poi baciarla con violenza .
Eppure , nonostante le mani del ragazzo stessero accarezzando un'altra donna , una delle sue solite scopate , qualcosa non andò come previsto .
Perché i capelli biondi che gli scivolavano sulle spalle erano diventati castani , e la voce acuta della donna era diventata , nella sua mente , il dolce sussurro della pittrice .
E di nuovo il suo profumo di fragola , forte e intossicante , tanto desiderabile da far male lo portò a bisbigliare il nome di lei contro il collo di Enora.
Era impazzito , questo lui lo sapeva .
Specialmente ora che il profumo si era fatto terribilmente reale .
Poi accadde qualcosa .
Le mani che gli accarezzavano i capelli si fermarono .
Il corpo di Enora si irrigidì .
E quando Blaise alzò il volto per vedere perché si fosse bloccata d’improvviso, potè notare lo stupore e l’imbarazzo colorare le guance della cameriera .
L’imbarazzo scaturito dal fatto di essere stati colti in flagrante .
Perché gli occhi nocciola della donna riflettevano un immagine , una figura piccola che gli stava alle spalle .
Duval non ebbe però tempo di ragionare , né di collegare quel profumo alla ragazza che stava dietro di lui .
Vi fu un solo suono , un tono sorpreso e delicato che Blaise riconobbe con un colpo al cuore .
Tutto di lui gelò.
Il sangue .
Le ossa .
Il cuore .
- Oh .
Ermione sentì la cassa di birra che reggeva scivolarle dalle mani a quella vista , ma riuscì a mantenere la presa nonostante il suo monosillabo fosse stato più che sufficiente ad attirare l’attenzione .
Enora la fissò allucinata , aggrappandosi maggiormente alle spalle dell’uomo che se la scrollò di dosso bruscamente prima di voltarsi .
E quando i loro occhi si incrociarono , Blaise sentì il sangue defluirgli dal volto .
- Io…
- Scusate , non volevo disturbare , ero venuta per posare queste – ed indicò la cassa che reggeva , sorridendo gentilmente ad entrambi , l’espressione imperturbabile di chi sta parlando con amici di vecchia data e non con un uomo e una donna appena interrotti nel mezzo dell’amplesso .
La cameriera , scioccata dalla mancata reazione da parte della ragazza si vestì in fretta , tirando l’uomo al suo fianco per marcare il suo territorio.
- Scusaci tu Ermione , pensavo avessi finito di scaricare – squittì meno imbarazzata la donna , gli occhi nocciola che scorrevano sul maglione sformato e i pantaloni della tuta di lei  , ridendo quasi  dei capelli scombinati e gli occhiali un po’ sbilenchi sul nasino della collega .
Da parte sua , la pittrice fece spallucce senza più parlare , mettendo a posto la cassa di birra e dirigendosi verso l’entrata del locale .
Fu allora che Blaise reagì .
Con uno strattone si liberò dalla presa della donna , correndo dietro alla ragazza che stava giusto per aprire la porta .
Solo che quella si richiuse con un tonfo sordo , tirata indietro dall’uomo che aveva inchiodato Ermione contro la spessa superficie di legno .
Petto contro schiena .
- Ascolta io …
- Non devi giustificarti con me Blaise , non preoccuparti .
Il tono di lei , dolce e gentile questa volta lo fece imbestialire .
La pittrice si sentì strattonare indietro da una mano che , con una forza inaudita la sbattè contro la parete opposta , lasciandola con il fiato mozzo per la botta e gli occhi sgranati per la sorpresa .
- Devi ascoltarmi invece – masticò nervoso lui – quello…
- Non è necessario , noi siamo solo amici , non devi sentirti obbligato a giustificarti con me – lo interruppe lei , gli occhi meno rilassati e i muscoli delle braccia tesi dal dolore .
Perché le stava facendo male senza accorgersene .
Ermione sentiva uno strano pizzicore attorno al polso che l’uomo stringeva con forza , lì dove la sua stretta stava fermando il flusso sanguigno .
Dopo quella frase , l’espressione rabbiosa di Blaise mutò completamente , divenendo ancor più inquietante .
Era diventato gelido , così freddo e duro nello sguardo che la ragazza si vide costretta a rispondere con un aggrottamento di sopracciglia .
- Mi fai male .
Blaise non la ascoltò , ferito senza sapere perché da quello sguardo gentile e dall’accondiscendenza delle sue parole .
La strinse con maggior forza, portandola a gridare leggermente quando il dolore la accecò per un momento . Eppure lui non ci fece caso .
- Tu non capisci , io…
- Mi fai male – tornò a ripetere con voce soffocata , gli occhi leggermente lucidi e l’espressione sofferente che però Blaise , accecato com’era dalla rabbia , non riusciva a vedere .
- Ermione diamine , cerca di capirmi , io voglio solo spiegarti ! – urlò fuori di sé lui , gli occhi blu sgranati dalla foga .
La ragazza tornò a calmare il tono , spiegandogli  che lo avrebbe ascoltato una volta calmatosi , ma lui tornò ad urlare nuovamente ed aumentare la presa sul suo polso .
- Non è vero invece . Tu non mi stai ascoltando ! Tu …
Uno spintone scaraventò l’uomo indietro  mentre una figura massiccia ritirava la mano ed Ermione si reggeva il polso dolorante con le lacrime agli occhi , riparata dall’ombra di Alexandre che era  accorso alle grida della ragazza con Evelyne .
La donna trasse a sé l’amica con sguardo terrorizzato , stringendosela contro il petto e notando l’espressione sconvolta di Blaise Duval saettare dalla pittrice al polso che lei reggeva a fatica .
Solo allora , vedendola realmente negli occhi , l’uomo si accorse di cosa stesse facendo .
Di cosa le  stesse facendo  .
Ermione rialzò lo sguardo giusto in tempo per incrociare gli occhi blu dell’amico , così scuri e colmi di dolore da farla sobbalzare per la sorpresa .
Perché Blaise ora aveva una espressione così addolorata , così disperata che senza accorgersene lo raggiunse con pochi passi , portando la mano sana ad accarezzargli lo sguardo .
- Non fa nulla , è stato un incidente . Guarda , non fa neanche tanto male – pigolò dolce , agitando il polso e obbligandosi a non gemere dal dolore .
Lui piegò il viso sotto la pressione del palmo caldo , non riuscendo però a sorridere e sentendo le ossa della mascella serrata scricchiolare per il dolore .
Cosa le aveva fatto ?
- Ehi , guardami – borbottò scontrosa per attirare l’attenzione del ragazzo , e quando vi riuscì , sorrise.
Uno dei suoi sorrisi affettuosi e gentili .
- Va tutto bene , prenditi due giorni per tranquillarti ok ? E… - non potè concludere che Alexandre , guardingo e attento l’aveva tirata contro di lui con un ennesimo strattone , posando una manona sulla testa di Ermione quasi a protezione .
- Vai a casa Duval , è un ordine il mio , non un consiglio – sibilò minaccioso il proprietario del Burlesque , il braccio muscoloso paratosi davanti ad Ermione che  tirò dietro quando tornò al locale , trascinando anche la moglie con sè .
Rimasto solo , Blaise aggiustò la propria camicia quel tanto che bastava per non prendere freddo , dirigendosi con passo lento all’uscita dal locale .
E quando l’aria gelida accolse il suo volto arrossato , tirò un pugno contro il muro di mattoni del Burlesque , i denti serrati per il dolore e gli occhi persi nel vuoto della notte .
Poi un bip lo convinse ad estrarre dalla tasca il cellulare in tutta fretta , ritrovandosi poi a sorridere leggermente quando vide che Ermione gli aveva mandato una smile con l’ordine di non preoccuparsi e di riposare un po’ .
E lo avrebbe fatto .
Avrebbe utilizzato quei due giorni per chiarire i suoi sentimenti , per calmarsi e riprendere il controllo di se stesso .  
Poi sarebbe tornato da lei .
Sarebbe tornato da Ermione .
Non perché voleva scusarsi .
Né perché si sentisse in obbligo per la promessa .
Sarebbe tornato perché voleva e perché , semplicemente , non sarebbe riuscito a stare senza di lei molto a lungo.






§






Il sabato era quel giorno della settimana che si  attendeva con ansia per poter tirare un respiro di sollievo dopo tanto lavoro .
Quel sabato in particolare Blaise poteva realmente sentirsi più tranquillo e rilassato .
Quei due giorni erano stati utili , anche se li aveva passati camminando per il giardino della sua villa o riposando nella sua stanza .
Aveva passato tutto il suo tempo  in solitudine , senza la costante presenza di suo fratello o la familiare parlantina delle ragazze con le quali si dilettava .
L’unico contatto con il  mondo esterno erano stati i messaggi scambiati con Ermione , paziente anche dopo quanto successo e ,  se possibile , ancora più dolce .
Per questo il ragazzo si sentiva di buon umore , e continuò ad esserlo fino a quando  non intravide una familiare bionda figura correre nella sua stessa direzione .  
Alphonse però , anziché fermarsi a salutarlo gli scoccò un occhiata inquieta prima di fargli cenno nella sua stessa direzione , invitandolo a seguirlo in quella corsa impazzita verso i piani alti .
Il comportamento del modello non era del tutto chiaro ,  ma doveva essere successo qualcosa di particolarmente grava per poter traumatizzare a quel modo il francese dall’eleganza impeccabile .
La camminata veloce del ragazzo era infatti scoordinata , goffa , particolare che invitò Blaise ad aumentare l’andatura e superarlo poco prima di aprire la porta dello studio .
Fu a quel punto , con il fiato corto e il respiro affannato del biondo poco dietro di lui che il giovane Duval si ritrovò ad assottigliare lo sguardo , irrigidire i muscoli e caricare il pugno in un unico movimento .
Perché ,  in mezzo allo studio ,  un alta figura sovrastava quella piccola e colorata di Ermione , tenuta in scacco da un ragazzo che Blaise non aveva mai visto .
Era alto , abbronzato e con un vergognoso codino dorato .
Eppure non fu l’aspetto comico di lui a far irrigidire per la rabbia Duval .
Fu la mano dell’uomo che stringeva con forza il polso fasciato della pittrice .
Fu il suo sorriso irriverente e la sua voce fastidiosa .
Fu il suo sguardo scurito dal desiderio che fece nascere nel petto del rampollo un gorgoglio sinistro .
- Allora ? Ho sentito che ora te la fai con Duval !  Ti ha fatto lui questo ?
Ermione strinse i denti per il dolore  , le labbra contratte per la rabbia e l’espressione feroce di un piccolo cucciolo di puma .
Infatti , nonostante la scarsa altezza e l’evidente inferiorità fisica , la pittrice non indietreggiò quando il fotografo la strattonò in avanti .
Puntandosi con i piedi a terra gli picchiettò la mano con il pennello che stava maneggiando , costringendolo ad abbandonare la presa quando lo colpì con forza ad un nervo .
- Non sono affari tuoi , e non permetterti di criticarlo , lui è migliore di te ! – rispose per le rime Ermione che , sebbene dolorante , non mosse un muscolo quando quello tornò ad avvicinarsi .
- Ah si – cominciò il fotografo , un sorriso canzonatorio ad indurigli i lineamenti – credi davvero alla sceneggiata del principe dalla brillante armatura ? Lui è un doppiogiochista Ermione , è un bugiardo , un approfittatore , un delinquente che si nasconde dietro il nome della sua famiglia e del suo denaro .
Blaise che stava per intervenire venne fermato dalla mano di Alphonse , l’espressione concentrata e rilassata nonostante la situazione non fosse delle migliori .
- Cosa …- ringhiò frustato Duval , bloccato ancora dal modello che lo convinse ad osservare solamente la scena.
- Guardala bene .
Fece come lui gli aveva detto , tornando a portare l’attenzione sulla pittrice che , man a mano che il biondo continuava ad offendere pesantemente lui e la sua famiglia , assumeva un aria sempre più cupa , minacciosa .
La stessa espressione che aveva assunto quando aveva criticato Cèline .
- Smettila .
- Si è approfittato di te come con tutte . Non capisci ? Lui ti sta prendendo in giro e …
- Smettila .
- …se continui così diverrai una delle sue tante  tacche sulla cintura  , lui è un … - il gancio destri bloccò sul nascere l’ennesimo insulto .
E mentre Felix rotolava per qualche metro con gli occhi sgranati per la sorpresa , Ermione tornava a far ciondolare il braccio lungo il fianco con nonchalance , gli occhi verdi stretti in due fessure e i lineamenti induriti da una espressione minacciosa che portò il fotografo ad andarsene con un ringhio frustrato .
Nell’attraversare la porta Leroy gettò un occhiata colma d’odio a Blaise , troppo concentrato a fissare stralunato la piccola figura di Ermione che ora , con il capo basso e le braccia a circondarle la vita , bisbigliava parole per lui incomprensibili .
- Il suo colore preferito .
L’espressione di Alphonse si addolcì maggiormente , scambiando uno sguardo complice con il ragazzo alla sua destra .
- Quando  Ermione perde la pazienza , è difficile per lei calmarsi . Perciò ha imparato a controllarsi ripetendo le sfumature del suo colore preferito nella sua lingua madre . è un vizio che ha da quando era una ragazzina.
- Oh .
- Ora lasciami dire una cosa – cominciò il biondo con un tono di voce serio e composto – ti lascerò campo libero con lei , ma se proverai a farla soffrire me la riprenderò ancor prima che tu possa dire ‘ah .
Quelle furono le ultime parole di Alphonse prima di abbandonare il suo fianco e spintonarlo all’interno dello studio .
Fu a quel punto che Ermione si accorse della sua presenza , interrompendo la nenia e sorridendo nella sua direzione con il solito calore .
Era bella .
Le andò incontro senza ricambiare il sorriso , le mani sbiancate per lo sforzo di rimanere calmo e una vena  che pulsava spasmodica sulla tempia destra .
Era dolce .
Pochi passi ancora e le fu davanti , immobile , gli occhi blu incatenati a quelli verdi di lei .
Era sua .
L’attrasse a sé senza fiatare , immergendo il viso tra i suoi capelli e bloccandola contro il suo corpo con le braccia , così rigide da far male a lui e al corpo che stritolava  contro il petto palpitante .
- Blaise ?
Ermione si abbandonò contro di lui , fiduciosa , poggiando la guancia contro il suo petto e sorridendo dolcemente senza essere vista .
Era paziente con lui .
Lo capiva .
Lo guardava .
Lo accettava per quello che era .
Un uomo viziato , egoista e privo di scrupoli  .
Eppure lo accettava .
Lo abbracciava .
Lo chiamava .
Lei era perfetta .
Perfetta per lui .
- Ti va di provarci con me ?
- Mh ?
Blaise ringraziò di avere il viso coperto  dai capelli di lei perché , altrimenti , non avrebbe saputo spiegare il lieve rossore sulle sue guance .
- Vuoi provare a stare con me ?
- Oh !
Quel monosillabo stupito lo fece fremere di paura .
Eppure lei non lo aveva schiaffeggiato .
Non era indietreggiata .
Lo abbracciava e basta .
- Ok .
Una risposta strana , euforica , eppure una risposta positiva .
Lo voleva .
Voleva stare con lui .
La felicità che sommerse Blaise fu tanta da bloccargli le corde vocali , ingolfargli il respiro e  scatenargli una altra sospetta aritmia .
E la abbracciò .
La abbracciò come un bambino abbracciava la madre .
La abbracciò come un uomo abbracciava l’amore di una vita .





Continua…




Con un giorno di ritardo eccomi qui .
Sinceramente , con gli esami alle porte è stata una cosa stupida scrivere una storia , ma non posso farci un granchè .
Escludendo questo , sono rimasti altri due o tre capitoli per concludere la storia . Non molti .
L'aggiormanto sarà puntuale o , almeno , con qualche piccolissimo ritarto .
 


Bobwithoutsplik : Ho apprezzato le tue recensioni, specialmente il fatto che hai commentato entrambi i capitoli nonostante siano stati pubblicati a giorni alterni .
E non preoccuarti , anche io sono pigra e ti ringrazio davvero per le recensioni , sono stata molto colpita , davvero . Per rispondere alla tua domanda sì , ho scelto il nome Ermione ispirandomi all'opera di D'Annunzio . Non è stata una recensione stupida , anzi , come ho detto prima , mi ha fatto molto piacere :)
Spero che anche questo capitolo ti piaccia , un saluto affettuoso .


Grazie anche per chi ha solo letto , o aggiunto fra i preferiti .
Al prossimo capitolo , gold eyes

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Capitolo 4
*** Whataya want from me ***



 So Just don't give up
I am working it out
Please don't give in
I won't let you down
Yeah. I'm afraid
Whataya want from me


Non mollare
Lo sto capendo
Per favore non arrenderti
Non ti lascerò abbatterti
Si , sono spaventato
Cosa vuoi da me



                                                                                          
(Whataya want from me - Pink)



L'esperienza è il tipo di insegnante più difficile . Prima ti fa l'esame , poi ti spiega la lezione
( Oscar Wilde )







La fortuna è  una delle componenti essenziali per il buon funzionamento di una relazione , amorosa o amichevole che sia .
La dea bendata sorride raramente a chi non contribuisce a rendere la propria vita degna di essere vissuta , così come distogle lo sguardo da coloro i quali lasciano che la propria esistenza scorra fluida , senza ostacoli a bloccarne il corso .
E chi afferma che il caso e il destino siano immutabili e già scritti continua a cadere  nello stesso identico e umano errore .
La fortuna non si aspetta .
La fortuna si crea .
L’amore è tempistica .
L’amore è sacrifico .
L’amore è pazienza .
Questo era quello che Ermione aveva imparato nel corso della sua vita .
Questo era un proverbio giapponese che molti avrebbero dovuto conoscere .
“C'è una porta da cui può entrare la buona o la cattiva fortuna, ma di quella porta sei tu che tieni le chiavi in mano” , ed era vero .
L’essere umano aveva la chiave di quella porta .
L’uomo decideva a chi aprirla o per chi chiuderla a chiave .
La pittrice teneva la propria porta spalancata  per essere rischiarata dalla luce esterna .
Quella di Blaise  , invece , continuava a rimanere sbarrata , chiusa  da un lucchetto vecchio e malandato che non voleva saperne di aprirsi .
La prima volta che Ermione diede uno scossone a quella porta fu in primavera , al sesto mese di gravidanza di Cèline .
Era una giornata nuvolosa , intristita da una coltre di nebbia che rendeva appiccicaticcia la pelle e la visuale ancora più sfocata e disattenta .
Parigi era particolarmente silenziosa , tetra quasi , appisolata in quel mattino senza sole che Ermione aveva salutato con uno sguardo contrito .
Era presto , tanto presto che persino il panettiere aveva ancora i battenti chiusi , ma la pittrice non ne aveva voluto sapere di aspettare un altro giorno , di far passare un'altra notte .
Di buona lena aveva preparato la colazione alla coinquilina e dopo una veloce telefonata ad Alphonse si era diretta  alla villa dei Duval .
Più che una villa , la mastodontica costruzione che si era presentata davanti agli occhi severi della studentessa era  un castello barocco , enorme e fiabesco , con grandi vetrate colorate ed un giardino che avrebbe fatto sbiancare , per vegetazione e grandezza , l’intera foresta pluviale .
Imponente e decisamente minaccioso con quella nera cancellata che divideva quel paradiso architettonico dal resto del mondo .
L’unica via che Ermione doveva sorpassare per poter bacchettare quel lunatico del suo fidanzato .
Sì , lunatico , ed anche nevrotico .
Un piscia sotto ,  come lo aveva apostrofato Cèline qualche settimana fa .
O un dannato vigliacco come aveva commentato galantemente Alphonse .
E vigliacco lo era stato , eccome .
Ermione e Blaise uscivano insieme da quattro mesi .  
Ma più che uscire , la pittrice si era ritrovata a dover rincorrere il suo scontroso e velenoso compagno per tutto il tempo .
Era stata una staffetta quella di Ermione .
Non una normale conoscenza tra un uomo e una donna , né il tentativo , per altro problematico , di frequentarsi ed instaurare un rapporto amoroso con solide basi .
Non perché lei fosse restia al contatto fisico o disinteressata , ma perché il carattere di Blaise Duval impediva ad entrambi di poter avere una relazione quantomeno tranquilla .
Era pur vero che la studentessa fosse stravagante e con qualche piccola pecca nel voler difendere , sempre e comunque e a spada tratta l’onore di Cèline che Blaise , nonostante fosse consapevole della reazione della compagna , continuava instancabilmente a criticare .
 Tuttavia , il più delle volte era l’uomo stesso a rendersi insopportabile , superficiale e intrattabile  .
Perché lei aveva tentato con le buone di raddrizzare il compagno .
Non convincendolo a cambiare atteggiamento , ma aiutandolo a smussare quello sguardo tagliente e quel suo tono cattivo e altezzoso che lo rendeva detestabile per chiunque .
Eppure non era la glacialità e rudezza di lui a far intestardire  Ermione , no .
Ciò che lei non tollerava .
Ciò che la pittrice non ammetteva era la sempre e più frequente scomparsa del suo ragazzo che , senza far capire perché , spariva per ore , giorni , settimane.
Un comportamento inaccettabile che lei si era decisa a prendere di petto .
C’era stato Damien a spiegare , seppur in modo contorto , che quello era un modo di fare del fratello che nessuno era mai riuscito a modificare e che , il più delle volte, era causato dagli scontri con la figura paterna .
Solo che Ermione non accettava quella giustificazione  .
Perché non era giustificabile quel  gioco stancante  che aveva costretto la pittrice a far fondo alla sua infinita pazienza più di quanto fosse concepibile per un essere umano .
Era per quello che si trovava lì .
Era per quello che si ritrovò a scavalcare l’enorme cancellata quando la voce del citofono la invitò  ad abbandonare il perimetro il più velocemente possibile .
Non fu facile per lei , piccola com’era , ma una donna innamorata non era da prendere sottogamba, specialmente se si trattava di un artista in erba con un passato tormentato .
-Ehi ! Si fermi .
Il vociare del giardiniere convinse Ermione a saltare , anche se con qualche sforzo , oltre il roseto che portava al retro del castello .
Un impresa che le costò un graffio sul braccio e sul collo , mentre le calze colorate si smagliavano per le spine e il fiocco dei capelli rimaneva impigliato tra il fitto fogliame acuminato .
Ma a parte uno sbuffo scocciato e qualche altra goffa fuga  da un  uomo di servizio , Ermione riuscì a raggiungere le alte vetrate di un salotto , attirata dalle urla maschili che provenivano da lì.
Fu proprio quella voce maschile  alterata  a farle aumentare il passo , portandola a spalancare la porta-finestra con forza prima di  finire carponi per terra , attorcigliata alle tende color panna .
A quel punto le urla cessarono .
Solo il tintinnio del posacenere frantumato ai piedi di Blaise smuoveva l’aria pesante e il fiato grosso dell’uomo in giacca e cravatta .
Eppure , se Gilbert Duval si limitò ad assumere un aria altezzosa e stizzita a quella vista , suo figlio si catapultò ai piedi della ragazza con un ringhio sommesso , afferrandole il braccio e cominciando ad urlare improperi su come si fosse fatta quei graffi .
- Persino qui – tuonò tra il minaccioso e il preoccupato , alzandole il mento con un dito  , delicato .
- Cosa diavolo hai fatto ? Allora ?
Ermione , rimasta in silenzio durante le urla del compagno inclinò  il capo , gli occhi leggermente socchiusi e la bocca contratta .
- Allora ?  Dove…ahi – brontolò Blaise , dolorante ,  quando la studentessa andò a stringergli tra pollice e  indice il naso , pizzicandoglielo così forte da farlo starnutire per il fastidio .
Solo che la minaccia di morte che Blaise aveva  sulla punta della lingua morì all’istante nel vederla con quell’espressione.
Perché era arrabbiata , i lineamenti irrigiditi dalla smorfia contrariata , ma i suoi occhi erano lucidi .
Fu come ricevere un pugno dritto nello stomaco tanto viva era  l’impressione di non aver più aria nei polmoni , prosciugata da quello sguardo velato che lo rimproverava , lo chiamava .
-  Cosa c’è ? – soffiò Blaise , turbato  nel vederla in quello stato , gli occhi blu ingentilitisi nel notare come  contraesse  le labbra mettendo sù un broncio adorabile .
- Non farlo più – pigolò lei di rimando , le mani piccole e delicate corse alle sue spalle in cerca di calore .
Un altro pugno immaginario, ancor più forte del primo , costrinse Blaise a storcere la bocca per il dispiacere , mentre le sue braccia si chiudevano dolcemente sull’esile corpo della compagna.
Non ci voleva un genio per capire a cosa si riferisse Ermione , lui stesso sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dare spiegazioni per  il suo allontanamento improvviso , senza scusanti .
E lo avrebbe fatto .
Perché a lei teneva .
Perché di lei ne era innamorato perso .
Certo , quello era un particolare che l’uomo non era ancora disposto a rendere di dominio pubblico , men che meno un pensiero che avrebbe espresso a parole .
Non perché si vergognasse dei suoi sentimenti , o perché fosse ancora traumatizzato dal rifiuto di suo madre al suo affetto sincero .
Il perché quelle due parole non sarebbero uscite dalle sua labbra , sciogliendosi sulla sua lingua era semplice , decisamente banale .
Aveva paura .
Una dannata e fottutissima paura che lo rendeva incapace di esprimersi , di manifestare la passione , la dolcezza , l’amore che la pittrice risvegliava in lui con un solo sguardo , un solo gesto .
Ed era fuori allenamento oltretutto .
In fondo , era una vita che non confessava i propri sentimenti , ed era passato tanto di quel tempo che il suo cuore era avvizzito per il cinismo , la freddezza del suo carattere .
Perciò , anche volendo , avrebbe trovato difficoltoso  dichiararsi ad Ermione , anche se la tentazione era forte , decisamente .
- Chi diavolo è lei ?
Ermione , nascosta tra le braccia del compagno  assottigliò gli occhi verdi con una smorfia attenta , aggrottando le sopracciglia quando mise a fuoco l’uomo in giacca e cravatta che aveva urlato poco prima contro Blaise .
Era alto , dal portamento altezzoso e fin troppo borioso .
I boccoli neri accarezzavano elegantemente la mascella quadrata , stemperando con la loro lucentezza il taglio freddo di quegli occhi blu e la posa infastidita delle labbra strette e contratte .
La somiglianza era palese , dunque era impossibile per lei non capire che colui che aveva davanti , l’uomo che ora la fissava con la stessa attenzione che  sarebbe stata  riservata a uno scarafaggio era il padre del suo ragazzo .
- Le ho fatto una domanda e pretendo una risposta ! Per caso è una delle tue puttanelle Blaise ? Sai che non voglio che entrino in casa – sibilò mefistofelico l’uomo , ghiacciato nel vedere il figlio perdere la stoica indifferenza che lo aveva sempre contraddistinto.
Perché , se prima il ragazzo si era mostrato sordo alle sue lamentele , alle sue critiche , ora il figlio sembrava lì lì per staccargli la testa a morsi tanto era il furore che gli incendiava lo sguardo .
- Non ti azzardare – ruggì in risposta Blaise , le braccia che stringevano maggiormente il corpo della ragazza contro il proprio,  quasi a  proteggerla da quelle parole velenose .
Gilbert Duval alzò un sopracciglio con fare ironico , incassando l’espressione feroce del figlio con altrettanto sarcasmo , mentre il sorrisino divertito dell’uomo grondava stupore e una pesante ironia .
- Cosa c’è Blaise ? Stai cercando di copiare tuo padre nell’invaghirti di una puttana ?
Vuoi davvero ricalcare le mie orme ? Perché è quello che stai facendo dando tutta quella considerazione a quella piccola sgualdrina .
Nel sentirsi definire per la seconda volta una poco di buono Ermione sobbalzò vistosamente , non perché fosse spaventata , ma perché mai nessuno aveva accostato quell’aggettivo accanto alla sua persona .
Mai .
E c’era un tale odio in quelle iridi blu , un tale risentimento per lei , per ciò che era , una donna , da farle uscire spontaneo uno sbuffo minaccioso mentre Blaise abbandonava la presa sulla sua vita .
Il ragazzo , per l’appunto , urtato non  tanto dalla crudeltà delle parole del padre ma , più che altro , infastidito dal fatto che le stesse rivolgendo proprio a lei  lo raggiunse in due falcate , alzando lo sguardo granitico con aria minacciosa .
- Non osare !
Il sopracciglio dell’uomo scomparve sotto la cascata di riccioli che gli copriva la fronte al tono brusco del figlio , fermo davanti a lui con un’espressione talmente furiosa da far nascere in lui il dubbio .
- Ti sei innamorato di lei ?
Ermione sobbalzò alle parole del magnate , stretta nelle piccole spalle , mentre Blaise si ritrovò a sgranare gli occhi e a perdere un battito nel sentire il respiro trattenuto della pittrice alle sue spalle .
E sarebbe stato semplice rispondere con un sì convinto .
Sarebbe stato facile cogliere la palla al balzo e mettere in tavola le sue carte .
Tanto semplice eppure troppo difficile per lui , per il sorriso di scherno che il padre gli rivolgeva , una copia del proprio ma ancora più crudele .
E negò con voce tonante , invitandolo a non intromettersi e farsi illusioni a quel modo , sicuro che Ermione avrebbe capito il suo imbarazzo , il suo bisogno di negare l’evidenza fino alla fine .
Perché lei era gentile .
Perché lei lo capiva .
Solo che , per quanto Ermione fosse comprensiva e gentile , era pur sempre un essere umano .
Era pur sempre una donna .
E sentire negare con tanta veemenza  la possibilità che lui fosse innamorato di lei le fece male .
Tremendamente .
- Davvero ? Allora è una delle tue solite bravate , come se ne avessi ancora bisogno !
Sei un disonore per me e per il nome che porti . Sei un buono a nulla che non fa altro che divertirsi senza preoccuparsi delle conseguenze . Un figlio del genere sarebbe la vergogna per qualsiasi padre , non… - e parlava , parlava con  sempre più foga , ricominciando ad urlare con nuova enfasi , additandolo e additando Ermione , immobile alle spalle di Blaise , gli occhi assottigliatisi leggermente per il fastidio .
Eppure il ragazzo rimaneva impassibile , indifferente alle critiche del padre , alle sue crudeltà , fin quando Gilbert mise di mezzo Jospehine e il sangue malato che scorreva nelle vene di lui e suo fratello .
Lo stesso sangue marcio che lo rendeva tanto libertino , tanto sconsiderato .

E fu a quel punto che la pittrice , attenta ad ogni guizzo sul volto pallido del compagno  riscontrò una lieve contrazione della mascella e un debole irrigidimento dello sguardo mentre le labbra si curvavano debolmente verso il basso .
Lì lei capì quanto davvero Blaise fosse ancora addolorato per l’abbandono della madre ormai deceduta .
Capì quanto  ,  nonostante tutto , per quanto egli stesse tentasse di negarlo , la amasse .
Perché una madre rimaneva tale anche nella morte , anche nel dolore , nell’odio .
- Sei identico a quella prostituta ! Sempre a …- un gemito smorzò la sua filippica , mentre Gilbert sgranava gli occhi , sconvolto , e il corpicino che gli si era fiondato contro lo sbilanciava all’indietro .
Ermione cascò a terra con un piccolo ringhio , tempestando il petto dell’uomo di pugni e urlandogli contro di  smetterla di far soffrire Blaise , di  lasciare in pace Josephine , di smetterla di far del male a suo figlio .
 - Lui non è forse l’ultima cosa che le rimane ? Cos’altro le resta se non i suoi figli ? Perché deve tormentare se stesso e l’anima dei defunti ? – brontolò a corto d’aria Ermione , gli occhi chiari resi lucidi dal dolore e le piccole mani chiuse sul petto dell’uomo che , immobile , la fissava impietrito .
Il fiato ansante dell’uomo rallentò quando la ragazzina che lo aveva caricato come un toro e fatto crollare a terra fu presa in braccio da due mani grandi e bianche .
Le mani di suo figlio che si caricarono la ragazza sulle spalle come un sacco di patate senza degnarlo di uno sguardo prima di chiudersi la porta alle spalle con un calcio , lasciando lì a terra Gilbert Duval .
Sorpreso .
Angosciato e ferito dalle parole crude di quella piccola ragazzina che gli erano scivolate dentro , lentamente , raggiungendo quell’organo che si era ritrovato a battere , dopo tanto tempo , ad un ritmo sostenuto e cadenzato .





§






Quando Blaise la lasciò andare lo fece in modo brusco , gettandola in malo modo su un letto a due piazze dalle morbide lenzuola di seta scura .
E nel mentre che Ermione si tirava su con un broncio indispettito , il ragazzo aveva cominciato a girovagare per la stanza con le mani nei capelli , gli occhi sgranati per lo sconcerto e la pelle del viso tirata sulle guance , come se fosse sul punto di urlare .
- Che ho fatto ? – chiese curiosa la ragazza , tornata in se stessa con uno sbuffo scocciato .
L’occhiata incredula di Blaise la portò ad aggrottare le sopracciglia nella solita posa buffa , costringendo l’uomo  a gettarsi al suo fianco con un sospiro di sconforto .
Si portò un braccio a coprirgli gli occhi , stremato dalla giornata e dallo spettacolo a cui aveva appena assistito .
Perché , non era cosa di tutti i giorni vedere la propria  ragazza caricare come un toro il proprio padre , sbatterlo sul pavimento e bacchettarlo come una vecchia anziana dai modi sgarbati .
- Hai anche il coraggio di chiederlo ? – sbuffò contrariato lui , ancora incredulo .
Ermione fece spallucce , raggiungendo il ragazzo e raggomitolandosi sul suo corpo come un gatto in cerca di un rifugio .
E sebbene le curve morbide della pittrice e il suo profumo di fragola sollecitassero positivamente il corpo e i pensieri dell’uomo , lui , con un gesto che ormai gli veniva naturale le cinse la vita con dolcezza, spingendosela contro senza però farle male .
- Blaise ?
Il ragazzo rispose con un debole mugugno continuando , imperterrito , a tenere gli occhi chiusi e i muscoli rilassati .
Solo che quando Ermione lo accarezzò teneramente su un fianco , poggiando il mento all’altezza del cuore qualcosa si mosse , e non fu solo quell'organo traditore che aveva nel petto.
L’unica cosa che Blaise si augurava , giunti a quel punto ,era la mal riposta speranza che lei non si accorgesse della sua eccitazione nell'averla così vicina .
- Ti manca tua madre ?
Tutti i bollori che avevano poco prima riscaldato i muscoli irrigiditi del ragazzo gelarono , spazzati via dalla ventate artica che quelle parole gettarono sul cuore e sulla mente del ragazzo .
Era stata una domanda semplice , diretta , di facile risposta .
Solo che Blaise , ora come ora , si sentiva incapace di rispondere un no secco .
Perchè c'era qualcosa dentro di lui, una voce lontana ed infantile che , seppur in modo flebile ,  gli urlava di annuire , di rispondere positivamente .
Gli mancava sua madre anche dopo tutto quello che aveva fatto a lui e suo fratello ?
Si .
A quel punto Blaise non riuscì più a trattenersi .
Scostò sgarbatamente il corpo sopra il suo per uscire dalla stanza senza una parola , lasciando ancora una volta Ermione alle sue spalle , sola  .
Lei fissò la sua schiena con occhi tristi , gettandosi a peso morto sulle lenzuola e sbattendo goffamento contro il comodino di fianco al letto .
Un libro era caduto dopo il movimento maldestro di Ermione che , seppur malinconica e stanca raccolse il libro in maniera distratta .
E cadde qualcosa da quella copia delle favole dei fratelli Grimm.
Qualcosa di piccolo , consunto come se fosse stato maneggiato più volte , bruciacchiato un pò sugli angoli .
Una foto che Ermione fissò ad occhi sgranati , le labbra leggermente dischiuse nel vederla .
Una donna sorrideva dolcemente , i boccoli rosso fuoco che incorniciavano un viso dai tratti delicati e gentili , raddolciti dalle iridi ambra .
Era bella , incredibilmente .
Era bella quasi quanto Cèline se non fosse stato per il baluginio sinistro del suo sguardo da gatta .
Quella era la madre di Blaise , di questo Ermione ne fu sicura nel riconoscere gli stessi lineamenti del ragazzo , gentili e delicati .
Avevano anche la stessa carnagione .
Lattea e deliziosamente pallida .
- Ermione .
La ragazza intascò la foto con noncuranza , sorridendo all'espressione impassibile
di Blaise che rimaneva fermo sulla porta , gli occhi blu lontani da lì, lontani da lei .
E fece l'unica cosa che poteva fare .
Scese dal letto goffamente, rischiando di battere la testa contro il pavimento se non fosse state per le braccia calde e forti che la tirarono in piedi , premendola contro quel petto duro che Ermione cominciava ad amare .
Si abbracciarono con impeto .
Lui che affondava come sempre il viso nei suoi capelli , annusando il loro profumo come un drogato .
Lei che , stretta contro di lui , continuava a sorridere con lo sguardo perso nel nulla , la mano affondata nella tasca dei jeans che sentiva bruciare .
Lì dove la foto di Josephine la costringeva ad irrigidire le dita tanto da far male .





§





- Si può ?
Ermione alzò lo sguardo dal quadro quando la voce di Alphonse , dolce e densa come il miele le scivolò addoso in  una tenera carezza .
La ragazza fece un cenno positivo alla testa bionda che faceva capolino dalla porta del suo studio , invitando l'amico a raggiungerla fin sopra il pavimento rialzato .
Il modello lanciò una lunga occhiata alla studentessa , addolcendo il sorriso quando la vide sporca di tempera su tutto il camice e i capelli , eppure lei sembrava non curarsene.
Era talmente concentrata nel realizzare quel quadro segreto da non rendersi conto di quanto in quel momento fosse bella .
La lunga treccia che era poggiata su una spalla era spruzzata da un rosso acceso , lo stesso colore che le macchiava il naso e parte del sopracciglio ogni qual volta Ermione si asciugava il sudore con la manica del camicione , macchiandosi irrimediabilmente .
Eppure era bella con quel sorriso estatico sul bel volto .
Così bella da far male agli occhi .
- Allora ? Cosa stai disegnando di così segreto da chiudere fuori anche quello scorbutico del tuo ragazzo ? - cantilenò curioso il modello , sporgendosi leggermente oltre la piccola figura dell'amica per avere una visione completa del quadro .
Un manto di ricci rossi cingeva come un abbraccio di fiamme un viso di donna incredibilmente attraente , reso ancora più intrigante dai particolari occhi ambrati .
Doveva essere un ritratto , eppure Alphonse non riusciva a ricollegare a quel volto nessuno dei conoscenti dell'amica o dei propri .
- è la madre di Blaise .
Il ragazzo sobbalzò leggermente al sussurro della pittrice , le labbra arricciate sul sorriso imbarazzato che le addolciva i lineamenti mentre gli occhi verdi osservavano in modo critico il quadro appena concluso .
Ermione estrasse dalla tasca del camice la foto ingiallita che aveva trovato settimane prima nel libro di favole in camera di Blaise , osservando se la donna ritratta combaciasse con l'originale .
Anche Alphonse , notato la serietà dello sguardo dell'amica tentò di riscontrare qualche errore nel quadro senza però trovarvi alcunchè .
Era perfetto .
Un quadro che avrebbe turbato anche il critico più scorbutico .
Perchè quella donna sembrava chiamarti con lo sguardo , con quella luce attraente negli occhi che turbava l'animo di chi guardava .
- Allora ? Che ne pensi ? - si volle informare lei con voce flebile , gli occhi chiari adombrati dal dubbio .
Dopo un ultima occhiata critica un sorriso estatico illuminò il volto del modello , le braccia corse a stringere le piccole spalle dell'amica in una presa affettuosa .
- é perfetto  . Sono sicuro che a Blaise piacerà - replicò  Alphonse , orgoglioso , poco prima di sgranare gli occhi nel vederla sorridere a quel modo .
Perchè Ermione in quel momento  irradiava un'aura così angelica e delicata da far venire le lacrime agli occhi per la commozione .
Era bella senza rendersene conto , ed era proprio quella sua ingenuità a renderla meravigliosa agli occhi di coloro che la fissavano .
Era per quello che tutti si innamoravano irrimediabilmente di lei .
- Davvero ? - trillò euforica lei , saltellando da una parte all'altra della stanza con un risolino divertito ed eccitato .
In fondo , Ermione era rimasta chiusa nello studio per più di due settimane , vietando a Blaise o a chiunque altro di avvicinarsi a lei o al quadro che , in segreto , aveva cominciato a dipingere .
Era una sorpresa , e lei voleva che rimanesse tale .
Perchè la pittrice sapeva che Blaise amava sua madre , l'aveva sempre amata , e quello era il suo regalo per lui .
Quello era il suo pegno di amore .
Una dichiariazione bizzarra ,  ma pur sempre una dichiarazione .
Perchè in quel quadro Ermione aveva messo l'anima , il corpo e il cuore .
- Coraggio , ora vieni di là che ti aspettano tutti .
Per Damien è stato difficile tenere buono il fratello per tutto questo tempo . Vieni - la invitò Alphonse quando la vide coprire con un lenzuolo il ritratto prima di stiparlo nell'armadietto personale .
Ermione annuì con un sorriso , trotterellando fuori dallo studio al seguito del compagno d'accademia .
Presi com'erano l'uno dall'altra non si accorsero dell'affusolata figura che si era appena introdotta all'interno della sala.
Con passo silenzioso e attento , Felix scivolò verso il palchetto rialzato , individuando ciò di cui necessitava . 
E mentre Ermione correva ad abbracciare il suo fidanzato , sorridendo conciliante ad un pallido Damien e un infuriata Cèline , il rumore di carta stracciata attutì il risolino di vittoria del fotografo , intento com'era a strappare quell'insulso pezzo di carta .
Frammenti di un ricordo sbiadito .
Parti di un amore rifiutato .
Pezzi di un futuro cuore infranto .






§






 
   
La prima volta che le porte del cuore di Ermione cigolarono fu in una notte qualunque , senza vento nè luna , una notte buia che la inghiottì e la rigurgitò con un raglio animale spaventoso , accompagnato dai singhiozzi del suo cuore e il silenzio del suo pianto .
Accadde tutto in una notte senza luna , in un giorno che lei non avrebbe mai dimenticato .
Alphonse aveva appena abbandonato l'accademia con la raccomandazione di incontrare lui , Cèline e Damien al Burlesque per una serata in compagnia .
Ermione aveva accettato l'invito , consigliando al fidanzato di precederla allo studio dove lei conservava una sorpresa che lo avrebbe fatto felice , o così lei almeno sperava .
Solo che quando la pittrice attraversò l'arcata con un sorriso trepidante e le mani sudaticce ,  la visione dell'espressione feroce di Blaise la colpì come una scudisciata .
Il sorriso le si incrinò in viso quando incrociò gli occhi gelidi del compagno , piegato sui pezzi di un qualcosa che , da quella distanza , Ermione non riusciva a riconoscere.
Rimase immobile , raggelata da quello sguardo che sembrava volerle violentare l'anima tanto era l'odio che gli anneriva gli occhi .
Non si mosse , spaventata da lui , da quell'aura nera che cingeva la sua figura come l'abbraccio di un mostro che ringhiava nel buio .
 - Blaise , cosa...
- Zitta ! - ruggì furioso il ragazzo , costringendola ad indietreggiare in un gesto istintivo .
Ed Ermione non capiva , non capiva perchè la fissasse con tanto odio , con tanto rancore , con tanto astio .
Dove erano i suoi occhi gentili ?
Dove era la sua voce delicata ?
Facendosi coraggio ed inghiottendo la paura , la pittrice fece un passo in avanti , conscia del gorgoglio sinistro appena emesso dal ragazzo a lei di fronte e degli occhi blu che pian piano si attogliavano in lame di ghiaccio liquido .
- Blaise .
Un altro ringhio accolse il suo richiamo , ma se la speranza di Ermione era quella di far calmare il compagno , tutto ciò che ebbe in cambio fu un espressione disgustata .
- Non avvicinarti , in questo momento potrei fare di tutto , anche ferirti .
 Non avvicinarti - la avvisò lui con il respiro affannoso , le mani corse sul viso tirato mentre i muscoli della schiena si irrigidivano per lo sforzo di rimanere immobile .
Respirava male , come se ci fosse qualcosa nella sua gola a bloccargli il respiro , e sudava , il sudore freddo di chi  sembrava sul punto di morire , sul punto di spezzarsi .
- Blaise - lo richiamò Ermione , con più convinzione questa volta , raggiungendolo con una corsetta che fu costretta a frenare quando lui tornò a ringhiarle contro di non avvicinarsi.
Eppure lei non voleva .
Non capiva perchè la trattasse in quel modo .
Non capiva cosa avesse fatto di sbagliato per meritare un simile comportamento .
Lo fissò con occhi lucidi , intravedendo tra le dita serrate sul viso qualcosa di familiare , un pezzo di carta che la fece sbiancare di colpo .
La foto .
Qualcuno aveva strappato la foto .
Con un gemito distrutto si gettò ai piedi dell'uomo , raccogliendo i pezzi della fotografia con il respiro ingolfato e la mente pesante , schiacciata dal senso di colpa che ora le annebbiava la vista .
- Si può aggiustare , posso attaccarle di nuovo - bisbigliò tremolante , le piccole mani che raccoglievano più pezzi possibili fin quando qualcosa le impedì di andare oltre .
Perchè una mano grande era calata su di lei , afferrandola per il polso e tirandola in piedi così velocemente da strapparle un singhiozzo di dolore.
- Perchè ?- ringhiò Blaise ad un centimetro dal viso della giovane , le labbra arricciate sui denti scoperti e gli occhi così scuri da sembrare due pozzi  di catrame .
- Non sono stata io - pigolò in risposta lei , l'espressione sofferente e gli occhi che vagavano nel vuoto in cerca di un'appiglio , di una giustificazione qualunque .
L'uomo ringhiò nuovamente , aumentando la presa sul polso di Ermione che , tesa in aria senza riuscire a toccare il terreno con i piedi si ritrovò a chiudere gli occhi per il dolore .
- Chi ti ha detto di prenderla ? Chi ? Perchè non provi a smetterla di fare la buona samaritana ? Non sei credibile !
Faceva male la sua mano .
Facevano male le sue parole .
Eppure Ermione non riusciva a rispondere , come se non avesse più voce , come se non avesse più un cuore per reggere tutto quello .
- Fai finta di essere ingenua mentre sei solo una stupida , una stupida ragazzina che non sa stare al suo posto - continuò crudele Blaise , incurante dei lucciconi comparsi sulle ciglia brune della compagna che continuava a tenere il capo basso .
Era furioso .
Si sentiva tradito , umiliato da colei che amava .
Lo aveva fatto invaghire con la gentilezza dei modi ,la dolcezza dello sguardo solo per farlo sentire di nuovo una nullità , un essere incapace di farsi amare dal prossimo .
Perchè lui la amava .
L'amava più di suo fratello .
L'amava più di sua madre e non poteva accettare tutto quello .
Aveva rubato la foto di lei .
Gli aveva nascosto tutto , si era allontanata da lui per poi distruggerlo e ridurlo in pezzo come quella fotografia .
E la odiava .
Blaise la odiava ed amava allo stesso tempo .
Ora però era affuscato dal dolore , da una ferita aperta che era tornata a pulsare .
E non giudicò le sue parole , come non giudicò le sue azioni .
Con uno strattone gettò Ermione a terra senza alcuna grazia , fissando incolore come la pittrice si fosse raggomitolata su se stessa , portandosi al petto il polso e rimanendo in silenzio .
Un lampo di rimpianto attraversò per un attimo il suo sguardo cupo , ma la visione dei pezzi di foto che la ragazza stringeva ancora tra le dita lo scosse .
- Sai - cominiò ironico , passandosi una mano sul volto stanco - ti chiamano tonta perchè ci sei . La tua ingenuità non è altro che un modo per mascherare la tua inadeguatezza , la tua sbadataggine . Tutta questa farsa della gentile pittrice non regge più .
Sei solo una approfittatrice come Cèline perchè , in fondo , sei una donna .
Una donna davvero stupida .
Il gelo calò dopo quelle parole , su di loro , sul cuore di Ermione .
Le sue porte cominciarono a cigolare , volgendo verso l'interno mentre la luce cominciava a scarseggiare .
Nessuno dei due parlò più.
Nessuno dei due osò guardare l'altro .
Blaise uscì dallo studio con un ringhio rabbioso , tirando un calcio ad un barattolo di vernice e sbattendo contro Alphonse per i corridoi .
Il modello scoccò un occhiata stranita all'uomo , avvertendo una sorta di terrore gelargli le ossa .
Lo stesso terrore che si affacciò sul suo viso quando , raggiunto lo studio di pittura  la vide .
Per terra che , silenziosa , raccoglieva pezzi di carta , stringendoli al petto come se fossero oro e tirando su col naso per trattenere le lacrime .
Alphonse si gettò su di lei con ansia , osservando angosciato come gli occhi verdi della pittrice non smettessero per un secondo di saettare da una parte all'altra della sala , in modo confuso e distratto .
- Ermione .
La ragazza non rispose al sussurro dell'amico, continuò a raccogliere i pezzi e scacciare le lacrime che erano sul punto di debordare dai suoi occhi .
Solo che lei doveva essere forte .
Doveva resistere al dolore .
Doveva...
- Sono stupida vero ?
L'uomo sussultò alla voce piccola e incrinata della ragazza , adesso immobile e col capo basso .
- Ermione , cosa...- bisbigliò spaventato, allungando una mano per capire cosa fosse successo , perchè fosse in quello stato , ma quando lei alzò il volto fu come se una mandria di elefanti lo avesse appena schiacciato , come se il mondo gli fosse crollato addosso seppellendolo vivo .
Perchè Ermione piangeva .
Piangeva come poteva piangere una bambina senza genitori .
Come poteva piangere una ragazza senza futuro .
Come poteva piangere una donna col cuore spezzato .
- Sono stupida vero ? - ripetè con voce spezzata , una mano corsa a scostarle i capelli dal viso umido di lacrime .
La pittrice si strattonò la frangia con un gemito strozzato , strizzando le palpebre per non vedere più nulla , per non sentire più dolore , per frenare quelle lacrime .
Eppure le lacrime continuavano a rigarle il volto , a bagnarle le labbra , ad inumidirle i vestiti .
- Ermione mi stai spaventando ! Cosa è successo , lui cos...- il modello si interruppe quando riconobbe la fotografia della madre di Blaise strappata in più pezzi , e lì comprese .
- A nessuno piace una bambina stupida - gracchiò senza voce Ermione , le mani unite a coppa sul suo viso arrossato dal pianto .
E continuò a ripetere quella frase come una cantilena , smorzando i singhiozzi sui palmi delle mani e continuando a sussultare , anche quando Alphonse l'abbracciò con impeto .
A quel punto il cigolio delle porte aumentò , scossò da una sferzata d'aria fredda che spinse i battenti verso l'interno .
E il rumore di una serratura che scattava si elevò come un urlo .
Mentre Ermione piangeva su quei pezzi di cuore infranto che non sarebbe riuscita a raccogliere facilmente .
Non tutti .







§





C'erano urla , c'erano grida , c'erano mani che colpivano , graffiavano , strappavano vestiti e calciavano corpi .
Il Burlesque era diventato un cumulo di tavoli ammassati gli uni sugli altri , sedie gettate in aria e pugni elevati in aria e scagliati sulle mascelle scricciolanti degli avventori del locale .
Una rissa .
Una rissa in piena regola che Blaise Duval aveva scatenato senza un perchè , senza un come.
L'uomo aveva raggiunto un gruppo di ragazzi , aveva gettato loro addosso il mozzicone di sigaretta ed aveva colpito il più vicino con un gancio destro che gli aveva slogato la mascella in un battito di ciglia .
Poco dopo erano accorsi i compagni , i conoscenti di Blaise e persino Damien , schiena contro schiena al fratello per evitare che un energumeno potesse ferirlo con il coltellino che aveva estratto dalla giacca .
Eppure Blaise non provava paura .
Non provava nulla .
Era vuoto e stanco .
Stanco di pensare .
Stanco di parlare .
Stanco di sperare .
Perchè non gli rimaneva più nulla .
Nulla se non il suo cuore spezzato .
Nulla se non il sapore di fragola sulla sua lingua .
- Adesso basta - tuonò Alexandre , le iridi lucide di rabbia e il braccio serrato attorno al collo di Blaise in una presa difficile da sciogliere .
Al ruggito dell'uomo tutti si zittirono , ritirandosi nei propri angoli e sorreggendosi gli uni agli altri , mentre Enora e le altre cameriere correvano a prendere le cassette del pronto soccorso per curarli .
Il proprietario del Burlesque gettò il ragazzo su uno sgabbello , ruggendo a Julie di occuparsi di lui e asciugargli quel naso sanguinante .
La mora era carina , ragionò per un secondo Blaise , non perdendo tempo e attirandola contro di sè per baciarla con decisione per disperdere quel sapore di fragola .
Affondò la lingua nella bocca della ragazza , malleabile come creta sotto le sue mani , sentendo il sapore della sua saliva attutire quello dolciastro che Blaise aveva impresso a fuoco nella sua mente , sulle sue labbra .
Poi un pugno lo colpì sullo zigomo destro , facendogli perdere la presa sulla ragazza che si tirò via con un urletto scandalizzato .
Il dolore gli bruciò il cervello , eppure Blaise non ebbe il tempo di riconoscere la chioma bionda di Alphonse che questo lo afferrò per il bavero della camicia con forza , tirandolo in piedi .
- Hai perso la tua occasione .
Il sibilo del modello stordì il ragazzo per qualche secondo , confuso da quella frase senza senso .
Una frase che prese significato quando , alle spalle del biondo , intravide una piccola figura che tremava , tremava sotto il suo sguardo con occhi enormi e lucidi di lacrime .
Ermione lo fissava con gli occhi arrossati per il pianto .
Lo guardava con dolore , con amarezza , con rassegnazione .
E ancor prima che Blaise potesse fare qualcosa  , quelle stesse iridi che lo aveva guardato con dolcezza , con amore , con devozione si fecero vacue, lontane .
Eppure i suoi occhi non si erano mossi dal suo viso .
Continuvano a guardarlo fissi ma con qualcosa di diverso .
Perchè lei non guardava più come se fosse il suo ragazzo .
Non lo guardava più come se fosse un amico .
Lo guardava come un estraneo .
Lo guardava come uno sconosciuto .
Solo allora , solo quando quegli occhi verdi presero a vagare sul suo volto senza esprimere interesse o affetto qualcosa si spezzò nel cuore di Blaise .
La porta sigillata si spalancò di scatto , gettata all'aria da una folata di vento freddo talmente forte da ghiacciargli le coronarie e i polmoni .
- Hai perso - ringhiò Alphonse astioso , stringendo la presa sul bavero mentre Ermione , posato  il quadro avvolto dal panno bianco su un tavolo qualunque usciva di corsa dalla porta che dava sul retro .
No.
Blaise provò a districarsi dalla presa , osservando disperato la piccola figura svanire dietro la porta di legno pesante .
No.
Cacciò un urlo che sapeva di angoscia quando capì la portata di quel gesto , delle sue azioni , di ciò che aveva fatto .
Perchè Ermione era paziente , ma non lo avrebbe perdonato quella volta .
Non più .
No.
Alphonse lo pressò contro il muro con un ringhio animalesco , serrandogli la gola fra le dita e stringendo tanto da bloccargli il respiro .
- Ti avevo detto che me la sarei ripresa - sibilò minaccioso , gli occhi assottigliati - e per quanto lei ti ami non puoi nulla contro di me , nè contro Cèline . Io ho il potere di tenertela lontano , Cèline ha il potere di portartela via per sempre se vuole .
Basta una nostra parola , e lei ti cancellerà dalla sua vita .
Hai avuto la tua possibilità e l'hai sprecata .
Oramai l'hai persa .
Uno scricchiolio sinistro fece sgranare gli occhi al modello , sorpreso di sentire la mano del rampollo dei Duval spezzargli quasi l'osso del polso per liberarsi , cosa che gli riuscì piuttosto bene .
Cèline si gettò sull'amico con sguardo terrorizzato , urlando ad Alexandre di bloccare  Blaise dal raggiungere Ermione nel retro del locale , ma l'uomo non potè nulla .
Il ragazzo lo scavalcò con un colpo secco alla gamba , fiondandosi oltre la porta e chiudendola a chiave mentre alle sue spalle sentiva le urla della donna e dell'omone .
Eppure Blaise non le sentiva .
Non sentiva nulla .
L'unica cosa di cui era cosciente , di cui era consapevole , era il lento frantumarsi del suo cuore che , pezzo per pezzo , cadeva rovinosamente al suolo senza emettere un suono .
- Ermione !
Nessuno gli rispose , nessuno gli venne in contro.
Angosciato , disperato , terrorizzato a morte cominciò a muoversi come un animale in gabbia , chiamando la ragazza e pregando di trovarla lì , nascosta da qualche parte .
Perchè Blaise aveva davvero pensato che lei gli avrebbe perdonato anche quello sfogo , quell'ennesimo attacco d'ira .
Così come aveva fatto per tutto il tempo che le aveva voltato le spalle senza pensarci due volte .
Così come aveva continuato a fare per affetto.
Ora invece la certezza era sfumata .
Lei non l'avrebbe perdonato , non quella volta .
Girovagò come un folle , sentendo i colpi alla porta farsi sempre più forti , ma lui continuava a cercare , a gridare il suo nome , a pregare che tornasse da lui .
Perchè quella volta non sarebbe riuscito a tornare in piedi  .
Si sarebbe ucciso per non soffrire più quella solitudine asfissiante .
- Ermione ti prego ! Voglio scusarmi , io...- la sua voce si spense di scatto quando un rumore sospetto lo attrasse al piccolo armadietto delle scope , così piccolo che nessuno ci sarebbe entrato .
Nessuno eccetto lei .
- Ermione sei lì dentro ? - soffiò lui turbato , afferrando un anta del mobile per vedere cosa ci fosse al suo interno .
E quando lo fece , il dolore al petto divenne insopportabile mentre gli occhi cominciavano a prudergli perchè , semplicemente , lei era lì .
Raggomitolata in un angolo , così piccola da occupare poco spazio , le gambe al petto e le mani pressate sulle orecchie mentre la sua voce cantilenatava in singhiozzi le sfumature del suo colore preferito nella lingua madre.
Il suo meccanismo di difesa .
Il suo tentativo di non cadere in pezzi .
Non si era accorto di lui presa com'era dal calmarsi a sua volta , ma quando Ermione sentì un alito caldo infrangersi contro le sue ciglia tremolanti cacciò un urlo disumano nel trovarsi davanti Blaise .
- No ! Lasciami ! Lasciami ! - gridò  nel sentirsi prendere di peso , tempestandogli il petto di pugni con le lacrime che ancora le bloccavano il respiro .
- Ti prego , io...
- Cosa vuoi da me ? Cos'altro vuoi da me ! - singhiozzò allo stremo , dimenandosi come un anguilla per scivolare via da quell'abbraccio indesiderato , ma lui non accennava ad allentare la presa , al contrario , la soffocò contro il suo petto tanto forte da toglierle il respiro .
- Picchiami , colpiscimi , ma non ti lascerò andare , a costo di chiuderti a chiave nella mia camera - sbottò col fiato corto lui , affaticato dai movimenti frenetici della ragazza che gli impedivano di reggerla tra le braccia in modo da non farle male .
- Ermione ! -chiamò dall'altro lato della porta Alphonse , seguito dalla voce di  Cèline e Alexandre che aveva cominciato a prendere la porta a calci .
La pittrice sgranò gli occhi , protendendosi verso le loro voci con la mano che si vide serrare da quella di Blaise , furioso e disperato nei gesti .
- Veniamo a prenderti Ermione , tranquilla , stiamo facendo il girlo - la avvisò il padrone del Burlesque , correndo fuori dal locale per entrare dalla porta di servizio.
Fu a quel punto che Blaise , caricatosi sulla spalla la ragazza si recò fulmineo verso l'uscita , correndo verso la propria auto con Ermione che urlava ed allungava le braccia verso gli amici appena comparsi da dietro l'angolo.
Ed Alphonse era quasi riuscito a toccarle la mano quando Blaise lo spintonò con forza , aprendo la portiera della propria auto e gettandoci dentro la pittrice , schiacciata contro il sedile dalla mano dell'uomo .
Con una sgommata l'auto sportiva lasciò il parcheggio sopra le urla degli amici della ragazza , rannicchiata su se stessa con le lacrime agli occhi .
- Lasciami - sussurrò senza forze la ragazza , infastidita dalla mano con cui lui la teneva inchiodata lì .
- No - fu la risposta secca dell'uomo che , per istinto , serrò la mano sul volante .
- Voglio andare a casa , voglio tornare da Cèline - pigolò distrutta , percependo la presa sulla sua spalla aumentare mentre Blaise sgranava gli occhi per la disperazione e l'angoscia che lo assalì a quella frase .
Io ho il potere di tenertela lontano , Cèline ha il potere di portartela via per sempre se vuole.
Quella frase convinse il ragazzo ad aumentare la velocità per la paura di essere inseguito , raggiungendo la villa con qualche altra sgommata .
E la visione del cancello nero lo rasserenò tanto da portarlo ad allentare la presa su Ermione , immobile e muta per tutto il tragitto .
Poi accadde tutto troppo velocemente per evitarlo .
La pittrice , libera dalla sua presa aprì la portiera di scatto , lanciandosi fuori nonostante l'auto in corsa e rotolando per la strada sotto lo sguardo allucinato di Blaise .
- Ermione !
Con un urlo fermò la macchina , scendendo di corsa per raggiungere il piccolo corpicino che giaceva a terra , tremante ma ancora vivo .
Solo che quando provò a sfiorarla lei si ritrasse con lo sguardo lontano , raggomitolandosi su se stessa e chiudendo gli occhi .
Blaise si chinò su di lei con lo sguardo distrutto dal dolore , prendendola in braccio con sospiro di sconforto .
- Mi odi tanto da gettarti fuori da una macchina in corsa per starmi lontano eh ?
In fondo me lo merito - biascicò amaro , raggiungendo la villa ed entrando in quella dimora silenziosa e gelida .
Non c'era nessuno, e di questo Blaise ne fu sollevato .
Raggiunsero la camera da letto del ragazzo in silenzio , e mentre Ermione si ritirava in un angolo del letto quando lui ve la depositò sopra dolcemente , il ragazzo andava a raccogliere garza e disinfettante per curarla .
- Farà un pò male - la avvisò lui nel poggiarle un batuffolo di cotone sul graffio che aveva al mento dopo essere strisciata sull'asfalto .
Ermione si tirò indietro con un gemito , stringendo i denti e gli occhi così forte da sbiancare per lo sforzo di non urlare .
A quella vista l'ennesimo brandello di speranza si staccò dal cuore di Blaise , chino sulla ragazza con sguardo spento .
- Mi dispiace per quello che ho detto e ho fatto . Mi dispiace tanto .
Con una smorfia di dolore la pittrice riaprì gli occhi verdi , lo sguardo serio puntato sulle iridi basse di Duval e i lineamenti serrati dal dolore .
Una visione che spinse Ermione a sospirare pesantemente .
- Non posso far nulla ora che mi odi , ma non ti lascerò scappare . Ti chiuderò qui dentro , che tu lo voglia o no .
Entrambi alzarono lo sguardo nello stesso momento , osservandosi con diffidenza e circospezione , e mentre la studentessa schiudeva le labbra per replicre , Blaise le accarezzò una guancia per poi avvicinarsi lentamente alle sue labbra .
E la baciò con dolcezza , con tenerezza , con amore .
Caddero stesi l'uno sull'altro , le mani di lui affondate nella treccia sfatta di lei e
le dita di Ermione serrate sulla camicia che tirava sulle spalle del ragazzo .
- Non sono una brava persona - e le baciò la fronte .
- Non sono una persona di cui ci si possa fidare - e le baciò gli zigomi .
- Sono egoista , vigliacco e crudele - le baciò le palpebre con dolcezza .
- Ma l'unica cosa di cui puoi essere sicura è che sono tuo , completamente e assolutamente .
La ragazza , rimasta con gli occhi chiusi per tutto il  tempo si ritrovò a sgranare le iridi lucide  senza sapere come rispondere .
Perchè lui era difficile da gestire .
Aveva dovuto rincorrerlo .
Era stata costretta ad essere paziente , a perdonarlo tutte le volte , a capirlo tutte le volte .
Non le prometteva nulla di concreto , nulla per cui valesse la pena  sperare , ma le prometteva di essere suo , esclusivamente suo .
Ermione lo guardo negli occhi , lo guardò davvero , e Blaise si sentì sommergere dal sollievo , dalla dolcezza di quello sguardo .
Lo aveva capito di nuovo .
Lo aveva perdonato di nuovo .
- Questa è l'ultima possibilità - lo avvisò lei  con voce flebile prima di baciarlo dolcemente , immergendo le mani nei suoi capelli per attirarlo a sè .
Lì Blaise capì che  gli si stava offrendo completamente, anima e corpo , per un ultima possibilità che non avrebbe sprecato .
Quella notte affondò in lei con la disperazione dei condannati a morte e l'amore di un uomo innamorato .
Solo loro , per una notte .
Una soltanto .
Perchè , se al Burlesque Enora aveva appena nascosto nel suo armadietto il quadro velato che Ermione Ogawa aveva lasciato incustodito su un tavolo , dall'altra parte della città Felix fumava con un sorriso la sua sigaretta , gustandosi la vittoria su Ermione e sul suo cuore .
Due persone mosse dall'egoismo e dalla volontà di approfittarsi di coloro che più idolatravano , desideravano e volevano per sè .
Sarebbe stata quella stessa volontà a giocare un ruolo importante .
E loro capacità di essere nel posto giusto al momento giusto .
Perchè la fortuna non si aspetta .
La fortuna si crea .
L’amore è tempistica.
In fondo , bisogna solo capire cosa si vuole veramente dagli altri e da se stessi .
Questa era l'unico aspetto che veniva sottovalutato.
L'unica cosa che avrebbe aiutato davvero .





Continua...



X Laura88 :  Grazie davvero per il commento , mi ha fatto davvero piacere sapere che le descrizioni dei personaggi siano piaciute nonostante la brevità dei capitoli e l'impossibilità di approfondirli tutti sotto il punto di vista psicologico .
Come vedi il rapporto tra i due è particolarmente combattuto , complesso , ma si sbroglierà andando avanti con i capitoli .
Grazie davvero per un commento così bello , davvero , grazie .



Ringrazio ovviamente chi ha letto, aggiunto tra preferiti, da ricodare e seguita .
Mancano due capitoli  che , spero di pubblicare in tempo perchè c'è aria di esami nell'aria e io devo cominciare a mettermi sotto .
Grazie ancora per l'attenzione , al prossimo capitolo , gold eyes

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Capitolo 5
*** U + Ur Hand ***




Just stop and take a second
I was fine before you walked into my life
Cause you know it's over
Before it began



 Fermati e aspetta un secondo
stavo bene prima che tu entrassi nella mia vita
perchè tu sai che è finita
prima ancora di incominciare
                                                                                                       ( U + Ur Hand – Pink )






La vita imita l’arte più di quanto l’arte  non imiti la vita
( Oscar Wilde )










Una gabbia rimaneva sempre una gabbia  per quanto confortevole questa potesse apparire dall’esterno , e quella  era una verità che Ermione aveva appreso con una certa reticenza in quelle settimane di prigionia .
Dopo che Blaise l’aveva letteralmente segregata nella sua stanza da letto , la pittrice aveva cominciato a dare i primi segni di insofferenza.
Perché, se in un primo momento la minaccia del ragazzo le era apparsa come lo sfogo di uno stato mentale particolarmente instabile , ora come ora , nuda in quel letto sfatto e gravido dei loro corpi intrecciati , capiva che Blaise non scherzava mai , in nessun caso .
Le aveva detto che non l’avrebbe lasciata uscire per nessuna ragione , e così aveva fatto .
Le aveva proibito di mettere il naso fuori da quella stanza , e anche in quello ci era riuscito .
Le aveva intimato di non lasciare mai il suo fianco nella notte , costringendola in un abbraccio disperato che , nell’ombra scura della sera  , Ermione aveva trovato profondamente triste .
Perché Blaise lo era .
Un uomo triste  .
Forse era quello il motivo per cui la ragazza accettava senza remore o critiche i comportamenti infantili del compagno .
A volte , di notte , lo accudiva come un bambino , cingendogli il capo con le braccia per stringerselo contro il petto e tentare così di far svanire quel velo di malinconia che adombrava costantemente gli occhi blu del rampollo .
Era una persona complicata , questa oramai era una certezza per la pittrice , una complessità che nasceva da un disagio nei confronti del mondo , da una speranza infranta ancor prima di prendere forma , da un abbandono che Blaise non sembrava aver ancora superato .
Odiava sua madre perché l’aveva messo al mondo senza realmente volerlo , eppure quell’odio era l’unica forma di amore che lui conosceva e  con la quale il ragazzo riusciva ad esprimere il malessere costante che gli raggelava i sentimenti e rallentava i battiti di quel cuore sofferente .
Blaise smise di sfiorare la  schiena bianca della compagna quando la vide increspare le labbra in un sorriso malinconico , facendo apparire il suo profilo mortalmente delicato , tanto delicato che se la strinse al petto con forza  , così , d’improvviso.
Le strappò un mugolio sorpreso quando la costrinse ad accartocciarsi al suo fianco sotto la pressione delle sue mani , grandi eppure sempre gelide , un gelo che Ermione riscaldava ogni notte con il calore del suo corpo .
- Ermione – soffiò ad occhi chiusi quando la ragazza , afferratogli delicatamente entrambe le mani  se le portò all’altezza del viso , solleticando con il suo respiro caldo i polpastrelli che sembravano congelati e baciando con labbra bollenti l’epidermide tesa delle sue dita .
Con un gesto brusco Blaise sostituì alle  dita le labbra sottili e leggermente screpolate , invadendo il palato della pittrice con la  lingua esigente e schiacciandola contro il materasso con il peso del proprio corpo .
Il lenzuolo che fino a quel momento aveva coperto le nudità di entrambi scivolò di lato, sospinto dalle mani piccole e delicate di Ermione che gli cinsero  il collo .
E Blaise la prese così , con una spinta rude e inaspettata che le strappò un gemito strozzato e che la portò a circondargli  i fianchi con le gambe pallide , incatenando le caviglie tra loro per averlo più vicino .
I riccioli neri le solleticarono il collo , il petto , sfregando dolcemente sulla spalla man mano che Blaise affondava dentro di lei con spinte poderose , facendo scricchiolare le molle del letto per la foga con la quale la prendeva .
Quando poi le labbra morbide del ragazzo si chiusero sul capezzolo turgido di Ermione , la pittrice rilasciò un lungo gemito , incastrandogli la testa tra le sue braccia e ansimando di piacere per il modo in cui il compagno prese a leccarle il seno , succhiandolo con tanta foga che la pelle le si arrossò .
- Er…Ermione – biasciò Blaise  con la voce rotta dal piacere  nell’affondare sempre più in profondità , sentendo il pulsare frenetico di quelle carni calde che ghermivano il suo membro gonfio dall’eccitazione fargli perdere la ragione .
Ansimava , gemeva e la stringeva contro di sé con trasporto , penetrandola con vigore , spingendosi in lei con il bisogno disperato di sentirla , ancora e ancora , di saperla sua , solamente sua .
Dopo le prime volte in cui Ermione aveva avvertito il fastidio di quell’intrusione , la pittrice riusciva ora
a godere dei sussurri rochi del ragazzo contro la tempia  , dei suoi baci umidi , delle sue mani grandi e fredde che le stringevano i fianchi come un naufrago stringe l’unico appiglio nel mezzo di una tempesta .
Si strinsero l’uno all’altra fino a farsi male , sussurrando i nomi dell' amante con voce rotta e spezzata .
Poi Blaise venne con un lungo gemito strozzato , crollando sul petto sudato della ragazza mentre Ermione si inarcava a sua volta  , soffocando la propria voce sulle labbra avide del compagno .
Sudati e ansimanti rimasero in quella posizione per ore , addormentandosi abbracciati fino a quando il bussare alla porta non convinse Blaise ad aprire gli occhi .
- Signorino Duval , ha una visita .
Gli occhi blu del ragazzo seguirono in una carezza   il corpo candido dell’amante con pigrizia , soffermandosi sul viso delicato e abbandonato al sonno .
Era bella Ermione , ed era perfetta per l’incastro delle sue braccia , così esile e bianca .
Nonostante il bussare soffuso alla sua destra si facesse insistente  , Blaise faticò  a distogliere lo sguardo dai lineamenti delicati della pittrice , a districare il groviglio di braccia e gambe al quale ormai si era abituato .
Lui sapeva , in fondo , che sarebbe impazzito dal dolore se la donna non lo avesse più accolto con la testa sul suo petto dopo aver fatto l’amore , così come si era ormai rassegnato all’idea di essersi profondamente innamorato di lei , con un tale fervore da lasciarlo il più delle volte senza forze .
Certo , non era ancora pronto ad esprimere i suoi pensieri , ad aprirsi a lei nonostante Ermione gli avesse dato più di un motivo valido per fidarsi di lei .
Perché , chi mai avrebbe accettato quella prigionia senza ritenerlo un folle dalle manie di persecuzione ?
Chi avrebbe continuato a guardarlo con quell’espressione  dolce dopo tutto quello che le aveva fatto ?
Nessuno , nessuno se non lei  e lei sola .
- Signorino Duval!
Con un ringhio minaccioso l’uomo raccolse i propri indumenti , aprendo la porta e sibilando alla cameriera di abbassare il tono della voce se non voleva essere licenziata .
La  donna dalla cuffietta di pizzo fremette sotto quello sguardo feroce , zittendosi con il respiro mozzo e le spalle piccole che vibravano per la paura .
Un ultima occhiata tenera alle sue spalle , e Blaise divorò in poche falcate il corridoio che lo avrebbe portato nella sala principale , raddolcito dal viso addormentato di Ermione che , udito i passi dell’uomo farsi sempre  più lontani , si decise ad aprire gli occhi verdi , vigili e attenti .
La pittrice , i movimenti attutiti dal morbido materasso , si slanciò verso l’orlo del letto , estraendo da sotto un groviglio di abiti e lenzuola il cellulare che teneva nascosto agli occhi del compagno .
Infatti , oltre ad averla segregata , Blaise le aveva anche ordinato di non mantenere contatti con l’esterno fino a quando la situazione non si fosse calmata .
Solo che Ermione aveva altre cose a cui pensare oltre l’esagerata possessività dell’uomo .
A casa aveva la sua migliore amica incinta  , sua nonna in una clinica privata e il restante delle sue conoscenze che aveva già contattato le forze dell’ordine per il suo rapimento .
Per quel motivo , sebbene la cosa non le facesse tanto onore , la pittrice aveva deciso di tenere nascosto il cellulare con il quale , quotidianamente , si metteva in contatto con la sua famiglia  .
Gettò un ultima occhiata obliqua alla porta chiusa , rizzando le orecchie per captare i passi in avvicinamento quando , appena dopo il primo squillo , la voce ansiosa di Alphonse le inondò  l’udito come lo sparo di un cannone .
- * Petite amie  ! – strillò il modello , con un tono di voce così acuto che la pittrice si ritrovò a serrare le palpebre per il fastidio .
- Si Alphonse , sono io , tutto bene ?
In sottofondo , a seguito di un connubio di strilli esagitati , tintinnii di posate e bestemmie particolarmente colorite , la voce che sostituì quella dell’uomo fu quella della neo-mamma , appesantita dal respiro ansante e dalle minacce con cui Cèline cominciò a terrorizzare l’amico .
- Smettila di fare la damigella oltraggiata Alphonse ! Non è per niente credibile , né tanto meno adorabile un uomo di un metro e novanta con il naso gocciolante – masticò mordace la donna prima di ammansire il tono e salutare con voce morbida la sua coinquilina .
- Ermione !
Sebbene i modi della donna si addolcissero  nei confronti dell’amica , la pittrice trovò ugualmente strano il tono euforico con cui la compagna  aveva bisbigliato il suo nome , con una dolcezza sopita che non era solo da attribuire al  profondo affetto che le univa .
- è successo qualcosa di bello , durante la mia assenza ,  per  renderti così ben disposta anche con Alphonse ?
Dall’altro capo del telefono la donna  arrotolò il filo della cornetta con fare nervoso , scambiando un occhiata con il modello che le sorrise in modo accondiscendente .
- Si in verità , è successo un miracolo – smozzicò con voce tremula Cèline , gli occhi colmi di gratitudine .
Ermione sorrise nell’immaginarla sospirare dall’euforia .
- Cosa ?
- Ecco – cominciò nervosa , scoccando un occhiata in tralice all’amico che la spinse con un gesto della mano a continuare – Alphonse ha trovato gli schizzi dei modelli che avevo abbozzato qualche anno fa , te li ricordi ?   E mi ha convinto ad  avere un colloquio con suo padre che , guarda caso  , è il presidente di una casa di moda .
 Il modello minimizzò quel particolare con un gesto annoiato della mano , deliziato dal rossore diffuso sul volto abbronzato della bionda .
- Non ero molto convinta , ma l’altra settimana l’ho incontrato ed è sembrato colpito dai miei disegni . Mi ha offerto un posto nella sua azienda , una cosa piccola ma qualcosa con cui iniziare , non è fantastico ?
La felicità che trasudava da quella voce trillante causò una stretta al petto all’artista , intenerita dal tono di voce della compagna e dalla realizzazione del suo sogno .
Cèline aveva sempre mostrato un ottimo gusto  estetico per quanto riguardava il suo stesso vestiario , e non aveva certo nascosto una certa abilità nell’abbozzare degli abiti di propria mano .
Quello era stato un desiderio che però la donna , mancante di mezzi di sopravvivenza e di conoscenze adeguate aveva dovuto accantonare , mentre ora , grazie all’aiuto di Alphonse poteva finalmente avere una certa consistenza.
E poi , il sapere che per una volta la fortuna stava sorridendo in modo tanto vistoso a Cèline era un qualcosa che rendeva Ermione particolarmente incline alla felicità più pura .
Perché l’amica meritava tutto il bene di quel mondo dopo una vita così difficile , ma ora ,  con Damien e quella nuova prospettiva lavorativa la pittrice sapeva che la strada della donna sarebbe stata tutta in discesa .
- Sai – titubò Cèline dopo una lieve risata -  ho anche accettato  perché così potrò aiutarti con le spese .
Crescere un bambino è costoso , e non potrò mai ripagarti dei sacrifici che hai fatto per me  , per questo voglio contribuire anche io a qualcosa , anche se in minima parte .
Mancò poco che un paio di lacrime debordassero dalle iridi lucide di Ermione , ingentilita dalla voce soffusa dell’amica e dalle sue parole così cariche di affetto .
Perché , in fondo , entrambe erano legate emotivamente da un qualcosa che le rendeva sensibili al malumore e alla felicità dell’altra .
Erano il riflesso di una stessa immagine frammentata in due pezzi , nella tenerezza di Ermione e nella brutalità di Cèline che tratteggiavano una sola ed identica figura .
Complementari, era quello l’aggettivo che le rappresentava .
- E poi – continuò la bionda – non voglio che sua zia lo vizi più di me ! Già sarà difficile spiegare perché suo zio tenterà di rimorchiare i padri dei suoi amici .
Alphonse si lasciò sfuggire un sospiro tremulo a quelle parole  , raggiungendo l’amica in due falcate e cingendole teneramente la vita sottile mentre Ermione si limitava a sentire una lacrima rigarle le gote arrossate per l’emozione.
Erano una famiglia lei , Cèline e Alphonse , una famiglia che avevano voluto creare , non dettata da legami di sangue ma da un amore che travalicava le divisioni sociali.
Emisero all’unisono una risata imbarazzata , chiudendo gli occhi nel sentire il respiro placido degli altri fino a quando il bussare alla porta non portò Ermione a chiudere la telefonata con un saluto frettoloso.
Ancor prima di potere in qualche modo rendersi presentabile , una cameriera piuttosto anziana la salutò cordialmente , avvisandola che il signorino Duval avrebbe tardato alla cena di quella sera .
La pittrice annuì impercettibilmente alla donna prima di lasciarsi cadere sul letto con le sopracciglia aggrottate .
Blaise non l’aveva mai lasciata sola da quando l’aveva chiusa in quella stanza , e la sua assenza improvvisa le diede di che pensare .
Un brutto presentimento cominciò a serpeggiare nei suoi pensieri anche quando si concesse alle braccia soffici di Morfeo , gli occhi verdi che si perdevano nel vuoto con una crescente e soffocante ansia.




§
 

 
La promessa di un amico poteva essere fragile  , quella di un amante poco credibile , quella di un genitore relativamente affidabile , ma quella di un amore era forse quella più importante  .
Non solo perché era l’unica che metteva realmente in pericolo i sentimenti guadagnati con devozione e fiducia , ma perché rappresentava  il filo di connessione per l’anima del proprio compagno .
E se negli altri tre casi il tradimento di quella promessa poteva essere ampiamente giustificato , quello in cui era stato l’amore della propria vita a chiederla ,  rappresentava un vero e proprio peccato divino , un tradimento imperdonabile .   
Ed era proprio così che si sentiva Blaise mentre aspettava in un bar qualunque l’arrivo di suo fratello Damien .
Meschino , crudele e profondamente ingiusto.
Perché quella era l’unica cosa che Ermione gli aveva chiesto , l’unica  cosa che gli aveva fatto promettere .
Non intromettersi nella vita di Damien e di Cèline e  non arrecarle nessun danno .
Una promessa che  all’apparenza aveva mantenuto ma che in realtà era stato ben lungi dall’accettare .
L’aveva tradita quella volta in cui , fermo e severo in quell’esclusivo studio di Parigi ,  aveva assoldato un investigatore privato per seguire di nascosto gli spostamenti di Cèline Roux .
L’aveva tradita quando , tornato a casa , l’aveva amata fino alla mattina seguente , con una disperazione tale da lasciarlo ansimante su quel petto sudato e profumato che aveva accolto il suo capo , preda del senso di colpa.
La stava tradendo ora ,  con quella cartellina rossa nella quale , tuttavia , vi era la prova che lui stava cercando .
La prova delle cattive intenzioni di Cèline verso suo fratello .
Quando Damien gli picchiettò la spalla con un sorriso a trentadue denti Blaise si sentì sprofondare nell’angoscia che però fu lesto a celare e relegarle nel profondo delle sue iridi blu .
- Cosa devi dirmi di così urgente ? Ho lasciato Cèline ad aspettarmi ai piedi dell’*Arc de Triomphe – commentò estatico il più giovane dei fratelli Duval nel lasciarsi cadere di fronte al maggiore .
Blaise non ricambiò il sorriso , in verità non accennò neanche ad un saluto , si limitò a lanciare sul tavolo quadrato del bar la cartellina colorata con espressione dura .
Dopo un primo attimo di sconcerto , Damien allungò le dita con fare titubante , estraendo una serie di foto che sparpagliò con sempre più urgenza man mano che i suoi occhi si dilatavano per il dolore .
Due , tre , cinque foto ritraevano una sequenza di immagini che lo lasciarono  con l’amaro in bocca e con un peso opprimente all’altezza del cuore .
C’era Cèline che chiacchierava amabilmente con un bell’uomo biondo in una pasticceria del centro .
Cèline che sorrideva estatica allo sconosciuto .
Cèline che si avvinghiava allo sconosciuto in un abbraccio innocuo che in quel momento Damien scambiò per altro , spinto com’era dall’odio che gli infuocò lo sguardo e l’animo .
Perché lui aveva sempre saputo che lei era troppo bella per uno come lui , che lei non lo avrebbe mai amato, che lei lo aveva accettato per esasperazione dopo la sua lunga e travagliata corte .
Eppure Damien aveva sperato , pregato per quell’amore che ora vedeva sfumare davanti ai suoi occhi .
- Damien – sussurrò il fratello , conciliante , allungando una mano al più piccolo che però si allontanò con uno scatto feroce , fissandolo con due iridi scure e ghiacciate in una posa di disperazione .
In preda al dolore che gli stava stritolando il cuore ,  Damien saltò in piedi con un ringhio funesto , correndo fuori dal locale e sbattendo la porta con uno scatto nervoso .
Impensierito  , Blaise lo seguì subito dopo , caracollando per le vie di Parigi nel vano tentativo di bloccarlo .
Solo che quando lo vide raggiungere con cipiglio iracondo una Cèline Roux sorridente si sentì gelare il sangue.
Le urla del giovane Duval fecero voltare più di una persona  , ma più per il tono squillante , alcuni passanti gli gettarono un occhiata orripilata nel sentire come quel ragazzino stesse apostrofando una povera donna incinta .
Blaise vide il bellissimo viso di Cèline accartocciarsi in una smorfia prima di sgomento e poi di terrore , mentre le mani piccole e tremanti della danna tentavano di fermare le braccia agitate del compagno .
Il gemito di dolore che la donna emise nel venire scaraventata a terra da uno schiaffo lasciò basito Damien che prese a fissare la propria  mano con crescente sorpresa  , mentre il maggiore alle sue spalle si sentiva assalire dall’ansia .
Cèline non lo degnò più di uno sguardo , si portò la mano alla guancia arrossata con un gesto stanco , chiudendo gli occhi all’ennesimo commento disgustato dell’uomo che amava .
Dopo aver lanciato un urlo disumano Damien tornò indietro , tirando  il fratello che lo seguì come un automa , sorpreso dal non sentirsi soddisfatto come avrebbe creduto , ma avvertendo un angosciante tremore assalire le sue terminazioni nervose .
La donna non si alzò , non si mosse , scansata dai passanti come se fosse un appestata quando capirono chi era colei che giaceva inerme al suolo .
Alcune donne le gettarono addirittura un occhiata vittoriosa , adducendo al fatto che , finalmente , Cèline Roux aveva avuto quello che si meritava dopo aver rubato tanti mariti e compagni di altre .
Ma lei piangeva non solo per il dolore di quelle parole , né per i commenti che quelle vecchie arpie inacidite le lanciavano con sempre più acredine .   
Cèline piangeva perché era incinta , e perché il dolore al ventre non era normale , così come non lo era il fiotto di sangue che le andò a macchiare l’interno del vestito turchese , allargandosi in una pozza rosa tra le sue gambe rigide .
Lì , ai piedi di quell’ Arc de Triomphe che però non aveva visto il trionfo di nessuno .








§







Quando Ermione sentì squillare il cellulare capì subito che qualcosa di orribile era appena accaduto .
Perché aveva severamente ordinato ai compagni di non chiamarla mai , se non in caso di emergenza , ed il modo in cui quella chiamata si dilungava , con quella suoneria isterica e disperata la portò a sbiancare ancor prima di sentire la voce ansiosa di Alphonse al telefono .
- Cèline è li da te ? – gracchiò il modello con voce soffocata , rigido sulla sedia della cucina con gli occhi sgranati per l’orrore .
La pittrice aggrottò le sopracciglia , negando con la voce e con un convinto cenno del capo che però lui non potè vedere .
- Perché ? Che è successo ? – domandò lei con la voce che saliva di tono , perforando le pareti e facendo sobbalzare la giovane cameriera che era lì lì per bussare alla porta .
Alphonse emise un gemito strozzato prima di informarla sulla mancata risposta dell’amica alle sue chiamate , al ritardo del suo incontro con Damien e della notte che ormai cominciava a calare .
Quello fu però sufficiente ad Ermione per sentirsi sprofondare nel panico .
- Aspettami a casa , vado da Blaise e andremo a cercarla insieme, lui ci aiuterà .
Chiuse la chiamata con le dita che tremavano , inforcando gli occhiali e travolgendo la povera cameriera che però non degnò di uno sguardo mentre correva a perdifiato per i corridoi , discendendo le scale con una tale velocità che si trovò a compiere gli ultimi scalini con la schiena .
Seppure il dolore della caduta le facesse tremare le ginocchia , la pittrice si impose sui suoi muscoli doloranti con un respiro pesante , trascinandosi a forza verso la porta socchiusa che conduceva all’entrata del castello .
Due voci maschili alterate la convinsero ad aumentare il passo , e quando i suoi occhi verdi si sporsero oltre il piccolo spiraglio , le figure urlanti di Damien e Blaise le fecero accapponare la pelle .
Non li aveva mai visti litigare , mai una volta , mentre ora entrambi sembravano sul punto di azzannarsi a vicenda o , almeno , il dolce e placido Damien sembrava mutato in una bestia feroce  .
- Non osare farmi la ramanzina con il tuo solito ‘te l’avevo detto ‘ , non lo accetto  , anche se ti sei prodigato così tanto  a rovinarmi la vita ! – urlò fuori di sé il più giovane dei Duval , zittendo con un gesto furioso della mano la replica del maggiore .
- Ti senti realizzato dopo avermi sbattuto in faccia la mia disperazione ? Sei contento di avermi fatto capire di aver buttato il mio amore nel cesso ? Credi veramente che quelle stupide foto che mi hai mostrato su Cèline che abbracciava un altro mi avrebbero fatto stare meglio ?
Fu come se le sue ossa si fossero improvvisamente sgretolate , come se si fossero sciolte nell’acido tanto sentiva i muscoli delle braccia e delle gambe pesanti  .
Si sentì catapultare in quella macchina ammaccata , con il corpo martoriato di sua madre a cingerla in un abbraccio gelido e la visione del corpo di suo padre che veniva sbalzato fuori dal parabrezza a inondarle gli occhi lucidi  .
Ed Ermione percepì la stessa identica e lacerante disperazione che le aveva congelato le lacrime negli occhi  .
La sensazione del proprio cuore che si accartoccia su se stesso fu però  mille volte più rumoroso .
Persino le ossa del viso sembrarono scricchiolare per il dolore .
Eppure la pittrice tentava di trovare una spiegazione a quelle parole , di cercare un perché a quel discorso senza senso .
Perché Blaise aveva promesso .
Blaise aveva giurato di restarne fuori , glielo aveva sussurrato mentre facevano l’amore .
Lui non poteva mentire , non a lei , non un'altra volta , non sapendo che quella era l’unica possibilità che lei era disposta a cedergli .
Lui non avrebbe distrutto di proposito il loro amore , non lo avrebbe mai fatto .
O forse si .
 Perché Blaise odiava le donne , odiava l’amore , odiava lei .
Quel ragionamento era talmente logico e razionale che Ermione si ritrovò a sorridere con gli occhi persi nel vuoto , carichi di tanto dolore da sembrare sul punto di cristallizzarsi in quel sentimento .
Poi lo guardò .
Guardò quella schiena ampia e forte alla quale Ermione si era aggrappata .
Guardò le braccia abbandonate lungo i fianchi , muscolose eppure così fragili nel suo abbraccio .
Guardò la nuca che aveva ricoperto di baci .
Lo guardo un ultima volta , con odio , con rancore , con rammarico e amarezza prima di voltare le spalle a quella porta e salire di corsa le scale .
Damien vide il fratello maggiore irrigidirsi d’ improvviso , come se una scarica elettrica lo avesse colpito al fianco tanto curvò le spalle .
E lesse sorpresa in quegli occhi , dolore , e poi un terrore agghiacciante mentre le labbra di Blaise si dischiudevano in un urlo muto e il rumore di passi frettolosi ai piani alti portava entrambi a guardare verso l’alto .
Blaise Duval scattò verso la porta con le gambe che tremavano e il cuore in gola , il respiro ingolfato da quell’urlo che stentava ad emettere , come congelato nelle sue corde vocali .
Una lacrima sfuggì dalle sue iridi blu , poi una seconda , una terza mentre il sentore della sconfitta atrofizzava i muscoli di quel cuore che ora stentava a battere .
Ermione non poteva averlo sentito .
Ermione , una volta capito la situazione , una volta compreso che non era lui nel torto l’avrebbe capito .
Lei  doveva capirlo .
Solo che l’espressione sconvolta della cameriera e la finestra aperta della sua stanza fecero crollare quella sua irremovibile convinzione .
Le gambe gli cedettero , facendolo crollare sul pavimento con le mani immerse tra i capelli che si ritrovò a strattonare mentre l’urlo atroce nella sua gola faceva tremare in muri .
Se n’era andata , lo aveva lasciato .
Era solo , solo .
Il dolore fu tale da strappargli una smorfia disperata mentre le mani correvano a stringere la maglia all’altezza del cuore e la stanza cominciava a girare , i contorni della sua stanza a svanire .
Collassò sul pavimento senza emettere fiato , rotolando sul morbido tappeto sotto gli occhi sconvolti di suo fratello e di suo padre , appena tornato da un viaggio di lavoro mentre una lacrima , l’ultima , moriva sulle labbra screpolate e irrigidite in quelle due parole che aveva finalmente avuto il coraggio di pronunciare , ma troppo tardi.










§






 
 


Pioveva a catinelle , una pioggia fastidiosa che aveva spinto i parigini a trovare riparo sotto i tendoni dei bar o delle boutique del centro  come di consuetudine, e come di consuetudine solo una figura sfilava sotto quel temporale con il naso per aria .
Questa volta però non c’era un ombrello a riparare Ermione Ogawa dalle intemperie della sera , non c’era un cappotto arancione a ripararla dalle raffiche di vento .
Era quasi nuda , Ermione , in quel vestito verde mela  scurito dall’acqua delle strade , delle pozzanghere nelle quale la ragazza affondava con sforzo , reggendosi appena .
Respirava  a fatica  la pittrice , i muscoli indolenziti , gli occhi asciutti e socchiusi per avere una buona visione anche sotto lo scrosciare della pioggia .
Cadde per terra , attirando lo sguardo orripilato e preoccupato delle persone che si mossero velocemente nella sua direzione , aiutandola ad alzarsi , ma Ermione non li degnò di uno sguardo .
Riprese a correre con il cuore in gola , intravedendo una figura accasciata al suolo , all’ombra degli alberi che contornavano l’ Arc de Triomphe  , ed urlò , un urlo disumano che fece indietreggiare i primi curiosi .  
Cèline era lì, priva di sensi , ricoperta di sangue e con le mani abbandonate in grembo in un gesto protettivo .
Era fragile , piccola , vulnerabile come mai l’aveva vista , come mai si sarebbe aspettata e dopo tanti anni pianse .
Ermione scoppiò a piangere come una bambina, aggrappandosi al corpo smorto dell’amica e singhiozzando rumorosamente .
Pianse , gridò , chiese aiuto per lei , per l’amica e per quel bambino che lottava per nascere  , per il suo nipotino , per quella creatura che amava incondizionatamente perché frutto dell’amore della sua migliore amica .
La gente accorse a quel richiamo .
Accorse l’ambulanza .
L’intera popolazione parigina si radunò attorno a quelle due figure , a quella ragazzina che gemeva , che rafforzava il pianto quando provavano ad allontanarla  dalla donna incinta , che sembrava sul punto di spezzarsi .
Ed Ermione pregò Dio , lo implorò di prendere lei se necessario , ma non il bambino , non Cèline , non loro .
Giurò .
Sarebbe stata forte per se stessa  , per entrambi  e non avrebbe permesso  che quella creatura crescesse nel dolore e nel pianto .
Avrebbe pensato solo a loro due , solo al bambino e a Cèline , non avrebbe permesso a nessuno di distoglierla dal suo dovere d’amica , dal suo dovere di donna.
Avrebbe vissuto per la sua famiglia , unicamente per la sua famiglia .
Lo promise nel venire caricata sull’ambulanza .
Lo giurò nel svenire in ospedale dopo un crollo nervoso .
Lo sussurrò nel dormiveglia .
E il temporale si acquietò , la pioggia si diradò come per magia mentre il cielo rannuvolato si schiariva e un timido sole si affacciava su Parigi , su quel volto pallido segnato dal dolore .










§










Il mattino ha l’oro in bocca .
Un proverbio che sembrava augurare la risoluzione di notti insonni e sonni esagitati ma che per Damien rappresentava l’inizio di un incubo dal quale non era ancora riuscito a svegliarsi .
Veder crollare suo fratello era stato un vero shock per il ragazzo , abituato com’era a rapportarsi con la brutale ma protettiva personalità di suo fratello , così forte e fiero anche nelle situazioni peggiori .
Eppure , su quella sedia a rotelle , Blaise sembrava incredibilmente debole , privo di forze .
Persino  Gilbert Duval aveva fatto fatica a non dimostrarsi turbato dalle condizioni in cui verteva il maggiore dei suoi figli , ridotto ad un manichino di carne e ossa senza volontà .
Poi la notizia aveva raggiunto i tre uomini come un colpo di frusta dritto nello stomaco .
Era stata ricoverata di urgenza una donna in stato interessante in condizioni piuttosto gravi e una ragazza che aveva avuto come reazione un crollo nervoso .
Le possibilità che le due donne prese in esame fossero proprio Cèline ed Ermione erano piuttosto scarse , eppure Damien  ne era convinto .
Per quel motivo si trovava a spingere la carrozzella del fratello verso l’ala della clinica privata riservata alla maternità , masticando nella bocca un imprecazione per la propria stupidità .
Il ragazzo sapeva , in fondo , che era stata colpa sua se ora l’amore della sua vita si trovava in un letto d’ospedale .
Colpa della sua impulsività e della violenza che aveva esercitato sulla donna .
Sapere che Cèline era stata lì lì per abortire a causa del forte trauma psicologico aveva gettato Damien nella disperazione più cupa , spingendolo a controllare di persona la situazione .
Sapeva di non averne il diritto , ma voleva sapere come stava la sua Cèline , e chiederle scusa per non aver ascoltato la sua spiegazione dei fatti , perdonarlo per essersi comportato come tutti gli uomini che nella vita l’avevano etichettata come una puttana .
Un desiderio che alla vista della piccola figura di Ermione capì di non poter appagare .
Perché , in fondo al corridoio , affiancata da un agente della polizia e un medico , Ermione Ogawa annuiva con espressione dura , toccando in modo distratto la fasciatura che aveva attorno al capo .
- Non voglio essere indiscreto Ermione , ma sei sicura di riuscire a permetterti un posto letto anche per quella ragazza ?
La pittrice ammorbidì la linea delle labbra nel capire che quella del dottor Chevalier era semplice e pura preoccupazione , non pietà .
Voleva aiutarla , lo capiva dallo sguardo affettuoso dell’uomo ,ma Ermione aveva promesso di essere forte per entrambi , e così avrebbe fatto .
Aveva comunque preso la sua decisione , anche se sofferta .
Si sarebbe presa un anno sabatico dalla scuola , dando come garanzia del suo ritorno alcune sue opere che teneva chiuse nel suo armadietto personale , e avrebbe  accettato la proposta di Felix .
Le servivano soldi , un ingente quantità di denaro che , frequentando l’accademia non poteva permettersi , non perché dovesse pagare la retta , con la borsa di studio era un peso in meno , ma perché aveva bisogno di più tempo per trovare un secondo lavoro e mantenere la sua famiglia .
Non avrebbe più permesso a nessuno dei Duval di intromettersi nella sua vita e in quella delle persone a lei care , non senza combattere almeno  .
Un primo passo era stato il riuscire a strappare un ordine restrittivo per Damien e per il tentato omicidio nei confronti della donna , della violenza usata su di lei che l’aveva quasi portata a perdere il bambino e la vita stessa .
Era per questo che si sentiva più sicura con quel poliziotto davanti alla porta dell’amica , tranquillizzata dalla presenza di Alphonse , Alexandre ed Evelyne nella stanza della neo-mamma .
Poi notò lo sguardo severo del medico e si convinse a gettare un occhiata alle sue spalle , rimanendo basita nel vedere Damien spingere con sguardo basso la carrozzella che ospitava la figura triste di Blaise .
Fu un colpo al cuore quella visione , una stretta alla gola che portò la pittrice a serrare la mascella per non farsi prendere dall’amore che ancora nutriva per quell’uomo dallo sguardo blu ora tanto disperato e spento .
Il minore di Duval vide la piccola ragazza accennare qualcosa al poliziotto che annuì fermamente , prendendo posto davanti alla porta e sfiorando il manganello della cinta , fissandolo con una tale severità da farlo indietreggiare .
Poi tutto avvenne in poco più di una manciata di minuti .
Ermione raggiunse i due con sguardo assente , puntellandosi con i piedi sul pavimento e alzando la mano con la quale andò a schiaffeggiare Damien , costringendolo a inclinare il capo per la forza del colpo .
- C’è un ordine restrittivo che ti costringe a mantenere una distanza di quindici metri da Cèline dal momento che l’hai quasi ammazzata – smozzicò con voce pacata e tranquilla , incurante dello sguardo allucinato dell’uomo – non ti permetterò di farle ancora del male , a costo di farti rinchiudere in una cella per il resto della tua vita .
Il ragazzo però non riuscì a ribattere , inchiodato dall’espressione arcigna del poliziotto che faceva saettare lo sguardo dalla ragazza a lui con aria sempre più minacciosa .
Il loro incontro sembrava essersi concluso lì quando qualcosa intrappolò il polso di Ermione in lago ghiacciato  tanto gelida era la mano con cui Blaise l’aveva bloccata prima di una sua possibile fuga .
Un gelo che però non esprimevano gli occhi di lui , un blu così chiaro come velato di lacrime impalpabili , uno sguardo che costò un battito doloroso ad Ermione , irrigiditasi in quella presa che , sebbene fosse dolce , la stava ferendo più di quello sguardo supplice .
Lui non parlo , non emise fiato , la fissò dritta negli occhi , lì , in quelle iridi verdi che però sembravano non vederlo più , non guardarlo più .
Con tutta la delicatezza possibile la pittrice tentò di allentare quella presa , ma Blaise non demorse , le afferrò le dita esili con rabbia , costringendola ad abbassarsi alla sua altezza .
Faceva male , faceva maledettamente male .
Non la presa disperata  di Blaise sulle sue carni , ma il suo sguardo , spezzato , distrutto , talmente fragile che Ermione non riuscì a trovare la forza di vomitargli addosso il suo rancore , la sua amarezza .
- Lasciami .
L’uomo indurì i lineamenti a quel tono gentile , aumentando la presa su quei gracili polsi .
- Lasciami Blaise , non c’è più niente da fare ormai .
La sorpresa di Blaise per quelle parole bastò alla ragazza per sottrarsi alla sua presa , scivolando via con la sua danza goffa e timida che l’aveva sempre contraddistinta .
Fu allora che l’uomo si sentì sommergere dal panico .
Si mosse come un anguilla nella presa del fratello , tentando invano di raggiungerla ma non fece altro che rovesciare la sedia sotto i movimenti  bruschi delle sue gambe e delle sue braccia .
Il dottor Chevalier raggiunse i due ragazzi con occhi colmi di rammarico , provando a calmare il maggiore dei fratelli che però non ne volle sapere .
Solo Gilbert Duval  riuscì in qualche modo a tranquillizzare il figlio quando lo prese per le spalle e gli premette il viso contro la sua spalla , stringendogli le spalle con preoccupazione e rimorso .
Una volta sola l’uomo si era trovato a dover consolare in quel modo il più grande della sua casata .
Quella volta che lei li aveva abbandonati , lasciandogli un bambino disperato sulle spalle .
Un bambino che aveva sofferto per anni di problemi psicologici prima di chiudersi nel suo guscio di freddezza e rancore .
Lo stesso bambino fattosi uomo che però era tornato a piangere sulle sue spalle con la stessa identica disperazione .
La disperazione che portò Gilbert Duval a soffocare il pianto del proprio figlio tra le sue braccia , pregando il cielo di non gettare nuovamente la sua prole in quell’antro buio e silenzioso quale era la solitudine .
Scongiurando quel Dio che tanto aveva osteggiato di aver pietà del suo ragazzo e della sua povera anima tormentata .










§
 







Ermione si ritrovò fuori dallo studio del preside pochi minuti dopo il suo arrivo all’accademia .
L’uomo si era dimostrato piuttosto rammaricato per il suo abbandono improvviso  , sentendosi leggermente più sollevato quando la sua pupilla aveva però programmato per l’anno successivo il suo ritorno alla facoltà di pittura .
Ed ora la pittrice si sentiva sprofondare nella disperazione .
Passeggiò per l’enorme costruzione con uno strano senso di malinconia a scurirle le iridi , percependo la maschera di normalità che si era autoimposta crollare miseramente .
Aumentò il passo quando il sorriso distratto svanì dalle sue labbra , quando sentì gli occhi inumidirsi di lacrime .
Perché aveva pianto per Cèline e per il bambino , ed ora poteva piangere per se stessa , per il suo amore infranto .
La ragazza si chiuse nel proprio studio con il respiro irregolare e le guance rigate di lacrime , mentre i sentimenti che Ermione aveva tenuto sotto controllo fino a quel momento andavano ad inondarle gli occhi di nuovo lacrime e scatenare  gemiti strozzati .
Come una trottola impazzita scassinò il proprio armadietto  , afferrò due secchi di vernice nera e si diresse al ritratto di Blaise , non ancora terminato ma di una bellezza così struggente da farla singhiozzare per la disperazione .
Furiosa bucò i secchi , abbracciandoli con le braccia e tentennando un attimo prima di gettare il loro contenuto sul quadro , annerendo quel sorriso dolce , macchiando quello sguardo delicato , cancellato quel viso tanto amato .
Ed urlava Ermione , urlava per ogni macchia nera che nascondeva il ritratto di Blaise , piangeva per ogni suo sorriso , singhiozzava per ogni suo abbraccio , si disperava per ogni suo bacio .

Dopo un ora trascorsa a seminare il panico nell’accademia con le sue urla inumane e i suoi pianti isterici , la pittrice si ritrovò a crollare a terra con il ritratto stretto tra le braccia , anche se ciò che ora i suoi occhi osservavano  era una tela nera , nero come il pavimento macchiato , nere come le sue mani , neri come i lunghi capelli affogati nella vernice fresca del quadro .
Si concesse un ultimo pianto , più silenzioso del primo e per questo ancora più struggente , aggrappandosi a tutto ciò che le rimaneva di quell’amore infranto .
Una tela nera e vuota come si sentiva lei in quel momento .











§












La premiazione del concorso annuale aveva fatto accorrere i  critici d’arte più pignoli , e sebbene le opere esposte fossero una più interessante dell’altra , quando il preside annunciò il vincitore , in uno scroscio di applausi e sguardi invidiosi  Felix Leroy salì sul palchetto rialzato con sguardo vittorioso , facendo spazio alla figura femminile appena arrivata al Louvre .
Le espressioni sbigottite degli studenti dell’accademia e di alcuni professori non scalfirono minimamente l’elegante figura della Tonta , trasfigurata in una bellezza dorata e delicata .
Ermione affiancò il fotografo con occhi tranquilli , sfiorando il lungo abito che indossava con il solito sorriso distratto .
La pittrice sapeva di essere bella quella sera , lo leggeva negli sguardi sbalorditi delle sue compagne di corso e negli occhi sognanti dei suoi colleghi maschi , eppure sapere di essere bella per loro non le interessava .
Aveva deciso di curare il proprio aspetto perché voleva che tutti capissero che lei non era solo una ragazzina dall’aria stupida , né tanto meno una donna per nulla consapevole del proprio ascendente sugli uomini .
 E quella sera , di sicuro , il suo ascendente era particolarmente forte .
- Ringrazio tutti per questo onore – cominciò altezzoso il fotografo – e  soprattutto ,  volevo ringraziare  la modella della mia opera , la signorina Ermione Ogawa .
Un'altra ondata di occhiate sbigottite colpì la ragazza come uno schiaffo , facendola irrigidire al fianco del collega .
Perché la donna nuda e immersa fino a metà in un lago , la ninfa dai capelli scuri e dagli occhi di cristallo che aveva vinto il premio era lei , era sempre stata lei .
Una bellezza goffa e intimidita che preferiva nascondersi anziché mostrarsi .
Felix  le lanciò un occhiata ammirata prima di sospirare e tenderle con sguardo frustato l’assegno annesso al riconoscimento ufficiale .
E non appena quel pezzo di carta finì nella borsetta elegante della donna , Ermione si decise ad abbandonare il palco e di dirigersi il più in fretta possibile all’entrata del museo .
Prima di scappare all’ospedale per salutare sua nonna e Cèline , la pittrice si fermò a guardare la fotografia che la ritraeva , indurendo lo sguardo quando vide se stessa sotto altre spoglie .
‘La ninfa del lago’ , questo il titolo dato da Felix , la ritraeva come una creatura solitaria dallo sguardo innamorato perso nel vuoto e l’accenno di un sorriso triste sul bel volto pallido .
La se stessa che tentava di soffocare con tutta se stessa .
Perché amava Blaise , lo amava con una disperazione tale da renderla consapevole di un fatto innegabile .
Non avrebbe mai amato nessuno in quel modo , mai più  .
Nessuno .
L’unica cosa che le restava era soffocare i suoi sentimenti e pensare al suo futuro come zia , come amica e nipote , una prospettiva che riusciva ad addolcire l’amarezza di quell’amore finito in pezzi .
Stava per l’appunto abbandonando la sala quando una mano elegante la prese per la spalla nuda , portandola a voltarsi verso lo sconosciuto dal profumo familiare .
Solo che lo sguardo assente della donna tornò a farsi attento e indagatore quando vide Gilbert Duval fissarla con espressione stanca e afflitta  .
Sembrava invecchiato .
- Signorina Ogawa – la salutò l’uomo , causando un sorriso ironico in risposta .
- Signorina ? Vedo che la sua considerazione di me è cambiata signor Duval , non ero la puttana di suo figlio forse ? – lo interrogò con aria ingenua la pittrice .
Una smorfia contrariata irrigidì i lineamenti del magnate , tornato ad assumere un atteggiamento composto e , per quanto fosse possibile per uno come lui , delicato .
- Volevo chiederle un favore signorina Ogawa .
Ermione aggrottò le sopracciglia d’istinto , soppesando le parole dell’uomo con incredulità crescente .
- Lei vuole chiedere un favore a me ? Non dovrebbe essere soddisfatto di aver allontanato i suoi figli dalle donne che riteneva inferiori alla sua perfetta casata ? – tornò alla carica , infervorata dalla sfacciataggine dell’uomo .
Stava perdendo il controllo , lei lo sapeva , ma da quando aveva presa le distanze da quella famiglia Ermione aveva perso l’aria placida di un tempo , intristita da un costante sorriso criptico che la faceva apparire meno distante e più malinconica .
Duval incassò il colpo con classe , chinando il capo e sospirando pesantemente prima di riportare lo sguardo su di lei .
- Non è per me signorina Ogawa , ma è per mio figlio Blaise .
Nell’udire quel nome il cuore della pittrice sprofondò nell’angoscia senza che la donna potesse in qualche modo evitarlo .
- Deve perdonarlo , deve farlo tornare com’era . Senza di lei è caduto nella stessa depressione che lo aveva assalito all’abbandono di sua madre , se non in modo peggiore . Ho lasciato correre per una volta , ma adesso non posso stare a guardare mentre mio figlio muore ogni giorno di più .
Il fervore che Ermione lesse nello sguardo fermo dell’uomo la fece sorridere debolmente , non perché si sentisse  impressionata dalla forza di lui , ma perché quella dimostrazione di affetto malcelato era forse l’unica cosa buona di quella situazione .
- Sono contenta che da tutto questo dolore lei sia riuscito a prendere coscienza della felicità dei suoi figli .
Sono convinta che in futuro sarà attento ai loro bisogni .
Ed era sincera  .
Forse c’era stato davvero qualcosa di positivo in quel gioco di sentimenti e di vite .
Forse la presa di consapevolezza di Gilbert Duval poteva davvero essere considerata l’unica cosa buona di tutta quella faccenda .
Gli sorrise in maniera soffice , come non faceva da settimane prima di stringergli la mano e allontanarsi da lui , da suo figlio e da quel mondo artistico che si era decisa ad abbandonare .
- Signorina Ogawa .
Ermione si bloccò poco prima di imboccare l’uscita , tuttavia non si voltò , stette ad ascoltare il battito nervoso del suo cuore e il respiro pesante dell’uomo alle sue spalle .
- Senza di lei morirà dal dolore .
Uno scoppio atroce esplose all’interno del corpo della pittrice , curvata sulla porta girevole con gli occhi striati di dolore e sofferenza .
Respirò a pieni polmoni l’aria della strada che si apriva davanti ai suoi occhi , tentando in qualche modo di riassettare il caos che quelle parole avevano creato all’interno del suo corpo e del suo cervello .
Senza di lei morirà dal dolore
Sorrise flebilmente , osservando il proprio riflesso dalla porta a vetri .
Stava crollando .
Era lei che stava morendo dal dolore senza di lui .
Solo lei .
- Sopravvivrà invece .
Quello fu il suo ultimo sussurro prima di lasciarsi cingere dalle ombre del marciapiede , prendendo posto nel taxi che l’avrebbe portata alla clinica dove era decisa a passare la notte .
Socchiuse gli occhi , osservando un punto imprecisato del marciapiede e fu a quel punto che l’ombra affusolata di una figura maschile la raggelò .
Affondò nel sedile del taxi con il cuore in gola e gli occhi lucidi , stringendo la borsa contro il proprio petto nel cercare di farsi forza .
Non poteva essere lui .
Non poteva assolutamente essere lui .
Eppure erano i suoi quegli occhi blu che l’avevano osservata nell’ombra della strada .
Era suo quel profumo di fresco che la teneva sveglia la notte .
Erano sue quelle labbra che aveva visto piegate in una smorfia d’abbandono che le aveva annebbiato la vista .
Pregò l’uomo di sbrigarsi , di allontanarsi il prima possibile da quella strada , da quello sguardo , da quel dolore che la stava annientando .
Perché in fondo la loro storia non era mai iniziata , era finita ancora prima di cominciare .





Continua…


* Arc de Triomphe : L'Arco di Trionfo di Parigi 

* Petite amie : Piccola mia


Libera , libera , libera !!
Niente più esami per la sottoscritta e perciò più tempo da dedicare alle mie storie .
Penultimo capitolo , quello successivo sarà quello conclusivo .

Passando ai ringraziamenti :
X Zucchina : Grazie per il complimento e per la tua recensione , e sono lusingata dal fatto che la mia storia ti abbia colpito tanto da farti percepire la drammaticità della storia . Spero in un tuo giudizio anche su questo capitolo :)

X laura88 : Grazie a te invece per il commento lunghissimo e per tutti i complimenti , sono contenta che la storia continui a piacerti e che non ti abbia deluso , purtroppo in questo capitolo la situazione è degenerata , e spero di aver espresso al meglio i sentimenti di tutti .
Grazie ancora , al prossimo e ultimo capitolo :)

Ringrazio ovviamente chi ha solo letto la storia o inserita nelle varie sezioni , grazie di cuore .
Un saluto , Gold eyes  

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Capitolo 6
*** Who knew ***


You took my hand
You showed me how
You promised me you'd be around


Tu hai preso la mia mano
tu mi hai mostrato come (fare)
tu mi hai promesso che mi saresti stato accanto




Remember when we were such fools
And so convinced and just too cool  ,
I wish I could touch you again …
Still you said forever
And ever
…Who knew


ricordi quando eravamo così stupidi
e così convinti, e così cool
vorrei poterti toccare di nuovo …
ma tu continuavi a dire "per sempre"
...chi poteva sapere

                                                                  
                                                                                              ( Who knew – Pink )




La felicità non è avere quello che si desidera , ma desiderare quello che si ha
 ( Oscar Wilde )
 



 

Quando Ermione aveva informato Cèline  ed Alphonse  di aver trovato un nuovo lavoro non aveva mentito perché , in realtà , un lavoro la pittrice lo aveva trovato davvero , solo che non era il genere di impiego che i suoi amici immaginavano .
Quando il modello ipotizzava una sua visita  , l’artista scartava quell’ipotesi adducendo come scusa  l’inflessibilità del suo datore di lavoro sugli orari  , una mezza bugia .
In fondo , Etienne Baudelaire odiava davvero quando le ragazzine bazzicavano per gioco lungo il Canale , distraendo gli operai con i loro risolini insulsi , e se mai  Etienne avesse visto Alphonse avvicinarsi ad una delle navi attraccate , di sicuro l’uomo si sarebbe giocato le coronarie con quegli scatti d’ira che gli erano valsi il soprannome di * aubergines vieux ,  in onore del viola cupo che assumeva la sua carnagione olivastra quando dava di matto.
Tuttavia ,  il modello sembrava essere rimasto colpito dal nome elegante dell’uomo , immaginando un personaggio distinto e capace di apprezzare una gemma come la sua migliore amica .
Nel mentre che una goccia di sudore le macchiava la bandana legata al collo ,  Ermione si lasciò scappare un risolino divertito a quel pensiero .
Il motivo poi , era quasi banale .
Etienne Baudelaire , nonostante la nomea altisonante , era un uomo barbuto dal forte accento francese , muscoloso e con  due occhi dorati che mettevano la tremarella .
La sua  voce da soprano ti faceva accapponare  la pelle non tanto per l’intensità di quelle corde vocali quanto  per le maledizioni irripetibili che l’uomo ruttava a destra e manca con nonchalance .
A pensarci bene , per la pittrice , Etienne era una sorta di jukebox di bestemmie che facevano crollare dal cielo ogni divinità esistente .
- Tu , razza di * baleine èchouèe , si tu ! Fa attenzione con quel montacarichi , e smettila di muoverti come se avessi un palo ficcato nel culo , mon Dieu !
L’omone chiamato in causa borbottò qualche insulto prima di riprendere il lavoro .
- Ehi , petite amie ! Fa attenzione che è pesante – la avvisò il nerboruto individuo , scaricando l’enorme blocco di casse di legno .
Ermione allungò le braccia per afferrare le funi che tenevano legato il carico , irrigidendo i muscoli e attingendo a tutte le sue forze per accostarle delicatamente al suolo .
Non era la prima volta che lo faceva , in realtà ci stava prendendo anche la mano , ma diventare una scaricatrice di porto non era stata certamente  una delle sue priorità , però aveva bisogno di soldi e di un lavoro stabile , subito .
Nessuno assumeva una ragazzina come lei senza una laurea , perciò , origliando un discorso al Burlesque sulla ricerca di personale giù al Canale della Manica aveva deciso di provare .
Certo , Etienne le aveva riso in faccia , ma Ermione non si era data per vinta .
Aveva bisogno di denaro , e lo avrebbe avuto .
Così  aveva cominciato a lavorare senza rispondere alle prese in giro degli operai , o alle battute acide di Etienne sulla sua corporatura mingherlina .
La pittrice non si era lasciata abbattere .
Aveva sfacchinato per una settimana ad orari assurdi , trovandosi persino a dormire sulle reti da pesca pur di presentarsi prima degli altri al lavoro .
E più il tempo passava , più gli uomini la guardavano con rispetto ,  fino a quando il capo di quel gruppo di omoni non le aveva offerto una birra per rinfrescarsi .
Ed era stata assunta .
Lavorava lì da due mesi , eppure , nonostante fosse l’unica donna , Ermione si sentiva come  in famiglia .
I ragazzoni smentivano con la dolcezza dei loro gesti la violenza dei loro muscoli , trattandola con rispetto e tenerezza  , tanto da darle un nomignolo affettuoso .
Le petit papillon , la piccola farfalla , un soprannome datole in onore della sua bellezza delicata e dal senso di libertà e gioia che assaliva gli operai nel solo guardarla .
Quando il fischio della nave diede loro  il segnale , ognuno dei lavoratori  , abbandonato il lavoro per la pausa pranzo si fiondò dalla piccola pittrice , mettendosi in fila e aspettando il proprio turno .
Ermione soffocò una risata deliziata quando quei ragazzoni presero a spingersi per non farsi superare e prendere in custodia il pranzo che la ragazza aveva preparato loro .
Un pranzo salutare ma abbondante che li aiutava nelle dure ore di lavoro .
Dopo che quella banda di bambinoni troppo cresciuti  si fu dileguata tra schiamazzi euforici  , un sonoro colpo di tosse fece voltare la ragazza .
Etienne osservò con aria saccente gli occhi verde brillante della piccoletta  dietro le lenti degli occhiali , assumendo una posa oltraggiata nel notare la sacca della donna ormai vuota .
L’uomo stava giusto masticando una delle sue eclatanti bestemmie quando tra le piccole mani della pittrice comparve una torta alle mele che mandò in brodo di giuggiole l’enorme ammasso di muscoli dagli occhi d’oro .
-  Bon appètit -   augurò lei prima di raggiungere i colleghi e gustare il proprio pranzo in compagnia .
Un quadretto familiare che avrebbe soddisfatto Etienne se non fosse stato  per l’alta figura maschile che trafficava con il restante della merce da scaricare .
L’uomo lanciò un occhiata in tralice ai propri uomini prima di abbandonare la torta su un container e raggiungere in poche falcate il retro della nave .
Ed eccolo lì quel piccolo sabotatore .
Baudelaire lo aveva visto pattugliare il porto poco dopo l’arrivo della piccola Ermione .
Di solito la  osservava  da dietro i cassoni dell’immondizia  , e molto spesso finiva il  lavoro al posto suo quando la ragazza era distratta o troppo stanca per continuare .
Lo scaricatore lo aveva addirittura sorpreso a dormirle affianco una o due notti , coprendola con il proprio giaccone mentre lui rimaneva all’addiaccio .
Un comportamento strambo , ma che aveva zittito il dubbio sulle intenzioni di quel ragazzo tanto avvenente .
Difatti , l’uomo che si spezzava la schiena era un esemplare di sesso maschile degno dei complimenti più arditi .
Alto , dal fisico prestante , con una massa di capelli ricci neri e due occhi blu che facevano venire i brividi .
Solo che Etienne non capiva perché quel ragazzo perdesse tanto tempo .
Che avesse preso una bella sbandata per la loro petit papillon era ovvio , eppure quando aveva accennato al fatto di voler mettere a conoscenza della sua presenza la diretta interessata ,  l’uomo si era irrigidito e se l’era data a gambe .
Aveva capito che non voleva essere scoperto , solo che l’uomo non capiva il perché .
Che fosse un delinquente ? O qualche riccone impensierito dalle maldicenze ?
Per di più , l’aria da miliardario l’aveva , solo che sembrava fin troppo triste per essere un uomo con ricchezze a volontà .
Quel ragazzo aveva uno sguardo amaro quando fissava la piccola Ermione , uno sguardo così triste e malinconico da smuovere anche un pezzo di cemento come Etienne .
Blaise si asciugò la fronte con la manica della felpa dopo aver scaricato le ultime cose , sentendo alle sue spalle la presenza del capo di Ermione .
- Ehi – lo salutò tranquillo l’uomo dagli occhi d’oro , ricambiato da un cenno del capo .
- Etienne !
La voce trillante di Ermione raggiunse entrambi come una secchiata d’acqua  gelata , facendo impallidire Blaise e portando Baudelaire ad aggrottare le sopracciglia nel vedere la reazione esagitata del poveretto .
Cosa diavolo gli aveva fatto la piccoletta per ridurlo in quello stato ?
Sembrava sul punto di tirare le cuoia quel poveretto !
Spinto da un inaspettato senso di solidarietà maschile , l’uomo ordinò alla ragazza di tornarsene a casa per quel giorno , ricevendo in risposta la solita lamentala sul lavoro ancora in sospeso .
- Avete scaricato tutto , perciò alza quelle tue chiappette ossute e tornatene a casa – tuonò scontroso all’ennesima risposta della pittrice che , seppur non del tutto convinta dalle parole dell’uomo  lo salutò con una pernacchia allegra .
 Nel sentire i passetti goffi della ragazza farsi sempre più lontani Blaise rilasciò un lungo respiro sollevato , tirando sul capo il cappuccio della felpa e dirigendosi velocemente alla moto parcheggiata dietro i secchi dell’immondizia .
Etienne provò a chiamarlo , ma il ragazzo se l’era già data a gambe , come suo solito .
Non sembrava avere cattive intenzioni , ma Baudelaire non riusciva a capire il perché di quel comportamento .
Non sarebbe stato più facile palesare la sua presenza e ricevere gli sguardi che quel piccolo sabotatore anelava nel buio della notte con aria tanto sofferta  ?
Perché soffrire inutilmente a quel modo ?
Al diavolo !
Etienne tirò una bestemmia con voce tonante , arpionando e tirando giù un'altra povera anima santa con il proprio linguaggio colorito , mentre l’uomo rimuginava sul fatto di essere troppo vecchio per capire certe  cose , giungendo alla conclusione  che l’unica cosa che al momento gli premeva veramente era raggiungere con le unghie quel  punto dietro la natica che gli prudeva da matti .











§









L’esterno della clinica era immacolato come al solito , con quella fila di abeti disposti con un ordine maniacale sull’elegante marciapiede  costellato da bianche panchine di cemento , un luogo tranquillo e per bene se non fosse stato per il barbone avvolto nei giornali che sonnecchiava su una di queste .
Ermione aggrottò le sopracciglia nel sentire una sorta di familiarità con quell’individuo   , anche se , a ben pensarci , il fatto di trovarlo tanto ordinario le veniva  naturale dal momento che il barbone occupava quella panchina da quando lei aveva cominciato a lavorare .
Dopo avergli lanciato un ultima occhiata , la pittrice entrò nella clinica con passo svelto , entrando nel territorio del modello di intimo più esaltato dell’intero globo .  
La stanza che Cèline divideva con nonna Makoto era diventata, infatti ,  una nuvola rosa confetto da quando Alphonse si era autonominato madrina della futura bambina , e se mai qualche  infermiera obbiettava sulla scelta di dubbio gusto di quello che avrebbe dovuto essere il padrino , non doveva sorprendere la sparizione di siringhe e lacci emostatici , né la scomparsa improvvisa di alcune collaboratrici mediche che , il più delle volte , venivano ritrovate nei ripostigli delle scope , prive di sensi e con la parola puttana scritta sulla fronte con il pennarello indelebile .
Perché , quando ci si metteva , Alphonse era più vendicativo di un manipolo di banshee e arpie in piena crisi premestruale , specialmente quando qualcuno osava mettere in discussione la sua femminilità .
- Oh eccoti ! Ti prego , cerca di calmarla , mi sta venendo una crisi isterica – si lamentò con una smorfia il modello , seduto sul ciglio del letto di nonna Makoto , piegata verso il ragazzo con in mano un panno bagnato .
Ermione non capì il significato di quella frase fino a quando non incrociò lo sguardo di Cèline , bellissima al suo ottavo mese di gravidanza , ma con lo sguardo confuso e afflitto .
- Che è successo ?
L’amico le indicò l’ennesimo mazzo di rose che Damien mandava quotidianamente  dopo il  loro ultimo incontro all’ospedale , lasciando la pittrice con l’identica espressione di sorpresa .
- E allora ? Non è una novità ! Lin, cosa succede ? Stai forse…
- Lui è ancora lì ? – la interruppe turbata la donna , le mani intrecciate in grembo e gli occhi che settavano dalla finestra alla porta con espressione sempre più sconvolta .
- Lui chi ? Di chi stai parlando ?
Cèline soppresse una maledizione , battendo un pugno contro il comodino per il nervoso .
- Ma Damien ovviamente , lui  è ancora su quella panchina vero ?
Gli sbalzi di umore erano all’ordine del giorno per Ermione, le crisi isteriche dell’amica anche , eppure quella frase ebbe il potere di far arretrare la pittrice con sguardo incredulo .
La panchina ?
Sulla panchina c’era il barbone ,  accampato lì da due mesi , non poteva…
- Damien ? Il barbone è Damien ? – sussurrò con voce strozzata .
Un lampo di felicità saettò per un attimo negli occhi zaffiro della donna prima che questa abbassasse gli occhi per nascondere la sua espressione .
Eppure Ermione l’aveva visto .
Alphonse l’aveva visto .
Quel fiotto di amore incredulo che l’aveva fatta sorridere inconsciamente e che ora sembrava farla vergognare .
Perché Cèline amava ancora Damien , il piccolo e sciocco Damien.
Il ragazzino che le aveva urlato le sue scuse con un megafono fuori dall’ospedale dal momento che il poliziotto non lo lasciava entrare .
Il bulletto che aveva ingaggiato risse su risse ai commenti dei parigini sulla gravidanza della donna .
L’uomo innamorato che le aveva urlato a squarciagola il suo amore prima di venire accerchiato dal gruppo di sorveglianza che Damien aveva malmenato pur di finire la sua dichiarazione .
Il padre pentito che aveva svaligiato mezza Parigi pur di comprare tutto il necessario per la sua bambina .
Il triste e colpevole Damien che , a loro insaputa , sebbene Cèline gli avesse ordinato di non farsi più sentire , si era accampato lì , sulla panchina dell’ospedale , giorno e notte , sperando forse nel suo perdono .
Ed era tenero in quella sua disperazione anche agli occhi di Ermione .
Aveva sbagliato , questo era vero , ma la devozione che mostrava per Cèline e per la bambina in arrivo era genuina . Lo dimostrava il fatto che non si era fatto piegare da due mesi di rifiuti , ma che  , al contrario , continuava testardamente ad aspettare la sua Cèline .
E poi , arrivati a quel punto , la pittrice era sicura che Damien l’avrebbe aspettata per sempre se necessario.
Ermione si lasciò cadere sul ciglio del letto con un respiro sollevato , afferrando l’intreccio di mani che l’amica teneva abbandonato sulle lenzuola candide .
- Sai che non te ne faremmo mai una colpa se decidi di perdonarlo , in fondo è il padre di tua figlia .
La donna emise un gemito stizzito a quelle  parole , aumentando la presa sulle mani dell’amica , come in cerca di consiglio .
- Lo ami ancora Cèline ? – chiese Alphonse dal letto di fianco , accudito da nonna Makoto che gli detergeva la fronte sudata con amorevole cura .
Alla mancata risposta dell’amica , il modello prese a sbraitarle contro con fare  isterico , rimproverandola per la sua cocciutaggine e ammettendo che se davvero lui avesse avuto un uomo folle d’amore come Damien che si era lasciato morire di fame pur di starle accanto , e che aveva voltato le spalle a tutto pur di farsi perdonare , sarebbe  corso giù e se lo sarebbe fatto mettere così in fondo che …
Nonna Makoto ficcò il panno nella bocca del ragazzo per zittire la volgarità  che era lì lì per abbandonare le tenere labbra del modello , offeso per essere stato interrotto e tornato al suo lavoro a maglia che consisteva in due imbarazzanti calzette rosa antico  .
- Ha ragione Alphonse . Tu lo  ami Cèline  ?
A quel punto la donna non potè far altro che annuire a capo chino  , mentre Ermione afferrava la sedia a rotelle e le consigliava con lo sguardo di salirci sopra .
- Allora ? Andiamo a svegliare  quel pover’uomo ?
Dopo un attimo di titubanza Cèline si decise a prendere posto sulla sedia , lasciandosi spingere fuori dalla stanza con un po’ di reticenza  , non prima di aver lanciato un occhiata furiosa alla madrina di suo figlio , tutta gongolante .
Quando Damien sentì qualcuno picchiettargli la spalla ruggì una bestemmia , stringendosi nei giornali più che poteva per combattere il freddo .
Era abituato alle visite dei poliziotti , e ogni qual volta gli ordinavano di sgomberare l’area , il più piccolo dei Duval li mandava al diavolo e li minacciava con il sonaglino che aveva comprato alla bambina e che teneva nascosto nel  giaccone marrone .
Il ragazzo sapeva che Cèline non l’avrebbe perdonato tanto facilmente , eppure l’idea di non poter rivedere  lei , e di non poter assistere alla nascita della loro bambina gli gettava addosso una cupa depressione .
Per quel motivo si era appostato lì , su quella panchina , senza informare la donna o il personale dell’ospedale .
Per tutti loro era il barbone sonaglino , per se stesso era un padre e un compagno che attendeva all’infinito l’arrivo della donna amata .
Un altro colpo , questa volta al braccio destro esaurì la poca pazienza zen che l’uomo stava esercitando su se steso , portandolo a scattare in piedi con occhi spiritati e con il sonaglino stretto nel pugno , come un arma mortale .
Eppure non era stato  lo sguardo annoiato del poliziotto a fissarlo con un accenno di pietà  , bensì due occhi zaffiro che ,  anche volendo  , l’uomo non avrebbe potuto mai dimenticare .
La rabbia ceca che lo aveva fatto saltare in piedi evaporò come neve al sole , lasciandolo tremendamente imbarazzato e  turbato .
Ermione addolcì lo sguardo quando vide un soffuso rossore andare a colorare le guance barbute del ragazzo , trasandato come mai l’aveva visto ma anche immensamente tenero .
Dovette pensarlo anche la sua amica perché Cèline , dopo due mesi passati ad indurire le labbra per non piangere sorrideva .
Un sorriso dolce, tenero , materno , così perfetto su quel viso bellissimo che sembrò mandare in iperventilazione il giovane Duval .
- Io… ecco…io …non…- balbettò l’uomo , senza sapere cosa dire , cosa fare .
Perché Damien aveva sognato tante volte quel momento ma ora , incredulo , si sentiva strappare da terra da una vergogna tale che lo portò a cadere in ginocchio , le mani rigide lungo il busto e la lunga zazzera di ricci neri a coprirgli il volto arrossato .
Non fu necessario guardarlo negli occhi per capire che piangeva , se ne accorsero entrambe quando videro un luccicore sospetto infrangersi sul marciapiede , eppure in quel pianto Damien mostrava una dignità struggente .
Perché non si vergognava di piangere per se stesso, per quello che aveva fatto   di fronte a Cèline , riuscendo a mantenere  il proprio orgoglio maschile nel non mostrare le prove di quella silenziosa disperazione .
Ermione decise di farsi da parte per lasciarli soli , convinta dalla buona fede dell’uomo .
Si sarebbe fatta da parte come era giusto che fosse arrivati a quel punto .
In fondo  , non c’era più pericolo che Damien facesse del male a Cèline e alla bambina , perché così facendo avrebbe ferito anche se stesso .
Entrambi avevano bisogno di tempo , di ricominciare un passo per volta , ma era impossibile non rimanere colpiti dalla devozione di quel ragazzo , dal modo in cui strappava  una margherita dal cespuglio a lui di fianco per porgerla a capo chino alla neo-mamma .
Erano teneri , così dolci  che la pittrice sentì   le lacrime salirle  agli occhi per la commozione .
Dalla finestra della sala operatoria che Alphonse aveva rivendicato per la visione di quella scena tenera si udì giungere un fischio di apprezzamento , seguito dal sorriso dispettoso del modello che Ermione ricambiò   prima di allontanarsi dalla clinica con le mani piantante nelle tasche della salopette di jeans .
Al contrario di Damien , Blaise Duval era come scomparso dalla circolazione dopo il loro ultimo incontro , svanito nel nulla , senza lasciare traccia di ciò che aveva fatto .
Ed anche se Ermione aveva sperato nella rassegnazione dell’uomo , quell’accondiscendenza l’aveva lasciata con l’amaro in bocca .
Si aspettava forse che Blaise lottasse come aveva fatto il fratello minore ?
Si .
In cuor suo la pittrice aveva sperato nella testardaggine del ragazzo , in quella possessività che aveva marcato nei suoi confronti , ma quell’abbandono silenzioso , anche se voluto da lei stessa , era solo la prova di quanto in realtà il  loro  amore fosse stata solo una bugia .
Una bellissima bugia .
Perché Ermione sapeva con certezza che quel lieto fino così dolce , forse , per lei non sarebbe mai giunto .










§










 Il lavoro nobilita l’uomo , ma l’eccesivo esercizio fisico e mentale portava , il più delle volte , a problemi di salute piuttosto seri .
Una lezione che Ermione aveva imparato a proprie  spese , ritrovandosi a un passo del collasso dopo che Alexandre l’aveva presa in tempo prima che la pittrice si accasciasse priva di sensi  nel retro del locale .
Ed ora si trovava distesa sul divano dell’appartamento sopra il Burlesque, con un panno bagnato a coprirle gli occhi e l’orrendo sapore amarognolo della medicina  a inacidirle il palato .
 Ermione odiava avere la febbre , odiava avere anche  un banalissimo raffreddore se questo la costringeva al riposo forzato , lei che di cose da fare ne aveva anche troppe , e non accettava di lasciarsi soffocare da chissà quale malessere momentaneo .
Ma c’era una cosa in particolare che la pittrice odiava più di ogni altra , la figura maschile che , pensando di non esser vista , continuava a tallonarla da due mesi a quella parte .
Perché era vero che Ermione non vedeva fisicamente  Blaise dal giorno dell’ospedale , ma quello non sembrava aver impedito al ragazzo di spiarla al lavoro giù al canale , o di seguirla fino alla clinica privata ogni giorno  .
La ragazza , in fondo , poteva anche avere un aria tonta , poteva essere irrimediabilmente goffa e distratta , ma non stupida , Ermione Ogawa era tutto fuorché stupida.
E il profumo di fresco che la attorniava costantemente , la sensazione di avere quei globi blu puntati addosso non poteva essere ignorato dalla ragazza , né , tanto meno , il rumore di passi sulla  scaletta antincendio del retro poteva essere in qualche modo occultato .
Un gatto non avrebbe potuto far scricchiolare il ferro delle scale con il suo peso , né avrebbe potuto aprire la finestra , perciò o si trattava di Blaise ,o un ladro stava tentando di arraffare qualcosa in attesa di giorni migliori .
In verità , Ermione avrebbe preferito si trattasse della seconda opzione , ma quando una mano gelida le scostò il panno dal viso , non fu un uomo in passamontagna a fissarla con occhi increduli nell’essere stato colto in fallo , ma due iridi blu che si dilatarono per l’orrore nel notare la fine del suo dormiveglia .
Blaise indietreggiò con un balzo che lo fece scontrare contro il tavolo di legno che occupava la cucina mentre la pittrice portava i piedi nudi a contatto con il gelido pavimento nel rimettersi in piedi .
Un movimento che le costò un rinnovato dolore alla testa che la costrinse invece  ad appoggiarsi contro lo schienale del divano .
Era debole , debilitata dal troppo lavoro e dal poco tempo che riservava per la cura della propria salute, ma era ancora in forze per affrontare un discorso che rimandava ormai da tempo .
E quando gli occhi verdi della ragazza si puntarono sull’alta figura dell’uomo , Blaise sentì uno strappo violento allo stomaco nel cogliere il rimprovero di quello sguardo , rigido come il sorriso stanco che la donna gli rivolse .
- Blaise .
La scarsa emotività di quel sussurro , la stanchezza di quelle corde vocali portò il maggiore dei Duval ad irrigidire la mascella in un moto di tensione , come tesi erano i suoi muscoli , ghiacciati in una staticità che doleva e lo metteva in agitazione .
Perché la certezza di riuscire a starle vicino nell’ombra , la fiducia nella disattenzione della pittrice non lo aveva mai posto davanti alla possibilità di essere scoperto , di essere beccato .
In fondo , il suo continuo vegliare su di lei non era stato dettato  dall’egoismo , ma dal desiderio di proteggerla , di starle accanto in qualche modo , di sentirla sua anche in minima parte .
Eppure lui sapeva , aveva sempre saputo che lei non era più sua , che quegli occhi avevano realmente smesso di guardarlo da tempo , che i suoi errori avevano rovinato ciò che di più bello avesse mai avuto nella sua vita .
L’errore che gli era costato l’amore dell’unica donna che avesse mai amato in quella vuota e noiosa esistenza .
- Siediti per favore .
Sebbene Ermione avesse tentato di usare un tono di voce pacato , lo scatto con cui l’uomo rovesciò la sedia le squassò il petto come il rombo di un tuono , facendole fischiare le orecchie per lo stridere del tavolo che quasi si rovesciò sotto il calcio che Blaise caricò contro il mobilio della cucina .
Non perché lui fosse stato colpito dal tono accondiscendete di lei , ma perché c’era la fine in quelle semplice tre parole , un arrendevolezza che la pittrice mostrava inconsciamente nell’arricciamento inconsueto delle labbra e l’intreccio fremente delle dita .
Lui lo sapeva , lui sapeva riconoscere quei piccoli segnali perché lui aveva amato quel corpo , aveva esplorato ogni anfratto di quel piccolo corpicino adagiato mollemente sul divano , sapeva quali corde toccare per farla tremare dal piacere , sapeva quale punto sfiorare per farla ridere .
Lei era stata sua , completamente sua , nell’anima , nel cuore e nel corpo , ma ora lei lo stava allontanando , gli stava chiedendo cortesemente di farsi da parte , di sedersi per ascoltare ed accettare la conclusione di quella storia .
Una conclusione che Blaise , nella sua per quanto inutile e patetica speranza , aveva sperato di non dover ancora affrontare .

Invece lei era lì , lontana da lui , con quello sguardo sfuggente e l’espressione di chi sa già cosa fare dopo la rottura , chi sa già di riuscire a sollevarsi dopo la fine di quella storia .
E lui ?
Non pensava lui ?
- No – sibilò infatti Blaise con espressione strafottente , sbattendo le nocche contro la parete per richiamare l’attenzione di quelle iridi verdi che cominciavano già a farsi vacue .
Ermione indurì la piega della labbra con aria risentita , raccogliendo le gambe al petto per distanziarsi dal corpo fremente del ragazzo , alto e minaccioso , con quegli occhi blu che baluginavano di minacce e future rappresaglie .
Solo che la pittrice voleva davvero concludere quella storia , chiuderla con un lucchetto e sigillarla nella parte più remota del suo cuore , non solo perché era giusto , ma perché l’ossessione che nutrivano l’uno per l’altra avrebbe distrutto entrambi .
E se avesse dovuto usare la forza per mettere la parola fine , lo avrebbe fatto .
- Bene – riprese piccata , agguantando il cellulare che aveva deposto su un comodino per essere pronta a chiamare aiuto – fa come meglio credi , ma dobbiamo finirla una volta per tutte .  Non puoi andare avanti così , spiarmi , pedinarmi e addirittura intrometterti nella mia vita , non ne hai più il diritto .
Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male , ma Blaise incassò il colpo con un ringhio di protesta ,  indurendo lo sguardo e facendo schioccare la lingua contro il palato .
- Ciò che faccio è affar mio , tu sei affar mio ! – tuonò con voce grossa , richiamando l’attenzione dei clienti del locale che sobbalzarono a quel rumore , alzando gli occhi al soffitto quando udirono l’infrangersi di vetro sulle loro teste  .
E mentre Alexandre correva al piano di sopra con sguardo minaccioso , Ermione ritirava la mano in grembo , il respiro pesante e le dita irrigidite dallo sforzo .
Blaise osservò il portacenere di cristallo che la pittrice gli aveva scaraventato contro con sguardo allucinato , sfiorando il taglio alla guancia che aveva riportato nello scoppio di frammenti sul suo volto .
- Cosa …
- Sono affar tuo ? E da quando ? Io ti avevo chiesto solo una cosa , una  soltanto ! E tu cosa hai fatto ? Hai tradito la parola data ! Hai quasi ucciso Cèline per questo tuo stupido odio per le donne che hai riversato anche su di me – Ermione riprese fiato con gli occhi lucidi di lacrime prima di ricominciare ad urlare – ma sai che ti dico ? Io non sono tua madre ! Non lo sono ! Non puoi sempre addossarmi le sue colpe , non puoi sempre aspettare che io commetta un errore per paragonarmi a lei ! Non puoi perché io non sono lei !
Un colpo di tosse le portò via il respiro quando la gola cominciò a bruciarle per il troppo urlare , lasciando che il silenzio scivolasse tra di loro , un silenzio denso di rancore , vergogna e disprezzo .
Il bussare frenetico alla porta attirò lo sguardo di entrambi , ma mentre Ermione sentiva il sollievo assalirla nel capire chi vi fosse al di fuori dell’uscio , Blaise non potè far altro che stringere i pugni lungo il fianco prima di tornare a fissarla .
Perché era la prima volta che lei urlava a quel modo , era la prima volta che la pittrice lasciava trasparire tante emozioni , era la prima volta che coglieva il disprezzo nella voce di lei , e quella volta gli bastava , gli sarebbe bastata per una vita .
Il furore che lo aveva portato fino a quel punto scomparve , l’ardore che lo aveva spinto a seguirla si cristallizzò , la consapevolezza di essere nel giusto crollò e la ragione divenne chiara .
Lui odiava sua madre , l’aveva sempre odiata per non averlo mai amato , e aveva sfogato il suo odio su di lei , aveva esorcizzato il suo dolore testando le reazioni di Ermione , ma la cosa che più di ogni altro lo lasciava con l’amore in bocca era un'altra .
Lui aveva sperato che la donna commettesse qualche errore , lui aveva disperatamente cercato di farla sbagliare per soddisfare la sua visione del genere femminile , per nutrire il suo odio per le donne come sua madre .
Ermione però non era stata come sua madre , non lo aveva mai tradito , lo aveva amato fino alla fine , fino a quando il suo odio verso se stesso e verso la sua genitrice non aveva corroso il loro rapporto .
Fino a quando il suo odio non aveva ucciso l’amore che entrambi nutrivano per l’altro .
L’espressione straziata di Blaise bastò per far debordare le lacrime dagli occhi della donna , colpita dallo sguardo spento dell’uomo e dalla curva improvvisa  delle spalle .
Ora le appariva così piccolo , così fragile che i suoi piedi si mossero da soli , le sue mani raggiunsero il suo volto nel disperato tentativo di poter incanalare tutto il dolore che quel giovane uomo portava dentro di sé tra i palmi .
Il dolore di non essere mai stato amato .
Sotto le sue dita Ermione poteva percepire la freddezza di quelle membra , la fragilità di quei lineamenti che accarezzava con i pollici , il tremore di quelle labbra che accostò alle proprie .
Erano amare le sue labbra , salate per delle lacrime non sue , le lacrime che le bagnarono le ciglia tremanti quando gli sfiorò le guance .
Fu come baciare una statua , fredda e senza vita , un pezzo di marmo inanimato tra le sue braccia troppo piccole per poterlo affogare nel suo calore .
Un suo sussurro e il furore del vento le frustò il viso quando la finestra venne spalancata , in contemporanea con la porta che Alexandre buttò giù con una spallata prima di avventarsi sull’ombra appena uscita .
Eppure l’uomo si sarebbe aspettato di tutto , avrebbe accettato tutto ma non quello .
Perché Ermione era crollata in ginocchio , senza l’ombra di una ferita o di percosse , ma quando quegli occhi verdi si puntarono su di lui , il dolore che vi lesse all’interno lo sconvolse .
Puro strazio , un dolore così pulsante che gli parve di vederla sanguinare a morte .
La pittrice non guardò più la finestra , si coprì le orecchie quando percepì un urlo nelle strade , come il ruggito di una bestia ferita mentre quell’amore malato veniva cancellato dall’ultima parola che aveva riservato ad entrambi .
Un saluto che le era costato tutto il suo coraggio e il suo amor proprio .
*Adieu.










§












Ricominciare non era mai facile per nessuno , specialmente se vi erano fantasmi del passato che tornavano periodicamente a causare notti insonni e crolli nervosi , eppure Ermione stava facendo del suo meglio per andare avanti .
Da quella notte erano passate poco più di due settimane , e l’ormai prossima nascita della bambina aveva assorbito la pittrice per tutto il tempo , riuscendo a distrarla da quella tristezza che riversava anche sui suoi quadri , nel nero che usava sempre più spesso per ritrarre i paesaggi .
Eppure tutto quello non era stato sufficiente  , aveva persino aumentato la mole di lavoro per tenersi occupata , ma fatta eccezione per un altro collasso nulla le aveva impedito di pensare a Blaise .
Era stata lei a mettere la parola fine ,  ma ciò non significava che i suoi sentimenti si sarebbero eclissati così in fretta.
La ferita che la pittrice portava dentro era ancora fresca e troppo grande per poter cicatrizzarsi in così poco tempo , ma la speranza era l’ultima a morire .
E neanche il pensiero che Blaise stesse probabilmente soffrendo come lei riusciva a risollevarle il morale , tutto il contrario .
- Entri o no ?
La voce canzonatoria di Alphonse la fece sobbalzare per la sorpresa mentre il modello osservava l’amica con cipiglio preoccupato , cogliendo il tremore della mano poggiata sul pomello della porta della stanza di Cèline .
Ermione  era cambiata , era diventata più cupa , più assente , più distante , questo lo avevano notato tutti , eppure Alphonse era l’unico che  trattava la pittrice con modi bruschi e voce ruvida .
Non perché lui volesse farle del male , ma perché voleva che lei reagisse , che tornasse a sorridere , che riprendesse ad avvolgerlo con il calore di quegli occhi verdi che avevano perso lucentezza e splendore .
- Scusami – soffiò lei con voce dispiaciuta , aprendo uno spiraglio della porta prima di irrigidirsi nell’udire la voce ansiosa di Damien .
- Tu non capisci !  Non lo riconosco più ! Non torna mai a casa , salta da un letto ad un altro ed è sempre ubriaco . Sono riuscito a rintracciarlo solo ieri e mi ha lanciato contro una bottiglia di wisky . Non so più cosa fare !
Cèline indurì lo sguardo nel notare come il proprio compagno fosse piegato dall’angoscia e dalla preoccupazione per il fratello maggiore , ma ciò che preoccupava di più la donna era la sua migliore amica .
Sicuramente Ermione non avrebbe retto anche quello , non quel comportamento disinteressato e autodistruttivo che Blaise aveva adottato , e stava giusto per proibire a Damien di mettere al corrente la pittrice quando i suoi occhi zaffiro notarono il tremore della porta .
E tutto si sarebbe aspettata , ma non di incrociare lo sguardo furioso di Ermione che aveva appena sbattuto la porta con tutta la forza che aveva prima di percorrere i corridoi di corsa , inseguita da un preoccupato Alphonse e dalla voce disperata di Cèline .
Quando il modello riuscì ad agguantarla l’infermiera alla reception lanciò loro un lungo sguardo di rimprovero quando la donna si strattonò dalla presa , gettando all’aria il carrello di detersivi che una povera inserviente aveva lasciato incustodito all’entrata .
Alphonse indietreggiò con sguardo allucinato , notando come la donna avesse preso a mordersi l’unghia del pollice così forte da farlo sanguinare .
- Ma sei impazzita ! – sbottò lui prima di fermarle i polsi e sbatterla contro la parete , intravedendo sotto il ciuffo di capelli le iridi chiare della migliore amica  lucide di rabbia e di disprezzo .
Perché Ermione continuava a risentire nella sua mente solo una parte della confessione di Damien , la frase che le aveva annebbiato la vista e mandato il sangue al cervello .
Salta da un letto ad un altro .
Non che lei avesse sperato che Blaise si rinchiudesse nella sua villa per sfogare il suo dolore in solitudine , ma non era concepibile che lui avesse ripreso la vita di sempre mentre lei soffriva con dignità e in silenzio .
Nulla le proibiva di buttarsi nelle braccia di un altro uomo , ma era passato troppo poco tempo per fare un tale passo avanti  , mentre lui si sollazzava con donne diverse ogni notte , quasi volesse urlarle che  con  o senza di lei poteva ancora sopravvivere .
Che lei non era l’unica vergine che si portava a letto e che aveva macchiato per la prima volta .
- Va bene , ora ascoltami – Alphonse si passò una mano tra i capelli con sguardo minaccioso , puntandole un dito contro il naso – ora tu vai a casa , ti fai una doccia e andiamo a ballare stasera , con o senza il tuo consenso .
   Hai bisogno di svagarti ,  non fai altro che lavorare e preoccuparti per gli altri , ora lascia che sia io a prendermi cura di te .
La pittrice ascoltò lo sfogo dell’amico con sguardo turbato , afferrando la mano che il modello agitava con sguardo frustrato davanti al volto per stringersela al petto .
- Ma non hai Louis ? è da un po’ che non vi vedo insieme !
L’espressione disgustata di Alphonse bastò per far incupire lo sguardo della donna , per nulla sorpresa nello scoprire che i due si erano lasciati , e lei sapeva che era colpa sua e del modo in cui il modello correva al suo capezzale ogni giorno senza curarsi di altri .
Stava giusto per chiedergli scusa quando l’uomo le tappò la bocca con occhi severi per zittirla .
- Se quel barbone non accetta che tu vieni prima di lui e di tutti gli altri  allora non fa per me tesoro ! La mia priorità sarai    sempre e solo tu ! Di uomini ne posso trovare a  bizzeffe , tu invece sei l’unica per me , quindi non scusarti per colpe che non hai !
Era da tanto che Ermione non provava una simile commozione , ma l’affetto incondizionato di Alphonse le inondò gli occhi di lacrime , riaccendendo il suo sguardo di quella luce particolare che aveva da sempre fatto innamorare di lei chiunque la incrociasse anche solo per caso .
Alphonse soffocò una risata nel ritrovarsi con quella cosina stretta tra le braccia , respirando il profumo dei capelli di lei e pregando di riuscire finalmente a farle voltare pagina con una serata diversa dalle altre .
Perché era vero che la pittrice non aveva mai pensato a se stessa , aveva sempre messo gli altri prima di lei , anche con lui , lo aveva sempre capito , ascoltato , confortato anche per la minima sciocchezza .
Perciò il sentirla di nuovo così vicina , tanto nel corpo quanto nel cuore lo inorgoglì .
- Ti voglio bene .
Un infermiera squittì per la paura quando il modello le indirizzò un occhiata omicida con occhi umidi di lacrime , tirando su con il naso e adducendo quella sua palese emotività ad un allergia passeggera .    
- E comunque – iniziò lei nello scostarsi un po’ da quell’abbraccio – mi sento ugualmente in colpa , perciò ti presenterò il tuo futuro partner , e sono sicura che ti piacerà !
Non che Alphonse fosse entusiasta di conoscere un nuovo uomo , ma vedere la sua migliore amica di nuovo piena di vita gli bastava .
Sperava solo che il nuovo pretendente non fosse un palle mosce come il suo ex , anche se qualcosa nello sguardo divertito di Ermione gli diceva che avrebbe avuto più di un grattacapo quella sera , specialmente se il suo accompagnatore era un orgoglioso francese dagli occhi d’oro , dalla lingua affilata e dalla bestemmia facile .









§










Quella sera il Burlesque era sorprendentemente pieno , tanto affollato da non permettere a molti di respirare liberamente senza essere spintonati o colpiti da qualche gomitata .
La pista da ballo era gremita di gente , illuminata dalle luci psichedeliche che colpivano ad intermittenza le cubiste che  si dimenavano sui loro palchetti rialzati .
Gli odori che predominavano in quell’accozzaglia di corpi erano il forte profumo degli alcolici che Alexandre passava sul bancone come fossero caramelle , la lieve scia di fumo delle sigarette e un profumo particolare che teneva gli occhi di Blaise Duval incollati alla pista da ballo .
Era un profumo conosciuto , per nulla influenzato dagli odori della sala , una scia incontaminata che  accerchiava un gruppo di ragazzi accostati al bancone .
Il ragazzo  assottigliò gli occhi per mettere a fuoco l’uomo più alto della combriccola , lasciando che la cameriera seduta sulla sue gambe si strusciasse sul suo torace come meglio credeva .
Era frastornato dalla musica e dalle due bottiglie di rum che si era scolato in un ora , non capiva molto di quello che gli stava intorno , non riconosceva volti , non sentiva molti rumori , ma quel gruppetto lo attraeva in modo inspiegabile .
Passò in rassegna il volto sbarbato dell’uomo , percependo una strana familiarità con i lineamenti di lui e la sua stazza , una familiarità che crebbe nel riconoscere gli inconfondibili occhi d’oro di Etienne Baudelaire , il capo di Ermione .
La sorpresa di trovarlo lì fu soppiantata però dalla curiosità di sapere come mai si fosse tirato a lucido , rendendo la sua figura più attraente e meno minacciosa sebbene quello sguardo fosse costantemente accompagnato dalle sopracciglia aggrottate .
Etienne stava parlando o per meglio dire litigando con un altro ragazzo che Blaise conosceva , un biondo che difficilmente passava inosservato per la bellezza dei lineamenti e del fisico .
Ora Blaise era davvero sorpreso di vedere insieme Alphonse ed Etienne , di notare come le mani di entrambi , nonostante l’espressione rabbiosa dei due  , esprimessero una tensione sessuale che veniva soddisfatta da continui sfioramenti di spalle , fianchi e braccia .
Tuttavia , il perché si trovassero lì non era ciò che gli premeva  maggiormente sapere ,  perché solo una persona avrebbe potuto creare un simile incontro , la ragazza che Duval prese a cercare con il respiro ingolfato e il cuore che pian piano accelerava i battiti .
Enora si ritrovò a terra quando Blaise scattò in piedi con occhi spiritati , traballando sulle proprie gambe e allungando il collo per intravedere tra folla accalcata il vestiario trasandato di Ermione , la sua treccia ordinata e severa , lo sguardo occhialuto di lei .
Eppure non c’era traccia della pittrice , solo nell’intercettare il gesto rabbioso con cui Etienne e Alphonse terrorizzarono un ragazzo nella pista Blaise riuscì a riconoscere la chioma infuocata di Evelyne e la ragazza con cui stava ballando .
La donna dall’attillato vestito nero di pailette che si muoveva sinuosa , oscillando sui tacchi vertiginosi e muovendo la folta cascata di ricci bruni che le cingeva la vita .
Il rosso acceso delle labbra fu il primo particolare che Duval colse sul viso pallido di Ermione , irrigidendosi nel notare il trucco nero  che metteva in risalto il verde degli occhi a mandorla , intriganti e accesi dal luccicore dell’alcol che scorreva nelle vene della donna .
Era brilla , questo lo capì dal modo soffice con cui sorrideva , alzando le braccia e muovendosi a ritmo delle note della musica house del locale , il ritmo che i suoi fianchi seguivano come l’oscillare ipnotico di un pendolo .
Le luci la illuminavano ad intermittenza , si insinuavano nello scollo profondo sul petto , accarezzavano il biancore delle gambe affusolate scoperte dalla gonna corta  , penetravano nella chioma lucente che le copriva lo spacco profondo alla schiena .
E ballava , danzava con la leggiadria di una fata ,  la malizia di una sirena e ondeggiava i fianchi con la naturalezza di una ballerina del ventre .
Bella e seducente , tanto intrigante in quella bellezza che sbocciava nelle sue labbra rosse e brillava negli occhi di cristallo , la donna spensierata che Blaise non aveva mai visto .
Perché Ermione lo era in quel momento , spensierata , libera dal peso delle responsabilità che si era sempre accollata , trasportata dall’età che non aveva mai potuto dimostrare e che ora si godeva appieno con qualche bicchiere in più .
Si stava divertendo , era stranamente euforica e divertita dal modo in cui tutti la fissavano , lusingata dalle occhiate interessate di quasi tutto il locale .
Non c’era più nessun Blaise , nessuna bambina in arrivo , nessun bisogno  di denaro per sfamare la sua nuova famiglia , era solo una giovane donna che si divertiva a ballare e a stuzzicare la fauna maschile della sala .
Per la prima volta la pittrice riusciva davvero a vivere appieno la sua giovinezza , senza pensieri , senza limitazioni  , accettò anche di salire su un cubo quando una delle ballerine la invitò su , spinta anche da una sorridente Evelyne che raggiunse il proprio compagno con occhi ridenti , rasserenata dall’atteggiamento dell’amica .
Alexandre si lasciò scappare un sospiro di sollievo nel vedere la piccola Ermione dimenarsi sul cubo con un aria che mai le aveva visto ,così allegra e divertita che anche lui  prese a canticchiare per il sollievo .
Persino Alphonse smise di malmenare Etienne quando sentì la risata squillante dell’amica sopra la musica , permettendo a quel buzzurro dell’accompagnatore di cingergli il fianco con un braccio , osservando a sua volta la danza sinuosa della donna .
- Non ci speravo più !
L’esclamazione sollevata del modello catturò nuovamente  l’attenzione del francesce dagli occhi d’oro ,  preso dal controllare che nessuno attentasse alla virtù della petite papillon .
- è più forte di quel che sembra – si intromise allora Etienne , le dita fredde che si insinuavano sotto la camicia attillata del modello .
Alphonse si lasciò scappare un mugolio di piacere , socchiudendo gli occhi da gatto per quella carezza , facendo le fusa contro il petto muscoloso del capo della sua migliore amica che avrebbe davvero dovuto ringraziare .
Perché davvero il ragazzo si aspettava di conoscere un anonimo bell’imbusto ,  e non quella bellezza rude che gli aveva fatto correre un brivido di eccitazione nell’incrociare quegli occhi d’oro .
Etienne era un uomo orgoglioso , impulsivo e permaloso , ma l’affetto  che accendeva il suo sguardo ogni qualvolta osservava Ermione aveva portato il modello a concedergli una possibilità .
Il ragazzo stava già ricambiando la carezza con un bacio sul collo quando sentì il compagno irrigidirsi sotto le sue labbra , attirando il suo sguardo scocciato .
- Cosa c’è ora ? – si lamentò infatti , disturbato dalla piega confusa delle labbra dell’uomo che fissava davanti a sé con aria sempre più minacciosa .
- Cosa ci fa lui qui ?
Fu il tono caustico dell’uomo ad invitare il modello a seguirne lo sguardo , solo che quando lo fece , Alphonse si sentì sommergere dall’angoscia e dal furore nel riconoscere l’alta figura di Blaise Duval poco distante dal cubo sul quale ballava l’amica .
Alexandre ed Evelyne furono richiamati dal sibilo minaccioso del biondo , troppo impegnato a masticare maledizioni tra i denti per far caso a loro .
Eppure tutti si misero sull’attenti nel notare l’ombra minacciosa di Duval , gli occhi puntati sulla figura oscillante di Ermione .
Un orribile dèjà-vu li fece irrigidire sul posto , tanto che quando Blaise caricò il cubo sul quale la pittrice ballava  nel notare alcuni ragazzi ballarle attorno , Alphonse si lasciò scappare un grido sorpreso che fu più acuto della musica stessa .
Ermione fece appena in tempo a voltarsi verso l’amico che qualcosa di non ben definito le falciò le gambe , facendola crollare su  un corpo  duro che la trascinò fuori dal locale senza che la sua bocca potesse invocare aiuto .
La testa le girava , e quando qualcuno le infilò quello che al tatto le sembrava un casco ,  non potè far altro che ancorarsi alla schiena dello sconosciuto motociclista.
Il giaccone del suo rapitore era profumato , morbido e familiare , e anche se il suo cervello faticava a registrare odori e suoni , quando le sue narici entrarono in contatto con un familiare odore di fresco , la pittrice si ritrovò a dilatare le pupille per la sorpresa .
Quando le piccole mani di Ermione presero a tempestargli il petto di pugni Blaise capì che la ragazza lo aveva finalmente riconosciuto , ma lui ora non aveva più intenzione di starla a sentire , non più .
Perché lei era sua , lo sarebbe stata fino alla fine dei suoi giorni , e anche se il loro era un rapporto malato , anche se lui aveva commesso degli errori , non l’avrebbe lasciata andare .
L’avrebbe rinchiusa nella sua stanza anche a costo di venire arrestato per rapimento , avrebbe fatto le valigie e l’avrebbe portata con sé lì dove nessuno li avrebbe seguiti , dove nessuno si sarebbe messo in mezzo per strappargliela dalle braccia .
Un piano di fuga che il ragazzo si ritrovò a interrompere quando sentì il corpo della donna staccarsi dalla sua schiena , e il terrore che lei provasse a gettarsi in strada come era accaduto molto tempo prima lo spinse a frenare in prossimità di una campagna .
Nel percepire il rallentamento del veicolo la pittrice si districò dalla presa dell’uomo e zoppicò via , inciampando e finendo a terra poco prima di riuscire a correre via da lì .
Blaise le fu subito sopra senza darle neanche il tempo di rialzarsi e scappare , la prese in braccio senza minimamente curarsi dei tentativi peraltro inutili di farsi lasciare e le tappò la bocca con una mano per evitare che lei gridasse in cerca di aiuto .
- Ora devi ascoltarmi !
Quel tono perentorio la zittì quasi subito , lasciandola incapace di ribattere o anche solo di riprendere a muoversi.
 Nel  buio della notte gli occhi blu di Blaise erano ancora più scuri , sfumati in un nero cupo che la fece irrigidire per l’inquietudine .
Perché erano seri come mai li aveva visti , freddi e implacabili come poteva esserla una stilettata in pieno petto .
- Il nostro può essere anche un rapporto malato ma io ti amo , e nulla potrà cambiare questo .
Ho commesso degli errori , e forse ne compirò altri , ma tutto ciò che ti chiedo è di amarmi . Lascerò la villa , ripudierò anche il mio nome  se necessario , ma non voglio altro che te .
Se non posso avere te , allora non voglio avere niente .
Erano parole pesanti anche per la loro età , eppure la serietà di quello sguardo fece tentennare la pittrice per qualche secondo man mano che l’espressione di Blaise ,  da convinta  , mutava in un incertezza che doleva al cuore .
Avevano provato entrambi a ricominciare da capo , a dimenticare , ma non c’erano riusciti , perché quell’amore non poteva essere cancellato o dimenticato .
- Ho bisogno di tempo per pensare . Potrò darti una risposta dopo la nascita della bambina .
Blaise allora si limitò a sorridere debolmente prima di rimetterla a terra e abbracciarla con una delicatezza che con lei non aveva mai usato , una tenera stretta nella quale Ermione affondò con occhi lucidi e il cuore accelerato .
Forse avevano bisogno entrambi di tempo per pensare , per leccare le ferite e guardare avanti insieme .
In fondo , Cèline e Damien c’erano riusciti , perché per loro sarebbe dovuto essere diverso ?









§









   
Nessuno avrebbe pensato che un solo mese avrebbe potuto risanare tante cicatrici .
Nessuno avrebbe scommesso sulla buona riuscita di quel rapporto , eppure Ermione e Blaise erano riusciti ad appianare le proprie differenze per stare insieme , per amarsi .
C’era voluto tempo e fatica per fare in modo che la pittrice potesse tornare a fidarsi di Duval , e Blaise , a sua volta , aveva dovuto compiere molti sacrifici per riavvicinarsi a lei .
Aveva abbandonato la villa e aveva ricominciato a frequentare il conservatorio , convinto da suo fratello a riprendere a suonare il violino che aveva abbandonato e poi  bruciato dopo l’abbandono della madre .
Ermione , inoltre , aveva promesso che poco dopo la nascita della bimba sarebbe tornata all’accademia dal momento che nonna Makoto si era ristabilita e si era autonominata futura responsabile delle necessità di Cèline e della bambina .
Sembrava tutto perfetto , tutto sorprendentemente giusto , e l’ormai prossima nascita della piccola Gisèle rendeva tutti elettrizzati ed euforici .
Euforica come la risata che Cèline si lasciò sfuggire poco dopo essere uscita dal negozio di abbigliamento infantile che aveva appena svaligiato in compagnia della sua migliore amica .
- Che ne dici ? Erano meglio i vestitini con l’orlo di pizzo ?
Ermione sorrise benevola alla donna , offrendosi di portare le due buste che la neo-mamma faceva ruotare tra le mani pallide nel mentre che Cèline dava qualche piccola pacca affettuosa sul pancione di nove mesi .
- Sono perfetti quelli che tu hai scelto Lin , ora , per favore , torniamo all’ospedale , sono sicura che a Damien starà venendo un infarto per questo tuo ritardo .
L’espressione indifferente che la  donna aveva messo sù tradiva l’eccitazione che le illuminava lo sguardo al pensiero del suo compagno , ma erano davvero in ritardo , ed era ora di rientrare .
- Tu invece – iniziò Cèline con aria civettuola – non mi dici niente ? Hai deciso di accettare la corte di Blaise o sbaglio ? Persino io mi sento dispiaciuta per lui e per tutte le volte che lo ignori appositamente !
Non vi fu una vera e propria risposta da parte dell’artista perché Ermione si limitò a sorridere e ad accarezzare il ciondolo che Blaise le aveva regalato , gemello di quello che l’uomo nascondeva sotto i maglioni .
In verità aveva già accettato la corte di lui , ma nessuno ne era a conoscenza .
I loro erano incontri clandestini , serate romantiche e notti insonni passata tra baci e carezze .
Si comportavano come due ragazzini innamorati , e in fondo lo erano .
Il tempo guariva le ferite , e sebbene le loro non fossero del tutto cicatrizzate , entrambi avevano deciso di provarci ancora una volta .
Il suo ultimatum sarebbe scaduto presto , e lo avrebbe accettato completamente , con difetti e pregi , avrebbe amato l’ombra di dolore che gli scuriva lo sguardo , avrebbe amato quelle labbra che continuamente gli sussurravano dolci ‘ti amo .
- Aspetta !
La voce stizzita di Cèline la fece bloccare poco prima di scendere la lunga scalinata che portava al centro mentre la donna rovistava nelle buste con sguardo sempre più indispettito .
- Cosa c’è Lin ?
- Non c’è ! Il capellino non c’è più ! Devo averlo dimenticato sulla cassa ! Ed ora ? Un completo non può definirsi tale senza il cappellino ! Coma farò ? Non potrò farglielo indossare , non…
- Ehi ! – la riprese la pittrice con sguardo severo , toccandole una spalla per attirarne l’attenzione – facciamo così. Ora torno al negozio , prendo il cappello e torniamo all’ospedale . Non c’è bisogno di allarmarsi .
Aspettami qui , e non ti muovere !
Cèline tirò su con il naso , annuendo come una bambina prima di accarezzarle la mano e appoggiarsi al corrimano di metallo della scalinata .
Solo a quel punto Ermione tornò indietro di corsa , entrando nella piccola boutique per afferrare il cappellino rosa confetto e scusarsi per l’intrusione con il commesso .
Ci mise circa cinque minuti , ma quando tornò sui propri passi si ritrovò a sgranare gli occhi quando vide Cèline strattonare la borsetta dalla presa ferrea di un brutto ceffo .
Un trillo di allarme portò la pittrice ad accelerare il passo , non tanto per paura che lo scippatore potesse rubare la borsa all’amica , ma per il terrore che la sommerse nel vedere come la neo-mamma indietreggiasse sempre di più verso il limitare della scalinata .
Accadde tutto in una manciata di secondi .
Poco prima Cèline stava dando del filo da torcere al ladro , poco dopo  Ermione si aggrappava alle spalle dello scippatore per fargli mollare la presa e allontanarlo dalla donna .
L’uomo ringhiò nel sentirsi strattonare , gettando a terra la ragazza con uno spintone e facendo scattare la chiusura del coltello con il quale si avvicinò ad una tremante Cèline .
Ed avvenne l’irreparabile .
In un moto di disperazione la pittrice tornò in piedi con un salto , fiondandosi sul ladro e spingendolo all’indietro , verso la scalinata .
L’uomo abbandonò la presa sull’arma per la sorpresa , aggrappandosi alla casacca marrone della piccoletta che trascinò con sé nella caduta , sotto lo sguardo orripilato della donna e dei passanti .
I due rotolarono per tutta la scalinata , finendo uno sopra l’altro sullo spiazzo che portava al marciapiede bianco .
Una chiazza rossastra si aprì sotto i loro corpi , mentre Cèline lanciava un urlo disumano nel vedere tutto quel sangue sgorgare da sotto la testa della sua migliore amica ,  con le sirene dell’ambulanza che qualche spettatore aveva chiamato a inondarle i timpani e spezzarle il cuore .
E quel nome  tanto amato incastrato nella gola che sentiva bruciare per il troppo urlare .  









§










Il frantumarsi del bicchiere con il quale Blaise stava giocherellando attirò l’attenzione di Alexandre , occupato a risistemare il bancone prima di raggiungere l’ospedale dove avevano appuntamento per l’ultimo controllo della piccola Gisèle .
- Tutto bene ?
Il maggiore dei Duval tornò in sé con un sussulto , annuendo e osservando ciò che rimaneva del suo Martini con occhi straniti  .
Era stato un attimo , un brivido freddo gli aveva attraversato la colonna vertebrale e lo aveva portato ad allentare la presa sul bicchiere , troppo preso da quell’orribile sensazione di gelo che gli aveva intorpidito anche la punta delle dita .
Si massaggiò le braccia e il collo in cerca di calore , sfiorando la collana nascosta dai vestiti che strinse attraverso la camicia , abbandonando la presa subito dopo l’urlo furioso di Evelyne .
- Fuori di qui se non vuoi che ti prenda a calci ,  brutta puttana !
Persino Alexandre sobbalzò nel vedere la sua tenera e dolce compagna rincorrere con un diavolo per capello Enora , tirandole dietro un portacenere prima che la poveretta potesse raggiungere la porta .
Con il fiatone e gli occhi dilatati per la rabbia la rossa rispose con un ringhio al richiamo del suo ragazzo , stringendo gli occhi quel tanto che bastava per fulminare la cameriera e lanciarle una maledizione che fece accapponare la pelle anche a Blaise .
- Ehi ! Si può sapere cosa succede ?
Alexandre ricevette come risposta un grugnito infastidito prima che la piccola diciottenne tornasse nel retro del locale , emettendo un chiasso infernale , come un trafficare di oggetti e vetri .
- Guarda che nascondeva quella puttana nel suo armadietto ! – strillò con voce isterica quando tornò da loro , trascinandosi  dietro un oggetto rettangolare coperto da un lenzuolo bianco .
- Che cos’è ? – si volle informare il proprietario del Burlesque , ancora intimidito dal comportamento della sua tenera compagna mentre quella posava con delicatezza l’oggetto sul bancone del bar .
- è un quadro di Ermione . Mi aveva confessato di averlo dimenticato da qualche parte e che era un regalo .
   Quella stronza di Enora lo aveva nascosto nel suo armadietto senza dire nulla , mentre la mia povera Ermione si dannava        l’anima per cercarlo .
Con una smorfia dispiaciuta Evelyne scostò dolcemente il telo , sgranando gli occhi in concomitanza con Alexandre e un sorpreso Blaise che si allungò verso la donna con sguardo incredulo .
- Wow !
L’esclamazione del barman fu seguita dal sorriso dolce della donna e la mano tremante che il maggiore dei Duval allungò nell’accarezzare il sorriso materno della donna ritratta .
La donna tanto simile a sua madre ma decisamente differente .
Perché , nonostante i tratti somatici fossero identici , quel sorriso gentile  e la luce morbida dello sguardo erano pura invenzione , una fantasia che Blaise aveva avuto fin da bambino , nella speranza che lei lo guardasse in quel modo .
Sotto lo sguardo raggelato del violinista Evelyne ruotò il ritratto , sussurrando le poche righe scritte dietro la tela per poi allungare il quadro verso Blaise .
- è per te .
Le mani dell’uomo tremarono leggermente nello sfiorare gli angoli ruvidi della tela , osservando quell’insolito regalo con la gola asciutta e  la lingua incollata al palato .
Il suo sogno .
Ermione gli aveva regalato il sogno di una vita , il sogno che lo aveva tenuto sveglio nelle notti della sua triste infanzia e solitaria adolescenza .
Il sogno di essere amato da un sorriso di sua madre , da un suo sguardo , da una dolcezza che non aveva mai ricevuto .
L’emozione rischiò di cancellare quel minimo di autocontrollo che stava esercitando su di sé nel mentre che Alexandre correva al telefono che aveva preso a squillare con fare quasi isterico .
- Pronto ?
Evelyne si accostò all’uomo dagli occhi blu con un sorriso dolce , posandogli una mano sulla spalla con sguardo materno .
- Non credo che tu possa più mettere in discussione il suo amore per te ora .
Blaise si lasciò sfuggire un sorriso a mezze labbra quando l’urlo sconvolto del barman attirò la sua attenzione e quella della rossa .
- Quale ospedale ? Va bene , arriviamo subito .
L’uomo chiuse la telefonata bianco come un cencio , la mano che reggeva la cornetta che tremava in modo vistoso sotto lo sguardo preoccupato della donna .
- Cosa…
- Un uomo ha tentato di rapinare Cèline , ma Ermione si è messa in mezzo ed è caduta da una scalinata . Ora sono all’ospedale .
Lo stridere della sedia accompagnò la corsa disperata di Blaise verso la propria moto parcheggiata nel retro del locale mentre il quadro che aveva poco prima lanciato collideva con la caffettiera che Alexandre aveva riempito e che si rovesciò su tutto il ritratto .
Solo che Blaise Duval poteva accettare che sua madre non lo avesse mai amato , poteva accettare tutto ma non la morte di Ermione .
Aveva retto all’abbandono di sua madre , aveva sopportato il rancore di suo padre , ma non avrebbe mai superato la perdita di lei , non avrebbe retto quella volta .
E pregò , supplicò qualunque divinità esistente di salvarla , pregò sua madre di aiutarlo , almeno per una volta , almeno per quel giorno .
Poi l’avrebbe perdonata e avrebbe accettato la sua scomparsa .
Avrebbe accettato tutto pur di avere Ermione al suo fianco .
Tutto affinché  lei non lo lasciasse  , senza aver avuto neanche  la possibilità di sentire un ‘ti amo uscire da quelle labbra che pregava di non sentire gelide contro le proprie .











§









Gli ospedali non erano certamente luoghi in cui sorridere o lasciarsi sollevare dall’euforia , la maggior parte dei pazienti e dei loro familiari  , il più delle volte ,  si sentivano sommergere dalla tristezza per le condizioni in cui vertevano le persone a loro care .
Eppure , benché il personale dell’ospedale fosse ormai avvezzo al pianto di madri per la malattia dei propri figli e al dolore delle persone lì ospitate , la visione di una simile disperazione li lasciò comunque basiti .
La prima a correre alla chiamata di Cèline era stata nonna Makoto , distesa da alcuni inservienti sulle scomode poltroncine della sala di attesa quando la povera anziana aveva capito che c’era sua nipote chiusa nella sala operatoria .
Il secondo giunto al capezzale di Ermione fu Alphonse , accompagnato da Etienne che fece appena in tempo a reggere il biondo prima che questo crollasse in ginocchio dopo le poche parole smozzicate dalla neomamma piangente .
Damien corse ad abbracciare la propria amata con sguardo lucido e un lieve tremore nelle mani , rivolto con il pensiero a colui il quale arrivò nell’ospedale con lo stridere di ruote sull’asfalto bruciato .
Alexandre ed Evelyne arrivarono poco dopo , ultimi di una corsa contro il tempo che nessuno di loro era riuscito a vincere .
Blaise non proferì parola , si lasciò cadere davanti a Cèline con il capo basso e gli occhi nascosti dai riccioli neri , le braccia abbandonate lungo i fianchi in una posa stanca e rassegnata .
La donna si asciugò le lacrime con la manica dell’abito a fiori che Ermione le aveva consigliato di indossare quella mattina , districando tra le dita appiccicose e insanguinate il ciondolo che la migliore amica aveva perduto durante la caduta .
E fu un attimo .
Il tempo di uno sguardo e gli occhi blu dell’uomo si riempirono di lacrime mentre le sue dita si chiudevano su quel piccolo oggetto macchiato di rosso che strinse contro il petto .
Un pianto silenzioso il suo , ma Blaise sembrava gridare nel suo mutismo , sembrava voler buttare giù quella porta con quelle iridi chiare che non vedevano altro che ombre indistinte nel velo delle lacrime .
Quando la porta della sala si aprì l’uomo non alzò il volto , continuò a rimanere a capo chino anche quando il medico si scostò la mascherina per guardare la donna incinta che si disperava davanti ai suoi occhi .
- Lei deve essere la…- e fissò con sguardo significativo il ventre rigonfio con sguardo dispiaciuto .
Cèline non lo degnò di uno sguardo , continuò a tenersi aggrappata a Damien anche quando il dottore li avvisò dell’impossibilità della sua equipe di salvare il paziente ,  mentre alle loro spalle si avvicinava il cigolio di una sedie a rotelle .
Nessuno osò emettere fiato , solo il rumoroso mangiucchiare di un paziente  smuoveva il silenzio pesante appena  calato dopo la notizia di quella tragica perdita .
- Che è successo ?
Alphonse si limitò a storcere la bocca quando una voce femminile , rauca e bassa  , chiese spiegazioni per quell’insolito gruppo di persone piegate dal dolore .
La ragazza sulla sedia a rotelle si ficcò allora  un'altra manciata di caramelle gommose in bocca , sistemando la benda che le copriva l’occhio sinistro e che le impediva di guardare in viso il suo interlocutore .
Nell’attesa di ricevere una risposta , la donna notò troppo tardi l’occhiata di rimprovero che il medico le inviò , indurendo la linea delle labbra e risistemandosi gli occhi sul naso aquilino .
- Signorina ! Non le avevo forse detto di rimanere nella sua camera ?
La paziente si mosse nervosamente sulla sedia , osservando il gesso alla gamba con sguardo crucciato prima di schiarirsi la voce e scusarsi con voce mortificata .
Una voce che , nonostante la tonalità bassa e graffiata fece irrigidire Blaise ,  tanto che le ossa della mascella gli scricchiolarono per quanto indurì la mandibola .
Fu a quel punto che la donna riuscì ad affinare lo sguardo , riconoscendo quella schiena ricurva alla quale tante notti si era aggrappata in preda al piacere .
- Blaise ?
L’incredulità si cristallizzò sul viso dei presenti quando la sua voce sussurrò il nome dell’uomo , gli occhi blu attirati dalla piccola figura sulla sedia a rotelle che lo fissava con la bocca appena dischiusa e ricolma di caramelle gommose .
Ed eccola lì Ermione Ogawa, con il capo e l’occhio sinistro bendato , una gamba ingessata e qualche graffio sulle braccia e sulla guancia , ferita ma viva .
- TU ! – tuonò Blaise ancor prima che qualcuno di loro potesse emettere fiato , terrorizzando a morte la povera pittrice che sobbalzò sulla sedia per lo spavento .
 Accanto al maggiore dei Duval , Cèline lanciò un occhiata incredula al medico , balbettando qualche parola sconnessa che l’uomo capì a stento .
- Morta ? O no , la signorina Ogawa sta benissimo , ma credevo che lei parlasse di Monsieur Blanc    che è arrivato con la signorina poco fa . Lei non è forse sua moglie ?
La donna si concesse allora di mandare a quel paese il dottore , ringhiandogli contro tutte le maledizioni possibili prima di lasciarsi andare ad un pianto liberatorio e più tranquillo che la lasciò spossata ma felice .
Intanto però , Ermione , che di quella faccenda continuava a capirci poco riuscì a capire il malinteso che si era creato con l’uomo che l’aveva trascinata sulle scale , solo che lo sguardo minaccioso dei presenti non era rincuorante , men che meno quello di Blaise che aveva cominciato a emettere anelli di fumo dalle narici .
 - Ecco , è meglio che vada ora che è tutto risolto . Credo che …- ma la pittrice non ebbe il tempo di finire che le sue mani furono più veloci della sua lingua , spingendo la carrozzella lontano dal violinista che prese a rincorrerla per tutto l’ospedale .
Con uno slalom considerevole la ragazza svoltò l’angolo , aumentando l’andatura ma sentendo il fiato dell’uomo sul collo , una sensazione che le costò qualche centimetro di distanza che Blaise divorò con poche falcate .
Lo sfracellarsi della sedia contro la parete fece sobbalzare qualche infermiera , ma ciò che più attirò l’attenzione dei presenti nel piano fu l’alta figura maschile che stritolava una piccola figuretta vestita di un sottile telo verde mela che a stento le copriva il posteriore .
Quelle braccia sembravano volerla fare a pezzi , ed Ermione glielo fece notare con un gemito soffocato dal momento che Blaise aveva il viso affondato nei suoi ricci e la teneva premuta sul suo petto con una mano fredda .
Eppure l’uomo non allentò la presa , anzi , aumentò la pressione delle sue mani sul corpo minuto di lei , respirando il suo profumo per tranquillizzare il suo respiro accelerato e i battiti furiosi del suo cuore .
Rimasero abbracciati per ore , con la pittrice che si rilassava pian piano nella sua presa , cingendogli il collo e sfogando la sua paura con un pianto silenzioso e con il violinista che continuava a ripetersi che lei era viva , lì , tra le sue braccia , e che sarebbe andato tutto bene per una volta .
- Blaise  ?
Il tono solenne con cui Ermione richiamò la sua attenzione fece capire all’uomo che forse la pittrice  avrebbe finalmente espresso liberamente i suoi sentimenti , o almeno , lo avrebbe rassicurato con qualche parola dolce .
E sebbene la donna non avesse avuto alcuna intenzione di rovinare quel momento tanto toccante , quando la natura prese a chiamarla a gran voce , l’unica cosa che potè fare fu accucciarsi sul petto del suo compagno con le gambe strette l’una all’altra e le mani ancorate sul suo torace .
- Cosa c’è ?
Una lacrima sfuggì dagli occhi di lei quando il bisogno divenne insopportabile , portandola anche ad aumentare la presa sul corpo dell’uomo .
- Devo fare la pipì – pigolò imbarazzata , percependo a stento la bestemmia che Blaise aveva cominciato a masticare tra i denti mentre marciava con passo deciso verso i bagni dell’ospedale .
Frustrato dalla  confessione più orribile  che avesse mai ricevuto in tutti i suoi sudati anni .










§









Due settimane dopo …



I matrimoni , generalmente ,   erano difficili da dimenticare , quello lo sarebbe stato in particolar modo dal momento che nessuno avrebbe potuto affittare l’intera Torre Eiffel per il ricevimento  .
E non era stato il maggiore dei Duval a convolare a nozze come molti si aspettavano , ma il più giovane , così terrorizzato dalla possibilità che la sua futura potesse darsela a gambe da affittare dei soldati scelti per evitare che la bellissima Cèline Roux potesse utilizzare un lenzuolo annodato per fuggire via con la sua dolce Gisèle .
Ma la bambina si trovava tra le braccia amorevoli di Ermione , affiancata da un affascinante Blaise che teneva lontano dalla propria fidanzata gli sguardi ammirati degli invitati .
Dopo quel terribile incidente entrambi si erano decisi ad esprimere i propri sentimenti senza giochi di parole , accettando i pregi e i difetti del proprio compagno con animo leggero e cuore innamorato .
La pittrice aveva perso la vista all’occhio sinistro dopo la caduta , un sacrificio minimo se paragonato alla possibilità di perdere la vita , per questo il violinista ringraziava ogni giorno per quel miracolo .
La cerimonia fu un vero capolavoro , e Cèline non si dileguò come molti credevano , si divertì solo a ritardare il suo arrivo per far penare un po’ il suo povero sposo che ebbe bisogno di un sonoro schiaffo del padre per riprendere conoscenza dopo essere svenuto per lo spavento .
Gisèle era nata forte e bella come la mamma , ma con gli occhi blu dei Duval e i ciuffi chiari dei Roux , un connubio che aveva fatto innamorare il papà e aveva inorgoglito la mamma .
La stessa Gisèle che Ermione coccolava dolcemente , declinando l’invito di Alpshonse a cedergli la bambina per afferrare il bouque che Cèline stava per lanciare .
- Invece di pensare a me dovresti controllare Etienne . Io ho già deciso di sposarmi l’anno prossimo in Giappone , nella casa di mio padre . Perciò ti conviene gettare un occhio alla pretendenti per la mano del tuo uomo .
Il modello snobbò l’ultima frase della sua  migliore amica con una smorfia altezzosa prima di assottigliare gli occhi azzurri nel captare un movimento sospetto alle sue spalle .
Il conto alla rovescia per il lancio era appena iniziato e tutte le donne single erano pronte a placcare l’avversaria pur di afferrare il bouque  , mentre Etienne si trovava a passare di lì per puro caso .
Il mazzo di fiori saltò la prima fila , sfuggendo agli artigli di alcune trentenni prima di finire dritto dritto tra le braccia incrociate del francese dagli occhi d’oro , sorpreso di trovarsi improvvisamente con gli occhi di tutta la fauna femminile puntati sulla propria imponente figura .
L’uomo deglutì a vuoto , raggiungendo una tonalità di viola che richiamò immediatamente l’attenzione di Alphonse , già pronto a mietere vittime con la forbice da cucito che portava sempre in tasca e con la quale tagliuzzò qualche ciocca pur di raggiungere il suo compagno .
Un ondata di gemiti femminili fecero voltare la sposa e lo sposo , attirando l’attenzione di tutta la sala nel mentre che il biondo modello brandiva un pennarello indelebile puntando minaccioso le fronti spaziose delle sue rivali , anche se Etienne sembrava decisamente disgustato dalla possibilità di farsi avvicinare da quelle pazze disperate .
Una risata divertita scosse Ermione quando il suo migliore amico si caricò sulla spalla il suo uomo , con un certo sforzo vista la differenza di stazza , caracollando per il giardino con la leggiadria di un ballerino della scala che mandò in bestia la maggior parte delle invitate .
Gisèle allora gorgogliò divertita , contagiata dalla pittrice e dall’espressione scanzonata dello zio , osservando la sua famiglia allargata con occhi innocenti e curiosi , gli occhi di chi sapeva di essere stata amata ancor prima di venire al mondo .












“Fin”
                                       
                              


                                *Adieu- "Addio
"
                                *Baleine èchouèe- " Balena arenata "
*Aubergines vieux - "Vecchio melanzana "



Ed eccoci qui , l'ultimo capitolo che sono riuscita a concludere   , finalmente .
Confesso che ho una mezza idea su una continuazione ma non si sa , per il momento è finita .
Ringrazio tutti per la pazienza  e l'attesa , ma in particolar modo ringrazio  laura88 che mi ha seguito fin dall'inizio e alla quale dedico quest'ultimo capitolo .
Grazie davvero per i commenti bellissimi e lunghiiiiiiii che ho amato leggere :)


Alla prossima storia , un bacio , Gold eyes

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