Le portrait de l'amour di Hagne (/viewuser.php?uid=33495)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Raise your glass ***
Capitolo 2: *** Crystal ball ***
Capitolo 3: *** Fuckin' Perfect ***
Capitolo 4: *** Whataya want from me ***
Capitolo 5: *** U + Ur Hand ***
Capitolo 6: *** Who knew ***
Capitolo 1 *** Raise your glass ***
So raise your glass
if you're wrong ,
in all the right ways
Quindi alzate i
bicchieri
se siete sbagliati ,
in tutti i modi possibili
( Pink - Raise your glass )
Nessun uomo è
abbastanza ricco da poter riscattare il proprio passato
( Oscar Wilde )
Pioveva .
Ed era una di quelle
piogge fitte e fastidiose che ticchettavano con fare quasi stizzito
sulle casupole tutte ammassate , mentre sui marciapiedi ,
scontrandosi tra loro come tante piccole trottole impazzite , i
parigini di quel piovoso autunno trovavano riparo sotto le tettoie dei
negozi .
Solo una figura ,
piccola e nascosta sotto un vistoso ombrello verde mela ,
trotterellava tranquilla per le vie del centro , attirando su di
sé lo sguardo scandalizzato dei passanti .
Gli occhialini da
lettura a mezzaluna nascondevano le limpide iridi verdi , tanto chiare
da parere quasi trasparenti , mentre la bella bocca rosa si dilettava a
mormorare qualche canzoncina sdolcinata .
Il pesante giaccone
arancio , di due o tre taglie più grandi , nascondeva a
malapena il bizzarro vestito giallo canarino dal taglio inconsueto ,
lungo poco sotto le ginocchia , mentre le ballerine rosso fuoco
affondavano nelle pozzanghere quasi con divertimento .
Poi un rombo di tuono
, improvviso e inatteso , fece balzare più
là qualche persona , ma la ragazza continuava
imperterrita a camminare , non curandosi né del rossore che
le aveva colorato le guance per il pizzicore del gelo ,
né , tanto meno , di come avanzare in quella tormenta
sembrasse oramai impossibile per chiunque .
Qualcuno , forse
rabbonito dai lineamenti delicati della giovane
provò a tirarla sotto un riparo , ma scostandosi con garbo e
un sorriso cortese , la ragazza continuò a passeggiare come
se nulla fosse , rimanendo , alla fine , l’unica ad
affrontare quel diluvio .
Da sotto le tettoie ,
intanto , la gente continuava a lanciarle occhiate spaesate o , almeno
, profondamente rassegnate .
Era raro , infatti ,
che qualcuno non la riconoscesse.
Non che fosse una
fuori legge , o chissà quale delinquente , ma Ermione aveva
imparato a farsi conoscere per la sua bizzarria e per la sua buffa
innocenza .
Buffa
perché , per quanto fosse difficile crederlo , quella
ragazzetta dagli occhi di strega era talmente ingenua e dolce da far
credere , alle volte , di essere un po’ lenta .
Di rado , difatti , la
ragazza perdeva le staffe .
Sempre con quel
sorriso stralunato , gli occhi persi nel vuoto , e quell’aria
trasognata , pareva cadere dalle nuvole quando ci si fermava a
salutarla .
Non che non fosse
educata , anzi , era anche fin troppo quieta per una ragazza
dei suoi tempi , ed era forse per questo che la gente si chiedeva come
mai , una giovane tanto carina e gentile , ospitasse in casa
propria quella sfascia famiglie di Cèline Roux .
Lei si che era una
donna dalla quale stare lontani , o almeno , così dicevano .
Erano noti i
facili costumi di quell’arrampicatrice sociale , scorbutica e
volgare come una scaricatrice di porto , delicata come poteva esserla
una tigre del bengala , e corrosiva come un secchio di acido muriatico
gettato in faccia .
Una donna con un
carattere forte , indipendente , che non voleva saperne di
nulla e nessuno .
Senza un soldo ,
Cèline , abbandonata dai genitori in tenera età ,
cresciuta in orfanotrofio , aveva imparato a procurarsi il pane con
l’unico dono che madre natura le aveva offerto .
La sua bellezza .
Era quella ,
in verità , l’unica certezza che si aveva su di
lei .
Perché
Cèline era e sarebbe sempre stata una donna bellissima .
Una di quelle bellezze
sublimi , dalla perfezione plastica delle statue greche con i suoi bei
boccoli biondi , le forme procaci e due labbra che avrebbero fatto
scalpitare anche il prete più puritano .
La Roux aveva fatto e
faceva girare tutt’ora la testa a molti , donne e
uomini che fossero non aveva importanza , nessuno riusciva a rimanere
impassibile sotto quei due zaffiri baluginanti che la donna ti
puntava addosso come spilli .
Ed era per
questa sua fama da meretrice e poco di buono che anche i suoi
più accaniti corteggiatori preferivano dileguarsi dopo la
notte passata con la donna , lasciando sul comodino quelle banconote
che sarebbero bastate a far campare per qualche altro mese la giovane .
Poi tutto era cambiato
.
D’improvviso
, senza che lei ne fosse pienamente consapevole .
Quando
l’aveva
incontrata .
Un giorno qualunque ,
di una comune settimana di un mese qualsiasi , Cèline si era
scontrata con una piccoletta intenta a leggere per strada .
E quando i suoi
polmoni erano stati lì lì per gonfiarsi ed
espellere veleno , due occhi verdi , dolci e gentili come una
carezza materna , l’avevano fatta sgonfiare come un
palloncino , le guance rosse per l’imbarazzo e una mano corsa
ad aiutare la piccola ragazzina .
Quella piccola cosina
tutta saltellante si era presentata senza che lei
l’avesse chiesto , battendo una mano sulla giacca impolverata
e tirandola per una mano verso una graziosa villetta fuori dal centro .
La casa materna di
Ermione che , dopo quella sera , Cèline si era
riscoperta impossibilitata a lasciare.
Ed erano passati anni
da quel loro incontro , cinque o sei ad essere precisi .
E mentre Ermione ,
appena ventenne , era di ritorno dall’accademia delle arti
presso la quale studiava , in quella piccola villetta , con le luci
soffuse e un aroma di vaniglia a profumare l’aria ,
Cèline gettava a terra l’ultimo test di gravidanza
con un ringhio feroce .
Fu proprio in quel
momento che Ermione entrò in bagno , una borsa della spesa
retta dalla mano destra , mentre quella libera era corsa a stringere
l’avambraccio dell’amica .
- Lin –
chiamò in un soffio la studentessa , la mano piccola e
pallida agguantata da quella abbronzata della bella francese .
La donna infatti ,
abbandonato l’ennesimo flacone a terra , si concesse un lungo
respiro prima di aprire gli occhi gonfi di lacrime e incrociare le
iridi verdi della sua coinquilina .
E quando lo fece ,
tutta la disperazione che fino a quel momento aveva tormentato la donna
evaporò come neve al sole , mentre le gettava le braccia
attorno al collo e singhiozzava poche sillabe incomprensibili .
Poco a poco ,
trascinando l’amica sul grazioso divano verde della cucina ,
Ermione la cinse dolcemente le spalle , una mano corsa ad accarezzarle
i capelli e le piccole labbra che le scoccavano per tutta la chioma
baci delicati .
Con un risolino
rincuorato Cèline si lasciò stendere e coprire ,
mentre la piccoletta trafficava con i fornelli preparando in meno di
dieci minuti due belle tazze di thè fumante.
- Allora ? Che
è successo ? – si volle informare delicata la
giovane , la lunga treccia castano scuro che giaceva mollemente sulle
gambe tirate al petto .
Dalla parte opposta
dalla cucina , con il profumo e il calore della tazza tra le mani ,
Cèline prese coraggio , umettandosi le labbra e distogliendo
lo sguardo da quello perso dell’amica .
Si lasciò
scappare un sorriso quando , vagando per la stanza con gli occhi ,
scoprì la lunga fila di manga e anime che Ermione
collezionava e conservava come una sacra reliquia , una passione
ereditata dalle sue origini giapponesi .
- Lin ? –
tornò alla carica la ragazza , il naso affondato nella tazza
e gli occhiali appannatisi appena per il calore della bevanda .
- Giuri che non ti
arrabbierai ? – pigolò terrorizzata la donna , un
braccio corso a cingere le gambe e la testa gettata
all’indietro , quasi avesse paura di incontrare rimprovero
nel viso dell’amica .
Un borbottio insensato
giunse dall’altro lato , e quando Cèline si
azzardò a gettare un occhiata nella direzione opposta , il
cuore le si sciolse nel petto nel vedere la coinquilina aggrottare le
sopracciglia in modo buffo , continuando a fare ribollire il
thè tra le sue labbra appena dischiuse .
Era dolce ,
così tenera e rilassata che le parole fluirono dalla bocca
della donna in modo quasi naturale . Le confessò di essere
incinta , di averlo scoperto quella mattina e continuò a
sciorinare una lunga lista di scuse che Ermione ascoltò in
silenzio , il solito sguardo perso nel vuoto .
Poi tutto tacque .
Solo il battito
frenetico del cuore di Cèline smuoveva quel manto di
staticità che era crollato nella stanza , su quella piccola
figura seduta dalla sedia che finalmente si mosse .
E quando lo fece , con
un delizioso saltello che la portò a spargere un
po’ di thè sul pavimento , l’aria
tornò ad essere respirabile , la luce divenne meno soffusa e
i rumori tornarono a saturare la cucina .
Poteva dirsi fortunata
, Cèline , ad avere un amica così comprensiva .
Tuttavia , quando la
studentessa le chiese il nome del padre , la donna si
ritrovò a mordersi le labbra improvvisamente livide , mentre
gli occhi tornavano a rifuggire lo sguardo dell’amica .
- Di chi è
Cèline ?
Nel mentre
che la donna bisbigliava il nome del futuro padre , Ermione era
già corsa all’appendi abiti , aveva indossato il
suo cappotto arancione e si era avviata al suo scassato maggiolone
verde pistacchio.
Cèline si
affacciò dalla finestra con orrore, scostando le tendine di
pizzo con una certa ansia negli occhi e gettando una lunga
occhiata al fascio di luci che proveniva dall’irrequieta
discoteca del centro dove , molto probabilmente , la sua amica era
diretta .
§
C’era musica
al Burlesque , una di quelle melodie al cui ritmo file di ragazze
vestite di succinti corpetti diamantati ballavano e cantavano a
squarciagola canzoni che ipnotizzavano gli spettatori seduti ai loro
tavolini .
In fondo alla sala ,
nell’aria riservata agli ospiti di riguardo , una delle
ballerine si era appena ritirata a corto d’aria dal giovane
al quale era languidamente avvinghiata , solo che quando le labbra
rosse e carnose del ragazzo tornarono ad assumere la consueta piega
annoiata , la poveretta capì che per quella sera
l’attenzione racimolata era oramai finita.
Due secondi di
considerazione .
Due secondi che ogni
donna avrebbe preferito alla formula dell’eterna giovinezza .
Perché
avere l’attenzione di Blaise Duval era un privilegio di poche
.
Figlio di un magnate
petrolifero , il giovane Blaise Duval poteva
considerarsi all’età di ventitré
anni una divinità tra mortali .
Ricco , con un
quoziente intellettivo al di sopra della media e , ovviamente ,
bellissimo .
Si mosse con eleganza
naturale , facendo guizzare i muscoli delle braccia quando le
incrociò sul petto , i profondi occhi blu fissi al centro
della pista mentre qualche ricciolo nero andava ad
accarezzargli le lunghe ciglia scure .
Era bello ,
così bello da togliere il fiato e strapparti il cuore dal
petto con un solo respiro .
Una bellezza cherubica
che però nascondeva un animo arido , cinico e meschino
, se non fosse stato per quell’angolo di calore ,
per quel minuscolo pezzo di cuore palpitante che si muoveva per
l’unico familiare al quale poteva dire di provare affetto .
Suo fratello Damien ,
identico a lui se non per gli occhi scuri del padre e un aria
più estroversa e meno minacciosa .
Poco più
piccolo di lui di due anni , Damien , dopo la morte di loro madre
Josephine , era l’unico essere umano per il quale il
primogenito dei Duval provasse un minimo di calore .
Un poco idiota ,
follemente innamorato di una donna che non avrebbe mai potuto
avere , e troppo vulnerabile alla crudeltà
dell’uomo .
Era per quello che
Blaise si era convinto ad accompagnarlo quella sera .
Non perché
avesse voglia di una sana scopata .
Né
perché volesse prendere un po’ d’aria .
Solo per fare contento
quel bambino di suo fratello che sarebbe scoppiato a piangere al suo
minimo rifiuto .
Anche ora , mentre lui
era costretto a sorbirsi i mugugni intristiti di quella ballerina ,
poteva seguire gli inutili tentativi da parte di quel moccioso di
scordare il suo amore impossibile .
Con tante donne , suo
fratello si era innamorato dell’unica che avrebbe
preferito impiccarsi che dargli la benché minima scintilla
di amore .
Cèline Roux
, in fondo , non era conosciuta per il suo buon cuore , e neanche
per l’ intessere in chissà quale
relazione duratura .
Prima Damien lo
avrebbe capito , prima avrebbe smesso di soffrire come un cane .
Era ubriaco , poteva
dirlo dal modo in cui muoveva in maniera scomposta le mani , ma
sembrava divertirsi a ballare con una piccoletta nascosta
nell’ombra , anche se , a ben guardare , quella
ragazza non sembrava affatto ballare .
Sporgendosi poco sopra
il tavolinetto di cristallo , Blaise registrò di striscio il
trillo emozionato che la ragazza al suo fianco aveva emesso nel vedere
i muscoli delle sue spalle tendersi , solo che ora
come ora , il ragazzo non aveva la benché minima voglia di
raggelarla con un occhiata .
Era strana e
sconosciuta quella sagoma , piccola e affusolata , ma dalle forme
femminili che , a causa delle luci , scompariva e riappariva
come per magia .
Seguì con
attenzione i movimenti del fratello , arrestatosi con le braccia in
aria e lo sguardo puntato sulla compagna di ballo che a malapena gli
arrivava alla spalla , mentre quella , vestita di un goffo e poco
attraente giaccone arancione , muoveva in modo elegante la manina
bianca .
Cosa dicessero non era
possibile saperlo dato il volume della musica , tuttavia , Blaise
riuscì ad intuire la sorpresa del fratello quando lo vide
sgranare gli occhi .
Damien
cominciò a gesticolare come un folle , afferrando la ragazza
per le braccia e stringendosela al petto con tale impeto che qualcosa
le cadde di dosso , qualcosa di incomprensibili che rimase abbandonato
sul pavimento .
Fu a quel punto che il
fratello , forse intercettando il suo sguardo , gli gettò
un’occhiata lunga e profonda , salutandolo con una
mano e attirando , così , l’attenzione della
sconosciuta .
Fu un lampo di luce ,
un fascio di grigio perla delle luci che lo colpì come una
scudisciata , mentre due iridi chiare , dal colore indefinibile , lo
fissavano con una certa curiosità prima di tornare a fissare
il giovane brillo .
Poi scomparvero ,
così velocemente che Blaise pensò di
aver sognato tutto .
Solo che quando
raggiunse il punto in cui si trovavano pochi secondi fa ,
sentì un rumoroso
crack sotto le suole delle sue scarpe .
Tornato in piedi
, si rigirò con aria confusa il paio di occhiali
da vista che aveva inavvertitamente calpestato , notando con un
sopracciglio l’antiquata forma a mezzaluna .
Chi poteva portare un
simile insulto alla moda nel ventesimo secolo ?
Questa fu la domanda
che Blaise Duval si pose prima di intascare gli occhiali e dirigersi a
passo annoiato al suo divanetto , deciso ad andare giù
pesante con qualche altro drink , e perché no
,anche con qualche altra ballerina .
Quella sera non era
dell’umore , e suo fratello avrebbe dovuto aspettare la
mattina successiva prima di ricevere aiuto .
In fondo , cosa
avrebbe potuto fare quella piccoletta dagli occhi da strega ?
Quella sarebbe stata
l’identica domanda che , poche ore dopo , Damien Duval
avrebbe posto al suo cervello nel vedere una ragazzina che sembrava
uscita dalle favole tanto era piccola e carina seduta di fronte a lui .
Solo che
l’essere legato ad una sedia , con una sconosciuta che lo
osservava con aria un po’ tonta non era rincuorante , come
non lo era il forse un tantino
minaccioso coltello da cucina che la ragazza continuava a rigirarsi
come se nulla fosse tra le dita .
Chi diavolo era quella
psicopatica , ma , ancor più importante , dove diavolo era
finito suo fratello ?
Continua…
Una
storia senza pretese , di massimo cinque o sei capitoli .
Ne pubblicherò uno ogni mercoledì ,
perchè la storia non è molto lunga e
perchè non mi prenderà molto tempo .
In vista di un periodo stressante , ho voluto rilassarmi con questa
cosuccia , tanto per prendere un pò d'aria .
Gli aggiornamenti sarananno puntuali , se non a volte anticipati .
Ringrazio per la lettura , e per chi seguirà
questa storia .
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Capitolo 2 *** Crystal ball ***
Drinking wine
and thinking bliss,
is on the other side of this
I just need a compass
and a willing accomplice
Bevo vino e penso che la felicità
sia dalla parte opposta
Ho solo bisogno di una bussola
e di un complice
( Pink – Crystal ball)
Bisogna essere
seri almeno riguardo a qualcosa , se si vuole avere divertimenti nella
vita
( Oscar Wilde )
Un forte profumo di cornetti appena sformati convinse Cèline
, caduta addormentata sul divano nell’attesa del ritorno di
Ermione , a schiudere le palpebre pesanti .
E quando lo fece , tutto si sarebbe aspettata , anche che
Jonny Depp in persona le stesse dichiarando il suo amore con un
solitario tra le mani , tutto , eccetto quello .
Perché quando gli occhi chiari della donna incrociarono
quelli neri di Damien Duval , qualcosa si mosse nello stomaco della
giovane , qualcosa che non aveva nulla a che fare con la
piccola creatura che cresceva nel suo grembo .
Dal canto suo , il ragazzo si limitò a stendere le labbra in
un sorriso tremulo , mentre le mani erano chiuse attorno ad una tazza
di cioccolata calda e una buffa coperta con le mucche gli
copriva la schiena intirizzita dal freddo .
Fu proprio durante quello scambio di sguardi che Ermione
sbucò da dietro la schiena dell’ospite ,
gli occhi privi di occhiali che si stringevano nel vano tentativo di
mettere a fuoco l’espressione dell’amica .
Ma a parte una certa confusione , nulla faceva
presagire alla padrona di casa che da
lì a poco si sarebbe scatenata una lotta per la
sopravvivenza , anche perché , dopo aver passato un intera
nottata a parlare con il futuro padre , Ermione si era convinta delle
buone intenzioni del ragazzo .
Era per questo che ora Damien poteva finalmente muoversi e guardare con
una certa tenerezza la piccola figura che gli aveva messo tra le mani
una briosche alla marmellata .
Cèline accettò la propria con un mugugno di
ringraziamento , non riuscendo in alcun modo a distogliere lo sguardo
tagliente da quello timido del ragazzo .
Avevano la stessa età , eppure la donna aveva alle spalle
un bagaglio di delusioni che la rendeva particolarmente
recettiva e diffidente nei confronti degli altri , specialmente nei
confronti del sesso opposto .
Era sempre stato palese l’attrazione che il giovane Duval
aveva provato per lei dal loro primo incontro al Burlesque , ed era
stata forse la gentilezza dei modi e l’assenza di
derisione nei suoi occhi ad aver convinto Cèline a cedere al
corteggiamento del ragazzo .
Ed era stata una sera , una
soltanto .
Una sera che ora la vedeva incinta e con un padre multimilionario che
sicuramente , venuto a sapere delle sue condizioni , avrebbe staccato
un assegno e avrebbe levato le tende .
Come tutti gli uomini della sua vita avevano fatto .
Come lui però
non fece .
- Cosa ? – soffiò la giovane , incredula
, quando le orecchie presero a fischiarle così forte da
costringerla a storcere la bocca per il fastidio .
Ermione , che era seduta al fianco dell’uomo lo
pungolò con il gomito per farlo
parlare , continuando , nel frattempo , a bere la
sua cioccolata .
Damien represse una smorfia a quel gesto , ma si ritrovò a
ringraziarla quando la vide tendergli la mano che l’uomo
afferrò con un certo impeto .
- Lo voglio tenere – ripeté con un tono un
po’ meno solenne e da macho , ma con voce chiara e sicura .
L’identica espressione sbigottita continuò a
rimanere impressa sul volto di Cèline , le mani congiunte in
grembo che tremavano leggermente e uno sguardo di ghiaccio che avrebbe
potuto raggelare l’inferno.
- Credi davvero che io possa credere a questa cazzata ? Vuoi
comprare il mio silenzio vero ? – scattò subito la
bionda, l’indole violenta tornata a prevalere
sull’iniziale sorpresa che l’aveva colta nel
sentire quelle parole .
Come se lo avesse appena schiaffeggiato , Damien si ritrasse con
sguardo ferito , le iridi scure leggermente assottigliatesi e le labbra
tirate in una linea dura .
Nel mentre che entrambi si lanciavano occhiate di fuoco , Ermione
sgusciò via dalla presa dell’uomo , afferrando il
cellulare del ragazzo e facendolo scivolare lentamente nella sua
tracolla di pelle nera.
- Ora io vado a lezione , prendo il tuo telefono .
Avete bisogno di parlare e di non essere disturbati – li
avvisò pacata la studentessa , i grandi occhi chiari che
saettavano da una parte all’altra della stanza.
I due annuirono senza minimamente scostare lo sguardo dal proprio
interlocutore , e mentre Ermione si chiudeva la porta di casa alle
spalle , udì distintamente il frantumarsi di qualcosa contro
il pavimento ,dicendo addio al vaso di sua nonna Makoto con un sospiro
sconfortato.
§
L’accademia delle arti nella quale Ermione studiava oramai da
un anno grazie ad una borsa di studio era la più
rinomata di Parigi .
Gemellata con il Louvre per l’esposizione dei lavori dei suoi
studenti , *Le
sèjour des Muses era la torre
d’avorio per chi , come lei , ambiva a farsi un nome nel
mondo artistico .
I corsi di fotografia , di scultura e di pittura
erano le facoltà più gettonate , e lei stessa ,
la prima volta che aveva varcato le arcate in stile rococò
dell’immensa costruzione aveva proteso per la terza .
Ed ora , con un nuovo concorso alle porte , l’aspirante
pittrice stava esaminando , per la terza volta in quella mattinata
statica , il modello ideale per il dipinto che avrebbe portato alla
mostra .
C’era un premio in denaro che avrebbe fatto gola a chiunque ,
specialmente a chi come lei che , senza
genitori che potessero pagarle la retta , con
l’unica parente che le rimaneva alloggiata in una clinica
privata e con l’arrivo di un'altra bocca da sfamare
doveva contare su delle entrate piuttosto cospicue .
E di certo , il lavoro di cameriera al Burlesque non avrebbe
soddisfatto il suo bisogno di denaro .
L’unica soluzione possibile era dunque vincere quel concorso
, obbiettivo che Ermione si era prefissa già da
tempo .
Solo che la fortuna non sembrava volerle concedere alcun aiuto .
Per nulla .
- Grazie Alphonse , ti farò sapere .
Congedò così l’uomo
nudo che , da sopra il palchetto rialzato , le fece segno con il capo e
un sorriso caloroso prima di rivestirsi e uscire fuori dallo
studio di pittura .
Rimasta sola , la studentessa cominciò a dondolarsi sullo
sgabello con aria imbronciata , la salopette di jeans macchiata di
colore che si tendeva ad ogni suo movimento .
Alphonse era bello , biondo , alto e ben proporzionato , ma Ermione
voleva qualcosa di più sconvolgente , una bellezza che
riusciva a bloccarti il cuore e a farti ribollire il sangue ,
perciò la bellezza stereotipata di Alphonse non poteva
esserle di alcun utilizzo .
Allora che fare ?
Stava giusto per strappare la bozza quando un
respiro caldo e fin troppo vicino al suo orecchio la
portò a voltare il capo .
E la prima cosa che i suoi occhi incrociarono furono due iridi di un
tenue celeste slavato , ridenti e illuminate da quella
familiare luce meschina che Ermione aveva notato fin da loro primo
incontro .
Felix Leroy , suo collega , secondo anno di fotografia , le sorrideva
con quella punta di malizia che la studentessa non aveva mai apprezzato
, così come continuava a non apprezzare l’eccesiva
confidenza che il fotografo avanzava nei suoi confronti .
- Allora ? Buone nuove mon petits ? -
domandò il ragazzo dal codino biondo , la solita
aria noncurante ad irrigidirgli i bei lineamenti .
Ermione rispose con un cenno negativo della testa , raccattando i
pennelli che ficcò con aria persa nella borsa senza far poi
caso all’occhiata interessata che l’uomo le
lanciò a tutta la sua figura .
- Allora ? Intendi prendere in considerazione la mia proposta ? Se ti
offrissi da modella per la mia foto avresti vita più facile
invece di cercare il tuo uomo ideale – esclamò
canzonatorio il fotografo , le braccia muscolose incrociate sulla
camicia candida che evidenziava l’abbronzatura naturale ,
mentre gli occhi chiari cercavano una qualche conferma in quelli della
studentessa .
Solo che la mente di Ermione era persa tra troppi pensieri
per dare una qualche rilevanza alle frasi del ragazzo .
Per questo lo oltrepassò con la mano destra alzata in un
cenno di saluto e la sinistra affondata all’interno della
tracolla .
Poi , senza minimamente curarsi di ciò che la circondava ,
afferrò il romanzo che stava leggendo da qualche
settimana e affondando il naso fra le pagine
profumate del libro cominciò a camminare per le vie di
Parigi , perdendosi nel proprio mondo di fantasia .
E riuscì anche a rilassarsi nonostante la situazione non
fosse delle più rose , perché Ermione
aveva imparato a prendere il bello delle cose e mai il negativo .
Fin da bambina aveva preferito guardare al mondo con ottimismo ,
perché c’era fin troppa gente che , al contrario ,
si prendeva troppo seriamente e rischiava di far degenerare quella
già di per sé complicata
esistenza in un vero e proprio inferno .
Perciò , perché affliggersi il cuore e
l’anima nell’essere costantemente tristi e
stressati quando si poteva sorridere e trovare un po’ di
comicità nella propria vita ?
In fondo , Ermione era consapevole che la propria ingenuità
la faceva apparire un po’ tonta , ma quello era un aspetto di
se stessa che aveva imparato ad apprezzare .
Meglio tonta che depressa , le diceva sempre sua nonna Makoto
.
La fortuna sarebbe tornata a girare , e forse , il suo angelo
custode che sembrava aver preso le ferie sarebbe andato a farle una
visitina .
La speranza , come molti dicevano , era l’ultima a
morire .
D’improvviso il trillo di un cellulare , sconosciuto ma
sorprendentemente vicino la strappò dalle sue elucubrazioni
, portandola a rovistare in modo distratto nella propria
borsa dalla quale estrasse , con una certa sorpresa , un costoso e
sofisticato telefono che non ricordava di avere .
Il display lampeggiava in modo quasi isterico , mentre il Fratellone
continuava a chiamare in modo insistente .
Facendo mente locale , la ragazza si fermò poco prima di
attraversare un incrocio , gli occhi verdi fissi sul numero e la mente
proiettata al giorno precedente . nel tentativo di
capire a chi avesse potuto aver sequestrato
quell’aggeggio rumoroso .
E solo quando il pensiero volò all’amica
, Ermione ricordò con una smorfia contrita che
quel cellulare era del futuro padre e che colui che la stava chiamando
era , molto probabilmente , suo fratello Blaise Duval .
Non che lei ne fosse innamorata o cos’altro .
Non provava neanche la soggezione delle sue altre colleghe
nel trovarselo di fronte , anche se lei stessa, lavorando nel
retro del locale per scaricare e caricare le casse di alcol non aveva
avuto modo di incontrarlo personalmente .
I pettegolezzi però erano un ottimo biglietto da visita ,e
quelli che giravano sul conto del ragazzo non erano dei migliori .
Tuttavia , la buona fede della giovane e l’irrimediabile
bontà d’animo la convinsero ad accettare la
chiamata con animo tranquillo e sereno.
Tanto tranquilla non fu però la voce maschile
proveniente dall’altro capo del telefono ,
né tanto meno lo fu il linguaggio colorito che , con alcune
bestemmie delle quali Ermione ignorava anche
l’esistenza la portò ad aggrottare le sopracciglia
in una posa buffa .
- Dove cazzo sei finito ? Sono ore che ti cerco !
Se ti trovo a vomitare in qualche vicolo ti butto nel primo cassonetto
lungo la via
,e prega solo di non avermi sporcato la camicia ,
altrimenti ti ficcherò il …- ma Ermione
non stava più ad ascoltarlo , né tanto meno
faceva caso alle persone a lei di fianco che per superarla erano
costrette a scostarla poco gentilmente .
I suoi occhi , seppur privi di lenti e perciò dalla vista un
po’ sfocata a causa della miopia , sembravano essersi
bloccati , cristallizzati nella visione di un’alta figura
maschile che stava attraversando la strada proprio in quel momento,
nonostante il semaforo fosse rosso .
E quando quello le fu davanti , fermo nell’attesa che lei si
scostasse , con il cellulare incastrato tra
l’orecchio e la spalla e un diavolo per capello , Ermione
ebbe un illuminazione .
Fu un attimo .
Uno sguardo vacuo alla muscolatura tonica delle gambe, visibile anche
attraverso i jeans .
Un occhiata alle spalle larghe e alla vita stretta , alle proporzioni
perfette di quel fisico che avrebbe fatto impallidire anche la
divinità del suo romanzo e , non meno importante , la vista
di un viso così particolare da farle venire la pelle
d’oca le diede ciò che ogni artista bramava .
L’ispirazione.
Quel ragazzo dai riccioli neri e dagli occhi blu sarebbe stato il
modello del suo quadro .
Lo decise mentre gli occhi le si illuminavano di gioia e un sorriso
estatico le ammorbidiva i lineamenti del viso.
E nel mentre che la ragazza prendeva a calcolare mentalmente
l’altezza e il peso dello sconosciuto , Blaise Duval , con un
sopracciglio inarcato e il lato destro della bocca piegato verso il
basso si ritrovò a sgranare gli occhi per la sorpresa .
- Tu ! – sbottò iroso il ragazzo , il rimbombo
della propria voce riprodotto dal cellulare che Ermione continuava a
tenere poggiato al proprio orecchio.
Lo sguardo rabbioso del ventitreenne saettò dal telefonino
di suo fratello alla bizzarra ragazzina dalla salopette di jeans che lo
fissava con aria trasognata , in piena crisi mistica , neanche avesse
avuto davanti la Vergine Maria .
- Tu ! – ripetè lui , puntandole un dito contro la
fronte e ricevendo , inaspettatamente , un sorriso così
delicato che le viscere di Blaise si contorsero su se stesse senza un
motivo apparente .
Sorvolando sullo sguardo allucinato dell’uomo , Ermione
afferrò la mano che lui le teneva puntata sulla
fronte e la strinse con calore , gli occhi tornati ad
assottigliarsi per osservarlo meglio .
Di tutta risposta il ragazzo indurì la presa ,
facendo scattare la mascella che irrigidì con una smorfia
contrariata mentre i suoi occhi scrutavano con attenzione la
sconosciuta
Piccola di statura , forse anche al di sotto della media , presentava
però delle forme gentili ma sformate dall’orribile
vestiario trasandato .
Una treccia sorprendentemente lunga le oscillava al di sotto dei
fianchi , ordinata e di un caldo castano scuro .
Aveva la pelle pallida , macchiata qua e là da quella che,
ad occhio e croce, sembrava essere vernice colorata .
Il taglio della bocca era elegante , sottile e con il labbro inferiore
leggermente pieno .
Aveva un nasino davvero piccolo e dei tratti orientali , sottolineati
dai lunghi occhi a mandorla di un verde brillante .
E fu proprio sugli occhi che Blaise si
soffermò , intravedendo solo un’impressionante
linea verde smeraldo per come la ragazza li stringeva nel
tentativo di metterlo a fuoco .
A quel punto , agendo più per istinto che per gentilezza ,
il ragazzo tirò fuori dalla tasca gli
occhiali da vista che aveva trovato in discoteca ,
sistemandoli velocemente sul viso delicato della giovane che si
tirò indietro con un saltello .
- Oh , grazie – trillò allora Ermione , le
palpebre distese sulle sue iridi chiare – piacere di
conoscerti , io sono Ermione Ogawa – e tese la mano con un
sorriso talmente ampio da creare delle graziose fossette color pesca .
L’uomo le strinse la mano senza la minima convinzione ,
sorprendendosi più di come la stretta della
ragazza fosse forte e sicura , riuscendo anche a presentarsi a sua
volta con un tono di voce che non fosse il solito mugugno annoiato .
Solo che qualcosa non andò come Blaise aveva
previsto .
Perché se lui aveva già ipotizzato risolini
imbarazzati , sguardi ammiccanti e occhi sgranati per poterlo irretire
, tutto ciò che egli ebbe dalla ragazzina giapponese fu uno
sguardo concentrato e un sorriso divertito che sembrava non voler
abbandonare il visetto di lei .
Non che il giovane non ne fosse rimasto quantomeno incuriosito , in
fondo era abbastanza carina , se si escludeva il suo sguardo
che girovagava nel vuoto , ma la cosa più di ogni
altra cosa gli interessava , al momento , era sapere come mai
lei avesse il cellulare di suo fratello .
Dubitava che fosse una delle sue conquiste perché , per
quanto graziosa fosse , era troppo strana per poter interessare a
Damien .
L’unica opzione possibile , dunque , era quella di chiedere
direttamente a lei , anche se Blaise cominciava a domandarsi che cosa
avesse tanto da sorridere a quel modo .
- Ermione ?
- Si ? – cantilenò lei , gli occhi fattisi grandi
quanto palline da baseball nel sentirsi chiamare per nome, intimidendo
, per quanto possibile , il ragazzo a lei di fronte .
- Perché hai il cellulare di mio fratello ?
A quella domanda però Ermione non rispose .
Tornò coi piedi per terra dopo essersi allungata per
guardarlo meglio da vicino , spostando il peso da un piede
all’altro e squadrandolo con aria un po’ persa .
Blaise si spazientì un poco per il comportamento bizzarro
della ragazzina, ma quando stava per rimettersi in cammino si
sentì strattonare per un braccio , e voltandosi , si
trovò ad una spanna dal viso della giapponese .
- Facciamo così , se io ti porto da lui tu devi farmi una
promessa – propose lei tutta elettrizzata , le mani piccole e
bianche che affondavano nel giaccone dell’uomo .
Con un certo sconcerto , al giovane Duval parve di sentire il proprio
cuore rimbalzare da una parte all’altra del petto come una
pallina di flipper , costringendolo per un lungo istante a serrare le
labbra per il fastidio .
Non era una sensazione piacevole , così come la presa di lei
sul suo avambraccio e il suo strano profumo di fragola gli strinse lo
stomaco così forte da portarlo , senza neanche accorgersene
, ad annuire pur di allontanarla da sé .
Ermione si ritirò con un sorriso tenero , notando come il
fratello di Damien avesse rilasciato un respiro lungo e profondo quando
fu a qualche centimetro di distanza , riuscendo anche a cogliere il
passo laterale con cui il ragazzo si era ulteriormente allontanato da
lei .
Un atteggiamento che le pareva tanto quello di un gatto spaventato che
si ritraeva da un possibile pericolo .
Solo che per quanto lei stessa ci ragionasse sopra , non
riusciva a capire cosa di lei potesse fargli paura .
- Allora – cominciò con aria trasognata , quasi la
sua mente fosse proiettata in chissà quali pensieri
– voglio che tu sia il modello per il mio capolavoro .
La vista di una mandria inferocita di donne al loro primo giorno di
ciclo mestruale lo avrebbe spaventato di meno , pensò
confusa Ermione quando vide Blaise Duval fare un passo
indietro come se lo avesse appena colpito in pieno viso .
Tuttavia , sebbene l’uomo avesse reagito in modo quasi
isterico annuì alla sua richiesta , ritrovandosi
così a seguirla per le via di Parigi con gli occhi di tutti
puntati sulla sua schiena , sorpresi e decisamente severi .
In fondo , chi si era quasi abituato alla figura delicata e
trotterellante di Ermione , non poteva di certo non aspettarsi qualcosa
di terribile nel vedere il don giovanni per eccellenza seguire come un
cane bastonato proprio lei
.
§
Quando Ermione aprì la porta lo fece con cautela , facendo
capolino con la testa e facendo cenno all’uomo
dietro di lei di attendere .
Non che fosse così schizzata da far finta di aver sbagliato
casa , ma nel lasciare Cèline da sola con il giovane Duval ,
la pittrice sapeva che al suo ritorno sarebbero volati
oggetti e parole irrepetibili che la bella bocca dell’amica
ruttava con nonchalance .
Perciò , quando ad accoglierla fu un dolce profumo di
cannella e il silenzio più assoluto , gli occhi le si
assottigliarono così tanto che le iridi chiare sembrarono
sparire sotto le folte ciglia nere .
Dietro di lei , Blaise si limitò a tendere il collo con
sguardo scocciato , annusando l’aria e cercando con lo
sguardo la chioma riccioluta di suo fratello .
- Mette i brividi non trovi ? Tutto questo silenzio non è
normale – borbottò confusa la piccola giapponese ,
trotterellata dentro con al lato l’uomo che continuava a
starle alla larga il più possibile .
Non solo perché Ermione scatenava in lui reazioni
sconosciute che lo irritavano , ma anche perché
sembrava un po’ toccata e leggermente folle anche
per una psicopatica .
Di soppiatto e con le orecchie tese nella speranza di udire un qualche
schiamazzo , entrambi gironzolarono per il salotto con aria
attenta , oltrepassarono il lungo corridoio che portava alle scale per
poi entrare nella colorata cucina dalle tende di pizzo .
Solo che il sorriso entusiasta di Ermione non sembrò
minimamente influenzare l’espressione cupa che Blaise aveva
assunto nel vedere suo fratello tenere tra le proprie la mano
di Cèline Roux .
Anche il rossore sulle guancie di lei e il sorriso timido di Damien
contribuirono a far irrigidire l’uomo , mentre la
ragazza avvisava entrambi della loro venuta con lo scampanellio della
sua risata divertita .
A quel punto , come strappata dalla bolla di sapone nella quale i due
sembravano fluttuare , Cèline si ritrovò ad
allentare la presa e arrossire in modo apparentemente innocente sotto
lo sguardo tenero di Damien e quello gelido di Blaise .
- Preparo subito un po’ di thè , tu Blaise puoi
sederti , ci metterò meno di un minuto –
chiocciò Ermione , tutta gongolante per la visione
dei due tanto presi l’una dall’altra,
affaccendandosi subito a prendere le tazze e lo zucchero .
L’uomo rimase però sordo al consiglio della
ragazza , rimanendo sotto l’arco della porta con le braccia
tese lungo i fianchi e lo sguardo duro puntato su suo fratello .
Damien , infatti , si rese conto della presenza di Blaise solo quando
l’amica di Cèline lo chiamò per nome ,
voltandosi nella sua direzione con un sorriso estatico.
- Ehi , cosa ci fai …- le parole , purtroppo , morirono
sulle labbra del giovane quando al suo sguardo caldo e sereno
, suo fratello inchiodò due occhi terribili , tanto gelidi e
furiosi da fargli accapponare la pelle .
Ermione non sembrò accorgersi minimamente della
tensione calata tra i due , sistemando le tazzine sul vassoio
che sollevò con un sorriso tenero , sorriso che
però si ritrovò ad abbandonare quando lo
sentì parlare .
- Cosa diavolo ci fai con lei ? Ti avevo detto di starle lontana o
sbaglio? Le prostitute non hanno bisogno della tua stupida tenerezza
– sputò furente Blaise con la voce che a
stento conteneva la violenza delle sue parole .
Come se le avesse appena dato un calcio alla sedia , Cèline
si alzò di scatto con le iridi serrate , algida nella sua
bellezza bionda che però sembrò intensificare
l’odio negli occhi blu del giovane .
Damien , amareggiato dal comportamento del fratello e altrettanto
spaventato dalla reazione della donna al suo fianco scattò
in piedi a sua volta , un braccio levato verso il fratello e
l’altro corso a serrarsi attorno alla vita di Roux .
Se possibile , gli occhi di Blaise divennero ancor più
minacciosi , accompagnati dalle parole che sputava con sdegno in faccia
alla cameriera del Burlesque .
- Cos’è quello sguardo ? Ti credi tanto
intelligente ? Puoi prendere in giro mio fratello con le tue
moine , ma non me , so a cosa punti , so cosa vuoi , ma non toccherai
un soldo del suo patrimonio .
Scommetto che proveresti anche a farti mettere incinta se
…- e si interruppe , raggelato , quando vide
l’occhiata spaventata che Damien lanciò alla donna
mentre questa , in un gesto istintivo , si portava una mano al ventre
quasi a protezione .
Poi fu un tutto fluire di parole e offese che se fecero
sbiancare Damien , causarono in Cèline
un ritrarsi incerto e con occhi lucidi da quelle bestemmie
, per quanto ella stessa tentasse di trattenersi .
Parole , parole , parole che Blaise si ritrovò ad ingoiare
quando un grido acuto , doloroso come una stilettata in pieno
petto attirò la sua attenzione e quella dei due amanti .
Il rumore di porcellana infranta accompagnò l’urlo
di Ermione , le mani ancora piegate in artigli e gli occhi verdi
scuritisi appena .
Gli stessi occhi che sembravano voler colpire il maggiore dei Duval ,
colpirlo e colpirlo fino a farlo cadere , fino a farlo fuggire via con
la coda tra le gambe .
- Vattene . Ora . – sibilò lei , le mani tornate
lungo i fianchi che tremavano in modo nervoso mentre i suoi occhi
continuavano a tenerlo inchiodato lì , con una tale forza
che Blaise si riscoprì impossibilitato a muoversi .
Fu allora che Cèline intervenne , catapultandosi
dall’amica e cingendola in un abbraccio caldo e talmente
stretto da fermare il tremore del suo piccolo corpicino .
Cominciò anche a chiamarla , a chiamare il suo nome
più e più volte fino a quando non
bisbigliò una parola nella madre lingua della pittrice che
la portò a sbattere le palpebre lentamente , quasi come se
si stesse risvegliando da un lungo sonno .
- Oh .
Quello fu l’unico suono emesso dalla padrona di casa , gli
occhi che confusi fissavano il sorriso delicato dell’amica e
le espressioni sconvolte dei due uomini a lei di fronte .
Ermione si soffermò qualche secondo in più su
Blaise prima di sorridere a Damien .
- Credo sia il caso che andiate .
Puoi venire a casa quando vuoi , la porta è sempre aperta
per te .
Cèline annuì con il capo in direzione del minore
dei Duval , sorridendo appena prima di gelare Blaise con un occhiata
talmente feroce da essere poco credibile su un volto femminile .
- Bene , allora noi andiamo . A domani – sussurrò
ancora un po’ turbato Damien , tirando per la manica il
fratello che continuava , insistente , a fissare la piccola giapponese
dagli occhi verdi .
E continuò a farlo anche quando si trovò fuori
dalla villa .
Anche quando salì nella macchina del fratello minore .
Ed anche quando , tornato a casa , mandò a quel paese suo
padre prima di chiudersi in camera propria . La sognò
persino .
Sognò i suoi occhi verdi .
Il suo sorriso candido .
La sua espressione un po’ tonta .
E poi lo
rivide .
Quello sguardo che aveva avuto il potere di stritolargli in una morsa
il cuore .
Lo stesso sguardo per il quale , nel sonno , si trovò a
chiedere scusa .
§
Un gruppo di ragazzine del primo anno lo sorpassò con
risolini imbarazzati prima di svoltare l’angolo , mentre alle
sue spalle Blaise sentiva il mormorio concitato degli studenti
dell’accademia d’arte di cui suo padre era il
comproprietario .
Erano settimane che si intrufolava lì dentro , vagava un
po’ per le diverse facoltà prima di appostarsi
poco più in là dell’entrata di uno
studio d’arte , lo studio d’arte della Tonta .
La chiamavano così molti degli studenti , la maggior parte
della quali studentesse invidiose del suo talento .
Infatti , nonostante il suo stesso comportamento lo irritasse , Blaise
si era informato sulla piccola giapponese che da notti non lo faceva
dormire .
Ed era brava , incredibilmente dotata .
Una vera promessa della pittura .
Certo , ne era rimasto quantomeno sorpreso ,
d’altronde , come poteva sapere che quella
ragazzina era forse una delle più talentuose pittrici del
loro secolo ?
E lei , tra i tanti modelli che in quei giorni aveva visto uscire dal
suo studio, aveva scelto proprio lui .
Era un qualcosa che lo lusingava , ma che lo infastidiva .
Se davvero lo aveva voluto con tanto ardore da strappargli una
promessa, perché ogni dannato giorno lo stesso
biondo lasciava lo studio a metà giornata ?
Aveva trovato così presto un sostituto ?
Blaise non sapeva perché quel fatto lo indisponesse ,
così come il ritrovarsi a nascondersi ogni giorno
, pedinandola e seguendola con lo sguardo era un atteggiamento che
più volte aveva catalogato come quello di un
dannato tredicenne alla sua prima cotta .
Non che lui si fosse invaghito di lei , ma lo aveva colpito , quello si
.
Quello però non giustificava la sua costante presenza
lì , davanti a quello studio che ancora non si apriva .
Il biondastro non era ancora arrivato e per qualche insano motivo
Blaise ne era stupidamente contento . Perché poi ?
Non era mica il…
- Ehi
Nell’esatta imitazione di un film horror , Blaise si
ritrovò a voltare il capo lentamente , tanto lentamente che
i suoi occhi scocciati impiegarono un paio di secondi in più
per riconoscere il modello che Ermione Ogawa aveva deciso di ritrarre .
Lo stesso biondo che il ragazzo aveva visto entrare nello studio una
marea di volte e che ora lo fissava con sguardo tronfio .
- Sai che potrei denunciarti per stalking ? Non crederai davvero che
non ti abbia notato ?
La sicurezza di quel bastardo costrinse Duval a tendere le labbra in un
ghigno minaccioso mentre le braccia muscolose correvano a incrociarsi
sul suo petto in una posa guardinga .
- Ma davvero ? E perché mai dovresti ?
Alphonse gli rifilò un sorriso ironico.
- Perché guardi la piccola Ermione come se fosse roba da
mangiare , perciò se gironzoli attorno alla *ma princesse
, è mio dovere metterti i bastoni tra le ruote .
Quell’aggettivo possessivo lo indispettì
particolarmente , tanto da farlo avanzare di un passo e assottigliare
le iridi blu in modo brusco .
- E si può sapere tu chi diavolo sei ? Il suo fidanzato ?
Nell’udire la voce del ragazzo venire meno
sull’ultima parola , il modello si concesse un sospiro di
sconforto prima di dare una pacca sulla spalla di Blaise
Duval , lanciandogli una lunga
occhiata ammirata che però il diretto interessato non colse .
- Io sono colui che ti eviterà di invecchiare qua dietro
– rispose con acidità il biondo , scoccando un
occhiata gongolante alle sue spalle che portò Blaise a
voltarsi a sua volta .
Ed eccola lì , la causa delle sue notti insonni .
Una cosina piccola piccola , vestita di un orrendo abito verde
pistacchio a fiori gialli che la faceva apparire più piccola
di quanto già non fosse , mentre i capelli ,
tenuti alti da una coda le oscillavano dolcemente attorto alla vita
stretta .
- Ciao – lo salutò incolore lei , lo sguardo perso
come sempre in chissà quale mondo parallelo mentre ,
avendola così vicino , Blaise riusciva a riconoscere delle
macchie di colore sui palmi delle sue mani e sullo zigomo destro .
- Ciao – ricambiò svogliato lui , riuscendo a
nascondere il lieve sorriso che gli aveva inspiegabilmente fatto
tremolare le labbra nel vederla così tranquilla di fianco a
sé .
- Hai visto Alphonse ? è un biondo alto e bello .
Blaise serrò la mascella così forte che
sentì i suoi denti scricchiolare .
Era bello ? Quell’albino pelle e ossa ?
Si voltò giusto per fulminarlo con lo sguardo ma non
c’era più nessuno alle sue spalle .
Era come sparito .
- Lo hai visto ? – tornò alla carica Ermione , le
iridi verdi ancorate ora alla sua figura .
Un sottile sogghigno gli smosse la costante espressione annoiata nel
mentre che un idea malsana gli attraversava la mente .
- Si , ha detto che doveva correre in bagno . Un attacco di diarrea
acuta .
Ermione sgranò gli occhi a quelle parole , la bocca
leggermente dischiusa e gli occhialini un po’ sbilenchi sul
suo nasino , mentre Blaise gongolava per vendetta sul modello
.
- Oh- esclamò con tono avvilito lei –
vorrà dire che disegnerò qualcos’altro
. Grazie –e così dicendo gli diede le spalle ,
trotterellando verso lo studio con una canzoncina d’amore a
sciogliersi sulla sua lingua .
Fu allora che uno spasmo allo stomaco convinse Blaise ad affrettare il
passo , a raggiungerla e a voltarla di nuovo nella sua direzione .
Lei si lasciò girare , inerme , gli occhi verdi sempre persi
nel vuoto e un po’ di curiosità sui lineamenti
delicati del viso .
Era bella , si ritrovò a pensare con sgomento Blaise ,
tremendamente bella .
Ora che l’aveva vicino poteva correggere il suo primo
pensiero .
Non era abbastanza carina , era indubbiamente bella .
Un aggettivo che era affiorato nella mente del giovane solo nel pensare
a sua madre .
- Si ?
Cosa poteva dirle ora ?
Che l’aveva pedinata perché era curioso ?
Che aveva rischiato di malmenare il suo fidanzato perché ne
era infastidito ?
La guardò negli occhi senza sapere cosa dire , cosa fare ,
ma avvenne tutto in modo naturale , quasi quelle iridi lo spingessero a
confessare i suoi segreti più oscuri .
E gli uscì solo quello , uno scusa appena udibile dopo il
quale si morse la lingua .
Ed ora ?
Lei avrebbe girato i tacchi ?
O lo avrebbe semplicemente schiaffeggiato ?
Blaise rimase in ansia per quella che gli parve un eternità
prima di vederlo dopo
tanto .
Il suo sorriso
.
Il sorriso del loro primo incontro .
Tenero , ingenuo e sorprendentemente perfetto .
Ermione lo fissò con aria trasognata , afferrandolo per un
braccio e trascinandolo verso il suo studio.
Cinguettò la sua volontà di abbozzare subito il
modello del suo capolavoro , non cogliendo il flebile sorriso sul volto
del ragazzo che si lasciava strattonare senza opporre resistenza .
Mentre alle loro spalle , con un braccio maschile stretto attorno alla
sua vita , Alphonse Dumont lanciava un ultima rammaricata
occhiata al ragazzo che la sua migliore amica aveva rinchiuso nel suo
studio .
E sospirò il primo pensiero che lo aveva colto nel vedere
Blaise Duval pedinare la piccola Ermione .
- Bel culo però .
Continua…
* La residenza delle Muse
* mia principessa
Ogni capitolo avrà stralci di una canzone di Pink che
scriverò all'inizio di ogni capitolo , mentre
inserirò anche un aforisma di Oscar Wilde che mi
sembrerà inerente al capitolo .
Ringrazio chi ha letto , chi leggerà e chi , forse ,
commenterà .
Al prossimo mercoledì Au
revoir .
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Capitolo 3 *** Fuckin' Perfect ***
Pretty ,
pretty please
don't
you ever , ever feel
like
you're less than Fuckin' perfect
You're Fuckin' perfect to me
Bello
, bello per favore
Non hai mai , mai
sentito
di essere meno che
fottutamente perfetto
Sei fottutamente
perfetto per me
( Fuckin' perfect - Pink)
Il
solo fascino del passato è il fatto che è passato
( Oscar Wilde )
Blaise
aveva imparato , nei mesi passati a posare per l’aspirante
pittrice , che i silenzi di lei valevano più delle frasi
fatte , più degli elogi che gli
rivolgevano per il suo patrimonio e la lunga lista di grandi
uomini d’affari che nascevano nella famiglia Duval
.
Il
suo , non era uno di quei silenzi imbarazzanti , né il
mutismo di chi non sapeva più
cosa
dire , di cosa parlare .
Lei ,
quando non emetteva uno dei suoi teneri e buffi pigolii , quando
interrompeva il continuo vagare nel nulla dei suoi occhi , mutava
completamente aspetto .
E
questo avveniva solo quando Ermione dipingeva .
Un
cipiglio attento le incupiva i lineamenti sempre distesi , creandole
una piccola fossetta tra le sopracciglia aggrottate .
Il
labbro superiore sporgeva leggermente , lucido per la lingua che a
volte , nei momenti più cruciali del suo disegno , tirava
fuori con fare indispettito .
La
treccia sempre ordinata veniva scompigliata dalle mani che ,
continuamente , Ermione portava al capo , strattonando alcune ciocche e
guardando il soffitto con aria un po’ persa prima di
ricominciare a disegnare .
Era
trasandata , vestita con un largo camice bianco macchiato qua e
là da chiazze colorate , ma chissà per quale
motivo , il giovane Duval la trovava maledettamente bella .
Oh ,
si , quello era un aggettivo che troppo spesso la mente del ragazzo
associava alla figura che gli stava di fronte .
E
ogni qual volta quegli occhi verdi si scostavano dalla tela per
fissarlo , Blaise si sentiva pizzicare le guance , le braccia
e il naso .
Perché
quegli occhi dal taglio orientale , così socchiusi e persi
nella contemplazione del suo viso lo guardavano .
Non
come lo guardava suo padre , quando lo rimproverava per il suo
atteggiamento da dandy consumato .
Né
come lo guardava la maggior parte della gente che lo
incrociava per strada , in ufficio , al Burlesque .
Ermione
lo guardava
come Giulietta avrebbe guardato il suo Romeo ,
sporta dal balcone fiorito con le mani unite a
coppa ad incorniciare il suo volto arrossato per
l’imbarazzo .
Uno
sguardo che aveva avuto il potere di causargli una sospetta
interruzione delle vie respiratorie e una continua e fastidiosa aritmia
per la quale Blaise , ipocondriaco
com’era , aveva chiesto
spiegazione ai migliori specialisti da lui conosciuti .
Solo
che quando tutti lo avevano congedato con un sorrisino ironico ,
l’irritazione del ragazzo era triplicata .
- Che
ne dici di una pausa ? – sussurrò con voce tenera
Ermione , sopraggiunta al fianco del modello con gli occhi
socchiusi per la stanchezza ed una mano poggiata sul braccio di lui .
Il
tendersi immediato dei muscoli sotto le sue dita
portò la studentessa ad ingrandire il sorriso e ad
addolcire la presa attorno alla sua camicia .
- Sei
stanco vero ? Hai delle brutte occhiaie – riprese poi lei
quando , incrociando il blu di quelle iridi , si ritrovò ad
ingentilire ulteriormente i lineamenti.
Un
leggero sussulto accompagnò la visione di quel sorriso
, e Blaise non potè far a meno di
poggiare il palmo aperto sul capo della ragazza ,
nell'accenno di una carezza , un gesto
che ormai compiva da più di due settimane .
Ecco
, quello era uno dei momenti che il giovane Duval preferiva .
Averla
così vicina , con quell’espressione trasognata e
il suo sorriso gentile era l’unica parte delle sue
giornate che lui poteva considerare quantomeno piacevole .
E
continuò ad esserlo fino a quando una voce ,
enormemente fastidiosa per l’uno ma affettuosamente attesa
dall’altra , li fece voltare .
-
*Bonjour ma petits .
Illuminato
dalla luce artificiale dei corridoi .
Le
braccia aperte nell’attesa di un abbraccio e un sorriso
sornione sul bel volto da bulletto dispettoso .
Ecco
come si presentava Alphonse Dumont.
Ermione
trotterellò nella sua direzione con un enorme sorriso ,
allargando le braccia a sua volta e cingendo la vita del ragazzo quando
quello la attirò a sé con una risata divertita
nel vedere l’amica perdere per un attimo
l’equilibrio .
Alle
loro spalle invece , Blaise non accennava a ricambiare il cenno col
capo del nuovo arrivato , mantenendo la mascella serrata e le braccia
rigide lungo il fianco .
Quella
, forse , era una delle particolarità di Ermione che il
giovane Duval apprezzava di meno .
Perché
lei , anche se ingenuamente e senza la minima malizia , aveva quasi
l’esigenza di un contatto fisico .
Che
fosse una stretta di mano o una mano poggiata sul braccio , come di
solito accadeva quando era in sua compagnia , non importava .
La
ragazza esigeva un contatto con chiunque e in qualunque momento .
Quando
parlava , o anche quando , semplicemente , salutava le persone a lei
vicino .
Certo
, Blaise era rimasto colpito dall’atteggiamento affettuoso di
lei nei suoi confronti .
Come
apprezzava il sincero interesse per la sua salute o
anche solo per il modo in cui passava le giornate .
Ma
era giusto sottolineare che Ermione , benché
cordiale e cortese , sfoggiava una sorta di distaccata gentilezza con
chi non conosceva o non riteneva suoi amici .
Questo
lui lo aveva notato quando , camminando con la mano di lei stretta sul
suo braccio per i corridoi dell’accademia , avevano
incrociato alcuni ragazzi del suo stesso corso .
Ed
era stata gentile , certo , ma il suo sorriso era stemperato dalla
lontananza del suo sguardo , dall’evidente
inespressività dei suoi occhi persi nel vuoto .
Poi
Ermione , tornata nuovamente a fissare lui aveva ammorbidito
la piega delle labbra , e le sue iridi erano tonate a mostrare il suo
interesse .
Era
come se si estraniasse dal contesto in cui si trovava , lasciando di
lei solo un sorriso gentile .
Perciò
, che lei lo differenziasse dagli altri con quel suo atteggiamento era
quantomeno lusinghiero .
L’unica
cosa che però Blaise non riusciva ad
accettare era il fatto che vi fossero altri ai quali Ermione
mostrava lo stesso attaccamento .
Primo
fra tutti quel damerino dai modi cavallereschi di stampo
ottocentesco .
E il
fatto che fosse omosessuale e felicemente fidanzato non era di
consolazione per il giovane .
- Sei
arrivato giusto in tempo , stavamo per fare una pausa –
spiegò pacatamente Ermione , allontanandosi da lui per
andare a prendere nella propria tracolla il pranzo che aveva preparato
per l’amico .
Dal
canto suo , Alphonse si lasciò cadere sul
pavimento accanto a Blaise , sedutosi con aria annoiata dopo
aver compreso che lui
sarebbe stato con loro anche quel giorno .
Il
modello aveva infatti preso il vizio di raggiungere l’amica
per l’ora di pranzo , di abbandonarsi al suolo e di saggiare
i manicaretti che Ermione preparava appositamente per lui lentamente , troppo lentamente .
Una
routine che i due portavano avanti dal loro primo incontro , o almeno
, quella era la giustificazione che Alphonse aveva dato
all’occhiata truce di Blaise .
Quando
la studentessa tornò trotterellando dai due , si
lasciò cadere tra loro con un sorriso dolce , porgendo una
scatoletta rosa all’amico e una grigia al ragazzo dagli occhi
blu .
- Bon
appètit .
Il
biondo ricambiò il sorriso dell’amica prima di
affondare il naso nella scatola , mentre Ermione sgranocchiava con
gusto il pranzo e Blaise scartava il proprio con espressione crucciata
.
Il suo bento .
Quella
era stata l’allegra risposta della studentessa quando lui
aveva chiesto perché gli stesse porgendo
quell’affare .
Aveva cucinato per lui .
Il
giovane Duval ricordava quasi con sforzo da quanto qualcuno
avesse fatto una cosa così naturale per lui .
E
quando ci era riuscito , era stato istintivo per lui gettare il
contenuto della scotola e andarsene senza dire una parola dallo studio
di pittura .
Non
era più tornato da Ermione per una settimana intera
nonostante lei lo contattasse per messaggi , lo cercasse attraverso il
fratello e tentasse di incrociarlo al Burlesque .
Solo
che Blaise era estremamente bravo a non farsi trovare quando
voleva , come era facile per lui sparire dalla circolazione a
suo piacimento .
Lo
aveva fatto così tante volte che al ragazzo veniva quasi
naturale eclissarsi dalla scena senza attirare l’attenzione
altrui , e il più delle volte accadeva quando entrava in
scena il ricordo di sua madre .
Jospehine
Lemaire era una delle donne più belle a memoria
d’uomo , e con quella stessa bellezza la donna aveva amato
procurarsi il pane .
Fino
a quando non lo
aveva incontrato .
Un
matrimonio frettoloso , dettato dalla passione , dalla
impulsività di un uomo d’affari particolarmente
ricco e da una scalatrice sociale che era riuscita ad accaparrarsi un
patrimonio con molti zeri .
Un
unione dalla quale , poco tempo dopo , erano nati loro due , Blaise e
Damien .
Blaise
ricordava la madre più del fratello , troppo piccolo per
poter riportare alla mente il periodo antecedente alla fuga di
Jospehine dalla loro vita .
Perché
, semplicemente , quella donna dalla bellezza quasi nauseante era
scappata di casa , con qualche milione in tasca e un bacio
sulla guancia che il giovane Duval aveva sentito bruciare
sull’epidermide per anni e anni .
Il
bruciore causato dall’odio , dal rancore , da un falso amore
materno che Jospehine aveva sfoggiato per qualche tempo .
Aveva
recitato la parte della casalinga felice per un po’ ,
preparando la colazione a Blaise , pulendo la villa quel tanto che
bastava per non essere etichettata come una donna svogliata e pigra .
Una
recita che aveva tenuto in piedi fino al giorno della sua
fuga .
Il
giorno in cui Josephine aveva abbandonato un marito e due figli
impossibilitati ad avere una famiglia normale .
Quello
era il motivo dell’odio sottile che Blaise nutriva per il
genere femminile e , in particolar modo , per Cèline Roux .
Lei
era troppo identica alla madre .
Tanto
bella quanto crudele , e l’idea che Damien potesse ritrovarsi
con il cuore spezzato era una possibilità che il maggiore
dei Duval non accettava neanche come futura ipotesi .
Era
per quello che aveva ferito la giovane al loro primo incontro .
Ed
era quello il motivo per il quale avrebbe continuato a fare a quel modo
.
Poi
qualcosa si era mosso , nel petto smorto di Blaise .
Quel
qualcosa che una piccola figurina bagnata aveva evocato nel
suo animo .
Perché
, per la prima volta nella sua vita , nel trovare davanti
casa sotto la pioggia scrosciante Ermione , completamente
fradicia ma sorridente Blaise Duval si era sentito in colpa verso
qualcuno .
Il
ragazzo aveva percepito una dolorosa contrazione alla bocca dello
stomaco nel vederla estrarre dal giaccone una scatola grigia che gli
porgeva con mani sicure , gli occhi verdi resi lucidi dalla
stanchezza ma ingentiliti dalla tenerezza della sua espressione .
In
quel momento , in quel preciso istante , Blaise si sarebbe aspettato di
tutto .
Che
Ermione gli avesse scagliato contro la stessa scatola che lui aveva
gettato senza il minimo tatto .
Che
lei avesse cominciato a urlargli contro il suo disgusto , il suo odio
per lui e per i suoi atteggiamenti altezzosi .
Azioni
che qualsiasi essere umano trattato in modo tanto crudele avrebbe
compiuto .
Solo
che lei non era chiunque .
Non era Josephine .
-
Damien mi ha detto che odi le carote , perciò ne ho fatto un
altro senza . Avresti dovuto dirmelo . Coraggio –
aveva trillato lei con lo sguardo acceso di aspettativa , le
mani in avanti e il sorriso più dolce che Blaise avesse mai
visto su un volto femminile .
E
l’aveva abbracciata .
Con
impeto .
Con
il fiato corto e le guance accese dal rossore .
Il
volto nascosto fra i capelli umidi di lei e le braccia rigide attorno
alla sua vita .
Poi le aveva sentite
.
Due
mani , piccole e delicate , gli avevano accarezzato la testa con
dolcezza , picchiettando qualche volta sulle spalle in un gesto quasi
infantile mentre la voce di lei cantilenava la stessa ,
identica frase .
"Su coraggio , non ho messo le
carote , lo giuro" .
- Ehi
cosa c’è ? Ho messo troppo sale ?
Blaise
tornò alla realtà con un alzata di
spalle mentre gli occhi blu incrociavano quelli chiari di
Ermione , le sopracciglia aggrottate nella solita posa corrucciata .
La
ragazza gattonò fino al compagno , mordicchiandosi
le labbra e facendo saettare lo sguardo dall’espressione
stizzita di lui al bento .
Era
strano , si ritrovò a pensare lei , la mano corsa subito a
stringergli il braccio in una presa affettuosa dalla quale lui
, però non si scostò .
Al
contrario , contro le aspettative di Ermione che ormai si era abituata
ai suoi sbalzi di umore , lo ritrovò ad un centimetro dalle
proprie labbra , gli occhi blu adombrati da un qualcosa che la
portò ad aggrottare ulteriormente le sopracciglia .
Uno
strillo scandalizzato si infranse nell’aria mentre la
studentessa sgranava le iridi verdi per la sorpresa, osservando le
palpebre chiuse di Blaise e percependo le labbra di lui accarezzare le
sue con decisione .
E
quando il ragazzo si scostò con lo sguardo basso , Ermione
fece appena in tempo a vedere la sua schiena abbandonare lo studio
senza più voltarsi .
Allora
la studentessa si sfiorò la bocca con curiosità ,
sentendo le guance bruciare leggermente e la testa farsi un
po’ leggera .
Mentre
, alle sue spalle , Alphonse si scuoteva dallo stato catatonico in cui
era piombato con un urlo da banshee che ebbe il poter di far sobbalzare
tutta l’accademia .
§
- E
poi l’ha baciata !
Cèline
sputò il succo al mango con le pupille dilatate dallo
stupore mentre Alphonse , accasciato sulla poltrona del salotto della
villa si passava le mani sul volto imbronciato .
L’unica
a mantenere un distacco ammarabile era lei , Ermione , la diretta
interessata che continuava a ricamare la lunga sciarpa rossa che
avrebbe portato al Burlesque con lei , un regalo per il suo capo che
soffriva di reumatismi .
Era
tranquilla .
La
solita aria un po’ tonta .
Le
labbra leggermente tirate in dentro per la concentrazione e
l’espressione placida di chi non aveva grilli per la testa .
- Ehi
! Potresti almeno dire qualcosa !- la rimbrottò il biondo
tutto d’un tratto , le braccia incrociate sul petto e gli
occhi fissi sull’amica .
Dal
canto suo , la studentessa si limitò ad alzare le spalle in
un gesto annoiato continuando , instancabile ,a finire il suo
lavoro a maglia .
Poco
dopo il bacio infatti , il modello aveva trascinato la piccola
giapponese a casa , urlando a Cèline che qualcuno
aveva attentato alla virtù della migliore amica davanti ai
suoi occhi innocenti .
La
donna , incinta di due mesi e con gli ormoni un po’ su di
giri , aveva sentito il desiderio di far fuori quella
damigella urlante , seppellirne il cadavere e portare dentro la
giapponese .
Solo
che quando Cèline aveva portato la sua attenzione sulla
coinquilina , il rossore delle guance di lei e l’espressione
un po’ troppo presente per gli standard di Ermione le aveva
fatto rizzare i peli sulla nuca per lo spavento .
Ed
ora si ritrovavano nel salotto della villa , alle dieci di sera , con
un modello di intimo liquefatto sul divano per lo sconcerto e una
pittrice che continuava ad annuire alle loro parole senza prestar
davvero attenzione .
A
quel punto la cameriera si ritrovò , suo malgrado , a
giocare sporco per attirare l’attenzione dell’amica
, utilizzando la sua condizione per strappare Ermione dallo stato di
mutismo in cui era caduta .
Tuttavia
, quando la piccola giapponese saltò in aria con le pupille
sgranate e le labbra tremolanti , Cèline si
sentì enormemente in colpa per aver finto di sentirsi male .
E si
sentì seppellire da tonnellate di letame quando vide la
pittrice ruzzolare per la stanza in cerca di medicinali e di uno dei
trentacinque libri che Ermione aveva comprato per la neomamma .
Tra
una giravolta e uno scontro frontale con il comodino , la studentessa
si ritrovò con le braccia cariche di medicine , chinata
sull’amica con gli occhioni verdi tanto lucidi da sembrare
due gocce di rugiada trasparente .
-
Dove ti fa male ? Il libro dice che potresti avere un rigetto , ma
è ancora presto , e il medico ieri ha detto che andava tutto
bene .
Forse
è il succo che ti ha fatto male , o la mia torta alle mele !
Forse …- sciorinò come un fiume in piena la
padrona di casa , lo sguardo apprensivo che saettava
dall’espressione mortificata di Cèline
all’evidente rigonfiamento del ventre .
Per
evitare che le venisse un attacco di cuore la donna la
afferrò per le spalle con delicatezza , stemperando la sua
aria ansiosa con un sorriso colpevole che acquietò anche
Alphonse , scattato al fianco della pittrice con le dita strette con
forza sulle spalle della giapponese .
-
Blaise Duval – sussurrò criptica la
bionda , sbalestrando il modello e costringendo
l’amica ad inclinare il capo con curiosità .
-
Blaise Duval ti ha baciato ?
Ermione
annuì , l’espressione attenta di chi cerca di non
perdere il passaggio di una equazione particolarmente complicata .
- Ti
ha dato fastidio ?
La
studentessa negò con il capo sotto lo sguardo da lince di
Cèline , gli occhi chiari stretti per la concentrazione.
- Ti
ha messo in imbarazzo ?
- Un
po’ – rispose tranquilla lei .
-
Perché ?
-
Perché non me lo aspettavo – pigolò con
la vocetta dolce , gli occhioni verdi placidi come un lago
d’estate .
Cèline
annuì ancora , un poco più convinta , addolcendo
la presa sull’amica .
-
Perché credi lo abbia fatto ?
Per
quella domanda Ermione impiegò un po’
più di tempo a rispondere , non perché non
sapesse cosa dire , ma perché stava ragionando con
cognizione di causa .
-
Forse era annoiato – gettò lì ,
convinta però di ciò che diceva .
Alphonse
assunse allora un espressione scandalizzata .
-
Era annoiato ? Ma non capisci che quello si è …-
una scatola di kleenex zittì il modello , finito a terra
dopo che Cèline aveva accidentalmente
allungato le gambe quel tanto che bastava per far inciampare
l’amico .
-
Perché tesoro ? – trillò zuccherosa la
donna , tornata a stringere le spalle della ragazza per evitare che
questa corresse al capezzale di Alphonse .
Un
espressione ovvia si dipinse sul volto della studentessa , le labbra
curvate leggermente verso l’alto .
- Non
gli piaccio in quel senso . Credo più che altro che mi veda
come una sorella .
- Una
sorella sto …ahi
– squittì il poveretto quando
Cèline gli rifilò un calcio negli stinchi ,
accarezzando la lunga treccia dell’amica .
- Ma
a te piace ?
Alphonse
si irrigidì leggermente a quella domanda tanto diretta ,
notando anche come la bionda stesse trattenendo il respiro
nell’attesa di una risposta .
E i
due , trepidanti , sicuri di uno dei familiari
cenni col capo dell’amica , si stupirono di vederla
sorridere dolcemente , schiudendo le labbra rosa e dando una lieve
carezza sul al capo ad entrambi .
Ermione
, raccattato la sciarpa raggiunse la porta con passo morbido ,
l’espressione delicata nell’aprire la porta .
- Non
è il caso di preoccuparsi così tanto . Non mi
metterò nei guai , non ho tempo per problemi di cuore .
Buona
notte .
Quando
la ragazza si chiuse la porta alle spalle tirò un lungo
respiro prima di riaprire gli occhi , la mente disturbata dai ricordi
della sua turbolenta infanzia .
Forse
, si disse , era il caso di fare un salto all’ospedale da
nonna Makoto prima di iniziare il turno .
Così
, almeno , avrebbe evitato di pensare troppo a quella schiena che
si allontanava in silenzio da lei .
§
Ad
Ermione gli ospedali non erano mai piaciuti .
Non
perché la ragazza fosse di stomaco debole o di
indole troppo sensibile per poter tollerare le espressioni
dei pazienti e i loro lamenti senza sentirsi coinvolta .
Ermione
odiava gli ospedali perché , semplicemente , le ricordava la
sua vecchia vita .
La
sua storia era , in fondo , troppo triste anche ai suoi occhi
.
Lei
stessa , quando aveva raccontato ad Alphonse e Cèline del
suo passato , aveva trovato difficile non far
intristire gli amici con le sue parole , ma nessuno avrebbe
mantenuto un atteggiamento indifferente davanti a quella
serie di sfortunati eventi .
Nel
mentre che l’infermeria , cordiale più per la paga
da capogiro che una clinica privata poteva accordare che per vera
cortesia , la invitava ad aspettare nella sala dal forte odore di
disinfettante , la studentessa prese posto su una delle scomode
poltroncine , chiudendo gli occhi e appisolandosi leggermente .
Fu
catapultata indietro nel tempo , in uno stesso ospedale
dall’identico odore di pulito ma situato nella
città di Sapporo , capoluogo dell’Hokkaido .
Lì
, tra il viavai di gente in camicie e cuffietta bianca , una bambina
coperta per metà da una enorme chiazza di sangue
rimaneva immobile in tutta quella confusione .
Era
incredibilmente piccola , e passava quasi inosservata tanto immobile
era , al pari di un blocco di pietra .
Quella
volta però , Ermione non aveva trovato la forza di muoversi
, o di chiedere a qualcuno come stessero i suoi genitori .
Nonostante
avesse poco più di tre anni , Ermione era
incredibilmente intuitiva .
E
aveva capito , ancor prima dell’impatto , che da
quell’incidente né lei , né
suo padre Akihiko e sua madre Fleur sarebbero uscitivi vivi .
Così
era stato per i suoi genitori ma non per lei , riparata dal corpo della
madre che si era gettata su di lei per proteggerla poco prima che la
macchina si sfracellasse contro una parete rocciosa .
Perciò
, quando tutti quegli adulti l’avevano bellamente ignorata ,
lanciandole alcune occhiate compassionevoli , Ermione aveva
già compreso di essere rimasta sola al mondo .
Un
ubriaco aveva tagliato loro la strada .
Nulla
di più semplice .
Nulla di più tragico
.
Quando
poi un assistente sociale l’aveva prelevata per
portarla in un orfanotrofio , la pittrice aveva capito che
sua nonna Makoto non sarebbe mai andata a prenderla .
E
perché poi ?
Sua
nonna aveva diseredato suo figlio dopo che questo si era infatuato di
quella volgare occidentale , lasciando la famiglia per andare a vivere
in terra straniera .
Non
aveva presenziato alle nozze , né alla nascita di sua nipote
.
Per
lei , Akihiko era morto da tempo .
Da
quel momento in poi , in quell’orfanotrofio , Ermione aveva
vissuto il periodo più buio della sua giovane esistenza .
Bistrattata
per i suoi occhi verdi , colore inconsueto per un orientale ,
era stata sempre emarginata dai bambini e dalle istruttrici .
Gli stessi genitori che andavano e venivano per la costruzione avevano
distolto lo sguardo appena avevano incrociato le sue pupille
.
Perché
era sempre con la testa tra le nuvole .
Perché
aveva quel sorriso sognante dipinto sulle labbra .
Perché
sembrava tonta e un po’ stupida .
E a
nessuno piace una bambina stupida , questo Ermione lo aveva capito fin
dal primo giorno lì .
Poi
dopo tre anni qualcuno aveva bussato sulla sua schiena , una tutrice
l’aveva portata davanti al cancello
dell’orfanotrofio e lì l’aveva vista , sua nonna .
Dalla
corporatura minuta e affusolata , la carnagione lattea , occhi e
capelli neri , come era norma tra i giapponesi .
Era
bella , un po’ gelida e rigida nel suo kimono
floreale , ma sembrava una brava persona .
Nonna
Makoto l’aveva guardata come si può guardare uno
specchio , una vecchia fotografia , un ricordo di una vita dimenticata .
E
quella piccola donna le si era inginocchiata davanti , con
gli occhi colmi di lacrime e l’aveva abbracciata con forza,
invocando il nome di quel figlio che aveva allontanato e che rivedeva
in lei , nei suoi lineamenti , ma non nei suoi occhi .
Erano
partite insieme per la Francia , terra natale di sua madre
perché , aveva detto nonna Makoto , non avrebbe offeso
ulteriormente lo spirito di Fleur .
E
lì , nella villa materna era cresciuta .
Lì
era stata amata e aveva amato sua nonna .
Lì
amava vivere .
-
Signorina Ogawa .
Ermione
riaprì gli occhi nel sentirsi chiamare , ritrovando davanti
la figura massiccia del medico personale di sua nonna .
-
Salve dottor Chevalier .
L’uomo
anziano sorrise leggermente alla voce gentile della ragazza ,
aiutandola ad alzarsi e conducendola verso i corridoi immacolati .
- Sua
nonna sta meglio , più di quanto ci aspettassimo .
Il
tumore ormai è stato debellato , non
c’è più niente di cui preoccuparsi .
Questo
è merito anche della sua donazione signorina Ogawa , il suo
rene è stato fondamentale per la riuscita
dell’operazione .
La
ragazza annuì rincuorata , bussando lievemente alla porta e
adocchiando l’elegante crocchia grigia dell’anziana
che sedeva elegantemente sul letto .
- Non
ho bisogno di altro signor Chevalier , le ho già detto che
sto bene – rimbeccò stizzita la donna quando
sentì la porta aprirsi , contraendo le labbra e continuando
, imperterrita , a leggere il romanzo che la nipote le aveva
prestato .
Solo
che quando Ermione le si gettò addosso con una risata
divertita , la donna addolcì i lineamenti così
velocemente che lo stesso medico si stupì , abituato
com’era alla severità di quegli occhi neri e dei
modi della paziente .
-
Come stai ? – trillò curiosa la studentessa ,
abbracciata all’anziana che , a sua volta , teneva le braccia
abbandonate sulle piccole spalle della nipote .
Ed
era talmente dolce l’espressione dell’anziana ,
tanto colma di amore da far imbarazzare il medico, dileguatosi dalla
stanza mentre la voce delicata di Ermione ingentiliva i lineamenti
della donna .
-
Bene cara , bene . Tu invece ? Noto che i muscoli delle tue spalle sono
più rigidi del solito .
A
quell’uscita la pittrice si ritrasse delicatamente ,
prendendo tra le proprie mani quelle di lei e abbassando sul lenzuolo i
suoi occhi verdi .
Makoto
allora storse la bocca , innervosita dal mutismo della nipote .
-
Alza quello sguardo ! Ti ho insegnato a non abbassare la
testa davanti a nessuno , men che meno davanti a me . Forza !
La
nipote acconsentì imbronciata , incrociando gli occhi scuri
che Makoto sgranò per la sorpresa prima di affilare lo
sguardo .
Lo sguardo di chi la sapeva lunga
.
- Un
uomo .
Quella
semplice parola fece scuotere la testa alla giovane ,
abbandonata contro il corpo dell’anziana che , con parole
dolci e severe , la convinse a vuotare il sacco .
Decisa
a scoprire chi , finalmente , avesse attirato
l’interesse di sua nipote sempre così criptica e
irraggiungibile .
§
La
musica quella sera era particolarmente tranquilla , delicata ,
così come le luci soffuse del locale rilassavano
la mente e il corpo dei visitatori del Burlesque .
Solo
un uomo non riusciva a godere di quella calma piatta .
Blaise
Duval , dopo aver passato una giornata a zonzo per Parigi a bere e
fumare come un turco si ritrovava stravolto , stanco ma per nulla
rilassato .
Il
ragazzo aveva fatto di tutto per levare dalla lingua e dalle labbra il
sapore di fragola che , anche in quel momento , sentiva nella sua
stessa saliva .
Il
sapore delle labbra che poche ore prima aveva osato baciare .
Le
labbra che , per quanto tentasse , non riusciva a dimenticare .
E lui
ne aveva baciato di donne .
Molte
, forse anche troppe .
Bionde
, brune , ricce , rosse , ma nessuna , nessuna aveva avuto
quell’effetto devastante su di lui .
Aveva
fatto capire ad Ermione , con il suo atteggiamento , che provava nei
suoi confronti la stessa considerazione che si potrebbe dare ad una
sorella .
Solo
che lui non doveva sentirsi attratto da sua sorella .
E ,
ancor più importante , non
si baciavano le sorelle .
Questo
era un dato di fatto che aveva mandato in escandescenza il giovane
rampollo .
Aveva
addirittura scatenato una rissa in un bar per distrarsi , per
non pensare al viso delicato della pittrice .
Alle
sue mani sulle braccia , sulle spalle .
Ai suoi occhi trasognati .
Bevve
tutto d’un colpo la bottiglia di rum che si era fatto portare
da una cameriera sentendo , finalmente , un po’ la testa
leggera .
Il
Burlesque era affollato come al solito .
C’era
Alexandre Gautier , il proprietario del locale , che puliva i bicchieri
dietro al bancone con una ridicola sciarpa rosso sangue avvolta attorno
al collo .
Poco
più in là , a servire i tavoli , c’era
sua moglie Evelyne .
Blaise
si soffermò su entrambi per qualche altro secondo .
Non
perché ne fosse incuriosito , ma
perché entrambi erano amici stretti di Ermione .
Alexandre
era grosso come un armadio , dalla corporatura talmente muscolosa da
far venire qualche tremore anche a lui .
Uno
sguardo scuro raddolcito dalla folta chioma castana , con una profonda
cicatrice a marcare la mascella quadrata .
Aveva
trentadue anni , molti di più di sua moglie Evelyne , appena
diciottenne che , scappata di casa , si era innamorata di lui lavorando
lì al locale .
Lei
era indubbiamente carina .
Alta
, slanciata e dalla ondulata chioma rosso fuoco .
Li
aveva visti in atteggiamenti piuttosto familiari con la pittrice .
Specialmente
Evelyne che sembrava quasi essersi invaghita di Ermione , mentre il
proprietario se la teneva sotto la sua ala protettrice con uno sguardo
da rapace che aveva fatto indietreggiare anche i più
temerari .
Erano
brave persone , lui lo sapeva .
Solo
che quando si accorse di star di nuovo pensando alla ragazza si
sentì sommergere dalla rabbia , turbato dal modo in cui il
pensiero di lei si intrufolasse nella sua mente in modo così
naturale .
Perciò
, stizzito e saturo di rabbia afferrò una cameriera per la
vita , Enora , e la trascinò nel retro , intrufolandosi nel
magazzino dove venivano scaricati gli alcolici .
La
donna , una biondina tutta moine e niente cervello si lasciò
sbattere tranquillamente contro il muro , mentre l’uomo la
privava velocemente dalla parte superiore della divisa e
affondava il volto tra i suoi seni .
Per
istinto la cameriera circondò la vita dell’uomo
con le gambe , gettando la testa indietro quando Blaise le morse il
collo per poi baciarla con violenza .
Eppure
, nonostante le mani del ragazzo stessero accarezzando un'altra donna ,
una delle sue solite scopate , qualcosa non andò come
previsto .
Perché
i capelli biondi che gli scivolavano sulle spalle erano diventati
castani , e la voce acuta della donna era diventata , nella sua mente ,
il dolce sussurro della pittrice .
E di
nuovo il suo profumo di fragola , forte e intossicante , tanto
desiderabile da far male lo portò a bisbigliare il nome di
lei contro il collo di Enora.
Era impazzito ,
questo lui lo sapeva .
Specialmente
ora che il profumo si era fatto terribilmente reale .
Poi
accadde qualcosa .
Le
mani che gli accarezzavano i capelli si fermarono .
Il
corpo di Enora si irrigidì .
E
quando Blaise alzò il volto per vedere perché si
fosse bloccata d’improvviso, potè notare lo
stupore e l’imbarazzo colorare le guance della cameriera .
L’imbarazzo
scaturito dal fatto di essere stati colti in flagrante .
Perché
gli occhi nocciola della donna riflettevano un immagine , una figura
piccola che gli stava alle spalle .
Duval
non ebbe però tempo di ragionare , né di
collegare quel profumo alla ragazza che stava dietro di lui .
Vi fu
un solo suono , un tono sorpreso e delicato che Blaise riconobbe con un
colpo al cuore .
Tutto
di lui gelò.
Il
sangue .
Le
ossa .
Il cuore .
- Oh
.
Ermione
sentì la cassa di birra che reggeva scivolarle dalle mani a
quella vista , ma riuscì a mantenere la presa nonostante il
suo monosillabo fosse stato più che sufficiente ad attirare
l’attenzione .
Enora
la fissò allucinata , aggrappandosi maggiormente alle spalle
dell’uomo che se la scrollò di dosso bruscamente
prima di voltarsi .
E
quando i loro occhi si incrociarono , Blaise sentì il sangue
defluirgli dal volto .
-
Io…
-
Scusate , non volevo disturbare , ero venuta per posare queste
– ed indicò la cassa che reggeva , sorridendo
gentilmente ad entrambi , l’espressione imperturbabile di chi
sta parlando con amici di vecchia data e non con un uomo e una donna
appena interrotti nel mezzo dell’amplesso .
La
cameriera , scioccata dalla mancata reazione da parte della ragazza si
vestì in fretta , tirando l’uomo al suo fianco per
marcare il suo
territorio.
-
Scusaci tu Ermione , pensavo avessi finito di scaricare –
squittì meno imbarazzata la donna , gli occhi nocciola che
scorrevano sul maglione sformato e i pantaloni della tuta di
lei , ridendo quasi dei capelli scombinati e gli
occhiali un po’ sbilenchi sul nasino della collega .
Da
parte sua , la pittrice fece spallucce senza più parlare ,
mettendo a posto la cassa di birra e dirigendosi verso
l’entrata del locale .
Fu
allora che Blaise reagì .
Con
uno strattone si liberò dalla presa della donna , correndo
dietro alla ragazza che stava giusto per aprire la porta .
Solo
che quella si richiuse con un tonfo sordo , tirata indietro
dall’uomo che aveva inchiodato Ermione contro la spessa
superficie di legno .
Petto
contro schiena .
-
Ascolta io …
- Non
devi giustificarti con me Blaise , non preoccuparti .
Il
tono di lei , dolce e gentile questa volta lo fece imbestialire .
La
pittrice si sentì strattonare indietro da una mano che , con
una forza inaudita la sbattè contro la parete opposta ,
lasciandola con il fiato mozzo per la botta e gli occhi sgranati per la
sorpresa .
-
Devi ascoltarmi invece – masticò nervoso lui
– quello…
- Non
è necessario , noi siamo solo amici , non devi sentirti
obbligato a giustificarti con me – lo interruppe lei , gli
occhi meno rilassati e i muscoli delle braccia tesi dal dolore .
Perché
le stava facendo male senza accorgersene .
Ermione
sentiva uno strano pizzicore attorno al polso che l’uomo
stringeva con forza , lì dove la sua stretta stava fermando
il flusso sanguigno .
Dopo
quella frase , l’espressione rabbiosa di Blaise
mutò completamente , divenendo ancor più
inquietante .
Era
diventato gelido , così freddo e duro nello sguardo che la
ragazza si vide costretta a rispondere con un aggrottamento di
sopracciglia .
- Mi
fai male .
Blaise
non la ascoltò , ferito senza sapere perché da
quello sguardo gentile e dall’accondiscendenza delle sue
parole .
La
strinse con maggior forza, portandola a gridare leggermente quando il
dolore la accecò per un momento . Eppure lui non ci fece
caso .
- Tu
non capisci , io…
- Mi
fai male – tornò a ripetere con voce soffocata ,
gli occhi leggermente lucidi e l’espressione sofferente che
però Blaise , accecato com’era dalla rabbia , non
riusciva a vedere .
-
Ermione diamine , cerca di capirmi , io voglio solo spiegarti !
– urlò fuori di sé lui , gli occhi blu
sgranati dalla foga .
La
ragazza tornò a calmare il tono , spiegandogli che
lo avrebbe ascoltato una volta calmatosi , ma lui tornò ad
urlare nuovamente ed aumentare la presa sul suo polso .
- Non
è vero invece . Tu non mi stai ascoltando ! Tu …
Uno
spintone scaraventò l’uomo indietro
mentre una figura massiccia ritirava la mano ed Ermione si reggeva il
polso dolorante con le lacrime agli occhi , riparata
dall’ombra di Alexandre che era accorso alle grida
della ragazza con Evelyne .
La
donna trasse a sé l’amica con sguardo terrorizzato
, stringendosela contro il petto e notando l’espressione
sconvolta di Blaise Duval saettare dalla pittrice al polso che lei
reggeva a fatica .
Solo
allora , vedendola realmente negli occhi , l’uomo si accorse
di cosa stesse facendo .
Di cosa le stesse
facendo .
Ermione
rialzò lo sguardo giusto in tempo per incrociare gli occhi
blu dell’amico , così scuri e colmi di dolore da
farla sobbalzare per la sorpresa .
Perché
Blaise ora aveva una espressione così addolorata ,
così disperata che senza accorgersene lo raggiunse con pochi
passi , portando la mano sana ad accarezzargli lo sguardo .
- Non
fa nulla , è stato un incidente . Guarda , non fa neanche
tanto male – pigolò dolce , agitando il polso e
obbligandosi a non gemere dal dolore .
Lui
piegò il viso sotto la pressione del palmo caldo , non
riuscendo però a sorridere e sentendo le ossa della mascella
serrata scricchiolare per il dolore .
Cosa le aveva fatto ?
- Ehi
, guardami – borbottò scontrosa per attirare
l’attenzione del ragazzo , e quando vi riuscì ,
sorrise.
Uno
dei suoi sorrisi affettuosi e gentili .
- Va
tutto bene , prenditi due giorni per tranquillarti ok ? E… -
non potè concludere che Alexandre , guardingo e attento
l’aveva tirata contro di lui con un ennesimo strattone ,
posando una manona sulla testa di Ermione quasi a protezione .
- Vai
a casa Duval , è un ordine il mio , non un consiglio
– sibilò minaccioso il proprietario del Burlesque
, il braccio muscoloso paratosi davanti ad Ermione che
tirò dietro quando tornò al locale , trascinando
anche la moglie con sè .
Rimasto
solo , Blaise aggiustò la propria camicia quel tanto che
bastava per non prendere freddo , dirigendosi con passo lento
all’uscita dal locale .
E
quando l’aria gelida accolse il suo volto arrossato ,
tirò un pugno contro il muro di mattoni del Burlesque , i
denti serrati per il dolore e gli occhi persi nel vuoto della notte .
Poi
un bip lo convinse ad estrarre dalla tasca il cellulare in tutta fretta
, ritrovandosi poi a sorridere leggermente quando vide che Ermione gli
aveva mandato una smile con l’ordine di non preoccuparsi e di
riposare un po’ .
E lo
avrebbe fatto .
Avrebbe
utilizzato quei due giorni per chiarire i suoi sentimenti , per
calmarsi e riprendere il controllo di se stesso .
Poi
sarebbe tornato da lei .
Sarebbe
tornato da Ermione .
Non
perché voleva scusarsi .
Né
perché si sentisse in obbligo per la promessa .
Sarebbe
tornato perché voleva e perché , semplicemente ,
non sarebbe riuscito a stare senza di lei molto a lungo.
§
Il
sabato era quel giorno della settimana che si attendeva con
ansia per poter tirare un respiro di sollievo dopo tanto lavoro .
Quel
sabato in particolare Blaise poteva realmente sentirsi più
tranquillo e rilassato .
Quei
due giorni erano stati utili , anche se li aveva passati camminando per
il giardino della sua villa o riposando nella sua stanza .
Aveva
passato tutto il suo tempo in solitudine , senza la costante
presenza di suo fratello o la familiare parlantina delle ragazze con le
quali si dilettava .
L’unico
contatto con il mondo esterno erano stati i messaggi
scambiati con Ermione , paziente anche dopo quanto successo e
, se possibile , ancora più dolce .
Per
questo il ragazzo si sentiva di buon umore , e continuò ad
esserlo fino a quando non intravide una familiare bionda
figura correre nella sua stessa direzione .
Alphonse
però , anziché fermarsi a salutarlo gli
scoccò un occhiata inquieta prima di fargli cenno nella sua
stessa direzione , invitandolo a seguirlo in quella corsa impazzita
verso i piani alti .
Il
comportamento del modello non era del tutto chiaro , ma
doveva essere successo qualcosa di particolarmente grava per poter
traumatizzare a quel modo il francese dall’eleganza
impeccabile .
La
camminata veloce del ragazzo era infatti scoordinata , goffa ,
particolare che invitò Blaise ad aumentare
l’andatura e superarlo poco prima di aprire la porta dello
studio .
Fu a
quel punto , con il fiato corto e il respiro affannato del biondo poco
dietro di lui che il giovane Duval si ritrovò ad
assottigliare lo sguardo , irrigidire i muscoli e caricare il pugno in
un unico movimento .
Perché
, in mezzo allo studio , un alta figura sovrastava
quella piccola e colorata di Ermione , tenuta in scacco da un ragazzo
che Blaise non aveva mai visto .
Era
alto , abbronzato e con un vergognoso codino dorato .
Eppure
non fu l’aspetto comico di lui a far irrigidire per la rabbia
Duval .
Fu la
mano dell’uomo che stringeva con forza il polso fasciato
della pittrice .
Fu il
suo sorriso irriverente e la sua voce fastidiosa .
Fu il
suo sguardo scurito dal desiderio che fece nascere nel petto del
rampollo un gorgoglio sinistro .
-
Allora ? Ho sentito che ora te la fai con Duval ! Ti ha fatto
lui questo ?
Ermione
strinse i denti per il dolore , le labbra contratte per la
rabbia e l’espressione feroce di un piccolo cucciolo di puma
.
Infatti
, nonostante la scarsa altezza e l’evidente
inferiorità fisica , la pittrice non indietreggiò
quando il fotografo la strattonò in avanti .
Puntandosi
con i piedi a terra gli picchiettò la mano con il pennello
che stava maneggiando , costringendolo ad abbandonare la presa quando
lo colpì con forza ad un nervo .
- Non
sono affari tuoi , e non permetterti di criticarlo , lui è
migliore di te ! – rispose per le rime Ermione che , sebbene
dolorante , non mosse un muscolo quando quello tornò ad
avvicinarsi .
- Ah
si – cominciò il fotografo , un sorriso
canzonatorio ad indurigli i lineamenti – credi davvero alla
sceneggiata del principe dalla brillante armatura ? Lui è un
doppiogiochista Ermione , è un bugiardo , un approfittatore
, un delinquente che si nasconde dietro il nome della sua famiglia e
del suo denaro .
Blaise
che stava per intervenire venne fermato dalla mano di Alphonse ,
l’espressione concentrata e rilassata nonostante la
situazione non fosse delle migliori .
-
Cosa …- ringhiò frustato Duval , bloccato ancora
dal modello che lo convinse ad osservare solamente la scena.
-
Guardala bene .
Fece
come lui gli aveva detto , tornando a portare l’attenzione
sulla pittrice che , man a mano che il biondo continuava ad offendere
pesantemente lui e la sua famiglia , assumeva un aria sempre
più cupa , minacciosa .
La
stessa espressione che aveva assunto quando aveva criticato
Cèline .
- Smettila .
- Si
è approfittato di te come con tutte . Non capisci ? Lui ti
sta prendendo in giro e …
- Smettila .
-
…se continui così diverrai una delle sue
tante tacche sulla cintura , lui è un
… - il gancio destri bloccò sul nascere
l’ennesimo insulto .
E
mentre Felix rotolava per qualche metro con gli occhi sgranati per la
sorpresa , Ermione tornava a far ciondolare il braccio lungo il fianco
con nonchalance , gli occhi verdi stretti in due fessure e i lineamenti
induriti da una espressione minacciosa che portò il
fotografo ad andarsene con un ringhio frustrato .
Nell’attraversare
la porta Leroy gettò un occhiata colma d’odio a
Blaise , troppo concentrato a fissare stralunato la piccola figura di
Ermione che ora , con il capo basso e le braccia a circondarle la vita
, bisbigliava parole per lui incomprensibili .
- Il
suo colore preferito .
L’espressione
di Alphonse si addolcì maggiormente , scambiando uno sguardo
complice con il ragazzo alla sua destra .
-
Quando Ermione perde la pazienza , è difficile per
lei calmarsi . Perciò ha imparato a controllarsi ripetendo
le sfumature del suo colore preferito nella sua lingua madre .
è un vizio che ha da quando era una ragazzina.
- Oh .
- Ora
lasciami dire una cosa – cominciò il biondo con un
tono di voce serio e composto – ti lascerò campo
libero con lei , ma se proverai a farla soffrire me la
riprenderò ancor prima che tu possa dire ‘ah .
Quelle
furono le ultime parole di Alphonse prima di abbandonare il suo fianco
e spintonarlo all’interno dello studio .
Fu a
quel punto che Ermione si accorse della sua presenza , interrompendo la
nenia e sorridendo nella sua direzione con il solito calore .
Era bella .
Le
andò incontro senza ricambiare il sorriso , le mani
sbiancate per lo sforzo di rimanere calmo e una vena che
pulsava spasmodica sulla tempia destra .
Era dolce .
Pochi
passi ancora e le fu davanti , immobile , gli occhi blu incatenati a
quelli verdi di lei .
Era sua .
L’attrasse
a sé senza fiatare , immergendo il viso tra i suoi capelli e
bloccandola contro il suo corpo con le braccia , così rigide
da far male a lui e al corpo che stritolava contro il petto
palpitante .
-
Blaise ?
Ermione
si abbandonò contro di lui , fiduciosa , poggiando la
guancia contro il suo petto e sorridendo dolcemente senza essere vista
.
Era paziente con lui .
Lo
capiva .
Lo
guardava .
Lo
accettava per quello che era .
Un
uomo viziato , egoista e privo di scrupoli .
Eppure lo accettava .
Lo
abbracciava .
Lo
chiamava .
Lei
era perfetta .
Perfetta per lui .
- Ti
va di provarci con me ?
- Mh ?
Blaise
ringraziò di avere il viso coperto dai capelli di
lei perché , altrimenti , non avrebbe saputo spiegare il
lieve rossore sulle sue guance .
-
Vuoi provare a stare con me ?
- Oh
!
Quel
monosillabo stupito lo fece fremere di paura .
Eppure
lei non lo aveva schiaffeggiato .
Non
era indietreggiata .
Lo
abbracciava e basta .
- Ok
.
Una
risposta strana , euforica , eppure una risposta positiva .
Lo
voleva .
Voleva
stare con lui .
La
felicità che sommerse Blaise fu tanta da bloccargli le corde
vocali , ingolfargli il respiro e scatenargli una altra
sospetta aritmia .
E la
abbracciò .
La
abbracciò come un bambino abbracciava la madre .
La
abbracciò come un uomo abbracciava l’amore di una
vita .
Continua…
Con un giorno di ritardo eccomi qui .
Sinceramente , con gli esami alle porte è stata una cosa
stupida scrivere una storia , ma non posso farci un granchè
.
Escludendo questo , sono rimasti altri due o tre capitoli per
concludere la storia . Non molti .
L'aggiormanto sarà puntuale o , almeno , con qualche
piccolissimo ritarto .
Bobwithoutsplik : Ho apprezzato le tue recensioni, specialmente il
fatto che hai commentato entrambi i capitoli nonostante siano stati
pubblicati a giorni alterni .
E non preoccuarti , anche io sono pigra e ti ringrazio davvero per le
recensioni , sono stata molto colpita , davvero . Per rispondere alla
tua domanda sì , ho scelto il nome Ermione ispirandomi
all'opera di D'Annunzio . Non è stata una recensione stupida
, anzi , come ho detto prima , mi ha fatto molto piacere :)
Spero che anche questo capitolo ti piaccia , un saluto affettuoso .
Grazie anche per chi ha solo letto , o aggiunto fra i preferiti .
Al prossimo capitolo , gold eyes
|
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Capitolo 4 *** Whataya want from me ***
So Just don't give up
I am working it out
Please don't give in
I won't let you down
Yeah. I'm afraid
Whataya want from me
Non
mollare
Lo sto capendo
Per favore non arrenderti
Non ti
lascerò abbatterti
Si , sono spaventato
Cosa vuoi da me
(Whataya want
from me - Pink)
L'esperienza
è il tipo di insegnante più difficile . Prima ti
fa l'esame , poi ti spiega la lezione
( Oscar Wilde )
La fortuna
è una delle componenti essenziali per il buon
funzionamento di una relazione , amorosa o amichevole che sia .
La dea bendata sorride
raramente a chi non contribuisce a rendere la propria vita degna di
essere vissuta , così come distogle lo sguardo da coloro i
quali lasciano che la propria esistenza scorra fluida , senza ostacoli
a bloccarne il corso .
E chi afferma che il
caso e il destino siano immutabili e già scritti continua a
cadere nello stesso identico e umano errore .
La fortuna non si
aspetta .
La
fortuna si crea .
L’amore
è tempistica .
L’amore
è sacrifico .
L’amore è
pazienza .
Questo era quello che
Ermione aveva imparato nel corso della sua vita .
Questo era un
proverbio giapponese che molti avrebbero dovuto conoscere .
“C'è una
porta da cui può entrare la buona o la cattiva fortuna, ma
di quella porta sei tu che tieni le chiavi in mano”
, ed era vero .
L’essere
umano aveva la chiave di quella porta .
L’uomo
decideva a chi aprirla o per chi chiuderla a chiave .
La pittrice teneva la
propria porta spalancata per essere rischiarata dalla luce
esterna .
Quella di
Blaise , invece , continuava a rimanere sbarrata ,
chiusa da un lucchetto vecchio e malandato che non voleva
saperne di aprirsi .
La prima volta che
Ermione diede uno scossone a quella porta fu in primavera , al sesto
mese di gravidanza di Cèline .
Era una giornata
nuvolosa , intristita da una coltre di nebbia che rendeva
appiccicaticcia la pelle e la visuale ancora più sfocata e
disattenta .
Parigi era
particolarmente silenziosa , tetra quasi , appisolata in quel mattino
senza sole che Ermione aveva salutato con uno sguardo contrito .
Era presto , tanto
presto che persino il panettiere aveva ancora i battenti chiusi , ma la
pittrice non ne aveva voluto sapere di aspettare un altro giorno , di
far passare un'altra notte .
Di buona lena aveva
preparato la colazione alla coinquilina e dopo una veloce telefonata ad
Alphonse si era diretta alla villa dei Duval .
Più che una
villa , la mastodontica costruzione che si era
presentata davanti agli occhi severi della studentessa
era un castello barocco , enorme e fiabesco , con grandi
vetrate colorate ed un giardino che avrebbe fatto sbiancare , per
vegetazione e grandezza , l’intera foresta pluviale .
Imponente e
decisamente minaccioso con quella nera cancellata che divideva quel
paradiso architettonico dal resto del mondo .
L’unica via
che Ermione doveva sorpassare per poter bacchettare quel lunatico del
suo fidanzato .
Sì ,
lunatico , ed anche nevrotico .
Un piscia sotto
, come lo aveva apostrofato Cèline qualche
settimana fa .
O un dannato vigliacco
come aveva commentato galantemente Alphonse .
E vigliacco lo era
stato , eccome .
Ermione e Blaise
uscivano insieme da quattro mesi .
Ma più che
uscire , la pittrice si era ritrovata a dover rincorrere il suo
scontroso e velenoso compagno per tutto il tempo .
Era stata una
staffetta quella di Ermione .
Non una normale
conoscenza tra un uomo e una donna , né il tentativo , per
altro problematico , di frequentarsi ed instaurare un rapporto amoroso
con solide basi .
Non perché
lei fosse restia al contatto fisico o disinteressata , ma
perché il carattere di Blaise Duval impediva ad entrambi di
poter avere una relazione quantomeno tranquilla .
Era pur vero che la
studentessa fosse stravagante e con qualche piccola pecca nel voler
difendere , sempre e comunque e a spada tratta l’onore di
Cèline che Blaise , nonostante fosse consapevole della
reazione della compagna , continuava instancabilmente a criticare .
Tuttavia ,
il più delle volte era l’uomo stesso a rendersi
insopportabile , superficiale e intrattabile .
Perché lei
aveva tentato con le buone di raddrizzare il compagno .
Non convincendolo a
cambiare atteggiamento , ma aiutandolo a smussare quello sguardo
tagliente e quel suo tono cattivo e altezzoso che lo rendeva
detestabile per chiunque .
Eppure non era la
glacialità e rudezza di lui a far intestardire
Ermione , no .
Ciò che lei
non tollerava .
Ciò che la
pittrice non ammetteva era la sempre e più frequente
scomparsa del suo ragazzo che , senza far capire perché ,
spariva per ore , giorni , settimane.
Un comportamento
inaccettabile che lei si era decisa a prendere di petto .
C’era stato
Damien a spiegare , seppur in modo contorto , che quello era un modo di
fare del fratello che nessuno era mai riuscito a modificare e che , il
più delle volte, era causato dagli scontri con la figura
paterna .
Solo che Ermione non
accettava quella giustificazione .
Perché non
era giustificabile quel gioco stancante che aveva
costretto la pittrice a far fondo alla sua infinita pazienza
più di quanto fosse concepibile per un essere umano .
Era per quello che si
trovava lì .
Era per quello che si
ritrovò a scavalcare l’enorme cancellata quando la
voce del citofono la invitò ad abbandonare il
perimetro il più velocemente possibile .
Non fu facile per lei
, piccola com’era , ma una donna innamorata non era da
prendere sottogamba, specialmente se si trattava di un artista in erba
con un passato tormentato .
-Ehi ! Si fermi .
Il vociare del
giardiniere convinse Ermione a saltare , anche se con qualche sforzo ,
oltre il roseto che portava al retro del castello .
Un impresa che le
costò un graffio sul braccio e sul collo , mentre le calze
colorate si smagliavano per le spine e il fiocco dei capelli rimaneva
impigliato tra il fitto fogliame acuminato .
Ma a parte uno sbuffo
scocciato e qualche altra goffa fuga da un uomo di
servizio , Ermione riuscì a raggiungere le alte vetrate di
un salotto , attirata dalle urla maschili che provenivano da
lì.
Fu proprio quella voce
maschile alterata a farle aumentare il passo ,
portandola a spalancare la porta-finestra con forza prima di
finire carponi per terra , attorcigliata alle tende color panna .
A quel punto le urla
cessarono .
Solo il tintinnio del
posacenere frantumato ai piedi di Blaise smuoveva l’aria
pesante e il fiato grosso dell’uomo in giacca e cravatta .
Eppure , se Gilbert
Duval si limitò ad assumere un aria altezzosa e stizzita a
quella vista , suo figlio si catapultò ai piedi della
ragazza con un ringhio sommesso , afferrandole il braccio e cominciando
ad urlare improperi su come si fosse fatta quei graffi .
- Persino qui
– tuonò tra il minaccioso e il preoccupato ,
alzandole il mento con un dito , delicato .
- Cosa diavolo hai
fatto ? Allora ?
Ermione , rimasta in
silenzio durante le urla del compagno inclinò il
capo , gli occhi leggermente socchiusi e la bocca contratta .
- Allora ?
Dove…ahi
– brontolò Blaise , dolorante , quando
la studentessa andò a stringergli tra pollice e
indice il naso , pizzicandoglielo così forte da farlo
starnutire per il fastidio .
Solo che la minaccia
di morte che Blaise aveva sulla punta della lingua
morì all’istante nel vederla con
quell’espressione.
Perché era
arrabbiata , i lineamenti irrigiditi dalla smorfia contrariata , ma i
suoi occhi erano lucidi .
Fu come ricevere un
pugno dritto nello stomaco tanto viva era
l’impressione di non aver più aria nei polmoni ,
prosciugata da quello sguardo velato che lo rimproverava , lo chiamava .
- Cosa
c’è ? – soffiò Blaise ,
turbato nel vederla in quello stato , gli occhi blu
ingentilitisi nel notare come contraesse le labbra
mettendo sù un broncio adorabile .
- Non farlo
più – pigolò lei di rimando , le mani
piccole e delicate corse alle sue spalle in cerca di calore .
Un altro pugno
immaginario, ancor più forte del primo , costrinse Blaise a
storcere la bocca per il dispiacere , mentre le sue braccia si
chiudevano dolcemente sull’esile corpo della compagna.
Non ci voleva un genio
per capire a cosa si riferisse Ermione , lui stesso sapeva che prima o
poi avrebbe dovuto dare spiegazioni per il suo allontanamento
improvviso , senza scusanti .
E lo avrebbe fatto .
Perché a
lei teneva .
Perché
di lei ne era innamorato perso .
Certo , quello era un
particolare che l’uomo non era ancora disposto a rendere di
dominio pubblico , men che meno un pensiero che avrebbe espresso a
parole .
Non perché
si vergognasse dei suoi sentimenti , o perché fosse ancora
traumatizzato dal rifiuto di suo madre al suo affetto sincero .
Il perché
quelle due parole non sarebbero uscite dalle sua labbra , sciogliendosi
sulla sua lingua era semplice , decisamente banale .
Aveva paura .
Una dannata e
fottutissima paura che lo rendeva incapace di esprimersi , di
manifestare la passione , la dolcezza , l’amore che la
pittrice risvegliava in lui con un solo sguardo , un solo gesto .
Ed era fuori
allenamento oltretutto .
In fondo , era una
vita che non confessava i propri sentimenti , ed era passato tanto di
quel tempo che il suo cuore era avvizzito per il cinismo , la freddezza
del suo carattere .
Perciò ,
anche volendo , avrebbe trovato difficoltoso dichiararsi ad
Ermione , anche se la tentazione era forte , decisamente .
- Chi diavolo
è lei ?
Ermione , nascosta tra
le braccia del compagno assottigliò gli occhi
verdi con una smorfia attenta , aggrottando le sopracciglia quando mise
a fuoco l’uomo in giacca e cravatta che aveva urlato poco
prima contro Blaise .
Era alto , dal
portamento altezzoso e fin troppo borioso .
I boccoli neri
accarezzavano elegantemente la mascella quadrata , stemperando con la
loro lucentezza il taglio freddo di quegli occhi blu e la posa
infastidita delle labbra strette e contratte .
La somiglianza era
palese , dunque era impossibile per lei non capire che colui che aveva
davanti , l’uomo che ora la fissava con la stessa attenzione
che sarebbe stata riservata a uno scarafaggio era
il padre del suo ragazzo .
- Le ho fatto una
domanda e pretendo una risposta ! Per caso è una delle tue
puttanelle Blaise ? Sai che non voglio che entrino in casa –
sibilò mefistofelico l’uomo , ghiacciato nel
vedere il figlio perdere la stoica indifferenza che lo aveva sempre
contraddistinto.
Perché , se
prima il ragazzo si era mostrato sordo alle sue lamentele , alle sue
critiche , ora il figlio sembrava lì lì per
staccargli la testa a morsi tanto era il furore che gli incendiava lo
sguardo .
- Non ti azzardare –
ruggì in risposta Blaise , le braccia che stringevano
maggiormente il corpo della ragazza contro il proprio, quasi
a proteggerla da quelle parole velenose .
Gilbert Duval
alzò un sopracciglio con fare ironico , incassando
l’espressione feroce del figlio con altrettanto sarcasmo ,
mentre il sorrisino divertito dell’uomo grondava stupore e
una pesante ironia .
- Cosa
c’è Blaise ? Stai cercando di copiare tuo padre
nell’invaghirti di una puttana ?
Vuoi davvero ricalcare
le mie orme ? Perché è quello che stai facendo
dando tutta quella considerazione a quella piccola sgualdrina .
Nel sentirsi definire
per la seconda volta una poco di buono Ermione sobbalzò
vistosamente , non perché fosse spaventata , ma
perché mai nessuno aveva accostato quell’aggettivo
accanto alla sua persona .
Mai
.
E c’era un
tale odio in quelle iridi blu , un tale risentimento per lei , per
ciò che era , una
donna , da farle uscire spontaneo uno sbuffo minaccioso
mentre Blaise abbandonava la presa sulla sua vita .
Il ragazzo , per
l’appunto , urtato non tanto dalla
crudeltà delle parole del padre ma , più che
altro , infastidito dal fatto che le stesse rivolgendo proprio a lei lo
raggiunse in due falcate , alzando lo sguardo granitico con aria
minacciosa .
- Non osare !
Il sopracciglio
dell’uomo scomparve sotto la cascata di riccioli che gli
copriva la fronte al tono brusco del figlio , fermo davanti a lui con
un’espressione talmente furiosa da far nascere in lui il
dubbio .
- Ti sei innamorato di
lei ?
Ermione
sobbalzò alle parole del magnate , stretta nelle piccole
spalle , mentre Blaise si ritrovò a sgranare gli occhi e a
perdere un battito nel sentire il respiro trattenuto della pittrice
alle sue spalle .
E sarebbe stato
semplice rispondere con un sì convinto .
Sarebbe stato facile
cogliere la palla al balzo e mettere in tavola le sue carte .
Tanto semplice eppure
troppo difficile per lui , per il sorriso di scherno che il padre gli
rivolgeva , una copia del proprio ma ancora più crudele .
E negò con
voce tonante , invitandolo a non intromettersi e farsi illusioni a quel
modo , sicuro che Ermione avrebbe capito il suo imbarazzo , il suo
bisogno di negare l’evidenza fino alla fine .
Perché
lei era gentile .
Perché lei lo capiva .
Solo che , per quanto
Ermione fosse comprensiva e gentile , era pur sempre un essere umano .
Era pur sempre una donna
.
E sentire negare con
tanta veemenza la possibilità che lui fosse
innamorato di lei le fece male .
Tremendamente .
- Davvero ? Allora
è una delle tue solite bravate , come se ne avessi ancora
bisogno !
Sei un disonore per me
e per il nome che porti . Sei un buono a nulla che non fa altro che
divertirsi senza preoccuparsi delle conseguenze . Un figlio del genere
sarebbe la vergogna per qualsiasi padre , non… - e parlava ,
parlava con sempre più foga , ricominciando ad
urlare con nuova enfasi , additandolo e additando Ermione , immobile
alle spalle di Blaise , gli occhi assottigliatisi leggermente per il
fastidio .
Eppure il ragazzo
rimaneva impassibile , indifferente alle critiche del padre , alle sue
crudeltà , fin quando Gilbert mise di mezzo Jospehine e il
sangue malato che scorreva nelle vene di lui e suo fratello .
Lo stesso sangue marcio che lo rendeva tanto libertino , tanto
sconsiderato .
E fu a quel punto che
la pittrice , attenta ad ogni guizzo sul volto pallido del
compagno riscontrò una lieve contrazione della
mascella e un debole irrigidimento dello sguardo mentre le labbra si
curvavano debolmente verso il basso .
Lì lei
capì quanto davvero Blaise fosse ancora addolorato per
l’abbandono della madre ormai deceduta .
Capì quanto
, nonostante tutto , per quanto egli stesse
tentasse di negarlo , la amasse .
Perché una
madre rimaneva tale anche nella morte , anche nel dolore ,
nell’odio .
- Sei identico a
quella prostituta ! Sempre a …- un gemito smorzò
la sua filippica , mentre Gilbert sgranava gli occhi , sconvolto , e il
corpicino che gli si era fiondato contro lo sbilanciava
all’indietro .
Ermione
cascò a terra con un piccolo ringhio , tempestando il petto
dell’uomo di pugni e urlandogli contro di smetterla
di far soffrire Blaise , di lasciare in pace Josephine , di
smetterla di far del male a suo figlio .
- Lui non
è forse l’ultima cosa che le rimane ?
Cos’altro le resta se non i suoi figli ? Perché
deve tormentare se stesso e l’anima dei defunti ? –
brontolò a corto d’aria Ermione , gli occhi chiari
resi lucidi dal dolore e le piccole mani chiuse sul petto
dell’uomo che , immobile , la fissava impietrito .
Il fiato ansante
dell’uomo rallentò quando la ragazzina che lo
aveva caricato come un toro e fatto crollare a terra fu presa in
braccio da due mani grandi e bianche .
Le mani di suo figlio
che si caricarono la ragazza sulle spalle come un sacco di patate senza
degnarlo di uno sguardo prima di chiudersi la porta alle spalle con un
calcio , lasciando lì a terra Gilbert Duval .
Sorpreso
.
Angosciato e ferito
dalle parole crude di quella piccola ragazzina che gli erano scivolate
dentro , lentamente , raggiungendo quell’organo che si era
ritrovato a battere , dopo tanto tempo , ad un ritmo sostenuto e
cadenzato .
§
Quando Blaise la
lasciò andare lo fece in modo brusco , gettandola in malo
modo su un letto a due piazze dalle morbide lenzuola di seta scura .
E nel mentre che
Ermione si tirava su con un broncio indispettito , il ragazzo aveva
cominciato a girovagare per la stanza con le mani nei capelli , gli
occhi sgranati per lo sconcerto e la pelle del viso tirata sulle guance
, come se fosse sul punto di urlare .
- Che ho fatto ?
– chiese curiosa la ragazza , tornata in se stessa con uno
sbuffo scocciato .
L’occhiata
incredula di Blaise la portò ad aggrottare le sopracciglia
nella solita posa buffa , costringendo l’uomo a
gettarsi al suo fianco con un sospiro di sconforto .
Si portò un
braccio a coprirgli gli occhi , stremato dalla giornata e dallo
spettacolo a cui aveva appena assistito .
Perché ,
non era cosa di tutti i giorni vedere la propria ragazza
caricare come un toro il proprio padre , sbatterlo sul pavimento e
bacchettarlo come una vecchia anziana dai modi sgarbati .
- Hai anche il
coraggio di chiederlo ? – sbuffò contrariato lui ,
ancora incredulo .
Ermione fece spallucce
, raggiungendo il ragazzo e raggomitolandosi sul suo corpo come un
gatto in cerca di un rifugio .
E sebbene le curve
morbide della pittrice e il suo profumo di fragola sollecitassero
positivamente il corpo e i pensieri dell’uomo , lui , con un
gesto che ormai gli veniva naturale le cinse la vita con dolcezza,
spingendosela contro senza però farle male .
- Blaise ?
Il ragazzo rispose con
un debole mugugno continuando , imperterrito , a tenere gli occhi
chiusi e i muscoli rilassati .
Solo che quando
Ermione lo accarezzò teneramente su un fianco , poggiando il
mento all’altezza del cuore qualcosa si mosse , e non fu solo
quell'organo traditore che aveva nel petto.
L’unica cosa
che Blaise si augurava , giunti a quel punto ,era la mal riposta
speranza che lei non si accorgesse della sua eccitazione nell'averla
così vicina .
- Ti manca tua madre ?
Tutti i bollori che
avevano poco prima riscaldato i muscoli irrigiditi del ragazzo gelarono
, spazzati via dalla ventate artica che quelle parole gettarono sul
cuore e sulla mente del ragazzo .
Era stata una domanda
semplice , diretta , di facile risposta .
Solo che Blaise , ora
come ora , si sentiva incapace di rispondere un no secco .
Perchè
c'era qualcosa dentro di lui, una voce lontana ed infantile che ,
seppur in modo flebile , gli urlava di annuire , di
rispondere positivamente .
Gli mancava sua madre
anche dopo tutto quello che aveva fatto a lui e suo fratello ?
Si
.
A quel punto Blaise
non riuscì più a trattenersi .
Scostò
sgarbatamente il corpo sopra il suo per uscire dalla stanza senza una
parola , lasciando ancora una volta Ermione alle sue spalle , sola .
Lei fissò
la sua schiena con occhi tristi , gettandosi a peso morto sulle
lenzuola e sbattendo goffamento contro il comodino di fianco al letto .
Un libro era caduto
dopo il movimento maldestro di Ermione che , seppur malinconica e
stanca raccolse il libro in maniera distratta .
E cadde qualcosa da
quella copia delle favole dei fratelli Grimm.
Qualcosa di piccolo ,
consunto come se fosse stato maneggiato più volte ,
bruciacchiato un pò sugli angoli .
Una foto che Ermione
fissò ad occhi sgranati , le labbra leggermente dischiuse nel vederla .
Una donna sorrideva
dolcemente , i boccoli rosso fuoco che incorniciavano un viso dai
tratti delicati e gentili , raddolciti dalle iridi ambra .
Era bella ,
incredibilmente .
Era bella quasi quanto
Cèline se non fosse stato per il baluginio sinistro del suo
sguardo da gatta .
Quella era la madre di
Blaise , di questo Ermione ne fu sicura nel riconoscere gli stessi
lineamenti del ragazzo , gentili e delicati .
Avevano anche la
stessa carnagione .
Lattea e
deliziosamente pallida .
- Ermione .
La ragazza
intascò la foto con noncuranza , sorridendo all'espressione
impassibile
di Blaise che rimaneva
fermo sulla porta , gli occhi blu lontani da lì, lontani da lei .
E fece l'unica cosa
che poteva fare .
Scese dal letto
goffamente, rischiando di battere la testa contro il pavimento se non
fosse state per le braccia calde e forti che la tirarono in piedi ,
premendola contro quel petto duro che Ermione cominciava ad amare .
Si abbracciarono con
impeto .
Lui che affondava come
sempre il viso nei suoi capelli , annusando il loro profumo come un
drogato .
Lei che , stretta
contro di lui , continuava a sorridere con lo sguardo perso nel nulla ,
la mano affondata nella tasca dei jeans che sentiva bruciare .
Lì dove la
foto di Josephine la costringeva ad irrigidire le dita tanto da far
male .
§
- Si può ?
Ermione
alzò lo sguardo dal quadro quando la voce di Alphonse ,
dolce e densa come il miele le scivolò addoso in
una tenera carezza .
La ragazza fece un
cenno positivo alla testa bionda che faceva capolino dalla porta del
suo studio , invitando l'amico a raggiungerla fin sopra il pavimento
rialzato .
Il modello
lanciò una lunga occhiata alla studentessa , addolcendo il
sorriso quando la vide sporca di tempera su tutto il camice e i capelli
, eppure lei sembrava non curarsene.
Era talmente
concentrata nel realizzare quel quadro segreto da non rendersi conto di
quanto in quel momento fosse bella .
La lunga treccia che
era poggiata su una spalla era spruzzata da un rosso acceso , lo stesso
colore che le macchiava il naso e parte del sopracciglio ogni qual
volta Ermione si asciugava il sudore con la manica del camicione ,
macchiandosi irrimediabilmente .
Eppure era bella con
quel sorriso estatico sul bel volto .
Così bella
da far male agli occhi .
- Allora ? Cosa stai
disegnando di così segreto da chiudere fuori anche quello
scorbutico del tuo ragazzo ? - cantilenò curioso il modello
, sporgendosi leggermente oltre la piccola figura dell'amica per avere
una visione completa del quadro .
Un manto di ricci
rossi cingeva come un abbraccio di fiamme un viso di donna
incredibilmente attraente , reso ancora più intrigante dai
particolari occhi ambrati .
Doveva essere un
ritratto , eppure Alphonse non riusciva a ricollegare a quel volto
nessuno dei conoscenti dell'amica o dei propri .
- è la
madre di Blaise .
Il ragazzo
sobbalzò leggermente al sussurro della pittrice , le labbra
arricciate sul sorriso imbarazzato che le addolciva i lineamenti mentre
gli occhi verdi osservavano in modo critico il quadro appena concluso .
Ermione estrasse dalla
tasca del camice la foto ingiallita che aveva trovato settimane prima
nel libro di favole in camera di Blaise , osservando se la donna
ritratta combaciasse con l'originale .
Anche Alphonse ,
notato la serietà dello sguardo dell'amica tentò
di riscontrare qualche errore nel quadro senza però trovarvi
alcunchè .
Era perfetto .
Un quadro che avrebbe
turbato anche il critico più scorbutico .
Perchè
quella donna sembrava chiamarti con lo sguardo , con quella luce
attraente negli occhi che turbava l'animo di chi guardava .
- Allora ? Che ne
pensi ? - si volle informare lei con voce flebile , gli occhi chiari
adombrati dal dubbio .
Dopo un ultima
occhiata critica un sorriso estatico illuminò il volto del
modello , le braccia corse a stringere le piccole spalle dell'amica in
una presa affettuosa .
- é
perfetto . Sono sicuro che a Blaise piacerà -
replicò Alphonse , orgoglioso , poco prima di
sgranare gli occhi nel vederla sorridere a quel modo .
Perchè
Ermione in quel momento irradiava un'aura così
angelica e delicata da far venire le lacrime agli occhi per la
commozione .
Era bella senza
rendersene conto , ed era proprio quella sua ingenuità a
renderla meravigliosa agli occhi di coloro che la fissavano .
Era per quello che tutti si
innamoravano irrimediabilmente di lei .
- Davvero ? -
trillò euforica lei , saltellando da una parte all'altra
della stanza con un risolino divertito ed eccitato .
In fondo , Ermione era
rimasta chiusa nello studio per più di due settimane ,
vietando a Blaise o a chiunque altro di avvicinarsi a lei o al quadro
che , in segreto , aveva cominciato a dipingere .
Era una sorpresa , e
lei voleva che rimanesse tale .
Perchè la
pittrice sapeva che Blaise amava sua madre , l'aveva sempre amata , e
quello era il suo regalo per lui .
Quello era il suo
pegno di amore .
Una dichiariazione
bizzarra , ma pur sempre una dichiarazione .
Perchè in
quel quadro Ermione aveva messo l'anima , il corpo e il cuore .
- Coraggio , ora vieni
di là che ti aspettano tutti .
Per Damien
è stato difficile tenere buono il fratello per tutto questo
tempo . Vieni - la invitò Alphonse quando la vide coprire
con un lenzuolo il ritratto prima di stiparlo nell'armadietto personale
.
Ermione
annuì con un sorriso , trotterellando fuori dallo studio al
seguito del compagno d'accademia .
Presi com'erano l'uno
dall'altra non si accorsero dell'affusolata figura che si era appena
introdotta all'interno della sala.
Con passo silenzioso e
attento , Felix scivolò verso il palchetto rialzato ,
individuando ciò di cui necessitava .
E mentre Ermione
correva ad abbracciare il suo fidanzato , sorridendo conciliante ad un
pallido Damien e un infuriata Cèline , il rumore di carta
stracciata attutì il risolino di vittoria del fotografo ,
intento com'era a strappare quell'insulso pezzo di carta .
Frammenti di un
ricordo sbiadito .
Parti di un amore
rifiutato .
Pezzi di un futuro cuore
infranto .
§
La prima volta che le
porte del cuore di Ermione cigolarono fu in una notte qualunque , senza
vento nè luna , una notte buia che la inghiottì e
la rigurgitò con un raglio animale spaventoso , accompagnato
dai singhiozzi del suo cuore e il silenzio del suo pianto .
Accadde tutto in una
notte senza luna , in un giorno che lei non avrebbe mai dimenticato .
Alphonse aveva appena
abbandonato l'accademia con la raccomandazione di incontrare lui ,
Cèline e Damien al Burlesque per una serata in compagnia .
Ermione aveva
accettato l'invito , consigliando al fidanzato di precederla allo
studio dove lei conservava una sorpresa che lo avrebbe fatto felice , o
così lei almeno sperava .
Solo che quando la
pittrice attraversò l'arcata con un sorriso trepidante e le
mani sudaticce , la visione dell'espressione feroce di Blaise
la colpì come una scudisciata .
Il sorriso le si
incrinò in viso quando incrociò gli occhi gelidi
del compagno , piegato sui pezzi di un qualcosa che , da quella
distanza , Ermione non riusciva a riconoscere.
Rimase immobile ,
raggelata da quello sguardo che sembrava volerle violentare l'anima
tanto era l'odio che gli anneriva gli occhi .
Non si mosse ,
spaventata da lui , da quell'aura nera che cingeva la sua figura come
l'abbraccio di un mostro che ringhiava nel buio .
- Blaise ,
cosa...
- Zitta ! -
ruggì furioso il ragazzo , costringendola ad indietreggiare
in un gesto istintivo .
Ed Ermione non capiva
, non capiva perchè la fissasse con tanto odio , con tanto
rancore , con tanto astio .
Dove erano i suoi
occhi gentili ?
Dove era la sua voce
delicata ?
Facendosi coraggio ed
inghiottendo la paura , la pittrice fece un passo in avanti , conscia
del gorgoglio sinistro appena emesso dal ragazzo a lei di fronte e
degli occhi blu che pian piano si attogliavano in lame di ghiaccio
liquido .
- Blaise .
Un altro ringhio
accolse il suo richiamo , ma se la speranza di Ermione era quella di
far calmare il compagno , tutto ciò che ebbe in cambio fu un
espressione disgustata .
- Non avvicinarti , in
questo momento potrei fare di tutto , anche ferirti .
Non
avvicinarti - la avvisò lui con il respiro affannoso , le
mani corse sul viso tirato mentre i muscoli della schiena si
irrigidivano per lo sforzo di rimanere immobile .
Respirava male , come
se ci fosse qualcosa nella sua gola a bloccargli il respiro , e sudava
, il sudore freddo di chi sembrava sul punto di morire , sul punto di spezzarsi
.
- Blaise - lo
richiamò Ermione , con più convinzione questa
volta , raggiungendolo con una corsetta che fu costretta a frenare
quando lui tornò a ringhiarle contro di non avvicinarsi.
Eppure lei non voleva
.
Non capiva
perchè la trattasse in quel modo .
Non capiva cosa avesse
fatto di sbagliato per meritare un simile comportamento .
Lo fissò
con occhi lucidi , intravedendo tra le dita serrate sul viso qualcosa
di familiare , un pezzo di carta che la fece sbiancare di colpo .
La foto .
Qualcuno aveva
strappato la foto .
Con un gemito
distrutto si gettò ai piedi dell'uomo , raccogliendo i pezzi
della fotografia con il respiro ingolfato e la mente pesante ,
schiacciata dal senso di colpa che ora le annebbiava la vista .
- Si può
aggiustare , posso attaccarle di nuovo - bisbigliò
tremolante , le piccole mani che raccoglievano più pezzi
possibili fin quando qualcosa le impedì di andare oltre .
Perchè una
mano grande era calata su di lei , afferrandola per il polso e
tirandola in piedi così velocemente da strapparle un
singhiozzo di dolore.
- Perchè ?-
ringhiò Blaise ad un centimetro dal viso della giovane , le
labbra arricciate sui denti scoperti e gli occhi così scuri
da sembrare due pozzi di catrame .
- Non sono stata io -
pigolò in risposta lei , l'espressione sofferente e gli
occhi che vagavano nel vuoto in cerca di un'appiglio , di una
giustificazione qualunque .
L'uomo
ringhiò nuovamente , aumentando la presa sul polso di
Ermione che , tesa in aria senza riuscire a toccare il terreno con i
piedi si ritrovò a chiudere gli occhi per il dolore .
- Chi ti ha detto di
prenderla ? Chi ? Perchè non provi a smetterla di fare la
buona samaritana ? Non sei credibile !
Faceva
male la sua mano .
Facevano
male le sue parole .
Eppure Ermione non
riusciva a rispondere , come se non avesse più voce , come
se non avesse più un cuore per reggere tutto quello .
- Fai finta di essere
ingenua mentre sei solo una stupida , una stupida ragazzina che non sa
stare al suo posto - continuò crudele Blaise , incurante dei
lucciconi comparsi sulle ciglia brune della compagna che continuava a
tenere il capo basso .
Era
furioso .
Si sentiva tradito ,
umiliato da colei che amava .
Lo aveva fatto
invaghire con la gentilezza dei modi ,la dolcezza dello sguardo solo
per farlo sentire di nuovo una nullità , un essere incapace
di farsi amare dal prossimo .
Perchè
lui la amava .
L'amava più
di suo fratello .
L'amava più
di sua madre e non poteva accettare tutto quello .
Aveva rubato la foto di lei .
Gli aveva nascosto
tutto , si era allontanata da lui per poi distruggerlo e ridurlo in
pezzo come quella fotografia .
E
la odiava .
Blaise la odiava ed
amava allo stesso tempo .
Ora però
era affuscato dal dolore , da una ferita aperta che era tornata a
pulsare .
E non
giudicò le sue parole , come non giudicò le sue
azioni .
Con uno strattone
gettò Ermione a terra senza alcuna grazia , fissando
incolore come la pittrice si fosse raggomitolata su se stessa ,
portandosi al petto il polso e rimanendo in silenzio .
Un lampo di rimpianto
attraversò per un attimo il suo sguardo cupo , ma la visione
dei pezzi di foto che la ragazza stringeva ancora tra le dita lo scosse
.
- Sai -
cominiò ironico , passandosi una mano sul volto stanco - ti
chiamano tonta perchè ci sei . La tua ingenuità
non è altro che un modo per mascherare la tua inadeguatezza
, la tua sbadataggine . Tutta questa farsa della gentile pittrice non
regge più .
Sei solo una
approfittatrice come Cèline perchè , in fondo ,
sei una donna .
Una donna davvero stupida .
Il gelo
calò dopo quelle parole , su di loro , sul cuore di Ermione
.
Le sue porte
cominciarono a cigolare , volgendo verso l'interno mentre la luce
cominciava a scarseggiare .
Nessuno dei due
parlò più.
Nessuno dei due
osò guardare l'altro .
Blaise uscì
dallo studio con un ringhio rabbioso , tirando un calcio ad un
barattolo di vernice e sbattendo contro Alphonse per i corridoi .
Il modello
scoccò un occhiata stranita all'uomo , avvertendo una sorta
di terrore gelargli le ossa .
Lo stesso terrore che
si affacciò sul suo viso quando , raggiunto lo studio di
pittura la vide .
Per terra che ,
silenziosa , raccoglieva pezzi di carta , stringendoli al petto come se
fossero oro e tirando su col naso per trattenere le lacrime .
Alphonse si
gettò su di lei con ansia , osservando angosciato come gli
occhi verdi della pittrice non smettessero per un secondo di saettare
da una parte all'altra della sala , in modo confuso e distratto .
- Ermione .
La ragazza non rispose
al sussurro dell'amico, continuò a raccogliere i pezzi e
scacciare le lacrime che erano sul punto di debordare dai suoi occhi .
Solo che lei doveva
essere forte .
Doveva resistere al
dolore .
Doveva...
- Sono stupida vero ?
L'uomo
sussultò alla voce piccola e incrinata della ragazza ,
adesso immobile e col capo basso .
- Ermione , cosa...-
bisbigliò spaventato, allungando una mano per capire cosa
fosse successo , perchè fosse in quello stato , ma quando
lei alzò il volto fu come se una mandria di elefanti lo
avesse appena schiacciato , come se il mondo gli fosse crollato addosso
seppellendolo vivo .
Perchè Ermione
piangeva .
Piangeva come poteva
piangere una bambina senza genitori .
Come poteva piangere
una ragazza senza futuro .
Come poteva piangere
una donna col cuore spezzato .
- Sono stupida vero ?
- ripetè con voce spezzata , una mano corsa a scostarle i
capelli dal viso umido di lacrime .
La pittrice si
strattonò la frangia con un gemito strozzato , strizzando le
palpebre per non vedere più nulla , per non sentire
più dolore , per frenare quelle lacrime .
Eppure le lacrime
continuavano a rigarle il volto , a bagnarle le labbra , ad inumidirle
i vestiti .
- Ermione mi stai
spaventando ! Cosa è successo , lui cos...- il modello si
interruppe quando riconobbe la fotografia della madre di Blaise
strappata in più pezzi , e lì comprese .
- A nessuno piace una
bambina stupida - gracchiò senza voce Ermione , le mani
unite a coppa sul suo viso arrossato dal pianto .
E continuò
a ripetere quella frase come una cantilena , smorzando i singhiozzi sui
palmi delle mani e continuando a sussultare , anche quando Alphonse
l'abbracciò con impeto .
A quel punto il
cigolio delle porte aumentò , scossò da una
sferzata d'aria fredda che spinse i battenti verso l'interno .
E il rumore di una
serratura che scattava si elevò come un urlo .
Mentre Ermione
piangeva su quei pezzi di cuore infranto che non sarebbe riuscita a
raccogliere facilmente .
Non
tutti .
§
C'erano urla , c'erano
grida , c'erano mani che colpivano , graffiavano , strappavano vestiti
e calciavano corpi .
Il Burlesque era
diventato un cumulo di tavoli ammassati gli uni sugli altri , sedie
gettate in aria e pugni elevati in aria e scagliati sulle mascelle
scricciolanti degli avventori del locale .
Una rissa .
Una rissa in piena
regola che Blaise Duval aveva scatenato senza un perchè ,
senza un come.
L'uomo aveva raggiunto
un gruppo di ragazzi , aveva gettato loro addosso il mozzicone di
sigaretta ed aveva colpito il più vicino con un gancio
destro che gli aveva slogato la mascella in un battito di ciglia .
Poco dopo erano
accorsi i compagni , i conoscenti di Blaise e persino Damien , schiena
contro schiena al fratello per evitare che un energumeno potesse
ferirlo con il coltellino che aveva estratto dalla giacca .
Eppure Blaise non
provava paura .
Non
provava nulla .
Era vuoto e stanco
.
Stanco
di pensare .
Stanco
di parlare .
Stanco di sperare .
Perchè non
gli rimaneva più nulla .
Nulla se non il suo
cuore spezzato .
Nulla se non il sapore
di fragola sulla sua lingua .
- Adesso basta -
tuonò Alexandre , le iridi lucide di rabbia e il braccio
serrato attorno al collo di Blaise in una presa difficile da sciogliere
.
Al ruggito dell'uomo
tutti si zittirono , ritirandosi nei propri angoli e sorreggendosi gli
uni agli altri , mentre Enora e le altre cameriere correvano a prendere
le cassette del pronto soccorso per curarli .
Il proprietario del
Burlesque gettò il ragazzo su uno sgabbello , ruggendo a
Julie di occuparsi di lui e asciugargli quel naso sanguinante .
La mora era carina ,
ragionò per un secondo Blaise , non perdendo tempo e
attirandola contro di sè per baciarla con decisione per
disperdere quel sapore di fragola .
Affondò la
lingua nella bocca della ragazza , malleabile come creta sotto le sue
mani , sentendo il sapore della sua saliva attutire quello dolciastro
che Blaise aveva impresso a fuoco nella sua mente , sulle sue labbra .
Poi un pugno lo
colpì sullo zigomo destro , facendogli perdere la presa
sulla ragazza che si tirò via con un urletto scandalizzato .
Il dolore gli
bruciò il cervello , eppure Blaise non ebbe il tempo di
riconoscere la chioma bionda di Alphonse che questo lo
afferrò per il bavero della camicia con forza , tirandolo in
piedi .
- Hai perso la tua occasione .
Il sibilo del modello
stordì il ragazzo per qualche secondo , confuso da quella
frase senza senso .
Una frase che prese
significato quando , alle spalle del biondo , intravide una piccola
figura che tremava , tremava sotto il suo sguardo con occhi enormi e
lucidi di lacrime .
Ermione lo fissava con
gli occhi arrossati per il pianto .
Lo guardava con dolore
, con amarezza , con rassegnazione .
E ancor prima che
Blaise potesse fare qualcosa , quelle stesse iridi che lo
aveva guardato con dolcezza , con amore , con devozione si fecero
vacue, lontane .
Eppure i suoi occhi
non si erano mossi dal suo viso .
Continuvano a
guardarlo fissi ma con qualcosa di diverso .
Perchè lei
non guardava più come se fosse il suo ragazzo .
Non lo guardava
più come se fosse un amico .
Lo
guardava come un estraneo .
Lo guardava come uno sconosciuto
.
Solo allora , solo
quando quegli occhi verdi presero a vagare sul suo volto senza
esprimere interesse o affetto qualcosa si spezzò nel cuore
di Blaise .
La porta sigillata si
spalancò di scatto , gettata all'aria da una folata di vento
freddo talmente forte da ghiacciargli le coronarie e i polmoni .
- Hai perso -
ringhiò Alphonse astioso , stringendo la presa sul bavero
mentre Ermione , posato il quadro avvolto dal panno bianco su
un tavolo qualunque usciva di corsa dalla porta che dava sul retro .
No.
Blaise
provò a districarsi dalla presa , osservando disperato la
piccola figura svanire dietro la porta di legno pesante .
No.
Cacciò un
urlo che sapeva di angoscia quando capì la portata di quel
gesto , delle sue azioni , di ciò che aveva fatto .
Perchè
Ermione era paziente , ma non lo avrebbe perdonato quella volta .
Non più .
No.
Alphonse lo
pressò contro il muro con un ringhio animalesco ,
serrandogli la gola fra le dita e stringendo tanto da bloccargli il
respiro .
- Ti avevo detto che me la sarei
ripresa - sibilò minaccioso , gli occhi
assottigliati - e per
quanto lei ti ami non puoi nulla contro di me , nè contro
Cèline . Io ho il potere di tenertela lontano ,
Cèline ha il potere di portartela via per sempre se vuole .
Basta
una nostra parola , e lei ti cancellerà dalla sua vita .
Hai
avuto la tua possibilità e l'hai sprecata .
Oramai l'hai persa .
Uno scricchiolio
sinistro fece sgranare gli occhi al modello , sorpreso di sentire la
mano del rampollo dei Duval spezzargli quasi l'osso del polso per
liberarsi , cosa che gli riuscì piuttosto bene .
Cèline si
gettò sull'amico con sguardo terrorizzato , urlando ad
Alexandre di bloccare Blaise dal raggiungere Ermione nel
retro del locale , ma l'uomo non potè nulla .
Il ragazzo lo
scavalcò con un colpo secco alla gamba , fiondandosi oltre
la porta e chiudendola a chiave mentre alle sue spalle sentiva le urla
della donna e dell'omone .
Eppure Blaise non le
sentiva .
Non sentiva nulla .
L'unica cosa di cui
era cosciente , di cui era consapevole , era il lento frantumarsi del
suo cuore che , pezzo per pezzo , cadeva rovinosamente al suolo senza
emettere un suono .
- Ermione !
Nessuno gli rispose ,
nessuno gli venne in contro.
Angosciato , disperato
, terrorizzato a morte cominciò a muoversi come un animale
in gabbia , chiamando la ragazza e pregando di trovarla lì ,
nascosta da qualche parte .
Perchè
Blaise aveva davvero pensato che lei gli avrebbe perdonato anche quello
sfogo , quell'ennesimo attacco d'ira .
Così come
aveva fatto per tutto il tempo che le aveva voltato le spalle senza
pensarci due volte .
Così come
aveva continuato a fare per affetto.
Ora invece la certezza
era sfumata .
Lei non l'avrebbe
perdonato , non quella
volta .
Girovagò
come un folle , sentendo i colpi alla porta farsi sempre più
forti , ma lui continuava a cercare , a gridare il suo nome , a pregare
che tornasse da lui .
Perchè
quella volta non sarebbe riuscito a tornare in piedi .
Si sarebbe ucciso per
non soffrire più quella solitudine asfissiante .
- Ermione ti prego !
Voglio scusarmi , io...- la sua voce si spense di scatto quando un
rumore sospetto lo attrasse al piccolo armadietto delle scope ,
così piccolo che nessuno ci sarebbe entrato .
Nessuno eccetto lei .
- Ermione sei
lì dentro ? - soffiò lui turbato , afferrando un
anta del mobile per vedere cosa ci fosse al suo interno .
E quando lo fece , il
dolore al petto divenne insopportabile mentre gli occhi cominciavano a
prudergli perchè , semplicemente , lei era lì .
Raggomitolata in un
angolo , così piccola da occupare poco spazio , le gambe al
petto e le mani pressate sulle orecchie mentre la sua voce
cantilenatava in singhiozzi le sfumature del suo colore preferito nella
lingua madre.
Il
suo meccanismo di difesa .
Il suo tentativo di non cadere
in pezzi .
Non si era accorto di
lui presa com'era dal calmarsi a sua volta , ma quando Ermione
sentì un alito caldo infrangersi contro le sue ciglia
tremolanti cacciò un urlo disumano nel trovarsi
davanti Blaise .
- No ! Lasciami !
Lasciami ! - gridò nel sentirsi prendere di peso ,
tempestandogli il petto di pugni con le lacrime che ancora le
bloccavano il respiro .
- Ti prego , io...
- Cosa vuoi da me ? Cos'altro vuoi
da me ! - singhiozzò allo stremo , dimenandosi
come un anguilla per scivolare via da quell'abbraccio indesiderato , ma
lui non accennava ad allentare la presa , al contrario , la
soffocò contro il suo petto tanto forte da toglierle il
respiro .
- Picchiami ,
colpiscimi , ma non ti lascerò andare , a costo di chiuderti
a chiave nella mia camera - sbottò col fiato corto lui ,
affaticato dai movimenti frenetici della ragazza che gli impedivano di
reggerla tra le braccia in modo da non farle male .
- Ermione !
-chiamò dall'altro lato della porta Alphonse , seguito dalla
voce di Cèline e Alexandre che aveva cominciato a
prendere la porta a calci .
La pittrice
sgranò gli occhi , protendendosi verso le loro voci con la
mano che si vide serrare da quella di Blaise , furioso e disperato nei
gesti .
- Veniamo a prenderti
Ermione , tranquilla , stiamo facendo il girlo - la avvisò
il padrone del Burlesque , correndo fuori dal locale per entrare dalla
porta di servizio.
Fu a quel punto che
Blaise , caricatosi sulla spalla la ragazza si recò fulmineo
verso l'uscita , correndo verso la propria auto con Ermione che urlava
ed allungava le braccia verso gli amici appena comparsi da dietro
l'angolo.
Ed Alphonse era quasi
riuscito a toccarle la mano quando Blaise lo spintonò con
forza , aprendo la portiera della propria auto e gettandoci dentro la
pittrice , schiacciata contro il sedile dalla mano dell'uomo .
Con una sgommata
l'auto sportiva lasciò il parcheggio sopra le urla degli
amici della ragazza , rannicchiata su se stessa con le lacrime agli
occhi .
- Lasciami -
sussurrò senza forze la ragazza , infastidita dalla mano con
cui lui la teneva inchiodata lì .
- No - fu la risposta
secca dell'uomo che , per istinto , serrò la mano sul
volante .
- Voglio andare a casa
, voglio tornare da Cèline - pigolò distrutta ,
percependo la presa sulla sua spalla aumentare mentre Blaise sgranava
gli occhi per la disperazione e l'angoscia che lo assalì a
quella frase .
Io
ho il potere di tenertela lontano , Cèline ha il potere di
portartela via per sempre se vuole.
Quella frase convinse
il ragazzo ad aumentare la velocità per la paura di essere
inseguito , raggiungendo la villa con qualche altra sgommata .
E la visione del
cancello nero lo rasserenò tanto da portarlo ad allentare la
presa su Ermione , immobile e muta per tutto il tragitto .
Poi accadde tutto
troppo velocemente per evitarlo .
La pittrice , libera
dalla sua presa aprì la portiera di scatto , lanciandosi
fuori nonostante l'auto in corsa e rotolando per la strada sotto lo
sguardo allucinato di Blaise .
- Ermione !
Con un urlo
fermò la macchina , scendendo di corsa per raggiungere il
piccolo corpicino che giaceva a terra , tremante ma ancora vivo .
Solo che quando
provò a sfiorarla lei si ritrasse con lo sguardo lontano ,
raggomitolandosi su se stessa e chiudendo gli occhi .
Blaise si
chinò su di lei con lo sguardo distrutto dal dolore ,
prendendola in braccio con sospiro di sconforto .
- Mi odi tanto da
gettarti fuori da una macchina in corsa per starmi lontano eh ?
In fondo me lo merito
- biascicò amaro , raggiungendo la villa ed entrando in
quella dimora silenziosa e gelida .
Non c'era nessuno, e
di questo Blaise ne fu sollevato .
Raggiunsero la camera
da letto del ragazzo in silenzio , e mentre Ermione si ritirava in un
angolo del letto quando lui ve la depositò sopra dolcemente
, il ragazzo andava a raccogliere garza e disinfettante per curarla .
- Farà un
pò male - la avvisò lui nel poggiarle un
batuffolo di cotone sul graffio che aveva al mento dopo essere
strisciata sull'asfalto .
Ermione si
tirò indietro con un gemito , stringendo i denti e gli occhi
così forte da sbiancare per lo sforzo di non urlare .
A quella vista
l'ennesimo brandello di speranza si staccò dal cuore di
Blaise , chino sulla ragazza con sguardo spento .
- Mi dispiace per
quello che ho detto e ho fatto . Mi dispiace tanto .
Con una smorfia di
dolore la pittrice riaprì gli occhi verdi , lo sguardo serio
puntato sulle iridi basse di Duval e i lineamenti serrati dal dolore .
Una visione che spinse
Ermione a sospirare pesantemente .
- Non posso far nulla
ora che mi odi , ma non ti lascerò scappare . Ti
chiuderò qui dentro , che tu lo voglia o no .
Entrambi alzarono lo
sguardo nello stesso momento , osservandosi con diffidenza e
circospezione , e mentre la studentessa schiudeva le labbra per
replicre , Blaise le accarezzò una guancia per poi
avvicinarsi lentamente alle sue labbra .
E la baciò
con dolcezza , con tenerezza , con amore .
Caddero stesi l'uno
sull'altro , le mani di lui affondate nella treccia sfatta di lei e
le dita di Ermione
serrate sulla camicia che tirava sulle spalle del ragazzo .
- Non sono una brava
persona - e le baciò la fronte .
- Non sono una persona
di cui ci si possa fidare - e le baciò gli zigomi .
- Sono egoista ,
vigliacco e crudele - le baciò le palpebre con dolcezza .
- Ma l'unica cosa di
cui puoi essere sicura è che sono tuo , completamente e
assolutamente .
La ragazza , rimasta
con gli occhi chiusi per tutto il tempo si ritrovò
a sgranare le iridi lucide senza sapere come rispondere .
Perchè lui
era difficile da gestire .
Aveva dovuto
rincorrerlo .
Era stata costretta ad
essere paziente , a perdonarlo
tutte le volte , a capirlo tutte le volte .
Non le prometteva
nulla di concreto , nulla per cui valesse la pena sperare ,
ma le prometteva di essere suo , esclusivamente suo .
Ermione lo guardo
negli occhi , lo guardò davvero , e Blaise si
sentì sommergere dal sollievo , dalla dolcezza di quello
sguardo .
Lo
aveva capito di nuovo .
Lo
aveva perdonato di nuovo .
- Questa è
l'ultima possibilità - lo avvisò lei
con voce flebile prima di baciarlo dolcemente , immergendo le mani nei
suoi capelli per attirarlo a sè .
Lì Blaise
capì che gli si stava offrendo completamente,
anima e corpo , per un ultima possibilità che non avrebbe
sprecato .
Quella notte
affondò in lei con la disperazione dei condannati a morte e
l'amore di un uomo innamorato .
Solo loro , per una
notte .
Una soltanto .
Perchè , se
al Burlesque Enora aveva appena nascosto nel suo armadietto il quadro
velato che Ermione Ogawa aveva lasciato incustodito su un tavolo ,
dall'altra parte della città Felix fumava con un sorriso la
sua sigaretta , gustandosi la vittoria su Ermione e sul suo cuore .
Due persone mosse
dall'egoismo e dalla volontà di approfittarsi di coloro che
più idolatravano , desideravano e volevano per sè
.
Sarebbe stata quella
stessa volontà a giocare un ruolo importante .
E loro
capacità di essere nel posto giusto al momento giusto .
Perchè
la fortuna non si aspetta .
La
fortuna si crea .
L’amore è
tempistica.
In fondo , bisogna
solo capire cosa si vuole veramente dagli altri e da se stessi .
Questa era l'unico
aspetto che veniva sottovalutato.
L'unica cosa che
avrebbe aiutato davvero .
Continua...
X Laura88 : Grazie davvero per il commento , mi ha fatto
davvero piacere sapere che le descrizioni dei personaggi siano piaciute
nonostante la brevità dei capitoli e
l'impossibilità di approfondirli tutti sotto il punto di
vista psicologico .
Come vedi il rapporto tra i due è particolarmente combattuto
, complesso , ma si sbroglierà andando avanti con i capitoli
.
Grazie davvero per un commento così bello , davvero , grazie
.
Ringrazio ovviamente chi ha letto, aggiunto tra preferiti, da ricodare
e seguita .
Mancano due capitoli che , spero di pubblicare in tempo
perchè c'è aria di esami nell'aria e io devo
cominciare a mettermi sotto .
Grazie ancora per l'attenzione , al prossimo capitolo , gold eyes
|
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Capitolo 5 *** U + Ur Hand ***
Just stop and take a second
I was fine before you walked
into my life
Cause you know it's over
Before it began
Fermati e aspetta un
secondo
stavo bene prima che tu
entrassi nella mia vita
perchè tu sai che
è finita
prima ancora di incominciare
( U + Ur Hand – Pink )
La vita imita l’arte
più di quanto l’arte non imiti la vita
(
Oscar Wilde )
Una
gabbia rimaneva sempre una gabbia per quanto confortevole
questa potesse apparire dall’esterno , e quella era
una verità che Ermione aveva appreso con una certa reticenza
in quelle settimane di prigionia .
Dopo
che Blaise l’aveva letteralmente segregata nella sua stanza
da letto , la pittrice aveva cominciato a dare i primi segni di
insofferenza.
Perché,
se in un primo momento la minaccia del ragazzo le era apparsa come lo
sfogo di uno stato mentale particolarmente instabile , ora come ora ,
nuda in quel letto sfatto e gravido dei loro corpi intrecciati , capiva
che Blaise non scherzava mai , in
nessun caso .
Le
aveva detto che non l’avrebbe lasciata uscire per nessuna
ragione , e così aveva fatto .
Le
aveva proibito di mettere il naso fuori da quella stanza , e anche in
quello ci era riuscito .
Le
aveva intimato di non lasciare mai il suo fianco nella notte ,
costringendola in un abbraccio disperato che , nell’ombra
scura della sera , Ermione aveva trovato profondamente triste
.
Perché
Blaise lo era .
Un uomo triste
.
Forse
era quello il motivo per cui la ragazza accettava senza remore o
critiche i comportamenti infantili del compagno .
A
volte , di notte , lo accudiva come un bambino , cingendogli il capo
con le braccia per stringerselo contro il petto e tentare
così di far svanire quel velo di malinconia che adombrava
costantemente gli occhi blu del rampollo .
Era
una persona complicata , questa oramai era una certezza per la pittrice
, una complessità che nasceva da un disagio nei confronti
del mondo , da una speranza infranta ancor prima di prendere forma , da
un abbandono che Blaise non sembrava aver ancora superato .
Odiava
sua madre perché l’aveva messo al mondo senza
realmente volerlo , eppure quell’odio era l’unica
forma di amore che lui conosceva e con la quale il ragazzo
riusciva ad esprimere il malessere costante che gli raggelava i
sentimenti e rallentava i battiti di quel cuore sofferente .
Blaise
smise di sfiorare la schiena bianca della compagna quando la
vide increspare le labbra in un sorriso malinconico , facendo apparire
il suo profilo mortalmente delicato , tanto delicato che se la strinse
al petto con forza , così ,
d’improvviso.
Le
strappò un mugolio sorpreso quando la costrinse ad
accartocciarsi al suo fianco sotto la pressione delle sue mani , grandi
eppure sempre gelide , un gelo che Ermione riscaldava ogni notte con il
calore del suo corpo .
-
Ermione – soffiò ad occhi chiusi quando la ragazza
, afferratogli delicatamente entrambe le mani se le
portò all’altezza del viso , solleticando con il
suo respiro caldo i polpastrelli che sembravano congelati e baciando
con labbra bollenti l’epidermide tesa delle sue dita .
Con
un gesto brusco Blaise sostituì alle dita le
labbra sottili e leggermente screpolate , invadendo il palato della
pittrice con la lingua esigente e schiacciandola contro il
materasso con il peso del proprio corpo .
Il
lenzuolo che fino a quel momento aveva coperto le nudità di
entrambi scivolò di lato, sospinto dalle mani piccole e
delicate di Ermione che gli cinsero il collo .
E
Blaise la prese così , con una spinta rude e inaspettata che
le strappò un gemito strozzato e che la portò a
circondargli i fianchi con le gambe pallide , incatenando le
caviglie tra loro per averlo più vicino .
I
riccioli neri le solleticarono il collo , il petto , sfregando
dolcemente sulla spalla man mano che Blaise affondava dentro di lei con
spinte poderose , facendo scricchiolare le molle del letto per la foga
con la quale la prendeva .
Quando
poi le labbra morbide del ragazzo si chiusero sul capezzolo turgido di
Ermione , la pittrice rilasciò un lungo gemito ,
incastrandogli la testa tra le sue braccia e ansimando di piacere per
il modo in cui il compagno prese a leccarle il seno , succhiandolo con
tanta foga che la pelle le si arrossò .
-
Er…Ermione – biasciò Blaise
con la voce rotta dal piacere nell’affondare sempre
più in profondità , sentendo il pulsare frenetico
di quelle carni calde che ghermivano il suo membro gonfio
dall’eccitazione fargli perdere la ragione .
Ansimava
, gemeva e la stringeva contro di sé con trasporto ,
penetrandola con vigore , spingendosi in lei con il bisogno disperato
di sentirla , ancora e ancora , di saperla sua , solamente sua .
Dopo
le prime volte in cui Ermione aveva avvertito il fastidio di
quell’intrusione , la pittrice riusciva ora
a
godere dei sussurri rochi del ragazzo contro la tempia , dei
suoi baci umidi , delle sue mani grandi e fredde che le stringevano i
fianchi come un naufrago stringe l’unico appiglio nel mezzo
di una tempesta .
Si
strinsero l’uno all’altra fino a farsi male ,
sussurrando i nomi dell' amante con voce rotta e spezzata .
Poi
Blaise venne con un lungo gemito strozzato , crollando sul petto sudato
della ragazza mentre Ermione si inarcava a sua volta ,
soffocando la propria voce sulle labbra avide del compagno .
Sudati
e ansimanti rimasero in quella posizione per ore , addormentandosi
abbracciati fino a quando il bussare alla porta non convinse Blaise ad
aprire gli occhi .
-
Signorino Duval , ha una visita .
Gli
occhi blu del ragazzo seguirono in una carezza il
corpo candido dell’amante con pigrizia , soffermandosi sul
viso delicato e abbandonato al sonno .
Era
bella Ermione , ed era perfetta per l’incastro delle sue
braccia , così esile e bianca .
Nonostante
il bussare soffuso alla sua destra si facesse insistente ,
Blaise faticò a distogliere lo sguardo dai
lineamenti delicati della pittrice , a districare il groviglio di
braccia e gambe al quale ormai si era abituato .
Lui
sapeva , in fondo , che sarebbe impazzito dal dolore se la donna non lo
avesse più accolto con la testa sul suo petto dopo aver
fatto l’amore , così come si era ormai rassegnato
all’idea di essersi profondamente innamorato di lei , con un
tale fervore da lasciarlo il più delle volte senza forze .
Certo
, non era ancora pronto ad esprimere i suoi pensieri , ad aprirsi a lei
nonostante Ermione gli avesse dato più di un motivo valido
per fidarsi di lei .
Perché
, chi mai avrebbe accettato quella prigionia senza ritenerlo un folle
dalle manie di persecuzione ?
Chi
avrebbe continuato a guardarlo con
quell’espressione dolce dopo tutto quello che le
aveva fatto ?
Nessuno , nessuno se non
lei e lei sola .
-
Signorino Duval!
Con
un ringhio minaccioso l’uomo raccolse i propri indumenti ,
aprendo la porta e sibilando alla cameriera di abbassare il tono della
voce se non voleva essere licenziata .
La
donna dalla cuffietta di pizzo fremette sotto quello sguardo feroce ,
zittendosi con il respiro mozzo e le spalle piccole che vibravano per
la paura .
Un
ultima occhiata tenera alle sue spalle , e Blaise divorò in
poche falcate il corridoio che lo avrebbe portato nella sala principale
, raddolcito dal viso addormentato di Ermione che , udito i passi
dell’uomo farsi sempre più lontani , si
decise ad aprire gli occhi verdi , vigili e attenti .
La
pittrice , i movimenti attutiti dal morbido materasso , si
slanciò verso l’orlo del letto , estraendo da
sotto un groviglio di abiti e lenzuola il cellulare che teneva nascosto
agli occhi del compagno .
Infatti
, oltre ad averla segregata , Blaise le aveva anche ordinato di non
mantenere contatti con l’esterno fino a quando la situazione
non si fosse calmata .
Solo
che Ermione aveva altre cose a cui pensare oltre l’esagerata
possessività dell’uomo .
A
casa aveva la sua migliore amica incinta , sua nonna in una
clinica privata e il restante delle sue conoscenze che aveva
già contattato le forze dell’ordine per il suo rapimento .
Per
quel motivo , sebbene la cosa non le facesse tanto onore , la pittrice
aveva deciso di tenere nascosto il cellulare con il quale ,
quotidianamente , si metteva in contatto con la sua famiglia
.
Gettò
un ultima occhiata obliqua alla porta chiusa , rizzando le orecchie per
captare i passi in avvicinamento quando , appena dopo il primo squillo
, la voce ansiosa di Alphonse le inondò
l’udito come lo sparo di un cannone .
-
* Petite amie
! – strillò il modello , con un tono di voce
così acuto che la pittrice si ritrovò a serrare
le palpebre per il fastidio .
-
Si Alphonse , sono io , tutto bene ?
In
sottofondo , a seguito di un connubio di strilli esagitati , tintinnii
di posate e bestemmie particolarmente colorite , la voce che
sostituì quella dell’uomo fu quella della
neo-mamma , appesantita dal respiro ansante e dalle minacce con cui
Cèline cominciò a terrorizzare l’amico
.
-
Smettila di fare la damigella oltraggiata Alphonse ! Non è
per niente credibile , né tanto meno adorabile un uomo di un
metro e novanta con il naso gocciolante – masticò
mordace la donna prima di ammansire il tono e salutare con voce morbida
la sua coinquilina .
-
Ermione !
Sebbene
i modi della donna si addolcissero nei confronti
dell’amica , la pittrice trovò ugualmente strano
il tono euforico con cui la compagna aveva bisbigliato il suo
nome , con una dolcezza sopita che non era solo da attribuire
al profondo affetto che le univa .
-
è successo qualcosa di bello , durante la mia assenza
, per renderti così ben disposta anche
con Alphonse ?
Dall’altro
capo del telefono la donna arrotolò il filo della
cornetta con fare nervoso , scambiando un occhiata con il modello che
le sorrise in modo accondiscendente .
-
Si in verità , è successo un miracolo –
smozzicò con voce tremula Cèline , gli occhi
colmi di gratitudine .
Ermione
sorrise nell’immaginarla sospirare dall’euforia .
-
Cosa ?
-
Ecco – cominciò nervosa , scoccando un occhiata in
tralice all’amico che la spinse con un gesto della mano a
continuare – Alphonse ha trovato gli schizzi dei modelli che
avevo abbozzato qualche anno fa , te li ricordi ? E
mi ha convinto ad avere un colloquio con suo padre che ,
guarda caso , è il presidente di una casa di moda
.
Il
modello minimizzò quel particolare con un gesto annoiato
della mano , deliziato dal rossore diffuso sul volto abbronzato della
bionda .
-
Non ero molto convinta , ma l’altra settimana l’ho
incontrato ed è sembrato colpito dai miei disegni . Mi ha
offerto un posto nella sua azienda , una cosa piccola ma qualcosa con
cui iniziare , non è fantastico ?
La
felicità che trasudava da quella voce trillante
causò una stretta al petto all’artista ,
intenerita dal tono di voce della compagna e dalla realizzazione del
suo sogno .
Cèline
aveva sempre mostrato un ottimo gusto estetico per quanto
riguardava il suo stesso vestiario , e non aveva certo nascosto una
certa abilità nell’abbozzare degli abiti di
propria mano .
Quello
era stato un desiderio che però la donna , mancante di mezzi
di sopravvivenza e di conoscenze adeguate aveva dovuto accantonare ,
mentre ora , grazie all’aiuto di Alphonse poteva finalmente
avere una certa consistenza.
E
poi , il sapere che per una volta la fortuna stava sorridendo in modo
tanto vistoso a Cèline era un qualcosa che rendeva Ermione
particolarmente incline alla felicità più pura .
Perché
l’amica meritava tutto il bene di quel mondo dopo una vita
così difficile , ma ora , con Damien e quella
nuova prospettiva lavorativa la pittrice sapeva che la strada della
donna sarebbe stata tutta in discesa .
-
Sai – titubò Cèline dopo una lieve
risata - ho anche accettato perché
così potrò aiutarti con le spese .
Crescere
un bambino è costoso , e non potrò mai ripagarti
dei sacrifici che hai fatto per me , per questo voglio
contribuire anche io a qualcosa , anche se in minima parte .
Mancò
poco che un paio di lacrime debordassero dalle iridi lucide di Ermione
, ingentilita dalla voce soffusa dell’amica e dalle sue
parole così cariche di affetto .
Perché
, in fondo , entrambe erano legate emotivamente da un qualcosa che le
rendeva sensibili al malumore e alla felicità
dell’altra .
Erano
il riflesso di una stessa immagine frammentata in due pezzi , nella
tenerezza di Ermione e nella brutalità di Cèline
che tratteggiavano una sola ed identica figura .
Complementari,
era quello l’aggettivo che le rappresentava .
-
E poi – continuò la bionda – non voglio
che sua zia lo vizi più di me ! Già
sarà difficile spiegare perché suo
zio tenterà di rimorchiare i padri dei suoi amici .
Alphonse
si lasciò sfuggire un sospiro tremulo a quelle
parole , raggiungendo l’amica in due falcate e
cingendole teneramente la vita sottile mentre Ermione si limitava a
sentire una lacrima rigarle le gote arrossate per l’emozione.
Erano
una famiglia lei , Cèline e Alphonse , una famiglia che
avevano voluto creare , non dettata da legami di sangue ma da un amore
che travalicava le divisioni sociali.
Emisero
all’unisono una risata imbarazzata , chiudendo gli occhi nel
sentire il respiro placido degli altri fino a quando il bussare alla
porta non portò Ermione a chiudere la telefonata con un
saluto frettoloso.
Ancor
prima di potere in qualche modo rendersi presentabile , una cameriera
piuttosto anziana la salutò cordialmente , avvisandola che
il signorino Duval avrebbe tardato alla cena di quella sera .
La
pittrice annuì impercettibilmente alla donna prima di
lasciarsi cadere sul letto con le sopracciglia aggrottate .
Blaise
non l’aveva mai lasciata sola da quando l’aveva
chiusa in quella stanza , e la sua assenza improvvisa le diede di che
pensare .
Un
brutto presentimento cominciò a serpeggiare nei suoi
pensieri anche quando si concesse alle braccia soffici di Morfeo , gli
occhi verdi che si perdevano nel vuoto con una crescente e soffocante
ansia.
§
La
promessa di un amico poteva essere fragile , quella di un
amante poco credibile , quella di un genitore relativamente affidabile
, ma quella di un amore era forse quella più
importante .
Non
solo perché era l’unica che metteva realmente in
pericolo i sentimenti guadagnati con devozione e fiducia , ma
perché rappresentava il filo di connessione per
l’anima del proprio compagno .
E
se negli altri tre casi il tradimento di quella promessa poteva essere
ampiamente giustificato , quello in cui era stato l’amore
della propria vita a chiederla , rappresentava un vero e
proprio peccato divino , un tradimento imperdonabile .
Ed
era proprio così che si sentiva Blaise mentre aspettava in
un bar qualunque l’arrivo di suo fratello Damien .
Meschino
, crudele e profondamente ingiusto.
Perché
quella era l’unica cosa che Ermione gli aveva chiesto ,
l’unica cosa che gli aveva fatto promettere .
Non
intromettersi nella vita di Damien e di Cèline e
non arrecarle nessun danno .
Una
promessa che all’apparenza aveva mantenuto ma che
in realtà era stato ben lungi dall’accettare .
L’aveva
tradita quella volta in cui , fermo e severo in
quell’esclusivo studio di Parigi , aveva assoldato
un investigatore privato per seguire di nascosto gli spostamenti di
Cèline Roux .
L’aveva
tradita quando , tornato a casa , l’aveva amata fino alla
mattina seguente , con una disperazione tale da lasciarlo ansimante su
quel petto sudato e profumato che aveva accolto il suo capo , preda del
senso di colpa.
La
stava tradendo ora , con quella cartellina rossa nella quale
, tuttavia , vi era la prova che lui stava cercando .
La
prova delle cattive intenzioni di Cèline verso suo fratello
.
Quando
Damien gli picchiettò la spalla con un sorriso a trentadue
denti Blaise si sentì sprofondare nell’angoscia
che però fu lesto a celare e relegarle nel profondo delle
sue iridi blu .
-
Cosa devi dirmi di così urgente ? Ho lasciato
Cèline ad aspettarmi ai piedi dell’*Arc de
Triomphe – commentò estatico il più
giovane dei fratelli Duval nel lasciarsi cadere di fronte al maggiore .
Blaise
non ricambiò il sorriso , in verità non
accennò neanche ad un saluto , si limitò a
lanciare sul tavolo quadrato del bar la cartellina colorata con
espressione dura .
Dopo
un primo attimo di sconcerto , Damien allungò le dita con
fare titubante , estraendo una serie di foto che sparpagliò
con sempre più urgenza man mano che i suoi occhi si
dilatavano per il dolore .
Due
, tre , cinque foto ritraevano una sequenza di immagini che lo
lasciarono con l’amaro in bocca e con un peso
opprimente all’altezza del cuore .
C’era
Cèline che chiacchierava amabilmente con un
bell’uomo biondo in una pasticceria del centro .
Cèline
che sorrideva estatica allo sconosciuto .
Cèline
che si avvinghiava allo sconosciuto in un abbraccio innocuo che in quel
momento Damien scambiò per altro , spinto com’era
dall’odio che gli infuocò lo sguardo e
l’animo .
Perché
lui aveva sempre saputo che lei era troppo bella per uno come lui , che
lei non lo avrebbe mai amato, che lei lo aveva accettato per
esasperazione dopo la sua lunga e travagliata corte .
Eppure
Damien aveva sperato , pregato per quell’amore che ora vedeva
sfumare davanti ai suoi occhi .
-
Damien – sussurrò il fratello , conciliante ,
allungando una mano al più piccolo che però si
allontanò con uno scatto feroce , fissandolo con due iridi
scure e ghiacciate in una posa di disperazione .
In
preda al dolore che gli stava stritolando il cuore , Damien
saltò in piedi con un ringhio funesto , correndo fuori dal
locale e sbattendo la porta con uno scatto nervoso .
Impensierito
, Blaise lo seguì subito dopo , caracollando per le vie di
Parigi nel vano tentativo di bloccarlo .
Solo
che quando lo vide raggiungere con cipiglio iracondo una
Cèline Roux sorridente si sentì gelare il sangue.
Le
urla del giovane Duval fecero voltare più di una
persona , ma più per il tono squillante , alcuni
passanti gli gettarono un occhiata orripilata nel sentire come quel
ragazzino stesse apostrofando una povera donna incinta .
Blaise
vide il bellissimo viso di Cèline accartocciarsi in una
smorfia prima di sgomento e poi di terrore , mentre le mani piccole e
tremanti della danna tentavano di fermare le braccia agitate del
compagno .
Il
gemito di dolore che la donna emise nel venire scaraventata a terra da
uno schiaffo lasciò basito Damien che prese a fissare la
propria mano con crescente sorpresa , mentre il
maggiore alle sue spalle si sentiva assalire dall’ansia .
Cèline
non lo degnò più di uno sguardo , si
portò la mano alla guancia arrossata con un gesto stanco ,
chiudendo gli occhi all’ennesimo commento disgustato
dell’uomo che amava .
Dopo
aver lanciato un urlo disumano Damien tornò indietro ,
tirando il fratello che lo seguì come un automa ,
sorpreso dal non sentirsi soddisfatto come avrebbe creduto , ma
avvertendo un angosciante tremore assalire le sue terminazioni nervose
.
La
donna non si alzò , non si mosse , scansata dai passanti
come se fosse un appestata quando capirono chi era colei che giaceva
inerme al suolo .
Alcune
donne le gettarono addirittura un occhiata vittoriosa , adducendo al
fatto che , finalmente , Cèline Roux aveva avuto quello che
si meritava dopo aver rubato tanti mariti e compagni di altre .
Ma
lei piangeva non solo per il dolore di quelle parole , né
per i commenti che quelle vecchie arpie inacidite le lanciavano con
sempre più acredine .
Cèline
piangeva perché era incinta , e perché il dolore
al ventre non era normale , così come non lo era il fiotto
di sangue che le andò a macchiare l’interno del
vestito turchese , allargandosi in una pozza rosa tra le sue gambe
rigide .
Lì
, ai piedi di quell’ Arc de Triomphe che però non
aveva visto il trionfo di nessuno .
§
Quando
Ermione sentì squillare il cellulare capì subito
che qualcosa di orribile era appena accaduto .
Perché
aveva severamente ordinato ai compagni di non chiamarla mai , se non in
caso di emergenza , ed il modo in cui quella chiamata si dilungava ,
con quella suoneria isterica e disperata la portò a
sbiancare ancor prima di sentire la voce ansiosa di Alphonse al
telefono .
-
Cèline è li da te ? –
gracchiò il modello con voce soffocata , rigido sulla sedia
della cucina con gli occhi sgranati per l’orrore .
La
pittrice aggrottò le sopracciglia , negando con la voce e
con un convinto cenno del capo che però lui non
potè vedere .
-
Perché ? Che è successo ? –
domandò lei con la voce che saliva di tono , perforando le
pareti e facendo sobbalzare la giovane cameriera che era lì
lì per bussare alla porta .
Alphonse
emise un gemito strozzato prima di informarla sulla mancata risposta
dell’amica alle sue chiamate , al ritardo del suo incontro
con Damien e della notte che ormai cominciava a calare .
Quello
fu però sufficiente ad Ermione per sentirsi sprofondare nel
panico .
-
Aspettami a casa , vado da Blaise e andremo a cercarla insieme, lui ci
aiuterà .
Chiuse
la chiamata con le dita che tremavano , inforcando gli occhiali e
travolgendo la povera cameriera che però non
degnò di uno sguardo mentre correva a perdifiato per i
corridoi , discendendo le scale con una tale velocità che si
trovò a compiere gli ultimi scalini con la schiena .
Seppure
il dolore della caduta le facesse tremare le ginocchia , la pittrice si
impose sui suoi muscoli doloranti con un respiro pesante ,
trascinandosi a forza verso la porta socchiusa che conduceva
all’entrata del castello .
Due
voci maschili alterate la convinsero ad aumentare il passo , e quando i
suoi occhi verdi si sporsero oltre il piccolo spiraglio , le figure
urlanti di Damien e Blaise le fecero accapponare la pelle .
Non
li aveva mai visti litigare , mai una volta , mentre ora entrambi
sembravano sul punto di azzannarsi a vicenda o , almeno , il dolce e
placido Damien sembrava mutato in una bestia feroce .
-
Non osare farmi la ramanzina con il tuo solito ‘te l’avevo
detto ‘ , non lo accetto , anche se ti
sei prodigato così tanto a rovinarmi la vita !
– urlò fuori di sé il più
giovane dei Duval , zittendo con un gesto furioso della mano la replica
del maggiore .
-
Ti senti realizzato dopo avermi sbattuto in faccia la mia disperazione
? Sei contento di avermi fatto capire di aver buttato il mio amore nel
cesso ? Credi veramente che quelle stupide foto che mi hai mostrato su
Cèline che abbracciava un altro mi avrebbero fatto stare
meglio ?
Fu
come se le sue ossa si fossero improvvisamente sgretolate , come se si
fossero sciolte nell’acido tanto sentiva i muscoli delle
braccia e delle gambe pesanti .
Si
sentì catapultare in quella macchina ammaccata , con il
corpo martoriato di sua madre a cingerla in un abbraccio gelido e la
visione del corpo di suo padre che veniva sbalzato fuori dal parabrezza
a inondarle gli occhi lucidi .
Ed
Ermione percepì la stessa identica e lacerante disperazione
che le aveva congelato le lacrime negli occhi .
La
sensazione del proprio cuore che si accartoccia su se stesso fu
però mille volte più rumoroso .
Persino
le ossa del viso sembrarono scricchiolare per il dolore .
Eppure
la pittrice tentava di trovare una spiegazione a quelle parole , di
cercare un perché a quel discorso senza senso .
Perché Blaise aveva
promesso .
Blaise
aveva giurato di restarne fuori , glielo aveva sussurrato mentre
facevano l’amore .
Lui
non poteva mentire , non a lei , non un'altra volta , non sapendo che
quella era l’unica possibilità che lei era
disposta a cedergli .
Lui
non avrebbe distrutto di proposito il loro amore , non lo avrebbe mai
fatto .
O forse si .
Perché
Blaise odiava le donne , odiava l’amore , odiava lei .
Quel
ragionamento era talmente logico e razionale che Ermione si
ritrovò a sorridere con gli occhi persi nel vuoto , carichi
di tanto dolore da sembrare sul punto di cristallizzarsi in quel
sentimento .
Poi
lo guardò .
Guardò
quella schiena ampia e forte alla quale Ermione si era aggrappata .
Guardò
le braccia abbandonate lungo i fianchi , muscolose eppure
così fragili nel suo abbraccio .
Guardò
la nuca che aveva ricoperto di baci .
Lo
guardo un ultima volta , con odio , con rancore , con rammarico e
amarezza prima di voltare le spalle a quella porta e salire di corsa le
scale .
Damien
vide il fratello maggiore irrigidirsi d’ improvviso , come se
una scarica elettrica lo avesse colpito al fianco tanto
curvò le spalle .
E
lesse sorpresa in quegli occhi , dolore , e poi un terrore
agghiacciante mentre le labbra di Blaise si dischiudevano in un urlo
muto e il rumore di passi frettolosi ai piani alti portava entrambi a
guardare verso l’alto .
Blaise
Duval scattò verso la porta con le gambe che tremavano e il
cuore in gola , il respiro ingolfato da quell’urlo che
stentava ad emettere , come congelato nelle sue corde vocali .
Una
lacrima sfuggì dalle sue iridi blu , poi una seconda , una
terza mentre il sentore della sconfitta atrofizzava i muscoli di quel
cuore che ora stentava a battere .
Ermione
non poteva averlo sentito .
Ermione
, una volta capito la situazione , una volta compreso che non era lui
nel torto l’avrebbe capito .
Lei doveva capirlo .
Solo
che l’espressione sconvolta della cameriera e la finestra
aperta della sua stanza fecero crollare quella sua irremovibile
convinzione .
Le
gambe gli cedettero , facendolo crollare sul pavimento con le mani
immerse tra i capelli che si ritrovò a strattonare mentre
l’urlo atroce nella sua gola faceva tremare in muri .
Se
n’era andata , lo aveva lasciato .
Era solo , solo .
Il
dolore fu tale da strappargli una smorfia disperata mentre le mani
correvano a stringere la maglia all’altezza del cuore e la
stanza cominciava a girare , i contorni della sua stanza a svanire .
Collassò
sul pavimento senza emettere fiato , rotolando sul morbido tappeto
sotto gli occhi sconvolti di suo fratello e di suo padre , appena
tornato da un viaggio di lavoro mentre una lacrima , l’ultima
, moriva sulle labbra screpolate e irrigidite in quelle due parole che
aveva finalmente avuto il coraggio di pronunciare , ma troppo tardi.
§
Pioveva
a catinelle , una pioggia fastidiosa che aveva spinto i parigini a
trovare riparo sotto i tendoni dei bar o delle boutique del
centro come di consuetudine, e come di consuetudine solo una
figura sfilava sotto quel temporale con il naso per aria .
Questa
volta però non c’era un ombrello a riparare
Ermione Ogawa dalle intemperie della sera , non c’era un
cappotto arancione a ripararla dalle raffiche di vento .
Era
quasi nuda ,
Ermione , in quel vestito verde mela scurito
dall’acqua delle strade ,
delle pozzanghere nelle quale la ragazza affondava con sforzo ,
reggendosi appena .
Respirava
a fatica la pittrice , i muscoli indolenziti , gli
occhi asciutti e
socchiusi per avere una buona visione anche sotto lo scrosciare della
pioggia .
Cadde
per terra , attirando lo sguardo orripilato e preoccupato delle persone
che si mossero velocemente nella sua direzione , aiutandola ad alzarsi
, ma Ermione non li degnò di uno sguardo .
Riprese
a correre con il cuore in gola , intravedendo una figura accasciata al
suolo , all’ombra degli alberi che contornavano l’
Arc de Triomphe ,
ed urlò , un urlo disumano che fece indietreggiare i primi
curiosi .
Cèline
era lì, priva di sensi , ricoperta di sangue e con le mani
abbandonate in grembo in un gesto protettivo .
Era
fragile , piccola , vulnerabile come mai l’aveva vista , come
mai si sarebbe aspettata e dopo tanti anni pianse .
Ermione
scoppiò a piangere come una bambina, aggrappandosi al corpo
smorto dell’amica e singhiozzando rumorosamente .
Pianse
, gridò , chiese aiuto per lei , per l’amica e per
quel bambino che
lottava per nascere , per il suo nipotino , per quella
creatura che
amava incondizionatamente perché frutto dell’amore
della sua migliore
amica .
La
gente accorse a quel richiamo .
Accorse
l’ambulanza .
L’intera
popolazione parigina si radunò attorno a quelle due figure ,
a quella
ragazzina che gemeva , che rafforzava il pianto quando provavano ad
allontanarla dalla donna incinta , che sembrava sul punto di
spezzarsi
.
Ed
Ermione pregò Dio , lo implorò di prendere lei se
necessario , ma non il bambino , non Cèline , non loro .
Giurò
.
Sarebbe
stata forte per se stessa , per entrambi e non
avrebbe permesso che
quella creatura crescesse nel dolore e nel pianto .
Avrebbe
pensato solo a loro due , solo al bambino e a Cèline , non
avrebbe
permesso a nessuno di distoglierla dal suo dovere d’amica ,
dal suo
dovere di donna.
Avrebbe
vissuto per la sua famiglia , unicamente per la sua famiglia .
Lo
promise nel venire caricata sull’ambulanza .
Lo
giurò nel svenire in ospedale dopo un crollo nervoso .
Lo
sussurrò nel dormiveglia .
E
il temporale si acquietò , la pioggia si diradò
come per magia mentre
il cielo rannuvolato si schiariva e un timido sole si affacciava su
Parigi , su quel volto pallido segnato dal dolore .
§
Il
mattino ha l’oro in bocca .
Un
proverbio che sembrava augurare la risoluzione di notti insonni e sonni
esagitati ma che per Damien rappresentava l’inizio di un
incubo dal
quale non era ancora riuscito a svegliarsi .
Veder
crollare suo fratello era stato un vero shock per il ragazzo , abituato
com’era a rapportarsi con la brutale ma protettiva
personalità di suo
fratello , così forte e fiero anche nelle situazioni
peggiori .
Eppure
, su quella sedia a rotelle , Blaise sembrava incredibilmente debole ,
privo di forze .
Persino
Gilbert Duval aveva fatto fatica a non dimostrarsi turbato dalle
condizioni in cui verteva il maggiore dei suoi figli , ridotto ad un
manichino di carne e ossa senza volontà .
Poi
la notizia aveva raggiunto i tre uomini come un colpo di frusta dritto
nello stomaco .
Era
stata ricoverata di urgenza una donna in stato interessante in
condizioni piuttosto gravi e una ragazza che aveva avuto come reazione
un crollo nervoso .
Le
possibilità che le due donne prese in esame fossero proprio
Cèline ed
Ermione erano piuttosto scarse , eppure Damien ne era
convinto .
Per
quel motivo si trovava a spingere la carrozzella del fratello verso
l’ala della clinica privata riservata alla
maternità , masticando nella
bocca un imprecazione per la propria stupidità .
Il
ragazzo sapeva , in fondo , che era stata colpa sua se ora
l’amore della sua vita si trovava in un letto
d’ospedale .
Colpa
della sua impulsività e della violenza che aveva esercitato
sulla donna .
Sapere
che Cèline era stata lì lì per
abortire a causa del forte trauma
psicologico aveva gettato Damien nella disperazione più cupa
,
spingendolo a controllare di persona la situazione .
Sapeva
di non averne il diritto , ma voleva sapere come stava la sua
Cèline ,
e chiederle scusa per non aver ascoltato la sua spiegazione dei fatti ,
perdonarlo per essersi comportato come tutti gli uomini che nella vita
l’avevano etichettata come una puttana .
Un
desiderio che alla vista della piccola figura di Ermione
capì di non poter appagare .
Perché
, in fondo al corridoio , affiancata da un agente della polizia e un
medico , Ermione Ogawa annuiva con espressione dura , toccando in modo
distratto la fasciatura che aveva attorno al capo .
-
Non voglio essere indiscreto Ermione , ma sei sicura di riuscire a
permetterti un posto letto anche per quella ragazza ?
La
pittrice ammorbidì la linea delle labbra nel capire che
quella del
dottor Chevalier era semplice e pura preoccupazione , non
pietà .
Voleva
aiutarla , lo capiva dallo sguardo affettuoso dell’uomo ,ma
Ermione
aveva promesso di essere forte per entrambi , e così avrebbe
fatto .
Aveva
comunque preso la sua decisione , anche se sofferta .
Si
sarebbe presa un anno sabatico dalla scuola , dando come garanzia del
suo ritorno alcune sue opere che teneva chiuse nel suo armadietto
personale , e avrebbe accettato la proposta di Felix .
Le
servivano soldi , un ingente quantità di denaro che ,
frequentando
l’accademia non poteva permettersi , non perché
dovesse pagare la retta
, con la borsa di studio era un peso in meno , ma perché
aveva bisogno
di più tempo per trovare un secondo lavoro e mantenere la
sua famiglia
.
Non
avrebbe più permesso a nessuno dei Duval di intromettersi
nella sua
vita e in quella delle persone a lei care , non senza combattere
almeno .
Un
primo passo era stato il riuscire a strappare un ordine restrittivo per
Damien e per il tentato omicidio nei confronti della donna , della
violenza usata su di lei che l’aveva quasi portata a perdere
il bambino
e la vita stessa .
Era
per questo che si sentiva più sicura con quel poliziotto
davanti alla
porta dell’amica , tranquillizzata dalla presenza di Alphonse
,
Alexandre ed Evelyne nella stanza della neo-mamma .
Poi
notò lo sguardo severo del medico e si convinse a gettare un
occhiata
alle sue spalle , rimanendo basita nel vedere Damien spingere con
sguardo basso la carrozzella che ospitava la figura triste di Blaise .
Fu
un colpo al cuore quella visione , una stretta alla gola che
portò la
pittrice a serrare la mascella per non farsi prendere
dall’amore che
ancora nutriva per quell’uomo dallo sguardo blu ora tanto
disperato e
spento .
Il
minore di Duval vide la piccola ragazza accennare qualcosa al
poliziotto che annuì fermamente , prendendo posto davanti
alla porta e
sfiorando il manganello della cinta , fissandolo con una tale
severità
da farlo indietreggiare .
Poi
tutto avvenne in poco più di una manciata di minuti .
Ermione
raggiunse i due con sguardo assente , puntellandosi con i piedi sul
pavimento e alzando la mano con la quale andò a
schiaffeggiare Damien ,
costringendolo a inclinare il capo per la forza del colpo .
-
C’è un ordine restrittivo che ti costringe a
mantenere una distanza di
quindici metri da Cèline dal momento che l’hai
quasi ammazzata –
smozzicò con voce pacata e tranquilla , incurante dello
sguardo
allucinato dell’uomo – non ti permetterò
di farle ancora del male , a
costo di farti rinchiudere in una cella per il resto della tua vita .
Il
ragazzo però non riuscì a ribattere , inchiodato
dall’espressione
arcigna del poliziotto che faceva saettare lo sguardo dalla ragazza a
lui con aria sempre più minacciosa .
Il
loro incontro sembrava essersi concluso lì quando qualcosa
intrappolò
il polso di Ermione in lago ghiacciato tanto gelida era la
mano con
cui Blaise l’aveva bloccata prima di una sua possibile fuga .
Un
gelo che però non esprimevano gli occhi di lui , un blu
così chiaro
come velato di lacrime impalpabili , uno sguardo che costò
un battito
doloroso ad Ermione , irrigiditasi in quella presa che , sebbene fosse
dolce , la stava ferendo più di quello sguardo supplice .
Lui
non parlo , non emise fiato , la fissò dritta negli occhi ,
lì , in
quelle iridi verdi che però sembravano non vederlo
più , non guardarlo
più .
Con
tutta la delicatezza possibile la pittrice tentò di
allentare quella
presa , ma Blaise non demorse , le afferrò le dita esili con
rabbia ,
costringendola ad abbassarsi alla sua altezza .
Faceva
male , faceva maledettamente male .
Non
la presa disperata di Blaise sulle sue carni , ma il suo
sguardo ,
spezzato , distrutto , talmente fragile che Ermione non
riuscì a
trovare la forza di vomitargli addosso il suo rancore , la sua amarezza
.
-
Lasciami .
L’uomo
indurì i lineamenti a quel tono gentile , aumentando la
presa su quei gracili polsi .
-
Lasciami Blaise , non c’è più niente da
fare ormai .
La
sorpresa di Blaise per quelle parole bastò alla ragazza per
sottrarsi alla sua presa , scivolando via con la sua danza goffa e
timida che l’aveva sempre contraddistinta .
Fu
allora che l’uomo si sentì sommergere dal panico .
Si
mosse come un anguilla nella presa del fratello , tentando invano di
raggiungerla ma non fece altro che rovesciare la sedia sotto i
movimenti bruschi delle sue gambe e delle sue braccia .
Il
dottor Chevalier raggiunse i due ragazzi con occhi colmi di rammarico ,
provando a calmare il maggiore dei fratelli che però non ne
volle sapere .
Solo
Gilbert Duval riuscì in qualche modo a
tranquillizzare il figlio quando lo prese per le spalle e gli premette
il viso contro la sua spalla , stringendogli le spalle con
preoccupazione e rimorso .
Una
volta sola l’uomo si era trovato a dover consolare in quel
modo il più grande della sua casata .
Quella
volta che lei
li aveva abbandonati , lasciandogli un bambino disperato sulle spalle .
Un
bambino che aveva sofferto per anni di problemi psicologici prima di
chiudersi nel suo guscio di freddezza e rancore .
Lo
stesso bambino fattosi uomo che però era tornato a piangere
sulle sue spalle con la stessa identica disperazione .
La
disperazione che portò Gilbert Duval a soffocare il pianto
del proprio figlio tra le sue braccia , pregando il cielo di non
gettare nuovamente la sua prole in quell’antro buio e
silenzioso quale era la solitudine .
Scongiurando
quel Dio che tanto aveva osteggiato di aver pietà del suo
ragazzo e della sua povera anima tormentata .
§
Ermione
si ritrovò fuori dallo studio del preside pochi minuti dopo
il suo arrivo all’accademia .
L’uomo
si era dimostrato piuttosto rammaricato per il suo abbandono
improvviso , sentendosi leggermente più sollevato
quando la sua pupilla aveva però programmato per
l’anno successivo il suo ritorno alla facoltà di
pittura .
Ed
ora la pittrice si sentiva sprofondare nella disperazione .
Passeggiò
per l’enorme costruzione con uno strano senso di malinconia a
scurirle le iridi , percependo la maschera di normalità che
si era autoimposta crollare miseramente .
Aumentò
il passo quando il sorriso distratto svanì dalle sue labbra
, quando sentì gli occhi inumidirsi di lacrime .
Perché
aveva pianto per Cèline e per il bambino , ed ora poteva
piangere per se stessa , per il suo amore infranto .
La
ragazza si chiuse nel proprio studio con il respiro irregolare e le
guance rigate di lacrime , mentre i sentimenti che Ermione aveva tenuto
sotto controllo fino a quel momento andavano ad inondarle gli occhi di
nuovo lacrime e scatenare gemiti strozzati .
Come
una trottola impazzita scassinò il proprio
armadietto , afferrò due secchi di vernice nera e
si diresse al ritratto di Blaise , non ancora terminato ma di una
bellezza così struggente da farla singhiozzare per la
disperazione .
Furiosa
bucò i secchi , abbracciandoli con le braccia e tentennando
un attimo prima di gettare il loro contenuto sul quadro , annerendo
quel sorriso dolce , macchiando quello sguardo delicato , cancellato
quel viso tanto amato .
Ed urlava Ermione , urlava per ogni macchia nera che nascondeva il
ritratto di Blaise , piangeva per ogni suo sorriso , singhiozzava per
ogni suo abbraccio , si disperava per ogni suo bacio .
Dopo
un ora trascorsa a seminare il panico nell’accademia con le
sue urla inumane e i suoi pianti isterici , la pittrice si
ritrovò a crollare a terra con il ritratto stretto tra le
braccia , anche se ciò che ora i suoi occhi
osservavano era una tela nera , nero come il pavimento
macchiato , nere come le sue mani , neri come i lunghi capelli affogati
nella vernice fresca del quadro .
Si
concesse un ultimo pianto , più silenzioso del primo e per
questo ancora più struggente , aggrappandosi a tutto
ciò che le rimaneva di quell’amore infranto .
Una
tela nera e vuota come si sentiva lei in quel momento .
§
La
premiazione del concorso annuale aveva fatto accorrere i
critici d’arte più pignoli , e sebbene le opere
esposte fossero una più interessante dell’altra ,
quando il preside annunciò il vincitore , in uno scroscio di
applausi e sguardi invidiosi Felix Leroy salì sul
palchetto rialzato con sguardo vittorioso , facendo spazio alla figura
femminile appena arrivata al Louvre .
Le
espressioni sbigottite degli studenti dell’accademia e di
alcuni professori non scalfirono minimamente l’elegante
figura della Tonta
, trasfigurata in una bellezza dorata e delicata .
Ermione
affiancò il fotografo con occhi tranquilli , sfiorando il
lungo abito che indossava con il solito sorriso distratto .
La
pittrice sapeva di essere bella quella sera , lo leggeva negli sguardi
sbalorditi delle sue compagne di corso e negli occhi sognanti dei suoi
colleghi maschi , eppure sapere di essere bella per loro non le
interessava .
Aveva
deciso di curare il proprio aspetto perché voleva che tutti
capissero che lei non era solo una ragazzina dall’aria
stupida , né tanto meno una donna per nulla consapevole del
proprio ascendente sugli uomini .
E
quella sera , di sicuro , il suo ascendente era particolarmente forte .
-
Ringrazio tutti per questo onore – cominciò
altezzoso il fotografo – e soprattutto ,
volevo ringraziare la modella della mia opera , la signorina
Ermione Ogawa .
Un'altra
ondata di occhiate sbigottite colpì la ragazza come uno
schiaffo , facendola irrigidire al fianco del collega .
Perché
la donna nuda e immersa fino a metà in un lago , la ninfa
dai capelli scuri e dagli occhi di cristallo che aveva vinto il premio
era lei , era sempre stata lei .
Una
bellezza goffa e intimidita che preferiva nascondersi
anziché mostrarsi .
Felix
le lanciò un occhiata ammirata prima di sospirare e tenderle
con sguardo frustato l’assegno annesso al riconoscimento
ufficiale .
E
non appena quel pezzo di carta finì nella borsetta elegante
della donna , Ermione si decise ad abbandonare il palco e di dirigersi
il più in fretta possibile all’entrata del museo .
Prima
di scappare all’ospedale per salutare sua nonna e
Cèline , la pittrice si fermò a guardare la
fotografia che la ritraeva , indurendo lo sguardo quando vide se stessa
sotto altre spoglie .
‘La
ninfa del lago’ , questo il titolo dato da Felix , la
ritraeva come una creatura solitaria dallo sguardo innamorato perso nel
vuoto e l’accenno di un sorriso triste sul bel volto pallido
.
La
se stessa che tentava di soffocare con tutta se stessa .
Perché
amava Blaise , lo amava con una disperazione tale da renderla
consapevole di un fatto innegabile .
Non
avrebbe mai amato nessuno in quel modo , mai più .
Nessuno .
L’unica
cosa che le restava era soffocare i suoi sentimenti e pensare al suo
futuro come zia , come amica e nipote , una prospettiva che riusciva ad
addolcire l’amarezza di quell’amore finito in pezzi
.
Stava
per l’appunto abbandonando la sala quando una mano elegante
la prese per la spalla nuda , portandola a voltarsi verso lo
sconosciuto dal profumo familiare .
Solo
che lo sguardo assente della donna tornò a farsi attento e
indagatore quando vide Gilbert Duval fissarla con espressione stanca e
afflitta .
Sembrava
invecchiato .
-
Signorina Ogawa – la salutò l’uomo ,
causando un sorriso ironico in risposta .
-
Signorina ? Vedo che la sua considerazione di me è cambiata
signor Duval , non ero la puttana di suo figlio forse ? – lo
interrogò con aria ingenua la pittrice .
Una
smorfia contrariata irrigidì i lineamenti del magnate ,
tornato ad assumere un atteggiamento composto e , per quanto fosse
possibile per uno come lui , delicato .
-
Volevo chiederle un favore signorina Ogawa .
Ermione
aggrottò le sopracciglia d’istinto , soppesando le
parole dell’uomo con incredulità crescente .
-
Lei vuole chiedere un favore a me ? Non dovrebbe essere soddisfatto di
aver allontanato i suoi figli dalle donne che riteneva inferiori alla
sua perfetta casata ? – tornò alla carica ,
infervorata dalla sfacciataggine dell’uomo .
Stava
perdendo il controllo , lei lo sapeva , ma da quando aveva presa le
distanze da quella famiglia Ermione aveva perso l’aria
placida di un tempo , intristita da un costante sorriso criptico che la
faceva apparire meno distante e più malinconica .
Duval
incassò il colpo con classe , chinando il capo e sospirando
pesantemente prima di riportare lo sguardo su di lei .
-
Non è per me signorina Ogawa , ma è per mio
figlio Blaise .
Nell’udire
quel nome il cuore della pittrice sprofondò
nell’angoscia senza che la donna potesse in qualche modo
evitarlo .
-
Deve perdonarlo , deve farlo tornare com’era . Senza di lei
è caduto nella stessa depressione che lo aveva assalito
all’abbandono di sua madre , se non in modo peggiore . Ho
lasciato correre per una volta , ma adesso non posso stare a guardare
mentre mio figlio muore ogni giorno di più .
Il
fervore che Ermione lesse nello sguardo fermo dell’uomo la
fece sorridere debolmente , non perché si sentisse
impressionata dalla forza di lui , ma perché quella
dimostrazione di affetto malcelato era forse l’unica cosa
buona di quella situazione .
-
Sono contenta che da tutto questo dolore lei sia riuscito a prendere
coscienza della felicità dei suoi figli .
Sono
convinta che in futuro sarà attento ai loro bisogni .
Ed
era sincera .
Forse
c’era stato davvero qualcosa di positivo in quel gioco di
sentimenti e di vite .
Forse
la presa di consapevolezza di Gilbert Duval poteva davvero essere
considerata l’unica cosa buona di tutta quella faccenda .
Gli
sorrise in maniera soffice , come non faceva da settimane prima di
stringergli la mano e allontanarsi da lui , da suo figlio e da quel
mondo artistico che si era decisa ad abbandonare .
-
Signorina Ogawa .
Ermione
si bloccò poco prima di imboccare l’uscita ,
tuttavia non si voltò , stette ad ascoltare il battito
nervoso del suo cuore e il respiro pesante dell’uomo alle sue
spalle .
-
Senza di lei morirà dal dolore .
Uno
scoppio atroce esplose all’interno del corpo della pittrice ,
curvata sulla porta girevole con gli occhi striati di dolore e
sofferenza .
Respirò
a pieni polmoni l’aria della strada che si apriva davanti ai
suoi occhi , tentando in qualche modo di riassettare il caos che quelle
parole avevano creato all’interno del suo corpo e del suo
cervello .
Senza di lei morirà
dal dolore
Sorrise
flebilmente , osservando il proprio riflesso dalla porta a vetri .
Stava
crollando .
Era
lei che stava morendo dal dolore senza di lui .
Solo
lei .
-
Sopravvivrà invece .
Quello
fu il suo ultimo sussurro prima di lasciarsi cingere dalle ombre del
marciapiede , prendendo posto nel taxi che l’avrebbe portata
alla clinica dove era decisa a passare la notte .
Socchiuse
gli occhi , osservando un punto imprecisato del marciapiede e fu a quel
punto che l’ombra affusolata di una figura maschile la
raggelò .
Affondò
nel sedile del taxi con il cuore in gola e gli occhi lucidi ,
stringendo la borsa contro il proprio petto nel cercare di farsi forza
.
Non
poteva essere lui .
Non
poteva assolutamente essere lui .
Eppure
erano i suoi quegli occhi blu che l’avevano osservata
nell’ombra della strada .
Era
suo quel profumo di fresco che la teneva sveglia la notte .
Erano
sue quelle labbra che aveva visto piegate in una smorfia
d’abbandono che le aveva annebbiato la vista .
Pregò
l’uomo di sbrigarsi , di allontanarsi il prima possibile da
quella strada , da quello sguardo , da quel dolore che la stava
annientando .
Perché
in fondo la loro storia non era mai iniziata , era finita ancora prima
di cominciare .
Continua…
* Arc de Triomphe :
L'Arco di Trionfo di Parigi
* Petite amie
: Piccola mia
Libera
, libera , libera !!
Niente
più esami per la sottoscritta e perciò
più tempo da dedicare alle mie storie .
Penultimo
capitolo , quello successivo sarà quello conclusivo .
Passando
ai ringraziamenti :
X
Zucchina : Grazie per il complimento e per la tua recensione , e sono
lusingata dal fatto che la mia storia ti abbia colpito tanto da farti
percepire la drammaticità della storia . Spero in un tuo
giudizio anche su questo capitolo :)
X
laura88 : Grazie a te invece per il commento lunghissimo e per tutti i
complimenti , sono contenta che la storia continui a piacerti e che non
ti abbia deluso , purtroppo in questo capitolo la situazione
è degenerata , e spero di aver espresso al meglio i
sentimenti di tutti .
Grazie
ancora , al prossimo e ultimo capitolo :)
Ringrazio
ovviamente chi ha solo letto la storia o inserita nelle varie sezioni ,
grazie di cuore .
Un
saluto , Gold eyes
|
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Capitolo 6 *** Who knew ***
You
took my hand
You showed me how
You promised me you'd be around
Tu hai preso la
mia mano
tu mi
hai mostrato come (fare)
tu mi
hai promesso che mi saresti stato accanto
Remember when we were such fools
And so convinced and just too cool ,
I wish I could touch you again …
Still you said forever
And ever
…Who knew
ricordi
quando eravamo così stupidi
e
così convinti, e così cool
vorrei
poterti toccare di nuovo …
ma tu
continuavi a dire "per sempre"
...chi
poteva sapere
( Who
knew – Pink )
La
felicità non è avere quello che si desidera , ma
desiderare quello che si ha
( Oscar Wilde )
Quando
Ermione aveva informato Cèline ed
Alphonse di aver trovato un nuovo lavoro non aveva mentito
perché , in realtà , un lavoro la pittrice lo
aveva trovato davvero , solo che non era il genere di impiego che i
suoi amici immaginavano .
Quando
il modello ipotizzava una sua visita , l’artista
scartava quell’ipotesi adducendo come scusa
l’inflessibilità del suo datore di lavoro sugli
orari , una mezza bugia .
In
fondo , Etienne Baudelaire odiava davvero quando le ragazzine
bazzicavano per gioco lungo il Canale , distraendo gli operai con i
loro risolini insulsi , e se mai Etienne avesse visto
Alphonse avvicinarsi ad una delle navi attraccate , di sicuro
l’uomo si sarebbe giocato le coronarie con quegli scatti
d’ira che gli erano valsi il soprannome di * aubergines vieux
, in onore del viola cupo che assumeva la sua carnagione
olivastra quando dava di matto.
Tuttavia
, il modello sembrava essere rimasto colpito dal nome
elegante dell’uomo , immaginando un personaggio distinto e
capace di apprezzare una gemma come la sua migliore amica .
Nel
mentre che una goccia di sudore le macchiava la bandana legata al collo
, Ermione si lasciò scappare un risolino divertito
a quel pensiero .
Il
motivo poi , era quasi banale .
Etienne
Baudelaire , nonostante la nomea altisonante , era un uomo barbuto dal
forte accento francese , muscoloso e con due occhi dorati che
mettevano la tremarella .
La
sua voce da soprano ti faceva accapponare la pelle
non tanto per l’intensità di quelle corde vocali
quanto per le maledizioni irripetibili che l’uomo
ruttava a destra e manca con nonchalance .
A
pensarci bene , per la pittrice , Etienne era una sorta di jukebox di
bestemmie che facevano crollare dal cielo ogni divinità
esistente .
- Tu
, razza di * baleine
èchouèe , si tu ! Fa attenzione con
quel montacarichi , e smettila di muoverti come se avessi un palo
ficcato nel culo , mon Dieu !
L’omone
chiamato in causa borbottò qualche insulto prima di
riprendere il lavoro .
- Ehi
, petite amie ! Fa attenzione che è pesante – la
avvisò il nerboruto individuo , scaricando
l’enorme blocco di casse di legno .
Ermione
allungò le braccia per afferrare le funi che tenevano legato
il carico , irrigidendo i muscoli e attingendo a tutte le sue forze per
accostarle delicatamente al suolo .
Non
era la prima volta che lo faceva , in realtà ci stava
prendendo anche la mano , ma diventare una scaricatrice di porto non
era stata certamente una delle sue priorità ,
però aveva bisogno di soldi e di un lavoro stabile , subito
.
Nessuno
assumeva una ragazzina come lei senza una laurea , perciò ,
origliando un discorso al Burlesque sulla ricerca di personale
giù al Canale della Manica aveva deciso di provare .
Certo
, Etienne le aveva riso in faccia , ma Ermione non si era data per
vinta .
Aveva
bisogno di denaro , e lo avrebbe avuto .
Così
aveva cominciato a lavorare senza rispondere alle prese in giro degli
operai , o alle battute acide di Etienne sulla sua corporatura
mingherlina .
La
pittrice non si era lasciata abbattere .
Aveva
sfacchinato per una settimana ad orari assurdi , trovandosi persino a
dormire sulle reti da pesca pur di presentarsi prima degli altri al
lavoro .
E
più il tempo passava , più gli uomini la
guardavano con rispetto , fino a quando il capo di quel
gruppo di omoni non le aveva offerto una birra per rinfrescarsi .
Ed
era stata assunta .
Lavorava
lì da due mesi , eppure , nonostante fosse l’unica
donna , Ermione si sentiva come in famiglia .
I
ragazzoni smentivano con la dolcezza dei loro gesti la violenza dei
loro muscoli , trattandola con rispetto e tenerezza , tanto
da darle un nomignolo affettuoso .
Le petit papillon , la
piccola farfalla , un soprannome datole in onore della sua bellezza
delicata e dal senso di libertà e gioia che assaliva gli
operai nel solo guardarla .
Quando
il fischio della nave diede loro il segnale , ognuno dei
lavoratori , abbandonato il lavoro per la pausa pranzo si
fiondò dalla piccola pittrice , mettendosi in fila e
aspettando il proprio turno .
Ermione
soffocò una risata deliziata quando quei ragazzoni presero a
spingersi per non farsi superare e prendere in custodia il pranzo che
la ragazza aveva preparato loro .
Un
pranzo salutare ma abbondante che li aiutava nelle dure ore di lavoro .
Dopo
che quella banda di bambinoni troppo cresciuti si fu
dileguata tra schiamazzi euforici , un sonoro colpo di tosse
fece voltare la ragazza .
Etienne
osservò con aria saccente gli occhi verde brillante della
piccoletta dietro le lenti degli occhiali , assumendo una
posa oltraggiata nel notare la sacca della donna ormai vuota .
L’uomo
stava giusto masticando una delle sue eclatanti bestemmie quando tra le
piccole mani della pittrice comparve una torta alle mele che
mandò in brodo di giuggiole l’enorme ammasso di
muscoli dagli occhi d’oro .
-
Bon appètit - augurò lei
prima di raggiungere i colleghi e gustare il proprio pranzo in
compagnia .
Un
quadretto familiare che avrebbe soddisfatto Etienne se non fosse
stato per l’alta figura maschile che trafficava con
il restante della merce da scaricare .
L’uomo
lanciò un occhiata in tralice ai propri uomini prima di
abbandonare la torta su un container e raggiungere in poche falcate il
retro della nave .
Ed
eccolo lì quel piccolo sabotatore .
Baudelaire
lo aveva visto pattugliare il porto poco dopo l’arrivo della
piccola Ermione .
Di
solito la osservava da dietro i cassoni
dell’immondizia , e molto spesso finiva
il lavoro al posto suo quando la ragazza era distratta o
troppo stanca per continuare .
Lo
scaricatore lo aveva addirittura sorpreso a dormirle affianco una o due
notti , coprendola con il proprio giaccone mentre lui rimaneva
all’addiaccio .
Un
comportamento strambo , ma che aveva zittito il dubbio sulle intenzioni
di quel ragazzo tanto avvenente .
Difatti
, l’uomo che si spezzava la schiena era un esemplare di sesso
maschile degno dei complimenti più arditi .
Alto
, dal fisico prestante , con una massa di capelli ricci neri e due
occhi blu che facevano venire i brividi .
Solo
che Etienne non capiva perché quel ragazzo perdesse tanto
tempo .
Che
avesse preso una bella sbandata per la loro petit papillon era ovvio ,
eppure quando aveva accennato al fatto di voler mettere a conoscenza
della sua presenza la diretta interessata , l’uomo
si era irrigidito e se l’era data a gambe .
Aveva
capito che non voleva essere scoperto , solo che l’uomo non
capiva il perché .
Che
fosse un delinquente ? O qualche riccone impensierito dalle maldicenze
?
Per
di più , l’aria da miliardario l’aveva ,
solo che sembrava fin troppo triste per essere un uomo con ricchezze a
volontà .
Quel
ragazzo aveva uno sguardo amaro quando fissava la piccola Ermione , uno
sguardo così triste e malinconico da smuovere anche un pezzo
di cemento come Etienne .
Blaise
si asciugò la fronte con la manica della felpa dopo aver
scaricato le ultime cose , sentendo alle sue spalle la presenza del
capo di Ermione .
- Ehi
– lo salutò tranquillo l’uomo dagli
occhi d’oro , ricambiato da un cenno del capo .
-
Etienne !
La
voce trillante di Ermione raggiunse entrambi come una secchiata
d’acqua gelata , facendo impallidire Blaise e
portando Baudelaire ad aggrottare le sopracciglia nel vedere la
reazione esagitata del poveretto .
Cosa
diavolo gli aveva fatto la piccoletta per ridurlo in quello stato ?
Sembrava
sul punto di tirare le cuoia quel poveretto !
Spinto
da un inaspettato senso di solidarietà maschile ,
l’uomo ordinò alla ragazza di tornarsene a casa
per quel giorno , ricevendo in risposta la solita lamentala sul lavoro
ancora in sospeso .
-
Avete scaricato tutto , perciò alza quelle tue chiappette
ossute e tornatene a casa – tuonò scontroso
all’ennesima risposta della pittrice che , seppur non del
tutto convinta dalle parole dell’uomo lo
salutò con una pernacchia allegra .
Nel
sentire i passetti goffi della ragazza farsi sempre più
lontani Blaise rilasciò un lungo respiro sollevato , tirando
sul capo il cappuccio della felpa e dirigendosi velocemente alla moto
parcheggiata dietro i secchi dell’immondizia .
Etienne
provò a chiamarlo , ma il ragazzo se l’era
già data a gambe , come suo solito .
Non
sembrava avere cattive intenzioni , ma Baudelaire non riusciva a capire
il perché di quel comportamento .
Non
sarebbe stato più facile palesare la sua presenza e ricevere
gli sguardi che quel piccolo sabotatore anelava nel buio della notte
con aria tanto sofferta ?
Perché
soffrire inutilmente a quel modo ?
Al diavolo !
Etienne
tirò una bestemmia con voce tonante , arpionando e tirando
giù un'altra povera anima santa con il proprio linguaggio
colorito , mentre l’uomo rimuginava sul fatto di essere
troppo vecchio per capire certe cose , giungendo alla
conclusione che l’unica cosa che al momento gli
premeva veramente era raggiungere con le unghie quel punto
dietro la natica che gli prudeva da matti .
§
L’esterno
della clinica era immacolato come al solito , con quella fila di abeti
disposti con un ordine maniacale sull’elegante
marciapiede costellato da bianche panchine di cemento , un
luogo tranquillo e per bene se non fosse stato per il barbone avvolto
nei giornali che sonnecchiava su una di queste .
Ermione
aggrottò le sopracciglia nel sentire una sorta di
familiarità con
quell’individuo , anche se , a ben
pensarci , il fatto di trovarlo tanto ordinario le veniva
naturale dal momento che il barbone occupava quella panchina da quando
lei aveva cominciato a lavorare .
Dopo
avergli lanciato un ultima occhiata , la pittrice entrò
nella clinica con passo svelto , entrando nel territorio del modello di
intimo più esaltato dell’intero globo .
La
stanza che Cèline divideva con nonna Makoto era diventata,
infatti , una nuvola rosa confetto da quando Alphonse si era
autonominato madrina della futura bambina , e se mai qualche
infermiera obbiettava sulla scelta di dubbio gusto di quello che
avrebbe dovuto essere il padrino , non doveva sorprendere la sparizione
di siringhe e lacci emostatici , né la scomparsa improvvisa
di alcune collaboratrici mediche che , il più delle volte ,
venivano ritrovate nei ripostigli delle scope , prive di sensi e con la
parola puttana scritta sulla fronte con il pennarello indelebile .
Perché
, quando ci si metteva , Alphonse era più vendicativo di un
manipolo di banshee e arpie in piena crisi premestruale , specialmente
quando qualcuno osava mettere in discussione la sua
femminilità .
- Oh
eccoti ! Ti prego , cerca di calmarla , mi sta venendo una crisi
isterica – si lamentò con una smorfia il modello ,
seduto sul ciglio del letto di nonna Makoto , piegata verso il ragazzo
con in mano un panno bagnato .
Ermione
non capì il significato di quella frase fino a quando non
incrociò lo sguardo di Cèline , bellissima al suo
ottavo mese di gravidanza , ma con lo sguardo confuso e afflitto .
- Che
è successo ?
L’amico
le indicò l’ennesimo mazzo di rose che Damien
mandava quotidianamente dopo il loro ultimo
incontro all’ospedale , lasciando la pittrice con
l’identica espressione di sorpresa .
- E
allora ? Non è una novità ! Lin, cosa succede ?
Stai forse…
- Lui
è ancora lì ? – la interruppe turbata
la donna , le mani intrecciate in grembo e gli occhi che settavano
dalla finestra alla porta con espressione sempre più
sconvolta .
- Lui
chi ? Di chi stai parlando ?
Cèline
soppresse una maledizione , battendo un pugno contro il comodino per il
nervoso .
- Ma
Damien ovviamente , lui è ancora su quella
panchina vero ?
Gli
sbalzi di umore erano all’ordine del giorno per Ermione, le
crisi isteriche dell’amica anche , eppure quella frase ebbe
il potere di far arretrare la pittrice con sguardo incredulo .
La
panchina ?
Sulla
panchina c’era il barbone , accampato lì
da due mesi , non poteva…
-
Damien ? Il barbone è Damien ? –
sussurrò con voce strozzata .
Un
lampo di felicità saettò per un attimo negli
occhi zaffiro della donna prima che questa abbassasse gli occhi per
nascondere la sua espressione .
Eppure
Ermione l’aveva visto .
Alphonse
l’aveva visto .
Quel
fiotto di amore incredulo che l’aveva fatta sorridere
inconsciamente e che ora sembrava farla vergognare .
Perché
Cèline amava ancora Damien , il piccolo e sciocco Damien.
Il
ragazzino che le aveva urlato le sue scuse con un megafono fuori
dall’ospedale dal momento che il poliziotto non lo lasciava
entrare .
Il
bulletto che aveva ingaggiato risse su risse ai commenti dei parigini
sulla gravidanza della donna .
L’uomo
innamorato che le aveva urlato a squarciagola il suo amore prima di
venire accerchiato dal gruppo di sorveglianza che Damien aveva
malmenato pur di finire la sua dichiarazione .
Il
padre pentito che aveva svaligiato mezza Parigi pur di comprare tutto
il necessario per la sua bambina .
Il
triste e colpevole Damien che , a loro insaputa , sebbene
Cèline gli avesse ordinato di non farsi più
sentire , si era accampato lì , sulla panchina
dell’ospedale , giorno e notte , sperando forse nel suo
perdono .
Ed
era tenero in quella sua disperazione anche agli occhi di Ermione .
Aveva
sbagliato , questo era vero , ma la devozione che mostrava per
Cèline e per la bambina in arrivo era genuina . Lo
dimostrava il fatto che non si era fatto piegare da due mesi di rifiuti
, ma che , al contrario , continuava testardamente ad
aspettare la sua Cèline .
E poi
, arrivati a quel punto , la pittrice era sicura che Damien
l’avrebbe aspettata per sempre se necessario.
Ermione
si lasciò cadere sul ciglio del letto con un respiro
sollevato , afferrando l’intreccio di mani che
l’amica teneva abbandonato sulle lenzuola candide .
- Sai
che non te ne faremmo mai una colpa se decidi di perdonarlo , in fondo
è il padre di tua figlia .
La
donna emise un gemito stizzito a quelle parole , aumentando
la presa sulle mani dell’amica , come in cerca di consiglio .
- Lo
ami ancora Cèline ? – chiese Alphonse dal letto di
fianco , accudito da nonna Makoto che gli detergeva la fronte sudata
con amorevole cura .
Alla
mancata risposta dell’amica , il modello prese a sbraitarle
contro con fare isterico , rimproverandola per la sua
cocciutaggine e ammettendo che se davvero lui avesse avuto un uomo
folle d’amore come Damien che si era lasciato morire di fame
pur di starle accanto , e che aveva voltato le spalle a tutto pur di
farsi perdonare , sarebbe corso giù e se lo
sarebbe fatto mettere così in fondo che …
Nonna
Makoto ficcò il panno nella bocca del ragazzo per zittire la
volgarità che era lì lì per
abbandonare le tenere labbra del modello , offeso per essere stato
interrotto e tornato al suo lavoro a maglia che consisteva in due
imbarazzanti calzette rosa antico .
- Ha
ragione Alphonse . Tu lo ami Cèline ?
A
quel punto la donna non potè far altro che annuire a capo
chino , mentre Ermione afferrava la sedia a rotelle e le
consigliava con lo sguardo di salirci sopra .
-
Allora ? Andiamo a svegliare quel pover’uomo ?
Dopo
un attimo di titubanza Cèline si decise a prendere posto
sulla sedia , lasciandosi spingere fuori dalla stanza con un
po’ di reticenza , non prima di aver lanciato un
occhiata furiosa alla madrina di suo figlio , tutta gongolante .
Quando
Damien sentì qualcuno picchiettargli la spalla
ruggì una bestemmia , stringendosi nei giornali
più che poteva per combattere il freddo .
Era
abituato alle visite dei poliziotti , e ogni qual volta gli ordinavano
di sgomberare l’area , il più piccolo dei Duval li
mandava al diavolo e li minacciava con il sonaglino che aveva comprato
alla bambina e che teneva nascosto nel giaccone marrone .
Il
ragazzo sapeva che Cèline non l’avrebbe perdonato
tanto facilmente , eppure l’idea di non poter
rivedere lei , e di non poter assistere alla nascita della
loro bambina gli gettava addosso una cupa depressione .
Per
quel motivo si era appostato lì , su quella panchina , senza
informare la donna o il personale dell’ospedale .
Per
tutti loro era il barbone sonaglino , per se stesso era un padre e un
compagno che attendeva all’infinito l’arrivo della
donna amata .
Un
altro colpo , questa volta al braccio destro esaurì la poca
pazienza zen che l’uomo stava esercitando su se steso ,
portandolo a scattare in piedi con occhi spiritati e con il sonaglino
stretto nel pugno , come un arma mortale .
Eppure
non era stato lo sguardo annoiato del poliziotto a fissarlo
con un accenno di pietà , bensì due
occhi zaffiro che , anche volendo ,
l’uomo non avrebbe potuto mai dimenticare .
La
rabbia ceca che lo aveva fatto saltare in piedi evaporò come
neve al sole , lasciandolo tremendamente imbarazzato e
turbato .
Ermione
addolcì lo sguardo quando vide un soffuso rossore andare a
colorare le guance barbute del ragazzo , trasandato come mai
l’aveva visto ma anche immensamente tenero .
Dovette
pensarlo anche la sua amica perché Cèline , dopo
due mesi passati ad indurire le labbra per non piangere sorrideva .
Un
sorriso dolce, tenero , materno , così perfetto su quel viso
bellissimo che sembrò mandare in iperventilazione il giovane
Duval .
-
Io… ecco…io …non…-
balbettò l’uomo , senza sapere cosa dire , cosa
fare .
Perché
Damien aveva sognato tante volte quel momento ma ora , incredulo , si
sentiva strappare da terra da una vergogna tale che lo portò
a cadere in ginocchio , le mani rigide lungo il busto e la lunga
zazzera di ricci neri a coprirgli il volto arrossato .
Non
fu necessario guardarlo negli occhi per capire che piangeva , se ne
accorsero entrambe quando videro un luccicore sospetto infrangersi sul
marciapiede , eppure in quel pianto Damien mostrava una
dignità struggente .
Perché
non si vergognava di piangere per se stesso, per quello che aveva
fatto di fronte a Cèline , riuscendo a
mantenere il proprio orgoglio maschile nel non mostrare le
prove di quella silenziosa disperazione .
Ermione
decise di farsi da parte per lasciarli soli , convinta dalla buona fede
dell’uomo .
Si
sarebbe fatta da parte come era giusto che fosse arrivati a quel punto
.
In
fondo , non c’era più pericolo che
Damien facesse del male a Cèline e alla bambina ,
perché così facendo avrebbe ferito anche se
stesso .
Entrambi
avevano bisogno di tempo , di ricominciare un passo per volta , ma era
impossibile non rimanere colpiti dalla devozione di quel ragazzo , dal
modo in cui strappava una margherita dal cespuglio a lui di
fianco per porgerla a capo chino alla neo-mamma .
Erano
teneri , così dolci che la pittrice
sentì le lacrime salirle agli
occhi per la commozione .
Dalla
finestra della sala operatoria che Alphonse aveva rivendicato per la
visione di quella scena tenera si udì giungere un fischio di
apprezzamento , seguito dal sorriso dispettoso del modello che Ermione
ricambiò prima di allontanarsi dalla
clinica con le mani piantante nelle tasche della salopette di jeans .
Al
contrario di Damien , Blaise Duval era come scomparso dalla
circolazione dopo il loro ultimo incontro , svanito nel nulla , senza
lasciare traccia di ciò che aveva fatto .
Ed
anche se Ermione aveva sperato nella rassegnazione dell’uomo
, quell’accondiscendenza l’aveva lasciata con
l’amaro in bocca .
Si
aspettava forse che Blaise lottasse come aveva fatto il fratello minore
?
Si .
In
cuor suo la pittrice aveva sperato nella testardaggine del ragazzo , in
quella possessività che aveva marcato nei suoi confronti ,
ma quell’abbandono silenzioso , anche se voluto da lei stessa
, era solo la prova di quanto in realtà il
loro amore fosse stata solo una bugia .
Una
bellissima bugia .
Perché
Ermione sapeva con certezza che quel lieto fino così dolce ,
forse , per lei non sarebbe mai giunto .
§
Il
lavoro nobilita l’uomo , ma l’eccesivo esercizio
fisico e mentale portava , il più delle volte , a problemi
di salute piuttosto seri .
Una
lezione che Ermione aveva imparato a proprie spese ,
ritrovandosi a un passo del collasso dopo che Alexandre
l’aveva presa in tempo prima che la pittrice si accasciasse
priva di sensi nel retro del locale .
Ed
ora si trovava distesa sul divano dell’appartamento sopra il
Burlesque, con un panno bagnato a coprirle gli occhi e
l’orrendo sapore amarognolo della medicina a
inacidirle il palato .
Ermione
odiava avere la febbre , odiava avere anche un banalissimo
raffreddore se questo la costringeva al riposo forzato , lei che di
cose da fare ne aveva anche troppe , e non accettava di lasciarsi
soffocare da chissà quale malessere momentaneo .
Ma
c’era una cosa in particolare che la pittrice odiava
più di ogni altra , la figura maschile che , pensando di non
esser vista , continuava a tallonarla da due mesi a quella parte .
Perché
era vero che Ermione non vedeva fisicamente Blaise dal giorno
dell’ospedale , ma quello non sembrava aver impedito al
ragazzo di spiarla al lavoro giù al canale , o di seguirla
fino alla clinica privata ogni giorno .
La
ragazza , in fondo , poteva anche avere un aria tonta , poteva essere
irrimediabilmente goffa e distratta , ma non stupida , Ermione Ogawa
era tutto fuorché stupida.
E il
profumo di fresco che la attorniava costantemente , la sensazione di
avere quei globi blu puntati addosso non poteva essere ignorato dalla
ragazza , né , tanto meno , il rumore di passi
sulla scaletta antincendio del retro poteva essere in qualche
modo occultato .
Un
gatto non avrebbe potuto far scricchiolare il ferro delle scale con il
suo peso , né avrebbe potuto aprire la finestra ,
perciò o si trattava di Blaise ,o un ladro stava tentando di
arraffare qualcosa in attesa di giorni migliori .
In
verità , Ermione avrebbe preferito si trattasse della
seconda opzione , ma quando una mano gelida le scostò il
panno dal viso , non fu un uomo in passamontagna a fissarla con occhi
increduli nell’essere stato colto in fallo , ma due iridi blu
che si dilatarono per l’orrore nel notare la fine del suo
dormiveglia .
Blaise
indietreggiò con un balzo che lo fece scontrare contro il
tavolo di legno che occupava la cucina mentre la pittrice portava i
piedi nudi a contatto con il gelido pavimento nel rimettersi in piedi .
Un
movimento che le costò un rinnovato dolore alla testa che la
costrinse invece ad appoggiarsi contro lo schienale del
divano .
Era
debole , debilitata dal troppo lavoro e dal poco tempo che riservava
per la cura della propria salute, ma era ancora in forze per affrontare
un discorso che rimandava ormai da tempo .
E
quando gli occhi verdi della ragazza si puntarono sull’alta
figura dell’uomo , Blaise sentì uno strappo
violento allo stomaco nel cogliere il rimprovero di quello sguardo ,
rigido come il sorriso stanco che la donna gli rivolse .
-
Blaise .
La
scarsa emotività di quel sussurro , la stanchezza di quelle
corde vocali portò il maggiore dei Duval ad irrigidire la
mascella in un moto di tensione , come tesi erano i suoi muscoli ,
ghiacciati in una staticità che doleva e lo metteva in
agitazione .
Perché
la certezza di riuscire a starle vicino nell’ombra , la
fiducia nella disattenzione della pittrice non lo aveva mai posto
davanti alla possibilità di essere scoperto , di essere
beccato .
In
fondo , il suo continuo vegliare su di lei non era stato
dettato dall’egoismo , ma dal desiderio di
proteggerla , di starle accanto in qualche modo , di sentirla sua anche
in minima parte .
Eppure
lui sapeva , aveva sempre saputo che lei non era più sua ,
che quegli occhi avevano realmente smesso di guardarlo da tempo , che i
suoi errori avevano rovinato ciò che di più bello
avesse mai avuto nella sua vita .
L’errore
che gli era costato l’amore dell’unica donna che
avesse mai amato in quella vuota e noiosa esistenza .
-
Siediti per favore .
Sebbene
Ermione avesse tentato di usare un tono di voce pacato , lo scatto con
cui l’uomo rovesciò la sedia le squassò
il petto come il rombo di un tuono , facendole fischiare le orecchie
per lo stridere del tavolo che quasi si rovesciò sotto il
calcio che Blaise caricò contro il mobilio della cucina .
Non
perché lui fosse stato colpito dal tono accondiscendete di
lei , ma perché c’era la fine in quelle
semplice tre parole , un arrendevolezza che la pittrice mostrava
inconsciamente nell’arricciamento inconsueto delle labbra e
l’intreccio fremente delle dita .
Lui
lo sapeva , lui sapeva riconoscere quei piccoli segnali
perché lui aveva amato quel corpo , aveva esplorato ogni
anfratto di quel piccolo corpicino adagiato mollemente sul divano ,
sapeva quali corde toccare per farla tremare dal piacere , sapeva quale
punto sfiorare per farla ridere .
Lei
era stata sua , completamente sua , nell’anima , nel cuore e
nel corpo , ma ora lei lo stava allontanando , gli stava chiedendo cortesemente di
farsi da parte , di sedersi per ascoltare ed accettare la conclusione
di quella storia .
Una conclusione che Blaise , nella sua per quanto inutile e patetica
speranza , aveva sperato di non dover ancora affrontare .
Invece
lei era lì , lontana da lui , con quello sguardo sfuggente e
l’espressione di chi sa già cosa fare dopo la
rottura , chi sa già di riuscire a sollevarsi dopo la fine
di quella storia .
E lui ?
Non pensava lui ?
- No
– sibilò infatti Blaise con espressione
strafottente , sbattendo le nocche contro la parete per richiamare
l’attenzione di quelle iridi verdi che cominciavano
già a farsi vacue .
Ermione
indurì la piega della labbra con aria risentita ,
raccogliendo le gambe al petto per distanziarsi dal corpo fremente del
ragazzo , alto e minaccioso , con quegli occhi blu che baluginavano di
minacce e future rappresaglie .
Solo
che la pittrice voleva davvero concludere quella storia , chiuderla con
un lucchetto e sigillarla nella parte più remota del suo
cuore , non solo perché era giusto , ma perché
l’ossessione che nutrivano l’uno per
l’altra avrebbe distrutto entrambi .
E se
avesse dovuto usare la forza per mettere la parola fine , lo avrebbe
fatto .
-
Bene – riprese piccata , agguantando il cellulare che aveva
deposto su un comodino per essere pronta a chiamare aiuto –
fa come meglio credi , ma dobbiamo finirla una volta per tutte
. Non puoi andare avanti così , spiarmi ,
pedinarmi e addirittura intrometterti nella mia vita , non ne hai
più il diritto .
Un
pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male , ma Blaise
incassò il colpo con un ringhio di protesta ,
indurendo lo sguardo e facendo schioccare la lingua contro il palato .
-
Ciò che faccio è affar mio , tu sei affar mio !
– tuonò con voce grossa , richiamando
l’attenzione dei clienti del locale che sobbalzarono a quel
rumore , alzando gli occhi al soffitto quando udirono
l’infrangersi di vetro sulle loro teste .
E
mentre Alexandre correva al piano di sopra con sguardo minaccioso ,
Ermione ritirava la mano in grembo , il respiro pesante e le dita
irrigidite dallo sforzo .
Blaise
osservò il portacenere di cristallo che la pittrice gli
aveva scaraventato contro con sguardo allucinato , sfiorando il taglio
alla guancia che aveva riportato nello scoppio di frammenti sul suo
volto .
-
Cosa …
-
Sono affar tuo ? E da quando ? Io ti avevo chiesto solo una cosa ,
una soltanto ! E tu cosa hai fatto ? Hai tradito la parola
data ! Hai quasi ucciso Cèline per questo tuo stupido odio
per le donne che hai riversato anche su di me – Ermione
riprese fiato con gli occhi lucidi di lacrime prima di ricominciare ad
urlare – ma sai che ti dico ? Io non sono tua madre ! Non lo
sono ! Non puoi sempre addossarmi le sue colpe , non puoi sempre
aspettare che io commetta un errore per paragonarmi a lei ! Non puoi
perché io non sono lei !
Un
colpo di tosse le portò via il respiro quando la gola
cominciò a bruciarle per il troppo urlare , lasciando che il
silenzio scivolasse tra di loro , un silenzio denso di rancore ,
vergogna e disprezzo .
Il
bussare frenetico alla porta attirò lo sguardo di entrambi ,
ma mentre Ermione sentiva il sollievo assalirla nel capire chi vi fosse
al di fuori dell’uscio , Blaise non potè far altro
che stringere i pugni lungo il fianco prima di tornare a fissarla .
Perché
era la prima volta che lei urlava a quel modo , era la prima volta che
la pittrice lasciava trasparire tante emozioni , era la prima volta che
coglieva il disprezzo nella voce di lei , e quella volta gli bastava ,
gli sarebbe bastata per una vita .
Il
furore che lo aveva portato fino a quel punto scomparve ,
l’ardore che lo aveva spinto a seguirla si
cristallizzò , la consapevolezza di essere nel giusto
crollò e la ragione divenne chiara .
Lui
odiava sua madre , l’aveva sempre odiata per non averlo mai
amato , e aveva sfogato il suo odio su di lei , aveva esorcizzato il
suo dolore testando le reazioni di Ermione , ma la cosa che
più di ogni altro lo lasciava con l’amore in bocca
era un'altra .
Lui
aveva sperato che la
donna commettesse qualche errore , lui aveva disperatamente cercato
di farla sbagliare per soddisfare la sua visione del genere femminile ,
per nutrire il suo odio per le donne come sua madre .
Ermione
però non era stata come sua madre , non lo aveva mai tradito
, lo aveva amato fino alla fine , fino a quando il suo odio verso se
stesso e verso la sua genitrice non aveva corroso il loro rapporto .
Fino a quando il suo odio non aveva ucciso
l’amore che entrambi nutrivano per l’altro .
L’espressione
straziata di Blaise bastò per far debordare le lacrime dagli
occhi della donna , colpita dallo sguardo spento dell’uomo e
dalla curva improvvisa delle spalle .
Ora
le appariva così piccolo , così fragile che i
suoi piedi si mossero da soli , le sue mani raggiunsero il suo volto
nel disperato tentativo di poter incanalare tutto il dolore che quel
giovane uomo portava dentro di sé tra i palmi .
Il dolore di non essere mai stato amato .
Sotto
le sue dita Ermione poteva percepire la freddezza di quelle membra , la
fragilità di quei lineamenti che accarezzava con i pollici ,
il tremore di quelle labbra che accostò alle proprie .
Erano
amare le sue labbra , salate per delle lacrime non sue , le lacrime che
le bagnarono le ciglia tremanti quando gli sfiorò le guance
.
Fu
come baciare una statua , fredda e senza vita , un pezzo di marmo
inanimato tra le sue braccia troppo piccole per poterlo affogare nel
suo calore .
Un
suo sussurro e il furore del vento le frustò il viso quando
la finestra venne spalancata , in contemporanea con la porta che
Alexandre buttò giù con una spallata prima di
avventarsi sull’ombra appena uscita .
Eppure
l’uomo si sarebbe aspettato di tutto , avrebbe accettato
tutto ma non quello .
Perché
Ermione era crollata in ginocchio , senza l’ombra di una
ferita o di percosse , ma quando quegli occhi verdi si puntarono su di
lui , il dolore che vi lesse all’interno lo sconvolse .
Puro
strazio , un dolore così pulsante che gli parve di vederla
sanguinare a morte .
La
pittrice non guardò più la finestra , si
coprì le orecchie quando percepì un urlo nelle
strade , come il ruggito di una bestia ferita mentre
quell’amore malato veniva cancellato dall’ultima
parola che aveva riservato ad entrambi .
Un
saluto che le era costato tutto il suo coraggio e il suo amor proprio .
*Adieu.
§
Ricominciare
non era mai facile per nessuno , specialmente se vi erano fantasmi del
passato che tornavano periodicamente a causare notti insonni e crolli
nervosi , eppure Ermione stava facendo del suo meglio per andare avanti
.
Da
quella notte erano passate poco più di due settimane , e
l’ormai prossima nascita della bambina aveva assorbito la
pittrice per tutto il tempo , riuscendo a distrarla da quella tristezza
che riversava anche sui suoi quadri , nel nero che usava sempre
più spesso per ritrarre i paesaggi .
Eppure
tutto quello non era stato sufficiente , aveva persino
aumentato la mole di lavoro per tenersi occupata , ma fatta eccezione
per un altro collasso nulla le aveva impedito di pensare a Blaise .
Era
stata lei a mettere la parola fine , ma ciò non
significava che i suoi sentimenti si sarebbero eclissati
così in fretta.
La
ferita che la pittrice portava dentro era ancora fresca e troppo grande
per poter cicatrizzarsi in così poco tempo , ma la speranza
era l’ultima a morire .
E
neanche il pensiero che Blaise stesse probabilmente soffrendo come lei
riusciva a risollevarle il morale , tutto il contrario .
-
Entri o no ?
La
voce canzonatoria di Alphonse la fece sobbalzare per la sorpresa mentre
il modello osservava l’amica con cipiglio preoccupato ,
cogliendo il tremore della mano poggiata sul pomello della porta della
stanza di Cèline .
Ermione
era cambiata , era diventata più cupa , più
assente , più distante , questo lo avevano notato tutti ,
eppure Alphonse era l’unico che trattava la
pittrice con modi bruschi e voce ruvida .
Non
perché lui volesse farle del male , ma perché
voleva che lei reagisse , che tornasse a sorridere , che riprendesse ad
avvolgerlo con il calore di quegli occhi verdi che avevano perso
lucentezza e splendore .
-
Scusami – soffiò lei con voce dispiaciuta ,
aprendo uno spiraglio della porta prima di irrigidirsi
nell’udire la voce ansiosa di Damien .
- Tu
non capisci ! Non lo riconosco più ! Non torna mai
a casa , salta da un letto ad un altro ed è sempre ubriaco .
Sono riuscito a rintracciarlo solo ieri e mi ha lanciato contro una
bottiglia di wisky . Non so più cosa fare !
Cèline
indurì lo sguardo nel notare come il proprio compagno fosse
piegato dall’angoscia e dalla preoccupazione per il fratello
maggiore , ma ciò che preoccupava di più la donna
era la sua migliore amica .
Sicuramente
Ermione non avrebbe retto anche quello , non quel comportamento
disinteressato e autodistruttivo che Blaise aveva adottato , e stava
giusto per proibire a Damien di mettere al corrente la pittrice quando
i suoi occhi zaffiro notarono il tremore della porta .
E
tutto si sarebbe aspettata , ma non di incrociare lo sguardo furioso di
Ermione che aveva appena sbattuto la porta con tutta la forza che aveva
prima di percorrere i corridoi di corsa , inseguita da un preoccupato
Alphonse e dalla voce disperata di Cèline .
Quando
il modello riuscì ad agguantarla l’infermiera alla
reception lanciò loro un lungo sguardo di rimprovero quando
la donna si strattonò dalla presa , gettando
all’aria il carrello di detersivi che una povera inserviente
aveva lasciato incustodito all’entrata .
Alphonse
indietreggiò con sguardo allucinato , notando come la donna
avesse preso a mordersi l’unghia del pollice così
forte da farlo sanguinare .
- Ma
sei impazzita ! – sbottò lui prima di fermarle i
polsi e sbatterla contro la parete , intravedendo sotto il ciuffo di
capelli le iridi chiare della migliore amica lucide di rabbia
e di disprezzo .
Perché
Ermione continuava a risentire nella sua mente solo una parte della
confessione di Damien , la frase che le aveva annebbiato la vista e
mandato il sangue al cervello .
Salta da un letto ad un altro .
Non
che lei avesse sperato che Blaise si rinchiudesse nella sua villa per
sfogare il suo dolore in solitudine , ma non era concepibile che lui
avesse ripreso la vita di sempre mentre lei soffriva con
dignità e in silenzio .
Nulla
le proibiva di buttarsi nelle braccia di un altro uomo , ma era passato
troppo poco tempo per fare un tale passo avanti , mentre lui
si sollazzava con donne diverse ogni notte , quasi volesse urlarle
che con o senza di lei poteva ancora sopravvivere .
Che lei non era l’unica vergine che si
portava a letto e che aveva macchiato per la prima volta .
- Va
bene , ora ascoltami – Alphonse si passò una mano
tra i capelli con sguardo minaccioso , puntandole un dito contro il
naso – ora tu vai a casa , ti fai una doccia e andiamo a
ballare stasera , con o senza il tuo consenso .
Hai bisogno di svagarti , non fai altro che
lavorare e preoccuparti per gli altri , ora lascia che sia io a
prendermi cura di te .
La
pittrice ascoltò lo sfogo dell’amico con sguardo
turbato , afferrando la mano che il modello agitava con sguardo
frustrato davanti al volto per stringersela al petto .
- Ma
non hai Louis ? è da un po’ che non vi vedo
insieme !
L’espressione
disgustata di Alphonse bastò per far incupire lo sguardo
della donna , per nulla sorpresa nello scoprire che i due si erano
lasciati , e lei sapeva che era colpa sua e del modo in cui il modello
correva al suo capezzale ogni giorno senza curarsi di altri .
Stava
giusto per chiedergli scusa quando l’uomo le tappò
la bocca con occhi severi per zittirla .
- Se
quel barbone non accetta che tu vieni prima di lui e di tutti gli
altri allora non fa per me tesoro ! La mia
priorità sarai sempre e solo tu ! Di
uomini ne posso trovare a bizzeffe , tu invece sei
l’unica per me , quindi non scusarti per colpe che non hai !
Era
da tanto che Ermione non provava una simile commozione , ma
l’affetto incondizionato di Alphonse le inondò gli
occhi di lacrime , riaccendendo il suo sguardo di quella luce
particolare che aveva da sempre fatto innamorare di lei chiunque la
incrociasse anche solo per caso .
Alphonse
soffocò una risata nel ritrovarsi con quella cosina stretta
tra le braccia , respirando il profumo dei capelli di lei e pregando di
riuscire finalmente a farle voltare pagina con una serata diversa dalle
altre .
Perché
era vero che la pittrice non aveva mai pensato a se stessa , aveva
sempre messo gli altri prima di lei , anche con lui , lo aveva sempre
capito , ascoltato , confortato anche per la minima sciocchezza .
Perciò
il sentirla di nuovo così vicina , tanto nel corpo quanto
nel cuore lo inorgoglì .
- Ti
voglio bene .
Un
infermiera squittì per la paura quando il modello le
indirizzò un occhiata omicida con occhi umidi di lacrime ,
tirando su con il naso e adducendo quella sua palese
emotività ad un allergia passeggera .
- E
comunque – iniziò lei nello scostarsi un
po’ da quell’abbraccio – mi sento
ugualmente in colpa , perciò ti presenterò il tuo
futuro partner , e sono sicura che ti piacerà !
Non
che Alphonse fosse entusiasta di conoscere un nuovo uomo , ma vedere la
sua migliore amica di nuovo piena di vita gli bastava .
Sperava
solo che il nuovo pretendente non fosse un palle mosce come il suo ex ,
anche se qualcosa nello sguardo divertito di Ermione gli diceva che
avrebbe avuto più di un grattacapo quella sera ,
specialmente se il suo accompagnatore era un orgoglioso francese dagli
occhi d’oro , dalla lingua affilata e dalla bestemmia facile
.
§
Quella
sera il Burlesque era sorprendentemente pieno , tanto affollato da non
permettere a molti di respirare liberamente senza essere spintonati o
colpiti da qualche gomitata .
La
pista da ballo era gremita di gente , illuminata dalle luci
psichedeliche che colpivano ad intermittenza le cubiste che
si dimenavano sui loro palchetti rialzati .
Gli
odori che predominavano in quell’accozzaglia di corpi erano
il forte profumo degli alcolici che Alexandre passava sul bancone come
fossero caramelle , la lieve scia di fumo delle sigarette e un profumo
particolare che teneva gli occhi di Blaise Duval incollati alla pista
da ballo .
Era
un profumo conosciuto , per nulla influenzato dagli odori della sala ,
una scia incontaminata che accerchiava un gruppo di ragazzi
accostati al bancone .
Il
ragazzo assottigliò gli occhi per mettere a fuoco
l’uomo più alto della combriccola , lasciando che
la cameriera seduta sulla sue gambe si strusciasse sul suo torace come
meglio credeva .
Era
frastornato dalla musica e dalle due bottiglie di rum che si era
scolato in un ora , non capiva molto di quello che gli stava intorno ,
non riconosceva volti , non sentiva molti rumori , ma quel gruppetto lo
attraeva in modo inspiegabile .
Passò
in rassegna il volto sbarbato dell’uomo , percependo una
strana familiarità con i lineamenti di lui e la sua stazza ,
una familiarità che crebbe nel riconoscere gli
inconfondibili occhi d’oro di Etienne Baudelaire , il capo di
Ermione .
La
sorpresa di trovarlo lì fu soppiantata però dalla
curiosità di sapere come mai si fosse tirato a lucido ,
rendendo la sua figura più attraente e meno minacciosa
sebbene quello sguardo fosse costantemente accompagnato dalle
sopracciglia aggrottate .
Etienne
stava parlando o per meglio dire litigando con un altro ragazzo che
Blaise conosceva , un biondo che difficilmente passava
inosservato per la bellezza dei lineamenti e del fisico .
Ora
Blaise era davvero sorpreso di vedere insieme Alphonse ed Etienne , di
notare come le mani di entrambi , nonostante l’espressione
rabbiosa dei due , esprimessero una tensione sessuale che
veniva soddisfatta da continui sfioramenti di spalle , fianchi e
braccia .
Tuttavia
, il perché si trovassero lì non era
ciò che gli premeva maggiormente sapere
, perché solo una persona avrebbe potuto creare un
simile incontro , la ragazza che Duval prese a cercare con il respiro
ingolfato e il cuore che pian piano accelerava i battiti .
Enora
si ritrovò a terra quando Blaise scattò in piedi
con occhi spiritati , traballando sulle proprie gambe e allungando il
collo per intravedere tra folla accalcata il vestiario trasandato di
Ermione , la sua treccia ordinata e severa , lo sguardo occhialuto di
lei .
Eppure
non c’era traccia della pittrice , solo
nell’intercettare il gesto rabbioso con cui Etienne e
Alphonse terrorizzarono un ragazzo nella pista Blaise riuscì
a riconoscere la chioma infuocata di Evelyne e la ragazza con cui stava
ballando .
La
donna dall’attillato vestito nero di pailette che si muoveva
sinuosa , oscillando sui tacchi vertiginosi e muovendo la folta cascata
di ricci bruni che le cingeva la vita .
Il
rosso acceso delle labbra fu il primo particolare che Duval colse sul
viso pallido di Ermione , irrigidendosi nel notare il trucco
nero che metteva in risalto il verde degli occhi a mandorla ,
intriganti e accesi dal luccicore dell’alcol che scorreva
nelle vene della donna .
Era
brilla , questo lo capì dal modo soffice con cui sorrideva ,
alzando le braccia e muovendosi a ritmo delle note della musica house
del locale , il ritmo che i suoi fianchi seguivano come
l’oscillare ipnotico di un pendolo .
Le
luci la illuminavano ad intermittenza , si insinuavano nello scollo
profondo sul petto , accarezzavano il biancore delle gambe affusolate
scoperte dalla gonna corta , penetravano nella chioma lucente
che le copriva lo spacco profondo alla schiena .
E
ballava , danzava con la leggiadria di una fata , la malizia
di una sirena e ondeggiava i fianchi con la naturalezza di una
ballerina del ventre .
Bella
e seducente , tanto intrigante in quella bellezza che sbocciava nelle
sue labbra rosse e brillava negli occhi di cristallo , la donna
spensierata che Blaise non aveva mai visto .
Perché
Ermione lo era in quel momento , spensierata , libera dal peso delle
responsabilità che si era sempre accollata , trasportata
dall’età che non aveva mai potuto dimostrare e che
ora si godeva appieno con qualche bicchiere in più .
Si
stava divertendo , era stranamente euforica e divertita dal modo in cui
tutti la fissavano , lusingata dalle occhiate interessate di quasi
tutto il locale .
Non
c’era più nessun Blaise , nessuna bambina in
arrivo , nessun bisogno di denaro per sfamare la sua nuova
famiglia , era solo una giovane donna che si divertiva a ballare e a
stuzzicare la fauna maschile della sala .
Per
la prima volta la pittrice riusciva davvero a vivere appieno la sua
giovinezza , senza pensieri , senza limitazioni ,
accettò anche di salire su un cubo quando una delle
ballerine la invitò su , spinta anche da una sorridente
Evelyne che raggiunse il proprio compagno con occhi ridenti ,
rasserenata dall’atteggiamento dell’amica .
Alexandre
si lasciò scappare un sospiro di sollievo nel vedere la
piccola Ermione dimenarsi sul cubo con un aria che mai le aveva visto
,così allegra e divertita che anche lui prese a
canticchiare per il sollievo .
Persino
Alphonse smise di malmenare Etienne quando sentì la risata
squillante dell’amica sopra la musica , permettendo a quel
buzzurro dell’accompagnatore di cingergli il fianco con un
braccio , osservando a sua volta la danza sinuosa della donna .
- Non
ci speravo più !
L’esclamazione
sollevata del modello catturò nuovamente
l’attenzione del francesce dagli occhi d’oro
, preso dal controllare che nessuno attentasse alla
virtù della petite papillon .
-
è più forte di quel che sembra – si
intromise allora Etienne , le dita fredde che si insinuavano sotto la
camicia attillata del modello .
Alphonse
si lasciò scappare un mugolio di piacere , socchiudendo gli
occhi da gatto per quella carezza , facendo le fusa contro il petto
muscoloso del capo della sua migliore amica che avrebbe davvero dovuto
ringraziare .
Perché
davvero il ragazzo si aspettava di conoscere un anonimo
bell’imbusto , e non quella bellezza rude che gli
aveva fatto correre un brivido di eccitazione nell’incrociare
quegli occhi d’oro .
Etienne
era un uomo orgoglioso , impulsivo e permaloso , ma
l’affetto che accendeva il suo sguardo ogni
qualvolta osservava Ermione aveva portato il modello a concedergli una
possibilità .
Il
ragazzo stava già ricambiando la carezza con un bacio sul
collo quando sentì il compagno irrigidirsi sotto le sue
labbra , attirando il suo sguardo scocciato .
-
Cosa c’è ora ? – si lamentò
infatti , disturbato dalla piega confusa delle labbra
dell’uomo che fissava davanti a sé con aria sempre
più minacciosa .
-
Cosa ci fa lui qui ?
Fu il
tono caustico dell’uomo ad invitare il modello a seguirne lo
sguardo , solo che quando lo fece , Alphonse si sentì
sommergere dall’angoscia e dal furore nel riconoscere
l’alta figura di Blaise Duval poco distante dal cubo sul
quale ballava l’amica .
Alexandre
ed Evelyne furono richiamati dal sibilo minaccioso del biondo , troppo
impegnato a masticare maledizioni tra i denti per far caso a loro .
Eppure
tutti si misero sull’attenti nel notare l’ombra
minacciosa di Duval , gli occhi puntati sulla figura oscillante di
Ermione .
Un
orribile dèjà-vu li fece irrigidire sul posto ,
tanto che quando Blaise caricò il cubo sul quale la pittrice
ballava nel notare alcuni ragazzi ballarle attorno , Alphonse
si lasciò scappare un grido sorpreso che fu più
acuto della musica stessa .
Ermione
fece appena in tempo a voltarsi verso l’amico che qualcosa di
non ben definito le falciò le gambe , facendola crollare
su un corpo duro che la trascinò fuori
dal locale senza che la sua bocca potesse invocare aiuto .
La
testa le girava , e quando qualcuno le infilò quello che al
tatto le sembrava un casco , non potè far altro
che ancorarsi alla schiena dello sconosciuto motociclista.
Il
giaccone del suo rapitore era profumato , morbido e familiare , e anche
se il suo cervello faticava a registrare odori e suoni , quando le sue
narici entrarono in contatto con un familiare odore di fresco , la
pittrice si ritrovò a dilatare le pupille per la sorpresa .
Quando
le piccole mani di Ermione presero a tempestargli il petto di pugni
Blaise capì che la ragazza lo aveva finalmente riconosciuto
, ma lui ora non aveva più intenzione di starla a sentire ,
non più .
Perché
lei era sua , lo sarebbe stata fino alla fine dei suoi giorni , e anche
se il loro era un rapporto malato , anche se lui aveva commesso degli
errori , non l’avrebbe lasciata andare .
L’avrebbe
rinchiusa nella sua stanza anche a costo di venire arrestato per
rapimento , avrebbe fatto le valigie e l’avrebbe portata con
sé lì dove nessuno li avrebbe seguiti , dove
nessuno si sarebbe messo in mezzo per strappargliela dalle braccia .
Un
piano di fuga che il ragazzo si ritrovò a interrompere
quando sentì il corpo della donna staccarsi dalla sua
schiena , e il terrore che lei provasse a gettarsi in strada come era
accaduto molto tempo prima lo spinse a frenare in prossimità
di una campagna .
Nel
percepire il rallentamento del veicolo la pittrice si
districò dalla presa dell’uomo e
zoppicò via , inciampando e finendo a terra poco prima di
riuscire a correre via da lì .
Blaise
le fu subito sopra senza darle neanche il tempo di rialzarsi e scappare
, la prese in braccio senza minimamente curarsi dei tentativi peraltro
inutili di farsi lasciare e le tappò la bocca con una mano
per evitare che lei gridasse in cerca di aiuto .
- Ora
devi ascoltarmi !
Quel
tono perentorio la zittì quasi subito , lasciandola incapace
di ribattere o anche solo di riprendere a muoversi.
Nel
buio della notte gli occhi blu di Blaise erano ancora più
scuri , sfumati in un nero cupo che la fece irrigidire per
l’inquietudine .
Perché
erano seri come mai li aveva visti , freddi e implacabili come poteva
esserla una stilettata in pieno petto .
- Il
nostro può essere anche un rapporto malato ma io ti amo , e
nulla potrà cambiare questo .
Ho
commesso degli errori , e forse ne compirò altri , ma tutto
ciò che ti chiedo è di amarmi .
Lascerò la villa , ripudierò anche il mio
nome se necessario , ma non voglio altro che te .
Se
non posso avere te , allora non voglio avere niente .
Erano
parole pesanti anche per la loro età , eppure la
serietà di quello sguardo fece tentennare la pittrice per
qualche secondo man mano che l’espressione di Blaise
, da convinta , mutava in un incertezza che doleva
al cuore .
Avevano
provato entrambi a ricominciare da capo , a dimenticare , ma non
c’erano riusciti , perché quell’amore
non poteva essere cancellato o dimenticato .
- Ho
bisogno di tempo per pensare . Potrò darti una risposta dopo
la nascita della bambina .
Blaise
allora si limitò a sorridere debolmente prima di rimetterla
a terra e abbracciarla con una delicatezza che con lei non aveva mai
usato , una tenera stretta nella quale Ermione affondò con
occhi lucidi e il cuore accelerato .
Forse
avevano bisogno entrambi di tempo per pensare , per leccare le ferite e
guardare avanti insieme .
In
fondo , Cèline e Damien c’erano riusciti ,
perché per loro sarebbe dovuto essere diverso ?
§
Nessuno
avrebbe pensato che un solo mese avrebbe potuto risanare tante
cicatrici .
Nessuno
avrebbe scommesso sulla buona riuscita di quel rapporto , eppure
Ermione e Blaise erano riusciti ad appianare le proprie differenze per
stare insieme , per amarsi .
C’era
voluto tempo e fatica per fare in modo che la pittrice potesse tornare
a fidarsi di Duval , e Blaise , a sua volta , aveva dovuto compiere
molti sacrifici per riavvicinarsi a lei .
Aveva
abbandonato la villa e aveva ricominciato a frequentare il
conservatorio , convinto da suo fratello a riprendere a suonare il
violino che aveva abbandonato e poi bruciato dopo
l’abbandono della madre .
Ermione
, inoltre , aveva promesso che poco dopo la nascita della bimba sarebbe
tornata all’accademia dal momento che nonna Makoto si era
ristabilita e si era autonominata futura responsabile delle
necessità di Cèline e della bambina .
Sembrava
tutto perfetto , tutto sorprendentemente giusto , e l’ormai
prossima nascita della piccola Gisèle rendeva tutti
elettrizzati ed euforici .
Euforica
come la risata che Cèline si lasciò sfuggire poco
dopo essere uscita dal negozio di abbigliamento infantile che aveva
appena svaligiato in compagnia della sua migliore amica .
- Che
ne dici ? Erano meglio i vestitini con l’orlo di pizzo ?
Ermione
sorrise benevola alla donna , offrendosi di portare le due buste che la
neo-mamma faceva ruotare tra le mani pallide nel mentre che
Cèline dava qualche piccola pacca affettuosa sul pancione di
nove mesi .
-
Sono perfetti quelli che tu hai scelto Lin , ora , per favore ,
torniamo all’ospedale , sono sicura che a Damien
starà venendo un infarto per questo tuo ritardo .
L’espressione
indifferente che la donna aveva messo sù tradiva
l’eccitazione che le illuminava lo sguardo al pensiero del
suo compagno , ma erano davvero in ritardo , ed era ora di rientrare .
- Tu
invece – iniziò Cèline con aria
civettuola – non mi dici niente ? Hai deciso di accettare la
corte di Blaise o sbaglio ? Persino io mi sento dispiaciuta per lui e
per tutte le volte che lo ignori appositamente !
Non
vi fu una vera e propria risposta da parte dell’artista
perché Ermione si limitò a sorridere e ad
accarezzare il ciondolo che Blaise le aveva regalato , gemello di
quello che l’uomo nascondeva sotto i maglioni .
In
verità aveva già accettato la corte di lui , ma
nessuno ne era a conoscenza .
I
loro erano incontri clandestini , serate romantiche e notti insonni
passata tra baci e carezze .
Si
comportavano come due ragazzini innamorati , e in fondo lo erano .
Il
tempo guariva le ferite , e sebbene le loro non fossero del tutto
cicatrizzate , entrambi avevano deciso di provarci ancora una volta .
Il
suo ultimatum sarebbe scaduto presto , e lo avrebbe accettato
completamente , con difetti e pregi , avrebbe amato l’ombra
di dolore che gli scuriva lo sguardo , avrebbe amato quelle labbra che
continuamente gli sussurravano dolci
‘ti amo .
-
Aspetta !
La
voce stizzita di Cèline la fece bloccare poco prima di
scendere la lunga scalinata che portava al centro mentre la donna
rovistava nelle buste con sguardo sempre più indispettito .
-
Cosa c’è Lin ?
- Non
c’è ! Il capellino non c’è
più ! Devo averlo dimenticato sulla cassa ! Ed ora ? Un
completo non può definirsi tale senza il cappellino ! Coma
farò ? Non potrò farglielo indossare ,
non…
- Ehi
! – la riprese la pittrice con sguardo severo , toccandole
una spalla per attirarne l’attenzione – facciamo
così. Ora torno al negozio , prendo il cappello e torniamo
all’ospedale . Non c’è bisogno di
allarmarsi .
Aspettami
qui , e non ti muovere !
Cèline
tirò su con il naso , annuendo come una bambina prima di
accarezzarle la mano e appoggiarsi al corrimano di metallo della
scalinata .
Solo
a quel punto Ermione tornò indietro di corsa , entrando
nella piccola boutique per afferrare il cappellino rosa confetto e
scusarsi per l’intrusione con il commesso .
Ci
mise circa cinque minuti , ma quando tornò sui propri passi
si ritrovò a sgranare gli occhi quando vide
Cèline strattonare la borsetta dalla presa ferrea di un
brutto ceffo .
Un
trillo di allarme portò la pittrice ad accelerare il passo ,
non tanto per paura che lo scippatore potesse rubare la borsa
all’amica , ma per il terrore che la sommerse nel vedere come
la neo-mamma indietreggiasse sempre di più verso il limitare
della scalinata .
Accadde
tutto in una manciata di secondi .
Poco
prima Cèline stava dando del filo da torcere al ladro , poco
dopo Ermione si aggrappava alle spalle dello scippatore per
fargli mollare la presa e allontanarlo dalla donna .
L’uomo
ringhiò nel sentirsi strattonare , gettando a terra la
ragazza con uno spintone e facendo scattare la chiusura del coltello
con il quale si avvicinò ad una tremante Cèline .
Ed
avvenne l’irreparabile .
In un
moto di disperazione la pittrice tornò in piedi con un salto
, fiondandosi sul ladro e spingendolo all’indietro , verso la
scalinata .
L’uomo
abbandonò la presa sull’arma per la sorpresa ,
aggrappandosi alla casacca marrone della piccoletta che
trascinò con sé nella caduta , sotto lo sguardo
orripilato della donna e dei passanti .
I due
rotolarono per tutta la scalinata , finendo uno sopra l’altro
sullo spiazzo che portava al marciapiede bianco .
Una
chiazza rossastra si aprì sotto i loro corpi , mentre
Cèline lanciava un urlo disumano nel vedere tutto quel
sangue sgorgare da sotto la testa della sua migliore amica ,
con le sirene dell’ambulanza che qualche spettatore aveva
chiamato a inondarle i timpani e spezzarle il cuore .
E
quel nome tanto amato incastrato nella gola che sentiva
bruciare per il troppo urlare .
§
Il
frantumarsi del bicchiere con il quale Blaise stava giocherellando
attirò l’attenzione di Alexandre , occupato a
risistemare il bancone prima di raggiungere l’ospedale dove
avevano appuntamento per l’ultimo controllo della piccola
Gisèle .
-
Tutto bene ?
Il
maggiore dei Duval tornò in sé con un sussulto ,
annuendo e osservando ciò che rimaneva del suo Martini con
occhi straniti .
Era
stato un attimo , un brivido freddo gli aveva attraversato la colonna
vertebrale e lo aveva portato ad allentare la presa sul bicchiere ,
troppo preso da quell’orribile sensazione di gelo che gli
aveva intorpidito anche la punta delle dita .
Si
massaggiò le braccia e il collo in cerca di calore ,
sfiorando la collana nascosta dai vestiti che strinse attraverso la
camicia , abbandonando la presa subito dopo l’urlo furioso di
Evelyne .
-
Fuori di qui se non vuoi che ti prenda a calci , brutta
puttana !
Persino
Alexandre sobbalzò nel vedere la sua tenera e dolce compagna
rincorrere con un diavolo per capello Enora , tirandole dietro un
portacenere prima che la poveretta potesse raggiungere la porta .
Con
il fiatone e gli occhi dilatati per la rabbia la rossa rispose con un
ringhio al richiamo del suo ragazzo , stringendo gli occhi quel tanto
che bastava per fulminare la cameriera e lanciarle una maledizione che
fece accapponare la pelle anche a Blaise .
- Ehi
! Si può sapere cosa succede ?
Alexandre
ricevette come risposta un grugnito infastidito prima che la piccola
diciottenne tornasse nel retro del locale , emettendo un chiasso
infernale , come un trafficare di oggetti e vetri .
-
Guarda che nascondeva quella puttana nel suo armadietto ! –
strillò con voce isterica quando tornò da loro ,
trascinandosi dietro un oggetto rettangolare coperto da un
lenzuolo bianco .
- Che
cos’è ? – si volle informare il
proprietario del Burlesque , ancora intimidito dal comportamento della
sua tenera compagna mentre quella posava con delicatezza
l’oggetto sul bancone del bar .
-
è un quadro di Ermione . Mi aveva confessato di averlo
dimenticato da qualche parte e che era un regalo .
Quella stronza di Enora lo aveva nascosto nel suo armadietto
senza dire nulla , mentre la mia povera Ermione si dannava
l’anima per cercarlo .
Con
una smorfia dispiaciuta Evelyne scostò dolcemente il telo ,
sgranando gli occhi in concomitanza con Alexandre e un sorpreso Blaise
che si allungò verso la donna con sguardo incredulo .
- Wow
!
L’esclamazione
del barman fu seguita dal sorriso dolce della donna e la mano tremante
che il maggiore dei Duval allungò nell’accarezzare
il sorriso materno della donna ritratta .
La
donna tanto simile a sua madre ma decisamente differente .
Perché
, nonostante i tratti somatici fossero identici , quel sorriso
gentile e la luce morbida dello sguardo erano pura invenzione
, una fantasia che Blaise aveva avuto fin da bambino , nella speranza
che lei lo guardasse in quel modo .
Sotto
lo sguardo raggelato del violinista Evelyne ruotò il
ritratto , sussurrando le poche righe scritte dietro la tela per poi
allungare il quadro verso Blaise .
-
è per te .
Le
mani dell’uomo tremarono leggermente nello sfiorare gli
angoli ruvidi della tela , osservando quell’insolito regalo
con la gola asciutta e la lingua incollata al palato .
Il suo sogno .
Ermione
gli aveva regalato il sogno di una vita , il sogno che lo aveva tenuto
sveglio nelle notti della sua triste infanzia e solitaria adolescenza .
Il
sogno di essere amato da un sorriso di sua madre , da un suo sguardo ,
da una dolcezza che non aveva mai ricevuto .
L’emozione
rischiò di cancellare quel minimo di autocontrollo che stava
esercitando su di sé nel mentre che Alexandre correva al
telefono che aveva preso a squillare con fare quasi isterico .
-
Pronto ?
Evelyne
si accostò all’uomo dagli occhi blu con un sorriso
dolce , posandogli una mano sulla spalla con sguardo materno .
- Non
credo che tu possa più mettere in discussione il suo amore
per te ora .
Blaise
si lasciò sfuggire un sorriso a mezze labbra quando
l’urlo sconvolto del barman attirò la sua
attenzione e quella della rossa .
-
Quale ospedale ? Va bene , arriviamo subito .
L’uomo
chiuse la telefonata bianco come un cencio , la mano che reggeva la
cornetta che tremava in modo vistoso sotto lo sguardo preoccupato della
donna .
-
Cosa…
- Un
uomo ha tentato di rapinare Cèline , ma Ermione si
è messa in mezzo ed è caduta da una scalinata .
Ora sono all’ospedale .
Lo
stridere della sedia accompagnò la corsa disperata di Blaise
verso la propria moto parcheggiata nel retro del locale mentre il
quadro che aveva poco prima lanciato collideva con la caffettiera che
Alexandre aveva riempito e che si rovesciò su tutto il
ritratto .
Solo
che Blaise Duval poteva accettare che sua madre non lo avesse mai amato
, poteva accettare tutto ma non la morte di Ermione .
Aveva
retto all’abbandono di sua madre , aveva sopportato il
rancore di suo padre , ma non avrebbe mai superato la perdita di lei ,
non avrebbe retto quella volta .
E
pregò , supplicò qualunque divinità
esistente di salvarla , pregò sua madre di aiutarlo , almeno
per una volta , almeno per quel giorno .
Poi
l’avrebbe perdonata e avrebbe accettato la sua scomparsa .
Avrebbe
accettato tutto pur di avere Ermione al suo fianco .
Tutto
affinché lei non lo lasciasse , senza
aver avuto neanche la possibilità di sentire un
‘ti amo uscire da quelle labbra che pregava di non sentire
gelide contro le proprie .
§
Gli
ospedali non erano certamente luoghi in cui sorridere o lasciarsi
sollevare dall’euforia , la maggior parte dei pazienti e dei
loro familiari , il più delle volte , si
sentivano sommergere dalla tristezza per le condizioni in cui vertevano
le persone a loro care .
Eppure
, benché il personale dell’ospedale fosse ormai
avvezzo al pianto di madri per la malattia dei propri figli e al dolore
delle persone lì ospitate , la visione di una simile
disperazione li lasciò comunque basiti .
La
prima a correre alla chiamata di Cèline era stata nonna
Makoto , distesa da alcuni inservienti sulle scomode poltroncine della
sala di attesa quando la povera anziana aveva capito che
c’era sua nipote chiusa nella sala operatoria .
Il
secondo giunto al capezzale di Ermione fu Alphonse , accompagnato da
Etienne che fece appena in tempo a reggere il biondo prima che questo
crollasse in ginocchio dopo le poche parole smozzicate dalla neomamma
piangente .
Damien
corse ad abbracciare la propria amata con sguardo lucido e un lieve
tremore nelle mani , rivolto con il pensiero a colui il quale
arrivò nell’ospedale con lo stridere di ruote
sull’asfalto bruciato .
Alexandre
ed Evelyne arrivarono poco dopo , ultimi di una corsa contro il tempo
che nessuno di loro era riuscito a vincere .
Blaise
non proferì parola , si lasciò cadere davanti a
Cèline con il capo basso e gli occhi nascosti dai riccioli
neri , le braccia abbandonate lungo i fianchi in una posa stanca e
rassegnata .
La
donna si asciugò le lacrime con la manica
dell’abito a fiori che Ermione le aveva consigliato di
indossare quella mattina , districando tra le dita appiccicose e
insanguinate il ciondolo che la migliore amica aveva perduto durante la
caduta .
E fu
un attimo .
Il
tempo di uno sguardo e gli occhi blu dell’uomo si riempirono
di lacrime mentre le sue dita si chiudevano su quel piccolo oggetto
macchiato di rosso che strinse contro il petto .
Un
pianto silenzioso il suo , ma Blaise sembrava gridare nel suo mutismo ,
sembrava voler buttare giù quella porta con quelle iridi
chiare che non vedevano altro che ombre indistinte nel velo delle
lacrime .
Quando
la porta della sala si aprì l’uomo non
alzò il volto , continuò a rimanere a capo chino
anche quando il medico si scostò la mascherina per guardare
la donna incinta che si disperava davanti ai suoi occhi .
- Lei
deve essere la…- e fissò con sguardo
significativo il ventre rigonfio con sguardo dispiaciuto .
Cèline
non lo degnò di uno sguardo , continuò a tenersi
aggrappata a Damien anche quando il dottore li avvisò
dell’impossibilità della sua equipe di salvare il
paziente , mentre alle loro spalle si avvicinava il cigolio
di una sedie a rotelle .
Nessuno
osò emettere fiato , solo il rumoroso mangiucchiare di un
paziente smuoveva il silenzio pesante appena calato
dopo la notizia di quella tragica perdita .
- Che
è successo ?
Alphonse
si limitò a storcere la bocca quando una voce femminile ,
rauca e bassa , chiese spiegazioni per
quell’insolito gruppo di persone piegate dal dolore .
La
ragazza sulla sedia a rotelle si ficcò allora
un'altra manciata di caramelle gommose in bocca , sistemando la benda
che le copriva l’occhio sinistro e che le impediva di
guardare in viso il suo interlocutore .
Nell’attesa
di ricevere una risposta , la donna notò troppo tardi
l’occhiata di rimprovero che il medico le inviò ,
indurendo la linea delle labbra e risistemandosi gli occhi sul naso
aquilino .
-
Signorina ! Non le avevo forse detto di rimanere nella sua camera ?
La
paziente si mosse nervosamente sulla sedia , osservando il gesso alla
gamba con sguardo crucciato prima di schiarirsi la voce e scusarsi con
voce mortificata .
Una
voce che , nonostante la tonalità bassa e graffiata fece
irrigidire Blaise , tanto che le ossa della mascella gli
scricchiolarono per quanto indurì la mandibola .
Fu a
quel punto che la donna riuscì ad affinare lo sguardo ,
riconoscendo quella schiena ricurva alla quale tante notti si era
aggrappata in preda al piacere .
-
Blaise ?
L’incredulità
si cristallizzò sul viso dei presenti quando la sua voce
sussurrò il nome dell’uomo , gli occhi blu
attirati dalla piccola figura sulla sedia a rotelle che lo fissava con
la bocca appena dischiusa e ricolma di caramelle gommose .
Ed
eccola lì Ermione Ogawa, con il capo e l’occhio
sinistro bendato , una gamba ingessata e qualche graffio sulle braccia
e sulla guancia , ferita ma
viva .
- TU
! – tuonò Blaise ancor prima che qualcuno di loro
potesse emettere fiato , terrorizzando a morte la povera pittrice che
sobbalzò sulla sedia per lo spavento .
Accanto
al maggiore dei Duval , Cèline lanciò un occhiata
incredula al medico , balbettando qualche parola sconnessa che
l’uomo capì a stento .
-
Morta ? O no , la signorina Ogawa sta benissimo , ma credevo che lei
parlasse di Monsieur Blanc che
è arrivato con la signorina poco fa . Lei non è
forse sua moglie ?
La
donna si concesse allora di mandare a quel paese il dottore ,
ringhiandogli contro tutte le maledizioni possibili prima di lasciarsi
andare ad un pianto liberatorio e più tranquillo che la
lasciò spossata ma felice .
Intanto
però , Ermione , che di quella faccenda continuava a capirci
poco riuscì a capire il malinteso che si era creato con
l’uomo che l’aveva trascinata sulle scale , solo
che lo sguardo minaccioso dei presenti non era rincuorante , men che
meno quello di Blaise che aveva cominciato a emettere anelli di fumo
dalle narici .
-
Ecco , è meglio che vada ora che è tutto risolto
. Credo che …- ma la pittrice non ebbe il tempo di finire
che le sue mani furono più veloci della sua lingua ,
spingendo la carrozzella lontano dal violinista che prese a rincorrerla
per tutto l’ospedale .
Con
uno slalom considerevole la ragazza svoltò
l’angolo , aumentando l’andatura ma sentendo il
fiato dell’uomo sul collo , una sensazione che le
costò qualche centimetro di distanza che Blaise
divorò con poche falcate .
Lo
sfracellarsi della sedia contro la parete fece sobbalzare qualche
infermiera , ma ciò che più attirò
l’attenzione dei presenti nel piano fu l’alta
figura maschile che stritolava una piccola figuretta vestita di un
sottile telo verde mela che a stento le copriva il posteriore .
Quelle
braccia sembravano volerla fare a pezzi , ed Ermione glielo fece notare
con un gemito soffocato dal momento che Blaise aveva il viso affondato
nei suoi ricci e la teneva premuta sul suo petto con una mano fredda .
Eppure
l’uomo non allentò la presa , anzi ,
aumentò la pressione delle sue mani sul corpo minuto di lei
, respirando il suo profumo per tranquillizzare il suo respiro
accelerato e i battiti furiosi del suo cuore .
Rimasero
abbracciati per ore , con la pittrice che si rilassava pian piano nella
sua presa , cingendogli il collo e sfogando la sua paura con un pianto
silenzioso e con il violinista che continuava a ripetersi che lei era
viva , lì , tra le sue braccia , e che sarebbe andato tutto
bene per una volta .
-
Blaise ?
Il
tono solenne con cui Ermione richiamò la sua attenzione fece
capire all’uomo che forse la pittrice avrebbe
finalmente espresso liberamente i suoi sentimenti , o almeno , lo
avrebbe rassicurato con qualche parola dolce .
E
sebbene la donna non avesse avuto alcuna intenzione di rovinare quel
momento tanto toccante , quando la natura prese a chiamarla a gran voce
, l’unica cosa che potè fare fu accucciarsi sul
petto del suo compagno con le gambe strette l’una
all’altra e le mani ancorate sul suo torace .
-
Cosa c’è ?
Una
lacrima sfuggì dagli occhi di lei quando il bisogno divenne
insopportabile , portandola anche ad aumentare la presa sul corpo
dell’uomo .
-
Devo fare la pipì – pigolò imbarazzata
, percependo a stento la bestemmia che Blaise aveva cominciato a
masticare tra i denti mentre marciava con passo deciso verso i bagni
dell’ospedale .
Frustrato dalla confessione più
orribile che avesse mai ricevuto in tutti i suoi sudati anni
.
§
Due settimane dopo …
I
matrimoni , generalmente , erano difficili da
dimenticare , quello lo sarebbe stato in particolar modo dal momento
che nessuno avrebbe potuto affittare l’intera Torre Eiffel
per il ricevimento .
E non
era stato il maggiore dei Duval a convolare a nozze come molti si
aspettavano , ma il più giovane , così
terrorizzato dalla possibilità che la sua futura potesse
darsela a gambe da affittare dei soldati scelti per evitare che la
bellissima Cèline Roux potesse utilizzare un lenzuolo
annodato per fuggire via con la sua dolce Gisèle .
Ma la
bambina si trovava tra le braccia amorevoli di Ermione , affiancata da
un affascinante Blaise che teneva lontano dalla propria fidanzata gli
sguardi ammirati degli invitati .
Dopo
quel terribile incidente entrambi si erano decisi ad esprimere i propri
sentimenti senza giochi di parole , accettando i pregi e i difetti del
proprio compagno con animo leggero e cuore innamorato .
La
pittrice aveva perso la vista all’occhio sinistro dopo la
caduta , un sacrificio minimo se paragonato alla possibilità
di perdere la vita , per questo il violinista ringraziava ogni giorno
per quel miracolo .
La
cerimonia fu un vero capolavoro , e Cèline non si
dileguò come molti credevano , si divertì solo a
ritardare il suo arrivo per far penare un po’ il suo povero
sposo che ebbe bisogno di un sonoro schiaffo del padre per riprendere
conoscenza dopo essere svenuto per lo spavento .
Gisèle
era nata forte e bella come la mamma , ma con gli occhi blu dei Duval e
i ciuffi chiari dei Roux , un connubio che aveva fatto innamorare il
papà e aveva inorgoglito la mamma .
La
stessa Gisèle che Ermione coccolava dolcemente , declinando
l’invito di Alpshonse a cedergli la bambina per afferrare il
bouque che Cèline stava per lanciare .
-
Invece di pensare a me dovresti controllare Etienne . Io ho
già deciso di sposarmi l’anno prossimo in Giappone
, nella casa di mio padre . Perciò ti conviene gettare un
occhio alla pretendenti per la mano del tuo uomo .
Il
modello snobbò l’ultima frase della sua
migliore amica con una smorfia altezzosa prima di assottigliare gli
occhi azzurri nel captare un movimento sospetto alle sue spalle .
Il
conto alla rovescia per il lancio era appena iniziato e tutte le donne
single erano pronte a placcare l’avversaria pur di afferrare
il bouque , mentre Etienne si trovava a passare di
lì per puro caso .
Il
mazzo di fiori saltò la prima fila , sfuggendo agli artigli
di alcune trentenni prima di finire dritto dritto tra le braccia
incrociate del francese dagli occhi d’oro , sorpreso di
trovarsi improvvisamente con gli occhi di tutta la fauna femminile
puntati sulla propria imponente figura .
L’uomo
deglutì a vuoto , raggiungendo una tonalità di
viola che richiamò immediatamente l’attenzione di
Alphonse , già pronto a mietere vittime con la forbice da
cucito che portava sempre in tasca e con la quale tagliuzzò
qualche ciocca pur di raggiungere il suo compagno .
Un
ondata di gemiti femminili fecero voltare la sposa e lo sposo ,
attirando l’attenzione di tutta la sala nel mentre che il
biondo modello brandiva un pennarello indelebile puntando minaccioso le
fronti spaziose delle sue rivali , anche se Etienne sembrava
decisamente disgustato dalla possibilità di farsi avvicinare
da quelle pazze disperate .
Una
risata divertita scosse Ermione quando il suo migliore amico si
caricò sulla spalla
il suo uomo , con un certo sforzo vista la differenza di
stazza , caracollando per il giardino con la leggiadria di un ballerino
della scala che mandò in bestia la maggior parte delle
invitate .
Gisèle
allora gorgogliò divertita , contagiata dalla pittrice e
dall’espressione scanzonata dello zio , osservando la sua
famiglia allargata con occhi innocenti e curiosi , gli occhi di chi
sapeva di essere stata amata ancor prima di venire al mondo .
“Fin”
*Adieu- "Addio"
*Baleine èchouèe- " Balena arenata "
*Aubergines vieux -
"Vecchio melanzana "
Ed eccoci qui , l'ultimo capitolo che sono riuscita a concludere
, finalmente
.
Confesso che ho una mezza idea su una continuazione ma non si sa , per
il momento è finita .
Ringrazio tutti per la pazienza e l'attesa , ma in particolar
modo ringrazio laura88
che mi ha seguito fin dall'inizio e alla quale dedico quest'ultimo
capitolo .
Grazie davvero per i commenti bellissimi e lunghiiiiiiii che ho amato
leggere :)
Alla prossima storia , un bacio , Gold eyes
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