Cursed Love di LyliRose (/viewuser.php?uid=80552)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one: The Bride and the Groom ***
Capitolo 2: *** Chapter two : The Lawyer and the Secretary ***
Capitolo 3: *** Chapter three : The Heroine and the Deatheater ***
Capitolo 4: *** Chapter four: The Griffindor and the Slytherin ***
Capitolo 5: *** Chapter five: The Mudblood and the Pureblood ***
Capitolo 6: *** Epilogue: Hermione and Draco ***
Capitolo 1 *** Chapter one: The Bride and the Groom ***
Premessa:
La storia si svolge sei anni dopo la Grande Battaglia. Tutto, fin qui,
è
avvenuto secondo ciò che
J. K Rowling ci
ha premesso di sapere a proposito dei personaggi e dei loro sviluppi al
di
fuori della scuola. Ma attenzione, non lasciatevi ingannare: questa
è una
Draco/Hermione e come tale il tono della storia
cambierà lungo la strada. Gli
avvertimenti OOC e WHAT IF? non
sono lì
per caso.
Buona
lettura
Cursed love
Chapter
one: The Bride and the Groom
<<
Allora? Come sto? >>
Hermione
uscì dal camerino afferrando maldestramente
quell’ammasso insulso di raso, tulle e pizzi. Pensava di
sembrare una meringa glassata; gli invitati l’avrebbero
scambiata senz’altro per la torta, bastava che stesse in
silenzio e si mettesse di fianco alle bomboniere.
<<
Fai schifo tesoro. Sembri una meringa. >>
Deliziosa,
piccola ed impertinente Ginny, avrebbe dovuto sposare lei invece del
fratello.
<<
Ma signorina Weasley, non dica così la prego! La signorina
Granger sta da favola! Sembra una principessa in attesa del suo
principe! >>
Gli occhi
della commessa del negozio di spose si fecero grandi e luccicanti, come
se inconsciamente stesse sognando ad occhi aperti il suo, di principe.
<<
Senta signorina Lumer, non ci sarebbe un abito un po’
più semplice di questo? >> chiese Hermione
paziente.
L’interpellata
parve pensarci un po’ su, la delusione era palese nei tratti
del suo viso.
<<
Vedrò ti trovare qualcosa di suo gradimento >>
sibilò fredda prima di allontanarsi dalle due ragazze.
Hermione si
guardò di nuovo attraverso il riflesso dell’enorme
specchio; una nuvola bianca dai capelli castani. Avrebbe dovuto essere
felice giusto? Insomma stava per sposarsi e, a giudicare
dall’esorbitante serie a puntate sulle spose che sua madre
l’aveva costretta a guardare, il momento della prova del
vestito era uno dei più commoventi per una neo sposa.
<<
Tesoro, non fare il broncio, vedrai che troveremo ciò che ci
serve. >> disse la suddetta genitrice col suo solito fare
da “mia figlia si sposa, non vedete come sono
felice?”.
Esatto,
Hermione si era portata dietro Ginny solo ed esclusivamente per
temperare le zuccherose esclamazioni di sua madre e della commessa del
negozio che, guarda caso, era una delle sue amiche del Bridge.
In quel
momento la vide correre nella loro direzione con un’altra
serie di vestiti impacchettati.
<<
Credo di aver scovato qualcosa! >> disse, il sorriso
forzato sulle labbra, mentre le porgeva un tubino bianco che di strano
aveva solo il minuscolo spacco sulla coscia.
Oggettivamente
faceva schifo, ma era mille volte meglio di sembrare una meringa giusto?
<<
Mh, carino. >> mugugnò Hermione.
<<
Sì, non male. >> si unì Ginny.
<<
Non se ne parla proprio! Patricia, falle riprovare quello di prima per
favore! >> ed ecco che la genitrice rovinava ogni sogno
di passare inosservata.
Due ore e
diversi tentativi dopo la meringa era rimasta tra le preferite di sua
madre, ed Hermione dovette assistere alla controversa discussione
sull’enorme rosa che troneggiava sul decolté:
tenerla o eliminarla? Dilemma amletico, fosse stato per lei avrebbe
tagliuzzato tutto il maledetto vestito con un
bell’incantesimo "taglia e cuci" e se ne sarebbe fatta uno
tutto nuovo. Hermione si prese un appunto mentale, avrebbe potuto farlo
dieci minuti prima della cerimonia, a quel punto nessuno glielo avrebbe
impedito no?
Ginny le si
avvicinò piano all’orecchio mentre le altre due
stavano ancora discutendo animatamente.
<<
Dirò a tutti gli invitati che è di un
Magistilista famoso: nessuno avrà il coraggio di
controbattere nulla. >>
Cara, vecchia,
affidabile Ginny, se solo non fosse stata una donna…
<<
Come farei senza di te? >> le chiese.
<<
Semplice, ti saresti già buttata giù da un
dirupo! >> ridacchiò quella.
Hermione diede
una veloce occhiata all’orologio, chissà cosa
stava facendo Ronald.
§§§
<<
Miseriaccia Harry, mi sento come quella volta che ho indossato per
sbaglio la divisa da Quiddich di Ginny! >> disse Ron
guardandosi allo specchio e maledicendo i sarti magici.
Il suo
migliore amico lo squadrò con l’aria di chi si sta
divertendo un mondo.
<<
Non c’è niente da ridere! Sto soffocando!
>> sottolineò lui.
<<
Ti devi sposare, non devi parare nessuna Pluffa, quindi direi che va
benissimo così com’è. Il trucco
è trattenere il respiro per un po’.
>> rispose Harry pratico.
<<
Per dieci ore? Miseriaccia Harry, fortunatamente ci si sposa una volta
sola! >>
Lo vide ridere
a crepapelle.
<<
Forza su, pensa a come sarà bella Hermione quel giorno.
>>
Al solo
pensiero a Ron vennero gli occhi lucidi, stava per sposare la sua
‘Mione, cosa sarebbe stato un vestito stretto a paragone?
Nulla.
Avrebbe fatto
qualsiasi cosa per quella donna, ed in effetti ci era arrivato
pericolosamente vicino.
<<
Oh per Merlino Ron, smettila di emozionarti ogni volta che si parla di
lei, è la sposa che piange, non l’opposto!
>> era intervenuto George, ridendo anche lui.
<<
Non sto piangendo! Sono emozionato, razza di insensibile!
>>
George
raccolse le mani al petto all’altezza del cuore, fingendo una
ferita mortale.
<<
Che dolore! Essere insultato dall’uomo che per conquistare la
sua donna l’ha sfinita al punto di farsi saltare addosso nel
bel mezzo di una battaglia! >> annunciò il
fratello mimando un malore.
Il riferimento
alla guerra però, non era passato inosservato, nessuno rise
in modo sguaiato, nemmeno George.
<<
Il punto non è come, conta solo che io ci sia riuscito!
>> annunciò Ron cercando di smorzare la
tensione.
<<
Sì, sì, come ti pare! >> lo
liquidò l’altro.
<<
Ronald, Harry, credo di aver trovato! >> la voce
squillante di mamma Weasley li fece voltare di scatto. La donna teneva
in mano una cravatta gigantesca, di un colore che sfumava dal rosso
intenso al rosa pallido.
<<
Non vorrai farmi mettere quella, vero mamma? >>
impallidì Ron.
<<
E’ perfetta tesoro! E costa solo dieci galeoni! Un vero
affare! >> trillò lei.
In quel
momento avrebbe voluto sprofondare nel Lago Nero. I suoi genitori si
erano offerti di pagare almeno il suo abito da sposo, visto che lui ed
Hermione erano fermi nel dire che avrebbero sostenuto tutte le altre
spese. Il problema dello shopping alla Weasley era però
proprio quello: sua madre non si esimeva mai dal tirar fuori i cimeli
più osceni del negozio, pur di spendere poco.
<<
Ehm, signora Weasley, eravamo d’accordo con Ron che avrei
acquistato io la cravatta, come regalo per l’addio al
celibato! >> disse Harry all’improvviso.
Ron si
voltò vittorioso verso la madre, grazie al suo migliore
amico, era salvo da quello scempio di cravatta.
<<
Oh beh, se è così … Credo che
l’acquisterò comunque, sai, per tuo padre, una
cravatta in più non fa mai male no? >>
In quel
momento Ron ebbe un moto di compassione per il capostipite Weasley, non
era potuto venire perché era stato trattenuto da Kingsley in
ufficio, e non sapeva quanto gli sarebbe costato
quell’imprevisto.
<<
Prego signor Malfoy, si accomodi. >> la voce del sarto li
fece voltare tutti in direzione dell’ingresso, dove un
distinto Draco Malfoy avanzava regale verso la pedana di fianco a Ron.
Appena entrato
si girò verso i presenti perdendo d’improvviso
ogni velleità.
<<
Weasley, Potter. >> salutò piano.
<<
Ciao Malfoy. >> disse Harry tranquillo.
Ron dal canto
suo fece finta che nessuno fosse entrato nella stanza, continuando
imperterrito a provare le cravatte poggiate di fronte a lui.
<<
Il signor Weasley si sposa il suo stesso giorno signor Malfoy! Non
è una bellissima coincidenza? >>
cinguettò il commesso.
Malfoy parve
scrutarlo con più interesse e Ron
s’irrigidì.
<<
Congratulazioni allora. >> disse piatto.
<<
Grazie, altrettanto. >> borbottò Ron in
risposta.
La
conversazione finì lì, perché nello
stesso istante il sarto decise di spostare gli Weasley in
un’altra stanza, dove avrebbero potuto scegliere con
più calma. Secondo Ron era solo una mossa strategica; Malfoy
aveva denaro in abbondanza da spendere e sicuramente il proprietario
non voleva offendere la sua famiglia ostentando abiti che loro si
sarebbero potuti permettere solo fra mille anni.
<<
Sai mamma? A proposito della cravatta, credo d’averci
ripensato … >>
§§§
Il tintinnio
del campanello all’ingresso annunciò
l’arrivo di Blaise Zabini che, carico di pacchi, si
avvicinò allo specchio per ammirare il lavoro del sarto.
<<
Mh, cognato, credo tu sia fantasticamente bello! >>
Draco
alzò gli occhi al cielo, da quando aveva sposato Daphne
Greengrass, sorella della sua futura moglie, Blaise aveva preso a
chiamarlo cognato solo per farlo arrabbiare.
<<
Questo abito costa duemila galeoni, lo credo bene che io sia bello, mi
stupirei del contrario! >> annunciò
all’amico.
Blaise
poggiò i pacchi su di un divanetto e si diresse
piano vicino alla specchiera.
<<
Ho saputo che la tua dolce metà ha speso una cifra
spropositata per il suo abito, credo che la piccola Astoria ti
ridurrà sul lastrico molto presto. >>
asserì tentando di sistemargli la manica della giacca.
<<
Astoria mi ama Blaise, il nostro non è certo un matrimonio
combinato come lo è stato il tuo. Certo, lei è
una Purosangue, ma questo non cambia nulla. >> rispose
Draco pacato.
Blaise fece
una faccia computa, a metà tra il preoccupato e il severo.
<<
Vuoi dirmi che se fosse stata una Sanguesporco sarebbe stata la stessa
cosa per te? >> chiese.
Draco
sbuffò, quante volte avrebbe dovuto ripetergli che la guerra
era finita tempo prima? Quante altre discussioni avrebbero avuto sulla
dominanza del sangue puro?
<<
Non ho mai creduto nelle favole di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato,
lo sai Blaise. E negli ultimi tempi non credo ci abbiano fatto molto
affidamento nemmeno io i miei genitori. Sai che abbiamo assunto una
Nata Babbana per gestire i nostri affari? >>
spiegò.
L’espressione
dell’amico lasciò intravedere tutta la sua
disperazione.
<<
Nata Babbana? E da quando usi i termini politicamente corretti?
>>
<<
Da quando Harry Potter mi ha tolto da Azkaban. >>
La risposta
secca di Draco decretò la fine della discussione. Non aveva
nessuna intenzione di riproporre all’amico la solita
pantomima dell’uguaglianza, ma di certo se l’era
cercata.
Le cose erano
decisamente cambiate per lui e la sua famiglia dopo la guerra, sua
madre si era palesemente schierata dalla parte di
Potter&Friends dichiarandolo falsamente morto e questo, dopo la
sconfitta del lato oscuro, gli aveva garantito un lasciapassare per la
libertà. Draco aveva ben presto scoperto di adorare la
libertà, molto più di tutte quelle stupidaggini
sul sangue puro e la superiorità, si era così
lasciato alle spalle la sua vecchia vita ed ogni connessione con
quest’ultima.
<<
Signor Malfoy, lasci che le dica che questo vestito le cade a pennello,
credo sia perfetto. >> lo strisciante tono del sarto lo
fece ridestare dai suoi pensieri. Quando era entrato?
<<
Grazie. Credo che mi stia molto bene. >> si
limitò a dire.
Il gran giorno
si avvicinava e lui avrebbe dovuto sentirsi eccitatissimo, in fondo ci
si sposa una volta sola no? Invece l’unica cosa che
sentiva era una sorta di rassegnazione, come se sposare Astoria fosse
l’unica alternativa possibile; la strada più
comoda e meno tortuosa. Amava Astoria, l’aveva adorata dal
primo istante in cui le aveva messo gli occhi addosso, allora
perché questa sensazione?
Draco non era
di certo tipo da azzardate alzate di testa, l’avrebbe
sposata, lei gli avrebbe dato degli eredi e la sua vita sarebbe scorsa
senza scossoni di nessuna sorta; infondo questo era ciò che
lo differenziava da quelle teste calde dei Grifondoro, giusto?
§§§
<<
Pronto? >>
<<
Mione! Mi manchi!>>
Non chiamarmi così,
mi innervosisce. Un giorno gliel’avrebbe detto,
ne era sicura, doveva solo trovare il coraggio.
<<
Ciao Ronald, anche tu mi manchi. >> rispose invece.
<<
Come è andata la prova vestito? >>
Hermione certe
volte si rammaricava di aver insegnato al fidanzato l’uso dei
cellulari, e quello era uno di quei momenti. Era stata una giornata
orribile e lei avrebbe solo voluto infilarsi il pigiama ed affogare in
un chilo di gelato al cioccolato, o meglio, di Nutella. Invece le
toccava anche mentire.
<<
Benissimo, credo di aver trovato il vestito perfetto! >>
disse simulando finta positività.
<<
Anch’io! E vuoi sapere com’è?
>>
<<
No Ronald, i Babbani ritengono che porti sfortuna, lo sai.
>> rispose.
<<
Oh… beh, allora … ehm, ti passo Harry, vuole
sapere come stai. >>
Rumore di
sottofondo, qualche secondo di silenzio.
<<
Hermione! >>
La voce di
Harry la fece sentire subito meglio.
<<
Ciao Harry. >> disse.
<<
Ginny ha fatto la brava oggi? >>
Se
non ci fosse stata sarei morta.
<<
Certo, è speciale come sempre. >> rispose.
<<
Approfondiremo il concetto di speciale a quattr’occhi.
Comunque non indovinerai chi abbiamo incontrato oggi al negozio di
sartoria. >>
Hermione in
tutta sincerità se ne fregava.
<<
Chi? >>
<<
Draco Malfoy. Pare che anche lui si sposi il 30 Giugno, esattamente
come voi! Non è una cosa strana? >>
Chi
se ne frega.
<<
Sinceramente credo sia una cosa positiva, almeno i riflettori saranno
puntati su di lui e non su di noi. >> disse schietta.
<<
Sai, ora che ci penso, hai ragione tu. Ma non mi chiedi come
è diventato Malfoy? >>
Hermione
sospirò.
<<
Non è che io sia particolarmente interessata a Malfoy,
Harry. >> rispose sinceramente.
<<
Brutta giornata eh? >>
Dolce, caro,
vecchio Harry.
<<
Già. >>
<<
Ciao Hermione, Buonanotte. >>
<<
‘Notte. >>
Passi
veloci.
Un
corridoio buio e freddo, ma stranamente familiare.
Una
risata soffocata.
Qualcuno
la stava seguendo, ma era qualcuno di conosciuto, di fidato. E lei
voleva essere presa.
<<
Forza, non sai fare di meglio? >> si ritrovò a
dire.
Sentiva
il battito regolare del suo cuore fare il paio con quello dei passi
alle sue spalle. All’improvviso un odore familiare la fece
sobbalzare. Lui era esattamente di fronte a lei, eppure era sicura di
averlo lasciato indietro.
<<
Un giorno Serpe sarai costretto ad insegnarmi tutti i passaggi segreti
che conosci. >> gli disse prima di abbracciarlo.
Sapone
di Marsiglia. Un profumo che da tempo aveva imparato ad associare a lui.
<<
Certo, tutto ciò che vuoi. >> le aveva
sussurrato Draco Malfoy prima di baciarla sulle labbra.
Hermione si
svegliò di soprassalto, tutta sudata. Impiegò
solo pochi secondi a capire che era stato solo un incubo, un dannato
incubo. Scosse la testa immaginando che la conversazione su Malfoy
avuta poche ore prima con Harry doveva averla influenzata in qualche
modo. Ci avrebbe pensato l’indomani, ora aveva troppo sonno.
§§§
<<
Certo, tutto ciò che vuoi. >> aveva sussurrato
ad Hermione Granger prima di baciarla sulle labbra.
Draco
spalancò gli occhi all’improvviso, senza
però muovere un muscolo. Voltò la testa verso
destra, Astoria dormiva pacifica al suo fianco, aveva il sonno leggero
e dovette stare attento a non svegliarla. Si ricordò subito
del sogno e si chiese che razza di giochetti gli stesse facendo la sua
mente. Aveva appena sognato la Granger, con ancora indosso la divisa di
Hogwarts, e lui la stava baciando. In quel momento Draco decise di
essere troppo stanco per pensare, la notte avrebbe di certo portato
consiglio.
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
SPAZIO AUTRICE::::::::::::::::::::::::::::::
Ecco il primo capitolo di una mini-Long che in totale ne
conterà cinque o sei. Niente di impegnativo insomma. La
stesura è abbastanza veloce, ho appena finito il terzo
capitolo, quindi prevedo una pubblicazione altrettanto veloce.
L'ispirazione mi è arrivata grazie ad un sogno, e credo
fosse il segno di quanto bisogno abbia di scrivere, quindi ho pensato:
perché non pubblicarla?
Lasciate un commentino o voi che passate! E se vi piace ciò
che leggete aggiungetevi a QUESTO
gruppo di Facebook.
Grazie a tutti.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Chapter two : The Lawyer and the Secretary ***
2 html
Cursed Love
Chapter two : The
Lawyer and the Secretary
Hermione
correva a perdifiato attraverso i corridoi del Ministero della Magia,
era carica di pratiche pesantissime, che erano attese urgentemente
nell’ufficio del suo capo, che fra l’altro era
anche il suo futuro suocero. Proveniva dall’Ufficio centrale
degli Auror, dove una minuscola segretaria spaurita smistava le
pratiche verso i differenti reparti di quell’edifico.
Hermione aveva sempre provato pena per la donna; piccola
com’era un giorno o l’altro sarebbe morta sepolta
tra le pile di documenti che ogni giorno riceveva.
Girando l’angolo però dovette
riportare ogni pensiero alla sua di incolumità, si accorse
solo all’ultimo momento dell’uomo e lo scontro fu
inevitabile.
Pile e pile di documenti caddero in terra, mischiandosi e
creando un caos totale.
<< Mi spiace! >>
tentò di giustificarsi lei.
<< Ma che diamine! Guarda dove vai! Che hai
al posto degli occhi? >> il malcapitato non sembrava
volerla scusare.
Alzando gli occhi verso di lui Hermione seppe che
si sarebbe sentita male.
<< Malfoy? >>
<< Granger? >>
Una ragione ci doveva essere se quella giornata era
iniziata di merda, giusto? Era perché avrebbe dovuto
peggiorare.
<< Stavo per chiederti se lo fai apposta o
sei goffa, ma direi che, sapendo che sei tu, la goffaggine è
il minimo >> sputò la serpe.
Di tutte le persone, milioni e milioni di persone, maghi e
Babbani, che popolavano Londra ogni dannato giorno, Draco Malfoy era
l’unico per cui Hermione provasse un odio smisurato. E
naturalmente, la cosa era ampiamente ricambiata.
<< Mi piacerebbe restare qui a farmi
insultare per le mie origini,Malfoy ma purtroppo sto lavorando, sai,
quella cosa che fanno le persone normali per vivere. Quindi fuori dai
piedi >> disse acida.
Lui si limitò a fissarla dall’alto,
senza accennare a chinarsi per raccogliere il disastro di pratiche
sparse per il corridoio.
<< Ma non mi dire! E che lavoro faresti, Miss
Sono-Molto-Impegnata? >> le chiese.
Lei si raddrizzò appena, poggiando entrambe le
mani sui fianchi.
<< Sono il vice-capo dell’ufficio
per l’abuso dei manufatti Babbani >> profuse,
con una calma quasi irreale.
Sarebbe diventato rosso per l’invidia! Ne era
sicura! Forse il colore giusto era il verde… comunque non
importava il colore!
La serpe invece proruppe in una risata fragorosa.
<< In pratica sei una segretaria!
>> annunciò fiero.
Nessuna traccia di verde sulla sua faccia, beh, se non si
contavano gli occhi; quelli erano… ma di che colore erano?
<< Non sono una segretaria brutto pezzo di
deficiente! E non accetto critiche da chi vive a spese di paparino
>> rispose chinandosi ancora una volta a raccogliere i
fogli a terra.
Stavolta anche lui si chinò, aiutandola a
raccogliere e dividere le pratiche.
<< Sono un avvocato Granger, lavoro al
Wizengamot; ogni santissimo giorno >> sibilò
al suo orecchio.
La consapevolezza di essere stata sgarbata quasi quanto lo
era stato lui la colse di sprovvista; aveva peccato di
vanità ed era stata prevenuta esattamente come lo erano ogni
giorno i maghi e le streghe che la incontravano.
<< Scusami … io …
>>balbettò incerta.
<< Non ti scusare Granger, io con te non lo
farei mai >> si sentì rispondere prima ancora
di finire la frase.
E con quella sparata da stronzo di prima categoria, Draco
Malfoy si allontanò, quasi correndo, da lei; in mano aveva
il fascio di pratiche che aveva appena diviso dalle sue.
Hermione però non fece nemmeno in tempo ad
arrabbiarsi, fu colta da un improvviso capogiro, talmente forte che,
sebbene fosse inginocchiata, si dovette sedere immediatamente.
Merlino!
Cosa mi sta succedendo? Si chiese spaesata.
Nell’arco di due secondi netti il capogiro
scomparve del tutto, al suo posto però una nausea improvvisa
e destabilizzante si fece prepotentemente avanti.
Merda.
§§§
Draco Malfoy alzò la testa dal gabinetto,
constatando che, almeno il capogiro, era sparito. Una cosa positiva.
La nausea l’aveva preso all’improvviso,
appena qualche istante dopo aver lasciato la Mezzosangue in ginocchio
nel corridoio. Per un breve, flebile secondo aveva pensato che i suoi
genitori, con tutte le teorie sul sangue sporco, avessero avuto
ragione. Poi un conato di vomito mille volte più forte del
primo l’aveva costretto a concentrarsi su cose molto
più reali delle
stupide superstizioni, come, per esempio, la tazza del water.
Chino sul lavabo incrostato Draco cercò di
sciacquarsi la faccia alla bell’e meglio.
Controllò l’orologio: in dieci minuti, la
situazione non era migliorata affatto. L’unica soluzione
possibile era tentare di Smaterializzarsi al San Mungo e vedere un
Medimago esperto. C’erano camini al Ministero direttamente
collegati con l’ospedale dei maghi, ma Draco non si sentiva
affatto bene, e temeva di non riuscire a prendere uno di quei maledetti
ascensori che ti sballottavano di qua e di là. Altro che
vomito, quella era una tortura.
Il Medimago, dott. Wager, l’aveva visitato con
immenso scrupolo, constatando che: non era incinto, non soffriva di Mal
di Passaporta e non era influenzato. Draco credeva che la prima ipotesi
sarebbe stata da scartare in primis, ma il paziente infermiere che lo
aveva aiutato a rivestirsi gli aveva spiegato che, complici una serie
di pozioni illegali, le gravidanze maschili erano una
quotidianità al San Mungo. Pareva che qualche buontempone
avesse mischiato della Mandragola a medicinali Babbani, ottenendo uno
strano intruglio che simulava la gravidanza, ma che naturalmente non la
creava.
Il dottore rientrò in quell’istante,
in viso un’espressione preoccupata. Era seguito da una
piccola infermiera bionda, che gli stava mostrando una cartella rosa.
<< Siamo sicuri, dottore? >>
chiedeva l’infermiera.
<< Sì, certo. Le analisi non
sbagliano >> rispose lui.
Draco non fece nemmeno in tempo a chiedere quale fosse il
problema, e non poté nemmeno spaventarsi, perché
un altro conato di vomito lo colse all’improvviso, e dovette
chinare la testa nel secchio che la piccola infermiera gli aveva dato
al suo arrivo.
§§§
Hermione aspettava immobile il responso della dottoressa
Rage, Ginecologa del San Mungo, vice primario del reparto di
Ginecologia Magica. Anche lei era una donna vice, ma era convinta che
nessuno avesse mai avuto il coraggio di chiamarla segretaria.
Era talmente arrabbiata con Malfoy, che, una volta
Smaterializzata al San Mungo, non si era nemmeno fermata a pensare che
tutti quei sintomi potessero essere ricollegati ad una gravidanza, per
fortuna che la piccola infermiera col camice rosa l’aveva
aiutata subito.
A quanto pareva però le analisi
sull’ormone della gravidanza avevano dato risultato negativo,
per la gioia della povera Hermione che, a ventiquattro anni, non era
certo pronta a sfornare una tribù Weasley.
La ragazza era stata quindi prontamente trasferita in un
altro reparto, stranamente quello di Malattie da incantesimi, ed era
stata stipata in una stanza con due letti bianchissimi ad attendere un
responso.
Quella stanza era troppo bianca, decisamente troppo
sterile, ed esageratamente impersonale. Il bianco asettico le aveva da
sempre messo l’ansia, Hermione fissava estraniata il letto al
suo fianco, quando un altro conato di vomito la colse
all’improvviso e fu costretta a raggiungere il secchio
affidatole dall’infermiera. Non riusciva a capire
perché non le avessero da subito fermato i conati con una
pozione, di certo avrebbero alleviato quel senso di capogiro e i
continui crampi allo stomaco.
<< Non potete assolutamente farmi saltellare
da una stanza all’altra senza nessun motivo plausibile! Non
sono un Avvicino, io sono Draco Malfoy! >>
Ad Hermione non servì affatto ascoltare la frase
fino alla fine, aveva riconosciuto l’odiatissima voce fin
dalle prime due parole. Fu così che, china su di un secchio
di rame pieno di vomito, accolse l’ingresso della sua nemesi
con un grugnito degno di Hagrid.
Malfoy parve un po’ spaesato.
<< E questa storia
cos’è? >> chiese, prima che il suo
viso diventasse di uno strano verdognolo.
La piccola infermiera gli accostò un contenitore
alla bocca con fare sfinito.
<< State buoni qui, i Medimagi devono fare
degli accertamenti, verranno a darvi notizie sulla vostra salute appena
possibile >> borbottò.
<< Mi scusi? >> chiese Hermione
tentando di sovrastare il suono raccapricciante dei conati di Malfoy
<< Perché siamo stati messi assieme?
>>
Il suo intento era quello di non far arrabbiare
ulteriormente la piccola strega, almeno avrebbe avuto un alleato tra
quelle bianchissime mura.
<< Perché ancora non sappiamo se
siate contagiosi o meno. Quello che abbiamo capito di certo
è che siete stati colpiti dallo stesso incanto
>> rispose quella malamente prima di sbattere la porta e
darle un bel giro di chiave, tanto per essere sicura.
<< Non posso credere di essere costretta a
stare qui con te >> sbottò Hermione.
Erano passati almeno dieci minuti dall’uscita
dell’infermiera, e lei stava attraversando la stanza avanti
ed indietro da allora. Tra un conato ed un altro naturalmente.
<< E’ reciproco, Granger
>>
In quell’istante il ragazzo dovette chinarsi sul
secchio che, per fortuna, provvedeva da solo a far Evanescere il suo
contenuto.
Hermione lo fissò pensosa per poi mettersi a
ridere.
Lui alzò la testa e la guardò in
cagnesco; quello sguardo avrebbe potuto incenerire.
<< Oh, scusa Malfoy … io
… >> balbettò tra una risata e
l’altra.
Solamente quella mattina aveva desiderato di vedere Draco
Malfoy diventare verde d’invidia. Beh, anche se
l’invidia non era il fattore scatenante
dell’attuale colorito esangue del suo viso, Hermione si
sentì contenta lo stesso.
Il ragazzo scosse la testa, pulendosi la bocca con un
fazzoletto e dirigendosi prontamente nel piccolo bagnetto per lavarsi.
<< Ho sempre pensato che fossi pazza
scatenata, ma ora so che la verità è che hai
qualche serio problema genetico >>
Hermione non poteva crederci, aveva osato ancora riferirsi
al sangue, al suo sangue che considerava sporco.
<< Oh, andiamo, Granger non prenderla sul
personale, sai benissimo che non credo più a tutta la storia
del sangue puro! Tu mi indisponi. Punto e basta. Quindi riesci a far
venire fuori il peggio di me. >>
Hermione inclinò la testa sorpresa.
<< Io non ho detto niente >>
sottolineò.
<< Merlino sia lodato! Un intero minuto senza
sentire la tua voce! >> ironizzò lui.
<< No Malfoy, intendevo dire che io non ho
detto di essermi offesa per la questione del sangue. L’ho solamente pensato.
Come diamine hai fatto ad indovinarlo? >> chiese.
L’interpellato si fermò un secondo,
era appena uscito dal bagno, un asciugamano blu in mano, apriva e
chiudeva la bocca senza che da essa uscisse nessun suono.
<< Io … non ne ho idea
>> ammise poi, dopo qualche attimo.
In quell’istante la porta si aprì
rivelando due Medimagi mai visti prima.
§§§
Il Medimago più alto, quello che emanava una
sorta di aura di rispetto, si era presentato come Dott. Wilkins,
primario del reparto di Malattie da Incantesimo. Era un uomo di
costituzione robusta, a dimostrarlo le due spalle da giocatore di
Quiddich che incombevano su chiunque si avvicinasse troppo. Aveva i
capelli castani costellati da fili bianchi come la neve, e riusciva a
sovrastare Draco pur non raggiungendo la sua altezza di un metro e
novanta.
Alle sue spalle, nella sua figura mingherlina, il
magrissimo dott. Evans attendeva paziente.
<< Avremmo bisogno di sapere se,
recentemente, siete venuti a stretto contatto fisico l’uno
con l’altro >> chiese Wilkins secco.
Draco si chiese se stesse seriamente chiedendo a lui se si era
scopato o meno la Granger, dico ma lo sapeva il medicastro con chi
stava parlando?
<< Sì. >>
Suo malgrado Draco sentì quelle parole uscire
dalla bocca della ragazza al suo fianco.
<< Stamattina siamo andati a sbattere
l’uno contro l’altro nei corridoi del Ministero
>> continuò quella.
Draco si rilassò immediatamente. Ecco cosa
intendeva il Medimago con “stretto contatto”,
pensò, vedendo quest’ultimo annuire con
convinzione.
<< Signori, possiamo ragionevolmente pensare
che entrambi, in un periodo più o meno recente, siate stati
sottoposti ad un incanto di memoria. Ma non un Oblivion qualsiasi,
qualcosa di molto più potente, ma, allo stesso tempo, molto
più volubile >>
<< Magia Oscura >>
asserì Draco.
<< Esatto. E supponiamo che, chi
l’ha operata, sia un mago inesperto, qualcuno non avvezzo
alla materia >> continuò il dottore.
<< Come fate a dirlo?
>> chiese la Granger.
<< Semplice, questo particolare incantesimo
ha l’effetto di cancellare la memoria definitivamente. Senza
possibilità, per chi ne è vittima, di recuperare
i ricordi che sono stati rubati >> spiegò lo
studioso << I vostri effetti collaterali sono la prova
del mancato funzionamento dello stesso. Crediamo dunque che, nel vostro
particolare caso, la rimozione sia reversibile >>
<< Ed è positivo, giusto?
>> chiese Draco.
<< Sì, l’unico problema
è che non è in nostro potere fare nulla per
favorire il processo di guarigione. >>
<< Quindi niente medicinali? >>
mugugnò la Granger da sopra il secchio che l’aveva
prontamente accolta.
<< Solo qualcosa per fermare i conati
>> sussurrò il Medimago più piccolo
<< Per quanto riguarda i ricordi, quelli dovrete
riprenderveli da soli, noi rischieremmo di peggiorare le cose.
>>
<< E come? >> chiese Draco.
Entrambi i medici alzarono le spalle rassegnati.
<< Il consiglio è innanzitutto
quello di scoprire qual è il periodo che è stato
cancellato e con che cosa è stato sostituito.
>>
<< Distinguere i ricordi falsi da quelli
veri, insomma >> la Mezzosangue ora era tornata operativa.
<< Sì. Gli oggetti quotidiani
possono aiutare, cominciate con quelli che vi suscitano ricordi recenti
e poi andate a ritroso >> il piccoletto aveva decisamente
un’aria molto più tranquilla.
<< Un infermiere vi somministrerà
qualcosa per il vomito, crediamo che lo scontro avuto stamattina abbia
già scatenato una reazione nel vostro fisico. Vi resta
solamente di scoprire il resto. >> disse il primario.
Entrambi i dottori si allontanarono, lasciando i due
ragazzi pieni zeppi di cose a cui pensare.
<< A proposito >> disse ancora
il piccoletto << Avete capito, vero, che di qualsiasi
cosa si tratti vi riguarda entrambi, giusto? >>
Entrambi annuirono.
<< Questo signori miei significa che vi hanno
cancellato gli stessi ricordi, e sono pronto a scommettere che erano
collegati ad entrambi >>
Draco fissò la Mezzosangue, lei lo guardava
stupita, di rimando.
<< E’ un viaggio che dovete fare
assieme, a volte anche il contatto fisico può contare
parecchio. >>
La porta si chiuse di fronte a loro. Nessuno dei due era
più in grado di parlare.
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: SPAZIO
AUTRICE:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::.
Eccoci con un altro capitoletto. Il ritardo nella pubblicazione
è dovuto ad un betaggio minuzioso da parte di Venenum, che
ringrazio infinitamente per la collaborazione e per il tempo perduto
dietro i miei errori di punteggiatura.
A livello di scrittura io sono già all'ultimo capitolo (il
quinto) e quindi manca solo l'epilogo. Cercherò quindi di
mantenere la pubblicazione veloce così posso tornare a
dedicarmi agli altri progetti futuri che ho in serbo per voi!
Alla prossima.
LyliRose
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Chapter three : The Heroine and the Deatheater ***
Cursed Love
Chapter three : The
Heroine and the Deatheater
Sembrava
uno di quei film in cui le scene vanno in slow motion.
Hermione
vide Malfoy girarsi piano verso di lei, in viso la solita espressione
schifata che le aveva da sempre rivolto.
<<
Sei contenta ora? Ora che mi hai cacciato in un guaio enorme come la
Gringott, sei soddisfatta? >>
l’accusò.
Lei si
limitò ad alzare le spalle, fissando ancora la porticina
bianca da cui i due Medimaghi erano appena usciti.
<<
Nessuno ha detto che è un guaio enorme >>
constatò.
<<
Granger, sei pazza? Riflettici un attimo per piacere! Io e te: due
persone che non si possono nemmeno sopportare l’un
l’altra, sono coinvolte in qualcosa. Cosa può
averci travolti a tal punto da stare assieme nello stesso momento e
nella stessa situazione? >>
Lei ci
pensò super qualche istante, in effetti il furetto non aveva
tutti i torti.
<<
Bene, ammetto che potrebbe essere un guaio enorme. Però non
è detto che sia stata io a causarlo. Ci terrei a ricordare
che l’uso di pratiche di Magia Oscura è rinomato
dalle tue
parti, non certo dalle mie! >> sottolineò.
Lui si
sedette sul lettino alla sua destra, le mani coprirono immediatamente
il viso. La ragazza fissò esterrefatta il contrasto tra la
pelle rosea delle dita ed il chiarissimo colore dei capelli del
ragazzo, notando che in realtà era cambiato parecchio da
come lo ricordava.
<<
E’ facile dare la colpa al figlio di Mangiamorte, vero?
>> sussurrò lui.
Anche negli
anni successivi a quel momento Hermione non seppe mai descrivere
appieno la strana sensazione che la colse in quel preciso istante. Si
sorprese di pensare alla fragilità di Malfoy, ed una
sensazione sgradevole alla bocca dello stomaco la stava avvertendo che
non era la prima volta che lo faceva. Si ricordava di averci
già pensato, si ricordava di lui, nella stessa identica
posizione, seduto con il volto coperto dalle mani, eppure appena
tentava di afferrare quel ricordo per analizzarlo meglio esso fuggiva
veloce alle sue capacità.
<<
Che hai da fissarmi? >> le chiese lui, ridestandosi.
Hermione
scosse la testa, incapace di spiegare.
<<
Non so quanto possa aiutarti, ma credo di avere appena avuto un
dejà-vù >> ripose.
Malfoy rise
piano, un suono gutturale e profondo, che lei non aveva mai sentito.
<<
Questa mattina, nei corridoi del Ministero, ti sono venuto addosso
perché ho sentito il tuo profumo. Ero dannatamente convinto
di averlo già sentito da qualche altra parte, mi ricordava
un giardino d’inverno, un posto comodo e sicuro dove tornare
quando si ha bisogno di aiuto >> disse poi, il tono amaro
e rancoroso.
Solo allora
Hermione si sedette nel lettino di fronte a quello di lui, sospirando.
<<
L’altra sera ti ho sognato, cioè, ho sognato me e
te, assieme >> disse sincera.
Lui
alzò di nuovo lo sguardo, incontrando i suoi occhi Hermione
ci vide un’angoscia infinita.
<<
Anche io, Granger, anche io >> sussurrò.
§§§
<<
Dobbiamo andare ad Hogwarts >> la Granger si massaggiava
il braccio destro fissandolo con fare imperioso.
Draco scosse
la testa.
<<
No, la cosa più sensata è partire dai ricordi
più recenti, per poi andare a ritroso >> disse.
<<
Ma il sogno … >>
<<
Diavolo, Granger! Era solo un fottutissimo sogno! >>
sbottò irato << Può anche non
portarci da nessuna parte! >>
Lei lo
guardò arrabbiata, ora aveva incrociato le braccia e se ne
stava seduta sul lettino come se le avessero infilato una scopa da
corsa in posti dove nessuno dovrebbe infilare nulla.
<<
Va bene, facciamo come dici tu; prima o poi, lungo la strada, dovremmo
anche imparare a collaborare >> concluse armeggiando con
il suo mantello primaverile.
Draco
notò che l’iniezione che l’infermiere
aveva fatto ad entrambi sul braccio, quella contenente la pozione
contro i conati, aveva provocato a lei molto più dolore del
dovuto: la ragazza non riusciva a buttarsi l’indumento sulle
spalle. Senza dire nulla le si avvicinò aiutandola come
poteva.
<<
Giusto Granger, mi piace il tuo spirito >> le disse.
<<
Cominceremo dalle persone a noi più vicine, ho saputo che
anche tu ti sposerai a breve >> riprese dopo essersi
allontanato da lei << quindi direi che i nostri
rispettivi consorti sono gli indiziati numero uno. >>
Lei lo
guardò stupita.
<<
Come puoi pensare una cosa del genere di una persona che stai per
sposare? >> chiese oltraggiata.
<<
E’ solo un punto d’inizio. Astoria è
bellissima, non avrebbe bisogno di ricorrere a questi giochetti per
avermi; lei potrebbe avere chiunque >> rispose con
un’alzata di spalle.
La Granger
era già sulla porta, incazzata nera, si girò solo
per un momento.
<<
Ci sentiamo via gufo, ti farò sapere cosa ho scoperto
>> disse chiara, prima di sbattere la porta.
§§§
<<
Insomma, non era nulla alla fine, giusto? >> chiese Ron
versandole del vino in un bicchiere.
Hermione
scosse la testa decisa. Aveva deciso di non raccontare nulla al suo
fidanzato, secondo Malfoy tutti dovevano essere considerati
potenzialmente colpevoli, quindi, malgrado lei non ci credesse affatto
si era limitata a considerare tutti i suoi amici come tali.
<<
Merlino! >> ridacchiò Ginny alla sua destra
<< Quando stamattina mi è arrivato il tuo gufo
che diceva che eri al San Mungo, ero convinta che fosse
perché eri incinta! E adesso mi dici che era solo
un’intossicazione alimentare? >>
<<
Ginny, per favore >> borbottò Harry, facendo
ridere anche tutti gli altri commensali.
Erano tutti
riuniti dai Potter; Ginny ed Harry si erano sposati l’anno
prima, lasciando di stucco Molly, che si era aspettata come minimo due
anni di preavviso.
George diede
una pacca sulla spalla del fratello.
<<
Fratellino, dati da fare dai! Così avremmo due quasi
gemelli! >> urlò indicando Angelina che, al
suo fianco, sospirava passandosi le mani sull’enorme pancione.
Hermione
rabbrividì solo all’idea.
<<
E voi due laggiù, che ci dite? >> chiese
rivolta a Luna e Neville, seduti all’altro estremo della
tavola.
Neville non
poté esimersi dall’arrossire.
<<
Noi, ehm, avremmo deciso di essere i prossimi, a sposarci
>> bisbigliò.
Ginny parve
accogliere la notizia come un fulmine a ciel sereno.
<<
Me è fantastico! Un matrimonio all’anno allora!
>> disse alzandosi per abbracciare i due.
<<
In realtà io avrei preferito farlo tra due anni, sapete, la
luna sarà meglio allineata per allora >>
spiegò Luna pacata << Ma Neville e sua nonna
proprio non riescono ad aspettare, e credo che anche mio padre non stia
più nel mantello, quindi, perché no?
>>
In quel
momento Harry si alzò con il bicchiere in mano.
<<
Propongo un brindisi allora: agli eroi del Mondo Magico,
perché la guerra possa essere finita per sempre
>>
Mentre con
un coro di “Salute” tutti brindavano allegri,
Hermione si stupì a pensare che per lei non era ancora
finita, lei doveva ancora trovare un pezzo della sua vita che le era
stato portato via da chissà chi. E si ritrovò a
sospirare, doveva farlo prima del matrimonio, prima di un mese, non
sapeva perché ma era convinta di avere un data di scadenza
ben precisa.
<<
E’ stato difficile per noi, quell’anno di
separazione, credevo che non sarebbe mai più tornata da me!
>> stava dicendo Ron al suo fianco.
L’argomento
di conversazione si era inevitabilmente spostato sul passato e sui
ricordi, e ad Hermione andava benissimo così.
<<
Mi ero quasi dimenticata dell’ultimo anno ad Hogwarts
>> disse sincera << Credo di averlo vissuto
in maniera superficiale >>
<<
Ma certo mia cara! >> esclamò Ginny
<< Ti mancava la tua anima gemella! >>
Definire Ron
la sua anima gemella non era esattamente l’hobby preferito di
Hermione che, mentre gli altri ridevano a crepapelle e il diretto
interessato arrossiva, si ritrovò a pensare al periodo in
cui si erano lasciati.
Il settimo
anno era costellato di memorie confuse e solitarie. Si ricordava alla
perfezione di essere stata l’unica del trio a voler a tutti i
costi finire gli studi, mentre entrambi i suoi amici avevano scelto di
essere inseriti nel corpo degli Auror. Si ricordava delle urla di Ron,
dei loro litigi, della decisione di non lasciar perdere la loro storia
che, appena agli inizi, non avrebbe risentito più di tanto
della distanza. Si ricordava le urla di Ginny quando avevano scoperto
di essere in camera assieme, solo loro due. Si ricordava il profumo dei
libri, il silenzio della biblioteca, le spiegazioni sommesse della Mc
Granitt. Ma null’altro oltre quello. Come se non avesse avuto
nessun altra avventura oltre allo studio, come se non avesse parlato
con nessun altro, oltre che con i professori.
Fece per
alzarsi, presa dai suoi pensieri e la sedia dietro di lei cadde con un
tonfo.
Tutti ora la
guardavano.
<<
Scu-scusatemi, credo di non sentirmi affatto bene >>
borbottò prima di imboccare l’uscita.
§§§
<<
Dell’altro vino elfico cognato? >> chiese
Blaise.
La cena a
Malfoy Manor era stata proprio un’ottima idea, Draco dovette
ammettere che non c’era occasione migliore per indagare sul
passato che un’improvvisa rimpatriata.
<<
Sì, grazie amico >> rispose pacato.
Daphne si
pulì delicatamente la bocca rosea con un immacolato
tovagliolo; chiacchierava piano con la sorella minore che era entrata
perfettamente nella parte della padrona di casa.
<<
Draco purtroppo non avrà tempo per una luna di miele, ma mi
ha promesso che alla fine dell’estate andremo due settimane
in Francia, nella villa di famiglia >> stava spiegando a
Millicent Bullstrode e Pansy Parkinson.
Entrambe
parevano ascoltarla trasognate, in realtà Draco era pronto a
scommettere che fingessero spudoratamente e che, come ciascuno seduto a
quella tavola, non vedessero l’ora di ubriacarsi in privato e
di togliere le scarpe posando i piedi sul tavolo.
<<
Credo tu sia l’uomo più fortunato del mondo, dopo
Blaise s’intende >> disse Theodore Nott
ridacchiando << Chi se lo sarebbe immaginato che avresti
acchiappato la piccola Greengrass? >>
<<
Già. >> rispose Draco annoiato.
<<
E dire che se non ti avesse fatto tutte quelle avances ora Pansy
sarebbe al suo posto a gracchiare di castelli in Francia
>> continuò l’altro.
<<
Stiamo parlando di Pansy tua moglie? >> chiese Blaise
<< Beh, almeno con te può vantarsi dei vigneti
della tua famiglia! >>
<<
Sì, in effetti da ubriaca è quasi sopportabile
> rispose Nott, in un sussurro.
Draco fece
una smorfia, non sopportava di pensare che un giorno si sarebbe ridotto
come loro, a pensare che Astoria fosse una palla al piede.
<<
Ehi >> intervenne Goyle << Non siate
irrispettosi amici miei. Ricordatevi che c’è
ancora uno scapolo tra noi! Uno con tutta la libertà
possibile di fronte a lui >>
Tutti e tre
risero sotto i baffi.
<<
Oh, ma non ditelo a lui! >> proseguì Blaise
<< Pensa di sposarsi per amore. Pensa che Astoria, quella
volta a Beauxbatons l’abbia avvicinato perché era
innamorata! >>
Ancora
risate.
<<
Sì, innamorata del suo titolo! >>
ridacchiò Theo.
No, non era
possibile, non poteva essere veritiero quello che stava insinuando quel
branco di buzzurri in camicie di sartoria. La ricordava ancora quella
notte. I MAGO erano appena terminati e lei e gli altri studenti stavano
festeggiando.
Ricordava
tutto. I fantastici occhi verdi di Astoria che brillavano alla luce
delle candele della Sala Grande, i suoi capelli e la sensazione che gli
avevano dato sotto le dita; seta dorata, della più preziosa.
<<
E dire che durante il nostro settimo anno non è che si fosse
visto spesso nei corridoi, sembrava fosse preso da … altro.
La scuola di Legge in Francia deve avergli fatto proprio bene!
>> disse Goyle pensoso.
Già,
l’ultimo anno ad Hogwarts. Pensò
Draco.
Aveva sempre
avuto ricordi vaghi e solitari di quell’anno maledetto,
quando i vincitori incombevano sui vinti e l’unica ancora di
salvezza era la solitudine.
Ricordava
però lo studio disperato in cui si era immerso, per paura di
non riuscire a prendere i MAGO. L’odore di umidità
dei sotterranei, il puzzo delle pozioni, il mal di schiena che si era
fatto venire. Poi …
Poi…
Poi..
Nient’altro.
Nessuna festa, nessuna risata, come se avesse passato
l’intero anno a parlare coi professori e a studiare. Si
sforzò, spremette le meningi in cerca di
qualcos’altro, ma tutto ciò che ottenne furono
ricordi confusi e poco ordinati.
Trattenne il
respiro, sicuro di essere arrivato al bandolo della matassa.
In quel
momento un elfo domestico si avvicinò a lui, scusandosi e
proferendo un immenso inchino.
<<
C’è una missiva per il padrone >>
disse allungandogli la lettera.
Draco si
alzò in piedi.
<<
Vogliate scusarmi >> si congedò dal tavolo per
dirigersi in biblioteca.
La
chiave è ad Hogwarts. Cosa ricordi di preciso del tuo ultimo
anno? Io nulla. Tra due settimane partiamo per la scuola, ho
già contattato la Mc Granitt. Vedi di esserci, altrimenti
… beh, temo di sapere alla perfezione dove abiti.
H. G.
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: SPAZIO AUTRICE
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
COME PRIMA COSA VORREI RICORDARE CHE QUESTO CAPITOLO ED I SUOI
PREDECESSORI SONO STATI LETTI DA NAUSIKAA87
E VENENUM
ED ENTRAMBE MI HANNO DATO CONSIGLI UTILISSIMI SULLO SVOLGIMENTO DELLA
STORIA E SULLA GRAMMATICA. NON PRENDETEVELA SE ALCUNI DI QUESTI NON
SONO STATI SEGUITI, MA PURTROPPO SONO TESTARDA COME UN MULO CERTE VOLTE!
Squillino le trombe e rullino i tamburi! Annuncio che ho finito
domenica sera la stesura completa di Cursed Love che
comprenderà 5 capitoli ed un piccolo epilogo e che
verrà pubblicata in tempi brevi, anzi brevissimi! Pensavo
più o meno ad un capitolo ogni quattro giorni, per darvi
modo di recensire e di leggere, tutto qui.
Dal prossimo capitolo la storia assumerà finalmente i tratti
di una Dramione, quindi state buoni buoni e aspettate!
Alla prossima, LyliRose
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Chapter four: The Griffindor and the Slytherin ***
Cursed Love
Chapter four: The
Griffindor and the Slytherin
Hogwarts
si stagliava massiccia contro il cielo scuro della sera scozzese,
sembrava un sogno, o un incubo: tutto dipende dai punti di vista.
Un leggero
filo d’aria fredda scompigliò i capelli di
Hermione, costringendola a stringere gli alamari del mantello leggero.
Aveva dimenticato quanto potesse fare freddo lassù.
Ferma sotto
la lanterna dei “Tre Manici di Scopa”, Hermione
respirava a pieni polmoni l’aria pura della campagna,
osservando il paesaggio che imbruniva.
Il tramonto
ad Hogwarts era da sempre uno spettacolo divino, soprattutto nel
periodo primaverile, quando i prati si erano già scrollati
di dosso neve e nebbia e ad illuminarli restava solo la luce aranciata
del sole che la rugiada perenne rifletteva creando un gioco di luci
mozzafiato.
Draco Malfoy
era in ritardo. Dieci minuti di ritardo che, sommati alle due settimane
che erano servite a convincere la Mc Granitt a farli entrare in sordina
a scuola, portavano il giorno del matrimonio dannatamente troppo vicino.
Il rumore di
una Smaterializzazione la fece sobbalzare.
<<
Siamo nervosetti. >> commentò Malfoy alle sue
spalle.
Lei fece una
smorfia arrabbiata.
<<
Ero sovrappensiero. >> rispose.
Lo
sentì avvicinarsi fino a che le loro braccia si
accarezzarono, la spalla di Hermione sfiorava il bicipite di lui. Si
ritrovò a pensare a quanto potesse essere cresciuto
dall’ultima volta che lo aveva visto. Naturalmente era
possibile che lei non se la ricordasse nemmeno l’ultima volta
che si erano visti.
Malfoy al
suo fianco sospirò.
<<
Hogwarts al tramonto è sempre stata splendida.
>> le disse.
Hermione si
girò a guardarlo, seriamente stupita del fatto che uno come
lui, l’integerrimo Purosangue dal cuore di pietra, potesse
pensare ( ma soprattutto esternare ) una cosa simile.
Lui
intercettò il suo sguardo e sorrise, o meglio
piegò leggermente la bocca di lato, un sorriso sarebbe stato
decisamente troppo.
<<
Granger, la guerra è finita, rilassati. >>
disse incamminandosi e lasciandola là, avvolta nel mantello
a chiedersi se avesse mai veramente conosciuto Draco Malfoy.
Minerva Mc
Granitt camminava impettita di fronte a loro con l’aria di
chi sta disperatamente cercando di mantenere il controllo.
<<
Starete qui al primo piano e mi farete la cortesia di girare per il
castello solo ed esclusivamente durante i pasti e di notte.
>> stava dicendo.
<<
E non toglierà punti alla nostra Casa se sforeremo il
coprifuoco? >> chiese il deficiente, con aria di sfida.
La Mc
Granitt si fermò per un istante, Hermione poté
vedere chiaramente le sue labbra assottigliarsi ancora più
del dovuto e lo sguardo scorrere febbrile tra lei e Malfoy.
<<
Non saprei, ma lei non mi appare nella posizione di fare del sarcasmo
Signor Malfoy. Vi sto aiutando a rimanere discreti ed i vostri segreti
sono ora nelle mie mani. Si fida di una vecchia Grifondoro?
>> insinuò la Preside.
Malfoy
chiuse immediatamente la bocca e le fece segno di proseguire,
continuando comunque a ridere sotto i baffi. Non gli bastavano nemmeno
i commenti acidi dell’insegnante per smettere di fare il
deficiente.
La Mc
Granitt li condusse davanti ad una piccola porta dietro la quale una
stanza spartana e poco arredata fungeva da camera da letto ed una
porticina laterale conduceva ad un modesto bagnetto. Scorrendo lo
sguardo lungo le pareti Hermione intravide un’altra porta
nodosa che si rivelò essere un piccolo studio, con tanto di
scrivania e libreria. Vuote naturalmente.
<<
Era un vecchio studio di un professore, temeva gli spazi troppo aperti
così fummo costretti a ricavargli questo piccolo vano nello
stesso piano delle aule di lezione. >> spiegò
la Preside pacata << Spero sia di vostro gradimento.
>>
<<
E l’altra stanza dov’è? >>
chiese Malfoy mentre, con visibile disprezzo, sollevava le coltri
polverose del letto.
Hermione
pensò che gli avrebbe lasciato volentieri l’altra
stanza, qualunque essa fosse stata.
<<
Non c’è un’altra stanza. Starete
entrambi qui. >>
Ci vollero
due secondi perché il cervello di entrambi registrasse
quelle parole.
<<
COSA? NON SE NE PARLA! >> sbottarono.
La Preside
li fissò contrita.
<<
Siete qui assieme, per lo stesso motivo, mi avete detto che volete
discrezione e che nessuno sa nulla. Io sto solo facendo quello che mi
avete chiesto. >> rispose.
Hermione non
poteva crederci, sembrava che scavare più a fondo nel suo
passato non facesse altro che scoprire merda su merda. Non era una che
imprecava, ma la situazione era delle più disperate.
<<
Senta professoressa >> tentò <<
Io sono sempre io e lui, il deficiente, è sempre lui. Come
può pensare di infilarci entrambi nella stessa stanza senza
conseguenze? >>
Lei li
squadrò da capo a piedi prima di rispondere.
<<
Chi ha operato questo incantesimo di memoria non ha fatto un lavoro
all’altezza delle aspettative. Forse voi non ricordate, ma io
sì. >> disse sibillina dirigendosi verso la
porta e poggiando già una mano sull’uscio.
Entrambi i
ragazzi tentarono di aprire nuovamente bocca, ma lei li
fermò subito.
<<
Vorrei inoltre farvi notare che nessuno dei due ha fatto riferimento ai
vostri futuri consorti che vi attendono a casa. Quando avete saputo che
vi avrei messo nella stessa stanza le vostre preoccupazioni sono andate
solo e solamente a voi stessi. >>
La porta
sbatté sullo stipite qualche istante dopo, lasciando
entrambi immobili e sconvolti a fissarla.
§§§
<<
La vecchia sa qualcosa. Propongo di legarla e di costringerla
a bere Veritaserum. >>
<<
Malfoy! >>
<<
Posso preparalo, lo so. >>
<<
Smettila subito, razza di decerebrato! >>
La Granger
camminava avanti ed indietro nella stanzetta misera che la vecchiaccia
gli aveva affibbiato, era riuscita a rinchiuderli là per due
ore intere, fino allo scattare del coprifuoco.
<<
Quanto manca? >> le chiese ancora una volta, esasperato.
Lei
guardò l’orologio da polso dorato.
<<
Dieci minuti. >> rispose.
<<
Merlino, il tempo non è mai passato così
lentamente! >>
<<
Trovati qualcosa da fare. >>
Per un solo
istante Draco pensò ad una battuta da farle, la battuta
perfetta che ogni uomo fa ad una donna a proposito dei passatempi. Poi
si ricordò che era la Granger e si morse la lingua, quella
suora l’avrebbe scuoiato vivo.
La
guardò attentamente mentre misurava a grandi passi il
perimetro di quella prigione in miniatura.
Aveva un bel
culo.
E un
davanzale niente male.
Peccato per
la lingua lunga ed il caratteraccio.
Ma
che sto pensando?
Draco scosse
la testa confuso, la prigionia lo stava sfinendo pian piano.
<<
Andiamo, muoviti. >> disse la Granger afferrando la borsa
posata sul letto ed aprendo la porta.
Ci
siamo.
<<
Hai una meta ben precisa Granger? >>
Draco era
sinceramente stanco di camminare, soprattutto dopo aver passato due ore
in biblioteca a consultare inutili libri del Reparto Proibito e poi
aver percorso quasi tutti i maledetti anfratti di quella scuola in
cerca di risposte.
<<
No, nessuna. Ma tu continua a … >>
La Granger
non finì mai quella frase, qualcosa si parò
davanti agli occhi di entrambi, qualcosa di veramente familiare.
Era un
giardino d’inverno. Un piccolo quadrato verde punteggiato da
una miriade di fiori, al cui centro troneggiava un pozzo di pietra
grezza. Guardandosi attorno Draco non riuscì a capire di
preciso dove si trovassero, era certo di essere al piano terra; a
dimostrarlo la vista immensa che si spandeva tutt’attorno al
piccolo chiostro. Dalle finestre arcuate che circondavano il verde
angolino la luce della luna faceva capolino timidamente illuminando
d’argento un cespuglio di rose bianche lì accanto.
La Granger
fece un passo avanti, poi un altro e si posizionò proprio
vicino all’antico pozzo.
<<
Li senti? >> chiese.
Draco ci
mise qualche secondo a capire a cosa si riferisse, poi si accorse di un
flebile suono di una risata, così basso da essere appena
udibile. Questione di istanti e comparvero anche i proprietari delle
voci. Draco morì quasi dalla paura quando si rivide con
l’uniforme della scuola, i capelli cortissimi ed un sorriso
stampato in faccia.
<<
Dimmi che li vedi e li senti, per favore! >>
mugugnò la Granger fissando spaventatissima la figura snella
della sé stessa diciottenne.
<<
Sembrano fantasmi… >> sussurrò lui
in risposta.
<<
Lo sono Malfoy, sono ricordi. I nostri ricordi. >>
E poi tutto
fu buio. Una strana sensazione lo colse alla sprovvista e si
ritrovò lanciato verso il fantasma di sé stesso.
Pochi
istanti dopo aveva preso il suo posto, rivivendo di persona il ricordo
rubato.
<<
Non capisco come fai a prendermi ogni volta! >> stava
dicendo Hermione, seduta sul pozzo per riprendere fiato.
<<
E’ un segreto Mezzosangue, se te lo dicessi non sarebbe
più tale! >> le rispose lui affannato,
spostandole una ciocca ribelle dietro l’orecchio.
Lei
rise ancora, un suono cristallino che riusciva ad illuminare le sue
giornate come nemmeno il sole riusciva a fare. Fuori dalle vetrate del
chiostro si scorgevano gli immensi prati di Hogwarts e le risate degli
studenti riempivano l’aria afosa di Giugno.
<<
I MAGO sono così vicini Draco, dovremmo studiare
>> lo ammonì lei seguendo il suo sguardo.
Per
tutta risposta lui si avvicinò, afferrandola per le natiche
e trascinandola verso di sé. La baciò con tutto
il trasporto di cui era capace e con tutto l’amore che lei
gli aveva insegnato. La sentì ammorbidirsi contro di lui,
abbandonarsi al suo corpo ed infilare entrambe le mani sotto i lembi
della sua camicia.
<<
Vuoi ancora studiare? >> le sussurrò pacato
all’orecchio.
Lei
ansimò appena, cercando le sue labbra.
<<
No. Non credo… >> rispose prima di baciarlo
ancora e, se possibile, con maggiore trasporto.
Le
mani di Draco volarono dritte sotto l’orlo della gonna di
Hermione. Personalmente adorava l’estate solo
perché le ragazze smettevano di portare quelle odiose calze.
<<
Draco, siamo al piano terra potrebbe passare qualcuno e
vederci… >> protestò lei, senza
però tentare di fermare le sue mani.
<<
Lascia che guardino Mezzosangue. Lascia che guardino. >>
Draco
sbattè gli occhi, accorgendosi di essere tornato al
presente. Non poteva davvero credere a ciò che aveva visto,
ma soprattutto a ciò che aveva provato.
Ora sapeva
alla perfezione che la pelle della Granger era soffice come seta,
l’aveva avvertita con notevole chiarezza sotto le sue dita e
ne aveva saggiato la consistenza in punti che mai avrebbe pensato prima
di poter raggiungere. La sua bocca sapeva di cioccolato alla menta, e
le sua pelle aveva lo stesso odore familiare del resto di lei: odore di
casa.
Si
girò verso la Granger che fissava immobile il pozzo. Dopo
poco distolse lo sguardo per posarlo su di lui, entrambi erano
silenziosi, come se non esistessero parole adatte.
Lascia che guardino.
Le aveva detto, completamente incurante di qualsiasi conseguenza delle
proprie azioni, come solo un ragazzino può essere. Un
ragazzino innamorato.
<<
E’ chiaro che la chiave di tutto è qui ad
Hogwarts. >>
La Granger
aveva finalmente rotto il silenzio con poche ed inutili parole.
<<
Stavamo facendo sesso Granger, su quel dannato pozzo e
l’unica cosa che tu sai dire è “la
chiave è Hogwarts”? >> Draco era
arrabbiato.
<<
Cosa vuoi che ti dica? Che baciarti è stata
un’esperienza tremenda e che mi ha fatto schifo? Beh, Malfoy
non posso farlo, io non sono una bugiarda! >>
Con
quelle parole la Granger era uscita come un razzo, correndo lungo il
corridoio e lontano da lui.
::::::::::::::::: SPAZIO AUTRICE ::::::::::::::::::::::
Altro giro, altro regalo. Dopo le bellissime e
numerosissime recensioni che mi avete lasciato, come non accontentarvi
con un altro capitolo?
Scopriamo finalmente cos'è che Draco ed Hermione hanno
dimenticato, anche se temo che sino al prossimo capitolo non si capisca
il perché... Sono quindi aperte le scommesse, chi
può essere interessato a porre fine ad un'innocente storia
d'amore adolescenziale? Chi può essere il nostro (o i
nostri) colpevole?
Ricordo a chi se lo fosse perso che alla conclusione manca solamente un
altro capitolo più un epilogo di un paio di pagine.
Alla prossima LyliRose.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Chapter five: The Mudblood and the Pureblood ***
Cursed Love
Chapter five: The
Mudblood and the Pureblood
Tic-tac.
Tic-tac. Tic-tac.
Nessuno
riusciva a camminare ed allo stesso tempo fare un rumore
così assordante, pur non portando scarpe col tacco. Nessuno
tranne la Granger.
Draco fu
costretto a correrle dietro per raggiungerla.
<<
Dove stai andando? >> le chiese affannato.
Non avevano
parlato molto quella notte, e nemmeno il giorno successivo. Dopo aver
scoperto un pezzo di vita che nessuno dei due ricordava ed aver passato
tutta la giornata assieme rinchiusi in quella dannata camera, quelle
furono le prime parole degne di nota che si rivolsero.
<<
Ho fatto un sogno stanotte e sono sicura che l’hai fatto
anche tu. >>
In effetti
era vero, il problema era che non ricordava quasi nulla del sogno,
sapeva solo che era qualcosa di dannatamente importante.
<<
Non ricordi nemmeno tu i particolari, vero? >> gli chiese
lei senza nemmeno fermarsi.
<<
No >> ammise << Però ricordo
chiaramente il posto. >>
<<
Sì, anch’io. >>
Era una
finestra. Una normalissima finestra gotica come tutte le altre che
affollavano il castello di Hogwarts. Eppure nel marmo macchiato della
soglia e nei tasselli colorati del vetro, c’era qualcosa di
familiare.
Erano al
settimo piano, un corridoio qualunque, pieno di quadri sussurranti e di
spifferi maligni, niente in confronto al chiostro della sera prima, ma
in qualche modo era qualcosa di molto più importante.
<<
Alla fine, si ritorna sempre alle origini >>
Draco si
voltò non riconoscendo la voce, né la sua
provenienza.
La Granger,
silenziosa, gli indicò un quadro dall’aria
malandata, appeso in mezzo ad altri mille cornici in cui gli abitanti
sonnacchiosi mugugnavano suoni incomprensibili.
<<
Cosa significa? >> chiese la ragazza.
La piccola
figura indistinta che abitava il quadretto si sporse più
vicina, rivelando un viso anziano, solcato da profonde rughe. La
vecchia indossava un abito da maga color porpora ed era seduta davanti
ad un focolare antico forse quanto lei.
<<
Chi vi ha fatto questo ha commesso un errore enorme signorina Granger:
non ha cancellato le prove circostanziali >> rispose con
voce gracchiante.
<<
Guardate più da vicino quella finestra, vi prego
>> aveva continuato poi, vedendoli persi.
Come spinti
da una forza invisibile entrambi si avvicinarono all’arcata
luminosa.
Questa volta
il ricordo arrivò senza nessuna avvisaglia.
Se
ne stava seduta a fissare la luce della luna entrare dalla finestra e
giocare con i tasselli del mosaico colorato del vetro. Ad ogni lacrima
una piccola goccia argentata cadeva sulla divisa, bagnando lo stemma
del Grifondoro.
Draco
si avvicinò in silenzio.
<<
Mi hai salvato >> sibilò piano, da serpente
codardo che era.
<<
Buonasera, Malfoy >>
<<
Perché l’hai fatto? >> chiese ancora.
<<
Che cosa? >> lei non lo guardava neppure, era
così che doveva apparire al suo cospetto: invisibile.
<<
Quei due tizi mi avrebbero picchiato a sangue, se tu non li avessi
schiantati >> chiarì.
<<
Pensavo saresti venuto qui ad insultarmi e a dirmi di farmi gli affari
miei. Pensavo ti saresti preso una bella rivincita, sai, essere salvati
da una Sanguesporco non dev’essere stato facile.
>> rideva, un sorriso amaro e triste allo stesso tempo.
<<
Sono venuto per sapere perché Granger. >>
<<
Perché non ho combattuto una guerra solo i per i vincitori.
L’ho combattuta anche per i vinti, perché nessuno
dovrà mai più essere discriminato né
per il suo sangue, né per uno stupido tatuaggio
>> era seria, e piangeva ancora.
Draco
la guardò per un lunghissimo istante. Non l’aveva
mai guardata prima.
“Sanguesporco”
diceva suo padre. “Feccia” pensava lui.
Ma
ora era tutto differente.
<<
Grazie Granger >> aveva sussurrato, desideroso di
infilarsi sotto il primo sasso disponibile. Infondo non era degno
nemmeno di stare in presenza di una come lei.
La
ragazza aveva alzato lo sguardo piano verso di lui, asciugandosi le
lacrime con la manica della camicia.
<<
Prego Malfoy >>
<<
Ero sicura che ve lo sareste ricordato. >> disse piano la
vecchietta del quadro.
<<
Quindi questo è tutto? E’ la fine?
>> chiese Draco girandosi verso di lei.
<<
No, mio caro signor Malfoy. Questo è l’inizio.
>>
§§§
Hermione
l’aveva visto ancor prima che lui la scorgesse tra la folla.
Forse perché l’aveva cercato.
Lui
l’aveva afferrata per un gomito, trascinandola fuori dalla
moltitudine di studenti che transitava per il corridoio.
<<
Hai letto “Il Profeta” stamattina? >>
domanda secca, anche troppo.
<<
Sì, mi arriva per posta ogni giorno. >>
Il
giornale faceva capolino dalla tasca della veste nera di Draco. In
primo piano una sua foto, scattata pochi mesi prima assieme a Ron.
“
UN’ALTRA COPPIA SCOPPIATA?”
Il
titolone non la stupì nemmeno per un momento.
<<
Insomma? >> insistette lui, riportandola alla
realtà.
Era
strano, pensò Hermione, come dopo mesi e mesi di incontri
tristi e solitari attraverso il castello, lui la stringesse ancora a
quel modo: come se fosse una cosa.
<<
Insomma niente Malfoy, cosa vuoi che ti dica? >>
<<
Voglio sapere se è vero Granger. >>
Hermione
alzò gli occhi dal giornale scioccata. Come poteva
interessare a Draco Malfoy la sua vita privata?
Certo,
ogni notte si incontravano da mesi, ma la cosa non era mai andata oltre
la compagnia reciproca. Lei si limitava ad ascoltarlo mentre raccontava
gli anni bui a Malfoy Manor, con Voldemort che alitava sopra la sua
spalla e lui la consolava quando piangeva per la morte di Fred e tutti
gli altri. Niente di più.
Mai
una volta le si era avvicinato più del dovuto, mai una notte
in cui l’avesse realmente toccata.
<<
Ti interessa? >> chiese riprendendo a fissare la folla di
studenti assonnati che tentavano di sopravvivere al ritorno dalle
vacanze Natalizie.
La
presa sul suo braccio era diventata ancora più dolorosa.
<<
Maledizione Granger, dimmelo! >>
<<
L’ho lasciato più di una settimana fa. Era finita
da mesi, ma nessuno dei due lo vedeva >> sputò
lei infastidita.
<<
Ti prego non picchiarmi >>
Hermione
non riuscì nemmeno a registrare le parole di Malfoy, non
riuscì a chiedergli una spiegazione, riuscì solo
a sentire le labbra del ragazzo premere sulle sue.
Draco
Malfoy sapeva di vaniglia e limone.
<<
Hai lasciato Weasley? >>
Hermione si
svegliò dal ricordo, il familiare mal di testa che la
tormentava ogni qualvolta ne usciva.
<<
No. Non credevo di averlo mai fatto. Ma ora mi ricordo.
>> rispose sincera.
<<
Ti ricordi cosa? >> chiese lui avvicinandosi. Quello
sgabuzzino era decisamente troppo stretto per entrambi.
<<
Mi ricordo il perché lo lasciai, successe durante le vacanze
di Natale alla Tana. >>
<<
Perché? >>
<<
Perché non lo amavo più. >>
Perché amavo te.
Ma questo
Hermione non riuscì a dirlo. Non prima che Malfoy uscisse di
colpo dalla piccola porta.
<<
Chi può essere stato? >>
Malfoy
sedeva scomposto sul letto della loro stanza, le mani sopra il viso.
<<
Qualcuno che non voleva che io e te … >>
tentò lei, non riuscendo comunque a finire la frase.
Non poteva
farlo, non dopo l’ennesima giornata trascorsa dentro la
scuola, non dopo l’ultima nottata passata nei corridoi, non
dopo l’ultimo ricordo raccolto.
Hermione
aveva ancora sotto la pelle l’odore di Malfoy, di Draco. Poteva
sentire le sua mani scorrere sulla sua pelle nuda, le sue labbra
esplorare ogni centimetro del suo corpo. Come un vecchio conoscente
entra in casa tua e sa esattamente dove posare le cose, Malfoy
conosceva il suo corpo e sapeva esattamente dove voleva essere baciata.
Ed era
divino. Nudo era letteralmente divino.
Almeno a diciassette anni.
Pensò ricordando a sé stessa che nel presente non
avrebbe mai avuto l’occasione di confermare la sua
affermazione.
<<
Ti viene in mente qualcuno? >> gli chiese, indolente al
suo silenzio.
Da qualche
giorno il suo comportamento nei confronti del ragazzo era cambiato, ora
lo vedeva anche con gli occhi dell’Hermione diciassettenne.
Con gli occhi dell’amore.
Era come
essere intrappolati in una stanza piena di specchi. Sai di essere
lì, quindi ti rendi conto che il riflesso che vedi deve per
forza essere tuo, ma i tuoi occhi non accettano di vedere qualcosa di
differente da ciò a cui sono abituati.
<<
Due nomi sopra tutti >> rispose lui.
Hermione ci
aveva già pensato qualche tempo prima. Chi poteva voler
ostacolare un amore innocente e puramente adolescenziale, nato dalla
forza del dolore e della comprensione reciproca?
Chi poteva
avere interesse che le cose andassero diversamente?
Ronald e
Astoria.
§§§
<<
Quindi parti? >> gli aveva chiesto lei delusa.
Draco
l’aveva osservata alla luce del tramonto di giugno, una rosa
appena sbocciata. Era fantastica.
<<
Sì, vado in Francia, da degli zii >>
<<
In Francia a studiare legge? >> Hermione sembrava confusa.
<<
Non ci crederai ma ho voglia di cambiare aria >>
Lei
aveva annuito, rivolgendo lo sguardo all’enorme prato che si
estendeva attorno ad Hogwarts. Erano sotto un enorme albero nodoso e
come loro, una miriade di studenti appena usciti dai MAGO e dai GUFO,
si riposava sotto al sole godendosi l’ultimo giorno di scuola.
<<
Ogni volta che non vuoi sentire quello che sto dicendo guardi da
un’altra parte >> le disse.
<<
Non voglio che tu parta, voglio che tu stia con me
>> quasi piangeva.
Draco
sospirò piano.
<<
Tu dimmi che sei pronta a parlare a Potter ed al resto del mondo di noi
ed io resterò. >> un ultimatum era
l’ultima cosa che avrebbe voluto proporle, ma era stato
costretto.
Naturalmente
lei non rispose, continuando a guardare lontano, verso
l’orizzonte.
<<
Tre anni >> disse lui << Fra tre anni i
miei studi saranno conclusi ed avrò trovato un lavoro
decente, fra tre anni saremo degli adulti e potremo disporre della
nostra vita come vorremo >>
Lei
lo guardò stupita.
<<
E cosa dovremo fare fra tre anni? >> chiese.
Draco
sorrise calmo.
<<
Ci incontreremo qui, e se saremmo ancora disposti, staremo assieme.
>>
Ora
sorrideva anche lei.
<<
Sembra uno stupidissimo romanzo rosa per zitelle >> disse
Hermione.
<<
Ci stai o no? >> la incalzò lui.
<<
Che giorno è oggi? >>
<<
Il trenta giugno >>
<<
Ok, ci sto >>
La Granger
sospirò al suo fianco. Lui la guardò di sottecchi
mentre si sistemava il mantello leggero sulle spalle coprendosi dalle
fresche notti di Hogwarts.
<<
Questa credo sia la fine >> disse lei.
<<
Sì, chiaramente chiunque ci abbia fatto
l’incantesimo lo ha fatto subito dopo questo momento,
perché io ricordo di aver iniziato la scuola di legge e di
aver rivisto Astoria, che si lamentava di non potermi incontrare spesso
come avrebbe desiderato >>
Il solo
pensare ad Astoria lo sconvolse, come poteva paragonarla alla flessuosa
figura che aveva al suo fianco?
Amava
Hermione Granger, nonostante fossero passati anni da quei ricordi, lui
l’amava comunque.
<<
Se non altro abbiamo capito il perché della data
>> disse lei.
<<
Trenta giugno. Ed io che credevo di averla scelta perché mi
piaceva… >> sospirò lui in risposta.
<<
Ogni anno, il trenta giugno uscivo di casa ed andavo in giardino, senza
nemmeno saperne il perché >>
continuò la Granger, Hermione.
Non poteva
stare con lei, questo era chiaro. All’epoca era un ragazzino,
incurante di tutto e tutti, ma ora lo sapeva, ora ne era
convinto…
E
poi c’era sempre quella fastidiosa parte di lui che si
aggrappava ai ricordi fasulli…
<<
E’ tempo di tornare a casa >> disse Draco per
spezzare la tensione.
La vide
annuire poco convinta, continuando comunque a fissarlo con discrezione.
<<
Il piano andrà avanti come stabilito? >>
chiese lei.
Lui
annuì un secondo prima di andarsene e lasciarla
là, proprio come avrebbe dovuto fare anni prima.
<<
… e così abbiamo scoperto che ci sono stati
rubati dei ricordi. Ricordi comuni, ricordi nei quali entrambi
ammettevamo le nostre colpe e tentavamo di andare avanti, dopo la
guerra. >>
Draco
abbassò gli occhi sul suo piatto, doveva ammettere che la
Granger era dannatamente brava a mentire, o per lo meno ad omettere.
Non aveva fatto menzione della loro storia d’amore, nemmeno
una traccia di rossore sul suo viso l’aveva tradita.
Ognuno dei
commensali la fissava stranito, lo stupore assoluto attraversava i loro
volti. Potter, consorte, Weasley ed Astoria sembravano un gruppo di
mollicci dopo un “Riddikkulus” di troppo.
<<
Magia nera? >> chiese Weasley incredulo.
Hermione
annuì.
<<
Operata male, naturalmente >> corresse Draco.
<<
Credi possa essere stato … uno dei… nostri?
>> chiese Astoria aggrappandosi al suo braccio con aria
preoccupata.
<<
No >> rispose lui, sapendo benissimo a chi si riferisse
<< Nessun Mangiamorte è coinvolto, chi
l’ha fatto non aveva idea di cosa stesse combinando
>>
<<
E quindi >> ridacchiò la neo signora Potter
<< Avete avuto un flirt durante il vostro settimo anno e
qualcuno l’ha saputo? >>
Din-din.
Eccolo, il campanello che cercavano.
Draco guardo
Hermione che, come al rallentatore, si girava verso l’amica.
Conoscendola come solo lui poteva, capì che si stava
trattenendo dal piangere.
<<
Nessuno ha mai detto che abbiamo avuto un flirt Ginevra.
>> disse grave.
<<
E’ chiaro che ne eravamo al corrente solo noi.
>> disse Draco alzandosi << Noi e chi ha
fatto l’incanto >>
Fu questione
di un secondo, il viso della Weasley cambiò espressione, da
divertito a spaventato. Portandosi le mani alla bocca fece per alzarsi,
ma Hermione fu più veloce; la ragazza si ritrovò
pietrificata in un attimo.
Nessuno al
tavolo si mosse di un solo millimetro.
<<
Non è possibile … >>
bisbigliò Potter.
<<
Harry … non so cosa dire… >>
sussurrò Hermione tra i singhiozzi.
Potter si
passò una mano sulla faccia, un gesto disperato.
<<
Dovrò arrestare mia sorella >> Weasley
tornò alla vita con un mugugno, niente di più.
<<
Draco, hai o non hai avuto una storia con la Gr… con
Hermione? >> chiese Astoria dopo qualche istante.
Lui la
guardò intensamente, sforzandosi di provare per lei, la
donna che avrebbe sposato fra una settimana appena, la stessa cosa che
provava per Hermione.
<<
No Astoria, questo era solo ciò di cui era convinta Ginny
>> lo salvò quest’ultima
<< E da qui tutta la stupida farsa
dell’incanto. Infondo credo solo fosse preoccupata per Ronald
>>
Draco
fissò il volto pietrificato della Weasley, lei sapeva
perfettamente cosa era successo tra loro due. Qualcosa che avrebbe
potuto cambiare le sorti del Mondo Magico ed allo stesso tempo
distruggere il bel quadretto che si era costruita per il futuro.
<<
Lo sapevi già? >> chiese Potter
d’improvviso.
Hermione
abbassò la testa asciugando le lacrime.
<<
Lo sospettavo, la mia ragione lo sussurrava da tempo, infondo lei era
l’unica ad Hogwarts in quel periodo. Devi sapere che Astoria
dopo la guerra è stata spedita a Beauxbatons dai genitori,
dove poi ha incontrato Draco, durante i suoi anni alla scuola di legge.
Era il mio cuore che non mi permetteva di crederci Harry, solo il mio
maledetto cuore. >>
Le parole
della ragazza rimbombarono nella stanza silenziosa, come un eco di un
pensiero lontano.
§§§
Un gruppo di
Auror aveva appena portato via Ginevra, la quale aveva confessato ogni
cosa, accusando Draco di voler rovinare ogni buona azione ottenuta con
la guerra e la vittoria. Hermione era sulla soglia assieme a Ron, la
porta aperta per far uscire Draco ed Astoria.
<<
In bocca al lupo per le nozze allora >>
cinguettò quest’ultima.
<<
Crepi, anche a voi. >> rispose Ron pacato.
Il silenzio
invase l’ingresso, mentre Hermione incontrava gli occhi
glaciali di Malfoy.
Cosa aveva
sperato?
Che lui la
salvasse col suo cavallo bianco e corressero assieme verso il tramonto?
Che lui
abbandonasse Astoria lì sulla soglia per lanciarsi a
baciarla?
Hermione,
questo non è un romanzetto rosa. Cercò di
ricordare a sé stessa.
<<
Bene, allora dovremmo fare una cena una sera di queste, così
ci racconteremo tutti i dettagli delle cerimonie >>
proferì senza colore.
<<
Certo … sicuro … certo >>
borbottò Draco.
<<
Arrivederci >>
<<
Arrivederci >>
La porta si
chiuse senza nemmeno fare rumore, il cuore di Hermione smise di battere
nello stesso momento, per poi riprendere un istante dopo.
:::::::::::::::::::::::: SPAZIO AUTRICE
:::::::::::::::::::::::::::::::::
Ecco, adesso potete cominciare a tirare i pomodori! Prego! *
L'autrice si mette in posa come bersaglio, braccia aperte ed occhi
chiusi*
Ricordo che questo è l'ultimo capitolo e che dalla fine vi
separa solo un epilogo di due paginette.
Non ho risposto alle vostre recensioni, mea culpa, ma ho avuto da fare,
preparerò qualcosa di interessante da scrivere per farmi
perdonare, stavo pensando ad un "Making of", dove ad ogni recensione
agli ultimi due capitoli lasciati io vi descrivo un po' come
è nata e si è sviluppata la storia. Chi
è d'accordo metta il dito qui sotto!
L'epilogo arriverà mercoledì.
Grazie a tutti.
LyliRose
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Epilogue: Hermione and Draco ***
Cursed
Love
Epilogue: Hermione and Draco
Strap.
Un’altro pezzo di vestito andato.
Un vestito costato parecchio, troppo. Un vestito orribile che la faceva
sembrare una meringa. Un vestito che avrebbe dovuto rimanere intatto,
usato solo per percorrere la navata e non per correre a perdifiato in
aperta campagna.
Hermione si fermò ancora una volta a raccogliere le gonne
con le mani, fissando gli orli si accorse delle enormi macchie di terra
che avevano rovinato il vestito ed ostacolato la sua corsa.
Una corsa disperata verso un sogno, una corsa verso una favola che non
sarebbe mai esistita.
Scusati con Ron, non
posso proprio farlo. Aveva detto ad un incredulo Harry
già vestito a festa e pronto per condurla da suo padre e poi
dal suo futuro sposo.
Ma lei non ce l’aveva fatta. Era il trenta giugno e lei non
poteva sposarsi.
La figura di Hogwarts comparve maestosa dinnanzi a lei.
Ci siamo quasi.
Hermione si fermò ancora slacciandosi le delicate scarpette
col tacco che le stavano tagliuzzando i piedi ed osservando il sangue
scorrere a piccoli rivoli su di essi.
Possibile che non sentisse dolore?
Merlino, era esattamente come una romanzo rosa, solo che stavolta non
ci sarebbe stato nessun lieto fine, perché nessuno
l’avrebbe aspettata all’orizzonte.
Aveva appena raggiunto l’ombra del grande albero nodoso
quando il suo cuore parve scoppiare.
Tentò di riprendere fiato e di riorganizzare le idee.
Aveva appena abbandonato una chiesa piena di invitati ed un fidanzato
speranzoso per correre incontro ad un uomo che non sarebbe mai venuto a
prenderla. E questo solo per una promessa, una stupida promessa fatta
da due ragazzini ancora più stupidi.
Eppure, per una volta, aveva deciso di seguire il cuore.
In quell’esatto istante Draco Malfoy si stava sposando, ma a
lei infondo non sarebbe importato. Certo avrebbe sofferto, avrebbe
pianto di lì a pochi minuti accorgendosi che lui non
c’era, ma poi se ne sarebbe fatta una ragione. Intanto aveva
evitato un errore madornale; sposare l’uomo sbagliato.
Si ritrovò a ridere con le lacrime agli occhi realizzando di
aver buttato all’aria un’infinità di
progetti futuri per nulla, ed allo stesso tempo sentendosi libera come
mai prima di allora.
<< Ah, eccoti. Sei in ritardo sai? >>
La voce di Draco la colpì allo stomaco. Lui comparve poco
dopo, vestito di grigio e avorio.
<< Sei in ritardo … di tre anni
direi! >> continuò fissando
l’orologio da polso.
Per un secondo fu sull'orlo dello svenimento.
<< Tu sei qui >> disse più a
sé stessa che a lui.
<< Sì, da almeno cinque minuti
>> rispose calmo, ora fissandola negli occhi.
<< Ma tu devi sposarti! >>
<< Senti chi parla! Ma ti sei vista? Sei un disastro!
>>
E fu solo allora che Hermione rise davvero, senza nessuna traccia di
lacrime.
Le braccia di Draco l’accolsero stringendo piano i suoi
fianchi, la sua bocca la trovò prima di qualsiasi altra cosa.
Sapeva ancora di vaniglia e limone, sapeva ancora di casa.
<< Pensavo non saresti venuto! >> disse
poco dopo aggrappandosi alla sua spalla.
Draco la guardò sorridendo.
<< E sposare quell’arrivista? Scherzi? Io sono
un Malfoy, noi manteniamo sempre le promesse.>>
<< Ed il mondo? Pensi sia pronto per noi?
>> gli chiese ancora, incredula.
<< Faremo come abbiamo sempre fatto, ricordi?
>>
<< Lasceremo che guardino. >>
<< Esatto. >>
Il sole calò piano dietro Hogwarts, l’odore
dell’estate prematura invase i prati e destò
Hermione dai suoi pensieri. Draco al suo fianco, seduto in terra,
giocava coi suoi capelli, sciogliendoli dall’elaborata
acconciatura.
<< Vedo che avete trovato ciò che stavate
cercando >> la voce di Minerva Mc Granitt li sorprese
facendoli sobbalzare.
<< Lei sapeva! >> accusò Draco,
un dito puntato verso la Preside.
<< Diciamo solo che Hogwarts ha i suoi segreti, ma che
non tutti rimangono tali. >>
<< La vecchietta del quadro, credo che lei abbia
informato la Preside >> osservò Hermione.
<< Perspicace come sempre, signorina Granger
>>
Draco si alzò in piedi, scrollandosi di dosso
l’erba.
<< Una sola cosa non ho capito >> disse
<< Perché era tanto interessata a farci
tornare assieme? >>
La Mc Granitt scrollò le spalle.
<< Riconosco il vero amore quando lo vedo, ed odio che
esso venga sprecato. >>
Ci fu un momento di silenzio, poi la Preside riprese.
<< Cosa farete dunque, avete deciso? >>
<< Sì, domani andremo alla Gazzetta del
Profeta a raccontare la nostra storia, tutti quelli coinvolti dovranno
sapere la verità >> rispose Hermione.
<< Sarà una notizia da prima pagina
>> constatò la Preside.
<< Meglio, così la leggeranno tutti
>> finì per lei Draco.
<< Vi sposerete? >> incalzò la
loro interlocutrice.
<< Non ora di certo, ma in un futuro speriamo.
>>
<< Bene, allora io spererò con voi in quel
futuro. Infondo se non avessimo creduto alle favole almeno un poco,
Harry Potter non avrebbe mai ucciso Voldemort, giusto? >>
Giusto, le favole a
volte diventano realtà. Pensò
Hermione guardando la luce aranciata del tramonto giocare coi capelli
biondi di Draco.
::::::::::::::::::::::::: SPAZIO AUTRICE :::::::::::::::::::::
Ci siamo! Questa è la fine, o se volete l'inizio, poco
importa, no? L'importante infondo è l'Happy Ending!
Cursed Love, pur avendo solo 5 capitoli ha raggiunto numeri ottimi
direi:
41 recensioni
12 preferiti
7 ricordati
79 seguite
Grazie a tutti queste persone, grazie per aver letto e per aver
commentato, grazie per il supporto ricevuto dalle ragazze del GRUPPO
di Facebook per il sotegno morale. Vi ricordo che, se vi
è piaciuta questa storia, cliccando sul mio nome troverete
parecchie altre Long-fic e One-shot, sempre Draco/Hermione.
A presto!
LyliRose
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=813288
|