Cursed Love

di LyliRose
(/viewuser.php?uid=80552)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one: The Bride and the Groom ***
Capitolo 2: *** Chapter two : The Lawyer and the Secretary ***
Capitolo 3: *** Chapter three : The Heroine and the Deatheater ***
Capitolo 4: *** Chapter four: The Griffindor and the Slytherin ***
Capitolo 5: *** Chapter five: The Mudblood and the Pureblood ***
Capitolo 6: *** Epilogue: Hermione and Draco ***



Capitolo 1
*** Chapter one: The Bride and the Groom ***


Premessa: La storia si svolge sei anni dopo la Grande Battaglia. Tutto, fin qui, è avvenuto secondo ciò che  J. K Rowling ci ha premesso di sapere a proposito dei personaggi e dei loro sviluppi al di fuori della scuola. Ma attenzione, non lasciatevi ingannare: questa è una Draco/Hermione e come tale il tono della storia cambierà lungo la strada. Gli avvertimenti OOC e WHAT IF?  non sono lì per caso.

Buona lettura




Cursed love


Chapter one: The Bride and the Groom

<< Allora? Come sto? >>
Hermione uscì dal camerino afferrando maldestramente quell’ammasso insulso di raso, tulle e pizzi. Pensava di sembrare una meringa glassata; gli invitati l’avrebbero scambiata senz’altro per la torta, bastava che stesse in silenzio e si mettesse di fianco alle bomboniere.
<< Fai schifo tesoro. Sembri una meringa. >>
Deliziosa, piccola ed impertinente Ginny, avrebbe dovuto sposare lei invece del fratello.
<< Ma signorina Weasley, non dica così la prego! La signorina Granger sta da favola! Sembra una principessa in attesa del suo principe! >>
Gli occhi della commessa del negozio di spose si fecero grandi e luccicanti, come se inconsciamente stesse sognando ad occhi aperti il suo, di principe.
<< Senta signorina Lumer, non ci sarebbe un abito un po’ più semplice di questo? >> chiese Hermione paziente.
L’interpellata parve pensarci un po’ su, la delusione era palese nei tratti del suo viso.
<< Vedrò ti trovare qualcosa di suo gradimento >> sibilò fredda prima di allontanarsi dalle due ragazze.
Hermione si guardò di nuovo attraverso il riflesso dell’enorme specchio; una nuvola bianca dai capelli castani. Avrebbe dovuto essere felice giusto? Insomma stava per sposarsi e, a giudicare dall’esorbitante serie a puntate sulle spose che sua madre l’aveva costretta a guardare, il momento della prova del vestito era uno dei più commoventi per una neo sposa.
<< Tesoro, non fare il broncio, vedrai che troveremo ciò che ci serve. >> disse la suddetta genitrice col suo solito fare da “mia figlia si sposa, non vedete come sono felice?”.
Esatto, Hermione si era portata dietro Ginny solo ed esclusivamente per temperare le zuccherose esclamazioni di sua madre e della commessa del negozio che, guarda caso, era una delle sue amiche del Bridge.
In quel momento la vide correre nella loro direzione con un’altra serie di vestiti impacchettati.
<< Credo di aver scovato qualcosa! >> disse, il sorriso forzato sulle labbra, mentre le porgeva un tubino bianco che di strano aveva solo il minuscolo spacco sulla coscia.
Oggettivamente faceva schifo, ma era mille volte meglio di sembrare una meringa giusto?
<< Mh, carino. >> mugugnò Hermione.
<< Sì, non male. >> si unì Ginny.
<< Non se ne parla proprio! Patricia, falle riprovare quello di prima per favore! >> ed ecco che la genitrice rovinava ogni sogno di passare inosservata.
Due ore e diversi tentativi dopo la meringa era rimasta tra le preferite di sua madre, ed Hermione dovette assistere alla controversa discussione sull’enorme rosa che troneggiava sul decolté: tenerla o eliminarla? Dilemma amletico, fosse stato per lei avrebbe tagliuzzato tutto il maledetto vestito con un bell’incantesimo "taglia e cuci" e se ne sarebbe fatta uno tutto nuovo. Hermione si prese un appunto mentale, avrebbe potuto farlo dieci minuti prima della cerimonia, a quel punto nessuno glielo avrebbe impedito no?
Ginny le si avvicinò piano all’orecchio mentre le altre due stavano ancora discutendo animatamente.
<< Dirò a tutti gli invitati che è di un Magistilista famoso: nessuno avrà il coraggio di controbattere nulla. >>
Cara, vecchia, affidabile Ginny, se solo non fosse stata una donna…
<< Come farei senza di te? >> le chiese.
<< Semplice, ti saresti già buttata giù da un dirupo! >> ridacchiò quella.
Hermione diede una veloce occhiata all’orologio, chissà cosa stava facendo Ronald.

§§§

<< Miseriaccia Harry, mi sento come quella volta che ho indossato per sbaglio la divisa da Quiddich di Ginny! >> disse Ron guardandosi allo specchio e maledicendo i sarti magici.
Il suo migliore amico lo squadrò con l’aria di chi si sta divertendo un mondo.
<< Non c’è niente da ridere! Sto soffocando! >> sottolineò lui.
<< Ti devi sposare, non devi parare nessuna Pluffa, quindi direi che va benissimo così com’è. Il trucco è trattenere il respiro per un po’. >> rispose Harry pratico.
<< Per dieci ore? Miseriaccia Harry, fortunatamente ci si sposa una volta sola! >>
Lo vide ridere a crepapelle.
<< Forza su, pensa a come sarà bella Hermione quel giorno. >>
Al solo pensiero a Ron vennero gli occhi lucidi, stava per sposare la sua ‘Mione, cosa sarebbe stato un vestito stretto a paragone? Nulla.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per quella donna, ed in effetti ci era arrivato pericolosamente vicino.
<< Oh per Merlino Ron, smettila di emozionarti ogni volta che si parla di lei, è la sposa che piange, non l’opposto! >> era intervenuto George, ridendo anche lui.
<< Non sto piangendo! Sono emozionato, razza di insensibile! >>
George raccolse le mani al petto all’altezza del cuore, fingendo una ferita mortale.
<< Che dolore! Essere insultato dall’uomo che per conquistare la sua donna l’ha sfinita al punto di farsi saltare addosso nel bel mezzo di una battaglia! >> annunciò il fratello mimando un malore.
Il riferimento alla guerra però, non era passato inosservato, nessuno rise in modo sguaiato, nemmeno George.
<< Il punto non è come, conta solo che io ci sia riuscito! >> annunciò Ron cercando di smorzare la tensione.
<< Sì, sì, come ti pare! >> lo liquidò l’altro.
<< Ronald, Harry, credo di aver trovato! >> la voce squillante di mamma Weasley li fece voltare di scatto. La donna teneva in mano una cravatta gigantesca, di un colore che sfumava dal rosso intenso al rosa pallido.
<< Non vorrai farmi mettere quella, vero mamma? >> impallidì Ron.
<< E’ perfetta tesoro! E costa solo dieci galeoni! Un vero affare! >> trillò lei.
In quel momento avrebbe voluto sprofondare nel Lago Nero. I suoi genitori si erano offerti di pagare almeno il suo abito da sposo, visto che lui ed Hermione erano fermi nel dire che avrebbero sostenuto tutte le altre spese. Il problema dello shopping alla Weasley era però proprio quello: sua madre non si esimeva mai dal tirar fuori i cimeli più osceni del negozio, pur di spendere poco.
<< Ehm, signora Weasley, eravamo d’accordo con Ron che avrei acquistato io la cravatta, come regalo per l’addio al celibato! >> disse Harry all’improvviso.
Ron si voltò vittorioso verso la madre, grazie al suo migliore amico, era salvo da quello scempio di cravatta.
<< Oh beh, se è così … Credo che l’acquisterò comunque, sai, per tuo padre, una cravatta in più non fa mai male no? >>
In quel momento Ron ebbe un moto di compassione per il capostipite Weasley, non era potuto venire perché era stato trattenuto da Kingsley in ufficio, e non sapeva quanto gli sarebbe costato quell’imprevisto.
<< Prego signor Malfoy, si accomodi. >> la voce del sarto li fece voltare tutti in direzione dell’ingresso, dove un distinto Draco Malfoy avanzava regale verso la pedana di fianco a Ron.
Appena entrato si girò verso i presenti perdendo d’improvviso ogni velleità.
<< Weasley, Potter. >> salutò piano.
<< Ciao Malfoy. >> disse Harry tranquillo.
Ron dal canto suo fece finta che nessuno fosse entrato nella stanza, continuando imperterrito  a provare le cravatte poggiate di fronte a lui.
<< Il signor Weasley si sposa il suo stesso giorno signor Malfoy! Non è una bellissima coincidenza? >> cinguettò il commesso.
Malfoy parve scrutarlo con più interesse e Ron s’irrigidì.
<< Congratulazioni allora. >> disse piatto.
<< Grazie, altrettanto. >> borbottò Ron in risposta.
La conversazione finì lì, perché nello stesso istante il sarto decise  di spostare gli Weasley in un’altra stanza, dove avrebbero potuto scegliere con più calma. Secondo Ron era solo una mossa strategica; Malfoy aveva denaro in abbondanza da spendere e sicuramente il proprietario non voleva offendere la sua famiglia ostentando abiti che loro si sarebbero potuti permettere solo fra mille anni.
<< Sai mamma? A proposito della cravatta, credo d’averci ripensato … >>

§§§

Il tintinnio del campanello all’ingresso annunciò l’arrivo di Blaise Zabini che, carico di pacchi, si avvicinò allo specchio per ammirare il lavoro del sarto.
<< Mh, cognato, credo tu sia fantasticamente bello! >>
Draco alzò gli occhi al cielo, da quando aveva sposato Daphne Greengrass, sorella della sua futura moglie, Blaise aveva preso a chiamarlo cognato solo per farlo arrabbiare.
<< Questo abito costa duemila galeoni, lo credo bene che io sia bello, mi stupirei del contrario! >> annunciò all’amico.
Blaise poggiò i pacchi su di un divanetto  e si diresse piano vicino alla specchiera.
<< Ho saputo che la tua dolce metà ha speso una cifra spropositata per il suo abito, credo che la piccola Astoria ti ridurrà sul lastrico molto presto. >> asserì tentando di sistemargli la manica della giacca.
<< Astoria mi ama Blaise, il nostro non è certo un matrimonio combinato come lo è stato il tuo. Certo, lei è una Purosangue, ma questo non cambia nulla. >> rispose Draco pacato.
Blaise fece una faccia computa, a metà tra il preoccupato e il severo.
<< Vuoi dirmi che se fosse stata una Sanguesporco sarebbe stata la stessa cosa per te? >> chiese.
Draco sbuffò, quante volte avrebbe dovuto ripetergli che la guerra era finita tempo prima? Quante altre discussioni avrebbero avuto sulla dominanza del sangue puro?
<< Non ho mai creduto nelle favole di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, lo sai Blaise. E negli ultimi tempi non credo ci abbiano fatto molto affidamento nemmeno io i miei genitori. Sai che abbiamo assunto una Nata Babbana per gestire i nostri affari? >> spiegò.
L’espressione dell’amico lasciò intravedere tutta la sua disperazione.
<< Nata Babbana? E da quando usi i termini politicamente corretti? >>
<< Da quando Harry Potter mi ha tolto da Azkaban. >>
La risposta secca di Draco decretò la fine della discussione. Non aveva nessuna intenzione di riproporre all’amico la solita pantomima dell’uguaglianza, ma di certo se l’era cercata.
Le cose erano decisamente cambiate per lui e la sua famiglia dopo la guerra, sua madre si era palesemente schierata dalla parte di Potter&Friends dichiarandolo falsamente morto e questo, dopo la sconfitta del lato oscuro, gli aveva garantito un lasciapassare per la libertà. Draco aveva ben presto scoperto di adorare la libertà, molto più di tutte quelle stupidaggini sul sangue puro e la superiorità, si era così lasciato alle spalle la sua vecchia vita ed ogni connessione con quest’ultima.
<< Signor Malfoy, lasci che le dica che questo vestito le cade a pennello, credo sia perfetto. >> lo strisciante tono del sarto lo fece ridestare dai suoi pensieri. Quando era entrato?
<< Grazie. Credo che mi stia molto bene. >> si limitò a dire.
Il gran giorno si avvicinava e lui avrebbe dovuto sentirsi eccitatissimo, in fondo ci si sposa una volta sola no?  Invece l’unica cosa che sentiva era una sorta di rassegnazione, come se sposare Astoria fosse l’unica alternativa possibile; la strada più comoda e meno tortuosa. Amava Astoria, l’aveva adorata dal primo istante in cui le aveva messo gli occhi addosso, allora perché questa sensazione?
Draco non era di certo tipo da azzardate alzate di testa, l’avrebbe sposata, lei gli avrebbe dato degli eredi e la sua vita sarebbe scorsa senza scossoni di nessuna sorta; infondo questo era ciò che lo differenziava da quelle teste calde dei Grifondoro, giusto?

§§§

<< Pronto? >>
<< Mione! Mi manchi!>>
Non chiamarmi così, mi innervosisce. Un giorno gliel’avrebbe detto, ne era sicura, doveva solo trovare il coraggio.
<< Ciao Ronald, anche tu mi manchi. >> rispose invece.
<< Come è andata la prova vestito? >>
Hermione certe volte si rammaricava di aver insegnato al fidanzato l’uso dei cellulari, e quello era uno di quei momenti. Era stata una giornata orribile e lei avrebbe solo voluto infilarsi il pigiama ed affogare in un chilo di gelato al cioccolato, o meglio, di Nutella. Invece le toccava anche mentire.
<< Benissimo, credo di aver trovato il vestito perfetto! >> disse simulando finta positività.
<< Anch’io! E vuoi sapere com’è? >>
<< No Ronald, i Babbani ritengono che porti sfortuna, lo sai. >> rispose.
<< Oh… beh, allora … ehm, ti passo Harry, vuole sapere come stai. >>
Rumore di sottofondo, qualche secondo di silenzio.
<< Hermione! >>
La voce di Harry la fece sentire subito meglio.
<< Ciao Harry. >> disse.
<< Ginny ha fatto la brava oggi? >>
Se non ci fosse stata sarei morta.
<< Certo, è speciale come sempre. >> rispose.
<< Approfondiremo il concetto di speciale a quattr’occhi. Comunque non indovinerai chi abbiamo incontrato oggi al negozio di sartoria. >>
Hermione in tutta sincerità se ne fregava.
<< Chi? >>
<< Draco Malfoy. Pare che anche lui si sposi il 30 Giugno, esattamente come voi! Non è una cosa strana? >>
Chi se ne frega.
<< Sinceramente credo sia una cosa positiva, almeno i riflettori saranno puntati su di lui e non su di noi. >> disse schietta.
<< Sai, ora che ci penso, hai ragione tu. Ma non mi chiedi come è diventato Malfoy? >>
Hermione sospirò.
<< Non è che io sia particolarmente interessata a Malfoy, Harry. >> rispose sinceramente.
<< Brutta giornata eh? >>
Dolce, caro, vecchio Harry.
<< Già. >>
<< Ciao Hermione, Buonanotte. >>
<< ‘Notte. >>



Passi veloci.
Un corridoio buio e freddo, ma stranamente familiare.
Una risata soffocata.
Qualcuno la stava seguendo, ma era qualcuno di conosciuto, di fidato. E lei voleva essere presa.
<< Forza, non sai fare di meglio? >> si ritrovò a dire.
Sentiva il battito regolare del suo cuore fare il paio con quello dei passi alle sue spalle. All’improvviso un odore familiare la fece sobbalzare. Lui era esattamente di fronte a lei, eppure era sicura di averlo lasciato indietro.
<< Un giorno Serpe sarai costretto ad insegnarmi tutti i passaggi segreti che conosci. >> gli disse prima di abbracciarlo.
Sapone di Marsiglia. Un profumo che da tempo aveva imparato ad associare a lui.
<< Certo, tutto ciò che vuoi. >> le aveva sussurrato Draco Malfoy prima di baciarla sulle labbra.

Hermione si svegliò di soprassalto, tutta sudata. Impiegò solo pochi secondi a capire che era stato solo un incubo, un dannato incubo. Scosse la testa immaginando che la conversazione su Malfoy avuta poche ore prima con Harry doveva averla influenzata in qualche modo. Ci avrebbe pensato l’indomani, ora aveva troppo sonno.

§§§

<< Certo, tutto ciò che vuoi. >> aveva sussurrato ad Hermione Granger prima di baciarla sulle labbra.

Draco spalancò gli occhi all’improvviso, senza però muovere un muscolo. Voltò la testa verso destra, Astoria dormiva pacifica al suo fianco, aveva il sonno leggero e dovette stare attento a non svegliarla. Si ricordò subito del sogno e si chiese che razza di giochetti gli stesse facendo la sua mente. Aveva appena sognato la Granger, con ancora indosso la divisa di Hogwarts, e lui la stava baciando. In quel momento Draco decise di essere troppo stanco per pensare, la notte avrebbe di certo portato consiglio.




::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: SPAZIO AUTRICE::::::::::::::::::::::::::::::

Ecco il primo capitolo di una mini-Long che in totale ne conterà cinque o sei. Niente di impegnativo insomma. La stesura è abbastanza veloce, ho appena finito il terzo capitolo, quindi prevedo una pubblicazione altrettanto veloce. L'ispirazione mi è arrivata grazie ad un sogno, e credo fosse il segno di quanto bisogno abbia di scrivere, quindi ho pensato: perché non pubblicarla?
Lasciate un commentino o voi che passate! E se vi piace ciò che leggete aggiungetevi a QUESTO gruppo di Facebook.

Grazie a tutti.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter two : The Lawyer and the Secretary ***


2 html
Cursed Love
Chapter two : The Lawyer and the Secretary


Hermione correva a perdifiato attraverso i corridoi del Ministero della Magia, era carica di pratiche pesantissime, che erano attese urgentemente nell’ufficio del suo capo, che fra l’altro era anche il suo futuro suocero. Proveniva dall’Ufficio centrale degli Auror, dove una minuscola segretaria spaurita smistava le pratiche verso i differenti reparti di quell’edifico. Hermione aveva sempre provato pena per la donna; piccola com’era un giorno o l’altro sarebbe morta sepolta tra le pile di documenti che ogni giorno riceveva.
Girando l’angolo però dovette riportare ogni pensiero alla sua di incolumità, si accorse solo all’ultimo momento dell’uomo e lo scontro fu inevitabile.
Pile e pile di documenti caddero in terra, mischiandosi e creando un caos totale.
<< Mi spiace! >> tentò di giustificarsi lei.
<< Ma che diamine! Guarda dove vai! Che hai al posto degli occhi? >> il malcapitato non sembrava volerla scusare.
Alzando gli occhi verso di lui Hermione  seppe che si sarebbe sentita male.
<< Malfoy? >>
<< Granger? >>
Una ragione ci doveva essere se quella giornata era iniziata di merda, giusto? Era perché avrebbe dovuto peggiorare.
<< Stavo per chiederti se lo fai apposta o sei goffa, ma direi che, sapendo che sei tu, la goffaggine è il minimo >> sputò la serpe.
Di tutte le persone, milioni e milioni di persone, maghi e Babbani, che popolavano Londra ogni dannato giorno, Draco Malfoy era l’unico per cui Hermione provasse un odio smisurato. E naturalmente, la cosa era ampiamente ricambiata.
<< Mi piacerebbe restare qui a farmi insultare per le mie origini,Malfoy ma purtroppo sto lavorando, sai, quella cosa che fanno le persone normali per vivere. Quindi fuori dai piedi >> disse acida.
Lui si limitò a fissarla dall’alto, senza accennare a chinarsi per raccogliere il disastro di pratiche sparse per il corridoio.
<< Ma non mi dire! E che lavoro faresti, Miss Sono-Molto-Impegnata? >> le chiese.
Lei si raddrizzò appena, poggiando entrambe le mani sui fianchi.
<< Sono il vice-capo dell’ufficio per l’abuso dei manufatti Babbani >> profuse, con una calma quasi irreale.
Sarebbe diventato rosso per l’invidia! Ne era sicura! Forse il colore giusto era il verde… comunque non importava il colore!
La serpe invece proruppe in una risata fragorosa.
<< In pratica sei una segretaria! >> annunciò fiero.
Nessuna traccia di verde sulla sua faccia, beh, se non si contavano gli occhi; quelli erano… ma di che colore erano?
<< Non sono una segretaria brutto pezzo di deficiente! E non accetto critiche da chi vive a spese di paparino >> rispose chinandosi ancora una volta a raccogliere i fogli a terra.
Stavolta anche lui si chinò, aiutandola a raccogliere e dividere le pratiche.
<< Sono un avvocato Granger, lavoro al Wizengamot; ogni santissimo giorno >> sibilò al suo orecchio.
La consapevolezza di essere stata sgarbata quasi quanto lo era stato lui la colse di sprovvista; aveva peccato di vanità ed era stata prevenuta esattamente come lo erano ogni giorno i maghi e le streghe che la incontravano.
<< Scusami … io … >>balbettò incerta.
<< Non ti scusare Granger, io con te non lo farei mai >> si sentì rispondere prima ancora di finire la frase.
E con quella sparata da stronzo di prima categoria, Draco Malfoy si allontanò, quasi correndo, da lei; in mano aveva il fascio di pratiche che aveva appena diviso dalle sue.
Hermione però non fece nemmeno in tempo ad arrabbiarsi, fu colta da un improvviso capogiro, talmente forte che, sebbene fosse inginocchiata, si dovette sedere immediatamente.
Merlino! Cosa mi sta succedendo? Si chiese spaesata.
Nell’arco di due secondi netti il capogiro scomparve del tutto, al suo posto però una nausea improvvisa e destabilizzante si fece prepotentemente avanti.
Merda.

§§§


Draco Malfoy alzò la testa dal gabinetto, constatando che, almeno il capogiro, era sparito. Una cosa positiva.
La nausea l’aveva preso all’improvviso, appena qualche istante dopo aver lasciato la Mezzosangue in ginocchio nel corridoio. Per un breve, flebile secondo aveva pensato che i suoi genitori, con tutte le teorie sul sangue sporco, avessero avuto ragione. Poi un conato di vomito mille volte più forte del primo l’aveva costretto a concentrarsi su cose molto più reali delle stupide superstizioni, come, per esempio, la tazza del water.
Chino sul lavabo incrostato Draco cercò di sciacquarsi la faccia alla bell’e meglio. Controllò l’orologio: in dieci minuti, la situazione non era migliorata affatto. L’unica soluzione possibile era tentare di Smaterializzarsi al San Mungo e vedere un Medimago esperto. C’erano camini al Ministero direttamente collegati con l’ospedale dei maghi, ma Draco non si sentiva affatto bene, e temeva di non riuscire a prendere uno di quei maledetti ascensori che ti sballottavano di qua e di là. Altro che vomito, quella era una tortura.

Il Medimago, dott. Wager, l’aveva visitato con immenso scrupolo, constatando che: non era incinto, non soffriva di Mal di Passaporta e non era influenzato. Draco credeva che la prima ipotesi sarebbe stata da scartare in primis, ma il paziente infermiere che lo aveva aiutato a rivestirsi gli aveva spiegato che, complici una serie di pozioni illegali, le gravidanze maschili erano una quotidianità al San Mungo. Pareva che qualche buontempone avesse mischiato della Mandragola a medicinali Babbani, ottenendo uno strano intruglio che simulava la gravidanza, ma che naturalmente non la creava.
Il dottore rientrò in quell’istante, in viso un’espressione preoccupata. Era seguito da una piccola infermiera bionda, che gli stava mostrando una cartella rosa.
<< Siamo sicuri, dottore? >> chiedeva l’infermiera.
<< Sì, certo. Le analisi non sbagliano >> rispose lui.
Draco non fece nemmeno in tempo a chiedere quale fosse il problema, e non poté nemmeno spaventarsi, perché un altro conato di vomito lo colse all’improvviso, e dovette chinare la testa nel secchio che la piccola infermiera gli aveva dato al suo arrivo.

§§§

Hermione aspettava immobile il responso della dottoressa Rage, Ginecologa del San Mungo, vice primario del reparto di Ginecologia Magica. Anche lei era una donna vice, ma era convinta che nessuno avesse mai avuto il coraggio di chiamarla segretaria.
Era talmente arrabbiata con Malfoy, che, una volta Smaterializzata al San Mungo, non si era nemmeno fermata a pensare che tutti quei sintomi potessero essere ricollegati ad una gravidanza, per fortuna che la piccola infermiera col camice rosa l’aveva aiutata subito.
A quanto pareva però le analisi sull’ormone della gravidanza avevano dato risultato negativo, per la gioia della povera Hermione che, a ventiquattro anni, non era certo pronta a sfornare una tribù Weasley.
La ragazza era stata quindi prontamente trasferita in un altro reparto, stranamente quello di Malattie da incantesimi, ed era stata stipata in una stanza con due letti bianchissimi ad attendere un responso.
Quella stanza era troppo bianca, decisamente troppo sterile, ed esageratamente impersonale. Il bianco asettico le aveva da sempre messo l’ansia, Hermione fissava estraniata il letto al suo fianco, quando un altro conato di vomito la colse all’improvviso e fu costretta a raggiungere il secchio affidatole dall’infermiera. Non riusciva a capire perché non le avessero da subito fermato i conati con una pozione, di certo avrebbero alleviato quel senso di capogiro e i continui crampi allo stomaco.
<< Non potete assolutamente farmi saltellare da una stanza all’altra senza nessun motivo plausibile! Non sono un Avvicino, io sono Draco Malfoy! >>
Ad Hermione non servì affatto ascoltare la frase fino alla fine, aveva riconosciuto l’odiatissima voce fin dalle prime due parole. Fu così che, china su di un secchio di rame pieno di vomito, accolse l’ingresso della sua nemesi con un grugnito degno di Hagrid.
Malfoy parve un po’ spaesato.
<< E questa storia cos’è? >> chiese, prima che il suo viso diventasse di uno strano verdognolo.
La piccola infermiera gli accostò un contenitore alla bocca con fare sfinito.
<< State buoni qui, i Medimagi devono fare degli accertamenti, verranno a darvi notizie sulla vostra salute appena possibile >> borbottò.
<< Mi scusi? >> chiese Hermione tentando di sovrastare il suono raccapricciante dei conati di Malfoy << Perché siamo stati messi assieme? >>
Il suo intento era quello di non far arrabbiare ulteriormente la piccola strega, almeno avrebbe avuto un alleato tra quelle bianchissime mura.
<< Perché ancora non sappiamo se siate contagiosi o meno. Quello che abbiamo capito di certo è che siete stati colpiti dallo stesso incanto >> rispose quella malamente prima di sbattere la porta e darle un bel giro di chiave, tanto per essere sicura.


<< Non posso credere di essere costretta a stare qui con te >> sbottò Hermione.
Erano passati almeno dieci minuti dall’uscita dell’infermiera, e lei stava attraversando la stanza avanti ed indietro da allora. Tra un conato ed un altro naturalmente.
<< E’ reciproco, Granger >>
In quell’istante il ragazzo dovette chinarsi sul secchio che, per fortuna, provvedeva da solo a far Evanescere il suo contenuto.
Hermione lo fissò pensosa per poi mettersi a ridere.
Lui alzò la testa e la guardò in cagnesco; quello sguardo avrebbe potuto incenerire.
<< Oh, scusa Malfoy … io … >> balbettò tra una risata e l’altra.
Solamente quella mattina aveva desiderato di vedere Draco Malfoy diventare verde d’invidia. Beh, anche se l’invidia non era il fattore scatenante dell’attuale colorito esangue del suo viso, Hermione si sentì contenta lo stesso.
Il ragazzo scosse la testa, pulendosi la bocca con un fazzoletto e dirigendosi prontamente nel piccolo bagnetto per lavarsi.
<< Ho sempre pensato che fossi pazza scatenata, ma ora so che la verità è che hai qualche serio problema genetico >>
Hermione non poteva crederci, aveva osato ancora riferirsi al sangue, al suo sangue che considerava sporco.
<< Oh, andiamo, Granger non prenderla sul personale, sai benissimo che non credo più a tutta la storia del sangue puro! Tu mi indisponi. Punto e basta. Quindi riesci a far venire fuori il peggio di me. >>
Hermione inclinò la testa sorpresa.
<< Io non ho detto niente >> sottolineò.
<< Merlino sia lodato! Un intero minuto senza sentire la tua voce! >> ironizzò lui.
<< No Malfoy, intendevo dire che io non ho detto di essermi offesa per la questione del sangue. L’ho solamente pensato. Come diamine hai fatto ad indovinarlo? >> chiese.
L’interpellato si fermò un secondo, era appena uscito dal bagno, un asciugamano blu in mano, apriva e chiudeva la bocca senza che da essa uscisse nessun suono.
<< Io … non ne ho idea >> ammise poi, dopo qualche attimo.
In quell’istante la porta si aprì rivelando due Medimagi mai visti prima.

§§§

Il Medimago più alto, quello che emanava una sorta di aura di rispetto, si era presentato come Dott. Wilkins, primario del reparto di Malattie da Incantesimo. Era un uomo di costituzione robusta, a dimostrarlo le due spalle da giocatore di Quiddich che incombevano su chiunque si avvicinasse troppo. Aveva i capelli castani costellati da fili bianchi come la neve, e riusciva a sovrastare Draco pur non raggiungendo la sua altezza di un metro e novanta.
Alle sue spalle, nella sua figura mingherlina, il magrissimo dott. Evans attendeva paziente.
<< Avremmo bisogno di sapere se, recentemente, siete venuti a stretto contatto fisico l’uno con l’altro >> chiese Wilkins secco.
Draco si chiese se stesse seriamente chiedendo a lui se si era scopato o meno la Granger, dico ma lo sapeva il medicastro con chi stava parlando?
<< Sì. >>
Suo malgrado Draco sentì quelle parole uscire dalla bocca della ragazza al suo fianco.
<< Stamattina siamo andati a sbattere l’uno contro l’altro nei corridoi del Ministero >> continuò quella.
Draco si rilassò immediatamente. Ecco cosa intendeva il Medimago con “stretto contatto”, pensò, vedendo quest’ultimo annuire con convinzione.
<< Signori, possiamo ragionevolmente pensare che entrambi, in un periodo più o meno recente, siate stati sottoposti ad un incanto di memoria. Ma non un Oblivion qualsiasi, qualcosa di molto più potente, ma, allo stesso tempo, molto più volubile >>
<< Magia Oscura >> asserì Draco.
<< Esatto. E supponiamo che, chi l’ha operata, sia un mago inesperto, qualcuno non avvezzo alla materia >> continuò il dottore.
<<  Come fate a dirlo? >> chiese la Granger.
<< Semplice, questo particolare incantesimo ha l’effetto di cancellare la memoria definitivamente. Senza possibilità, per chi ne è vittima, di recuperare i ricordi che sono stati rubati >> spiegò lo studioso << I vostri effetti collaterali sono la prova del mancato funzionamento dello stesso. Crediamo dunque che, nel vostro particolare caso, la rimozione sia reversibile >>
<< Ed è positivo, giusto? >> chiese Draco.
<< Sì, l’unico problema è che non è in nostro potere fare nulla per favorire il processo di guarigione. >>
<< Quindi niente medicinali? >> mugugnò la Granger da sopra il secchio che l’aveva prontamente accolta.
<< Solo qualcosa per fermare i conati >> sussurrò il Medimago più piccolo << Per quanto riguarda i ricordi, quelli dovrete riprenderveli da soli, noi rischieremmo di peggiorare le cose. >>
<< E come? >> chiese Draco.
Entrambi i medici alzarono le spalle rassegnati.
<< Il consiglio è innanzitutto quello di scoprire qual è il periodo che è stato cancellato e con che cosa è stato sostituito. >>
<< Distinguere i ricordi falsi da quelli veri, insomma >> la Mezzosangue ora era tornata operativa.
<< Sì. Gli oggetti quotidiani possono aiutare, cominciate con quelli che vi suscitano ricordi recenti e poi andate a ritroso >> il piccoletto aveva decisamente un’aria molto più tranquilla.
<< Un infermiere vi somministrerà qualcosa per il vomito, crediamo che lo scontro avuto stamattina abbia già scatenato una reazione nel vostro fisico. Vi resta solamente di scoprire il resto. >> disse il primario.
Entrambi i dottori si allontanarono, lasciando i due ragazzi pieni zeppi di cose a cui pensare.
<< A proposito >> disse ancora il piccoletto << Avete capito, vero, che di qualsiasi cosa si tratti vi riguarda entrambi, giusto? >>
Entrambi  annuirono.
<< Questo signori miei significa che vi hanno cancellato gli stessi ricordi, e sono pronto a scommettere che erano collegati ad entrambi >>
Draco fissò la Mezzosangue, lei lo guardava stupita, di rimando.
<< E’ un viaggio che dovete fare assieme, a volte anche il contatto fisico può contare parecchio. >>
La porta si chiuse di fronte a loro. Nessuno dei due era più in grado di parlare.


::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: SPAZIO AUTRICE:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::.


Eccoci con un altro capitoletto. Il ritardo nella pubblicazione è dovuto ad un betaggio minuzioso da parte di Venenum, che ringrazio infinitamente per la collaborazione e per il tempo perduto dietro i miei errori di punteggiatura.
A livello di scrittura io sono già all'ultimo capitolo (il quinto) e quindi manca solo l'epilogo. Cercherò quindi di mantenere la pubblicazione veloce così posso tornare a dedicarmi  agli altri progetti futuri che ho in serbo per voi!

Alla prossima.
LyliRose

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter three : The Heroine and the Deatheater ***


Cursed Love
Chapter three : The Heroine and the Deatheater


Sembrava uno di quei film in cui le scene vanno in slow motion.
Hermione vide Malfoy girarsi piano verso di lei, in viso la solita espressione schifata che le aveva da sempre rivolto.
<< Sei contenta ora? Ora che mi hai cacciato in un guaio enorme come la Gringott, sei soddisfatta? >> l’accusò.
Lei si limitò ad alzare le spalle, fissando ancora la porticina bianca da cui i due Medimaghi erano appena usciti.
<< Nessuno ha detto che è un guaio enorme >> constatò.
<< Granger, sei pazza? Riflettici un attimo per piacere! Io e te: due persone che non si possono nemmeno sopportare l’un l’altra, sono coinvolte in qualcosa. Cosa può averci travolti a tal punto da stare assieme nello stesso momento e nella stessa situazione? >>
Lei ci pensò super qualche istante, in effetti il furetto non aveva tutti i torti.
<< Bene, ammetto che potrebbe essere un guaio enorme. Però non è detto che sia stata io a causarlo. Ci terrei a ricordare che l’uso di pratiche di Magia Oscura è rinomato dalle tue parti, non certo dalle mie! >> sottolineò.
Lui si sedette sul lettino alla sua destra, le mani coprirono immediatamente il viso. La ragazza fissò esterrefatta il contrasto tra la pelle rosea delle dita ed il chiarissimo colore dei capelli del ragazzo, notando che in realtà era cambiato parecchio da come lo ricordava.
<< E’ facile dare la colpa al figlio di Mangiamorte, vero? >> sussurrò lui.
Anche negli anni successivi a quel momento Hermione non seppe mai descrivere appieno la strana sensazione che la colse in quel preciso istante. Si sorprese di pensare alla fragilità di Malfoy, ed una sensazione sgradevole alla bocca dello stomaco la stava avvertendo che non era la prima volta che lo faceva. Si ricordava di averci già pensato, si ricordava di lui, nella stessa identica posizione, seduto con il volto coperto dalle mani, eppure appena tentava di afferrare quel ricordo per analizzarlo meglio esso fuggiva veloce alle sue capacità.
<< Che hai da fissarmi? >> le chiese lui, ridestandosi.
Hermione scosse la testa, incapace di spiegare.
<< Non so quanto possa aiutarti, ma credo di avere appena avuto un dejà-vù >> ripose.
Malfoy rise piano, un suono gutturale e profondo, che lei non aveva mai sentito.
<< Questa mattina, nei corridoi del Ministero, ti sono venuto addosso perché ho sentito il tuo profumo. Ero dannatamente convinto di averlo già sentito da qualche altra parte, mi ricordava un giardino d’inverno, un posto comodo e sicuro dove tornare quando si ha bisogno di aiuto >> disse poi, il tono amaro e rancoroso.
Solo allora Hermione si sedette nel lettino di fronte a quello di lui, sospirando.
<< L’altra sera ti ho sognato, cioè, ho sognato me e te, assieme >> disse sincera.
Lui alzò di nuovo lo sguardo, incontrando i suoi occhi Hermione ci vide un’angoscia infinita.
<< Anche io, Granger, anche io >> sussurrò.

§§§

<< Dobbiamo andare ad Hogwarts >> la Granger si massaggiava il braccio destro fissandolo con fare imperioso.
Draco scosse la testa.
<< No, la cosa più sensata è partire dai ricordi più recenti, per poi andare a ritroso >> disse.
<< Ma il sogno … >>
<< Diavolo, Granger! Era solo un fottutissimo sogno! >> sbottò irato << Può anche non portarci da nessuna parte! >>
Lei lo guardò arrabbiata, ora aveva incrociato le braccia e se ne stava seduta sul lettino come se le avessero infilato una scopa da corsa in posti dove nessuno dovrebbe infilare nulla.
<< Va bene, facciamo come dici tu; prima o poi, lungo la strada, dovremmo anche imparare a collaborare >> concluse armeggiando con il suo mantello primaverile.
Draco notò che l’iniezione che l’infermiere aveva fatto ad entrambi sul braccio, quella contenente la pozione contro i conati, aveva provocato a lei molto più dolore del dovuto: la ragazza non riusciva a buttarsi l’indumento sulle spalle. Senza dire nulla le si avvicinò aiutandola come poteva.
<< Giusto Granger, mi piace il tuo spirito >> le disse.
<< Cominceremo dalle persone a noi più vicine, ho saputo che anche tu ti sposerai a breve >> riprese dopo essersi allontanato da lei << quindi direi che i nostri rispettivi consorti sono gli indiziati numero uno. >>
Lei lo guardò stupita.
<< Come puoi pensare una cosa del genere di una persona che stai per sposare? >> chiese oltraggiata.
<< E’ solo un punto d’inizio. Astoria è bellissima, non avrebbe bisogno di ricorrere a questi giochetti per avermi; lei potrebbe avere chiunque >> rispose con un’alzata di spalle.
La Granger era già sulla porta, incazzata nera, si girò solo per un momento.
<< Ci sentiamo via gufo, ti farò sapere cosa ho scoperto >> disse chiara, prima di sbattere la porta.

§§§

<< Insomma, non era nulla alla fine, giusto? >> chiese Ron versandole del vino in un bicchiere.
Hermione scosse la testa decisa. Aveva deciso di non raccontare nulla al suo fidanzato, secondo Malfoy tutti dovevano essere considerati potenzialmente colpevoli, quindi, malgrado lei non ci credesse affatto si era limitata a considerare tutti i suoi amici come tali.
<< Merlino! >> ridacchiò Ginny alla sua destra << Quando stamattina mi è arrivato il tuo gufo che diceva che eri al San Mungo, ero convinta che fosse perché eri incinta! E adesso mi dici che era solo un’intossicazione alimentare? >>
<< Ginny, per favore >> borbottò Harry, facendo ridere anche tutti gli altri commensali.
Erano tutti riuniti dai Potter; Ginny ed Harry si erano sposati l’anno prima, lasciando di stucco Molly, che si era aspettata come minimo due anni di preavviso.
George diede una pacca sulla spalla del fratello.
<< Fratellino, dati da fare dai! Così avremmo due quasi gemelli! >> urlò indicando Angelina che, al suo fianco, sospirava passandosi le mani sull’enorme pancione.
Hermione rabbrividì solo all’idea.
<< E voi due laggiù, che ci dite? >> chiese rivolta a Luna e Neville, seduti all’altro estremo della tavola.
Neville non poté esimersi dall’arrossire.
<< Noi, ehm, avremmo deciso di essere i prossimi, a sposarci >> bisbigliò.
Ginny parve accogliere la notizia come un fulmine a ciel sereno.
<< Me è fantastico! Un matrimonio all’anno allora! >> disse alzandosi per abbracciare i due.
<< In realtà io avrei preferito farlo tra due anni, sapete, la luna sarà meglio allineata per allora >> spiegò Luna pacata << Ma Neville e sua nonna proprio non riescono ad aspettare, e credo che anche mio padre non stia più nel mantello, quindi, perché no? >>
In quel momento Harry si alzò con il bicchiere in mano.
<< Propongo un brindisi allora: agli eroi del Mondo Magico, perché la guerra possa essere finita per sempre >>
Mentre con un coro di “Salute” tutti brindavano allegri, Hermione si stupì a pensare che per lei non era ancora finita, lei doveva ancora trovare un pezzo della sua vita che le era stato portato via da chissà chi. E si ritrovò a sospirare, doveva farlo prima del matrimonio, prima di un mese, non sapeva perché ma era convinta di avere un data di scadenza ben precisa.


<< E’ stato difficile per noi, quell’anno di separazione, credevo che non sarebbe mai più tornata da me! >> stava dicendo Ron al suo fianco.
L’argomento di conversazione si era inevitabilmente spostato sul passato e sui ricordi, e ad Hermione andava benissimo così.
<< Mi ero quasi dimenticata dell’ultimo anno ad Hogwarts >> disse sincera << Credo di averlo vissuto in maniera superficiale >>
<< Ma certo mia cara! >> esclamò Ginny << Ti mancava la tua anima gemella! >>
Definire Ron la sua anima gemella non era esattamente l’hobby preferito di Hermione che, mentre gli altri ridevano a crepapelle e il diretto interessato arrossiva, si ritrovò a pensare al periodo in cui si erano lasciati.
Il settimo anno era costellato di memorie confuse e solitarie. Si ricordava alla perfezione di essere stata l’unica del trio a voler a tutti i costi finire gli studi, mentre entrambi i suoi amici avevano scelto di essere inseriti nel corpo degli Auror. Si ricordava delle urla di Ron, dei loro litigi, della decisione di non lasciar perdere la loro storia che, appena agli inizi, non avrebbe risentito più di tanto della distanza. Si ricordava le urla di Ginny quando avevano scoperto di essere in camera assieme, solo loro due. Si ricordava il profumo dei libri, il silenzio della biblioteca, le spiegazioni sommesse della Mc Granitt. Ma null’altro oltre quello. Come se non avesse avuto nessun altra avventura oltre allo studio, come se non avesse parlato con nessun altro, oltre che con i professori.
Fece per alzarsi, presa dai suoi pensieri e la sedia dietro di lei cadde con un tonfo.
Tutti ora la guardavano.
<< Scu-scusatemi, credo di non sentirmi affatto bene >> borbottò prima di imboccare l’uscita.

§§§

<< Dell’altro vino elfico cognato? >> chiese Blaise.
La cena a Malfoy Manor era stata proprio un’ottima idea, Draco dovette ammettere che non c’era occasione migliore per indagare sul passato che un’improvvisa rimpatriata.
<< Sì, grazie amico >> rispose pacato.
Daphne si pulì delicatamente la bocca rosea con un immacolato tovagliolo; chiacchierava piano con la sorella minore che era entrata perfettamente nella parte della padrona di casa.
<< Draco purtroppo non avrà tempo per una luna di miele, ma mi ha promesso che alla fine dell’estate andremo due settimane in Francia, nella villa di famiglia >> stava spiegando a Millicent Bullstrode e Pansy Parkinson.
Entrambe parevano ascoltarla trasognate, in realtà Draco era pronto a scommettere che fingessero spudoratamente e che, come ciascuno seduto a quella tavola, non vedessero l’ora di ubriacarsi in privato e di togliere le scarpe posando i piedi sul tavolo.
<< Credo tu sia l’uomo più fortunato del mondo, dopo Blaise s’intende >> disse Theodore Nott ridacchiando << Chi se lo sarebbe immaginato che avresti acchiappato la piccola Greengrass? >>
<< Già. >> rispose Draco annoiato.
<< E dire che se non ti avesse fatto tutte quelle avances ora Pansy sarebbe al suo posto a gracchiare di castelli in Francia >> continuò l’altro.
<< Stiamo parlando di Pansy tua moglie? >> chiese Blaise << Beh, almeno con te può vantarsi dei vigneti della tua famiglia! >>
<< Sì, in effetti da ubriaca è quasi sopportabile > rispose Nott, in un sussurro.
Draco fece una smorfia, non sopportava di pensare che un giorno si sarebbe ridotto come loro, a pensare che Astoria fosse una palla al piede.
<< Ehi >> intervenne Goyle << Non siate irrispettosi amici miei. Ricordatevi che c’è ancora uno scapolo tra noi! Uno con tutta la libertà possibile di fronte a lui >>
Tutti e tre risero sotto i baffi.
<< Oh, ma non ditelo a lui! >> proseguì Blaise << Pensa di sposarsi per amore. Pensa che Astoria, quella volta a Beauxbatons l’abbia avvicinato perché era innamorata! >>
Ancora risate.
<< Sì, innamorata del suo titolo! >> ridacchiò Theo.
No, non era possibile, non poteva essere veritiero quello che stava insinuando quel branco di buzzurri in camicie di sartoria. La ricordava ancora quella notte. I MAGO erano appena terminati e lei e gli altri studenti stavano festeggiando.
Ricordava tutto. I fantastici occhi verdi di Astoria che brillavano alla luce delle candele della Sala Grande, i suoi capelli e la sensazione che gli avevano dato sotto le dita; seta dorata, della più preziosa.
<<  E dire che durante il nostro settimo anno non è che si fosse visto spesso nei corridoi, sembrava fosse preso da … altro. La scuola di Legge in Francia deve avergli fatto proprio bene! >> disse Goyle pensoso.
Già, l’ultimo anno ad Hogwarts. Pensò Draco.
Aveva sempre avuto ricordi vaghi e solitari di quell’anno maledetto, quando i vincitori incombevano sui vinti e l’unica ancora di salvezza era la solitudine.
Ricordava però lo studio disperato in cui si era immerso, per paura di non riuscire a prendere i MAGO. L’odore di umidità dei sotterranei, il puzzo delle pozioni, il mal di schiena che si era fatto venire. Poi …
Poi…
Poi..
Nient’altro. Nessuna festa, nessuna risata, come se avesse passato l’intero anno a parlare coi professori e a studiare. Si sforzò, spremette le meningi in cerca di qualcos’altro, ma tutto ciò che ottenne furono ricordi confusi e poco ordinati.
Trattenne il respiro, sicuro di essere arrivato al bandolo della matassa.
In quel momento un elfo domestico si avvicinò a lui, scusandosi e proferendo un immenso inchino.
<< C’è una missiva per il padrone >> disse allungandogli la lettera.
Draco si alzò in piedi.
<< Vogliate scusarmi >> si congedò dal tavolo per dirigersi in biblioteca.



La chiave è ad Hogwarts. Cosa ricordi di preciso del tuo ultimo anno? Io nulla. Tra due settimane partiamo per la scuola, ho già contattato la Mc Granitt. Vedi di esserci, altrimenti … beh, temo di sapere alla perfezione dove abiti.

H. G.



::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: SPAZIO AUTRICE ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

COME PRIMA COSA VORREI RICORDARE CHE QUESTO CAPITOLO ED I SUOI PREDECESSORI SONO STATI LETTI DA NAUSIKAA87 E VENENUM ED ENTRAMBE MI HANNO DATO CONSIGLI UTILISSIMI SULLO SVOLGIMENTO DELLA STORIA E SULLA GRAMMATICA. NON PRENDETEVELA SE ALCUNI DI QUESTI NON SONO STATI SEGUITI, MA PURTROPPO SONO TESTARDA COME UN MULO CERTE VOLTE!

Squillino le trombe e rullino i tamburi! Annuncio che ho finito domenica sera la stesura completa di Cursed Love che comprenderà 5 capitoli ed un piccolo epilogo e che verrà pubblicata in tempi brevi, anzi brevissimi! Pensavo più o meno ad un capitolo ogni quattro giorni, per darvi modo di recensire e di leggere, tutto qui.
Dal prossimo capitolo la storia assumerà finalmente i tratti di una Dramione, quindi state buoni buoni e aspettate!
Alla prossima, LyliRose

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter four: The Griffindor and the Slytherin ***


Cursed Love
Chapter four: The Griffindor and the Slytherin

Hogwarts si stagliava massiccia contro il cielo scuro della sera scozzese, sembrava un sogno, o un incubo: tutto dipende dai punti di vista.
Un leggero filo d’aria fredda scompigliò i capelli di Hermione, costringendola a stringere gli alamari del mantello leggero. Aveva dimenticato quanto potesse fare freddo lassù.
Ferma sotto la lanterna dei “Tre Manici di Scopa”, Hermione respirava a pieni polmoni l’aria pura della campagna, osservando il paesaggio che imbruniva.
Il tramonto ad Hogwarts era da sempre uno spettacolo divino, soprattutto nel periodo primaverile, quando i prati si erano già scrollati di dosso neve e nebbia e ad illuminarli restava solo la luce aranciata del sole che la rugiada perenne rifletteva creando un gioco di luci mozzafiato.
Draco Malfoy era in ritardo. Dieci minuti di ritardo che, sommati alle due settimane che erano servite a convincere la Mc Granitt a farli entrare in sordina a scuola, portavano il giorno del matrimonio dannatamente troppo vicino.
Il rumore di una Smaterializzazione la fece sobbalzare.
<< Siamo nervosetti. >> commentò Malfoy alle sue spalle.
Lei fece una smorfia arrabbiata.
<< Ero sovrappensiero. >> rispose.
Lo sentì avvicinarsi fino a che le loro braccia si accarezzarono, la spalla di Hermione sfiorava il bicipite di lui. Si ritrovò a pensare a quanto potesse essere cresciuto dall’ultima volta che lo aveva visto. Naturalmente era possibile che lei non se la ricordasse nemmeno l’ultima volta che si erano visti.
Malfoy al suo fianco sospirò.
<< Hogwarts al tramonto è sempre stata splendida. >> le disse.
Hermione si girò a guardarlo, seriamente stupita del fatto che uno come lui, l’integerrimo Purosangue dal cuore di pietra, potesse pensare ( ma soprattutto esternare ) una cosa simile.
Lui intercettò il suo sguardo e sorrise, o meglio piegò leggermente la bocca di lato, un sorriso sarebbe stato decisamente troppo.
<< Granger, la guerra è finita, rilassati. >> disse incamminandosi e lasciandola là, avvolta nel mantello a chiedersi se avesse mai veramente conosciuto Draco Malfoy.


Minerva Mc Granitt camminava impettita di fronte a loro con l’aria di chi sta disperatamente cercando di mantenere il controllo.
<< Starete qui al primo piano e mi farete la cortesia di girare per il castello solo ed esclusivamente durante i pasti e di notte. >> stava dicendo.
<< E non toglierà punti alla nostra Casa se sforeremo il coprifuoco? >> chiese il deficiente, con aria di sfida.
La Mc Granitt si fermò per un istante, Hermione poté vedere chiaramente le sue labbra assottigliarsi ancora più del dovuto e lo sguardo scorrere febbrile tra lei e Malfoy.
<< Non saprei, ma lei non mi appare nella posizione di fare del sarcasmo Signor Malfoy. Vi sto aiutando a rimanere discreti ed i vostri segreti sono ora nelle mie mani. Si fida di una vecchia Grifondoro? >> insinuò la Preside.
Malfoy chiuse immediatamente la bocca e le fece segno di proseguire, continuando comunque a ridere sotto i baffi. Non gli bastavano nemmeno i commenti acidi dell’insegnante per smettere di fare il deficiente.
La Mc Granitt li condusse davanti ad una piccola porta dietro la quale una stanza spartana e poco arredata fungeva da camera da letto ed una porticina laterale conduceva ad un modesto bagnetto. Scorrendo lo sguardo lungo le pareti Hermione intravide un’altra porta nodosa che si rivelò essere un piccolo studio, con tanto di scrivania e libreria. Vuote naturalmente.
<< Era un vecchio studio di un professore, temeva gli spazi troppo aperti così fummo costretti a ricavargli questo piccolo vano nello stesso piano delle aule di lezione. >> spiegò la Preside pacata << Spero sia di vostro gradimento. >>
<< E l’altra stanza dov’è? >> chiese Malfoy mentre, con visibile disprezzo, sollevava le coltri polverose del letto.
Hermione pensò che gli avrebbe lasciato volentieri l’altra stanza, qualunque essa fosse stata.
<< Non c’è un’altra stanza. Starete entrambi qui. >>
Ci vollero due secondi perché il cervello di entrambi registrasse quelle parole.
<< COSA? NON SE NE PARLA! >> sbottarono.
La Preside li fissò contrita.
<< Siete qui assieme, per lo stesso motivo, mi avete detto che volete discrezione e che nessuno sa nulla. Io sto solo facendo quello che mi avete chiesto. >> rispose.
Hermione non poteva crederci, sembrava che scavare più a fondo nel suo passato non facesse altro che scoprire merda su merda. Non era una che imprecava, ma la situazione era delle più disperate.
<< Senta professoressa >> tentò << Io sono sempre io e lui, il deficiente, è sempre lui. Come può pensare di infilarci entrambi nella stessa stanza senza conseguenze? >>
Lei li squadrò da capo a piedi prima di rispondere.
<< Chi ha operato questo incantesimo di memoria non ha fatto un lavoro all’altezza delle aspettative. Forse voi non ricordate, ma io sì. >> disse sibillina dirigendosi verso la porta e poggiando già una mano sull’uscio.
Entrambi i ragazzi tentarono di aprire nuovamente bocca, ma lei li fermò subito.
<< Vorrei inoltre farvi notare che nessuno dei due ha fatto riferimento ai vostri futuri consorti che vi attendono a casa. Quando avete saputo che vi avrei messo nella stessa stanza le vostre preoccupazioni sono andate solo e solamente a voi stessi. >>
La porta sbatté sullo stipite qualche istante dopo, lasciando entrambi immobili e sconvolti a fissarla.

§§§

<< La vecchia sa qualcosa. Propongo di legarla e di costringerla  a bere Veritaserum. >>
<< Malfoy! >>
<< Posso preparalo, lo so. >>
<< Smettila subito, razza di decerebrato! >>
La Granger camminava avanti ed indietro nella stanzetta misera che la vecchiaccia gli aveva affibbiato, era riuscita a rinchiuderli là per due ore intere, fino allo scattare del coprifuoco.
<< Quanto manca? >> le chiese ancora una volta, esasperato.
Lei guardò l’orologio da polso dorato.
<< Dieci minuti. >> rispose.
<< Merlino, il tempo non è mai passato così lentamente! >>
<< Trovati qualcosa da fare. >>
Per un solo istante Draco pensò ad una battuta da farle, la battuta perfetta che ogni uomo fa ad una donna a proposito dei passatempi. Poi si ricordò che era la Granger e si morse la lingua, quella suora l’avrebbe scuoiato vivo.
La guardò attentamente mentre misurava a grandi passi il perimetro di quella prigione in miniatura.
Aveva un bel culo.
E un davanzale niente male.
Peccato per la lingua lunga ed il caratteraccio.
Ma che sto pensando?
Draco scosse la testa confuso, la prigionia lo stava sfinendo pian piano.
<< Andiamo, muoviti. >> disse la Granger afferrando la borsa posata sul letto ed aprendo la porta.
Ci siamo.


<< Hai una meta ben precisa Granger? >>
Draco era sinceramente stanco di camminare, soprattutto dopo aver passato due ore in biblioteca a consultare inutili libri del Reparto Proibito e poi aver percorso quasi tutti i maledetti anfratti di quella scuola in cerca di risposte.
<< No, nessuna. Ma tu continua a … >>
La Granger non finì mai quella frase, qualcosa si parò davanti agli occhi di entrambi, qualcosa di veramente familiare.
Era un giardino d’inverno. Un piccolo quadrato verde punteggiato da una miriade di fiori, al cui centro troneggiava un pozzo di pietra grezza. Guardandosi attorno Draco non riuscì a capire di preciso dove si trovassero, era certo di essere al piano terra; a dimostrarlo la vista immensa che si spandeva tutt’attorno al piccolo chiostro. Dalle finestre arcuate che circondavano il verde angolino la luce della luna faceva capolino timidamente illuminando d’argento un cespuglio di rose bianche lì accanto.
La Granger fece un passo avanti, poi un altro e si posizionò proprio vicino all’antico pozzo.
<< Li senti? >> chiese.
Draco ci mise qualche secondo a capire a cosa si riferisse, poi si accorse di un flebile suono di una risata, così basso da essere appena udibile. Questione di istanti e comparvero anche i proprietari delle voci. Draco morì quasi dalla paura quando si rivide con l’uniforme della scuola, i capelli cortissimi ed un sorriso stampato in faccia.
<< Dimmi che li vedi e li senti, per favore! >> mugugnò la Granger fissando spaventatissima la figura snella della sé stessa diciottenne.
<< Sembrano fantasmi… >> sussurrò lui in risposta.
<< Lo sono Malfoy, sono ricordi. I nostri ricordi. >>
E poi tutto fu buio. Una strana sensazione lo colse alla sprovvista e si ritrovò lanciato verso il fantasma di sé stesso.
Pochi istanti dopo aveva preso il suo posto, rivivendo di persona il ricordo rubato.

<< Non capisco come fai a prendermi ogni volta! >> stava dicendo Hermione, seduta sul pozzo per riprendere fiato.
<< E’ un segreto Mezzosangue, se te lo dicessi non sarebbe più tale! >> le rispose lui affannato, spostandole una ciocca ribelle dietro l’orecchio.
Lei rise ancora, un suono cristallino che riusciva ad illuminare le sue giornate come nemmeno il sole riusciva a fare. Fuori dalle vetrate del chiostro si scorgevano gli immensi prati di Hogwarts e le risate degli studenti riempivano l’aria afosa di Giugno.
<< I MAGO sono così vicini Draco, dovremmo studiare >> lo ammonì lei seguendo il suo sguardo.
Per tutta risposta lui si avvicinò, afferrandola per le natiche e trascinandola verso di sé. La baciò con tutto il trasporto di cui era capace e con tutto l’amore che lei gli aveva insegnato. La sentì ammorbidirsi contro di lui, abbandonarsi al suo corpo ed infilare entrambe le mani sotto i lembi della sua camicia.
<< Vuoi ancora studiare? >> le sussurrò pacato all’orecchio.
Lei ansimò appena, cercando le sue labbra.
<< No. Non credo… >> rispose prima di baciarlo ancora e, se possibile, con maggiore trasporto.
Le mani di Draco volarono dritte sotto l’orlo della gonna di Hermione. Personalmente adorava l’estate solo perché le ragazze smettevano di portare quelle odiose calze.
<< Draco, siamo al piano terra potrebbe passare qualcuno e vederci… >> protestò lei, senza però tentare di fermare le sue mani.
<< Lascia che guardino Mezzosangue. Lascia che guardino. >>

Draco sbattè gli occhi, accorgendosi di essere tornato al presente. Non poteva davvero credere a ciò che aveva visto, ma soprattutto a ciò che aveva provato.
Ora sapeva alla perfezione che la pelle della Granger era soffice come seta, l’aveva avvertita con notevole chiarezza sotto le sue dita e ne aveva saggiato la consistenza in punti che mai avrebbe pensato prima di poter raggiungere. La sua bocca sapeva di cioccolato alla menta, e le sua pelle aveva lo stesso odore familiare del resto di lei: odore di casa.
Si girò verso la Granger che fissava immobile il pozzo. Dopo poco distolse lo sguardo per posarlo su di lui, entrambi erano silenziosi, come se non esistessero parole adatte.
Lascia che guardino. Le aveva detto, completamente incurante di qualsiasi conseguenza delle proprie azioni, come solo un ragazzino può essere. Un ragazzino innamorato.
<< E’ chiaro che la chiave di tutto è qui ad Hogwarts. >>
La Granger aveva finalmente rotto il silenzio con poche ed inutili parole.
<< Stavamo facendo sesso Granger, su quel dannato pozzo e l’unica cosa che tu sai dire è “la chiave è Hogwarts”? >> Draco era arrabbiato.
<< Cosa vuoi che ti dica? Che baciarti è stata un’esperienza tremenda e che mi ha fatto schifo? Beh, Malfoy non posso farlo, io non sono una bugiarda! >>
Con quelle parole la Granger era uscita come un razzo, correndo lungo il corridoio e lontano da lui.


::::::::::::::::: SPAZIO AUTRICE ::::::::::::::::::::::

   Altro giro, altro regalo. Dopo le bellissime e numerosissime recensioni che mi avete lasciato, come non accontentarvi con un altro capitolo?
Scopriamo finalmente cos'è che Draco ed Hermione hanno dimenticato, anche se temo che sino al prossimo capitolo non si capisca il perché... Sono quindi aperte le scommesse, chi può essere interessato a porre fine ad un'innocente storia d'amore adolescenziale? Chi può essere il nostro (o i nostri) colpevole?

Ricordo a chi se lo fosse perso che alla conclusione manca solamente un altro capitolo più un epilogo di un paio di pagine.
Alla prossima LyliRose.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter five: The Mudblood and the Pureblood ***


Cursed Love
Chapter five: The Mudblood and the Pureblood


Tic-tac. Tic-tac. Tic-tac.
Nessuno riusciva a camminare ed allo stesso tempo fare un rumore così assordante, pur non portando scarpe col tacco. Nessuno tranne la Granger.
Draco fu costretto a correrle dietro per raggiungerla.
<< Dove stai andando? >> le chiese affannato.
Non avevano parlato molto quella notte, e nemmeno il giorno successivo. Dopo aver scoperto un pezzo di vita che nessuno dei due ricordava ed aver passato tutta la giornata assieme rinchiusi in quella dannata camera, quelle furono le prime parole degne di nota che si rivolsero.
<< Ho fatto un sogno stanotte e sono sicura che l’hai fatto anche tu. >>
In effetti era vero, il problema era che non ricordava quasi nulla del sogno, sapeva solo che era qualcosa di dannatamente importante.
<< Non ricordi nemmeno tu i particolari, vero? >> gli chiese lei senza nemmeno fermarsi.
<< No >> ammise << Però ricordo chiaramente il posto. >>
<< Sì, anch’io. >>


Era una finestra. Una normalissima finestra gotica come tutte le altre che affollavano il castello di Hogwarts. Eppure nel marmo macchiato della soglia e nei tasselli colorati del vetro, c’era qualcosa di familiare.
Erano al settimo piano, un corridoio qualunque, pieno di quadri sussurranti e di spifferi maligni, niente in confronto al chiostro della sera prima, ma in qualche modo era qualcosa di molto più importante.
<< Alla fine, si ritorna sempre alle origini >>
Draco si voltò non riconoscendo la voce, né la sua provenienza.
La Granger, silenziosa, gli indicò un quadro dall’aria malandata, appeso in mezzo ad altri mille cornici in cui gli abitanti sonnacchiosi mugugnavano suoni incomprensibili.
<< Cosa significa? >> chiese la ragazza.
La piccola figura indistinta che abitava il quadretto si sporse più vicina, rivelando un viso anziano, solcato da profonde rughe. La vecchia indossava un abito da maga color porpora ed era seduta davanti ad un focolare antico forse quanto lei.
<< Chi vi ha fatto questo ha commesso un errore enorme signorina Granger: non ha cancellato le prove circostanziali >> rispose con voce gracchiante.
<< Guardate più da vicino quella finestra, vi prego >> aveva continuato poi, vedendoli persi.
Come spinti da una forza invisibile entrambi si avvicinarono all’arcata luminosa.
Questa volta il ricordo arrivò senza nessuna avvisaglia.

Se ne stava seduta a fissare la luce della luna entrare dalla finestra e giocare con i tasselli del mosaico colorato del vetro. Ad ogni lacrima una piccola goccia argentata cadeva sulla divisa, bagnando lo stemma del Grifondoro.
Draco si avvicinò in silenzio.
<< Mi hai salvato >> sibilò piano, da serpente codardo che era.
<< Buonasera, Malfoy >>
<< Perché l’hai fatto? >> chiese ancora.
<< Che cosa? >> lei non lo guardava neppure, era così che doveva apparire al suo cospetto: invisibile.
<< Quei due tizi mi avrebbero picchiato a sangue, se tu non li avessi schiantati >> chiarì.
<< Pensavo saresti venuto qui ad insultarmi e a dirmi di farmi gli affari miei. Pensavo ti saresti preso una bella rivincita, sai, essere salvati da una Sanguesporco non dev’essere stato facile. >> rideva, un sorriso amaro e triste allo stesso tempo.
<< Sono venuto per sapere perché Granger. >>
<< Perché non ho combattuto una guerra solo i per i vincitori. L’ho combattuta anche per i vinti, perché nessuno dovrà mai più essere discriminato né per il suo sangue, né per uno stupido tatuaggio >> era seria, e piangeva ancora.
Draco la guardò per un lunghissimo istante. Non l’aveva mai guardata prima.
“Sanguesporco” diceva suo padre. “Feccia” pensava lui.
Ma ora era tutto differente.
<< Grazie Granger >> aveva sussurrato, desideroso di infilarsi sotto il primo sasso disponibile. Infondo non era degno nemmeno di stare in presenza di una come lei.
La ragazza aveva alzato lo sguardo piano verso di lui, asciugandosi le lacrime con la manica della camicia.
<< Prego Malfoy >>

<< Ero sicura che ve lo sareste ricordato. >> disse piano la vecchietta del quadro.
<< Quindi questo è tutto? E’ la fine? >> chiese Draco girandosi verso di lei.
<< No, mio caro signor Malfoy. Questo è l’inizio. >>

§§§

 Hermione l’aveva visto ancor prima che lui la scorgesse tra la folla. Forse perché l’aveva cercato.
Lui l’aveva afferrata per un gomito, trascinandola fuori dalla moltitudine di studenti che transitava per il corridoio.
<< Hai letto “Il Profeta” stamattina? >> domanda secca, anche troppo.
<< Sì, mi arriva per posta ogni giorno. >>
Il giornale faceva capolino dalla tasca della veste nera di Draco. In primo piano una sua foto, scattata pochi mesi prima assieme a Ron.
“ UN’ALTRA COPPIA SCOPPIATA?”
Il titolone non la stupì nemmeno per un momento.
<< Insomma? >> insistette lui, riportandola alla realtà.
Era strano, pensò Hermione, come dopo mesi e mesi di incontri tristi e solitari attraverso il castello, lui la stringesse ancora a quel modo: come se fosse una cosa.
<< Insomma niente Malfoy, cosa vuoi che ti dica? >>
<< Voglio sapere se è vero Granger. >>
Hermione alzò gli occhi dal giornale scioccata. Come poteva interessare a Draco Malfoy la sua vita privata?
Certo, ogni notte si incontravano da mesi, ma la cosa non era mai andata oltre la compagnia reciproca. Lei si limitava ad ascoltarlo mentre raccontava gli anni bui a Malfoy Manor, con Voldemort che alitava sopra la sua spalla e lui la consolava quando piangeva per la morte di Fred e tutti gli altri. Niente di più.
Mai una volta le si era avvicinato più del dovuto, mai una notte in cui l’avesse realmente toccata.
<< Ti interessa? >> chiese riprendendo a fissare la folla di studenti assonnati che tentavano di sopravvivere al ritorno dalle vacanze Natalizie.
La presa sul suo braccio era diventata ancora più dolorosa.
<< Maledizione Granger, dimmelo! >>
<< L’ho lasciato più di una settimana fa. Era finita da mesi, ma nessuno dei due lo vedeva >> sputò lei infastidita.
<< Ti prego non picchiarmi >>
Hermione non riuscì nemmeno a registrare le parole di Malfoy, non riuscì a chiedergli una spiegazione, riuscì solo a sentire le  labbra del ragazzo premere sulle sue.
Draco Malfoy sapeva di vaniglia e limone.

<< Hai lasciato Weasley? >>
Hermione si svegliò dal ricordo, il familiare mal di testa che la tormentava ogni qualvolta ne usciva.
<< No. Non credevo di averlo mai fatto. Ma ora mi ricordo. >> rispose sincera.
<< Ti ricordi cosa? >> chiese lui avvicinandosi. Quello sgabuzzino era decisamente troppo stretto per entrambi.
<< Mi ricordo il perché lo lasciai, successe durante le vacanze di Natale alla Tana. >>
<< Perché? >>
<< Perché non lo amavo più. >>
Perché amavo te.
Ma questo Hermione non riuscì a dirlo. Non prima che Malfoy uscisse di colpo dalla piccola porta.


<< Chi può essere stato? >>
Malfoy sedeva scomposto sul letto della loro stanza, le mani sopra il viso.
<< Qualcuno che non voleva che io e te … >> tentò lei, non riuscendo comunque a finire la frase.
Non poteva farlo, non dopo l’ennesima giornata trascorsa dentro la scuola, non dopo l’ultima nottata passata nei corridoi, non dopo l’ultimo ricordo raccolto.
Hermione aveva ancora sotto la pelle l’odore di Malfoy, di Draco. Poteva sentire le sua mani scorrere sulla sua pelle nuda, le sue labbra esplorare ogni centimetro del suo corpo. Come un vecchio conoscente entra in casa tua e sa esattamente dove posare le cose, Malfoy conosceva il suo corpo e sapeva esattamente dove voleva essere baciata.
Ed era divino. Nudo era letteralmente divino.
Almeno a diciassette anni. Pensò ricordando a sé stessa che nel presente non avrebbe mai avuto l’occasione di confermare la sua affermazione.
<< Ti viene in mente qualcuno? >> gli chiese, indolente al suo silenzio.
Da qualche giorno il suo comportamento nei confronti del ragazzo era cambiato, ora lo vedeva anche con gli occhi dell’Hermione diciassettenne. Con gli occhi dell’amore.
Era come essere intrappolati in una stanza piena di specchi. Sai di essere lì, quindi ti rendi conto che il riflesso che vedi deve per forza essere tuo, ma i tuoi occhi non accettano di vedere qualcosa di differente da ciò a cui sono abituati.
<< Due nomi sopra tutti >> rispose lui.
Hermione ci aveva già pensato qualche tempo prima. Chi poteva voler ostacolare un amore innocente e puramente adolescenziale, nato dalla forza del dolore e della comprensione reciproca?
Chi poteva avere interesse che le cose andassero diversamente?
Ronald e Astoria.


§§§

<< Quindi parti? >> gli aveva chiesto lei delusa.
Draco l’aveva osservata alla luce del tramonto di giugno, una rosa appena sbocciata. Era fantastica.
<< Sì, vado in Francia, da degli zii  >>
<< In Francia a studiare legge? >> Hermione sembrava confusa.
<< Non ci crederai ma ho voglia di cambiare aria >>
Lei aveva annuito, rivolgendo lo sguardo all’enorme prato che si estendeva attorno ad Hogwarts. Erano sotto un enorme albero nodoso e come loro, una miriade di studenti appena usciti dai MAGO e dai GUFO, si riposava sotto al sole godendosi l’ultimo giorno di scuola.
<< Ogni volta che non vuoi sentire quello che sto dicendo guardi da un’altra parte >> le disse.
<< Non voglio che tu parta, voglio che tu stia con me  >> quasi piangeva.
Draco sospirò piano.
<< Tu dimmi che sei pronta a parlare a Potter ed al resto del mondo di noi ed io resterò. >> un ultimatum era l’ultima cosa che avrebbe voluto proporle, ma era stato costretto.
Naturalmente lei non rispose, continuando a guardare lontano, verso l’orizzonte.
<< Tre anni >> disse lui << Fra tre anni i miei studi saranno conclusi ed avrò trovato un lavoro decente, fra tre anni saremo degli adulti e potremo disporre della nostra vita come vorremo >>
Lei lo guardò stupita.
<< E cosa dovremo fare fra tre anni? >> chiese.
Draco sorrise calmo.
<< Ci incontreremo qui, e se saremmo ancora disposti, staremo assieme. >>
Ora sorrideva anche lei.
<< Sembra uno stupidissimo romanzo rosa per zitelle >> disse Hermione.
<< Ci stai o no? >> la incalzò lui.
<< Che giorno è oggi? >>
<< Il trenta giugno >>
<< Ok, ci sto >>


La Granger sospirò al suo fianco. Lui la guardò di sottecchi mentre si sistemava il mantello leggero sulle spalle coprendosi dalle fresche notti di Hogwarts.
<< Questa credo sia la fine >> disse lei.
<< Sì, chiaramente chiunque ci abbia fatto l’incantesimo lo ha fatto subito dopo questo momento, perché io ricordo di aver iniziato la scuola di legge e di aver rivisto Astoria, che si lamentava di non potermi incontrare spesso come avrebbe desiderato >>
Il solo pensare ad Astoria lo sconvolse, come poteva paragonarla alla flessuosa figura che aveva al suo fianco?
Amava Hermione Granger, nonostante fossero passati anni da quei ricordi, lui l’amava comunque.
<< Se non altro abbiamo capito il perché della data >> disse lei.
<< Trenta giugno. Ed io che credevo di averla scelta perché mi piaceva… >> sospirò lui in risposta.
<< Ogni anno, il trenta giugno uscivo di casa ed andavo in giardino, senza nemmeno saperne il perché >> continuò la Granger, Hermione.
Non poteva stare con lei, questo era chiaro. All’epoca era un ragazzino, incurante di tutto e tutti, ma ora lo sapeva, ora ne era convinto…
 E poi c’era sempre quella fastidiosa parte di lui che si aggrappava ai ricordi fasulli…
<< E’ tempo di tornare a casa >> disse Draco per spezzare la tensione.
La vide annuire poco convinta, continuando comunque a fissarlo con discrezione.
<< Il piano andrà avanti come stabilito? >> chiese lei.
Lui annuì un secondo prima di andarsene e lasciarla là, proprio come avrebbe dovuto fare anni prima.


<< … e così abbiamo scoperto che ci sono stati rubati dei ricordi. Ricordi comuni, ricordi nei quali entrambi ammettevamo le nostre colpe e tentavamo di andare avanti, dopo la guerra. >>
Draco abbassò gli occhi sul suo piatto, doveva ammettere che la Granger era dannatamente brava a mentire, o per lo meno ad omettere. Non aveva fatto menzione della loro storia d’amore, nemmeno una traccia di rossore sul suo viso l’aveva tradita.
Ognuno dei commensali la fissava stranito, lo stupore assoluto attraversava i loro volti. Potter, consorte, Weasley ed Astoria sembravano un gruppo di mollicci dopo un “Riddikkulus” di troppo.
<< Magia nera? >> chiese Weasley incredulo.
Hermione annuì.
<< Operata male, naturalmente >> corresse Draco.
<< Credi possa essere stato … uno dei… nostri? >> chiese Astoria aggrappandosi al suo braccio con aria preoccupata.
<< No >> rispose lui, sapendo benissimo a chi si riferisse << Nessun Mangiamorte è coinvolto, chi l’ha fatto non aveva idea di cosa stesse combinando >>
<< E quindi >> ridacchiò la neo signora Potter << Avete avuto un flirt durante il vostro settimo anno e qualcuno l’ha saputo? >>
Din-din. Eccolo, il campanello che cercavano.
Draco guardo Hermione che, come al rallentatore, si girava verso l’amica. Conoscendola come solo lui poteva, capì che si stava trattenendo dal piangere.
<< Nessuno ha mai detto che abbiamo avuto un flirt Ginevra. >> disse grave.
<< E’ chiaro che ne eravamo al corrente solo noi. >> disse Draco alzandosi << Noi e chi ha fatto l’incanto >>
Fu questione di un secondo, il viso della Weasley cambiò espressione, da divertito a spaventato. Portandosi le mani alla bocca fece per alzarsi, ma Hermione fu più veloce; la ragazza si ritrovò pietrificata in un attimo.
Nessuno al tavolo si mosse di un solo millimetro.
<< Non è possibile … >> bisbigliò Potter.
<< Harry … non so cosa dire… >> sussurrò Hermione tra i singhiozzi.
Potter si passò una mano sulla faccia, un gesto disperato.
<< Dovrò arrestare mia sorella >> Weasley tornò alla vita con un mugugno, niente di più.
<< Draco, hai o non hai avuto una storia con la Gr… con Hermione? >> chiese Astoria dopo qualche istante.
Lui la guardò intensamente, sforzandosi di provare per lei, la donna che avrebbe sposato fra una settimana appena, la stessa cosa che provava per Hermione.
<< No Astoria, questo era solo ciò di cui era convinta Ginny >> lo salvò quest’ultima << E da qui tutta la stupida farsa dell’incanto. Infondo credo solo fosse preoccupata per Ronald >>
Draco fissò il volto pietrificato della Weasley, lei sapeva perfettamente cosa era successo tra loro due. Qualcosa che avrebbe potuto cambiare le sorti del Mondo Magico ed allo stesso tempo distruggere il bel quadretto che si era costruita per il futuro.
<< Lo sapevi già? >> chiese Potter d’improvviso.
Hermione abbassò la testa asciugando le lacrime.
<< Lo sospettavo, la mia ragione lo sussurrava da tempo, infondo lei era l’unica ad Hogwarts in quel periodo. Devi sapere che Astoria dopo la guerra è stata spedita a Beauxbatons dai genitori, dove poi ha incontrato Draco, durante i suoi anni alla scuola di legge. Era il mio cuore che non mi permetteva di crederci Harry, solo il mio maledetto cuore. >>
Le parole della ragazza rimbombarono nella stanza silenziosa, come un eco di un pensiero lontano.


§§§

Un gruppo di Auror aveva appena portato via Ginevra, la quale aveva confessato ogni cosa, accusando Draco di voler rovinare ogni buona azione ottenuta con la guerra e la vittoria. Hermione era sulla soglia assieme a Ron, la porta aperta per far uscire Draco ed Astoria.
<< In bocca al lupo per le nozze allora >> cinguettò quest’ultima.
<< Crepi, anche a voi. >> rispose Ron pacato.
Il silenzio invase l’ingresso, mentre Hermione incontrava gli occhi glaciali di Malfoy.
Cosa aveva sperato?
Che lui la salvasse col suo cavallo bianco e corressero assieme verso il tramonto?
Che lui abbandonasse Astoria lì sulla soglia per lanciarsi a baciarla?
Hermione, questo non è un romanzetto rosa. Cercò di ricordare a sé stessa.
<< Bene, allora dovremmo fare una cena una sera di queste, così ci racconteremo tutti i dettagli delle cerimonie >> proferì senza colore.
<< Certo … sicuro … certo >> borbottò Draco.
<< Arrivederci >>
<< Arrivederci >>
La porta si chiuse senza nemmeno fare rumore, il cuore di Hermione smise di battere nello stesso momento, per poi riprendere un istante dopo.


:::::::::::::::::::::::: SPAZIO AUTRICE :::::::::::::::::::::::::::::::::

 Ecco, adesso potete cominciare a tirare i pomodori! Prego! * L'autrice si mette in posa come bersaglio, braccia aperte ed occhi chiusi*
Ricordo che questo è l'ultimo capitolo e che dalla fine vi separa solo un epilogo di due paginette.
Non ho risposto alle vostre recensioni, mea culpa, ma ho avuto da fare, preparerò qualcosa di interessante da scrivere per farmi perdonare, stavo pensando ad un "Making of", dove ad ogni recensione agli ultimi due capitoli lasciati io vi descrivo un po' come è nata e si è sviluppata la storia. Chi è d'accordo metta il dito qui sotto!

L'epilogo arriverà mercoledì.
Grazie a tutti.
LyliRose

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Epilogue: Hermione and Draco ***


Cursed Love
Epilogue: Hermione and Draco

Strap.
Un’altro pezzo di vestito andato.
Un vestito costato parecchio, troppo. Un vestito orribile che la faceva sembrare una meringa. Un vestito che avrebbe dovuto rimanere intatto, usato solo per percorrere la navata e non per correre a perdifiato in aperta campagna.
Hermione si fermò ancora una volta a raccogliere le gonne con le mani, fissando gli orli si accorse delle enormi macchie di terra che avevano rovinato il vestito ed ostacolato la sua corsa.
Una corsa disperata verso un sogno, una corsa verso una favola che non sarebbe mai esistita.
Scusati con Ron, non posso proprio farlo. Aveva detto ad un incredulo Harry già vestito a festa e pronto per condurla da suo padre e poi dal suo futuro sposo.
Ma lei non ce l’aveva fatta. Era il trenta giugno e lei non poteva sposarsi.
La figura di Hogwarts comparve maestosa dinnanzi a lei.
Ci siamo quasi.
Hermione si fermò ancora slacciandosi le delicate scarpette col tacco che le stavano tagliuzzando i piedi ed osservando il sangue scorrere a piccoli rivoli su di essi.
Possibile che non sentisse dolore?
Merlino, era esattamente come una romanzo rosa, solo che stavolta non ci sarebbe stato nessun lieto fine, perché nessuno l’avrebbe aspettata all’orizzonte.
Aveva appena raggiunto l’ombra del grande albero nodoso quando il suo cuore parve scoppiare.
Tentò di riprendere fiato e di riorganizzare le idee.
Aveva appena abbandonato una chiesa piena di invitati ed un fidanzato speranzoso per correre incontro ad un uomo che non sarebbe mai venuto a prenderla. E questo solo per una promessa, una stupida promessa fatta da due ragazzini ancora più stupidi.
Eppure, per una volta, aveva deciso di seguire il cuore.
In quell’esatto istante Draco Malfoy si stava sposando, ma a lei infondo non sarebbe importato. Certo avrebbe sofferto, avrebbe pianto di lì a pochi minuti accorgendosi che lui non c’era, ma poi se ne sarebbe fatta una ragione. Intanto aveva evitato un errore madornale; sposare l’uomo sbagliato.
Si ritrovò a ridere con le lacrime agli occhi realizzando di aver buttato all’aria un’infinità di progetti futuri per nulla, ed allo stesso tempo sentendosi libera come mai prima di allora.
<< Ah, eccoti. Sei in ritardo sai? >>
La voce di Draco la colpì allo stomaco. Lui comparve poco dopo, vestito di grigio e avorio.
<< Sei in ritardo … di tre anni direi!  >> continuò fissando l’orologio da polso.
Per un secondo fu sull'orlo dello svenimento.
<< Tu sei qui >> disse più a sé stessa che a lui.
<< Sì, da almeno cinque minuti >> rispose calmo, ora fissandola negli occhi.
<< Ma tu devi sposarti! >>
<< Senti chi parla! Ma ti sei vista? Sei un disastro! >>
E fu solo allora che Hermione rise davvero, senza nessuna traccia di lacrime.
Le braccia di Draco l’accolsero stringendo piano i suoi fianchi, la sua bocca la trovò prima di qualsiasi altra cosa.
Sapeva ancora di vaniglia e limone, sapeva ancora di casa.
<< Pensavo non saresti venuto! >> disse poco dopo aggrappandosi alla sua spalla.
Draco la guardò sorridendo.
<< E sposare quell’arrivista? Scherzi? Io sono un Malfoy, noi manteniamo sempre le promesse.>>
<< Ed il mondo? Pensi sia pronto per noi? >> gli chiese ancora, incredula.
<< Faremo come abbiamo sempre fatto, ricordi? >>
<< Lasceremo che guardino. >>
<< Esatto. >>


Il sole calò piano dietro Hogwarts, l’odore dell’estate prematura invase i prati e destò Hermione dai suoi pensieri. Draco al suo fianco, seduto in terra, giocava coi suoi capelli, sciogliendoli dall’elaborata acconciatura.
<< Vedo che avete trovato ciò che stavate cercando >> la voce di Minerva Mc Granitt li sorprese facendoli sobbalzare.
<< Lei sapeva! >> accusò Draco, un dito puntato verso la Preside.
<< Diciamo solo che Hogwarts ha i suoi segreti, ma che non tutti rimangono tali. >>
<< La vecchietta del quadro, credo che lei abbia informato la Preside >> osservò Hermione.
<< Perspicace come sempre, signorina Granger >>
Draco si alzò in piedi, scrollandosi di dosso l’erba.
<< Una sola cosa non ho capito >> disse << Perché era tanto interessata a farci tornare assieme? >>
La Mc Granitt scrollò le spalle.
<< Riconosco il vero amore quando lo vedo, ed odio che esso venga sprecato. >>
Ci fu un momento di silenzio, poi la Preside riprese.
<< Cosa farete dunque, avete deciso? >>
<< Sì, domani andremo alla Gazzetta del Profeta a raccontare la nostra storia, tutti quelli coinvolti dovranno sapere la verità >> rispose Hermione.
<< Sarà una notizia da prima pagina >> constatò la Preside.
<< Meglio, così la leggeranno tutti >> finì per lei Draco.
<< Vi sposerete? >> incalzò la loro interlocutrice.
<< Non ora di certo, ma in un futuro speriamo. >>
<< Bene, allora io spererò con voi in quel futuro. Infondo se non avessimo creduto alle favole almeno un poco, Harry Potter non avrebbe mai ucciso Voldemort, giusto? >>
Giusto, le favole a volte diventano realtà. Pensò Hermione guardando la luce aranciata del tramonto giocare coi capelli biondi di Draco.


::::::::::::::::::::::::: SPAZIO AUTRICE :::::::::::::::::::::

Ci siamo! Questa è la fine, o se volete l'inizio, poco importa, no? L'importante infondo è l'Happy Ending!
Cursed Love, pur avendo solo 5 capitoli ha raggiunto numeri ottimi direi:

41 recensioni
12 preferiti
7 ricordati
79 seguite

Grazie a tutti queste persone, grazie per aver letto e per aver commentato, grazie per il supporto ricevuto dalle ragazze del GRUPPO di Facebook per il sotegno morale. Vi ricordo che, se vi è piaciuta questa storia, cliccando sul mio nome troverete parecchie altre Long-fic e One-shot, sempre Draco/Hermione.

A presto!
LyliRose

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=813288