Seventeen in the Dark.

di Blue Flower
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuga sulla Terra. ***
Capitolo 2: *** 1. Bambino Sperduto. ***
Capitolo 3: *** 2. Cucciolo. ***
Capitolo 4: *** 3. Cambiamento. ***
Capitolo 5: *** 4. Bacio della Vergine. ***
Capitolo 6: *** 5. Ha scelto me. ***
Capitolo 7: *** 6. Ti stavo cercando. ***
Capitolo 8: *** 7. Emozioni. ***
Capitolo 9: *** 8. Maturando? ***



Capitolo 1
*** Fuga sulla Terra. ***


Edward’s Pov

 

 - Edward, sbrigati!- correvo come non avevo mai fatto in vita mia, ma mi risultava difficile. Le gambe erano indolenzite e non riuscivo a vedere oltre due centimetri dal mio naso.  Mi sentivo spossato, come se fossi stato drogato dalla magia qualcuno stava cercando di poggiare sul mio corpo.
- James non ha fatto in tempo a finire il sortilegio, sei salvo… per ora- Carlisle, mio padre, mi guardò con grandi occhi d’oro, comprensivi come non mai.
- E io che farò?
- Oh, la Terra non è un mondo molto pericoloso per noi. Devi solo trovare un posto dove nasconderti, dove James non ti potrà trovare.
- Ma papà…- mi interruppe bruscamente.
- Figlio mio, tu hai ancora le stesse capacità degli umani perciò non nuocerai alla salute di nessuno. Diventerai come noi solo in età adulta e questo lo sai. Ma devi anche sapere che il destino di Esperia dipende da te- annuii cercando di non piangere.
Beh, del resto ero solo un bambino. Un bambino che stava per esser abbandonato a sé stesso e al suo destino. Un bambino che non aveva mai imparato a vivere per conto suo, sempre servito e riverito.

 

Un bambino che sarebbe diventato sovrano.

Un bambino dal quale dipendeva il destino di Esperia, il Regno dei Vampiri.

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Capitolo 2
*** 1. Bambino Sperduto. ***


Capitolo 1- Bambino sperduto.

 

 

Quella mattina, Bella si svegliò da sola come sempre.
Fortunatamente, era sabato e non sarebbe dovuta andare a scuola ma doveva comunque andare in città per fare la spesa e svolgere qualche commissione.
I suoi genitori non c’erano mai: costantemente al lavoro. Gli unici momenti in  cui li poteva vedere erano le festività come Natale e Pasqua, ma niente di più.
Certo, le faceva piacere che la considerassero adulta, che non la lasciassero con una babysitter per tutti quei mesi, ma dentro lei si sentiva estremamente vuota e se ne accorgeva tutte le mattine, quando alzandosi non c’era la colazione pronta sul tavolo della cucina o semplicemente il continuo fuggi-fuggi che c’è tutti i giorni lavorativi in una famiglia normale.
Entrò nella cabina della doccia e aprì l’acqua.
Isabella Marie Swan adorava lo scroscio rumoroso delle gocce che si schiantavano al suolo e forse proprio per questo motivo Forks le stava tanto a cuore: là pioveva sempre e non c’era nessun giorno in cui quel maledettissimo sole, così giallo e tondo, splendesse pienamente.
Si lasciò cullare dall’acqua che scorreva ancora per un po’, ma poi uscì e si posò addosso l’accappatoio, strofinandosi i capelli zuppi con il cappuccio di spugna.
Si guardò allo specchio: sempre la stessa Bella, sempre la stessa monotona giornata senza amore, né da parte della famiglia né da parte di qualcun altro di più speciale…
- Jacob- sussurrò senza volerlo, facendo schioccare le labbra sull’ultima lettera.
Sì, Jacob Black era il giovane ragazzo Quileute che le piaceva tanto in quel periodo: la sua pelle olivastra portava il sapore di terre lontane, i suoi capelli color mogano erano un cielo invernale e gli occhi leggermente a mandorla erano la spezia orientale che completava quel quadro perfetto.
Bella non era il tipo da “avventure” e se mai fosse stata con un ragazzo, voleva quello perfetto, quello con il quale avrebbe potuto costruire una famiglia felice in futuro.
Era questo il suo obiettivo.
E Jacob incarnava le doti di marito e padre più di qualsiasi ragazzo adolescente.
Isabella voleva dare il meglio ai suoi figli, voleva essere presente e non avrebbe tollerato alcuna variazione al suo piano di famiglia perfetta, perché viaggiava sul suo binario a cinquecento chilometri l’ora.
Peccato che Jacob non sembrasse assolutamente interessato né a lei né ai suoi progetti.
Certo, passavano molto tempo insieme ma si trattava solo di lavoro: sì, perché Bella aveva un lavoro part-time nel negozio del padre di Jake e grazie a quello erano diventati molto amici, ma niente di più.
Si infilò i jeans e una camicia per poi scendere al piano di sotto e bere un caffè al volo: anche oggi avrebbe passato tutta la giornata alla casa di accoglienza, a giocare con i bambini in cerca di una famiglia.
Certo, non era un passatempo “produttivo” come avrebbero voluto i suoi genitori, ma il sorriso di quelle personcine non aveva prezzo per Bella. Ormai li considerava tutti dei piccoli fratellini, anche se non ne aveva mai portato uno a casa per accudirlo veramente.
Quando girò l’angolo della via di casa sua, notò una piccola figura appostata nell’ombra: era un bambino vestito in modo strano.
Si avvicinò un po’ di più per osservarlo da vicino: aveva un vestito di velluto, simile a quello di un principino di altri tempi. Ma la cosa che colpì di più Isabella fu il suo viso: era il bambino più adorabile, più carino che avesse mai visto in vita sua.
- Ehi, piccolino?- lui rivolse il capo verso la ragazza, mostrando grandi occhioni color miele.
- Come osi parlarmi così, popolana?- la squadrò dalla testa ai piedi.
- Come hai detto scusa?- Bella si sentì offesa.
- Io di sicuro non mi chiamo piccolino. Sono Edward Anthony Masen Cullen, futuro erede al trono di Esperia- la sua voce era altezzosa e i suoi modi davvero bizzarri fecero pensare a Isabella che fosse solo il viziato figlio di un magistrato.
- Bene… Edward. Dove sono i tuoi genitori?
- A lavoro.
- E ti hanno lasciato qui tutto solo? Quando torneranno?
- Beh. Non torneranno, ovvio. Sto aspettando un mio servitore- Bella rimase impietrita.

Che ragazzino strano… ma ha bisogno di aiuto.
- Che ne dici di aspettarlo a casa mia?- lui annuì e Bella sorrise, cercando di sembrare incoraggiante. Lo prese per mano e si diresse ancora una volta verso casa.
- Quando arriverà il mio servitore verrai ricompensata per il disturbo- disse con espressione seria mentre varcavamo la soglia di casa.
- Che cosa?! No, tu sei un bambino… non devi neanche pensare a queste cose, intesi?- la ragazza chiuse la porta dietro di sé e nello stesso momento accese la luce.
- Per favore, non mi lasciare al buio- disse lui d’un tratto.
- Certo, ma perché?
- Io ho paura del buio.

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Capitolo 3
*** 2. Cucciolo. ***


Capitolo 2- Cucciolo.

 

 Erano le sei e mezza di pomeriggio quando Edward disse con quel suo faccino adorabile di aver fame e di volere qualcosa da mangiare.
Bella si mise subito al lavoro, felice di non essere sola in casa almeno per una volta.
Quando servì due portate di omelette - la sua specialità- Edward la guardò dubbioso.
- E’ buona- lo incitò lei.
Lui prese la forchetta e addentò il cibo voracemente. In meno di cinque minuti aveva già finito, mentre Bella era ancora a metà. Lo guardò perplessa mentre si massaggiava il pancino.
- Era da giorni che non mangiavo…
- Che cosa?!- esclamò la ragazza.
- Ma non avevi detto di stare aspettando qualcuno che ti venisse a prendere?
- Sì, è vero. Ma talvolta ci vuole molto tempo ad arrivare qui da dove abito…
- Dov’è che abiti?
- Esperia.
- Uhm… Mai sentito.
- E’… lontano- si sorrisero e Bella gli porse il restante della sua omelette.
- Tieni. Io tanto sono sazia.
- Sei sicura?
- Certo. E poi tu sei carino- gli disse strofinandogli i capelli biondo rame. Era un ragazzino così particolare, così sperduto che ti veniva voglia di accudirlo.
Era un cucciolo.
- Forse sarebbe il caso che ti facessi un bagno- constatò Bella, continuando a sorridere e ad osservarlo.
- Si direbbe che non ti lavi da giorni.
- E’ così- affermò lui abbassando il capo.
- Ma io… non so come fare da solo.
- Come, scusa?
- Sì… c’è sempre chi lo fa per me- Bella sospirò, rassegnata. Del resto era contenta di aiutare quel bambino così dolce, ma si era dimostrato anche così cocciuto, testardo e irriverente. Altezzoso.
- Vieni in bagno. Ti aiuto- nell’ora seguente, lo fece spogliare e lo mise a mollo nell’acqua calda della vasca massaggiandolo con una spugna imbevuta di sapone.
Lui sembrava più rilassato, più ben disposto a farsi aiutare di prima.
- Bella?
- Sì?
- Non è che stanotte mi posso fermare a dormire con te? Penso che non arriverà nessuno per ora…- la ragazza lo guardò con occhi dolci e compassionevoli.
- Certo che puoi.
- Okay- non le aveva mai dimostrato la sua gratitudine, ma Bella gliela leggeva negli occhi e questo la rendeva a sua volta felice.
- Quanto sei carino, Edward!- gli disse asciugandolo. Lui le sorrise e si mise la maglietta e i calzoncini che Bella aveva preparato accuratamente sul letto.

 
Due ore dopo, la ragazza aveva acconsentito a farlo dormire con lei e il bambino si era accoccolato sul suo petto, chiudendo gli occhi e godendosi quegli attimi di affetto quasi materno che Bella gli stava regalando.
- Bella?
- Hmm-mh?- rispose lei sonnacchiosa.
- Sono contento. E’ la prima volta che vengo accudito così da qualcuno.
- Prego- disse lei sottintendendo il grazie del bambino.
- Buonanotte.
- Buonanotte- la luce dell’abat-jour era rimasta accesa e Edward si rigirava senza tregua nel letto di Bella.
- Non riesco a dormire- sussurrò nel vuoto.
Allungò una mano verso la luce del comodino e la spense.
- Così va meglio- sospirò abbracciando più forte la ragazza vicino a lui.

 
E la stanza piombò nel buio più totale.  

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Capitolo 4
*** 3. Cambiamento. ***


Capitolo 3- Cambiamento.

 

 

Edward si era sentito male quella notte, come se qualcuno avesse cercato di tirarlo di qua e di là, ma la costante presenza di Bella al suo fianco lo aveva fatto cadere nel sonno più profondo che avesse potuto immaginare.

Era bellissimo avere qualcuno accanto, qualcuno che ti accudisse, ma d’un tratto il letto era diventato più piccolo e lui ci stava scomodo e gli faceva malissimo la gola.

 
Bella si accorse che era mattina.
Stese un braccio e lo fece ricadere sul materasso, ma nella discesa, incontrò qualcosa di duro e freddo, dalla consistenza della pelle.
E non riusciva a respirare bene.
- Aiuto- sussultò.
- Non riesco a respirare- si spostò di scatto e aprì gli occhi velocemente per capire cosa le era successo in quei terribili secondi.
Davanti a lei, nel suo stesso letto, c’era un ragazzo bellissimo che la abbracciava. Nudo.
- Ma che…?!- era terrorizzata.
No, impossibile. La scorsa sera, aveva portato a casa quello strano ma adorabile bambino.
- Che accidenti…?!- urlò alzandosi in un attimo dal letto.
In risposta ebbe un grugnito da quella testa ramata.
Sobbalzò all’indietro e con il piede schiacciò il telecomando, che azionò in un attimo la televisione davanti al letto.
- Siamo i Power Rangers e puniamo il male!- il ragazzo si mosse e aprì gli occhi in un attimo.
- Il male? Sììì!!- esclamò con occhi sgranati.

Questa reazione…
Le immagini del giorno precedente, quando aveva fatto vedere al piccolo Edward i Power Rangers per la prima volta, le assalirono la mente.
Il ragazzo si girò, mostrando un fisico invidiabile e un viso spettacolare.
- Bella?- domanda spaesato.
- Edward?- sussulta lei portandosi le mani alla bocca.
- Che c’è? Perché fai quella faccia strana?- la ragazza lo guardò sconvolta.

Sei Edward? pensò allontanandosi.
- Certo che sono Edward, maleducata- lei rimase di sasso.
- Se tu sei il vero Edward, e io ho fatto il bagno insieme a te… e ho dormito insieme a te…- prese un cuscino, pronta a scagliarglielo in faccia.
- Aspetta, Bella! Dannazione, che ho fatto?
- Che hai fatto? Che hai fatto?- ripeté lei con voce sempre più acuta.
Lui si alzò, incurante di indossare solo un paio di boxer.
- Woah… che strano- disse traballando sulle sue stesse gambe.
Si stropicciò gli occhi e camminò verso la cucina come se niente fosse, sorpassando uno specchio a parete e guardandolo di sfuggita. Quando fu in corridoio, Bella lo vide pietrificarsi e ritornare sui suoi passi con una velocità quasi inumana.
Si riposizionò davanti allo specchio e per un attimo la ragazza pensò che stesse per svenire.

 
Davanti a lui, riflesso sullo specchio, non c’era il solito bambino adorabile, il principino dagli occhi d’oro che il Regno di Esperia adorava.
C’era un ragazzo adulto con folti capelli ramati e occhi del colore del miele, un fisico scolpito e pelle diafana che sembrava dare ancor più luce a quel suo aspetto così regale.
- Oh merda!- sussultò tastandosi la faccia e girandosi repentino verso Bella.
Non aveva più sette anni. Il sortilegio aveva fatto effetto, almeno in parte.
E questo significava che…
La sua gola iniziò ad avvampare, come se gli avessero infilato un palo di ferro incandescente giù per la trachea. Tossì e cadde a terra, in ginocchio.
Bella lo guardò pietrificata. Senza sapere a cosa stava andando incontro.
Aveva sete, sentiva l’odore di sangue umano nell’aria.
- Bella? Bella scappa!- sussultò appoggiandosi allo stipite della porta.
Era adulto.
Era un vampiro a tutti gli effetti.
Non vi era scampo per quella ragazza, ma d’un tratto una luce argentea proruppe dalla finestra, illuminando il viso del ragazzo di una luce brillante come il sole.
- Ehi Edwaaaard?! E’ tua sorella Alice che ti parlaaaa!- Bella rimase ferma dov’era, in stato di shock mentre una brillante fatina dalla bellezza incommensurabile entrava dalla finestra della sua camera.

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Capitolo 5
*** 4. Bacio della Vergine. ***


Capitolo 4- Bacio della vergine.

 

 
- Mio piccolo fratellino, devi sempre andare a cacciarti nei guai tu…
- Alice!- sussultò Edward vedendo arrivare la sua sorella alata. Sì, perché Mary Alice Brandon Cullen era figlia del padre di Edward (vampiro) e di una ninfa dei boschi, una fata in pratica. E tirava sempre fuori il piccolo Edward da tutti i guai.

 
- Uuuh, fratellino sexy direi…- ammiccò lei lanciandogli una sacca rossa. Bella non capì di cosa si trattasse, ma continuava ad osservare tremante la scena che le si prospettava davanti.
Edward bevve in un sorso tutta la sacca e si pulì con il dorso della mano.
- Non c’è niente che devi dire a questa ragazza?
- Io… no!- alzò la testa con fare altezzoso e in quel momento Bella capì che era lo stesso Edward che aveva portato a casa il giorno prima. Per poco un sorriso non le toccò le labbra.

- Scusate ma io non ci sto capendo nulla!- esclamò esasperata lei.
- Oh, tesoro so che sarà difficile per te capirlo… ma ieri sera hai ospitato in casa un principe maledetto.
- E da quando in qua io sarei maledetto?!- domandò scocciato l’Edward adulto, incrociando le braccia e mettendo il broncio.
- Umpf… Da quando James ti ha lanciato un sortilegio che ti fa diventare adulto quando rimani al buio. Ah, copriti!- Alice gli lanciò la trapunta del letto con noncuranza e lui se la avvolse intorno, coprendo il suo fisico scolpito.
- No, non mi sta bene.
- Sei un bambino capriccioso, Edward- la ragazza alata si avvicinò a Bella e le sorrise, cercando di tranquillizzarla almeno un po’.
- Mi scuso io per lui. Sai, non è abituato ad avere rapporti con persone… vere.
- Non ti preoccupare… M…me ne ero già accorta- balbettò l’umana ammirando la bellezza di Alice. Edward le interruppe bruscamente.
- Uffa, questo corpo è ingombrante… E’ troppo grosso. Quando posso tornare bambino?
- Quando riceverai il bacio della vergine.
- Il che cosa?!
- Il bacio della ragazza a cui tu tieni più al mondo…- disse solenne Alice.
- Ma mi rendo conto che sei ancora troppo piccolo per…- il ragazzo la interruppe ancora una volta.
- Ce l’ho- sussurrò secco.
- Come scusa?- domandò la fata.

 
Edward, l’Edward uomo, adulto e super-sexy anche avvolto da una coperta, si chinò verso Bella e la scrutò facendola rabbrividire.
Lei sapeva che il cuore non avrebbe dovuto battere così forte per la vicinanza con quel ragazzo stupendo, perché in realtà, il vero Edward era un bambino. Un piccolo, adorabile bambino di sette anni.
Ma allora perché il suo respiro si stava facendo affannato?
- E’ Bella- disse risoluto.
- L’unica ragazza che mi piace è Bella- la guardò serio, con i tratti del viso scolpiti che brillavano di luce, quasi come se fosse stato una stella scesa in terra.
- E…dward…- sussultò indecisa lei.
Anche a lei non dispiaceva Edward, soprattutto in quel momento in cui era nudo, avvolto solo da un lenzuolo e sembrava un sogno erotico in alta definizione… ma fino al giorno prima era un ragazzino viziato, altezzoso e carino.

Se lo baciassi tornerebbe come prima ma…

- Non voglio!- disse dandogli un pugno in faccia.
- Il primo bacio è una pagina d’importanza fondamentale nell’album della vita… Credete che io lo possa dar via così?

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Capitolo 6
*** 5. Ha scelto me. ***


Capitolo 5- Ha scelto me.

 

 
Caro diario,
da quando l’ho incontrato, ho sempre pensato che quel bambino fosse strano. In una sola notte Edward, da piccolo e adorabile bambino è diventato un adulto piuttosto insolente e piuttosto… sì, bello.
Poi una ragazza con le ali da fata è entrata dalla finestra lanciandogli una sacca rossa e ha parlato di cose strane. “Se Edward si trova in luoghi oscuri cresce in fretta” quindi l’unica soluzione per farlo tornare un bambino è che riceva un bacio dalla principessa.
E la principessa deve essere la ragazza che gli piace.
Edward ha scelto me.
Non so cosa fare, non so se aiutarlo ma ho sempre pensato al primo bacio come qualcosa di speciale, unico: non posso darlo ad un bambino.

 
- Tieni un diario?- Bella sobbalzò.
- Scemo Edward! Mi hai spaventata- disse la ragazza con soggezione. Quel ragazzo, quel giovane uomo, la metteva in imbarazzo ma tutto ciò che faceva, era innocente e le sue parole, i suoi comportamenti, erano quelli di un bambino cresciuto troppo in fretta.
Si sedette con lei sul divano.
Alice li aveva lasciati la mattina prima, dicendo che sarebbe tornata per aiutare Edward.
- Quando me lo darai questo bacio della vergine? Devo tornare nel mio Regno… James è stato arrestato dall’esercito.
- Il mio primo bacio lo darò alla persona giusta, alla persona della mia vita!- esclamò lei allontanandosi da quello sguardo d’oro e da quel ragazzo che le andava sempre più vicino.
Una cosa che l’aveva infastidita non poco in quei giorni era il fatto che Edward girasse per casa perennemente a petto nudo.
- La persona giusta? E non potrei essere io quella persona?- domandò ingenuamente.
La mente di Bella corse velocemente al sorriso schietto di Jacob.
- Sei un bambino, Edward- disse alzandosi e dirigendosi in cucina.

 
Quelle parole colpirono nel profondo il ragazzo cresciuto in una sola notte.
- Bella, non mi trattare come uno stupido! Sono mezzo metro più alto di te e questo fa di me un adulto.
- Edward- sospirò lei cercando di spiegarsi.
- Credo nel fatto che tu provi dei sentimenti nei miei confronti, ma non sono veri. Insomma, sei cresciuto in una sola notte e ragioni ancora come un bambino!
- Non è vero!- esclamò lui battendo un piede per terra.
- Visto?- domandò lei come per evidenziare il fatto che Edward si stesse comportando ancora una volta in modo infantile.  
Lo lasciò lì, impalato mentre usciva da casa per andare a fare la spesa.
Improvvisamente, Edward si sentì fallito, sentì di essere troppo piccolo, troppo stupido, troppo diverso per la persona a cui teneva di più al mondo.
E quel vuoto rimase a tormentarlo, insieme alla sete che stava tornando lentamente ma inesorabilmente.
Così decise di uscire, di andare a cercarla per chiederle, per la prima volta in vita sua, scusa.

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Capitolo 7
*** 6. Ti stavo cercando. ***


Capitolo 6- Ti stavo cercando.

 

 Bella vagava nel quartiere senza una meta, solo cercando di stare in silenzio per un po’.
Solo per pensare.
- Bella, sei tu?- una voce familiare giunse alle sue orecchie. Quando si girò, davanti a lei c’erano Mike Newton e Jessica Stanley, mano per la mano.
- Chi è lei, Mike?
- Oh, una mia compagna di classe… ha avuto un’idea davvero brillante durante l’ora di biologia. Te la racconterò.
- Oh, lo conosco questo tipo di ragazze: all’inizio tutte le loro grandi idee sembrano geniali, ma in realtà non lo sono- disse Jessica sfottendola.
- Sì, forse in fin dei conti hai ragione.
- Jessica Stanley, ti credi la bellezza in persona… Umpf… ci vediamo! Devo cercare una persona.
- Oh di sicuro non sarà il tuo ragazzo- constatò quella vipera sogghignando.
- D’altronde con il tuo atteggiamento nessun ragazzo ti vuole a questo mondo, vero?- le lacrime iniziarono a salire languide verso gli occhi di Bella.
- Lo so già! Ma non hai il diritto di dirmi questo, Jessica!- in una frazione di secondo, Bella sentì una presenza vicino a lei e poi qualcuno le prese delicatamente la mano.

 
- Bella- lei rabbrividì.
- Ti ho trovata- disse Edward mostrando un sorriso perfetto e intrecciando le sue dita a quelle della ragazza.
Intanto, Jessica la guardava sconcertata, senza parole.
Bella arrossì e d’istinto guardò Edward.
I suoi occhi erano lucidi e il ragazzo se ne accorse subito, assumendo un’espressione preoccupata ma senza lasciare la presa sulla sua mano.
Per lui era un gesto innocente e lo stava facendo come l’avrebbe fatto con la sorella minore, come un bambino che cerca la mano della madre in mezzo alla folla.
Ma davanti a lei non c’era un bambino: c’era un ragazzo. Un ragazzo bellissimo.
- Ehi? Qualcosa non va?
- Stupido, perché sei uscito da casa?- sussurrò lei avvampando e poggiandosi sollevata alla sua spalla sinistra.
- Sono andato a prenderti una cosa- disse porgendole un palloncino.
- Questo… è per te!- esclamò girandosi dall’altra parte imbarazzato.
- E’ per… chiederti scusa…- d’un tratto si girò verso Bella, pugnalandola con quei suoi occhi d’oro.
- Mi perdoni, Bella?- lei sospirò per quel gesto infantile eppure così dolce.
- Sì, ti perdono Edward.

Edward è carino, pensò sorridendo.
- Woah… Bella, cos’è quella?
- La giostra della casa infestata.
- E cosa aspettiamo? Andiamo a divertirci!- Edward la trascinò dentro ridendo.

Cinque minuti dopo, Bella urlava spaventata da un fantasma simulato.
- Ho pauraaa!!!
- Bella, ti stai comportando come una bambina- disse il ragazzo dietro di lei.
Girandosi, Bella notò un particolare non poco rilevante.
- Edward… sei diventato più alto da quando siamo entrati?
-Eh?- si guardò i piedi.
- Aaaah. Da quello che ha detto Alice, ogni volta che vado nell’oscurità cresco- Bella lo guardò spaesata.
- Stupido Edward andiamo a casa! Si sta facendo tardi e i posti oscuri sono pericolosi per te!- lo trascinò fuori velocemente ma nel frattempo lui era già diventato più grande e la sua stretta sulla mano di Bella era più forte.
La ragazza aveva paura a girarsi per vedere cosa gli fosse successo ancora, ma lo fece comunque e si ritrovò davanti ad uno dei più grandi spettacoli della sua vita.
Il crepuscolo illuminava i riflessi di rame nei capelli di un Edward quasi adulto, con spalle larghe e un’espressione seria.
- Scusa, Bella- disse mortificato.
- Ora che hai imparato questa parola la ripeti in continuazione? Forza, entriamo in casa prima che sia buio completamente- appena irruppero nel pianerottolo delle scale, Bella accese la luce e si ritrovò davanti ad un ragazzo scosso, con gli occhi sbarrati.
- Bella?
- Sì?
- Bella, io ho sete.
- Okay, quando saliamo ti prendo un bicchiere d’acqua.
- No, non c’è tempo!- urlò lui portandosi le mani alla gola e spaventandola.
In meno di una frazione di secondo, le sue labbra erano appoggiate su quelle di Bella e, con un lampo di luce, tornò bambino.

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Capitolo 8
*** 7. Emozioni. ***


Capitolo 7- Emozioni

 

 

 - Perché mi hai baciata?!- domandò Bella ad un bambino di sette anni, avvampando.
- Ne avevo bisogno- rispose lui senza guardarla negli occhi.
- Mi hai usata!- esclamò la ragazza furente.
Ma la sua rabbia non era indirizzata a Edward, bensì al suo cuore. Stupido, stupidissimo cuore che quando lui aveva posato le labbra sulle sue aveva perso un battito.
Cretino di un cuore che si era illuso che quel ragazzo fosse vero, che non fosse un miraggio.
In quel momento davanti a lei era tornato un ragazzino. Un ragazzino adorabile, certo. Ma pur sempre troppo piccolo per lei.
Si sentì umiliata, tradita.
Perché i suoi sentimenti non avevano un posto dove andare: dovevano rimanere dentro di lei, intrappolati nella consapevolezza che non sarebbero mai diventati altro che flebili emozioni senza fondamento.
- Forza, andiamo di sopra. Ti preparo l’omelette- disse lei sorridendogli. Del resto, con l’Edward bambino si sentiva molto più a suo agio, riusciva a considerarlo solo un cucciolo da accudire e da amare.
- Scusa…
- Vieni qua- disse lei abbracciandolo come avrebbe fatto con un fratellino minore.
- Non farlo mai più.
- Okay- lo portò su e la serata si svolse più o meno come quella precedente.
Per la prima volta nella sua vita, Edward si sentiva amato. E amava. Da morire.
Gli era dispiaciuto dover baciare improvvisamente Bella, ma non aveva altra scelta: non la voleva assalire, non le voleva succhiare il sangue.
E poi si sentiva così bene quando lei gli riservava tutte quelle attenzioni… era bello essere piccolo: si sentiva accettato dalla persona alla quale teneva.
Anche se per lei non era altro che un bambino…

 
Bella stava seduta sul letto, a pensare.
Cosa stava facendo? Perché la sua vita, sempre monotona e ripetitiva, era stata sconvolta talmente tanto da quel bambino?
E’ che… non era flessibile ai cambiamenti. Tantomeno a questi cambiamenti…
- Bella, posso entrare?- domandò una voce da fuori alla camera.
- Aspetta, accendo la luce- si sporse al limitare del letto e la lampadina sul comodino si accese.
- Okay, adesso entra- lui aprì timidamente la porta e venne verso di me.
- Posso parlarti?- disse.
Ecco di nuovo quella parte di lui che non sembrava affatto infantile… A volta la sorprendeva ritrovarsi faccia a faccia con quell’espressione seria, piena di risentimento e consapevolezza.
- Mi dispiace per prima, ma ci sono cose che non potresti capire e che non voglio che tu capisca… va bene?
- Edward, non capisco di cosa tua stia parlando. Se ti dispiace per prima, non ti preoccupare. Ti… ti assicuro che è tutto a posto. Non… te ne faccio una colpa.
- Bella…- si mise in braccio a lei, sul limitare del letto. La ragazza si sforzò di sorridere, senza pensare al fatto che quel bambino così dolce fino a due ore prima era un ragazzo fatto e finito, pronto a baciarla.
La mano sinistra di Bella scivolò sul fianco, toccando il comodino.
- Io ti devo dire una cosa.
- Ehi, ho detto di non preoccuparti- sussurrò sdraiandosi con il bambino sempre abbracciato a lei.
- Ma io te la dirò comunque- insistette lui.
- Bella…- in quello stesso momento la mano sinistra, che prima era scivolata dolcemente sul bordo del letto, si mosse senza volerlo, toccando l’interruttore della luce e facendo piombare la stanza nella penombra.
L’unica luce proveniva dal corridoio.
Chiuse gli occhi, dapprima incosciente di quello che stava per succedere. Poi sentì un peso che la schiacciava.
Lui si mosse un po’, ancora inconsapevole di esser tornato adulto ma lasciando a Bella un po’ di respiro, guardandola negli occhi.
- … tu mi piaci. Davvero. Cos'altro devo fare per dimostrartelo?

 

 

 Nota dell’autrice:

- Edward, chiedi scusa a tutte le lettrici per essere erotico.
- Io non sono erotico.
- Sì, Edward. Lo sei.

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Capitolo 9
*** 8. Maturando? ***


Capitolo 8- Maturando?

 

 

 - E… Edward- gli sussurrò Bella.
Lui ancora non capiva cosa fosse successo, ma al di sotto del suo torace vedeva delle mani più grandi di quelle a cui era abituato e lentamente si accorse che era successo di nuovo.
E stavolta era diverso: aveva voglia di baciarla su tutto il corpo, di assaporarla volta per volta sentendo il sapore del suo respiro, il profumo dei suoi capelli…

 

 Ecco il problema dei bambini: sono troppo diretti, pensò Bella mentre Edward respirava sopra di lei, ansimando. Si era accorto anche lui di esser tornato grande, ma nel suo sguardo c’era qualcosa di nuovo, di diverso rispetto a prima.
- Bella- ansimò.
- Edwaaaaaard, accendi subito la luce!- esclamò lei agitata. Lui si alzò e in un attimo la luce piombò nella stanza.
- Scusa.
- Perché lo hai fatto? Io mi fidavo di te- piagnucolò la ragazza torturandosi le mani, sull’orlo di una crisi isterica: troppi punti interrogativi, troppe stranezze.
- Sei stata tu. Io ti stavo abbracciando e… non sono stato io!- protestò il ragazzo.
- Oh, ma dai!
- Bella, te lo posso giurare.
- Non giurare! I bambini non giurano- sibilò mentre si alzava e usciva dalla camera sbattendo la porta.

Edward si ritrovò ancora una volta solo, per colpa di un piccolo malinteso e di una parola detta nel momento sbagliato. Ma stavolta non era colpa sua, lo poteva giurare.
E quel corpo era così ingombrante, scomodo, strano… Così strano che anche la sua mente ne subiva le conseguenze, anche se minime. La voglia di stare insieme a Bella, di stare davvero insieme a lei, era solo una sventurata conseguenza di ciò che gli succedeva in quei momenti? Si sdraiò sul letto a pensare, a rimuginare su ciò che era accaduto.

Bella, formulò la sua mente.

Accese la tv: telegiornale, che schifo.
“E’ previsto un blackout totale nello stato di Washington tra le nove e le nove e un quarto di stasera. Preparate le candele cittadini, perché l’oscurità arriverà tra dieci, nove…” gli occhi di Edward si fecero grandi di paura.
- Bella!- cercò di chiamare. Ma era pietrificato e lei comunque non gli avrebbe risposto.
Corse verso la cucina, ma era troppo tardi: i locali piombarono nel buio più totale.
- Edward!- sentì urlare in seguito ad un gran fracasso.
La sua vista, più forte di prima, gli permetteva di vedere le forme nell’oscurità. Si destreggiò velocemente per arrivare nella cucina, da dove aveva sentito provenire il botto.
- Edward, sei tu?
- Sì, sono io.
- Come farai adesso. Quanto cresci in un quarto d’ora?
- Non lo so- sospirò rassegnato lui, rannicchiandosi dove era seduta la ragazza.
- Ho paura, Edward- piagnucolò lei stringendosi forte al petto del ragazzo.
Lo sentiva come una roccia, un’ancora di salvezza, qualcosa a cui aggrapparsi nel buio più totale e più spaventoso.
- Anche io ne ho- le sussurrò all’orecchio lui.
- Ma affronteremo anche questo, insieme- le diede un innocente bacio sulla guancia e, senza volerlo, in quel momento Bella si sentì completa.
Edward si stava comportando come un adulto.

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