A Love That Should Have Lasted Years

di Aine Walsh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** And I Love Her, 1963 ***
Capitolo 2: *** All My Loving, 1964 ***
Capitolo 3: *** Here, There And Everywhere, 1965 ***
Capitolo 4: *** We Can Work It Out, 1966 ***
Capitolo 5: *** You Won’t See Me, 1967 ***
Capitolo 6: *** I’m Looking Trough You, 1968 ***



Capitolo 1
*** And I Love Her, 1963 ***


Nick Autore (EFP e Forum):Alan_McStarlenson (è sempre lo stesso)
Titolo: A Love That Should Have Lasted Years
Generi: Fluff, Introspettivo, Malinconico
Rating: Verde
Avvertimenti: (dopo aver parecchio dibattuto con me stessa) Raccolta (credo…)
Lettera o numero + contenuto: numero 4, Paul/Jane
Prompt: Voce
NdA: Alla fine sono riuscita a scrivere qualcosa di più breve della Divina Commedia… xD
Allora, in ogni capitolo, la parte scritta in corsivo è un flashback, mentre il resto racchiude i pensieri della Asher al riguardo. Inoltre, ad ogni “capitoletto” corrisponde un anno. Tutto chiaro?
Introduzione: E’ stato questo l’inizio, ricordi, Paul?
Io lo faccio ancora molto bene. A volte questi pensieri mi si affollano nella testa e tornano alla luce nei momenti più diversi. Quando meno me l’aspetto mi ritorni in mente.
Nel bene o nel male, una storia lunga sei anni è difficile da dimenticare, e Jane Asher questo lo sa bene…

NB: Nella storia sono presenti alcuni errori, ne sono consapevole, ma a causa del poco tempo (e forse, dico forse, anche della poca voglia) non posso correggerli. Scusatemi.
NB2: Pubblicherò oggi tutti i capitoli.


…A love that should have lasted years…


 
1. And I Love Her, 1963
 
«Oh, ma sei rossa!», esclamò sorpreso il ragazzo.
La ragazza lo guardò per un attimo, stupita, quasi non riuscì bene a capire cosa volesse dire quell’esclamazione. Poi, spostandosi una ciocca di capelli dal viso, rispose timidamente: «Già».
Teneva lo sguardo basso, Jane, mentre Paul frugava nella sua mente alla ricerca di qualcosa di sensatoda dire.
«Guardandoti dalla televisione, credevo fossi bionda. Non fraintendermi, i tuoi capelli sono… Belli… Sono rossi… E… Morbidi… E…».
Abbastanza imbarazzato, il giovane Beatle si zittì di colpo, rendendosi conto della piega penosa che aveva assunto ciò che stava dicendo.
Jane allargò le labbra in sorriso.
«Non sei il primo che crede io sia bionda».
 
La prima volta che ci siamo incontrati.
E’ stato questo l’inizio, ricordi, Paul?
Io lo faccio ancora molto bene.
A volte questi pensieri mi si affollano nella testa e tornano alla luce nei momenti più diversi.
Quando meno me l’aspetto mi ritorni in mente.
Ho ancora impressa nei pensieri l’espressione che facesti quando te ne andasti e, girandoti sull’uscio e vedendomi lì a fissarti, mi sorridesti.
Sembravi felice.
Eri felice.
E anche io lo ero.
 

…I give her all my love that's all I do…

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Capitolo 2
*** All My Loving, 1964 ***


2. All My Loving, 1964
 
I raggi del sole appena sorto che penetravano dalla finestra illuminavano la stanza quanto bastava per vedere il piccolo caos che vi era all’interno.
I vestiti erano buttati alla rinfusa sul pavimento, così come anche un lembo della coperta adagiata sul disordinato letto.
Ed è proprio sopra il letto che stavano distesi i due amanti, nudi, legati da uno stretto abbraccio.
«Devi proprio partire, domani?», mugugnò Jane mettendo su un finto broncio.
Paul sorrise. «Sai che devo proprio farlo. Non vorrei che John assumesse il pieno controllo della situazione. Immagina cosa ne uscirebbe», concluse ridacchiando.
I due si scambiarono un altro sguardo. Un altro breve ma intenso sguardo.
«Ti amo, Jane» soffiò il ragazzo stringendola ancora di più.
«Ti amo anche io, Paul» rispose lei che, così piccola e fragile, giaceva inerme tra quelle braccia.
 
Era tutto bello, forse anche troppo per essere vero.
A volte mi sembrava di vivere un sogno.
Tutti quegli sguardi, quelle parole, quei gesti…
Ormai sono solo pensieri vuoti di una donna, pensieri che magari non ricordi nemmeno più.
Però io li custodisco, li tengo con me e mi fanno compagnia quando ne sento il bisogno.
Dicesti che saresti stato sempre sincero, e, chissà, per i primi tempi fu così.
Chissà… Chissà…
Quante domande.
Però di una cosa sono più che certa.
Ti amavo.
 

…Close your eyes and I'll kiss you tomorrow I'll miss you…

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Capitolo 3
*** Here, There And Everywhere, 1965 ***


3. Here, There And Everywhere, 1965
 
Il suono delle note che provenivano dalla chitarra acustica invadeva dolcemente tutto il piccolo appartamento.
Era ancora in fase di creazione, spesso si interrompeva all’improvviso per poi riprendere poco dopo, ma complessivamente la melodia era dolce, trasmetteva un qualcosa di sereno e tranquillo.
Poi Paul cominciò a canticchiare qualche parola, piano, come se non volesse farsi sentire.
Ma a Jane quella voce non sfuggì e, sorridendo, smise di lavare i piatti e si diresse verso la camera dalla quale usciva la musica, appoggiandosi allo stipite della porta.
«Ehi, genio, cosa scrivi?» domandò.
«Una canzone – rispose semplicemente il ragazzo – E credo proprio che ti piacerà».
«Ah, davvero? E di cosa parla?» chiese ancora la rossa, incuriosita.
«Di te».
 
Quella fu una delle tante canzoni che scrivesti per me.
Una volta mi confidasti addirittura di essere la tua musa ispiratrice.
Era bello convivere con questa consapevolezza.
Ogni volta che mi dedicavi una canzone, era sempre un’emozione forte.
Sai che non sono quel tipo di persona che si emoziona facilmente.
Eppure tu riuscivi a farmi rabbrividire sempre, qualsiasi cosa facessi.
Magari era la tua voce, così armoniosa.
O le parole che cantavi, che sembrano fatte proprio per noi due.
Oppure lo sguardo con cui mi fissavi e che pensavo fosse riservato solo per me.
O ancora, magari, era solo la mia fervida immaginazione.
 

…To lead a better life I need my love to be here…

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Capitolo 4
*** We Can Work It Out, 1966 ***


4. We Can Work It Out, 1966
 
«Ho detto che la finestra deve restare chiusa e chiusa rimane!» sbottò Jane sbattendo nuovamente il vetro.
«Ed io la voglio aperta, spiegami, cosa ti cambia?», ribattè Paul.
Jane stava per rispondere, ma si accorse che la vicina, Marianne Faithful, li stava curiosamente fissando dalla finestra, quindi, prima, si premurò di pararle la vista tirando le tende.
«Cosa cambia a te?» domandò ancora acida lei.
Paul si massaggiò le tempie.
«Ti rendi conto del fatto che stiamo discutendo per una finestra?».
«Sì. E allora?».
«Come sarebbe a dire “E allora”? E’ illogico!» urlò il Beatle.
«No che non lo è. Questa è l’ennesima conferma del fatto che tu non mi ascolti mai!».
 
E poi andai via di casa sbattendo la porta.
Non mi feci sentire per alcuni giorni.
A volte ripenso ai nostri litigi.
E’ vero, il più delle volte litigavamo per cose troppo futili e prive di senso.
O almeno, questo è ciò che pensavi tu.
Perché per me, dietro ogni litigio, dietro ogni discussione si celava qualcosa di più profondo, si celava un malessere che a volte non eri proprio in grado di cogliere.
E questo non faceva altro che scatenare in me altra rabbia.
Rabbia su rabbia.
Rabbia, rancore e tristezza.
 

…Think of what I'm saying we can work it out and get it straight or say good night…

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Capitolo 5
*** You Won’t See Me, 1967 ***


5. You Won’t See Me, 1967
 
Altro battibecco, altro inutile litigio.
Quella volta, però, fu il McCartney ad andare via di casa.
Era sempre la stessa scena, si ripeteva almeno una volta al mese.
Litigavano, uno dei due spariva, l’altro tentava quasi disperatamente di rintracciarlo e poi tornavano insieme, e sembrano felici, fino a quando non si inscenava tutto da capo.
Paul sedeva in una vecchia poltrona accanto al muto telefono.
Per ore aveva aspettato che squillasse, ma mai nessun suono proveniva dall’apparecchio.
Era rimasto per minuti interi agganciato alla cornetta in attesa di una voce che non arrivava.
Decise di fare ancora un ultimo tentativo. E, quella volta, Jane rispose.
«Ciao» salutò freddo il ragazzo.
«Sto lavorando adesso. Ti chiamo dopo» lo liquidò lei riattaccando.
 
Invece non ti richiamai.
Avevo bisogno di tempo.
Se è vero che l’inizio fu meraviglioso, si può certamente dire che la fine fu un disastro.
Forse le cose non sono mai andate per il verso giusto, eravamo solo noi (o solo io) a immaginarle come tali, non credi?
Eri geloso. Tremendamente geloso di me.
Geloso perché a volte anche io lavoravo lontano da casa, lontano da te.
Ma io non dovevo dimostrarmi triste o sconfortata a causa dei tuoi impegni lavorativi, e non dovevo essere gelosa, per nessun motivo al mondo, sebbene fossi sempre circondato da belle ragazze.
E credimi, con il passare del tempo, divenne sempre più difficile ciò.
 

…And I will lose my mind if you won't see me…

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Capitolo 6
*** I’m Looking Trough You, 1968 ***


6. I’m Looking Trough You, 1968
 
Un opprimente silenzio gravava sulle mura di casa Asher.
C’erano già state le prime urla e il primo tentativo di far tornare tutto come prima, ma non era andata bene, non quella volta.
Jane si era chiusa in camera da letto a piangere, mentre Paul era rimasto sdraiato per terra, sul tappeto accanto al camino spento.
Aveva sbagliato e lo sapeva. Ma continuava a ripetersi che la colpa non era solamente sua.
D’un tratto si alzò e andò a raggiungere la ragazza, sedendosi in un angolo del letto.
Tirò un sospiro e pronunciò quelle brevi frasi con voce dura, ma che celava un velo di malinconia.
«Jane, ho la sensazione che tra me e te non sia più come prima. E dubito che possa tornare ad esserlo. Sono cambiato io e sei cambiata pure tu. Mi dispiace». Senza dire una parola, la ragazza alzò appena lo sguardo umido e lo vide andare via, conscia del fatto che non sarebbe più tornato.
 
Furono poche e semplici parole, ma bastarono a farmi stare male per parecchio tempo.
A volte rimpiango il fatto di essere rimasta in silenzio quando invece avrei dovuto parlare.
Ma, anche se fossi riuscita a dire qualcosa, dubito che la situazione sarebbe cambiata.
Eravamo arrivati ad un punto di non ritorno.
Potrebbe essere stata colpa delle nostre continue assenze, delle nostre incomprensioni, del mio carattere, del tuo, della gelosia…
Chissà come sarebbe stato il resto della mia vita insieme a te, te lo chiedi mai?
Certe cose sono difficili da dimenticare.
Alcuni amori regalano un’emozione che dura per sempre.
E per questo, nonostante tutto, devo ringraziarti, Paul.
 

…I'm looking through you, you're not the same…

 


I want that Bliss and Joy in your mind...

E questo è tutto. Non è affatto un granchè e concordo con il parere della giudicia (che vi ripoterò più sotto): avrei potuto fare di più u.u
Anyway, la storia c'era ed io la pubblico.
Come sempre, ringrazio chiunque si prenda la briga anche solo di aprire la pagina :)
(E vi esorto anche ad avere pietà di me e a perdonare questa schifezza -.-')

Alan



Grammatica: 9/10
IC: 9/10
Stile: 9.5/10
Attinenza al tema (Paring e Prompt): 7/10
Originalità: 8/10
Gradimento personale: 4/5
Totale: 46.5/55

Ho tolto un punto alla grammatica per via di un accento e di un verbo sbagliato – “La ragazza lo guardò per un attimo, stupita, quasi non riuscì bene a capire cosa volesse dire quell’esclamazione.” Invece di “quasi non riuscisse bene” – e 0.5 allo stile per via di alcune scelte stilistiche che non condivido e trovo non troppo corrette – ad esempio, “E credimi, con il passare del tempo, divenne sempre più difficile ciò”: qui avresti dovuto mettere ‘ciò’ prima di ‘divenne’ oppure toglierlo del tutto – ma sostanzialmente non ci sono grossi errori.
Il paring naturalmente ci sta, ma al prompt, che si trova solo due volte come parola comune e non come fondamento della storia, ho assegnato solo 2 punti.
L’IC è buono, e Paul e Jane sono sicuramente Paul e Jane, per quanto poco possiamo sapere noi profani di quest’ultima. Ho trovato però che il tuo Paul fosse un po’ troppo duro, incongruente con l’immagine del Paul gentile e dolce che tutti noi abbiamo. Naturalmente questa è una naturale conseguenza di tutti i problemi che aveva con i Beatles – e con John – e non ti ho penalizzato molto. Inoltre forse l’idea di Paul come un bel cavaliere dolce, senza macchia e senza paura è prerogativa delle bimbe minchia, e quindi il tuo Paul può essere considerato ‘l’altra faccia della medaglia’, una Caratterizzazione sicuramente più vera di molte altre.
La cosa che più spicca, leggendo una cosa del genere, è la prevedibilità, la mancanza di originalità.
La storia, di per sé, è uno spunto nuovo, non credo ne esistano altre così, ma avresti potuto trattarla in modo molto più originale. Quello che intendo dire è che i rimpianti di Jane, i ricordi dolorosi, il continuo chiedersi ‘Chissà se…’ è proprio ciò che uno, aprendo una storia del genere, si aspetta di trovare.
La tua è una fic gradevole con un’introspezione fatta molto bene, che ripercorre la loro altalenante storia d’amore in modo molto vicino alla realtà, nonostante non sia perfetta né particolarmente originale.

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