Be Serene

di Lovecraft Kane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dead Memories ***
Capitolo 2: *** Well, whatever, nevermind ***
Capitolo 3: *** Hate At First Sight ***
Capitolo 4: *** Vermilion ***
Capitolo 5: *** Psychosocial ***
Capitolo 6: *** Vermilion Pt. 2 ***
Capitolo 7: *** Hell Raiser ***
Capitolo 8: *** Snuff ***
Capitolo 9: *** Wait and Bleed ***
Capitolo 10: *** You're gonna go far, Kid ***
Capitolo 11: *** Superstar ***
Capitolo 12: *** Forever ***



Capitolo 1
*** Dead Memories ***


“Andiamo dannazione, così non si può andare avanti!”. La voce di Joey Jordison era intrisa di stizza, mentre percorreva a grandi passi la sala di registrazione. Più di un anno era passato, ormai, dalla morte di Paul Gray. Morte, improvvisa, scioccante, traumatica fin che si vuole, ma intanto loro, gli Slipknot, giacevano in un limbo a aspettare. Aspettare cosa, poi? Non avrebbero mai superato il trauma mettendo un manichino con le sembianze dell’amico sul palco.
Sì, c’erano i fans. Difficile indovinare quale sarebbe stata la loro reazione ad un nuovo membro permanente, che sarebbe sempre rimasto lì, a suonare sul palco, ad apparire sui videoclip, a comparire sulle T-shirt. Si sarebbero arrabbiati? Li avrebbero incolpati di aver dimenticato il loro amico?
Era questo che pensava Corey Taylor mentre alzava lo sguardo verso Joey e scuoteva la testa, di nuovo, per l’ennesima volta:”No? No?! Ma porca d’una…”Joey levò il pugno serrato verso l’alto, per poi lasciar ricadere il braccio. La violenza, benché dannatamente liberatoria, non sarebbe servita. Si voltò verso gli altri membri:”E voi? Che ne pensate?”. Per un po’, ci fu ancora silenzio. Ognuno cercava di fare ordine nei proprio pensieri e riuscire a esprimerli:”Sembra quasi… sembra quasi di essere nel video di Dead Memories”disse James Root, strofinandosi gli occhi con la mano “Ma che cazzo centra?!”sbottò Corey, forse un più violentemente di quello che avrebbe voluto “Ehi, bello, datti una calmata”. Mick Thompson, dall’alto del suo metro e novanta, lo squadrò da capo a piedi:”Quello che Jim sta cercando di dire è che questa storia ci sta uccidendo. Non è così?”disse Chris Fehn, voltandosi verso il compagno, che annuì”Non potrò mai sopravvivere, con memorie morte nel mio cuore”citò Sid Wilson”Lo canti tu, amico. Suoniamo questa canzone spesso, i fans l’adorano… Non dovremmo seguire il suo testo?”. Si voltò verso Shawn Crahan, in cerca di conferma. Dopo aver riflettuto, anche Shawn annuì, arreso:”La mettiamo ai voti?”chiese Craig Jones, facendo scorrere lo sguardo attorno a sé”Chi ci sta… a cercare un nuovo bassista?”Non così in fretta”concesse Corey, con un sospiro”Prima… prima vediamo come la prendono i fans”Che vuoi dire?”domandò Shawn”Mettiamolo sul sito. Di’… di’ che abbiamo in mente di cercare un membro permanente. Sentiamo il tono nei commenti e poi vediamo”Corey si voltò verso Craig”Ci pensi tu?”. Lui fece un cenno d’assenso e uscì dalla stanza.
 
Un’ora dopo, sul sito ufficiale comparve una piccola news:
E’ vero, siamo ancora fottutamente dispiaciuti per quello che è accaduto al nostro amico, al nostro Paul. Ma cercando un nuovo membro non lasceremo ai vermi la sua memoria. Paul sarà sempre con noi, su quel palco e nei nostri cuori. Dobbiamo e dovete anche voi, Maggots, cercare di andare avanti. Lui avrebbe voluto così.
In un lampo, tutti i Maggots del mondo iniziarono a scambiarsi domande e informazioni a ritmo frenetico
-Ma prenderà il numero 2?
-Cè il problema dell’impugnatura…
-Avrà una nuova maschera tutta sua?
-Ma hanno già deciso o lo devono ancora cercare?
L’unica cosa positiva, si accorsero gli Slipknot, era che nessuno li incolpava di aver dimenticato Paul. E come avrebbero potuto? Tutti avevano ancora negli occhi la straziante intervista dopo la morte di Paul.
 
Pochi giorni dopo, il telefono squillava:”Vado io”disse Shawn”Pronto?” “Pronto? Sto cercando Mr. Shawn Crahan” .La voce dall’altra parte era vivace, benché intrisa di nervosismo:”Sì sono io, mi dica”rispose. Se era un maledetto venditore… “So che state cercando un nuovo bassista” “Sì è così, perché…” “Forse io posso aiutarvi”.
E' la mia prima storia, quindi siate clementi, grazie... Chi sia il nostro misterioso interlocutore, lo scoprirete nel prossimo capitolo. Spero che la sorpresa vi piaccia! Cercherò di pubblicare abbastanza spesso, in modo tale che non vi rodiate dal nervosismo. Grazie!

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Capitolo 2
*** Well, whatever, nevermind ***


Per poco Shawn non fece cadere il ricevitore: "Come prego?" "Ho detto che se state cercando un nuovo bassista vi posso aiutare. Cioè..." una risatina nervosa "Mi vorrei proporre, ecco. Mi scusi per la franchezza..." "No no, è assolutamente giusta, io... piuttosto, lei chi è?" "Oh, giusto. Mi chiamo Helson. Serena Helson".
Serena. Una ragazza. Negli Slipknot.
Gli sembrava così remota la proposta, che non vide nulla di male nel concederle una prova.
Male che vada, le diciamo di aspettare e non ci sentiamo più.
Così si schiarì la voce e disse: "Beh è un offerta interessante, miss Helson... che ne direbbe di venire qui, diciamo... domani nel pomeriggio, per un provino, assieme al resto della band? Le andrebbe?" "Oh, sì, assolutamente. Mi farebbe molto piacere" "Un attimo, le do l'indirizzo... ah, ma un momento, come fa ad avere questo numero?". Dall'altra parte del capo ci fu silenzio per un attimo, prima che lei rispondesse imbarazzata: "Beh, è una storia divertente... cioè, mio padre e mio fratello fanno gli idraulici e... e insomma, hanno solo sturato i lavandini alle... alle giuste conoscenze". La sentì ridere. In fondo, sembrava simpatica, una brava ragazza. Cercò di buttarla sul ridere anche lui: "Allora, grazie a Dio che lei non sia una maniaca" "Oh, papà e Ed non mi avrebbero mai lasciato questo numero se lo fossi stata, Mr. Crahan" "Immagino che sia così. Ah, mi stavo dimenticando l'indirizzo...". Le diede l'indirizzo dello studio di registrazione della Road Runner Records, dove risiedevano in quel momento, in attesa di trovarsi nella condizione mentale adatta per fare uscire quel dannato quinto album. Dopo averle dato appuntamento, Shawn si diresse di sotto, nella sala prove, per annunciarlo agli altri.
Come previsto, le reazioni furono parecchio discordanti. Alcuni, come Sid e Chris, sembrarono contenti della cosa, sopratutto del fatto che ci sarebbe stata una ragazza. Joey era entusiasta anche solo del fatto che si facesse un provino. Persino Corey si disse d'accordo. 
 
Il giorno dopo
"Ma allora, quando arriva?" "Jim, non ci devi uscire a cena! E smettila di stare alla finestra! Penserà che sei un maniaco!" "Oh, al diavolo, Craig! Dobbiamo vedere cosa ci mettiamo in casa, no?" "Voi siete dei pazzi. Vado di sotto a suonare qualcosa" "Mick, sto cominciando a credere che tu sia gay" "Sto cominciando a credere che al prossimo concerto potrei strapparti una gamba e usarla come chitarra. Che ne dici?". Chris, che aveva seguito l'intera conversazione, scoppiò in una gran risata. Mick sbuffò e si diresse al piano inferiore , raggiungendo Sid, Corey e Joey. Tempo pochi minuti, e una macchina nera infilò il vialetto: "E' lei?" chiese Chris, spingendo via James "Spostati scemo, non vedo!" "Allora, o la piantate o vi prendo a sberle tutti e due" sbottò Shawn. In silenzio, osservarono la guidatrice scendere. Portava un paio di grandi occhiali da sole, una semplice maglietta blu, un giubbotto e dei jeans. Ma erano i capelli il punto forte, perchè erano... a strisce. Le ciocche erano state equalmente divise, in modo tale che si alternasse il rosso sfavillante della tinta al semplice castano naturale. L'effetto non era male; eccentrico, ma carino. La ragazza estrasse dal bagagliaio la custodia del basso e si diresse a passo di carica fino alla porta. Shawn si precipitò ad accoglierla, con il suo miglior sorriso: "Ben arrivata, miss Helson" "La ringrazio ancora per l'opportunità, Mr. Crahan" "Mi chiami pure Shawn. Venga, le presento gli altri". Serena entrò dentro, sfilandosi gli occhiali: aveva gli occhi scuri che guizzavano dappertutto, come se cercassero di incamerare ogni dettaglio: "Ciao, io sono Chris. Lieto di conoscerti. Lo spilungone è James" disse, indicando il compagno che abbozzò una goffa riverenza "Lui invece è Craig, quello silenzioso" "Sì, vi conosco. Con le maschere, però..." "Stai pure tranquilla. Vieni, ti facciamo conoscere anche gli altri". Si sbrigarono per raggiungere il resto del gruppo. Sid si fece subito avanti, stringendole la mano: "Piacere! Io sono Sid, quello bello". Serena scoppiò a ridere: "Tu quello bello, Sid? Io sono l'idolo delle fan" disse Joey, facendo un cenno alla ragazza. Corey le porse la mano: "Corey Taylor" disse semplicemente, concedendole un sorriso a cui lei rispose subito, grata. Mick fu l'ultimo a presentarsi. Non era poi così sicuro che una ragazza fosse quello che ci voleva, per la band, ma tanto, che avevano da perdere?
"Allora" disse Corey "Sentiamo un po' come te la cavi. Conosci qualche nostra canzone?" "Oh, sì. Diciamo che... che sono una vostra fan" Serena ridacchiò "So abbastanza brani" "Ottimo, allora... suona... Psychosocial. Vediamo un po' che sai fare". Lei annuì, togliendosi il giubbotto per comodità: "Ehi, ma che bei tatuaggi!" esclamò James, richiamando l'attenzione della band. Sulla spalla destra, Serena aveva una fiammeggiante fenice; sull'avambraccio sinistro, un maestoso scorpione. Una specie di braccialetto elaborato intorno al polso destro. Una croce latina sul lato sinistro del collo.
Ma porca puttana, si ritrovò a pensare Mick, ci mancava pure che fosse cristiana, questa.
Corey stava osservando il tatuaggio sul polso. Non era un braccialetto, ma quattro nomi di persona, separati da un piccolo trattino.
Jack - Helen - Eddie - Katie
"Sono i nomi dei miei genitori, di mio fratello e di mia sorella" spiegò Serena con orgoglio "Una bella idea. Ci potrei pensare anch'io..." commentò Shawn "Ok... beh, facciamo quello che dobbiamo fare" aggiunse la ragazza. Si chinò per togliere il basso dalla custodia: "Bella decorazione". Mick stesso si sorprese del proprio commento: il basso era decorato con un elegante motivo di fiamme su tutta la cassa armonica, che risaliva verso il manico. Serena gli fece un sorriso grato, prima di imbracciare lo strumento e iniziare ad accordare: "Accidenti!" sbottò di colpo Craig "Ma che hai?" gli chiese Sid, prima di accorgersene lui stesso "Tu... tu sei mancina" fece Joey, una nota sorpresa nella voce. Serena li guardò, un velo di colpevolezza negli occhi: "Ehm... scusate, scusate, scusate... è per questo che... che ho avuto l'idea di... di provare. Visto che anche... anche Paul suonava così, avevo pensato..." la voce le si spense. Inaspettatamente, Corey le battè fraterno sulla spalla: "Tranquilla. E' una coincidenza... una buona coincidenza. Adesso, fammi sentire come suoni". Serena fece un gran respiro e attaccò. Suonava con la testa china, concentrata e determinata a non guardarli. Così non vide le espressioni piacevolemente colpite degli Slipknot; se la cavava, e anche bene.  Corey annuì: "Bene. Bene, bene, bene. Prova con... Left Behind". Serena si sgranchì le dita e ricominciò. Corey annuì ancora: "Ottimo. Dunque, te la cavi niente male, noi... dobbiamo decidere insieme. Facciamo così, domani ti possiamo richiamare? Prometto che Jim non ti farà delle telefonate sconce" "Oh, ne sono certa" rise lei. Diede loro il suo numero di cellullare e se ne andò.
Quella sera, dopo aver cenato, gli Slipknot si sedettero sulla veranda, per godersi il fresco di fine estate e decidere con calma il da farsi: "A me è piaciuta" disse subito James "Anche a me. Ci sa fare... spero che sul palco abbia un po' di carisma" aggiunse Joey "E' simpatica e carina, i fan l'adoreranno" commentò Sid "Allora, votiamo? Chi è a favore?" domandò Craig. James, Joey, Sid e Chris furono i primi ad alzare la mano. Craig annuì: "Anch'io ci sto. Voi?" domandò "Ormai avete la maggioranza, a che vi serve il voto?" scherzò Shawn "Insieme. Dobbiamo decidere tutti insieme" "Allora anche per me è sì. Corey?". Corey stava riflettendo: mettere a confronto Paul e Serena sarebbe stato ingiusto, e anche inutile. Ogni giorno il suo amico gli mancava; ma sapeva che mancava anche agli altri. Decise che era ora di separare l'ambito lavorativo da quello affettivo; così si voltò verso gli altri e annuì: "Woo, ottimo... Mick? Sei silenzioso stasera". Mick non pensava a Paul. Il suo chiodo fisso era quella ragazza, anzi, il suo tatuaggio. Proprio a lui doveva capitare? Ma che aveva fatto di male? Però si costrinse ad essere obbiettivo; voleva che la band andasse avanti, voleva tornare a suonare sul palco. Che gli importava se lei era cristiana?
Tanto lo sai che non è quello il problema, gli disse una vocina in testa. Oh, andassero tutti al diavolo.
"E sia" disse, stringendosi nelle spalle "Sembra... brava. E simpatica. Basta che cacci fuori qualcosa di buono sul palco e per me va bene" "Oh, perfetto. Allora, le dico..." "Lasciala un po' in ansia, Shawn" ghignò Mick "Chiamala domani, magari sul tardi. Una bella scarica di adrenalina non fa mai male". Detto questo, si alzò e fece per allontanarsi: "Nah, tu le tratti troppo male le donne, fratello" commentò James "Poi ti chiedi come mai sei ancora single" "Io le spavento, è diverso". Però, nonostante tutto, non riusciva a togliersela dalla testa. I capelli... ma sì, dovevano essere stati quelli, così appariscenti... però anche il sorriso sempre aperto... oh, si fottessero tutti quanti. Non aveva certo intenzione di rovinarsi il sonno per così poco.
Per la prima ragazza mai entrata negli Slipknot.
 
Eccoci qua. Spero che la mia cara Ser vi sia piaciuta, e che l'apprezzerete sempre di più man mano che andiamo avanti. Ah, per i non addetti ai lavori: Mick è ateo, quindi si sente disturbato dal fatto che Ser mostri così la sua fede. Che accadrà? Lo vedrete!
Ringrazio di cuore le mie care Undertaker e Kumiko_Chan_ per i complimenti e le recensioni. Se qualcosa non va, beh, ditemelo subito e provvederò! Un saluto a tutti e ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Hate At First Sight ***


Sotto la doccia, beatamente ignara di tutto, Serena cantava a gola spiegata una delle sue canzoni preferite: "Once again there is pain, I bring flames, I bring cold, I'm the Blood Red Sandman coming home! On this unholy night I will make you my own... Blood Red Sandman coming home...". Il telefono appeso in cucina iniziò a squillare, proprio durante il momento delicatissimo in cui doveva applicare la maschera sui capelli per mantenere la tintura. Sbuffò con stizza, sperando che, se proprio doveva interrompersi in una fase così critica, almeno fosse qualcosa o di estremamente grave o di estremamente buono. Avvolta in un asciugamano e gocciolando dappertutto si fiondò per afferrare il ricevitore: "Pronto?!" "Miss Helson?" "... Sì, chi è?" "Credo si ricordi di me... Sono Shawn Crahan". 
Shawn. Porca miseria.
Probabilmente le doveva dire che non era quello che serviva, agli Slipknot. Beh, almeno aveva tentato. Quando era tornata a casa, il giorno prima, si era messa di fronte allo specchio, e aveva fatto un lungo discorso con se stessa: "Adesso non gasarti, ragazza mia, ok? Quante possibilità ci sono di farcela? Una su un milione? Chissà quante altre proposte da professionisti veri avranno avuto. Almeno hai provato. Cosa dicono sempre mamma e papà? Buttati nelle cose, non arriverai mai se non ci provi almeno una volta...". Così, era piuttosto prevenuta mentre rispondeva con falsa allegria: "Salve Shawn, mi dica..." "Benvenuta negli Slipknot, Serena" "Ok, io... Come prego???". Non era decisamente quello che si aspettava. Si appoggiò allo stipite della porta, cercando di riprendere fiato. Le ronzavano le orecchie. Intanto, sentiva la voce di Shawn che la chiamava: "Serena? Tutto a posto?" "Io... io... sì, sì. Sono... sono sorpresa. Decisamente sorpresa" "Hai stregato tutti, qui" rise Shawn "Se vuoi... puoi venire a stare qui assieme al resto della band. Possiamo iniziare a suonare insieme e a sistemare le ultime cose del nuovo album" "Sì, molto volentieri. Adesso però vado, ho bisogno di stendermi un momento". Shawn rise e riagganciò, per poi dirigersi in soggiorno, dove era in corso un'agguerrita partita a poker tra Corey, Chris, Joey, Mick e Craig, con Sid e James al commento: "... io direi che Craig è il più avvantaggiato nel bluff, che ne pensi Jim?" "Concordo pienamente, Sid... ah, ma ecco che arriva Shawn interrompendo questo scontro titanico. L'hai chiamata? Come l'ha presa?" "Secondo te? Per poco non sveniva al telefono" "Pff, le donne" sentenziò Mick senza alzare lo sguardo dalla partita "Quando arriva?" chiese Joey, controllando a vista Chris che cercava di sbirciare le sue carte "Ecco, questo non me l'ha detto... ma credo nel pomeriggio, il tempo di prendere quello che le serve" "Potremmo fare qualcosa? Che so, organizzarle una festa di benvenuto?" domandò Sid "Nah, meglio di no, l'abbiamo già terrorizzata abbastanza" commentò Corey. Con un gesto teatrale Craig spiazzò tutti poggiando sul tavolo un poker d'assi, scatenando una reazione di insulti delusi: "Ma vattene al diavolo!" esclamò Chris, gettando le carte sul tavolo. Craig si appoggiò alla sedia, un sorrisetto soddisfatto sul volto: "Ma tu non eri quello silenzioso e apatico?" sbuffò Joey "Solo durante le interviste".
 
Serena arrivò verso l'ora di pranzo, con appresso, oltre al basso, un borsone e una valigia. Corey fu il primo ad arrivare alla porta: "Eccoti! Entra, ti mostro il posto". La condusse lungo il corridoio, indicando le stanze: "Qui la sala da pranzo e la cucina, di là c'è il soggiorno. C'è la tv, anche se quasi sempre sintonizzata sul football" "Mi piace il football" assicurò Serena con un gran sorriso "No, tu non puoi essere reale!" esclamò James, mettendo la testa fuori dalla sua stanza "Qui è dove dormirai tu" aggiunse, indicando la camera di fronte alla sua "Su questo piano dormiamo io, Corey, Mick e Joey. Al piano di sopra ci sono Sid, Chris, Shawn e Craig. Di sotto, la sala di registrazione" "Abbiamo anche una veranda" aggiunse Corey, aiutando Serena a sistemare la valigia nella stanza, piccola ma accogliente "E c'è un bagno per piano, per un totale di tre... e per fortuna! Visto che siamo quasi dieci persone... Che altro?... Ah, sì, dopo che avrai disfatto le valigie, dovremo decidere la tua maschera" "Ok... un'idea già l'avrei" "Oh, ottimo! Finisci pure con calma, poi raggiungici sulla veranda... oggi pranziamo lì" "Ah, tutto in mio onore? Che carini che siete" "Ecco, non ti ci abituare" rise James. Dopo che se ne furono andati, Serena si stese sul letto, sospirando. Ci era riuscita; ancora faticava a crederci. Non vedeva l'ora di indossare il costume e la maschera, e iniziare il tour. Pregò di poter entusiasmare il pubblico tanto quanto il resto della band. Bussarono alla porta: "Ser, sono Chris. Vuoi salire? Qui è tutto pronto". Si alzò prontamente, il tempo di darsi una sistemata ai lunghi capelli.
Il pranzo fu un successone, gli Slipknot si erano impegnati per preparare qualcosa di commestibile (il polpettone surgelato del supermarket fu un'ancora di salvataggio), e l'atmosfera era molto rilassata. "Allora" iniziò Joey alla fine del pasto, sorseggiando una tazza di caffè "Raccontaci qualcosa di te". Serena si appoggiò allo schienale: "Non che ci sia molto da dire... Sono di Des Moines, come voi. Sono la più piccola di tre fratelli: mia sorella maggiore Katherine fa la veterinaria, mentre mio fratello Ed lavora con mio padre, che è idraulico. Questo ci ha permesso un buon tenore di vita... io sono la degenerata di famiglia" "Esagerata!" rise Sid "E invece è così! Facevo lavori di segreteria per mio padre, visto  che non sapendo che fare al college mi sono laureata in letteratura inglese. Questo" indicò la croce sul collo "E' stato il primo, nel periodo in cui tutti i ragazzini si drogavano di death metal e si riempivano di pentacoli la schiena. Ho scelto il basso perchè tutti erano assolutamente fissati con la chitarra, tutti convinti di essere dei piccoli Jimi Hendrix" "Ah, quanto è vero" sospirò James "Ma è sempre stato solo un passatempo, per me... almeno fino ad ora" "Compleanno?" "Sid, hai remixato pure l'educazione?" esclamò Shawn "Ehi, era per chiedere... così magari ci facciamo una bella festa di compleanno!". Serena scoppiò a ridere: "Arrivi giusto, Sid. 24 ottobre, e sono del '76" "Scorpione, eh?" commentò Corey "Questo spiega l'altro tuo tatuaggio. Che mi dici degli altri?" "I nomi e la croce li sapete già, mentre la fenice sulla spalla è dedicata al mio carattere. Benchè sia un segno d'acqua, sono decisamente una testa calda e impulsiva" "Bene, ti abbiamo anche trovato un soprannome!" disse Chris "D'ora in poi, tu sei... mmm... Blaze! Ti piace?" "Ahahah, sì! Ho anche un altro tatuaggio" continuò, girandosi per mostrare il collo. Lettere di una lingua che non conoscevano si allungavano alla base:"E' ebraico. Significa guerriera" spiegò Serena "Che cosa sei?". La domanda di Mick li fece fermare tutti: "Come scusa?" chiese Serena, ogni traccia di divertimento sparita dalla sua voce "Ti ho chiesto cosa sei... vista la croce che hai sul collo, vorrei sapere a quale... corrente appartieni". Gli occhi scuri di Serena si caricarono di rabbia: "Prima di tutto, signor Seven Cattivissimo, non sono correnti, ma confessioni. Se vuoi odiare, almeno informati. Secondo, sono di religione protestante, ma credo che questi siano fatti miei". Gli Slipknot trattenevano il fiato, temendo il peggio: "Puoi essere quello che ti pare, per me le pratiche religiose sono una perdita di tempo" sbottò Mick, aggiungendoci pure una bestemmia. Serena gli scoccò uno sguardo di fuoco: "Prova a ripeterlo" "Mi stai sfidando?" "Sei un amante delle sfide?" "Diciamo di sì" "Allora, facciamo una scommessa: a partire da adesso, per 24 ore tu non ti azzarderai a bestemmiare. Se ce la fai, vinci" "Bene. E che vinco?" "Quello che ti pare. Il vincitore farà quello che vorrà al vinto" "Mi ispira parecchio. Affare fatto". Con sorrisi sardonici, Seven e Blaze si strinsero la mano, sotto gli occhi allibiti del resto della band.
 
Ta da da dan. Le cose si mettono male, visto che sembra che Mick abbia trovato pane per i suoi denti... che accadrà? Chi vincerà la scommessa? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Un ringraziamento alle nuove recensioni di pwhore e prudence_78, e un grazie doppio a tutti quelli che seguono la storia! rimanete sintonizzati, l'atmosfera inizia a farsi incandescente!
Ah, la canzone che canta Ser all'inizio è Blood Red Sandman dei Lordi, la mia band preferita... e anche il titolo del capitolo è il titolo di una loro canzone. Avviso che tutti i titoli dei capitoli avranno a che fare con canzoni. Grazie ancora e fatevi sapere!

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Capitolo 4
*** Vermilion ***


"Mmm... no. No, non ho capito. Ripetimi tutto da capo" "In che lingua te lo devo spiegare, Jim, porca puttana?!" "Non ho capito il senso dell'intera vicenda, se è per questo!" "Ragazzi, datevi una calmata e finite di mangiare, le uova si raffreddano". Era mattina, e gli Slipknot stavano facendo colazione tranquillamente, o almeno ci provavano. Quando si erano svegliati avevano trovato la stanza di Serena vuota, e un post-it sul frigo, con su scritto: "Sono fuori a correre. Voglio bene a tutti (tranne a Seven, LOL). Blaze". Così, approfittando dell'assenza della donna, si era scatenata una marea di rimproveri su Mick da parte degli agguerritissimi Sid, James e Corey: "Ma perchè fai tanto lo stronzo?" "Ma ti rendi conto che con lei ci devi suonare?" "Ma perchè ti da tanto fastidio?" "Ma..." "Ma la volete smettere e lasciarmi mangiare in pace?! Porco..." "Ah!" lo fermò Sid "Ricordati la tua scommessa. Mica vorrai perdere dopo tutti i tuoi proclami, eh?" "Stai dicendo che vuoi fare la spia, Sid? Ti spacco anche l'altro piede!". Chris rise e tossì, un pezzo di toast di traverso: "Però seriamente, perchè ce l'hai tanto con lei?" domandò candidamente Craig, passando una tazza di caffè al compagno "Saranno cazzi miei, no? Adesso possiamo fare colazione senza psicanalizzarmi, per favore?".
Mick non voleva ammetterlo a nessuno. A malapena l'aveva ammesso a se stesso, la notte prima, mentre passeggiava avanti e indietro nella sua stanza, adiacente a quella di Serena, attento ai rumori che provenivano dalla camera accanto. A un certo punto, l'aveva sentita mormorare, a lungo e monocorde, prima di rendersi conto che lei stava pregando. 
E che il suono di quel mormorio lo stava facendo sentire... bene.
E allora aveva capito. Si era innamorato. Di Serena. Di quella maledetta pseudo-punk cristiana dalla testa calda e dalla lingua così tagliente da distruggere tutte le foreste dell'Iowa. E la cosa lo seccava dannatamente. 
Ma avrebbe respirato zolfo, piuttosto che ammetterlo.
La porta della sala si aprì, ed ecco arrivare Serena, sudata e rossa  in volto, con indosso dei calzoncini e una maglietta bianca, un Ipod che spuntava dalla tasca: "'Giorno, gente! Tutto a posto?" "Benissimo, Ser. Dai, siediti a far colazione" la invitò Shawn con un cenno "No, non ora, ancora non mi sono fatta la doccia" rispose lei, sciogliendo i muscoli delle gambe. Joey sbuffò: "Andiamo, Ser, siamo tutti maschi adulti... " "E sotto le maschere si suda un casino, è meglio che ti abitui subito" aggiunse Corey. Serena si strinse nelle spalle, lasciandosi cadere nel posto accanto a Sid, che le allungò un piatto: "Ti ho tenuto via un po' di pane tostato, se vuoi..." "Grazie Sid, sei un amore". 
Nessuno vide lo sguardo infuocato che Mick rivolse a Sid.
Le cuffiette dell'Ipod di Serena sballottavano qua e là; James ne prese una e se la portò all'orecchio: "Uhm... Nightwish, eh?" "Sono bravi" rispose lei "Anche se non sarò mai bella come Tarja Turunen o Anette Olzon". Sospirò e si allontanò i capelli dal volto, con un gesto che costrinse Mick a colpirsi la gamba con un pugno: "Tutto bene?" chiese Chris fissandolo "Una... solo una fottuta zanzara del cazzo" "Cosa?! Sono ancora in giro, le bastarde?!" esclamò Joey guardandosi attorno. Così, mentre tutti si guardavano attorno preoccupati, Mick riuscì a distogliere l'attenzione dal suo comportamento anomalo. 
Dopo aver mangiato, Serena si alzò e si stiracchiò un po': "Ok, io vado a farmi la doccia... vedete di non passare per almeno... tre quarti d'ora. Chi trasgredisce diventerà la seconda ragazza degli Slipknot" "Oh, Serena, aspetta un attimo" disse Corey "Fai in fretta, dobbiamo ancora sistemare la tua tuta" "Beh possiamo..." "Alle dieci ce la fai?" "Ok, nessun problema" disse lei, sorridendo a tutta la tavolata, finché non arrivò a Mick. Il sorriso cordiale si  trasformò in un ghigno compiaciuto; Mick sollevò il mento con aria di sfida, muovendo le labbra per dire 'ho già vinto'. Serena scosse la testa, senza smettere di sorridere, prima di sparire nel corridoio. Joey tamburellò con le dita il tavolo, prima di chiedere: "Allora... se vinci, che le farai fare?" "Devo ancora decidere. Del resto, ho tutto il tempo".
 
Alle dieci in punto, il campanello suonò. Serena mise la testa fuori dalla stanza, vedendo Corey sulla soglia abbracciare una bella donna che non conosceva: "Sono contento che tu ce l'abbia fatta. Ah, Serena, vieni qui, ti presento mia moglie, Stephanie". Serena le porse la mano: "Lieta di conoscerti" "Lo stesso vale per me" "Visto che dobbiamo farti la tuta su misura... e non ero sicuro che avresti lasciato che qualcuno di noi ti mettesse le mani addosso... sono corso ai ripari" spiegò Corey "Andate nella sala di registrazione, non vi disturberà nessuno". Una volta dentro, Stephanie estrasse dalla borsetta un metro a nastro e un block notes: "Non è un problema se ti devi spogliare?" "Ehm, no, non credo" rispose Serena, togliendosi la T-shirt "Bene cara. Stai ferma così". Iniziò a prenderle le misure, in modo che la tuta fosse assolutamente calzata a pennello: "Sei in splendida forma" commentò Stephanie, trascrivendo i dati "Ah, grazie. E' tutta la ginnastica che faccio. A furia di suonare il basso mi sono venute delle braccia da lottatore, quindi ho dovuto modellare anche tutto il resto" "Uhm... ci dovrei pensare anch'io, allora" "Ma dai, mi sembra che tu stia benissimo". Stephanie rise: "Giovane, carina ed educata. Che ci fai con questi pazzi?". Lo sguardo di Serena per un attimo si spense: "Forse non lo neanch'io. Ma l'idea... l'idea di diventare una metal star dovevo avercelo già da tempo, forse da sempre. E un sacco di coincidenze, buone o cattive che fossero, mi hanno portato fin qui" "Non è sempre una serie di eventi a portarci dove vogliamo?" disse Stephanie "Credo che tu abbia proprio ragione".
Al piano di sopra, James era riuscito in qualche modo a distogliere l'attenzione di Mick da ogni argomento Serena-centrico: "E' un po' che non metto mano alla chitarra" stava dicendo James "Speriamo di riuscire ad andare in sincronia ancora" "Prendo la chitarra e facciamo qualcosa, ok Jim?" "Benissimo!". Mick si avviò verso la sala di registrazione, mentre James faceva un'entrata trionfale nel soggiorno: "Uhm, ti vedo allegro. Che c'è?" chiese Craig "Sono riuscita tener buono Mick per un po'" "Ah, bene" disse Shawn "E dov'è ora?" "Oh, è sceso giù a prendere la sua chitarra". Corey sbiancò in volto: "Lui che cosa?!". James lo fissò perplesso un secondo, poi si ricordò: "Oh cazzo!". Intanto, Stephanie e Serena, beatamente ignare, stavano ancora chiacchierando; Mick aprì la porta con naturalezza, prima di accorgersi della situazione. Serena, ancora in biancheria, cacciò un urlo e si nascose dietro il drumset di Joey: "Ma... ma sei scemo?!" sbraitò. Mick ammuttolì e si coprì gli occhi: "Scusa! Io non... scusa!". Uscì sbattendo la porta, in tempo per vedere James che scendeva di corsa le scale: "Mick! C'è... ah, scommetto che già lo sai" "Ah! Dannazione! Ma come è possibile, quella brutta..." "Mick, sta calmo..." "Come cazzo faccio a star calmo?! Ma io mi chiedo... le donne non fanno altro che andare in giro in bikini striminziti, ma fanno una scenata se le vedi in mutande, porco...". Si rese conto di quello che aveva detto solo quando ebbe finito; James strabuzzò gli occhi e la porta si aprì, rivelando Serena, con indosso la maglietta e un sorriso trionfante che le si allargava sul volto.
 
Ecco perchè prima di entrare in una stanza si deve bussare XD povero Seven, gabbato dal caso... beh, vedrete cosa Ser lo 'costringerà' a fare nel prossimo capitolo! Un sentito ringraziamento a prudence_78 per la sua puntualità nelle recensioni, e alle quattro persone che seguono la mia storia... spero che gradiate! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Psychosocial ***


La sera successiva

L'unica cosa positiva era il fatto che ora poteva bestemmiare quanto voleva.
Mick percorreva a grandi passi l'atrio della casa, sibilando oscenità tra i denti. Sid, forse l'unico a vedere il lato comico della vicenda, teneva il conto delle imprecazioni mentre lo seguiva con lo sguardo. James si teneva fuori tiro da quando il collega lo aveva minacciato di morte per ben sei volte di fila dopo quello che aveva combinato. Nessuno degli altri osava aprire bocca, a malapena respirare. La tensione giunse ai massimi storici quando Serena fece il suo ingresso; vestiva molto semplicemente, una maglia a maniche lunghe rosso scuro, un paio di jeans e il suo giubbotto preferito. Sfoderò il suo miglior sorriso mentre si rivolgeva a Mick: "Allora... andiamo?". Senza una parola, Mick le aprì la porta e la fece uscire, seguendola un attimo dopo, e sbattendosi alle spalle la porta con tanta forza che per poco non la scardinò. Solo allora il resto della band tirò un lungo sospiro di sollievo: "Mi chiedo perchè faccia tutte queste scene... voglio dire, non l'ha mica costretto a fare chissà che, giusto?" disse Shawn, osservando i cardini della porta; niente di rotto, fortunatamente "Oh, non credo sia quello" rispose Joey, sorseggiando dell'acqua "Credo sia... il fatto che in qualche maniera lei lo ha fregato. Dico bene?" "Hai centrato il punto" annuì Chris "Anche se quello che dice Shawn è vero... Serena poteva costringerlo a qualcosa di molto, molto, molto peggio. Intendo dire... che sarà mai chiedere una cena?" "Staremo a vedere. Corey, che ne pensi?". Corey non pensava niente. Pregava dentro di sè che Mick non mandasse tutto a puttane.
Dai cazzo, comportati da adulto e non da adolescente finto-alternativo.
"Uhm... se vi interessa" disse Sid scrutando con attenzione il suo foglio, coperto di crocette"Credo che sia arrivato almeno a 87" "Oooh, chiamate la stampa" borbottò Craig alzando gli occhi al cielo. E scherzava solo in parte.
Fuori, Mick lasciò deliberatamente Serena indietro, avviandosi lungo la strada; lei doveva correre per stare al suo passo: "Andiamo a piedi?" "Ti da fastidio forse?!". Serena incassò il colpo senza battere ciglio, solo le labbra strette a tal punto da essere diventate bianche tradivano il suo stato d'animo. Intanto lui le voltava deliberatamente le spalle e la ignorava, o almeno ci provava. Quando non resse più Serena afferrò il polso di Mick e gli si parò davanti. Adesso non era più la giovane donna spensierata col sorriso sempre sulle labbra, ma una vipera arrabbiata: "Senti" sbottò, calcando sulle sillabe "Io non so quale sia il tuo problema, ma se ho detto o fatto qualcosa, e dico qualsiasi cosa, per far sì che tu mi odi così, sarei molto contenta di saperlo, grazie". Serena incrociò le braccia, in attesa. D'accordo, non aveva un carattere facile da gestire, aveva rovinato amicizie lunghe anni per questo, ma adesso, mentre aspettava una risposta, ripercorreva tutto quello che era successo da quando era entrata, anzi, da quando aveva fatto il provino per gli Slipknot. E non le sembrava di averlo offeso in alcun modo. Quindi si sentiva piuttosto sicura di sè mentre lo trapanava con lo sguardo. Mick la guardò, frugandosi la mente in cerca di una qualche risposta accettabile. Ecco, doveva essere stato quello. Quel suo sguardo infuocato, ripreso dai capelli, dalle unghie smaltate e dalla maglia. Un metro e sessantasette di energia. Avrebbe scatenato l'inferno su quel palco, ne era sicuro. Ma tutto questo non poteva dirlo. Così si aggrappò al primo appiglio disponibile: "Lo vuoi davvero sapere?" "Ah! Sono qui apposta" sbuffò lei "Ehi, ho fatto solo una domanda. E se proprio lo vuoi sapere, ho messo subito le distanze tra noi perchè sei cristiana". Serena spalancò gli occhi, poi scoppiò in una lunga risata amara: "Mio Dio, perchè ti devi comportare come un mocciosetto appena convertito a Marilyn Manson?" "Sì sì, ridi se ti va, ma non aveva intenzione di avere una santa Madre Teresa che cercasse di convertirmi ogni due minuti. Ne ho avuto abbastanza di gruppetti estremisti al college". Serena si rilassò; allora era solo quello. Per una volta, non era colpa sua... o almeno non del tutto. "Non avrei mai cercato di farlo" disse "Non si sa mai" "Questo vuol dire che adesso siamo amici?" "Uhm... sì. E adesso credo che possiamo anche andare a cena".

Il resto della band li vide arrivare, due ore, conversando amabilmente come se fossero amiconi da sempre: "Ehi, date un po' un'occhiata" fece Sid "Allora avete fatto pace?" "Pace? Perchè, avevamo litigato?" domandò Serena, ridacchiando. Corey si alzò dalla poltrona e si stiracchiò: "Bene, adesso filate tutti a letto bambini, domani pretendo almeno 12 ore di prove" "Ma tu sei un pazzo" rise Chris "C'è anche la maschera di Serena da fare" continuò Corey "E ora scattare, muovetevi!".

Il giorno dopo, la casa ferveva di attività: tutti tirarono fuori tute, maschere e strumenti, ridendo e chiacchierando allegramente. Serena e Corey erano seduti al tavolo del soggiorno, le teste chine su fogli di carta: "Bene... che altro vuoi sulla tuta, oltre al logo?" "Mmm... magari qualche borchia... intorno alle gambe, ecco. Ah, e niente maniche" "Ok... anche qualcosa col fuoco?" "Sì! Intorno alla vita" "Perfetto" disse Corey, scribacchiando alacremente "Ora, la maschera. Avevi detto di avere un'idea" "In effetti...". Con un sorrisetto, Serena estrasse dalla tasca dei pantaloni un foglio tutto stropicciato, che porse a Corey; lui lo aprì, trovandosi ad osservare una maschera rossa dalle striature nere: "Ah, ma... ma questa è la vecchia maschera di Kane!". Il viso di Serena si illuminò: "Sì! Lo conosci?" "E come no! Adoro la WWE! E' una bella idea, comunque... magari le diamo due o tre ritocchi" "Sì, sì, ad esempio togliamo la striscia che copre la bocca" "Ottimo... poi rimodelliamo la linea degli occhi... la preferisci normale o incazzata?" "Incazzata direi". Shawn mise la testa nella stanza: "Gente? Giù siamo tutti pronti" "Ok, arriviamo". Di sotto, il resto della band era già posizionato; Serena si soffiò sulle dita, nervosa: "Ora, Ser... Come saprai, Psychosocial la suoniamo molto velocemente live. Visto che non sei abituata, la prima volta la proveremo più veloce di un tempo, e aumenteremo poco per volta, fino a raggiungere il tempo giusto. Tutto chiaro?" "Sì, perfettamente. Dove mi metto?" "Lì, accanto a Jim. Ok signorine... it's time to go Psycho Fucking Social!". La nuova formazione lavorava bene: Serena aveva un talento nato per l'headbanging; probabilmente, tutta la ginnastica che faceva l'aveva preparata a dovere. Suonarono per tre ore, senza sentire la fatica, presi com'erano dalla cosa che più amavano: la musica. Alla fine erano ormai prossimi a raggiungere il livello da live: "Pausa, gente. Mi si spaccano i polsi" implorò Joey, che per poco non si era slogato un gomito su un cattivissimo assolo "So io come distrarvi" disse Serena, i capelli sudati incollati al cranio. Raggiunse il piccolo portatile in un angolo, lo accese ed entrò in YouTube: "Ah, buona idea" disse Craig, che aveva capito "Metti un live recente". Serena annuì, digitando le parole 'Slipknot' 'Live' '2009': "Ecco, metti quello!" indicò Shawn, con ancora la mazza in mano; Serena cliccò su un video che mostrava un live di Psychosocial: "Woo, guarda che roba!" rise Sid "Guarda com'ero magro!" "Oddio Chris, ma che cazzo stavi guardando?" "Parla per te! Sembra che tu stia scacciando le mosche con i capelli, Jim!". Corey si chinò sullo schermo, un sorriso strano sul volto: "Però è bello così" "Cosa è bello?" "Sapere che in qualche maniera... Paul resterà vivo per sempre". Scese il silenzio, tutti presi alla sprovvista temevano di sparare qualche cazzata; Serena gli diede qualche pacca sulla spalla, annuendo. Corey si guardò attorno: "Ragazzi, tranquilli, sto bene. Nessun problema" "Ah, va bene" disse Joey "Ehi, quello che cos'è?" aggiunse, indicando un suggerimento nella lista video "Psychosocial Baby? E che accidenti è?" "Ti prego fa che sia una ragazza impazzita possibilmente in bikini" pregò Sid. Serena cliccò. Non lo avesse mai fatto! Quello era uno dei molti e improponibili mix della loro canzone con Baby di Justin Bieber. Corey ebbe un attacco di nausea e si accasciò teatralmente fra le braccia di James: "Ragazzi... ricordatemi di prendere questo... coso.... e di cacciargli un chilo di dinamite su per il culo" disse Mick, aprendo e chiudendo le mani a pugno "Ma io lo ammazzo... giuro che lo ammazzo" sibilò Craig "Dopo questo, mi ci vuole una bella dose di sana musica. Ricominciamo a provare?" "Joey? Come vanno i polsi?" "Meglio... suonerei anche coi denti pur di dimenticare la faccia di quel bamboccio!" "La cosa più schifosa è il fatto che le musiche vanno pure bene insieme! Ma guarda tu dove sta finendo il mondo... Dai, Ser, spegni quell'affare e rimetti le mani sul basso". Mentre spegneva il computer, Serena allungò la mano e tirò la manica di Mick: "Seven... cerchiamo di vincere alla svelta qualche altro premio, per fargliela vedere" "Oppure potremmo prenderlo e rivoltarlo come un calzino" "Mick! Non si picchiano i ragazzini" "Hai ragione".
Hai ragione, Ser. Come sempre.
Mick credeva che mostrando simpatia verso Serena si sarebbe calmato. E invece non era così; anzi, il fatto che ora lei gli parlasse amichevolmente forse era anche peggio. Sospirò: ce n'era di strada da fare, ancora.

Eccomi qua! Mi scuso tanto tanto tanto per avervi lasciato così a lungo, ma purtroppo il mio nuovo appartamento deve ancora avere l'allacciamento a internet (che solleciterò AL PIU' PRESTO)... comunque posterò entro domani un altro capitolo, per farmi perdonare! Spero vi piaccia la piega che sta prendendo la storia... e che mi scuserete per l'accenno a Paul. Grazie ancora per tutti i complimenti e restate sintonizzati!

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Capitolo 6
*** Vermilion Pt. 2 ***


Era ormai passato quasi un mese da quando Serena era diventata una 'Knot, e finalmente la band si era decisa a rivelarlo al mondo: "Allora, hai fatto?" chiese James a Craig, che digitava rapidamente sulla tastiera "Un secondo... ecco qua. Che ve ne pare?". Il messaggio, pubblicato sul sito ufficiale, diceva così:
"Maggots! Non ci siamo dimenticati di voi, eh! Alla fine, abbiamo trovato un sostituto... Oltre a essere bravo, è anche sexy. No, non siamo diventati gay tutto d'un colpo, è solo che 'lui' è una lei. Date il benvenuto a Serena Blaze Helson.... eh? Come sarebbe che adesso volete verderla? Scusate, per farlo dovrete aspettare gennaio, quando finalmente riprenderemo il tour. Correte subito a prenotare il vostro biglietto! Stay Sic Maggots!".
"Bene, adesso ci aggiungi un paio di 'fuck' a cazzo, e siamo a posto" commentò Corey "E dove diavolo è finito Shawn adesso? Si è perso per strada?!" "Rilassati, fratello. Guarda, è appena arrivato" disse Joey indicando la finestra. Shawn scese dall'auto, un grosso pacco sotto braccio e il cellulare in mano: "Oh, meno male. E adesso dov'è si è cacciata Serena?" "Di sopra, a parlare con Mick. Io non vorrei dire, ma secondo me tra quei due..." affermò Chris lasciando volutamente la frase in sospeso "Posso fare il cazzo che vogliono per quel che mi importa, basta che adesso vengano qui, e subito" sbuffò Corey. Sid, che proprio non riusciva a restare serio un secondo, si stava incrinando qualche costola nel tentativo di non ridere "Dai, vado su io a chiamarli" disse Craig, dirigendosi sulla veranda. Intanto, Serena, i piedi appoggiati al tavolino e lo sguardo rivolto verso un punto nel vuoto, stava dicendo con fervore: "Insomma, la cosa più stupida e vergognosa che io abbia mai visto in un film horror! Riccastri che pagano, pagano porca puttana!, per torturare stupide ragazzine sceme! Ma è possibile? Una vergogna... mi meraviglio che Wes Craven non li abbia massacrati!". Mick scoppiò a ridere: "Ah, quello è vero...". Craig sbucò dalla porta: "Ehilà? Scendete, è arrivato Shawn". Serena scattò in piedi e scese di corsa, strappando di mano il pacco a Shawn. Le tremavano le mani: "Questo è...". Ebbe la conferma dai sorrisi d'intesa degli altri; come una bambina, strappò la carta con dita febbrili, restando a bocca aperta dallo stupore: "Oh mio Dio... è... è bellissima" disse, sollevando dalla scatola la sua nuova maschera, rossa e nera, di pelle morbida, i buchi per gli occhi tagliati in modo da mostrare un'espressione rabbiosa "E non hai visto la tuta" disse Corey, sollevandola "Ti piace? E' così che la volevi?" "E' perfetta" rispose lei, gli occhi sempre più spalancati: la tuta, nera, aveva la cintola circondata da un motivo di fiamme che riprendeva la decorazione del basso, e piccole borchie metalliche le risalivano lungo le gambe; era fatta tutta d'un pezzo, la cerniera sulla schiena nascosta dalla grande S "E' un bene che sia già tutto pronto" dsse Shawn "Mi hanno chiamato adesso quelli dello studio. Dicono che, visto che abbiamo un nuovo membro, dobbiamo farlo conoscere, e quindi hanno proposto di fare un videoclip di una nostra canzone, quella che vogliamo. Voi che ne pensate?" "Un video? Con me?" ripetè Serena, sorpresa "Beh, è un'idea... non so, è carina. Solo... che canzone facciamo?" riflettè Joey "Vermilion. Facciamo Vermilion" rispose Mick, lasciandoli tutti a bocca aperta "Beh? Che cazzo avete? A me sembra che sia adatta" "Ehm, sì. Ma come lo facciamo?" chiese James "A quello ci penseranno loro. Ser? Che pensi?" "Ehi, tienimi fuori da questo casino, ok? Io dico sì ma non fatemi decidere, che vado in crisi" disse subito lei "Ok, allora li chiamo e dico che anche qui va bene" disse Shawn, prendendo il telefono.

"Ok cara, adesso, quando riparte la musica, prendi la tuta, guardala e mettila. Non preoccuparti della musica che passa, fai tutto il più naturale possibile, va bene?" "Sì, ho capito" "Ottimo, tutti ai vostri posti! Via!". La nuova idea di Vermilion era talmente semplice da essere geniale: Serena, senza maschera ma ripresa in modo da non mostrare mai il viso, veniva rappresentata come una ragazza isolata ed evitata da tutti, sempre vestita di nero e con un grande cappello che la nascondesse; ad un certo punto, circa metà canzone, doveva incontrare la band, ma spaventarsi e scappare, per poi rincontrarli alla fine e prendere la maschera dalle mani di Corey come simbolo della sua appartenenza. Giravano da un paio di giorni e andavano a gonfie vele, tanto che avevano quasi finito. Serena, cercando di andare a tempo e nello stesso momento di sembrare naturale, prese la tuta e se la infilò, passandosi le mani sul corpo come per testarla: "Ok, brava, ora inizia a camminare... tutti si voltano e indicano... ok, corri!". Serena vide il segnale e iniziò a correre come da copione, le braccia strette intorno al corpo, finché non arrivò al limite del set: "Perfetto, brava Serena. Adesso giriamo la scena finale e abbiamo finito!" "E meno male, mi sto annoiando a morte" disse Sid, che per passare il tempo muoveva le sopracciglia della sua maschera come un forsennato "Sid stai fermo, fai partire i collegamenti" gli disse Chris, tamburellandogli sulla testa. La location del video era la campagna appena fuori Des Moines, in modo che Serena potesse nascondersi dalla gente tra gli alberi. Qui, Corey le avrebbe consegnato la maschera e si sarebbero allontanati tutti insieme.
"Tra quanto tempo si potrà vedere?" chiese Craig, una volta finito tutto "Un paio di giorni al massimo" "Credo che morirò prima" disse Serena, sospirando "Oh, andiamo Ser, un po' di ottimismo!" rise Sid, battendole sulla spalla.

Esattamente due giorni dopo, ecco che su YouTube comparve la nuova versione di Vermilion, subito assaltata dai fans. I commenti furono positivi; i ragazzi sbavano su Serena, e le ragazze avevano un nuovo modello da imitare. Serena impazziva dalla contentezza: adesso non vedeva l'ora di andare in tour, per far vedere cosa riusciva a fare con un basso in mano. Adesso che tutto era sistemato, gli Slipknot provavano con indosso tute e maschere, in modo da riabiturarsi in fretta, un'esperienza completamente nuova per Serena. Provavano tutta la mattina e qualche ora nel pomeriggio, per poi dedicare il resto del giorno a rilassarsi e divertirsi. Quel pomeriggio, dopo aver sistemato accuratamente lo strumento e gli abiti di scena, Serena si stava riposando nella sua stanza, l'Ipod nelle orecchie e Dracula di Bram Stoker in mano. Così non sentì bussare alla porta finchè Mick non entrò: "Oh ciao, Mick. Entra, entra. Che c'è?" "Ti volevo chiedere una cosa" "Sì? Spara, allora" "Domani sera c'è una specie di raduno rock-metal, verranno a suonare alcune cover band. Ti va di andarci?" "Oh, certo! Ah, ma un attimo... intendi, noi due?" "Beh, e chi altro, scusa?" "Era per sapere. Va bene allora, ci divertiremo un sacco!". Mick annuì e la lasciò al suo libro. Chris lo vide uscire dalla stanza e scosse la testa: "Di' quello che vuoi... lui ci sta provando" disse a Sid, che era con lui "Mmm, credo proprio che sia così. Scommetto che prima della fine del mese lui si dichiara" "Scommettiamo? Io dico no" "Ci sto! Se perdo ti luciderò tutti bidoni prima del concerto di gennaio" "Ahahahah, d'accordo! Se perdo io... ti porterò i bagagli". Si strinsero la mano senza riuscire a trattenersi dal ridacchiare.

Ecco qua, come promesso! Che dire... adesso abbiamo un'altra scommessa da vedere! Ma ci vorrà un po' di più per avere il vincitore... spero di poter aggiornare presto il nuovo capitolo, nella peggiore delle ipotesi arriverà sabato prossimo. Grazie e stay sic :D
Oh, a proposito... il film di cui parla Serena è Hostel... rispecchiando la mia opinione su tale film. Grazie ancora!

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Capitolo 7
*** Hell Raiser ***


"Mah... io ho capito una cosa sola: di tutta questa faccenda, non ci capirò mai niente" "Non sforzare la mente in cose inutili, Jim. Passami l'eyeliner". In piedi di fronte allo specchio del bagno, Serena si stava applicando l'eyeliner nero, tendendo i muscoli della faccia allo stremo. James la osservava appoggiato allo stipite:" Ehi, domani è anche il tuo compleanno" le disse "Sì... quindi?" "Niente, era per dire" "Ragazzi, non fate cazzate, dai. Per il tuo non abbiamo fatto quasi nulla" "Ma perchè sono anni che sono qui! Magari... " "James. No. Giurami che non state organizzando qualche losco tranello" "Ahahah, va bene, tranquilla, non ci sarà niente" "Meglio così. Ora fammi un favore e vai a chiamare il diavolo". James se la rideva al pensiero di quei due in giro: "Allora, è pronta?" "Oh, sì. E non sospetta di niente" "Meglio così" disse Mick, infilandosi una felpa dei Morbid Angel. Sentiva Serena urlare in corridoio: "Ma ti dai una mossa?!". Lei si era infilati dei pantaloni di pelle, i suoi stivali da combattimento preferiti e una felpa extra large... degli Slipknot. Mick scosse la testa: "Oh, che è quella faccia? Cosa credi, che ci rincorrerrano coi forconi? Se non siamo metal, che diavolo siamo?" "Risparmia le arringhe per quando e se ne avremo bisogno, Ser. Ora andiamo". Mick e Serena uscirono, lasciando James solo nel corridoio, solo la voce di Corey a rompere il silenzio: "Root, dove cazzo sei?! Scendi subito e dai una mano con questi cazzo di affari, cazzo!".
Intanto, gli altri due si dirigevano in auto verso l'esterno di Des Moines, verso il raduno: "Guarda che schieramento di agenti! Sembra che ci debba essere un attentato, non un concerto!" "E' per la sicurezza. Su, siamo arrivati" "Speriamo solo di riuscire ad uscire, dopo". Era già arrivata parecchia gente, ragazzi giovani e adulti. Chissà quanti di loro erano, di giorno, stimati professionisti ed onesti lavoratori. Era una possibilità, del resto. Come era una possibilità che in mezzo a tutta quella gente capitassero ben due metal star, di cui una già sulla scena e l'altra in attesa del proprio battesimo: "Ti va di mangiare qualcosa?". Comprarono hot dog, pizza e bibite ad uno dei baracchini e si sedettero a mangiare sulle panche di legno: "Niente birra?" chiese Serena, osservando Mick sorseggiare una Coca Cola "Ti ricordo che sono il guidatore designato" "Ah, ok. Bene". Serena si sporse oltre la sua spalla, scrutando la gente che si accalcava attorno agli stand: "Guarda quanta roba! Credi che troviamo qualche nostra maglietta?" "Serena, te lo dirò ora per non ripetertelo più. Ora non siamo Seven e Blaze, ma solo due persone più o meno normali che si godono una serata più o meno tranquilla. Capito?" "Ok, ok" disse lei, addentando il suo hot dog di quasi venti centimentri e costringendo Mick a fare uno sforzo enorme per non guardarla. Le varie cover band iniziarono a sfilare sul palco, mentre sotto di esso si andava formando un folto gruppo di ballerini-pogatori. Serena tamburellava sul tavolo, ondeggiando la testa a ritmo; Mick si decise: "Andiamo?".
Arrivati ai limiti della pista, Mick le strinse la spalla e si fece largo tra le persone, tirandosela dietro: "Hai un passato come quaterback, per caso?" gli urlò Serena; arrivarono quasi sotto il palco "Beh, diamoci dentro, no?". Mick, con la sua stazza, fendeva la folla senza nemmeno muoversi, osservando Serena che saltava e restituiva colpo su colpo nel mezzo del pogo. La band del momento suonava, anche abbastanza bene, delle canzoni dei Motorhead; il cantante, capelli lunghi e maglietta a maniche corte nonostante il freddo di fine ottobre, non dimostrava più di vent'anni, ma era una sana e genuina metalhead: "Ehi, un momento di attenzione! Vedo che abbiamo anche una splendida ragazza stasera! Allora, ti stai divertendo?". Serena, ridendo imbarazzata, alzò entrambi i pollici e annuì: "Yeah, perfetto! Hai una richiesta? Dai, facci una richiesta!". Anche le persone intorno applaudirono e la incitarono; Serena si voltò spaesata verso Mick, in cerca d'aiuto; lui si limitò ad assentire: "Boh... Hellraiser?" "Hellraiser? Hellraiser? Le concediamo Hellraiser? E concediamoglielo! Dai cazzo, sotto con quelle chitarre!". Serena alzò una mano per ringraziare, e venne inghiottita dalla ressa dei pogatori; Mick si fece avanti per tirarla fuori, ma intanto il suo cervello si bloccò, riflettendo sulle parole della canzone...
Sto vivendo su una strada senza fine, intorno al mondo per il rock 'n' roll...
E su quello non ci pioveva...
Sentirsi bene, nel rumore e nella luce... è questo quello che scatena il mio fuoco...
Blaze... doveva ricordarsi di rompere il naso a Chris, tutti e due, per quello...
Hellraiser, nel tuono e nel calore...
Che caldo assurdo tra tutta quella gente...
Hellraiser, ti sbatto di nuovo al tuo posto... Hellraiser, e farò in modo che diventi reale...
Doveva dirglielo? Che cazzo doveva fare? E dove cazzo era finita?
Hellraiser... Ti colpisco con un incantesimo!
E come se l'avessero evocata, Serena incespicò e gli finì addosso, aggrappandosi alla sua felpa per non cadere: "Ooops! Scusami!". Sollevò la testa per guardarlo: "Porca puttana quanto sei alto".
Qualche ora dopo, a Serena girava la testa, e camminava sbandando, stretta contro Mick che recitava tra sè e sè il suo peggior repertorio d'insulti, per tutto il casino che stava succedendo: "E' stato tutto... oh!" disse Serena, inciampando sul selciato e sbattendo contro il fianco di Mick "Andiamo, tieni duro, siamo quasi arrivati alla macchina" disse Mick. E non parlava solo con lei.
Le aprì la portiera e lei ci scivolò dentro, afflosciata sul sedile come una bambola rotta: "Mi fa male la testa" gemette "E ci credo. Hai idea di quanti giri hai fatto? Su, allacciati la cintura, ora andiamo a casa". Non avevano fatto che poche centinaia di metri quando vennero fermati da un posto di blocco: "Ma dai, porca troia" sibilò Mick tra i denti "Buonasera, ragazzi. Solo un veloce controllo". Mick scese dall'auto, mentre Serena apriva a fatica un occhio insonnolito: "Stiamo pure comoda, signorina" le disse cortesemente uno degli agenti "Ha bevuto?" stava chiedendo il suo collega a Mick "No" "Lo vedremo subito. E' solo di routine, noi... " "Non ci sono problemi. Faccio tutte le analisi che vuole". L'agente lo sottopose ad un alcool test: "Bene, pulito come un panno, può andare. Buona notte e andate piano, lei e la sua ragazza".
Non è la mia ragazza. Non è la mia ragazza!
"Ci può contare, agente". Mick risalì in auto e avviò il motore, constatando intanto che Serena si era addormentata, i capelli sparsi sulla faccia, la testa reclinata contro il finestrino e la bocca socchiusa; praticamente, un tipico esempio di collasso. Meglio lasciarla riposare un po', tanto il giorno dopo... beh, era tutto da vedere.
Il giorno dopo... Mick guardò l'ora sul cruscotto. Era l'una di notte passata. Quindi domani era già oggi.
Facendo attenzione a non svegliarla, le scostò i capelli dal volto, sfiorandole la tempia: "Buon compleanno, Ser".

Beh... non so voi, ma a me questa storia piace (e che centra, sono l'autore! :facciascettica:)
Comunque, temo proprio che l'andazzo per la pubblicazione sarà così, riuscirete a resistere? Grazie infinite per la vostra pazienza cari lettori/lettrici! Non temete, la storia avrà una sua fine, ve lo giuro! Grazie grazie grazie!
Ah, ho tradotto le parole della canzone Hellraiser, sperando di aver reso l'effetto. Esistono 2 versioni, quella dei Motorhead e quella di Ozzy Osbourne, scegliete pure di ascoltare quella che preferite, se avete voglia! Io la consiglio, è proprio una gran bella canzone. Beh, al prossimo capitolo, dove si riderà tanto (spero!). Haloo!

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Capitolo 8
*** Snuff ***


"Stt! Zitti tutti, ci sentirà!" "Che cazzo vuoi che senta? Ma hai visto come sono tornati stanotte? Sarà ancora in coma!" "E se la prende male?" "James, porca puttana, se non vuoi stare qui scendi in sala, basta che la smetti di rompere!" "Ok gente, al mio tre. Uno, due, tre!". Come un solo uomo, gli Slipknot fecero irruzione nella camera dove Serena, ignara, dormiva della grossa. Sentendosi aggredita, scattò a sedere, ancora in dormiveglia, e afferrato il cuscino lo sbattè con un tiro preciso dritto in faccia a Sid: "Ahia cazzo! Mi ha preso il naso!" urlò, arretrando e finendo tra le braccia di Chris che, fortunatamente, lo aspettava "Ma... ma... ma brutti stronzi! Che cazzo volete?!" gridò Serena, strofinandosi con furia gli occhi e strappando il piumone dal letto per proteggersi da ulteriori assalti "Buon compleanno!" urlò Shawn alzando le braccia sopra la testa. Serena ammuttolì e si voltò verso James: "Ma cazzo, avevi detto..." "Io non centro in questo casino, ok? Almeno, l'idea non è partita da me!". Serena sbuffò, cercando le ciabatte, finite chissà dove. Solo quando si alzò si rese conto che i suoi compagni indossavano i propri costumi di scena e avevano con sè le maschere: "Che succede?" "Idea di Joey. Facciamo conoscere ai fan il nuovo acquisto in un contesto... beh, teoricamente normale" rispose Craig, mostrando la videocamera che teneva in mano "Ma io vi ammazzo" disse Serena, scoppiando finalmente a ridere "Forza, vestiti. Mettiti la tuta e la maschera... ah, scommetto che non hai esperienza col trucco, vero?" disse Corey, mostrandole una boccetta di crema nera "Effettivamente no" "No problem. Forza signori, tutti ai vostri posti, scattare! Io ti aspetto fuori" "Ma che ore sono?" "Quasi le undici e mezza. Su, sbrigati". Serena si vestì in fretta, le mani tremanti. Non voleva ammetterlo, ma era molto eccitata, come una bambina davanti ad un negozio di bambole. Si chiese se le avessero preparato una sorpresa e se ci fossero stati anche dei regali. Corey l'aspettava di fronte alla porta del bagno, il volto scurito e un sorriso a trentadue denti: "Wow, sei una forza. Ecco, siediti. Faccio in un attimo... poi imparerai". Usando un grosso batuffolo di cotone, Corey le applicò il trucco intorno agli occhi, rendendola simile ad un panda; le infilò la maschera, controllando che i buchi degli occhi combaciassero con i cerchi neri e sistemandole la cinghia che la chiudeva sotto la gola: "A posto? Come la senti, è stretta abbastanza?" "Sì, va benissimo. Oddio... sono io questa?". Serena si stava osservando nello specchio del bagno: non si era mai vista nè sentita così dura e forte, nemmeno quella volta, al liceo, quando aveva rimesso al suo posto la capo cheerleader che tiranneggiava alcune ragazze del primo anno. L'espressione irata della maschera, la tuta che scopriva i suoi amati tatuaggi e i capelli infiammati sembravano fatti apposta per stare assieme. Corey la osservava con attenzione: "Che c'è?" "Mmm... credo che un po' di rossetto scuro ravviverebbe l'effetto" disse "Pensaci, ok?" "Va bene" rispose lei, la voce che le tremava "Non commuoverti ora o sono guai. Andiamo". Corey la guidò nella sala da pranzo, arredata con festoni rossi e neri, su cui spiccavano il simbolo degli Slipknot e le parole HAPPY BIRTHDAY BLAZE! Craig, in linea con il suo personaggio, reggeva la telecamera: "Ma ecco che entra la nostra meravigliosa bassista!" presentò Joey, fingendosi un cronista "Impressioni, madame?" "Siete tutti quanti dei pazzi maniaci" "Ecco, l'effetto doveva essere questo" rise lui "E ora, il numero di apertura!". Tutti iniziarono a cantare la canzone Happy Birthday, mentre la porta della cucina si apriva, facendo uscire Mick e James che portavano la torta più grossa che Serena avesse mai visto; si portò le mani al volto: "Oh mio Dio" sussurrò "Nah, chiamami solo Mick" commentò lui, guadagnandosi le risate generali del resto della band e un'occhiataccia di Serena. La torta era coperta di glassa al cioccolato, e ripiena di crema alle fragole: praticamente, una torta nei toni del rosso e del nero, i suoi colori preferiti. Sopra, erano disposte lettere-candeline, che recitavano BEST WISHES SER!. Chris accese le candeline: "Esprimi un desiderio" la invitò, il sorriso celato dalla maschera che si propagava fino agli occhi. Tenendo lontani dal fuoco i capelli con le mani, Serena prese un bel respiro e soffiò: "Yeah, tutte in un colpo! E adesso, il taglio!" disse Corey, porgendole un coltello. Prima di passarglielo, si voltò a guardare la telecamera: "Sì, non è così? Sono uguale a Michael Myers" commentò rivolto ai fan che avrebbero visto il video "Attenta a non tagliarti le dita" "Mick, basta sfiga" sibilò Serena, rovinando l'effetto con una risata. Con attenzione, divise la torta in nove parti uguali, distribuendole sui piattini di plastica. Sid ne afferrò subito una porzione, prendendone un gran morso: "Mmm... è come avere un gruppo di spogliarelliste che ballano la lap dance su ogni singola papilla!" "Ma che esempione, complimenti" borbottò Craig da dietro la cinepresa "Quando anche The Silent One parla vuol dire che la faccenda è grossa" rise Shawn. Spensero la camera e si tolsero le maschere per gustare il dolce: "E quindi avete fatto tutto questo solo per i fan?" chiese Serena, estraendo una fragola dalla sua fetta "Più o meno. Volevamo fare un po' di festa, quindi così abbiamo preso due piccioni con una fava" rispose Joey. L'atmosfera era normale e particolare allo stesso tempo, per via delle tute e delle maschere appoggiate sul tavolo, e del clima rilassato e divertito. Da quanto tempo era che non ridevano con tanta liberazione? Beh, un bel po'.
Dopo aver finito la torta e indossato le maschere, l'azione si spostò nel soggiorno, dove, con enorme sorpresa di Serena, sul tavolino solitamente adibito ai giochi erano stati sistemati grossi pacchi regali. A Serena tremavano le gambe: "Non dovevate..." "Noi facciamo il cazzo che vogliamo. Su, aprili". Serena prese il primo pacco che le capitò a tiro, grande e rettangolare, con una carta dai toni vivaci sull'arancione: "Anche se in teoria la scelta l'ha fatta Steph (io ci ho messo 'solo' i soldi!), da Corey" lesse sul bigliettino. Con dita febbrili strappò la carta e il nastro, gli occhi scuri che le si illuminavano mentre apriva la scatola e sollevava una giacchetta di pelle nera lucida, che le arrivava alle ginocchia e completata da una cintura con un fermaglio metallico: "E' bellissima" "Provatela. Dai, provatela". Serena indossò la giacca, sfilando avanti e indietro per onorare la telecamera: "Grazie Corey!" disse, abbracciandolo forte "Ehi, ehi, piano, sono un uomo sposato!" commentò lui "Come la senti?" "Perfetta. Stephanie ha tenuto via le misure della mia tuta, vero?" "Sei troppo intelligente per stare in questa band" rise Corey "Oooh, adesso apri questo!" scattò Sid, mettendole in mano un pacchetto lungo: "Da Sid e Chris, solo perchè siamo troppo barboni per comprare un regalo per ciascuno. Ma dai... Oh, wow!" "Li puoi mettere in scena, se vuoi" sorrise Chris. Le avevano regalato un paio di stivali neri, chiusi con stringhe e alti fino al ginocchio: "Sembrano quelli che indossano i lottatori" "E secondo te perchè te li abbiamo presi?". Serena li ringraziò con un abbraccio e un bacio sulla guancia (Sid fece scattare su e giù le sopracciglia in segno di approvazione). Dopo aver sistemato giacca e stivali, Serena scelse un cestino di paglia, coperto da un fazzoletto rosa: "Da Joey. Evviva i regali utili! Sperando che ti possa servire..." recitava il biglietto; tolto il fazzoletto, nel cestino erano disposti artisticamente shampoo, balsamo, bagnoschiuma e profumo, tutti al lampone, più una spazzola color ciliegia: "Ma è fantastico! Grazie Joey!" "Sì, ma non fare così, le mie fan potrebbero prendersela" ridacchiò il batterista senza sottrarsi all'abbraccio "Eccoti il mio" disse poi James, porgendole una scatola più piccola delle altre, quadrata "Cerchi di farti perdonare, eh Jim? Spera per te che...". Serena non finì la frase, sollevando dall'imbottitura una grande sfera di neve, con dentro Freddy Krueger e Jason Voorhees nell'atto di affrontarsi: "Ok. Ti perdono" "E' solo per il mio grande fascino" scherzò lui in direzione della telecamera "E questo qui?" disse Serena, indicando una scatola molto stretta e lunga. Intorno ci fu un attimo di silenzio, poi Craig sollevò la mano: "Oh, adesso mi stupisci. Vediamo un po'...". Craig le aveva regalato un paio di lunghi guanti neri, privi di dita: "Vanno bene per il tour, quando suoneremo" disse piano. Serena ridacchiò: "Devo darti un bacio?" "Bacia la telecamera"; Serena posò con delicatezza le labbra sull'obbiettivo, attenta a non rovinarlo: "Maggots, siete tutti i numeri uno" disse con un gran sorriso. Shawn le porse il proprio pacchetto: "Ero un po' in crisi, spero che... " "Andrà tutto benissimo" lo rassicurò Serena, iniziando a scartare il regalo "Ma che carino, Shawn!". Conoscendo il suo amore per i libri, le aveva regalato una copia del libro Jaws, ispiratore del celeberrimo Lo Squalo; assieme al libro, come omaggio, c'era anche un simpaticissimo squalo di peluche, dal largo ghigno: "Ehi, che figata! Rendiamolo la mascotte della squadra!" urlò Sid "Mr. Smiley, saluta i fan!" continuò, agitando il pupazzo davanti alla telecamera. Serena si lasciò cadere sul divano, ancora scossa dalla felicità e dalla sorpresa: "Ragazzi, non so proprio cosa dire. E' tutto così... voi siete...". Non riusciva a finire la frase, le parole le mancavano, solo il sorriso esprimeva i suoi sentimenti: "Ehi, ma un momento..." Joey stava contando i regali sistemati sul tavolo, contando sulle dita "Con questo fanno cinque... diventano sette perchè gli stivali valgono doppio... ma cazzo, i conti non tornano!". Si voltò attorno confuso: "Mick... Ma il tuo regalo dov'è?" "Come dov'è? Lì sul tavolo" rispose, indicando una piccola scatolina rettangolare che non avevano notato. Serena lo guardò interrogativa, prima di prendere il regalo e scartarlo lentamente, insicura. Aprì la scatola blu scuro, e gli occhi le si spalancarono: "Oh... è splendida" sussurrò, sollevando dalla custodia una collana con un ciondolo stupendo, color sanguigno, a forma di scorpione. Anche gli altri erano ammutoliti: Sid diede di gomito a Chris, annuendo, ma lui scosse la testa. Serena si alzò, facendo dondolare la collana di fronte a sè: "Mi dovresti aiutare a metterla". Cercando di vincere il tremito alle mani, Mick le chiuse il fermaglio dietro il collo: "Ti devo baciare?" "Se proprio ci tieni". Ringraziò il fatto che la maschera gli coprisse il sorriso immediato che gli era spuntato sulle labbra, quando Serena gli aveva sfiorato il collo con le labbra. Ma allora, anche lei...?
"Ok, ora che abbiamo finito, possiamo inziare con i giochi!" "A che cosa giochiamo?" "Beh possiamo prendere Joey e usarlo come pignatta, ad esempio!" "Bastardi! Vi picchio tutti con le bacchette!" "Ah! Ma tanto la mia mazza è più grande della tua bacchetta!" "... Shawn, questo è il doppio senso più vecchio del mondo!" "Ehi, gente! Champagne?" "Ecco la trovata migliore della giornata!".
Così, tra risate, scherzi e qualche bevuta, trascorse la giornata. Quando ormai era buio, Sid tirò fuori tutti i CD che riuscì a trovare e iniziò a mettere uno dopo l'altro, sfoderando il suo miglior repertorio di pose da DJ: "Sid! Leva subito Guetta dallo stereo se non vuoi che ti spacchi la faccia!" urlò Corey "Metti immediatamente All Hope Is Gone!". Partì una gara a chi faceva head banging più a lungo, interrotta dopo meno di dieci minuti, quando Craig colpì Joey facendogli volare via la corona dal capo: "Fermatevi! Se mi si rompe sono cazzi!". Per calmare gli animi, non videro nulla di meglio che mettere su Snuff; Sid si inchinò in modo molto aristocratico: "Mademoiselle Helson, mi concede questo ballo?" "Mais oui, Monsieur Wilson" ridacchiò lei "Ci uniamo anche noi, Madame Jordison?" scherzò James "Ma certamente Monsieur Root!" esclamò Joey, che aveva recuperato la corona, ridacchiando con fare molto gaio. Le coppie iniziarono qualche lento, mentre, abbracciati sul divano, Corey, Shawn e Chris cantavano a squarciagola; Craig riprendeva la scena con la telecamera. Mick osservava e basta, rimurginando fra sè e sè.
Glielo dico? Non glielo dico? Fanculo, dopo glielo dico.
Verso mezzanotte, ognuno iniziò a spostarsi verso la propria camera; Mick si decise: "Ser, ti posso parlare un momento?" "Sì certo. Che c'è?" "Non so proprio come cazzo dirtelo" prese un respiro profondo "Serena, non so se l'hai capito.... ma tu mi piaci". A giudicare dall'espressione di lei, non lo aveva capito: "Mick?" "Senti, non mi aspetto nulla, che tu mi dica sì o no, sul serio. E' che sapevo che avrei dovuto dirtelo. Non credo che tra noi possa mai funzionare seriamente qualcosa, ma è giusto che tu lo sappia" "Mick..." "No, non dire nulla. Buon compleanno, Serena". Serena lo vide allontanarsi nel corridoio; come cazzo aveva fatto a non accorgersi di nulla? Di solito era lei quella che si dichiarava ai ragazzi... aveva avuto poche storie, in confronto a tante sue amiche, e nessuna degna di nota... degna proprio di niente. Adesso non sapeva più che fare; si trascinò in cucina, sforzandosi di pensare. Sul ripiano c'era ancora la bottiglia di champagne, mezza piena. Lei non era tipo da sbronza: non ne aveva mai avuta una, ma adesso stappò la bottiglia e buttò giù un paio di bicchieri. Aspettò, ma l'effetto pensato non venne; quindi non trovò soluzione migliore che bere lunghi sorsi direttamente dal collo. Qualche minuto, e non capì più nulla. Nel cervello annebbiato la cosa più intelligente da fare, si disse, era andare da Mick. Quest'ultimo era nella sua stanza, preparandosi per dormire; Serena bussò ed entrò, barcollando leggermente e ridacchiando: "Serena? Che hai?" "Stt!" disse lei, mettendogli le mani sulla bocca "Baaasta parlare, adesso, per favooooreeee..." "Serena, ma hai bevuto?" "Eh? Si nota molto?" ridacchiò lei, lo sguardo perso "Serena, adesso ti riporto in camera. Oh Dio..." "Nooo, io sono Serena" sghignazzò lei, mentre Mick la tirava per il braccio e chiudeva la porta della stanza di lei dietro di sè: "Ser, per piacere..." "Una chitarra! Io sono una chitarra. E tu sei Seven Cattivissimo" "Serena, ti prego...". Lei lo interruppe premendogli le labbra contro le sue.
Mick lo sapeva che era sbagliato. Era sbagliato, era da vigliacchi e da pervertiti. Ma un'altra parte gli diceva che era fantastico, più di quanto avesse mai potuto immaginare e sperare in tutto quel tempo. Ricambiò l'abbraccio e lasciò che andasse tutto avanti. Nel bene e nel male.

E questo è il motivo per cui non bisogna MAI bere U.U per ora, ci fermiamo qui. Le conseguenze di questo casino le scoprirete nel prossimo capitolo... spero che vi siate divertiti, a presto!

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Capitolo 9
*** Wait and Bleed ***


Serena era sul palco, ma di principio sapeva che c'era qualcosa che non andava. Sentiva le urla delle persone sotto di sè - urla di terrore, non di gioia ed esaltazione. "Psycho Fucking Social!" urlava Corey, ma lei non lo vedeva; un dolore lancinante le schiacciava le tempie, facendola gridare e annaspare. Una luce bianca la accecava impedendole di vedere. Il fuoco. Tutti venivano divorati dal fuoco: "Nooooooo!" strillò, incespicando e mettendo un piede sull'orlo del palco, diventato improvvisamente un precipizio. Alzò un braccio, quando ormai stava per cadere, ma qualcuno la afferrò saldamente agganciandola alla vita: "Va tutto bene, sta' calma" diceva la voce, ma lei lo sapeva che non era così. Si dibattè da quella stretta estranea e si lanciò nel vuoto...
Serena si svegliò di colpo, il cuore in gola. Solo un sogno, era stato solo uno stupido sogno. Aveva però un mal di testa allucinante, tempie e fronte che pulsavano e scottavano.
Ben ti sta, ragazza mia. Così impari a ballare con Sid tutta la notte.
Si accorse di trovarsi sul bordo del letto, quasi fuori; doveva essere stato quella a farla svegliare. Le tende accostate lasciavano intravedere un pallido spiraglio di luce fioca: doveva essere l'alba, o giù di lì. Si mosse, cercando di tirarsi all'indietro, ma colpì subito il muro. No, non poteva essere il muro, era troppo vicino. Con orrore, sentì la testa di qualcuno che si appoggiava alla sua. In mezzo agli strascichi del mal di testa da sbornia, si ricordò di quello che aveva fatto ieri sera... e poi, a scatti, il suo cervello congestionato registrò anche quello che stava succendendo.
Mick. Nel suo letto. Il braccio attorno alla sua vita.
Nemmeno c'era da chiedere che cosa fosse successo: i vestiti a terra erano un segnale chiarissimo. Sopraffatta dalla nausea, dovuta solo in parte ai fumi dell'alcool, cercò di scivolare via dalla stretta, ma Mick, ancora addormentato, aumentò la stretta di riflesso. Serrando i denti, Serena gli sollevò il braccio e si lasciò cadere a terra, frugando alla ricerca dei propri vestiti. Aveva appena recuperato e indossato slip e canottiera, ancora inginocchiata sul freddo parquet, quando trasalì, sentendo la voce di Mick: "Buongiorno, Ser. Dormito bene? Che stai facendo?". Mick, ancora assonnato, si tirò a sedere e fissò la donna con un'espressione sinceramente sorpresa: "Ma che ti prende?". Serena lo guardava con occhi spalancati pieni di panico: "Non ti avvicinare" sussurrò "Non mi toccare". Si strinse le braccia attorno al corpo, in un vano tentativo di protezione: "Quello che abbiamo fatto..." sentì un conato di vomito salirle lungo la gola "Quello che mi hai fatto... è... oh mio Dio... è sbagliato. E' tutto sbagliato" "Serena, ma che ti prende?" chiese Mick "Tu... tu mi hai..." "Ok, va bene, l'abbiamo fatto, ma non è una cosa così terribile, sono completamente sano e tu sai che io ti... " "No!" urlò Serena, dimenticando per un attimo il dolore alla testa "Non dirlo! Non posso credere che tu... " "Serena, ieri sera sei stata tu a... " "Ero ubriaca fradicia! Pensavi che fossi in grado di ragionare?! Sono disgustata... all'idea di essere finita a letto con un... " "Con un? Adesso vai avanti". Nella voce di Mick era sparita ogni nota che non fosse rabbia repressa; aveva recuperato i proprio boxer e ora aspettava, seduto sulla sponda del letto, gli occhi azzurri lampeggianti. Serena prese fiato e buttò fuori: "Sono finita a letto con un porco bastardo senza Dio come te!". Mick strinse i pugni e si alzò in piedi: adesso la sovrastava senza problemi, visto che Serena era ancora accucciata a terra dall'altra parte della stanza, gli occhi chiusi e la testa fra le mani. Ignorando deliberatamente il fatto che i suoni le facevano male, iniziò: "Ed io che mi aspettavo, da bravo coglione, che tu fossi diversa. Quando eri arrivata qui ero sospettoso, pensavo che avresti fatto un sacco di storie sul fatto che sono ateo e cazzate simili, invece poi m'è toccato ricredermi... e va bene, poi mi sono innamorato; era un rischio ma sinceramente la cosa non mi era dispiaciuta. Mi bastava che mi fossi amica e che potessimo anche solo divertirci senza problemi. Poi ieri sera, sempre come un perfetto deficiente, mi sembrava di essere arrivato alla meta; ma adesso non ne sono più così sicuro. Io non ti capisco, dannazione, prima fai tutta la carina e adesso ti comporti come una fottuta puritana! E non rifilarmi la storiella della sbronza, se c'è una cosa che ho capito è il fatto che l'alcool fa solo cadere le inibizioni... Sai che vuol dire? Vuol dire che tu volevi quello che abbiamo fatto... e scommetto che ci deve essere un qualche cazzo di motivo nel tuo subconscio, se ora indossi la mia canottiera". Finito il discorso, Mick incrociò le braccia sul largo petto, in attesa: "Allora? Sentiamo, che hai da dire?".
Serena si sfiorò la canottiera; adesso si rendeva conto che le andava troppo larga. Alzò la testa e lo guardò negli occhi leggendovi, rabbia, disprezzo e... delusione. Sì, Mick era deluso da lei. Serena iniziò ad alzarsi lentamente, cercando di vincere il dolore alla testa e un altro, sordo e indecifrabile, che le si stava diffondendo nel corpo: "Io..." incominciò, ma subito richiuse la bocca, mentre il colore le defluiva dal volto e le ginocchia le si serravano automaticamente. Con un'espressione sconvolta, strinse le mani sul basso ventre e corse in bagno. Mick non ci capiva più niente.
Serena si sedette nella vasca, strappandosi quasi via gli slip; al centro c'era una macchia di sangue scuro. Perchè, perchè di tutti i momenti possibili, doveva arrivarle il ciclo proprio in quel momento? Si sentì piena di vergogna, pensando al fatto che tutto quello era successo proprio di fronte a Mick. Ma era davvero solo quello? Si lasciò sfuggire un gemito.
Mick aprì appena la porta, guardando all'interno: "Serena? Come ti senti?". Serena si decise: "Mick, per favore... nel mio armadio c'è una scatola da scarpe, verde. Me la porteresti? Ti prego". Mick annuì e tornò nella stanza; aprì il grande armadio ad ante e iniziò a cercare. La scatola era sul fondo; anche se sapeva che era sbagliato, sbirciò dentro: all'interno c'erano alcune scatole di tamponi e una specie di mutanda a panciera. Allora era proprio come pensava. Tornò da lei: "Serena? Non entro, ti faccio scivolare dentro la scatola". La vide tornare alcuni minuti dopo, con ancora addosso la sua canottiera e un'espressione vergognosa sul volto. In silenzio, senza guardarlo in faccia, aprì un cassetto ed estrasse un pigiama pulito: "Stai un po' meglio?" "Ho bisogno di dormire" "Non puoi prendere qualcosa? Che so, un paracetamolo o... " "No, farebbe reazione con la sbornia. Devo solo dormire un po'". Mick l'aiutò a mettersi a letto, osservandola raggomitolarsi come una bambina, le labbra strette, come faceva sempre quando rimurginava qualcosa: "Mick?" "Sì?" "Mi dispiace aver detto...e anche pensato... tutte quelle cose. Non volevo... cioè, io..." "Va tutto bene, sta' calma". Serena abbozzò appena un sorriso, pensando a come fosse buffo che lui le ripetesse le stesse cose del sogno. Si addormentò sfinita in pochi minuti, mentre Mick la vegliava. Ma dopo un'ora iniziò a sentire le palpebre pesanti, pur non volendo allontanarsi da lei in quel momento.
Mi stendo un momento, solo un momento.
Si mise accanto a lei, sopra il piumone, e si addormentò quasi subito.

9.30 a.m.
Sid uscì dalla sua stanza stiracchiandosi energicamente: "'Giorno Chris. Dormito bene?" "Mah, sì, non c'è male. Ciao Craig, Shawn... tutto a posto?" "Bene, sì. Scendiamo a fare colazione? Ho una fame assurda" chiese Shawn "Svegliamo anche gli altri". Scesero da basso, dove anche Corey, James e Joey stavano uscendo dalle proprie stanze: "Ah, sono ancora rincoglionito da ieri sera. Ho bisogno di un caffè doppio subito" disse Corey, sbadigliando vistosamente "E dove si sono cacciati Serena e Mick, adesso? Andate a svegliarli". James bussò alla porta dell'amico: "Ehilà? Mick, sei sveglio? Mick?... Ehm, ragazzi... Mick non c'è" "Come sarebbe non c'è?" chiese Craig, cercando di guardare oltre la sua spalla. James si limitò ad indicare la stanza vuota: "E il letto non è stato usato... ma che fine ha fatto? Come facciamo a perderci un chitarrista di un metro e novanta in meno di una notte?" disse Sid. Shawn fece cenno a tutti di avvicinarsi: "Date un po' un'occhiata" disse, indicando l'interno della camera di Serena. Un coro di esclamazioni sussurrate si diffuse nel gruppo: "Dio, non ci credo..." "Chris! Ho vinto la scommessa!" "Fanculo Sid, non mi sembra decisamente il momento!" "Ma voi credete che...?" "Dai un'occhiata ai jeans per terra e poi risponditi, Joey" "Che facciamo adesso?" "Lasciamoli dormire". Chiusero la porta e si diressero in sala da pranzo, troppo sconvolti per pensare e parlare d'altro.
Serena aprì lentamente gli occhi, percependo la presenza di Mick accanto a sè, protettiva e intrusa allo stesso tempo. Gli voleva bene, certo. Ma non era sicura che le cose potessero andare avanti tra loro. Erano troppo diversi...
Diversi? Ascoltate la stessa musica e vedete gli stessi film... Siete due teste calde e cocciute. O vi amate o vi scannate.
Serena chiuse gli occhi, appoggiando la testa contro il petto di Mick. Si sarebbe concessa solo quei momenti, poi ci avrebbe dato un taglio. Sarebbe rimasta con la band, quello sì, ma quel momento sarebbe stato... solo un incidente di percorso, ecco.
Non può funzionare. Non potrebbe mai funzionare.
...
Oppure sì?


Ora che siamo arrivati qui, lo so, LO SO, che il titolo è abbastanza crudo, ma mi sembrava quello migliore per il capitolo. Spero che vi sia piaciuto, ha un tono decisamente diverso dagli altri, ma così dev'essere. Il discorso di Mick è troppo pesante? Fatemi sapere!

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Capitolo 10
*** You're gonna go far, Kid ***


"Ma dove sono?!" "Corey, rilassati. Vuoi una Coca Cola?" "Voglio che portino il culo qui subito!" "Chris, Chris! Visto che ci sei, mi prendi un Twix?" "Sid, ho capito che hai vinto, ma così te ne approfitti" "Oh, scusami, non me n'ero accorto... adesso mi prendi quel Twix, per favore?" "Ma dove cazzo sono?!" "Ma diamine, Corey, siamo in orario perfetto, anzi, se acceleriamo ancora un po' andiamo indietro nel tempo!" "E se vi interessa, sono appena arrivati al check-in".
Serena Helson sistemò la propria borsa sul nastro, per poi sollevare le braccia per consentire all'addetto alla sicurezza di controllarla con il metal detector. Volse lo sguardo attorno a sè e si accorse del resto della band, agitando le mani per salutare, un gran sorriso sul volto. Quando ebbe finito trotterellò verso di loro: "Ehilà! Come butta?" "Ah, ora che sei arrivata, Corey può tirare finalmente il fiato" rise Sid, la bocca piena di cioccolato "Beh, ora sono qui, no?" "Vero, Ser. Siediti pure" disse Joey, facendole posto sulla panca "Ehi" la mano di Mick si posò sulla spalla di Serena "Avevi così fretta di scappare che hai dimenticato la borsa". Fece dondolare la pesante sacca rossa, reggendola con una mano sola: "Ah! Mi pareva di aver dimenticato qualcosa...". Si sollevò quel tanto per baciargli la guancia: "Io ancora non mi ci sono abituato.... Al fatto che state sul serio insieme" disse Craig "E sono ormai... quanto? Quasi tre mesi, giusto?" "Oh, un attimo! Com'è andato il pranzo di famiglia? Non era ieri?" chiese James "Com'è andato? Com'è andato?... Ecco com'è andato!" esclamò Mick.

Serena camminava lungo il vialetto d'ingresso, tra due file di quelle che, una volta arrivato maggio, sarebbero diventate splendide piccole rose selvatiche. Mick arrancava nella sua scia, il sacchetto con le bottiglie di vino stretto in mano e in preda a quello che poteva essere panico. Doveva incontrare la famiglia di Serena, e se erano testardi anche solo la metà di lei... Scacciò quel pensiero dalla mente, mentre la porta si apriva, rivelando una donna alta e bella, con capelli scuri e corti: "Sery! Finalmente ti si vede!" esclamò abbracciandola "Aaah! Katie, ti ho sempre detto che non sopporto quel soprannome!" sbuffò Serena fingendosi indignata. La donna sollevò lo sguardo verso Mick che attendeva; gli occhi non erano marroni come quelli di Serena, ma verdi e gentili: "Tu devi essere Mick, vero? Io sono Katherine, la sorella maggiore di Sery" sorrise, mentre quest'ultima sbuffava in maniera plateale e correva dentro "Prego, entra".
Meno male. Tranquilla e gentile.
E' gentile perchè ancora non sa che sei ateo, coglione!
Mick entrò, accolto da Eddie, l'unico fratello di Serena, alto quasi quanto lui e con il fisico ben messo da sportivo: "Lieto di conoscerti! Ti presento mio padre...". Jack Helson dimostrava meno dei suoi settant'anni, i capelli tagliati corti sul cranio e un sorriso cordiale sul volto. Aveva gli stessi occhi di Serena, e questo non aiutava: "Benvenuto in casa nostra, Mick. Accomodati pure, ormai dovrebbe essere pronto... giusto tesoro?" esclamò in direzione della cucina "Ai vostri posti, ragazzi, l'arrosto sta per scendere in pista!" si sentì provenire da dietro la porta chiusa. Helen Helson sembrava una versione futura di Serena... Mick iniziò ad annaspare.
"Allora, raccontateci un po'" iniziò Mr. Helson mentre si servivano "Quando partite per il tour?" "Domani mattina, papà" rispose Serena "E ancora non riesco a ricordarmi tutta la scaletta" "Ma non è vero!" disse Mick "Piantala con questa storia, abbiamo ripetuto ieri sera per tre volte e andavi benissimo" "Mick, non cominciare a mettermi in imbarazzo di fronte ai miei, per favore!" sbuffò Serena, facendo ridere il resto della famiglia "Decisamente, vi siete trovati. Non ricordo un fidanzato di Sery così in sincronia con lei" commentò Katie "Io non ricordo proprio un fidanzato di Serena!" "Ah! Ed, sei proprio uno stronzo!" "Serena! Che linguaggio è? E metti giù il coltello del pane, spargi briciole da tutte le parti!".
Il pranzo era ormai giunto alla fine, e il cuore di Mick quasi scoppiava per il sollievo. Mentre Mrs. Helson serviva il caffè e Serena chiacchierava allegra con i fratelli, Mr. Helson gli domandò: "Una cosa, Mick... quel 'seven' sul braccio, che cosa significa? E' un porta fortuna?" "Ehm, no, non proprio... E' perchè il mio numero nella band è appunto il numero sette" "Ah, ho capito..." "Sì, e comunque io non credo a tutte quelle storie sulla fortuna e gli oroscopi..." "Beh, mi sembra una buona cosa, infatti..." "Infatti io non credo proprio. Sono ateo".
Bum. L'aveva detto. Intorno ci fu silenzio; la famiglia lo guardava con occhi sorpresi, tranne Serena, che gli rivolse un timido sorriso e annuì: "Ateo?" riuscì a dire Mrs. Helson "Per la precisione, ritengo che le pratiche religiose siano una perdita di tempo". Ancora silenzio, finchè Mr. Helson non si alzò da tavola: "Serena, io e tua madre dovremmo parlarti un momento. In privato". I tre uscirono dalla sala da pranzo e si chiusero in soggiorno. Mick aveva la netta sensazione di aver appena incasinato tutto. Ed e Katie si scambiarono un'occhiata di fraterna intesa: "Serena lo sapeva, vero?" domandò Katie "Ma è ovvio!" sbottò Mick, per poi rendersi conto che forse la cosa non era poi così ovvia. Sospirò: "Mi sbatterete fuori di casa a calci?" "Noi no" rispose Ed "Sinceramente parlando, Serena poteva andare a trovarsi chi voleva... Ha trovato te? Bene. E' contenta? Sembra proprio di sì. Cosa c'è da aggiungere? Mamma e papà faranno storie? Affari loro. Siete voi che dovete stare insieme". Mick non era del tutto convinto, quando la porta si aprì e Serena schizzò fuori come un'esultante palla di cannone: "Seven! Ci siamo riusciti!" esclamò, tirandogli la manica, come faceva sempre per attirare la sua attenzione o sottolineare il suo punto di vista "Eh? A fare che?" "Pff, a consacrare la nostra unione, che diamine!" esclamò lei, ribaltando gli occhi "Come scusa?" "Uffa, ma ti dai una svegliata? Per citare le parole di mio padre: 'l'importante è che siate felici insieme'...".

"Ahahahah, o buon Dio, seriamente?" "Doveva sembrare una scena da film! Oh cielo... ah, mi fanno male gli addominali, smettetela!". Serena si unì alle risate generali, mentre gli altoparlanti iniziavano a crepitare: "Attenzioni passeggeri. Il volo 8574 per Miami, Florida, è in partenza al gate 2" "E' il nostro" disse Shawn alzandosi. Serena perse il sorriso, sostituito da un'espressione inquieta: "Non ce la faccio" disse, prendendo la propria sacca "Ser, adesso stai calma, va bene?" le disse Mick, posandole la mano sulla spalla "Oh sì... Be Serene, è il mio motto" riuscì a sorridere lei.
Sull'aereo, Serena appoggiò la fronte al finestrino, osservando le nuvole che correvano intorno a loro, in testa, un'altra volta ancora, le parole dei suoi genitori.
Hai fatto un ottimo lavoro... Andrai lontano, bambina.
Mick le porse una cuffietta del proprio Ipod, senza parlare; Serena accettò con un sorriso riconoscente.
Arrivo, Maggots, arrivo!

E arrivo anch'io! Scusate scusate scusate e scusate per questo orribile ritardo, ma non ho avuto il tempo nemmeno di allacciarmi le scarpe, come si suol dire... mi auguro come al solito che il capitolo vi sia piaciuto! La canzone del titolo è You're gonna go far, kid degli Offspring, se siete interessati... Dubbi, perplessità, critiche: sapete dove trovarmi!

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Capitolo 11
*** Superstar ***


Margaret Collins andava fiera del proprio nome per vari motivi; primo fra tutti, il fatto che poteva usare il nomignolo Maggie, facilmente declinabile in Maggot. In quel momento si trovava pigiata nella resa di gente accorsa al primo concerto dei Slipknot dopo il loro ultimo acquisto, concerto ch si sarebbe tenuto, di lì a pochi minuti, nella splendida Miami. Era accompagnata dalle sue due più care amiche, Liz e Gabbe; nessuna di loro era, ovviamente, al primo concerto, ma l’eccitazione (e in molti casi anche la diffidenza) era dovuta alla presenza della nuova bassista. Un conto erano i video; come sarebbe stata la sua presenza sul palco? Sarebbe riuscita ad eguagliare Paul?
“Ahi! E non spingete, cribbio! Insomma, quando vogliono cominciare? Qui la gente sta dando i numeri!” esclamò a gran voce Gabbe “Andiamo, forza! Non metteteci tutto il giorno!” sbraitò qualcun altro alcune file più indietro. Maggie annuì, facendo rimbalzare da una parte all’altra la ciocca posticcia rossa che aveva preso apposto per l’occasione: aveva dovuto litigare per ore con i suoi genitori per avere il permesso. Le sarebbe piaciuto fare una tinta vera e propria, ma non gliel’avevano permesso: “Quanto ci vuole ancora?” gridò per non essere da meno.
Dietro le quinte, a pochi metri da lei, gli Slipknot stavano finendo di prepararsi, truccandosi e sistemando le maschere. Corey, seduto in un angolo, riscaldava la voce; i batteristi scioglievano i polsi, scherzando e chiacchierando tra loro; l’atmosfera generale era molto allegra, come ogni volta che si preparavano per uno spettacolo. L’adrenalina stava già facendo il suo lavoro. Serena finì di applicarsi il trucco, la tuta infilata per metà e una vaga sensazione di nausea, che cercava di calmare con la respirazione: “Qui abbiamo finito. Ser, ci raggiungi fuori? Hai ancora due minuti” “Sì, grazie Jim”. La band uscì fuori, tranne Mick, con la maschera già addosso: “Come ti senti?” “Non credo di farcela, Mick. Sono troppo agitata” “Tranquilla, andrà tutto a meraviglia. Dov’è la tua maschera?” “Nella borsa. Mi prendi anche i guanti?” “Ma ne hai dimenticato uno? Non trovo il secondo”. Serena sorrise, infilando il resto della tuta: “Tirami su la zip, per favore. Ne metto uno solo apposta, sennò il tatuaggio come si vede?” “Come cazzo fai ad avere sempre la risposta pronta? Su, sbrigati”. Serena infilò la maschera, spazzolò indietro i lunghi capelli e si applicò uno strato di rossetto color sangue, prima di seguire fuori Mick, assieme al resto della band. Si misero in cerchio e tesero le mani, pronti per il discorso di incitamento di Corey: “Ragazzi… siamo arrivati fino a qui, non ci siamo mai fermati e non lo faremo mai. Stasera andiamo su quel palco a dimostrare al mondo che siamo ancora qua, più cazzuti e incazzati che mai. Quindi al tre ‘fanculo justin bieber!’. Pronti? Uno, due, tre…” “FANCULO JUSTIN BIEBER!” urlarono tutti, avviandosi verso lo stage.
Fuori, le grida dei fans raggiunsero il massimo, quando un enorme telone bianco venne calato  a nascondere il palco; dietro di esso potevano scorgere ombre, nove ombre, che si aggiravano: “I felt the hate rise up in me…” intonò lentamente una voce che ben conoscevano; acclamarono a gran voce, ma il canto non proseguì. Ricominciò di nuovo, e si spense ancora, tirandoli verso il limite della sopportazione, finché fuochi d’artificio scoppiarono e il telone cadde di colpo, rivelando ciò che nascondeva. E li videro.
Corey Taylor cantava sul limite del palco.
Sid Wilson saltava dietro la sua postazione.
Joey Jordison distruggeva i piatti.
Chris Fehn faceva cose innominabili col proprio naso.
Shawn Crahan roteava con maestria la mazza.
Craig Jones faceva head-banging.
Mick Thompson prendeva metà del palco solo con la sua presenza.
James Root riusciva a far urlare anche la propria chitarra.
E, subito dietro a Mick, Serena suonava con gli occhi disperatamente chiusi sotto la maschera. Altro che Be Serene, era terrorizzata a morte.
Dopo Wait And Bleed attaccarono immediatamente con Spit It Out, My Plague e Left Behind. I fans urlavano e pogavano con forza sul ritmo ben noto di People=Shit. Poi, dopo aver terminato con successo Before I Forget, Corey concesse una pausa: “Maggots! Siete stanchi?” “No!” fu l’urlo unanime “Ne volete ancora? Siete sicuri di volerne ancora?” “Sì!” “Allora, che ne pensate della nostra ragazza? E’ brava, vero? Blaze, porta il culo qui, forza, sbrigati!”. Mick le diede una spinta e Serena barcollò fino al bordo, accanto a Corey: “Va bene, ora voglio che tutti quanti dicano CIAO SER!” “CIAO SER!” “E ora tutti dite STAI FACENDO UN FOTTUTO OTTIMO LAVORO SER!” “STAI FACENDO UN FOTTUTO OTTIMO LAVORO SER!” “Beh… grazie credo” rispose Serena nel microfono che Corey le teneva “Allora, vuoi dire qualcosa, dannazione?! Ce ne basta uno di muto!” “Corey? Vaffanculo”. Il pubblico impazzì: “Tranquilla eh? Tutti sotto con Vermilion!”. Era il momento di Serena: iniziò a muoversi su e giù lungo il palco, quasi danzando a tempo di musica, senza smettere di suonare. Metà della componente maschile sembrava pronta a farsi venire un infarto. Dopo, fu il momento di Sulfur: quando Shawn sbatteva la mazza sui bidoni, Serena saltava a tempo, e immediatamente fu imitata dal pubblico e da Sid, che si stava divertendo un mondo, come suo solito. E ancora Duality, Dead Memories, All Hope Is Gone, Surfacing, Psychosocial, Pulse Of Maggots… Suonavano da quasi tre ore, e nessuno ne aveva abbastanza, nè tra il pubblico nè tra la band. Ma tutte le cose belle prima o poi finiscono, e si erano conservati la loro canzone più calma, Snuff, apposta per chiudere in bellezza. James e Mick si posizionarono alle estremità del palco; Serena stava per ritirarsi indietro, ma Mick le prese il braccio e la tirò avanti, accanto a lui. In un attimo, la folla di Maggots si era trasformata da una massa di metalheads urlanti e rabbiosi in qualcosa di simile a un coro da chiesa, mentre intonavano insieme la canzone dedicandola, nel loro cuore, al grande assente, al grande Paul. La stessa cosa che pensava Serena in quel momento, mentre pizzicava le corde del basso.
“Ok… alla fine ce l’abbiamo fatta, ad arrivare fino in fondo… Craig, porca puttana, torna qui! Dai cazzo, resta un attimo! Ah, fottiti!” esclamò Corey, mentre Craig, in linea col suo personaggio, salutava con un cenno la folla e se ne andava “Vabbè… come dicevo, purtroppo siamo arrivati ai saluti, quindi, per dare una vera accoglienza alla nostra Blaze, adesso le strapperemo la maschera!” “Cosa?! Col cavolo!” sbraitò lei, afferrando il basso e sferrando contro Shawn un gran colpo; poi afferrò Chris per il naso e lo sbatté al suolo: “Argh! Mi sta facendo fuori tutta la band! Prendila Mick!” urlò Corey. Mick afferrò Serena per la collottola e le diede una scrollata: era il segnale: “Tieni giù ‘ste cazzo di mani Seven!” urlò, liberandosi dalla stretta e filando via tra gli applausi del pubblico.
“Ottimo lavoro” la salutò Craig, che si stava togliendo la propria maschera “Là fuori erano tutti impazziti”. Serena lo ringraziò con un gran sorriso, il trucco mezzo sciolto dal sudore e senza fiato.
Fuori, i saluti durarono un’altra mezz’ora buona, poi gli Slipknot si ritirano e i fans iniziarono a scemare verso l’uscita: “Woo, ragazze è stato fenomenale!” strillò Gabbe saltando su e giù e intonando a gran voce Snuff “Meraviglioso!” confermò Liz “E Serena è proprio una forza, vero? Quanto vorrei essere al suo posto!” rincarò Liz “Ehi, ma secondo voi… Serena se l’intende con qualcuno della band? Per me lei e Sid fanno una gran bella coppia!” “Sid? Naah, non ce li vedo… stai a vedere che si mette con Joey!” “Joey? Io credevo Chris!”. E così, ridendo e parlando, le tre amiche si allontanarono nel buio della notte.
 
Eccoci! :D piaciuto il capitolo concerto? Spero di sì! La canzone del titolo è Superstar dei Saliva, per gli interessati! Avviso subito che il prossimo capitolo sarà molto psicologico, quindi preparate i fazzolettini! Un saluto e tanti ringraziamenti a tutti voi!

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Capitolo 12
*** Forever ***


"Serena! Allora?! Ti vuoi dare una mossa?! Perdi l'inizio del film!" "Sarebbe molto più facile lavarsi qui dentro se qualcuno non avesse sparso i suoi serici capelli neri in tutta la doccia!" "Cosa?! Che cazzate spari?!". La porta del bagno si aprì e Serena uscì fuori, con solo un enorme asciugamano bianco addosso: "Sei una rottura di scatole, Seven Cattivissimo" sbuffò, gettandogli in faccia l'asciugamano. Prima che Mick riuscisse a toglierselo di dosso, lei si era già infilata l'enorme T-shirt che usava per dormire, e saltava su e giù sul letto della camera d'albergo: "Lo vedi? Molto rumore per nulla! Allora, che c'è?" "Tu sei pazza. E ancora più scemo io che ti ascolto pure. E smettila di saltare, sfondi le molle!" "Lo vedi? Sei noioso! Allora, che film hai trovato?" "Wrong Turn. Il secondo" "Sì? Wow, il mio preferito!" "Lo so. Adesso siediti e stai buona". Serena si lasciò cadere sul letto, battendo la mano sul materasso: "Prego, accomodati" disse con un accento nobiliare. 
C'era una cosa, che frullava nella testa di Mick da parecchio tempo, e sentiva che quello era il momento adatto. Si sedettero a guardare il film, con Serena che intrecciava distrattamente i capelli di Mick. Lui le scostò la mano, stringendola tra le sue: "Ser, devo assolutamente chiederti una cosa" iniziò "Eh? Che c'è? Ho sbagliato qualcosa sul palco? Lo sapevo, io... " "No, no, sei stata bravissima, non preoccuparti. E' solo che..." si fermò, cercando le parole, poi si buttò "Serena... Perché quel giorno... " "Eh? Quale giorno?" "Ser, lo sai quale giorno, quindi smettila di interrompermi. Perché hai detto sì? Perché ti sei rimangiata tutto quello che avevi urlato?". Serena si scostò da lui, tirando le ginocchia al petto e nascondendoci il volto: "Perché forse ero davvero ciò che disprezzavi, anche se più o meno eravamo amici... dico prima di finire a letto con te ubriaca fradicia. Sai che ancora non mi ricordo che cosa abbiamo fatto?" "Serena. Non divagare" "Sì, scusa. Insomma... quando mi sono accorta di quello che avevamo... che avevo fatto, la prima cosa che ho sentito è stata vergogna. Tanta, tanta vergogna. Per il fatto che non credi. E in un attimo, temo che sia saltato fuori il peggio di me... e il problema è che era la vera me. Alla fine, non ero poi così diversa dai gruppi estremisti... non ero di ampie vedute come volevo. Poi però mi sono costretta a pensare. E ho capito una cosa: che ero stata bene. Che stavo bene, assieme a te. Quindi mi sono detta: 'Andiamo, Ser, perché no?'... E ho capito di essermi innamorata". Serena alzò lo sguardo, guardando il film senza vederlo: "Hai capito ora?" "Sì Ser. Adesso sì. E sono contento che tu lo abbia ammesso, alla fine. Questo spiega l'attacco isterico che ti era venuto" "Non dimenticare che ero in piena crisi pre-mestruale" "Sì sì, tutte scuse" "Mick. Adesso taci e apprezza lo splatter". Rimasero seduti a lungo, senza parlare, con solo le mani che si toccavano, finché non videro scorrere i titoli di coda: "E' sempre triste quando uccidono il cattivo" commentò Mick spegnendo la televisione "Ma almeno abbia avuto un gran bell cliff hanger finale" rispose Serena stiracchiandosi. Mick le accarezzò il braccio: "Sai, è ancora presto e nessuno di noi è stanco. Che ne dici se... " "Placa i tuoi bollenti spiriti, tesoro mio, prima devo recitare le mie preghiere" "Ma porca puttana, Ser" "Zitto e aspetta". Serena si stese sotto la coperta, dandogli la schiena. Per amore del quieto vivere, adesso non mormorava più, ma pregava nella propria testa. Mick si mise dall'altra parte, le braccia incrociate sul largo petto, in attesa. Ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Sullo stesso piano, a qualche porta di distanza, Joey e Shawn parlavano a voce bassa: "Beh, il passo più difficile l'ha fatto. E l'abbiamo fatto anche noi" stava dicendo Shawn, giocherellando con una ciocca di capelli "Ha reagito bene, per quello che ho visto. Cioè, era in pieno panico da palcoscenico, ma dopo un po' l'ha superato. Si è comportata bene e non ha dimenticato nulla. E' stato un buon acquisto" "Sì, alla fine ci abbiamo guadagnato tutti. I fans hanno un nuovo idolo, Mick una fidanzata e noi un bassista" "Un bassista, sì...". La voce di Joey si spense un pochino, mentre si mordeva il labbro: "Ti manca, vero? Manca tanto anche a me. Era un amico così fantastico e..." "Cosa? Che cosa hai detto?" "Ho detto che mi manca il mio amico, Joey, io..." "Shawn, Shawn, ho capito! Credo di aver capito!" "Joey, mi stai facendo paura. Che ti prende?" "Era questo, Shawn. Paul era un amico. Paul era nostro amico prima di essere il nostro bassista. E qualsiasi scelta avessi fatto per questa band... non avrebbe mai cambiato i nostri sentimenti verso di lui. Mi capisci Shawn? Mi capisci?" "... Sì. Ora sì. Ci abbiamo messo un po' a capirlo, eh? Ehi, ma dove vai?" "A svegliare gli altri! Devono sapere... devono saperlo..." "Joey! Joey, torna qui! E' tardi!".
Mick stava ancora aspettando che Serena finisse, quando bussarono alla porta: "Che succede?" chiese lei, alzando la testa sopra la spalla "Stai lì, ci penso io". Mick si diresse alla porta e l'aprì, ritrovandosi di fronte un Corey molto assonnato, ma con una luce strana negli occhi: "Corey, dimmi che è qualcosa di davvero grave, perché vorrei tornare dentro in fretta, se mi capisci" "Nessun problema, fratello. E' solo che Joey ha buttato giù dal letto tutta la band per dirci una cosa..." disse Corey, indicando dietro di sè. Mick alzò la testa per vedere: vide Joey che parlava gesticolando con Sid, Chris e James abbracciati e Shawn e Craig che si davano a vicenda delle pacche sulle spalle; Corey gli disse d'un fiato quello che gli aveva riferito Joey, cercando di vincere ancora una volta le lacrime; Mick si ritrovò a dover fermare il tremito delle labbra: "Devo... devo dirlo a Serena?" "Sì. No. Non... sì, diglielo se te lo chiede. Buonanotte Mick" "'Notte Corey".
Mick rientrò e guardò verso il letto. Serena stava ancora pregando... o almeno, era quello che credeva lui. Perché non era una vera preghiera quella di Serena.
Tu continua a proteggerli, ok? Da soli non ce la fanno... cioè, sì, ci riescono, ma hanno tanto, tanto bisogno di te. Io farò la mia parte, certo, ma hanno... abbiamo bisogno di te. D'accordo?
Attese un attimo, poi sentì risuonare una risata, sconosciuta eppure familiare, e vide il bel volto di un uomo dai capelli scuri che si apriva in un sorriso, mentre muoveva una mano in un gesto di saluto. Serena rispose al sorriso, mentre Mick le toccava la spalla: "Ser? Hai finito?... Ser, ma stai piangendo? Ma la religione non vi dovrebbe aiutare? Ma porco... " "Mick, per le prossime due ore, vedi di stare zitto" "E' un invito?" "E' un ordine".
 
Perchè i giorni vanno e vengono, ma i miei sentimenti per te rimarrano per sempre. Un ultimo bacio, prima che me ne vada... asciuga le tue lacrime, è ora di lasciarti andare.
Perché i giorni vanno e vengono, ma i miei sentimenti per te rimarrano per sempre.
 
Perché ci avevano messo tanto, troppo tempo a capirlo? Serena non avrebbe mai sostituito Paul. Nessuno avrebbe mai sostituito Paul. Ci sarebbe stato un altro bassista, ma sarebbe venuto dopo Paul, senza cancellarne mai la memoria. E nessuno, niente e nessuno avrebbe mai cancellato il fatto che Paul era un amico. 
Era questo. Così semplice e perciò così difficile da capire.
 
E siamo arrivati purtroppo alla fine... mi è piaciuto molto scrivere questa storia, e ringrazio tutti coloro che hanno avuto lo sbatti di leggerla. Ve ne sono infinitamente grata.
Fatemi sapere che cosa pensate di questo capitolo, se è degno di essere il capitolo conclusivo. La canzone del titolo e del pezzettino tradotto è la dolcissima Forever dei Papa Roach. 
Un sentito ringraziamento a tutti voi, nell'ordine: Kumiko_Chan, Undertaker, pwhore, prudence­_78, M kolme, Prusskij_Lazur, LadyGuns56, tappolina e the_queen_of snow per le recensioni e per aver seguito la storia. E' bello per un autore avere tante persone interessate ai propri parti mentali... Spero che, se scriverò un'altra storia, potrò ritrovare tanta gente come voi. Un saluto dalla vostra Sapphiria Kane!

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