Hai no Ai

di Danda93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Smile ***
Capitolo 2: *** Silence ***
Capitolo 3: *** Shokoya ***
Capitolo 4: *** Safety ***
Capitolo 5: *** Streamers ***
Capitolo 6: *** Smoker ***
Capitolo 7: *** Anger ***
Capitolo 8: *** Protection ***
Capitolo 9: *** Anteprima! ***
Capitolo 10: *** Dream..? ***
Capitolo 11: *** Consciousnesses ***
Capitolo 12: *** Memories ***
Capitolo 13: *** Kiss ***



Capitolo 1
*** Smile ***


Seduto al bancone divoravo la carne che avevo nel piatto, vorace, come sempre... Non mi curavo della gente attorno, non mi curavo di niente e di nessuno... Poi ho un vuoto. Non ricordo cosa accadde di preciso, ma avevo la faccia sporca di cibo e la gente attorno si chiedeva se fossi morto o solo svenuto. "Che... c'è?" Un coro stupito attorno a me mentre mi pulivo il volto.
Decisi di lasciar perdere, di ignorare tutta quella gente che chiacchierava allibita e mi alzai, pagai il cibo che avevo mangiato e mi allontanai in silenzio.


Osservavo la gente che scorreva come un fiume per le strade della cittadina, erano tutti di fretta. C'erano mamme che trascinavano i figli per le manine, uomini che cercavano invano di vendere le loro stoffe pregiate, i loro strani marchingegni. Nessuno si curava di nessun altro. Eppure io li osservavo tutti, uno ad uno. Nessuno era però abbastanza interessante per catturare più di dieci secondi la mia attenzione. Nessuno tranne...


Ciao! Spero di aver stuzzicato la vostra attenzione, al più presto posterò il seguito! Ho deciso di terminare così il capitolo per invitarvi a continuare a leggere :) Sembra scontato l'individuo notato da lei, ma...
Ci sentiamo presto!
Baci e caramelle! :)
Danda

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Capitolo 2
*** Silence ***


Grazie a tutti per le recensioni! :)
Per AngelSword: Non è ambientata ad Alabasta, ma l'ispirazione per il breve (brevissimo) prologo l'ho presa proprio dalle bancarelle di Erumalu ^^ La mia Fanfiction può prendere ispirazione dai luoghi del manga, ma non vi è ambientata. :)
Comunque... Buona lettura! Baci e caramelle!
Danda <3


Guardavo quel tizio che camminava con fare sospetto tra la gente, riuscivo a vedere molto bene il cappello bianco a macchie nere, quell'orrenda maglia nera e giallo canarino, ma soprattutto riuscivo a vederne l'arma, affilata e pericolosa, appesa al fianco. Storsi il labbro in una smorfia nel vederlo, di disgusto, ma anche di rabbia. "Maledetto Law......" Lo guardavo dall'alto quando lui alzò gli occhi grigio-verdi al cielo e sorrise. Ma sembrava più un ghigno quello, mi aveva vista e sapeva che io me ne ero accorta. Mi alzai, rimanendo in bilico sul cornicione del palazzo, l'arco stretto in una mano, una freccia nell'altra e la faretra allacciata a coprirmi la schiena nuda. Ci guardammo per un breve istante prima che io scendessi dal cornicione e scomparissi dalla sua vista. Non era saggio scatenare il panico, lui era troppo veloce, io un bersaglio troppo facile e scoperto. "Prima o poi Trafalgar...Prima o poi..."

Avanzavo facendomi spazio tra la gente, qualche ragazza carina attirava la mia attenzione di tanto in tanto, ma nulla di che. Intanto continuavo a camminare in silenzio, di nuovo in compagnia della mia ormai quasi onnipresente amica... La fame. "Bah..." Lo stomaco gorgogliava sempre di più ad ogni passo che facevo, ma il borsello urlava miseria e non potevo soddisfare lo stomaco, che continuava a lamentarsi. Un circolo vizioso insomma. Ad un certo punto ero stufo della folla che invadeva le strade, mi davano fastidioo il rumore dei passi, le voci, gli spintoni involontari e non. Se non mi fossi allontanato dalla gente sarei esploso, letteralmente. "Sono troppo abituato a star solo." Sorrisi tra me e me. Che stessi delirando? Svoltai l'angolo a testa bassa, non sono mai stato un tipo triste e malinconico, eppure quel giorno ero distratto, ero, non so, depresso... Che stessi crescendo? In ogni caso non mi andava di guardare il cielo limpido, di sentire il sole cocente sulla pelle come tutti i giorni, volevo starmene in disparte, da solo, al buio. Più che potevo.

Scendevo le scale dell'edificio in fretta, come se qualcuno mi stesse inseguendo. Arrivai all'ingresso e quasi inciampai, il ginocchio cedette per un istante facendomi barcollare, ma mi ripresi subito. Uscii con calma ed imboccai un vicolo, lontana dalla folla, lontana dal pericolo, lontana da Law. Camminai nella semi oscurità dei vicoli stretti per una ventina di metri, poi incappai in un individuo che spiccava nell'oscurità. Il cappello arancio acceso, era a torso nudo, accasciato al suolo, come stesse male. "...Mmh..." Non credevo saggio avvicinarmi, ma mi sembrava sofferente, così presi la borraccia in pelli che tenevo attaccata ai pantaloni corti e mi avvicinai. "Tieni, bevi. E' fresca." Gliela porsi, rimanendo più distante che potevo col corpo. Non ero brava nei combattimenti corpo a corpo. Non lo ero mai stata. Avevo sempre avuto un fisico gracile, sebbene i miei muscoli fossero elastici ed allenati perfettamente, avevo sempre preferito l'arco. Il combattimento da lontano, ero una sentinella nata. Potevo centrare un anello caduto per terra lanciando dalla cima di un palazzo, tali erano la mia vista e la mia precisione. Perciò mi tenni leggermente scostata da quel tipo che, seppur sembrasse malato, non conoscevo. Preferivo essere in leggero vantaggio. Leggerissimo.

Sentii una voce di donna, ma non capii cosa volesse, alzai gli occhi e vidi quella ragazza. I capelli neri ondulati che giacevano legati in una morbida coda sotto l'orecchio, il viso pallido, gli occhi grigi, ma di un grigio luminoso, direi quasi cristallino. Stava distante, nonostante mi stesse porgendo qualcosa. Una borraccia? Non avevo sentito cosa voleva tanto ero perso nei miei pensieri. La guardai e mi sa che le sembrai ridicolo perchè la vidi trattenere un risolino. "Allora, ne vuoi? Mi sembri assetato..." Ah, ecco cosa voleva. Voleva aiutarmi. Dissetarmi. Ma chi gliel'aveva chiesto? "No. Non ne voglio." Notai l'arco, poi la Koshigatana (Katana di dimensioni ridotte) nel fodero blu e nero legata in vita, probabilmente era una delle guardie della città, forse un'addetta alla sorveglianza dei cancelli principali, per questo aveva l'arco. "Chi sei?" Mi guardò riponendo la borraccia al fianco, uno sguardo scocciato, infastidito. "Non deve interessarti." Poi si sedette accanto a me, in silenzio. Fissando il muro e il terreno di fronte a noi.  Fu la sua unica risposta. Per quel giorno, qualsiasi cosa le chiedessi, non aprì bocca. Ed io ero sempre più curioso.

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Capitolo 3
*** Shokoya ***


Sedevo guardando il muro davanti a me, in silenzio. Quel tizio non era un pericolo per me e l'avevo intiuto nel momento in cui i suoi occhi si erano soffermati su di me. Il suo sguardo aveva qualcosa, qualcosa di... Strano. Ma di certo non pericoloso. Sembrava triste, abbattuto, ma anche curioso. Anche il suo abbigliamento, se si poteva definire tale, era bizzarro ai miei occhi.

Ad un tratto mi sentii osservato, alzai gli occhi e incrociai i suoi, freddi, cristallini, magnetici. "Hai ancora quell'acqua?" Lei distolse lo sguardo da me e lo portò alla cintola, slegò la borraccia e me la porse, accennò un sorriso lasciando che io avvicinassi il recipiente di pelle alla bocca. Era fresca, dissetante, rinvigorente. Sentivo le gocce d'acqua scivolarmi lungo il collo, sino al petto, la calura stava scemando pian piano.

Mi alzai mentre lui beveva, mentre finiva l'acqua contenuta nella borraccia. "Vieni. Ti porto dove potrai riposare." Smise di bere e mi guardò interrogativo. "In galera? No, grazie. Se lavori per il Governo Mondiale" si alzò "sono spiacente, ma non mi farò catturare così facilmente." Lo guardai mentre mi rendeva la borraccia ormai vuota. "Ingenuo, direi." Mi guardò perplesso. "L'acqua che hai bevuto potrebbe essere avvelenata. Se sei davvero così ricercato come dici dovresti stare più attento. Non credi?" Impallidì.

"Non credi?" Quelle parole mi rimbombavano in testa. Avvelenata? Diamine! Aveva ragione! E se fosse stata avvelenata davvero? Ormai sarei stato spacciato, sarei morto. Poi però la vidi sorridere. "Sei ingenuo, ma anche terribilmente fortunato." Mi guardò negli occhi. "Non ho idea di chi tu sia, quindi non è mia intenzione arrestarti. Sono una sentinella della città, ma non arresto chi non commette reati nel territorio che controllo. Sei salvo per ora." Mi venne da ridere. Iniziai a ridere così forte, ero sollevato, rinfrescato, ogni cattiva sensazione era stata spazzata via. La guardai. "Allora, il posto di cui parlavi dove si trova?" Lei mi guardava interrogativa, poi mi mostrò un mezzo sorriso. "Nome." Sorrisi "Ace D. Portuguese, comandante della seconda flotta dellla ciurma del capitano Barbabianca."

Ma guarda un po'. Un pirata. Sorrisi e mi voltai "Seguimi, Pugno di Fuoco." "Come sai il mio soprannome?" "So tutto di te, beh, quasi..." "Ma avevi detto che-" "Uno come te può essere uno sconosciuto per una guardia? Sì, sei proprio ingenuo." Mi venne da ridere, era simpatico. "Mi chiamo Shokoya Miku, Capitano delle sentinelle della porta di Nord-Est." Mi incamminai, senza curarmi di lui, camminammo lungo i vicoli, all'ombra, al riparo dalla calura. Il mio stomaco iniziava a brontolare e, a quanto sentivo, non ero l'unica ad avvertire i morsi della fame.

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Capitolo 4
*** Safety ***


Grazie per le recensioni!!! ç_ç Sono commossa... Davvero...
Tranquilla anrashomonna, non mi offendo :) Anche io leggo molte fict e quindi alcune tendo a lasciarle indietro a volte, l’importante è che poi recuperi! ;)



Entrammo in una casupola ai confini della cinta muraria, era lontana dal trambusto della cittadina, lontana dalla folla. Una donna uscì di corsa dalla porta di legno e si precipitò tra le braccia della sentinella. "Sho-chan! Bentornata!" Poi mi aveva guardato sospettosa "Chi è lui?" "Nana-san, tranquilla, non è pericoloso. Si chiama D. e l'ho portato qui per farlo riposare un po'... Tutto qui..." La donna la superò e mi si fermò davanti, sorrise "Mi chiamo Nanako, molto lieta D., prego si accomodi." "C-Che?" "Accomodati D. Nana-san si è appena offerta di ospitarti. Non vorrai mica essere maleducato e rifiutare?" Miku si era avvicinata e mi aveva preso per il braccio, mi lasciai trascinare dentro.

Mi guardava imbambolato mentre lo portavo dentro. Non poteva stare lì fuori tranquillo, sebbene fosse con me, era pur sempe un ricercato, e di quelli che valgono parecchio. "Questa è la casa di Nanako. E' grande e spaziosa, comoda. Sicura.” Non lo guardai. Gli indicai col braccio una sedia. “Ti preparo un letto...” Lasciai a terra arco e frecce per andare verso un armadio. Tirai fuori futon, lenzuola e cuscino, poi m’avviai verso un angolo della sala. “Ti sistemerai qui stanotte, domani provvederò ad una sistemazione migliore. Io e Nana-san dormiamo nell’altra stanza. Se stanotte verrai a darci disturbo non esiterò ad ucciderti, chiaro” Mi guardò e sorrise a trentadue denti “Limpido.” “Bene.” Sistemai il futon e il resto, poi mi diressi in camera e chiusi la porta. Non vedevo l’ora di cambiarmi. Avevo tanto, troppo caldo. Presi dei vestiti puliti e più comodi dall’armadio e mi diressi verso il piccolo bagno all’interno della camera, mi lavai e mi rivestii in silenzio. Con calma.

Quando uscì dalla camera mi sembrò di non riconoscerla. I capelli neri sciolti sulle spalle, liberi e arruffati, la maglietta rossa la copriva fino alle cosce, poteva entrarci almeno tre volte lì dentro. Indossava dei pantaloncini marroni che arrivavano al ginocchio e avanzava verso di me a piedi nudi. Wow. “Beh? Che c’è?” “No, niente, niente.” Poi s’avviò fuori dalla capanna. Lasciandomi a bocca aperta. Non ci pensai un attimo prima di alzarmi e seguirla.”Dove vai?” “Fuori.” “Sì, ma dove di preciso?” “Te l’ho detto. Vado fuori.” “Eddai, dimmelo. Ah, e poi voglio sapere perché mi hai presentato come D invece che come Ace.” Camminavo dietro di lei tentando di raggiungerla, diamine se era veloce, quando inchiodò e per poco non la travolsi. “Ma insomma! Quanto sei fastidioso.” Si voltò per guardarmi “Nanako non deve assolutamente essere messa in pericolo. Tu sei un pericolo. Lei non deve sapere il tuo vero nome, né tantomeno la tua storia. Chiaro?” La guardai e sorrisi “Limpido. E adesso dove vai?” Mi guardò rassegnata “Seguimi se vuoi.” Sorrisi ancora mentre mi apprestavo ad affiancarla e ci incamminavamo verso le mura.

Mi stava pedinando. Ed io glielo permettevo. Però non potevo mettermi a discutere con quell’individuo, ancora non l’avevo studiato abbastanza. Camminai fino alla cinta muraria della città, poi verso una delle porte minori e uscii. Lui, come da copione, mi seguì. "Sove andiamo?" Sorrideva, con la coda dell'occhio lo vedevo benissimo. Sorrideva. Mentre a me dava sempre più sui nervi. "Andiamo a fare una passeggiata fuori città. Lontani dalla confusione." Mi tornò in mente Law che camminava tra la folla e rabbrividii, quel maledetto camminava tranquillo, come niente fosse, ma mi aveva vista. Sapevo che mi aveva vista. Perchè l'avevo visto bene anche io. E da che mondo è mondo, se vedi l'avversario anche lui può vedere te. Ed io ero in bella vista, a pattugliare la mia zona. Bastardo. "Che hai?" Mi guardava perplesso, ma aveva un'espressione così... Così... Mi misi a ridere divertita mentre lui continuava a guardarmi perplesso. Il mio sguardo fu attirato da un luccichio tra i tronchi degli alberi. Smisi di ridere, lasciando spazio solo ad un sorriso. "Siamo arrivati."
 
Nota dell’autrice: Per Nanako mi sono ispirata, almeno per l’aspetto fisico all’attrice giapponese Nanako Noguchi, mentre Miku è di mia fantasia :)
Baci e caramelle! :3
Danda ;)

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Capitolo 5
*** Streamers ***


Avevamo camminato per almeno mezz'ora prima di fermarci in una radura, c'era un fiumiciattolo che sgorgava da una piccola sorgente con incisi dei simboli e il volto probabilmente di un Oni*. Era tutto tranquillo, troppo tranquillo "Non è che mi hai teso un'imboscata, vero? No, perchè non mi lascerò incantare da quei begli occhioni di cristallo, sono un osso duro." Lei si mise a ridere nascondendo la bocca con le mani "Sei proprio scemo, non sporcherei mai un posto così bello. Mai." Sorrideva mentre si sedeva immergendo i piedi nell'acqua "Vengo qui a rilassarmi dopo una giornata particolarmente...stressante!" "Ah, quindi sono stato stressante?" "Non l'ho detto io." "No, ma l'hai pensato. Vero?" Mi misi seduto accanto a lei, ma mantenendomi all'asciutto "No, non sei stato tu la fonte di stanchezza oggi..." Sembrava triste... "Guarda!" Puntai gli indici verso l'alto e lanciai alcuni colpi di Higan*, le fiaccole non molto potenti si spensero ad alcuni metri da noi, poi la guardai e la vidi come incantata. "Certo che il Frutto Foco Foco ti dà delle facoltà molto particolari." Sorrise ancora guardando le ultime fiammelle spegnersi sopra di noi.

Ero impressionata. Non avevo mai visto in azione le tecniche acquisite da quel frutto, anche se avevo già conosciuto qualcuno che aveva mangiato un frutto Rogia. "Complimenti, Pugno di Fuoco." "Ace." Lo guardai "Come?" "Ace, non Pugno di Fuoco. Quello è il nome che mi dà la Marina, gli altri mi chiamano Ace, solo Ace." "Capisco...Ace." Sorrisi mentre mi distesi a pancia in su sull'erba. "Falla ancora." "Che cosa?" "Quella tecnica di prima. Sembravano stelle filanti..." "Ah, l'Higen... Eh eh... Se fosti un nemico non avresti chiesto il bis." Rise mentre ripeteva la tecnica e io guardavo meravigliata quelle fiammelle che si accendevano e si spegnevano sopra le nostre teste. E ricordavo il mio mentore, la mia guida. "Chissà dov'è ora..." Mi guardò "Di chi parli?" "Eh? Ah! No, no, niente... Si è fatto tardi, sarà meglio tornare o Nanako mi chiuderà fuori casa." "D'accordo." Forse decise di glissare sull'argomento ed io di certo non lo incitai ad insistere.

Chissà chi era il suo mentore. Ero curioso, ma lei sembrava non volerne sapere di aprire una discussione, non mi sembrava carino insistere."Allora, domani mattina torni al tuo lavoro?" "Certo. Non posso abbandonare il mio posto di giorno." "Beh, allora verrò con te!" Inchiodò "No! Per nessun motivo potrai venire con me. Io devo lavorare, non posso badare anche a te."
La guardai implorante... Poi ho un vuoto, non ricordo cosa successe di preciso. Ricordo di aver visto tutto nero, poi lei china su di me con espressione preoccupata che mi chiamava. "Ace! Svegliati! Che succede? Ace!" "...eh? Che c'è?" Inspirò prima di lasciarsi cadere a sedere davanti a me. "Sto bene... Che è successo?" "Che è successo?? Dovrei essere io a chiederlo! Sei caduto all'improvviso e non rispondevi! Vuoi farmi prendere un infarto?" Mi guardava come se avesse visto rinascere un uomo morto. E mi sa che l'uomo morto ero io. "No, scusa, scusa, ogni tanto mi succede. E' una cosa che non posso controllare... Mi dispiace se ti sei spaventata." Sospirò "Ti immagini quanti guai avrei passato se il grande Ace Pugno di Fuoco fosse morto in mia presenza? Il Governo Mondiale ti vuole vivo! Non morto!" Rimasi di sasso. Ed io che pensavo fosse preoccupata per me! Misi il broncio con quella ragazza che avevo conosciuto quel pomeriggio, che non avevo mai visto prima, misi il broncio, come un bambino. Mi guardò e si mise a ridere.


Non avrei dovuto pensarlo, ma era terribilmente carino con quell'espressione offesa sul volto. Insomma, sì, mi ricordava me stessa quando chiedevo favori al mio senpai*, anche se poi lui mi negava quasi tutto. Tornammo a casa di Nana-san in fretta, era tardi e volevo riposarmi. Dormii come un sasso sino al mattino dopo, quando Nanako mi svegliò "Sho-chan! Non c'è più! Non è più in sala! Non riesco a trovarlo!" "Nana-san, calmati..." Sbadigliai "Siediti... Chi non riesci a trovare?" "Quel ragazzo! D! Non c'è più! Mi sa che è scappato!" "Cosa?!"

*NOTE*

*Oni = Demone
*Higan = Pistola di Fuoco, una delle tecniche di Ace
*Senpai = qui Maestro, altrimenti Collega di lavoro o compagno di scuola più anziano

E per saperne di più dovrete aspettare il prossimo capitolo! Il nostro amatissimo Ace sarà scappato? Oppure no?
Sappiate che mi piace moltissimo leggere le vostre recensioni! Grazie a tutti/e! :) Alla prossima!
Baci e caramelle!
Danda :)

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Capitolo 6
*** Smoker ***


Grazie per le recensioni :) Non ho potuto aggiornare prima per problemi in casa (mi stanno rimontando tutti i mobili dopo aver rifatto i pavimenti e c'è tanto, tanto, tanto casino ^^'''), ma ora cercherò di aggiornare il più possibile in tempo :)
Buona lettura! ♥
Baci e tonnellate di caramelle (dopo tutto il tempo che vi ho fatto aspettare ve le meritate tutte!)
Danda93


Si godeva una vista fantastica da lassù. Potevo vedere chiaramente tutta la cinta muraria della cittadella, i tetti delle case, i piani superiore del palazzo imperiale, i festoni appesi qua e là in vista della "Festa delle lanterne", le bancarelle si intravedevano nelle piazzette. Tutti si davano un gran da fare per organizzare tutto alla perfezione. Donne e uomini affollavano, quasi intralciandosi gli uni con le altre, le vie, entrando e uscendo dalle case, dai ristoranti e dai negozi. Me ne stavo seduto sulle pietre che costituivano le mura quando una freccia per poco non mi infilzò. "Ma che-"

"Scendi!" Incoccai un'altra freccia, non l'avrei mancato di nuovo. Nanako aveva rischiato di morire di crepacuore per colpa sua. No, non l'avrei mancato. Lo vidi correre alle scale e scendere in gran fretta, tenevo l'arco sempre puntato su di lui. "Ehi, ehi! Calma! Calmati! Che vuoi fare? Non mi ferirai con quelle!" Mi si fermò davanti, col dito sulla punta della freccia incoccata. "Però ti ho fatto scendere... Ora posso farti male!" Gli pestai un piede più forte che potevo. Ero arrabbiata, ma che dico, ero infuriata! Nanako era quasi morta d'infarto quando non l'aveva visto in salotto, credeva che ci avesse derubate, che fosse scappato e invece lui era qui, tranquillo, che guardava il paesaggio!


"Non capisco perchè te la prendi tanto, in fondo non ho fatto nulla di male! Sono solo uscito!" La seguivo cercando di capire come mai ce l’avesse tanto con me, come mai si fosse arrabbiata tanto, poi una volta arrivati vicino la casa di Nanako vidi la donna uscire “L’hai trovato! Per fortuna!” Perché si davano tanta pena per me? “Sì, non credo l’abbiano visto, Nana-san. Lo spero.” “Ma... Chi mi deve aver visto, scusate??” Volevo capire. “Entra... Poi ti spiego.” La seguii in silenzio. Non sapevo che pensare, ma ero confuso. Molto confuso. Una volta dentro casa, mi lasciò in sala per poi uscire di nuovo “Torno subito, aspetta qui.” Dopo qualche istante vidi Nanako entrare in casa e avvicinarsi a me “Vuoi qualcosa per rinfrescarti?” Era gentile, ma dai suoi occhi potevo vedere molta preoccupazione. “Dov’è Shokoya?” “È andata al lavoro. Altrimenti faceva tardi e mi ha detto che stamani aveva una riunione molto importante.” “Mi ha detto di aspettarla, sarebbe tornata subito e mi avrebbe spiegato perché per poco non mi trapassava con una freccia.” Lei mi guardò poggiando due bicchieri d’acqua gelata sul tavolo, le gocce di condensa scivolavano lungo il vetro e si mescolavano le une alle altre sulla superficie di legno “Non tornerà fino a stasera, ma mi ha detto di farti rimanere in casa per oggi.” “Come mai?” “Ecco vedi...”

 

“Che vuol dire che non posso prendermi una vacanza?? Ne ho bisogno!” “No.” “Ma insomma! Ho bisogno di riposo! Devo occuparmi di alcune faccende! Non chiedo tanto!” “Resta comunque un no.” Mi stavo innervosendo e questo non andava bene, lui poteva ridurmi a brandelli quando voleva. Non potevo perdere il controllo. Il fumo che soffiò fuori dalla bocca mi fece lacrimare gli occhi. “Per favore. Ho veramente bisogno di una vacanza. Sai che non ti chiederei giorni di permesso se non ne avessi realmente bisogno.” “...E chi dovrei lasciare al tuo posto?” Schiaffò sulla scrivania, davanti a me, una lista di nomi di sottoposti. Fottutissimi sottoposti. Sempre pronti a subentrare ai superiori pur di avanzare di grado. “Non lo so. Questo sta a te sceglierlo. Io ti ho solo chiesto una vacanza di una settimana, una cosa breve, ma che mi sarebbe di grande aiuto.” Rimase in silenzio per un attimo prima di ripetere “Quindi chi dovrei mettere al tuo posto per una settimana?” Ecco che la rabbia verso di lui cresceva, come un’onda nell’Oceano. “Ma insomma! Che ne so io!? Non sono mica un Commodoro io!” Non rispose alla mia provocazione involontaria, non mi ero accorta nemmeno di essermi alzata dalla sedia e di aver sbattuto le mani sul tavolo. Figuriamoci se aveva paura di me. Mi lasciai cadere di nuovo sulla sedia “Ma insomma Smoker, che vuoi da me? Che mi crollino i nervi? Che io impazzisca e uccida qualcuno prima di darmi una benedettissima settimana di vacanza?” Non ne potevo più. Non me ne fregava più niente, né di lui, né della vacanza. Sbuffai. “Va bene. A quanto pare la prossima settimana dovrò trovarti un sostituto degno di questo nome.” Lo sapevo, non aveva acconsentito. No, un momento... “Cosa?? Ma allora mi dai la settimana libera?!” Mi alzai e lo guardai mentre si siedeva sulla scrivania accanto a me. “Non farmi pentire della decisione che ho preso.” “Grazie, grazie, grazie, grazie!” Stavo per abbracciarlo, quando mi ricordai della sua carica, mi ricordai che era pur sempre un mio superiore. Mi fermai e feci per chiedergli il permesso di ritirarmi, quando lui mi poggiò la mano sulla testa “Mi raccomando, non approfittarne... E ora vai, su... Non vorrei essere io la vittima del tuo attacco di nervi!” Sorrise leggermente, o almeno così sembrava, ma ero troppo soddisfatta per soffermarmi su questo. Uscii di gran fretta dalla stanza, una settimana tutta per me. Non vedevo l’ora di dirlo a Nana-san!
 

“Allora? Mi puoi spiegare che succede e perché devo starmene rintanato qui?” Si sedette. “Vedi, oggi è tornato in città il Commodoro. Oggi è tornato Smoker.” Non poteva essere vero! Non potevo essere finito nella stessa città di quel sigaro ambulante! “Miku mi ha espressamente detto di non farti uscire perché oggi sarebbe tornato Smoker e non voleva rischiare che voi vi incontraste.” “Ma perché?” In quel momento qualcuno aprì la porta “Hey, sono tornata prima del previsto!”

Era ora di chiedere delle vere spiegazioni.

 

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Capitolo 7
*** Anger ***


Lo so! Lo so! *Ripara la testa dalle pietre acuminate lanciate dai lettori* Perdono! Chiedo umilmente perdono! *Si inginocchia* Non avevo più ispirazione, è stato snervante perchè ogni cosa scrivessi mi faceva letteralmente schifo... -.-' Ora però sono riuscita a scrivere un nuovo capitolo che mi piace :D Quindi sono soddisfatta e contenta di me stessa :D *Si gongola felice* Beh, buona lettura!

Baci e caramelle
Danda ♥


Mi alzai di scatto e mi parai di fronte a lei “Se vuoi consegnarmi alla Marina sappi che non sarà così facile...” Lei mi guardò e si mise a ridere. “Fossi matta! Non ti consegnerò alla Marina! Se Smoker sapesse che sei qui mi farebbe giustiziare, figuriamoci se vado a dirgli che sei in casa mia!” Ecco, ora ero confuso... E dovevo anche darlo a vedere dato che Shokoya mi invitò a sedermi “Siediti, così ti spiego un po’ la situazione.”

 

“Io sono il Capitano della guarnigione di Sentinelle più numerosa della città, in quanto tale sono sotto gli ordini diretti di Smoker, che è Commodoro. Inoltre, tanto tempo fa, è stato... beh, il mio maestro, per un certo periodo.” Mi interruppe con un gesto della mano destra, era pallido come un cadavere “Cosa?? Tu sei allieva di Smoker??” Sembrava avesse visto un fantasma. “Sì, lo sono stata nel breve periodo prima di entrare a far parte del Corpo di Guardia della Città. Poi sono diventata sua subordinata, ma perché ti stupisci tanto?” “Sei la ex allieva di uno dei miei nemici e mi ospiti in casa tua come niente fosse??? Ma sei matta!?!?” Non capivo perché si arrabbiava tanto, ma non mi piacevano le fiammelle deboli che iniziavano a spuntargli dai pugni serrati. “Usciamo di qui... Usciamo dalle mura. Non voglio che qualcuno venga ferito, né che Smoker intervenga, altrimenti addio alla mia vacanza.” M’avviai verso la porta. “Andiamo alla sorgente.” Mi seguì senza aprir bocca, ma sentivo che stava solo sopprimendo le parole.

 

La seguivo e strngevo i pugni talmente tanto da conficcarmi le unghie nei palmi. Quando ci fermammo lei si voltò ed estrasse la Koshigatana e notai che la lama era nera e lucente. “Agalmatolite...” “Mi credevi così sprovveduta? Anche la punta delle mie frecce è ricoperta di questo minerale. Non mi farò certo uccidere da te solo perché hai dei conti da regolare con Smoker.” “Perché mi hai nascosto? Potevi consegnarmi! Potevi lasciarmi affrontare quel bastardo!” Le gridavo contro, ero confuso, adirato per aver scoperto che quella ragazza era allieva di Smoker ed era pure sua sottoposta! Eppure non mi vedevo in grado di farle del male.
Tuttavia, dovevo sfogare quei sentimenti che trattenevo dentro. Puntai le dita contro di lei e scatenai l’Higan, più forte che potevo, pregando di non ucciderla. “Quel bastardo ha provato a catturare mio fratello più e più volte!” Quando smisi di attaccare e il fumo si diradò la vidi semi nascosta dal tronco bruciacchiato di un albero, china sulle ginocchia. “Vuole catturare mio fratello... Vuole consegnarci alla Marina per farci giustiziare!” Spalancai le braccia esasperato. Quando aprì bocca era quasi senza fiato. “Non mi interessa cosa ti ha fatto... Sai quali danni arrechereste voi due alla città, se doveste combattere? Sai quanti morti innocenti ci sarebbero? E Nanako? Io devo salvaguardare la mia città. Ad ogni costo.” L’aveva fatto per salvare la città... M’aveva trascinato fin lì a scaricare la mia rabbia su di lei, pur di non mettere in pericolo i cittadini... Ero stupefatto.

 

Cavolo se era pericoloso... Per poco non m’ammazzava col suo attacco. Eppure l’avevo lasciato fare, senza ribellarmi. Poi avevo sentito cosa aveva fatto Smoker, ma non ero sorpresa, in fondo loro erano pirati. Smoker un Commodoro. Quindi era, diciamo, normale che lui gli desse la caccia, anche se io non avevo mai approvato questa battaglia. “Non mi interessa cosa ti ha fatto, chiaro? Io non sono Smoker.” Poi avevo sentito una fitta all’altezza dello stomaco, come se qualcosa vi fosse penetrato. Tossii e mi piegai su me stessa, non m’accorsi che Ace s’era avvicinato e chinato accanto a me, non sollevai lo sguardo quando me ne accorsi. “Sto bene... Non è niente di grave.” “...” Lo sentii sospirare e, subito dopo, lo vidi mentre si sedeva accanto a me. “Mi dispiace... Non mi arrabbio quasi mai, ma quando mi irrito so essere pericoloso. Chiedo di nuovo scusa.” Distesi la schiena poggiandola a ciò che rimaneva del povero albero semi incenerito e sorrisi per nascondere una smorfia di dolore. “Guarirò. Non è niente.” Alzai lo sguardo e mi guardava mortificato, mi fece tenerezza. Eppure, quando si alzò e mi sollevò da terra tenendomi a sé, provai un brivido lungo la schiena, come se m’avesse trasmesso una scossa, ma piacevole. “Posso camminare.” Come risposta abbassò la testa per guardarmi e mi rivolse un ampio sorriso rassicurante. Mi riportò a casa senza fiatare, nemmeno quando Nanako ci aprì la porta spaventata e chiese cosa fosse successo. Si limitò a lasciarmi sul divano e a sedersi sulla soglia di casa. Non dissi mai a Nanako che era stato lui a ferirmi, anche se credo l’avesse capito da sola.

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Capitolo 8
*** Protection ***


Nanako la medicò mentre io me ne stavo seduto tranquillo a guardare il piccolo campo davanti a me, l’erba tagliata da cui spuntavano alcuni fiori colorati e ben curati, forse da Nanako stessa. Ero perso nei miei pensieri quando sentii la donna alle mie spalle che diceva qualcosa, mi voltai “Come..?” Lei mi guardò per poi ripetere “Shokoya è in camera adesso, starà meglio tra un paio di giorni.” Poi sorrise senza guardarmi e si inginocchiò accanto a me “Vorrei chiederti un favore, D., posso?” La guardai perplesso “Certo.” “Vorrei che, nonostante Smoker sia tuo nemico, tu non mettessi Miku in mezzo a voi due. Non voglio che le venga fatto del male. Te lo sto chiedendo per favore, D., non voglio doverla medicare per delle ferite che le avete inferto tu o il Commodoro.” Poi mi guardò, con quegli occhi pieni di affetto che solo una madre potrebbe avere nei confronti di una figlia, rimase immobile, speranzosa e supplicante al tempo stesso. “Prometto di non ferirla più.” Le sorrisi cercando di farla sentire meglio e lei si alzò in piedi. “Grazie D.” Si chinò a darmi un bacio sulla fronte per poi rientrare.

 

Guardavo il soffitto della mia stanza in silenzio, pensando a ciò che era accaduto. Alle fiamme che avevo visto attorno a me, nel bosco, al calore che veniva sprigionato da queste. Pensavo alla paura che voleva prendere possesso della mia mente, ma che doveva scontrarsi con la razionalità e col coraggio. Sapevo che dovevo restare lucida, Smoker me l’aveva insegnato in uno dei suoi allenamenti. M’aveva accerchiata col fumo, non vedevo nemmeno le mie mani. Mi ero fatta prendere dal panico e le avevo prese. Era stato molto doloroso. Eppure la lezione successiva avevo controllato meglio la mia paura ed ero almeno riuscita ad impugnare la piccola katana, anche se poi le avevo prese di nuovo da Smoker. Adesso mi veniva da ridere ripensando a quei giorni in cui ancora ero costretta a chiamarlo “maestro” e a non urlargli contro se qualcosa non andava. Adesso me ne stavo lì, sorridendo tra me, mentre sentii qualcuno entrare nella stanza e, dalla cadenza del passo, doveva essere Nanako.

Appunto. Si sedette accanto a me e mi guardò amorevole come sempre “Sho-chan, sai che ti voglio bene. Devi stare più attenta a te.” Aveva gli occhi lucidi, ma non pianse. Era una donna forte, forse più di me. Anzi, lo era eccome. Poggiò sulla mia fronte una garza bagnata d’acqua fredda ed io rabbrividii. Le sorrisi e chiusi gli occhi “Nana-san, ho preso una settimana di vacanza oggi. Smoker ha resistito un po’, poi però ha ceduto, finalmente.” La sentii ridacchiare “Quel vecchio scorbutico cede sempre quando si tratta di te!” Risi anche io, poi però un lampo mi attraversò la mente e riaprii gli occhi di scatto. “Devo parlare con Smoker! Assolutamente! Devo avvertirlo che Law-“ Mi interruppi quando vidi Nanako sbiancare a quel nome. Sapevo che non dovevo nominarlo in sua presenza! Lo sapevo, maledizione! “Sho-Shokoya... Law è...” Balbettava terrorizzata “Stai tranquilla, farò perlustrare la città, lo farò tenere d’occhio finché non se ne sarà andato di qui. Non ti si avvicinerà, te lo prometto!”

Tentai di alzarmi, ma una fitta allo stomaco mi costrinse a tornare distesa. “Maledizione...!” “Miku non devi alzarti, sei ferita!” “Nanako! Devo parlare con Smoker! Ora!” La vidi alzarsi ed uscire dalla stanza, poco dopo tornò con un mantello tra le braccia “Ti accompagno io. Ho detto a D. di rimanere fuori le mura per un po’. Non lo troveranno.” “Tu non puoi venire con me. Se ti vedesse Law-” “Correrò il rischio!” Mi aiutò ad alzarmi e mi infilò il mantello di color arancio acceso, con ricami verde smeraldo. “E adesso andiamo dal Commodoro.”

 

Nanako mi disse che dovevo nascondermi nel bosco, solo per un’oretta, ma non mi aveva spiegato bene il perché. In ogni caso decisi che, forse, era meglio obbedire dato che avevo già combinato abbastanza danni.

 

Ci incamminammo con calma verso l’ufficio di Smoker, discutendo sul da farsi. “Se sorvegliassero la casa scoprirebbero che sto nascondendo Ac- volevo dire... D.” Lei rimase in silenzio. “Ho capito che D. è un pirata, non hai bisogno di nascondermelo. Era limpido.” Poi mi sorrise dolcemente, come al solito. “In ogni caso,” Proseguì “dobbiamo proteggere anche lui da Smoker, oltre che me da Law... Quindi, perché non facciamo sorvegliare Law invece che casa nostra?” A volte mi stupiva, sapeva architettare piani più geniali dei miei. “Sì, sono d’accordo.” Quando arrivammo al Quartier Generale della città fummo ricevute immediatamente da Smoker che, dopo avermi vista in quelle condizioni, non mancò di sbeffeggiarmi. “Ma tu guarda, ti do un po’ di ferie e tu ti conci in questo modo? Devo smettere di darti vacanze allora!” Si mise a ridere, con voce roca, profonda e, se devo essere sincera, anche un po’ inquietante. Discutemmo della situazione e sul da farsi, proponendo, come giustificazione al fatto che non volevamo sentinelle a casa, quella di non volere troppa confusione attorno alla nostra abitazione, che doveva restare assolutamente anonima agli occhi di Law. “Se mettessimo delle guardi lì attorno in effetti desterebbero sospetti e attenzioni.” Smoker sembrò riflettere su ciò che aveva appena detto, poi annuì “D’accordo, sorveglieremo Law discretamente.” “Grazie... Grazie mille.” Mi inchinai leggermente nascondendo una smorfia di dolore quando ci alzammo per andarcene. “Sì, sì...” Lui ci liquidò in fretta, come al solito. Quando uscimmo Tashigi, seduta dietro la sua scrivania, semi sommersa dalle pratiche del Commodoro, ci salutò sorridente. Ci avviammo verso casa e trovai Ace alla porta di casa “Fortuna che gli avevi detto di aspettare fuori le mura...” Lui ci venne incontro “Ehy, un’ora è passata da un pezzo..!” Ridacchiò per poi sollevarmi di peso, lasciando che Nanako aprisse la porta di casa. “Guarda che riesco a camminare benissimo.” “Fa niente.” Mi portò sino in camera mia, dove mi lasciò distesa sul letto, poi rimase lì, in piedi accanto al baldacchino, a testa bassa. “Ace...” “Mi dispiace...” Strinse i pugni e io mi sollevai a sedere, con non poca fatica. “Ace calmati, non preoccuparti, sto guarendo in fretta!” Gli sorrisi, ma lui nemmeno mi guardava. “Però... Se io non mi fossi arrabbiato... Se avessi controllato la mia forza...” Ace, capita a tutti di perdere il controllo di tanto in tanto... È normale...” “Non è vero... Tutto questo è colpa mia...!” “E quindi? Ora che vuoi fare? Cancellare tutto? Eppure non si può! E potrebbe ricapitare! Ma non è giusto che tu ti incolpi così!” Mi guardò ad occhi spalancati, erano lucidi, come se stesse per piangere ed io odiavo le persone che piangevano. Non potevo sopportarlo. Gli feci cenno con la destra di sedersi accanto a me, sul baldacchino. Da seduto mi dava le spalle, poggiava gli avambracci sulle ginocchia e  se ne stava a testa bassa. Potevo vedere i muscoli tesi della sua schiena, la croce col teschio del suo capitano tatuata sulla schiena. “Sei della ciurma di Edward Newgate... Giusto?” Lui alzò la testa e mi guardò. “Quello che porti tatuato sulla schiena è il suo stemma, il simbolo del leggendario Barbabianca.” Il suo sguardo si riempì d’orgoglio. Tipico di un pirata. “Certo! Barbabianca diventerà il nuovo Re dei pirati! Sarà il pirata più potente dei sette mari!” Sorrisi vedendo che era tornato quello di prima.

 

La guardavo e agitavo le braccia, facendo dondolare leggermente il letto sotto di me, parlavo di Barbabianca e di ogni sua impresa, di quando l’avevo conosciuto e di quando ero entrato a far parte della sua ciurma. Ero esaltato al punto da non controllarmi. La vidi sorridere e coprirsi la bocca con la mano sinistra, mi fermai e rimasi a guardarla. “S-scusa, ma... Sei così buffo quando parli così... Sembri un bambino!” Si mise a ridere, anche se col braccio destro si teneva lo stomaco, forse per il dolore delle ferite. Non le dissi nulla, rimasi a guardarla ridere, imbambolato come un perfetto idiota. Quando si calmò mi fissò un attimo per poi sorridere, ma mi sembrò un po’ triste. “Peccato tu sia un pirata, Ace...” Nanako bussò alla porta in quel momento per avvertirci che la cena era pronta. Mi alzai e l’aiutai senza dire nulla. Non sapevo cosa voleva dire la sua frase, né la tristezza che avevo letto in quegli occhi di cristallo. Cenammo tutti e tre assieme, poi ognuno se ne andò a dormire, esausti per la giornata, chi per un motivo, chi per un altro. Non riuscii a chiudere occhio, pensando alle parole di Shokoya: “Peccato tu sia un pirata, Ace...”.

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Capitolo 9
*** Anteprima! ***


Quella mattina mi svegliai prima dell'alba. Mi sentivo abbastanza riposata, nonostante la giornata precedente.

"Peccato tu sia un pirata, Ace."

Ma come mi era venuto in mente di dire in quel modo? Chissà lui come aveva interpretato quella frase! Eppure a me era fuggita dalle labbra così spontaneamente, non avevo riflettuto, mi ero limitata a lasciare che le parole corressero via dalla mia testa ed arrivassero all sue orecchie. "Shokoya...Sei un'idiota...!" Mi alzai e mi diressi verso la cucina, passai attraverso il salotto e mi soffermai in silenzio a guardare Ace che dormiva sul divano, rilassato e contento... Sorrisi oltrepassandolo ed entrando in cucina.


Sentii un rumore, leggerissimo, poi un altro e un altro. Erano passi, o almeno così mi era sembrato nel dormiveglia in cui ero caduto dalla sera precedente. 




Hola :) Non lapidatemi! Sono stata alla GMG a Madrid ed è stato FANTASTICO! Ora, questa è un'anteprima del prossimo capitolo che vi lascio perchè, se la febbre passa entro domani, andrò al mare per 5 giorni! Non uccidetemi! Nel frattempo scriverò altri capitolo che, PROMETTO, posterò al mio ritorno! Ora vi lascio perchè la febbre inizia a darmi alla testa...

Baci e caramelle!

Danda ♥

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Capitolo 10
*** Dream..? ***


Forse il rumore che mi era parso di sentire era solo frutto della mia immaginazione, eppure riuscivo ancora a percepire dei passi leggeri, lontani... Che stessi sognando? Poi all'improvviso li sentii più vicini, sempre più vicini... Chi è? Che succede? Il rumore di passi cessò e per alcuni istanti non percepii più nulla, forse sognavo davvero. Poi un soffio tiepido accarezzò la mia guancia, insistente... Chi è? Che sogno strano... Il respiro caldo soffiava vicino al mio volto, lieve, delicato... Chi sei?

Mi ero lasciata prendere dalla curiosità e mi ero avvicinata, di soppiatto, in silenzio... Ed ora lo osservavo da vicino, molto vicino. Forse troppo. Cosa stai sognando Ace? A cosa pensi? Osservavo i lineamenti del suo viso, senza muovermi di un millimetro, se si fosse svegliato sarei sprofondata per la vergogna... Chi stai sognando con quell'aria così beata Ace? Chi c'è nei tuoi pensieri? Lo vidi sorridere leggermente, quasi impercettibilmente... Chi stai sognando Ace? Chi occupa i tuoi sogni?

Chi sei? Un profumo dolce e delicato mi abbracciò e, senza rendermene conto, sorrisi... Chi sei? Una fata? Chi sei? Volevo svegliarmi, volevo aprire gli occhi e guardarla... Volevo vedere chi fosse qualla donna, perchè ero certo che fosse una donna, che mi stava ammaliando nel sonno... Chi sei? "Shokoya..."

"Shokoya..." Sussultai quando le sue labbra pronunciarono il mio nome... Che fossi davvero io quella che stava sognando? Che stesse davvero sognando me? Avvicinai di più il mio volto al suo, forse per sentire meglio se avesse ripetuto... "Shokoya..." Il mio cuore perse un battito... Stava sognando me! Aveva sorriso a me nel sogno! Ero io... Poggiai delicatamente la mancina sul suo petto e mi chinai, le mie labbra ad un soffio dalle sue...

Percepii una mano sottile sul mio petto, il respiro tiepido e dolce sulle mie labbra e istintivamente abbracciai quella figura che si era chinata su di me... Sperai, pregai, implorai che fosse lei... Che fosse Shokoya... Che fossero le sue labbra che si posavano delicate sulle mie, nel dormiveglia... Sentii quella figura sussultare leggermente quando approfondii il bacio, volevo che fosse lei, mi imponevo il suo volto nei miei pensieri... "Shokoya..." La figura sussultò di nuovo, forse avevo colto nel segno, forse era davvero lei... Non volevo lasciare che si allontanasse, volevo restasse lì con me, ora, domani, per sempre...

Sussurrò di nuovo il mio nome, aveva capito... Forse sapeva che ero io, desideravo, speravo, pregavo, volevo che avesse compreso... "Ace..."

"Ace..." E il mio cuore perse un battito... Era lei, era lei, era lei... Poi però la sentii scostarsi... Volevo aprire gli occhi, guardarla... Eppure non riuscivo a farlo... Cosa mi impediva di aprire gli occhi? 'Ho paura... E se non fosse lei? Se non fosse Shokoya?' Eppure si sarebbe scostata quando l'avevo chiamata... Avevo una tremenda paura... "Buon riposo, Pugno di Fuoco..." La sua mano scivolò lontana dal mio petto e sentii chiaamente dei passi leggeri che si allontanavano, seppure incerti...

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Capitolo 11
*** Consciousnesses ***


Tornai a letto, in silenzio, senza voltarmi per vedere se si era svegliato... Nelle orecchie risuonava ancora la sua voce "Shokoya..." e il mio cuore batteva ancora all'impazzata, tanto che temevo potesse esplodere... Sentivo una strana e piacevole sensazione, tutto mi sembrava più bello, tutto risplendeva ai miei occhi... Me ne stavo distesa sul letto, senza avvertire il dolore all'addome, guardando l'alba dalle tende appena dischiuse, sospirai socchiudendo gli occhi quando sentii un rumore in sala... Avevo lasciato la porta socchiusa, ma non osai alzarmi per controllare... E se si fosse svegliato? No. Meglio rimanere lì. Non potevo rischiare un confronto in quel momento, sarebbe stato troppo imbarazzante... Decisi di chiudere gli occhi e fingere di dormire...

Mi alzai dal divano cercando di fare meno rumore possibile... Poi avanzai verso la porta socchiusa della sua camera... 'Se è sveglia farò una figuraccia terribile!' Ma chi se ne frega... Dovevo vederla, il suo viso, le sue labbra, i suoi occhi, dovevo assolutamente vederla... Sapevo che non potevo amarla, era una guardia, un nemico, era sottoposta ed ex allieva di Smoker, non potevo permettermi di amarla... Eppure... Eppure mi resi conto, nel momento in cui entrai di soppiatto e la vidi dormire, che l'amavo... L'amavo... Anche se la conoscevo da pochissimi giorni, nemmeno una settimana... Epure mi resi conto guardandola dormire che... "Mi sono innamorato di te..." Sussurrai quelle parole come se lei fosse sveglia, ma se lo fosse stata non avrei mai avuto il coraggio di dirglielo... Sussultai quando la vidi muoversi e distendersi sul lato sinistro... 'Non svegliarti, ti prego... Non ora...'

"Mi sono innamorato di te..." Dovetti voltarmi di lato fingendo di dormire per evitare che lui vedesse il rossore nel mio volto... Mi amava... Mi amava... Non potevo crederci... Volevo aprire gli occhi e alzarmi, dirgli che provavo lo stesso, abbracciarlo... Eppure non ebbi il coraggio di farlo... Rimasi immobile, fingendo un respiro regolare... Finchè non lo sentii uscire dalla stanza e allontanarsi da questa... L'ultimo rumore che sentii fu la porta d'ingresso che si apriva e richiudeva. Era uscito... Mi alzai in silenzio e solo ora avvertii il dolore all'addome provocato dalle ferite... Mi lascia ricadere sul letto con un gemito di dolore. Ricordai le parole di Nanako mentre mi medicava "Brucerà un po'..." Cavolo se bruciava! Decisi però di alzarmi, quel giorno ci sarebbe stata la Festa delle Lanterne e non potevo perdermela... Entrai in sala e vidi Nanako intenta a pulire la casa, come da tradizione "Buongiorno Nana-san... Dove sono le decorazioni?" Finsi di non aver notato l'assenza di Ace... "D. le sta disponendo all'esterno della casa... Non è gentile da parte sua darci una mano?" Feci finta di niente e le sorrisi annuendo "Sento se gli serve aiuto..." Uscii di casa in silenzio, cercandolo con lo sguardo ad ogni passo che facevo nel giardino.

Quando mi voltai e la vidi uscire di casa per poco non caddi dalla sedia su cui ero salito per appendere le decorazioni. Il mio cuore iniziò a battere in fretta, troppo in fretta... 'Calmo Ace, sta calmo... Lei non sa niente... Niente...' Quando mi vide però notai un leggero rossore sul suo volto, tuttavia le sorrisi come al solito. "Buongiorno... Ti serve aiuto?" Mi si avvicinò e si chinò a raccogliere un fiore di pesco, se lo intrecciò tra i capelli neri ed io rimasi a guardarla imbambolato... 'E' bellissima...' Avrei voluto dirglielo, ma non lo feci... Che stupido. "No, grazie... Posso farcela da solo, tu va pure a prepararti per quasta sera..." 'Cosa sei? Idiota per caso? La mandi via quando vorresti che stesse al tuo fianco! Sei un idiota Ace!' "Devi riposare, altrimenti questi giorni ti stancherai troppo e le scottature che ti ho...provocato non guariranno." Lei si era girata e mi aveva sorriso "Grazie allora..." Poi era rientrata, senza aggiungere altro.

 Si era preoccupato per me, sorrisi mentre mi avviavo in cucina ed iniziavo coi preparativi. "Va tutto bene?" Nanako mi fece sussultare "Sì, perchè?" Non mi voltai e continuai a predisporre le ciotole per gli spaghetti. "Mi sembri strana... E' successo qualcosa con D. per caso?" Perchè centrava sempre il punto? Perchè mi conosceva così bene? "No." Lei non disse nulla per alcuni minuti, tanto che pensai fosse tornata a pulire, poi però "Che è successo tra voi due? O forse non vuoi raccontarmelo?" Mi si avvicinò e mi circondò le spalle con le braccia "Allora?" "E va bene... Ecco, vedi..." Le raccontai tutto, senza nasconderle nulla, il bacio, le sue parole... E lei mi ascoltava amorevolmente, come una madre. In fondo lei era più grande di me di dieci anni, anche se non li dimostrava affatto. "Sai, credo dovremmo portarlo con noi al cimitero dopodomani." Non le risposi, lei sapeva quanto io tenessi all'Urabon (o Obon) e quanto significasse per me. "Magari anche a lui manca qualcuno... Non credi?" Il mio cuore perse un battito, è vero... Non c'avevo pensato, ma forse anche lui avrebbe voluto ricordare i defunti, anche se era lontano da casa "D'accordo, mi sembra giusto... Ma dove lo troviamo un kimono che gli sia adatto?" Lei si allontanò da me per qualche istante, sembrò pensierosa, poi uscì dalla cucina. Uscii di cucina anche io e l'attesi in sala. La vidi tornare poco dopo con uno scatolone tremendamente familiare. "No! Non gli darò un kimono di papà! Scordatelo Nanako!" Lei posò lo scatolone per terra "Ragiona Miku, lui non può più metterli!" "No!" Non mi interessa! Non gliene darò uno! Mai!" Lei mi si parò davanti, ma io la sorpassai infuriata, "No!" Feci per uscire di casa proprio nell'istante in cui Ace stava rientrando allarmato dalle grida "Che succ-" Mi riprese in tempo prima che io mi ritrovassi per terra, non alzai lo sguardo. "Ehy! Che succede qui?" Mi scostai da lui con forza e lo superai uscendo di casa, senza rispondergli, senza guardarlo... Ero troppo arrabbiata... Già, ma con chi poi? Con Nanako? No, lei in fondo aveva ragione, ma allora con chi? Con Ace? Nemmeno... Ero arrabbiata con me stessa.

Mi superò infuriata dirigendosi verso le mura, guardai Nanako perplesso e notai che aveva le lacrime agli occhi, fissava un punto imprecisato della stanza e se ne stava immobile accanto ad un vecchio scatolone "Nanako... Che è successo con Shokoya?" Lei fece per rispondermi, ma cadde in ginocchio tenendosi il volto tra le mani. Piangeva piegata su se stessa, piangeva e si disperava. Mi avvicinai cauto e la sollevai facendola sedere sul divano "Devo andarla a cercare?" Non mi guardò nemmeno, si limitò ad annuire... "Tu però calmati, va bene? In fondo non può essere tanto grave... Sta tranquilla..." Mi alzai e mi diressi verso l'uscita, richiusi la porta alle mie spalle e mi incamminai verso la boscaglia... "Che diamine..."

Me ne stavo immobile, poggiavo la schiena contro il tronco dell'albero che pochi istanti prima avevo preso a pugni con tutta la forza che avevo in corpo, le nocche delle mie mani sanguinavano leggermente, ma non ci feci molto caso... Non sentivo più dolore, nè all'addome, nè alle mani, nè tantomeno nel cuore... Avvertivo solo un grande vuoto e un'immensa angoscia. Non avrei dovuto rispondere a Nanako in quel modo, ero stata terribile... Sentii un rumore dal bosco che mi giunse ovattato, poi vidi, tra le lacrime, Ace che avanzava in silenzio. "Ehy... Così ci fai preoccupare..." Mi si avvicinò sfoderando un mezzo sorriso e si sedette accanto a me. Io istintivamente portai le ginocchia al petto e le abbracciai forte, poi sentii il suo braccio che mi circondava le spalle... "Calmati, così mi spieghi cos'è successo, ok?" Mi strinse a sè ed io rimasi in silenzio per un po'... Tirai su col naso e cercai di asciugarmi le lacrime "D'accordo..." La mia voce mi sembrò così debole, non la riconoscevo nemmeno io.


Ta daaaah!!! :D E nel prossimo capitolo: la storia di Sho-chan! :)
Baci e caramelle
Danda ♥

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Capitolo 12
*** Memories ***


Me ne stavo immobile, a guardare davanti a me, in silenzio. Ace mi abbracciava senza dire nulla, aspettava forse che io gli raccontassi cosa mi era successo, come mai ero scappata così... "Se non vuoi dirmelo, non fa niente..." Alzai lo sguardo e per un attimo lo fissai indecisa, poi tornai a fissare il vuoto davanti a me "Sono stata cresciuta amorevolmente dai miei genitori, eravamo felici vivendo qui... Abitavamo a due passi dall'orfanotrofio della città, così un giorno, mentre passeggiavo da sola mi fermai a fissarne i cancelli enormi e neri... Mi chiedevo come mai fossero così alte e minacciose, poi all'improvviso vidi una bambina, poco più alta di me, che se ne stava seduta con la schiena appoggiata ad un muretto di mattoni...

"Ciao!" La bimba si voltò di scatto e guardò quella figura esile che le tendeva la manina oltre il cancello nero che per tanti anni era stata una gabbia... Si alzò e si avvicinò a lei "Ciao! Mi chiamo Miku! Tu come ti chiami?" La bambina la fissò scostando una ciocca di capelli castani dal viso ovale. "Ciao... Io sono Nanako..." "Come mai sei qui?" Miku la fissava curiosa, aspettando una risposta "Non ho una mamma e un papà... Tu non dovresti stare qui, altrimenti ti scambieranno per un'orfana e ti chiuderanno qui dentro..." "Ma io ho la mamma e il papà che mi aspettano a casa!" La bimba di là dal cancello non rispose, rimase a fissarla, in silenzio... Poi "Ti invidio sai? Anche io vorrei essere felice come te, giocare con i miei genitori, ridere e scherzare con loro..." Miku la guardò per alcuni istanti senza dire nulla "Vuoi giocare con me?" "Come faccio a giocare con te? Il cancello ci divide! Tu non puoi venire di qua e io non posso venire da te, di là..." "Non c'è bisogno che tu venga di qua, possiamo giocare ad Ayatori!" Nanako sorrise "Sei capace? Guarda che non so insegnare ai bambini più piccoli..." "Sì che sono capace! Ci gioco sempre con le mie amiche!" "Va bene, va bene, allora giochiamo, vado a prendere i fili, tu aspetta qui... Potrei metterci un po'..."

"Giocammo insieme per interi pomeriggi, ridendo e scherzando, io le raccontavo le mie giornate e lei mi raccontava delle sue avventure con le altre bambine dell'orfanotrofio... Poi un giorno passai lì davanti coi miei genitori e li costrinsi a fermarsi, gli avevo già parlato della bimba che avevo conosciuto, sapevano che giocavamo insieme, ma che nè io, nè lei eravamo felici di quella situazione. Dopo molti tentativi riuscii a convincerli, adottarono Nanako, che divenne la mia sorella maggiore. I cinque anni successivi furono i più felici della nostra vita, eravamo una famiglia meravigliosa, Nanako badava a me e i miei genitori si prendevano cura di noi..." Mi fermai per riprendere fiato. "A quel tempo mio padre lavorava ad un progetto con altri impresari e mia madre li aiutava di tanto in tanto; un giorno al capanno dove lavoravano ci fu un incendio, fu orribile, si poteva vedere la colonna di fumo e di fuoco dalle mura... La gente del villaggio tentò di spegnere il fuoco in tempo e di salvare le persone intrappolate dentro, ma fu tutto inutile... I miei genitori, gli impresari, i colleghi e dieci marinai morirono in quell'incendio. Smoker era già Commodoro, anche se giovane, venne lui in persona a casa nostra per informarci... Fu uno shock tremendo per me e per Nanako, ma riuscimmo ad andare avanti, anche grazie all'aiuto di Smoker, che anni dopo divenne io maestro..." Sentii il braccio di Ace stringermi più forte, come volesse sostenermi. "Per me l'Urabon è la festa più importante dell'anno, perchè mi permette di entrare in contatto coi miei genitori, di sentirli vicini dopo tanto tempo... Nanako voleva farti indossare uno dei kimono di mio padre per venire con noi... Per questo mi sono arrabbiata..." Poi mi scostai leggermente da lui e tentai di alzarmi "Devo chiederle scusa, devo implorare perdono! Sono stata un'idiota! Una stupida! E tu potrai indossare il kimono di mio padre, perchè Nanako ha ragione! Lui non potrà più indossarlo!" Ace mi bloccò e si alzò, poi mi prese in braccio, "Calmati, sta tranquilla... Credo che Nanako ti abbia già perdonata... Ora torniamo a casa con calma... Ok?" Mi sorrise, uno di quei sorrisi semplici, sinceri e mi venne voglia di abbracciarlo, di stringerlo a me... Ma non lo feci, eravamo troppo diversi, troppo opposti...
Quando tornammo a casa Nanako mi aspettava in cucina, l'abbracciai, in silenzio, poi la vidi sorridere e abbracciarmi a sua volta... Preparammo gli spaghetti per la cena, mangiammo tutti e tre al tavolo, come una famiglia felice. La sera dopo cena, accendemmo un falò in giardino attorno al quale io e Nanako danzammo insieme, a volte mi sembrò di vedere Ace fissarmi, ma decisi che quella sera doveva essere dedicata solo a me, Nanako e ai nostri genitori...


Bene! Eccomi qua! Non sono ancora guarita del tutto, ma mi sono sforzata per scrivere almeno un capitolo... Spero vi piaccia la storia di Miku e Nanako, a me è venuta così, dal cuore... Ora però vi saluto, la malattia si fa sentire di nuovo... -_-''' Maledizione... Buona lettura!

Baci e caramelle
Danda ♥

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Capitolo 13
*** Kiss ***


La guardavo danzare sorridente, cercando di non farmi scoprire, come un ladro. Mi piaceva vederla sorridere, mi piaceva troppo forse. Poi ad un tratto Nanako mi si avvicinò e mi fece alzare "Coraggio D., non essere timido!" "No, non ballo... Non sono capace!" La donna guardò Shokoya "Miku insegnagli qualcosa mentre io rientro un attimo, quando torno voglio vedere cosa ha imparato." Mise la mia mano destra sopra quella di Miku e con un sorriso rientrò in casa, io e lei rimanemmo a fissare le mani imbarazzati "Io non so se...Cioè...Non sono...Capace..." Poi lei sorrise e la vidi alzare lo sguardo su di me, sentii il sangue salire alla testa e inondarmi le guance. "Ti insegno io!" Mi si avvicinò e mi prese l'altra mano gentilmente, mi lasciai condurre in quella danza che non avevo mai fatto, dovevo sembrare proprio goffo perchè notavo di tanto in tanto che si sforzava di non ridere.
"Ahi!" Bene! Pure un pestone dovevo darle! Complimenti Pugno di Fuoco! "Scusa... Stai bene?" Lei alzò la testa e sorrise divertita "Sto bene, tranquillo, non è niente." Sorrideva ancora quando le sfilai il bastoncino che le teneva su i capelli e lo portai sopra la mia testa "Scommetto che non riesci a prenderlo!" Lei mi guardò allibita, poi sorrise, o meglio... Più che un sorriso sembrava un ghigno "Questo lo dici tu..." Mi si avvicinò alzandosi in punta di piedi e cercando di arrivare con la mano la mia che stringeva il fermacapelli "No, sei troppo bassa!" La vidi fare una smorfia "Ripeto: questo lo dici tu!" Spiccò un salto e la ripresi al volo prima che potessimo cadere a terra entrambi "Sei matta??" "Però mi sono ripresa il fermaglio!" Sorrideva soddisfatta, non si era nemmeno accorta di non toccare terra, di avere il volto all’altezza del mio, di essere così vicina... “Vorrei-” Mi fermai, le parole mi morirono in gola quando la vidi abbassare lo sguardo e arrossire, ora si era accorta di me. Ne ero certo. “Posso..?” Timidamente poggiò l’indice della mancina sulle mie labbra dischiuse e per poco non morii, poi avvicinò il suo volto al mio, ancora... Ancora... Le labbra morbide e calde di lei sfiorarono le mie “...posso..?” Soffiò quella parola sulle mie labbra e ne fui certo, ero morto e avevo raggiunto la beatitudine, non risposi. Mi limitai a colmare quella differenza sottile che ci separava, con decisione, stringendo le braccia attorno a quel corpo esile che ora sentivo tremare leggermente. Cercai un bacio più profondo e lei lasciò che le nostre lingue si intrecciassero, giocassero tra loro. Mi sentivo completo, felice. Quando la guardai ed interruppi quel bacio per riprendere fiato la vidi sconvolta, ansimante e tremendamente eccitante. “Sei bellissima, sai?” Lei non rispose, si limitò ad annuire e a sorridermi confusa.

 

Cos'era successo? Ancora non capivo com’ero arrivata a quel bacio, ancora non mi capacitavo... “Sei bellissima, sai?” Che? Cosa? Chi? Io? No, non è vero... Non sono bellissima... O forse sì. Annuii inconsciamente e pensai che ora mi avrebbe rimessa a terra, ma non lo fece, si limitò a tenermi tra le braccia, senza dire altro. Nanako non era ancora tornata, chissà perché... “E adesso?” Mi destò dai miei pensieri con due semplici parole... Già, e adesso? Che avremmo fatto? Come poteva andare avanti una relazione, se così si poteva chiamare, tra una guardia e un pirata? Sentii gli occhi bruciare per le lacrime,ma non piansi... Lui mi guardò per un po’, poi mi sorrise “Sai una cosa? Chi se ne importa! Da adesso improvvisiamo!” Lo guardai perplessa prima di scoppiare a ridere, mi piaceva Ace, ero innamorata di lui perché sapeva cogliere lati di me che tenevo nascosti e sapeva farmi ridere, anche di me stessa. Mi poggiò a terra sorridendo e prendendomi la mano, quando Nanako tornò non lasciò la presa, si sedette accanto a me mentre chiacchieravamo attorno al fuoco, mentre io e Nanako ricordavamo i nostri genitori. Rientrammo esausti e scoprii con piacere che Nanako aveva lavato le stoviglie utilizzate per la cena “Ho pensato di avvantaggiarmi un po’.” Rispose semplicemente. Si diresse verso la sua stanza e chiuse la porta alle sue spalle, nel frattempo io aiutai Ace a rifare il suo letto provvisorio per poi dirigermi in camera a cambiarmi. Sorrisi mentre slacciavo lo yukata e mi infilavo nella felpa enorme, poi fu la volta dei pantaloncini corti di una vecchia tuta ormai rotta. Tornai in sala mentre si sfilava la parte superiore del kimono nero, rimasi di sasso. Poi mi voltai di scatto “Scusa, scusa, scusa!” Rientrai veloce in camera mia chiudendomi la porta alle spalle. “Buona notte!” fu l’unica cosa che riuscii a dirgli prima di sbattere l’uscio. Non riuscii a chiudere occhio quella notte.

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