Firework

di Nereisi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** argento vivo ***
Capitolo 2: *** Inuyasha e Kagome: scambio di ruoli? ***
Capitolo 3: *** verità e perdono ***



Capitolo 1
*** argento vivo ***


 Spazio Autrice
 
Buongiorno miei lettori!
  • ma quale buongiorno?
  • Buuuuu
  • Fai schifo!
  • Vai a casa!
 
Bene, che entusiasmo! Allora, dopo il sondaggio nella mia precedente fic, ho deciso di scrivere su inuyasha. Ma non preoccupatevi, se dio vuole scriverò anche sugli altri argomenti. Bene…. È la prima volta che scrivo su inu e kagome quindi sarà un miracolo se arrivo a 3 capitoli. Spero di descrivere bene i sentimenti di questi due, perché sono una coppia davvero stupenda. Tra parentesi, ho dotato kagome di doti sensitive, per fare un po’ di casino.
Buona lettura!
 
 
Argento Vivo
 
Cadevo. Nel buio totale. Non trovavo appiglio, le mie mani si aggrappavano al nulla.
Non sapevo qual era il sopra e il sotto. Ero senza punti di riferimento, dispersa in qualcosa  di non definito. Ero completamente disarmata, non avevo il mio arco e nemmeno le mie frecce sacre. Terrorizzata, impaurita, sospesa nel vuoto. I miei frammenti di sfera erano scomparsi. E non c’era nessuno. Ero sola.
 
<<  sango… miroku… shippo… kirara…. >>
 
Le mie lacrime cominciarono a sgorgare. Tra i singhiozzi girai più volte il capo e mi dimenai nel vano tentativo di girarmi, cercando di guardarmi intorno. Perché non arrivava? A quest’ora avrebbe dovuto già essere qui per salvarmi….
Dov’era? Dov’era lui?
 
<< Inuyashaaaaaaaaaaaa!!! >>
 
All’improvviso davanti a me si presentò la scena che più odiavo al mondo, o almeno quasi pari alla vittoria dell’odiato naraku:  inuyasha che ancora una volta correva verso kikyo…. La sacerdotessa che più odiavo al mondo… colei che custodiva la sfera dei quattro spiriti prima di me… non riuscivo ancora a credere che io ero la sua reincarnazione. La reincarnazione di quella maledetta non morta!
 
Non so precisamente il motivo per cui l’odiavo così tanto…  se per il fatto che si intromettesse sempre tra me e inuyasha o per il fatto che sfruttava l’amore cieco che il mio mezzo demone nutriva in passato per lei ( e probabilmente nutre ancora) per cercare di trascinarlo negli inferi assieme a lei.
Mi rifiuto di essere considerata soltanto la brutta copia di un fantasma che sarebbe dovuto morire decenni or sono, riportata in vita soltanto per puro caso da una vecchia megera. Una creatura crudele e senza sentimenti come lei, che è ritornata al mondo soltanto per far soffrire le persone a cui teneva in vita, tra cui la vecchia kaede, sua sorella minore, che all’età dei fatti era soltanto una bimba.
Con “i fatti” mi riferisco a quel funesto giorno in cui naraku cominciò a muovere i fili del suo piano intriso di malignità, ingannando i due e facendoli odiare a vicenda, col risultato che kikyo sigillò inuyasha al goshimboku con una freccia sacra, facendolo “dormire” per più di sessant’anni.
 
Poi apparvi io, che per qualche scherzo del destino mi sono ritrovata, il giorno del mio quindicesimo compleanno, nell’epoca sengoku a dover combattere tra mille demoni e streghe (n.d.t. e chi è più strega di kikyo??) per ricomporre la sfera dei quattro spiriti che io avevo accidentalmente rotto.   
 
Ma quel giorno, il destino mi fece il regalo più bello del mondo: lui, inuyasha.
Il mio splendido mezzo demone, il mio cucciolo, la mia aria, la mia droga, il mio faro. Con lui mi sento completa. E non importa quanto sia strafottente e faccia finta di niente: anche lui dopo avermi conosciuto ha cominciato ad aprirsi e a farsi degli amici, e credo che voglia bene anche a me. O, almeno lo spero. Ottuso com’è, forse non ha ancora capito che io lo amo alla follia.
E infine c’è sempre lei kikyo, quella strega maledetta che cerca ogni volta di portarmelo via. Ma se fosse innamorata ancora di lui, capirei: io sono l’ultima arrivata, devo farmi da parte per il loro amore che resiste al tempo. Lo rispetterei, il loro amore così profondo. Invece, lei si serve solo di lui, e vuole anche farlo morire con lei per qualche assurdo motivo. Non posso tollerarlo.  Ma  lui ci ricasca sempre, non riesce a decidersi.
 
 
Intanto, la scena davanti ai miei occhi continuava. Dopo aver fatto unire le loro labbra, l’abbracciò e gli accarezzò i capelli. Come per farmi un dispetto, quasi sapesse che io ero lì.
 
<< ma io so che tu sei qui. >>
<< eh? >>   alzai la testa di scatto.
<< esatto, sarai testimone del momento in cui inuyasha morirà, perché questa sarà la tua punizione! >>
<< maledetta strega! Punizione per cosa? Per averlo in vita? >>
<< esatto! Lui ora non è più come prima, come lo conoscevo prima. Tu me l’hai rotto. L’hai contaminato con i tuoi sentimenti da umana.  >>
<< come fai a dire una cosa del genere? Non sei contenta che lui stia bene? Un tempo non l’amavi, forse? >>
<< appunto, un tempo. Ora è solo uno strumento nelle mie mani. E siccome è solo un burattino nelle mie mani, ora lo farò morire per gioco, e ti vedrò soffrire! >>
Un burattino senz’anime? Lo guardai meglio. I suoi occhi erano vacui, da  dorati ora erano diventati color bronzo sporco e distinguevo appena le iridi feline.
 
<< inuyasha! Inuyasha, rispondimi! Mi senti? Scappa! >>
<< è inutile, non ti sente. Te l’ho detto, non ha volontà. Hai perso. >>
 
Sotto i suoi piedi si creò un buco dal quale usciva del fetido fumo verde.
Miasma.  Iniziai a tossire.
 
<< ma..MALEDETTA! non puoi fargli una cosa del genere! >>
<< fargli? Non ti interessa cosa ti accadrà? >>
<< sì, ho paura, ma non riuscirai ad ammazzarmi così facilmente! Ricorda che io vedo il futuro e nel futuro non vedo la mia morte, MA LA TUA! Per me inuyasha è tutto, per lui non mi importerebbe di morire, i miei sentimenti sono molto più forti dei tuoi, che non valgono niente! >>
<< a parole non puoi farmi niente! Ora è troppo tardi per fare qualcosa! Muori, mezzo demone! >>
<< nooooooooo! Maledetta strega! INUYASHAAAAAAA! >>
 
 
 
<< kagome! Kagome che ti succede? Stai male? >>
<< divina kagome! Per il buddha, sembra posseduta! >>
<< strano, non sento odore di pericolo. Bonzo, prova a farle un esorcismo! >>
<< zitti, si sta svegliando! >>
 
Aprii lentamente gli occhi. I miei amici avevano formato un cerchio protettivo intorno a me, come se naraku saltasse fuori da un momento all’altro dai cespugli.
Sango, la sterminatrice di demoni era sul chi va là, in tenuta da combattimento con hiraikotsu sguainato, mentre al suo fianco kirara abbandonava la sua forma di adorabile nekomata e si trasformò nella sua forma di demone tigre, ringhiando a più non posso. Miroku, il monaco dalla mano maledetta, bastone alla mano, scrutava tutt’intorno pronto a sciogliere il sigillo della sua mano destra e aprire il vortice.
Il piccolo shippo, un cucciolo di demone volpe, era accoccolato al mio fianco, singhiozzando piano piano.
E infine lui, inuyasha, con la mano pronta a sguainare tessaiga, la sua spada demoniaca, mentre le sua orecchie canine si muovevano per captare ogni possibile rumore sospetto, con la sua tenuta rossa che sventolava al vento.
 
<< ehi, che fate tutti qua? >>
<< divina kagome! >>
<< kagome! >>
<< uèèèèèèèè, mi sono tanto spaventato! Io sono solo un povero cucciolo! >>
<< calmati, shippo, sto bene! >>
<< zitto nanerottolo! *PUNCH* e tu, si può sapere perché gridavi in quella maniera? >>
<< gridavo, dici? >>
<< sì gridavi il mio nome come se avessi davanti naraku in persona! E anche qualcosa su una strega maledetta…. >>
 
Lo fissai, ricordando le immagini che erano apparse nella mia mente.
 
<< beh? Perché mi fissi così? >>
 
Distolsi lo sguardo, imbarazzata.
 
<< no,no, non era niente. >>


Se avesse scoperto che ero gelosa di lui persino nei sogni, si sarebbe arrabbiato o montato la testa e non mi avrebbe più parlato.
C’era un silenzio carico di tensione.
Miroku cercò di cambiare discorso.
 
<< divina kagome, sei sicura che non sia una delle tue visioni? >>
 
Una visione? Inuyasha morto assieme a kikyo?
 
<< no!! Non può essere una visione! >>  scattai in piedi  << nel modo più assoluto! Mi rifiuto che sia così! Quella strega non me lo porterà via! >>
 
Mi resi conto troppo tardi di quel che avevo rivelato.
 
<< cosa? Cosa le porterà via? >>
<< ….ehm….. ah, sì! L’arco del monte azusa! Sisi, kikyo voleva portarmi via proprio quello, dicendo che non lo meritavo! >>
 << sarà… ma non mi pare che tu tenga tanto a quell’arco. Se ne trovi uno qualunque puoi scoccare comunque le tue frecce sacre, no? >>


Mi voltai.
 
<< inuyasha….   A CUCCIA! >> il rosario mistico che inuyasha aveva al collo fece il suo dovere, sbattendo il mezzo demone a terra.
 
<< dannata! >>
 
<< inuyasha, non capisci proprio niente! Quando tieni ad un oggetto o ad una persona, non basta tutto l’oro del mondo per riempire il vuoto della sua perdita! >>
 
<< a proposito, kagome! Che cosa ci facevi qui distesa? >>
<< giusto… allora….ah, sì! Dovevo chiedere una cosa a inuyasha! >>
 
 
 
 
 
 
 
Che cosa voleva chiedere kagome ad inuyasha?  Perché sango non si dichiara a miroku? perché miroku è sempre un pervertito? e perché ci sono questi dannati cimici in autunno?
 
Non so rispondere a tutto, ma quel che posso fare, si farà!
Prossimo capitolo di firework: inuyasha e kagome – scambio di ruoli!
 
<< sicura che devi chiedere proprio a me una cosa? >>
<< perché, ci sono altri idioti con il nome uguale al tuo? >>
<< e che ne so! E non sono idiota, scema! >>
<<  A CUCCIA! >>
<< caiiiiii….>>
 
 
                                               BY ANIMELOVER

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Capitolo 2
*** Inuyasha e Kagome: scambio di ruoli? ***


capitolo 2
kagome e Inuyasha: scambio di ruoli?

 
Kagome si avvicinò a Inuyasha, ancheggiando e facendo gli occhioni dolci.
Il mezzodemone si sentì irrimediabilmente in pericolo e indietreggiò di qualche passo, pensando che forse era meglio cominciare a correre.
Troppo tardi.
La ragazza lo aveva ormai raggiunto.
 
<< senti, Inuyasha… mi stavo chiedendo una cosa… >>
 
Istintivamente la mano corse all’impugnatura di Tessaiga. Sapete com’è: protezione e sopravvivenza, no?
 
<< ch-ch-ch-che vuoi? >>
 
Kagome unì le punte degli indici, come per cercare le parole. In realtà, nella sua mente aveva un piano ben preciso e congegnato.
 
<< bè, sai… domani nel mio mondo si terrà una festa… mi chiedevo se potevi accompagnarmi… sai com’è… >>
<< dammi un buon motivo per cui dovrei farlo. >>
 
Lei cambiò atteggiamento.
Drizzò le spalle, erse la schiena, mise le mani sui fianchi.
Nei suoi occhi bruciava la consapevolezza di chi sa di aver vinto. E pronunciò la parola fatale.
 
<< cibi ninja. >>
 
A quella parola le orecchie del mezzodemone fecero un salto.
 
Bene, l’ho fregato!
 
Ma se da una parte il suo stomaco già faceva i salti mortali per andare all’imboccatura del pozzo, dall’altra il suo cervello continuava a ripetergli che c’era qualcosa che on andava.
Il ragazzo resistette stoicamente.
 
<< no. >>
<< cosa? >>
<< no. Non ci voglio venire. >>
<< perché?!? >>
<< perché sì. So che c’è qualcosa che mi hai nascosto e la suddetta cosa mi puzza. Quindi, finchè non mi dici cos’è, io non vengo. >>
 
La ragazza arrossì di botto.
 
<< n…non posso dirtelo… >> farfugliò
<< tsk! Visto che avevo ragione? >>
 
Fece un salto e si andò ad appollaiare comodamente tra le fronde di un albero.
La ragazza ritentò.
 
<< ma non ti puoi semplicemente fidare di me? >>
<< ha! Io non mi fido di niente e di nessuno! >>
 
E lì la furia esplose.
Kagome gonfiò i polmoni, ad accogliere quanta più aria possibile e poco dopo dalle sue labbra proruppe il più potente “ a cuccia! ” mai fatto.
Come altrettanto forte fu il tonfo del mezzodemone.
 
<< SEI SOLO UNO STUPIDO!!! >>
 
Dopo neanche cinque secondi si vide la chioma di Kagome scomparire dentro al pozzo mangiaossa.
 
 
Stupido, stupido inuyasha!!!!
 
<< ciao sorellina! Sei già tornata? E il fratello cane dov’è? >>
Oltrepassando a passi pesanti il fratello senza neanche salutarlo, rispose freddamente
<< non menzionarlo mai più in mia presenza. >>
 
Arrivata in camera sua si buttò subito sul letto.
Abbracciando il cuscino, si girò a guardare il calendario.
La notte di ferragosto.
Una notte magica, durante la quale avrebbe tanto voluto guardare i fuochi artificiali insieme e Inuyasha.
Sospirò, girandosi verso il muro.
 
Troppo tardi. Non vuole venire. Quell’idiota senza speranza! Starà ancora pensando a quella strega? Dopo questo, giurò che se solo si azzarda a fare il geloso con Koga…grrr…
 
In quel momento entrò la madre, portando con sé una tazza di camomilla.
Si sedette sul bordo del letto e, senza una parola, porse l’infuso alla figlia.
Kagome si sentiva davvero fortunata ad avere una madre così. Si capivano al volo, senza bisogno di discorsi complessi o altisonanti. Dopotutto, la mamma è la mamma.
 
Dopo che ebbe finito di bere, abbracciò la donna e diede via ad un pianto liberatorio.
La madre le accarezzava dolcemente la testa.
 
<< andiamo, bambina mia, non fare così. Su! Dai, racconta: che ti è successo? >>
 
E tra un singhiozzo e l’altro, la causa del piagnisteo fu svelata.
La madre soffocò una risatina.
 
<< direi che non cambiata per niente. Sei rimasta tale e quale a quando eri piccola. >>
<< che dici? >>
<< anche quando eri piccolina avevi un bel caratterino! >>
 
Kagome si strinse a lei.
 
<< cosa dovrei fare, mamma? >>
<< potresti provare a dire a Inuyasha la verità. È semplice! Non c’è nulla di cui vergognarsi! >>
<< e se si monta la testa? >>
<< e tu mandalo a cuccia, no? >>
 
La ragazza ridacchiò. Ma si scurì quasi subito.
 
<< e se… stesse ancora pensando a Kikyo? >>
<< non puoi saperlo finchè non ci provi, giusto? >>
 
Le due si sorrisero.
Kagome, piena di nuovo vigore, saltò in piedi, pronta a ritentare l’impresa.
Dopo qualche minuto si affacciò nuovamente al pozzo.
Saltò giù, animata dalle migliori intenzioni, ma quando sbucò dall’altra parte per andare a incontrare Inuyasha e chiarire, le si presentò una scena terribilmente simile a quella che aveva sognato qualche ora prima:
Kikyo che, a passo di danza, si avvicinava al mezzodemone, avvicinando il proprio volto al suo.
E lui la lasciava fare.
 
Troppo sconvolta per poter notare l’espressione contrariata sul volto di Inuyasha, Kagome ri rituffò per l’ennesima volta nel pozzo, per non assistere all’esito straziante della scena.
 
Se fosse restata qualche secondo in più, tutto il dolore che provava sarebbe stato tramutato in una folle gioia.

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Capitolo 3
*** verità e perdono ***


Capitolo 3
Verità e Perdono

 
 
Il vento soffiava carezzevole sulla cima di Goshinboku.
A Kagome ci era voluto un bel po’ per riuscire ad arrampicarsi sopra il dio albero: le avventure nell’era Sengoku la avevano allenata a molte cose, ma non a scalare alberi.
La ragazza si era rifugiata lì sopra appena era uscita dal pozzo, troppo distrutta persino per confidarsi con sua madre.
 
Le fronte dell’albero, mosse dalla brezza, la sfioravano dolcemente, quasi a volerla consolare.
Una foglia si staccò da un ramo è le volteggiò attorno fino a posarsi dolcemente sul suo grembo; una lacrima sfuggita al controllo ci piovve sopra subito dopo.
 
Chissà quante volte è capitato a Inuyasha di starsene quassù… anche lui si sedeva su questo stesso ramo? Anche a lui veniva qui per lenire le ferite del cuore? Non credo che abbia mai pensato alla possibilità che qualcuno venisse qui per lenire ferite causate da lui.
 
Prese malinconicamente la foglia tra due dita e si trastullò per qualche istante con essa, osservando come la goccia di lacrima vi scorreva sopra a seconda di come lei piegava il polso, prima di avvicinarsela alle labbra e soffiare, facendola volare via.
La osservò turbinare, a tratti lenta a tratti veloce.
Poi, all’improvviso, successe. Una visione le proruppe prepotentemente nel cervello.
 
Capelli d’argento brillavano al vento.
 
Il mezzo demone saltò agile fuori dall’imboccatura del pozzo mangia ossa, cercando qualcuno, gridando un nome.
 
<< Kagome! Dove sei?! >>
 
 
La fanciulla si riscosse.
 
Lui sta venendo qui! Non voglio che mi trovi! Non voglio vederlo!
 
Presa dal panico, cercò di scendere dall’albero più in fretta che poté, incurante delle schegge che le si conficcavano nei palmi delle mani.
Una volta a terra, dolorante, la prima cosa a cui pensò fu un posto dove nascondersi.
 
Casa mia è il primo posto dove mi cercherà!
 
Corse via, oltrepassando l’arco di legno rosso che delimitava la proprietà del tempio shintoista di famiglia, e scese le scale. A metà strada sentì, inconfondibile, la voce di Inuyasha che la chiamava.
Cercò di accelerare il passo, quando un tremendo pensiero la assalì.
Quello stupido di certo l’avrebbe seguita anche in capo al mondo, non poteva permettere che quelli in città la vedessero correre via con alle calcagna un ragazzo con orecchie di cane, una katana e per di più vestito in quel modo!
Sebbene la prima parte del pensiero le scaldò il cuore, la seconda la gettò nell’indecisione.
Infine, decise la sua strategia.
Tornò indietro di qualche passo, poi scavalcò i gradini per entrare nel bosco che copriva il monte.
Si inoltrò per un po’, poi, finalmente, arrivò nel punto in cui erano presenti quasi solo ciliegi.
Si inerpicò sulla collinetta e poi si arrampicò nuovamente su un albero, nascondendosi fra le fronde dei ciliegi, sperando con tutto il cuore che il loro profumo fosse sufficientemente intenso da coprire il suo odore.
 
Aspettò qualche secondo e poi, come si aspettava, fece la sua comparsa il mezzo demone, che piombò a tutta velocità nel centro della radura. Kagome si portò entrambe le mani sulla bocca, tappandosela, decisa a non emettere nemmeno un fiato.
Come aveva previsto, l’olfatto sopraffino del mezzo demone accusò il colpo, stordito da quella concentrazione improvvisa di profumo, e lo vide barcollare.
Esultò interiormente.
 
Poi, come nella scena di un film, vide scendere dal cielo, inesorabile, la foglia con cui qualche minuto prima lei aveva giocherellato verso Inuyasha.
Lui alzò la testa di scatto, riuscendo a percepire quella piccola presenza senza problemi.
Allungò il braccio e prese fra due artigli la foglia, portandosela alle narici.
 
In quel momento, Kagome lo trovò tremendamente attraente. Ebbe voglia di scendere giù dal ciliegio e di correre da lui, ma si trattenne con tutte le forze.
Poi, la sua voce la scosse all’improvviso.
 
<< Kagome, lo so che sei lì. Scendi o ti vengo a prendere io? >> lo aveva detto continuando a guardare la foglia, quasi stesse parlando con lei.
 
Kagome esitò, ma non si mosse. Magari era solo un bluff.
 
<< Allora? >> insistette il mezzo demone, puntando gli occhi dorati proprio sulla chioma dell’albero in cui era nascosta.
 
Sconfitta, la ragazza scese a malincuore, abbandonando la confortevole sommità del ciliegio. Si sentiva vulnerabile e scoperta, ora che era in campo aperto, con niente tra lei e Inuyasha; così, per trovare almeno un po’ di conforto, si appoggiò al suo tronco, come se potesse proteggerla.
 
<< Come hai…..? >> gli domandò stancamente, evitando il suo sguardo.
<< Ormai dovresti sapere che sono in grado di riconoscere il tuo odore anche fra mille, te l’ho detto parecchie volte ormai. >> le rispose, serio.
 
Calò un pesante silenzio.
 
<< Senti, Kagome… >> iniziò lui, facendo un passo avanti.
Lei si ritrasse << NO! Non voglio! >> strillò nascondendosi ancora di più.
<< Ti prego Kagome ascoltami! >> ritentò lui,  avvicinandosi a lei.
 
Troppo spaventata dall’eventualità che Inuyasha potesse dirle che doveva farsi da parte fra lui e Kikyo, la ragazza si pigiò le mani sulle orecchie e chiuse gli occhi.
 
Almeno fin quando due braccia non l’abbracciarono con forza e dolcezza allo stesso tempo.
Sorpresa, alzò lo sguardo verso il ragazzo, ma lui guardava fisso il tronco d’albero dietro di lei, le gote in fiamme. Kagome lo trovò inaspettatamente carino.
 
<< Non guardare! È imbarazzante. >> le intimò. << E ascoltami una buona volta. È vero. Non posso dire di non pensare più a Kikyo. Non so se riuscirò mai a smettere di pensarla. Ma tu devi cercare di capire. >>
L’arciera abbassò gli occhi. Si aspettava proprio un discorso del genere.
<< Detto questo… anche se la penso… non vuol dire che languo d’amore per lei. Sai com’è. >>
Lei lo guardò scioccata << Cosa?! >>
 
<< Dannazione quanto mi dai da fare! Capiscilo! >>
<< Ma cosa?! >>
<< Maledizione….! >>
 Si staccò da lei, la guardò negli occhi e in un nanosecondo la baciò.
Fu troppo improvviso, le labbra quasi le facevano male per lo scontro, il cervello non riusciva a elaborare una contromisura e, prima che se ne rendesse conto, lui si era già staccato, voltandosi velocemente di spalle, talmente rosso di imbarazzo che Kagome pensò stesse per prendere fuoco.
Inuyasha nascose le mani nelle maniche della veste, teso.
 
<< Capito?! >> le chiese, con uno strillo aggressivo << IO….IO…. io. Tu. Punto. Ecco. >>
Preoccupata che il vocabolario del futuro padre dei suoi figli avesse subito una drastica recessione, lo raggiunse fino a vederlo in faccia. Lo colse impreparato al punto di vederlo arrossire ancora di più!
Temendo che se avesse continuato a guardarlo negli occhi gli sarebbe venuta una sincope, lo abbracciò, nascondendo il viso nella veste. Dopotutto, nemmeno lei era restata indifferente a quel bacio.
 
<< Va bene. Ho capito. >> sentì il suo petto rilassarsi un pochino.
<< Allora prima… >>
<< L’ho respinta. >>
<< Ok. Ok. >>
 
Lo strinse ancora di più. Quasi non poteva crederci.
 
<< Allora… >> fece, staccandosi da lui << Visto che sei qui… mi accompagni in quel posto che ti dicevo? >>
<< Cosa? Ah, sì, me ne avevi parlato. Ma cos’è? >>
<< E’ una festa. >>
<< Una festa?! Ma Kagome sai bene che a me non piace essere circondato da umani!  E poi sei sempre tu che mi dici che non- >>
<< SSSSSSSSSSSSH! Cosa pensi, che sia stupida? >>  lo fissò, offesa. << Cosa credi! Ho già pensato a tutto, io! Adesso fila su Goshinboku e guai a te se entri in casa! >> gli ordinò
Spiazzato, il poveretto ubbidì.

Da sopra il dio albero vide Kagome entrare in casa e serrare la porta di casa.

Inuyasha aspettò.

E aspettò.

E aspettò ancora.
 
Kagome non usciva.
Ormai, era buio, le stelle brillavano alte nel cielo e la città era piena di fermento come al solito.
Inuyasha si stava quasi appisolando sul ramo.
Non capiva se era una punizione, una prova di resistenza o se stessero combinando qualcosa, dentro quella benedetta casa.
 
Quando ormai stava per perdere le speranze, la porta d’ingresso si aprì.
 
<< FINALMENTE! Si può sapere cosa… >> le parole gli morirono in gola.
 
Kagome era stupenda.
Portava i capelli raccolti sulla nuca da un fermacapelli scintillante, simile ad una bacchetta, con una parte pendente a cui erano attaccati campanelli a forma di fiore che tintinnavano ad ogni suo passo. Il viso, su cui era steso un velo di trucco, risultava semplice ma comunque grazioso e ai piedi portava dei geta tradizionali che la alzavano di qualche centimetro.

Ma la cosa che colpì di più Inuyasha fu il suo vestito.

Kagome indossava uno Yukata estivo rosso fuoco, con qualche piccolo disegno floreale sui bordi delle maniche, ed era abbastanza lungo da nascondere le gambe senza però togliere nulla alle sue forme. Era fermato in vita da una fascia a più strati in cui era infilato un colorato ventaglio. Le maniche, più lunghe delle mani, davano un tocco di purezza a quella visione che già di per sé pareva celestiale.
 
<< Mi ci è voluto molto per trovare un kimono che stesse bene vicino al tuo. Adesso siamo un abbinato. >>
Queste furono le prime parole che pronunciò la visione celestiale.
 
Inuyasha si riscosse.
Kagome arrossì e si portò le lunghe maniche a coprire le labbra.
 
<< Andiamo >> disse, e si incamminò.
 
Come sotto un incantesimo, il mezzo demone la seguì a bocca aperta.
Comunque, non fecero molta strada. Kagome si fermò di nuovo sotto Goshinboku.
 
<< Mi porti lassù? >> disse, indicando col dito le fronde dove Inuyasha era solito stare. Così facendo, la manica le scivolò lungo il braccio, rendendo visibili le bende che si era dovuta applicare alle mani a causa delle schegge procuratasi durante la fuga rocambolesca di qualche ora prima.
 
<< Improvvisamente mi rendo conto che tu non fai altro che darmi ordini, stasera. >> brontolò lui, ma fece comunque quanto gli era stato detto dopo aver visto le fasciature.
 
Un balzo e furono in cima.
 
<< E adesso? >>
<< Adesso aspettiamo. Non ci vorrà molto. >>
 
E infatti, nemmeno un minuto dopo un lungo fischio seguito da un botto roboante segnò l’inizio dell’evento. Il cielo si colorò di rosso, verde, blu, mentre i fuochi di Ferragosto disegnavano figure nell’aria.
 
Il primo botto atterrì Inuyasha, ma quando vide la tranquillità e il sorriso della sua compagna allontanò la mano da Tessaiga.
 
<< Cosa sono? >>
<< Fuochi d’artificio. Belli, vero? >>
<< Meravigliosi… >> mormorò lui, osservando il viso di lei illuminato a tratti dalle esplosioni colorarsi delle tenui tinte dei fuochi.
 
Lei, accortasi del suo sguardo, si girò verso di lui.
Si guardarono intensamente.
 
 
 
La madre di Kagome stava chiudendo i balconi della casa per la notte,  ma quando lo sguardò le cadde sulla coppia in cima all’albero si fermò ad osservare.
Una lacrima di commozione e orgoglio le sfuggì dalle ciglia quando vide le due figure l’una nelle braccia dell’altro.
 
Sono fatti per stare insieme.
 
Si ritirò in casa, lasciando spazio alla notte e all’amore che fioriva impetuoso e bellissimo fra i due ragazzi.

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