Hey love, do you want to be with me, for the rest of my life?

di n0vedue23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ''I'm sorrounded by idiots.'' ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. She walks away to the sunset. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ''My life, everything goes bad.'' ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. Forever young, I wanna be forever young. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ''It's complicated, i lost control, so... sorry..'' ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. Mistakes, secrets... ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. His eyes, color of honey. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. A forgotten girl. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. A full day at the cafeteria. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. You don’t know who I am. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11. She’s not the same, she makes me crazy. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12. Things that we can’t make. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13. Never kiss a boy next to your bed. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

Lei: Alexandra Rossi, 17 anni, biondina con gli occhi color miele. Snella, e alta, fisico da modella. Ragazza semplice, una delle poche ad essere davvero bella, ma a non tirarsela, a non atteggiarsi. Ragazza che ama la musica. Madre americana, e padre italiano. Ha vissuto svariati anni in Italia, dov'è nata. Ora studentessa presso una scuola di musica a Los Angeles, dove si trovano tutti i cantanti famosi del posto. I suoi hobby sono la fotografia, ama catturare anche banali momenti con una foto. La scrittura, la lettura e il canto. Scrive talmente tanto bene che la sua vecchia scuola in Italia le aveva offerto la possibilità di scrivere un libro sullo stato d'animo degli studenti, ma lei rifiutò, per il trasferimento dall'Italia a Los Angeles, spera che la scrittura possa darle un futuro, come il canto. Legge moltissimo, riesce a finire un libro di 600 pagine in un giorno. Canta da quando aveva tre anni. I suoi genitori, quando abitavano in Italia la iscrissero allo Zecchino D'Oro. Fino ai suoi 15 anni. Per lei quei tempi erano duri. Continue visite in ospedale, spostarsi da un posto all'altro e frequentare i suoi amici una volta ogni morte di Papa. I suoi genitori decisero di trasferirsi a L.A, per motivi di lavoro e altre necessità, così lei per due mesi interi non parlò con loro perché trasferirsi equivaleva a lasciare amici e parenti più cari lì, in Italia. A Los Angeles usciva poco, odiava quel posto, anche se dove abitava era uno dei posti più belli, rilassanti e popolati della California.
Non si era fatta amici, nonostante era a metà del primo quadrimestre, a causa della sua freddezza, e del suo continuo chiudersi in se stessa.
Gli occhi color miele, occhi che avevano mandato giù tante lacrime. Occhi che da un bel po' di tempo 'uccidevano' anche con solo uno sguardo ogni ragazzo. Perché? Perché dopo quella delusione ormai era diventata una stronza, una fottuta stronza con i ragazzi. Tutti uguali, si ripeteva sempre. Ha sempre pensato questo, dopo una sua delusione che gli spezzò il cuore, a 15 anni. Fino a quando non trovò un ragazzo che poco tempo dopo si sarebbe rivelato qualcuno di molto importante nella sua vita; Justin Bieber.




Lui: Justin Bieber, cantante canadese. Abitante della bella e grande Los Angeles da 2 anni a questa parte. 19 anni e sogni che continuano a diventare realtà. Lui, il ragazzo dai capelli castani che affascinano tante sue fans, quegli occhi color caramello che rapiscono. E quel sorriso che ti illumina e ti fa venire le farfalle allo stomaco al tempo stesso. Pelle chiara e fisico abbastanza muscoloso per cui molte ragazze sbavano. La voce che ti ruba il cuore e l’anima, che ti fa innamorare. Dopo una delusione a 17 anni con la famosa Selena Gomez era ricercato da molte ragazze, con cui ebbe brevi flirt, perché ancora scosso dalla storia con Selena, non era riuscito a trovare la ragazza 'perfetta'. Fu così che sua madre, la 'piccola' Pattie, dovette riuscire a trovare un modo per distrarlo. E lo iscrisse con il suo migliore amico Christian Beadles, in una scuola di musica, dove per i corridoi potevi trovare cantanti famosi dai 14 ai 19 anni, o anche persone normali, persone semplici, non famose. Nei corridoi potevi trovare anche una semplice Alexandra Rossi, vecchia fiamma del Beadles nonchè brava e promettente cantante, di cui però Justin non conosceva l'esistenza. Alexandra invece conosceva questo Justin Bieber, ma per nomina delle sue vecchie amiche italiane. ''Justin Bieber è un cantante canadese famoso dappertutto, è bellissimo, e io amo lui e la sua musica.'' parole che le erano state dette dalla sua migliore amica italiana, Giada.
Alex ascoltò due - tre canzoni, disse all'amica che le piacevano molto, e anche i testi, ma non gli interessava più di tanto. Lei era per un altro genere di musica, musica passata, musica che i ragazzi d'oggi non si ascoltano. Musica come Led Zeppelin, i Beatles, Coldplay, i Queen, U2 ecc...ecc... Di questi tempi l'unica musica che piaceva a lei era quella di Avril Lavigne. Avril ha sempre fatto parte della vita di Alexandra. Ogni concerto di Avril, Alexandra c'era. Ogni concerto in Italia, o a Los Angeles eh. Ma torniamo al presente.
Justin e Christian si iscrissero a metà del primo quadrimestre, quindi li misero nella prima classe con pochi alunni, guarda caso proprio la classe di Alexandra. Ma Christian non la riconobbe, quindi lì dentro nessuno conosceva ancora nessuno.







- Spazio personale - 

Saaaaaaaaalve! Sono tornata con una nuova storia, che spero attirerà taaante recensioni e visualizzazioni! :)
Beh, cosa succederà? 
Come si riconosceranno Chris e Alex?
Come si conosceranno invece Alex e Justin?

Beh, seguitemi e lo scoprirete! 
Ah, sono sempre Sab, ma chiamatemi Loveless; ''senza amore''.
Detto questo, ciao ciaaaao :33

''Loveless.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ''I'm sorrounded by idiots.'' ***


Capitolo 1.
''I'm sorrounded by idiots.''


Era una fredda mattina di Gennaio, suona quella maledetta sveglia dal mio iPhone nuovo e mi alzo da quel letto caldo caldo. Mi lavo, e successivamente apro il mio immenso armadio. Opto per una felpa che mi sta grande, blu, della Gap, jeans attillati e le mie fedeli all star blu. Faccio colazione velocemente, talmente veloce che quasi mi strozzo per arrivare in fermata in tempo per prendere quell'autobus odioso. Non riesco a spiegarmi perché, pur essendo Gennaio, vedo gente nuova ogni giorno, oppure qualche idiota con una maglietta a maniche corte con dei pantaloni o delle scarpe che magari non c'entrano niente, o per il colore o per il modello, per tante cose insomma. Mi siedo al mio solito posto, per stare in tranquillità, poso lo zaino e cerco le cuffiette con il mio iPod, nuovo anche quello.
Cerco fra tutte quelle canzoni che ho, migliaia e migliaia di canzoni, e cerco quella che rispecchia il mio stato d'animo di questi ultimi giorni: 'Nobody's Home - Avril Lavigne'.

''She's lost inside, lost inside.''

Continuo a rispecchiarmi in quella canzone, quasi da sempre ormai.

Non faccio in tempo a mettere un'altra canzone che sento un macello assurdo, cosa che non era normale sul pullman più silenzioso in cui io sia mai salita. Erano due idioti della mia classe, appena arrivati dal Canada, migliori amici. Ero riuscita a informarmi poco su loro due. Diciamo su uno solo, perché l'altro è il mio ex, che oltretutto neanche mi ha riconosciuta, andiamo bene.
Si mettono accanto a me, e già questa cosa non mi piace, ma non ci faccio molto caso. Guardo fuori dal finestrino ascoltanto una delle tante canzoni che avevo degli U2
Mi sento osservata, ma non faccio molto caso neanche a questo, fino a quando non mi giro e mi ritrovo quei due che mi squadrano dalla testa ai piedi.
Il biondino affianco al mio ex tossisce e si gira verso di lui, che abbassa la testa e sorride maliziosamente.
Mi accorgo che siamo arrivati, alzo gli occhi al cielo sperando che quei due facciano caso a questo mio gesto, e mi dirigo verso scuola.
Vado al mio armadietto, prendo le cose che mi servono, prima ora canto, menomale.
Una delle mie materie preferite.
''Buongiorno!''
''Giorno prof!''
''Stavo dando un'occhiata al registro, ma per quale motivo non hanno fatto l'appello questi ultimi giorni?''
''Credo che qualche professore si sia portato via l'elenco per inserire i nuovi arrivati, professoressa.'' rispondo convinta io.
''E chi sarebbero i nuovi arrivati?''
Ecco che spuntano dagli ultimi banchi quei due dementi.
''Siamo noi!'' rispondono all'unisolo.
''Come vi chiamate ragazzi?''
''Io sono Justin Bieber, e lui è Christian Beadles.'' risponde il biondino vicino a Chris.
Rimango sbalordita quando sento il cognome Bieber.
E' lui, il cantante famoso di cui tutti parlano. E chi lo sapeva che Christian frequentasse gente del genere? Ecco perché si sentiva grande quando mi ha lasciata, 'sto stronzo. Va in giro con le star, okay.
Già avevo inquadrato il tipo di persona che era Bieber.
Montato, impaccato di soldi, uno che se la tira, che va in giro con persone più montate di lui, poi, poi boh. Mi vengono in mente altri 61563146 aggettivi ma meglio che non li tiri fuori.
''Bene, iniziamo la lezione.''
Mentre la professoressa era intenta a scrivere qualcosa di illeggibile alla lavagna, sento bisbigliare dalle mie parti.
''Avete intenzione di stare zitti?'' me ne esco io.
''E tu saresti?'' mi fa il biondino.
''Una che non se la tira come te, nonchè ex del tuo caro amico ma neanche si ricorda di me.'' e gli faccio l'occhiolino.
Mi metto a seguire la lezione ma quei due continuano a bisbigliare qualcosa, qualcosa che le mie orecchie purtroppo per Chris sentono.
''Ma chi sarebbe? Non me ne hai mai parlato di questa?!!''
''Si chiama Alexandra, è una delle mie tante vecchie fiamme.''
''Delle tante?''
''Si, perché ormai la reputo una troia.''
Al suono di quelle cinque lettere non ci ho visto più.
''Troia ci chiami quella con cui scopavi mentre io stavo ad aspettarti per fare una fottuta passeggiata, grazie a Dio tua sorella me l'ha detto!'' urlo.
''Cosa sono questi termini signorina Rossi?''
''Niente, sono circondata da idioti.''
Suona la campanella, campanella a cui farò una statua, perché mi ha salvato da una nota e un richiamo in presidenza.
La mia felpa blu portafortuna non me ne aveva portata tanta, dopo questa giornata.

Torno a casa, poso il mio telefono sul letto, tempo di sdraiarmi e mi arriva un messaggio da un numero che non avevo in rubrica.
''Scusa per il mio amico, oggi.  -Justin.''
O quel coglione gli ha dato il mio numero perché non ha le palle di chiedermi scusa, o quest'altro coglione gliel'ha fregato dal cellulare.
''Ormai neanche ci faccio più caso, ma era meglio se me lo diceva in faccia.''
''Alexandra, guarda che lui ci sta male per te eh.''
''Chiamami Alex. Comunque so che non ci sta male, e che tu vuoi solo parargli il culo per fare il carino, e non risultare uno che se la tira.''
''Okay, è vero. Voglio parargli il culo, ma io non me la tiro. Spero che imparerai a conoscermi meglio, e che rielaborerai questo tuo pensiero su di me in futuro.''
''Che ti sei mangiato un dizionario? Sai che qui a Los Angeles non si parla così?''
''Lo so, ci vivo da quando avevo 17 anni. Volevo solo essere gentile..''
''Perché quanti anni hai scusa?''
''19.''
''Capisco, strano che non ti ho mai visto, vivo qui da quasi due anni..''
''Non ci sono spesso per la mia carriera, ora devo andare, a domani!''
''Mh, sarà. Cià.''
Neanche gli ho chiesto come diavolo ha fatto ad avere il mio numero, vabbè glielo chiederò domani a scuola, sempre se mi girerà bene.






- Spazio personale -

Ora sapete come si sono conosciuti/riconosciuti questi tre.
Devo dire che è stata una conversazione interessante quella di Alex e Justin al telefono, commovente direi, hahah!
Questo capitolo è incentrato solo su quello che pensa Alex. 
Vi anticipo che il successivo sarà un riassunto di quello che pensano Justin e Christian riguardo a questo incontro, e poi un breve continuo della storia :)
Bene, posso finire qui.
Recensite, mi raccomando! ♥

''Loveless.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. She walks away to the sunset. ***


Capitolo 2.
''She walks away to the sunset.''


Solita merda, giorno diverso.
Mi ero preso un po' di pausa dai miei impegni, sono riuscito a rivedere i miei cari nonni quest'estate e a tornare a Los Angeles, in tempo per vedere giornali e tv che parlavano di un nuovo flirt in giro. Quel flirt che conoscevo benissimo io, non era un semplice flirt, era ciò che si stavano costruendo quella che un tempo era la mia ragazza, Selena Gomez, e un tipo mai visto e sentito in giro.
Sono stato male, ma non lo davo a vedere. Perché se le mie fans l'avrebbero saputo sarebbe successo un casino. Dal mio ritorno a Los Angeles sono stato sempre male, nonostante passavo tutti i giorni con il mio migliore amico Christian e la sorella, mia grande amica nonchè mia ex, Caitlin.
Mia madre la notte piangeva, la sentivo in camera piangere quando passavo lì davanti per andare in cucina a bere, o a fare altro che mi impedisse di dormire.
Era distrutta, come me.
Non potevo vederla così, ma non riuscivo a fare niente per evitare tutto questo.
Selena se ne era andata dalla mia vita, perché l'ho voluto io. Ma non posso stare con una persona che è stata capace di tradirmi, e chissà magari l'avrebbe continuato a fare. Così ho dato un taglio netto a questa storia, e per me è stato molto difficile farlo. Quando l'ho lasciata, faccia a faccia, a lei non interessava minimamente, non le ha fatto ne' caldo ne' freddo, si leggeva dai suoi occhi.
L'estate era ormai finita da un pezzo, e dato che tutti iniziavano a scuola, io ero a casa a deprimermi.
Alla fine mia madre si decise di prendermi e parlarmi seriamente.
''Hai intenzione di stare qui a deprimerti? Basta, è finita la storia con lei, non la tua vita, basta tesoro. Mi fai stare male, lo capisci?''
Non le risposi, la guardai dritta negli occhi per farle capire il dolore che provavo io, sia per Selena, che per lei.
''Okay, ho capito.''
Esce dalla porta con la sua borsa piccola, come lei, e mi dice che rientrerà fra poco.
Nel frattempo arrivano Christian e Caitlin.
Parliamo, parliamo più di quanto non abbiamo mai fatto in vita nostra, e ritorna mamma.
''Christian, Justin, andate a dormire presto oggi.''
''Perché?'' domandiamo.
''Da domani scuola!''
''Cosa?'' rimane a bocca aperta Christian.
''Avete capito bene, così Justin si distrae un po'. E tranquilli, è una scuola di musica, forse incontrerete anche qualche vostro amico, li ci va quasi solo gente famosa.''
''Va bene mamma.'' vado da lei e le do un bacio sulla guancia.
Erano le 23.00 circa, quindi io e Christian andiamo a dormire mentre mia madre e Cait continuano a parlare in cucina.

Il giorno dopo eravamo veramente carichi, pronti per prendere quell'autobus che ci avrebbe spediti a scuola!
Odio le persone silenziose, che se ne stanno per conto loro, saliti su quell'autobus ci stavamo per tagliare le vene.
Tutti in silenzio, per i fatti loro, o a parlare a bassa voce, che tristezza!
Neanche 5 minuti e grazie alla stupidità di Chris insieme al mio scarso senso dell'umorismo l'autobus si 'scatenò'.
Però c'era qualcosa che non quadrava.
Agli ultimi posti, c'era una ragazza, con una felpa blu che risaltava i suoi capelli dorati e i suoi occhi color miele.
Era davvero bellissima, ma troppo silenziosa per i miei gusti. Così io e Christian smettiamo di fare i cretini e ci mettiamo vicino a lei, che ci guarda male.
Iniziamo a squadrarla dalla testa ai piedi, e si gira. 
Tossisco e mi giro verso Christian, che se la ride abbassando la testa.
L'autobus si ferma, perché siamo arrivati a destinazione, la biondina si alza e alza gli occhi al cielo, per poi uscire e dirigersi verso scuola.
Ci dirigiamo verso i nostri armadietti e cerchiamo di capire quale lezione ci aspettava: canto.
Entriamo in classe e ci mettiamo agli ultimi banchi. 
Non ascolto una parola di quello che dice la professoressa, fino a quando non sento, grazie al cielo, una domanda riguardo noi due.
''E chi sarebbero i nuovi arrivati?''
Io e Christian ci alziamo, e presento entrambi.
''Io sono Justin Bieber, e lui è Christian Beadles.''
Vedo che le persone nella nostra classe iniziano a sbalordirsi non appena ho pronunciato il mio nome, iniziano a bisbigliare frasi a me incomprensibili, ma non ci faccio molto caso.
La professoressa inizia la lezione, e io non do ascolto a lei, dato che inizio subito a parlare con Chris.
Fino a quando qualcuno ci riprende, ma non era la professoressa, bensì qualcuno di familiare, seduto due banchi a sinistra dal mio.
Era la ragazza sull'autobus di questa mattina. Mi incominciava a piacere il fatto che eravamo nello stesso corso.
''Avete intenzione di stare zitti?'' ci dice.
''E tu saresti?'' le chiedo io atteggiandomi da star.
''Una che non se la tira come te, nonchè ex del tuo caro amico ma neanche si ricorda di me.'' e mi fa l'occhiolino.
Non le rispondo, si gira e ci ignora, così continuiamo a parlare...
''Ma chi sarebbe? Non me ne hai mai parlato di questa?!!''
''Si chiama Alexandra, è una delle mie tante vecchie fiamme.''
''Delle tante?'' non sapevo che Chris avesse avuto questa ragazza. Non mi aveva mai raccontato nulla di lei..
''Si, perché ormai la reputo una troia.''
Chissà cosa aveva fatto di male per essere chiamata 'troia' da uno come Chris!
''Troia ci chiami quella con cui scopavi mentre io stavo ad aspettarti per fare una fottuta passeggiata, grazie a Dio tua sorella me l'ha detto!'' urlò lei contro Christian.
Bene, avevo capito la situazione. Christian aveva fatto lo stronzo con lei, lei e Caitlin erano migliori amiche fino a quando Chris non combinò questo casino. Alex si doveva allontanare da tutto ciò che riguardava lui, quindi anche da Cait. Ecco perché Cait stava male tempo fa. Non me lo sarei mai immaginato.
Decisi di scrivere ad Alexandra, ma non avevo idea di come farlo.
Così presi di nascosto il suo numero dal cellulare di Caitlin.
Volevo scusarmi da parte di Christian, e dirgli che lui ci stava male, magari si sarebbe riavvicinata a Cait.
Invece no.
Capì subito le mie intenzioni, che volevo parare il culo al mio migliore amico. E aveva ragione.
Mia madre mi stava chiamando quindi non avrei più potuto rispondere al telefono. La saluto e vado in cucina.
''Cosa c'è mamma?''
''Com'è andata a scuola?''
''Mah, tutto bene. Devo parlare con Chris, sai dov'è?''
''Caitlin mi ha detto che andavano a comprare delle cose.''
''Allora vado a casa sua, e lo aspetto lì.''
Mi dirigo verso casa Beadles, a piedi, abitiamo a pochi isolati.
Cammino con la testa bassa, pensando a ciò che era successo in classe.
Sposto lo sguardo avanti a me e mi arriva addosso qualcuno con una bicicletta. 
''Ma dove cazzo guardi quando cammini eh?!'' era la voce di una ragazza.
Apro gli occhi e mi ritrovo Alex sopra di me.
''Alex, Dio santissimo, te a cosa pensavi invece?''
''Justin?!'' si alza.
''Mi chiamano così sai?'' le faccio con un tono da saputello.
''Interessante.'' rialza la sua bicicletta, la guardo dalla testa ai piedi.
Aveva i capelli sciolti, una maglietta nera che risaltava tutte le sue forme, e aveva un pantaloncino bianco, che risaltava l'abbronzatura della sua pelle. 
''Cosa ci fai qui?'' mi chiede mentre si rimette sulla bicicletta.
''Abito un po' più in là, stavo andando a casa di Christian.''
''Emozionante.''
''Piuttosto tu, che ci fai qui?''
''Può darsi che abito un po' più in la.''
''Bene, mi accompagni fino a casa di Christian?''
''Perché dovrei?''
''Per farmi compagnia?''
''E se io non volessi?''
''Ti costringerei.''
''Non ho voglia di sentire cavolate, e come mi 'costringeresti' ad accompagnarti, quindi muoviamoci.''
Non le rispondo, mi metto a ridere e ci dirigiamo da Chris.
''Arrivati.'' si ferma davanti casa di lui.
''Come fai a sapere che questa è casa sua?''
''Ti devo ricordare del discorso fatto in classe oggi?''
''Ah giusto.'' avevo fatto una figuraccia in poche parole.
Suono al citofono e non mi risponde nessuno. Insisto e intanto Alex se la ride.
''Ma che ti ridi scusa?''
''Nulla, sembra proprio che non ci sia nessuno a casa.''
''Perspicace la ragazza.''
Appoggia la bicicletta al muro, sposta un vaso che era vicino al cancello di casa di Christian e prende una chiave da li dietro.
''E questa?''
''Me la lasciava sempre li, se avessi voluto fare irruzione in casa sua, gliel'ho riportata e lasciata li, ma lui non se ne è fregato a quanto pare, quindi è rimasta qui per un bel po' e credo continuerà ad esserci.''
''Mi fa piacere sapere che sei entrata in casa sua ultimamente.'' sorrido.
''Non l'ho fatto infatti.''
''Non ci credo.''
''Cavoli tuoi. Vuoi entrare o no?''
''No vabbè, lo vedrò domani.''
''Bene, ciao allora.'' riposa la chiave esattamente dove l'aveva presa e risposta il vaso.
Si allontanava piano piano con la sua bicicletta, verso la luce del tramonto. A quanto ho capito abitava nella mia stessa via. 






- Spazio personale -

Holaaaaaaaaaaaaaa.
Sono tornata con questo capitolo che spero vi sia piaciuto!
Questo era quello che pensava il Biebs, così avete capito un po' la situazione di entrambi.
Si, di Christian non me ne frega niente ok?ok. HAHAHHAHA!
Si capisce la situazione del Beadles quindi non lo faccio un capitolo per lui u.u
Recensite mi raccomando! :)
Bene, vado a scrivere l'altro, caricarlo e poi di corsa a vedere 'Never Say Never'. *-*
A dopo lettori affiatatiii. (?) ♥

''Loveless.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ''My life, everything goes bad.'' ***


Capitolo 3.
''My life, everything goes bad.''


-Alex.


Torno a casa dopo aver investito un Bieber, e aver scoperto di abitare a esattamente 4 case di distanza. Che amarezza.
Mi fiondo sul letto, ho pedalato troppo per i miei gusti.
Prendo le mie cuffie viola e entro nel mio mondo, addormentandomi. Come al solito la mia sveglia mi interrompe i sogni, grazie milleee.
Mi alzo, mi lavo, mi vesto, e scendo giù per fare colazione, prima di mettere i piedi in cucina sento mia madre e mio padre che litigano.
Sono giorni che vanno avanti così, e questa cosa non mi piace.
''Cosa c'è ancora?'' dice mia madre, piangendo.
''C'è che è tutto strano, io sono strano, tua figlia è strana!''
''Perché è strana, eh?''
''Non ha amici, mi sembra un'emarginata sociale, mi sta venendo in mente di portarla via.''
''Ancora? Non hai capito che ormai questo è il nostro posto? Che questa è la nostra vita?''
''Dovresti vergognarti.''
''Di me stessa? Non credo proprio.''
''Non parlo di te, parlo di tua figlia.''
''E' anche tua figlia!''
''Infatti mi sto vergognando per questo!'' urla forte, talmente forte da rimanermi impresso nella mente, talmente forte da sentire anche il minimo bisbiglio che mi dice che sono un errore.
''Troveremo un modo, vedrai..''
''Lo spero proprio.'' dice calmo papà.
Cerco di non pensarci, e mi fiondo sull'autobus che il giorno prima mi fece avere l'incontro più spiacevole della mia vita. 
Chi c'era, chi non c'era, non mi interessava. Oggi non era giornata, punto. 
Entro in classe, teoria. Bene, mi sarei fregata anche di quella, tanto ormai erano sempre le stesse cose, che sapevo a memoria.
Guardo fuori dalla finestra e ricomincio a pensare alle parole di mio padre...
Non mi accorgo che mi esce una lacrima, e poi un'altra, e un'altra ancora, fino a singhiozzare.
Vado dal professore con la testa bassa per evitare che qualcuno mi veda piangere, e gli chiedo gentilmente di poter uscire, di andare in bagno.
Mi da il consenso e uscita dalla porta inizio a piangere a dirotto, come una bambina piccola a cui è stata tolta la sua caramella, e mi rinchiudo in bagno.


-Justin.


Ero in fermata a morirmi di freddo con quello scemo di Christian, l'autobus ritarda di 10 minuti, managgia le matriosche. (?)
Saliamo, salutiamo l'autista e ci mettiamo davanti.
''Ehi brò..''
''Dimmi!''
''Ma che hai sul braccio?''
Avevo un piccolo livido, ma non so come Christian lo notò.
''No niente, ieri ho dato una botta.''
''Sempre il solito imbranato!''
Scoppiammo a ridere e mi venne in mente Alex e la sua odiosa bicicletta. 
Mi giro a guardare agli ultimi posti, dove si siede sempre lei e la guardo. Aveva gli occhi lucidi, e anche se non parla mai, non sembrava...felice
Erano passati un po' di giorni già, e tutte le volte che la vedevo in classe o la incrociavo nei corridoi o per strada, mi sembrava avesse un'espressione impercettibilmente felice. Invece oggi no. Boh, sarà una mia impressione.
Arrivati in classe in ritardo, perché? Perché ovviamente la macchinetta ci ha fregato i soldi, che nervi.
Ci sediamo ai soliti posti e stranamente seguiamo metà lezione, poi non so per quale motivo Alex si alza e chiede qualcosa al professore. In prima ora i professori non fanno uscire gli studenti, o sbaglio? Allora qui c'è qualcosa che non quadra.
E' passato un quarto d'ora da quando Alex se n'è andata in bagno, fortuna che abbiamo due ore con questo professore.
Suona la campanella per la prima ora, ma Alex ancora non è tornata.
Christian ed io iniziamo a chiacchierare, cosa che non avevamo fatto per un'ora intera.
''Bieber?!''
ecco fatto, ci ha beccati.
''Si prof?''
''Vai a vedere come sta la signorina Rossi?''
''Va bene.''
Scampato pericolo, credevo ci rompesse perché stavamo parlando. 
Fortunatamente nel bagno delle ragazze non c'è nessuno. Solo Alex, a terra a piangere...
Un attimo.
Alex? A terra? A piangere? 

''Ehi, ehi ehi, che è successo?''
Mi siedo davanti a lei e le alzo il mento, costringendola a guardarmi negli occhi.
Singhiozza, non mi risponde, non mi guarda, niente.
''Alex, cazzo, mi rispondi? Voglio aiutarti!''
''La mia vita, va tutto male Justin..''
''Spiegati meglio, non riesco a capirti..''
Sposta il suo sguardo dal pavimento ai miei occhi. Quel poco trucco che si era messa era sparito, e con se anche la felicità che si intravedeva guardandola negli occhi.
''Mio padre e mia madre pensano che sia solo una delusione per loro, che sono un'emarginata sociale, che non valgo niente, che...''
Non riesco a sentire altro, mi viene solo da azzittirla, mettendogli un dito sulle labbra.
''Zitta, non dire così, non ci credo.''
''E' così, stamattina in cucina, lo hanno detto.''
''Fregatene allora.''
''Fregarmene? Justin io non ho più nessuno, niente, nada, zero. Non vedi come sono? Sono chiusa, non mi fido delle persone. Io respingo le persone, ecco cosa faccio. Sono sola Justin. Mi rimanevano solo i miei genitori, ma ho perso anche loro per questo mio comportamento.''
Ricomincia a piangere, non so cosa dirle. La abbraccio, la stringo forte a me.
Ho ogni sua parola in testa, e nessuna di queste è bella. Mi viene in mente da dire solo questo.
''Non sei sola, ci sono io.''
''Ma ci conosciamo da quanto? Due mesi? Neanche. Meno di due mesi!''
''Non conta, Alex. Almeno io ci sono, non sono come gli altri, perché non riesci a capirlo?''
''Perché le persone importanti come te, nessuno è così, neanche il tuo amico lo è infatti.''
''Forse sono diverso, forse dovresti credere alle mie parole e non a quello che la gente dice.''
''E metti caso, io credessi a te. Cosa succederebbe?''
''Avresti un vero amico al tuo fianco.''
''Non ho amici veri da una vita.''
''Lo so.''
''Non sai niente tu.''
''Fidati, posso capirti. Ho amici, si è vero, molti. Ma la maggior parte è amico o amica mio solo per i miei soldi, per la mia fama. Sai da cosa capisco quali sono gli amici veri?''
''Da cosa?''
''Lo capisco dal fatto che quando sto male mi fanno stare bene anche dicendo una cavolata. Mi fanno sorridere, ma alle volte si arrabbiano con me. Poi chiariamo e finisce tutto per il meglio.''
''Deve essere bello..''
''Cosa?''
''Avere amici così.''
''Vuoi provare? Possiamo essere così, ma tu devi volerlo.''
''Devi volerlo anche tu, sappilo.''
''Lo so benissimo, ecco perché te lo sto dicendo. Se non ero tuo amico non ero qui adesso.''
''Anche questo è vero, hai ragione.''
''Amici?''
''Fino a quando lo vorrai, si.''
Sorrido e le asciugo le lacrime.
''Non voglio vederti più piangere, okay?''
Alex ride, mi guarda.
''Va bene.''
Mi alzo, aiuto lei ad alzarsi e dopo che si è sciacquata il viso torniamo in classe.
Il professore ci guarda, gli faccio l'occhiolino e sperando che sappia leggere il labbiale gli dico che è tutto risolto.
Dopo un po' suona la campanella e Alex mi viene incontro, mi ringrazia e se ne va.
''Educazione fisica, figo brò!''
Parlavo da solo, Christian si stava sbaciucchiando con una ragazza.
''Bene, adesso parlo anche da solo!''
Sorrido e vado nella palestra..


-Alex.


Sono uscita prima, non ce la faccio a rimanere a scuola ancora, tanto i miei genitori non ci sono, non mi possono chiedere niente.
Mi sdraio sul divano e accendo la tv, trasmettono un vecchio film, il film di Peter Pan. 
Adoro quel film, soprattutto i personaggi, soprattutto Jeremy Sumpter.
Mentre guardo quel film penso a quello che è successo in bagno, mi devo sentir figa ad essere amica di una pop star, haha, no scherzo.
Mi sono ripromessa a me stessa che dato che sono una sua amica, vera, non gli farò montare la testa, non gli farò ridurre il cervello come quello del suo amichetto, che se la fa con tutte. Mi sono ripromessa di farlo sorridere nei momenti tristi, mi sono ripromessa di aprirmi con lui, di farmi capire. Mi sono ripromessa di essere sempre al suo fianco, sempre.







- Spazio personale - 

Allora, piaciutoooooo?
Con questo oggi chiudo perché domani dovrei andare a scuola anche io u.u
Bene gente, continuate a seguirmi e non ve ne pentirete, parola di Belieber! :)
Buonanotte per chi va a dormire ora come me, altrimenti solo ciao. 
Continuate a recensire! ♥
''Loveless.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. Forever young, I wanna be forever young. ***


Capitolo 4.
''Forever young, I wanna be forever young.''


-Alex.


One Less Lonely Girl.
One Less Lonely Girl è la canzone che Justin ha scritto per me, per il mio compleanno. Finalmente posso dire 'il mio unico vero amico mi ha scritto una canzone, e durante i suoi concerti fa salire una ragazza sul palco e la fa sentire speciale, mentre canta quella canzone.'
''Grazie Dio per avermi mandato un angelo a sostenermi, ad essermi amico.'' mi ripeto sempre tra me e me.
E' una di quelle giornate tristi, talmente tristi che anche il tempo ci si mette, e piove. Anzi, grandina.
Sono passati quasi quattro mesi da quella giornata in bagno, con lui, a parlare. A cercare di diventare amici, e credo che ci siamo riusciti benissimo.
Sono passati quasi quattro mesi da quando non lo vedo, quasi quattro mesi da quando ha scritto quella canzone che ora è la mia canzone preferita.

- How many I told you's 
and start overs and shoulders have you cried on before? 
How many promises, be honest, girl.
How many tears you let hit the floor? 
How many bags you'd packed just to take'em back?
Tell me that.
How many either ''or’s'', ''but'', ''no more''?
If you let me inside of your world, there’ll be the one less lonely girl.
-


La prima strofa l'aveva scritta pensando a quel giorno. Io, a terra, a piangere facendo cadere le mie lacrime su quel pavimento freddo.
Mi manca, mi manca come l'aria. Il suo tour è quasi finito, e sinceramente non vedo l'ora di vederlo. L'ultima volta che l'ho visto era all'aeroporto, dove c'erano tanti paparazzi, ma non ce ne importava. In quel momento c'eravamo io, lui, e il nostro 'arrivederci'.
Piangevo, piangevo perché l'unica persona che mi aveva capita, mi aveva accettata per quella che ero, se ne stava andando. Sarei dovuta stare 4 mesi a guardarlo su computer o in tv.
Nel frattempo mi sono creata tre account di facebook, e su twitter sono una delle ragazze più seguite del social network.
Mi sento importante.
Ma non per il mondo, cioè si. Il mio mondo è Justin Drew Bieber adesso. Il mio unico VERO amico. 
Sono cambiata dalla sua partenza, vedo le cose in modo diverso adesso. Rifletto di più, faccio la stronza solo quando ce n'è bisogno, e sono molto più cordiale, amichevole e disponibile. Sono cambiata anche fisicamente.
I miei occhi hanno 'assunto' uno strano 'potere'. Da color miele, a seconda del tempo e del mio umore, diventavano verdi/grigi/azzurri.
Color miele se sono di umore normale, azzurri alla luce del sole. Verdi se sono felice e grigi se piove o sono triste.
Sono rimasta sempre la stessa ragazza più alta di Justin, e abbastanza snella.
Anche Justin è cambiato. L'ho notato dalle foto. E' più alto, si è tagliato i capelli, e nel suo sorriso c'è qualcosa di vero finalmente. Non ho mai visto qualcosa di vero nel suo sorriso, quando lo odiavo. Ma non ero l'unica che lo diceva, anche la mia migliore amica diceva che era triste, a me sinceramente sembrava falso e basta. Adesso c'è qualcosa di vero, e spero di essere io una delle cause del suo sorriso, lo spero davvero.

Passano vari giorni, e ancora nessuna notizia di Justin. 
Mi metto in giardino a leggere ''Nicholas Sparks - I Passi Dell'Amore''. Mi sposerei quell'uomo, e ucciderei Justin perché l'ha incontrato e non me l'ha portato, che crudeltà! Dopo un paio di ore mi alzo, ho finito il libro, me lo sono mangiato in pratica.
Entro dentro casa, accendo la luce e mi ritrovo quel pazzo di Bieber dentro casa, con le braccia aperte.
''BruttoBieberrinseccolitochenonsièfattosentireperduesettimane, che ci fai quii?'' corro e gli salto addosso, ho preso una rincorsa esagerata, infatti è caduto a terra, però non si è lamentato, mi sorride, non spicca parola.
''Che c'è? Hai perso il dono della parola?''
''No mi stai schiacciando il pancreas, mi è difficile parlare.'' mi sposto e mi siedo a terra, vicino a lui e rido.
''Sono tutti dettagli questi, l'importante è che sei tornato.''
''L'importante è riaverti vista, anche se hai qualcosa di diverso.''
''Non sono l'unica eh.''
''Ho fatto qualche cambiamento, mi ci voleva.''
''Già, ma non posso più divertirmi molto con i tuoi capelli, è una cosa da rivedere questa.'' rido e gioco con il suo nuovo taglio di capelli.
''Allora, quando ha finito di toccare i miei capelli.. dove vuole che la porti signorina?''
''Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino.''
''Nell'Isola che non c'è?''
''Esatto!''
''Come mai questa scelta signorina Rossi?''
''Uno; non chiamarmi per cognome, sai che lo odio.
Due; non mi va di crescere.
''
Torno seria al punto due, è vero, non mi va di crescere. Il mondo degli adulti sembra così brutto, ostile, complicato.
''Neanche a me.''
''Ma Justin, con te è diverso. Tu sei già un adulto. Ti alzi all'alba, fai centinaie di interviste, possiedi un auto, hai tre case intestate a te, sei un attore e un cantante, è tutto diverso. Tu sei già adulto.''
''Fatti guardare.'' mi prende la mano e usciamo fuori in giardino, è più alto di me, si, era veramente cresciuto. Mi fa fare un giro su me stessa come se stessimo ballando e mi squadra per bene.
''Vedi? Tu fisicamente sembri adulta, poi però ti guardo negli occhi, i tuoi occhi che non dicono bugie, non sono capace di mentire ai miei. Mi fanno capire che dentro sei ancora una bambina piccola e indifesa, una bambina che non conosce la sofferenza. Una bambina a cui tutto il Mondo appare felice, meraviglioso, fantastico. Purtroppo però non è così, sei un'adolescente, non sei più una bambina, e non si può tornare indietro. Si può solo andare avanti.'' è serio, glielo si legge negli occhi.
''Hai ragione. Ah, mi sei mancato.''
''Mi sei mancata anche tu.'' mi sorride, ci abbracciamo e mi guarda negli occhi.
''I tuoi occhi sono...''
''Diversi? Azzurri per caso?''
''Si, lenti a contatto?''
''No, è un po' di tempo che succede questo. Mi cambia il colore degli occhi. Se rientriamo dentro tornano color miele.''
''Voglio anche io questo potere!''
''Mi dispiace, è riservato esclusivamente per le persone fantastiche.''
''Chi ti dice che io non lo sia?''
''Io, perché non sei fantastico. Sei molto, molto, molto di più. Sono orgogliosa di te, e sono onorata di avere te come amico.''
''Ti voglio bene Alex.''
''Ti voglio bene anche io Justin.'
Mi mancava sentire il mio nome pronunciato da lui. Mi mancava lui. Ma ora che è qui, non perderò un solo minuto per raccontargli i miliardi di cose che sono successe in sua assenza e raccontargli di come la mia vita è cambiata per il meglio, grazie a Lui.






- Spazio personale -

I'm baaaaaaaaaaaaaaaack. *---*
Allora, prima cosa che vi dico è RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE. Mi piace sapere cosa ne pensate u.u
Scusatemi se ci ho messo tanto a pubblicare questo capitolo ma ho avuto dei problemi 'tecnici'.
Tipo la scuola :')
Beh, detto questo, CONTINUATE A SEGUIRMI
Un bacio :3

''Loveless.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ''It's complicated, i lost control, so... sorry..'' ***


Capitolo 5.  
''It's complicated, i lost control, so... Sorry.''


-Christian.


Dovevo scusarmi. Primo, perché non ci faccio bella figura, dato che lei e Justin adesso sono amici. E secondo, perché mi sento una merda, e stavolta seriamente.  Solo che non riuscirò mai a parlarle come si deve se non ricevendo uno sputo in faccia, ma.. correrò il rischio, se servirà a mettere le cose a posto.
''Ciao brò!'' a Justin non l'avrei detto, ovviamente. 
''Buongiorno!'' gli sorrido.
''Per quale dannato motivo oggi non hai la tuta?''
''Niente, mi fa male la schiena..'' la prima scusa che mi era venuta in mente.
''Vecchioooo, hahaha!'
''Ma se sono più piccolo di te!'' sta zitto, e mi imbruttisce. Mi sento potente ad averlo azzittito, amo farlo.
''Dai, ti accompagno in palestra!'' gli dico.
Avete presente una ventina di ragazze, in mini gonna, in divisa da cheerleader? Ecco. E' quello che stiamo guardando ora io e Justin, solo guardando però. Perché con il pensiero stiamo cercando entrambi Alex.
''Possibile che quella sia...'' non lascio finire la frase a Justin.
''Alex?!'' sto guardando con i miei occhi Alex in gonnella, lei che odiava tutte queste cose, essere sottomessa, anche se in realtà non lo è dato che a quanto vedo è il capo cheerleader.
Finiscono di allenarsi pochi minuti dopo la nostra entrata, come di regola, ora tocca a noi la palestra.
So che Alex è sempre l'ultima a cambiarsi o per la sua lentezza o perché prima deve controllare che le ragazze non commettano 'atti di vandalismo' nello spogliatoio. Secondo me il preside è tutto scemo, boh.
Scendo dagli spalti, e abilmente, senza che i professori o gli alunni ma soprattutto Justin si accorgano che io entri nello spogliatoio delle ragazze. Entro, e come da perfetto ex fidanzato, trovo lei da sola, in.. reggiseno?!
Faccio rumore, un rumore impercettibile, ma alle orecchie di Alex niente è impercettibile. Infatti si gira, e inizia a 'sbraitare'.


-Alex.


Chissà come l'hanno presa Justin e Christian, guardandomi la in mezzo, a dare ordini..
Sento dei rumori, mi giro e prima che io possa urlare quella mezza sega di Christian mi mette le mani sulla bocca, per farmi stare zitta, e mi sbatte agli armadietti, fissandomi dalla testa ai piedi. Gli mordo un dito, e mi lascia libera di parlare.
Bisbigliamo.
''Ma che cazzo ti salta in mente eh?''
''Vengo in pace, tranquilla!''
''Pace un cazzo! Punto primo, non sei una ragazza, e non dovresti essere qui. Punto secondo, sono in reggiseno, vedi che puoi fare. Punto terzo, CHE CAZZO CI FAI QUI?'' mi guarda male, chissà a cosa pensa.
''Hai finito? Volevo chiederti scusa.''
''Non sei sulla strada giusta allora.''
''Davvero, sono un coglione, non avrei dovuto farlo..'' lo guardo come per dire 'continua continua'.
E lui continua.
''...Ero fuori di me, Alex, è complicato, ho perso il controllo, quindi...scusami. So che non basteranno semplice scuse, ma non posso fare altro, non ho idea di come farti capire che sono sincero.''
''Non ti credo, perché un mese fa eri nei corridoi a pomiciare con una. E in un mese non si cambia idea.''
''Ma l'hai guardata bene? Quella è la tua fotocopia, anche nei modi di fare, mi ricordava un po' te, e ci sono stato insieme per un po'. Poi l'ho lasciata, perché ho capito che nessuno è uguale alla mia, se posso ancora dire così, Alexandra Rossi.''
''Chri, io non so cosa dire.'' cerco in tutti i modi di evitare il suo sguardo, anche se so che lui sta scrutando ogni centimetro del mio volto.
''Non sai cosa dire perché evidentemente non hai niente da dirmi.. Ma a me sta bene, io c'ho provato..''
Stavolta non lo escluderò dalla mia vita, no no.
Lo prendo per un braccio e lo avvicino a me, e lo bacio con tutta la passione che possa esistere sulla faccia della Terra.
Ci baciamo per quasi 10 minuti, allontaniamo i nostri volti lentamente, l'uno dall'altro, e mi sorride.
''Posso dirti una cosa?'' mi chiede. Annuisco.
''Mi sei mancata.''
''Mi sei mancato anche tu.''
Ci abbracciamo, ha le mani calde, o forse sono io che ho la schiena congelata.
''Vai a farti una doccia calda, che hai freddo!''
''Cooorro! E tu torna sugli spalti prima che ti diano del disperso!''
Gli stampo un bacio sulle labbra e corro sotto la doccia calda. 
Ripenso a tutto quello che è successo in questa mezz'ora, ripenso a quello che ho fatto io, a lui che mi ha chiesto scusa. Ripenso a quel bacio. Forse uno dei più veri che ci sia mai stato tra noi. Mi ero ripromessa di non perdonarlo mai più, ma ci sono cascata un'altra volta. Sono una scema, lo so.
Esco dalla doccia e trovo i miei vestiti piegati pronti per esseri messi, probabilmente me li aveva piegati lui!
''And suddenly you're all I need, the reason why I smile. ♥ -C.''
Prendo il bigliettino in mano, e mi viene spontaneo sorridere. 
Mi vesto, e anche questa giornata è finita. Si torna a casa Rossi! 






- Spazio personale - 
scusatemi tanto per l'attesa, ma non avevo idea di cosa scrivere su questo capitolo! 
spero che vi sia piaciuta questa mezza schifezza, credo che molti/e di voi non se lo aspettavano un ritorno di ChAlex. (?)
Ma vabbè, sono cose che capitanto u.u
RECENSITE, MI RACCOMANDO. ♥
Luv ya all. 

''Loveless

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. Mistakes, secrets... ***


Capitolo 6.  
''Mistakes, secrets...''


-Justin.


A quanto pare io sono il solito sfigato a cui viene la febbre in estate, fanculo! Tre interi giorni a casa, perfetto!
Sono arrabbiato, e molto. Primo giorno a casa, quasi finito, per fortuna. Ma già mi scocciano, suonando al campanello.
''Mamma, vai tu!'' sono al piano superiore, in camera mia con il mio portatile a seguire un po' di fans, devo fare troppe scale per andare ad aprire la porta, quindi o ci va mamma, oppure chi ha suonato rimane fuori.
Continuano a suonare, ma che palle oh.
Aspe' ma...... mamma è uscita dieci minuti fa! Ci credo che nessuno risponde! 
Sento dei rumori strani. 
Sono dei sassolini che stanno colpendo la mia finestra, esco sul balcone e mi arriva un sassolino in testa. 
''Ma che cazzo..?'' porca boia che dolore.
''Dai brutto gay, aprici che ti abbiamo portato i compiti!'' e Alex scoppia a ridere.
''Ma 'sta battuta?''
''Ma ti pare che ti abbiamo portato i compiti? Secondo te in una scatola dove fuori c'è scritto PIZZA in caratteri cubitali ci possono essere i compiti?'' dice con un tono sarcastico Christian.
''Ora vi apro.'' mi fiondo giù e gli apro la porta, sono in pantaloncini e me ne sono dimenticato, Alex mi fissa, e Christian fissa Alex che fissa me. E' una catena in poche parole.
''Che c'è?'' 
Alex scuote la testa e non mi risponde, guarda Christian e subito dopo abbassa lo sguardo, gli dice qualcosa all'orecchio e Chris diventa subito serio. 
''Brò, devo parlarti.''
''Si ma prima andiamo ad acchiappare quella scema!''
''No dai, seriamente. Siediti un attimo!''
''Mi fai preoccupare brò, che è successo?'' io mi siedo e Christian si appoggia al muro, e inizia a parlare...
''Ricordi quando avevamo fisica, e io sono venuto con i jeans, dicendoti che mi faceva male la schiena, su per giù due settimane fa? Ecco. In realtà non mi faceva male la schiena, anzi, stavo benissimo. Solo che volevo scusarmi con Alexandra, e non mi andava di dirtelo perché pensavo che in qualche modo me l'avresti impedito. Senza farmi vedere dopo che sono uscite tutte le ragazze sono entrato nel loro spogliatoio, dove era rimasta solo Alex a cambiarsi. Abbiamo iniziato a discutere, e io stavo per andarmene avendo rinunciato perché aveva fatto tante storie.. Lei mi ha preso per un braccio e mi ha baciato. Mi mancava, e ci siamo rimessi insieme..''
''Cioè, fammi capire, state insieme da due settimane e non mi avete detto niente?''
''Si brò, ma capiscici... Tu sei un suo grande amico, e le hai sempre detto che con me avrebbe sofferto, e sei il mio migliore amico, e mi hai detto che io me la faccio con tutte. Abbiamo solo aspettato il momento giusto per dirtelo.''
''Ma vaffanculo Christian! Esci va!'' ero davvero incazzato nero, non ci vedevo più dalla rabbia.
''Ma, aspetta..''
''Aspetta mpar di palle, esci da qui!'' e gli ho chiuso la porta in faccia.
Bevo un po' d'acqua e torno in camera mia, mi ero scordato che Alex è rimasta tutto il tempo su mentre noi parlavamo... E ora sta dormendo.
Certo, è una stronza perché non mi ha detto niente. Ma è sempre e comunque una mia grande amica.
Mi sdraio accanto a lei e inizio a guardarla, ha degli shorts chiari, con delle all star nere e una maglietta bianca, fina, quasi trasparente, da cui si può benissimo notare il reggiseno blu. Ha i capelli sciolti, di un biondo accecante e profumati. Sembra.. Lavanda.
Inizio a pensare a cose a cui un 'amico' non dovrebbe pensare.
'Alla fine Christian ne ha solo approfittato, perché lei è bellissima, e sta sotto a lui ancora come le merde. Lei non avrà resistito al fatto di perderlo ancora, e lo ha baciato. Ma magari non voleva..'


-Alex.


Apro gli occhi, e mi metto seduta. Sbadiglio e mi stiracchio un po', ma solo dopo un po' di tempo noto Justin sdraiato che non mi stacca un attimo gli occhi di dosso.
''Ho qualcosa che non va?''
''No, apparte che non mi hai detto niente su te e Christian, sei perfetta.''
Faccio finta di non aver sentito, mi alzo, mi stiracchio un altro po' e mi dirigo verso il muro dove ci sono tutte le sue foto appese. Mi giro e mi trovo Justin a mezzo millimetro dalla mia faccia, mi sbatte al muro e mi blocca le braccia.
''Ma che ti prende?'' 
''A me? A te cosa ti prende! Non era uno stronzo? Non ti eri convinta del fatto che i ragazzi sono inutili al mondo? Non ti dovevi non innamorare più di nessuno, eh?'' mi fa paura. I suoi occhi trasmettono rabbia, tristezza, sensi di colpa..
''Ma che te ne frega a te? Mh? Magari non volevo baciarlo, magari mi sentivo in colpa a lasciarlo andare via senza avergli dato una possibilità e basta!''
''Tu volevi baciarlo, perché se non volevi a quest'ora non ci stavi insieme!''
''Ma cosa ti cambia a te? Non è il tuo migliore amico?''
''Mi cambia tante cose, perché io sono innamorato di te da quando ti ho vista. Hai presente il classico 'colpo di fulmine' che tutti dicono che è solo una minchiata? Beh, ti dico solo che per esperienza, che grazie a te, o forse non dovrei tanto ringraziarti, io ho capito che è vero. Che ci si può innamorare a prima vista, che queste cose esistono e che l'amore fa schifo!''
Non credo a quello che è appena uscito dalla sua bocca. Cioè. Lui, innamorato di me? No dai, non è possibile.
Non gli rispondo, e lo lascio continuare.
''Non è giusto cazzo! Ogni volta che mi piace una ragazza arriva Christian, se la scopa, e poi la manda a fanculo. E a me non si avvicina più perché sono il suo migliore amico, e di conseguenza 'sono come lui'. Ma stavolta no eh. Stavolta ti ho vista prima io, stavolta sono io che sono innamorato di te, stavolta tocca a me. Non può essere tutto sempre e solo di Christian.''
''Ma, che cosa vuoi dire con que...'' non mi fa finire la frase, mi prende per il mento e mi bacia.
Mi 'dimeno' e mi stacco da lui, dalle sue labbra, che avevo appena sfiorato.
''E' sbagliato quello che stai facendo.''
''Non è sbagliato. Pensa a quello che ho detto, non è sbagliato. Magari adesso lui sta facendo il filo a un'altra!''
Non voglio più sentire 'sta con quella, sta con quell'altra' mi sono seriamente fracassata i coglioni.
Prendo Justin per il colletto della camicia, lo porto verso di me, mi appoggio al muro, siamo fronte a fronte, io sto piangendo.
''Justin, io, io non so cosa dire. Mi sto sentendo una merda, ma non ci riesco.''
''Non riesci a fare che?'' i nostri respiri si incrociano, lui guarda le mie labbra, io guardo in basso. Guardo i nostri corpi attaccati, come se fossero un solo corpo.
''Le tue labbra, Justin. E' come se mi chiamassero, oddio non riesco a spiegartelo. Io voglio un bene infinito a Christian, ma forse... Forse non sono più innamorata di lui come una volta, o forse non lo sono per niente. Forse sono innamorata di qualcun altro.''
Mi sorride e ci baciamo. Le sue labbra sapevano di... Non so spiegarlo. E' un misto tra le sostanze più dolci del pianeta, ecco.
Le nostre lingue giocano come meglio possano fare, sorride mentre ci baciamo. Forse l'avevo reso felice, come speravo di fare tanto, tanto tempo fa.






- Spazio personale -

okay, non ho messo due capitoli ma credo che questo per oggi sia più che sufficiente, o sbaglio?
allora, se vi è piaciuto recensite, recensite anche se vi fa schifo, accetto critiche, complimenti, tutto! :)
continuate a seguirmi, perché da qui la cosa si fa intrigante..
sono cattiva, looooooooooooo so. HAHAHA. *-*

''Loveless.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. His eyes, color of honey. ***


Perdonatemi, ma ho deciso di cambiare tipologia di scrittura, tempi verbali e disposizione ai prossimi capitoli!
Scusatemi se ci ho messo tanto per postare, solo per questa volta metto le mie note qui sopra,
era giusto per avvisarvi :)
Bene, grazie per l’attenzione, recensite eh!
Loveless.



Capitolo 7.
''His eyes, color of honey.''


Justin pov's.

Erano passati giorni, giorni da quello che era successo con Alex. Giorni che lo tenevamo nascosto a Christian, o almeno così speravamo che fosse.
Fino a quando… non gliel’avrei detto.
Eh, si. Avevo deciso. Gliel’avrei detto perché non volevo continuare a fingere. Non volevo continuare ad ignorare Alex per i corridoi, non volevo e non potevo.
‘’Cosa mi stai dicendo, scusa?’’
‘’La verità. Non volevo, Chris, ma ho dovuto.’’
‘’Hai dovuto? Non sei il mio migliore amico Justin, non ti riconosco più. Da quando la frequenti, sei cambiato. Ti avrà anche aiutato a tenere i piedi per terra, ma ti sta rovinando da un altro lato!’’
‘’Non la conosci.’’
‘’Ti ricordo che la conosco da prima di te, ed è così. Lei è così, vuole farti cambiare per tenerti per se, per non farti avvicinare più a me. Ti ha avvicinato per dimenticarsi di me!’’
‘’Ma non dire cazzate Christian! Ti ha rimosso da tanto ormai.’’
‘’Sei accecato da lei, dalla sua bellezza, da tutto. Perché ormai lei ha raggiunto il suo scopo. Ti ha solo ingannato.’’
‘’Finiremo presto il discorso, devo andare ad un’intervista poi ne riparliamo.’’
Non dovevo andare a fare un’intervista. Gli ho mentito per poter andare da Alexandra a farmi dire la verità.
Ero arrabbiato, confuso, paranoico. Ero davvero accecato da lei tanto da non riuscire a rendermi conto che mi stava prendendo in giro, sempre se lo stava facendo…?!
Christian ha sempre ragione, almeno la maggior parte delle volte è così, ma ora voglio vederci chiaro. Per una volta voglio ascoltare lei. Mi basterà guardarla negli occhi per capire se è sincera o no.

 
Alex pov’s.

Avevo proprio bisogno di una bella doccia, cavolo.
Mi sono messa la prima cosa che mi è capitata in mano: la mia maglietta lunga dei Beatles, firmata da loro dietro, era di mio padre, ma gliel’ho ‘presa in prestito’ e lui non l’ha mai reclamata, quindi me la sono tenuta.
Ero troppo impegnata a cantare da non accorgermi che Justin era sul divano, a fissarmi e sorrideva maliziosamente.
‘’Oddio ma tu, quando come e da dove sei entrato?’’
‘’Dieci minuti fa, con la chiave di riserva sotto il tappetino, dalla porta sul retro.’’
Era serio. Aveva la faccia stranita, e gli occhi lucidi. Mi è bastato guardarlo per poco per capire che c’era qualcosa che non andava, ma… cosa?
‘’Che succede?’’
Mi sono seduta accanto a lui, che subito si è scansato, alzandosi in piedi appoggiato alla colonna vicino al caminetto in sala da pranzo.

‘’Non so, dimmelo tu, Alexandra.’’
 L’ho guardato con una faccia da punto interrogativo. Non avevo idea di quello che volesse intere lui.

Dopo poco continuò a parlare, sembrava insicuro, impaurito, non saprei.
‘’Ho parlato con Christian, di… di noi. E, oltre al fatto che si è incazzato da morire, mi ha detto che mi stai prendendo in giro, e lui, lo sai. Ha sempre ragione, Alex.’’
 

Justin pov’s.

Ecco fatto. Le ho detto tutto. Adesso scoprirò la verità, ma non mi sono fatto troppe illusioni.
‘’Justin, io, io non ti sto prendendo in giro. Come potrei?’’
Non mi aveva degnato di uno sguardo, si era alzata in piedi, era accanto al divano e stava guardando i suoi piedi. Non sopporto le bugie.
Lei non può mentirmi. Nessuno può farlo. Tutti lo sanno, tutti sanno che detesto quando mi mentono, che anche se fa male devono dirmi la verità. Odio vivere in una bugia, perché poi una bugia porta solo altre bugie, e ancora bugie, ancora e ancora.
Istintivamente do un pugno al muro, ma sono un imbranato, e il muro mi ha tolto metà della pelle, benissimo direi.
Sto sanguinando, ma non me ne frega niente. Voglio la verità, solo la verità.
Improvvisamente si degna di guardarmi, mi guarda prima negli occhi, anche lei ha gli occhi lucidi. Poi il suo sguardo si posa sulla mia mano, sul sangue al muro, e sul sangue che pian piano gocciolava sul pavimento.
‘’Aspetta.’’
Mi sono seduto sul divano, mi sta medicando.
Ha le mani così fini e fragili. Come il suo corpicino, fragili come lei dentro. Fragili come il suo cuore.
'’Ahia!’’
Mi scappa un urlo allucinante, bruciava da morire. Mannaggia a me e a chi mi ha fatto tirare quel pugno a quel muro, ora pulito, anzi no. Se ti avvicini trovi ancora il resto del sangue di prima. Non era riuscita a toglierlo del tutto. Ma c’è una cosa che ho notato. I suoi genitori non ci sono quasi mai, almeno io non ho avuto modo di conoscerli in un anno, e più. Forse Christian è stato uno dei pochi ad avere il privilegio di conoscerli. Chissà che grandi persone sono, sempre impegnati. Ma possibile che non riescano a trovare del tempo per la figlia…? Per la loro unica figlia. Adesso, finito di medicarmi, sono pronto per riprendere il discorso.
 
Alex pov’s.

Per togliere quella macchia dal muro, ci ho messo tanto. Lui era li, su quel divano, ad osservarmi mentre ripulivo il pavimento e il muro dal suo sangue. Mentre lo medicavo, ho notato che non aveva più quella luce negli occhi, quella che ha sempre. Quella che solo incrociando il suo sguardo ti fa svenire all’istante. Quella luce che ha quando è felice. Ah, giusto. Non era felice. Per colpa mia, e di quello stronzo di Christian.
Torno in bagno per mettere a posto il disinfettante e l’ovatta che ho usato per medicare la sua mano. Chiudo la porta, poso le mie mani sul lavandino, con lo sguardo rivolto verso lo specchio rotto da me, tanto tempo fa, del bagno.
Stavo piangendo. Lacrime nere, per colpa della matita messa prima che arrivasse lui. Ma, perché piangevo? Non riuscivo a spiegarlo.
Me lo sono ritrovato davanti, appena sono uscita dal bagno. Mi ha preso le mani che due secondi prima avevo sul viso per nascondere le mani.
Aveva ripreso a guardarmi insistentemente, a scrutarmi con quei suoi occhi color miele, aveva riassunto quel suo sguardo serio ma distrutto allo stesso tempo.
‘’Alexandra Rossi, mi stai prendendo in giro? La verità, ti prego.’’
La domanda che mi ha distrutto nuovamente la vita, si, proprio questa.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. A forgotten girl. ***


Capitolo 8. 
''A forgotten girl.'' 


Alex pov’s.

‘’Alexandra Rossi, mi stai prendendo in giro? La verità, ti prego.’’
Non l’ho preso in giro, come poteva anche solo pensarlo? Io sono innamorata di lui,
eppure non riesco a guardarlo negli occhi e dirgli con sicurezza che non gli ho raccontato balle.
Non ci riesco. Sento solo gli occhi bruciare, pronti per iniziare a buttare giù lacrime.
Uh, eccone una. Un’altra, un’altra ancora.
E via via continuando. Lui è ancora lì, ad aspettare spazientito una mia risposta, un cenno di vita, un qualcosa.
 

Justin pov’s.

Cosa sta aspettando? Che nevichi per caso?!
Dai Alex, alza la testa, fatti ‘leggere’ lo sguardo. Ti prego. Ho bisogno di saperlo, non ce la faccio così.
Perché questo non riesco a dirglielo? A dirle di rispondermi, a dirle, non so, di guardarmi, almeno.
Perché adesso mi viene solo da mandarla a fanculo? Ovviamente nessuno risponderà alle mie domande,
anche se credo di meritarmela una risposta.
‘’Sai che c’è? C’è che non ne posso più, di essere circondato da bugiardi, di vivere con bugie.
Io sono l’unico a starci male, ho smesso di sperare che qualcuno stia male per me.’’
Finalmente mi guarda, non mi parla, ma almeno mi guarda.
Sta piangendo, ha tutto la matita sparsa per vari tratti tra guance e occhi.
Piange silenziosamente, perché evidentemente vuole fare ‘la forte’, ‘la ragazzaccia’, ma sa che non ci riuscirà.
Con me non c’è mai riuscita.
Ma Christian ha ragione, lei mi ha cambiato. Sto mettendo da parte i miei amici per lei, e non devo.
Ne avevamo già parlato, ma lei diceva che a volte le apparenze ingannano.
Ma i miei amici sono venuti da me, a insaputa di Alexandra, ovviamente,
e mi hanno detto chiaro e tondo di lasciarla perdere.
E credo che sia arrivato il momento di dirle che ho parlato anche con loro.
Dai Justin, uno, due, tre. Respira, parla, respira.
‘’Ho parlato con gli altri. Ricordi quando mi hai detto che le apparenze ingannano?
Ecco, questa volta avevano ragione loro, e non tu.
Li ho messi da parte, Alex, e sai come dice quel vecchio proverbio, no?
Gli amori vanno e vengono ma gli amici restano.’…’’
‘’Quindi per te sarei solo una di passaggio, Justin?’’
La sua voce, mi colpisce dentro, nel cuore, nell’anima.
Pensavo avesse intenzione solo di ascoltarmi.
Ma forse aveva ragione lei. Forse dovevamo rimanere migliori amici e basta,
non spingerci oltre l’amicizia oppure se proprio dovevamo, come dice lei,
trattarci da uno e una di passaggio.
Non so più che pensare, che dire, che fare, ho una tale confusione in testa.
‘’Alex, ti prego… Per me è difficile.’’
 

Alex pov’s.

Nessun singhiozzare, nessun discorso allargato, solo freddezza e lacrime silenziose.
E’ quello che sto facendo ora. Ora che mi ha chiarito le idee,
semplicemente dicendo che io sono quella di passaggio.
Perfetto. Non mi sono sentita così stronza, così cogliona, non sono mai stata di merda, in questo modo dopo il fatto di Christian.
E lui lo sapeva benissimo, invece ora che mi viene a dire? Che sono una di passaggio? Mi fa piacere!
‘’Difficile? Difficile cosa Justin? Sei tu per caso quello che sta piangendo?
Quello che ha il cuore rotto, un’altra volta? Sei tu? Non mi pare! Potevi dirmelo prima!
Io sono innamorata di te, e adesso posso solo che mandarti a fanculo.
Quindi, Justin Drew Bieber, vaffanculo! Fanculo a te, a Christian, ‘agli altri’ e al mondo.’’
‘’Voglio solo stare un po’ con i miei amici, un po’ a pensare alla mia vita, a me, a te, a noi.’’
Si, fai l’innocentino, certo. Dio che rabbia! Fanculo Justin, fanculo!
‘’Si vede che siete migliori amici, tu e Christian.
Sei un montato, sei esattamente quello che pensavo non appena ti ho visto. Adesso, te lo chiedo gentilmente, esci da casa mia?’’
‘’Ciao amore mio.’’
‘’Addio, Justin.’’
Si avvicinò a me, un bacio innocente sulla fronte,
un abbraccio non ricambiato da parte mia,
e poi lui che esce da quella porta.

___________________________________________________________________________

Salve a tutti, sono Alexandra Rossi, ho 20 anni,
e l’ultima volta che vidi il mio ex/migliore amico, fu 3 anni fa. Sulla soglia di casa mia.
I suoi capelli biondi, più scuri di inverno rispetto all’estate,
gli occhi color miele, la sua camminata strana. Il suo sorriso, la sua ingenuità, Kidrauhl,
portò tutto via con se. Espellendomi dalla sua testa, ma soprattutto dal suo cuore.
Niente auguri per i miei 18 anni, ne per i 19 ne per i 20.
Abbiamo reciprocamente eliminato dalla rubrica i nostri numeri, non ci siamo più visti,
niente di niente.
Lui, sempre più famoso, più bello, più corteggiato.
Ha avuto tante storie, ora è in pausa, così dicono i giornali, quelli che ogni tanto mi capita di leggere.
Io, sola. Mia madre è morta l’anno scorso, mio padre…
Di mio padre non ho più notizie
.
Dalla scomparsa di mamma, se n’è andato e non è più tornato, proprio come Justin.
Credo si sia rifatto una vita, lontano da Los Angeles, da tutto quello che gli ricordi me e mia madre.
Sono la solita bionda, ma i miei occhi, dopo tutti quei cambiamenti,
adesso sono definitivamente azzurri, con alcune sfumature di verde chiaro.
Sono snella, e lavoro in una caffetteria al centro di Los Angeles, si chiama ‘Hawthorne Grill’.
Mi sono diplomata a pieni voti, abito sempre in quella casa sul mare, in legno,
quella costruita da mio padre. L’ho fatta ristrutturare ultimamente, muri nuovi,
camere impostate diversamente,
l’unica cosa che è rimasta è quella macchia di sangue
sul muro bianco vicino al caminetto in sala da pranzo
.



 

#my space.
non è finito, quindi calmatevi, non mettetevi a piangere, STOP e RECENSITE! :)
siccome ho un sonno che mi sta per uccidere dato che sono le 00:30, me ne vado a dormire.
fatevi trovare tante recensioni domani, eh? çwwwç
notte.
spero vi sia piaciuto!

-Loveless.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. A full day at the cafeteria. ***


Capitolo 9.
''A full day at the cafeteria.’’
 


Hawthorne Grill,
una comune giornata di Febbraio, pochi giorni dopo il mio ventunesimo compleanno.
‘’Tesoro, vado a fumare una sigaretta, ci pensi tu al locale?’’
‘’Certo Mary, ci penso io, come sempre!’’
Mary è il mio capo, è la proprietaria della caffetteria e grazie al cielo ho un ottimo rapporto con lei.
Lei è molto socievole, conosce mezza California, seriamente!
Non mi ha mai dato l’aria di una persona antipatica, spenta e senza personalità.
E’ anche una mia amica, ha circa quindici anni più di me ma è un’ottima confidente.
E’ piccola di stazza, ma è più forte di un leone. E’ bionda con gli occhi scuri, sul marrone, mi ricorda tanto mia madre, si chiama anche come lei.

 
Los Angeles è piena di turisti, ma la maggior parte viene qui d’estate. L’inverno, specialmente i primi mesi è quasi tutto completamente deserto, benché è una località di mare.
Mary tre anni fa mise tutti i risparmi di una vita per un suo locale, che desiderava da tempo.
Impiegò metà anno per farlo costruire. Aveva un non so che di retrò, tavolini rotondi con gambi in legno lavorato a mano, finestre che davano un panorama fantastico, su un prato tenuto bene, tutto verde, dove in primavera potevi trovare tante margherite, o papaveri.
C’era musica, di tutti i generi, e un caminetto che usavamo tanto l’inverno.

Stavo rileggendo gli ordini:
Tavolo 5 – Un the caldo e un fagottino semplice
Tavolo 14 – Un latte macchiato, due cappuccini e tre cornetti alla crema []
 
Mary tempo fa, a causa di alcuni disagi, ha messo un campanello sulla porta,
in modo tale che se entra qualcuno il campanello emetta un suono.
 Infatti eccolo suonare di nuovo.
Non alzai lo sguardo,
restai per altri 5 minuti buoni al bancone, smisi di scarabocchiare il mio taccuino e mi diressi verso il tavolo, era una ragazza. ‘’Cosa ti posso portare?’’ Le chiesi sorridente, ma lei non mi parse sorridente come me, tutt’altro anzi.

Aveva la testa bassa, e sul menù della colazione cadevano lacrime. Mi sedetti, e mi misi a guardarla. Aveva i capelli neri come il petrolio, ma aveva gli occhi coperti dalle mani, quindi non avevo idea di che faccia avesse.
‘’Scusa se mi intrometto, ma cosa è successo?’’

Tolse le mani dal viso, e li vidi. Vidi quegli occhi, così familiari, quegli occhi color miele, dove mi ci specchiavo dentro.  Gli occhi di Justin.
La ragazza aveva infatti anche lo stesso taglio di labbra di lui. Se non fosse per i capelli, avrei pensato fosse una gemella nascosta di Justin.

Parlava singhiozzando.
‘’Oggi sono andata a casa del mio ragazzo, per riportargli il suo libro di matematica che aveva lasciato da me per studiare, credevo non ci fosse dato che era tutto spento, ma ho una copia che mi ha dato lui delle chiavi di casa, così sono salita in camera sua e… E l’ho trovato con una ragazza, che, si insomma. Che scopavano.’’ Flashback. Quello che Christian ha fatto a me. Okay, basta. Troppi ricordi.
Scoppiò in lacrime, aveva le mani tra i capelli e piangeva.
Mi ricordava tanto me.
‘’Ho vissuto la tua stessa situazione, un po’ di anni fa, ma non abbatterti, evidentemente non ti meritava, era solo uno di quei coglioni montati.’’
Quanto tempo ci ho messo per farmi entrare queste parole in testa, e adesso ripeterle ad una ragazza che neanche conosco, mi fa sentire così strana!
‘’Grazie e scusami per aver inondato il tavolo di lacrime inutili.’’
‘’Ma figurati! Io sono Alexandra, per gli amici Alex, piacere.’’
Le tesi la mano e lei fece lo stesso, gliela strinsi.
‘’Claire.’’
Non so se il mio sia un pregio o un difetto, comunque riuscivo ad inquadrare le persone dal primo istante. Secondo me lei è una ragazza fragile, ma allo stesso tempo sorridente e una brava attrice, brava a nascondere le sue emozioni quasi quanto me. Era simpatica, o almeno sembrava, e affatto permalosa.
‘’Che belli i tuoi occhi!’’ In effetti avevo notato che mi fissava da un po’.
‘’Anni fa cambiavano colore, dal nocciola al verde, dal verde al grigio, dal grigio all’azzurro, alla fine hanno deciso che me li devo tenere così, io non ci trovo niente di speciale!’’ Le dissi con un sorriso stampato sulla faccia, della serie ‘prendimi pure a schiaffi’.
‘’Tu… I tuoi occhi mi ricordano quelli di una persona…’’
‘’Uhm, davvero? Qualcuno di importante?’’
‘’Già, ma, niente da preoccuparsi eh!’’
‘’Nella mia famiglia solo io e mio cugino abbiamo gli occhi di questo colore.’’ Disse sorridente, bevendo una tazza di latte caldo che le avevo appena portato.
Le sorrisi, e le feci l’occhiolino. Andai a lavare i bicchieri che erano rimasti sugli altri tavoli, dietro al bancone, insieme a Mary.
Anche Mary ha avuto modo di conoscere Claire, l’aveva incontrata per strada tempo fa con sua madre, la madre e Mary si erano scambiate i numeri di cellulare perché Claire cercava lavoro, ma a quanto ho capito l’ha trovato da un’altra parte.
‘’Claire, quanti anni hai?’’
‘’Settimana prossima, 19. A proposito, io mi sono trasferita da poco tempo qui, e non ho avuto modo di fare amicizia, perché sono stata occupata a finire dei lavoretti a casa mia con i miei genitori e mio cugino che ogni tanto veniva a trovarmi, perciò mi aiuteresti con i preparativi per la festa? Non ci metteremo tanto, promesso. Non saremo molti, l’unico problema sarà il vestito che indosseremo noi, non ho idea di cosa mettermi, e dato che ti ho presa alla sprovvista penso sia lo stesso per te!”
Uh, che dolce. L’avevo inquadrata bene allora! Era proprio dolce.
‘’Mary?’’
‘’Da sabato avrai 3 giorni liberi: Sabato, Domenica e Lunedì. Ma solo perché sei tu, Alex.’’
L’abbracciai talmente forte che per un momento avevo creduto avesse smesso di respirare, haah!
Unico e grave problema.
Io ho un istinto ‘omicida’ verso i vestitini, le ballerine eccetera.
L’ultima volta che mi sono messa un vestito era… Tre, no… Aspetta…
Okay, tantissimo tempo fa! Dai dieci ai sedici anni mi pare!
Fosse per me avrei bruciato tutti i vestiti dalla Terra. Tralasciando i tacchi, unici miei compagni di vita.
E l’unica cosa abbastanza appariscente era la mia divisa.
Una canottiera bianca lunga, un po’ trasparente, con una sottospecie di grembiule nero, che sembrava una mini gonna.
Vestito o no? Questo è il problema.

 



 

#myspace.
Nei due capitoli precedenti ho ricevuto molte recensioni, almeno da quello che mi aspettavo è così! Quindi, voi lettori che non vi siete mai messi a recensire questa storia, voi lettori ‘silenziosi’… Che vi costa recensire? Vi preeeeeego!
Okay, mi riprendo.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo.
Aggiornerò presto, kiss kiss. (?)

-
Loveless.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10. You don’t know who I am. ***


Capitolo 10.
''You don’t know who I am.’’
 
 

‘’Ricapitoliamo:
-discoteca c’è;
-invitati pure;
-musica c’è;
-aperitivi e viveri ci sono;
-omone all’entrata pure;
-Ralf, il dj, c’è;
-il vestito c’è;
che altro manca?’’
‘’Il tuo vestito, cogliona!’’
‘’Sempre molto gentile, Claire. E comunque, sai che odio i vestiti. Soprattutto quelli attillati, e quello che hai intenzione di farmi provare, beh, credo che lo toglierò ancor prima di metterlo.’’
‘’Dai, fa un piccolo sforzo, è il mio compleanno, quindi…’’
‘’Quindi sei una pezza di merda.’’
‘’Sempre molto gentile, Alex.’’
Sabato, 15 Febbraio 2015, Los Angeles, caldo, molto caldo. Com’era lontanamente possibile? Sarà quel vestito. Mah.
In auto, prontissima per andare a completare il disastro della giornata!
In quel vestito era come se non avessi corpo, solo un’anima che tenta di uscire al più presto fuori da quel rottame, da quel mucchio di carne e ossa. La solita ragazza che tenta di fare qualcosa anche per se stessa.
 

 

-You know you love me, I know you care,
you shout whenever and I’ll be there.
You are my love, you are my heart,
and we will never ever ever be apart

 

‘’Posso cambiare?’’
‘’Perché? Cos’ha Bieber che non va?’’
Non risposi, e lasciai cantare quella canzone al ragazzo che mi aveva ridotta uno straccio, ma alla fine era colpa mia, perché non gli avevo detto come stavano le cose. Prima di entrare, decisi che avrei detto a Claire tutta la verità, e così feci. Mi sfogai. Le spiegai tutto, dal tradimento di Christian fino al muro di casa mia, sporco di sangue, ancora lì, a ricordarmi quella spiacevole conversazione, a ricordarmi di lui. Claire mi guardò con una faccia sorpresa, mi guardò dalla punta dei piedi a quella dei capelli, come fece dal giorno in cui entrò nella caffetteria, aveva una faccia strana. Salutai l’omone gigante fuori dalla discoteca ed entrai, ma lei cercò di dissuadermi dall’idea di entrare in quella, ora, maledetta discoteca.
Credevo che avendomi squadrata, non avendo detto una parola, mi prendesse in giro, diciamo. Così entrai nella discoteca, furibonda con lei, e l’ultima cosa che sentii prima di farlo,  erano le parole di Claire ‘’Non entrare, sarà devastante!’’. Devastante cosa? Era già ubriaca non avendo bevuto?
Più la conoscevo più mi sembrava strana, almeno con me.
Mi guardai intorno.
Ralf si stava divertendo a remixare Fast Life, la vecchia canzone di Joe Jonas, e ammetto che era anche molto bravo. Spostai lo sguardo sui ‘viveri’ e notai che la metà era già andata a farsi fottere con lo stomaco di chi aveva ingurgitato quella roba e quei drink, così dissi al barman di portare altra roba. Detto, fatto, era di nuovo pieno di cibo. Claire amava tanto il cibo, ne mangiava a tonnellate ma era sempre magrissima. La pista si liberò, non totalmente però. C’era ancora gente a ballare ma questa volta, nonostante il quasi buio, si potevano distinguere i volti delle persone.
Ero seduta a un tavolo, da sola, a sorseggiare chissà quale strano miscuglio di bibite alcoliche, e osservavo le persone ballare. La mia insegnante di ballo mi ha sempre detto che i corpi, quando ballano, esprimono ognuno un sentimento, bisognava solo impegnarsi a guardare i passi, il movimento del bacino, quello del busto, andava fatto tutto con attenzione se si voleva capire. Io facevo questo da quando ho iniziato a ballare, più o meno 15 anni fa, quindi è più semplice per me capire queste cose.
A interrompere i miei pensieri fu un signore di grossa stazza, sembrava un parente dell’omone all’entrata, si chiamava Kenny, aveva una faccia abbastanza conosciuta.
‘’Mi scusi, lei è l’organizzatrice della festa, nonché l’amica di Claire?’’
Mi piaceva il fatto che mi dava del lei, che carino.
‘’Si, perché?’’
‘’Può seguirmi un attimo? Il cugino di Claire si sente poco bene, almeno così mi ha detto.’’
‘’Ehm, okay, anche se non capisco cosa c’entri io.’’
‘’Era l’unica non impegnata, cosa alquanto strana.’’
Lo guardai, lui mi sorrise, aveva dei denti bianchissimi che mettevano in risalto il colore scuro della sua pelle.
‘’Ecco, è qui dentro.’’
‘’Io dovrei entrare nel bagno degli uomini?’’
‘’Stia tranquilla, mi sono occupato personalmente che nessuno entrasse.’’
Sorrise un’altra volta, anche se a me faceva schifo entrare nel bagno degli uomini. Ma dovetti farlo, per forza, altrimenti mi ci avrebbe trascinata quel Kenny, e alto due metri e mezzo, su per giù, beh, non volevo fare la fine di una formica spiaccicata.
Il tipo, no cioè, il cugino di Claire, era senza maglietta, con le mutande che faceva prima a mettersele a mo’ di maglietta, dato che le teneva alte fin quasi all’ombelico. Insomma, era senza maglietta e aveva il volto abbassato, stava guardando il lavandino, e tossiva, e sudava.
‘’Allora Kenny, hai trovato qualcuno che mi possa aiutare?’’
Alzò la testa, e guardando il mio riflesso allo specchio, mi sorrise.
Non l’avesse mai fatto.
Avevo davanti il ragazzo che tre anni fa mi ha lasciata lì, buttata su quel pavimento di legno a piangere, come uno straccio, da sola, a marcire. ‘’Merda!’’ Mi girai, d’istinto, per paura che mi riconoscesse. Ma se non l’ha fatto prima, perché l’avrebbe dovuto fare ora? Quindi mi girai verso di lui, ma con lo sguardo basso.
‘’Piacere, io sono Justin.’’
Ma vaffanculo.
‘’Davvero, non mi riconosci?’’
‘’Perché? Chi dovresti essere?’’
Sapevo che non mi avrebbe riconosciuta, dato che sono cambiata, fisicamente, ma almeno un po’, neanche? Dio, è un coglione, io sono una cogliona.
Feci per andarmene, ma mi bloccò prendendomi un braccio. Non avrei dovuto farlo, ma… mi girai.
Lo guardai negli occhi, i miei occhi lucidi, quelli che a poco a poco manderanno giù tante di quelle lacrime.
Ora capisco le parole di Claire, ricollegai tutto.
Quel giorno in caffetteria, quando parlavamo dei suoi occhi.
Suo cugino.
Tutta la settimana a squadrarmi dalla testa ai piedi, perché sicuramente io ero esattamente la ‘copia’ della ragazza di cui suo cugino parlava tanto.
La frase che Claire mi disse prima di entrare.
Kenny, l’avevo già visto da qualche parte, si accanto a lui sulle riviste.
Ora tutto coincideva, tutto meno che la sua mano sul mio braccio, che mi provocò un’infinità di brividi.
Il suo sguardo penetrò il mio, i suoi occhi si accesero, non so per quale assurdo motivo. Ma sicuramente non erano gli stessi occhi spenti che aveva tre anni fa, soprattutto l’ultima volta che lo vidi.
Mi guardava, ogni tanto spostava lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra, dalle mie labbra al mio vestito, attillato e troppo corto, anche per me. Poi ricominciava. Occhi, labbra, vestito, gambe.
‘’A-A-Alex.’’
‘’Bieber.’’
Lo smerdai, lì. In quel bagno, quasi come lui aveva fatto con me. Se ci fosse stato male o no non me ne sarebbe importato, a lui non è importato. E io ripago sempre le persone con la stessa moneta.
Ormai in tre anni avevo imparato a rimuoverlo quasi del tutto dalla mente. Ma non quella notte. E’ stato un incubo. L’incubo più bello della mia vita, perché lui... era tornato. 






 

#myspace.
I'M BAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAACK.
Chiedo umilmente perdono, ma il liceo, come ben sanno la maggior parte di voi, è uno stress. 
ho avuto molto da fare in questo periodo, sia con la scuola che con le uscite pomeridiane, quindi, chiedo ancora scusa
per aver postato così tardi çwwwwwç
comunque, spero vi sia piaciuto :)
R E C E N S I T E, vi prego!
with all love,

-Loveless.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11. She’s not the same, she makes me crazy. ***


Capitolo 11. 
''She’s not the same, she makes me crazy.'' 





Justin pov’s.



-I will never say never!
I will fight till forever!
Whenever you knock me down
I will stay to my ground
Dig it up 
Dig it up 
Dig it up 
Dig it up up up 
And never say never baby!

 
 
“Justin, ma che diavolo ti succede? Stai sbagliando tutte le parole da una settimana, te ne rendi conto? Fra poco avrai un concerto, e sei ridotto male ragazzo!’’ Mama Jan mi urlò contro, e non ribattei nulla, perché aveva ragione. Ma il mio cervello in questa settimana non era impostato sulle mie canzoni, sul concerto, ma su Alex.
Ero sconvolto, sia in senso positivo che negativo, alla vista di Alex. Del suo cambiamento, dei suoi occhi, non so che mi stesse prendendo, ma non era niente che mi avrebbe fatto bene alla carriera, quella è l’unica cosa di cui ero certo.
Mi ha lasciato sopprimere in quel bagno, se ne è andata come se non fossi stato nulla per lei, ma non potevo lamentarmi neanche di questo, soprattutto in quel momento. Stava per piangere, ne ero sicuro. Aveva gli occhi ludici, come… Come l’ultima volta che la vidi.
Chissà, a causa mia, quanto sarà cambiata.
Spero per niente, io voglio la mia Alex, altrimenti mi riprometto che la farò tornare quella di prima, sempre in caso fosse cambiata, in peggio.
Non è la stessa, sicuramente non lo è.
Quando stavamo insieme, mi faceva impazzire, e lo fa anche ora.
Mi fa impazzire, perché ancora non sono riuscito a ‘prenderla’.
Ancora non sono riuscito a capire perché ha quest’atteggiamento, è troppo chiusa, troppo chiusa ma pur sempre bella, è troppo tanto.
‘’Posso uscire? Devo assolutamente prendermi una pausa.’’
‘’Già, vai Justin, ma non tornare tardi altrimenti…’’
‘’Altrimenti mamma si arrabbia e bla, bla, bla. Lo so Mama, a dopo!’’
Ormai quelle parole le sentivo ogni giorno, perché dopo un po’ ti stufi di provare e hai bisogno di sentirti ‘libero’ e per me, sentirsi libero, equivale a una passeggiata sul lungomare meraviglioso di Los Angeles.
E poi mia cugina, dopo lo struggente incontro tra me e Alex mi aveva consigliato di andare in una caffetteria, proprio sul lungomare. Hawthorne Grill è il nome della caffetteria.
Ha un’atmosfera accogliente, e poi è arredata con pavimenti e mobili antichi, anche il bancone. Quel locale è qualcosa di meraviglioso.
La caffetteria, una piccola meraviglia, dentro una grande meraviglia, Los Angeles.
Erano tre giorni continui che andavo lì, trovavo al bancone sempre quella signora piccola e docile, che sinceramente è molto simpatica, Mary, credo che Mary sia il suo nome.
Dovrebbe avere su per giù l’età di mia madre.
Mary non aveva idea di chi io fossi, Justin Bieber il cantante, intendo. Quindi, un punto a mio favore, almeno ero trattato da persona normale.
Sapevo che il locale l’aveva fatto costruire lei, era uno dei suoi sogni, poi poco tempo dopo Mary assunse una ragazza che perse la madre, e che fu lasciata sola dal padre, quindi le serviva un lavoro per mantenersi, e Mary fu felice di avere lei accanto, perché oltre all’aiuto avrebbe avuto anche un’amica, diciamo una seconda figlia. Purtroppo però questa ragazza si era presa tre giorni di ferie, quindi non ho ancora avuto l’occasione di conoscerla. Sapevo anche che Mary aveva una figlia, di nome Jade, di 15 anni. Mi ha mostrato una sua foto ieri, è davvero bella, è una mini - Mary!
‘’Ehi bellissimo!’’
‘’Salve Mary! Mi puoi portare il solito?’’
‘’Certamente!’’
Il solito’ era per intendere cioccolata calda con panna, e qualche dolcetto.
Non mi ero accorto che Mary stesse parlando con una ragazza, seduta al bancone, sinceramente non mi ero neanche accorto dell’entrata di questa ragazza, stavo fissando il vuoto, prima di intercettare quello che si dicevano le due.
La ragazza si girò ma io infilai il cappuccio e mi nascosi dietro al menù.
‘’Senti Mary, vado a cambiarmi che è già troppo tempo che non vengo a lavorare, mi è mancato questo posto e mi sei mancata anche tu.’’
‘’Oh, tesoro sei dolcissima. Com’è andata la festa?’’
‘’Parliamone più tardi va.’’
Ecco tutto quello che riuscii a capire della conversazione fra le due.
Mi sorpresi dell’argomento ‘festa’. Interessante, pensai.
Era di spalle a me, ma con quel poco che riuscii a vedere, mi ricordava tanto Alexandra, la mia Alexandra.
Poi quando ha parlato della festa, stavo per andare da Mary, a cercare di unirmi alla conversazione, perché pensavo fosse proprio Alex, ma poi ricordai che Mary mi ha detto che la ragazza fu abbandonata dal padre, dopo la morte di sua madre.
Non poteva essere Alex, aveva un ottimo rapporto coi genitori, quelle poche volte che c’erano almeno sembrava così. E stavano benissimo, hanno sempre avuto un’ottima salute!
Quindi cancellai tutto, e rimasi al mio posto.
Era ora di tornare a casa.
‘’Ciao Mary, ci vediamo domani!’’
‘’Certo, ciao Justin! Salutami tua madre!’’
‘’Sarà fatto!’’

 

 
Alex pov’s.

‘’Mary, chi era?’’ Avevo sentito uscire una persona, un ragazzo sembrava, dalla voce.
‘’Il figlio di una vecchia conoscenza tesoro, si chiama Justin.’’
‘’Justin?!’’ Justin? Cosa? Qui? Ma stiamo scherzando? E’ un continuo perseguimento!
Secondo me quello da grande altro che pop star, pedofilo star, minchia!
Mi si gelò il cuore.
Non potevo vederlo ancora, cosa gli avrei detto? Avrebbe voluto sicuramente delle spiegazioni riguardo il mio comportamento alla festa!
No, non è vero.
Riavvolgiamo il nastro.
Non gli dovevo spiegare nulla, lui mi ha fatto del male e io l’ho semplicemente ripagato con la sua stessa moneta, nient’altro.
Alexandra Rossi, placati.
Mi restava solo una cosa da fare, R I M U O V E R L O completamente dal mio cervello ma, soprattutto, dal mio cuore.

 
 
 
 


 
#myspace.
Ecco a voi l’undicesimo capitolo, come promesso d’altronde!
Mi aspetto tante recensioni, quindi, non deludetemi, vi prego, e siate sinceri! Quello soprattutto mi interessa!
Mh, non credo ci sia altro da dire…
Ah, si!
Posterò un altro capitolo non appena tornerò dalla palestra… Quindi, a staseraaaaaaaaa :33
-
Loveless.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12. Things that we can’t make. ***


Capitolo 12. 
‘’Things that we can’t make.'' 

 
 

Justin pov`s.

‘’Non puoi cancellarmi, non te lo permetterò Alex.’’

L’unica cosa che mi venne in mente di fare, fu baciarla. Presi coraggio e la baciai. In un primo tempo lei voleva sciogliere il bacio, ma non ci riuscì, e poi ricominciò tutto come la prima volta che ci baciammo. Stesso gioco di lingue, morsi un po’ al labbro inferiore e un po’ al superiore e così continuando.
‘’Questa è una delle cose che non avresti dovuto fare.’’
Mi disse lei, non appena ci staccammo da quel fottutissimo meraviglioso bacio.
‘’E questa una delle cose che non avresti dovuto fare tu, tempo fa. Tenere questo ricordo.’’ Le indicai il muro sporco ancora di sangue, il mio sangue.
Vidi un rossore apparire sulle sue guancie, era in imbarazzo, povera piccola.
‘’Vedi, da quando mia madre è morta e papà se n’è andato, l’unica compagnia che avevo era quella macchia di sangue che hai davanti. Ogni tanto al posto di piangere, sorridevo, ridevo, perché pensavo che in pochi giorni saresti tornato. Poi dopo un anno, ho smesso di ridere, volevo solo imbiancare il muro, lo stavo per fare, ma alla fine ho mollato la vernice e ho iniziato a pensarti, a pensare a tutto quello che è successo quando eravamo al liceo. A pensare al mio primo ballo, andato a puttane perché tu non eri lì, e nonostante gli inviti frenetici, io non ne accettai nemmeno uno, volevo andarci con te, e speravo tornassi almeno solo per quello, invece no. Così mi sono ritrovata vestita e truccata, seduta per terra, vicino questo muro, con il mio vestito blu che chissà se ora mi entrerà.’’
L’avevo fatta soffrire, e non poco. Mannaggia a me, e al mio orgoglio di merda che mi ha fatto lasciare lei nei suoi 3 anni più brutti.
Quando dovevo esserle accanto per la morte della mamma, io non c’ero.

Quando avrei potuto aiutarla a ritrovare il padre, io non c’ero.
Il suo primo ballo, l’ha perso, perché io non c’ero.
Ha perso la fiducia in se stessa, ha iniziato a respingere quasi tutte le persone, perché io non c’ero. Sei un coglione Justin, sei solo un coglione.

Eravamo in silenzio, in quella stanza piena per via dei mobili e delle sue cose, ma vuota perché non fiatavamo.
Lei era in piedi, davanti a me, si guardava i piedi. Portava dei calzini corti bianchi, nonostante fosse inverno. Aveva una felpa pesante grigia, con sopra immagini di cartoni animati, e portava degli shorts azzurri. Un abbigliamento poco adatto per l’inverno, ma teneva acceso il caminetto, quindi era passabile come cosa.

 
 

 
Alex pov’s.
 
‘’Ricordi quando ti ho chiesto di restare?’’
Perché Dio santissimo mi fai fare domande del genere?
Della serie: dammi una lametta che mi taglio le vene, ce’.

‘’Si…’’ ‘’Perché non l’hai fatto?’’ ‘’Non lo so, avevo paura, credo.’’ 
‘’Paura, di cosa?’’
‘’Di fare cose che poi non potrò fare, infatti poi me ne sono andato. Ma ora sono qui.’’
Già ora sei qui. E se ti azzardi a scappare via un’altra volta ti taglio le palle, Bieber.
Giuro, lo faccio.
Anzi no, mi farebbe schifo, quindi smetterei proprio di vivere di te.
Sarebbe la miglior cosa.
‘’Dovremmo fare una sottospecie di lista di cose da fare e cose da non fare.’’
‘’Dai, adesso!’’
Carta, penna, e sdraiati sulla moquette a scrivere questa lista.

-Cose da non fare [J.]
Smettere di vivere di lei.
Smettere di dipendere da lei.
Smettere di dedicarle canzoni.
Smettere di baciarla.
Smettere di amarla così poco, potrei farlo meglio.
 
Avevo letto tutto. Io ancora non avevo scritto nulla, semplicemente perché ogni cosa che volevo scrivere l’aveva scritta lui, e l’unica cosa che mi venne da fare fu baciarlo.
‘’Fanculo tutto, fanculo le lacrime, la tristezza, la depressione. Fanculo questi 3 anni di merda, fanculo il ballo e il mio vestito. Fanculo ogni singolo essere vivente sulla Terra, fanculo anche alle cose inanimate. Fanculo all’amore, fanculo all’odio, alla guerra.
Fanculo alla pace, che non ci sarà mai.
Fanculo alle canzoni, d’amore o d’odio, tristi o felici che siano.
Fanculo tutto e tutti, Justin Drew Bieber, io ti amo.’’

 
 
 





#myspace.

Peopleeeeeeeeeeeeeeeeee. Piaciuto? Si, lo so. E’ un po’ corto ma c’è molto dialogo.
Amo far parlare questi due, quindi…
E poi l’ho scritto breve perché ricevo poche recensioni, e io ci metto tutto l’amore nei miei capitoli, uffaaaa. Çwç.
Non chiedo molto, solo qualche piccola recensione in più.

 Bella o brutta, non mi interessa.
Sappiate che accetto anche le critiche, quindi, avanti! u.u
Me ne vado a letto, che oggi non è giornata.
-Loveless.

 










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-With youuuuu, shawty with youu.-

#waitingforthemusicvideo. 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13. Never kiss a boy next to your bed. ***


Capitolo 13. 
‘’Never kiss a boy next to your bed.’’ 
 


Dal capitolo precedente…
‘’Fanculo tutto, fanculo le lacrime, la tristezza, la depressione.
Fanculo questi 3 anni di merda, fanculo il ballo e il mio vestito.
Fanculo ogni singolo essere vivente sulla Terra, fanculo anche alle cose inanimate. 
Fanculo all’amore, fanculo all’odio, alla guerra.

Fanculo alla pace, che non ci sarà mai.
Fanculo alle canzoni, d’amore o d’odio, tristi o felici che siano.
Fanculo tutto e tutti, Justin Drew Bieber, io ti amo.’’

 
 
 
 
Alex pov’s.
 
Non fatevi film mentali, non ci baciammo. E sì, ci sono rimasta male. Perché mi ha sorriso, non ha risposto. Niente di niente. Bah, i ragazzi… Chi li capisce è bravo, ed è pregato di darmi un manuale d’istruzioni!
Eravamo stesi sul tappeto della mia stanza, ed io non facevo altro che guardare quel foglio bianco,
e la penna che tenevo in mano.

Il respiro di Justin sul mio collo, mi iniziava a piacere.
Mi girai, e in mezz’ora (DICO MEZZ’ORA SI) non abbiamo fatto altro che guardarci.
Niente smorfie, segni di vita, niente. Solo un intenso gioco di sguardi. Mi alzai, ancora senza aver scritto nulla, e andai in cucina a prendere qualcosa da bere,
l’ultima volta che ho bevuto è stato sei ore fa… Beh, capitemi.

Non mi accorsi che Justin era dietro di me, e quando mi girai saltai dalla paura.
‘’Bieber, non ti azzardare a farlo mai più!’’
‘’Fare cosa?’’
‘’Niente, cose troppo complicate per il tuo cervellino.’’
Mi prese per i fianchi e fece aderire il mio corpo contro il frigorifero chiuso. Mi venne un’idea…
[]
‘’Corri, corri che tanto non scappi! Alex, aspetta che ti prendo!’’
Ebbene si, gli avevo rovesciato addosso due litri d’acqua. Non avreste trovato una parte di lui, compresi gioielli di famiglia, asciutta.
Mi nascosi dietro una porta in una delle due stanze vuote che c’erano in casa. Erano dieci minuti che stavo lì, nascosta per benino, e ancora non mi aveva trovata?
Come era lontanamente possibile?


Poi, arrivò.

‘’Buh.’’
‘’AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!’’
Saltai, e urlai dalla paura. Era da dieci minuti dietro di me, e aveva vinto, ancora.
‘’Che cazzo ti urli? Stai zitta!’’ oh bello, a me ‘stai zitta’ non lo dici.
‘’AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!’’
Prima che potessi continuare il mio fantastico finto urlo, mi prese in braccio e mi portò in camera mia, mi buttò sul letto, come un sacco dell’immondizia, e iniziò a farmi il solletico.
Cosa ASSOLUTAMENTE non valida, dato che lui sapeva che soffrivo da morire il solletico.
‘’Haha ba-hahaha-sta Justi-hahah-in!’’
Riuscii a liberarmi ed il mio unico obbiettivo era: uscire dalla finestra e scappare.
Ma ovviamente c’era qualcuno che ostacolava i miei piani, indovinate chi era quel ‘qualcuno’?
Beh, Justin, ovviamente.

Mi prese per i fianchi, un’altra volta, e con tutta la forza che poteva avere in quei muscoli molto… Ehm… Vabbè sì. Con tutta la sua forza, fece aderire la mia schiena contro al muro.
La distanza che c’era tra i nostri volti era determinata solo dai nostri respiri, i nostri corpi erano perfettamente attaccati.

‘’Hai i capelli scompigliati’’ gli dissi, a due centimetri dalla sua bocca.
‘’La ragazza che mi sta facendo impazzire, sai, è colpa sua.’’
‘’Capisco’’ mi morsi il labbro, si morse il labbro anche lui, e mi baciò.

 


 
Justin pov’s.
 
La bacio lentamente, socchiude le labbra e le nostre lingue si incontrarono finalmente, dopo tanto tempo.
Brividi, solo brividi sulla mia schiena. Non per il freddo, ma per il momento.
Iniziò a giocare con i miei capelli, ci stavamo ancora baciando, e ci eravamo spostati più verso il letto. Finimmo sdraiati sul letto, lei era sotto di me, e prima di ricominciare a baciarla sentii di dirle una cosa che mi tenevo dentro da tempo, quindi mi fermai.
‘’So che tu hai già fatto sesso con Christian, e altri coglioni.
Io sarei dovuto essere il primo, purtroppo però non si può tornare indietro e…’’

Non mi fece finire di parlare, mise un dito sulla mia bocca e iniziò a parlare.
‘’Dovresti agire, più che parlare. Te l’hanno mai detto?’’
‘’Ma…’’
‘’Stai zitto e baciami.’’
La baciai, così come mi aveva detto lei, poi mi tolse la maglia, e io feci lo stesso con la sua.
Ci baciavamo, senza sosta, Alex alzò la schiena e sganciai il reggiseno, per poi buttarlo alle mie spalle.
Lei ansimava, molto, e io anche, ci stavamo consumando a vicenda  a forza di baciarci.
Tolto anche l’intimo potei sentire Alex mia, finalmente.
Mentre stavo parlando, quando si era appoggiata al mio petto, si addormentò.
Io dormii pochissimo, perché tutta la notte pensai a quanto fosse stato bello,
a quanto non vedevo l’ora che succedesse.
Con Alex, la mia Alex, adesso ‘mia’ in tutti i sensi.

 
 




#myspace.
Sì, potete strozzarmi. E’ un mese che non mi faccio viva, che non aggiorno.
Dio santo sono una merda. Scusatemi, ma ho avuto davvero tanto, tanto da fare.
Tra compiti in classe, genitori rompi coglioni, viaggi per l’Italia, non ho potuto aggiornare e la mia vita sta diventando un casino.
Vabbè è abbastanza complicato da spiegare, comunque.
Sarei felice di ricevere le recensioni, anche con parolacce per quanto riguarda la schifezza di questo capitolo (della serie che non ne è valsa la pena aspettare un mese) o sul fatto che ho aggiornato tantissimo. O su quello che vi pare, si insomma, recensite! :)
AGGIORNO PRESTISSIMO, VE LO GIURO SU DREW. :3
Vostra,

-Loveless.

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