IMPOSSIBILE FUGGIRE di lynn12 (/viewuser.php?uid=11521)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
CAPITOLO 1
Il caldo afoso di agosto avvolgeva come una cupola la città di Tokyo. A quell’ora
del primo pomeriggio c’erano pochissime persone in giro per le strade, tutti
erano rintanati in ufficio o nei bar per la pausa pranzo, dove la fresca aria
condizionata dava loro un po’ di sollievo. Tra questi erano comprese anche due
giovani ragazze che si erano ritrovate in un locale nel quartiere di Shinjuku
per mangiare qualcosa assieme e scambiare quattro chiacchiere. La prima,
un’affascinante ragazza dai corti capelli mogano, aveva un’espressione stanca e
insofferente, mentre la seconda, una elegante mora, rideva divertita alle
continue lamentele dell’amica.
-Accidenti a me e a quando ho accettato di organizzare questo matrimonio!-
sbuffò la rossa per l’ennesima volta
-Guarda, Kaori-chan, che sei stata tu a offrirti volontaria- replicò divertita
l’amica
-Lo so, Eriko, ma in quel momento non sapevo che avrei dovuto affrontare le
manie di perfezionismo del Prefetto Nogami. Quell’uomo è persino peggio di te!-
-Ah, grazie tante!- esclamò offesa la mora
-Andiamo, lo sai che è la verità, quando ti ci metti sei davvero la pignoleria
fatta persona, ma io ti voglio bene lo stesso- le disse l’altra divertita
-Come sono commossa!-
In quel momento, Miki, la proprietaria del bar dove le due amiche stavano
pranzando, si avvicinò loro per chiedere se volevano ancora un po’ di the
freddo. Kaori ed Eriko accettarono volentieri, con quel caldo il delizioso the
freddo di Miki era proprio quello che ci voleva.
-Allora, come vanno i preparativi per il matrimonio di tuo fratello?- chiese la
barista a Kaori
-Andrebbero bene se il futuro suocero di Hideyuki non si facesse venire un
attacco isterico al giorno! Pensare che, quando mio fratello e Saeko hanno
annunciato di volersi sposare, si è messo a piangere dicendo che non voleva
perdere la sua bambina!-
-Davvero?- rise Miki –E cosa gli ha fatto cambiare idea?-
-La signora Nogami. Adesso comincia a capire da chi hanno preso il loro
caratterino Saeko, Reika e Yuka! Pensandoci bene, il Prefetto mi fa quasi pena!-
Le tre amiche scoppiarono a ridere divertite. Per loro era ormai diventata una
tradizione ritrovarsi ogni giorno a pranzare insieme al Cat’s Eye per
chiacchierare insieme. Tra le tre c’era ormai un rapporto molto stretto. Kaori
ed Eriko erano amiche fin dal liceo e, nonostante le loro strade lavorative si
fossero divise, la prima per diventare arredatrice e la seconda stilista, le due
non si erano mai perse di vista. Miki e Kaori, invece, si erano conosciute
quando la barista aveva deciso, insieme al marito Umibozu, di aprire il locale.
Kaori si era occupata dell’arredamento e da subito tra le due si era creato un
forte legame.
-Allora, tuo fratello ti ha detto chi ha scelto come testimone?- chiese Eriko a
Kaori mentre Miki si allontanava per servire gli altri clienti
-Ryo Saeba...- borbottò Kaori
-Non mi sembri molto contenta...-
-Lo sai che non mi è mai stato simpatico-
-Ma come può non piacerti?! È alto, bello, ricco e famoso...Cosa vuoi di più?
Inoltre...- aggiunse la stilista con una luce maliziosa negli occhi –Secondo me,
già sei anni fa, quello che provavi per lui era tutto fuorché antipatia...-
-Cosa vorresti dire?- l’amica la fulminò con lo sguardo
-Voglio dire che eri cotta di lui. Sprizzavano scintille ogni volta che vi
incontravate!-
-Stai scherzando, vero? Io cotta di Ryo Saeba?? Ma se lo detestavo! È stata una
liberazione quando se n’è andato negli Stati Uniti!- protestò Kaori con enfasi
-Tuttavia, sono passati sei anni ormai, siete cambiati entrambi, non dovresti
avercela ancora con lui-
-Sì...beh...vedremo se è cambiato-
Poco dopo, Kaori salutò Eriko e Miki e si immerse nuovamente nella calura estiva
per tornare al lavoro. Il palazzo che ospitava gli uffici dello studio di
arredamento a cui era associata non era molto distante dal locale della sua
amica, ma quando arrivò in ufficio tirò ugualmente un sospiro di sollievo
sentendo la fresca temperatura che vi regnava. Dopo aver detto a Yoko, la sua
segretaria, che ora poteva andare a pranzo, si chiuse la porta del suo ufficio
dietro alle spalle e si lasciò cadere sulla poltrona dietro alla scrivania.
Quella storia del matrimonio la stava massacrando. Per non parlare
dell’imminente arrivo di Ryo...Non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma
Eriko aveva colto nel segno. Sei anni prima si era presa una cotta per lui...A
dire il vero se ne era proprio innamorata...Ma tutto ciò faceva ormai parte del
passato. In fondo, quando lo aveva conosciuto aveva solo diciannove anni, oramai
era cresciuta...Sì, poteva sicuramente affrontarlo senza problemi. Già, ma
allora perchè il suo cuore accelerava i battiti al solo pensiero?
-Salve mio bel detective!- Saeko Nogami, ispettrice della polizia di Tokyo,
entrò, come al solito senza bussare, nell’ufficio del suo collega, nonché futuro
marito, Hideyuki Makimura
-Saeko, quando imparerai a bussare?-
-Scherzi? E se tu ti stessi intrattenendo con qualche bella poliziotta? Se
bussassi, non potrei cogliervi in flagrante...-
-Lo sai che l’unica bella poliziotta con cui voglio intrattenermi sei tu- le
sorrise lui
-Meglio per te che continui così- replicò lei con tono di finto rimprovero
mentre si sedeva sul bordo della sua scrivania
-Ma guarda tu, sto per sposare un’aguzzina e non me n’ero accorto-
-Mi dispiace per te, ma è troppo tardi per cambiare idea- Saeko si chinò su di
lui
-Non ne ho la minima intenzione- replicò Hideyuki prima che le loro labbra si
incontrassero in un bacio appassionato
Tuttavia, qualche secondo dopo, furono interrotti dallo squillo del telefono. A
malincuore, Hideyuki interruppe il bacio e afferrò la cornetta.
-Makimura-
-Allora, pronto a farti incastrare, vecchio mio?- scherzò una voce profonda
dall’altro capo
-Ryo! Come stai, amico?-
-Bene. Ti ho chiamato per dirti che arriverò due giorni prima del grande evento-
-Allora ti sei deciso a prenderti qualche giorno di vacanza!-
-Veramente, credo che resterò a Tokyo per un po’...-
-Ah sì? Per lavoro o per piacere?-
-Mmh...Un po’ tutti e due- fece Ryo con fare misterioso
-Sono proprio contento- replicò Hideyuki con uno strano tono
-Perché sento una nota di soddisfazione nella tua voce?- gli chiese l’amico
sospettoso
-Niente. Sono solo contento di rivederti- rispose l’altro con tono innocente
-Va beh, farò finta di crederci. Ci sentiamo tra qualche giorno-
-A presto-
Saeko guardò il suo fidanzato posare la cornetta con un sorriso soddisfatto
stampato in volto.
-Dalla tua espressione deduco che il tuo piano stia procedendo bene- gli disse
-Alla perfezione- confermò lui
-Ti diverte fare il ruolo del cupido, vero?-
-Moltissimo-
-Come ha reagito Kaori alla notizia che Saeba sarà il tuo testimone?-
-Ha detto che è un bene che ci sposiamo all’aperto-
-E perchè?- chiese stupita la donna
-Perché altrimenti, vista la fama dello Stallone di Shinjuku, c’era il rischio
che ci cadesse la chiesa in testa- rispose Hideyuki con un sorrisetto divertito
Saeko scoppiò a ridere.
-Si ricorda ancora di quel soprannome?-
-Pare proprio di sì-
-Ma, se tra i due non scorre buon sangue, come pensi che tra loro possa nascere
una storia d’amore?- gli chiese stupita Saeko –È successo qualcosa tra loro
prima che Saeba partisse per gli Stati Uniti?-
-No, non credo. Però tra loro c’era una certa alchimia, nonostante non facessero
altro che beccarsi. D’altra parte, anche tu mi trovavi antipatico quando mi hai
conosciuto- replicò Hideyuki con un sorriso divertito
-Già, è vero- ammise lei ricambiando il sorriso –E così credi che anche loro
siano fatti per stare insieme?-
-Ne sono certo. Inoltre, da quando Kaori ha lasciato Keichi, non è più la
stessa. Non so cos’è, ma c’è qualcosa di diverso in lei...Tuttavia, quando cerco
di farle qualche domanda sulla fine della sua storia, è sempre molto vaga...-
-E secondo te Saeba è l’uomo giusto per farla tornare quella di una volta...-
-Assolutamente. Anche se lui non lo ammetterà mai, Ryo ha sempre avuto un debole
per mia sorella. Sono sicuro che un giorno quei due mi ringrazieranno per tutto
quello che sto facendo-
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
IF-cap 2
CAPITOLO 2 Una settimana dopo, Kaori stava lavorando
al progetto per l’arredamento della villa di un famoso attore, cercando di
trovare una soluzione a tutte le sue stravaganti richieste, compresa una pista
da bowling e una discoteca, quando l’interfono sulla sua scrivania
squillò. -Sì? Cosa c’è Yoko?- -C’è tuo fratello al telefono- -Ok,
grazie- Kaori sollevò la cornetta, premette il tasto che lo collegava alla
linea esterna ed esclamò: -Ciao, fratellone!- -Ciao, sorellina! Come
stai?- la salutò Hideyuki -Ti basti sapere che sono più ansiosa di te che
arrivi il giorno del matrimonio- -Il padre di Saeko ti sta ancora facendo
dannare?- rise lui -“Dannare” è un eufemismo! L’altro giorno se n’è uscito
dicendo che vuole una piccola scultura di ghiaccio su ogni tavolo...Siamo alla
fine di agosto, santo cielo! Quelle sculture si scioglierebbero nel giro di
cinque minuti! Per fortuna c’è la signora Nogami che lo tiene a bada,
altrimenti...- -Avrei dovuto avvisarti che il mio futuro suocero avrebbe
insistito per partecipare attivamente all’organizzazione del matrimonio, quando
tu ti sei offerta di farlo- -Già, avresti dovuto! Comunque, a cosa devo il
piacere di questa telefonata?- -Io e Saeko abbiamo pensato di fare una cena
con i nostri testimoni di nozze- La futura sposa, infatti, per non fare torto
a nessuna delle due sorelle, aveva chiesto a lei di farle da testimone -È
proprio necessario?- borbottò Kaori -Sì, lo è. Dai, sorellina, è importante
per me. Perchè non provi a mettere da parte i vecchi dissapori e cerchi di
andare d’accordo con lui?- le chiese Hideyuki con tono implorante -Uff...E va
bene- capitolò lei –Lo sai che non riesco a dirti di no quando usi quel
tono- -Grazie mille, sorellina. Sono sicura che non te ne pentirai. Allora ci
vediamo giovedì sera alle 20- “Chissà perchè, ma io invece sono convinta che
me ne pentirò...e anche molto!” pensò Kaori mentre riponeva la cornetta del
telefono dopo aver salutato il fratello. Cercò di rimettersi al lavoro, ma
invano. La sua mente continuava a volare in un’unica direzione: Ryo Saeba. Lui
ed Hideyuki erano stati compagni di liceo e, ben presto, erano diventati
migliori amici, nonostante le evidenti differenze tra i due. In effetti, quanto
suo fratello era timido e introverso, l’altro era carismatico e sicuro di se.
Per non parlare del fatto che Ryo apparteneva ad una delle più ricche ed
importanti famiglie di Tokyo, mentre la famiglia Makimura non viveva certo nel
lusso più sfrenato. Tuttavia, entrambi avevano una cosa in comune: avevano
conosciuto la sofferenza fin da giovani. La madre di Hideyuki era morta dando
alla luce Kaori, poi, quando il giovane aveva appena finito il liceo e lei aveva
solo dieci anni, avevano perso anche il loro padre, detective di polizia. Suo
fratello aveva deciso allora di iscriversi anche lui alla scuola di polizia e di
rinunciare ad andare all’università per poter mantenere la sorellina. Per quanto
riguardava Ryo, i suoi genitori erano morti quando lui era ancora al liceo in un
incidente stradale, così che il figlio, allora sedicenne, si era ritrovato ad
essere l’unico erede di un impero finanziario. Fortunatamente per lui, Ryo era
stato aiutato dal fratello maggiore del padre, un agente governativo in
pensione, che si era occupato di lui finché il nipote, ottenuta la laurea in
economia e commercio con il massimo dei voti, aveva preso in mano le redini
dell’azienda del padre, una delle maggiori nel campo dell’edilizia.
Tuttavia, Kaori non aveva incontrato Ryo se non quando aveva diciannove
anni. Nonostante lui e Hideyuki si conoscessero già da anni, suo fratello non
gliel’aveva mai presentato. Ed anche il loro primo incontro era stato
assolutamente casuale, se lo ricordava come se fosse successo solo ieri... Fu
distratta dai suoi ricordi da qualcuno che bussava la porta. -Avanti- Yoko
entrò nell’ufficio. -Kaori, è arrivato questo pacchetto per te- le disse la
segretaria posando una piccola scatola sulla scrivania -Grazie- rispose Kaori
con un sorriso -Hai l’aria stanca. Perchè non vai a casa un po’ prima e ti
riposi? Ultimamente sei sempre l’ultima a lasciare lo studio- Oltre ad essere
un’efficiente segretaria, Yoko era anche una buona amica. Molto spesso il suo
carattere tranquillo e riflessivo l’avevano aiutata a prendere decisioni
importanti, lei che era di natura impulsiva ed istintiva. -Credo che
seguirò il tuo consiglio. Anche perchè oggi non riesco proprio a concentrarmi-
Dopo che Yoko fu uscita, Kaori aprì il pacchettino che le aveva portato.
Dentro c’era un magnifico bracciale di brillanti e un biglietto con scritto:“Ti
prego, perdonami. Con amore, Keichi” Richiuse la scatolina con un gesto
secco, poi si alzò e uscì dall’ufficio. Posò il pacchetto sulla scrivania di
Yoko, pregandola di rimandare tutto al mittente. La segretaria non fece domande,
le fu sufficiente uno sguardo per capire da dove proveniva quel regalo e, di
conseguenza, il motivo per cui Kaori non lo voleva. Tra lei e Keichi c’era stata
una storia che era durata per circa un anno, ma che si era interrotta
bruscamente. Tuttavia, nessuno tranne Kaori conosceva il motivo. Neanche
Hideyuki. E suo fratello era proprio l’ultima persona che doveva venire a
conoscenza della ragione per cui lei e Keichi si erano lasciati. Tornò nel
suo ufficio e si lasciò cadere sulla sua poltrona con un sospiro di stanchezza.
Ci mancava solo lui! Ma perchè diavolo non si decideva a lasciarla in pace? Il
suo ex fidanzato stava diventando davvero pesante. Prima i fiori, ora i
gioielli...Per non parlare delle telefonate a qualsiasi ora del giorno e della
notte...Era arrivata al punto di aver dovuto cambiare numero per avere un po’ di
pace. Per motivare questo gesto, aveva detto a tutti che qualcuno si era
inserito nella sua linea telefonica e telefonava in ogni parte del mondo a
carico suo. Sapeva quanto Hideyuki fosse protettivo nei suoi confronti e non
voleva che si preoccupasse. Sentendo che un bel mal di testa era imminente,
decise di tornarsene a casa. Salutò Yoko e si diresse verso gli ascensori. Stava
per premere il bottone del piano terra, quando nella cabina entrò Sayaka, una
delle due altre arredatrici sue socie. -Heilà Kaori, anche tu vai a casa?- la
salutò la donna Bionda e con due vivaci occhi verdi, Sayaka era la persona
più allegra ed esuberante che Kaori avesse mai incontrato. Si conoscevano da
quattro anni ormai e non l’aveva mai vista triste o abbattuta, ma sempre con il
sorriso sulle labbra. Il suo sport preferito era spettegolare sulla vita
sentimentale degli altri, ma, anche se alle volte era un po’ invadente, non si
riusciva ad avercela con lei per troppo tempo. Bastava che Sayaka sfoderasse la
sua espressione da cerbiatta che chiunque, in particolar modo se di sesso
maschile, era pronto a fare qualsiasi cosa per lei. -Già, mi aspettano un po’
di ore di sonno arretrato da recuperare- rispose Kaori –E tu? Hai un
appuntamento anche stasera?- -Sì, devo uscire con uno scrittore di
gialli- -Beh, buona serata allora!- la salutò Kaori mentre le porte
dell’ascensore si aprivano e le due donne attraversavano l’atrio Era il
tramonto e soffiava una calda brezza. Salì sulla sua Mini e guidò con calma
verso il suo appartamento, godendosi l’atmosfera unica che si poteva respirare
solo a quell’ora particolare del giorno. Prima di andare a casa, si fermò a
prendere del cibo cinese e un dvd. Aveva proprio bisogno di qualcosa che la
distraesse dai suoi pensieri e un bel film le sembrava proprio la soluzione
ideale. Tuttavia, quella notte, nonostante tutto, i suoi sogni furono popolati
dalla presenza di due profondi occhi neri...
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
CAPITOLO 3 Il giovedì
mattina, Kaori si svegliò con la voglia di rinchiudersi in casa e di dimenticare
che, fuori dal suo appartamento, esistevano altre cose e persone almeno per un
giorno...in particolare una persona...“No, così non va, Kaori” si rimproverò
mentalmente “Ora ti vestirai, farai colazione e andrai al lavoro come tutti gli
altri giorni e questa sera andrai a quella maledetta cena! Sei una donna forte e
puoi affrontare Ryo senza alcun problema!” Tuttavia, nonostante i suoi buoni
propositi, fu distratta e soprapensiero per tutto il giorno e allo studio
concluse ben poco. Fu perciò ben felice quando Eriko venne a prenderla per
andare a pranzare al Cat’s Eye come ogni giorno. Invitarono ad andare con loro
anche Kasumi, l’altra socia di Kaori. Anche lei era stata compagna di liceo
delle due e le tre erano state da sempre molto affiatate. -Allora, pronta
per stasera?- le chiese Eriko mentre camminavano verso il locale di
Miki -Certo, perchè non dovrei?- disse Kaori con una tranquillità che era ben
lungi dal provare -Che succede questa sera?- intervenne incuriosita
Kasumi -Kaori deve cenare con suo fratello, la fidanzata e...Ryo Saeba- la
stilista rispose per l’amica -Ryo Saeba? Vuoi dire quel Ryo Saeba? Il
dirigente dell’impero dell’edilizia eletto tra i dieci scapoli d’oro più amati
dalle donne?- -Vedo che sei ben informata, Kasumi...- -Beh, è bello, ricco
e famoso. È il sogno di ogni donna! Non sai come ti invidio, Kaori! Ma come fai
a conoscerlo?- -È il miglior amico di mio fratello, nonché il suo testimone
di nozze- -Uaoh! Che fortuna!- -Già, proprio una fortuna- borbottò Kaori
tra se e se spingendo la porta del Cat’s Eye Tornata allo studio, Yoko le
consegnò le annotazioni delle telefonate che aveva ricevuto in sua assenza. Ce
n’erano un paio che riguardavano il lavoro, ma la maggior parte erano di Keichi.
Kaori sospirò. Era tentata di ignorarle, ma sapeva bene quanto potesse essere
insistente il suo ex. Afferrò perciò la cornetta e digitò il numero dello studio
di architetti per cui lui lavorava. Era stato proprio grazie al loro lavoro che
si erano incontrati, il suo studio e quello di Keichi collaboravano spesso
quando c’erano in ballo lavori importanti, come per esempio la nuova casa del
governatore, grazie a cui si erano conosciuti. Kaori non dovette attendere
molto per sentire la voce dell’uomo dall’altro capo della linea. -Kaori, sono
felice di sentirti- la salutò allegro -Ciao Keichi. Ho visto i messaggi che
mi hai lasciato. Di cosa volevi parlarmi?- replicò fredda lei -Perché hai
mandato indietro il mio braccialetto? Era un regalo per te, un modo per
chiederti scusa...- -Non basta certo un braccialetto di brillanti per
cancellare quello che hai fatto- -Lo so, certo, però...Ti prego, Kaori, dammi
un’altra possibilità, sono disposto a fare qualsiasi cosa!- la supplicò
Keichi -Mi dispiace, ma non è possibile. Io non ti amo più, Keichi...Anzi,
forse non ti ho mai amato. È finita- detto questo, Kaori riattaccò Alle sei,
Kaori lasciò lo studio e tornò a casa per avere il tempo di prepararsi per la
cena. Per prima cosa si fece una doccia, poi, con addosso solo un asciugamano,
aprì l’armadio per decidere cosa indossare. Passò in rassegna tutti i suoi abiti
più eleganti, indecisa, e alla fine ne scelse uno nero, semplice, sorretto da
due sottili bretelline e con una gonna svasata, che partiva da sopra il
ginocchio per scendere appena sotto. Si truccò leggermente e indossò un paio di
sandali neri dal tacco alto. Quando ebbe finito, si guardò allo specchio.
“Niente male, davvero” si complimentò con se stessa “Già, ma perchè, o meglio,
per chi ti sei data tanto da fare?” le chiese una vocina nella sua testa.
Rifiutandosi di ascoltarla, e soprattutto di risponderle, Kaori afferrò la borsa
ed uscì. Suo fratello aveva prenotato un tavolo al ristorante del Bay Hilton
Hotel, uno dei più lussuosi di Tokyo. Dopo aver lasciato le chiavi della sua
auto al parcheggiatore, fece un respiro profondo ed entrò. Dio, era
tremendamente nervosa. Entrata nel ristorante, Kaori disse il suo nome al maître
e questi la condusse al tavolo di suo fratello. Si rilassò leggermente quando
vide che Hideyuki e Saeko erano soli. Chissà, forse Ryo aveva deciso di non
venire alla fine...Salutò i due futuri sposini baciandoli sulle guance e si
sedette. -Sei bellissima, sorellina- si complimentò con lei il
fratello -Grazie. Anche tu non sei niente male. Scommetto che è tutto merito
di Saeko, però- replicò Kaori con una nota divertita nella voce -Indovinato!-
confermò la poliziotta –Lo sai com’è tuo fratello, in quanto a gusto nel vestire
è davvero un disastro- -Hey, voi due, volete smetterla di prendermi in giro?-
piagnucolò Hideyuki mentre le due donne scoppiavano a ridere -Allora,
sbaglio o manca qualcuno all’appello?- si azzardò a chiedere Kaori -Ryo mi
ha appena chiamato. Arriverà con qualche minuto di ritardo- La donna sentì
che le sue speranze si infrangevano. Va beh, in fondo, con molta probabilità,
Ryo si sarebbe fermato a Tokyo solo per il matrimonio...poteva anche fare buon
viso a cattivo gioco per qualche giorno! Inoltre, le occasioni per incontrarsi
sarebbero state sicuramente poche... -Buonasera. Scusate per il
ritardo- Quella voce profonda, a lei molto familiare, la fece sobbalzare.
Alzò lo sguardo e lo vide. Non era cambiato per niente, notò. Alto più di un
metro e novanta, spalle ampie, fisico asciutto e muscoloso che neanche il
completo nero di ottimo taglio riusciva a nascondere, capelli neri, i tratti del
viso che sembravano scolpiti nel marmo...E i suoi occhi. Neri come la notte,
così profondi che a volte le era sembrato di annegarci dentro e sempre in grado
di farle battere il cuore a mille. Come in quel momento. Per un istante, i loro
sguardi si incrociarono e Kaori ebbe come l’impressione di tornare indietro di
sei anni. L’incantesimo fu spezzato dalla voce di Hideyuki: -Ryo, amico mio,
da quanto tempo!- esclamò alzandosi per salutarlo -Eh già, ti trovo
invecchiato, Maki- scherzò l’altro -Divertente come sempre...Scherzi a parte,
ti ricordi di Saeko?- -Certo, anche se al tempo la vostra relazione era solo
agli inizi. È un piacere rivederti, Saeko- le disse Ryo facendole un galante
baciamano -È un piacere anche per me, Saeba- gli sorrise lei -E
sicuramente ti ricordi anche di mia sorella Kaori...- continuò Hideyuki con una
strana luce negli occhi -Saeba...- lo salutò questa educatamente, ma anche
con una certa freddezza -Kaori...sei cresciuta...- replicò Ryo con un sorriso
affascinante Anche lei ebbe l’onore di ricevere un baciamano. Tuttavia, le
labbra dell’uomo si attardarono un istante di più sulla sua mano, inoltre, le
accarezzò lievemente il palmo con il pollice. Kaori arrossì suo malgrado. Con
disappunto, dovette ammettere che il tocco di Ryo era ancora in grado di farle
scorrere un brivido lungo tutto il corpo. Dio, era ancora più bella di come
se la ricordava. E non avrebbe mai creduto che questo fosse possibile. Quando
l’aveva conosciuta, Kaori aveva i capelli lunghi, mentre ora li portava corti.
Quel taglio accentuava la delicatezza del suo viso, facendola sembrare un
angelo. I suoi bellissimi occhi nocciola, così espressivi, la sua figura snella,
le sue lunghissime gambe, quante volte avevano popolato i suoi sogni? Quante
volte si era svegliato ardente dal desiderio di averla accanto a se, nel suo
letto? Lei era il motivo per cui aveva deciso di tornare a Tokyo, il suo lavoro
gli aveva solo fornito una buona occasione, era inutile mentire anche a se
stesso. Dalla prima volta che l’aveva vista, sei anni prima, Kaori era divenuta
la sua ossessione e, nonostante il tempo trascorso, niente era cambiato. La
desiderava. Ed era deciso ad averla. La cena si svolse normalmente, parlando
degli anni passati lontani e dell’imminente matrimonio. Kaori cercava in tutti i
modi di evitare di guardare Ryo, tenendo lo sguardo fisso sul proprio piatto e
intervenendo nella discussione il minimo indispensabile. Tuttavia, sentiva i
suoi occhi su di se, intensi e brucianti, e, quando suo fratello dirottò il
discorso sul suo lavoro, non poté fare a meno di guardarlo per rispondere alle
sue domande: -E così sei riuscita a diventare un’arredatrice come
desideravi- -Sì, sono socia con altre due persone di uno studio nel quartiere
di Shinjuku- -Davvero? Ho appena acquistato un palazzo in quel quartiere,
diventerà la sede centrale della mia società qui a Tokyo, e stavo proprio
cercando qualcuno che lo arredasse- -E vorresti che me ne occupassi io?- si
stupì lei –Non dirmi che Ryo Saeba, uno dei pezzi grossi del campo
dell’edilizia, non conosce un buon arredatore?- -Certo, è ovvio, ma sono
sicuro che tu, visto che mi conosci già, saprai accontentare meglio di chiunque
altro i miei gusti e le mie richieste- replicò lui con leggero sorriso sulle
labbra Kaori si irrigidì. -Vuoi dire che te ne occuperai
tu?- -Ovviamente, visto che intendo trasferirmi qui a Tokyo- Allora non
era in città solo per partecipare al matrimonio! Anzi, voleva tornare a vivere
lì! Questo sì che era un problema...un grande problema! Come faceva a lavorare a
stretto contatto con lui senza scannarsi? O saltargli addosso? “No!” si disse
“Questo non succederà mai!” -Allora ti sei deciso alla fine!- La voce di
suo fratello la riscosse dai suoi pensieri. -Sì, ho preso la mia decisione-
rispose Ryo senza staccare gli occhi da quelli di Kaori –Ho tutte le intenzioni
di rimanere a Tokyo...per sempre-
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
CAPITOLO 4 A quella notizia, una parte di Kaori
entrò in apprensione, mentre l’altra, con suo sommo disappunto, provò piacere
alla notizia che Ryo era tornato per restare. -Allora, cosa ne
pensi?- Kaori sobbalzò, ritornando alla realtà. -Di cosa?- -Del lavoro
che ti ho proposto- -Ehm...Dovrò parlarne con le mie due socie. Visto che si
tratta di arredare un intero palazzo dovremo occuparcene tutte e tre- In
realtà, quella era solo una scusa per prendere tempo. Era sicura che Sayaka e
Kasumi avrebbero fatto i salti di gioia alla notizia di dover lavorare per Ryo
Saeba. Senza contare il fatto che quel lavoro sarebbe stata un’ottima pubblicità
per il loro studio. -D’accordo. Però voglio che sia tu ad occuparti
dell’ultimo piano, quello che ospiterà il mio ufficio, quello della mia
segretaria e una sala conferenze, ci tengo molto che siano arredati come voglio
io...Sempre se deciderete di accettare, è ovvio- Dalla luce maliziosa che gli
brillava nello sguardo e dal sorrisetto ironico che gli curvava le labbra, Kaori
intuì che Ryo era certo che avrebbe accettato e che la sua era solo una scusa.
Quello sguardo la fece sentire una bambina sciocca. Fu salvata dall’arrivo del
cameriere, che portava loro il dessert. Kaori tirò un sospiro di sollievo
vedendo avvicinarsi la fine della serata. Aveva bisogno di restare sola, e
soprattutto di allontanarsi da Ryo, per ritrovare la calma e raccogliere le
idee. Ma le sue speranze furono presto infrante dal suo amato fratello: -Sei
venuto con la tua macchina, Ryo?- chiese questo mentre uscivano dal ristornate
A lei sembrò strana la domanda. A cosa interessava a Hideyuki con quale
mezzo di trasporto era arrivato il suo amico? -No, ho preso un taxi- rispose
Ryo –Infatti, è meglio se ne chiamo uno. Anche se a quest’ora sarà un’impresa
trovarne uno...- -Ma non ce n’è bisogno! Kaori può darti un passaggio!-
esclamò il poliziotto con un sorriso che andava da un orecchio
all’altro Kaori lo fulminò con lo sguardo. All’improvviso provava un intenso
istinto omicida nei confronti del suo “adorato” fratello. Ma come gli venivano
certe idee?! E perchè aveva la strana sensazione che stesse tramando qualcosa
dietro alle sue spalle? -Beh, se a Kaori non dispiace...- replicò Ryo
lanciandole uno sguardo di sfida Anche lui ebbe diritto ad
un’occhiataccia. -Nessun problema- rispose lei stampandosi un sorriso
educazione sulle labbra Usciti dall’hotel, i quattro si salutarono. Il
parcheggiatore portò prima la macchina di Hideyuki, perciò lui e Saeko furono i
primi ad andarsene. -Hideyuki Makimura, sei davvero tremendo!- esclamò la
poliziotta appena furono partiti -E perchè mai?- replicò lui con espressione
innocente –Non potevo di certo lasciare il mio migliore amico a piedi!- La
sua fidanzata si limitò a scuotere la testa con un sorriso divertito. Per la
millesima volta nel giro di un minuto, Kaori maledì suo fratello per la
brillante idea. Il piccolo abitacolo della sua Mini sembrava ancora più stretto
con Ryo al suo fianco. Lei manteneva lo sguardo fisso sulla strada, tuttavia
percepiva acutamente la presenza dell’uomo, l’odore del suo
dopobarba... Anche Ryo iniziava a dubitare che entrare in macchina con lei
fosse stata una buon decisione...I loro corpi erano così vicini che ogni volta
che Kaori cambiava una marcia gli sfiorava la coscia con la mano. Persino quel
leggero contatto bastava a farlo fremere di piacere. Per non parlare del suo
profumo...Una fragranza leggera e fiorita che lo inebriava...Cercava di evitare
di guardarla, ma i suoi occhi continuavano irrimediabilmente a cadere sulle sue
gambe, lasciate scoperte dalla gonna che si era leggermente alzata quando si era
seduta sul sedile. Dio, le mani gli formicolavano dalla voglia di accarezzare
quella pelle vellutata...Doveva assolutamente fare qualcosa per distrarre la
mente, altrimenti le sarebbe saltato addosso! -Perché ti comporti così?- la
sua voce roca ruppe il silenzio teso che si era creato -Così come?- gli
chiese lei fingendo di non capire -Lo sai, in modo così freddo, così
distaccato...Credevo che io e te fossimo amici, Kaori- -Io e te non siamo mai
stati amici- -Già, hai ragione- rispose lui dopo qualche secondo –Quello che
c’era tra noi non la definirei amicizia...- -Tra noi non c’era niente-
replicò Kaori fredda -Questa è una bugia, Kaori, e tu lo sai
bene- -Allora, vuoi dirmi dove devo portarti o devo leggerti nel pensiero,
Saeba?- fece lei ironica facendo finta di ignorare le sue ultime parole Ma
non poteva ignorare il fatto che il suo cuore si era messo a battere più
velocemente sentendole... -Una volta mi chiamavi Ryo...- -Sono passati sei
anni da allora e sono cambiate molte cose. Allora, l’indirizzo?- La guidò
verso le colline del quartiere di Roppongi, uno dei più ricchi della città, fino
ad un elegante palazzo di venti piani. Quando Kaori gli chiese come mai non
vivesse nella casa dei suoi genitori, nella zona di Meguro, Ryo
rispose: -Quella villa è troppo grande per abitarci da solo. Un giorno,
quando avrò una famiglia, forse...- Lei gli lanciò uno sguardo così
sconcertato da sembrare che avesse visto un marziano. -Beh, cosa c’è? Perchè
mi guardi così?- le chiese lui -Ryo Saeba, lo Stallone di Shinjuku, parla di
avere una famiglia?!- -Le persone cambiano, Kaori. Non sono più lo Stallone
di Shinjuku, non lo sono più da molto tempo...- Gli avevano dato quel
soprannome all’età di vent’anni. Era già da un po’ che aveva iniziato a
bazzicare per il quartiere più caldo della città e il gestore di un bar che era
solito frequentare gli aveva affibbiato quel titolo a causa del suo successo con
le donne. Ryo lo aveva trovato divertente, ci aveva anche scherzato sopra, ma
ormai lo trovava solo fastidioso. Perchè da quando aveva incontrato Kaori
Makimura qualcosa in lui era cambiato... -Sì, è vero, alcune persone
cambiano...ma altre no- replicò la donna Lui rimase in silenzio per qualche
istante, osservandola. Kaori si ostinava a tenere lo sguardo fisso davanti a se,
senza mai voltarsi verso di lui. -Perché non vuoi parlare di quello che è
successo quella sera?- Lei si irrigidì. -Perché non c’è niente da
dire- -Niente dici? Beh, io invece credo che ci sia molto da dire- fece lui
con voce dura -Sono passati sei anni, Saeba. Tu te ne sei andato negli Stati
Uniti, le nostre strade si sono divise...Quello che è successo fa ormai parte
del passato, dimentichiamolo- replicò lei con apparente
indifferenza All’improvviso, prima che Kaori potesse rendersi conto di quello
che stava succedendo, Ryo si avvicinò a lei e l’afferrò per la nuca, per poi
prendere possesso delle sue labbra. Fu un bacio abbastanza breve, ma così
intenso e passionale da farla fremere di eccitazione. -Primo: il mio nome è
Ryo- mormorò lui staccandosi da lei –Secondo: se dopo questo osi ancora dire che
quello che è successo sei anni fa non ha importanza e che tra noi non c’è
niente, allora vuol dire che menti anche a te stessa, Kaori- Detto questo,
aprì lo sportello e uscì dall’auto, lasciando una Kaori inebetita e scioccata.
Mio Dio...l’aveva baciata. E che bacio! -Maledizione!- imprecò colpendo il
volante con una mano Non poteva essere attratta da Ryo. Aveva già provato
l’esperienza sei anni prima e tutto quello che ne aveva ricavato era stato un
cuore spezzato. Non era altro che un playboy, un uomo che amava circondarsi di
donne, in cerca solo dell’avventura di una notte. Sì, diceva di essere cambiato,
ma lei non ci credeva. E non aveva nessuna intenzione di diventare un altro nome
sulla lista delle sue conquiste. Almeno, non per la seconda volta... Quella
notte, Ryo dormì pochissimo. Non fece altro che girarsi e rigirarsi nel letto,
ossessionato dall’immagine di Kaori, dei suoi occhi, delle sue labbra...Il
ricordo di come l’aveva sentita fremere quando l‘aveva baciata, del suo
corpo morbido tra le sue braccia, lo faceva impazzire. Impazzire dal desiderio
di baciarla di nuovo, di accarezzarla fino a farla gemere...Di farla sua. Gli
era bastato guardarla negli occhi per ritrovarsi all’improvviso consumato
dall’unico desiderio di portarla a letto. Letto? Rise quasi all’idea. Non
avrebbe potuto aspettare un letto. Il folle desiderio che provava per lei
richiedeva qualcosa di più immediato e di più trasgressivo. Un muro, un
pavimento...Magari una scrivania. Tuttavia, non era solo il desiderio fisico ad
essere in ballo. Era innamorato di lei. E voleva che fosse sua per sempre. Non
scherzava quando aveva detto di volere una famiglia, ma aveva omesso di dire che
la voleva con lei. Sei anni prima, quando si erano incontrati, Kaori l’aveva
colpito come mai nessun’altra era mai stato in grado di fare...Tuttavia, aveva
creduto che si trattasse solamente di attrazione fisica. Ma, quella sera di sei
anni prima, aveva provato qualcosa di indescrivibile, un’emozione intensa e un
appagante senso di completezza che mai aveva sperimentato. E, quando aveva
dovuto lasciare Tokyo, si era accorto che il dolore che provava non era dovuto
al fatto che stava lasciando la sua città o i suoi amici. No, lui soffriva nel
lasciare lei. E, da quel momento, non c’era stato un giorno in cui non l’avesse
pensata...o notte in cui non l’avesse sognata. Capiva il perchè della sua
freddezza nei suoi confronti, del suo risentimento. Il modo in cui se n’era
andato, senza dirle una parola o darle una spiegazione a parte un breve
biglietto...Eppure non aveva potuto fare altrimenti, era stato costretto ad
agire in quel modo. Ora doveva conquistarsi la sua fiducia e farle capire che
quello che c’era tra loro era troppo bello e prezioso per andare perduto.
Tuttavia, sentiva che non sarebbe stato facile. Dietro al suo comportamento, Ryo
aveva avvertito una sorta di fragilità, di paura...Ma paura di cosa? Kaori non
era mai stata una persona che fuggiva di fronte ai propri sentimenti. Anche sei
anni prima, quando si erano conosciuti, lei aveva fatto di tutto per
respingerlo, per resistergli, ma solo perchè aveva solo diciannove anni, era
giovane e ancora alle sue prime esperienze con tutto ciò che riguardava l’amore
e l’attrazione per l’altro sesso. Ora invece era cambiata e sentiva che si
nascondesse qualcosa dietro questo cambiamento.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
CAPITOLO 5 Come Kaori aveva previsto, le sue due socie
fecero i salti di gioia – letteralmente - quando annunciò loro che Ryo Saeba
voleva assumerle per arredare il suo nuovo palazzo. Lei invece non riusciva
proprio a condividere il loro entusiasmo, quell’incarico le metteva addosso
un’agitazione...Lavorare fianco a fianco con lui dopo quello che era successo
tra loro sei anni prima e dopo il bacio della sera prima non sarebbe stato per
niente facile. -Allora, voi due dovrete occuparvi della hall e dei piani che
ospiteranno gli uffici, mentre io mi occuperò dell’ultimo- spiegò alle due socie
cercando di assumere un tono professionale -E come mai? Di solito lavoravamo
insieme quando si trattava di incarichi di una certa importanza- le chiese
Kasumi stupita di quel cambiamento -Il fatto è che Ry...ehm...Saeba vuole che
sia ad occuparmi del suo ufficio. Dice che, visto che io e lui ci conosciamo
già, sarà più facile capire i suoi gusti- rispose Kaori con apparente
indifferenza -Mmh...Non sarà per caso che il caro signor Saeba ha anche
qualche altro motivo per volerti tutta per se?- fece maliziosa Sayaka -Ma che
dici? Sei impazzita?!- esclamò Kaori con enfasi arrossendo suo malgrado
–Figurati, non mi sta neanche simpatico! Però è un amico di mio fratello ed è un
cliente importante, perciò sto cercando di comportarmi in modo professionale,
tutto qui- -D’accordo, d’accordo, se lo dici tu...- disse la bionda
scambiandosi uno sguardo d’intesa con Kasumi La mattina dopo, Kaori si alzò
presto e si recò alla villa della famiglia Nogami. Il matrimonio si sarebbe
infatti svolto nel loro immenso giardino e lei, in qualità di testimone, doveva
andare ad aiutare la sposa a prepararsi. Inoltre, essendone anche
l’organizzatrice, doveva controllare che fosse tutto in ordine. Non ebbe
problemi ad oltrepassare il cancello, poiché la guardia che lo sorvegliava era
un amico di suo fratello e la conosceva molto bene. Gli uomini della
sorveglianza erano molti quel giorno e controllavano tutto il perimetro della
villa. Oltre che ad essere il matrimonio della figlia del prefetto, alla
cerimonia sarebbero state presenti tutte le personalità più potenti e più in
vista di Tokyo, un’occasione che avrebbe potuto far gola a molti criminali.
Mentre risaliva il viale che portava alla porta d’ingresso con a bordo della sua
Mini, Kaori notò un gran via vai di camerieri, intenti a sistemare le
decorazioni di fiori, le sedie di fronte all’arco in legno bianco sotto cui
Saeko e Hideyuki si sarebbero giurati eterno amore, i tavoli per il successivo
pranzo...E tutto sotto l’occhio attento del Prefetto Nogami, che sbraitava
ordini a destra e a manca. “Poverini, come li capisco!” pensò scuotendo la testa
mentre saliva i gradini che portavano al grande portone d’ingresso, la busta con
dentro il suo abito sul braccio. Un secondo dopo che ebbe suonato il campanello,
le aprì la governante, che la condusse poi alla camera da letto di Saeko. Le
due, aiutate da Reika e Yuka, si misero all’opera per aiutarla a truccarsi,
pettinarsi e vestirsi. In realtà, Yuka, la più piccola delle sorelle Nogami, era
più che altro intenta a prendere appunti sul suo computer portatile. Nonostante
avesse solo 15 anni, infatti, era già decisa su quale carriera avrebbe
intrapreso: voleva diventare una scrittrice. In particolare, una scrittrice di
gialli, e il mestiere delle due sorelle era la sua fonte di ispirazione
maggiore. Anche Reika, infatti, era una detective della polizia di Tokyo, con
grande orgoglio del padre, che stravedeva per tutte e tre le figlie. Alle
9.30 la sposa era pronta e lo stesso valeva per le altre tre. Saeko indossava un
abito da sposa color avorio, composto da un corpetto in raso con una grande
scollatura che lasciava scoperte le spalle e una gonna lunga e aderente, che si
allargava solo leggermente alla fine per creare un leggero strascico. Aveva
raccolto i capelli in un morbido chignon, da cui sfuggivano alcune ciocche che
le incorniciavano il viso. Per Kaori aveva invece scelto un abito rosso scuro,
che si intrecciava dietro la nuca, lasciando scoperta la schiena, con un ricamo
di fiori sul corpetto e con una morbida e lunga gonna. Lei avrebbe voluto
scegliere qualcosa di un colore un po’ più tenue, ma Saeko era stata
irremovibile. -Sei bellissima, Saeko- le disse Kaori mentre questa si
rimirava allo specchio -Anche tu, Kaori. Tutti gli uomini ti ronzeranno
intorno oggi- le rispose l’altra -Non ricominciare...Te l’ho già detto, per
il momento non voglio relazioni. Sto bene così- -Sì, sì, lo dicevo anch’io
prima di incontrare tuo fratello...A proposito, andresti da lui a controllare
che sia tutto a posto? Non vorrei che combinasse qualche disastro con il suo
vestito- -Hai ragione, meglio se vado da lui- Kaori uscì dalla stanza di
Saeko e si diresse verso quello assegnata al fratello, nell’ala opposta del
piano. Bussò leggermente e, dopo che suo fratello ebbe lanciato un “avanti”,
entrò. Anche Hideyuki era ormai pronto, mancava solo la cravatta, ma il futuro
sposo sembrava avere qualche problema con il nodo. -Oh, ciao sorellina.
Caspita, sei bellissima!- esclamò l’uomo -Grazie- Kaori fece un piccolo
inchino, poi gli chiese:-Vuoi che ti aiuti con la cravatta?- -Te ne sarei
eternamente grato- Lei gli si pose davanti ed iniziò ad armeggiare con i due
lembi dell’indumento. -Sei nervoso?- gli chiese dopo un po’ -Da morire-
ammise lui –Ma anche molto felice- -Ed io lo sono per voi due. Saeko è la
donna giusta, fratellone, sono orgogliosa di te- -Grazie mille,
sorellina- I due si abbracciarono con affetto, poi Kaori si rimise al lavoro
per annodargli la cravatta. Aveva quasi terminato, quando bussarono alla
porta. -Avanti!- esclamò Hideyuki -Sono venuto a vedere come sta lo sposo-
disse Ryo entrano nella stanza Kaori si irrigidì. Per poi sciogliersi come
neve al sole quando si voltò verso di lui. Vestito con uno smoking nero, Ryo era
assolutamente stupendo. Non poté fare a meno di ripensare al bacio che le aveva
dato due sere prima e sentì che il suo cuore accelerava anche solo al
ricordo. Dal canto suo, Ryo era rimasto altrettanto incantato dalla vista di
Kaori. Con quel vestito che le faceva risaltare il mogano dei capelli e il
nocciola degli occhi, era semplicemente divina. Se non ci fosse stato anche suo
fratello nella stanza, di sicuro si sarebbe arreso al desiderio prorompente di
baciarla che provava. -Ahem...Allora, hai finito con la cravatta, Kaori?- le
chiese in quel momento Hideyuki con un sorrisino divertito sulle
labbra -Cosa? Oh, sì, la cravatta...Sì, ho finito- balbettò lei tornando
sulla terra –Beh, devo andare giù a controllare che sia tutto in ordine e poi
tornare da Saeko. Tu vai a metterti al tuo posto, la cerimonia sta per
iniziare- Mentre Kaori gli passava affianco, Ryo le lanciò: -Sei
bellissima, Kaori. Mi invidieranno tutti quando ti vedranno al mio
braccio- Quelle parole furono pronunciate con tono cortese e gentile, ma la
luce che lei vide brillare nei suoi occhi era tutto fuorché questo. Kaori gli
lanciò un “grazie” e si affrettò ad uscire dalla stanza. Si era scordata che, in
quanto testimone della sposa, lei doveva recarsi all’altare al braccio del
testimone dello sposo. Aveva sperato di poter limitare i contatti con Ryo il più
possibile, ma a quanto pare il destino era contro di lei! In giardino era stato
tutto sistemato come lei aveva chiesto e ora tutto era pronto per cominciare. “E
ci credo!” pensò Kaori con un sorrisino divertito “Con il Prefetto come cane da
guardia nessuno ha il coraggio di sgarrare!” Era una bellissima giornata di fine
agosto, il cielo era completamente privo di nuvole e illuminato da un radioso e
caldo sole. La giornata non era molto afosa, ma per evitare agli ospiti disagi,
Kaori aveva fatto installare una struttura in legno bianco, sullo stesso stile
dell’arco per gli sposi, anch’essa decorata con nastri e fiori bianchi come le
sedie, i tavoli e persino gli alberi circostanti. Poco dopo le dieci la
cerimonia ebbe inizio. Kaori cercò di non far caso ai battiti accelerati del suo
cuore, mentre si dirigeva al suo posto al braccio di Ryo e, per tutta la durata
della cerimonia, evitò accuratamente di guardare nella sue direzione. Tuttavia,
era acutamente cosciente della sua presenza a pochi metri da lei, del suo
sguardo bruciante, e, quando arrivò il momento di firmare il registro, le loro
mani si sfiorarono nello scambiarsi la penna, facendole correre un brivido che
si propagò dal braccio a tutto il corpo. Anche Ryo lo aveva sentito. Lo
sentiva ogni volta che le era vicino. Tra loro c’era un legame che andava al di
là della semplice attrazione fisica...Kaori era il suo destino. Per tutta la
durata della cerimonia, non aveva potuto fare a meno di divorarla con lo
sguardo, immaginando come sarebbe stato se al posto di Maki e Saeko ci fossero
stati loro due. Nella sua mente, l’aveva vista fasciata in un lungo abito
bianco, mentre attraversava una chiesa gremita di gente per raggiungerlo
all’altare...E pensare che, fino a qualche anno prima, se qualcuno gli avesse
detto che un giorno avrebbe desiderato sposarsi, gli avrebbe riso in faccia! Ma
era innamorato di quella donna, lei era fatta per lui soltanto...Doveva solo
convincere anche lei di questo semplice fatto.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
CAPITOLO 6 Dopo la cerimonia, si dette inizio al
ricevimento, con cibo e champagne a volontà. Kaori sedeva al tavolo degli sposi,
insieme a Ryo e alla famiglia di Saeko, ma anche durante il pranzo preferì
conversare con Reika e Yuka, ignorando volutamente l’uomo che le stava di
fronte. Tuttavia, non aveva tenuto in conto il suo caro
fratellino... -Allora, Kaori, cosa ne pensano le tue socie del lavoro che ti
ha proposto Ryo?- le chiese ad un certo punto -Non mi sembra il caso di
parlare di lavoro il giorno del tuo matrimonio...- replicò lei lanciandogli
un’occhiataccia -In realtà, io avrei una certa urgenza di sapere se
accettate il lavoro- intervenne Ryo –Altrimenti dovrò rivolgermi a
qualcun’altro...- -Accettiamo- disse Kaori fredda –Questo lavoro è importante
per il futuro del nostro studio, ti assicuro che faremo un ottimo
lavoro- -Oh, non ne dubito. Sono convinto che la nostra sarà una proficua
collaborazione- rispose lui con una luce maliziosa negli occhi Dopo il
sontuoso pranzo, fu il turno del taglio della torta, servita poi a tutti gli
ospiti, e, successivamente, l’orchestra prese posto sul palco ad essa assegnato
ed iniziò a suonare. Come da tradizione, i primi ad iniziare a ballare furono i
due novelli sposi.
There is something that I see In the way you look at me There's a
smile, there's a truth in your eyes But an unexpected way On this
unexpected day Could it mean this is where I belong It is you I have
loved all along
Kaori stava guardando Hideyuki e Saeko che si muovevano al ritmo di quelle
dolci note teneramente allacciati, un sorriso colmo d’affetto sulle labbra,
quando una figura le si parò davanti. Sorpresa, alzò lo sguardo per incontrare
quello di Ryo. -Ti va di ballare?- le chiese porgendole la mano
It's no more mystery It is finally clear to me You're the home my
heart searched for so long And it is you I have loved all along
Kaori guardò quella mano grande e forte che le veniva offerta, incerta se
accettare o meno. Ballare con lui sarebbe stata una mossa pericolosa, ma,
d’altronde, rifiutare un suo invito avrebbe destato la curiosità di
tutti... -Andiamo, Kaori, mi hai evitato per tutto il giorno, non ti sembra
il momento di concedermi una tregua?- la esortò Ryo con uno dei suoi sorrisi
migliori –Oppure vuoi che la gente inizi a chiedersi perchè la sorella dello
sposo ce l’abbia tanto con il suo migliore amico?- Punta sul vivo, Kaori posò
la mano in quella di lui, lasciandosi condurre sulla pista da ballo.
There were times I ran to hide Afraid to show the other side Alone
in the night without you But now I know just who you are And I know you
hold my heart Finally this is where I belong It is you I have loved all
along
Ryo la prese tra le braccia e la strinse a se, godendosi quel contatto così
da tempo desiderato. Il suo corpo morbido e sottile contro il suo, grande e
forte, il suo profumo, dolce e inebriante...Era questo che aveva sognato in quei
sei anni in cui erano stati lontani. Gli bastava averla lì, tra le sue braccia,
per sentirsi completo.
It's no more mystery It is finally clear to me You're the home my
heart searched for so long And it is you I have loved all along
Kaori si lasciò andare nel suo abbraccio. Non sapeva perchè, ma non si era
mai sentita così bene come in quel momento, sembrava che quello fosse il suo
posto. Eppure, non riusciva ad avere fiducia in lui. Quello che era successo sei
anni prima e quello e la sua relazione con Keichi l’avevano cambiata.
Over and over I'm filled with emotion Your love, it rushes through
my veins And I am filled With the sweetest devotion As I, I look
into your perfect face
In quei minuti in cui ballarono insieme, il mondo intorno a loro sembrò
sparire. Tra loro c’era qualcosa che di molto profondo, un legame che li univa e
che in quel momento era percepibile da chiunque. Anche Hideyuki e Saeko, che
ballavano a pochi centimetri da loro, se ne erano accorti: -Hai visto,
tesoro? Il mio piano sta dando i suoi frutti...- disse lui alla moglie -Hai
ragione. Si vede lontano un miglio che quei due sono innamorati- -Già.
Tuttavia, credo che non sarà facile far capitolare Kaori. Però, a questo ci
penserà Ryo...-
It's no more mystery It is finally clear to me You're the home my
heart searched for so long And it is you I have loved It is you I have
loved It is you I have loved all along
Appena la canzone ebbe fine, Kaori si staccò da Ryo e si allontanò dalla
pista da ballo. Aveva bisogno di mettere una certa distanza tra loro, di
rimanere sola per raccogliere le idee. Si allontanò dal trambusto della festa,
trovando rifugio tra un gruppo di alberi. Con un sospiro, si appoggiò ad un
tronco e chiuse gli occhi. Dentro di se, maledisse il suo corpo e come esso
reagiva ogni volta che Ryo le era vicino. Non poteva essere ancora attratta da
lui, non doveva! Lui le avrebbe spezzato il cuore un’altra volta e lei non
poteva permetterselo. Non avrebbe potuto sopportarlo, non questa volta.
-Perché fai così?- Una voce a lei ben nota irruppe nei suoi pensieri.
Aprì gli occhi e scoprì che Ryo l’aveva seguita. Era stato così silenzioso che
non se n’era nemmeno accorta. -Se non ti spiace, vorrei rimanere sola- gli
disse fredda -Perché ti comporti in questo modo?- ripeté lui come se neanche
l’avesse sentita -In quale modo?- -Mi eviti, sei fredda e scostante,
quando cerco di avvicinarmi fuggi...- -Io non fuggo proprio da nessuno!- lo
interruppe Kaori -Ah no? E prima sulla pista da ballo, allora?- -Volevo
solo allontanarmi un po’ dalla confusione. Il mondo non gira intorno a te, caro
mio- -Senti Kaori, per le prossime settimane lavoreremo insieme, per non
parlare del fatto che tu sei la sorella di Maki e io il suo migliore amico, per
cui capiterà di incontrarci in futuro, allora perchè non proviamo ad andare
d’accordo?- -Andare d’accordo? Io e te?! Questo non succederà mai. Mi
sforzerò di essere civile finché lavoreremo insieme perchè questo incarico è
importante per me, ma questo è tutto. Non aspettarti altro da me. Non so se
l’hai notato, Saeba, ma non ti sopporto, sei arrogante...- Kaori non ebbe il
tempo di finire la frase, perchè le labbra di Ryo si posarono con violenza sulle
sue. Fu un bacio esigente, passionale, punitivo. Per un attimo, lei fu tentata
di lasciarsi andare, ma resistette e cercò di respingerlo. Lui non la lasciò
andare, così Kaori passò alle maniere forti: gli morse un labbro. -Ma sei
impazzita?!- esclamò Ryo scostandosi da lei -Se ti azzardi a baciarmi
un’altra volta farò anche di peggio!- replicò la donna bellicosa -Invece lo
farò di nuovo se tu ti ostini a chiamarmi Saeba. Il mio nome è Ryo- Kaori lo
fulminò con lo sguardo. -Se non ti dispiace, vorrei tornare alla
festa- Fece per andarsene, ma lui la trattenne. -Lunedì farò visitare a te
e alle tue socie il palazzo che dovrete arredare. Tieni, questo è l’indirizzo,
vi aspetto alle nove- le disse porgendole un biglietto -Bene. A lunedì-
replicò Kaori glaciale prima di voltargli le spalle e andarsene Ryo la guardò
allontanarsi, ammirando il suo passo aggraziato, la sua figura snella, il modo
in cui ondeggiavano i suoi fianchi...Era bella da morire. Così dolce e generosa,
ma anche così forte e combattiva. Si passò la lingua nel punto in cui l’aveva
morso. Era come una gatta che drizzava il pelo e tirava fuori gli artigli,
mettendosi sulla difensiva, e questo, Dio sa per quale motivo, gli piaceva. Non
si sarebbe dato per vinto per niente al mondo. Kaori provava qualcosa per lui,
lo sentiva, tuttavia ce l’aveva con lui per come se n’era andato sei anni prima.
Doveva spiegarle com’erano andate le cose, il motivo per cui l’aveva fatto. Si
ricordava bene come si era sentito mentre l’aereo che lo avrebbe portato negli
Stati Uniti decollava...Come se qualcuno gli avesse strappato il cuore dal
petto. Eppure, vi era stato costretto. Ora però aveva tutto il resto della sua
vita per farsi perdonare e per conquistarla. Dopo aver salutato Hideyuki e
Saeko, in partenza per la loro luna di miele nelle Filippine, Kaori decise di
tornarsene a casa e si diresse perciò verso la sua auto. Stava cercando le
chiavi nella sua auto, quando una figura uscì dall’ombra, facendola sobbalzare
dalla paura. -Scusami, non volevo spaventarti- L’uomo avanzò in modo che
lei potesse vederlo in viso. -Keichi! Cosa ci fai qui? E come hai fatto ad
entrare?- -Ho approfittato della confusione per la partenza di tuo fratello e
sua moglie, avevo bisogno di parlarti- -Mi sembra di averti già detto che noi
due non abbiamo più niente da dirci- -Kaori, dammi un’altra possibilità, io
non posso vivere senza di te- la supplicò il suo ex -Dovevi pensarci prima.
Tra noi è finita e niente mi farà cambiare idea, perciò vattene- rispose lei
fredda voltandogli le spalle e avviandosi alla sua macchina -No! Non me ne
andrò di qui finché non accetterai di darmi un’altra possibilità!- esclamò
Keichi con durezza afferrandola per il braccio -Lasciami andare- sibilò
Kaori cercando invano di liberarsi -Non puoi trattarmi così, Kaori!- l’uomo
la strinse a se –Tu mi appartieni e non ho intenzione di rinunciare a
te!- -Non dire sciocchezze, io non appartengo a nessuno e men che meno a te.
Ora lasciami andare!- Kaori iniziava ad essere spaventata. Keichi non
sembrava intenzionato a lasciarla andare e lei sapeva fino a dove potesse
arrivare quando era arrabbiato. -Ti conviene ascoltarla- intervenne
all’improvviso una terza voce Sorpresa, Kaori si voltò e vide Ryo a pochi
metri da loro. -E tu chi diavolo saresti?- sibilò Keichi -Quello che ti
spaccherà la faccia se non le togli immediatamente le mani di dosso- La voce
di Ryo era dura e i suoi occhi freddi e minacciosi fissavano l’altro brillanti
d’ira. Con il suo metro e novanta e il suo fisico muscoloso, era un avversario
temibile agli occhi di chiunque...Compreso Keichi. -D’accordo, me ne vado- si
arrese, poi, voltandosi verso Kaori:-Ma io e te abbiamo ancora un discorso in
sospeso- Detto questo, sparì velocemente inghiottito dalle tenebre. -Stai
bene?- chiese Ryo avvicinandosi a Kaori -Sì, ti ringrazio- rispose lei
sollevata -Chi era quello?- -Keichi, il mio ex- -Ed è già successo che
ti abbia messo le mani addosso?- Kaori sobbalzò, colpita dalla sua
acutezza. -Senti, ti sono molto grata per essere intervenuto, ma la mia vita
privata non è una cosa che ti riguarda- -Non sono cieco, Kaori, ho visto la
paura nei tuoi occhi prima, eri terrorizzata. Scommetto che non è la prima volta
che quel Keichi si comporta così con te, non è vero?- insistette lui -Non so
di cosa tu stia parlando. Buonanotte, Ryo- replicò lei ostentando indifferenza
salendo sulla sua Mini Ryo osservò i fari posteriori della sua auto divenire
sempre meno visibili, finché non scomparvero dalla sua vista. Era in grado di
leggere negli occhi di Kaori come un libro aperto e sapeva che lei gli aveva
mentito. Non gli piaceva per niente quel Keichi. Prima, quando lo aveva visto
metterle le mani addosso aveva sentito un istinto omicida sommergerlo. Se avesse
osato farle del male, lo avrebbe fatto a pezzi. Inoltre, era convinto che quella
storia non si sarebbe conclusa lì ed era preoccupato per lei. Doveva
assolutamente saperne di più.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
CAPITOLO 7 Quella notte Kaori non riuscì a chiudere
occhio. L’episodio di Keichi l’aveva spaventata più di quanto non volesse
ammettere. Inoltre, non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Ryo, gli
occhi resi ancora più scuri dall’ira, la voce minacciosa, mentre intimava al suo
ex di andarsene. In quel momento la sua paura era scomparsa, perchè lui era lì,
per proteggerla...Lui era in grado di farla sentire al sicuro come nessun’altro
sapeva fare. Anche sei anni prima, tra le sue braccia, aveva provato la stessa
sensazione. Riandò indietro con la mente a quel tempo, a quando lei e Ryo si
erano conosciuti... - INIZIO FLASHBACK – Stava per arrivare l’estate e
Kaori si era appena diplomata. Lei, Eriko e Kasumi una sera avevano deciso di
uscire a festeggiare le loro future carriere: Kaori aveva appena ricevuto una
borsa di studio per una delle più prestigiose scuole di arredamento di Tokyo, la
stessa a cui si era iscritta Kasumi, mentre Eri era stata assunta per lavorare
da un famoso stilista. Si erano recate in una discoteca del quartiere di
Shinjuku ed avevano iniziato a scatenarsi. Ad un certo punto, Kaori si era
diretta al bancone per ordinare qualcosa da bere, ma nel farlo aveva
accidentalmente urtato qualcuno. -Oh, mi scusi- L’uomo si era voltato e
Kaori aveva avuto un tuffo al cuore: davanti a lei c’era il più bel esemplare di
maschio che lei avesse mai visto. Alto, fisico prestante, capelli neri che gli
ricadevano sulla fronte in un ciuffo ribelle e due profondi occhi neri. In altre
parole, quell’uomo era Ryo. -Beh, se vuoi che ti perdoni dovrai concedermi un
ballo- aveva replicato lui con un sorriso seducente Lei era stata tentata di
accettare...Se non fosse che in quel momento era arrivata una bionda tutta curve
che gli si era appiccicata addosso. -Ryo, tesoro, da quanto tempo non ci
vediamo! Non mi hai più chiamato...- -Ehm...scusa, piccola, ma ne parliamo
un’altra volta, ok?- Aveva congedato in fretta la bionda e si era poi rivolto
di nuovo a Kaori, che lo guardava con malcelato disprezzo. -Forse è meglio se
rimandiamo quel ballo, vedo che sei molto occupato al momento...- gli disse con
sarcasmo prima di voltarsi e andarsene “E ti pareva! Incontro un bel ragazzo
e quello non è altro che un playboy incallito!” La sua tesi fu poi confermata da
Kasumi, che le raccontò della fama di quello che chiamavano lo “Stallone di
Shinjuku”. Aveva cancellato quell’episodio e aveva continuato a divertirsi con
le sue amiche. Tuttavia, qualche settimana più tardi... -Ciao
fratellone, sono a casa!- -Finalmente! Quante volte devo dirti che non voglio
che tu stia in giro da sola dopo il tramonto!- -Scusami- gli disse
baciandolo su una guancia –La lezione è durata più del previsto- poi vide la
tavola apparecchiata per tre –Abbiamo ospiti a cena? Ti sei deciso a portare a
casa la tua ragazza?- -Neanche per sogno. Io e Saeko ci frequentiamo solo da
poco- rispose Hideyuki -E allora chi è?- -Ryo...- -Vuoi dire Ryo, il
tuo migliore amico sin dai tempi delle superiori, che non hai mai voluto che io
conoscessi?- si stupì Kaori -Proprio lui- le confermò il fratello -E come
mai adesso lo inviti a cena? Hai cambiato idea?- -Ormai sei adulta, non c’è
più bisogno che io ti controlli 24 ore su 24, sai difenderti da
sola- -Difendermi? Caspita, e chi è, Jack lo
Squartatore?- -Spiritosa...Ryo è una brava persona, solo che...gli piacciono
un po’ troppo le donne- Prima che Kaori potesse replicare, il campanello
suonò e Hideyuki andò ad aprire. Lei ne approfittò per spiluccare qualcosa dalla
tavola, ma quando si voltò per accogliere il loro ospite, per poco non si
strozzò. Davanti a lei c’era il tizio che l’aveva invitata a ballare qualche
settimana prima, ossia lo “Stallone di Shinjuku”. -Tu?!- esclamò
sorpresa -Guarda chi si rivede...Così sei tu la sorellina di Maki- replicò
lui mentre un sorriso sensuale gli incurvava le labbra -Sono felice che ti
ricordi di me, con tutte le persone che hai conosciuto quella sera...- fece
Kaori con sarcasmo Oh, eccome se si ricordava di lei! Quella sera era rimasto
letteralmente folgorato da lei, era la più bella ragazza che avesse mai visto.
Un viso dai lineamenti delicati, capelli lunghi color mogano, due enormi occhi
nocciola, un corpo da favola...Si era maledetto un milione di volte per come
erano andate le cose quella sera, ma ora aveva avuto la fortuna di incontrarla
di nuovo. Peccato che fosse la sorella di Maki, che in quel momento li stava
guardando con un’espressione assolutamente sconcertata dipinta in volto. -Voi
due vi conoscete già?- chiese Hideyuki -Ho avuto questo dispiacere- rispose
Kaori acida -Ci siamo incontrati per caso in una discoteca qualche settimana
fa- disse invece Ryo -Capisco...- mormorò l’amico perplesso, poi sembrò avere
un’illuminazione:-Aspetta, non dirmi che...ci hai provato con mia
sorella?!- -Ehi, amico, non arrabbiarti, non sapevo che fosse tua sorella-
cercò di difendersi l’altro –Comunque, non ci siamo ancora presentati
ufficialmente- disse poi rivolgendosi a Kaori –Ryo Saeba, è un piacere
conoscerti Kaori- Le prese la mano e se la portò alle labbra. -Non posso
dire lo stesso- replicò lei fredda ritraendo la mano In realtà, era irritata
più con se stessa che con lui, perchè, quando le sue labbra le avevano sfiorato
la mano, un brivido di piacere le aveva percorso la schiena. Inutile dire che
l’atmosfera a cena era alquanto tesa. Ryo e Kaori continuavano a lanciarsi
frecciatine, lui si divertiva a stuzzicarla sfoderando tutte le sue arti
amatorie e lei gli rispondeva con tono sarcastico e sprezzante. Il tutto mentre
Hideyuki cercava di sedare gli animi. In realtà aveva notato gli sguardi bramosi
che il suo amico lanciava a Kaori. Ed era sicuro che neanche lei fosse rimasta
completamente immune al fascino di Ryo... Da quella sera, infatti, Ryo
iniziò, stranamente, a frequentare molto più spesso l’appartamento dei Makimura.
Non lo avrebbe mai ammesso con il suo migliore amico, ma Kaori lo attirava in
modo incontrollabile. La desiderava. Era attratto da lei con una forza che non
aveva mai sperimentato prima. Eppure lei lo respingeva con tutte le sue forze, e
forse era anche per questo che gli piaceva. Kaori era una sfida...E Ryo adorava
le sfide, perchè le vinceva sempre. Tuttavia, non era solo quello. Lei gli
piaceva veramente. Gli piaceva il suo viso, il suo corpo, ma gli piaceva anche
la luce che le si accendeva negli occhi quando era emozionata o arrabbiata.
Un pomeriggio andò persino ad aspettarla fuori dalla scuola di arredamento
dove studiava. Non sapeva perchè l’aveva fatto...Forse perchè in quel giorno,
che per lui aveva un significato particolare, non aveva voglia di rimanere da
solo. La vide uscire circondata da un gruppetto di amici, rideva e scherzava
con loro. Se possibile, era ancora più bella quando sorrideva. Kaori non si
aspettava minimamente di trovarlo lì. Come ogni volta che lo vedeva, il cuore le
fece un balzo nel petto. Mollemente appoggiato al tronco di un albero, le
braccia incrociate sul petto, jeans e maglietta nera, i capelli leggermente
scompigliati, era assolutamente magnifico. -E tu cosa ci fai qui?- gli
chiese -Beh, passavo da queste parti e ho pensato di venire a farti un
salutino- rispose Ryo scrollando le spalle con noncuranza -E chi ti ha detto
che io studiavo qui?- -Maki- “E ti pareva!” Kaori alzò gli occhi al
cielo. -Ricordami di dire al mio caro fratellino che dovrebbe imparare a
tenere un po’ di più la bocca chiusa! Comunque, mi dispiace, ma ho avuto una
giornata pesante, non ho propria voglia di discutere con te oggi- Fece per
andarsene, ma Ryo la fermò afferrandola per un polso. -Aspetta, Kaori. Non
andartene, ti prego- Il tono con cui lo disse e i suoi occhi in quel momento
così malinconici la sorpresero e le arrivarono dritti al cuore. Non l’aveva mai
visto con quell’espressione, sembrava quasi che le stesse chiedendo
aiuto. -D’accordo- rispose alla fine -Grazie- le sorrise lui –Ti va di
venire in un posto con me?- Kaori annuì e Ryo la prese per mano, dirigendosi
verso la sua Bmw. Durante il tragitto rimasero in silenzio, lei guardava fuori
dal finestrino, godendosi la città al tramonto, mentre lui guidava assorto.
Arrivati a destinazione, Ryo le prese di nuovo la mano. La teneva fermamente
nella sua e non sembrava intenzionato a lasciarla. Ma a Kaori quel contatto non
dispiaceva per niente. Il solo stargli vicino la faceva sentire felice, il
calore della sua mano sulla sua e del suo corpo così vicino le facevano battere
il cuore a mille. Si era innamorata di lui. Era inutile negarlo ancora, almeno a
se stessa, era innamorata cotta di Ryo Saeba. Ma come era potuto succedere? Come
aveva potuto innamorarsi di un playboy incallito, dello “Stallone di Shinjuku”?
Eppure, in quel momento, non le sembrava per niente un donnaiolo pronto a
rimorchiare la prima bella ragazza che gli capitava sotto gli occhi. Aveva uno
sguardo così pensieroso, come se la sua mente fosse distante mille miglia, ma
Kaori vi poteva leggere anche una vena di tristezza. Guardandosi intorno,
vide che erano in una zona un po’ fuori Tokyo, circondata da verdi colline.
Davanti a loro si stagliava una piccola chiesa e Kaori si chiese perchè fossero
lì. -Allora, non sei curiosa?- le chiese Ryo rompendo il
silenzio -Curiosa?- ripeté lei chiedendosi se per caso non le leggesse nel
pensiero -Di sapere per quale motivo siamo qui e perchè ti ho portato
qui- -Beh, sì, sono un po’ curiosa, ma se non ti va di parlarne non c’è
problema...- -Oggi è l’anniversario della morte dei miei-
-Oh...Capisco- Ora Kaori si spiegava molte cose. Lei sapeva bene come ci
si sentiva quando si perdeva una persona cara. Passarono accanto alla chiesa
e la ragazza scorse l’entrata di un piccolo cimitero. Ryo la condusse davanti
alla tomba dei suoi genitori. -I miei amavano molto i posti come questi,
immersi nel verde, perciò quando sono morti ho voluto io che venissero
sotterrati qui- le disse Ryo Kaori si immaginò un Ryo sedicenne, costretto ad
affrontare il dolore per l’improvvisa morte dei suoi genitori e quell’immagine
le straziò il cuore. Poi si ricordò che suo fratello le aveva raccontato che Ryo
era stato cresciuto da uno zio. -Avevi un buon rapporto con tuo zio?- gli
chiese -Sì, mi ha aiutato molto...Tuttavia, mio zio Rei era un ex agente
governativo in pensione, non si era mai sposato e non aveva idea di come fare
per stare dietro ad un sedicenne. Con questo non voglio dire che non gli voglio
bene o che non gli sono grato per quello che ha fatto per me, però...- -Non è
stato come crescere con l’affetto di due genitori- finì Kaori per
lui -Già...- Ryo si voltò a guardarla –Sapevo che mi avresti capito. Maki mi
ha raccontato quello che avete dovuto passare- -Sì, ti capisco- mormorò
stringendogli la mano che lui teneva ancora Rimasero ancora qualche minuto,
poi tornarono alla macchina. -Ti andrebbe di venire a cena con me?- le
chiese Ryo ad un certo punto -Ma...Maki si chiederà dove sono finita...-
esitò Kaori -Maki è impegnato con un caso questa sera. Per favore, Kaori,
cena con me- le sorrise lui Come si faceva a resistere a quel sorriso? Lei
proprio non ci riusciva. Mise da parte tutti i suoi dubbi e decise di godersi
quei momenti con Ryo senza pensare a niente, né al passato, né al futuro, ma
concentrandosi solo sul presente. -Va bene, cenerò con te- Passarono una
serata bellissima. Ryo la portò a cena in un ristorante italiano, poi
passeggiarono per le vie del centro, divertendosi ad osservare gli artisti di
strada, mangiando un gelato e parlando di tutto e di niente, imparando a
conoscersi reciprocamente. Kaori non si era mai sentita così felice. Ryo la
faceva sentire speciale, come se per lui in quel momento niente fosse più
importante di lei. Era già uscita con altri ragazzi al liceo, ma mai nessuno le
aveva fatto provare delle emozioni così intense. Era quasi mezzanotte quando
Ryo la riaccompagnò a casa. -Grazie per essere rimasta con me oggi- le disse
lui davanti al portone del palazzo -Non c’è di che. E poi sono stata bene-
rispose lei arrossendo leggermente e abbassando lo sguardo -Perché non è
sempre così tra di noi, Kaori?- le chiese Ryo dopo qualche attimo di
silenzio -Tu...vorresti veramente che fosse sempre così?- Lui la obbligò
a guardarlo negli occhi alzandole il mento con un dito. -Sì- mormorò prima di
chinarsi a baciarla Inizialmente fu un bacio dolce, un lento assaporarsi
delle loro labbra, poi Ryo la strinse di più contro di se e cercò la lingua di
lei con la sua, rendendolo più appassionato. Ryo aveva immaginato quel
momento da quando l’aveva vista per la prima volta, ma la realtà era decisamente
molto meglio della fantasia. Kaori sapeva di gelato alla fragola, le sue labbra
erano così morbide che avrebbe potuto continuare a baciarla all’infinito. Il
corpo di lei contro il suo gli faceva desiderare di più, voleva sentire la sua
pelle di seta contro la sua, il suo calore avvolgerlo, ma era anche cosciente
che sarebbe stato troppo presto. Con uno sforzo estremo, mise fine al bacio e si
staccò leggermente da lei. Entrambi respiravano affannosamente e i loro cuori
battevano all’impazzata. -Kaori...- mormorò Ryo con voce roca -No...ti
prego, non dire niente. Io...devo andare- balbettò lei prima di sparire di corsa
dietro il portone del suo palazzo Lui non cercò di fermarla. Sapeva che era
confusa e che aveva bisogno di riflettere, perciò, sebbene a malincuore, girò i
tacchi, salì sulla sua auto e se ne andò.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
IF-cap 8
CAPITOLO 8
- IL FLASHBACK CONTINUA...
–
-Si può sapere cosa è successo tra
te e mia sorella?- gli chiese Hideyuki con sguardo
indagatore
Lui e Ryo quella sera avevano
deciso di uscire a bere qualcosa e ora si trovavano in uno dei tanti bar di
Shinjuku.
-Niente...Perchè me lo chiedi?-
rispose Ryo con apparente noncuranza
-È da un paio di giorni che
continuate ad evitarvi. Avete litigato di nuovo?-
-Non più del
solito-
In realtà era Kaori quella che lo
stava evitando. Aveva cercato di andare a casa di Maki quando sapeva per certo
che c’era anche lei, ma o usciva appena lui arrivava oppure si rinchiudeva in
camera sua. Allora aveva tentato di chiamarla quando suo fratello non era in
casa, ma c’era sempre la segreteria telefonica. Alla fine aveva deciso di andare
ad aspettarla fuori dalla scuola di arredamento, ma Kaori era riuscita a
sfuggirli prendendo al volo un taxi. Accidenti a lei! Ma perchè si comportava
così?
-Mmh...Ho la strana impressione che
mia sorella ti piaccia molto...- gli disse in quel momento Hideyuki con un
sorrisetto malizioso
-Starai scherzando spero?! Senza
offesa, ma tua sorella non è proprio il mio tipo!-
-Sarà come dici tu, ma tra di voi
c’è una certa alchimia-
-Quella che tu chiami “alchimia” è
in realtà antipatia reciproca-
-Va bene, mi sarò sbagliato- disse
Hideyuki con un tono che diceva tutto il contrario –Senti, domani devo recarmi
fuori città per un caso e dovrò stare via per qualche giorno, potresti tenere
d’occhio mia sorella? Sempre se non ti chieda troppo vista la vostra “antipatia
reciproca”...-
-Maki, non so se l’hai notato, ma
la tua sorellina ha 19 anni, è adulta ormai- replicò Ryo facendo finta di non
notare il tono ironica con cui aveva pronunciato l’ultima
frase
-Lo so, ma mi sentirei più
tranquillo sapendo che ci sei tu con lei-
-D’accordo, ci penserò io a
lei-
In realtà, a Ryo non dispiaceva per
niente doverlo fare. Senza saperlo, Maki gli aveva offerto un’ottima occasione
per riuscire a parlare finalmente con Kaori.
La sera successiva, infatti, si
presentò all’appartamento in cui lei e il suo migliore amico vivevano, deciso a
non andarsene di lì finché lei non gli avesse dato una spiegazione. Suonò il
campanello. Sentì i passi di Kaori avvicinarsi e la immaginò guardare dallo
spioncino. Tuttavia, la porta non venne aperta.
-Kaori, apri, lo so che ci sei-
disse con tono deciso
Kaori esitò. Sapeva di comportarsi
in modo stupido e infantile con Ryo, prima evitandolo e ora lasciandolo ad
aspettare fuori dalla porta, ma era confusa. Fino a qualche giorno prima credeva
di detestarlo e invece ora si riscopriva ad amarlo. Tuttavia, non era un’illusa,
sapeva che Ryo non l’amava. La desiderava magari, ma niente di più. E lei non
era sicura di riuscire ad avere una relazione con lui sapendo che molto presto
si sarebbe stancato e l’avrebbe lasciata.
-Che cosa ci fai qui?- gli chiese
alla fine attraverso la porta
-Tuo fratello mi ha detto di venire
a controllare che tu stessi bene- le rispose lui
-Beh, sto bene e comunque non ho
bisogno di un baby-sitter-
-Kaori, aprimi, dobbiamo parlare-
Kaori esitò e Ryo si
spazientì:
-Ti avverto, non me ne andrò di qui
finché non mi farai entrare, a costo di rimanere anche tutta la
notte-
Sapeva che sarebbe stato in grado
di farlo. O peggio ancora di buttare giù la porta. Con un sospiro, aprì la
porta, senza tuttavia pronunciare una parola e piazzandosi al centro dell’uscio
per impedirgli di entrare.
Ryo attese, ma quando lei si limitò
a guardarlo chiese:
-Non hai intenzioni di invitarmi ad
entrare?-
La sua espressione era a dir poco
feroce, il corpo così teso che lei vedeva ogni singolo muscolo ben delineato
sotto la camicia e i jeans. Per l’ennesima volta, si chiese come riuscisse ad
avere un aspetto tanto ammaliante da far venire l’acquolina in
bocca.
-Sì o no?-
Kaori non aveva mai avvertito una
simile irritazione in lui e, benché la situazione fosse perfettamente sotto
controllo, questo la rendeva incerta. Le dava l’impressione di una belva pronta
a balzare sulla preda. E in quel momento era lei che aveva quel ruolo. Ryo non
aveva accennato a muoversi, tuttavia Kaori indietreggiò lo stesso di un
passo.
-Non credo che farti entrare
sarebbe una buona idea...- cominciò, ma dovette strillare per la sorpresa e
quasi rimangiarsi le parole quando Ryo la sollevò di peso e la spostò di lato,
così da crearsi uno spazio per passarle accanto
-Beh, accidenti, che modi...-
sbottò asciutta richiudendo la porta con un colpo secco –Accomodati
pure...-
Quelle parole sarcastiche le
morirono in gola non appena lui le mise le sue grandi mani sulle braccia e la
spinse contro la porta chiusa
-Sai che mi stai facendo impazzire,
vero?- chiese con voce roca
-Ryo...-
Quella fu l’ultima parola che Kaori
riuscì a pronunciare prima che la bocca di lui scendesse sulla sua. Si mosse su
quella di Kaori senza posa, frenetica e impaziente. Non si era reso conto di
quanto fosse teso, di quanto avesse bisogno di un suo segnale, finché le dita di
Kaori non gli si conficcarono nelle spalle attirandolo ancora di più contro il
suo corpo. Ecco ciò di cui aveva avuto bisogno tutto il giorno. Diavolo, ne
sentiva il bisogno da settimane! Lei fra le sue braccia, mentre arcuava il corpo
verso il suo e gli cingeva il collo con le braccia, emettendo gemiti di piacere
che minacciavano di scioglierlo seduta stante. Spinto dall’urgenza, le tracciò
una scia di baci fino al collo, risalendo poi a mordicchiarle un lobo. Kaori
pronunciò con un gemito il suo nome.
-Adoro il suono del mio nome sulle
tue labbra- sussurrò –Mi dice che ti sto facendo impazzire almeno un
po’-
-Un po’ tanto- lo rassicurò lei
fremendo –Perchè sei venuto?-
-Mi sei
mancata-
-Davvero?-
-Moltissimo. Perchè mi hai evitato
in questi giorni?-
-Avevo bisogno di
riflettere-
-E sei arrivata ad una
conclusione?- le chiese Ryo serio
Kaori deglutì con difficoltà. Non
era facile dire quello che aveva in mente con lui così
vicino.
-Io...credo che non sia una buona
idea...- balbettò
-Cosa non è una buona idea?- fece
lui scuro in volto
-Un storia tra noi due. È meglio se
dimentichiamo quello che è successo e...-
-Non posso dimenticarlo, Kaori- la
interruppe lui –Anzi, non posso fare a meno di pensarci...e di desiderarti. Ti
voglio...- le sfiorò le labbra con le sue -E credo che anche tu mi voglia come
ti voglio io-
Ryo abbassò la testa e la baciò con
passione e dolcezza. Kaori si sentì invadere da una sensazione di completezza
che allo stesso tempo le toglieva ogni capacità di
resistere.
-Che c’è di male nell’essere
attratti l’uno dall’altro?-
Questa volta il bacio che le diede
fu molto più lungo e intenso: la lingua di lui le si insinuò nella bocca,
invadendola, e a quel punto lei sentì che le gambe non la reggevano
più.
-Allora, lo vedi che non c’è nulla
di male?-
-Tu mi confondi,
Ryo-
-Benissimo, voglio confonderti.
Voglio che tu sia confusa quanto lo sono io dal primo istante in cui ti ho
vista. Voglio che il mio tocco ti faccia rabbrividire e i miei baci dischiudere
come un fiore di prima mattina-
Era come se lui stesse facendo
l’amore con lei con le sue parole, un’esperienza che Kaori non aveva mai
sperimentato prima. Si chiese come sarebbe stato fare veramente l’amore con lui
e il solo pensiero bastò a farla fremere di eccitazione. Eppure, i suoi timori
non erano del tutti scomparsi e Ryo lo capì.
-Kaori, io non voglio forzarti a
fare niente che tu non voglia. Se tu non ti senti pronta e hai bisogno di un po’
di tempo, me ne vado. Non voglio spaventarti-
Detto questo, si staccò da lei, le
sfiorò la fronte con le labbra e si avviò alla porta.
Lei sentì all’improvviso freddo
senza le braccia forti di lui attorno al suo corpo. Non voleva che se ne
andasse. Voleva che la baciasse, che la accarezzasse...che facesse l’amore con
lei. Non le importava se non l’amava, non le importava del futuro, tutto quello
che voleva era lui.
-Ryo, aspetta- lo
fermò
Lui si fermò e si voltò verso di
lei.
-Non andartene, ti prego...Resta
con me stanotte- gli chiese Kaori arrossendo
-Sei sicura?-
-Sì-
Ryo la prese nuovamente tra le
braccia e la baciò con passione. Nel frattempo, una mano si insinuò sotto la sua
maglietta. Il gemito che sfuggì dalle labbra di Kaori lo invitò a continuare.
Lentamente, senza smettere di baciarla, la spinse verso il divano e ve la fece
distendere, sovrastandola poi con il proprio corpo. Iniziò a spogliarla,
accarezzando e baciando ogni millimetro di pelle che veniva esposta alla sua
vista, e poi si tolse a sua volta i vestiti. Kaori trattenne il fiato da quanto
era bello. Aveva un corpo perfetto: muscoloso, proporzionato, possente...Iniziò
ad accarezzarlo, inizialmente con gesti timidi, poi sempre più
sicuri.
Il respiro di Ryo era sempre più
affannoso. Quelle mani piccole e delicate sul suo corpo lo stavano facendo
impazzire. Mai, con nessun’altra donna, aveva provato delle sensazioni così
intense.
-Ryo...io...ecco...- balbettò Kaori
arrossendo ancora di più –Questa...è la prima volta per
me-
Lui le fece un sorriso dolcissimo.
La sua piccola Kaori...Era orgoglioso di essere il primo per lei, orgoglioso del
dono che lei stava per fargli.
-Ti prometto che non ti farò male.
Ti fidi di me?-
Kaori annuì senza alcuna
esitazione. Ryo sentì un tuffo al cuore di fronte a quegli occhi così fiduciosi
e sinceri. Non resistette alla tentazione di assaggiare nuovamente le sue
labbra. Nel frattempo, una mano scese ad accarezzarle il seno, strappandole un
gemito di piacere. Ben presto, la bocca prese il suo posto, mentre la sua mano
scendeva verso il centro della sua femminilità. Lei si strinse di più a lui,
pronunciando il suo nome con affanno. Quando sentì che era pronta, Ryo si
posizionò fra le sue gambe e scivolò lentamente in lei...
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
CAPITOLO 9
- IL FLASHBACK CONTINUA
-
Il giorno seguente, Kaori si
svegliò sdraiata sul corpo di Ryo, a causa dello spazio ristretto che il divano
offriva loro. Ma a lui questo non sembrava dispiacere vista l’espressione sul
suo viso e il modo in cui la stringeva a se...Per qualche minuto, restò a
contemplare quel viso affascinante, sentendosi la ragazza più felice della
terra. Aveva fatto l’amore con lui ed era stato bellissimo. Anzi, meraviglioso!
Nonostante per lei fosse stata la prima volta, Ryo era stato così dolce e così
attento che il dolore che aveva sentito era stato minimo rispetto al piacere che
l’aveva invasa. Non resistendo alla tentazione, gli scostò un ciuffo di capelli
dalla fronte e gli sfiorò le labbra con le proprie. Poi, non contenta, fece lo
stesso sulla guancia e sul collo.
-Mmh...non fermarti- mormorò lui
all’improvviso
-Allora sei sveglio!- esclamò lei
sorpresa alzando il viso verso il suo
-Da un po’...- ammise Ryo con un
sorriso malizioso –Ma volevo godermi questo delizioso risveglio- disse poi prima
di baciarla
-Ryo, non cominciare...- replicò
Kaori quando sentì la sua mano sul seno –Devo andare a
lezione-
Ma nonostante le sue proteste, il
suo respiro divenne affannoso.
-Mmh...devi proprio?- fece lui
contro il suo collo
-Sì, devo
proprio-
La ragazza riuscì a liberarsi della
sua presa e a correre in bagno prima che la riacciuffasse, indossando nel
tragitto la sua camicia per coprirsi. Si infilò sotto la doccia con un sorriso
beato stampato sul viso. Poco dopo, sentì la porta del bagno aprirsi e
all’improvviso si ritrovò Ryo sotto la doccia con lei.
-Ryo! Cosa stai facendo?- esclamò
Kaori
-Beh, se facciamo la doccia insieme
faremo prima, no?- rispose lui prima di prendere possesso della sua bocca
Quando finalmente entrambi furono
vestiti e pronti per uscire, Ryo la accompagnò alla scuola di arredamento con la
sua auto. Kaori ricevette non pochi sguardi di invidia dalle ragazze presenti
quando videro quel meraviglioso esemplare di maschio scendere e fare il giro per
aprirle la portiera.
-Ci vediamo stasera- le disse
prendendola tra le braccia
-Mmh...Non mi ricordo di aver
ricevuto qualche invito da parte tua...- replicò lei scherzosa –Potrei anche
avere altri impegni-
-Beh, dovrai cancellarli, mia cara-
fece Ryo stando al gioco –Non vorrai perderti l’occasione di uscire con un bel
ragazzo come me?-
-Oh, ma come siamo modesti!- rise
lei prima che le loro labbra si unissero
Quella sera, Kaori varcò la porta
di casa canticchiando allegramente, eccitata dalla serata che le si prospettava.
Sentendola entrare, suo fratello sbucò dalla cucina:
-Ciao,
sorellina-
-Yuki, sei tornato! Ma non dovevi
stare via per qualche giorno?-
-Sì, ma ho risolto il caso prima
del previsto. Perchè? Non sei contenta di vedermi?- fece lui con quella che
voleva essere un’espressione abbattuta
-Ma certo che sono contenta,
fratellone!- rise Kaori abbracciandolo
In quel momento, però, si accorse
che Hideyuki aveva un’espressione non molto felice.
-Sei sicuro che vada tutto bene?
Hai un’aria strana...-
-Sì, tutto bene. È solo che prima
ho visto Ryo...-
“Non gli avrà mica detto di noi
due?” si chiese Kaori
-E allora?-
-Se n’è andato- le disse il
fratello con uno strano sguardo
Il cuore di Kaori si fermò. Come se
n’era andato? Dove? Cos’era successo?
-Oh...E come mai?- indagò cercando
di assumere un tono neutro anche se dentro si sentiva
morire
-Problemi di famiglia...Non mi ha
spiegato molto bene-
-E per quanto starà
via?-
-Non sa con precisione, ma
probabilmente per molto tempo. Ah, mi ha detto di darti questa- Hideyuki le
porse una busta –Giuro che non l’ho letta...anche se è curioso che ti abbia
lasciato un messaggio visto che non andavate molto
d’accordo...-
Kaori ignorò le allusioni che si
nascondevano dietro quella frase, prese la busta e si chiuse in camera propria.
Con mani tremanti, estrasse la lettera che Ryo le aveva
indirizzato:
Kaori,
non sai quanto mi dispiace
andarmene in questo modo, ma non posso fare altrimenti. Andarmene proprio ora è
l’ultima cosa che vorrei fare, te lo giuro, ma non dipende da me, perciò ti
prego di perdonarmi. La notte che abbiamo
passato insieme è stata bellissima e io non la dimenticherò mai. Non so dirti
quando, ma ti prometto che un giorno ci rivedremo. Sii felice, mia piccola Kaori
e tieni d’occhio tuo fratello. Ryo.
- FINE FLASHBACK
–
Kaori si rigirò nel letto per
l’ennesima volta. Da quel giorno Ryo non si era fatto più né sentire, né vedere.
Era evidente che per lui quella notte non aveva avuto lo stesso significato che
per lei. Un incontro casuale, una notte d’amore come tante altre...In effetti,
lui non le aveva mai detto di amarla. Ma Kaori non era stata più la stessa da
quel giorno. Aveva donato tutta se stessa ad un uomo e questo se n’era andato. I
pochi ragazzi che aveva frequentato in seguito erano stati solo un tentativo di
cancellare Ryo Saeba dal suo cuore. Pensava anche di esserci riuscita...ma
doveva ammettere che non era così. Era ancora innamorata di lui, inutile mentire
anche a se stessa. Tuttavia, Ryo non avrebbe mai dovuto saperlo, sarebbe stato
troppo umiliante. Lui sembrava voler riprendere da dove avevano interrotto, ma
Kaori non avrebbe ceduto. Per lui era solo attrazione fisica, ma per lei era
molto di più. E quando lui si fosse stancato, l’unica a soffrirne sarebbe stata
lei.
Il giorno dopo, Kaori fu svegliata
dallo squillo insistente del telefono. Con un borbottio indistinto, spinse il
braccio verso il comodino e afferrò la cornetta:
-Pronto?-
mugugnò
-Sorellina, non dirmi che eri
ancora a letto?! Sono le 11.30!- esclamò la voce di suo
fratello
-Yuki, è domenica mattina e ieri
sera sono andata a letto molto tardi-
Che bugiarda! In realtà era rimasta
sveglia fino all’alba a pensare a Ryo.
-Va bene, scusami allora. Chiamavo
solo per sentire come andavano le cose-
-Fratellone, sei in luna di miele,
santo cielo! Non puoi goderti la vacanza e rilassarti un
po’?-
-E io che mi preoccupavo per te,
bella riconoscenza!- si finse offeso Hideyuki
-E per quale oscuro motivo eri
preoccupato per me?- replicò Kaori
-Beh, magari tu e Ryo avere
ricominciato a litigare...-
-Non preoccuparti- lo interruppe
lei con sarcasmo –Il tuo migliore amico è ancora tutto intero, non l’ho ancora
squartato. Sai com’è, finché non avrò finito il mio lavoro e lui non mi avrà
pagato mi serve vivo!-
-Cercherò di essere rassicurato
dalle tue parole...- fece il fratello ironico
-Ma veramente hai chiamato solo per
questo?-
-In realtà...è stata Saeko ad
obbligarmi a chiamarti. Dice che sta letteralmente morendo dalla curiosità di
sapere qual’è il regalo di nozze che tu e suo padre ci avere fatto e che ti farà
arrestare se non sputi il rospo-
Kaori scoppiò a ridere. Il padre di
Saeko aveva acquistato per loro una villetta nel quartiere di Harajuku e aveva
chiesto a lei di arredarla, senza però dire nulla a sua figlia o a Hideyuki.
Sapendo quanto Saeko fosse curiosa, aveva deciso di lasciarla sulle spine fino a
dopo il viaggio di nozze, come piccola rivincita per tutte le volte che
disubbidiva ai suoi ordini approfittando del fatto che era sua figlia. “Con che
razza di famiglia si è andato a imparentare mio fratello!” pensò Kaori scuotendo
la testa con rassegnazione.
-Mi dispiace, ma preferisco
rischiare la galera che la morte e suo padre mi scannerà viva di sicuro se ve lo
dico-
-Non puoi neanche darmi un indizio?
Una piccola, minuscola traccia?- la pregò il fratello
-Non ti dirò niente di
niente-
-Che sorella crudele!-
In quel momento, squillò il
campanello.
-Mi piacerebbe continuare questo
scambio di affettuosità, ma ora devo lasciarti, suonano alla porta. Salutami la
mia cognatina e non azzardarti a richiamare finché la tua luna di miele non sarà
finita!-
-Agli ordini,
capo!-
Mentre salutava Hideyuki e
riattaccava, Kaori si avviò alla porta e controllò dallo spioncino chi aveva
suonato. Il suo viso si adombrò quando vide Keichi. “Perfetto, adesso me lo
ritrovo anche davanti alla porta!” pensò con ironia mista a timore. Per nulla al
mondo lo avrebbe fatto entrare, avrebbe fatto finta di non essere in casa. Ma le
sue speranza furono presto infrante:
-Kaori, lo so che ci sei, ho
sentito che parlavi al telefono- le disse attraverso la
porta
-Vattene, Keichi-
-Non ci penso nemmeno. Questa volta
non c’è il tuo Saeba a proteggerti, perciò dovrai
ascoltarmi!-
-Senti, cos’è che non hai capito
della parte “lasciami in pace, non voglio più vederti”, eh?- replicò lei con
pesante sarcasmo per mascherare la paura
-Aprimi,
Kaori!-
Lei sobbalzò quando Keichi iniziò a
prendere a pugni la porta.
-Ti ho detto di andartene! Se non
lo fai, giuro che chiamo la polizia!-
La minaccia, unita al fatto che i
vicini di Kaori cominciavano ad affacciarsi richiamati dal rumore, lo
convinse.
-E va bene, me ne vado. Ma non
riuscirai a sfuggirmi ancora per molto, Kaori!-
Sentendo i suoi passi allontanarsi,
Kaori si accasciò contro la porta, cercando di calmare i battiti furiosi del
proprio cuore. Keichi era veramente pazzo! Ma come aveva fatto a stare con un
tipo del genere per quasi un anno?! Fortunatamente, poco dopo la chiamò Eriko
per invitarla ad uscire e lei non se lo fece ripetere due volte. Non voleva
restare in casa con il rischio che Keichi ritornasse.
-Allora, sputa il rospo: cosa c’è
che non va?- le chiese all’improvviso Eriko mentre camminavano in direzione del
Cat’s Eye dopo un pomeriggio trascorso a fare shopping
-Cosa ti fa pensare che ci sia
qualcosa che non vada?- replicò Kaori
-Andiamo, Kaori-chan, ti conosco
meglio di chiunque altro e capisco subito quando c’è qualcosa che ti
preoccupa-
Aveva ragione, ad Eriko non
riusciva mai a nascondere niente, era capace di leggerle dentro. Proprio come
Ryo. “Oh, maledizione!” imprecò mentalmente “Ma per quale motivo ogni minima
cosa mi fa pensare a lui, accidenti?!”
-Si tratta di Keichi...- ammise
alla fine
-Ancora? Non dirmi che è tornato
alla carica?!- esclamò arrabbiata Eriko
L’altra
annuì.
-Ieri sera si è presentato al
matrimonio di mio fratello e stamattina mi ha bussato alla porta...Anzi, per
poco non la sfondava, a dire la verità!-
-Kaori, questa storia è andata
avanti abbastanza. Perchè non ti decidi a chiedere aiuto a tuo
fratello?-
-Non se ne parla, Hideyuki non deve
venire a sapere di quello che è successo con Keichi. Eriko, tu sei l’unica che è
a conoscenza di tutta la storia e così devono rimanere le
cose-
-D’accordo, ma io sono preoccupata
per te, Kaori-chan-
-Non devi. Troverò un modo per
risolvere questa faccenda- le rispose Kaori con una sicurezza che era ben lungi
dal provare
-Beh, potresti chiedere a Ryo Saeba
di farti da guardia del corpo- le disse Eriko maliziosa –Sono sicura che
accetterebbe immediatamente!-
-Neanche morta!- replicò l’altra
con uno sguardo nero spingendo la porta del Cat’s Eye
Appena entrata nel locale,
tuttavia, si bloccò di colpo. Davanti a lei, seduto al bancone, c’era proprio
lui.
Bello come sempre, vestito con un
paio di jeans e una maglietta bianca, Ryo stava chiacchierando amabilmente con
Miki. Alla vista del sorriso affascinante che lui rivolgeva alla bella barista,
Kaori non poté impedirsi di provare una fitta di gelosia.
-Ehm...Eri, dopo tutto non ho poi
così tanta voglia di questo caffé...- disse alla sua amica dietro di
lei
-Come mai questo improvviso cambio
di idea? E poi io sì che ne ho voglia- replicò la stilista superandola e
dirigendosi al bancone
Quando Eriko vide Ryo seduto al
bancone, capì subito il motivo di quello strano
comportamento.
-Parli del diavolo...Eh, Kaori?- le
lanciò divertita
-Questo sì che è destino...- in
quel momento Ryo si girò sullo sgabello e le sorrise
La squadrò da capo a piedi con uno
sguardo bramoso. Quel giorno Kaori indossava un paio di jeans attillati e un top
a fascia rosa antico con un ricamo di perline e paillettes sul davanti che
disegnava un motivo a forma di farfalla. L’indumento le lasciava scoperte le
spalle, permettendogli di ammirare la delicata e leggermente abbronzata pelle di
Kaori e facendolo morire dalla voglia di assaporarla. Per cercare di evitare di
saltarle addosso in un locale pubblico, si voltò verso la persona che gli stava
di fianco:
-Posso presentarti Mick Angel, vice
presidente della mia società ed amico?-
-È un piacere conoscerla, signorina
Makimura- la salutò cordialmente l’americano facendole il
baciamano
Kaori pensò che quel tipo le
ricordava molto Ryo. Nonostante fosse più basso di circa dieci centimetri,
avesse i capelli biondi e gli occhi azzurri, c’era qualcosa nel suo sguardo che
lo accomunava all’uomo che gli stava di fianco. Lanciando un’occhiata a
quest’ultimo, notò lo sguardo nero che rivolse all’amico, che ancora le teneva
la mano tra le sue. Felice di potersi concedere una piccola rivincita, sfoggiò
il migliore dei suoi sorrisi e disse a Mick:
-Chiamami pure Kaori e diamoci del
tu, va bene Mick?-
-È un onore per me- replicò
l’altro
Riprendendo possesso della sua
mano, Kaori si rivolse ad Eriko e la presentò ai due
uomini.
-Finalmente la conosco, signor
Saeba, ho sentito tanto parlare di lei!- esclamò Eriko lanciando uno strano
sguardo a Kaori
-Diamoci pure del tu, gli amici di
Kaori sono anche amici miei- rispose lui con un sorriso –Comunque, spero che
quello che le hanno detto siano state cose positive-
Prima che Eriko potesse dire
qualsiasi cosa, Kaori intervenne nel discorso:
-Come mai conosci questo locale? È
stato aperto da poco, mentre tu eri ancora negli Stati Uniti-
-In realtà, conosco il
proprietario, Umibozu, e così ho colto l’occasione per venirlo a salutare e per
conoscere Miki, sua moglie-
Kaori si chiese in quale modo un
uomo d’affari importante come lui e un ex-mercenario potessero essersi
conosciuti, ma lo tenne per se.
-Salve a tutti, sono tornata!-
esclamò una voce femminile in quel momento
Kaori si voltò verso la nuova
arrivata e le andò incontro per abbracciarla:
-Kazue! Allora, come è andato il
convegno?-
-Noioso come al solito, ma sai
com’è, il Doc ci tiene ad essere aggiornato sulle ultime novità riguardanti la
medicina, perciò mi devo rassegnare-
Kazue Natori, una bella ragazza dai
capelli neri e gli occhi castani, era la vicina di casa di Kaori. Era
un’infermiera che lavorava per un anziano medico in uno studio privato che
questo aveva ricavato nella sua grande casa. Le due erano diventate amiche da
subito e ben presto anche Kazue era diventata parte del gruppo.
-Allora, com’è andato il matrimonio
di tuo fratello?- le chiese questa
-Bene, anche se ho deciso che non
organizzerò mai più un matrimonio in vita mia, troppo faticoso!- rispose Kaori
ridendo
Poi, presentò la sua amica a Ryo e
Mick e non poté fare a meno di notare lo sguardo particolare che la sua amica e
l’americano si scambiarono al momento di stringersi la mano. Quei due sembravano
piacersi e Kaori, da brava cupido qual’era, decise di tenerli d’occhio. Adorava
aiutare i suoi amici nelle relazioni di coppia, non per niente era stato grazie
ai suoi consigli se Hideyuki aveva trovato il coraggio di chiedere a Saeko di
uscire!
Restarono a chiacchierare del più e
del meno e poco dopo nel locale entrò anche Umibozu, il marito di Miki. Chiunque
li vedesse, pensava immediatamente che quella fosse la coppia più strana sulla
faccia della terra, Kaori stessa lo aveva pensato: un gigante alto due metri e
grosso come un armadio sposato con una bella ragazza mora non si vedeva di certo
tutti i giorni! Tuttavia, vedendoli insieme si capiva subito quanto i due si
volessero bene. Inoltre, nonostante l’aspetto minaccioso, Umibozu era una delle
persone più buone e gentili che Kaori avesse mai incontrato. Senza contare il
fatto che era così timido che arrossiva per ogni complimento o gesto affettuoso!
Quell’uomo le piaceva e le ispirava fiducia, era una persona su cui si poteva
sempre contare.
Umibozu, Ryo e Mick si salutarono
come vecchi amici, poi, con la scusa di far vedere a questi ultimi come avevano
sistemato l’appartamento, i tre sparirono al piano superiore. Kaori lo trovò
molto strano e chiese a Miki in che occasione si fossero incontrati i tre
uomini, ma la barista fu molto vaga, dicendo che non lo sapeva nemmeno lei con
precisione e che le sembrava fosse successo ad una festa in cui Umibozu faceva
da guardia del corpo.
-Beh, io sono proprio sfinita,
credo che me ne andrò a casa- disse in quel momento Kazue
-Ti accompagno, tanto è arrivato il
momento anche per me di andare- si offrì Kaori
Le due donne salutarono perciò Miki
ed Eriko e lasciarono il locale, incamminandosi in direzione del loro palazzo.
Il sole stava tramontando sulla città ed in giro per il quartiere non c’erano
molte persone, Shinjuku si sarebbe realmente animata solo da lì a qualche ora,
all’apertura dei locali notturni.
-Allora quello era il famoso Ryo
Saeba, il migliore amico di tuo
fratello tornato dagli Stati Uniti- le disse Kazue durante il
tragitto
-Esatto- si limitò a rispondere
Kaori
-Davvero affascinate...E mi è anche
sembrato di capire che a lui tu piaci molto...-
-Credevo fossi troppo presa dal suo
amico, Mick Angel, per notare qualsiasi altra cosa- replicò l’altra cercando di
sviare il discorso
-Beh, devo ammettere che lo trovo
niente male-
-Sì, è affascinante, te lo concedo,
ma se frequenta un tipo come Ryo sicuramente sarà un donnaiolo come lui-
-Noto una certa animosità nella tua
voce...Eppure, da come ti guardava, mi era sembrato di capire che l’affascinante signor Saeba abbia un
certo interesse per te...-
Kaori arrossì fino alla punta dei
capelli.
-Ti sbagli, quello guarda così
tutte le donne-
-Invece non mi sbaglio, quell’uomo
non aveva occhi per te. Dimmi, c’è stato qualcosa fra voi
due?-
-In realtà...qualcosa c’è stato sei
anni fa- ammise l’altra –Ma è uno sbaglio che non ho nessuna intenzione di
ripetere-
-E così quella è la donna per cui
hai perso la testa, eh?- commentò Mick appena la porta che conduceva
all’appartamento di Miki e Umibozu veniva chiusa dietro di loro –Devo dire che
ora che l’ho vista capisco perchè non hai fatto che pensare a lei per gli ultimi
sei anni...-
Ryo gli lanciò
un’occhiataccia.
-Ti avverto, stai lontano da lei,
Mick-
-Ehi, per chi mi hai preso? Non ci
proverei mai con la donna che ami! E poi...preferisco concentrare le mie
attenzioni alla sua amica, Kazue-
-Ed ecco il playboy che torna alla
carica...-
-No, questa volta è diverso...-
disse Mick diventando improvvisamente serio –Non so come spiegarlo, ma...ho
sentito qualcosa quando i nostri sguardi si sono incrociati. Come se una scossa
elettrica mi avesse attraversato il corpo. Sento che lei è diversa dalle
altre...Forse potrebbe essere la donna giusta, quella che mi farà dimenticare
tutte le altre- l’americano notò che l’amico lo stava fissando intensamente –Mi
trovi stupido?-
-Tutt’altro- rispose serio Ryo –È
la stessa cosa che ho provato io con Kaori. Sin dal nostro primo incontro,
qualcosa dentro di me è cambiato. Lei è l’unica donna per me...Solo che l’ho
capito tardi e forse ora l’ho persa per sempre-
-Non credo proprio, amico. Ho visto
come ti guarda, Kaori è pazza di te. Tuttavia, c’era anche paura nei suoi
occhi...-
-Lo so- lo interruppe l’amico –Ma
non è solo paura di me, c’è qualcos’altro...E credo che questo qualcosa abbia a
che fare con il suo ex, Keichi- si rivolse ad Umibozu –Tu sai niente su di
lui?-
-Solo quello che mi ha detto Miki:
lui e Kaori sono stati insieme per circa un anno, poi, all’improvviso, lei ha
deciso di lasciarlo. Non si sa il motivo, però Miki dice che da quel momento
Kaori non è più la stessa. Tuttavia, ogni volta che mia moglie cerca di
indagare, lei cambia discorso o dice che non ne vuole
parlare-
-Per caso sai il suo nome per
intero?-
-Keichi Nishioka. È un
architetto-
Ryo tornò a rivolgersi a
Mick.
-Cerca di scoprire più cose
possibili su di lui. Quell’uomo non mi convince per
niente-
-Consideralo già fatto- rispose
l’americano
-Bene, che ne dite di venire al
motivo per cui siamo qui?-
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
IF-cap 10
CAPITOLO
10
La mattina dopo, Kaori si preparò
con molta cura all’incontro con Ryo. Indossò una gonna grigia sopra il ginocchio
e una camicetta bianca, cercando di avere un aspetto il più serio e
professionale possibile. Si recò allo studio dove aveva appuntamento con Sayaka
e Kasumi e insieme si diressero poi al palazzo di Ryo. Lui le stava già
aspettando e, dopo che Kaori gli ebbe presentato le sue due socie, decisero di
mettersi subito al lavoro. Le condusse a visitare il palazzo, partendo
dall’immenso atrio e salendo poi ai vari piani. Il palazzo era davvero molto
grande e molto bello e Ryo aveva le idee chiare su quello che voleva, perciò non
fu difficile capire cosa poteva riscontrare la sua approvazione. Le tre
arredatrici erano già piene di idee, che lui ascoltava con attenzione e
approvava quasi sempre di buon grado.
Alla fine non rimase altro che
l’ultimo piano, quello di cui si sarebbe dovuta occupare solo Kaori, perciò,
dopo aver salutato le Sayaka e Kasumi, rimasero da soli. Tesa come una corda di
violino, lo seguì in ascensore. Trovarsi da sola con lui la faceva sentire
nervosa. E non solo per quello che avrebbe potuto fare lui, ma anche perchè
sapeva di non riuscire mai a resistergli.
-Ehm...Yuki mi ha chiamato ieri, ti
saluta- disse per rompere il silenzio
-Lo so, ha chiamato anche me-
rispose Ryo abbozzando un sorriso
-Oh...Bene-
-Kaori, rilassati, non mordo
mica...Beh, non sempre almeno- fece lui con un sorriso
malizioso
Lei si limitò a lanciargli
un’occhiataccia e fu ben felice quando l’ascensore arrivò al piano. Ryo le fece
fare il giro, mostrandole dove aveva pensato di mettere la scrivania della sua
segretaria, la sala conferenze, l’ufficio di Mick e il suo.
-Visto che devo arredare l’ufficio
di Mick, non dovrebbe essere qui anche lui?- gli chiese Kaori ad un certo
punto
-Non è necessario, ha detto che si
fida ciecamente del tuo gusto-
Evitò di dirle che aveva dovuto
minacciarlo di morte per convincerlo a lasciarlo solo con
lei...
-D’accordo. E Mick ha una sua
segretaria o la tua lavora per entrambi? Devo saperlo se devo tenere in conto
un’altra scrivania...-
-No, Kimiko lavora per
entrambi-
-Mmh...Conoscendovi, sarà una
ventenne, quasi certamente bionda- commentò Kaori con
ironia
-Mi dispiace deluderti, ma Kimiko
ha 54 anni, è sposata da più di trent’anni e ha i capelli grigi- replicò Ryo con
un sorriso divertito –E poi...io preferisco le rosse- fece poi lanciandole
un’occhiata di fuoco
Suo malgrado, Kaori non poté
impedirsi di arrossire di piacere.
-Ehm...Avrò bisogno delle piantine
del palazzo- disse per cambiare discorso
-Avevo previsto questa richiesta.
Ecco, tieni- le disse porgendole un foglio piegato –Questa è la piantina di
questo piano, le altre te le farò avere nel tuo ufficio nel
pomeriggio-
Visto che la cartina era abbastanza
grande e non c’era un posto dove appoggiarla, Kaori si chinò e la aprì sul
pavimento, iniziando a studiarla e a buttare giù qualche schizzo. Non si
accorse, però, che nel farlo la gonna le si sollevò leggermente scoprendole le
gambe. E Ryo naturalmente non mancò di notarlo...
-Che gran paio di gambe...-
Le parole gli uscirono di bocca
prima che potesse rendersene conto, ma anche quando Kaori si voltò scioccata e
lo fissò severa, si rifiutò di ritirarle o di scusarsi e sorrise con aria
sorniona.
-È...è semplicemente inopportuno-
commentò lei
-Senza dubbio. Ma è la
verità-
Rendendosi conto che doveva essere
stata la sua incauta posizione a suggerirgli quel commento, Kaori si raddrizzò e
sistemò la gonna con le mani, assumendo un aspetto più castigato.
-Mi stavi guardando- lo rimproverò
con tono quasi scandalizzato
-Ti sembra così strano?- ribatté
lui ridendo
-In genere gli uomini non mi
guardano in quel modo- disse lei volgendo lo sguardo
altrove
Ed era vero. Nessuno l’aveva mai
guardata come la guardava Ryo. In modo così...sensuale. E non poteva farci
niente, ma le piaceva.
-In tal caso sono ciechi. Tu sei
bellissima, Kaori-
Lei cercò i suoi occhi,
probabilmente per capire se la stava prendendo in giro.
-Il solo guardarti mi fa venire in
mente baci appassionati e carezze ardenti...-
Kaori arrossì
violentemente.
-Oh, scusami- esclamò lui
soddisfatto –Sono di nuovo inopportuno, vero?-
-A che gioco stai giocando, Ryo?
Cosa stai cercando di ottenere?-
Lui le si avvicinò, tornando serio
e fissandola negli occhi.
-Se non l’hai ancora capito, voglio
riprendere il discorso da dove l’abbiamo lasciato sei anni fa. C’era qualcosa di
speciale tra noi...E io credo che ci sia ancora-
Kaori ebbe un tuffo al cuore
sentendo quelle parole.
-Sì, può darsi che ci sia stato
qualcosa di speciale tra di noi...Ma tu hai rovinato tutto
andandotene-
-Ho dovuto farlo, Kaori, non avevo
altra scelta. Ti ho spiegato tutto nel biglietto che ti ho
lasciato...-
-Oh sì, cinque misere righe di
spiegazione! E non credi che dopo quello che era successo tra noi avessi diritto
a qualcosa di più? Avresti dovuto venire a dirmelo di
persona!-
-Avrei voluto farlo, ma non ho
potuto-
-E dovrei accontentarmi di questa
spiegazione, vero?- Kaori respirò a fondo per riprendere la calma –In fondo, tra
noi non c’era niente se non attrazione fisica, non posso pretendere di più...-
disse poi con amarezza voltando la testa in direzione della grande vetrata che
occupava un’intera parete e che permetteva di avere una splendida vista sulla
città
Ryo le prese il volto con una mano
e la costrinse a guardarlo negli occhi.
-Lo sai che non è così. Tra noi c’è
molto di più-
Lei si limitò a guardarlo con
scetticismo.
-Ti chiedi mai come sarebbe potuto
essere?-
-Non negli ultimi, diciamo, cinque
anni e mezzo- replicò Kaori ironica
Ryo apparve
sorpreso.
-Ci hai messo sei mesi a
dimenticarmi?-
-E ti ho
dimenticato-
-Io non sono sicuro di averti
dimenticato- mormorò lui dolcemente...sensualmente...pericolosamente –E credo
che non ci riuscirò mai. Io ti amo, Kaori-
Kaori
sussultò.
-Non farlo, non mentirmi...-
mormorò scuotendo la testa e sottraendosi al suo sguardo
-Non sto mentendo e tu lo sai.
Guardami, Kaori-
-No...-
Con le lacrime agli occhi, lei fece
un passo indietro, per poi voltargli le spalle e correre via, in direzione degli
ascensori. Ryo la rincorse e la riacciuffò appena fuori dal suo
ufficio.
-Lasciami andare- gli disse Kaori
tentando invano di liberarsi
-No- lui chinò la
testa
-Dannazione, lasciami
andare!-
-No- le labbra di lui erano ad un
soffio dalle sue –Ti avverto, se mi mordi, ti mordo
anch’io-
-Ti odio-
-No, non mi odi. E ho intenzione di
dimostrartelo- si impossessò della sua bocca, spingendo la lingua
all’interno
Kaori fremette fra le sue braccia e
tentò di divincolarsi, ma non lo morse. Appiattì le braccia contro il suo petto
e lo spinse via, ma lui reagì intensificando il bacio, pronto a esplorare quella
sorgente di desiderio e di amore che lo attendeva.
Dopo tutti quegli anni in cui aveva
combattuto il suo sentimento per lui, la capitolazione di Kaori fu anche troppo
veloce. Ma amarlo era tutto ciò che desiderava. Con un gemito, affondò le dita
fra i suoi capelli e premette il corpo contro il suo. Mentre si abbandonava a
quel bacio, accantonò ogni dubbio sulla sua lealtà. Non ci sarebbe stato mai
nessun altro uomo al mondo per lei, questa era la verità. Tuttavia, non era
ancora pronta a lasciarsi andare. Il dubbio e la paura erano ancora ben radicati
in lei.
-Ti prego, lasciami andare- gli
disse riuscendo infine a staccarsi da quelle labbra così invitanti
Ryo esitò, ma poi
l’accontentò.
-D’accordo, ti lascerò un po’ di
tempo per riflettere. Devo andare fuori città per un paio di giorni, una
faccenda di lavoro, ma quando torno continueremo questo
discorso-
Per tutto il resto della giornata,
Kaori cercò di non pensare alla conversazione avuta con Ryo e di concentrarsi
sul lavoro, ma con scarsi risultati. Alla fine, decise di tornarsene a casa e
cercare di rilassarsi.
Stava per infilarsi sotto la
doccia, quando il telefono si mise a squillare.
-Pronto?-
-Ciao- la salutò una voce a lei ben
familiare
-Ryo! Avevi promesso che mi avresti
lasciato in pace fino al tuo ritorno!-
-Lo so, ma non ho saputo resistere
alla tentazione di sentire la tua voce-
-Dove sei adesso?- gli chiese Kaori
per sviare il discorso
-A Yokohama, in una fredda e
solitaria stanza dell’hotel Plaza- rispose Ryo imitando un tono di voce
abbattuto
-Oh, poverino! Rinchiuso nella
camera di un albergo a cinque stelle...Eh sì, deve essere davvero
dura-
-Beh, se ci fossi tu qui con me
sarebbe tutta un’altra cosa. Potremmo farci portare la cena in camera e
consumarla a letto...- mormorò lui con voce suadente
-Ryo...- lo ammonì
Kaori
-Oppure immergerci nell’immensa
vasca Jacuzzi che c’è nel bagno...-
-Smettila!-
-Avrei preferito parlarti da
vicino. Così avrei potuto toccarti mentre ti dicevo queste
cose...-
Oh no! L’incendio che Ryo le
accendeva dentro ogni volta che la toccava la stava già infiammando, anche senza
contatto fisico. Figurarsi se lui fosse stato lì.
-Non...non sarebbe stato
saggio-
-Quando ti tocco, abbassi le
difese. Per non parlare di quando ti bacio...Allora, mi fai vedere la vera
Kaori-
Lei tirò un lungo respiro, sentendo
improvvisamente che le stava mancando l’aria.
-A me piace la vera Kaori. Mi fa
impazzire-
Lei emise un gemito involontario e
si sedette, le gambe molli e il cuore in tumulto.
-Non...non so cosa
risponderti-
-Dimmi che mi credi. Che credi in
noi-
-Non esiste alcun
“noi”-
-Questo è ancora tutto da vedere-
replicò con malizia e, prima che Kaori avesse il tempo di ribattere, riattaccò
Il giorno dopo, con sollievo ma
anche con dispiacere di Kaori, Ryo non si fece sentire. In compenso, però, fu
Keichi che tornò alla carica per l’ennesima volta. Forse avrebbe veramente
dovuto ascoltare Eriko e chiedere aiuto a suo fratello...Peccato che fosse in
luna di miele e che non sarebbe tornato prima di dieci giorni! Allora a qualche
suo collega...Mentre rifletteva sul da farsi, si mise a sfogliare distrattamente
una rivista che Yoko le aveva lasciato sopra la scrivania. Era arrivata alle
pagine degli eventi mondani, quando una foto attirò la sua attenzione. Era stata
scattata ad una festa di beneficenza che aveva avuto luogo la sera prima a
Yokohama...E ritraeva Ryo insieme ad una bionda tutta
curve.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
IF-cap 11
CAPITOLO 11
Kaori dovette frenare l’istinto di
gettare quella rivista fuori dalla finestra. “Vado fuori città un paio di giorni
per lavoro...” Così le aveva detto. Che gran bugiardo! Lo sapeva che non doveva
fidarsi di lui! Per lui una donna valeva l’altra, erano solo degli oggetti da
collezione. E lei che gli aveva quasi creduto quando le aveva detto di
amarla...A quel ricordo sentì una stretta al cuore. Quante volte lo aveva
sentito pronunciare quelle parole nei suoi sogni...Quante volte, sentendo
bussare alla porta, aveva sperato che fosse lui, che fosse tornato da
lei...
Era così immersa nei suoi pensieri
che il rumore di qualcuno che bussava alla porta del suo ufficio la fece
sobbalzare.
-Vieni pure, Yoko- disse pensando
che fosse la sua segretaria
-Non sono Yoko- le rispose una voce
maschile –La tua segretaria è andata a pranzo-
Era Ryo. Dapprima sorpresa, Kaori
si stampò sul viso un’espressione fredda. Anzi, glaciale.
-Oh, sei
tornato-
-Certo, non mi aspettavo che mi
volassi tra le braccia, anche se a dire il vero lo speravo, ma neanche questa
freddezza- sospirò lui –Che succede?-
-Assolutamente niente. Allora,
com’è andato il tuo incontro di lavoro?-
-Bene. Kaori, dimmi cosa c’è che
non va. Perchè ora fai così?-
-Semplicemente perchè non mi
piacciono i bugiardi-
-I bugiardi? E su cosa ti avrei
mentito?- le chiese Ryo sorpreso
-Su questo- rispose Kaori
mostrandogli la rivista aperta sulla pagina dove c’era la sua
foto
-Oh, questo. Era una serata di
beneficenza a cui mi hanno incastrato all’ultimo momento- le spiegò –E la
ragazza che è con me la conosco appena, dovevo essere accompagnato. Sai com’è,
pubblicità-
-Ha-ha, capisco. In ogni caso, non
sono affari miei come trascorri il tuo tempo libero-
Lui sorrise
divertito.
-Cambiando discorso, non ti sono
mancato neanche un grammo?-
-Neanche un milligrammo- confermò
lei
Ryo non avrebbe voluto, ma scoppiò
a ridere.
-Lo sai che non puoi mentire con
me, Kaori, riesco a leggerti dentro come un libro aperto-
Gli occhi di lei diventarono
impenetrabili.
-Se non ti
dispiace...-
-Kaori...- Ryo cercò di contenersi,
ma non riuscì a cancellare dal tutto un sorriso compiaciuto –Ammettilo. Tu sei
gelosa-
Lei lo fissò
sconvolta.
-Per caso hai
bevuto?-
-Non bevo mai di giorno. E dico
solo quello che vedo-
Kaori si sporse in
avanti.
-Per tua informazione allora, io
non sono gelosa. Di nessuno. Figurarsi di un playboy da strapazzo che si
trastulla con delle bambole senza cervello- dichiarò tutto d’un
fiato
-Sta attenta- la avvisò lui –O
finirai per farmi credere che ho ragione, visto che rispondi con tanta
veemenza-
Lei rimase in silenzio per un lungo
momento. Poi si alzò e puntò un dito verso la porta.
-Credo che dovresti
andartene-
Anche lui si alzò e girò intorno
alla scrivania.
–Adoro quando ti arrabbi, diventi
ancora più bella. E osservarti mentre perdi le staffe è impagabile. In effetti
il solo starti vicino è impagabile-
Lei scosse la testa, emettendo un
sospiro esasperato.
-Cosa vuoi da
me?-
-Molto. Ma comincerò con
questo-
La prese fra le braccia e la baciò.
Era una mossa stupida, non calcolata, ma Ryo non riuscì a frenarsi. Lei diventò
fredda come il marmo, ma non lo respinse. E lui, prendendolo per un permesso,
insistette, premendole, mordicchiandole e inumidendole la bocca, cercando a
tutti i costi di raggiungerle la lingua, finché finalmente i suoi sforzi furono
ripagati. Lei aprì la bocca e si aggrappò a lui.
-Ecco quello che ho voluto per
tutto il giorno- le sussurrò –E anche questo...-
La baciò di nuovo, facendole
scivolare le mani sui fianchi per attirarla più vicino a se. Con un piccolo
gemito che gli fece perdere il controllo, lei gli cinse il collo con le braccia
e cominciò a ricambiare il bacio con una tale intensità che gli fece dimenticare
persino il proprio nome, figurarsi la ragione per cui era andato
lì.
-Questo non è leale- mormorò Kaori
quando il bacio ebbe fine
-Cosa non è leale?- le chiese Ryo
con un sorriso
-Che ogni volta che iniziamo a
discutere tu mi baci-
-Perché adoro quando ti arrabbi...E
mi piace baciarti. Inoltre, mai sentito il detto:“In amore e in guerra tutto è
concesso”?-
Lei si limitò a
guardarlo.
-Esci a cena con me stasera- le
disse lui
-Perché?-
Ryo alzò gli occhi al
cielo.
-Secondo te perchè voglio uscire a
cena con te? Per passare un po’ di tempo con te, per parlare di noi due, perchè
voglio riconquistare la tua fiducia...Scegli tu il motivo che preferisci-
Probabilmente, il contatto con il
corpo di Ryo contro il suo non le permetteva di ragionare con lucidità, perchè
Kaori si ritrovò ad accettare. Lui le regalò un sorriso luminoso e le disse che
sarebbe passato a prenderla alle otto.
“Ma cosa diavolo mi è saltato in
mente?!” si chiese Kaori qualche ora dopo, mentre, davanti all’armadio,
sceglieva cosa indossare quella sera. Tutti quei bei discorsi sul trattare Ryo
con freddezza, sul non fidarsi nuovamente di lui, sull’evitare di rimanere
ancora una volta con il cuore spezzato...E poi bastava che lui la sfiorasse che
lei si scioglieva come burro. In quel momento squillò il telefono e Kaori si
affrettò a rispondere.
-Ciao, Kaori-chan- la salutò Eriko
dall’altro capo della linea –Senti, hai da fare stasera? Ti va un’uscita tra
donne?-
-Mi piacerebbe molto, Eri, ma ho
già un altro impegno-
-Davvero? E con
chi?-
-Ehm...Con un amico- rispose vaga
l’amica
-Ha-ha, capisco...- fece la
stilista intuendo al volo il motivo di tutta quella segretezza –Non sarà per
caso che questo tuo amico si chiama Ryo Saeba?-
-D’accordo, hai vinto. Devo uscire
a cena con Ryo-
-Vedo che tra voi le cose vanno
meglio...-
-Non metterti strane idee in testa,
Eri, sto solo cercando di essere gentile con il migliore amico di mio
fratello-
-Raccontane un’altra, Kaori. La
verità è che sei innamorata di lui-
-Assolutamente no- Che bugiarda che
era!
-E scommetto che vi siete anche già
baciati...- continuò Eriko come se non l’avesse sentita
-Come diavolo fai a saperlo?!-
Oh-oh, risposta sbagliata
-Visto come ti guardava Ryo,
immaginavo che non avrebbe resistito molto-
-Veramente mi ha baciato già la
prima sera in cui è tornato- ammise Kaori –E puntualizzo che è stato lui a
baciarmi-
-Già. E scommetto che tu lo hai
respinto, vero?- replicò l’amica ironica
Silenzio.
-Ecco, appunto. Allora, cosa hai
intenzione di metterti?-
Dopo qualche consiglio di moda, le
due amiche si salutarono e Kaori finì di prepararsi. Seguendo i consigli di
Eriko, indossò una lunga gonna bianca, che partiva stretta sui fianchi e si
allargava leggermente mano a mano che scendeva, abbinata ad una maglia a maniche
lunghe in pizzo con una scollatura che lasciava scoperte le spalle. Si era
appena infilata un paio di sandali bianchi, quando suonarono alla
porta.
-Ciao. Sei bellissima- le disse Ryo
-Grazie. Anche tu non sei
male-
In realtà era magnifico. Indossava
un completo nero e una camicia azzurro chiaro. “Già, ma quand’è che Ryo non è
stupendo?” si disse. Qualsiasi cosa indossasse era tremendamente affascinante,
ma Kaori non aveva ancora deciso se questo fosse un bene o un
male.
-Sei pronta?-
-Sì, possiamo
andare-
Kaori afferrò la sua borsetta e lo
seguì fuori dal suo appartamento.
Non poté trattenere un’esclamazione
di ammirazione quando vide la sua auto. Era una Aston Martin DB9 nera, una delle
auto più belle ma anche più costose che avesse mai visto.
-Però! Vedo che ti tratti bene!-
gli disse Kaori
-Le belle auto sono il mio unico
vizio...E non osare dire che lo sono anche le donne!- la prevenne Ryo con finta
aria di rimprovero
-Come hai fatto a indovinare?-
replicò lei stando al gioco
-Te l’ho già detto, per me non hai
segreti, Kaori-
Per un istante rimasero a fissarsi,
senza dire niente, poi lei si riscosse e gli chiese:
-Allora, dove mi porti a
cena?-
-È una sorpresa- rispose lui
aprendole la portiera e facendola salire in auto
Decisamente, Ryo sapeva essere
sorprendente alle volte. Il posto dove voleva portarla a cena altri non era che
lo stesso ristorante italiano in cui erano stati sei anni prima. E poi la portò
a passeggiare per le vie del centro proprio come avevano fatto quella sera,
gelato compreso. Kaori doveva ammettere che era anche riuscito a farla sentire
come allora: speciale. Qualche giorno prima aveva detto che voleva conquistarsi
la sua fiducia, che voleva riprendere da dove si erano interrotti...che l’amava.
E lei cominciava a credergli. Eppure, sentiva che c’era ancora qualcosa che non
le aveva detto, qualcosa che le nascondeva e che riguardava il motivo per cui se
n’era andato sei anni prima. E Kaori era rimasta scottata troppe volte per non
dare peso a una cosa del genere.
-Kaori, conosci qualcuno che guida
una Bmw bianca?-
La voce di Ryo la riscosse dai suoi
pensieri. Si trovavano in macchina e lui la stava riaccompagnando a
casa.
-Ehm...Perchè?- chiese
titubante
A pensarci bene, Keichi aveva una
macchina così.
-Perché ci sta seguendo da quando
abbiamo lasciato casa tua-
Kaori chiuse gli occhi con un
sospiro. Ma cosa voleva il suo ex ancora da lei?
-È il tuo ex fidanzato, quel
Keichi, che ci sta seguendo, vero?-
Lei si voltò di scatto verso di
lui, stupita.
-Ma come...?-
-Ho fatto delle ricerche su di lui.
In passato ha già avuto un paio di denunce per comportamento violento, ma grazie
al potere della sua famiglia se l’è sempre cavata-
-Hai fatto delle ricerche su
Keichi?-
-Kaori, sono preoccupato per te,
quel tipo è pericoloso- le disse Ryo parcheggiando di fronte al suo palazzo
–Dovresti denunciarlo-
Ma Kaori non lo stava
ascoltando.
-Ma si può sapere con quale diritto
ti intrometti così nella mia vita? Chi ti credi di essere?- esclamò arrabbiata
-Non ho bisogno di una balia, né tanto meno di qualcuno che mi dica quello che
devo o che non devo fare!-
Detto questo, spalancò la portiera
e scese dalla macchina, ma non poté fare più di due passi che si ritrovò davanti
Keichi...
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
IF-cap 12
CAPITOLO 12
-Vedo che hai fatto presto a
sostituirmi, Kaori...- le disse Keichi con sarcasmo -Del resto, il ricco e
famoso Ryo Saeba, presidente di un’immensa società, è un partito migliore di me,
vero?-
-Keichi, smettila. Stai decisamente
superando il limite- replicò Kaori
-Farebbe meglio ad andarsene,
signor Nishioka-
Anche Ryo era sceso dalla macchina
e si era messo di fronte a Kaori con fare protettivo.
-Signor Nishioka...L’ultima volta
che ci siamo incontrati non sei stato così educato, Saeba. In ogni caso, questi
non sono affari che ti riguardano, perciò sali sulla tua bella auto e
sparisci!-
-Invece mi riguarda eccome. Ti do
un consiglio: se non vuoi avere problemi, vattene e non avvicinarti mai più a
lei, hai capito?-
A quelle parole Keichi perse la
calma. Si avventò su Ryo cercando di sferrargli un pugno, ma questi lo schivò
senza problemi e colpì a sua volta l’avversario con un poderoso destro. Keichi
finì a terra con un labbro sanguinante.
-Ti avevo
avvertito-
Detto questo, Ryo prese per mano
Kaori e la accompagnò fino al suo appartamento. Arrivati davanti alla porta, le
tolse le chiavi di mano e l’aprì. Di norma lei avrebbe protestato, ma in quel
momento era troppo sconvolta da quello che era appena successo per farlo.
-Ti preparo del latte caldo, ti
farà bene- le disse facendola sedere sul divano e sparendo poi in
cucina
Poco dopo, tornò con in mano una
tazza fumante.
-Tieni, ci ho aggiunto anche un po’
di brandy, ti aiuterà a calmarti-
Kaori lo ringraziò e ne bevve
qualche sorso, sentendo che il suo corpo un po’ alla volta si rilassava.
-Kaori, dovresti denunciare quel
tipo, è pericoloso. Anzi, a dire la verità dovresti averlo già
fatto-
-Non si era mai comportato così
prima...- mentì lei
-Balle. Ti ha già messo le mano
addosso prima, non è vero? È per questo che l’hai
lasciato...-
Era più un’affermazione che una
domanda. Kaori distolse lo sguardo da quegli occhi indagatori, che sapevano
leggerle l’anima.
-Kaori...- Ryo le prese
delicatamente il viso e lo voltò nuovamente verso di se –Parlarne ti farà bene,
non puoi tenerti tutto dentro. Permettimi di aiutarti-
Il suo tono di voce era così dolce
e carezzevole, che lei alla fine si arrese e gli raccontò
tutto:
-Keichi è un architetto, lavora per
uno studio con cui io e le mie socie collaboriamo spesso. Poco più di un anno fa
abbiamo iniziato a frequentarci. Inizialmente la nostra storia andava a gonfie
vele, stavo bene con lui, però negli ultimi tempi era cambiato. Era diventato
eccessivamente geloso, possessivo, mi chiamava dieci volte al giorno per sapere
dov’ero e con chi ero e, se per un motivo o per un altro non mi trovava, aveva
degli scatti d’ira terribili. Poi una sera ha suonato alla mia porta infuriato e
ubriaco fradicio, diceva che mi aveva visto abbracciare un altro e credeva che
lo tradissi. In realtà, l’uomo che mi aveva visto abbracciare non era altro che
un collega di mio fratello e in quel momento gli stavo facendo le
congratulazioni perchè mi aveva appena annunciato che si sposava. Ho provato a
spiegarlo a Keichi, ma non ha voluto sentire ragioni- la voce di Kaori cominciò
a tremare –Non l’avevo mai visto in quello stato... All’improvviso ha perso le
staffe e...ha cominciato a picchiarmi. Da quel momento non ho più voluto
vederlo, ma lui non mi lascia in pace-
-E tuo fratello non ha fatto
niente?- le chiese Ryo
-Mio fratello non sa niente di
questa storia. In quei giorni era fuori città per lavoro e io mi sono chiusa in
casa finché i lividi non sono spariti, dandomi malata anche al lavoro. L’unica
che è a conoscenza di tutto questo è Eriko-
-Avresti dovuto parlarne con
Maki-
-No. Sai bene com’è mio fratello,
avrebbe perso la calma e magari avrebbe fatto qualcosa di stupido. E poi aveva
appena chiesto a Saeko di sposarla, era felice...Non volevo guastare tutto con i
miei problemi-
Ryo la prese tra le braccia e la
strinse a se. La sua Kaori...Metteva sempre il bene degli altri al primo posto,
persino prima del suo. In quel momento gli sembrava così fragile e
impaurita...Se in quel momento avesse avuto quel Keichi ancora tra le mani lo
avrebbe sicuramente ammazzato.
-Kaori, devi denunciare Keichi- le
disse poi staccandosi leggermente da lei per guardarla negli occhi –E sarebbe
meglio che venissi a dormire da me stanotte, in caso lui
tornasse-
-Neanche per sogno!- Kaori si
liberò della sua stretta –Domani andrò a parlare con uno dei colleghi di mio
fratello, ma è fuori discussione che io venga a dormire da
te!-
-Maledizione, Kaori, non lo dico
per portarti a letto! Sono preoccupato per te- esclamò Ryo con
enfasi
Lei fu colpita dalla sincera
preoccupazione che leggeva nei suoi occhi, perciò addolcì il suo tono di
voce.
-Ryo, ti ringrazio veramente per
tutto quello che hai fatto per me, ma questa è una faccenda che riguarda solo
me-
Il volto di lui si
adombrò.
-Allora quello che ti ho detto
qualche giorno fa non ha significato niente? Ti ho detto che ti amo,
Kaori-
-No, tu non mi ami. La tua è solo
attrazione fisica, niente di più-
-Questo è quello che vorresti
credere...È vero, tra noi c’è una forte attrazione, ma quello che ci lega va
molto al di là di questo e tu lo sai bene-
Lui spostò il pollice alla base
della sua gola e lo premette sulla vena per sentirne le
pulsazioni.
-Non...non so di cosa tu stai
parlando- balbettò lei –Io non provo nulla per te-
Lo sguardo di lui le accarezzò il
viso, poi scese sul collo e infine si fermò sull’attaccatura dei seni lasciata
scoperta dalla maglia che indossava. I capezzoli cominciarono visibilmente a
premere contro il tessuto leggero, mentre lui continuava a tormentarla con
tocchi sensuali delle dita alla base del collo.
-Ne sei sicura?- mormorò –Non
negarlo. Sai bene di cosa parlo-
Con un sospiro frustrato, lei
incrociò le braccia sul petto.
-E allora? Non riesco a
impedirmelo- confessò
-Ne sono contento- mormorò lui di
nuovo incatenandole gli occhi ai propri –Sono contento che tu non riesca a
controllare la passione che ci unisce. Per adesso è l’unico modo che ho per
raggiungerti-
Al diavolo l’eleganza e il
controllo. Ryo doveva andarsene via di lì. Subito. Prima che lei si rendesse una
completa idiota agli occhi di lui, levandosi i vestiti...o magari strappandogli
via i suoi. Perciò, si avviò con passo marziale verso la
porta.
-Buonanotte,
Ryo-
Lui si accigliò, non sapeva se per
quella voce roca e vibrante o per il modo brusco con cui lo stava congedando.
Ryo fu davanti a lei con una sola falcata, la costrinse a guardarlo negli
occhi.
-Detesto vederti fuggire da me, da
quello che senti per me- le disse con voce intensa
Lei deglutì a fatica, scorgendo il
fuoco che bruciava in quegli occhi profondi.
-Non provo niente per te- mentì
Kaori in tono incerto
-Bugiarda-
-Buonanotte,
Ryo-
Restò a fissarla per un altro lungo
momento, poi si incamminò verso la porta. Una vocina dentro di lei le suggerì
che lui aveva ragione. Era una bugiarda. Perchè in realtà lei avrebbe desiderato
che lui restasse. E che la seducesse.
-Mi sognerai- le preannunciò
lui
Kaori ebbe il sentore che avesse
ragione, ma chiuse lo stesso la porta e rimase a fissarla per qualche minuto. Il
suo corpo tremava e languiva di desiderio e poco ci mancò che spalancasse di
nuovo quella porta e si mettesse a chiamare Ryo per le
scale.
Il giorno dopo, Kaori si sentiva un
po’ a disagio mentre, a bordo della sua Mini, si recava al palazzo di Ryo per
controllare che l’inizio dei lavori si svolgesse regolarmente. Si fermò ai primi
piani, dove trovò Kasumi e Sayaka, e vide che gli operai erano già al lavoro per
dipingere le pareti e stendere il parquet. Salì poi all’ultimo piano, sperando
di non trovarvi Ryo. In effetti, le sue preghiere furono esaudite, poiché, a
parte la squadra di operai scelta da lei stessa, non c’era nessun’altro. Anche
qui, come negli altri piani, stavano dando il colore alle pareti. Kaori aveva
scelto un caldo color panna, lo trovava adatto per un ufficio, poiché non era
freddo e impersonale come il bianco puro, ma neanche troppo forte o appariscente
come un qualsiasi altro colore. Aveva anche già scelto i mobili con cui arredare
le varie stanze, però mancava ancora l’ufficio di Ryo. Non aveva ancora trovato
qualcosa che la soddisfacesse. Per lui voleva dei mobili che denotassero forza,
carattere, potenza...Proprio come lui. Iniziò a buttare giù qualche schizzo sul
suo blocco di appunti ed era così assorta in quello che faceva che la voce di
Mick la fece sobbalzare:
-Ciao,
bellissima-
-Oh, Mick, ciao! Sei venuto a
vedere come procedono i lavori?-
-Già. E da quello che vedo vanno a
meraviglia. Mi piace il colore che hai scelto per le
pareti-
-Ti ringrazio. Vuoi vedere i mobili
che ho scelto per il tuo ufficio?-
-Certo-
Kaori estrasse dalla sua borsa un
catalogo di mobili per l’ufficio e lo aprì alla pagina su cui erano raffigurati
quelli che aveva scelto per lui.
-Ecco. Anche se ti conosco solo da
poco, ho immaginato che ti piacesse qualcosa di moderno- gli disse porgendogli
il catalogo
Per il suo ufficio Kaori aveva
scelto una scrivania in vetro, con delle poltrone in pelle bianca e una libreria
in acciaio.
-Poi avevo pensato di aggiungere
vicino alla vetrata un divano in pelle bianca, sullo stesso stile delle
poltrone. Cosa ne dici?-
-Dico che Ryo ha fatto bene a
scegliere te- le rispose Mick con un sorriso –Mi piace molto quello che hai
scelto, è proprio l’ufficio che fa per me-
-Grazie. Sono contenta che ti
piaccia-
Discussero ancora per qualche
minuto di quello che Kaori aveva in mente per il suo ufficio e per tutto il
piano in generale, ma ad un certo punto Mick le disse:
-Kaori, lo so che questi non sono
affari miei, ma Ryo è il mio migliore amico e voglio vederlo felice. Lo so che
ce l’hai con lui per il modo in cui
se n’è andato sei anni fa, ma ti assicuro che non poteva fare altrimenti e che
non è trascorso un solo giorno in cui non si sia pentito, in cui non ti abbia
pensato. Lui ti ama veramente. E credo che anche tu senta qualcosa per lui,
perciò non avere paura di lasciarti andare-
Lei lo guardò, sorpresa ma anche
colpita dalle sue parole.
-E chi mi dice che non se ne andrà
anche stavolta?- gli chiese seria
-Non succederà. La situazione è
molto diversa, ora. Inoltre, Ryo è deciso a rimanere qui a Tokyo per
sempre...con te-
Rimase qualche secondo in silenzio,
lasciando che Kaori assimilasse le sue parole, poi disse:
-Bene, è meglio che vada ora. Ci
vediamo-
Si avviò verso la porta, ma lei lo
richiamò:
-Hey Mick, sbrigati a chiedere a
Kazue di uscire, lei non aspetta altro. Di solito pranza con me ed Eriko al
Cat’s Eye, se può interessarti- gli disse con un sorriso
-Non preoccuparti, non la farò
aspettare molto- replicò lui ricambiando il sorriso e facendole l’occhiolino
complice
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
IF-cap 13
CAPITOLO 13
Quello stesso pomeriggio, verso le
cinque e mezzo, Kaori decise che era venuto il momento di tornarsene a casa.
Aveva lavorato tutto il pomeriggio al progetto per l’ufficio di Ryo e doveva
ammettere che ne era molto soddisfatta. Alla fine aveva scelto mobili in legno
massiccio e divano e poltrone in pelle nera. Inoltre, pensava di aggiungere
delle foto dei più famosi e più bei palazzi che l’azienda di Ryo aveva
costruito. Era quasi arrivata alla porta del suo ufficio, quando il telefono si
mise a suonare. Yoko era già andata a casa, perciò rispose lei. Era Ryo.
-Sono felice di trovarti ancora in
ufficio, credevo fossi già andata a casa- le disse
-In effetti, ci stavo andando-
rispose Kaori
-Volevo sapere come stavi e se
avevi parlato con la polizia-
-Sto bene, non preoccuparti. E sì,
ho parlato con un collega di Hideyuki, ho fatto la denuncia e lui mi ha detto
che oggi stesso avrebbe chiesto al giudice di emettere un ordine restrittivo per
Keichi-
-Non credo servirà a fermare un
tipo come lui. Non sono tranquillo. Non possono mandare qualcuno che tenga
d’occhio casa tua?-
-Non prima di domani sera. Tutti
gli uomini erano impegnati in qualche caso. E poi, sono già stati anche troppo
disponibili con me-
-Lo hai raccontato a tuo fratello?-
le chiese lui con dolcezza
-Non ancora, preferisco
parlargliene di persona. E poi non voglio rovinare la sua luna di
miele-
-Capisco. Senti, perchè non vieni
da me? Mi sentirei più tranquillo-
-Ryo, ti ho già detto che non è una
buona idea...-
-Non ti fidi ancora di me?- le
chiese con voce scura
-Non è questo...- replicò lei
-E allora cosa?- insistette
Ryo
-Non mi fido di me
stessa-
Detto questo, Kaori riattaccò,
senza lasciargli il tempo di ribattere.
Per tutto il tragitto fino a casa,
la donna non fece che ripensare a quello che aveva detto a Ryo. “Non mi fido di
me stessa...Ma come diavolo mi è uscita una trovata del genere?!” si chiese. Lui
non gliel’avrebbe di certo fatta passare liscia, le avrebbe chiesto cosa
significassero quelle parole. E lei era pronta a dargli una risposta? Forse no,
forse sì...Doveva ammettere che negli ultimi giorni la rabbia e il risentimento
nei confronti di Ryo stavano cominciando a scemare. Le aveva detto che sei anni
prima se n’era andato perchè vi era stato costretto, per un motivo importante.
Tuttavia, non poteva dirle qual’era questo motivo. D’altra parte, se anche
avesse potuto, lei glielo avrebbe permesso? Sarebbe rimasta ad ascoltarlo?
Doveva ammettere di no. Sapeva di essere alquanto testarda.
Continuando a rimuginare,
parcheggiò la sua Mini ed entrò nel palazzo in cui viveva. Entrò in ascensore e
premette il tasto del sesto piano, dove si trovava il suo appartamento. Uscì a
testa bassa, cercando le chiavi nella borsa. Arrivata davanti alla porta
finalmente le trovò, infilandole nella serratura e aprendo. All’improvviso, si
sentì spingere a forza dentro l’appartamento. Sorpresa e spaventata, si voltò e
si trovò davanti Keichi.
-Che cosa significa questa roba?-
gridò l’uomo gettando a terra con furia dei fogli
Kaori abbassò lo sguardo e vide che
si trattava dell’ordine restrittivo che lei aveva fatto
emettere.
-È un ordine restrittivo, Keichi-
rispose cercando di non mostrare quanto fosse spaventata –E si da il caso che tu
lo stia violando-
-Non giocare con me, Kaori. Non ti
permetto di trattarmi in questo modo!-
Lui avanzò verso di lei, lei
indietreggiò.
-Sono io ad essere stanca di te!
Smettila di importunarmi, lasciami in pace!-
-Altrimenti?- replicò Keichi
avanzando ancora
-Altrimenti chiamo la polizia e ti
faccio arrestare- la voce iniziava a tremarle
-Ah sì? Beh, voglio proprio vedere
come lo fai- disse lui prima di colpirla con uno schiaffo così forte da farla
volare a terra
Poi si chinò su di lei e l’afferrò
per le braccia, strattonandola.
-Ora ti darò una bella lezione,
così imparerai che io non sono uno che si può scaricare così
facilmente!-
-No! Lasciami!- gridò Kaori
tentando inutilmente di allontanarlo
-Te lo già detto, Kaori, tu mi
appartieni. Posso fare di te ciò che voglio-
Con un gesto rapido e violento, le
strappò la camicetta, scoprendole il seno coperto da un bianco reggiseno di
pizzo.
-No...non
toccarmi...-
Keichi la zittì baciandola con
violenza, mentre una mano le accarezzava la coscia al di sotto della gonna.
All’improvviso, Kaori sentì il
rumore della porta che veniva spalancata con furia e di colpo si ritrovò libera.
Sorpresa, alzò lo sguardo e vide Ryo che prendeva a pugni Keichi fino a
lasciarlo a terra privo di sensi. Poi, si inginocchiò accanto a lei, si tolse la
giacca e gliela mise sulle spalle.
-Kaori, stai bene? Ti prego, dimmi
che sono arrivato in tempo- le disse preoccupato
Tremando, lei si strinse
nell’indumento, che le donava calore e profumava di lui.
-Si...sto bene- rispose sentendo le
lacrime che le salivano agli occhi –Io...ho avuto così tanta
paura...-
Ryo la prese tra le braccia e la
strinse a se, sussurrandole dolci parole di conforto.
Poco dopo, due agenti di polizia
scortavano un Keichi malconcio e ammanettato fuori dall’appartamento di Kaori.
Quest’ultima nel frattempo si era cambiata, indossando una comoda tuta blu, e
ora era rannicchiata sul divano, una tazza di the caldo tra le mani. Ryo chiuse
la porta e la raggiunse.
-Va meglio?- le sfiorò il livido
rossastro che le si stava formando sul viso –Ti fa male?-
-Non tanto- rispose lei posando la
tazza sul tavolino di fronte a se e stringendosi le gambe al petto –In ogni
caso, ci ho messo sopra un po’ di pomata, domani andrà
meglio-
-Dio, quando ho sentito le tue urla
e poi ho visto quel bastardo sopra di te...Avrei potuto ammazzarlo- esclamò Ryo
con rabbia
-Non ti ho ancora ringraziato per
avermi salvato. Se non ci fossi stato tu...- la voce le
tremò
-Shhh- lui la prese tra le braccia,
facendole posare la testa sul suo petto –È tutto finito ora, sta
tranquilla-
Il calore del suo abbraccio e la
dolcezza della sua voce riuscirono a calmarla. Non c’era nessun’altro luogo al
mondo in cui si sentisse così sicura e protetta.
-Non ti ho ancora chiesto come mai
eri qui- gli disse Kaori dopo un po’
-Ero venuto ad approfondire il
discorso che avevamo lasciato in sospeso- le rispose Ryo con un sorriso
malizioso
-Quale
discorso?-
-Beh, non puoi dirmi una cosa come
quella che mi hai detto tu al telefono e poi pretendere che io ci passi sopra
come se niente fosse-
A Kaori tornò improvvisamente la
memoria e arrossì. Lo sapeva che lui avrebbe voluto una spiegazione. E adesso
cosa poteva dirgli? Ti amo? Ti desidero? Non posso vivere senza di te? Certo,
erano tutte cose vere, ma, nonostante avesse ormai preso una decisione per
quanto riguardava lei e Ryo, non era ancora pronta ad aprirsi in quel modo con
lui, non era ancora pronta ad offrirgli completamente il proprio cuore.
-Mi dispiace- mormorò
Ryo la guardò
interrogativamente.
-Ti dispiace? E di cosa?-
-Di come mi sono comportata nei
tuoi confronti da quando sei tornato-
Stupito, lui la guardò negli occhi
e vide che Kaori lo stava guardando intensamente. Con delicatezza, le prese il
viso tra le mani.
-Non devi scusarti di nulla, avevi
le tue buone ragioni- le rispose
-Ma...-
Le impedì di continuare prendendo
possesso delle sue labbra, baciandola con passione ed esigenza. Le accarezzò le
labbra con la lingua e lei lo lasciò entrare con un gemito di piacere. Dio, solo
lui sapeva farle perdere la testa solo con un bacio. Anche se le sembrava quasi
riduttivo definire “bacio” quell’esperienza incredibile che era l’unione delle
loro labbra.
Quando entrambi iniziarono a
soffrire di carenza di ossigeno, il bacio ebbe fine.
-Non sai che è da maleducati non
lasciar finire di parlare le persone?- mormorò Kaori
maliziosa
-Non mi sembrava che ti dispiacesse
essere interrotta...- le sorrise Ryo
-In effetti hai un modo alquanto
piacevole di farlo-
Rimasero a parlare sul divano
ancora un po’, abbracciati, poi lui le disse:
-Si è fatto tardi, perchè non vai a
dormire? Hai bisogno di riposare-
-D’accordo, però...- Kaori si
interruppe, incerta
-Però cosa?- la incoraggiò
Ryo
-Lo so che ora ti sembrerò una
bambina fifona, ma...potresti restare a dormire qui stanotte? Mi sentirei più
sicura...-
-Non ti avrei lasciato neanche se
mi avessi mandato via a calci- le sorrise lui –Mi sistemerò sul divano, tu vai a
letto-
-Grazie- gli disse lei sfiorando le
labbra di lui con le sue e avviandosi poi verso la propria camera –Se mi aspetti
un attimo, vado a prenderti qualcosa da mettere. Mio fratello tiene sempre qui
qualche cambio di vestiti per le emergenze-
Qualche minuto dopo, tornò con una
maglietta verde e un paio di pantaloni neri di una tuta.
-Ecco. Non sono proprio della tua
misura, ma meglio che dormire vestito-
-Grazie. Andranno
benissimo-
-Allora...Buonanotte- gli disse lei
timidamente
-Buonanotte, Kaori- rispose Ryo
baciandola dolcemente sulle labbra
Con le guance rosse e un luminoso
sorriso stampato in volto, Kaori tornò nella sua camera, indossò la camicia da
notte e si infilò sotto le coperte.
Tuttavia, mezz’ora dopo, ancora non
era riuscita ad addormentarsi. Era lì, a fissare il soffitto, ascoltando i
rumori delle auto e della città che provenivano dalla finestra aperta. Non
riusciva a non pensare al fatto che nella stanza accanto, steso sul suo divano,
c’era l’uomo che amava. Immaginava di vederlo entrare da quella porta,
raggiungerla in quel letto che ora le sembrava troppo grande per lei sola e fare
l’amore con lei. Ma sapeva che lui la rispettava troppo per fare una cosa del
genere dopo quello che era successo quella sera. Un pensiero improvviso le
attraversò la mente...E se fosse stata lei a fare la prima
mossa?
Neanche Ryo riusciva a dormire. E
non era solo per il fatto che quel divano era almeno trenta centimetri più corto
di lui. Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di Kaori, in camicia da
notte – e la sua testa la immaginava molto corta e molto sexy – stesa su un
letto nella stanza accanto. Con un gemito di frustrazione, si coprì gli occhi
con un braccio. Dio, non sarebbe sopravvissuto. Aveva bisogno di sentirla
accanto a se...sotto di se. Non voleva neanche pensare a quello che sarebbe
successo, se quella sera non avesse deciso di andare da lei. Strinse i pugni
dalla rabbia. Quel Keichi doveva ritenersi molto fortunato ad essere ancora
vivo.
Ad un certo punto, sentì la porta
della camera di Kaori aprirsi e il suono di passi leggeri avvicinarsi. Con uno
scatto, Ryo si alzò a sedere...e per poco non cadde dal divano. Lei era lì,
davanti a lui, vestita unicamente di una corta e leggera camicia da notte di
seta rosa, ancora più bella e più irresistibile che nelle sue fantasie. Deglutì
con difficoltà, già rigido e teso da far male.
-Kaori...- mormorò con voce roca
–Cosa c’è? Hai bisogno di qualcosa?-
-Sì. Di te- rispose lei
avvicinandosi
-Kaori...-
-Sta zitto- lo interruppe
chinandosi verso di lui e posando le labbra sulle sue
Qualcuno lassù doveva amarlo molto,
pensò Ryo mentre con un gemito circondava la vita di Kaori e la stringeva a se.
Lei si sedette a cavalcioni su di lui, circondandogli la vita con le gambe e
affondando le dita nei suoi capelli. Le mani di lui le accarezzarono le gambe,
risalendo verso le cosce e infine raggiungendo le natiche. Senza il minimo
sforzo e, soprattutto, senza staccarsi dalle sue labbra, si alzò dal divano,
sollevandola con se, e si diresse verso la sua stanza. La depositò delicatamente
sul letto, facendo poi un passo indietro per togliersi la maglietta. Senza
smettere di divorarla con gli occhi, si distese su di lei.
I
know it's not a game to play Your eyes they show no fear I burn inside
and cannot wait to be The man that feels your body close is here to set
you free To hold you near and satisfy your needs
Aveva il cuore in gola e gli
sembrava di aver completamente dimenticato come ci si comportava con una donna.
Ma, del resto, era un po’ così...Kaori non era l’avventura di una sera, da
consumare tra una coppa di champagne e una battuta ironica, quando, ancora prima
di cominciare, si sa già benissimo come finirà, e non c’è nulla da scoprire,
niente di magico. Schermaglie fin troppo note, senza perdere mai veramente il
controllo. Ginnastica orizzontale, un modo simpatico per passare una serata,
nulla da ricordare, dopo, quando tutto è concluso. Saluti cortesi, un bacio
distratto e la promessa che, prima o poi, quando capiterà l’occasione, succederà
di nuovo. Una doccia calda e otto ore di sonno tranquillo...E la mattina dopo, a
malapena ti ricordi con chi hai trascorso la serata. Con Kaori, invece, c’era
l’emozione, un sentimenti di cui Ryo aveva dimenticato il sapore.
You
shiver as I touch your neck And slowly close your eyes I can't resist
you even if I try We both surrender to the touch As we lay there side by
side And everything around us disappears
Non
resistette alla tentazione di assaporare nuovamente le sue labbra. Kaori gli
circondò il collo con le braccia, per poi scendere sulle sue spalle e sul suo
petto. Lentamente, Ryo viaggiò con le mani fino al bordo della sua camicia da
notte, sfilandogliela e accarezzando con le labbra ogni centimetro di pelle che
un po’ alla volta veniva scoperto. Ben presto, l’indumento volò a terra, poco
distante dalla maglietta di Ryo.
If
you believe in love tonight I'm gonna show you one more time If you
believe and let it out No need to worry there's no doubt If you believe,
if you believe, if you believe, then let it out
Ryo
prese uno dei suoi capezzoli tra le labbra, assaporandolo, accarezzandolo,
succhiandolo, godendo dei gemiti che uscivano dalla bocca di Kaori. Nel
frattempo, una mano scese sul suo ventre e infine sul centro della sua
femminilità, sotto l’orlo degli slip. Lei si inarcò sotto di lui, gemendo il suo
nome.
Ecco
quello che aveva atteso ogni giorno di quei sei anni. Sentirla fremere sotto di
se, gemendo il suo nome, godendo delle sue carezze. Era quello il suo posto. Le
sue labbra, i suoi occhi, le sue mani...Tutto il suo corpo era fatto per sentire
quello di lei. Unicamente il suo.
Mentre
la sua bocca continuava ad assaporare la sua pelle, la sua mano proseguì nella
sua lenta tortura, finché la sentì irrigidirsi e raggiungere l’apice del
piacere.
As
you run your fingers through my hair Your lips come close to mine The
tension becomes more than I can bear Then you wrap your arms around me
And I feel your every move This feeling could now lead us anywhere
Staccandosi
leggermente da lei, si tolse il resto dei vestiti e lo stesso fece con gli slip
di lei. Si stese nuovamente su di lei, mentre Kaori lo accoglieva tra le sue
braccia e le loro labbra si univano in un bacio appassionato. Lei gli accarezzò
le spalle e il petto, godendo del contatto con i suoi muscoli ben definiti, che
si contraevano sotto il suo tocco.
Solo
Kaori era in grado di farlo impazzire anche solo toccandolo. Nessuna, prima di
lei, lo aveva fatto sentire in quel modo. Era come se il mondo attorno a loro
fosse scomparso, per lui esisteva solo lei, il suo corpo contro quello di lui, e
lei non vedeva altro che lui.
Now
we leave the world behind us This moment we both share, just you and me,
that's how it's meant to be I never wanted you so much I feel your every
breath as you gently whisper in my ear
Guardandola negli occhi, entrò
lentamente in lei, sentendosi avvolgere dal suo calore. Kaori chiuse gli occhi,
pronunciando il suo nome con un suono roco. Ryo iniziò a muoversi, dapprima
lentamente, poi aumentando il ritmo, mentre i loro corpi erano sempre più tesi.
Alla fine, la sentì irrigidirsi e
Kaori gridò. Dopo un paio di spinte, la raggiunse nell’estasi
suprema.
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
IF-cap 14
CAPITOLO 14
Un caldo raggio di sole le
accarezzò il viso, svegliandola dolcemente. Kaori aprì lentamente gli occhi e il
suo sguardo incontrò quello di Ryo. Lui le regalò un meraviglioso
sorriso.
-Buongiorno-
-Buongiorno- rispose lei
stiracchiandosi come un gattino –Da quanto tempo sei
sveglio?-
-Da un po’. Ho scoperto che mi
piace molto guardarti mentre dormi, sembri un angioletto- replicò lui in tono
scherzoso
-Non prendermi in giro!- lo
rimproverò Kaori arrossendo
-Ma io parlo sul serio. E adoro
anche quando arrossisci. Sei bellissima-
Questa volta lei diventò coloro
porpora. Ridacchiando, Ryo si chinò su di lei e la baciò. Il desiderio si
impadronì nuovamente di lui. Le circondò la vita con un braccio e la strinse a
se, facendole sentire qual’era l’effetto che aveva su di lui.
-Ryo! Smettila, devo andare in
ufficio!- protestò Kaori cercando di scrollarselo di dosso
-Mmh...C’è ancora tempo per quello
che ho in mente- replicò lui con un sorriso malizioso mentre la sua mano
scendeva sul suo seno
-Ryo...Oh...-
Lei non poté proseguire sentendo
che la sua mano era scesa ancora.
-Non vale...- articolò a fatica
–Questo si chiama gioco sleale-
-Denunciami- fece Ryo con un
sorriso prima di baciarla e di scivolare dentro di lei...
Un’ora dopo, Kaori era finalmente
pronta per andare al lavoro. Si voltò verso Ryo, che stava finendo di
vestirsi.
-Ti serve un passaggio fino a
casa?- gli chiese
-Non serve, grazie. Farò una
passeggiata- rispose lui
-Vuoi andare a piedi fino a
Roppongi?!- Kaori lo guardò stupita
-Veramente...ho preso un
appartamento qui a Shinjuku-
-Davvero? E da
quando?-
-Mi sono trasferito ieri. Sai
com’è, è più vicino alla nuova sede della mia società e poi...in questo
quartiere si trovano cose molto più...interessanti- le disse Ryo guardandola con
occhi di fuoco
Kaori sentì il cuore farle una
capriola nel petto sotto quello sguardo. Si affrettò perciò a salutarlo e ad
uscire, prima di cedere all’impulso di baciarlo e di farsi trascinare di nuovo a
letto.
Si recò allo studio, dove rispose
ad un po’ di telefonate e lavorò al progetto per l’arredamento di uno studio di
avvocati per tutta la mattina. Per lo meno, tentò di lavorare, visto che la sua
mente si rifiutava di collaborare e continuava a volare in direzione di Ryo e
della notte stupenda che aveva trascorso facendo l’amore con lui. A pranzo si
recò come al solito al Cat’s Eye per incontrarsi con Eriko, Kasumi e Kazue.
-Ciao a tutti!- salutò allegramente
entrando nel locale
-Buongiorno, Kaori- ricambiò Miki
–Sembri proprio di buonumore oggi-
-Io direi raggiante- intervenne
Eriko, seduta al bancone –E sarei curiosa di conoscere il
motivo-
Kaori arrossì sotto quello sguardo
indagatore.
-Posso almeno sedermi e ordinare
prima di essere sottoposta ad un interrogatorio?- replicò girando gli occhi
Kaori ed Eriko si sedettero ad un
tavolo accanto alla vetrata e poco dopo furono raggiunte anche da Kasumi e
Kazue.
-Allora, racconta- insistette
Eriko
-Non capisco perchè fai tutto
questo casino solo perchè oggi sono di buonumore- le rispose l’amica con
l’espressione più indifferente che riuscì a trovare
-Scherzi? Hai un sorriso ebete che
ti parte da un orecchio e ti finisce nell’altro, gli occhi che ti brillano come
luci al neon e l’espressione di una che ha appena vinto alla
lotteria-
-Eriko ha ragione- intervenne
Kasumi –Erano settimane, anzi, mesi che non ti vedevo così felice-
-Uff, va bene, va bene, mi arrendo-
capitolò Kaori
Raccontò loro tutto quello che era
successo la sera prima, cominciando dall’aggressione di Keichi fino ad arrivare
alla notte passata con Ryo. Ovviamente senza entrare nei particolari!
-Uaoh! Questa sì che si chiama una
serata emozionante!- esclamò Kazue alla fine
-Lo sapevo che eri ancora
innamorata di lui- fece Eriko con un sorriso –Come si dice: il primo amore non
si scorda mai-
Rimasero a chiacchierare ancora un
po’, poi la stilista si congedò per tornare alla sua
boutique.
-Allora Kaz...- Kaori si rivolse
alla bella infermiera –Mick si è deciso a chiederti di
uscire?-
-Ha-ha. Siamo usciti ieri sera-
annuì l’altra con un leggero rossore sulle guance
-Beh, e allora? Com’è andata?-
-Benissimo. È stata una serata
magnifica e domani sera usciamo di nuovo-
-Sono felice per te. Mick è un uomo
molto affascinante-
-Ah sì? Non era un playboy come il
tuo Ryo Saeba?- intervenne Kasumi maliziosa
Kaori arrossì, punta sul vivo.
-Beh...ma che c’entra? In quel
momento parlavo spinta dal risentimento e...-
Le altre due scoppiarono a ridere,
divertite dal suo imbarazzo. Poco dopo, le tre amiche si salutarono e ognuna
tornò al proprio lavoro.
Kaori doveva recarsi al palazzo di
Ryo per controllare i lavori e per parlare con gli operai e, visto che splendeva
il sole e non faceva troppo caldo, decise di recarvisi a piedi. Mentre
camminava, il suo pensiero volò di nuovo a Ryo. Aveva voglia di vederlo, di
baciarlo...di fare l’amore con lui. Dio, si erano lasciati solo da poche ore e
già le mancava da morire. “Sei proprio innamorata cotta, cara la mia Kaori!” si
disse con un sorriso.
A pomeriggio inoltrato, Ryo
parcheggiò la sua Aston Martin di fronte all’entrata della nuova sede della sua
società, dove sapeva di trovare Kaori. Gli era mancata terribilmente tutto il
giorno e ora moriva dalla voglia di vederla, di baciarla...di farla sua.
Salì all’ultimo piano e, uscito
dall’ascensore, incontrò Yoko, la segretaria di Kaori.
-Oh, signor Saeba! È venuto a
vedere come procedono i lavori?- gli chiese questa
-In parte, sì. Vedo che siete a
buon punto- rispose lui con un sorriso
-È così. Domani mattina gli operai
daranno gli ultimi ritocchi e il giorno seguente dovrebbero arrivare tutti i
mobili-
-Perfetto. Senta, saprebbe dirmi
dov’è la signorina Makimura?-
-Certo. È nel suo futuro
ufficio-
-Grazie
mille-
Ryo si diresse allora nel luogo
indicatogli e come previsto Kaori era lì. Si appoggiò allo stipite della porta e
restò a guardarla per qualche minuto. Quel giorno indossava un leggero abito di
cotone, bianco con disegnati dei fiori rosa, che le arrivava sopra al ginocchio
e sorretto da due sottili spalline che si univano sulla nuca. Quel vestito le
fasciava il corpo mettendo in risalto le sue splendide forme...Quelle forme che
lui stesso aveva accarezzato e assaggiato quella notte. Non vedeva l’ora di
ripetere l’esperienza. Il suo corpo si irrigidì al solo pensiero.
Stava per avvicinarsi a lei, quando
vide che qualcuno lo aveva preceduto. Se non si sbagliava, era il capo degli
operai. “Spero per lui che le stia parlando di lavoro” pensò Ryo con espressione
scura. Tuttavia, quello che vide in seguito non gli piacque per niente. Lo
sguardo dell’uomo si era abbassato verso la scollatura di Kaori, che, incurante,
stava scrivendo qualcosa sul suo block-notes, e, guardandosi intorno, poté
notare che non era l’unico. Molti degli operai presenti, notando che lei era
distratta, ne avevano approfittato per godersi il panorama delle sue lunghissime
gambe lasciate scoperte dal corto abito. Ryo represse a fatica la voglia di
prendere a pugni tutti i presenti per far loro passare la voglia di sbavare
sulla sua donna. Dio, non era mai stato così geloso e possessivo prima di
allora. Però, bisognava ammettere che prima di allora non si era mai innamorato.
Vedendo che quel bellimbusto non
aveva alcuna fretta di congedarsi da Kaori, Ryo si avvicinò ai due con
espressione minacciosa.
-Ciao, piccola- la salutò
mettendole un braccio possessivo attorno alla vita
-Ciao! Che bella sorpresa!- gli
sorrise Kaori
Ryo si voltò verso il capo degli
operai, facendogli un cenno di saluto. Tuttavia, il suo sguardo glaciale e
minaccioso mandava un messaggio inequivocabile...Messaggio che l’altro non mancò
di afferrare. Un secondo dopo, si era già allontanato. Kaori si accorse di
quella tacita minaccia e, sorpresa, si voltò verso di lui.
-Si può sapere perchè l’hai fatto
scappare?- gli chiese
-Io? Non capisco di cosa tu stia
parlando- replicò lui con apparente indifferenza
-Ha-ha, sì, certo- sorrise Kaori
maliziosa –Non vuoi ammettere che sei geloso-
-Non sono
geloso-
-Ah no?-
-No. Sono molto più che geloso.
Sono possessivo. Potrei spaccare la faccia a chiunque ti si avvicini, o che
anche solo ti guardi, più del dovuto. Tu sei la mia donna, Kaori, mia e di
nessun’altro-
Lei lo guardò con la bocca
spalancata dallo stupore. Non stava scherzando, era serio, Ryo pensava veramente
quello che aveva detto, fino all’ultima sillaba. Eppure, invece di essere
arrabbiata per quel comportamento da uomo primitivo, Kaori ne era affascinata,
intrigata.
-È vero, io sono tua, Ryo- gli
disse con sguardo malizioso mettendogli le braccia intorno al collo –Ma anche tu
sei mio, non dimenticarlo-
-Me lo ricorderò- replicò lui
divertito prima di chinarsi e prendere possesso della sua
bocca
Immediatamente, la scintilla del
desiderio si accese in lui. Dio, avrebbe voluto prenderla lì, in quel momento.
Strapparle gli abiti di dosso e amarla fino a sentirsi stremato. Farle gridare
basta e vederla godere con lui e per lui. Kaori Makimura lo stava trasformando
in un maniaco sessuale...Ma poi comprese che non era quella la molla primaria
che lo spingeva verso di lei. C’era l’amore prima. Intenso e devastante, che lo
faceva tremare al solo pensiero di poterla perdere e che gli faceva credere di
essere pronto anche ad uccidere pur di proteggerla.
Con un gemito roco, Ryo si staccò
da lei, le afferrò una mano e la trascinò fuori
dall’ufficio.
-Ma che fai?- gli chiese Kaori
sorpresa
-Cerco un po’ di privacy- rispose
lui dirigendosi verso gli ascensori
Non appena furono all’interno, Ryo
premette velocemente il pulsante del piano terra. Le porte non si erano ancora
chiuse del tutto, che già aveva preso Kaori tra le braccia, spingendola contro
la parete e prendendo nuovamente possesso delle sue labbra. Con un gemito, lei
rispose al bacio, avvolgendogli le braccia intorno al collo. Un attimo dopo,
sussultò, sorpresa, sentendo la mano di Ryo infilarsi sotto il suo vestito.
-Ryo! Se non l’hai notato siamo
dentro ad un ascensore-
-Lo so benissimo, piccola- rispose
lui con voce roca allungando una mano e premendo un
pulsante
Un secondo dopo, l’ascensore si
fermò con un sussulto.
-Non posso aspettare, devo averti.
Qui, ora- fece poi slacciandole le spalline del vestito da dietro la nuca e
prendendole un capezzolo tra le labbra
Kaori pronunciò il suo nome con un
sospiro, affondando le dita nei suoi capelli. Prendendolo per un invito a
continuare, Ryo, senza staccare le labbra dal suo seno, si slacciò i pantaloni.
Con un braccio, la sollevò da terra, mentre Kaori gli circondava la vita con le
gambe, poi le scostò gli slip ed entrò in lei con una poderosa spinta. L’urlo di
piacere di lei fu bloccato sul nascere dalle labbra di Ryo, che si incollarono
alle sue. Dopo poche spinte, raggiunsero insieme l’apice.
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
IF-cap 15
CAPITOLO 15
-Si può sapere dove stiamo
andando?- gli chiese Kaori mezz’ora dopo
Dopo “l’intermezzo” in ascensore,
Ryo l’aveva fatta salire sulla sua auto e si era diretto fuori Tokyo.
-Non te lo dico- rispose lui con un
sorriso
-Uffa, ma io sono curiosa!-
protestò lei –Dai, ti prego...- insistette poi facendogli gli occhi
dolci
-È inutile che fai così, tanto non
te lo dico lo stesso. Comunque, se non l’hai ancora capito, questo si tratta di
un rapimento in piena regola e ora ti sto portando nel mio nascondiglio- scherzò
Ryo
-Ah sì? Un rapimento? Devo
ricordarti che mio fratello è un poliziotto? Stai rischiando grosso, mio caro-
fece Kaori stando allo scherzo
-Cosa vuoi, sono un tipo a cui
piace il pericolo...-
Poco dopo, arrivarono a Chiba, una
piccola città a est di Tokyo, affacciata sulla baia e molto apprezzata dai
turisti. Ryo parcheggiò l’auto di fronte alla spiaggia e fece il giro per
aprirle la portiera. Kaori scese e si ritrovò davanti uno dei luoghi più belli
che avesse mai visto. La spiaggia era circondata da una folta e lussureggiante
vegetazione, dando l’impressione di essere magicamente atterrati su di un’isola
tropicale. Nonostante a soli pochi metri da lì ci fosse una zona residenziale,
l’unico rumore che si udiva era il dolce mormorio del mare. A tutto ciò faceva
da sfondo un cielo limpido e azzurro, con il sole che aveva iniziato ad
abbassarsi verso l’orizzonte, preannunciando l’arrivo del tramonto.
-Allora, ti piace?- le chiese Ryo
al suo fianco
-È bellissimo- gli sorrise Kaori
–Grazie per avermi portato qui-
-E non è ancora finita- le disse
lui dirigendosi verso il retro della sua auto e aprendo il
bagagliaio
Pochi secondi dopo, era di nuovo al
suo fianco, sorreggendo con una mano un cestino da pic-nic e una coperta.
-Vieni- fece prendendola per mano e
dirigendosi verso la spiaggia
Dopo essersi tolti le scarpe per
godersi il calore della sabbia sotto i piedi, stesero la coperta e iniziarono il
loro pic-nic, cenando, chiacchierando e godendosi quel meraviglioso scenario.
Dopo aver mangiato, Ryo le propose una passeggiata lungo la riva.
-Come mai conosci questo posto? Sei
già stato qui?- gli chiese Kaori ad un certo punto
-Sì, ci venivo spesso in vacanza
con i miei genitori da piccolo. Vedi quella casa laggiù?- fece lui indicandole
una villetta a qualche centinaio di metri da loro
Lei annuì e Ryo
proseguì:
-Apparteneva ai miei genitori e
quando ero piccolo venivamo qui ogni estate in vacanza. Ora ci vive mio zio
Rei-
-Quello che ti ha
cresciuto?-
-Esatto. Mi piacerebbe fartelo
conoscere, se ti va-
-Mi farebbe molto piacere- gli
sorrise Kaori
Tornarono indietro per raccogliere
i resti del pic-nic, che lasciarono nel bagagliaio dell’auto, poi tornarono sui
loro passi e raggiunsero l’abitazione dello zio di Ryo. Da vicino era ancora più
bella, dipinta interamente di bianco, con le imposte in legno colorate di
azzurro e circondata interamente da una veranda.
Tenendola per mano, Ryo bussò alla
porta e poco dopo la porta si aprì. La prima cosa che pensò Kaori fu che
l’altezza doveva essere proprio nei geni della famiglia Saeba visto che lo zio
Rei, nonostante dovesse essere intorno alla sessantina, raggiungeva
tranquillamente il metro e ottanta. Si ricordò che un tempo era stato un agente
governativo e si disse che la pensione non aveva appesantito il suo fisico, che
restava prestante e muscoloso. Se non fosse stato per i capelli grigi e le rughe
del volto, si sarebbe tranquillamente potuto scambiarlo per una persona più
giovane.
-Guarda, guarda, finalmente ti sei
deciso a farmi conoscere la donna che ti ha fatto perdere la testa!- esclamò
ironico l’uomo
Sorpresa, Kaori guardò
interrogativamente Ryo.
-Gli ho parlato un po’ di te- le
disse questo con un’alzata di spalle –Perdona il suo modo di fare così diretto,
lo zio Rei non sa cosa sia il tatto-
-Non preoccuparti, mi ha detto solo
il minimo indispensabile. Mio nipote non ama molto parlare della sua vita
privata, in questo ha preso tutto da me- Rei si rivolse a Kaori, prendendole la
mano –Piacere di conoscerla, signorina Makimura-
-Piacere mio- gli sorrise lei
ricambiando la stretta –E mi chiami pure Kaori-
-Solo se lei mi chiama Rei. Forza,
entrate-
L’interno della casa rispecchiava
il fatto che vi abitasse un uomo solo. L’arredamento era sobrio ed essenziale,
su toni neutri, ma ciò non toglieva che tutto fosse pulito e in ordine. Lo zio
Rei li fece accomodare in soggiorno e preparò loro del caffé, poi, sotto
esplicita richiesta di Kaori, raccontò alcuni aneddoti sugli anni in cui aveva
fatto da tutore a Ryo. Quest’ultimo, seduto accanto a Kaori, un braccio intorno
alle sue spalle, si limitava ad ascoltare, facendo solo qualche commento di
tanto in tanto.
-Questa città è veramente bella. Da
quanto tempo vive qui, Rei?- gli chiese Kaori ad un certo
punto
-Saranno sei anni più o meno-
rispose l’uomo
-Quindi non ha seguito suo nipote
negli Stati Uniti...- fece lei perplessa
Ryo, al suo fianco, si
irrigidì.
-No. Perchè avrei
dovuto?-
-Ma...mi era parso di capire che
Ryo aveva dovuto partire per una questione di famiglia...-
-Ehm...sì, però...era una cosa che
riguardava solo lui- replicò Rei improvvisamente a disagio –Scusatemi, porto
queste tazze di là- fece poi sparendo in cucina
-Ti do una mano- disse Ryo
seguendolo
Kaori lo guardò andarsene,
perplessa. Cosa diavolo si celava dietro l’improvvisa partenza di Ryo di sei
anni prima? Cos’è che non le aveva detto? Perchè era palese che lui le
nascondeva qualcosa. I suoi sospetti ebbero ulteriore conferma quando si alzò e
si avvicinò alla porta della cucina per sentire quello che i due uomini si
dicevano.
-Non le hai detto niente?- esclamò
in quel momento Rei
-Abbassa la voce- gli intimò Ryo –E
comunque no, non le ho detto niente. Non ancora, per lo
meno-
-Questa storia non mi piace per
niente-
-So già quello che stai per dirmi,
zio Rei, e ti assicuro che le dirò tutto. Nel momento che riterrò
opportuno-
-D’accordo, fai come
vuoi-
Sentendo che i due stavano
tornando, Kaori si allontanò dalla porta della cucina. Si avvicinò al camino,
sopra il quale c’erano alcune foto e si mise ad osservarle. Una di esse ritraeva
due uomini adulti, una donna e un bambino.
-È la tua famiglia?- chiese a Ryo
che le si era avvicinato in quel momento
-Sì. Questo è mio zio Rei, mio
padre, mia madre e questo bambino sono io- le indicò lui
-Eri bellissimo anche da piccolo-
gli disse Kaori con un sorriso –Inoltre, adesso sei uguale a tuo
padre-
-Sentite, ormai è tardi per tornare
a Tokyo. Che ne dite di restare a dormire qui?- intervenne in quel momento lo
zio Rei uscendo dalla cucina
-Tu che ne dici?- le chiese
Ryo
-Perché no? Se a Rei non da troppo
disturbo...- rispose Kaori
-Ma quale disturbo? Mi fa piacere
avere un po’ di compagnia. E poi, per una volta che mio nipote mi porta a casa
una bella ragazza, ne approfitto- replicò l’uomo facendole l’occhiolino
-Ehi, non fare la corte alla mia
ragazza, capito?- esclamò Ryo con tono scherzoso
-Che c’è? Hai paura che te la
rubi?-
-Figuriamoci se un vecchietto come
te può competere con il mio fascino-
-Io non ne sarei così sicuro-
intervenne maliziosa Kaori –Non dovresti sottovalutare il fascino dell’uomo
maturo e devo dire che tuo zio si difende bene-
-Ah, è così, eh?- fece lui offeso
mentre Rei scoppiava a ridere, poi si chinò e, in modo che sentisse solo lei, le
sussurrò all’orecchio con voce sensuale:-Questo le costerà caro, signorina
Makimura-
-Allora, cosa dicevi prima riguardo
agli uomini maturi?- Ryo chiuse la porta della camera degli ospiti dietro allo
zio Rei e vi si appoggiò contro, incrociando le braccia sul
petto
-Ohh, non dirmi che ho ferito il
tuo orgoglio di maschio...- gli disse Kaori con un sorriso divertito sulle
labbra
-Adesso ti insegno io a prenderti
gioco di me-
Mentre lei scoppiava a ridere, lui
le se avvicinò con sguardo da predatore, se la caricò in spalla e raggiunse poi
il letto, dove la depositò senza tante cerimonie.
-Ora sei nelle mie mani- le disse
poi stendendosi su di lei
La baciò, accarezzò, assaporò fino
a farle perdere la testa, finché lei stessa non lo supplicò di appagare quel
desiderio travolgente che sentiva scorrerle nelle vene. E, finalmente, lui
l’accontentò, fondendosi con lei e trascinandola con se nella danza
dell’amore.
-Ti amo- le sussurrò Ryo
all’orecchio nel momento di massimo piacere
Stanchi ma appagati, rimasero
abbracciati a parlare, sottovoce, per non guastare l’atmosfera di quella notte
magica. Tuttavia, c’era una domanda che continuava a tormentare Kaori e che le
premeva sulle labbra.
-Ryo?-
-Mmh?-
-Perché te ne sei andato sei anni
fa?-
-Mi sembrava che avessimo già
affrontato questo discorso- sospirò lui
Kaori si alzò a sedere per poterlo
guardare negli occhi, coprendosi con il lenzuolo.
-No, mi hai detto che non potevi
fare altrimenti, ma non mi hai detto il perchè. Lo so che mi nascondi qualcosa,
Ryo, e capisco anche perchè tu non me l’abbia detto finora, visti il difficile
rapporto che c’era tra noi prima, ma adesso voglio sapere la
verità-
Ryo si alzò a sedere a sua volta,
fissando lo sguardo nel suo.
-Visto che siamo in vena di
domande, perchè non mi hai ancora detto che mi ami?-
Kaori sussultò, sorpresa da
quell’improvviso cambio di argomento.
-Io...non ce la faccio. Non mi
sento ancora pronta-
-Kaori, di cos’è che hai ancora
paura?-
Lei abbassò lo sguardo verso le sue
mani, che in quel momento stavano giocherellando nervosamente con il bordo del
lenzuolo.
-È solo che...Se c’è una cosa che
ho imparato dalla vita è che le cose belle non durano. Ed io non voglio buttarmi
a capofitto in questa relazione senza prima essere sicura che avrà un
futuro-
Ryo le prese il mento con una mano
e le alzò il viso, costringendola a guardarlo negli occhi.
-Kaori, non puoi continuare a
vivere nella paura di soffrire, la vita è troppo bella e troppo breve per
sprecarla in questo modo. Lo so che non è facile lasciarsi andare, ma devi aver
fiducia nel sentimento che ci lega. Io non posso darti garanzie certe, non posso
dirti che vivremo sempre felici e contenti, perchè non è così. Sicuramente
affronteremo delle difficoltà, ma insieme potremo superarle e uscirne più uniti.
L’unica cosa che posso assicurarti è che io ti amo e che non ti farò mai
soffrire- le sfiorò le labbra con le sue –Non puoi controllare l’amore, devi
solo lasciarti trascinare e vedere dove ti porta, seguire il tuo cuore senza
lasciarti condizionare dalla mente. Io mi sono già arreso a ciò che provo per
te. Quando farai lo stesso? No, non rispondermi, posso aspettare, ma ricorda che
non ti lascerò andare, Kaori Makimura. Ormai sei mia e sarà bene che ti abitui
all’idea-
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
IF-cap 16
CAPITOLO 16
“Finalmente è arrivato il weekend!”
si disse Kaori concludendo un’altra giornata di lavoro. Quella poi era stata
particolarmente lunga e pesante. Fortunatamente i lavori al palazzo di Ryo erano
finiti e l’arredamento era venuto anche meglio del previsto. Kaori, Sayaka e
Kasumi erano molto soddisfatte del loro operato. Anche Ryo lo era e aveva
organizzato per quella sera un piccolo ricevimento per festeggiare.
Per l’occasione, Kaori aveva fatto
visita alla boutique di Eriko e aveva scelto un lungo abito blu elettrico, dal
taglio semplice, sorretto da due sottili spalline e con un ampio spacco laterale
che le arrivava a metà coscia. Voleva essere bellissima. E non solo per la
serata, ma soprattutto per il dopo-serata, visto che avrebbe passato la notte
nell’appartamento di Ryo.
Poco prima delle otto, il suo
cavaliere venne a prenderla e insieme si recarono al ricevimento, che si sarebbe
tenuto all’ultimo piano del palazzo di Ryo. Erano già arrivate un bel po’ di
persone, comprese Sayaka e Kasumi e poco dopo fece la sua apparizione anche
Mick, accompagnato da Kazue. Molti si complimentarono con le tre per il
magnifico lavoro e alcuni, spinti da un improvvisa voglia di rinnovamento,
chiesero di avere il loro biglietto da visita.
-Kaz, posso farti una domanda
riguardo te e Mick?- chiese Kaori all’amica
Le due erano momentaneamente sole.
Ryo e Mick stavano discutendo con alcune persone dall’altra parte della stanza,
probabilmente di affari, mentre Kasumi e Sayaka stavano ballando con i loro
cavalieri.
-Certo, dimmi pure- rispose
l’infermiera
-Ecco, so che ti sembrerà una
domanda un po’ strana, ma...non hai mai l’impressione che Mick ti nasconda
qualcosa? Che abbia un qualche tipo di segreto che non vuole
svelarti?-
-Perché mi fai questa domanda?-
fece sorpresa Kazue
-Perché sono sicura che Ryo mi
nasconde qualcosa. E credo anche che questo qualcosa riguardi Mick e Umibozu.
Non ti sembra strano che due uomini d’affari conoscano un ex-mercenario?-
-In effetti, sì. E a dire la
verità, fin dal primo momento, ho avuto l’impressione che Mick e Ryo non siano
quelli che si definiscono due tipici uomini d’affari. Non so come spiegarlo, ma
intorno a loro c’è come un’aura di mistero...-
-Capisco quello che intendi dire,
anch’io ho avuto la stessa impressione. E non hai mai chiesto nulla a
Mick?-
-No. In fondo io e lui ci
frequentiamo da poco e penso che, se vorrà aprirsi con me, lo farà quando si
sentirà pronto-
-Hai ragione. Però io e Ryo ci
conosciamo da tempo e credevo che tra me e lui ci fosse fiducia reciproca...-
disse Kaori abbattuta
-Ryo ti ama e si fida di te- la
rassicurò Kazue –Probabilmente, se non ti ha ancora detto niente, avrà i suoi
buoni motivi. Forse teme che tu non capisca, o che ti arrabbi...O magari che lo
lasci. Avrà paura di perderti-
Pensierosa, Kaori guardò nella
direzione di Ryo e restò qualche minuto ad osservarlo. Non poté fare a meno di
notare che, sicuramente, era l’uomo che più spiccava tra i presenti per fascino
e carisma. Si era accorta che ogni singola ospite di sesso femminile l’aveva
guardata con malcelata invidia quando aveva fatto il suo ingresso al braccio di
Ryo. D’altronde, oltre ad essere incredibilmente bello, era anche uno degli
uomini più ricchi del paese.
In quel momento, come se avesse
avvertito il suo sguardo, Ryo si voltò verso di lei e le sorrise. Kaori ricambiò
il sorriso e, come sempre quando i loro occhi si incrociavano, il suo cuore si
mise a battere più velocemente. Anche nello sguardo di Ryo poté leggere lo
stesso desiderio e, senza quasi rendersene conto, si ritrovò a camminare verso
di lui.
-Scusate, posso rubarvelo un
attimo?- disse Kaori al gruppetto con cui stava parlando
Senza quasi attendere risposta, lo
prese per mano e, cercando di non attirare troppo l’attenzione, si diresse verso
l’ufficio di Ryo. Inutile dire che lui non oppose la minima resistenza.
Arrivati, scivolarono furtivamente dentro alla stanza. Mentre Ryo chiudeva la
porta a chiave, Kaori accese la lampada da tavolo sopra la scrivania, in modo da
illuminare la stanza, ma non troppo.
-Allora, di cosa c’è di così
urgente da trascinarmi in una stanza deserta?- le chiese Ryo con un sorriso
sensuale che gli incurvava le labbra
-Questo- rispose Kaori prima di
spingerlo contro la porta e alzarsi in punta di piedi per incollare le proprie
labbra a quelle di lui
Con un gemito, Ryo l’afferrò per la
vita, stringendola ancora di più a se. Poi le sue mani scivolarono verso la
rotondità delle sue natiche. Mentre la sollevava, Kaori gli passò le gambe
intorno alla vita. In due falcate, lui raggiunse la scrivania e ve la
depose.
-Non che mi lamenti...- fece
staccandosi da lei –Ma a cosa devo tutto ciò?-
-Ho voglia di te- rispose lei –Ho
voglia di te in ogni momento, Ryo Saeba. Non so cosa mi hai fatto, ma mi hai
stregato-
Pronunciando il suo nome con un
voce roca, Ryo prese di nuovo possesso della sua bocca con esigenza. Nel
frattempo, una mano viaggiava verso il suo seno, mentre l’altra si insinuava
nello spacco del suo vestito, sollevandoglielo fino alla vita. Due minuti dopo,
Kaori era distesa sulla scrivania, con Ryo sopra di lei. I loro corpi si unirono
in un amplesso selvaggio e travolgente.
-Non posso credere di averlo
fatto...- mormorò Kaori un’ora dopo
Erano in macchina, diretti
all’appartamento di Ryo. Il ricevimento era stato un successo e nessuno si era
accorto della loro piccola “fuga”.
-Fatto cosa?- le chiese Ryo
fingendo di non aver capito
-Di averti trascinato nel tuo
ufficio nel bel mezzo di una festa per...Oddio, e se qualcuno degli invitati se
ne fosse accorto, che figura avrei fatto?!-
-Ma non è successo. É incredibile
come riesci a passare dalla modalità “ragazza timida e dolce” alla modalità
“predatrice sexy”- fece lui con un sorriso malizioso
-Smettila di prendermi in giro!- lo
rimproverò lei rossa come un pomodoro
-Non capisco perchè ti vergogni. Ti
sei semplicemente comportata come una donna. Una donna che desidera il suo uomo.
Una donna innamorata. Non c’è niente di male in questo- le disse Ryo serio
prendendole una mano
-Grazie- gli sussurrò Kaori con un
sorriso ricambiando la stretta
-E poi, ti sembra che a me sia
dispiaciuto? Io adoro tutti i lati del tuo carattere, Kaori, ricordatelo. Adoro
tutto di te-
La mattina dopo, Ryo fu il primo a
svegliarsi. Osservò Kaori che dormiva tra le sue braccia e pensò di essere
l’uomo più fortunato sulla faccia della Terra. Già, il più fortunato, ma anche
il più stupido per non averle ancora raccontato tutta la verità. Lei si era
accorta che le nascondeva qualcosa, ma lui aveva sviato il discorso e sapeva
che, più il tempo passava, più sarebbe stato difficile e più lei l’avrebbe presa
male una volta che si fosse deciso. Tuttavia, non ci riusciva. Aveva paura.
Paura che Kaori si arrabbiasse, che lo lasciasse...Paura di perderla. Lei era la
cosa più bella che gli fosse mai capitata nella vita, la sola donna di cui si
era innamorato, e non aveva nessuna intenzione di lasciarsela
sfuggire.
In quel momento, l’oggetto dei suoi
pensieri si mosse accanto a lui e aprì gli occhi.
-Buongiorno- le disse chinandosi su
di lei per sfiorarle le labbra con un bacio
-Buongiorno- gli sorrise Kaori
stiracchiandosi –Che ore sono?-
-Le otto. Che ne dici se ti porto a
fare colazione al Cat’s Eye stamattina? Potrai ordinare tutto quello che vuoi,
ti meriti una colazione con i fiocchi dopo tutta l’attività di stanotte- fece
Ryo malizioso
-Ci sto. E poi, visto che mi sono
portata un cambio di vestiti, non ci sarà neanche bisogno di passare da casa
mia- replicò lei alzandosi a sedere e infilandosi la camicia di lui -Ma prima di
tutto mi merito una lunga doccia-
-Mmh...Ottima idea- mormorò Ryo
mentre una luce calda e bramosa gli accendeva lo sguardo
-Eh no, caro mio. Ho tutte le
intenzioni di concedermi una doccia rilassante e...da sola. Perchè se tu mi
segui, so già come andrà a finire e la mia doccia sarà tutto fuorché rilassante.
Perciò te ne starai buono qui finché non ho finito,
chiaro?-
-Uff, e va bene. Come sei crudele,
però-
Ridendo del viso imbronciato di
Ryo, Kaori si infilò in bagno e, per sicurezza, chiuse la porta a chiave.
Una buona mezz’ora dopo, lasciò
campo libero a Ryo e, mentre questo si faceva la doccia, ne approfittò per
osservare meglio il suo appartamento. Le piaceva davvero moltissimo. Il soffitto
era molto alto, sostenuto da grosse travi in legno, un’intera parete era fatta
unicamente di vetri, che lasciavano spaziare la vista sopra un panorama
mozzafiato della città ed era divisa a metà da un soppalco in legno su cui era
stata ricavata la camera da letto con annesso bagno. Questa si affacciava sul
salone, arredato su toni caldi del panna e con mobili in legno scuro. A fianco
c’era la cucina, all’americana, spaziosa e moderna.
-Sei stato molto fortunato a
trovare questo appartamento- disse poco dopo sentendo la porta del bagno aprirsi
–È assolutamente fantastico!-
-Sapevo che ti sarebbe piaciuto- le
sorrise Ryo strofinandosi i capelli con un asciugamano –Anch’io appena l’ho
visto me ne sono innamorato- aggiunse avvicinandosi a lei
Il corpo di Kaori avvertì
immediatamente le conseguenze della vicinanza di quello di lui, coperto solo da
un asciugamano legato introno ai fianchi.
-Fermo lì!- gli intimò facendo un
passo indietro –Non osare avvicinarti prima di essere
vestito!-
-E perchè mai?- chiese lui con una
delle sue espressioni più innocenti
-Lo sai benissimo perchè, non fare
il finto tonto con me. Mi hai promesso una colazione con i fiocchi e io non ho
nessuna intenzione di rinunciarci!-
-Vuoi dire che preferisci una
colazione a me?-
-Assolutamente sì. Ho una fame da
lupo, perciò sbrigati a prepararti-
-Non ci posso credere. Snobbato per
una tazza di caffé e dei croissants...Caro il mio Ryo, sei proprio caduto in
basso!- borbottò lui sconsolato dirigendosi verso
l’armadio
Mezz’ora dopo, teneramente
allacciati, Kaori e Ryo varcarono la soglia del Cat’s Eye.
-Ehilà, piccioncini!- li salutò
Mick seduto al bancone accanto a Kazue
-Buongiorno a tutti- salutò
Kaori
-Sai Umi-chan...- fece Ryo con un
sorriso furbo rivolto al gigante –Devo dire che quel grembiulino ti dona, hai
fatto proprio bene a ritirarti e ad aprire questo bar con la tua dolce
mogliettina-
-Anche se mi sono ritirato, la mia
mira è ancora infallibile, perciò sta attento a quello che dici, Saeba- replicò
Umibozu
-Smettila di fare lo stupido e
siediti!- gli disse Kaori scuotendo la testa –A volte ho davvero l’impressione
di avere a che fare con un bambino...-
-Stanotte non mi sembravi dello
stesso avviso, però- le mormorò Ryo malizioso all’orecchio facendola arrossire
dalla testa ai piedi
Tra chiacchiere e risate,
consumarono tranquillamente la loro colazione. Questo finché Eriko non irruppe
nel locale come una furia. Dalla sua faccia sembrava che la Terza Guerra
Mondiale stesse per abbattersi sull’umanità.
-Kaori! Per fortuna sei qui!-
esclamò la stilista
-Eriko, calmati! Che succede?-
-Ho bisogno di un favore
enorme!-
-Oh, no. L’ultima volta che mi hai
chiesto un favore enorme ho dovuto fare da modella ad una tua sfilata di
biancheria intima!-
Ryo per poco non si soffocò con il
caffé che stava bevendo.
-Hai sfilato in biancheria
intima??- fece sconcertato
-Sì, perché? Ad Eriko mancava una
modella...- rispose lei
-Vuoi dire che delle persone ti
hanno guardato mentre tu camminavi mezza nuda su una
passerella?!-
-Ryo, non è proprio il caso di fare
il geloso-
-Ehi, voi due, qui ci sarebbe
qualcuno con un problema!- intervenne Eriko schioccando le dita davanti agli
occhi di Kaori
-Scusa, Eri. Dimmi, che favore ti
serve?-
-Ecco, ci sarebbe un servizio
fotografico e...-
-Non se ne parla- la interruppe
Kaori –Lo sai che odio essere al centro dell’attenzione!-
-Ma un servizio fotografico non è
come una sfilata, non c’è un pubblico- replicò la stilista –E poi tu sei così
brava...L’ultima volta un sacco di stilisti mi hanno chiesto di te per le loro
sfilate, ho fatto una fatica enorme per convincerli che non eri una modella
professionista!-
Kaori la guardò, incerta ed
esitante.
-Ti prego, Kaori-chan, sei la mia
ultima speranza!-
-E va bene. Ma è l’ultima volta- si
arrese alla fine l’amica
-Grazie, grazie, grazie! Ti adoro!-
esultò la stilista saltandole al collo
Poi, ottenuto quello che voleva,
Eriko salutò tutti e tornò alla sua boutique.
-Non si tratterà di biancheria
intima anche questa volta, spero- le disse Ryo con espressione
scuro
-E chi lo sa? Eriko non me l’ha
detto...- replicò Kaori con un sorriso divertito
-Ma come siamo gelosi!- lo prese in
giro Mick –Ti rode che qualcuno oltre a te possa vedere Kaori senza
vestiti?-
Ryo stava per replicare con una
battuta pungente, quando all’improvviso avvertì una sensazione di
pericolo.
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
IF-cap 17
CAPITOLO 17
Ryo si gettò su Kaori,
trascinandola a terra con se, e lo stesso fecero Umibozu e Mick, coscienti anche
loro del pericolo, con Miki e Kazue. A parte loro, non c’era nessun’altro nel
locale che potesse rischiare di rimanere ferito. Ryo fece in modo che Kaori
cadesse sopra di lui, in modo da attutirle il colpo con il proprio corpo. Un
secondo dopo, si udì il rumore di vetri infranti, unito a quello di spari.
Mentre si rifugiava dietro al bancone con gli altri, Ryo notò una berlina nera
parcheggiata dall’altra parte della strada, dai cui finestrini abbassati
spuntavano due mitra. Umibozu estrasse da dietro il bancone un fucile automatico
e due Colt che lanciò a Mick e Ryo e i tre si misero a rispondere al fuoco.
Pochi minuti dopo, la parte avversa cessò il fuoco e la berlina partì sgommando,
allontanandosi velocemente.
-Già finito? È stato fin troppo
facile- commentò Mick rialzandosi e lanciando un’occhiata all’esterno per
assicurarsi che il pericolo fosse realmente passato
-È stato solo un avvertimento-
replicò Umibozu aiutando Miki a mettersi in piedi
-Stai bene, Kaori?- chiese Ryo
-Sì, sto bene- rispose questa –Ma
gradirei avere una spiegazione su quanto è successo-
-Kaori...-
-E ti conviene non inventare scuse,
Ryo- lo prevenne lei con tono duro –Voglio sapere la verità.
Adesso-
-Vuoi dire che Kaori non sa ancora
niente? Non glielo hai detto?- chiese Miki stupita
-No, la sottoscritta non sa ancora
niente- rispose Kaori per lui, sarcastica –Al nostro caro Ryo piace fare il
misterioso a quanto pare-
-Ryo, Mick, è meglio se voi due vi
allontanate alla svelta. Me la vedo io con la polizia- intervenne in quel
momento Umibozu sentendo le sirene in lontananza
-Grazie mille- fece Ryo –E scusa
per il casino-
-Tsk, con te c’è da aspettarsi
questo e altro- replicò il gigante
Ryo e Mick uscirono velocemente dal
locale, portandosi dietro Kaori e Kazue, dirigendosi ognuno verso la propria
vettura.
-Ryo, ma che succede? Perchè non
vuoi parlare con la polizia?- gli chiese Kaori
-Ti spiegherò tutto a casa, ora
sali- le intimò lui
-E Mick e Kazue?-
-Credo che anche loro dovranno
parlare, chiamerò Mick più tardi-
Per tutto il tragitto fino
all’appartamento di Kaori, nessuno dei due aprì bocca, ognuno immerso nei propri
pensieri.
-Perché siamo venuti a casa mia e
non nel tuo appartamento?- gli chiese Kaori una volta giunti a
destinazione
-Perché non so come prenderai
quello che sto per dirti. Probabilmente non bene, perciò non credo che avrai
voglia di passare la notte con me- le rispose Ryo serio
Lei si zittì. Cosa doveva dirle
Ryo? E perchè, se era una cosa così seria e importante, non gliel’aveva detta
prima?
-È meglio se ti siedi- le disse lui
appena varcata la soglia dell’appartamento
-Non ho voglia di sedermi- replicò
lei tesa fermandosi al centro del salone
Ryo si andò a posizionare di fonte
alla porta-finestra che dava sul balcone. Vedendo che lui non di decideva a
parlare, Kaori sbottò:
-Ryo, per favore, dimmi cosa sta
succedendo. Credo di avere il diritto di saperlo dopo quello che è successo poco
fa-
Lui si voltò verso di lei,
piantando lo sguardo nel suo.
-Non sono un uomo d’affari...O
almeno, non solo. Ho preso in mano le redini della società di mio padre come
copertura. In realtà, io sono un agente governativo, lavoro per l’unità
“Eclipse”-
-Eclipse? Cos’è? Non l’ho mai
sentita- gli chiese lei sbalordita e confusa
-È una squadra speciale che si
occupa di organizzazioni criminali. Principalmente chi vi fa parte è
specializzato nell’infiltrarsi per raccogliere dall’interno le prove per
smantellare l’organizzazione. È normale che tu non ne abbia mai sentito parlare,
in pochi sanno della sua esistenza-
-E la sparatoria di oggi come ha a
che fare con tutto ciò?-
-La sparatoria di oggi era un
messaggio per me. Sei anni fa mi sono infiltrato all’interno di
un’organizzazione chiamata “Union Teope” che si occupava principalmente di
traffico di droga e la cui base principale si trovava a Los Angeles. Ci ho messo
un anno prima di riuscire a entrarvi e due per riuscire a smantellarla
completamente. Poi mi sono dovuto occupare della sede di Miami. Qualche giorno
fa sono venuto a sapere che la Union Teope si sta riformano qui a Tokyo. Erano
loro che ci hanno sparato prima al Cat’s Eyes-
-È per questo che te ne sei andato
sei anni fa, vero?- gli chiese Kaori mentre nella sue mente tutto cominciava ad
avere un senso
-Sì. L’ultimo giorno che ci siamo
visti, dopo che ti ho accompagnato alla scuola di arredamento, il mio capo mi ha
chiamato e mi ha affidato l’incarico. Io ero uno degli ultimi ad essere entrato
nella squadra, non potevo rifiutarmi. Mi hanno fatto partire immediatamente, ho
appena avuto il tempo di avvisare tuo fratello e di lasciarti quel
biglietto-
-Allora mio fratello è a conoscenza
di tutto questo. Ma perchè non mi ha mai detto niente?-
-Perché gliel’ho chiesto io. Meno
persone sono a conoscenza del mio lavoro, meglio è-
-E Umibozu e Mick come entrano in
questa storia?-
-Mick è un mio compagno di squadra,
mentre Umibozu, come già saprai, è un ex-mercenario. Dieci anni fa, prima che
riuscissi a entrare nell’Eclipse, ho lavorato come agente segreto e ci siamo
ritrovati a lavorare su uno stesso caso. Da quando si è ritirato e ha aperto il
bar insieme a Miki si limita a darmi una mano di tanto in tanto, procurandomi
informazioni più che altro-
-Quindi anche Miki sa tutto...-
commentò Kaori con voce spenta
-Sì. E probabilmente anche Mick sta
raccontando tutto a Kazue-
Lei chiuse stancamente gli occhi,
cercando di assimilare la portata di quella rivelazione. Dio, tutto si sarebbe
aspettata, ma questo...Un agente governativo. Ryo era un agente governativo.
Nonostante tutto, doveva ammettere che quel ruolo gli si adattava perfettamente.
-Perché non mi hai detto niente?-
gli chiese alla fine riaprendo gli occhi –Posso capire perchè tu non me l’abbia
detto sei anni fa, ma perchè da quando sei tornato non l’hai mai
fatto?-
Ryo sospirò.
-Stavo aspettando il momento
giusto. Non sapevo come l’avresti presa e...-
-E secondo te come avrei dovuto
prenderla?- si inalberò Kaori –E non raccontarmi che aspettavi il momento
giusto, per favore! Capisco che inizialmente, dopo il tuo ritorno, i rapporti
tra noi sono stati... difficili, ma tu mi hai chiesto di fidarmi di te e io l’ho
fatto, ma a quanto pare sono l’unica. Perchè si presume che tra due persone che
stanno insieme dovrebbe esserci fiducia reciproca, perciò nel momento stesso in
cui abbiamo iniziato questa relazione, avresti dovuto dirmi
tutto!-
-Ma io mi fido di te, Kaori!-
esclamò Ryo passandosi nervosamente una mano tra i capelli –È solo che... Avevo
paura di come l’avresti presa, che ti saresti arrabbiata...Avevo paura di
perderti-
Kaori si sedette, appoggiando le
braccia sulle ginocchia e nascondendo il viso tra le mani.
-Ti prego, lasciami sola. Ho
bisogno di riflettere-
Lui si sedette sul divano di fianco
a lei e le prese le mani tra le sue.
-Kaori, mi dispiace di non averti
detto niente, ma se l’ho fatto è stato anche per proteggere te. Io ti
amo-
-Proprio per questo avresti dovuto
dirmelo. Noi due stiamo insieme, Ryo, e tutto quello che riguarda te riguarda
anche me. Ora, ti prego, va via, voglio restare sola- Kaori si alzò e,
voltandogli le spalle, si mise ad osservare la città dalla
porta-finestra
Capendo che lei era decisa e che
aveva bisogno di assimilare quella nuova realtà, Ryo si alzò con un sospiro e si
avviò verso la porta. Dopo averle rivolto un ultimo sguardo, uscì
silenziosamente dall’appartamento.
Kaori non si mosse finché non sentì
la porta richiudersi dietro di lui. Poi, con un sospiro, chiuse gli occhi e
appoggiò la fronte al vetro, mentre una lacrima le scendeva lungo la guancia.
La prima
di molte
altre.
You
want commitment Take a look into these eyes They burn with a fire, just
for you now Until the end of time I would do anything I'd beg, I'd
steal, I'd die To have you in these arms tonight
Ryo
arrestò la sua Aston Martin nel garage sotterraneo del palazzo in cui viveva.
Sceso dalla macchina, vide addossata alla parete in fondo, nascosta sotto un
telo per ripararla dalla polvere, la sua Suzuki blu. Era da un sacco di tempo
che non la usava e un giro in moto in quel momento era proprio quello che gli ci
voleva.
Baby
I want you like the roses want the rain You know I need you like a poet
needs the pain I would give anything My blood my love my life If you
were in these arms tonight
Dopo
essere salito nel suo appartamento per cambiarsi, tornò nel garage. Con un
movimento secco, tolse il telo che la copriva, poi la spinse fuori. Montò in
sella, mise in moto e si infilò il casco. Pochi secondi dopo sfrecciava per le
strade di Tokyo.
I'd
hold you I'd need you I'd get down on my knees for you And make
everything all right If you were in these arms I'd love you I'd
please you I'd tell you that I'd never leave you And love you till the
end of time If you were in these arms tonight
Non
sapeva per quanto tempo era rimasta lì. A piangere. A chiedersi il perchè.
Perchè il destino non le permetteva di essere felice? Perchè ogni volta che si
fidava di un uomo rimaneva delusa? Questa volta ci aveva creduto davvero. Lui
aveva detto di amarla. Le aveva promesso che non le avrebbe mai fatto del male.
Eppure lo aveva fatto.
We
stared at the sun And we made a promise A promise this world would never
blind us These are my words Our words were our songs Our songs are
our prayers These prayers keep me strong It's what I believe If you
were in these arms tonight
Pensare
che solo poche ore prima si sentiva la donna più fortunata del mondo. Si era
svegliata tra le sue braccia, la prima cosa che aveva visto erano stati i suoi
occhi che la guardavano con calore, il primo suono che aveva sentito era stata
la sua voce...Ed era lì che avrebbe voluto essere in quel momento. Tra le sue
braccia. L’unico luogo al mondo in cui si sentiva veramente e completamente
felice.
I'd
hold you I'd need you I'd get down on my knees for you And make
everything all right If you were in these arms I'd love you I'd
please you I'd tell you that I'd never leave you And love you till the
end of time If you were in these arms tonight
Guidava
per le strade di Tokyo spingendo sull’acceleratore, zigzagando tra le auto.
Sentiva il suo corpo tagliare l’aria, ma davanti a se non vedeva la strada, non
vedeva la città sfrecciargli accanto...Tutto quello che vedeva era il viso della
persona più importante della sua vita. Vedeva gli occhi della donna che amava
più di ogni altra cosa. Occhi che quella sera lo avevano guardato tristi e
feriti.
Your
clothes are still scattered all over our room This old place still smells
like your cheap perfume Everything here reminds me of you And there's
nothing that I wouldn't do to be in your arms
Non
voleva tornare a casa. Non voleva tornare in quell’appartamento che ora gli
sembrava così vuoto. Non voleva entrare nella sua camera da letto, quella stanza
in cui l’aveva tenuta tra le braccia, l’aveva baciata, accarezzata...Dove lei
era stata sua. In quella stanza in cui si sentiva ancora il suo profumo, quel
profumo dolce e delicato che gli era entrato nella pelle e non voleva più
andarsene. Come lei.
I'd
hold you I'd need you I'd get down on my knees for you And make
everything all right If you were in these arms I'd love you I'd
please you I'd tell you that I'd never leave you And love you till the
end of time If you were in these arms tonight
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Capitolo 18 *** Capitolo 18 ***
IF-cap 18
CAPITOLO
18
Ryo arrivò a Chiba nel primo
pomeriggio. Fermò la moto davanti a casa dello zio Rei, spense il motore e si
tolse il casco. Non poté fare a meno di andare indietro con la mente a qualche
giorno prima, quando aveva portato lì Kaori. Scuotendo la testa per scacciare
quei ricordi dolorosi, scese dalla moto e attraversò il vialetto della casa di
suo zio. Arrivato davanti alla porta suonò il campanello e pochi secondi dopo,
Rei venne ad aprire.
-Accidenti! Due visite in una
settimana!- esclamò l’uomo –Non vorrai far nevicare in settembre?- poi, si
accorse dello sguardo scuro di Ryo e ne indovinò subito il motivo:-Gliel’hai
detto, vero?-
Il nipote annuì
solamente.
-E scommetto che lei non l’ha presa
bene...- continuò lo zio Rei –Forza, entra-
Nel frattempo, nell’appartamento di
Kaori, squillò il campanello. Il cuore le fece un balzo nel petto quando il
pensiero che potesse essere Ryo le attraversò la mente. Poi, però, si disse che
erano solo trascorse solo poche ore da quando l’aveva mandato via, perciò le
possibilità che fosse lui erano molto scarse. Infatti era
Eriko.
-Ciao Kaori-chan!- la salutò
allegramente la stilista -Per ringraziarti del favore che mi fai posando per
quel servizio fotografico, ti ho portato un sacchetto pieno dei biscotti al
cioccolato di Miki, i tuoi preferiti. Sono o non sono un’amica,
eh?-
-Grazie, li assaggerò più tardi.
Adesso proprio non ne ho voglia- le rispose Kaori sforzandosi di sorridere
Solo allora Eriko si accorse
dell’espressione triste dell’amica e dei suoi occhi rossi.
-Cos’è
successo?-
-Io e Ryo abbiamo avuto una
discussione-
-Forza, raccontami tutto- le disse
Eriko spingendola verso il divano e chiudendo la porta dietro di
se
-Mmh...Da quello che mi hai detto,
anche la tua Kaori non deve aver avuto una vita facile- commentò lo zio Rei dopo
che Ryo gli ebbe raccontato l’intera storia –Non mi stupisce che faccia fatica a
fidarsi degli altri e che abbia preso male il fatto che le hai tenuto nascosto
il tuo vero lavoro-
-Questo lo so anch’io, ma non posso
permettere che tra noi finisca tutto per questo- replicò
Ryo
-Non ho detto questo. Dico solo che
la capisco e che credo che dovresti lasciarle il tempo di sbollire la
rabbia-
-E poi?-
-E poi ti fai perdonare, è ovvio!
Non dirmi che devo darti consigli anche su questo!- fece ironico lo zio
Rei
-No, penso di potermela cavare da
solo- rispose Ryo sullo stesso tono, poi alzandosi:-Bene, ora me ne vado. Grazie
per la chiacchierata, zio Rei-
-Quando vuoi, figliolo- gli disse
l’uomo accompagnandolo alla porta –Mi raccomando, tienimi informato sugli
sviluppi-
-D’accordo-
-E vai piano su quel
trabiccolo-
-Ehi! Non osare chiamare trabiccolo
la mia Suzuki o ti stendo!-
-Questa poi! Dimentichi chi ti ha
insegnato tutto quello che sai?-
-Già, ma ormai l’allievo ha
superato il maestro!-
Detto questo, Ryo si infilò il
casco, montò in sella e mise in moto. Un attimo dopo, era già lontano. Lo zio
Rei tornò verso casa scuotendo la testa.
-Ah, la gioventù d’oggi! Non ha più
alcun rispetto!-
-Cosa? Un agente governativo?!-
esclamò Eriko con gli occhi fuori dalle orbite
-Sì, ma promettimi che non lo dirai
a nessuno- le intimò Kaori
-Ma certo che lo terrò per me. Ed è
per questo che avete litigato? Perchè te l’aveva tenuto
nascosto?-
-Beh, e non ti sembra un buon
motivo? Mi aveva detto che poteva fidarmi di lui, che mi amava, e poi cosa
scopro? Che mi aveva tenuta nascosta una cosa del genere!-
Eriko sembrò pensarci su per un
attimo, poi le chiese:
-E lui, come si è
giustificato?-
-Ha detto che l’ha fatto per
proteggermi e...perchè aveva paura di perdermi-
-E tu non gli
credi?-
Con un sospiro, Kaori si lasciò
andare contro lo schienale del divano, dove lei ed Eriko erano
sedute.
-Oh, non lo so. Non so più niente.
Solo stamattina ero la donna più felice sulla faccia della Terra e ora...mi
sembra che il mondo mi sia crollato addosso-
-Io credo che in realtà non sei poi
così arrabbiata con lui-
-Come non sarei arrabbiata? Certo
che lo sono!-
-No che non lo sei. Tu hai una
paura folle di quello che provi per Ryo, perciò alla prima difficoltà ne hai
approfittato per fuggire-
-Io non sono fuggita, Ryo mi ha
mentito!-
-Non ti ha proprio mentito, ti ha
tenuta nascosta una parte della sua vita aspettando il momento adatto per
fartene partecipe-
-Lo stai
difendendo?-
-Sto solo cercando di farti
ragionare, Kaori. Ryo ha perduto i genitori quando aveva appena 16 anni, è stato
cresciuto da uno zio, senza il calore di una vera famiglia e l’amore di una
madre, fa un lavoro duro e pericoloso e probabilmente le persone di cui si può
fidare possono essere contate sulle dita di una mano...Sinceramente io capisco
bene per quale motivo ha avuto paura di dirti la verità-
Kaori guardò Eriko con espressione
dubbiosa.
-Ma di me può fidarsi- borbottò
alla fine
-E infatti si fida. Però, se ci
pensi bene, fino a una settimana fa non facevi altro che respingerlo in tutti i
modi e la vostra storia è solo agli inizi. Per non parlare del fatto che prima
mi hai detto che hai ancora dei timori su voi due e che non gli hai ancora detto
che lo ami...Tu che avresti fatto al suo posto?-
-Beh...messa così...- fece Kaori
incerta –Dici che dovrei perdonarlo?-
-Io non ti dico niente, Kaori, non
sta a me decidere. Però ti consiglio di pensarci su e di decidere con calma,
d’accordo?- le disse Eriko con dolcezza
-Hai ragione. Grazie, Eri- fece
l’amica abbracciandola
-Bene, ora me ne torno a casa- la
stilista si alzò dal divano e si diresse verso la porta –Sai, stasera ho un
appuntamento!-
-Davvero? E con
chi?-
-Con Yoshiki Arima, il fotografo
che ti farà la seduta domani. Ah, a proposito, passo a prenderti domani
pomeriggio alle tre in punto, fatti trovare pronta!-
-Agli ordini, capo!- replicò Kaori
facendole il saluto militare –Ma come mai il tuo fotografo lavora anche di
domenica?-
-Perché siamo in ritardo sulla
tabella di marcia per la promozione della mia nuova collezione e Arima lunedì
deve partire per la Cina per un altro lavoro-
Dopo aver chiuso la porta dietro
alla sua amica, Kaori decise di andare a farsi un bel bagno rilassante. Era
appena entrata nella vasca, quando il telefono squillò. “Dio benedica
l’inventore del telefono senza fili!” pensò mentre allungava un braccio per
prendere la cornetta “Chiamano sempre quando sono in
bagno!”
-Pronto?-
-Ciao Kaori, sono Kazue- rispose la
voce della sua amica dall’altra parte
-Kaz, ciao! Pensavo proprio di
chiamarti tra un po’-
-Scommettiamo per lo stesso motivo
per cui ti chiamo io?-
-Scommessa vinta. Hai parlato con
Mick, vero?-
-Sì. E tu hai parlato con Ryo.
Com’è andata?-
Kaori le raccontò della discussione
avuta con Ryo quella mattina.
-E adesso non so proprio che fare-
disse alla fine –E con Mick? Com’è andata?-
-Beh, la nostra discussione è stata
un po’ più tranquilla della vostra, però ugualmente shockante!- rispose Kazue
–Scoprire che l’uomo con cui esci è un agente governativo non è cosa da tutti i
giorni!-
-Pensi di continuare ad
uscirci?-
-Credo di sì. Il mio unico dubbio
è: sarò abbastanza forte da restare a casa ad aspettarlo con il cuore in gola
mentre lui è in missione?-
-Capisco quello che provi, mio
fratello è un poliziotto. Comunque, io credo che tu sia una donna forte, Kaz, ce
la puoi fare-
-Quanto meno ci proverò. Anche
perchè non ho altra scelta-
-In che senso?- le chiese Kaori non
capendo quell’ultima frase
-Ecco...Credo di essere innamorata
di lui- sospirò Kazue
-Ma lo conosci solo da una
settimana!-
-Lo so anch’io questo, però sento
che Mick è l’uomo giusto per me. Non so perchè, ma dentro di me sento che è
così-
-Sì, capisco quello che vuoi dire-
fece Kaori mentre nella sua mente si formava l’immagine di
Ryo
Kazue sembrò intuire quello a cui
stava pensando, perchè le disse:
-Io credo che dovresti perdonarlo,
Kaori-
-Anche Eriko è dello stesso
parere-
-Lo vedi? Siamo due a uno. A parte
gli scherzi, io so che ami Ryo e il suo lavoro è una parte di lui. Pensaci su,
ok?-
-Lo farò. Ora devo lasciarti,
scusami. Ci sentiamo-
Kaori concluse la telefonata e
appoggiò la cornetta accanto alla vasca. Poi, con un sospiro, si lasciò
scivolare contro il bordo, immergendosi un po’ di più nell’acqua calda. Avrebbe
dato qualsiasi cosa perchè Ryo in quel momento fosse lì con lei, in quella
vasca, per accarezzarla e baciarla, per fare l’amore con lei. E quel pensiero fu
accompagnato da una lacrima...
Ryo aveva appena richiuso dietro di
se la porta del suo appartamento, quando il telefono si mise a suonare. Pensando
che fosse Mick che voleva raccontargli com’erano andare le cose con Kazue, si
affrettò a rispondere. Ma si sbagliava, non era il suo amico
americano.
-Tu sei sicuramente l’ultima
persona che mi aspettavo di sentire- disse al suo
interlocutore
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Capitolo 19 *** Capitolo 19 ***
IF-cap 19
CAPITOLO 19
Il giorno dopo la città di Tokyo
era sferzata da un violento temporale. A Kaori non erano mai piaciuti molto i
temporali, ma quel giorno trovava che si intonasse perfettamente con il suo
stato d’animo. Quella notte aveva dormito pochissimo e quella mattina si era
svegliata sentendosi ancora più stanca di quando era andata a letto. Non aveva
nessuna voglia di uscire, men che meno per andare a quel servizio fotografico,
ma ormai lo aveva promesso ad Eriko e non poteva più tirarsi indietro. Per non
parlare del fatto che la sua amica sarebbe arrivata a
minuti...
Poco dopo, infatti, il campanello
suonò e Kaori andò ad aprire alla stilista.
-Uff, che tempaccio!- borbottò
Eriko –Io odio la pioggia!-
-Ciao anche a te, Eri- le disse
l’altra divertita
-Scusami, Kaori-chan. Ciao, come
stai oggi?-
-Abbastanza bene. Anche se non sono
riuscita a dormire molto-
-E vedrai che tra poco ti sentirai
ancora meglio- le assicurò la stilista con uno strano
sguardo
-Ah sì? E da dove ti viene tutta
questa sicurezza? Sai prevedere il futuro, ora?- le chiese Kaori
ironica
-No, ma più tardi capirai di cosa
parlo. Piuttosto, cambiando argomento, hai intenzione di uscire
così?-
-Sì, perché?-
Kaori si guardò. Indossava un paio
di jeans e una felpa azzurra.
-Lasciamo perdere. Andiamo,
altrimenti facciamo tardi-
Detto questo, Eriko la trascinò
fuori dall’appartamento, lasciandole appena il tempo di afferrare il suo
ombrello.
Un’ora e mezza dopo, Kaori si stava
chiedendo quale fosse il modo migliore per uccidere la sua migliore amica.
Questa volta l’aveva fatta davvero grossa. Per prima cosa, Kaori credeva che ci
sarebbero state altre modelle oltre a lei...ma così non era. Inoltre, Eriko
aveva deciso di farla posare con tutta la sua intera collezione: abiti casual,
abiti da lavoro, da sera, da sposa, costumi da bagno...Quella tortura sembrava
non avere fine! Fortunatamente, Yoshiki Arima era un fotografo molto
professionale e, soprattutto, sapeva come mettere a proprio agio le persone.
Mentre la immortalava, non smetteva un secondo di chiacchierare con lei, di
scherzare, di farla ridere...E Kaori gli era grata per questo, immensamente
grata, anzi. Almeno lui provava un po’ di pietà per lei, al contrario della sua
presunta migliore amica che guardava il tutto con aria soddisfatta e
compiaciuta.
-Ma quanti abiti devo indossare
ancora?- le chiese Kaori durante una pausa
-Mmh...Ancora qualche abito da sera
e poi abbiamo finito- le rispose Eriko distratta
Kaori notò che continuava a
guardare verso la porta.
-Che c’è? Aspetti qualcuno per
caso?-
-Eh? No, no,
nessuno-
L’altra la trovò strana, ma non
ebbe il tempo di indagare oltre, perchè il fotografo decise di riprendere.
Poco dopo, Kaori sentì la porta
dello studio aprirsi e richiudersi, ma non potendo voltarsi, non poté sapere chi
era entrato.
Appena si fu chiuso la porta alle
spalle, Ryo si chiese se fosse stata davvero una buona idea venire lì. Quando,
il giorno prima, Eriko lo aveva chiamato per invitarlo ad osservare il servizio
fotografico per cui Kaori doveva posare, era stato indeciso se accettare o meno.
E aveva continuato a chiederselo fino a mezz’ora prima, in realtà. In fondo, era
trascorso solo un giorno dalla loro discussione e, anche se quelle 24 ore erano
state le più lunghe della sua vita, si era ripromesso di lasciarle il tempo di
sbollire la rabbia e di riflettere. Alla fine, però, la voglia di vederla aveva
prevalso su tutto e, senza quasi rendersene conto, si era ritrovato lì.
Tuttavia, una cosa era sicura: non si aspettava di trovarsi di fronte a quello
spettacolo. Kaori era in piedi davanti ad uno sfondo nero con addosso un corto e
aderente vestito fucsia. La divorò con gli occhi, mentre il suo corpo bruciava
dalla voglia di lei. Fortunatamente, Eriko si accorse di lui e gli si avvicinò,
evitandogli di saltare addosso a Kaori e di prenderla lì davanti a tutti.
-Finalmente ti sei deciso a venire,
Saeba. Temevo che avessi cambiato idea-
-In effetti, sono stato indeciso
fino all’ultimo- rispose lui senza riuscire a staccare gli occhi da
Kaori
E se lei non avesse voluto vederlo?
Se fosse ancora arrabbiata? Se avesse deciso di troncare la loro storia
definitivamente? “Oh, smettila con tutti questi se!” si rimproverò mentalmente
“Ryo Saeba, non sei mai stato un uomo insicuro, perciò non cominciare adesso!”
Non avrebbe permesso che tra loro finisse così, per nessuna ragione al mondo.
Lei era sua, maledizione. E lui aveva tutte le intenzioni di riaverla, anche a
costo di doverla rinchiudere in una stanza e convincerla a forza di baci e di
carezze. In effetti, non era poi così male come idea...
-Non preoccuparti, Saeba- la voce
della stilista lo riportò alla realtà –Conosco Kaori e sono sicura che sarà
felicissima di vederti- “Anche se credo che ucciderà me” aggiunse tra se
Eriko
Kaori accolse la fine del servizio
fotografico con un sospiro di sollievo. Quella era sicuramente l’ultima volta
che accordava un favore del genere alla sua migliore amica. Mentre il fotografo
e i suoi assistenti riaccendevano le luci e iniziavano a smontare
l’attrezzatura, si diresse con passo svelto verso il camerino, non vedendo l’ora
di cambiarsi e di tornarsene a casa. Ma non aveva fatto neanche due passi, che
si bloccò di colpo. Davanti a lei c’era Ryo. Ma cosa ci faceva lì? Come sapeva
dove trovarla? Quando vide l’espressione fiera e soddisfatta di Eriko, le sue
domande ebbero presto risposta. Ora capiva il suo strano comportamento di quel
giorno. Accidenti alla sua amica e alla sua mania di impicciarsi nei suoi
affari! Anche se, in fondo in fondo, le era anche grata...
Ora che Kaori gli era ancora più
vicino, Ryo la dettagliò con lo sguardo. Il vestito che indossava era ancora più
attillato e più corto di come gli era sembrato e, pensando che quel fotografo
l’aveva vista e immortalata così, fu invaso da una cieca e sorda gelosia. Buon
per lui che non avesse allungato le mani sulla sua donna,
altrimenti...
Kaori sentì il suo cuore accelerare
i battiti sotto lo sguardo caldo e bramoso di Ryo. Dio, era passato solo un
giorno dall’ultima volta che lo aveva visto, ma le era mancato da morire.
Avrebbe voluto andargli incontro, farsi stringere dalle sue forti braccia, farsi
sussurrare all’orecchio parole rassicuranti...Ma resistette, aspettando che
fosse lui a fare la prima mossa.
-Kaori, sei stata bravissima!-
esclamò Eriko per spezzare la tensione –Ti ringrazio infinitamente per aver
accettato di posare per me. Hai visto chi è venuto a
trovarci?-
-Già, e scommetto che tu non ne
sapevi niente, vero Eri?- replicò Kaori ironica
-Assolutamente niente- mentì
spudoratamente la stilista –Ora scusatemi, ma devo parlare con il fotografo.
Ciao Kaori-chan, ci sentiamo. Saeba...-
-Arrivederci- la salutò Ryo senza
staccare gli occhi da Kaori
Dopo che Eriko si fu allontanata,
Ryo e Kaori rimasero a fissarsi per qualche secondo, senza sapere cosa dire.
Alla fine, fu lui a rompere il silenzio:
-Ciao, Kaori. Come stai?-
-Bene- rispose lei cercando di
assumere un tono neutro –Come mai sei qui?-
-Ho bisogno di
parlarti-
Kaori lo guardò, incerta se
accettare o meno.
-Per favore- insistette Ryo con un
sorriso affascinante
Accidenti a lui e al suo sorriso!
Lei non sapeva resistere a quel favoloso sorriso.
-Va bene, d’accordo- disse alla
fine –Aspettami qui, vado a cambiarmi-
Dieci minuti dopo, Kaori tornò da
Ryo vestita con i jeans e la felpa e insieme uscirono dallo studio fotografico.
All’esterno, lei si fermò in mezzo al marciapiede.
-Allora, cosa proponi di fare?- gli
chiese
-Ti va di andare a bere un caffé?
Così potremo parlare con più calma- le propose lui
-D’accordo. Qui vicino c’è un bar
molto carino e soprattutto molto tranquillo-
Si incamminarono così in direzione
del locale, nessuno dei due sapeva cosa dire o fare per spezzare la
tensione.
-Non ho visto la tua Aston Martin
fuori dallo studio fotografico...- tentò di fare conversazione Kaori
-Sono venuto in moto- le rispose
Ryo
-Hai anche una moto? Questa sì che
è una novità!-
-L’ho comprata un po’ di anni fa,
quando ero ancora qui in Giappone. Era da molto che non la usavo-
Ryo teneva lo sguardo fisso davanti
a se. Aveva paura che se l’avesse guardata non avrebbe resistito alla tentazione
di baciarla. E, anche se moriva dalla voglia di farlo, non era proprio il
momento adatto, non finché non avessero chiarito la situazione tra loro.
In quel momento un’auto parcheggiò
proprio accanto a loro. Ne scese un uomo e Ryo gli lanciò un’occhiata distratta.
Aggrottò la fronte, quel tizio gli sembrava familiare, ma non riusciva a
ricordarsi dove l’aveva visto. L’uomo si allontanò in fretta e Ryo notò che non
aveva chiuso la macchina...A dire il vero non aveva nemmeno spento il motore!
C’era qualcosa di strano, il suo sesto senso lo stava mettendo in allerta. Poi,
all’improvviso, si ricordò dove aveva già visto quel tipo. Apparteneva alla
Union Teope. Si guardò in giro e constatò che, fortunatamente, attorno a loro
non c’era nessuno e che in quel momento non passavano
macchine.
-Kaori, dobbiamo allontanarci in
fretta da qui-
-Cosa? Perchè?- fece stupita
lei
-Non fare domande e corri!- le
intimò Ryo afferrandole la mano e trascinandola con se
Si erano allontanati solo di
qualche decina di metri, quando all’improvviso si udì un’esplosione. Ryo fece
sdraiare a terra Kaori e le fece scudo con il proprio corpo, mentre sentiva
volare pezzi di auto da tutte le parti. Qualche secondo dopo, tornò il
silenzio.
-Stai bene?- le chiese Ryo
preoccupato
-Sì...credo di sì- mormorò lei
–Cos’era? Un’esplosione?-
-Già...un altro regalino
dell’organizzazione-
Kaori notò che Ryo parlava con
affanno e che il suo viso era imperlato di sudore. Poi, vide che si teneva la
mano premuta sul fianco destro...Mano che era sporca di
sangue.
-Ma tu sei ferito!- esclamò
spaventata
-Non è niente...Un pezzo di
lamiera- replicò lui cercando di tranquillizzarla
-Non è niente un corno! Ti porto in
ospedale!-
-No, niente
ospedale...-
-Ryo...-
-Andiamo da una persona che
conosco- la interruppe lui –È un medico che ha una specie di clinica privata. È
un amico di mio zio e mi ha aiutato più di una volta-
-Va bene- capitolò Kaori –La mia
macchina è qui vicino, ce la fai a camminare?-
-Sì, non
preoccuparti-
Il medico da cui voleva essere
portato Ryo altri non era che lo stesso per cui lavorava Kazue. Nessuno
conosceva il suo vero nome, tutti lo chiamavano Professore o Doc, gestiva una
clinica che pochi conoscevano, più che altro i pazienti erano gente del
quartiere o amici del Professore. Questi non sembrò più di tanto sorpreso nel
trovarsi di fronte Ryo e lo portò subito nel suo ambulatorio per occuparsi di
lui, seguito da Kazue, lasciando Kaori fuori ad aspettare.
Mezz’ora dopo, camminava avanti e
indietro nel corridoio in preda ad un’ansia sempre maggiore. Perchè ci mettevano
così tanto? Era così grave? No, non poteva essere grave, lui non poteva
lasciarla proprio ora...Non quando lei non gli aveva ancora detto che lo amava
da morire.
Finalmente, la porta si aprì e
Kazue e il Professore uscirono.
-Allora, come sta?- chiese Kaori
con ansia
-Non preoccuparti, bambina, quel
ragazzo è forte come una roccia- le disse il medico con un sorriso –La ferita
era abbastanza profonda, perciò ho dovuto ricucirlo un po’, ma non è nulla di
grave-
-Grazie al cielo- sospirò lei
–Posso vederlo?-
-Certo, è di là che si sta
rivestendo- le disse il Professore allontanandosi
Kaori si avvicinò alla porta, ma
poi si bloccò, la mano sulla maniglia.
-Kaori? Che cosa c’è?- le chiese
Kazue
-Ecco...E se ce l’avesse con me per
come l’ho trattato ieri sera? Se non volesse più vedermi?- disse in preda ad
un’improvvisa ansia
-Kaori, non dire sciocchezze! Ryo è
innamorato pazzo di te! È lui quello che ha paura che tu non lo perdoni, perciò
ora entra in quella stanza e fai pace con lui!-
-Sì, hai ragione. Allora, vado-
Kaori fece un respiro profondo ed
entrò. Ryo era seduto su un lettino e si stava infilando la camicia. Vide la
fasciatura che gli circondava la vita e provò una fitta al cuore.
-Ehi, ciao- la salutò lui
vedendola
Lei non rispose, un groppo le
stringeva la gola. Cercando di frenare le lacrime che minacciavano di scendere
dai suoi occhi, si avvicinò a Ryo e gli circondò il collo con le braccia,
stringendosi a lui con disperazione.
-Che succede, piccola?- le chiese
lui sorpreso ricambiando l’abbraccio
-Non farmi mai più una cosa del
genere- gli mormorò Kaori contro il collo –Non ho mai avuto così tanta paura in
vita mia. Se ti fosse successo qualcosa io...non avrei saputo come andare
avanti. Non posso vivere senza di te, Ryo, ti amo troppo-
Lui la scostò leggermente da se per
poterla guardare negli occhi.
-Ehi, io sto bene, non
preoccuparti- le disse con dolcezza –Va tutto bene, io sono qui con te e conto
di restarci per molto, molto tempo- poi, come colpito da una rivelazione, le
chiese:-Aspetta un attimo... Ripeti un po’ quello che hai
detto?-
-Cosa? Che ho avuto una paura
folle?-
-No, quello che hai detto
dopo-
Kaori fece finta di pensarci, anche
se aveva perfettamente capito quello a cui si riferiva.
-Che non posso vivere senza di
te?-
-Dopo- borbottò Ryo
-Oh, intendi dire...che ti
amo?-
-Dillo
ancora-
-Ti amo- ripeté lei con un sorriso
–Ti amo da morire, Ryo Saeba-
Pronunciando il suo nome con un
gemito roco, lui si impossessò della sua bocca.
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Capitolo 20 *** Capitolo 20 ***
IF-cap 20
CAPITOLO 20
Nonostante il consiglio del
Professore e le proteste di Kaori, Ryo si rifiutò categoricamente di rimanere
alla clinica almeno per una notte. Salutarono perciò il medico e Kazue e
lasciarono la casa del Doc. Il sole era ormai basso all’orizzonte e la sua
sferica forma si intravedeva appena tra gli alti grattacieli.
-Devo andare a riprendere la mia
moto- le disse lui salendo in macchina
-Non se ne parla nemmeno- rispose
lei categorica –È fuori discussione che io ti lasci salire su una moto nelle tue
condizioni. Andiamo a casa mia. E non voglio sentire proteste,
capito?-
-Agli ordini, signora- replicò Ryo
divertito facendole il saluto militare –E poi, alla prospettiva di essere
accudito da una bella infermiera come te, chi avrebbe mai il coraggio di
lamentarsi?-
Kaori sospirò di fronte al suo
sguardo luccicante di malizia.
-Non ci pensare neanche, caro mio.
Il Professore ha detto che devi stare a riposo, perciò arrivati a casa cena e
poi a dormire-
-Stai scherzando, vero?-
-Assolutamente, sono serissima. Il
medico ha detto niente attività fisica per almeno un paio di giorni e quello che
tu hai in mente si può classificare sotto questa categoria-
-Crudele!- le disse lui con
espressione offesa e delusa
-Posso farti una domanda?- gli
chiese Kaori ad un certo punto della cena
-Certo. Cosa vuoi sapere?- rispose
Ryo
-È stato grazie a tuo zio Rei che
sei diventato un agente governativo?-
-Non esattamente. Vedi, mio zio non
si è mai sposato, né ha mai avuto figli, però, essendo l’unico parente
rimastomi, alla morte dei miei genitori si è ritrovato dall’oggi al domani a
doversi occupare di un sedicenne. Un sedicenne pieno di dolore e di rabbia
oltretutto, perciò capisci che non era un compito facile. Così, per aiutarmi a
superare la morte dei miei e liberarmi di tutta la sofferenza e il rancore che
mi portavo dentro, Rei mi ha insegnato quello che sapeva fare meglio: combattere
e sparare. Quello che non si aspettava è che io mi rivelassi così bravo e che mi
piacesse così tanto-
Kaori ascoltava il racconto con
attenzione, riuscendo quasi a vedere il ragazzino che Ryo era stato crescere e diventare l’uomo che ora aveva
davanti.
-Quindi non l’ha fatto perchè
voleva che tu seguissi le sue orme...-
-No, anzi, quando gli ho detto che
volevo diventare un agente governativo gli è quasi venuto un infarto- le disse
lui con un mezzo sorriso –Lo zio Rei voleva che continuassi a studiare e che
portassi avanti l’azienda di mio padre perchè sapeva che era questo che il
fratello avrebbe voluto. E così, per convincerlo, gli ho promesso che avrei
fatto entrambe le cose-
-Ma perchè hai deciso di fare
l’agente governativo?-
-Non so bene come spiegartelo,
ma...sentivo che quella era la mia strada. Fin da piccolo, ho sempre sentito
parlare del lavoro di mio zio, di quanto lui fosse bravo in quello che
faceva...Lui stesso qualche volta mi raccontava delle sue missioni...Ovviamente,
io ne ero affascinato e, quando sono andato a vivere con lui e Rei mi ha
insegnato tutto quello che sapeva, ho capito che non era solo un’ammirazione
infantile, ma molto di più-
-E non ti bastava semplicemente
fare il poliziotto? Ti ci vedrei con la divisa- fece Kaori con un sorriso
-Per fare il poliziotto devi
sottostare a molte regole, devi seguire delle procedure...Tutte cose che non
fanno per me. Come agente ho molta più libertà d’azione-
-E come hai conosciuto il
Professore?-
-Diciamo che lavora per il
governo...Lui e mio zio sono grandi amici e quando abbiamo bisogno di lui, il
Doc è sempre pronto a darci una mano. Sai com’è, l’ospedale non è proprio il
posto più adatto per mantenere l’anonimità-
-Accidenti...Mi sembra la trama di
un film!- esclamò Kaori, poi, tornando seria, fece:-Senti, so che magari non
puoi parlarne, ma come mai questa organizzazione, la Union Teope, ce l’ha con
te?-
-No, è meglio se ne parliamo,
invece. Riguarda anche te- replicò Ryo scuro in volto
-Che vuoi
dire?-
-Come ti ho già detto, la Union
Teope si è da poco riformata qui in Giappone e a capo di tutto sta Alejandro
Ramirez, fratello di Hector Ramirez, che controllava l’organizzazione negli
Stati Uniti...e che io ho ucciso. Senza contare il fatto che mi sono infiltrato
per mandarli tutti in galera-
-Oh, allora capisco perchè ce
l’hanno con te. Ma ancora non vedo come centro io tutto
questo...-
-Alejandro Ramirez non vuole solo
vedermi morto, la sua vendetta sarà molto più subdola. L’attentato dell’altro
giorno al Cat’s Eyes non era rivolto solo a me, era rivolto a tutti i miei
amici...e in particolare a te-
-Vuoi dire che se la prenderanno
con me e con gli altri per arrivare a te?-
-Proprio così. Perciò da questo
momento in poi voglio che non ti allontani da me neanche per un secondo,
capito?-
-Perché non ti rivolgi alla
polizia?-
-Per il momento è meglio di no.
Meno persone sanno di me e meglio è-
-Neanche
Hideyuki?-
-Maki è tuo fratello, perciò
ovviamente puoi parlarne con lui se vuoi-
-Mmh...No, non voglio rovinargli la
luna di miele facendolo preoccupare. Gliene parlerò quando tornerà...- Kaori si
alzò da tavola e cominciò a sparecchiare -Senti, io comincio ad essere stanca,
che ne dici di andare a dormire?-
Una luce calda si accese nello
sguardo di Ryo.
-C’è qualche speranza che tu abbia
cambiato idea riguardo a...ehm...l’attività fisica?-
-Ma sei proprio incorreggibile!-
sospirò Kaori –Possibile che tu non sia in grado di resistere per una
notte?-
-Sono un uomo, piccola- replicò lui
con un sorriso sensuale
-Beh, mi dispiace, ma dovrai
frenare i tuoi impulsi perchè io intendo dormire!-
-E va bene...Posso almeno sperare
di dormire nello stesso letto con te?-
-Sì, questo posso concedertelo- gli
sorrise lei
Un’ora dopo, dopo essersi cambiata
in bagno, Kaori raggiunse Ryo, che si era già coricato, vestita con la sua
abituale tenuta da notte estiva: una vecchia maglietta dell’accademia di polizia
di suo fratello. Nonostante l’indumento le fosse largo e sformato, non era molto
lungo e le arrivava appena a metà coscia.
-Eh no, questo è giocare sporco-
esclamò Ryo vedendola
-Cosa vuoi dire? Che ho fatto?- gli
chiese Kaori non capendo il perchè della sua agitazione
-Non puoi venire a letto con solo
quella addosso!-
-Stai parlando di questa maglietta?
Ma se è di tre taglie più grande!-
-A parte il fatto che questo
scatena ancora di più la mia fantasia, visto che immagino benissimo quello che è
nascosto, quella maglietta è troppo corta-
-Vuoi farmi credere che basta la
vista delle mie gambe a...ehm...farti perdere la testa?- gli chiese Kaori
stupita
-Mi chiedi se la vista delle tue
affusolate, conturbanti e lunghissime gambe basta a farmi eccitare? Vuoi
veramente che ti risponda?- replicò Ryo malizioso
Lei rise infilandosi sotto le
lenzuola accanto a lui.
-E io che ho sempre creduto di
essere troppo alta...-
-No, tu sei perfetta così. E poi, se fossi più bassa, sai che
fatica chinarsi ogni volta per baciarti? Mi verrebbe il mal di schiena- scherzò
lui sfiorandole le labbra con le proprie
Kaori si accoccolò contro di lui,
circondandogli la vita con le braccia, attenta però a non schiacciargli la
ferita.
-Ti amo- gli disse con un sospiro
di soddisfazione mentre chiudeva gli occhi
-Anch’io ti amo, piccola- fece Ryo
stringendola contro di se
Pochi minuti dopo, sentì che il suo
respiro si era fatto regolare. La guardò dormire tra le sue braccia illuminata
dai raggi della luna. Sembrava un angelo...il suo angelo...Era incredibile come
il semplice fatto di averla accanto a lui, stretta contro il suo corpo, bastasse
ad appagarlo e a donargli un senso di serenità mai provato. E ora che Kaori era
a conoscenza di tutta la verità, niente avrebbe più potuto dividerli...Nemmeno
la Union Teope. L’avrebbe protetta anche a costo della vita, quei bastardi non
sarebbero riusciti a toccarla. E con questa promessa nel cuore, anche Ryo si
lasciò accogliere tra le braccia di Morfeo.
La mattina dopo, furono svegliati
dallo squillo del campanello. Doveva essere molto presto perchè il sole non era
ancora caldo.
-Mmh...Ma chi può essere a
quest’ora?- borbottò Kaori lanciando un’occhiata alla sveglia –Sono solo le
sette. Uffa, proprio oggi che mi sono presa un giorno di
ferie!-
-Resta qui. Vado io- le disse Ryo
alzandosi
Afferrò i suoi pantaloni e li
infilò in fretta, poi si diresse verso la porta scalzo e a petto nudo. Guardando
attraverso lo spioncino, vide che si trattava di Eriko. Questa fu alquanto
sorpresa di trovarselo davanti.
-Saeba? Cosa ci fai tu qui?-
esclamò la stilista
Poi, però, vedendo che era mezzo
nudo e con la faccia assonnata, aggiunse con un sorriso
malizioso:
-Lascia perdere, non c’è bisogno
che mi rispondi. Che hai fatto al fianco?-
-Eriko, si può sapere cosa ci fai
qui a quest’ora?- le chiese lui burbero
-Sono passata a vedere come stava
Kaori. Dopo che ve ne siete andati dallo studio fotografico ieri, non sono più
riuscita a mettermi in contatto con lei-
-Come vedi sto bene, Eri-
intervenne la voce di Kaori, che era comparsa in quel momento
-Sì, lo vedo- le rispose l’amica
ammiccando in direzione di Ryo –A proposito, sono passata anche per consegnarti
queste- aggiunse poi estraendo una voluminosa busta dalla sua
borsa
-Cosa sono?- le chiese Kaori
prendendola
-Le foto che hai fatto ieri. Un mio
amico è riuscito a stamparmele in tempo record, quelle sono le tue
copie-
-Grazie, ma non potevi passare ad
un’ora più decente?-
-No, sto correndo alla boutique
perchè oggi ho un sacco di cose da fare. E poi ero curiosa di sapere se tu e Ryo
vi eravate chiariti, ma ora non ho più alcun dubbio al riguardo-
Kaori, imbarazzata, accompagnò
Eriko alla porta.
-Ti chiamo uno di questi giorni,
Eri-
Eriko rivolse un’ultima occhiata a
Ryo.
-Sbaglierò, ma ho come
l’impressione che lui voglia tenerti tutta per se-
-Non lasciarti ingannare da Ryo. Fa
il duro, ma in realtà è più tenero di un orsacchiotto di
peluche-
Ryo si accigliò. Un orsacchiotto di
peluche? Lui?
-Arrivederci, Saeba. E mi
raccomando, non strapazzarmela troppo!- esclamò la stilista prima di chiudere la
porta dietro di se
Lui borbottò qualcosa in risposta,
poi si voltò verso Kaori.
-Cos’è che sarei io? Un
orsacchiotto di peluche?- le chiese minaccioso
-Perchè? Non ti piace il paragone?-
replicò lei maliziosa –Guarda che io adoro gli orsacchiotti di peluche, sono
così teneri e carini...-
A quelle parole, l’espressione di
Ryo si oscurò ancora di più. Con uno scatto felino, l’afferrò e se la caricò su
una spalla. Kaori lanciò un grido di sorpresa.
-Ryo! Che stai facendo?- esclamò
-Adesso ti faccio vedere io se sono
tenero e carino- fece lui avviandosi verso la camera da
letto
-Ryo! La tua
ferita!-
-La mia ferita sta benissimo- la
lasciò cadere sul letto –Ora posso riprendere con l’attività fisica- aggiunse
con un sorriso malizioso prima di sovrastarla con il proprio
corpo
Due ore dopo, Ryo e Kaori erano
stesi a letto, guardando le foto di lei e sgranocchiando i biscotti al
cioccolato che Eriko le aveva portato il giorno prima. Lei indossava la camicia
di Ryo, mentre lui aveva addosso solo i boxer e insieme commentavano le varie
foto.
-Questa è quella che preferisco!-
esclamò Kaori mostrandogli una fotografia che la ritraeva seduta su uno sgabello
con indosso un completo di pelle e un’espressione inequivocabilmente
provocante
Ryo si sentì trafiggere da una
fitta di gelosia.
-Com’è riuscito il fotografo a
farti assumere un’espressione del genere?-
-Mi ha detto di pensare all’uomo
più sexy che conoscevo- Kaori prese un biscotto e ne staccò un morso,
continuando a guardare le fotografie –Anche questa non è male- dichiarò
porgendogli una fotografia nella quale indossava un lungo soprabito bianco, con
un collo di morbida pelliccia che le sfiorava le guance
-Quale delle due
prefe...-
-E chi sarebbe?- le domandò Ryo,
completamente dimentico delle fotografie
-Chi sarebbe chi?- domandò lei
-L’uomo più sexy che conosci-
replicò lui togliendole di mano le foto
Lei cercò di
riprendersele.
-Non abbiamo ancora finito di
guardarle!-
Ryo lasciò cadere a terra le
fotografie, prede Kaori per le spalle e la spinse sul
materasso.
-Chi sarebbe l’uomo più sexy che
conosci?-
Lei rise e cercò di
ribellarsi.
-Orlando
Bloom-
-Davvero? E per quale
motivo?-
-Evidentemente non hai mai visto
“Le Crociate”, altrimenti non me lo chiederesti- rispose lei con un sorriso
malizioso, mettendosi in bocca l’ultimo pezzetto di
biscotto
-Vedo che hai qualche problema nel
distinguere la differenza tra fantasia e realtà- insistette lui, spostandosi in
modo da aderire meglio al suo corpo invitante –L’uomo più sexy che conosci non è
Orlando Bloom-
-Ti dico di
sì-
Lui le baciò le labbra sorridenti.
Sapevano di biscotti. Poi alzò il capo.
-Non conosci Orlando Bloom. Per te
è solo una fantasia-
-Beh, una fantasia molto sexy,
però-
-Kaori...- fece lui
minaccioso
-Non dirmi che sei geloso anche di
Orlando Bloom?!- lo prese in giro lei
-Ti ho già detto che non lo conosci
e non è lui l’uomo più sexy che conosci. Ammettilo, lo so che hai pensato a me
mentre ti scattavano quella fotografia-
-Vorresti metterti in competizione
con Orlando Bloom? Guarda che rischi di uscirne perdente-
-Ah sì? Beh, io non mi tiro mai
indietro di fronte a una sfida- disse Ryo con un sorriso malizioso prima di
chinarsi, aprirle la camicia e prenderle un capezzolo tra le labbra, leccandolo,
stuzzicandolo e mordicchiandolo
-Allora? Chi è in vantaggio
adesso?- le chiese quando la sentì gemere di piacere
-Mmh...Direi che siete ancora pari-
rispose Kaori con un sorriso birichino non volendo dargliela
vinta
Come risposta, la sua mano scese ad
accarezzarle il ventre, fino a raggiungere il centro della sua femminilità.
-E ora?-
-Credo che lo superi di qualche
punto- mormorò lei a fatica
Non ancora soddisfatto, Ryo fece
scivolare un dito dentro di lei. Kaori gemette di piacere, chiudendo gli occhi.
-E ora?- ripeté
lui
-D’accordo, sei l’uomo più sexy che
conosco, hai vinto-
Soddisfatto, Ryo prese possesso
della sua bocca, mentre scivolava dentro di lei.
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Capitolo 21 *** Capitolo 21 ***
IF-cap21
CAPITOLO 21
Trascorsero il resto della mattina
a letto, poi, prepararono insieme il pranzo, chiacchierando del più e del meno.
Come per un tacito accordo, non venne mai menzionata la Union Teope, né
qualcos’altro che vi fosse correlato. Per quel giorno avevano deciso di
ritagliarsi un piccolo spazio solo per loro, di godersi la giornata senza
preoccupazioni di alcuna sorta. D’altronde, ne avevano bisogno dopo tutto quello
che era successo in quegli ultimi giorni...
-Senti Ryo, oggi pomeriggio vorrei
portarti in un posto...- gli disse Kaori mentre pranzavano
-Non mi sembra una buona idea
andarsene in giro dopo quello che è successo negli ultimi giorni...- replicò lui
-Senti, non ho nessuna intenzione
di rinchiudermi in casa e poi il posto dove voglio portarti è un luogo pubblico,
perciò non credo che correremo pericoli- insistette lei
Ryo non disse nulla, ancora
incerto, allora Kaori decise di passare ad argomenti più
convincenti:
-Ti prego, Ryo-chan, giuro che se
mi accontenti stasera saprò esserti molto riconoscente...- fece con un sorriso
malizioso
-Riconoscente hai detto? Beh, in
questo caso...-
Kaori sorrise vittoriosa. Ryo la
fece alzare per poi attirarla sulle sue ginocchia.
-Però prima voglio un assaggio
della tua gratitudine- disse prima di prendere possesso delle sue
labbra
L’acquario di Shinagawa si trovava
in una posizione un po’ scomoda, all’estremità occidentale della baia di Tokyo,
tuttavia quel piccolo difetto era ampiamente ricompensato dalla bellezza delle
sue vasche di pesci e del suoi tunnel subacquei. Infatti, nonostante fosse
lunedì, c’era molta gente anche quel giorno e faticarono un po’ prima di trovare
parcheggio.
-Posso sapere perchè ci tenevi così
tanto a venire qui?- le chiese Ryo mentre passeggiavano tra gli acquari
-Questo posto è pieno di ricordi
per me- rispose Kaori –Fin da piccola, ho sempre avuto una grande passione per
il mare e per i suoi abitanti, il mio cartone animato preferito era “La
Sirenetta”...L’ho visto così tante volte che lo so a memoria...Per questo, ogni
domenica obbligavo mio fratello a portarmi qui. Adoravo guardare i pesci
nuotare...Immaginavo di essere una sirena e di tuffarmi in mezzo a loro...-
Kaori fece una pausa e si appoggiò alla parete del tunnel subacqueo in cui si
trovavano –Ancora oggi, appena ho un po’ di tempo libero, torno qui e passeggio
in mezzo agli acquari. Ci vengo soprattutto quando mi sento triste o quando ho
bisogno di staccare da tutto, mi aiuta a rilassarmi...-
-In effetti, ti ci vedo con la coda
a nuotare tra i pesci, saresti una bellissima sirena...- le sorrise Ryo
sfiorandole le labbra con le proprie –Per quanto mi riguarda, mi hai già
incantato da un bel pezzo-
-Non prendermi in
giro!-
-D’accordo, d’accordo. Allora,
perchè mi hai portato qui?-
-Beh, ho pensato che ci avrebbe
fatto bene, almeno per un pomeriggio, rilassarci e non pensare a tutto quello
che sta succedendo e questo mi sembrava il luogo adatto...Perchè? Non ti piace?
Avresti voluto andare da qualche altra parte?-
Ryo scosse la
testa.
-Se ci sei tu con me, il luogo non
ha importanza- le disse
Kaori gli sorrise mentre lui si
chinava nuovamente su di lei per baciarla.
Trascorsero il pomeriggio visitando
l’intero acquario, osservando i pesci e ridendo e scherzando come due ragazzini.
Finita la visita, decisero di cenare nell’appartamento di Ryo, dove si fecero
portare del cibo cinese. Dopo cena, guardarono un film abbracciati sul divano.
Quando era stata l’ora di sceglierlo, Kaori, maliziosa, ne aveva proposto uno il
cui protagonista era Orlando Bloom, ma Ryo si era categoricamente rifiutato.
Alla fine, avevano optato per un thriller.
Terminato il film, Ryo le propose
di andare a farsi una doccia, mentre lui controllava che tutte le porte e le
finestre fossero chiuse a chiave e metteva in funzione il sistema di allarme.
Dopo aver controllato che tutto
fosse a posto, Ryo salì le scale che portavano al soppalco. Si avvicinò alla
vetrata e si mise ad osservare le luci della città sotto di se. Quel giorno lui
e Kaori avevano accuratamente evitato di parlare della Union Teope, tuttavia
presto quelli dell’organizzazione sarebbero tornati alla carica...L’aveva messa
in pericolo. Era per colpire lui che ora se la stavano prendendo anche con lei.
Forse sarebbe stato meglio farla allontanare da se...
Le sue riflessioni furono
interrotte dal rumore della porta del bagno che si apriva.
-Ryo...- lo chiamò la voce di
Kaori
Lui si voltò e si ritrovò davanti
ad una visione sublime: lei era vestita unicamente di un corto asciugamano, che
le lasciava scoperte le lunghissime e bellissime gambe. Kaori fece alcuni passi
verso di lui e la luce della lune illuminò la sua figura, accarezzandone la
pelle vellutata.
-A cosa stavi pensando?- gli chiese
lei
-A niente- rispose Ryo distogliendo
lo sguardo
-Non mentirmi. Hai uno strano
sguardo-
Kaori lo costrinse a guardarla
negli occhi voltandogli il viso verso il suo.
-Mi dispiace- mormorò lui dopo
qualche secondo
-Ti dispiace? E di cosa?- fece lei
stupita
-Mi dispiace di averti messa in
pericolo. Forse faresti meglio ad allontanarti da me...- lo sguardo di Ryo era
scuro
-Non pensarlo neanche- lo
interruppe lei decisa –Quando ho accettato il fatto che tu fossi un agente
governativo, ho accettato anche il fatto che avrei potuto correre dei pericoli.
Sapevo quello a cui andavo incontro, perciò non metterti in testa strane idee
come quella di mandarmi via, va bene?-
-Kaori, ne sei sicura? Io non
voglio che ti accada qualcosa, non me lo perdonerei mai. E neanche tuo
fratello-
-Ryo, io ti amo e non c’è nessun
altro posto in cui vorrei stare se non accanto a te-
-Anch’io ti amo, Kaori. E ho paura
di perderti-
Kaori gli circondò la vita con le
braccia.
-Cosa credi, anch’io ho paura che
possa accaderti qualcosa, ma non ho intenzione di permettere alle mie paure di
allontanarmi da te-
-Si suppone che dovrei essere io a
rassicurare te, non il contrario- le sorrise Ryo stringendola a se
-Beh, potresti fare qualcos’altro
invece...- fece lei maliziosa sfiorandogli le labbra con le
sue
Lui si impossessò della sua bocca
passione, mentre, con un gesto secco della mano, slacciò il nodo che teneva
chiuso l’asciugamano e lo lasciò cadere a terra...
La mattina dopo, la sveglia, che
Kaori la sera prima aveva regolato all’insaputa di Ryo, suonò alle sette
precise. Mentre il corpo accanto a lei borbottava infastidito, la donna allungò
un braccio per spegnerla.
-Kaori, perchè mai hai messo la
sveglia così presto?- mugugnò Ryo nascondendo la faccia sotto il cuscino
-Perché devo essere in ufficio alle
nove in punto per una riunione con un cliente e devo anche passare a casa a
cambiarmi- rispose lei, poi, togliendogli il cuscino dalla faccia, aggiunse:–E
poi, se non sbaglio, devo accompagnarti a recuperare la tua moto, perciò
muoviti-
-Uff, che donna crudele. Comunque
se ti trasferissi qui potremmo evitare tutti questi
spostamenti-
Kaori si bloccò a metà strada tra
il letto e il bagno. Sorpresa, si voltò verso Ryo.
-Mi stai chiedendo di venire a
vivere con te?-
-Beh, mi sembra la soluzione
migliore-
Lei tornò a sedersi sul letto
accanto a lui.
-Ryo, andare a vivere insieme è un
passo importante...Sei sicuro di volerlo? In fondo stiamo insieme da
relativamente poco e...-
-Kaori, io ti amo e sono più di sei
anni che il mio unico desiderio è svegliarmi ogni mattina accanto a te e
addormentarmi ogni sera con te stretta tra le mie braccia- le disse Ryo
accarezzandole dolcemente una guancia
Kaori gli sorrise,
emozionata.
-Anch’io non desidero altro, Ryo.
Perciò sì, verrò a vivere con te- gli rispose
-Vengo a prenderti stasera, così
andiamo nel tuo appartamento e iniziamo ad inscatolare le tue cose. Mi
raccomando, se devi uscire, fa in modo di non essere mai da sola, capito?- le
disse Ryo poco dopo quando Kaori lo accompagnò a prendere la sua
moto
-D’accordo. Ci vediamo stasera-
rispose lei alzando il viso per ricevere il suo bacio
Ryo la seguì in moto fino al
palazzo dove lavorava, poi la superò e si avviò verso casa di Mick.
Gli venne ad aprire Kazue, che gli
rivolse un sorriso gentile e gli disse che l’americano era sotto la doccia e che
sarebbe sceso subito.
-Mick Angel già in piedi a
quest’ora? Che io sappia, sei la prima che ha saputo compiere questo miracolo-
scherzò Ryo
-Noi donne sappiamo come far rigare
dritto voi uomini, Saeba- replicò l’infermiera sullo stesso tono, poi,
afferrando la sua borsetta aggiunse:-Ora scappo, devo correre dal Doc e sono già
in ritardo-
Qualche minuto dopo, Mick fece la
sua comparsa vestito con un paio di jeans e una camicia e i capelli ancora
umidi.
-Buongiorno, Ryo. Come mai qui a
quest’ora? E Kaz dov’è finita?- lo salutò l’amico
-È appena uscita per andare dal
Doc- rispose Ryo
-Poteva almeno darmi un bacino
prima di andarsene...- piagnucolò Mick
-Ma guarda, Mick Angel il donnaiolo
ridotto in questo stato da una donna...Chi l’avrebbe mai
detto?-
-Senti chi parla...Allora, a cosa
devo il piacere della tua visita?-
Ryo gli raccontò allora
dell’attentato fatto a lui e a Kaori e gli chiese aiuto per proteggerla. Mick
gli assicurò il suo supporto senza esitare e insieme iniziarono a pensare ad un
piano d’azione.
Kaori fece non poca fatica a
concentrarsi e a rimanere con i piedi per terra quella mattina dopo la proposta
di Ryo, ma per fortuna la riunione andò a gonfie vele, anche grazie a Yoko che
non le permetteva di perdersi in fantasticherie e la faceva rimanere ben salda
nella dimensione reale.
A pranzo si incontrò come al solito
con le ragazze al Cat’s Eye. Eriko ovviamente aveva già divulgato la notizia
della riconciliazione tra Ryo e Kaori e quest’ultima, appena entrata nel locale,
si ritrovò circondata e assediata da una raffica di domande. Raccontò loro una
versione un po’ riveduta e corretta, visto che non poteva parlare troppo della
Union Teope e di quello che stava succedendo.
Finito il pranzo – e finito
soprattutto l’interrogatorio – Kaori si avviò verso il suo studio accompagnata
da Eriko.
-Senti, ora che siamo sole io e te,
vuoi dirmi cosa è successo a Ryo? Perchè ieri aveva quella fasciatura?- le
chiese la stilista mentre camminavano
Kaori le raccontò allora tutto
quello che era successo, evitando però di dirle che Ryo pensava che anche lei
fosse in pericolo, in modo da non far preoccupare la sua amica.
-Caspita, devi aver preso un bello
spavento!- esclamò Eriko alla fine del racconto
-Ho temuto veramente di
perderlo...Non sono mai stata così terrorizzata in vita mia...- rispose sincera
Kaori
-Beh, guardiamo il lato positivo:
questa esperienza ti ha fatto tirare fuori il coraggio di dirgli che lo ami, era
ora!-
L’altra aveva già aperto la bocca
per replicare, quando, con uno stridio di gomme, due fuoristrada si fermarono
accanto a loro e ne scesero sei uomini, che velocemente circondarono le due
ragazze. Uno di loro, quello che probabilmente doveva essere il capo, si pose
davanti a Kaori con aria minacciosa.
-Se viene con noi senza fare
storie, alla sua amica non sarà torto un capello- le disse
Dal suo tono di voce era facile
capire che quella velata minaccia non era un bluff. In ogni caso, Kaori non
aveva nessuna voglia di metterlo alla prova, soprattutto se di mezzo ci fosse
andata Eriko.
-D’accordo. Se la lasciate andare,
vengo con voi senza opporre resistenza- rispose alla fine
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Capitolo 22 *** Capitolo 23 ***
IF-cap 23
CAPITOLO 22
Ryo si trovava ancora da Mick,
quando il suo cellulare si mise a squillare. Il suo amico americano vide la sua
espressione indurirsi sempre di più mentre l’interlocutore dall’altro lato del
telefono gli parlava. Poco dopo, con un gesto violento e un’imprecazione, chiuse
la comunicazione e poco ci mancò che scagliasse il cellulare contro il muro.
-Cos’è successo?- chiese stupito
Mick
-Hanno rapito Kaori-
-Cosa?!-
-Me l’hanno fatta sotto il naso,
maledizione!- Ryo colpì violentemente il muro con un pugno in un vano tentativo
di sfogare la propria rabbia –L’hanno presa in pieno giorno, in una delle strade
più affollate del quartiere, ti rendi conto?! Quei figli di puttana si sentono
maledettamente sicuri di loro stessi!-
-Ma chi era al
telefono?-
-Eriko. Era con Kaori quando è
successo. Erano appena uscite dal Cat’s Eye e stavano tornando al lavoro, quando
sono state circondate da un gruppo di uomini. Hanno detto a Kaori che non
avrebbero fatto niente a Eriko se li avesse seguiti senza fare
storie-
-E naturalmente Kaori ha accettato
per non far correre pericoli alla sua amica...Quali pensi siano le loro
intenzioni?-
-Sono sicuro che la useranno come
esca per tendermi una trappola. Ma non ho intenzione di starmene con le mani in
mano mentre aspetto che mi contattino-
-Come hai intenzione di
procedere?-
-Chiama Umibozu, voglio che
scoviate ogni singolo informatore della città e li facciate parlare. Non importa
come, ma fateli parlare!-
Kaori si svegliò con la sensazione
di aver dormito su di un letto di chiodi. Con un gemito, aprì lentamente gli
occhi, ma subito li richiuse, accecata dalla forte luce. Dopo un paio di
tentativi, riuscì finalmente ad aprirli e a guardarsi intorno. In effetti, il
pavimento della stanza in cui si trovava non era dei più comodi. Era abbastanza
ampia, ma non aveva finestre e l’unica porta era, ovviamente, chiusa a chiave.
La luce che l’aveva accecata era quella elettrica che proveniva dal soffitto.
Sembrava la stiva di una nave...Subito dopo averla fatta salire in macchina, le
avevano iniettato un sedativo, perciò non sapeva se la sua ipotesi era giusta.
Chissà se Eriko aveva avvertito Ryo...Sicuramente sì...Ed era certa che in quel
momento stava facendo tutto il possibile per ritrovarla. Doveva solo resistere e
non farsi prendere dalla paura finché Ryo non fosse arrivato.
In quel momento, sentì un rumore di
passi che si stavano avvicinando e poco dopo quello della porta che veniva
aperta. Kaori vide un uomo armato di mitra che, subito dopo aver spalancato il
battente, si fece da parte per lasciar passare un’altra persona. Era un uomo di
circa 35 anni, alto più o meno un metro e ottanta, con i capelli castano scuro e
gli occhi marroni. Si sarebbe potuto definire un uomo molto affascinante se non
fosse stato per la freddezza e la totale assenza di emozioni che si leggevano
nei suoi occhi. Kaori aveva il dono di saper leggere nello sguardo delle persone
e il suo intuito le diceva che quello che aveva davanti era un uomo molto
pericoloso.
-Vedo che si è svegliata, signorina
Makimura- le disse con un lieve accento spagnolo –Le chiedo perdono per il
trattamento che le è stato riservato, ma non potevo fare altrimenti. Immagino
che si starà chiedendo chi sono e perchè lei si trova
qui...-
-Veramente credo di averne
un’idea...Lei è Alejandro Ramirez, vero?- replicò Kaori cercando di domianre la
paura e mostrandosi sicura di se
-Vedo che Saeba le ha raccontato
tutto...Meglio così, in questo modo eviterò di perdere tempo in inutili
spiegazioni-
-Già, farebbe bene ad occuparlo in
modo migliore visto che questi sono i suoi ultimi istanti di
vita-
-Intende dire che il suo amante mi
ucciderà quando verrà qui? Sì, probabilmente ci proverà...Ma dubito che ci
riuscirà- Alejandro le si avvicinò e le prese il mento con una mano –In effetti,
devo dire che lo capisco...Lei è una donna molto bella, signorina
Makimura-
Kaori allontanò la mano con un
gesto brusco.
-Non osi toccarmi con le sue luride
mani!-
In un attimo, l’espressione
dell’uomo si indurì. Le diede uno schiaffo così forte che la fece cadere a
terra.
-Finora ti abbiamo trattato bene,
Kaori...- sibilò –Ma ti conviene fare la brava o potresti pagare molto caro la
tua audacia-
Detto questo, Alejandro le voltò le
spalle e se ne andò.
Kaori si rialzò a sedere con un gemito di dolore,
tenendosi il polso destro contro il petto. Cadendo lo aveva sbattuto contro il
muro e ora non riusciva più a muoverlo. Probabilmente si era rotto. Lanciando
mentalmente una maledizione ad Alejandro Ramirez, si appoggiò con la schiena
contro la parete e chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi su tutto fuorché
sul dolore. Appena le sue palpebre si furono posate sulle sue guance, la sua
mente formulò l’immagine di due occhi neri come la notte e di un sorriso
malizioso...
Era ormai calata la sera sulla
città di Tokyo. Sul balcone del suo appartamento, Ryo osservava la città sotto
di se illuminata da milioni di luci colorate. Erano trascorse ore da quando
Kaori era stata rapita e non aveva ancora ricevuto nessuna telefonata da parte
di Ramirez. Tuttavia, era proprio questo il comportamento che si aspettava da
lui, sapeva che prima di chiamarlo avrebbe fatto trascorrere alcuni giorni in
modo da far aumentare la preoccupazione e la sua rabbia e fargli poi commettere
qualche errore. Ma Ryo non aveva nessuna intenzione di fare il suo gioco. E,
soprattutto, non aveva nessuna intenzione di lasciare Kaori nelle mani di quei
bastardi un minuto di più.
In quel momento, il telefono si
mise a squillare e Ryo si affrettò a rientrare e a
rispondere:
-Sì?-
-Ryo, sono Mick. Li abbiamo
trovati. Sono su una nave-merci attraccata al porto-
-Ne siete
sicuri?-
-Al cento per cento. Dubito che il
mio informatore avesse voglia di raccontarmi balle mentre minacciavo di farlo
diventare donna con un colpo di pistola-
-Bene. Avverti Umibozu che entriamo
in azione tra 30 minuti-
Detto questo, Ryo riattaccò e scese
nei sotterranei del suo palazzo, dove si trovavano i garage. Premette il tasto
di un piccolo telecomando e la porta iniziò lentamente a sollevarsi. Prima che
arrivasse al soffitto, Ryo era già entrato e si era diretto in fondo. Si fermò
di fronte alla parete e premette un altro tasto. Questa volta fu la parete che
iniziò a sollevarsi. Era una piccola modifica che aveva fatto alla stanza prima
di trasferirsi lì. Dietro di essa si trovava la sua collezione di armi,
ordinatamente appesi alla parete, partendo dai fucili fino ad arrivare ai
coltelli. Caricò la sua Python 357 Magnum e fece scorta di munizioni, infine,
per essere più sicuro, prese anche una Beretta e un pugnale, che fissò attorno
alla caviglia.
Una volta controllate entrambe le
pistole e di essersi assicurato di avere tutto il necessario, uscì
dall’edificio, dove trovò Mick e Umibozu ad aspettarlo, anche loro pronti ad
entrare in azione.
Velocemente, Ryo balzò sul sedile
anteriore della jeep, che Mick gli aveva lasciato libero, e fece cenno ad
Umibozu che poteva partire. Senza dire nulla, il gigante ingranò la prima e
premette sull’acceleratore.
Nessuno aprì bocca durante il
tragitto fino al porto di Tokyo. Ognuno era immerso nei propri pensieri,
cercando di trovare la calma e la concentrazione necessarie in quel lavoro per
affrontare i pericoli. Ma, soprattutto, Mick e Umibozu rispettavano e
condividevano la preoccupazione di Ryo nei confronti di Kaori. Sapevano molto
bene che, quella sera, il loro amico avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarla,
anche rischiare la propria vita. E lo capivano, perchè se al posto di Kaori ci
fosse stata Kazue o Miki, loro avrebbero fatto esattamente lo stesso.
Erano quasi le 22 e il porto era
deserto. Le uniche luci erano quelle dei pochi lampioni che illuminavano la
banchina e gli unici suoni quelli del vento e del mare. Umibozu arrestò la sua
jeep a qualche decina di metri dal luogo in cui era attraccata la nave
dell’organizzazione. Mick estrasse un binocolo a infrarossi per poter vedere
attraverso le tenebre della notte e, dopo una rapida occhiata, lo passò a Ryo.
-Non sarà facile salire su quella
nave- disse l’americano mentre il giapponese scrutava tutto il perimetro
dell’imbarcazione –Il mio informatore mi ha detto che Ramirez ha a sua
disposizione praticamente un esercito-
-Se fosse facile non sarebbe
divertente- commentò Umibozu con un accenno di sorriso
-Devo riuscire a salire e
raggiungere Kaori senza essere visto- fece Ryo –Prima di occuparmi di Ramirez
voglio metterla in salvo. Voi mi coprirete le spalle e aspetterete che vi porti
Kaori-
-Vuoi andare da solo?! Ma sei
impazzito?!- esclamò Mick
-Da solo avrò più possibilità di
non venire scoperto. E poi, ti pare che un tipo grande e grosso come Umi-chan
possa passare inosservato?- replicò l’altro con un sorriso
L’unica risposta proveniente da
Umibozu fu un grugnito.
-D’accordo, mi arrendo. Come hai
intenzione di procedere?-
-Ce l’hai la piantina della
nave?-
-Certo-
Mick gliela porse e Ryo la studiò
per alcuni minuti.
-Credo che Kaori sia tenuta in una
di queste cabine- disse poi indicando una zona sulla cartina –Sono le uniche che
non hanno finestre e sono le più facili da sorvegliare. Se riesco ad entrare da
una delle porte di sicurezza poco sopra il livello del mare posso raggiungerla
senza tanti problemi-
-E come pensi di
fare?-
-Raggiungerò la nave nuotando
sott’acqua. Ho una muta e delle bombole d’ossigeno con me. Però non so come fare
per riuscire ad aprire dall’esterno l’uscita di
sicurezza...-
-Ma per questo c’è il tuo caro
amico Mick!- esclamò l’altro estraendo dal suo borsone quello che sembrava
dell’esplosivo al plastico
-Mick, con questo mi sentiranno
fino a Yokohama!-
-È qui che ti sbagli, mio caro.
Questo non è il solito esplosivo al plastico. È l’ultima trovata del mio amico
Kenny, quello esperto in esplosivi. Questo ha la stessa potenza di quello
normale, ma è silenzioso come il battito d’ali di una farfalla-
Ryo lanciò a Mick uno strano
sguardo.
-Beh, che c’è? Non ti è piaciuto il
mio paragone?- si offese l’americano –Tsk, tu non sai proprio apprezzare un po’
di poesia!-
Scuotendo la testa, Ryo scese dalla
jeep per prendere da dietro l’attrezzatura da sub. Infilò la muta e controllò
che le bombole d’ossigeno e la maschera funzionassero correttamente. Poi, infilò
l’esplosivo e il congegno per innescarlo in una piccola sacca impermeabile che
si legò in vita, insieme alla Python e alla Beretta. Una volto pronto, si girò
verso i suoi due amici.
-Voi prendete il motoscafo e
tenetevi a distanza. Vi farò un segnale quando sarà il momento di
raggiungermi-
Mick e Umibozu fecero un cenno
d’assenso. Ryo si avvicinò allora all’orlo della banchina e si tuffò in mare.
Fece un paio di respiri profondi per svuotare i polmoni e si infilò la maschera
collegata alle bombole d’ossigeno. Dopo un ultimo cenno d’intesa scambiato con
gli altri due uomini, si immerse, sparendo tra le acque scure. Dopo qualche
secondo, la leggera increspatura creata dal movimento del suo corpo cessò e la
superficie del mare tornò piatta ed immobile.
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Capitolo 23 *** Capitolo 23 ***
IF-cap 23
CAPITOLO 23
Per Ryo non fu facile raggiungere
la barca orientandosi nell’oscurità sottomarina senza alcuna fonte di luce, ma
non poteva correre il rischio che dalla nave lo scorgessero. Alla fine, arrivato
all’imbarcazione, risalì in superficie il più silenziosamente possibile. Guardò
verso l’alto e constatò con sollievo che nessuno degli uomini di guardia stava
controllando il mare sotto di loro, sicuri di se e del fatto che era troppo
presto per ricevere un qualsiasi tipo di attacco. “Questo è il vostro secondo
errore” pensò Ryo “Il primo è stato rapire Kaori”. Sempre cercando di non fare
rumore, si avvicinò all’uscita di sicurezza che si trovava solo pochi centimetri
sopra di lui. Prese l’esplosivo dalla sacca e ne piazzò un po’ sulla porta.
Collegò i fili e, per sicurezza, si allontanò un po’, poi premette il tasto di
innesco. Mick aveva ragione nel dire che il suo amico Kenny era un genio in
fatto di esplosivi. Non ci fu il minimo rumore, solo qualche scintilla che però
non poteva essere scorta dagli uomini di Ramirez, troppo in alto rispetto a lui.
L’uscita di sicurezza era ora
socchiusa e Ryo l’aprì con circospezione, attento ad ogni possibile rumore
proveniente dall’interno. Assicuratosi che non ci fosse nessuno in vista,
afferrò il bordo dell’apertura e, con un colpo di reni, si issò all’interno
della nave. Una volta dentro, accostò nuovamente la porta in modo che, se
qualcuno fosse passato di lì, non si accorgesse che era stata aperta.
Secondo la piantina che Mick si era
procurato, il luogo in cui presupponeva fosse tenuta prigioniera Kaori si
trovava al piano sopra di lui. Sperava solo di non sbagliarsi e che Ramirez non
la tenesse da qualche altra parte. Soprattutto, sperava per lui che non le
avesse torto nemmeno un capello, altrimenti...
Sempre mantenendo i sensi all’erta,
si diresse verso le scale. Aveva appena fatto un paio di gradini, quando sentì
un rumore di passi sopra di se. Si nascose perciò dietro la scala ed attese.
Pochi secondi dopo, vide un uomo armato di mitra scendere gli scalini. Ryo
aspettò il momento più propizio, poi gli arrivò alle spalle, lo afferrò per la
gola e gli fece perdere conoscenza. Dopo aver controllato che non stesse
arrivando nessun altro, lo trascinò dietro le scale, lo legò e imbavagliò e
tornò sui suoi passi. Questa volta poté salire i gradini indisturbato. Arrivato
in cima, si trovò di fronte ad un corridoio, che poco dopo si divideva in due
rami. Restando al riparo dietro l’angolo, controllò sia a destra che a sinistra.
Su entrambi i lati si affacciavano una serie di porte, ma indovinò che quella
dietro cui si trovava Kaori fosse l’unica in quel momento sorvegliata da un uomo
armato. Non c’era modo di raggiungerlo cogliendolo di sorpresa, perciò Ryo
decise di uscire allo scoperto. Appena lo vide, l’uomo gli puntò il mitra
contro, ma prima che avesse il tempo di premere il grilletto, l’altro lo aveva
già raggiunto e messo fuori combattimento con un paio di pugni ben assestati. La
guardia crollò a terra priva di conoscenza. Ryo gli tolse il mitra di mano e
cercò le chiavi per aprire la porta della cabina. Alla fine riuscì a trovarle in
una tasca interna e le infilò nella serratura...
Kaori si stava chiedendo da quanto
tempo ormai fosse rinchiusa in quella stanza. Doveva essere trascorsa qualche
ora, ma a lei sembravano secoli. Il polso le faceva un po’ meno male, però si
stava gonfiando e sentiva che la stessa sorte stava capitando alla guancia dove
Ramirez l’aveva colpita.
-Accidenti a quel sudamericano!-
borbottò –Non poteva colpirmi un po’ meno forte?! E Ryo quanto ci mette a
muovere il suo bel sedere e a venire a salvarmi?-
Ryo...Ormai l’ironia era l’unico
metodo che le restava da usare per combattere la paura e il disperato desiderio
di avere Ryo al suo fianco. Voleva averlo lì con lei. Voleva che le sue forti
braccia la circondassero, facendola sentire protetta. Voleva che la sua voce
roca le sussurrasse che tutto sarebbe andato bene, che lui l’avrebbe
protetta...
Le sue fantasie furono interrotte
da un tonfo proveniente dall’esterno e poi dal rumore della serratura che veniva
aperta. Usando il braccio sano, Kaori si alzò in piedi, tremante di paura e
chiedendosi cosa l’aspettasse dietro quella porta. Con sorpresa e sollievo, vide
che si trattava di Ryo. Sbatté le palpebre, pregando che quello non fosse solo
uno scherzo della sua immaginazione, ma la figura dell’uomo che amava era ancora
lì quando riaprì gli occhi.
-Ryo!- esclamò rifugiandosi tra le
sue braccia
Felice di averla ritrovata, lui le
prese il viso tra le mani e le catturò le labbra in un bacio esigente. Solo dopo
qualche secondo si staccò da lei e la percorse con lo sguardo per sincerarsi
delle sue condizioni. Si accorse del livido che le si stava formando su una
guancia e del polso gonfio. La sua espressione si indurì all’istante.
-È stato quel bastardo di Ramirez a
farti questo?- le chiese Ryo accarezzandole delicatamente il
viso
-Sì, ma non ti preoccupare, non è
nulla di grave- rispose Kaori
-Non mentirmi, Kaori, probabilmente
hai un polso rotto. Ora ti porto via di qui, ce la fai a resistere?-
-Sì, ma cosa hai intenzione di
fare?-
-Mick e Umibozu ci stanno
aspettando poco distante da qui. Ti porterò fuori e tu starai con loro mentre io
mi occupo di quel bastardo-
-Ma non puoi affrontarlo da solo!-
esclamò Kaori spaventata –Fatti aiutare da Mick o da
Umibozu!-
-No. Ormai è diventata una faccenda
personale, voglio occuparmene io- rispose Ryo con sguardo
duro
-Allora fammi venire con te, ti
prego. Non posso starmene in disparte sapendoti qui da
solo!-
-Non se ne parla. È troppo
pericoloso-
-Ma...- tentò di protestare
lei
-Kaori...- la interruppe lui
prendendole il viso tra le mani e cercando il suo sguardo –Ho bisogno di saperti
al sicuro-
Vedendo la preoccupazione e la
dolcezza di quello sguardo, Kaori capitolò.
-E va bene- disse –Ma promettimi
che tornerai da me tutto intero. Non potrei più vivere se
tu...-
Ryo la zittì con un bacio.
-Te lo prometto- le sussurrò –Ora
andiamo-
Le prese la mano sana e la condusse
verso l’uscita. Prima di oltrepassare la soglia, controllò che non stesse
arrivando nessuno. L’uomo che era di guardia alla porta era ancora a terra privo
di conoscenza. Non sentendo alcun rumore, uscì dalla cabina, sempre tenendo la
mano di Kaori, e percorse a ritroso la strada fatta pochi minuti prima. Si
apprestavano a scendere le scale, quando sentirono delle voci provenire da sotto
di loro:
-Muovetevi! L’intruso deve essere
qui per la ragazza!-
Delle guardie stavano salendo le
scale.
-Maledizione!- imprecò Ryo girando
i tacchi e trascinando con se Kaori –Devono aver scoperto la guardia
svenuta-
-E adesso cosa facciamo?- gli
chiese lei
-L’unica via di uscita che ci
rimane è salire fino al ponte della nave-
Seguendo a memoria la piantina
della nave, Ryo si avventurò tra il labirinto di corridoi della nave, verso il
punto in cui sapeva si trovavano le altre scale. Incrociarono altre guardie, ma
Ryo le mise facilmente fuori gioco. E senza mai lasciare la mano di Kaori,
nemmeno per un secondo. Lei era stupita del fatto che, in un momento come
quello, circondata dal pericolo, non si sentiva spaventata. La sua presenza
rassicurante, la sua mano forte che teneva saldamente la sua, l’espressione
determinata del suo volto... Ogni particella del corpo di Ryo le trasmetteva un
unico e chiaro messaggio: lui era lì per lei. Lui l’avrebbe protetta. Ad ogni
costo.
Finalmente arrivarono alle scale,
che Ryo salì con circospezione. Come si aspettava, ben presto si udirono degli
spari sopra le loro teste. Lui prese la mira e sparò una serie di colpi. Gli
spari cessarono, non aveva sbagliato un colpo. Tuttavia, sentiva che c’era
qualcosa di strano...C’erano troppi pochi uomini a guardia della nave, dov’era
il piccolo esercito di cui aveva parlato Mick? Le possibilità erano due: o
Ramirez era così sicuro di se da essere convinto che quelle poche guardie
sarebbero bastate a farlo fuori oppure... Stavano finendo dritti in una
trappola. Il sesto senso di Ryo gli diceva che la seconda opzione era quella
giusta. Tuttavia, tornare indietro era impossibile, l’unica possibilità era
proseguire...E sperare di uscirne vivi. Lanciò un’occhiata a Kaori. Stava
affrontando tutta quella situazione con un coraggio incredibile. D’altronde, la
sua Kaori era sempre stata così: coraggiosa e indifesa al tempo stesso, così
forte eppure così fragile...Il polso doveva dolerle molto, eppure dalle sue
labbra non era uscito un lamento. Un lampo minaccioso gli attraversò lo sguardo.
Avrebbe ammazzato Ramirez solo per aver osato alzare le sue luride mani su di
lei. Sì, ne sarebbero usciti. La sconfitta non era contemplata nel suo piano.
Kaori aveva ancora tutta una vita da vivere, aveva un fratello che l’amava,
degli amici che l’adoravano...E aveva Ryo che l’amava più di se stesso e il cui
unico desiderio era trascorrere il resto della sua esistenza al suo fianco.
Quando arrivarono davanti alla
porta che conduceva al ponte della nave, Ryo ebbe la conferma ai suoi sospetti.
Sentiva numerose presenze nemiche all’esterno. Con circospezione, aprì la porta
e diede un’occhiata. Il ponte sembrava deserto all’apparenza, ma lui sapeva bene
che, appena avessero mosso un passo, sarebbero stati circondati. Ma se tutto
fosse andato come prevedeva...Come immaginato, appena fuori furono circondati da
una ventina di uomini armati e, subito dopo, anche Ramirez fece la sua
comparsa...
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Capitolo 24 *** Capitolo 24 ***
CAPITOLO 24
-Ci si rivede finalmente, Saeba-
disse Alejandro Ramirez avanzando verso di loro
Ryo spinse Kaori dietro di se, in
modo da proteggerla in caso di evenienza.
-Non posso dire che sia un piacere,
Ramirez- gli rispose ironico
-Forse per te non lo è, ma ti
assicuro che io godrò immensamente della tua morte- replicò l’altro sullo stesso
tono –Ma non illuderti di avere una morte rapida, Saeba. Ti farò pagare caro
l’assassinio di mio fratello. Prima di ammazzarti come un cane, mi godrò la tua
espressione disperata mentre mi faccio la tua donna di fronte ai tuoi occhi-
concluse con una risata sadica guardando Kaori
Kaori rabbrividì a quel suono.
L’espressione di Ryo si indurì e i suoi occhi lanciarono lampi d’ira.
-Non ti permetterò di avvicinarti
ancora a lei- disse con tono minaccioso
-Non ho chiesto il tuo permesso-
replicò Alejandro con un ghigno ironico, poi, rivolto ai suoi
uomini:
–Forza, prendeteli!-
Tuttavia, prima che le sue guardie
avessero anche solo il tempo di fare un passo, si udì il suono di una scarica di
proiettili e gli uomini di Ramirez, ad uno ad uno, iniziarono a cadere al suolo
come mele mature. Erano Umibozu e Mick, che con il loro motoscafo avevano
affiancato la nave ed erano venuti in soccorso dei loro due amici. Ryo trascinò
Kaori dietro alcune casse di legno impilate lì vicino e anche lui cominciò a
rispondere al fuoco. Ad un certo punto, vide che il sudamericano si stava
allontanando, probabilmente con l’intenzione di svignarsela. Dopo aver
ricaricato la sua Python, estrasse anche la Beretta e si voltò verso
Kaori.
-Sai usare una pistola?- le
chiese
-Ho costretto mio fratello a darmi
qualche lezione di tiro- annuì lei
-D’accordo, allora tieni questa- le
porse la Beretta –Usala solo se è strettamente necessario e, se proprio devi
usarla, mira a braccia o gambe, intesi?-
-Va bene. Ma tu dove
vai?-
-Ramirez se la sta svignando-
Ryo si alzò, ma, prima che potesse
andarsene, Kaori lo fermò afferrandolo per un braccio.
-Ti prego, sta attento- gli disse
con tono preoccupato
-Non preoccuparti, piccola- rispose
lui chinandosi a sfiorarle le labbra con un bacio –Torno presto-
Dopo aver controllato che ci fosse
via libera, si allontanò all’inseguimento di Ramirez. Lo trovò intento a calare
in acqua una delle scialuppe di salvataggio.
-Dove te ne vai così di fretta,
Ramirez? La festa è appena cominciata- gli disse Ryo minacciandolo con la sua
Python
Lentamente, Alejandro si voltò.
-Immaginavo che mi saresti corso
dietro- replicò con un sorriso ironico –Vuoi farmela pagare per aver rapito la
tua donna, vero?-
Ryo si limitò a guardarlo, restando
in silenzio, aspettando la sua prossima mossa.
-Bene, allora- Ramirez estrasse
lentamente la sua Glock dalla fondina e la gettò a terra –Perchè non ce la
vediamo io e te, Saeba? Da uomo a uomo-
Ryo abbassò con cautela la sua
arma, poi anche lui la gettò a terra.
-Non chiedo di meglio- fece
mettendosi in guardia
I due uomini si avvicinarono
guardinghi. Occhi negli occhi, i sensi all’erta, si studiarono per qualche
minuto. Alla fine, a fare la prima mossa fu Alejandro, che cercò di colpire il
suo avversario con un pugno. Ryo lo schivò con facilità e contraccambiò con
calcio che l’altro non riuscì ad evitare. Senza scomporsi, Ramirez atteggiò le
labbra ad un sorrisetto compiaciuto, mentre si massaggiava il fianco nel punto
in cui era stato colpito.
-Niente male, Saeba, devo
riconoscerlo- gli disse –Credo di aver trovato un avversario degno di me-
-Ti sbagli- lo corresse Ryo
sorridendo con sicurezza –Hai trovato un avversario che ti farà a pezzi-
Il combattimento riprese.
Inizialmente, i due uomini sembrarono essere alla pari, entrambi colpivano,
paravano e schivavano con la stessa abilità. Tuttavia, mano a mano che il
combattimento si protraeva, divenne sempre più evidente la superiorità di Ryo.
Non c’erano dubbi sul fatto che Ramirez fosse abile e ben allenato, ma si capiva
che nella sua vita non aveva lottato spesso e, soprattutto, era chiaro che non
era in grado di affrontare lunghi combattimenti. Lo dimostrava il fatto che
stavano lottando da neanche mezz’ora e Alejandro era già privo di forze. Ryo, al
contrario, era allenato ad affrontare combattimenti che potevano protrarsi anche
per ore.
Alla fine, Ramirez si ritrovò a
terra, dolorante e pieno di lividi e ferite, mentre Ryo torreggiava su di lui.
-Allora, Alejandro, non dirmi che
sei già stanco- lo schernì –Dov’è finita tutta la tua
spavalderia?-
-Va all’inferno, Saeba- replicò
l’altro con fatica, cercando di rialzarsi
Ryo lo colpì con un calcio in pieno
stomaco, che lo fece ricadere a terra, tossendo per la mancanza di fiato e
tenendosi il ventre dolorante. Ryo si accucciò al suo
fianco.
-Sai, avrei una voglia matta di
ammazzarti e di farlo molto, molto lentamente per aver rapito Kaori e per averle
messo le mani addosso...- gli disse con voce carica di
odio
-E perchè non lo fai?- gli chiese
Ramirez
Non lo avrebbe ammesso per niente
al mondo, ma in quel momento Ryo Saeba gli faceva paura. Anzi, quello che
provava non era paura, ma terrore puro. Aveva la sensazione di guardare la morte
dritto in faccia.
Ryo lanciò un’occhiata a Kaori,
che, dopo che gli uomini di Ramirez erano stati messi tutti fuori combattimento
da Mick e Umibozu, si era avvicinata al luogo dove i due stavano combattendo ed
era rimasta a guardare con il cuore in gola.
-Perché non voglio farlo davanti ai
suoi occhi- disse infine
Dopo di che, si alzò e si incamminò
verso Kaori. In lontananza, si sentivano le sirene della polizia che stava
sopraggiungendo, precedentemente avvisata da Mick e Umibozu.
Mentre lo guardava venire verso di
lei, Kaori si sentì invadere dal sollievo. Era finita. Lui stava bene. Stava
camminando verso di lei con quella luce calda negli occhi che conosceva bene.
Ma si sbagliava. Non era finita.
Alejandro Ramirez non aveva accettato la sconfitta. Avrebbe avuto la sua
vendetta a qualsiasi costo, anche se fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto
nella sua vita. Si allungò per prendere la sua Glock, che giaceva ancora a
terra, e prese la mira...
Ryo vide l’espressione di Kaori
passare dal sollievo al terrore, ma, anche senza quello, aveva già capito che
Ramirez non si sarebbe arreso così. Ormai arrivato da lei, la prese tra le
braccia e la strinse a se, in modo che il suo viso fosse rivolto verso il mare,
poi, veloce come un fulmine, prese la mira e sparò. Alejandro non ebbe neanche il tempo di premere il
grilletto. Il suo corpo senza vita si accasciò a terra con un foro di pallottola
in mezzo agli occhi.
Ryo rinfoderò la sua Python, prese
il volto di Kaori tra le mani e la guardò negli occhi, accarezzandole dolcemente
le guance con i pollici.
-Tutto bene?- le chiese
-Sì. Tutto bene- rispose lei,
chiudendo gli occhi per ricevere il suo bacio
-Heilà, piccioncini!- gridò Mick
dal motoscafo –Quando avrete finito con le smancerie io e Umi-chan avremmo
voglia di tornarcene a casa!-
Umibozu gli diede una gomitata sul
cranio, accompagnata da un “idiota”.
-Prima o poi gli sparerò a quel
biondino americano!- borbottò Ryo mentre Kaori rideva divertita
Dopo aver parlato con la polizia,
Mick e Umibozu tornarono a casa, mentre Ryo accompagnò Kaori all’ospedale perchè
le controllassero il polso ferito. Le lastre rivelarono una leggera frattura.
Mentre attendevano che le venisse ingessato, Ryo rimase accanto a Kaori, distesa
su un lettino. Tenendole fermamente la mano sana con la sua, con l’altra le
rimise a posto una ciocca di capelli con infinita dolcezza.
-Mi dispiace-
mormorò
-Di cosa?- gli chiese
lei
-Di averti coinvolto in tutto
questo-
Kaori lo fissò dritto negli occhi,
determinata e decisa.
-Ryo, abbiamo già affrontato questo
discorso. Ho scelto io di rimanere al tuo fianco. Perchè ti amo. E perchè non
c’è nessun altro luogo in cui desideri stare. Perciò smettila di
colpevolizzarti, va bene?-
-Va bene- le sorrise lui prima di
chinarsi a baciarla –Senti, c’è una cosa di cui vorrei parlarti...- le disse
dopo qualche secondo
-Che cosa?- fece Kaori incuriosita
dal suo sguardo serio e dal suo tono incerto
-Ecco...Lo so che una stanza
d’ospedale non è il luogo più romantico del mondo, ma...vorresti sposarmi?-
-Cosa...cosa hai detto?- balbettò
lei stupita, convinta di aver capito male –Mi hai davvero chiesto di
sposarti?-
-Esatto- Ryo fece una pausa, poi,
tuffando lo sguardo nel suo, ricominciò a parlare:-Voglio che tu sia mia, Kaori
Makimura. Voglio che tu prenda il mio nome, che dorma nel mio letto, che
diffonda il tuo calore nella mia casa e che mi ami per il resto della mia vita.
Voglio che tu mi dia figlie femmine con il tuo cuore e figli maschi con la tua
energia. Ma voglio soprattutto che tu mi permetta di amarti fino all’ultimo
giorno della mia vita-
Calde lacrime di commozione
iniziarono a bagnarle le guance sentendo quelle bellissime parole. Afferrandolo
per la nuca, avvicinò il viso di Ryo al suo per poterlo baciare.
-Posso considerarlo come un sì?- le
sorrise lui quando il bacio ebbe fine
-Sì. Voglio sposarti, Ryo Saeba-
rispose Kaori prima che le loro labbra si incontrassero nuovamente
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Capitolo 25 *** Epilogo ***
EPILOGO
Qualche giorno dopo, Ryo e Kaori si
trovavano al Cat’s Eye, insieme a Mick e Kazue e chiacchieravano allegramente
con i loro amici, ai quali già avevano annunciato il loro
matrimonio.
-Come va il tuo polso, Kaori?- le
chiese Miki –Ti fa ancora male?-
-No, non più- rispose Kaori
sollevando leggermente il polso ingessato appeso al collo da una sciarpa –I
medici hanno detto che devo tenere il gesso un paio di settimane, ma poi tornerà
come nuovo-
-E dimmi, avete già fissato la data
per il matrimonio?-
-No, non ancora...Sai, prima voglio
dare la bella notizia anche a mio fratello e a mia cognata-
-Quando tornano dalla luna di
miele? Ormai sono via da tre settimane...-
-In realtà, dovrebbero essere di
ritorno proprio oggi...-
Come se l’avessero sentita,
Hideyuki e Saeko varcarono in quel momento la soglia del Cat’s Eye, sorridenti
ed abbronzati.
-Siamo tornati, gente!- esclamò
allegramente Hideyuki entrando nel locale
-Ciao a tutti!- gli fece eco la
moglie
-Fratellone!- Kaori saltò giù dallo
sgabello su cui era seduta e corse incontro al fratello per abbracciarlo –Mi sei mancato!-
-Ciao sorellina! Anche tu mi sei
mancata!- poi, accorgendosi del gesso –Ma cosa hai fatto al
braccio?-
-Ehm...Te lo spiego dopo. Comunque
non è niente di grave, non preoccuparti- rispose la sorella non senza un certo
imbarazzo –Piuttosto...Com’è andata nelle Filippine? Vi siete goduti la vostra
luna di miele?-
-Assolutamente sì. Il posto in cui
siamo stati era assolutamente meraviglioso-
-Senti, ti racconteremo i dettagli
dopo, Kaori- intervenne Saeko –Ora, per favore, vuoi dirmi cosa avete
architettato tu e mio padre come regalo di nozze? Se non sono ancora morta per
la curiosità è solo un miracolo e lui dice che spetta a te decidere quando noi
potremo saperlo!-
-D’accordo, d’accordo- rispose
Kaori alzando le mani in segno di resa –Però per saperlo dovrete venire con me
in un posto...- si voltò verso Ryo –Tu vieni con noi?-
-Certo. Da ora in poi ti resterò
incollato 24 ore su 24!- le sorrise lui
Hideyuki li fissava con espressione
sconcertata sul viso, ma prima che potesse chiedere niente, Kaori lo
fermò:
-Le spiegazioni a dopo, fratellone.
Ora andiamo-
Dopo aver salutato tutti, il
quartetto uscì e salì sulla Mini di Kaori. Per tutto il tragitto, Saeko cercò di
farle svelare quale fosse questa sorpresa, ma l’altra fu irremovibile. Alla
fine, fermò l’auto di fronte al cancello di una graziosa villetta del quartiere
di Harajuku.
-Allora, cosa ve ne pare?- chiese
Kaori ai due sposini
-È bellissima, ma...perchè siamo
qui?- chiese Saeko perplessa
-Ancora non l’avete capito?-
replicò l’altra –Questa è la vostra sorpresa. Tuo padre come regalo di nozze vi
ha fatto questa casa!-
-Alla faccia del regalo di nozze!-
commentò Hideyuki –E tu come c’entri in tutto questo,
sorellina?-
-Beh, io l’ho arredata, ovvio!
Venite, vi faccio vedere com’è dentro-
Kaori prese le chiavi e aprì il
cancello, conducendoli attraverso il vialetto e poi dentro la casa. Anche
l’interno era bellissimo. Kaori l’aveva arredata con mobili semplici ed
essenziali, ma con colori che rendevano l’ambiente caldo e accogliente, adatto
ad una coppia.
-Ovviamente, se qualcosa non vi
piace o volete fare delle modifiche, non avete che da dirlo- disse loro Kaori
una volta finito il giro
-Scherzi? Questa casa è perfetta,
Kaori!- replicò Saeko abbracciandola –Grazie mille,
cognatina!-
-La mia mogliettina ha ragione,
sorellina. Sei stata bravissima!- confermò Hideyuki –Ora, però, voglio sapere
cos’è successo finché io e Saeko non c’eravamo. E magari potresti spiegarmi
anche il motivo di quel polso ingessato...-
Ryo e Kaori si guardarono, a
disagio. E ora chi gli spiegava tutto quello che era successo? Come minimo gli
sarebbe venuto un infarto!
-Ehm...D’accordo, adesso ti
racconto tutto...- cominciò Kaori incerta
-Vuoi che glielo dica io?- le
chiese Ryo premuroso
-No, no. Meglio se glielo dico io-
fece un respiro profondo –Vediamo...Io e Ryo abbiamo continuato a litigare per
un po’, poi però lui mi ha salvato dal mio ex-ragazzo psicopatico e ci siamo
messi insieme...- Kaori iniziò a contare con le dita mano a mano che snocciolava
i fatti –Poi ci hanno sparato addosso mentre eravamo al Cat’s Eye e Ryo mi ha
detto di essere un agente governativo e che un’organizzazione criminale, la
Union Teope, gli stava dando la caccia...Abbiamo litigato, ci siamo
lasciati...Poi ci hanno quasi fatto saltare in aria e Ryo è rimasto
ferito...Allora ci siamo rimessi insieme, ma in seguito mi hanno rapita e lui è
venuto a salvarmi ed è a questo che devo il polso rotto...Poi, vediamo...Che
altro è successo? Ah sì, mi sono trasferita da Ryo e abbiamo deciso di
sposarci!-
Hideyuki e Saeko avevano ascoltato
il racconto esibendo un’espressione sempre più sconcertata e incredula. Dopo un
po’, questa lasciò spazio ad un’espressione severa e
rassegnata.
-Kaori, quando la smetterai di
prendermi in giro? Sono tuo fratello maggiore dopotutto!- la rimproverò Hideyuki
–Questa volta, poi, hai superato te stessa! Questa storia ha
dell’incredibile!-
-Ma...io...- tentò di spiegargli
Kaori
-Niente ma!- la interruppe il
fratello, poi, rivolgendosi a Ryo:-E tu, non hai niente da dire?-
-Veramente...-
Ma anche Ryo ebbe diritto alla
stessa sorte:
-Ma che dico? Scommetto che questa
storia l’avete inventata insieme! E speravate sul serio che io ci
cascassi?!-
Kaori guardò Saeko in cerca di
aiuto, ma questa scosse le spalle e alzò le mani in segno di resa, come a
dire:“Lascia perdere, lo sai com’è fatto!” La donna, infatti, credeva alla
versione della cognata. E non solo perchè aveva chiamato in commissariato per
sapere come andavano le cose e sua sorella Reika le aveva raccontato
dell’arresto del capo della Union Teope, Alejandro Ramirez, avvenuto grazie a
Ryo, Mick e Umibozu; ma anche perchè conosceva la fama di quei tre e sapeva
ormai per certo che attiravano i guai come il miele attirava le api.
Sconsolata, Kaori decise di
arrendersi:
-E va bene, hai ragione,
fratellone- disse -Ti chiedo scusa, era tutta una storia inventata. Il polso me
lo sono rotto semplicemente cadendo dalle scale-
Meglio che credesse a quella
versione, in effetti, così non si sarebbe preoccupato.
-Lo sapevo, sei sempre così
distratta!- la rimproverò Hideyuki –Avresti potuto farti qualcosa di
peggio!-
-Hai ragione, Yuki-
-In realtà c’è qualcosa di vero in
quella storia- intervenne in quel momento Ryo
Kaori e Saeko lo guardarono
preoccupate, temendo che volesse dirgli la verità.
-La parte che diceva che ho chiesto
a tua sorella di sposarmi è vera- disse poi circondando la vita di Kaori con le
braccia e sfiorandole le labbra con le sue
Finalmente Hideyuki
sorrise.
-Sono molto felice per voi. Speravo
proprio che voi due capiste che siete fatti l’uno per l’altra!- esclamò dando
una pacca amichevole sulla spalla di Ryo
-Guarda che io l’avevo capito da un
pezzo! È tua sorella che ci ha messo un po’ per arrivarci!- replicò questo
scherzoso
Kaori gli assestò una gomitata
nelle costole.
-Guarda che avevo i miei buoni
motivi!- fece imbronciata
-Beh, direi che qui bisogna
festeggiare! Che ne dite di andare a cena tutti assieme?- propose Hideyuki
E così tutti si avviarono verso
l’uscita della casa. Mentre Kaori passava di fianco a Ryo, dopo che suo fratello
e Saeko erano già usciti, gli disse:
-Non credere di passarla così
liscia per la battuta di prima...Stasera dormi sul
divano!-
-Cosa? Ma io stavo scherzando,
amore!- rispose Ryo con espressione servizievole
-Beh, potevi pensarci prima!-
replicò lei avviandosi verso la porta
-Ti prego, tesoro! Non puoi far
dormire il tuo Ryuccio sul divano!- la supplicò lui seguendola
Quando la raggiunse, l’afferrò da
dietro per la vita e la spinse contro di se, per poi iniziare a mordicchiarle il
lobo dell’orecchio.
-E poi...voglio proprio vedere
quanto resisti alle mie tecniche di persuasione...- le mormorò con voce
sensuale
-Mi stai proponendo una sfida, Ryo
Saeba?- gli chiese Kaori maliziosa
-Proprio così. E ti avverto che
finora non ne ho mai persa una- rispose Ryo sullo stesso
tono
-C’è una prima volta per tutto...-
lei gli passò il braccio sano intorno al collo
-Vedremo...- fece lui prima di
chinarsi e prendere possesso delle sue labbra
-Ehi, voi due! Sbaciucchiatevi
dopo, noi qui abbiamo fame!- gridò in quel momento Hideyuki dalla macchina
Con un sospiro frustrato, Ryo pose
fine al bacio.
-Non ti sembra che ultimamente si
divertano tutti ad interromperci?- disse a Kaori posando la fronte sulla sua
-Già. Ma ti assicuro che stanotte
non ci sarà nessuno tra i piedi...- rispose lei maliziosa
Rispondendole con un sorriso pieno
di promesse, Ryo prese la mano di Kaori e insieme raggiunsero Hideyuki e Saeko,
mentre all’orizzonte il cielo si tingeva di arancio, annunciando la fine di un
altro giorno...ma anche l’inizio di una splendida serata, a cui ne sarebbero
sicuramente seguite molte, molte altre...
THE END
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