IMPOSSIBILE FUGGIRE

di lynn12
(/viewuser.php?uid=11521)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
Il caldo afoso di agosto avvolgeva come una cupola la città di Tokyo. A quell’ora del primo pomeriggio c’erano pochissime persone in giro per le strade, tutti erano rintanati in ufficio o nei bar per la pausa pranzo, dove la fresca aria condizionata dava loro un po’ di sollievo. Tra questi erano comprese anche due giovani ragazze che si erano ritrovate in un locale nel quartiere di Shinjuku per mangiare qualcosa assieme e scambiare quattro chiacchiere. La prima, un’affascinante ragazza dai corti capelli mogano, aveva un’espressione stanca e insofferente, mentre la seconda, una elegante mora, rideva divertita alle continue lamentele dell’amica.
-Accidenti a me e a quando ho accettato di organizzare questo matrimonio!- sbuffò la rossa per l’ennesima volta
-Guarda, Kaori-chan, che sei stata tu a offrirti volontaria- replicò divertita l’amica
-Lo so, Eriko, ma in quel momento non sapevo che avrei dovuto affrontare le manie di perfezionismo del Prefetto Nogami. Quell’uomo è persino peggio di te!-
-Ah, grazie tante!- esclamò offesa la mora
-Andiamo, lo sai che è la verità, quando ti ci metti sei davvero la pignoleria fatta persona, ma io ti voglio bene lo stesso- le disse l’altra divertita
-Come sono commossa!-
In quel momento, Miki, la proprietaria del bar dove le due amiche stavano pranzando, si avvicinò loro per chiedere se volevano ancora un po’ di the freddo. Kaori ed Eriko accettarono volentieri, con quel caldo il delizioso the freddo di Miki era proprio quello che ci voleva.
-Allora, come vanno i preparativi per il matrimonio di tuo fratello?- chiese la barista a Kaori
-Andrebbero bene se il futuro suocero di Hideyuki non si facesse venire un attacco isterico al giorno! Pensare che, quando mio fratello e Saeko hanno annunciato di volersi sposare, si è messo a piangere dicendo che non voleva perdere la sua bambina!-
-Davvero?- rise Miki –E cosa gli ha fatto cambiare idea?-
-La signora Nogami. Adesso comincia a capire da chi hanno preso il loro caratterino Saeko, Reika e Yuka! Pensandoci bene, il Prefetto mi fa quasi pena!-
Le tre amiche scoppiarono a ridere divertite. Per loro era ormai diventata una tradizione ritrovarsi ogni giorno a pranzare insieme al Cat’s Eye per chiacchierare insieme. Tra le tre c’era ormai un rapporto molto stretto. Kaori ed Eriko erano amiche fin dal liceo e, nonostante le loro strade lavorative si fossero divise, la prima per diventare arredatrice e la seconda stilista, le due non si erano mai perse di vista. Miki e Kaori, invece, si erano conosciute quando la barista aveva deciso, insieme al marito Umibozu, di aprire il locale. Kaori si era occupata dell’arredamento e da subito tra le due si era creato un forte legame.
-Allora, tuo fratello ti ha detto chi ha scelto come testimone?- chiese Eriko a Kaori mentre Miki si allontanava per servire gli altri clienti
-Ryo Saeba...- borbottò Kaori
-Non mi sembri molto contenta...-
-Lo sai che non mi è mai stato simpatico-
-Ma come può non piacerti?! È alto, bello, ricco e famoso...Cosa vuoi di più? Inoltre...- aggiunse la stilista con una luce maliziosa negli occhi –Secondo me, già sei anni fa, quello che provavi per lui era tutto fuorché antipatia...-
-Cosa vorresti dire?- l’amica la fulminò con lo sguardo
-Voglio dire che eri cotta di lui. Sprizzavano scintille ogni volta che vi incontravate!-
-Stai scherzando, vero? Io cotta di Ryo Saeba?? Ma se lo detestavo! È stata una liberazione quando se n’è andato negli Stati Uniti!- protestò Kaori con enfasi
-Tuttavia, sono passati sei anni ormai, siete cambiati entrambi, non dovresti avercela ancora con lui-
-Sì...beh...vedremo se è cambiato-
Poco dopo, Kaori salutò Eriko e Miki e si immerse nuovamente nella calura estiva per tornare al lavoro. Il palazzo che ospitava gli uffici dello studio di arredamento a cui era associata non era molto distante dal locale della sua amica, ma quando arrivò in ufficio tirò ugualmente un sospiro di sollievo sentendo la fresca temperatura che vi regnava. Dopo aver detto a Yoko, la sua segretaria, che ora poteva andare a pranzo, si chiuse la porta del suo ufficio dietro alle spalle e si lasciò cadere sulla poltrona dietro alla scrivania. Quella storia del matrimonio la stava massacrando. Per non parlare dell’imminente arrivo di Ryo...Non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma Eriko aveva colto nel segno. Sei anni prima si era presa una cotta per lui...A dire il vero se ne era proprio innamorata...Ma tutto ciò faceva ormai parte del passato. In fondo, quando lo aveva conosciuto aveva solo diciannove anni, oramai era cresciuta...Sì, poteva sicuramente affrontarlo senza problemi. Già, ma allora perchè il suo cuore accelerava i battiti al solo pensiero?

-Salve mio bel detective!- Saeko Nogami, ispettrice della polizia di Tokyo, entrò, come al solito senza bussare, nell’ufficio del suo collega, nonché futuro marito, Hideyuki Makimura
-Saeko, quando imparerai a bussare?-
-Scherzi? E se tu ti stessi intrattenendo con qualche bella poliziotta? Se bussassi, non potrei cogliervi in flagrante...-
-Lo sai che l’unica bella poliziotta con cui voglio intrattenermi sei tu- le sorrise lui
-Meglio per te che continui così- replicò lei con tono di finto rimprovero mentre si sedeva sul bordo della sua scrivania
-Ma guarda tu, sto per sposare un’aguzzina e non me n’ero accorto-
-Mi dispiace per te, ma è troppo tardi per cambiare idea- Saeko si chinò su di lui
-Non ne ho la minima intenzione- replicò Hideyuki prima che le loro labbra si incontrassero in un bacio appassionato
Tuttavia, qualche secondo dopo, furono interrotti dallo squillo del telefono. A malincuore, Hideyuki interruppe il bacio e afferrò la cornetta.
-Makimura-
-Allora, pronto a farti incastrare, vecchio mio?- scherzò una voce profonda dall’altro capo
-Ryo! Come stai, amico?-
-Bene. Ti ho chiamato per dirti che arriverò due giorni prima del grande evento-
-Allora ti sei deciso a prenderti qualche giorno di vacanza!-
-Veramente, credo che resterò a Tokyo per un po’...-
-Ah sì? Per lavoro o per piacere?-
-Mmh...Un po’ tutti e due- fece Ryo con fare misterioso
-Sono proprio contento- replicò Hideyuki con uno strano tono
-Perché sento una nota di soddisfazione nella tua voce?- gli chiese l’amico sospettoso
-Niente. Sono solo contento di rivederti- rispose l’altro con tono innocente
-Va beh, farò finta di crederci. Ci sentiamo tra qualche giorno-
-A presto-
Saeko guardò il suo fidanzato posare la cornetta con un sorriso soddisfatto stampato in volto.
-Dalla tua espressione deduco che il tuo piano stia procedendo bene- gli disse
-Alla perfezione- confermò lui
-Ti diverte fare il ruolo del cupido, vero?-
-Moltissimo-
-Come ha reagito Kaori alla notizia che Saeba sarà il tuo testimone?-
-Ha detto che è un bene che ci sposiamo all’aperto-
-E perchè?- chiese stupita la donna
-Perché altrimenti, vista la fama dello Stallone di Shinjuku, c’era il rischio che ci cadesse la chiesa in testa- rispose Hideyuki con un sorrisetto divertito
Saeko scoppiò a ridere.
-Si ricorda ancora di quel soprannome?-
-Pare proprio di sì-
-Ma, se tra i due non scorre buon sangue, come pensi che tra loro possa nascere una storia d’amore?- gli chiese stupita Saeko –È successo qualcosa tra loro prima che Saeba partisse per gli Stati Uniti?-
-No, non credo. Però tra loro c’era una certa alchimia, nonostante non facessero altro che beccarsi. D’altra parte, anche tu mi trovavi antipatico quando mi hai conosciuto- replicò Hideyuki con un sorriso divertito
-Già, è vero- ammise lei ricambiando il sorriso –E così credi che anche loro siano fatti per stare insieme?-
-Ne sono certo. Inoltre, da quando Kaori ha lasciato Keichi, non è più la stessa. Non so cos’è, ma c’è qualcosa di diverso in lei...Tuttavia, quando cerco di farle qualche domanda sulla fine della sua storia, è sempre molto vaga...-
-E secondo te Saeba è l’uomo giusto per farla tornare quella di una volta...-
-Assolutamente. Anche se lui non lo ammetterà mai, Ryo ha sempre avuto un debole per mia sorella. Sono sicuro che un giorno quei due mi ringrazieranno per tutto quello che sto facendo-

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


IF-cap 2

CAPITOLO 2
Una settimana dopo, Kaori stava lavorando al progetto per l’arredamento della villa di un famoso attore, cercando di trovare una soluzione a tutte le sue stravaganti richieste, compresa una pista da bowling e una discoteca, quando l’interfono sulla sua scrivania squillò.
-Sì? Cosa c’è Yoko?-
-C’è tuo fratello al telefono-
-Ok, grazie-
Kaori sollevò la cornetta, premette il tasto che lo collegava alla linea esterna ed esclamò:
-Ciao, fratellone!-
-Ciao, sorellina! Come stai?- la salutò Hideyuki
-Ti basti sapere che sono più ansiosa di te che arrivi il giorno del matrimonio-
-Il padre di Saeko ti sta ancora facendo dannare?- rise lui
-“Dannare” è un eufemismo! L’altro giorno se n’è uscito dicendo che vuole una piccola scultura di ghiaccio su ogni tavolo...Siamo alla fine di agosto, santo cielo! Quelle sculture si scioglierebbero nel giro di cinque minuti! Per fortuna c’è la signora Nogami che lo tiene a bada, altrimenti...-
-Avrei dovuto avvisarti che il mio futuro suocero avrebbe insistito per partecipare attivamente all’organizzazione del matrimonio, quando tu ti sei offerta di farlo-
-Già, avresti dovuto! Comunque, a cosa devo il piacere di questa telefonata?-
-Io e Saeko abbiamo pensato di fare una cena con i nostri testimoni di nozze-
La futura sposa, infatti, per non fare torto a nessuna delle due sorelle, aveva chiesto a lei di farle da testimone
-È proprio necessario?- borbottò Kaori
-Sì, lo è. Dai, sorellina, è importante per me. Perchè non provi a mettere da parte i vecchi dissapori e cerchi di andare d’accordo con lui?- le chiese Hideyuki con tono implorante
-Uff...E va bene- capitolò lei –Lo sai che non riesco a dirti di no quando usi quel tono-
-Grazie mille, sorellina. Sono sicura che non te ne pentirai. Allora ci vediamo giovedì sera alle 20-
“Chissà perchè, ma io invece sono convinta che me ne pentirò...e anche molto!” pensò Kaori mentre riponeva la cornetta del telefono dopo aver salutato il fratello.
Cercò di rimettersi al lavoro, ma invano. La sua mente continuava a volare in un’unica direzione: Ryo Saeba. Lui ed Hideyuki erano stati compagni di liceo e, ben presto, erano diventati migliori amici, nonostante le evidenti differenze tra i due. In effetti, quanto suo fratello era timido e introverso, l’altro era carismatico e sicuro di se. Per non parlare del fatto che Ryo apparteneva ad una delle più ricche ed importanti famiglie di Tokyo, mentre la famiglia Makimura non viveva certo nel lusso più sfrenato. Tuttavia, entrambi avevano una cosa in comune: avevano conosciuto la sofferenza fin da giovani. La madre di Hideyuki era morta dando alla luce Kaori, poi, quando il giovane aveva appena finito il liceo e lei aveva solo dieci anni, avevano perso anche il loro padre, detective di polizia. Suo fratello aveva deciso allora di iscriversi anche lui alla scuola di polizia e di rinunciare ad andare all’università per poter mantenere la sorellina. Per quanto riguardava Ryo, i suoi genitori erano morti quando lui era ancora al liceo in un incidente stradale, così che il figlio, allora sedicenne, si era ritrovato ad essere l’unico erede di un impero finanziario. Fortunatamente per lui, Ryo era stato aiutato dal fratello maggiore del padre, un agente governativo in pensione, che si era occupato di lui finché il nipote, ottenuta la laurea in economia e commercio con il massimo dei voti, aveva preso in mano le redini dell’azienda del padre, una delle maggiori nel campo dell’edilizia.
Tuttavia, Kaori non aveva incontrato Ryo se non quando aveva diciannove anni. Nonostante lui e Hideyuki si conoscessero già da anni, suo fratello non gliel’aveva mai presentato. Ed anche il loro primo incontro era stato assolutamente casuale, se lo ricordava come se fosse successo solo ieri...
Fu distratta dai suoi ricordi da qualcuno che bussava la porta.
-Avanti-
Yoko entrò nell’ufficio.
-Kaori, è arrivato questo pacchetto per te- le disse la segretaria posando una piccola scatola sulla scrivania
-Grazie- rispose Kaori con un sorriso
-Hai l’aria stanca. Perchè non vai a casa un po’ prima e ti riposi? Ultimamente sei sempre l’ultima a lasciare lo studio-
Oltre ad essere un’efficiente segretaria, Yoko era anche una buona amica. Molto spesso il suo carattere tranquillo e riflessivo l’avevano aiutata a prendere decisioni importanti, lei che era di natura impulsiva ed istintiva. 
-Credo che seguirò il tuo consiglio. Anche perchè oggi non riesco proprio a concentrarmi-
Dopo che Yoko fu uscita, Kaori aprì il pacchettino che le aveva portato. Dentro c’era un magnifico bracciale di brillanti e un biglietto con scritto:“Ti prego, perdonami. Con amore, Keichi”
Richiuse la scatolina con un gesto secco, poi si alzò e uscì dall’ufficio. Posò il pacchetto sulla scrivania di Yoko, pregandola di rimandare tutto al mittente. La segretaria non fece domande, le fu sufficiente uno sguardo per capire da dove proveniva quel regalo e, di conseguenza, il motivo per cui Kaori non lo voleva. Tra lei e Keichi c’era stata una storia che era durata per circa un anno, ma che si era interrotta bruscamente. Tuttavia, nessuno tranne Kaori conosceva il motivo. Neanche Hideyuki. E suo fratello era proprio l’ultima persona che doveva venire a conoscenza della ragione per cui lei e Keichi si erano lasciati.
Tornò nel suo ufficio e si lasciò cadere sulla sua poltrona con un sospiro di stanchezza. Ci mancava solo lui! Ma perchè diavolo non si decideva a lasciarla in pace? Il suo ex fidanzato stava diventando davvero pesante. Prima i fiori, ora i gioielli...Per non parlare delle telefonate a qualsiasi ora del giorno e della notte...Era arrivata al punto di aver dovuto cambiare numero per avere un po’ di pace. Per motivare questo gesto, aveva detto a tutti che qualcuno si era inserito nella sua linea telefonica e telefonava in ogni parte del mondo a carico suo. Sapeva quanto Hideyuki fosse protettivo nei suoi confronti e non voleva che si preoccupasse.
Sentendo che un bel mal di testa era imminente, decise di tornarsene a casa. Salutò Yoko e si diresse verso gli ascensori. Stava per premere il bottone del piano terra, quando nella cabina entrò Sayaka, una delle due altre arredatrici sue socie.
-Heilà Kaori, anche tu vai a casa?- la salutò la donna
Bionda e con due vivaci occhi verdi, Sayaka era la persona più allegra ed esuberante che Kaori avesse mai incontrato. Si conoscevano da quattro anni ormai e non l’aveva mai vista triste o abbattuta, ma sempre con il sorriso sulle labbra. Il suo sport preferito era spettegolare sulla vita sentimentale degli altri, ma, anche se alle volte era un po’ invadente, non si riusciva ad avercela con lei per troppo tempo. Bastava che Sayaka sfoderasse la sua espressione da cerbiatta che chiunque, in particolar modo se di sesso maschile, era pronto a fare qualsiasi cosa per lei.
-Già, mi aspettano un po’ di ore di sonno arretrato da recuperare- rispose Kaori –E tu? Hai un appuntamento anche stasera?-
-Sì, devo uscire con uno scrittore di gialli-
-Beh, buona serata allora!- la salutò Kaori mentre le porte dell’ascensore si aprivano e le due donne attraversavano l’atrio
Era il tramonto e soffiava una calda brezza. Salì sulla sua Mini e guidò con calma verso il suo appartamento, godendosi l’atmosfera unica che si poteva respirare solo a quell’ora particolare del giorno. Prima di andare a casa, si fermò a prendere del cibo cinese e un dvd. Aveva proprio bisogno di qualcosa che la distraesse dai suoi pensieri e un bel film le sembrava proprio la soluzione ideale. Tuttavia, quella notte, nonostante tutto, i suoi sogni furono popolati dalla presenza di due profondi occhi neri...

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3     
Il giovedì mattina, Kaori si svegliò con la voglia di rinchiudersi in casa e di dimenticare che, fuori dal suo appartamento, esistevano altre cose e persone almeno per un giorno...in particolare una persona...“No, così non va, Kaori” si rimproverò mentalmente “Ora ti vestirai, farai colazione e andrai al lavoro come tutti gli altri giorni e questa sera andrai a quella maledetta cena! Sei una donna forte e puoi affrontare Ryo senza alcun problema!” Tuttavia, nonostante i suoi buoni propositi, fu distratta e soprapensiero per tutto il giorno e allo studio concluse ben poco. Fu perciò ben felice quando Eriko venne a prenderla per andare a pranzare al Cat’s Eye come ogni giorno. Invitarono ad andare con loro anche Kasumi, l’altra socia di Kaori. Anche lei era stata compagna di liceo delle due e le tre erano state da sempre molto affiatate.
-Allora, pronta per stasera?- le chiese Eriko mentre camminavano verso il locale di Miki
-Certo, perchè non dovrei?- disse Kaori con una tranquillità che era ben lungi dal provare
-Che succede questa sera?- intervenne incuriosita Kasumi
-Kaori deve cenare con suo fratello, la fidanzata e...Ryo Saeba- la stilista rispose per l’amica
-Ryo Saeba? Vuoi dire quel Ryo Saeba? Il dirigente dell’impero dell’edilizia eletto tra i dieci scapoli d’oro più amati dalle donne?-
-Vedo che sei ben informata, Kasumi...-
-Beh, è bello, ricco e famoso. È il sogno di ogni donna! Non sai come ti invidio, Kaori! Ma come fai a conoscerlo?-
-È il miglior amico di mio fratello, nonché il suo testimone di nozze-
-Uaoh! Che fortuna!-
-Già, proprio una fortuna- borbottò Kaori tra se e se spingendo la porta del Cat’s Eye
Tornata allo studio, Yoko le consegnò le annotazioni delle telefonate che aveva ricevuto in sua assenza. Ce n’erano un paio che riguardavano il lavoro, ma la maggior parte erano di Keichi. Kaori sospirò. Era tentata di ignorarle, ma sapeva bene quanto potesse essere insistente il suo ex. Afferrò perciò la cornetta e digitò il numero dello studio di architetti per cui lui lavorava. Era stato proprio grazie al loro lavoro che si erano incontrati, il suo studio e quello di Keichi collaboravano spesso quando c’erano in ballo lavori importanti, come per esempio la nuova casa del governatore, grazie a cui si erano conosciuti.
Kaori non dovette attendere molto per sentire la voce dell’uomo dall’altro capo della linea.
-Kaori, sono felice di sentirti- la salutò allegro
-Ciao Keichi. Ho visto i messaggi che mi hai lasciato. Di cosa volevi parlarmi?- replicò fredda lei
-Perché hai mandato indietro il mio braccialetto? Era un regalo per te, un modo per chiederti scusa...-
-Non basta certo un braccialetto di brillanti per cancellare quello che hai fatto-
-Lo so, certo, però...Ti prego, Kaori, dammi un’altra possibilità, sono disposto a fare qualsiasi cosa!- la supplicò Keichi
-Mi dispiace, ma non è possibile. Io non ti amo più, Keichi...Anzi, forse non ti ho mai amato. È finita- detto questo, Kaori riattaccò
Alle sei, Kaori lasciò lo studio e tornò a casa per avere il tempo di prepararsi per la cena. Per prima cosa si fece una doccia, poi, con addosso solo un asciugamano, aprì l’armadio per decidere cosa indossare. Passò in rassegna tutti i suoi abiti più eleganti, indecisa, e alla fine ne scelse uno nero, semplice, sorretto da due sottili bretelline e con una gonna svasata, che partiva da sopra il ginocchio per scendere appena sotto. Si truccò leggermente e indossò un paio di sandali neri dal tacco alto. Quando ebbe finito, si guardò allo specchio. “Niente male, davvero” si complimentò con se stessa “Già, ma perchè, o meglio, per chi ti sei data tanto da fare?” le chiese una vocina nella sua testa. Rifiutandosi di ascoltarla, e soprattutto di risponderle, Kaori afferrò la borsa ed uscì.
Suo fratello aveva prenotato un tavolo al ristorante del Bay Hilton Hotel, uno dei più lussuosi di Tokyo. Dopo aver lasciato le chiavi della sua auto al parcheggiatore, fece un respiro profondo ed entrò. Dio, era tremendamente nervosa. Entrata nel ristorante, Kaori disse il suo nome al maître e questi la condusse al tavolo di suo fratello. Si rilassò leggermente quando vide che Hideyuki e Saeko erano soli. Chissà, forse Ryo aveva deciso di non venire alla fine...Salutò i due futuri sposini baciandoli sulle guance e si sedette.
-Sei bellissima, sorellina- si complimentò con lei il fratello
-Grazie. Anche tu non sei niente male. Scommetto che è tutto merito di Saeko, però- replicò Kaori con una nota divertita nella voce
-Indovinato!- confermò la poliziotta –Lo sai com’è tuo fratello, in quanto a gusto nel vestire è davvero un disastro-
-Hey, voi due, volete smetterla di prendermi in giro?- piagnucolò Hideyuki mentre le due donne scoppiavano a ridere
-Allora, sbaglio o manca qualcuno all’appello?- si azzardò a chiedere Kaori
-Ryo mi ha appena chiamato. Arriverà con qualche minuto di ritardo-
La donna sentì che le sue speranze si infrangevano. Va beh, in fondo, con molta probabilità, Ryo si sarebbe fermato a Tokyo solo per il matrimonio...poteva anche fare buon viso a cattivo gioco per qualche giorno! Inoltre, le occasioni per incontrarsi sarebbero state sicuramente poche...
-Buonasera. Scusate per il ritardo-
Quella voce profonda, a lei molto familiare, la fece sobbalzare. Alzò lo sguardo e lo vide. Non era cambiato per niente, notò. Alto più di un metro e novanta, spalle ampie, fisico asciutto e muscoloso che neanche il completo nero di ottimo taglio riusciva a nascondere, capelli neri, i tratti del viso che sembravano scolpiti nel marmo...E i suoi occhi. Neri come la notte, così profondi che a volte le era sembrato di annegarci dentro e sempre in grado di farle battere il cuore a mille. Come in quel momento. Per un istante, i loro sguardi si incrociarono e Kaori ebbe come l’impressione di tornare indietro di sei anni. L’incantesimo fu spezzato dalla voce di Hideyuki:
-Ryo, amico mio, da quanto tempo!- esclamò alzandosi per salutarlo
-Eh già, ti trovo invecchiato, Maki- scherzò l’altro
-Divertente come sempre...Scherzi a parte, ti ricordi di Saeko?-
-Certo, anche se al tempo la vostra relazione era solo agli inizi. È un piacere rivederti, Saeko- le disse Ryo facendole un galante baciamano
-È un piacere anche per me, Saeba- gli sorrise lei
-E sicuramente ti ricordi anche di mia sorella Kaori...- continuò Hideyuki con una strana luce negli occhi
-Saeba...- lo salutò questa educatamente, ma anche con una certa freddezza
-Kaori...sei cresciuta...- replicò Ryo con un sorriso affascinante
Anche lei ebbe l’onore di ricevere un baciamano. Tuttavia, le labbra dell’uomo si attardarono un istante di più sulla sua mano, inoltre, le accarezzò lievemente il palmo con il pollice. Kaori arrossì suo malgrado. Con disappunto, dovette ammettere che il tocco di Ryo era ancora in grado di farle scorrere un brivido lungo tutto il corpo.
Dio, era ancora più bella di come se la ricordava. E non avrebbe mai creduto che questo fosse possibile. Quando l’aveva conosciuta, Kaori aveva i capelli lunghi, mentre ora li portava corti. Quel taglio accentuava la delicatezza del suo viso, facendola sembrare un angelo. I suoi bellissimi occhi nocciola, così espressivi, la sua figura snella, le sue lunghissime gambe, quante volte avevano popolato i suoi sogni? Quante volte si era svegliato ardente dal desiderio di averla accanto a se, nel suo letto? Lei era il motivo per cui aveva deciso di tornare a Tokyo, il suo lavoro gli aveva solo fornito una buona occasione, era inutile mentire anche a se stesso. Dalla prima volta che l’aveva vista, sei anni prima, Kaori era divenuta la sua ossessione e, nonostante il tempo trascorso, niente era cambiato. La desiderava. Ed era deciso ad averla.
La cena si svolse normalmente, parlando degli anni passati lontani e dell’imminente matrimonio. Kaori cercava in tutti i modi di evitare di guardare Ryo, tenendo lo sguardo fisso sul proprio piatto e intervenendo nella discussione il minimo indispensabile. Tuttavia, sentiva i suoi occhi su di se, intensi e brucianti, e, quando suo fratello dirottò il discorso sul suo lavoro, non poté fare a meno di guardarlo per rispondere alle sue domande:
-E così sei riuscita a diventare un’arredatrice come desideravi-
-Sì, sono socia con altre due persone di uno studio nel quartiere di Shinjuku-
-Davvero? Ho appena acquistato un palazzo in quel quartiere, diventerà la sede centrale della mia società qui a Tokyo, e stavo proprio cercando qualcuno che lo arredasse-
-E vorresti che me ne occupassi io?- si stupì lei –Non dirmi che Ryo Saeba, uno dei pezzi grossi del campo dell’edilizia, non conosce un buon arredatore?-
-Certo, è ovvio, ma sono sicuro che tu, visto che mi conosci già, saprai accontentare meglio di chiunque altro i miei gusti e le mie richieste- replicò lui con leggero sorriso sulle labbra
Kaori si irrigidì.
-Vuoi dire che te ne occuperai tu?-
-Ovviamente, visto che intendo trasferirmi qui a Tokyo-
Allora non era in città solo per partecipare al matrimonio! Anzi, voleva tornare a vivere lì! Questo sì che era un problema...un grande problema! Come faceva a lavorare a stretto contatto con lui senza scannarsi? O saltargli addosso? “No!” si disse “Questo non succederà mai!”
-Allora ti sei deciso alla fine!-
La voce di suo fratello la riscosse dai suoi pensieri.
-Sì, ho preso la mia decisione- rispose Ryo senza staccare gli occhi da quelli di Kaori –Ho tutte le intenzioni di rimanere a Tokyo...per sempre-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4 
A quella notizia, una parte di Kaori entrò in apprensione, mentre l’altra, con suo sommo disappunto, provò piacere alla notizia che Ryo era tornato per restare.
-Allora, cosa ne pensi?-
Kaori sobbalzò, ritornando alla realtà.
-Di cosa?-
-Del lavoro che ti ho proposto-
-Ehm...Dovrò parlarne con le mie due socie. Visto che si tratta di arredare un intero palazzo dovremo occuparcene tutte e tre-
In realtà, quella era solo una scusa per prendere tempo. Era sicura che Sayaka e Kasumi avrebbero fatto i salti di gioia alla notizia di dover lavorare per Ryo Saeba. Senza contare il fatto che quel lavoro sarebbe stata un’ottima pubblicità per il loro studio.
-D’accordo. Però voglio che sia tu ad occuparti dell’ultimo piano, quello che ospiterà il mio ufficio, quello della mia segretaria e una sala conferenze, ci tengo molto che siano arredati come voglio io...Sempre se deciderete di accettare, è ovvio-
Dalla luce maliziosa che gli brillava nello sguardo e dal sorrisetto ironico che gli curvava le labbra, Kaori intuì che Ryo era certo che avrebbe accettato e che la sua era solo una scusa. Quello sguardo la fece sentire una bambina sciocca. Fu salvata dall’arrivo del cameriere, che portava loro il dessert. Kaori tirò un sospiro di sollievo vedendo avvicinarsi la fine della serata. Aveva bisogno di restare sola, e soprattutto di allontanarsi da Ryo, per ritrovare la calma e raccogliere le idee. Ma le sue speranze furono presto infrante dal suo amato fratello:
-Sei venuto con la tua macchina, Ryo?- chiese questo mentre uscivano dal ristornate
A lei sembrò strana la domanda. A cosa interessava a Hideyuki con quale mezzo di trasporto era arrivato il suo amico?
-No, ho preso un taxi- rispose Ryo –Infatti, è meglio se ne chiamo uno. Anche se a quest’ora sarà un’impresa trovarne uno...-
-Ma non ce n’è bisogno! Kaori può darti un passaggio!- esclamò il poliziotto con un sorriso che andava da un orecchio all’altro
Kaori lo fulminò con lo sguardo. All’improvviso provava un intenso istinto omicida nei confronti del suo “adorato” fratello. Ma come gli venivano certe idee?! E perchè aveva la strana sensazione che stesse tramando qualcosa dietro alle sue spalle?
-Beh, se a Kaori non dispiace...- replicò Ryo lanciandole uno sguardo di sfida
Anche lui ebbe diritto ad un’occhiataccia.
-Nessun problema- rispose lei stampandosi un sorriso educazione sulle labbra
Usciti dall’hotel, i quattro si salutarono. Il parcheggiatore portò prima la macchina di Hideyuki, perciò lui e Saeko furono i primi ad andarsene.
-Hideyuki Makimura, sei davvero tremendo!- esclamò la poliziotta appena furono partiti
-E perchè mai?- replicò lui con espressione innocente –Non potevo di certo lasciare il mio migliore amico a piedi!-
La sua fidanzata si limitò a scuotere la testa con un sorriso divertito.
Per la millesima volta nel giro di un minuto, Kaori maledì suo fratello per la brillante idea. Il piccolo abitacolo della sua Mini sembrava ancora più stretto con Ryo al suo fianco. Lei manteneva lo sguardo fisso sulla strada, tuttavia percepiva acutamente la presenza dell’uomo, l’odore del suo dopobarba...
Anche Ryo iniziava a dubitare che entrare in macchina con lei fosse stata una buon decisione...I loro corpi erano così vicini che ogni volta che Kaori cambiava una marcia gli sfiorava la coscia con la mano. Persino quel leggero contatto bastava a farlo fremere di piacere. Per non parlare del suo profumo...Una fragranza leggera e fiorita che lo inebriava...Cercava di evitare di guardarla, ma i suoi occhi continuavano irrimediabilmente a cadere sulle sue gambe, lasciate scoperte dalla gonna che si era leggermente alzata quando si era seduta sul sedile. Dio, le mani gli formicolavano dalla voglia di accarezzare quella pelle vellutata...Doveva assolutamente fare qualcosa per distrarre la mente, altrimenti le sarebbe saltato addosso!
-Perché ti comporti così?- la sua voce roca ruppe il silenzio teso che si era creato
-Così come?- gli chiese lei fingendo di non capire
-Lo sai, in modo così freddo, così distaccato...Credevo che io e te fossimo amici, Kaori-
-Io e te non siamo mai stati amici-
-Già, hai ragione- rispose lui dopo qualche secondo –Quello che c’era tra noi non la definirei amicizia...-
-Tra noi non c’era niente- replicò Kaori fredda
-Questa è una bugia, Kaori, e tu lo sai bene-
-Allora, vuoi dirmi dove devo portarti o devo leggerti nel pensiero, Saeba?- fece lei ironica facendo finta di ignorare le sue ultime parole
Ma non poteva ignorare il fatto che il suo cuore si era messo a battere più velocemente sentendole...
-Una volta mi chiamavi Ryo...-
-Sono passati sei anni da allora e sono cambiate molte cose. Allora, l’indirizzo?-
La guidò verso le colline del quartiere di Roppongi, uno dei più ricchi della città, fino ad un elegante palazzo di venti piani. Quando Kaori gli chiese come mai non vivesse nella casa dei suoi genitori, nella zona di Meguro, Ryo rispose:
-Quella villa è troppo grande per abitarci da solo. Un giorno, quando avrò una famiglia, forse...-
Lei gli lanciò uno sguardo così sconcertato da sembrare che avesse visto un marziano.
-Beh, cosa c’è? Perchè mi guardi così?- le chiese lui
-Ryo Saeba, lo Stallone di Shinjuku, parla di avere una famiglia?!-
-Le persone cambiano, Kaori. Non sono più lo Stallone di Shinjuku, non lo sono più da molto tempo...-
Gli avevano dato quel soprannome all’età di vent’anni. Era già da un po’ che aveva iniziato a bazzicare per il quartiere più caldo della città e il gestore di un bar che era solito frequentare gli aveva affibbiato quel titolo a causa del suo successo con le donne. Ryo lo aveva trovato divertente, ci aveva anche scherzato sopra, ma ormai lo trovava solo fastidioso. Perchè da quando aveva incontrato Kaori Makimura qualcosa in lui era cambiato...
-Sì, è vero, alcune persone cambiano...ma altre no- replicò la donna
Lui rimase in silenzio per qualche istante, osservandola. Kaori si ostinava a tenere lo sguardo fisso davanti a se, senza mai voltarsi verso di lui.
-Perché non vuoi parlare di quello che è successo quella sera?-
Lei si irrigidì.
-Perché non c’è niente da dire-
-Niente dici? Beh, io invece credo che ci sia molto da dire- fece lui con voce dura
-Sono passati sei anni, Saeba. Tu te ne sei andato negli Stati Uniti, le nostre strade si sono divise...Quello che è successo fa ormai parte del passato, dimentichiamolo- replicò lei con apparente indifferenza
All’improvviso, prima che Kaori potesse rendersi conto di quello che stava succedendo, Ryo si avvicinò a lei e l’afferrò per la nuca, per poi prendere possesso delle sue labbra. Fu un bacio abbastanza breve, ma così intenso e passionale da farla fremere di eccitazione.
-Primo: il mio nome è Ryo- mormorò lui staccandosi da lei –Secondo: se dopo questo osi ancora dire che quello che è successo sei anni fa non ha importanza e che tra noi non c’è niente, allora vuol dire che menti anche a te stessa, Kaori-
Detto questo, aprì lo sportello e uscì dall’auto, lasciando una Kaori inebetita e scioccata. Mio Dio...l’aveva baciata. E che bacio!
-Maledizione!- imprecò colpendo il volante con una mano
Non poteva essere attratta da Ryo. Aveva già provato l’esperienza sei anni prima e tutto quello che ne aveva ricavato era stato un cuore spezzato. Non era altro che un playboy, un uomo che amava circondarsi di donne, in cerca solo dell’avventura di una notte. Sì, diceva di essere cambiato, ma lei non ci credeva. E non aveva nessuna intenzione di diventare un altro nome sulla lista delle sue conquiste. Almeno, non per la seconda volta...
Quella notte, Ryo dormì pochissimo. Non fece altro che girarsi e rigirarsi nel letto, ossessionato dall’immagine di Kaori, dei suoi occhi, delle sue labbra...Il ricordo di come l’aveva sentita fremere quando  l‘aveva baciata, del suo corpo morbido tra le sue braccia, lo faceva impazzire. Impazzire dal desiderio di baciarla di nuovo, di accarezzarla fino a farla gemere...Di farla sua. Gli era bastato guardarla negli occhi per ritrovarsi all’improvviso consumato dall’unico desiderio di portarla a letto. Letto? Rise quasi all’idea. Non avrebbe potuto aspettare un letto. Il folle desiderio che provava per lei richiedeva qualcosa di più immediato e di più trasgressivo. Un muro, un pavimento...Magari una scrivania. Tuttavia, non era solo il desiderio fisico ad essere in ballo. Era innamorato di lei. E voleva che fosse sua per sempre. Non scherzava quando aveva detto di volere una famiglia, ma aveva omesso di dire che la voleva con lei. Sei anni prima, quando si erano incontrati, Kaori l’aveva colpito come mai nessun’altra era mai stato in grado di fare...Tuttavia, aveva creduto che si trattasse solamente di attrazione fisica. Ma, quella sera di sei anni prima, aveva provato qualcosa di indescrivibile, un’emozione intensa e un appagante senso di completezza che mai aveva sperimentato. E, quando aveva dovuto lasciare Tokyo, si era accorto che il dolore che provava non era dovuto al fatto che stava lasciando la sua città o i suoi amici. No, lui soffriva nel lasciare lei. E, da quel momento, non c’era stato un giorno in cui non l’avesse pensata...o notte in cui non l’avesse sognata.
Capiva il perchè della sua freddezza nei suoi confronti, del suo risentimento. Il modo in cui se n’era andato, senza dirle una parola o darle una spiegazione a parte un breve biglietto...Eppure non aveva potuto fare altrimenti, era stato costretto ad agire in quel modo. Ora doveva conquistarsi la sua fiducia e farle capire che quello che c’era tra loro era troppo bello e prezioso per andare perduto. Tuttavia, sentiva che non sarebbe stato facile. Dietro al suo comportamento, Ryo aveva avvertito una sorta di fragilità, di paura...Ma paura di cosa? Kaori non era mai stata una persona che fuggiva di fronte ai propri sentimenti. Anche sei anni prima, quando si erano conosciuti, lei aveva fatto di tutto per respingerlo, per resistergli, ma solo perchè aveva solo diciannove anni, era giovane e ancora alle sue prime esperienze con tutto ciò che riguardava l’amore e l’attrazione per l’altro sesso. Ora invece era cambiata e sentiva che si nascondesse qualcosa dietro questo cambiamento.  

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
Come Kaori aveva previsto, le sue due socie fecero i salti di gioia – letteralmente - quando annunciò loro che Ryo Saeba voleva assumerle per arredare il suo nuovo palazzo. Lei invece non riusciva proprio a condividere il loro entusiasmo, quell’incarico le metteva addosso un’agitazione...Lavorare fianco a fianco con lui dopo quello che era successo tra loro sei anni prima e dopo il bacio della sera prima non sarebbe stato per niente facile.
-Allora, voi due dovrete occuparvi della hall e dei piani che ospiteranno gli uffici, mentre io mi occuperò dell’ultimo- spiegò alle due socie cercando di assumere un tono professionale
-E come mai? Di solito lavoravamo insieme quando si trattava di incarichi di una certa importanza- le chiese Kasumi stupita di quel cambiamento
-Il fatto è che Ry...ehm...Saeba vuole che sia ad occuparmi del suo ufficio. Dice che, visto che io e lui ci conosciamo già, sarà più facile capire i suoi gusti- rispose Kaori con apparente indifferenza
-Mmh...Non sarà per caso che il caro signor Saeba ha anche qualche altro motivo per volerti tutta per se?- fece maliziosa Sayaka
-Ma che dici? Sei impazzita?!- esclamò Kaori con enfasi arrossendo suo malgrado –Figurati, non mi sta neanche simpatico! Però è un amico di mio fratello ed è un cliente importante, perciò sto cercando di comportarmi in modo professionale, tutto qui-
-D’accordo, d’accordo, se lo dici tu...- disse la bionda scambiandosi uno sguardo d’intesa con Kasumi
La mattina dopo, Kaori si alzò presto e si recò alla villa della famiglia Nogami. Il matrimonio si sarebbe infatti svolto nel loro immenso giardino e lei, in qualità di testimone, doveva andare ad aiutare la sposa a prepararsi. Inoltre, essendone anche l’organizzatrice, doveva controllare che fosse tutto in ordine. Non ebbe problemi ad oltrepassare il cancello, poiché la guardia che lo sorvegliava era un amico di suo fratello e la conosceva molto bene. Gli uomini della sorveglianza erano molti quel giorno e controllavano tutto il perimetro della villa. Oltre che ad essere il matrimonio della figlia del prefetto, alla cerimonia sarebbero state presenti tutte le personalità più potenti e più in vista di Tokyo, un’occasione che avrebbe potuto far gola a molti criminali. Mentre risaliva il viale che portava alla porta d’ingresso con a bordo della sua Mini, Kaori notò un gran via vai di camerieri, intenti a sistemare le decorazioni di fiori, le sedie di fronte all’arco in legno bianco sotto cui Saeko e Hideyuki si sarebbero giurati eterno amore, i tavoli per il successivo pranzo...E tutto sotto l’occhio attento del Prefetto Nogami, che sbraitava ordini a destra e a manca. “Poverini, come li capisco!” pensò scuotendo la testa mentre saliva i gradini che portavano al grande portone d’ingresso, la busta con dentro il suo abito sul braccio. Un secondo dopo che ebbe suonato il campanello, le aprì la governante, che la condusse poi alla camera da letto di Saeko.
Le due, aiutate da Reika e Yuka, si misero all’opera per aiutarla a truccarsi, pettinarsi e vestirsi. In realtà, Yuka, la più piccola delle sorelle Nogami, era più che altro intenta a prendere appunti sul suo computer portatile. Nonostante avesse solo 15 anni, infatti, era già decisa su quale carriera avrebbe intrapreso: voleva diventare una scrittrice. In particolare, una scrittrice di gialli, e il mestiere delle due sorelle era la sua fonte di ispirazione maggiore. Anche Reika, infatti, era una detective della polizia di Tokyo, con grande orgoglio del padre, che stravedeva per tutte e tre le figlie.
Alle 9.30 la sposa era pronta e lo stesso valeva per le altre tre. Saeko indossava un abito da sposa color avorio, composto da un corpetto in raso con una grande scollatura che lasciava scoperte le spalle e una gonna lunga e aderente, che si allargava solo leggermente alla fine per creare un leggero strascico. Aveva raccolto i capelli in un morbido chignon, da cui sfuggivano alcune ciocche che le incorniciavano il viso. Per Kaori aveva invece scelto un abito rosso scuro, che si intrecciava dietro la nuca, lasciando scoperta la schiena, con un ricamo di fiori sul corpetto e con una morbida e lunga gonna. Lei avrebbe voluto scegliere qualcosa di un colore un po’ più tenue, ma Saeko era stata irremovibile.
-Sei bellissima, Saeko- le disse Kaori mentre questa si rimirava allo specchio
-Anche tu, Kaori. Tutti gli uomini ti ronzeranno intorno oggi- le rispose l’altra
-Non ricominciare...Te l’ho già detto, per il momento non voglio relazioni. Sto bene così-
-Sì, sì, lo dicevo anch’io prima di incontrare tuo fratello...A proposito, andresti da lui a controllare che sia tutto a posto? Non vorrei che combinasse qualche disastro con il suo vestito-
-Hai ragione, meglio se vado da lui-
Kaori uscì dalla stanza di Saeko e si diresse verso quello assegnata al fratello, nell’ala opposta del piano. Bussò leggermente e, dopo che suo fratello ebbe lanciato un “avanti”, entrò. Anche Hideyuki era ormai pronto, mancava solo la cravatta, ma il futuro sposo sembrava avere qualche problema con il nodo.
-Oh, ciao sorellina. Caspita, sei bellissima!- esclamò l’uomo
-Grazie- Kaori fece un piccolo inchino, poi gli chiese:-Vuoi che ti aiuti con la cravatta?-
-Te ne sarei eternamente grato-
Lei gli si pose davanti ed iniziò ad armeggiare con i due lembi dell’indumento.
-Sei nervoso?- gli chiese dopo un po’
-Da morire- ammise lui –Ma anche molto felice-
-Ed io lo sono per voi due. Saeko è la donna giusta, fratellone, sono orgogliosa di te-
-Grazie mille, sorellina-
I due si abbracciarono con affetto, poi Kaori si rimise al lavoro per annodargli la cravatta. Aveva quasi terminato, quando bussarono alla porta.
-Avanti!- esclamò Hideyuki
-Sono venuto a vedere come sta lo sposo- disse Ryo entrano nella stanza
Kaori si irrigidì. Per poi sciogliersi come neve al sole quando si voltò verso di lui. Vestito con uno smoking nero, Ryo era assolutamente stupendo. Non poté fare a meno di ripensare al bacio che le aveva dato due sere prima e sentì che il suo cuore accelerava anche solo al ricordo.
Dal canto suo, Ryo era rimasto altrettanto incantato dalla vista di Kaori. Con quel vestito che le faceva risaltare il mogano dei capelli e il nocciola degli occhi, era semplicemente divina. Se non ci fosse stato anche suo fratello nella stanza, di sicuro si sarebbe arreso al desiderio prorompente di baciarla che provava.
-Ahem...Allora, hai finito con la cravatta, Kaori?- le chiese in quel momento Hideyuki con un sorrisino divertito sulle labbra
-Cosa? Oh, sì, la cravatta...Sì, ho finito- balbettò lei tornando sulla terra –Beh, devo andare giù a controllare che sia tutto in ordine e poi tornare da Saeko. Tu vai a metterti al tuo posto, la cerimonia sta per iniziare-
Mentre Kaori gli passava affianco, Ryo le lanciò:
-Sei bellissima, Kaori. Mi invidieranno tutti quando ti vedranno al mio braccio-
Quelle parole furono pronunciate con tono cortese e gentile, ma la luce che lei vide brillare nei suoi occhi era tutto fuorché questo. Kaori gli lanciò un “grazie” e si affrettò ad uscire dalla stanza. Si era scordata che, in quanto testimone della sposa, lei doveva recarsi all’altare al braccio del testimone dello sposo. Aveva sperato di poter limitare i contatti con Ryo il più possibile, ma a quanto pare il destino era contro di lei! In giardino era stato tutto sistemato come lei aveva chiesto e ora tutto era pronto per cominciare. “E ci credo!” pensò Kaori con un sorrisino divertito “Con il Prefetto come cane da guardia nessuno ha il coraggio di sgarrare!” Era una bellissima giornata di fine agosto, il cielo era completamente privo di nuvole e illuminato da un radioso e caldo sole. La giornata non era molto afosa, ma per evitare agli ospiti disagi, Kaori aveva fatto installare una struttura in legno bianco, sullo stesso stile dell’arco per gli sposi, anch’essa decorata con nastri e fiori bianchi come le sedie, i tavoli e persino gli alberi circostanti.
Poco dopo le dieci la cerimonia ebbe inizio. Kaori cercò di non far caso ai battiti accelerati del suo cuore, mentre si dirigeva al suo posto al braccio di Ryo e, per tutta la durata della cerimonia, evitò accuratamente di guardare nella sue direzione. Tuttavia, era acutamente cosciente della sua presenza a pochi metri da lei, del suo sguardo bruciante, e, quando arrivò il momento di firmare il registro, le loro mani si sfiorarono nello scambiarsi la penna, facendole correre un brivido che si propagò dal braccio a tutto il corpo.
Anche Ryo lo aveva sentito. Lo sentiva ogni volta che le era vicino. Tra loro c’era un legame che andava al di là della semplice attrazione fisica...Kaori era il suo destino. Per tutta la durata della cerimonia, non aveva potuto fare a meno di divorarla con lo sguardo, immaginando come sarebbe stato se al posto di Maki e Saeko ci fossero stati loro due. Nella sua mente, l’aveva vista fasciata in un lungo abito bianco, mentre attraversava una chiesa gremita di gente per raggiungerlo all’altare...E pensare che, fino a qualche anno prima, se qualcuno gli avesse detto che un giorno avrebbe desiderato sposarsi, gli avrebbe riso in faccia! Ma era innamorato di quella donna, lei era fatta per lui soltanto...Doveva solo convincere anche lei di questo semplice fatto.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6 
Dopo la cerimonia, si dette inizio al ricevimento, con cibo e champagne a volontà. Kaori sedeva al tavolo degli sposi, insieme a Ryo e alla famiglia di Saeko, ma anche durante il pranzo preferì conversare con Reika e Yuka, ignorando volutamente l’uomo che le stava di fronte. Tuttavia, non aveva tenuto in conto il suo caro fratellino...
-Allora, Kaori, cosa ne pensano le tue socie del lavoro che ti ha proposto Ryo?- le chiese ad un certo punto
-Non mi sembra il caso di parlare di lavoro il giorno del tuo matrimonio...- replicò lei lanciandogli un’occhiataccia
-In realtà, io avrei una certa urgenza di sapere se accettate il lavoro- intervenne Ryo –Altrimenti dovrò rivolgermi a qualcun’altro...-
-Accettiamo- disse Kaori fredda –Questo lavoro è importante per il futuro del nostro studio, ti assicuro che faremo un ottimo lavoro-
-Oh, non ne dubito. Sono convinto che la nostra sarà una proficua collaborazione- rispose lui con una luce maliziosa negli occhi
Dopo il sontuoso pranzo, fu il turno del taglio della torta, servita poi a tutti gli ospiti, e, successivamente, l’orchestra prese posto sul palco ad essa assegnato ed iniziò a suonare. Come da tradizione, i primi ad iniziare a ballare furono i due novelli sposi.

There is something that I see
In the way you look at me
There's a smile, there's a truth in your eyes
But an unexpected way
On this unexpected day
Could it mean this is where I belong
It is you I have loved all along

Kaori stava guardando Hideyuki e Saeko che si muovevano al ritmo di quelle dolci note teneramente allacciati, un sorriso colmo d’affetto sulle labbra, quando una figura le si parò davanti. Sorpresa, alzò lo sguardo per incontrare quello di Ryo.
-Ti va di ballare?- le chiese porgendole la mano

It's no more mystery
It is finally clear to me
You're the home my heart searched for so long
And it is you I have loved all along

Kaori guardò quella mano grande e forte che le veniva offerta, incerta se accettare o meno. Ballare con lui sarebbe stata una mossa pericolosa, ma, d’altronde, rifiutare un suo invito avrebbe destato la curiosità di tutti...
-Andiamo, Kaori, mi hai evitato per tutto il giorno, non ti sembra il momento di concedermi una tregua?- la esortò Ryo con uno dei suoi sorrisi migliori –Oppure vuoi che la gente inizi a chiedersi perchè la sorella dello sposo ce l’abbia tanto con il suo migliore amico?-
Punta sul vivo, Kaori posò la mano in quella di lui, lasciandosi condurre sulla pista da ballo.

There were times I ran to hide
Afraid to show the other side
Alone in the night without you
But now I know just who you are
And I know you hold my heart
Finally this is where I belong
It is you I have loved all along

Ryo la prese tra le braccia e la strinse a se, godendosi quel contatto così da tempo desiderato. Il suo corpo morbido e sottile contro il suo, grande e forte, il suo profumo, dolce e inebriante...Era questo che aveva sognato in quei sei anni in cui erano stati lontani. Gli bastava averla lì, tra le sue braccia, per sentirsi completo.

It's no more mystery
It is finally clear to me
You're the home my heart searched for so long
And it is you I have loved all along

Kaori si lasciò andare nel suo abbraccio. Non sapeva perchè, ma non si era mai sentita così bene come in quel momento, sembrava che quello fosse il suo posto. Eppure, non riusciva ad avere fiducia in lui. Quello che era successo sei anni prima e quello e la sua relazione con Keichi l’avevano cambiata.

Over and over
I'm filled with emotion
Your love, it rushes through my veins
And I am filled
With the sweetest devotion
As I, I look into your perfect face

In quei minuti in cui ballarono insieme, il mondo intorno a loro sembrò sparire. Tra loro c’era qualcosa che di molto profondo, un legame che li univa e che in quel momento era percepibile da chiunque. Anche Hideyuki e Saeko, che ballavano a pochi centimetri da loro, se ne erano accorti:
-Hai visto, tesoro? Il mio piano sta dando i suoi frutti...- disse lui alla moglie
-Hai ragione. Si vede lontano un miglio che quei due sono innamorati-
-Già. Tuttavia, credo che non sarà facile far capitolare Kaori. Però, a questo ci penserà Ryo...-

It's no more mystery
It is finally clear to me
You're the home my heart searched for so long
And it is you I have loved
It is you I have loved
It is you I have loved all along

Appena la canzone ebbe fine, Kaori si staccò da Ryo e si allontanò dalla pista da ballo. Aveva bisogno di mettere una certa distanza tra loro, di rimanere sola per raccogliere le idee. Si allontanò dal trambusto della festa, trovando rifugio tra un gruppo di alberi. Con un sospiro, si appoggiò ad un tronco e chiuse gli occhi. Dentro di se, maledisse il suo corpo e come esso reagiva ogni volta che Ryo le era vicino. Non poteva essere ancora attratta da lui, non doveva! Lui le avrebbe spezzato il cuore un’altra volta e lei non poteva permetterselo. Non avrebbe potuto sopportarlo, non questa volta.
-Perché fai così?-
Una voce a lei ben nota irruppe nei suoi pensieri. Aprì gli occhi e scoprì che Ryo l’aveva seguita. Era stato così silenzioso che non se n’era nemmeno accorta.
-Se non ti spiace, vorrei rimanere sola- gli disse fredda
-Perché ti comporti in questo modo?- ripeté lui come se neanche l’avesse sentita
-In quale modo?-
-Mi eviti, sei fredda e scostante, quando cerco di avvicinarmi fuggi...-
-Io non fuggo proprio da nessuno!- lo interruppe Kaori
-Ah no? E prima sulla pista da ballo, allora?-
-Volevo solo allontanarmi un po’ dalla confusione. Il mondo non gira intorno a te, caro mio-
-Senti Kaori, per le prossime settimane lavoreremo insieme, per non parlare del fatto che tu sei la sorella di Maki e io il suo migliore amico, per cui capiterà di incontrarci in futuro, allora perchè non proviamo ad andare d’accordo?-
-Andare d’accordo? Io e te?! Questo non succederà mai. Mi sforzerò di essere civile finché lavoreremo insieme perchè questo incarico è importante per me, ma questo è tutto. Non aspettarti altro da me. Non so se l’hai notato, Saeba, ma non ti sopporto, sei arrogante...-
Kaori non ebbe il tempo di finire la frase, perchè le labbra di Ryo si posarono con violenza sulle sue. Fu un bacio esigente, passionale, punitivo. Per un attimo, lei fu tentata di lasciarsi andare, ma resistette e cercò di respingerlo. Lui non la lasciò andare, così Kaori passò alle maniere forti: gli morse un labbro.
-Ma sei impazzita?!- esclamò Ryo scostandosi da lei
-Se ti azzardi a baciarmi un’altra volta farò anche di peggio!- replicò la donna bellicosa
-Invece lo farò di nuovo se tu ti ostini a chiamarmi Saeba. Il mio nome è Ryo-
Kaori lo fulminò con lo sguardo.
-Se non ti dispiace, vorrei tornare alla festa-
Fece per andarsene, ma lui la trattenne.
-Lunedì farò visitare a te e alle tue socie il palazzo che dovrete arredare. Tieni, questo è l’indirizzo, vi aspetto alle nove- le disse porgendole un biglietto
-Bene. A lunedì- replicò Kaori glaciale prima di voltargli le spalle e andarsene
Ryo la guardò allontanarsi, ammirando il suo passo aggraziato, la sua figura snella, il modo in cui ondeggiavano i suoi fianchi...Era bella da morire. Così dolce e generosa, ma anche così forte e combattiva. Si passò la lingua nel punto in cui l’aveva morso. Era come una gatta che drizzava il pelo e tirava fuori gli artigli, mettendosi sulla difensiva, e questo, Dio sa per quale motivo, gli piaceva. Non si sarebbe dato per vinto per niente al mondo. Kaori provava qualcosa per lui, lo sentiva, tuttavia ce l’aveva con lui per come se n’era andato sei anni prima. Doveva spiegarle com’erano andate le cose, il motivo per cui l’aveva fatto. Si ricordava bene come si era sentito mentre l’aereo che lo avrebbe portato negli Stati Uniti decollava...Come se qualcuno gli avesse strappato il cuore dal petto. Eppure, vi era stato costretto. Ora però aveva tutto il resto della sua vita per farsi perdonare e per conquistarla.
Dopo aver salutato Hideyuki e Saeko, in partenza per la loro luna di miele nelle Filippine, Kaori decise di tornarsene a casa e si diresse perciò verso la sua auto. Stava cercando le chiavi nella sua auto, quando una figura uscì dall’ombra, facendola sobbalzare dalla paura.
-Scusami, non volevo spaventarti-
L’uomo avanzò in modo che lei potesse vederlo in viso.
-Keichi! Cosa ci fai qui? E come hai fatto ad entrare?-
-Ho approfittato della confusione per la partenza di tuo fratello e sua moglie, avevo bisogno di parlarti-
-Mi sembra di averti già detto che noi due non abbiamo più niente da dirci-
-Kaori, dammi un’altra possibilità, io non posso vivere senza di te- la supplicò il suo ex
-Dovevi pensarci prima. Tra noi è finita e niente mi farà cambiare idea, perciò vattene- rispose lei fredda voltandogli le spalle e avviandosi alla sua macchina
-No! Non me ne andrò di qui finché non accetterai di darmi un’altra possibilità!- esclamò Keichi con durezza afferrandola per il braccio
-Lasciami andare- sibilò Kaori cercando invano di liberarsi
-Non puoi trattarmi così, Kaori!- l’uomo la strinse a se –Tu mi appartieni e non ho intenzione di rinunciare a te!-
-Non dire sciocchezze, io non appartengo a nessuno e men che meno a te. Ora lasciami andare!-
Kaori iniziava ad essere spaventata. Keichi non sembrava intenzionato a lasciarla andare e lei sapeva fino a dove potesse arrivare quando era arrabbiato.
-Ti conviene ascoltarla- intervenne all’improvviso una terza voce
Sorpresa, Kaori si voltò e vide Ryo a pochi metri da loro.
-E tu chi diavolo saresti?- sibilò Keichi
-Quello che ti spaccherà la faccia se non le togli immediatamente le mani di dosso-
La voce di Ryo era dura e i suoi occhi freddi e minacciosi fissavano l’altro brillanti d’ira. Con il suo metro e novanta e il suo fisico muscoloso, era un avversario temibile agli occhi di chiunque...Compreso Keichi.
-D’accordo, me ne vado- si arrese, poi, voltandosi verso Kaori:-Ma io e te abbiamo ancora un discorso in sospeso-
Detto questo, sparì velocemente inghiottito dalle tenebre.
-Stai bene?- chiese Ryo avvicinandosi a Kaori
-Sì, ti ringrazio- rispose lei sollevata
-Chi era quello?-
-Keichi, il mio ex-
-Ed è già successo che ti abbia messo le mani addosso?-
Kaori sobbalzò, colpita dalla sua acutezza.
-Senti, ti sono molto grata per essere intervenuto, ma la mia vita privata non è una cosa che ti riguarda-
-Non sono cieco, Kaori, ho visto la paura nei tuoi occhi prima, eri terrorizzata. Scommetto che non è la prima volta che quel Keichi si comporta così con te, non è vero?- insistette lui
-Non so di cosa tu stia parlando. Buonanotte, Ryo- replicò lei ostentando indifferenza salendo sulla sua Mini
Ryo osservò i fari posteriori della sua auto divenire sempre meno visibili, finché non scomparvero dalla sua vista. Era in grado di leggere negli occhi di Kaori come un libro aperto e sapeva che lei gli aveva mentito. Non gli piaceva per niente quel Keichi. Prima, quando lo aveva visto metterle le mani addosso aveva sentito un istinto omicida sommergerlo. Se avesse osato farle del male, lo avrebbe fatto a pezzi. Inoltre, era convinto che quella storia non si sarebbe conclusa lì ed era preoccupato per lei. Doveva assolutamente saperne di più.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
Quella notte Kaori non riuscì a chiudere occhio. L’episodio di Keichi l’aveva spaventata più di quanto non volesse ammettere. Inoltre, non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Ryo, gli occhi resi ancora più scuri dall’ira, la voce minacciosa, mentre intimava al suo ex di andarsene. In quel momento la sua paura era scomparsa, perchè lui era lì, per proteggerla...Lui era in grado di farla sentire al sicuro come nessun’altro sapeva fare. Anche sei anni prima, tra le sue braccia, aveva provato la stessa sensazione. Riandò indietro con la mente a quel tempo, a quando lei e Ryo si erano conosciuti...
- INIZIO FLASHBACK –
Stava per arrivare l’estate e Kaori si era appena diplomata. Lei, Eriko e Kasumi una sera avevano deciso di uscire a festeggiare le loro future carriere: Kaori aveva appena ricevuto una borsa di studio per una delle più prestigiose scuole di arredamento di Tokyo, la stessa a cui si era iscritta Kasumi, mentre Eri era stata assunta per lavorare da un famoso stilista.
Si erano recate in una discoteca del quartiere di Shinjuku ed avevano iniziato a scatenarsi. Ad un certo punto, Kaori si era diretta al bancone per ordinare qualcosa da bere, ma nel farlo aveva accidentalmente urtato qualcuno.
-Oh, mi scusi-
L’uomo si era voltato e Kaori aveva avuto un tuffo al cuore: davanti a lei c’era il più bel esemplare di maschio che lei avesse mai visto. Alto, fisico prestante, capelli neri che gli ricadevano sulla fronte in un ciuffo ribelle e due profondi occhi neri. In altre parole, quell’uomo era Ryo.
-Beh, se vuoi che ti perdoni dovrai concedermi un ballo- aveva replicato lui con un sorriso seducente
Lei era stata tentata di accettare...Se non fosse che in quel momento era arrivata una bionda tutta curve che gli si era appiccicata addosso.
-Ryo, tesoro, da quanto tempo non ci vediamo! Non mi hai più chiamato...-
-Ehm...scusa, piccola, ma ne parliamo un’altra volta, ok?-
Aveva congedato in fretta la bionda e si era poi rivolto di nuovo a Kaori, che lo guardava con malcelato disprezzo.
-Forse è meglio se rimandiamo quel ballo, vedo che sei molto occupato al momento...- gli disse con sarcasmo prima di voltarsi e andarsene
“E ti pareva! Incontro un bel ragazzo e quello non è altro che un playboy incallito!” La sua tesi fu poi confermata da Kasumi, che le raccontò della fama di quello che chiamavano lo “Stallone di Shinjuku”. Aveva cancellato quell’episodio e aveva continuato a divertirsi con le sue amiche. Tuttavia, qualche  settimana più tardi...
-Ciao fratellone, sono a casa!-
-Finalmente! Quante volte devo dirti che non voglio che tu stia in giro da sola dopo il tramonto!-
-Scusami- gli disse baciandolo su una guancia –La lezione è durata più del previsto- poi vide la tavola apparecchiata per tre –Abbiamo ospiti a cena? Ti sei deciso a portare a casa la tua ragazza?-
-Neanche per sogno. Io e Saeko ci frequentiamo solo da poco- rispose Hideyuki
-E allora chi è?-
-Ryo...-
-Vuoi dire Ryo, il tuo migliore amico sin dai tempi delle superiori, che non hai mai voluto che io conoscessi?- si stupì Kaori
-Proprio lui- le confermò il fratello
-E come mai adesso lo inviti a cena? Hai cambiato idea?-
-Ormai sei adulta, non c’è più bisogno che io ti controlli 24 ore su 24, sai difenderti da sola-
-Difendermi? Caspita, e chi è, Jack lo Squartatore?-
-Spiritosa...Ryo è una brava persona, solo che...gli piacciono un po’ troppo le donne-
Prima che Kaori potesse replicare, il campanello suonò e Hideyuki andò ad aprire. Lei ne approfittò per spiluccare qualcosa dalla tavola, ma quando si voltò per accogliere il loro ospite, per poco non si strozzò. Davanti a lei c’era il tizio che l’aveva invitata a ballare qualche settimana prima, ossia lo “Stallone di Shinjuku”.
-Tu?!- esclamò sorpresa
-Guarda chi si rivede...Così sei tu la sorellina di Maki- replicò lui mentre un sorriso sensuale gli incurvava le labbra
-Sono felice che ti ricordi di me, con tutte le persone che hai conosciuto quella sera...- fece Kaori con sarcasmo
Oh, eccome se si ricordava di lei! Quella sera era rimasto letteralmente folgorato da lei, era la più bella ragazza che avesse mai visto. Un viso dai lineamenti delicati, capelli lunghi color mogano, due enormi occhi nocciola, un corpo da favola...Si era maledetto un milione di volte per come erano andate le cose quella sera, ma ora aveva avuto la fortuna di incontrarla di nuovo. Peccato che fosse la sorella di Maki, che in quel momento li stava guardando con un’espressione assolutamente sconcertata dipinta in volto.
-Voi due vi conoscete già?- chiese Hideyuki
-Ho avuto questo dispiacere- rispose Kaori acida
-Ci siamo incontrati per caso in una discoteca qualche settimana fa- disse invece Ryo
-Capisco...- mormorò l’amico perplesso, poi sembrò avere un’illuminazione:-Aspetta, non dirmi che...ci hai provato con mia sorella?!-
-Ehi, amico, non arrabbiarti, non sapevo che fosse tua sorella- cercò di difendersi l’altro –Comunque, non ci siamo ancora presentati ufficialmente- disse poi rivolgendosi a Kaori –Ryo Saeba, è un piacere conoscerti Kaori-
Le prese la mano e se la portò alle labbra.
-Non posso dire lo stesso- replicò lei fredda ritraendo la mano
In realtà, era irritata più con se stessa che con lui, perchè, quando le sue labbra le avevano sfiorato la mano, un brivido di piacere le aveva percorso la schiena.
Inutile dire che l’atmosfera a cena era alquanto tesa. Ryo e Kaori continuavano a lanciarsi frecciatine, lui si divertiva a stuzzicarla sfoderando tutte le sue arti amatorie e lei gli rispondeva con tono sarcastico e sprezzante. Il tutto mentre Hideyuki cercava di sedare gli animi. In realtà aveva notato gli sguardi bramosi che il suo amico lanciava a Kaori. Ed era sicuro che neanche lei fosse rimasta completamente immune al fascino di Ryo...
Da quella sera, infatti, Ryo iniziò, stranamente, a frequentare molto più spesso l’appartamento dei Makimura. Non lo avrebbe mai ammesso con il suo migliore amico, ma Kaori lo attirava in modo incontrollabile. La desiderava. Era attratto da lei con una forza che non aveva mai sperimentato prima. Eppure lei lo respingeva con tutte le sue forze, e forse era anche per questo che gli piaceva. Kaori era una sfida...E Ryo adorava le sfide, perchè le vinceva sempre. Tuttavia, non era solo quello. Lei gli piaceva veramente. Gli piaceva il suo viso, il suo corpo, ma gli piaceva anche la luce che le si accendeva negli occhi quando era emozionata o arrabbiata.
Un pomeriggio andò persino ad aspettarla fuori dalla scuola di arredamento dove studiava. Non sapeva perchè l’aveva fatto...Forse perchè in quel giorno, che per lui aveva un significato particolare, non aveva voglia di rimanere da solo.
La vide uscire circondata da un gruppetto di amici, rideva e scherzava con loro. Se possibile, era ancora più bella quando sorrideva.
Kaori non si aspettava minimamente di trovarlo lì. Come ogni volta che lo vedeva, il cuore le fece un balzo nel petto. Mollemente appoggiato al tronco di un albero, le braccia incrociate sul petto, jeans e maglietta nera, i capelli leggermente scompigliati, era assolutamente magnifico.
-E tu cosa ci fai qui?- gli chiese
-Beh, passavo da queste parti e ho pensato di venire a farti un salutino- rispose Ryo scrollando le spalle con noncuranza
-E chi ti ha detto che io studiavo qui?-
-Maki-
“E ti pareva!” Kaori alzò gli occhi al cielo.
-Ricordami di dire al mio caro fratellino che dovrebbe imparare a tenere un po’ di più la bocca chiusa! Comunque, mi dispiace, ma ho avuto una giornata pesante, non ho propria voglia di discutere con te oggi-
Fece per andarsene, ma Ryo la fermò afferrandola per un polso.
-Aspetta, Kaori. Non andartene, ti prego-
Il tono con cui lo disse e i suoi occhi in quel momento così malinconici la sorpresero e le arrivarono dritti al cuore. Non l’aveva mai visto con quell’espressione, sembrava quasi che le stesse chiedendo aiuto.
-D’accordo- rispose alla fine
-Grazie- le sorrise lui –Ti va di venire in un posto con me?-
Kaori annuì e Ryo la prese per mano, dirigendosi verso la sua Bmw. Durante il tragitto rimasero in silenzio, lei guardava fuori dal finestrino, godendosi la città al tramonto, mentre lui guidava assorto. Arrivati a destinazione, Ryo le prese di nuovo la mano. La teneva fermamente nella sua e non sembrava intenzionato a lasciarla. Ma a Kaori quel contatto non dispiaceva per niente. Il solo stargli vicino la faceva sentire felice, il calore della sua mano sulla sua e del suo corpo così vicino le facevano battere il cuore a mille. Si era innamorata di lui. Era inutile negarlo ancora, almeno a se stessa, era innamorata cotta di Ryo Saeba. Ma come era potuto succedere? Come aveva potuto innamorarsi di un playboy incallito, dello “Stallone di Shinjuku”? Eppure, in quel momento, non le sembrava per niente un donnaiolo pronto a rimorchiare la prima bella ragazza che gli capitava sotto gli occhi. Aveva uno sguardo così pensieroso, come se la sua mente fosse distante mille miglia, ma Kaori vi poteva leggere anche una vena di tristezza.
Guardandosi intorno, vide che erano in una zona un po’ fuori Tokyo, circondata da verdi colline. Davanti a loro si stagliava una piccola chiesa e Kaori si chiese perchè fossero lì.
-Allora, non sei curiosa?- le chiese Ryo rompendo il silenzio
-Curiosa?- ripeté lei chiedendosi se per caso non le leggesse nel pensiero
-Di sapere per quale motivo siamo qui e perchè ti ho portato qui-
-Beh, sì, sono un po’ curiosa, ma se non ti va di parlarne non c’è problema...-
-Oggi è l’anniversario della morte dei miei- 
-Oh...Capisco-
Ora Kaori si spiegava molte cose. Lei sapeva bene come ci si sentiva quando si perdeva una persona cara.
Passarono accanto alla chiesa e la ragazza scorse l’entrata di un piccolo cimitero. Ryo la condusse davanti alla tomba dei suoi genitori.
-I miei amavano molto i posti come questi, immersi nel verde, perciò quando sono morti ho voluto io che venissero sotterrati qui- le disse Ryo
Kaori si immaginò un Ryo sedicenne, costretto ad affrontare il dolore per l’improvvisa morte dei suoi genitori e quell’immagine le straziò il cuore. Poi si ricordò che suo fratello le aveva raccontato che Ryo era stato cresciuto da uno zio.
-Avevi un buon rapporto con tuo zio?- gli chiese
-Sì, mi ha aiutato molto...Tuttavia, mio zio Rei era un ex agente governativo in pensione, non si era mai sposato e non aveva idea di come fare per stare dietro ad un sedicenne. Con questo non voglio dire che non gli voglio bene o che non gli sono grato per quello che ha fatto per me, però...-
-Non è stato come crescere con l’affetto di due genitori- finì Kaori per lui
-Già...- Ryo si voltò a guardarla –Sapevo che mi avresti capito. Maki mi ha raccontato quello che avete dovuto passare-
-Sì, ti capisco- mormorò stringendogli la mano che lui teneva ancora
Rimasero ancora qualche minuto, poi tornarono alla macchina.
-Ti andrebbe di venire a cena con me?- le chiese Ryo ad un certo punto
-Ma...Maki si chiederà dove sono finita...- esitò Kaori
-Maki è impegnato con un caso questa sera. Per favore, Kaori, cena con me- le sorrise lui
Come si faceva a resistere a quel sorriso? Lei proprio non ci riusciva. Mise da parte tutti i suoi dubbi e decise di godersi quei momenti con Ryo senza pensare a niente, né al passato, né al futuro, ma concentrandosi solo sul presente.
-Va bene, cenerò con te-
Passarono una serata bellissima. Ryo la portò a cena in un ristorante italiano, poi passeggiarono per le vie del centro, divertendosi ad osservare gli artisti di strada, mangiando un gelato e parlando di tutto e di niente, imparando a conoscersi reciprocamente. Kaori non si era mai sentita così felice. Ryo la faceva sentire speciale, come se per lui in quel momento niente fosse più importante di lei. Era già uscita con altri ragazzi al liceo, ma mai nessuno le aveva fatto provare delle emozioni così intense.
Era quasi mezzanotte quando Ryo la riaccompagnò a casa.
-Grazie per essere rimasta con me oggi- le disse lui davanti al portone del palazzo
-Non c’è di che. E poi sono stata bene- rispose lei arrossendo leggermente e abbassando lo sguardo
-Perché non è sempre così tra di noi, Kaori?- le chiese Ryo dopo qualche attimo di silenzio
-Tu...vorresti veramente che fosse sempre così?-
Lui la obbligò a guardarlo negli occhi alzandole il mento con un dito.
-Sì- mormorò prima di chinarsi a baciarla
Inizialmente fu un bacio dolce, un lento assaporarsi delle loro labbra, poi Ryo la strinse di più contro di se e cercò la lingua di lei con la sua, rendendolo più appassionato.
Ryo aveva immaginato quel momento da quando l’aveva vista per la prima volta, ma la realtà era decisamente molto meglio della fantasia. Kaori sapeva di gelato alla fragola, le sue labbra erano così morbide che avrebbe potuto continuare a baciarla all’infinito. Il corpo di lei contro il suo gli faceva desiderare di più, voleva sentire la sua pelle di seta contro la sua, il suo calore avvolgerlo, ma era anche cosciente che sarebbe stato troppo presto. Con uno sforzo estremo, mise fine al bacio e si staccò leggermente da lei. Entrambi respiravano affannosamente e i loro cuori battevano all’impazzata.
-Kaori...- mormorò Ryo con voce roca
-No...ti prego, non dire niente. Io...devo andare- balbettò lei prima di sparire di corsa dietro il portone del suo palazzo
Lui non cercò di fermarla. Sapeva che era confusa e che aveva bisogno di riflettere, perciò, sebbene a malincuore, girò i tacchi, salì sulla sua auto e se ne andò.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


IF-cap 8

CAPITOLO 8

- IL FLASHBACK CONTINUA... –

-Si può sapere cosa è successo tra te e mia sorella?- gli chiese Hideyuki con sguardo indagatore

Lui e Ryo quella sera avevano deciso di uscire a bere qualcosa e ora si trovavano in uno dei tanti bar di Shinjuku.

-Niente...Perchè me lo chiedi?- rispose Ryo con apparente noncuranza

-È da un paio di giorni che continuate ad evitarvi. Avete litigato di nuovo?-

-Non più del solito-

In realtà era Kaori quella che lo stava evitando. Aveva cercato di andare a casa di Maki quando sapeva per certo che c’era anche lei, ma o usciva appena lui arrivava oppure si rinchiudeva in camera sua. Allora aveva tentato di chiamarla quando suo fratello non era in casa, ma c’era sempre la segreteria telefonica. Alla fine aveva deciso di andare ad aspettarla fuori dalla scuola di arredamento, ma Kaori era riuscita a sfuggirli prendendo al volo un taxi. Accidenti a lei! Ma perchè si comportava così?

-Mmh...Ho la strana impressione che mia sorella ti piaccia molto...- gli disse in quel momento Hideyuki con un sorrisetto malizioso

-Starai scherzando spero?! Senza offesa, ma tua sorella non è proprio il mio tipo!-

-Sarà come dici tu, ma tra di voi c’è una certa alchimia-

-Quella che tu chiami “alchimia” è in realtà antipatia reciproca-

-Va bene, mi sarò sbagliato- disse Hideyuki con un tono che diceva tutto il contrario –Senti, domani devo recarmi fuori città per un caso e dovrò stare via per qualche giorno, potresti tenere d’occhio mia sorella? Sempre se non ti chieda troppo vista la vostra “antipatia reciproca”...-

-Maki, non so se l’hai notato, ma la tua sorellina ha 19 anni, è adulta ormai- replicò Ryo facendo finta di non notare il tono ironica con cui aveva pronunciato l’ultima frase

-Lo so, ma mi sentirei più tranquillo sapendo che ci sei tu con lei-

-D’accordo, ci penserò io a lei-

In realtà, a Ryo non dispiaceva per niente doverlo fare. Senza saperlo, Maki gli aveva offerto un’ottima occasione per riuscire a parlare finalmente con Kaori.  

La sera successiva, infatti, si presentò all’appartamento in cui lei e il suo migliore amico vivevano, deciso a non andarsene di lì finché lei non gli avesse dato una spiegazione. Suonò il campanello. Sentì i passi di Kaori avvicinarsi e la immaginò guardare dallo spioncino. Tuttavia, la porta non venne aperta.

-Kaori, apri, lo so che ci sei- disse con tono deciso

Kaori esitò. Sapeva di comportarsi in modo stupido e infantile con Ryo, prima evitandolo e ora lasciandolo ad aspettare fuori dalla porta, ma era confusa. Fino a qualche giorno prima credeva di detestarlo e invece ora si riscopriva ad amarlo. Tuttavia, non era un’illusa, sapeva che Ryo non l’amava. La desiderava magari, ma niente di più. E lei non era sicura di riuscire ad avere una relazione con lui sapendo che molto presto si sarebbe stancato e l’avrebbe lasciata.

-Che cosa ci fai qui?- gli chiese alla fine attraverso la porta

-Tuo fratello mi ha detto di venire a controllare che tu stessi bene- le rispose lui

-Beh, sto bene e comunque non ho bisogno di un baby-sitter-

-Kaori, aprimi, dobbiamo parlare-

Kaori esitò e Ryo si spazientì:

-Ti avverto, non me ne andrò di qui finché non mi farai entrare, a costo di rimanere anche tutta la notte-

Sapeva che sarebbe stato in grado di farlo. O peggio ancora di buttare giù la porta. Con un sospiro, aprì la porta, senza tuttavia pronunciare una parola e piazzandosi al centro dell’uscio per impedirgli di entrare.

Ryo attese, ma quando lei si limitò a guardarlo chiese:

-Non hai intenzioni di invitarmi ad entrare?-

La sua espressione era a dir poco feroce, il corpo così teso che lei vedeva ogni singolo muscolo ben delineato sotto la camicia e i jeans. Per l’ennesima volta, si chiese come riuscisse ad avere un aspetto tanto ammaliante da far venire l’acquolina in bocca.

-Sì o no?-

Kaori non aveva mai avvertito una simile irritazione in lui e, benché la situazione fosse perfettamente sotto controllo, questo la rendeva incerta. Le dava l’impressione di una belva pronta a balzare sulla preda. E in quel momento era lei che aveva quel ruolo. Ryo non aveva accennato a muoversi, tuttavia Kaori indietreggiò lo stesso di un passo.

-Non credo che farti entrare sarebbe una buona idea...- cominciò, ma dovette strillare per la sorpresa e quasi rimangiarsi le parole quando Ryo la sollevò di peso e la spostò di lato, così da crearsi uno spazio per passarle accanto

-Beh, accidenti, che modi...- sbottò asciutta richiudendo la porta con un colpo secco –Accomodati pure...-

Quelle parole sarcastiche le morirono in gola non appena lui le mise le sue grandi mani sulle braccia e la spinse contro la porta chiusa

-Sai che mi stai facendo impazzire, vero?- chiese con voce roca

-Ryo...-

Quella fu l’ultima parola che Kaori riuscì a pronunciare prima che la bocca di lui scendesse sulla sua. Si mosse su quella di Kaori senza posa, frenetica e impaziente. Non si era reso conto di quanto fosse teso, di quanto avesse bisogno di un suo segnale, finché le dita di Kaori non gli si conficcarono nelle spalle attirandolo ancora di più contro il suo corpo. Ecco ciò di cui aveva avuto bisogno tutto il giorno. Diavolo, ne sentiva il bisogno da settimane! Lei fra le sue braccia, mentre arcuava il corpo verso il suo e gli cingeva il collo con le braccia, emettendo gemiti di piacere che minacciavano di scioglierlo seduta stante. Spinto dall’urgenza, le tracciò una scia di baci fino al collo, risalendo poi a mordicchiarle un lobo. Kaori pronunciò con un gemito il suo nome.

-Adoro il suono del mio nome sulle tue labbra- sussurrò –Mi dice che ti sto facendo impazzire almeno un po’-

-Un po’ tanto- lo rassicurò lei fremendo –Perchè sei venuto?-

-Mi sei mancata-

-Davvero?-

-Moltissimo. Perchè mi hai evitato in questi giorni?-

-Avevo bisogno di riflettere-

-E sei arrivata ad una conclusione?- le chiese Ryo serio

Kaori deglutì con difficoltà. Non era facile dire quello che aveva in mente con lui così vicino.

-Io...credo che non sia una buona idea...- balbettò

-Cosa non è una buona idea?- fece lui scuro in volto

-Un storia tra noi due. È meglio se dimentichiamo quello che è successo e...-

-Non posso dimenticarlo, Kaori- la interruppe lui –Anzi, non posso fare a meno di pensarci...e di desiderarti. Ti voglio...- le sfiorò le labbra con le sue -E credo che anche tu mi voglia come ti voglio io-

Ryo abbassò la testa e la baciò con passione e dolcezza. Kaori si sentì invadere da una sensazione di completezza che allo stesso tempo le toglieva ogni capacità di resistere.

-Che c’è di male nell’essere attratti l’uno dall’altro?-

Questa volta il bacio che le diede fu molto più lungo e intenso: la lingua di lui le si insinuò nella bocca, invadendola, e a quel punto lei sentì che le gambe non la reggevano più.

-Allora, lo vedi che non c’è nulla di male?-

-Tu mi confondi, Ryo-

-Benissimo, voglio confonderti. Voglio che tu sia confusa quanto lo sono io dal primo istante in cui ti ho vista. Voglio che il mio tocco ti faccia rabbrividire e i miei baci dischiudere come un fiore di prima mattina-

Era come se lui stesse facendo l’amore con lei con le sue parole, un’esperienza che Kaori non aveva mai sperimentato prima. Si chiese come sarebbe stato fare veramente l’amore con lui e il solo pensiero bastò a farla fremere di eccitazione. Eppure, i suoi timori non erano del tutti scomparsi e Ryo lo capì.

-Kaori, io non voglio forzarti a fare niente che tu non voglia. Se tu non ti senti pronta e hai bisogno di un po’ di tempo, me ne vado. Non voglio spaventarti-

Detto questo, si staccò da lei, le sfiorò la fronte con le labbra e si avviò alla porta.

Lei sentì all’improvviso freddo senza le braccia forti di lui attorno al suo corpo. Non voleva che se ne andasse. Voleva che la baciasse, che la accarezzasse...che facesse l’amore con lei. Non le importava se non l’amava, non le importava del futuro, tutto quello che voleva era lui.

-Ryo, aspetta- lo fermò

Lui si fermò e si voltò verso di lei.

-Non andartene, ti prego...Resta con me stanotte- gli chiese Kaori arrossendo

-Sei sicura?-

-Sì-

Ryo la prese nuovamente tra le braccia e la baciò con passione. Nel frattempo, una mano si insinuò sotto la sua maglietta. Il gemito che sfuggì dalle labbra di Kaori lo invitò a continuare. Lentamente, senza smettere di baciarla, la spinse verso il divano e ve la fece distendere, sovrastandola poi con il proprio corpo. Iniziò a spogliarla, accarezzando e baciando ogni millimetro di pelle che veniva esposta alla sua vista, e poi si tolse a sua volta i vestiti. Kaori trattenne il fiato da quanto era bello. Aveva un corpo perfetto: muscoloso, proporzionato, possente...Iniziò ad accarezzarlo, inizialmente con gesti timidi, poi sempre più sicuri.

Il respiro di Ryo era sempre più affannoso. Quelle mani piccole e delicate sul suo corpo lo stavano facendo impazzire. Mai, con nessun’altra donna, aveva provato delle sensazioni così intense.

-Ryo...io...ecco...- balbettò Kaori arrossendo ancora di più –Questa...è la prima volta per me-

Lui le fece un sorriso dolcissimo. La sua piccola Kaori...Era orgoglioso di essere il primo per lei, orgoglioso del dono che lei stava per fargli.

-Ti prometto che non ti farò male. Ti fidi di me?-

Kaori annuì senza alcuna esitazione. Ryo sentì un tuffo al cuore di fronte a quegli occhi così fiduciosi e sinceri. Non resistette alla tentazione di assaggiare nuovamente le sue labbra. Nel frattempo, una mano scese ad accarezzarle il seno, strappandole un gemito di piacere. Ben presto, la bocca prese il suo posto, mentre la sua mano scendeva verso il centro della sua femminilità. Lei si strinse di più a lui, pronunciando il suo nome con affanno. Quando sentì che era pronta, Ryo si posizionò fra le sue gambe e scivolò lentamente in lei...

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

- IL FLASHBACK CONTINUA -

Il giorno seguente, Kaori si svegliò sdraiata sul corpo di Ryo, a causa dello spazio ristretto che il divano offriva loro. Ma a lui questo non sembrava dispiacere vista l’espressione sul suo viso e il modo in cui la stringeva a se...Per qualche minuto, restò a contemplare quel viso affascinante, sentendosi la ragazza più felice della terra. Aveva fatto l’amore con lui ed era stato bellissimo. Anzi, meraviglioso! Nonostante per lei fosse stata la prima volta, Ryo era stato così dolce e così attento che il dolore che aveva sentito era stato minimo rispetto al piacere che l’aveva invasa. Non resistendo alla tentazione, gli scostò un ciuffo di capelli dalla fronte e gli sfiorò le labbra con le proprie. Poi, non contenta, fece lo stesso sulla guancia e sul collo.

-Mmh...non fermarti- mormorò lui all’improvviso

-Allora sei sveglio!- esclamò lei sorpresa alzando il viso verso il suo

-Da un po’...- ammise Ryo con un sorriso malizioso –Ma volevo godermi questo delizioso risveglio- disse poi prima di baciarla

-Ryo, non cominciare...- replicò Kaori quando sentì la sua mano sul seno –Devo andare a lezione-

Ma nonostante le sue proteste, il suo respiro divenne affannoso.

-Mmh...devi proprio?- fece lui contro il suo collo

-Sì, devo proprio-

La ragazza riuscì a liberarsi della sua presa e a correre in bagno prima che la riacciuffasse, indossando nel tragitto la sua camicia per coprirsi. Si infilò sotto la doccia con un sorriso beato stampato sul viso. Poco dopo, sentì la porta del bagno aprirsi e all’improvviso si ritrovò Ryo sotto la doccia con lei.

-Ryo! Cosa stai facendo?- esclamò Kaori

-Beh, se facciamo la doccia insieme faremo prima, no?- rispose lui prima di prendere possesso della sua bocca

 

Quando finalmente entrambi furono vestiti e pronti per uscire, Ryo la accompagnò alla scuola di arredamento con la sua auto. Kaori ricevette non pochi sguardi di invidia dalle ragazze presenti quando videro quel meraviglioso esemplare di maschio scendere e fare il giro per aprirle la portiera.

-Ci vediamo stasera- le disse prendendola tra le braccia

-Mmh...Non mi ricordo di aver ricevuto qualche invito da parte tua...- replicò lei scherzosa –Potrei anche avere altri impegni-

-Beh, dovrai cancellarli, mia cara- fece Ryo stando al gioco –Non vorrai perderti l’occasione di uscire con un bel ragazzo come me?-

-Oh, ma come siamo modesti!- rise lei prima che le loro labbra si unissero

Quella sera, Kaori varcò la porta di casa canticchiando allegramente, eccitata dalla serata che le si prospettava. Sentendola entrare, suo fratello sbucò dalla cucina:

-Ciao, sorellina-

-Yuki, sei tornato! Ma non dovevi stare via per qualche giorno?-

-Sì, ma ho risolto il caso prima del previsto. Perchè? Non sei contenta di vedermi?- fece lui con quella che voleva essere un’espressione abbattuta

-Ma certo che sono contenta, fratellone!- rise Kaori abbracciandolo

In quel momento, però, si accorse che Hideyuki aveva un’espressione non molto felice.

-Sei sicuro che vada tutto bene? Hai un’aria strana...-

-Sì, tutto bene. È solo che prima ho visto Ryo...-

“Non gli avrà mica detto di noi due?” si chiese Kaori

-E allora?-

-Se n’è andato- le disse il fratello con uno strano sguardo

Il cuore di Kaori si fermò. Come se n’era andato? Dove? Cos’era successo?

-Oh...E come mai?- indagò cercando di assumere un tono neutro anche se dentro si sentiva morire

-Problemi di famiglia...Non mi ha spiegato molto bene-

-E per quanto starà via?-

-Non sa con precisione, ma probabilmente per molto tempo. Ah, mi ha detto di darti questa- Hideyuki le porse una busta –Giuro che non l’ho letta...anche se è curioso che ti abbia lasciato un messaggio visto che non andavate molto d’accordo...-

Kaori ignorò le allusioni che si nascondevano dietro quella frase, prese la busta e si chiuse in camera propria. Con mani tremanti, estrasse la lettera che Ryo le aveva indirizzato:

Kaori,

non sai quanto mi dispiace andarmene in questo modo, ma non posso fare altrimenti. Andarmene proprio ora è l’ultima cosa che vorrei fare, te lo giuro, ma non dipende da me, perciò ti prego di perdonarmi.     La notte che abbiamo passato insieme è stata bellissima e io non la dimenticherò mai. Non so dirti quando, ma ti prometto che un giorno ci rivedremo. Sii felice, mia piccola Kaori e tieni d’occhio tuo fratello. Ryo.

- FINE FLASHBACK –

 

Kaori si rigirò nel letto per l’ennesima volta. Da quel giorno Ryo non si era fatto più né sentire, né vedere. Era evidente che per lui quella notte non aveva avuto lo stesso significato che per lei. Un incontro casuale, una notte d’amore come tante altre...In effetti, lui non le aveva mai detto di amarla. Ma Kaori non era stata più la stessa da quel giorno. Aveva donato tutta se stessa ad un uomo e questo se n’era andato. I pochi ragazzi che aveva frequentato in seguito erano stati solo un tentativo di cancellare Ryo Saeba dal suo cuore. Pensava anche di esserci riuscita...ma doveva ammettere che non era così. Era ancora innamorata di lui, inutile mentire anche a se stessa. Tuttavia, Ryo non avrebbe mai dovuto saperlo, sarebbe stato troppo umiliante. Lui sembrava voler riprendere da dove avevano interrotto, ma Kaori non avrebbe ceduto. Per lui era solo attrazione fisica, ma per lei era molto di più. E quando lui si fosse stancato, l’unica a soffrirne sarebbe stata lei.

Il giorno dopo, Kaori fu svegliata dallo squillo insistente del telefono. Con un borbottio indistinto, spinse il braccio verso il comodino e afferrò la cornetta:

-Pronto?- mugugnò

-Sorellina, non dirmi che eri ancora a letto?! Sono le 11.30!- esclamò la voce di suo fratello

-Yuki, è domenica mattina e ieri sera sono andata a letto molto tardi-

Che bugiarda! In realtà era rimasta sveglia fino all’alba a pensare a Ryo.

-Va bene, scusami allora. Chiamavo solo per sentire come andavano le cose-

-Fratellone, sei in luna di miele, santo cielo! Non puoi goderti la vacanza e rilassarti un po’?-

-E io che mi preoccupavo per te, bella riconoscenza!- si finse offeso Hideyuki

-E per quale oscuro motivo eri preoccupato per me?- replicò Kaori

-Beh, magari tu e Ryo avere ricominciato a litigare...-

-Non preoccuparti- lo interruppe lei con sarcasmo –Il tuo migliore amico è ancora tutto intero, non l’ho ancora squartato. Sai com’è, finché non avrò finito il mio lavoro e lui non mi avrà pagato mi serve vivo!-

-Cercherò di essere rassicurato dalle tue parole...- fece il fratello ironico

-Ma veramente hai chiamato solo per questo?-

-In realtà...è stata Saeko ad obbligarmi a chiamarti. Dice che sta letteralmente morendo dalla curiosità di sapere qual’è il regalo di nozze che tu e suo padre ci avere fatto e che ti farà arrestare se non sputi il rospo-

Kaori scoppiò a ridere. Il padre di Saeko aveva acquistato per loro una villetta nel quartiere di Harajuku e aveva chiesto a lei di arredarla, senza però dire nulla a sua figlia o a Hideyuki. Sapendo quanto Saeko fosse curiosa, aveva deciso di lasciarla sulle spine fino a dopo il viaggio di nozze, come piccola rivincita per tutte le volte che disubbidiva ai suoi ordini approfittando del fatto che era sua figlia. “Con che razza di famiglia si è andato a imparentare mio fratello!” pensò Kaori scuotendo la testa con rassegnazione.

-Mi dispiace, ma preferisco rischiare la galera che la morte e suo padre mi scannerà viva di sicuro se ve lo dico-

-Non puoi neanche darmi un indizio? Una piccola, minuscola traccia?- la pregò il fratello

-Non ti dirò niente di niente-

-Che sorella crudele!-

In quel momento, squillò il campanello.

-Mi piacerebbe continuare questo scambio di affettuosità, ma ora devo lasciarti, suonano alla porta. Salutami la mia cognatina e non azzardarti a richiamare finché la tua luna di miele non sarà finita!-

-Agli ordini, capo!-

Mentre salutava Hideyuki e riattaccava, Kaori si avviò alla porta e controllò dallo spioncino chi aveva suonato. Il suo viso si adombrò quando vide Keichi. “Perfetto, adesso me lo ritrovo anche davanti alla porta!” pensò con ironia mista a timore. Per nulla al mondo lo avrebbe fatto entrare, avrebbe fatto finta di non essere in casa. Ma le sue speranza furono presto infrante:

-Kaori, lo so che ci sei, ho sentito che parlavi al telefono- le disse attraverso la porta

-Vattene, Keichi-

-Non ci penso nemmeno. Questa volta non c’è il tuo Saeba a proteggerti, perciò dovrai ascoltarmi!-

-Senti, cos’è che non hai capito della parte “lasciami in pace, non voglio più vederti”, eh?- replicò lei con pesante sarcasmo per mascherare la paura

-Aprimi, Kaori!-

Lei sobbalzò quando Keichi iniziò a prendere a pugni la porta.

-Ti ho detto di andartene! Se non lo fai, giuro che chiamo la polizia!-

La minaccia, unita al fatto che i vicini di Kaori cominciavano ad affacciarsi richiamati dal rumore, lo convinse.

-E va bene, me ne vado. Ma non riuscirai a sfuggirmi ancora per molto, Kaori!-

Sentendo i suoi passi allontanarsi, Kaori si accasciò contro la porta, cercando di calmare i battiti furiosi del proprio cuore. Keichi era veramente pazzo! Ma come aveva fatto a stare con un tipo del genere per quasi un anno?! Fortunatamente, poco dopo la chiamò Eriko per invitarla ad uscire e lei non se lo fece ripetere due volte. Non voleva restare in casa con il rischio che Keichi ritornasse.

 

-Allora, sputa il rospo: cosa c’è che non va?- le chiese all’improvviso Eriko mentre camminavano in direzione del Cat’s Eye dopo un pomeriggio trascorso a fare shopping

-Cosa ti fa pensare che ci sia qualcosa che non vada?- replicò Kaori

-Andiamo, Kaori-chan, ti conosco meglio di chiunque altro e capisco subito quando c’è qualcosa che ti preoccupa-

Aveva ragione, ad Eriko non riusciva mai a nascondere niente, era capace di leggerle dentro. Proprio come Ryo. “Oh, maledizione!” imprecò mentalmente “Ma per quale motivo ogni minima cosa mi fa pensare a lui, accidenti?!”

-Si tratta di Keichi...- ammise alla fine

-Ancora? Non dirmi che è tornato alla carica?!- esclamò arrabbiata Eriko

L’altra annuì.

-Ieri sera si è presentato al matrimonio di mio fratello e stamattina mi ha bussato alla porta...Anzi, per poco non la sfondava, a dire la verità!-

-Kaori, questa storia è andata avanti abbastanza. Perchè non ti decidi a chiedere aiuto a tuo fratello?-

-Non se ne parla, Hideyuki non deve venire a sapere di quello che è successo con Keichi. Eriko, tu sei l’unica che è a conoscenza di tutta la storia e così devono rimanere le cose-

-D’accordo, ma io sono preoccupata per te, Kaori-chan-

-Non devi. Troverò un modo per risolvere questa faccenda- le rispose Kaori con una sicurezza che era ben lungi dal provare

-Beh, potresti chiedere a Ryo Saeba di farti da guardia del corpo- le disse Eriko maliziosa –Sono sicura che accetterebbe immediatamente!-

-Neanche morta!- replicò l’altra con uno sguardo nero spingendo la porta del Cat’s Eye

Appena entrata nel locale, tuttavia, si bloccò di colpo. Davanti a lei, seduto al bancone, c’era proprio lui.

Bello come sempre, vestito con un paio di jeans e una maglietta bianca, Ryo stava chiacchierando amabilmente con Miki. Alla vista del sorriso affascinante che lui rivolgeva alla bella barista, Kaori non poté impedirsi di provare una fitta di gelosia.

-Ehm...Eri, dopo tutto non ho poi così tanta voglia di questo caffé...- disse alla sua amica dietro di lei

-Come mai questo improvviso cambio di idea? E poi io sì che ne ho voglia- replicò la stilista superandola e dirigendosi al bancone

Quando Eriko vide Ryo seduto al bancone, capì subito il motivo di quello strano comportamento.

-Parli del diavolo...Eh, Kaori?- le lanciò divertita

-Questo sì che è destino...- in quel momento Ryo si girò sullo sgabello e le sorrise

La squadrò da capo a piedi con uno sguardo bramoso. Quel giorno Kaori indossava un paio di jeans attillati e un top a fascia rosa antico con un ricamo di perline e paillettes sul davanti che disegnava un motivo a forma di farfalla. L’indumento le lasciava scoperte le spalle, permettendogli di ammirare la delicata e leggermente abbronzata pelle di Kaori e facendolo morire dalla voglia di assaporarla. Per cercare di evitare di saltarle addosso in un locale pubblico, si voltò verso la persona che gli stava di fianco:

-Posso presentarti Mick Angel, vice presidente della mia società ed amico?-

-È un piacere conoscerla, signorina Makimura- la salutò cordialmente l’americano facendole il baciamano

Kaori pensò che quel tipo le ricordava molto Ryo. Nonostante fosse più basso di circa dieci centimetri, avesse i capelli biondi e gli occhi azzurri, c’era qualcosa nel suo sguardo che lo accomunava all’uomo che gli stava di fianco. Lanciando un’occhiata a quest’ultimo, notò lo sguardo nero che rivolse all’amico, che ancora le teneva la mano tra le sue. Felice di potersi concedere una piccola rivincita, sfoggiò il migliore dei suoi sorrisi e disse a Mick:

-Chiamami pure Kaori e diamoci del tu, va bene Mick?-

-È un onore per me- replicò l’altro

Riprendendo possesso della sua mano, Kaori si rivolse ad Eriko e la presentò ai due uomini.

-Finalmente la conosco, signor Saeba, ho sentito tanto parlare di lei!- esclamò Eriko lanciando uno strano sguardo a Kaori

-Diamoci pure del tu, gli amici di Kaori sono anche amici miei- rispose lui con un sorriso –Comunque, spero che quello che le hanno detto siano state cose positive-

Prima che Eriko potesse dire qualsiasi cosa, Kaori intervenne nel discorso:

-Come mai conosci questo locale? È stato aperto da poco, mentre tu eri ancora negli Stati Uniti-

-In realtà, conosco il proprietario, Umibozu, e così ho colto l’occasione per venirlo a salutare e per conoscere Miki, sua moglie-

Kaori si chiese in quale modo un uomo d’affari importante come lui e un ex-mercenario potessero essersi conosciuti, ma lo tenne per se.

-Salve a tutti, sono tornata!- esclamò una voce femminile in quel momento

Kaori si voltò verso la nuova arrivata e le andò incontro per abbracciarla:

-Kazue! Allora, come è andato il convegno?-

-Noioso come al solito, ma sai com’è, il Doc ci tiene ad essere aggiornato sulle ultime novità riguardanti la medicina, perciò mi devo rassegnare-

Kazue Natori, una bella ragazza dai capelli neri e gli occhi castani, era la vicina di casa di Kaori. Era un’infermiera che lavorava per un anziano medico in uno studio privato che questo aveva ricavato nella sua grande casa. Le due erano diventate amiche da subito e ben presto anche Kazue era diventata parte del gruppo.

-Allora, com’è andato il matrimonio di tuo fratello?- le chiese questa

-Bene, anche se ho deciso che non organizzerò mai più un matrimonio in vita mia, troppo faticoso!- rispose Kaori ridendo

Poi, presentò la sua amica a Ryo e Mick e non poté fare a meno di notare lo sguardo particolare che la sua amica e l’americano si scambiarono al momento di stringersi la mano. Quei due sembravano piacersi e Kaori, da brava cupido qual’era, decise di tenerli d’occhio. Adorava aiutare i suoi amici nelle relazioni di coppia, non per niente era stato grazie ai suoi consigli se Hideyuki aveva trovato il coraggio di chiedere a Saeko di uscire!   

Restarono a chiacchierare del più e del meno e poco dopo nel locale entrò anche Umibozu, il marito di Miki. Chiunque li vedesse, pensava immediatamente che quella fosse la coppia più strana sulla faccia della terra, Kaori stessa lo aveva pensato: un gigante alto due metri e grosso come un armadio sposato con una bella ragazza mora non si vedeva di certo tutti i giorni! Tuttavia, vedendoli insieme si capiva subito quanto i due si volessero bene. Inoltre, nonostante l’aspetto minaccioso, Umibozu era una delle persone più buone e gentili che Kaori avesse mai incontrato. Senza contare il fatto che era così timido che arrossiva per ogni complimento o gesto affettuoso! Quell’uomo le piaceva e le ispirava fiducia, era una persona su cui si poteva sempre contare.

Umibozu, Ryo e Mick si salutarono come vecchi amici, poi, con la scusa di far vedere a questi ultimi come avevano sistemato l’appartamento, i tre sparirono al piano superiore. Kaori lo trovò molto strano e chiese a Miki in che occasione si fossero incontrati i tre uomini, ma la barista fu molto vaga, dicendo che non lo sapeva nemmeno lei con precisione e che le sembrava fosse successo ad una festa in cui Umibozu faceva da guardia del corpo.

-Beh, io sono proprio sfinita, credo che me ne andrò a casa- disse in quel momento Kazue

-Ti accompagno, tanto è arrivato il momento anche per me di andare- si offrì Kaori

Le due donne salutarono perciò Miki ed Eriko e lasciarono il locale, incamminandosi in direzione del loro palazzo. Il sole stava tramontando sulla città ed in giro per il quartiere non c’erano molte persone, Shinjuku si sarebbe realmente animata solo da lì a qualche ora, all’apertura dei locali notturni.

-Allora quello era il famoso Ryo Saeba, il  migliore amico di tuo fratello tornato dagli Stati Uniti- le disse Kazue durante il tragitto

-Esatto- si limitò a rispondere Kaori

-Davvero affascinate...E mi è anche sembrato di capire che a lui tu piaci molto...-

-Credevo fossi troppo presa dal suo amico, Mick Angel, per notare qualsiasi altra cosa- replicò l’altra cercando di sviare il discorso

-Beh, devo ammettere che lo trovo niente male-

-Sì, è affascinante, te lo concedo, ma se frequenta un tipo come Ryo sicuramente sarà un donnaiolo come lui-

-Noto una certa animosità nella tua voce...Eppure, da come ti guardava, mi era sembrato di capire che  l’affascinante signor Saeba abbia un certo interesse per te...-

Kaori arrossì fino alla punta dei capelli.

-Ti sbagli, quello guarda così tutte le donne-

-Invece non mi sbaglio, quell’uomo non aveva occhi per te. Dimmi, c’è stato qualcosa fra voi due?-

-In realtà...qualcosa c’è stato sei anni fa- ammise l’altra –Ma è uno sbaglio che non ho nessuna intenzione di ripetere-

 

-E così quella è la donna per cui hai perso la testa, eh?- commentò Mick appena la porta che conduceva all’appartamento di Miki e Umibozu veniva chiusa dietro di loro –Devo dire che ora che l’ho vista capisco perchè non hai fatto che pensare a lei per gli ultimi sei anni...-

Ryo gli lanciò un’occhiataccia.

-Ti avverto, stai lontano da lei, Mick-

-Ehi, per chi mi hai preso? Non ci proverei mai con la donna che ami! E poi...preferisco concentrare le mie attenzioni alla sua amica, Kazue-

-Ed ecco il playboy che torna alla carica...-

-No, questa volta è diverso...- disse Mick diventando improvvisamente serio –Non so come spiegarlo, ma...ho sentito qualcosa quando i nostri sguardi si sono incrociati. Come se una scossa elettrica mi avesse attraversato il corpo. Sento che lei è diversa dalle altre...Forse potrebbe essere la donna giusta, quella che mi farà dimenticare tutte le altre- l’americano notò che l’amico lo stava fissando intensamente –Mi trovi stupido?-

-Tutt’altro- rispose serio Ryo –È la stessa cosa che ho provato io con Kaori. Sin dal nostro primo incontro, qualcosa dentro di me è cambiato. Lei è l’unica donna per me...Solo che l’ho capito tardi e forse ora l’ho persa per sempre-

-Non credo proprio, amico. Ho visto come ti guarda, Kaori è pazza di te. Tuttavia, c’era anche paura nei suoi occhi...-

-Lo so- lo interruppe l’amico –Ma non è solo paura di me, c’è qualcos’altro...E credo che questo qualcosa abbia a che fare con il suo ex, Keichi- si rivolse ad Umibozu –Tu sai niente su di lui?-

-Solo quello che mi ha detto Miki: lui e Kaori sono stati insieme per circa un anno, poi, all’improvviso, lei ha deciso di lasciarlo. Non si sa il motivo, però Miki dice che da quel momento Kaori non è più la stessa. Tuttavia, ogni volta che mia moglie cerca di indagare, lei cambia discorso o dice che non ne vuole parlare-

-Per caso sai il suo nome per intero?-

-Keichi Nishioka. È un architetto-

Ryo tornò a rivolgersi a Mick.

-Cerca di scoprire più cose possibili su di lui. Quell’uomo non mi convince per niente-

-Consideralo già fatto- rispose l’americano

-Bene, che ne dite di venire al motivo per cui siamo qui?-

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


IF-cap 10

CAPITOLO 10

La mattina dopo, Kaori si preparò con molta cura all’incontro con Ryo. Indossò una gonna grigia sopra il ginocchio e una camicetta bianca, cercando di avere un aspetto il più serio e professionale possibile. Si recò allo studio dove aveva appuntamento con Sayaka e Kasumi e insieme si diressero poi al palazzo di Ryo. Lui le stava già aspettando e, dopo che Kaori gli ebbe presentato le sue due socie, decisero di mettersi subito al lavoro. Le condusse a visitare il palazzo, partendo dall’immenso atrio e salendo poi ai vari piani. Il palazzo era davvero molto grande e molto bello e Ryo aveva le idee chiare su quello che voleva, perciò non fu difficile capire cosa poteva riscontrare la sua approvazione. Le tre arredatrici erano già piene di idee, che lui ascoltava con attenzione e approvava quasi sempre di buon grado.

Alla fine non rimase altro che l’ultimo piano, quello di cui si sarebbe dovuta occupare solo Kaori, perciò, dopo aver salutato le Sayaka e Kasumi, rimasero da soli. Tesa come una corda di violino, lo seguì in ascensore. Trovarsi da sola con lui la faceva sentire nervosa. E non solo per quello che avrebbe potuto fare lui, ma anche perchè sapeva di non riuscire mai a resistergli.

-Ehm...Yuki mi ha chiamato ieri, ti saluta- disse per rompere il silenzio

-Lo so, ha chiamato anche me- rispose Ryo abbozzando un sorriso

-Oh...Bene-

-Kaori, rilassati, non mordo mica...Beh, non sempre almeno- fece lui con un sorriso malizioso

Lei si limitò a lanciargli un’occhiataccia e fu ben felice quando l’ascensore arrivò al piano. Ryo le fece fare il giro, mostrandole dove aveva pensato di mettere la scrivania della sua segretaria, la sala conferenze, l’ufficio di Mick e il suo.

-Visto che devo arredare l’ufficio di Mick, non dovrebbe essere qui anche lui?- gli chiese Kaori ad un certo punto

-Non è necessario, ha detto che si fida ciecamente del tuo gusto-

Evitò di dirle che aveva dovuto minacciarlo di morte per convincerlo a lasciarlo solo con lei...

-D’accordo. E Mick ha una sua segretaria o la tua lavora per entrambi? Devo saperlo se devo tenere in conto un’altra scrivania...-

-No, Kimiko lavora per entrambi-

-Mmh...Conoscendovi, sarà una ventenne, quasi certamente bionda- commentò Kaori con ironia

-Mi dispiace deluderti, ma Kimiko ha 54 anni, è sposata da più di trent’anni e ha i capelli grigi- replicò Ryo con un sorriso divertito –E poi...io preferisco le rosse- fece poi lanciandole un’occhiata di fuoco

Suo malgrado, Kaori non poté impedirsi di arrossire di piacere.

-Ehm...Avrò bisogno delle piantine del palazzo- disse per cambiare discorso

-Avevo previsto questa richiesta. Ecco, tieni- le disse porgendole un foglio piegato –Questa è la piantina di questo piano, le altre te le farò avere nel tuo ufficio nel pomeriggio-

Visto che la cartina era abbastanza grande e non c’era un posto dove appoggiarla, Kaori si chinò e la aprì sul pavimento, iniziando a studiarla e a buttare giù qualche schizzo. Non si accorse, però, che nel farlo la gonna le si sollevò leggermente scoprendole le gambe. E Ryo naturalmente non mancò di notarlo...

-Che gran paio di gambe...-

Le parole gli uscirono di bocca prima che potesse rendersene conto, ma anche quando Kaori si voltò scioccata e lo fissò severa, si rifiutò di ritirarle o di scusarsi e sorrise con aria sorniona.

-È...è semplicemente inopportuno- commentò lei

-Senza dubbio. Ma è la verità-

Rendendosi conto che doveva essere stata la sua incauta posizione a suggerirgli quel commento, Kaori si raddrizzò e sistemò la gonna con le mani, assumendo un aspetto più castigato.

-Mi stavi guardando- lo rimproverò con tono quasi scandalizzato

-Ti sembra così strano?- ribatté lui ridendo

-In genere gli uomini non mi guardano in quel modo- disse lei volgendo lo sguardo altrove

Ed era vero. Nessuno l’aveva mai guardata come la guardava Ryo. In modo così...sensuale. E non poteva farci niente, ma le piaceva.

-In tal caso sono ciechi. Tu sei bellissima, Kaori-

Lei cercò i suoi occhi, probabilmente per capire se la stava prendendo in giro.

-Il solo guardarti mi fa venire in mente baci appassionati e carezze ardenti...-

Kaori arrossì violentemente.

-Oh, scusami- esclamò lui soddisfatto –Sono di nuovo inopportuno, vero?-

-A che gioco stai giocando, Ryo? Cosa stai cercando di ottenere?-

Lui le si avvicinò, tornando serio e fissandola negli occhi.

-Se non l’hai ancora capito, voglio riprendere il discorso da dove l’abbiamo lasciato sei anni fa. C’era qualcosa di speciale tra noi...E io credo che ci sia ancora-

Kaori ebbe un tuffo al cuore sentendo quelle parole.

-Sì, può darsi che ci sia stato qualcosa di speciale tra di noi...Ma tu hai rovinato tutto andandotene-

-Ho dovuto farlo, Kaori, non avevo altra scelta. Ti ho spiegato tutto nel biglietto che ti ho lasciato...-

-Oh sì, cinque misere righe di spiegazione! E non credi che dopo quello che era successo tra noi avessi diritto a qualcosa di più? Avresti dovuto venire a dirmelo di persona!-

-Avrei voluto farlo, ma non ho potuto-

-E dovrei accontentarmi di questa spiegazione, vero?- Kaori respirò a fondo per riprendere la calma –In fondo, tra noi non c’era niente se non attrazione fisica, non posso pretendere di più...- disse poi con amarezza voltando la testa in direzione della grande vetrata che occupava un’intera parete e che permetteva di avere una splendida vista sulla città

Ryo le prese il volto con una mano e la costrinse a guardarlo negli occhi.

-Lo sai che non è così. Tra noi c’è molto di più-

Lei si limitò a guardarlo con scetticismo.

-Ti chiedi mai come sarebbe potuto essere?-

-Non negli ultimi, diciamo, cinque anni e mezzo- replicò Kaori ironica

Ryo apparve sorpreso.

-Ci hai messo sei mesi a dimenticarmi?-

-E ti ho dimenticato-

-Io non sono sicuro di averti dimenticato- mormorò lui dolcemente...sensualmente...pericolosamente –E credo che non ci riuscirò mai. Io ti amo, Kaori-

Kaori sussultò.

-Non farlo, non mentirmi...- mormorò scuotendo la testa e sottraendosi al suo sguardo

-Non sto mentendo e tu lo sai. Guardami, Kaori-

-No...-

Con le lacrime agli occhi, lei fece un passo indietro, per poi voltargli le spalle e correre via, in direzione degli ascensori. Ryo la rincorse e la riacciuffò appena fuori dal suo ufficio.

-Lasciami andare- gli disse Kaori tentando invano di liberarsi

-No- lui chinò la testa

-Dannazione, lasciami andare!-

-No- le labbra di lui erano ad un soffio dalle sue –Ti avverto, se mi mordi, ti mordo anch’io-

-Ti odio-

-No, non mi odi. E ho intenzione di dimostrartelo- si impossessò della sua bocca, spingendo la lingua all’interno

Kaori fremette fra le sue braccia e tentò di divincolarsi, ma non lo morse. Appiattì le braccia contro il suo petto e lo spinse via, ma lui reagì intensificando il bacio, pronto a esplorare quella sorgente di desiderio e di amore che lo attendeva.

Dopo tutti quegli anni in cui aveva combattuto il suo sentimento per lui, la capitolazione di Kaori fu anche troppo veloce. Ma amarlo era tutto ciò che desiderava. Con un gemito, affondò le dita fra i suoi capelli e premette il corpo contro il suo. Mentre si abbandonava a quel bacio, accantonò ogni dubbio sulla sua lealtà. Non ci sarebbe stato mai nessun altro uomo al mondo per lei, questa era la verità. Tuttavia, non era ancora pronta a lasciarsi andare. Il dubbio e la paura erano ancora ben radicati in lei.

-Ti prego, lasciami andare- gli disse riuscendo infine a staccarsi da quelle labbra così invitanti

Ryo esitò, ma poi l’accontentò.

-D’accordo, ti lascerò un po’ di tempo per riflettere. Devo andare fuori città per un paio di giorni, una faccenda di lavoro, ma quando torno continueremo questo discorso-

 

Per tutto il resto della giornata, Kaori cercò di non pensare alla conversazione avuta con Ryo e di concentrarsi sul lavoro, ma con scarsi risultati. Alla fine, decise di tornarsene a casa e cercare di rilassarsi.

Stava per infilarsi sotto la doccia, quando il telefono si mise a squillare.

-Pronto?-

-Ciao- la salutò una voce a lei ben familiare

-Ryo! Avevi promesso che mi avresti lasciato in pace fino al tuo ritorno!-

-Lo so, ma non ho saputo resistere alla tentazione di sentire la tua voce-

-Dove sei adesso?- gli chiese Kaori per sviare il discorso

-A Yokohama, in una fredda e solitaria stanza dell’hotel Plaza- rispose Ryo imitando un tono di voce abbattuto

-Oh, poverino! Rinchiuso nella camera di un albergo a cinque stelle...Eh sì, deve essere davvero dura-

-Beh, se ci fossi tu qui con me sarebbe tutta un’altra cosa. Potremmo farci portare la cena in camera e consumarla a letto...- mormorò lui con voce suadente

-Ryo...- lo ammonì Kaori

-Oppure immergerci nell’immensa vasca Jacuzzi che c’è nel bagno...-

-Smettila!-

-Avrei preferito parlarti da vicino. Così avrei potuto toccarti mentre ti dicevo queste cose...-

Oh no! L’incendio che Ryo le accendeva dentro ogni volta che la toccava la stava già infiammando, anche senza contatto fisico. Figurarsi se lui fosse stato lì.

-Non...non sarebbe stato saggio-

-Quando ti tocco, abbassi le difese. Per non parlare di quando ti bacio...Allora, mi fai vedere la vera Kaori-

Lei tirò un lungo respiro, sentendo improvvisamente che le stava mancando l’aria.

-A me piace la vera Kaori. Mi fa impazzire-

Lei emise un gemito involontario e si sedette, le gambe molli e il cuore in tumulto.

-Non...non so cosa risponderti-

-Dimmi che mi credi. Che credi in noi-

-Non esiste alcun “noi”-

-Questo è ancora tutto da vedere- replicò con malizia e, prima che Kaori avesse il tempo di ribattere, riattaccò

Il giorno dopo, con sollievo ma anche con dispiacere di Kaori, Ryo non si fece sentire. In compenso, però, fu Keichi che tornò alla carica per l’ennesima volta. Forse avrebbe veramente dovuto ascoltare Eriko e chiedere aiuto a suo fratello...Peccato che fosse in luna di miele e che non sarebbe tornato prima di dieci giorni! Allora a qualche suo collega...Mentre rifletteva sul da farsi, si mise a sfogliare distrattamente una rivista che Yoko le aveva lasciato sopra la scrivania. Era arrivata alle pagine degli eventi mondani, quando una foto attirò la sua attenzione. Era stata scattata ad una festa di beneficenza che aveva avuto luogo la sera prima a Yokohama...E ritraeva Ryo insieme ad una bionda tutta curve.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


IF-cap 11

CAPITOLO 11 

Kaori dovette frenare l’istinto di gettare quella rivista fuori dalla finestra. “Vado fuori città un paio di giorni per lavoro...” Così le aveva detto. Che gran bugiardo! Lo sapeva che non doveva fidarsi di lui! Per lui una donna valeva l’altra, erano solo degli oggetti da collezione. E lei che gli aveva quasi creduto quando le aveva detto di amarla...A quel ricordo sentì una stretta al cuore. Quante volte lo aveva sentito pronunciare quelle parole nei suoi sogni...Quante volte, sentendo bussare alla porta, aveva sperato che fosse lui, che fosse tornato da lei...

Era così immersa nei suoi pensieri che il rumore di qualcuno che bussava alla porta del suo ufficio la fece sobbalzare.

-Vieni pure, Yoko- disse pensando che fosse la sua segretaria

-Non sono Yoko- le rispose una voce maschile –La tua segretaria è andata a pranzo-

Era Ryo. Dapprima sorpresa, Kaori si stampò sul viso un’espressione fredda. Anzi, glaciale.

-Oh, sei tornato-

-Certo, non mi aspettavo che mi volassi tra le braccia, anche se a dire il vero lo speravo, ma neanche questa freddezza- sospirò lui –Che succede?-

-Assolutamente niente. Allora, com’è andato il tuo incontro di lavoro?-

-Bene. Kaori, dimmi cosa c’è che non va. Perchè ora fai così?-

-Semplicemente perchè non mi piacciono i bugiardi-

-I bugiardi? E su cosa ti avrei mentito?- le chiese Ryo sorpreso

-Su questo- rispose Kaori mostrandogli la rivista aperta sulla pagina dove c’era la sua foto

-Oh, questo. Era una serata di beneficenza a cui mi hanno incastrato all’ultimo momento- le spiegò –E la ragazza che è con me la conosco appena, dovevo essere accompagnato. Sai com’è, pubblicità-

-Ha-ha, capisco. In ogni caso, non sono affari miei come trascorri il tuo tempo libero-

Lui sorrise divertito.

-Cambiando discorso, non ti sono mancato neanche un grammo?-

-Neanche un milligrammo- confermò lei

Ryo non avrebbe voluto, ma scoppiò a ridere.

-Lo sai che non puoi mentire con me, Kaori, riesco a leggerti dentro come un libro aperto-

Gli occhi di lei diventarono impenetrabili.

-Se non ti dispiace...-

-Kaori...- Ryo cercò di contenersi, ma non riuscì a cancellare dal tutto un sorriso compiaciuto –Ammettilo. Tu sei gelosa-

Lei lo fissò sconvolta.

-Per caso hai bevuto?-

-Non bevo mai di giorno. E dico solo quello che vedo-

Kaori si sporse in avanti.

-Per tua informazione allora, io non sono gelosa. Di nessuno. Figurarsi di un playboy da strapazzo che si trastulla con delle bambole senza cervello- dichiarò tutto d’un fiato

-Sta attenta- la avvisò lui –O finirai per farmi credere che ho ragione, visto che rispondi con tanta veemenza-

Lei rimase in silenzio per un lungo momento. Poi si alzò e puntò un dito verso la porta.

-Credo che dovresti andartene-

Anche lui si alzò e girò intorno alla scrivania.

–Adoro quando ti arrabbi, diventi ancora più bella. E osservarti mentre perdi le staffe è impagabile. In effetti il solo starti vicino è impagabile-

Lei scosse la testa, emettendo un sospiro esasperato.

-Cosa vuoi da me?-

-Molto. Ma comincerò con questo-

La prese fra le braccia e la baciò. Era una mossa stupida, non calcolata, ma Ryo non riuscì a frenarsi. Lei diventò fredda come il marmo, ma non lo respinse. E lui, prendendolo per un permesso, insistette, premendole, mordicchiandole e inumidendole la bocca, cercando a tutti i costi di raggiungerle la lingua, finché finalmente i suoi sforzi furono ripagati. Lei aprì la bocca e si aggrappò a lui.

-Ecco quello che ho voluto per tutto il giorno- le sussurrò –E anche questo...-

La baciò di nuovo, facendole scivolare le mani sui fianchi per attirarla più vicino a se. Con un piccolo gemito che gli fece perdere il controllo, lei gli cinse il collo con le braccia e cominciò a ricambiare il bacio con una tale intensità che gli fece dimenticare persino il proprio nome, figurarsi la ragione per cui era andato lì.

-Questo non è leale- mormorò Kaori quando il bacio ebbe fine

-Cosa non è leale?- le chiese Ryo con un sorriso

-Che ogni volta che iniziamo a discutere tu mi baci-

-Perché adoro quando ti arrabbi...E mi piace baciarti. Inoltre, mai sentito il detto:“In amore e in guerra tutto è concesso”?-

Lei si limitò a guardarlo.

-Esci a cena con me stasera- le disse lui

-Perché?-

Ryo alzò gli occhi al cielo.

-Secondo te perchè voglio uscire a cena con te? Per passare un po’ di tempo con te, per parlare di noi due, perchè voglio riconquistare la tua fiducia...Scegli tu il motivo che preferisci-

Probabilmente, il contatto con il corpo di Ryo contro il suo non le permetteva di ragionare con lucidità, perchè Kaori si ritrovò ad accettare. Lui le regalò un sorriso luminoso e le disse che sarebbe passato a prenderla alle otto.

“Ma cosa diavolo mi è saltato in mente?!” si chiese Kaori qualche ora dopo, mentre, davanti all’armadio, sceglieva cosa indossare quella sera. Tutti quei bei discorsi sul trattare Ryo con freddezza, sul non fidarsi nuovamente di lui, sull’evitare di rimanere ancora una volta con il cuore spezzato...E poi bastava che lui la sfiorasse che lei si scioglieva come burro. In quel momento squillò il telefono e Kaori si affrettò a rispondere.

-Ciao, Kaori-chan- la salutò Eriko dall’altro capo della linea –Senti, hai da fare stasera? Ti va un’uscita tra donne?-

-Mi piacerebbe molto, Eri, ma ho già un altro impegno-

-Davvero? E con chi?-

-Ehm...Con un amico- rispose vaga l’amica

-Ha-ha, capisco...- fece la stilista intuendo al volo il motivo di tutta quella segretezza –Non sarà per caso che questo tuo amico si chiama Ryo Saeba?-

-D’accordo, hai vinto. Devo uscire a cena con Ryo-

-Vedo che tra voi le cose vanno meglio...-

-Non metterti strane idee in testa, Eri, sto solo cercando di essere gentile con il migliore amico di mio fratello-

-Raccontane un’altra, Kaori. La verità è che sei innamorata di lui-

-Assolutamente no- Che bugiarda che era!

-E scommetto che vi siete anche già baciati...- continuò Eriko come se non l’avesse sentita

-Come diavolo fai a saperlo?!- Oh-oh, risposta sbagliata

-Visto come ti guardava Ryo, immaginavo che non avrebbe resistito molto-

-Veramente mi ha baciato già la prima sera in cui è tornato- ammise Kaori –E puntualizzo che è stato lui a baciarmi-

-Già. E scommetto che tu lo hai respinto, vero?- replicò l’amica ironica

Silenzio.

-Ecco, appunto. Allora, cosa hai intenzione di metterti?-

Dopo qualche consiglio di moda, le due amiche si salutarono e Kaori finì di prepararsi. Seguendo i consigli di Eriko, indossò una lunga gonna bianca, che partiva stretta sui fianchi e si allargava leggermente mano a mano che scendeva, abbinata ad una maglia a maniche lunghe in pizzo con una scollatura che lasciava scoperte le spalle. Si era appena infilata un paio di sandali bianchi, quando suonarono alla porta.

-Ciao. Sei bellissima- le disse Ryo

-Grazie. Anche tu non sei male-

In realtà era magnifico. Indossava un completo nero e una camicia azzurro chiaro. “Già, ma quand’è che Ryo non è stupendo?” si disse. Qualsiasi cosa indossasse era tremendamente affascinante, ma Kaori non aveva ancora deciso se questo fosse un bene o un male.

-Sei pronta?-

-Sì, possiamo andare-

Kaori afferrò la sua borsetta e lo seguì fuori dal suo appartamento.

Non poté trattenere un’esclamazione di ammirazione quando vide la sua auto. Era una Aston Martin DB9 nera, una delle auto più belle ma anche più costose che avesse mai visto.

-Però! Vedo che ti tratti bene!- gli disse Kaori

-Le belle auto sono il mio unico vizio...E non osare dire che lo sono anche le donne!- la prevenne Ryo con finta aria di rimprovero

-Come hai fatto a indovinare?- replicò lei stando al gioco

-Te l’ho già detto, per me non hai segreti, Kaori-

Per un istante rimasero a fissarsi, senza dire niente, poi lei si riscosse e gli chiese:

-Allora, dove mi porti a cena?-

-È una sorpresa- rispose lui aprendole la portiera e facendola salire in auto

Decisamente, Ryo sapeva essere sorprendente alle volte. Il posto dove voleva portarla a cena altri non era che lo stesso ristorante italiano in cui erano stati sei anni prima. E poi la portò a passeggiare per le vie del centro proprio come avevano fatto quella sera, gelato compreso. Kaori doveva ammettere che era anche riuscito a farla sentire come allora: speciale. Qualche giorno prima aveva detto che voleva conquistarsi la sua fiducia, che voleva riprendere da dove si erano interrotti...che l’amava. E lei cominciava a credergli. Eppure, sentiva che c’era ancora qualcosa che non le aveva detto, qualcosa che le nascondeva e che riguardava il motivo per cui se n’era andato sei anni prima. E Kaori era rimasta scottata troppe volte per non dare peso a una cosa del genere.

-Kaori, conosci qualcuno che guida una Bmw bianca?-

La voce di Ryo la riscosse dai suoi pensieri. Si trovavano in macchina e lui la stava riaccompagnando a casa.

-Ehm...Perchè?- chiese titubante

A pensarci bene, Keichi aveva una macchina così.

-Perché ci sta seguendo da quando abbiamo lasciato casa tua-

Kaori chiuse gli occhi con un sospiro. Ma cosa voleva il suo ex ancora da lei?

-È il tuo ex fidanzato, quel Keichi, che ci sta seguendo, vero?-

Lei si voltò di scatto verso di lui, stupita.

-Ma come...?-

-Ho fatto delle ricerche su di lui. In passato ha già avuto un paio di denunce per comportamento violento, ma grazie al potere della sua famiglia se l’è sempre cavata-

-Hai fatto delle ricerche su Keichi?-

-Kaori, sono preoccupato per te, quel tipo è pericoloso- le disse Ryo parcheggiando di fronte al suo palazzo –Dovresti denunciarlo-

Ma Kaori non lo stava ascoltando.

-Ma si può sapere con quale diritto ti intrometti così nella mia vita? Chi ti credi di essere?- esclamò arrabbiata -Non ho bisogno di una balia, né tanto meno di qualcuno che mi dica quello che devo o che non devo fare!-

Detto questo, spalancò la portiera e scese dalla macchina, ma non poté fare più di due passi che si ritrovò davanti Keichi...

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


IF-cap 12

CAPITOLO 12  

-Vedo che hai fatto presto a sostituirmi, Kaori...- le disse Keichi con sarcasmo -Del resto, il ricco e famoso Ryo Saeba, presidente di un’immensa società, è un partito migliore di me, vero?-

-Keichi, smettila. Stai decisamente superando il limite- replicò Kaori

-Farebbe meglio ad andarsene, signor Nishioka-

Anche Ryo era sceso dalla macchina e si era messo di fronte a Kaori con fare protettivo.

-Signor Nishioka...L’ultima volta che ci siamo incontrati non sei stato così educato, Saeba. In ogni caso, questi non sono affari che ti riguardano, perciò sali sulla tua bella auto e sparisci!-

-Invece mi riguarda eccome. Ti do un consiglio: se non vuoi avere problemi, vattene e non avvicinarti mai più a lei, hai capito?-

A quelle parole Keichi perse la calma. Si avventò su Ryo cercando di sferrargli un pugno, ma questi lo schivò senza problemi e colpì a sua volta l’avversario con un poderoso destro. Keichi finì a terra con un labbro sanguinante.

-Ti avevo avvertito-

Detto questo, Ryo prese per mano Kaori e la accompagnò fino al suo appartamento. Arrivati davanti alla porta, le tolse le chiavi di mano e l’aprì. Di norma lei avrebbe protestato, ma in quel momento era troppo sconvolta da quello che era appena successo per farlo.

-Ti preparo del latte caldo, ti farà bene- le disse facendola sedere sul divano e sparendo poi in cucina

Poco dopo, tornò con in mano una tazza fumante.

-Tieni, ci ho aggiunto anche un po’ di brandy, ti aiuterà a calmarti-

Kaori lo ringraziò e ne bevve qualche sorso, sentendo che il suo corpo un po’ alla volta si rilassava.

-Kaori, dovresti denunciare quel tipo, è pericoloso. Anzi, a dire la verità dovresti averlo già fatto-

-Non si era mai comportato così prima...- mentì lei

-Balle. Ti ha già messo le mano addosso prima, non è vero? È per questo che l’hai lasciato...-

Era più un’affermazione che una domanda. Kaori distolse lo sguardo da quegli occhi indagatori, che sapevano leggerle l’anima.

-Kaori...- Ryo le prese delicatamente il viso e lo voltò nuovamente verso di se –Parlarne ti farà bene, non puoi tenerti tutto dentro. Permettimi di aiutarti-

Il suo tono di voce era così dolce e carezzevole, che lei alla fine si arrese e gli raccontò tutto:

-Keichi è un architetto, lavora per uno studio con cui io e le mie socie collaboriamo spesso. Poco più di un anno fa abbiamo iniziato a frequentarci. Inizialmente la nostra storia andava a gonfie vele, stavo bene con lui, però negli ultimi tempi era cambiato. Era diventato eccessivamente geloso, possessivo, mi chiamava dieci volte al giorno per sapere dov’ero e con chi ero e, se per un motivo o per un altro non mi trovava, aveva degli scatti d’ira terribili. Poi una sera ha suonato alla mia porta infuriato e ubriaco fradicio, diceva che mi aveva visto abbracciare un altro e credeva che lo tradissi. In realtà, l’uomo che mi aveva visto abbracciare non era altro che un collega di mio fratello e in quel momento gli stavo facendo le congratulazioni perchè mi aveva appena annunciato che si sposava. Ho provato a spiegarlo a Keichi, ma non ha voluto sentire ragioni- la voce di Kaori cominciò a tremare –Non l’avevo mai visto in quello stato... All’improvviso ha perso le staffe e...ha cominciato a picchiarmi. Da quel momento non ho più voluto vederlo, ma lui non mi lascia in pace-

-E tuo fratello non ha fatto niente?- le chiese Ryo

-Mio fratello non sa niente di questa storia. In quei giorni era fuori città per lavoro e io mi sono chiusa in casa finché i lividi non sono spariti, dandomi malata anche al lavoro. L’unica che è a conoscenza di tutto questo è Eriko-

-Avresti dovuto parlarne con Maki-

-No. Sai bene com’è mio fratello, avrebbe perso la calma e magari avrebbe fatto qualcosa di stupido. E poi aveva appena chiesto a Saeko di sposarla, era felice...Non volevo guastare tutto con i miei problemi-

Ryo la prese tra le braccia e la strinse a se. La sua Kaori...Metteva sempre il bene degli altri al primo posto, persino prima del suo. In quel momento gli sembrava così fragile e impaurita...Se in quel momento avesse avuto quel Keichi ancora tra le mani lo avrebbe sicuramente ammazzato.

-Kaori, devi denunciare Keichi- le disse poi staccandosi leggermente da lei per guardarla negli occhi –E sarebbe meglio che venissi a dormire da me stanotte, in caso lui tornasse-

-Neanche per sogno!- Kaori si liberò della sua stretta –Domani andrò a parlare con uno dei colleghi di mio fratello, ma è fuori discussione che io venga a dormire da te!-

-Maledizione, Kaori, non lo dico per portarti a letto! Sono preoccupato per te- esclamò Ryo con enfasi

Lei fu colpita dalla sincera preoccupazione che leggeva nei suoi occhi, perciò addolcì il suo tono di voce.

-Ryo, ti ringrazio veramente per tutto quello che hai fatto per me, ma questa è una faccenda che riguarda solo me-

Il volto di lui si adombrò.

-Allora quello che ti ho detto qualche giorno fa non ha significato niente? Ti ho detto che ti amo, Kaori-

-No, tu non mi ami. La tua è solo attrazione fisica, niente di più-

-Questo è quello che vorresti credere...È vero, tra noi c’è una forte attrazione, ma quello che ci lega va molto al di là di questo e tu lo sai bene-

Lui spostò il pollice alla base della sua gola e lo premette sulla vena per sentirne le pulsazioni.

-Non...non so di cosa tu stai parlando- balbettò lei –Io non provo nulla per te-

Lo sguardo di lui le accarezzò il viso, poi scese sul collo e infine si fermò sull’attaccatura dei seni lasciata scoperta dalla maglia che indossava. I capezzoli cominciarono visibilmente a premere contro il tessuto leggero, mentre lui continuava a tormentarla con tocchi sensuali delle dita alla base del collo.

-Ne sei sicura?- mormorò –Non negarlo. Sai bene di cosa parlo-

Con un sospiro frustrato, lei incrociò le braccia sul petto.

-E allora? Non riesco a impedirmelo- confessò

-Ne sono contento- mormorò lui di nuovo incatenandole gli occhi ai propri –Sono contento che tu non riesca a controllare la passione che ci unisce. Per adesso è l’unico modo che ho per raggiungerti-

Al diavolo l’eleganza e il controllo. Ryo doveva andarsene via di lì. Subito. Prima che lei si rendesse una completa idiota agli occhi di lui, levandosi i vestiti...o magari strappandogli via i suoi. Perciò, si avviò con passo marziale verso la porta.

-Buonanotte, Ryo-

Lui si accigliò, non sapeva se per quella voce roca e vibrante o per il modo brusco con cui lo stava congedando. Ryo fu davanti a lei con una sola falcata, la costrinse a guardarlo negli occhi.

-Detesto vederti fuggire da me, da quello che senti per me- le disse con voce intensa

Lei deglutì a fatica, scorgendo il fuoco che bruciava in quegli occhi profondi.

-Non provo niente per te- mentì Kaori in tono incerto

-Bugiarda-

-Buonanotte, Ryo-

Restò a fissarla per un altro lungo momento, poi si incamminò verso la porta. Una vocina dentro di lei le suggerì che lui aveva ragione. Era una bugiarda. Perchè in realtà lei avrebbe desiderato che lui restasse. E che la seducesse.

-Mi sognerai- le preannunciò lui

Kaori ebbe il sentore che avesse ragione, ma chiuse lo stesso la porta e rimase a fissarla per qualche minuto. Il suo corpo tremava e languiva di desiderio e poco ci mancò che spalancasse di nuovo quella porta e si mettesse a chiamare Ryo per le scale.

 

Il giorno dopo, Kaori si sentiva un po’ a disagio mentre, a bordo della sua Mini, si recava al palazzo di Ryo per controllare che l’inizio dei lavori si svolgesse regolarmente. Si fermò ai primi piani, dove trovò Kasumi e Sayaka, e vide che gli operai erano già al lavoro per dipingere le pareti e stendere il parquet. Salì poi all’ultimo piano, sperando di non trovarvi Ryo. In effetti, le sue preghiere furono esaudite, poiché, a parte la squadra di operai scelta da lei stessa, non c’era nessun’altro. Anche qui, come negli altri piani, stavano dando il colore alle pareti. Kaori aveva scelto un caldo color panna, lo trovava adatto per un ufficio, poiché non era freddo e impersonale come il bianco puro, ma neanche troppo forte o appariscente come un qualsiasi altro colore. Aveva anche già scelto i mobili con cui arredare le varie stanze, però mancava ancora l’ufficio di Ryo. Non aveva ancora trovato qualcosa che la soddisfacesse. Per lui voleva dei mobili che denotassero forza, carattere, potenza...Proprio come lui. Iniziò a buttare giù qualche schizzo sul suo blocco di appunti ed era così assorta in quello che faceva che la voce di Mick la fece sobbalzare:

-Ciao, bellissima-

-Oh, Mick, ciao! Sei venuto a vedere come procedono i lavori?-

-Già. E da quello che vedo vanno a meraviglia. Mi piace il colore che hai scelto per le pareti-

-Ti ringrazio. Vuoi vedere i mobili che ho scelto per il tuo ufficio?-

-Certo-

Kaori estrasse dalla sua borsa un catalogo di mobili per l’ufficio e lo aprì alla pagina su cui erano raffigurati quelli che aveva scelto per lui.

-Ecco. Anche se ti conosco solo da poco, ho immaginato che ti piacesse qualcosa di moderno- gli disse porgendogli il catalogo

Per il suo ufficio Kaori aveva scelto una scrivania in vetro, con delle poltrone in pelle bianca e una libreria in acciaio.

-Poi avevo pensato di aggiungere vicino alla vetrata un divano in pelle bianca, sullo stesso stile delle poltrone. Cosa ne dici?-

-Dico che Ryo ha fatto bene a scegliere te- le rispose Mick con un sorriso –Mi piace molto quello che hai scelto, è proprio l’ufficio che fa per me-

-Grazie. Sono contenta che ti piaccia-

Discussero ancora per qualche minuto di quello che Kaori aveva in mente per il suo ufficio e per tutto il piano in generale, ma ad un certo punto Mick le disse:

-Kaori, lo so che questi non sono affari miei, ma Ryo è il mio migliore amico e voglio vederlo felice. Lo so che ce l’hai con  lui per il modo in cui se n’è andato sei anni fa, ma ti assicuro che non poteva fare altrimenti e che non è trascorso un solo giorno in cui non si sia pentito, in cui non ti abbia pensato. Lui ti ama veramente. E credo che anche tu senta qualcosa per lui, perciò non avere paura di lasciarti andare-

Lei lo guardò, sorpresa ma anche colpita dalle sue parole.

-E chi mi dice che non se ne andrà anche stavolta?- gli chiese seria

-Non succederà. La situazione è molto diversa, ora. Inoltre, Ryo è deciso a rimanere qui a Tokyo per sempre...con te-

Rimase qualche secondo in silenzio, lasciando che Kaori assimilasse le sue parole, poi disse:

-Bene, è meglio che vada ora. Ci vediamo-

Si avviò verso la porta, ma lei lo richiamò:

-Hey Mick, sbrigati a chiedere a Kazue di uscire, lei non aspetta altro. Di solito pranza con me ed Eriko al Cat’s Eye, se può interessarti- gli disse con un sorriso

-Non preoccuparti, non la farò aspettare molto- replicò lui ricambiando il sorriso e facendole l’occhiolino complice

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


IF-cap 13

CAPITOLO 13

Quello stesso pomeriggio, verso le cinque e mezzo, Kaori decise che era venuto il momento di tornarsene a casa. Aveva lavorato tutto il pomeriggio al progetto per l’ufficio di Ryo e doveva ammettere che ne era molto soddisfatta. Alla fine aveva scelto mobili in legno massiccio e divano e poltrone in pelle nera. Inoltre, pensava di aggiungere delle foto dei più famosi e più bei palazzi che l’azienda di Ryo aveva costruito. Era quasi arrivata alla porta del suo ufficio, quando il telefono si mise a suonare. Yoko era già andata a casa, perciò rispose lei. Era Ryo.

-Sono felice di trovarti ancora in ufficio, credevo fossi già andata a casa- le disse

-In effetti, ci stavo andando- rispose Kaori

-Volevo sapere come stavi e se avevi parlato con la polizia-

-Sto bene, non preoccuparti. E sì, ho parlato con un collega di Hideyuki, ho fatto la denuncia e lui mi ha detto che oggi stesso avrebbe chiesto al giudice di emettere un ordine restrittivo per Keichi-

-Non credo servirà a fermare un tipo come lui. Non sono tranquillo. Non possono mandare qualcuno che tenga d’occhio casa tua?-

-Non prima di domani sera. Tutti gli uomini erano impegnati in qualche caso. E poi, sono già stati anche troppo disponibili con me-

-Lo hai raccontato a tuo fratello?- le chiese lui con dolcezza

-Non ancora, preferisco parlargliene di persona. E poi non voglio rovinare la sua luna di miele-

-Capisco. Senti, perchè non vieni da me? Mi sentirei più tranquillo-

-Ryo, ti ho già detto che non è una buona idea...-

-Non ti fidi ancora di me?- le chiese con voce scura

-Non è questo...- replicò lei

-E allora cosa?- insistette Ryo

-Non mi fido di me stessa-

Detto questo, Kaori riattaccò, senza lasciargli il tempo di ribattere.

Per tutto il tragitto fino a casa, la donna non fece che ripensare a quello che aveva detto a Ryo. “Non mi fido di me stessa...Ma come diavolo mi è uscita una trovata del genere?!” si chiese. Lui non gliel’avrebbe di certo fatta passare liscia, le avrebbe chiesto cosa significassero quelle parole. E lei era pronta a dargli una risposta? Forse no, forse sì...Doveva ammettere che negli ultimi giorni la rabbia e il risentimento nei confronti di Ryo stavano cominciando a scemare. Le aveva detto che sei anni prima se n’era andato perchè vi era stato costretto, per un motivo importante. Tuttavia, non poteva dirle qual’era questo motivo. D’altra parte, se anche avesse potuto, lei glielo avrebbe permesso? Sarebbe rimasta ad ascoltarlo? Doveva ammettere di no. Sapeva di essere alquanto testarda.

Continuando a rimuginare, parcheggiò la sua Mini ed entrò nel palazzo in cui viveva. Entrò in ascensore e premette il tasto del sesto piano, dove si trovava il suo appartamento. Uscì a testa bassa, cercando le chiavi nella borsa. Arrivata davanti alla porta finalmente le trovò, infilandole nella serratura e aprendo. All’improvviso, si sentì spingere a forza dentro l’appartamento. Sorpresa e spaventata, si voltò e si trovò davanti Keichi.

-Che cosa significa questa roba?- gridò l’uomo gettando a terra con furia dei fogli

Kaori abbassò lo sguardo e vide che si trattava dell’ordine restrittivo che lei aveva fatto emettere.

-È un ordine restrittivo, Keichi- rispose cercando di non mostrare quanto fosse spaventata –E si da il caso che tu lo stia violando-

-Non giocare con me, Kaori. Non ti permetto di trattarmi in questo modo!-

Lui avanzò verso di lei, lei indietreggiò.

-Sono io ad essere stanca di te! Smettila di importunarmi, lasciami in pace!-

-Altrimenti?- replicò Keichi avanzando ancora

-Altrimenti chiamo la polizia e ti faccio arrestare- la voce iniziava a tremarle

-Ah sì? Beh, voglio proprio vedere come lo fai- disse lui prima di colpirla con uno schiaffo così forte da farla volare a terra

Poi si chinò su di lei e l’afferrò per le braccia, strattonandola.

-Ora ti darò una bella lezione, così imparerai che io non sono uno che si può scaricare così facilmente!-

-No! Lasciami!- gridò Kaori tentando inutilmente di allontanarlo

-Te lo già detto, Kaori, tu mi appartieni. Posso fare di te ciò che voglio-

Con un gesto rapido e violento, le strappò la camicetta, scoprendole il seno coperto da un bianco reggiseno di pizzo.

-No...non toccarmi...-

Keichi la zittì baciandola con violenza, mentre una mano le accarezzava la coscia al di sotto della gonna.

All’improvviso, Kaori sentì il rumore della porta che veniva spalancata con furia e di colpo si ritrovò libera. Sorpresa, alzò lo sguardo e vide Ryo che prendeva a pugni Keichi fino a lasciarlo a terra privo di sensi. Poi, si inginocchiò accanto a lei, si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle.

-Kaori, stai bene? Ti prego, dimmi che sono arrivato in tempo- le disse preoccupato

Tremando, lei si strinse nell’indumento, che le donava calore e profumava di lui.

-Si...sto bene- rispose sentendo le lacrime che le salivano agli occhi –Io...ho avuto così tanta paura...-

Ryo la prese tra le braccia e la strinse a se, sussurrandole dolci parole di conforto.

Poco dopo, due agenti di polizia scortavano un Keichi malconcio e ammanettato fuori dall’appartamento di Kaori. Quest’ultima nel frattempo si era cambiata, indossando una comoda tuta blu, e ora era rannicchiata sul divano, una tazza di the caldo tra le mani. Ryo chiuse la porta e la raggiunse.

-Va meglio?- le sfiorò il livido rossastro che le si stava formando sul viso –Ti fa male?-

-Non tanto- rispose lei posando la tazza sul tavolino di fronte a se e stringendosi le gambe al petto –In ogni caso, ci ho messo sopra un po’ di pomata, domani andrà meglio-

-Dio, quando ho sentito le tue urla e poi ho visto quel bastardo sopra di te...Avrei potuto ammazzarlo- esclamò Ryo con rabbia

-Non ti ho ancora ringraziato per avermi salvato. Se non ci fossi stato tu...- la voce le tremò

-Shhh- lui la prese tra le braccia, facendole posare la testa sul suo petto –È tutto finito ora, sta tranquilla-

Il calore del suo abbraccio e la dolcezza della sua voce riuscirono a calmarla. Non c’era nessun’altro luogo al mondo in cui si sentisse così sicura e protetta.

-Non ti ho ancora chiesto come mai eri qui- gli disse Kaori dopo un po’

-Ero venuto ad approfondire il discorso che avevamo lasciato in sospeso- le rispose Ryo con un sorriso malizioso

-Quale discorso?-

-Beh, non puoi dirmi una cosa come quella che mi hai detto tu al telefono e poi pretendere che io ci passi sopra come se niente fosse-

A Kaori tornò improvvisamente la memoria e arrossì. Lo sapeva che lui avrebbe voluto una spiegazione. E adesso cosa poteva dirgli? Ti amo? Ti desidero? Non posso vivere senza di te? Certo, erano tutte cose vere, ma, nonostante avesse ormai preso una decisione per quanto riguardava lei e Ryo, non era ancora pronta ad aprirsi in quel modo con lui, non era ancora pronta ad offrirgli completamente il proprio cuore.

-Mi dispiace- mormorò

Ryo la guardò interrogativamente.

-Ti dispiace? E di cosa?-

-Di come mi sono comportata nei tuoi confronti da quando sei tornato-

Stupito, lui la guardò negli occhi e vide che Kaori lo stava guardando intensamente. Con delicatezza, le prese il viso tra le mani.

-Non devi scusarti di nulla, avevi le tue buone ragioni- le rispose

-Ma...-

Le impedì di continuare prendendo possesso delle sue labbra, baciandola con passione ed esigenza. Le accarezzò le labbra con la lingua e lei lo lasciò entrare con un gemito di piacere. Dio, solo lui sapeva farle perdere la testa solo con un bacio. Anche se le sembrava quasi riduttivo definire “bacio” quell’esperienza incredibile che era l’unione delle loro labbra.

Quando entrambi iniziarono a soffrire di carenza di ossigeno, il bacio ebbe fine.

-Non sai che è da maleducati non lasciar finire di parlare le persone?- mormorò Kaori maliziosa

-Non mi sembrava che ti dispiacesse essere interrotta...- le sorrise Ryo

-In effetti hai un modo alquanto piacevole di farlo-

Rimasero a parlare sul divano ancora un po’, abbracciati, poi lui le disse:

-Si è fatto tardi, perchè non vai a dormire? Hai bisogno di riposare-

-D’accordo, però...- Kaori si interruppe, incerta

-Però cosa?- la incoraggiò Ryo

-Lo so che ora ti sembrerò una bambina fifona, ma...potresti restare a dormire qui stanotte? Mi sentirei più sicura...-

-Non ti avrei lasciato neanche se mi avessi mandato via a calci- le sorrise lui –Mi sistemerò sul divano, tu vai a letto-

-Grazie- gli disse lei sfiorando le labbra di lui con le sue e avviandosi poi verso la propria camera –Se mi aspetti un attimo, vado a prenderti qualcosa da mettere. Mio fratello tiene sempre qui qualche cambio di vestiti per le emergenze-

Qualche minuto dopo, tornò con una maglietta verde e un paio di pantaloni neri di una tuta.

-Ecco. Non sono proprio della tua misura, ma meglio che dormire vestito-

-Grazie. Andranno benissimo-

-Allora...Buonanotte- gli disse lei timidamente

-Buonanotte, Kaori- rispose Ryo baciandola dolcemente sulle labbra

Con le guance rosse e un luminoso sorriso stampato in volto, Kaori tornò nella sua camera, indossò la camicia da notte e si infilò sotto le coperte.

Tuttavia, mezz’ora dopo, ancora non era riuscita ad addormentarsi. Era lì, a fissare il soffitto, ascoltando i rumori delle auto e della città che provenivano dalla finestra aperta. Non riusciva a non pensare al fatto che nella stanza accanto, steso sul suo divano, c’era l’uomo che amava. Immaginava di vederlo entrare da quella porta, raggiungerla in quel letto che ora le sembrava troppo grande per lei sola e fare l’amore con lei. Ma sapeva che lui la rispettava troppo per fare una cosa del genere dopo quello che era successo quella sera. Un pensiero improvviso le attraversò la mente...E se fosse stata lei a fare la prima mossa?

Neanche Ryo riusciva a dormire. E non era solo per il fatto che quel divano era almeno trenta centimetri più corto di lui. Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di Kaori, in camicia da notte – e la sua testa la immaginava molto corta e molto sexy – stesa su un letto nella stanza accanto. Con un gemito di frustrazione, si coprì gli occhi con un braccio. Dio, non sarebbe sopravvissuto. Aveva bisogno di sentirla accanto a se...sotto di se. Non voleva neanche pensare a quello che sarebbe successo, se quella sera non avesse deciso di andare da lei. Strinse i pugni dalla rabbia. Quel Keichi doveva ritenersi molto fortunato ad essere ancora vivo.

Ad un certo punto, sentì la porta della camera di Kaori aprirsi e il suono di passi leggeri avvicinarsi. Con uno scatto, Ryo si alzò a sedere...e per poco non cadde dal divano. Lei era lì, davanti a lui, vestita unicamente di una corta e leggera camicia da notte di seta rosa, ancora più bella e più irresistibile che nelle sue fantasie. Deglutì con difficoltà, già rigido e teso da far male.

-Kaori...- mormorò con voce roca –Cosa c’è? Hai bisogno di qualcosa?-

-Sì. Di te- rispose lei avvicinandosi

-Kaori...-

-Sta zitto- lo interruppe chinandosi verso di lui e posando le labbra sulle sue

Qualcuno lassù doveva amarlo molto, pensò Ryo mentre con un gemito circondava la vita di Kaori e la stringeva a se. Lei si sedette a cavalcioni su di lui, circondandogli la vita con le gambe e affondando le dita nei suoi capelli. Le mani di lui le accarezzarono le gambe, risalendo verso le cosce e infine raggiungendo le natiche. Senza il minimo sforzo e, soprattutto, senza staccarsi dalle sue labbra, si alzò dal divano, sollevandola con se, e si diresse verso la sua stanza. La depositò delicatamente sul letto, facendo poi un passo indietro per togliersi la maglietta. Senza smettere di divorarla con gli occhi, si distese su di lei.

 

I know it's not a game to play
Your eyes they show no fear
I burn inside and cannot wait to be
The man that feels your body close
is here to set you free
To hold you near and satisfy your needs

Aveva il cuore in gola e gli sembrava di aver completamente dimenticato come ci si comportava con una donna. Ma, del resto, era un po’ così...Kaori non era l’avventura di una sera, da consumare tra una coppa di champagne e una battuta ironica, quando, ancora prima di cominciare, si sa già benissimo come finirà, e non c’è nulla da scoprire, niente di magico. Schermaglie fin troppo note, senza perdere mai veramente il controllo. Ginnastica orizzontale, un modo simpatico per passare una serata, nulla da ricordare, dopo, quando tutto è concluso. Saluti cortesi, un bacio distratto e la promessa che, prima o poi, quando capiterà l’occasione, succederà di nuovo. Una doccia calda e otto ore di sonno tranquillo...E la mattina dopo, a malapena ti ricordi con chi hai trascorso la serata. Con Kaori, invece, c’era l’emozione, un sentimenti di cui Ryo aveva dimenticato il sapore.

 

You shiver as I touch your neck
And slowly close your eyes
I can't resist you even if I try
We both surrender to the touch
As we lay there side by side
And everything around us disappears


Non resistette alla tentazione di assaporare nuovamente le sue labbra. Kaori gli circondò il collo con le braccia, per poi scendere sulle sue spalle e sul suo petto. Lentamente, Ryo viaggiò con le mani fino al bordo della sua camicia da notte, sfilandogliela e accarezzando con le labbra ogni centimetro di pelle che un po’ alla volta veniva scoperto. Ben presto, l’indumento volò a terra, poco distante dalla maglietta di Ryo.

 

If you believe in love tonight
I'm gonna show you one more time
If you believe and let it out
No need to worry there's no doubt
If you believe, if you believe,
if you believe, then let it out


Ryo prese uno dei suoi capezzoli tra le labbra, assaporandolo, accarezzandolo, succhiandolo, godendo dei gemiti che uscivano dalla bocca di Kaori. Nel frattempo, una mano scese sul suo ventre e infine sul centro della sua femminilità, sotto l’orlo degli slip. Lei si inarcò sotto di lui, gemendo il suo nome.

Ecco quello che aveva atteso ogni giorno di quei sei anni. Sentirla fremere sotto di se, gemendo il suo nome, godendo delle sue carezze. Era quello il suo posto. Le sue labbra, i suoi occhi, le sue mani...Tutto il suo corpo era fatto per sentire quello di lei. Unicamente il suo.

Mentre la sua bocca continuava ad assaporare la sua pelle, la sua mano proseguì nella sua lenta tortura, finché la sentì irrigidirsi e raggiungere l’apice del piacere.

 

As you run your fingers through my hair
Your lips come close to mine
The tension becomes more than I can bear
Then you wrap your arms around me
And I feel your every move
This feeling could now lead us anywhere

Staccandosi leggermente da lei, si tolse il resto dei vestiti e lo stesso fece con gli slip di lei. Si stese nuovamente su di lei, mentre Kaori lo accoglieva tra le sue braccia e le loro labbra si univano in un bacio appassionato. Lei gli accarezzò le spalle e il petto, godendo del contatto con i suoi muscoli ben definiti, che si contraevano sotto il suo tocco.

Solo Kaori era in grado di farlo impazzire anche solo toccandolo. Nessuna, prima di lei, lo aveva fatto sentire in quel modo. Era come se il mondo attorno a loro fosse scomparso, per lui esisteva solo lei, il suo corpo contro quello di lui, e lei non vedeva altro che lui.

 

Now we leave the world behind us
This moment we both share,
just you and me, that's how it's meant to be
I never wanted you so much
I feel your every breath
as you gently whisper in my ear

 

Guardandola negli occhi, entrò lentamente in lei, sentendosi avvolgere dal suo calore. Kaori chiuse gli occhi, pronunciando il suo nome con un suono roco. Ryo iniziò a muoversi, dapprima lentamente, poi aumentando il ritmo, mentre i loro corpi erano sempre più tesi.

Alla fine, la sentì irrigidirsi e Kaori gridò. Dopo un paio di spinte, la raggiunse nell’estasi suprema.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


IF-cap 14

CAPITOLO 14

Un caldo raggio di sole le accarezzò il viso, svegliandola dolcemente. Kaori aprì lentamente gli occhi e il suo sguardo incontrò quello di Ryo. Lui le regalò un meraviglioso sorriso.

-Buongiorno-

-Buongiorno- rispose lei stiracchiandosi come un gattino –Da quanto tempo sei sveglio?-

-Da un po’. Ho scoperto che mi piace molto guardarti mentre dormi, sembri un angioletto- replicò lui in tono scherzoso

-Non prendermi in giro!- lo rimproverò Kaori arrossendo

-Ma io parlo sul serio. E adoro anche quando arrossisci. Sei bellissima-

Questa volta lei diventò coloro porpora. Ridacchiando, Ryo si chinò su di lei e la baciò. Il desiderio si impadronì nuovamente di lui. Le circondò la vita con un braccio e la strinse a se, facendole sentire qual’era l’effetto che aveva su di lui.

-Ryo! Smettila, devo andare in ufficio!- protestò Kaori cercando di scrollarselo di dosso

-Mmh...C’è ancora tempo per quello che ho in mente- replicò lui con un sorriso malizioso mentre la sua mano scendeva sul suo seno

-Ryo...Oh...-

Lei non poté proseguire sentendo che la sua mano era scesa ancora.

-Non vale...- articolò a fatica –Questo si chiama gioco sleale-

-Denunciami- fece Ryo con un sorriso prima di baciarla e di scivolare dentro di lei...

 

Un’ora dopo, Kaori era finalmente pronta per andare al lavoro. Si voltò verso Ryo, che stava finendo di vestirsi.

-Ti serve un passaggio fino a casa?- gli chiese

-Non serve, grazie. Farò una passeggiata- rispose lui

-Vuoi andare a piedi fino a Roppongi?!- Kaori lo guardò stupita

-Veramente...ho preso un appartamento qui a Shinjuku-

-Davvero? E da quando?-

-Mi sono trasferito ieri. Sai com’è, è più vicino alla nuova sede della mia società e poi...in questo quartiere si trovano cose molto più...interessanti- le disse Ryo guardandola con occhi di fuoco

Kaori sentì il cuore farle una capriola nel petto sotto quello sguardo. Si affrettò perciò a salutarlo e ad uscire, prima di cedere all’impulso di baciarlo e di farsi trascinare di nuovo a letto.

Si recò allo studio, dove rispose ad un po’ di telefonate e lavorò al progetto per l’arredamento di uno studio di avvocati per tutta la mattina. Per lo meno, tentò di lavorare, visto che la sua mente si rifiutava di collaborare e continuava a volare in direzione di Ryo e della notte stupenda che aveva trascorso facendo l’amore con lui. A pranzo si recò come al solito al Cat’s Eye per incontrarsi con Eriko, Kasumi e Kazue.

-Ciao a tutti!- salutò allegramente entrando nel locale

-Buongiorno, Kaori- ricambiò Miki –Sembri proprio di buonumore oggi-

-Io direi raggiante- intervenne Eriko, seduta al bancone –E sarei curiosa di conoscere il motivo-

Kaori arrossì sotto quello sguardo indagatore.

-Posso almeno sedermi e ordinare prima di essere sottoposta ad un interrogatorio?- replicò girando gli occhi

Kaori ed Eriko si sedettero ad un tavolo accanto alla vetrata e poco dopo furono raggiunte anche da Kasumi e Kazue.

-Allora, racconta- insistette Eriko

-Non capisco perchè fai tutto questo casino solo perchè oggi sono di buonumore- le rispose l’amica con l’espressione più indifferente che riuscì a trovare

-Scherzi? Hai un sorriso ebete che ti parte da un orecchio e ti finisce nell’altro, gli occhi che ti brillano come luci al neon e l’espressione di una che ha appena vinto alla lotteria-

-Eriko ha ragione- intervenne Kasumi –Erano settimane, anzi, mesi che non ti vedevo così felice-

-Uff, va bene, va bene, mi arrendo- capitolò Kaori

Raccontò loro tutto quello che era successo la sera prima, cominciando dall’aggressione di Keichi fino ad arrivare alla notte passata con Ryo. Ovviamente senza entrare nei particolari!

-Uaoh! Questa sì che si chiama una serata emozionante!- esclamò Kazue alla fine

-Lo sapevo che eri ancora innamorata di lui- fece Eriko con un sorriso –Come si dice: il primo amore non si scorda mai-

Rimasero a chiacchierare ancora un po’, poi la stilista si congedò per tornare alla sua boutique.

-Allora Kaz...- Kaori si rivolse alla bella infermiera –Mick si è deciso a chiederti di uscire?-

-Ha-ha. Siamo usciti ieri sera- annuì l’altra con un leggero rossore sulle guance

-Beh, e allora? Com’è andata?-

-Benissimo. È stata una serata magnifica e domani sera usciamo di nuovo-

-Sono felice per te. Mick è un uomo molto affascinante-

-Ah sì? Non era un playboy come il tuo Ryo Saeba?- intervenne Kasumi maliziosa

Kaori arrossì, punta sul vivo.

-Beh...ma che c’entra? In quel momento parlavo spinta dal risentimento e...-

Le altre due scoppiarono a ridere, divertite dal suo imbarazzo. Poco dopo, le tre amiche si salutarono e ognuna tornò al proprio lavoro.

Kaori doveva recarsi al palazzo di Ryo per controllare i lavori e per parlare con gli operai e, visto che splendeva il sole e non faceva troppo caldo, decise di recarvisi a piedi. Mentre camminava, il suo pensiero volò di nuovo a Ryo. Aveva voglia di vederlo, di baciarlo...di fare l’amore con lui. Dio, si erano lasciati solo da poche ore e già le mancava da morire. “Sei proprio innamorata cotta, cara la mia Kaori!” si disse con un sorriso.

 

A pomeriggio inoltrato, Ryo parcheggiò la sua Aston Martin di fronte all’entrata della nuova sede della sua società, dove sapeva di trovare Kaori. Gli era mancata terribilmente tutto il giorno e ora moriva dalla voglia di vederla, di baciarla...di farla sua.

Salì all’ultimo piano e, uscito dall’ascensore, incontrò Yoko, la segretaria di Kaori.

-Oh, signor Saeba! È venuto a vedere come procedono i lavori?- gli chiese questa

-In parte, sì. Vedo che siete a buon punto- rispose lui con un sorriso

-È così. Domani mattina gli operai daranno gli ultimi ritocchi e il giorno seguente dovrebbero arrivare tutti i mobili-

-Perfetto. Senta, saprebbe dirmi dov’è la signorina Makimura?-

-Certo. È nel suo futuro ufficio-

-Grazie mille-

Ryo si diresse allora nel luogo indicatogli e come previsto Kaori era lì. Si appoggiò allo stipite della porta e restò a guardarla per qualche minuto. Quel giorno indossava un leggero abito di cotone, bianco con disegnati dei fiori rosa, che le arrivava sopra al ginocchio e sorretto da due sottili spalline che si univano sulla nuca. Quel vestito le fasciava il corpo mettendo in risalto le sue splendide forme...Quelle forme che lui stesso aveva accarezzato e assaggiato quella notte. Non vedeva l’ora di ripetere l’esperienza. Il suo corpo si irrigidì al solo pensiero.

Stava per avvicinarsi a lei, quando vide che qualcuno lo aveva preceduto. Se non si sbagliava, era il capo degli operai. “Spero per lui che le stia parlando di lavoro” pensò Ryo con espressione scura. Tuttavia, quello che vide in seguito non gli piacque per niente. Lo sguardo dell’uomo si era abbassato verso la scollatura di Kaori, che, incurante, stava scrivendo qualcosa sul suo block-notes, e, guardandosi intorno, poté notare che non era l’unico. Molti degli operai presenti, notando che lei era distratta, ne avevano approfittato per godersi il panorama delle sue lunghissime gambe lasciate scoperte dal corto abito. Ryo represse a fatica la voglia di prendere a pugni tutti i presenti per far loro passare la voglia di sbavare sulla sua donna. Dio, non era mai stato così geloso e possessivo prima di allora. Però, bisognava ammettere che prima di allora non si era mai innamorato.

Vedendo che quel bellimbusto non aveva alcuna fretta di congedarsi da Kaori, Ryo si avvicinò ai due con espressione minacciosa.

-Ciao, piccola- la salutò mettendole un braccio possessivo attorno alla vita

-Ciao! Che bella sorpresa!- gli sorrise Kaori

Ryo si voltò verso il capo degli operai, facendogli un cenno di saluto. Tuttavia, il suo sguardo glaciale e minaccioso mandava un messaggio inequivocabile...Messaggio che l’altro non mancò di afferrare. Un secondo dopo, si era già allontanato. Kaori si accorse di quella tacita minaccia e, sorpresa, si voltò verso di lui.

-Si può sapere perchè l’hai fatto scappare?- gli chiese

-Io? Non capisco di cosa tu stia parlando- replicò lui con apparente indifferenza

-Ha-ha, sì, certo- sorrise Kaori maliziosa –Non vuoi ammettere che sei geloso-

-Non sono geloso-

-Ah no?-

-No. Sono molto più che geloso. Sono possessivo. Potrei spaccare la faccia a chiunque ti si avvicini, o che anche solo ti guardi, più del dovuto. Tu sei la mia donna, Kaori, mia e di nessun’altro-

Lei lo guardò con la bocca spalancata dallo stupore. Non stava scherzando, era serio, Ryo pensava veramente quello che aveva detto, fino all’ultima sillaba. Eppure, invece di essere arrabbiata per quel comportamento da uomo primitivo, Kaori ne era affascinata, intrigata.

-È vero, io sono tua, Ryo- gli disse con sguardo malizioso mettendogli le braccia intorno al collo –Ma anche tu sei mio, non dimenticarlo-

-Me lo ricorderò- replicò lui divertito prima di chinarsi e prendere possesso della sua bocca

Immediatamente, la scintilla del desiderio si accese in lui. Dio, avrebbe voluto prenderla lì, in quel momento. Strapparle gli abiti di dosso e amarla fino a sentirsi stremato. Farle gridare basta e vederla godere con lui e per lui. Kaori Makimura lo stava trasformando in un maniaco sessuale...Ma poi comprese che non era quella la molla primaria che lo spingeva verso di lei. C’era l’amore prima. Intenso e devastante, che lo faceva tremare al solo pensiero di poterla perdere e che gli faceva credere di essere pronto anche ad uccidere pur di proteggerla.

Con un gemito roco, Ryo si staccò da lei, le afferrò una mano e la trascinò fuori dall’ufficio.

-Ma che fai?- gli chiese Kaori sorpresa

-Cerco un po’ di privacy- rispose lui dirigendosi verso gli ascensori

Non appena furono all’interno, Ryo premette velocemente il pulsante del piano terra. Le porte non si erano ancora chiuse del tutto, che già aveva preso Kaori tra le braccia, spingendola contro la parete e prendendo nuovamente possesso delle sue labbra. Con un gemito, lei rispose al bacio, avvolgendogli le braccia intorno al collo. Un attimo dopo, sussultò, sorpresa, sentendo la mano di Ryo infilarsi sotto il suo vestito.

-Ryo! Se non l’hai notato siamo dentro ad un ascensore-

-Lo so benissimo, piccola- rispose lui con voce roca allungando una mano e premendo un pulsante

Un secondo dopo, l’ascensore si fermò con un sussulto.

-Non posso aspettare, devo averti. Qui, ora- fece poi slacciandole le spalline del vestito da dietro la nuca e prendendole un capezzolo tra le labbra

Kaori pronunciò il suo nome con un sospiro, affondando le dita nei suoi capelli. Prendendolo per un invito a continuare, Ryo, senza staccare le labbra dal suo seno, si slacciò i pantaloni. Con un braccio, la sollevò da terra, mentre Kaori gli circondava la vita con le gambe, poi le scostò gli slip ed entrò in lei con una poderosa spinta. L’urlo di piacere di lei fu bloccato sul nascere dalle labbra di Ryo, che si incollarono alle sue. Dopo poche spinte, raggiunsero insieme l’apice.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


IF-cap 15

CAPITOLO 15

-Si può sapere dove stiamo andando?- gli chiese Kaori mezz’ora dopo

Dopo “l’intermezzo” in ascensore, Ryo l’aveva fatta salire sulla sua auto e si era diretto fuori Tokyo.

-Non te lo dico- rispose lui con un sorriso

-Uffa, ma io sono curiosa!- protestò lei –Dai, ti prego...- insistette poi facendogli gli occhi dolci

-È inutile che fai così, tanto non te lo dico lo stesso. Comunque, se non l’hai ancora capito, questo si tratta di un rapimento in piena regola e ora ti sto portando nel mio nascondiglio- scherzò Ryo

-Ah sì? Un rapimento? Devo ricordarti che mio fratello è un poliziotto? Stai rischiando grosso, mio caro- fece Kaori stando allo scherzo

-Cosa vuoi, sono un tipo a cui piace il pericolo...-

Poco dopo, arrivarono a Chiba, una piccola città a est di Tokyo, affacciata sulla baia e molto apprezzata dai turisti. Ryo parcheggiò l’auto di fronte alla spiaggia e fece il giro per aprirle la portiera. Kaori scese e si ritrovò davanti uno dei luoghi più belli che avesse mai visto. La spiaggia era circondata da una folta e lussureggiante vegetazione, dando l’impressione di essere magicamente atterrati su di un’isola tropicale. Nonostante a soli pochi metri da lì ci fosse una zona residenziale, l’unico rumore che si udiva era il dolce mormorio del mare. A tutto ciò faceva da sfondo un cielo limpido e azzurro, con il sole che aveva iniziato ad abbassarsi verso l’orizzonte, preannunciando l’arrivo del tramonto.

-Allora, ti piace?- le chiese Ryo al suo fianco

-È bellissimo- gli sorrise Kaori –Grazie per avermi portato qui-

-E non è ancora finita- le disse lui dirigendosi verso il retro della sua auto e aprendo il bagagliaio

Pochi secondi dopo, era di nuovo al suo fianco, sorreggendo con una mano un cestino da pic-nic e una coperta.

-Vieni- fece prendendola per mano e dirigendosi verso la spiaggia

Dopo essersi tolti le scarpe per godersi il calore della sabbia sotto i piedi, stesero la coperta e iniziarono il loro pic-nic, cenando, chiacchierando e godendosi quel meraviglioso scenario. Dopo aver mangiato, Ryo le propose una passeggiata lungo la riva.

-Come mai conosci questo posto? Sei già stato qui?- gli chiese Kaori ad un certo punto

-Sì, ci venivo spesso in vacanza con i miei genitori da piccolo. Vedi quella casa laggiù?- fece lui indicandole una villetta a qualche centinaio di metri da loro

Lei annuì e Ryo proseguì:

-Apparteneva ai miei genitori e quando ero piccolo venivamo qui ogni estate in vacanza. Ora ci vive mio zio Rei-

-Quello che ti ha cresciuto?-

-Esatto. Mi piacerebbe fartelo conoscere, se ti va-

-Mi farebbe molto piacere- gli sorrise Kaori

Tornarono indietro per raccogliere i resti del pic-nic, che lasciarono nel bagagliaio dell’auto, poi tornarono sui loro passi e raggiunsero l’abitazione dello zio di Ryo. Da vicino era ancora più bella, dipinta interamente di bianco, con le imposte in legno colorate di azzurro e circondata interamente da una veranda.

Tenendola per mano, Ryo bussò alla porta e poco dopo la porta si aprì. La prima cosa che pensò Kaori fu che l’altezza doveva essere proprio nei geni della famiglia Saeba visto che lo zio Rei, nonostante dovesse essere intorno alla sessantina, raggiungeva tranquillamente il metro e ottanta. Si ricordò che un tempo era stato un agente governativo e si disse che la pensione non aveva appesantito il suo fisico, che restava prestante e muscoloso. Se non fosse stato per i capelli grigi e le rughe del volto, si sarebbe tranquillamente potuto scambiarlo per una persona più giovane.

-Guarda, guarda, finalmente ti sei deciso a farmi conoscere la donna che ti ha fatto perdere la testa!- esclamò ironico l’uomo

Sorpresa, Kaori guardò interrogativamente Ryo.

-Gli ho parlato un po’ di te- le disse questo con un’alzata di spalle –Perdona il suo modo di fare così diretto, lo zio Rei non sa cosa sia il tatto-

-Non preoccuparti, mi ha detto solo il minimo indispensabile. Mio nipote non ama molto parlare della sua vita privata, in questo ha preso tutto da me- Rei si rivolse a Kaori, prendendole la mano –Piacere di conoscerla, signorina Makimura-

-Piacere mio- gli sorrise lei ricambiando la stretta –E mi chiami pure Kaori-

-Solo se lei mi chiama Rei. Forza, entrate-

L’interno della casa rispecchiava il fatto che vi abitasse un uomo solo. L’arredamento era sobrio ed essenziale, su toni neutri, ma ciò non toglieva che tutto fosse pulito e in ordine. Lo zio Rei li fece accomodare in soggiorno e preparò loro del caffé, poi, sotto esplicita richiesta di Kaori, raccontò alcuni aneddoti sugli anni in cui aveva fatto da tutore a Ryo. Quest’ultimo, seduto accanto a Kaori, un braccio intorno alle sue spalle, si limitava ad ascoltare, facendo solo qualche commento di tanto in tanto.

-Questa città è veramente bella. Da quanto tempo vive qui, Rei?- gli chiese Kaori ad un certo punto

-Saranno sei anni più o meno- rispose l’uomo

-Quindi non ha seguito suo nipote negli Stati Uniti...- fece lei perplessa

Ryo, al suo fianco, si irrigidì.

-No. Perchè avrei dovuto?-

-Ma...mi era parso di capire che Ryo aveva dovuto partire per una questione di famiglia...-

-Ehm...sì, però...era una cosa che riguardava solo lui- replicò Rei improvvisamente a disagio –Scusatemi, porto queste tazze di là- fece poi sparendo in cucina

-Ti do una mano- disse Ryo seguendolo

Kaori lo guardò andarsene, perplessa. Cosa diavolo si celava dietro l’improvvisa partenza di Ryo di sei anni prima? Cos’è che non le aveva detto? Perchè era palese che lui le nascondeva qualcosa. I suoi sospetti ebbero ulteriore conferma quando si alzò e si avvicinò alla porta della cucina per sentire quello che i due uomini si dicevano.

-Non le hai detto niente?- esclamò in quel momento Rei

-Abbassa la voce- gli intimò Ryo –E comunque no, non le ho detto niente. Non ancora, per lo meno-

-Questa storia non mi piace per niente-

-So già quello che stai per dirmi, zio Rei, e ti assicuro che le dirò tutto. Nel momento che riterrò opportuno-

-D’accordo, fai come vuoi-

Sentendo che i due stavano tornando, Kaori si allontanò dalla porta della cucina. Si avvicinò al camino, sopra il quale c’erano alcune foto e si mise ad osservarle. Una di esse ritraeva due uomini adulti, una donna e un bambino.

-È la tua famiglia?- chiese a Ryo che le si era avvicinato in quel momento

-Sì. Questo è mio zio Rei, mio padre, mia madre e questo bambino sono io- le indicò lui

-Eri bellissimo anche da piccolo- gli disse Kaori con un sorriso –Inoltre, adesso sei uguale a tuo padre-

-Sentite, ormai è tardi per tornare a Tokyo. Che ne dite di restare a dormire qui?- intervenne in quel momento lo zio Rei uscendo dalla cucina

-Tu che ne dici?- le chiese Ryo

-Perché no? Se a Rei non da troppo disturbo...- rispose Kaori

-Ma quale disturbo? Mi fa piacere avere un po’ di compagnia. E poi, per una volta che mio nipote mi porta a casa una bella ragazza, ne approfitto- replicò l’uomo facendole l’occhiolino

-Ehi, non fare la corte alla mia ragazza, capito?- esclamò Ryo con tono scherzoso

-Che c’è? Hai paura che te la rubi?-

-Figuriamoci se un vecchietto come te può competere con il mio fascino-

-Io non ne sarei così sicuro- intervenne maliziosa Kaori –Non dovresti sottovalutare il fascino dell’uomo maturo e devo dire che tuo zio si difende bene-

-Ah, è così, eh?- fece lui offeso mentre Rei scoppiava a ridere, poi si chinò e, in modo che sentisse solo lei, le sussurrò all’orecchio con voce sensuale:-Questo le costerà caro, signorina Makimura-

 

-Allora, cosa dicevi prima riguardo agli uomini maturi?- Ryo chiuse la porta della camera degli ospiti dietro allo zio Rei e vi si appoggiò contro, incrociando le braccia sul petto

-Ohh, non dirmi che ho ferito il tuo orgoglio di maschio...- gli disse Kaori con un sorriso divertito sulle labbra

-Adesso ti insegno io a prenderti gioco di me-

Mentre lei scoppiava a ridere, lui le se avvicinò con sguardo da predatore, se la caricò in spalla e raggiunse poi il letto, dove la depositò senza tante cerimonie.

-Ora sei nelle mie mani- le disse poi stendendosi su di lei

La baciò, accarezzò, assaporò fino a farle perdere la testa, finché lei stessa non lo supplicò di appagare quel desiderio travolgente che sentiva scorrerle nelle vene. E, finalmente, lui l’accontentò, fondendosi con lei e trascinandola con se nella danza dell’amore.

-Ti amo- le sussurrò Ryo all’orecchio nel momento di massimo piacere

Stanchi ma appagati, rimasero abbracciati a parlare, sottovoce, per non guastare l’atmosfera di quella notte magica. Tuttavia, c’era una domanda che continuava a tormentare Kaori e che le premeva sulle labbra.

-Ryo?-

-Mmh?-

-Perché te ne sei andato sei anni fa?-

-Mi sembrava che avessimo già affrontato questo discorso- sospirò lui

Kaori si alzò a sedere per poterlo guardare negli occhi, coprendosi con il lenzuolo.

-No, mi hai detto che non potevi fare altrimenti, ma non mi hai detto il perchè. Lo so che mi nascondi qualcosa, Ryo, e capisco anche perchè tu non me l’abbia detto finora, visti il difficile rapporto che c’era tra noi prima, ma adesso voglio sapere la verità-

Ryo si alzò a sedere a sua volta, fissando lo sguardo nel suo.

-Visto che siamo in vena di domande, perchè non mi hai ancora detto che mi ami?-

Kaori sussultò, sorpresa da quell’improvviso cambio di argomento.

-Io...non ce la faccio. Non mi sento ancora pronta-

-Kaori, di cos’è che hai ancora paura?-

Lei abbassò lo sguardo verso le sue mani, che in quel momento stavano giocherellando nervosamente con il bordo del lenzuolo.

-È solo che...Se c’è una cosa che ho imparato dalla vita è che le cose belle non durano. Ed io non voglio buttarmi a capofitto in questa relazione senza prima essere sicura che avrà un futuro-

Ryo le prese il mento con una mano e le alzò il viso, costringendola a guardarlo negli occhi.

-Kaori, non puoi continuare a vivere nella paura di soffrire, la vita è troppo bella e troppo breve per sprecarla in questo modo. Lo so che non è facile lasciarsi andare, ma devi aver fiducia nel sentimento che ci lega. Io non posso darti garanzie certe, non posso dirti che vivremo sempre felici e contenti, perchè non è così. Sicuramente affronteremo delle difficoltà, ma insieme potremo superarle e uscirne più uniti. L’unica cosa che posso assicurarti è che io ti amo e che non ti farò mai soffrire- le sfiorò le labbra con le sue –Non puoi controllare l’amore, devi solo lasciarti trascinare e vedere dove ti porta, seguire il tuo cuore senza lasciarti condizionare dalla mente. Io mi sono già arreso a ciò che provo per te. Quando farai lo stesso? No, non rispondermi, posso aspettare, ma ricorda che non ti lascerò andare, Kaori Makimura. Ormai sei mia e sarà bene che ti abitui all’idea-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


IF-cap 16

CAPITOLO 16

“Finalmente è arrivato il weekend!” si disse Kaori concludendo un’altra giornata di lavoro. Quella poi era stata particolarmente lunga e pesante. Fortunatamente i lavori al palazzo di Ryo erano finiti e l’arredamento era venuto anche meglio del previsto. Kaori, Sayaka e Kasumi erano molto soddisfatte del loro operato. Anche Ryo lo era e aveva organizzato per quella sera un piccolo ricevimento per festeggiare.

Per l’occasione, Kaori aveva fatto visita alla boutique di Eriko e aveva scelto un lungo abito blu elettrico, dal taglio semplice, sorretto da due sottili spalline e con un ampio spacco laterale che le arrivava a metà coscia. Voleva essere bellissima. E non solo per la serata, ma soprattutto per il dopo-serata, visto che avrebbe passato la notte nell’appartamento di Ryo.

Poco prima delle otto, il suo cavaliere venne a prenderla e insieme si recarono al ricevimento, che si sarebbe tenuto all’ultimo piano del palazzo di Ryo. Erano già arrivate un bel po’ di persone, comprese Sayaka e Kasumi e poco dopo fece la sua apparizione anche Mick, accompagnato da Kazue. Molti si complimentarono con le tre per il magnifico lavoro e alcuni, spinti da un improvvisa voglia di rinnovamento, chiesero di avere il loro biglietto da visita.

-Kaz, posso farti una domanda riguardo te e Mick?- chiese Kaori all’amica

Le due erano momentaneamente sole. Ryo e Mick stavano discutendo con alcune persone dall’altra parte della stanza, probabilmente di affari, mentre Kasumi e Sayaka stavano ballando con i loro cavalieri.

-Certo, dimmi pure- rispose l’infermiera

-Ecco, so che ti sembrerà una domanda un po’ strana, ma...non hai mai l’impressione che Mick ti nasconda qualcosa? Che abbia un qualche tipo di segreto che non vuole svelarti?-

-Perché mi fai questa domanda?- fece sorpresa Kazue

-Perché sono sicura che Ryo mi nasconde qualcosa. E credo anche che questo qualcosa riguardi Mick e Umibozu. Non ti sembra strano che due uomini d’affari conoscano un ex-mercenario?-

-In effetti, sì. E a dire la verità, fin dal primo momento, ho avuto l’impressione che Mick e Ryo non siano quelli che si definiscono due tipici uomini d’affari. Non so come spiegarlo, ma intorno a loro c’è come un’aura di mistero...-

-Capisco quello che intendi dire, anch’io ho avuto la stessa impressione. E non hai mai chiesto nulla a Mick?-

-No. In fondo io e lui ci frequentiamo da poco e penso che, se vorrà aprirsi con me, lo farà quando si sentirà pronto-

-Hai ragione. Però io e Ryo ci conosciamo da tempo e credevo che tra me e lui ci fosse fiducia reciproca...- disse Kaori abbattuta

-Ryo ti ama e si fida di te- la rassicurò Kazue –Probabilmente, se non ti ha ancora detto niente, avrà i suoi buoni motivi. Forse teme che tu non capisca, o che ti arrabbi...O magari che lo lasci. Avrà paura di perderti-

Pensierosa, Kaori guardò nella direzione di Ryo e restò qualche minuto ad osservarlo. Non poté fare a meno di notare che, sicuramente, era l’uomo che più spiccava tra i presenti per fascino e carisma. Si era accorta che ogni singola ospite di sesso femminile l’aveva guardata con malcelata invidia quando aveva fatto il suo ingresso al braccio di Ryo. D’altronde, oltre ad essere incredibilmente bello, era anche uno degli uomini più ricchi del paese.

In quel momento, come se avesse avvertito il suo sguardo, Ryo si voltò verso di lei e le sorrise. Kaori ricambiò il sorriso e, come sempre quando i loro occhi si incrociavano, il suo cuore si mise a battere più velocemente. Anche nello sguardo di Ryo poté leggere lo stesso desiderio e, senza quasi rendersene conto, si ritrovò a camminare verso di lui.

-Scusate, posso rubarvelo un attimo?- disse Kaori al gruppetto con cui stava parlando

Senza quasi attendere risposta, lo prese per mano e, cercando di non attirare troppo l’attenzione, si diresse verso l’ufficio di Ryo. Inutile dire che lui non oppose la minima resistenza. Arrivati, scivolarono furtivamente dentro alla stanza. Mentre Ryo chiudeva la porta a chiave, Kaori accese la lampada da tavolo sopra la scrivania, in modo da illuminare la stanza, ma non troppo.

-Allora, di cosa c’è di così urgente da trascinarmi in una stanza deserta?- le chiese Ryo con un sorriso sensuale che gli incurvava le labbra

-Questo- rispose Kaori prima di spingerlo contro la porta e alzarsi in punta di piedi per incollare le proprie labbra a quelle di lui

Con un gemito, Ryo l’afferrò per la vita, stringendola ancora di più a se. Poi le sue mani scivolarono verso la rotondità delle sue natiche. Mentre la sollevava, Kaori gli passò le gambe intorno alla vita. In due falcate, lui raggiunse la scrivania e ve la depose.

-Non che mi lamenti...- fece staccandosi da lei –Ma a cosa devo tutto ciò?-

-Ho voglia di te- rispose lei –Ho voglia di te in ogni momento, Ryo Saeba. Non so cosa mi hai fatto, ma mi hai stregato-

Pronunciando il suo nome con un voce roca, Ryo prese di nuovo possesso della sua bocca con esigenza. Nel frattempo, una mano viaggiava verso il suo seno, mentre l’altra si insinuava nello spacco del suo vestito, sollevandoglielo fino alla vita. Due minuti dopo, Kaori era distesa sulla scrivania, con Ryo sopra di lei. I loro corpi si unirono in un amplesso selvaggio e travolgente.

-Non posso credere di averlo fatto...- mormorò Kaori un’ora dopo

Erano in macchina, diretti all’appartamento di Ryo. Il ricevimento era stato un successo e nessuno si era accorto della loro piccola “fuga”.

-Fatto cosa?- le chiese Ryo fingendo di non aver capito

-Di averti trascinato nel tuo ufficio nel bel mezzo di una festa per...Oddio, e se qualcuno degli invitati se ne fosse accorto, che figura avrei fatto?!-

-Ma non è successo. É incredibile come riesci a passare dalla modalità “ragazza timida e dolce” alla modalità “predatrice sexy”- fece lui con un sorriso malizioso

-Smettila di prendermi in giro!- lo rimproverò lei rossa come un pomodoro

-Non capisco perchè ti vergogni. Ti sei semplicemente comportata come una donna. Una donna che desidera il suo uomo. Una donna innamorata. Non c’è niente di male in questo- le disse Ryo serio prendendole una mano

-Grazie- gli sussurrò Kaori con un sorriso ricambiando la stretta

-E poi, ti sembra che a me sia dispiaciuto? Io adoro tutti i lati del tuo carattere, Kaori, ricordatelo. Adoro tutto di te-

 

La mattina dopo, Ryo fu il primo a svegliarsi. Osservò Kaori che dormiva tra le sue braccia e pensò di essere l’uomo più fortunato sulla faccia della Terra. Già, il più fortunato, ma anche il più stupido per non averle ancora raccontato tutta la verità. Lei si era accorta che le nascondeva qualcosa, ma lui aveva sviato il discorso e sapeva che, più il tempo passava, più sarebbe stato difficile e più lei l’avrebbe presa male una volta che si fosse deciso. Tuttavia, non ci riusciva. Aveva paura. Paura che Kaori si arrabbiasse, che lo lasciasse...Paura di perderla. Lei era la cosa più bella che gli fosse mai capitata nella vita, la sola donna di cui si era innamorato, e non aveva nessuna intenzione di lasciarsela sfuggire.

In quel momento, l’oggetto dei suoi pensieri si mosse accanto a lui e aprì gli occhi.

-Buongiorno- le disse chinandosi su di lei per sfiorarle le labbra con un bacio

-Buongiorno- gli sorrise Kaori stiracchiandosi –Che ore sono?-

-Le otto. Che ne dici se ti porto a fare colazione al Cat’s Eye stamattina? Potrai ordinare tutto quello che vuoi, ti meriti una colazione con i fiocchi dopo tutta l’attività di stanotte- fece Ryo malizioso

-Ci sto. E poi, visto che mi sono portata un cambio di vestiti, non ci sarà neanche bisogno di passare da casa mia- replicò lei alzandosi a sedere e infilandosi la camicia di lui -Ma prima di tutto mi merito una lunga doccia-

-Mmh...Ottima idea- mormorò Ryo mentre una luce calda e bramosa gli accendeva lo sguardo

-Eh no, caro mio. Ho tutte le intenzioni di concedermi una doccia rilassante e...da sola. Perchè se tu mi segui, so già come andrà a finire e la mia doccia sarà tutto fuorché rilassante. Perciò te ne starai buono qui finché non ho finito, chiaro?-

-Uff, e va bene. Come sei crudele, però-

Ridendo del viso imbronciato di Ryo, Kaori si infilò in bagno e, per sicurezza, chiuse la porta a chiave.    

Una buona mezz’ora dopo, lasciò campo libero a Ryo e, mentre questo si faceva la doccia, ne approfittò per osservare meglio il suo appartamento. Le piaceva davvero moltissimo. Il soffitto era molto alto, sostenuto da grosse travi in legno, un’intera parete era fatta unicamente di vetri, che lasciavano spaziare la vista sopra un panorama mozzafiato della città ed era divisa a metà da un soppalco in legno su cui era stata ricavata la camera da letto con annesso bagno. Questa si affacciava sul salone, arredato su toni caldi del panna e con mobili in legno scuro. A fianco c’era la cucina, all’americana, spaziosa e moderna.

-Sei stato molto fortunato a trovare questo appartamento- disse poco dopo sentendo la porta del bagno aprirsi –È assolutamente fantastico!-

-Sapevo che ti sarebbe piaciuto- le sorrise Ryo strofinandosi i capelli con un asciugamano –Anch’io appena l’ho visto me ne sono innamorato- aggiunse avvicinandosi a lei

Il corpo di Kaori avvertì immediatamente le conseguenze della vicinanza di quello di lui, coperto solo da un asciugamano legato introno ai fianchi.

-Fermo lì!- gli intimò facendo un passo indietro –Non osare avvicinarti prima di essere vestito!-

-E perchè mai?- chiese lui con una delle sue espressioni più innocenti

-Lo sai benissimo perchè, non fare il finto tonto con me. Mi hai promesso una colazione con i fiocchi e io non ho nessuna intenzione di rinunciarci!-

-Vuoi dire che preferisci una colazione a me?-

-Assolutamente sì. Ho una fame da lupo, perciò sbrigati a prepararti-

-Non ci posso credere. Snobbato per una tazza di caffé e dei croissants...Caro il mio Ryo, sei proprio caduto in basso!- borbottò lui sconsolato dirigendosi verso l’armadio

 

Mezz’ora dopo, teneramente allacciati, Kaori e Ryo varcarono la soglia del Cat’s Eye.

-Ehilà, piccioncini!- li salutò Mick seduto al bancone accanto a Kazue

-Buongiorno a tutti- salutò Kaori

-Sai Umi-chan...- fece Ryo con un sorriso furbo rivolto al gigante –Devo dire che quel grembiulino ti dona, hai fatto proprio bene a ritirarti e ad aprire questo bar con la tua dolce mogliettina-

-Anche se mi sono ritirato, la mia mira è ancora infallibile, perciò sta attento a quello che dici, Saeba- replicò Umibozu

-Smettila di fare lo stupido e siediti!- gli disse Kaori scuotendo la testa –A volte ho davvero l’impressione di avere a che fare con un bambino...-

-Stanotte non mi sembravi dello stesso avviso, però- le mormorò Ryo malizioso all’orecchio facendola arrossire dalla testa ai piedi

Tra chiacchiere e risate, consumarono tranquillamente la loro colazione. Questo finché Eriko non irruppe nel locale come una furia. Dalla sua faccia sembrava che la Terza Guerra Mondiale stesse per abbattersi sull’umanità.

-Kaori! Per fortuna sei qui!- esclamò la stilista

-Eriko, calmati! Che succede?-

-Ho bisogno di un favore enorme!-

-Oh, no. L’ultima volta che mi hai chiesto un favore enorme ho dovuto fare da modella ad una tua sfilata di biancheria intima!-

Ryo per poco non si soffocò con il caffé che stava bevendo.

-Hai sfilato in biancheria intima??- fece sconcertato

-Sì, perché? Ad Eriko mancava una modella...- rispose lei

-Vuoi dire che delle persone ti hanno guardato mentre tu camminavi mezza nuda su una passerella?!-

-Ryo, non è proprio il caso di fare il geloso-

-Ehi, voi due, qui ci sarebbe qualcuno con un problema!- intervenne Eriko schioccando le dita davanti agli occhi di Kaori

-Scusa, Eri. Dimmi, che favore ti serve?-

-Ecco, ci sarebbe un servizio fotografico e...-

-Non se ne parla- la interruppe Kaori –Lo sai che odio essere al centro dell’attenzione!-

-Ma un servizio fotografico non è come una sfilata, non c’è un pubblico- replicò la stilista –E poi tu sei così brava...L’ultima volta un sacco di stilisti mi hanno chiesto di te per le loro sfilate, ho fatto una fatica enorme per convincerli che non eri una modella professionista!-

Kaori la guardò, incerta ed esitante.

-Ti prego, Kaori-chan, sei la mia ultima speranza!-

-E va bene. Ma è l’ultima volta- si arrese alla fine l’amica

-Grazie, grazie, grazie! Ti adoro!- esultò la stilista saltandole al collo

Poi, ottenuto quello che voleva, Eriko salutò tutti e tornò alla sua boutique.

-Non si tratterà di biancheria intima anche questa volta, spero- le disse Ryo con espressione scuro

-E chi lo sa? Eriko non me l’ha detto...- replicò Kaori con un sorriso divertito

-Ma come siamo gelosi!- lo prese in giro Mick –Ti rode che qualcuno oltre a te possa vedere Kaori senza vestiti?-

Ryo stava per replicare con una battuta pungente, quando all’improvviso avvertì una sensazione di pericolo.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


IF-cap 17

CAPITOLO 17

Ryo si gettò su Kaori, trascinandola a terra con se, e lo stesso fecero Umibozu e Mick, coscienti anche loro del pericolo, con Miki e Kazue. A parte loro, non c’era nessun’altro nel locale che potesse rischiare di rimanere ferito. Ryo fece in modo che Kaori cadesse sopra di lui, in modo da attutirle il colpo con il proprio corpo. Un secondo dopo, si udì il rumore di vetri infranti, unito a quello di spari. Mentre si rifugiava dietro al bancone con gli altri, Ryo notò una berlina nera parcheggiata dall’altra parte della strada, dai cui finestrini abbassati spuntavano due mitra. Umibozu estrasse da dietro il bancone un fucile automatico e due Colt che lanciò a Mick e Ryo e i tre si misero a rispondere al fuoco. Pochi minuti dopo, la parte avversa cessò il fuoco e la berlina partì sgommando, allontanandosi velocemente.

-Già finito? È stato fin troppo facile- commentò Mick rialzandosi e lanciando un’occhiata all’esterno per assicurarsi che il pericolo fosse realmente passato

-È stato solo un avvertimento- replicò Umibozu aiutando Miki a mettersi in piedi

-Stai bene, Kaori?- chiese Ryo

-Sì, sto bene- rispose questa –Ma gradirei avere una spiegazione su quanto è successo-

-Kaori...-

-E ti conviene non inventare scuse, Ryo- lo prevenne lei con tono duro –Voglio sapere la verità. Adesso-

-Vuoi dire che Kaori non sa ancora niente? Non glielo hai detto?- chiese Miki stupita

-No, la sottoscritta non sa ancora niente- rispose Kaori per lui, sarcastica –Al nostro caro Ryo piace fare il misterioso a quanto pare-              

-Ryo, Mick, è meglio se voi due vi allontanate alla svelta. Me la vedo io con la polizia- intervenne in quel momento Umibozu sentendo le sirene in lontananza

-Grazie mille- fece Ryo –E scusa per il casino-

-Tsk, con te c’è da aspettarsi questo e altro- replicò il gigante

Ryo e Mick uscirono velocemente dal locale, portandosi dietro Kaori e Kazue, dirigendosi ognuno verso la propria vettura.

-Ryo, ma che succede? Perchè non vuoi parlare con la polizia?- gli chiese Kaori

-Ti spiegherò tutto a casa, ora sali- le intimò lui

-E Mick e Kazue?-

-Credo che anche loro dovranno parlare, chiamerò Mick più tardi-

Per tutto il tragitto fino all’appartamento di Kaori, nessuno dei due aprì bocca, ognuno immerso nei propri pensieri.

-Perché siamo venuti a casa mia e non nel tuo appartamento?- gli chiese Kaori una volta giunti a destinazione

-Perché non so come prenderai quello che sto per dirti. Probabilmente non bene, perciò non credo che avrai voglia di passare la notte con me- le rispose Ryo serio

Lei si zittì. Cosa doveva dirle Ryo? E perchè, se era una cosa così seria e importante, non gliel’aveva detta prima?

-È meglio se ti siedi- le disse lui appena varcata la soglia dell’appartamento

-Non ho voglia di sedermi- replicò lei tesa fermandosi al centro del salone

Ryo si andò a posizionare di fonte alla porta-finestra che dava sul balcone. Vedendo che lui non di decideva a parlare, Kaori sbottò:

-Ryo, per favore, dimmi cosa sta succedendo. Credo di avere il diritto di saperlo dopo quello che è successo poco fa-

Lui si voltò verso di lei, piantando lo sguardo nel suo.

-Non sono un uomo d’affari...O almeno, non solo. Ho preso in mano le redini della società di mio padre come copertura. In realtà, io sono un agente governativo, lavoro per l’unità “Eclipse”-

-Eclipse? Cos’è? Non l’ho mai sentita- gli chiese lei sbalordita e confusa

-È una squadra speciale che si occupa di organizzazioni criminali. Principalmente chi vi fa parte è specializzato nell’infiltrarsi per raccogliere dall’interno le prove per smantellare l’organizzazione. È normale che tu non ne abbia mai sentito parlare, in pochi sanno della sua esistenza-

-E la sparatoria di oggi come ha a che fare con tutto ciò?-

-La sparatoria di oggi era un messaggio per me. Sei anni fa mi sono infiltrato all’interno di un’organizzazione chiamata “Union Teope” che si occupava principalmente di traffico di droga e la cui base principale si trovava a Los Angeles. Ci ho messo un anno prima di riuscire a entrarvi e due per riuscire a smantellarla completamente. Poi mi sono dovuto occupare della sede di Miami. Qualche giorno fa sono venuto a sapere che la Union Teope si sta riformano qui a Tokyo. Erano loro che ci hanno sparato prima al Cat’s Eyes-

-È per questo che te ne sei andato sei anni fa, vero?- gli chiese Kaori mentre nella sue mente tutto cominciava ad avere un senso 

-Sì. L’ultimo giorno che ci siamo visti, dopo che ti ho accompagnato alla scuola di arredamento, il mio capo mi ha chiamato e mi ha affidato l’incarico. Io ero uno degli ultimi ad essere entrato nella squadra, non potevo rifiutarmi. Mi hanno fatto partire immediatamente, ho appena avuto il tempo di avvisare tuo fratello e di lasciarti quel biglietto-

-Allora mio fratello è a conoscenza di tutto questo. Ma perchè non mi ha mai detto niente?-

-Perché gliel’ho chiesto io. Meno persone sono a conoscenza del mio lavoro, meglio è-

-E Umibozu e Mick come entrano in questa storia?-

-Mick è un mio compagno di squadra, mentre Umibozu, come già saprai, è un ex-mercenario. Dieci anni fa, prima che riuscissi a entrare nell’Eclipse, ho lavorato come agente segreto e ci siamo ritrovati a lavorare su uno stesso caso. Da quando si è ritirato e ha aperto il bar insieme a Miki si limita a darmi una mano di tanto in tanto, procurandomi informazioni più che altro-

-Quindi anche Miki sa tutto...- commentò Kaori con voce spenta

-Sì. E probabilmente anche Mick sta raccontando tutto a Kazue-

Lei chiuse stancamente gli occhi, cercando di assimilare la portata di quella rivelazione. Dio, tutto si sarebbe aspettata, ma questo...Un agente governativo. Ryo era un agente governativo. Nonostante tutto, doveva ammettere che quel ruolo gli si adattava perfettamente.

-Perché non mi hai detto niente?- gli chiese alla fine riaprendo gli occhi –Posso capire perchè tu non me l’abbia detto sei anni fa, ma perchè da quando sei tornato non l’hai mai fatto?-

Ryo sospirò.

-Stavo aspettando il momento giusto. Non sapevo come l’avresti presa e...-

-E secondo te come avrei dovuto prenderla?- si inalberò Kaori –E non raccontarmi che aspettavi il momento giusto, per favore! Capisco che inizialmente, dopo il tuo ritorno, i rapporti tra noi sono stati... difficili, ma tu mi hai chiesto di fidarmi di te e io l’ho fatto, ma a quanto pare sono l’unica. Perchè si presume che tra due persone che stanno insieme dovrebbe esserci fiducia reciproca, perciò nel momento stesso in cui abbiamo iniziato questa relazione, avresti dovuto dirmi tutto!-

-Ma io mi fido di te, Kaori!- esclamò Ryo passandosi nervosamente una mano tra i capelli –È solo che... Avevo paura di come l’avresti presa, che ti saresti arrabbiata...Avevo paura di perderti-

Kaori si sedette, appoggiando le braccia sulle ginocchia e nascondendo il viso tra le mani.

-Ti prego, lasciami sola. Ho bisogno di riflettere-

Lui si sedette sul divano di fianco a lei e le prese le mani tra le sue.

-Kaori, mi dispiace di non averti detto niente, ma se l’ho fatto è stato anche per proteggere te. Io ti amo-

-Proprio per questo avresti dovuto dirmelo. Noi due stiamo insieme, Ryo, e tutto quello che riguarda te riguarda anche me. Ora, ti prego, va via, voglio restare sola- Kaori si alzò e, voltandogli le spalle, si mise ad osservare la città dalla porta-finestra

Capendo che lei era decisa e che aveva bisogno di assimilare quella nuova realtà, Ryo si alzò con un sospiro e si avviò verso la porta. Dopo averle rivolto un ultimo sguardo, uscì silenziosamente dall’appartamento.

Kaori non si mosse finché non sentì la porta richiudersi dietro di lui. Poi, con un sospiro, chiuse gli occhi e appoggiò la fronte al vetro, mentre una lacrima le scendeva lungo la guancia. La prima di molte altre.

 

You want commitment
Take a look into these eyes
They burn with a fire, just for you now
Until the end of time
I would do anything
I'd beg, I'd steal, I'd die
To have you in these arms tonight

Ryo arrestò la sua Aston Martin nel garage sotterraneo del palazzo in cui viveva. Sceso dalla macchina, vide addossata alla parete in fondo, nascosta sotto un telo per ripararla dalla polvere, la sua Suzuki blu. Era da un sacco di tempo che non la usava e un giro in moto in quel momento era proprio quello che gli ci voleva.

 

Baby I want you like the roses want the rain
You know I need you like a poet needs the pain
I would give anything
My blood my love my life
If you were in these arms tonight

Dopo essere salito nel suo appartamento per cambiarsi, tornò nel garage. Con un movimento secco, tolse il telo che la copriva, poi la spinse fuori. Montò in sella, mise in moto e si infilò il casco. Pochi secondi dopo sfrecciava per le strade di Tokyo.

 

I'd hold you
I'd need you
I'd get down on my knees for you
And make everything all right
If you were in these arms
I'd love you
I'd please you
I'd tell you that I'd never leave you
And love you till the end of time
If you were in these arms tonight

Non sapeva per quanto tempo era rimasta lì. A piangere. A chiedersi il perchè. Perchè il destino non le permetteva di essere felice? Perchè ogni volta che si fidava di un uomo rimaneva delusa? Questa volta ci aveva creduto davvero. Lui aveva detto di amarla. Le aveva promesso che non le avrebbe mai fatto del male. Eppure lo aveva fatto.

 

We stared at the sun
And we made a promise
A promise this world would never blind us
These are my words
Our words were our songs
Our songs are our prayers
These prayers keep me strong
It's what I believe
If you were in these arms tonight

Pensare che solo poche ore prima si sentiva la donna più fortunata del mondo. Si era svegliata tra le sue braccia, la prima cosa che aveva visto erano stati i suoi occhi che la guardavano con calore, il primo suono che aveva sentito era stata la sua voce...Ed era lì che avrebbe voluto essere in quel momento. Tra le sue braccia. L’unico luogo al mondo in cui si sentiva veramente e completamente felice.


I'd hold you
I'd need you
I'd get down on my knees for you
And make everything all right
If you were in these arms
I'd love you
I'd please you
I'd tell you that I'd never leave you
And love you till the end of time
If you were in these arms tonight

Guidava per le strade di Tokyo spingendo sull’acceleratore, zigzagando tra le auto. Sentiva il suo corpo tagliare l’aria, ma davanti a se non vedeva la strada, non vedeva la città sfrecciargli accanto...Tutto quello che vedeva era il viso della persona più importante della sua vita. Vedeva gli occhi della donna che amava più di ogni altra cosa. Occhi che quella sera lo avevano guardato tristi e feriti.


Your clothes are still scattered all over our room
This old place still smells like your cheap perfume
Everything here reminds me of you
And there's nothing that I wouldn't do to be in your arms

Non voleva tornare a casa. Non voleva tornare in quell’appartamento che ora gli sembrava così vuoto. Non voleva entrare nella sua camera da letto, quella stanza in cui l’aveva tenuta tra le braccia, l’aveva baciata, accarezzata...Dove lei era stata sua. In quella stanza in cui si sentiva ancora il suo profumo, quel profumo dolce e delicato che gli era entrato nella pelle e non voleva più andarsene. Come lei.

 

I'd hold you
I'd need you
I'd get down on my knees for you
And make everything all right
If you were in these arms
I'd love you
I'd please you
I'd tell you that I'd never leave you
And love you till the end of time
If you were in these arms tonight

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


IF-cap 18

CAPITOLO 18

Ryo arrivò a Chiba nel primo pomeriggio. Fermò la moto davanti a casa dello zio Rei, spense il motore e si tolse il casco. Non poté fare a meno di andare indietro con la mente a qualche giorno prima, quando aveva portato lì Kaori. Scuotendo la testa per scacciare quei ricordi dolorosi, scese dalla moto e attraversò il vialetto della casa di suo zio. Arrivato davanti alla porta suonò il campanello e pochi secondi dopo, Rei venne ad aprire.

-Accidenti! Due visite in una settimana!- esclamò l’uomo –Non vorrai far nevicare in settembre?- poi, si accorse dello sguardo scuro di Ryo e ne indovinò subito il motivo:-Gliel’hai detto, vero?-

Il nipote annuì solamente.

-E scommetto che lei non l’ha presa bene...- continuò lo zio Rei –Forza, entra-

 

Nel frattempo, nell’appartamento di Kaori, squillò il campanello. Il cuore le fece un balzo nel petto quando il pensiero che potesse essere Ryo le attraversò la mente. Poi, però, si disse che erano solo trascorse solo poche ore da quando l’aveva mandato via, perciò le possibilità che fosse lui erano molto scarse. Infatti era Eriko.

-Ciao Kaori-chan!- la salutò allegramente la stilista -Per ringraziarti del favore che mi fai posando per quel servizio fotografico, ti ho portato un sacchetto pieno dei biscotti al cioccolato di Miki, i tuoi preferiti. Sono o non sono un’amica, eh?-

-Grazie, li assaggerò più tardi. Adesso proprio non ne ho voglia- le rispose Kaori sforzandosi di sorridere

Solo allora Eriko si accorse dell’espressione triste dell’amica e dei suoi occhi rossi.

-Cos’è successo?-

-Io e Ryo abbiamo avuto una discussione-

-Forza, raccontami tutto- le disse Eriko spingendola verso il divano e chiudendo la porta dietro di se

 

-Mmh...Da quello che mi hai detto, anche la tua Kaori non deve aver avuto una vita facile- commentò lo zio Rei dopo che Ryo gli ebbe raccontato l’intera storia –Non mi stupisce che faccia fatica a fidarsi degli altri e che abbia preso male il fatto che le hai tenuto nascosto il tuo vero lavoro-

-Questo lo so anch’io, ma non posso permettere che tra noi finisca tutto per questo- replicò Ryo

-Non ho detto questo. Dico solo che la capisco e che credo che dovresti lasciarle il tempo di sbollire la rabbia-

-E poi?-

-E poi ti fai perdonare, è ovvio! Non dirmi che devo darti consigli anche su questo!- fece ironico lo zio Rei

-No, penso di potermela cavare da solo- rispose Ryo sullo stesso tono, poi alzandosi:-Bene, ora me ne vado. Grazie per la chiacchierata, zio Rei-

-Quando vuoi, figliolo- gli disse l’uomo accompagnandolo alla porta –Mi raccomando, tienimi informato sugli sviluppi-

-D’accordo-

-E vai piano su quel trabiccolo-

-Ehi! Non osare chiamare trabiccolo la mia Suzuki o ti stendo!-

-Questa poi! Dimentichi chi ti ha insegnato tutto quello che sai?-

-Già, ma ormai l’allievo ha superato il maestro!-

Detto questo, Ryo si infilò il casco, montò in sella e mise in moto. Un attimo dopo, era già lontano. Lo zio Rei tornò verso casa scuotendo la testa.

-Ah, la gioventù d’oggi! Non ha più alcun rispetto!-

 

-Cosa? Un agente governativo?!- esclamò Eriko con gli occhi fuori dalle orbite

-Sì, ma promettimi che non lo dirai a nessuno- le intimò Kaori

-Ma certo che lo terrò per me. Ed è per questo che avete litigato? Perchè te l’aveva tenuto nascosto?-

-Beh, e non ti sembra un buon motivo? Mi aveva detto che poteva fidarmi di lui, che mi amava, e poi cosa scopro? Che mi aveva tenuta nascosta una cosa del genere!-

Eriko sembrò pensarci su per un attimo, poi le chiese:

-E lui, come si è giustificato?-

-Ha detto che l’ha fatto per proteggermi e...perchè aveva paura di perdermi-

-E tu non gli credi?-

Con un sospiro, Kaori si lasciò andare contro lo schienale del divano, dove lei ed Eriko erano sedute.

-Oh, non lo so. Non so più niente. Solo stamattina ero la donna più felice sulla faccia della Terra e ora...mi sembra che il mondo mi sia crollato addosso-

-Io credo che in realtà non sei poi così arrabbiata con lui-

-Come non sarei arrabbiata? Certo che lo sono!-

-No che non lo sei. Tu hai una paura folle di quello che provi per Ryo, perciò alla prima difficoltà ne hai approfittato per fuggire-

-Io non sono fuggita, Ryo mi ha mentito!-

-Non ti ha proprio mentito, ti ha tenuta nascosta una parte della sua vita aspettando il momento adatto per fartene partecipe-

-Lo stai difendendo?-

-Sto solo cercando di farti ragionare, Kaori. Ryo ha perduto i genitori quando aveva appena 16 anni, è stato cresciuto da uno zio, senza il calore di una vera famiglia e l’amore di una madre, fa un lavoro duro e pericoloso e probabilmente le persone di cui si può fidare possono essere contate sulle dita di una mano...Sinceramente io capisco bene per quale motivo ha avuto paura di dirti la verità-

Kaori guardò Eriko con espressione dubbiosa.

-Ma di me può fidarsi- borbottò alla fine

-E infatti si fida. Però, se ci pensi bene, fino a una settimana fa non facevi altro che respingerlo in tutti i modi e la vostra storia è solo agli inizi. Per non parlare del fatto che prima mi hai detto che hai ancora dei timori su voi due e che non gli hai ancora detto che lo ami...Tu che avresti fatto al suo posto?-

-Beh...messa così...- fece Kaori incerta –Dici che dovrei perdonarlo?-

-Io non ti dico niente, Kaori, non sta a me decidere. Però ti consiglio di pensarci su e di decidere con calma, d’accordo?- le disse Eriko con dolcezza

-Hai ragione. Grazie, Eri- fece l’amica abbracciandola

-Bene, ora me ne torno a casa- la stilista si alzò dal divano e si diresse verso la porta –Sai, stasera ho un appuntamento!-

-Davvero? E con chi?-

-Con Yoshiki Arima, il fotografo che ti farà la seduta domani. Ah, a proposito, passo a prenderti domani pomeriggio alle tre in punto, fatti trovare pronta!-

-Agli ordini, capo!- replicò Kaori facendole il saluto militare –Ma come mai il tuo fotografo lavora anche di domenica?-

-Perché siamo in ritardo sulla tabella di marcia per la promozione della mia nuova collezione e Arima lunedì deve partire per la Cina per un altro lavoro-

Dopo aver chiuso la porta dietro alla sua amica, Kaori decise di andare a farsi un bel bagno rilassante. Era appena entrata nella vasca, quando il telefono squillò. “Dio benedica l’inventore del telefono senza fili!” pensò mentre allungava un braccio per prendere la cornetta “Chiamano sempre quando sono in bagno!”

-Pronto?-

-Ciao Kaori, sono Kazue- rispose la voce della sua amica dall’altra parte

-Kaz, ciao! Pensavo proprio di chiamarti tra un po’-

-Scommettiamo per lo stesso motivo per cui ti chiamo io?-

-Scommessa vinta. Hai parlato con Mick, vero?-

-Sì. E tu hai parlato con Ryo. Com’è andata?-

Kaori le raccontò della discussione avuta con Ryo quella mattina.

-E adesso non so proprio che fare- disse alla fine –E con Mick? Com’è andata?-

-Beh, la nostra discussione è stata un po’ più tranquilla della vostra, però ugualmente shockante!- rispose Kazue –Scoprire che l’uomo con cui esci è un agente governativo non è cosa da tutti i giorni!-

-Pensi di continuare ad uscirci?-

-Credo di sì. Il mio unico dubbio è: sarò abbastanza forte da restare a casa ad aspettarlo con il cuore in gola mentre lui è in missione?-

-Capisco quello che provi, mio fratello è un poliziotto. Comunque, io credo che tu sia una donna forte, Kaz, ce la puoi fare-

-Quanto meno ci proverò. Anche perchè non ho altra scelta-

-In che senso?- le chiese Kaori non capendo quell’ultima frase

-Ecco...Credo di essere innamorata di lui- sospirò Kazue

-Ma lo conosci solo da una settimana!-

-Lo so anch’io questo, però sento che Mick è l’uomo giusto per me. Non so perchè, ma dentro di me sento che è così-

-Sì, capisco quello che vuoi dire- fece Kaori mentre nella sua mente si formava l’immagine di Ryo

Kazue sembrò intuire quello a cui stava pensando, perchè le disse:

-Io credo che dovresti perdonarlo, Kaori-

-Anche Eriko è dello stesso parere-

-Lo vedi? Siamo due a uno. A parte gli scherzi, io so che ami Ryo e il suo lavoro è una parte di lui. Pensaci su, ok?-

-Lo farò. Ora devo lasciarti, scusami. Ci sentiamo-

Kaori concluse la telefonata e appoggiò la cornetta accanto alla vasca. Poi, con un sospiro, si lasciò scivolare contro il bordo, immergendosi un po’ di più nell’acqua calda. Avrebbe dato qualsiasi cosa perchè Ryo in quel momento fosse lì con lei, in quella vasca, per accarezzarla e baciarla, per fare l’amore con lei. E quel pensiero fu accompagnato da una lacrima...

 

Ryo aveva appena richiuso dietro di se la porta del suo appartamento, quando il telefono si mise a suonare. Pensando che fosse Mick che voleva raccontargli com’erano andare le cose con Kazue, si affrettò a rispondere. Ma si sbagliava, non era il suo amico americano.

-Tu sei sicuramente l’ultima persona che mi aspettavo di sentire- disse al suo interlocutore

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


IF-cap 19

CAPITOLO 19

Il giorno dopo la città di Tokyo era sferzata da un violento temporale. A Kaori non erano mai piaciuti molto i temporali, ma quel giorno trovava che si intonasse perfettamente con il suo stato d’animo. Quella notte aveva dormito pochissimo e quella mattina si era svegliata sentendosi ancora più stanca di quando era andata a letto. Non aveva nessuna voglia di uscire, men che meno per andare a quel servizio fotografico, ma ormai lo aveva promesso ad Eriko e non poteva più tirarsi indietro. Per non parlare del fatto che la sua amica sarebbe arrivata a minuti...

Poco dopo, infatti, il campanello suonò e Kaori andò ad aprire alla stilista.

-Uff, che tempaccio!- borbottò Eriko –Io odio la pioggia!-

-Ciao anche a te, Eri- le disse l’altra divertita

-Scusami, Kaori-chan. Ciao, come stai oggi?-

-Abbastanza bene. Anche se non sono riuscita a dormire molto-

-E vedrai che tra poco ti sentirai ancora meglio- le assicurò la stilista con uno strano sguardo

-Ah sì? E da dove ti viene tutta questa sicurezza? Sai prevedere il futuro, ora?- le chiese Kaori ironica

-No, ma più tardi capirai di cosa parlo. Piuttosto, cambiando argomento, hai intenzione di uscire così?-

-Sì, perché?-

Kaori si guardò. Indossava un paio di jeans e una felpa azzurra.

-Lasciamo perdere. Andiamo, altrimenti facciamo tardi-

Detto questo, Eriko la trascinò fuori dall’appartamento, lasciandole appena il tempo di afferrare il suo ombrello.

 

Un’ora e mezza dopo, Kaori si stava chiedendo quale fosse il modo migliore per uccidere la sua migliore amica. Questa volta l’aveva fatta davvero grossa. Per prima cosa, Kaori credeva che ci sarebbero state altre modelle oltre a lei...ma così non era. Inoltre, Eriko aveva deciso di farla posare con tutta la sua intera collezione: abiti casual, abiti da lavoro, da sera, da sposa, costumi da bagno...Quella tortura sembrava non avere fine! Fortunatamente, Yoshiki Arima era un fotografo molto professionale e, soprattutto, sapeva come mettere a proprio agio le persone. Mentre la immortalava, non smetteva un secondo di chiacchierare con lei, di scherzare, di farla ridere...E Kaori gli era grata per questo, immensamente grata, anzi. Almeno lui provava un po’ di pietà per lei, al contrario della sua presunta migliore amica che guardava il tutto con aria soddisfatta e compiaciuta.

-Ma quanti abiti devo indossare ancora?- le chiese Kaori durante una pausa

-Mmh...Ancora qualche abito da sera e poi abbiamo finito- le rispose Eriko distratta

Kaori notò che continuava a guardare verso la porta.

-Che c’è? Aspetti qualcuno per caso?-

-Eh? No, no, nessuno-

L’altra la trovò strana, ma non ebbe il tempo di indagare oltre, perchè il fotografo decise di riprendere.

Poco dopo, Kaori sentì la porta dello studio aprirsi e richiudersi, ma non potendo voltarsi, non poté sapere chi era entrato.

 

Appena si fu chiuso la porta alle spalle, Ryo si chiese se fosse stata davvero una buona idea venire lì. Quando, il giorno prima, Eriko lo aveva chiamato per invitarlo ad osservare il servizio fotografico per cui Kaori doveva posare, era stato indeciso se accettare o meno. E aveva continuato a chiederselo fino a mezz’ora prima, in realtà. In fondo, era trascorso solo un giorno dalla loro discussione e, anche se quelle 24 ore erano state le più lunghe della sua vita, si era ripromesso di lasciarle il tempo di sbollire la rabbia e di riflettere. Alla fine, però, la voglia di vederla aveva prevalso su tutto e, senza quasi rendersene conto, si era ritrovato lì. Tuttavia, una cosa era sicura: non si aspettava di trovarsi di fronte a quello spettacolo. Kaori era in piedi davanti ad uno sfondo nero con addosso un corto e aderente vestito fucsia. La divorò con gli occhi, mentre il suo corpo bruciava dalla voglia di lei. Fortunatamente, Eriko si accorse di lui e gli si avvicinò, evitandogli di saltare addosso a Kaori e di prenderla lì davanti a tutti.

-Finalmente ti sei deciso a venire, Saeba. Temevo che avessi cambiato idea-

-In effetti, sono stato indeciso fino all’ultimo- rispose lui senza riuscire a staccare gli occhi da Kaori

E se lei non avesse voluto vederlo? Se fosse ancora arrabbiata? Se avesse deciso di troncare la loro storia definitivamente? “Oh, smettila con tutti questi se!” si rimproverò mentalmente “Ryo Saeba, non sei mai stato un uomo insicuro, perciò non cominciare adesso!” Non avrebbe permesso che tra loro finisse così, per nessuna ragione al mondo. Lei era sua, maledizione. E lui aveva tutte le intenzioni di riaverla, anche a costo di doverla rinchiudere in una stanza e convincerla a forza di baci e di carezze. In effetti, non era poi così male come idea...

-Non preoccuparti, Saeba- la voce della stilista lo riportò alla realtà –Conosco Kaori e sono sicura che sarà felicissima di vederti- “Anche se credo che ucciderà me” aggiunse tra se Eriko

 

Kaori accolse la fine del servizio fotografico con un sospiro di sollievo. Quella era sicuramente l’ultima volta che accordava un favore del genere alla sua migliore amica. Mentre il fotografo e i suoi assistenti riaccendevano le luci e iniziavano a smontare l’attrezzatura, si diresse con passo svelto verso il camerino, non vedendo l’ora di cambiarsi e di tornarsene a casa. Ma non aveva fatto neanche due passi, che si bloccò di colpo. Davanti a lei c’era Ryo. Ma cosa ci faceva lì? Come sapeva dove trovarla? Quando vide l’espressione fiera e soddisfatta di Eriko, le sue domande ebbero presto risposta. Ora capiva il suo strano comportamento di quel giorno. Accidenti alla sua amica e alla sua mania di impicciarsi nei suoi affari! Anche se, in fondo in fondo, le era anche grata...

Ora che Kaori gli era ancora più vicino, Ryo la dettagliò con lo sguardo. Il vestito che indossava era ancora più attillato e più corto di come gli era sembrato e, pensando che quel fotografo l’aveva vista e immortalata così, fu invaso da una cieca e sorda gelosia. Buon per lui che non avesse allungato le mani sulla sua donna, altrimenti...

Kaori sentì il suo cuore accelerare i battiti sotto lo sguardo caldo e bramoso di Ryo. Dio, era passato solo un giorno dall’ultima volta che lo aveva visto, ma le era mancato da morire. Avrebbe voluto andargli incontro, farsi stringere dalle sue forti braccia, farsi sussurrare all’orecchio parole rassicuranti...Ma resistette, aspettando che fosse lui a fare la prima mossa.

-Kaori, sei stata bravissima!- esclamò Eriko per spezzare la tensione –Ti ringrazio infinitamente per aver accettato di posare per me. Hai visto chi è venuto a trovarci?-

-Già, e scommetto che tu non ne sapevi niente, vero Eri?- replicò Kaori ironica

-Assolutamente niente- mentì spudoratamente la stilista –Ora scusatemi, ma devo parlare con il fotografo. Ciao Kaori-chan, ci sentiamo. Saeba...-

-Arrivederci- la salutò Ryo senza staccare gli occhi da Kaori

Dopo che Eriko si fu allontanata, Ryo e Kaori rimasero a fissarsi per qualche secondo, senza sapere cosa dire. Alla fine, fu lui a rompere il silenzio:

-Ciao, Kaori. Come stai?-

-Bene- rispose lei cercando di assumere un tono neutro –Come mai sei qui?-

-Ho bisogno di parlarti-

Kaori lo guardò, incerta se accettare o meno.

-Per favore- insistette Ryo con un sorriso affascinante

Accidenti a lui e al suo sorriso! Lei non sapeva resistere a quel favoloso sorriso.

-Va bene, d’accordo- disse alla fine –Aspettami qui, vado a cambiarmi-

Dieci minuti dopo, Kaori tornò da Ryo vestita con i jeans e la felpa e insieme uscirono dallo studio fotografico. All’esterno, lei si fermò in mezzo al marciapiede.

-Allora, cosa proponi di fare?- gli chiese

-Ti va di andare a bere un caffé? Così potremo parlare con più calma- le propose lui

-D’accordo. Qui vicino c’è un bar molto carino e soprattutto molto tranquillo-

Si incamminarono così in direzione del locale, nessuno dei due sapeva cosa dire o fare per spezzare la tensione.

-Non ho visto la tua Aston Martin fuori dallo studio fotografico...- tentò di fare conversazione Kaori

-Sono venuto in moto- le rispose Ryo

-Hai anche una moto? Questa sì che è una novità!-  

-L’ho comprata un po’ di anni fa, quando ero ancora qui in Giappone. Era da molto che non la usavo-

Ryo teneva lo sguardo fisso davanti a se. Aveva paura che se l’avesse guardata non avrebbe resistito alla tentazione di baciarla. E, anche se moriva dalla voglia di farlo, non era proprio il momento adatto, non finché non avessero chiarito la situazione tra loro.

In quel momento un’auto parcheggiò proprio accanto a loro. Ne scese un uomo e Ryo gli lanciò un’occhiata distratta. Aggrottò la fronte, quel tizio gli sembrava familiare, ma non riusciva a ricordarsi dove l’aveva visto. L’uomo si allontanò in fretta e Ryo notò che non aveva chiuso la macchina...A dire il vero non aveva nemmeno spento il motore! C’era qualcosa di strano, il suo sesto senso lo stava mettendo in allerta. Poi, all’improvviso, si ricordò dove aveva già visto quel tipo. Apparteneva alla Union Teope. Si guardò in giro e constatò che, fortunatamente, attorno a loro non c’era nessuno e che in quel momento non passavano macchine.

-Kaori, dobbiamo allontanarci in fretta da qui-

-Cosa? Perchè?- fece stupita lei

-Non fare domande e corri!- le intimò Ryo afferrandole la mano e trascinandola con se

Si erano allontanati solo di qualche decina di metri, quando all’improvviso si udì un’esplosione. Ryo fece sdraiare a terra Kaori e le fece scudo con il proprio corpo, mentre sentiva volare pezzi di auto da tutte le parti. Qualche secondo dopo, tornò il silenzio.

-Stai bene?- le chiese Ryo preoccupato

-Sì...credo di sì- mormorò lei –Cos’era? Un’esplosione?-

-Già...un altro regalino dell’organizzazione-

Kaori notò che Ryo parlava con affanno e che il suo viso era imperlato di sudore. Poi, vide che si teneva la mano premuta sul fianco destro...Mano che era sporca di sangue.

-Ma tu sei ferito!- esclamò spaventata

-Non è niente...Un pezzo di lamiera- replicò lui cercando di tranquillizzarla

-Non è niente un corno! Ti porto in ospedale!-

-No, niente ospedale...-

-Ryo...-

-Andiamo da una persona che conosco- la interruppe lui –È un medico che ha una specie di clinica privata. È un amico di mio zio e mi ha aiutato più di una volta-

-Va bene- capitolò Kaori –La mia macchina è qui vicino, ce la fai a camminare?-

-Sì, non preoccuparti-

 

Il medico da cui voleva essere portato Ryo altri non era che lo stesso per cui lavorava Kazue. Nessuno conosceva il suo vero nome, tutti lo chiamavano Professore o Doc, gestiva una clinica che pochi conoscevano, più che altro i pazienti erano gente del quartiere o amici del Professore. Questi non sembrò più di tanto sorpreso nel trovarsi di fronte Ryo e lo portò subito nel suo ambulatorio per occuparsi di lui, seguito da Kazue, lasciando Kaori fuori ad aspettare.

Mezz’ora dopo, camminava avanti e indietro nel corridoio in preda ad un’ansia sempre maggiore. Perchè ci mettevano così tanto? Era così grave? No, non poteva essere grave, lui non poteva lasciarla proprio ora...Non quando lei non gli aveva ancora detto che lo amava da morire.

Finalmente, la porta si aprì e Kazue e il Professore uscirono.

-Allora, come sta?- chiese Kaori con ansia

-Non preoccuparti, bambina, quel ragazzo è forte come una roccia- le disse il medico con un sorriso –La ferita era abbastanza profonda, perciò ho dovuto ricucirlo un po’, ma non è nulla di grave-

-Grazie al cielo- sospirò lei –Posso vederlo?-

-Certo, è di là che si sta rivestendo- le disse il Professore allontanandosi

Kaori si avvicinò alla porta, ma poi si bloccò, la mano sulla maniglia.

-Kaori? Che cosa c’è?- le chiese Kazue

-Ecco...E se ce l’avesse con me per come l’ho trattato ieri sera? Se non volesse più vedermi?- disse in preda ad un’improvvisa ansia

-Kaori, non dire sciocchezze! Ryo è innamorato pazzo di te! È lui quello che ha paura che tu non lo perdoni, perciò ora entra in quella stanza e fai pace con lui!-

-Sì, hai ragione. Allora, vado-

Kaori fece un respiro profondo ed entrò. Ryo era seduto su un lettino e si stava infilando la camicia. Vide la fasciatura che gli circondava la vita e provò una fitta al cuore.

-Ehi, ciao- la salutò lui vedendola

Lei non rispose, un groppo le stringeva la gola. Cercando di frenare le lacrime che minacciavano di scendere dai suoi occhi, si avvicinò a Ryo e gli circondò il collo con le braccia, stringendosi a lui con disperazione.

-Che succede, piccola?- le chiese lui sorpreso ricambiando l’abbraccio

-Non farmi mai più una cosa del genere- gli mormorò Kaori contro il collo –Non ho mai avuto così tanta paura in vita mia. Se ti fosse successo qualcosa io...non avrei saputo come andare avanti. Non posso vivere senza di te, Ryo, ti amo troppo-

Lui la scostò leggermente da se per poterla guardare negli occhi.

-Ehi, io sto bene, non preoccuparti- le disse con dolcezza –Va tutto bene, io sono qui con te e conto di restarci per molto, molto tempo- poi, come colpito da una rivelazione, le chiese:-Aspetta un attimo... Ripeti un po’ quello che hai detto?-

-Cosa? Che ho avuto una paura folle?-

-No, quello che hai detto dopo-

Kaori fece finta di pensarci, anche se aveva perfettamente capito quello a cui si riferiva.

-Che non posso vivere senza di te?-

-Dopo- borbottò Ryo

-Oh, intendi dire...che ti amo?-

-Dillo ancora-

-Ti amo- ripeté lei con un sorriso –Ti amo da morire, Ryo Saeba-

Pronunciando il suo nome con un gemito roco, lui si impossessò della sua bocca.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


IF-cap 20

CAPITOLO 20 

Nonostante il consiglio del Professore e le proteste di Kaori, Ryo si rifiutò categoricamente di rimanere alla clinica almeno per una notte. Salutarono perciò il medico e Kazue e lasciarono la casa del Doc. Il sole era ormai basso all’orizzonte e la sua sferica forma si intravedeva appena tra gli alti grattacieli.

-Devo andare a riprendere la mia moto- le disse lui salendo in macchina

-Non se ne parla nemmeno- rispose lei categorica –È fuori discussione che io ti lasci salire su una moto nelle tue condizioni. Andiamo a casa mia. E non voglio sentire proteste, capito?-

-Agli ordini, signora- replicò Ryo divertito facendole il saluto militare –E poi, alla prospettiva di essere accudito da una bella infermiera come te, chi avrebbe mai il coraggio di lamentarsi?-

Kaori sospirò di fronte al suo sguardo luccicante di malizia.

-Non ci pensare neanche, caro mio. Il Professore ha detto che devi stare a riposo, perciò arrivati a casa cena e poi a dormire-

-Stai scherzando, vero?-

-Assolutamente, sono serissima. Il medico ha detto niente attività fisica per almeno un paio di giorni e quello che tu hai in mente si può classificare sotto questa categoria-

-Crudele!- le disse lui con espressione offesa e delusa

 

-Posso farti una domanda?- gli chiese Kaori ad un certo punto della cena

-Certo. Cosa vuoi sapere?- rispose Ryo

-È stato grazie a tuo zio Rei che sei diventato un agente governativo?-

-Non esattamente. Vedi, mio zio non si è mai sposato, né ha mai avuto figli, però, essendo l’unico parente rimastomi, alla morte dei miei genitori si è ritrovato dall’oggi al domani a doversi occupare di un sedicenne. Un sedicenne pieno di dolore e di rabbia oltretutto, perciò capisci che non era un compito facile. Così, per aiutarmi a superare la morte dei miei e liberarmi di tutta la sofferenza e il rancore che mi portavo dentro, Rei mi ha insegnato quello che sapeva fare meglio: combattere e sparare. Quello che non si aspettava è che io mi rivelassi così bravo e che mi piacesse così tanto-

Kaori ascoltava il racconto con attenzione, riuscendo quasi a vedere il ragazzino che Ryo era stato  crescere e diventare l’uomo che ora aveva davanti.

-Quindi non l’ha fatto perchè voleva che tu seguissi le sue orme...-

-No, anzi, quando gli ho detto che volevo diventare un agente governativo gli è quasi venuto un infarto- le disse lui con un mezzo sorriso –Lo zio Rei voleva che continuassi a studiare e che portassi avanti l’azienda di mio padre perchè sapeva che era questo che il fratello avrebbe voluto. E così, per convincerlo, gli ho promesso che avrei fatto entrambe le cose-

-Ma perchè hai deciso di fare l’agente governativo?-

-Non so bene come spiegartelo, ma...sentivo che quella era la mia strada. Fin da piccolo, ho sempre sentito parlare del lavoro di mio zio, di quanto lui fosse bravo in quello che faceva...Lui stesso qualche volta mi raccontava delle sue missioni...Ovviamente, io ne ero affascinato e, quando sono andato a vivere con lui e Rei mi ha insegnato tutto quello che sapeva, ho capito che non era solo un’ammirazione infantile, ma molto di più-

-E non ti bastava semplicemente fare il poliziotto? Ti ci vedrei con la divisa- fece Kaori con un sorriso

-Per fare il poliziotto devi sottostare a molte regole, devi seguire delle procedure...Tutte cose che non fanno per me. Come agente ho molta più libertà d’azione-

-E come hai conosciuto il Professore?-

-Diciamo che lavora per il governo...Lui e mio zio sono grandi amici e quando abbiamo bisogno di lui, il Doc è sempre pronto a darci una mano. Sai com’è, l’ospedale non è proprio il posto più adatto per mantenere l’anonimità-

-Accidenti...Mi sembra la trama di un film!- esclamò Kaori, poi, tornando seria, fece:-Senti, so che magari non puoi parlarne, ma come mai questa organizzazione, la Union Teope, ce l’ha con te?-

-No, è meglio se ne parliamo, invece. Riguarda anche te- replicò Ryo scuro in volto

-Che vuoi dire?-

-Come ti ho già detto, la Union Teope si è da poco riformata qui in Giappone e a capo di tutto sta Alejandro Ramirez, fratello di Hector Ramirez, che controllava l’organizzazione negli Stati Uniti...e che io ho ucciso. Senza contare il fatto che mi sono infiltrato per mandarli tutti in galera-

-Oh, allora capisco perchè ce l’hanno con te. Ma ancora non vedo come centro io tutto questo...-

-Alejandro Ramirez non vuole solo vedermi morto, la sua vendetta sarà molto più subdola. L’attentato dell’altro giorno al Cat’s Eyes non era rivolto solo a me, era rivolto a tutti i miei amici...e in particolare a te-

-Vuoi dire che se la prenderanno con me e con gli altri per arrivare a te?-

-Proprio così. Perciò da questo momento in poi voglio che non ti allontani da me neanche per un secondo, capito?-

-Perché non ti rivolgi alla polizia?-

-Per il momento è meglio di no. Meno persone sanno di me e meglio è-

-Neanche Hideyuki?-

-Maki è tuo fratello, perciò ovviamente puoi parlarne con lui se vuoi-

-Mmh...No, non voglio rovinargli la luna di miele facendolo preoccupare. Gliene parlerò quando tornerà...- Kaori si alzò da tavola e cominciò a sparecchiare -Senti, io comincio ad essere stanca, che ne dici di andare a dormire?-

Una luce calda si accese nello sguardo di Ryo.

-C’è qualche speranza che tu abbia cambiato idea riguardo a...ehm...l’attività fisica?-

-Ma sei proprio incorreggibile!- sospirò Kaori –Possibile che tu non sia in grado di resistere per una notte?-

-Sono un uomo, piccola- replicò lui con un sorriso sensuale

-Beh, mi dispiace, ma dovrai frenare i tuoi impulsi perchè io intendo dormire!-

-E va bene...Posso almeno sperare di dormire nello stesso letto con te?-

-Sì, questo posso concedertelo- gli sorrise lei

Un’ora dopo, dopo essersi cambiata in bagno, Kaori raggiunse Ryo, che si era già coricato, vestita con la sua abituale tenuta da notte estiva: una vecchia maglietta dell’accademia di polizia di suo fratello. Nonostante l’indumento le fosse largo e sformato, non era molto lungo e le arrivava appena a metà coscia.

-Eh no, questo è giocare sporco- esclamò Ryo vedendola

-Cosa vuoi dire? Che ho fatto?- gli chiese Kaori non capendo il perchè della sua agitazione

-Non puoi venire a letto con solo quella addosso!-

-Stai parlando di questa maglietta? Ma se è di tre taglie più grande!-

-A parte il fatto che questo scatena ancora di più la mia fantasia, visto che immagino benissimo quello che è nascosto, quella maglietta è troppo corta-

-Vuoi farmi credere che basta la vista delle mie gambe a...ehm...farti perdere la testa?- gli chiese Kaori stupita

-Mi chiedi se la vista delle tue affusolate, conturbanti e lunghissime gambe basta a farmi eccitare? Vuoi veramente che ti risponda?- replicò Ryo malizioso

Lei rise infilandosi sotto le lenzuola accanto a lui.

-E io che ho sempre creduto di essere troppo alta...-

-No, tu sei perfetta così.  E poi, se fossi più bassa, sai che fatica chinarsi ogni volta per baciarti? Mi verrebbe il mal di schiena- scherzò lui sfiorandole le labbra con le proprie

Kaori si accoccolò contro di lui, circondandogli la vita con le braccia, attenta però a non schiacciargli la ferita.

-Ti amo- gli disse con un sospiro di soddisfazione mentre chiudeva gli occhi

-Anch’io ti amo, piccola- fece Ryo stringendola contro di se

Pochi minuti dopo, sentì che il suo respiro si era fatto regolare. La guardò dormire tra le sue braccia illuminata dai raggi della luna. Sembrava un angelo...il suo angelo...Era incredibile come il semplice fatto di averla accanto a lui, stretta contro il suo corpo, bastasse ad appagarlo e a donargli un senso di serenità mai provato. E ora che Kaori era a conoscenza di tutta la verità, niente avrebbe più potuto dividerli...Nemmeno la Union Teope. L’avrebbe protetta anche a costo della vita, quei bastardi non sarebbero riusciti a toccarla. E con questa promessa nel cuore, anche Ryo si lasciò accogliere tra le braccia di Morfeo.

 

La mattina dopo, furono svegliati dallo squillo del campanello. Doveva essere molto presto perchè il sole non era ancora caldo.

-Mmh...Ma chi può essere a quest’ora?- borbottò Kaori lanciando un’occhiata alla sveglia –Sono solo le sette. Uffa, proprio oggi che mi sono presa un giorno di ferie!-

-Resta qui. Vado io- le disse Ryo alzandosi

Afferrò i suoi pantaloni e li infilò in fretta, poi si diresse verso la porta scalzo e a petto nudo. Guardando attraverso lo spioncino, vide che si trattava di Eriko. Questa fu alquanto sorpresa di trovarselo davanti.

-Saeba? Cosa ci fai tu qui?- esclamò la stilista

Poi, però, vedendo che era mezzo nudo e con la faccia assonnata, aggiunse con un sorriso malizioso:

-Lascia perdere, non c’è bisogno che mi rispondi. Che hai fatto al fianco?-

-Eriko, si può sapere cosa ci fai qui a quest’ora?- le chiese lui burbero

-Sono passata a vedere come stava Kaori. Dopo che ve ne siete andati dallo studio fotografico ieri, non sono più riuscita a mettermi in contatto con lei-

-Come vedi sto bene, Eri- intervenne la voce di Kaori, che era comparsa in quel momento

-Sì, lo vedo- le rispose l’amica ammiccando in direzione di Ryo –A proposito, sono passata anche per consegnarti queste- aggiunse poi estraendo una voluminosa busta dalla sua borsa

-Cosa sono?- le chiese Kaori prendendola

-Le foto che hai fatto ieri. Un mio amico è riuscito a stamparmele in tempo record, quelle sono le tue copie-

-Grazie, ma non potevi passare ad un’ora più decente?-

-No, sto correndo alla boutique perchè oggi ho un sacco di cose da fare. E poi ero curiosa di sapere se tu e Ryo vi eravate chiariti, ma ora non ho più alcun dubbio al riguardo-

Kaori, imbarazzata, accompagnò Eriko alla porta.

-Ti chiamo uno di questi giorni, Eri-

Eriko rivolse un’ultima occhiata a Ryo.

-Sbaglierò, ma ho come l’impressione che lui voglia tenerti tutta per se-

-Non lasciarti ingannare da Ryo. Fa il duro, ma in realtà è più tenero di un orsacchiotto di peluche-

Ryo si accigliò. Un orsacchiotto di peluche? Lui?

-Arrivederci, Saeba. E mi raccomando, non strapazzarmela troppo!- esclamò la stilista prima di chiudere la porta dietro di se

Lui borbottò qualcosa in risposta, poi si voltò verso Kaori.

-Cos’è che sarei io? Un orsacchiotto di peluche?- le chiese minaccioso

-Perchè? Non ti piace il paragone?- replicò lei maliziosa –Guarda che io adoro gli orsacchiotti di peluche, sono così teneri e carini...-

A quelle parole, l’espressione di Ryo si oscurò ancora di più. Con uno scatto felino, l’afferrò e se la caricò su una spalla. Kaori lanciò un grido di sorpresa.

-Ryo! Che stai facendo?- esclamò

-Adesso ti faccio vedere io se sono tenero e carino- fece lui avviandosi verso la camera da letto

-Ryo! La tua ferita!-

-La mia ferita sta benissimo- la lasciò cadere sul letto –Ora posso riprendere con l’attività fisica- aggiunse con un sorriso malizioso prima di sovrastarla con il proprio corpo

 

Due ore dopo, Ryo e Kaori erano stesi a letto, guardando le foto di lei e sgranocchiando i biscotti al cioccolato che Eriko le aveva portato il giorno prima. Lei indossava la camicia di Ryo, mentre lui aveva addosso solo i boxer e insieme commentavano le varie foto.

-Questa è quella che preferisco!- esclamò Kaori mostrandogli una fotografia che la ritraeva seduta su uno sgabello con indosso un completo di pelle e un’espressione inequivocabilmente provocante

Ryo si sentì trafiggere da una fitta di gelosia.

-Com’è riuscito il fotografo a farti assumere un’espressione del genere?-

-Mi ha detto di pensare all’uomo più sexy che conoscevo- Kaori prese un biscotto e ne staccò un morso, continuando a guardare le fotografie –Anche questa non è male- dichiarò porgendogli una fotografia nella quale indossava un lungo soprabito bianco, con un collo di morbida pelliccia che le sfiorava le guance

-Quale delle due prefe...-

-E chi sarebbe?- le domandò Ryo, completamente dimentico delle fotografie

-Chi sarebbe chi?- domandò lei

-L’uomo più sexy che conosci- replicò lui togliendole di mano le foto

Lei cercò di riprendersele.

-Non abbiamo ancora finito di guardarle!-

Ryo lasciò cadere a terra le fotografie, prede Kaori per le spalle e la spinse sul materasso.

-Chi sarebbe l’uomo più sexy che conosci?-

Lei rise e cercò di ribellarsi.

-Orlando Bloom-

-Davvero? E per quale motivo?-

-Evidentemente non hai mai visto “Le Crociate”, altrimenti non me lo chiederesti- rispose lei con un sorriso malizioso, mettendosi in bocca l’ultimo pezzetto di biscotto

-Vedo che hai qualche problema nel distinguere la differenza tra fantasia e realtà- insistette lui, spostandosi in modo da aderire meglio al suo corpo invitante –L’uomo più sexy che conosci non è Orlando Bloom-

-Ti dico di sì-

Lui le baciò le labbra sorridenti. Sapevano di biscotti. Poi alzò il capo.

-Non conosci Orlando Bloom. Per te è solo una fantasia-

-Beh, una fantasia molto sexy, però-

-Kaori...- fece lui minaccioso

-Non dirmi che sei geloso anche di Orlando Bloom?!- lo prese in giro lei

-Ti ho già detto che non lo conosci e non è lui l’uomo più sexy che conosci. Ammettilo, lo so che hai pensato a me mentre ti scattavano quella fotografia-

-Vorresti metterti in competizione con Orlando Bloom? Guarda che rischi di uscirne perdente-

-Ah sì? Beh, io non mi tiro mai indietro di fronte a una sfida- disse Ryo con un sorriso malizioso prima di chinarsi, aprirle la camicia e prenderle un capezzolo tra le labbra, leccandolo, stuzzicandolo e mordicchiandolo

-Allora? Chi è in vantaggio adesso?- le chiese quando la sentì gemere di piacere

-Mmh...Direi che siete ancora pari- rispose Kaori con un sorriso birichino non volendo dargliela vinta

Come risposta, la sua mano scese ad accarezzarle il ventre, fino a raggiungere il centro della sua femminilità.

-E ora?-

-Credo che lo superi di qualche punto- mormorò lei a fatica

Non ancora soddisfatto, Ryo fece scivolare un dito dentro di lei. Kaori gemette di piacere, chiudendo gli occhi.

-E ora?- ripeté lui

-D’accordo, sei l’uomo più sexy che conosco, hai vinto-

Soddisfatto, Ryo prese possesso della sua bocca, mentre scivolava dentro di lei.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


IF-cap21

CAPITOLO 21

Trascorsero il resto della mattina a letto, poi, prepararono insieme il pranzo, chiacchierando del più e del meno. Come per un tacito accordo, non venne mai menzionata la Union Teope, né qualcos’altro che vi fosse correlato. Per quel giorno avevano deciso di ritagliarsi un piccolo spazio solo per loro, di godersi la giornata senza preoccupazioni di alcuna sorta. D’altronde, ne avevano bisogno dopo tutto quello che era successo in quegli ultimi giorni...

-Senti Ryo, oggi pomeriggio vorrei portarti in un posto...- gli disse Kaori mentre pranzavano

-Non mi sembra una buona idea andarsene in giro dopo quello che è successo negli ultimi giorni...-  replicò lui

-Senti, non ho nessuna intenzione di rinchiudermi in casa e poi il posto dove voglio portarti è un luogo pubblico, perciò non credo che correremo pericoli- insistette lei

Ryo non disse nulla, ancora incerto, allora Kaori decise di passare ad argomenti più convincenti:

-Ti prego, Ryo-chan, giuro che se mi accontenti stasera saprò esserti molto riconoscente...- fece con un sorriso malizioso

-Riconoscente hai detto? Beh, in questo caso...-

Kaori sorrise vittoriosa. Ryo la fece alzare per poi attirarla sulle sue ginocchia.

-Però prima voglio un assaggio della tua gratitudine- disse prima di prendere possesso delle sue labbra

 

L’acquario di Shinagawa si trovava in una posizione un po’ scomoda, all’estremità occidentale della baia di Tokyo, tuttavia quel piccolo difetto era ampiamente ricompensato dalla bellezza delle sue vasche di pesci e del suoi tunnel subacquei. Infatti, nonostante fosse lunedì, c’era molta gente anche quel giorno e faticarono un po’ prima di trovare parcheggio. 

-Posso sapere perchè ci tenevi così tanto a venire qui?- le chiese Ryo mentre passeggiavano tra gli acquari

-Questo posto è pieno di ricordi per me- rispose Kaori –Fin da piccola, ho sempre avuto una grande passione per il mare e per i suoi abitanti, il mio cartone animato preferito era “La Sirenetta”...L’ho visto così tante volte che lo so a memoria...Per questo, ogni domenica obbligavo mio fratello a portarmi qui. Adoravo guardare i pesci nuotare...Immaginavo di essere una sirena e di tuffarmi in mezzo a loro...- Kaori fece una pausa e si appoggiò alla parete del tunnel subacqueo in cui si trovavano –Ancora oggi, appena ho un po’ di tempo libero, torno qui e passeggio in mezzo agli acquari. Ci vengo soprattutto quando mi sento triste o quando ho bisogno di staccare da tutto, mi aiuta a rilassarmi...-

-In effetti, ti ci vedo con la coda a nuotare tra i pesci, saresti una bellissima sirena...- le sorrise Ryo sfiorandole le labbra con le proprie –Per quanto mi riguarda, mi hai già incantato da un bel pezzo-

-Non prendermi in giro!-

-D’accordo, d’accordo. Allora, perchè mi hai portato qui?-

-Beh, ho pensato che ci avrebbe fatto bene, almeno per un pomeriggio, rilassarci e non pensare a tutto quello che sta succedendo e questo mi sembrava il luogo adatto...Perchè? Non ti piace? Avresti voluto andare da qualche altra parte?-

Ryo scosse la testa.

-Se ci sei tu con me, il luogo non ha importanza- le disse

Kaori gli sorrise mentre lui si chinava nuovamente su di lei per baciarla.

Trascorsero il pomeriggio visitando l’intero acquario, osservando i pesci e ridendo e scherzando come due ragazzini. Finita la visita, decisero di cenare nell’appartamento di Ryo, dove si fecero portare del cibo cinese. Dopo cena, guardarono un film abbracciati sul divano. Quando era stata l’ora di sceglierlo, Kaori, maliziosa, ne aveva proposto uno il cui protagonista era Orlando Bloom, ma Ryo si era categoricamente rifiutato. Alla fine, avevano optato per un thriller.

Terminato il film, Ryo le propose di andare a farsi una doccia, mentre lui controllava che tutte le porte e le finestre fossero chiuse a chiave e metteva in funzione il sistema di allarme.

Dopo aver controllato che tutto fosse a posto, Ryo salì le scale che portavano al soppalco. Si avvicinò alla vetrata e si mise ad osservare le luci della città sotto di se. Quel giorno lui e Kaori avevano accuratamente evitato di parlare della Union Teope, tuttavia presto quelli dell’organizzazione sarebbero tornati alla carica...L’aveva messa in pericolo. Era per colpire lui che ora se la stavano prendendo anche con lei. Forse sarebbe stato meglio farla allontanare da se...

Le sue riflessioni furono interrotte dal rumore della porta del bagno che si apriva.

-Ryo...- lo chiamò la voce di Kaori

Lui si voltò e si ritrovò davanti ad una visione sublime: lei era vestita unicamente di un corto asciugamano, che le lasciava scoperte le lunghissime e bellissime gambe. Kaori fece alcuni passi verso di lui e la luce della lune illuminò la sua figura, accarezzandone la pelle vellutata.

-A cosa stavi pensando?- gli chiese lei

-A niente- rispose Ryo distogliendo lo sguardo

-Non mentirmi. Hai uno strano sguardo-

Kaori lo costrinse a guardarla negli occhi voltandogli il viso verso il suo.

-Mi dispiace- mormorò lui dopo qualche secondo

-Ti dispiace? E di cosa?- fece lei stupita

-Mi dispiace di averti messa in pericolo. Forse faresti meglio ad allontanarti da me...- lo sguardo di Ryo era scuro

-Non pensarlo neanche- lo interruppe lei decisa –Quando ho accettato il fatto che tu fossi un agente governativo, ho accettato anche il fatto che avrei potuto correre dei pericoli. Sapevo quello a cui andavo incontro, perciò non metterti in testa strane idee come quella di mandarmi via, va bene?-

-Kaori, ne sei sicura? Io non voglio che ti accada qualcosa, non me lo perdonerei mai. E neanche tuo fratello-

-Ryo, io ti amo e non c’è nessun altro posto in cui vorrei stare se non accanto a te-

-Anch’io ti amo, Kaori. E ho paura di perderti-

Kaori gli circondò la vita con le braccia.

-Cosa credi, anch’io ho paura che possa accaderti qualcosa, ma non ho intenzione di permettere alle mie paure di allontanarmi da te-

-Si suppone che dovrei essere io a rassicurare te, non il contrario- le sorrise Ryo stringendola a se

-Beh, potresti fare qualcos’altro invece...- fece lei maliziosa sfiorandogli le labbra con le sue

Lui si impossessò della sua bocca passione, mentre, con un gesto secco della mano, slacciò il nodo che teneva chiuso l’asciugamano e lo lasciò cadere a terra...

 

La mattina dopo, la sveglia, che Kaori la sera prima aveva regolato all’insaputa di Ryo, suonò alle sette precise. Mentre il corpo accanto a lei borbottava infastidito, la donna allungò un braccio per spegnerla.

-Kaori, perchè mai hai messo la sveglia così presto?- mugugnò Ryo nascondendo la faccia sotto il cuscino

-Perché devo essere in ufficio alle nove in punto per una riunione con un cliente e devo anche passare a casa a cambiarmi- rispose lei, poi, togliendogli il cuscino dalla faccia, aggiunse:–E poi, se non sbaglio, devo accompagnarti a recuperare la tua moto, perciò muoviti-

-Uff, che donna crudele. Comunque se ti trasferissi qui potremmo evitare tutti questi spostamenti-

Kaori si bloccò a metà strada tra il letto e il bagno. Sorpresa, si voltò verso Ryo.

-Mi stai chiedendo di venire a vivere con te?-

-Beh, mi sembra la soluzione migliore-

Lei tornò a sedersi sul letto accanto a lui.

-Ryo, andare a vivere insieme è un passo importante...Sei sicuro di volerlo? In fondo stiamo insieme da relativamente poco e...-

-Kaori, io ti amo e sono più di sei anni che il mio unico desiderio è svegliarmi ogni mattina accanto a te e addormentarmi ogni sera con te stretta tra le mie braccia- le disse Ryo accarezzandole dolcemente una guancia

Kaori gli sorrise, emozionata.

-Anch’io non desidero altro, Ryo. Perciò sì, verrò a vivere con te- gli rispose

 

-Vengo a prenderti stasera, così andiamo nel tuo appartamento e iniziamo ad inscatolare le tue cose. Mi raccomando, se devi uscire, fa in modo di non essere mai da sola, capito?- le disse Ryo poco dopo quando Kaori lo accompagnò a prendere la sua moto

-D’accordo. Ci vediamo stasera- rispose lei alzando il viso per ricevere il suo bacio

Ryo la seguì in moto fino al palazzo dove lavorava, poi la superò e si avviò verso casa di Mick.

Gli venne ad aprire Kazue, che gli rivolse un sorriso gentile e gli disse che l’americano era sotto la doccia e che sarebbe sceso subito.

-Mick Angel già in piedi a quest’ora? Che io sappia, sei la prima che ha saputo compiere questo miracolo- scherzò Ryo

-Noi donne sappiamo come far rigare dritto voi uomini, Saeba- replicò l’infermiera sullo stesso tono, poi, afferrando la sua borsetta aggiunse:-Ora scappo, devo correre dal Doc e sono già in ritardo-

Qualche minuto dopo, Mick fece la sua comparsa vestito con un paio di jeans e una camicia e i capelli ancora umidi.

-Buongiorno, Ryo. Come mai qui a quest’ora? E Kaz dov’è finita?- lo salutò l’amico

-È appena uscita per andare dal Doc- rispose Ryo

-Poteva almeno darmi un bacino prima di andarsene...- piagnucolò Mick

-Ma guarda, Mick Angel il donnaiolo ridotto in questo stato da una donna...Chi l’avrebbe mai detto?-

-Senti chi parla...Allora, a cosa devo il piacere della tua visita?-

Ryo gli raccontò allora dell’attentato fatto a lui e a Kaori e gli chiese aiuto per proteggerla. Mick gli assicurò il suo supporto senza esitare e insieme iniziarono a pensare ad un piano d’azione.

Kaori fece non poca fatica a concentrarsi e a rimanere con i piedi per terra quella mattina dopo la proposta di Ryo, ma per fortuna la riunione andò a gonfie vele, anche grazie a Yoko che non le permetteva di perdersi in fantasticherie e la faceva rimanere ben salda nella dimensione reale.

A pranzo si incontrò come al solito con le ragazze al Cat’s Eye. Eriko ovviamente aveva già divulgato la notizia della riconciliazione tra Ryo e Kaori e quest’ultima, appena entrata nel locale, si ritrovò circondata e assediata da una raffica di domande. Raccontò loro una versione un po’ riveduta e corretta, visto che non poteva parlare troppo della Union Teope e di quello che stava succedendo.

Finito il pranzo – e finito soprattutto l’interrogatorio – Kaori si avviò verso il suo studio accompagnata da Eriko.

-Senti, ora che siamo sole io e te, vuoi dirmi cosa è successo a Ryo? Perchè ieri aveva quella fasciatura?- le chiese la stilista mentre camminavano

Kaori le raccontò allora tutto quello che era successo, evitando però di dirle che Ryo pensava che anche lei fosse in pericolo, in modo da non far preoccupare la sua amica.

-Caspita, devi aver preso un bello spavento!- esclamò Eriko alla fine del racconto

-Ho temuto veramente di perderlo...Non sono mai stata così terrorizzata in vita mia...- rispose sincera Kaori

-Beh, guardiamo il lato positivo: questa esperienza ti ha fatto tirare fuori il coraggio di dirgli che lo ami, era ora!-

L’altra aveva già aperto la bocca per replicare, quando, con uno stridio di gomme, due fuoristrada si fermarono accanto a loro e ne scesero sei uomini, che velocemente circondarono le due ragazze. Uno di loro, quello che probabilmente doveva essere il capo, si pose davanti a Kaori con aria minacciosa.

-Se viene con noi senza fare storie, alla sua amica non sarà torto un capello- le disse

Dal suo tono di voce era facile capire che quella velata minaccia non era un bluff. In ogni caso, Kaori non aveva nessuna voglia di metterlo alla prova, soprattutto se di mezzo ci fosse andata Eriko.

-D’accordo. Se la lasciate andare, vengo con voi senza opporre resistenza- rispose alla fine

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 23 ***


IF-cap 23

CAPITOLO 22    

Ryo si trovava ancora da Mick, quando il suo cellulare si mise a squillare. Il suo amico americano vide la sua espressione indurirsi sempre di più mentre l’interlocutore dall’altro lato del telefono gli parlava. Poco dopo, con un gesto violento e un’imprecazione, chiuse la comunicazione e poco ci mancò che scagliasse il cellulare contro il muro.

-Cos’è successo?- chiese stupito Mick

-Hanno rapito Kaori-

-Cosa?!-

-Me l’hanno fatta sotto il naso, maledizione!- Ryo colpì violentemente il muro con un pugno in un vano tentativo di sfogare la propria rabbia –L’hanno presa in pieno giorno, in una delle strade più affollate del quartiere, ti rendi conto?! Quei figli di puttana si sentono maledettamente sicuri di loro stessi!-

-Ma chi era al telefono?-

-Eriko. Era con Kaori quando è successo. Erano appena uscite dal Cat’s Eye e stavano tornando al lavoro, quando sono state circondate da un gruppo di uomini. Hanno detto a Kaori che non avrebbero fatto niente a Eriko se li avesse seguiti senza fare storie-

-E naturalmente Kaori ha accettato per non far correre pericoli alla sua amica...Quali pensi siano le loro intenzioni?-

-Sono sicuro che la useranno come esca per tendermi una trappola. Ma non ho intenzione di starmene con le mani in mano mentre aspetto che mi contattino-

-Come hai intenzione di procedere?-

-Chiama Umibozu, voglio che scoviate ogni singolo informatore della città e li facciate parlare. Non importa come, ma fateli parlare!-

 

Kaori si svegliò con la sensazione di aver dormito su di un letto di chiodi. Con un gemito, aprì lentamente gli occhi, ma subito li richiuse, accecata dalla forte luce. Dopo un paio di tentativi, riuscì finalmente ad aprirli e a guardarsi intorno. In effetti, il pavimento della stanza in cui si trovava non era dei più comodi. Era abbastanza ampia, ma non aveva finestre e l’unica porta era, ovviamente, chiusa a chiave. La luce che l’aveva accecata era quella elettrica che proveniva dal soffitto. Sembrava la stiva di una nave...Subito dopo averla fatta salire in macchina, le avevano iniettato un sedativo, perciò non sapeva se la sua ipotesi era giusta. Chissà se Eriko aveva avvertito Ryo...Sicuramente sì...Ed era certa che in quel momento stava facendo tutto il possibile per ritrovarla. Doveva solo resistere e non farsi prendere dalla paura finché Ryo non fosse arrivato.

In quel momento, sentì un rumore di passi che si stavano avvicinando e poco dopo quello della porta che veniva aperta. Kaori vide un uomo armato di mitra che, subito dopo aver spalancato il battente, si fece da parte per lasciar passare un’altra persona. Era un uomo di circa 35 anni, alto più o meno un metro e ottanta, con i capelli castano scuro e gli occhi marroni. Si sarebbe potuto definire un uomo molto affascinante se non fosse stato per la freddezza e la totale assenza di emozioni che si leggevano nei suoi occhi. Kaori aveva il dono di saper leggere nello sguardo delle persone e il suo intuito le diceva che quello che aveva davanti era un uomo molto pericoloso.

-Vedo che si è svegliata, signorina Makimura- le disse con un lieve accento spagnolo –Le chiedo perdono per il trattamento che le è stato riservato, ma non potevo fare altrimenti. Immagino che si starà chiedendo chi sono e perchè lei si trova qui...-

-Veramente credo di averne un’idea...Lei è Alejandro Ramirez, vero?- replicò Kaori cercando di domianre la paura e mostrandosi sicura di se

-Vedo che Saeba le ha raccontato tutto...Meglio così, in questo modo eviterò di perdere tempo in inutili spiegazioni-

-Già, farebbe bene ad occuparlo in modo migliore visto che questi sono i suoi ultimi istanti di vita-

-Intende dire che il suo amante mi ucciderà quando verrà qui? Sì, probabilmente ci proverà...Ma dubito che ci riuscirà- Alejandro le si avvicinò e le prese il mento con una mano –In effetti, devo dire che lo capisco...Lei è una donna molto bella, signorina Makimura-

Kaori allontanò la mano con un gesto brusco.

-Non osi toccarmi con le sue luride mani!-

In un attimo, l’espressione dell’uomo si indurì. Le diede uno schiaffo così forte che la fece cadere a terra.

-Finora ti abbiamo trattato bene, Kaori...- sibilò –Ma ti conviene fare la brava o potresti pagare molto caro la tua audacia-

Detto questo, Alejandro le voltò le spalle e se ne andò.

Kaori si rialzò  a sedere con un gemito di dolore, tenendosi il polso destro contro il petto. Cadendo lo aveva sbattuto contro il muro e ora non riusciva più a muoverlo. Probabilmente si era rotto. Lanciando mentalmente una maledizione ad Alejandro Ramirez, si appoggiò con la schiena contro la parete e chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi su tutto fuorché sul dolore. Appena le sue palpebre si furono posate sulle sue guance, la sua mente formulò l’immagine di due occhi neri come la notte e di un sorriso malizioso...

 

Era ormai calata la sera sulla città di Tokyo. Sul balcone del suo appartamento, Ryo osservava la città sotto di se illuminata da milioni di luci colorate. Erano trascorse ore da quando Kaori era stata rapita e non aveva ancora ricevuto nessuna telefonata da parte di Ramirez. Tuttavia, era proprio questo il comportamento che si aspettava da lui, sapeva che prima di chiamarlo avrebbe fatto trascorrere alcuni giorni in modo da far aumentare la preoccupazione e la sua rabbia e fargli poi commettere qualche errore. Ma Ryo non aveva nessuna intenzione di fare il suo gioco. E, soprattutto, non aveva nessuna intenzione di lasciare Kaori nelle mani di quei bastardi un minuto di più.

In quel momento, il telefono si mise a squillare e Ryo si affrettò a rientrare e a rispondere:

-Sì?-

-Ryo, sono Mick. Li abbiamo trovati. Sono su una nave-merci attraccata al porto-

-Ne siete sicuri?-

-Al cento per cento. Dubito che il mio informatore avesse voglia di raccontarmi balle mentre minacciavo di farlo diventare donna con un colpo di pistola-

-Bene. Avverti Umibozu che entriamo in azione tra 30 minuti-

Detto questo, Ryo riattaccò e scese nei sotterranei del suo palazzo, dove si trovavano i garage. Premette il tasto di un piccolo telecomando e la porta iniziò lentamente a sollevarsi. Prima che arrivasse al soffitto, Ryo era già entrato e si era diretto in fondo. Si fermò di fronte alla parete e premette un altro tasto. Questa volta fu la parete che iniziò a sollevarsi. Era una piccola modifica che aveva fatto alla stanza prima di trasferirsi lì. Dietro di essa si trovava la sua collezione di armi, ordinatamente appesi alla parete, partendo dai fucili fino ad arrivare ai coltelli. Caricò la sua Python 357 Magnum e fece scorta di munizioni, infine, per essere più sicuro, prese anche una Beretta e un pugnale, che fissò attorno alla caviglia.  

Una volta controllate entrambe le pistole e di essersi assicurato di avere tutto il necessario, uscì dall’edificio, dove trovò Mick e Umibozu ad aspettarlo, anche loro pronti ad entrare in azione.

Velocemente, Ryo balzò sul sedile anteriore della jeep, che Mick gli aveva lasciato libero, e fece cenno ad Umibozu che poteva partire. Senza dire nulla, il gigante ingranò la prima e premette sull’acceleratore. 

Nessuno aprì bocca durante il tragitto fino al porto di Tokyo. Ognuno era immerso nei propri pensieri, cercando di trovare la calma e la concentrazione necessarie in quel lavoro per affrontare i pericoli. Ma, soprattutto, Mick e Umibozu rispettavano e condividevano la preoccupazione di Ryo nei confronti di Kaori. Sapevano molto bene che, quella sera, il loro amico avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarla, anche rischiare la propria vita. E lo capivano, perchè se al posto di Kaori ci fosse stata Kazue o Miki, loro avrebbero fatto esattamente lo stesso.

Erano quasi le 22 e il porto era deserto. Le uniche luci erano quelle dei pochi lampioni che illuminavano la banchina e gli unici suoni quelli del vento e del mare. Umibozu arrestò la sua jeep a qualche decina di metri dal luogo in cui era attraccata la nave dell’organizzazione. Mick estrasse un binocolo a infrarossi per poter vedere attraverso le tenebre della notte e, dopo una rapida occhiata, lo passò a Ryo.

-Non sarà facile salire su quella nave- disse l’americano mentre il giapponese scrutava tutto il perimetro dell’imbarcazione –Il mio informatore mi ha detto che Ramirez ha a sua disposizione praticamente un esercito-

-Se fosse facile non sarebbe divertente- commentò Umibozu con un accenno di sorriso

-Devo riuscire a salire e raggiungere Kaori senza essere visto- fece Ryo –Prima di occuparmi di Ramirez voglio metterla in salvo. Voi mi coprirete le spalle e aspetterete che vi porti Kaori-

-Vuoi andare da solo?! Ma sei impazzito?!- esclamò Mick

-Da solo avrò più possibilità di non venire scoperto. E poi, ti pare che un tipo grande e grosso come Umi-chan possa passare inosservato?- replicò l’altro con un sorriso

L’unica risposta proveniente da Umibozu fu un grugnito.

-D’accordo, mi arrendo. Come hai intenzione di procedere?-

-Ce l’hai la piantina della nave?-

-Certo-

Mick gliela porse e Ryo la studiò per alcuni minuti.

-Credo che Kaori sia tenuta in una di queste cabine- disse poi indicando una zona sulla cartina –Sono le uniche che non hanno finestre e sono le più facili da sorvegliare. Se riesco ad entrare da una delle porte di sicurezza poco sopra il livello del mare posso raggiungerla senza tanti problemi-

-E come pensi di fare?-

-Raggiungerò la nave nuotando sott’acqua. Ho una muta e delle bombole d’ossigeno con me. Però non so come fare per riuscire ad aprire dall’esterno l’uscita di sicurezza...-

-Ma per questo c’è il tuo caro amico Mick!- esclamò l’altro estraendo dal suo borsone quello che sembrava dell’esplosivo al plastico

-Mick, con questo mi sentiranno fino a Yokohama!-

-È qui che ti sbagli, mio caro. Questo non è il solito esplosivo al plastico. È l’ultima trovata del mio amico Kenny, quello esperto in esplosivi. Questo ha la stessa potenza di quello normale, ma è silenzioso come il battito d’ali di una farfalla-

Ryo lanciò a Mick uno strano sguardo.

-Beh, che c’è? Non ti è piaciuto il mio paragone?- si offese l’americano –Tsk, tu non sai proprio apprezzare un po’ di poesia!-

Scuotendo la testa, Ryo scese dalla jeep per prendere da dietro l’attrezzatura da sub. Infilò la muta e controllò che le bombole d’ossigeno e la maschera funzionassero correttamente. Poi, infilò l’esplosivo e il congegno per innescarlo in una piccola sacca impermeabile che si legò in vita, insieme alla Python e alla Beretta. Una volto pronto, si girò verso i suoi due amici.

-Voi prendete il motoscafo e tenetevi a distanza. Vi farò un segnale quando sarà il momento di raggiungermi-

Mick e Umibozu fecero un cenno d’assenso. Ryo si avvicinò allora all’orlo della banchina e si tuffò in mare. Fece un paio di respiri profondi per svuotare i polmoni e si infilò la maschera collegata alle bombole d’ossigeno. Dopo un ultimo cenno d’intesa scambiato con gli altri due uomini, si immerse, sparendo tra le acque scure. Dopo qualche secondo, la leggera increspatura creata dal movimento del suo corpo cessò e la superficie del mare tornò piatta ed immobile.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


IF-cap 23

CAPITOLO 23

Per Ryo non fu facile raggiungere la barca orientandosi nell’oscurità sottomarina senza alcuna fonte di luce, ma non poteva correre il rischio che dalla nave lo scorgessero. Alla fine, arrivato all’imbarcazione, risalì in superficie il più silenziosamente possibile. Guardò verso l’alto e constatò con sollievo che nessuno degli uomini di guardia stava controllando il mare sotto di loro, sicuri di se e del fatto che era troppo presto per ricevere un qualsiasi tipo di attacco. “Questo è il vostro secondo errore” pensò Ryo “Il primo è stato rapire Kaori”. Sempre cercando di non fare rumore, si avvicinò all’uscita di sicurezza che si trovava solo pochi centimetri sopra di lui. Prese l’esplosivo dalla sacca e ne piazzò un po’ sulla porta. Collegò i fili e, per sicurezza, si allontanò un po’, poi premette il tasto di innesco. Mick aveva ragione nel dire che il suo amico Kenny era un genio in fatto di esplosivi. Non ci fu il minimo rumore, solo qualche scintilla che però non poteva essere scorta dagli uomini di Ramirez, troppo in alto rispetto a lui. L’uscita di sicurezza  era ora socchiusa e Ryo l’aprì con circospezione, attento ad ogni possibile rumore proveniente dall’interno. Assicuratosi che non ci fosse nessuno in vista, afferrò il bordo dell’apertura e, con un colpo di reni, si issò all’interno della nave. Una volta dentro, accostò nuovamente la porta in modo che, se qualcuno fosse passato di lì, non si accorgesse che era stata aperta.

Secondo la piantina che Mick si era procurato, il luogo in cui presupponeva fosse tenuta prigioniera Kaori si trovava al piano sopra di lui. Sperava solo di non sbagliarsi e che Ramirez non la tenesse da qualche altra parte. Soprattutto, sperava per lui che non le avesse torto nemmeno un capello, altrimenti...

Sempre mantenendo i sensi all’erta, si diresse verso le scale. Aveva appena fatto un paio di gradini, quando sentì un rumore di passi sopra di se. Si nascose perciò dietro la scala ed attese. Pochi secondi dopo, vide un uomo armato di mitra scendere gli scalini. Ryo aspettò il momento più propizio, poi gli arrivò alle spalle, lo afferrò per la gola e gli fece perdere conoscenza. Dopo aver controllato che non stesse arrivando nessun altro, lo trascinò dietro le scale, lo legò e imbavagliò e tornò sui suoi passi. Questa volta poté salire i gradini indisturbato. Arrivato in cima, si trovò di fronte ad un corridoio, che poco dopo si divideva in due rami. Restando al riparo dietro l’angolo, controllò sia a destra che a sinistra. Su entrambi i lati si affacciavano una serie di porte, ma indovinò che quella dietro cui si trovava Kaori fosse l’unica in quel momento sorvegliata da un uomo armato. Non c’era modo di raggiungerlo cogliendolo di sorpresa, perciò Ryo decise di uscire allo scoperto. Appena lo vide, l’uomo gli puntò il mitra contro, ma prima che avesse il tempo di premere il grilletto, l’altro lo aveva già raggiunto e messo fuori combattimento con un paio di pugni ben assestati. La guardia crollò a terra priva di conoscenza. Ryo gli tolse il mitra di mano e cercò le chiavi per aprire la porta della cabina. Alla fine riuscì a trovarle in una tasca interna e le infilò nella serratura...

 

Kaori si stava chiedendo da quanto tempo ormai fosse rinchiusa in quella stanza. Doveva essere trascorsa qualche ora, ma a lei sembravano secoli. Il polso le faceva un po’ meno male, però si stava gonfiando e sentiva che la stessa sorte stava capitando alla guancia dove Ramirez l’aveva colpita.

-Accidenti a quel sudamericano!- borbottò –Non poteva colpirmi un po’ meno forte?! E Ryo quanto ci mette a muovere il suo bel sedere e a venire a salvarmi?-

Ryo...Ormai l’ironia era l’unico metodo che le restava da usare per combattere la paura e il disperato desiderio di avere Ryo al suo fianco. Voleva averlo lì con lei. Voleva che le sue forti braccia la circondassero, facendola sentire protetta. Voleva che la sua voce roca le sussurrasse che tutto sarebbe andato bene, che lui l’avrebbe protetta...

Le sue fantasie furono interrotte da un tonfo proveniente dall’esterno e poi dal rumore della serratura che veniva aperta. Usando il braccio sano, Kaori si alzò in piedi, tremante di paura e chiedendosi cosa l’aspettasse dietro quella porta. Con sorpresa e sollievo, vide che si trattava di Ryo. Sbatté le palpebre, pregando che quello non fosse solo uno scherzo della sua immaginazione, ma la figura dell’uomo che amava era ancora lì quando riaprì gli occhi.

-Ryo!- esclamò rifugiandosi tra le sue braccia

Felice di averla ritrovata, lui le prese il viso tra le mani e le catturò le labbra in un bacio esigente. Solo dopo qualche secondo si staccò da lei e la percorse con lo sguardo per sincerarsi delle sue condizioni. Si accorse del livido che le si stava formando su una guancia e del polso gonfio. La sua espressione si indurì all’istante.

-È stato quel bastardo di Ramirez a farti questo?- le chiese Ryo accarezzandole delicatamente il viso

-Sì, ma non ti preoccupare, non è nulla di grave- rispose Kaori

-Non mentirmi, Kaori, probabilmente hai un polso rotto. Ora ti porto via di qui, ce la fai a resistere?-

-Sì, ma cosa hai intenzione di fare?-

-Mick e Umibozu ci stanno aspettando poco distante da qui. Ti porterò fuori e tu starai con loro mentre io mi occupo di quel bastardo-

-Ma non puoi affrontarlo da solo!- esclamò Kaori spaventata –Fatti aiutare da Mick o da Umibozu!-

-No. Ormai è diventata una faccenda personale, voglio occuparmene io- rispose Ryo con sguardo duro

-Allora fammi venire con te, ti prego. Non posso starmene in disparte sapendoti qui da solo!-

-Non se ne parla. È troppo pericoloso-

-Ma...- tentò di protestare lei

-Kaori...- la interruppe lui prendendole il viso tra le mani e cercando il suo sguardo –Ho bisogno di saperti al sicuro-

Vedendo la preoccupazione e la dolcezza di quello sguardo, Kaori capitolò.

-E va bene- disse –Ma promettimi che tornerai da me tutto intero. Non potrei più vivere se tu...-

Ryo la zittì con un bacio.            

-Te lo prometto- le sussurrò –Ora andiamo-

Le prese la mano sana e la condusse verso l’uscita. Prima di oltrepassare la soglia, controllò che non stesse arrivando nessuno. L’uomo che era di guardia alla porta era ancora a terra privo di conoscenza. Non sentendo alcun rumore, uscì dalla cabina, sempre tenendo la mano di Kaori, e percorse a ritroso la strada fatta pochi minuti prima. Si apprestavano a scendere le scale, quando sentirono delle voci provenire da sotto di loro:

-Muovetevi! L’intruso deve essere qui per la ragazza!-

Delle guardie stavano salendo le scale.

-Maledizione!- imprecò Ryo girando i tacchi e trascinando con se Kaori –Devono aver scoperto la guardia svenuta-

-E adesso cosa facciamo?- gli chiese lei

-L’unica via di uscita che ci rimane è salire fino al ponte della nave-

Seguendo a memoria la piantina della nave, Ryo si avventurò tra il labirinto di corridoi della nave, verso il punto in cui sapeva si trovavano le altre scale. Incrociarono altre guardie, ma Ryo le mise facilmente fuori gioco. E senza mai lasciare la mano di Kaori, nemmeno per un secondo. Lei era stupita del fatto che, in un momento come quello, circondata dal pericolo, non si sentiva spaventata. La sua presenza rassicurante, la sua mano forte che teneva saldamente la sua, l’espressione determinata del suo volto... Ogni particella del corpo di Ryo le trasmetteva un unico e chiaro messaggio: lui era lì per lei. Lui l’avrebbe protetta. Ad ogni costo.

Finalmente arrivarono alle scale, che Ryo salì con circospezione. Come si aspettava, ben presto si udirono degli spari sopra le loro teste. Lui prese la mira e sparò una serie di colpi. Gli spari cessarono, non aveva sbagliato un colpo. Tuttavia, sentiva che c’era qualcosa di strano...C’erano troppi pochi uomini a guardia della nave, dov’era il piccolo esercito di cui aveva parlato Mick? Le possibilità erano due: o Ramirez era così sicuro di se da essere convinto che quelle poche guardie sarebbero bastate a farlo fuori oppure... Stavano finendo dritti in una trappola. Il sesto senso di Ryo gli diceva che la seconda opzione era quella giusta. Tuttavia, tornare indietro era impossibile, l’unica possibilità era proseguire...E sperare di uscirne vivi. Lanciò un’occhiata a Kaori. Stava affrontando tutta quella situazione con un coraggio incredibile. D’altronde, la sua Kaori era sempre stata così: coraggiosa e indifesa al tempo stesso, così forte eppure così fragile...Il polso doveva dolerle molto, eppure dalle sue labbra non era uscito un lamento. Un lampo minaccioso gli attraversò lo sguardo. Avrebbe ammazzato Ramirez solo per aver osato alzare le sue luride mani su di lei. Sì, ne sarebbero usciti. La sconfitta non era contemplata nel suo piano. Kaori aveva ancora tutta una vita da vivere, aveva un fratello che l’amava, degli amici che l’adoravano...E aveva Ryo che l’amava più di se stesso e il cui unico desiderio era trascorrere il resto della sua esistenza al suo fianco.

Quando arrivarono davanti alla porta che conduceva al ponte della nave, Ryo ebbe la conferma ai suoi sospetti. Sentiva numerose presenze nemiche all’esterno. Con circospezione, aprì la porta e diede un’occhiata. Il ponte sembrava deserto all’apparenza, ma lui sapeva bene che, appena avessero mosso un passo, sarebbero stati circondati. Ma se tutto fosse andato come prevedeva...Come immaginato, appena fuori furono circondati da una ventina di uomini armati e, subito dopo, anche Ramirez fece la sua comparsa...

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


CAPITOLO 24      

-Ci si rivede finalmente, Saeba- disse Alejandro Ramirez avanzando verso di loro

Ryo spinse Kaori dietro di se, in modo da proteggerla in caso di evenienza.

-Non posso dire che sia un piacere, Ramirez- gli rispose ironico

-Forse per te non lo è, ma ti assicuro che io godrò immensamente della tua morte- replicò l’altro sullo stesso tono –Ma non illuderti di avere una morte rapida, Saeba. Ti farò pagare caro l’assassinio di mio fratello. Prima di ammazzarti come un cane, mi godrò la tua espressione disperata mentre mi faccio la tua donna di fronte ai tuoi occhi- concluse con una risata sadica guardando Kaori

Kaori rabbrividì a quel suono. L’espressione di Ryo si indurì e i suoi occhi lanciarono lampi d’ira.

-Non ti permetterò di avvicinarti ancora a lei- disse con tono minaccioso

-Non ho chiesto il tuo permesso- replicò Alejandro con un ghigno ironico, poi, rivolto ai suoi uomini:

–Forza, prendeteli!-

Tuttavia, prima che le sue guardie avessero anche solo il tempo di fare un passo, si udì il suono di una scarica di proiettili e gli uomini di Ramirez, ad uno ad uno, iniziarono a cadere al suolo come mele mature. Erano Umibozu e Mick, che con il loro motoscafo avevano affiancato la nave ed erano venuti in soccorso dei loro due amici. Ryo trascinò Kaori dietro alcune casse di legno impilate lì vicino e anche lui cominciò a rispondere al fuoco. Ad un certo punto, vide che il sudamericano si stava allontanando, probabilmente con l’intenzione di svignarsela. Dopo aver ricaricato la sua Python, estrasse anche la Beretta e si voltò verso Kaori.

-Sai usare una pistola?- le chiese

-Ho costretto mio fratello a darmi qualche lezione di tiro- annuì lei

-D’accordo, allora tieni questa- le porse la Beretta –Usala solo se è strettamente necessario e, se proprio devi usarla, mira a braccia o gambe, intesi?-

-Va bene. Ma tu dove vai?-

-Ramirez se la sta svignando-

Ryo si alzò, ma, prima che potesse andarsene, Kaori lo fermò afferrandolo per un braccio.

-Ti prego, sta attento- gli disse con tono preoccupato

-Non preoccuparti, piccola- rispose lui chinandosi a sfiorarle le labbra con un bacio –Torno presto-

Dopo aver controllato che ci fosse via libera, si allontanò all’inseguimento di Ramirez. Lo trovò intento a calare in acqua una delle scialuppe di salvataggio.

-Dove te ne vai così di fretta, Ramirez? La festa è appena cominciata- gli disse Ryo minacciandolo con la sua Python

Lentamente, Alejandro si voltò.

-Immaginavo che mi saresti corso dietro- replicò con un sorriso ironico –Vuoi farmela pagare per aver rapito la tua donna, vero?-

Ryo si limitò a guardarlo, restando in silenzio, aspettando la sua prossima mossa.

-Bene, allora- Ramirez estrasse lentamente la sua Glock dalla fondina e la gettò a terra –Perchè non ce la vediamo io e te, Saeba? Da uomo a uomo-

Ryo abbassò con cautela la sua arma, poi anche lui la gettò a terra.

-Non chiedo di meglio- fece mettendosi in guardia

I due uomini si avvicinarono guardinghi. Occhi negli occhi, i sensi all’erta, si studiarono per qualche minuto. Alla fine, a fare la prima mossa fu Alejandro, che cercò di colpire il suo avversario con un pugno. Ryo lo schivò con facilità e contraccambiò con calcio che l’altro non riuscì ad evitare. Senza scomporsi, Ramirez atteggiò le labbra ad un sorrisetto compiaciuto, mentre si massaggiava il fianco nel punto in cui era stato colpito.

-Niente male, Saeba, devo riconoscerlo- gli disse –Credo di aver trovato un avversario degno di me-

-Ti sbagli- lo corresse Ryo sorridendo con sicurezza –Hai trovato un avversario che ti farà a pezzi-

Il combattimento riprese. Inizialmente, i due uomini sembrarono essere alla pari, entrambi colpivano, paravano e schivavano con la stessa abilità. Tuttavia, mano a mano che il combattimento si protraeva, divenne sempre più evidente la superiorità di Ryo. Non c’erano dubbi sul fatto che Ramirez fosse abile e ben allenato, ma si capiva che nella sua vita non aveva lottato spesso e, soprattutto, era chiaro che non era in grado di affrontare lunghi combattimenti. Lo dimostrava il fatto che stavano lottando da neanche mezz’ora e Alejandro era già privo di forze. Ryo, al contrario, era allenato ad affrontare combattimenti che potevano protrarsi anche per ore.

Alla fine, Ramirez si ritrovò a terra, dolorante e pieno di lividi e ferite, mentre Ryo torreggiava su di lui.

-Allora, Alejandro, non dirmi che sei già stanco- lo schernì –Dov’è finita tutta la tua spavalderia?-

-Va all’inferno, Saeba- replicò l’altro con fatica, cercando di rialzarsi

Ryo lo colpì con un calcio in pieno stomaco, che lo fece ricadere a terra, tossendo per la mancanza di fiato e tenendosi il ventre dolorante. Ryo si accucciò al suo fianco.

-Sai, avrei una voglia matta di ammazzarti e di farlo molto, molto lentamente per aver rapito Kaori e per averle messo le mani addosso...- gli disse con voce carica di odio

-E perchè non lo fai?- gli chiese Ramirez

Non lo avrebbe ammesso per niente al mondo, ma in quel momento Ryo Saeba gli faceva paura. Anzi, quello che provava non era paura, ma terrore puro. Aveva la sensazione di guardare la morte dritto in faccia.

Ryo lanciò un’occhiata a Kaori, che, dopo che gli uomini di Ramirez erano stati messi tutti fuori combattimento da Mick e Umibozu, si era avvicinata al luogo dove i due stavano combattendo ed era rimasta a guardare con il cuore in gola.

-Perché non voglio farlo davanti ai suoi occhi- disse infine

Dopo di che, si alzò e si incamminò verso Kaori. In lontananza, si sentivano le sirene della polizia che stava sopraggiungendo, precedentemente avvisata da Mick e Umibozu.

Mentre lo guardava venire verso di lei, Kaori si sentì invadere dal sollievo. Era finita. Lui stava bene. Stava camminando verso di lei con quella luce calda negli occhi che conosceva bene.

Ma si sbagliava. Non era finita. Alejandro Ramirez non aveva accettato la sconfitta. Avrebbe avuto la sua vendetta a qualsiasi costo, anche se fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto nella sua vita. Si allungò per prendere la sua Glock, che giaceva ancora a terra, e prese la mira...

Ryo vide l’espressione di Kaori passare dal sollievo al terrore, ma, anche senza quello, aveva già capito che Ramirez non si sarebbe arreso così. Ormai arrivato da lei, la prese tra le braccia e la strinse a se, in modo che il suo viso fosse rivolto verso il mare, poi, veloce come un fulmine, prese la mira e sparò. Alejandro  non ebbe neanche il tempo di premere il grilletto. Il suo corpo senza vita si accasciò a terra con un foro di pallottola in mezzo agli occhi.

Ryo rinfoderò la sua Python, prese il volto di Kaori tra le mani e la guardò negli occhi, accarezzandole dolcemente le guance con i pollici.

-Tutto bene?- le chiese

-Sì. Tutto bene- rispose lei, chiudendo gli occhi per ricevere il suo bacio

-Heilà, piccioncini!- gridò Mick dal motoscafo –Quando avrete finito con le smancerie io e Umi-chan avremmo voglia di tornarcene a casa!-

Umibozu gli diede una gomitata sul cranio, accompagnata da un “idiota”.

-Prima o poi gli sparerò a quel biondino americano!- borbottò Ryo mentre Kaori rideva divertita

 

Dopo aver parlato con la polizia, Mick e Umibozu tornarono a casa, mentre Ryo accompagnò Kaori all’ospedale perchè le controllassero il polso ferito. Le lastre rivelarono una leggera frattura. Mentre attendevano che le venisse ingessato, Ryo rimase accanto a Kaori, distesa su un lettino. Tenendole fermamente la mano sana con la sua, con l’altra le rimise a posto una ciocca di capelli con infinita dolcezza.

-Mi dispiace- mormorò

-Di cosa?- gli chiese lei

-Di averti coinvolto in tutto questo-

Kaori lo fissò dritto negli occhi, determinata e decisa.

-Ryo, abbiamo già affrontato questo discorso. Ho scelto io di rimanere al tuo fianco. Perchè ti amo. E perchè non c’è nessun altro luogo in cui desideri stare. Perciò smettila di colpevolizzarti, va bene?-

-Va bene- le sorrise lui prima di chinarsi a baciarla –Senti, c’è una cosa di cui vorrei parlarti...- le disse dopo qualche secondo

-Che cosa?- fece Kaori incuriosita dal suo sguardo serio e dal suo tono incerto

-Ecco...Lo so che una stanza d’ospedale non è il luogo più romantico del mondo, ma...vorresti sposarmi?-

-Cosa...cosa hai detto?- balbettò lei stupita, convinta di aver capito male –Mi hai davvero chiesto di sposarti?-

-Esatto- Ryo fece una pausa, poi, tuffando lo sguardo nel suo, ricominciò a parlare:-Voglio che tu sia mia, Kaori Makimura. Voglio che tu prenda il mio nome, che dorma nel mio letto, che diffonda il tuo calore nella mia casa e che mi ami per il resto della mia vita. Voglio che tu mi dia figlie femmine con il tuo cuore e figli maschi con la tua energia. Ma voglio soprattutto che tu mi permetta di amarti fino all’ultimo giorno della mia vita-

Calde lacrime di commozione iniziarono a bagnarle le guance sentendo quelle bellissime parole. Afferrandolo per la nuca, avvicinò il viso di Ryo al suo per poterlo baciare.

-Posso considerarlo come un sì?- le sorrise lui quando il bacio ebbe fine

-Sì. Voglio sposarti, Ryo Saeba- rispose Kaori prima che le loro labbra si incontrassero nuovamente

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Epilogo ***


EPILOGO  

Qualche giorno dopo, Ryo e Kaori si trovavano al Cat’s Eye, insieme a Mick e Kazue e chiacchieravano allegramente con i loro amici, ai quali già avevano annunciato il loro matrimonio.

-Come va il tuo polso, Kaori?- le chiese Miki –Ti fa ancora male?-

-No, non più- rispose Kaori sollevando leggermente il polso ingessato appeso al collo da una sciarpa –I medici hanno detto che devo tenere il gesso un paio di settimane, ma poi tornerà come nuovo-

-E dimmi, avete già fissato la data per il matrimonio?-

-No, non ancora...Sai, prima voglio dare la bella notizia anche a mio fratello e a mia cognata-

-Quando tornano dalla luna di miele? Ormai sono via da tre settimane...-

-In realtà, dovrebbero essere di ritorno proprio oggi...-

Come se l’avessero sentita, Hideyuki e Saeko varcarono in quel momento la soglia del Cat’s Eye, sorridenti ed abbronzati.

-Siamo tornati, gente!- esclamò allegramente Hideyuki entrando nel locale

-Ciao a tutti!- gli fece eco la moglie

-Fratellone!- Kaori saltò giù dallo sgabello su cui era seduta e corse incontro al fratello per abbracciarlo   –Mi sei mancato!-

-Ciao sorellina! Anche tu mi sei mancata!- poi, accorgendosi del gesso –Ma cosa hai fatto al braccio?-

-Ehm...Te lo spiego dopo. Comunque non è niente di grave, non preoccuparti- rispose la sorella non senza un certo imbarazzo –Piuttosto...Com’è andata nelle Filippine? Vi siete goduti la vostra luna di miele?-

-Assolutamente sì. Il posto in cui siamo stati era assolutamente meraviglioso-

-Senti, ti racconteremo i dettagli dopo, Kaori- intervenne Saeko –Ora, per favore, vuoi dirmi cosa avete architettato tu e mio padre come regalo di nozze? Se non sono ancora morta per la curiosità è solo un miracolo e lui dice che spetta a te decidere quando noi potremo saperlo!-

-D’accordo, d’accordo- rispose Kaori alzando le mani in segno di resa –Però per saperlo dovrete venire con me in un posto...- si voltò verso Ryo –Tu vieni con noi?-

-Certo. Da ora in poi ti resterò incollato 24 ore su 24!- le sorrise lui

Hideyuki li fissava con espressione sconcertata sul viso, ma prima che potesse chiedere niente, Kaori lo fermò:

-Le spiegazioni a dopo, fratellone. Ora andiamo-

Dopo aver salutato tutti, il quartetto uscì e salì sulla Mini di Kaori. Per tutto il tragitto, Saeko cercò di farle svelare quale fosse questa sorpresa, ma l’altra fu irremovibile. Alla fine, fermò l’auto di fronte al cancello di una graziosa villetta del quartiere di Harajuku.

-Allora, cosa ve ne pare?- chiese Kaori ai due sposini

-È bellissima, ma...perchè siamo qui?- chiese Saeko perplessa

-Ancora non l’avete capito?- replicò l’altra –Questa è la vostra sorpresa. Tuo padre come regalo di nozze vi ha fatto questa casa!-

-Alla faccia del regalo di nozze!- commentò Hideyuki –E tu come c’entri in tutto questo, sorellina?-

-Beh, io l’ho arredata, ovvio! Venite, vi faccio vedere com’è dentro-

Kaori prese le chiavi e aprì il cancello, conducendoli attraverso il vialetto e poi dentro la casa. Anche l’interno era bellissimo. Kaori l’aveva arredata con mobili semplici ed essenziali, ma con colori che rendevano l’ambiente caldo e accogliente, adatto ad una coppia.

-Ovviamente, se qualcosa non vi piace o volete fare delle modifiche, non avete che da dirlo- disse loro Kaori una volta finito il giro

-Scherzi? Questa casa è perfetta, Kaori!- replicò Saeko abbracciandola –Grazie mille, cognatina!-

-La mia mogliettina ha ragione, sorellina. Sei stata bravissima!- confermò Hideyuki –Ora, però, voglio sapere cos’è successo finché io e Saeko non c’eravamo. E magari potresti spiegarmi anche il motivo di quel polso ingessato...-

Ryo e Kaori si guardarono, a disagio. E ora chi gli spiegava tutto quello che era successo? Come minimo gli sarebbe venuto un infarto!

-Ehm...D’accordo, adesso ti racconto tutto...- cominciò Kaori incerta

-Vuoi che glielo dica io?- le chiese Ryo premuroso

-No, no. Meglio se glielo dico io- fece un respiro profondo –Vediamo...Io e Ryo abbiamo continuato a litigare per un po’, poi però lui mi ha salvato dal mio ex-ragazzo psicopatico e ci siamo messi insieme...- Kaori iniziò a contare con le dita mano a mano che snocciolava i fatti –Poi ci hanno sparato addosso mentre eravamo al Cat’s Eye e Ryo mi ha detto di essere un agente governativo e che un’organizzazione criminale, la Union Teope, gli stava dando la caccia...Abbiamo litigato, ci siamo lasciati...Poi ci hanno quasi fatto saltare in aria e Ryo è rimasto ferito...Allora ci siamo rimessi insieme, ma in seguito mi hanno rapita e lui è venuto a salvarmi ed è a questo che devo il polso rotto...Poi, vediamo...Che altro è successo? Ah sì, mi sono trasferita da Ryo e abbiamo deciso di sposarci!-

Hideyuki e Saeko avevano ascoltato il racconto esibendo un’espressione sempre più sconcertata e incredula. Dopo un po’, questa lasciò spazio ad un’espressione severa e rassegnata.

-Kaori, quando la smetterai di prendermi in giro? Sono tuo fratello maggiore dopotutto!- la rimproverò Hideyuki –Questa volta, poi, hai superato te stessa! Questa storia ha dell’incredibile!-

-Ma...io...- tentò di spiegargli Kaori

-Niente ma!- la interruppe il fratello, poi, rivolgendosi a Ryo:-E tu, non hai niente da dire?-

-Veramente...-

Ma anche Ryo ebbe diritto alla stessa sorte:

-Ma che dico? Scommetto che questa storia l’avete inventata insieme! E speravate sul serio che io ci cascassi?!-

Kaori guardò Saeko in cerca di aiuto, ma questa scosse le spalle e alzò le mani in segno di resa, come a dire:“Lascia perdere, lo sai com’è fatto!” La donna, infatti, credeva alla versione della cognata. E non solo perchè aveva chiamato in commissariato per sapere come andavano le cose e sua sorella Reika le aveva raccontato dell’arresto del capo della Union Teope, Alejandro Ramirez, avvenuto grazie a Ryo, Mick e Umibozu; ma anche perchè conosceva la fama di quei tre e sapeva ormai per certo che attiravano i guai come il miele attirava le api.

Sconsolata, Kaori decise di arrendersi:

-E va bene, hai ragione, fratellone- disse -Ti chiedo scusa, era tutta una storia inventata. Il polso me lo sono rotto semplicemente cadendo dalle scale-

Meglio che credesse a quella versione, in effetti, così non si sarebbe preoccupato.

-Lo sapevo, sei sempre così distratta!- la rimproverò Hideyuki –Avresti potuto farti qualcosa di peggio!-

-Hai ragione, Yuki-

-In realtà c’è qualcosa di vero in quella storia- intervenne in quel momento Ryo

Kaori e Saeko lo guardarono preoccupate, temendo che volesse dirgli la verità.

-La parte che diceva che ho chiesto a tua sorella di sposarmi è vera- disse poi circondando la vita di Kaori con le braccia e sfiorandole le labbra con le sue

Finalmente Hideyuki sorrise.

-Sono molto felice per voi. Speravo proprio che voi due capiste che siete fatti l’uno per l’altra!- esclamò dando una pacca amichevole sulla spalla di Ryo

-Guarda che io l’avevo capito da un pezzo! È tua sorella che ci ha messo un po’ per arrivarci!- replicò questo scherzoso

Kaori gli assestò una gomitata nelle costole.

-Guarda che avevo i miei buoni motivi!- fece imbronciata

-Beh, direi che qui bisogna festeggiare! Che ne dite di andare a cena tutti assieme?- propose Hideyuki

E così tutti si avviarono verso l’uscita della casa. Mentre Kaori passava di fianco a Ryo, dopo che suo fratello e Saeko erano già usciti, gli disse:

-Non credere di passarla così liscia per la battuta di prima...Stasera dormi sul divano!-

-Cosa? Ma io stavo scherzando, amore!- rispose Ryo con espressione servizievole

-Beh, potevi pensarci prima!- replicò lei avviandosi verso la porta

-Ti prego, tesoro! Non puoi far dormire il tuo Ryuccio sul divano!- la supplicò lui seguendola

Quando la raggiunse, l’afferrò da dietro per la vita e la spinse contro di se, per poi iniziare a mordicchiarle il lobo dell’orecchio.

-E poi...voglio proprio vedere quanto resisti alle mie tecniche di persuasione...- le mormorò con voce sensuale

-Mi stai proponendo una sfida, Ryo Saeba?- gli chiese Kaori maliziosa

-Proprio così. E ti avverto che finora non ne ho mai persa una- rispose Ryo sullo stesso tono

-C’è una prima volta per tutto...- lei gli passò il braccio sano intorno al collo

-Vedremo...- fece lui prima di chinarsi e prendere possesso delle sue labbra

-Ehi, voi due! Sbaciucchiatevi dopo, noi qui abbiamo fame!- gridò in quel momento Hideyuki dalla macchina

Con un sospiro frustrato, Ryo pose fine al bacio.

-Non ti sembra che ultimamente si divertano tutti ad interromperci?- disse a Kaori posando la fronte sulla sua

-Già. Ma ti assicuro che stanotte non ci sarà nessuno tra i piedi...- rispose lei maliziosa

Rispondendole con un sorriso pieno di promesse, Ryo prese la mano di Kaori e insieme raggiunsero Hideyuki e Saeko, mentre all’orizzonte il cielo si tingeva di arancio, annunciando la fine di un altro giorno...ma anche l’inizio di una splendida serata, a cui ne sarebbero sicuramente seguite molte, molte altre...

 

THE END

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=81821