Nothing As It Seems

di crazyhorse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Everything Changes ***
Capitolo 2: *** Bridge Over Troubled Water ***
Capitolo 3: *** They Have Feelings Only Children Know ***
Capitolo 4: *** Die Another Day ***
Capitolo 5: *** Gotcha! ***
Capitolo 6: *** I'll Be Home Again ***
Capitolo 7: *** Great Balls of Fire ***



Capitolo 1
*** Everything Changes ***


EVERYTHING CHANGES Supernatural ed i suoi personaggi non mi appartengono. Mi appartiene, invece, il personaggio di Allison Carter. Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro.

EVERYTHING CHANGES

-Dai Sam muoviti ho bisogno del bagno!- intimò Dean spazientito a suo fratello che ormai era chiuso in bagno da 5 minuti buoni.
-Affifo..- gli rispose Sam con la bocca impastata dal dentifricio.
Questa volta i tre cacciatori erano stati sfortunati: l'unico motel alla periferia di San Marcos, Texas, che fosse vicino sia al Central Texas Medical Center che al San Marcos Country Club dove alloggiavano i cavalli di Allison era il MY HAPPY PLACE MOTEL sulla Parker Drive, il quale però aveva solo una stanza libera: certo era grande ed aveva due ampi letti, ma purtroppo il bagno era uno solo.
-Eddai...- ulteriori sollecitazioni di Dean, che ormai sentiva la propria vescica lievitare paurosamente vicino al limite di sopportazione umana e per evitare un'imbarazzante esondazione aveva preso a saltellare nervosamente da un piede all'altro, furono interrotte dal cellulare di Sam che squillava.
-Dean, sto arrivando, rispondi tu...-disse Sam dal bagno.
-Pronto!- ringhiò il cacciatore.
-Dean? Ciao sono Allison. Sam?-
-Arriva...appena si degna di uscire dal bagno!- le rispose lui scocciato. Poi avvicinandosi al bagno disse rivolto a suo fratello: -E' Allison, dai vieni a sentire cosa le si è sciolto questa volta!-
Nello stesso momento, con enorme soddisfazione di Dean, Sam uscì dal bagno, prese il telefono di mano da suo fratello senza troppi complimenti e salutò dolcemente Allison:
-Ehy!-
-Ehy!- gli rispose lei altrettanto dolcemente.
Alzando gli occhi al cielo, Dean lasciò i due agli affari loro e prese possesso del bagno con sconfinata soddisfazione.
-Ally, dimmi come va all'ospedale?-
-Ho appena visto il medico legale, ma c'è una cosa che non mi convince. Puoi farmi una ricerca in rete per favore...tirando fuori l'hacker che è in te?-
-Sicuro, di cosa hai bisogno?- chiese avviandosi al suo portatile e accendendolo.
-Riguarda Samantha Gibson. Avrei bisogno di sapere se per caso è stata ricoverata in qualche clinica per perdere peso.-
-Oh ok...aspetta...Come mai questa strana domanda?- le chiese Sam incuriosito mentre digitava velocemente qualche comando sulla tastiera.
-Ma, niente, solo un sospetto...non mi torna un particolare fra le condizioni del cadavere ed il parere del medico legale...che tra l'altro è un emerito idiota, l'ho appena incontrato e ti assicuro che lo avrei preso volentieri a calci nel...-
Per fortuna Sam le impedì di finire la frase perchè nel frattempo aveva terminato la ricerca:
-Sì, sì ho capito il genere! Comunque non c'è niente su Samantha Gibson, nessun ricovero in nessun ospedale o clinica privata, nè per perdere peso, nè per altri problemi...praticamente scoppiava di salute!-
-Già, infatti è morta! Ok...senti io credo che farò molto tardi stasera..-
-Perchè?- chiese Sam preoccupato.
-Niente, voglio controllare una cosa personalmente, solo non aspettatemi alzati!-
-Mh, va bene, ma stai attenta ok?-
-Tranquillo ho tutto sotto controllo! A dopo!- disse la cacciatrice e terminò la comunicazione.

***********************

Erano le tre di notte passate, quando Allison finalmente parcheggiò la sua Pontiac Firebird blu davanti alla stanza n. 2 del MY HAPPY PLACE MOTEL di San Marcos. Aveva male ad ogni singolo muscolo del suo corpo, ma il collo le faceva addirittura vedere le stelle; aveva passato le ultime tre ore china sul cadavere di Samantha Gibson per verificare se, come le aveva detto il medico legale quel pomeriggio, effettivamente la donna non avesse mai avuto figli. I risultati della sua ricerca le diedero due conferme:  Samantha Gibson aveva affrontato una gravidanza parecchi anni prima  ed il medico legale era un incompetente. Tuttavia in quel momento non aveva voglia di pensarci, voleva solo andare a letto, stendersi accanto a Sam, dargli un bacio senza svegliarlo ed addormentarsi sommersa nel suo abbraccio.
Senza fare rumore, entrò nella stanza e, con sconfinato sollievo, uscì da quei vestiti paurosamente scomodi e che lei non era per niente abituata ad indossare: scarpe col tacco, giacca e gonna e, sopra ogni cosa le calze. Detestava le calze, le facevano prurito e infatti aveva trascorso l'intero viaggio di ritorno dall'ospedale grattandosi furiosamente le gambe. D'altra parte si rendeva conto che quell'abbigliamento era indispensabile per rendere credibile l'alias che aveva creato Dean per lei, e cioè l'agente speciale dell'FBI nonchè anatomopatologa Allison Dolittle...certe volte  il senso dell'umorismo di Dean le faceva quasi paura.
Assicuratasi che nel letto di fronte alla finestra ci fosse veramente Sam (e non suo fratello), scivolò sotto le coperte. In due secondi netti era già nel regno di Morfeo, complice il caldo abbraccio del ragazzo.

***************************

La mattina dopo, Allison fu svegliata da un timido raggio di sole che filtrava attraverso l'imposta sgangherata della finestra che si trovava esattamente davanti al letto suo e di Sam. La notte era trascorsa tranquilla, o almeno quelle poche ore che era riuscita a dormire dopo la sua incursione all'obitorio.
Con gli occhi ancora chiusi, si voltò verso Sam e gli allungò un bacio. Le piaceva svegliarsi in quel modo, sentirlo vicino, prima ancora di aprire gli occhi. Tuttavia quella mattina percepì qualcosa di strano: quelle che aveva appena baciato non le sembravano le labbra di Sam così come lei se le ricordava. Mentre si voltava di nuovo decise di non dare molto peso a quella sensazione, pensando: "Oddio ho dormito solo poche ore, dev'essere il sonno a confondermi le idee".
Il contatto delle labbra di Allison svegliò Sam. La prima sensazione che ebbe mentre i suoi neuroni si stiracchiavano fu un disagio fisico generalizzato, come se il giorno prima avesse corso la maratona ed in quel momento tutti i muscoli e le articolazioni del suo corpo erano irrigiditi e doloranti. Eppure avevano cominciato a lavorare su quel caso solo da due giorni, quindi lui e Dean le ultime ore le avevano passate a ricostruire la vita di questa Samantha Gibson morta in circostanze misteriose come anche un'assistente sociale, anch'ella di San Marcos; e lo avevano fatto seduti alla scrivania o al massimo parlando con i mariti delle vittime, non correndo la maratona. Che stesse invecchiando così in fretta? No, di sicuro c'era un'altra spiegazione:
-Buongiorno...hey, mi hai fatto dormire in un angolo stanotte? Sono tutto anchilosato!- sussurrò Sam all'orecchio di Allison stringendola forte.
Allison rimase pietrificata e terrorizzata nel sentire la voce della persona dietro di lei. Un brivido gelido di orrore le corse lungo la schiena mentre realizzava che l'uomo che le aveva appena dato il buongiorno non era Sam come ogni mattina, ma....no, non era possibile...eppure quella era la voce di....di...Dean! La cacciatrice sgranò gli occhi e, mentre il suo cuore accellerava furiosamente i battiti, si voltò lentamente verso la persona che le era sdraiata accanto: il panico la sopraffece quando vide che quella persona era proprio Dean. La sua mente, precipitata sulla terra dal mondo dei sogni come un meteorite dallo spazio, fu attraversata da due pensieri uno dopo l'altro:
"Dannazione ho dormito nel letto sbagliato! No no no, non è possibile, il letto è proprio questo!"
Appurato che il letto era quello giusto il secondo pensiero che fece fu:
"Merda...shapeshifter! Ho dormito con uno shapeshifter! Non ci sono altre spiegazioni!!"
Mentre il cervello di Allison partoriva questo pensiero, la sua mano scivolò lentamente sotto il cuscino, agguantò saldamente la pistola che ogni notte Sam vi metteva per precauzione, si fiondò fuori dal letto come allucinata e puntò l'arma contro....quella cosa orrenda che aveva di fronte.
-Whoa whoa Ally cosa fai! Sono io!- Dean, o la cosa che aveva le sembianze di Dean, era schizzato fuori dal letto come una scheggia impazzita, e sembrava incapace di comprendere come mai avesse una pistola puntata contro.
Ripresasi dall'iniziale sgomento, Allison si riappropriò dei suoi pensieri convinta di avere di fronte uno shapeshifter:
-Senti pezzo di merda, non so cosa tu voglia da noi, ma è meglio che mi dici subito dove hai messo Sam, o ti pianto una pallottola d'argento in mezzo al cuore!- ok, lei non sapeva se la pistola fosse davvero caricata con proiettili d'argento, ma avrebbe affrontato quel problema al momento opportuno e quello in particolare non lo era.
Lui protestò:
-Ally, magari hai avuto un incubo, ma sono io, Sam, non vedi?-
La risposta arrivò secca e dolorosa come una spada affilata nel cuore:
-No, non vedo! E di sicuro potresti essere chiunque ma non Sam! Almeno avresti potuto imparare a distinguerli prima di prendere le sembianze di uno di loro!- 
-Ally, ma cosa dici?- quello che aveva di fronte era chiaramente un Dean confuso e stupito, che si stava muovendo piano e con cautela, probabilmente per trovare una posizione comoda per disarmarla; per tutta risposta Allison impugnò più saldamente la pistola e muovendo la canna in direzione dello specchio della stanza, che stava appeso accanto alla finestra, lo invitò a specchiarsi.
Nell'istante in cui il viso di Dean si riflesse nello specchio un grido agghiacciante e carico di panico si spanse per tutto il motel.
Fra le altre, una conseguenza di quell'urlo fu una serie di movimenti della sagoma completamente immersa sotto le coperte del letto dove doveva essere Dean...il vero Dean. Da sotto quell'ammasso informe di lenzuola e copriletto, una voce ancora impastata dal sonno si lamentò irritata:
-Ehy, ma non si può dormire in questa stanza!?-
Il suono di quella voce provocò una seconda ondata di orrore nelle viscere di Allison e sgomento misto a terrore nel Dean che si trovava ancora di fronte allo specchio: quella che veniva da sotto le coperte era la voce di Sam.
A quel punto Allison, pensando di dover gestire non uno, ma due shapeshifter, lentamente e continuando a tenere sotto tiro Dean, si avvicinò alla propria borsa ed estrasse una seconda pistola. Forte di due armi si rivolse con decisione alla cosa che aveva preso le sembianze di Sam:
-Ok stronzo, ora vieni fuori, dobbiamo fare una chiacchierata!-
-Ehy, stronzo a chi?- protestò quella voce mentre il viso a cui apparteneva risorgeva da sotto le coperte: Sam. Il Dean davanti allo specchio deglutì nervosamente e faticosamente fissando sbigottito e a bocca aperta la persona appena emersa dal letto. La sorpresa di Allison invece durò un paio di secondi soltanto, durante i quali il suo cuore si era letteralmente fermato, ma alla fine:
-A te! Ora vieni fuori e mettiti di fianco al tuo compare, vediamo se riesco a farne fuori due contemporaneamente!- gli rispose Allison risoluta e cercando di sembrare minacciosa.
-Ehy, senti non ho voglia di scherzare! Metti giù la pistola....- disse il Sam nel letto, contrariato; poi si voltò verso la persona che stava di fronte allo specchio dicendo: -Sam, ma cosa le hai fat...-
Non fu in grado di terminare la frase perchè vide che, invece che Sam, di fronte allo specchio c'era lui, Dean.
Un secondo urlo agghiacciante e pregno di panico allo stato puro invase l'intero motel.
-ORA BASTA!!!- urlò Allison infuriata. Ancora pensava di avere di fronte due shapeshifter.
-Tacete! Uno di fianco all'altro! Forza! Muoviti tu, fuori da letto!-
Il nuovo Sam, ancora in preda al panico, fece per uscire da sotto le lenzuola ma, non essendo abituato a gestire dieci centimetri di altezza in più, inciapò nella pediera del letto e rotolò a terra:
-Ahi!!-
Cercò di rialzarsi ma inciampò nelle sue stesse gambe e cadde di nuovo: -Ahi!!!-
Il secondo tetativo di raggiungere una posizione a 90° con il suolo ebbe successo, quindi come se si stesse muovendo in un orribile incubo dove lui si trovava in un mondo privo di gravità, si avvicinò lentamente al nuovo Dean studiandolo incredulo con gli occhi sgranati e con la bocca aperta. Quando gli fu accanto, alzò le mani e cominciò a toccargli il viso come se non credesse ai propri occhi ed avesse bisogno di toccare quello che aveva di fronte. Quando vide nello speccio la propria immagine riflessa, e cioè il volto di suo fratello Sam, prese a toccarsi il viso per vedere se il tatto e la vista fossero in accordo con la realtà. Sì, lui era proprio suo fratello Sam. Non disse niente.
-FERMI!- intimò loro Allison.
Sam...cioè no, scusate, colui che stava dentro il corpo di Dean, cercò di convincere Allison che nessuno dei due era uno shapeshifter:
-Ally, senti, ho capito cosa stai pensando! Ma non siamo shapeshifter! Sono io Sam...o meglio dentro il corpo di...mio fratello...- deglutì faticosamente e nervosamente, senza per altro averne bisogno perchè la sua bocca era diventata improvvisamente più arida di un deserto, poi continuò: -...ci sono io...Sam...Ally ti prego...metti giù le pistole!- la stava letteralmente implorando.
Lei non fece una piega, ma continuò a puntare le armi contro le due figure di fronte a sè. Allora Dean, le fece una proposta:
-Senti, facciamo così, mettici alla prova. Chiedici qualcosa che sappiamo solo noi, ok?-
Mentre la testa di Sam annuiva per sottolineare il suo assenso alla proposta del fratello, Allison fissò gli occhi di entrambe le cose che aveva di fronte per qualche istante riflettendo, poi pensando che il manico del coltello era comunque nelle sue mani, disse seccamente:
-Data di nascita.-
-2 maggio 1983- Dean
-24 gennaio 1979- Sam
Allison sgranò gli occhi per l'ennesima volta nel giro di un quarto d'ora da quando si era svegliata e sentì una specie di forte pressione sul torace che le impedì di respirare per qualche secondo. Effetivamente le date di nascita erano quelle giuste, ma invertite rispetto a chi le aveva pronunciate. Un pensiero inconcepibile attraversò la sua mente: e se qualcosa avesse scambiato i loro corpi? Se Dean fosse realmente Sam e viceversa? Insomma gli shapeshifter non saranno stati dei geni, ma Dean le aveva spiegato che avevano una specie di connessione psichica o qualcosa del genere con la persona di cui avevano preso le sembianze, una connessione così profonda da riuscire a sentire i suoi sentimenti e leggere nella sua mente, per cui era impensabile che loro non sapessero il nome del loro involucro. Continuò, per essere il più sicura possibile:
-Genitori.-
Rispose Sam, quello che sembrava esserlo per lo meno:
-John e Mary...-
Allison lo interruppe:
-Non i tuoi, genio, i miei!-
Proseguì Dean, quello che sembrava esserlo per lo meno:
-Edward e Serena Carter. Tua madre è italiana, cioè lo era, perchè quando tu avevi sei mesi lei è morta in un incendio in casa tua. Questo perchè tu hai dei poteri...ehm come me...in particolare puoi controllare gli animali, mortali e non,......- avrebbe potuto continuare ancora, ma si zittì, quando vide l'espressione dipinta sul volto di Allison: puro sgomento ed incredulità; evidentemente si era infine convita di non avere davanti due shapeshifter, ma i fratelli Winchester originali, solo con i corpi invertiti. Piano piano la ciacciatrice cominciò ad abbassre le pistole e Sam e Dean cominciarono a rilassare i rispettivi muscoli che fino ad allora erano stati tesi come corde di violino.
Tutti e tre rimasero in piedi immobili in mezzo alla stanza fissandosi in silenzio l'un l'altro per un tempo infinito; tutti e tre avevano capito cos'era successo, ma nessuno aveva il coraggio di dirlo ad alta voce, tanto assurda sembrava quella situazione.
Allison fu la prima a rompere quel pesante silenzio:
-Merda! Cos'è successo? Com'è possibile che vi siate scambiati..i...i...- non riusciva terminare la frase. Chiuse gli occhi come se dirlo senza guardali in faccia potesse cancellare la realtà dei fatti. Con tutto il coraggio di cui era capace riuscì a terminare la frase: -...i vostri corpi? Chi...cosa può aver fatto una cosa simile? Perchè? Cosa facciamo adesso? Non è il caso di chiamare Cass? No, forse Dio in persona sarebbe meglio? O Bobby? Bobby forse può aiutarci?- quando era nervosa e confusa Allison tendeva a porre troppe domande contemporaneamente.
Nell'istante in cui lei smise di fare domande alle quali nessuno avrebbe comunque saputo rispondere in quel momento, una luce candida filtrò dal vano della porta chiusa del bagno. Si sentì un tonfo ed un forte spiffero di vento caldo. Tutto cessò in meno di cinque secondi, durante i quali tutti e tre i ragazzi prontamente recuperarono una pistola ciascuno e la puntarono dritta contro la sorgente di quella manifestazione improvvisa.
La tensione salì alle stelle e tutti e tre i cacciatori concentrarono l'adrenalina accumulata durante quel traumatico risveglio nei rispettivi muscoli come una specie di potente scarica elettrica che aspettava solo di essere liberata. Mentre la maniglia cominciò lentamente a girare e la porta piano piano ad aprirsi, i tre ragazzi tirarono l'astina delle rispettive pistole semiautomatiche per inserire il primo colpo in canna, pronti a sparare non appena avessero capito cosa avevano di fronte.



- "Nothing As It Seems" - Pearl Jam

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Capitolo 2
*** Bridge Over Troubled Water ***


BRIDGE OVER TROUBLED WATER NOTA: allora in questa storia mi sono divertita ad invertire i corpi di Sam e Dean. Trovare un sistema chiaro oltre ogni dubbio per associare le battute ad uno dei due corpi è stato tutt'altro che facile, ve lo assicuro. In ogni caso da qui in avanti farò riferimento unicamente all'aspetto fisico. Quindi quando indicherò solo "Sam" o "Dean" in realtà si tratterà di "Dean nel corpo di Sam" e "Sam nel corpo di Dean" rispettivamente. Presterò più attenzione possibile a non sbagliare, in ogni caso siate un po' clementi se dovesse sfuggirmi qualche particolare. Spero di non risultare troppo macchinosa o stancante!

BRIDGE OVER TROUBLED WATER(1)

-Cass accidenti! Ci hai spaventato a morte! Senti comincia darti da fare perchè io rivoglio indietro Sam, SUBITO!!!-  Allison si rivolse a Castiel, appena comparso nel vano della porta del bagno, quasi in preda all'isterismo. Tuttavia in quel momento l'unica cosa chiara in quella stanza era il caos che regnava sovrano, mentre tutti e tre i ragazzi rivolgevano la stessa domanda all'angelo a loro modo:
-Cass! Dannazione ma cosa è successo!? Rivoglio il mio corpo...questo è così scomodo!- disse Dean mentre per uno sbaglio dettato dall'abitudine si stava infilando una scarpa di suo fratello : -...ehm...tieni questa è mia...- e la porse a Sam.
-Ehy, non ti lamentare tu almeno hai preso il corpo migliore! Io piuttosto mi sento dispersivo! C'è troppo spazio qui intorno!- si difese Sam indispettito, o meglio il Dean intrappolato nel corpo di Sam, afferrando senza troppi complimenti la scarpa.
-Non c'è troppo spazio nel mio corpo, sei tu che ne hai poco, mi sento tutto anchilosato e non riesco neanche a respirare decentemente!- ribattè Dean, nel cui corpo Sam si sentiva decisamente sacrificato.
-ZITTI!!- tuonò minaccioso Castiel che non si era ancora mosso dalla soglia del bagno. Era impassibile come sempre nel suo impermeabile beige e stava fissando i tre ragazzi, chi in preda alla disperazione, chi irritato per il suo nuovo aspetto e chi continuava a stiracchiarsi le giunture irrigidite, sperando di recuperare qualche prezioso centimetro neanche il nuovo involucro fosse una maglietta di cotone appena uscita dalla lavatrice.
Nel sentire quell'ordine perentorio, tutti e tre interruppero quello che stavano facendo e si volsero verso Castiel, che continuò:
-Abbiamo un problema.- sentenziò risoluto.
-Beh, grazie Cass, nel caso nessuno se ne fosse accorto!- rispose ironico Sam -pensavi che il fatto che io sia nel corpo di mio fratello e lui nel mio potesse passare inosservato?- terminò infine decisamente adirato.
Intervenne Dean:
-Già, ma come può essere successo? Chi potrebbe avere interesse a fare una cosa del genere? E soprattutto come facciamo per rimettere le cose a posto?-
-La magia che ha indotto lo scambio dei vostri corpi non è da tutti i giorni. E' una magia molto potente, e ci vuole una creatura molto potente per eseguirla correttamente senza distruggere le anime.- Castiel aveva parlato con il suo solito tono di voce quasi apatico e freddo, ma nonostante questo, la possibilità che quello che era successo avrebbe potuto uccidere i fratelli Winchester lasciò i tre ragazzi sgomenti e quasi senza parole...quasi:
-Oh...- fece Sam inizialmente sconcertato, tuttavia si riprese subito: -va bene, ma chi diavolo è stato?- la pazienza di Sam (che Dean si era portato dietro insieme alla sua anima prima di essere confinato nel corpo di suo fratello) stava per finire, e loro erano solo all'inizio della conversazione.
-Una creatura celeste...molto potente...- l'angelo sembrava in difficoltà. Questa cosa però non impedì a Sam di continuare:
-Senti Cass non m'interessa se fosse anche stato Dio in persona a fare questo casino, io rivoglio indietro il mio corpo il prima possibile, quindi non è il momento di farsi prendere da una sindrome angelica da manie di insicurezza e parla maledizione!- era esasperato dai tentennamenti dell'angelo e dalla strana sensazione che lo investiva tutte le volte che guardava suo fratello: gli sembrava di trovarsi costantemente di fronte a uno specchio; per cui decise di utilizzare un sistema un po' brutale per indurre Castiel a parlare: -..vorrei vedere te....intrappolato nel corpo....nel corpo di Uriel per esempio!!- concluse fissando l'altro negli occhi imperscrutabili.
-E' opera di un serafino.- sentenziò infine Castiel. Poi vide tre sguardi interrogativi piantati sul suo volto e li interpretò come un segnale per continuare:
-Un serafino è una delle poche creature celesti abbastanza potenti per eseguire correttamente una magia di questo tipo.-
Sam, Dean ed Allison continuarono a fissarlo increduli:
-Un serafino?- chiesero tutti e tre in coro.
-Di preciso chi sono i serafini?- s'informò poi Dean la cui pazienza non era ancora completamente svanita, al contrario di quella di suo fratello.
-I serafini sono le creature più vicine a Dio...- cominciò Castiel, ma sembrava che si trovasse nuovamente in difficoltà -...sono le anime dei bambini che devono ancora nascere....- fissò lo sguardo impassibile su Allison per un secondo, poi lo abbassò e riprese -...oppure dei bambini morti...-
Dean lo interruppe:
-Scusa Cass, scusa...non capisco, ma questi serafini non dovrebbero essere crature buone e misericordiose, soprattutto se sono così vicine a Dio? E allora perchè ce n'è uno che ce l'ha con noi?-
-In genere sono creature buone e misericordiose, sì, ma può...succedere che qualcuno di loro, soprattutto se sulla terra è morto in modo violento, trattenga rabbia e rancore....in questo caso...- esitò.
-In questo caso? Avanti...- lo incalzò Sam sempre più esasperato.
-In questo caso Dio li manda letteralmente all'inferno.-
-Ok, ce l'abbiamo fatta! Allora dobbiamo cercare un serafino dannato che ce l'ha con noi!- ora Sam sembrava leggermente sollevato. Ma quando Dean porse la domanda successiva tutti capirono che la situazione era tutt'altro che chiara e cristallina:
-E perchè un serafino dannato dovrebbe avercela con noi?-
Castiel non rispose subito, riflettè qualche istante (che ai tre ragazzi sembrò un'eternità), poi:
-Che caso state seguendo in questo momento?- chiese.
Sam e Dean si guardarono in faccia snervati, mentre l'espressione dei loro visi non lasciava all'immaginazione quello che stavano pensando in quel momento: "Ma l'unico angelo enigmatico del paradiso ce lo dovevano proprio affibbiare a noi?"
Il silenzio fu rotto da un'imprecazione di Allison che parlò mettendosi le mani nei capelli:
-Merda, non è possibile!!-
Immediatamente dopo, la cacciatrice si sentì tre sguardi interrogativi puntati addosso, per cui spiegò il motivo della sua uscita:
-Allora ieri sera ho fatto tardi perchè quell'idiota del medico legale non mi aveva convinto quando l'avevo interrogato nel pomeriggio. Così ho aspettato che chiudesse l'obitorio alla fine del turno, con me dentro, e ho riaperto il corpo di Samantha Gibson. Ho scoperto che in realtà lei ha affrontato una gravidanza...diversi anni fa anche se non saprei essere precisa. Però non risultano figli nello stato di famiglia di Samantha, per cui sicuramente il bambino è stato dato in adozione...- concluse non molto convinta, ma come se fosse seduta su un cuscino di spine.
Fu Dean a terminare il pensiero di Allison, dopo qualche secondo:
-...magari quel poverino non ha fatto una bella fine con la famiglia adottiva...ed ora si è voluto vendicare...?-
La cacciatrice continuò a fissare incerta i tre davanti a lei come per cercare conferma di non aver detto un mucchio enorme di stupidaggini; per sua fortuna Castiel rispose:
-Potrebbe essere...-
A quel punto Sam, fissando Allison stupito, diede voce ai dubbi suoi e di suo fratello:
-E come ti è venuto in mente che il medico legale poteva aver sbagliato?-
Lei rispose secca e risoluta ostentando noncuranza:
-Smagliature!-
-Smagliature?- tutti e tre in coro...perfino l'angelo sembrava meravigliato.
-Sì, smagliature! Beh e allora?- Allison ora era indispettita -nessuna donna della sua età e della sua corporatura potrebbe avere smagliature così profonde e diffuse...sopratturo nell'addome, a meno che non abbia affrontato o una gravidanza o una forte cura dimagrante. Con Sam...- e nel pronunciare quel nome dovette pensare un istante prima di indicare Dean davanti a lei -abbiamo appurato che non ha subito ricoveri per operazioni chirurgiche allo stomaco o in nessuna clinica privata specializzata in dimagrimenti, per cui ho pensato che doveva trattarsi per forza di una gravidanza!- concluse trionfalmente la ragazza.
-Scusa e tu dove hai imparato tutte queste cose?- le chiese Sam.
-Ho studiato!!- era di nuovo indispettita, si sentiva sotto esame e quello la iritava in modo particolare -...mentre voi facevate i rambo in qualche cimitero...io studiavo! E' anche per questo che tu mi hai chiesto di unirmi a voi, no?- ancora una volta dovette concentrarsi prima di guardare negli occhi Sam -E allora io studio!- terminò ancora più trionfale di prima.
Dean, per ritornare sul punto focale di tutta quella situazione che gli sembrava tanto assurda nonostante di cose assurde ne avesse viste parecchie, le chiese:
-E allora di cosa è morta Samantha Gibson?-
-Emorragia cerebrale...cosa strana per una donna giovane e sana come lei...così improvvisamente tutte le vene del suo cervello hanno deciso di scoppiare contemporaneamente. Ho dato un'occhiata anche a quello...sembrava un budino...- non approfondì il discorso vedendo le facce abbastanza schifate dei due fratelli di fronte a lei.
Sam, dopo un profondo respiro che gli servì per ricacciare da dov'era venuta l'immagine poco poetiva che Allison gli aveva richiamato alla mente,  fece ancora una volta il punto della situazione, con il suo solito tatto da carro armato:
-Allora abbiamo a che fare con un serafino dannato che probabilmente è l'anima del figlio morto di Samantha Gibson e che per fermarci ha usato il suo sconfinato senso dell'umorismo celeste ed ha scambiato i nostri corpi. Bastardo!!- si fece prendere dall'emozione. Continuò: -Bene, Cass, come facciamo a rispedirlo al'inferno da dove è venuto?- finì volgendo lo sguardo verso Castiel.
Castiel non rispose subito, ma sembrava preoccupato.
-Cass, andiamo!!- lo esortò per l'ennesima volta Sam sfinito dagli interminabili indugi dell'angelo.
-Non sarà facile. Questa creatura è stata cacciata dal paradiso e, quindi in teoria dovrebbe avere perso la maggior parte dei suoi poteri celesti...-
-In teoria, ma in pratica no, altrimenti non avrebbe potuto scambiare i nostri corpi.- concluse per lui Dean che sembrava preoccupato almeno quanto Castiel in quel momento. Quest'ultimo continuò dopo qualche secondo di riflessione, e quando riprese sembrava lievemente rincuorato:
-Tuttavia se è finito all'inferno...dovrebbe essere diventato un demone a tutti gli effetti...e quindi dovrebbe essere vulnerabile a quasi tutte le cose cui un qualunque domone è vulnerabile...-
Sam lo interruppe con veemenza. Ora cominciava a capire come mai Castiel si fosse trovato in difficoltà fino a quel momento: non sapeva neanche lui con esattezza come uccidere un serafino scaraventato all'inferno da Dio:
-Whoa frena! Vuoi dire che tu non sei sicuro di come si possa uccidere uno di quei cosi?-
Castiel assunse un'aria grave e rispose cercando dentro di sè una compostezza che in effetti non aveva. Quello che aveva, invece, era paura e basta. Paura di fallire e condannare Sam e Dean per sempre a vivere nel corpo sbagliato, nella migliore delle ipotesi; l'alternativa era che un suo suggerimento sbagliato avrebbe potuto ucciderli:
-Sì, non ho mai avuto a che fare con un serafino finito all'inferno fino ad ora, ma sono sicuro che la cosa migliore sarebbe utilizzare contro di lui i suoi stessi poteri celesti residui....basterebbe trovarlo, catturarlo e trovare il modo di tirarglieli fuori....ho sentito di dire che il fuoco potrebbe essere utile....-
A quel punto Sam aveva sentito tutto quello che importava per ritrovare un po' di ottimismo; interruppe l'angelo senza troppi compllimenti con slancio ed entusiasmo:
-Cioè potrebbero bastarci una trappola del diavolo e un po' di fuoco? Una banalissima trappola del diavolo e 5 dollari di benzina? Pensavo peggio...-
Questa volta fu Castiel ad interrompere Sam con l'intento di porre un freno all'impeto di Dean:
-Dean, in teoria sì, ma non sarà facile...i serafini mantengono il corpo che avevano sulla terra...l'anima ed il corpo nei serafini sono inscindibili...capisci che dovrai dare fuoco ad un bambino?- l'angelo era chiaramente preoccupato, al contrario di Sam, che invece rispose scrollando le spalle:
-Oh, cosa vuoi che sia dopo l'inferno...-


(1) Aretha Franklin "Bridge Over Troubled Water"

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Capitolo 3
*** They Have Feelings Only Children Know ***


THEY HAVE FEELING ONLY CHILDREN KNOW 3 ALL THE CHILDREN....THEY HAVE FEELINGS ONLY CHILDREN KNOW(1)

Dopo l'incontro chiarificatore con il loro angelo (estenuante sopratutto, visto che Castiel dava loro informazioni con il contagoccie, ma pur sempre illuminante), i tre ragazzi decisero che la migliore pista che avessero in quel momento era il bambino della vittima che li aveva portati a San Marcos: il bambino di Samantha Gibson.
Mentre discutevano la mossa da fare a quel punto, Allison ricordò che il giorno prima all'obitorio aveva letto il nome di un medico nella cartella clinica di Samantha: Michael Powell. Così, dopo che Dean riuscì a trovare in rete l'indirizzo del dottore, i tre cacciatori decisero di andare a fargli qualche domanda.
Erano quasi pronti per uscire quando Sam si avvicinò ad Allison per darle le sue credenziali:
-Allison tieni, questo è il tuo tesserino.-
La ragazza fissò quel badge sconcertata e, mentre pensava "Allison Bates(1). Dio ti prego fà che mi sbagli!", si avvicinò a Dean e gli chiese, quasi sottovoce:
-Sam per favore mi fai vedere il tuo tesserino?-
Dean le porse il proprio documento e, quando Allison lo aprì e lesse il cognome che c'era scritto, ebbe la conferma che Dio in quel momento stava guardando da un'altra parte: il documento che stava fissando apparteneva a Dean Crane(1). Si voltò verso Sam:
-Dean, scusa, posso sapere che cognome hai messo nel tesserino di Sam?- chiese lei sperando in fondo al proprio cuore di sbagliarsi.
Sam tirò fuori dalla tasca della giacca il suo badge, lesse e disse ad alta voce:
-Sam Loomis(1), perchè?-
Allison alzò gli occhi al cielo e chiese secca:
-Hitchcock non viene?-
Sam rispose distrattamente e con un tono di voce naturale, mentre metteva in uno zaino una torcia e del sale:
-No, Cass ha da fare di sopra, ci raggiunge dopo!-
-Ok, ok, io vi aspetto fuori...-
Allison, rassegnata, sospirò ed uscì dalla stanza: aveva bisogno di aria fresca.
Per fortuna San Marcos non era molto grande e un quarto d'ora più tardi Sam stava già parcheggiando l'Impala davanti alla casa del Dottor Micheal Powell. In condizioni normali ci avrebbe impiegato solo dieci minuti, ma le precise e maniacali operazioni di sistemazione del sedile per adattarsi ai centimetri di altezza in più, occuparono Sam per ben cinque minuti.
Raggiunta la loro destinazione in un modo o nell'altro, i tre ragazzi non si aspettavano di vedere tutto quel trambusto provenire proprio dalla stessa lussuosa villa a tre piani e circondata da un bel giardino curato con tanto di prato all'inglese e pieno di alte e verdissime palme, dove loro erano diretti. La visita però non poteva essere rimandata, così, assunto l'aspetto più ufficiale che potevano, i tre cacciatori si misero in coda a due uomini e una donna vestiti di nero e con il viso contrito che stavano suonando alla porta principale della casa.
Venne ad aprire una donna bionda, con gli occhi rossi e contornati da profonde occhiaie: non ci voleva un genio per capire subito che erano giorni che invece di dormire quella donna piangeva ininterrottamente. Quest'ultima accolse i tre visitatori davanti a Dean, Sam ed Allison fra i singhiozzi:
-Oh, Marsha!...Gra....zie...di ess...-non riuscì a finire la frase perchè le lacrime presero il sopravvento. La donna alla porta, che a quanto pareva si chiamava Marsha, l'abbracciò calorosamente e i tre visitatori entrarono lasciando l'uscio aperto dietro di loro.
I tre ragazzi ne aproffittarono ed entrarono. Capirono immediatamente che in quella casa si stava tenendo la veglia per un defunto:
-Accidenti che tempismo!- bisbigliò Sam ai suoi compagni mentre si guardava attorno.
-Già !- concordò Dean.
Per loro fortuna, un uomo, i cui occhi erano cerchiati da occhiaie profonde come quelle della giovane donna che aveva aperto la porta poco prima, li raggiunse e chiese loro:
-Posso aiutarvi...non vi ho mai visto...forse siete...cioè eravate colleghi di Michael?-
Nel sentir pronunciare quel nome tutti e tre i ragazzi furono attraversati da un brivido freddo lungo la schiena: il morto era il dottore che loro volevano interrogare. Perfetto. Mentre pensava, non senza un filo di cinismo, "fortunati...come sempre!", Sam, facendosi serio in viso e sperando che Dean ed Allison fossero abbastanza svegli da reggergli il gioco, rispose all'uomo cercando dentro di sè la voce più composta possibile:
-Sì, buongiorno...ehm....siamo costernati....-
-Grazie. Mia sorella è disperata. Aspettate vado a chiamarla.-
-No!!-  rispose Dean in fretta e quasi gridando; poi si ricompose e proseguì: -...no, per carità non è necessario disturbarla. Le dica solo che siamo passati.- s'interruppe nuovamente mentre cercava una scusa per avere accesso allo studio del dottore defunto. Vedendolo in difficoltà gli andò in aiuto Sam:
-Senta, ci dispiace venire in un momento così delicato...ma vede...siamo in servizio all'ospedale e avremmo un po' fretta. Tuttavia, noi tre stavamo portando avanti una ricerca con suo cognato....e alcuni dati li teneva lui...ma ne avremmo bisogno...sa...- lasciò appositamente la frase in sospeso.
-Ma certo, capisco...la scienza non può aspettare! Beh Michael era così! Devoto al suo lavoro..."La scienza prima di tutto!" diceva! Venite vi accompagno nel suo studio.-
Così dicendo l'uomo si avviò su per le scale precedendo i tre ragazzi (che nel frattempo si erano asciugati un virtuale sudore dalla fronte) ed introducendoli, pochi secondi dopo, in un enorme ufficio luminoso. Un'intera parete era occupata una vetrata protetta ad occhi indiscreti da ricche tende impreziosite da piccoli cristalli swarosky. La scrivania era di legno pregiato, come il parquet che ricopriva il pavimento.
-Fate con calma...se avete bisogno sono di sotto.- disse il cognato del dottore prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle.
Il primo commento di Sam fu:
-Uno schiaffo in faccia alla miseria, eh Dottor Powell!-
-Già, guarda qui! Lo schedario ha una serratura a combinazione, nientemeno! Ma come mai tanta sicurezza?- chiese Allison che si era avvicinata ad un armadio, dello stesso legno della scrivania, e stava fissando la serratura e la tastiera elettronica che era di fianco ad essa. Dean le si avvicinò e le posò dolcemente una mano sulla spalla. Lei trasalì, chiuse gli occhi e disse piano:
-Accidenti Sam mi devo ancora abituare al corpo di tuo fratello!-
-Scusa..ehm...anche io...- rispose lui imbarazzato, schiarendosi la voce e ritraendo la mano immediatamente. Poi proseguì: -Magari non è questione di sicurezza, ma solo ostentazione!-
Così dicendo, si avvicinò alla tastiera, digitò tre volte il numero zero e subito si sentì un lungo bip accompagnato dallo scatto della serratura e da una luce verde che illuminò un led nell'angolo in alto a sinistra della tastiera stessa.
Con un'espressione trionfante in volto Dean aprì l'armadio e cominciò a cercare la cartella clinica di Samantha:
-Come si chiamava Samantha Gibson prima di sposarsi?- chiese.
-Pryce!- rispose prontamente Allison.
-Allora Pryce....Pryce....Pryce! Eccola!- Tirò fuori una esile cartellina con sopra scritto il nome che stavano cercando. Si avvicinò a loro anche Sam e tutti e tre cominciarono a scorrere i moduli prestampati ordinatamente e scrupolosamente compilati. Scoprirono che Samantha Pryce il giorno 12/10/1996, in una clinica privata fuori dal Texas, aveva dato alla luce una bambina, subito affidata all'assistente sociale di San Marcos morta pochi giorni prima di lei, ma il cui nome non era indicato nella cartella clinica redatta dal dottor Powell. Il documento non diede altre informazioni a loro utili, quindi dopo averne comunque fatta una copia con una macchina che più che una forocopiatrice sembrava un'astronave, uscirono dall'ufficio e si diressero verso le scale.
-Aspettate vado a salutare il cognato...- disse Allison.
-Ehy, ma cosa ti interessa! Dai muoviamoci! Ho fretta di riavere il mio corpo!- protestò Sam impaziente.
-Senti Dean, anche io voglio risolvere questa situazione prima possibile, ma non ti sembra un po' strano che il medico che ha fatto nascere questa bambina sia morto quasi contemporaneamente alla madre e all'assistente sociale?- rispose la ragazza irremovibile.
-Ok, ok, noi ti aspettiamo fuori- si arrese Sam.
-Arrivo subito!- assicurò lei.
Sam e Dean uscirono dalla casa e trassero un profondo respiro di aria che fu come ossigeno puro per loro, dopo aver respirato l'atmosfera così pesante della veglia all'interno della casa. Tutavia qualcosa attrasse l'attenzione di Sam come una calamita attrae limatura di ferro: una bambina bionda di circa nove anni, vestita elegantemente con un abito azzurro ed un fiocco altrettanto azzurro fra i capelli era tranquillamente appoggiata con la schiena all'Impala e stava leccando con gusto un enorme gelato con un'enorme quantità di panna montata sulla cima. Il cuore di Sam (mosso dall'anima di Dean) perse un battito mentre immaginava il gelato orribilmente spiaccicato contro la lucente carrozzeria nera della sua macchina. Senza perdere altro tempo il giovane si diresse spedito verso la vettura, lasciando Dean ad aspettare Allison nel giardino della villa. Non appena fu accanto alla bambina, cercando di assumere un tono di voce dolce per non spaventarla e farle cadere il gelato, le disse:
-Ciao! Ehm come ti chiami bella bambina?- cercò anche di stare calmo, nonostante si sentisse come un vulcano un secondo prima dell'eruzione.
-Jade- rispose lei semplicemente.
-Oh, beh, Jade, cosa ci fai appoggiata alla mia macchina?- il tempo stava per scadere...Dean poteva percepire una lava rovente spandersi nel cervello di Sam.
-E' così luccicante!- rispose lei, innocente come solo i bambini sanno essere.
-Lo so!- ruggì Sam. Si ricompose e chiese alla bambina che leccava tranquillamente il suo gelato: -Dov'è la tua mamma?-
-Oh, la mia mamma è morta!- rispose lei, candida come solo i bambini sanno essere.
Questa risposta parallizò ogni istinto bellico del Dean intrappolato dentro il corpo di Sam. Lì per lì riuscì solo a rispondere:
-Oh...mi...mi dispiace!- dopo qualche secondo, anche perchè la bambina non sembrava minimamente turbata, le chiese, sperando in una risposta diversa questa volta: -E il tuo papà?-
-Non so chi sia il mio papà!- rispose lei, pura come solo i bambini sanno essere.
Questa voltà  Dean sentì le ginocchia del suo corpo ospite vacillare. Tuttavia, vide che la bambina, serenamente, si staccò dalla macchina e s'incamminò lungo il marciapiede, sempre leccando il suo gelato e senza dire una parola.
Nel frattempo Dean ed Allison lo avevano raggiunto e gli stavano chiedento in coro, vedendolo in piedi, immobile e a bocca aperta:
-Chie era?-
-Non ne ho la più pallida idea!- confessò Sam. Poi proseguì a bassa voce: -Che strana bambina....- si rivolse ad Allison e: -Allora che illuminazione ti ha dato il cognatino? Di cosa è morto il dottor Powell?- chiese infine.
-Emorragia cerebrale.- disse secca Allison.
-Ehy...aspetta come Samantha Gibson!-
-Strano vero? Soprattutto se consideri che anche l'assistente sociale ha fatto la stessa fine la settimana scorsa!-
-Dannazione dobbiamo scoprire chi ha adottato quella bambina! Forse gli archivi dell'assistenza sociale hanno ancora i documenti del 1996!- propose Dean.
-Penso di sì. Gli uffici degli assistenti sociali sono all'ospedale. Ho visto la targhetta ieri, mentre aspettavo di vedere quel...medico legale.- disse Allison trattenendosi con fatica dall'esprimere la sua opinione su quest'ultimo.
-Bene, allora andiamo all'ospedale.- concluse Sam salendo in macchina al posto di guida.
I tre cacciatori raggiunsero velocemente l'ospedale e si diressero immediatamente all'accettazione, dove furono accolti da una giovane e carina infermiera dagli occhi castani brillanti e dai riccioli neri. Con un sorriso dolce e comprensivo si rivolse ai tre ragazzi:
-Buongiorno ragazzi come posso aiutarvi?- chiese gentilmente.
-Buongiorno, Dean Crane Dipartimento Federale di Assistenza Sociale. Loro sono i colleghi Bates e Loomis...-
L'infermiera sorrise e Dean interruppe le presentazioni.
-E Hitchcock non c'è?- chiese lei allargando ancora di più il suo sorriso. Poi continuò scusandosi: -Scusa, mi dispiace, ma sono quasi 18 ore che sto qui inchiodata all'accettazione e comincio a scalpitare!-
Intervenne Sam, sfoderando un sorriso accattivante (che, per inciso, gli riuscì malissimo perchè non era la sua faccia che Dean stava comandando):
-Non c'è problema. Avremmo bisogno di informazioni circa un'adozione di parecchi anni fa. Sai a chi possiamo rivolgerci?-
La ragazza rispose al sorriso e ribattè:
-Certo, gli uffici degli assistenti sociali sono al quarto piano, sotto le sale operatorie. Ma credo che a quest'ora non ci siano più...staccano alle 3!- aggiunse poi con un filo di invidia nella voce.
A quel punto Dean ricevette una gomitata nel fianco da suo fratello. Si voltò verso di lui per protestare, ma Sam gli lanciò un'occhiataccia sussurrandogli: -Dai fratello, fatti avanti!-
Dean rispose indignato:
-No, perchè dovrei....- lasciò la frase in sospeso perchè aveva visto l'espressione tutt'altro che rassicurante di Allison che lo stava fissando imbufalita.
-Accidenti, non puoi rovinarmi la reputazione dopo solo mezza giornata che hai il mio corpo!- rispose Sam preoccupato.
-Non ho intenzione di....-
-Dai Sam, fammi questo favore, sfrutta il potenziale....-
Allison spazientita e rossa in viso per la rabbia, interruppe quello che poteva diventare un infinito battibecco:
-Possiamo lavorare, per favore?- reagì ad alta voce, poi ingnorando i due fratelli che ancora si stavano guardando in cagnesco, si rivolse alla ragazza chiedendole gentilmente:
-Scusa...ehm possiamo comunque andare a controllare, per favore?-
-Certo, come no! L'ascensore è  dietro l'angolo.- rispose lei cordialmente ed indicando la posizione degli ascensori con la mano destra.
-Grazie, molto gentile!- e senza neanche degnare di uno sgrado nè Sam nè Dean, si diresse speditamente verso la direzione indicata dall'infermiera.
Allison fu contenta che in ascensore non ci fosse nessun'altro, perchè non appena le porte si chiusero sferrò due sonori scappellotti, uno per ciascun fratello; poi fulminandoli con lo sguardo li rimproverò, acida, uno per volta. Il primo fu Dean, per cui fissò Sam e disse:
-Ti sembra il momento di provarci con le ragazze, questo?-
Poi fu il turno di Sam, quindi si rivolse a Dean e disse:
-E tu gli dai corda per giunta?! Ragazzi, li rivolete indietro o no i vostri corpi? Perchè io francamente ne ho abbastanza di dovervi scambiare per dire le cose ad uno dei due!-
La campanella dell'ascensore li avvisò in quello stesso istante che avevano raggiunto il quarto piano. Le porte si aprirono pigramente ed Allison, con passo deciso, uscì alla ricerca degli uffici degli assistenti sociali. Sam e Dean si guardarono negli occhi, abbattuti per la sgridata appena presa, poi seguirono ubbidienti la ragazza. La trovarono che imprecava contro una porta chiusa a chiave:
-Maledetta!- diceva sottovoce e guardando sia a destra che a sinistra per paura di essere sentita da qualcuno, nonostante il piano sembrasse deserto.
-Aspetta.- le disse Dean avvicinandosi e togliendo dalla tasca di un paio di jeans troppo stretti per i gusti di Sam, un astuccio con dentro gli attrezzi per aprire qualunque porta magicamente, come fosse la caverna de "Le mille e una notte"   alla parola d'ordine "Apriti Sesamo". E infatti in pochi secondi la porta si aprì e tutti e tre entrarono in uno spazioso ufficio che ospitava un'unica scrivania ed un enorme schedario formato da scaffalature, che ricopriva le tre restanti pareti e che era colmo di pesanti faldoni suddivisi in ordine alfabetico.
-Sam forse è meglio che tu aspetti fuori e fai il palo, mentre noi cerchiamo i documenti.- disse Sam a suo fratello.
-Ok.- rispose Dean mentre usciva dalla stanza e si chiudeva la porta alle spalle.
Sam ed Allison cominciarono subito a cercare la pratica che interessava loro:
-Pryce.- disse piano Allison, dirigendosi verso la lettera P e cercando ad alta voce: -...allora Pratt...Preston....Primble...Pryce, trovata è lassù! Dean ci arrivi tu...ora che sei più alto....?-
Sam le si fece accanto e, ingorando le ultime parole di Allison che assomigliavano troppo ad una presa in giro, si alzò in punta di piedi. Fu appena in grado di spostare con la punta delle dita il faldone indicato dalla ragazza, tuttavia quel lieve spostamento fu sufficiente per sbilanciare la pratica sullo scaffale e farla precipitare a terra. Fortunatamente non fece troppo rumore: rispetto ad altri file rinchiusi in pesanti cartelle, quello era sottile e contenuto tutto all'interno di una carpetta di cartoncino rosa identificata con la scritta "FILE N. 82762JJ7805 SAMANTHA PRYCE 12/10/1996"
Radunati i fogli sparsi a terra, Sam ed Allison cominciarono a studiarli:
-Qui non dice nè il nome nè l'indirizzo della famiglia adottiva. Nei tuoi fogli cosa c'è?- chiese Sam mentre si guardava attorno e un brivido gli correva lungo la schiena. Non c'erano altri mobili in quella stanza a parte la scrivania e l'enorme schedario. Era un locale freddo e spoglio e a Dean veniva in mente solo un aggettivo per descriverlo: spettrale. Voleva sbrigarsi ed andare via di lì il prima possibile.
-Dunque...qui ci sono un sacco di documenti firmati da Samantha....penso per rinunciare a qualunque diritto sulla bambina negli anni successivi...ma della famiglia adottiva non vedo nulla....aspetta c'è un indirizzo...Purple Road 1848 San Marcos...famiglia Hidding. Alla bambina è stato dato il nome Jade.- concluse lei tranquillamente. Nel sentire quel nome, invece, a Sam si drizzarono tutti i peli del corpo, capelli compresi, ed impallidì improvvisamente:
-Whoa! Frena! Hai detto Jade?- s'informò con fare prepotente ma preoccupato allo stesso tempo, mentre allungava una mano per prendere i documenti dalle mani di Allison.
-Sì, perchè?- chiese lei innocentemente e stupita.
In quello stesso istante entrambi i ragazzi furono distratti da alcune voci fuori dalla porta: una era quella di Dean:
-Hey bambina ma non ti ho già vista prima? Cosa ci fai qui?- chiedeva.
L'altra voce era cristallina ma minacciosa:
-Voi tre dovete lasciarmi in pace- disse semplicemente quella voce che chiaramente apparteneva ad una bambina piccola. Sam la riconobbe istantaneamente e gli si gelò il sangue nelle vene. Stava per alzarsi ed uscire da quella stanza per catturare quell'essere, che evidentemente non era una bambina ma il serafino che aveva scambiato la sua anima con quella di suo fratello, quando il suo cuore si fermò: un grido di dolore proveniente dal corridoio gli trapanò il cervello come un martello pneumatico. Suo fratello era stato attaccato in qualche modo.


(1) Da "Bird Has Flown" - Deep Pourple
(2) Loomis, Bates e Crane sono tre personaggi del film "PSYCO" di Alfred Hitchcock del 1960.

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Capitolo 4
*** Die Another Day ***


DIE ANOTHER DAY 4 Chiedo scusa in anticipo, ma in questo capitolo il "medico in prima linea" che è in me ha preso il sopravvento ed io non ho potuto fare niente per impedirglielo.

DIE ANOTHER DAY(1)

In preda al panico e con l'urlo di Dean che ancora rieccheggiava nelle loro orecchie, Sam ed Allison si precipitarono fuori dall'ufficio dell'assistente sociale e trovarono il loro compagno disteso a terra, privo di conoscenza e con il viso coperto di sangue.
Immediatamente entrambi gli si fecero accanto e, mentre Sam, pregando di riuscire a sentirlo, cercava il polso carotideo, Allison gli pulì come meglio riuscì il sangue dal volto. 
-E' ancora vivo! Dannazione...lo dobbiamo portare al pronto soccorso?- chiese Sam relativamente sollevato.
Allison, rispose con decisione:
-Non c'è tempo! Ora che arriviamo giù eccetera fa in tempo a morire, guarda quanto sangue ha già perso!- poi si guardò intorno in cerca di una barella e riprese come un fiume in piena:
-Prendi quella barella Dean, lo dobbiamo portare subito a fare una risonanza...accidenti, il sangue gli è uscito dal naso e dalle orecchie...e gli occhi sono tutti rossi, secondo me è un'emorragia cerebrale! Ma per intervenire correttamente devo sapere dove è situata e se è ancora in atto! La risonanza è al quinto piano, ho visto le indicazioni prima, mentre aspettavamo l'ascensore! Muoviamoci! Dobbiamo rimediare due camici, mentre tu li cerchi io vado su con Sam! Ci vediamo di sopra! Sbrigati!- Allison parlava speditamente e con determinazione, mentre mentalmente ripassava quello che aveva studiato sulle emorragie cerebrali. Pregò con tutte le sue forze che quel maledetto serafino non gli avesse fatto troppo male, perchè in effetti non sarebbe stata  in grado di intervenire chirurgicamente se non per diminuire la pressione endocranica.
Sam ascoltò tutte quelle parole, per lui senza senso, in silenzio, tuttavia Allison sembrava sapere perfettamente quello che stava facendo e per lui quello era sufficiente. Mentre infieriva mentalmente contro Castiel: "Possibile che quando  c'è veramente bisogno lui quell'angelo non c'è mai?", recuperò da uno stanzino i primi due camici che ebbe per le mani e si precipitò su per le scale verso il quinto piano. Raggiunse Allison mentre stava spingendo la barella fuori dall'ascensore, le porse uno dei due camici ed indossò l'altro. Dopo di che, entrambi e quasi di corsa, seguirono le indicazioni per la stanza della risonanza magnetica e vi entrarono con talmente tanta spinta da far rimbalzare rumorosamente la porta contro il muro:
-Ehy, chi siete?!- cercò di protestare un infermiere più largo che alto e con indosso un uniforme verde pisello.
-Dottoressa Bates! Io qui ho da fare e in fretta!-
L'infermiere chiese spiegazioni:
-Non l'ho mai vista qui!-
-Hai intenzione di chiedermi il curriculum mentre questo ragazzo sta morendo?- tuonò Allison -Vuoi provare a chiamare il direttore sanitario? Magari lui mi conosce! Lo fai tu il numero? Il Dottor Preston del pronto soccorso ti cerca urgentemente, vuole sapere come mai la risonanza del paziente con trauma toracico non è ancora arrivata! E' abbastanza contrariato! Ti suggerisco di raggiungerlo subito per il bene di tutti quanti!- concluse rabbiosa ed in fretta, senza neanche guardare il suo interlocutore in faccia, e  mentre, con laiuto di Sam, sistemava Dean sul lettino della macchina. Prima che il malcapitato di turno potesse rispondere si era già diretta verso il computer per far partire l'esame. Non era preoccupata per quello che aveva appena detto: primo in un pronto soccorso c'era sempre un paziente con trauma toracico e poi aveva letto il nome del dottor Preston quando erano entrati in ospedale un quarto d'ora prima.
Mentre l'infermiere usciva dalla stanza (quasi tremando e con un'espressione contrita sul volto) la risonanza stava già partendo con un ronzio monotono di sottofondo. A mano a mano che la scansione progrediva, sul monitor si susseguivano le immagini del cervello di Dean. I due ragazzi le osservavano quasi senza respirare, tanta era la tensione che pervadeva entrambi. Allison era anche molto impaziente:
-Eddai muoviti...- mormorò rivolgendosi alla macchina.
Sam colse l'occasione per rompere quella pesante inquietudine:
-Senti, spero che tu sappia...-
-Zitto!- lo interruppe lei bruscamente, mentre osservava attentamente il video. Dopo un secondo indicò lo schermo e spiegò a Sam:
-Finalmente, guarda Dean...qui a sinistra! L'ematoma è qui! Accidenti ha colpito la corteccia uditiva secondaria! Ok, direi che l'emorragia ormai è ferma. Sam è ancora incosciente, quindi ora mi serve un trapano per ridurre la pressione endocranica. Dobbiamo spostarlo e portarlo in un posto più tranquillo...poi mi servono bende, disinfettanti, morfina,...- mentre parlava avviò la stampa dell'immagine in questione, ma Sam la interruppe:
-No no no, facciamo così, tu recuperi tutto quello che ti serve e io cerco un posto tranquillo.- poi proseguì incerto: -senti...sei sicura di quello che fai, vero? Primo quello è mio fratello...cioè è mio fratello con me fuori...oddio in un colpo solo potrei perdere sia me che Sam!- disse Sam inorridito.
Allison rispose lanciandogli uno sguardo nervoso e preoccupato allo stesso tempo; poi ribattè:
-Dean lì fuori c'è Sam! Io lo amo per la miseria!! Pensi davvero che  potrei mettere in pericolo la sua vita?- poi, siccome lui non rispondeva, concluse velocemente: -Ok muoviamoci!- 
Si stavano alzando per andare a recuperare Dean, quando quest'ultimo si mosse sul lettino; Allison e Sam si precipitarono accanto a lui e si accorsero che stava farfugliando qualcosa:
-Quella moffetta rossa, cosa vuole?-
-Eh?- chiese Sam che non capiva come mai suo fratello stesse farneticando.
-Afasia...è normale, l'ematoma gli preme sull'area uditiva, in pratica straparla perchè non riesce a collegare quello che dice con quello che sente!- poi si rivolse a Dean e gli accarezzò dolcemente il viso: -Sam tesoro, stai tranquillo, fermo...andrà tutto bene!-
Mentre lei e Sam lo sistemavano nuovamente sulla barella, lui rispose con voce insicura:
-Una balena verde...che sistema....-
Mentre uscivano dalla stanza della risonanza, Allison fece appello a tutto il suo sangue freddo per perdonare Dean che l'aveva appena chiamata balena (e verde per giunta!), mentre Sam, accanto a lei, commentò le parole del fratello:
-Beh, rispetto al normale...non c'è molta differenza!- 
A quel punto si divisero: mentre Sam cercava una stanza ben illuminata e tranquilla, Allison recuperò tutto l'occorrente; per farmaci, garze e bende fu un gioco da ragazzi rispetto all'impresa che fu appropriarsi di un trapano. Allison si sentì quasi un'eroina dopo essere riuscita a convincere un'infermiera tronfia, arrogante e che assomigliava ad un boxer che lo strumento che aveva in mano doveva essere riparato. Alla fine mise tutto l'occorrente in un contenitore e chiamò Sam al cellulare di Dean per sapere dove si trovasse: -Allora io ho tutto, tu dove sei?-
-Stanza pre-operatoria N. 11. E' l'ultima in fondo al corridoio nord. E' tranquilla, luminosa e non c'è nessuno intorno!-
-Ok....ti ha visto qualcuno?- chiese lei.
-Certo! Ho steso un medico stupido ed un'infermiera idiota però ora sono solo!!! Che domande certo che non mi ha visto nessuno, non sono un dilettante!!- rispose Sam irritato. Non ce l'aveva con Allison, ma doveva trovare un modo per sfogare l'adrenalina e lei era l'unico disponibile al momento. Allison non se la prese, in quel momento la cosa più importante era Sam, per cui rispose solamente:
-Bene, arrivo!-
Un minuto più tardi i tre ragazzi erano di nuovo insieme ed Allison cominciò immediatamente i preparativi per l'intervento: anestesia (iniezione di diazepam, cioè la cosa più vicina ad un anestetico che era riuscita a trovare; "Non è il massimo, ma andrà bene tanto non è molto lucido di suo.." aveva pensato mentre, nel dispensiario, intascava la boccetta) e rasatura della parte posteriore dell'osso temporale sinistro.  A quel punto impugnò un pennarello nero dalla punta sottilissima e, molto delicatamente, tracciò una linea irregolare sullo scalpo di Dean, mentre  con la voce guidava i propri movimenti:
-Allora....lobo occipitale e lobo temporale sinistro...- fece mentalmente un veloce conto per trovare il punto esatto dove intervenire: -L'area di Wernicke è nella parte posteriore della corteccia uditiva secondaria....quindi poco prima del lobo occipitale...cioè esattamente qui!- mentre finiva di parlare tracciò con il pennarello un piccolo cerchio al centro della zona rasata e disinfettò l'area.
Tutto era pronto per  cominciare, quindi respirando profondamente prese in mano il trapano e impostò la profondità di lavoro in modo da poter perforare in tutta sicurezza lo scalpo, il cranio e le meningi, ma senza toccare l'encefalo; si curvò su Dean...
-Aspetta!!!- quasi le urlò Sam nelle orecchie.
-Dannazione Dean! Cosa vuoi!- abbaiò Allison; era tesa come una corda di violino e quell'interruzione le aveva provocato una forte scarica di adrenalina nel sangue.
-Sei sicura? Al 100%? Voglio dire...quando avrai finito avrò ancora un fratello...ed il mio corpo, vero?- mentre parlava il tono della sua voce si faceva a mano a mano più incerto: forse perchè ad Allison mancava solo la bava alla bocca per assomigliare ad un cane rabbioso un attimo prima di attaccare una preda. Ignorando il commento preoccupato di Sam, la ragazza trasse un altro profondo respiro, chiuse gli occhi per ritrovare la concentrazione, poi, fredda come un cubetto di ghiaccio,disse :
-Tienigli ferma la testa.-
-Subito!- rispose Sam come un soldatino ubbidiente.
Lei si chinò nuovamente sopra la testa di Dean, avvicinò il trapano e cominciò piano piano ad aprire un piccolo foro. Una goccia di sudore solcava il viso di Sam ad ogni nanometro in più che il trapano scavava nel cranio di suo fratello. Ed ogni goccia di sudore corrispondeva ad un insulto che si aggiungeva alla lista di quelli che avrebbero investito Castiel al loro prossimo incontro. 
Allison, invece, era perfettamente concentrata su quello che stava facendo. Tutti i suoi sensi erano incanalati verso le sue mani, per percepire ogni minima variazione di assetto dello strumento che stringeva; a parte quello tutto il mondo esterno era come scomparso. Dopo poco più di un minuto il trapano fece uno scatto e si fermò: la profondità stabilita era stata raggiunta ed un sottile rivolo di sangue aveva cominciato ad uscire dal foro appena praticato nel cranio di Dean.
-Ok, tutto bene. Dean, prendi una garza e tampona la ferita.- disse Allison mentre preparava la medicazione.
Delicatamente medicarono la ferita, nascosero una bella scorta di antibiotici e garze sotto il lenzuolo che copriva Dean e si  prepararono per uscire dall'ospedale.
-Allora...ehm è tutto a posto...voglio dire...-Sam non concluse la frase perchè aveva quasi paura che Allison lo mordesse.
-Sì direi che è tutto a posto: hai ancora un fratello ed un corpo!- disse lei tranquillamente.
Sam trasse un profondo sospiro di sollievo e con la voce molto più distesa disse:
-Bene, allora andiamo a quell'indirizzo che abbiamo trovato, ho una gran voglia di prendere a calci Jade!-

****************************

Il 1848 di Purple Road era una vecchia casa di legno all'estrema periferia nord di San Marcos. Durante il tragitto Sam raccontò ad Allison della bambina col gelato che aveva incontrato fuori dalla casa del dottor Powell, che si chiamava Jade e che, evidentemente, era il serafino che stavano cercando. Allison, seduta sul sedile posteriore e con la testa di Dean in grembo, ascoltò in silenzio e tenendo sotto continuo controllo il ragazzo, sentendosi una specie di incarnzione del monitor per l'ECG.
Quando giunsero a destinazione capirono immediatamente che la casa era disabitata da parecchi anni: non c'era una finetra integra, i muri esterni erano neri come la fuliggine a causa delle intemperie e della mancanza di manutenzione ed il piccolo cortile attorno ad essa era invaso da piante infestanti che ormai erano diventate veri e propri alberi.
Mentre Sam studiava attentamente quel rudere, controllando le vie di fuga e la stabilità dell'intera struttura (prima di entrare voleva essere  sicuro che non cadesse sopra le loro teste!), Allison controllava, per l'ultima volta, le condizioni di Dean sdraiato sul sedile posteriore dell'Impala: il battito del cuore era forte e la sua frequenza regolare, era un po' pallido, ma visto quello che gli era capitato, la cacciatrice non si preoccupò particolarmente. Era pronta a raggiungere Sam per fare un giro nella casa, quando fu accecata da un bagliore intenso ed improvviso che invase l'abitacolo della macchina costringendola a buttarsi indietro, con la conseguenza che urtò energicamente la carrozzeria della vettura con la testa.
-Ahi!- disse portandosi la mano alla testa e massaggiandosi la zona colpita.
Accortosi dell'accaduto Sam, estrasse la pistola dalla cintura dei pantaloni e puntandola di fronte a sè, corse verso l'Impala aspettandosi qualunque cosa. Quando vide comparire dal nulla Castiel:
-Cass! Dannazione! Non esiste un sistema celeste per annunciare che stai arrivando? Mi verrà un infarto una volta o l'altra!- protestò Sam abbassando l'arma. A quel punto, però, il suo viso si contrasse di rabbia e, senza pensare neanche lontanamente a contenerla aggredì ferocemente l'angelo:
-Dove accidenti sei stato fino ad ora? Sam ha rischiato la sua vita ed il mio corpo! Avevamo bisogno di te e tu non c'eri! Ti ho chiamato, dov'eri, maledizione? Se non fosse stato per Allison io non avrei più nè mio fratello nè il mio corpo! Sarà meglio che tu abbia un'ottima spiegazione per la tua assenza!-
Castiel lasciò sfogare la furia di Sam senza fare una piega, come sempre, poi spiegò cosa aveva scoperto nelle sue ricerche ultraterrene:
-Intuisco che avete conosciuto Jade. Bene.-
Sam gli saltò alla gola:
-BENE??!!! BENE!!???!!!!!- il suo viso era rosso ed il suo sguardo torvo.
Allison cercò di riportare un po' di calma:
-Dean, calmati! Lascialo finire...-
Quando il viso di Sam ritrovò finalmente un colore umano, Castiel proseguì:
-Jade  fu punita e mandata all'inferno prima ancora che la sua anima fosse mandata sulla terra, quindi è una creatura infernale da molto tempo...tuttavia...- si interruppe, era in difficoltà..
-Continua! Ne ho abbastanza, dobbiamo risolvere questa situazione il prima possibile, sopporteremo qualunque cosa!- gli intimò Sam minacciosamente.
-Tuttavia il tempo passato nella prima gerarchia è stato sufficiente per  permetterle di assimilare alcune capacità celesti che non sono andate perdute...in seguito.-
-Va bene, va bene, ma una trappola del diavolo funziona comunque, vero?- chiese Sam interessato più che altro all'aspetto pratico della questione e non alle capacità celesti di una bambina di otto anni.
-Sì- risposta secca, tono di voce piatto.
-Bene! Mi interessa solo questo!-
Allison invece non era dello stesso parere:
-Senti ma tu non ci puoi fare proprio niente? Voglio dire da angelo...-
-No, purtroppo io sono solo un angelo, i Serafini sono molto più potenti, e anche se Jade non è più uno di loro....forse posso tenerla a bada per un pò, ma non riesco a distruggerla.- concluse pensieroso.
-Ho capito, le sue capacità celesti residue non ti consentono di poterci aiutare più di tanto! Grazie comunque- disse Allison avvilita, poi gli chiese: -Senti mentre noi facciamo un giro puoi stare con Sam per favore?-
-Si, ci penso io. Andate.-
-Bene, grazie.- poi si rovolse a Sam: -Dean andiamo? Sam sta abbastanza bene, tutto considerato. Castiel starà con lui.-
Sam lanciò un'occhiata preoccupata al fratello sdraiato sul sedile dell'Impala; stava dormendo e sembrava sereno. Spostò lo sguardo sull'angelo che annuì come per dirgli di non preoccuparsi per Dean, così il cacciatore si voltò e si avviò verso la casa seguito da Allison; entrambi erano determinati a rimettere le anime al loro posto prima del tramonto.
Castiel osservò i due cacciatori incamminarsi verso la casa: superarono il cancelletto che immetteva nel piccolo cortile, ormai una giungla, e scomparvero dentro quello che rimaneva del vecchio edificio in rovina. Sospirò senza sapere se era o meno contento del fatto che nessuno dei due cacciatori si era posto il problema di chiedergli perchè Jade fosse finita all'inferno.


(1) "Die Another Day" - Madonna

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Capitolo 5
*** Gotcha! ***


GOTCHA! 5 GOTCHA!(1)

Sam ed Allison avevano setacciato palmo a palmo l'intera casa, ma avevano respirato solo aria stantia e trovato solo polvere, quintali di ragnatele, un paio di mobili rotti e coperti con un lenzuolo, piccoli detriti e feci di ogni roditore che abbia mai camminato su questa terra. Mentre scendevano nouvamente al piano terra dopo aver perlustrato i piani superiori erano entrambi il ritratto della ripugnanza e del disgusto.
-Accidenti, penso che questa visita mi abbia permesso di espiare tutti i peccati che io abbia mai commesso in tutta la mia vita!- disse Allison schifata, mentre si toglieva una ragnatela dalla spalla destra.
-Già!- concordò Sam con una smorfia.
-Ed ora che facciamo? Come la rintracciamo Jade? Quasi quasi speravo che venisse lei da noi...ma siamo qui da più di un'ora e non si sono mosse neanche le foglie nel cortile!- constatò Allison delusa.
-Non lo so!- rispose Sam, anch'egli scoraggiato.
Mentre raggiungevano pigramente una stanza che doveva essere stata il salotto, ragionarono su quale sarebbe stata la migliore mossa successiva:
-Potremmo andare a trovare l'ostetrica che aiutò Powell nel parto, ho letto il nome sul file di Samantha in ospedale.- propose lei senza convinzione.
-Mah, non lo so! Potrebbe essere un'idea...- rispose Sam avvilito, poi: -Vado a vedere in cortile, magari...- concluse poi mentre, con indolenza, si avviava verso la porta sul retro.
Allison era stanca, sporca, demoralizzata e rivoleva indietro il suo Sam, l'originale. Per di più continuava a chiedersi in che cosa esattamente consistevano le facoltà celesti residue di Jade a cui  Castiel continuava a fare riferimento. Insomma era o no un demone qualunque? Che cosa dovevano aspettarsi da lei?
-Maledizione, potrei affrontare un esercito di vampiri incazzati neri...ma stare qui ferma senza sapere cosa fare mi fa impazzire!- mormorò chiudendo gli occhi per un secondo e stiracchiandosi le giunture irrigidite dalla tensione più che altro.
Come se quella fosse stata una preghiera, quando Allison riaprì gli occhi, si trovò di fronte quella bambina dall'aria innocente con il suo vestito azzurro ed il suo fiocco ancora più azzurro fra i capelli che aveva intravisto fuori dalla casa del dottor Powell:
-Ehy, da dove sei sbucata?- disse Allison d'istinto immobilizzandosi dov'era.
-Io non ho bisogno di porte per andare dove voglio, Allison Carter.- disse Jade con tono lievemente minaccioso.
Sentire quella voce cristallina ed innocente pronunciare il suo nome sorprese enormemente la cacciatrice, che però sapeva perfettamente cosa doveva fare quindi, con l'intenzione di rimandare a dopo la spiegazione sul come mai un serafino punito sapesse come si chiamava, disse:
-Senti Jade, abbiamo scoperto la tua storia, è terribile e nessun bambino su questa terra dovrebbe soffrire come hai sofferto tu. Ma non è giusto ammazzare la gente solo per vendetta, capisci?- le disse comprensiva come se stesse rimproverando un bambino che ha rubato il giocattolo ad un amichetto.
-Non m'importa! Loro devono capire quello che ho passato!- rispose la piccola d'impeto e fissando Allison negli occhi. Alla cacciatrice sembrò agghiacciante quella situazione: mentre il corpo di quella bambina ispirava tenerezza, i suoi occhi facevano paura, in essi traspariva una durezza ed una cattiveria che le provocarono un sussulto. Riuscì comunque a ricacciare indietro lo sgomento da dove era venuto e continuò:
-Senti, ma non c'è stato neanche un momento in cui sei stata felice in questa casa con gli Hidding?- mentre faceva questa domanda pregò di non scatenare in Jade un'ira ancora maggiore di quella che aveva letto prima nei suoi occhi di ghiaccio. Fu fortunata:
-All'inizio, prima che Jerry cominciasse a stare sempre a casa!-
-Cos'è successo Jade? Vuoi raccontarmi?- chiese Allison cercando dentro di se la comprensione di poco prima ma facendo un po' fatica a trovarla.
-Ad un certo punto Jerry ha smesso di uscire di casa alle 8 tutte le mattine e se ne stava sempre lì...- si voltò ed indicò una parete di quella stanza vuota -seduto sul divano e con un bicchiere pieno di qualcosa di marrone. Beveva sempre quella roba. Però poi diventava cattivo e mi picchiava!-
Mentre ascoltava quella storia Allison sentì vacillare le proprie gambe: era vero, nessun bambino dovrebbe mai passare quello che aveva passato Jade. In quel momento provò di nuovo una compassione immensa per quella bambina, e sentì un impulso che le comandava di confortarla ed abbracciarla, ma resistette. Allison non sapeva che fine avesse fatto questo Jerry Hidding, ma gli augurò di aver raggiunto le fiamme dell'inferno da molto tempo.
-Mi dispiace tanto Jade!- disse a fatica mentre richiamava a raccolta le sue forze per fare mente locale sui suoi compiti.
-Non ti dispiacere! Se non mi lasciate in pace a finire quello che ho cominciato vi ucciderò tutti e quattro...compreso quell'inutile angelo che c'è la fuori!-
Queste parole scaraventarono la mente di Allison di nuovo dove si trovava prima dell'arrivo di Jade: in quella casa maleodorante e con un solo scopo che doveva essere raggiunto a qualunque costo.
-Senti Jade, perchè non mi fai vedere dov'era la tua stanza?- chiese la ragazza per cambiare discorso.
-E' al piano di sopra.- rispose semplicemente la bambina.
-Mi accompagni?- la invitò Allison.
Senza dire una parola Jade si avviò tranquillamente su per le scale, seguita a ruota da un'Allison trepidante. Raggiunto il ballatoio del primo piano, Jade si diresse spedita verso l'ultima porta  a sinistra e l'aprì:
-Ecco- disse semplicemente rimanendo sulla soglia.
Allison la raggiunse: si trattava di una stanzetta di circa venti metri quadri e luminosa, nonostante fosse già quasi sera e la luce del giorno stesse piano piano scemando lasciando il posto al tipico colore rosso arancio del cielo durante il tramonto. Ovviamente era sporca, impolverata e spoglia come tutte le altre stanze della casa, ma una volta pulita, tinteggiata ed arredata Allison pensò che doveva essere graziosa:
-Beh, mi sembra spaziosa, doveva essere una bella cameretta!- sentenziò mentre feceva un rapido giro all'interno del locale. Si fermò solo per guardare il panorama fuori dalla finestra, poi, scostandosi  una ciocca dei capelli castani dalla fronte,  si voltò e si trovò nuovamente in corrispondenza della porta: -Ehy, guarda! C'è un altro piano sopra questo! Cosa c'è? Una mansarda?- chiese con nocuranza uscendo dalla stanza.
-No, ferma, non poui salire!- la voce di Jade adesso era autoritaria.
Allison ignorò quella protesta, doveva raggiungere la mansarda al secondo piano e non poteva farsi fermare da Jade, almeno non quando le mancava così poco. Per cui, fuori dalla stanza corse velocemente verso le scale e salendo i gradini a tre a tre, per paura di verdersi piombare davanti quella bambina dal nulla come un quarto d'ora prima, in pochi secondi varcò la soglia della mansarda. In quello stesso istante sentì le manine di Jade toccarle il sedere e spingerla in avanti talmente forte da farle perdere l'equilibrio e cadere rovinosamente a terra scivolando sul pavimento per diversi metri fino che non sbattè contro la parete nord della casa. Il contatto della mani di Jade sul proprio corpo le diedero la sensazione di essere attraversata da una scarica elettrica e, cosa che turbò ancora di più Allison, per un secondo le sembrò di vedere il viso dei suoi genitori. Mise quella visione accanto alle domande che voleva fare a Jade sul perchè conoscesse il suo nome, e si rialzò: era completamente ricoperta di polvere e dolorante in ogni punto del corpo, tuttavia con un tono di voce trionfante disse:
-Presa!-
Jade era al centro della stanza e, nel sentire quella parola, istintivamente cercò di muovere un passo verso Allison con un'espressione sul viso tutt'altro che amichevole: non ci riuscì, era immobilizzata. Il serafino non aveva più il controllo delle proprie azioni ed un'espressione di furia contrasse il suo volto angelico. Si guardò intorno e vide cinque figure intorno a sè, ciascuna coperta da un lenzuolo, poi abbassò lo sguardo e vide che sul pavimento, all'interno di un cerchio disegnato con della vernice spray arancione erano stati tracciati, sempre allo stesso modo, un pentacolo e dei simboli. Le punte della stella coincidevano con le cinque figure coperte dai lenzuoli. In quel momento capì di essere intrappolata e il terrore si unì alla furia sul suo volto che, ora, non aveva più nulla di angelico.
-Bene bene, ora sei in trappola!- mentre pronunciava queste parole Allison si avvicinò alla figura coperta che le era più vicina, afferrò il lenzuolo che le stava sopra e lo tirò indietro con forza: comparve un grande specchio lucente rivolto verso il centro del pentacolo e montato su un piedistallo con le ruote.
-Sta arrivando anche Dean...- continuò poi dirigendosi verso la seconda figura coperta. Afferrò il lenzuolo e tirò energicamente: secondo specchio.
-Quindi, fra poco sarai tu ad essere uccisa!- terza figura coperta, terzo lenzuolo, terzo specchio.
-Ma prima  dobbiamo fare una chiacchierata...- quarta figura coperta, quarto lenzuolo, quarto specchio.
-Coma fai a conoscere il mio nome? E come sei riuscita a farmi vedere i miei genitori?- quinta figura coperta, quinto lenzuolo, quinto specchio.
Un lampo di preoccupazione illuminò per un secondo gli occhi della bambina, che però rispose con apparente tranquillità:
-Io so un sacco di cose su di te e i tuoi genitori, Allison.- disse mentre la collera ed il terrore sul suo viso venivano sostituiti da una crudele bramosia di vendetta. Continuò: -se vuoi te le posso mostrare.-
Dicendo questo allungò le sue piccole mani candide verso Allison.
-No, no aspetta un secondo! Dovrei fidarmi di te? Hai appena cercato di uccidere Sam, ti ricordi? Come faccio a sapere che non cercherai di uccidere anche me?- ribattè Allison riluttante a stabilire un qualunque contatto fisico con Jade.
-Credo che dovrai fidarti. Vuoi sapere la verità? Se sei pronta a conoscere la storia dei tuoi genitori devo portarti dove tutto è cominciato.- rispose la bambina con la sua voce innocente ed allungando nuovamente le mani verso Allison.
Tuttavia non c'era niente di innocente in quella creatura, anzi Allison avrebbe scoperto di lì a poco e a proprie spese quanto odio, malvagità e perfidia covava quell'essere.


(1) Questa volta ho fatto un'eccezione alla regola: il titolo di questo capitolo non è il titolo oppure il verso di una canzone come al solito, ma è una battuta. Di sicuro milioni di telefilm o film avranno questa parola nel loro copione, magari ripetuta più volte, ma ovviamente io non mi riferisco ad un telefilm qualunque, ma a Supernatural, in particolare l'episodio 1x22 "Devil's Trap". Questa battuta è di Dean; quando Meg è trattenuta dalla trappola del diavolo disegnata sul soffitto della casa di Bobby, lui le dice "Gotcha!". La verità? Ok, dovrei rivedermi tutti gli episodi di tutte e 5 le stagioni, ma anche senza farlo posso dire con ragionevole sicurezza che questa è una delle battute più belle e meglio recitate di tutta la serie e quello che la rende tale è l'espressione di Jensen mentre parla. E' letteralmente esaltante. Ovviamente è un mio personalissimo parere. 

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Capitolo 6
*** I'll Be Home Again ***


HOME AGAIN 5 BIS NOTA: Questo capitolo e anche il successivo, saranno una deviazione rispetto a "Supernatural", e mi permetteranno di approfondire un po' la storia di Allison. Spero che non me ne vogliate se ho deciso di abbandonare per un poco Sam e Dean.

SO I WAIT FOR THE MOMENT WHEN I'LL BE WITH YOU....I'LL BE HOME AGAIN(1)

Nello stesso istante in cui Allison strinse con forza le morbide e piccole mani di bambina di Jade, si sentì travolgere da un vortice potente e tutto intorno a lei cominciò a girare velocemente mentre la terra sotto i suoi piedi scompariva come per magia. Chiuse gli occhi.
Tutto finì in pochi secondi ed Alison si trovò distesa a terra in mezzo ad una fitta foresta. Faceva freddo, il cielo era coperto di nuvole e a giudicare dalla luce che filtrava fra gli alberi doveva essere mattina.
La cacciatrice si rialzò e con un gesto si ripulì gli abiti dalla terra umida che era rimasta su di essi, poi alzò lo sguardo e vide Jade immobile davanti a lei.
-Dove siamo?- chiese.
Jade la guardava ma senza rispondere.
Allison trasse un profondo respiro, più che altro per cercare di calmarsi ed evitare di saltarle addosso ed ucciderla immediatamente; quella bambina aveva lo strano potere di trasformare un sentimento come una sconfinata pena in un'altrettanto sconfinata collera nel giro di un nanosecondo. Per non pensare a Jade, Allison si concentrò sugli alberi attorno a lei e, insiprando profondamente, riconobbe all'istante quell'odore umido e fresco che aveva annusato per tanti anni e che voleva dire solo una cosa per lei: casa. Fin da quando era piccola aveva passeggiato con i suoi cavalli così tante volte nelle fereste intorno ad Afton che conosceva ogni millimetro di quel paesaggio. Aveva sempre avuto la sensazione che quei pini, abeti, aceri e querce erano come dei grandi angeli custodi che la proteggevano premurosamente.  In effetti il bosco era leggermente diverso da come lei se lo ricordava, ma non aveva dubbi:
-Siamo ad Afton. Questo è il parco del Bridger National Forest.- disse più che altro a se stessa.
A quel punto, sempre senza dire una parola, Jade si voltò e si incamminò lentamente seguendo un sentiero stretto. Allison, contando fino a cento per reprimere ogni istinto omicida, la seguì pazientemente.
Camminarono per un quarto d'ora, Jade davanti ed Allison dietro che la seguiva, tuttavia non c'erano segni di civiltà, anzi non c'erano segni di nessun tipo per la verità, ed Allison cominciò a chiedersi se avesse fatto bene a fidarsi di quella creatura che in effetti poteva benissimo averle teso una trappola; mise in allerta tutti i suoi sensi.
Finalmente, dopo un paio di minuti di cammino ancora, Allison scorse, al centro di una radura non molto spaziosa a pochi metri da lei, una grande costruzione in muratura ricoperta di intonaco bordò e con un tetto spiovente verde, come le imposte.  Sembrava molto grande. Avanzò cautamente e rallentò quando si accorse che gli alberi si stavano diradando sempre di più; vide che di fronte alla prima costruzione ce n'era una seconda, più alta della prima, ma costruita nello stesso modo: intonaco bordò ed imposte e tetto spiovente verdi. Allison si fermò un istante al limitare della radura e studiò attentamente i due edifici: senza possibilità di errore quella più alta doveva essere una casa, mentre l'altra aveva tutta l'aria di essere una scuderia. Ne ebbe la conferma, quando sentì dei nitriti provenire dall'interno di quest'ultima.
-Ma allora questa è la scuderia di mio...- disse piano senza riuscire a finire la frase perchè improvvisamente le mancò il respiro. Jade l'aveva davvero portata dove abitava suo padre?
Con prudenaza si inoltrò nella radura, verso la scuderia. Si paralizzò quando sentì una voce provenire dall'interno dello stabile:
-George!! George dove sei? Vieni dobbiamo festeggiare!-
Allison riconobbe all'istante la voce di suo padre: lei se la ricordava più rauca in realtà, ma il timbro e la cadenza non li avrebbe confusi neanche in mezzo alle cento voci di un coro gospel. Con la mente vuota da ogni pensiero e precauzione e lo stomaco annodato dalla tensione, corse dentro la scuderia e vide suo padre, con venticinque anni di meno rispetto a quando lei l'aveva visto l'ultima volta, che allegramente stava uscendo attraverso un grande portone che si trovava dalla parte opposta della costruzione insieme ad un ragazzo in abiti da lavoro.
Sempre senza pensare corse dietro ai due uomini, ma si fermò improvvisamente appena varcata la soglia della scuderia: di fronte alla casa si era riunito un capannello di persone, dovevano essere più o meno una dozzina, e tutti stavano festeggiano con un bicchiere di vino in mano. Sembravano molto felici, ridevano e scherzavano. Allison si avvicinò piano, non per precauzione però, ma perchè aveva realizzato che quella doveva essere la sua famiglia e lei si sentiva come in trance. Tuttavia si rese conto che nessuno le prestava attenzione.
-Allora ci siamo tutti?- chiese suo padre.
Un uomo che doveva avere un paio di anni in più di suo padre, ma gli somigliava come una fotocopia, disse:
-Dov'è Mal? Ehy, aspetta manca anche Isabel!- poi alzando la voce: -Isabel!! Dove sei?!- chiamò a voce alta.
A quel punto sulla porta della casa comparve un bambino piccolo di circa due anni che camminava insicuro sulle proprie gambe, ma era sorretto da una donna dietro di lui. Quest'ultima era della stessa corporatura di Allison, ma aveva una criniera di capelli ricci rossi e due occhi verdi e brillanti che si sarebbero visti a metri di distanza.
-Ehy, dov'eri?- le chiese suo padre, mentre l'uomo che l'aveva chiamata pochi secondi prima prendeva in braccio il bambino e gli diceva:
-Mal! Fra un po' farai delle belle corse eh?-
Libera dal compito di sorreggere il bambino la donna si drizzò ed Allison vide che era incinta. Ormai era a pochissimi metri dalla festosa compagnia, ma nessuno faceva caso a lei, per cui immaginò che nessuno potesse vederla. Si avvicinò ancora di più.
A quel punto suo padre prese la parola:
-Bene, ora che ci siamo tutti...la buona notizia è che Serena è incinta!- annunciò raggiante alzando un bicchiere pieno di vino rosso.
Tutti ebbero un'esclamazione di gioia e cominciarono ad abbracciare e baciare suo padre ed una donna bassa e minuta con i capelli neri e gli occhi scuri al suo fianco che teneva in mano un bicchiere riempito di qualcosa che sembrava succo di frutta.
Allison vacillò, sentì le ginocchia cedere per l'emozione e gli occhi riempirsi di lacrime. Le mancò letteralmente il respiro: sua madre!
Con in testa solo ed escusivamente l'immagine di sua madre che lei aveva sempre e solo visto in foto, Allison rispose ad un impulso naturale e si precipò verso di lei, incurante del fatto che per raggiungerla passò attraverso il corpo di un paio di persone; ancora non aveva ripreso a respirare e le lacrime agli occhi si facevano via via più invadenti. Doveva toccarla, anzi no doveva abbracciarla e doveva gridarle chi era lei e cosa avesse significato la sua presenza nella sua vita. Sì, perchè anche se lei era morta quando Allison era ancora in fasce, la ragazza sapeva che sua madre le era sempre stata accanto e quella presenza era diventata quasi vitale dopo che si era unita a Sam e Dean.
Con il cuore che le martellava in gola e non più nel torace, Allison allungò il braccio sinistro sfiorando la spalla della donna, per tutta risposta lei ebbe un brivido e si rivolse ad Edward:
-Hey, che freddo, si sta alzando un pò di vento!-
Lui le diede un bacio e rispose:
-Vuoi un maglione?-
-No grazie, sto meglio ora.- rispose lei sorridendo con immensa dolcezza.
Il cuore di Allison si appesantì improvvisamente: era a pochi centimentri dai suoi genitori ed avrebbe voluto abbracciarli, ma a quanto pareva lei per loro era solo un alito di vento. Si paralizzò mentre ormai non riusciva più a trattenere il pianto. Poter solo assistere a quella scena e non intervenire per stringere forte la sua famiglia era un'autentica tortura.
Con fatica ricacciò da dove era venuto il magone che le stringeva la gola  e cominciò ad osservare attentamente le persone che stavano festeggiando i suoi genitori....e lei.
-Ehy, dov'è la mia sorella preferita?! Rach!!- chiamò suo padre.
Una donna biondissima e con due occhi intelligenti color nocciola gli si avvicinò e l'abbracciò dicendogli, senza smancerie ma con voce decisa:
-Per forza, sono l'unica sorella che hai!!-
A quel punto si avvicinò anche la donna con i capelli rossi che si chiamava Isabel ed Allison notò che non solo i suoi occhi erano così verdi da sembrare i fari che indicano alle navi l'ingresso del porto, ma avevano uno sguardo sicuro ed altezzoso.
Edward abbracciò anche lei e scherzando le  disse:
-Ehy, quanto sei grossa!?! Non riesco neanche ad abbracciarti tutta!!!-
-Beh, vorrei vedere te al mio posto!! E poi è tutta colpa di tuo fratello se sono in queste condizioni!!- disse lei ironica, poi si rivolse a Serena e le chiese: -Senti ma come hai fatto a sposare quell'idiota di Edward?-
Sua madre sorrise e rispose: -Dovevo essere ubriaca!-
Gli occhi di Allison si riempirono ancora di lacrime: adesso aveva capito da chi aveva preso il suo sarcasmo. Avrebbe voluto gridare, ma tanto nessuno l'avrebbe sentita per cui sarebbe stato inutile. Si concentrò nuovamente per fare il punto della situazione: suo padre aveva un fratello sposato con la donna di nome Isabel. I due avevano un bambino di circa due anni ed un'altro in arrivo. Edward aveva anche una sorella, che probabilmente si chiamava Rachel, più giovane, cioè la donna bionda. Allison aveva notato che portava la fede all'anulare sinistro, quindi anche lei era sposata e, a giudicare dal comportamento affettuoso che aveva nei confronti di un uomo alto con i capelli castani, quello doveva essere il marito. Per cui aveva quattro zii e sicuramente due cugini. Il magone tornò insistente, ma fu protamente ricacciato indietro. A quel punto fece mentalmente un paio di conti: se i suoi genitori avevano appena scoperto di aspettare lei, in quel momento doveva essere il 1980, a cavallo fra settembre e ottobre a occhio e croce. Una sensazione di panico ed orrore allo stato puro le contorse le viscere: Sam le aveva detto che la scuderia della sua famiglia era andata a fuoco  nel 1980.
Capì all'istante quello che sarebbe successo: lei era stata portata lì per assistere alla distruzione della sua famiglia.
Al panico ed all'orrore si affiancò una sconfinata sensazione di impotenza, inutilità e di conseguenza frustrazione, perchè per come stavano le cose nessuno l'avrebbe sentita se avesse cercato di avvertirli.
Tuttavia lei non poteva stare lì a guardare mentre la sua famiglia e tutto quello per cui avevano lavorato e combattuto venivano annientati. Non poteva permetterlo, doveva trovare una soluzione. Avrebbe voluto gridare a tutti di fuggire il più lontano possibile per salvarsi; avrebbe voluto spingere ognuno di loro fuori da quella radura che, ne era sicura, dì lì a poco si sarebbe trasformata in un inferno.
"Ma come faccio?! Nessuno mi sente e nessuno mi vede!" pensò nervosamente.
Si guardò intorno per farsi venire un'idea qualsiasi e vide che Jade era di fianco a lei. Era talmente sconvolta da quello che stava succedendo che quasi si era dimenticata della presenza di quella creatura. La fissò per un istante; aveva disegnato sul visino di bambina un sorriso sadico che assomigliava più che altro ad un ghigno.
-Come faccio?- le chiese disperata -non posso permettere che muoiano tutti!-
Pacificamente e quasi con piacere Jade le rispose:
-Non c'è niente che tu possa fare. Tu sei qui solo per assistere all'inizio della scomparsa della tua famiglia, non puoi intervenire in alcun modo.-
-Maledizione!!- gridò Allison che non sopportava quella sensazione straziante di impotenza.
Guardò nuovamente quella compagnia allegra ed in festa davanti a lei, ma la sua attenzione fu attratta da una figura al di là dei suoi, vicino all'angolo della casa: Jade. Aveva lo stesso ghigno spietato e crudele che le aveva visto in faccia pochi secondi prima. Un brivido freddo corse lungo la schiena di Allison.
-Ehi, ma tu sei qui, non puoi....- si girò ancora verso il punto dove Jade era un istante prima e....dove era ancora.
Capì subito che la responsabile di quello che era successo era stata lei.

(1) Da "Home Again" - Bryan Adams

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Capitolo 7
*** Great Balls of Fire ***


GREAT BALLS OF FIRE 5TRIS GREAT BALLS OF FIRE(1)

-Ti ucciderò! Lo giuro! Fosse anche l'ultima cosa che faccio!!!!- gridò Allison furente mentre correva verso la Jade del 1980.
La raggiunse e l'afferrò con tutte le forze che aveva, ma non riuscì a prenderla, le sue mani passarono attraverso il corpo della bambina.
-No!! Merda!! Merda!!- gridò la cacciatrice mentre sentiva il mondo crollarle addosso.
Con le mani fra i capelli per la disperazione, si voltò verso la sua famiglia che non si era ovviamente accorta di nulla e che stava ancora festeggiando i suoi genitori, ignari che di lì a poco sarebbero morti.
Nel frattempo Jade si stava allontanando verso il cuore della foresta. Lo sconforto regnava sovrano nella mente e nel cuore di Allison. Non le restava niente da fare se non seguire la bambina nella foresta.
La raggiunse e la seguì attraverso un sentiero che si inoltrava sempre di più fra gli alberi fitti.
Ormai erano in marcia da più di venti minuti, ed Allison comincò a sperare che Jade se ne stesse semplicemente andando, quando arrivarono in un piccolo spiazzo. Non era una vera e propria radura, sembrava piuttosto un'interruzione del sentiero. Il solo non riusciva a filtrare fra le fronde e a terra non c'era erba, ma solo un tappeto di aghi di pino ed un paio di tronchi tagliati a pochi centimetri dal suolo.
Jade si fermò improvvisamente, rivolse lo sguardo al cielo ed i suoi occhi si ribaltarono indietro diventando completamente bianchi mentre recitava una specie di formula in una lingua che Allison non conosceva e che di sicuro non era latino. Dopo pochi istanti gli occhi di Jade tornarono normali, lei rivolse nuovamente lo sguardo davanti a sè ed attese, ferma immobile.
Ad Allison sembrava che fossero passate ore, prima che un uomo comparisse dal nulla seduto su uno dei ceppi di fronte alla bambina.
Era un uomo alto e pallido completamente vestito di nero; il viso contratto in un'eterna espressione di rabbia ed odio.
Un brivido freddo corse lungo tutta la schiena di Allison.
-Cosa vuoi?- chiese lui secco come se non gli andasse molto a genio essere disturbato.
-Ho quello che vuoi.- rispose Jade con voce fredda e insensibile.
-La bambina?- chiese l'uomo vestito di nero improvvisamente interessato. Si alzò di scatto e la sia voce era carica contemporaneamente di desiderio e odio.
-Sì e tutta la sua famiglia- rispose Jade mentre un velo nero compariva nei suoi occhi.
-Oggi dev'essere il mio giorno fortunato! Tutta la famiglia Carter in un colpo solo!- disse l'uomo vestito di nero mentre sorrideva sadicamente.
Allison non resistettè oltre, accecata dalla rabbia e dal terrore per la sua famiglia si scaraventò contro l'uomo vestito di nero. Voleva ucciderlo, lo voleva con tutte le sue forze. Tese le braccia davanti a sè come se volesse stringere le sue mani intorno a quel collo ossuto e pallido. Niente, trapasso il corpo di lui come fosse fumo.
Tuttavia quel suo tentativo di contatto doveva aver sortito una qualche sensazione in lui, perchè con un'espressione furente dipinta sul  volto si girò verso di lei; ma evidentemente non la vide perchè tornò a concentrarsi su Jade.
Solo nel momento in cui l'aveva guardata dritta in viso, senza però vederla davvero, Allison si era accorta che quell'uomo aveva gli occhi completamente gialli.  Quella vista scatenò in lei il terrore: Azazel voleva sterminare tutta la sua famiglia.
Doveva tornare subito da loro e fare qualcosa; non sapeva bene cosa, ma qualcosa doveva inventarsi. Cominciò a correre, percorrendo a ritroso il sentiero verso la scuderia, con tutta la velocità che le sue gambe le permettevano. Mentre correva cercava di pensare a cosa potesse fare per salvare la sua famiglia.
Arrivò alla sua meta senza più respiro e con il cuore che avrebbe potuto uscirle dalla gola per quanto velocemente batteva. Vide che di fronte alla casa non c'era più nessuno. Senza fermarsi si diresse verso la scuderia; un uomo era fermo in mezzo al corridoio centrale, immobile. I cavalli erano spaventati e, ognuno nel suo box, si muovevano nervosamente, qualcuno calciava contro le pareti, altri nitrivano mentre altri ancora si impennavano con occhi spiritati.  Entrò di corsa nella scuderia e vide che l'uomo era Azazel. Improvvisamente alzò le braccia verso il cielo e nello stesso istante un denso fumo cominciò ad invadere la scuderia.
In quel momento un'idea balenò nella mente di Allison: "Carter, porca puttana i tuoi poteri!! Magari i cavalli ti sentiranno in qualche modo!!"
Sempre di corsa, superò il demone ancora fermo con i suoi occhi gialli al centro della scuderia e si diresse verso il fondo della costruzione da dove ora insieme al fumo cominciavano ad entrare anche le prime fiamme. La ragazza si fermò davanti al primo box e fissò il cavallo che stava davanti a lei; faceva fatica a respirare ed il calore delle fiamme le rendevano quasi impossibile tenere aperti gli occhi, ma facendo appello a tutte le sue forze tese in avanti le mani e si concentrò. Il cavallo si fermò come paralizzato fissando a sua volta Allison. Improvvisamente l'animale, come impazzito, cominciò a calciare la porta del suo box ed a nitrire senza sosta. In pochi secondi la porta fu scardinata e la bestia corse fuori a tutta velocità.
Allison si sentì sollevata nel capire che non avrebbe dovuto fare altrattanto con ogni cavallo della scuderia, avrebbe avuto bisono di troppo tempo e la costruzione sarebbe completamente bruciata in pochi minuti. La reazione che Allison indusse in quel primo cavallo si trasmise automaticamente  negli altri in pochi secondi; lei dovette semplicemente "convincere" gli animali a  concentrare la loro forza e paura per il fuoco contro la porta del loro box in modo da scardinarla e correre fuori. Lo scopo di Allison era di far fare agli animali più rumore possibile sperando che qualcuno nella casa se ne accorgesse e, allo stesso tempo, permettere alle bestie di scappare e mettersi in salvo.
Tuttavia il fuoco, probabilmente aizzato da Azazel, stava guadagnando terreno più velocemente di quanto Allison sperasse e ormai l'intera scuderia stava bruciando: "Dannazione perchè non si muovono!!" pensò mentre, stremata e con i polmoni pieni di fumo, si stava accasciando a terra appena fuori dalla costruzione in fiamme.
A quel punto finalmente uno degli uomini che aveva visto prima festeggiare insieme agli altri corse fuori dalla casa, seguito da tutti gli altri, compresa sua madre e Meredith, sua zia incinta. Senza nessuna esitazione tutti si precipitarono dentro la scuderia incuranti del fatto che ormai l'incendio non poteva più essere spento.
-NO NO NO!!! Non potete entrare! Morirete!!!- cominciò a gridare la giovane cacciatrice per fermare l'incessante flusso della sua famiglia verso le fiamme. Ovviamente nessuno la sentì.
-Liberate i cavalli!! I cavalli!!- gridava Edward agli altri mentre, proteggendosi il viso ed il corpo con una coperta bagnata superava un muro di fuoco che gli sbarrava inesorabile la strada.
-Sono scappati! Non ci sono più!!- gli rispose Serena mentre si lanciava fuori dalla scuderia tossendo e cercando di spegnere una piccola fiamma che le stava bruciando i pantaloni.
Edward, sempre protetto dalla coperta, ricomparve dalle fiamme, il viso nero per il fumo era evidentemente rigato di lacrime. Con voce rotta dalla disperazione disse a Serena:
-Derek non ce l'ha fatta....- sembrava non riuscisse a terminare la frase, poi respirando disse ancora: -e neanche Meredith!-
-No, Mer...e la bambina!- gridò Serena. Senza pensarci mosse un passo verso la scuderia, ma Edward l'afferrò energicamente per un braccio:
-No! Serena!-
-Ma dobiamo tirarli fuori di lì!- ruggì lei con negli occhi lo stesso fuoco che inarrestabile stava consumando la costruzione davanti a loro. -Morirai anche tu...ed il bambino! Ormai non c'è più niente da fare!- gridò lui senza lasciarle il braccio.
Rimasero lì immobili tutti e tre: Edward, Serena e l'invisibile Allison. Un sentimento di speranza si insinuava nei loro cuori stretti in una morsa di acciaio: magari George, il ragazzo che lavorava lì,  Rachel  o Ross, suo marito, erano ancora vivi. I minuti passavano inesorabili senza che nessuno uscisse da quell'inferno e con i minuti passava anche la già esigua possibilità che qualcuno fosse sopravvissuto.  
Il silenzio che pervadeva tutti e tre fu rotto dalla voce di Serena:
-Eddy, com'è successo? Un incendio non scoppia così dal niente.- chiese con voce incerta
-Non lo so.- rispose Edward abbracciandola e senza che nessuno dei due riuscisse a staccare gli occhi dalle fiamme.
L'incendio durò per ore ed alla fine della scuderia rimase solo uno scheletro annerito e fumante. Nel frattempo Serena ed Edward avevano recuperato la maggior parte dei cavalli che erano scappati nella foresta. Allison aveva dato loro una mano: sfruttando i suoi poteri riuscì a riportare un paio di animali alla casa ancora intatta. Raggiunse l'abitazione dietro la terza bestia, quando vide che i suoi genitori erano entrati nella scuderia; con gli occhi bassi erano intenti a cercare i resti della famiglia distrutta. Per un secondo rivisse il momento in cui più di un anno fa, insieme a Sam e Dean, aveva scoperto lo scheletro di suo padre in una caverna e capì come si dovevano sentire loro in quel momento. Li raggiunse dilaniata da un senso di inutilità ed impotenza: avrebbe voluto abbraciarli, avrebbe voluto far sentire loro la sua presenza e avrebbe voluto dire loro che lei sapeva perchè tutto questo era successo, ma non poteva, non si sarebbero accorti di nulla.
Improvvisamente alle loro orecchie arrivò un rumore di passi. Qualcuno si stava avvicinando e i detriti della scuderia bruciata scricchiolavano sotto i suoi piedi. Si voltarono tutti e tre: Allison riconobbe immdiatamente Azazel.
-Bene, bene. La famiglia Carter distrutta. Mi si spezza il cuore.- esordì il demone fingendosi dispiacuito.
-Chi sei?- chiese Edward con voce ferma.
-Io sono colui che può riportare tutto alla normalità.- rispose l'altro pacatamente.
-Cosa vuoi dire?-
Azazel ormai aveva raggiunto Edward e Serena e stava fissando lui con i suoi occhi gialli.
-Voglio dire che posso fare in modo che la scuderia non sia mai stata distrutta e posso riportare in vita i tuoi fratelli ed i tuoi coganti. Sarebbe come se niente fosse successo.-
Allison notò che suo padre sosteneva senza sforzo lo sguardo di quegli occhi gialli, mentre sua madre tremava dalla rabbia, se avesse potuto si sarebbe scagliata contro quel demone senza pensarci.
-Ti ripeto la domanda: chi sei?- replicò Edward senza dare segno di cedere.
-Chi sono io non importa, quello che importa è quello che posso fare per te.-
-Cosa vuoi in cambio?- chiese subito Edward che aveva già capito cos'era successo.
-Oh, una sciocchezza. Tu potrai riavere la tua scuderia e la tua famiglia, la tua vita perfetta insomma, ma in cambio ti chiedo semplicemente il pemesso di entrare in casa tua quando ne avrò bisogno.-
-Brutto bastardo figlio di puttana! E' colpa tua! Sei stato tu a provocare l'incendio!! Ti ucciderò!!- era stata Serena ad inveire contro Azazel. Negli occhi della donna si accesero improvvisamente le stesse fiamme che, poco prima, avevano dilaniato la scuderia e la sua vita. Si lanciò come una furia senza esitazione contro il demone.
Tuttavia, prima ancora che lei riuscisse a toccarlo, Azazel con un semplice gesto del bracio, la scaraventò senza fatica a metri di distanza, contro un pezzo di muro miracolosamente rimasto in piedi. Serena si rialzò senza fare una piega e gli si scagliò nuovamente contro. A quel punto intrvenne suo marito che le si parò davanti e la imprigionò in una potente morsa con le sue braccia.
-Ehy...che tigre!!- disse Azazel ammirato -Mi piaci...ho scelto proprio bene.- continuò stirando le labra in un viscido sorriso che fece correre lungo la schiena di Allison un brivido freddo.
In quel momento osservando suo padre, Allison notò, se possibile, ancora più terrore nei suoi occhi. Seguirono due semplici parole, che fecero gelare il sangue nelle vene sia di Allison che di sua madre:
-Va bene.- disse Edward risoluto.
-No! Eddie! cos'hai fatto!- tuonò Serena mentre cercava ancora di liberarsi dalla stretta di lui.
-Bene, direi che almeno tu nella famiglia hai un po' di buon senso.- constatò Azazel avvicinandosi alla coppia.
In quel momento il mondo crollò per l'ennesima volta durante quella strana giornata, addosso ad Allison: suo padre aveva appena fatto un patto con il demone che avrebbe poi ucciso sua madre solo perchè voleva lei. Un senso di colpa di proporzioni titaniche le schiacciò il torace rendendole difficile perfino respirare.
Nel frattempo Azazel si era avvicinato ancora di più ad Edward e gli aveva appoggiato una mano sulla nuca. L'uomo lo fermò:
-Non qui! Lontano!- disse improvvisamente.
-Oh, dove vuoi tu.- rispose il demone cercando di sembrare condiscendente.
Edward lasciò la presa attorno alla moglie e, seguendo il demone, uscì dalla scuderia e s'incamminò verso la foresta. Allison li seguì e li vide fermarsi a pochi metri dalla radura dove la vita della sua famiglia era stata appena distrutta e sarebbe ricominciata nel giro di pochi secondi. Vide Azazel attirare a sè il volto di suo padre e, con enorme stupore, dargli un bacio sulla bocca.
Quella fu l'ultima cosa che la ragazza vide, perchè nello stesso istante sentì che la Jade del 2010 le prendeva la mano e la gettava nuovamente nel vortice che l'avrebbe riportata indietro, da Sam e Dean.

(1) "Great Balls of Fire" - Jerry Lee Lewis

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