È solo per sempre

di jessica80
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rilàssati ***
Capitolo 2: *** Tredici ore ***
Capitolo 3: *** Lontana dagli occhi, lontana dal cuore ***
Capitolo 4: *** Lo specchio dell’anima ***
Capitolo 5: *** Parlami di lei ***
Capitolo 6: *** Di il mio nome ***
Capitolo 7: *** Voglio sentirlo dalla sua voce ***
Capitolo 8: *** Lei è mia ***
Capitolo 9: *** Profumo di pesca ***
Capitolo 10: *** Amore mio ***
Capitolo 11: *** Se avessi bisogno di noi… ***
Capitolo 12: *** Dimentica il ragazzo ***
Capitolo 13: *** Caro zio Jareth ***
Capitolo 14: *** Cosa vuoi da me ? ***
Capitolo 15: *** Amore e dolore ***
Capitolo 16: *** Il mio regno ***
Capitolo 17: *** Cambiamenti ***
Capitolo 18: *** Una ragazza difficile ***
Capitolo 19: *** Salto nel vuoto ***
Capitolo 20: *** Amici ***
Capitolo 21: *** Sfera di cristallo ***
Capitolo 22: *** Amy ***
Capitolo 23: *** A piece of cake ***
Capitolo 24: *** Le cascate di Rauros ***
Capitolo 25: *** Il ritorno ***
Capitolo 26: *** Addio ***
Capitolo 27: *** Ti amo ***
Capitolo 28: *** E’ solo per sempre – prima parte ***
Capitolo 29: *** E' solo per sempre - seconda parte ***



Capitolo 1
*** Rilàssati ***


 -...e così sono tornata a casa, ho riposto in soffitta tutti i miei balocchi e i miei costumi, e ho deciso di guardare avanti, di crescere.-
Sarah stringeva con forza la tazza di tè che aveva fra le mani, il volto basso. Osservava il suo riflesso nella bevanda ambrata.
Denny si allungò verso di lei, poggiando delicatamente la mano sul braccio di Sarah. Denny portava sempre al polso uno strano braccialetto con le sue iniziali. La ragazza alzò lo sguardo, incontrando i suoi occhi scuri. Era bello ? Sì, lo era. Era il ragazzo più carino e tenero che avesse mai conosciuto.
- L’hai più rivisto ?- le chiese lui.
A quella domanda Sarah fu colta da un improvviso senso di sconforto.
- No, non ho più rivisto il re dei goblins.- rispose, riportando lo sguardo sulla tazza.
Era vero, non aveva più rivisto il Signore del Labirinto e non poteva negare che in quegli ultimi tredici anni aveva pensato a lui più volte, chiedendosi dov’era, cosa faceva, come stava… E non aveva nemmeno più rivisto i suoi amici, i suoi compagni d'avventura.
Sarah si alzò dal tavolo senza finire di bere il suo tè.
- Tu non mi credi, non è vero ?-   gli chiese con tono rassegnato.  
Come poteva crederle ? Denny aveva voluto sapere di lei, della sua infanzia, capire perché non aveva molti amici e preferiva sempre restare sola.
Il ragazzo la guardò sorridendo.
- Certo che ti credo Sarah, non siamo forse… amici ?-
Ovviamente il tono non era del tutto convincente.
Il ragazzo odiava il termine “amico”, soprattutto quando si trattava di lei. Denny si alzò facendole l’occhiolino e regalandole uno sguardo divertito.
- Forse è meglio se ti riaccompagno a casa, sta facendo buio e non voglio certo lasciare una ragazza carina come te in giro per le strade da sola.-
 
*** *** ***
 
Denny non riusciva a prendere sonno, il racconto di Sarah sul labirinto, sui folletti e sul re dei goblins lo aveva lasciato perplesso. La conosceva dai tempi dell’università, ed era sempre stata una ragazza sveglia e brillante negli studi. No, Sarah non poteva davvero credere a quelle idiozie, e il racconto su quella parte di vita della ragazza era certamente frutto della sua smisurata fantasia.
Denny sorrise ricordando la storia della sua amica, sicuramente non c’era nulla di vero su quel libro.
Il ragazzo pronunciò poche parole, divertito dall’ingenuità di Sarah:
- Voglio che gli gnomi mi portino via, all’istante.-
Non poté fare a meno di ridacchiare mentre le pronunciava, ripensando allo sguardo della ragazza.
All’improvviso, la luce della stanza cominciò ad accendersi e spegnersi ad intermittenza, le tende che coprivano la finestra iniziarono a ondeggiare come mosse da un vento fantasma che Denny non avvertiva; si alzò di scatto dal letto, alle sue spalle risatine divertite lo provocavano e lo deridevano ma quando si girava, non c’era nulla.
In pochi istanti, uno strano volatile dalle fulve piume entrò dalla finestra e cominciò a girare per la camera, in cerchio, proprio sopra la sua testa.
Denny spalancò gli occhi dal terrore ma riuscì solo a vedere una figura offuscata e imponente, prima di scomparire nel buio.
 
*** *** ***
 
Sarah si distese sul letto senza nemmeno spogliarsi, la schiena appoggiata ai cuscini. Rigirando tra le mani il suo elastico per i capelli, ripensò alla giornata appena trascorsa. Denny non le aveva creduto, ne era certa. Non avrebbe mai dovuto raccontargli quella dannata storia, forse ora la considerava un’idiota. E se la sua avventura nel labirinto fosse veramente stata solo un sogno?
Un tonfo sordo la destò dai suoi pensieri e vide la finestra della sua stanza spalancarsi improvvisamente. Abbassando lo sguardo, vide una sfera di cristallo rotolare sul pavimento e venire verso di lei, poi balzò sopra il letto come richiamata da una forza calamitosa.
Sarah era scioccata. Non poteva essere vero, non ancora, non lui…
La sfera esplose sotto gli occhi di Sarah come una bolla di sapone. Senza attendere oltre, si alzò bruscamente dal letto, pronta a dirigersi verso la stanza di Toby.
Non fece in tempo a raggiungere la maniglia che vide un’ombra oscura stagliarsi contro la porta. Avvertì una presenza alle sue spalle e Sarah seppe, fin dal primo istante, di chi si trattava.  
Si girò piano, cercando di prendere coscienza della situazione in cui si trovava; di fronte a lei l’imponente figura del re di Goblin, completamente vestito di nero come per anni l’aveva ricordato. L’unico punto luce era il medaglione a forma di falcetto appeso al collo. Capelli lunghi biondi gli scendevano scompigliati sulle spalle, incorniciando un volto senza tempo.
Il re la fissava con espressione divertita, il mento sollevato, i pugni puntellati sui fianchi.
Sarah si limitava a fissare gli occhi di ghiaccio del re, le labbra dischiuse, il volto pallido incorniciato dai capelli corvini che le scendevano sulle spalle.
- Cosa ci fai tu qui?- gli domandò ostentando una sicurezza che in realtà non sentiva.              
Jareth sorrise, mettendo in evidenza i suoi canini appuntiti.
- Sarah, le tue maniere non sono affatto migliorate sai ? Sei sempre così… sgarbata.- rispose lui in tono noncurante.
Sarah continuava a fissare gli occhi spaiati del re, le guance leggermente arrossate.
- Non mi hai ancora risposto. Cosa. Ci fai. Tu. Qui ?- gli chiese esasperata.
- Mia preziosa, proprio oggi ti ho sentita parlare del mio regno e pronunciare il mio nome. Non è forse una coincidenza ?-
Sarah deglutì a fatica.
- Non ho mai pronunciato il tuo nome.-
- Ah no ? Che strano…-
Senza aggiungere altro e continuando a fissare la ragazza, il re evocò una sfera di cristallo. Di fronte agli occhi di Sarah, il globo si restrinse, deformandosi, diventando un bracciale. Quel braccialetto, Sarah lo avrebbe riconosciuto tra mille. Il re lo porse alla ragazza tenendolo tra il pollice e l’indice.
Sarah si avvicinò al re di qualche passo, allungando una mano per prendere il bracciale.
Jareth lo scostò dalla sua presa, chiudendo il braccialetto in un pugno.
- Ah-ah-ah, non così in fretta mia preziosa. -
- Dove hai preso quel braccialetto ?- La voce di Sarah tremava e lei se ne rendeva perfettamente conto.
Jareth piegò la testa da un lato, alzando le sopracciglia in finto stupore.
- Oh questo ? L’ho trovato. Pensavo di fartene dono, visto che l’ultima volta che sei venuta nel labirinto ti sei privata di qualcosa di tuo per darlo al nano. Lo vuoi mia cara ? – Nel volto del re comparve un sorriso divertito.
- Dov’è Denny, che cosa gli hai fatto? -  
Il re si avvicinò di più all'insolente mortale continuando a fissarla. La donna poteva sentire il fiato di lui mescolarsi al suo.
- Sarah rilassati, io non ho fatto proprio niente al tuo… amico. -
L’ultima parola fu quasi un sussurro.
- Dov’è Denny ?-
Il re fece un passo indietro, continuando a contemplare quegli occhi di smeraldo, le braccia conserte.
- Mia cara, è nel mio regno. È stato lui a chiedere di essere portato via e tu non puoi pretendere di rivendicare… come hai detto che si chiama ? Ah sì, Denny !-
- Riportalo indietro subito ! -
Il re evocò un'altra sfera e con un gioco di mani la porse alla ragazza.
- Questo è un regalo per te Sarah, per aver spiegato al ragazzo come funziona il labirinto e per averlo condotto da me. Lo vuoi ?-
- Forse non mi sono spiegata re di Goblin. Rivoglio Denny. Adesso !-
Jareth rise di cuore alla tenacia di quella donna. Non era poi cambiata molto la sua Sarah.
- Mia cara, sai benissimo che il ragazzo è nel mio castello. Tu non puoi riaverlo indietro. -
Il re le porse nuovamente la sfera.
Jareth la squadrava. Sarah era decisamente cresciuta. L’ampia camicia beige aveva lasciato il posto ad una maglia grigia dalle maniche lunghe e constatò compiaciuto che la riempiva a dovere dove serviva. Sorrise mentre la osservava cercare una soluzione all’irrisolvibile, lo sguardo basso.
- Sarah Sarah Sarah, conosci perfettamente le regole. Lui ha chiesto di essere portato via e così ho fatto. Ho solo esaudito un suo desiderio. Lui non credeva… Non ti ricorda nulla mia preziosa ?-
Sarah alzò lo sguardo a incontrare gli occhi spaiati del re, decisa a non lasciarsi intimidire. Non avrebbe mai dovuto raccontare a Denny quelle dannate storie sui goblins. Fu costretta ad umettarsi le labbra, la bocca improvvisamente diventata secca.
- Tu non hai alcun potere su di me !- gli gridò con impeto.
Jareth piegò la testa all’indietro e rise di cuore, era sempre così ingenua!
- Mia cara, non vedo questo cosa c’entri con il tuo amico, dopotutto non hai chiesto tu che fosse portato via. O mi sbaglio ?-
Sarah abbassò lo sguardo per qualche istante, non poteva essere vero, non stava accadendo. Riportò i suoi occhi su quelli spaiati del re di Goblin. Doveva usare bene le parole e il tono di come le pronunciava. Non doveva cedere, in nessun modo.
- Rivoglio Denny indietro, ti prego… Lui è molto importante per me. -
Jareth inclinò di nuovo la testa, socchiudendo gli occhi a una fessura. Aprì la bocca facendo schioccare la lingua sul palato.
- Senti, senti, senti, ma non mi dire… Mi dispiace per te mia cara, ma ciò che è detto è detto. E’ un tale peccato…-
A Sarah cominciarono a tremarle le mani e a Jareth, ovviamente, quel particolare non sfuggì.
- Per riportare Denny indietro io… Io sono disposta ad attraversare di nuovo il labirinto. -
Era stata la prima proposta che le era venuta in mente, ma sapeva di non esserne del tutto convinta.
Il re si voltò e andò verso la finestra, tamburellandosi le labbra con le dita. Denny era stato una facile preda, forse insperata; ma riavere Sarah nell’Underground avrebbe significato sconfiggerla ed ottenere finalmente la sua vendetta. “Perché no...” Dopo qualche istante di riflessione, il re si girò verso Sarah e senza dire alcuna parola, con un ampio gesto del braccio, la invitò a dirigersi verso la finestra.

*** *** ***


Care ragazze, sono tornata con la storia che vi avevo promesso.
Come sempre, le porcate sono state corrette e revisionate dalla mia amica BR freddiefreddie.

Cara Federica, grazie dei consigli. Mo preparati perchè il 2° capitolo è una sola pazzesca  XD

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Capitolo 2
*** Tredici ore ***


Varcata la finestra della sua camera, Sarah si ritrovò in una stanza di forma quadrata con mura altissime. Il pavimento era in terra battuta; non c’erano sassi, fili d’erba, nulla. Solo terra secca, arida e priva di vita. La stanza era illuminata da qualche fiaccola appesa alle pareti.
La ragazza si voltò verso il re dei goblins, non era più vestito di nero. Indossava pantaloni grigi stretti che lasciavano davvero poco spazio all’immaginazione; la camicia bianca di morbida seta era leggermente aperta sul petto e metteva in evidenza lo strano medaglione; gli immancabili stivali alti fino al ginocchio erano della stessa tonalità dei pantaloni. Sarah per un momento fu tentata di toccare quella camicia per sentire se era così morbida come sembrava. Jareth avvertiva il suo imbarazzo e se ne compiaceva. Lei distolse lo sguardo dall’uomo che aveva di fronte e alzò la testa; sopra di lei imperava un alto soffitto pieno di aculei appuntiti.
- Che significa ? Avevi detto che mi avresti fatto ripercorrere il labirinto. Questo… questo non è il posto dell’altra volta.-
Il re la guardò sorridendo.
- Sarah, Sarah, Sarah, tu hai parlato di labirinto, non io.-
La ragazza spalancò gli occhi, dentro di lei un turbinio di sentimenti diversi: rabbia, delusione, amarezza, sconforto, paura.
Si avvicinò al re fissando quegli occhi spaiati. Jareth, d'altro canto, non aveva mai notato prima quanto fossero limpidi e profondi gli occhi di lei.
- Mi ucciderai, non è vero ? - gli chiese rassegnata.
No, Jareth non si sarebbe mai aspettato una domanda simile. La ragazza che lo aveva sconfitto anni prima non aveva mai pensato alla morte. Sarah pensava veramente di poter morire ? E lui, voleva veramente sbarazzarsi di lei ?
Il re andò verso di lei e passò attraverso il suo corpo, portandosi alle sue spalle. Sarah aveva dimenticato quella sensazione di magia scorrerle nelle vene e lungo la spina dorsale. Jareth lo aveva già fatto una volta, nella stanza di Escher. Il re, dall’altro canto, avrebbe voluto abbracciarla, stringerla forte al petto, affondare il viso nei suoi capelli e rassicurarla che mai, mai le avrebbe fatto del male. La ragazza si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere un orologio comparire sul muro.

- Quanti anni sono trascorsi dall’ultima volta, Sarah ? -
Sarah socchiuse gli occhi, non capiva…
- Beh… tredici, credo…-
 Il re sorrise a quella risposta.
- Si, tredici. Non è uno strano numero mia preziosa ? Il labirinto è cambiato Sarah. Tu, sei cambiata !-
Allungò una mano guantata verso l’orologio.
- Hai a tua disposizione tredici ore per risolvere il labirinto. Allo scadere del tempo, Denny diventerà uno di noi. -
Sarah lo vide scomparire mentre le sue ultime parole rimbombavano nella stanza. Alzò ancora lo sguardo verso l’alto, il soffitto che minacciava di crollarle addosso.
- Fantastico! Denny diventerà un folletto e io uno spezzatino !-
 
*** *** ***
 
Denny aprì gli occhi, lentamente. Si ritrovò disteso prono, la mascella e i palmi delle mani che poggiavano su un pavimento di pietra freddo e sporco. Con non poca difficoltà causata dal dolore alle gambe e alle braccia, si sollevò e si mise seduto. Ai polsi e alle mani gli erano state legate delle catene perfettamente cementate al muro. Si umettò le labbra con la lingua, aveva sete; sentiva la bocca secca e il palato gli bruciava. Percorse con lo sguardo la stanza, o meglio, la prigione. Era una cella abbastanza grande, illuminata appena da una finestra posta su una parete e per metà murata. La stanza era completamente spoglia, non c’era né letto né wc. Solo una poverissima prigione. L’aria era umida e irrespirabile e gli olezzi della muffa gli avevano riempito le narici. Abbassò lo sguardo verso il pavimento;  al centro della stanza si trovava un grande bicchiere d’acqua fresca. Sicuramente il liquido era ghiacciato perché il vetro che lo conteneva era appannato, e gocce d’acqua si erano cristallizzate lungo la parete del bicchiere.
Il ragazzo si alzò in piedi faticosamente; con il rumore metallico delle catene che strisciavano al suolo nelle orecchie, si diresse verso il bicchiere. Fece solo qualche passo prima di cadere a terra, in ginocchio, le mani poggiate sul pavimento freddo. Le catene erano troppo corte e non gli permettevano di raggiungere il centro della prigione. Teneva lo sguardo basso, il respiro accelerato. Un paio di stivali lucidi attirò la sua attenzione. Denny alzò lo sguardo lentamente, molto lentamente, percorrendo ogni centimetro del corpo che si stagliava di fronte a lui, fino a raggiungere un volto pallido, dai lineamenti marcati. Il ragazzo incontrò i suoi occhi, di un azzurro sorprendente, le pupille una più grande dell’altra. Si, era come Sarah l’aveva descritto. La figura di fronte a lui lo fissava di rimando, le braccia conserte, un ghigno di palese trionfo stampato sulle labbra.
- Ciao, Denny.- 
Il ragazzo non rispose, limitandosi a fissare quegli strani occhi inumani. Dopo qualche istante di silenzio si fece coraggio e lo affrontò.
- Dove… Dove sono ?- La voce di Denny era incerta ed intrisa di panico.
- In una segreta.- Rispose Jareth freddo.
Il re di Goblin, senza voltare le spalle a Denny, fece qualche passo indietro fino a raggiungere il centro della stanza. Si chinò e prese il bicchiere, sorridendo.
- Oh, ma guarda un po' cosa abbiamo qui. E’ proprio quello che ci vuole in questo momento.-
Jareth si portò il bicchiere alle labbra, chiudendo gli occhi e gustando la freschezza dell’acqua.
Quando riaprì gli occhi, Denny era ancora in ginocchio che continuava a fissarlo.
- E’ proprio buona, ne vuoi un sorso ?- Il sorriso di scherno del re non lasciava alcun dubbio, si stava prendendo gioco del ragazzo.
- Vaffanculo !- La voce di Denny era tagliente e decisa.
Jareth alzò il mento e gettò con forza il bicchiere a terra che si frantumò in tante piccolissime schegge di vetro, il rumore riecheggiò in tutta la segreta. L’acqua aveva creato una strana macchia scura sul pavimento, quasi fosse veleno. Il re, con pochi passi veloci e decisi, raggiunse Denny. Si chinò su di lui, lo sollevò con una mano e con forza lo scaraventò con la schiena contro il muro, tenendolo fermo per il collo della camicia. Denny vedeva il fuoco negli occhi del re e sentiva il suo fiato sul viso. Un profondo senso di paura lo invase.
- Non osare mai più rivolgerti a me in questo modo, o per voi sarà la fine. Sono stato abbastanza chiaro, ragazzo ?-
Denny fece un leggero cenno con la testa ed il re lo lasciò bruscamente, facendolo cadere pesantemente a terra.Denny fece un leggero cenno con la testa ed il re lo lasciò bruscamente, facendolo cadere pesantemente a terra. I polsi e le caviglie gli dolevano e la caduta aveva contribuito ad accentuare il dolore provocato dalle catene.
Voi…” una strana consapevolezza balenò nella testa di Denny.
- Sarah.- Era stato poco più di un sussurro ed al re non era sfuggito. 
Jareth si chinò su di lui, lo sguardo penetrante.
- Sì, stupido mortale. Tu e Sarah.-
Denny si sentì mancare, gli sembrava che il pavimento sotto di lui cominciasse a sparire lentamente. Aprì la bocca per respirare, gli mancava l’ossigeno. Voltò lo sguardo verso gli occhi spaiati del re che si era  chinato di fronte a lui.
- L’hai già uccisa ? Oppure è qui, da qualche parte ?-
Jareth sorrise.
- No, non l’ho uccisa.- Il re evocò una sfera e avvicinò il suo viso a quello di Denny, mentre con una mano teneva sollevato il globo di cristallo.
- Eccola, la tua amica. -
Denny vide il suo stesso volto deformato dalla rotondità della sfera, cambiare le sembianze mostrando a poco a poco il viso di Sarah. Sembrava che stesse bene, con lo sguardo sembrava cercare qualcosa nel vuoto ma non riusciva a capire cosa. Denny alzò una mano per toccare la sfera.
- Sarah !- Era stato un flebile sussurro.
Jareth si voltò verso di lui e fece scomparire il cristallo sotto i suoi occhi prima che il mortale potesse toccarlo. Il re di Goblin si alzò in piedi e si rivolse a Denny senza guardarlo, sistemandosi i guanti.
- Come puoi vedere Sarah sta bene. Si è offerta di attraversare di nuovo il labirinto per evitare che tu venga trasformato in un goblin.-
Denny si mise seduto con la schiena contro il muro, cercando una posizione agevole nella scomodità del luogo.
- L’hai obbligata a tornare qui, non è vero ? Le hai teso una trappola !-
Jareth era particolarmente sorpreso dall’insolente tenacia di quel mortale; dove riusciva a trovare tanto coraggio ?
- No Denny, io non obbligo, io propongo. Sarah si è offerta di tornare nell’Underground di sua spontanea volontà, per salvarti la vita.-
Detto ciò, il re dei goblins scomparve dalla segreta lasciando Denny da solo. Il ragazzo si passò una mano sui capelli e, voltando lo sguardo, vide al suo fianco un vassoio con del pane e dell’acqua fresca.
 
*** *** ***
 
- Merda !– Sarah sbatté inutilmente le mani contro il muro.
Cercava una via d’uscita da quella dannata stanza ove non c’erano né porte e né finestre. Solo quattro mura e un soffitto pieno di aculei. “Eppure nulla è ciò che sembra in questo posto”.
Alzò lo sguardo verso le fiaccole appese alle pareti. Il muro attorno alle torce era stranamente più lucido rispetto al resto della stanza.
Sarah allungò una mano verso il punto sulla parete dove poggiavano le torce, per toccarne la superficie. Una patina oleosa le imbrattò la mano. Avvicinò le dita al viso, per annusarne l’odore. “Cera”. Un sorriso di trionfo le si disegnò sul volto.
- Wow, forse ho trovato la via d’uscita.-
Con questa consapevolezza, prese le torce e le poggiò a terra una di fianco all’altra. Poteva vedere il calore del fuoco sciogliere lentamente il muro.
Un cigolio strano le fece sollevare la testa: mentre il muro si scioglieva, il soffitto perdeva i suoi punti di appoggio e rischiava di crollarle in testa.
- Dannazione !- Mentre la cera colava lenta creando un piccolissimo varco, Sarah con un piede spaccò il muro ormai fragile ed uscì finalmente dalla stanza.

*** *** ***

Care ragazze, per la celerità con cui aggiorno... beh... mi aspetto da voi un regalo !!!
Il prossimo capitolo però ve lo farò sudare, ci sto lavorando ma ho anche un lavoro (altro) che mi aspetta... e tengo pure famiglia !
Grazie come sempre alla mia carissima beta-amica Federica.

Fede, mica ti arrabbi se scrivo amica, vero ?

Baci a tutte che continuate a seguire.
J. (che sta per Jessica e non per Jareth ovviamente...)

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Capitolo 3
*** Lontana dagli occhi, lontana dal cuore ***


Jareth era seduto sulla poltrona del suo studio, gli occhi incollati alla sfera che teneva in mano. Osservava con attenzione la sua Sarah, seguendone ogni passo. Era riuscita ad uscire dalla stanza di cera e quel pensiero lo fece sorridere. La ragazza era molto astuta e riusciva sempre a trovare una via di fuga. In quel momento stava lentamente camminando lungo il corridoio che portava alla stanza degli specchi. Era un tragitto piuttosto facile, eppure lei scrutava ogni angolo del passaggio, tastandone con delicatezza i muri alla ricerca di qualcosa. Osservando le dita di lei che accarezzavano la ruvida pietra, il re provò un brivido alla schiena. Era bella Sarah, era sempre stata bella e lui non aveva mai smesso di guardarla, seguirla, spiarla. La ragazza aveva detto la verità: non aveva mai pronunciato il suo nome. Immaginò come sarebbe stato sentirlo pronunciare dalle sue labbra… Ma c’era anche un’altra verità che Sarah non aveva mai confessato: non aveva mai dimenticato il re dei goblins, o almeno fino a quando non aveva conosciuto quel dannato… Denny. Sì, Sarah aveva avuto delle storie ma mai niente di serio, niente di così profondo almeno. Sarah considerava l’umano un amico speciale, ma la linea di confine tra quel tipo di amicizia e qualcosa di più intenso era molto sottile. “Rivoglio Denny indietro, ti prego… Lui è molto importante per me”. Il ricordo di quelle parole gli creò una fitta di dolore allo stomaco.
Chiuse la sfera in un pugno e si alzò dalla poltrona. Raggiunse la finestra aperta, le braccia tese appoggiate al balcone, gli occhi chiusi. Inspirò profondamente gustando l’aria fresca che gli riempiva i polmoni, il vento che gli scompigliava i capelli. Quando aprì gli occhi, di fronte a lui si stagliava il labirinto. Sorrise nel vederlo così ordinato, pulito e rigoglioso.
- Gran bella giornata, non trovi Jareth ?-
La voce alle sue spalle era acuta e volutamente maliziosa.
- Sì Duncan, gran bella giornata. -
Il re non si voltò e continuò a fissare il dedalo.
L’ospite inatteso avanzò di qualche passo dentro la stanza, raggiunse la scrivania del re e si mise a sedere sul bordo del tavolo, le braccia conserte.
- Sai cugino, mi sono giunte strane voci sul labirinto e così sono venuto a farti visita. Spero che la cosa non ti dispiaccia.-
Jareth sorrise, continuando a guardare il labirinto.
- No, non mi dispiace. A quanto pare le notizie volano in fretta.-
In verità il re era molto contrariato da quella visita. Avrebbe voluto trasformarsi in barbagianni e spiccare il volo fuori dalla finestra, restare solo. Ma non poteva.
- Sì Jareth, le notizie volano in fretta, forse anche troppo in fretta.-
Seguì un lungo silenzio, disturbato solo dal rumore del vento.
Duncan si scostò dal tavolo, rivolgendosi al re di Goblin che continuava a guardare fuori dalla finestra.
- E così li hai portati entrambi nel tuo regno.-
Non era una domanda e Jareth ne era perfettamente consapevole.
- E’ stato solo un colpo di fortuna, mi è capitata l’occasione giusta, tutto qui .- Rispose il re asciutto.
- Oh sì mio caro, un’occasione che hai saputo sfruttare molto bene…-
Jareth si voltò verso il suo ospite, appoggiando la schiena al balcone.
Duncan era suo cugino e forse il suo unico vero amico. Aveva gli occhi azzurri come i suoi ma non spaiati ed era biondo come la maggior parte dei sidhe, solo con i capelli corti. Alla domanda sul perché teneva i capelli corti, pur essendo un fae, lui rispondeva divertito “così mi sento più aboveground”.
Jareth lo fissò incuriosito, la testa piegata di lato.
- Come sta la tua dolce Amy ?-  
Duncan tirò la testa all’indietro, ridendo di cuore.
- Considerando che tra pochi giorni nascerà il nostro primogenito, direi… alla grande !-
Jareth distolse lo sguardo dal cugino, mordendosi le labbra. Anche Amy una volta era un’umana, proprio come Sarah.
Duncan cominciò a giocherellare con degli oggetti appoggiati sulla scrivania del re.
- Hai già deciso cosa fare del ragazzo ? -
Gli chiese, con una vena di preoccupazione nella voce.
Jareth si girò verso il suo ospite, che sembrava intento a formare un origami con un foglio di carta.
- No, a dire il vero non so cosa ne farò di lui. L’idea di trasformarlo in un folletto un po’ cresciuto e tenerlo nel mio regno non mi piace molto. Preferirei per lui un luogo più oscuro.-
Duncan sorrise alla risposta del re, continuando a dare forma al foglio di carta.
- Hai già parlato con lui ? – gli domandò, senza alzare lo sguardo.
Jareth fissava il pavimento.
- Sì Duncan, abbiamo avuto modo di conoscerci. A quanto pare sembra un ragazzo sveglio. -
Suo cugino voltò lentamente lo sguardo verso il re dei goblins, senza nascondere un sorriso divertito.
- Ora capisco perché la giovane mortale lo adora così tanto...-
Jareth alzò gli occhi incrociando lo sguardo di Duncan. Non aveva per nulla apprezzato la battuta. Il suo ospite fece finta di nulla e terminò la sua figura di carta. Poi prese in mano un tagliacarte e,  facendo finta di essere particolarmente interessato all’oggetto che teneva tra le mani, si rivolse al re.
- E… che ne farai di lei ?-
- Non lo so ancora.- Rispose Jareth, continuando ad osservare il cugino che non ricambiava il suo sguardo. Le braccia conserte.
Duncan socchiuse gli occhi, avvicinando di più l’insensato oggetto al viso e rigirandolo tra le dita.
- Lascerai che arrivi al castello come l’altra volta ?-
- No, questa volta non arriverà oltre la città di Goblin. La sconfiggerò molto prima e la terrò lontana da qui.-
Duncan ripose delicatamente il tagliacarte sopra la scrivania, facendo finta di cercare qualcos’altro di interessante da prendere in mano.
- Lontana dagli occhi, lontana dal cuore, mmhh ?-
Jareth si scostò dal balcone abbassando le braccia lungo i fianchi, gli occhi in fiamme.
- Ora basta !- La voce del re era minacciosa, la sua pazienza aveva raggiunto il limite.
Duncan si voltò serio verso suo cugino e con pochi passi annullò la distanza tra loro.
- No Jareth, sono io che ti dico basta ! Se terrai prigioniero il ragazzo nel tuo regno, magari trasformandolo in un… mostro, lei ti odierà per tutta la vita. E se la costringerai a restare con te con la forza, ti odierà ugualmente. Amala Jareth, amala di un amore umano, incondizionato, vero. Perché è questo di cui hanno bisogno i mortali, e anche noi. Nella speranza che tutto ciò possa bastare a portare il suo cuore da te.-
Detto questo, Duncan si voltò e uscì dalla stanza, lasciando il re solo con i suoi pensieri.
 
*** *** ***
 
Denny era seduto sul pavimento, la schiena appoggiata al muro. Si guardava i polsi e le caviglie ancora incatenati. Aveva provato invano a sciogliersi da quelle morse di acciaio ma ogni tentativo, ovviamente, era fallito. Guardandosi le ferite causate dalle catene pensava a Sarah, alla sua Sarah. 
Com’era stato sciocco a sottovalutare il suo racconto, e ora lei stava rischiando la vita per salvarlo, per riportarlo a casa. Chiuse gli occhi e si coprì il volto con le mani; nel buio vedeva il suo volto, i suoi capelli, il suo sorriso. Sentiva ancora la sua voce quando lo chiamava per nome e gli parlava dolcemente, raccontandogli gli avvenimenti della giornata.
Sarah aveva deciso di trascorrere il pomeriggio in pasticceria, voleva parlare con lui, raccontargli una storia per lei molto importante. La ragazza gli aveva parlato del re dei goblins e lo aveva descritto come un uomo affascinante, spietato, orgoglioso.
Quella maledetta sera, in macchina, Denny le aveva proposto di cambiare la loro amicizia in qualcos’altro, di provare a instaurare un rapporto più profondo, più intimo… Sarah lo aveva guardato con tenerezza, appoggiando delicatamente una mano sulla sua guancia.
- Ho bisogno di un po’ di tempo Denny. Ho delle cose da fare in sospeso e vorrei sistemarle, prima di pensare ad altro. So che ti sto chiedendo troppo ma...- 
Il ragazzo le aveva preso la mano che era appoggiata al suo viso e ne aveva baciato il palmo.
- Ti aspetterò Sara. Ti aspetterò.-
Poi con sguardo malizioso le aveva chiesto:
- Non ha nulla a che vedere con l’affascinante re dei goblins, vero ?-
Sarah aveva riso divertita.
- No, assolutamente nulla. Non preoccuparti…-
- E… qual è il nome di questo re ?- Le aveva chiesto Denny, incuriosito.
Sarah aveva scosso la testa, a disagio.
- Non ho mai pronunciato il suo nome e non ho intenzione di iniziare adesso.-
Denny non aveva chiesto il motivo di quella decisione e aveva deciso di sorvolare sull’argomento. Ora che però aveva visto il Signore del Labirinto, poteva intuirne il motivo.
Sarah aveva ragione, il re di Goblin era arrogante e spietato, tanto che il ragazzo poteva ancora sentire la stretta della sua regale mano sotto la gola. Eppure era anche affascinante, troppo affascinante. “Non ha nulla a che vedere con l’affascinante re dei goblins, vero ?”, “No, assolutamente nulla. Non preoccuparti…”. E invece Denny era molto, molto preoccupato.

*** *** ***

Mie care ragazze, questo è un capitolo un pò noioso ma in qualche modo dovevo far comparire Duncan. Vi anticipo che il cugino è un personaggio tranquillo quindi non scervellatevi a capire l'impossibile.

Grazie come sempre alla mia personale BR freddiefreddie e a tutte voi per la pazienza e la lettura.
Bacissimi. J.

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Capitolo 4
*** Lo specchio dell’anima ***


Sarah si era ritrovata a camminare in un corridoio stretto, formato da muri di pietra ruvida. Con le mani tastava la superficie delle pareti, nella speranza di trovare un bivio simile a quello che ricordava durante il suo primo viaggio nel labirinto. “Quanto vorrei incontrare di nuovo il signor Verme…”.
Camminava ormai già da un po’ quando la superficie delle mura che la circondavano attirò la sua attenzione. Mano a mano che proseguiva il cammino, le pareti diventavano sempre più lisce al tatto. 
Forse ci sono, prima o poi questo sentiero finirà da qualche parte…”.
Aumentò il passo, notando come i muri cambiavano fisionomia. Stavano diventando sempre più lucidi, quasi fossero di vetro. Anche il pavimento era cambiato: la terra battuta era stata sostituita da un selciato sassoso, dove qua e là spuntava qualche smunto filo d’erba.
Il sentiero svoltava con una curva a gomito. Sarah si fermò un istante a prendere fiato prima di girare l’angolo. Sgranò gli occhi allo spettacolo che le si presentò di fronte. Davanti a lei c’era una grande stanza formata interamente di specchi.
Sembrava una camera circolare ma non ne era sicura, gli specchi ingannavano sia sulla profondità che sulla forma dello spazio in cui si trovava.
La ragazza si avvicinò lentamente allo specchio a lei più vicino e quello che vide la fece impallidire. Di fronte a lei una bambina di 6 anni, con i capelli scuri legati in due treccine e gli occhi arrossati dopo un lungo pianto. Indossava un abito di cotone a righe alternate bianche, grigie e viola e un paio di ballerine. “Questa… Questa sono io!”. 
Sì, Sarah ricordava molto bene quel vestito. Aveva trascorso l’intera giornata al Central Park Zoo di New York con sua madre, mentre Robert era fuori città per lavoro. Terminata la visita agli animali, Linda aveva portato la bambina a fare un giro in centro e, passeggiando per le vie della città, avevano visto quell’abito in un negozio. Era molto costoso ma sua madre aveva deciso ugualmente di acquistarlo. Solo pochi giorni dopo, Linda se ne andò di casa, abbandonandola.
Sarah chiuse gli occhi al ricordo, cercando di ricacciare indietro le lacrime e, quando li riaprì, l’immagine della bambina non c’era più.
La ragazza fece qualche passo e si ritrovò di fronte ad un altro specchio. Vide riflessa la sua immagine di dodicenne nel giorno in cui suo padre sposò Karen. La matrigna si era ostinata a farle indossare, per l’occasione, un ridicolo abito lungo rosa confetto. Sarah si sentiva completamente in imbarazzo abbigliata in quel modo. Mentre suo padre e Karen ballavano e si divertivano tra parenti e amici, lei si era chiusa in bagno a piangere e nessuno si era curato della sua assenza.
Sarah si avvicinò di più allo specchio ma non appena le sue dita sfiorarono la superficie, l’immagine riflessa scomparve.
Fece ancora qualche passo per trovare un altro specchio. Questa volta Sarah non vide la sua immagine riflessa ma quella di Toby, la sera in cui fu portato via dai goblins. Il bambino aveva un anno ed indossava un pigiama a righe bianche e rosse. Ora suo fratello era diventato un ometto di quattordici anni e Sarah sorrise nel pensare a quanto era cresciuto da allora.
Proseguì camminando attraverso la stanza e si fermò allo specchio successivo. “Denny”. Lo rivide nel giorno in cui si erano conosciuti. Capelli castani e occhi scuri.
Denny era innamorato di lei e si era dichiarato più volte, apertamente. Era dolce, gentile, premuroso, paziente, completamente diverso da… Sarah ricacciò indietro quei pensieri, sforzandosi di seppellirli nella parte più remota della sua mente, cercando di concentrarsi sull’immagine che aveva davanti. Solo ora si rendeva conto quanto importante fosse per lei quel ragazzo, quanto le mancava la sua voce, la sua compagnia.  
- Ti riporterò indietro Denny, te lo giuro !-
Non appena finì di pronunciare la frase, lo specchio si sgretolò sotto i suoi occhi.
- Ma che razza di posto è questo ?- La voce di Sarah riecheggiò in tutta la stanza.
La ragazza si portò in quello che secondo lei avrebbe dovuto essere il centro della sala. Si guardò intorno e negli specchi che la circondavano vide il riflesso dei suoi amici, i suoi veri amici.
Hoggle, Ludo, Sir Didymus, Ambrosius. Non mancavano il vecchio saggio con il suo strano cappello, il signor Verme, l’anziana strega della discarica e un’infinità di folletti.
In uno specchio più piccolo, quasi nascosto dagli altri, c’era lui. Era vestito di nero, con il mantello dal bavero alto; oscuro, come era sempre stato.
Sarah si avvicinò all’immagine del re dei goblins riflessa nello specchio, osservandola. Non c’erano dubbi, il Signore del Labirinto era estremamente affascinante e lei ne era sempre stata attratta ma doveva stare attenta, molto attenta.
Allungò una mano e sfiorò delicatamente il petto del re. Sentiva solamente il freddo del vetro dello specchio sotto le dita. Era così bello… Con la mano salì delicatamente lungo il collo, sfiorando appena il mento e le labbra sottili dell’immagine riflessa. Ne accarezzò piano la guancia e la fronte. Sarah fissava il re di Goblin chiedendosi se veramente, dietro quegli occhi così azzurri e particolari, ci fosse solo odio.
Mentre le dita di lei tracciavano delicatamente il naso del re, l’immagine di Jareth cominciò ad ondeggiare come l'acqua agitata da un soffio di vento e lentamente prese forma. Sarah si ritrasse spaventata, abbassando gli occhi per guardarsi le mani. Quando sollevò nuovamente lo sguardo verso lo specchio, di fronte a lei si stagliava il vero re dei goblins. Jareth la fissava con sguardo malizioso, un sorriso di scherno stampato sul volto. No, Sarah non si sarebbe mai aspettata di vederlo comparire in carne ed ossa di fronte a lei, eppure avrebbe dovuto saperlo; nel labirinto nulla è mai ciò che sembra.
Il re le si avvicinò lentamente, continuando a fissarla. Sarah avrebbe voluto indietreggiare ma non lo fece, non gli avrebbe concesso quella soddisfazione; e così rimase perfettamente immobile, a fronteggiarlo. Jareth sollevò una mano guantata, sfiorando delicatamente con le dita la guancia di lei, quasi ad imitare il modo in cui l'aveva toccato poco prima. Sarah avvertì un brivido alla schiena, che cosa stava facendo ? La ragazza si sentiva in bilico tra l’urgenza di fuggire da quel posto e la voglia di avvicinarsi di più a lui, appoggiargli le mani al petto. Provava vergogna e le guance le si erano arrossate. Jareth avrebbe dovuto ridere del suo imbarazzo ma non lo fece. Invece si chinò su di lei sussurrandole all’orecchio:
- Ti diverte il mio labirinto, Sarah ?-
La sua voce era dolce, sensuale. Un déjà-vu la investì improvvisamente. Si rivide nel tunnel, con lui appoggiato al muro che le poneva la stessa domanda. Poco dopo le aveva lanciato contro gli spazzini e aveva tentato di uccidere lei e il povero Hoggle. A quel pensiero Sarah si ritrasse bruscamente dal tocco di Jareth, indietreggiando e aumentando la distanza tra loro di qualche passo, non osando abbassare lo sguardo. Per un momento le sembrò che il re si fosse infastidito da quel suo allontanamento, ma certamente era solo una sua impressione. Perché mai avrebbe dovuto sentirsi offeso ? Indubbiamente si stava sbagliando.
Sarah strinse i pugni, ignorando la domanda di Jareth e il fatto che le stavano sudando le mani. Si guardò un momento intorno, prima di portare il suo sguardo sugli occhi spaiati del re.
- Che razza di posto è questo, re di Goblin ? -    
Jareth rovesciò il capo all’indietro e rise di cuore. Il suono della sua risata riecheggiò in tutta la sala, come se la sua voce fosse una palla sbattuta da una parete all'altra.
- Mia preziosa, questo luogo è lo specchio dell’anima, la tua anima. Qui sono custoditi i tuoi ricordi, le memorie seppellite nella tua mente.-
Sarah sorrise a quelle parole, ma non era una risata gioiosa.
- Hai ragione, scusami… Come poteva essere altrimenti ? Dimenticavo che tu non hai un’anima, quindi si deve trattare per forza della mia.-
Disse facendo spallucce e dando un’altra occhiata in giro per la stanza.
Jareth si sentì molto infastidito dalla presunzione di Sarah e le si avvicinò; le passò di fianco e le diede un colpo alla spalla con il suo braccio.
- Gli dei non vogliano che io debba mostrarti la mia, di anima.-
La voce del re era bassa, eppure decisa.
Sarah si voltò, Jareth era girato di spalle.
- Come… Come sta Denny ?-   chiese con tono preoccupato.
Il re di Goblin si girò verso di lei. Sarah ebbe la sensazione di notare una punta di tristezza negli occhi spaiati del re. Aveva già visto quell’espressione… Sì, nella stanza di Escher, prima che riuscisse a sconfiggerlo e a riprendersi Toby. “Io non posso vivere dentro di te”.
- Denny sta bene, è al sicuro. Almeno per il momento.- rispose con voce incolore.
Sarah piegò la testa di lato, una luce maliziosa brillava nei suoi occhi verdi.
- Oh, immagino che “al sicuro” per te voglia dire “gora dell’eterno fetore”.-
Jareth sorrise, la ragazza era davvero astuta.
- Mia cara, mi dispiace deluderti ma non è così. La gora al momento è affollata, i miei sudditi la usano per fare il bagno.- 
Fece qualche passo verso di lei, fissandola intensamente negli occhi.
- E’ in una segreta.- le disse trionfante.
Sarah spalancò gli occhi e dischiuse la bocca dallo stupore. Jareth avrebbe voluto appoggiare le sue labbra a quelle di lei per sentire se erano così morbide come sembravano.
La ragazza aprì le braccia esasperata.
- In una segreta ? Ma non è giusto !-
Sbatté un piede a terra, passandosi una mano tra i capelli.
- Non mi avevi detto che lo avresti sbattuto in una segreta !-
Jareth la guardò con il suo solito sorriso beffardo che in quel momento fece innervosire Sarah più delle altre volte.
- Mia preziosa, tu non me l’hai chiesto.-
La ragazza si avvicinò a lui minacciosa, un dito puntato contro il re di Goblin.
- Non azzardarti a torcergli un solo capello maestà, sono stata chiara ?-
Jareth avrebbe voluto ridere delle sue minacce, ma cercò di frenare la sua ilarità. Voleva godersi il momento fino in fondo.
- Altrimenti ?-
Sarah socchiuse gli occhi.
- Altrimenti… -
La ragazza prese un sasso da terra.
- Sei finito.-
E con decisione lanciò il sasso contro gli specchi. Le schegge di vetro la investirono e lei si portò le braccia contro il viso prima di precipitare nel buio.

*** *** ***

Mie care ragazze, siccome vi voglio bene e sono felice di sapere che mileggete, ho deciso di premiarvi con dei capitoli ultra veloci.
Grazie come sempre a Federica. Ma cosa farei senza di te ?
Bacio. J.

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Capitolo 5
*** Parlami di lei ***


Sarah si ritrovò distesa in mezzo a un campo di grano. Qua e là, tra una spiga e l’altra, faceva capolino il rosso fuoco di qualche papavero.
La ragazza si stupì nel trovare del grano nell’Underground. Durante il suo primo viaggio nel labirinto gli ambienti erano strani e fantastici, così diversi dai suoi luoghi abituali. Eppure in quel momento, seduta a terra in mezzo alle spighe, si sentiva a casa, nel suo mondo. Mentre si alzava, Sarah ripensò all'accaduto. Ricordava di essere con il re dei goblins e di aver lanciato un sasso contro gli specchi che erano andati in frantumi. Il re dei goblins… Poteva ancora sentire sul viso il leggero tocco guantato del re. Scosse la testa a quel pensiero; l’unica cosa su cui doveva concentrare la propria attenzione era riportare indietro Denny. Sarah si guardò intorno, cercando un sentiero o una strada da percorrere ma non vide nulla. Solo un’infinita distesa di grano.
- E adesso da che parte vado ? Certo non posso rimanere tutto il tempo qui.-
Un soffio di vento caldo e leggero le scompigliò i capelli. Sarah si voltò.
- Seguirò la direzione del vento.-
E così la ragazza si incamminò.
 
*** *** ***
 
Jareth era seduto nella stanza di Escher. Dietro di lui un arco di pietra con le decorazioni dai motivi tribali. Ricordava l’espressione sbalordita di Sarah quando era entrata in quella stanza passando sotto la volta e si era fermata a pochi passi dal vuoto. Correva velocemente da una scala all’altra per riuscire a riprendere il bambino. “Sarah…”. Il re sentiva ancora sul suo petto la mano calda della ragazza, le dita di lei che scorrevano lente lungo il suo collo sfiorando delicatamente la guancia e le labbra. Aveva dovuto ricorrere a tutta la sua forza di volontà per trattenersi dal prenderla tra le braccia, affondare il viso nei suoi capelli, ricambiare quelle carezze con intensa passione e malizia.
Evocò un cristallo, voleva guardare gli occhi verdi di Sarah, osservare i suoi movimenti, scrutarne i pensieri. Sorrise dalla reazione che aveva avuto la ragazza nel ritrovarsi in un ambiente così poco labirintino. Non si sarebbe mai aspettata un campo di grano. Il grano è sempre stato, nella storia di tutti i mondi, simbolo di ricchezza, prosperità e fecondità. Rappresentava la fertilità del suo regno ma Sarah, ovviamente, non poteva ancora capire.
Come… Come sta Denny ?”. Perché gli aveva chiesto di quel dannato mortale ? Perché le importava così tanto di lui nonostante fosse visibilmente attratta dal re ?
Jareth si alzò in piedi e lanciò con forza la sfera contro una parete. Il globo cadde a terra e cominciò a rimbalzare sugli scalini di pietra creando dolci note che echeggiarono nella stanza.
Amala Jareth, amala di un amore umano, incondizionato, vero. Perché è questo di cui hanno bisogno i mortali, e anche noi. Nella speranza che tutto ciò possa bastare a portare il suo cuore da te”. Il re chinò il capo portandosi le mani nei capelli. Amarla… Lo stava facendo dannazione, lui l’amava! Ma forse non era il modo giusto o semplicemente non era sufficiente. Cosa poteva fare ? Andare da lei e dirle: “Ehi ragazzina, sai che sono innamorato di te ?”. No, Sarah avrebbe riso a quella sciocchezza e lui era un re; un re non direbbe mai una cosa simile e soprattutto un re ottiene sempre ciò che vuole, in qualunque modo, a qualunque costo.
I tuoi occhi possono essere crudeli, come anch’io posso essere crudele”.
- Questa volta sarò crudele Sarah, molto crudele.-
Con queste parole, Jareth saltò nel vuoto scomparendo dalla stanza di Escher.
 
*** *** ***
 
Denny era seduto sul pavimento freddo della segreta con la schiena contro il muro, i gomiti appoggiati alle ginocchia e le mani tra i capelli. Sperava con tutto il cuore che Sarah stesse bene e che non corresse troppi pericoli ma non ne era certo.
- Vedo che non hai toccato cibo. Forse il pane non è di tuo gradimento ?-
Denny alzò gli occhi lentamente, di fronte a lui il re di Goblin. Jareth fissava il suo prigioniero con insolenza, un sorriso arrogante sul volto.
- Sono stato abituato a non accettare nulla dagli sconosciuti.- Replicò il ragazzo con voce calma ma decisa.
Il re alzò il mento visibilmente infastidito dalla risposta, si affiancò a Denny e diede un calcio al vassoio. Il bicchiere d’acqua e il pane sbatterono con violenza contro il muro e il ragazzo alzò una mano per ripararsi il viso credendo che gli arrivasse tutto addosso.   
Jareth si appoggiò al muro con la schiena, chiudendo gli occhi e portandosi una mano sulla fronte. L’amico di Sarah era astuto, intelligente e coraggioso ed era proprio questo coraggio che lo preoccupava. Jareth aveva portato Denny nell’Underground convinto che il mortale, preso dal panico, si inginocchiasse ai suoi piedi, pregandolo di lasciarlo andare e magari proponendo uno scambio. Sì, avrebbe lasciato libero il ragazzo per trattenere Sarah nel labirinto, o almeno dimostrare alla ragazza che il suo prezioso Denny non la meritava. E invece le cose non stavano andando in quel modo. Denny era visibilmente spaventato ma il suo timore nei confronti del re di Goblin si tramutava in fermezza e coraggio. Anche Hoggle si era comportato allo stesso modo.
Jareth si scostò dal muro e si diresse verso la finestra della cella. Con una mano fece sparire le pietre che la muravano per metà e Denny vide il re sedersi sul parapetto, allungare le gambe e voltare lo sguardo verso l’esterno. Se non fosse stato incatenato gli avrebbe dato volentieri una spinta per farlo precipitare giù.
I raggi del sole illuminavano i capelli color oro del Signore del labirinto mettendo in risalto i lineamenti marcati del volto. Il giovane mortale notò con disappunto quanto il re poteva apparire attraente per una ragazza, vestito in quel modo. Pantaloni neri odiosamente attillati che valorizzavano le gambe slanciate e camicia bianca semi aperta sul petto. “Tipico piacione arrogante” pensò Denny con disprezzo.
Il ragazzo abbassò gli occhi fissando il pavimento, odiando la sua situazione e sperando solo in Sarah. Ci fu un lungo silenzio, nessuno dei due osava dire una parola.
- Parlami di lei. -
La voce del re era stranamente calma. Il ragazzo alzò lo sguardo verso l'elegante figura seduta sul davanzale della finestra. Jareth non lo guardava, continuava a fissare il panorama esterno.
Un raggio di sole entrò improvvisamente dalla finestra abbagliando gli occhi di Denny che fu costretto a ripararsi con una mano di fronte al viso.
- Che cosa… Cos’hai detto ?-
Il ragazzo era stupito dalla richiesta del re, o forse non aveva capito bene.
Jareth si voltò verso il prigioniero, lo sguardo serio.
- Ho detto. Parlami. Di. Lei !-
Una nuvola coprì improvvisamente il sole e Denny abbassò la mano. In quell’istante il re distolse di nuovo lo sguardo per continuare a fissare il panorama.
Denny sorrise a quella richiesta ma in fondo non ci trovava nulla di male nel parlare di Sarah. Uno strano presentimento però lo metteva in guardia, doveva stare molto attento…
- Sarah è la migliore ragazza che io abbia mai conosciuto. Sua madre l’ha abbandonata all’età di sei anni per rincorrere la carriera di attrice e lei ne ha sofferto molto.-
- E ancora ne sta soffrendo.- Rispose il re asciutto, senza voltarsi verso il ragazzo.
Denny ignorò quel commento abbassando lo sguardo per continuare a parlare di Sarah.
- Si è laureata in lettere antiche ed ora sta lavorando ad un progetto per la ristrutturazione e conservazione degli amanuensi medioevali. Nonostante ciò, ha coltivato la sua grande passione per la musica, la recitazione ed il ballo. Sarah ama ballare.-
Jareth rise a quelle parole; sollevò il capo e appoggiò la testa al cornicione della finestra.
- Lo so, Sarah adora ballare.- disse piano.
Denny alzò gli occhi verso il re dei goblins che continuava a fissare l’orizzonte. Quello che fino a quel momento gli era sembrato un presentimento, forse stava diventando un’amara realtà.
Il ragazzo socchiuse gli occhi continuando a fissare Jareth.
- Tu la ami, non è vero ?-
Il re avvertì una stilettata al cuore a quella domanda. Si voltò lentamente verso il mortale, ricambiando il suo sguardo con la stessa intensità. Solo una flebile parola uscì dalle sue labbra.
- Sì.-
Denny ebbe un attimo di esitazione prima di scoppiare in una fragorosa risata. Il suono della sua voce riecheggiava nella stanza facendo affiorare i nervi tesi di Jareth. Come osava…
Il re con un balzo scese dal davanzale per dirigersi con passo veloce verso Denny. Si chinò su di lui e gli strinse la gola con la sua mano guantata, gli occhi in fiamme.
- Avanti ragazzo, perché non ridi adesso?-
Denny ricambiava lo sguardo del re con lo stesso odio; non gli avrebbe mai permesso di portargli via Sarah. Malgrado la forte stretta e la paura che gli incuteva il suo carceriere, Denny riuscì a rispondere, mettendo in quelle parole tutta la rabbia di cui era capace.
- Tu sei un povero pazzo !-
Jareth lasciò andare bruscamente la gola del ragazzo dandogli una forte spinta che gli fece sbattere la testa contro il muro. Denny si alzò a fatica ma la testa gli girava vorticosamente. Il sorriso beffardo del re fu l’ultima cosa che vide prima di perdere conoscenza.

*** *** ***

Care ragazze, il 6° chappy non l'ho ancora cominciato causa febbre e tonsillite !!! Abbiate pazienza...
Grazie come sempre a Federica per il betaggio !
Bacio. J.

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Capitolo 6
*** Di il mio nome ***


 Jareth era seduto sul suo trono, le braccia appoggiate ai braccioli di pietra, lo sguardo fisso nel vuoto.
- Odi quel ragazzo più di ogni altra cosa al mondo, non è vero Jareth ?-
Il re alzò lentamente lo sguardo verso suo cugino che veniva verso di lui.
- Sì, lo disprezzo e ho tutta l’intenzione di sbarazzarmi di lui molto presto.-
Duncan aggirò il trono e si appoggiò con i gomiti allo schienale del trono, parlando all’orecchio del re.
- E lei, cosa credi che penserà di te, una volta che ti sarai sbarazzato del giovane mortale?-
A quella domanda Jareth si alzò bruscamente, fece qualche passo e si voltò verso suo cugino puntandogli un dito contro.
- Stanne fuori Duncan, non sono affari che ti riguardano !-
L’ospite del re si allontanò dal trono per incrociare le braccia al petto.
- Forse hai ragione cugino, non sono affari che mi riguardano ma...-
Abbassò le braccia lungo i fianchi e fece qualche passo verso Jareth.
- Non voglio che tu ti faccia del male, Jareth.-
Il re di Goblin distolse lo sguardo, andò verso la finestra e scostò la tenda con una mano guantata. Un raggio di sole gli illuminò il volto pallido.
- Tu mi hai detto che dovrei amarla, non è vero Duncan? A quanto pare la tua ricetta segreta ha funzionato con Amy ma non ha alcun effetto su Sarah.-
Duncan andò a sedersi con indolenza sul trono di Jareth, appoggiando un piede sul ginocchio, le mani intrecciate dietro la testa.
- Maestà, tu proprio non ci arrivi, vero ?-
Il re spostò lo sguardo sul cugino. La domanda era volutamente provocatoria.
- Ti stai forse prendendo gioco di me, Duncan ?-
L’ospite abbassò la gamba e rise di cuore.
- No Jareth, non mi sto prendendo gioco di te, sto solo constatando l’evidenza.-
Si alzò in piedi e andò verso il re dei goblins.
- E’ vero, io ti ho detto di amarla, ma di un amore umano, incondizionato e vero. L’amore umano non è orgoglioso come quello dei Fae. L’amore incondizionato è disposto ad accettare qualunque situazione, anche a rischio di perdere la persona amata. Se tu la amassi davvero le lasceresti la libertà di scegliere, anche se la sua scelta finale potresti non essere tu.-
Jareth avvicinò il volto a quello di suo cugino, fissandolo con decisione.
- Io non voglio perderla !-
Duncan gli appoggiò le mani sulle spalle, con gentilezza, ma anche con fermezza.
- E allora dimostrale che la ami Jareth, metti da parte l’orgoglio e la vendetta e falle capire cosa provi per lei.-
Il re abbassò lo sguardo.
- Potrebbe non essere sufficiente se quel dannato mortale continua a vivere.-
- E’ vero Jareth, potrebbe non essere sufficiente ma devi provarci. E se veramente la ami accetterai ogni sua scelta con serenità, qualunque essa sia.-
 
*** *** ***
 
Sarah camminava attraverso il campo già da un bel po’ e non vedeva altro che una grande distesa di grano. Un vento sinistro le scompigliò i capelli e la ragazza alzò lo sguardo al cielo improvvisamente oscurato.
- Non è giusto… Ci mancava solo la pioggia.-
Piccole gocce d’acqua fredda cominciarono ad imperlarle il volto. Si guardò intorno ma non c’era nulla, nemmeno un albero per ripararsi.
- Dannazione a te re di Goblin, me la pagherai anche per questo !-
Sarah si mise a correre mentre la pioggia cominciò a scrosciare inzuppandole i vestiti.
Si fermò un istante per prendere fiato, il busto chino e le mani appoggiate alle ginocchia. Le scarpe erano piene d’acqua e non sentiva più i piedi. Alzò lo sguardo cercando di capire dove fosse e uno strano puntino scuro verso l’orizzonte attirò la sua attenzione.
Si passò la lingua sulle labbra assaporando il gusto della pioggia e riprese a correre. Mano a mano che si avvicinava, il punto scuro divenne più definito: una capanna.
Sembrava un ricovero di montagna, costruito completamente in legno, come ce n’erano tanti nell’Aboveground. Il tetto sporgeva in avanti creando una tettoia e la recinzione era di un legno più chiaro, color miele, rispetto al resto della casa. 
Sarah giunse alla baracca completamente bagnata e sporca di fango; i capelli le si erano incollati al volto. Bussò piano per tre volte alla porta del casolare ma nessuno rispose. Dopo qualche istante, la ragazza provò a bussare con più decisione.
- Hei, c’è nessuno in casa ?-
Nessuna risposta.
Appoggiò indecisa la mano sulla maniglia e aprì la porta. Lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi era stupefacente. Il parquet era scuro, forse in noce, lucido e dai listoni lunghi. Le pareti e il soffitto della capanna erano completamente ricoperti da boiseries intarsiati che mostravano alcune immagini della vita quotidiana del labirinto. Sarah riconobbe perfettamente il suo primo viaggio nell’Underground: le mura del dedalo, i giardini, alcune rappresentazioni di goblins, la gora dell’eterno fetore, il castello e…
- Ma questa è l’immagine del ciondolo del re!  -
Sarah si avvicinò alla parete e con le dita sfiorò la decorazione di legno a forma di falcetto. Ricordando improvvisamente cos’era accaduto nella sala degli specchi, la ragazza ritirò la mano; non voleva cadere in qualche altro tranello del signore del labirinto. Un dolce fuoco bruciava nel caminetto posto dall’altra parte della stanza, riscaldando l’ambiente e il cuore di Sarah ormai provato dalla fatica e dalla pioggia.
Continuando a guardarsi intorno, notò una maniglia fissata su una boiserie.
- Forse quella è una porta.-
Si avvicinò e abbassò la maniglia. “Un bagno finalmente…”.
Sarah entrò e fu lieta di trovare un arredamento caldo e accogliente. Il lavabo era in marmo e legno d’abete; ai lati del mobile, appoggiati ad una mensola, c’erano degli asciugamani. La ragazza ne prese uno e si stupì nel trovarlo così morbido e caldo. Poiché sembrava che in quella casa non ci fosse nessuno, Sarah ne approfittò per asciugarsi e dare una strizzatina agli abiti inzuppati d’acqua.
Mentre si guardava allo specchio, la ragazza ricordò la discarica dei giochi usati del suo primo viaggio nel labirinto. Rivide il suo volto riflesso in quello che avrebbe dovuto essere lo specchio della sua stanza, che invece si era rivelato solo uno stupido inganno del re dei goblins. Jareth sperava di farle perdere la memoria in modo che lei non ricordasse più il motivo del suo viaggio così da potersi tenere Toby.
“Tredici ore…”.Sicuramente ne erano trascorse quasi la metà e del castello non c’era traccia. Non poteva permettersi di perdere altro tempo in quella dannata baracca, per quanto piacevole fosse.
Si guardò per un istante gli abiti bagnati che indossava ed aprì la porta del bagno per uscire.
“No, non può essere…”.
Il re di Goblin era in piedi, appoggiato con le mani alla trave del caminetto, le braccia tese. Fissava il fuoco che scoppiettava e il bagliore rossastro delle fiamme gli illuminava i capelli e gli abiti di un dolce colore aranciato. Le voltava le spalle, forse non sapeva che lei era lì. Cercando di non fare rumore, Sarah uscì piano dal bagno e si incamminò lentamente verso la porta di uscita.
- Te ne vai senza salutare ?-
 Il re si scostò dal camino e voltò lo sguardo verso di lei, incrociando i suoi occhi verde smeraldo.
Sarah era in imbarazzo, per la prima volta non sapeva come affrontarlo.
- Io non sapevo che ci fosse qualcuno, ho bussato ma nessuno ha risposto. Io non credevo…-
- Già dimenticavo, tu non credevi…-
La voce del re era bassa e roca.
Sarah abbassò lo sguardo, doveva andarsene, adesso.
- Mi dispiace, me ne vado subito.-
Jareth andò verso di lei e la trattenne per un polso.
- Aspetta, ti prego.-
La ragazza si voltò, il suo viso a pochi centimetri da quello del re. Un brivido le attraversò la schiena ma erano certamente i tremiti di freddo dovuti agli abiti bagnati, alla pioggia e alla fatica; sì, quei brividi non potevano essere altro, non voleva che fossero altro.
Il re le lasciò il polso. Improvvisamente un lampo e il colpo secco di un tuono la fecero sussultare.
- Hai paura, Sarah?-
Sì, aveva paura. Le aveva lasciato il polso ma era sempre dannatamente vicino a lei.
La ragazza deglutì a fatica.
- Un po’.- rispose incerta.
Jareth la accarezzò con lo sguardo, la maglia bagnata che le aderiva al corpo facendone risaltare le forme perfette, i capelli umidi che le scendevano sulle spalle, le guance leggermente arrossate.
Sarah teneva gli occhi bassi, si sentiva in imbarazzo e il peso dell’espressione sul volto del re la rendeva vulnerabile. Fece qualche passo indietro, aumentare la distanza tra loro le sembrava la cosa più logica da fare in quel momento.
Jareth sorrise e per la prima volta la ragazza non vide sarcasmo o derisione in quel volto pallido.
Il re sembrava sinceramente divertito. Ma non poteva fidarsi, non voleva…
- Dimmi Sarah, ti allontani in questo modo anche quando qualcun altro si avvicina a te,  come ad esempio… Denny ?-
Perché le stava facendo quella domanda ? E perché la sua voce non era beffarda come al solito ? Sarah alzò lo sguardo per incontrare gli occhi spaiati di Jareth. Lui le si era avvicinato nuovamente, ed era ancora dannatamente vicino al suo volto.
La ragazza fece appello a tutto il suo coraggio e alla sua forza d’animo per rispondere.
- Io ti odio re di Goblin, tanto quanto tu odi me.-
La sua voce era bassa, ma tagliente.
Jareth socchiuse gli occhi, sorridendo di tristezza a quelle parole. Sollevò una mano guantata e con le dita le sfiorò delicatamente la guancia, accarezzandola piano per scendere poi delicatamente lungo il mento e il collo.
- Io non ti odio mia preziosa, non ti ho mai odiata.-
Se Sarah non fosse stata l’orgogliosa donna che era, si sarebbe buttata tra le braccia del re, ammettendo di essere sempre stata maledettamente attratta da lui, fin dalla prima volta che lo aveva visto nella stanza dei suoi genitori. Ma ovviamente non lo fece. Si limitò semplicemente a tremare sotto il tocco leggero di Jareth.
- Cosa… Cosa stai facendo maestà ?-
La voce di Sarah era intrisa di panico e desiderio allo stesso tempo.
Il re si avvicinò di più al suo volto, le labbra le sfioravano l’orecchio, torturandola. Poteva sentire il calore del fiato di lui sul collo inumidito dai capelli ancora bagnati. La voce del fae era calda e sensuale.
- Sarah Sarah Sarah, tu lo conosci il mio nome.-
La ragazza si umettò le labbra mentre il re le poggiava delicatamente la mano sulla vita attirandola piano a sé. Le labbra di Jareth risalirono piano lungo la tempia.
- Di il mio nome Sarah.-
Il re scese con le labbra lungo la guancia, sfiorando delicatamente il collo della ragazza provocandole un lieve sussulto.
- Dillo.-
Fu solo un lieve sussurro quello che uscì dalle labbra di Sarah.
- Jareth.-
Senza dire una parola, il re le catturò le labbra con le sue, dolcemente.
La sentì irrigidirsi sotto il suo tocco ma non si scostò. Dopo un attimo di incertezza, lei dischiuse le labbra a quelle del re per ricambiare quel bacio così caldo, così voluto, così vero.
La ragazza affondò le mani nei capelli biondi di Jareth e lui la strinse a se più forte ma con dolcezza. Non voleva spaventarla, non voleva farla fuggire. Le loro lingue si incontrarono piano mentre i loro volti si accendevano di desiderio.
Un rintocco, un solo rintocco di un orologio comparso inaspettatamente nella stanza, era bastato a Sarah per destarla dal suo sogno. Aprì gli occhi, rendendosi conto improvvisamente della situazione. “Denny”. Era ancora tra le braccia del fae, del suo nemico. Con tutta la forza di cui era capace diede una spinta al re che si allontanò da lei. Sarah lo guardò piena di stupore mentre nel volto pallido del re compariva il suo solito sorriso beffardo. Era stata ingannata un’altra volta…
Senza dire nulla, si voltò verso la porta per scappare da quel luogo.
“Non te ne andrai così, non adesso…”.
- Sarah no !-
Jareth la rincorse e la bloccò prima che potesse aprire la porta.
Il re si ritrovò con la schiena della ragazza contro il suo petto, le braccia tese ai lati della testa di Sarah per bloccare la porta. Affondò il viso nei suoi capelli scuri.
- Non andare da lui ! -
Sembrava quasi una supplica più che un ordine.
La ragazza si voltò lentamente, fissando gli occhi azzurri del suo re. Gli appoggiò una mano sulla guancia, dolcemente, e Jareth sentì le dita di lei diventare fredde dalla tensione. L’avrebbe voluta tenere lì per sempre ricambiando le sue carezze; ma le parole di lei lo ferirono più di ogni altra cosa.
- Io devo andare.-
Sarah era decisa e lui non aveva alcun potere per fermarla.
Tu non hai alcun potere su di me”.
Il re abbassò le braccia scostandosi da lei, lasciandola libera. Sentì il suo cuore morire un’altra volta mentre la guardava aprire la porta ed uscire dalla casa senza voltarsi indietro.

*** *** ***

Mie care ragazze, questa volta il capitolo è un pò lunghetto ma abbiate pazienza... non sapevo dove tagliare !
Grazie come sempre alla mia preziosa Federica per il betaggio e perchè mi sopporta.
Un abbraccio forte
J.

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Capitolo 7
*** Voglio sentirlo dalla sua voce ***




Sarah corse più forte che poteva, non si accorse nemmeno che la pioggia aveva smesso di cadere e un pallido sole riscaldava l’ambiente che la circondava. Correva Sarah, correva mentre calde lacrime le rigavano il volto. Lei che non aveva più osato piangere da quando suo padre aveva sposato Karen. Lei, che si era ripromessa di non versare mai più una lacrima per nessuno, dopo tanti anni, stava ancora piangendo. Cadde a terra, esausta, affondando il viso nell’erba morbida e bagnata mentre le sue lacrime si confondevano alle gocce di pioggia appena caduta. Sentiva ancora sulla lingua il gusto del bacio del re, vedeva il suo sguardo mentre le diceva piano “io non ti odio mia preziosa, non ti ho mai odiata”, udiva ancora la sua voce decisa e disperata mentre la implorava “non andare da lui !”.
Denny era il suo ideale di uomo: dolce, premuroso, romantico; lui l’amava, l’aspettava e credeva in lei. Ma chi era Jareth ? Cosa rappresentava nella vita di Sarah ? Era solo il personaggio di una fiaba o qualcosa di più reale? Quante domande, troppe domande… La ragazza batté un pugno a terra continuando a piangere, sola, immersa nella sua disperazione.
 
*** *** ***
 
Una secchiata d’acqua gelida risvegliò Denny dal torpore dello svenimento.
- Avanti ragazzo svegliati! Non vorrai mica farti trovare da Sarah in queste condizioni, vero ?-
Denny aprì gli occhi lentamente, passandosi le mani sulle palpebre bagnate.
Di fronte a lui non c’era l’uomo che l’aveva ferito, l’arrogante e spietato re di Goblin ma qualcun altro. Il ragazzo chiuse gli occhi per qualche istante cercando di riordinare le idee e capire cos’era successo. Non appena li riaprì, si rese conto di non essere più disteso sullo sporco pavimento della prigione ma su un vero e proprio letto.
Si sollevò con le braccia notando che non era più incatenato. Squadrò il fae che si trovava al suo fianco e che lo fissava con sguardo amichevole. Era biondo ma con i capelli corti e aveva gli occhi azzurri come il signore del labirinto ma la sua espressione non peccava certo di arroganza.
- Dove mi trovo ? – La voce di Denny era incerta.
Duncan sorrise.
- Sei ancora nel castello di Goblin ragazzo. Mi sono solo preso la briga di portarti in una stanza della servitù piuttosto che lasciarti in quella squallida segreta.-
Denny si mise a sedere sul letto, la testa che ancora gli girava. La stanza era molto piccola ed era composta solamente da uno spartano letto in legno, una seggiola impagliata, un tavolino basso adatto a un bambino di circa sei anni e un armadio a due ante. Sulla parete posta dietro il letto si trovava una piccola feritoia da dove entrava qualche timido raggio di sole. “Certo che la servitù se la passa proprio male con quel tiranno”. Pensò improvvisamente Denny.
Lo sconosciuto se ne stava in piedi vicino alla porticina di ingresso e continuava a fissarlo. Il ragazzo era proprio curioso di sapere chi fosse, anche per ringraziarlo della cortesia.
- Non credo tu abbia fatto questo su ordine del mio aguzzino e ti ringrazio del favore… Posso sapere il tuo nome ?-
Duncan rise di cuore a quelle parole, non aveva mai sentito nessuno definire il re dei goblins in quel modo con tanta sfrontatezza. Il fae si sedette sulla sedia prima di rispondere.
- Il mio nome è Duncan e se non erro tu sei Denny.-
Il ragazzo fece un lieve cenno con la testa.
Il fae, continuando a sorridere, proseguì.
- Quello che tu hai simpaticamente definito “aguzzino” è mio cugino Jareth, sovrano del regno di Goblin e signore del labirinto.-
Denny abbassò lo sguardo massaggiandosi la fronte con le dita.
- Quindi il suo nome è… Jareth.-
Ora conosceva il nome di quel malefico stregone, nome che Sarah non aveva voluto rivelare.
Duncan appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si sfregò le mani, continuando a fissare il mortale di fronte a lui.
- A quanto pare hai avuto modo di conoscere mio cugino.-
Il ragazzo alzò gli occhi verso Duncan senza nascondere la rabbia che lo opprimeva.
- Sì, ho avuto modo di scambiare delle opinioni con lui riguardo una certa persona a entrambi molto cara. Immagino che tu sia qui per convincermi a ritirarmi dal gioco, non è forse così ?-
Il fae si divenne improvvisamente serio, il mortale era davvero coraggioso e si rese conto solo in quel momento del peso delle parole di Jareth “a quanto pare sembra un ragazzo sveglio”; sì, era senza dubbio un ragazzo molto, molto sveglio.
- Mio cugino non sa che ti ho portato qui e quando lo verrà a sapere non farà certo i salti di gioia.-
Denny socchiuse gli occhi a quella risposta.
- Non hai risposto alla mia domanda Duncan, o come diavolo ti chiami… Sei qui per convincermi a lasciare Sarah a quel pazzo isterico dai capelli cotonati ? -   
Il fae si sarebbe messo volentieri a ridere a quella descrizione, ma ovviamente non lo fece. La sua espressione rimase seria, mentre fissava Denny negli occhi.
- Sono venuto semplicemente a darti un consiglio ragazzo. Attento a non giocare troppo col fuoco. Nell’Underground non ci si scotta, ci si brucia !-
Denny si portò le mani nei capelli, perché era stato così sciocco da sottovalutare il racconto di Sarah? Dannazione a lui e alla sua incredulità… Se avesse tenuto la bocca chiusa tutto questo non sarebbe successo.
- Non ho intenzione di lasciare Sarah per nessuna ragione, a meno che non sia lei a lasciarmi. Ma voglio sentirlo dalla sua voce.-
Non c’erano dubbi, il ragazzo era certamente più ragionevole del re.
Duncan si alzò dalla sedia e si appoggiò con la schiena contro il muro della stanza guardando fisso davanti a sé.
- Se Sarah non dovesse arrivare in tempo al castello, ti rendi conto vero, che verrai trasformato in un goblin ?-
Denny si alzò dal letto a fatica e si avvicinò lentamente a Duncan guardandolo negli occhi.
- Sappiamo entrambi che Sarah ha tutta la forza e il coraggio per farcela. E sappiamo anche che presto sarà qui se Jareth non la trarrà in inganno. Sì Duncan, lui non è in grado di giocare pulito, non l’ha fatto nemmeno durante il primo viaggio di Sarah. Senza la sua magia non varrebbe niente.-
Denny era così sicuro delle sue parole che il suo atteggiamento spaventò seriamente Duncan.
Il ragazzo non si rendeva conto del pericolo che correva.
Il mortale voltò le spalle al fae, cercando di rilassarsi.
- Anche tu hai la magia del re dei goblins ?- gli chiese improvvisamente.
Duncan si scostò dal muro per tornare a sedersi sulla sedia.
- Sì, tutti i re fae possiedono la magia. Io sono il signore del regno di Rauros, una terra non molto distante da qui.-
Il ragazzo si voltò verso di lui, gli occhi pieni di stupore.
- Vuoi dire che le cascate di Rauros, le famose cascate di Rauros, sono sotto il tuo dominio ? -
Duncan sorrise.
- Sì ragazzo, le cascate di Rauros appartengono al mio regno. Come le conosci ?-
Denny era incredulo, sembrava tutto così ridicolo.
- A dire il vero girano molte storie su Rauros nel mio mondo ma credevo fossero solo invenzioni, ovviamente.-
Denny tornò a sedersi sul letto appoggiando i gomiti sulle ginocchia e affondando le mani nei capelli, in silenzio. Fu lo stesso Denny a rompere la quiete che si era creata tra loro.
- Ora Sarah dov’è ? Quanto manca allo scadere delle tredici ore ?-
Duncan fissò il ragazzo piegando la testa di lato.
- Non so dove sia Sarah, non ho alcun potere su questo regno ma…-
Un orologio comparve dal nulla.
- Mancano esattamente cinque ore allo scadere del tempo e se Sarah non arriverà al castello oltre la città di Goblin, tu diventerai un folletto.-
 
*** *** ***
 
Jareth comparve nella sala del trono invasa da pelosi folletti urlanti e galline starnazzanti. Si guardò intorno in preda alla collera.
- USCITE TUTTI, IMMEDIATAMENTE !-
In un attimo si ritrovò solo, aveva ancora davanti agli occhi il dolce volto di Sarah, nelle narici il delicato profumo della sua pelle bagnata di pioggia, in bocca il sapore del suo tenero bacio, nelle mani la morbidezza del suo corpo.
Stava impazzendo, quella dannata mortale lo aveva stregato. “Il ballo”. Jareth l’aveva tratta in inganno per farle perdere la memoria, costringerla a rinunciare a Toby e invece, da quella maledetta sera, il re non era più stato in grado di starle lontano. No, questa volta non le avrebbe permesso di raggiungere il castello e di riprendersi il mortale. Lei era sua.
Con una semplice torsione della mano Jareth evocò una sfera. “Dannazione, il ragazzo non è più nella segreta”. Passò una mano guantata sul cristallo e gli apparve l’immagine di Denny insieme a suo cugino. “Duncan, come ti sei permesso?”.
In pochi istanti il re scomparve dalla sala del trono.
 
Jareth passò attraverso il muro della stanza dove si trovavano Duncan e Denny senza nemmeno aprire la porta. Si rivolse verso suo cugino, gli occhi in fiamme.
- Duncan come hai osato !-
Il signore di Rauros si passò una mano sugli occhi. Perché era tutto così dannatamente difficile con quei due ?
- Calmati Jareth, stavamo solo parlando…-
Denny si alzò dal letto e si avvicinò al re di Goblin sfidandolo con lo sguardo.
- Sì Jareth, stavamo solo parlando. Scommetto che vuoi anche sapere di chi stavamo parlando…-
Duncan guardò i due rivali sentendosi tremendamente a disagio, la situazione si stava facendo più complicata del previsto. “Mai impicciarsi negli affari degli altri, nemmeno a fin di bene”, pensò.
Il signore del labirinto si avvicinò pericolosamente a Denny ma lui non indietreggiò, rimase immobile a sfidare la forza del fae.
- Sarah non arriverà mai al castello e per te sarà la fine, fattene una ragione.-
La voce di Jareth era un sibilo e mise in quelle parole tutto l’odio di cui era capace. Vide il volto del mortale rilassarsi e sorridere. Tra poco tempo il re gli avrebbe cancellato quel dannato sorriso dalle labbra.
- Maestà, non mi fai paura. Tu usi la violenza perché non sei capace di amarla !-
Duncan si nascose il viso tra le mani aspettandosi il peggio. Mai sfidare così apertamente il signore del labirinto. Invece il re di Goblin si passò la lingua tra le labbra e rise. Non era una risata isterica ma divertita, e questo stupì molto sia Duncan che Denny. Jareth si allontanò dal mortale e si diresse verso la porta di uscita.
- Puoi tranquillamente restare qui a marcire, Sarah non verrà mai a salvarti.-
Si voltò poi verso suo cugino, lo sguardo severo.
- Duncan, andiamo !-

*** *** ***
Mie care ragazze, sono in partenza per un viaggio e quindi i prossimi capitoli si faranno un pò aspettare.

Grazie come sempre alla mia preziosa Fede per il betaggio.
Bacio
J.

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Capitolo 8
*** Lei è mia ***


 I due fae apparvero nello studio del re.
- Duncan, come hai potuto portare il mortale nelle stanze della servitù senza il mio permesso ?-
Il signore di Rauros ascoltò con pazienza lo sfogo di un Jareth arrabbiato, offeso, ferito.
- E’ la peggiore stanza di tutto il castello e non ci hai mai messo nemmeno un goblin lì dentro.-
Duncan guardava suo cugino che camminava avanti e indietro tamburellandosi le labbra; era visibilmente in pena, ma per cosa ?  
- Jareth, per tutti gli dei, cos’hai ? Non ti riconosco più ! L’odio che provi non ti sarà di aiuto. E’ forse successo qualcosa con Sarah ?-
Il re di Goblin fece un sospiro fissando per un breve istante Duncan negli occhi prima di dirigersi verso la finestra aperta. Guardò il labirinto stagliarsi di fronte a lui mentre il suo cuore si stringeva nella morsa del ricordo. Il re di Rauros abbassò gli occhi non sapendo più cosa dire, ascoltando solo il pesante silenzio che si era creato nella sala.
- Sarah ed io ci siamo baciati.-
Duncan sollevò la testa lentamente, aveva capito bene ? E perché Jareth lo diceva con tanta malinconia e tristezza ?
- Dici davvero ?- chiese Duncan incerto.
Jareth si voltò verso di lui, lo sguardo serio.
- Sì, è la verità.-
Il re di Goblin si scostò dalla finestra e si avvicinò al cugino.
- Ha ricambiato il mio bacio Duncan, per poi correre da lui. Non le permetterò di arrivare a Goblin e di riprendersi quel dannato mortale. Lei è mia e farò di tutto per tenerla qui !-
 
*** *** ***
 
Sarah si alzò da terra e si passò una manica sugli occhi per asciugarsi le lacrime. Si guardò intorno con attenzione e notò che ormai non pioveva più. Ricordava di essere uscita correndo dalla capanna di legno, pensando solo a quello che era appena successo con il re dei goblins e senza prestare attenzione a dove andava. L’ambiente che la circondava era radicalmente cambiato. Sarah non si trovava più in mezzo a un campo ma intorno a lei si innalzavano i muri del labirinto, simili a quelli che ricordava quando varcò il portone indicato da Hoggle. Questa volta, però, il sentiero era sollevato da massi di pietra che creavano uno  stretto camminatoio lungo le mura. “Quanto vorrei riavere al mio fianco i  vecchi amici di un tempo”. Ripensò a Hoggle, Ludo, Sir Didymus, Ambrosius. Con la mente rivolta ai suoi compagni di avventura, Sarah si incamminò nuovamente verso il castello.
Il sentiero era molto stretto, a malapena adatto al passaggio di una persona. I massi sotto i suoi piedi non sembravano molto sicuri, alcuni si muovevano, ma lei continuava a camminare nella speranza di non vedere cedere le rocce. Improvvisamente, un sasso si mosse più del previsto e Sarah dovette aggrapparsi al muro per non cadere. Inaspettatamente la parete ove si appoggiava con le mani cominciò a sgretolarsi e fu costretta ad indietreggiare e ad appoggiarsi con la schiena alla parete opposta. La ragazza urlò dal panico per poi trattenne il respiro per un momento: di fronte a lei si era creato uno strapiombo.
Chiuse gli occhi un istante e rivide nella sua mente la gora dell’eterno fetore. Camminava con la schiena appoggiata alla parete rocciosa; Hoggle era al suo fianco dopo averlo salvato dal precipizio. “Hoggle”. Ricordava perfettamente la rabbia dipinta sul volto del nano quando le aveva chiesto “Ma che bisogno avevi di fare una cosa del genere ?” e lei non aveva capito la domanda “Fare cosa, vuoi dire salvarti ?”. No, Sarah non capiva… Hoggle voltò lo sguardo verso di lei e pieno di stupore replicò “No, mi hai baciato !”. In quell’istante le pietre sotto i loro piedi si sgretolarono come zucchero.
Sarah non aveva più ripensato alle parole dell'amico fino a quel momento. Jareth voleva punire il nano per aver ricevuto un bacio da lei e allo stesso tempo punire anche la ragazza per aver dato troppe attenzioni a qualcuno che non fosse il re dei goblins. Ma perché non ci aveva mai pensato ?
Riaprì gli occhi e tirò un gran sospiro.
- Coraggio piedi.-
E proseguì il cammino aggrappandosi alla parete.
Il sentiero fortunatamente non durò molto. La stradina finì dopo qualche centinaio di metri e la ragazza si ritrovò sopra una duna di sabbia rossa. Di fronte a lei si apriva un panorama sconcertante: una smisurata distesa desertica ove la terra sotto ai suoi piedi era crepata dalla siccità; alte montagne dalla roccia rossastra, appuntite come aghi, si innalzavano vertiginosamente. Si voltò, ma le mura dietro di lei erano già sparite. Era sola Sarah, sola in quell’enorme deserto dove in lontananza, sopra una collina tra le montagne, scorgeva il castello.
La ragazza, con pochi passi incerti, scese dalla duna di sabbia. Il terreno sotto i suoi piedi scottava così tanto che poteva sentirne il calore attraverso le suole delle scarpe.
Il sole picchiava alto sopra la sua testa. Si guardò intorno, ma le montagne non creavano nessuna zona d’ombra dove potesse ripararsi. “Quanti gradi ci saranno ?” Forse una quarantina considerando il fatto che non cresceva nemmeno un filo d’erba. Sarah si incamminò nella direzione del castello, confidando prima o poi di riuscire a trovare una scorciatoia per uscire da quell’inferno.
Sarah camminava faticosamente sulla sabbia. Il sole era cocente; grosse gocce di sudore le imperlavano la fronte e scendevano lente lungo il collo fino a raggiungere il décolleté.
Camminava già da un po’ quando la testa cominciò a girarle vorticosamente.
- Che tu sia maledetto Jareth !-
Pronunciando quelle parole, Sarah cadde in ginocchio, i capelli appiccicati al viso sudato. Alzò lo sguardo e scorse, poco distante da lei, una porta sospesa nel vuoto.
 
Il re guardava la sua Sarah riflessa in una sfera di cristallo. Sorrise alle parole della ragazza.
- Maledetto ? Suvvia Sarah, hai quasi superato la prima parte.-
Ma lei, ovviamente, non poteva sentirlo.
 
La vista della ragazza cominciò ad annebbiarsi e non riusciva più a vedere nemmeno il castello. Arrancò a fatica fino alla porta; si trattava di una tavola di legno con una maniglia argentata. Non c’erano né pali né viti a sorreggerla; attorno c’era solo sabbia e deserto. Cosa ci faceva una porta sospesa nel vuoto ?  Provò ad aggirarla ma senza successo. Sarah appoggiò la mano sulla maniglia ma si ritrasse immediatamente. Scottava tremendamente e lei non sarebbe mai stata in grado di aprirla a mani nude.
Si sedette un momento ai piedi della porta. La testa continuava a girarle e la bocca era ormai talmente secca che la gola cominciava a bruciarle. “Pensa Sarah, pensa a come puoi fare per aprire questa dannata porta”.
Si guardò in giro ma ovviamente, in mezzo al deserto, non avrebbe potuto trovare nulla per raffreddare la maniglia. Abbassò lo sguardo e si guardò gli abiti: non c’era altra soluzione.
Si guardò intorno furtivamente e per la prima volta Sarah fu felice di essere sola. Con un veloce scatto di braccia la ragazza si tolse la maglia restando solamente con il reggiseno. Si arrotolò il tessuto attorno alla mano e, non avendo più la pelle a contatto con il metallo, riuscì ad aprire la porta e a varcare la soglia.
 
Quando Jareth vide Sarah togliersi la maglia, si alzò dal trono di scatto.
- Che diavolo stai facendo !-
La osservò arrotolarsi il tessuto attorno al braccio e sorrise alla sua astuzia. Sì, era decisamente più furba di quello che pensava.
Com’era bella Sarah, la pelle bianca come la porcellana e sicuramente morbida come la seta. Per un momento il re fu tentato di andare da lei, prenderla tra le braccia, poggiare le labbra sul suo collo e inspirare il suo profumo. Vedeva le gocce di sudore scendere lungo il collo e insinuarsi tra i seni, era così eccitante… Eppure stava correndo da quel mortale di nome Denny. Odio. Provava solo odio.
Il re lanciò la sfera contro il muro osservandola sgretolarsi contro la parete. La polvere cristallina si dissolse nell’aria mentre un soffio di vento entrava dalla finestra. 

*** *** ***

Ragazze sono tornata. Un bacio. J.
P.S.: grazie come sempre a Federica.

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Capitolo 9
*** Profumo di pesca ***



Sarah non arriverà mai al castello e per te sarà la fine, fattene una ragione”.
Le parole del re rimbombavano ancora nella testa di Denny. Che ne sarebbe stato di Sarah ? Certamente Jareth non l’avrebbe uccisa, era maledettamente evidente che l’amava, ma aveva il potere di costringerla a rimanere nell’Underground, in quel regno pieno di folletti e strane creature, così diverso dal loro mondo .
E lui che fine avrebbe fatto? Il re aveva veramente intenzione di trasformarlo in un goblin ? Difficile dirlo. Jareth lo odiava più di ogni altra cosa ma era perfettamente conscio del profondo sentimento che Sarah provava per il suo amico. Era disposta a rischiare la sua vita per salvarlo e tutto quel coraggio faceva infuriare ancora di più il signore del labirinto.
Denny si alzò in piedi sopra il letto sbirciando fuori dalla piccola feritoia. La stanza era sicuramente posta agli ultimi piani del castello perché tutto ciò che riusciva a vedere erano un cielo che si stava paurosamente annuvolando come se stesse per arrivare una bufera, e i confini verdi di un orizzonte. Era forse un immenso giardino ? O una foresta ?
Un flebile soffio di vento entrò dalla feritoia muovendo leggermente una piccola ciocca di capelli di Denny. Il ragazzo inspirò profondamente il profumo dell’aria riconoscendo una piacevole nota fruttata di pesca. Chiuse gli occhi, ricordando come Sarah adorasse particolarmente quel frutto. Quando uscivano insieme ordinava sempre del tè alla pesca e la sua amica Jodie per Natale le aveva regalato dei sali da bagno alla fragranza di pesca.
Ricordava bene quel pomeriggio di Natale, mentre si scambiavano i regali tra amici, l’aveva avvicinata sussurrandole piano: “Mia dolce Sarah, prima o poi mi dirai il perché adori così tanto le pesche ?”. Lei si era rabbuiata per un brevissimo istante, poi si era voltata sorridendo: “Non c’è alcun motivo preciso, o meglio… nulla di importante. Grazie ancora per la lampada, sei stato davvero gentile”. Le aveva regalato una lampada di sale con base di legno. Non era costosa ma gli era sembrato un pensiero giusto, non impegnativo e originale.
Riaprì gli occhi lentamente fissando l’orizzonte. Il profumo di pesca che gli invadeva le narici non poteva essere casuale e, sicuramente in qualche modo a lui sconosciuto, aveva a che fare con Sarah. La ragazza era affascinata dall’Underground e ne era senza dubbio attratta. Si rese conto che Sarah, dopotutto, non gli aveva detto tutta la verità, ma perchè?              
Si rimise a sedere sul letto, non potendo fare altro che aspettare.
 
*** *** ***
 
Non appena Sarah aprì la porta, fu investita da un vento forte e gelido. Indossò nuovamente la maglia notando con disappunto i buchi creati dal calore della maniglia.
L’ambiente attorno a lei era nuovamente cambiato. L’afoso deserto aveva lasciato il posto ad una distesa infinita di neve. L’aria era gelida e la maglia che indossava non sarebbe certo stata sufficiente a ripararla dal freddo. Guardò verso l’orizzonte, il castello si stagliava di fronte a lei e questa volta sembrava più vicino. La figura scura del maniero si distingueva perfettamente in mezzo alla candida coltre di neve. Alzò lo sguardo verso il cielo plumbeo. I nuvoloni scuri che si muovevano veloci spostati dal vento non promettevano nulla di buono. La pelle di Sarah era ancora assuefatta dalla calura del deserto e quindi non avvertiva ancora il freddo pungente che la circondava. Ma quanto sarebbe durata questa tregua ? Molto poco ovviamente.
Con passo incerto si incamminò nuovamente verso la direzione del castello. Le sue gambe, ad ogni passo, affondavano nella neve fino al ginocchio inumidendo i jeans ed inzuppandole le scarpe.
La pace fisica di Sarah non durò molto. Il gelo della neve le attanagliava i muscoli, non sentiva più i piedi e aveva cominciato a tremare come una foglia.
Non morirò assiderata, non morirò qui, non così…”.  Con tutta la forza di cui era capace, Sarah cercò di aumentare la velocità del passo ma invano. C’era troppa neve e si sentiva disperatamente sola e bloccata nei movimenti. Un profondo senso di rabbia e sconforto le salì dallo stomaco mentre gelide lacrime salate le appannavano la vista.
 
*** *** ***
 
Jareth era nelle sue stanze private. Si era disteso sul letto senza nemmeno spogliarsi, la schiena appoggiata alla spalliera, le mani intrecciate dietro la nuca. La sala del trono lo annoiava e la vista di tutti quei dannati goblins e polli lo irritava come non mai. Un fastidioso bussare alla porta lo distolse dai suoi pensieri.
- NON CI SONO PER NESSUNO, NON VOGLIO ESSERE DISTURBATO ! SONO STATO CHIARO ?-
- Non vuoi essere disturbato nemmeno da me ?-
Duncan entrò nella stanza chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle. Si appoggiò con indolenza accanto al caminetto acceso guardando il cugino con tenerezza. L’odio e l’orgoglio stavano logorando il re di Goblin senza che lui se ne rendesse conto. Ma il signore di Rauros non riusciva a restare indifferente a tanta sofferenza.
Jareth alzò lo sguardo verso Duncan. Se non fosse stato un fae, e per giunta suo cugino, l’avrebbe già calciato fuori dalla finestra come uno stupido goblin. 
- Se sei venuto da me per tessere le lodi di quello sciocco mortale hai sbagliato momento.-
Duncan rise di cuore e si avvicinò a Jareth.
- No cugino, sono solamente venuto a darti una buona notizia. Sono felice di annunciarti che per un po’ non ci vedremo. Amy è finalmente pronta a dare alla luce il nostro primo figlio e dovrò starle vicino, aiutarla, sostenerla, ora come non mai. Mia moglie è una donna forte e spero di cuore che vada tutto per il meglio. Il sommo guaritore ha detto che il bimbo nascerà pochi giorni prima del previsto ma questo non comporterà alcun problema, a volte succede…-
Mentre parlava, Jareth osservava gli occhi pieni di vita e l’espressione colma di gioia di suo cugino. Il re di Goblin si sentì improvvisamente solo. Forse lui non avrebbe mai goduto la gioia di avere un figlio dalla donna che amava. Si alzò in piedi di fronte a Duncan e gli appoggiò una mano sulla spalla.
- Sono felice per te Duncan. Sono sicuro che andrà tutto bene.-
Il re di Rauros non poté non avvertire la nota di tristezza nella voce del re.
- Jareth, in che punto del labirinto si trova Sarah ?-
Il signore del labirinto si scostò da Duncan e andò a sedersi sulla poltrona posta di fronte al focolare. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia, la testa china mentre una cascata di capelli biondi gli nascondeva il viso.
- Non lo so. Da quando ha superato il deserto ed è entrata nella Valle del Ghiaccio l’ho persa di vista. Non voglio sapere dov’è. Non mi interessa nulla di lei.- Alzò lo sguardo verso l’orologio. – Se tra 4 ore non sarà qui, il ragazzo sarà mio.-
Duncan sgranò gli occhi sconcertato. Con passo veloce raggiunse Jareth, si chinò su di lui e lo prese per le spalle, scuotendolo.
- Che cosa hai fatto ? L’hai condotta nella Valle del Ghiaccio ? Sai perfettamente che è il punto più infernale non solo del tuo labirinto, ma di tutto l’Underground. Per l’amor del cielo Jareth va a riprenderla, lei è una mortale e non ne uscirà viva ! -
Il re si voltò verso Duncan evocando una sfera. Gli occhi erano pieni di odio ma allo stesso tempo intrisi di amarezza e tristezza.
- L’amore che Sarah prova per quel maledetto mortale le farà superare qualunque prova. Io sono il sovrano del labirinto e spetta a me decidere chi deve percorrere il mio dedalo e come.-
Duncan appoggiò delicatamente una mano sulla sfera che si era formata tra le dita di Jareth mentre il re di Goblin distoglieva lo sguardo. Non sopportava che suo cugino gli stesse così vicino.
- Quando una donna ricambia il bacio di un uomo vuol dire che il suo cuore non è insensibile all’amore. Va da lei e spera che non sia troppo tardi.-
Quando il re si voltò, Duncan era già sparito.
Jareth evocò il volto di Sarah nella sfera e l’immagine che si presentò ai suoi occhi lo fece sussultare. La ragazza era seduta a terra appoggiata al grande masso che si trovava al centro della Valle del Ghiaccio, priva di vita.
 
Sarah camminò a lungo in mezzo alla neve sentendo il gelido vento penetrarle nelle ossa. La testa le girava vorticosamente e tremava sempre più violentemente. Non sentiva più le gambe e dalla stanchezza si sedette esausta vicino ad un masso, circondata dalla neve. Sollevò un braccio sulla roccia appoggiandovi la fronte. Anche il semplice respirare le risultava doloroso e in quel momento si rese conto che non sarebbe mai riuscita a salvare Denny. Non avrebbe mai più rivisto i suoi amici, i suoi familiari, il suo mondo e nemmeno il re di Goblin. Si passò delicatamente la lingua sulle labbra ricordando con malinconia il bacio che si erano scambiati, ripensando a tutto ciò che gli aveva detto e a quello che non gli aveva mai rivelato. Poi, sopraffatta dalla stanchezza, chiuse gli occhi per lasciarsi cullare dal buio.
  

*** *** ***
 
Care ragazze, finalmente riesco a trovare il tempo per aggiornare. Grazie a freddiefreddie per il solito betaggio.
Un abbraccio forte
J.

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Capitolo 10
*** Amore mio ***


Jareth si materializzò di fronte al corpo di Sarah. Era seduta ai piedi del grande masso che si trovava al centro della Valle del Ghiaccio con la fronte appoggiata su un braccio, circondata da un'immensa distesa di neve. Aveva gli abiti lacerati e la pelle esposta al gelo. Non si era mossa, non aveva alzato la testa per guardarlo, forse non l’aveva nemmeno sentito arrivare. Nello sguardo del re si dipinse il terrore. “Sono stato io la causa di tutto questo, è solo colpa mia”.
Un’ondata di panico lo travolse mentre si chinava lentamente su di lei. Il re dei goblins non aveva mai avuto paura di nessuno, niente nella sua lunga vita l’aveva mai sconvolto, mai nessun mortale era stato capace di dargli delle preoccupazioni. Eppure la ragazza che aveva di fronte era stata l’unica a creargli tensione, l’unica donna ad averlo sconvolto, la sola creatura per la quale lui si fosse mai veramente preoccupato. Si rese conto solo in quel momento, di fronte al corpo esanime di Sarah, che era lui la causa di tutta la sua sofferenza. La tensione, la preoccupazione e la gelosia del re stavano portando Sarah sempre più lontana da lui.
Si avvicinò di più a lei e si rese conto di tremare. Paura. E se Sarah fosse morta ? Jareth era il fae più potente dell’Underground, la sua magia non aveva eguali ma non aveva alcun potere contro la morte. “Va da lei e spera che non sia troppo tardi”. Il Signore del Labirinto aveva sempre calcolato tutto, non aveva mai fallito, aveva sempre governato al meglio il suo regno e i suoi sudditi. Eppure con Sarah, per la prima volta, si rese conto di aver sbagliato tutto. La sua Sarah.
Con una mano guantata le scostò una grossa ciocca di capelli scuri che le nascondeva il viso. Il volto della ragazza era di un bianco spettrale, gli occhi chiusi, le labbra leggermente dischiuse. Il re si avvicinò al viso della donna. Respirava ancora. Piano, faticosamente, ma respirava.
Jareth raccolse da terra una manciata di neve e la strinse forte tra le mani; in un attimo si srotolò dalle sue dita un mantello candido, caldo e accogliente. Lo appoggiò piano sulle spalle della ragazza e, con tutta la delicatezza di cui era capace, la scostò dalla roccia tenendola per le braccia.
Sarah aprì gli occhi lentamente, molto lentamente. Cosa stava succedendo ? Ricordava vagamente il suo faticoso cammino attraverso la neve e il ghiaccio, il fisico che non la sosteneva più e… Era  forse già morta ? Conosceva l’imponente figura vestita di nero che si stagliava di fronte a lei ? Sì, la vista di Sarah era annebbiata ma la riconobbe subito. Sarah cercò di dire qualcosa ma non riuscì a dare fiato alle sue parole. Le doleva il torace, non sentiva i polmoni, eppure riuscì a pronunciare piano, faticosamente, un nome:
- Jareth.-
 Il signore del labirinto si sentì come trafitto da una lama in pieno petto. Aveva pronunciato di nuovo il suo nome, l’aveva riconosciuto, era viva. Molto delicatamente, il re sollevò tra le braccia avvicinando il viso a quello di lei. La voce di Jareth era calda, sensuale, dolce.
- E’ tutto finito amore mio. Ti porto via da qui.-
Amore mio ?” No, non poteva essere. Sicuramente Sarah aveva capito male. Si era sentita avvolgere da un’improvvisa ondata di calore e si rese vagamente conto di essere stata sollevata da terra, mentre i suoi occhi fissavano faticosamente quelli del re.
Non riusciva a dare peso alle parole del sidhe, non ce la faceva, stava di nuovo perdendo conoscenza. Jareth la vide chiudere gli occhi e abbandonare delicatamente il capo contro la sua spalla. Alzò lo sguardo verso il cielo stringendo forte al petto la ragazza. Delicati fiocchi ricominciarono a scendere piano mentre il fae e la mortale scomparivano tra la neve.
 
*** *** ***
 
Sarah giaceva nel grande letto rosso a baldacchino della stanza reale. Era una stanza spaziosa e confinava con gli appartamenti privati del re.
Da una porta, posta a un lato della parete, si accedeva direttamente alla camera da letto di Jareth, ma ovviamente la ragazza non lo sapeva.
Sarah era stata vestita con una camicia da notte di morbida seta, avvolta in lenzuola e coperte di lana. Il fuoco del caminetto era continuamente alimentato per mantenere una temperatura calda e costante all’interno della stanza. Era già trascorso un giorno e Sarah continuava a dormire; di tanto in tanto, il re le umettava le labbra con un panno e dell’acqua fresca per evitare che potesse disidratarsi. Jareth si alzò dalla poltrona che era posta di fianco al letto della ragazza e si avvicinò alla finestra appoggiandosi con indolenza alla parete. Scostò leggermente la tenda per guardare il labirinto e ripensò a tutto ciò che era accaduto in così poco tempo.
Sarah prima o poi si sarebbe risvegliata e gli avrebbe sicuramente chiesto del mortale, di quel Denny. Doveva dirle la verità ? E se la ragazza avesse deciso di non restare nell’Underground ma di tornare con lui nel mondo di sopra, cosa avrebbe potuto fare per fermarla ? Chiuse gli occhi e strinse forte nella mano il bordo della tenda. Nella sua mente rivide lo sguardo terrorizzato di Denny.
 
Quando Jareth era tornato al castello con Sarah tra le braccia, si era subito occupato di lei mettendola al caldo e al sicuro. Le era sempre stato accanto senza mai lasciarla, tranne che per pochi istanti, giusto il tempo di sbarazzarsi definitivamente del ragazzo.
Jareth si era materializzato nella stanzetta di Denny, lo sguardo carico di trionfo e di derisione.
- Ricordi cosa ti avevo detto, stupido mortale ? Sarah non è riuscita a raggiungere il castello, quindi non potrai mai averla.-
Denny si era alzato di scatto dal letto dov’era seduto, l’espressione sconvolta.
- CHE COSA LE HAI FATTO ?-
Il ragazzo non si era nemmeno reso conto di aver urlato. Inoltre non si era preoccupato per la sua vita, ma per quella di Sarah.
Il re piegò la testa da un lato fissando negli occhi il giovane. Gli tese una mano di fronte al viso e nel palmo guantato si materializzò una sfera di cristallo.
- Puoi dire addio a questo mondo, sciocco mortale. Non puoi fare nulla contro di me.-
Denny non fece in tempo a rispondere che il re gli scagliò contro la sfera catapultandolo in una nuova vita.
 
*** *** ***
 
Sarah aprì gli occhi lentamente rendendosi subito conto di non essere più nel labirinto, e gli sfarzi del luogo dove si trovava ne erano  la conferma. Cercò di riordinare le idee ma si sentiva la testa come un pallone e non riusciva a muoversi, come se una forza sconosciuta la tenesse imprigionata. Provò ad alzarsi ma le dolevano i muscoli e non riusciva a muovere gambe e braccia. Tutto ciò che le riuscì fu un gemito di dolore e frustrazione.
Jareth era ancora in piedi vicino alla finestra e si voltò di scatto verso di lei; non si era nemmeno accorta che lui era lì. Si avvicinò lentamente a Sarah e la vide girare lo sguardo verso di lui. I suoi grandi occhi sembravano pieni di meraviglia e stupore, ma il re non vi scorse paura. Erano così verdi e limpidi che al cuore del fae mancò un battito, eppure erano così lucidi… Si chinò delicatamente su di lei, accarezzando la pelle del viso della ragazza con una mano. Le dita del re sfiorarono gentilmente la fronte di Sarah, scendendo giù piano e tracciando i contorni della guancia e delle labbra.
Non indossava i guanti e la sensazione della pelle nuda del re trasmise alla ragazza uno strano brivido lungo la schiena. Vide il volto del fae avvicinarsi al suo e sentì le sue calde e morbide labbra appoggiarsi dolcemente sulla sua fronte. Dopo qualche istante, si scostò da lei, la voce bassa e roca.
- Hai ancora la febbre alta, mia preziosa. Devi riposare.-
Sarah lo guardò sbigottita. Come poteva il re di Goblin essere così gentile con lei ? Lui la odiava, voleva ferirla, ucciderla. “Eppure…”, “Amore mio”. I momenti che stava vivendo e le nuove emozioni che provava la stavano logorando. Si sentiva stanca e affaticata e  la vista cominciò ad annebbiarsi.
- Dormi Sarah. Dormi.-
L’ultima immagine che vide fu quella del re che le passava le dita sulle palpebre. Lei chiuse gli occhi e sprofondò nuovamente in un sonno profondo.

*** *** ***

Carissime, finalmente ce l'ho fatta !!!
Come avete trascorso le feste ? tutto ok ? avete mangiato tanta cioccolata ???  ;-)
Ora tutte a dieta a leggere e scrivere !!!
Bacissimi.
J.

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Capitolo 11
*** Se avessi bisogno di noi… ***


Sarah si era nuovamente addormentata, sopraffatta dal dolore che non l’aveva del tutto lasciata e dalla febbre ancora alta.
Il re la guardava deliziato. I capelli scuri che cadevano disordinatamente sul cuscino, la pelle bianca come la porcellana, i lineamenti perfetti. Sembrava una bambola, intoccabile, forse irraggiungibile.
Chiuse gli occhi un istante concentrandosi, qualcuno lo stava chiamando.
- Non ora, dannazione !- La cosa lo irritava ma sapeva che sarebbe dovuto andare. Si diresse a passo veloce verso la porta e la aprì bruscamente.
- Tuliah, vieni subito qui !- chiamò a gran voce.
Una ragazza dall’aspetto molto giovane arrivò correndo al cospetto del re.
Jareth la guardò con autorevolezza e con voce impostata e decisa disse:
- Tuliah, io purtroppo devo andare, un umano ha desiderato che qualcuno venga portato via. Lady Sarah non deve rimanere sola per nessun motivo, sono stato chiaro ?-
La ragazza annuì con la testa. Il re proseguì.
- Quando si sveglierà fa in modo che non le manchi niente, asseconda in tutto le sue richieste; la volontà di questa ragazza è forte quanto la mia e ciò che lei ti ordinerà sarà come fosse uscito dalla mia bocca.-
La donna si inchinò con reverenza di fronte al suo re, gli occhi bassi.
- Sì Maestà, non preoccuparti. Me ne occuperò personalmente.-
Il re sorrise, diede un ultimo sguardo alla sua Sarah e si voltò per andarsene. Fece solo pochi passi prima di girarsi nuovamente verso la domestica.
- Ah… E… Tuliah ?-
La donna alzò lo sguardo verso il re.
- Sì, Maestà ?-
Jareth si fece improvvisamente e spaventosamente serio.
- Semmai dovesse succederle qualcosa, tu ne sarai ritenuta direttamente responsabile.-
La ragazza si inchinò di fronte al re senza rispondere mentre Jareth spariva nella penombra del corridoio.
 
*** *** ***
 
Sarah aprì gli occhi lentamente, rendendosi subito conto che il luogo dove si trovava non era la sua casa. Richiuse gli occhi sopraffatta dal mal di testa. “Ora aprirò gli occhi e mi ritroverò nella mia stanza. Si tratta solo di un brutto sogno”. Ma quando riaprì gli occhi, ovviamente non era cambiato niente. “Devi restare calma Sarah, calma…” cominciò a ripetersi come un automa.
Facendo leva sulle braccia si mise a sedere sul letto, appoggiandosi allo schienale. Fu felice di di essere riuscita a fare quel semplice movimento, il dolore acuto ai muscoli che ricordava sembrava averla lasciata. Osservò la stanza con attenzione. Sicuramente si trovava in una camera del castello di Jareth, non potevano esserci altre spiegazioni.
Era una stanza molto grande dove si trovava un letto a baldacchino semi coperto da eleganti tendaggi bordeaux, due poltrone e una toeletta con un prezioso specchio. Sarah pensò che la cornice dello specchio dovesse essere molto antica vista l’intarsiatura del legno. Le pareti erano ricoperte da arazzi molto fini. Il fuoco di un caminetto scoppiettava allegro diffondendo ovunque un piacevole calore.
Con un rapido gesto della mano, Sarah si tolse di dosso le pesanti coperte che la ricoprivano e poggiò i piedi a terra. Si stupì di come il pavimento di legno risultasse caldo a contatto con la pelle. Improvvisamente fu colta da un capogiro e si portò le dita di una mano alla fronte, massaggiandola delicatamente. Si alzò lentamente in piedi, era vestita con una delicata camicia da notte bianca che le ricadeva morbida fino alle caviglie. Chi poteva avergliela fatta indossare ? Arrossì nel pensare al re dei goblins. No, non sarebbe mai arrivato a tanto. Era una cosa di cui era certa anche se non avrebbe saputo dire il perché.
Mentre era immersa in questi pensieri qualcuno entrò nella stanza.
- Milady, Milady non devi alzarti, sei ancora convalescente.-
Una graziosa ragazza le si era avvicinata. Un casco di capelli chiari e crespi incorniciavano un volto ovale dai dolci lineamenti. Gli occhi erano grigi come il ghiaccio e Sarah notò che non aveva sopracciglia.
- A dire il vero io… avrei bisogno di un bagno.-
La voce di Sarah era incerta, non sapeva se poteva fidarsi di lei. La ragazza le sorrise.
- Ma certo Milady, da questa parte.-
La donna si avviò verso la parete di fronte a Sarah. Scostò un arazzo che nascondeva una porta scura.
- Qui c’è il tuo bagno personale Milady.-
La mortale guardò la giovane fae sforzandosi di sorriderle di rimando.
- Grazie tante… Ehm… Io sono Sarah, non credo di conoscere il tuo nome.-
Sarah si avvicinò a lei con passo ancora incerto e le allungò una mano, nella speranza che la cameriera gliela stringesse. Quella stretta, però, non arrivò.
La fae sgranò gli occhi a quel gesto della mortale, “la volontà di questa ragazza è forte quanto la mia”; si inchinò di fronte a lei con reverenza, forse troppa per i gusti di Sarah.
- Ogni tuo desiderio è un ordine Milady. Il mio nome è Tuliah.-
Sicuramente in tutto questo c’è lo zampino di Jareth”. Pensò la donna cominciando ad innervosirsi. Sarah le poggiò gentilmente la mano sotto il braccio facendola alzare.
- Bene Tuliah, per cominciare chiamami pure Sarah e niente inchini, intesi ?-
La giovane fae spalancò gli occhi. Chi era costei che osava toccare la servitù ? Il re voleva che fosse trattata come una lady e lei si faceva chiamare per nome ?
- Non posso Milady, se il re venisse a saperlo…-
Il re. Sarah tagliò corto.
- Avremo modo di parlare anche di questo Tuliah. Credo che diventeremo buone amiche tu ed io. Ora però ho veramente bisogno del bagno.-
La cameriera aprì la porta facendo strada a Sarah. La mortale entrò in una stanza da bagno degna di una regina. Il pavimento era in marmo pregiato di colore rosa e le pareti erano fatte di roccia, come se la stanza fosse stata scavata in una montagna.
Sarah sentì l’eco di una sorgente e si diresse verso il suono. Poco distante, una piccola cascata d’acqua calda sgorgava lenta dalla roccia della parete per terminare la sua corsa in uno specchio rotondo scavato nel pavimento. “Questa dovrebbe essere la vasca” pensò Sarah.
Tuliah la raggiunse con in mano degli asciugamani puliti e profumati uguali a quelli che Sarah aveva trovato nella casetta di legno.
- Io sono pronta Sarah, quando vuoi ti aiuto a spogliarti e…-
Sarah rise di cuore.
- Oh Tuliah, dimmi una cosa: il re fa sempre il bagno in compagnia della servitù ? Dovete sempre servirlo e riverirlo in questo modo ? Scommetto che non è nemmeno in grado di indossare gli stivali da solo !-
Nessuno aveva mai osato parlare in questo modo del sovrano del labirinto.
- Non urlare Sarah, se il re ti sentisse per me sarebbe finita !-
La giovane fae sembrava davvero spaventata.
- Per te sarebbe finita ? Semmai per me… Comunque preferisco espletare in privato tutte quelle che sono le mie funzioni. Grazie davvero per l’aiuto Tuliah, ma credo che riuscirò a fare da sola da qui in poi.-
La cameriera appoggiò gli asciugamani sopra un tavolo di legno dorato, elegante e raffinato come del resto lo era tutto l’arredamento.
- Se avessi bisogno di me…-
Sarah abbassò lo sguardo, da quando aveva rimesso piede in quel dannato luogo troppi ricordi le avevano invaso la mente. O forse non l’avevano mai lasciata.
Se avessi bisogno di noi…”. Ricordava perfettamente la frase di Hoggle. “Ma certo, grazie a tutti voi” aveva risposto. E allora perché in tutti quegli anni lei non li aveva più cercati anche se aveva avuto bisogno dei suoi amici ?
- Sarah, va tutto bene ? Ho forse detto qualcosa di male ?-
Sarah alzò gli occhi verso la fae sorridendole.
- No Tuliah, va tutto bene, o almeno credo. Sai se per caso ci sono altri umani nel castello o da qualche altra parte nel labirinto ?-
La giovane domestica sembrava non capire.
- Altri umani ? In che senso ?-
No, lei non capiva e sicuramente non poteva sapere nulla di Denny. Le tredici ore erano già trascorse da tempo e Sarah non era stata in grado di superare il labirinto. L’unico che poteva darle una risposta in proposito era Jareth.
- Non importa Tuliah, non preoccuparti. Ora mi sistemo un po’ e poi facciamo quattro chiacchiere, ok ?-
La ragazza le sorrise di rimando e uscì dal bagno lasciandola sola.
 
*** *** ***
 
Sarah uscì dalla stanza con i capelli ancora bagnati e con indosso la camicia da notte.
Cercò i suoi abiti ovunque, sopra e sotto il letto, sopra le poltrone, perfino dentro i cassetti della toeletta. Nulla.
- Sarah, cerchi qualcosa ?-
- Sì Tuliah, i miei abiti. Non credo di poter restare in camicia da notte.-
La cameriera le sorrise.
- I tuoi abiti sono stati gettati nella gora dell’eterno fetore su ordine del re.- 
Sarah sgranò gli occhi, battendo un piede a terra e puntellando le braccia sui fianchi.
- Che cosa ? Quel brutto… Non crederà davvero di potermi lasciare così ? –
Tuliah si avvicinò di nuovo alla parete ove si trovava la porta del bagno e, poco più in là, scostò un altro arazzo.
- No Sarah, vieni. Qui troverai certamente qualcosa che fa per te.- e aprì un’altra porta.
Un’enorme stanza, anche questa incastonata nella roccia, piena di abiti. Sarah aveva solo l’imbarazzo della scelta: dai classici jeans e maglietta all’abito più raffinato degno di una principessa. Un enorme specchio ricopriva parte di una parete. Si voltò di scatto verso Tuliah.
- Questi abiti sono tutti per me ?-
- Ma certo Sarah, il re li ha fatti confezionare uno ad uno esclusivamente per te.- le disse sorridendo.
La mortale entrò nello spogliatoio e per la prima volta dovette riconoscere che, almeno con lei, il re poteva essere davvero generoso. Forse, dopotutto, quel fae non era così cattivo come sembrava e forse, non aveva neanche fatto del male a Denny.
- Tuliah, quando potrò rivedere il re ? Ho alcune cose molto importanti da chiedergli.-
- Lo vedrai presto Sarah, molto presto.-

*** *** ***

Care Ragazze, come sempre ringrazio Federica per il paziente lavoro di betaggio.
Ma che fine avrà fatto Denny ? Si accettano scommesse  :-)
Baci
J.

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Capitolo 12
*** Dimentica il ragazzo ***


Sarah uscì dallo spogliatoio indossando un abitino di cotone color avorio che le ricadeva morbido fino alle ginocchia. I ricami erano delicati senza essere ostentati e facevano risaltare la figura perfetta della ragazza. Aveva indossato un paio di scarpe in tinta con un leggero tacco che le slanciava il fisico, e i capelli erano raccolti in una coda di cavallo legata con un nastro anch’esso color avorio.
Tuliah appena la vide uscire fu entusiasta del risultato e batté le mani felice.
- Sarah sei fantastica !-
- Grazie Tuliah, non ritenevo opportuno presentarmi a sua Maestà in jeans.-
La giovane cameriera si ricompose.
- Avanti Sarah seguimi, il re ti sta aspettando.-
Quella semplice frase di Tuliah le creò una strana sensazione interiore. Da quando si erano scambiati quel dannato bacio non l’aveva più fronteggiato. Sì, lui l’aveva salvata da morte certa, ricordava la figura imponente del re mentre la prendeva tra le braccia, ma non c’era stato più alcun dialogo.
 
I corridoi del castello erano illuminati da fiaccole; sentì l’urgenza di alzare lo sguardo verso il soffitto ma non trovò quello che pensava. Le torce erano simili a quelle che ricordava di aver visto nella stanza di cera, per fortuna che questa volta non c’erano aculei appuntiti che minacciavano di crollarle addosso. Le pareti erano spoglie e Sarah pensò che sarebbe stato divertente appendervi qualche quadro colorato per dare un po’ di luce e di vita a quel luogo.
Tuliah si fermò di fronte ad una grande porta di legno a due battenti.
- Ci siamo, questa è la sala del trono ufficiale.-
La cameriera appoggiò la mano sopra la pesante maniglia di ottone e aprì il portone. Fece cenno alla ragazza di rimanere dietro di lei ed entrò.
- Maestà, lady Sarah è qui.-
Con un gesto della mano, Tuliah accennò alla mortale di entrare. Sarah fece qualche passo avanti mentre la cameriera si inchinava e se ne andava chiudendo la porta dietro di lei con un tonfo.
La sala del trono era completamente diversa da come la ricordava. Non c’erano polli a girare per la stanza e tutto sembrava pulito e in ordine. Lo scranno era in legno e ricoperto da tessuti giallo oro ma il re non vi era seduto.
Anche le pareti erano ricoperte da arazzi color rosso e oro e Sarah non si sarebbe stupita di veder uscire Jareth da dietro un drappo che nascondeva qualche misteriosa porta.
- Ciao, Sarah.-
La voce del re la raggiunse bassa e sensuale ma in un primo momento non lo vide. Solo dopo qualche istante Jareth comparve poco distante da lei, metà del volto illuminato dalla luce che proveniva dalla finestra, l’altra metà in ombra.
Il re fece qualche altro passo verso di lei esponendo completamente il suo corpo al chiarore del sole. Era così bello da togliere il fiato. Eppure così ambiguo… Sarah sentiva le gambe tremare e sperava che lui non se ne accorgesse, non voleva farsi intimorire.
- Re di Goblin.- Lo salutò Sarah.
Re di Goblin ?” Jareth avrebbe voluto chiederle perché non lo chiamava per nome come aveva fatto poche ore prima, ma non lo fece. Si limitò ad avvicinarsi a lei, a pochi passi di distanza, un sorriso beffardo stampato sul volto.
- Vedo che ti sei ripresa bene mia preziosa anzi, direi… Magnificamente.-
La squadrò da capo a piedi ammirandone la figura sinuosa ed elegante. Sarah notò una strana luce maliziosa accendere lo sguardo del re e non poté fare a meno di arrossire. Perché si sentiva così vulnerabile accanto a lui ? Jareth piegò la testa di lato.
- Sei per caso venuta a ringraziarmi ?-
- Maestà, sai perfettamente perché sono qui.-
Sarah lo fissava decisa, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di vederla imbarazzata.
Il re rise di cuore, i capelli biondi che gli incorniciavano il viso.
- Sì, ho dovuto recuperarti al centro dell’Underground, stavi per diventare un ghiacciolo.-
Sarah avrebbe voluto prenderlo a schiaffi per togliere da quel volto fatato tutta quell’ilarità che la innervosiva.
- Non è affatto divertente, avrei potuto morire.-
Jareth, a quella affermazione smise improvvisamente di ridere e annullò la distanza tra loro portando il suo viso vicino a quello di Sarah, troppo vicino.
- E' vero, avresti potuto morire ma non è successo. Come vedi so essere molto generoso Sarah.-
La ragazza lo fissava intensamente, seria.
- Allora presumo che tu sia stato generoso anche con Denny.-
Il re strinse i denti, avrebbe voluto prenderla per le spalle e scuoterla con forza nella speranza che aprisse gli occhi. Possibile che non capisse ? Perché doveva essere così cocciuta ?
Jareth, al contrario si scostò da lei, le voltò le spalle e si diresse lentamente verso il trono.
- Gli accordi erano chiari, se rivolevi indietro il mortale dovevi risolvere il labirinto. Non mi risulta che tu ci sia riuscita, quindi il ragazzo è diventato mio di diritto.-
Sarah strinse le mani a pugno, lo sguardo basso. Tremava, mentre il re continuava a voltarle le spalle.
- L’hai trasformato in un goblin ?-
Dalla voce della ragazza trapelava tutta la sua tensione, ed il re, per certi aspetti, ne fu compiaciuto. Jareth si voltò di scatto, una luce pericolosamente divertita brillava nei suoi occhi spaiati.
- Non esattamente, mia preziosa.-
- E… E allora cosa ?-
Il re evocò una sfera.
- Sarah Sarah Sarah, l’offerta è ancora valida. Dimentica il ragazzo.-
La giovane donna alzò lo sguardo verso il re decisa a non mollare. Lui le stava porgendo il cristallo.
- Non posso dimenticarlo!-
Aveva urlato ? Difficile dirlo per Sarah, ma si rese conto di avere palesemente perso il controllo di sé. Vide il re socchiudere gli occhi. Se non fosse stata così nervosa ed impaurita, forse avrebbe scorto qualche altro sentimento nell’espressione del fae.
- Sei venuta qui per vedere il tuo amico ? Allora sarai accontentata, mia preziosa. Ogni tuo desiderio è un ordine per me.-
Il re strinse la sfera tra le mani e la scaraventò contro il muro con forza. Il cristallo non si infranse contro la parete ma penetrò tra le fessure delle pietre. Sarah vide il cristallo allargarsi e divenire un grande specchio. La ragazza si avvicinò, ma la lucida superficie non le rimandò la sua immagine come si sarebbe aspettata,  bensì quella di Denny. “La stanza degli specchi”. Si morse nervosamente le labbra.
Ciò che vide successivamente le mozzò il fiato. “Non può essere vero, non può essere lui”.
Sarah si voltò verso il re, l’orrore dipinto negli occhi. Jareth sorrise divertito; nascondeva i suoi veri sentimenti dietro l’ilarità.
- Come vedi, mia cara, non puoi fare più nulla per lui.-
Il re di Goblin si aspettava che da un momento all’altro Sarah si mettesse ad urlare e a battere i piedi per terra come una ragazzina capricciosa, oppure che iniziasse ad insultarlo e ad inveire con una valanga di “non è giusto”. Invece Sarah riportò lo sguardo verso le immagini che scorrevano sullo specchio mentre lacrime pesanti e silenziose cominciarono a rigarle il volto. Jareth la vide indietreggiare, voltarsi velocemente senza dire una parola e correre verso la porta per fuggire da quel luogo, scappare da lui. No, questa volta non l’avrebbe lasciata andare. Prima che Sarah potesse arrivare alla porta, il re la raggiunse cingendole la vita con le braccia. La schiena della ragazza era stretta contro il petto del re e Jareth ne poteva avvertire il respiro affannoso.
- No Sarah, non questa volta.-
La voce del sovrano del labirinto era bassa e roca, deciso a non lasciarla andare.
- Non toccarmi ! Lasciami andare ! Tu… Tu non hai alcun potere su di me !- gridò.
Il re non avrebbe mai creduto di poter sentire tanta disperazione. Sarah… La sua Sarah stava soffrendo così tanto… Strinse la presa su di lei avvicinando il viso al suo collo. La ragazza per un attimo fu tentata di girarsi verso di lui, abbracciarlo e piangere tra le sue braccia. Ma a cosa sarebbe servito ? Non era forse lui la causa di ciò che era accaduto ? Lei doveva solo odiarlo, disprezzarlo con tutta se stessa, respingerlo.
- Ti ho detto di non toccarmi !-
In quelle poche parole Sarah mise tutta la rabbia di cui era capace, si divincolò dalla sua presa e, senza guardarlo, fuggì via da lui. Mentre correva, la fascia che le legava i capelli scivolò a terra lentamente. Il re si avvicinò al nastro e lo raccolse, avvicinandolo al viso per assaporare il profumo dei capelli della ragazza che aveva impregnato la stoffa.
Sarah uscì dalla stanza piangendo, scese delle scale senza nemmeno sapere dove stesse andando. L’unica cosa che voleva in quel momento era restare sola.
L’ambiente intorno a lei cominciò a cambiare. Le pareti dei corridoi svanirono a poco a poco per lasciare posto alle mura della stanza dove il re di Goblin la ospitava. Senza sapere come, si ritrovò di nuovo nella sua camera. Sarah si buttò sul letto, affondò il viso tra i cuscini e si lasciò andare alla tristezza. Non era la nuova vita di Denny a renderla infelice ma un’altra consapevolezza molto più difficile da accettare. Pianse fino a quando non ebbe più lacrime e alla fine, stremata, sprofondò nel sonno.
 
Jareth si materializzò nella stanza di Sarah. Stava dormendo, esausta. Il volto era coperto dai capelli e il re le scostò una grossa ciocca scura per guardarle il viso mentre teneva una mano stretta a pugno appoggiata vicino ai cuscini. Gli occhi della ragazza erano chiusi e orlati di lacrime, le guance leggermente arrossate. Jareth si chinò su di lei e le regalò un leggero bacio sulla fronte. Aprì la mano lasciandole accanto il nastro che aveva perso poco prima, poi scomparve.

*** *** ***

Cos'ha combinato Jareth al povero Denny ? Accetto scommesse... ehehhe...
Baci.
J.

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Capitolo 13
*** Caro zio Jareth ***


Aboveground – sei mesi dopo
 
Denny si ritrovò sul divano di casa sua, destato dal fastidioso suono del campanello. Guardò l’ora: 22.15. Tardi per ricevere visite. La testa gli doleva, si portò le mani alle tempie, aveva la sensazione  di essere appena tornato da un viaggio, da un luogo diverso da qualsiasi altro, bizzarro, un posto dove il tempo scorreva in maniera diversa...ma dove? Più cercava di ricordare più le immagini divenivano sfocate e svanivano dalla sua mente, come se qualcuno le avesse deliberatamente rimosse dalla sua testa.
Si diresse svogliatamente verso il portone d'ingresso e guardò dallo spioncino. Un viso solare impreziosito da delicati riccioli biondi gli sorrideva divertito. Denny pose le mani sulla maniglia, girò la serratura e aprì la porta, appoggiando un braccio contro il cornicione.
- Jodie, cosa ci fai qui ? Hai idea di che ore sono ?-
La ragazza lo fissava con aria innocente.
- Ti aspettavamo alla festa, non ti ho visto arrivare e così…-
Con disinvoltura passò sotto il braccio di Denny entrando nel suo appartamento.
- Ti disturbo ? Sei per caso in dolce compagnia ?- Gli chiese in tono divertito.
Il ragazzo richiuse la porta appoggiandovi la schiena e incrociando le braccia al petto.
- No, lo sai benissimo che vivo solo.-
La ragazza gli si avvicinò con aria maliziosa.
- Un ragazzo carino come te non ha paura di dormire solo ?-
Denny sorrise.
- Non ricordavo che stasera ci fosse una festa, Jodie.-
La ragazza avvicinò le labbra a quelle di Denny, sussurrandogli piano:
- Infatti la festa è qui.-
Jodie era una ragazza carina, attraente e soprattutto libera da vincoli morali. Sarah non era come lei, non usava il sesso come sfogo o divertimento. Le due ragazze erano così diverse, eppure così amiche.
Denny non riuscì a terminare il suo pensiero che le sue labbra furono aggredite da quelle di Jodie. Si staccò da lei quasi infastidito da quel contatto, mentre la ragazza lo guardava intensamente negli occhi.
- Denny rilassati, Sarah se n’è andata da mesi ormai e non si è mai fatta sentire. Nemmeno una telefonata per chiederti come stai. Probabilmente i suoi studi sugli amanuensi sono più importanti di ogni. Altra. Cosa. Vuoi ostinarti ancora ad aspettarla ?-
Sarah voleva approfondire i suoi studi con un viaggio in Italia. Tutti erano convinti che fosse partita ma nessuno aveva più avuto notizie di lei. Denny provava una stana sensazione, come se la partenza della ragazza fosse stata una forzatura, forse un rapimento. Idiozie. Probabilmente Sarah stava fin troppo bene dov’era e non aveva nessuna intenzione di chiamare o tornare o… eppure dentro di lui sentiva che qualcosa non quadrava.
- Spero non le sia successo niente di grave Jodie, non me lo perdonerei mai.-
La ragazza sorrise mentre si toglieva la giacca e la lanciava con disinvoltura sopra il divano. Si avvicinò di nuovo a Denny e gli allacciò le braccia intorno al collo.
- Perché ti ostini a pensare a lei ? Possibile che tu non provi niente nei miei confronti ? Tu mi piaci Denny e vorrei che ci provassim, prima di mandare tutto all’aria. Se Sarah fosse stata innamorata di te si sarebbe decisa ormai da tempo, invece è partita senza salutare nessuno. -
Jodie aveva ragione. Sarah se n’era andata abbandonando tutti e lasciandolo solo, ma la sua vita doveva continuare, doveva cercare qualcuno che lo amasse veramente.
 
*** *** ***
 
- Perché l’hai fatto ? Avevi detto che mi avresti aspettato. Perchè proprio con lei Denny! Non con lei…-
Sarah lo guardava con gli occhi lucidi di lacrime. Ma era veramente triste per lui ?
- Non so cosa sia successo, te ne sei andata e poi…-
La ragazza non sembrava ascoltarlo e gli voltò le spalle, pronta ad andarsene.
- Tu non piangi per me, ma per lui. E’ così, vero ?-
Ma Sarah non rispose e scomparve nella nebbia.
 
Denny si svegliò all’improvviso, la fronte imperlata di sudore, una strana angoscia che lo tormentava. “Solo un brutto sogno”. Era sicuro che fosse successo qualcosa a Sarah, e forse anche a lui. Ma cosa ? Si voltò di scatto e distesa sul letto, al suo fianco, vide Jodie, nuda, la schiena semi coperta dal lenzuolo.
 
*** *** ***
 
Sarah si svegliò lentamente, doveva aver dormito a lungo perché il sole era calato e la stanza era quasi completamente al buio.
- Sarah stai bene ?-
La dolce voce di Tuliah le rimbombò nelle orecchie. Forse aveva dormito troppo.
- Credo di sì, ma... quanto ho dormito ?- Chiese la ragazza mentre si alzava svogliatamente dal letto.
La cameriera le sorrise con calore.
- E' tutto il giorno che dormi, Sarah. Il re non ha voluto che tu fossi disturbata nemmeno  per il pranzo ma tra poco è ora di cena e forse è meglio che tu mangi qualcosa. Da quando sei qui non hai ancora toccato nulla.-
Sarah avvertì un leggero rimescolio interno e si portò una mano all'altezza dello stomaco constatando che Tuliah aveva ragione. Da quando aveva messo piede nell’Underground non aveva mangiato nulla ma dopo tutto quello che aveva passato in quelle ultime ore, nonostante la  fame, non aveva nessuna voglia di riempirsi lo stomaco..
- Quanto tempo dovrò ancora restare in questo castello, Tuliah ?-
La giovane fae stava sistemando le coperte del letto di Sarah, ma a quella domanda si fermò e alzò lo sguardo verso l’umana, che se ne stava in piedi poco distante da lei.
- Non lo so, credevo... Che dovessi restare qui per sempre.-
Sarah spalancò gli occhi incredula. “Per sempre ?” Si avvicinò a Tuliah e le poggiò le mani sulle spalle, scuotendola leggermente.
- Per sempre ? Hai detto… per sempre ? E’ il re che l'ha deciso ?-
Tuliah era mortificata, non credeva di averla terrorizzata tanto.
- Beh no, a dire il vero il re non ha mai accennato a nulla. Considerando però la stanza che ti ha dato… Ma perché ? Non ti piace stare qui ? Il letto mi sembra morbido, l’ambiente pulito e… -
Sarah non l'ascoltava più,si diresse a passo svelto verso la porta, ma non quella di uscita, bensì verso quella che portava alle stanze private di Jareth.
- Io devo andarmene da qui Tuliah, e al più presto.-
La cameriera la rincorse e le sbarrò la strada giusto in tempo, prima che Sarah potesse raggiungere la porta.
- No, non da questa parte.-
Sarah si portò le mani sui fianchi.
- E… perché no ?-
La cameriera si sentiva in difficoltà, il re era stato chiaro: non doveva farle attraversare quella porta.
- Perché l’uscita è dall’altra parte Sarah. Ma… siccome c’è ancora tempo, che ne dici di farti un bel bagno ? Così ti rilassi un pò, dopodichè stasera durante la cena, potrai chiedere al re per quanto tempo ancora dovrai rimanere qui.-
In effetti Tuliah aveva ragione, ma l’idea di trascorrere una serata con il re di Goblin non la entusiasmava. Dopo quello che aveva visto poi…
- Sì, forse hai ragione. Ti chiedo solo di avere pazienza, dietro quale arazzo è nascosta la porta del bagno ? Già non me lo ricordo più.-
 
*** *** ***
 
Il re era seduto sul trono, in silenzio. Teneva un gomito appoggiato al bracciolo mentre con il pollice si massaggiava le labbra, pensieroso. Un sommesso bussare alla porta lo destò dalle sue riflessioni.
- Non ci sono per nessuno ! -
Aveva dato ordine di non essere disturbato per nessun motivo, ma i goblins raramente recepivano subito.
- E’ arrivato un messaggio dal regno di Rauros e re Duncan ha chiesto che ti fosse consegnato direttamente e al più presto.- disse una voce che proveniva da dietro il portone.
Amy… era forse successo qualcosa a lei e al bambino ?
- Avanti, entra !-
Jareth si alzò in piedi e si diresse verso un folletto alto la metà del re vestito in abiti militari. Prima che il goblin potesse dire qualcosa, il fae gli strappò dalle mani la lettera e congedò il suo suddito.
- Ora va, lasciami solo.-
Il goblin fece un inchino e uscì.
Jareth si diresse verso la finestra notando che la busta che stringeva tra le mani era ben piegata e sigillata accuratamente con una goccia di ceralacca recante il timbro del regno di Rauros. Si rasserenò, erano buone notizie. Ormai stava calando la sera e i raggi del sole al tramonto creavano una piacevole atmosfera. Aprì la busta con cura e ne estrasse un foglio color turchese. Lo aprì e, nel momento in cui cominciò a leggere, non riuscì a trattenere un sorriso:
 
Caro zio Jareth,
mi chiamo James ed è con immensa gioia che ti invio questo annuncio.
Da qualche ora ho aperto gli occhi alla vita e mamma Amy ed io stiamo bene.
Sono lungo 54 centimetri e peso 3,58 chili. Il sommo guaritore dice che sono un bimbo fortissimo, molto più del mio papà, che quando sono nato, per poco non sveniva dall’emozione. Si è pure messo a piangere, ma non dirglielo che te l’ho detto altrimenti si arrabbia.
Alla fine il mio papà è dovuto uscire dalla stanza altrimenti avrebbero dovuto soccorrere lui e lasciare sola la mamma. Eh sì, anche la mia mamma è più forte del mio papà,  lui lo sa e ne va fiero !
Caro zio Jareth, è però grazie al mio papà Duncan se ti scrivo. Mi sta prestando le mani perché, come puoi intuire, io non ho ancora imparato a leggere e a tenere in mano la penna. Ma grazie a lui sono sicuro che imparerò presto !
Quando vieni a trovarci? così ci conosciamo!
 
Un caro saluto dal tuo neo nipotino James – principino di Rauros
 
P.S.: Il mio papà dice che puoi portare anche zia Sarah, sa che è li con te e non vediamo l’ora di conoscerla !
 
Zia Sarah… Jareth accartocciò la lettera e la lanciò contro il muro. Si passò una mano tra i capelli, era una situazione così frustrante e dannatamente difficile!
Appoggiò le mani sul cornicione della finestra inspirando profondamente l’aria fresca della sera. Forse in quel momento Sarah lo odiava più che mai. Le aveva completamente sconvolto la vita e lei ancora non ne era del tutto consapevole. Per un momento Jareth si chiese quale sarebbe stata la reazione di Sarah, alla fine di tutto, ma ricacciò indietro quel pensiero. L’idea di poterla perdere di nuovo e per sempre gli provocava un dolore quasi insopportabile.
- Tu sarai mia Sarah Williams, a qualunque costo!- sussurrò il re di Goblin mentre una folata di vento gli scompigliava i capelli.

*** *** ***

Grazie infinite (e non smetterò mai di dirlo) alla mia adorata Federica che ha eliminato la zavorra dal testo ! Se è uscito un capitolo comprensibile è solo merito suo. Fede, peccato che 6 già sposata altrimenti consigliavo a Jareth di lasciar perdere Sarah per fare un bel giro dalle tue parti ! Sarà per la prossima...

Ebbene... Sarah ha visto delle scene davvero hot !
Ora che un mistero è svelato ne rimane un altro: com'è potuto accadere ?
La risposta ve la do nel prossimo capitolo, nel frattempo riguardatevi il film !


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Capitolo 14
*** Cosa vuoi da me ? ***


Quando Sarah uscì dal bagno le sembrò che l’acqua le avesse lavato via non solo lo stordimento per aver dormito troppo, ma anche parte della sua vita. Avrebbe dovuto essere arrabbiata, delusa, amareggiata per quello che aveva fatto Denny, per averlo visto con Jodie. Ma la verità era che a Sarah tutto ciò non importava. Denny era sempre stato suo amico, forse il migliore che avesse mai avuto, ma niente più di questo. Le aveva detto di essere innamorato di lei, le aveva promesso che l’avrebbe aspettata fino a quando non fosse pronta, ma dopotutto, alla fine, non l'aveva fatto.
Alla ragazza però sfuggiva qualcosa: non si poteva certo dire che i suoi amici fossero in pensiero per lei, visto l’atteggiamento inequivocabile. Possibile che  nemmeno i familiari fossero preoccupati per la sua assenza?
Il re di Goblin le doveva indubbiamente delle spiegazioni.
Il re…Sarah si passò una mano sul collo. Poteva ancora sentire il suo fiato sulla pelle, le braccia forti e le mani guantate che la stringevano contro il suo petto. Sentiva ancora la voce roca di Jareth che  le sussurrava “è tutto finito amore mio”. E poi c'era stato quel dannato bacio… Perché l’aveva baciata ? Possibile che il sovrano del labirinto fosse veramente innamorato di lei ? No, il re di Goblin non poteva essere in grado di amare, i sidhe non hanno sentimenti, i fae vivono grazie alle emozioni degli umani e riflettono la loro personalità nei loro sogni. Jareth era come un pianeta, non brillava di luce propria, era illuminato dai sogni di Sarah.
Questa consapevolezza le faceva male, ma  nel profondo del suo cuore, sperava di sbagliarsi.
 
Sarah aveva indossato un paio di pantaloni e un maglioncino nero a collo alto. I capelli erano ben pettinati e le scendevano lisci sulle spalle.
In silenzio, si incamminò con Tuliah verso la sala da pranzo  mentre una valanga di domande le riempivano la testa. Quanto tempo aveva trascorso di preciso nel sottosuolo ? Sarebbe mai ritornata a casa ? E per il tempo che sarebbe rimasta al castello avrebbe potuto rivedere Hoggle, Ludo, Sir Dydimus e Ambrosius?
- Siamo arrivate Sarah.-
Tuliah era sempre così gentile e premurosa, tutto l’opposto di quell’insopportabile, prepotente… Troppo tardi. La domestica aveva aperto la porta della sala da pranzo e di fronte a Sarah si stagliava il re dei goblins in tutta la sua gloria.
Le gambe erano fasciate da pantaloni attillati blu notte e la camicia in tinta era semiaperta sul petto lasciando intravedere la candida pelle e l’immancabile medaglione a forma di falcetto. 
Sarah entrò nella stanza da pranzo a passo lento, si guardava attorno stupita nel trovare un ambiente diverso da quello che si aspettava. La sala era piccola e al centro c’era un tavolo di legno rettangolare adatto per 6 persone. Dal soffitto scendeva un lampadario in bronzo che illuminava l’ambiente con le sue candele. Su una parete c’era una credenza in legno dalle fattezze medievali. Sarah pensò che il mobile dovesse essere molto pesante osservando con occhio esperto la consistenza del legno con cui era fatto.
Dall’altra parte della sala, un immancabile caminetto acceso incastonato nella pietra. La ragazza dovette constatare che l’ambiente era molto familiare, caldo e accogliente.
- Prego Sarah, accomodati.- disse gentilmente la cameriera facendole cenno di avanzare verso il tavolo.
- Va pure Tuliah, mi occuperò io di lei.- disse il re, congedandola brevemente.
Tuliah fece un inchino ed uscì in silenzio.
Il re si avvicinò a Sarah senza staccarle gli occhi di dosso per un solo istante. Gli occhi di un verde intenso e limpido risaltavano in contrasto con l’abbigliamento scuro e la cascata di capelli corvini che le scendevano sulle spalle e Jareth ne era particolarmente attratto.
Le si avvicinò ancora di più, alzò una mano e con le dita le sfiorò una guancia. Il fae, stranamente, non indossava i guanti, e il contatto inaspettato della sua pelle le provocò un brivido che le attraversò la schiena. 
- Come ti senti mia preziosa ?-
Il re non rideva, non aveva il solito sorriso beffardo stampato sul volto. Era molto serio e Sarah per un momento ebbe l'impressione che fosse veramente preoccupato per lei.
- Come potrei non stare bene ? Sono rinchiusa in un castello fatato, prigioniera di un mondo che non mi appartiene. Denny mi ha tradita con la mia migliore amica e ho il presentimento che non tornerò mai più a casa mia e non vedrò mai più i miei familiari. Come potrei stare male ? Sto magnificamente, direi.-
Jareth le sorrise e le passò di fianco. Scostò una sedia dal tavolo facendo cenno a Sarah di accomodarsi.
- Hai fame ?- le chiese indifferente, come se non avesse sentito una parola di quello che gli aveva appena detto.
Sarah si portò una mano alla fronte abbassando gli occhi. No, lui non capiva… O forse faceva finta di non capire. Senza degnarlo di uno sguardo si accomodò con gesto brusco e sgraziato avvicinandosi al tavolo con la sedia.
- E’ tutto così assurdo.- bisbigliò la ragazza in preda ad un impeto di rabbia che con difficoltà riuscì a controllare.
- Cosa è assurdo, Sarah ? – chiese pacatamente il re sedendosi a sua volta dall’altra parte del tavolo.
In quel momento un cameriere entrò portando due piatti. La prima ad essere servita fu Sarah.
Jareth mangiava silenziosamente osservando la ragazza umana seduta dall’altra parte del tavolo. Aveva tagliato la carne e la verdura con la forchetta in tanti piccoli pezzi ma non aveva portato alla bocca quasi nulla.
- Il cibo non è forse di tuo gradimento ?-
 Il re continuò a guardarla mentre lei teneva gli occhi fissi sul piatto.
Sarah alzò lo sguardo incrociando quello di Jareth. Cos’era successo ? Doveva saperlo.
- Cos’è successo a Denny ?-
Il re appoggiò la forchetta sul piatto.
- Sarah, non ti credevo così… sciocca.-
La ragazza continuò a fissarlo, in attesa di una risposta.
- L’ho riportato nel suo mondo, alla sua vita. Ho solo fatto una leggera modifica per così dire… temporale.-
-Temporale ?- Sarah piegò la testa di lato senza capire.
- Sì mia preziosa, per te ho di nuovo sovvertito l’ordine del tempo, portando la vita dei mortali in avanti di sei mesi. Sono tutti convinti che tu sia partita per… l’Italia, per approfondire le tue conoscenze sugli amanuensi o cose del genere.-
Jareth afferrò di nuovo la forchetta, prese un altro pezzo di carne e se lo portò alla bocca masticando lentamente mentre Sarah abbassava di nuovo lo sguardo sul piatto.
Sei mesi… In tutto quel tempo, senza neanche una telefonata o una lettera da parte sua, Denny si era sicuramente convinto che lei non volesse più saperne di lui. Era perfettamente normale che fosse andato avanti con la sua vita.
- Quando potrò tornare a casa ?-
Quella semplice domanda colpì Jareth come una frustata. Lei non voleva restare a Goblin, voleva di nuovo lasciarlo, correre da quel dannato mortale, fuggire da lui. Il re voltò lo sguardo verso il camino. Il fuoco bruciava allegro creando delle scintille dorate che salivano verso l’alto e si disperdevano nell’aria. Ecco la sua Sarah, una scintilla piena di vita, luminosa, allegra, che lui non avrebbe mai potuto costringere a restare in quel mondo per rinchiuderla in una realtà che forse non le apparteneva, o quella scintilla si sarebbe spenta. Riportò lo sguardo su di lei e a Sarah sembrò di intravedere un'ombra di tristezza in quegli occhi spaiati.
- Quando ti ho recuperata al centro del labirinto stavi davvero male, eri molto debole e avevi la febbre alta.-
Il re si alzò in piedi e andò verso il camino. Poggiò una mano sulla mensola e fissando il fuoco proseguì.
- Se ti avessi riportata nel mondo di sopra usando il teletrasporto ti avrei uccisa ed io non volevo questo.-
- E… E allora cosa vuoi da me ?- Sarah lo fissava intensamente, la voce intrisa di disperazione. Quale risposta si aspettava dal re di Goblin ?
Jareth continuò a guardare il fuoco senza voltarsi.
- Tra sei notti ci sarà la luna nuova e in quella notte, solo in quella notte, tu tornerai a casa. Nel frattempo resterai al castello e Tuliah provvederà ad ogni tua necessità. La tua vita nell’Aboveground tornerà come prima, ti dimenticherai completamente dell’Underground e tutti nel sottosuolo si dimenticheranno di te.-
Il re si voltò verso Sarah.
- Compreso il re.-
Jareth si scostò dal camino e uscì dalla sala lasciando Sarah da sola con i suoi pensieri.
Il re aveva detto la verità ? No, aveva mentito. Sarah e il suo amico mortale si sarebbero completamente dimenticati dell’Underground, anche i goblins non avrebbero ricordato nulla della ragazza ma lui no. Il re avrebbe sempre portato nel cuore il suo sguardo, il suo sorriso, la struggente sensazione di quel bacio. Il ricordo di lei sarebbe rimasto vivo nella sua mente e nella sua anima per molto tempo, e forse l’avrebbe perseguitato per sempre.

*** *** ***

Beh, ormai il dilemma di Denny è risolto... Secondo voi il re ce la farà a trattenere Sarah nell'Underground ?
Mah...

GRAZIE FEDE !!! Non smetterò mai di dirlo !!!
Baci
J.

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Capitolo 15
*** Amore e dolore ***


Seduta nell’ampia terrazza della sua stanza, Sarah si spazzolava i capelli lentamente, mentre con lo sguardo abbracciava i grandi giardini che si stagliavano di fronte a lei. Il castello del re era davvero magnifico e si stupì di come fosse cambiato rispetto al suo primo viaggio di quindicenne. Ora era una donna di ventotto anni e tutto intorno a lei era diventato più adulto, più concreto, più vero.
Ti dimenticherai completamente dell’Underground e tutti nel sottosuolo si dimenticheranno di te”.
Le parole del re l’avevano investita come un fiume in piena. Jareth se n’era andato senza lasciarle il tempo di realizzare la portata delle sue parole, senza darle la possibilità di replicare, senza nemmeno ascoltarla. Il re aveva deciso. Avrebbe dimenticato il labirinto… Com’era possibile ? La magia poteva cancellare dalla sua mente i ricordi dei suoi amici del sottosuolo, le memorie dei viaggi in quel mondo fantastico, ma le sensazioni provate e le emozioni vissute quelle no, la magia non avrebbe mai potuto cancellarle e prima o poi sarebbero riemerse dentro la sua anima facendo affiorare i ricordi. Ne era sicura.
Con un sospiro poggiò delicatamente la spazzola sul tavolo e si fermò a guardare le stelle appoggiando il mento su una mano. Il re di Goblin… Chi era veramente ? Cosa voleva da lei? Occhi di ghiaccio in cui bruciava il fuoco della magia; sguardo magnetico e voce suadente in grado di ipnotizzare e attrarre a se anche il più pauroso dei conigli, per poi gettarlo nella fossa dei serpenti. Doveva stare attenta, si rendeva conto di essere molto vulnerabile sotto lo guardo di Jareth e questo la spaventava. A conti fatti sei giorni non erano tanti, ma se li avesse trascorsi in compagnia del re avrebbero potuto diventare infiniti.
 
Jareth si era rifugiato nei suoi alloggi privati. Camminava avanti e indietro per la stanza tamburellandosi le labbra con una mano, cercando di realizzare ciò che era appena accaduto.
Cosa vuoi da me ?” Il re avrebbe voluto prenderla tra le braccia, baciarla e dirle che era lei che voleva. Voleva i suoi baci, le sue carezze, le sue attenzioni, la sua anima. Ma non l’aveva fatto. A dire il vero non le aveva nemmeno risposto, limitandosi alla promessa di ritornare nel mondo di sopra pagando però un prezzo molto alto: la perdita di quel mondo di magia che lei stessa aveva voluto, cercato, trovato.
Il re aveva bisogno d’aria, restare chiuso dentro quelle quattro mura gli toglieva il respiro. Aprì la portafinestra del balcone e uscì sul grande terrazzo. “Per tutti gli dei di Goblin!”.
Sarah era seduta nella loggia di fianco alla sua. Si era completamente dimenticato di averla ospitata nelle stanze reali, quelle riservate alla sua futura regina.
Fece un passo indietro ritornando dentro la stanza. Se Sarah lo avesse visto, sicuramente si sarebbe spaventata e se ne sarebbe andata. Con uno schiocco di dita si rese invisibile ed uscì di nuovo, lentamente ed in silenzio. La ragazza era seduta su una panchina di legno e resina. Indossava una camicia da notte color turchese cucita in leggeri strati di raso e tulle. La base del seno era delimitata da una cintura di organza di tonalità più scura, allacciata dietro la schiena e che scendeva fino ai piedi, seguendo l’intera lunghezza della veste. Sarah… Osservava il firmamento con il mento appoggiato sul palmo di una mano e i suoi occhi brillavano al chiarore delle stelle. Era così bella da sembrare quasi una dea e Jareth in quel momento avrebbe dato la vita dell’intero labirinto per potersi avvicinare a lei anche solo per un istante, scostarle una ciocca di capelli e baciarle il collo, sentire il profumo della sua pelle, appoggiare una mano sulla sua vita. A cosa stava pensando la sua Sarah ? O meglio, a chi stava pensando ? Amore e dolore a volte potevano essere le due facce della stessa medaglia, e questa consapevolezza lo raggiunse violenta come una frustata in pieno petto.
 
Sarah abbassò lentamente il braccio e lo sguardo. Si sfregò gli avambracci con le mani, cominciava a fare freddo e pensò che forse sarebbe stato meglio rientrare. Si rese conto che l’Underground poteva essere come il deserto: di giorno il clima era estivo, a volte equatoriale, mentre di notte la temperatura scendeva a picco fino al limite polare. Si alzò dalla panchina portandosi una mano sulla fronte. Aveva cominciato a girarle la testa e la vista le si era leggermente annebbiata. Gli effetti del freddo ? Molto probabile, quando si era vestiti… o meglio, “svestiti” in quel modo.
Jareth la guardò perplesso mentre si alzava dalla panchina sorreggendosi prima al tavolo e poi al muro. La vide dirigersi a passo lento e barcollante verso la portafinestra per entrare nella sua stanza ma la ragazza non riuscì a raggiungere la soglia. Le gambe le cedettero improvvisamente e un senso di vuoto le invase lo stomaco facendola crollare a terra. Sarah però non toccò mai il suolo. Due forti braccia fermarono la sua caduta mentre si ritrovò a fissare due occhi spaiati e tremendamente maliziosi che la fissavano da vicino, troppo vicino.
- Jareth.- In quel nome Sarah riversò tutto il suo sgomento e il suo stupore. Cosa ci faceva lui lì ? E in quel preciso momento poi…
Il re sembrava non essersi accorto che aveva pronunciato il suo nome. Senza dire alcuna parola, la prese tra le braccia e la portò dentro la stanza, poggiandola con delicatezza sul letto. Si chinò su di lei e le sistemò i cuscini dietro la schiena prima di rialzarsi a fissarla intensamente negli occhi. In quello sguardo Sarah vi lesse un miscuglio di rabbia e preoccupazione, ma non avrebbe saputo dire quale dei due sentimenti prevaleva.
La ragazza abbassò gli occhi pensando a qualcosa da dire, ma poi uno strano oggetto posto sopra al letto catturò la sua attenzione. Si trattava di un vassoio d’argento su cui erano posti un bombolone alla crema ricoperto da una grande quantità di zucchero a velo e un bicchiere di latte. “Il mio dolce preferito!” pensò.
Sarah riportò lo sguardo sul re, incredula, mentre lui continuava a fissarla. Quel luogo era davvero bizzarro e il re la sorprendeva sempre di più.
- Maestà, che cosa significa questo ?- Chiese la ragazza facendo un gesto inequivocabile verso il vassoio.
Jareth non rideva, non aveva il suo solito atteggiamento arrogante e Sarah cominciò ad avvertire la tensione. Dopo un lungo silenzio utile al re per studiarla in ogni minimo particolare, finalmente le rispose con voce seria e impostata.
- Mangia !-
Sarah spalancò gli occhi sbalordita.
- Mangia ? Non hai altro da dire ? – La ragazza guardò il vassoio, forse Jareth credeva… No, non era possibile. Riportò lo sguardo sul re.
- Jareth no... Credo ci sia un malinteso. Io non ho problemi di alimentazione, sono sanissima. Ho solo bisogno di…-
Il re sembrava non darle ascolto. Si chinò su di lei e le poggiò un dito guantato sulle labbra mozzandole in bocca le parole. Il tocco del re era deciso eppure così tenero e delicato che la ragazza si ritrovò con le guance in fiamme suo malgrado.
- Sarah, non te lo sto chiedendo, te lo sto ordinando !  Mangia. Adesso. - Tolse il dito dalle labbra della ragazza senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi verdi come il mare.
- Non te lo ripeterò una seconda volta.-
No, decisamente il re non era una persona con cui si poteva dialogare.
Sarah si voltò verso il vassoio, prese il bombolone tra le mani e lo osservò per qualche istante. Le sembrò che si tramutasse in una pesca tra le sue dita e chiuse gli occhi per un attimo. Dietro le palpebre chiuse rivide un ballo, strani sguardi nascosti da maschere che la scrutavano e la deridevano, lei in cerca di un unico volto.
Riaprì gli occhi e guardò Jareth. Lui continuava a fissarla, in attesa. L’avrebbe drogata un’altra volta ? Le avrebbe fatto del male ? Forse no, se quello fosse stato il suo obiettivo l’avrebbe fatto molto prima, che bisogno c'era di tutti quei convenevoli?
Chiuse gli occhi e addentò con forza il bombolone, mentre una nuvola bianca di zucchero al velo si poggiava delicata sul suo viso. Il re non riuscì a trattenere un sorriso nel vederla così buffa; in fin dei conti, per certi aspetti, poteva considerarla una piccola rivincita.
La ragazza terminò il suo dolce, si pulì la bocca con il tovagliolo e prese in mano il bicchiere di latte. Lo portò alle labbra e ne gustò un lungo sorso godendo del sapore tiepido e zuccherato che le lasciava sul palato. Non era stato un trucco del re. Lui voleva solo aiutarla ma…
Poggiò nuovamente il bicchiere sul vassoio e si voltò verso Jareth leccandosi delicatamente le labbra.
- Allora sei soddisfatto, sire?-
Il re si chinò avvicinando il viso a quello di lei. La ragazza sentì i battiti del cuore accelerare. Stava per baciarla ? Sì,  stava per baciarla e lei cosa avrebbe fatto ? Non riusciva più a pensare a nulla. Vide il re socchiudere gli occhi e dischiudere le labbra.
Panico
Invece Jareth fece una cosa che non si sarebbe mai aspettata. Soffiò delicatamente sul viso di Sarah disperdendo nell’aria una piccola nuvola di zucchero a velo. Poi, fissandola maliziosamente, rispose:
- Molto soddisfatto, mia preziosa.-   
Si allontanò da lei con la stessa delicatezza con cui si era avvicinato. Sarah deglutì a fatica, si sentiva forse delusa ? 
Il re andò verso la finestra e, guardando nella notte le parlò mentre si sistemava  i guanti.
- Per i pochi giorni che soggiornerai a Goblin resterai sotto la mia sorveglianza. Consumeremo insieme tre pasti al giorno: la colazione, il pranzo e la cena. Nella tua stanza troverai ogni giorno un cesto di frutta fresca e farò in modo che la cucina sia a tua completa disposizione in qualunque ora del giorno e della notte. – Poi si voltò verso Sarah che lo guardava stupita. – Sono sicuro che tu non abbia obiezioni al riguardo.-
La ragazza piegò la testa di lato senza riuscire a trattenere un sorriso divertito.
- No, nulla in contrario ma… -
Jareth socchiuse gli occhi. – Ma ?-
- Quando potrò rivedere i miei amici ? La mia compagnia per non farti mangiare da solo è molto preziosa e ha un prezzo.-
Il re spostò il capo all’indietro ridendo di cuore e per la prima volta Sarah vide una luce diversa nello sguardo di Jareth.
- Mia cara, vedrai i tuoi amici molto presto. Ora però credo sia un po’ tardi per discutere di questo, non trovi ? Domattina a colazione avremo modo di parlarne. Buonanotte Sarah.-
La ragazza sorrise, in fondo sapeva che l’avrebbe accontentata.
- Buonanotte… Jareth !-
Il re la guardava, deliziato dal fatto che quella sera aveva pronunciato il suo nome più volte. Poi si voltò e uscì dalla stanza usando la porta che a Sarah era stato impedito di aprire. 

*** *** ***

Carissime ragazze, eccomi qua !
Spero che il chappy non deluda l'attesa... J.

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Capitolo 16
*** Il mio regno ***


 Un pigro raggio di sole filtrava dalle tende della finestra e Sarah, aprendo lentamente gli occhi, intuì che doveva essere ancora molto presto. Si mise seduta sul letto ripensando alla sensazione che le aveva trasmesso il leggero soffio del re sulla pelle. Era un uomo bellissimo, affascinante, sensuale e lei era una donna, non era più la ragazzina che aveva attraversato il labirinto tredici anni prima. In verità il ricordo del re era sempre stato una persecuzione per lei. Girandosi di lato vide la porta misteriosa da dove la sera prima era uscito Jareth. Quando il re se n’era andato, Sarah si era alzata dal letto e aveva provato ad aprire quella dannata porta, ma i suoi sforzi erano stati vani. La porta era chiusa a chiave e, non potendo certo sfondarla, si era rassegnata a tornare a letto, aspettando l’occasione giusta per riuscire a sbirciare dietro quel mistero.
Sarah accantonò quel pensiero e, facendo spallucce si alzò. Dopo essersi lavata e vestita, decise di prendere una boccata d’aria sul terrazzo. Uscì gustando l’aria fresca del mattino che le accarezzava la pelle e si appoggiò con le mani al parapetto del balcone contemplando il panorama. Un piacevole color aranciato proveniente dallo spuntar del sole investiva i giardini del castello. Chiuse gli occhi assaporando il dolce profumo di glicini che le riempiva le narici.
- Buongiorno, Sarah.- la salutò una voce calda e sensuale.
Non era possibile, la seguiva ovunque…
- Allora è vero, sei la mia persecuzione ! Possibile che tu debba controllarmi in continuazione? -
Sarah aveva aperto gli occhi e si era voltata verso l'ipotetica provenienza della voce. Ciò che vide le bloccò le parole in gola. Il re se ne stava appoggiato con indolenza sul parapetto della terrazza ed era rivolto verso di lei con il suo solito strano e odioso sorriso malizioso stampato sul volto. Indossava un paio di pantaloni grigi molto attillati, forse troppo per i suoi gusti, e la camicia bianca era completamente aperta mostrando il bel petto glabro del re e mettendo in evidenza il medaglione.
Sarah distolse subito lo sguardo, senza riuscire a nascondere un leggero rossore che le imporporava le guance. Il re sorrise compiaciuto, adorava metterla in difficoltà e gioiva nel vedere il suo volto così ingenuo segnato dall’imbarazzo.
- Stavi forse dicendo che ti perseguito Sarah ? O mi sbaglio…-
Il re si era voltato appoggiando completamente la schiena alla ringhiera del terrazzo. Sarah si voltò verso di lui, questa volta decisa.
- Hai capito perfettamente, Maestà. Nel mio mondo non è consuetudine rapire bambini e trasformarli in folletti, e non ci divertiamo a seguire i nostri amici o conoscenti, altrimenti ci accuserebbero di stalking. Nell’Aboveground non giochiamo con il tempo delle persone perché noi siamo mortali e il tempo che abbiamo a disposizione è così poco che non ci possiamo permettere di sprecarlo. Come vedi, Jareth, il mio regno è forse più grande del tuo e il rispetto è la forma di comunicazione più alta che abbiamo.-
Lo stava sfidando ? Sì, era decisamente  una sfida per il re. Come osava rispondergli in quella  maniera ? Jareth si fece improvvisamente serio, si scostò dalla ringhiera mentre fissava la ragazza che ricambiava il suo sguardo con la stessa intensità.
- Ringrazia la tua buona sorte di mortale se sei ancora viva, ragazzina. Perché la prossima volta potrei non essere così generoso.-
Sarah sorrise, sapeva che non diceva sul serio.
- Sire, ho detto che il mio regno è forse più grande del tuo. Se il tuo orgoglio ne risulta ferito possiamo anche ritenerli uguali.-
Jareth la fissò per un istante prima di voltarsi verso i giardini reali.
- Il tuo regno è forse più grande del mio ? – disse sorridendo continuando a guardare il panorama.
- Nel tuo regno, Sarah, mi risulta che si combattono guerre sanguinose, vi uccidete per i motivi più banali, troppi bambini non avranno mai la fortuna di essere trasformati in goblins perché la fame lì porterà via prima che io possa raggiungerli. E tu hai il coraggio di sostenere che il tuo regno è più grande del mio ? – Si voltò verso di lei e Sarah lesse la tristezza in quegli occhi ferini mentre lo fissava di rimando. Che cosa avrebbe dovuto rispondergli ?
- Rapire bambini e trasformarli in mostri non è una salvezza Jareth, è altrettanta sofferenza, e forse non te ne rendi nemmeno conto.-
Gli occhi del re divennero di fuoco. Dovette ricorrere ad una grande forza di volontà per non oltrepassare la ringhiera e prenderla a schiaffi per l’insolenza con cui osava rivolgersi a lui.
- Io non rapisco Sarah, prendo gli umani che mi vengono offerti e, come sai bene, non sempre sono fanciulli e non sempre vivono in condizioni disperate ma bisogna anche sapersi accontentare.-
Gli sembrò di vedere un’ombra di delusione attraversare il volto della ragazza, poi proseguì.
- Malgrado ciò, nel mio regno non c’è tutta la sofferenza che c’è nel tuo.-
Quell'ultima frase fu quasi sputata, come se gli provocasse disgusto, mentre lei continuava a fissarlo inorridita come fosse un mostro da combattere o uno squallido insetto da schiacciare.
- Dimmi una cosa mia preziosa, cosa fai tu per salvare gli abitanti del tuo regno ? Che io sappia la gente continua a combattere l’uno contro l’altro, a soffrire e a morire.-
Sarah abbassò lo sguardo. L’aveva messa in difficoltà ma ci doveva essere di sicuro una risposta a tutto questo. Ma quale ? Quando alzò gli occhi per replicare, il re era già sparito.
Si voltò verso i giardini battendo una mano sulla ringhiera mentre sentiva la rabbia farsi strada dentro di lei.
- Dannazione a te Jareth, mai che si riesca a discutere senza dover ricorrere a sparizioni.-
- Sono qui.- Sarah si voltò di scatto.
Il re era comparso improvvisamente dietro di lei, la camicia abbottonata, lo sguardo fiero.
Si affiancò alla ragazza appoggiando le mani al parapetto. Il freddo del bronzo gli trapassava i guanti e strinse più forte. Chiuse gli occhi mentre un soffio di vento gli scompigliava i capelli. Sarah lo fissava, ammaliata da tanta bellezza e regalità. Non c’era ilarità o sarcasmo nel suo volto ma solo un velo di malinconia che lo rendeva ancora più affascinante. Ci fu un lungo silenzio che a Sarah sembrò infinito.
- E’ vero, nel mio regno c’è tanta sofferenza inutile, egoismo, odio. – Si fermò sorridendo. – Anche se tredici anni fa non era certo questo il regno di cui ti parlavo.-
- Lo so.-
Il re si voltò a guardarla intensamente con una strana luce negli occhi che Sarah non gli aveva mai visto prima.
- Ma nel mio regno attuale, Jareth, c’è anche amore. Vero amore. Tu, hai mai amato veramente qualcuno ? –
Il re, a quella domanda, piegò la testa di lato socchiudendo gli occhi. Aveva capito bene ? Sarah si morse le labbra nervosa. Che razza di domanda gli aveva fatto ? Maledizione, quando avrebbe imparato a tenere a freno la lingua ? Aveva senz’altro esagerato. Discorsi così personali, così intimi non erano certo da fare con un re, per giunta suo acerrimo nemico. La ragazza gli sorrise amichevolmente cercando di stemperare la tensione che si era creata.
- Beh… forse non sono affari miei dopotutto. Era una cosa così per dire e… credo che ora sia meglio che vada a prendere una giacca. Fa un po’ freddo qui fuori. Ci vediamo più tardi.-     
Stava fuggendo ? Sì, stava compiendo una fuga in piena regola, ma che altro poteva fare ? Fece per andarsene, quando sentì una mano guantata bloccarle il polso. Il re la guardò per un lungo istante con quel suo solito dannato sorriso.
- Dimmi un po’, mia cara, ti fa sempre questo effetto la vicinanza di un uomo ?-
La ragazza era in evidente imbarazzo, le guance le si erano improvvisamente arrossate e una vampata di calore l’aveva assalita a contatto con la mano del re. Lui ovviamente se n’era accorto e ne strava approfittando per ferirla, deriderla, schernirla.
- Devo aver dimenticato di dirti che nel mio regno non siamo abituati a comunicare con i… fae.-
Sarah cercò di riversare nell’ultima parola tutto l’odio di cui era capace, ma si rese subito conto di non esserci riuscita. Il re le lasciò delicatamente il polso per prenderle la mano e scoppiare in una fragorosa risata. Si stava prendendo gioco di lei, un’altra volta. La voglia di prenderlo a schiaffi stava prendendo il sopravvento ma decise, con non poca fatica, di ricacciare indietro quella tentazione.
- Senti Maestà, non so come tu sia abituato, ma questa mancanza di rispetto comincia veramente a starmi stretta. Non costringermi a…-
Jareth le si avvicinò continuando a fissare i suoi occhi verdi con insistenza. Le lasciò andare la mano cingendole la vita con un braccio, e appoggiandole delicatamente le dita sulle labbra per farla tacere. Era un tocco leggero e gentile e la ragazza ne avvertiva il calore sulle labbra. Il re cominciò a tracciare dolcemente le curve del suo viso. Con le dita le accarezzò le labbra e la guancia, fino a risalire verso la fronte mentre continuavano a guardarsi, persi l’uno negli occhi dell’altra. A Sarah cominciarono a tremare le gambe, tutto quel contatto non andava affatto bene, ma non fece assolutamente nulla per evitarlo o interromperlo. Lo vide sorridere, ancora quella risata di scherno mentre si chinava su di lei. Jareth le si avvicinò all’orecchio e lei  avvertì la carezza del suo fiato caldo sul collo. Se il re non l’avesse sorretta per la vita sarebbe crollata a terra.
- Ci vediamo a colazione mia preziosa, sempre che le gambe ti sorreggano.-   
Si scostò da lei lasciandola libera e scoppiando in una fragorosa risata, fece qualche passo indietro e scomparve nel nulla. Solo in quel momento Sarah si lasciò cadere a terra, sconvolta.

*** *** ***

Ragazze, scusate il ritardo ma prima di pubblicare aspetto sempre la mia BR Federica (che ringrazio sempre, sempre, sempre...)
Baci e a presto. J.

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Capitolo 17
*** Cambiamenti ***


 "Dammi il bambino."
"Sarah, bada a te. Sono stato generoso fino a questo momento, ma so essere crudele."
"Generoso? Che cosa hai fatto di generoso?"
"Tutto, tutto. Tutto quello che hai voluto io l'ho fatto. Tu hai chiesto che il bambino fosse preso, e io l'ho preso. Tremavi davanti a me, e io mi facevo più terrificante. Ho sovvertito l'ordine del tempo, e ho messo sottosopra il mondo intero. E tutto questo io l'ho fatto per te. Sono stremato dal vivere in funzione di quello che ti aspetti da me. Questo non è generoso?"
"Con rischi indicibili e traversie innumerevoli ho superato la strada per questo castello oltre la città di Goblin. La mia volontà è forte come la tua, e il mio regno…"
"Basta! Aspetta. Guarda, Sarah, guarda quello che ti sto offrendo: i tuoi sogni."
"E il mio regno altrettanto…"
"Ciò che ti chiedo è così poco: lascia solo che io ti domini e potrai avere tutto quello che desideri."
"…altrettanto grande…altrettanto… grande… accidenti, mai che riesca a ricordare quella frase!"
"Non hai che da temermi, amarmi, fare ciò che io ti dico, e io diventerò il tuo schiavo."
"…il mio regno è…è altrettanto grande…"


Era ancora vivido nella sua mente il ricordo dello sguardo deciso e spietato che Sarah aveva alzato su di lui prima di pronunciare quelle parole: "Tu non hai nessun potere su di me!"
 
La guardò dalla finestra mentre usciva dal castello scortata da Tuliah. Dopo la loro discussione sul terrazzo, Jareth aveva fatto di tutto per evitarla. Aveva dovuto ricorrere a tutta la sua forza di volontà per non chinarsi su di lei e baciarla. Poteva ancora sentire il calore del corpo della ragazza contro il suo mentre le cingeva la vita, il respiro di Sarah leggermente accelerato mentre si chinava per sussurrarle: “Ci vediamo a colazione mia preziosa, sempre che le gambe ti sorreggano”. Il re era un uomo affascinante e la ragazza ne era visibilmente attratta, ma doveva stare attento. Il filo che teneva separato l’odio dall’attrazione era sottile, fin troppo sottile, e se si spezzava sarebbe stata la fine per Jareth.
Quella mattina durante la colazione non l’aveva degnata nemmeno di uno sguardo celandosi dietro una maschera di indifferenza e sospetto, ma la cosa che più lo faceva irritare era che lei non lo aveva cercato. Sarah aveva mangiato in silenzio, senza nemmeno chiedergli informazioni sui suoi amici. “Amici…” Jareth si chiese che valore potesse avere quella parola dopo tredici anni senza essersi più rivisti. Strinse i pugni mentre ripensava alle poche parole che si erano scambiati poco prima.
- Purtroppo dovrai pranzare da sola oggi, ho molti impegni da sbrigare e il mio regno non aspetta.-
Aveva detto il re asciutto.
- Beh, nessun problema. Me la caverò. Sai una cosa Maestà ? Nel mio regno c’è un detto molto popolare: meglio soli che male accompagnati !- Gli aveva risposto Sarah con un mezzo sorriso.
Il re si era alzato di scatto ed era uscito senza nemmeno terminare la sua colazione.
 
*** *** ***
 
- Oh Tuliah, ricordo perfettamente le case, le piccole strade di ciottoli, i buffi cannoni; ricordo anche quella fontana. Non è cambiato nulla.- Disse Sarah scendendo di corsa le scale del castello per dirigersi verso la fonte di pietra. Sì, eccome se la ricordava. Appoggiò una mano sul freddo bordo  grigio sporgendosi in avanti, verso la colonna centrale, mentre con l’altra mano cominciò ad accarezzare le statue di pietra che sorreggevano il tettuccio. Le figure scolpite erano delle rappresentazioni di goblins una diversa dall’altra, e Sarah si chiese se fossero stati dei sudditi del re. La roccia era spugnosa e umida, le ricordava le fontane di montagna. Abbassò lo sguardo verso l’acqua limpida e fresca sfiorandone la superficie.
- Sarah, forse sarebbe meglio sbrigarci se vogliamo rientrare al castello per il pranzo.- Le disse Tuliah che nel frattempo l’aveva raggiunta.
- Perché tanta fretta ? Tanto Jareth non mangerà con me oggi ! Ma dove stiamo andando ? Mi hai detto che ci sarebbe stata una sorpresa, ma non hai specificato di cosa si trattasse.- Disse Sarah senza celare l’eccitazione. La stava forse portando dai suoi amici ?
- Lo vedrai.- Rispose la cameriera prendendole la mano. – Avanti, sbrighiamoci.-
Attraversarono la piccola città di Goblin e Sarah non riuscì a trattenere un sorriso divertito nel vedere tanti piccoli musetti pelosi incuriositi fare capolino dai balconi delle case.
- Altolà, da qui non si passa!- Una guardia alle porte della città aveva puntato una lancia contro le due donne. Si trattava di un goblin decisamente alto e robusto.
- Avanti Gordon, lasciaci passare. Abbiamo il permesso del re per uscire. E poi, mio caro, non ti ha mai detto nessuno che non si trattano così le signore ? – Rispose Tuliah in tono seccato.
- Mmmhhh.- La guardia abbassò l’arma e si grattò  il mento peloso facendo tintinnare il buffo elmetto che aveva in testa. – Sì Tuliah, tu sei sempre tu e puoi passare, ma lei chi è ?- chiese Gordon puntando il dito verso Sarah.
- Mi chiamo Sarah Williams e sono… (stata rapita e imprigionata a palazzo) ospite del re al castello.-
Il goblin la scrutò un momento, pensieroso. Poi lasciò cadere a terra la lancia e si tolse l’elmetto mostrando un testone stranamente calvo.
- Oh sì, Sarah. Mi ricordo di te. L’unica umana che sia mai riuscita ad attraversare il labirinto e a raggiungere il castello. Sei cambiata... o sbaglio ?- Le chiese avvicinandosi di più a lei e fissandola intensamente.
- Beh… - rispose Sarah un po’ in imbarazzo. – A dire il vero sono trascorsi un bel po’ di anni dall’ultima volta e quindi…-
- Ora basta Gordon.- Tagliò corto Tuliah. – Abbiamo delle commissioni da fare e non possiamo perdere altro tempo con te. Ci fai passare per favore ?-
- Oh… sì certo, scusami. Poi per rientrare usate la porticina di servizio laggiù.- E indicò una piccola porta di pietra semi nascosta dalle piante. Aprì il pesante portone e fece strada alle donne.
- Grazie mio caro. Ci vediamo.- Lo salutò Tuliah. Sarah invece si avvicinò tendendogli la mano.
- E’ stato un piacere conoscerla Signor Gordon.-
Signor Gordon ? Nessuno l’aveva mai chiamato così. Gli occhi del goblin si allargarono dallo stupore e brillarono di gioia. Strinse la mano della ragazza senza riuscire a spiccicare parola.
Sarah gli lasciò la mano e si accinse a seguire Tuliah mentre la guardia richiudeva il portone della città ripetendo come un automa: “Signor Gordon, sono il Signor Gordon, suona proprio bene Signor Gordon”.
 
- Eccoci arrivate Sarah, dovrebbe essere qui in giro da qualche parte.-
Le due donne erano giunte in un grande giardino dove si estendevano delle siepi molto alte e Sarah pensò che di sicuro dovevano formare un labirinto.
- Ehi, sei qui ? Dove ti sei cacciato ? – Gridò Tuliah.
Dopo pochi minuti da dietro una siepe provenne un frastuono di metallo caduto a terra e una voce che Sarah non fece fatica a riconoscere.
- Dannata scala, mai che possa reggere il mio peso. Eppure sono leggero come una piuma. Tuliah sei tu ?-
- Sì sono io, anzi… siamo noi.- Rispose la cameriera facendo capolino insieme ad una ragazza dai capelli lunghi e corvini.
Sarah non appena lo vide spalancò gli occhi dalla sorpresa. Hoggle, il suo amico Hoggle era di fronte a lei vestito esattamente come lo ricordava. I pantaloni rattoppati, il gilet rosso sopra la camicia bianca, l’immancabile borsa a tracolla. La ragazza si avvicinò a lui.
- Hoggle, sei proprio tu.-
Il nano sembrava molto perplesso.
- E tu chi sei ?- Chiese Hoggle facendo un passo indietro.
- Hoggle sono io, sono la tua amica Sarah. Non ti ricordi più di me ?-
Il nano la squadrò dall’alto in basso, prima con stupore, poi i lineamenti del viso cominciarono lentamente a mutare in delusione e rabbia.
- Sarah… sì, mi ricordo di te, sei cambiata.- Rispose freddo.
La ragazza aveva subito notato l’atteggiamento ostile del suo amico e cercò di non forzare troppo la mano.
- Sì, sono trascorsi tredici anni dall’ultima volta che sono stata qui e credo di essere un po' cresciuta. Tu invece sei sempre lo stesso.- Provò ad avvicinarsi di nuovo per abbracciarlo ma Hoggle fece qualche passo indietro, aumentando la distanza tra di loro.
- Hoggle, che ti succede ? Non vuoi che ti abbracci ? Non mi chiedi perché sono qui ?-
- No ! Non mi interessa sapere perché sei qui e non voglio essere abbracciato da nessuno, tantomeno da te ! Hoggle non ha amici, Hoggle è sempre stato solo amico di Hoggle !- Rispose sbattendo un piede a terra.
Sarah lo guardò sconcertata, le mani puntellate sui fianchi.
- E va bene, farò come desideri. Vuoi almeno spiegarmi perché ce l’hai con me ? – Chiese la ragazza con tono deciso.
Il nano incrociò le braccia, ricambiando lo sguardo di Sarah con tutta la rabbia di cui era capace.
- Hai anche il coraggio di chiederlo ? Hai salvato tuo fratello anche grazie al nostro aiuto, te ne sei tornata a casa e dopo la festa che abbiamo fatto nella tua stanza sei completamente sparita. Non ci hai più cercati, ti sei completamente dimenticata di noi, nemmeno… nemmeno una lettera !-
La ragazza si chinò abbassandosi al suo livello e cercò di parlargli con calma, guardandolo con dolcezza.
- Hai ragione Hoggle, mi sono comportata male. La verità è che quando sono tornata a casa ho messo da parte tutti i miei balocchi e i miei ricordi d’infanzia e ho sentito la necessità di crescere.
 Solo ora mi rendo conto che una parte di me è rimasta bambina, ma io non vi ho mai dimenticati. Non ho mai dimenticato nessuno di voi, devi credermi.-
No, Hoggle non le credeva. Lo vide socchiudere gli occhi e piegare la testa di lato.
- No che non ti credo, torna nel tuo mondo, da dove sei venuta. Qui non abbiamo bisogno di te, io non ho bisogno di te, non ho bisogno di nessuno !-
Detto questo, Hoggle corse via sparendo tra le siepi e lasciando i suoi attrezzi incustoditi e una Sarah completamente attonita. Non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere, da parte di Hoggle poi…
Si alzò in piedi lentamente, lo sguardo basso a fissare qualcosa che solo lei vedeva.
- Grazie Tuliah, è stata davvero una sorpresa.- Disse Sarah, la voce intrisa di tristezza.

*** *** ***

Bene mie care ragazze, anche questo capitolo è andato ed è tutto merito di Federica.
Se la storia risulta di senso compiuto è merito suo, se invece trovare qualche pessima nota prendetevela pure con me.
Baci.
J.

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Capitolo 18
*** Una ragazza difficile ***


Denny fermò la macchina proprio di fronte la casa dei genitori di Sarah. Sei mesi
Possibile che la ragazza se ne fosse andata via da così tanto tempo senza che lui ricordasse nulla della sua partenza ? E poi non aveva mai telefonato, mai mandato un messaggio, una cartolina, una lettera. Gli sembrava tutto così dannatamente strano e assurdo.
Malgrado fossero quasi le dieci di sera i genitori di Sarah erano ancora svegli. Le luci della sala erano accese e si intravedeva il chiarore della televisione ancora accesa. Denny tirò un lungo sospiro prima di scendere dall’auto e avviarsi verso il portone d'ingresso.
Quante volte aveva percorso quel vialetto al fianco di Sarah! Gli sembrava ancora di averla accanto, di sentire il tocco della sua mano sul braccio, di udire la sua risata gioiosa. No, Sarah non poteva essere in Italia. Se n’era andata, ma certamente non di sua completa e spontanea volontà; forse era stata addirittura rapita. Non sapeva da dove gli veniva quella consapevolezza, ma era certo di non sbagliare.
Suonò il campanello e attese. Dopo qualche istante la porta si aprì.
- Ehi amico, che ci fai qui ? Mia sorella non c’è, non lo sai ?-
Toby. Era un ragazzino di circa quattordici anni, biondo, occhi azzurri e uno stile da vero rapper americano.
- Ciao Toby. Sì, so che tua sorella non c’è, sono venuto per parlare con i tuoi genitori, sono in casa?- 
Denny non riuscì a trattenere un sorriso divertito nell’osservare l’abbigliamento del ragazzo. Indossava una maglia nera molto grande, forse due volte la sua taglia, un cappellino con il frontino girato all’indietro e un paio di jeans a vita bassa sorretti da una catena e con il cavallo che gli arrivava alle ginocchia. Era così diverso da Sarah. Lei era sempre elegante, posata, educata.
Toby si voltò verso la porta della cucina.
- MAMMA, PAPA’… C’E’ LO SPASIMANTE DI MIA SORELLA !- Urlò il ragazzo prima di girarsi nuovamente verso Denny con un palese sorriso di scherno stampato in faccia.
Denny gli sorrise di rimando ricordando le parole di Sarah quando parlava di suo fratello: “Toby a volte è così arrogante e presuntuoso che non lo sopporto, e quando lo rimprovero si prende gioco di me. Mi verrebbe da prenderlo a schiaffi. E’ così simile a…” La ragazza le aveva detto un nome, forse un titolo, ma non lo ricordava.
 
Denny vide arrivare la matrigna di Sarah. Era una signora che vestiva sempre molto elegante anche tra le mura domestiche.
- Denny! Che piacere rivederti! Prego entra, accomodati pure.- Gli disse con gentilezza.
- Grazie signora Williams.-
- Toby, va subito in camera tua a cambiarti, sai che non sopporto vederti vestito in quel modo !-
- Non ci vado a cambiarmi sorella, sono abbastanza figo così.- rispose il ragazzo rivolgendosi a sua madre.
- Accomodati pure sul divano Denny e ti prego di scusarlo, non so proprio da chi possa aver preso. Ah, ecco Robert. Vieni caro, Denny è passato a trovarci, magari ha qualche notizia su Sarah.-
- Buonasera Denny, sono proprio felice di rivederti.- Il signor Williams lo raggiunse sedendosi sul divano di fianco a lui. Karen, invece, si era recata in cucina.
- Vede signor Williams... – Denny non sapeva da che parte cominciare – Io purtroppo non so più niente di Sarah da quando è partita e speravo di ricevere qualche notizia più precisa da voi.-
- Dai fratello, sta su col morale, magari mia sorella se la sta spassando alla grande a nostra insaputa.-
Toby non perdeva mai occasione per stare zitto.
- Tobias, va subito in camera tua come ha detto tua madre e non azzardarti a scendere se prima non sarai vestito come si deve.- Lo rimproverò Robert prima di rivolgersi nuovamente al ragazzo di fianco a lui. – Denny, noi siamo certi che Sarah sta bene. Se non si è fatta viva sarà perché, probabilmente, sente il bisogno di stare un po’ da sola, tutto qua. Fossi in te non mi preoccuperei così tanto.-
Toby si era appoggiato alla scala e non dava cenno di volersene andare. In quel momento Karen li raggiunse.
- Possiamo offrirti qualcosa da bere Denny? Che ne dici di un bel bicchiere di tè alla pesca?-
Pesca? Aveva capito bene? Era il frutto preferito di Sarah ma non solo… Decisamente gli sfuggivano di mano troppe cose.
La donna appoggiò il vassoio sul tavolino e versò dentro ai bicchieri la bevanda ambrata.
- Grazie signora Williams. A dire il vero ho come l’impressione che non stia andando tutto bene. Da quanto tempo non avete più contatti con Sarah? L’avete più sentita da quando è partita per l’Italia?-
Robert e Karen si guardarono per un istante. In effetti, anche loro avvertivano che qualcosa non andava, era come se nelle loro menti mancasse un tassello. La matrigna di Sarah, dal canto suo, la prendeva con molta filosofia senza dare troppo peso agli avvenimenti.
- A dire il vero non ricordo l’ultima volta che Sarah ha telefonato, ma non credo faccia differenza. Sono sicura che sta bene e che in questo momento è solo un po’ presa dagli studi. È sempre stata una ragazza difficile e solitaria; e poi odia essere seguita o controllata. Prima o poi si farà viva, vedrai.- La donna fece spallucce prima di portarsi il bicchiere alle labbra.
- Karen ha ragione, Sarah sa badare a se stessa e sono certo che chiamerà.- Fece eco Robert.
No, Denny non ne era del tutto convinto e la sicurezza ostentata della donna quasi lo infastidiva. Nessuno aveva più avuto notizie di lei eppure nessuno la cercava. Era tutto così dannatamente assurdo.
Il ragazzo si alzò dal divano senza nemmeno aver bevuto il suo tè. Restare in quella casa non aveva più alcun senso.
- Beh, credo che per me sia ora di andare. Spero di non avervi disturbato più del dovuto.-
Robert lo imitò alzandosi a sua volta e dirigendosi verso la porta d’ingresso per accompagnarlo.
- Nessun disturbo Denny, tu sei sempre il benvenuto in questa casa. Se Sarah si farà sentire, ti avviseremo.-
Il ragazzo stava per uscire quando lo raggiunse la voce di Toby.
- Non preoccuparti fratello, ci faremo sentire! A meno che Sarah non sia stata rapita...-
Denny si voltò di scatto.
- E chi avrebbe dovuto rapirla?- chiese con una nota di preoccupazione nella voce.
- Come posso saperlo? Magari il re dei goblins.-
Rispose Tobias prima di salire di corsa le scale e sparire dalla vista di Denny.
 
*** *** ***
 
Sarah era rientrata al castello con Tuliah. Durante il tragitto non avevano mai parlato, immerse ognuna nei loro pensieri.
- Vorrei restare sola, se non ti dispiace.- disse Sarah non appena varcò il portone d’ingresso del maniero.
- Sì, ti capisco. Verrò più tardi nella tua stanza per portarti il pranzo. A dopo.- Rispose gentilmente la cameriera prima di congedarsi e dirigersi verso le cucine.
Sarah rimase sola, circondata da alti soffitti di pietra sorretti da grandi colonnati e un silenzio fastidiosamente assordante. Il castello sembrava disabitato, illuminato da un grande rosone posto sopra il portone e da piccole feritoie da cui entrava qualche raggio di sole. Era così diverso dal suo primo viaggio!
Con passo lento si diresse verso la sua stanza, salì le scale e si avviò lungo il corridoio pensando a Hoggle. Avrebbe voluto piangere ma non ci riuscì. Ormai non aveva più lacrime e cercava di convincersi che l’unica soluzione era quella di aspettare ancora qualche giorno, poi se ne sarebbe definitivamente andata. Sempre se il re manteneva la sua promessa.
Una strana porta di legno catturò la sua attenzione. Sembrava molto pesante e vi erano incise delle immagini di vita quotidiana dei goblins. Fece qualche passo indietro ammirando i bassorilievi.
Distingueva i lineamenti dei loro volti, i particolari degli abiti e degli oggetti che tenevano in mano. Alcuni erano raffigurati con dei polli, altri erano sopra un carro, altri ancora indossavano delle armi. Ma uno in particolare catturò la sua attenzione. Era diverso dagli altri, era un nano e teneva in mano una piccola zappa. Hoggle. Con decisione ricacciò indietro le lacrime.
Sembra aperta, perché non dare una sbirciatina?” Pensò mentre con delicatezza dischiudeva la porta. 
La scena che le si presentò davanti le mozzò il fiato.
Fece un passo indietro, sconvolta.
Jareth era in piedi non molto distante dalla porta e stringeva tra le braccia una ragazza. No, non era una ragazza, era una donna. Il re aveva gli occhi chiusi e le sue labbra erano appoggiate alla tempia di lei. Lei aveva i capelli scuri che gli scendevano ondulati sulle spalle e sembrava bella, molto bella.
Così era quello il motivo del suo pranzo solitario, gli impegni di Jareth e le sue faccende da sbrigare erano rinchiusi in quella stanza. Come si sentiva Sarah? Delusa? Arrabbiata? Tradita?
Abbassò lo sguardo ancora incredula. Quanto era stata sciocca! Per un momento aveva creduto che il re di Goblin fosse veramente… No, Jareth non era in grado di amarla e si era sempre preso gioco di lei umiliandola e deridendola ogni qual volta gli si presentava l’occasione. Anche quel maledetto bacio era stata una presa in giro.
Quello che non si spiegava era il perchè si sentisse così male. Nemmeno il tradimento di Denny le aveva creato tanta angoscia.
Sarah fuggì via a testa china da quel luogo sforzandosi di trattenere le lacrime che cominciavano a bruciarle gli occhi. Percorse  solo pochi metri quando si scontrò improvvisamente con qualcuno.
Sarah cadde a terra, sconvolta in parte dalla scena a cui aveva appena assistito e in parte dalla botta che aveva preso nell’impatto.
- Ehi, dove vai così in fretta? Ti sei fatta male?-
La ragazza alzò lo sguardo. Un uomo dallo sguardo intenso la scrutava incuriosito. Aveva come la sensazione che la conoscesse da molto tempo. Era biondo come il re dei goblins ma i suoi capelli erano corti e gli occhi erano azzurri, ma non spaiati.
- Sì, cioè no, io… Mi scusi, devo andare.-
Sarah si alzò di scatto e riprese a correre lasciandosi lo sconosciuto alle spalle e riuscendo finalmente a rinchiudersi nella sua stanza. Appoggiò la schiena contro la porta chiusa scivolando lentamente fino a sedersi sul pavimento. Con i gomiti posati sulle ginocchia si passò le mani fra i  capelli riuscendo finalmente a buttare fuori tutte le lacrime che le pesavano sull’anima.

*** *** ***

Dolci fanciulle labirintine, siccome sono in partenza per le ferie non aggiornerò prima di una decina di giorni. Rassegnatevi!!!
Nel frattempo approfitterò dell'ombrellore e dell'aria marina per proseguire la storia XD
Grazie alla mia preziosa Federica che si deve sbubbolare il noioso betaggio del 19° capitolo...
Un grazie particolare anche a Dalia: inconsapevolmente hai messo fine alla mia guerra con Denny :*
J.

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Capitolo 19
*** Salto nel vuoto ***


Sarah si guardava allo specchio mentre, seduta alla sua toeletta si spazzolava i capelli.
Il riflesso le mostrava il viso di una donna stanca, affaticata, delusa.
No, il suo volto non avrebbe mai potuto competere con quello della donna del re.
La  rivide mentre lui l’abbracciava, la stringeva a sé mentre con Sarah…
Illusione è delusione”. Questa consapevolezza le arrivò come una pugnalata in pieno petto.
Un sommesso bussare alla porta la destò dai suoi pensieri.
- Avanti.- Disse senza distogliere lo sguardo dallo specchio.
Tuliah entrò silenziosamente richiudendo la porta dietro di sé.
- Sarah, il re ti sta aspettando per la cena. Vogliamo andare?-
- NO!-
Con un gesto stizzito sbatté la spazzola sopra la toeletta e si alzò di scatto dirigendosi verso la portafinestra aperta.
- Come sarebbe a dire “no”? Sarah ti prego, ragiona. Oggi hai saltato il pranzo e non hai mangiato più nulla nell’arco della giornata. Se non verrai subito con me il re si arrabbierà.-
La ragazza afferrò un lembo della tenda, lo strinse e le rispose senza mai voltarsi. La voce carica di odio.
- Il re… Ogni suo capriccio per voi è un ordine. Io non andrò da lui, né ora né mai. Non voglio più vederlo e voglio restare lontana da quel fae il più possibile, fino a quando non tornerò a casa e lo dimenticherò per sempre. Mi ha rovinato la vita Tuliah, e non solo la mia. A causa sua ho perso i miei migliori amici. Maledico in ogni istante la sera in cui ho desiderato che mio fratello venisse rapito dai goblins e maledico il momento in cui le nostre strade si sono incrociate, maledico il giorno in cui ho raccontato a Denny questa storia e maledico me stessa per non essere stata in grado di superare nuovamente quel dannato labirinto-
Strinse la stoffa con più forza continuando a guardare il panorama esterno.
- Io lo odio Tuliah, lo odio con tutta me stessa, con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima.-
Disse Sarah, ignorando l’amaro che quelle parole le lasciavano in bocca.
La ragazza si voltò verso la domestica e in quel momento al suo cuore mancò un battito.
Jareth era in piedi dietro la cameriera e la guardava, serio. Aveva ascoltato con attenzione ogni singola parola che era uscita dalla sua bocca.
Tuliah, notando lo strano sguardo di Sarah, si voltò a sua volta e si portò una mano davanti alla bocca in preda allo stupore.
La mortale e il fae si guardarono intensamente per un lungo momento, in silenzio, come due lupi in attesa di sbranarsi.
- Va via Tuliah, lasciaci soli!- Disse il re asciutto.
La domestica fece un lieve inchino ed uscì velocemente senza dire una parola, richiudendo la porta dietro si sé.
Sarah si voltò nuovamente verso la finestra. Il sole stava ormai tramontando; una grande palla infuocata si infrangeva contro l’orizzonte lasciando attorno a sé un’aura dolcemente aranciata.
Nessuno dei due osava parlare per primo e rompere quel forzato silenzio carico di tensione e attesa.
- Ho saputo di Hoggle, non sai quanto mi dispiace.- Disse Jareth con un sorriso di scherno stampato sul volto.
Sarah si voltò a guardarlo. Il re non aveva mai visto tanta tristezza prima d’ora. Quegli occhi…Così verdi, così grandi, eppure così malinconici.
La ragazza, dopo averlo fissato per un momento, scoppiò in una fragorosa risata. Non era una risata allegra ma quasi isterica.
- Ma davvero? Ti dispiace? Come sei gentile a preoccuparti tanto per me, la tua premura quasi mi commuove.-
Si avvicinò a lui guardandolo con freddezza. Cominciò a girargli intorno come il re aveva fatto nel loro ultimo scontro, nella sala di Escher. Jareth era sgomento.
- Suvvia Maestà, non vuoi dirmi perché sei qui? Oh già è vero, sei venuto a dirmi che ti dispiace di avermi fatto perdere i miei amici e ti dispiace di avermi rovinato la vita.-
- Sei stata tu ad averli dimenticati Sarah, non imputarmi colpe che non ho.-
Sarah continuava a girargli intorno senza ascoltarlo.
- Oh ma certo, è solo colpa mia. Ma che sto dicendo? Sicuramente sei venuto per deridermi, per prenderti gioco di me oppure… Ah sì, quasi dimenticavo che fino ad ora sei stato generoso con me. Ma la tua pazienza ha dei limiti, dopotutto sei un re e sai anche essere crudele. E… Cos’hai deciso adesso? Scommetto che sei venuto per comunicarmi che ti sei stancato di giocare con me, la tua bambola è diventata un impiccio ingombrante e forse, per certi aspetti, imbarazzante. Quale miglior momento per sbarazzarti di me? Su avanti, dimmi la verità, il motivo per cui sei qui. Scommetto che hai deciso di farmi fare un bel bagno nella gora, magari in compagnia dei tuoi stupidi folletti. Oppure mi rinchiuderai in una segreta per il resto dei miei giorni?-
Sarah si fermò davanti al re puntandogli in faccia gli occhi verdissimi.
- Sì, vedere marcire colei che ti ha battuto sarebbe una degna soddisfazione; dillo quanto ti piacerebbe vedermi morta, eliminarmi completamente, schiacciarmi come un insetto. Ma tu non lo farai subito, che soddisfazione ne avresti? No, tu vuoi vedermi agonizzare, vuoi sentirmi implorare il tuo nome per umiliarmi, vuoi vedermi soffrire, infilare le dita nelle mie piaghe sanguinanti per allargarle e poi finalmente lasciarmi a terra, esanime. Non è forse vero Maestà? NON E’ VERO?-
Le ultime parole furono urlate.
Come osava quella stupida umana rivolgersi al sovrano del labirinto in quel modo? No, questa volta non l’avrebbe passata liscia.
Jareth si avvicinò di più alla ragazza, annullando la distanza tra loro. Il fuoco della collera bruciava nei suoi occhi spaiati.
- Tu, ragazzina insolente! Come osi...-
Sarah fu costretta ad indietreggiare ma non abbassò lo sguardo. Si ritrovò con la schiena contro il muro, non aveva vie d’uscita. Il re poggiò le mani ai lati della sua testa senza toccarla e si chinò su di lei. La ragazza poteva sentire il fiato del fae mescolarsi al suo, i suoi occhi erano terrificanti, pieni di rabbia.
- Hai detto la parola “bambola” Sarah? O mi sbaglio… In effetti mi hai fatto venire un’ottima idea.-   
Jareth le sfiorò una guancia e si passò la lingua sui denti appuntiti in maniera volutamente provocatoria. La ragazza era terrorizzata da quel gesto inequivocabile. Si chinò di più su di lei, sfiorandole l’orecchio con le labbra.
- Sì, potrei divertirmi un po’ prima di sbarazzarmi di te definitivamente e sono convinto che troveresti il mio gioco molto, molto interessante e per così dire… piacevole.-
No, Sarah poteva accettare di essere rinchiusa in una segreta, di rimanere in mezzo al deserto o tra i ghiacci per ore, poteva persino essere imprigionata in un’oasi al centro della gora. Ma una violenza di quel genere non l’avrebbe mai sopportata. Avrebbe preferito morire piuttosto che tollerare una simile umiliazione.
La ragazza alzò le braccia e con tutta la forza di cui era capace diede una spinta al re che indietreggiò di qualche passo.
- Tu non mi avrai mai!-
La rabbia nella sua voce era palpabile.
Si staccò dal muro e corse più veloce che poteva verso la portafinestra aperta della stanza. Jareth rimase sbalordito quando la vide scavalcare agilmente la ringhiera del terrazzo e saltare nel vuoto.
 
*** *** ***
 
Sarah si era risvegliata nella sua stanza ormai illuminata appena dal chiarore della luna che entrava dalla finestra. Si mise a sedere sul letto portandosi una mano alla tempia; aveva una fortissima emicrania e sembrava che il cervello stesse per uscirle dal cranio da un momento all’altro.
Ricordava lo sguardo del re mentre la minacciava, ricordava che per sfuggire alla sua ira si era precipitata sul terrazzo e ricordava di aver scavalcato la ringhiera nella speranza di trovare una via di fuga ma poi c'era il buio più assoluto.
Un brusìo in fondo alla stanza attirò la sua attenzione.
- Tuliah?-
Aveva pronunciato quel nome? Non ne era certa, la voce era impastata e la gola era così secca che faceva fatica a deglutire.
Si alzò con difficoltà, barcollando. Aveva paura, stava male e per la prima volta si sentiva completamente sola. Non aveva più amici e la fantasia che fino a quel momento le aveva tenuto compagnia l’aveva abbandonata.
Due braccia forti la circondarono da dietro mozzandole il fiato. Sapeva di chi si trattava e quella consapevolezza la fece rabbrividire. Sul suo volto si dipinse il panico.
- Sarah…-
Fu solo un sussurro.
Il re accarezzava il collo della ragazza con le sue labbra, lentamente. Questa volta non l’avrebbe fatta fuggire, per nessuna ragione.
- Perché hai paura di me? Non ti farei mai del male e tu lo sai molto bene.-
Amore mio”. Quel ricordo attraversò la mente di Sarah come una frustata. Quando si era buttata dal balcone lui l’aveva presa al volo impedendole di schiantarsi al suolo. Per un momento rivide lo sguardo del re mentre le soffiava via lo zucchero a velo dal viso. Lo rivide mentre tra la neve la prendeva in braccio e le sussurrava “è tutto finito”. Rivide i suoi occhi colmi di tristezza e delusione quando nel primo viaggio nell’Underground gli aveva detto “tu non hai alcun potere su di me”.
- Tu mi ami non è vero ?- Chiese la ragazza all'improvviso.    
Jareth la lasciò andare come se si fosse irrimediabilmente scottato o ferito, ed indietreggiò mentre Sarah cadeva a terra, con la testa che continuava a girarle.
Si voltò verso il re. Era in piedi e la guardava con sguardo impenetrabile, il viso semi nascosto dalla penombra.
In quel momento Sarah si rese conto di aver fatto centro; aveva scavato nei sentimenti di Jareth, infilato le dita in una piaga che nessuno aveva mai osato toccare, nemmeno il re stesso.
Lo vide indietreggiare e nascondersi nel buio scomparendo completamente mentre una semplice risposta riecheggiava nella stanza.
- Sì.-

*** *** ***

Sono tornata dalle ferie ed ecco qua un nuovo chappy per voi!!!
La prima frase del capitolo è stata involontariamente presa da una storia di Federica. La mia BR (Federica appunto) me l'ha fatto notare e io per giusta cronaca lo faccio presente. Purtroppo non potevo più modificarla altrimenti mi sarebbe saltato l'intero chappy.
I prossimi capitoli si faranno aspettare quindi... armatevi di santa pazienza XD
Bacio.
J.


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Capitolo 20
*** Amici ***


Il signore del labirinto guardava il suo riflesso deformato nella sfera di cristallo.
La trasparenza del vetro non poteva nascondere la tristezza di quegli occhi spaiati.
Lo odio con tutta me stessa, con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima”.
Jareth sospirò a quel ricordo, cercando inutilmente di bloccare il dolore fisico che gli attanagliava lo stomaco.
Tu mi ami non è vero?
Eccome se era vero; per lei avrebbe capovolto il mondo intero. Non era stato in grado di mentirle, non poteva, non in quel momento.
Aveva visto Sarah precipitarsi fuori dalla finestra per sfuggire alla sua rabbia.
La ragazza avrebbe preferito morire piuttosto che restare un minuto di più al cospetto del re.
Ma lui non le avrebbe mai fatto del male, mai.
Ciò nonostante lei lo detestava con tutta se stessa. Nessun fae era mai stato in grado di ferirlo in quel modo, nemmeno le battaglie più dure avevano scalfito la sua corazza, ma quella ragazza…
Non poteva rivederla, non voleva. Ormai Sarah sapeva la verità e avrebbe riso di essa, schernendolo e umiliandolo. No, non le avrebbe concesso anche questa vittoria.
Doveva rimandarla indietro il prima possibile, annullare ogni ricordo di lei dall’intera Underground affinché nessuno pronunciasse più il suo nome e sperare che il tempo, pian piano, curasse le sue ferite. Le cicatrici, però, sarebbero rimaste in eterno.
 
*** *** ***
 
As the pain sweeps through
Makes no sense for you
Every thrill has gone
Wasn't too much fun at all
But I'll be there for you-oo-oo
As the world falls down

 
I'll paint you mornings of gold
I'll spin you Valentine evenings
Though we're strangers till now
We're choosing the path between the stars
I'll leave my love between the stars

 
Sarah era seduta sul pavimento della sua stanza.
Ripensava alle parole del re nel suo primo viaggio, il modo in cui l’aveva accolta nel suo regno la seconda volta, la strategia che aveva usato per attirarla in quel luogo.
Non solo, le ritornava alla mente lo sguardo di Jareth dentro la casa di legno durante il loro primo bacio. “Non andare da lui”. L’aveva implorata di restare, di rinunciare al mortale, e forse anche alla mortalità.
Io devo andare” e lei l’aveva rifiutato per la seconda volta.
Sarah non aveva dormito e per tutta la notte era rimasta seduta su quel pavimento freddo pensando al re. A volte quei pensieri la facevano sorridere, altre volte invece una lacrima le solcava il viso.
Tu mi ami non è vero?”. “”.
 
- Sarah, cosa ci fai seduta lì a terra? Ho bussato a lungo ma non rispondevi, mi stavo preoccupando”.-
Tuliah le si avvicinò sorridendo e la aiutò ad alzarsi.
- Non riuscivo a dormire, avevo bisogno di pensare.-
Sarah si passò una mano tra i capelli dirigendosi verso la toeletta. Prese la spazzola e cominciò a pettinarsi guardandosi allo specchio. Si sforzò di sorridere, tra poco l’avrebbe rivisto e magari si sarebbero chiariti.
- Tra poco la colazione è pronta.- Le disse la cameriera mentre riassettava il letto.
- Jareth è già in sala da pranzo?- Chiese Sarah con falsa indifferenza.
Tuliah si fermò a guardare la ragazza, l’espressione colpevole.
- Per tutti gli dèi Sarah, me ne stavo completamente dimenticando!-
Si avvicinò a Sarah frugando nelle tasche del grembiule.
- Ma dove l’avrò messo?-
Si alzò la veste e continuò a frugare nelle tasche dell’ingombrante gonna con veloci gesti nervosi.
- Ah, eccolo. Sua maestà mi ha chiesto di restituirtelo.-
Tuliah le porse uno strano oggetto che Sarah riconobbe subito: il braccialetto di Denny.
La ragazza lo afferrò sorridendo e lo strinse forte tra le mani come per paura di potersene privare di nuovo. “In qualche modo tornerai dal tuo proprietario” pensò mentre lo infilava nella tasca dei jeans.
- Beh, ringrazierò Jareth di persona.-
Disse Sarah con un sorriso felice sul volto.
- Non credo sarà possibile, ma se vuoi gli riferirò della tua gentilezza.-
Rispose Tuliah.
- Come… Come sarebbe a dire che non sarà possibile?-
Chiese la mortale mentre dal suo viso scompariva il sorriso.
- Beh, il re mi ha ordinato di dirti che oggi sarà l’ultimo giorno che trascorrerai a Goblin. Questa notte tornerai a casa. Non sei felice? Torni a casa Sarah!-
Le disse la cameriera prendendole le mani tra le sue, sapendo che quella era l’unica cosa che voleva, o così credeva.
Sarah si rabbuiò all’istante rompendo il contatto con Tuliah e raggelata da quella rivelazione.
- Dov’è Jareth? Devo parlare con lui.-
Si stava innervosendo, doveva sforzarsi di restare calma.
- Mi dispiace Sarah ma non credo che vedrai più il re. So che aveva dato ordine di sellare il cavallo, credo se ne sia già andato da un po’ ma… Non sembri felice, ho detto forse qualcosa di sbagliato?-
La ragazza sembrava sconvolta, incredula. Lei stessa aveva detto di odiarlo eppure ora lo cercava. Tuliah proprio non capiva.
Se n’era andato senza dirle una parola, senza salutarla, non l’avrebbe rivisto mai più.
Sarah sentì improvvisamente degli strani rumori provenire dalla portafinestra. Corse fuori nel terrazzo e lo vide.
Era nel giardino e stava sellando un cavallo bianco con l’aiuto della servitù. Sarah si aggrappò con forza alla ringhiera, doveva parlargli.
- JARETH!-                                                                                                                 
Lui si bloccò a quel richiamo ma non si voltò. Dopo pochi istanti riprese a sistemare la sella come se non fosse successo nulla. Non voleva parlare con lei e non voleva guardarla,  ma allo stesso tempo non voleva lasciarla andare.
Sarah sbatté un piede a terra, possibile che quel dannato fae fosse sempre così maledettamente testardo?
Senza perdere altro tempo si precipitò fuori dalla stanza, corse giù per le scale e uscì nel retro del castello dove si trovava il re. Il cuore le batteva forte.
- Jareth!-
Le guardie l’avevano bloccata a pochi metri da lui, puntandole contro le lance. Sarah li guardava allibita. Perché la trattavano in quel modo? Era solo lei, dannazione!
- Lasciatemi passare! Jareth! Ho bisogno di parlarti, ti prego!-
Il re si voltò verso di lei, quanta tristezza nei suoi occhi azzurri. Con un gesto della mano fece segno alle guardie di lasciarla andare, poi si voltò di nuovo verso il cavallo.
Sarah gli si avvicinò senza toccarlo e appoggiò una mano sulla sella.
- Jareth io… Io voglio parlare con te.-
Il re sorrise voltandosi verso di lei.
- Ma davvero?- Poi si voltò di nuovo, incapace di sostenere lo sguardo della ragazza. Aggirò l’animale e continuò a sistemare la sella dall’altra parte senza guardarla.
Sarah si stava innervosendo e per un momento si chiese se stesse facendo la cosa giusta. Gli andò nuovamente vicino.
- Sì davvero, e ti giuro maestà che in questo momento sono disposta a tutto pur di raggiungere il mio obiettivo.-
Jareth si voltò verso di lei. La ragazza aveva lo sguardo deciso, era davvero una donna combattiva.
- Disposta a tutto, Sarah? Fossi in te starei più attento alle parole. Comunque non temere, non ti farò del male. Tu mi odi Sarah, ti ho rovinato la vita e non solo la tua, l’hai detto tu stessa. Preferiresti morire piuttosto che starmi vicino. Non è forse così mia preziosa?-
La ragazza deglutì a fatica ricordando le parole della sera prima. Appoggiò una mano su quella del re.
- No, non è così. Io non ti odio Jareth. Certo, non sei la persona più simpatica che io abbia conosciuto in vita mia ma non ti odio. Forse… Forse se provo a capire chi sei potremmo diventare amici.-
Amici? Jareth provava disgusto per quella parola. Tolse bruscamente la mano da quella di Sarah.
- Non voglio la tua compassione ragazzina, e dopo che avremo parlato te ne andrai comunque.-
Disse il re asciutto.
- Sì, me ne andrò, tornerò nel mio mondo ma almeno… Ma almeno avremo chiarito le nostre posizioni e non ci sarà rancore tra noi.-
Jareth si avvicinò a lei così tanto che poteva sentire il fiato della ragazza mescolarsi al suo. La fissava intensamente.
- Tu non proverai nessun rancore Sarah, tu dimenticherai me, i tuoi amici e l'Undergorund.-
La donna ricambiò il suo sguardo con una dolcezza che il re non aveva mai visto prima.
- E’ proprio questo il punto Jareth. Io non voglio, non posso dimenticare.-
Il signore del labirinto distolse lo sguardo, non più in grado di competere con la forza di quegli occhi verdi.
In quel momento si accorse che la servitù si era avvicinata a loro e ascoltava attentamente la loro conversazione spostando il capo da una parte all’altra.
- Beh? Cosa avete da guardare? Su andatevene, sparite!-
Sarah non riuscì a trattenere un sorriso divertito. Il re la guardò. Era bellissima.
- Avanti sali!- Le ordinò.
- Cosa? Devo salire su questo coso?-
- Mia cara, non è un “coso”, è un cavallo! E poi hai chiesto tu di parlare con me.- Si guardò in giro osservando le facce incuriosite della servitù. – E credo che questo non sia il luogo migliore per una conversazione privata.-
Sarah constatò che forse aveva ragione.
- Jareth, credo ci sia un problema.-
Il re piegò la testa di lato.
- Io non ho mai cavalcato!- Esclamò Sarah.
Il signore del labirinto rise a quella rivelazione e Sarah lo trovò bello come non mai.
- Non eri mai stata nemmeno nell’Underground, c’è sempre una prima volta per tutto, ma se non te la senti...-
La vide mordersi le labbra, indecisa. Poi si fece coraggio e mise un piede sulla staffa.
- Aspetta, ti aiuto.- Il re la aiutò a salire sorreggendola per la vita.
Pochi istanti dopo si ritrovò in groppa al cavallo con il fae seduto dietro di lei che le circondava la vita con le braccia per prendere le redini dell’animale. Il petto muscoloso del re appoggiato alla sua schiena. Sarah si voltò a guardarlo.
- Non mi farai cadere, vero maestà?- Chiese seria.
Jareth ricambiò il suo sguardo con una strana malizia dipinta negli occhi.
- No, non ti farò cadere mia preziosa.- Le si avvicinò, le labbra che le sfioravano  l’orecchio. – Anche se mi hai dato delle buone ragioni per farlo.-
La ragazza sentì un brivido attraversarle la schiena ma cercò di ignorarlo stringendo forte le redini dell’animale.
- Ok, mi fido di te. Sono pronta!-
Il re sorrise.
- Bene mia cara, andiamo!-

*** *** ***

Mie dolci fanciulle, a dire il vero volevo aspettare prima di pubblicare questo chappy ma alla fine mi sono decisa.
Come potete vedere il rapporto tra Sarah e Jareth è inevitabilmente cambiato ma non vi dirò altro fino al prossimo capitolo.
Alla prossima.
J.

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Capitolo 21
*** Sfera di cristallo ***


 Denny aspettava il suono della campanella che annunciava la fine delle lezioni appoggiato al tronco di un albero. Da quella posizione avrebbe sicuramente visto Toby uscire dalla scuola.
- E chi avrebbe dovuto rapirla?-
- Come posso saperlo? Magari il re dei goblins.-
Re dei goblins…”. Quel nome, o meglio, quel titolo gli era stranamente familiare e non gli suggeriva nulla di buono.
E se fosse stata semplicemente una battuta del ragazzo per scherzare e prendersi gioco di lui?
 
Il suono improvviso e squillante della campana lo destò dai suoi pensieri.
I ragazzi cominciarono ad uscire dalla scuola e Denny si scostò dall’albero cercando con lo sguardo il fratello di Sarah.
Eccolo, con il solito abbigliamento da rapper e l’immancabile cappellino con il frontino girato all’indietro.
Toby si era fermato di fianco alla moltitudine di biciclette accatastate al muro della scuola. Poggiò lo zaino a terra, lo aprì con cura e ne estrasse uno skateboard.
- Ciao Toby!-    
Il ragazzo, ancora con la schiena piegata sullo zaino, sollevò lo sguardo. Era in evidente imbarazzo.
- Se ti azzardi a dire a mia madre che metto lo skateboard nello zaino al posto dei libri sei un uomo morto, fratello!-
Sì non c’erano dubbi, Toby era decisamente contrariato dall'improvvisa apparizione di Denny e non poté fare a meno di notare per la seconda volta quanto fosse diverso da sua sorella.
L’amico di Sarah sollevò le braccia in segno di resa. Lo sguardo di finta innocenza.
- Ma di quale skateboard stai parlando? Io non vedo niente.-
Toby lo ricambiò con un sorriso genuino.
- Bene fratello, così si fa! Sei ancora qui per chiedermi di mia sorella, non è vero?-
Denny l’aveva decisamente sottovalutato. Il ragazzo era più sveglio di quello che credeva.
- Sì Toby, è così. Vorrei chiederti un po’ di cose e con l’occasione invitarti a pranzo, magari per un hamburger. Che ne dici?-
Hamburger? Aveva capito bene? Certo che aveva capito bene! E come rinunciare ad un succulento e caldo hamburger circondato da una montagna di patatine fritte e ketchup?
Denny lo vide sorridere mentre con una mano si sistemava il cappellino.
- Certo che vengo a pranzo con te, puoi contarci! Ma come faccio ad avvisare mia madre? Quella mi starà aspettando con il suo solito menù da ospedale apparecchiato sulla tavola!-
Senza dire una parola, Denny gli porse il cellulare.
 
- Allora amico, sono tutto orecchie! Cosa vuoi sapere?-
Chiese Toby prima di addentare un enorme Big Mac.
Denny si portò il bicchiere alle labbra per bere un sorso di Coca Cola prima di cominciare.
- L’altra sera, quando sono passato a trovarvi, sono rimasto molto sorpreso dal comportamento dei tuoi genitori. Credevo fossero preoccupati per Sarah e invece…-
Toby inghiottì il boccone velocemente, quasi senza masticarlo e lo interruppe.
- Devi sapere una cosa fratello. Mia sorella è la persona più eccentrica che esista sulla faccia della terra. Certo, vestirà come una persona apparentemente normale ma ci sono delle cose che sa solo lei e nessun altro. Nemmeno i miei genitori possono interagire con il suo mondo. Solo io ce l’ho fatta, una sola volta però.-
Cose che sa solo lei?
- Cosa intendi dire?- Chiese Denny.
- Vedi, Sarah una volta mi raccontò di un mondo sotterraneo parallelo al nostro, ma allo stesso tempo con una sua netta distinzione. Mi parlò di un regno costruito prevalentemente sull’immaginazione e la fantasia di noi mortali, di nani e folletti che rapiscono bambini, di labirinti da risolvere, paludi puzzolenti da attraversare. Anch’io una volta fui rapito da queste creature e lei venne in mio aiuto e mi salvò. Se non avesse fatto in tempo a raggiungermi sarei stato trasformato in uno di loro.-
Era la stessa storia che le aveva raccontato Sarah quel pomeriggio in pasticceria…
Denny lo guardò perplesso mentre Toby dava un ulteriore morso al suo panino. Anche lui conosceva quel mondo, ne era sicuro.
- Cosa ricordi di quel posto?-
Chiese Denny mentre si appoggiava con i gomiti al tavolo, lo sguardo indagatore fisso sul ragazzo di fronte a lui.
Toby si pulì la bocca e le mani con il tovagliolo e sollevò la testa, ricambiando lo sguardo di Denny con la stessa intensità.
- Io non ricordo quasi nulla del mio viaggio nel sottosuolo tranne…-
- Tranne?- Chiese Denny socchiudendo gli occhi.
- Tranne questa!-
Toby estrasse dallo zaino una sfera di cristallo.
Un lieve ricordo attraversò la mente di Denny come un lampo. Aveva già visto un cristallo simile in un altro mondo e rifletteva al suo interno il volto di Sarah. Era sostenuto da una mano guantata…
- Dove l’hai presa?-
Chiese Denny visibilmente allarmato.
- Credo di averla sempre avuta.- Rispose Toby. – Mia sorella non sa che possiedo questa sfera e non deve saperlo. Questo… Questo credo sia un dono.-
Denny indietreggiò e si appoggiò allo schienale della sedia.
- Il re dei goblins, vero?- Chiese continuando a fissare Toby.
Il ragazzo annuì con la testa.
- Cosa sai di lui?-
- Purtroppo ne so molto poco e come ti ho già detto non ricordo quasi nulla. Mia sorella l’ha sempre descritto come un essere calcolatore, arrogante, meschino. Allo stesso tempo però diceva di essere irrimediabilmente attratta dal suo fascino e che forse non tutto era ciò che sembrava in quel posto. Nemmeno lui. Non ha mai pronunciato il suo nome ma una volta l’ho sgamata mentre accarezzava la statua del re dei goblins che è sopra la sua scrivania. Quando le chiesi se si fosse innamorata di un pupazzo non mi parlò per tre giorni.-
Toby rise a quel ricordo mentre appoggiava la sfera sul tavolo. Denny, invece, era molto serio e perplesso.
- Com’è questa statuetta? Si insomma… Che sembianze ha?- Chiese Denny.
- Mi stai chiedendo di descriverti il re dei goblins?-
- Sì Toby, esattamente!-
- Beh… la statua indossa un paio di pantaloni attillati chiari, stivali scuri che arrivano al ginocchio, ha  capelli lunghi biondi e apparentemente scompigliati. Se vuoi la rubo dalla stanza di mia sorella e te la porto.-
Denny voltò la testa di lato con un sospiro.
- No, lascia stare. Non serve.-
Ma forse poteva fare qualcos’altro… Si voltò di nuovo verso il ragazzo.
- Toby, vorrei chiederti un favore.-
- Tutto quello che vuoi fratello!- Rispose mentre si riempiva la bocca di patatine.
- Vorrei chiederti in prestito quella sfera.-
Disse Denny guardando intensamente il globo appoggiato sopra al tavolo.
Senza dire una parola, Toby prese in mano il cristallo e glielo porse delicatamente. Quando Denny appoggiò la mano sopra la sfera, il ragazzo non allentò la presa ma si limitò a fissarlo intensamente.
- Denny, io questa sfera te la presto ma tu promettimi di stare attento. Ok?-
- Grazie Toby, non preoccuparti. Starò attento. Ora se non ti dispiace dovrei andare. Ho degli impegni di lavoro da sbrigare e non vorrei arrivare in ritardo. Tu finisci pure il tuo pranzo e poi va a casa subito. Tua madre ti aspetta per le quattro, devi studiare.-
Si alzò dal tavolo riponendo la sfera nella tasca della giacca. Era più pesante di quello che sembrava.
- Denny?-
Il ragazzo si voltò verso Toby.
- Ovunque sia mia sorella e qualunque cosa sia successa, ti prego, riportala a casa.-
 
*** *** ***
 
Il fae e la ragazza mortale uscirono dalla città di Goblin insieme.
Attraversarono il labirinto in silenzio fino ai confini del regno.
Il re sentiva il profumo di Sarah, le ciocche dei suoi capelli che gli accarezzavano il viso, le forme invitanti dei suoi fianchi che si modellavano sotto le sue braccia.
- Jareth quello è un fiume!-
Disse indicando un rivolo d’acqua in lontananza, di fronte a lei.
- Sì Sarah, quello che vedi è il fiume Anduin. Delimita i confini del regno di Goblin con quelli del regno di Rauros.-
La ragazza si voltò verso di lui, perplessa.
- Rauros?-
- Sì, esistono dei confini territoriali naturali anche in questo mondo mia preziosa, come nel tuo.-
Il re scese da cavallo porgendo le braccia verso Sarah, per aiutarla a scendere.
La ragazza gli sorrise gentilmente e accettò quel gesto cavalleresco.
- Grazie.-
Ovviamente lui non le rispose, limitandosi a legare il cavallo all’albero.
Sarah ammirava ammaliata quel luogo ricco di tranquillità e bellezza.
Il fiume aveva un insolito colore turchese ed era costeggiato da pini, abeti e strane piante che Sarah non aveva mai visto prima.
Jareth la vide correre spensierata verso la riva ed inginocchiarsi sull’erba, mentre con una mano sfiorava la superficie dell’acqua. Tra poche ore se ne sarebbe andata e non l'avrebbe più rivista.
Diede un forte calcio ad un sasso mentre un dolore ormai familiare gli serrava lo stomaco.
Sarah stava camminando lungo la riva del fiume quando il re la raggiunse.
Il sole si infrangeva sui suoi capelli corvini donandogli una lucentezza sfavillante.
Camminavano lentamente, fianco a fianco, in silenzio.
- Jareth?-
Disse Sarah dopo un lungo momento.
- Sì Sarah?-
Lei si fermò alzando lo sguardo verso di lui.
- Perché siamo venuti qui con un cavallo?-
Il re la guardò perplesso, poi rise.
- Beh, nel mio regno non abbiamo ancora il concetto delle automobili e non credo arriveranno mai, quindi ci adattiamo con quello che abbiamo.-
La ragazza sbuffò, non era affatto contenta della risposta e si puntellò le braccia sui fianchi, seria.
- Maestà, sai perfettamente cosa intendevo dire! Come mai non hai usato il teletrasporto?-
- Mmmhhh, questa è una domanda diversa, mia cara.-
Jareth distolse lo sguardo da quello di lei.
- Vedi Sarah, laggiù?- Disse indicando il letto del fiume. – Guarda i riflessi dorati del sole sull’acqua. Lo senti il fruscìo delle fronde degli alberi mosse dal vento, il canto degli uccelli, l’acqua che scorre tra le rocce? – Riportò lo sguardo su di lei. – Camminare sotto la pioggia mentre fredde gocce ti bagnano il viso, sentire il vento che ti scompiglia i capelli, il profumo dei fiori e dell’erba appena tagliata che ti invade le narici. Con il teletrasporto non ci sarebbe la possibilità di godere di tutto questo.-
Sarah lo ascoltava ammaliata. Davvero era la stessa creatura che la sera prima voleva farle del male? No, lui non le avrebbe mai fatto del male, lui l’amava ed era stato costretto ad ammetterlo. Solamente che non era mai stato in grado di dimostrare i suoi sentimenti; il re era incapace di manifestare un'emozione così naturale, così umana come l’amore. Lui era un fae.
Si guardarono per un lungo istante, in silenzio.
All’improvviso il re indurì la sua espressione e divenne serio.
- Su avanti, cosa devi dirmi?-
L’espressione del sidhe era severa e la ragazza avrebbe dovuto spaventarsi, intimorirsi, ma non ora, non dopo quello che era successo.
Sarah scosse le spalle e distolse lo sguardo, come se non le importasse nulla di quello che aveva chiesto il re.
- Jareth, guarda che animali strani, sembrano dei cigni!-
La ragazza corse verso gli animaletti. Sembravano davvero dei cigni, solo che avevano il manto più scuro e il becco violaceo. Erano affettuosi e si lasciavano accarezzare.
Quando si voltò, il re non c’era più.
Lo vide dirigersi a passo veloce verso il cavallo. Si affrettò per raggiungerlo e gli appoggiò una mano sulla spalla.
- Ehi maestà, già ce ne andiamo?-
Jareth si voltò di scatto costringendo la ragazza a fare un passo indietro. Il fuoco bruciava nei suoi occhi di ghiaccio.
- Sarah bada a te, sto perdendo la pazienza.-
La donna fece una cosa che non si sarebbe mai aspettato. Si avvicinò a lui guardandolo con dolcezza e appoggiò una mano sulla sua guancia.
- Non ho più paura di te Jareth. Smettila di nasconderti dietro una maschera che non ti appartiene. Io so che sei migliore di quello che appari e voglio essere tua amica.-
Amica” ancora quella maledetta parola.
Con un gesto seccato tolse la mano di Sarah dal viso.
- Io non voglio la tua amicizia ragazzina, né ora né mai!-
Le passò di fianco e cominciò a slegare l’animale dall’albero.
- Dove mi porti adesso?-
Ancora lei, ancora la sua presenza così vicina, così dolorosamente piacevole.
“Amy”. Forse gli era venuta un’idea.
- Avanti Sarah, andiamo nel regno di Rauros.-
La ragazza sembrava perplessa.
- Sei sicuro che possiamo sconfinare in un altro regno?-
- No, un fae regnante non può sconfinare ma questa volta faremo un’eccezione.-
Sembrava così sicuro…
Salirono sul cavallo e si avviarono oltre i confini di Goblin.

*** *** ***

Mie care ragazze, se questo capitolo vi sembra noiosamente lungo, il prossimo credo che lo sarà il doppio!!!
E' già stato scritto ed è sotto betaggio di Federica (santa donna...).
Baci e alla prossima
J.



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Capitolo 22
*** Amy ***


 Sarah guardava ammaliata il panorama che li circondava. I prati e il fiume avevano lasciato posto ad altissime montagne aguzze.
Il fae e l’umana avanzavano lentamente, mentre ai lati del sentiero spuntavano degli alberi.
Uno strano ruggito attirò la loro attenzione.
- Jareth cos’è stato?- La ragazza si strinse al re.
- Qualche animale innocuo delle montagne, non ci farà nulla. Forse dovresti avere più paura del terribile re di Goblin.-
Sarah si voltò a guardarlo e lo sorprese con un sorriso divertito sul volto. Non riusciva più a vederlo come un nemico da sconfiggere.
- Io mi fido di te.- Mormorò sincera.
L’aveva detto ancora. Il re avrebbe voluto chinarsi su di lei e baciarla. Baciarla così forte da toglierle il fiato, stringerla al petto e accarezzarla fino a non avere più carezze sufficienti.
Amici”. No, nello sguardo di Sarah troneggiava la stessa espressione che aveva avuto tredici anni prima nei confronti di Ludo. Gli stessi occhi, lo stesso sorriso, la stessa dolcezza.
Io voglio essere tua amica”.
- Jareth guarda laggiù, è una vallata!-
Dal sentiero che stavano percorrendo si aprì un panorama mozzafiato, una distesa d’erba circondata da alte montagne con un torrente d’acqua limpida che l'attraversava.
- Sì è una vallata ed è proprio laggiù che andremo. Tieniti forte!-
Cavalcarono verso la radura mentre il re la stringeva forte. Forse per non farla cadere, o forse perché gli piaceva sentire il corpo di lei contro il suo.
Non impiegarono molto a raggiungere la valle e Sarah si stupì nel trovare una casetta di legno proprio in mezzo ad un prato. Le ricordava molto la capanna dove qualche giorno prima aveva baciato Jareth. Questa però era più grande e non era disabitata. Dal camino usciva del fumo e il portico era abbellito con fiori colorati.
Il re fermò il cavallo non molto distante dalla casa e scese.
- Siamo arrivati mia preziosa. Non siamo più a Goblin, anche se i confini del mio regno non sono molto distanti da qui.-
Aiutò la ragazza a scendere.
- Quella casa sembra abitata.- Constatò Sarah.
- Certo che è abitata.-
In quell’istante uscì dalla porta una donna estremamente bella. Capelli scuri e mossi che le cadevano morbidi sulle spalle. Sarah la riconobbe subito.
E’ lei, è la ragazza di Jareth”.
Quel pensiero inondò la mente di Sarah come uno tsunami. Aveva ammesso di essere innamorato di lei, l’aveva portata a cavallo con lui e ora...perché le stava facendo questo? Sentì una voce chiamare il re.
- Jareth!-
Il signore del labirinto si voltò verso la donna salutandola con la mano.
- Dolce Amy.- Disse quasi in un sussurro.
Amy, quindi è questo il suo nome”.
Sarah lo guardava. Gli occhi del re brillavano di una lucentezza nuova, naturale. Constatò amaramente che lei non era mai stata guardata in quel modo.
E se ammettere l’amore per lei fosse stato solo uno dei suoi tanti inganni per illuderla e ferirla?
Jareth corse verso la donna e non appena la raggiunse l’abbracciò forte facendola volteggiare.
Sarah li guardava da lontano, attonita.
- Sarah sbrigati, cosa fai ancora lì?- Il re la stava chiamando.
Si voltò verso il cavallo e scosse le spalle.
- Non credo di avere alternative. Andiamo, piedi.-
E si incamminò verso la casa.
- A quanto pare alla fine ce l’hai fatta.-
Constatò Amy rivolgendosi al re mentre guardava Sarah avvicinarsi.
- Non è come credi, per lei è solo una stupida… Amicizia.-
L’ultima parola fu pronunciata con disgusto. La ragazza sorrise mentre Jareth andava incontro a Sarah.
- Vieni, ti presento mia cugina Amy.-
Sarah sgranò gli occhi stupita. “Cugina?” La donna le sorrise tendendole la mano.
- E’ un piacere conoscerti Sarah. Il re dei goblins ci ha parlato molto di te.-
Sarah arrossì involontariamente.
- Spero abbia parlato bene. Comunque il piacere è mio.-
- Mio cugino che supera i confini del suo regno? Non ci speravo più!-
Un uomo biondo dai capelli corti uscì dalla casa. Sarah lo riconobbe subito, era l’uomo con cui si era scontrata il giorno prima.
- Alla fine mi sono deciso a venire.- Rispose Jareth abbracciandolo.
Sarah non avrebbe mai immaginato che il re di Goblin potesse essere così affabile e dolce. Che sciocca era stata a dubitare di lui!
- Ciao Sarah come stai? Spero non ti sia fatta troppo male.-
L’uomo le tendeva la mano, sorridendo.
- No grazie, ero solo un po’ di fretta.- La ragazza gli strinse la mano ricambiando il sorriso.
- Io sono Duncan. Ieri non ho avuto tempo di presentarmi ma lo faccio adesso.- Si avvicinò all’orecchio della ragazza. – Immagino che mio cugino non abbia avuto la grazia di parlarti della nostra esistenza.-
- A dire il vero no.- Ribatté Sarah.
Jareth si avvicinò a loro.
- Come fate a conoscervi voi due?-
Duncan rise.
- Di un po’ cugino, sei davvero così geloso della tua piccola mortale?-
Jareth e Sarah si voltarono l’uno verso l’altra guardandosi intensamente per un brevissimo istante.
- Ragazzi, che ne dite di entrare?- Li interruppe Amy. – Dovete conoscere il resto della famiglia.-
Duncan si avvicinò a sua moglie circondandole le spalle con un braccio mentre si avviavano dentro casa.
- Si è addormentato?-
- Sì, ha pianto un po’, ma si è addormentato poco fa.-
Entrando, Sarah constatò con piacere che l’ambiente era molto accogliente e arredato con gusto molto “umano”. Si sentiva quasi a casa.
Amy prese per mano i suoi ospiti.
- Venite ragazzi, vi presentiamo il nostro piccolo James.-
Sarah li guardò sorridendo.
- Davvero avete un figlio?-
- Certamente!- Rispose Duncan entusiasta. – Principino James, futuro re di Rauros!-
Quanto entusiasmo in quelle parole. Jareth ricacciò indietro un principio di invidia.
Sarah sorrideva mentre venivano accompagnati in una piccola stanzetta. La cameretta era illuminata appena da stelle lucenti che si riflettevano sulle pareti creando dei piacevoli giochi di luce.
- Come possono esserci delle stelle in una stanza?- Chiese Sarah a bassa voce rivolgendosi a Duncan.
- E’ una specie di magia Sarah, ti ci abituerai.-
Jareth scoccò un’occhiata maligna al cugino.
Si avvicinarono lentamente alla culla ed eccolo lì James, addormentato e spensierato. Così piccino! Sarah poggiò una mano sulla testiera del lettino mentre con l’altra sfiorava la pelle morbida del bambino. La fronte vellutata, le guance come la seta. Jareth era dietro di lei e i loro corpi quasi si toccavano.
- Jareth, guarda com’è bello.- disse la ragazza a bassa voce ammirando il bambino.
- Sì amore mio, è bellissimo.-
Sarah si voltò di scatto a guardarlo, l’aveva detto di nuovo e questa volta era sicura di aver capito bene. Si guardarono, intensamente.
Il re di Goblin fece per accarezzarle la guancia ma si bloccò improvvisamente. Duncan era entrato nella stanza.
- Ragazzi, che ne dite di bere qualcosa?-
- Sì, arriviamo.- Rispose Sarah uscendo dalla camera, seguita dal re.
 
Durante la loro conversazione Sarah non aveva quasi mai parlato ma ascoltava con attenzione i tre fae discutere di regni, confini da proteggere e territori da conquistare.
- Ora però basta parlare di Underground, altrimenti daremo alla nostra Sarah un buon motivo per odiare questo posto.- Disse Duncan divertito.
- Perché non vi fermate con noi a pranzo? Se James si sveglia potremo mangiare alle cascate e potreste cucinare voi due.- Disse Amy rivolgendosi agli uomini.
- Ottima idea moglie.- Replicò Duncan. – Così Sarah potrà parlarci un po’ del suo mondo.-
Jareth guardò la ragazza.
- Che ne dici Sarah, possiamo rimanere?-
- Oh sì, certamente. Poi se cucinate voi due, motivo in più per restare.-
- Bene cugino.- Disse Duncan alzandosi dal tavolo. – Prepara le tue doti magiche e andiamo ad allestire il pranzo. Le fanciulle e il pupo ci raggiungeranno in seguito.-
- Duncan, Jareth.- Li riprese Amy, seria. – Niente magia!-
- Ma amore mio…-
- Niente “ma” Duncan. Questi sono gli arnesi per la grigliata, il camino è alle cascate, carne e verdure le trovate nel freezer in taverna. Non farmi arrabbiare!-
Suo marito alzò le mani in segno di resa.
- Ok capo, come non detto. Andiamo Jareth, aiutami a portare i viveri. Che non ti venga mai in mente di sposarti o sei finito!-
Sarah non riuscì a trattenere una risata divertita mentre i due fae sparivano dalla loro vista.
- Sarah?- La chiamò Amy. – Hai voglia di aiutarmi a preparare il dolce?-
- Oh certo, molto volentieri. Posso farti una domanda Amy?-
- Tutto ciò che vuoi mia cara.-
- Se davvero siete i sovrani di Rauros perché non avete una servitù e un castello come quello di Jareth? Sì insomma, perché vivete in questa semplice casa?-
Chiese Sarah mentre versava molto lentamente il latte nella terrina.
- E’ così orrenda questa casa, Sarah?-
- No, non fraintendermi. E’ solo mi sembra un luogo molto umano e poco Underground. Sarebbe molto bella se fossimo nel mio mondo, ma qui la vedo un po’ strana. Per il resto è ben arredata e spaziosa.-
- Vedi Sarah, anche noi abbiamo un castello, una servitù, sudditi da governare e a cui rendere conto del nostro operato. Il nostro maniero sorge al centro del regno e James è nato lì, per rispettare le tradizioni di famiglia di Duncan. Quando però ho deciso di restare a vivere nell’Underground ho chiesto a Duncan di trascorrere la maggior parte del nostro tempo tra i monti. Ho sempre amato la montagna, le capanne di legno, il rumore dei torrenti. Mi ricorda i miei anni d’infanzia nel Wyoming.-
Wyoming?” A Sarah cadde di mano il cucchiaio di legno sporcando il piano della cucina.
- Oh, scusami Amy, mi dispiace tanto!-
- Non preoccuparti, succede! Aspetta, ti aiuto a pulire.-
Amy prese una spugna e cominciò a raccogliere le gocce di pastella zuccherata.
- Tu sei umana?- Chiese Sarah in bilico tra lo sgomento e lo stupore.
La donna prese una terrina dove al suo interno c’erano delle fettine di mela marinate con zucchero e limone.
- Tieni queste, mettile sopra la torta.-
Sarah obbedì.
- Io sono una fae Sarah, proprio come Duncan e Jareth. Ma qualche tempo fa ero anch’io umana.-
Amy prese la torta ormai finita e la mise a cuocere nel forno a legna.
- I miei genitori morirono in un incidente quando avevo sette anni. Stavano tornando a casa dopo una mattinata di compere e qualcuno li investì mentre io ero a scuola. Da quel giorno per me iniziò l’inferno. Mi trasferii a casa di mia zia, sorella di mia madre, la quale avrebbe dovuto farmi da tutrice. Ha gestito i beni di famiglia per due anni, vendendo la casa dov’ero nata e cresciuta e sperperando tutto. All’età di nove anni pensò bene di mettermi in un istituto poiché ormai non aveva più alcun interesse ad occuparsi di me.-
Fece cenno a Sarah di accomodarsi, mentre Amy prese una caraffa con dell’acqua fresca e due bicchieri sedendosi a sua volta.
- All’età di nove anni ero troppo piccola per badare a me stessa e troppo grande per sperare nell’adozione di una famiglia, così ho trascorso i miei giorni tra i banchi di scuola di un orfanotrofio, fino alla veneranda età di diciotto anni.-
- E poi?- Chiese Sarah sempre più incuriosita. – Come hai conosciuto Duncan?-
Amy sorrise ripensando ai vecchi tempi, a come era nato il suo amore per quel giovane sidhe.
- Nel giorno del mio diciottesimo compleanno ho trovato una fantastica sorpresa. La direttrice dell’orfanotrofio mi aveva preparato le valigie per andarmene. Se così si potevano chiamare quelle borse piene di stracci. Mi misi a piangere, chiedendole il motivo di quella decisione improvvisa. La verità era che lo stato americano non finanziava più gli orfani maggiorenni ospitati negli istituti e la direttrice mi diede il ben servito. Implorai la clemenza di poter restare qualche giorno in più, almeno fino a quando non avessi trovato un lavoro, ma non ci fu nulla da fare. Miss Murple, così si chiamava, mi congedò con un “spero che qualcuno ti porti via”. Mi precipitai correndo verso la mia stanza per recuperare le poche foto di famiglia e i pochi oggetti di valore che possedevo e lì trovai il re dei goblins ad aspettarmi.-
- Jareth.- Sussurrò Sarah scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
- Sì, proprio lui. Jareth. Fu sincero con me fin dal primo istante: se nessuno mi avesse rivendicata e risolto il labirinto entro tredici ore sarei stata trasformata in un folletto. E ovviamente, diciamolo, chi poteva rivendicare un’orfana?-
Sarah ascoltava il racconto in silenzio, lo sguardo fisso sulla ragazza. Amy si portò il bicchiere alle labbra poi proseguì.
- Stava succedendo tutto così in fretta che non ebbi nemmeno il coraggio e la forza di rispondere. Forse per paura, o forse per disperazione, persi conoscenza. Jareth mi racconta sempre che se non mi avesse presa al volo mi sarei schiantata con la testa contro l’anta dell’armadio.-
Amy sorrideva allegra ripensando a quel momento e Sarah la seguì nella risata.
- Come ti capisco. Noi ora ridiamo, ma ricordo ancora lo spavento che presi quando vidi Jareth piombare nella stanza dei miei genitori dicendomi che aveva rapito Toby. Non mi veniva per nulla da ridere, allora.-
Disse l’umana sorridendo.
- Oh, hai perfettamente ragione. Solo che vedendo poi come sono andate le cose mi viene ancora più da ridere.-  
Amy si asciugò le lacrime agli occhi con il dorso della mano, poi proseguì seria.
- Quando mi svegliai mi accorsi che Jareth mi aveva distesa su un letto in una delle tante stanze del suo castello. Non erano ancora trascorse le tredici ore e un orologio sospeso nel vuoto segnava il tempo che passava inesorabile. Pochi istanti dopo il mio risveglio, il re di Goblin comparve dal nulla con un altro giovano fae al suo fianco. Il mio Duncan.-
Si portò alle labbra un altro sorso d’acqua e Sarah la imitò.
- Mente dormivo, Jareth si era recato a Rauros. Non voleva trasformarmi in un goblin, avevo già sofferto molto nella mia vita e superare un’altra prova del genere mi sarebbe stata fatale. Non potevo nemmeno restare nell’Underground per troppo tempo senza diventare una fae e non poteva riportarmi nell’Aboveground perché non avevo più un posto dove andare. Così decise di chiedere aiuto a suo cugino.-
Sarah sorrise stringendo tra le mani il bicchiere.
- Dentro di me ho sempre saputo che Jareth non è poi così cattivo, anche se ne ho sempre avuto paura.- Disse la ragazza abbassando lo sguardo.
Amy rise.
- Beh, allora sei già a buon punto. Ora non ti resta che amarlo e fare ciò che ti dice!-
“Non hai che da temermi, amarmi, fare ciò che io ti dico, e io diventerò il tuo schiavo”
Sarah cercò di ignorare l’improvvisa fitta allo stomaco.
- E poi cos’è successo?- Chiese la ragazza umana alzando lo sguardo verso la fae.
- Non appena comparvero entrambi nella mia stanza stentavo a distinguere chi fosse il vero re di Goblin. Entrambi erano biondi, capelli lunghi e occhi azzurri. Solo che Jareth non ha le pupille della stessa grandezza.-
Sì, i suoi occhi sono spaiati e terribilmente belli”. Pensò Sarah. Ma ovviamente non diede voce ai suoi pensieri.
- Jareth ha il potere di entrare nei sogni degli umani e avverarli, Duncan ha il potere di creare e mantenere un equilibrio tra l’Aboveground e l’Underground durante il passaggio definitivo del mortale a “nuova vita”.-
Sarah sgranò gli occhi stupita, un senso di terrore l’avvolse. La sua voce divenne incerta e bassa.
- Mi stai dicendo che Duncan è una sorta di angelo della morte?-
Amy annuì.
- Non è il termine esatto ma il concetto è quello, sì. Entrambi mi spiegarono la situazione ed io ero semplicemente terrorizzata. Mi misi a piangere, in silenzio, e Duncan si abbassò su di me e mi asciugò una lacrima con un dito. “Troveremo un modo per aiutarti” mi disse con dolcezza. E lì capitolai definitivamente per lui.-
- E hai deciso di rimanere nell’Underground.- sentenziò Sarah.
- Oh no, non fu così semplice. Ero solo una diciottenne, troppo giovane e spaventata per capire a cosa  andavo incontro. Duncan decise di riaccompagnarmi nell’Aboveground, lasciando scoperto il regno di Rauros per vivere con me fino a quando non fossi stata pronta a prendere una decisione. I poteri magici di Duncan non hanno alcun effetto nel sopramondo e così abbiamo dovuto cercare un lavoro e prendere un appartamento in affitto non lontano dalla contea di Fremont dov’ero nata. Tutto ciò durò per ben otto anni.-
- E il regno? E’ stato lasciato in balìa di se stesso per tutto quel tempo?- Chiese Sarah sempre più stupita.
- No, non è stato lasciato in balìa di se stesso. Jareth si è occupato di tutto. Non solo di Goblin ma anche di Rauros. Se non ci fosse stato lui, io non sarei dove mi vedi tu adesso.-
Sarah abbassò lo sguardo, imbarazzata. Non aveva mai pensato al re di Goblin come a una figura salvifica e invece era quasi un eroe. E non solo lui.
Alzò nuovamente lo sguardo su Amy, aveva ancora tanti dubbi da chiarire.
- Scommetto che ti stai chiedendo come mai sono ritornata nell’Underground, vero?- Chiese la fae sorridendo.
Sarah annuì.
- Una sera rientrai a casa dopo una dura giornata di lavoro. Trovai Jareth e Duncan ad aspettarmi,  lo sguardo serio. Il Gran Consiglio dell’Underground era venuto a sapere della decisione di  Duncan di vivere nel sopramondo e questo fu davvero un pericolo per l’intero regno di Rauros. Se Duncan non fosse ritornato a ricoprire la sua carica entro breve, sarebbe stato spodestato dal suo trono e il regno completamente distrutto. Erano in pericolo le vite dei suoi sudditi, dei suoi familiari che fino a quel momento l’avevano coperto, in primis quella di Jareth, e la sua stessa vita. In quel preciso istante dovetti decidere se lasciare definitivamente l’Aboveground, che per la prima volta mi regalava un po’ di serenità attraverso il mio lavoro, i colleghi, gli amici, oppure lasciare Duncan e separarmi definitivamente e per sempre da lui.- Amy non riuscì a trattenere una lacrima. – Ero spaventata, scegliere di morire non è una decisione semplice.-
- Mi dispiace tanto Amy.-
Sarah allungò il braccio e strinse una mano di Amy tra le sue. La fae le sorrise amichevolmente.
- No Sarah, non devi dispiacerti. Io ho preso la decisione giusta e ora sono la donna più felice dei due mondi, credimi. Tutto ciò che vedi è merito del coraggio e dell’amore che Duncan ed io abbiamo avuto l’uno per l’altra. Non avrei mai potuto immaginare una vita senza di lui. Nel sopramondo credono che siamo morti in un incidente stradale e tu ora conosci la verità.-
Sarah fu molto toccata dall’ultimo discorso di Amy. Se avesse scelto di restare con Jareth avrebbe dovuto rinunciare completamente alla sua vita nell’Aboveground e morire, per poi rinascere in quel nuovo mondo. Lasciare tutto e tutti. Il lavoro, la specializzazione, suo fratello Toby e suo padre, gli amici, Denny.
Amy si alzò dal tavolo.
- Ho chiesto a Duncan di vivere in questa casetta fino a che sarà possibile, limitando l’uso della magia per vivere in semplicità come facevamo nell’Aboveground. Per lui è davvero difficile, sai? Ma se la sta cavando davvero bene e ci mette tutta la sua buona volontà.-
Disse sorridendo.
- Ma arriverà il giorno in cui dovremo trasferirci al castello definitivamente. James sarà incoronato come futuro re e dovrà frequentare le scuole dell’Alta Corte. Ma per ora non ci penso e mi godo questo momento fantastico e così “umano”. Quando inizierà la mia vera vita da fae non avrò nulla da rimpiangere e la mia esistenza sarà davvero completa e ricca fino in fondo.-
Amy si diresse verso il forno ed estrasse la torta ormai cotta e fumante. Il profumo di mele cotte e zucchero si espanse nell’intera cucina. La ragazza mortale la seguiva con lo sguardo.
- Devo farti vedere una cosa Sarah, guarda!-
La ragazza mortale spalancò gli occhi dallo stupore per l'oggetto che si trovò di fronte. Amy aprì l’anta di un mobile.
- E’ una lavastoviglie!.- Disse Sarah incredula.
- Certo mia cara. Diciamo che quando sono piombata qui definitivamente e abbiamo deciso di vivere in questa casa, mi sono portata dietro dei piccoli oggetti “magici” del sopramondo. Vieni con me.-
Sarah si alzò e seguì Amy. Le ragazze scesero le scale di legno che portavano in taverna e Sarah notò che anche quel locale era arredato con gusto “umano”. Un caminetto spento riempiva un angolo della stanza. Amy aprì una porticina semi nascosta da una tenda.
- Questa è la lavanderia!- Disse entusiasta.
- E quella è una lavatrice…- Replicò una Sarah stupita e divertita allo stesso tempo.
Amy rise di cuore.
- Sapevo che avresti fatto quella faccia. E non hai ancora visto il frigorifero con annesso congelatore!-
- Oh, me lo immagino.- Disse Sarah divertita. – Comunque Duncan sta bene con i capelli corti, non riuscirei ad immaginarlo con una capigliatura simile a quella di Jareth.-
- Ti assicuro invece che era bellissimo con i capelli lunghi. Durante la sua permanenza nell’Aboveground ha dovuto tagliarli e ora ha deciso di lasciarli corti anche nel sottosuolo. Dice che sono più comodi da gestire e io lo lascio fare come crede.-
In quel momento un leggero mugolìo attirò l’attenzione delle due donne.
- Il padrone di casa si sta vegliando.- Disse Amy sorridendo. – Meglio se torniamo di sopra. James chiede la mia attenzione per essere cambiato. Poi sarebbe meglio avviarci verso le cascate, i nostri uomini ci aspettano!-
Disse Amy mentre, seguita da Sarah, risaliva le scale.
I nostri uomini?” Sarah non era del tutto convinta da quell'affermazione.
Amy si fermò su un gradino e si voltò verso Sarah, lo sguardo improvvisamente serio. La ragazza umana ricambiò il suo sguardo, perplessa.
Ci fu un attimo di silenzio, come se la fae non trovasse le parole giuste per dire quello che voleva. Poi si fece coraggio e diede voce ai suoi pensieri.
- Jareth ti ama.-
Sarah si sentì mancare, come se i gradini sotto i suoi piedi potessero scomparire da un momento all’altro. L’aria le venne improvvisamente insopportabile da respirare.
- Lo so.- Confessò a bassa voce.
Che altro poteva dire? Non poteva certo mentire, il re si era dichiarato e la giovane fae era ormai sua cugina e sapeva molto bene la verità, e forse era informata di cose di cui nemmeno Sarah era a conoscenza.
Amy notò l’imbarazzo in cui era caduta la sua ospite e cercò di correggere il tiro appoggiandole una mano sulla spalla.
- Scusami Sarah, non volevo metterti a disagio. So che non sono affari miei ma come ti ho raccontato, Jareth è molto importante per me e anche per Duncan. Ti prego, non farlo soffrire.-
Sarah si portò una mano sulla fronte, aveva cominciato improvvisamente a sudare.
- La verità è che non so cosa devo fare.- Disse guardando intensamente la fae negli occhi, la voce tremante.
La domanda di Amy le piombò addosso improvvisamente, pesante come un macigno.
- Cosa provi per lui?-
Sarah dischiuse le labbra e inspirò a lungo prima di rispondere.

*** *** ***

Bene mia care ragazze, finalmente sono tornata (in tutti i sensi!!!).
Spero che le vacanze al fresco mi abbiano fatto bene altrimenti me ne torno tra i monti.
Grazie come sempre alla mia preziosa Federica per il supporto tecnico XD.
Bacio.
J.





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Capitolo 23
*** A piece of cake ***


- Allora Jareth, alla fine le hai detto la verità.-
Duncan era chino sul caminetto e cercava di accendere il fuoco con un fiammifero.
Il re di Goblin era appoggiato ad una roccia, le mani incrociate dietro la schiena.
- L’ha scoperto da sola.-
- Dannazione! La legna è umida e non riesce a bruciare.- Esclamò Duncan seccato. – Se Amy non vuole che usi la magia deve rassegnarsi a non mangiare.-
Senza dire una parola, Jareth evocò una sfera al cui interno si potevano scorgere delle fiamme e la scaraventò con forza nel focolare. Si voltò verso Duncan, sorridendo.
- Un gioco da ragazzi, come direbbe Sarah.-
Il re di Rauros rise di cuore.
- Certo che quella ragazza è proprio una fissazione, non è vero Jareth? Sono comunque felice per te, davvero.-
Il re dei goblins si fece improvvisamente serio.
- Io invece non sono affatto felice Duncan, e forse non lo sarò mai.-
Duncan, a quella rivelazione, alzò lo sguardo verso suo cugino, incalzandolo silenziosamente a continuare.
- Lei vuole essere mia “amica”. – Jareth pronunciò l’ultima parola con tutto il disprezzo di cui era capace. – Mi paragona a quella stupida volpe con l’occhio bendato, o a quel surrogato di orso dal pelo rosso, o magari al nano pieno di verruche che non si è nemmeno degnato di ascoltarla. Tutti loro fanno parte dei suoi sogni d’infanzia e anch’io, ne sono certo. – Il re camminava avanti e indietro giocherellando con un lungo bastone, lo sguardo basso, la voce decisa e impostata. - Ho fatto tutto quello che si aspettava da me. Tutto! Voleva che suo fratello fosse rapito e io l’ho preso. Mi voleva crudele e mentre tremava davanti a me, io mi facevo sempre più terrificante. Le ho regalato l’avventura di una vita ed ero disposto a regalargliela nuovamente nel momento in cui presi il suo maledettissimo “amico”, per lei così importante. –
Si fermò davanti a Duncan, guardandolo intensamente. Comparve una strana tristezza negli occhi spaiati del fae, una malinconia repressa per troppo tempo e che ora rischiava di travolgerlo da un momento all’altro.
– Per tre volte le ho fatto quell’offerta Duncan, e lei ha sempre rifiutato. Se ne ritornerà a casa stanotte. Ma questa volta non sarò generoso con lei, non più. Farò in modo che tutti i ricordi dell’Underground vengano cancellati dalla sua mente.-
Il re di Rauros, dopo un lungo silenzio, abbassò lo sguardo verso il fuoco del caminetto.
- La piastra dovrebbe essere calda. Possiamo metterci sopra le verdure.-
Jareth strinse i denti nervosamente. Dovette ricorrere a tutta la sua buona volontà per non usare la magia contro suo cugino.
- Tu non mi hai nemmeno ascoltato!- Protestò il re di Goblin visibilmente furioso.
Duncan sospirò, mentre sistemava ordinatamente le verdure sopra la piastra del caminetto.
- Sì che ti ho ascoltato Jareth, ed è per questo che sono molto perplesso. Forse Sarah sta facendo la scelta giusta.- Mormorò, la voce bassa, seppur robusta.
Si stava forse prendendo gioco di lui? Jareth socchiuse gli occhi mentre fissava suo cugino.  Scaraventò il bastone a terra con forza, la punta aveva sfiorato di poco il volto di Duncan.
- Come osi insinuare una cosa simile? Tu sei felice Duncan, non è vero? Hai una moglie che ami e che ricambia i tuoi sentimenti, che ti ha dato un figlio. Cosa ti importa di me?-
Con uno scatto veloce e deciso diede un pugno alla roccia che si trovava al suo fianco. L’urto fu così forte che un grosso pezzo di pietra si staccò dalla base frantumandosi al suolo in tre pezzi.
Duncan rimase immobile, tranquillo. Non si era per nulla spaventato del gesto del re di Goblin, era ben altro ad atterrirlo.
Con un sospiro annoiato appoggiò il piatto sul tavolino di legno che si trovava di fianco al caminetto e si avvicinò a Jareth che se ne stava con le braccia tese lungo i fianchi, i pugni chiusi. Con tutta la calma possibile si chinò a raccogliere i pezzi di roccia e li risistemò saldandoli contro il masso con un semplice tocco della mano, come se nulla fosse accaduto. Poi guardò suo cugino, intensamente.
- Jareth, io continuo a sostenere che non capisci.- Gli appoggiò una mano sulla spalla. – Ti sei reso conto di quello che hai appena detto?-
Il re di Goblin tolse la mano dalla sua spalla con un gesto stizzito.
- Che non ti importa nulla di me? Certo che me ne sono reso conto.-
Duncan sorrise.
- Ho ragione io, come sempre. Tu non capisci. Non facevo riferimento a quello che hai detto di me, ma a quello che hai detto riguardo a Sarah. La stai trattando come se fosse ancora una ragazzina quindicenne da far scorrazzare in giro per il labirinto in compagnia di chissà quale tuo suddito. Oh, ma siccome sei generoso le hai lasciato Tuliah a farle compagnia, vero? Lei ti ama, traspare da ogni suo gesto, da ogni suo sguardo... e probabilmente il discorso sull’amicizia è solo una scusa. Lei non è più una bambina Jareth, è una donna matura di ventotto anni che nel suo mondo ha un lavoro, degli amici e una famiglia che, per quanto problematica, lei ama. Non ha più bisogno di un antagonista malvagio che la faccia sentire l’eroina della situazione. Ha bisogno di un uomo che la ami e che la consideri sua pari, una persona su cui contare.-
Prese il bastone da terra che poco prima era nelle mani di Jareth e, con la punta, cominciò a sistemare la legna dentro al caminetto.
- Mi rendo perfettamente conto che per te tutto questo è nuovo. Amare un’umana non è semplice per quelli della nostra razza. Dobbiamo capire le loro esigenze, leggere l’espressione dei loro occhi, intuire i loro pensieri. Ma d’altra parte anche loro fanno un enorme sforzo per venire incontro a noi fae. Si adeguano a vivere nell’immortalità che a volte è frustrante persino per noi, perché non vedremo mai un fine a nulla; scelgono di barattare tutto quello che hanno con la magia anche se, consapevolmente, questo può far perdere loro il contatto con la realtà; accettano di dedicare tutto il loro tempo a noi, esseri orgogliosi e superiori che mai, per nessuna ragione, sono disposti ad abbassarsi a niente.-
Duncan prese il piatto e la forchetta da sopra il tavolo e li porse a Jareth, sorridendogli amichevolmente.
- Avanti prendi questi, aiutami a togliere le verdure dal fuoco o le mangeremo abbrustolite!-
Il re di Goblin prese gli arnesi facendo scomparire dalle sue mani i guanti di cuoio. Il contatto con il freddo della porcellana e dell’argento gli provocarono uno strano brivido lungo la schiena.
- E’ per questo che fai tutto ciò, Duncan? Per renderti pari a Amy?-
Il re di Rauros si voltò verso suo cugino, deciso.
- Sì Jareth, lo faccio per questo. Io non sono superiore ad Amy ma suo pari. Lei non è con me, lei è parte di me. E se limitare l’uso della magia la rende la donna più felice dell’Underground io lo faccio, perché un suo sorriso compensa mille volte il potere di una sfera di cristallo. Ed entrambi sappiamo che prima o poi, non appena James sarà più grande, tutto questo finirà. E allora sarà il suo turno di vivere come una fae, sacrificando la sua umanità.-
Dopo un breve silenzio Duncan abbandonò il tono serio, allentando la tensione.
- Senza contare che vivere da “umani” non è poi così male… Si imparano molte cose, credimi. Ad esempio, che ne dici di cominciare a posizionare la carne sulla piastra?- 
Jareth prese una costata con la punta delle dita, guardando schifato la fetta di bistecca insanguinata che gocciolava sul piatto.
- Dèi, fa veramente schifo!- Esclamò disgustato.
Duncan rise di cuore.
- Non dirmi che non hai mai visto scorrere del sangue in tutta la tua lunga vita?-
- Sì, ma non ho mai cucinato animali morti!-
Entrambi risero divertiti. Poi il re di Goblin si fece nuovamente serio.
- Io rido... mentre lei sta per lasciarmi di nuovo, e questa volta per sempre.-
Duncan fissò suo cugino negli occhi. Un soffio di vento gli scompigliò i corti capelli.
- Tu andrai con lei!- Sentenziò asciutto.
 
*** *** ***
 
Quando Sarah, Amy ed il piccolo James arrivarono all’altura dove si trovavano Duncan e Jareth, la carne era quasi cotta.
- Beh, ce ne avete messo di tempo per raggiungerci; stavamo pensando di mangiarci tutto noi!-
Disse Duncan posando un  bacio leggero sulle labbra di Amy. Poi si chinò sulla piccola culla e prese in braccio James.
- Abbiamo aspettato che l’ometto di famiglia si svegliasse, ma ce l’abbiamo fatta. Comunque siete stati davvero bravi, avete anche apparecchiato la tavola. Dovremo fare più spesso queste uscite con i nostri uomini. Non è vero, Sarah?-
- Sì, hai ragione.- Replicò velocemente la ragazza sapendo che nelle sue parole non c’era nulla di vero. Presto se ne sarebbe andata e tutto sarebbe finito.
 
Durante il pranzo Sarah era stata al centro dell’attenzione. Aveva raccontato ai fae come trascorreva la sua vita nell’Aboveground; gli studi, il lavoro, la famiglia. Era entusiasta di ciò che faceva e di quello che era diventata nella sua vita reale. Jareth la guardava sorridere, gli occhi le si illuminavano di gioia quando parlava dei suoi libri e della sua passione per il teatro e la musica. A volte si girava verso di lui sentendo il peso dello sguardo del re.
Amy si alzò in piedi e aprì il piccolo cesto di vimini appoggiato sopra al tavolo.
- Che ne dite di mangiare il dolce? Una squisita torta di mele fatta dalla nostra Sarah!-
La ragazza umana arrossì imbarazzata.
- Non è del tutto vero, Amy mi ha aiutata.-
- Sì hai ragione, ho tagliato le mele a fette.-
Risero tutti. Poi Amy passò un coltello a Sarah.
- Avanti mia cara amica, a te l’onore di tagliare il dolce!-
Sorridendo, la ragazza infilò la lama nella torta cominciando a tracciare delle linee perfette. Jareth guardava le sue mani esperte, le dita aggraziate che stringevano il coltello, lo sguardo fiero. Quanto avrebbe voluto sentire quelle mani sulla sua pelle, tra i suoi capelli.
La voce di Duncan lo destò dai suoi pensieri.
- Il primo pezzo di torta spetta agli ospiti. Jareth, a te l’onore!-
Il re si voltò verso Sarah che teneva tra le mani una fetta di dolce. Si guardarono per un lungo istante e Jareth si stava consapevolmente perdendo nel verde mare dei suoi occhi.
Poi la ragazza, notando che il re non osava avvicinarsi, si chinò su di lui, la voce bassa e provocatoria.
- Questa è per te, re di Goblin. Non è drogata… fidati!-
Jareth poggiò le mani nude sui polsi di Sarah, stringendo appena la presa su di lei. La ragazza non riuscì a trattenere un brivido al contatto della pelle del fae contro la sua.
- Non sfidarmi!- Lo sguardo del re era malizioso e divertito.
Poi lentamente, molto lentamente, scivolò con le dita lungo le mani della ragazza, dolcemente, e prese la sua fetta di torta.
La portò alla bocca chiudendo gli occhi, assaporandone ogni ingrediente, godendo della fragranza zuccherata che gli lasciava sul palato. Quando riaprì gli occhi, si accorse di avere lo sguardo dei tre puntato addosso.
- Beh?- Chiese Sarah impaziente con le mani puntellate sui fianchi.
- Beh cosa, mia preziosa?-
- Beh, com’è? Ti piace?-
- Mmmhhh… diciamo che non sono ancora morto! E’ un buon segno, mi pare.-
La ragazza stava decisamente perdendo la pazienza mentre il re si stava godendo la situazione, divertito.
- Tu non puoi morire!-
Duncan e Amy osservavano le schermaglie tra i due sorridendo tra loro.
Ad un certo punto Jareth si alzò in piedi portandosi una mano alla gola. Teneva la testa bassa e una cascata di capelli biondi gli nascondeva il viso.
- Credo di non stare bene... mi sento soffocare. Devo allontanarmi da qui!-
Duncan incrociò le mani dietro la testa. Gli veniva da ridere e aveva dovuto fare molti sforzi per non scoppiare in una fragorosa risata, soprattutto quando Sarah si era avvicinata a lui per aiutarlo. “Ora voglio proprio vedere cosa cerchi di fare, cugino” pensò.
- Oh mio Dio! Jareth cos’hai? Cosa ti senti?-
La ragazza si era avvicinata al fae, appoggiando le mani sul suo addome.
- Sarah, cos’hai messo in quel dolce? Sto soffocando!- La voce del re era sofferente.
- Ti giuro che non ho messo nulla che potesse far male. Jareth ti prego, credimi.-
Il sidhe, sentendo il tocco delle mani della ragazza, alzò lo sguardo. Sarah aveva gli occhi lucidi e le guance arrossate, era visibilmente preoccupata per lui.
Il re sorrise e la prese tra le braccia affondando il viso nell’incavo del suo collo. Sarah sentiva le sue mani scorrere lungo la schiena, il profumo speziato del fae che la inebriava. Ricambiò il suo abbraccio, dimenticando di non essere soli.
- Ero davvero preoccupata, non farlo mai più!- Gli disse Sarah a bassa voce.
- Allora non ti sono indifferente.- Replicò piano il re contro il suo collo.
- Nessuno dei miei amici mi è indifferente. Nemmeno tu!-
Jareth in quell’istante la lasciò andare bruscamente. Era tutto maledettamente inutile.
- Amici...-
Il re pronunciò quell’ultima parola con disprezzo, prima di passare attraverso il corpo della ragazza e sparire tra le rocce.

*** *** ***

Bene ragazze, anche questo capitolo è andato. Scommetto che qualcuna di voi vorrebbe uccidermi XD ma vi capisco!!!

X FEDERICA: grazie come sempre!!! Credo tu sia bionica, sai? Ma lo scoprirò presto :* il grande giorno si avvicina :)

X PAOLA: sul rapporto tra Duncan ed Amy ci sto lavorando. Non disperare, sarai accontentata ;) Nel frattempo bacchettami e raccontami tutti i tuoi dubbi e perplessità: confido in te :)
J.

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Capitolo 24
*** Le cascate di Rauros ***


Duncan ed Amy avevano assistito alla scena in silenzio.
- Forse è meglio che vada a parlargli.-
Disse il re di Rauros alzandosi in piedi.
-No!-
Sarah era rimasta immobile, le braccia strette intorno alla vita, lo sguardo basso.
- No, spetta a me fare questa cosa. Spetta a me parlargli e fargli capire la verità.-
Alzò lo sguardo verso la coppia, gli occhi lucidi di lacrime. Il sole si rifletteva sui suoi capelli scuri, donandole una strana e piacevole lucentezza.
Amy si era alzata lentamente e le si era avvicinata senza toccarla. La giovane fae sapeva perfettamente che stava compiendo un ultimo invano tentativo per convincerla; l’umana aveva già deciso.
- Sarah, ti consiglio di pensarci bene. La tua scelta sarà definitiva e non potrai più tornare indietro.-
La videro sorridere, di un sorriso così triste che avrebbe frantumato l’anima di chiunque, fino a farla disperdere nel vento come la polvere affinché non ne rimanesse alcuna traccia. E tutti loro sapevano, che da li a poco, un’anima sarebbe stata fatta a pezzi.
 
Sarah si era avviata a passo lento nella direzione dove aveva visto scomparire Jareth.
Duncan le aveva consigliato di stare attenta alle rocce e di guardare bene dove metteva i piedi. Si era rifiutata di farsi accompagnare. Voleva restare sola.
Mentre camminava sentiva il rumore dei suoi passi sul selciato, i sassi che sfregavano contro la terra e l’uno contro l’altro. Camminava a testa bassa Sarah, e mentre camminava rivedeva scorrere nella sua mente i momenti felici della sua infanzia, della sua vita mortale.
Sentiva ancora le braccia di Linda che la avvolgevano in un amorevole abbraccio salutandola un'ultima volta. Vedeva il sorriso di suo padre quando tutte le mattine entrava in cucina in vestaglia,  con le sue solite pantofole di feltro grigio. Sentiva le risate sguaiate di suo fratello quando la prendeva in giro per un nonnulla. E poi c’era lei, Karen. Non si erano mai sopportate molto, ma in cuor suo sapeva che la matrigna le voleva bene; l’aveva cresciuta e questo aveva permesso anche una certa complicità tra loro.
Si fermò un momento e si guardò intorno: la vita dell’Underground.
Aveva messo in soffitta tutti i costumi e i balocchi, aveva provato a cancellare dalla sua mente ogni riferimento a quella maledetta notte in cui Toby fu rapito, aveva provato a dimenticare tutto e tutti, soprattutto lui. Ma invano.
La sala degli specchi”. Jareth sapeva che il Sottosuolo non l’aveva mai abbandonata, come sapeva che una parte di lei era rimasta in tutti loro. Anche in lui.
Hoggle si era rifiutato di ascoltarla ma quali colpe poteva imputargli? Sarah aveva fatto la sua scelta tredici anni prima e ora non poteva più tornare indietro. L’unico rammarico era quello di non aver potuto salutare Sir Dydimus e Ludo.
Mise le mani in tasca e qualcosa attirò la sua attenzione. “Il braccialetto di Denny”.
Denny…Cosa rappresentava veramente per lei? Solo un amico o qualcosa di più?
Era un ragazzo intelligente, carino, dolce. A Sarah piaceva la sua compagnia e lui l’amava, di questo ne era sicura. Ma non era solo Denny ad amarla.
 
Sarah continuò a camminare, quando uno strano rumore di scroscio d’acqua la distrasse dai suoi pensieri.
Jareth ama ritirarsi alle cascate quando viene nel nostro regno. Lo troverai certamente lì. Procedi dritta per questo sentiero e sta attenta a dove metti i piedi”. Duncan era stato molto chiaro e preciso e il rumore di sottofondo non poteva essere nient’altro che di una cascata.
Mano a mano che si avvicinava, il rumore si faceva sempre più forte mentre la vegetazione intorno a lei si diradava.
Era straordinario il panorama che le si aprì improvviso davanti agli occhi.
Un’enorme cascata creata dal fiume Anduin, lo stesso che divide i confini di Rauros da quelli di Goblin. L’acqua scrosciava contro le rocce creando una grande nuvola di gocce d’acqua e schiuma, e un rumore assordante. Alla sommità, la cascata era tagliata in due da un enorme masso appuntito.
Sarah ammirava estasiata il panorama che le si stagliava davanti. Le labbra leggermente dischiuse, stupita.
- Ti piace questo posto?-
La ragazza non aveva bisogno di voltarsi, sapeva perfettamente di chi era quella voce così sensuale e regale. Le era maledettamente vicino, troppo vicino. Non la toccava, ma poteva sentire il calore del suo corpo contro la schiena.
- Sì, è un panorama stupendo. Non credevo che nel sottosuolo potessero esserci posti così belli. Sembra quasi di stare tra le Montagne Rocciose.-
- Venivo sempre qui da bambino, quando giocavo con Duncan. E’ il mio posto preferito, dopo la sala di Escher ovviamente…-
Ci fu un lungo silenzio, spezzato solo dal rumore della cascata.
- Stavi forse cercando me?-
Chiese Jareth.
- Sì, voglio parlarti.-
Sarah si voltò di scatto guardandolo negli occhi. Lo sguardo deciso.
-Adesso.-
Jareth alzò una mano. Avrebbe voluto accarezzarle la guancia, avrebbe voluto appoggiare le labbra su quelle di lei, avrebbe voluto…
Invece abbassò il braccio lungo il fianco stringendo la mano in un pugno.
- Adesso mia preziosa? Immagino dal tuo sguardo che se non approfittiamo di questo momento per parlare non ce ne saranno altri.-
Sarah si limitò ad annuire con un cenno della testa senza abbassare lo sguardo. Vide le labbra di Jareth tendersi come un elastico, la bocca simile ad una cicatrice sul suo bel volto fatato.
Il re le voltò le spalle.
- No, non parleremo qui ma al castello. Al mio castello. Poi te ne andrai e sparirai per sempre dalla mia vita.-
C’era una strana nota malinconica nella sua voce che Sarah non aveva mai sentito prima.
Forse non servivano tanti giri di parole, Jareth conosceva già la sua decisione, l’aveva intuita.
Camminavano lungo il sentiero del ritorno, in silenzio. Il fae davanti e la giovane umana dietro. Sarah aveva rischiato di inciampare su un sasso ma il re non se ne era curato, proseguendo senza mai voltarsi.
Tornarono alla radura dove li attendevano Amy e Duncan.
Suo cugino li raggiunse sorridendo, sperando di stemperare l’evidente tensione che scorreva tra i due.
- Ehi ragazzi, vi stavamo aspettando. Che ne dite di fermarvi anche a cena? Magari possiamo…-
Jareth lo interruppe alzando la mano. Lo sguardo serio, troppo serio.
- No, torniamo al castello. Adesso!-
Non aggiunse altro.
Amy si avvicinò alla ragazza umana cercando di mettere nel suo sguardo e nelle sue parole tutta la dolcezza di cui era capace.
- Sarah, qualunque sarà la tua decisione cerca di essere forte come lo sei sempre stata.-
- Grazie Amy, spero di rivedervi ancora.- Si voltò verso Duncan, gli occhi pieni di lacrime. – E spero con tutto il cuore di non dimenticarvi mai.-
Li abbracciò entrambi e si fermò un ultimo istante ad ammirare il piccolo James che dormiva nella culla, prima di seguire il re e sparire.
 
*** *** ***
 
Jareth aveva teletrasportato entrambi fino all’ingresso della città di Goblin.
Dopo il loro ultimo scontro alle cascate, il re non l’aveva più degnata di uno sguardo e non le aveva più rivolto la parola.
Sarah lo scrutò per un breve istante con la coda dell’occhio. I suoi abiti erano cambiati e la camicia bianca era stata sostituita da una corazza nera come l’inchiostro. Nell’oscurità dell’abbigliamento, il medaglione sembrava risplendere di una luce nuova, più limpida. Il volto del fae era serio, impenetrabile, come lo era sempre stato.
Alcune cose non cambiano mai” pensò Sarah.
La ragazza fece qualche passo verso il portale d’ingresso della città e gli passò di fianco senza guardarlo, il mento sollevato, lo sguardo di finta fierezza.
La verità era che non era così sicura di volersene andare, di volerlo abbandonare.
Si sentì trattenere per un braccio e si voltò di scatto. Jareth la guardava come se la vedesse per la prima volta, ed era triste, molto triste. I suoi occhi felini avevano perso l’arroganza e la glacialità che gli aveva visto fino a poco tempo prima.
- Aspetta, ti prego.-
C’era una strana nota di angoscia nella sua voce e forse lui nemmeno se ne rendeva conto. Si guardarono negli occhi, intensamente.
Lasciò gentilmente la presa facendo scorrere le sue dita guantate lungo il braccio della ragazza fino a catturarle delicatamente la mano. Sarah avvertì dei piacevoli brividi sfiorarle la pelle e sperava fortemente che il re non se ne accorgesse.
Senza dire una parola si incamminarono facendo il loro ingresso nella città di Goblin.
Attraversarono il centro abitato in silenzio, mano nella mano, le dita intrecciate. I sudditi che si trovavano ai lati della strada si inginocchiavano al loro re, e Jareth proseguiva a testa alta senza ricambiare il saluto. Sarah si sentiva stranamente a suo agio vicino a lui e, voltandosi, gli sorrise stringendo la presa nella sua mano.
Jareth ricambiava il suo sguardo con la stessa intensità e si compiaceva di vederla sorridente e allegra.
Sarah non sapeva che al re era impedito attraversare la città mano della mano con una donna che non fosse la sua regina.
Non sapeva che con quel semplice gesto aveva dichiarato a tutto il suo regno che lei era sua e di nessun altro.
Sarah non sapeva che, nonostante la decisione di tornare nell’Aboveground, sarebbe rimasta al suo fianco come sua regina, per sempre.

*** *** ***

Ordunque belle fanciulle (e fanciulli se ce ne sono) il prossimo capitolo è sotto betaggio di Federica ma, considerando il pieno incasinamento in cui è infognata, non è previsto il "postaggio" a breve termine.
Sto già scrivendo il finale della storia e, che ci crediate o no, mi viene da piangere :(
Bacio a tutte
J.

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Capitolo 25
*** Il ritorno ***


Denny era rincasato tardi. Il capufficio l’aveva trattenuto più del previsto per portare a termine una pratica urgente. Prima di aprire la porta d'ingresso guardò l'ora sul suo orologio da polso: 21.17.
Il diciassette è un numero sfortunato” pensò sorridendo. Non era mai stato superstizioso e non aveva certo intenzione di cominciare a diventarlo.
Aprì il portone di casa e accese la luce.
Sul pavimento c’era un foglietto di carta rosa piegato in due e fatto passare sotto la porta.
Si chinò e lo raccolse, lo aprì e lesse le poche parole che vi erano scritte:
 
Per l’ennesima volta sono passata a salutarti ma, a quanto pare, non sei mai in casa. Non voglio telefonarti e disturbarti ma vorrei tanto capire perché, dall’ultima volta, non ti sei più fatto sentire.
Mi manchi da morire…
Tua, Jodie
 
Tua”. Denny non l’aveva mai considerata sua, non l’aveva mai amata.
Aveva trascorso un’intensa notte insieme a lei ma questo non significava niente, non per lui almeno.
Lui aveva promesso a Sarah che l’avrebbe aspettata fino a quando non si fosse sentita pronta per cominciare una relazione, ma non l'aveva fatto. L’aveva tradita.
Era stato soggiogato e ingannato dal re di Goblin ma l’idea di non aver rispettato la promessa fatta a Sarah lo feriva più di ogni altra cosa.
Dalla giacca estrasse la sfera di cristallo che gli aveva prestato Toby.
Ovunque sia mia sorella e qualunque cosa sia successa, ti prego, riportala a casa”.
- Sì Toby, riporterò a casa Sarah ovunque sia, te lo prometto.-
Le parole di Denny rimbombarono nella stanza come se fosse stata completamente spoglia, senza alcun mobile ad attutire i rumori.
Gli occhi del ragazzo erano fissi sul globo, ipnotizzati.
Aveva già visto quell’oggetto prendere forma da mani guantate, le mani del re dei goblins.
Fissando il pesante cristallo, gli ritornò alla mente il frastuono di una risata in una stanza sporca, fredda, spoglia.
Capelli lunghi che scendevano scompigliati sulle spalle, occhi azzurri dalle pupille di due grandezze diverse, lineamenti felini e pronti ad azzannare la preda con la sola forza dello sguardo.
Spostò istintivamente lo sguardo sul polso. Non indossava più il suo braccialetto preferito ormai da tempo. L’aveva forse perso? Ma dove?
- Che fine ha fatto il mio bracciale?-
Si chiese Denny ad alta voce socchiudendo gli occhi.
La sfera che ancora teneva in mano si illuminò improvvisamente. Non era un bagliore accecante ma sembrava quasi l’aurea aranciata di un focolare acceso.
Il ragazzo, preso dal panico, lasciò cadere l’oggetto facendo qualche passo indietro; gli occhi spalancati dallo stupore e dalla paura per lo spettacolo che gli si presentava davanti. Il cristallo non era caduto a terra ma era rimasto sospeso nell’aria, come se fosse stato sorretto da un palo invisibile.
Dopo un primo minuto di panico, Denny si avvicinò nuovamente alla sfera per guardare al suo interno e la sfiorò con le dita. Sembrava che il vetro contenesse del fuoco.
Sì, era fuoco quello che Denny vedeva dentro il cristallo, ma non bruciava. La sfera era ghiaccio sotto le sue dita. L’immagine si spostò lentamente verso sinistra mostrando una finestra aperta; gli occhi del ragazzo divennero due fessure semi nascoste dalle ciocche di capelli che gli ricadevano sul viso.
- Ma quella è Sarah!-
Era lei, non aveva dubbi. Era seduta sul davanzale di una finestra e indossava il suo braccialetto. Due braccia le cingevano la vita da dietro e Denny voleva assolutamente capire dove si trovasse.
- Voglio vedere chi ha rapito la mia Sarah.-
L’immagine della sfera si spostò quel tanto che bastava per visualizzare il volto di un uomo. No, non di un uomo ma di un fae, come l'aveva definito Sarah.
Era lui, era il re dei goblins.
Lo stesso essere che era piombato nella sua stanza e l’aveva portato nell’Underground privandolo del suo bracciale per usarlo come esca per Sarah; colui che l’aveva rinchiuso in una segreta e aveva costretto la ragazza a superare il labirinto una seconda volta; l’uomo che amava quella donna tanto quanto lui e che avrebbe fatto di tutto per tenerla con sè.
Prese la sfera e la strinse forte, quasi a volerla frantumare tra le sue dita. Una parola attraversò improvvisamente la sua mente.
“Jareth”.
Sì, ora ricordava anche il suo nome.
La bocca di Denny si trasformò in un ghigno di trionfo.
Quel dannato fae l’aveva rimandato indietro trattenendo con sé la ragazza, sovvertendo l’ordine del tempo e i ricordi di tutte le persone vicine a Sarah.
L’immagine successiva fece impallidire il volto di Denny.
Il re di Goblin aveva il mento appoggiato sulla spalla della ragazza e lei si era voltata verso quegli occhi di ghiaccio fissandolo come se non avesse mai visto niente di più bello in tutta la sua vita.
Le loro labbra si avvicinarono lentamente, sfiorandosi, torturandosi.
No, Denny non avrebbe mai potuto accettare una cosa del genere. Sarah era stata ingannata, non poteva aver scelto di restare nel Sottosuolo di sua spontanea volontà. Non con lui, dannazione.
- SARAH NO!-
Fu un grido disperato quello di Denny, le sue ultime parole prima di essere risucchiato dentro la sfera di cristallo che questa volta cadde a terra con un tonfo sordo, dimenticata.
 
*** *** ***
 
Sarah era seduta nella vasca, circondata da schiuma profumata.
Continuava a pensare a lui, non riusciva a distogliere la mente da quel fae.
Jareth ti ama”.
Le aveva detto Amy, come se Sarah non lo sapesse già.
Cosa provi per lui?
Sarah aveva dovuto respirare a fondo prima di rispondere.
Credo di amarlo Amy, ma per quanto io possa essere attratta dal re, non resterò a Goblin. Vorrei amarlo come si ama un qualunque altro uomo ma il tempo a mia disposizione è troppo poco per decidere di rimanere con lui lasciando tutto e tutti nel Sopramondo. Se decidessi di restare nel Sottosuolo e scoprire che la mia scelta è stata sbagliata non avrei più la possibilità di tornare indietro
Amy non aveva replicato. Si era limitata a sorriderle accettando la risposta da vera amica.
Dopo aver attraversato la città mano nella mano con Jareth, il re non l’aveva più degnata di uno sguardo. Erano rientrati al castello e il fae l’aveva lasciata bruscamente dicendole che si sarebbero rivisti per cena.
 
Inspirò profondamente riempiendosi i polmoni del dolce profumo di sandalo, si tappò il naso, chiuse gli occhi e si lasciò cadere nell’acqua calda. Rimase qualche secondo coperta dall’acqua prima di riemergere ed uscire per asciugarsi.
Quella sarebbe stata la sua ultima sera a Goblin, con Jareth, e per l’occasione aveva scelto un abito di taffetà viola scuro, coperto da un leggero pizzo nero di organza che le lasciava scoperte le spalle.
La gonna scendeva a sirena aprendosi in morbide pieghe poco sopra alle ginocchia e l’abito era rifinito da un’alta cintura nera, anch’essa in taffetà, chiusa in vita con un grande fiocco laterale.
Aveva lasciato i capelli sciolti creando un leggero movimento sulle punte.
I suoi grandi occhi verdi erano l’unico punto luce nell’oscurità dell’abbigliamento.
Sorridendo soddisfatta del risultato ottenuto, uscì dal bagno.
Tuliah si voltò subito verso di lei dischiudendo le labbra, stupita.
- Sarah, sei bellissima! Non credo che il re ti lascerà andare tanto facilmente, sai?-
- Grazie del complimento Tuliah.-
Rispose asciutta tralasciando di rispondere alla sua domanda.
Dalla tasca dei jeans che erano appoggiati sopra al letto, prese il bracciale di Denny e lo indossò. Non voleva correre il rischio di dimenticarlo, non se lo sarebbe mai perdonato.
Poi si voltò verso la domestica sorridendo.
- Sono pronta Tuliah, quando vuoi possiamo andare.-
Percorsero silenziosamente i corridoi del castello fino a raggiungere la piccola sala da pranzo. La porta era aperta, significava che Jareth non era ancora arrivato.
- Il re è in ritardo. Vuoi accomodarti nella sala di fianco?-
Chiese Tuliah un po’ imbarazzata. Non era da lui far aspettare gli ospiti.
- No, lo aspetterò qui. Tu va pure se vuoi, sono sicura che il re arriverà presto.-
La domestica abbassò lo sguardo e uscì silenziosamente lasciando la porta aperta.
Sarah si avvicinò alla finestra appoggiando una mano al muro. La parete era fredda ma la sua attenzione era attirata dal panorama che si stagliava di fronte a lei.
I sentieri del dedalo erano illuminati da fiaccole, nuvole scure salivano dall’orizzonte scontrandosi con gli ultimi bagliori di un sole ormai tramontato.
Sarah era così ammaliata da quel panorama che non si era nemmeno accorta dell’arrivo del re.
Jareth si era fermato sulla porta, non si aspettava di trovarla già lì.
Dovette ricacciare indietro la tentazione di correre da lei e stringerla forte tra le braccia. Era bellissima, sembrava una dea.
Sarah si accorse della presenza del re solo dopo qualche istante. Lo vide avvicinarsi silenziosamente grazie al riflesso del vetro della finestra ma non si voltò. Dovette umettarsi le labbra divenute improvvisamente secche, e il suo fiato caldo aveva creato una leggera condensa contro il vetro.
Jareth era dietro di lei. Appoggiò una mano guantata sul muro, di fianco a quella di Sarah ma senza toccarla. Si chinò vicino al suo orecchio e la sua voce era una carezza mentre i capelli biondi le solleticavano dolcemente la schiena scoperta.
- Mia preziosa, devo ammettere che il viola ti dona.-
Per quanto fossero distorti i pensieri del re, Sarah dovette constatare che quello era il primo complimento di cui la omaggiava.
Il petto di Jareth era così vicino alla sua schiena che ne poteva sentire il calore sulla pelle nuda.
La ragazza abbassò il braccio e si allontanò sperando che non si accorgesse del suo imbarazzo.
Si voltò verso di lui. Il re la fissava a braccia conserte. Era bellissimo nel suo abito grigio come metallo, sembrava cucito con pirite e polvere di stelle.
La camicia, della stessa tonalità dell’abito, era impreziosita da un voulant di seta che scendeva lungo il petto ed era  fermato dal medaglione a forma di falcetto. Pantaloni grigi e stivali lucidi dello stesso colore rifinivano la figura scultorea del sovrano del labirinto.
Sarah non fece in tempo a replicare al commento del re che lo sguardo ferino di Jareth cadde improvvisamente sul suo polso. Il bracciale di Denny.
La ragazza si guardò il braccio per un breve istante prima di rivolgersi al re, cercando di mettere nelle sue parole tutta la gentilezza di cui era capace.
- Ti ringrazio con tutto il cuore di avermelo restituito. Avrei dovuto ringraziarti questa mattina ma…-
Jareth le passò di fianco senza ascoltarla. La rabbia dipinta sul volto.
- Fa in modo che quel mortale non compaia più davanti a me Sarah, perché la prossima volta non sarò così generoso.-
Istintivamente la ragazza accarezzò il bracciale con l’altra mano, un gesto che non sfuggì al re e che gli creò una fitta di dolore allo stomaco. Ovviamente lei non se ne accorse.
Si portò dietro la sedia della ragazza e la fece accomodare per poi sedersi a sua volta.
Mangiarono silenziosamente, nessuno dei due aveva il coraggio di affrontare l’argomento della partenza.
Ad un certo punto fu Jareth a rompere il silenzio.
- Ero sincero quando ti ho detto che mi dispiace.-
Sarah alzò lo sguardo senza capire, incrociando gli occhi spaiati del re. Jareth appoggiò la forchetta sul piatto e si allungò appoggiando delicatamente la mano guantata su quella della ragazza.
Sarah non riuscì ad ignorare un piacevole brivido che quel tocco le fece scorrere lungo la spina dorsale.
- Sto parlando di Hoggle. Mi dispiace.-
Sarah piegò la testa di lato continuando a fissare il re. Era davvero dispiaciuto per lei.
Notando lo stupore e il silenzio della ragazza proseguì, senza lasciarle la mano.
- Domani andrò da lui e lo convincerò a chiederti scusa. Se non dovesse bastare lo manderò per un po’ nella gora a schiarirsi le idee e…-
- Jareth!-
Il re si interruppe. Lo sguardo di Sarah si era fatto improvvisamente serio. La ragazza gli strinse la mano cercando in quel contatto la forza per dire ciò che doveva.
- Non è necessario che tu vada da Hoggle. Io non resterò a Goblin.-
Forse una pugnalata in pieno petto con una lama di ferro gli avrebbe fatto meno male.
Allora era vero, Sarah aveva deciso.
Ritrasse la mano da quella di lei e si pulì la bocca con il tovagliolo. In quel momento avrebbe voluto gridarle in faccia il suo amore, aprirsi il petto e strapparsi il cuore per mostrarglielo e farle vedere quanto potesse essere fragile. Non poteva sopportare un’altra sconfitta.
- Allora hai deciso, tornerai nel tuo mondo.-
Non era una domanda, era semplicemente un’amara constatazione.
La ragazza non poté ignorare i lineamenti tesi sul volto del fae. Era triste e sapeva che prima o poi quella tristezza l’avrebbe consumato.
Sarah si alzò e gli andò vicino. Si chinò al suo fianco in modo da risultare più bassa e gli prese le mani tra le sue. Gli sguardi persi l’uno nell’altra. La voce di lei era dolce e non celava un velo di malinconia.
- Abbiamo sbagliato tutto Jareth, fin dal primo istante. Ogni parola e ogni sguardo tra di noi erano lame affilate pronte a ferirci e, se necessario, ad ucciderci. Voglio che tu sappia che non ti odio e ti prego con tutto il mio cuore e con tutta la mia anima di non cancellare i ricordi dell’Underground dalla mia mente. Io non posso e non voglio dimenticarti.-
Gli occhi di Sarah erano velati di lacrime sincere.
Jareth divincolò una mano dalla sua stretta e lentamente, con la punta delle dita, tracciò le linee del volto della ragazza. La dolcezza di quel tocco era quasi snervante.
- Cosa provi per me, mia preziosa? Cosa sono per te?-
Chiese con voce incerta e tremante. Lui stesso stentava a riconoscerla come propria.
Sarah chiuse gli occhi e mentre le sue palpebre si abbassavano, leggere lacrime le rigarono il volto. Rimase ad occhi chiusi per un breve istante ripensando velocemente al discorso di Amy, doveva usare le parole giuste.
Poi li riaprì, lentamente.
- Non posso darti una risposta Jareth, non adesso. Sono successe troppe cose tra noi ed è successo tutto troppo in fretta. Se dovessi ascoltare il cuore, mi direbbe di restare. Ma in me c’è anche una mente e un’anima e non posso rischiare di perdere ciò che di sicuro ho creato nel mio mondo reale per l’incertezza di una favola. Non sono ancora pronta per farlo. Non cancellare il ricordo di te dalla mia mente perché so che un giorno ci incontreremo ancora.
- L’incertezza di una favola mia preziosa? Passeranno decine di anni prima che tu muoia e possa lasciare il Sopramondo, prima di rivederci ancora. Te ne rendi conto Sarah? E fino a quel giorno cosa succederà? Altre mani stringeranno le tue, altre dita sfioreranno la tua pelle, altre labbra assaggeranno la tua bocca.-
Le tracciò le labbra con un dito guantato.
- Non riuscirei mai a vivere così a lungo lontano da te con questo incubo e la consapevolezza di non poter far nulla per impedire che ciò accada.-
Era sincero.
- Se decidessi di rimanere nell’Underground e con il tempo scoprissi che la mia scelta era completamente sbagliata? In quel caso non avrei più la possibilità di tornare indietro e sarei costretta all’infelicità in eterno. Per entrambi diventerebbe un inferno. Se mi ami Jareth ti prego, lasciami libera. Se sarà vero amore sono sicura che ci incontreremo ancora.-
Ecco il significato delle parole di Duncan”. Pensò il re.
In quel momento Jareth si rese conto che Sarah non poteva rinunciare alla sua vita mortale, il rischio era troppo grande e se avesse fatto la scelta sbagliata non  avrebbe più potuto cambiare idea. Era solo colpa sua, avrebbe dovuto giocare meglio le sue carte e invece il suo orgoglio aveva sempre avuto la precedenza, anche sui suoi sentimenti per lei.
Il re si alzò senza lasciare la mano di Sarah e la aiutò a sua volta ad alzarsi.
Le sorrise e lui stesso si stupì di riuscire ancora a farlo.
Jareth le lasciò la mano e si avvicinò alla finestra, la spalancò e si sedette sul cornicione appoggiando la schiena al muro. Poi si voltò verso Sarah e le tese una mano, invitandola.
Lei gli sorrise e appoggiò le dita su quelle guantate di lui. Il re la attirò a se e gentilmente la fece sedere tra le sue gambe. La schiena di Sarah era appoggiata al petto di Jareth, le sue braccia forti le cingevano la vita in un caldo abbraccio, i lunghi capelli biondi mossi dal vento le solleticavano la pelle nuda.
Il re appoggiò il mento sulla sua spalla, la voce bassa e roca.
- Ti amo più di ogni altra cosa, Sarah Williams.-
La ragazza si voltò verso di lui perdendosi nei suoi occhi azzurri. Era dannatamente bello e attraente, e per un attimo si chiese se stesse veramente facendo la scelta giusta.
I loro volti si avvicinarono, lentamente. Le loro labbra si sfiorarono delicatamente, torturandosi, quasi avessero paura di approfondire quel contatto. Sarah chiuse gli occhi a quel tocco e dischiuse le labbra desiderando di più.
Ma un grido improvviso li destò entrambi dai loro sogni.
- SARAH NO!-
La ragazza spalancò gli occhi staccandosi bruscamente dall’abbraccio del re.
Era lui, era vivo, era venuto a riprenderla.
Solo un nome uscì dalle sue labbra, leggero come un soffio di vento.
- Denny!-

*** *** ***

My my... ormai stiamo arrivando alla fine della storia e forse alcune di voi hanno già capito come andrà a finire.
A dire il vero questa ff è già terminata e gli ultimi chappy sono sotto betaggio di Federica che, come sempre, ringrazio per la collaborazione.
Questa storia vi è piaciuta? Vi ha fatto schifo? Così così? Me lo direte alla fine ^_^
Bacio a tutte
J.

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Capitolo 26
*** Addio ***


Denny si era improvvisamente materializzato nella piccola sala da pranzo del castello.
I capelli leggermente spettinati, lo sguardo terrorizzato nel vedere Sarah così vicina a quel maledetto fae, le mani che tremavano di rabbia repressa.
I due ragazzi mortali si guardavano intensamente, in silenzio, quasi a volersi comunicare emozioni e sentimenti solo con la forza dei loro pensieri.
- Sarah... stai bene?-
Chiese improvvisamente Denny rompendo il pesante silenzio, ignorando completamente il fae dietro di lei.
- Sarah sta benissimo e a quanto pare... anche tu.-
Jareth scese dal balcone con l’agilità di un felino, avvicinandosi alla ragazza.
-Denny…-
Sarah fece per andare verso il ragazzo ma il re di Goblin la bloccò tendendo un braccio davanti a lei. Non la guardava, era troppo impegnato a fissare il mortale.
La ragazza abbassò lo sguardo sulle proprie gelide mani, stava tremando. Forse Jareth avrebbe fatto di tutto per impedirle di avvicinarsi a Denny, o forse doveva semplicemente capire cosa stava succedendo. Cercò invano di ignorare la paura, mettendo nella voce tutta la falsa sicurezza di cui era capace.
- Denny, com’è possibile che tu sia qui? Perché sei tornato?-
Il ragazzo distolse lo sguardo da quello del fae. I suoi occhi scuri fissarono Sarah con una dolcezza estenuante.
- Niente e nessuno potrà mai cancellarti dalla mia mente, Sarah. Sono tornato nell’Underground grazie alla sfera di Toby, sono tornato per riprenderti.-
Quel ragazzo era davvero coraggioso e molto, molto intelligente, doti che avevano sempre affascinato Sarah e preoccupato Jareth.
Sarah stava per dire qualcosa, chiedendosi cosa avesse a che fare Toby con tutta quella storia ma il re l’anticipò.
- Toby eh?- Abbassò lentamente il braccio avvicinandosi di qualche passo a Denny. Aveva piegato la testa di lato, gli occhi socchiusi.
- E… chi saresti venuto a riprendere? Credo di non aver capito bene…-
Denny stringeva i pugni così forte che poteva quasi sentire le unghie conficcarsi nella carne. In quel momento avrebbe dato la sua vita pur di riportare indietro Sarah, ma allo stesso tempo sapeva che il suo sarebbe stato un sacrificio inutile. Quel fae era troppo potente ma non aveva nessuna intenzione di cedere, non poteva perderla di nuovo, non voleva.
- Invece hai capito benissimo. Sarah tornerà nell’Aboveground con me, e per te, fairy[1], sarà la fine.-
Pronunciò quella parola con tutto il disprezzo e la forza d’animo di cui era capace.
- Come osi…-
Il re sentì la rabbia scorrergli nelle vene, il respiro improvvisamente accelerato. Nessuno aveva mai osato tanto nei suoi confronti, e  nessuno gli avrebbe portato via Sarah, tantomeno lui.
Alzò lentamente una mano, pronto a scagliare tutta la sua collera, il suo disprezzo e la sua magia contro Denny. La voce era bassa e tagliente come un rasoio. Sarah non l’aveva mai visto così.
- Non avresti mai dovuto commettere un simile errore, ragazzo. Sono stato fin troppo generoso con te ma ora basta. Puoi dire addio alla tua stupida e misera vita. Per sempre.-
Sarah vide una sfera nera e lucente formarsi nella mano di Jareth. Sembrava un cristallo annerito dal fuoco, lo stesso fuoco che stava bruciando negli occhi spaiati del re.
La ragazza si avvicinò al fae e con dolcezza gli appoggiò una mano sul braccio. I nervi e i muscoli di Jareth erano rigidi, tesi, come se avessero potuto spezzarsi da un momento all’altro.
A quel tocco il re si voltò verso di lei.
- Jareth ti prego, non farlo.-
Perché gli stava chiedendo questo? Il re lo stava facendo solo per lei… Eppure i suoi splendidi occhi verdi erano lucidi e tristi.
Se veramente la ami accetterai ogni sua scelta con serenità, qualunque essa sia.”
Chiuse la mano con forza facendo sparire la sfera. Sarah stringeva ancora il suo braccio e Jareth appoggiò una mano sulla sua.
- Dimmi cosa vuoi mia preziosa e io lo farò.-
La ragazza si staccò lentamente dal tocco del re e si voltò verso Denny. Gli andò vicino e gli prese la mano. Lo guardava con tenerezza e Jareth riconobbe in lei lo stesso sguardo che aveva visto tredici anni prima quando l'aveva vista parlare con Ludo e con Hoggle. Solo che da quel giorno era trascorso troppo tempo, e Sarah non era più una bambina, tanto meno nei sentimenti.
- Sarah…- Solo un sussurro uscì dalle labbra del ragazzo. Jareth guardava la scena in silenzio, in bilico tra la collera e la frustrazione di quell'imminente perdita.
- Denny, sei il ragazzo più dolce che io abbia mai conosciuto. Ho trascorso con te momenti bellissimi, preziosi, indimenticabili ma…-
Sarah abbassò lo sguardo per un breve istante, cercando la forza per continuare. Poi riportò gli occhi su quelli di lui.
- Non starò con te nel sopramondo.-
Pronunciò l’ultima frase con decisione e, in quello stesso momento, un ghigno di trionfo si dipinse sul volto di Jareth.
Denny strinse la mano di Sarah, lo sguardo implorante.
- Sarah... ma cosa stai dicendo? Tu non puoi restare qui con lui! Hai visto meglio di me il suo comportamento, il suo vero carattere. Lui non sarà mai in grado di amarti!-
Lei non rispose. Denny si staccò bruscamente dal tocco di Sarah come se, improvvisamente, la sua vicinanza lo infastidisse.
- Mentre non c’eri ho tradito la tua fiducia trascorrendo una notte con Jodie. Ti credevo lontana, tutti credevano che te ne fossi andata e nessuno sapeva nulla di te, a nessuno importava che fine avessi fatto. Quell’essere…-
Denny puntò un dito contro il fae senza distogliere gli occhi da quelli di lei, disperato.
- Quell’essere ha sovvertito l’ordine del tempo e ha giocato con la mente e i ricordi di tutti noi. E mentre tu eri qui, costretta ad affrontare una vita che non ti apparteneva, io soffrivo senza di te. Hai mai pensato a me, Sarah? Hai mai pensato a come mi sentivo? Hai mai pensato ai miei sentimenti per te in tutto questo tempo?-
La ragazza dischiuse le labbra ma non riuscì a dire nulla. L’aveva ferito, tradito e qualunque parola fosse uscita dalla sua bocca sarebbe stata inutile. Abbassò lo sguardo e toccò delicatamente il braccialetto che era legato al suo polso. Lo tolse e lo restituì a Denny.
- Mi dispiace.-
Fu l’unica cosa che riuscì a dire. Aveva pensato molte volte a Denny ma i suoi sentimenti per lui non erano mai andati oltre una splendida amicizia. Non era mai stata in grado di capirlo e in quel preciso momento non era in grado di capire nemmeno se stessa.
Il mortale si passò una mano tra i capelli, non poteva essere vero. Poi prese il braccialetto dalle mani di Sarah e lo mise in tasca.
- Ti dispiace?- Sorrise di frustrazione, cercando di trovare un senso in tutto quello che stava succedendo.
- Hai rischiato la vita per venire a salvarmi.-
Sarah non rispose. Avrebbe rischiato la vita per ogn’uno dei suoi amici, ma Denny in quel momento era troppo confuso e deluso per capire. O forse, più semplicemente, quello era un lato di Sarah che lui non era mai riuscito a cogliere.
Non ricevendo alcuna risposta, Denny si voltò verso Jareth che osservava la scena in religioso e trionfale silenzio.
- A quanto pare hai vinto tu. Ora cosa farai di me? Mi rimanderai a casa?-
Jareth si voltò verso Sarah e lei gli fece un leggero cenno di assenso col capo, senza dire una parola.
Denny non fece in tempo a replicare che una sfera di cristallo gli piombò addosso ad una velocità inaudita e lo risucchiò al suo interno, prima di colpire il muro ed essere inghiottita dalla parete.
Sarah aveva guardato la scena in silenzio mentre un nodo di dolore le saliva alla gola.
Fissava il muro Sarah, augurandosi che prima o poi, un giorno, Denny potesse trovare la forza per dimenticarla.
 
Erano rimasti loro due nella stanza, soli, ancora una volta.
Si fissarono intensamente, a lungo, senza parlare. Il volto del re era impassibile e non lasciava trapelare nessuna emozione.
La guardava, semplicemente, rapito da quegli occhi verdi così dolci e così innocenti.
Fece pochi passi verso la ragazza. Voleva abbracciarla, baciarla, stringerla al petto, sentire il calore del suo corpo e il profumo della sua pelle invadere ogni singola cellula di se stesso. Tutto il suo corpo la bramava, la desiderava.
Sarah alzò un braccio bloccando improvvisamente l’avanzata del re.
Jareth si fermò all’istante, perplesso. Il suo viso lunare divenne ancora più pallido, quasi spettrale, mentre gli occhi brillavano di aspettativa e inquietudine.
Sarah dovette deglutire due volte prima di parlare. Le tremava la voce, il cuore le batteva nel petto all’impazzata sentendolo pulsare in gola.
- Ti prego Jareth, non avvicinarti.-
 Lui piegò la testa di lato senza capire. Aveva rifiutato il mortale per stare con lui. O forse no…
- Non ho cambiato idea. Tornerò a casa, nel mio mondo. Adesso.-
Le parole che le uscirono dalla bocca lo ferirono in modo irreparabile e lei ne era dolorosamente consapevole. Non riuscì a trattenere delle lacrime amare che le bruciarono gli occhi.
- Tu non vuoi questo Sarah, lo leggo nel tuo sguardo. Stai soffrendo quanto me... e per cosa? Per uno stupido orgoglio?-
Lei non poteva negare l’evidenza. Era vero, stava soffrendo per lui, per quel dannato fae che per lungo tempo l’aveva ingannata, stregata e amata nell’ombra.
Jareth evocò una sfera. La porse a Sarah con dolcezza e per l’ultima volta, contro il tempo, le fece di nuovo la sua proposta.
- Rimani a Goblin mia preziosa, resta con me e potrai avere tutto quello che desideri.- 
Non era una semplice richiesta, era una preghiera.
“Cerca di essere forte come lo sei sempre stata”.
“Scegliere di morire non è una decisione semplice”.
“Se decidessi di restare nel sottosuolo e scoprire che la mia scelta è stata sbagliata non avrei più la possibilità di tornare indietro”.
“…tornare indietro”.
“…tornare indietro”.
Non si trattava di orgoglio dannazione, era in ballo tutta la sua vita. Lui ancora non capiva…
La ragazza alzò la testa decisa, e fece pochi passi indietro. L’ultima parola fu come una lama che uscì dalle labbra di Sarah per conficcarsi nel cuore di Jareth.
- Addio.-
Il re non fece in tempo a replicare che la ragazza iniziò a dissolversi per poi sparire completamente, per sempre.
Jareth  crollò a terra, in ginocchio, le mani contro il pavimento freddo, la testa bassa mentre una cascata di capelli gli nascondeva il viso.
Se n’era andata, l’aveva lasciato e questa volta non sarebbe più tornata.
Strinse a pugno una mano guantata e colpì il pavimento. Aveva perso la sua forza, la sua energia, la sua Sarah.
Il dolore. Jareth comprese solo in quel momento cos’era il vero dolore e per la prima volta nella sua lunga vita una lacrima scese dai suoi occhi, inesorabile, e gli rigò il volto cadendo al suolo.
 

*** *** ***

Donne, so che in questo momento mi state odiando ma io AMO questo finale!!!
Che ci posso fare???
Farò un epilogo (spero breve) e poi vi saluterò :(
Ringrazio come sempre tutte voi che leggete e la mia dolce Federica per la pazienza durante i betaggi/consigli.

Bacissimi a 40° - a Treviso fa un caldo becco -
J.



[1]              Preciso (per chi non lo sapesse) che il termine fairy viene usato con due significati:
1)            Fata  (il cui diminutivo è fae, fay ecc.);
2)            Dispregiativo per “frocio”. In questo caso Jareth avrebbe tutte le ragioni del mondo per incavolarsi ^_^

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Capitolo 27
*** Ti amo ***


Jareth guardava le giornate passare da una finestra della sala del trono, appoggiato al muro con una spalla. Nessun goblin aveva più osato avvicinarsi al re dalla notte in cui Sarah aveva abbandonato il regno. Voleva restare solo, come lei l’aveva lasciato.
Il tempo trascorreva veloce e inesorabile nel sottosuolo così come nel sopramondo. Il fae lo sapeva fin troppo bene e presto la ragazza avrebbe incontrato qualcuno pronto a curare le sue ferite, sempre che ne avesse…
Alla fine Sarah era tornata nel suo mondo, alla sua vita e Jareth non aveva fatto nulla per fermarla. Non le aveva nemmeno cancellato dalla mente il ricordo dell’Underground perché lei voleva ricordare. Aveva esaudito ogni suo desiderio. Sempre, fino all’ultimo.
- Ti abbiamo aspettato a lungo, che fine avevi fatto?-
Jareth si voltò verso suo cugino. Non l’aveva nemmeno sentito arrivare, come sempre.
 

Quella mattina si era tenuta una tavola rotonda dove avrebbero dovuto partecipare tutti i fae regnanti per stabilire il nuovo responsabile del Gran Consiglio. Le votazioni, nel Sottosuolo, erano molto importanti, soprattutto in queste occasioni e anche un solo voto poteva essere decisivo. Jareth, ovviamente, se n’era dimenticato.

Al re di Goblin non erano mai piaciute questo genere di cose. Non si era mai nemmeno candidato, perché le responsabilità dell’intera Underground erano un peso troppo grande per un tipo bizzarro e calcolatore come lui. Non aveva partecipato all’evento e non se ne pentiva.
Nulla ormai aveva più importanza.
Fece un sospiro malinconico prima di voltarsi nuovamente verso la finestra.
- Non avevo voglia di uscire.-
Non riuscì a dire altro.
Il labirinto era pulito, rigoglioso e i suoi sentieri si stagliavano ordinati di fronte a lui. Se solo Sarah avesse potuto vederli…
- Sono settimane Jareth che non esci da questa stanza, non ti riconosco più. Dovresti uscire, prendere aria, ossigenarti. Non puoi continuare così, quanto pensi di andare avanti in questo modo? Amy ed io siamo molto preoccupati per te.-
Dopo un lungo silenzio Jareth parlò a Duncan senza staccare gli occhi dal labirinto.
- Perché sei venuto qui? Solo per dirmi questo?-
Non era da lui limitarsi a rispondere in un modo così spento; Duncan fece pochi passi verso suo cugino.
- Sono venuto a salutarti Jareth. Amy, James ed io lasceremo i confini per trasferirci al castello, al centro del regno.-
Il re di Goblin si voltò improvvisamente verso Duncan. Non poteva crederci, anche loro lo stavano abbandonando.
- Avevate detto che sareste rimasti alla radura fino a quando James non fosse cresciuto...-
Jareth si avvicinò a suo cugino e gli appoggiò le mani sulle spalle stringendo la presa.
- Perché ve ne andate Duncan? Perché? Non potete lasciarmi anche voi, vi prego...-
Duncan tolse le mani di Jareth dalle sue spalle, il volto serio. Fece alcuni passi indietro e si voltò, pronto ad andarsene.
Il re di Goblin si passò una mano guantata tra i capelli, incredulo ed esasperato.
- Non saremo noi ad andarcene Jareth, ma tu.-
Si girò di nuovo verso suo cugino.
- Io Duncan, sovrano del regno di Rauros e nuovo responsabile del Gran Consiglio ho stabilito che tu Jareth, re di Goblin, lascerai l’Underground stasera stessa per andare a vivere nel sopramondo.-
Dopo molti giorni, per la prima volta, sul volto di Jareth comparve un lieve sorriso.
Duncan continuò, fingendo di ignorarlo.
- Un re con la testa altrove non è in grado di governare il regno dei folletti. Pertanto ho altresì stabilito che Goblin e l’intero labirinto siano gestiti da me e da Amy fino al tuo ritorno. Anzi… fino al vostro ritorno.-
Jareth si catapultò verso suo cugino e lo abbracciò così forte che quasi lo fece cadere.
- Tu lo sapevi Duncan, non è vero? Per questo mi dicevi sempre che sarei andato con lei. Ti ringrazio amico mio, non sai quanto mi hai reso felice!-
Duncan si staccò da lui sorridendo, emozionato quanto suo cugino.
- Amico eh? A quanto pare hai cominciato a vedere questo termine sotto un’altra luce. Comunque contieniti, ora sono il tuo superiore! – Non riuscì a trattenere una risata divertita prima di proseguire.- E… risparmia le energie, tra poco ti serviranno tutte per abbracciare qualcun altro.-
Jareth non aveva più parole per esprimere la propria gioia e si limitò a sorridere.
- Comunque è stata Amy a decidere, ha voluto candidare i nostri nomi al Gran Consiglio. Se fossimo stati eletti avremmo potuto modificare le regole interne dell’Alta Corte, e così è stato. E’ vero, dobbiamo tornare al castello prima del previsto, ma non facciamo altro che anticipare quello che già si prospettava da tempo. Siamo noi che dobbiamo ringraziarti Jareth, per tutto. Se non fosse stato per te non avrei incontrato Amy e non sarei mai potuto stare con lei. Ti sei rifiutato di trasformarla in un orribile folletto permettendomi così di amarla e di essere amato.-
- La verità è che non ho mai trasformato degli adulti in goblins. Amy sarebbe stata la prima e forse, all’epoca, non ero ancora pronto per farlo.-
Duncan sorrise.
- E non lo sei nemmeno adesso. Se non sbaglio hai rimandato a casa Denny…-
Jareth distolse lo sguardo da suo cugino, odiava ancora quel nome.
- Jareth?-
Il re di Goblin si voltò di nuovo verso Duncan.
- Va da lei... e buona fortuna.-
Detto questo, scomparve nel nulla, lasciando solo il sovrano del labirinto.

*** *** ***

Sarah era rimasta chiusa nel suo studio tutto il giorno ad analizzare dei documenti della seconda metà del 1500.
Si trattava di un manoscritto di Veronica Franco, poetessa e cortigiana veneziana, acquistato da un collezionista americano. Aveva fatto molta fatica a tradurre il significato di una sua poesia, ma alla fine quelle parole divennero parte di lei.

Forse ancor nel letto ti seguirei,
e quivi teco guerreggiando stesa,
in alcun modo non ti cederei:
per soverchiar la tua sí indegna offesa
ti verrei sopra, e nel contrasto ardita,
scaldandoti tu ancor ne la difesa,
teco morrei d’ugual colpo ferita.


Da quando aveva fatto ritorno nell’Aboveground si era buttata a capofitto nel lavoro sperando di trovare quella tanto ricercata serenità che inseguiva da sempre e che mai aveva raggiunto.
Le piacevano i libri, li amava, e poter restaurare vecchi testi antichi la entusiasmava più di ogni altra cosa.
Ma una parte di lei, rinchiusa nell’oscurità dell’anima, gridava, piangeva e si tormentava per la mancanza di qualcosa, o di qualcuno.
Se sarà vero amore sono sicura che ci incontreremo ancora”.
Sarah aveva deciso: avrebbe trascorso la sua vita di mortale lavorando, dedicandosi alle sue passioni e ai suoi amici del sopramondo. Voleva invecchiare e vivere con i suoi nipoti, i futuri figli di Toby, e quando tutto sarebbe stato portato a compimento, morire.
Morire per poi rinascere nell’Underground e vivere per sempre con l’uomo che amava.
A quel pensiero Sarah appoggiò il pennino sul tavolo contemplando il lavoro svolto.
Guardò l’orologio di legno appeso alla parete. Erano quasi le nove di sera e lei era ancora lì.
Chissà cosa starà facendo Jareth a quest’ora...
Si scostò una ciocca di capelli dal viso riportando lo sguardo sul testo.
- Per oggi può bastare!-
Si alzò dalla sedia e cominciò a raccogliere le sue cose e a buttarle alla rinfusa dentro la borsa. L’ordine non era mai stato il suo forte.
- Miss Williams, potrei avere l’onore di cenare con lei stasera?-
Alan, il suo superiore. Non l’aveva sentito entrare e si stava dirigendo verso di lei.
- Ti ringrazio dell’invito Alan, ma stasera proprio non posso. Sarà per un’altra volta.-
Gli rispose cercando di risultare il più sorridente e cordiale possibile.
- Sì, sarà per un’altra volta. Peccato solo che da tre settimane mi rispondi sempre alla stessa maniera.-
Era offeso? Arrabbiato? No, forse semplicemente deluso.
Sarah chiuse la cerniera della borsa, prese la giacca che era appesa all’attaccapanni dietro di lei e gli passò accanto. Prima di uscire si fermò di fronte a lui.
- Mi dispiace Alan, ma il mio cuore è già impegnato. Ci vediamo lunedì, buon week-end.-
Detto questo, uscì.

Dal primo viaggio nel labirinto Sarah aveva capito che nella vita nulla è mai ciò che sembra e che un semplice desiderio può essere fatale per qualcun altro.
Dopo il secondo viaggio a Goblin, invece, Sarah aveva imparato a conoscere se stessa, a capire i suoi sentimenti e ad apprezzare tutto quello che la circondava. Però da troppi giorni ormai viveva senza di lui, senza sentire la sua voce, e continuare così, prima o poi, l’avrebbe sicuramente fatta impazzire; per questo aveva deciso di dedicarsi anima e corpo ai libri e ai sogni come faceva da ragazzina.
Aveva acquistato un piccolo appartamento poco distante dalla casa dov’era nata, a pochi passi dal parco e da Toby. Non era ancora completamente arredato ma il tempo non le sarebbe mancato.
La notte in cui aveva detto addio a Jareth si era risvegliata nel letto di casa sua e la sfera di cristallo era tornata sopra il comodino di suo fratello come se nulla fosse mai successo.
Molte volte aveva espresso il desiderio di ritornare nel labirinto guardando il cristallo, ma senza risultato. L’incantesimo si era irrimediabilmente spezzato.
Toby era l’unico che conosceva il suo segreto e questo li rendeva alleati in tutto, anche contro le sgridate di Karen. Denny, invece, non si era più fatto vivo.
Prima o poi ci incontreremo di nuovo re di Goblin”.
Pensò, mentre sorseggiava una tazza di tè guardando la pioggia che cadeva. Le sembrava ancora di sentire le braccia del fae che le circondavano la vita, le sue calde labbra che le sussurravano “ti fa sempre questo effetto la vicinanza di un uomo?” No, solo lui la faceva sentire così vulnerabile.
Si era resa conto di amarlo come non aveva amato mai nessuno, e chiuse gli occhi maledicendosi per non essere mai stata in grado di dirglielo.
Un pigro bussare alla porta la destò dai suoi pensieri. Guardò l’orologio sul display del videoregistratore: erano quasi le undici di sera. Chi poteva essere a quell’ora?
Appoggiò la tazza sul tavolino e si diresse verso il portone. Le luci del pianerottolo e delle scale erano stranamente accese, chi poteva essere salito? Guardò dallo spioncino ma non vide nessuno.
Aprì lentamente il portone e uscì.
Diede un’occhiata veloce verso la tromba delle scale ma non vide nulla di strano.
Forse non avevano bussato alla mia porta...”
Con quel pensiero si voltò per rientrare in casa ma improvvisamente tutte le luci si spensero facendo calare il buio. L’oscurità durò solo pochi istanti, poi si accese la flebile luce bianca d’emergenza.
Un tintinnio melodico e conosciuto la fece voltare verso le scale. Una sfera di cristallo.
Stava salendo verso di lei, gradino dopo gradino, lasciando librare nell’aria delle dolci note che si interruppero solo quando il globo la raggiunse.
Sarah seguiva la sfera trattenendo il respiro, stupita, gli occhi sgranati, mentre il cuore le rimbombava nel petto.
Vide il cristallo roteare deciso lungo il pianerottolo fino a schiantarsi e dissolversi come una bolla di sapone contro un paio di sneakers.
Lentamente, molto lentamente, la ragazza alzò lo sguardo percorrendo con attenzione ogni singolo centimetro del corpo che si stagliava di fronte a lei.
Si trattava di un uomo apparentemente normale, vestito con un paio di jeans, una camicia grigia e una giacca.
La ragazza analizzò ogni singolo particolare dell’abbigliamento di quello sconosciuto fino a raggiungerne il volto, fino a che i suoi occhi non incontrarono quelli di lui.
Aveva i capelli corti e biondi color del grano, con una leggera scalatura sulla frangia. I lineamenti erano regali, marcati ed espressivi. Gli occhi azzurri come il cielo erano spaiati.
- Ciao Sarah.-
Quella voce, la sua voce… L’avrebbe riconosciuta tra mille.
Era serio, forse preoccupato.
Sarah non riusciva a parlare. Si limitava a fissarlo, semplicemente.
Dopo un lungo istante dischiuse le labbra.
- Jareth.- Solo un debole sussurro uscì dalle sue labbra.
L’uomo di fronte a lei sorrise lottando con tutte le sue forze per trattenere le lacrime. Un sorriso che Sarah non aveva mai dimenticato.
Era lui, era tornato da lei. Ora non aveva più alcun dubbio.
Gli corse incontro lasciando che le lacrime le rigassero le guance. Affondò il viso nel suo petto, aggrappandosi a lui come fosse la sua unica ancora di salvezza. Profumava di magia, di spezie d’oriente, di notte; nulla era cambiato, eppure tutto era diverso.
- Jareth, Jareth, Jareth...-
Pronunciava quel nome a bassa voce, come per paura che qualcuno potesse sentirla e infrangere così il suo sogno, il suo momento.
Lui la stringeva a sè affondando il viso nei suoi capelli scuri. Questo era tutto quello che voleva, nient’altro.
Rimasero così, abbracciati a lungo, fino a che Jareth non la sentì calmarsi.
Poi si scostò lentamente da lei per guardarla negli occhi ancora una volta mentre le accarezzava il viso asciugandole le ultime lacrime, in silenzio.
Sarah si umettò le labbra, incerta.
- Quanto tempo abbiamo?-
Jareth le sorrise con dolcezza.
- Tutta la vita mia preziosa, se tu mi vuoi.-
I suoi occhi verdi si illuminarono di gioia, una gioia che mai aveva provato.
- Si, io ti voglio Jareth. Io ti amo.-
Detto questo, lo baciò.


*** *** ***

Ciao dolcezze, sto pubblicando questo chappy dal pc di Federica, in quel di Toscana XD
Pensavate davvero che avrei potuto dividere i due??? E pensavate male!!! ^_^
Qui a Torrita di Siena ci divertiamo anche se le mie ferie stanno per finire purtroppo :( Domani si torna a casa!!!
Fede ed io vi salutiamo con un bacione grande grande aspettandovi per i due capitolini di epilogo.
Baci e strucchi a tutte.
J. & F.



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Capitolo 28
*** E’ solo per sempre – prima parte ***


Molti, molti anni dopo…
 
L'anziana signora osservava il grande giardino della sua casa. Attraverso la finestra chiusa vedeva il suo riflesso colpito dalle gocce di pioggia che cadevano e si infrangevano sul vetro, rigandolo come lacrime che scendevano lente.
Chiuse gli occhi un istante, un solo momento, per poi riaprirli. Lui non c’era.
Si era quasi aspettata di rivederlo vicino alla siepe, mentre potava le sue rose. Avrebbe voluto incrociare di nuovo il suo sguardo mentre andava a prendere la macchina parcheggiata e la salutava con la mano. E invece erano trascorse solo poche ore dal suo funerale, dall’ultimo addio.
- Nonna, forse dovresti sederti, è stata una giornata faticosa.-
Si voltò lentamente, suo nipote era appoggiato con indolenza alla cornice della porta e le sorrideva teneramente.
- Hai ragione caro, è stata una giornata molto dura.-
La donna si avvicinò alla poltrona con passo lento, spostò la coperta di lana turchese dal cuscino per poggiarla ordinatamente sullo schienale e si sedette. Si portò una mano sulla schiena, cercando di raddrizzarsi, per come poteva.
- Ohi ohi ohi, la mia povera vecchia schiena…-
Voltò lo sguardo e, da sopra il tavolino che si trovava vicino alla poltrona, prese una foto. Era quella di suo marito scomparso da pochi giorni, eppure sembrava fosse passata un'eternità. Accarezzò la cornice d’argento, era fredda e rigida sotto le sue dita, come un cristallo...
Rivide per un istante i momenti felici della sua vita, i suoi ricordi...
Suo nipote le si era avvicinato, si chinò delicatamente su di lei e le prese una mano ormai segnata dal tempo.
- Nonna, cerca di riposare, sei molto stanca.-
La donna appoggiò la foto sulle ginocchia e con la mano accarezzò una guancia di suo nipote.
Brian era giovane, la pelle come seta. Ma lei non poteva sentire del tutto tale morbidezza; le sue dita ormai erano segnate da macchie scure, e le rughe del tempo ne avevano irrimediabilmente guastato la sensibilità.
Abbassò la mano e con lo sguardo accarezzò ancora una volta l’immagine di suo marito.
- Brian, ti ho mai parlato del labirinto?-
Il ragazzo rise di cuore, era così bello, così simile a suo nonno.
- Sì nonna, me ne hai parlato un sacco di volte. Anche il nonno me ne parlava sempre. Mi avete raccontato di come non sopportavi più lo zio Tobias e mi avete parlato di come i goblins l’avevano rapito. So tutto anche sui tuoi amici che non hai più rivisto. Il nonno mi diceva sempre che voi due vi siete conosciuti e innamorati grazie alla tua passione per le favole.-
La donna prese la cornice che era ancora poggiata sulle sue ginocchia e la ripose con delicatezza sopra il tavolo. Guardando ancora quell’immagine tirò un sospiro, prima di rivolgersi a suo nipote sorridendo.
- Favole eh? Tuo nonno ti ha mai svelato chi fosse il re dei goblins?-
Il ragazzo diventò serio, piegando la testa da un lato. Continuando a fissare l’anziana donna negli occhi si sedette per terra, vicino alla poltrona, a gambe incrociate. Era stupefacente come, malgrado la longeva età, sua nonna avesse ancora tanta lucentezza smeraldina nello sguardo.
- No nonna, perché me lo chiedi? Si trattava solo di una fiaba.-
L’anziana signora strinse i braccioli della poltrona e si chinò leggermente verso il nipote.
- No Brian, nulla è mai ciò che sembra. Ricordalo! Ora mettiti comodo perché ti racconterò una storia molto, molto lunga.-
 
*** *** ***
 
- E così ci siamo promessi di restare insieme per tutta la vita e di non lasciarci mai più.-
L’anziana donna terminò di parlare asciugandosi una lacrima con il dorso della mano. Il sole era già tramontato da un po’ e attorno a lei si era radunata tutta la famiglia. L’avevano ascoltata in religioso silenzio; i suoi figli Christian con la moglie Katherine, Louise con il marito David, e  Jason, seduti sulle sedie e i nipoti Roger, Brian, Tessa e Vanessa seduti per terra. Erano tutti commossi da quel racconto e alcuni di loro non erano riusciti a trattenere le lacrime.
Jason si alzò in piedi e si avvicinò a sua madre sedendosi al suo fianco, sul bracciolo della poltrona. Le prese dolcemente la mano guardandola con tenerezza.
- Tu e papà siete stati fantastici. Genitori meravigliosi e nonni premurosi e attenti. Papà ti amava alla follia e fino all’ultimo sei stata la cosa più splendida che gli fosse mai capitata. Lui lo diceva sempre: “mia preziosa…”, “mia dolce Sarah…”, non perdeva mai occasione per ribadirlo. Tu hai ricambiato il suo amore con tutta te stessa e sono sicuro che prima o poi vi rincontrerete.-
Sarah appoggiò l’altra mano su quella di suo figlio.
- Sì Jason, vostro padre mi ha amata con tutto il suo cuore di un amore vero e puro. Per uno come lui non è stato facile invecchiare, scoprire le rughe che giorno dopo giorno si accentuavano sul suo viso, i capelli che perdevano il loro oro per lasciare posto all’argento. Oh… voi non lo sapete ma per Jareth, il re dei goblins, è stata una dura lotta vedersi affievolire il petto muscoloso per fare spazio a una leggera pancetta”.-
Risero tutti, restando composti.
- Ma io lo adoravo anche per questo, per aver saputo accettare i limiti umani con serenità e amore per tutti noi.-
Ci fu un lungo silenzio disturbato solo dal ticchettio di un orologio, anche la pioggia aveva smesso di cadere. Nessuno osava fiatare, nessuno osava muoversi.
Sarah sorrise a tutti loro, guardandoli negli occhi uno ad uno.
- Miei cari ragazzi, per me si sta facendo tardi ed è meglio che vada a dormire.-
Si alzò dalla poltrona con fatica, aiutata da Jason e da Tessa che nel frattempo si era avvicinata a sua nonna.
- Aspetta nonna, ti aiutiamo noi.-
- Grazie miei cari ma preferisco andare nella mia stanza da sola. Voglio bene a tutti voi.-
E lentamente, si avviò verso la sua camera.
 
Sarah era distesa sul suo letto, stanca. La pioggia che fino a poco tempo prima si era fermata, ora aveva ripreso a cadere.
Voltò lentamente la testa verso il comò pieno di cornici che proteggevano i suoi ricordi più belli. Una foto del suo matrimonio, una giornata a cavallo, le nascite dei figli e dei nipoti, le scampagnate in famiglia. Tutta la sua vita era girata intorno a lui.
Sentì le labbra tendersi in un sorriso mentre chiudeva gli occhi esausta, addormentandosi.

*** *** ***

Donne, come sicuramente avrete capito, la mia storia sta giungendo al termine.
I ringraziamenti di rito li riservo per il chappy finale che, ovviamente, è già bello che scritto!!!
Un abbraccio affettuoso a tutte
J.

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Capitolo 29
*** E' solo per sempre - seconda parte ***


Sarah si era addormentata inconsciamente, così come inconsciamente si era risvegliata sul suo letto dopo il suo secondo ritorno da Goblin, molti anni prima.
Si sentiva leggera e rilassata, i dolori che l’avevano accompagnata fino a poco tempo prima l’avevano piacevolmente abbandonata.
Volava Sarah, volava in alto sopra la sua casa, il suo giardino, la sua città.
Volava sopra i suoi ricordi, sopra la sua vita mortale trascorsa tra le pagine sgualcite di libri antichi, tra l’amore di suo marito, dei figli e dei nipoti.
Oh, che magnifica scelta aveva fatto nel restare a vivere nel sopramondo.
Godere le stagioni dell’età che avanzavano inarrestabili lasciando dietro si sé lunghe scie di gioie e soddisfazioni.
Il suo volo sembrava infinito mentre un dolce vento caldo le penetrava nella pelle scompigliandole i capelli.
Il suo viaggio però terminò improvvisamente, così com’era iniziato... e cadde nell’oblio.
 
Il buio la circondava, inginocchiata su un pavimento freddo.
Nessuna luce, nessun filo di vento, nessun rumore.
Il nulla.
Ma lei stranamente non aveva paura, si sentiva rilassata e protetta, circondata da quella pesante oscurità.
Il luccichio lontano di una candela attirò la sua attenzione.
Si alzò in piedi continuando a fissare la flebile luce che si avvicinava e rimase sbalordita nel vedere la faccia illuminata dalla lanterna.
- Hoggle?-
Era lui, non aveva dubbi. I soliti vestiti logori, la borsa rossa a tracolla, il broncio che non lo abbandonava mai.
- Sì sono io. Cos’è, non mi riconosci più?-
Le puntò contro un dito ammonitore muovendolo su e giù.
- Senti un po’ ragazzina, te ne sei andata senza dire nulla e non ti sei più fatta né vedere né sentire. Almeno una telefonata dico io… niente. Nemmeno un saluto! Dovrei essere arrabbiato con te.-
Ragazzina?” Sarah decise di sorvolare su quella definizione, almeno per il momento.
Si chinò sorridendo, guardandolo dritto negli occhi.
- Hai ragione Hoggle, mi sono comportata davvero male, ma ti posso assicurare che tutti voi siete sempre rimasti nel mio cuore. Riuscirai mai a perdonarmi?-
- Sawah amica…-
Quel suono le arrivò da vicino, molto vicino.
Sarah si alzò notando come un’altra lanterna si era accesa, illuminando un volto conosciuto.
- Ludo… Oh Ludo quanto mi sei mancato!-
Fece per avvicinarsi ma una spada le bloccò la strada.
- Invero Milady, nessuno di loro potrà avvicinarsi a Voi senza la mia permissione!-
Si chinò nuovamente, questa volta di fronte a lei c’era la volpe bendata accompagnata da Ambrosius. Lo guardò con tenerezza sentendosi davvero in colpa.
- Sir Dydimus, siete gli amici più cari che io abbia mai avuto. Potrò mai avere la tua permissione ed essere perdonata?-
Sir Dydimus alzò il mento e abbassò la spada, per poi voltarsi verso i suoi compagni.
- Sawah…-
Il povero Ludo non stava più nella pelle.
Dopo qualche istante, la volpe si girò nuovamente verso Sarah ricambiando il suo sguardo con dolcezza.
- Sì.-
Si erano ritrovati. Sarah li abbracciò uno ad uno sentendosi davvero felice.
Hoggle le prese la mano.
- Quando mi avevano detto che te n’eri andata mi sono disperato, davvero. Poi ho saputo che Jareth aveva lasciato il regno per seguirti ed eravamo tutti un po’ preoccupati, ma alla fine si è risolto tutto per il meglio. Duncan ed Amy sono stati bravi, sai? Peccato che la pace sia finita…-
Il discorso di Hoggle fu interrotto dal rumore di finestre che si aprivano.
La forte luce del sole entrò nella stanza rivelando la sala del trono del castello e la presenza dei sudditi del re. Erano tutti lì ad aspettarla.
Corse incontro a Tuliah, stringendola tra le braccia.
Abbracciò con fervore il vecchio saggio, la strega della discarica, i fairies ed ogni singolo goblin chiedendo ad ognuno come stava.
Mentre era intenta a salutare tutti, improvvisamente uno specchio sulla parete attirò la sua attenzione.
Si fermò un istante a guardarsi, era cambiata.
Non era più piegata sulla schiena e il suo abbigliamento era giovanile, come un tempo.
La sua pelle era diventata di nuovo elastica e liscia, i capelli canuti erano spariti lasciando nuovamente posto ad una capigliatura folta e scura.   
Si passò lentamente le dita di una mano sul viso, incredula.
Improvvisamente lo specchio le restituì l’immagine di una figura conosciuta: Jareth, in tutta la sua regalità e bellezza.
Si girò lentamente per incontrare gli occhi spaiati di lui.
Era in piedi dall’altra parte della stanza e la fissava intensamente.
Sarah non riuscì a trattenere un sorriso nel vederlo di nuovo fae, nella sua stravagante personalità.
I capelli erano tornati lunghi e scompigliati, il fisico asciutto.
Indossava una delle sue solite camicie bianche, gambe fasciate da pantaloni stretti e mani guantate. Tutto nello stile “re di Goblin”.
Continuando a fissarsi, cominciarono a camminare lentamente l’uno verso l’altra fino a raggiungere il centro della sala del trono senza toccarsi, senza parlare, lasciando solamente che i loro sguardi parlassero per loro.
Dopo un lungo momento Sarah appoggiò le mani sul petto del re sorridendo.
Aveva ancora il suo medaglione, era di nuovo il sovrano del labirinto. 
Lui le cinse la vita con le braccia e l’attirò di più a sé, appoggiando la fronte su quella di lei.
- Bentornata, mia regina.-
Lei abbassò le palpebre a quel tocco, alzando leggermente la testa per sfiorare il naso del re con il suo.
Riaprì gli occhi e fece scorrere le dita lungo il petto di Jareth fino ad accarezzargli dolcemente il collo.
Lui la guardava ammaliato, perdendosi nelle sue carezze.
- Credevo ti fossi dimenticato di me, sire.-
Il re non riuscì a trattenere una sonora risata.
Affondò una mano guantata nella sua chioma scura e appoggiò la testa di sua moglie sul suo petto, baciandole i capelli.
Sarah respirò il profumo inebriante di suo marito, ancora una volta.
- Come avrei potuto dimenticarmi di te, amore mio? Tra l’altro, ho qui un regalo per te.-
Si scostò da lui, quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
Poi la sua attenzione cadde sulla mano aperta e guantata del re e vide una sfera prendere forma tra le sue dita.
Il globo era lucente, e all’interno svolazzava una strana nebbiolina, forse fumo.
Sarah avvicinò lo sguardo al cristallo guardando al suo interno con attenzione.
La nebbia si diradò all’istante mostrando dei volti leggermente deformati dalla rotondità della sfera.
La ragazza riusciva a vedere un lungo tavolo e attorno ad esso erano sedute delle persone che mangiavano e conversavano animatamente.
Stavano tutti ridendo in armonia, uniti.
Sarah riconobbe subito quei volti. Si voltò verso suo marito con gli occhi lucidi di gioia e un sorriso solare che le illuminava il viso.
- Jareth, sono i nostri ragazzi!- Esclamò entusiasta.
- Sì mia dolce Sarah, i nostri figli e nipoti.-
Le rispose piano, baciandole la tempia.
La ragazza appoggiò una mano sulla sfera facendola sparire e intrecciò le sue dita a quelle del re.
- Ti ho mai detto che ti amo, Maestà?-
Jareth l’attirò a se e chinò la testa sfiorandole le labbra con la sue.
- Sì, ma adoro sentirmelo ripetere.-
La bocca del re cercò quella della sua regina e la trovò.
Il corpo di Sarah era diventato nuovamente formoso, caldo e accogliente e Jareth fece scorrere le sue mani esperte sulla schiena della ragazza.
Niente e nessuno l’avrebbe più separato dalla sua meravigliosa Sarah.
Si baciarono a lungo, intensamente, persi l’uno nell’altra, incuranti dei sudditi che li guardavano e aspettavano.
- Ehm ehm… Magari, quando avete terminato con le vostre smancerie, che ne dite di cominciare a prendere sul serio le redini del regno?-
Sarah e Jareth si staccarono da quel bacio a malincuore, trovando Duncan al loro fianco con le mani puntellate sui fianchi.
Batteva ritmicamente un piede a terra, fingendo di essere spazientito.
- Oh Duncan, che piacere rivederti. Non smetteremo mai di ringraziarvi!-
Sarah lo abbracciò con entusiasmo.
- E’ un piacere anche per noi Sarah, siamo davvero felici che sia andato tutto bene.-
La ragazza si staccò da suo cugino per abbracciare Amy che se ne stava poco dietro di loro.
Le due donne cominciarono a parlare del più e del meno, di James, degli altri loro figli e quant’altro.
- Non potevi venire in un altro momento?-
Jareth canzonò suo cugino.
- Possibile che tu debba sempre disturbarmi nei momenti migliori?-
Duncan lo fulminò amichevolmente con lo sguardo.
- Senti un po’, è ora che cominciate a mettervi al lavoro voi due. Il regno non aspetta! Avrete tutto il tempo per sfogarvi quando ce ne ritorneremo a Rauros.-
Jareth si avvicinò a Sarah cingendole le spalle con un braccio.
- Direi che abbiamo un’infinità di tempo a disposizione, visto che la mia preziosa Sarah resterà con me a Goblin per sempre.-
La ragazza si voltò verso di lui sorridendo.
- E’ solo per sempre Jareth?-
- E’ solo per sempre.- Le sussurrò dolcemente di rimando.
Il re si staccò da lei avvicinandosi a Hoggle, le mani intrecciate dietro la schiena.
- Cosa stavi dicendo in merito al regno, Trogolo? Credo mi sia sfuggito qualcosa…- Si tamburellò le labbra con un dito. – Mmmhhh… mi è sembrato di sentire una frase del tipo “peccato che la pace sia finita”. O mi sbaglio?-
Il nano cominciò a cercare Sarah con lo sguardo e la trovò al suo fianco.
- Oh no Maestà, io in verità mi riferivo a…-
- A?- Jareth piegò la testa di lato, in attesa.
- Beh, noi stavamo parlando di…-
- Stavamo parlando di come Hoggle sia riuscito a diventare amico delle fate che sorvegliano le porte del labirinto.- Sarah si avvicinò al nano regalandogli uno sguardo d’intesa. – Purtroppo però avete nuovamente litigato e la pace tra voi è finita. Non è vero Hoggle?-
- Oh sì Sarah, è proprio così. Direi che hai azzeccato in pieno.-
Jareth guardò Sarah, sorridendo.
- Non ne dubito…- Si limitò a rispondere. – Vogliamo andare mia preziosa?-
Il re porse il braccio alla sua regina che accettò l’invito sorridendo allegra.
Una nuova vita stava per cominciare…

*** *** ***

Mie care fanciulle, con questo posso dire di aver concluso a storia!
Ho visto alcuni aggiornamenti nelle vostre storie, ma purtroppo ho grossi problemi con l'ADSL e spero di poter recensire entro breve.

Ho in mente un'altra storia sempre su S & J  :D ma per il momento godetevi questa.
Grazie a tutte per avermi seguita, in particolar modo a Federica!
J.

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