~Just Like Heaven

di Tecla Sunrise
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quirinus Raptor, Il Disadattato. ***
Capitolo 2: *** Bertha Jorkins, La Svampita. ***
Capitolo 3: *** Bartemius Crouch, L'Integerrimo. ***
Capitolo 4: *** Cedric Diggory, Colui che Luccica(va). ***
Capitolo 5: *** Sirius Black, Lo Sgnacchero. ***



Capitolo 1
*** Quirinus Raptor, Il Disadattato. ***


~Just Like Heaven
 






Era una normale mattina di Giugno, nell’Aldilà.
Le anime conversavano amabilmente tra loro, beandosi del perenne senso di soddisfazione che caratterizzava la vita dopo la morte.
In lontananza, un paio di usignoli cinguettavano allegri, volando spensierati da un ramo all’altro. Branchi di unicorni vagavano per l’immensa distesa verde, brucando pacificamente qualche cespuglio; alcuni pesci guizzavano contenti nel laghetto, spruzzando le anime sedute sulla riva.
Poco distante dallo specchio d’acqua, situato tra quest’ultimo e un boschetto, si trovava un caratteristico pozzo dei desideri, con tanto di secchiello incorporato.
Un oggettino molto pittoresco, in effetti. Era ricoperto d’edera rossa e viola ed era parecchio più largo di un suo possibile corrispettivo nel mondo dei vivi; la struttura architettonica, infatti, ricordava vagamente il famosissimo poz-…
Ma non divaghiamo.
Era una normale mattina di Giugno, nell’Aldilà.
Quando… Beh, quando accadde.
Un forte rumore spezzò la tipica tranquillità del luogo, attirando l’attenzione della stragrande maggioranza delle anime; ricordava vagamente un risucchio, come quando si toglie un tappo da una confezione sottovuoto.
SPLASH.
“Ma che cazz-?!”
“Tsk!” fece un’anima poco lontano, con un sorrisetto di superiorità stampato in faccia “Pivello”
Il nuovo arrivato sputacchiò, annaspando proprio al centro del laghetto. D’altronde, era appena stato letteralmente sputato fuori dal pozzo, normale che fosse leggermente spaesato. Ben presto i suoi fallimentari tentativi di raggiungere la riva annoiarono il popolo dell’Ade che, onestamente, non riteneva l’arrivo del neomorto un particolare degno di nota.
“Coff… coff… doveva proprio capitare a me?” borbottò l’ex uomo, sedendosi sulla riva, stranamente riposato e tranquillo “Dannato viaggio in Albania…”
 



Me, Myself and I
 
E rieccomi qui, ad infestare ancora una volta le pagine di Efp. Questa raccolta sarà un omaggio – ahahahahahhaha, che battutone! Ahahahha…ops, scusa, continua – ai caduti di Harry Potter dal primo all’ultimo libro in ordine cronologico. Dal momento che il primo anno è stato relativamente tranquillo, il nostro primo deceduto è Quirinus Raptor, il Disadattato. Se sia venuto disgraziatamente a mancare qualcun altro – e non ditemi il troll di montagna, era solo svenuto – non ricordo, nel caso potete – e dovete – riferirmelo :) magari in una recensione, mettendo sempre per assurdo! In questa raccolta ci saranno one-shot lunghe venti pagine o sputini come questo – che credo si chiami flashfic, ma non voglio rischiare – dipende da quanto mi piaccia il personaggio. Un bacio e se siete arrivati fino a qui, temerari e baldi giovani, avete la mia stima. E la mia compassione :)

 

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Capitolo 2
*** Bertha Jorkins, La Svampita. ***


~Just Like Heaven
 



Bertha Jorkins non si aspettava certo quello, quando pensava alla morte.
L’idea stessa della morte, della fine dei giochi, le aveva sempre messo tristezza; per questo, quando uscì dalla scaletta del pozzo e si trovò davanti la meravigliosa vista dell’Aldilà, dovette darsi un paio di pizzicotti per sincerarsi di non essere in un sogno.
Che poi i pizzicotti non le avessero procurato alcun dolore era un altro discorso, che venne ignorato bellamente.
Bertha era una donna che viveva alla giornata, ed assaporava ogni istante della vita. L’Oltretomba, nel suo immaginario, era un antro buio e cupo, rigorosamente lurido e puzzolente, dove avrebbe patito le pene dell’inferno.
Non si aspettava di certo unicorni – tendenti inquietantemente al rosa, oltretutto – che saltellavano felici nel prato, né centinaia di persone placidamente sdraiate sull’immensa distesa verde. Scavalcò il bordo del pozzo, fermandosi poi ad ammirare la strabiliante edera che lo ricopriva.
In un recondito angolo del suo cervello, una vocina esclamò “Come ci siamo arrivate qui?”
Bertha le prestò vagamente attenzione per un secondo, pensando che in effetti non era una domanda cretina, quando una meravigliosa farfalla di un colore improbabile tra il viola e il blu le svolazzò davanti al naso, sconvolgendola.
La seguì con lo sguardo, finché gli occhi non si posarono sui dei bellissimi cuccioli di Kneazle, accoccolati sulla riva di un laghetto.
Emise un gorgoglio intenerito, avvicinandosi cautamente ai gattini, che, contrariamente agli esemplari viventi, le andarono incontro spavaldi, in cerca di attenzioni.
“Maaa quanto siiiete dolci!?” trillò, con voce stridula “Ma sci, sciete bellisscimi!” continuò, accarezzando esaltata i cuccioli.
Ancora una volta quella strana ed inopportuna voce nel suo cervello espose i suoi dubbi “Che ci facciamo qui?!”
“Chi lo sa…” sussurrò Bertha, senza neanche rendersene conto.
Accarezzò un’ultima volta i Kneazle, dal momento che una voce trillante interruppe il suo idillio.
“Berthie!”
Bertha si alzò di scatto, spalancando teatralmente la bocca “Cassie!” urlò, abbracciando la donna davanti a lei e dandole due “baci in aria”, che la bionda ricambiò entusiasta.
“Ma che piacere vederti! È una vita che non ci sentiamo” continuò Cassie, evocando con un cenno del capo un tavolino e due poltroncine di chintz. Bertha si sedette, completamente assorta nella contemplazione della sua amica: la morte le aveva proprio giovato! Le rughe erano sparite e le gemelle stavano palesemente su da sole. Chissà se era successo anche alle sue.
Abbassò lo sguardo e sbuffò delusa: no, decisamente le sue erano rimaste le solite punture di zanzara.
“Già, una vita… a proposito” e la vocina nel suo cervello gioì, pronta a ricevere delucidazioni “Hai saputo di Annabeth Greyson? Si è risposata!”
La vocina si spiaccicò – metaforicamente, ovvio – una mano sulla fronte, esasperata. Non poteva essere davvero così svampita!
“Ma dai?!” esclamò Cassie, portandosi una tazzina da the appena apparsa alle labbra “E chi se l’è presa di nuovo, quella cozza?”
Berthie ridacchiò, maligna “Con tutti i Galeoni che possiede potrei arrivare a sposarla anche io, quella racchia!”
La vocina spalancò la bocca, scandalizzata: non solo quella donna era completamente brasata, ma dispensava pure giudizi supponenti come se fossero pioggia! Allucinante, davvero.
“Berthie?! Oh Tosca, non ci posso credere, anche tu qui? Qual buon vento?” esclamò un’altra donna, avvicinandosi eccitata a Bertha, che nel frattempo si era alzata per dare anche a lei due “baci in aria”, ancora una volta ricambiati entusiasticamente.
“Gertude! Gioia, come sei in forma!”
Il viso di Gertrude s’illuminò, raggiante “Davvero?! Sono tre anni, quattro mesi e due giorni che non mangio! Si nota?”
“Cara, sei un fiore” la rassicurò Berthie, facendo apparire un’altra poltroncina.
“Gertrude” sibilò Cassie, fredda.
“Cassandra” la imitò la nuova arrivata, prendendo un sorso di the “Allora, Berthie! Come mai sei qui?”
“Io…” Bertha esitò, tentando di ricordare – sotto lo sguardo speranzoso della vocina – cosa stesse facendo prima di sbucare da quel meraviglioso pozzo “Ero… in Albania… e poi…”
“Poi…?!”
“Poi…?!” la incitarono in coro le due donne, per poi guardarsi stizzite.
“E poi… Oh Santa Tosca, quello è un Drago?!” esclamò, puntando il dito contro la maestosa creatura che sfrecciava nel cielo, precisamente sopra il tavolino da the delle signore.
“Oh, Berthie, abituatici” disse Gertrude, facendo un cenno noncurante con la mano “da quando Silvanus ci ha raggiunti è all’ordine del giorno”
“Silvanus?” chiese Bertha, mentre la vocina preparava la corda per impiccarsi.
“Gertie intendeva Kettleburn, te lo ricordi? Quello sfigato assurdo Corvonero del nostro anno”
Gertrude sbuffò stizzita a sentire il nomignolo affibbiatole, e cominciò a lanciare sguardi ostili alla donna.
“Uhm, intendi forse ‘Selva nera’?”
“Ahahahha non mi ricordavo del soprannome! Comunque sì, è lui, solo senza i suoi proverbiali capelli!”
“La mia visione del mondo non sarà più la stessa ora che Selva Nera non ha più i capelli!” disse Berthie melodrammaticamente, facendo scoppiare a ridere Cassie e strappando un sorriso a Gertrude, ancora profondamente irritata da Cassandra.
“Ma comunque non ci hai risposto! Che è successo?!” continuò la bionda, destando l’attenzione di Gertrude, che si rizzò a sedere e abbandonò la smorfia imbronciata per una più appropriata espressione bramosa.
“Oh, già, che sbadata…come ho appunto detto, ero in Albania, quando ho incontrato…” ed arrossì, mentre tutto quello che le era successo prima di morire la investiva come un treno.
“…un serial killer e mi ha ucciso. Fine. Altro the?” svicolò, prendendo la brocca.
Essere uccise da Lord Voldemort dopo essere stati torturati poteva sembrare molto eroico, ma non avrebbe mai ammesso di essere così disperata da cedere alle avance di Peter Minus.
 
“Muhahaauauauahahah!” s’udì in un antro del suo cervello, e Bertha seppe di aver davvero toccato il fondo.
 



Me, Myself and I
 
Hooooolla! Tanto per cominciare preciso che il prossimo capitolo non sarà dedicato al giardiniere poiché non è un mago, e quindi non va nella specie di giardino dell’Eden che ho creato. Dopodichèèèè Bertha! Ho sempre pensato che fosse un’adorabile e svampita pettegola, spero di avervela resa simpatica! Come al solito un immenso grazie a chi recensisce e un bacio silenzioso a chi mi segue nell’ombra :)
Al prossimo capitolo, con Bartemius Crouch!

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Capitolo 3
*** Bartemius Crouch, L'Integerrimo. ***


~Just Like Heaven



Bartemius Crouch levitò fuori dal pozzo dopo averlo semplicemente desiderato.
Girò su sé stesso, storcendo il naso quando il suo sguardo inciampò sull’esercito di unicorni e sul branco di Kneazle. Sembrava di essere in una favoletta di Beda, ci mancava solo il boschetto di alberi fatti con lo zucchero filato.
Fece un paio di passi sul prato, avvicinandosi al laghetto. In lontananza vide una grossa costruzione in marmo. Bartemius affrettò il passo, tuttavia senza cambiare la postura da “manico di scopa su per il cul…”. Raggiunse il palazzo in due minuti, e vi entrò fiducioso.
“Desidera?” fece il portiere, ossequioso.
“Vorrei parlare con il ministro dell’Aldilà”
Il portiere rimase un attimo interdetto, prima di replicare “Ma non esiste, signore. Questo è un salone di Bellezza”
Proprio in quel momento, come a confermare quanto detto dal portiere, si sentirono delle risate palesemente femminili.
“Berthie, mi fai sempre morire!” esclamò una, sovrastando il cicaleccio delle altre.
Bartemius fece scattare un sopracciglio in alto, seccato.
Ecco dove si era cacciata quella dannata Jorkins.
L’uomo fissò pensieroso l’entrata per qualche secondo “Ma magari, una pedicure…”
 

Me, Myself and I
Ok, lo so, questa… Drabble? (180 parole) è un po’ squallida, ma non sapevo bene come presentare questo personaggio. scusatemi per l’orrore che devo aver creato! Un bacio :) 

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Capitolo 4
*** Cedric Diggory, Colui che Luccica(va). ***


~Just Like Heaven



Era il tramonto e Mary McDonald camminava spensierata per l’Aldilà. Era appena andata a trovare James e Lily, due dei suoi migliori amici, e adesso stava rientrando nella sua casettina con vista sul Pozzo del Passaggio. Era in una posizione straordinaria e l’aveva costruita con un pensiero molto impegnativo, contravvenendo ad una delle regole non scritte dell’Oltretomba, che proibiva di creare case nelle vicinanze del Pozzo.


Beh, Mary era una Grifondoro, faceva parte dell’Ordine della Fenice ed era morta a soli diciannove anni durante una delle sue prime missioni: non aveva neanche un briciolo di timore per eventuali conseguenze, che alla fine non erano arrivate. Per fortuna nessuno si azzardava ad imitarla, così lei rimaneva l’unica privilegiata.
Stava appunto rincasando, quando vide una mano sbucare dal Pozzo.
Era risaputo che ogni anima avesse un modo diverso per varcare il passaggio – lei, ad esempio, aveva pensato ad un tappeto magico e ne era uscita comodamente – ma questa sembrava parecchio in difficoltà; ansimava e sembrava proprio sul punto di cadere.
Mary sapeva che non sarebbe caduto mai e poi mai, ma sembrava come se qualcosa lo stesse tirando giù.
Gli si avvicinò e ciò che vide la lasciò senza fiato: un bellissimo ragazzo moro piangeva disperato, sussurrando “…il mio corpo a mio padre, Harry”.
Mary corrugò la fronte, indecisa su cosa fare.
Tirarlo su?
Ma se voleva essere un fantasma e non voleva essere salvato?
Però non poteva lasciarlo lì. Insomma, era una persona buona, lei.
“Hey tu” disse, attirando l’attenzione del ragazzo “serve una mano?”
Lui annuì, ancora un po’ stordito: aveva smesso di piangere, ma Mary se lo aspettava, una volta oltrepassato il Pozzo si veniva invasi da un tale senso di pace da non riuscire più a piangere, se non per estrema gioia.
Quando finalmente il ragazzo scavalcò il bordo, Mary poté osservarlo meglio.
Aveva sbagliato: non era bello, era bellissimo. Stupendo. Aveva due occhi grigio-verdi penetranti, due labbra rosse e capelli lucidi e fluenti, color ebano. Per non parlare del fisico scolpito.
Sembrava poco più giovane di lei, ed era bello come il sole.
“Chi sei?” gli chiese, con un tono di voce che tentava di essere rassicurante, ma che invece sembrava un’accusa.
“Cedric. Sono Cedric Diggory”
Mary sorrise, saputa “Sicuramente il figlio di Amos, Robert ti avrebbe dovuto concepire a tredici anni”
Lui annuì, stranito “Conosci mio padre?”
“Lo conoscevo. Aveva tre anni in più di me, siamo stati insieme per un paio di mesi o giù di lì.”
Cedric strabuzzò gli occhi e fece un rapido calcolo “Ma questo posto è una Beauty Farm? Non puoi avere trentaquattro anni, è impossibile. Mi rifiuto di crederci”
Mary sorrise civettuola “Oh, ma che gentile. No, essendo morta a diciotto anni sono rimasta così” disse, abbassando con noncuranza la sua età.
Cedric sorrise, già entrato in modalità “rimorchio” e le sfiorò una mano “hai una pelle veramente morbida… sai, anche io ho diciott’an-…”
“Sì, sì” lo interruppe Mary, scocciata “Ho capito, sono la donna più bella del mondo e bla bla bla. Vieni a casa mia?”
Cedric annuì, leggermente sconvolto dalla schiettezza della ragazza e la seguì poco più indietro. La guardò attentamente, mentre si dirigeva verso l’unica abitazione all’orizzonte. Aveva decisamente un bel culo.
“Vediamo se i Diggory sono ancora bravi a letto come ricordo!”
 

 

Me, Myself and I
Beh, ho sempre immaginato Mary come una ragazza senza inibizioni e argutamente cinica, e ho pensato: mettiamola con il povero Tassorosso, quello sfigato che muore per primo ma che nessuno si fila mai di striscio.
E per me Mary è parecchio figa, quindi mi sono divertita ad immaginare Ced che se la spassa mentre suo padre ed Harry lo piangono. Lo so che è puro Humor nero, ma era una tentazione troppo forte per riuscire a resistere :) ringrazio Love_music per le sue adorabili e esagerate recensioni <3 al prossimo capitolo, con siriuccio! xxx

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Capitolo 5
*** Sirius Black, Lo Sgnacchero. ***


~Just Like Heaven
 


-Dedicata a Love_music, per ridere un'altra volta 



James Potter era incollato allo specchio sopra il lavandino e saltellava, infervorato. Aveva i capelli completamente sparati in aria e gli occhiali storti sul naso. Se li raddrizzò con un gesto impaziente, senza staccare gli occhi dalla scena riflessa nello specchio.
“Avanti, Harry, fai il culo a strisce a quei Mangiamorte!” urlò, facendo inavvertitamente cadere nella foga del momento la boccetta di profumo di Lily.
Non se ne curò minimamente, fissando senza fiato Harry che, aiutando Neville, distruggeva inavvertitamente la Profezia.
“Nooo! Dai cazzo, Harry, questi errori da dilettanti!” s’incazzò Prongs, guardando impotente la Cooman sbucare fuori dai resti della sferetta. Sbatté il pugno contro il muro, per poi bestemmiare quando sentì un dolore indicibile. Odiava questo nuovo aspetto del suo stato di non-morto: dopo dieci anni dalla data di decesso si riprendeva a sentire il dolore. Il prossimo passo sarebbe stato il trentuno ottobre dopo, quando avrebbe potuto ricominciare a sentire il sapore del cibo.
“James, vieni?” urlò Lily dal salotto per farsi sentire.
“Sì, arrivo!” le rispose lui, senza però muovere un passo.
Si avvicinò tanto che ormai il suo naso sfiorava la superficie riflettente, ipnotizzato.
“Padfoot! Sì, fagliela vedere a quella put-…!”
“Jaaames?!”
“Arrivo! Un attimo!”
James trattenne il fiato quando Hermione fu atterrata da Lucius e distolse per un attimo l’attenzione dal suo migliore amico.
“Brutto figlio di puttana! La migliore amica di mio fig-…”
“Jaaaames?! È arrivata Mary, muoviti!”
“ARRIVO, ARRIVO!”
Proprio in quel momento una scena agghiacciante gli si parò davanti: un lampo di luce verde era appena partito dalla bacchetta di Bellatrix Lestrange.
“Cos-… SIRIUS!” ruggì, sconvolto, imitato dal figlio, mentre Sirius cadeva all’indietro e spariva attraverso l’arco.
“JAMES! MA DOVE DIAVOLO TI SEI CACCIATO? VIENI!”
James non rispose, mentre una lacrima gli solcava il viso. Allibito, si toccò la guancia e osservò la gocciolina salata: non piangeva più da quindici anni.
Non era possibile, nell’Aldilà nessuno riusciva più a piangere. Ma non poteva essere gioia.
Eppure, egoisticamente, scoprì che una piccola parte di sé era felice: suo fratello stava arrivando.
Si maledì, pensando a cosa avrebbe dovuto passare Harry, ed immediatamente quella piccola parte sparì; era sicuro che Harry avrebbe sofferto davvero troppo, questa volta.
TOC“JAMES” TOC“APRI”TOC“QUESTA MALEDETTA” TOC “PORTA! BOMBARDA!”
La porta venne giù, sollevando detriti e polvere. James era seduto sul gabinetto, sofferente. Pensare alla continua mala sorte di Harry lo straziava.
“James?” chiese Lily, guardando stranita suo marito che non aveva fatto una piega all’esplosione.
Dopo poco alzò lo sguardo e notò il suo profumo preferito per terra.
Divenne rossa di rabbia “Jame-…” disse, pronta a scoppiare, quando vide suo figlio che, riflesso nello specchio, veniva posseduto da Voldemort.
“HARRY!” urlò, risvegliando suo marito dalla trance in cui era caduto.
“Che c’è? Che succede ancora?” chiese preoccupato, raggiungendo la donna davanti allo specchio.
James trattenne rumorosamente il fiato quando Harry parlò con la voce di Voldemort, mentre Lily fece uno strillo spaventato.
Guardarono lo specchio finchè non arrivarono gli auror, dopodiché Lily fece per parlare “James… avevamo detto niente più sbirc-…”
“Sirius!” la interruppe, correndo fuori dal bagno, scavalcando agilmente i detriti dell’uscio “Sta arrivando!”
“Chi?” chiese Mary, sporgendo la testolina dal corridoio.
“Sirius!” rispose James, correndo fuori.
“James aspettaci! Ah, quando fa’ così lo odio!” sbottò Lily, seguendolo.
Mary fece un gesto e la porta si chiuse, dopodiché usci anche lei “Dai, Lily… vorrei vedere se arrivasse Alice! Saresti anche più impaziente! Anzi, saremmo. Quanto mi manca la nostra timidona!”
“Già” sorrise Lily, camminando velocemente verso il pozzo. “in effetti anche io non vedo l’ora di poter vedere Sirius. Sono passati, quanto, quindici anni? Troppo tempo, assolutamente!”
Lily e Mary raggiunsero il pozzo, ma non c’era traccia di Sirius.
“James” esordì la prima, guardandosi intorno “Sicuro di aver visto bene?”
“Ti pare che non riconosca quando muore mio fratello? Dev’essere qua, da qualche parte”
James setacciò il pozzo, il lago, il bosco e le case accanto, ma di Sirius neanche l’ombra.
“Non è che magari ha deciso di essere un fantasma?” azzardò Mary, venendo subito fulminata da Lily.
James si sgonfiò come un palloncino, deluso. “Hai ragione… è sicuramente un fantasma.”
Lily alzò gli occhi al cielo esasperata, mentre Mary mimava uno “scusa” silenzioso. “Andiamo, tesoro, Mary stava facendo delle supposizioni. Stupide, per’altro”
“Hey!”
“Ti pare che un personaggio come Sirius possa essere così codardo? Non essere sciocco!”
“Esatto, Prongs, non essere sciocco!”
Lily si voltò di scatto, così come Mary, ed entrambe si aprirono in un sorriso ridente e felice: Sirius, sexy come non mai nei suoi trentacinque anni, stava davanti a loro e sorrideva anch’esso.
Le due donne corsero ad abbracciarlo, felicissime e Sirius, dopo che ebbe salutato entrambe con baci e palpatine al culo, riportò la sua attenzione al suo migliore amico.
James, che aveva alzato il capo lentamente quando aveva udito la sua voce, adesso lo fissava con uno sguardo indecifrabile.
“Prongs?” chiese, preoccupato da quell’assenza di reazioni.
James si alzò, calcolando ogni movimento. Gli si avvicinò lentamente, sotto gli sguardi straniti dei tre.
“Potter?” fece Mary, titubante.
James, ormai davanti a Sirius, non la degnò di uno sguardo.
Sirius inarcò un sopracciglio, beffardo “Adesso cosa farai, “bu!”?”
James continuò a fargli la radiografia, partendo dai piedi e risalendo tutto il corpo.
Si soffermò poi sul viso, avvicinandosi lentamente.
Aprì la bocca e prese fiato, come per parlare, e tutti e tre si sporsero inconsapevolmente in avanti.
“Dio, come sei invecchiato”
Come gli era mancata, quella testa di cazzo del suo migliore amico.

 
 
Me, Myself and I
Buongiornoo! Allora, che ne dite dell’arrivo di Sirii?! Sinceramente non mi convince molto la fine, non sapevo come svilupparla bene. Anyway, the next chapter sarà..
Devo controllare sul libro, lo scoprirete solo vivendo. E non ditemi silente, prima di lui muoiono tipo amelia bones e un’altra! Baci 

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