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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: la fine di una bella avventura ***
Capitolo 2: *** Nove anni dopo ***
Capitolo 3: *** I segreti della nuova casa ***
Capitolo 4: *** Un libro ***
Capitolo 5: *** La doccia senz'acqua ***
Capitolo 6: *** Mitrion ***
Capitolo 7: *** Samanta scomparsa ***
Capitolo 8: *** Il passato che irrompe ***
Capitolo 1 *** Prologo: la fine di una bella avventura ***
-
Tra poco devo andare!- disse Joran a sua moglie Raffaella
-
Già… il lavoro ti aspetta…- gli
rispose- Non stai dimenticando niente?-
- No, non
credo…-
- Potrei perdermi
nei tuoi occhi arancioni tutta la giornata!-
- Mi stai
lanciando il messaggio che stavo dimenticando le lenti?-
-
Precisamente… te le vado a prendere io… non ti
preoccupare…- Raffaella raggiunse le scale a spirale e
iniziò a salire. La sua chioma castana svolazzava
più del normale, creando ombre e luci sui suoi occhi grigi
dove Joran si perdeva. La guardò dolcemente mentre la sua
figura vestita di turchese spariva al piano superiore.
Uno scoppio fece
spalancare il portone dietro di lui, facendolo voltare. Si
trovò di fronte a un uomo alto e magro vestito di nero.
Aveva i capelli corti rosso fuoco e gli occhi rosso sangue. Sul volto
aveva stampato un ghigno malvagio e sicuro.
- Cosa cerca?-
disse Joran al nuovo venuto fingendo serenità
- Puoi ignorare
chiunque, ma non me!- rispose la figura
- Cosa vuoi,
Moren!-
- Non sei certo un
tipo ospitale!- Moren alzò il braccio destro in orizzontale-
Comunque dovresti conoscere il perché… Expando!-
- Protezione!- Joran descrisse un
ampio arco con il braccio sinistro
- Vedo che a
scuola ci sei andato… Carica!-
Qualcosa di
invisibile e forte come un toro colpì Joran che
andò a sbattere ai piedi della scalinata. Con la vista
annebbiata dallo scontro vide Moren avvicinarsi. La veste nera
svolazzava nella corrente della porta.
- Non mi va di far
sapere i nostri comodi a tutto il vicinato…- disse Moren
chiudendo la porta con un gesto della mano destra senza smettere di
avvicinarsi a Joran- Come puoi vedere sono più forte di
te… arrenditi… sei l’ultimo!-
- Non è
della nostra famiglia arrendersi, dovresti saperlo!-
rimbeccò Joran cercando di rialzarsi
- Infatti ne sono
a conoscenza… mi piace quando le mie prede si ribellano al
loro destino!-
Joran si
alzò ansante pronto a rispondere.
- Lego
imperia!-
disse Moren tranquillamente. Joran cadde a terra senza potersi muovere
- Ammettilo,
è finita!-
- Sarà
finita quando mi avrai ucciso!- rispose in un fil di voce Joran
- Non temere, tra
poco lo farò!-
- MAI!- Raffaella
era scesa menando il manico di una scopa. Aveva gli occhi
lucidi, segno che sarebbe scoppiata a piangere se la rabbia
non l’avesse spinta a combattere- Mio marito non si uccide
facilmente!-
- Ti sei
sposato!?- Moren sembrava arrabbiato dalla notizia. Bloccò
Raffaella come aveva fatto con il marito- Avete avuto figli?-
- No!- rispose
candidamente Joran
- MENTI!- gli
occhi rossi emanavano furia pronta ad esplodere. L’uomo fece
un profondo respiro, poi disse più tranquillo- Non farmi
arrivare ai metodi pesanti, non ti piacerebbe… avete dei
figli?-
- No!-
- L’hai
voluto tu… Tortura
essenziale!-
Una scossa
attraversò Joran che si contorse dal dolore.
- Si
sincero… avete figli?-
- N…
no…-
- Non va bene dire
le bugie… Tortura
media!-
Un’altra
scossa più forte della prima attraversò Joran che
urlò di dolore rattrappendosi come un animale in letargo.
- Vediamo
ora… avete figli?-
- N…
no…-
- Proprio non
capisci… Tortura
alta!-
La scossa fu
così forte che gli sembrò durasse un
eternità. Il suo ululato di dolore riempì tutta
la casa.
- Credo che questo
ti abbaia sciolto la lingua… avete figli?-
- …
n… no…-
- Allora non ci
siamo capiti, mi vuoi vedere arrabbiato… vediamo se la tua
mogliettina è più accomodante, a quanto vedo
è una Antiqua. Non si potrebbe difendere…-
- Non…
farlo… è un problema… tra te e
me…-
- E come pensi di
fermarmi!? In questo gioco sono in vantaggio io… Tortura
essenziale!-
Raffaella
urlò e si divincolò dal dolore. Non aveva poteri
magici come il marito, ciò rese gli effetti della tortura
ancora più forti su di lei. Joran quasi sentì il
suo dolore trapassarlo da parte a parte. Lei non doveva soffrire, lei
era troppo importante.
- Fino…
ad ora… ti ho detto… la
verità… sei tu… che hai…
sbagliato domanda…- ansimò l’uomo. Le
sue parole ebbero l’effetto sperato. Moren fermò
il suo macabro gioco e ritornò a concentrarsi su di lui.
- Come!? Mi
conosci da anni… dovresti sapere che io non sbaglio
ma… aspetta…- il suo sguardo si era fermato sulla
foto di un battesimo. Si avvicinò e prese in mano il
portafoto poggiato sulla vetrinetta di fronte a lui. Joran aveva i
capelli tinti di nero e gli occhi verde smeraldo con un sorriso sincero
sul volto, mentre sua moglie aveva i capelli castani e molto mossi che
le incorniciavano il viso felice mentre teneva in braccio una bambina
dal ciuffo rosso e gli occhi chiusi dormienti. La foto era vecchia di
circa sei anni.
- Certo, avete una
bambina! Questa la porto con me…- disse trionfante con la
malvagità che gli illuminava gli occhi. Aprì il
portafoto e prese in mano l’immagine.
- Sbiadito
sarai se per il malvagio lavorerai…-
ansimò Joran. La foto iniziò a perdere colore
fino a che non si estinse diventando un foglio bianco. Lo sguardo di
Moren divenne di fiamma per la rabbia.
- Pensi di avermi
fermato, ma siamo solo all’inizio…
scoprirò dov’è e quando
avverrà vi raggiungerà all’altro
mondo!- tuonò tornando verso la porta a grandi passi
buttando la foto a terra. Con voce più pacata aggiunse- Si
è fatto tardi… Risucchia
poteri!-
Un alone simile a
nebbia verde erba si allontanò da Joran e si immerse dentro
a Moren. Si allontanò verso la porta e l’apri con
un gesto della mano, poi uscì e la richiuse con lo stesso
gesto. La sigillò sciogliendo le intelaiature di metallo.
Guardò la casa con un ghigno malefico e schioccando le dita
sibilando “Flemma”. La casa prese
fuoco in un secondo, bruciando tutto e tutti coloro che si trovava
all’interno. In una spirale nera sparì nel nulla
senza accorgersi che due occhi arancioni sgranati e pronti a piangere
scrutavano la scena dalla siepe del giardino.
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Capitolo 2 *** Nove anni dopo ***
Guardò
la macchina mentre prendeva le ultime valigie e lo zaino. Si diresse
verso la nuova casa dove sarebbe andata a vivere con la sua famiglia.
Ricordava la villetta di nove anni prima, solo che il giardino era
molto più grande e l’abitazione era pietra a
vista, inoltre non c’erano vicini o altre case nel raggio di
chilometri. Quell’idea di pace lontana da tutto e da tutti le
piaceva. La maggior parte delle volte la gente l’additava per
via del colore particolare dei suoi occhi, per non parlare dei
vecchietti che le dicevano “Ma levati quelle lenti colorate!
Non ti vergogni a nascondere il colore dei tuoi occhi alla tua
età?!”. Era un’impresa spiegargli che
era il suo colore naturale. Nessuno si spiegava quella
tonalità arancione acceso che aveva, ma era così
e non si poteva fare altrimenti. Cambiare scuola poi non le dispiaceva,
il liceo dove andava era pieno di ragazzi sciocchi che si erano dati
appuntamento proprio nella sua classe. “Attenzione, la
strega!” e “Oddio, occhi di fuoco mi vuole bruciare
come ha fatto con la sua casa!” erano le frasi più
ricorrenti. Nove anni non avevano cancellato quello che era successo,
quello che quei suoi occhi così particolari avevano visto
prima di offuscarsi di lacrime. Solo la famiglia di sua zia, con cui
era andata a vivere, sembrava capire il dolore che
l’attanagliava.
Nove anni prima
aveva visto andare in fiamme la casa dove viveva e sempre quel giorno
aveva perso i suoi genitori: Raffaella e Alessandro Marcheselli. Lo
shock per l’accaduto le aveva fatto dimenticare
cos’aveva visto. Tutti dicevano che era stato un incidente
domestico, che il gas perdeva, ma lei non era d’accordo.
Da quel giorno
Beredice viveva a casa della zia materna con suo marito e i suoi due
figli. La sua vita era felice. Era come essere parte di una seconda
famiglia, aiutava in casa come tutti e si divertiva a giocare con i
suoi cugini. Sua zia Camilla le raccontava sempre della sua infanzia
con Raffaella e la consolava nei momenti difficili
dell’adolescenza: aveva 15 anni.
Anche la presenza
di Samanta e Luke, i suoi due cugini, aiutava molto. La prima aveva 17
anni e aveva un’aria da eterna bambina perché
portava i capelli lunghi e biondo cenere legati in due code laterali.
Portava gli occhiali. Il secondo aveva 13 anni e i capelli biondi
corti. Dava l’idea di teppistello di quartiere, anche se
aveva un cuore d’oro ed era sempre pronto a prendere le
difese dei più deboli. Gli occhi di entrambi erano come
quelli della madre, grigi tendenti al celeste. I capelli li avevano
invece presi da zio Arthur, loro padre.
E Beredice? Da chi
aveva preso le sue caratteristiche fisiche? Quei capelli rossi e
ribelli? Quegli occhi arancioni? Da chi li aveva ereditati?
Nessuno lo sapeva.
Suo padre aveva gli occhi verdi e i capelli neri, mentre sua madre
aveva gli occhi grigi e i capelli castani molto mossi. Solo il molto
mossi sembrava associarla a quella coppia. A lei non importava. Per lei
erano quelli i suoi genitori, che la gente ne sparlasse.
Raggiunse la casa,
appoggiò le valige all’ingresso e
aspettò che Samanta la raggiungesse.
- Mi stavi
aspettando!? Devo ritenermi molto fortunata!- sorrise la cugina
dirigendosi nella casa e salendo le scale di legno cigolanti.
- Dovrei ridere?!
Aspettami!- si lamentò Beredice prendendo di nuovo le valige
e lo zaino
- No, ma un
“WoW” sarebbe gradito… vieni a vedere!-
Beredice la
raggiunse in una camera da letto. Sopra la porta c’era una
targhetta con scritto “Camera doppia singola”.
Guardò un po’ scettica quel cartellino in metallo,
poi entrò dentro e si accorse che la camera aveva solo due
letti: uno lungo la parete di fronte a lei e uno sulla destra. Sopra al
letto di fronte c’era una finestra che dava sul lato est
della casa.
- Siamo solo noi
femmine!- l’accolse festosamente Samanta
- Davvero?! Che
forza!- esultò Beredice lasciando le valige sulla soglia
della camera- Io vado sotto la finestra!-
- Va
bene… se proprio ci tieni…-
- EVVAI!- un urlo
squarciò la quiete del corridoio
- Credo che anche
Luke si sia accorto della novità!-
- Mi piacerebbe
vedere la faccia che ha fatto, ma è meglio iniziare a
mettere a posto le nostre cose…- ammise Beredice chinandosi
su una valigia
La cugina
eseguì lo stesso movimento con una di quelle che aveva
portato su lei e iniziarono ad ordinare gli indumenti
nell’enorme guardaroba a due ante sulla parete sinistra della
camera. Era un armadio alto fino al soffitto, marrone scuro e finemente
intarsiato. Era di antica manifattura, ma i tarli non
l’avevano scalfito come anche il tempo. Sembrava appena
uscito dal falegname o artigiano a cui era stato commissionato. Le
maniglie poi erano di ottone senza neanche un graffio di usura,
anch’esse lavorate nei minimi dettagli. Tutto il complesso
sembrava che raccontasse una storia, come un antico vaso greco che
raffigurava le gesta dell’Iliade e dell’Odissea.
Dentro era vuoto, a parte la presenza di tre cassetti della stessa
fattura dell’armadio in cui erano inseriti.
Riordinarono i
loro indumenti e i loro libri scolastici per tutto il pomeriggio, solo
alla sera si sentirono soddisfatte del lavoro svolto, ovvero quando
Arthur e Camilla le chiamarono per la cena.
- Questa casa
è fantastica!- esclamò entusiasta Luke a tavola
mentre gustava con gli occhi gli spaghetti al pomodoro preparati da sua
madre
- Noi concordiamo
con Luca, non è vero Beredice?- chiese Samanta alla cugina
che annuì vigorosamente
- Io mi chiamo
Luke, non Luca!-
- E’
uguale…- sorrise divertita Beredice guardando il volto del
cugino che s’infiammava
- Non è
uguale!- rispose acido- Luke è un nome nobile e ricco di
significati come…-
- Come Luca!- rise
Samanta, le piaceva pizzicare il fratello. A lui però un
piaceva, così s’immusonì e non disse
più nulla.
- Da quel che ho
capito vi siete ambientati bene! È stato proprio un colpo di
fortuna!- disse zio Arthur durante il secondo: purè di
patate e salsiccia in umido
- Un colpo di
fortuna?!- chiesero i tre ragazzi in coro. Erano all’oscuro
dell’origine del trasloco.
- Ora vi
spieghiamo.- iniziò zia Camilla- Qualche giorno fa
è arrivata una chiamata da parte di un avvocato che diceva
che avevamo ereditato la casa da una lontana parente. Non ho capito
bene il nome, ma pare che ci tenesse particolarmente a farci venire qui
tanto che ci ha fatto chiamare appena la casa è stata
libera. Lei non è morta, si è ritirata in una
casa di cura. All’inizio eravamo scettici, ma abbiamo
accettato lo stesso ed eccoci qua.-
Samanta, Beredice
e Luke li guardarono interrogativi, poi il ragazzo disse:-
Sì, è stato proprio un colpo di fortuna! QUESTA
CASA E’ FANTASTICA!-
- Ti sei ripetuto,
ma non hai tutti i torti…- rise la sorella
- Domani
inizieremo ad analizzare la casa in tutti i suoi meandri. Se non
l’avete già visto il bagno è al piano
di sotto, la cucina è quello stanzino adiacente al
soggiorno, ci sono anche un garage e una cantina esterni!-
specificò zio Arthur
- E’
tutto così inaspettato e ignoto… sarà
mitico!- esultò Samanta facendo dondolare le code come una
bambina a chi hanno regalato delle caramelle
Dopo il dolce
sparecchiarono ed iniziarono a salire al secondo piano, ma Beredice fu
fermata dalla zia. Camilla la guardava come una madre apprensiva e
quando la guardava così la ragazza capiva che le voleva
parlare. La seguì fino al salotto in fondo al corridoio del
primo piano. All’interno c’erano due divanetti
verdi a strisce celesti con al centro un tavolino di vetro. Loro due si
sedettero a parlare.
- Come ti sembra?
La casa, intendo…- chiese gentilmente la zia
- Mi
piace… mi ricorda molto quando vivevo con i miei
genitori…- rispose la ragazzina cercando di nascondere
l’amarezza che saliva
-
Sì… sì, lo immaginavo…
dimmelo se ci sono problemi.-
- Non ti
preoccupare, zia… mi piace davvero stare qui!-
- Meglio se
andiamo a letto, domani ci aspetta una dura giornata!- si
stiracchiò
- Va
bene… sono stanca morta!- sbadigliò e si diresse
verso la porta della stanza. Sulla soglia, però, si
girò e disse- Grazie che ci sei, zia!-
Si
allontanò verso le scale e salì a due a due i
gradini. Raggiunse sua cugina Samanta in camera e si preparò
per la notte. Prima di dormire guardò la luna fuori dalla
finestra e penso “Mamma, papà… inizia
un’altra avventura… la vivremo assieme, come
sempre…”. Prese un foglieto piegato in otto dalla
tasca dei pantaloni e lo aprì. Era una vecchia foto con un
angolo bruciato che raffigurava un battesimo di una bambina dai capelli
rossi.
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Capitolo 3 *** I segreti della nuova casa ***
Quando
si svegliò erano poco più delle sette del
mattino. Nessuno si era ancora alzato, ma sentiva qualcosa che le
impediva di dormire. Si alzò piano piano per evitare di
disturbare e scese le scale che cigolavano ad ogni suo lieve passo
sulle punte. Raggiunse il bagno dove si rinfrescò.
Tornò in soggiorno e guadò la vista dalla
finestra della nuova casa che dava sul cortile sud. La luce proveniva
da sinistra ed era ancora fioca. “Ancora due giorni e inizia
la scuola!” pensò guardando dal vetro la rugiada
del mattino brillare sull’erba verde.
Trasse un profondo
respiro con la bocca, ma tossì subito dopo. Non si era
accorta che la finestra era tutta impolverata, così le era
finita tutta in gola dandole fastidio. Andò in cucina, uno
stanzino grande quanto un armadio o poco più, e prese un
bicchiere d’acqua. Bevve tutto d’un fiato,
lavò il bicchiere e lo lasciò ad asciugare. Si
sedette al tavolo a pensare. Il primo pensiero andò ai suoi
genitori, il secondo ai parenti che dormivano al piano di sopra, il
terzo alla famiglia di sua padre di cui non sapeva niente. Zia Camilla
dipingeva Alessandro come un “Uomo misterioso ma gentile e
sempre pronto a dare una mano”. A Beredice sarebbe piaciuto
conoscere quella parte della famiglia, almeno sapere se stavano bene.
Con tutti quei
pensieri si riaddormentò con le braccia conserte sul tavolo.
- Non la
disturbare!- la raggiunse la voce di Samanta
- Dai
Sem… dovremo svegliarla prima o poi, inoltre deve
assolutamente vedere!- disse la voce di Luke
- Lo stesso! Se
è stanca lasciala riposare…-
- Cosa devo
assolutamente vedere?- biascicò ancora sonnolenta Beredice
tirandosi su dal tavolo
- Ben sveglia!
Vestiti che ti facciamo vedere!- le rispose Luke mentre si stiracchiava
- Cosa ci facevi
qui a dormire?- chiese curiosa Samanta
- Mi sono
svegliata presto e sono scesa… mi devo essere appisolata
senza accorgermene…- ammise Beredice senza nascondere uno
sbadiglio- Che ore sono?-
- Le nove meno un
quarto… avevi questo attaccato alla schiena!- le passo un
foglietto bianco, poi guardò torva il fratello- E penso di
sapere chi è stato…-
- Io non centro!
Avrei scritto “Qui giace la bella addormentata”! Un
foglio vuoto non ha senso!- si difese Luke
- Non penso che
sia stato lo zio, insomma anche lui fa degli scherzi, ma non
è una cosa che farebbe!- cercò una spiegazione la
cugina
-
Comunque… TI VAI A VESTIRE!-
- Ve bene, se
insisti dev'essere importante!- Beredice si alzò e si
diresse velocissima su per la scala scricchiolante con il foglietto
chiuso nella mano sinistra.
- Fai piano che
stanno dormendo!- la rimproverò Samanta
- Scusa, non lo
sapevo!- la ragazza cercò di fare più piano e si
diresse verso la camera da letto
Si
vestì e tornò al piano di sotto.
- Perfetto!
Vieni!- la esortò Luke lanciandosi verso la porta
d’ingresso. Samanta gli corse dietro il più
silenziosamente possibile, mentre Beredice seguiva tutti e due ancora
ignara di ciò che le avrebbero fatto vedere. Uscirono nel
cortile e raggiunsero il garage nel retro. Era aperto, ma non
c’era nessuna auto. Sulle prime la quindicenne non
capì perché avevano insistito tanto a portarla
lì, poi però il suo sguardo cadde su uno strano
arredo nell’angolo sinistro del luogo.
Un box doccia
bianco riempiva quella zona. Era un normalissimo box con le tendine in
plastica a fiori celesti su sfondo bianco ormai ingiallito. Non
sembrava gran che, ma non aveva senso la sua posizione. Al suo fianco
c’era un armadio color nocciola abbastanza grande da
contenere una persona accovacciata. Era un armadio semplice a due ante
che si aprivano tramite un foro ovale ciascuna sopra tre cassetti
apribili nello stesso modo. Iniziò a boccheggiare senza
parole. Non sapeva cosa chiedere, ma alla fine fu Samanta a cominciare
le spiegazioni.
- Che ne pensi?!
Sappi che la doccia non funziona e l’armadietto è
vuoto!- disse la ragazza
- E’
insolito…- rispose Beredice ritrovando la voce e dirigendosi
verso il box doccia- Non c’era niente dentro?-
- No,
niente… è strano, lo so! Ma la cosa
più strana è che…-
- Cooosa!?
È pulitissima! Com’è possibile?!-
Beredice aveva sbirciato dentro il box e aveva notato che era
straordinariamente candido, senza calcare o insetti morti. Per non
parlare del fatto che non c’era neanche un granello di
polvere o segni del tempo. Iniziò a scrutarla sempre
più curiosa tanto da entrarci in piedi. Toccò una
piastrella stranamente sollevata rispetto al resto. Il pezzo
ruotò su un perno interno aprendo uno scomparto segreto
grande quanto due pugni chiusi. Samanta e Luke l’avevano
raggiunta e stavano studiando i suoi movimenti sempre più
perplessi. Lei infilò la mano destra nell’apertura
e la ritirò fuori con un sacchetto di velluto blu cobalto.
Lo aprì delicatamente guardando prima i cugini ancora
storditi. Ne estrasse una chiave d’ottone molto
elegante grande quanto il suo indice con un cordino interno
che la agganciava al sacchetto di velluto.
- Questo si
che è strano…- convenne Luke mentre la
cugina chiudeva lo scomparto segreto con uno schiocco e usciva dal box
doccia.
- Sì,
è proprio strano…- annuì Beredice
guardando la chiave che le dondolava dalla mano come ipnotizzata
- Ma cosa ci
faceva una chiave li dentro?- chiese ancora scombussolata Samanta
- E’
quello che cercheremo di scoprire…-
- Mm…
non ti ricorda qualcosa? E smettila di guardarla così!-
-
Scusa…- la cugina distolse subito lo sguardo- No, proprio
niente…-
- Mah! Forse
dovremo tornare a casa…-
- Oh, sorellona,
ti preoccupi troppo! Fino a prova contraria siamo a casa!- la
canzonò Luke
- Torniamo di
là e basta!-
- Subito!-
Beredice si mise la chiave nella tasca dei Jeans e si diresse verso
l’abitazione seguendo Samanta. Sua cugina poteva diventare
estremamente persuasiva quando era spaventata, dubbiosa o arrabbiata.
Poi anche la differenza di età giocava il brutto scherzo del
rispetto nei suoi confronti.
La giornata
passò veloce, tra cercare di capire il perché di
quei due arredamenti in un posto così insolito e le tante
altre stranezze di quella casa. Una di queste fu una scatola da scarpe
nel solaio nascosta da un vecchio lenzuolo e da un trapuntone
ingiallito sovrapposti che non si riusciva ad aprire. Era grigia di
polvere e puzzava di umido. C’era una targhetta di carta
praticamente illeggibile sopra che recitava “a_ post___ l_
g_ust_ _ent_nz_”.
Anche il foglietto
bianco della mattina era ancora un mistero. Beredice se lo rigirava tra
le mani quasi maniacalmente, ma quando sua cugina la rimproverava lo
metteva subito a posto nella tasca dei pantaloni, assieme alla chiave
non ancora del tutto svelata.
La notte rimase a
guardarlo alla luce della abatjour che aveva sul comodino di fianco al
letto. Non riusciva ancora a capire bene cosa significasse, ma sentiva
che era importante. Lo girò davanti alla luce fioca, ma
ancora niente. Cercò di avvicinarla alla lampadina per poter
capire meglio e fu lì che si rese conto di
qualcosa di insolito: una piccola chiazza nera si stava a poco a poco
formando con il calore. Aveva una forma ben definita ed elegante. Una
parola, anzi una frase si stava formando sul foglio. Beredice rimase
incantata da quella scoperta e cercò di vedere meglio cosa
diceva il messaggio. “Inchiostro simpatico!”
pensò ammaliata leggendo la scrittura delicata e corsiva che
appariva a poco a poco. Diceva: “Mi fa piacere che abbiate
accettato di venire a vivere qui, nella mia vecchia dimora”.
Rimase a studiarla per parecchie ore, poi però Morfeo la
travolse con in suo abbraccio sonnolento.
Ciao! Sono
JKEdogawa(ma va!?)...
Ringrazio chi si
è già messo tra le seguite la storia e
Miss_Riddle che ha recensito il primo capitolo.
Come vi sembra la
storia?
Mi piacerebbe
saperlo prima di pubblicare i prossimi capitoli(ne ho altri 4
già pronti!)...
Al prossimo
capitolo!
JKEdogawa
|
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Capitolo 4 *** Un libro ***
“-
NOOO!-”
Beredice si
svegliò in un bagno di sudore. Aveva gli occhi spalancati a
guardare il soffitto come per paura che crollasse. Respirava
profondamente
quasi ansante. Erano diversi anni che non faceva quel sogno.
Quell’incendio che
non aveva mai dimenticato e che per due anni aveva colmato i suoi
incubi più
profondi.
Cercò
di riprendere il controllo e pensare che era al sicuro nel suo
letto. Si tirò su a sedere e si rese conto che tremava.
Guardò l’ora. Erano
solo le tre del mattino. Guardò sua cugina che dormiva
profondamente e iniziò a
tranquillizzarsi. Continuò a fare respiri profondi, poi
prese dal cassetto del
comodino la chiave che aveva trovato un mese prima. Non sapeva a cosa
serviva,
ma qualcosa la costringeva a non perdere la speranza. Si mise a
contemplarla
tenendo il sacchetto di velluto che la conteneva in mano e facendola
dondolare.
L’ottone riluceva alla lieve luce lunare che filtrava dalle
persiane chiuse.
Rimase lì per un po’, poi il suo sguardo si
posò sul grande armadio di fronte a
lei. Anche le maniglie rilucevano in quella notte tramite la luce
riflessa
della chiave. Aspettò un attimo, poi si alzò e si
diresse all’enorme guardaroba
intarsiato con la torcia che teneva sotto al cuscino stretta in mano
assieme
alla chiave. Aprì le ante senza un motivo palese e
puntò la luce sui cassetti.
Una serratura in ottone brillò sul secondo cassetto. Lo
aprì perplessa. Non
sembrava che nascondesse qualcosa, anzi, si apriva senza problemi e
l’avevano
riempito con magliette a maniche corte e canottiere. Lo richiuse ed
inserì la
chiave , la fece girare. Uno schiocco le fece riaprire velocemente il
cassetto.
Il fondo era sceso e al posto delle magliette si vedeva un libro grande
quanto
una Bibbia piccola. Lo toccò sorpresa e spaventata. Era
rilegato in pelle e
sopra rilucevano le parole color oro “Guida completa alla
magia- Per
non dimenticare
edizioni”. Lo prese
dolcemente tra le mani e richiuse il cassetto. Rigirò la
chiave nella toppa e
un sonoro schiocco le fece capire che le magliette erano tornate nella
loro
posizione originaria.
“Doppiofondo…
ingegnoso!” pensò richiudendo l’armadio
i più
silenziosamente possibile e dirigendosi verso il letto. Rimise la
chiave nel
cassetto del comodino e aprì il libro con
curiosità. Non puzzava di umidità ne
sembrava vecchio, anche se la data di pubblicazione sottolineava il
fatto che
fosse di almeno 80 anni prima. Si mise la torcia tra i denti e
iniziò a
sfogliare. Le pagine erano piene di parole strane e di disegni
stilizzati che
raffiguravano varie posizioni, come una grande guida di ginnastica o
yoga.
Rimase ammaliata dalle prime pagine, poi si costrinse a tornare a
letto. Il
giorno dopo aveva scuola.
Appena Samanta la
scosse per svegliarla si alzò e le raccontò
l’accaduto di poche ore prima. Le fece vedere il libro e le
spiegò il
doppiofondo del secondo cassetto. Le fece vedere le figure delle prime
pagine e
le parole indecifrabili che aveva letto. La cugina la guardava scettica
e
guardinga. La curiosità non era il suo forte, anzi tendeva a
evitare qualsiasi
cosa presentasse lacune o punti oscuri. Reazione ben diversa ebbe Luke
che
ascoltò molto interessato tutta la storia e alla fine
chiese:- Possiamo
imparare la magia leggendo questo libro?-
- Non saprei, ma
ci penseremo una volta tornati da scuola!- gli
rispose Beredice infilandosi il libro nello zaino
- Non penserai di
portartelo con te, vero?- la ammonì Samanta
-
Perché no!?-
- Potrebbe causare
problemi… insomma, se provassi a fare qualche
incantesimo in classe potresti appiccare un incendio o allagare
l’edifico o
aprire un varco diretto agl’inferi!-
- Ti preoccupi
troppo sorellona!- la canzonò Luke
- E voi due siete
degli incoscienti!-
- Non credo che
per magia intenda il satanismo e poi potrebbe essere
un comune libro, come una burla. Inoltre non credo che la magia si
acquisisca
leggendo!- disse straordinariamente pratica e risoluta Beredice
- Ho capito, non
si ragiona con voi!- Samanta sospirò e si diresse
all’uscita per aspettare lo scuolabus.
Quando il pulmino
arrivò salirono e si misero a sedere vicini. Samanta
evitò i loro discorsi quasi esclusivamente incentrati sul
libro trovato
nell’armadio e giunti a scuola si separarono per 5 ore.
La situazione era
molto migliorata da quando viveva a Lido di Dante e
andava a scuola a Ravenna. I compagni non la prendevano in giro per i
suoi
occhi arancioni, non le facevano ricordare l’avvenimento di
nove anni prima,
non le dicevano che era una strega per i capelli rossi. Era diventata
parte
della classe. Partecipava attivamente alla politica interna
dell’istituto, cercava
di capire il perché degli scioperi e applicava la sua
passione, l’arte,
felicemente. Andava al liceo artistico come sua cugina. Anche i
paesaggi erano
cambiati: ora che viveva a Zattaglia il mondo era fatto di montagne. A
Lido di
Dante era il mare a farla da padrone, con le dune di sabbia e la pineta.
La mattina
passò lentissima per Beredice. Le ore si susseguirono con
una lentezza infinita. Non che si annoiasse a lezione, ma non vedeva
l’ora di
tornare a casa per studiare più a fondo il libro. Anche se
ce l’aveva con se le
parole di Samanta l’avevano paralizzata, tanto da temere a
tirarlo fuori
durante le ore scolastiche. Ma appena tornata a casa aveva mangiato
rapidamente
e si era buttata nella lettura di quegli insoliti segni.
La prima figura
che vide era un omarino con il braccio destro steso in
orizzontale e di fianco c’era la parola
“Expando”. Sotto alla parola c’era una
breve spiegazione sugli effetti della formula magica: “Serve
a far esplodere
dall’interno oggetti.” La stessa cosa valeva per
gli altri disegni più in basso:
uno recitava a fianco “Protezione” e
l’altro “Scripta Manent”. Il primo
serviva
a proteggersi in uno scontro magico, mentre l’altra a
salvaguardare oggetti
antichi.
“Forse
è per questo che alcune cose sembrano nuove in questa
casa!”
pensò Beredice leggendo quest’ultima.
Voltò pagina e subito una scritta a
matita catturò la sua attenzione. Di fianco alla parola
“Nascondentium” c’era
la scritta “Scatola delle memorie”. Ci
pensò senza trovare una soluzione a
quella scritta, così si concentrò
sull’immagine che l’accompagnava. Era un uomo
stilizzato che teneva aperte le mani verso il basso. Lesse attentamente
la
descrizione, ovvero “Serve ad aprire oggetti chiusi con la
magia, a volte viene
usata come parola d’ordine ad aprire oggetti
segreti”. Sgranò gli occhi,
agguantò il libro e corse in solaio. Era un luogo lungo e
puzzolente di
umidità. Le finestre erano due, piccole e difficili da
aprire inoltre erano
basse così da dare il rischio di cadere nel cortile verso
morte certa o gravi
lesioni fisiche. Si diresse con il libro sottobraccio verso una massa
di
coperte ingiallite. Le alzò muovendo un nuvolone di polvere
che la fece
starnutire. Ne tirò fuori una scatola grigia di polvere con
un cartellino
sbiadito attaccato sopra. La scatola da scarpe che aveva trovato un
mese prima.
L’avevano lasciata lì per evitare che si
deteriorasse all’aria. Aprì il libro
sulla seconda pagina e guardò attentamente la scatola,
facendo avanti e
indietro con gli occhi tra i due oggetti. Appoggiò il volume
al suo fianco sul
pavimento, si mise nella posizione che la pagina descriveva e fece un
respiro
profondo.
- Nascondentium!- la parola
uscì dalla sua bocca con impeto riempiendo il silenzioso
solaio di un urlo
caldo e pieno di potere. La scatola si aprì con un botto,
spalancandosi su una
catasta di foto in bianco e nero e fogli pieni di scritte. Beredice
guardò
meravigliata la sua opera. Si guardò i palmi delle mani come
a vedere segni
particolari, ma niente. Perse i sensi.
- Berediceeee- la
voce di Samanta le arrivava rimbombante e lontana
- Svegliatiiii- la
testa le girava
- Dimmi come
staiiii- iniziò ad aprire gli occhi. Le immagini erano
offuscate e confuse.
- Berediceeee-
iniziò a capire cosa stava succedendo, il corpo
iniziò
a reagire
- Svegliati!- ebbe
un ultimo giramento di testa, poi si riprese. Era
stesa sul pavimento del solaio con la cugina che la scuoteva per farla
riprendere
-
Cos’è successo?!- domandò sua cugina
tra l’arrabbiato e il
preoccupato
- Ce
l’ho fatta…- sorrise lei ansante
- Ma cosa ti
è saltato in mente!-
- E’
stato mitico…-
- Anche svenire
è stato mitico?-
- Quello un
po’ meno…- iniziò a tirarsi a sedere-
ma per il resto è
stato fantastico! Mi sono sentita così viva!- la cugina la
guardò scettica-
Inoltre guarda cos’ho scoperto…-
Beredice
indicò la scatola spalancata, ma la cugina la
ignorò.
- Se avessi letto
l’introduzione al libro avresti saputo che il primo
incantesimo fa perdere i sensi!- la rimproverò Samanta
- Ma non
c’era l’introduzione!- protestò Beredice
- Era scritta in
inchiostro simpatico! Pensavo che l’avessi notato!-
- Lasciamo
perdere! Hai visto cos’ho trovato!-
-
L’avevamo già trovata!-
- L’ho
aperta! Guarda cosa c’è dentro!-
Samanta rimase
sorpresa di quella risposta e finalmente si decise a
guardare la scatola muffita. Beredice si alzò in piedi, si
stiracchiò e poi si
inginocchiò vicino a alla cugina intenta a studiare il
contenuto insolito della
confezione. Iniziò a tirare fuori foto in bianco e nero con
i bordi che
sembravano francobolli.
- Interessante!
Deve essere la proprietaria della casa da giovane…-
ammise infine
- E le lettere?!
Senti questa: “Cara mamma, qui stò bene mi
dispiace
solo che non ci possiamo vedere. La mia famiglia ti piacerebbe. Ho
seguito il
tuo consiglio. Forse riusciremo a venire a trovarti. Anche noi abbiamo
installato un passaggio, proprio come c’è a casa
tua, ma credo che i giorni a
Miraculis siano finiti per noi. Grazie ancora di tutto, con affetto.
Joran.”
Joran? Che nome strano da dare a un figlio…- la
avvertì Beredice
- Non che quello
della madre sia diverso, guarda questa patente:
Cincillaia Pappapero! Secondo me è inventato!-
- Con foto e
tutto? Ne dubito. Guada invece questi!-
La ragazza
indicò una serie di quadernetti rilegati in cuoio che
coprivano il fondo della scatola. Ad occhio dovevano essere sei
posizionati tre
su tre, tutti uguali tranne per il fatto di un numero stampato sulla
copertina.
A rigor di logica Beredice prese quello che presentava il numero 1.
- “Caro
diario, mi chiamo Cincillaia e ho 15 anni. È la prima volta
che tengo un diario, ma cercherò di fare del mio
meglio…”- la ragazzina iniziò
a leggere-“Vivo a Zattaglia, ma sono di Miraculis, una
dimensione parallela ad
Antiquis, dimensione dove mi trovo ora…” Non ha
senso! Forse è un codice
segreto…-
- Oppure era
svitata! Andiamo che si fa troppo tardi!- Samanta si alzò
e su pulì il sedere dalla polvere con due vigorose manate
- Che ore sono?-
- Saranno ormai le
sette! Ti sono venuta a cercare ai meno cinque!-
- COSA!? Ho
dormito per quasi quattro ore?!-
- Dai, andiamo!
Erano tutti in pensiero! Eri sparita!-
Beredice
seguì la cugina con il libro sotto braccio assieme al diario
appena trovato senza dire più niente. Cenarono con gli zii
che le spiegavano
che doveva avvertire dove andava prima di sparire improvvisamente. Su
consiglio
di Samanta non raccontò del libro di magia e della scatola
di ricordi. Non
parlarono nemmeno del fatto che fosse svenuta per evitare domande
sgradite.
Andarono a letto tranquille dopo aver raccontato tutto a Luke e dopo
aver letto
un’altra pagina del diario di Cincillaia.
Salve a tutti! Non so
perchè, ma l'ultimo pezzo del racconto non me lo fa
modificare, chiedo scusa per il disguido...
Grazie a LoVe_PeAcE
che ha recensito lo scorso
capitolo e sempre a chi si è messo tra le seguite la storia!
A presto!
(oggi proprio non mi funziona NVU!)
JKEdogawa
|
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Capitolo 5 *** La doccia senz'acqua ***
Dalla
prima volta che aveva fatto una magia Beredice iniziò ad
allenarsi tutti i pomeriggi con il libro spalancato davanti. Samanta
girava a distanza quando lo faceva, mentre Luke la guardava
interessato. Non aveva provato a fare il primo incantesimo
perché l’idea di svenire gli faceva ribrezzo, ma
ascoltava estasiato le parole che uscivano dalla bocca della cugina e
gli effetti che avevano su ciò che li circondava. Per
esempio quando Beredice fece esplodere un palloncino d’acqua
in giardino e si bagnarono tutti e due ridendo come matti. Oppure
quando provò un nuovo incantesimo che cambiava il colore
agli oggetti e si fecero i capelli lilla.
Ma tra le cose positive della magia c’era anche
l’aspetto negativo dell’energia incontrollabile. In
breve tempo si iniziarono a concentrare molti fenomeni paranormali
attorno a Beredice, cose inspiegabili che la allontanarono
inevitabilmente dai suoi compagni. Improvvisamente le potevano uscire
scariche elettriche dalle orecchie o la sua compagna rischiava il
soffocamento senza una spiegazione plausibile, oppure una finestra
improvvisamente esplodeva appena lei si avvicinava al vetro. Si
ritrovò isolata. Di nuovo.
Continuava anche la lettura del diario misterioso di Cincillaia
Pappappero. Scopriva sempre cose interessanti, inoltre la
curiosità per quella ragazza di oltre 70 anni prima la
incollava alle pagine magicamente ben tenute. Quelle parole scritte in
corsivo elegante la lasciavano sempre senza fiato. Scoprì
che la scuola di magia presente a Miraculis, sempre che quel posto
esistesse, era stata chiusa dal sovrano. Che quest’ultimo era
un uomo malvagio e crudele, che comandava su Miraculis con il pugno di
ferro. Sembrava di leggere un racconto fantasy molto avvincente.
Quel giorno stava leggendo distrattamente la “Guida alla
magia” sdraiata sul suo letto. Erano un paio di settimane che
lo aveva trovata. La giornata non consentiva di stare
all’aperto per allenarsi, le gocce rigavano dolcemente il
vetro. Non era un temporale, ma una pioggerella passeggera che prima o
poi avrebbe smesso di cadere. Beredice sbuffò facendo volare
un ciuffo rosso che successivamente le ricadde per inerzia davanti agli
occhi. Se lo spostò con un rapido gesto della mano dietro
l’orecchio destro e si riconcentrò nella lettura.
Sfogliò una decina di pagine leggendo sfuggevolmente i nomi
o le frasi degli incantesimo e analizzando con occhio spento le
posizioni illustrate. Girò involontariamente una pagina con
una scritta a matita, ma ci ritornò subito sorpresa. Lesse
interessata quello che diceva: “Miraculis Porta(Doccia
senz’acqua)”. Si alzò a sedere tirandosi
il libro sulle gambe incrociate e rilesse almeno altre sette volte per
essere tranquilla di non avere allucinazioni. Rotolò
giù dal letto e si diresse a rotta di collo al piano
inferiore con il libro in mano e il segno tenuto dall’indice.
Prese un sacchetto dalla cucina e lo avvolse sulla guida e alla mano.
Strinse il polso destro forte con l’arto libero e raggiunse
la porta d’ingresso. Con una spallata uscì sotto
la pioggia e si diresse di corsa al garage fortunatamente
già aperto. Arrivata scosse vigorosamente la chioma rossa e
si sfilò il sacchetto dal braccio sinistro. Aprì
il libro sul segno e guardò attentamente. Mancava il disegno
che illustrava le mosse da fare. Riguardò sconcertata, poi
prese coraggio ed entrò nella doccia. Sembrava la scelta
più logica, così si infilò nel box e
chiuse le tendine. Lesse attentamente la pagina della guida.
- Miraculis porta!-
disse con voce tonante scandendo attentamente le parole e chiudendo gli
occhi.
Una serie di voci iniziarono a parlare attorno a lei. Erano distanti,
ma non troppo. Si sentivano passi e ticchettii di bastoni da passeggio
sul selciato. Le risate dei bambini, le frasi serie degli adulti e le
chiacchiere degli anziani le fecero aprire gli occhi. Il sole era
celeste. Si trovava in un parco abbandonato a poche centinaia di metri
da una città. Si avvicinò scavalcando una catena
che vietava l’accesso al giardino buttandosi in una mischia
di persone dai capelli colorati. Non colorati nel senso di tinti.
C’erano bambini dai capelli verde smeraldo e bambine dagli
occhi rosa. Uomini dai capelli arancioni e donne dagli occhi rossi. Le
regole della natura non valevano, ognuno aveva colori particolari negli
occhi e nei capelli. Guardò sbalordita il posto dove si
trovava. Nessuno si era accorto di lei, nessuno aveva notato che era
apparsa dal nulla o che aveva un libro particolare in mano. Nessuno
sembrava rendersi conto del suo strano aspetto o della sua espressione
sconvolta. Scosse vigorosamente la testa per riprendersi, ma non
servì molto. Iniziò a camminare verso
l’indefinito. Non aveva una meta, sapeva solo che non era
più a Zattaglia e che quello non era il suo garage.
Vagò per un po’, poi si fermò ad un
semaforo ancora sotto shock.
- Cincillaia! Da quanto tempo! Sembri la ragazzina di 15 anni che eri
prima di trasferirti!- disse una voce alla sua destra. Si
voltò di scatto e si trovò un’anziana
signora dai capelli bianchi con riflessi celesti e gli occhi viola che
la guardava sorridendo. La signora appena la vide in faccia aggiunse:-
Oh, scusa cara! Ti ho confuso per un’altra persona!-
- Aspe…- iniziò Beredice, ma la signora era
saltata con un agilità sovrumana per la sua età
su un autobus grigio che passava di lì. Le avrebbe voluto
chiedere dove si trovava. Poi un’illuminazione
passò nella testa della ragazzina: era a Miraculis!
Non era possibile, eppure era vero. Si guardò intorno ancora
più sconvolta e un dubbio le giunse tempestivo:
“Come torno ad casa?!”. Iniziò a
sfogliare febbrilmente il libro di magia fino a raggiungere una parola
che la poteva aiutare. “Antiquis porta( Parco
abbandonato)” lesse e si tranquillizzò.
Ricominciò a camminare verso non sapeva bene dove.
Passò davanti a vetrine piene di oggetti strani e a case di
forme impossibili. Si fermò davanti ad una cattedrale nera
con i vetri rosso sangue. Beredice la guardò ammaliata e
spaventata allo stesso tempo. L’immensa struttura emanava un
aria opprimente e agghiacciante. Terrore puro evaporava dalle sue
pareti.
Iniziò ad allontanarsi senza smettere di guardare
l’immobile, così non si accorse che andava a
sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.
Ed eccomi di nuovo
qui! Vi sono mancata vero!?*no, per niente... Nd mia sorella*
Comunque... la
storia inizia a farsi seria(o almeno spero...)
Angolo
ringraziamenti: Lady Catherine per la recensione allo scorso capitolo e
come sempre a chi mi segue(sono sorpresa di quanto prenda questa
storia!OoO)
Come sempre
appuntamento al prossimo capitolo!
JKEdogawa
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Capitolo 6 *** Mitrion ***
Si
voltò di scatto e lo vide. Era un ragazzo circa della sua
età dai capelli blu elettrico e gli occhi giallo scuri. La
guardava curioso.
- Scusa!- si affrettò a dire lei. Lui rise.
- Perché guardavi così la dimora del nostro re
Moren?- le chiese senza smettere di sorridere
- E’ particolare! Incute timore!- gli rispose
- Sì, ma è lì da sempre! La guardavi
come se ti fosse nuova! Oh, giusto… io sono Mitrion e tu?-
- Beredice… scusa, ma sono nuova del posto!-
- Davvero?! Non si direbbe! Vieni da Religiosis?-
- No…-
- Lo dovevo immaginare! Nessun Religiosi verrebbe qui… non
siamo proprio amici! Forse vieni da Alkimistis?-
- No!-
- Allora sei Trista!-
- No, non son triste!-
- Ho detto Trista, di Tristis! Mi arrendo!-
- Penso di venire da Antiquis…-
- Pensi?! Con quei capelli e quegli occhi da Antiquis? Impossibile!-
- Ti dico che è così! O almeno credo, ho imparato
da poco a usare la magia!-
- Tu usi la magia?!- la sua espressione era diventata preoccupata. Il
suo sguardo si posò sul libro che Beredice teneva in mano
per poi ritornare sugli occhi della ragazza.
- Cero! Come tutti a Miraculis, no? Non mi dirai che non sai fare
questo… Flemma!- schioccò le dita della mano
sinistra e sul palmo apparve una fiammella celeste. Lui la
coprì immediatamente facendole male alla mano.
- Ma sei matta!- sibilò Mitrion- Lui ci vede!-
- Lui chi… ehi!- il ragazzo iniziò a tirarla
lontano dal palazzo nero e rosso verso una zona più
nascosta, dove si sedettero all’ombra di alberi che
sembravano salici piagenti
- Lui, il re! Controlla tutto e tutti! La magia è vietata
qui! Tutti hanno la magia, ma non possiamo usarla! I pochi che hanno
osato sono stati catturati e uccisi!-
- Grazie per avermelo detto, ma devo ritornare a casa, e
l’unica è usare la magia!-
- Raccontami di Antiquis! Sono curioso! Ho letto tanti libri nei miei
16 anni di vita, ma non mi hanno mai convinto…-
- E’ una dimensione come questa, solo con le case quadrate o
rettangolari, inoltre la gente ha gli occhi o celesti, o verdi, o neri,
o castani o grigi. I capelli sono castani, neri e biondi, con casi
straordinari di rossi e bianchi. Il sole è giallo, non
celeste.-
- Il sole?-
- Sì, il sole!- Beredice indicò l’astro
luminoso nel celo
- Ma non si chiama sole! Emblema!-
- Emblema?-
- Si dice emblema, non sole! Quanti anni hai?-
- 16 fra una settimana! Ma torniamo al nostro discorso! Ora mi racconti
di più su Miraculis!-
- Siamo dello stesso anno! Comunque… non
c’è molto da dire, anche se una maga potrebbe
farci comodo! Chi mi dice che non sei alleata di Moren?-
- Sono appena apparsa dal nulla, non sapevo che fosse vietata la magia,
una signora mi ha chiamato Cincillaia e ti sono venuta contro
perché spaventata da quella specie di cattedrale nera!-
- Cattedrale? Questa è una frase da Religiosa! Ma
c’è da capirti: Antiquis è la culla di
tutte le dimensioni, come una minestra di verdure miste!
Comunque è il palazzo di Moren, figlio di Heneider e nipote
di Zigozago!-
- Avete veramente dei nomi strano voi! Mi piacerebbe sapere
più cose… per esempio come si chiamano le vie, o
se da voi c’è la luna!-
- Cosa sono le vie? E la luna?-
- Le vie sono le strade, come le chiamate voi?-
- Non hanno un nome, cioè ogni strada corrisponde a una
frase o una parola. Si va da My Immortal a No Time No Space! Cosa
c’è da ridere?-
- I nomi che mi hai citato sono titoli di canzoni di Antiquis! My
Immortal è degli Evanescence, mentre No Time No Space
è di Franco Battiato! E la luna esiste da voi? È
un disco luminoso che viene la notte!-
- Parli del Vessillo!-
- Vessillo?-
- E’ una sfera rosa che sorge a Nins e tramonta a Pentis!
Come l’Emblema!-
- Nins e Pentis devono essere il nostro Est e il nostro Ovest. E il
Nord come lo chiamate? Dovrebbe essere a sinistra di Nins…-
- Parli di Sarus! È all’opposto lato di Merus!
Tutte le Macchine magnetiche puntano verso là!-
- Macchine magnetiche?-
- Queste!- tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una bussola.
Era una normalissima bussola, ma puntava sempre verso una
“S” scritta con calligrafia elegante- Era di mio
nonno! Prima che il re Moren lo arrestasse per uso di magia. Si era
scaldato dei biscotti senza usare il forno e delle guardie lo avevano
notato. È stato bruciato vivo… avevo solo otto
anni…-
- Mi dispiace…- lei abbassò lo sguardo sentendo
la voce pesante di Mitrion
- Non ti preoccupare!-
Scese un silenzio raggelante sui due
- Devo ritornare ad Antiquis. Per farlo bisogna raggiungere il parco
abbandonato in fondo a…-
- Forever Yang!-
- Esatto, credo…-
- Ti accompagno! Quella zona è come le mie tasche! Nascosta
e solo io la conosco! Oltre al mio fratellino Zintos, ha 15 anni!-
Lei lo seguì. Durante il tragitto continuarono a parlare
delle differenze tra le due dimensioni, poi Beredice si dovette
congedare e aprì il libro per pronunciare la formula.
- Aspetta!- la fermò Mitrion- Tornerai?-
- Certo! Ci sono molte cose che devo ancora scoprire!- gli rispose con
un sorriso sicuro
- Va bene… allora posso sperare di rivederti!-
- Sicuro! Ora devo andare! Ciao! Antiquis porta!- sibilò
appena la formula magica, ma bastò a farla sparire alla
vista del ragazzo che dopo venti secondi si diresse verso
l’affollata città che costituiva Miraculis.
Beredice riapparve nel box doccia. Non aveva chiuso gli occhi, infatti
le balenò l’immagine di Mitrion nella vista per
circa venti secondi, poi si decise ed uscì dal box. La
pioggia aveva smesso di scrosciare, e ora un raggio di sole giallo
entrava dalla piccola finestrella alla sua destra. Si buttò
fuori all’aria, poi si diresse alla casa per andare in camera
sua. Entrò e si accorse che sua cugina era rientrata. Era
sdraiata sul letto a leggere un libro di fiabe che scostò
per guardarla.
- Ora mi dici dove sei stata!- disse Samanta. Non c’era
rimprovero nella sua voce
- In garage!- rispose candidamente Beredice con un sorriso che le
andava da orecchio a orecchio. Si buttò sul letto e prese il
diario di Cincillaia Pappappero.
- Non me la racconti giusta!- sentenziò la cugina
- Vero! Sono stata nella doccia senz’acqua!- la corresse la
quindicenne ormai presa nella lettura. Samanta rispose con
un’alzata di spalle e si rimise a leggere il libro di fiabe.
Non era affar suo cos’aveva fatto la cugina durante il
pomeriggio.
Il diario recitava:
Settembre, 23
Caro diario,
oggi ho rincontrato un
mio compagno di scuola a Sweet Dream. Era con un suo amico di nome
Pheoner. Hai i capelli verdi come l’erba fresca e gli occhi
arancioni. Non è della nostra zona, infatti non
l’avevo mai visto a scuola. È stato
così gentile da riaccompagnarmi al passaggio per Antiquis.
Gli ho promesso che ci saremo rivisti sabato, e così ho
intenzione di fare.
È la prima
volta che mi innamoro sul serio, neanche fossi sotto
l’effetto di Innamoramento pellegrino. Non ho ancora detto
niente a nessuno, ma è un ragazzo perbene e spero che i miei
genitori non siano troppo protettivi nei miei confronti.
Tra la mia storia
d’amore che inizia se ne interseca un'altra. Mia sorella
maggiore Zefirpadella si sposerà a marzo con
l’aitante Pantofoletto! Ha chiesto che le faccia da
testimone! Sono su di giri per la felicità! Non solo ho
trovato una persona che mi piace, ma sarò pure la testimone
al matrimonio di mia sorella! Non vedo l’ora che arrivi il 5
marzo, data fissata per le nozze.
Per ora ti lascio, ma
domani ritornerò!
Con affetto. Cincillaia
Ciao a
tutti! Ebbene
sì, sono tornata!
Or dunque... lo scorso capitolo faceva proprio schifo!? Nessuno ha
commentato!:'(
Ringrazio comunque chi si è messo tra le seguite la storia!
Al prossimo capitolo!
JKEdogawa
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Capitolo 7 *** Samanta scomparsa ***
Tornò
a Miraculis tutti i giorni per
un mese. Il cuore sempre che le batteva a mille e la
chioma blu
elettrico di Mitrion che le faceva da cicerone lungo il nuovo mondo che
aveva
scoperto. Quel ragazzo le stava particolarmente simpatico, e lui non
era da meno.
Si erano praticamente dati appuntamento tutti i pomeriggi dopo che
Beredice
aveva fatto i compiti scolastici. Lui l’aspettava davanti al
parco abbandonato
e appena lei appariva il ragazzo sfoggiava un sorriso ampio e quasi
abbagliante. La ragazza decise di portarsi il libro solo le prime
volte,
successivamente divenne superfluo e scomodo. Il suo strano
comportamento lasciò
perplessi Samanta e Luke, i quali si sentivano molto esclusi dai
movimenti
della cugina. Beredice aveva preferito tenere segreta la scoperta di
Miraculis
anche a loro. La presenza di due Antiqua poteva far crescere sospetti,
inoltre
il passaggio era possibile solo uno alla volta. Anche Mitrion era
particolarmente ansioso di andare ad Antiquis, ma lei era riuscita a
dissuaderlo raccontandogli dell’energia incontrollabile che
gli avrebbe causato
non pochi problemi.
Nei suoi diari Cincillaia era arrivata ai 17 anni e a tutto
ciò che
comportava. Beredice, in compenso era appena arrivata a 16 anni e
l’idea che i
17 fossero ancora peggio la faceva rabbrividire. La sua testa era
entrata in
confusione. Le dava fastidio non poter raccontare niente ai suoi
cugini, stava
vivendo emozioni mai provate prima e iniziava a sentirsi estranea al
mondo
dov’era sempre ceresciuta.
- Perché?!- le chiese Mitrion dopo la notizia sconvolgente
che
Beredice gli aveva dato
- Scusa, ma devo andare! Mia cugina tornerà tra poco dal
coro e devo
evitare che inizi ad avere dei presentimenti!- gli rispose lei
- Mm… ma domani verrai, vero?- continuò il
ragazzo scettico
- Certo! Ora, però, devo andare!- si voltò, ma
lui la prese per un
braccio e la tirò a se. Le guance le divennero del colore
dei capelli. Non gli
era mai stata così vicino, il suo naso quasi toccava quello
del ragazzo.
- Mi raccomando, non cacciarti nei guai!- detto ciò la
bacò
delicatamente sulle labbra e le lasciò il braccio, infine
corse vie con sguardo
basso. Lei lo guardò allontanarsi stordita, poi si volse e
disse le parole
magiche, tornando ad Antiquis.
Uscì dalla doccia ancora con gli occhi spalancati e si
diresse verso
camera sua. Si buttò a peso morto sul letto contemplando il
soffitto. Sua
cugina sarebbe tornata da li a pochi minuti, così si mise a
leggere il diario
di Cincillaia:
Settembre,
15
Caro
diario,
ho grandi
notizie, una di queste è che tra poco ci sarà
festa a Miraculis per la luna
rossa, precisamente tra tre giorni! Io ci andrà con Pheoner,
sarà una serata
romanticissima.
La
seconda è che ahi noi la magia è stata vietata a
Miraculis, spero che non se la
prendano con noi che la sappiamo usare. Io eviterò di fare
incantesimi quando
sarò la, ma iniziano tempi bui per la nostra dimensione. Mio
padre stà pensando
di trasferirci tutti ad Antiquis, ma io non voglio separarmi da
Pheonix. Il re
Heneider ha lasciato la possibilità di spostarsi da una
dimensione ad un’altra,
ma temo che anche questa libertà durerà poco. Mia
sorella è fermamente convinta
a restare a Miraculis, e temo che non ci rivedremo più.
Con
queste frasi tristi ti lascio.
Alla
prossima volta.
Cincillaia
Settembre,
18
Caro diario!
Non ci
credo! Pheoner mi ha chiesto
di
sposarlo! Sono felicissima, ma dovremo aspettare diversi anni prima di
qualsiasi cosa. Il fatto che me lo abbia chiesto durante la luna rossa
mi ha
fatto molto piacere! È stato così romantico!
Ora ti
devo salutare, la notte chiama e io devo andare a letto. Se lo vuoi
sapere sono
a casa di mia sorella e di suo marito, dove starò per un
paio di giorni!
Ciao!
Cincillaia
Così
leggendo e sognando passò mezzora, poi un’ora, poi
due ore ma
Samanta non tornava. Benedica chiuse il volumetto e scese al secondo
piano per
chiedere se la cugina aveva
altri
programmi per la serata. Si fermò sulle scale quando vide un
poliziotto entrare
in tinello. Lui non la notò, ma a lei iniziarono a girare
tantissime idee per
la testa. Una peggiore dell’altra. Rimase in silenzio, quasi
a non respirare.
- Mi dispiace… abbiamo solo trovato questo…-
disse il poliziotto
posando qualcosa di pesante sul tavolo
- Immagino che abbiate fatto tutto il possibile…- la voce
della zia
era falsamente tranquilla, segno che se non ci fosse stato un estraneo
sarebbe
scoppiata in lacrime
- Era nei pressi della casa, ciò vuol dire che è
arrivata nella zona…-
Benedice non riuscì più ad ascoltare e corse in
camera senza
preoccuparsi che qualcuno la sentisse. Si buttò sul letto a
pancia in giù e
iniziò a piangere inondando il cuscino. Le idee che si era
fatta peggioravano
di volta in volta.
- Perché?- iniziò a dire tra i singhiozzo-
Perché è successo! Non
anche lei… non anche lei!-
Iniziò a pensare a tutti i casi di ragazzine scomparse
trovate morte
dopo mesi di ricerche, a tutte quelle che erano state violentate e poi
lasciare
morire di freddo. Si ritrovò a pensare che fosse lei la
causa, che fosse lei
quella che portava sfortuna alla famiglia. Poi le vennero in mente Luke
e lo
zio Arthur, come lo avrebbero spiegato? Come l’avrebbero
presa? Erano partiti
mezz’ora prima che Samanta arrivasse e sarebbero tornati da
li a pochi minuti
dagli allenamenti di calcio del tredicenne. Come l’avrebbe
raccontato zia
Camilla? Non sapevano ancora niente
“Tu puoi sapere…” le
riecheggiò una voce in testa. Non era lei, non
era Beredice.
Si alzò di scatto e si accorse che stava abbracciando il
cuscino. Si
asciugò le lacrime e si guadò intorno. Chi aveva
parlato? Sicuramente una donna
bella datata, ma era una voce che lei non conosceva e non aveva mai
sentito.
Continuò a cercare curiosa la camera, ma quando il suo
sguardo si posò sul
letto vuoto di sua cugina tornò la tristezza.
Cercò di ricacciare le lacrime
che tornavano dentro, ma fu difficile. Sentì la porta
d’ingresso scricchiolare
sui cardini e la voce felice di Luke che raccontava degli allenamenti,
poi i
suoi passi su per le scale alla velocità da calciatore.
- Sam! Sam! È successa una cosa straordinaria, deve sentirlo
anche
Benedice! Un…- si bloccò davanti alla porta della
stanza, la ragazza non osò
guardarlo negli occhi. Cercò di essere il meno agitata
possibile, cercò di
farlo stare male il meno possibile.
- Dov’è Samanta?- chiese Luke
- Vieni qui…- rispose lei deglutendo. Non voleva piangere
davanti a
suo cugino, l’avrebbe fatto stare più male.
Lui fece come gli aveva detto la cugina e si sedette di fianco a lei.
- Non si sa…- sospirò Beredice
- Cosa?!-
- Non si sa dov’è… è
arrivata qua vicino, ma poi è…
è…- fece un
respiro e serrò gli occhi- sparita…-
- No…- sentii la voce di Luke che s’incrinava, ma
non aprì gli occhi-
No… la mia sorellona…-
Luke si strinse alla cugina abbracciandola, le sue lacrime le
bagnavano la maglia. Non le importava, capiva che doveva sfogarsi. La
cascata
che sgorgava dagli occhi del cugino le inumidì nuovamente
gli occhi, ma
stavolta non si trattenne.
- No! Lei no!- continuò a dire tra i singhiozzi Luke
Dopo poco arrivarono anche gli zii, ma vedendo la situazione rimasero
zitti e si allontanarono cercando di fare meno rumore possibile.
Luke si calmò tra le braccia di Beredice.
- Posso dormire con te?- domandò il tredicenne senza
lasciare la
cugina. Lei annuì e lui si addormentò senza dire
più niente e senza allentare
la presa. Lei lo prese di peso e si stese sul letto con lui. Niente
sarebbe
stato più come prima. Niente.
Si
ritrovò davanti una ragazza di 17 anni. Aveva i capelli
molto mossi
e era tutta in bianco e nero, come una vecchia foto.
“ Chi sei?” le venne da chiedere
“ Tu mi hai conosciuto sotto questa forma, devo ammetterlo:
non mi
dispiace essere tornata giovane!”
“ Cincillaia Pappappero!?”
“ Precisamente..” sorrise dolcemente
“ Tu sei nel mio sogno!?”
“ E’ una connessione mentale: pagina 654 della
Guida alla magia. Non
ci sei ancora arrivata!”
“ Dove sei ora?”
“ Non posso dirtelo, ma posso dirti che puoi scoprire
cos’è successo a
tua cugina!”
“ Come!?”
“ Diciamo che dovrai leggere molto, e ricordati lo
specchio!”
“ Lo specchio? Ma cos… aspetta!”
L’immagine iniziò a svanire fino a diventare nulla.
Quando si
svegliò era nel suo letto e Luke era li di fianco a lei.
Tutto sembrava normale, a parte l’assenza di Samanta.
Tornò la tristezza, ma
riuscì a ricacciarla nel suo animo. Si
alzò a sedere e scese dal letto. Guardò
la porta semi aperta e cercò con lo sguardo dove aveva
lasciato lo zaino.
“Devo
vedere il libro!” si disse strofinandosi l’occhio
sinistro con
il dorso della mano. Guardò la sveglia di sfuggita.
Un’oretta e si sarebbero
svegliati per andare a scuola. Raggiunse lo zaino che era dietro la
porta e lo
aprì. Ne estrasse la Guida completa alla
magia e
iniziò a sfogliare le pagine. Le prime 200 le aveva
già lette, così
le saltò senza pensarci. Iniziò astudiare ogni
singolo passaggio, ogni singolo
segno dei fogli successivi senza tralasciare nemmeno una virgola o uno
sbuffo
d’errore. Oltrepassò pagina 300 e trovò
ciò che cercava.
- “Specchio sul passato…”-
iniziò a leggere- “Magia usata soprattutto per
scoprire il passato di una
persona, ma poco chiaro. Di solito s’intravedono solo alcuni
stralci e non si
riesce a ricostruire una storia completa e precisa.”-
Beredice
iniziò a pensare a cosa le voleva dire Cincillaia in sogno.
“…
e ricordati lo specchio!” le risuonarono le parole della
ragazza.
Senza pensarci due
volte si diresse nel bagno al piano di sotto con il
libro tra le mani. Tutto per salvare sua cugina, tutto avrebbe fatto e
il primo
passo era usare quel incantesimo. Anche se non dettagliatissimo le
avrebbe dato
degli indizi per ritrovare Samanta.
Guardò
il suo riflesso nella superficie argentata ed aprì il libro
sul
lavandino.
-
“Focalizzare l’immagine della persona in mente.
Bisogna averla
chiara altrimenti la magia non funziona.”- lesse . Chiuse gli
occhi e portò
alla mente il sorriso di Samanta. Mandò giù un
grosso senso di malinconia e
aprì il palmo della mano verso lo specchio. Tenne lo sguardo
basso e lesse la
formula.
- Specchio sul passato…-
Non successe
niente.
- Specchio sul passato!-
Una breve
scintillino, ma probabilmente il riflesso della lampadina
sulla superficie argentata.
- SPECCHIO SUL PASSATO!-
Questa volta tutta
la superficie s’illuminò e si deformò
assomigliando
a uno stagno mosso dalla caduta di una goccia o di un sasso. Iniziarono
a
formarsi delle figure confuse a poco a poco più nitide.
Beredice si mise a
studiare le scene che si susseguivano nello specchio. C’era
Samanta con lo
zaino scolastico sulle spalle che usciva da scuola, poi la ragazza
bionda che
andava a prendere l’autobus per tornare a casa e che scendeva.
Vedeva lei che si spaventava, che bussava terrorizzata
alla porta, ma che nessuno rispondeva. La vedeva che perdeva
insipiegabilmente
i sensi e in un flash la porta del garage.
Lo specchio
tornò una superficie piatta e Beredice ebbe un fremito di
rabbia.
“Non
l’ho sentita…” pensò
“Non l’ho sentita e lei ha chiesto aiuto!”
Tenne lo sguardo
basso e andò a preparasi per andare a scuola.
L’inferno che aveva dentro era niente in confronto a
ciò che l’aspettava.
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Capitolo 8 *** Il passato che irrompe ***
Il
primo giorno
non ci furono problemi, come neanche il secondo.
Il terzo però
si ritrovò nella situazione di nove anni prima. La stampa
che quasi non li
faceva uscire di casa: la scomparsa misteriosa di una ragazza di 17
anni era la
cosa migliore che fosse capitata ai media e ai giornali. Contando poi
che
qualcuno in quella ressa urlò la prima volta che la vide:-
MA LEI NON ERA LA
RAGAZZINA DELL’INCENDIO A LIDO ADRIANO?!-
Sbatté la porta
con il cuore che le batteva a mille. Le riaffiorò negli
occhi la luce delle
fiamme che avvolgevano la casa. Scosse la testa per scacciare quel
pensiero,
riuscendoci a fatica. Riaprì la porta e ancora
più persone iniziarono ad
indicarla: decise che sarebbe uscita dal retro.
A scuola non
andava meglio. Ricominciò ad avere crisi di piato
improvvise, inoltre tutte le
volte che si addormentava aveva l’incubo della sua casa che
andava a fuoco con
i suoi genitori dentro. Di notte faceva fatica a dormire e durante il
giorno
era colta da colpi di sonno, inoltre perdeva facilmente la
concentrazione.
Miraculis era
fuori discussione, soprattutto dopo che tutte quelle persone della
stampa
avevano assediato casa loro. Ci volle un mese perché la
situazione potesse
tornate apparentemente “normale”. Luke non era da
meno. Era diventato più tranquillo,
ma forse erano solo i suoi 14 anni appena raggiunti a renderlo
così. Aveva
anche iniziato a pensare di imparare la magia per cercare la sorella
scomparsa,
ma le sue idee erano state subito distrutte da un sogno che aveva fatto
in cui
lui distruggeva per sbaglio Samanta.
Beredice invece
che non aveva paura della magia cercava ogni giorno un modo
più preciso per
capire dove avessero portato Samanta, ma era tutto inutile. Cercava
informazioni anche nei diari di Cincillaia, così in sole due
settimane era
arrivata alla nascita del figlio Joran.
“Un bambino
dai capelli verdi e li occhi arancioni, proprio come il
padre…” lo
descriveva Cincillaia. Ecco la prima cosa che aveva sorpreso la
ragazzina. La
seconda era scritta sul libro di magia, dopo altre due settimane:
“La magia
non nasce dal nulla, bisogna essere nati da uno o due maghi di
Miraculis per
poterla praticare”.
Luglio,26
Caro diario,
ora sono
vecchia, non dovrei scrivere un diario. Ma oggi ho ricevuto la lettera
di mio
figlio da dove vive. Si è sposato ed è felice, mi
allega anche la foto di sua
figlia augurandomi di conoscerla un giorno. I tempi sono duri,
soprattutto dopo
che Moren ha giurato di cercarlo ovunque. Lui almeno non sa delle nozze
di
Joran o della piccola. Per ora sembrano tutti al sicuro, ma lui non si
fermerò
davanti a niente e a nessuno per raggiungere il suo scopo. Pheoner ci
ha
provato, ha provato a fermarlo, ma anche lui aveva una certa
età…
Mi manca tanto,
ora che mi ritrovo nella casa della mia gioventù poi. Mi
ritrovo a pensare a
mia sorella, che si è piegata alla volontà del re
di non fare più magie; a mio
figlio che sta’ cercando di difendere la famiglia che ha
creato, alla povera
Miraculis che stà passando il periodo più buio
della sua storia e alla piccola
Beredice che forse non
sa ancora di
essere speciale.
Beredice rimase
interdetta. Il libretto le cadde sulle ginocchia incrociate con un
tonfo sordo
e morbido. La ragazza teneva la bocca spalancata in preda allo stupore.
Non riusciva a
pensare o a reagire. Si accascio sul letto e iniziò a
contemplare il soffitto
della camera.
“Chi
sono io?”
pensò “Da dove vengo? Chi sono i miei genitori?
Perché Cincillaia parla di me
nel suo diario?”
La sua vita non
era mai stata così confusa e incerta come in quel periodo.
Sicuramente lei non
sarebbe stata più la stessa, il mondo avrebbe assunto un
significato diverso ai
suoi occhi che ora avevano un perché su quell'arancione
particolare. Ora
avrebbe cercato rispose più a Miraculis che dove si trovava
in quel momento.
“Un
attimo!”
pensò “Forse parla di un'altra Beredice ! Certo,
è sicuramente così!”
Si alzò
a
sedere e tornò a leggere, ma il diario finiva lì.
Senza spiegazioni in più o
descrizioni di quella nipote. Fece un respiro e continuò a
studiare il
libretto. Forse c'era una foto, la foto di cui parlava Joran nella
lettera.
Niente. Probabilmente se l'era portata con se dov'era andata, sempre
che fosse
ancora viva. Dopo diversi tentativi lo buttò sul letto senza
aver risolto
nulla, e allora si rese conto di una gobba nella copertina anteriore.
Con
delicatezza guardò la rilegatura e iniziò a
staccarla. Venne via facilmente, ma
ciò che vide la sconvolse ulteriormente. La foto di una
bambina sui 5 anni era
stata incollata alla copertina sottostante: aveva i capelli rossi e gli
occhi
arancioni. Portava un vestito turchese a fiori
leggero, segno che la foto era stata scattata in estate. Sorrideva
ignara di quello che sarebbe successo da li a sette mesi, immaginando
probabilmente il primo giorno di scuola. Le venne da piangere.
Rimase tutto il
tempo lì, a pensare cos’era successo. La luce
delle fiamme le riempiva gli
occhi, ancora, inesorabile. E più lei cercava di scacciare
quel ricordo più si
facevano vivide quelle immagini di
dolore e terrore uniti in una morsa letale per la sua mente.
- No…
NOOO!- si
mise a gridare tra le lacrime. Si lasciò cadere sul letto e
affondò la faccia
nel cuscino.
Rimase li per
diverse ore a piangere e si addormentò tra le lacrime.
Si svegliò a mezzanotte
passata in preda agli incubi, come sempre. La zia le aveva messo una
coperta
addosso per evitare che prendesse freddo in quella notte di Novembre.
Sbadigliò
senza sonno e si alzò. Senza pensare si mise la giacca a
vento e scese le scale
il più silenziosamente possibile. Raggiunse la porta sul
retro e uscì nel freddo
autunnale per raggiungere il garage. Lo aprì,
entrò e lo richiuse. Si diresse
alla doccia senz’acqua, vi entrò e disse la
formula. Un attimo e si trovava in
una Miraculis che non aveva mai visto: vuota e silenziosa. Per le
strade non
c’era nessuno e le case era serrate senza luci
all’interno. Lentamente uscì dal
parco abbandonato e d’introdusse nelle vie la mattina piene.
Era da molto che
non ci andava e tutto quel silenzio la metteva ancora più in
agitazione. Si
ritrovò a ripassare mentalmente gli incantesimi di difesa
che aveva letto nel
libro di magia. Fece un respiro profondo e si diresse verso una casa
che le
aveva indicato Mitrion un mese e mezzo prima. Stava per bussare quando
qualcuno
la prese da dietro.
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