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di JKEdogawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: la fine di una bella avventura ***
Capitolo 2: *** Nove anni dopo ***
Capitolo 3: *** I segreti della nuova casa ***
Capitolo 4: *** Un libro ***
Capitolo 5: *** La doccia senz'acqua ***
Capitolo 6: *** Mitrion ***
Capitolo 7: *** Samanta scomparsa ***
Capitolo 8: *** Il passato che irrompe ***



Capitolo 1
*** Prologo: la fine di una bella avventura ***


- Tra poco devo andare!- disse Joran a sua moglie Raffaella
- Già… il lavoro ti aspetta…- gli rispose- Non stai dimenticando niente?-
- No, non credo…-
- Potrei perdermi nei tuoi occhi arancioni tutta la giornata!-
- Mi stai lanciando il messaggio che stavo dimenticando le lenti?-
- Precisamente… te le vado a prendere io… non ti preoccupare…- Raffaella raggiunse le scale a spirale e iniziò a salire. La sua chioma castana svolazzava più del normale, creando ombre e luci sui suoi occhi grigi dove Joran si perdeva. La guardò dolcemente mentre la sua figura vestita di turchese spariva al piano superiore.
Uno scoppio fece spalancare il portone dietro di lui, facendolo voltare. Si trovò di fronte a un uomo alto e magro vestito di nero. Aveva i capelli corti rosso fuoco e gli occhi rosso sangue. Sul volto aveva stampato un ghigno malvagio e sicuro.
- Cosa cerca?- disse Joran al nuovo venuto fingendo serenità
- Puoi ignorare chiunque, ma non me!- rispose la figura
- Cosa vuoi, Moren!-
- Non sei certo un tipo ospitale!- Moren alzò il braccio destro in orizzontale- Comunque dovresti conoscere il perché… Expando!-
- Protezione!- Joran descrisse un ampio arco con il braccio sinistro
- Vedo che a scuola ci sei andato… Carica!-
Qualcosa di invisibile e forte come un toro colpì Joran che andò a sbattere ai piedi della scalinata. Con la vista annebbiata dallo scontro vide Moren avvicinarsi. La veste nera svolazzava nella corrente della porta.
- Non mi va di far sapere i nostri comodi a tutto il vicinato…- disse Moren chiudendo la porta con un gesto della mano destra senza smettere di avvicinarsi a Joran- Come puoi vedere sono più forte di te… arrenditi… sei l’ultimo!-
- Non è della nostra famiglia arrendersi, dovresti saperlo!- rimbeccò Joran cercando di rialzarsi
- Infatti ne sono a conoscenza… mi piace quando le mie prede si ribellano al loro destino!-
Joran si alzò ansante pronto a rispondere.
- Lego imperia!- disse Moren tranquillamente. Joran cadde a terra senza potersi muovere
- Ammettilo, è finita!-
- Sarà finita quando mi avrai ucciso!- rispose in un fil di voce Joran
- Non temere, tra poco lo farò!-
- MAI!- Raffaella era scesa menando il manico di una scopa. Aveva gli occhi lucidi,  segno che sarebbe scoppiata a piangere se la rabbia non l’avesse spinta a combattere- Mio marito non si uccide facilmente!-
- Ti sei sposato!?- Moren sembrava arrabbiato dalla notizia. Bloccò Raffaella come aveva fatto con il marito- Avete avuto figli?-
- No!- rispose candidamente Joran
- MENTI!- gli occhi rossi emanavano furia pronta ad esplodere. L’uomo fece un profondo respiro, poi disse più tranquillo- Non farmi arrivare ai metodi pesanti, non ti piacerebbe… avete dei figli?-
- No!-
- L’hai voluto tu… Tortura essenziale!-
Una scossa attraversò Joran che si contorse dal dolore.
- Si sincero… avete figli?-
- N… no…-
- Non va bene dire le bugie… Tortura media!-
Un’altra scossa più forte della prima attraversò Joran che urlò di dolore rattrappendosi come un animale in letargo.
- Vediamo ora… avete figli?-
- N… no…-
- Proprio non capisci… Tortura alta!-
La scossa fu così forte che gli sembrò durasse un eternità. Il suo ululato di dolore riempì tutta la casa.
- Credo che questo ti abbaia sciolto la lingua… avete figli?-
- … n… no…-
- Allora non ci siamo capiti, mi vuoi vedere arrabbiato… vediamo se la tua mogliettina è più accomodante, a quanto vedo è una Antiqua. Non si potrebbe difendere…-
- Non… farlo… è un problema… tra te e me…-
- E come pensi di fermarmi!? In questo gioco sono in vantaggio io… Tortura essenziale!-
Raffaella urlò e si divincolò dal dolore. Non aveva poteri magici come il marito, ciò rese gli effetti della tortura ancora più forti su di lei. Joran quasi sentì il suo dolore trapassarlo da parte a parte. Lei non doveva soffrire, lei era troppo importante.
- Fino… ad ora… ti ho detto… la verità… sei tu… che hai… sbagliato domanda…- ansimò l’uomo. Le sue parole ebbero l’effetto sperato. Moren fermò il suo macabro gioco e ritornò a concentrarsi su di lui.
- Come!? Mi conosci da anni… dovresti sapere che io non sbaglio ma… aspetta…- il suo sguardo si era fermato sulla foto di un battesimo. Si avvicinò e prese in mano il portafoto poggiato sulla vetrinetta di fronte a lui. Joran aveva i capelli tinti di nero e gli occhi verde smeraldo con un sorriso sincero sul volto, mentre sua moglie aveva i capelli castani e molto mossi che le incorniciavano il viso felice mentre teneva in braccio una bambina dal ciuffo rosso e gli occhi chiusi dormienti. La foto era vecchia di circa sei anni.
- Certo, avete una bambina! Questa la porto con me…- disse trionfante con la malvagità che gli illuminava gli occhi. Aprì il portafoto e prese in mano l’immagine.
- Sbiadito sarai se per il malvagio lavorerai…- ansimò Joran. La foto iniziò a perdere colore fino a che non si estinse diventando un foglio bianco. Lo sguardo di Moren divenne di fiamma per la rabbia.
- Pensi di avermi fermato, ma siamo solo all’inizio… scoprirò dov’è e quando avverrà vi raggiungerà all’altro mondo!- tuonò tornando verso la porta a grandi passi buttando la foto a terra. Con voce più pacata aggiunse- Si è fatto tardi… Risucchia poteri!-
Un alone simile a nebbia verde erba si allontanò da Joran e si immerse dentro a Moren. Si allontanò verso la porta e l’apri con un gesto della mano, poi uscì e la richiuse con lo stesso gesto. La sigillò sciogliendo le intelaiature di metallo. Guardò la casa con un ghigno malefico e schioccando le dita sibilando “Flemma”. La casa prese fuoco in un secondo, bruciando tutto e tutti coloro che si trovava all’interno. In una spirale nera sparì nel nulla senza accorgersi che due occhi arancioni sgranati e pronti a piangere scrutavano la scena dalla siepe del giardino.

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Capitolo 2
*** Nove anni dopo ***


Guardò la macchina mentre prendeva le ultime valigie e lo zaino. Si diresse verso la nuova casa dove sarebbe andata a vivere con la sua famiglia. Ricordava la villetta di nove anni prima, solo che il giardino era molto più grande e l’abitazione era pietra a vista, inoltre non c’erano vicini o altre case nel raggio di chilometri. Quell’idea di pace lontana da tutto e da tutti le piaceva. La maggior parte delle volte la gente l’additava per via del colore particolare dei suoi occhi, per non parlare dei vecchietti che le dicevano “Ma levati quelle lenti colorate! Non ti vergogni a nascondere il colore dei tuoi occhi alla tua età?!”. Era un’impresa spiegargli che era il suo colore naturale. Nessuno si spiegava quella tonalità arancione acceso che aveva, ma era così e non si poteva fare altrimenti. Cambiare scuola poi non le dispiaceva, il liceo dove andava era pieno di ragazzi sciocchi che si erano dati appuntamento proprio nella sua classe. “Attenzione, la strega!” e “Oddio, occhi di fuoco mi vuole bruciare come ha fatto con la sua casa!” erano le frasi più ricorrenti. Nove anni non avevano cancellato quello che era successo, quello che quei suoi occhi così particolari avevano visto prima di offuscarsi di lacrime. Solo la famiglia di sua zia, con cui era andata a vivere, sembrava capire il dolore che l’attanagliava.
Nove anni prima aveva visto andare in fiamme la casa dove viveva e sempre quel giorno aveva perso i suoi genitori: Raffaella e Alessandro Marcheselli. Lo shock per l’accaduto le aveva fatto dimenticare cos’aveva visto. Tutti dicevano che era stato un incidente domestico, che il gas perdeva, ma lei non era d’accordo.
Da quel giorno Beredice viveva a casa della zia materna con suo marito e i suoi due figli. La sua vita era felice. Era come essere parte di una seconda famiglia, aiutava in casa come tutti e si divertiva a giocare con i suoi cugini. Sua zia Camilla le raccontava sempre della sua infanzia con Raffaella e la consolava nei momenti difficili dell’adolescenza: aveva 15 anni.
Anche la presenza di Samanta e Luke, i suoi due cugini, aiutava molto. La prima aveva 17 anni e aveva un’aria da eterna bambina perché portava i capelli lunghi e biondo cenere legati in due code laterali. Portava gli occhiali. Il secondo aveva 13 anni e i capelli biondi corti. Dava l’idea di teppistello di quartiere, anche se aveva un cuore d’oro ed era sempre pronto a prendere le difese dei più deboli. Gli occhi di entrambi erano come quelli della madre, grigi tendenti al celeste. I capelli li avevano invece presi da zio Arthur, loro padre.
E Beredice? Da chi aveva preso le sue caratteristiche fisiche? Quei capelli rossi e ribelli? Quegli occhi arancioni? Da chi li aveva ereditati?
Nessuno lo sapeva. Suo padre aveva gli occhi verdi e i capelli neri, mentre sua madre aveva gli occhi grigi e i capelli castani molto mossi. Solo il molto mossi sembrava associarla a quella coppia. A lei non importava. Per lei erano quelli i suoi genitori, che la gente ne sparlasse.
Raggiunse la casa, appoggiò le valige all’ingresso e aspettò che Samanta la raggiungesse.
- Mi stavi aspettando!? Devo ritenermi molto fortunata!- sorrise la cugina dirigendosi nella casa e salendo le scale di legno cigolanti.
- Dovrei ridere?! Aspettami!- si lamentò Beredice prendendo di nuovo le valige e lo zaino
- No, ma un “WoW” sarebbe gradito… vieni a vedere!-
Beredice la raggiunse in una camera da letto. Sopra la porta c’era una targhetta con scritto “Camera doppia singola”. Guardò un po’ scettica quel cartellino in metallo, poi entrò dentro e si accorse che la camera aveva solo due letti: uno lungo la parete di fronte a lei e uno sulla destra. Sopra al letto di fronte c’era una finestra che dava sul lato est della casa.
- Siamo solo noi femmine!- l’accolse festosamente Samanta
- Davvero?! Che forza!- esultò Beredice lasciando le valige sulla soglia della camera- Io vado sotto la finestra!-
- Va bene… se proprio ci tieni…-
- EVVAI!- un urlo squarciò la quiete del corridoio
- Credo che anche Luke si sia accorto della novità!-
- Mi piacerebbe vedere la faccia che ha fatto, ma è meglio iniziare a mettere a posto le nostre cose…- ammise Beredice chinandosi su una valigia
La cugina eseguì lo stesso movimento con una di quelle che aveva portato su lei e iniziarono ad ordinare gli indumenti nell’enorme guardaroba a due ante sulla parete sinistra della camera. Era un armadio alto fino al soffitto, marrone scuro e finemente intarsiato. Era di antica manifattura, ma i tarli non l’avevano scalfito come anche il tempo. Sembrava appena uscito dal falegname o artigiano a cui era stato commissionato. Le maniglie poi erano di ottone senza neanche un graffio di usura, anch’esse lavorate nei minimi dettagli. Tutto il complesso sembrava che raccontasse una storia, come un antico vaso greco che raffigurava le gesta dell’Iliade e dell’Odissea. Dentro era vuoto, a parte la presenza di tre cassetti della stessa fattura dell’armadio in cui erano inseriti.
Riordinarono i loro indumenti e i loro libri scolastici per tutto il pomeriggio, solo alla sera si sentirono soddisfatte del lavoro svolto, ovvero quando Arthur e Camilla le chiamarono per la cena.
- Questa casa è fantastica!- esclamò entusiasta Luke a tavola mentre gustava con gli occhi gli spaghetti al pomodoro preparati da sua madre
- Noi concordiamo con Luca, non è vero Beredice?- chiese Samanta alla cugina che annuì vigorosamente
- Io mi chiamo Luke, non Luca!-
- E’ uguale…- sorrise divertita Beredice guardando il volto del cugino che s’infiammava
- Non è uguale!- rispose acido- Luke è un nome nobile e ricco di significati come…-
- Come Luca!- rise Samanta, le piaceva pizzicare il fratello. A lui però un piaceva, così s’immusonì e non disse più nulla.
- Da quel che ho capito vi siete ambientati bene! È stato proprio un colpo di fortuna!- disse zio Arthur durante il secondo: purè di patate e salsiccia in umido
- Un colpo di fortuna?!- chiesero i tre ragazzi in coro. Erano all’oscuro dell’origine del trasloco.
- Ora vi spieghiamo.- iniziò zia Camilla- Qualche giorno fa è arrivata una chiamata da parte di un avvocato che diceva che avevamo ereditato la casa da una lontana parente. Non ho capito bene il nome, ma pare che ci tenesse particolarmente a farci venire qui tanto che ci ha fatto chiamare appena la casa è stata libera. Lei non è morta, si è ritirata in una casa di cura. All’inizio eravamo scettici, ma abbiamo accettato lo stesso ed eccoci qua.-
Samanta, Beredice e Luke li guardarono interrogativi, poi il ragazzo disse:- Sì, è stato proprio un colpo di fortuna! QUESTA CASA E’ FANTASTICA!-
- Ti sei ripetuto, ma non hai tutti i torti…- rise la sorella
- Domani inizieremo ad analizzare la casa in tutti i suoi meandri. Se non l’avete già visto il bagno è al piano di sotto, la cucina è quello stanzino adiacente al soggiorno, ci sono anche un garage e una cantina esterni!- specificò zio Arthur
- E’ tutto così inaspettato e ignoto… sarà mitico!- esultò Samanta facendo dondolare le code come una bambina a chi hanno regalato delle caramelle
Dopo il dolce sparecchiarono ed iniziarono a salire al secondo piano, ma Beredice fu fermata dalla zia. Camilla la guardava come una madre apprensiva e quando la guardava così la ragazza capiva che le voleva parlare. La seguì fino al salotto in fondo al corridoio del primo piano. All’interno c’erano due divanetti verdi a strisce celesti con al centro un tavolino di vetro. Loro due si sedettero a parlare.
- Come ti sembra? La casa, intendo…- chiese gentilmente la zia
- Mi piace… mi ricorda molto quando vivevo con i miei genitori…- rispose la ragazzina cercando di nascondere l’amarezza che saliva
- Sì… sì, lo immaginavo… dimmelo se ci sono problemi.-
- Non ti preoccupare, zia… mi piace davvero stare qui!-
- Meglio se andiamo a letto, domani ci aspetta una dura giornata!- si stiracchiò
- Va bene… sono stanca morta!- sbadigliò e si diresse verso la porta della stanza. Sulla soglia, però, si girò e disse- Grazie che ci sei, zia!-
Si allontanò verso le scale e salì a due a due i gradini. Raggiunse sua cugina Samanta in camera e si preparò per la notte. Prima di dormire guardò la luna fuori dalla finestra e penso “Mamma, papà… inizia un’altra avventura… la vivremo assieme, come sempre…”. Prese un foglieto piegato in otto dalla tasca dei pantaloni e lo aprì. Era una vecchia foto con un angolo bruciato che raffigurava un battesimo di una bambina dai capelli rossi.

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Capitolo 3
*** I segreti della nuova casa ***


Quando si svegliò erano poco più delle sette del mattino. Nessuno si era ancora alzato, ma sentiva qualcosa che le impediva di dormire. Si alzò piano piano per evitare di disturbare e scese le scale che cigolavano ad ogni suo lieve passo sulle punte. Raggiunse il bagno dove si rinfrescò. Tornò in soggiorno e guadò la vista dalla finestra della nuova casa che dava sul cortile sud. La luce proveniva da sinistra ed era ancora fioca. “Ancora due giorni e inizia la scuola!” pensò guardando dal vetro la rugiada del mattino brillare sull’erba verde.
Trasse un profondo respiro con la bocca, ma tossì subito dopo. Non si era accorta che la finestra era tutta impolverata, così le era finita tutta in gola dandole fastidio. Andò in cucina, uno stanzino grande quanto un armadio o poco più, e prese un bicchiere d’acqua. Bevve tutto d’un fiato, lavò il bicchiere e lo lasciò ad asciugare. Si sedette al tavolo a pensare. Il primo pensiero andò ai suoi genitori, il secondo ai parenti che dormivano al piano di sopra, il terzo alla famiglia di sua padre di cui non sapeva niente. Zia Camilla dipingeva Alessandro come un “Uomo misterioso ma gentile e sempre pronto a dare una mano”. A Beredice sarebbe piaciuto conoscere quella parte della famiglia, almeno sapere se stavano bene.
Con tutti quei pensieri si riaddormentò con le braccia conserte sul tavolo.
- Non  la disturbare!- la raggiunse la voce di Samanta
- Dai Sem… dovremo svegliarla prima o poi, inoltre deve assolutamente vedere!- disse la voce di Luke
- Lo stesso! Se è stanca lasciala riposare…-
- Cosa devo assolutamente vedere?- biascicò ancora sonnolenta Beredice tirandosi su dal tavolo
- Ben sveglia! Vestiti che ti facciamo vedere!- le rispose Luke mentre si stiracchiava
- Cosa ci facevi qui a dormire?- chiese curiosa Samanta
- Mi sono svegliata presto e sono scesa… mi devo essere appisolata senza accorgermene…- ammise Beredice senza nascondere uno sbadiglio- Che ore sono?-
- Le nove meno un quarto… avevi questo attaccato alla schiena!- le passo un foglietto bianco, poi guardò torva il fratello- E penso di sapere chi è stato…-
- Io non centro! Avrei scritto “Qui giace la bella addormentata”! Un foglio vuoto non ha senso!- si difese Luke
- Non penso che sia stato lo zio, insomma anche lui fa degli scherzi, ma non è una cosa che farebbe!- cercò una spiegazione la cugina
- Comunque… TI VAI A VESTIRE!-
- Ve bene, se insisti dev'essere importante!- Beredice si alzò e si diresse velocissima su per la scala scricchiolante con il foglietto chiuso nella mano sinistra.
- Fai piano che stanno dormendo!- la rimproverò Samanta
- Scusa, non lo sapevo!- la ragazza cercò di fare più piano e si diresse verso la camera da letto
Si vestì e tornò al piano di sotto.
- Perfetto! Vieni!- la esortò Luke lanciandosi verso la porta d’ingresso. Samanta gli corse dietro il più silenziosamente possibile, mentre Beredice seguiva tutti e due ancora ignara di ciò che le avrebbero fatto vedere. Uscirono nel cortile e raggiunsero il garage nel retro. Era aperto, ma non c’era nessuna auto. Sulle prime la quindicenne non capì perché avevano insistito tanto a portarla lì, poi però il suo sguardo cadde su uno strano arredo nell’angolo sinistro del luogo.
Un box doccia bianco riempiva quella zona. Era un normalissimo box con le tendine in plastica a fiori celesti su sfondo bianco ormai ingiallito. Non sembrava gran che, ma non aveva senso la sua posizione. Al suo fianco c’era un armadio color nocciola abbastanza grande da contenere una persona accovacciata. Era un armadio semplice a due ante che si aprivano tramite un foro ovale ciascuna sopra tre cassetti apribili nello stesso modo. Iniziò a boccheggiare senza parole. Non sapeva cosa chiedere, ma alla fine fu Samanta a cominciare le spiegazioni.
- Che ne pensi?! Sappi che la doccia non funziona e l’armadietto è vuoto!- disse la ragazza
- E’ insolito…- rispose Beredice ritrovando la voce e dirigendosi verso il box doccia- Non c’era niente dentro?-
- No, niente… è strano, lo so! Ma la cosa più strana è che…-
- Cooosa!? È pulitissima! Com’è possibile?!- Beredice aveva sbirciato dentro il box e aveva notato che era straordinariamente candido, senza calcare o insetti morti. Per non parlare del fatto che non c’era neanche un granello di polvere o segni del tempo. Iniziò a scrutarla sempre più curiosa tanto da entrarci in piedi. Toccò una piastrella stranamente sollevata rispetto al resto. Il pezzo ruotò su un perno interno aprendo uno scomparto segreto grande quanto due pugni chiusi. Samanta e Luke l’avevano raggiunta e stavano studiando i suoi movimenti sempre più perplessi. Lei infilò la mano destra nell’apertura e la ritirò fuori con un sacchetto di velluto blu cobalto. Lo aprì delicatamente guardando prima i cugini ancora storditi. Ne estrasse una chiave d’ottone molto elegante  grande quanto il suo indice con un cordino interno che la agganciava al sacchetto di velluto.
- Questo si che è strano…- convenne Luke mentre la cugina chiudeva lo scomparto segreto con uno schiocco e usciva dal box doccia.
- Sì, è proprio strano…- annuì Beredice guardando la chiave che le dondolava dalla mano come ipnotizzata
- Ma cosa ci faceva una chiave li dentro?- chiese ancora scombussolata Samanta
- E’ quello che cercheremo di scoprire…-
- Mm… non ti ricorda qualcosa? E smettila di guardarla così!-
- Scusa…- la cugina distolse subito lo sguardo- No, proprio niente…-
- Mah! Forse dovremo tornare a casa…-
- Oh, sorellona, ti preoccupi troppo! Fino a prova contraria siamo  a casa!- la canzonò Luke
- Torniamo di là e basta!-
- Subito!- Beredice si mise la chiave nella tasca dei Jeans e si diresse verso l’abitazione seguendo Samanta. Sua cugina poteva diventare estremamente persuasiva quando era spaventata, dubbiosa o arrabbiata. Poi anche la differenza di età giocava il brutto scherzo del rispetto nei suoi confronti.
La giornata passò veloce, tra cercare di capire il perché di quei due arredamenti in un posto così insolito e le tante altre stranezze di quella casa. Una di queste fu una scatola da scarpe nel solaio nascosta da un vecchio lenzuolo e da un trapuntone ingiallito sovrapposti che non si riusciva ad aprire. Era grigia di polvere e puzzava di umido. C’era una targhetta di carta praticamente illeggibile sopra che recitava “a_ post___ l_ g_ust_ _ent_nz_”.
Anche il foglietto bianco della mattina era ancora un mistero. Beredice se lo rigirava tra le mani quasi maniacalmente, ma quando sua cugina la rimproverava lo metteva subito a posto nella tasca dei pantaloni, assieme alla chiave non ancora del tutto svelata.
La notte rimase a guardarlo alla luce della abatjour che aveva sul comodino di fianco al letto. Non riusciva ancora a capire bene cosa significasse, ma sentiva che era importante. Lo girò davanti alla luce fioca, ma ancora niente. Cercò di avvicinarla alla lampadina per poter capire meglio e fu  lì che si rese conto di qualcosa di insolito: una piccola chiazza nera si stava a poco a poco formando con il calore. Aveva una forma ben definita ed elegante. Una parola, anzi una frase si stava formando sul foglio. Beredice rimase incantata da quella scoperta e cercò di vedere meglio cosa diceva il messaggio. “Inchiostro simpatico!” pensò ammaliata leggendo la scrittura delicata e corsiva che appariva a poco a poco. Diceva: “Mi fa piacere che abbiate accettato di venire a vivere qui, nella mia vecchia dimora”. Rimase a studiarla per parecchie ore, poi però Morfeo la travolse con in suo abbraccio sonnolento.

Ciao! Sono JKEdogawa(ma va!?)...
Ringrazio chi si è già messo tra le seguite la storia e Miss_Riddle che ha recensito il primo capitolo.
Come vi sembra la storia?
Mi piacerebbe saperlo prima di pubblicare i prossimi capitoli(ne ho altri 4 già pronti!)...
Al prossimo capitolo!
JKEdogawa

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Capitolo 4
*** Un libro ***


“- NOOO!-”
Beredice si svegliò in un bagno di sudore. Aveva gli occhi spalancati a guardare il soffitto come per paura che crollasse. Respirava profondamente quasi ansante. Erano diversi anni che non faceva quel sogno. Quell’incendio che non aveva mai dimenticato e che per due anni aveva colmato i suoi incubi più profondi.
Cercò di riprendere il controllo e pensare che era al sicuro nel suo letto. Si tirò su a sedere e si rese conto che tremava. Guardò l’ora. Erano solo le tre del mattino. Guardò sua cugina che dormiva profondamente e iniziò a tranquillizzarsi. Continuò a fare respiri profondi, poi prese dal cassetto del comodino la chiave che aveva trovato un mese prima. Non sapeva a cosa serviva, ma qualcosa la costringeva a non perdere la speranza. Si mise a contemplarla tenendo il sacchetto di velluto che la conteneva in mano e facendola dondolare. L’ottone riluceva alla lieve luce lunare che filtrava dalle persiane chiuse. Rimase lì per un po’, poi il suo sguardo si posò sul grande armadio di fronte a lei. Anche le maniglie rilucevano in quella notte tramite la luce riflessa della chiave. Aspettò un attimo, poi si alzò e si diresse all’enorme guardaroba intarsiato con la torcia che teneva sotto al cuscino stretta in mano assieme alla chiave. Aprì le ante senza un motivo palese e puntò la luce sui cassetti. Una serratura in ottone brillò sul secondo cassetto. Lo aprì perplessa. Non sembrava che nascondesse qualcosa, anzi, si apriva senza problemi e l’avevano riempito con magliette a maniche corte e canottiere. Lo richiuse ed inserì la chiave , la fece girare. Uno schiocco le fece riaprire velocemente il cassetto. Il fondo era sceso e al posto delle magliette si vedeva un libro grande quanto una Bibbia piccola. Lo toccò sorpresa e spaventata. Era rilegato in pelle e sopra rilucevano le parole color oro “Guida completa alla magia- Per non dimenticare edizioni”. Lo prese dolcemente tra le mani e richiuse il cassetto. Rigirò la chiave nella toppa e un sonoro schiocco le fece capire che le magliette erano tornate nella loro posizione originaria.
“Doppiofondo… ingegnoso!” pensò richiudendo l’armadio i più silenziosamente possibile e dirigendosi verso il letto. Rimise la chiave nel cassetto del comodino e aprì il libro con curiosità. Non puzzava di umidità ne sembrava vecchio, anche se la data di pubblicazione sottolineava il fatto che fosse di almeno 80 anni prima. Si mise la torcia tra i denti e iniziò a sfogliare. Le pagine erano piene di parole strane e di disegni stilizzati che raffiguravano varie posizioni, come una grande guida di ginnastica o yoga. Rimase ammaliata dalle prime pagine, poi si costrinse a tornare a letto. Il giorno dopo aveva scuola.
Appena Samanta la scosse per svegliarla si alzò e le raccontò l’accaduto di poche ore prima. Le fece vedere il libro e le spiegò il doppiofondo del secondo cassetto. Le fece vedere le figure delle prime pagine e le parole indecifrabili che aveva letto. La cugina la guardava scettica e guardinga. La curiosità non era il suo forte, anzi tendeva a evitare qualsiasi cosa presentasse lacune o punti oscuri. Reazione ben diversa ebbe Luke che ascoltò molto interessato tutta la storia e alla fine chiese:- Possiamo imparare la magia leggendo questo libro?-
- Non saprei, ma ci penseremo una volta tornati da scuola!- gli rispose Beredice infilandosi il libro nello zaino
- Non penserai di portartelo con te, vero?- la ammonì Samanta
- Perché no!?-
- Potrebbe causare problemi… insomma, se provassi a fare qualche incantesimo in classe potresti appiccare un incendio o allagare l’edifico o aprire un varco diretto agl’inferi!-
- Ti preoccupi troppo sorellona!- la canzonò Luke
- E voi due siete degli incoscienti!-
- Non credo che per magia intenda il satanismo e poi potrebbe essere un comune libro, come una burla. Inoltre non credo che la magia si acquisisca leggendo!- disse straordinariamente pratica e risoluta Beredice
- Ho capito, non si ragiona con voi!- Samanta sospirò e si diresse all’uscita per aspettare lo scuolabus.
Quando il pulmino arrivò salirono e si misero a sedere vicini. Samanta evitò i loro discorsi quasi esclusivamente incentrati sul libro trovato nell’armadio e giunti a scuola si separarono per 5 ore.
La situazione era molto migliorata da quando viveva a Lido di Dante e andava a scuola a Ravenna. I compagni non la prendevano in giro per i suoi occhi arancioni, non le facevano ricordare l’avvenimento di nove anni prima, non le dicevano che era una strega per i capelli rossi. Era diventata parte della classe. Partecipava attivamente alla politica interna dell’istituto, cercava di capire il perché degli scioperi e applicava la sua passione, l’arte, felicemente. Andava al liceo artistico come sua cugina. Anche i paesaggi erano cambiati: ora che viveva a Zattaglia il mondo era fatto di montagne. A Lido di Dante era il mare a farla da padrone, con le dune di sabbia e la pineta.
La mattina passò lentissima per Beredice. Le ore si susseguirono con una lentezza infinita. Non che si annoiasse a lezione, ma non vedeva l’ora di tornare a casa per studiare più a fondo il libro. Anche se ce l’aveva con se le parole di Samanta l’avevano paralizzata, tanto da temere a tirarlo fuori durante le ore scolastiche. Ma appena tornata a casa aveva mangiato rapidamente e si era buttata nella lettura di quegli insoliti segni.
La prima figura che vide era un omarino con il braccio destro steso in orizzontale e di fianco c’era la parola “Expando”. Sotto alla parola c’era una breve spiegazione sugli effetti della formula magica: “Serve a far esplodere dall’interno oggetti.” La stessa cosa valeva per gli altri disegni più in basso: uno recitava a fianco “Protezione” e l’altro “Scripta Manent”. Il primo serviva a proteggersi in uno scontro magico, mentre l’altra a salvaguardare oggetti antichi.
“Forse è per questo che alcune cose sembrano nuove in questa casa!” pensò Beredice leggendo quest’ultima. Voltò pagina e subito una scritta a matita catturò la sua attenzione. Di fianco alla parola “Nascondentium” c’era la scritta “Scatola delle memorie”. Ci pensò senza trovare una soluzione a quella scritta, così si concentrò sull’immagine che l’accompagnava. Era un uomo stilizzato che teneva aperte le mani verso il basso. Lesse attentamente la descrizione, ovvero “Serve ad aprire oggetti chiusi con la magia, a volte viene usata come parola d’ordine ad aprire oggetti segreti”. Sgranò gli occhi, agguantò il libro e corse in solaio. Era un luogo lungo e puzzolente di umidità. Le finestre erano due, piccole e difficili da aprire inoltre erano basse così da dare il rischio di cadere nel cortile verso morte certa o gravi lesioni fisiche. Si diresse con il libro sottobraccio verso una massa di coperte ingiallite. Le alzò muovendo un nuvolone di polvere che la fece starnutire. Ne tirò fuori una scatola grigia di polvere con un cartellino sbiadito attaccato sopra. La scatola da scarpe che aveva trovato un mese prima. L’avevano lasciata lì per evitare che si deteriorasse all’aria. Aprì il libro sulla seconda pagina e guardò attentamente la scatola, facendo avanti e indietro con gli occhi tra i due oggetti. Appoggiò il volume al suo fianco sul pavimento, si mise nella posizione che la pagina descriveva e fece un respiro profondo.
- Nascondentium!- la parola uscì dalla sua bocca con impeto riempiendo il silenzioso solaio di un urlo caldo e pieno di potere. La scatola si aprì con un botto, spalancandosi su una catasta di foto in bianco e nero e fogli pieni di scritte. Beredice guardò meravigliata la sua opera. Si guardò i palmi delle mani come a vedere segni particolari, ma niente. Perse i sensi.
- Berediceeee- la voce di Samanta le arrivava rimbombante e lontana
- Svegliatiiii- la testa le girava
- Dimmi come staiiii- iniziò ad aprire gli occhi. Le immagini erano offuscate e confuse.
- Berediceeee- iniziò a capire cosa stava succedendo, il corpo iniziò a reagire
- Svegliati!- ebbe un ultimo giramento di testa, poi si riprese. Era stesa sul pavimento del solaio con la cugina che la scuoteva per farla riprendere
- Cos’è successo?!- domandò sua cugina tra l’arrabbiato e il preoccupato
- Ce l’ho fatta…- sorrise lei ansante
- Ma cosa ti è saltato in mente!-
- E’ stato mitico…-
- Anche svenire è stato mitico?-
- Quello un po’ meno…- iniziò a tirarsi a sedere- ma per il resto è stato fantastico! Mi sono sentita così viva!- la cugina la guardò scettica- Inoltre guarda cos’ho scoperto…-
Beredice indicò la scatola spalancata, ma la cugina la ignorò.
- Se avessi letto l’introduzione al libro avresti saputo che il primo incantesimo fa perdere i sensi!- la rimproverò Samanta
- Ma non c’era l’introduzione!- protestò Beredice
- Era scritta in inchiostro simpatico! Pensavo che l’avessi notato!-
- Lasciamo perdere! Hai visto cos’ho trovato!-
- L’avevamo già trovata!-
- L’ho aperta! Guarda cosa c’è dentro!-
Samanta rimase sorpresa di quella risposta e finalmente si decise a guardare la scatola muffita. Beredice si alzò in piedi, si stiracchiò e poi si inginocchiò vicino a alla cugina intenta a studiare il contenuto insolito della confezione. Iniziò a tirare fuori foto in bianco e nero con i bordi che sembravano francobolli.
- Interessante! Deve essere la proprietaria della casa da giovane…- ammise infine
- E le lettere?! Senti questa: “Cara mamma, qui stò bene mi dispiace solo che non ci possiamo vedere. La mia famiglia ti piacerebbe. Ho seguito il tuo consiglio. Forse riusciremo a venire a trovarti. Anche noi abbiamo installato un passaggio, proprio come c’è a casa tua, ma credo che i giorni a Miraculis siano finiti per noi. Grazie ancora di tutto, con affetto. Joran.” Joran? Che nome strano da dare a un figlio…- la avvertì Beredice
- Non che quello della madre sia diverso, guarda questa patente: Cincillaia Pappapero! Secondo me è inventato!-
- Con foto e tutto? Ne dubito. Guada invece questi!-
La ragazza indicò una serie di quadernetti rilegati in cuoio che coprivano il fondo della scatola. Ad occhio dovevano essere sei posizionati tre su tre, tutti uguali tranne per il fatto di un numero stampato sulla copertina. A rigor di logica Beredice prese quello che presentava il numero 1.
- “Caro diario, mi chiamo Cincillaia e ho 15 anni. È la prima volta che tengo un diario, ma cercherò di fare del mio meglio…”- la ragazzina iniziò a leggere-“Vivo a Zattaglia, ma sono di Miraculis, una dimensione parallela ad Antiquis, dimensione dove mi trovo ora…” Non ha senso! Forse è un codice segreto…-
- Oppure era svitata! Andiamo che si fa troppo tardi!- Samanta si alzò e su pulì il sedere dalla polvere con due vigorose manate
- Che ore sono?-
- Saranno ormai le sette! Ti sono venuta a cercare ai meno cinque!-
- COSA!? Ho dormito per quasi quattro ore?!-
- Dai, andiamo! Erano tutti in pensiero! Eri sparita!-
Beredice seguì la cugina con il libro sotto braccio assieme al diario appena trovato senza dire più niente. Cenarono con gli zii che le spiegavano che doveva avvertire dove andava prima di sparire improvvisamente. Su consiglio di Samanta non raccontò del libro di magia e della scatola di ricordi. Non parlarono nemmeno del fatto che fosse svenuta per evitare domande sgradite. Andarono a letto tranquille dopo aver raccontato tutto a Luke e dopo aver
letto un’altra pagina del diario di Cincillaia.

Salve a tutti! Non so perchè, ma l'ultimo pezzo del racconto non me lo fa modificare, chiedo scusa per il disguido...
Grazie a  LoVe_PeAcE che ha recensito lo scorso capitolo e sempre a chi si è messo tra le seguite la storia!
A presto!
(oggi proprio non mi funziona NVU!)
JKEdogawa

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Capitolo 5
*** La doccia senz'acqua ***


Dalla prima volta che aveva fatto una magia Beredice iniziò ad allenarsi tutti i pomeriggi con il libro spalancato davanti. Samanta girava a distanza quando lo faceva, mentre Luke la guardava interessato. Non aveva provato a fare il primo incantesimo perché l’idea di svenire gli faceva ribrezzo, ma ascoltava estasiato le parole che uscivano dalla bocca della cugina e gli effetti che avevano su ciò che li circondava. Per esempio quando Beredice fece esplodere un palloncino d’acqua in giardino e si bagnarono tutti e due ridendo come matti. Oppure quando provò un nuovo incantesimo che cambiava il colore agli oggetti e si fecero i capelli lilla.
Ma tra le cose positive della magia c’era anche l’aspetto negativo dell’energia incontrollabile. In breve tempo si iniziarono a concentrare molti fenomeni paranormali attorno a Beredice, cose inspiegabili che la allontanarono inevitabilmente dai suoi compagni. Improvvisamente le potevano uscire scariche elettriche dalle orecchie o la sua compagna rischiava il soffocamento senza una spiegazione plausibile, oppure una finestra improvvisamente esplodeva appena lei si avvicinava al vetro. Si ritrovò isolata. Di nuovo.
Continuava anche la lettura del diario misterioso di Cincillaia Pappappero. Scopriva sempre cose interessanti, inoltre la curiosità per quella ragazza di oltre 70 anni prima la incollava alle pagine magicamente ben tenute. Quelle parole scritte in corsivo elegante la lasciavano sempre senza fiato. Scoprì che la scuola di magia presente a Miraculis, sempre che quel posto esistesse, era stata chiusa dal sovrano. Che quest’ultimo era un uomo malvagio e crudele, che comandava su Miraculis con il pugno di ferro. Sembrava di leggere un racconto fantasy molto avvincente.
Quel giorno stava leggendo distrattamente la “Guida alla magia” sdraiata sul suo letto. Erano un paio di settimane che lo aveva trovata. La giornata non consentiva di stare all’aperto per allenarsi, le gocce rigavano dolcemente il vetro. Non era un temporale, ma una pioggerella passeggera che prima o poi avrebbe smesso di cadere. Beredice sbuffò facendo volare un ciuffo rosso che successivamente le ricadde per inerzia davanti agli occhi. Se lo spostò con un rapido gesto della mano dietro l’orecchio destro e si riconcentrò nella lettura. Sfogliò una decina di pagine leggendo sfuggevolmente i nomi o le frasi degli incantesimo e analizzando con occhio spento le posizioni illustrate. Girò involontariamente una pagina con una scritta a matita, ma ci ritornò subito sorpresa. Lesse interessata quello che diceva: “Miraculis Porta(Doccia senz’acqua)”. Si alzò a sedere tirandosi il libro sulle gambe incrociate e rilesse almeno altre sette volte per essere tranquilla di non avere allucinazioni. Rotolò giù dal letto e si diresse a rotta di collo al piano inferiore con il libro in mano e il segno tenuto dall’indice. Prese un sacchetto dalla cucina e lo avvolse sulla guida e alla mano. Strinse il polso destro forte con l’arto libero e raggiunse la porta d’ingresso. Con una spallata uscì sotto la pioggia e si diresse di corsa al garage fortunatamente già aperto. Arrivata scosse vigorosamente la chioma rossa e si sfilò il sacchetto dal braccio sinistro. Aprì il libro sul segno e guardò attentamente. Mancava il disegno che illustrava le mosse da fare. Riguardò sconcertata, poi prese coraggio ed entrò nella doccia. Sembrava la scelta più logica, così si infilò nel box e chiuse le tendine. Lesse attentamente la pagina della guida.
- Miraculis porta!- disse con voce tonante scandendo attentamente le parole e chiudendo gli occhi.
Una serie di voci iniziarono a parlare attorno a lei. Erano distanti, ma non troppo. Si sentivano passi e ticchettii di bastoni da passeggio sul selciato. Le risate dei bambini, le frasi serie degli adulti e le chiacchiere degli anziani le fecero aprire gli occhi. Il sole era celeste. Si trovava in un parco abbandonato a poche centinaia di metri da una città. Si avvicinò scavalcando una catena che vietava l’accesso al giardino buttandosi in una mischia di persone dai capelli colorati. Non colorati nel senso di tinti. C’erano bambini dai capelli verde smeraldo e bambine dagli occhi rosa. Uomini dai capelli arancioni e donne dagli occhi rossi. Le regole della natura non valevano, ognuno aveva colori particolari negli occhi e nei capelli. Guardò sbalordita il posto dove si trovava. Nessuno si era accorto di lei, nessuno aveva notato che era apparsa dal nulla o che aveva un libro particolare in mano. Nessuno sembrava rendersi conto del suo strano aspetto o della sua espressione sconvolta. Scosse vigorosamente la testa per riprendersi, ma non servì molto. Iniziò a camminare verso l’indefinito. Non aveva una meta, sapeva solo che non era più a Zattaglia e che quello non era il suo garage. Vagò per un po’, poi si fermò ad un semaforo ancora sotto shock.
- Cincillaia! Da quanto tempo! Sembri la ragazzina di 15 anni che eri prima di trasferirti!- disse una voce alla sua destra. Si voltò di scatto e si trovò un’anziana signora dai capelli bianchi con riflessi celesti e gli occhi viola che la guardava sorridendo. La signora appena la vide in faccia aggiunse:- Oh, scusa cara! Ti ho confuso per un’altra persona!-
- Aspe…- iniziò Beredice, ma la signora era saltata con un agilità sovrumana per la sua età su un autobus grigio che passava di lì. Le avrebbe voluto chiedere dove si trovava. Poi un’illuminazione passò nella testa della ragazzina: era a Miraculis!
Non era possibile, eppure era vero. Si guardò intorno ancora più sconvolta e un dubbio le giunse tempestivo: “Come torno ad casa?!”. Iniziò a sfogliare febbrilmente il libro di magia fino a raggiungere una parola che la poteva aiutare. “Antiquis porta( Parco abbandonato)” lesse e si tranquillizzò. Ricominciò a camminare verso non sapeva bene dove. Passò davanti a vetrine piene di oggetti strani e a case di forme impossibili. Si fermò davanti ad una cattedrale nera con i vetri rosso sangue. Beredice la guardò ammaliata e spaventata allo stesso tempo. L’immensa struttura emanava un aria opprimente e agghiacciante. Terrore puro evaporava dalle sue pareti.
Iniziò ad allontanarsi senza smettere di guardare l’immobile, così non si accorse che andava a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

Ed eccomi di nuovo qui! Vi sono mancata vero!?*no, per niente... Nd mia sorella*
Comunque... la storia inizia a farsi seria(o almeno spero...)
Angolo ringraziamenti: Lady Catherine per la recensione allo scorso capitolo e come sempre a chi mi segue(sono sorpresa di quanto prenda questa storia!OoO)
Come sempre appuntamento al prossimo capitolo!
JKEdogawa

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Capitolo 6
*** Mitrion ***


Si voltò di scatto e lo vide. Era un ragazzo circa della sua età dai capelli blu elettrico e gli occhi giallo scuri. La guardava curioso.
- Scusa!- si affrettò a dire lei. Lui rise.
- Perché guardavi così la dimora del nostro re Moren?- le chiese senza smettere di sorridere
- E’ particolare! Incute timore!- gli rispose
- Sì, ma è lì da sempre! La guardavi come se ti fosse nuova! Oh, giusto… io sono Mitrion e tu?-
- Beredice… scusa, ma sono nuova del posto!-
- Davvero?! Non si direbbe! Vieni da Religiosis?-
- No…-
- Lo dovevo immaginare! Nessun Religiosi verrebbe qui… non siamo proprio amici! Forse vieni da Alkimistis?-
- No!-
- Allora sei Trista!-
- No, non son triste!-
- Ho detto Trista, di Tristis! Mi arrendo!-
- Penso di venire da Antiquis…-
- Pensi?! Con quei capelli e quegli occhi da Antiquis? Impossibile!-
- Ti dico che è così! O almeno credo, ho imparato da poco a usare la magia!-
- Tu usi la magia?!- la sua espressione era diventata preoccupata. Il suo sguardo si posò sul libro che Beredice teneva in mano per poi ritornare sugli occhi della ragazza.
- Cero! Come tutti a Miraculis, no? Non mi dirai che non sai fare questo… Flemma!- schioccò le dita della mano sinistra e sul palmo apparve una fiammella celeste. Lui la coprì immediatamente facendole male alla mano.
- Ma sei matta!- sibilò Mitrion- Lui ci vede!-
- Lui chi… ehi!- il ragazzo iniziò a tirarla lontano dal palazzo nero e rosso verso una zona più nascosta, dove si sedettero all’ombra di alberi che sembravano salici piagenti
- Lui, il re! Controlla tutto e tutti! La magia è vietata qui! Tutti hanno la magia, ma non possiamo usarla! I pochi che hanno osato sono stati catturati e uccisi!-
- Grazie per avermelo detto, ma devo ritornare a casa, e l’unica è usare la magia!-
- Raccontami di Antiquis! Sono curioso! Ho letto tanti libri nei miei 16 anni di vita, ma non mi hanno mai convinto…-
- E’ una dimensione come questa, solo con le case quadrate o rettangolari, inoltre la gente ha gli occhi o celesti, o verdi, o neri, o castani o grigi. I capelli sono castani, neri e biondi, con casi straordinari di rossi e bianchi. Il sole è giallo, non celeste.-
- Il sole?-
- Sì, il sole!- Beredice indicò l’astro luminoso nel celo
- Ma non si chiama sole! Emblema!-
- Emblema?-
- Si dice emblema, non sole! Quanti anni hai?-
- 16 fra una settimana! Ma torniamo al nostro discorso! Ora mi racconti di più su Miraculis!-
- Siamo dello stesso anno! Comunque… non c’è molto da dire, anche se una maga potrebbe farci comodo! Chi mi dice che non sei alleata di Moren?-
- Sono appena apparsa dal nulla, non sapevo che fosse vietata la magia, una signora mi ha chiamato Cincillaia e ti sono venuta contro perché spaventata da quella specie di cattedrale nera!-
- Cattedrale? Questa è una frase da Religiosa! Ma c’è da capirti: Antiquis è la culla di tutte le dimensioni, come una minestra di verdure  miste! Comunque è il palazzo di Moren, figlio di Heneider e nipote di Zigozago!-
- Avete veramente dei nomi strano voi! Mi piacerebbe sapere più cose… per esempio come si chiamano le vie, o se da voi c’è la luna!-
- Cosa sono le vie? E la luna?-
- Le vie sono le strade, come le chiamate voi?-
- Non hanno un nome, cioè ogni strada corrisponde a una frase o una parola. Si va da My Immortal a No Time No Space! Cosa c’è da ridere?-
- I nomi che mi hai citato sono titoli di canzoni di Antiquis! My Immortal è degli Evanescence, mentre No Time No Space è di Franco Battiato! E la luna esiste da voi? È un disco luminoso che viene la notte!-
- Parli del Vessillo!-
- Vessillo?-
- E’ una sfera rosa che sorge a Nins e tramonta a Pentis! Come l’Emblema!-
- Nins e Pentis devono essere il nostro Est e il nostro Ovest. E il Nord come lo chiamate? Dovrebbe essere a sinistra di Nins…-
- Parli di Sarus! È all’opposto lato di Merus! Tutte le Macchine magnetiche puntano verso là!-
- Macchine magnetiche?-
- Queste!- tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una bussola. Era una normalissima bussola, ma puntava sempre verso una “S” scritta con calligrafia elegante- Era di mio nonno! Prima che il re Moren lo arrestasse per uso di magia. Si era scaldato dei biscotti senza usare il forno e delle guardie lo avevano notato. È stato bruciato vivo… avevo solo otto anni…-
- Mi dispiace…- lei abbassò lo sguardo sentendo la voce pesante di Mitrion
- Non ti preoccupare!-
Scese un silenzio raggelante sui due
- Devo ritornare ad Antiquis. Per farlo bisogna raggiungere il parco abbandonato in fondo a…-
- Forever Yang!-
- Esatto, credo…-
- Ti accompagno! Quella zona è come le mie tasche! Nascosta e solo io la conosco! Oltre al mio fratellino Zintos, ha 15 anni!-
Lei lo seguì. Durante il tragitto continuarono a parlare delle differenze tra le due dimensioni, poi Beredice si dovette congedare e aprì il libro per pronunciare la formula.
- Aspetta!- la fermò Mitrion- Tornerai?-
- Certo! Ci sono molte cose che devo ancora scoprire!- gli rispose con un sorriso sicuro
- Va bene… allora posso sperare di rivederti!-
- Sicuro! Ora devo andare! Ciao! Antiquis porta!- sibilò appena la formula magica, ma bastò a farla sparire alla vista del ragazzo che dopo venti secondi si diresse verso l’affollata città che costituiva Miraculis.
Beredice riapparve nel box doccia. Non aveva chiuso gli occhi, infatti le balenò l’immagine di Mitrion nella vista per circa venti secondi, poi si decise ed uscì dal box. La pioggia aveva smesso di scrosciare, e ora un raggio di sole giallo entrava dalla piccola finestrella alla sua destra. Si buttò fuori all’aria, poi si diresse alla casa per andare in camera sua. Entrò e si accorse che sua cugina era rientrata. Era sdraiata sul letto a leggere un libro di fiabe che scostò per guardarla.
- Ora mi dici dove sei stata!- disse Samanta. Non c’era rimprovero nella sua voce
- In garage!- rispose candidamente Beredice con un sorriso che le andava da orecchio a orecchio. Si buttò sul letto e prese il diario di Cincillaia Pappappero.
- Non me la racconti giusta!- sentenziò la cugina
- Vero! Sono stata nella doccia senz’acqua!- la corresse la quindicenne ormai presa nella lettura. Samanta rispose con un’alzata di spalle e si rimise a leggere il libro di fiabe. Non era affar suo cos’aveva fatto la cugina durante il pomeriggio.
Il diario recitava:

Settembre, 23

Caro diario,
oggi ho rincontrato un mio compagno di scuola a Sweet Dream. Era con un suo amico di nome Pheoner. Hai i capelli verdi come l’erba fresca e gli occhi arancioni. Non è della nostra zona, infatti non l’avevo mai visto a scuola. È stato così gentile da riaccompagnarmi al passaggio per Antiquis. Gli ho promesso che ci saremo rivisti sabato, e così ho intenzione di fare.
È la prima volta che mi innamoro sul serio, neanche fossi sotto l’effetto di Innamoramento pellegrino. Non ho ancora detto niente a nessuno, ma è un ragazzo perbene e spero che i miei genitori non siano troppo protettivi nei miei confronti.
Tra la mia storia d’amore che inizia se ne interseca un'altra. Mia sorella maggiore Zefirpadella si sposerà a marzo con l’aitante Pantofoletto! Ha chiesto che le faccia da testimone! Sono su di giri per la felicità! Non solo ho trovato una persona che mi piace, ma sarò pure la testimone al matrimonio di mia sorella! Non vedo l’ora che arrivi il 5 marzo, data fissata per le nozze.
Per ora ti lascio, ma domani ritornerò!
Con affetto. Cincillaia

Ciao a tutti! Ebbene sì, sono tornata!
Or dunque... lo scorso capitolo faceva proprio schifo!? Nessuno ha commentato!:'(
Ringrazio comunque chi si è messo tra le seguite la storia!
Al prossimo capitolo!
JKEdogawa
 

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Capitolo 7
*** Samanta scomparsa ***


Tornò a Miraculis tutti i giorni per  un mese. Il cuore sempre che le batteva a mille e la chioma blu elettrico di Mitrion che le faceva da cicerone lungo il nuovo mondo che aveva scoperto. Quel ragazzo le stava particolarmente simpatico, e lui non era da meno. Si erano praticamente dati appuntamento tutti i pomeriggi dopo che Beredice aveva fatto i compiti scolastici. Lui l’aspettava davanti al parco abbandonato e appena lei appariva il ragazzo sfoggiava un sorriso ampio e quasi abbagliante. La ragazza decise di portarsi il libro solo le prime volte, successivamente divenne superfluo e scomodo. Il suo strano comportamento lasciò perplessi Samanta e Luke, i quali si sentivano molto esclusi dai movimenti della cugina. Beredice aveva preferito tenere segreta la scoperta di Miraculis anche a loro. La presenza di due Antiqua poteva far crescere sospetti, inoltre il passaggio era possibile solo uno alla volta. Anche Mitrion era particolarmente ansioso di andare ad Antiquis, ma lei era riuscita a dissuaderlo raccontandogli dell’energia incontrollabile che gli avrebbe causato non pochi problemi.
Nei suoi diari Cincillaia era arrivata ai 17 anni e a tutto ciò che comportava. Beredice, in compenso era appena arrivata a 16 anni e l’idea che i 17 fossero ancora peggio la faceva rabbrividire. La sua testa era entrata in confusione. Le dava fastidio non poter raccontare niente ai suoi cugini, stava vivendo emozioni mai provate prima e iniziava a sentirsi estranea al mondo dov’era sempre ceresciuta.
- Perché?!- le chiese Mitrion dopo la notizia sconvolgente che Beredice gli aveva dato
- Scusa, ma devo andare! Mia cugina tornerà tra poco dal coro e devo evitare che inizi ad avere dei presentimenti!- gli rispose lei
- Mm… ma domani verrai, vero?- continuò il ragazzo scettico
- Certo! Ora, però, devo andare!- si voltò, ma lui la prese per un braccio e la tirò a se. Le guance le divennero del colore dei capelli. Non gli era mai stata così vicino, il suo naso quasi toccava quello del ragazzo.
- Mi raccomando, non cacciarti nei guai!- detto ciò la bacò delicatamente sulle labbra e le lasciò il braccio, infine corse vie con sguardo basso. Lei lo guardò allontanarsi stordita, poi si volse e disse le parole magiche, tornando ad Antiquis.
Uscì dalla doccia ancora con gli occhi spalancati e si diresse verso camera sua. Si buttò a peso morto sul letto contemplando il soffitto. Sua cugina sarebbe tornata da li a pochi minuti, così si mise a leggere il diario di Cincillaia:

Settembre, 15

Caro diario,
ho grandi notizie, una di queste è che tra poco ci sarà festa a Miraculis per la luna rossa, precisamente tra tre giorni! Io ci andrà con Pheoner, sarà una serata romanticissima.
La seconda è che ahi noi la magia è stata vietata a Miraculis, spero che non se la prendano con noi che la sappiamo usare. Io eviterò di fare incantesimi quando sarò la, ma iniziano tempi bui per la nostra dimensione. Mio padre stà pensando di trasferirci tutti ad Antiquis, ma io non voglio separarmi da Pheonix. Il re Heneider ha lasciato la possibilità di spostarsi da una dimensione ad un’altra, ma temo che anche questa libertà durerà poco. Mia sorella è fermamente convinta a restare a Miraculis, e temo che non ci rivedremo più.
Con queste frasi tristi ti lascio.
Alla prossima volta.
Cincillaia

Settembre, 18

Caro diario!
Non ci credo! Pheoner mi ha  chiesto di sposarlo! Sono felicissima, ma dovremo aspettare diversi anni prima di qualsiasi cosa. Il fatto che me lo abbia chiesto durante la luna rossa mi ha fatto molto piacere! È stato così romantico!
Ora ti devo salutare, la notte chiama e io devo andare a letto. Se lo vuoi sapere sono a casa di mia sorella e di suo marito, dove starò per un paio di giorni!
Ciao!
Cincillaia

Così leggendo e sognando passò mezzora, poi un’ora, poi due ore ma Samanta non tornava. Benedica chiuse il volumetto e scese al secondo piano per chiedere se la cugina  aveva altri programmi per la serata. Si fermò sulle scale quando vide un poliziotto entrare in tinello. Lui non la notò, ma a lei iniziarono a girare tantissime idee per la testa. Una peggiore dell’altra. Rimase in silenzio, quasi a non respirare.
- Mi dispiace… abbiamo solo trovato questo…- disse il poliziotto posando qualcosa di pesante sul tavolo
- Immagino che abbiate fatto tutto il possibile…- la voce della zia era falsamente tranquilla, segno che se non ci fosse stato un estraneo sarebbe scoppiata in lacrime
- Era nei pressi della casa, ciò vuol dire che è arrivata nella zona…-
Benedice non riuscì più ad ascoltare e corse in camera senza preoccuparsi che qualcuno la sentisse. Si buttò sul letto a pancia in giù e iniziò a piangere inondando il cuscino. Le idee che si era fatta peggioravano di volta in volta.
- Perché?- iniziò a dire tra i singhiozzo- Perché è successo! Non anche lei… non anche lei!-
Iniziò a pensare a tutti i casi di ragazzine scomparse trovate morte dopo mesi di ricerche, a tutte quelle che erano state violentate e poi lasciare morire di freddo. Si ritrovò a pensare che fosse lei la causa, che fosse lei quella che portava sfortuna alla famiglia. Poi le vennero in mente Luke e lo zio Arthur, come lo avrebbero spiegato? Come l’avrebbero presa? Erano partiti mezz’ora prima che Samanta arrivasse e sarebbero tornati da li a pochi minuti dagli allenamenti di calcio del tredicenne. Come l’avrebbe raccontato zia Camilla? Non sapevano ancora niente
“Tu puoi sapere…” le riecheggiò una voce in testa. Non era lei, non era Beredice.
Si alzò di scatto e si accorse che stava abbracciando il cuscino. Si asciugò le lacrime e si guadò intorno. Chi aveva parlato? Sicuramente una donna bella datata, ma era una voce che lei non conosceva e non aveva mai sentito. Continuò a cercare curiosa la camera, ma quando il suo sguardo si posò sul letto vuoto di sua cugina tornò la tristezza. Cercò di ricacciare le lacrime che tornavano dentro, ma fu difficile. Sentì la porta d’ingresso scricchiolare sui cardini e la voce felice di Luke che raccontava degli allenamenti, poi i suoi passi su per le scale alla velocità da calciatore.
- Sam! Sam! È successa una cosa straordinaria, deve sentirlo anche Benedice! Un…- si bloccò davanti alla porta della stanza, la ragazza non osò guardarlo negli occhi. Cercò di essere il meno agitata possibile, cercò di farlo stare male il meno possibile.
- Dov’è Samanta?- chiese Luke
- Vieni qui…- rispose lei deglutendo. Non voleva piangere davanti a suo cugino, l’avrebbe fatto stare più male.
Lui fece come gli aveva detto la cugina e si sedette di fianco a lei.
- Non si sa…- sospirò Beredice
- Cosa?!-
- Non si sa dov’è… è arrivata qua vicino, ma poi è… è…- fece un respiro e serrò gli occhi- sparita…-
- No…- sentii la voce di Luke che s’incrinava, ma non aprì gli occhi- No… la mia sorellona…-
Luke si strinse alla cugina abbracciandola, le sue lacrime le bagnavano la maglia. Non le importava, capiva che doveva sfogarsi. La cascata che sgorgava dagli occhi del cugino le inumidì nuovamente gli occhi, ma stavolta non si trattenne.
- No! Lei no!- continuò a dire tra i singhiozzi Luke
Dopo poco arrivarono anche gli zii, ma vedendo la situazione rimasero zitti e si allontanarono cercando di fare meno rumore possibile.
Luke si calmò tra le braccia di Beredice.
- Posso dormire con te?- domandò il tredicenne senza lasciare la cugina. Lei annuì e lui si addormentò senza dire più niente e senza allentare la presa. Lei lo prese di peso e si stese sul letto con lui. Niente sarebbe stato più come prima. Niente.

Si ritrovò davanti una ragazza di 17 anni. Aveva i capelli molto mossi e era tutta in bianco e nero, come una vecchia foto.
“ Chi sei?” le venne da chiedere
“ Tu mi hai conosciuto sotto questa forma, devo ammetterlo: non mi dispiace essere tornata giovane!”
“ Cincillaia Pappappero!?”
“ Precisamente..” sorrise dolcemente
“ Tu sei nel mio sogno!?”
“ E’ una connessione mentale: pagina 654 della Guida alla magia. Non ci sei ancora arrivata!”
“ Dove sei ora?”
“ Non posso dirtelo, ma posso dirti che puoi scoprire cos’è successo a tua cugina!”
“ Come!?”
“ Diciamo che dovrai leggere molto, e ricordati lo specchio!”
“ Lo specchio? Ma cos… aspetta!”
L’immagine iniziò a svanire fino a diventare nulla.

Quando si svegliò era nel suo letto e Luke era li di fianco a lei. Tutto sembrava normale, a parte l’assenza di Samanta. Tornò la tristezza, ma riuscì a ricacciarla nel suo animo.  Si alzò a sedere e  scese dal letto. Guardò la porta semi aperta e cercò con lo sguardo dove aveva lasciato lo zaino.
“Devo vedere il libro!” si disse strofinandosi l’occhio sinistro con il dorso della mano. Guardò la sveglia di sfuggita. Un’oretta e si sarebbero svegliati per andare a scuola. Raggiunse lo zaino che era dietro la porta e lo aprì. Ne estrasse la Guida completa alla magia e iniziò a sfogliare le pagine. Le prime 200 le aveva già lette, così le saltò senza pensarci. Iniziò astudiare ogni singolo passaggio, ogni singolo segno dei fogli successivi senza tralasciare nemmeno una virgola o uno sbuffo d’errore. Oltrepassò pagina 300 e trovò ciò che cercava.
- “Specchio sul passato…”- iniziò a leggere- “Magia usata soprattutto per scoprire il passato di una persona, ma poco chiaro. Di solito s’intravedono solo alcuni stralci e non si riesce a ricostruire una storia completa e precisa.”-
Beredice iniziò a pensare a cosa le voleva dire Cincillaia in sogno.
“… e ricordati lo specchio!” le risuonarono le parole della ragazza.
Senza pensarci due volte si diresse nel bagno al piano di sotto con il libro tra le mani. Tutto per salvare sua cugina, tutto avrebbe fatto e il primo passo era usare quel incantesimo. Anche se non dettagliatissimo le avrebbe dato degli indizi per ritrovare Samanta.
Guardò il suo riflesso nella superficie argentata ed aprì il libro sul lavandino.
- “Focalizzare l’immagine della persona in mente. Bisogna averla chiara altrimenti la magia non funziona.”- lesse . Chiuse gli occhi e portò alla mente il sorriso di Samanta. Mandò giù un grosso senso di malinconia e aprì il palmo della mano verso lo specchio. Tenne lo sguardo basso e lesse la formula.
- Specchio sul passato…-
Non successe niente.
- Specchio sul passato!-
Una breve scintillino, ma probabilmente il riflesso della lampadina sulla superficie argentata.
- SPECCHIO SUL PASSATO!-
Questa volta tutta la superficie s’illuminò e si deformò assomigliando a uno stagno mosso dalla caduta di una goccia o di un sasso. Iniziarono a formarsi delle figure confuse a poco a poco più nitide. Beredice si mise a studiare le scene che si susseguivano nello specchio. C’era Samanta con lo zaino scolastico sulle spalle che usciva da scuola, poi la ragazza bionda che andava a prendere l’autobus per tornare a casa e che scendeva.  Vedeva lei che si spaventava, che bussava terrorizzata alla porta, ma che nessuno rispondeva. La vedeva che perdeva insipiegabilmente i sensi e in un flash la porta del garage.
Lo specchio tornò una superficie piatta e Beredice ebbe un fremito di rabbia.
“Non l’ho sentita…” pensò “Non l’ho sentita e lei ha chiesto aiuto!”
Tenne lo sguardo basso e andò a preparasi per andare a scuola. L’inferno che aveva dentro era niente in confronto a ciò che l’aspettava.

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Capitolo 8
*** Il passato che irrompe ***


Il primo giorno non ci furono problemi, come neanche il secondo.
Il terzo però si ritrovò nella situazione di nove anni prima. La stampa che quasi non li faceva uscire di casa: la scomparsa misteriosa di una ragazza di 17 anni era la cosa migliore che fosse capitata ai media e ai giornali. Contando poi che qualcuno in quella ressa urlò la prima volta che la vide:- MA LEI NON ERA LA RAGAZZINA DELL’INCENDIO A LIDO ADRIANO?!-
Sbatté la porta con il cuore che le batteva a mille. Le riaffiorò negli occhi la luce delle fiamme che avvolgevano la casa. Scosse la testa per scacciare quel pensiero, riuscendoci a fatica. Riaprì la porta e ancora più persone iniziarono ad indicarla: decise che sarebbe uscita dal retro.
A scuola non andava meglio. Ricominciò ad avere crisi di piato improvvise, inoltre tutte le volte che si addormentava aveva l’incubo della sua casa che andava a fuoco con i suoi genitori dentro. Di notte faceva fatica a dormire e durante il giorno era colta da colpi di sonno, inoltre perdeva facilmente la concentrazione.
Miraculis era fuori discussione, soprattutto dopo che tutte quelle persone della stampa avevano assediato casa loro. Ci volle un mese perché la situazione potesse tornate apparentemente “normale”. Luke non era da meno. Era diventato più tranquillo, ma forse erano solo i suoi 14 anni appena raggiunti a renderlo così. Aveva anche iniziato a pensare di imparare la magia per cercare la sorella scomparsa, ma le sue idee erano state subito distrutte da un sogno che aveva fatto in cui lui distruggeva per sbaglio Samanta.
Beredice invece che non aveva paura della magia cercava ogni giorno un modo più preciso per capire dove avessero portato Samanta, ma era tutto inutile. Cercava informazioni anche nei diari di Cincillaia, così in sole due settimane era arrivata alla nascita del figlio Joran.
Un bambino dai capelli verdi e li occhi arancioni, proprio come il padre…” lo descriveva Cincillaia. Ecco la prima cosa che aveva sorpreso la ragazzina. La seconda era scritta sul libro di magia, dopo altre due settimane: “La magia non nasce dal nulla, bisogna essere nati da uno o due maghi di Miraculis per poterla praticare”.

 
Luglio,26

 
Caro diario,
ora sono vecchia, non dovrei scrivere un diario. Ma oggi ho ricevuto la lettera di mio figlio da dove vive. Si è sposato ed è felice, mi allega anche la foto di sua figlia augurandomi di conoscerla un giorno. I tempi sono duri, soprattutto dopo che Moren ha giurato di cercarlo ovunque. Lui almeno non sa delle nozze di Joran o della piccola. Per ora sembrano tutti al sicuro, ma lui non si fermerò davanti a niente e a nessuno per raggiungere il suo scopo. Pheoner ci ha provato, ha provato a fermarlo, ma anche lui aveva una certa età…
Mi manca tanto, ora che mi ritrovo nella casa della mia gioventù poi. Mi ritrovo a pensare a mia sorella, che si è piegata alla volontà del re di non fare più magie; a mio figlio che sta’ cercando di difendere la famiglia che ha creato, alla povera Miraculis che stà passando il periodo più buio della sua storia e alla piccola Beredice che forse  non sa ancora di essere speciale.

 

Beredice rimase interdetta. Il libretto le cadde sulle ginocchia incrociate con un tonfo sordo e morbido. La ragazza teneva la bocca spalancata in preda allo stupore.
Non riusciva a pensare o a reagire. Si accascio sul letto e iniziò a contemplare il soffitto della camera.
“Chi sono io?” pensò “Da dove vengo? Chi sono i miei genitori? Perché Cincillaia parla di me nel suo diario?”
La sua vita non era mai stata così confusa e incerta come in quel periodo. Sicuramente lei non sarebbe stata più la stessa, il mondo avrebbe assunto un significato diverso ai suoi occhi che ora avevano un perché su quell'arancione particolare. Ora avrebbe cercato rispose più a Miraculis che dove si trovava in quel momento.
“Un attimo!” pensò “Forse parla di un'altra Beredice ! Certo, è sicuramente così!”
Si alzò a sedere e tornò a leggere, ma il diario finiva lì. Senza spiegazioni in più o descrizioni di quella nipote. Fece un respiro e continuò a studiare il libretto. Forse c'era una foto, la foto di cui parlava Joran nella lettera. Niente. Probabilmente se l'era portata con se dov'era andata, sempre che fosse ancora viva. Dopo diversi tentativi lo buttò sul letto senza aver risolto nulla, e allora si rese conto di una gobba nella copertina anteriore. Con delicatezza guardò la rilegatura e iniziò a staccarla. Venne via facilmente, ma ciò che vide la sconvolse ulteriormente. La foto di una bambina sui 5 anni era stata incollata alla copertina sottostante: aveva i capelli rossi e gli occhi arancioni. Portava un vestito turchese a fiori  leggero, segno che la foto era stata scattata in estate. Sorrideva ignara di quello che sarebbe successo da li a sette mesi, immaginando probabilmente il primo giorno di scuola. Le venne da piangere.
Rimase tutto il tempo lì, a pensare cos’era successo. La luce delle fiamme le riempiva gli occhi, ancora, inesorabile. E più lei cercava di scacciare quel ricordo più si facevano vivide quelle immagini  di dolore e terrore uniti in una morsa letale per la sua mente.
- No… NOOO!- si mise a gridare tra le lacrime. Si lasciò cadere sul letto e affondò la faccia nel cuscino.

Rimase li per diverse ore a piangere e si addormentò tra le lacrime.
Si svegliò a mezzanotte passata in preda agli incubi, come sempre. La zia le aveva messo una coperta addosso per evitare che prendesse freddo in quella notte di Novembre. Sbadigliò senza sonno e si alzò. Senza pensare si mise la giacca a vento e scese le scale il più silenziosamente possibile. Raggiunse la porta sul retro e uscì nel freddo autunnale per raggiungere il garage. Lo aprì, entrò e lo richiuse. Si diresse alla doccia senz’acqua, vi entrò e disse la formula. Un attimo e si trovava in una Miraculis che non aveva mai visto: vuota e silenziosa. Per le strade non c’era nessuno e le case era serrate senza luci all’interno. Lentamente uscì dal parco abbandonato e d’introdusse nelle vie la mattina piene. Era da molto che non ci andava e tutto quel silenzio la metteva ancora più in agitazione. Si ritrovò a ripassare mentalmente gli incantesimi di difesa che aveva letto nel libro di magia. Fece un respiro profondo e si diresse verso una casa che le aveva indicato Mitrion un mese e mezzo prima. Stava per bussare quando qualcuno la prese da dietro.

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