Like Hard Rain

di Firefly Of Silence
(/viewuser.php?uid=8132)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-Una voce nella notte ***
Capitolo 2: *** 2-Non ancora il momento ***
Capitolo 3: *** 3-Questo significa... ***
Capitolo 4: *** 4-Un problema per due ***
Capitolo 5: *** 5-Se potessi dirti ***
Capitolo 6: *** 6-Di certo non un sogno ***
Capitolo 7: *** 7-Progetti e Delle scuse speciali ***
Capitolo 8: *** 8-Old friends and A talkative party ***



Capitolo 1
*** 1-Una voce nella notte ***


1-UNA VOCE NELLA NOTTE





I saw you standing alone

Ti ho visto startene sola

With a sad look on your face

Con il volto triste sul viso

You call him on the phone

Lo chiami al telefono

Looks like you left you

Sembra che ti abbia lasciata

Without a trace

Senza lasciare traccia

Tears falling out of your eyes

Ti scendono le lacrime dagli occhi

He’s living in a disguise

Lui sta vivendo nell’inganno

You’ve been feeling bad for so long

Sei stata male fino all’ultimo

You wonder if it’s write or wrong

Ti chiedi se sia giusto o sbagliato

Now many days have gone by

Adesso sono passati molti giorni

And you still just sit there and cry

E tu sei ancora seduta lì a piangere

You’re feeling bad for yourself

Stai male per te stessa

His memory is always dwell

Il suo ricordo rimarrà per sempre

You’re so obsessed with his love

Sei così ossessionata dal suo amore

That’s why push came to shove

Ecco perché ci vuole un chiarimento

You’ve been feeling bad for so long

Sei stata male fino all’ultimo

You wonder if it’s write or wrong

Ti chiedi se sia giusto o sbagliato









La porta si aprì con lentezza e subito Kaname entrò in casa. La ragazza si diresse verso la cucina e con un gesto fiacco, depositò pesantemente sul tavolo, le borse della spesa. Poi senza neanche preoccuparsi di disfarle, si diresse immediatamente verso la sua camera da letto. Aprì la porta della piccola stanza richiudendola subito alle sue spalle e, appoggiando la schiena ad essa, scivolò lentamente verso il basso, fino a ritrovarsi seduta sul pavimento freddo, immersa nella silenziosa oscurità della stanza.

-Ecco…- sussurrò Kaname in un sospiro. Finalmente era riuscita ad afferrare un attimo quiete, finalmente era lontano da tutto e da tutti…finalmente era sola.

Ormai il cielo era buio, ma quando quella mattina si era svegliata il sole splendeva con fervore sopra i tetti di Tokyo. Il cielo era azzurro, senza una nuvola, completamente scoperto, senza nulla che potesse nascondere i suoi segreti…ed era esattamente così che si sentiva lei... solo.. decisamente meno luminosa. Si sentiva scoperta, indifesa, fragile, aveva la sensazione che chiunque si fosse voltato a guardarla, avrebbe potuto leggere dentro di lei qualsiasi cosa. Erano giorni che andava avanti in quello stato, confusa, stanca…dilatata all’inverosimile, sentiva che sarebbe potuta andare in mille pezzi da un momento all’altro.


-Stupida…- si disse con rabbia.


Perché doveva soffrire a quel modo per uno come lui?!…Maledizione!-, ogni volta che gli tornava in mente il suo viso il cuore si metteva a battere all’impazzata e riusciva a stento a trattenere le lacrime. Quanto tempo era passato? Due settimane? Un mese forse…ma che importanza aveva? Ormai non lo avrebbe più rivisto. Sousuke…

Sollevò una mano per asciugare le lacrime che ormai uscivano copiose dai suoi grandi occhi castani. –Stupida- ripeté in un sussurro. Era felice che nessuno la vedesse in quelle condizioni, non era proprio degno di Kaname Chidori.


Non era più in pericolo. Ecco cos'era successo.


Non c'èra più bisogno che Sousuke Sagara, uno dei migliori, se non addirittura il migliore, pilota di AS della Mithril, perdesse tempo dietro a una una semplice ragazzina come lei. Gli avevano ordinato di tornare e lui lo aveva fatto. L'aveva lasciata così, senza preavviso, da un giorno all'altro era scomparso dalla sua vita come se non fosse mai esistito.


Non si era nemmeno degnato di venire da lei un ultima volta per dirle addio.


Una mattina non si era presentato a scuola e il pomeriggio la Mithril l'aveva chiamata. Dopo un gran rigiro di parole le aveva infine comunicato che il sergente Sousuke Sagara era stato sollevato dall'incarico di proteggerla. Il pericolo era passato, nessun gruppo terroristico o simili l'avrebbe presa più di mira e avevano ritenuto pertanto inutile continuare a tenerla sotto controllo. In una parola era libera...


Libera... quante volte aveva sognato di poter ritornare a vivere la tranquilla vita di tutti i giorni? Tante... forse troppe. E ora il suo desiderio si era avverato.


Ma aveva voglia di urlare.


Era quello che desiderava no? E allora perché si sentiva così male?!


Si chiuse a riccio, piegando le gambe e circondandole con le braccia, in modo da accostarle maggiormente al petto; poi, appoggiò il capo chino sulle ginocchia e chiuse gli occhi.

Non voleva pensare, non voleva ricordare, non voleva fare nient’altro che non fosse il semplice respirare.

DRIIIIIIIIIIN!!!

Il telefono squillò improvvisamente. Kaname alzò la testa di scattò e subito corrugò le sopracciglia, non aveva nessuna voglia di rispondere.

Rimase seduta sul pavimento pregando che quel maledetto apparecchio la smettesse di squillare.

Ma così non fu.

Al decimo squillo Kaname ne aveva abbastanza. Si alzò in piedi, e uscita dalla sua camera, si diresse infuriata verso il soggiorno dove si trovava il telefono. Sicuramente si trattava di Kyoko o di qualche altra sua compagna di classe che, come al solito, si era dimenticata di segnarsi i vari turni del doposcuola. -Mai una volta che facessero le cose per bene!- sbottò irritata mentre raggiungeva a passi svelti il telefono. Si avventò sul ricevitore con ferocia e una volta sollevatolo urlò -Ma si può sapere perché dovete scocciare sempre me?! Ora non ho nessuna voglia di mettermi a rileggere la disposizione dei turni o di mettermi a spiegare qualche stupidissimo compito a chicchessia! Io non intendo…-

-Non ci siamo, non ci siamo- la interruppe una voce sensuale dall’altra parte del ricevitore –Non è così che si salutano i vecchi amici…tesoro-.

Kaname rimase di sasso, era una voce maschile ma sicuramente non apparteneva a nessuno dei suoi compagni di scuola.

–Co…?- balbettò sorpresa.

-Che c’è? Non mi riconosci forse?-

-Chi sei?!- domandò la ragazza disorientata.

-E’ così importante?-

-Certo che lo è!- sbottò lei nervosa.

-Mmh…bé sono un uomo, ti basta come risposta tesoro?-

-Vai al diavolo! Non ho tempo per scherzi idioti! O mi dici subito chi sei, o ti sbatto la cornetta in faccia, Sono stata chiara?!-

L’uomo rise –Chiarissima tesoro!…ma non credo lo farai…- aggiunse tornando serio.

-E perché mai non dovrei?! E smettila di chiamarmi tesoro!!-

Lo sconosciuto rise nuovamente –Adoro quando ti arrabbi! Comunque sia… vuoi sapere perché sono certo che non riattaccherai?…bene, non lo farai perché io, tesoro, sono la risposta a tutti i tuoi problemi!-

-Ma che stai dicendo?!- esclamò lei sempre più agitata.

Kaname sentiva una sgradevole sensazione di freddo alla bocca dello stomaco…avrebbe voluto buttare giù il ricevitore e mettere fine alla quella sgradevole e inconcludente conversazione…ma qualcosa di più forte di lei le impediva di farlo.

-Purtroppo non posso dirti di più, dobbiamo avanzare lentamente, passo dopo passo…ma non preoccuparti quando verrà il momento saprai tutto!-

-Smettila!! Stai dicendo un mucchio di idiozie! Voglio sapere chi sei!!-

-Mi dispiace tesoro, ma dovrai aspettare-

-Aspettare che cosa?! Che cosa diavolo vuoi da me?!!-

-Ti dirò, questo non centra niente con i progetti che ho in mente per te, ma…in questo momento mi piacerebbe da morire buttarti su un letto e scoparti!-

BRANG.

Kaname riattaccò il telefono con violenza e crollò in ginocchio. Maledizione, si disse, ma chi diavolo era quel pazzo?! Per quale motivo l’aveva presa di mira?! Ma soprattutto, che cosa voleva da lei?!

La ragazza si portò una mano alla bocca, si sentiva sempre peggio e aveva una nausea terribile, così si alzò in fretta e corse in bagno. Naturalmente, visto che era da colazione che non mangiava niente, non riuscì a fare nient’altro che sputare a fatica un po’ di saliva.

Ripresasi si sciacquò il viso e barcollando leggermente si diresse verso la cucina per disfare le borse della spesa che aveva precedentemente abbandonato sul tavolo. Almeno, si disse, così facendo avrebbe evitato di pensare all’orribile esperienza di poco prima.

Fece per aprire la prima borsa, quando il telefono squillò nuovamente paralizzandola. –Oh no…- sussurrò terrorizzata –Non può essere..perché?!-. Poteva trattarsi di chiunque certo, ma…se era di nuovo lui? Se si trattava di nuovo di quell’uomo? Che cosa diavolo avrebbe fatto lei? Che cosa…? No, non voleva rispondere! Non voleva più sentire quella voce! Non avrebbe risposto, non lo avrebbe fatto per nessun motivo al mondo! Non voleva, non voleva…lasciò cadere la scatola di sascimi e si diresse verso il telefono. Non voleva, ma avrebbe risposto.

-Pronto?- esordì con voce tremante.

-Kaname!-

-Eh? Ma... Mao sei tu?!-

-Se non io qualcuno che ha la voce identica alla mia!- scherzò allegramente la donna.

Kaname sentì salirle un groppo alla gola e improvvisamente scoppiò a piangere.

-Mao! Oh Mao, come sono contenta di sentirti!!-

-Ehi, ehi, ehi! Che ti succede piccola? C’è qualcosa che non va?- disse l’amica preoccupata.

-No- rispose la ragazza cercando di riprendere il controllo –E’ solo che…oh Mao ti prego scusami, sono proprio una stupida!-

-Non dire così! Sono sicura che se sei ridotta in questo stato ci deve essere un motivo serio!-

-…-

-Non ti va di parlarne?-

-No, cioè sì! No, bé si ma…insomma…-

-Stop! Non dire altro ho capito. Che ne dici di vederci da qualche parte?-

-Adesso?-

-Perché che c’è che non va?-

-Ma…è solo che…bé è così tardi, è quasi mezzanotte…-

-Lo so, ma so anche che se i problemi te li porti dentro troppo a lungo, finiscono per ingigantirsi e diventare ancora più dolorosi di quanto non fossero all’inizio!-

-Melissa…-

-Se hai paura ad uscire da sola non preoccuparti, vengo a prenderti io sotto casa!-

-Co…? Sotto casa? Ma…-

-Allora siamo d’accordo, sono da te tra un quarto d’ora!-

-Un quarto d’ora? No, Mao aspetta! Come fai…-

-A tra poco, preparati mi raccomando!-

-Melissa!- cercò di richiamarla Kaname, ma la donna aveva già riattaccato.



Kaname si chiuse la porta di casa alle spalle con un colpo leggero, si infilò le chiavi in tasca e si diresse rapida verso l'ascensore. Spinse il bottone e si mise in attesa.

La ragazza abbassò automaticamente lo sguardo sulle scarpe, un paio Madigan bianche da ginnastica, dove le aveva comprate? Ma le aveva comprate, oppure gliele avevano regalate? No le aveva sicuramente comprate lei, da qualche parte. Si, da qualche parte... ma dove di preciso? Certamente in uno dei tanti negozi di Tokyo, per esempio... si sforzò di recuperare un preciso nome nella memoria, ma non le riuscì. Proprio non ricordava nulla di più preciso sull'acquisto di quelle scarpe. Sospirò, tanto che importanza poteva avere? Nessuna, si rispose mentre chiudeva gli occhi e appoggiava la testa al muro.


L'aria del pianerottolo era fresca e aveva un odore leggermente ferroso, Kaname sorrise, era da molto ormai che trovava quell'odore famigliare.

Si era trasferita in quella palazzina da circa due anni, in pratica fin da quando aveva lasciato New York per ritrasferirsi qui in Giappone. A ripensarci era stata davvero dura far fronte ad un così repentino cambiamento di vita, ma infondo non c'erano stati particolari problemi... già nessun tipo di problema, nessuno, a parte... a parte...

La porta dell'ascensore si aprì riportando la ragazza al presente. Kaname entrò nel piccolo vano dell'ascensore e subito si ritrovo davanti la sua immagine riflessa allo specchio: la sua espressione non era delle migliori, pallida e tesa teneva le labbra serrate. Indossava un paio di jeans chiari e sotto ad una leggera giacchetta di jeans più scuro, si poteva vedere una maglietta rosa, smanicata e piuttosto aderente.


Le porte dell'ascensore si riaprirono, la ragazza si precipitò immediatamente fuori dal piccolo ascensore e dopo aver aperto il portone uscì all'aria aperta... chissà quanto ci avrebbe messo Melissa ad arrivare?


L'aria era piuttosto fresca e diverse nuvole nel cielo scuro impedivano alle stelle di fare capolino nella volta celeste. Non c'era anima viva e il silenzio le premeva sui timpani, tuttavia... non avrebbe sopportato di rimanere ancora chiusa in casa dopo quello che era successo...


-Hei!-


Per poco Kaname non si lasciò sfuggire un urlo.


-Ti ho spaventato?-


La ragazza si voltò ritrovandosi davanti una donna alta dai corti capelli neri, gli occhi viola e il fisico ben modellato.


-Melissa!-


La donna sorrise -Ho fatto presto vero?-


Kaname la fissò incredula e incapace di spiccicare parola.


-Che ne dici se entriamo e parliamo con calma?- chiese Melissa continuando a sorridere.


La ragazza si riscosse con un guizzo -Ah! Ma certo! Scusami è solo... bé non ha importanza, seguimi!- E con questo guidò la donna dentro al palazzo.



-Prego accomodati!- disse Kaname indicando a melissa il divano nel soggiorno.


-Wow! Proprio un bell'appartamento eh?- esclamò la donna guardandosi intorno.


La ragazza rise -Ma dai! Niente di speciale... Ah! Vado subito a preparare il tè!- aggiunse cominciando a dirigersi verso la cucina.


-Aspetta! Non ce né bisogno.-


Kaname si voltò sorpresa.


-Il fatto è che... purtroppo non ho molto tempo...- si scusò piano Melissa.


La ragazza sorrise suo malgrado.-La Mithril chiama?-


-Già. Ultimamente non c'è un attimo di respiro!-


Kaname tornò in soggiorno e si sedette accanto all'amica. -Bé non preoccuparti, in fondo è davvero molto tardi.-


Era ovvio, pensò la ragazza, dopotutto non poteva mica pretendere che Melissa le facesse da balia tutta la notte. Certo doveva ammettere che le sarebbe piaciuto che restasse a farle compagnia fino al mattino, fino a quando la luce non fosse tornata... ma in fondo andava bene anche così. Anche se non sarebbe restata molto, forse la presenza di una persona cara l'avrebbe comunque aiutata a sentirsi meno spaventata... meno... sola?

Kaname si rimproverò mentalmente. E' inutile continuare a fare certi pensieri deprimenti! Hai un ospite! Su con la vita!


-A-allora! Come vanno le cose?- chiese tornando a guardare Melissa e cercando di sorridere il più naturalmente possibile.


La donna la fissò in silenzio per qualche secondo -Perché non me lo chiedi?-


-Come?- domandò confusa la ragazza -Chiedere che cosa?-


Melissa sospirò e si lasciò ricadere sullo schienale del divano -Mi dispiace... credo sia anche colpa mia, in fondo non ho fatto nulla per cambiare le cose.-


-Melissa cosa...?-

-Sousuke.- disse semplicemente la donna.


Kaname provò la sensazione di essere stata appena colpita allo stomaco da un forte pugno. Lo sapeva, lo sapeva che il momento sarebbe arrivato. Da quando aveva sentito Mao al telefono sapeva di doverselo aspettare. Era ovvio che parlando con lei prima o poi quel nome sarebbe saltato fuori... non era una stupida, certo, lo aveva previsto, sì lo aveva previsto... ciò nonostante...


-S-Sousuke? Co-cosa centra ora? Perché me ne parli?-


Melissa socchiuse gli occhi con dolcezza -Non vuoi parlarne?-


-Parlarne? E di cosa? Non capisco... non c'è... non c'è nulla di cui parlare!- scattò lei nervosa.


La donna la osservò -D'accordo, forse ho sbagliato a dirtelo così... se per adesso non te la senti di parlarne va bene. In ogni caso...-


Kaname si alzò in piedi con uno scatto e si voltò dandole la schiena -Senti non so cosa tu ti sia messa in testa, in ogni caso mi dispiace deluderti, ma non c'è nulla che io abbia bisogno di dire o di ascoltare riguardo Sousuke.- Tornò a fronteggiare Melissa. -Lui è stato incaricato dalla Mithril di proteggermi per un certo periodo giusto? Ok. Lo ha fatto! E dopo tutto neanche tanto bene! Sono stata rapita, dei terroristi mi hanno frugato nel cervello e sono stata presa in ostaggio rimettendoci quasi la pelle! E poi come se non bastasse non faceva altro che cacciarsi nei guai e crearmi fastidi anche quando non ero in pericolo! Ma ora è finita! Quel periodo è terminato! Lui ha adempiuto ai suoi doveri da bravo soldato e se ne è tornato nel suo mondo da maniaco della guerra! In tutta onestà non posso che esserne felice!!-


Non ce l'aveva fatta. Tutta la rabbia, tutto il dolore... erano venuti fuori con la forza di un fiume in piena. E... oh quante bugie! Quante maledette bugie! Ma non le importava. In quel momento erano la sua unica ed ultima difesa...

Durante tutto lo sfogo la ragazza aveva continuato ad alzare sempre più la voce e inconsapevolmente, lacrime calde avevano cominciato a scenderle lungo le guance.


-Oh bambina mia...- Melissa si era alzata a sua volta e aveva abbracciato la ragazza con delicatezza.


-Lasciami... non ho bisogno di essere consolata! Sto bene!-


-Davvero?- chiese piano l'amica senza lasciarla andare.


-Sì!- urlò Kaname liberandosi dall'abbraccio e accorgendosi per la prima volta delle sue lacrime. Si asciugò il viso con la manica del giacchetto che non si era ancora tolta. Si ricompose.


-Kaname ...-


-Sto benissimo Melissa. Benissimo, non sono mai stata meglio! Finalmente non dovrò più preoccuparmi di quell'idiota. Finalmente potrò tornare alla mia vita di tutti i giorni! Una vita senza stress, senza pistole, senza bombe negli armadietti, senza preoccupazioni assurde, senza...- sentì un'improvvisa fitta al petto -Senza di lui...-


In quel momento lo realizzò come non aveva mai fatto prima. Fu come un fulmine a ciel sereno.


Lui non ci sarebbe più stato.


Non l'avrebbe più aspettata per accompagnarla a scuola. Non l'avrebbe più assillata con i suoi discorsi assurdi su tutti i percoli che si correvano anche semplicemente camminando per strada. Non sarebbe più spuntato all'improvviso da chissà dove per combinare qualche pasticcio. Non l'avrebbe più messa nei guai con i suoi piani inverosimili. Non l'avrebbe più pedinata ogni sacrosanto minuto della giornata. Non l'avrebbe più protetta. Non le avrebbe più parlato. Non le avrebbe più detto: ”Nessun problema!”


-Senza Sousuke ...- sussurrò la ragazza, poi le gambe le cedettero e crollò in ginocchio scossa dai singhiozzi.


Melissa le fu subito accanto e l'abbracciò con forza. -Shhhhh... è tutto a posto. Andrà tutto bene. Risolveremo ogni cosa.-


-Non... non mi ha nemmeno salutata!-


-Sono certa che avrà avuto un ottimo motivo per non farlo...-


-Sicuro! Infatti io per lui ero soltanto un peso!- urlò Kaname piangendo con più forza.


-Non dire sciocchezze!- la rimproverò gentilmente la donna -E' vero che è uno stupido, ma ti assicuro che una cosa del genere non la penserebbe mai!-


-Come fai a dirlo?! Lui...-


Melissa bloccò la sua frase a metà scostandola leggermente da se -Ascolta Kaname. Lo so che forse ora ti sembrerà difficile da credere, ma ti posso giurare su quello che vuoi che tu per lui non eri affatto un peso.- le spostò una ciocca di capelli blu dalla guancia umida. -Sousuke ti vuole bene. E per quanto faccia fatica ad ammetterlo persino con se stesso, una volta tanto è qualcosa contro cui non può combattere!-


Kaname abbozzò un sorriso -Forse...-


Melissa annuì ridendo -Bene. Così va meglio! Allora... dicevi che ci sarebbe del tè?-


La ragazza che stava facendo del suo meglio per ricomporsi, la guardò stupita -Ma non avevi detto...-


-Ah bé, in fondo non ho tutta questa fretta!- disse allegra la donna agitando una mano di fronte alla faccia -E poi... mi vergogno un po' ad ammetterlo, ma devo confessarti che la mia visita non è proprio una semplice visita... c'è qualcosa di cui dovrei parlarti...- ora sembrava leggermente imbarazzata.


Kaname rimase in silenzio per qualche secondo poi disse piano -Lo immaginavo... voglio dire, venire fin qui a tarda notte e poi... sei venuta con un AS non è così? In nessun altro modo saresti arrivata così in fretta.- la sua voce aveva mantenuto un tono calmo, ma conteneva un'aspra punta di sarcasmo decisamente malcelata.


Melissa se ne accorse e senza troppi sforzi ne intuiva il perché -Ehm già... senti ti assicuro che non è davvero niente...- cercò di prevenire la donna, inutilmente.


-Che cosa vogliono ancora?-

-Bé...- temporeggiò il giovane sergente maggiore -Perché prima non ci prendiamo un tè?-

-Il tè può aspettare- disse la ragazza scattando in piedi -Voglio sapere tutto e subito. Sono stufa di essere presa in giro!-

Melissa lasciò andare un sospiro -D'accordo, forse è meglio così... ma almeno... sediamoci sul divano- alzò lo sguardo verso l'amica -Ti va?-

Kaname non rispose, ma entrambe si diressero verso il piccolo divano e presero posto una di fianco all'altra, un po' staccate, in modo da potersi guardare in faccia durante la spiegazione.

-Dunque...- esordì Melissa.

In alto, nel cielo buio al di fuori della finestra, così lontano che chiunque avesse guardato in quella direzione avrebbe visto solamente un puntino, c’era qualcuno, o meglio qualcosa, che aveva osservato tutta la scena.


Quando le due donne si sedettero sul divano, decise che i dati raccolti potevano essere sufficienti per quel giorno. La creatura, se così si può chiamare, alzò lo sguardo verso la luna, ma la luce di quest’ultima non poteva riflettersi, nelle vuote cavità metalliche, che la fissavano al posto degli occhi. Quando quella Creatura era stata creata le avevano detto che erano sensori, e in effetti attraverso di essi poteva analizzare la composizione di ogni cosa che incontrava sul suo cammino. Più dati raccoglieva più i sui padroni erano contenti e più alto era il rispetto e i privilegi a lei concessi…ma era pur sempre prigioniera. Però questo alla Creatura non importava, non le era stato insegnato il significato delle parole prigionia e libertà, quindi dato che non c’è motivo di desiderare quello che non si conosce, lei non se ne preoccupava. Il suo unico scopo era quello di portare più informazioni possibili e di ogni genere ai padroni. Quella volta però, le avevano chiesto di trovare qualcosa in particolare…una ragazza. Non conosceva i progetti dei padroni, ma sapeva di doverla studiare attentamente in ogni suo aspetto. L’aveva cercata per ben tre giorni e finalmente oggi l’aveva trovata, proprio di fronte a quel palazzo. Sì, i padroni sarebbero stati contenti e per la Creatura non esisteva gratificazione più grande, finalmente aveva trovato l’oggetto delle sue ricerche. Una ragazza, una giovane donna di 17 anni, fisico atletico e in salute, lunghi capelli blu, grandi occhi castani. Qual'era il suo nome? Ah sì, certo, la Creatura aprì la bocca (sì ne aveva una, proprio sotto ai due sensori esterni) in un, se così si può chiamare, sorriso tirato. Lei non dimenticava mai niente, lei no falliva mai. Emise un suono acuto, metallico, quasi indecifrabile, ma se qualcuno si fosse trovato solo a pochi centimetri dalla Creatura, avrebbe potuto distinguere chiaramente due distinte parole. Un nome, il mantenimento di una promessa sbagliata, il compiersi di una profezia, l’inizio di una storia, il preludio di un gioco rischioso, la scelta di un destino, un nome…-Kaname Chidori-, ripeté soddisfatta la Creatura.



Wow, il primo capitolo è terminato! Roba da non crederci eh? In effetti conoscendomi non ci credo nemmeno io!XD A parte gli scherzi spero che, siccome siete riusciti ad arrivare fin qui, riusciate a trovare il coraggio di leggere anche i futuri capitoli, di cui, per mio personale diletto (che svela tutta la mia sadica personalità) per ora non vi svelerò assolutamente nulla! ;) Bè se vi va di lasciare anche solo un piccolo commento (suggerimenti e critiche comprese ovviamente!) mi fareste davvero molto mooooolto felice!!!


P.S. Questa volta il pezzo di testo musicale (ripeto preso non a scopo di lucro) che vedete all’inizio appartiene a quegli unici, mitici, fantastici, inimitabili e strafighi dei Green Day!! La canzone in questione è “Why do you want him? (“Perché vuoi lui?”) tratta dal loro primo CD “1,039 smoothed out slappy hours”!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2-Non ancora il momento ***


2-NON ANCORA IL MOMENTO







-Merda!-

Sousuke si sedette al tavolo imprecando ad alta voce.

-Ola! Da quand'è che usi certe parole vecchio mio?- lo salutò Kurz squadrandolo divertito.

-Da quando qualcuno non si fa i fatti suoi!- sbottò l'altro irritato.

I due erano seduti ad uno dei tavoli della mensa del De Daanan. Era quasi mezza notte e la sala che cominciava a riempirsi, veniva attualmente utilizzata come bar e punto di ritrovo per chiacchierare e magari fumarsi clandestinamente una sigaretta. Molti dei compagni seduti a loro tavolo si erano voltati ad osservare la scena incuriositi. Se c'èra una cosa della quale tutti erano più che convinti, era dell'impossibilità che il sergente Sousuke Sagara tradisse la sua rinomata indole taciturna e bilanciata. Le cose si facevano interessanti.

-Hei! Ma si può sapere che diavolo ti prende?!- esclamò il biondo a metà tra l'incredulo e l'offeso.

-Nulla.- rispose Sousuke evitando di guardarlo in faccia e afferrando uno dei bicchieri di plastica vuoti disposti sulla tavola, per poi riposarlo con stizza poco più in là.

-Certo come no!- lo riprese l'amico.

-Lascialo perdere Weber! E' da più di tre settimane che è di cattivo umore, probabilmente se continui ad insistere finirai per essere morsicato!- intervenne serio il sergente Clouzot.

L'intero tavolo scoppiò a ridere all'affermazione dell'uomo.

-Kurz sei stato avvertito!- aggiunse un soldato alzando in aria il suo bicchiere.

-Tsk!- commentò superiore il tedesco -Qui nessuno prende le cose seriamente!-

-E saresti tu quello serio?- gli urlò una donna dai i lunghi capelli ramati raccolti in una coda, aveva un sorriso beffardo stampato sul grazioso visino ricoperto da lentiggini.

-Marsha tesoro! Vuoi forse che provi con te la mia serietà?-

-Preferisco testare la serietà di un palo, piuttosto che la tua Weber!- rispose pronta la donna.

Un'altra fragorosa risata percorse il tavolo.

-Tsk!- ripeté indignato Kurz -Voi non capirete mai quanto valgo!-

-Stiamo bene anche senza capirlo!- ribatté una ragazza dai corti capelli biondo cenere.

Altra risata generale.

Il tedesco ignorò la cosa e si voltò nuovamente verso Sousuke il quale, neanche a dirlo, per tutto il tempo non aveva cambiato minimamente espressione.

-Allora vecchio mio, vuoi deciderti a parlare si o no?-

-Coraggio Sagara!- si intromise il sergente Yan. -Ai tuoi compagni puoi dire tutto!-

Sousuke sospirò rassegnato -Ho ricevuto un comunicato che avvertiva che i pezzi di ricambio per il mio armamento sono stati smarriti e sono stato costretto a rifare l'ordine. In questo modo un sacco di tempo è andato sprecato.- disse semplicemente continuando a fissare il tavolo.

Sul tavolo calò un silenzio di tomba. Tutti fissavano il giovane sergente e tutti avevano in mente una sola frase “Per quello?”

-Qualcuno mi svegli per favore!- esclamò Kurz alzandosi in piedi e fingendo uno svenimento.

Tutti gli astanti scoppiarono a ridere. Tutti tranne Sousuke ovviamente, che rimase per l'ennesima volta impassibile.

-Andiamo ragazzo!- intervenne per la seconda volta il sergente Clouzot -Vuoi forse che ce la beviamo? Sappiamo tutti che non sei il tipo da farti venire il nervoso per cose del genere! E poi io non sto mica parlando solo di oggi, è da quasi un mese che scatti per un non nulla! Sputa il rospo!-

Il giovane mercenario deglutì nervoso, ma la sua espressione non cambiò di una virgola -Vi ho già spiegato come si sono svolti i fatti!- rispose con voce atona.

-Eddai Sousuke!- esclamò quasi esasperato Kurz.

-Sei proprio sicuro che non ci sia nient'altro?- aggiunse il sergente Yan.

-Nulla.- tagliò corto l'interessato riprendendo in mano il suo bicchiere.

-Hai paura di parlare?- lo punzecchiò l'altro.

-Negativo.-

A questo punto si sarebbe potuto chiudere il discorso, se non che Kurz decise di uscirsene con un'ultima e precisa battuta.

-Avanti ragazzi! Lo sapete, il nostro Sousuke non ha paura di niente e di nessuno!- un ghigno beffardo gli si dipinse sul volto, chissà se avrebbe funzionato? -A parte di Kaname ovviamente!-

Sousuke congelò e il bicchiere vuoto gli cadde di mano finendo sotto al tavolo.

Bingo! Pensò trionfante Kurz.

Il giovane sergente si voltò finalmente a guardarlo -Io non...- sussurrò teso.

-Guarda, guarda... di un po' Sousuke...- riprese il biondo in un tono che fosse ben udibile a tutti -Non è che per caso il tuo “Nulla” ha grandi occhi castani, lunghi capelli blu e un nome che inizia per Ka e finisce per Name?- ora il ghigno di Kurz andava da un orecchio all'altro.

-Uh...- fu tutto quello che l'altro riuscì a commentare.

Dalla tavola si alzarono una serie di fischi ed esclamazioni della più vasta gamma.

-Allora è così Sousuke?-

-Ti abbiamo rivalutato!-

-Ci scommettevo!- urlò la ragazza dai corti capelli biondi.

-Finalmente è giunto nel mondo umano!- rise il sergente Yan.

-Bé con una sventola come quella anch'io ci avrei fatto un pensierino!- esclamò un uomo dai ricci capelli neri e la corporatura robusta.

-Quante volte te la sei portata a letto?- aggiunse entusiasta un soldato più giovane.

-Non essere volgare!- lo rimproverò la donna di nome Marsha -Comunque è una cosa davvero dolce!-

-Avresti dovuto dirlo subito ragazzo!- esclamò ridendo gaiamente il sergente Clouzot poi si avvicinò a Sousuke e gli tirò una potente manata sulla spalla.

Per poco il giovane mercenario non si spiaccicò sulla dura superficie metallica del tavolo, ma per la seconda volta tutto quello che riuscì a dire fu un semplice e distinto -Uh...-

-Ok, ok ragazzi, basta così!- intervenne finalmente Kurz agitando vistosamente una mano per ottenere l'attenzione dei compagni ormai in completo ludibrio. -Tutti noi possiamo facilmente indovinare come il nostro caro sergente “io penso solo ad eseguire gli ordini” tenga in mooolto particolare ad Angel...-

SBAM!

Tutti si voltarono nella direzione da cui era provenuto il rumore.

Sousuke dopo aver tirato un forte pugno al tavolo si era alzato e ora si stava dirigendo in silenzio verso l'uscita della mensa.

-Sousuke! Hei!- lo chiamò il tedesco colto alla sprovvista dalla sua reazione -Dove diavolo stai andando? Sousuke!-

Kurz stava accingendosi a seguirlo per dirgliene quattro quando una voce lo bloccò -Lascialo andare...-

Il biondo si voltò sorpreso -Sorellina! Che ci fai qui? Sei già tornata?-

-Ti dispiace forse?- il sergente maggiore Melissa Mao lo colpì con forza al centro della schiena facendolo cadere a terra.

Parecchi soldati risero.

-Accidenti sorellina sei forse impazzita?! Sta volta non ho fatto nulla!- si lamentò Kurz mentre si rimetteva in piedi dolorante.

-Sempre meglio prevenire.- commentò asciutta la donna mentre prendeva posto al tavolo e rispondeva ai vari saluti.

-Tsk!- commentò il biondo fingendosi indignato.

-Mocciosi...- sussurrò Melissa rivolgendosi ai compagni che sorrisero comprensivi.

-Un corno!- sbottò Kurz -Tanto per cominciare sei tu quella che è sparita all'improvviso ore fa! Si può sapere dove sei andata a cacciarti? E poi perché diavolo mi hai fermato prima?!-

-Seduto Weber!- tagliò corto Melissa -Non è il momento!-





Sousuke aprì la porta della sua stanza ed entrò.

Finalmente un po' di pace, pensò mentre si sedeva sul bordo cigolante del suo letto. Si piegò in avanti e nascose il viso tra le mani.

Era stanco. Terribilmente stanco.

Per quello aveva reagito a quel modo? Si chiese mentre riportava alla mente gli avvenimenti di pochi attimi prima.

Forse... ma non solo.

Come gli avevano fatto notare i suoi compagni, erano settimane che andava avanti con i nervi a fior di pelle e inoltre... odiava ammetterlo, ma per una volta Kurz aveva dannatamente ragione.

Giorno dopo giorno aveva cercato di non pensarci, aveva cercato di allontanare da se quelle sensazioni, aveva cercato di non vedere la verità... di evitarla, di nasconderla perché lo spaventava.

Aveva cercato di nascondersi da se stesso, da se stesso e... da Lei...

E poi... oggi quella frase. Era stato come essere colpito da una pallottola impazzita.

-Tutti noi possiamo facilmente indovinare come il nostro caro sergente “io penso solo ad eseguire gli ordini” tenga in mooolto particolare ad Angel...-

Tenga in mooolto particolare ad Angel..

Il nostro caro sergente “io penso solo ad eseguire gli ordini”

Sousuke tirò un calcio alla gamba del letto producendo sordo rumore metallico -Maledizione!- sussurrò stringendo i pugni.

Era così. Era esattamente così!

Anche se non aveva voluto ammetterlo nemmeno a se stesso, da tempo ormai, per lui Kaname Chidori non era più soltanto una missione... eppure quando gli avevano ordinato di abbandonarla... lo aveva fatto senza opporre la minima resistenza!

L'aveva abbandonata...

E lo aveva fatto per la seconda volta.

La cosa che più lo distruggeva, era che non aveva neppure trovato il coraggio per affrontarla, per dirle in faccia che se ne stava andando, che la lasciava per sempre... per dirle che un idiota come lui era capace soltanto di eseguire gli ordini e nient'altro!

Mercenario qualificato, membro della squadra speciale della Mithril, uno dei migliori piloti di AS in circolazione... sì lui era questo, lui era uno Specialista! Un dannato specialista porca puttana!

E non aveva avuto nemmeno le palle per dire addio a Lei...

Tornò a nascondere il viso tra le mani.

Ormai non l'avrebbe più rivista. Mai più.

-Kaname...-

Il suo sussurro nel buio della stanza, suonò come una preghiera.





La Creatura sorvolò un alto albero di castagno e dopo un volo radente alle cime degli alberi, si tuffò a capofitto nella boscaglia.


Aveva impiegato soltanto una mezza giornata per rientrare alla base, un vero record inconfronto al viaggio d'andata che era durato ben tre giorni, bè dopotutto all'andata...aveva avuto molto da fare, si disse tra se e se, come a voler giustificare quell'uscita insolitamente lunga.


La Creatura volò rapida e silenziosa nel sottobosco, evitando con agilità tronchi e cespugli e mettendo in fuga una gran quantità di piccoli animali, che venivano a trovarsi improvvisamente a pochi centimetri al disotto della sua rotta aerea. Piano piano i tronchi davanti a lei si fecero sempre più radi poi, finalmente, gli alberi scomparvero del tutto ed essa si ritrovò all'improvviso in un'ampia radura. Grosse e cupe nubi ricoprivano il largo spiazzo erboso... probabilmente tra poco sarebbe incominciato a piovere.


La Creatura non perse tempo (se c'era una cosa che detestava, quella era la pioggia) e si mise a descrivere ampi cerchi al disopra della radura, lanciando contemporaneamente e a ripetizione il suo acuto e metallico richiamo.


Fortunatamente la risposta non si fece attendere, infatti al centro della radura, proprio sotto di lei, si materializzò dal nulla una piccola casupola dal tetto rosso e dalle pareti tinte di un rosa ormai pallido e scrostato. La Creatura si lanciò in picchiata e con un elegante scarto d'ali si fermò esattamente davanti alla porta della piccola casa. Una porta che però, a guardar bene, stonava completamente con l'aspetto palesemente malandato dell'intera casa. Difatti la stretta porta della casupola, che sarebbe stato ragionevole immaginare come qualcosa di arrugginito e consunto dai tarli, si presentava invece come una lucida e solida porta, del tutto sprovvista di maniglie, di scuro e altrettanto impenetrabile acciaio.


La Creatura ripeté ancora una volta il suo caratteristico richiamo e la porta davanti a lei si aprì con uno scatto silenzioso, lasciandola libera di entrare.

L'interno era buio e completamente sgombro, le quattro pareti interne, così piccole e vicine tra loro, non avevano niente a che vedere con quelle che si potevano ammirare dal di fuori, ma anzi erano composte dello stesso materiale scuro e resistente con cui era stata fabbricata la porta di entrata. All'improvviso, sulla parete alla sinistra della creatura, si accese una piccola spia rossa e subito dopo, nel pavimento perfettamente liscio e compatto, si aprì un varco. Esso aveva medie dimensioni (vi ci si sarebbe potuta calare solamente una persona dalla costituzione molto esile) ed era di forma circolare. Il rumore di un tuono riempì per un attimo l'aria, era il chiaro segnale dell'inizio di un violento temporale. La Creatura si buttò nel varco senza indugiare.


L'essere dal richiamo metallico si ritrovò così a percorrere un lungo e stretto tunnel dalle pareti fredde e lisce che scendeva in verticale. Il tunnel risucchiava la Creatura, le sue ali non avevano ne la possibilità ne il bisogno di muoversi e, aderenti al corpo, rimanevano immobili.


Data l'alta velocità e la totale assenza di ostacoli, la discesa durò solo pochi secondi, che tuttavia bastarono a renderla ancora più nervosa e impaziente di raggiungere la meta. Quando la Creatura arrivò finalmente alla fine del tunnel, le sembrò quasi di non essersi mossa, ma dentro di se era pienamente cosciente di trovarsi ormai, molto al disotto del livello del mare.

Intorno all'essere si apriva ora una grande sala illuminata da luci artificiali, il pavimento ricoperto da larghe piastrelle d'acciaio rifletteva, anche se in modo molto distorto, l'ingombrante fascio di tubi che correva lungo l'intero soffitto: cavi che trasportavano energia, luce, aria... in pratica tutto ciò che serviva a una ben organizzata base sotterranea. La sala era spaziosa e funzionale, ma ciò non deve far credere che fosse vuota, anzi, appena arrivata la Creatura si era ritrovata in mezzo a parecchie persone, che si affrettavano in un meticoloso e cadenzato via vai, da un capo all'altro della sala. Uomini e donne, tutti quanti con indosso una divisa color grigio antracite, camminavano spediti e in silenzio, oppure scambiandosi informazioni e alcuni commenti spicci. Essi si dirigevano da una parte o dall'altra della sala e poco dopo sparivano come inghiottiti, in uno dei tanti corridoi che si aprivano su quella stanza.


Gli esseri umani... creature stupide e inconsapevoli, pensò con sommo disgusto la Creatura. Nemmeno uno di loro possedeva la metà delle sue conoscenze o della sua forza, ma nonostante ciò erano tutti così pieni del loro io egoistico e presuntuoso da dare per scontate cose che invece non erano tali e da non preoccuparsi minimamente di pensare a ciò che li circondava o alle verità che avrebbero potuto sopraffarli da un momento all'altro... indubbiamente gli esseri umani erano creature inferiori. Ma fortunatamente, pensò piena d'orgoglio la Creatura, non tutti erano così! Certo, in tutta quella massa indistinta, esistevano esseri umani di grado superiore, pienamente consapevoli delle loro possibilità. Esseri umani in grado di ergersi al di sopra del grande disegno, in grado di dare forma e consistenza a verità che per gli altri non erano altro che l'eco indistinto di una supposizione, in grado di plasmare i destini del mondo servendosi di creazioni che agli altri apparivano solo come i filamenti sfuggenti di un sogno... sì esistevano, e certamente uno di loro, era il suo creatore e padrone.


Mentre pensava a tutto ciò, la Creatura aveva imboccato uno dei tanti corridoi della sala e ora, dopo aver superato un lungo e complicato labirinto di stanze e cunicoli, si trovava finalmente davanti alla porta, al di là della quale, si trovava la parte riservata solamente al padrone e ai suoi più stretti collaboratori.


-Eccoti finalmente!- disse una voce, appena la Creatura fu entrata nella stanza -Cominciavo a temere che ti avessero scoperta... sai che detesto i ritardi!-.


Un uomo dai lunghi capelli neri e dalla corporatura robusta venne in contro all'essere dal richiamo metallico, il suo viso, su cui spiccavano due bellissimi occhi verde smeraldo, era rilassato e quasi assente, ma la sua voce tradiva egualmente una leggera irritazione, non gli si sarebbero potuti dare più di trent'anni.


La Creatura andò a posarsi sul braccio che l'uomo gli porgeva e subito chinò il capo mortificata.


-Sophie... quest'que tu fait?- domandò l'uomo assumendo un tono molto più dolce -Ti aspettavo con ansia lo sai?-


Sophie annuì piegando lievemente il collo. Aveva deluso il padrone? Eppure aveva cercato di fare il più in fretta possibile! L'uomo dagli occhi verdi la fissò ancora per un momento poi sorrise e disse


-Non devi essere triste Sophie, non sono in collera con tè. Io mi fido di te... su dimmi Sophie, le hai portate? Le hai prese? Hai con te le informazioni che ti ho chiesto?-


La Creatura sollevò di scatto la testa, forse poteva ancora rimediare.


Il padrone sorrise nuovamente -Bene, allora non ho fatto male a fidarmi. Vedi Sophie? Non hai nulla da temere-. Appena pronunciate queste parole l'uomo, sempre reggendo Sophie su di un braccio, si avvicino allo schermo gigante che occupava l'intera parete destra della stanza.


-Avanti!- disse, mentre negli occhi di quel verde stupefacente, si andava formando una luce folle -Mostramela, mostrami lei!- e Sophie obbedì.













Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3-Questo significa... ***


3-QUESTO SIGNIFICA...







Si udirono tre colpi secchi.

-Avanti.- rispose un'educata voce femminile.

La porta si aprì con uno scatto e il Maggiore Kalinin entrò nell'ufficio a passo deciso.

-Salve Maggiore!- gli diede il benvenuto una graziosa ragazza dai lunghi capelli argentei raccolti in una treccia.

-Le porgo i miei saluti Colonnello.-

Theletha Testarossa sedeva con aria stanca dietro alla sua elegante scrivania di mogano. Davanti a lei erano accumulati parecchi documenti e fogli in disordine e tra le mani stringeva una tazza di caffè fumante. Fece segno all'uomo di accomodarsi.

-La ringrazio Colonnello, ma le ruberò soltanto pochi minuti.- disse l'uomo rifiutando educatamente.

-Come preferisce- sorrise lei con gentilezza -Allora Maggiore Kalinin, c'è qualcosa che deve comunicarmi? Ci sono novità?-

Il militare annuì -Pochi attimi fa ci è giunto un comunicato dal reparto di spionaggio.- fece una pausa.

Il giovane colonnello posò la tazza sulla scrivania e fissò con evidente ansia il sottoposto.

-Purtroppo è esattamente come temevamo.-

Tessa sentì il cuore mancare un battito, tuttavia mantenne la calma. -Ne è proprio certo?-

-Assolutamente.- rispose serio l'uomo.

La ragazza chiuse gli occhi e lasciò andare un pesante sospiro -Capisco...-

-E' tutto a posto Colonnello?- chiese il Maggiore facendo un passo in avanti.

-Oh! Ma certo Maggiore!- si riscosse la giovane tornando a sorridere -Mi scuso per averla fatta preoccupare.-

-Non ce né alcun bisogno.- ribatté quieto lui.

Theletha tirò dentro di sé un sospiro di sollievo. Per fortuna!

Si era quasi scoperta.

-Bé- riprese lei -Se questi sono i fatti non ci resta che agire come prestabilito...- serrò le mani intorno alla sua tazza. Non aveva altra scelta.

-Maggiore! Dia pure il via alle operazioni!-

-Agli ordini Colonnello!-

-Bene. Può andare, la ringrazio.-

Il Maggiore Kalinin era già alla porta quando la ragazza lo richiamò. -Un'ultima cosa...-

-Dica pure.- rispose l'uomo tornando indietro.

-Ciò che... ciò che ha detto quella donna...-

-Donna Colonnello?- chiese il sottoposto non capendo a chi si riferisse il Comandante.

-Sì... intendo... la prigioniera che è stata portata qui due settimane fa...-

Un lampo di comprensione attraversò lo sguardo dell'uomo. -Ha parlato con lei Colonnello?-

La ragazza esitò, poi annuì.

-Le ha detto qualcosa che l'ha turbata?-

Lei annuì istintivamente una seconda volta. Ma si pentì immediatamente di averlo fatto.

E se le avesse domandato cosa l'aveva turbata? Se lo avesse fatto?

Come dovrei comportarmi?

-Capisco...- disse il Maggiore. Tessa trattenne il respiro.

-Ma non dovrebbe dare peso alle parole di quella donna.-

Il giovane colonnello si rilassò. Fortunatamente il Maggiore Kalinin era una persona riservata e di una squisita sensibilità.

-Come avrà certamente avuto modo di constatare- riprese lui -E' completamente instabile e la sua mente è gravemente malata...-

Tessa annuì -Sì Maggiore... nonostante il nostro trattamento di riserbo quella donna si trova in condizioni pessime...-

Ciò nonostante...

-La ringrazio Maggiore- disse la ragazza troncando il pensiero sul nascere e mettendo contemporaneamente fine alla conversazione. -Ora può davvero andare.-

Kalinin annuì -Come desidera Colonnello.- e senza porre ulteriori domande si diresse verso l'uscita dell'ufficio.

Tessa sprofondò nella sua poltrona di pelle.

Per un soffio... Doveva fare più attenzione!

Una voce le rimbombò nella testa.

-Tornerai a trovarmi principessina! Lo so che tornerai!-

Il giovane comandante scacciò un brivido.

Ricordava perfettamente quel giorno.

Il giorno in cui aveva incontrato quello donna.





Stava camminando in uno dei corridoi del settore F del De Danaan. Era attesa ad una riunione di routine per discutere delle condizioni e dei bisogni del sottomarino ed era leggermente in ritardo. Durante il tragitto aveva preferito però evitare di correre... poiché era perfettamente consapevole di quali livelli potesse raggiungere la sua goffaggine. Meglio non rischiare di allungare ulteriormente, la sua già lunga lista di brutte figure.

Tuttavia, nonostante tutte le sue precauzioni, ad un certo punto chissà come, l'orlo della sua gonna si era impigliato tra due tubi che scorrevano rasenti al muro e lei si era ritrovata seduta per terra in men che non si dica. Piuttosto scocciata ed imbarazzata, contenta che nessuno l'avesse vista, si era rimessa in piedi e aveva cominciato a raccogliere i fogli che gli erano volati di mano durante la caduta e che si erano sparpagliati tutt'intorno.

Quando aveva praticamente finito di riordinarli, aveva notato con la coda dell'occhio, che uno di essi era volato in fondo ad una corta scala sul lato destro del corridoio, di fronte ad una porta chiusa. Muovendosi con cautela aveva sceso i gradini e si era chinata a raccoglierlo.

Una risata le era giunta alle orecchie attraverso la solida porta di metallo.

Tessa era trasalita e aveva fissato sorpresa la porta davanti a se. Chi mai...?

-Entra! Entra!- aveva esordito una voce prendendo il posto della risata.

Senza pensarci la ragazza aveva aperto la porta ed era entrata Ora si chiedeva come avesse fatto ad essere così incosciente. Ma... dopotutto si trattava del suo sottomarino!

Theletha si era ritrovata in una piccola stanza illuminata, così come per il resto del sottomarino, da luci al neon. L'ambiente era completamente spoglio, a parte... in fondo alla stanza c'era un letto e su di esso stava seduta una persona.

Il giovane Colonnello aveva osservato la figura con parziale sconcerto. Aveva lunghi capelli neri, una corporatura esile e indossava una sottile camiciola bianca. Una donna, si era detta automaticamente. Lo sguardo le era sceso sulle braccia nude, erano coperte di lividi bluastri e i polsi erano costretti in un paio di manette a loro volta ancorate alla spalliera del letto per mezzo di una corta e robusta catena. Ma ciò che più l'aveva sconvolta, era stato il suo viso. Le guance erano pallide e leggermente incavate, sotto agli occhi aveva occhiaie profonde e poi... quegli occhi! Mio dio! Le pupille erano del colore dell'ambra, ma la loro bellezza era completamente stravolta da rosse venature sanguigne e da un'espressione di completo delirio.

Quella donna la stava fissando.

-Buongiorno principessina!- le aveva detto con un sorriso compiaciuto.

Tessa era rimasta immobile.

-Buongiorno...- aveva risposto piano -Posso sapere chi è lei? Nessuno mi ha detto nulla riguardo...-

-Nulla?- l'aveva interrotta l'altra allargando maggiormente il sorriso che ora assomigliava più ad un ghigno -Eppure sono una tua prigioniera... Ah! Ma certo! Probabilmente i tuoi fedeli amichetti non volevano rischiare di turbare il tuo cuoricino innocente parlandoti di me! Dicono che sono pazza sai? Che idioti! Quelli non capiranno mai nulla! Mai!! In ogni caso... loro pensano che sia un argomento troppo “sporco” per te... per la loro adorata principessina!-

-Che... che sta dicendo? Come si permette?!-

La donna si era messa a ridere. -Oh, chiedo perdono principessina! Forse sono stata troppo irriguardosa!-

Il giovane Colonnello aveva pestato un piede -La smetta di chiamarmi in quel modo!

L'altra l'aveva guardata con stupore -E Perché dovrei?-

-Chi è lei?!- aveva domandato nuovamente Tessa ignorandola. Le cose avevano cominciato a prendere una piega che non le piaceva.

-Vuoi un nome? Mmh... me l'hanno chiesto anche i tuoi amichetti sai? Ma io gli ho risposto che potevano anche fottersi!-

-Basta così!- era scattata lei – Se non ha intenzione di comportarsi in maniera adeguata...-

La donna aveva riso nuovamente interrompendola. -Adeguata? Adeguata dici? E dimmi principessina, quale sarebbe la maniera adeguata?-

-Lei ha bisogno di aiuto...- aveva sussurrato gelida Theletha.

La risata si era fatta più forte e sguaiata.

-Aiuto! Aiuto dici! La principessina pensa che io abbia bisogno d'aiuto! E saresti tu quella in grado di aiutarmi?-

-Sì! Se lei me lo permetterà!-

La donna dai capelli corvini aveva smesso di ridere -Mi stai facendo divertire sai? Bé dopotutto io sono una persona educata... allora... ricambierò il favore!- così dicendo si era allungata verso Tessa e l'aveva afferrata per un braccio.

-Mi lasci!- aveva urlato lei.

-Calmati principessina!- le aveva detto l'altra senza lasciarla andare -Voglio solo svelarti un piccolo segreto...-

Proprio in quel momento la ragazza era scivolata ed era caduta pesantemente a terra. La donna aveva colto al volo l'occasione e, sempre tenendole il braccio, si era chinata oltre bordo del letto fino a che le sue labbra non si erano trovate a pochi centimetri dall'orecchio di Tessa.

-Non so se per te sarà piacevole principessina... Tutto avverrà in questa battaglia.- le aveva sussurrato in un soffio.

Il giovane Colonnello si era sentita congelare e aveva smesso di agitarsi. -Come?- aveva balbettato confusa.

-Lei tornerà...-

-Lei?-

La donna si era ritratta e l'aveva lasciata ridendo sguaiatamente -Buona fortuna principessina!- poi aveva cominciato a tirare violente testate contro la spalliera del letto.

-Che cosa fa?! Mio dio la smetta! Finirà per ammazzarsi!- aveva urlato lei paralizzata dal panico e nella confusione più totale. -La smetta per carità! Si fermi!-

Incredibilmente la donna le aveva dato retta.

-Stia calma, ora vado a chiamare un dottore!- aveva quindi detto lei con le mani in preda ad un tremore convulso.

-No!- aveva urlato l'altra e con un guizzo le si era avvinghiata al braccio per la seconda volta. -Non ho bisogno di un dottore!-

La bava alla bocca, il sangue che le colava lungo la tempia, suoi occhi folli... Tessa non aveva resistito.

Con uno strattone si era liberata dalla sua presa ed era fuggita.

Mentre risaliva di corsa le scale inciampando più volte, aveva udito un'ultima volta la voce alterata della donna che la chiamava.

-Tornerai a trovarmi principessina! Lo so che tornerai!-





Theletha Testarossa serrò una mano intorno alla sua treccia.

Successivamente aveva avvertito sbrigativamente un medico e si era recata alla riunione come se niente fosse successo.

Purtroppo al Vice Comandante Mardukas non era passato inosservato ne il suo ritardo, ne il suo strano nervosismo e così, per non rischiare di essere scoperta, gli aveva infine raccontato di aver udito le urla di una donna provenire da una porta chiusa nel settore F. Non le piaceva mentire a Mardukas, in fondo per lei era sempre stato un po' come un padre, ma in quel caso...

Il Vice Comandante le era sembrato piuttosto nervoso.

-Ah si. Si capisco...- aveva detto prendendola da parte -Mi perdoni Colonnello se non l'ho avvertita. Ma può stare tranquilla, si tratta solamente di una donna che abbiamo recuperato durante l'ultima missione in Vietnam. Era stata rinchiusa nella base dei trafficanti, l'abbiamo trovata in una cella nei sotterranei. Parlava da sola e farneticava... purtroppo non sappiamo se ciò sia dovuto al trattamento dei suoi aguzzini oppure se fosse già in quelle condizioni da prima... in ogni caso è una persona gravemente malata... i nostri medici si stanno prendendo cura di lei, ma purtroppo non siamo riusciti a farci dare alcuna informazione che ci possa essere d'aiuto...-

E questo era tutto ciò che era riuscita ad ottenere.

Tessa svuotò la tazza di caffè con un ultima breve sorsata.

Ma ad essere onesti, si disse, la cosa che la tormentava non erano le precarie condizioni di quella donna... ma piuttosto le parole che le aveva rivolto quel giorno.

Più cercava di convincersi che si trattava solamente dei deliri di una pazza, più esse facevano presa dentro di lei.

-Non so se per te sarà piacevole principessina... Tutto avverrà in questa battaglia.-

Già, la tremenda battaglia che si stavano preparando a combattere.

-Lei tornerà...-

Lei... Tessa aveva pensato molto a chi quel “Lei” potesse riferirsi.

E alla fine, anche non volendolo ammettere, la risposta restava inequivocabilmente una sola.

Ormai ne era certa.

Ma pensandoci bene... come avrebbe fatto a tornare? Ormai... ormai non aveva più alcun motivo per farlo.

Invece ti sbagli! Le urlava una voce nella testa.

Avrebbe voluto zittirla, ma tanto sapeva che aveva ragione.

Il motivo c'era.

Theletha lo sapeva anche troppo bene.

Lo sapeva, perché era esattamente lo stesso motivo, per cui non voleva che Lei tornasse...





Sotto alle coperte Kaname si strinse al petto il suo peluche preferito.

Guardò l'orologio posato sul suo comodino: l'una e mezza...

Melissa se ne era andata ormai da più di un'ora, ma lei non riusciva ancora a prendere sonno.

Si rigirò per l'ennesima volta nel letto e finalmente decise di alzarsi. Era inutile sperare di prendere sonno quella notte.

Con un fastidioso mal di testa che le martellava le tempie, si diresse lentamente in cucina e si versò un bicchiere d'acqua fresca.

-La scelta spetta solo a te.-

L'ultima frase di Melissa le attraversò la mente per la milionesima volta.

Mise a posto il bicchiere e afferrò con entrambe le mani il bordo freddo del lavandino.

Cosa doveva fare?

In quel momento si trovò a rivivere tutta la conversazione che si era svolta tra lei e il Sergente Maggiore Melissa Mao.





-Non è un discorso facile Kaname...-

-Non mi importa, ti dirò se è stato difficile quando avrai finito.-

-...Come desideri.-

La donna si era passata una mano tra i capelli e aveva cominciato -Due settimane fa è stata inviata una missione in Vietnam... di quella missione facevo parte anch'io.-

-Anche Sousuke?- aveva chiesto lei senza riuscire a trattenersi e sentendosi subito molto stupida.

Melissa aveva solo sorriso con dolcezza -No, lui è rimasto sul De Danaan.-

Kaname aveva annuito arrossendo leggermente.

-Ad ogni modo- aveva ripreso l'amica senza fare commenti -si è trattato di una missione piuttosto semplice, l'obbiettivo era incastrare un gruppo di trafficanti che operavano da qualche anno nel traffico asiatico di droga e prostituzione e vista la tecnologia di cui disponiamo non è stato difficile rintracciare la base e fargli fare la fine dei topi in trappola. Ci sono stati un certo numero di morti e parecchi feriti, ma si può dire che ci siamo andati piuttosto leggeri con quei porci... Ma il punto è un altro.-

La ragazza aveva intrecciato le dita in grembo -Ti ascolto.-

Melissa aveva annuito seria - la base è stata sgomberata con successo... tuttavia si è presentato un imprevisto.-

-Imprevisto? Che genere di imprevisto?-

Il Sergente Maggiore aveva sospirato -Una donna.-

-Una donna?- aveva domandato lei piuttosto stupita.

-Esatto. Era rinchiusa in una cella nei sotterranei di quella base e noi l'abbiamo ovviamente liberata, solo... ecco... quando lo abbiamo fatto delirava ma... pensavamo si trattasse di shock temporaneo e invece... pare che ci sia molto di più. Io non so nulla di più preciso, per me quella donna rimane solo una poveretta che non sa quello che dice e non so per quale motivo abbiano deciso una cosa del genere però...- Melissa si era chinata in avanti e le aveva preso una mano. -Kaname...-

Lei si era ritratta -Mao... che... che cosa centro io in tutto questo?-

-Vogliono che la incontri.- aveva risposto a bruciapelo l'altra.

-Cosa?-

-So che detta così la cosa non sembra avere molto senso però...-

Kaname era scattata in piedi -Molto senso?! Melissa questa cosa non ha assolutamente senso!-

-Kaname...-

-Nessuna Kaname! Ma cosa si credono?! Che io sia qui a loro disposizione?! Tutto quello che mi danno come parametro per decidere è la descrizione di una missione contro chissà quale gruppo di trafficanti più la stupenda e rassicurante notizia che la tipa che vogliono che incontri è completamente pazza! E magari per questa splendida visita di cortesia mi toccherebbe pure andare in Vietnam! Ti pare possibile che io accetti una proposta del genere a a queste condizioni?!-

-No.- aveva ammesso subito la donna.

La ragazza aveva sbuffato -Quin...-

-Posso però dirti un'ultima cosa?- l'aveva interrotta sorridendo, sembrava divertita.

Kaname aveva scrollato la testa scocciata -Parla pure, tanto niente al mondo mi farà cambiare idea!-

-Bene. Tanto per cominciare quella donna non si trova in Vietnam... ma sul Thuatha De Danaan.-

-Tanto piacere, la cosa non camb...- la ragazza si era bloccata realizzando le implicazioni portate da quella frase -Questo... vuol dire...-

-Potrai rivedere Sousuke.- aveva finito per lei Melissa.





Dopo questo per Kaname era stata tutta una serie confusa di immagini e parole che non riusciva a collegare in un ordine preciso.

L'amica l'aveva lasciata dicendo che aveva tempo per pensarci, sarebbe venuta da lei tra due giorni esatti per ricevere la risposta definitiva.

-Lo so che non è facile... ma per favore Kaname pensaci! Ad ogni modo rispetterò la tua decisione, qualunque essa sia...- le aveva detto quando era ormai alla porta -La scelta spetta solo a te!-





Un grazie enorme a tutti coloro che anno lasciato i loro preziosi commenti! Mi danno davvero il coraggio e la voglia di continuare a scrivere! Prometto che cercherò di aggiornare questa fic con costanza assoluta e di arrivare al più presto alla fine! Mi raccomando continuate a farvi sentire!!! ^__^

1 kizz

Mayu

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4-Un problema per due ***


4-UN PROBLEMA PER DUE







Il soffitto di acciaio dell'hangar brillava riflettendo la forte luce dei neon che correvano lungo tutto il suo perimetro.

Uno dei tanti AS a riposo, catturando quella luce soffusa, proiettava sulla parete, con chissà quale gioco di luci e ombre, un riflesso azzurrino simile ad una piccola e tremula farfalla.

Era già da un po' che il ragazzo fissava incantato quello strano effetto e non udì nemmeno la voce che lo chiamava.

-...gara. Sagara!-

Sousuke si voltò con un balzo. -Sì signore, a rapporto signore!- urlò scattando sull'attenti.

Poi si rese conto che quello che aveva davanti non era un suo superiore, ma solo uno dei tecnici addetti agli AS, il quale teneva in mano un fascicolo e lo fissava piuttosto contrariato.

-Che diavolo ti prende Sagara? Non è il caso che usi il saluto e poi ti stavo facendo un discorso serio! Com'è che mi volto e ti ritrovo a fissare il vuoto?!-

-Uh... chiedo scusa!-

-Va bene lasciamo stare.-

Sousuke rimase rigido e in un istante ricostruì la situazione. Era stato chiamato nell'hangar per poter discutere i problemi che aveva riscontrato nell'utilizzo dell'Arbalest nell'ultima battaglia. Roba di poco conto, ma era chiaro che il controllo andava fatto.

Osservò il tecnico di fronte a lui. Era basso e di corporatura abbondante, indossava una tuta blu e sulla testa teneva pressato il cappellino con il simbolo della Mithril. Avevano cominciato a parlare all'entrata della sala, poi si erano avvicinati all'Arbalest e l'uomo gli aveva posto svariate domande indicando le relative parti della macchina. Infine il tecnico aveva cominciato a discutere della velocità e dei tempi di reazione... ma a quel punto il ragazzo si era perso.

Come ho fatto a distrarmi così stupidamente?A che cavolo stavo pensando?! Si chiese rimproverandosi mentalmente. Vedi di concentrarti Sergente!

-Diceva?- chiese imbarazzato dalla sua manchevolezza.

L'uomo batté un dito sul fascicolo che aveva in mano. -Benedetti giovani! Allora... ti stavo spiegando un paio di cosette su come migliorare ulteriormente la resistenza di questo giocattolino.- disse indicando l'AS alle sue spalle -In primo luogo si potrebbe rinforzare col titanio la giunzione che blocca...-

Il giovane Sergente non perse più una sola parola e circa un quarto d'ora dopo, la discussione giunse finalmente a termine. Il tecnico sembrò soddisfatto e dopo averlo ringraziato con una pacca sulla spalla, si allontanò lasciandolo solo ai piedi dell'Arbalest.

Sousuke si guardò intorno, parecchie persone si affaccendavano intorno alle piattaforme dei vari AS, ma per quella mattina lui non aveva nient'altro da fare.

Gettò un'occhiata all'orologio, erano le sette e mezza. Solo un mese prima, a quell'ora esatta, stava accompagnando una certa ragazza di sua conoscenza a scuola.

-Vedi di fare più attenzione razza stupido!-

Il ragazzo si voltò con uno scatto, ma subito sbuffò e abbassò lo sguardo. Poco distante da lui una donna dai ricci capelli castani stava discutendo con un uomo che aveva lasciato cadere a terra una cassa metallica.

Per un attimo aveva pensato...

Scrollò la testa irritato. Ma quand'è che l'avrebbe piantata?!

-Chi speravi che fosse?-

Sousuke alzò lo sguardo e si ritrovò davanti il suo diretto superiore.

-Sergente Maggiore Mao!-

Melissa sospirò -Siamo a riposo, puoi chiamarmi semplicemente Mao.-

-Ricevuto.- rispose serio.

La donna sorrise -Allora... ti va di rispondere alla mia domanda?-

-Uh...-

Già, chi sperava che fosse? Chi sperava di trovare voltandosi?

Che domande stupide! Sapeva benissimo chi sperava di... ma perché?!

Da troppo tempo avvertiva quella strana sensazione.

Tantissime cose erano... ma che stava dicendo? Tutto, tutto quanto! Ogni più piccola cosa che si ritrovava ogni giorno davanti agli occhi, gli restituiva inconsciamente immagini di lei.

Lei che lo sgridava.

Lei che lo prendeva in giro.

Lei che rideva.

Lei che lo abbracciava.

Lei che piangeva.

Lei che lo chiamava.

Lei che...

Perché?! Perché non riusciva a togliersela dalla testa?!

Non si era forse detto un miliardo di volte che la cosa migliore era dimenticare e basta?!

Non si era forse promesso la sera precedente, poco prima di sprofondare nel sonno, di lasciarsi finalmente tutto alle spalle?!

Cazzate!

Ecco cos'erano.

Non sapeva dare un nome a quella sensazione che gli stringeva impietosamente il petto... ma in compenso, sapeva con certezza, che per dimenticare Kaname Chidori, non gli sarebbero bastati neppure mille anni.

-Temo che tu abbia frainteso.- concluse impassibile.

Melissa lasciò andare una risata -Come vuoi!- poi tirò un leggero pugno sulla spalla del ragazzo -Comunque vedi di non deprimerti troppo o ci ripenserà!-

Sousuke strabuzzò gli occhi -Come scusa?-

La donna sorrise e cominciò ad allontanarsi -Ora devo andare! Ci vediamo!-

Il ragazzo continuò a fissarla ancora per qualche istante. Ma che aveva voluto dire?

Si passò una mano tra i capelli, probabilmente era un altro dei suoi stupidi fraintendimenti. Già, niente di più facile.

Sovrappensiero appoggiò una mano sulla fredda corazza dell'Arbalest e subito un'immagine gli invase la mente. Non riuscì a fermarla e una volta entrata, non ebbe la forza di scacciarla.

Per la seconda volta si ritrovò a fissare il vuoto perso nei suoi pensieri.



Una strada deserta, la pioggia che cadeva con violenza e lui che in qualche modo era riuscito a dimenticare l'ombrello.

Riconobbe i palazzi, risentì su di se la sensazione fredda della pioggia e l'odore dell'asfalto bagnato nelle narici.

Ricordò il passo svelto e la rassegnazione priva di emozioni e poi... quel tocco leggero sul braccio.

Sousuke cercò di bloccare il ricordo. Sapeva cosa avrebbe visto dopo... avrebbe preferito evitare... ma come al solito fu tutto inutile.

Si vide sobbalzare e poi voltarsi. Stranamente non l'aveva sentita arrivare.

Si era chiesto più volte se fosse stata colpa dello scrosciare della pioggia, oppure della stanchezza o ancora... ma perché cercare scuse assurde? Forse... molto più semplicemente... era accaduto perché si trattava di lei.

La vide guardarlo dapprima imbronciata, poi preoccupata e infine sorridergli con dolcezza.

L'aveva colpito quel giorno. Eppure non c'era nulla di diverso.

Indossava dei jeans e un giacchetto blu scuro, i capelli le ricadevano dietro le spalle morbidi e leggermente umidi.

Non sapeva ancora spiegarsi il perché della strana sensazione di calore.

La sua mano destra che reggeva una borsa della spesa e quella sinistra che stringeva il manico di un sottile ombrello bianco.

E poi quel suo sorriso, indeciso tra il dolce, l'arrabbiato e il preoccupato...

Ancor prima che le si fosse avvicinata per ripararlo, un'unica parola gli era arrivata alla mente: “Casa”.



Sousuke staccò la mano dal suo AS e sorrise appena.

Riusciva a metterlo in difficoltà anche ora che non c'era più.

Che cosa mi hai fatto Kaname?

Tu... per me eri dannatamente importante, ma ancora... non riesco a capire perché e... in quale modo!

Che cosa sono questa confusione e questo dolore?

Se ti ponessi queste domande... sapresti rispondermi? Sapresti calmare il mio animo ancora una volta?

Il giovane mercenario sospirò. Probabilmente non lo avrebbe mai scoperto...

Il rumore lontano di due spari lontani lo raggiunse facendolo tornare bruscamente alla realtà.

-Che succede?!- urlò guardandosi intorno.





-Niente di speciale!-

-Allora perché non vuoi uscire oggi?-

La ragazza dai lunghi capelli blu sorrise posando la penna sul banco -Perdonami Kyoko, è solo che ho parecchie cose a cui devo pensare.-

L'altra sospirò -Va bene come vuoi tu piccola Kana...-

-Però la prossima volta devi venire assolutamente!- si intromise Ryo.

-Giusto! E' un secolo che non esci con noi!- aggiunse Maya passandole un braccio attorno al collo.

Kaname rise -D'accordo, d'accordo! La prossima volta ci sarò!-

Era intervallo e le quattro ragazze stavano allegramente discutendo raggruppate intorno al banco della vicepresidentessa.

Kyoko fissò attentamente l'amica -Sbaglio... o il tuo umore è migliorato piccola Kana?-

-Eh?- chiese lei colta alla sprovvista.

-Ma sì! Era da un sacco di tempo che non ti vedevo ridere a quel modo!-

Kaname si sforzò di deglutire -Ah ah ah! Ma che sciocchezze vai dicendo Kyoko! Non mi sembra di essere stata di cattivo umore di recente!-

-Mmh... certo come vuoi tu...- acconsentì rassegnata la bionda. -Però...-

-E' solamente una tua impressione!- la interruppe prontamente lei.

Accidenti!

Ma si notava così tanto?

Eppure... non poteva dire di essere propriamente felice...

-Senti...- riprese Maya in tono malizioso -Non è che per caso centra qualcuno di nostra conoscenza?-

-Qua-qualcuno?- balbettò lei.

La rossa sorrise -Esatto! Vediamo... secondo voi ragazze di chi potrebbe trattarsi?- chiese in tono ingenuo.

-Aspettate un momento!- urlò Kaname mentre le altre fingevano di concentrarsi.

-Ci sono!- esordì Ryo -Che possa trattarsi di...-

-Certo che sì!- esclamò Maya battendosi la testa come se avesse appena realizzato il tutto.

-Ragazze...- tentò di richiamarle lei.

-Certo era un po' casinista...- aggiunse l'altra senza darle retta.

-Si ma dopotutto lo faceva per proteggere Kaname!- intervenne decisa Ryo.

-Ragazze...-

-E poi- aggiunse Kyoko con un sorriso angelico -Se c'è l'amore queste cose non contano!-

-RAGAZZE!- esplose Kaname alzandosi in piedi.

L'intera classe si voltò verso di lei.

-Oh... ehm... scusate.- disse tornando a sedersi imbarazzata.

Le tre amiche risero di gusto.

-Ma scusa Kaname noi non abbiamo ancora fatto nessun nome...- disse Maya cercando di ricomporsi.

-Non serve!- ringhiò la ragazza dai lunghi capelli blu.

-Allora è come pensiamo!- esclamarono in coro le compagne.

-NO! Questo... KYOKO! Metti immediatamente via quella macchina fotografica!-

La bionda non se lo fece ripetere due volte.

Nello stesso istante una ragazza dai capelli arancioni e dagli acuti occhi verdi si avvicinò al gruppetto -Che succede di bello?- domandò Mizuki.

-Nulla!- sbottò nervosa Kaname.

-La stavamo solo prendendo un po' in giro!- intervenne Ryo cercando di evitare l'ennesima litigata.

A Mizuki brillarono gli occhi, quando si trattava di stuzzicare Kaname Chidori, lei era sempre la prima a scendere in campo! -Ma davvero?-

-Già! Pensa che...- cominciò Kyoko, ma lo sguardo assassino che le lanciò la sua migliore amica le fece prontamente chiudere la bocca.

-Si parlava di Sousuke!- trillò Maya ignorando il brivido freddo che le corse lungo tutta la spina dorsale.

-MAYA!-

-Lo sapevo!- esclamò Mizuki felice come una pasqua.

Kyoko tirò nuovamente fuori la sua fedele macchina fotografica.

Kaname inspirò a fondo -La prima che si azzarda...-

In quel momento la porta della classe si aprì ed entrò la professoressa Kagurazaka.

-Accidenti!- esclamò con rabbia Mizuki. -Proprio sul più bello!-

Le quattro ragazze tornarono velocemente ai loro posti e la vicepresidentessa poté finalmente tirare un sospiro di sollievo.

Se lo sentiva, sarebbe invecchiata prima del tempo!

-Se c'è l'amore queste cose non contano!-

Sbuffò appoggiando i gomiti sul banco. Amore! Che esagerazione! Ma che volevano saperne loro! Per lei Sousuke era importante certo, ma solo come amico...

Kaname chiuse gli occhi.

Già, ed è perché è solo un amico che stavi così male quando se né andato! E' perché è solo un amico che quando Melissa ti ha detto che potevi rivederlo per poco non ti prendeva un colpo!

Basta! Basta! Ma chi voleva prendere in giro?

Era così.

Fin dal primo momento che lo aveva incontrato sapeva che sarebbe stato uno sbaglio, che alla fine a soffrire sarebbe stata solo lei... eppure... ormai era innegabile.

Non avrebbe saputo dire come o quando o perchè... solo... era accaduto.

Così... senza che lei potesse farci nulla... aveva finito per innamorarsi di quello stupido!

Sì, si era innamorata... ma sarebbe bastato?

Dopotutto lui l'aveva abbandonata!

Come poteva perdonargli una cosa del genere? Certo era stato costretto... ma in ogni caso avrebbe potuto almeno dirle addio!

Stupido di un Sousuke!

-...ri! Chidori!-

Kaname sollevò la testa di scatto. -Co...?-

Si rese conto che la professoressa la stava fissando con aria truce da dietro la cattedra.

-Oh! Ecco io... che succede?- domandò con il tono più innocente possibile.

-Grazie di essere tornata tra noi signorina Chidori!- commentò sarcastica la donna.

La classe scoppiò in una sonora risata.

Kaname si voltò e vide le sue amiche che sorridevano allusive e le strizzavano l'occhio.

Dovette usare tutta la sua forza di volontà per non alzarsi e andare a strozzarle una per una.

-Chiedo scusa...- disse ancora rossa per la vergogna.

-Va bene lasciamo perdere.- annuì sospirando la donna. -Piuttosto vediamo di iniziare...-

Improvvisamente la porta della classe si aprì con violenza e due uomini entrarono a passo deciso nella classe.

Uno era basso e aveva corti capelli a spazzola, l'altro era di media statura e i suoi capelli erano un cespuglio di riccioli rossi.

-Ma cosa...?!- esclamò pietrificata la professoressa -Chi siete voi?-

-Ci perdoni signora!- esordì il più alto dei due -Siamo solo venuti a prenderci la signorina Kaname Chidori!-

Kaname si sentì congelare, ma prima che potesse pensare qualsiasi cosa, vide l'uomo che aveva parlato piegarsi con un imprecazione.

-Ouch! Ma porc...-

-Chiudi il becco smidollato!- disse una familiare voce femminile.

Il rosso si voltò verso la figura che stava entrando a sua volta nell'aula -Ma dovevi proprio colpirmi così forte?-

Una donna dai corti capelli neri apparve accanto ai due uomini -Tu pensa a tapparti la bocca!- ringhiò con ferocia.

-Melissa!- esclamò Kaname incredula.

La donna si voltò verso di lei -Ciao Kaname! Ah... scusa se ti ho fatto prendere un colpo.- poi si voltò verso l'insegnante che si reggeva debolmente alla lavagna e sembrava sul punto di svenire -Chiedo scusa anche a lei per la maleducazione dei miei colleghi e per aver interrotto la sua lezione.-

La professoressa Kagurazaka sembrò riacquistare un po' di colorito -L-la mia lezione? Ah sì, certo! Ma... ma voi cosa? Chidori lei... siete suoi amici?-

-Diciamo di sì!- sorrise il Sergente Maggiore. -A proposito...- tornò a guardare la ragazza dai lunghi capelli blu -Mi dispiace Kaname, ma non c'è molto tempo... mi tocca andare subito al punto!-

La ragazza si schiari la gola -Ehm... ok, parla pure.-

Melissa annuì -Lo so che ti avevo promesso due giorni...-

Lei si sentì congelare.

Oh no non è possibile! Non adesso! Non qui!

-Ma è sorto un problema e non possiamo più rimandare... mi serve la tua risposta! Ora!-

Kaname si guardò intorno, tutti la stavano fissando.

Non è possibile!

-Io...-

Che diavolo devo fare?!

-Che tipo di problema?- chiese sperando di sviare la cosa.

-Scusa non c'è tempo.- rispose la donna -Kaname...-

-Lo so devo decidere!- sbottò con rabbia lei. -Lo so!-

Ma perché tutte a me?!

-Piccola Kana?- sentì la voce interrogativa di Kyoko che la chiamava.

Qualcosa scattò improvvisamente dentro di lei.

Ma che stava facendo?

I suoi compagni la stavano osservando e così la sua professoressa. La ascoltavano. Le voci avrebbero fatto l'intero giro della scuola. L'avrebbero presa in giro per mesi. Forse la sua reputazione sarebbe crollata...

Kaname cominciò a ridere.

Tutti, compresa Melissa, la fissarono allibiti. Era forse impazzita?

-Al diavolo!- urlò la ragazza tornando seria, poi fece un inchino veloce rivolto ai compagni -Chiedo scusa a tutti! E anche a lei professoressa!-

-Piccola Kana...-

-Chidori...-

Kaname si voltò verso verso Melissa senza più ascoltarli -Che stiamo aspettando?! Avanti Mao, portami da quello stupido!-

La donna sorrise -Ai tuoi ordini!-







Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5-Se potessi dirti ***


5-SE POTESSI DIRTI







-Abbiamo ripreso il controllo del n.8 Signore!-

-Ottimo lavoro.-

-Ora che facciamo? Dovremmo ristabilizzare la sequenza, ma siamo troppo lontani c'è il rischio...-

-Lasciate le cose come stanno.-

-Ma Signore in questo modo...-

-Non mi hai sentito?-

-Sì Signore!-

-Bene... finalmente la ruota comincerà a girare!-

-Come pensa reagirà il soggetto?-

-...-

-Signore?-

-Goditi lo spettacolo!-





La luce della stanza venne accesa e dopo un attimo di esitazione la ragazza entrò, la porta venne velocemente richiusa alle sue spalle.

Non mi è piaciuto per niente il modo sbrigativo con cui mi hanno condotta fin qui! Pensò spostandosi una ciocca di capelli blu dietro l'orecchio.

Durante il viaggio in elicottero, Melissa le aveva detto soltanto che prima di pensare a tutto il resto c'era una cosa che doveva fare e poi all'atterraggio l'aveva lasciata con quei due tipi mai visti prima che l'avevano condotta in quella stanza da qualche parte all'interno del sottomarino... ma che cos'era tutto quel mistero? Centrava forse quella donna di cui le aveva parlato?

-Benvenuta a bordo signorina Chidori.-

Kaname trasalì e voltò leggermente il viso, subito riconobbe la severa figura del Tenente Colonnello Mardukas.

-Salve... la ringrazio.- rispose con un sorriso appena accennato, non era per niente in vena di convenevoli.

-Le chiedo perdono per il modo brusco in cui l'abbiamo prelevata, ma le assicuro che c'erano valide motivazioni.- disse l'uomo scrutandola impassibile.

La ragazza sospirò -Si bé, lasciamo perdere. Piuttosto... non è che potrei finalmente essere messa al corrente di queste “valide motivazioni”?-

Mardukas annuì piano -Immagino che il Sergente Maggiore Mao le abbia già spiegato a grandi linee la situazione.-

Kaname sbuffò -Enormi direi!-

-Ad ogni modo- riprese il Tenente Colonnello ignorando il suo commento -Per il momento temo di non poter aggiungere altro a quanto le è già stato riferito.-

-Cosa?! Ma...-

-Sono desolato signorina Chidori, ma non è ancora giunto il momento per un discorso più ampio ed esauriente... per ora dovrà accontentarsi di sapere che il suo supporto sarà indispensabile in tutto ciò!-

La ragazza pestò un piede con stizza -Certo! E io dovrei stare qui a pendere dalle vostre labbra completamente all'oscuro di tutto?!-

-Non completamente signorina Chidori.-

Lei corrugò le sopracciglia -Bé almeno potrà dirmi che cosa dovrei fare ora!- esclamò cercando con tutte le sue forze di non perdere il controllo.

L'uomo annuì -Il Sergente Maggiore Mao le ha accennato del problema che si è verificato questa mattina?- disse dirigendosi verso uno dei quadri che decoravano le pareti della stanza. -Immagino di sì, visto che esso è stato la maggior causa del suo prelievo affrettato.-

Kaname rimase in silenzio.

Mardukas le lanciò un occhiata -Niente di grave ovviamente.-

La ragazza incrociò le braccia sul petto -Vuole tranquillizzarmi perché sono una civile?-

-No. Non la ritengo quel tipo di civile, signorina Chidori.-

Kaname inarcò un sopracciglio. Il tono in cui l'aveva detto le era parso stranamente tutt'altro che lusinghiero.

-Inoltre credo non sarebbe corretto da parte mia, non metterla al corrente del problema in questione.- concluse l'uomo fissandola.

-In che senso? E' qualcosa che mi riguarda?-

-Sì. Tuttavia non direttamente.- il Tenente Colonnello si aggiustò gli occhiali sul naso -La donna con la quale vorremmo che parlasse, o che perlomeno incontrasse, ha avuto una crisi piuttosto violenta... in qualche modo è riuscita a liberarsi delle manette che la tenevano legata al suo letto ed è fuggita dalla sua stanza. Durante la fuga è stata intercettata da uno dei nostri soldati che ha provato a bloccarla, ma lei si è impossessata della sua pistola e ha sparato.-

La ragazza sgranò gli occhi -Ha sparato?-

-Sì. Due colpi. Mancando il bersaglio fortunatamente.- rispose calmo Mardukas -Dopotutto non c'è da stupirsi viste le condizioni in cui si trovava... subito dopo ha lasciato cadere la pistola ed è svenuta.-

Kaname era a metà tra il sollevato e lo sconcertato -Capisco...- disse piano -E voi... vorreste che la incontrassi?- chiese fissando l'uomo di fronte a lei.

-Esattamente.- rispose lui.

-Ora?-

Questa domanda sorprese il militare -No, direi di no.-

-Quando allora?-

-Domani forse, ma questo...-

-Bene.- lo interruppe lei.

Incredibilmente, nonostante l'iniziale sconcerto, la ragazza non era minimamente impaurita. Una parte di lei l'avvertiva di ragionare con più calma, di non essere avventata... ma essa era poco più di un brusio della coscienza. In quel momento solo un'idea, spuntata fuori chissà come, le occupava la mente non lasciando spazio per altro... Probabilmente se ne sarebbe pentita. Anzi, se ne sarebbe pentita di certo! Ma... aveva fatto trenta no? E allora tanto valeva fare trentuno!

-Incontrerò questa donna.- riprese sorridendo -Ma ad una condizione.-

-Una condizione?- chiese il Tenente Colonnello parecchio stupito.

-Sì- il sorriso di Kaname si allargò ancor di più. Era pienamente convinta di essere uscita di testa, ma ormai non le importava -Parlerò con quella donna, se voi mi lascerete restare sul De Danaan per una settimana intera!-

Mardukas dilatò gli occhi -Che cosa?-

-Dopotutto- rincarò la ragazza -Non potete negare che io rischio parecchio per farvi un favore.-

-Ma...-

-Anche Melissa mi ha detto che non avevo nessun obbligo, avrei potuto e posso ancora tranquillamente rifiutare... ma... pare che io vi serva giusto? Se acconsentirete prometto che non darò alcun fastidio. So badare a me stessa e potrei aiutare in cucina come l'ultima volta.-

-Questo...-

-In fondo- concluse lei con una degna stoccata finale -Mi pare un piccolo prezzo, in cambio di ciò che mi chiedete e di ciò che ho già fatto per la Mithril.-

L'uomo rimase a bocca aperta, completamente frastornato e incapace di trovare una risposta.

-Allora?-

-Io...- cominciò tentennante il militare, poi chiuse gli occhi e riacquistò la sua aria perfettamente composta -Credo di non avere molta scelta.- Si avvicinò nuovamente alla ragazza -Accetto le sue condizioni. Potrà restare.-

Kaname dovette resistere al forte impulso di mettersi a saltare e ballare per tutta la stanza -Grazie.- disse semplicemente cercando di mantenersi seria.

Mardukas sospirò -Per oggi è sufficiente signorina Chidori. Se lo desidera può raggiungere il Sergente Maggiore Mao e gli altri.-

La ragazza annuì e si diresse verso la porta, ma appena prima di aprirla si ricordò di una cosa -Riguardo...-

-Tutti i dettagli sia sul suo incontro con quella donna, sia sulla sua permanenza a bordo, le verranno comunicati entro la sera.-

-D'accordo.- disse lei allegra -La ringrazio arrivederci.- e con questo uscì definitivamente dalla stanza.



Alcuni minuti dopo Kaname stava percorrendo uno dei tanti corridoi del sottomarino con la testa presa dai pensieri.

Ma aveva fatto davvero bene a tirare fuori quell'accordo assurdo?

Cosa l'avesse spinta ad agire a quel modo era più che ovvio... avrebbe potuto stare vicino a Sousuke...

Ma era poi davvero una cosa positiva?

Non lo vedeva da più di un mese... e poi... poi non lo aveva mica ancora perdonato!

Accidenti, mai che contasse fino a dieci prima di aprire la bocca!

Ma un pensiero diverso le giunse alla mente...

Sii onesta, le sussurrava una voce, in verità non vedi l'ora di poterlo vedere ancora! Sei venuta fin qui per questo no?!

Sì, era vero... ma c'erano ancora altri due pesi da mettere sulla bilancia...

Primo, come avrebbe reagito Sousuke nel vedersela comparire davanti all'improvviso e nel sentire che sarebbe rimasta sul De Danaan per una settimana intera?

Una settimana... mio dio una settimana era davvero un'eternità!

E secondo, se anche le cose fossero andate nel migliore dei modi... se cioè...

Arrossì scacciando fantasie imbarazzanti e altrettanto inverosimili.

Bé se fosse andato tutto bene... alla fine, perché era ovvio che la fine sarebbe arrivata, cosa avrebbe fatto?

Non era un'illusa, sapeva che allo scadere della settimana lei se ne sarebbe andata e lui sarebbe rimasto... e a quel punto? Non avrebbe forse sofferto ancor più di prima?

Una felicità passeggera, per quanto intensa potesse essere, valeva una sofferenza ancora maggiore di quella che l'aveva logorata fino al giorno prima?

Kaname arrestò i suoi passi.

Forse avrebbe fatto meglio a...

-Che ci fai in un posto del genere?-

Una voce la riportò alla realtà.

Alzò il viso e si ritrovò davanti una ragazza dai corti capelli castani e dal viso birichino. Indossava una divisa della Mithril e la stava fissando preoccupata.

-Oh! Ah... io... ecco...- cercò di spiegare lei non sapendo bene cosa dire. La questione di quella donna sembrava essere top secret.

-Ti sei persa?- chiese gentilmente l'altra.

A quella domanda Kaname realizzò esattamente cosa avrebbe dovuto fare -Persa?- disse -Oh no affatto! Io... ecco io stavo cercando il Sergente Maggiore Mao!-

La castana sembrò stupita -Sei un'amica di Melissa?-

Lei annuì sorridendo.

-Ma... non sei di qui vero? Quella divisa... sei una studentessa delle superiori?-

Kaname abbassò lo sguardo sui suoi vestiti. Accidenti! Con tutto quel trambusto non aveva certo avuto il tempo di cambiarsi! -Ehm... già! Senti... non è che potresti portarmi da Melissa?-

L'altra sorrise -Ma certo! Vieni, ti ci porto subito!-

La ragazza dai lunghi capelli blu tirò un sospiro di sollievo -Grazie! Davvero! Ti sarò eternamente riconoscente!- disse sincera.

-Ma dai non esagerare!- rise la castana -Piuttosto, io sono Jane piacere di conoscerti!- disse porgendo una mano.

-Kaname!- sorrise lei mentre ricambiava il gesto.

-Uh? Kaname? Ma... mi pare di averlo già sentito...- esclamò pensierosa Jane.

-Eh? Ma! è possibile! Sai è un nome comune!- si affrettò a sviare lei.

Non sapeva bene perché, ma non le andava di sbandierare a destra e a manca i rapporti che la legavano alla Mithril e in particolare al De Danaan.

-Sarà così!- rise la castana -Bé, allora andiamo Kaname?-

La ragazza annuì rilassandosi, poi si ricordò di una cosa. -Aspetta!-

-Che succede?-

Kaname arrossì leggermente -Ecco... non è che prima potresti aiutarmi a trovare dei vestiti?-





-Fate attenzione a quelle con la targa rossa!-

Un ragazzo dai corti capelli castani, occhi grigio blu e un'evidente cicatrice sulla parte sinistra del viso, stava raccomandandosi con due ragazze intente a smistare un carico di casse appena arrivato.

-Ricevuto!- risposero in coro le due.

Il ragazzo passò oltre e le ragazze presero a ridere tirandosi gomitate e lanciando occhiate verso di lui.

Sousuke le ignorò continuando il suo percorso per uscire dal settore scarico merci. Non riusciva proprio a capire il motivo di quel comportamento. Non gli sembrava di aver detto o fatto nulla di divertente.

-Hai fatto colpo eh?-

Il ragazzo alzò il viso riconoscendo la voce fin troppo familiare -Kurz. Ma che ci fai qui?-

Il biondo si accigliò -Tzé! E questo sarebbe il modo di salutare il tuo compagno?-

-Dovresti essere ad allenarti.- rispose lui serio.

-Ahhh! Eddai non fare il bacchettone! Ci sono già i nostri superiori a starci col fiato sul collo!-

-Come vuoi. Io ti ho avvertito... piuttosto, che intendevi prima?-

Kurz sorrise e gli mise un braccio attorno alle spalle -Si, si fai l'ingenuo!-

Sousuke inarcò un sopracciglio -Ingenuo?-

-Cavolo! A queste cose proprio non ci arrivi eh?- sospirò l'altro esasperato -In ogni caso dovresti esserti accorto che dopo l'ultima battaglia sei diventato parecchio popolare! Sai secondo me, molte ragazze qui hanno cominciato a puntarti!-

Il ragazzo portò velocemente una mano alla pistola -Puntarmi?-

-Ma no no! Che hai capito!- esclamò scostandosi il tedesco -Intendevo dire che ti hanno messo gli occhi addosso!-

Lui si irrigidì -Uh...- sussurrò comprendendo finalmente la situazione.

Kurz rise -Non fare quella faccia! Al posto tuo starei facendo i salti di gioia e non esiterei ad approfittarmene!-

-Uh...-

Il biondo lo fissò per un attimo e poi disse -Ok, ok mi dispiace ho esagerato!-

Sousuke non rispose, ma si stupì delle insolite scuse dell'amico e della rapidità con cui aveva smesso di prenderlo in giro. Solitamente andava avanti fino a che lui o Mao non gli facevano chiaramente capire che non gli conveniva continuare se ci teneva alla vita.

-Allora hai saputo niente riguardo tutto il casino che è scoppiato qualche ora fa?- domandò Kurz cambiando completamente discorso.

-No, non ne so niente.- rispose lui riacquistando immediatamente sicurezza -Ma di qualunque cosa si sia trattato, pare sia stata risolta.-

-Già...- convenne pensieroso il compagno. -Però è strano che non ci abbiano comunicato nulla... voglio dire, Tessa ci tiene molto alla trasparenza... Tsk! Chissà se la sorellina ne sa qualcosa!-

-Mao? Perché lo pensi?-

-Bé... non so, è solo che ultimamente sparisce all'improvviso senza dare spiegazioni e poi rispunta dal nulla ore dopo, come se niente fosse... inoltre rifiuta categoricamente di parlare!-

-Concordo, è strano...-

-Senti magari se glielo chiedi tu...-

-Negativo.-

-E perché di grazia?-

-Sai che non cambierebbe nulla.-

Kurz sbuffò -Probabilmente hai ragione.-

In quel momento videro avvicinarsi una delle due ragazze di poco prima.

-Sergente noi avremmo finito!- disse rivolgendosi a Sousuke.

-D'accordo.- rispose serio lui -Potete ritirarvi.-

La ragazza sorrise lanciandogli uno sguardo che aveva ben poco di equivocabile -Sì Sergente!- esclamò, poi si voltò e raggiunse velocemente la compagna.

Il giovane mercenario, nonostante tutto, non si accorse di nulla e non capì per quale motivo il tedesco si stesse scompisciando dalle risate. -Kurz...?-

-Ah ah ah n-niente niente! Questo è troppo... Troppo divertente! Ah ah aspetta solo che lo venga a sapere Angel!-

Sousuke continuò a non capire, ma il riferimento a Kaname gli fece provare una fastidiosa stretta allo stomaco.

Kurz si rese conto di quello che aveva appena detto -Oh... scusa non intendevo...-

-Non hai motivo di scusarti.- lo interruppe lui.

L'amico lo fissò per un attimo poi alzò le spalle -Ok, come preferisci.-

Sousuke lanciò un'occhiata all'orologio, ultimamente lo faceva spesso, pensò. -E' quasi ora di pranzo, è meglio cominciare ad avviarci verso la mensa comune.- sentenziò rivolto al compagno.

-Per me va bene!- rispose allegro Kurz -Ho una fame che mangerei l'intero sottomarino!-





Kaname starnutì.

-Tutto a posto?- le chiese Jane lanciandole un'occhiata.

Le due ragazze stavano percorrendo a passo veloce uno dei tanti corridoi del De Danaan.

-Eh? Sì certo!- rispose lei fregandosi il naso. -Senti ma dov'è che mi stai portando?-

-Alla mensa! Melissa dovrebbe trovarsi lì con gran parte dell'equipaggio!- sorrise la castana.

La ragazza dai lunghi capelli blu annuì -Bene!- poi, per l'ennesima volta, analizzò il suo nuovo abbigliamento.

Indossava una top nero provvisto di spalline e un paio di corti pantaloncini di jeans, entrambi parecchio, ma proprio parecchio, attillati.

Kaname sopirò, si vergognava da morire ad andare in giro così, ma era stata ancora fortunata che Jane fosse riuscita a rimediarle quella roba! Inoltre non le sarebbe andato a genio che Sousuke la vedesse con indosso la solita divisa... sarebbe stato un po' come dirgli che non era cambiato nulla... e invece le cose erano cambiate! O almeno... lei desiderava che cambiassero!

Certo che vestita così sembrava proprio... scrollò la testa con stizza.

Basta lamentarti Kaname! Tieni la testa alta e pensa positivo!

-Ci siamo!- sentì esclamare la sua accompagnatrice. -Vieni!-

La ragazza si accorse che Jane si era diretta verso una porta. Quest'ultima si aprì con uno scatto e subito, un forte brusio di voci sovrapposte le une alle altre, le riempì le orecchie.

-Prego!- le fece cenno l'altra -Entra pure!-

Kaname fece qualche passo avanti e gettò un'occhiata oltre la porta. Un grande salone dall'ampio soffitto si apriva davanti a lei, quattro lunghissime tavolate erano disposte l'una di fianco all'altra e un grande numero di persone in divisa sedeva intorno ad esse parlando e chiamandosi a gran voce, altrettante transitavano da un tavolo all'altro per scambiare commenti o cambiando compagnia, insomma era un vero e proprio caos che però trasmetteva allegria.

La ragazza inspirò a fondo.

Poteva farcela, non c'era nulla di cui preoccuparsi. Sarebbe entrata, avrebbe trovato Melissa e salutato gli altri e quando avrebbe visto lui... prima di tutto l'avrebbe riempito di botte! Certo! Era quello che si meritava per averla abbandonata a quel modo! Sì, l'avrebbe massacrato e poi... e poi? Poi che gli avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto? E come avrebbe reagito lui? Già, come?

Sarebbe rimasto come al solito imbambolato non capendo il perché del suo comportamento? Oppure le avrebbe chiesto scusa? Ma lei non voleva le sue scuse! O per meglio dire, non voleva delle scuse buttate lì per calmarla... voleva che lui quelle scuse le sentisse davvero, voleva che comprendesse fino in fondo come comportandosi a quel modo le avesse fatto un male terribile...

Ma d'altra parte... non desiderava che si sentisse totalmente in colpa... in fondo era un soldato, probabilmente se avesse rifiutato di tornare l'avrebbero addirittura cacciato dalla Mithril... poteva comprendere... il mondo di Sousuke era quello e se l'avessero cacciato che cosa avrebbe fatto? Dove sarebbe andato?

Ci sono io! Le urlò una voce. Lei... sì lei... lei c'era! Anche se a volte quel tipo strano la portava fino all'esasperazione, per lui ci sarebbe sempre stata! Sempre!

Ma ad essere sincera... aveva mai fatto nulla per dimostrarglielo? Per fargli capire che, se solo glielo avesse permesso, sarebbe stata disposta a dargli il suo mondo? A dargli se stessa? Lo aveva mai fatto? Sì, a volte aveva tentato. C'erano state alcune volte in cui si era scoperta, in cui si era messa in gioco... ma mai completamente. Senza contare che con un tipo come quello bisognava essere chiari al cento per cento o non se ne cavava un ragno da un buco! Stavolta avrebbe dovuto parlargli... avrebbe dovuto trovare il coraggio... il coraggio che ad Hong Kong le era mancato e che...

E se invece l'avesse trattata con freddezza?

A questo non aveva ancora pensato... se invece lui fosse stato felice di aver abbandonato l'incarico della sua protezione? Ma no! Non poteva essere!... insomma aveva persino accettato di farsi ridurre lo stipendio pur di starle accanto! Non poteva... e se ci avesse ripensato? Se avesse cambiato idea? Kaname non poteva certo vantarsi di essere la ragazza più dolce e comprensiva del pianeta... forse... si era stancato dei suoi continui rimproveri? Forse... senza che lei se ne accorgesse, si era stancato di lei e del suo caratteraccio? Se era così...

Basta!

Che cavolo serviva arrovellarsi il cervello a quel modo?! Se andava avanti avrebbe perso tutto il suo coraggio! Non poteva permetterselo!

Sei arrabbiata! Arrabbiata capito?!

Lo vedrò, lo picchierò e poi si vedrà!

-Ok!- esclamò alzando in aria un pugno -Vado!-

Con uno scattò la ragazza dai lunghi capelli blu si gettò in avanti, superò la porta e... SBAM! Finì direttamente contro un'altra persona che veniva dalla direzione opposta. Per poco la violenza dell'urto non la mandò stesa a terra, ma due braccia l'afferrarono saldamente proprio prima che cadesse.

-Ma insomma!- urlò aggrappandosi automaticamente a quell'appiglio -Si può sapere che diavolo...- le parole le morirono in gola.

Non posso crederci! Mio dio non posso crederci!

-Sousuke...- sussurrò pietrificata.

Sousuke Sagara sgranò gli occhi e sentì i polmoni svuotarsi -Kaname...- boccheggiò incredulo.







Prima di tutto rinnovo i miei ringraziamenti a tutti voi che leggete e commentate questa fic!!! Grazie di cuore per le belle parole che avete lasciato, vi prometto che mi impegnerò sempre di più! ^-^ Inoltre volevo avvertirvi che tra pochi capitoli dovrei riuscire finalmente a far succedere qualcosa di veramente concreto tra quei due... eh eh aspettate e vedrete! Ok tornando seri c'è una cosa che terrei a specificare, ovvero che farò di tutto per mantenere tutti i personaggi nelle loro caratteristiche originali, ma che allo stesso tempo desidero (soprattutto per quanto riguarda Sousuke e Kaname) farli maturare non solo dal punto di vista del loro rapporto, ma anche dal punto di vista di individuale! Ad ogni modo non abbiate paura che li cambi troppo, il processo sarà graduale e non stravolgerà nulla e poi... FMP resta sempre FMP giusto? Solo che al contrario di Gatou (senza per carità togliere nulla al suo genio!!!) io voglio assolutamente il gran finale!! ^__^

1kizz

Mayu







Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6-Di certo non un sogno ***


6-DI CERTO NON UN SOGNO







Quante?

Quante volte era successo?

Quante volte lo aveva fatto senza rendersene conto?

Quante volte lo aveva fatto senza riuscire ad impedirlo ne a pentirsi per non esservi riuscito?

Quante volte era arrivato a pensare che tutto ciò che al mondo importava dovesse trovarsi lì?

Lì.

Proprio lì, in quegli occhi grandi e trasparenti.

Occhi caldi e vivi che lo risucchiavano e immancabilmente lo portavano lontano da ogni razionalità.

Quante volte lo aveva fatto senza accorgersene?

Quante volte... si era perso lì dentro?

Non ricordava.

Non ricordava neppure quando questo fosse cominciato. Ne l'ora, ne il giorno... solo quegli occhi.

E anche adesso era così.

Di nuovo quegli occhi.

Di nuovo quella sensazione unica.

Di nuovo lei.

La ragazza che era stato incaricato di proteggere da ormai quasi un anno, quella per cui per la prima volta in vita sua non aveva rispettato un'ordine.

Quella che gli aveva fatto conoscere un mondo diverso da quello in cui era sempre vissuto.

Quella che lo aveva sgridato e picchiato un'infinità di volte... ma che altrettante volte, aveva creduto in lui e gli aveva impedito di arrendersi.

Quella che aveva lottato al suo fianco con lui e per lui, sempre testarda e ottimista.

Quella che aveva imparato a conoscere e a desiderare vicina.

Quella per cui, missione o no, avrebbe dato la vita.

Quella da cui non avrebbe voluto separarsi...

Quella che per due volte aveva abbandonato.

Lei...

Lei?

Aspetta un momento, ma... come faceva lei ad essere lì?

L'aveva abbandonata giusto?

Si era comportato come un perfetto idiota giusto?

Solo pochi minuti prima era certo che non l'avrebbe mai più rivista... e invece ora...

Era davanti a lui.

Lo fissava negli occhi ed era... tra le sue braccia!

Non a Tokyo, non lontana migliaia di miglia, non irraggiungibile... ma lì, solo a pochi centimetri dal suo viso, frastornata quasi quanto lui, con gli occhi spalancati, le guance leggermente arrossate e... bellissima.

Strano per lui fare un pensiero del genere... ma in quel momento, non c'era nient'altro che gli sembrasse altrettanto appropriato.

Ma davvero il destino poteva essere così incredibile?

Davvero le braccia sottili che stringeva erano quelle di lei?

Davvero la ragazza che stava fissando da un tempo interminabile... era Kaname Chidori?

-Bene, bene, bene!-

Sousuke non si mosse, anzi, a mala pena udì la voce canzonatoria che si era imposta sul rombo indistinto che gli riempiva le orecchie.

Lo stesso sembrò avvenire per la ragazza, che immobile, continuò a tenere gli occhi, fissi dentro ai suoi.

Il loro respiro e il ritmo accelerato dei loro cuori...

Sembrava che il tempo si fosse fermato.

-Ehm...- riprese ancora una volta quella voce lontana -Vi assicuro che non sarebbe mia intenzione disturbarvi ma... ragazzi... state dando spettacolo!-

Sousuke vide lei sbattere per un attimo le palpebre, come se si fosse appena svegliata e poi la vide staccarsi dal suo sguardo e voltarsi verso la direzione da cui probabilmente proveniva la voce.

Per istinto imitò il suo gesto.

Fu come finire sotto ad una doccia fredda.

Kurz sorrideva sornione a qualche metro da loro e alle sue spalle, li stava fissando praticamente mezza sala.

La presa delle sue mani si allentò e sentì le braccia di lei allontanarsi con uno strattone.

Più confuso che mai e senza sapere esattamente cosa fare si voltò a guardarla una seconda volta -Kaname... cioè, Chidori... cosa... cosa ci fai tu qui?-

Immediatamente si pentì di aver pronunciato quelle parole -Cioè voglio dire...- disse cominciando a sudare.

Troppo tardi.

Vide un lampo passare negli occhi di lei e subito dopo qualcosa di non meglio identificato lo colpì con violenza sulla testa, sbattendolo a terra.

-IDIOTA! E' questo tutto quello che hai da dirmi?! BAKA! MORON! OTAKU DEI MIEI STIVALI!-

Non c'erano più dubbi. Se quella non era Kaname, allora lui non era più Sousuke Sagara.

Il ragazzo alzò la testa dolorante e si ritrovò davanti una Kaname Chidori, tremante e più infuriata che mai.

-Chi-Chidori...-

Kaname lo colpì con ferocia una seconda volta -Silenzio!-

Ora tutta la mensa aveva rivolto la sua attenzione ai due ragazzi e alle spalle del tedesco era un passaggio continuo di bisbigli ed esclamazioni. Probabilmente, oltre lo stupore generale, si facevano anche buone scommesse.

Il giovane mercenario si massaggiò la testa con una mano -M-mi hai fatto male...-

-E' quello che spero!- urlò lei -Sei solo capace di combinare casini e non ti sei nemmeno degnato di venirmi a dire che te ne andavi!... Dinuovo!-

Kaname lottava disperatamente tra il bisogno di picchiarlo a sangue, il bisogno di gettarglisi tra le braccia fregandosene di tutti o il bisogno di scoppiare semplicemente in lacrime.

A grandi passi raggiunse il ragazzo ancora seduto per terra e dopo averlo afferrato per il colletto cominciò a scrollarlo con forza -Tu!- urlò -Tu... tu...- sembrava che quelle parole gliele stessero strappando fuori a forza -Tu! Sappi che per quanto mi riguarda puoi anche andartene in Amazzonia o in Ruanda! O al Polo Nord se preferisci! Ma almeno... almeno... almeno...- la voce le si spezzò -Almeno degnati di farmelo sapere prima! Moron! Baka! Otaku dei miei stivali!-

Come se non avesse più forza, lasciò andare la maglia del ragazzo e crollò in ginocchio davanti a lui -Ti detesto...- disse in un sussurro.

Sousuke sentì una violenta stretta in fondo allo stomaco.

No! Tutto ma non quello!

Il suo incubo... il suo peggior incubo si stava avverando...

-Chidori io...-

Una mano gli tappò la bocca.

-Zitto.- sussurrò lei con il viso parzialmente nascosto dai capelli -Non voglio sentire altro... non... adesso...- e con un movimento quasi troppo fluido per essere reale si mosse delicatamente in avanti e si lasciò ricadere sul petto di lui -Baka!- disse colpendogli la spalla con un pugno leggero.

Sousuke trattenne il respiro.

Lo aveva sorpreso ancora una volta.

-Chidori...-

Sentì il corpo di lei farsi come più piccolo e poi cominciare a tremare.

Il ragazzo si sentì sprofondare. Lui. Era stato lui a ridurla così.

Doveva scusarsi, chiederle perdono... ma... come poteva?

Come poteva chiederle di perdonarlo dopo quello che aveva fatto? Se ne era andato via da un giorno all'altro senza dirle nulla, abbandonandola senza opporre resistenza, esattamente come era accaduto nell'ultima battaglia... ma c'era una differenza. Ed era proprio quella differenza, più di tutto il resto, a farlo sentire così indegno.

L'ultima volta gli era stato proibito di comunicare a Kaname gli ordini ricevuti... questa volta era stata una sua decisione.

Proprio così, aveva deciso di non affrontarla, di non dirle in faccia la verità, di non dirle addio guardandola negli occhi... lo aveva deciso lui!

Perché?

Non lo sapeva nemmeno lui... o almeno... non ne era del tutto sicuro...

Ad ogni modo non aveva alcun diritto di chiederle perdono. Non questa volta!

Ma ora lei era lì, aggrappata al suo petto e sembrava... sembrava così dannatamente fragile e... tutto quello che lui riusciva a pensare era che fosse tutta colpa sua! Che era stato lui! Che lui l'aveva portata a questo!

Tuttavia... poteva sperare che ancora non lo odiasse?

Pochi attimi prima lo aveva picchiato e gli aveva detto che lo detestava, ma... in quelle piccole mani, che stringevano con forza la giacca della sua divisa, non avvertiva odio, da quel corpo delicatamente pressato contro il suo non avvertiva risentimento... no...

Certamente lei doveva essere arrabbiata, ferita... ma... possibile... possibile che ancora non lo odiasse?!

-Chidori ti chiedo scusa.- sussurrò fissando la figura della ragazza rannicchiata sul suo petto -So di non averne il diritto... tuttavia puoi... potresti... ti prego potresti perdonarmi Chidori?-

Kaname ne si mosse ne parlò e passarono interminabili secondi di silenzio.

Lui deglutì.

La tensione era così palpabile che si sarebbe potuta tagliare con un coltello.

Finalmente la ragazza cessò di tremare e lentamente alzò il viso fino a fissare il giovane Sergente negli occhi -No.- disse in un soffio.

Sousuke si sentì congelare.

Ma allora... si era sbagliato?! Lei... lei alla fine, era arrivata ad odiarlo sul serio?!

No! No... ma... poteva forse biasimarla?

Era giusto, era giusto che le cose fossero andate così... probabilmente era meglio per tutti e due.

Già... dopotutto era meglio per entrambi... ma allora perché?!

Perché si sentiva così male?!

Se era giusto, se riteneva tutto ciò accettabile... allora perché provava il desiderio irrefrenabile di prendere a pugni il mondo?!

Kaname lo odiava.

Non lo avrebbe mai perdonato.

Lo odiava.

Non gli avrebbe più sorriso.

Lo odiava.

Kaname lo odiava!

-N-no...- balbettò completamente spaesato.

Kaname cambiò espressione. Sembrava... stupita. Improvvisamente le labbra le si curvarono in un sorriso.

Ma allora... allora lui ci teneva davvero!

Sì! Prima era così arrabbiata e triste... e ora invece... era così felice!

-Chidori?- la chiamò lui in tono interrogativo.

La ragazza dai lunghi capelli blu analizzò velocemente la situazione. Lo perdonava? Ma sì, che domande stupide! Sì che lo perdonava! Sì! Voleva perdonarlo con tutta se stessa!

Tuttavia... perché prima non togliersi una soddisfazione prendendolo un po' in giro?

Kaname riacquistò un'aria triste e tornò a fissarlo -Potrei... potrei perdonarti...- disse fingendosi insicura.

Sousuke spalancò gli occhi -Dici... sul serio?-

Lei annuì -Ma... prima dovresti fare almeno una cosa per me...-

Il ragazzo si sorprese. Una cosa? Era strano, però... davvero... avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non essere odiato da lei! -Qualsiasi cosa.- disse quindi più serio che mai.

Kaname dovette usare tutta la sua forza di volontà per non scoppiare a ridere. Non vedeva l'ora di vedere che faccia avrebbe fatto nel sentire la sua condizione! Sicuramente sarebbe diventato rosso da far invidia ad un pomodoro maturo!

-Mi devi baciare.- proclamò lei tutto d'un fiato.

Il giovane mercenario quasi ebbe un tracollo e come previsto assunse immediatamente una tonalità rosso cremisi. -Uhh...-

A quel punto la ragazza dai capelli blu non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere -Non posso crederci! E' troppo divertente! Ci hai creduto davvero?!- disse tenendosi la pancia -Ma dai scemo, stavo scherz...- ma non ebbe il tempo di finire la frase perché qualcosa di morbido e sottile le si poggiò sulle labbra zittendola.

Per poco Kaname non svenne.

Oh mio dio...

Oh mio dio!

Non può essere! Oddio... Sousuke... lui la stava davvero... oddio!!!

Sousuke si era chinato in avanti e... la stava baciando!

Fischi ed esclamazioni partirono da tutte le parti in un boato assordante.

Kaname rimase immobile, con gli occhi sgranati e il cuore che sembrava volerle uscire dal petto.

Quel delicato contatto durò appena pochi secondi, poi il ragazzo si staccò velocemente da lei e la guardò negli occhi.

La ragazza si portò la mano sulla bocca -Ma... io... tu... questo...- balbettò nella confusione più totale.

-Mi perdoni Chidori?- domandò lui in tono completamente innocente.

Le guance di Kaname divennero rosso fuoco.

Possibile che quello stupido avesse creduto...

L'aveva baciata perché...

Ma... l'aveva baciata?! Oddio sì! Sousuke l'aveva baciata!

Quante volte aveva sognato che accadesse? Praticamente ogni giorno nelle ultime settimane che avevano passato assieme... e ora... ora...

Abbassò piano la testa fino a che i capelli non le oscurarono il viso -Sousuke tu...-

Il Sergente deglutì -Chidori...-

Kaname si alzò lentamente in piedi -Tu...-

-Chidori?-

-TU RAZZA DI DEFICENTE SENZA SPERANZA!!!- urlò lei colpendolo con violenza e facendolo volare in aria.

Dopo l'impatto Sousuke si rimise in piedi con fatica, ma prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, la ragazza lo precedette -NON VOGLIO VEDERTI MAI PIU'!- gli urlò con furia e subito dopo, con ancora il viso completamente rosso, corse verso l'uscita della mensa e sparì alla sua vista.

Kurz fischiò -Non l'ha presa proprio bene, eh vecchio mio?-

Il giovane mercenario non rispose e muto, continuò a fissare lo spazio vuoto, in cui fino ad un attimo prima, c'era Kaname Chidori.





-Cosa?!-

Per poco Tessa non rovesciò a terra l'intero blocco di fascicoli che teneva in mano -Perché nessuno mi ha avvertito?!

-Colonnello...-

Theletha Testarossa si alzò in piedi posando pesantemente i fascicoli sulla sua scrivania -Prima quella donna e adesso... adesso... Tenente Colonnello Mardukas! Per ben due volte sono stata messa a parte di importanti decisioni, esigo una spiegazione!-

L'uomo si schiarì la gola nervosamente -Non so come scusarmi Colonnello! E' stata indubbiamente un'imperdonabile mancanza da parte mia non avvertirla riguardo tali decisioni! Tuttavia vorrei...-

-Non cerchi giustificazioni! Sono un suo superiore e nonostante tutto credo di essere ancora io il Comandante di questo sottomarino!-

-Si signore!- rispose Mardukas irrigidendosi.

Tessa si pentì immediatamente delle parole che aveva appena pronunciato -No, no... io... mi dispiace per come mi sono espressa! Lei certo non merita parole così dure, solo... mi sono lasciata prendere dal nervosismo...- concluse con aria mortificata.

L'uomo sorrise -E' tutto a posto Signor Colonnello. Indubbiamente sono io ad essere in torto e la sua reazione è più che comprensibile.-

La ragazza sembrò leggermente rincuorata -La ringrazio. Ora potrebbe gentilmente spiegarmi come stanno le cose?-

Il Tenente Colonnello annuì serio -Avevamo già precedentemente parlato della situazione riguardante la donna recuperata durante la missione in Vietnam. Come certo ricorderà, le avevo brevemente spiegato le condizioni in cui versava all'epoca del suo ritrovamento e di come non siamo riusciti ad ottenere alcuna informazione che possa aiutarci a capire e progredire in tutto ciò. Ora con mio grande rammarico, sono costretto a confessarle che in quel momento le celai un particolare importante.-

Tessa prese posto sulla sua poltrona e intrecciò le dita sotto al mento -Ovvero?-

-Colonnello è chiaro che quella donna soffre di una grave infermità mentale. Per quanto i nostri medici cerchino di aiutarla e tentino di comunicare con lei, l'unico risultato che riescono ad ottenere sono frasi deliranti senza capo ne coda, insulti e un persistente rifiuto ad aprirsi. Malgrado ciò... deve sapere che un'unica volta si è presentato un progresso. Durante la visita medica di routine, la donna ha formulato una frase grammaticalmente corretta e altrettanto accessibile nel suo significato... le assicuro che non potevo credere a ciò che mi hanno riportato, ma fatte le necessarie verifiche non è più rimasto lo spazio per alcun dubbio.- l'uomo si aggiustò gli occhiali sul naso -Signor Colonnello, quella donna ha espressamente richiesto di poter parlare con Kaname Chidori.-

Il giovane Colonnello dilatò gli occhi -Cosa? Ma come...?-

-Purtroppo non ne abbiamo idea.-

-Dunque... è per questo motivo che lei... insomma che noi...-

-Esattamente.- rispose Mardukas.

-Ora è chiaro... la ringrazio.-

Theletha prese a tormentare la sua treccia.

Ora tutto si spiegava.

Ora tutto acquistava finalmente un senso.

Certo ancora non capiva come quella donna avesse potuto sapere... ma a quello avrebbe pensato più tardi.

Adesso c'era una cosa di cui doveva assolutamente occuparsi. Già, in fondo doveva ammettere che non le dispiaceva affatto poterla rivedere, si era divertita molto nei giorni passati a scuola con lei e tutti gli altri. Sì, nonostante tutto loro due erano diventate buone amiche.

Tuttavia...

Il giovane Colonnello si alzò nuovamente -Bene signor Mardukas, andiamo ad accogliere la nostra nuova ospite!-

Tuttavia non l'avrebbe lasciata vincere!





Kaname si sedette sul pavimento con uno sbuffo.

Dopo quanto era successo aveva rimboccato il corridoio dal quale era venuta ed era avanzata a casaccio senza preoccuparsi minimamente di dove si stesse dirigendo, fino a che non si era ritrovata in un luogo a lei familiare: la cucina del De Danaan.

Nell'aria si avvertiva ancora un forte odore di cibo, ma il locale era deserto. Probabilmente avevano già portato tutto il mangiare alla mensa.

Alla mensa... oddio la mensa!

Sousuke!

Il bacio!

La ragazza sentì le guance prenderle fuoco per la seconda volta.

Lei stava solo scherzando e invece lui... proprio davanti a tutti doveva fare una cosa del genere?! Mai una volta che capisse qualcosa quell'idiota!

Un idiota... già... un idiota... ma perché continuava ad insultarlo?! Doveva ammetterlo... le era piaciuto. Eccome se le era piaciuto!

E come avrebbe potuto essere altrimenti?

Innumerevoli volte aveva pregato perché accadesse una cosa simile! Le sarebbe bastato anche soltanto un abbraccio, una carezza, una parola dolce... bastava che venisse da lui... invece era arrivato addirittura un bacio! Per poco non le era venuto un infarto in piena regola!

Davvero, aveva creduto di sognare...

Eppure l'ho picchiato e sono fuggita!

Bé... certamente la si poteva considerare una reazione abbastanza normale vista la situazione... per cominciare di romanticismo non ce n'era stato neanche un briciolo e poi davanti a tutti... ma quelle erano solo fottutissime scuse e lei lo sapeva benissimo!

L'imbarazzo poteva forse giustificare le botte e gli insulti... ma non poteva certo fare altrettanto con l'ultima frase che gli aveva rivolto...

-NON VOGLIO VEDERTI MAI PIU'!-

Come aveva potuto dirgli una cosa simile?! Proprio quando lo aveva appena ritrovato...

Non voglio vederti mai più!

Quelle parole... quelle parole non erano erano certo per Sousuke!

Lui non aveva alcuna colpa, anzi! Quel bacio... per quanto rapido e frutto di un fraintendimento... l'aveva resa felice... immensamente felice!

Solo... aveva avuto paura... una dannata paura!

Paura e rabbia avevano preso il sopravvento. Non nei confronti di Sousuke! No di certo!

Ma nei confronti di qualcun'altro.

Qualcuno che non avrebbe mai dovuto e voluto incontrare...

Qualcuno che odiava con tutto il suo cuore...

Qualcuno che in una fredda giornata di pioggia, gli aveva sprezzantemente portato via il suo primo bacio...

Quel bacio tanto importante che, lo ammetteva, avrebbe voluto conservare per un certo fissato di roba militare perennemente imbronciato di sua conoscenza...

Kaname strinse i denti.

Ma perché gli era tornato in mente?!

Questa volta si trattava di qualcuno al quale voleva bene e non che disprezzava, questa volta si trattava di Sousuke e non di Leonard Testarossa!

Da qualche parte dentro al petto, c'era qualcosa che continuava a farle sempre più male...

Si sfiorò le labbra con una mano e in quel momento qualcosa di umido le scivolò piano lungo la guancia -Sei una stupida!- sussurrò con rabbia.







Non molto distante, Sousuke Sagara camminava a passo spedito spostando continuamente lo sguardo da una parte all'altra del corridoio -Che diavolo hai in quella testa Sergente?!- ringhiò rivolto a se stesso.

Devo essere impazzito!

Sicuro, era per forza così! Altrimenti come avrebbe potuto spiegarsi il suo assurdo comportamento?

Aveva appena ritrovato Kaname e... dannazione era stato tutto così maledettamente veloce!

Quasi aveva paura si fosse trattato solo di un sogno...

Il Sergente si portò una mano sulla testa ancora dolorante. No, decisamente non si era trattato di un sogno.

Non era stato un sogno ne stringere le sue braccia, ne guardarla negli occhi, ne ascoltare i suoi rimproveri, ne... baciarla.

Qualcosa di simile ad un gigantesco blocco di ghiaccio gli scivolò nello stomaco.

Che cosa diavolo ho fatto?!

Baciare... baciare una persona... baciare Kaname...

Il blocco ghiacciato si fece più pesante.

-Ascolta Chidori ho fatto davvero una cosa così brutta?-

-Certo che sì! Rubare un bacio a una fanciulla innocente senza il suo consenso! E' una forma di violenza anche questa lo sai?!-

La discussione che aveva avuto con Kaname il giorno in cui si era finto Shirai, gli ritornò alla mente.

Per tenere in piedi la recita aveva baciato Mizuki, ma non si era rivelata la decisione migliore. La ragazza sconvolta e in lacrime l'aveva colpito mandandolo direttamente a bagno nel laghetto del parco e Kaname si era infuriata più che mai.

-Ma che razza di uomo sei?! Hai accettato di fare tutto quello che ti veniva ordinato! Sei il peggio del peggio, anche io ti odio!-

-......Non erano queste le mie intenzioni.-

-Ah! E allora che cosa avevi intenzione di fare, sentiamo! Tu baci chiunque con tanta facilità?!-

-Quando ciò si rende necessario sì... mi è già successo di baciare molte persone...-

-Eh?-

-Un mercenario turco colpito da un proiettile all'addome, un anziano della tribù tagik rimasto durante un'esplosione. Alcuni di loro sono sopravvissuti... altri invece no.-

Ricordava il cambiamento di lei dopo quell'ultima frase, con tono gentile gli aveva detto di uscire dall'acqua o altrimenti si sarebbe preso un raffreddore e poi gli aveva delicatamente porto la mano.

In quel momento aveva capito che probabilmente esisteva una differenza.

Il baciare per salvare una vita e il baciare una ragazza, erano due cose completamente diverse.

In sintesi, la differenza che esisteva tra carità... e piacere condiviso.

-Rubare un bacio a una fanciulla innocente senza il suo consenso! E' una forma di violenza anche questa lo sai?!-

Certo si era sentito parecchio in colpa verso Mizuki... ma ora che aveva fatto lo stesso errore con Kaname... si sentiva un completo schifo.

Ma non è forse stata lei a chiedertelo?

Sousuke strinse i pugni.

Non fare lo stronzo!

Sì, lei glielo aveva chiesto. Ma per quanto lui fosse ottuso in queste cose, non era certo così stupido da non essersi reso conto del fatto che la ragazza stesse scherzando...

Eppure l'ho baciata ugualmente!

Ma perché ogni volta che si trattava di lei, finiva sempre con il fare cose al di fuori da ogni suo criterio di razionalità?

Come faceva una semplice liceale a sconvolgerlo così tanto?

No... ma che stava dicendo? Non si trattava affatto di una semplice liceale... ma di Kaname Chidori.

E non c'era bisogno di aggiungere altro.

-NON VOGLIO VEDERTI MAI PIU'!-

Sousuke chiuse gli occhi e inspirò a fondo scacciando i brividi.

Complimenti Sergente Sagara! Si disse sarcastico.

Lei ti stava perdonando e tu... tu come al solito hai rovinato tutto!







Ancora una volta ringrazio tutti per per le bellissime recensioni!!! E poi volevo scusarmi se qualcuno avesse notato qualche incongruenza con gli avvenimenti della terza serie TSR! Lo dico perché purtroppo ne ho visto solo alcuni pezzi e anche se conosco trama e traccia minima degli episodi è chiaro che non è la stessa cosa! ^_^ A questo proposito volevo chiedere se qualcuno potesse spiegarmi come fare a procurarmi le fansub di TRS. Vera-chan è stata gentilissima e mi ha indicato il programma azurait, ma purtroppo non riesco a visualizzare la pagina... se poteste indicarmi un programma altrettanto adatto e spiegarmi in breve i procedimenti da seguire ve ne sarei eternamente grata! ^_^ Detto questo... spero che troviate interessante anche questo capitolo!!

1kizz

Mayu

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7-Progetti e Delle scuse speciali ***


7- PROGETTI e DELLE SCUSE SPECIALI







La stanza, anche se spaziosa, era illuminata soltanto da una lampada posata su una consunta scrivania ingombra di cianfrusaglie. Mucchi di fogli, sigarette, bicchieri di vetro vuoti, bottiglie stappate, quaderni, briciole, qualche piatto sporco e incredibile a dirsi, anche un computer.

L'aria era greve e sapeva di fumo.

Un uomo dai lunghi capelli neri raccolti in una coda, camminava avanti e indietro davanti ad una finestra. I sottili occhi verde smeraldo scrutavano irrequieti il paesaggio oltre il vetro e con il viso scuro per la frustrazione, teneva i denti pesantemente serrati.

Si udì un bussare appena accennato, poi la porta della stanza si aprì.

Un uomo molto più giovane del primo entrò nel locale. Lunghi capelli argentei gli scendevano fino alla vita e gli occhi dello stesso colore avevano un'espressione rilassata.

L'uomo di fronte alla finestra raggiunse il nuovo arrivato con uno scatto -Ma dove diavolo eri finito?!- urlò rabbioso.

-Non sono affari che ti riguardano.- rispose piano l'altro senza scomporsi.

-Sacrè bâtard!- ringhiò l'uomo dagli occhi verdi -Allora dimmi cosa significa questo!- aggiunse tirando fuori dalla tasca un foglio piegato malamente.

Il giovane sorrise compiaciuto -Vedo che sei già stato avvisato.-

-Che cazzo significa?!-

-Sarebbe opportuno che moderassi i termini... comunque credo che tu abbia capito perfettamente cosa ciò significa.-

-Tu es... Non puoi farlo! Non potete farlo!-

-Davvero?- lo sguardo dell'uomo dai capelli argentei si fece tagliente -Hai violato il patto Gerard.-

-Cosa?! Tu es fou!-

-Avevamo stabilito niente contatti.-

Un lampo di comprensione attraversò gli occhi dell'altro -Ma io... volevo... mon dieu! Volevo soltanto spaventarla un po'!-

-Hai rischiato di mandare a monte tutto per un tuo stupido capriccio.-

-Ma vai a farti fottere! Sei peggio di una donnicciola, di cosa hai paura?! Lei non ricorda un bel niente e poi... a chi non verrebbe voglia di stuzzicare quella bambolina?!-

Il giovane sorrise e subito dopo colpì l'uomo con un potente schiaffo -Non ti permetto di chiamarla bambolina.- disse gelido.

-Bâtard! Questa me la paghi Testarossa!- urlò l'altro fuori di se e con un guizzo si gettò in avanti per ripagare l'affronto.





Kaname uscì dalla cucina del sottomarino tenendo gli occhi fissi sul pavimento.

Si sentiva la testa pesante e il dolore al petto, era a mala pena diminuito.

Prese d'istinto il corridoio a sinistra. A dirla tutta non era proprio sicura che fosse la strada giusta... ma tanto, giusta per dove?

Dove voleva andare? Da Melissa e dagli altri? Oppure... da Sousuke?

La seconda ipotesi l'attirava parecchio...

Ah, come no! E poi cosa gli dico?

Eccomi qui Sousuke, sai ti chiedo scusa, in verità non volevo dirti quelle brutte cose, solo che mentre mi baciavi mi è tornato in mente il momento in cui il fratello di Tessa mi ha strappato il mio primo bacio! Ah giusto non te ne ho mai parlato! Bé niente di cui preoccuparsi comunque, facciamo come se non fosse successo nulla ok?”

Kaname si morse un labbro. Assolutamente fuori discussione!

Però... però aveva così tanta voglia di vederlo!

-Va tutto bene signorina Chidori?-

La ragazza dai lunghi capelli blu fece un salto di quasi due metri -C-Che...?-

A pochi passi da lei, il Maggiore Kalinin, la stava osservando con occhio critico.

-Signor Kalinin!-

-Sono lieto che ricordi ancora il mio nome, signorina Chidori.- sorrise piano il militare.

Kaname si rilassò un pochino. Il Maggiore Kalinin era una persona, che chissà perché, nonostante il suo modo di fare austero le ispirava simpatia.

-Mi scusi non l'avevo sentita arrivare.- disse sorridendo.

L'uomo annuì -E' comprensibile. Forse non l'è mai stato spiegato, ma la pavimentazione del sottomarino è stata studiata a posta per ridurre al minimo i rumori creati dal continuo andirivieni del suo equipaggio. In questo modo si evita un eco alla lunga decisamente fastidioso-

-Ah...- rispose lei. Per quanto interessata, non le riusciva di prestare molta attenzione alle parole del Maggiore. La sua mente era decisamente incentrata su qualcos'altro... o per meglio dire, su qualcun altro...

-Sì molto utile.- riprese Kalinin -Ma piuttosto, è sicura di stare bene signorina Chidori?-

La ragazza lo fissò sorpresa -P-Perché me lo chiede?-

-Perdoni la mia invadenza, è solo che mi è parso che lei avesse un'aria un po' scossa. Se c'è qualcosa che posso fare...-

Lei lasciò andare una risata nervosa -M-Ma no, che dice! La ringrazio per la sua gentilezza, ma davvero, non c'è nulla di cui preoccuparsi! Magari è l'effetto del viaggio in elicottero, sa non ci sono abituata...-

L'uomo annuì -Mi rincresce che a causa nostra debba sopportare tutti questi fastidi.-

Kaname sbuffò borbottando sottovoce -Diciamo che la colpa è più di una persona in particolare...-

-Prego?-

-Ah, nulla!- esclamò lei sventolando una mano e pregando mentalmente che l'uomo non avesse sentito.

Kalinin la osservò in silenzio per qualche secondo poi disse -In ogni caso non ho ancora avuto modo di ringraziarla a dovere.-

La ragazza spalancò gli occhi -Ringraziarmi? E per che cosa?-

-Diciamo che alcuni dei nostri soldati non sono proprio il massimo della discrezione... per cui ho valide ragioni di credere che lei durante l'ultima battaglia, trovandosi per caso ad Hong Kong, abbia salvato non solo un mio subordinato, ma tutti noi e moltissima altra gente.-

Kaname arrossì leggermente -Ah... no... ecco... non è così, io...-

L'uomo stava per dire qualcosa, quando improvvisamente spostò lo sguardo oltre le spalle della ragazza e lasciò andare un breve sorriso -Le chiedo perdono signorina Chidori- disse tornando a fissarla -Purtroppo ho affari parecchio urgenti da sbrigare e per oggi non posso intrattenermi oltre, ma la prossima volta spero di aver modo di parlare con lei con più tranquillità.-

-Eh? Ah ma certo! non si preoccupi.-

-In ogni caso- aggiunse il Maggiore -Sono sicuro di lasciarla in ottima compagnia.-

-Come scusi?-

L'uomo fece un cenno con la testa e Kaname si voltò -Yek!- urlò la ragazza paralizzandosi -S-S-Sousuke!-

Il ragazzo dai capelli castani arrestò i suoi passi e alzò il capo -Chidori!-

-Ehm...- tossì il Maggiore -Bene. Ora vorrete entrambi scusarmi. Ah... Sergente Sagara.-

Il ragazzo, accortosi solo in quel momento della presenza del suo superiore, scattò sull'attenti -Si Maggiore?-

-Sono certo che lei potrà ancora una volta fare da guida alla nostra ospite.-

-Ah...-

Kalinin non gli diede il tempo di ribattere e con volto impassibile cominciò ad allontanarsi, lasciando soli i due giovani.





-Basta così.-

-Roger.-

L'arastoff si bloccò passando alla modalità di stand bye e Leonard Testarossa si avvicinò lentamente all'uomo che giaceva sul pavimento -Alzati.- ordinò.

L'uomo non si mosse.

-Non ho tempo da perdere. Avanti Gerard alzati.-

L'altro cominciò a tirarsi su con lentezza, quando fu finalmente in piedi, prima tossì sputando un po' di sangue poi, dopo essersi pulito, puntò i rabbiosi occhi verdi contro il suo interlocutore -Portarti dietro i tuoi giocattolini... davvero una mossa astuta! Dopotutto... nonostante tutte le arie che ti dai, non sei altro che un codardo!-

Il ragazzo dai lunghi capelli argentei rise educatamente -Può essere. Ma intanto non sono io, quello che continua a ringhiare pur avendo le spalle al muro.-

-Tu... tu e i tuoi maledetti amichetti! Che intenzioni avete?! Non potete cacciarmi! Sono io che vi ho passato tutte le informazioni!-

-Non ha la minima importanza.-

-Se mi eliminate non avrete mai la chiave!- urlò l'uomo in un ultimo disperato tentativo di ripresa.

Leonard sorrise -La chiave? Oh... mi dispiace che tu sia ancora così ingenuo.-

-Cosa?!-

-Ti riferisci al tuo animaletto domestico vero? Alla tua... vediamo, com'è che la chiami? Ah giusto! Alla tua cara Sophie.-

-Sacrè! Non è possibile! Voi...-

-Tranquillo è ancora tutta intera, abbiamo semplicemente prelevato i dati di nostro interesse.-

L'uomo dagli occhi verdi sembrò crollare -Non...-

-Inoltre- aggiunse il ragazzo -abbiamo il N.8 e poi... sai benissimo che in questo progetto, sono io ad avere il coltello dalla parte del manico. Neppure l'Organizzazione può permettersi di intralciarmi.-

Imprevedibilmente l'altro si mise a ridere sguaiatamente.

-Trovi la cosa tanto divertente? Oppure, hai del tutto perso la ragione?-

-L'ho capito! Ho capito tutto! E così... così ci speri ancora!-

Leonard corrugò le sopracciglia -Di che stai parlando?-

L'uomo smise di ridere e lo fissò con malevolenza -Quello che davvero ti preme non è lo scopo finale del progetto, in realtà vuoi solo farle ricordare tutto perché alla fine torni da te non è vero?! Ma stai giocando a un gioco pericoloso Testarossa! Lei potrebbe farsi anche molto male...-

-Basta.- disse il ragazzo -Non commettere l'errore di valutare le mie intenzioni così facilmente!-

-Oh siamo suscettibili eh?- continuò Gerard -Ma temo che avrai qualche problema. L'ho osservata sai Testarossa? Non vorrei spezzarti il cuore, ma devo essere sincero... sembra proprio che la tua bambolina se la faccia con quel moccioso!-

-Taci!-

-Che dici se la sarà già portata a letto? In questo caso avresti qualche problema vero? Bé non preoccuparti, anche se sembra una cagna in calore non vuol dire...-

-Taci ho detto!- urlò Leonard con il volto contratto.

L'uomo rise nuovamente -Che c'è? La verità fa male?-

-Ne ho abbastanza di te! La tua volgarità mi ha stancato. Portatelo via!-

Uno dei tre arastoff alle spalle del giovane si mosse al suo comando. In un istante immobilizzò l'uomo e dopo avergli iniettato meccanicamente una particolare droga per fargli perdere i sensi, lo sollevò bruscamente da terra e lo trasportò fuori dalla stanza.

Il ragazzo dai lunghi capelli argentei chiuse gli occhi e sospirò -Un idiota fastidioso...-

-Mr. Silver.-

Leonard si voltò verso la porta.

Un uomo basso e dalla corporatura robusta lo stava fissando con trepidazione.

-Signor Razof. Che ci fa qui? Mi ha forse seguito?-

L'altro sorrise compiacente -No, no di certo Mr. Silver! Sono qui per conto dell'Organizzazione.-

-Mmh... ci sono novità?-

-Si Signore. Il piano CR446 è stato terminato ed è richiesta la sua presenza per l'approvazione finale.-

Il ragazzo annuì -Molto bene. E' tutto?-

Razof si schiarì la gola -A dire la verità, il Consiglio vorrebbe sapere come ha intenzione di procedere con il progetto ACCESS. Visto che lei non ha ancora fornito dettagli...-

-Dì loro di non preoccuparsi. La ruota ha cominciato a girare, ma per il momento è ancora presto.-

-Ma Signore il Consiglio...-

-Ho io il comando di questo progetto. Gradirei che non mi stessero continuamente con il fiato sul collo.-

-Certo Mr. Silver!- rispose l'uomo irrigidendosi.

-Bene.- sorrise Leonard -In ogni caso...prima di tutto bisogna eliminare l'ostacolo più grande.-

L'altro rimase un attimo in silenzio poi corrugò la fonte -Si riferisce alla Mithril? Oppure all'Arbalest?-

Il ragazzo lo osservò con curiosità -Bé, anche, signor Razof.- disse passandosi una mano tra i capelli -Ma in definitiva... il nostro vero problema, è chi pilota quella macchina.-

-Intende...?-

-Esatto.-

-Capisco. Quindi sarà questa la sua prossima mossa?-

Il giovane sorrise -Come ho già detto, è ancora presto. In ogni caso gli concederò ancora un po' di tempo, perché potrebbe aiutare il risveglio, tuttavia...- Leonard tirò fuori dalla tasca un lembo di stoffa bianca portandolo alle labbra -Non gli permetterò di cogliere il fiore che mi appartiene.-





3... 4... 5...

Kaname si portò per l'ennesima volta, una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Erano passati cinque minuti buoni da quando il Maggiore Kalinin se ne era andato e da allora, ne lei ne Sousuke avevano minimamente accennato ad aprir bocca.

Osservò il ragazzo accanto a lei con la coda dell'occhio. Sembrava piuttosto teso, forse si sentiva in colpa... oppure era offeso? Poteva essere?

Lo vide sospirare appena, i profondi occhi grigi erano persi nel vuoto e i corti capelli ribelli, che tempo prima aveva tagliato con le sue mani, stavano cominciando a ricrescere.

Certo che... le era mancato talmente tanto...

Ma sei cretina?!

Accidenti! Guarda cosa andava a pensare proprio ora! Piuttosto, doveva parlargli! dirgli qualcosa! Qualcosa...

Sì, ma cosa?

La sua voce sembrava essere intrappolata in fondo alla gola.

Il giovane Sergente deglutì lanciando alla ragazza accanto a lui, l'ennesima occhiata di sbieco. Sembrava piuttosto calma, ma probabilmente, pensò nervoso, doveva essere ancora terribilmente infuriata.

La osservò mentre si portava una ciocca blu dietro l'orecchio con lo sguardo perso nel vuoto.

Certo che... le era maledettamente mancata...

Ma sei deficiente?!

Che cavolo gli veniva in mente in un momento così?! Invece che pensare a simili sciocchezze, doveva trovare un modo per chiederle nuovamente scusa!

Sembrava che non riuscisse a far altro che crearle fastidi... probabilmente... Wraith aveva ragione.

-Alla fine, sei solo un peso per lei.-

Scacciò quel pensiero con irritazione.

Ripensò invece alle parole di Kaname il giorno in cui gli aveva tagliato i capelli -Ho fiducia solo in te, Sousuke.-

Ripensò a quando, ad Hong Kong, sembrava tutto finito e lei era venuta a riprenderlo.

Ripensò al giorno che aveva detto a Bonta-kun di essere felice del semplice fatto che lui si fosse preoccupato per lei.

Ripensò alla volta che aveva indossato il kimono di sua madre salvandolo all'ultimo minuto.

E addirittura ripensò a molto prima. Quando nella foresta, a Khanka, dopo che lui gli aveva puntato la pistola contro perché lei si rifiutava di proseguire da sola, gli aveva detto sorridendo che non le faceva paura, che ormai si fidava di lui, che se fosse rimasto al suo fianco avrebbe potuto sopportare anche i tormenti peggiori e che sarebbero tornati a casa insieme.

Dopotutto... anche se lo sgridava continuamente... forse... sembrava che a lei non dispiacesse così tanto averlo al suo fianco...

Sospirò. Questa volta però, l'aveva davvero fatta troppo grossa.

Che scuse poteva trovare?

Poteva dirle che non si era accorto che stesse scherzando... no, fuori questione! Davanti a lei sapeva di essere un pessimo bugiardo, se ne sarebbe accorta in quattro e quattro otto.

Doveva dirle la verità. Era l'unico modo... ma il problema era che nemmeno lui sapeva spiegarsi quale fosse davvero la verità... il motivo per cui l'aveva baciata era...

-Sousuke.-

La voce di Kaname lo fece tornare bruscamente alla realtà -Sì!- esclamò scattando di riflesso sull'attenti.

Vide gli occhi di lei dardeggiare -Insomma Sousuke! Non sono uno dei tuoi superiori!-

-Ah... ecco...- balbettò lui cominciando a sudare -Chidori mi disp...-

-No.- lo interruppe la ragazza abbassando il capo -Non sei tu...-

-Chidori?-

Passarono alcuni interminabili secondi di silenzio, poi lei intrecciò le dita delle mani e si inchinò leggermente in avanti -Perdonami.- disse fissando il pavimento.

Il Sergente spalancò gli occhi a dismisura -Perdon... Chidori ma tu... Perché dovrei...?-

Kaname sentì il cuore mancarle un battito.

Perché dovrei...?

Cosa... cosa voleva dire?!

Alzò gli occhi di scatto cercando il viso di lui.

Le gambe le tremarono.

Un'espressione dura era dipinta sul suo volto e i pugni delle mani erano pesantemente serrati.

-Io ecco... perché...- balbettò la ragazza sfuggendo il suo sguardo e cercando di sorridere il più naturalmente possibile -Ma sei scemo?- esclamò acquistando un'aria spavalda e mettendosi le mani sui fianchi -Non avrai certo creduto che prima dicessi sul serio! Insomma soltanto uno stupido avrebbe potuto pensare che... e comunque potresti avere almeno la decenza di accettare le mie scuse no?! Dopotutto sappi che non è affatto facile per me! Io... perché...- la voce le si spezzò all'improvviso e una lacrima traditrice le scivolò piano sul viso -Ah!- esclamò lei passandosi veloce una mano sulla guancia -No... questa... non è come credi... io...-

Ma non riuscì mai a finire la frase, perché Sousuke decise di stupirla per la seconda volta.

Con un gesto istintivo il ragazzo la circondò con entrambe le braccia e la strinse con forza a se.

Kaname trattenne il respiro.

Cosa...?

-Sono un idiota.- disse lui appoggiando la guancia sul capo della ragazza -Non solo ti ho abbandonato per la seconda volta, ma sono anche arrivato al punto...- si bloccò.

Lei sentì la presa farsi più forte.

-Perché tu? Perché sei tu a chiedermi scusa?!- esclamò infine tutto d'un fiato.

La ragazza dai lunghi capelli blu sussultò. Ma allora era questo... era per questo che prima...

Sollevò le braccia e lo circondò a sua volta -Stupido! Stupido io... io non avrei dovuti dirti quelle cose! Non le pensavo! Ero solo... nervosa e...-

-Va bene.- sussurrò lui sempre tenendola stretta -Lo so.-

Kaname non poteva crederci. Sentì il cuore farsi più leggero, il dolore che fino a poco fa la stava tormentando era sparito.

Fu in quel momento che prese consapevolezza della situazione.

Era tra le braccia di Sousuke, lo stava abbracciando... ma prima di tutto, lui stava abbracciando lei!

Si mosse appena, parecchio imbarazzata.

-Chidori?- la chiamò piano lui.

Oddio questo era davvero troppo!

La sua voce, il suo respiro vicino all'orecchio, il suo profumo... sentì qualcosa di caldo muoversi in infondo allo stomaco.

-S-Sousuke...- balbettò restando immobile e cercando disperatamente di trovare qualcosa di sensato da dire.

-E' tutto a posto?- chiese il ragazzo.

Kaname non ci capiva più niente -Io... forse sarebbe meglio se...- sussurò serrando gli occhi e sciogliendo bruscamente l'abbraccio.

-Chidori?-

Lei non riusciva a guardarlo negli occhi, sentiva la testa girarle -V-Va tutto benissimo!- esclamò con una risata forzata, mentre arretrava velocemente verso la parete.

Doveva trovare assolutamente un appiglio!

Ma in tutta quella confusione, mise improvvisamente un piede in fallo e scivolò all'indietro -Uah!-

-Chidori!- il ragazzo l'afferrò prontamente per la vita scongiurando la caduta.

Probabilmente però, Kaname avrebbe preferito di gran lunga rompersi anche una gamba, piuttosto che ritrovarsi nella successiva situazione.

Ovvero, esattamente al punto di partenza.

Tra le sue braccia di Sousuke, col viso appoggiato sul suo petto.

Non che le dispiacesse... anzi! Il problema era tutto l'opposto!

-Dovresti fare più attenzione.- disse serio lui.

-Cosa?!- esclamò la ragazza, riacquistando un po' della vecchia se stessa -Non mi sembra che proprio tu, che non fai altro che combinare casini, abbia il diritto di venimi a dire una cosa del genere!-

Si aspettava che lui si irrigidisse come suo solito e invece, Sousuke si limitò a fissarla intensamente, come se avesse appena scoperto qualcosa.

-E-E adesso che c'è?-

Incredibilmente lui sorrise, un sorriso caldo e altrettanto raro -Niente, è solo che... mi sei mancata.-

Sentirgli dire quella frase, così, con quell'espressione, con quella sincerità spiazzante...

Kaname lo sapeva.

Quel calore, quell'ingenuità un po' maldestra, quel suo modo di comportarsi, di essere sempre e irrimediabilmente Sousuke... erano proprio quelle le cose che le erano mancate di più.

Lo abbracciò di slancio sull'orlo delle lacrime -Scemo!- esclamò, poi non sapendo neanche più lei quello che faceva, alzò la testa di scatto e senza sciogliere l'abbraccio si alzò in punta di piedi fino a che non arrivò ad unire le sue labbra con quelle di lui.

Sousuke rimase paralizzato.

Cosa...?

Fino a un attimo prima si sentiva in colpa perché...

Stava accadendo sul serio?

Lei... lo stava baciando?! Chidori, Kaname Chidori...

Perché...? Come...?

Come doveva comportarsi?!

In teoria avrebbe dovuto fermarla, dopotutto era in servizio e poi lei era una sua missione...

Qualcosa di sconosciuto ma di fin troppo simile alla rabbia, gli invase la mente.

No che non lo era dannazione! Non più! Non era più una sua missione!

Sua.

Non più.

Sarebbe stata di qualcun'altro?

Ma... era lavoro. Si parlava di lavoro dannazione! A che stava pensando?!

Però... lo stesso... sua... gli piaceva pensarlo...

E l'idea di perderla... di perderla per sempre... lo sapeva... lo sconvolgeva più di ogni altra cosa.

Perché?! Perché lei... così?!

Poi in un attimo ogni domanda si ripiegò su se stessa e venne cancellata come se non fosse mai esistita. Rabbia, confusione, insicurezza... erano sparite.

Ora tutto ciò che esisteva era lei.

Dio! Già prima a tenerla così stretta... a sentire il suo respiro, l'odore dei suo capelli...

Non capiva quello che gli stava succedendo. Non riusciva più a pensare razionalmente.

Forse era uno sbaglio... magari lei se ne sarebbe pentita... poteva ferirla...

Inconsciamente portò una mano dietro alla sua testa stringendole i capelli, Kaname si lasciò sfuggire un leggero gemito.

E a quel punto, lui si arrese del tutto.

La ragazza intanto, incapace di spiegarsi la dinamica di ciò che aveva appena fatto, sentiva la testa svuotarsi lentamente.

Subito, nonostante i pensieri confusi, aveva provato un attimo di terrore in vista di una sua qualsiasi reazione negativa, ma quando le aveva infilato una mano tra capelli accettando il suo bacio... aveva completamente smesso di pensare.

Avvertì improvvisamente l'altra mano di lui, che fino ad allora le aveva stretto la vita, scorrerle veloce lungo la schiena.

Kaname rabbrividì e istintivamente imitò quel gesto, facendo scorrere le mani tremanti sulla schiena del ragazzo, poi aggrappandosi alla sua divisa gli si premette contro con più forza.

Lo sentì sussultare e subito dopo, sentì il suo respiro farsi più irregolare.

Oddio così non andava, pensò lei, in quel modo avrebbe perso del tutto la testa!

Sousuke stava pensando esattamente la stessa cosa, eppure non riusciva a riprendere il controllo.

Quelle labbra, quei capelli, quel corpo morbido pressato contro il suo quasi con disperazione, quel suo profumo che aveva sentito tante volte da lontano mentre l'accompagnava a scuola...

Non riusciva a fermarsi in nessun modo. Non poteva.

Non voleva.

All'improvviso un distinto rumore di passi li raggiunse, riscuotendoli entrambi e facendoli tornare bruscamente alla realtà.

Si staccarono velocemente l'uno dall'altra respirando a fatica ed evitando di guardarsi negli occhi.

Qualche attimo dopo una porta poco distante si aprì con uno scatto e davanti a loro comparve un volto familiare.

-Heilà!- salutò allegramente Melissa raggiungendoli.

-'ao- rispose Kaname in un sussurro a mala pena udibile mentre teneva lo sguardo fisso sul pavimento.

-Sergente Maggiore.- salutò distrattamente Sousuke senza accennare minimamente a mettersi sull'attenti.

La donna dai corti capelli neri li fissò sconcertata -Ehi, ma che vi succede?-

-Niente.- risposero in coro i due ragazzi.

Melissa li osservò in silenzio per un po', poi sorrise e disse -D'accordo, come volete.-

Un nuovo silenzio calò nel corridoio.

Il Sergente Maggiore aspettò ancora alcuni secondi nella speranza di una qualche reazione, poi si schiarì la gola -Ehm... allora... Kaname?-

La ragazza sobbalzò -Si?-

-Ti stavo cercando, ti andrebbe di venire con me? Ci sono ancora alcune persone che vorrebbero salutarti e darti il benvenuto a bordo.-

-Ah...- Kaname lanciò una brevissima occhiata al ragazzo accanto a lei, poi ritornò a fissare il pavimento -Mmh... ok.-

Melissa sembrò soddisfatta -Perfetto! Seguimi allora.-

La ragazza la raggiunse a passi veloci.

Si stavano già allontanando quando il Sergente Maggiore si bloccò voltandosi -E tu che intenzioni hai?-

Sousuke alzò lo sguardo sorpreso -Io?-

La donna sospirò -Esatto. Allora vieni o no?-

Il ragazzo aprì la bocca -Ma... credevo...-

-Bé non è una riunione privata, puoi benissimo venire anche tu.-

-Ma...-

-Oh quante storie! Cammina, è un ordine!-

-Uh... ricevuto.-





-Sono felice di darle nuovamente il benvenuto a bordo del De Danaan, signorina Kaname.-

Theletha Testarossa strinse sorridendo le mani alla ragazza.

-Ti ringrazio Tessa.- sorrise a sua volta Kaname.

-Prego accomodati!- aggiunse l'altra facendo segno verso alcune sedie disposte davanti alla scrivania -Anche voi! Melissa, Signor Sagara!-

I tre giovani accettarono prontamente.

Kaname a destra, Sousuke a sinistra e Melissa al centro.

La ragazza dai lunghi capelli blu si guardò nervosamente intorno. Evitando accuratamente di voltarsi dalla parte del ragazzo.

Durante il tragitto l'unica a parlare, era stata soltanto Mao, mentre lei e Sousuke avevano risposto a turno a monosillabi. Alla fine erano arrivati in una saletta d'attesa e ancor prima che la porta successiva si aprisse, Kaname aveva capito che senza dubbio si trattava dell'ufficio del Comandante, ovvero di Tessa. E questo non aveva fatto che incrementare la sua tensione già di per se alle stelle.

In quel momento la porta si aprì nuovamente ed entrarono sia il Tenente Colonnello Mardukas che il Maggiore Kalinin. I due uomini salutarono e si andarono a posizionare dietro alla scrivania, alle spalle del Comandante

Theletha sorrise -Bene! Visto che ora ci siamo tutti, possiamo cominciare! Ah, ma prima prendete pure qualcosa da bere- disse indicando un vassoio con alcune lattine sopra -Oggi fa davvero molto caldo e poi, questa non è certo una riunione ufficiale!- concluse lanciando di proposito un enorme sorriso a Sousuke.

In altre circostanze Kaname si sarebbe certamente irritata, ma al momento la cosa non la turbò minimamente e così accettò una lattina senza fare commenti.

Altrettanto fecero Melissa e il giovane Sergente, il quale ringraziò ancor più rigidamente del solito.

-Dunque- riprese Theletha -Ha per caso avuto qualche problema con il nostro prelievo da Tokyo, signorina Kaname? Ho saputo che quando Melissa è arrivata, lei era proprio nel bel mezzo delle lezioni.-

La ragazza dai lunghi capelli blu rise educatamente -Ma no figurati! Credo di averci ormai fatto l'abitudine a cose del genere!-

Tessa assunse un'aria dispiaciuta -Mi rincresce davvero!-

-E' tutto a posto Tessa! Sul serio.- ribadì Kaname sventolando una mano.

Il giovane Colonnello si rasserenò -In questo caso mi sento davvero sollevata! Tuttavia per ripagarla del disturbo, mi farebbe piacere che oggi pomeriggio prendesse parte a una piccola festa di benvenuto che ho pensato di organizzare insieme a tutti i membri del nostro equipaggio!-

-Una festa di benvenuto? Ma... per me?!-

Tessa annuì -Esatto!-

La ragazza dai lunghi capelli blu sorrise imbarazzata -Ah... bé... ecco ti ringrazio! Sarà un vero onore!-

-Inoltre, prima che me ne dimentichi, volevo comunicarle che durante il suo periodo di permanenza qui potrà alloggiare nelle mie stanze.-

-Ah... ma non vorrei crearti troppo disturbo! Andrebbe bene anche...-

-Nessun disturbo!-

-Ma..-

Melissa dopo aver mandato giù l'ultimo sorso della sua lattina si voltò verso Kaname -Non farti di questi problemi, siamo tutti molto felici di avere un ospite! A proposito, quanto resterai? Due giorni?-

La ragazza dai lunghi capelli blu si schiarì la gola -Veramente... resterò una settimana.- disse con un sorriso incerto.

-Eh?!- esclamò incredula Melissa.

Sousuke risputò nella lattina quello che stava bevendo.







Finalmente EFP è tornato! Sono felicissima!!! Per festeggiare ecco qui il settimo capitolo ;) Spero che gli sviluppi siano graditi!

A proposito devo fare un sacco di ringraziamenti!

Prima di tutto ringrazio ufficialmente Wilwarind per aver recensito Like Hard Rain sul forum del sito! Mi ha fatto davvero commuovere!

Poi ringrazio DarthSteo, Mustard Girl e Lara per avermi indicato i programmi per scaricare TSR! Grazie a voi finalmente ho potuto vedere questa splendida terza stagione XD!

E ovviamente ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito fino ad ora! Grazie vi adoroooooooooo!!!

Infine rispondo a Sanzina 89 che lascia sempre dei commenti unici! Ebbene pensavo di arrivare a 20 cappy, però tutto dipenderà da come si metteranno le cose, perché in effetti quando finisco un capitolo e lo rileggo mi rendo conto che ha preso tutta un'altra strada da come lo avevo programmato! In questo cappy x esempio, che tu ci creda o no, il bacio è venuto fuori da solo senza che me ne accorgessi! Forse sono posseduta... XD

Ad ogni modo la trama si sta sviluppando! Fatemi sapere le vostre opinioni!!!

1kizz

Mayu

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8-Old friends and A talkative party ***


8-OLD FRIENDS AND A TALKATIVE PARTY









Il vapore saliva lento nell'aria e l'acqua sgorgava con irruenza.

Kaname chiuse finalmente il rubinetto e dopo aver sfilato gli ultimi indumenti, si immerse cautamente nella vasca.

La temperatura dell'acqua era perfetta, bollente al punto giusto senza che ci fosse il rischio di scottarsi.

Controllò che l'elastico che le teneva alti i capelli fosse ben saldo e appoggiò la schiena contro il bordo del recipiente. Immediatamente sussultò, nonostante il calore, quest'ultimo era ancora freddo.

La ragazza sorrise. Bé dopotutto quella in cui stava immersa non era propriamente una vasca, ma come gli aveva spiegato Tessa tempo addietro, si trattava del luogo in cui venivano lavati i componenti chimici degli AS.

-Com'è l'acqua?-

Kaname si voltò -Ah Melissa, sei tornata!-

La donna sorrise e dopo aver richiuso la porta cominciò a togliersi i vestiti ed entrò a sua volta nella vasca.

-Peccato che non sia potuta venire anche Tessa.- disse la ragazza facendole posto.

-Già, come al solito è piena di impegni.- convenne Melissa aprendosi una lattina di birra.

-Bé, magari la prossima volta.-

Il sergente Maggiore annuì sorseggiando la sua bevanda -Fortunatamente non c'è fretta! In ogni caso... tu cosa mi racconti?-

Senza che Kaname potesse farci nulla, i suoi pensieri andarono automaticamente al momento in cui aveva baciato Sousuke e in cui lui... Le guance le divennero rosso fuoco e si sentì quasi svenire mentre in una frazione di secondo ricordava il resto.

-Kaname è tutto a posto?-

La ragazza dai lunghi capelli blu rise forzatamente -Ah ah ah! Ma certo che si!-

-Mmh...- l'amica inarcò un sopracciglio -Sei strana sai?-

Lei sbatté gli occhi -S-Strana dici?-

Melissa annuì -Proprio. Anche prima nell'ufficio del Comandante, quando Tessa ti ha detto che potevi prendere in prestito i suoi vestiti e tu...-

-Cosa?!-

-Bé, poi lei ha aggiunto che sperava che non ti andassero troppo stretti... mi aspettavo che tu rispondessi qualcosa come “Intendi forse sul petto?” e lei avrebbe detto “No, intendevo sulla vita.” e quindi tu avresti ribattuto “Non ti preoccupare. Anche se non sono denutrita mi saprò adattare perfettamente.”... invece l'hai semplicemente ringraziata dicendo che sarebbero andati benissimo!-

Kaname la guardò male -Non dirai sul serio.-

La donna sbuffò -Oh andiamo! Mi ricordo benissimo come eravate sempre a bisticciare per un motivo o per l'altro, durante il periodo passato alla tua scuola!- poi dopo aver buttato giù una lunga sorsata di birra aggiunse -E a proposito del motivo...- si avvicinò fino a trovarsi a pochi centimetri dal suo viso -Credo proprio che tu mi stia nascondendo qualcosa.- sussurrò con un ghigno sadico stampato in faccia.

La ragazza deglutì -M-Ma che vai a pensare!-

Il ghigno del Sergente Maggiore si allargò ancora di più -Guarda che ero presente anch'io al piccolo incidente avvenuto oggi a mensa.-

Kaname riprese un colorito acceso -Ah... ah ecco...- balbettò indietreggiando.

-Comunque- continuò maliziosa Melissa -Non credo si tratti solo di quello...-

-Eh? N-Non capisco! Cosa dovrebbe esserci di altro?-

La donna le puntò un dito contro -Prima. In corridoio.- esclamò con gli occhi che le brillavano -Che stavate combinando?-

-NULLA!- urlò lei con i nervi a fior di pelle.

-Ah! Lo sapevo!- esclamò euforica Melissa gettandosi la lattina vuota alle spalle -Avanti sputa il rospo!-

-Ti ho detto che non è successo nulla!-

-Ma è ovvio che stai mentendo!- ribatté l'altra sempre più esaltata.

-E' la verità!-

-Non ci casco neanche per un secondo!-

-Ti dico che è la verità!-

-Mi dispiace per te carina, ma io ho naso per queste cose!-

Kaname si aggrappò al bordo della vasca -Vuol dire che questa volta il tuo fiuto ha fatto cilecca!- esclamò agitatissima afferrando un asciugamano e cominciando ad uscire dall'acqua.

Mao chiuse gli occhi per un attimo, poi sospirò -Bé allora dovrò farmi riraccontare la storia da una fonte di mia conoscenza, che vi ha visto mentre vi baciavate appassionatamente...-

La ragazza, che era quasi fuori dalla vasca, si lasciò sfuggire la presa e ricadde all'indietro schizzando parecchia acqua al di fuori del recipiente. Subito dopo si voltò verso l'amica con l'espressione di un bambino che è appena stato scoperto a rubare le caramelle e con le guance che avevano raggiunto una tonalità degna di un'aragosta.

Melissa ammutolì e spalancò gli occhi a dismisura -Oh mio dio... non sarà...- articolò, poi d'impulso, afferrò una nuova lattina di birra dal pavimento e la svuotò rapidamente in una sola sorsata.

Kaname era troppo scioccata per poter parlare e si limitò a fissare l'amica fino a quando non ebbe finito.

Il Sergente Maggiore lanciò via il contenitore vuoto e tornò a fissare la ragazza -Lo sai vero?- disse quasi in trance.

-C-Cosa?- balbettò lei.

-Io stavo scherzando!-

Kaname aprì la bocca senza che ne uscisse alcun suono. Nella sua testa solo tre parole: sei-una-cretina.

Improvvisamente Mao uscì dal trance e scattò in piedi incurante della sua nudità -Kyaaaaaah!- urlò euforica.

-M-Melissa?-

Senza prestarle ascolto la donna cominciò ad esibirsi in un balletto -Lo sapevo! Lo sapevo! Lo-sa-pe-vooooooooooo!-

La ragazza dai lunghi capelli blu avrebbe voluto sprofondare.

-Avanti dimmi tutto! Com'è successo?-

-Melissa...-

-Scommetto che ti ha afferrato all'improvviso e dopo averti sbattuto contro il muro...-

-MELISSA!-

-Che c'è? Non è forse andata così?-

-Assolutamente no! Prima di tutto non farebbe mai una cosa del genere e poi sono stata io a...- Kaname si bloccò realizzando con orrore, quello che si era appena lasciata sfuggire.

Sul volto della donna comparve un ghigno che andava da un orecchio all'altro -WOW!- esclamò battendosi le mani sulle guance -Questo è anche meglio! Hai la mia ammirazione! E dimmi.- aggiunse riprendendo un tono confidenziale -Quindi sei stata tu a sbatterlo contro il muro?-

-MELISSA!- urlò la ragazza scattando in piedi a sua volta.

-Ok, ok ho esagerato.- si scusò il Sergente Maggiore -Però... almeno dimmi com'è andata!-

Kaname, ormai fosforescente, scrollò violentemente la testa -Scordatelo!-

-Tanto lo so che è andata bene! Su, prometto che non lo dirò a nessuno!-

-No! Neanche morta!-

-Uffa! Ma avanti che ti costa?-

-Ho detto di no!-

In quel momento, un rumore secco provenne da oltre la porta d'ingresso.

Le due donne si voltarono contemporaneamente in quella direzione lasciando perdere il discorso.





-Grazie lo stesso.-

-Di nulla.-

Il ragazzo dagli occhi grigi sospirò guardando i due uomini allontanarsi. Neanche loro sapevano dove quello scansafatiche si fosse andato a cacciare.

Ma dov'è Kurz quando ho bisogno di lui?!

Sousuke riprese a camminare più nervoso di prima. Era da oltre un quarto d'ora che lo stava cercando e nessuno che avesse saputo dargli delle indicazioni corrette.

Si passò una mano tra i capelli. Sapeva che l'amico non era precisamente la persona più discreta e affidabile di questo mondo... ma in quel momento l'unica cosa di cui aveva bisogno era di parlare con qualcuno, o avrebbe perso del tutto la sua sanità mentale.

-Sergente Sagara.-

Il giovane si voltò -Signor Colonnello!-

Una ragazza dai capelli raccolti in una treccia argentea sorrise avvicinandosi -No, no riposo Sergente, si rilassi pure. Bé ci incontriamo di nuovo dopo pochissimo tempo! Che sia un segno?-

-Segno?- domandò lui non afferrando il senso delle sue parole.

-Ah lasci stare.- ribatté lei imbarazzata -Piuttosto, sembra che stia cercando qualcuno... posso esserle utile?-

Dentro di sé Theletha pregò con tutta se stessa che la risposta non fosse quella che temeva.

-Cercavo il Sergente Weber.-

La ragazza tirò un sospiro di sollievo. Non stava cercando lei.

-Oh allora posso accompagnarla? Credo di avere un'idea di dove dovrebbe trovarsi.-

Sousuke si agitò -Assolutamente no Colonnello! Non voglio farle perdere tempo prezioso! Non posso approfittare così della sua gentilezza!-

Tessa sospirò, invece a lei avrebbe fatto molto piacere che lui approfittasse della sua gentilezza. A dirla tutta le avrebbe fatto piacere che approfittasse e basta, ma sapeva che per ora le sue erano soltanto fantasticherie.

-Guardi che non c'è nessun problema. Vengo ora dalla sala controllo e vorrei rilassarmi un po'. Se mi permette di accompagnarla potremo scambiare due parole e mi farebbe davvero molto piacere. Sempre che la mia presenza non la infastidisca.-

Il ragazzo si irrigidì -Infastidirmi? Assolutamente! Se davvero trova piacere nella mia compagnia sarò onorato della sua guida!-

La ragazza sorrise -Perfetto! Allora andiamo?-

-Sì!-

Aveva giocato bene le sue carte.





Alcuni minuti dopo i due giovani stavano camminando a passo lento nel corridoio. Nessuno dei due parlava.

Improvvisamente Sousuke, dopo aver lanciato l'ennesima occhiata verso il suo superiore, prese la sua decisione.

Ma sì, in fondo che gli costava tentare? Tessa si era sempre dimostrata molto disponibile nei suoi confronti e poi era a sua volta una ragazza... magari gli avrebbe chiarito le idee in modo migliore di quanto non avrebbe saputo fare Kurz.

-Comandante?-

-Si?- Theletha si voltò, felice che il silenzio si fosse finalmente spezzato -Ah e poi mi farebbe piacere che mi chiamassi Tessa.-

-Ricevuto Colon... cioè uh... Tessa.-

Il giovane Colonnello sorrise -Allora cosa voleva dirmi?-

-Ecco... posso porle una domanda?-

-Ma certo! Dica pure!-

Il giovane inspirò -Uh... cosa prova una ragazza ad essere baciata?-

Tessa inciampò cadendo pesantemente a terra.

-Tessa!- esclamò Sousuke avvicinandosi e aiutandola a rialzarsi -E' tutto a posto?-

-Ah... ah ah!- rise meccanicamente lei con le guance tinte di un rosa acceso -Si certo!-

-Ma...-

-Sono solo inciampata non si preoccupi!-

Appena si fu rimessa in piedi, la ragazza si voltò dandogli le spalle e tenendosi il viso. Oddio ma perché mi ha fatto una domanda del genere?! Così all'improvviso... non avrà per caso intenzione...

-Colonnel... Tessa?-

Theletha sussultò -Sì?-

-Riguardo la domanda di poco fa...-

-Ah... g-già la domanda! Ehm... camminiamo intanto?-

Il ragazzo annuì affiancando in silenzio il suo superiore.

-Dunque...- riprese Tessa, fissando il pavimento nel tremendo sforzo di trovare parole il meno imbarazzanti possibile.

Dopotutto, pensò emozionata tra se e se, l'aveva chiesto a lei e non a Kaname. Che fosse un buon segno? Poteva essere l'occasione giusta per guadagnare punti a suo favore!

-Prima di tutto- cominciò cercando di darsi un tono -C'è da dire che un bacio, soprattutto il primo, per una ragazza è una cosa molto importante. Ovviamente ci sono caratteri e modi di vivere differenti, ma in generale i baci sono qualcosa di prezioso e non qualcosa che si concede al primo che capita. In effetti il bacio dovrebbe essere una bella esperienza, ma può anche accadere che si trasformi in qualcosa di molto spiacevole... insomma tutto dipende dalla persona da cui si viene baciate...-

Sousuke sentì i muscoli delle spalle tendersi -In che senso?-

-Bé...- disse lei lanciandogli un'occhiata e arrossendo furiosamente -Di norma una ragazza bacia o accetta un bacio solamente da una persona che le piace davvero...-

-Uh... quindi è così?-

Vedendo la sua espressione tesa e imbarazzata, la ragazza si lasciò sfuggire una risatina -Esatto!-

La sua ingenuità è un'altra cosa che lo rende affascinante, pensò voltandosi per sorridergli in maniera rassicurante.

-Ricevuto.- rispose il giovane Sergente tornando a guardare imbarazzatissimo davanti a sé.

Kaname l'aveva baciato, significava forse che a lei...

Scacciò l'idea. La sua fiducia in lui era una cosa, ma di lì al piacerle in quel senso... però quello che aveva detto il Colonnello... e comunque cos'era questa sensazione? Forse... gioia? Impossibile!

-In ogni caso- riprese Tessa con più vivacità, decisa a non lasciarsi sfuggire l'occasione -Anche i ragazzi devono avere la loro parte. Per esempio, sembra una sciocchezza ma... visto che le ragazze usano gloss e lucidalabbra di tutti i tipi, da quelli che sanno di menta a quelli che sanno di vaniglia, ognuno avrà anche le sue preferenze... a lei che gusto piacerebbe?-

Sousuke ringraziò di non stare bevendo nulla al momento, altrimenti avrebbe certamente innaffiato il suo superiore da capo a piedi -Uh...- articolò irrigidendosi per l'ennesima volta.

La sua mente tornò al motivo per cui era partita tutta quella conversazione.

Il suo profumo, il suo respiro, la sua morbidezza e lui... il modo in cui si era lasciato andare... sentì qualcosa muoversi in fondo allo stomaco e si impose di mantenere la calma. Ora, attraverso tutto quel vortice di emozioni e sensazioni discordanti, cercò di ritrovare un particolare.

Le sue labbra.

Che sapore avevano le sue labbra?

Erano così morbide, fatte quasi di velluto... ma il sapore? Che sapore avevano?

Non era fragola e nemmeno vaniglia.

Era dolce... ma non la dolcezza di un frutto o dello zucchero.

Non era qualcosa che conosceva.

Che fosse... che fosse semplicemente il suo sapore?

Il sapore di Kaname...

Mi piace.

Lo pensò istintivamente, con sincerità assoluta e per questo, nonostante l'automatico sconcerto, seppe di non poterlo più ritirare.

-Allora?- lo richiamò Tessa ansiosa.

-Uh...-

Il Colonnello gli aveva fatto una domanda. Doveva rispondere. Rispondere... sì ma cosa? Di certo non poteva dirle “mi piace il gusto di Kaname”!

-Non le viene in mente niente?- continuò la ragazza.

-Uh...-

In mente gli veniva anche troppo!

-Niente di niente?-

-Uh...-

Insomma una risposta doveva darla! Qualcosa che assomigliasse...

-Pesca!- esclamò d'un fiato sudando come non mai.

Theletha sorrise raggiante -Davvero?-

-Affermativo.-

-Uh uh.-

La ragazza tirò fuori una penna dalla tasca e scrisse velocemente qualcosa sul bordo della cartella che teneva in mano.

-Tessa?-

Lei strinse al petto la cartella -Affari top secret Sergente!-

-Ricevuto!- scattò lui tornando a guardare dritto davanti a se.

Tessa ridacchiò soddisfatta.





Melissa uscì dalla vasca e si avvolse un asciugamano attorno al corpo -Stai in dietro.- sussurrò dirigendosi silenziosamente verso la porta.

Kaname si coprì a sua volta con un asciugamano e rimase immobile come le aveva suggerito l'amica -Che sia...-

-Ora lo vedremo.- bisbigliò la donna con un nervo che le si contraeva sulla tempia -E se è quello che penso, non gli serviranno tutte le preghiere di questo mondo per salvare il suo bel faccino!-

La ragazza dai lunghi capelli blu sorrise suo malgrado. Quasi quasi le dispiaceva...

-Ora!- esclamò melissa premendo il pulsante.

La porta si aprì con uno scatto rivelando, neanche a dirlo, un paralizzato Kurz Weber con tanto di bicchiere in mano.

-Tu...- ringhiò Melissa scrocchiandosi un pugno.

Kaname sospirò. Questa scena mi sa tanto di averla già vista.

-E-Eilà sorellina! Come ti butta?- salutò il tedesco cercando di sembrare naturale.

-Questa domanda protrai farla a te stesso quando avrò finito con te.- rispose il Sergente Maggiore con un ghigno che ricordava molto quello di un oni -Sempre che tu abbia ancora un cervello per farlo si intende.-

Kurz cominciò ad indietreggiare -Ah ah! Su sorellina non prenderla così sul serio!-

-No? E sentiamo come dovrei prenderla?- ribatté lei cominciando a sollevare il braccio.

-Aspetta!- intervenne Kaname raggiungendo la donna sulla porta.

Melissa la fissò esterrefatta -Che succede? Non mi vorrai mica difenderlo!-

La ragazza scrollò la testa -No, certo. Ma pensandoci non c'è bisogno di essere così duri, in fondo non credo sia riuscito ad ottenere nulla.-

In verità si sentiva segretamente in debito con il ragazzo, per averla salvata dall'interrogatorio di terzo grado a cui prima la stava sottoponendo l'amica.

-Si, però ciò non toglie...- cominciò Mao sconcertata, ma Kurz la interruppe con un urlo di gioa.

-Wah! Il mio angelo salvatore! Kaname tu si che sei una donna!-

Il volto di Melissa si oscurò paurosamente -Che vorresti dire con questo Weber?-

Il tedesco deglutì accorgendosi della gaffe -No no, assolutamente null... argh!-

Il biondo evitò per un pelo un potente calcio sferrato al suo indirizzo dalla donna, ma purtroppo fu solo l'inizio della tragedia.

Nello scansarsi infatti, perse l'equilibrio e per non cadere rovinosamente a terra si aggrappò alla prima cosa che gli capitò sotto mano. Peccato però, che la prima cosa che gli capitò sotto mano, fosse niente meno che l'asciugamano che copriva Kaname.

La ragazza dai lunghi capelli blu urlò trattenne per un pelo la copertura e colpì il poveretto con un destro ben assestato che lo mandò a sbattere contro il muro.

Mao sorrise alzando in aria un pollice -Strike!-

In quel momento si udirono dei passi concitati poi un'altra figura apparve di fronte al gruppetto.

La pistola in pugno e lo sguardo preoccupato -Chidori! Stai bene?! Cosa...?-

-Sousuke?!- urlò lei paralizzata.

Il ragazzo congelò -Uh... ma tu... hai urlato... pensavo...- non riuscì ad aggiungere altro e si limitò a continuare a fissare la ragazza dai lunghi capelli blu, che al momento non indossava niente di più che un corto asciugamano bianco.

-Signor Sagara!- una quinta voce si intromise nella scena e poco dopo comparve una trafelata Tessa che respirava a fatica per la corsa improvvisa -Che è success...-

Il giovane Colonnello bloccò la sua frase a metà, ammutolita dall'assurdità dalla scena che le si presentava davanti agli occhi.

Sousuke poco più avanti di lei con la pistola sfoderata, immobile al centro del corridoio. Kaname e Melissa in piedi davanti alla porta del bagno, ancora bagnate e coperte solo da un asciugamano e infine Kurz, che tenendosi una guancia e appoggiandosi al muro stava tentando di rimettersi in piedi.

-Ma cosa...?-

Nel frattempo, Kaname stava facendo del suo meglio per tentare di metabolizzare l'impatto di un un centinaio di emozioni, che la stavano investendo a velocità supersonica una dopo l'altra. Prima era rimasta semplicemente scioccata dalla comparsa improvvisa di Sousuke. Poi lo shock era passato a confusione: si sentiva contenta di vederlo ma allo stesso tempo spaventata da cosa potesse ora pensare di lei. Poi la confusione a sua volta si era trasformata in sconcerto: quel cretino le stava di nuovo puntando una pistola contro! Poi lo sconcerto era divenuto soddisfazione: si era precipitato da lei nonostante Tessa, credendola in pericolo. E infine... infine la pura essenza della situazione le era giunta alla mente con un cinismo micidiale. Il resto si era cancellato, lasciando spazio solo ad un'impietosa quanto elementare rielaborazione.

Lei seminuda. Sousuke imbambolato a fissarla.

La sequenza dei successivi avvenimenti, si svolse in appena un'irreale manciata di secondi.

Un recipiente spuntato fuori da chissà dove colpì il giovane mercenario facendolo cadere direttamente all'indietro, Tessa strillò, Kurz indietreggiò a sua volta con la faccia da “perché non si sa mai” e Melissa venne tirata via poco prima che la porta del bagno si chiudesse con uno scatto.

Nel corridoio calò il silenzio.

All'interno la ragazza dai lunghi capelli blu si appoggiò con entrambe le mani alla vasca, stringendo così tanto la presa che le nocche le divennero bianche.

-Idiota, cretino, deficiente, maniaco, pervertito...- la lista di ben poco lusinghieri appellativi, da lei borbottati sottovoce, sarebbe andata avanti all'infinito senonché lo scoppio di una risata interruppe improvvisamente il suo mantra.

Kaname si voltò -Melissa?-

La donna dai corti capelli neri, che era piegata in due dalle risate, cercò di ricomporsi -S-Scusami, è... è che è stata... è stata una scena da oscar!-

-Eh?- fece lei corrugando le sopracciglia.

Il Sergente Maggiore sventolò una mano tenendosi la pancia con l'altra -T-Tu e Sousuke siete... le vostre facce sono come un libro aperto!-

La ragazza arrossì furiosamente per l'ennesima volta -Ugh... non è... così.-

-Oh sì invece!-

-Non...- cominciò lei, poi le tornò alla mente una cosa più importante -Melissa?- disse in tono incerto.

L'amica, avvertendo il cambiamento di tono, smise di ridere -Che succede?-

Kaname inspirò a fondo -E' importante. Già con quello che è successo in mensa... insomma. Mi prometti che non parlerai a nessuno di quello... di quello che è successo tra me e Sousuke?- abbassò lo sguardo -Soprattutto a Tessa!-

Melissa per un attimo sembrò colta di sorpresa poi sorrise e le posò una mano sulla spalla -Stai tranquilla. Se è quello che desideri, hai la mia parola.-

La ragazza sembrò rilassarsi leggermente -Grazie.- disse sorridendo a sua volta.

-Comunque...- aggiunse la donna -Certo che mi hai davvero sorpreso!-

Lei sbuffò -E lo dici a me?!-

Entrambe scoppiarono a ridere.





-Bentornata Kaname!-

-Kana-chan!-

-Ehi ti dobbiamo i più sentiti ringraziamenti, finalmente possiamo fare un po' di baldoria!-

-Kaname vieni qui!-

-Guarda che vogliamo un'altra esibizione sul palco!-

La ragazza dai lunghi capelli blu sorrise rispondendo ai vari saluti. Certo che Tessa non scherzava riguardo alla festa di benvenuto in suo onore!

La mensa era stata decorata con striscioni colorati e palloncini che sbucavano da tutte le parti. Sulle tavole poi, era stato allestito un appetitoso banchetto composto da portate decisamente decorative.

Kaname sapeva che molti prendevano parte alla festa soltanto per l'opportunità di distrarsi un po', ma questo non toglieva che ci fossero anche parecchie persone con cui l'ultima volta aveva stretto amicizia e che erano sinceramente felici di rivederla. Tra queste ultime vi erano ovviamente i membri del SRT (Special Response Team), di cui facevano parte Sousuke, Melissa e Kurz e che ora stavano appunto facendole segno di avvicinarsi al loro tavolo. La ragazza raggiunse il gruppo dopo aver attraversato a zig zag una breve distanza.

-Ka-na-meeeeey!- cominciò Kurz alzandosi in piedi -Vieni a sederti qui vicino a me! Oppure preferisci che ci appart.. urgh!-

Il tedesco non poté finire la frase perché una Mao dal tempismo perfetto gli spiaccicò la faccia contro il tavolo, giusto a pochi centimetri da una ben poco rassicurante forchetta.

Il tavolo fu percorso da una risata.

-Ehi Kaname ti ricordi di me?- domandò un soldato sovrastando il frastuono.

La ragazza lo squadrò per un attimo poi sorrise -Ah ma certo! Eri ad Hong Kong esatto? Caporale Yan se non sbaglio.-

-Non sbagli! Chiamami pure Yan!- esclamò allegro lui -Che vi avevo detto ragazzi? Io lascio sempre il segno!-

-Certo come no!- lo canzonò l'uomo al suo fianco -La nausea è difficile da dimenticare.-

-Oh fa silenzio Yu!- sbottò Yan fingendosi offeso.

Un'altra risata si levò nell'aria.

-Lo sapevo che il tuo nome l'avevo già sentito!- disse una ragazza dai corti capelli castani e dal viso familiare.

-Jane!- esclamò Kaname contenta di rivedere la sua guida.

-Di nuovo piacere di conoscerti!- sorrise l'altra.

-Quello non è uno dei vestiti del Capitano?- chiese improvvisamente una donna dai capelli ramati e il viso coperto da lentiggini, indicando il vestito smanicato di cotone bianco portato da Kaname.

Lei annuì -Sì è così. Purtroppo non ho avuto il tempo di fare i bagagli come si deve e Tessa me lo ha gentilmente prestato.-

-Ho indovinato! A proposito, io sono Marsha Eagles piacere!-

-E io sono Alice!- si intromise la vicina dai sottili occhi azzurri e ricci capelli neri.

-E io Eva!- concluse una donna dai capelli platinati e la pelle ambrata, poco più in la.

-Piacere mio!-

Un uomo piuttosto robusto con profondi occhi azzurri si fece posto accanto alla mora -Io sono Jacob! Frequenti il secondo anno di liceo è esatto?-

La ragazza incrociò le braccia dietro la schiena -Esatto.-

-Quindi hai sedici anni?-

-Quasi diciassette.-

Un ragazzo con corti capelli a spazzola sbatté il bicchiere sul tavolo -Soltanto?! Con quel corpo?!-

Kaname arrossì imbarazzata.

-Mannaggia!- esclamò un altro soldato poco più in là -Se sei minorenne non posso più chiederti di uscire!-

-Tks!- sbuffò lei alzando il mento.

Una fragorosa risata percorse il gruppo.

-Kaname perché non ti siedi? Tra poco si comincia a mangiare.- le suggerì gentilmente Melissa.

-Va bene.- annuì lei sollevata -Però preferirei non vicino a Kurz!-

-Cosa?!- esclamò indignato il tedesco -Significa che per te l'altra notte non è stata nient... yhai!-

-La prossima volta mirerò a un punto più delicato.- disse Mao ritirando la forchetta dalla mano del biondo.

-Sei cattiva sorellina!- frignò lui allontanandosi dalla donna.

-Ah!- intervenne improvvisamente un uomo dai tratti europei -Io credo di sapere dove vorrebbe sedersi la piccola!-

-Uh?- fece Kaname.

Yan sorrise -Sicuro! Aspetta, dov'è andato a cacciarsi?-

-Laggiù!- urlò Yu indicando con il braccio -Ehi Sagara!-

Dalla calca intorno al tavolo era appena sbucato il Sergente Sousuke Sagara.

Il ragazzo notò dapprima il compagno che si sbracciava nella sua direzione e immediatamente dopo, una certa ragazza dai lunghi capelli blu di sua conoscenza.

Deglutì. Da quando era uscita dal bagno non gli aveva più rivolto la parola ed era sparita con il Colonnello, che si era offerta di prestarle uno dei suoi vestiti per la festa della sera. Forse da un certo punto di vista era meglio, con quello che era successo non avrebbe saputo neanche lontanamente come comportarsi o cosa dirle... però...

Scacciò i pensieri e si avvicinò con calma al gruppo cercando di mantenere un'aria impassibile.

Purtroppo, i suoi sforzi vennero subito messi a dura prova.

-Qui amico!- disse Yan afferrandolo per un braccio e mettendolo a sedere.

-E qui c'è la principessa!- disse Kurz facendogli praticamente volare Kaname in braccio.

I due giovani si ritrovarono per l'ennesima volta con i visi a pochi centimetri l'uno dall'altro.

-Cretino!- esclamò lei scostandosi bruscamente per sedersi composta.

Sousuke si sentì quasi sollevato dalla pronta reazione della ragazza.

-Allora voi due, che ci raccontate di bello?- li stuzzicò il tedesco.

-Niente più baci bollenti?!- urlò un soldato dal volto coperto da profonde escoriazioni.

Fischi si levarono da tutta la tavola ed entrambi i ragazzi congelarono sul posto.

-Già! Sagara è andato a cercarla no?-

-Avete fatto pace come si deve?-

-Si sa, una ciliegia tira l'altra!-

Melissa si alzò in piedi con uno scatto -Ok ragazzi piantatela di prenderli in giro! Si è trattato solo di un incidente!-

-E secondo te dovremmo crederci?- rise l'uomo di nome Jacob.

Kurz si passò una mano tra i capelli con noncuranza -Lasciatela stare ragazzi. E' solo gelosa perché in questi ultimi tempi non riesce a conclu... yehi!-

Il tedesco si spostò appena in tempo per evitare che una forchetta gli si conficcasse in un punto a lui piuttosto caro.

-Ma sorellina stavo scherzando!-

-Ti avevo avvertito.- ringhiò la donna ritraendo l'occasionale arma.

A quel punto una nuova voce si intromise con delicatezza -Scusatemi.-

Tutti si voltarono.

-Tessa!- esclamò Melissa.

La ragazza dai capelli argentei sorrise.

-Colonnello! Si unisce a noi?- domandò allegro Yu mentre i compagni gli facevano coro.

-Mi farebbe molto piacere! Ma in verità ero venuta per proporre a Melissa e alla signorina Kaname di salire insieme a me sul palco per cantare qualcosa.- rispose gentilmente Theletha.

-Cantare?- fece Kaname in tono sorpreso.

Tessa si voltò verso di lei -Si come l'ultima volta ricorda? Lei...- quasi non scivolò per l'ennesima volta. Aveva improvvisamente notato dove la ragazza era seduta, o meglio, aveva notato vicino a chi, la ragazza era seduta.

Lo ha scelto lui?

Osservò ansiosa il ragazzo, sembrava impassibile, ma considerato che lo era la maggior parte del tempo la cosa non era della minima garanzia...

Il giovane Colonnello si morse un labbro e successivamente si schiarì la gola per riprendere -Allora che ne dite?-

Melissa annuì prontamente. Ogni occasione era buona pur di allontanare Tessa da quelle bocche larghe dei suoi camerati. Aveva fatto tento perché non le giungesse la storia del bacio...

-Va bene anche per me.- sorrise Kaname. Ogni occasione era buona pur di levarsi da quella situazione di stallo insopportabile.

-Bene!- esclamò Theletha battendo le mani felice -Allora coraggio!-

Applausi si levarono dal tavolo e successivamente dall'intera sala, mentre le tre donne si avviavano verso il palco.

Di certo sarebbe stata una serata memorabile.





-Ok ragazzi! Avanti con le proposte!-

La ragazza dai lunghi capelli blu alzò le braccia allegra. Era leggermente stanca ma ancora un pezzo non le avrebbe fatto male.

Purtroppo, proprio dopo l'ultima canzone, Tessa se n'era dovuta andare per l'ennesima volta e neanche a dirlo, le aveva lasciato il compito di concludere degnamente lo show. Così dopo un mare di idee scartate, aveva deciso di far scegliere al pubblico cosa volessero ascoltare.

-Mi vuoi sposare?- urlò uno dei soldati sotto al palco scatenando un boato di fischi e applausi.

-Mi spiace respinto. La prossima!-

Appoggiato contro il muro, Sousuke provò lo strano impulso di sorridere, ma si trattenne.

-Io vorrei qualcosa di romantico!- esclamò una donna sbracciandosi.

-Si sarebbe perfetto!- convenne un'altra.

-Ma non diabetico eh!-

-A noi va bene tutto!- sentenziò la maggior parte dei componenti maschili.

Kaname si avvicinò al bordo del palco -D'accordo! Allora avete un titolo?-

Un brusio si levò nella sala mentre tutti si scambiavano proposte e opinioni.

Un gruppetto in particolare sembrava discutere concitatamente. Alice, Eva e Jane confabulavano tra loro con fare cospiratorio -Ce l'ho!- urlò improvvisamente l'ultima sovrastando il frastuono.

-Vai!- sorrise la ragazza dai lunghi capelli blu.

-Love will always win!-

-Eh?- Kaname arrossì. Conosceva quella canzone, e conosceva il testo. -Proprio quella?-

Jane strizzò l'occhio alle amiche -Bé se non ti va... forse preferisci Lady Marmalade?- chiese con fare innocente.

-Cosa?! Assolutamente no!-

La castana sorrise -Allora è deciso vai con la prima! Qualcuno ha qualcosa in contrario?-

Tutti applaudirono per dare il loro consenso.

-Io veramente preferivo Lady Marm... ouch!-

Le proteste di un certo biondino vennero immediatamente zittite da una soddisfatta Eva, dopodiché non venne sollevata nessun'altra rimostranza.

Kaname strinse il microfono frastornata.

Che doveva fare? Quella canzone... in altre circostanze non avrebbe avuto alcun problema, ma ora... in questo posto... con lui ad ascoltarla... con quello che era successo...

Improvvisamente sentì battersi sulla spalla e un secondo dopo Melissa le mise una mano intorno all'orecchio -Se non canti sembrerà ancora più strano. Coraggio!- sussurrò la donna.

-Oh...-

Il Sergente Maggiore tornò alla tastiera e la ragazza serrò gli occhi.

Ha ragione lei! Devo farlo. Ce la posso fare! Sono o non sono Kaname Chidori?!

Inspirò a fondo e sollevò il microfono -Ok ragazzi! Si riparte.-



Hold me

stringimi

like there's no tomorrow

come se non ci dovesse essere un domani

there can be no sorrow

non può esserci alcun rimpianto

right here where we stand

qui in piedi dove stiamo



Nella sala c'era il più completo silenzio e la voce di Kaname si diffondeva nell'aria mescolandosi alle note di pianoforte e al ritmo calibrato della batteria, piena di un'intensità che sorprendeva persino la ragazza stessa. Nessuno osava parlare, ma molti sorridevano trasportati da quell'atmosfera quasi surreale. Una persona in particolare sembrava completamente avvolta da quel miraggio.

Gli occhi grigi del ragazzo erano calamitati sul palco e il suo stomaco aveva preso a fare strane capriole.

Le luci abbassate, i capelli che le danzavano lungo la schiena, gli occhi nocciola che brillavano di luce propria, il leggero vestito bianco e la sua figura sottile, i movimenti fluidi ma che in qualche modo trasmettevano a fondo la tristezza della canzone a cui dava voce... non sapeva perché ma d'improvviso tutto ciò che desiderava era stringerla nuovamente tra le braccia. Stringerla come aveva fatto quel pomeriggio. Stringerla per perdersi nel suo profumo e nella sua morbidezza. Stringerla come diceva la canzone, come se non ci dovesse essere un domani. Proteggerla. Aggrapparsi con tutto se stesso a quel calore perché non glielo portassero più via... perché potesse tenerlo soltanto per se... dannazione doveva piantarla! Doveva smetterla di farsi trascinare a quel modo! Smetterla una volta per tutte!



Living

vivendo

only for a moment

solo per un momento

all I ever wanted

tutto quello che ho sempre voluto

is right here in my hands

è qui nelle mie mani



Some will say

alcuni diranno

that we're sure to fall

che noi cadremo certamente

try to build their walls

e provano a costruire i loro muri

between us, yeah

tra di noi



Muri... non era forse quello che aveva fatto la Mithril? Aveva costruito la sua barriera e ora, lui non poteva più tornare indietro...



No way over it

niente da fare contro ciò

no way around it, boy

niente da fare intorno a ciò, ragazzo

if we want it

se lo vogliamo

we have to go through it

dobbiamo andare per esso

fight for love

combattendo per l'amore

and the world tries to break us down

e il mondo prova a spezzarci

but the world will bend

ma il mondo dovrà piegarsi

and the fight will end

e la lotta finirà

love will always win

l'amore vince sempre



L'amore vince sempre? Non era forse una visione un po' troppo semplicistica? Probabilmente... ma infondo... con che diritto poteva giudicare? Lui non sapeva nemmeno cosa fosse l'amore. Non era una cosa che si imparava in un addestramento militare. Non era una cosa che risultava utile sul campo di battaglia. Non era quindi una cosa che gli era stata insegnata. Molte volte aveva sentito raccontare dai suoi compagni delle avventure che avevano avuto con ragazze della compagnia o di paesi stranieri... ma era davvero quello ciò che viene chiamato amore? Oppure era qualcosa di più alto e profondo? In ogni caso... perché quelle parole lo colpivano come pietre? Era solamente una stupida canzone eppure... eppure era come se gli si stesse infiltrando dentro in qualche modo contorto. Era un grido di speranza? Un'accusa forse? Ma no. Perché avrebbe dovuto esserlo? E comunque anche se lo fosse stata, lui cosa centrava? Era solo una canzone, solo una canzone. Dannazione Kaname!



Hold on

teniamo duro

'till we see tomorrow

fino a vedere domani

there is time to borrow

c'è tempo di cambiare

'till we own our own

fino a che apparteniamo a noi stessi



Appartenere a se stessi? Fino a che punto lui poteva dire di appartenere a se stesso? Qualcuno una volta aveva detto “un uomo diventa schiavo quando smette di decidere per se stesso e lascia che siano gli altri a decidere al posto suo.” Lui era ancora in grado di decidere da se stesso? Poteva ancora cambiare? Ma soprattutto... voleva davvero cambiare? Ad Hong Kong lo aveva pensato... ma poi cambiare per che cosa? Esisteva una ragione nella sua vita per la quale valesse la pena di assumersi un tale rischio? E alla fine verso quale se stesso si sarebbe dovuto dirigere? Forse... forse un se stesso che trovasse la forza di non rinunciare alle cose importanti? Di non rinunciare ad una vita diversa? Ad una vita migliore?



Walk on

camminiamo

and our hearts will lead us

e i nostri cuori ci guideranno

but our heart will need us

ma i nostri cuori avranno bisogno che noi

to be steady and strong

rimaniamo saldi e forti



So we can stand

possiamo stare in piedi

and face the fire

e fronteggiare il fuoco

burning higher

che brucia più alto

surrounding us, yeah

circondandoci



Un sorriso gli curvò appena le labbra. Una cosa del genere era proprio degna di lei. Se al mondo esisteva una ragazza che avrebbe affrontato l'inferno per ciò in cui credeva e per qualcuno che amava, quella era Kaname. Quando in passato avevano combattuto fino allo stremo, quando si erano trovati in situazioni impossibili, quando tutto sembrava perduto... lei aveva sempre tenuto la testa alta. D'ora in poi come sarebbe proseguita la sua vita? Davvero ormai era al sicuro dai terroristi? Nella vita di tutti i giorni chi l'avrebbe protetta? Per chi avrebbe combattuto lei? Fino a che punto avrebbe fronteggiato il fuoco pur di stare a fianco di quel qualcuno? Non sopportava l'idea che avrebbe rischiato la vita per un'altra persona! Fosse anche la più meravigliosa di questo mondo... non avrebbe dovuto farlo per nessuno! Mai!

Eppure quando lo aveva fatto per lui...



No way over it

niente da fare contro ciò

no way around it, boy

niente da fare intorno a ciò, ragazzo

if we want it

se lo vogliamo

we have to go through it

dobbiamo andare per esso

fight for love

combattendo per l'amore

and the world tries to break us down

e il mondo prova a spezzarci

but the world will bend

ma il mondo dovrà piegarsi

and the fight will end

e la lotta finirà

love will always win

l'amore vince sempre

Ooh

and the fight will end

e la lotta finirà

the world will bend

il mondo dovrà piegarsi

and the fight will end

e la lotta finirà

love will always win

l'amore vince sempre





Ancora prima che le ultime note del sontuoso finale si spegnessero, un boato assordante di applausi riempì la sala.

La ragazza dai lunghi capelli blu si inchinò con un sorriso -Grazie a tutti!- poi fece un segno alla band e dopo essersi inchinata ancora una volta, si diresse con loro verso le scale che portavano giù dal palco.

Li accolse una folla di persone festanti e con grande sollievo da parte di Kaname, Sousuke non era tra loro.

Ben presto furono trascinati tutti ai tavoli e la ragazza non ebbe più il tempo di preoccuparsi ne del giovane Sergente, ne dell'amaro in bocca che le aveva lasciato la canzone.

Lontano dal tumulto, un ragazzo con una nota cicatrice a forma di x sul viso, venne raggiunto da un altro giovane dagli occhi azzurri e i capelli biondi.

-Allora vecchio mio piaciuta l'esibizione?- domandò Kurz.

Sousuke annuì semplicemente.

-Peccato che non ci fosse anche Tessa eh?-

-Il Colonnello aveva un impegno improrogabile. Hai sentito anche tu.-

L'amico sorrise -Certo, certo. Tanto a te basta quell'angelo là vero?-

Lui inarcò le sopracciglia -Che vuoi dire?-

Il tedesco sospirò -Va bene facciamo finta che tu non abbia capito. Ad ogni modo stasera la piccola ha fatto colpo sai? Però lei non è come Tessa, non ha nessun grado che la protegga se capisci cosa intendo... tieni gli occhi aperti ok?-

Sousuke strinse i pugni -Se provano a toccarla...-

-Li uccidi vero?- Kurz sorrise -Ottimo piano, mi stavo giusto annoiando.-

Il castano non rispose.

-Ok, in ogni caso non è più sotto la tua protezione no? Puoi anche fare a meno di preoccuparti così tanto.-

L'amico sapeva esattamente dove le sue parole avrebbero colpito e con un cenno della mano cominciò soddisfatto ad allontanarsi verso i tavoli.

Sousuke non avrebbe comunque trovato parole per rispondergli.





Kaname sbatté la mano sul tavolo -E così quello stupido ha frainteso le cose ancora una volta!-

Il gruppo scoppiò a ridere a crepapelle.

-Non posso crederci!- esclamò Jane asciugandosi le lacrime -Pensava che rimorchiare... è davvero impossibile!-

-E poi cosa è successo?- rise Marsha tenendosi la pancia.

La ragazza dai lunghi capelli blu sbuffò -Bé ovviamente col metodo normale non sono riusciti a combinare nulla e Mr. “le donne cadranno tutte ai miei piedi” ha perso la scommessa.-

-Nooo!- urlò la rossa -Non dirmi che ha davvero fatto il bagno nudo nel laghetto!-

Kaname sorrise.

Jane ed Alice si coprirono la bocca -Lo ha fatto?!-

Lei allargò il suo sorriso -No, alla fine no. Ma deve tutto alla sottoscritta!- disse incrociando le braccia sul petto -Sono tornata a casa apposta per indossare il kimono di mia madre, poi mi sono recata al luogo dell'appuntamento e fingendomi una donna sposata l'ho salvato all'ultimo minuto.-

-Wow!- esclamò Jane -E non ti ha riconosciuta?-

Lei scrollò la testa ridendo -No. Non subito comunque!- poi chiuse gli occhi inarcando le sopracciglia -Bé almeno ha avuto la decenza di dirmi che ero molto bella!-

-Tks!-Una ragazza mingherlina dai ricci biondi si sporse in avanti -Tutto lì? Avresti fatto meglio a lasciare che si spogliasse e poi saltargli addosso!-

Kaname arrossì -Non credo proprio!-

Le altre risero.

-Non prendertela.- disse Eva battendole su una spalla -Sono solo gelose di te.-

-Eh?- fece lei.

-E' così!- intervenne Alice -Forse non lo sai, ma dopo l'ultima battaglia è diventato un casino popolare!-

La ragazza dai lunghi capelli blu serrò i denti -Ma davvero?-

-Te lo assicuro! Se nessuna ci prova apertamente è solo per via del Comandante!-

Lei sussultò -Per via di Tessa?-

-Già.- disse allegra Marsha -Ormai lo sanno tutti come stanno le cose. Probabilmente prima o poi quei due finiranno per mettersi assieme!-

Kaname provò la sensazione di esse trapassata da parte a parte -Tu... tu dici?-

La donna annuì -Ma sì pensaci! Hanno la stessa età, hanno la possibilità di vedersi tutti i giorni e poi il fatto che lei sia un suo superiore rende il tutto ancora più romantico!-

-Aspetta un po'!- intervenne improvvisamente Jane -E Kaname dove la metti?-

La rossa sventolò una mano -No, ma quella è un'altra cosa. E poi non si vedranno più no? Non credo che... ehi!-

Marsha si portò una mano sul fianco voltandosi verso Eva -Che cavolo ti prende?!-

L'amica sillabò la parola piantala e gli fece cenno con gli occhi verso verso la loro ospite.

Kaname era rimasta in silenzio a fissare il tavolo, ma dall'espressione si notava chiaramente come quelle parole l'avessero scossa.

-Oh...!- la rossa si portò una mano alla bocca -Scusami Kaname non volevo...-

-E' tutto a posto!- la interruppe la ragazza ridendo -Non crederete mica che mi interessi quel cretino!-

-Ah... certo che no.- convenne l'altra imbarazzata.

Jane e Eva si scambiarono sguardi eloquenti e Alice si schiarì la gola -Allora, chi vuole un altro po' di dolce?-





Circa un un'ora dopo, la festa non accennava ancora ad avviarsi alla conclusione e i gruppi dei partecipanti erano ormai disposti disordinatamente nei vari tavoli.

-Torno subito.- disse il ragazzo alzandosi.

-See ya fratello!-

Sousuke scosse la testa e lasciò il tavolo a cui parecchi suoi compagni stavano giocando a carte con scommesse clandestine.

Di certo non era una cosa che lo interessava e inoltre se Kaname avesse anche solo creduto che partecipava alle scommesse, di certo lo avrebbe spedito sulla luna.

Trattenne un ghigno pensando a come lo avrebbe guardato, con la faccia del tipo “sei uscito di testa? Questa non te la faccio passare liscia!”

Improvvisamente sentì qualcosa sbattergli su un braccio e si ritrovò davanti l'oggetto dei suoi pensieri.

-Chidori!-

-Yo!- salutò lei allegra.

Il giovane mercenario rimase per un attimo senza parole, poi la osservò meglio.

Le guance erano arrossate, gli occhi erano lucidi ma leggermente vacui e nel complesso sembrava piuttosto frastornata.

-Chidori... hai bevuto?-

La ragazza lo guardò strano poi gli batté una mano sul petto -Ma che dici! Bevuto io? Io non ho mai bevuto in tutta la mia vita Sousuke!-

-Ma...-

-Rilassati e cerca di sorridere di più!- sentenziò lei gettandosi i capelli dietro la schiena.

-Chidori non credo...- tentò ancora il ragazzo.

Ma Kaname era già tornata a rivolgere l'attenzione al gruppo dei festanti.

Lui sospirò osservandola ridere assieme alle sue nuove amiche.

Bé forse aveva ragione lei, era una festa avrebbe dovuto pensare a divertirsi... e poi non voleva esserle di peso. Finché non correva pericoli...

-Sagara!- lo chiamò uno dei suoi compagni -Muoviti vieni qui!-

Il giovane mercenario chiuse gli occhi.

Bé forse...

Lanciò un'ultima occhiata alla ragazza, poi si voltò cominciando ad allontanarsi.

Era a metà strada quando...

-Ah! No! E' Mio! E' mio!-

Sousuke, riconoscendo la voce, si voltò con uno scatto. Ciò che vide gli fece drizzare i capelli.

Kaname era salita in ginocchio sul tavolo e stava cercando di riprendersi qualcosa dalle mani di una delle ragazze sedute sul lato opposto. Ormai era più che evidente che era del tutto sbronza. Ma purtroppo il peggio doveva ancora venire.

Infatti, improvvisamente l'altra ragazza lasciò andare l'oggetto e la giovane dai lunghi capelli blu cadde pesantemente all'indietro, finendo dritta dritta, tra le braccia di un gruppo di soldati ancora più ubriachi di lei.

-Ehi dolcezza sei venuta per me?- chiese uno di loro passandole un braccio intorno alla vita.

Kaname rise di gusto ormai completamente andata -Cosa te lo fa pensare?-

-Bé mi sei piovuta in braccio no?-

-Che centra?-

Un altro soldato si avvicinò -Gregory non fare l'egoista! Passala un po' anche a noi!-

-Giusto!- esclamò un terzo facendo scorrere una mano sulle spalle della ragazza e scendendo verso il petto.

-No, no!- ridacchiò lei -Voi non mi piacete!-

L'uomo di nome Gregory rise forte e poi le baciò il collo -Tranquilla dolcezza noi piacciamo a tutte!-

Improvvisamente un quarto paio di braccia si intromise nella scena e Kaname venne bruscamente tirata via dal gruppo di mercenari ubriachi.

-Che cavolo pensate di fare?!- tuonò una voce.

Kurz e Melissa che stavano discutendo animatamente poco lontano, si voltarono sussultando in quella direzione.

Sousuke stava in piedi di fronte ai tre uomini tenendo Kaname dietro di se. Aveva uno sguardo omicida.

-Vacci piano amico! Non stavamo mica facendo sul serio!- si schernì vacuamente Gregory. Gli altri due gli fecero coro.

-Il risultato non cambia!- ringhiò lui afferrando la ragazza per un braccio e trascinandola via.

-Ehi tu!- esclamò lei allegra -Che fai? Dove mi porti?-

Il giovane quasi non la sentì. Fuori riusciva quanto meno a mantenere un'aria composta, ma dentro... dentro era in fiamme.

Mentre camminava a passi veloci, una rabbia violenta come una tempesta gli montava nell'animo.

Kaname.

Kaname era ubriaca e quelli... quelli se ne erano approfittati per metterle le mani addosso!

Dire che era furioso non bastava. No. Al momento era niente di più e niente di meno che dannatamente incazzato.

Si fermò di botto al tavolo in cui la ragazza aveva passato la seconda parte della serata.

-Chi è stato?!- domandò scrutando i volti delle ragazze.

-Come...?- fece Jane anche lei un po' brilla, non afferrando la domanda.

-Chi è stato a farla bere?!- esclamò ferreo mentre Kaname gli tirava il braccio.

-Io non ho bevuto!- protestò lei corrugando le sopracciglia.

-Allora?!- continuò lui ignorandola.

Le persone sedute al tavolo si scambiarono sguardi di disagio.

-Ehm...- esordì una voce -Siamo... siamo state noi.-

Sousuke si voltò incontrando gli sguardi colpevoli di Alice McKean e Marsha Eagles.

-Per quale motivo?-

Marsha alzò le spalle -Non volevamo combinare casini. Solo... bevevamo tutti e abbiamo pensato che sarebbe stato divertente far provare anche lei.-

-Quando non guardava abbiamo versato nella sua bibita del liquore.- confessò mestamente Alice.

-Ma non è successo nulla di grave no?- tentò la rossa con un sorriso incerto.

Il ragazzo serrò la mascella -Avrebbe potuto.-

Le due donne abbassarono lo sguardo in silenzio.

In quel momento Kaname scoppiò a ridere.

Sousuke si voltò verso la ragazza -Chidori cosa...?-

-Te l'ho già detto sei troppo serio!- disse lei agitando una mano -E' incredibile che tu abbia così tante ragazze che ti vengono dietro!-

Alice sorrise e Marsha le tirò una gomitata.

-Faresti meglio a portarla a dormire prima che la situazione peggiori.- suggerì allegramente Jane alzando il suo bicchiere.

Il giovane mercenario annuì cupo -Andiamo.- disse prendendo Kaname per una mano e cominciando ad incamminarsi verso l'uscita della mensa.

-Dove andiamo?- domandò lei -Io mi sto divertendo!-

-Ti porto a letto.- rispose secco lui.

Sfortunatamente l'ultima frase venne captata niente meno che da membri più casinisti presenti alla festa, che non avendo seguito la vicenda dall'inizio, giunsero immediatamente alla conclusione più ovvia.

Fischi si sollevarono nell'aria.

-Vai così Sagara!-

-Ehi ragazzi avete sentito?!-

-Qui c'è una fuga clandestina!-

Sousuke si bloccò disorientato -Uh?-

In quell'esatto momento la ragazza dai lunghi capelli blu crollò in ginocchio -Mi gira la testa!- disse ridacchiando.

-L'hai pure fatta ubriacare?!- esclamarono in coro i compagni, felici come se avessero appena ricevuto in anticipo i regali di Natale.

-Non l'ho fatta ubriacare!- rispose furioso il ragazzo -E adesso piantatela!-

Un Eeeeeh di dissenso e di sorpresa si sollevò dal gruppo.

-Da quando sei così suscettibile?- rise uno degli uomini -Direi che la tua reazione ci ha del tutto illuminati!-

-Niente baci?- si intromise Kaname che aveva capito male l'ultima parola -Non è vero! Sousuke mi ha baciata!- disse col tono di una bambina capricciosa.

Altri fischi partirono dalla tavolata e il giovane mercenario pietrificò.

-Ma certo ragazzi! Vi ricordate questa mattina? Pare che la mensa sia il loro posto preferito!-

La ragazza rise -No no, non la mensa! Io intendevo...-

Un forte baccano giunse improvvisamente dalle spalle dei ragazzi interrompendo la pericolosa conversazione.

Melissa stava raccogliendo una pila di vassoi caduti casualmente a terra -Sousuke è meglio che ti sbrighi a portarla via. Se non riposa subito domani si troverà a smaltire una sbornia ancora peggiore.- sorrise nervosamente la donna.

Sousuke non se lo fece ripetere due volte -Ricevuto!- esclamò, e così dicendo sollevò la ragazza ubriaca tra le braccia e si fiondò verso l'uscita senza neppure ascoltare la nuova ondata di commenti che si era sollevata.





Kaname teneva il capo appoggiato al petto di un certo Sergente perennemente imbronciato di sua conoscenza e con gli occhi chiusi ascoltava il ritmo regolare del suo respiro.

Alla fine l'euforia apportata dall'involontaria sbronza si era calmata, trasformandosi per contro in una pesante stanchezza che le stringeva il cuore.

Non sapeva da quanto tempo Sousuke la stesse portando imbraccio, ma certamente la cosa non le dispiaceva. Tuttavia... in quel silenzio c'era qualcosa che non andava.

-Siamo arrivati.- disse improvvisamente lui fermandosi -Hai la chiave?-

La ragazza dai lunghi capelli blu si guardò intorno, erano davanti alla porta delle stanze del Comandante.

-Sì...- sussurrò lei cercando confusamente di ricordare dove l'avesse ficcata -In tasca... eccola!-

Sousuke la prese senza fare commenti e la girò nella toppa.

Mentre entravano Kaname sbuffò -Sei arrabbiato?- chiese sollevando appena la testa e fissando il profilo serio di lui.

-No.- rispose il ragazzo senza guardarla.

-A me sembra di si.-

-Non sei nelle condizioni per giudicare.- tagliò corto lui.

La ragazza corrugò le sopracciglia, ma invece di urlargli contro, scoppiò a piangere a dirotto.

-Cos...?- Sousuke si bloccò nel panico più completo -Chi-Chidori che succede?!- esclamò reggendo la ragazza davanti a se come se fosse stata di vetro.

Kaname non rispose e invece continuò a piangere.

-D-D'accordo ascolta. Ora ti metto giù.- balbettò il ragazzo chiudendo la porta e raggiungendo a passi veloci il divano al centro della stanza.

Così come aveva detto la depose delicatamente sul sofà di stoffa bianca e si inginocchiò di fronte a lei -Chidori per favore dimmi che succede!- disse preoccupato tenendola per le spalle.

-Io... per te- articolò la ragazza tra un singhiozzo e l'altro -Sono... sono solo un peso!-

Sousuke non poteva credere alle proprie orecchie -Cosa?! Chidori ma te l'ho già detto, tu non sei affatto un peso!-

-Sei un bugiardo!- urlò lei.

-Credi che menta?-

-Sì! A te non importa niente di me! Sarebbe stato meglio che non fossi venuta!-

-Cosa?-

-E' così! Me lo hanno detto anche le ragazze! Io non faccio parte di questo posto e tu non tornerai mai a Tokyo e poi... poi... poi c'è Tessa no?! Sono davvero una cretina! Mi dispiace di avervi creato tanto disturbo!-

Sousuke rimase attonito per qualche secondo, poi si riscosse -Chidori.- la chiamò.

-Che c'è?!- sbottò lei mentre cercava di frenare i singhiozzi.

-Chidori guardami.- disse lui sollevandole piano il viso.

Kaname fece un po' di resistenza, ma alla fine si decise ad incontrare gli occhi del ragazzo -Cosa?-

-Non so cosa ti abbiano detto quelle stupide, ma non importa cosa possano pensare, tu per me non sei un peso e non lo sarai mai. Io...- il giovane mercenario le lasciò il viso e spostò lo sguardo sul pavimento. Sembrava in difficoltà.

-Sousuke?-

-Io...- riprese lui -Io non so spiegare quello che provo stando con te... so solo... che sto bene. No... molto più che bene. Mi sento... sì direi... felice. Anche oggi quando... uhh... ecco... non capisco molto di queste cose ma... come posso dire... se potessi tornare indietro rifarei esattamente quello che ho fatto... che hai fatto... che abbiamo fatto... insomma hai capito credo.-

Kaname era senza parole. Aveva persino smesso di piangere.

Non poteva crederci.

-Sei serio?- domandò in un soffio.

-Affermativo.- rispose lui continuando a fissare il pavimento.

Il volto della ragazza si illuminò di un sorriso enorme e poco dopo, gettò le braccia attorno al collo del giovane e lo baciò di slancio stendendolo a terra.

Al diavolo le apparenze! Ubriaca o no, era quello che voleva.

Questa volta Sousuke rispose subito stringendole la vita e premendole una mano dietro il collo. Sentiva le mani di lei aggrapparglisi al colletto e i suoi capelli fargli il solletico sul viso.

Poi se ne rese conto. Il respiro della ragazza sapeva di alcol, entrambi erano stesi sul pavimento e lei gli si stava praticamente strusciando contro. Tutto ciò non era un bene, anche perché qualcosa in lui cominciava decisamente a reagire.

Con riluttanza le afferrò le braccia e dopo aver interrotto il bacio la spinse delicatamente a sedere.

Negli occhi contrariati di lei si leggeva una domanda.

-Sei ubriaca.- rispose imbarazzato lui.

Kaname scrollò la testa e gli gettò nuovamente le braccia intorno al collo -E' quello che voglio!-

Il giovane mercenario riprese a spingerla lontano da se -No ascolta...-

La ragazza non si arrese, anzi rafforzò la presa -Voglio stare con te!- esclamò in tono improvvisamente disperato.

Sousuke si bloccò. Quelle parole e quel tono lo avevano colto completamente alla sprovvista.

-Chidori?-

Kaname non rispose e invece cominciò a baciargli piano la guancia per poi scendere verso il collo.

Il ragazzo sussultò -Chi-Chidori cosa...?- serrò gli occhi maledicendosi mentalmente. Se andava avanti così... ma dove diavolo era finito il suo autocontrollo?!

-Chidori ti prego...-

La ragazza smise improvvisamente di baciarlo e anche di muoversi.

-Chidori?- la chiamò lui.

Kaname non rispose.

Sousuke deglutì. Che si fosse arrabbiata?

-Chidori non intendevo...- cominciò scostandola piano da se, ma si bloccò immediatamente dopo.

Il giovane mercenario curvò le labbra in un sorriso e senza aggiungere altro la prese delicatamente tra le braccia e la sollevò da terra.

Senza fare rumore la trasportò nella stanza accanto e la depose sul letto.

La ragazza dai lunghi capelli blu si era infine addormentata.









Chiedo scusa a tutti per l'immmmmmenso ritardo!!! Purtroppo le verifiche di fine anno mi hanno portato via più tempo del previsto!

Ad ogni modo sono finalmente tornata con l'ottavo capitolo che è forse un po' più lungo del solito e prometto che d'ora in poi posterò molto MOLTO più rapidamente!

Un nuovo grazie a tutte le fantastiche persone che mi sostengono con le loro recensioni e un bacio enorme a tutti quelli che comunque perdono il loro tempo a seguire i deliri di questa pazza!!! XD

Ghihi! Ora comincia la parte drammatica...

1kizz

Mayu



PS. In tutto ho calcolato che la storia si comporrà di 34 capitoli più un bonus! Vista la lunghezza spero che la cosa non sia presa come una minaccia, tuttavia vista la complessità della storia mi è impossibile ridurre, perciò vi prego siate pazienti! Io ce la metterò tutta per finire il prima possibile!





Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=74694