«You’re just as sane as I am»-La storia di Luna Lovegood.

di Nina Rigby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm glad it's your birthday, happy birthday to you ***
Capitolo 2: *** Like fantastical stories to share. ***
Capitolo 3: *** Little girl, little girl why are you crying? ***
Capitolo 4: *** Summer has come and past. ***
Capitolo 5: *** Dreamed of paradise every time she closed her eyes. ***
Capitolo 6: *** Family portrait ***



Capitolo 1
*** I'm glad it's your birthday, happy birthday to you ***



Ciao a tutti! Questa è in assoluto la mia prima fanfiction e ho deciso che la protagonista sarebbe stata Luna, il mio personaggio preferito. Sono ancora mooooolto inesperta quindi critiche e commenti di qualsiasi tipo sono assolutamente graditi. Spero vi piaccia e spero di essere riuscita a immedesimarmi in Luna! Baci,Halley.

Ah dimenticavo! Sto scrivendo questa storia anche nella mia pagina Facebook, ve lo dico giusto perchè non pensiate che l'ho copiata!!






Salve signor Diario,

oggi è la prima volta che le scrivo. Mi sembrava troppo ordinario e inadatto iniziare questa pagina dicendo: Caro diario,

Dopotutto, io e lei non ci conosciamo ancora bene.

Come lei penso sappia, oggi è il mio compleanno. Otto anni. Mi piace il numero otto, se lo ruoti di 90° gradi ottieni il simbolo dell'infinito. Me l'ha detto papà. 

Stamattina quando mi sono svegliata ero stranamente nel mio letto, che sia perchè crescendo ho smesso di essere sonnambula? Chissà. Comunque, ho deciso che per oggi sarei stata tutto il giorno scalza per niente, perchè avevo passato tutta la notte con le scarpe per niente. I miei genitori dissero che erano d'accordo.

Quando scesi le scale trovai la nostra tavola rotonda era già apparecchiata e ricoperta di pasticcini e tazze colorate. C'erano anche dei fiori appesi sul soffitto. Per la gioia diedi un enorme bacio a mamma, che mi sorrise accarezzandomi i capelli.

Ci sedemmo tutti a tavola e mentre mangiavo, papà mi chiese se avevo già deciso come passare la giornata. Devo ammetterlo, ci avevo pensato ma non avevo ancora deciso nulla. 

-Ti va di scendere in paese?

Scossi la testa rabbuiata. Non avevo nessuna voglia di andare a passeggiare per le strade del piccolo paesino babbano dopo la collina. Non volevo che tutti mi prendessero in giro. Non oggi.

-Ho capito, ho capito, cosa vuole la mia piccola-esclamò allora mamma-andiamo a cercare un Ricciocorno Sparacoda??

Balzai in piedi dalla contentezza e quasi urlai:-Davvero posso? Mi ci vuoi portare? Non è uno scherzo?

-Otto anni sono abbastanza direi-rispose lei con dolcezza.

Oh signor Diario, poteva iniziare meglio la giornata?

 

Mi pettinai in fretta e indossai il primo vestito che mi capitò in mano. Mamma mi aspettava fuori dalla porta con un enorme sorriso stampato in faccia. Ero contenta che anche lei fosse contenta.

Ci incamminammo mano nella mano verso i boschi che circondavano la nostra casa, ogni tanto le chiedevo se ne aveva visto uno, ma lei continuava a ripetermi che bisognava prima entrare nel bosco.

Una volta inoltrate tra gli alberi, l'aria si fece più fresca e i miei piedi scalzi sentirono il suolo farsi più umido. Continuavo a camminare guardando il cielo e le fronde degli alberi, pronta a percepire ogni minimo movimente. Ma di un Ricciocorno, nemmeno l'ombra. Ero così concentrata che nemmeno mi accorsi che ero rimasta sola.

-Mamma, credo che i Ricciocorni mi odino. So che papà dice che sono creature molto timide, ma dopotutto potrebbero essere più gentili con me. Insomma, sono tra le poche persone che crede davvero che esistano, non come quella Scarlett che continua a ripetermi che me li sono inventati.-dissi con convinzione.

Non rispose nessuno, e presi tanta paura signor Diario!

-Mamma?-ripetei.

Abbassai gli occhi e percorsi con lo sguardo la foresta, mi ero persa! 

"Non devi piangere Luna, non oggi che hai otto anni"

E alla fine ci riuscii, non versai neanche una lacrima. Ritornai sui miei passi a testa alta, con tanto di quel coraggio da far invidia a Godric Grifondoro in persona! Camminai sola soletta per mezz'ora (ok, forse solo per cinque minuti), finchè non vidi mamma seduta per terra intenta ad osservare delle radici.

-Chissà se estrendone il liquido e mescolandolo a bava di ragno...sì, dovrei riuscire a ottenere il collante che desidero.-borbottava tra sè. 

A quel punto stavo sul serio per mettermi a piangere. Mi aveva perso di vista perchè era troppo impegnata a pensare ai suoi esperimenti. Ma nascosi le lacrime appena vidi un batuffolo bianco spuntare dalla sua giacca.

Mi avvicinai cautamente e lo sfiorai con le dita.

-Luna piccola mia! Scusa! Sai come sono fatta, mi distraggo sempre, e quando ho visto questa...

Non riuscì a finire la frase perchè dal batuffolo apuntarono quattro zampette che si aggrapparono alle mie braccia.

-...oh guarda, già le piaci! Quando ho visto quella lepre ho pensato di acciuffarla per dartela.

-Grazie mamma-esclamai abbracciandola-sai che adoro gli animali.

-Lo so! E ho pensato che una lepre potesse andare bene per te:furba, scaltra e intelligente, proprio come la mia bambina.

La abbracciai ancora più forte.

 

Trascorsi il resto della giornata giocando all'aperto con i miei genitori, scartando i miei regali e preparando una torta con i mirtilli che ho trovato stamattina nel bosco. Ho anche cercato di costruire un aquilaone, o una cosa del genere. L'ho visto in mano a un bambino giu in paese e mi ha detto che riesce a farlo volare senza nessun incantesimo. Dev'essere un mago davvero potente. Il mio non è venuto altrettanto bene, ma lo trovo comunque un bell'oggetto.

Non mi interessa se alla fine non ho trovato nessun Ricciocorno, è stato davvero un compleanno degno di nota.

Ora vado, ho tanto sonno dopo una giornata così. 

A presto signor Diario! Tua,

                                                                              Luna Lovegood


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Capitolo 2
*** Like fantastical stories to share. ***


13 giugno



 



Salve Signor Diario,
oggi è stata una giornata davvero lunga e impegnativa. Perché? Te lo dico subito. Tra un po’ partiremo tutti insieme per una vacanza in Finlandia, dove io e papà cercheremo una farfalla che vive solo lì. Non mi ricordo il nome, so solo che la noti subito perché ha tre ali, due color neve sciolta e una color unghia di cane. Credo sarà facile riconoscerla.

Ma ti stavo raccontando di oggi…mio papà doveva andare in ufficio a firmare gli ultimi fogli prima di poter partire e mi ha chiesto se volevo venire con lui. In effetti, era da tanto che desideravo vedere la redazione dove vive papà. L’avevo immaginata in mille modi diversi: con lunghi rami che ricoprivano il muro, poster di animali esotici ovunque e oggetti strani appesi al soffitto. All’inizio dissi che non mi andava, perché avevo paura che vedere quel posto dal vivo avrebbe distrutto le mie aspettative, e poi io sarei rimasta confusa per un bel po’. E si sa, che le idee ce le ho già poco chiare di mio. Ma poi lo rincorsi fino alla cima della nostra collinetta e riuscii ad afferrare la sua mano un secondo prima che lui si smaterializzasse. Eh già, la mia curiosità ha avuto la meglio come al solito.

Riaprii gli occhi dopo pochi secondi, e poi li chiusi di nuovo. Lo feci per un bel po’ di volte prima di riconoscere che effettivamente di fronte a me non c’era nulla.
-Credo tu abbia sbagliato posto pa…
Ma lui fece velocemente un passo avanti fino a spingere con un piede un sasso verde…ma proprio verde!
-Per fortuna i babbani non guardano mai dove mettono i piedi-esclamò ridendo.
Ma io non risposi, ero troppo occupata a guardare il masso gigante che era apparso di fronte a noi.
-Perrumpo lapidem.
Il masso si aprì lasciando uscire delle scale che scendevano verso l’interno.

Lo seguii incantata finchè non ci trovammo davanti a una stanza enorme piena di maghi e streghe che camminavano avanti e indietro. In molti si fermavano a salutarci e a chiedere a papà informazioni su di me. Per una volta, mi sentivo importante.
Ho conosciuto molte persone quel giorno, ma quella che mi ha incuriosito di più è stato un certo Newt Scamandro. Mio papà mi ha detto che è uno scrittore davvero importante e che ha un figlio un po’ più grande di me. Mi piacerebbe conoscerlo un giorno, chissà se è simpatico come suo papà.

 Dopo un po’ papà mi prese per mano, voleva mostrarmi il suo ufficio!
-Apri la porta-mi sussurò.
La maniglia era molto buffa, una rana con la lingua tutta fuori. Risi e finalmente entrai in quella stanza di cui avevo tanto sognato.
Beh Signor Diario, non avrei mai potuto immaginare una cosa simile.
Si trattava di un…lago quadrato! Ci crederai mai? Il pavimento era ricoperto d’acqua cristallina per un metro, c’erano addirittura dei pesciolini colorati, mentre la scrivania, la sedia e i vari mobili erano appoggiati su delle ninfee giganti.
-Ti piace?
Se mi piaceva! Non sarei più voluta uscire da quella stanza!!
Mentre mio papà leggeva vari fogli e disegnava strani animali su della pergamena, io nuotavo sott’acqua e rincorrevo i pesciolini. Abbiamo anche mangiato lì, con tutti i suoi colleghi. Sono dei signori davvero molto simpatici, sono contenta che papà lavori con loro.

La sera, quando tutti se n’erano già andati, mi intristii un po’ vedendo le scale che rientravano nel masso gigante.
-Hey, possiamo tornarci quando vuoi-mi promise mio papà.
Annuii lentamente e lui mi prese in braccio; aveva gli occhi un po’ lucidi, come la superficie delle bolle.
-E un giorno Luna, questo posto sarà addirittura tuo.
Poi ci smaterializzammo a casa, dove mamma ci aspettava con uno sguardo tra l’arrabbiato e il divertito.

Che bella giornata signor Diario, spero che avrò tante altre giornate così da raccontarle.
Ora le porgo i miei ossequi (ho sentito dire questa frase da un collega di papà oggi) e vado a dormire. 
A presto,
                                                              Luna Lovegood.




Ehm...salve D: il primo capitolo non se l'è cagato nessuno, apparte ThePiratesDaughter che ringrazio infinitamente per la centesima volta :) Beh, ditemi se faccio così schifo così almeno la smetto di umiliarmi ç.ç
Comuuuuuunque, provate a immaginare Luna e Rolf da piccoli...non è una cosa bellissima *-* 
No eh? .-. Bene, vado a sotterrarmi nel mio giardino, alla prossima!D:
HW

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Capitolo 3
*** Little girl, little girl why are you crying? ***


 

"Non ti abbattere e non pensare di umiliarti scrivendo, giacchè scrivere è sempre una cosa splendidosa e che, anche se non ti sommergono di recensioni, c'è SEMPRE qualcuno a cui piace."




 

13 settembre

Salve,

 

 scusa se t’ho inzuppato è che non riesco a smettere di singhiozzare come una sciocca, mi perdoni. Le prometto che lo asciugherò.Forse si è dimenticato di me, stando rinchiuso tutto quel tempo in un cassetto. Infatti, è più di un anno che non le scrivo, un anno in cui sono successe molte cose.
Oh mi scusi, ho lasciato cadere un'altra lacrima a metà della terza riga. Ora è tutto sbavato.
Sono un disastro, un disastro, un completo disastro.

Non so se ora mi metterò a raccontarle le mie giornate come facevo quando avevo otto anni. Non credo di esserne più capace. Ho scoperto tante cose brutto in tutto questo tempo, ho scoperto che si può non sorridere per giorni e piangere per notti. Perché non me l’aveva detto nessuno?

 

Ma in fondo, avrei dovuto aspettarmelo.Gli esperimenti di mia mamma sono sempre stati un fallimento e mio papà continua a inventarsi storie su storie….Bugie su bugie.

 

Quanto sono stupida, quanto sono triste.

 

Ah ma a lei probabilmente non interessa nulla, anzi, probabilmente sei solo una stupida agenda, che adesso è anche tutta zuppa.

 


Non voglio più essere Luna Lovegood, non più.








Bonjour! Ecco finalmente il nuovo capitolo, che è molto breve ma che verrà seguito da una spiegazione della situazione ben più lunga quindi, mi metterò presto al lavoro. Non so perchè, ma non sono molto convinta di quello che ho scritto. Forse non è abbastanza da "Luna Lovegood"
Bah.
In ogni caso, sono molto graditi consigli, e ringrazio infinitissimamente chi mi segue.
Detto questo,
au revoir!

-HW

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Capitolo 4
*** Summer has come and past. ***


20 settembre

 

Caro Diario,
ciao. Lo so, non ti avevo ancora chiesto se potevo darti del tu.

Ma agli amici si dà del tu, e io ho bisogno di un amico. Qualcuno a cui raccontare tutto quello che mi è successo, qualcuno su cui poter piangere quanto voglio.

Io non ce l’ho un amico. A meno che tu non voglia essere mio amico. Ora.

Scusa per quello che ti ho detto una settimana fa, in realtà non ti ritengo solo una stupida agenda.E scusa anche per tutte le sbavature nelle pagine precedenti, specialmente nella pagina in cui raccontavo di mamma…mamma.
Ma adesso ti spiegherò perché improvvisamente mi comporto anche più stranamente del solito.

 
A luglio siamo partiti per la Finlandia, come ti avevo scritto un anno e mezzo fa. La vacanza migliore della mia vita: intere giornate passate in mezzo alla natura assieme alle uniche due persone che mi volevano bene. Papà ha raccolto un sacco di materiale per il suo lavoro, e mamma per i suoi esperimenti. Erano così felici. Li guardavo mentre camminavano per i prati di quel paese e si sussurravano “Le cose andranno meglio stavolta, cambierà tutto, vedrai”.Io trotterellavo al loro fianco, senza dare importanze a quelle parole, che mi sembravano sconnesse tra di loro.
Mi sembravano, appunto.

Restammo lì tutta l’estate, ma se fosse stato per me, probabilmente ora saremmo ancora tra quei boschi così popolati tutti assieme. Tutti.
Però papà doveva tornare al comando del Cavillo e mamma sembrava così ansiosa di tornare ai suoi esperimenti. Dovevi vederla, controllava la sua borsa piena di oggetti strani di continuo, come un tic li tirava fuori uno alla volta, li lucidava e li rimetteva dentro. Io le avevo notate queste cose, ma ero stata zitta.

Come posso non pensare che sia anche colpa mia?!?

Comunque, a settembre tornammo alla nostra collina e io tornai a studiare cinque volte la settimana in una collina a Ottery.
Ricordo che in Finlandia avevo comprato un enorme sciarpa bianca. Mi piaceva così tanto che avevo iniziato a portarla tutti i giorni, anche se faceva ancora caldo. Nemmeno quel giorno, in cui dovevo andare tra i babbani, ero intenzionata a toglierla, anche se questo mi è costato un coro di risa alle mie spalle mentre camminavo verso la casa della mia tutrice. Era una ragazza giovanissima, con lunghi capelli neri sempre legati. Portava sempre una giacca nera sopra una camicia. La detestavo. E lei detestava me.

Mentre entravo nella sua casa preparandomi alle sue lamentele, mi accorsi che seduta su una sedia vicino alla finestra c’era una signora dai capelli mossi e color miele. Avrà avuto una sessantina d’anni. Non avevo mai visto nessuno in quella casa apparte la signorina Cochran (si chiamava così la ragazza di cui parlavo prima).

Nonostante i capelli sciolti e chiari, la signora alla finestra aveva i suoi stessi occhi scuri e lo stesso collo slanciato.
-Lei è la madre della signorina Cochran-dissi con certezza.
Annuì sorridendo e disse solo:-Leona Cochran.
Era lei la mia nuova tutrice, era lei una delle pochissime persone che mi apprezzava.
-Luna Lovegood-risposi cercando di imitare il suo tono.

Ti parlerò meglio di lei un altro giorno, ora si fa tardi e devo controllare che papà sia tornato a casa.

 

A presto,

                                                        Luna

 








L'immagine, l'immagine...L'IMMAGINE T___T che cosa straziante questa parte della storia ç.ç 
Apparte questo, un grazie a chi recensisce e a chi mi segue, siete voi che fate continuare la storia ;)
A presto,
-HW

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Capitolo 5
*** Dreamed of paradise every time she closed her eyes. ***


25 settembre
 
Ciao,
oggi ho parecchia fretta, quindi inizierò subito a continuare il racconto che avevo in
iziato un po’ di giorni fa.
 
Leona Cochran era una strega molto intelligente. Conosceva un sacco di incantesimi difficili e sapeva quasi a memoria la sua biblioteca. Mi diceva che non le pesava cercare di ricordare date e nomi, perché mantenere la memoria pulita la faceva sentire bene, e non voleva lasciarsi andare come facevano molte streghe della sua età.
Durante le prime lezioni lei non faceva altro che raccontarmi della sua vita, mentre io la ascoltavo affascinata e per nulla annoiata. Sembrava avesse il dono di saper scegliere le parole giuste, perché le sue frasi avevano un suono talmente melodioso che era impossibile non seguire il suo discorso. La stimavo moltissimo.
Una volta timidamente le chiesi che fine aveva fatto la signorina Cochran, la mia ex tut
rice. Il suo viso si rabbuiò e mi pentii subito di quello che avevo fatto.
-Piccola mia, voglio dirti una, anzi due, cose importanti. La prima è: bisogna sempr
e accettarsi per quello che si è, bisogna essere il massimo di quello che si è. Mi capisci?
Avevo capito. Io capisco sempre tutto, anche se non sembra.
Continuò il discorso:-La mia storia è un po’ strana e inspiegabile, ma voglio comunque raccontartela.-fece una pausa-i tuoi genitori sono maghi, giusto?
Annuii incuriosita.
-E così pure tutti i tuoi fratelli, cugini e zii?
Le dissi che non ho fratelli, cugini e zii.
Fece un sorriso che sapeva da compassione e riprese:-Ebbene, i miei genitori erano Babbani, i miei fratelli Babbani, e pure i miei cugini e zii.
Quel giorno scoprii che la magia si crea, non si trasmette. Ogni volta si crea in ciascuno di noi.
-Io invece sono una strega, come avrai ben notato, e, con permesso, una strega piuttosto potente. E quando me ne accorsi, amai subito questa parte di me, la trovai speciale. Bacchette, cappelli a punta, scope volanti, Hogwarts….ancora oggi mi entusiasmo solo al pensiero di queste meraviglie! A scuola, quello che per i miei compagni era banale, per me era un nuovo mondo da esplorare. Amavo e amo essere una strega. E fu tutto questo entusiasmo e voglia di sapere, che mi collocò nella casa Corvonero, e mi fece diventare una delle streghe più stimate del tempo.
Mi diplomai con il massimo dei voti e iniziai a insegnare in una scuola babbana. Mi sposai con un uomo ch
e poi mi abbandonò, ma che mi diede una figlia, un grande dono.
 
In quel momento ero talmente persa in quella storia che non mi accorsi che aveva messo le parola “figlia, ovvero signorina Cochran” e “dono” insieme.
 
-Ed ecco il momento in cui rispondo alla tua domanda, Luna: quando arrivarono gli undici anni di mia figlia, io e mio marito (un mago americano) aspettavamo con ansia la lettera per mia figlia.
Non arrivò mai.
Andai persino a Hogwarts a chiedere spiegazioni, ma il professor Silente mi disse che la Piuma Magica non aveva mai scritto il nome di mia figlia.
Non rimasi delusa, in fondo ero cresciuta tra babbani, e avere una figlia come loro non mi dispiaceva affatto. Inoltre ero sicura che come il mondo magico aveva affascinato me, lo stesso avrebbe fatto quello babbano.
Non andò così, avvenne un disastro.
 
I singhiozzi improvvisi della signora Leona mi riportarono alla realtà, e mi sbrigai a porgerle un fazzoletto.
 
-Scusa cara-si soffiò il naso-stavo dicendo: mio marito ci lasciò, furente, e mia figlia ancor’oggi pensa che sia colpa sua. Lei stessa non accettò mai il fatto di essere babbana, e pur di scaricare la colpa su qualcuno, come se fosse una colpa, iniziò ad odiarmi e ad allontanarsi da me. Appena compì 18 anni se ne andò di casa e venne qui, a Ottery. Ora si è trasferita nuovamente, e mi ha lasciato la casa e il ruolo di tua tutrice.
 
Ci fu un silenzio imbarazzante, sapevo che da una parte stava male, ma sapevo anche che era la prima volta che ne parlava con qualcuno. Ne rimasi sorpresa.
La sentii dire “chissà se la rivedrò” tra un sospiro e l’altro.
-Non si preoccupi, lei le vuole bene e tornerò, perché a bisogno di lei.-le dissi.
Mi sorrise e aggiunse:-Ed era proprio questa infatti, la seconda cosa che dovevo dirti: ovunque vada, una figlia appartiene alla madre. Ovunque vada, resterà sempre sua figlia.
 
Da quella sera io e lei diventammo amiche, e anche se nessuna delle sue lo disse, io sapevo che era così.

Ora mi chiedo che significa ovunque.
Ovunque.Ovunque.Ovunque. Ma lei è in un posto che si possa chiamare ovunque? È in un dove o in un quando?
  
 
A presto,
 
Luna Lovegood.








C'è una vocina nella mia testa che mi dice: da dove ti è partita questa malsana idea da cui deriva questo malsano capitolo?
Lo so! E' un disastro! D: mi rifarò coi prossimi, promesso D:
E perchè l'altro capitolo non se l'è cagato nessuno?!? Ditemi se non vi piace più la mia storia T_T
Vabbè, io vado, un abbraccio,
-HW



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Capitolo 6
*** Family portrait ***


11 ottobre

 

Buonasera,

è già ottobre eppure le foglie quest’anno non si ostinano a cadere. Che peccato, a me piacciono tanto i mulinelli che forma il vento con quel fogliame colorato.

Un anno fa diventavo amica di Leona Cochran, ma due mesi fa conoscevo un’altra persona molto simpatica. L’undici dev’essere il mio giorno fortunato. Ora ti spiego.

 

L’undici agosto ero a casa da sola, era una mattina calda e non sapevo dove fosse papà. Camminavo per il giardino senza sapere cosa fare, finché non sentii delle grida di gioia in lontananza. Decisi di andare a vedere e dopo un po’ vidi una lunga tavolata apparecchiata con  sedute tutt’intorno un mucchio di persone. E avevano tutte i capelli rossi. Sembravano tutti così allegri e si assomigliavano molto. Due di loro erano addirittura identici! Eppure persino io potevo vedere com’erano diversi tra loro.

Seduta a capotavola c’era una bambina che doveva aver avuto più o meno la mia età. Teneva la testa alta e non smetteva di sorridere. Al suo fianco, una signora dall’aria dolce parlava stringendole la mano, mentre con l’altra dava pacche sulla schiena di quello che doveva essere suo marito. Poi c’erano due ragazzi grandi che parlavano tra di loro, e di fronte alla bambina seduta a capotavola c’era un ragazzo minuto con gli occhiali, che non faceva altro che parlottare tra sé e sé muovendo le mani con enfasi.

Nell’altro lato: un bambino della mia età, con i capelli rossi arruffati e lo sguardo puntato sulle sue mani, con a fianco i due ragazzi identici che ridevano a squarciagola.

Nel complesso, mi piacevano.

 

Evidentemente devo averli fissati a lungo, poiché a un certo punto la signora dall’aria dolce si alzò e venne verso di me. Dopo un po’ tutti mi fissavano.

-Come ti chiami, cara?

-Luna Lovegood.

-Ah, devi essere la figlia di Xenophilius-esclamò, e dopo un po’ aggiunse-mi dispiace molto per quello che è successo.

Mi affrettai a sorriderle e a ringraziarla.

-Beh tesoro, perché non ti aggiungi a noi? Stiamo festeggiando il compleanno di Ginny, ha la tua età sai.

-Volentieri.

Mentre ci avvicinavamo alla tavolata si presentò: Molly Weasley.

 

Aggiunsero una sedia vicino alla festeggiata e io mi sedetti tra lei e suo fratello, Ronald. Appena mi avvicinai lo sentii borbottare “Ma da dove sbuca questa?”

Lo ignorai. Bisogna sempre ignorarli gli stupidi, anche se devo ammettere che ci rimasi un po’ male.

Si presentarono tutti e furono quasi tutti molto gentili con me.

In particolare, trovavo simpatici Ginny e i due gemelli, Fred e George.

Passai la giornata con loro e dopo tanto tempo mi sentii allegra e spensierata.

Papà avrebbe detto “Ti sei sentita di nuovo Luna?”

E io avrei risposto di sì abbracciandolo. Ma lui non c’era, così decisi di andare a cercarlo.

Li salutai e li ringrazia almeno un centinaio di volte e promisi che sarei tornata a trovarli il prima possibile.

 

La famiglia Weasley, che bella cosa.

 

Ora vado che è tardi, buonanotte!

 

Luna Lovegood

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