Un privilegio che pochi possono concedersi.

di Francibella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Felicità. ***
Capitolo 2: *** Speranza. ***
Capitolo 3: *** Gelosia. ***
Capitolo 4: *** Illusione. ***



Capitolo 1
*** Felicità. ***


Felicità.


Quella che state per leggere, cari amici lettori, è un'intervista esclusiva. La Cacciatrice delle Holyhead Harpies, Ginevra Weasley si confessa. La famiglia numerosa e povera, i sei fratelli maschi, la guerra e, soprattutto, Harry Potter.

Hermione sorrise, Ginny era stata così esaltata per quell'intervista. Harry era meno felice, non gli piaceva che i fatti propri venissero sbandierati in pubblico, ma si fidava di Ginny. Portandosi la tazza di caffè alle labbra, Hermione continuò a leggere.

Signorina Weasley, partiamo con la prima domanda. Innanzitutto, per quanto continueremo a chiamarla così? Quando diventerà finalmente la signora Potter?

Un sorriso apparve sul volto di Hermione. Finalmente aveva detto l'intervistatrice, come se avessero cinquant'anni. In fondo la guerra era finita da appena quattro anni. Il tempo di terminare la scuola, i corsi di addestramento e quant'altro avevano tenuto tutti impegnati in quegli anni. Ginny aveva soltanto ventuno anni, Harry uno in più che fretta c'era? Improvvisamente la risposta di Ginny perse di importanza, il giornale si afflosciò sulla scrivania. Aveva davvero pensato che fretta c'era? Quando ami qualcuno, hai fretta, Hermione lo sapeva bene. Aveva sentito i racconti dei Signori Weasley, di Andromeda Tonks, aveva visto Bill e Fleur, Tonks e Lupin. Si amavano e si erano sposati quanto prima. Certo c'era una guerra in corso, avevano paura di non arrivare a domani; ma il semplice fatto che non ci fosse più la guerra, non significava che i ragazzi avessero dimenticato quella sensazione di precarietà, quell'oppressione che grava il cuore. Harry aveva detto a Ginny che avrebbero aspettato ancora un po', sebbene le avesse già chiesto di sposarlo. Era perché - diceva lui - voleva che la sua fidanzata avesse il tempo di pensarci bene. Aveva paura che lei amasse ancora Harry Potter  il Bambino che è Sopravvissuto. E non solo Harry. Ovviamente era una sciocchezza, Hermione lo sapeva, Ginny non avrebbe potuto amare Harry in maniera più decisa e consapevole. E tantomeno avrebbe potuto amare qualcun altro. Ma perché, si chiese con ansia Hermione, quando qualcuno parlava di una coppia, parlava di amore, lei si voltava verso Harry e Ginny? Perché non guardava Ron? Perché quando accadeva qualcosa di pericoloso ai ragazzi, non era preoccupata quanto Ginny? Cosa c'era in lei che non andava? Perché non riusciva semplicemente ad essere felice? Aveva ormai perso la sua felicità per sempre?

«Granger» ora la chiamava così, ma c'era la stessa cattiveria di quando la chiamava Mezzosangue «non vorrei interromperti da quella interessante lettura, perché immagino che leggere sul giornale cose che conosci perfettamente - dal momento che si parla dei tuoi migliori amici - sia veramente interessante, ma abbiamo da fare.»

«Io...» Hermione non pensò nemmeno di ribattere. «Ero distratta. Hai ...»

«Preparato i documenti che mi avevi chiesto? Eccoli.» il ragazzo lanciò il pacco sulla scrivania. Hermione si mise a controllare ogni singola parola, più per scacciare gli inopportuni pensieri sulla sua felicità mancata.

«É davvero paradossale. Io, Draco Malfoy, che lavoro per Hermione Granger, praticamente gratis, e la aiuto a sostenere i diritti dei poveri piccoli elfi domestici.»

«Paradossale, sì.» Hermione era abituata. Trattava quotidianamente con quelli che erano stati dalla parte di Voldemort e che ora cercavano di tornare ad una vita normale. Non si sarebbe aspettata Malfoy, ma qualcuno avrebbe dovuto dargli una mano. E lei era la migliore. Lucius Malfoy era ad Azkaban, ma il non aver partecipato alla battaglia finale gli avrebbe risparmiato parecchi anni. Narcissa Malfoy era viva e libera. Ma soprattutto era una figura controversa. Aveva salvato Harry Potter, era un'eroina? O rimaneva moglie, madre e sorella di Mangiamorte?
Hermione continuava a leggere ciò che Malfoy le aveva portato, senza dire nulla. Erano inutili documenti - secondo il ragazzo - sulla condizione degli elfi domestici. Vi erano alcuni passi delle leggi che regolamentavano il rapporto maghi - elfi, le opinioni di alcuni esperti di chissà che. Roba inutile, per Malfoy, che ci aveva messo tre giorni per mettere insieme quel fascicolo.

«Granger, ma non dovremmo fare qualcosa d'altro? Voglio dire, pensavo che ti avessero assunta per fare altro oltre a cercare di creare leggi per i poveri piccoli elfi domestici.»

«Dovremmo, sì.» Malfoy si sentì decisamente ignorato.

«Penso che potremmo fregarcene di Lenticchia e Astoria e fare sesso. Qui. Ora.»

«Potremmo, sì.»

«Non pensavo che ti avrei convinta così facilmente.» Malfoy si alzò veloce e si avvicinò alla sedia di Hermione. Quando lei lo vide così vicino, alzò finalmente gli occhi dal documento.

«Cosa...?» Arrossì leggermente per quella vicinanza.

«Hai appena accettato di fare sesso con me, Granger.» davanti all'espressione terrorizzata della ragazza, Malfoy aggiunse «Tranquilla, era solo per vedere se mi ascoltavi, non ho intenzione di toccarti.»
Hermione pensò che avrebbe dovuto arrabbiarsi, avrebbe dovuto dirgli che non erano a scuola e che lei era il capo, ma si limitò a scrollare il capo. Draco si sedette al suo posto e rimase in silenzio. Dopo un quarto d'ora lei non aveva detto nulla.

«Mi fai paura, quando stai troppo zitta.» Con un lungo sospiro, lei lo fissò negli occhi, ma solo per alcuni secondi.

«Voglio farti una domanda, Malfoy.» l'altro alzò un sopracciglio, ma non disse nulla. «Tu credi che tutti noi siamo destinati alla felicità? Voglio dire... Prima o poi tutti avremo il nostro pezzettino di felicità? O alcuni sono destinati a rimanere infelice per sempre?» Hermione alzò gli occhi castani, rendendosi conto di essere una cretina, Malfoy l'avrebbe presa in giro per sempre.

«No, io credo che la felicità sia un privilegio che pochi possono concedersi.» Se l'avesse presa in giro, sarebbe stato meno doloroso. Quello era uno schiaffo in faccia. Hermione rimase zitta ancora per qualche secondo. Se fosse stato come diceva Malfoy, il che era del tutto possibile, lei doveva ritenersi fortunata. Non era felice, ma non era infelice. «Granger, mi sembra chiaro che non parlavo di te.»

«Pensavo che fosse un discorso in generale, Malfoy.»

«Lo pensavo anch'io. Ma dalla tua faccia sembrava che ti avessi appena condannata a morte. Tu e Lenticchia sarete felici, avrete tanti piccoli Weasley e diventerai il Ministro della Magia più giovane che ci sia mai stato.» Era questa, le felicità? Diventare Hermione Weasley? Se fosse andata da Ginny e le avesse detto una cosa del genere, che sarebbe diventata Ginny Potter, lei sarebbe stata la ragazza più felice del mondo. Invece quello che aveva detto Malfoy, provocava ad Hermione uno strano senso di ... fastidio.

«Allora a chi è preclusa la felicità?»

«A quelli come mio padre. A quelli come Voldemort. A quelli come me.»

«Voldemort non la voleva.»

«Non la meritava.»

«Tuo padre l'ha avuta. E potrà ancora averla.»

«Tu credi?»

«Quando uscirà da Azkaban...»

«Credi che sia mai stato felice?» Ora Malfoy aveva abbassato gli occhi.

«Ne sono certa. Ha sposato una donna che ...»

«Gli hanno imposto i suoi.»

«... che amava, ha avuto un figlio che ...»

«Disprezzava.»

«... adorava ed ammirava. Ha seguito i suoi ideali,»

«Sbagliati»

«... sbagliati, sì, e ne ha pagato le conseguenze. Ma quando sarà fuori ...»

«Avrà una vita ben peggiore di quella che ha ad Azkaban.»

«... quando sarà fuori ritroverà sua moglie e suo figlio, che magari intanto sarà sposato. E avrà dei nipotini a cui badare.» Non aveva senso. Hermione
Granger che cercava di consolare Draco Malfoy, parlando quasi bene del padre di quest'ultimo.

«Ed io?»

«E tu, Malfoy... Io credo che tu ora sia ad un bivio.»

«Un bivio?»

«Sì. Ti è stata data la possibilità di essere felice. Puoi prendere la strada che porta alla felicità oppure no.»

«E qual è la strada della felicità?»

«Non lo so... Sposa la ragazza che ami, stai vicino a tua madre, ama i tuoi figli e perdona tuo padre?»

«E viviamo tutti felici e contenti a Malfoy Manor? Pensavo fossi meno disincantata, Granger.»

«Nessuno si aspetta più niente da te, giusto? Il che, se ci pensi, è un gran vantaggio. Qualsiasi cosa farai, nessuno sarà deluso. Anzi, potrai stupire tutti.»

«E da te la gente cosa si aspetta?»

« Tu e Lenticchia sarete felici, avrete tanti piccoli Weasley e diventerai il Ministro della Magia più giovane che ci sia mai stato, l'hai detto tu!»

«E tu cosa vuoi?»

«Essere felice. Ma non so dove sia la mia felicità.»
 

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Capitolo 2
*** Speranza. ***


Speranza.


I membri del Tribunale hanno rimandato la decisione definitiva sul caso che sta tenendo col fiato sospeso l’intera Inghilterra a domani. È da giorni ormai, che sembra di giungere alla decisione finale e poi qualcosa cambia le sorti del processo. Narcissa Malfoy, la donna che ha chiesto uno sconto della pena per il marito, Lucius Malfoy, è parsa decisamente provata. Al suo fianco mancava il figlio, Draco Malfoy, grande assente di questo ricorso. Ufficialmente, ha dichiarato di essere troppo impegnato con il lavoro. Che la bella e intelligente Hermione Granger non gli permetta nemmeno di scendere nella sala delle Udienze? Voci non attestate dicono che il giovane Malfoy non sarebbe troppo felice di riavere a casa il padre, dal momento che sta cercando di riabilitare il suo nome. In Tribunale era oggi presente anche Harry Potter, che si è dichiarato costernato dal fatto che la decisione venga rimandata di continuo. “Non è assolutamente corretto costringere questa donna a recarsi ogni giorno in questo luogo, per mandarla a casa con un nulla di fatto. Il fascicolo di Lucius Malfoy è stato più volte analizzato, credo che ormai si dovrebbe giungere ad una conclusione.” Conclusione che, il signor Potter non ne ha mai fatto mistero, spererebbe positiva. Egli, insieme alla signorina Granger, ha sempre dichiarato di essere completamente a favore della riabilitazione degli ex Mangiamorte, a patto che dimostrino un sincero e valido pentimento. Quando qualcuno gli ha domandato se avesse supervisionato il lavoro di Malfoy Junior prima di esprimere giudizi, Potter ha detto: “A questo ci pensa Hermione, che è decisamente più brava di me, io mi fido completamente del suo giudizio e se ritiene che Draco sia pronto, allora sarà pronto. Non ho intenzione di esprimere alcuna opinione sulla questione Lucius Malfoy, se non che sarebbe ora di prendere una decisione.” Ron Weasley, raggiunto da un nostro inviato, si è detto costernato per il semplice fatto che venga presa in considerazione l’ipotesi di ridurre la pena a Lucius Malfoy. “Anche il fatto che una persona come Draco Malfoy possa lavorare indisturbato all’interno del Ministero è impensabile.” Ha preferito non fare alcun commento sul fatto che la Signorina Granger – sua fidanzata e forse presto moglie (vedi articolo pagina 17) – abbia dichiarato Draco Malfoy un perfetto cittadino, completamente redento dal suo passato.


Draco Malfoy girò la pagina di malavoglia. Non c’era una sola riga di quell’articolo che gli aveva fatto piacere. Il fatto che quei tre si permettessero di parlare di lui come se fosse un oggetto, lo faceva imbestialire. Più per noia che per interesse, aprì il giornale a pagina 17.

Imminente matrimonio e divorzio?
Quella che è stata definita più volte una delle coppie più salde del panorama inglese, potrebbe essere prossima al fallimento. Mentre Harry Potter e Ginevra Weasley annunciano il loro imminente matrimonio (vedi nr. 259/2001), Hermione Granger e Ron Weasley paiono sempre più distaccati. In particolar modo sarebbe Draco Malfoy a portare zizzania nella coppia. Alla signorina Granger non avrebbero fatto molto piacere le dichiarazioni del fidanzato in merito al programma di riabilitazione condotto dalla donna. Raggiunta dalla nostra cronista, la signora Fleur Weasley, moglie del maggiore dei fratelli Weasley, Bill, avrebbe dichiarato che Ron ha aggredito Hermione, intimandole di rinunciare al caso di Malfoy o di dichiararlo non idoneo. Sebbene i due si siano sempre dichiarati, e continuino a farlo, fidanzati, nessuno ha mai visto un anello al dito della giovane donna. Che il signor Weasley non possa permettersi nemmeno un gioiellino per la sua dolce metà? O, forse, teme il confronto con il Signor Potter, che ha regalato alla sua dolce metà, un’opera di antica manifattura da un valore elevatissimo (eredità del suo padrino, Sirius Black)? Comunque stiano le cose, c’è aria di crisi. Ormai la signorina Granger in pubblico appare sempre da sola, con Harry Potter o con Draco Malfoy, che ci è stato impossibile contattare.

«Malfoy, non sei pagato per leggere il giornale.»
«Non sono pagato, Granger. Punto.» Hermione accennò un debole sorriso.
«Il Profeta scrive solo scemenze.»
«Quindi tra te e Lenticchia va tutto bene? O hai un anello invisibile?» La ragazza arrossì leggermente e nascose il viso nella borsetta, cercando qualcosa.
«Pensavo leggessi l’articolo su tuo padre.»
«Già fatto, ma non era poi così interessante.»
«Invece le stupide supposizioni sul rapporto tra me e Ron lo sono?»
«Abbastanza, a dire la verità. Weasley è veramente un libro aperto. Gli si legge tutto in faccia, ma tu sei molto più complicata, speravo che leggendo questo articolo mi sarei schiarito le idee su di te.»
«Mi dispiace che tu sia rimasta deluso.»
«Ti sbagli, non lo sono affatto.»
«Ma io non ho detto nulla! Non ho rilasciato dichiarazioni, né fatto commenti!»
«Appunto. Pensavo che vedendomi intento a leggere quell’articolo avresti cercato di difendere Lenticchia. Invece non hai detto nulla. Non sei scandalizzata, perché in fondo sai che è vero. O comunque, non ti dà così fastidio quest’articolo, perché vuoi vedere la reazione del tuo ragazzo.»
Hermione arrossì, di nuovo, sconvolta dalla perspicacia di Malfoy.
«Non sono cose vere. Non siamo in crisi.»
«Perché lui è troppo stupido per accorgersene.»
«Lo sai cosa dicono i babbani? La speranza è l’ultima a morire.»
«Speri ancora che Weasley si tramuti da un momento all’altro nel perfetto fidanzato?»
«Credi che sia così sbagliato?»
«Hey, stai parlando con uno che spera che sua madre la smetta di andare ai processi a sostenere quel lurido di mio padre. Con uno che spera di poter andarsene in giro a testa alta, nonostante il suo cognome. Che spera di poter amare davvero la sua ragazza, prima o poi. Stai parlando con uno che spera di riuscire ad essere felice, almeno per un momento. Io sono l’uomo delle vane speranze.»
«Mi rendo conto che le mie speranze siano stupidaggini in confronto alle tue, ma alcune non sono così irrealizzabili. Il tuo nome verrà riabilitato e puoi scegliere la ragazza da sposare.»
«Mia madre vorrebbe che sposassi Astoria. E non voglio deluderla.»
«Se fossi felice, non la deluderesti.»
«Tu vuoi solo che Lenticchia si dia una svegliata, no? Manda Potter a farci due chiacchiere e risolverai ogni cosa»
«Malfoy, sul serio, questo discorso sta perdendo ogni senso.»
«Granger, io non credo nella speranza, ok? Semplicemente, ci sono cose che accadranno e cose che non si verificheranno mai. La speranza è inutile. Io potrei anche desiderare con tutto il cuore una cosa, ma se non può accadere, non accadrà!»
«E chi stabilisce se può accadere o meno?»
«La società, le regole, la legge o un’altra persona.»
«Tu speri di essere reintegrato nella società un domani, no?»
«Esattamente. E ciò accadrà se tu lo vorrai. Altrimenti no. Che io stia qui a farmi duemila paranoie, è ininfluente.»
«Però speri lo stesso! Sei sospettoso, non vuoi illuderti, ma speri comunque.»
«Perché è così importante? Perché sembra starti tanto a cuore che io rimanga speranzoso?»
«Io ho bisogno di sapere che in te la speranza rimane viva!»
«Perché?» Quello di Malfoy era ormai un urlo.
«Non voglio essere sola nella mia irrazionale speranza. Perché, io lo so, Ron non cambierà mai e non saremo mai davvero felici.»
«Questo si chiama compatirsi, Granger. In ogni caso, hai ragione tu, questo discorso non ha alcun senso. Ognuno può sperare quello che crede. E credere quello che spera. Non fa differenza.»
«Non voglio essere sola.»
«Fammi capire, non vuoi essere l’unica triste in un mondo di persone felici, allora speri che anch’io sia triste?»
«No, voglio solo sapere di non essere l’unica che spera in qualcosa che non accadrà mai!»
«Te lo sei scelto tu Ron! Non te lo ha imposto nessuno! A quanto pare, o sei felice o stai con Weasley! Non devi sperare niente, devi solo prendere una decisione!» Prima che Hermione potesse accorgersene, Malfoy se n’era già andato sbattendo la porta. Due lacrime solitarie solcarono le guance di Hermione, ma non c’era nessuno ad asciugarle. Era sola, completamente sola. Sola nella sua speranza, sola perché, sebbene una coppia fosse formata da due persone, lei era l'unica a cercare di far funzionare ogni cosa. Sola perché - chissà per quale motivo - credeva che Malfoy l'avrebbe compresa.

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Capitolo 3
*** Gelosia. ***



Nda. Odio le note all'inizio del capitolo, però questa volta credo che sia piuttosto necessario. I capitoli sono in ordine cronologico, sì, ma intercorre molto tempo tra un capitolo e l'altro. Sono solo alcuni episodi che sono accaduti ad alcuni giorni, settimane o mesi di distanza. Buona lettura!


Gelosia.




«Sono molto … contenta, Ginny.»
«Ci pensi, Hermione? Fra due settimane sarò sposata con Harry, finalmente. Credevo che non si sarebbe mai deciso. Ancora poco tempo e saremo parenti, ci pensi?» Il sorriso si spense immediatamente sulle labbra di Hermione. Parenti. Ginny dava per certo che Ron e Hermione si sarebbero sposati a breve. Ma sarebbe stato così?
«Sì … Parenti. Che bello!»
«Adorabile! Sono così emozionata. Cresceremo i nostri bambini insieme. Invecchieremo insieme.» Non era mai stata una buona bugiarda, Hermione. Così si costrinse a sorridere, rimanendo in silenzio. Ginny stava per lanciarsi in una dettagliata esposizione del loro futuro, quando un leggero rumore attirò Hermione. Draco Malfoy era sulla soglia della porta e pareva molto impegnato a non ridere.
«Weasley, non vorrei disturbare … » Il sangue si era gelato nelle vene di Hermione. Era già pr0nta ad alzarsi e a urlargli che non aveva ancora sposato Ron, quando vide Ginny sorridere a Malfoy. Weasley. Ginny Weasley. «Granger, dovremmo finire di stendere un paio di rapporti e avevamo detto che oggi sarei potuto tornare a casa un po’ prima.»
«Sì, Draco hai ragione, scusa è colpa mia. Hermione, ci vediamo stasera, dopocena da me e Harry? Prendo qualcosa in pasticceria. Arrivederci!» Hermione si abbatté sulla poltrona, non appena i capelli rossi di Ginny non furono più in vista.
«Weasley si è fumata il cervello? Non immaginavo che ci fosse qualcuno così felice di sposare Potter. Andiamo, Granger, la tua amica non sta bene. Mi ha chiamato Draco.» La faccia di Malfoy avrebbe fatto ridere chiunque. C’era un po’ di disgusto per essere stato chiamato Draco e ancora del divertimento per qualcosa di indefinito.
«Perché ridevi?»
«Perché sei tutta un programma, Granger. Sei fortunata che Weas … pardon, Ginny fosse troppo impegnata a fare gli occhi a cuoricino per rendersi conto del tuo panico di fronte alla prospettiva di un futuro insieme.»
«Non era panico. Solo … non me l’aspettavo.»
«Lo sapevo anch’io che Potter presto si sarebbe sposato. Non posso credere che non lo sapessi tu! O che non te lo aspettassi! Cos’è, sei gelosa?»
«Gelosa? Io non sono gelosa!»
«Non sei gelosa che loro si sposino, mentre tu e Lenticchia siate allo stesso livello di una coppia di due bambini di cinque anni?»
«Io … no! Stiamo bene così, per ora.»
«Come ti pare, ma considera che l’abito bianco non sta bene con i capelli grigi.» Hermione sbuffò, dando un chiaro segno che la conversazione era finita lì. «In ogni caso, cos’avresti da fare stasera per dover andare via prima?»
«Ceno con mia madre e Asteria.» Malfoy si era improvvisamente rabbuiato, ma Hermione non se ne accorse nemmeno. Ecco, ora era gelosa. 
***
«Hermione, hai sentito?»
«No, scusi Ministro, ero … »
«Persa nei tuoi pensieri. Non c’è problema. Dicevo, fra due settimane scade il periodo di Malfoy, Thompson e Goyle, potresti anticiparmi qualcosa?»
«Goyle ha bisogno di almeno altri trent’anni! Thompson forse potrebbe aver bisogno di qualche altro mese. Malfoy … »
«Pensi che sia pronto per affrontare la commissione?»
«Io … Penso di sì.»
«Hermione, senza offesa, ma non voglio buttare Malfoy in pasto alla commissione, soltanto perché tu pensi che sia pronto.»
«Dammi ancora qualche giorno, ok?» Kingsley annuì e rimase fermo ad osservare la figura di Hermione che usciva dal suo studio. Era la migliore, il ministro ne era perfettamente consapevole. Da qualche tempo, però, sembrava distratta. Chissà per quale motivo. Come ministro, non erano affari suoi. Finché svolgeva il suo lavoro alla perfezione, non c’erano problemi. Ma dopo tanti anni, erano ormai amici. Non poteva chiudere gli occhi. Scuotendo leggermente la testa, si ricordò che c’era Harry. Qualsiasi problema Hermione avesse, ne avrebbe sicuramente parlato con il suo migliore amico. Resosi conto di essere in errore, Kingsley sorrise e si rimise al lavoro.
Il ministro non avrebbe potuto sbagliarsi di più. Se c’era una cosa che Hermione non aveva fatto – e non aveva intenzione di fare – era parlare con Harry di quello che le stava succedendo. Non era mai stata particolarmente gelosa. All’inizio  sì, tantissimo. Soprattutto quando Ron la ignorava, ma con il passare del tempo aveva capito, che, in fondo, avrebbe rovinato la coppia con la gelosia. Eppure quella era gelosia. Era la gelosia che l’aveva tenuta sveglia la notte, che l’aveva costretta a bere il tè e non il caffè quella mattina. Era gelosia quella che la spingeva a dirigersi velocemente nel suo ufficio e a maledire Kingsley per averla trattenuta così tanto.
«Signorina Granger, buon … »
«Il signor Malfoy è arrivato?» Non diede nemmeno il tempo alla sua segretaria di salutarla, le interessava solo sapere se Malfoy fosse già lì.
«Credo che l’aspetti nel suo ufficio.» Senza ringraziare, Hermione si diresse nel suo ufficio.
«Ah, sei qui, Malfoy.»
«Granger, buon giorno anche a te. È andata così male dai Potter?»
«Sì. A te è andata così bene con tua madre e la Greengrass?»
«Benissimo, oserei dire.»
«Sono molto contenta per te.» Forse prendere il tè al limone non era stata una buona idea, perché ora stava letteralmente sputando acidità.
«Posso immaginare. Sicuramente lo sei più di Asteria.» Hermione si costrinse a rialzare lo sguardo su Malfoy, aspettando che continuasse. Davanti al suo silenzio, lo aggredì nuovamente, invitandolo a continuare. «Mia madre ha detto che forse sarebbe meglio aspettare che tutti i processi siano archiviati, prima di sposarsi. Ad Asteria la cosa non è piaciuta. Le ha risposto leggermente male e hanno litigato piuttosto pesantemente.»
«E tu?»
«Mi sono preso un Whisky con Theo Nott. Una grande serata. Com’erano i pasticcini della futura signora Potter?» Il sorriso di Malfoy si spense immediatamente quando si rese conto di quanto gli fosse vicina Hermione, che, da parte sua, non avrebbe saputo spiegare cosa l’avesse indotta ad avvicinarsi così tanto. Sapeva solo di sentirsi leggera, come se le avessero appena tolto un peso dal cuore. Un immenso peso dal cuore. I loro volti erano a pochissimi centimetri, quando Asteria Greengrass entrò trafelata nella stanza, alla ricerca del suo fidanzato. Probabilmente, il peso che aveva oppresso Hermione dalla sera prima, ora era passato alla bella Greengrass. Gelosia, è il suo nome.








Nda2. Sì, lo so, ho già scritto all'inizio, ma aggiungo qualcosa anche qui. Hermione non si scoper innamorata di lui all'improvviso, di punto in bianco. Ovviamente nel frattempo sono intercorsi episodi che non sappiamo. Questa vorrebbe essere una piccola raccolta di alcuni momenti dei due, non tutti, non per forza i più importanti. Spero sia chiaro. 

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Capitolo 4
*** Illusione. ***


Illusione.



Mi sposo.

Lo disse così, Hermione. Non aggiunse altro, sapeva che non era tenuta a farlo. Lui non aveva il diritto di sapere nulla di più.
«Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato, Granger. Non ci eravamo fatti illusioni. Sbaglio?»
Hermione avrebbe voluto che quel discorso fosse fatto nella camera di un albergo un po’ defilato, mentre loro si stringono per l’ultima volta tra le lenzuola. Draco con lo sguardo assorto che penetra il vetro della finestra. Invece erano nell’ufficio di Hermione, come sempre. Ormai lui non era più sotto le sue dipendenze, ma ogni tanto lei era obbligata a dare una supervisione al suo lavoro.
«No, hai ragione. Su cosa ci saremmo dovuti illudere, poi?»
Non c’era niente. Non c’era mai stato nulla. Hermione non era una ragazza infedele, ci avrebbe rimuginato troppo e sarebbe morta di autocombustione.
«Niente. Niente, non è mai stato niente.»
«Nulla.»
Perché fa così male, se non c’è mai stato nulla?
«Tu e Astoria?»
«Sì, anche noi. Prima o poi. I Greengrass hanno ceduto da un pezzo.»
«Ce l’hai fatta.»
«Sì. Per quando è fissato?»
«Un paio di mesi, al massimo. Molly non tollererà altri ritardi.»
«Immagino.»
«Credo… Credo che sia anche il momento, no?»
«Se non ora, quando?»
«Già.»
Rimasero in silenzio. Hermione che fingeva di sistemare alcuni documenti, che annotava nervosamente alcune parole a matita. Draco con si imprimeva ogni oggetto della stanza nella memoria.
«Sai, Granger, le mie parole hanno un valore. Tutto quello che mi riguarda ha un valore. Mi hai chiamato qui per farmi sprecare fiato? Vuoi che parliamo del tempo, dei giovani d’oggi e di quale altra banalità?» Hermione non è troppo sorpresa. «Sono stanco di questi discorsi che vanno dappertutto e da nessuna parte. Stanco, Granger. All’inizio era divertente, era un gioco per passare il tempo. Vederti irritata mi alleviava la sofferenza di dover trascorrere tutto questo tempo ad aiutare gli elfi. Ma ora basta, mi sono stancato. Decisamente stancato. Cosa vuoi, Granger?»
«Non voglio niente, l’hai detto anche tu. Niente.»
«Io ho detto quello che tu volevi sentirti dire, perché per una volta mi sembrava inutile provocarti. Sei piuttosto brava a farti del male da sola, sai?»
«Torniamo sempre allo stesso discorso.»
«Palle! Basta con questa cavolata della felicità, di chi se la merita e di chi no. Basta con la speranza che è l’ultima a morire. È inutile che piangi la tua misera sorte. Homo faber fortunae suae. Hai presente?» Questa volta Hermione si sorprese non poco. Era un detto babbano che amava citare molto spesso, e Draco storceva il naso tutte le volte. «Cosa vuoi dalla vita, Granger?»
«Non lo so. Ma penso che dovrei saperlo. Se devo scegliere ora – e devo – allora prendo la strada certa. Ron non aspetterà più.»
«Allora prendi la tua scelta con il sorriso. Se credi di meritare di più, prenditelo. Scegli, Granger.»
Hermione prese un lungo respiro, poi abbandonò le tanto amate carte, si alzò e si inginocchiò davanti a Draco Malfoy, che evidentemente non sapeva bene cosa aspettarsi. Rimasero fermi alcuni secondi, poi Hermione avvicinò le proprie labbra a quelle di Malfoy. Fu un bacio veloce, casto, che di nuovo voleva dire tutto e niente.
«Cosa credi di aver risolto?» Draco sembrava piuttosto irritato, ma Hermione sorrise.
«Non potrò dire di non averci provato.»
«Granger!» Fu la volta di Malfoy di emettere un sonoro respirare «Questo non è averci provato» Draco si alzò, strinse Hermione tra le proprie braccia e la baciò. A lungo e appassionatamente. Finì per spingerla anche verso la sua scrivania, quando si rese conto che stavano decisamente per superare quel confine non scritto, si staccò, come scottato. «Ora, puoi dire che ci hai provato, Granger.»
«Non avrebbe funzionato, Draco. Siamo diversi. E io stanca di combattere per ottenere quello che voglio. Che poi non sono nemmeno sicura di volerlo.»
«Nessuna illusione, Granger. Mai fatte. Mai pensato a qualcosa di più. Te l’ho detto, sei destinata a sfornare piccole Lenticchie.»
Hermione sorrise e toccò delicatamente una guancia di Draco Malfoy.
«Forse un giorno…»
«Una come te e uno come me potranno stare insieme.»
«Sì, forse.»
Draco raccolse i documenti e si diresse verso la porta.
«Draco!» I loro occhi si incontrarono «Non… dimenticare, ok?»
«Non dimenticherò di aver baciato il futuro Ministro della Magia, puoi starne certa, Granger.»
«Sii felice. Astoria è una brava ragazza. Non viverla come se fosse una scelta residuale.»
«Lo è?» Hermione scosse la testa, sorridendo. Poi si diresse alla propria scrivania, senza rialzare la testa, mentre Draco chiudeva la porta sussurrando «Sii felice anche tu, Hermione.»
Hermione Granger si disse che non avrebbe pianto. Non può mancarti qualcosa che non hai mai avuto. In un altro universo, forse avrebbe amato Draco Malfoy. In questo mondo, quello che lei aveva difeso da quelli come lui, no. Qui lui era solo la prova evidente di tutto ciò che avrebbe potuto perdere. Ma Hermione si disse che aveva visto abbastanza, l’avventura l’aveva conosciuta fin troppo. Si meritava la tranquillità, la monotonia. Il treno Hermione Granger (presto Weasley) non sarebbe deragliato dai binari. Non più.
Nessuna illusione per Hermione Granger. Non questa volta.
 



 
Alcuni anni dopo


«Guarda chi c’è»
Era Draco Malfoy con moglie e figlio, un cappotto scuro abbottonato fino alla gola. Stava cominciando a stempiarsi, il che gli enfatizzava il mento appuntito. Il ragazzino gli assomigliava quanto Albus assomigliava a Harry. Draco si accorse che Harry, Ron, Hermione e Ginny lo guardavano, fece un brusco cenno di saluto e si voltò.
«E così quello è il piccolo Scorpius» commentò Ron sottovoce «Cerca di batterlo in tutti gli esami, Rosie. Per fortuna hai cervello di tua madre»
«Ron, per l’amor del cielo» ribatté Hermione «Non cercare di metterli contro ancora prima che la scuola sia cominciata!»
«Hai ragione, scusa» concesse Ron, ma non riuscì a trattenersi e aggiunse «Non dargli troppa confidenza, Rosie. Nonno Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue.»*

Il commento di Ron sembrò a Hermione un giudizio sui fatti accaduti tredici anni prima. Se Hermione avesse fatto un’altra scelta, nessuna l’avrebbe perdonata. Si concesse un ultimo sguardo a Scorpius Malfoy. Era come suo padre, uguale. Chissà per quale motivo, Hermione aveva sperato che assomigliasse ad Astoria. Irrazionale desiderio. Forse per non rivedere un piccolo Draco.
«Rosie,» Hermione si chinò, fino ad avere gli occhi alla precisa altezza della figlia «non ascoltare papà, ok? Sei libera di essere amica di chi vuoi. L’importante è che i tuoi amici ti rendano felici.» Rose annuì con poca convinzione. «Nonno Arthur sarà contento in ogni caso, perché ha una nipotina bella come te.»
«Grazie, mamma. Vi renderò orgogliosi.»
«Lo siamo già, piccola.»
Aveva fatto la scelta giusta. Certo, ora era facile. Non avrebbe potuto stringere Rose tra le braccia e sperare di poter tornare indietro. Forse c’erano un altro Malfoy e un’altra Granger che avrebbero rischiato. Ron avrebbe avuto un colpo se Rose si fosse fidanzata con Scorpius Malfoy.
Questa volta Hermione si concesse una piccola illusione.





 


* Tratto da Harry Potter e i Doni della Morte, Epilogo.

Non so quanto sia passato dall'ultima volta. Ma mi ero dimenticata di tutto ciò. Forse in origine non doveva finire così. Non so, non ricordo o non voglio ricordare. Posto quest'ultimo capitolo solo perché odio le cose lasciate a metà. Concedetemi l'accenno a Rose e Scorpius, che occupano un posto speciale nel mio cuore! ;)

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