100% Sakura - Parte I - Le stagioni di Naruto

di Naruto89
(/viewuser.php?uid=18827)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vuoi diventare la mia ragazza? ***
Capitolo 2: *** Ti piace? ***
Capitolo 3: *** Chi te l'ha chiesto!? ***
Capitolo 4: *** Uchiha ed Uzumaki, dico bene? ***
Capitolo 5: *** Che ci fai tu qui? ***
Capitolo 6: *** Facciamo da te? ***
Capitolo 7: *** Ti posso raccontare una cosa? ***
Capitolo 8: *** Non ti voglio perdere, sai? ***
Capitolo 9: *** Tu mi dovrai spiegare un bel po' di cose, sai? ***
Capitolo 10: *** Cosa c'è stato, fra voi due? ***
Capitolo 11: *** Ora credo di poterti rispondere, sai? ***
Capitolo 12: *** Chi sarà mai, a quest'ora? ***
Capitolo 13: *** Mi dai una mano? ***
Capitolo 14: *** Me lo prometti? ***
Capitolo 15: *** Si parte? ***
Capitolo 16: *** La vita non è un film, vero? ***
Capitolo 17: *** Vieni con me? ***
Capitolo 18: *** Vuoi essere la mia 'lei'? ***
Capitolo 19: *** Questo sarebbe il tuo asso nella manica? ***
Capitolo 20: *** Sei sicura di quello che fai? ***
Capitolo 21: *** Che roba, eh? ***
Capitolo 22: *** Credi che mi sia aperto abbastanza? ***
Capitolo 23: *** Dov'è Sasuke? ***
Capitolo 24: *** Vado dall'altra parte del paese, te ne rendi conto? ***
Capitolo 25: *** Tornerai, vero? ***



Capitolo 1
*** Vuoi diventare la mia ragazza? ***


100% SAKURA
- Prima serie –
-Le stagioni di Naruto-

Naruto I
Vuoi diventare la mia ragazza?

Sakura Haruno odiava la vita. Non che fosse stata particolarmente cattiva con lei, semplicemente non riusciva proprio ad amarla. Alcune volte aveva persino pensato al suicidio ma, anche in quel caso, non aveva trovato gli impulsi giusti che la aiutassero a compiere quel gesto: insomma, sarebbe stato completamente inutile, come tutto ciò che accadeva accanto a lei.
In compenso, non disdegnava alcuni caratteri del suo aspetto fisico: non era né alta, né bassa; né grassa, né magra; aveva un viso comune, banalissimi – per quanto bellissimi – occhi verdi, un naso e delle guance come tanti, due braccia, due gambe, poco seno… insomma, tutto ciò che gli serviva per riuscire a scomparire agli occhi della gente. Tutto, tranne un piccolo particolare.
Lei odiava profondamente i suoi assurdi capelli rosa: li portava sempre lunghi fino alle spalle ma, se avesse potuto, se li sarebbe rasati a zero – salvo poi doversela vedere con le imprecazioni di sua madre. Quegli stupidi capelli, però, facevano in modo che chiunque la notasse immediatamente: insomma, nessuno aveva un colore così strambo in testa. Nessuno, tranne lei.
Il primo giorno di scuola – sia alle elementari, che alle medie – aveva immediatamente fatto scalpore proprio per via di quella tonalità fuori dal normale. Però, per fortuna, si era impegnata parecchio ed era finalmente riuscita a ridiventare trasparente agli occhi del mondo. Mondo che, manco a dirlo, lei detestava con tutta sé stessa.
Non le piaceva la gente, la folla, il chiasso e tutto quello che, solitamente, riempie la vita alle persone. Lei preferiva la tranquillità, il silenzio della sua camera, disturbato al massimo dalla sua adorata – sì, forse l’unica cosa che lei adorava – musica punk. Infatti, da grande lei avrebbe voluto fare la cantante o la musicista, peccato che non ne avesse minimamente il talento o le competenze. L’unica cosa che sapeva fare era disegnare.
Non è che odiasse il disegno nel senso stretto del termine, però non era ciò che voleva fare nella vita e, di conseguenza, lo vedeva come uno stupidissimo impedimento. Ogni tanto, però, si scopriva intenta a disegnare qualche figura sui propri quaderni o sul banco della sua aula, a scuola: in un certo senso, si potrebbe dire che ce l’avesse nel sangue.
L’unica cosa che smentiva questa sua teoria era che, in famiglia, nessuno era veramente bravo nel disegno. O, comunque, di certo non come lei. Possedeva, dunque, una qualità rara che non sapeva da dove le venisse, ma che comunque non riusciva ad apprezzare come avrebbe voluto: lei voleva fare la cantante, non la fumettista o la pittrice.
Anzi, ultimamente anche il suo desiderio di cantare si era completamente appianato: non aveva più voglia di fare nulla e si limitava a trascinarsi, giorno dopo giorno, attraverso l’incredibile staticità e monotonia che la sua vita in provincia poteva offrirle. Viveva nei pressi di Yokohama e, se proprio non le capitava di recarsi in città per qualche motivo, nel suo paese non c’era mai nulla da fare. Non che lei ne sentisse tutto questo bisogno, comunque.
A scuola, tanto per cambiare, non andava né bene, né male: si limitava a seguire le lezione e, se ne aveva voglia, prendeva qualche appunto. A casa non studiava quasi mai, ma ciò non le aveva impedito di passare con relativa tranquillità tutti gli esami di sbarramento e di essere completamente in pari con gli anni: alla tenera età di quindici anni si apprestava a cominciare la terza media, nonché nono anno del suo normalissimo curriculum scolastico.
Appena i suoi compagni avevano capito che la giovane non gradiva la compagnia, la sua vita scolastica era notevolmente migliorata: ormai trovava quasi piacevole avere un po’ di ore da passare seduta in un banco, pensando agli affari suoi e – qualche volta – stando attenta a ciò che spiegavano i professori.
L’unica nota di diversità che si permetteva era, anche durante l’estate, di indossare la divisa invernale: le maniche corte proprio non riusciva a digerirle, motivo per cui preferiva di gran lunga indossare sempre il completo più lungo che le avevano consegnato qualche giorno dopo che era stata ammessa alla scuola media Konoha – struttura che, però, poteva anche vantare un liceo tra i migliori della prefettura.
Anche in quel caso, comprendendo che era meglio non fare domande, nessuno le aveva fatto notare questa stranezza e la sua vita aveva continuato ad andare avanti senza alcun problema. La ragazza, però, aveva un segreto: qualcosa che nessuno avrebbe mai dovuto sapere, se no per lei sarebbe stata la fine…

Quella mattina Sakura arrivò – come suo solito – a scuola abbastanza presto: seduto al primo banco, con lo sguardo imbronciato e le braccia conserte, c’era – come sempre – Sasuke Uchiha. Anche lui non era un tipo molto socievole e, anche se molti gli si avvicinavano per fare amicizia, non sembrava aver legato con nessuno in particolare.
Non che mandasse via quelli che gli venivano a parlare, ma semplicemente non dava eccessivo peso né a loro, né a ciò che dicevano: erano un fruscio di sottofondo che, siccome non lo irritava in maniera esagerata, ormai si era abituato a sentire e aveva accettato come parte della sua vita scolastica.
La giovane, nel frattempo, aveva raggiunto l’ultimo banco sulla sinistra: sin dalla prima elementare si era sempre seduta lì e non aveva alcuna intenzione di cambiare questa tradizione. Lo considerava il posto più appartato e tranquillo dell’aula, motivo ottimo per non cederlo a nessuno per nulla al mondo. Aveva paura che, spostandosi, i suoi compagni si sarebbero nuovamente accorti di lei, dovendo così ricominciare tutta la procedura di sparizione tra la folla da capo.
Pian piano, nel frattempo, l’aula aveva cominciato a riempirsi: prima erano arrivati alcuni ragazzi che, sin da quando si erano conosciuti, erano sempre insieme. A parte il belloccio del gruppo – occhi ferini di colore marrone, capelli castani sparati in aria e due strani segni rossi sulle guance –, gli altri erano piuttosto tranquilli e non facevano troppo casino.
Appena entrati si erano subito andati a sedere sul lato destro della classe, dietro Sasuke: dopo aver posato le loro cose, si erano subito riuniti intorno alla sedia di quello che sembrava essere il più calmo – o il più sfaticato – della compagnia. Sakura non si ricordava bene come si chiamasse, ma aveva il nome di una prefettura. Al momento le veniva in mente “Hokkaido”, ma era qualcosa di più breve. “Nara”, forse.
Qualche minuto prima dell’intervallo, invece, erano arrivate il trio delle più “fighe” della scuola: una di loro – una ragazzona con un bel seno, la faccia piuttosto furba e i capelli biondicci raccolti in due code – andava già al liceo e, frettolosamente, aveva salutato le amiche sulla soglia della loro classe.
Una delle due rimaste, invece, era impossibile non conoscerla: lunghi capelli biondi che ondeggiavano insieme ai suoi fianchi e al suo sedere; occhi azzurri che guardavano sempre dritti e decisi davanti a sé; scia di profumo che inebriava i maschi che la osservavano, imbambolati, passare per i corridoi dell’istituto. Ino Yamanaka, figlia del produttore cinematografico e musicale Yamanaka Inoichi.
La giovane si andò a sedere, come suo solito, proprio davanti a Sakura e, sistemandosi la gonna, mostrò senza volerlo le mutande alla ragazza che, in tutta risposta, preferì voltarsi dall’altra parte. In quel momento, allora, i suoi occhi entrarono in contatto con quelli di Uchiha: lui la stava guardando. Quasi di striscio, senza girare completamente la testa, ma la stava guardando.
Per un attimo la ragazza si perse in quel contatto immaginario, rimanendo come incantata dall’iride nero del ragazzo: in fondo a quello sguardo sembrava esserci qualcosa di profondo, un lato che non mostrava a nessuno e che stava fuoriuscendo, inconsapevole, in quel momento.
Quando poi Sakura si accorse di quello che stava facendo – e di essere diventata tutta rossa e pure leggermente accaldata – si voltò nuovamente davanti a sé e, nella sua testa, constatò quanto fosse effettivamente bello e sodo il culo della Yamanaka. Un pensiero qualsiasi, pur di distogliersi dall’immagine di Sasuke che la osservava.
In quel momento, però, entrò il professore insieme ad alcuni alunni arrivati giusto in tempo con il suono della campanella: era un adulto piuttosto affascinante, affetto da una rara forma di albinismo tale per cui aveva sempre avuto i capelli grigi, sin da bambino. Inoltre, aveva gli occhi di due colori diversi: uno marrone e l’altro violaceo, quasi sul rosso. Inutile dire che la maggior parte delle studentesse morivano per lui.
Persino Ino – notò con la coda dell’occhio la Haruno – si era sistemata bene sulla sedia, mettendo la schiena dritta e con il seno in avanti quando era entrato. I ragazzi, invece, continuavano a parlare come se nulla fosse, anche se si stavano pian piano avvicinando ai loro banchi. Essendo il loro un professore piuttosto tranquillo, non avevano paura di punizioni di sorta. Però, giusto per far notare loro che anche la sua pazienza aveva un limite, si schiarì la voce piuttosto seccato.
“Oggi…” cominciò, quando tutti furono tornati ai loro posti
“inizia il vostro ultimo anno in questo istituto. O almeno, l’ultimo come studenti delle medie.”
Alcuni ridacchiarono.
“Però, prima di cominciare la lezione, vi devo dare un annuncio: da oggi in poi avrete un nuovo compagno, uno studente che si è appena trasferito nel nostro paese. Vieni pure, Uzumaki-kun.”
A quel punto, in mezzo al brusio e all’eccitazione generale, entrò in classe un ragazzo piuttosto bassino, ma con delle spalle piuttosto discrete. Aveva il viso tondeggiante ed un sorriso che avrebbe messo allegria a chiunque e, malgrado non fosse particolarmente bello o affascinante, alcune ragazze sembrarono averlo già preso di mira.
Aveva i capelli biondi tutti sparati sulla testa e – il particolare di maggior fascino – due occhi azzurri incredibilmente belli: malgrado il colore freddo, la tonalità tendente al blu li rendeva incredibilmente caldi, accoglienti e simpatici.
“Lui è Naruto Uzumaki. Prego, Uzumaki-kun, puoi pure andare a sederti là in fondo, vicino ad Haruno-san.”
Il giovane annuì e, mentre Sakura imprecava dentro alla propria testa, raggiunse il posto, salvo rimanere tranquillamente piantato in piedi davanti alla sua nuova compagna di classe. Ma la cosa più assurda fu quello che successe dopo: ancora prima che la ragazza potesse dire qualcosa, o anche solo chiedersi cosa volesse quello lì da lei, Naruto le fece una proposta che sconvolse irrimediabilmente tutti i presenti.
“Haruno-san… vuoi diventare la mia ragazza?”

********************************************************************************

Buonasera! Come avevo già annunciato nei commenti della mia fic precedente – “(500) days of Sakura” – ecco la mia nuova fan fiction, sempre – suo malgrado – incentrata sul personaggio di Sakura e sul team 7, anche se con il tempo ho intenzione di dare un po’ di spazio a tutti i personaggi.
Non è una storia facile siccome, anche se questo inizio che ha dell’assurdo, ho deciso che andrò a trattare alcune tematiche impegnative e a tratti sarà anche piuttosto drammatica. Quindi, se pensate di avere la preparazione adatta per seguire una storia di questo tipo, sarei molto felice se mi seguiste in questa avventura.
Qui inizia la prima parte, anche se non ho intenzione di fare una vera e propria serie: sarà sempre la stessa fanfic, solo divisa in tre parti (come la precedente, d'altronde). La fanfic, come alcuni di voi avranno già capito, è lievemente (molto lievemente) ispirata ad uno shonen romantico che personalmente adoro: “100% Fragola”, o “Ichigo 100%” che dir si voglia. Quindi – oltre all’idea della dichiarazione sin dal primo capitolo – nella storia entrerà in gioco la mia più grande passione che, sinceramente, spero di poter far diventare un mestiere: il cinema.
Con questo credo di aver detto tutto sulla presentazione di questa fanfic, il resto lo lascio a voi. Ah, purtroppo ho scritto un po’ di corsa e non ho il tempo di rileggere (-_-), ma avevo comunque voglia di postarla il prima possibile… quindi, perdonatemi in anticipo gli errori e segnalatemi pure tutti quelli che trovate, che appena ho tempo la correggo! Scusatemi, e grazie di nuovo!
Buona (spero) lettura e arrivederci (spero) al prossimo capitolo! Ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ti piace? ***


Naruto II
Ti piace?

“Haruno-san… vuoi diventare la mia ragazza?”
In quel momento, tutta la classe si voltò contemporaneamente verso il banco di Sakura: tutti gli sforzi fatti per sparire agli occhi dei compagni si erano completamente volatilizzati nel giro di una frazione di secondo. La giovane spalancò gli occhi, incredula davanti alla situazione completamente irreale in cui era appena finita.
I suoi pensieri – mentre si chiedeva dove diavolo avesse la testa quel Naruto Uzumaki, per chiederle una cosa del genere senza nemmeno conoscerla – erano tutti diretti alla soluzione del problema: come sarebbe riuscita a tornare ad essere la solita, trasparente Sakura, dopo quello che era successo?
Per un attimo, si sentì mancare la terra sotto i piedi: era impossibile, assolutamente impossibile. La voce si sarebbe sparsa ben oltre le mura di quella classe e non sarebbe più riuscita ad andare in giro senza essere osservata o additata: ora tutti sapevano chi fosse e, inoltre, stava per diventare famosa per qualcosa di assolutamente assurdo.
Anzi, la situazione era così incredibile che per un momento pensò che quello fosse tutto un sogno e che presto si sarebbe svegliata e sarebbe andato tutto bene, normalmente, come al solito. Purtroppo per lei, però, quella era la dura realtà e il biondo era rimasto dritto come un fuso davanti a lei, aspettando pazientemente la risposta.
Quando si rese conto che, effettivamente, si era limitata a rimanere in silenzio e con la bocca completamente spalancata per qualche secondo buono, finalmente si decise a rispondere.
“No!!” esclamò, come se fosse – e, effettivamente, era impossibile darle torto – la cosa più naturale da dire
“Noi non ci conosciamo, che diavolo vuoi da me!?”
A quel punto, allora, Naruto fece un segno d’assenso e andò a sedersi, chinando il capo e non dicendo nemmeno una parola. Malgrado tutto ciò non avesse assolutamente senso, per un attimo la ragazza dai capelli rosa sentì una morsa di senso di colpa comprimerle il petto. Però, in fondo, non poteva proprio fare altro: non aveva mai visto quel tipo in vita sua, era impossibile decidere di stare con lui su due piedi.
La lezione, finalmente, ricominciò: il professore batté le mani un paio di volte per attirare nuovamente a sé l’attenzione e iniziò a spiegare il programma dell’anno. Lui, oltre ad essere il responsabile di quella classe, era anche l’insegnante di lettere e letteratura giapponese e l’autore che si apprestavano a studiare durante le prime lezioni era il grande Eiji Yoshikawa, padre del romanzo a carattere storico “Musashi”, incentrato sulla figura di Musashi Miyamoto.
L’argomento era piuttosto interessante e – con grande sollievo da parte di Sakura – tutta la classe fu ben presto immersa nello studio di questo affascinante personaggio. La loro concentrazione era tutta rivolta a Kakashi, motivo per cui la rosa aveva ancora qualche ora per pensare ad una soluzione a tutto il casino che era appena scoppiato.
Il problema maggiore, a quel punto, era proprio l’arrivo di Naruto: non sembrava proprio uno a cui fregasse qualcosa di passare inosservato e averlo sempre in classe avrebbe complicato non poco le cose. Mentre si spremeva le meningi tentando di trovare un buon compromesso, si accorse improvvisamente di un particolare che la fece sussultare sulla sedia: Sasuke Uchiha la stava guardando.
Lui, il bel tenebroso che non faceva mai caso alle altre persone e sembrava fregarsene di tutto e di tutti, era voltato e la stava nuovamente osservando, come poco prima. Il contatto visivo non durò molto, infatti il giovane tornò a puntare lo sguardo davanti a sé appena comprese di essere stato scoperto, ma ciò che era successo non sfuggì all’occhio vigile di Uzumaki, poco più in là.
Aveva osservato suo malgrado tutta la scena e il senso di inadeguatezza che lo aveva preso alla bocca dello stomaco dalla dichiarazione in poi si era fatto più pressante: cominciava a capire di essere entrato in un meccanismo già rodato che andava avanti da tempo anche senza di lui e che, di conseguenza, non vi era posto per le novità.
Entrare in un ambiente già consolidato non è mai facile e spesso sono le persone stesse a rendere ancora più ingrato questo compito: è difficile aprirsi agli altri quando si hanno già le proprie schiere di amici e le proprie sicurezze all’interno di una certa comunità, motivo per cui arrivare dall’esterno si fa sempre più complicato.
Naruto, in quel momento, se ne stava accorgendo fin troppo bene: era già riuscito a rompere alcuni degli schemi fissi di quella classe, ma questo non era sicuro che venisse preso di buon occhio. Inoltre, osservando i suoi nuovi compagni era semplice accorgersi di come i loro movimenti fossero quasi sincronizzati e di quanto lui stonasse in quell’insieme.
Quasi abbattuto da questi ed altri pensieri, il biondo abbassò lo sguardo e tornò ad osservare il suo quaderno, ancora immacolato. Poi si voltò lentamente verso destra – verso Sakura – e si accorse di un particolare che attirò immediatamente la sua attenzione: mentre scriveva, la ragazza aveva mosso con il braccio il proprio libro di testo e tra le pagine era apparso un foglio ricoperto di schizzi per dei disegni.
La giovane si accorse di quanto capitato e si apprestò a rimettere a posto il pezzo di carta, ma una mano fu più rapida di lei e lo prese con sé: era proprio Uzumaki, che adesso lo stava osservando con grande interesse. Per un attimo, la Haruno si fermò a guardarlo: quando era concentrato su qualcosa aveva uno sguardo serio e i suoi occhi blu acquisivano sfumature dal fascino veramente incredibile. Però, una volta ridestatasi dai suoi pensieri, decise che era ora di recuperare il proprio lavoro.
Prima che riuscisse ad afferrarlo, tuttavia, fu proprio il ragazzo a rivolgerle la parola.
“Ma sono bellissimi! Senti, posso farti una proposta?”
Lei rimase un attimo interdetta, poi tentò di ironizzare.
“Non ti sembra di aver un po’ esagerato con le proposte, per oggi?”
Il giovane rise silenziosamente, in modo da non farsi scoprire dal professore.
“Sì, può darsi, ma questa ti assicuro che è di tutt’altro genere!”
Malgrado non fosse minimamente interessata a qualsiasi cosa le stesse per proporre, la ragazza decise di starlo a sentire.
“Ma sì, dai. Dimmi pure.”
“Io sono venuto qui per due motivi e uno di questi è aprire un club di cinema: ho saputo che un tempo questa scuola era famosa per i membri del suo club di cinema e io vorrei ridargli vita. Però, purtroppo, ho già parlato con il professore e mi servirebbero cinque membri… dal momento che tu disegni così bene, vorresti diventare il secondo membro della squadra, come mio personale storyboarder?”
La giovane rimase un attimo perplessa, poi raddoppio la risposta già data nell’altra occasione.
“No. Perché dovrei farlo?”
“Beh… mettiamola così: per il momento io non ho ancora trovato altri membri a parte te e me, quindi c’è comunque la possibilità che il club non venga mai riaperto. Quindi tu avresti tutto il tempo per capire se la cosa ti piace o meno, ma nel frattempo potresti comunque provare. Avanti, ti va?”
La ragazza dai capelli rosa cominciò a mal sopportare i ragionamenti del suo nuovo compagno di classe, soprattutto perché non facevano una piega. Così, senza saper più che dire, si ritrovò quasi costretta ad accettare.
“Va bene, come vuoi. Ma se decido di non voler andare avanti, non avercela con me.”
“No, tranquilla!”
Il ragazzo sorrise mettendo in mostra tutti i suoi denti bianchi e mostrando le fossette che gli si formavano dalle guance quando si metteva a ridere. Era una persona veramente gioiosa e solare, tanto che persino Sakura sembrava essere più felice nel parlare con lui, malgrado gli inizi non proprio incoraggianti. In fondo in fondo, il nuovo arrivato non le dispiaceva poi così tanto. Intanto, però, la campanella suonò rumorosamente: era giunto l’intervallo.
Dopo qualche secondo entrarono in classe alcuni ragazzi dell’ultimo anno che nessuno aveva mai visto da quelle parti e si diressero al banco di Sasuke, scacciando quelli che si erano già avvicinati. La rosa, dall’ultimo banco, osservava la scena con una certa preoccupazione negli occhi, particolare che non era sfuggito a Naruto.
“Ti piace?”
“Eh?”
Tanto per cambiare, la ragazza non si aspettava sicuramente una domanda così a bruciapelo e fece finta di non aver capito, ma non riuscì ad imbrogliare il suo nuovo compagno.
“Non fare la finta tonta. Ti piace quel tizio della prima fila?”
“Ma chi? Uchiha? No, figurati! E’ solo… strano quello che sta succedendo.”
“Sei preoccupata?”
Quella sfilza di domande, una persin più azzeccata dell’altra, stava cominciando ad agitare la giovane, che però tentò di non perdere la calma.
“No, non proprio…”
Il biondo sorrise: si notava lontano un miglio l’ansia che la stava divorando, anche se persino lei non riusciva a capacitarsi di ciò che stava succedendo e non ne comprendeva il perché. A Sakura, in effetti, non è che piacesse particolarmente Sasuke: semplicemente, ne era affascinata, anche se non se n’era accorta.
Ad un certo punto, però, quei ragazzi uscirono dall’aula e si trascinarono dietro il moro: tutta la classe era immobile ad osservare la scena, senza sapere che fare. Solo Naruto, all’improvviso, si alzò e fece per uscire.
“Dove stai andando?” gli chiese la sua compagna di banco.
“A vedere che succede e ad aiutarlo, se servisse.”
“No, tu non vai da nessuna parte! Resta qui!”
“A te piace e sei preoccupata per ciò che potrebbe succedergli. Quindi vado, lo salvo e torno. Fidati di me.”
Dopo quelle parole che azzittirono una volta di più la ragazza dai capelli rosa, il biondo uscì con passo deciso dalla classe: i primi problemi nella sua nuova scuola stavano solo per cominciare.

********************************************************************************

Eccoci qui con il secondo capitolo! Innanzitutto permettetevi di scusarmi per il ritardo: nell’ultima settimana ho avuto la febbre e anche solo stare davanti ad uno schermo era piuttosto faticoso, figuriamoci mettermi a scrivere! Quindi, dopo una decina di giorni, ecco il proseguo di questa fanfic: arriva l’ovvia risposta di Sakura e, nel frattempo, cominciamo a conoscere un po’ meglio i personaggi, anche se siamo comunque solo all’inizio. Con molta calma, comunque, cominciamo ad entrare nella storia e i tre protagonisti inizieranno così ad entrare in contatto tra di loro, dando vita alle prime dinamiche che li caratterizzeranno. Ma, intanto, passiamo alle recensioni:
Pai: Beh, più avanti si scopriranno alcuni particolari sulla vita dei tre protagonisti che sono piuttosto duri: ognuno di loro ha un segreto che si porta dietro e toccherà gli altri scoprirlo e farlo venire a galla. Riguardo l’inizio con confessione, invece… beh, se l’altra fanfic aveva un finale a sorpresa, questa inizia subito con il botto… ma anche questo non messo solo per far divertire o far scalpore, ma avrà i suoi motivi che verranno spiegati.
LaGrenouille: Allora… oltre a consigliarti anche “100% Fragola” (sì, per la maggior parte è un ecchi, però le parti romantiche sono da antologia), posso dirti che il saltare la presentazioni di alcuni personaggi è voluta: voglio giocarmi tutte le carte pian piano, difatti – se non ricordo male – anche del gruppi di amici maschi mi sembra di aver parlato solo di Kiba e Shikamaru, invece il gruppo è un po’ più ampio. Insomma, voglio presentare i personaggi con calma, pian piano. Riguardo il porre il messaggio sopra ai personaggi… beh, farò del mio meglio, anche se questa fic ha comunque più “trama” di "(500) days", in cui la maggior parte degli avvenimenti non erano importanti in quanto tali, ma piuttosto nell’insieme della storia della coppia. Di certo, comunque, non ci sarà problema per quanto riguarda il discorso delle coppie: non saranno così importanti all’interno della fanfic, che voglio far diventare più che altro un bildung roman che narra la crescita di Sakura (e, di riflesso, anche di Naruto e Sasuke).
ladyvampire90: Come ho già anticipato poco sopra, in questa fic le coppie non saranno importantissime, quindi non sarà né propriamente una NaruSaku, né una SasuSaku. L’idea che ho al momento è di farla stare con entrambi, in diversi periodi della storia, anche se non ho ancora deciso con chi starà e se starà con qualcuno alla fine (con questo, ovviamente, non voglio dire che non ci saranno delle parti romantiche!).
Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito, letto, messo la fanfic tra le preferite o tra quelle da seguire! Ci si becca al prossimo capitolo – spero più celere di questo, nella creazione – ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chi te l'ha chiesto!? ***


Naruto III
Chi te l’ha chiesto!?

Sasuke seguì i ragazzoni che lo scortavano senza troppa voglia: erano ovviamente pesci piccoli che avrebbe potuto sistemare in qualsiasi momento, se solo non fosse stato a scuola. I loro capi, al cospetto dei quali lo stavano trascinando, invece lo preoccupavano leggermente di più: se la sua memoria e il suo intuito non lo tradivano, la faccenda cominciava a farsi seria. Appena voltato l’angolo, infatti, i suoi dubbi vennero confermati.
In mezzo al corridoio, davanti alla porta della loro classe, lo stavano aspettando due giovani decisamente robusti: il primo aveva i capelli molto chiari, quasi bianchi con dei riflessi azzurri, che gli arrivavano fino alle spalle; gli occhi finemente allungati, che incutevano un certo timore quando ti fissavano a lungo ed un sorriso decisamente inquietante: aveva i denti seghettati ed appuntiti, simili a quelli di uno squalo.
Non era molto alto – anche se staccava di una decina di centimetri Uchiha –, però era dannatamente robusto: malgrado portasse l’uniforme della scuola – beh, solo la camicia e i pantaloni, a dire il vero: della giacca se n’era già sbarazzato –, si riuscivano comunque a vedere piuttosto bene i bicipiti ben scolpiti e le sue mani piuttosto grandi, armi terribili durante una scazzottata.
Vicino a lui, in piedi e con l’aria assente, c’era il suo primo sottoposto: capelli castano chiaro – quasi arancioni – sparati completamente in aria, alto decisamente più del suo capo, occhi spenti e lontani, braccia e gambe incredibilmente sviluppate. Era un ragazzone che dimostrava parecchi anni in più della sua età e – in ogni caso – metteva una certa paura.
Uchiha venne portato a strattoni fino al più piccolo dei due, che lo fece inginocchiare e gli prese il viso tra le mani.
“Uh, ecco qui il piccolo Sasuke. Credi che non abbia saputo cosa hai combinato ieri sera? Credi davvero che te la farò passare liscia?”
A quel punto, il giovane sputò sul viso del suo compagno più grande, disprezzandolo dal profondo del cuore. Il ragazzo, allora, spostò la mano dal viso al bavero della camicia e cominciò a tirare su la sua vittima.
“Cosa credi di fare, bello? Mettitelo bene in testa, tu non sei Itachi!”
Al suono di quelle parole, il ragazzino assestò un calcio nell’addome del suo avversario e si liberò dalla morsa. Prima che potesse fare altro, però, gli altri scagnozzi lo avevano già preso di mira.
“Hozuki…” sibilò il moro
“io diventerò il migliore e radunerò tutte le bande della città sotto il mio comando. Mettitelo bene in testa.”
L’altro sorrise, ironico.
“Uchiha… guarda in faccia la realtà. L’Akatsuki non esiste più, tuo fratello non c’è più! Quei giorni sono finiti, questo mondo non fa per te! E’ l’ultimo avvertimento, se ti ostini ad andare avanti in questa sciocca diatriba, giuro che ti faccio nero qui, a scuola, davanti a tutti. E sappi che ti concedo quest’ultima occasione solo perché un tempo eravamo compagni… non abusare oltre della mia pazienza.”
Il moretto ringhiò ferocemente, ma non si mosse di un millimetro: persino lui, in una situazione del genere, non sapeva proprio come comportarsi. Poi, ad un certo punto, prese la rincorsa e decise di accettare la sfida: colpì con un pugno secco il suo avversario al volto, ma prima che potesse fare altro si ritrovò addosso tutti i suoi scagnozzi.
Alcuni riuscì a metterli al tappeto con un paio di calci ben assestati, ma altri riuscirono a bloccarlo e lo riportarono di fronte al loro capo. Suigestu Hozuki – così si chiamava – era un capobanda piuttosto rispettato nell’ambiente e puntava anche lui, come quasi tutte le bande da quando era accaduto un certo avvenimento, a riunire sotto di sé tutti i delinquenti della zona.
Quando il ragazzino fu nuovamente a portata, lo colpì violentemente allo stomaco e poi ordinò ai suoi di lasciarlo andare. Allora lo prese nuovamente per il bavero della camicia e lo gettò verso il muro, ma qualcosa – o qualcuno – evitò che vi si sfracellasse contro. Dietro a Sasuke, infatti, era apparso un biondino che ora teneva il giovane tra le sue braccia.
“Tu chi diavolo sei!?” ringhiò Uchiha.
“I ringraziamenti lasciali per dopo, ora mi sembra che abbiamo da fare.”
“Tsk.”
Nel bel mezzo del corridoio della scuola, a quel punto, scoppiò una rissa con i fiocchi: quasi tutti i ragazzi della classe di Suigetsu si lanciarono contro i due poveri malcapitati, che si dovettero difendere con le unghie e con i denti, mentre il capo della banda osservava divertito la scena, vicino al suo primo sottoposto.
Naruto e Sasuke, istintivamente, si piazzarono schiena contro schiena ed evitarono di staccarsi per tutta quella fase del combattimento: utilizzavano l’altro come appoggio per la difesa e poi si lanciavano all’attacco e rispondevano ai colpi, ma senza quasi mai perdere contatto con l’unico alleato che avevano in mezzo a tutto quel marasma.
La superiorità dei due ragazzi, malgrado il sovrannumero dei loro avversari, era evidente: una decina di persone li stavano attaccando contemporaneamente, ma loro riuscivano comunque a difendersi senza troppi patemi. Malgrado si fossero appena conosciuti, era ovvio che insieme formassero una grande accoppiata.
Ad un certo punto, Uzumaki si staccò dal compagno e con un paio di mosse di karate imparate da suo zio qualche tempo prima mise al tappeto altrettanti membri della banda di Hozuki, che sembrava sempre più interessato al combattimento. Allora anche Uchiha attaccò direttamente tre altri ragazzi e li stese con qualche calcio e pugno ottimamente assestato.
La rissa continuava apparentemente indisturbata, ma da lontano più di qualche occhio indiscreto stava osservando la situazione. Intanto, però, Naruto e Sasuke erano riusciti ad occuparsi di quelli che gli si erano avventati contro e ora dovevano soltanto battere Suigetsu e il suo primo sottoposto, Juugo.
I quattro si osservarono a lungo, mentre l’aria in quel corridoio della scuola era improvvisamente cambiata: questo succedeva quando grandi forze si ritrovavano nello stesso punto, pronte a scontrarsi. Nessuno, però, sembrava volersi muovere: persino il ragazzo dai capelli azzurri aveva colto l’importanza del momento e non faceva più lo sbruffone. Poi, ad un certo punto, tutti quanti scattarono contemporaneamente.
Il biondino spiccò un salto aiutandosi con la schiena del suo compagno di classe e arrivò ad avvinghiarsi alla testa del più alto dei due, colpendola ripetutamente con dei pugni fortissimi. Il giovane, infatti, non sapeva più come reagire e sembrava completamente travolto da quell’attacco a sorpresa.
Dall’altra parte, invece, Sasuke e Suigetsu si stavano scontrando senza esclusione di colpi: il giovane Uchiha era un grande combattente, figlio del proprietario di uno dei dojo più importanti della zona e fratello di colui che un tempo fu campione nazionale di karate e judo: il genio delle arti marziali, Itachi Uchiha.
Per un attimo sembrò quasi che il moro potesse avere la meglio, quando riuscì a far indietreggiare di qualche passo il proprio avversario e lo colpì un paio di volte al volto: l’altro sembrava avere grosse difficoltà nel rispondere all’offensiva e la situazione si stava volgendo al meglio per il più giovane dei due.
Però quel momento durò poco: la risposta non si fece attendere e il moretto venne bloccato e completamente annientato. Il suo avversario aveva chiuso i suoi pugni nei propri e gli aveva rifilato un calcione alla bocca dello stomaco, per poi sollevarlo e lanciarlo lontano. Poco dopo, inoltre, anche Naruto lo raggiunse: Juugo lo aveva brutalmente afferrato all’altezza dei fianchi e lo aveva buttato malamente contro il pavimento.
I due tentarono di rialzarsi, ma l’aria in quel momento si congelò.
“Piantatela, tutti e quattro.”
Una voce pacata ma decisa aveva interrotto il combattimento, facendo mancare il respiro a tre dei quattro presenti: il genio dell’altro dojo più importante della zona era appena arrivato. L’unico rivale che Itachi avesse mai avuto aveva appena fatto il suo ingresso in scena, raggelando completamente l’atmosfera.
“Hyuuga…”
“Non parlare, Hozuki. Limitati a tornare in classe. E fatelo anche voi, ragazzini.”
Poi, una volta assicuratosi che la situazione si fosse calmata, tolse il disturbo seguito dai suoi due subordinati più preziosi. A quel punto, quando l’aria si era fatta nuovamente respirabile, Sasuke attaccò verbalmente il povero Uzumaki.
“Perché diavolo sei venuto ad aiutarmi? Chi cazzo sei tu!? Chi ti conosce!?!”
Il viso del giovane era livido, consapevole di essere stato colpito in uno dei punti che gli facevano più male: qualcun altro era venuto a conoscenza dei suoi contatti con il mondo dei combattimenti di strada tra bande.
“Mi sembrava che fossi in difficoltà e così sono venuto a vedere. Se non avessi rischiato di finire contro un muro, non sarei nemmeno intervenuto. Dovresti ringraziarmi, piuttosto che sbraitare.”
“Sì, ma… chi te l’ha chiesto!? Chi diavolo ti ha detto di aiutarmi!? Sai almeno chi erano quelli?”
“A dire il vero, no. Cioè, immagino tipi poco raccomandabili, però non li conosco. Sono appena arrivato in città, sai…”
“Ma che diavolo ti suggerisce il cervello!? E’ gente pericolosa, quella lì!”
“E allora perché li hai seguiti?”
Nella sua grande ingenuità, il biondino aveva toccato un nervo scoperto nelle impenetrabili difese di Sasuke: il nuovo arrivato stava, nel giro di qualche minuto, pian piano abbattendo tutte le protezioni del moro verso l’esterno. Ma, prima che Uchiha potesse dire qualcosa, una voce soporifera ed antipatica li colse all’improvviso.
“Bene bene…” Quando i due si voltarono, trovarono davanti ad essi un ragazzo di una ventina di anni, non eccessivamente alto, con i capelli grigi raccolti in una coda, gli occhi marroni coperti da un paio di occhiali piuttosto sottili che gli scendevano sempre da naso, un fisico nella norma e un’incredibile aria di supponenza.
Con la cartellina in mano, guardandoli dall’alto in basso, l’assistente del vicepreside pronunciò le parole che avrebbero cambiato loro la vita da quel momento in avanti.
“Prego, seguitemi in direzione.”

********************************************************************************

Buongiorno e ritrovati con questa fanfic! Quando scrivo, solitamente, ho sempre bene tutto in mente – almeno i punti salienti della storia e, soprattutto, cosa voglio dire nel capitolo in questione – e devo solo decidere come mettere giù ciò che ho intenzione di rivelare, stando sempre attento – è un po’ una mia mania – a, in certi casi, evitare di dire troppo, andando spesso per allusioni. Questo è il motivo per cui questo capitolo, pronto già stamattina, arriva solamente ora: ho riscritto completamente alcune parti, siccome inizialmente avevo rivelato sin troppe cose, mentre così ho riequilibrato il detto e il non-detto. Insomma, detto (xD) questo, spero di aver fatto un lavoro abbastanza decente! E ora, passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: A quanto pare la voce è vera, oggi mia nonna mi ha accolto con: “Ma sei cresciuto?” (e, in effetti, ultimamente mi pareva che mia sorella si fosse abbassata….), ma soprattutto l’influenza è riuscita a farmi perdere un paio di chili, cosa sempre bene accetta quando non si ha il fisico di Cristiano Ronaldo. Riguardo “Musashi”… l’ho conosciuto tramite “Vagabond” di Takehiko Inoue e l’ho letto un paio di anni fa, innamorandomene a prima vista, soprattutto per come Yoshikawa, alla fine, è riuscito a dare un lieto fine anche a Matahachi, il mio personaggio preferito *___* Passando agli articoli… beh, è ovvio che se imparo una cosa nuova la metto immediatamente all’opera: non ha senso continuare a sbagliare, se qualcuno ti ha già corretto l’errore (al massimo che non sia pura distrazione, il che con me può tranquillamente accadere xD). Infine, per quel che riguarda i ragionamenti sul nuovo ambiente, penso siano portati dal fatto che da ragazzino ho cambiato spesso città e scuola e quindi mi sono immedesimato parecchio in questo Naruto nuovo studente venuto da fuori. Per finire, grazie mille per i complimenti^^
ladyvampire90: Grazie mille ^____^
wari: Beh, io sono il primo a considerare le AU scolastiche delle Originali mancate – e un po’ è vero –, motivo per cui tento di stare lontano dal genere… peccato che, molte volte, leggendone una comincio ad adorarla xD Poi trovo che con i personaggi di Naruto, che Kishimoto ha costruito in maniera a dir poco divina, anche l’AU si presta bene ad essere ipotizzabile solo e soltanto con i personaggi del mondo di “Naruto”!
killerjack: Mi spiace, ma purtroppo Naruto riesce ad arrivare in tempo… anche se, alla fin fine, il suo apporto non è stato poi così decisivo: se non arrivava Neji, finiva male per i due ragazzi – che, comunque, sono già decisamente entrati in sintonia, sia come coppia di combattenti che come insulti da scambiarsi nel tempo libero xD
Grazie mille a tutti quelli che seguono la fanfic e che l’hanno messa nelle storie preferite o da seguire. Ci si becca al prossimo capitolo, ciao ciao!!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Uchiha ed Uzumaki, dico bene? ***


Naruto IV
Uchiha ed Uzumaki, dico bene?

I due ragazzi, senza dire una parola, seguirono Kabuto lungo i corridoi dell’edificio: il biondino si guardava intorno, come se stesse visitando la scuola; l’altro, invece, non perdeva d’occhio per un attimo il giovane dai capelli grigi che li stava scortando. Probabilmente stava pensando a come ucciderlo senza farsi sentire o scoprire, ma prima che potesse entrare in azione il gruppetto arrivò davanti alla tanto temuta porta dell’ufficio del preside.
Il più grande entrò per qualche minuto, salvo poi uscire per dare istruzioni ai due sorpresi a fare a botte.
“Madamigella Tsunade non c’è…” fece, mentre i visi dei giovani sembravano illuminarsi
“quindi sarà il signor Orochimaru a ricevervi.”
Improvvisamente, mentre Naruto non sapeva che espressione avere, il viso di Sasuke si fece di pietra: gli era già capitato di entrare in contatto con quell’uomo e non gli piaceva neanche un po’. Al di là dei lineamenti che ricordavano vagamente un serpente – o di Voldemort di “Harry Potter”, dipende dai punti di vista – era proprio lui, la sua figura, la sua persona ad essere assolutamente e schifosamente viscida.
Intanto, i ragazzi erano entrati: l’ufficio era in una stanza piuttosto grande, con le pareti bianche quasi completamente coperte da librerie di ogni tipo. Una volta dentro, la scrivania del preside era subito davanti ai poveri malcapitati: pregiato legno di frassino ricoperto da una resina protettiva che la faceva risplendere ai raggi del sole, mettendone in risalto la forma imperiosa e i ghirigori incisi sulla superficie lignea, ad aumentarne esponenzialmente il valore.
Sulla sinistra, invece, vi era un’ampia vetrata che illuminava tutto l’ambiente, con di fianco – nell’angolo basso della stanza – una pianta che arrivava all’altezza del biondino. Sulle altre pareti, invece, c’erano appunto enormi librerie piene zeppe di libri e scartoffie in cui erano riportati tutti i dati di tutti gli studenti passati per quelle mura.
Anche la scrivania era abbastanza coperta da fogli di ogni tipo, oltre che ornata ulteriormente con una lampada in ferro placcato d’oro e con una tela verde che gli donava un’aria piuttosto importante e sfarzosa. Ovunque si girassero, in ogni caso, il loro sguardo incontrava qualcosa che riportava immediatamente al lusso più sfrenato: c’era da chiedersi dove prendessero tutti quei soldi, siccome quella era una scuola pubblica.
Poi, seduto su una sedia anch’essa in legno con i rivestimenti in pregiatissimo velluto rosso, vi era il tanto temuto vicepreside: il pallore che gli segnava il viso e le mani – il resto era ricoperto da un completo formato da camicia nera, cravatta dello stesso colore e giacca a strisce nere e grigie – sembrava quello di un morto. Persino Naruto, che non conosceva minimamente quell’uomo, si era sentito immediatamente intimorito.
La faccia bianca come un cadavere era contornata da una lunga massa di capelli neri, all’occhio pure piuttosto unti, e da alcune striature violacee che gli percorrevano i contorni del naso, piatto e quasi inesistente. Gli occhi, inoltre, sembravano quelli di un rettile: erano di un colore molto simile all’oro e una pupilla allungata in verticale osservava i due ragazzini che erano stati mandati a giudizio davanti a lui.
Poi, dopo qualche secondo passato senza aprir bocca, l’uomo si limitò ad una domanda.
“Uchiha ed Uzumaki, dico bene?”
I due, dopo aver deglutito nello stesso momento, annuirono rimanendo in silenzio.
“Bene bene…”
E, dicendo questo, abbassò gli occhi su un paio di cartelle che aveva poggiato sulla scrivania e cominciò a leggere e a sorridere.
“Rissa all’interno dei locali dell’istituto, dico bene?”
Stessa scena di prima, anche se con qualche esitazione di troppo.
“Qui abbiamo… Sasuke Uchiha: richiamato per ben quattro volte per lo stesso, identico motivo. Sei un recidivo, dico bene?”
In questo caso, come se fosse stato punto nell’orgoglio, il ragazzo fissò gli occhi sul vicepreside e mosse il capo in segno d’assenso, con decisione.
“Dall’altra parte, invece… Naruto Uzumaki: sei arrivato oggi, dico bene?”
Tutto quell’intercalare inquisitorio da parte del signor Orochimaru stava dando la nausea al biondino, mentre il moro sembrava ormai esservi abituato. Poi, con una certa fretta, il giudice supremo emise la sentenza.
“Un recidivo ed uno che fa casino sin dal primo giorno: qui ci vuole una punizione esemplare. Sapete cosa significa “esemplare”, ragazzi? Che serva da esempio, in modo che certe spiacevoli situazioni non si producano mai più. O, almeno, per una settimana: siete entrambi sospesi, ma avrete l’obbligo di farvi aggiornare sui compiti e sugli argomenti trattati in classe. Adesso prendete pure la vostra roba e tornatevene a casa.”
Il tono di voce, inizialmente calmo, accondiscendente e mellifluo si era improvvisamente trasformato, con un’impennata nella voce che l’aveva fatta diventare quasi roca, gutturale, con un che di cattivo. I due, capendo che non vi era modo di far cambiare idea al loro interlocutore, preferirono obbedire in silenzio all’ordine appena ricevuto.
Quando rientrarono in classe per prendere la cartella e andare via, tutti li osservavano con fare interrogativo. Soprattutto Sakura, in quel momento, non sapeva chi dei due guardare: poi, quando il biondino si avvicinò al banco, lo osservò come per chiedergli cosa fosse successo.
“Sospesi per una settimana. Quando torno, ti racconto.”
Poi, malgrado fosse stato piuttosto secco nel rivolgersi alla sua compagna, le fece sorriso e si allontanò senza guardare nessuno, insieme a Sasuke. Prendendo la strada di casa, i due scoprirono ben presto di abitare piuttosto vicini: incitando per tutta la strada l’altro a smettere di seguirlo, i ragazzi arrivarono – ad un isolato dall’abitazione di Uzumaki – davanti ad una villa piuttosto grossa, in stile giapponese antico e con un grande giardino. Apparentemente, inoltre, era tranquillissima e tenuta in ordine giornalmente.
Senza dire nulla, Uchiha fece per entrare, quando l’altro lo fermò.
“Abiti qui?”
“Sì, qualcosa che non va?”
“No, niente. E’… molto bella, la tua casa.”
“Mh.”
Poi si voltò nuovamente ma, prima di varcare la soglia, si rivolse nuovamente a Naruto.
“Ah, un consiglio: non immischiarti mai più in affari che non ti riguardano.”
“Volevo solo aiutarti!”
“Sì, bell’aiuto. Comunque, per la prossima volta: non farlo. E non parlarmi mai più.”
Così, mentre il moro entrava in casa sbattendo sonoramente la porta, il biondo si avviava verso la sua catapecchia con un broncio terribile in volto: non accettava neanche un po’ il tono con cui gli si era appena rivolto e, una volta tornati a scuola, gliel’avrebbe fatto presente e di certo non l’avrebbe lasciato in pace così facilmente.
Poi, finalmente, giunse davanti alla sua modesta abitazione: prese le chiavi dalla tasca ed aprì lentamente, poi accese la luce che si trovava subito sulla sua destra. Viveva in un bilocale, con la camera da letto che gli faceva anche da soggiorno e la cucina che era pure una sorta di corridoio iniziale.
Sul lavello e sui fornelli vi erano alcune stoviglie lasciate lì a marcire, sperando che si potessero lavare da sole. Nella sua stanza, invece, era pieno di ciotole di ramen precotto che non erano ancora state buttate via, vestiti gettati qua e là alla rinfusa e l’unica cosa in ordine sembrava la console attaccata ad un televisore dallo schermo minuscolo.
Una volta arrivato, senza nemmeno far troppo caso a tutto quel disordine a cui era persin troppo avvezzo, si gettò sul letto e decise di riposarsi un po’: alcuni pensieri gli giravano in testa, ma nel giro di qualche minuto riuscì finalmente a prendere sonno e a dimenticare il pessimo inizio che aveva avuto nella nuova scuola. Era riuscito a rimediare nella stessa giornata un due di picche ed una sospensione.
I primi due giorni, poi, passarono piuttosto velocemente e in maniera tutta uguale: o si divertiva giocando con i videogiochi, oppure – non sapendo cosa fare – si metteva in testa di pulire un po’ la casa che tanto dopo poco sarebbe tornata allo stato di prima, oppure rimaneva in silenzio, seduto sulla piccola scrivania che si era comprato ad osservare la sua personalissima macchina da presa e a pensare alla sua grande passione: i film e il cinema.
Una sera si era anche noleggiato un paio di DVD e aveva passato la nottata quasi completamente in bianco, vedendosi e rivedendosi quei due lungometraggi e – tanto per passare il tempo – analizzandone i metodi di ripresa e le invenzioni registiche. Era una mania che gli era venuta molto tempo prima, quando era ancora un bambino che andava al cinema con i genitori oppure con i nonni.
Durante la terza giornata, invece, decise che era meglio andare a farsi un giretto per il quartiere, in modo da conoscere meglio la città: aveva quasi finito alcuni generi che gli servivano assolutamente, motivo per cui si recò al supermercato – uno piuttosto piccolo e raccolto, aperto sette giorni su sette e ventiquattrore su ventiquattro.
Fare la spesa era una delle attività che preferiva, il momento più bello della giornata: insieme ad altre persone che – come lui – avevano bisogno di qualcosa e andavano sistematicamente a comprarsela, poteva prendersi una mezz’ora in cui non pensava a nulla di serio e, anzi, si concentrava su quello che gli serviva, regalandosi finalmente del tempo per sé.
In ogni caso, fu il quarto giorno a cambiare completamente il senso di quella settimana di sospensione. Inizialmente, non sembrava esservi nulla di strano o diverso: si era alzato tardi, aveva messo su del caffè e se l’era ingurgitato tutto d’un fiato, poi aveva acceso la console per i videogames e si era messo a giocare.
Non appena aveva spento per andare a cucinarsi qualcosa da mangiare – erano all’incirca le due del pomeriggio – vi fu un avvenimento che lo distrasse completamente dal suo obiettivo: qualcuno bussò alla porta, malgrado il biondo non si aspettasse la visita di qualcuno. Con molta circospezione, il ragazzo andò ad aprire.

********************************************************************************

Ed eccoci arrivati alla fine del quarto capitolo: scusate se ci ho messo un po’ a postarlo, ma ho un esame tra qualche giorno e il tempo scarseggia. Comunque, sono abbastanza soddisfatto del risultato: così me l’ero immaginato e così mi è parso venire fuori. Magari sarà una porcata pazzesca, però è così che lo volevo xD A parte l’estemporanea riflessione sulla spesa, ma ci sta sempre bene… soprattutto perché nel giro di due settimane ricomincia l’università e dovrò ricominciare a vivere da solo e a provare l’ebbrezza di dover fare la spesa! xD In ogni caso, capitolo in cui non succede tantissimo, me ne rendo conto: Sasuke e Naruto vengono sospesi e, alla fine, qualcuno bussa alla porta del biondino… chi sarà mai? Con questa domanda, passiamo alla recensione:
La Grenouille: Argh! Grazie per avermi fatto notare l'errore, ho corretto immediatamente!! Comunque l'avevo detto che con me gli errori di distrazione erano all'ordine del giorno =P Per quanto riguarda i tuoi dubbi: siccome nel manga non è mai stata specificata l'età di Juugo e Suigetsu, mi veniva bene utilizzarli come membri di una banda giovanile con un anno più di Sasuke xD Riguardo Neji, invece, devo essere stato poco chiaro io: i due subordinati erano altri due, della sua banda, che però non ho voluto ancora presentare (anche se uno è facile indovinare chi sarà xD). Suigetsu, infatti, fa parte di un'altra banda del tutto ed è compagno di Juugo. Riguardo "Musashi", invece, a me è piaciuto: tra i personaggi ho apprezzato solo Paperino-Matahachi (l'uomo più sfigato della Terra), però la storia nel complesso mi ha preso bene! Poi sono sempre stato affascinato dalla figura di Musashi Miyamoto, quindi... xD Ah, malgrado il tempo scarseggi parecchio, il lavoro di correzione di (500) days prosegue a ritmo decente: sono arrivato praticamente a metà xD
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto la fanfic e che l’han messa tra le preferite o tra quelle da seguire! Ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Che ci fai tu qui? ***


Naruto V
Che ci fai tu qui?

I tre rumori secchi contro la sua porta di metallo lo avevano destato ed incuriosito: Naruto non si aspettava alcuna visita per quella mattina e, più in generale, in quei giorni. Ripose lentamente la scatola di ramen precotto che aveva preso dalla mensola della cucina e, con molta calma, andò a aprire: da una parte era curioso di vedere chi fosse, dall’altra era completamente sorpreso che qualcuno lo stesse cercando.
Quando aprì, poi, la sorpresa crebbe ancora di più: davanti a lui era apparsa una ragazza dai capelli rosa lunghi fino alle spalle, un viso a suo dire molto carino e due grandi occhi verdi che lo stavano fissando con un’espressione tutt’altro che amichevole. Non l’aveva più vista da quando era stato sospeso da scuola, ma ora quella donna era davanti al suo appartamento e cercava proprio lui. Inutile dire che la cosa lo insospettiva non poco.
Inoltre, appena si accorse di chi aveva di fronte, maledì immediatamente la sua pigrizia: aveva ancora addosso il pigiama che usava da svariati giorni. O meglio, era una larghissima e ormai sporchissima maglia bianca e un paio di pantaloncini arancioni persin troppo corti. Come se non bastasse, non si era pettinato e i capelli tutti arruffati formavano una sorta di crestone biondo sulla sua testa. Da qualsiasi parte lo si guardasse, era completamente impresentabile.
“Che ci fai tu qui?” chiese, quasi con una certa diffidenza.
“Ti devo parlare, ci sono delle novità.”
“Novità? E su cosa?”
“Allora? Non mi fai entrare?”
Un po’ intimorito, fece accomodare la sua compagna nella propria stanza e, dopo aver fatto spazio sul letto buttando a destra e a manca i vestiti che aveva gettato lì appena sveglio, la fece sedere proprio sul suo giaciglio. Parlando – non si sa perché – più a gesti che altro, fece capire alla giovane che sarebbe andato in cucina a preparare del tè.
Infatti si mise immediatamente ai fornelli e, anche per evitare silenzi o commenti imbarazzanti, lasciò l’altra da sola. Lei, intanto, si guardava attorno e sembrava giudicare duramente la situazione igienica e di ordine in quella casa: aveva un’espressione abbastanza disgustata, anche se il biondo – per fortuna – non poteva vederla.
Ci vollero all’incirca cinque minuti prima che il tè fosse preparato e durante quel tempo non volò una mosca: entrambi i ragazzi rimasero completamente in silenzio, come se non avessero nulla da dire l’uno all’altra. Poi, quando il bollitore fischiò e il biondo versò l’acqua calda in due tazze in cui erano già state infilate due bustine, il clima cominciò a distendersi.
Il ragazzo andò di là con un vassoio in mano e, dopo averlo sistemato alla meno peggio sopra il televisore, porse alla sua ospite la sua tazzina. Ora, dopo tutto quel rituale preparatorio, i due erano pronti a parlare.
“Allora…” fece lui, sorseggiando pian piano la bevanda fumante
“di che novità di dovevi parlare?”
Vi fu una pausa.
“Non qui. Ne parliamo da Sasuke.”
“Da… Sasuke? E che c’entra adesso Sasuke?”
“Lo saprai quando saremo lì. Ora cambiati e andiamo.”
L’atteggiamento di Sakura, tuttavia, non convinceva nemmeno un po’ il biondino.
“Ti spiace piantarla di trattarmi così, dandomi ordini e senza spiegarmi nulla? Non sei mica obbligata ad odiarmi, sai!”
“Tranquillo, nessun obbligo. Mi viene naturale.”
“Andiamo bene…”
“Allora? Ti vesti o no?”
La prima risposta che venne in mente al giovane fu un bel “no”, secco e diretto, ma poi capì che era meglio non fare polemiche e seguire l’amica ovunque lo volesse portare. Malgrado quella ragazza gli facesse battere il cuore ogni volta che la vedeva, stava imparando proprio in quel momento che in certi casi sapeva essere davvero difficilmente sopportabile.
“Con te qua dentro?” sbuffò, quindi, alla fine
“Aspettami fuori, ci metto cinque minuti.”
“Soltanto?”
“Non sono una donna” chiuse seccamente il discorso lui, cacciandola quasi di casa.
Poi, con uno scatto atto a tentare di contenere il nervosismo, prese la prima maglia e il primo paio di pantaloni puliti che aveva sotto mano e se lì infilò, insieme a mutande, calze e scarpe. Poi, sempre con una gran foga e altrettanta fretta, prese un pettine e tentò di sistemarsi i capelli. Solitamente era un ragazzo solare e sorridente, ma in alcuni casi gli veniva sin troppo facile perdere la pazienza ed il sorriso.
Una volta pronto, afferrò al volo chiavi e portafoglio ed uscì. Davanti a casa sua, Sakura lo stava aspettando dondolandosi leggermente su una gamba, con aria annoiata: benché in quel momento ce l’avesse con la ragazza dai capelli rosa per come l’aveva trattato, il giovane biondo non poté fare a meno di notare quanto fosse carina in quella posizione.
Chiuse la porta con due mandate e, finalmente, si rivolse nuovamente all’altra.
“Sono pronto, possiamo andare.”
Nonostante la frase ed il contenuto fossero abbastanza brevi e secchi, aveva cambiato completamente tono di voce: era dolce e caldo, segno che era riuscito a calmarsi ed era tornato il ragazzo tranquillo di sempre. Anche la Haruno se ne accorse e, malgrado vi fosse ancora qualcosa che la contrariava, non gli negò un sorriso.
Fecero tutta la strada in silenzio, camminando fianco a fianco, quasi come una coppia: lui regolava la propria andatura sui passi di lei, facendo in modo di non farla affaticare eccessivamente nel tentativo di stargli dietro. Anche se nessuno se ne sarebbe potuto veramente accorgere, era come se il bel gesto del biondino avesse reso l’aria intorno ai due decisamente migliore.
Quando arrivarono davanti all’abitazione degli Uchiha, però, Sakura non riuscì a trattenere un gridolino di sorpresa.
“Non è decisamente come la mia, eh?” scherzò, invece, Naruto.
“Ma come?” fece l’altra
“Non sei sorpreso?”
“L’avevo già vista.”
Poi, notando l’occhiata interrogativa della compagna di scuola, continuò.
“Quando siamo stati mandati a casa dopo la sospensione, io e Sasuke abbiamo fatto un pezzo di strada insieme. Cioè, abitiamo entrambi dalla stessa parte e ci siamo ritrovati per forza di cose a doverlo fare, non è che l’ho accompagnato a casa come se fossi il suo fidanzato, ecco.”
Alla Haruno scappò una risatina pensando a Naruto e Sasuke mano nella mano, ma immediatamente una leggera sensazione di opprimente gelosia le strinse il petto. Però, non essendo assolutamente interessata alle cose d’amore, la scacciò con la stessa velocità con cui era venuta.
“Avanti, entriamo” disse lui, suonando il campanello.
L’enorme portone, allora, si aprì lentamente e fece passare i due giovani che vennero accolti da una simpatica domestica.
“Chi desiderate, signori?”
“Sasuke Uchiha. Siamo suoi compagni di classe.”
“Prego, per di qui.”
Appena entrati all’interno della magione, i due non poterono fare a meno di notare le fotografia di tutti i membri maschi della famiglia: c’erano il papà di Sasuke, il fratello e poi persino lui. A quanto pare, gli Uchiha erano una casata che dava molta importanza agli antenati e alla storia: come dar loro torto, vista l’importanza che il loro lignaggio aveva in quella città?
Poi, dopo aver salito un’immensa scalinata tutta in legno, la rosa e il biondo si ritrovarono davanti alla porta – sempre nello stesso materiale – di una stanza su cui era stato appeso un cartello con il nome del loro compagno di classe. Quando il biondo bussò, ci volle poco prima che una figura nota venisse loro ad aprire. Dopo averli osservati per qualche secondo, finalmente comprese chi si trovava davanti.
“Voi due!? Che cosa ci fate qui!?”
“Dobbiamo preparare insieme una ricerca per geografia” fece, quindi, Sakura.
“Eh!?”
L’urlo di sorpresa dei due ragazzi si alzò all’unisono, salvo poi fermarsi quando i due – accortisi della simultaneità del loro sgomento – non la piantarono, guardandosi in cagnesco. Dopo una fugace occhiata, però, tornarono a concentrarsi sull’Haruno.
“Che diavolo è questa storia?” chiese il moro.
“Questo dovrei dirlo io a voi, brutti cretini!” sbottò, allora, lei
“Ieri hanno deciso i gruppi per questa famosa ricerca di geografia, peccato che – siccome voi non c’eravate e io non sono amica di nessuno – siamo rimasti noi tre e ci hanno messo insieme. Tutto per colpa della vostra sospensione!”
“Beh…” fece Naruto
“almeno siamo finiti tutti insieme: tu sei con i tuoi unici due amici, tu sei con il tuo salvatore e io sono finito con le uniche persone che conosco in classe.”
Prima che Sasuke potesse dire qualcosa sul “salvatore”, fu Sakura ad aggredire il biondino.
“Noi due saremmo amici, scusa? E da quando!?”
“Io voglio essere il tuo ragazzo, è naturale che siamo amici!”
“Ma quando mai!”
Fece una piccola pausa, poi riprese il discorso, rivolgendosi ad Uchiha
“Comunque, ora facci entrare che dobbiamo cominciare.”
“Ma non ci penso nemmeno” disse l’altro, sbattendo loro la porta in faccia.
In quel momento fu chiaro che portare a termine quella ricerca di geografia non sarebbe stata, mai e poi mai, un’impresa semplice...

********************************************************************************

Eccomi qui, finalmente sono tornato! Inizio, ovviamente, con delle scuse: è ricominciata l’università e, oltre a togliermi tantissimo tempo, mi ha costretto a trasferirmi a Torino, in un collegio universitario per cui ho vinto la borsa di studio. Il problema è che, a parte il tempo perso nel trasloco, qui prima mi si è fottuto il pc (e ancora non l’ho portato a riparare, difatti lo sto usando non so manco io come!) e la connessione viene e va, motivo per cui ho avuto poco tempo e possibilità di scrivere, senza contare che non sempre avrei potuto postare il capitolo. Inoltre ho anche avuto difficoltà a scrivere qualcosa di decente – e non sono soddisfatto manco adesso –, ma mi sono deciso a postare ed eccomi qui, giusto per far capire che la fic non è stata sospesa ma ci sono ancora! Spero mi perdoniate!! Ora passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Sì, nei capitoli più di transizione in effetti mi piace fare un po’ di umorismo, è una mia mania che ne viene dal mio carattere prevalentemente cazzone e cazzaro! Riguardo la battuta di Orochimaru… sì, è stato un modo per dare una caratterizzazione alla sua parlata. E, a proposito di caratterizzazione, non sono granché soddisfatto di come ho trattato i personaggi in questo capitolo: mi sembra di averli un po’ appiattiti e schematizzati… tu che ne pensi? Ah, ultima – buona! – notizia: ci ho messo una vita, ma sono riuscito a finire di correggere “(500) days”!! Scusa nuovamente per il ritardo sia nel capitolo che nella correzione, e alla prossima!
Un grazie mille a tutti quelli che leggono e seguono la fic e a tutti coloro che cominceranno da adesso, se ce ne saranno. Al prossimo capitolo, ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Facciamo da te? ***


Naruto VI
Facciamo da te?

“E se usassimo questa frase?”
“No, è poco incisiva. Ci serve dell’altro.”
“Mmh… questa…? Che ne dici?”
“Ehi, voi due… ci state impiegando tre ore solo per decidere il titolo.”
Dopo una buona mezz’ora di negoziati più o meno convinti, finalmente Sasuke si era deciso a far entrare i compagni di classe nella sua stanza, per cominciare la ricerca. I due, una volta dentro, erano rimasti assolutamente a bocca aperta: malgrado lo stile classico ed antico di tutta l’abitazione, quella stanza aveva un’aria di modernità.
Le pareti, quasi completamente coperte da poster e locandine di film e libri, erano di un bianco sobrio, neutrale. Sulla destra vi era un letto piuttosto semplice, dalle linee eleganti ma immediate e molto minimali, con il fondo di un legno dal colorito piuttosto chiaro e il materasso coperto da un piumone blu con il simbolo della casata del ragazzo: un ventaglio per accendere il fuoco bianco e rosso. Accanto, poi, vi era un comodino fatto dello stesso materiale e dello stesso colore del letto, con sopra un’abat-jour e un libro.
In fondo, invece, vi si trovava la scrivania: completamente in plastica, il piano – piuttosto robusto all’apparenza – anch’esso di colore blu poggiava su quattro gambe nere come la pece. Sopra, inoltre, vi era un computer portatile di ultima generazione e una quantità inimmaginabile di fogli sparsi ovunque. In un angolo, spenta, vi era una lampadina da tavolo.
Sulla sinistra della stanza, infine, c’era la libreria: era l’unico oggetto dal carattere antico là dentro. Era veramente grande e maestosa, tutta scolpita in un enorme blocco di legno dal colore scuro e finemente ornata con ghirigori di ogni tipo. Al suo interno, poi, vi erano libri dei più importanti autori della storia della letteratura mondiale: da Yoshikawa a Baudelaire e Wilde, passando per i grandi autori russi, italiani, americani, spagnoli e chi più ne ha, più ne metta. Una collezione a dir poco invidiabile, insomma.
La lettura, infatti, era la grande passione di Sasuke Uchiha: si da piccolo, pur di non disturbare la madre o il padre mentre lavoravano, si metteva nella libreria di famiglia e leggeva tutti i libri che vi trovava. Aveva sempre adorato viaggiare con la fantasia nei mondi concepiti dai vari scrittori che lo accompagnavano di volta in volta: era un’attività che gli faceva bene all’anima, lo rendeva sereno e ben disposto verso chiunque.
In ogni caso, dopo essere rimasti per qualche secondo ad osservare a bocca aperta la stanza del giovane, i tre si erano finalmente messi sulla ricerca di geografia che avrebbero dovuto consegnare la settimana successiva. Però, dopo tre ore di estenuanti discussioni, tentennamenti e ripensamenti, ancora non erano riusciti a trovare un titolo adatto.
“Ah… è davvero così tardi?” chiese Sakura, con aria innocente.
“Sì” si limitò ad annuire Uchiha.
“Cavoli, io devo andare!” esclamò, allora, il biondo.
Dopo i rituali del caso, Naruto e la Haruno decisero di togliere il disturbo e di tornarsene ognuno nelle proprie abitazioni. Non appena usciti, però, i due si accorsero di proseguire lungo la stessa strada: lei non sembrava particolarmente stupita, invece lui cominciava a chiedersi seriamente dove abitasse la sua compagna di scuola.
Poi, poco prima del condominio in cui viveva il giovane, l’altra si fermò davanti ad una casa con i muri rosa.
“Io mi fermo qui, ci si vede.” “Ah…” fece l’altro, sorpreso
“allora abitiamo vicino, Sakura-chan!”
“Sì. L’ho scoperto quando sono venuta a prenderti, prima.”
Poi, dopo una pausa in cui nessuno dei due sapeva esattamente cosa dire, lei aggiunse:
“Sei già passato al “Sakura-chan”, Uzumaki-kun?”
“Chiamami pure Naruto.”
Malgrado avesse detto queste parole con tutta la tranquillità – simulata, ovviamente – di questo mondo, in realtà il momento era delicatissimo: permettere ad una persona di chiamarti solo con il nome di battesimo voleva dire che si aveva intenzione di approfondire il rapporto con lei o che, comunque, la si considerava abbastanza intima.
“Naruto-san…” fece l’altra, tentando di scendere a compromessi.
“Naruto.”
“Naruto-kun?”
“Aggiudicato.”
Pausa.
“Io ti posso chiamare…?”
“Sakura-chan va benissimo.”
In quel preciso momento, finalmente, il biondino sorrise: era riuscito, in un certo senso, ad avvicinarsi ancora di più alla ragazza che gli piaceva. In realtà si trattava solo di un passettino quasi senza importanza, ma quando si parte in una situazione disperata come quella in cui si trovava lui, sono proprio i piccoli gesti, le piccole cose quelle che ti fanno sentire meglio.
Così, dopo essersi salutati, il giovane continuò per la sua strada senza smettere di sorridere e portandosi le mani dietro la testa, in segno di contentezza. Improvvisamente quella giornata aveva preso una piega inaspettata e molto piacevole: si era ritrovato Sakura Haruno fuori da casa sua, aveva passato la giornata con lei, aveva scoperto che loro due abitavano vicini e adesso si sarebbero persino chiamati reciprocamente per nome. Con il suffisso, è vero, ma almeno l’ostacolo del cognome era già stato abbattuto.
Una volta tornato a casa, si gettò sul letto e sprofondò la testa nel cuscino, ripensando a tutto quello che gli era capitato da quando era arrivato ad Hiroshima e il motivo che lo aveva spinto a trasferirsi. Cullato da quei ricordi, il ragazzo si lasciò lentamente andare alla stretta di Morfeo…

La mattina dopo, però, tre energiche bussate alla sua porta buttarono letteralmente giù il povero Naruto da letto: una volta ripresosi dalla caduta, fece appena in tempo ad accorgersi che la sera prima non si era neanche cambiato per andare a dormire che dovette andare immediatamente ad aprire. Chiunque fosse, sembrava piuttosto insistente e decisamente arrabbiato.
Quando, una volta aperta la porta, si ritrovò davanti la Haruno, il giovane quasi fece un salto all’indietro dalla sorpresa.
“Cosa ci fai qui a quest’ora?”
“Siamo indietrissimo con la ricerca e Sasuke mi ha appena detto che oggi non c’è!”
La ragazza sembrava decisamente agitata e, a quanto pare, la situazione le era improvvisamente sfuggita di mano. Inizialmente, al biondo scappò quasi da ridere, ma preferì trattenersi onde evitare l’ira della compagna.
“Allora? Cosa vogliamo fare?”
“Fammi entrare, no? Continuiamo noi due!”
“Qui?”
Nel fare quest’ultima domanda, il ragazzo si chiese se era il caso di mostrare all’altra le condizioni della sua camera dopo solo un giorno di quasi totale assenza.
“Sì. Perché?”
“Ehm… non ho internet.”
“Ah, no?”
“E nemmeno il computer.”
Fortunatamente il giovane riuscì a trovare la scusa pronta per evitare di dover far entrare l’amica nella sua stanza, viste anche le condizioni in cui versava. Già aprire la porta il giorno prima con tuta e capelli spettinati e quel giorno con gli stessi vestiti con cui era andato a dormire era stato un bel colpo per la sua reputazione, non poteva rischiare di comprometterla ulteriormente se voleva avere una mezza chance di conquistare la bella rosa.
“Merda!” esclamò lei
“Beh… da me non c’è nessuno, però…”
“Facciamo da te?”
Non appena il ragazzo aveva capito che, forse, c’era una possibilità di andare a casa della ragazza che gli piaceva – o che, forse, addirittura amava – e che sarebbero stati solo loro due, si interessò immediatamente alla ricerca e propose questa soluzione alternativa con la nonchalance degna di un attore hollywoodiano.
Lei, però, sembrava piuttosto restia. Tuttavia, dopo averlo guardato ed aver tentennato a lungo, finalmente acconsentì.
“Sì, facciamo da me.”
“Ottimo. Aspetta che mi cambio!”
“Ma non sei già…?”
Poi, accorgendosi dei vestiti che aveva addosso il giovane, capì immediatamente.
“Hai dormito con i vestiti addosso? Ma sei cretino?”
“No, ero stanco e mi sono dimenticato di cambiarmi.”
“Tu hai bisogno di una ragazza!” fece lei, senza pensare.
Però, una volta accortasi di ciò che aveva appena detto, si mise una mano davanti alla bocca e arrossì violentemente. Non volendo infierire, il ragazzo sistemò la situazione in men che non si dica.
“Mi cambio e arrivo. Aspettami.”
Così, dieci minuti più tardi, i due erano in strada e – forse per la frase appena detta da Sakura – stavano camminando appaiati ma senza dire nulla. Fortunatamente la casa era vicina e non ci volle molto prima di arrivare: una volta aperto il portone, poi, i due giovani dovettero fare un paio di piani a piedi – si trattava di una palazzina un po’ vecchia, senza ascensore e con le scale in pietra – e poi, finalmente, arrivarono. Quando la Haruno infilò le chiavi nella toppa, Naruto aveva il cuore in gola.
Ecco, ci siamo, sono a casa di Sakura-chan… noi due, da soli.

********************************************************************************

Buonasera (o buongiorno, dipende quando state leggendo!!), ecco finalmente il nuovo capitolo di questa fanfic: ormai il tempo scarseggia anche per via delle prove con la compagnia teatrale, però appena posso tento di postare qualcosa di decente. Ecco, postato ho postato. Se è decente, ditemelo voi xD In ogni caso, prima piccola svolta in questa storia: grazie ad un deus ex machina grosso come una casa (quasi più della fantomatica ricerca di geografia), Naruto e Sakura si ritrovano da soli, in casa di lei. Che cosa succederà? Ora, se Naruto fosse un normale ragazzo in piena pubertà, probabilmente Sakura finirebbe violentata ed uccisa… ma, grazie al cielo, la finzione è decisamente meglio della realtà e la nostra eroina non corre alcun pericolo! Forse…! Ma passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Sì, in effetti l’espediente della ricerca di geografia – come già detto – è abbastanza un deus ex machina, però è anche vero che in questa fanfic vi è più spazio per una storia vera e propria e quindi per collegare alcuni avvenimenti devo obbligatoriamente forzare un po’ le cose: in questo caso mi sono giustificato con il fatto che, se Sakura non parla con nessuno allora una cosa del genere le sarebbe decisamente potuta accadere… XD Riguardo ai personaggi, ho capito cos’è che non mi convinceva: avevo fatto Naruto troppo “innamorato non corrisposto frustrato” (colpa di un momento “no” dell’autore xD) e non mi piaceva. Non che in questo capitolo vi sia più introspezione, però almeno è tornato il “solito” Naruto. Al momento mi giustifico dicendo che per la psicologia dei personaggi c’è tempo, poi vedremo se quando avrò finito le scuse riuscirò a tirar fuori qualcosa di decente dai loro pensieri e comportamenti xD
Grazie mille a tutti quelli che leggono e seguono questa fanfic, ci becchiamo al prossimo capitolo! Ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ti posso raccontare una cosa? ***


Naruto VII
Ti posso raccontare una cosa?

La casa di Sakura era particolarmente graziosa: appena oltre la porta vi era un lungo corridoio che la attraversava completamente e che finiva nello sgabuzzino. Ai lati, invece, vi erano le varie stanze: due camere da letto, la cucina, la sala ed il bagno. I muri erano bianchi, contornati a volte da alcune decorazioni in legno che ne rinforzavano i bordi.
Subito sulla destra, inoltre, vi era l’appendiabiti nero, in ferro, con una forma piuttosto appuntita: era un oggetto non privo di un certo fascino. In quel momento era quasi completamente vuoto, salvo per una grossa pelliccia che ne copriva gran parte: probabilmente apparteneva alla madre della ragazza, del momento che la Haruno non sembrava tipo da mettersele.
Le porte di tutte le stanze erano in legno, aumentando la sensazione di dominio dei colori bianco e marrone. Il tutto dava a quell’ambiente una sensazione di soffusa morbidezza, lo faceva apparire come caldo, accogliente. In cucina – intravista con un’occhiata mentre passavano – i mobili erano in legno, mentre le piastrelle completamente bianche.
Era tutto, impeccabilmente, in ordine: pochi piatti stavano ancora asciugando, mentre gli altri erano sicuramente al loro posto nella mensola che sovrastava il lavandino. Le sedie, invece, erano messe in ordine attorno al tavolo circolare, mentre gli altri due mobiletti erano spogli di qualsiasi cosa che non riguardasse la cucina: vi si potevano trovare solo un paio di libri di ricette e un set composto da salsa di soia, zenzero e wasabi.
Tutto quell’ordine, tutta quella pulizia – tuttavia – davano al biondino una strana sensazione: l’immagine che quella casa dava di sé era sicuramente di protezione e di calore, ma Naruto sentiva che c’era qualcosa che non andava. Era come se, in mezzo a tanta perfezione, quell’ambiente perdesse di umanità e, al contrario, gli apparisse freddo e poco “vissuto”.
Non potendo osservare le altre camere – tutte rigorosamente protette dalle porte chiuse –, non poté far altro che confermare le proprie sensazioni una volta dentro la camera della ragazza: anche lì era tutto in ordine, salvo un compasso e dei fogli con alcuni disegni lasciati lì, sparsi, sulla scrivania. Tuttavia, una volta dentro, la giovane si affrettò a mettere a posto il suo strumento da lavoro e a raggruppare i fogli, sistemandoli poi in un angolo del mobile.
Anche là dentro, le pareti erano completamente bianche e non vi era neanche un posto, come ci si aspetterebbe dalla camera di una teen-ager. Al contrario, tutto era molto modesto ed ordinato: a parte la scrivania sulla destra – provvista di pc e di lampada da studio –, tutti i mobili erano in legno, anche lì.
L’armadio, situato in fondo a sinistra, era molto grande e aveva la stessa tonalità di tutta la casa: marrone chiaro, maniglie bianche. Il letto non faceva eccezione – tutto in legno, con le coperte bianche – e il comodino accanto ad esso seguiva lo stesso stile, la stessa aria che si respirava una volta entrati là dentro.
Naruto si sentiva quasi a disagio: era come oppresso da tutto quell’ordine. Malgrado le apparenze, vi era un senso di tristezza, di trascuratezza in quella casa: era come se le persone che la abitavano pensassero più a mettere in ordine i mobili che loro stessi e si occupassero più delle cose materiali che delle persone con cui vivevano.
Per un attimo, al giovane sembrò di scorgere un’ombra di inquietudine e di tristezza negli occhi della sua compagna: l’atteggiamento sempre distaccato e da leader, il modo di vestire sempre impeccabile, i pantaloni e le maniche di maglie e maglioni sempre lunghe – quasi a non voler mostrare neanche una piccola parte di sé –, improvvisamente gli parvero come una prigione dentro alla quale la sua amica era rinchiusa.
Non era un bel gesto – e se ne rendeva conto –, ma in quel momento il giovane provò una vaga sensazione di pietà verso la ragazza che gli piaceva. In compenso, decise – malgrado lei non gliel’avesse neanche chiesto – di comportarsi più da amico con Sakura, di tirarle su il morale e farla divertire con semplicità e naturalezza. In fondo, quella era sempre stata la sua grande specialità, il suo talento innato.
Poi, con molta naturalezza, si avvicinò alla scrivania e notò finalmente le figure disegnati sui fogli che la ragazza aveva appena messo a posto. Era una disegnatrice di grande talento, poco ma sicuro: personaggi e paesaggi meravigliosi, ma anche terribilmente evocativi. Se solo avesse voluto, avrebbe sicuramente avuto un futuro nel mondo dell’illustrazione.
“Wow, ma questi disegni sono bellissimi!” esclamò, senza riuscire a trattenersi.
Il tratto morbido e malinconico della Haruno lo aveva conquistato.
“Ti piace proprio disegnare, eh?”
“E a te piace farti gli affari degli altri, mi pare.”
“Hai talento. Dovresti farne un mestiere.”
“Beh, sono la tua storyboarder, dico bene? Tu avrai successo, mi terrai fissa nel tuo staff e diventeremo entrambi ricchi e famosi.”
“Sì.”
Quest’ultima sillaba, pronunciata dal biondino, zittì per un attimo la sua interlocutrice: Sakura aveva commentato in maniera completamente ironica e disincantata i progetti di Naruto. Non aveva alcuna intenzione di condurre quella vita e, in generale, non pensava minimamente che fosse possibile arrivare così in alto. Ma lui, lui era diverso.
Con gli occhi ben improntati verso il futuro, quando metteva su un progetto non era mai per divertimento o per gioco: lui ci credeva davvero. Ogni sua energia era spesa in favore di ciò che voleva fare, di quello che voleva diventare, di dove voleva arrivare. E, ovviamente, non si faceva problemi a mettersi sulle spalle e fare suoi anche i sogni degli altri, se combaciavano con il suo progetto.
Tutta questa determinazione unita a tanta semplicità stupirono non poco la giovane dai capelli color ciliegio: per un attimo, arrossì lievemente e il suo cuore cominciò a battere un po’ più velocemente. Gli occhi del biondino, azzurri ed infiniti come il cielo, avevano penetrato l’anima della ragazza e, anche se lui non lo sapeva, un primo passo verso l’amore della sua compagna era appena stato fatto. Un primo, piccolo miracolo aveva appena avuto luogo tra le mura di quella casa al contempo così confortante e così fredda, desolante.
Sakura, però, tentò di tagliare corto su questa emozione inaspettata e ricordò ad entrambi il motivo per cui erano lì.
“Abbiamo una ricerca da finire, mettiamoci al lavoro.”
Senza fare neanche mezza obiezione, Naruto seguì alla lettera l’ordine dell’amica e i due cominciarono a buttare giù idee su idee, a scrivere tutto ciò che passava loro per la testa, collaborando come una vera squadra. Se con Sasuke erano andati a rilento e completamente scoordinati, loro due da soli – invece – sembravano essere una sola entità.
Il biondo, poi, aveva una mente brillante e – anche se non lo dava a vedere – era comunque un gran pensatore: spesso si nascondeva dietro ad un velo di ingenuità quasi stupida, ma in realtà era un ragazzo intelligente e con un grande senso artistico e per la scrittura. Malgrado – essendo il suo sogno quello di diventare regista cinematografico – vedesse il mondo quasi esclusivamente ad immagini, non aveva problemi ad analizzare un testo e comprenderne al volo gli aspetti principali. In fondo, anche lui leggeva molto.
Più il tempo passava e più la Haruno si accorgeva di non conoscere affatto il suo compagno di banco: è vero che erano stati insieme a scuola solo qualche ora – più la visita a casa di Sasuke –, però per un attimo si pentì di non aver mai provato interesse nei suoi confronti. Sicuramente non lo vedeva affatto come un suo possibile pretendente – a lei non interessavano i ragazzi! –, tuttavia stava riscoprendo in lui un ottimo amico e un ragazzo eccezionale.
Quel giorno doveva essere successo senza dubbio qualcosa, perché nel giro di poche ore la ragazza si sentiva sempre più affascinata da questo biondino che era entrato con prepotenza nella sua vita, tanto da arrossire e perdere battiti cardiaci più e più volte, quando all’altro venivano idee geniali e, con la sua espressione che tanto stava cominciando ad adorare, d’istinto la guardava diritta negli occhi, con entusiasmo.
Le ore passarono molto velocemente, come è d’uso quando ci si diverte, e il compito che avevano da fare per la scuola era sempre più prossimo alla conclusione. Quello che sarebbe stato certo a chiunque guardandoli, era che loro due si erano completamente trovati: erano affiatati al cento percento, perfetti l’uno per l’altra. E Naruto, che in cuor suo cominciava ad accorgersene, poteva soltanto sperare di non aver di fronte il proprio numero primo gemello.
Il sole, fuori dalla finestra, aveva pian piano cominciato a calare e la luce rossastra del tramonto avvolgeva la camera attraverso le tende di raso bianco. Improvvisamente, una sensazione di tepore scaldò il cuore dei due giovani: mai come quella volta, in cui era da sola con quello stralunato del suo compagno di banco, Sakura si era sentita a suo agio in casa propria. Probabilmente c’era qualcosa di magico nell’aria, perché quella era la giornata dei miracoli.
Spostandosi leggermente per osservare il tramonto, Uzumaki mise per sbaglio la propria mano sopra quella della sua compagna: era lunga e sottile, molto femminile ma – al contempo – molto fragile. Era una bella mano, da accarezzare, da stringere, da proteggere. In quel momento, poi, anche l’altra si girò verso di lui e si guardarono per l’ennesima volta negli occhi: i loro visi erano talmente vicini che si sarebbero potuti toccare. Ma non volevano.
Il biondo, in quel momento, prese una decisione drastica, una delle più importanti della sua vita.
“Sakura… ti posso raccontare una cosa?”
“C-che cosa?” fece l’altra sorpresa, come se cadesse dalle nuvole dopo essersi nuovamente persa nel cielo degli occhi del biondino.
“La mia vita.”
“Eh?”
“Sono arrivato in classe e, come prima cosa, ho detto che mi piacevi e che volevo essere il tuo ragazzo. Vedi, io voglio davvero essere il tuo ragazzo, però mi sono anche reso conto che non so nulla di te e tu non sai nulla di me. Motivo per cui ho deciso di aprirmi completamente e raccontarti la mia storia, da dove vengo e uno dei motivi per cui mi sono trasferito qui.”

********************************************************************************

Buongiorno e ben ritrovati! A ‘sto giro sono particolarmente allegro, principalmente perché sono soddisfatto di questo capitolo: ho detto quello che dovevo dire, l’ho fatto come lo volevo fare e finalmente sono riuscito a prendermi un po’ di tempo per parlare dei personaggi e non solo della trama. Ultimamente avevo tralasciato un po’ questa parte del racconto e, in generale, avevo perso un po’ di vista chi fossero i personaggi… forse anche per colpa mia e del mio umore che, ultimamente, è abbastanza pazzerello. Ma, dopo essermi immerso in un bellissimo libro su Truffaut e aver messo le radici al mio prossimo progetto cinematografico (mentre sto già organizzando le ultime cose per iniziare le riprese del progetto avviato l’anno scorso, un cortometraggio che – finalmente – riuscirò a fare e segnerà il mio debutto come regista e sceneggiatore), sono molto più sereno! Ma passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Cavoli, interessante! E, decisamente, il pezzo della scrittura in “Musashi” direi che ci sta a pennello! Comunque… grazie per avermi fatto notare gli errori, li ho corretti immediatamente. Ultimamente mi son messo a pensare a questa fic e mi sto accorgendo sempre più che, per dare spazio a tutto in maniera omogenea, dovrò farla durare un bel po’… a questo punto, in “(500 days)”, ero già arrivato alla fine della prima parte XD Va beh, meglio essere lenti ma non tralasciare nulla che correre e far passare la storia come se non fosse mai esistita!;
killerjack: Eccoci qui, con Naruto che fa i primi passi verso Sakura… e Sakura verso Naruto! Grazie per la recensione, comunque ^___^br<> Grazie mille anche a tutti coloro che leggono costantemente la fic e che hanno letto il capitolo! Ci becchiamo al prossimo, ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Non ti voglio perdere, sai? ***


Naruto VIII
Non ti voglio perdere, sai?

Il biondo, in quel momento, prese una decisione drastica, una delle più importanti della sua vita.
“Sakura… ti posso raccontare una cosa?”
“C-che cosa?” fece l’altra sorpresa, come se cadesse dalle nuvole dopo essersi nuovamente persa nel cielo degli occhi del biondino.
“La mia vita.”
“Eh?”
“Sono arrivato in classe e, come prima cosa, ho detto che mi piacevi e che volevo essere il tuo ragazzo. Vedi, io voglio davvero essere il tuo ragazzo, però mi sono anche reso conto che non so nulla di te e tu non sai nulla di me. Motivo per cui ho deciso di aprirmi completamente e raccontarti la mia storia, da dove vengo e uno dei motivi per cui mi sono trasferito qui.”
La ragazza annuì: il tono e lo sguardo serio del giovane un po’ la spaventavano, però trasmettevano anche una sicurezza ed una determinazione senza pari. Decidere di dirle quelle cose doveva essere stato davvero difficile per lui, e lei non aveva alcuna intenzione di deludere le sue aspettative: avrebbe accolto di buon cuore tutto ciò che stava per uscire dalla bocca di Uzumaki.
“Sai…” riprese lui
“mia madre si drogava. Drogava sul serio, intendo: si faceva di eroina, anche quando mi stava aspettando, e aveva trascinato anche mio padre in questo tunnel. Inoltre, immagino grazie alla droga, era anche sieropositiva: aveva contratto l’HIV ed è solo per miracolo se anche mio papà non è stato infettato. Io, invece…”
Il cuore della rosa fece un sussulto: e lui? Lui stava bene, vero?
“sono nato sia sieropositivo che dipendente da eroina. Per i primi sei mesi di vita, in poche parole, ero più morto che vivo: mi curavano la dipendenza con il Metadone, mentre per il morbo… beh, per quello non c’è molto da fare. Però, se non altro, posso dire di essere stato molto fortunato: durante il sesto mese di vita i bambini, che prima avevano quello della madre, cambiano il sangue e il mio non era infetto. E’ qualcosa di piuttosto raro, a dire il vero…”
Sakura sorrise: non poteva neanche immaginare la pena che si portava dietro il suo compagno di classe, però – in quel momento – si sentiva solamente sollevata, sapendolo sano.
“Mia madre, inoltre, non voleva assolutamente un figlio: non a caso, dopo averci prosciugato il conto in banca, è scappata e ha lasciato me e mio padre da soli. Se non fosse stato per i nostri nonni, non so come sarebbe andata a finire. Però, sempre grazie alla fortuna, io sono stato cresciuto da loro e mio padre ha potuto lavorare e riassestare le finanze. Nel frattempo, inoltre, aveva anche smesso di farsi.
Ma la storia non finisce qui… all’età di sette, otto anni, quella donna si è rifatta viva. Dopotutto ero suo figlio e voleva conoscermi: ecco che, così, siamo usciti un paio di volte. Non ho neanche avuto il tempo di affezionarmi a lei, comunque, che è arrivata la notizia della sua morte, per colpa dell’AIDS: ricordo perfettamente che, quando l’ho saputo, non ho provato assolutamente niente. Ero freddo come un ghiacciolo.”
Sentendogli pronunciare quelle parole, la Haruno ebbe l’istinto di abbracciarlo, ma al contempo non riusciva minimamente a muoversi: era come paralizzata dalla potenza di quelle rivelazioni.
“Arriviamo, finalmente, ai giorni nostri…” riattaccò l’altro
“Io sono venuto a conoscenza di chi era davvero mia madre e delle condizioni in cui sono nato solo l’anno scorso. Prima ho avuto un lungo periodo di autodistruzione: mi sentivo annientato dalla scoperta e volevo solo morire, motivo per cui vagavo per strada alla ricerca di qualcuno che mi finisse, una volta per tutte. Poi, però, mio padre mi ha comperato una videocamera e il mio mondo è improvvisamente cambiato: avevo finalmente una ragione per cui vivere.”
“Ma scusa… e i tuoi amici? Non ti hanno aiutato?” chiese la rosa.
“Non avevo amici.” tagliò corto il biondino
“Sin dalle elementari, per un motivo o per l’altro si veniva a sapere chi era mia madre e i genitori dei bambini dicevano loro di starmi lontano, che ero pericoloso. Io ho passato l’infanzia da solo, sempre, senza nessuno con cui parlare o giocare. E la cosa peggiore era che, oltre a non saperne il motivo, alla fine non era nemmeno colpa mia.”
Calde lacrime cominciarono a scendere dal volto di Sakura.
“Comunque, tornando ad oggi: poco tempo fa, per un motivo che ti racconterò un’altra volta, ho deciso di prendere la mia telecamera e trasferirmi qui, per cominciare a fare le mie esperienze senza il sussidio continuo della famiglia. Ecco, dunque, una delle ragioni che mi hanno portato a venire qua.”
“E tua madre? Non ci pensi mai?”
“Sempre.”
Pausa.
“Ogni giorno mi chiedo cosa mi direbbe se fosse viva, quale rapporto ci sarebbe tra di noi e se sarebbe fiera di me. Però sono domande che non avranno mai risposta e io non posso far altro che continuare, in eterno, a pormele.”
Un’altra pausa.
“Senti… io sono felice del rapporto che stiamo cominciando a creare tra di noi e non voglio che questo cambi nulla, Sakura-chan. Ti ho raccontato certe cose perché, anche se non l’ho mai fatto con nessuno, sentivo che era giusto avere fiducia in te, se voglio dimostrarti sul serio che a te ci tengo e che voglio diventare il tuo ragazzo. Però… non ti voglio perdere, sai?”
A quel punto, la giovane – che durante tutto il racconto era stata immobile – si lanciò su Naruto e lo strinse forte a sé, abbracciandolo con tutte le sue forze. Non poteva neanche immaginarsi quanto gli era costato raccontarle tutto questo e, per una frazione di secondo, forse aveva anche percepito una goccia d’amore – in fondo al suo cuore – per questo ragazzone che stava davanti a lei, disarmato come non mai.
La suoneria di un cellulare, però, spezzò quasi subito quel momento magico: era la madre di Sakura che avvertiva la figlia che stava per tornare a casa. A quel punto, accortisi dell’ora tarda che si era fatta, i due ragazzi si salutarono e il biondo si incamminò verso casa sua. Il giorno dopo, comunque, si sarebbero rivisti…

“Ciao, Naruto-kun!”
Non appena entrò in classe il giorno dopo, il ragazzo si ritrovò davanti il viso sorridente di una sua compagna che aveva visto solo qualche volta, di sfuggita: aveva lunghi capelli biondi, due grandi occhi azzurri ed era incredibilmente magra, ma con un bel seno e dei fianchi niente male. Da alcuni era addirittura considerata la ragazza più bella della scuola.
“Yamanaka… dico bene?” fece lui, quasi spaventato.
“Chiamami pure Ino-chan! Senti… è vero che stai aprendo un club di cinema qui a scuola e che ti servono degli attori?”
“B-beh…”
Il giovane era completamente agghiacciato: ne aveva parlato solo con Sakura, eppure adesso sembrava saperlo tutta la scuola. In tutta risposta alla sua faccia interrogativa, la bionda gli sventolò davanti un volantino per le adesioni al suo club: i colloqui sarebbero durati tutta quella settimana, alle 14, dopo la fine delle lezioni. Peccato che lui stesso – teorico fondatore del club – non ne sapesse nulla.
In quel momento, però, passò davanti ai due una ragazza dai capelli rosa, volto decisamente noto al biondino.
“S-Sakura-chan!”
La giovane si voltò con aria innocente, tenendo ancora in mano alcuni dei famosi volantini.
“E opera tua, tutto questo?”
“Ho pensato che, siccome a parole non si risolve nulla, fosse giunto il momento di metterci al lavoro: mi raccomando, ti voglio puntuale per i provini. Non posso certo farli da sola!”
Senza capire esattamente cosa fosse successo da quando se n’era andato da casa della rosa il giorno prima fino a quel momento, il ragazzo decise di obbedire. A quanto pare il bei momenti passati insieme il giorno prima avevano fatto il loro effetto e, anche se non se lo sarebbe mia aspettato, a quanto pare la sua compagna aveva deciso definitivamente di far parte del club e di far partire il progetto.
Così, subito dopo le interminabili ore di lezione, i due si recarono nella stanza che – a quanto pare – i professori gli avevano dato per organizzare i provini e – casomai – come sede del club e cominciarono a far passare gente su gente. La risposta fu decisamente positiva e quasi tutti quelli del loro anno, più qualcuno di più grande, si presentò alle audizioni.
La Yamanaka, che si era mostrata sin da subito interessatissima, aveva portato con sé le sue due amiche storiche: Temari, del terzo anno; e una ragazza dal viso carino, con due grandi occhi marroni e i capelli castani raccolti in due specie di code a forma di pallina che portava sulla testa. Il suo nome era Tenten e – anche se le tre creavano un insieme decisamente gradevole – sembrava proprio lei quella più brava a recitare.
Quella tiritera continuò per quasi tutta la settimana, e all’ultimo giorno si aveva già una lista piuttosto lunga e dettagliata dei membri del club: oltre alle tre ragazze, si era anche unita un’altra giovane, piuttosto timida, con i capelli neri portati piuttosto corti e due inquietanti occhi quasi completamente bianchi.
Dal lato maschile, invece, vi erano state solo tre risposte convincenti: un ragazzo con i capelli castani raccolti in un codino; un suo grande amico un po’ paffutello e con due strani segni a forma di spirale sulle guance; e, infine, un ragazzo che portava sempre i capelli spettinati e si disegnava puntualmente – come un pellerossa – due triangoli rossi all’altezza delle guance: a suo dire, rappresentavano delle zanne.
Ma la sorpresa più grande, comunque, doveva ancora arrivare: proprio verso la fine dell’ultimo giorno di audizioni, bussò alla porta un ragazzo dai capelli color ebano e gli occhi neri e decisi, come quelli di un corvo.
“S-Sasuke-kun…?”

********************************************************************************

Buongiorno! Scusate, come al solito, se ci metto tanto a postare, ma sono sempre più impegnato con la compagnia teatrale (debutto andato benissimo, ora stiamo già cercando – ed ottenendo – nuove date per una versione di quel copione, e nel frattempo ne stiamo scrivendo un altro. Insomma, sta andando tutto abbastanza velocemente…)^^ Dunque, passiamo al capitolo: nella prima parte scopriamo la storia di Naruto, uno dei motivi che lo ha portato a trasferirsi… sì, ma… quale sarà l’altro motivo? Poi, nella seconda parte, vediamo i frutti del rapporto creatosi tra Naruto e Sakura negli ultimi capitoli: la ragazza ha già messo in moto tutto il meccanismo per creare il club di cinema e tutto sembra andare a gonfie vele. Soltanto che… alle audizioni si presenta persino Sasuke, Sasuke Uchiha! Che cosa vorrà dai nostri eroi…? Ma passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Grazie mille, davvero! Sì, effettivamente anche io ero rimasto piuttosto soddisfatto dello scorso capitolo: avevo avuto il tempo di soffermarmi su ciò che mi interessava, sulle sensazioni dei protagonisti e fargli pian piano entrare in confidenza. Questo capitolo, invece, è più “narrativo”: avendo questa storia molta più “trama” di “(500) days of Sakura”, qui ogni tanto devi rinunciare alle sensazioni e mostrare la storia, sperando venga apprezzata pure quella xD
Grazie mille a tutti quelli leggono la fic e che hanno letto il capitolo! Alla prossima, ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Tu mi dovrai spiegare un bel po' di cose, sai? ***


Naruto IX
Tu mi dovrai spiegare un bel po' di cose, sai?

Il moro aprì la porta dell'aula dedicata alle selezioni per il club di cinema con aria incerta e, dopo essere entrato, arrossì lievemente davanti all'espressione di stupore dei suoi due compagni di classe: era davvero l'ultima persona che si sarebbero aspettati quel giorno. Eppure, anche se un po' titubante, lui era lì e si stava sedendo sulla seggiola in legno e metallo che la scuola aveva messo a disposizione degli studenti: era piazzata esattamente davanti alla cattedra, che Sakura e Naruto avevano riutilizzato come loro personalissima scrivania.
"Sasuke..." esclamò, stupita, la rosa.
"Qual buon vento ti porta qui?" aggiunse Naruto
"Hai già in mente che ruole vuoi ricoprire nella produzione, o come agli altri ti interessa solo far parte del club?"
Questa volta toccò ad Uchiha rimanere sorpreso: il biondo, solitamente così rumoroso e scalmanato, si stava comportando in maniera impeccabile, da vero e proprio selezionatore di talenti. La rosa, invece, aveva le guance un po' arrossate e continuava a fissarlo con i suoi grandi occhi verdi. Per un attimo, al moro sembrò di perdersi in quell sguardo, salvo poi rinsavire e cominciare a rispondere alla domanda dell'altro.
"Io scrivo. Sin da quando ero piccolo, ho sempre avuto una passione per la scrittura e mi sembra di avere una buona fantasia, quindi mi chiedevo se aveste bisogno di uno sceneggiatore..."
"Abbiamo bisogno di tutto, in questo momento." precisò Naruto
"Sakura, che è brava a disegnare, farà da storyboarder; io invece sarò il regista. Abbiamo anche altri membri, ma si son tutti presentati senza alcun ruolo ben preciso in testa. Quindi... sì, abbiamo decisamente bisogno di qualcuno che sia capace di inventare storie."
Finalmente, dissipatasi un poco l'emozione di poco prima, il moretto accennò un sorriso: era molto raro vederlo sorridere, ma probabilmente questo dimostrava quanto fosse importante per lui la scrittura.
"Hai portato qualcosa da farci vedere...?" chiese Sakura, indicando il quaderno che portava sotto braccio.
"Sì... non è una sceneggiatura, a dire il vero: è la prima parte di un romanzo che sto scrivendo e che vorrei trasformare, appunto, in una sceneggiatura per un film. Purtroppo manca ancora il finale, ma le idee per il momento ci sono."
Uzumaki tese il braccio e si fece consegnare il blocco scritto in maniera piuttosto fitta, ma al contempo molto ordinata. Nel frattempo, la Haruno si fece spiegare a grandi linee la trama.
"Ci sono tre ragazzi – due maschi e una femmina – che sono amici d'infanzia e hanno sempre giocato insieme. Crescendo, però, i due maschietti cominciano a provare qualcosa per la loro compagna dell'altro sesso, il che li porterà inevitabilmente a scontrarsi. Inizialmente, tuttavia, l'amicizia avrà la meglio e il gruppo riuscirà a rimanere unito, finché la ragazza non si innamorerà a sua volta di uno dei due. A quel punto, pur giurando loro eterna amicizia, il terzo deciderà di dare loro l'addio, perché non potrebbe vederli felici insieme senza arrivare ad odiarli."
Dopo una breve pausa, poi, continuò con la spiegazione.
"I due ragazzi sono l'uno l'opposto dell'altro: simpatico, impulsivo e solare il primo; un po' burbero, freddo e riflessivo il secondo. E, ora come ora, non so dire nemmeno io chi sceglierà la bella protagonista dagli occhi verdi."
Dopo che il moro ebbe chiarito quest'ultimo particolare, il cuore di Sakura fece un sobbalzo: la ragazzina protagonista del romanzo di Sasuke aveva il suo stesso colore di occhi. E i due maschi sembravano proprio lui e Naruto, salvo il fatto che non erano affatto amici, e tanto meno d'infanzia. Quindi, scrollando metaforicamente la testa, la rosa pensò che fosse meglio togliersi dalla mente certi pensieri e certi paragoni assurdi.
Il ragazzo dai capelli color del grano, nel frattempo, era completamente assorto nella lettura del primo capitolo: era tutto incentrato sulla presentazione dei personaggi e, malgrado la narrazione vera e propria non fosse ancora cominciata, il modo di descrivere caratteri, luoghi e persone di Sasuke era incredibilmente originale e fluido. Era solo l'inizio, ma quel romanzo cominciava ad attirare in maniera incredibile il buon Naruto.
"Senti..." fece, dunque
"questo posso tenerlo per un po'? Mi interessa parecchio."
Il moro assentì, con un po' sorpresa: non pensava che il suo stile piacesse così tanto al biondo, ma in fondo al cuore ne era profondamente felice.
"In ogni caso, per me sei dentro" concluse Uzumaki.
"E io sono completamente d'accordo!" aggiunse la Haruno.
Dopo le strette di mano di rito, Sasuke si alzò e fece per uscire.
"Aspetta un attimo!" lo interruppe Naruto
"Noi ora dobbiamo portare alcuni documenti a Kakashi-sensei per aprire ufficialmente il club di cinema: se ci aspetti, o vieni con noi, poi possiamo andare a casa insieme."
"Vi aspetto dall'atrio, allora" fu l'unica risposta che arrivò.
Non appena il ragazzo ebbe chiuso la porta dietro di sé, i due giovani si guardarono e sorrisero.
"Beh, questa sì che è una sorpresa!" commentò Sakura.
"E anche bella grossa, cavoli!" concluse il biondino
"Ma ora andiamo dal professore, che se no facciamo tardi."
Poi, dopo una pausa.
"Ah... Sakura-chan..."
"Sì?"
"Grazie, di tutto."
In tutta risposta, la rosa gli sorrise dolcemente, raccolse gli ultimi documenti e si avviò verso la porta: in fondo, quel Naruto non era male come le era sembrato all'inizio e in quegli ultimi giorni, anche se non aveva ancora capito come fosse possibile, in fondo stava cominciando a piacerle sempre di più. Ma questo lui non lo avrebbe saputo mai e poi mai, almeno per il momento.

La riunione nell'aula insegnanti con Kakashi-sensei, per fortuna, non era durata granché: una volta depositata la lista dei membri – che superava ambiamente il minimo di cinque obbligatorio per fondare un club – il professore si limitò a mettere una firma e, di conseguenza, a prendersi l'onere di essere il responsabile di quella mandria di ragazzini scalmanati. Poi assicurò i due che ci avrebbe pensato lui a portare tutta la documentazione in presidenza, lasciandoli così liberi di tornare finalmente a casa.
Fuori era ormai buio e i due ringraziarono di non essersi ritrovati da soli a quell'ora. Soprattutto la rosa era piuttosto contenta di avere non una, ma ben due guardie del corpo a proteggerla, se fosse successo qualcosa. Infatti, nel cortile dell'istituto, c'era Sasuke che si era messo a prendere a calci un sasso, con la solita espressione svogliata che era ormai diventata il suo marchio di fabbrica: riusciva a competere persino con Nara, la persona più pigra che la giovane avesse mai conosciuto.
Che poi, "conosciuto" era una parola sin troppo grossa: aveva passato anni senza parlare con nessuno ed era solo ultimamente – grazie soprattutto a Naruto – che finalmente riusciva a rapportarsi con il resto del mondo senza il suo solito atteggiamento schivo e, anzi, lanciando ogni tanto qualche sorriso e parlando molto di più, in classe. Quindi, a ben vedere, con Shikamaru aveva solo avuto qualche breve scambio di opinioni, nel quale però era venuta a galla con prepotenza l'indole nullafacente del ragazzo.
A distrarla da questi pensieri e riportarla nel mondo reale, ci pensò Sasuke.
"Ce l'avete fatta, finalmente. Sono quasi le otto di sera, andiamo."
Dopo essersi messo leggermente più in discussione del solito durante il colloquio, anche Uchiha era tornato quello di sempre. Probabilmente era il primo a cui non piaceva mostrare i suoi lati meno visibili e, se mai gli capitava, preferiva far finta di nulla e ricominciare il prima possibile a comportarsi come se nulla fosse successo. Naruto e Sakura, che probabilmente avevano pensato la stessa cosa, si guardarono un attimo negli occhi e si sorrisero nuovamente: ormai era quasi diventata un'abitudine.
Il moro, dal canto suo, fece finta di nulla e voltò loro le spalle, instradandosi verso casa sua con gli altri che camminavano poco dietro. La casa della Haruno, rispetto alla scuola, era la prima che avrebbero incontrato: ci vollero infatti solo cinque minuti per arrivarvi davanti e salutare la ragazza, che li ringraziò di averla accompagnata fino a lì. Naruto, ovviamente, le sorrise nuovamente; Sasuke, invece, si limitò a farle un cenno del capo, mettendosi poi le mani in tasca.
Una volta sparita dietro al portone, i due ragazzi – rimasti soli – continuarono verso la casa del moro: inizialmente si limitarono a camminare un di fianco all'altro, poi il biondo tentò di incominciare una mezza conversazione.
"Ho letto solo una parte del primo capitolo, però il tuo romanzo è davvero bello. Per la sceneggiatura, vuoi occupartene da solo, o hai bisogno di una mano?"
"Se non ti dispiace..." rispose l'altro, stranamente accomodante
"preferirei occuparmene io. Sono più sicuro se posso fare ciò che voglio senza nessuno che consiglia, sinceramente."
"Come preferisci. Il mio sceneggiatore sei tu, oramai!"
Quest'ultima affermazione fece sorridere i due, che si guardarono di sfuggita. Tuttavia, la pace era destinata a durare poco: arrivati ad un incrocio, dai quattro angoli delle quattro vie uscirono cinque ragazzi. Due di loro, ormai, Naruto li conosceva sin troppo bene: erano Suigetsu e Juugo, i seguaci di quel tizio con quegli inquietanti occhi completamente bianchi. Se ben ricordava, il suo nome era Hyuuga. Neji Hyuuga. Che, però, ancora una volta, non era presente.
"Bene bene..." sibilò il ragazzo dai capelli azzurri
"ci rivediamo, allora. Ma questa volta non sarai tanto fortunato, Uchiha."
"Hozuki" si limitò a sillabare Sasuke.
I cinque ragazzi circondarono completamente Uchiha e Uzumaki, che si ritrovarono sia in inferiorità numerica che decisamente con le spalle al muro. Il biondino, tuttavia, sembrava avercela più con il suo compagno che con gli avvesari.
"Mi spieghi perché quando sono con te capitano sempre cose del genere!?"
"Non ti resta che non stare con me, allora" fu la risposta del moretto.
"Sì, come no: così finisci morto in due millisecondi. Vorrà dire che anche questa volta ti aiuterò, ma... tu mi dovrai spiegare un bel po' di cose, sai?"
Sasuke si limitò a sorridere, pronto a difendersi.

*************************************************************************************

Buonasera (o buongiorno, dipende da quando leggere!): scusate tantissimo il rtiardo nell'aggiornare, ma ho avuto tantissimo da fare (le feste distruggono...) e, in generale, stavo anche attraversando un breve periodo di crisi dello scrittore: non sapevo davvero come far andare avanti la storia che, comunque, vedendo il conto dei capitoli mi sa che verrà ben più lunga di quanto pensassi xD Ma poco male, almeno mi posso prendere il tempo di spiegare tutto per bene. Questo capitolo ed il prossimo aggiungeranno ancora qualche tassello alla storia di fondo, nonché al passato e al presente dei nostri protagonisti: di Naruto abbiamo scoperto quasi tutti gli scorsi capitoli, ora toccherà a Sasuke. Poi, finalmente, potranno anche cominciare le avventure del club di cinema appena formatosi, ma... passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Beh, anche se al momento non ricordavo minimamente il termine "chignon", alla fine ho deciso – piuttosto che chiedere a mia sorella xD – di tenere la descrizione assurda, pensandola appunto come il modo in cui Naruto potrebbe descriverli xD Riguardo alla storia di Naruto... beh, a dire il vero, per vari motivi che non starò ad elencare non ho dovuto studiare più di tanto, perché consocevo abbastanza bene la questione del sangue, delle droghe e quant'altro... in compenso, fa piacere che si sia notato come abbia volutamente paragonato la condizione di emarginato di Naruto nel manga con quella che ha avuto in questa storia^^ Riguardo Chouji, farò il possibile... sai che lo adoro, come personaggio =P E, per me, la ragazza che può stare con lui è solo una... =P
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, recensito e messo la fic tra i preferiti! Ci becchiamo al prossimo capitolo (che, siccome ho già in mente, dovrebbe metterci molto di meno ad arrivare), ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Cosa c'è stato, fra voi due? ***


Naruto X
Cosa c'è stato, fra voi due?

"Mi spieghi perché quando sono con te capitano sempre cose del genere!?"
"Non ti resta che non stare con me, allora" fu la risposta del moretto.
"Sì, come no: così finisci morto in due millisecondi. Vorrà dire che anche questa volta ti aiuterò, ma... tu mi dovrai spiegare un bel po' di cose, sai?"
Sasuke si limitò a sorridere, pronto a difendersi. Davanti ai due ragazzi si erano piantati cinque membri di una banda cittadina: oltre a Juugo e Suigetsu, vi erano altre tre persone. La prima cosa che i due notarono – quasi ovviamente – fu che tra essi vi era persino una ragazza: capelli rossi lunghi fin oltre le spalle, occhi neri ed intelligenti, occhiali che le donavano un'aria da professorina, un bel seno, un corpo magro e due belle gambe. Inoltre, una divisa dalle tinte rossastre, che ne decretava l'appartenenza ad un altro istituto.
Se lei doveva avere l'età del capo di quel ramo della banda di Neji, gli altri due erano sicuramente più piccoli: coetanei di Naruto e Sasuke, se non addirittura di un anno più piccini. Uno aveva i capelli arancioni e pettinati verso l'alto, gli occhi azzurri come il ghiaccio ed un sorriso gioioso malgrado la situazione: era molto simile a Juugo, tranne per il fatto che era molto meno alto e robusto circa la metà.
L'ultimo, invece, aveva uno sguardo inquietante: oltre i lunghi capelli rosso scuro che gli coprivano il volto, apparivano due occhi quasi bianchi con impercettibili linee azzurre, che sembravano poterti scandagliare persino l'anima. Appena incontrarono il suo campo visivo, Uchiha ed Uzumaki trasalirono leggermente.
Prima che chiunque altro potesse fare una mossa, la rossa si fiondò verso Sasuke e tentò di colpirlo con la parte laterale della propria mano, tesa fino a diventare una temibile arma: fu il biondino che, grazie ai suoi riflessi degni di un felino, riuscì a frapporsi tra i due e a bloccare con un braccio l'attacco avversario. Tuttavia, bastò quel minimo contatto per capire immediatamente di avere di fronte un'esperta.
"Che diavolo fai!? Lasciala a me, non ho bisogno di essere protetto, dannazione!" sbraitò il moro.
"Guardati alle spalle, deficiente!" gli ringhiò, in tutta risposta, Naruto.
Infatti, senza che se ne fosse minimamente accorto, dall'altro lato avevano attaccato anche i due più giovani: se non fosse stato per l'avviso del suo compagno, in quel preciso momento si sarebbe ritrovato con il volto tumefatto dai loro pugni. Però, grazie alla sua agilità, ruscì con un balzo ad evitare il contatto e a fare in modo che i due quasi si colpissero a vicenda.
Dall'altra parte, il biondo si stava battendo alla pari con l'enigmatica ragazza dai capelli rossi: la potenza dei suoi colpi era assolutamente invidiabile, però aveva anche una grazia nei movimenti che li rendeva imprevedibili. Il giovane si dovette impegnare a fondo per tenere il suo ritmo e, comunque, non riusciva a trovare una via di scampo: si limitava a difendersi, senza poter fare nient'altro.
Ad un certo punto, però, riuscì effettivamente ad afferrare un braccio alla bellezza con cui stava combattendo e ne approfittò per usarlo come leva per saltare e tentare di darle un calcio all'altezza del seno, colpo però respinto efficacemente dall'altra. Allora, utilizzando al meglio il momento buono, fece una giravolta e riuscì a piantarle il calcio di ritorno con l'altra gamba direttamente nello stomaco.
La giovane si accovacciò, tenendosi il ventre, e sputò piccoli residui di saliva e bile. Allora, il biondino decise di mettere fine all'incontro e partì – dimenticandosi completamente di avere davanti una ragazza – con tutta l'intenzione di mollarle un calcio in faccia. Tuttavia, prima che potesse fare altro, la sua gamba venne bloccata e si ritrovò, senza nemmeno capir bene come, con la schiena lacerata dalle pietruzze che spuntavano dal muro della via in cui stavano combattendo.
Poi, aprendo gli occhi, si accorse che davanti ad esso si era parato Suigetsu: aveva lo sguardo fisso su di lui, malgrado i capelli azzurri gli fossero ricaduti – tutti scompigliati – sul volto. Aveva un'espressione feroce, ma al contempo particolarmente calma.
"Karin, my honey, vattene immediatamente da qui. Intesi? Aspettaci al nostro covo."
La ragazza ebbe a malapena il tempo di annuire e scappare a gambe levate – continuando a tenersi la parte colpita –, che persino Suigetsu venne interrotto, anche se semplicemente a parole.
"Ehi, bello, qui ho finito con i tuoi bambini. Ti vuoi far sotto, o preferisci perdere tempo con lui?"
Voltando lo sguardo, vide immediatamente una scena che non gli piacque per nulla: i suoi sottoposti erano a terra, doloranti in ogni dove, e Sasuke svettava su di loro con aria di sfida. Il moro ne aveva abbastanza di queste continue lotte, e anche lui aveva il desiderio di finire presto questa storia.
"Yahiko! Nagato!" girò Juugo, preoccupato.
Ma, prima che potesse fare qualcosa, il suo capo gli diede gli ultimi ordini della serata.
"Prendi quei due e portali alla base. Qui me la vedo io con questo bamboccio."
Senza accennare una protesta, il gigante prese sotto braccio – come due fagotti – Nagato e Yahiko e scomparve dietro l'angolo, andando dietro a Karin. In quel momento, intanto, tra Uchiha e Hozuki l'aria era diventata irrespirabile e la tensione si poteva tagliare con il coltello. Persino Naruto, solitamente vivace, non aveva il coraggio di rimettersi in piedi e si limitava ad osservare cosa stesse per succedere.
In quel preciso momento, tuttavia, un rumore familiare scosse i due giovani dalla loro sfida: era lo scricchiolio delle ruote della vecchia bici di Ebisu, il vecchio vigilante di quella zona, che i ragazzi ormai conoscevano sin da troppo tempo. Onde evitare di incappare in altri guai, i due decisero di lasciar perdere, almeno per quel giorno.
"La prossima sarà l'ultima, Uchiha."
"Hozuki, io me ne voglio tirare fuori. Ma, se proprio non c'è altra scelta, allora ci puoi contare."
Con un mezzo sorriso che lasciava intendere sin troppe cose, Suigetsu voltò l'angolo e sparì dalla vista dei due giovani. Allora Sasuke corse a porgere una mano a Naruto, che ancora non si era rialzato.
"Tutto bene?"
"Solo se mantieni la tua promessa."
"Io non ti ho promesso niente!" fece, sorpreso, Uchiha.
"Sì, di spiegarmi ciò che volevo!"
"Hai fatto tutto da solo, Naruto."
"Sì, e mi son pure fatto massacrare, per aiutarti!"
"Immagino di dovertela, allora?" fece in risposta, odiando profondamente il suo compagno e sé stesso per la situazione creatasi.
Allora, piuttosto che alzare l'amico, anche Sasuke preferì sedersi.
"Allora, cosa vuoi sapere?"
"Come mai Suigetsu ti odia così tanto? Cosa c'è stato, fra voi due?"
"E' una storia complicata." esordì il moro.
"Devi sapere che questa città è da tempo immemore governata nei sobborghi da bande rivali che quasi mai, nella storia, sono riuscite a trovare un accordo: dominare tutte le bande, tuttavia, vorrebbe dire potere e persino ricchezze pressocché infinite, nonché un migliore governo di questo povero paese. Questi sono ovviamente retroscena che non conosce nessuno, ma il mondo della criminalità qui ha radici profonde. E, visti i vantaggi che offre, riunire tutti sotto il proprio controllo è un po' il sogno di tutti quanti, qui."
"Tutti voi...?"
"Tutti noi delle bande, sì. Ma, come dicevo, vi sono stati solo pochi periodi di vera unità: uno di questi è finito da non molto tempo, con la scomparsa della più grande coppia di guerrieri che abbia mai solcato queste strade."
"Ehi, così sembra quasi un racconto epico...!"
"In un certo senso, lo è. Questi ragazzi sono riusciti con il solo aiuto dei propri pugni a domane un'intera città, mettendola completamente ai propri piedi sia con le buone che con le cattive, e facendo partire un periodo di pace e prosperità. Tuttavia, un evento funesto ruppe questo idillio: uno dei due venne assassinato e la colpa venne data all'altro.
La cosa ancora più strana, però, è quanto successe dopo: morì pure il secondo, anch'esso per mano di qualcuno. A quel punto era ovvio che ci fosse qualcosa di grosso dietro e che la responsabilità del primo omicidio non fosse da addossare all'altro capo, motivo per cui decisi di unirmi al mondo delle bande: volevo arrivare fino al vertice e scoprire la verità. Inoltre, è stato in quell'occasione che ho fatto amicizia con Suigetsu."
"Amicizia? Voi due eravate amici?"
"Sì, fino a quando io non ho deciso di uscire dal giro, di non combattere più."
"E cosa ti ha spinto a questa decisione?"
"Non lo so nemmeno io. Ero stanco della mia solita vita, e non volevo... non volevo rischiare di coinvolgere due miei compagni che, ultimamente, si erano attaccati sin troppo a me. Questa è la mia battaglia e non ho intenzione di coinvolgere nessun altro, anche perché so quanto faccia male finire in mezzo a qualcosa di cui non si conosceva neanche l'esistenza."
"Di che parli, Sasuke? Chi erano i due leader della città?"
"Quello che morì per primo, si chiamava Mangetsu Hozuki. L'altro, invece, Itachi Uchiha."
"Uchiha... Hozuki... non saranno mica?"
"Mio fratello, e quello di Suigetsu. Sì."
"Cavoli..."
L'ultimo commento del biondo era stato abbastanza significativo del suo stato d'animo: non aveva parole, non più almeno. Tutte le informazioni – per quanto sommarie e frammentarie, per decisione diretta dello stesso Uchiha, probabilmente – che lo avevano appena investito non erano semplici da digerire. Ma le domande non erano finite.
"Avrei un'ultima cosa da chiederti, allora."
"Che cosa? Tanto, ormai..."
"Riguarda il romanzo. Ho letto il primo capitolo, come ti ho già detto: i personaggi mi ricordano moltissimo io, te e Sakura. Ciò che narri nel romanzo ha qualche attinenza con la realtà? Ed è legato alla tua decisione di abbandonare il mondo delle bande criminali?"
Una lunga pausa separò il biondino dalla risposta che attendeva.
"Non voglio coinvolgere te e Sakura nella mia vita, questo è poco ma sicuro. Siete esterni a me e non mi pare il caso di mettervi in mezzo ai miei casini: in questi tre mesi, da quando sei arrivato, sto imparando cosa significa avere dei compagni, lo ammetto. Non mi era mai capitato, prima d'ora, di legare con persone che non facessero parte del mio mondo... e poi, adesso noi siamo colleghi."
"Non hai risposto ad una delle due domande."
"Lo so."
Breve e lapidaria, la risposta di Sasuke fece capire a Naruto che non era ancora pronto a porsi una domanda del genere e, per il momento, doveva accontentarsi. Ma, prima di tutto, voleva assicurarsi di una cosa. Il giovane si alzò e fece per andarsene, ma il biondo lo seguì e lo bloccò per un braccio, facendolo voltare.
"Sasuke... tu per me sei un collega, e forse persino un amico... quindi, se devo cominciare a considerarti come un rivale, dimmelo."
Il moro fece qualche passo in avanti e Uzumaki mollò la presa. Poi, dopo aver annuito con un leggerissimo movimento del capo, Uchiha si mise le mani in tasca e continuò per la sua strada, con uno strano sorriso sulle labbra.

*******************************************************************************************************

Ri-buonasera! Ecco la seconda pubblicazione del decimo capitolo, siccome la prima versione non mi aveva coinvolto per alcun motivo al mondo. Comunque, con questi capitolo si conclude questa mini-saga che riguarda anche il background di Sasuke: ormai ci manca solo Sakura, ma per il momento l'attenzione si sposterà sulle vicende del club di cinema!! Da qui in poi, copincollo il mio intervento precedente, per le persone che non hanno ancora letto il capitolo: Come vi sarete sicuramente accorti, la fanfic ha cambiato titolo: inizialmente, come avevo detto, non era mia intenzione farne una serie. Adesso, sì: la mole di cose da raccontare è tanta e diventa sempre più numerosa ogni volta che ci penso, e poi nella storia ci saranno alcuni avvenimenti da dividere nettamente – anche perché porteranno a cambi di stile nella narrazione e di genere all'interno della storia.Ma ora passiamo alle recensioni, dove – tra l'altro – è spiegata al meglio possibile la questione del cambio di titolo e tutto ciò che ne comporta:
LaGrenouille: Allora... direi che la cosa più importa, ora come ora, è spiegare il perché della divisione della fic in più parti (e, sì, ci hai preso in pieno: Parte II - Le stagioni di Sasuke, Parte III - Le stagioni di Sakura): questa volontà nasce da diverse cose, a dire il vero. 1) Dal momento che (lo anticipo già) ci saranno due salti temporali all'interno della serie, volevo approfittarne e dividere del tutto le fic; 2) siccome l'argomento tra la Parte I e la Parte II cambierà sensibilmente (e anche i toni della narrazione), avevo ulteriormente bisogno di uno stacco; 3) penso di far durare la prima parte all'incirca 25 capitoli (più o meno come "(500) days"), mentre per la seconda ho in mente una fic comunque abbastanza lunga (mi mancano ancora parecchi momenti legati ad essa, però direi che siamo tra i 15 e i 20/25), invece per l'ultima - ora come ora - ho in mente solo un One-Shot che conclude le vicende e ci spiega che fino hanno fatto tutti, soprattutto Sakura (teoricamente vera protagonista della fanfic); 4) mi sono accorto, mio malgrado, di aver creato un certo mondo attorno a questa storia e, così, ho ben pensato di sfruttarlo al meglio (i rapporti tra i personaggi secondari, tutta la roba delle bande, l'assassinio di Itachi scoperto in questo capitolo...) e, per trattare nel migliore dei modi ogni punto di questo mondo (mentre inizialmente volevo solo mostrare la storia di tre ragazzi, ognuno con i suoi problemi) ho pensato che fosse meglio dividere la serie in più fanfic, in modo - nel caso mi trovassi ad allungare - di non entrare eccessivamente nel panico. Spero che la spiegazione sia stata abbastanza chiara... comunque, se vedo che sto scrivendo troppo, farò almeno lo sforzo di aggiornare prima, in modo da non far finire la fic tra anni ed anni XD
Grazie a tutti quelli che hanno letto, ci si becca al prossimo capitolo! Ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Ora credo di poterti rispondere, sai? ***


Naruto XI
Ora credo di poterti rispondere, sai?

Il giorno dopo, Sakura e Naruto si videro appena finite le lezioni per organizzare la prima riunione del club di cinema. Andarono nell'aula che era stata loro messa a disposizione dal professor Kakashi e, dopo aver sistemato tutto il materiale sulla cattedra e le sedie per gli altri membri, si misero pazientemente ad aspettare.
I primi ad entrare furono un ragazzo ed una ragazza: lui era alto come Uzumaki e aveva i capelli pettinati in maniera simile, salvo che i suoi erano castani; gli occhi, un po' più stretti del normale, invece erano marroni. Sulle guance, poi, aveva degli strani segni rossi che – a suo dire – dovevano simboleggiare delle zanne. Per via di questo particolare, il biondino lo soprannominò – nella sua testa – immediatamente “il pellerossa”.
L'altra, invece, era una ragazzina piuttosto bassina e fragile, ma con un bel seno per la sua età. Aveva i capelli neri – con riflessi bluastri – tagliati a caschetto e due inquietanti occhi completamente bianchi. Naruto, per un attimo, sembrò pensieroso: era sicuro di aver già visto da qualche parte uno sguardo del genere, ma non si ricordava in che occasione.
I due erano entrati insieme, con il giovane che aveva spinto dolcemente lei dentro l'aula: lei sembrava molto timida, mentre lui aveva degli atteggiamenti piuttosto arroganti. Tuttavia – pensò Sakura – formavano una bella coppia, anche se sembrava proprio che lui morisse dietro alla ragazza, ma che lei non se ne fosse ancora accorta.
“Kiba Inuzuka e Hinata Hyuuga?” chiese la ragazza dai capelli rosa, compilando un foglio in cui tenere le presenze.
I due annuirono e, immediatamente, il biondino si ricordò dove aveva già visto gli occhi di Hinata: erano gli stessi di Neji Hyuuga, il capobanda che si era ritrovato davanti durante il suo primo giorno in quell'istituto. Era passato un po' di tempo da allora e aveva scoperto che, a quanto pare, gli Hyuuga erano – insieme agli Uchiha – l'altra grande famiglia che presiedeva in maniera ufficiosa quel territorio.
Aveva anche saputo che la loro famiglia era divisa in due rami – uno dominante e l'altro cadetto – e che quelli del ramo meno fortunato dovevano servire in tutto e per tutto quelli nati sotto il ceppo maggioritario del clan. Neji faceva parte del ramo cadetto, mentre sua cugina – che frequentava lo stesso istituto – era l'ultima erede del ramo dominante. Molto probabilmente, questa famosa cugina era proprio la Hinata che si ritrovava davanti in quel preciso momento.
Inizialmente avrebbe voluto rivolgerle qualche domanda a riguardo, ma venne immediatamente interrotto dall'arrivo di un altro nutrito gruppo di membri del club: la Yamanaka – capelli biondi raccolti in una coda ondeggiante ed occhi azzurri e vispi –, l'altra tizia che era sempre con lei – robusta, con gli occhi verdi e i capelli ricci e biondo scuro raccolti in un paio di codini – e la morettina, quella che portava i capelli riuniti in quelle assurde palline. Sakura li aveva definiti scimmioni, o una roba del genere.
Dietro di loro, altri due tizi che sembravano inseparabili: in testa il ragazzo con l'espressione eternamente scocciata, i capelli neri raccolti in un codino e il cognome che sembrava quello di una prefettura giapponese; dietro, invece, vi era il suo amico cicciottello, con gli occhi piccoli, gli strani ghirigori sulle guance paffute e i capelli castani coperti da un copricapo che, a Naruto, ricordava vagamente la forma di uno slip da uomo.
“Qui abbiamo... Ino Yamanaka...”
E la bionda annuì, alzando la mano e agitandosi tutta.
“... Temari...”
L'altra si limitò a fare un cenno con la testa.
“... Tenten...”
La morettina sorrise, annuendo.
“Shikamaru Nara e Chouji Akimichi.”
Ma fu solo il grassottello a rispondere per entrambi.
“A questo punto, manca solo...”
“Sasuke Uchiha.”
Una voce profonda e divertita interruppe la Haruno: Sasuke era appena arrivato e, con un plico di fogli in mano, si era appoggiato con la schiena alla porta dell'aula. La ragazza soppresse un piccolo gridolino di sorpresa: da qualsiasi parte lo si volesse vedere, in quella posizione – con i capelli neri che gli ricadevano morbidamente sul volto – era dannatamente figo.
Poi, si ricompose e andò avanti.
“Bene, ci siamo tutti, allora. La riunione può cominciare.”
“Aspetta.” la interruppe nuovamente Uchiha
“Ho portato la sceneggiatura delle prime scene del film.”
E, detto questo, la porse a Naruto: ai due bastò solo uno sguardo per capire che quanto successo la sera prima sarebbe rimasto un segreto e che non era cambiato nulla tra loro, andava tutto bene. Sakura, nel frattempo, ringraziò il suo compagno per il gesto e cominciò a spiegare la situazione. Dopo aver definito i ruoli già attivi – Naruto come regista, Sasuke come sceneggiatore e Sakura come addetta allo storyboard –, venne finalmente introdotta anche agli altri la trama del film.
Una volta finita la spiegazione generale, si passò immediatamente all'attribuzione dei primi ruoli come attori: venne fatta una lettura collettiva del testo scritto dal moretto e, pian piano, tutti provarono ogni ruolo possibile. Una volta finite quelle prime quattro scene già scritte, il regista aveva già preso le sue prime decisioni.
Inizialmente la parte femminile sembrava dovesse andare a Tenten, ma – quando tocco a lei – la Yamanaka si dimostrò nata per quel ruolo: sia quando recitava in maniera completa che quando ci metteva un po' del suo, il personaggio non faceva che arricchirsi ulteriormente e diventare sempre migliore. L'unica che ebbe una leggera obiezione, fu Sakura.
“Ma la protagonista non dovrebbe avere gli occhi verdi?”
“Poco male, si sa che il libro è sempre superiore al film” scherzò Naruto.
Poi, viste le proteste di Ino, corresse il tiro.
“Perdonami, Yamanaka-san, ma è che io ho un debole per gli occhi verdi.”
Sakura, senza dire una parola, arrossì violentemente ma, nello stesso tempo, sorrise. Poi, senza perdere il sorriso, incrociò per un attimo gli occhi con il viso – anch'esso sorridente – di Sasuke e venne colta come da un brivido. Nel frattempo, Uzumaki era andato avanti con l'attribuzione degli altri ruoli.
“I due amici, invece, li faranno Chouji Akimichi – a te toccherà il ragazzo simpatico e solare – e Shikamaru Nara – tu, invece, sarai quello più cupo e riflessivo. Gli altri – aspettando di vedere se, più in là, vi sarà spazio per altri ruoli – mi aiuteranno con la parte tecnica: luci, suono, scenografie e quant'altro.”
Una volta finito, poi, i giovani si accorsero di essere rimasti in riunione per tre ore abbondanti e, così, si decise di lasciar andare tutti quanti a casa, ma non prima di un ultimo avviso.
“Sperando che per allora la sceneggiatura sia ultimata, tra due mesi noi e il professor Kakashi abbiamo organizzato una gita in una località marina, dove fare parte delle riprese che andranno a comporre il nostro film. Quindi, vi avverto già adesso di prepararvi a questa avventura fuori porta, sempre nella speranza di aver già ultimato le scene che verranno girate qui.”
Poi, dopo aver fatto gli ultimi saluti, Sakura congedò finalmente tutti quanti. Solo Sasuke e – ovviamente – Naruto rimasero per dare una mano a mettere a posto: presero le sedie e le rimisero dove le avevano prese, successivamente andarono a recuperare una scopa e pulirono l'aula. Dopo una mezz'ora, tutto era tornato come prima: a quel punto, anche Uchiha annunciò che doveva assolutamente tornare a casa, che aveva delle cose da fare.
Dopo che il moro sparì oltre la porta, la rosa si rivolse all'altro compagno.
“Tu che fai? Torni a casa?”
“No, pensavo di rimanere qui e rileggere la sceneggiatura, per vedere se riesco a buttare già giù qualche idea per le riprese.”
“Allora resto anche io, così ti posso aiutare a metterle giù sotto forma di storyboard” disse lei, sorridendo apertamente.
I due si misero immediatamente a lavorare: lessero con molta attenzione quelle prime quattro scene, commuovendosi in più punti e esaltandosi decisamente di più in altri. La capacità di Sasuke di tratteggiare splendidamente i personaggi era passata senza perdere d'intensità dal romanzo al linguaggio cinematografico, dando una mano enorme all'aspirante regista.
Ma ora toccava a Naruto mostrare la sua magia: immediatamente, davanti ai suoi occhi le parole diventarono immagini e poi, con grande fretta, immagini in movimento. In pochissimo tempo aveva già ben presente come avrebbe girato il suo film, con quali inquadrature e secondo quale stile di montaggio e di ripresa.
Cominciò freneticamente a dettare tutte le sue idee a Sakura che, all'inizio, ebbe molta difficoltà a seguire la velocità con cui lavorava il compagno: aveva una mano ferma e rapida, ma spesso era difficile capire cosa intendesse il biondo e come renderlo al meglio su carta. Tuttavia, non poteva negare di divertirsi particolarmente.
Inoltre, più rimaneva con il suo compagno, più ne era stupita: non solo era un ragazzo con i piedi ben piantati per terra e che voleva davvero inseguire il suo sogno impossibile, ma aveva un talento smisurato e sembrava che fosse nato apposta per fare quello, come se non si fosse occupato di altri dal giorno della sua nascita.
Il suo volto, poi, quando lavorava assumeva delle espressioni fantastiche: i suoi occhi erano dritti davanti a lui, sognatori ma anche ben fermi su ciò che desiderava, e nel frattempo le braccia e le mani facevano dei giri assurdi, tentando di dare sempre più enfasi alle sue spiegazioni. Bastava vederlo in quei momenti per capire immediatamente cosa significasse, per lui, il cinema.
Anche Sakura se n'era accorta e, quando non disegnava, non poteva far altro che osservarlo con ammirazione e con un batticuore sempre crescente: non appena pensava di aver capto qualcosa di lui, Uzumaki la sorprendeva e mostrava di poter andare oltre, o in una direzione completamente contraria. Lui stesso, in un certo senso, era davvero un bel film. Bello da guardare, ma soprattutto da vivere.
Ad un certo punto, poi, la rosa sbagliò leggermente l'angolazione di un'inquadratura e, subito, il biondino le mise la propria mano sulla sua e la condusse, correggendola. Poi, quando i due si accorsero della posizione in cui erano, i loro cuori cominciarono a battere all'unisono: guardandosi, si accorsero che anche l'altro aveva le guance rosso fuoco.
“Sakura, senti...” fece Naruto, cominciando ad accarezzarle il braccio.
Ma venne immediatamente interrotto.
“Naruto-kun... ora credo di poterti rispondere, sai?”
“Eh?”
In un attimo, mille immagini passarono davanti alla testa del biondino: non sapeva neanche lui perché ma, per un istante, credette con tutto sé stesso che il momento era giunto e che, finalmente, anche la ragazza che amava si era innamorata di lui. Ormai pendeva completamente dalle sue labbra, sicuro di sentire le parole che bramava più al mondo.
“Il primo giorno di scuola, quando sei arrivato a sconvolgermi la vita, mi hai fatto una domanda ben precisa: mi hai chiesto se, per caso, mi piaceva Sasuke. Ecco, ora credo di poterti rispondere: sì, io mi sono innamorata di Sasuke Uchiha.”

**************************************************************************************

Buonasera (o buongiorno, dipende da quando leggete)! Scusatemi tantissimo per il ritardo, ma ho avuto alcune novità che mi hanno un po' sballato gli orari: innanzitutto è venuta a trovarmi una mia amica francese e, nelle ultime due settimane, sono praticamente sempre stato con lei; poi il tirocinio mi sta prendendo parecchie energie e, per finire, gli esami si avvicinano e devo riuscire a vedere ed analizzare una decina di film nel giro di una settimana! Ma passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Grazie mille per entrambe le due parti della recensione: la prima mi ha aiutato decisamente a migliorare il capitolo (che, effettivamente, non convinceva neanche me); per quanto riguarda la seconda... sul “cretino” ti do perfettamente ragione, ma per non so quale motivo sul momento mi è venuto “deficiente” xD Riguardo la spiegazione sull'economia di Konoha e le bande... beh, diciamo che nel capitolo prima avevo “detto troppo” e volevo tenermi un po' di cose per più tardi xD
14thoctober: Beh, vista la penuria di NaruSaku su questo sito – e facendo anche io parte del fandom – sarei tentato di prendere quella strada, ma in realtà non ho ancora deciso: come ho detto qualche tempo fa, probabilmente Sakura starà con entrambi in diversi momenti, ma non so ancora con chi starà e se starà con qualcuno, a dire il vero! In compenso, la mia altra fanfic Au su Naruto (anch'essa a tema cinematografico), “(500) days of Sakura”, penso possa essere considerata una NaruSaku, se ti fa piacere leggerla xD
881: Beh, sul finale, come ho già detto, non posso promettere niente a nessuna delle sponde del fandom... e vi assicuro che non lo faccio apposta per crescere il numero di lettori anche perché, come hai notato, la mia è una fanfic che ha un numero decisamente inferiore di recensioni rispetto a molte altre storie postate qui!
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, recensito e messo la fic in quelle da seguire (o da ricordare, o le preferite)! Noi ci becchiamo al prossimo capitolo, ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Chi sarà mai, a quest'ora? ***


Naruto XII
Chi sarà mai, a quest'ora?

Io mi sono innamorata di Sasuke Uchiha.
Ma come era potuta essere così stupida, stupida, stupida e – ancora una volta – stupida? Anche se lo considerava quasi il suo miglior amico – non che ne avesse poi tanti, a dire il vero –, sapeva benissimo i sentimenti che il biondino provava nei suoi confronti: come poteva essere stata così stupida e stronza da andargli a dire una cosa del genere?
Sakura era stesa sul letto, a pancia in giù, con il viso affossato nel cuscino e le mani allungate senza forza davanti a lei. Non aveva nemmeno il coraggio di alzare la testa: mille pensieri, uno più negativo dell'altro, le stavano sconvolgendo la mente. Ma, più di tutto, non riusciva a capacitarsi del suo comportamento di qualche ora prima.
Aveva appena ferito mortalmente una delle persone che per prime le si erano fatte incontro e a cui pure lei stava cominciando a voler bene: non osava neanche immaginarsi come dovesse sentirsi, in quel momento, Naruto. Probabilmente, il suo dolce sorriso si era spento e c'era solo da sperare che non fosse in via definitiva.
Quasi non aveva replicato, una volta assorbita la notizia: era rimasto immobile, ad osservarla e facendole capire che aveva sentito solo tramite un breve cenno del capo. Poi, con l'espressione più amara che gli avesse mai visto in volto, l'aveva salutata ed era uscito a testa bassa da quell'aula, diretto verso casa.
Sakura si girò dall'altro lato e appoggiò le mani sulla propria pancia: la casa era così silenziosa che poteva sentire persino il suo stomaco che gorgogliava, reclamando a gran voce di essere riempito. Ma la ragazza non aveva assolutamente voglia di mangiare: osservava senza vita il soffitto, senza togliersi dalla mente Uzumaki.
E dire che ce ne aveva messo di tempo e di pensieri per capire che le piaceva Sasuke: era da quando il biondo gliel'aveva chiesto – durante il primo giorno di scuola – che aveva cominciato pian piano a pensarci, a tentare di capire se fosse vero. Poi, standogli sempre più vicina, pian piano le cose si erano fatte sempre più chiare, limpide.
Però, per un momento, la giovane desiderò che quello non fosse mai accaduto: probabilmente Uchiha non la degnerà mai di uno sguardo – o comunque, non come vorrebbe lei – e, nel frattempo, era anche riuscita a spezzare il cuore al suo migliore amico. Gli eventi, almeno nella sua testa, stavano precipitando alla velocità della luce.
La lampada accesa della sua camera la stava accecando ma, quasi a volersi infliggere una vera e propria punizione corporale, continuò ad osservarla ad occhi aperti, come in un particolarissimo gesto di sfida. Il fastidio le fece lacrimare gli occhi, ma – per un attimo – lei pensò e sperò che fosse per colpa dei sentimenti contrastanti e dolorosi che stava provando in quel momento, anche se – ben presto – capì che non era decisamente quello, il motivo.
In compenso, però, le apparve in testa un'immagine che la fece stare ancora peggio: e se Naruto, in quel preciso momento, stesse piangendo a dirotto per quanto saputo poco tempo prima? La giovane portò le mani sul viso e poi nei capelli, strappandosene un paio: il giorno dopo, a scuola, non aveva idea di come sarebbe riuscito a guardarlo in faccia.
In fondo, nessuno dei due si meritava tutto questo: si volevano bene e non era giusto che lei si fosse innamorata proprio di Sasuke, la persona meno indicata in quel momento. Ma poi, era davvero amore, o solo piacere? Non per forza fisico – anche se il moro era indubbiamente un bel ragazzo –, più che altro una certa affinità come modi di fare, di essere e di pensare. Le piaceva “soltanto”, o era addirittura innamorata? Forse – e si maledisse per questo – era stata troppo frettolosa nel dichiarare i suoi sentimenti.
In ogni caso, non vi era proprio giustizia: anche Naruto era un bel ragazzo, sempre pieno di vita, sorridente, che aveva sofferto tanto e che aveva fatto fronte a tutta quella sofferenza diventando sempre più allegro e gentile. Poi, nei suoi confronti, si era sempre comportato in maniera onesta, e l'aveva avvicinata e aiutata quando ne aveva bisogno. Con uno come lui, l'amicizia era davvero facile: capiva immediatamente se c'era qualcosa che non andava, e ti faceva sputare il rospo senza che tu dicessi nulla. L'amicizia, però, purtroppo non è amore.
Sakura si alzò dal letto e, con passo lento e stanco, raggiunse e si sedette alla scrivania. Per un attimo osservò tutti i suoi materiali da disegno – i pennini, le matite, i pastelli, le penne, l'inchiostro, la riga, il righello, il compasso... -, ma poi decise di abbandonare semplicemente la testa tra le braccia conserte.
Con un gesto svoglia della mano, si tirò su le maniche della divisa scolastica: appena era entrata in casa, si era subito chiusa in camera e buttata sul letto, senza neanche cambiarsi d'abito. Era troppo triste e si sentiva troppo in colpa per riuscire a fare qualcosa di concreto: aveva in testa solo Naruto e il modo in cui si era comportata con lui.
Stancamente, cominciò ad accarezzarsi lievemente il braccio: vi passò sopra la punta delle dita, percorrendolo in tutta la sua lunghezza e facendosi persino venire dei piccolissimi brividi. Inoltre, scrutava tutta la scena con i suoi grandi occhi verdi, ma senza davvero concentrarsi su di essa: i pensieri erano altrove e tutto ciò che le accadeva intorno le sembra distaccato, altro rispetto a lei e al suo mondo.
Poi, sempre con la stessa mano, passò a toccare ed accarezzare tutti i suoi strumenti da disegno: su alcuni indugiava più del solito, su altri un po' meno. Comunque, tutto le appariva come protetto da un vetro, da una sorta di lastra magica, come al cinema: niente le sembrava veramente reale, era tutto come sfocato e mediato, come se i suoi occhi fossero uno specchio che la estraniava completamente dal mondo.
In quel momento, però, sentì il campanello di casa sua: qualcosa stava suonando alla sua porta. I suoi genitori – tanto per cambiare – non c'erano, quindi sarebbe dovuta andare lei ad aprire: si coprì immediatamente le braccia nude con le maniche della divisa scolastica e, dopo essersi completamente ripresa dallo stato di trance in cui versava, si avviò con passo deciso verso la fonte di quel rumore.
Chi sarà mai, a quest'ora?

Io mi sono innamorata di Sasuke Uchiha.
Quelle parole rimbalzavano in testa a Naruto, insieme alla figura evanescente di colei che le aveva pronunciate: nel giro di qualche secondo, il mondo gli era crollato completamente addosso. Aveva avuto una specie di vuoto, come se il pavimento gli si fosse sgretolato sotto i piedi e, in quel momento, si ritrovava steso sul suo letto, a pancia in giù, con il viso affondato nel cuscino e le mani tra i capelli. Sapeva solo di essere in quella posizione, ma non aveva idea di come ci fosse finito: un secondo prima era a scuola, e poi si era trovato a casa, sul letto, proprio come in quel momento. Da allora, da quando lo spazio buio dei suoi ricordi era finito, saranno passate un paio di ore: per tutto quel tempo non si era mosso, ancora visibilmente sconvolto per ciò che aveva scoperto.
L'unico gesto che faceva, ogni tanto, era di osservare il cellulare buttato alla bell'e meglio sul comodino affianco a lui: da una parte, avrebbe voluto chiamare qualcuno, fare quattro chiacchiere, magari persino uscire e svagarsi; dall'altra, non voleva vedere nessuno e preferiva rimanere rintanato nel suo antro, almeno finché tutto il dolore che provava non se ne fosse andato e tutto ciò che stava succedendo attorno a lui non fosse finito. Per sempre.
Con tutto quello che aveva vissuto sin da quando era piccolo, aveva cominciato a sperare che – finalmente – almeno in amore le cose sarebbero andate per il verso giusto. In un certo senso, si era quasi convinto e, forse, era stato quello il suo errore più grande: se non fosse stato sicuro che – prima o poi – Sakura si sarebbe innamorata di lui, probabilmente il colpo non sarebbe stato così forte e distruttivo.
Per un attimo, abbandonò la testa su un lato e le braccia sul cuscino: stava osservando un punto lontano, invisibile, davanti a lui. Stava ripensando a tutti i bei momenti passati con la ragazza dai capelli rosa, e alla sua stupidità quando si era illuso che la bella amicizia che era nata tra loro due potesse significare anche per lei qualcosa di più.
Forse, nella vita, non bisognerebbe mai pensare che le cose vadano per verso giusto, ma semplicemente sperarlo. Naruto, invece, ci aveva pensato ed aveva persino cominciato a crederci, dandosi così – tutto da solo – il colpo di grazia. Ora, però, il dolore stava cominciando a diventare a dir poco insopportabile.
Lui era sempre stato una persona solare e che, se le cose andavano male, lui gli andava contro mostrando loro tutta la sua allegria, sempre di più. In quel momento, tuttavia, non era più possibile: sentiva come un peso che gli stava schiacciando il torace – il cuore – a terra, impedendogli di rialzarsi.
Guardò un'altra volta il cellulare, probabilmente in cerca di un appiglio: un messaggio, una chiamata, qualcuno che lo volesse vedere e che lo aiutasse a ritrovare il suo solito spirito pazzoide e giocherellone, qualcuno che lo facesse nuovamente ridere proprio nel momento in cui – mai come ora – gli sembrava assolutamente impossibile.
Il giorno dopo, inoltre, vi era scuola: non solo si sarebbe dovuto alzare dal letto, ma avrebbe dovuto persino incontrare sia Sakura che Sasuke. E, se il moro non poteva farci nulla in tutta quella situazione, guardare nuovamente in volto la ragazza dai capelli rosa sarebbe stata la cosa più dura: gli avrebbe fatto male. Troppo male. Nuovamente.
Il biondino ritornò improvvisamente in sé stesso, nella sua camera, ad osservare il televisore spento piuttosto che un puntino lontano ed irraggiungibile: in quel preciso momento, inoltre, si accorse che i suoi occhi erano inondati di lacrime ed il cuscino tutto bagnato. Non singhiozzava, né si lamentava, ma stava comunque piangendo come una fontana.
Tutti i momenti passati con la Haruno gli sembrava improvvisamente lontanissimi, qualcosa che non sarebbe tornato mai più indietro. Non era colpa di nessuno se stava andando a finire così, però non era comunque giusto: lui amava Sakura con tutto sé stesso, invece l'altro ancora non lo sapeva, non ne era certo. Forse no.
Ma, come tutti prima o poi, anche al biondo toccava imparare una grande lezione di vita: non esiste il merito, in amore. Non importa quanto ti impegni, quanto dimostri il tuo affetto all'altra persona, quanto le stai vicino o la aiuti nei momenti di difficoltà: non sarà quello a conquistarla. Non sarà nulla, e il sentimento nascerà – o non nascerà – in perfetta autonomia.
Non importa quanto il ragazzo dai capelli biondi si potesse sforzare per far capire alla rosa di amarla e che era lui quello giusto per lei: a lui mancava una cosa fondamentale, senza la quale non sarebbe arrivato da nessuna parte. Una cosa, purtroppo, impossibile da ottenere: lui non era Sasuke. E l'amore di Sakura, che lui desiderava ardentemente e avrebbe fatto di tutto per ottenere, il moro l'aveva già ottenuto semplicemente esistendo.
In quel momento, mentre Naruto era ancora scosso dai singhiozzi, qualcuno bussò alla sua porta. Il giovane si asciugò immediatamente gli occhi, si rimise a posto la divisa scolastica – appena entrato in casa, si era subito gettato sul letto, senza neanche cambiarsi – e andrò ad aprire.
Chi sarà mai, a quest'ora?

**********************************************************************************************************

Buongiorno a voi, lettori! Dopo due settimane passate a preparare l'esame di cinema, finalmente ieri sono riuscito a darlo (29 malgrado avessi influenza, febbre e mal di gola... non chiedetemi come ho fatto!), e così – d'ora in poi – sarò più libero... a parte le tonnellate di lavoro in arretrato che ho da fare e la settimana prossima ricominciano i corsi... ok, no, non sarò più libero. Scherzavo. Passando al capitolo, da un punto di vista dell'azione è uno dei tanto odiati “capitoli di transizione”, ma mi sembrava giusto – a questo punto – fermare un attimo il ritmo e focalizzarmi sui pensieri dei personaggi... ma tranquilli, già dal prossimo (e la fine di questo), le storie dei nostri eroi ricominceranno a scorrere e sono attese improvvise rivelazioni. Giusto per anticipare un paio di cose e mettere l'acquolina – si spera – in bocca, entro la fine della prima parte della fanfic (Le stagioni di Naruto): 1) verrà svelato il segreto proibito di Sakura; 2) verrà spiegato come mai Naruto era innamorato di Sakura ancor prima di conoscerla; 3) verrà – ovviamente – terminato il film e spostata l'attenzione sulle coppie “minori”; 4) Sakura si metterà con uno tra Naruto e Sasuke; 5) evento segreto a sorpresa che chiuderà questa prima parte della storia! Ma passiamo alle recensioni:
killerjack: Grazie mille... riguardo gli occhi dolci e la sparata... beh, l'effetto voluto era ovviamente proprio quello =P
LaGrenouille: Beh, quella degli “scimmioni” non potevo proprio risparmiarmela: mi è balenata in testa e non sono riuscito a non scriverla xD Per quanto riguarda Naruto e il club di cinema, ovviamente d'ora in poi vi sarà sempre più spazio per loro, malgrado i casini sentimentali del trio protagonista xD E per quanto riguarda Sakura, comunque io l'ho visto come un pensiero uscito in un momento di distrazione da – appunto – una ragazza di tredici anni, ma che comunque non ha avuto alcun seguito (a parte dichiarazione finale, ma lì la figosità o meno c'entra poco xD) E Shikamaru attore... beh, volevo riunire tutto il team 10 (che è il mio preferito) a fare i protagonisti, quindi il buon Shika mi perdonerà se lo faccio sbattere... in fondo, è tutto in vista di una certa coppia “minore” a cui – come sai bene – sono particolarmente affezionato =P Per quanto riguarda l'esame... no, semplicemente bisogna discutere oralmente del film, anche scena per scena, ma ricordandosele a memoria xD Chiedeva persino alcune battute...!!
Grazie mille delle recensioni, di aver letto, di aver messo la fanfic tra quelle preferite/da seguire/da ricordare! Ci si becca al prossimo capitolo, ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Mi dai una mano? ***


Naruto XIII
Mi dai una mano?

Naruto si alzò stancamente dal letto, muovendo piccoli passi lenti verso la porta: non aveva alcuna idea di chi potesse essere, soprattutto a quell'ora. Che poi, che ore erano? Diede un'occhiata all'orologio: mancavano quattro minuti alle otto di sera. Effettivamente, era piuttosto tardi, quindi la domanda rispuntava logica: chi poteva essere?
Si asciugò gli occhi con una manica, sperando che non fossero troppo arrossati dal pianto: non voleva sembrare troppo disperato, soprattutto se si trattava di qualcuno che conosceva bene. Per un attimo – brevissimo, quasi inesistente – pensò a Sakura: però no, non poteva essere. Non dopo quello che era successo, su questo ne era più che sicuro.
Chiunque vi fosse dall'altro lato della porta, bussò ancora una volta, in maniera leggermente più violenta.
"Arrivo, arrivo!" si decise ad esclamare il biondino.
Poi, tolto il chiavistello, aprì senza neanche controllare chi si sarebbe trovato davanti: faccia paonazza dalla grande corsa – ma tentando comunque di darsi un certo contegno – vi era una figura particolarmente nota, che lo osservava con insistenza da dietro i ciuffi di capelli color ebano che gli erano ricaduti, come sempre, sulla fronte.
“Posso entrare, allora?” chiese, con fare quasi impertinente.
“Sempre gentile, tu.” gli fece notare l'altro
“Entra, entra. Fai come se fossi a casa tua.”
Il moro, dopo aver dato un'occhiata distratta all'alloggio dell'amico, non riuscì a trattenere un risolino di scherno.
“Mi viene piuttosto difficile, mi spiace.”
“C'è il letto libero, puoi accomodarti lì.” proseguì il ragazzo dai capelli color del grano, deciso a non far caso al commento acido del suo compagno di scuola
“Vuoi per caso un tè o una cioccolata calda? O devi ancora cenare?”
“Tranquillo, non sono venuti qui a scroccare i pasti: ho già mangiato. Però un tè lo prendo molto volentieri: alla pesca con un goccio di latte, se possibile.”
“Latte te ne posso dare quanto ne vuoi, ma il tè ce l'ho solo normale.”
“Normale...? Che vorrebbe dire, normale?”
“Normale. Senza aromi.”
“Intendi quello al bergamotto...?”
“Intendo quello normale. Non so cosa diavolo ci mettano dentro, a parte il tè.”
Poi, prima di riprendere il discorso, lesse a fatica la scritta sulla confezione.
“Si chiama... uhmm... tuinings. Viene dall'Europa, se non sbaglio.”
“La Twinings...” lo corresse lui, accentuando l'accento sull'errore
“è la casa che lo produce, non c'entra nulla con l'aroma che gli hanno infuso.”
“E va beh, tanto questo c'è, e questo ti prendi. Piuttosto...” fece improvvisamente, mentre metteva su il vecchio bollitore che si era portato da casa sua
“chi ci fai qui? Di cosa hai bisogno?”
“Diunamano” biascicò l'altro, quasi senza farsi sentire.
“Eh?”
“Mi dai una mano?” disse, poi, in maniera più chiara, rosso in volto.
Se c'era una cosa che Sasuke odiava fare, era proprio chiedere aiuto agli altri: sin da quando era piccolo, se l'era sempre cavata da solo e non aveva mai dovuto appoggiarsi sulle spalle di nessun altro, crescendo nella convinzione che chi si affida ad altre persone, fondamentalmente, è un debole. Convinzione che si era portato dietro fino a quella sera, giusto per rinnegarla completamente una volta giunto all'apice della disperazione.
Andando da Naruto, inoltre, sapeva benissimo di esporsi alla rapida capacità di giudizio del giovane, però non aveva proprio potuto evitare: in una circostanza del genere, lui era l'unico che lo poteva aiutare. Le barriere che il moretto si era costruito attorno a sé durante i suoi primi quindici anni di vita, stavano pian piano venendo giù.
“E in cosa ti devo aiutare, di preciso?” chiese nuovamente il biondo, sporgendosi dal divisorio che – appunto – divideva la camera da letto dal locale cucine, mentre aspettava che l'acqua bollisse per metterla nelle tazze.
“Il romanzo. Sei andato avanti con la lettura?”
Il ragazzo dai capelli biondi, purtroppo per Uchiha, si ricordò solo in quell'istante del suo racconto: la confessione di Sakura lo aveva sconvolto a tal punto che si era completamente scordato di leggere oltre il punto in cui era arrivato. E, anzi, proprio in quel momento si accorse che i fogli rilegati erano appoggiati bellamente sul suo televisore, a prendere la polvere.
“Ehm... ho letto solo i primi tre capitoli, poi sono stato un po' troppo occupato.”
“Il terzo capitolo... il terzo capitolo...” cominciò il moro, come se avesse sentito solo la prima parte della frase
“Ah, sì, ci sono! E' quando i tre, seduti in veranda, rievocano l'episodio in cui uno dei due aveva salvato la ragazza da una banda di piccoli teppisti, quando andavano ancora all'asilo!”
“Sì, esatto.” confermò Naruto, versando l'acqua bollente nelle tazze e lasciando che le foglie di tè la colorassero lentamente
“Tra l'altro, stavo proprio pensando che è una scena terribilmente cinematografica: un bel flashback pieno d'azione, da contrapporre alla tranquillità con cui i tre – ormai ragazzi – discutono. Mi era piaciuto molto, quel pezzo.”
“Grazie.” lo liquidò velocemente Sasuke
“Ma il mio problema viene ben dopo: sono arrivato al settimo capitolo e non so come andare avanti. Mi sono completamente arenato, e non ho ancora in testa un benedetto finale per questo libro e – quindi – per la nostra sceneggiatura.”

“Ok...” riprese l'altro, portando di là un vassoio con due tazze, un paio di cucchiaini ed un'arbanella in cui era conservato lo zucchero.
“Nei quattro capitoli dopo, per farla breve, si delineano sempre di più i rapporti tramite qualche scena di intimità tra la protagonista femminile e i due ragazzi. Prima uno rimane chiuso con lei nello spogliatoio della palestra – scena banale, lo so, però mi piaceva –, poi l'altro si ritrova, per puro caso, a prendere una bevanda calda al bar, anche lui completamente da solo con la tipa.
Infine, dopo qualche considerazione tramite cui i due cominciano a capire di essere innamorati della giovane, i tre partono in gita e i primi due capitoli sono semplicemente di presentazione dei comprimari, dei luoghi in cui si svolgerà l'azione, più una piccola parentesi su una coppia secondaria – scena che ho intenzione di togliere, nella sceneggiatura.”
“Uhm, e tu... - ah, zucchero quanto ne vuoi?”
“Due, grazie.”
“Bene, dicevo...” fece, versando i due cucchiaini nella tazza del moretto
“tu quanto vorresti farlo durare, il romanzo?”
“Non so... come hai visto, tutti i capitoli sono piuttosto lunghi... forse una quindicina, o una ventina di capitoli potrebbero andare bene.”
“E siamo solo al settimo, quindi è troppo presto perché almeno uno dei due – magari quello più esuberante – si confessi” constatò il biondo.
“Sì, e poi anche loro non sono mica sicuro di quello che provano.”
“Mmh...”
I due cominciarono a fissarsi in silenzio, ognuno pensando a come dare una certa svolta alla storia, ma senza essere troppo definitivi: il romanzo aveva ancora tanto tempo e tanto spazio per respirare e mostrare ciò che aveva da dire, quindi bisognava essere diretti, semplici, non banali e cercare di non mettere paletti troppo fissi. Ci voleva qualcosa che cambiasse leggermente gli equilibri, ma senza niente di irreparabile: purtroppo, essendo un romanzo sentimentale senza traccia di fantasy o altri generi, era difficile trovare una scorciatoia efficace.
Ad un certo punto, Naruto prese il fascicolo rilegato di rosso dove vi era il racconto di Sasuke e cominciò a sfogliarlo con molta calma, leggendo qua e là qualche pezzo, cercando forse un'ispirazione che tardava ad arrivare. Poi, pensando alla situazione della gita e all'introduzione di altri compagni di scuola, gli venne l'illuminazione.
“E se inserissi un nuovo personaggio, femminile, che fa la corte ad uno dei due ragazzi? In fondo, sino ad ora hai analizzato bene i pensieri del duo maschile, ora tocca dare un po' di spazio anche alla protagonista.”
“Non è male, sai? E... e se il nuovo personaggio fosse indeciso tra chi dei due gli piace, così da provarci un po' con l'uno e un po' con l'altro, almeno all'inizio? Così lei può cominciare a provare una certa gelosia, ma senza mai sbilanciarsi in favore di uno dei suoi amici in particolare. E anche a livello di decisione definitiva, la nuova potrebbe prima puntarsi su uno – venendo rifiutata – e poi sull'altro.”
“Mi piace molto, sai?” si complimentò il biondino.
“Beh, è anche merito tuo. L'idea principale è venuta a te!”
“Siamo una squadra, dopotutto.”
A quelle parole, calò il silenzio più assoluto. I due, sorridendosi, presero le rispettive tazze e le fecero cozzare l'una contro l'altra. Improvvisamente, però, il ragazzo dai capelli color dell'ebano sembrò incupirsi. In fondo al cuore, serbava l'ennesima brutta notizia per il povero Naruto, e se ne rendeva conto.
“Senti, Naruto...” fece, con un filo di voce
“ti avevo promesso che – se fossimo diventati rivali – te l'avrei dovuto dire, no?”
L'altro annuì.
“Ecco, il momento è giunto. A me piace Sakura. Mi piace tanto, davvero tanto.”
Quelle parole furono come una pugnalata – ancora una – nel petto del biondo: per un attimo si sentì mancare il respiro e la vista gli si annebbiò, come se le lacrime fossero pronte ad uscire da un momento all'altro. Poi, però, si riprese quasi immediatamente e – poggiando la propria tazza sul vassoio – si alzò con uno scatto.
“Senti, io devo andare da una parte. Scusa, ma devo proprio scappare: se vuoi aspettarmi, possiamo parlare dopo del resto del romanzo. Se no, esci con me... oppure rimani un po' qui e poi tirati dietro la porta, tanto qui non c'è nulla da rubare. Scusami, eh! Scusa tanto!”
E, urlando quelle parole, si gettò a prendere la giacca ed uscì di casa, sbattendo la porta. Uchiha, completamente sconvolto da quella reazione, non poté far altro che finire in santa pace la sua tazza di tè.
“E' Earl Grey al bergamotto, cretino. E due cucchiaini di zucchero sono decisamente troppi.”

*****************************************************************************************

Buongiorno gentaglia! Questa volta, per fortuna, sono riuscito ad aggiornare abbastanza preso: sto approfittando dei giorni liberi che mi separano dall'inizio dei corsi... durante i quali dovrò svegliarmi tutti i giorni alle sette del mattino: sbattone. Assurdo sbattone. Per quanto riguarda il capitolo, scopriamo che a bussare alla porta di Naruto era il buon Sasuke che – dopo una digressione sulle varie qualità di tè e qualche buona idea riguardante il romanzo – spara la seconda bomba nel giro di pochissimi capitoli: anche lui è “innamorato” di Sakura – anche se si premura decisamente dal dire quella parola – e il povero Naruto, che inizialmente sembra aver raggiunto il limite massimo di sopportazione, parte ai cinquanta all'ora, sboccando del tutto, e dovendo andare chissà dove. Quindi... dove si starà dirigendo Naruto? E, siccome in questo capitolo ancora non l'abbiamo scoperto, chi mai avrà bussato alla porta di Sakura? Ma passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: In effetti, ammetto che ero combattuto tra “figaggine” e “figosità”: figosità è più per le cose, per gli avvenimenti, in effetti. Ah, e poi conosco abbastanza bene i termini “prono” e “supino”... il professore con cui ho dato l'ultimo esame si chiama proprio Prono, e le battute su quello si sprecavano... però, semplicemente, non mi piacciono. O, comunque, contando che ho sempre cercato di tenere uno stile – che poi è il mio – molto “ciofane” (ovvero, “giovane” XD) e “orale”, mi stonavano un po' con il resto del discorso. E i trattini... ah, sono il mio grande amore, soprattutto nei capitoli in cui mi dedico ai pensieri dei personaggi: sarà perché io tendo ad aprire enormi incisi all'interno dei miei pensieri, quindi faccio lo stesso quando scrivo xD E poi li trovo molto più stilosi che mettere duecento virgole in una frase di tre parole (come mi verrebbe da fare altrimenti!) ù____ù
Buona giornata e grazie di aver letto, recensito, seguito e messo trai preferiti la mia fanfic a tutti! Ci sentiamo al prossimo capitolo, ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Me lo prometti? ***


Naruto XIV
Me lo prometti?

Sakura, dopo essersi tirata giù la manica della divisa scolastica che aveva ancora addosso, andrò lentamente ad aprire la porta. Era piuttosto tardi e non si aspettava visite quella sera, quindi non riusciva davvero a capire chi potesse essere. Per un attimo, fu incerta sul da farsi: non voleva aprire la porta ad un mascalzone o, peggio, a qualche ladro o assassino. Però, in fondo, non è che tenesse poi così tanto alla vita: ultimamente le cose erano migliorate molto, tuttavia vi era sempre dietro l'angolo quella sensazione.
In ogni caso, finalmente si decise e aprì la porta, trovandosi davanti uno spettacolo che quasi la fece sobbalzare: era stato Naruto a bussare. Aveva il fiatone, gli occhi azzurri spalancati che la osservavano come se volessero leggerle il pensiero ed era completamente fradicio, con i capelli color del grano che gli ricadevano sul volto e quasi si appiccicavano alla pelle.
"Naruto... cosa ti è successo...?" chiese, spaventata.
"Ti..."
Pausa, poi prese coraggio.
"Ti devo parlare."
"Sì, entra." fece lei
"Ma... come mai sei ridotto così?"
Il giovane varcò la soglia di casa e sentì immediatamente un dolce tepore avvolgergli le membra: fuori aveva preso freddo ed acqua, ma in quel momento cominciava a sentirsi un po' meglio. Gli ci volle qualche secondo per riordinare le idee e capire cosa l'amica le avesse chiesto.
"Ridotto così...? Ah, niente, è che fuori piove e sono venuto qui di corsa..."
"Senti... se non hai troppa fretta, puoi andare a farti una doccia e mettere gli abiti ad asciugare, nel frattempo ti do alcuni di mio padre. E, magari, ti preparo un tè caldo."
Malgrado lo avesse appena bevuto a casa sua, il biondo scoprì di avere decisamente bisogno di un tè. Soprattutto se caldo. E ancora meglio se accompagnato da doccia e panni puliti, con cui riposare. Inizialmente, era andato lì con l'idea di investire Sakura con tutto ciò che le voleva dire, ma ora non riusciva proprio a ragionare: gli animi gli si erano un poco raffreddati ed era subentrata una stanchezza allucinante. Tanto, ormai, lei era lì e lui si trovava in casa sua: c'era il tempo per ogni cosa.
Così, mentre la ragazza andò nella camera dei suoi genitori a cercare una maglietta e dei pantaloni, il biondino si fiondò nel bagno ed aprì a tutto getto l'acqua calda: quella nuova fonte di calore e di pulizia gli inondò il corpo, partendo dal viso e andando sempre più giù. Lui si passò le mani sulla faccia, pulendosela dalla pioggia che lo aveva investito una volta uscito di casa. Poi, sorrise: gli venne in mente l'immagine di Sasuke, completamente stranito, rimasto da solo in casa sua.
Lanciò un'occhiata al ripiano dei saponi, e prese un doccia schiuma al cocco: sentiva pian piano la stanchezza e la sporcizia andarsene, lasciando spazio ad un'assoluta pace dei sensi. Sì massaggiò il busto e le gambe, poi sfregò bene sotto le ascelle: voleva essere pulito e candido come un bambino, una volta uscito da lì.
Posò il sapone che aveva preso prima e, sempre facendo un'accurata selezione, decise di utilizzare lo shampoo per capelli grassi: purtroppo, il suo rapporto con la capigliatura che si era ritrovato non era decisamente grandioso. Non riusciva mai a pettinarseli come voleva, e gli rimanevano costantemente sparati sulla testa. Adesso, con quell'ammorbidente, sperava di ottenere un risultato un pochetto migliore.
Poi, appena ebbe finito di lavarsi, prese un asciugamano pulito e si asciugò, per poi legarselo attorno alla vita. Mettendosi ai piedi un paio di ciabatte che Sakura gli aveva dato in precedenza, fece per affacciarsi alla porta del bagno per avere i suoi vestiti, ma si ritrovò subito davanti la sua amica, che non riuscì a non gettare un occhio al fisico abbastanza scolpito – per essere uno studente delle medie, era decisamente robusto – del giovane.
Così, arrossendo violentemente, gli porse una maglietta bianca di due taglie più grande e dei pantaloncini blu che – per fortuna – potevano essere stretti con l'elastico. Una volta finito di infilarsi quegli indumenti, raggiunse la ragazza con i capelli rosa in cucina, che già lo aspettava davanti ad un tè fumante: forse complice lo spettacolo di poco prima, sembrava che si vergognasse anche solo ad alzare gli occhi e si limitava ad osservare la sua tazza.
Il biondino si sedette davanti a lei e cominciò a sorseggiare la bevanda calda: immediatamente, il tepore gli inondò lo stomaco e glielo solleticò piacevolmente. Poi, una volta posata nuovamente sul tavolo la tazza in ceramica, cominciò a parlare.
“Ok, credo sia giunto il momento che ci parliamo chiaramente.”
In quel momento, anche Sakura lo guardò negli occhi: aveva uno sguardo deciso, molto più di quanto non gli avesse mai visto.
“Va bene...” biascicò, timorosa.
“Devo ammettere che la notizia su Sasuke mi ha un po' colpito...” iniziò, con un sorriso amaro in volto.
La giovane, dal canto suo, non poté che sentirsi ancora più pentita di quello che aveva fatto: non voleva perdere un caro amico per una cazzata del genere. Però, al contempo, era impossibile uscire da questa storia senza che qualcuno si facesse male.
“Ci ho pensato molto, questo pomeriggio: inizialmente, se devo essere sincero, avrei voluto lasciar perdere te e Sasuke, starmene per conto mio e – magari – tornare da mio padre.”
Un brivido corse lungo la schiena della rosa.
“Però, ho capito immediatamente che era una sciocchezza bella e buona. Io tengo troppo a te per lasciarti perdere e – anche se so perfettamente che non servirà a nulla – volevo farti sapere che io a te non rinuncio. Ora so soltanto di partire svantaggiato, che hai già qualcun altro nel cuore, ma combatterò per farti cambiare idea. E' una pazzia, me ne rendo conto, ma sono fatto così: prendere o lasciare.”
“Prendere.”
Sakura aveva sussurrato così piano, che quasi Naruto non era riuscito a sentirla. Poi, si schiarì la voce e continuò.
“Prendere, Naruto. Non ti posso promettere che i tuoi sforzi verranno ricompensati, ma accetto che tu combatta per il mio cuore: anche se per il momento voglio molto bene a Sasuke e mi piace tantissimo, voglio aspettare prima di dirgli cosa provo. Voglio aspettare te, vedere cosa hai in mente e – forse – sotto sotto sperare che tu riesca a farmi cambiare idea. Ti voglio bene, Naruto, e non voglio perderti.”
La ragazza si alzò e tese le braccia per stringere a sé l'amico, ma in quel momento la manica – che era rimasta impigliata al tavolo – si tirò su e mise in mostra i segni rossi di alcuni tagli fatti qualche tempo prima. Immediatamente, il biondo prese la giovane per il braccio e la tirò – con dolcezza, ma anche tanta decisione – a sé.
“E questi, cosa sono?”
“N-niente!” fece l'altra, tirando via il braccio e portandoselo al petto.
“Sakura, cosa sono?”
Ancora una volta, Uzumaki era serio come non mai: non era stupido ed aveva intuito qualcosa, ma ora voleva sentirsi raccontare tutta la verità. E lei, riuscendo a leggere chiaramente dietro ai suoi occhi azzurri come il mare e come il cielo, non riuscì a trattenersi quanto avrebbe voluto e spiattellò tutto.
“Sin dalle elementari, sono sempre stata presa in giro per i miei modi di fare un po' da maschiaccio e per questi stupidissimi capelli rosa che mi ritrovo: ho sempre desiderato sparire e – fingendomi musona – dopo un po' ci sono riuscita. Però, da quel momento in poi, sono stata etichettata come misantropa e, nuovamente, tutti mi prendevano in giro, parlavano male di me alle mie spalle e mi evitavano come la peste.
Ai tempi ero troppo piccola, quindi mi limitavo a passare le mie notti a piangere: è stato l'anno scorso, in prima media, che ho trovato un altro metodo molto efficace per sfogare il dolore che sentivo qui, dentro al petto.
” Naruto rabbrividì.
“Mi piace molto disegnare e ho sempre usato i compassi, sai...? Però, mi ci sono voluti anni per capire che – incidendomi la carne – quella minuscola puntina mi avrebbe potuto salvare la vita. Così, è dall'anno scorso che – ogni santo giorno – torno a casa e mi ferisco finché non mi sento contenta. Ovviamente, i miei genitori non sanno nulla. Loro se ne sbattono di me.”
Vi era un sorriso amaro sulla sua bocca: l'altra causa del suo desiderio di punirsi, di farsi del male era proprio l'assenza dei genitori. Quelli le avevano sempre dato tutto ciò che poteva desiderare in termini materiali, ma non l'avevano mai amata: quella casa - e Naruto se n'era accorto sin da subito - era troppo fredda per una ragazza di quattordici anni.
La rosa fece per riprendere a parlare ma prima che potesse aprire nuovamente bocca, il biondo la tirò nuovamente per un braccio e la strinse a sé, con le sue mani e il suo corpo caldo: non le era mai capitato di avvertire un simile calore, o comunque non di questo tipo.
Quello, infatti, era affetto: nessuno mai le aveva donato il suo amore in quel modo, preoccupandosi veramente per lei e facendoglielo capire tramite i gesti più semplici. Il ragazzo, dal canto suo, tremava dall'emozione.
“Sakura-chan... non farlo mai più. Ti prego.”
“S-sì, Naruto... da quanto ho conosciuto te e Sasuke non lo faccio più, mi sento molto meglio. Il club di cinema mi ha risollevata, te lo giuro...”
“Sì,sì, va bene. Ma non ricominciare. Se sei triste, chiamami o vieni da me, ma non farti del male. Io per te ci sarò sempre, capito? Sempre. Cavoli... sto dicendo qualsiasi cosa alla velocità della luce, quasi non mi accorgo di quanto sta capitando.”
Alla ragazza dai capelli color dei petali di ciliegio scappò un sorriso e si strinse ancora più forte al giovane, dolcemente. A quel punto, riuscì persino ad avvertire il profumo di cocco della sua pelle: per un attimo solo, sentì in fondo al cuore una sensazione mai provata prima... era come se, anche se solamente per un momento, avesse capito di poter amare Naruto in maniera piena e sincera. Però, quando lui la staccò da sé, tutto quello se ne andò.
“Io mi fido di te, quindi se mi prometti una cosa, io ci credo. Quindi, ora ti chiedo in ginocchio di non ricominciare mai più a farti del male e di contare su di me, se servisse. Me lo prometti?”
La giovane, allora, si avvicinò nuovamente a lui e gli diede un bacio sulla guancia, che lo fece arrossire violentemente. Poi lo accarezzò e lo guardò intensamente negli occhi.
“Sì, Naruto. Te lo prometto.”
Infine, dopo una pausa.
Ti voglio bene.
Il biondo si sentì improvvisamente in paradiso: anche se la serata aveva preso una piega decisamente improvvisa, era felice di essere andato a trovare Sakura. E ora che lei gli aveva confidato il suo più grande segreto – raccomandandogli subito dopo di non dire nulla a nessuno, neanche a Sasuke – sapeva di essere un passo più vicino a colei che amava, e decisamente un passo avanti rispetto a Uchiha.

*******************************************************************************************

Buongiorno! Finalmente, in uno scorcio di tempo, riesco a scrivere il capitolo: per certi versi, credo mi sarebbe potuto venire molto meglio, però mi sono ritrovato ad un certo punto a non voler calcare troppo sul dramma e a risolvere la storia vera e propria di Sakura in poche righe, senza dedicarle la lunghezza data a Sasuke e Naruto. In fondo, per quanto tragica, è una storia decisamente più “normale” di quella dei due giovani, e non sapevo che altro aggiungere per renderla più interessante. Continuo a non sentirmi del tutto soddisfatto, ma va beh: in fondo, sono un perfezionista. Se troverò il tempo (che ultimamente scarseggia), correggerò qualcosina ^___^ Ma ora passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Non piacendomi i mirtilli, non so nemmeno quanto possano essere infami xD In compenso, devo provare questo tè all'arancia e cannella... m'ispira, sinceramente. E, sì, anche io sono un grande consumatore di tè (e caffè)! Riguardo Sasuke come Nicholas Sparks... oddio, quando l'ho letto e ci ho pensato, altro che sorridere: mi è scappata una risata inquietante xD In effetti, anche se bene o male sto facendo di tutto per tenerlo nel personaggio, vederlo come scrittore di romanzi d'amore fa decisamente ridere XD Naruto, invece... beh, adesso sta recuperando a grandi passi!
Ringrazio tutti quelli che seguono la fic e leggono capitolo per capitolo, grazie mille!! Dal prossimo capitolo, torniamo sulle vicende del club di cinema ;) Alla prossima, ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Si parte? ***


Naruto XV
Si parte?

Con la solita velocità con cui scorre il tempo quando ci si diverte e tutto va per il verso giusto, erano passati ben due mesi dalla notte in cui Naruto aveva scoperto il segreto di Sakura. Da allora, tra loro, non era successo più molto altro: erano tornati amici come sempre e, giorno dopo giorno, la rosa aveva rivalutato sempre più il ragazzo dai capelli color del grano. Se ai tempi la sua cotta per Uchiha sembrava quasi irreparabile, adesso i suoi due compagni di classe era quasi pari nella sua personalissima classifica di preferenze.
Il moro, che era stato lasciato solo come un pollastro dopo che era andato dal biondo a chiedergli aiuto per il romanzo e la sceneggiatura, quella sera stessa aveva atteso l'altro per poterlo insultare, salvo poi ripensarci vedendo il suo volto nuovamente sorridente e soddisfatto. Aveva anche tentato di estorcergli qualche informazione su dove fosse andato e cosa fosse successo, ma ovviamente non era servito a nulla. Così, contrariato, era tornato alla sua residenza.
Il pomeriggio dopo, invece, si era presentato alla riunione del club con buona parte della sceneggiatura già completata, mentre il professor Kakashi li aveva accolti con una grandissima sorpresa: la macchina da presa e ad altri oggetti tecnici indispensabili per cominciare le riprese erano arrivate, e i lavori potevano finalmente iniziare. Infatti, dopo essersi spartiti anche i ruoli dei tecnici, la loro avventura aveva preso piede.
Kiba, che in alcune scene aveva anche prestato il volto e la voce ad un personaggio minore – un amico dei tre protagonisti – che sarebbe apparso nel film, era diventato immediatamente l'addetto alla presa diretta del suono e al missaggio e montaggio della colonna sonora. Aveva avuto qualche esperienza in quel campo, dal momento che – fino all'anno prima – era stato bassista e produttore di una band che aveva riscosso un buon successo nel quartiere.
Anche se sul motivo per cui il gruppo si fosse sciolto giravano soltanto alcune voci e non vi era nulla di confermato, l'anno dopo si era presentato in classe con i capelli corti – prima li portava lunghi fino alle spalle – e con quei buffissimi segni a forma di "zanna" sulle guance, dicendo che aveva per sempre chiuso con la musica metal. Insomma, un mistero che ancora adesso riempe i discorsi di coloro che – a quel tempo – potevano dire "noi c'eravamo".
Temari, invece, si occupava del montaggio vero e proprio delle scene, insieme al regista: aveva ottime conoscenze nel campo, dal momento che – dopo le scuole medie – voleva assolutamente iscriversi in un liceo per tecnici cinematografici, scuola di nuova specializzazione che stava nascendo proprio in quegli anni in Giappone.
Inoltre, Naruto aveva anche intenzione di farle recitare la parte di un personaggio che, però, sarebbe apparso solo molto in là, nel lungometraggio. Aveva avuto quell'idea sin da quando aveva letto la sceneggiatura scritta fino a quel momento, e difficilmente sarebbe stato possibile farlo desistere dalle sue intenzioni: in fondo, il film era suo.
Hinata, per finire, era la segretaria di produzione: annotava debitamente tutto quello che appariva sul set, cercava e trovava gli oggetti che servivano, si assicurava che non mancasse nulla in scena e agli attori. Insomma, era una sorta di assistente personale del regista e – per questo motivo – passava tantissimo tempo con il biondino. La cosa, inutile dirlo, dopo un po' aveva cominciato ad irritare profondamente Sakura, che però se n'era fatta ben presto una ragione.
In fondo, la loro amicizia era ben più forte che un semplice rapporto di lavoro, e poi Naruto era innamorato di lei, gliel'aveva detto a chiare lettere. Anche se, quando si ritrovava a pensare certe cose, ne rimaneva persino lei un po' stupita: non avrebbe mai e poi mai pensato di essere gelosa di Uzumaki, cosa impossibile fino a pochissimo tempo fa. Prima o poi si sarebbe dovuta scegliere tra lui e Sasuke, e la cosa le dava una pena inimmaginabile.
Comunque, con lo staff sia artistico che tecnico al lavoro ognuno sulla sua parte, le riprese erano finalmente iniziate e il film stava cominciando a prendere vita. Sin dal primo giorno, la ragazza con i capelli del colore dei fiori di ciliegio e quello con la testa che sembra un campo di grano avevano stilato un calendario fisso ed irrevocabile di ciò che andava fatto, e con quali tempistiche: così, non sarebbero arrivati con del materiale lasciato indietro al momento della partenza per la famosa località marina tanto promessa ed agognata.
Le cose, inoltre, erano partite con il piede giusto: la prima settimana di scaletta era stata rispettata alla perfezione e, anzi, erano persino riusciti a girare un paio di scene minori in più, giusto per essere sicuri in caso di rallentamenti successivi. L'atmosfera che si respirava era di grandissima euforia e tutto procedeva alla grande.
Sasuke, che inizialmente preferiva scrivere da solo, aveva preso l'abitudine a venire alle riprese per farsi due risate con gli altri e buttare giù il resto della sceneggiatura mentre sentiva in sottofondo i suoi compagni che si impegnavano al massimo. Sul set si stava veramente da favola e tutto sembrava essere il più naturale possibile, anche durante gli imprevisti.
Problemi che, però, non tardarono ad arrivare: dopo un mese, all'incirca a metà di quel periodo di lavorazione, era giunta la Grande Festa del Cioccolato, che si teneva ogni anno in quell'istituto e che solitamente faceva più vittime del dovuto. Tanto da mangiare a poco prezzo finiva con il rinchiudere i poveri studenti in bagno per giorni, o almeno i più golosi.
E fu quello che successe ad uno dei tre attori protagonisti del film: anche se Chouji – per via della stazza – potrebbe sembrare il candidato ideale, in realtà fu la gracile Ino a farne le spese. Così, cinque giorni sfumarono completamente nel nulla perché la ragazza non riusciva neanche ad uscire di casa senza dover andare in bagno ogni dieci minuti.
Quello, forse, fu il momento di tensione più grande: Naruto, ad un certo punto, sembrava davvero sul punto di esplodere nel riorganizzare tutta la scaletta, riprendendo solamente le scene in cui apparivano i due ragazzi. Ma, anche grazie al supporto morale di Sakura, il biondo riuscì a cavarsela anche quella volta.
Nonostante tutto, l'atmosfera non era stata assolutamente rovinata e il ritardo era facilmente recuperabile: era ovvio che non potesse andare tutto sempre liscio, ma è anche giusto saper dimostrare di essere in grado di superare le difficoltà, quando serve. Con un sorriso sulle labbra, anche gli ultimi trenta giorni sembrarono passare in un lampo, divertendosi e lavorando tutti insieme, fianco a fianco, sostenendosi a vicenda.
Molte volte era stancante rimanere fino a notte fonda a vedere e rivedere le immagini per capire cosa tenere e cosa scartare, cosa lasciare così e cosa rifare, ma i risultati era tutto sommato molto buoni: il gruppo era diventato man mano sempre più unito e, ormai, bastava loro solo un gesto o un cenno per intendersi alla perfezione. Inoltre, pochi giorni prima della data prefissata per andare in gita, Sasuke aveva annunciato che gli mancava più da scrivere il finale, anche se ce l'aveva completamente in testa.
Tuttavia, quando il biondino gli chiese almeno di raccontarlo, l'altro si rifiutò: quella doveva essere la sua sorpresa alla troupe e l'avrebbe consegnato a chi di dovere soltanto all'ultimo momento. Divertito, Naruto accettò di buon grado le condizione poste dall'amico e si impegnò ancora di più a far passare in fretta le ultime scene mancanti.
L'ultima settimana fu quasi di festa: malgrado la grandissima concentrazione, l'aria era più che mai distesa, serena e divertita. La primavera era arrivata e una leggera brezza calda aveva cominciato a solleticare la pelle dei ragazzi, che vedevano l'avvicinarsi della nuova stagione come una nuova fonte di grandissime energie. La recitazione dei tre protagonisti, poi, con il tempo era diventata sempre migliore e Ino stava davvero sorprendendo per la sua bravura.
Ormai, mancava poco, ma anche la parte più importante: le scene in cui si mostrava la nascita dell'amore e dei rapporti all'interno del gruppo erano state girate e ora si entrava nel vivo della storia. La giovane avrebbe dovuto innamorarsi di entrambi, ma sceglierne solo uno, distruggendo per sempre il loro trio.
Quelle, che erano le scene più difficili di tutte sia da un punto di vista tecnico che della recitazione, erano state lasciate apposta per la grande gita. Ed è così, in maniche corte e pronti al calore di Okinawa, che si è arrivati al punto di partenza: erano passati due mesi dalla notte in cui Naruto aveva scoperto il segreto di Sakura, e il club di cinema doveva incontrarsi alla stazione per partire, finalmente.
I primi a giungere sul posto furono proprio i due responsabili della produzione: il biondo aveva una maglietta bianca e dei pantaloni arancioni che gli arrivavano fino al ginocchio, mentre si portava dietro uno zaino in cui era riuscito a mettere tutti i cambi. Kakashi, che era già arrivato la mattina presto, invece si era occupato di portare e caricare già sul loro treno – avrebbero preso lo shinkasen – tutta l'attrezzatura tecnica.
Sakura, invece, aveva una magliettina rosa chiaro – finalmente senza maniche, ora che le cicatrici si erano rimarginate e rimanevano solo segni invisibili – che le metteva in mostra l'ombelico, e dei pantaloni più scuri ma dello stesso colore, che le scoprivano le belle gambe che si ritrovava. Il regista, vedendola arrivare, aveva perso ancora di più la testa per lei.
Inoltre, si portava dietro un trolley pieno di roba per cambiarsi, ma anche di appunti sulle riprese che avrebbero fatto in quella settimana intensiva a base di cinema, calore e mare, in quel del sud del Giappone. Appena giunse al punto di ritrovo, dietro di lei spuntò anche Sasuke: jeans e maglia blu scuro, zainetto con poche cose dentro e solita espressione un poco scazzata, ma molto solenne. Entrambi, però, si domandarono come faceva a non morire dal caldo, conciato così.
Ben più discinte erano le tre ragazze: Tenten – che aveva agito da tuttofare durante le riprese, fino a quel momento – aveva una maglia rosa e dei pantaloncini blu; Temari una camicia bianca che le copriva a malapena il seno e poco dell'addome, ed una gonna viola; Ino un top e dei pantaloncini, anch'essi viola. Inoltre, avevano tutte e tre le valigie completamente strapiene di roba e che sembravano sul punto di esplodere.
Decisamente più discreti Kiba ed Hinata, che erano arrivati – come al solito – insieme: maglia bianca senza maniche e pantaloncini di jeans per lui, pantaloni di flanella viola chiaro e maglia nera a maniche corte per lei. Per risparmiare spazio, avevano preso una valigia abbastanza grande e l'avevano riempita in due. Anche se la versione ufficiale era che si conoscevano sin dall'asilo, i sospetti che quei due fossero una coppia cominciavano a farsi decisamente più che fondati, secondo i loro compagni di club.
Mentre tutti quanti si erano messi a parlare del più e del meno, giusto in tempo arrivarono anche Chouji e Shikamaru: entrambi vestiti semplici, con maglietta e pantaloncini, e anche loro – come gli altri ragazzi della compagnia – con uno zaino sulle spalle, che conteneva tutto ciò di cui avevano bisogno. Le ragazze avevano sempre invidiato la capacità dei maschi di portarsi dietro poca roba, assolutamente indispensabile.
Comunque, ormai l'eccitazione era alle stelle e, quando il treno arrivò al binario, raggiunse il suo momento più alto. La Yamanaka non sembrava riuscire a stare ferma e si agitava in continuazione. Poi, con uno strano luccichio negli occhi, accolse l'arrivo del convoglio.
“Si parte?” chiese, con sorriso sulle labbra.
Sakura e Naruto sospirarono sorridendo, e si guardarono dolcemente. In quel momento, una fitta sconosciuta prese Sasuke al petto, ma il bel tenebroso decise di non prestargli attenzione.
“Si parte” sentenziò, infine, il regista.

**********************************************************************************************************

Buonasera! Eccoci di nuovo qui, dunque. Mi scuso per il ritardo, sono piuttosto impegnato in questo periodo. Per il resto, capitolo abbastanza di passaggio e in cui non succede nulla, quindi non granché: piuttosto, un sunto di quanto fatto dal club di cinema in questa parentesi di due mesi, e finalmente la partenza della gita che sconvolgerà per sempre i rapporti tra i nostri giovani protagonisti, più due personaggi di secondo piano... insomma, ne vedremo delle belle! Ma ora, passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Sì, devo ammettere che mi sono divertito parecchio a giocare sui tempi a 'sto giro... ma il merito va tutto al fatto che stavo facendo scoprire Tarantino ad una mia amica, e “Pulp Fiction” mi ha messo l'idea... xD E... sul romanzo di Sasuke, mi sembra evidente che non sarà del tutto staccato dalle vicende dei nostri tre protagonisti... bisogna solo vedere in che misura, e soprattutto se i due finali coincideranno!
feffuccia90: Grazie mille! Ci ho messo un po' ad aggiornare, ma eccoci di nuovo qui!
Mary_90p: Ok... io ho un'amica del '90 che si chiama Maria, quindi direi che mi stai già simpatica a prescindere xD No, va beh, cazzeggio a parte... sulla questione “carattere dei personaggi”, come mio solito negli AU, tendo a prendere le parti dei caratteri originali che più mi fanno comodo e cambiare leggermente su quello che rischia di essermi d'intralcio, tentando di non finire eccessivamente OOC, ma sapendo anche di non essere mai perfettamente IC. Per esserlo perfettamente, a mio modo di vedere, si potrebbe solo ambientare la storia del mondo di “Naruto”... xD
Grazie a tutti quelli che hanno letto, commentano e seguono la fanfic! Ed ora, anche se un po' in ritardo, un personalissimo minuto di silenzio per quanto successo in Giappone l'11 marzo. Non voglio aggiungere altro, solo che mi sono rifiutato di vedere i video della tragedia e il solo numero di vittime e dispersi mi mette i brividi. E con questo, chiudo.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** La vita non è un film, vero? ***


Naruto XVI
La vita non è un film, vero?

La situazione sembrava disperata: Ino era caduta in acqua dalla boa su cui era salita, e scivolando si era distorta una caviglia e il dolore al piede le impediva di nuotare. Chouji e Shikamaru erano entrambi troppo lontani per aiutarla, ma non esitarono neanche un secondo a buttarsi in mare per la loro amica: dopo qualche metro, vi era tanta foga nella loro nuotata che sembrava quasi una vera e propria sfida tra i due.
Prima metteva la testa avanti Nara, poi lo stesso faceva Akimichi: erano sempre spalla a spalla, tentando di precedersi con tutte le loro forze. Il grado di competizione che vi era tra i due amici sembrava essere dato da qualcosa di altro, di esterno alla situazione: loro volevano salvare Ino, è vero, ma avevano anche tutta l'intenzione di precedere l'altro in quella gara per stringere tra le braccia la ragazza che amavano.
Con uno scatto quasi sovraumano, il più robusto dei due riuscì a prendere qualche metro di vantaggio proprio durante le battute finali di questa improvvisatissima sfida e, allungando il braccio destro, toccò la vita sottile della Yamanaka: senza pensarci un secondo di più, la strinse contro sé stesso e riuscì così a salvarla. La ragazza, dunque, si aggrappò alla corporatura abbondante di lui, abbracciandolo e ringraziandolo, in lacrime.
I loro visi non erano mai stati così vicini, e per un secondo – quando si osservarono negli occhi per un lungo attimo – sembrò quasi che fossero sul punto di baciarsi...
“Stooooop!!”
Naruto interruppe immediatamente l'azione, con un grande sorriso sul viso: la scena era venuta veramente bene e non poteva che essere soddisfatto per l'interpretazione dei suoi protagonisti. Soprattutto alla fine, sembrava quasi che Ino e Chouji fossero davvero due innamorati sul punto di sciogliere la loro passione in un lungo, ardente bacio. Ma, riscoprendosi a pensare in maniera così focosa all'amore, il biondino arrossì violentemente e passò oltre.
“Siete stati grandi, grandissimi! Tornate pure a riva, ragazzi!”
I tre, allora, non se lo fecero ripetere due volte e raggiunsero i loro amici, anch'essi con un bel sorriso sulle labbra. L'unico che sembrava leggermente rammaricato dal dover lasciar andare la ragazza che teneva per i fianchi era Akimichi, ma l'unica ad accorgersene fu – con la coda dell'occhio – Sakura, che sorrise tra sé e sé.
Il primo giorno di riprese nella località marina che avevano appositamente scelto per il film lei e Kakashi stava andando alla grande e – a quanto pareva – dietro le quinte sembravano poter nascere dei rapporti capaci di andare oltre alla professione o all'amicizia. Però, in fondo, quelli non erano affari suoi e la ragazza dagli occhi verdi decise di non immischiarsi ulteriormente nella faccenda. In cuor suo, però, sperava nei buoni sentimenti di Chouji e – soprattutto – che Ino la smettesse di badare solo alle apparenze, e desse importanza anche all'interiorità delle persone.
“Tutto bene, Sakura?”
A svegliarla da quei pensieri fu la voce profonda e lievemente preoccupata di Sasuke, che la stava osservando già da un po'.
“Qui stiamo tutti festeggiando per la buona riuscita della scena, mentre tu sembri avere la testa da un'altra parte. E' successo qualcosa?”
Imbarazzatissima, la giovane si affrettò a chiarire ogni dubbio.
“No, figurati, sto benissimo! E' solo... niente di importante, davvero.”
“Ok” biascicò l'altro, poco convinto.
Così, senza più dirsi una parola, i giovani raggiunsero il gruppo di amici e si unirono ai complimenti nei confronti di Ino, Shikamaru e Chouji. Lo spirito di squadra in seno al club di cinema si stava consolidando sempre di più, e pure la parte tecnica non sembrava avere più grande problemi, malgrado fosse la prima volta che si occupasse di suono, luci e tutti gli altri attrezzi del mestiere.
“Torniamo alla pensione, si sta facendo tardi!” annunciò il regista, vedendo il sole sparire pian piano oltre l'orizzonte.
La scena, infatti, era stata volutamente girata al tramonto, per ottenere dei meravigliosi effetti di riflesso del rosso del cielo sull'acqua del mare, dando al tutto un'atmosfera fatata e poetica. Obiettivo che, per loro fortuna, era stato centrato in pieno: una volta in albergo, infatti, Naruto rimase quasi meravigliato davanti ai giornalieri, così belli che non gli sembrava neanche di ripresi lui stesso.
Gli altri, invece, erano tutti tornati nelle loro stanze...

“Oggi sono davvero contenta, siamo stati veramente incredibili!”
Ino, come ogni sera, era andata a parlare con Shikamaru e Chouji nella loro stanza. I tre stavano brindando con del succo di pompelmo alla buona riuscita della scena pomeridiana, e la bionda era particolarmente entusiasta.
“E tu, Chou, sei stato davvero grandioso! Lo sguardo finale che mi hai fatto – cavoli! – sembravi seriamente innamorato di me!”
Il ragazzo, a quel punto, sorrise debolmente e alzò nuovamente il bicchiere, come per sviare il discorso. Nara, che aveva capito benissimo cosa frullasse per la testa al compagno, lo seguì a ruota e lo stesso fece la Yamanaka. Ormai, quei tre erano come inseparabili: le loro famiglie erano molto amiche e loro si conoscevano e giocavano insieme sin da quando erano bambini.
Gli Akimichi, i Nara e gli Yamanaka si vedevano quasi ogni giorno per discutere tra di loro della vita, del lavoro – i padri lavoravano tutti quanti per la stessa compagnia – e di varie altre cose noiosissime per un gruppetto di mocciosi, che infatti se ne stavano per i cavoli loro, nella stanza una volta dell'uno, l'altra dell'altro, e l'altra dell'altro ancora. Ormai, erano come fratelli adottivi ed il loro rapporto era a dir poco idilliaco.
Crescendo, infatti, avevano cominciato a frequentare sempre le stesse scuole, finendo inoltre nella stessa classe: alle elementari, e poi anche alle medie. Per quanto riguardava le scuole superiori, avevano piani molto simili e – molto probabilmente – sarebbero rimasti ancora per qualche anno compagni di classe.
Tuttavia, come succede spesso nelle compagnie miste, ultimamente uno dei tre aveva cominciato a cambiare completamente il modo in cui vedeva la ragazza del gruppo: Chouji, infatti, aveva cominciato a covare una cotta segreta per la ragazza dagli occhi color del mare, che con il tempo sembrava essersi trasformata in qualcosa di molto più serio e, purtroppo per lui, assolutamente spaventoso.
Shikamaru, da bravo osservatore, si era ovviamente accorto di ogni cosa, ma non vi aveva mai messo bocca: sarebbe stato lui, il suo migliore amico, a parlargliene quando ce ne fosse stato bisogno. E poi, detto in tutta sincerità, a lui dell'amore non è che gliene fregasse proprio granché: era giovane e non voleva ulteriori scocciature oltre alla scuola e a questo club di cinema a cui l'avevano trascinato i suoi due amici.
Anche se non l'avrebbe mai ammesso di sua spontanea volontà, però, quella del club non era stata un'idea poi così cattiva, malgrado non venisse da lui e fosse pure abbastanza impegnativa: in fondo si stava divertendo anche lui e recitare non era poi così male. Poi il gruppo era simpatico e qualche persona ragionevole c'era. L'unica che proprio non riusciva a soffrire, invece, era una delle amiche di Ino: quella Temari riusciva sempre a farlo irritare, ogni volta che le parlava.
Avrebbe voluto lamentarsene con la Yamanaka, però sapeva perfettamente che non sarebbe servito assolutamente a nulla, quindi cambiò immediatamente idea e lasciò correre pure su quella noiosissima seccatura che gli era capitata. Se non altro, però, non faceva che confermare la sua teoria: le donne erano un grandissimo, enorme impiccio e bisognava starne il più lontano possibile. Motivo per cui non è che capisse poi così bene Akimichi, ma di certo non sarebbe andato a dirglielo: nella sua posizione, poteva solo osservare, ascoltare e provare ad aiutare.
Poi, un'immagine malata gli passò per la testa: Ino e Chouji erano i protagonisti del film e, se Sasuke avesse scelto un finale giusto per il suo piano, questa poteva essere un'occasione ghiottissima per loro due. Solo qualche secondo dopo, però, si ricordò che si era ripromesso di non mettere naso nelle faccende dell'amico, almeno fino a quando non fosse venuto lui a parlargliene direttamente.
“Bene, ragazzi... non so voi, ma io ho un sonno pazzesco! Vi saluto e vi auguro la buona notte, se non vi dispiace!”
I due, così, salutarono la bionda e la videro zampettare allegramente fuori dalla loro stanza. Una volta rimasti soli, poi, si riempirono i bicchieri e – senza dire una parola – fecero l'ennesimo brindisi al succo di frutta. Infine, sempre con il bicchiere alzato, si guardarono un attimo negli occhi e si sorrisero, anche se uno dei due sembrava amareggiato da qualcosa.
“Oggi sei stato davvero bravo, Shika” fece Chou, senza convinzione.
“Beh, tu sei stato meglio!” fece l'altro
“Durante la scena finale, lo sguardo che hai lanciato a Ino... sembravi davvero...”
“Innamorato?” chiese il giovane dai capelli più chiari, con il solito mezzo sorriso
“Beh, temo non sia granché recitata, quella parte...”
Poi, così dicendo, si gettò con la schiena contro il materasso, osservando la luce della stanza fino a farsi lacrimare gli occhi.
“Anche lei sembrava piuttosto presa, però. Magari...”
“Lei è una brava attrice, Shikamaru. Ed una bellissima ragazza, decisamente non adatta ad uno come me...”
“Un ragazzo dolce e gentile, sempre pronto a sacrificarsi per gli altri? Ino non è una stupida, anche se spesso e volentieri si comporta da oca. Vedrai che...”
“Che cosa?”
Poi, riprese dopo una pausa.
“So benissimo che durante le riprese sembriamo assolutamente affiatati, ma la questione è che Ino ha talento. Lei recita, capisci? E... la vita non è un film, vero?”
Dopo un'altra pausa, Shikamaru si decise a rispondere. “Non lo so come sia la vita, sinceramente. Ho quattordici anni e non voglio saperlo, a dirla tutta. Non so se è come nei film, se è meglio oppure se è peggio. Non lo so, e non mi interessa. Però c'è una cosa che voglio dirti. Anzi, un paio. Punto primo: se davvero vuoi bene a Ino, allora dovresti valutarla un po' di più.”
“Eh?”
“Tu pensi di non essere abbastanza per lei e che non voglia stare con te perché non sei un bel ragazzo, giusto? Ebbene, questo è sbagliatissimo: se le vuoi bene, allora non devi pensare a lei come ad una persona così superficiale! E' una ragazza profonda, anche se non lo da a vedere, e tiene molto a te...”
“Ma non come vorrei io...”
“Non lo puoi sapere! E qui arriva il secondo punto: non essere come me, vivi la tua vita al massimo! Sei un ragazzo buono e gentile, vedrai che la conquisterai. O, almeno, non potrai dire di non averci provato! E' meglio vivere con dei rimorsi, che con dei rimpianti. Ti aiuto io, davvero.”
“Cosa?”
“Ti aiuto io, Chou.”

***********************************************************************************************************

Buonasera! Mi scuso tantissimo per il ritardo negli aggiornamenti, ma ho avuto un periodo un po' pieno... soprattutto perché, dopo tanto scrivere d'amore, anche io sono riuscito a trovare la mia personalissima favola^^ Stare dietro ad una ragazza per un anno e riuscire finalmente a mettercisi insieme è qualcosa che meriterebbe una storia... ma, al momento, preferisco vivermela e continuare a scrivere le storie – inventate, almeno spero... – degli altri^^ In questo capitolo escono allo scoperto i sentimenti di Chouji, ed un aiuto insperato da parte di Shikamaru: che cosa avrà in mente il Re delle tattiche ninja!? Ma passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Sì, in effetti forse forse mi sto basando troppo sulle chiome dei nostri protagonisti xD In questo capitolo ci sono stato più attento e, a parte qualche “il biondo”, “la bionda” - abbastanza innocenti, me lo concedi... xD – ho tenuto un profilo basso xD Per il resto... sì, in effetti è vero che sono i dettagli che vengono fuori nei capitoli “di transizione” a fare davvero i personaggi, e poi sono anche quelli che mi divertono di più, dal momento che posso tirare fuori tutti i lati segreti dei “miei” personaggini Kishimotiani... che mi ha dedicato alcuni capitoli al mio adorato Team 10 *____* Per quanto riguarda il mare e gli shojo manga... forse qui le cose andranno un poco diverse. Ma forse. O forse no. Chi lo sa?
Mary90_p: Beh, se posso annunciare un leggerissimo spoiler sulla mia stessa storia... diciamo che questa gita cambierà per sempre i rapporti tra Naruto, Sakura e Sasuke. E vedremo anche la fine del romanzo e della sceneggiatura, ovviamente. Insomma, metà degli intrecci si scioglieranno entro cinque o sei capitoli, mentre gli altri... beh, forse ci vorranno appunto altri quattro o cinque capitoletti xD Con calma, ma manco troppa xD
Grazie a tutti quelli che hanno letto, commentato, preferito questa storia: continuate a seguirmi, mi raccomando^^ Ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Vieni con me? ***


Naruto XVII
Vieni con me?

Shikamaru stava passeggiando nervosamente avanti e indietro nella sua stanza della pensione in cui era alloggiato il club di cinema: davanti a lui, in fila, dritti dritti con il petto in fuori e la pancia in dentro, vi erano tutti i ragazzi che stavano prendendo parte alla realizzazione del film. Tutti quanti, meno Sasuke che – come ogni sera – si era rifugiato in camera sua ad ultimare la sceneggiatura: aveva promesso, ormai, che il giorno seguente avrebbe portato il finale, in modo da poterlo – ed era anche ora! – girare prima di dover tornare in città.
Nara, che due giorni prima si era offerto spontaneamente di aiutare il suo amico Chouji a conquistare la ragazza dei suoi sogni, adesso cominciava ad essere sull’orlo di una crisi di nervi e si era dovuto spingere a chiedere aiuto a tutta la truppa maschile: le ultime scene che avevano ripreso in quel lasso di tempo sembravano spingere il finale verso la coppia Shikamaru-Ino, tanto che Akimichi era stato quasi escluso dalla narrazione. E questo, dunque, significava che il piano del genio della tattica – amorosa e non – stava già cominciando ad incepparsi.
La sua idea di partenza era di utilizzare a loro favore le scene del film in cui i personaggi del suo migliore amico e della giovane avrebbero avuto delle scene abbastanza romantiche, peccato che – andando avanti con lo spoglio della sceneggiatura – non vi era traccia di altre possibilità dopo quella del salvataggio in mare. Così, stremato dal dover reinventare ogni secondo il piano d’azione, aveva finalmente deciso di coinvolgere tutti quanti.
Inoltre, dal momento che il gruppo sarebbe dovuto partire nel pomeriggio del giorno dopo, i ragazzi avevano deciso di indire una festa anticipata per la fine delle riprese: effettivamente, rimaneva ormai solo più il finale da girare, e poi era fatta. Allora, approfittando dell’occasione, Nara aveva ovviamente pensato di giocarsi le ultime carte e far diventare quella la notte decisiva dell’operazione Chou-Ino, che Kiba aveva immediatamente ribattezzato “ciuchino”.
Dopo qualche minuto di silenzio, finalmente il capobanda cominciò il suo discorso.
“Questa sera è importantissima, addirittura decisiva. E il motivo per cui vi ho chiesto aiuto è che, se no, mi sarebbe stato impossibile portare a compimento il piano. Inizialmente avevo pensato di chiedere al qui presente Naruto…”
E il biondo fece un passo avanti.
“di girare tutte le scene possibili tra Chouji e Ino, ma lui mi ha confessato che, in sceneggiatura, non ce ve n’erano più previste. Quindi, con il timore che il finale sia sulla falsa riga degli ultimi giorni di girato, ho deciso di accantonare l’idea di utilizzare il cinema a nostro appannaggio e mi ritrovo qui, ora, a chiedervi aiuto per stasera.”
Momento di pausa.
“Come vi ho già accennato, Chou ha un grosso problema sentimentale: sono un po’ di anni che gli piace Ino, ma lei non sembra filarselo, se non come amico. Questa sera, però, dobbiamo fare in modo che i due rimangano da soli e il nostro grande uomo riesca a confessarsi. Tutto chiaro, fino a qui?”
Tutti quanti annuirono, tranne Inuzuka.
“Io non capisco perché diavolo dovrei aiutarlo, sinceramente. Non è un mio problema, mi sembra…”
“Siamo una squadra, e quindi collaboreremo! Il fatto che tu abbia di che scopare con la tua dolce fidanzatina non ti estromette dal dovere morale di aiutare un tuo amico, sia ben chiaro!”
Una risata fragorosa interruppe quest’ultima frase, mentre Kiba arrossì violentemente. Chouji, dal canto suo, guardava Nara con ammirazione e un immenso senso di gratitudine: da quanto gli aveva promesso di aiutarlo, si stava impegnando davvero con tutto sé stesso per sistemare la faccenda una volta per tutte. Il fato era stato loro avverso fino a quel momento, ma quella doveva essere la serata giusta.
“Il compito di ognuno di noi…” riprese lo stratega
“è di distrarre un elemento femminile del gruppo, lasciando da soli i nostri due obiettivi entro la fine della serata, magari quando una buona dose di liquidi saranno già nelle vene delle suddette.”
“Shika…” interruppe nuovamente Inuzuka
“stiamo parlando di tè freddo e aranciata, non di alcolici…”
“Alle ragazze basta poco per partire” sentenziò l’altro.
Naruto, intanto, si dovette trattenere dallo scoppiare a ridere davanti ad una delle solite affermazioni misogine del suo compagno: ormai lo conosceva troppo bene e vi era abituato, ma in fondo erano sempre motivo di grande ilarità. Con il sorriso sulle labbra, ricominciò ad ascoltare gli ultimi dettagli del piano.
Dopo aver deciso chi si sarebbe dovuto occupare di chi, una bussata mise fine alla riunione: le giovani erano già pronte e non vedevano l’ora di cominciare a mangiare e bere, così i maschietti furono obbligati ad uscire dalla loro stanza e a sperare che tutto andasse come era stato programmato.
Uzumaki, però, aveva anche altro per la testa: nella stessa sera in cui Chouji si sarebbe dovuto dichiarare a Ino, lui aveva deciso di rivelare una cosa molto importante a Sakura. Quello era l’ultimo segreto, l’ennesima cosa non detta sul suo conto che però – a suo avviso – la rosa doveva sapere. Dopo aver fatto un gran bel respiro, si limitò ad uscire insieme agli altri.

“Cin cin!!”
La festa era ormai cominciata e tutti quanti – tranne Sasuke, che aveva avuto qualche problema di troppo con la stesura della sceneggiatura e quindi era rimasto in camera – si stavano divertendo in allegria, anche se qualche occhiata di sfuggita che i ragazzi si scambiavano ogni tanto dava a intendere che nessuno aveva perso la giusta concentrazione e tutti sapevano perfettamente qual era il loro ruolo in tutto ciò.
Kiba, anticipando i tempi e con un gran sorriso sulle labbra, aveva sussurrato qualcosa ad Hinata che, dopo essere arrossita violentemente, aveva sorriso a sua volta e lo aveva seguito su per le scale della pensione, mano nella mano. Come ogni sera, probabilmente, si sarebbero chiusi in camera a baciarsi, facendo credere di fare ben altro malgrado la giovane età. O meglio, ovviamente era Inuzuka a far intendere ben altro, la Hyuuga era sempre stata chiarissima con le amiche riguardo la sua relazione con il giovane.
Shikamaru, incredibilmente espansivo ed estroverso, stava parlando ininterrottamente da due ore con Tenten e Temari, che sembravano anche divertite dalla presenza di spirito del giovane: anche se non lo dava a vedere, era un eccellente conversatore e sapeva prendere sempre dalla parte giusta il gentil sesso. Forse era per quello che entrambe le ragazze lo guardavano ammirate, come se volessero mangiarlo con gli occhi.
Il ragazzo, però, era in realtà mortalmente annoiato da quella situazione: preferiva di gran lunga portare avanti la sua esistenza pigra e indolente, in cui si riposava la maggior parte del tempo e non intratteneva più del dovuto rapporti con il prossimo. A parte Ino – che conosceva da quando erano molto piccoli –, non aveva mai legato con nessuno ragazza e non ne sentiva neanche il bisogno: le considerava tutte, senza eccezione alcuna, stupide e superficiali.
Naruto, riconoscendo la noia profonda negli occhi del suo compagno, non riuscì a non ridacchiare sotto i baffi: era incredibile quanti sforzi Nara facesse per il suo amico Akimichi, anche se un comportamento del genere era senza dubbio lodevole ed irreprensibile. Sempre divertito, il biondo si voltò ed incrociò lo sguardo con un paio di occhi verde smeraldo e un sorriso smagliante di denti bianchissimi.
Sakura era stata tutta la sera vicina ad Ino e Chouji e – da lontano – sembrava proprio che facesse di tutto per far parlare i due: che avesse capito qualcosa dei sentimenti del ragazzo nei confronti dell’amica di una vita? Vista la sua perspicacia e la grande capacità di osservazione, Uzumaki pensò che non vi era nulla di che stupirsi. Poi, senza neanche accorgersene, si bloccò ad osservare la bellezza della ragazza dei suoi sogni.
A tredici anni la parola “amore” è solitamente qualcosa di terribilmente distante da ciò che si può provare, ma – senza ombra di dubbio – il sentimento covato in fondo al cuore dal giovane dagli occhi azzurri come il cielo era quanto di più vicino vi potesse essere, malgrado la giovanissima età. Così, sospirando profondamente, si avvicinò al gruppo e – con la scusa di volersi riempire il bicchiere di aranciata – ne approfittò per unirsi a loro: era giunto il momento di portare Sakura con sé, sia per il suo bene che per quello di Chou – e del piano di Shikamaru.
I tre, guarda caso, stavano proprio parlando delle riprese degli ultimi giorni e del poco spazio dedicato alla coppia formata dai personaggi dei due lì presenti, tanto che furono ben felici di avere il regista al loro tavolo, in modo da commentare a caldo il lavoro fatto fino a quel momento.
Con la coda dell’occhio, intanto, il biondino si accorse che l’altro gruppetto si stava allontanando, probabilmente invitato da Nara a fare un giro nei dintorni: cosa decisamente poco credibile da parte di un pigro come lui, ma le due ragazze erano troppo andate – non si sa se per via dell’aranciata o del loro interlocutore – per accorgersene.
Tra i quattro rimasti, nel frattempo, Naruto rispose – per l’ennesima volta, quel giorno – a la solita domanda riguardo questa insistenza sulla coppia formata da Ino e Shikamaru, nel film: tutta la responsabilità era del “grande assente” Sasuke, la storia era sua e Uzumaki si limitava a curare la regia.
Poi, pian piano, il gruppetto cominciò a dividersi in due: Sakura porse una domanda tecnica al biondo e – forse per effettivo interesse, forse per lasciare soli gli altri due – cominciò una conversazione fitta fitta con lui. Il cuore del ragazzo stava quasi per esplodere, vista la vicinanza al visto della giovane di cui era infatuato. Poi, ricordandosi il suo ruolo all’interno del piano e ciò che si era ripromesso di fare quello stesso pomeriggio, prese il cuore a due mani e avvicinò la bocca all’orecchio accarezzato da un ciuffo di capelli rosa.
“Ti devo dire una cosa importante… vieni con me?”

********************************************************************************

Buonasera! Mi scuso tremendamente per il ritardo (lo so, sono quasi due mesi che non posto…), ma è un periodo veramente incasinato: innanzitutto dover pensare ad un’altra persona e dover (con molto piacere, sia ben chiaro!) passare del tempo con lei rivoluziona non poco la vita di una persona. Era da anni che non avevo una storia, e certe cose non me le ricordavo mica! xD Poi la laurea si sta avvicinando e tra la preparazione degli ultimi due esami e della tesi vera e propria, ormai non ho più un briciolo di tempo: al primo week-end libero dopo – appunto – due mesi, però, mi sono immediatamente ricordato di voi! Se ho tempo, inoltre, credo che scriverò tra stasera e domani (anche se ho pure la casa da pulire…) qualche capitolo da tenere come scorta, sperando così di poterne postare uno ogni una/due settimane. Dopo le scuse di rito, però, passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Mi scuso nuovamente per il ritardo, ma come spiegato il tempo è veramente poco ultimamente! Comunque i piani di Shikamaru si ritrovano in grande difficoltà e pure lui si deve abbassare a chiedere aiuto a tutta la truppa, che però si sta impegnando a fondo nella sua missione, mentre Naruto prepara un piano parallelo, tutto per sé: quale sarà questo fatidico ultimo segreto? Come finiranno le cose tra Chouji e Ino, ora che potrebbero rimanere da soli? E tra Sakura e Naruto, ora che Sasuke è chiuso in camera a finire la sceneggiatura? I prossimi capitoli cambieranno non poco gli equilibri di questa fanfic!
Grazie mille a tutti quelli che recensiscono, leggono e seguono questa fanfic! Noi ci becchiamo al prossimo capitolo (spero presto), ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Vuoi essere la mia 'lei'? ***


Capitolo XVIII
Vuoi essere la mia ‘lei’?

Naruto e Sakura stavano camminando, vicini vicini ma muti come pesci, da una decina buona di minuti. Dopo aver passato il piccolo tratto coperto dalla sabbia della spiaggia si erano avventurati sugli scogli, senza dire una parola. Tenevano lo stesso passo e ogni tanto la ragazza lanciava qualche occhiata di sfuggita all’altro, che però guardava dritto davanti a sé e sembrava completamente assorbito nel suo mondo. Il suo sguardo fisso e l’espressione dura e concentrata fecero arrossire la rosa, che si sentì quasi attratta dall’amico.
Il rumore delle onde era l’unico suono che si poteva udire nel giro di decine di metri e le luci della pensione sul mare erano ormai lontane: a guidarli nel buio vi erano solo le stelle e la luna piena che sembrava vegliare vigile e materna su di loro. Il comportamento misterioso di lui sembrava interessare la giovane, piuttosto che preoccuparla: si fidava del suo compagno di banco e l’avrebbe seguito in capo al mondo.
Il silenzio, tuttavia, si stava protraendo ulteriormente: ora la coppia stava salendo uno scoglio un po’ più alto degli altri, che cadeva a strapiombo sul mare. Il biondo, però, sembrava voler andare proprio sulla sua punta: il passo era deciso e la direzione univoca, era difficile fraintendere le sue intenzioni. Il buio e la situazione paradossale stavano cominciando a diventare inquietanti, ma vi era una buona spiegazione a tutto.
Una volta raggiunta la destinazione che si era prefissato ancora prima di lasciare la pensione, il ragazzo si sedette, e così fece anche la sua accompagnatrice. Da quando l’aveva invitata ad allontanarsi con lui, gli era sempre stata di fianco: non vedeva l’ora di sentire quanto aveva da dirle il giovane, e il suo cuore batteva un po’ più veloce del solito.
Dopo un sospiro, finalmente, Naruto esordì.
“Ti ricordi il giorno in cui sono arrivato nella vostra classe?” chiese, sorridendo in maniera quasi nostalgica.
“E come potrei?” scherzò l’altra
“Mi hai messo in imbarazzo davanti a tutti!”
Però, poi, l’aveva presa sotto la sua ala e l’aveva avvicinata al resto della classe, dandole la possibilità di instaurare un rapporto prima inesistente con i suoi compagni: l’arrivo di Uzumaki, per quanto improvviso ed invadente, le aveva completamente cambiato la vita. E poi, da quel momento aveva anche conosciuto meglio sia lui che Uchiha, i due ragazzi che in quel momento si spartivano il suo giovane cuore.
“Già… scusa per quello. Ma c’è un motivo se ho agito così, ed è di questo che ti volevo parlare.”
L’argomento sembrava serio e il momento era finalmente giunto: la rosa unì le gambe piegate e le abbracciò, portandole al petto; dopodiché, si chinò in avanti, come per ascoltare meglio: l’interesse era improvvisamente salito.
“Immagino che tu abbia pensato che ero un pazzo, a dichiararmi alla prima volta che ci vedevamo… anzi, dopo qualche secondo da quando mi avevi incontrato per la prima volta!”
“Ho pensato tante cose… e, sì, anche questo!” scherzò nuovamente lei.
“La verità, però, è che non era la prima volta che ci vedevamo… o meglio, non era la prima volta che io vedevo te.”
“Di che parli? Io non ricordo…”
“Parlo del motivo per cui mi sono trasferito in questa scuola.
Due anni fa ero venuto da queste parti con mio padre, in vacanza, e mi ero portato dietro la mia fida telecamera. Stavo riprendendo qua e là senza troppo criterio, alla ricerca di un soggetto interessante, e comunque per impratichirmi con l’uso delle immagini, visto il mio sogno di diventare un regista acclamato in tutto il mondo.”
Sakura sorrise: le manie di grandezza di Naruto erano, una volta superata la prima impressione di superbia, il suo lato migliore.
“Ad un certo punto, mentre stavo riguardando quanto ripreso nella giornata, ebbi una folgorazione: avevo registrato senza rendermene conto l’immagine di una ragazza incredibilmente bella che camminava per strada con un alone di mistero attorno a sé e uno sguardo bello e malinconico, due grandi occhi verdi e i capelli rosa che svolazzavano per via del vento. Mi infatuai all’istante di quell’immagine così eterea e decisi che la dovevo assolutamente ritrovare, per poterla filmare almeno un’altra volta.”
Il cuore di Sakura si fermò per qualche secondo: l’aveva appena descritta, dicendo parole dolcissime, con una spontaneità incredibile.
“Così, cercai le scuole nelle vicinanze e mi ci vollero un paio di anni per capire chi eri e dove andavi. A quel punto, dissi a mio padre che mi sarei trasferito, e così… eccomi qua.”
La ragazza era ammutolita, ma il giovane continuò.
“Non so perché ho deciso di raccontarti questa cosa proprio adesso, non so che senso ha per me e che senso avrà per te, se si tratta solo di un ultimo, disperato tentativo di farti capire cosa significhi per me o cos’altro… però so di volerti veramente bene e che mi piaci tantissimo. Forse ti amo, ma in realtà non lo so e ho un po’ paura a pronunciare questa parola: ho solo tredici anni, e a tredici anni non si sa cosa sia l’amore. Però, senza ombra di dubbio, provo qualcosa che – te lo posso giurare – ci si avvicina parecchio.
Non ti chiederò di essere la mia ragazza, e non voglio nessuna risposta in questo momento. Questi sono i miei sentimenti, e tu - anzi, una tua immagine - sei il motivo che mi ha condotto qui… ora non voglio sentire nulla da te: quando sarai pronta e avrai qualcosa da dirmi, verrai tu da me. Ormai, non ho rimpianti e sono pronto a tutto.”

Come programmato, tutti quanti si erano dileguati nel giro di pochi minuti, dopo il via alle danze dato da Kiba ed Hinata. Ino, però, concentrata e presa dalla conversazione con Chouji, non se n’era neanche accorta. O meglio, ci aveva fatto caso, ma mai avrebbe sospettato cosa si celasse dietro a tutto questo.
“Anche Naruto e Sakura sono andati via, eh?” fece, con tono allusivo.
“Cosa?”
Il giovane sembrò quasi cascare dal pero, come se non stesse ascoltando cosa le diceva la bionda: in quel preciso momento aveva solo in mente una cosa, ovvero la possibilità che tutti i suoi amici gli aveva offerto. Ora toccava a lui e, almeno, doveva mettere tutto sé stesso in quella dichiarazione e sperare di essere ricambiato come desiderava ormai da anni.
Quando passi così tanto tempo a vedere così distante la persona che ti piace, la sola possibilità che le cose possano cambiare comincia ad essere quasi spaventosa, un vero e proprio cambio di direzione rispetto alla monotonia – ma anche alla sicurezza – della vita precedente. Quello che se ne ottiene in cambio, però, rimborsa in tutto e per tutto gli sforzi fatti per uscire da quella condizione e, alla fine dei conti, Akimichi pensava proprio di meritarsi il suo lieto fine.
“Ho visto Naruto che sussurrava qualcosa all’orecchio di Sakura, e poi si sono allontanati…” riprese, sussurrando, la Yamanaka
“secondo te, cosa sta succedendo tra quei due? Io pensavo che a Sakura piacesse Sasuke, però anche Naruto è un bel ragazzo, e poi si è dichiarato a lei ad inizio anno… ricordi? Secondo te, come stanno andando le cose?”
“N-non lo so. Magari Naruto è riuscito ad avvicinarsi abbastanza a lei…”
“Beh, lo spero per lui! E’ carino, simpatico, disponibile, sorride sempre e tratta tutti in maniera gentile: si merita proprio di realizzare il suo sogno! E poi, magari anche Sakura decide di mettere la testa a posto e di rinunciare ad Uchiha. Per carità, è tremendamente sexy, però non li vedrei bene insieme quei due…”
I discorsi improvvisi della sua interlocutrice furono come due pugnalate nel petto del povero Chou: erano appena rimasti da soli e lei si era subito messa a parlare di altri ragazzi, mettendo in evidenza il fatto che le piacessero fisicamente. Inutile dire che, rispetto alle forme tondeggianti di Akimichi, non vi era proprio confronto.
Il giovane raggrinzò la bocca in una sorta di sorriso forzato, che cambiò leggermente la forma delle due spirali che aveva disegnate sulle guance, simbolo della famiglia a cui apparteneva. Cacciando indietro le lacrime che gli stavano salendo in gola, decise che era giunto il momento di agire: non aveva intenzione di tenersi dentro i suoi sentimenti un secondo di più.
All’improvviso, senza dare alcuna spiegazione, si fece serio in volto e prese la mano sottile ed allungata della sua amica e comincio ad accarezzarla con le sue dita paffute ma bisognose d’amore, e capaci di regalarne quanto ne era custodito nel suo cuore grande e generoso. Il gigante buono e timido, finalmente, aveva deciso di lanciarsi nella mischia.
“C-Chou… che ti succede…?” chiese, sorpresa, l’altra.
“Ino… c’è una cosa che mi tengo dentro da tanto, tanto tempo e che ho davvero bisogno di dirti.”
“Allora dimmela…”
La voce della Yamanaka, che a quel punto forse aveva intuito qualcosa, era diventata calda e confortevole, i suoi occhi si erano chiusi fino a diventare due dolci fessure e la sua bocca si era allungata in un sorriso enigmatico, come quello della “Gioconda” vinciana. Dalla sua espressione, era impossibile capire a cosa stesse pensando.
“Noi siamo amici da tanti anni, però c’è una cosa che non ti ho mai detto… io ti trovo bellissima, Ino, più bella di tutte le ragazze di questo mondo. E gentile. E speciale. Malgrado io sia brutto e poco intelligente, mi sei sempre stata vicino e ti sei divertita insieme a me e a Shikamaru. Ora… so che questo cambierà completamente il nostro rapporto da questo momento in poi, ma non riesco davvero più a tenermelo dentro…”
Il momento era finalmente giunto: era come se l’aria si fosse fermata per un lungo secondo ed entrambi trattennero contemporaneamente il respiro. Anni ed anni di amicizia e di amore non corrisposto si stavano giocando tutti in una sola sera, in quel singolo istante che avrebbe rivoluzionato le dinamiche del trio Ino-Shika-Chou una volta per tutte.
Pensandoci, Akimichi si sentì improvvisamente un grandissimo egoista, però non sarebbe riuscito a resistere un giorno di più senza confessare i propri sentimenti alla sua amica dal bel sorriso e dalla vita sottile che tanto gli piaceva. Chiuse gli occhi per un attimo, poi le parole gli uscirono di bocca senza che lui neanche se ne potesse accorgere.
“Io ti amo, credo di averti amata sin da subito, sin dal primo giorno in cui ti ho incontrata… amo tutto di te, ti prego di credermi… amo quando sei allegra e giri per la strada urlando e cantando… amo quando sei arrabbiata e insulti le persone che ti stanno vicine anche se non ti hanno fatto nulla… amo quando mi guardi e mi sorridi… amo i tuoi occhi blu, i tuoi capelli biondi, il tuo corpo così… perfetto e il tuo animo gentile ed altruista, anche se spesso non lo fai vedere. Io ti amo, Ino Yamanaka… e vorrei tanto essere il tuo ‘lui’. Tu… vuoi essere la mia ‘lei’?”

********************************************************************************

Buongiorno (o buonasera, a seconda di quando leggete)! Come promesso, sono riuscito a riprendere un po’ il ritmo e – dopo una settimana dall’ultimo aggiornamento – eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo: veniamo a scoprire l’ultimo, dolcissimo, segreto di Naruto e – dall’altra parte – Chouji dichiara i suoi sentimenti a Ino… come andranno a finire entrambe le vicende? Cosa cambierà nei rapporti tra i nostri cari personaggi? Ino accoglierà la richiesta di Chouji? E Sakura cambierà idea a proposito di Naruto, mossa da questa confessione? Ma ora passiamo alle recensioni:
Fxt: Grazie mille! Spero che tu continui a seguirla, allora^^
LaGrenouille: Verissimo, lo scorso era un capitolo di passaggio che apriva le porte a quanto succederà in questo e nei prossimi. Quella dell’ubriacatura con l’aranciata, sinceramente, è una battuta che mi è venuta lì per lì, pensando a delle mie amiche che si “ubriacano” con il tè freddo xD Non volevo ovviamente essere serio, era solo un momento estemporaneo di demenzialità (o demenza?) XD
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, recensito e che seguono questa fanfic! Ci si becca alla prossima, si spera tra una settimana: ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Questo sarebbe il tuo asso nella manica? ***


Naruto IXX
Questo sarebbe il tuo asso nella manica?

Chouji, sin da bambino, aveva sempre adorato i film e i manga romantici: quelli in cui, malgrado tutte le peripezie che i due amanti incontrano, alla fine riescono a stare insieme, felici e contenti. Quelli in cui non vi è spazio per il dolore o per la tristezza, perché le cose andranno sempre e comunque a finire bene. Quelli in cui i personaggi sono tutti alti, belli e muscolosi e non c’è spazio per le taglie forti.
Per un momento, un lungo, lunghissimo istante, Akimichi si era sentito esattamente come i protagonisti del suo genere letterario preferito: era stato figo, almeno una volta nella vita. Aveva tirato fuori tutto il coraggio che aveva a disposizione e si era dichiarato, arrivando addirittura a credere che l’impresa – quello che fino a qualche giorno prima gli sembrava impossibile – fosse a portata di mano. Che nella sua vita vi fosse spazio per il lieto fine.
Tuttavia, il silenzio che seguì la sua confessione cominciò a far vacillare le sue sicurezze: le cose sembravano andare troppo bene per non incepparsi nel momento migliore, dopotutto. Ino, evidentemente, non sapeva che cosa rispondere: se l’avesse amato quanto lui amava lei, non vi sarebbe stato bisogno di aspettare nemmeno un po’. Dopo qualche minuto, però, la situazione sembrò sbloccarsi.
“Ti va se andiamo a farci un giro, Chou?”
La bionda prese per mano il giovanotto e lo portò via con sé, lungo la spiaggia: la luna li osservava dall’alto, immobile e bianca, scrutandoli e vegliando su di loro come una madre amorevole e capace di infinito affetto. Era lei a tracciar loro la strada, a permettergli di vedere malgrado la notte fosse buia e pericolosa, a quell’ora. Naruto e Sakura erano andati anche loro da quella parte, ma alla fine non li incrociarono.
La sabbia era piuttosto fredda e la Yamanaka, che era rimasta scalza, rabbrividì leggermente e strinse un po’ più forte la mano del suo grande e grosso amico, che non osava spiccicare nemmeno mezza sillaba: non riusciva a capire cosa stesse succedendo e la testa stava cominciando leggermente a girargli. In fondo, non era mai stato così a lungo a contatto con la persona di cui era innamorato, ed era la situazione in generale a confonderlo più del solito.
Il cuore gli batteva all’impazzata e stava cominciando a sudare, malgrado la notte cominciasse a non essere più calda come ci si aspetterebbe in quel periodo dell’anno: un venticello fresco scompigliava i capelli dell’uno e dell’altra, mentre continuavano a passeggiare su quelle rocce levigate per millenni dal mare e dai venti e ridotte ad una distesa di granelli di colore giallognollo e dalla consistenza soffice al tocco.
Una volta arrivati abbastanza vicini al mare da potervi immergere i piedi quando le piccole onde mosse dal vento arrivavano a riva, Ino si fermò e scrutò l’immensa distesa d’acqua scura senza dire una parola. La notte era così buia che era impossibile distinguere la linea di divisione tra il cielo e il mare, all’orizzonte.
L’orizzonte, un luogo che – da bambino – Chouji aveva sognato di raggiungere e toccare più e più volte, salvo poi scoprire – come succede spesso quando si diventa grandi – che non era fisicamente possibile. Più si cresce e più i sogni infantili si infrangono contro la dura realtà delle cose. Il giovane, comunque, quasi si sorprese di ritrovarsi a pensare ad una cosa del genere in un momento così importante, ma anche così strano.
Avrebbe voluto voltarsi ed osservare Ino negli occhi, ma aveva paura che tutto questo potesse finire: le stava tenendo la mano ed osservavano insieme il mare ed il cielo stellato, come una coppia di fidanzati. A quella parola, tuttavia, il ragazzo rabbrividì leggermente: gli sembrava così distante, in quel preciso istante.
La ragazza dai capelli dorati gli strinse la mano un po’ di più, tanto che lui finalmente si voltò, spezzando improvvisamente l’incantesimo, oppure dando vita a quello seguente. Lei, infatti, come posseduta da una forza magica, prese il viso rotondo di Akimichi tra le sue mani e lo avvicinò al suo, fino quasi a toccarsi: erano fronte contro fronte, gli occhi ben aperti.
Dopo un sospiro, la Yamanaka chiuse le palpebre e posò le sue labbra su quelle dell’amico, per poi cominciare a baciarlo con crescente passione: prima gli morse leggermente il labbro, poi fece in modo che le due bocche si unissero, per completare l’opera aprendo le fauci e aggrovigliando appassionatamente anche la lingua a quella di un Chou che non sapeva più cosa fare, come muoversi e cosa dire.
Era come paralizzato, ebbro di felicità, ammutolito da ciò che stava succedendo: in fondo, in momenti come questo non c’era mica bisogno di parole. Quando l’altra si staccò, lui le prese la mano e la appoggiò contro il suo petto: il cuore batteva all’impazzata e sembrava volergli uscire dal torace da un momento all’altro. Tuttavia, un sorriso triste sulla bocca della giovane fioraia cambiò improvvisamente il tono della serata.
“Chou, a me non piacciono i ragazzi fighi, per quanto belli possano essere. A me piaci tu, sappilo…”
Il discorso, però, era rimasto in sospeso e la frase doveva ancora essere terminata. Lui, capendolo, si limitò ad annuire.
“Però…” riprese lei
“non voglio stare con te. Non me la sento, almeno per il momento. Non sei un amico, o almeno non sei solo quello, ma ora come ora non so neanche io cosa voglio dalla vita. Ho tredici anni e forse dovrei pensare solo a godermela, ma non ci riesco. Magari un giorno o l’altro arriverà il nostro momento, ma oggi non è ancora tempo. Scusa, Chou.”
Detto questo, con il viso quasi piangente e il solito sorriso triste che l’aveva accompagnata per tutta la rivelazione finale, Ino si voltò e tornò verso la pensione, mentre il giovane rimaneva immobile ad osservare la figura longilinea della ragazza che si allontanava ondeggiando nell’oscurità e i suoi piedi che lasciavano traccia di essi sulla sabbia bagnata ed umidiccia.

*

La mattina successiva, la sveglia venne settata molto presto: alle otto di mattina erano già quasi tutti in piedi, soprattutto i tecnici, a preparare le attrezzature per l’ultimo giorno di riprese. Entro le sei di sera doveva essere tutto finito, per prendere il treno in tempo per essere a casa ad un orario accettabile.
Kiba stava girando per tutto l’albergo – e anche fuori – montando e smontando tutti gli apparecchi per la presa diretta del suono, gridando a destra e a manca per farsi aiutare da Hinata e Sakura. Vi era nell’aria la solita eccitazione che precede i momenti importanti: tutti quanti si stavano dando da fare affinché tutto andasse a buon fine.
Mezz’oretta dopo anche Ino apparve all’orizzonte, con lo sguardo leggermente più spento del solito, ma comunque pronta a fare il suo lavoro. Nessuno – a parte Shikamaru – aveva più saputo come era andata a finire tra lei e Chouji, ma il suo sguardo non dava nulla di buono da sperare. E Naruto, che pure era un po’ distratto da altri pensieri che lo riguardavano più da vicino, trovò lo stesso il tempo di pregare fortemente per il suo amico.
Pochi minuti dopo uscì dalla pensione anche lo stesso Nara, che però non degnò di uno sguardo la Yamanaka: a quanto pare, era effettivamente successo qualcosa di tutt’altro che rassicurante, quella sera. Nel frattempo, Uzumaki e la Haruno si lanciavano ogni tanto delle occhiate sorridenti, ma lievemente preoccupate: nonostante i discorsi della notte prima, il loro rapporto non si era incrinato di una virgola.
In fondo, dopo aver finito il suo discorso, il biondo si era semplicemente alzato e – con le mani in tasca – si era allontanato, tornando da dove era venuto. L’altra, invece, aveva aspettato qualche minuto sugli scogli prima di riprendere a sua volta la strada di casa, con la mente e il cuore ulteriormente agitati dalle nuove rivelazioni.
Il sorriso del giovane dagli occhi azzurri come il cielo, però, le metteva sempre allegria e quindi non aveva intenzione di cambiare atteggiamento nei suoi confronti, almeno fino a quanto non avesse trovato una risposta ai sentimenti che serbava in fondo all’animo. Con questa idea in testa, si era alzata molto presto quella mattina, pronta ad essere utile in ogni modo e maniera.
Qualche tempo dopo – all’incirca un’altra mezz’ora – uscì dalla propria stanza anche Chouji: aveva le occhiaie tipiche di chi non aveva chiuso occhio durante tutta la notte e si era rigirato continuamente nel letto, pensando a quanto successo poco prima. Poi aveva pianto, pianto tantissimo, fino a che le lacrime non gli si erano asciugate sulle guance. Ma con una poderosa lavata di faccia aveva cacciato tutto via, e ora era pronto a mostrarsi il più felice possibile e a concludere le riprese nel migliore dei modi. Ora, però, mancava l’ultimo componente, quello decisivo: Sasuke, dopo essersi barricato in camera sua la sera precedente, non aveva ancora dato segni di vita. Nessuno l’aveva più visto, ma non avevano alcuna intenzione di andare a disturbarlo: volevano lasciarlo finire di lavorare in pace, tanta era la fiducia che riponevano in lui.
L’unico che, vista l’ora, stava cominciando ad innervosirsi un poco era Naruto, che non vedeva l’ora di cominciare a girare, in modo da finire il prima possibile. Inoltre, era anche curioso come una scimmia rispetto alla scelta finale della protagonista del romanzo: chi avrebbe scelto? Il ragazzo solare e simpatico, che assomigliava a Naruto, o quello più cupo e burbero, che ricordava Sasuke? Uzumaki sapeva che quella sceneggiatura era una delle chiavi della loro competizione, forse – arrivati a questo punto – quella decisiva.
Dopo un’oretta di attesa, una figura conosciuta uscì dalla porta principale della pensione: malgrado le occhiaie e i capelli leggermente arruffati, quel sorriso sicuro si sarebbe riconosciuto tra mille. Sasuke Uchiha era tornato tra i vivi, con la conclusione della sceneggiatura tra le mani: lo spoglio finale poteva cominciare, mentre il regista aveva il cuore in gola.
Prese tra le mani tremanti i fogli che gli porse il moro e cominciò a sfogliarli e a leggerli avidamente, curiosissimo di sapere come sarebbe andata a finire quella storia: un’espressione decisamente soddisfatta tradiva ogni emozione che il giovane stava provando in quel momento, lasciando intendere quanto gli piacesse quello che stava leggendo.
Poi, quando ebbe finalmente finito di leggere le scene mancanti, rimise quei pezzi di carta in mano a Sasuke, con un sorriso sicuro ed estremamente soddisfatto sulle labbra. Infine, sempre con quell’espressione in volto, lo guardò dritto negli occhi e gli sussurrò a fil di voce qualcosa che potevano sentire solo loro due.
“Quindi… questo sarebbe il tuo asso nella manica?”
Il tono era quello di una domanda, ma la frase aveva tutta l’aria di essere un’affermazione.

********************************************************************************

Buongiorno, o buonasera! Eccoci, ad una settimana di distanza dall’ultimo capitolo, con la prosecuzione delle nostre vicende: Chouji si dichiara ad Ino, che lo bacia ma poi cambia idea. Il finale (ma sarà davvero la fine?) della loro storia mi è venuto in mente mentre lo scrivevo, rifacendomi a qualche episodio di vita passata… il ChouIno stava diventando un po’ il mio cavallo di battaglia e, malgrado il mio amore per la coppia, ho preferito non donar loro una conclusione felice… anche, volendo, per non giocarmeli subito e poterli riutilizzare più in là, nella seconda parte di questa serie. La seconda parte del capitolo, invece, ci mostra il ritorno di Sasuke: che cosa avrà architettato? Quale sarà il finale del film? Riuscirà ad essere, come ha detto Naruto, il suo asso nella manica? A questo punto, entrambi i contendenti hanno giocato le loro carte finali: chi sceglierà Sakura? E quanto tempo ancora ci vorrà per vedere la sua decisione? Ma passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Credo tu ci abbia visto giusto, in effetti con il viaggio al mare ho sospeso un poco il ritmo della narrazione – come comunque non è mai stato velocissimo – spargendo gli avvenimenti su vari capitoli… ma ti posso assicurare che entro la fine di questa loro vacanza, vi saranno delle sorprese… altre sorprese, intendo, oltre a quelle già viste nello scorso e in questo capitolo! Anzi, posso anticipare che già dal capitolo XX – il prossimo – vi sarà il primo dei grandi sconvolgimenti (più di uno!) che porteranno: 1) alla fine della fanfic; 2) ai “settaggi” che inaugureranno la seconda fanfic di questa serie.
Un grazie mille a tutti quelli che hanno recensito, letto e che seguono costantemente la fanfic: è solo grazie a voi che la voglia di scrivere non passa mai! Ci becchiamo al prossimo capitolo, ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Sei sicura di quello che fai? ***


Naruto XX
Sei sicura di quello che fai?

“L’ultima parte della sceneggiatura consiste praticamente in tre, quattro scene. Ma noi, al momento, possiamo girarne solo una: le restanti le dovremo fare in città, per motivi che capirete tra pochi minuti.” esordì Naruto
“Per farla breve, ecco come si conclude il nostro racconto: la protagonista finalmente compie la sua scelta, che ricade sul personaggio interpretato da Shikamaru. L’altro, allora, in nome del suo buon cuore prova a rimanere amico della coppia, ma il dolore è troppo grande e pian piano è costretto ad allontanarsi da loro, fino ad abbandonarli del tutto, intraprendendo la sua strada tutto da solo.”
I ragazzi erano rimasti ad ascoltare fino all’ultima parola, rimanendo completamente in silenzio. Poi, alla fine, un’espressione indecifrabile – ma, in fondo, quasi terrorizzata – si era impadronita di Chouji e di Ino, che avevano volutamente evitato di guardarsi negli occhi: l’ennesima prova attendeva i due amici, che si vedevano allontanati sul set, oltre che nella vita reale, dal punto di vista sentimentale che li aveva uniti nelle riprese.
“Ovviamente…” ricominciò Uzumaki
“la scena che gireremo è quella del bacio tra i due protagonisti.”
Dopo aver finito di spiegare la sceneggiatura, si prese una piccolissima pausa prima di cominciare lo spoglio insieme agli attori: sapeva perfettamente che quella sarebbe stata la parte più difficile, però non poteva mandare a monte il suo film per via dei problemi personali di ciascuno di loro. Anche se, come prevedibile, Nara si avvicinò immediatamente per parlargli, con la solita espressione svogliata.
“Senti, Naruto… mi secca da morire farti questo discorso, ma temo di doverlo fare in nome dell’amicizia che mi lega a Chou. Quindi… non possiamo saltare questa scena, o cambiarla? Sai, ieri sera le cose non sono andate troppo bene e, anche se è un bacio di scena, fare una cosa del genere con Ino proprio davanti a lui…”
“Capisco la situazione…” disse, sinceramente, il biondo
“però non ci posso fare nulla. Cerca di capirmi: mancano tre scene e abbiamo finito il film, sarebbe impensabile cambiare il finale proprio all’ultimo momento. E poi, se devo essere sincero, il finale scelto da Sasuke mi piace molto.”
“Ti piace molto, eh?” fece l’altro, con una sottile allusione
“Purtroppo, piace anche a me.”
E, concludendo in questo modo il discorso, se ne andò sospirando e portandosi le mani dietro alla nuca, come soleva fare quando cominciava ad essere stanco. Era un buon amico, ma fare certe cose lo annoiava terribilmente, anche se era per il bene di Akimichi. E comunque, alla fine, non era riuscito a cavare un ragno dal buco, e non se la sentiva nemmeno di contraddire Naruto, che aveva tutte le ragioni dalla sua.
Intanto, anche l’espressione di Sakura era cambiata: come era intenzione da parte dell’autore, il finale scelto da Sasuke sembrava averla turbata e rimesso in discussione qualcosa che si stava assestando al suo interno. La giovane si era fatta immediatamente pensierosa e il biondo direttore della baracca aveva dovuto chiamarla più volte prima che lo raggiungesse.
Non essendo esattamente uno stupido, Uzumaki sapeva perfettamente cosa frullava nella testa della sua amica e quale fosse l’obiettivo di Uchiha nello scegliere questo sviluppo finale degli eventi, ma non poteva che passare oltre e fare finta che andasse tutto bene: la vera scelta finale era tutta nelle mani e nel cuore di Sakura, e lui non poteva far altro che aspettare impaziente.
Breve spoglio della sceneggiatura con i tre protagonisti – malgrado Chouji non apparisse in quella scena – e poi altrettanto rapida consultazione con l’addetta allo storyboard, per notare per l’ennesima volta quanto le loro idee fossero affini e quanto vedessero la scena allo stesso modo. Così, con molte difficoltà sentimentali ma ben poche dal punto di vista tecnico, le riprese dell’ultima scena girata in quella località di mare finalmente poterono cominciare.
Al momento del bacio tra i due protagonisti, però, guardare in faccia Akimichi era davvero un supplizio: anche se non piangeva, sembrava che le lacrime stessero per sgorgagli da un momento all’altro, e il dolore che stava provando davanti ad una scena di quel tipo era addirittura tangibile, come se avesse una forma ed una consistenza solida.
Anche la Haruno guardava quella scena con il viso contrito: il suo cuore era sempre più confuso e sembrava non sapere più – sempre che l’avesse mai saputo – cosa voleva davvero dalla vita in quel momento. Naruto, osservandola, cominciò a pregare in maniera sempre più intensa affinché le cose andassero per il meglio: anche se era soddisfatto dal finale e il guanto di sfida lanciato da Sasuke lo eccitasse, alla fin fine anche lui aveva paura.
Le emozioni dei tre erano così forti e contrastanti che sembravano appesantire incredibilmente l’aria che circondava lo staff. Il momento era davvero difficile e, vedendo che la scena era stata recitata perfettamente sin da subito, il regista più che mai alleggerito dalle parole “buona la prima”. Così, malgrado tutto, anche quella parentesi fuori porta si era conclusa.
Mentre i tecnici erano soddisfatti che fosse andato tutto per il meglio, in mezzo al resto della troupe si respirava un’aria strana mentre tutti si adoperavano per mettere a posto gli strumenti e prepararsi a caricare tutto sul furgoncino noleggiato da Kakashi per il ritorno.

“Passa qui, passa qui!”
“No, aspetta, metti prima questo! Ecco, sì, bravo.”
“Ottimo, qui ci sta anche la cinepresa. Ah, sì, passami il microfono…”
Mentre le ultime cose venivano posizionate all’interno del mezzo di trasporto, l’atmosfera che riempiva quegli ultimi istanti nella località marina dove avevano passato l’ultima settimana era abbastanza particolare: senza guardare nessuno negli occhi, una volta finite le riprese Chouji era tornato in fretta e furia in camera sua a preparare la valigia, e lo stesso avevano fatto Ino e Shikamaru subito dopo.
L’Akimichi, malgrado fosse abbastanza maturo da comprendere che il suo amico non c’entrava niente e quindi da non avercela con lui, era comunque rimasto abbastanza scosso dall’immagine – per quanto falsa e cinematografica – di lui e la sua amata che si baciavano. Mentre stava riponendo alla rinfusa le sue cose nello zaino, Nara arrivò nella stanza.
“Yo, Chouji.”
“Ciao.”
Neanche il loro solito saluto aiutò il giovane a riprendersi, così il moretto dovette passare immediatamente alle maniere forti.
“Piangi.”
“Cosa?”
“Piangi, ho detto. Non serve tenersi tutto dentro, si vede che stai soffrendo come un cane… forse sarò brutale nel dirtelo, ma piangi pure, hai tutto il diritto di farlo.”
Il ragazzo con i ghirigori a forma di spirale sulle guance, come se non aspettasse altro che qualcuno che gli desse il permesso, scoppiò finalmente in lacrime, tra le braccia del suo migliore amico: tutto quello che aveva dovuto sopportare negli ultimi due giorni lo aveva provato come nient’altro nella sua pur breve vita.
Ino, che era nella stanza accanto, sentendo i lamenti della persona che aveva scaricato soltanto la sera prima, non poté far altro che stringere le ginocchia contro il petto, rannicchiarvi in mezzo la testa e provare a soffocare i propri singhiozzi: anche per lei era un periodo difficile, e la scelta del giorno precedente aveva tutti i suoi buoni motivi, malgrado facesse soffrire non una, ma ben due persone.
Nello stesso momento, anche Naruto stava mettendo a posto le ultime cose, nella sua camera: la mente andava a quanto successo ultimamente, alle riprese ma anche alla conversazione con Sakura. Era tutto abbastanza strano, però non si era affatto pentito di aver rivelato la verità alla ragazza che gli piaceva: in fondo, sia lui che Sasuke avevano deciso di giocarsi le loro ultime carte proprio in concomitanza della fine di quella vacanza-lavoro.
Mentre era immerso in questi ed altri pensieri, qualcuno bussò alla porta: quando il giovane aprì, rimase decisamente stupito nel ritrovarsi di fronte una figura longilinea con gli occhi verde smeraldo e i capelli rosa che le arrivavano fino alle spalle. Vestita con una polo bianca a maniche corte e che le scopriva l’ombelico ed una minigonna rossa che le metteva in evidenza le gambe, Sakura Haruno si era presentata alla sua porta.
“Sakura… prego, entra!” disse lui, facendola accomodare.
La ragazza, senza dire nulla, si accomodò e si guardò intorno. L’altro cominciava a sentirsi nervoso, non capendo minimamente il comportamento della giovane. Aveva in volto un sorriso che non le aveva mai visto e sembrava che stesse per fare qualcosa di assolutamente inaspettato, da un momento all’altro.
E, effettivamente, le cose non andarono molto diversamente: non appena Uzumaki le si avvicinò per chiederle se andava tutto bene, lei prese il suo viso tra le proprie mani e appoggiò le labbra su quelle del biondino. Il contatto era incredibilmente morbido ed il profumo della rosa stava facendo girare la testa a Naruto.
Poi, pian piano, il contatto si fece più intimo e il bacio più appassionato: il giovane dagli occhi blu cinse la vita della ragazza e la portò a sé, mentre lei gli abbracciava le spalle e le due lingue cominciavano a toccarsi ed intricarsi. I due cominciarono a pomiciare, trasportati dal momento e da ciò che provavano l’uno per l’altra.
Dopo qualche minuto senza dire una parola, il ragazzo dai baffi di volpe riuscì a staccarsi giusto per riprendere e fiato, e porre la domanda che più gli stava a cuore in quel momento.
“Sei sicura di quello che fai…?”
“Molto sicura” sussurrò lei, avvicinandosi e baciando nuovamente il suo ragazzo.
Il contatto riprese e andò avanti, fino a quando il biondo non si staccò nuovamente.
“Quindi…. Vuoi essere la mia ragazza?”
“Certo che sì… cretino.”
Quindi, quando i due stavano per riprendere da dove avevano interrotto pochi secondi prima, il suono del clacson del furgone che li avrebbe ricondotti a casa li svegliò dallo stato di catalessi vigile in cui erano caduti: osservandosi timidamente con il rossore sulle guance, andarono entrambi a prendere le valige e scesero le scale della pensione, mano nella mano. Ora la gita al mare era davvero finita e potevano ritornare tranquillamente alla vita di tutti i giorni, che da quel momento in poi non sarebbe stata più la stessa.

********************************************************************************

Buongiorno (o buonasera), cari lettori! Scusate il ritardo nell’aggiornare, ma non ho avuto un pc a disposizione fino ad oggi (ho liberato la mia stanza nella residenza universitaria e provvisoriamente sono a casa della mia ragazza)… comunque, ci tenevo particolarmente a postare questo capitolo. Perché? Perché non sono un sadico, principalmente. O meglio, lo sono, ma non a tal punto: tra due giorni parto per le vacanze e dovrei tornare operativo all’incirca tra due settimane, motivo per cui non volevo lasciarvi in sospeso e ci tenevo a finire almeno l’arco narrativo della gita al mare. Che poi, oddio, per certi versi forse la fine di un arco narrativo – se c’è da aspettare – è anche peggio che la fine di un capitolo collegato ad un altro: alla fine del capitolo semplice, almeno sai quali strade potrebbe prendere il prossimo e la curiosità è limitata; in caso di fine-arco, invece, non si ha la più pallida idea di cosa potrebbe accadere dopo… ma va beh, ormai il dado è tratto, e vi toccherà resistere un po’ per l’inizio dell’ultimo arco di questa fanfic che, nel corso degli ultimi 5 capitoli, ci porterà direttamente verso la sua seconda parte. Ma passiamo alle recensioni…:
LaGrenouille: Oddio, appena ho letto la svista ho cominciato a ridere come un deficiente xD Corretto l’errore, anche se era piuttosto simpatico xD Comunque sì: Chouji e Ino mi serviranno abbastanza per la prossima fanfic, anche se – per motivi che scoprirai solo a tempo debito – non sono riuscito ad inserirli nella narrazione come in questa fanfic e saranno più un momento di rilassamento tra due parti della storia, dopo un cliffhanger e prima di un altro… insomma, un ottimo modo per prolungare il mio piacere sadico xD Quindi, sì: tratterò di loro anche ne “Le stagioni di Sasuke”, ma direi che su questo ci fossero pochi dubbi xD
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, recensito e che seguono la fanfic: siete voi a darmi la forza di scrivere, giorno dopo giorno, malgrado gli impegni! Ja ne, e alla prossima!!

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Che roba, eh? ***


Naruto XXI
Che roba, eh?

Che roba, eh?
Naruto, quando riaprì dopo tanto tempo la porta di casa sua, non riuscì che a pensare questo. Una volta entrato, poi, gettò con fare leggero la sua borsa da una parte e si diresse a passo svelto verso il suo letto, per lanciarvisi sopra: quando cozzò con la pancia contro il materasso, le molle cominciarono ad emettere un cigolio sinistro. Ma il giovane, ormai, era troppo perso nel suo mondo per farci caso.
Quanto successo solo poche ore prima gli sembrava incredibile, quasi impossibile, così lontano da non essere nemmeno reale. Sentiva ancora addosso il profumo inebriante di Sakura e le sue labbra posate sulle proprie, in un impeto di passione che – purtroppo – non aveva avuto il tempo di ripetersi: la partenza improvvisa e l’arrivo in città ad ora tarda li aveva separati troppo presto, così tanto che tutto sembrava solo un ricordo sfocato, lontano, quasi onirico.
Il ragazzo, allora, guardò distrattamente il cellulare, nella vana speranza di aver ricevuto qualche messaggio: niente di niente. Poi, quando gli cadde l’occhio sull’accappatoio, capì qual era l’unica cosa da fare per togliersi di dosso quel bollore e quell’eccitazione e cominciare a ragionare a mente fredda: raccolse in fretta e furia un cambio dal suo zaino, recuperò l’asciugamano per il corpo e si tirò dietro la porta di casa senza neanche controllare di avere le chiavi che – per sua fortuna – non aveva ancora tolto dalla tasca dei pantaloni che aveva indosso.
Le docce della palazzina, infatti, non erano interne alle varie stanze: al piano terra, in un locale adibito appositamente sulla destra dell’edificio, vi erano i bagni, le terme e tutto il necessario per potersi fare una bella doccia, o comunque lavare. Vi erano solo due stanzine adibite ai getti d’acqua, ma per fortuna il casolare era piccolo e poco popolato, quindi a quell’ora il biondo non vi trovò nessuno.
Quando l’acqua calda gli bagno pian piano prima i capelli, poi la fronte ed infine tutto il corpo, le immagine di quel pomeriggio erano ancora vivide nella sua testa: troppo vivide, ormai, per essere state solo un sogno. Ciò che aveva sperato e sognato da un veramente tanto tempo a quella parte, finalmente, era diventato realtà: lui e Sakura stavano insieme, erano l’uno dell’altra e l’altra dell’uno.
Con una spugna gialla cominciò ad insaponarsi bene ovunque e a cacciare via la stanchezza degli ultimi giorni, mentre la sua mente vagava ancora alla ricerca di tutti i particolari più insignificanti del momento che poche ore prima gli aveva cambiato la vita: ancora non gli sembrava possibile che fosse successo tutto questo, anche se ormai si era convinto della bontà della sua memoria ed era certo di non prendere un granchio.
La voce dolce e sensuale di Sakura, poi, gli risuonava ancora nelle orecchie: non l’aveva mai sentita così vicina, così attraente, così sua. Confuso ed eccitato da questi pensieri, si accorse che vi era una particolare appendice del suo corpo che – pure lei – ricordava perfettamente il momento e sembrava divertirsi molto.
Provando quasi un senso di vergogna per quel gesto così naturale, il biondo scrollò la testa e cominciò ad insaponarsi i capelli: la schiuma gli stava scivolando oltre la nuca, imbiancandogli tutta la schiena ed il busto. Un rivolo d’acqua insaponata, addirittura, gli era caduto sul naso e si era diviso in due, fino ad arrivare alle guance e ai segni di baffi che possedeva sin dalla nascita, senza saperne il perché.
A quel punto, gli venne quasi naturale toccarsi le guance: la Haruno, subito prima di baciarlo, le aveva strette con le sue mani lunghe e sottili, capaci di disegnare così bene come gli era capitato di vedere quando era andato a casa sua. A quei tempi, si accontentava di raccogliere le briciole che la ragazza gli lasciava lungo il cammino, come ricompensa: gli bastava un sorriso, un’occhiata, uno scambio di battute con lei per essere felice.
Adesso, però, era cambiato tutto: anche se non aveva ancora avuto la possibilità di godersi il momento, lui e Sakura stavano insieme. Erano una coppia. Nel pensare questa parola, il cuore di Naruto accelerò il battito. Così, capendo che il tempo della doccia era finalmente giunto al termine, il biondo si sciacquò i capelli e si rivestì in fretta e furia, deodorandosi con il profumo economico che aveva comprato al negozietto poco vicino a casa sua.
Mentre risaliva le scale di metallo che lo avrebbero condotto alla sua abitazione, però, non riusciva a togliersi dalla testa quel turbinio di immagini che l’avevano assalito poco tempo prima e ancora non lo lasciavano in pace. Scosse un’altra volta la testa, come ad allontanare quel fastidioso ronzio che sentiva, in modo da potersi concentrare sul momento che stava vivendo, senza ancorarsi ad un passato che, per quanto prossimo, era solo il punto di partenza di qualcosa di molto più grande. O, se non altro, poteva esserlo.
Una volta giunto in cima alla scalinata, però, si accorse di una figura che sostava impaziente davanti alla porta di casa sua. Inizialmente non riuscì a mettere bene a fuoco l’individuo in questione, ma – dopo essersi stropicciato gli occhi ed aver aguzzato la vista – ci mise molto poco a capire chi lo stava aspettando, proprio davanti a lui. E, realizzando l’identità di quella persona, non riuscì a non reprimere un’esclamazione di sorpresa, mentre un brivido gli percorse tutta la schiena, fino a solleticargli l’ultima vertebra.

Sakura non si era mai sentita così leggera: stava percorrendo le scale che l’avrebbero condotta a casa sua con passo agile, come se non avvertisse minimamente né stanchezza, né peso all’interno delle proprie membra. Aveva gli occhi luccicanti e la testa altrove: non si sarebbe stupita di ritrovarsi a saltellare e a canticchiare in mezzo alla strada, ormai.
Quando aprì finalmente la porta, una donna alta poco più di lei, con lunghi capelli rosa e il fisico asciutto coperto da un tailleur le si fece incontro.
“Buongiorno, Sakura. Come va?”
“Tutto benissimo, mamma!” fece lei, facendo una piroetta mentre le passava vicino, continuando il suo cammino verso camera sua.
La giovane donna sorrise: non aveva mai visto sua figlia così felice, anche se non aveva idea di quale fosse il motivo. Purtroppo, per via del lavoro né lei, né suo marito erano mai in casa e – anche se avevano tentato di riempire la vita della loro bambina con ogni genere di bene materiale – sapevano benissimo di essere stati troppo distanti in questi lunghi anni.
Distratta da questi ed altri pensieri, la signora si rifugiò anch’essa in camera sua, per mettersi in abiti da casa e provare – una volta ogni tanto – a preparare il pranzo con le sue mani. In fondo, anche se era sempre stata una madre assente, non era una cattiva persona e si rendeva lei stessa conto di non esserci mai stata, per sua figlia.
Nel frattempo, la più giovane delle Haruno si era spaparanzata sul letto e aveva appoggiato il cellulare accanto a sé, nella speranza che il suo ragazzo le mandasse un messaggio, giusto per rendere ancora più vicina e reale la loro relazione appena sbocciata: anche se era stata fino all’ultimo indecisa su chi scegliere, il buon cuore e la schiettezza di Naruto avevano avuto la meglio sui modi più decisi e impertinenti di Sasuke.
Soprattutto, alla rosa non era piaciuto come il moro avesse dato per scontata la sua vittoria, mettendo in scena quel finale in cui la protagonista – chiaramente ricalcata su di lei – sceglieva il ragazzo più schivo e cupo – interpretato da Shikamaru, ma ispirato allo stesso Uchiha. La ragazza sapeva benissimo che l’intento del suo amico non era di dichiararsi vincitore anzitempo, bensì di mostrare a lei un’alternativa valida a Naruto, ma il gesto – alla fin fine – non era stato particolarmente apprezzato e aveva dato l’ultima spinta alla giovane dagli occhi verdi nel capire chi fosse il ragazzo che gli piaceva.
E il biondino, in fin dei conti, si era rivelato decisamente meglio di quanto non si sarebbe mai immaginata: la rivelazione del giorno prima l’aveva colpita nel profondo, dal momento che aveva messo in luce il cuore grande e puro del ragazzo, completamente disarmato e disarmante, che però sapeva ciò voleva e avrebbe sempre combattuto per averlo. Tra le sue braccia – e di questo se accorse proprio durante il loro primo bacio – si sentiva finalmente a casa, al sicuro.
La ragazza si girò e cominciò ad osservare il soffitto: si sentiva incredibilmente leggera, come se tutti i mali del mondo fossero estranei a lei e al suo essere. Era felice, davvero felice, dopo moltissimo tempo in cui non riusciva a vedere altro che nero intorno a sé. Ma un paio di grandi occhi azzurri le avevano mostrato una strada illuminata, calda ed accogliente, e ora aveva tutta l’intenzione di percorrerla fino in fondo.
Poi, ricordandosi improvvisamente che non si era ancora lavata dopo il lungo viaggio che l’aveva riportata in città, la giovane si alzò di scatto e cominciò ad aprire tutti i suoi cassetti alla ricerca di un pigiama per la notte che la soddisfacesse: la stanchezza di quei giorni stava cominciando pian piano a prendere il sopravvento sul suo esile corpo e ora non vedeva l’ora di coricarsi a letto, per poter finalmente dormire e sognare la persona che amava.
Mentre stava raccogliendo le ultime cose per farsi la doccia e profumarsi per la notte, venne improvvisamente interrotta da un suono che conosceva sin troppo bene: il cellulare stava vibrando sopra le coperte del suo letto, emettendo il classico rumore che annunciava l’arrivo di un messaggio per lei.
La ragazza si gettò di peso sul letto, avendo davanti agli occhi una sola figura ed un solo nome: in quel preciso momento, infatti, stava sperando con tutta sé stessa che il mittente fosse Naruto che, anche solo per augurarle la buona notte, si faceva sentire e volesse parlare un po’ con lei, fosse anche di loro due, fosse anche di niente.
Tuttavia, le attese della Haruno vennero disattese in pieno: quando Sakura avvicinò il volto allo schermo del cellulare notò immediatamente che il nome scritto sul display non era quello del suo ragazzo. Anzi, leggendo meglio il mittente e il testo del messaggio, la rosa non riuscì a non lasciarsi scappare un’esclamazione decisamente sorpresa, mentre osservava con gli occhi completamente spalancati i caratteri di quel testo arrivato così all’improvviso.

**************************************************************************************

Buongiorno, cari lettori! Si ritorna dopo le vacanze con gli ultimi capitoli della prima parte della fanfic, che cambieranno pesantemente le carte in tavola in attesa della seconda parte. “100% Sakura” ha ancora molto da dire e – malgrado sia completamente oberato di studio in vista dell'ultimo esame dell'università – ho finito di scrivere i capitoli della prima parte e sto delineando nei dettagli la trama della seconda. Tuttavia, salvo salti dovuti a quando non potrò aggiornare, continuerò a tenere la pubblicazione settimanale, sempre nel week-end, in modo da darmi il tempo di scrivere anche una parte delle “Stagioni di Sasuke”. Sto anche meditando se fare una pausa un po' più lunga tra la fine di una fanfic e l'inizio dell'altra, cosa a cui probabilmente sarò comunque obbligato dallo svolgersi degli eventi. So che questo richiederà un po' più di attenzione da parte vostra, ma vogliate scusarmi sin da ora e spero che teniate comunque sott'occhio il mio profilo e continuiate a seguire la storia^^ Ora passiamo alle recensioni:
Matt2291: A dire il vero, la parte uno è ancora in prosecuzione, anche se mancano 5 (compreso questo) capitoli al finale xD Riguardo la scelta di Sakura... beh, le motivazioni stanno tutte nel personaggio, nei momenti che ha passato con uno e con l'altro dei protagonisti, con Naruto che ha sempre tentato di farsi avanti e le è sempre stato vicino, mentre Sasuke ha messo tutte le sue energie nel romanzo, ma non si è mai davvero sforzato di legare con lei... insomma, mi sembrava triste andare a dire palesemente “Sakura ha scelto Naruto perché...”, ma alla fin fine l'ho interpretata come la scelta (provvisoria, ricordo) di un'adolescente tra la cotta per il figo di turno e quello che può cominciare ad essere una forma molto primitiva di amore, o quantomeno d'affetto, vista la giovane età dei protagonisti. In ogni caso, un minimo di spiegazione (molto minimale, ma proprio per il discorso appena fatto) è stata comunque fatta in questo capitolo, per quanto mi rendo conto sia giusto uno spunto.
Grazie mille a tutti coloro che hanno letto, recensito e che seguono la fanfic! Ci becchiamo al prossimo capitolo, ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Credi che mi sia aperto abbastanza? ***


Naruto XXII
Credi che mi sia aperto abbastanza?

Davanti al testo e al mittente di quel messaggio, Sakura rimase impietrita. Dopodiché, in tutta fretta, corse alla finestra e guardò fuori: con la sua solita aria di sfida ed il volto parzialmente coperto dalle sue tipiche ciocche di capelli color dell’ebano, Sasuke Uchiha era appoggiato al muretto subito antistante la palazzina e stava guardando fisso – con un sorriso furbo in faccia – la luce che fuoriusciva dalla stanza della rosa.
La ragazza, dal canto suo, non sapeva che fare: il messaggio diceva che il giovane doveva parlargli di una cosa molto importante e – per quel motivo – la implorava di scendere, che lui l’aspettava di sotto. E, effettivamente, la cosa non sembrava assolutamente essere uno scherzo. Solo in quel momento, inoltre, all’Haruno venne in mente un particolare che rischiava di incasinare ulteriormente la faccenda: il moro non sapeva nulla di nulla riguardo lei e Naruto, come del resto neanche gli altri del gruppo.
Se si fosse comportata in maniera eccessivamente sospetta, però, avrebbe rischiato di peggiorare ulteriormente la situazione: anche se avrebbe solo voluto correre dal suo ragazzo, evitando di gran carriera il povero Sasuke, la ragazza dagli occhi verdi si decise finalmente a scendere, urlando a sua madre che usciva per una mezz’oretta e che sarebbe tornata in tempo per cena. O almeno, lo sperava con tutta sé stessa.
Così, senza neanche cambiarsi gli abiti puzzolenti del viaggio, si fiondò giù dalle scale ad una velocità inaudita: era giunto il momento di affrontare anche Uchiha. Quando aprì il portone, quasi sussultò nel ritrovarsi il viso dell’altro a pochi centimetri dal suo, come se sapesse esattamente il momento in cui sarebbe scesa.
“Sasuke! Che spavento! Hai bisogno di qualcosa…?”
“Ti va se facciamo una passeggiata?”
Vista l’indecisione della rosa, provò a rassicurarla.
“Non andiamo lontano, te lo prometto.”
E così fu: Sakura acconsentì a seguirlo e lui camminò per una decina di minuti, fino ad arrivare ad un parchetto dove di pomeriggio ci giocavano i bambini. Poi, dopo aver puntato un muro abbastanza basso da potervici sedere sopra, vi se mise e invitò la giovane a fare altrettanto. Infine, dopo qualche secondo di puro mutismo, si decise finalmente a parlare.
“Sono cambiate tante cose dal primo giorno di scuola, dico bene?”
“Quello stupido di Naruto ha cambiato completamente le nostre vite, più che altro!”
La rosa si sentì leggermente imbarazza a dare dello stupido al suo ragazzo, ma in fondo le era assolutamente grata per quanto fatto per lei e per tutti quanti, quindi era un insulto dolce, che proveniva dal profondo del suo cuore e non aveva alcuna intenzione di fare male.
“Già…” annuì Sasuke.
Il vento fece muovere leggermente gli arbusti di quel piccolo paradiso distaccato dal mondo, mentre il nero degli occhi del ragazzo sembrava perdersi oltre l’infinito. Anche se l’aveva chiamata fuori a parlare, alla fine non sembrava proprio che avesse granché da dirle. O, forse, stava solamente cercando di mettere in ordine le parole, dar loro un senso compiuto e magari persino una forma graziosa, come solo un romanziere è capace di fare.
“Ti è piaciuto il finale del romanzo?” chiese, poi, da un momento all’altro.
Quella domanda non era casuale. Vi erano dietro miliardi di significati e causali nascoste che, a seconda della risposta, avrebbero potuto mettere in moto scenari incredibilmente diversi gli uni dagli altri. E Sakura lo sapeva alla perfezione. Prima che potesse rispondere, però, fu sempre il moretto a continuare il suo discorso, che aveva sempre più l’aria di un soliloquio.
“A me, no. Secondo me doveva vincere il personaggio interpretato da Chouji, quello buono e gentile, capace di aiutare tutti. Nei romanzi è sempre così, in fondo.”
“Allora perché….?”
Ma la rosa non riuscì a terminare la frase.
“Perché nella vita reale sono quelli più schivi, più cupi e più riflessivi a cavarsela. Sempre, anche in amore. Anzi, forse soprattutto in amore… voi ragazzine sbavate dietro ai fighetti, dico bene?”
“Io non riuscirei mai a sbavare dietro ad uno che sta sempre sulle sue. Per conquistarmi bisogna aprirsi nei miei confronti.”
Era una bugia, ma solo fino ad un certo punto: era vero che per un buon periodo l’atteggiamento da asociale di Uchiha l’aveva attratta non poco, ma alla fine – al contrario di tutte le previsioni – aveva scelto Naruto, quello buono, solare, ed espansivo.
“Allora…” fece, nuovamente, Sasuke
“credi che mi sia aperto abbastanza?”
E, dicendo questo, il ragazzo dagli occhi neri come la pece si inchinò leggermente verso la sua amica e tentò di sfiorarle le labbra con le sue, in un movimento dalla dolcezza e dalla fluidità mai viste prima addosso ad un essere così cupo e tenebroso come l’erede di uno dei clan più importanti della città.
Ma Sakura, senza pensarci un secondo, gli poggiò le mani sul petto per fermarlo.
“Mi spiace Sasuke, ma non posso. Sto con Naruto, adesso.”

“Papà!?”
L’esclamazione di Naruto si sentì in tutta la palazzina, tanto gli era scappata forte dalla sorpresa. Davanti a lui, infatti, vi era un uomo che lo superava di qualche centimetro in altezza e che aveva dei tratti somatici molto simili: il viso era più spigoloso e gli occhi leggermente più piccoli, però il colore degli suddetti e dei capelli erano uguali a quelli del figlio. La capigliatura stessa, però, era leggermente più lunga ed abbondante.
“Ciao Naruto, come te la passi?”
“Cosa ci fai qui?”
“Ti devo parlare. Entriamo?”
Tutta la situazione era particolarmente sospetta, ma il giovane non poté far altro che aprire controvoglia la porta di casa sua ed invitare il genitore ad entrare. I due non avevano un cattivo rapporto, ma vederselo comparire davanti agli occhi da un momento all’altro senza neanche una telefonata per avvertire cominciò a preoccupare non poco il più piccolo degli Uzumaki. O meglio, l’unico Uzumaki, dal momento che Naruto aveva preso il cognome dalla madre, come rivincita nei confronti del destino avverso.
Minato Namikaze, questo era il nome di quell’uomo, era una persona particolarmente tranquilla: avendo cresciuto da solo suo figlio, era un padre amorevole ma anche molto severo, se era il caso. Qualche mese prima, quando l’altro gli aveva chiesto di trasferirsi tutto da solo in una città nuova, sul momento aveva rifiutato categoricamente l’idea, salvo poi ritornare sui suoi passi, pensando che un po’ di esperienza di vita lontano da casa gli avrebbe potuto fare bene. In fondo, forse, era solo venuto ad assicurarsi che tutto procedesse per il meglio.
Quando vide le condizioni in cui versava la piccola abitazione, però, ebbe un attimo di sconforto: non era esattamente un maniaco dell’ordine, però gradiva che le cose fossero il più possibile al loro e posto e – soprattutto – pulite. Ma pulizia e ordine erano due parole decisamente lontane dal regime di vista del giovanotto dai capelli color del grano.
“Sono stato via una settimana, pa’. Di solito non è così incasinato.”
Naruto, che conosceva perfettamente il suo genitore e sapeva a cosa stesse pensando in ogni singolo momento, aveva anticipato ogni possibile lamentela riguardo lo stato di degrado del suo appartamentino. Dopo una vita passata insieme, quei due si conoscevano praticamente a memoria e tra loro non vi era quasi nessun segreto.
Facendo un po’ di spazio sul letto – buttando qua e là vari vestiti – il ragazzo fece posto per il padre, che si sedette di fianco a lui.
“Hai mica qualcosa di fresco da bere?” gli chiese il vecchio
“Ho una sete terribile!”
Il più piccolo, allora, si alzò senza troppa voglia e cacciò fuori dal frigo una lattina di aranciata frizzante e la lanciò al papà, salvo poi prenderne una anche per sé. Dopodiché si rimise a sedere e, in completo e perfetto silenzio, i due si scolarono avidamente il contenuto freddo di quei contenitori di latta colorata d’arancione.
“Ah, ci voleva proprio!” esclamò, poi, il più grande.
“Avanti, papà…” tentò di tagliare corto l’altro
“se sei venuto sin qui senza avvertire vuol dire che covi qualcosa. Non negarlo, ormai ti conosco… avanti, che c’è? Sputa il rospo.”
Minato, a quel punto, guardò dritto negli occhi suo figlio con uno sguardo che non ammetteva repliche, mentre il silenzio attorno a loro faceva crescere secondo dopo secondo l’attesa e l’inquietudine che sembravano essere sempre più palpabili dietro alle pupille scure di Uzumaki. Quella situazione non sembrava prevedere nulla di buono, all’orizzonte.
“Come ti trovi qui?” gli chiese, poi.
“Beh… non c’è male, dai. Il solito, insomma” tentò di sviare Naruto, senza capire il perché di quella domanda.
“Quando ti ho dato il permesso di venire qui è stato perché tu facessi un’esperienza di vita. Ti ricordi?”
“Certo. E difatti mi sto occupando del film di cui ti ho parlato l’ultima volta che ci siamo sentiti… sai, mancano poche scene e poi avrò girato tutto, e mi basterà solo montarlo, e…”
“Ho capito, non devi aggiungere altro. Ormai so a memoria quanti sforzi stai facendo per diventare un regista…”
“E quindi…? Ha qualcosa a che vedere con il motivo che ti ha spinto fino a qui?”
“In un certo senso…”
A quel punto, Naruto non ci stava capendo più niente.
“Cioè…?”
“Cioè… ti do il tempo di finire il film che stai girando, poi per me la tua esperienza qui può finire.”
Un brivido freddo percorse la schiena del biondino.
“C-cosa intendi dire…?”
“Che sono venuto qui per riportarti a casa. Tu, dopo che avrai finito il film, verrai via con me. Ti do un mese, limite massimo.”

****************************************************************************************

Buongiorno (o buonasera, dipende da quando state leggendo xD)!! Eccoci qui con il ventiduesimo capitolo della prima parte della nostra fanfic: Sasuke prova un approccio un po' tardivo con Sakura e riceve una bella botta morale dalla ragazza, mentre conosciamo il papà di Naruto, e la valanga di guai che porta con sé. La storia tra Naruto e Sakura, appena cominciata, sembra destinata a concludersi nel giro di un lampo... ma come andranno davvero a finire le cose? Intanto – insieme alla notizia che ho finalmente cominciato a scrivere i primi capitoli della seconda parte – passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Per una volta, i due avvenimenti finali dello scorso capitolo avvenivano in contemporanea, così come questi qui: insomma, ho evitato per una buona volta di sconvolgere le linee temporali e narrare per montaggio alternato. Comunque, per quanto riguarda i cliffhanger, a dire il vero il capitolo in cui Naruto e Sakura si sono messi insieme era autoconclusivo... non è colpa mia se l'hai letto insieme a quello dopo xD
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, recensito e che seguono la fanfic, siete la mia forza!! Ci becchiamo al prossimo capitolo, ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Dov'è Sasuke? ***


Naruto XXIII
Dov’è Sasuke?

Il giorno dopo, in classe, si respirava un’atmosfera piuttosto strana: le lezioni erano appena finite e i ragazzi del club di cinema si erano riuniti per cominciare a girare le ultime scene in scaletta, in modo da cominciare il montaggio già la settimana dopo. Inoltre, vista la precisione con cui era stato scelto il materiale da usare nel film, la pratica sarebbe stata abbastanza automatica e – solo per via della mole di roba da unire – non sarebbe durata più di due, tre settimane. In poche parole, rimaneva più un mese al completamento del lungometraggio.
Il regista, però, sembrava particolarmente distratto: aveva lo sguardo piantato verso il pavimento e non aveva ancora aperto bocca, né interagito con nessuno. Se il giorno prima non vedeva l’ora di ritrovare la sua ragazza, ora si era completamente estraniato da tutto e da tutti. Infatti fu la rosa ad avvicinarsi a lui e – noncurante degli altri – a prenderlo per mano: alla fine della giornata, in ogni caso, i due avevano deciso di far sapere anche agli altri la lieta novella.
“Tutto bene, amore?”
La sua voce dolce e vicina risvegliò per un attimo il biondo, che sorrise ed osservò la giovane dritta negli occhi verde smeraldo.
“Sì, tutto ok. Sono solo un po’ stanco, ma appena cominciamo sarò tornato quello di un tempo.”
E, con un sorriso di circostanza, riuscì in questo modo a chiudere la faccenda. In realtà, però, le parole di suo padre gli stava rimbalzando in testa sin da quella mattina: entro quella sera doveva riuscire assolutamente a parlare con Sakura e confessarle questa novità improvvisa che rischiava di mettere fine alla loro neonata relazione, malgrado in cuor suo sperasse ancora a qualche ripensamento dell’ultimo minuto che lo costringesse a restare.
Nel frattempo, tutti gli altri erano concentrati ognuno sul proprio lavoro: Kiba era salito su una scala e stava montando un proiettore, mentre Hinata gli passava i chiodi e lo aiutava a rimanere in equilibrio su quel trabicolo scolastico ormai piuttosto vecchio ed andato. Il viso del giovane era madido di sudore e assolutamente impegnato a fissare quella luce in modo che illuminasse esattamente dove si era deciso nella riunione tecnica di poco prima.
Inoltre, in una scatola a parte e dedicata, aveva tirato fuori le luci da esterni: se vi era tempo già nel pomeriggio, se no il giorno subito dopo, si sarebbero dovute girare anche le ultime due scene, all’aperto. Numerate in rigorosissimo ordine, il lavoro fatto dal giovane in questione di luci e suoni all’interno del film era davvero incredibile.
Temari e Tenten, dall’altra parte, stavano allestendo gli ultimi particolari della scenografia: doveva essere abbastanza spoglia – era la stanza del ragazzo buono e generoso, quello che sarebbe uscito irrimediabilmente sconfitto all’interno della narrazione cinematografica – ma comunque pregnante. Sudate e concentratissime sul loro lavoro, avevano ormai creato un team davvero operativo e competente: anche se erano partite come le ‘fighe’ della classe, anche loro erano riuscite a ritagliarsi un loro spazio all’interno della macchina delle competenze.
Inoltre, da parte aveva già preparato i costumi di scena e stava aspettando di finire il lavoro per raggiungere gli attori e vestirli, utilizzando le indicazioni che aveva lasciato loro la piccola Hyuuga che – in quanto segretaria di edizione – doveva sapere perfettamente di cosa vi era bisogno in ogni scena.
Shikamaru, Ino e Chouji, dal canto loro, erano nei loro angoli a ripassare la parte: Akimichi sembrava ancora piuttosto distante e scosso per quanto successo, tanto che si era unito al suo amico ma i due avevano lasciato un po’ da parte la ragazza del gruppo, dal momento che il più grosso dei tre non sapeva davvero come comportarsi.
La Yamanaka stessa, comunque, appena arrivata non era riuscita ad avvicinarsi – come faceva di solito – agli amici di una vita: il solo guardare il volto afflitto di Chou la faceva stare male, e anche Shika sembrava partecipare alla sofferenza del ragazzo. Nara, invece, era piuttosto scocciato per essere finito in mezzo ai casini sentimentali di quello che storicamente era sempre stato il suo gruppo di amici, il suo angolo di serenità. Ma Chouji, con cui era cresciuto, era ben più importante della propria pace terrena.
All’interno di un clima di lavoro così silenzioso e concentrato, ci volle un’oretta buona – quando poi tutti furono pronti e le riprese stavano per cominciare – affinché qualcuno notasse il grande assente della giornata.
“Dov’è Sasuke?” chiese, ad un certo punto, Kiba.
Nessuno dei presente ne aveva la minima idea, anche se Sakura aveva reagito alla domanda abbassando immediatamente lo sguardo e chinando leggermente il capo, come se si fosse fatta improvvisamente pensierosa e si stesse vergognando di ciò che le passava per la testa. In fondo, forse era colpa sua se Uchiha non si era presentato, quel pomeriggio.
Era da quella mattina che non riusciva a togliersi dalla mente l’espressione del suo amico quando aveva scoperto di lei e Naruto: sulle prime era come se avesse preso una pugnalata a sorpresa in pieno petto, poi si era limitato ad esprimere tutto il suo dolore semplicemente tramite gli occhi spenti e lucidi che lo avevano accompagnato finché i due non si erano salutati, e probabilmente anche dopo.
La Haruno, dentro di sé, era certa che forse non avrebbe più rivisto il moro per una grande quantità di tempo: il loro rapporto sembrava essersi rotto per sempre e il trio che aveva dato luce al quella meravigliosa avventura cinematografica sembrava essere giunto alla fine. Dopo mesi in cui il loro rapporto si era solidificato sempre di più, ormai non si poteva più tornare indietro: ma, non importava chi la rosa avesse scelto, questo era comunque l’unico finale possibile per un triangolo amoroso come presupposto di un’amicizia.
Così, malgrado i pensieri che le affollavano la mente, decise di non dire nulla e mostrarsi pronta e reattiva come suo solito. Nel giro di qualche minuto, una volta preso coscienza che Sasuke non si sarebbe presentato, la troupe cominciò nuovamente a lavorare: purtroppo gli effetti di quanto successo al mare cominciavano a sentirsi e la scena dovette essere ripetuta più e più volte, dal momento che né Chouji, né Ino sembravano più in grado di dare la giusta emozione alle parole e alla loro recitazione.
Se inizialmente Naruto aveva pensato – e, forse, temuto – di riuscire a finire anzitempo, si dovette rassegnare ben presto a doversi prendere tutto il pomeriggio per mettere a punto soltanto quella scena. Fu un percorso davvero difficile siccome i miglioramenti tra un ciack e l’altro erano davvero infinitesimali, ma pian piano il regista riuscì ad ottenere sempre di più l’effetto voluto: la magia del cinema stava nuovamente prendendo forma davanti ai suoi occhi.
Così, quando il sole stava già cominciando a tramontare, finalmente i ragazzi riuscirono a completare quello spezzone di film e – nel rivedere i giornalieri – tutti quanti furono particolarmente entusiasti, nonostante le difficoltà, del risultato. Persino i due attori protagonisti – con tutto il background di esperienze che li avevano scombussolati negli ultimi giorni – riuscirono nuovamente a guardarsi negli occhi e a sorridere: la grande fabbrica dei sogni, forse, aveva creato un nuovo, piccolo miracolo.
Nonostante tutto, infatti, davanti agli sforzi di entrambi per far venire bene la scena, i due compresero che era inutile fare come i protagonisti del loro film: non aveva senso buttare via un’amicizia che durava da anni ed anni solo per una mera questione sentimentale. E poi, la stessa Ino aveva ammesso che Chouji non le dispiaceva, quindi la speranza non era ancora morta del tutto, in fondo.
Nara, che guardò quella scena con la coda dell’occhio, sorrise in maniera discreta, in modo da non farsi vedere da nessuno: lì dentro era proprio lui la persona più felice di vedere che le cose stava tornando tutte – pian piano – al loro posto. Il suo piccolo paradiso sulla terra si stava ricomponendo e la più grande crisi a cui erano andati incontro da quando si conoscevano era fortunatamente rientrata.
Infine, con un bell’applauso collettivo, la troupe sciolse i ranghi e i giovani si misero ognuno a mettere in ordine quanto di sua competenza. Alcuni ragazzi presi qua e là in mezzo alla scuola erano diventati un team affiatato ed affidabile, dove ognuno aveva il suo ruolo e sapeva svolgerlo alla perfezione e con grande precisione: la fine prossima delle riprese fece quasi nascere un senso di nostalgia nei cuori dei protagonisti di questa magica avventura.
Subito prima che a tutti quanti venisse dato il permesso di tornare a casa, tuttavia, Sakura e Naruto decisero di fare ciò che si erano ripromessi: prima riunirono tutti i membri del club al centro della sala e poi, prendendosi per mano, rivelarono loro la verità. Kiba e Shikamaru si complimentarono immediatamente con l’amico, mentre Ino quasi saltò addosso alla rosa. Anche se avevano legato da poco, tra le due sembrava essere nata una bellissima amicizia.
Così, dopo i festeggiamenti di rito, ognuno ritornò a casa sua mentre Uzumaki e la Haruno rimasero ancora un po’ in classe, per raccogliere i loro appunti e discutere anche sulle scene da girare il giorno dopo. Inoltre, avevano davvero bisogno di rimanere un po’ da soli, finalmente: si erano messi insieme solo il giorno prima, e da allora non avevano più avuto tempo di replicare il momento del loro primo bacio.
Quando tutti furono usciti, infatti, i due posarono nuovamente le labbra sopra quelle dell’altro e si unirono in un abbraccio appassionato e dolcissimo al contempo, che riassumeva tutto ciò che provavano l’uno per l’altra. Anche se entrambi sapevano perfettamente di far soffrire Sasuke in quel modo, d’altra parte non avevano neanche alcuna intenzione di rinunciare alla loro felicità personale per il bene di qualcun altro.
Forse erano troppo piccoli per conoscere il significato della parola ‘amore’, però l’affetto che provavano l’uno per l’altra – forse – alcuni adulti non l’avevano mai conosciuto lungo tutto l’arco della loro vita: ‘amore’, ‘affetto’ e ‘voler bene’ – in fondo – sono soltanto parole, e l’importante è quanto è sepolto e custodito in fondo al cuore delle persone.
Proprio nel bel mezzo di quel momento di idillio, però, Naruto comprese che quella era l’unica opportunità che aveva di parlare con Sakura: si morse un labbro fino quasi a farselo sanguinare visto quanto gli costava dire e fare una cosa del genere, ma purtroppo era una scelta obbligata e non dipendeva assolutamente dalla sua volontà.
“Sakura-chan…” fece lui, con lo sguardo improvvisamente triste
“Cosa c’è, Naruto-kun? Va tutto bene?”
“No, non va tutto bene.”
Si dovette fermare per sospirare e prendere l’aria necessaria per dire l’ultima frase tutta d’un fiato, senza fermarsi, come quando da bambino ingoiava le medicine amare e che non gli piacevano.
“Ieri è venuto qui mio padre: tra un mese torno a casa, e noi non ci vedremo più.”

****************************************************************************************

Buongiorno (o buonasera)!! Eccoci qui con il terzultimo capitolo della fanfic, con Naruto che si decide a scagliare la bomba dritta dritta in faccia a Sakura, che sembra aver appena perso anche Sasuke, misteriosamente sparito nel nulla dopo lo shock subito nello scorso capitolo. Le cose cominciano a muoversi verso il finale e preparano l'arrivo della seconda parte, che sto scrivendo proprio in questo momento. Ma preferisco non aggiungere altro e passare subito alle recensioni, il resto lo leggerete da voi:
LaGrenouille: Oddio, povero Minato xD A dire il vero io lo vedevo come un padre piuttosto aperto ma comunque responsabile, non così inaffidabile xD Certo, ci vuole un bel coraggio per lasciar andare il proprio figlio da solo dall'altra parte del paese, però sappiamo tutti che razza di testa dura sa essere Naruto, quando ci si mette XD
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, recensito e che seguono la fanfic! Ci si becca al prossimo capitolo, ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Vado dall'altra parte del paese, te ne rendi conto? ***


Naruto XXIV
Vado dall’altra parte del paese, te ne rendi conto?

Per qualche secondo, Sakura rimase completamente immobile, come se non avesse capito perfettamente quanto le era appena stato detto. Aveva gli occhi sgranati e la bocca aperta, ma nessun suono riusciva ad uscire da là. Lo shock era stato talmente forte da bloccarla completamente, fino a quando non cominciò leggermente a tremare, ma sempre senza emettere un rumore o senza cambiare espressione.
Naruto, dal canto suo, appena confessato questo nuovo imprevisto, distolse immediatamente lo sguardo: non aveva nemmeno il coraggio di vedere la reazione della sua ragazza all’ennesimo colpo che la loro relazione – che aveva avuto così tante difficoltà a partire – avrebbe dovuto subire. Effettivamente, il giorno prima, anche lui non aveva reagito in maniera tanto differente: appena conquistato quello che desiderava da un anno e passa, doveva già abbandonarlo per colpa delle decisioni del padre.
Dopo qualche timida protesta – lui non urlava mai contro il suo genitore, il loro era un rapporto particolarmente pacifico – però si era arreso davanti all’evidenza: era stato lasciato libero per qualche mese, ma rimaneva comunque un ragazzo di tredici, quattordici anni e non poteva rimanere lontano da casa tutta la vita. Così, con un sorriso affranto sul viso, aveva accettato malvolentieri quanto gli era stato imposto.
Ora, però, la situazione era molto diversa: Sakura non conosceva affatto cosa corresse tra Naruto e il suo genitore e stava per scatenarsi una delle peggiori tempeste che avessero mai investito il ragazzo nell’ultimo periodo. Tanto per cominciare, una volta ripresasi, la giovane non esitò a mollare un ceffone che lasciò cinque dita rosse sulla guancia di un imperturbabile Uzumaki: sapeva benissimo di doverla lasciar sfogare, ne aveva tutto il diritto.
“Tu sei un deficiente! Cosa significa ‘mai più’!? Anche se ti trasferisci potremo sempre tenerci in contatto, telefonarci, scriverci lettere… io non ti voglio lasciare per così poco! Ti saprò aspettare, ti aspetterò senz’altro! Noi… noi non ci lasceremo!”
“Sakura-chan, io…”
Poi si fermò: anche lui avrebbe voluto essere così ottimista, però sapeva perfettamente che a quell’età non sarebbe mai stato in grado di mantenere una relazione a distanza.
“Tu cosa, Naruto!?”
Era la prima volta che lo chiamava per nome, senza alcun suffisso. Ma, purtroppo, la ricorrenza non era così felice come avrebbe dovuto esserlo.
“Non ho intenzione di lasciarti! So che siamo entrambi piccoli, ma ti giuro che posso resistere! Poi ti verrò a trovare durante tutte le vacanze! Ci penso io, tu non devi fare nulla! Noi… noi ci siamo appena messi insieme…”
Calde lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi color verde smeraldo.
“Ci ho messo tanto ad accorgermi di te, e so di essere stata una stupida, però non può finire così… non può…”
“Sakura-chan…”
Poi, pur nella consapevolezza che avrebbe fatto infinitamente male alla ragazza di cui era innamorato, il giovane decise di metterla davanti alla realtà, dura e cruda.
“Io vado dall’altra parte del paese, te ne rendi conto?”
Questa frase fu come una rivelazione, un’epifania: la Haruno si bloccò nuovamente, come se avesse capito solo in quel momento la portata disastrosa degli eventi. Non disse una parola, era come se stesse cercando all’interno di sé stessa una soluzione che non esisteva e – come succede ai computer che non riescono ad eseguire un ordine per mancanza di informazioni – si fosse avviato un sistema di ciclo continuo, tale per cui il suo cervello stesse analizzando in continuazione tutti i dati in suo possesso, senza la possibilità di fermarsi.
Uzumaki si morse nuovamente il labbro: forse era stato troppo duro con lei, ma non poteva far altro, vista la situazione in cui erano entrambi finiti, per colpa del destino avverso. Così, mentre cercava altre parole per sistemare il tutto, l’altra lo interruppe nuovamente.
“Allora godiamocela finché non parti… poi ognuno per la sua strada, ma con la promessa di tornare insieme non appena ce ne sarà nuovamente la possibilità.”
Il biondo sorrise dolcemente, osservando la sua ragazza dritta negli occhi.
“Sono d’accordissimo sul rimanere insieme fino alla mia partenza, e goderci il più possibile questi momenti. Però…”
E, nuovamente, prese il respiro per andare fino in fondo alla frase senza fermarsi.
“non mi aspettare. Non facciamoci promesse, non diciamoci nulla: saremo liberi, ognuno per la sua strada, e se ci sarà di nuovo la possibilità… vedremo quando questa si presenterà. Questo non è un manga, Sakura-chan. Non siamo dentro ‘100% Fragola’, io non sono Manaka e tu di certo non sei Nishino…”
“Beh, vista la situazione, direi proprio che – tra i due – Manaka sono io!” protestò l’altra, quasi d’istinto.
“Quindi…” fece il biondo, sconsolato
“io sarei Nishino!?”
Poi, accorgendosi della loro stupidità, si presero per mano ed appoggiarono la fronte contro quella dell’altro, sorridendosi reciprocamente nella maniera più dolce possibile: la loro promessa, il loro patto era ormai stato stabilito, e sarebbero rimasti insieme fino a quando il destino – impersonato nel caso specifico dal padre di Naruto – non li avrebbe divisi.

La luce di camera sua completamente spenta, le tapparelle abbassate fino a non far filtrare più un raggio di sole, Sasuke era steso sul letto ed osservava il soffitto della stanza. Aveva ancora davanti agli occhi e nelle orecchie il momento in cui Sakura gli aveva confessato la cosa che più aveva cominciato a temere in quel periodo: che si era messa con Naruto. Aveva scelto l’altro, e lui era stato scartato.
Si era aperto ben più di quanto fosse solito fare, aveva messo in mostra tutto sé stesso – anche i suoi lati più intimi e nascosti, grazie al suo romanzo – e quanto ne riceveva in cambio era questo: essere messo da parte, arrivare secondo, fallire – per la prima volta nella sua vita – in quanto si era posto come obiettivo primario. Aveva lasciato tutto da parte per loro due, ed era così che lo ricambiavano: mettendolo in un angolo, dopo avergli fatto credere di essere amici.
Era passato ormai un mese da quando aveva parlato con la Haruno e ormai – facendo due conti mentali – il film doveva essere bello che pronto, girato e montato, che aspettava solamente di esordire al festival di fine anno. Probabilmente, inoltre, quel gran bel gruppetto aveva pure tolto il suo nome dai titoli di coda, dal momento che non si era più presentato alle riprese. Ma come poteva, dopotutto? Andare lì solo per vedere i due piccioncini tubare tutto il tempo? Assolutamente no. Quello era un capitolo chiuso della sua vita, ormai ne era sicuro. Graniticamente sicuro.
Nell’ultimo periodo non era praticamente più uscito di casa, né aveva letto o scritto una riga: quello che era il suo vecchio, grande amore era stato abbandonato di fronte alla delusione, e dentro di lui vi era solamente una grande voglia di riscatto. Voleva rifarsi di quanto perso, ma non nel senso di una vendetta: doveva trovare un nuovo scopo nella vita, una cosa che non avesse alcun collegamento con Naruto e con Sakura, e che lo rendesse grande ai loro occhi. Voleva superarli su un altro campo, a lui più congeniale, per far capire alla rosa che cosa avesse perso scegliendo quel sognatore con lo stupido chiodo fisso di fare il regista.
Nell’ultimo mese, inoltre, aveva messo il naso fuori da camera sua solo per recarsi nel dojo di famiglia: dopo mesi, aveva ricominciato ad allenarsi nelle varie arti marziali, l’unica altra cosa che sembrava davvero riuscirgli bene, nella vita. Così, con le mani e le gambe perennemente fasciate dai grandi sforzi, Uchiha stava ritrovando la via del combattente: Suigetsu, se l’avesse saputo, probabilmente sarebbe stato particolarmente felice.
Il suo kimono, bianco con il simbolo del suo clan – il ventaglio bicolore – era stato nuovamente tirato fuori dal suo armadio dopo davvero tantissimo tempo: dal momento che la scrittura gli era diventata ormai impossibile, era riuscito a ritagliarsi un nuovo angolo di apparente felicità all’interno della sua vita. Inoltre, durante le ore passate in palestra, aveva anche tutto il tempo di pensare lucidamente a sé stesso.
Infatti, era stato proprio durante questo periodo che il giovane Sasuke aveva cominciato a capire che cosa doveva assolutamente fare, da quel momento in avanti: per riuscire a raggiungere il suo obiettivo, però, doveva staccarsi completamente dai suoi amici di un tempo e proseguire da solo lungo questa strada, la sola che ormai gli si prefigurava davanti.
Dopo un lungo sospiro, il moro saltò giù dal letto con un colpo di reni e – dopo essersi lavato ed asciugato – cominciò la vestizione che, a quel punto, stava assumendo un significato quasi rituale: prima si infilò i pantaloni bianchi che gli arrivavano fino al ginocchio e – subito sotto – delle fasce muscolari bianche e blu che gli coprivano i polpacci. Alla cintura, inoltre, aveva attaccato un piccolo contenitore di cui non ci è possibile conoscere l’utilizzo.
Sopra, invece, si mise la sua maglia blu a collo alto, molto larga per la sua stazza abbastanza minuta e con dietro il simbolo degli Uchiha: era orgoglioso di appartenere alla propria famiglia, e voleva assolutamente darlo a vedere. Infine, come ultimo tocco, si mise in tasca la bandana – che probabilmente poi si sarebbe legato alla fronte –, anch’essa con lo stemma familiare. Il ragazzino era ormai pronto per uscire a fare ciò che doveva.
Aprì la porta di camera sua e percorse lentamente il parquet che fungeva da pavimento nella sua abitazione, poi prese le scale – anch’esse in legno – che lo avrebbero portato al piano terra: il passo era sempre molto lento, senza alcuna fretta di proseguire. Lo sguardo del moro, in compenso, era fisso e duro, come prima di conoscere Naruto e Sakura.
Le immagini di quella brutta storia scorrevano ancora davanti ai suoi occhi, ma era ben deciso a dimenticarsene per sempre: lui era diverso da loro due e – anche se sicuramente il biondo si sarebbe lanciato alla sua ricerca una volta presa coscienza del suo abbandono, del suo tradimento – ormai aveva scelto la strada da percorrere.
Una volta in fondo alle scale, si voltò per una frazione di secondo ed osservò brevemente l’enorme fotografia che raffigurava suo fratello Itachi: era felice e sorridente in quel periodo, quando era ancora vivo e scherzava e giocava con lui. Aveva sempre visto il suo maggiore come un esempio da seguire, oltre che la persona che più gli voleva bene in quella casa, e quando era morto era sprofondato nel dolore e nella disperazione.
Ma ora, sapeva perfettamente che cosa fare.

*************************************************************************

Buongiorno (o buonasera!!), cari lettori! Eccoci qui con il penultimo capitolo della fanfic, in cui Naruto e Sakura decidono del loro destino: rimarranno insieme finché lui non sarà costretto a partire, mentre poi saranno entrambi liberi e ognuno per la sua strada. Sasuke, nel frattempo, stra tramando qualcosa che sarà fondamentale poi per la seconda parte della serie, quella dedicata proprio al giovane Uchiha. Per il resto, mi scuso se non ho aggiornato sabato come al solito, ma ormai nei week-end sono sprovvisto di internet (essendo in residenza universitaria a Torino, me lo devono ancora collegare) e quindi da lì il mio ritardo. Ma passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Allora mi sa che la teoria del cactus resterà buona ancora per un po', dal momento che non penso di tirare fuori nuovamente Minato più avanti nella fic (a parte l'ultimo capitolo, ma poca roba). Come mio solito, i personaggi che rimangono pochi capitoli e sono più che altro funzionali alla narrazione sono un po' meno curati, soprattutto se adulti in un mondo di ragazzi. Riguardo le bande... quasi tutta la seconda parte della serie, quella dedicata a Sasuke, sarà incentrata sulle bande di teppistelli, quindi non ne sentirai ancora a lungo la mancanza!
Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito, letto e seguito e continuano a seguire la fanfic! Ci becchiamo al prossimo – ed ultimo – capitolo, ja ne!!

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Tornerai, vero? ***


Naruto XXV
Tornerai, vero?

La stazione era stracolma di gente, quel giorno. I fischi dei treni che partivano facevano da colonna sonora a quel caldo torrido che avrebbe accompagnato la partenza del ragazzo. L’aria cocente aveva completamente bagnato di sudore il corpo e gli abiti del giovane, che si stava portando dietro un buon numero di valigie. Insieme a lui, poi, vi era un signore che gli assomigliava molto, malgrado fosse più alto e visibilmente più grande.
Il padre e il figlio attraversarono tutto l’atrio della costruzione, fino a giungere al binario da cui sarebbero partiti: era il numero 19, in fondo sulla destra. Una volta giunti davanti al treno ancora fermo – mancavano una ventina di minuti prima che il convoglio lasciasse la stazione –, posarono i bagagli per terra e – quasi sincronizzati – si asciugarono il sudore dal volto con il braccio, poi scossero la testa per riprendersi.
Dopo qualche minuto di pausa, cominciarono a caricare tutto sul vagone: il più vecchio dei due salì sopra, mentre il giovane gli passava pian piano tutta la roba che si sarebbero portati dietro, fino all’altro estremo del Giappone. Malgrado il sudore e la fatica, avevano entrambi il sorriso sulle labbra: il ragazzo si era goduto al massimo l’ultimo mese di permanenza nella sua vecchia scuola – ed era riuscito a completare il film a cui lavorava da troppo tempo, suo vero esordio alla regia – e ora sapeva di potersene andare senza rimpianti.
Mancavano ancora pochi giorni al festival scolastico che avrebbe visto l’esordio del suo lungometraggio, ma purtroppo lui non ci sarebbe potuto essere: era già d’accordo con i suoi amici, obbligati a tenerlo aggiornato via messaggi dell’accoglienza del pubblico, che era certo sarebbe stata grandiosa.
Quando passò finalmente l’ultima valigia al padre e stava per salire anche lui sul treno, lasciandosi definitivamente alle spalle quanto successo in quella città, sentì una voce che lo chiamava.
“Naruto! Naruto!”
Uscì di scatto dal vagone, voltandosi verso quel suono: tutti i suoi colleghi del club di cinema erano corsi in stazione a salutarlo, insieme alla ragazza dei suoi sogni, che gli aveva reso indimenticabili le ultime settimane trascorse in quel posto.
“Ragazzi…” sussurrò, mentre la ragazza dai capelli rosa gli si lanciava tra le braccia.
“Sakura…” aggiunse, poi.
Saluti di rito a parte, il giovane si guardò un attimo intorno, come alla ricerca di qualcuno o qualcosa che non sembrava riuscire a scorgere.
“Sasuke…” fece, in seguito, per chiedere.
“Non è venuto.” gli comunicò Kiba
“E’ da un mese che è sparito, e anche se abbiamo provato ad avvertirlo, non siamo riusciti a rintracciarlo. Ho paura che non abbia tutta questa voglia di rivederti…”
“Immagino di no…” fece l’altro, amaramente
“ma non importa. Grazie di essere qui, grazie a tutti.”
“Figurati!” fece Ino, con il sorriso sulle labbra.
Tutti quanti si guardarono per un attimo negli occhi, senza sapere cosa dire: con Sakura ci aveva già parlato tantissimo nell’ultimo periodo, in cui erano stati sempre insieme, mentre con gli altri – a parte che per dettagli di lavoro – non aveva discusso granché, a parte comunicargli della sua partenza. Malgrado vi fosse un ottimo rapporto fra tutti, non era proprio riuscito a tirare fuori l’argomento in maniera sistematica anche con loro, e ora non sapeva che razza di suoni far uscire dalla bocca.
Aveva un pensiero personale per ognuno di loro, ma non riusciva proprio a dargli forma. Inoltre, aveva ancora Sasuke per la testa: erano rivali, però avevano cominciato a fare amicizia prima che Sakura prendesse la decisione definitiva. Da quel momento in poi – ed era passato un mese – il moro non si era fatto più vedere da nessuno, come se si fosse chiuso in casa senza alcuna voglia di uscire. Anche se ovviamente gli dispiaceva per quanto successo, però, Naruto di certo non ne era pentito: voleva bene a Sakura, e separarsene sarebbe stato comunque difficile.
Prima che potesse aprire bocca, fu proprio la rosa ad abbracciarlo nuovamente, a baciarlo e a guardarlo fisso negli occhi azzurri.
“Naruto… io… tu… tornerai, vero?”
Il biondo non riuscì a non sorridere, anche se era un riso amaro: non poteva promettere nulla, o almeno niente di davvero concreto. L’unica risposta che poteva dare era quanto di più vago potesse esistere, e si stava maledicendo per questo.
“Io… ci proverò, se non altro.”
A quelle parole, lo stesso sorriso amaro si dipinse anche sulla bocca della Haruno, mentre gli altri abbassarono gli occhi: stavano tutti provando a trattenere le lacrime, anche se non gli riusciva poi così bene. Tuttavia, prima che il marciapiede del binario diventasse una pozzanghera, un fischio risvegliò tutti quanti nel modo più brusco possibile: il treno stava per partire.
Quasi con un gesto automatico, il biondo baciò la sua ragazza – ormai ex – e salutò tutti gli altri, salendo poi sul convoglio: quando le porte si chiusero, si rese improvvisamente conto di quanto stesse succedendo. Così, appoggiandosi con tutto il peso contro il vetro, si mise ad urlare e a sbracciarsi per salutare nel migliore dei modi i ragazzi che erano venuti a vederlo partire: un capitolo importantissimo della sua vita si stava chiudendo proprio in quel momento.
E fu solo allora che capì immediatamente che cosa avrebbe dovuto rispondere a Sakura, che cosa si sentiva davvero in fondo al cuore: sì, lui sarebbe tornato. Assolutamente.

La residenza degli Hyuuga era bella quanto quella degli Uchiha: il colore imperante era il bianco – dei muri, dei tetti, ma anche dei sassolini del giardino – mentre le guarnizioni, gli infissi e vari ornamenti interni erano tutti quanti in legno. Era uno stile armonioso e gentile, qualità di cui poteva vantarsi l’intera casata.
Inoltre, dopo la crisi degli Uchiha dovuta alla misteriosa morte del fratello maggiore – colui che, dietro le quinte, teneva in piedi l’impero del padre –, il potere del clan più antico del paese era raddoppiato e, anche se la figura ufficiale di facciata era suo zio Hiashi, Neji Hyuuga era diventato in poco tempo il dominatore della città.
I traffici legati alla malavita erano l’impianto su cui sorgeva quel piccolo pezzo di terra che era stato pian piano edificato ed era diventato un centro abitato piuttosto importante, in cui cittadini ignari di quanto accadesse di nascosto erano liberi di vivere in maniera agiata, malgrado le guerre tra bande e le lotte per il potere che si consumavano ogni giorno.
Quella era la prima volta che Sasuke Uchiha si presentava davanti alla villa dei suoi avversari, e quasi non ne rimase sbalordito: subito dopo l’enorme portone, il giardino in stile zen che conduceva al dojo – vero “ufficio” del più grande dei due cugini, figli minori dei due fratelli Hyuuga – era curato in maniera perfetta, donando un atmosfera di pace e di serenità che sembrava quasi paradossale, visto quanto accadeva in seno a quella casata.
Il moro, tuttavia, finse completa indifferenza e passò oltre, con il suo passo spedito e senza guardare in faccia nessuno. Poi, con quattro energiche bussate, si fece aprire la porta della palestra, in cui Neji riceveva chiunque volesse avere un colloquio con lui. Qualche secondo dopo, un volto conosciuto gli andò ad aprire: il viso allungato, le spalle larghe, i capelli azzurrini e quei denti seghettati – simili a quelli di uno squalo – il giovane li avrebbe riconosciuti tra mille, se non tra milioni.
“Sasuke Uchiha!”
“Suigetsu” rispose lui, gelido.
“Cosa ci fai qui!?”
“Potrei farti la stessa domanda.”
I due si fulminarono, ma non aprirono più bocca. L’uomo-pesce si scansò e lasciò passare il moretto, senza dimenticarsi di fulminarlo: per lui era ancora un traditore che si era ritirato dopo la morte del fratello. Un codardo, un inetto che non era riuscito a superare un trauma che si portava dietro da ormai troppo tempo. E, ultimamente, anche Sasuke si era convinto che il suo vecchio compagno avesse ragione.
Nel centro della sala, in piedi tra i suoi due sottoposti più fidati, vi era Neji Hyuuga.
“E’ venuto a chiedermi un’alleanza: ultimamente c’è stato un po’ di casino in città, ma immagino tu sia tenuto a non saperlo. Tu invece che vuoi, giovane Uchiha?”
Senza che gli fosse posta alcuna domanda, il capo delle bande della città rispose all’interrogativo che il moro aveva posto allo stesso Hozuki. Sasuke, dal canto suo, esitò ad aprire bocca: a quel punto, uno dei due bracci destri del boss cominciò a scalpitare.
“Ehi, hai sentito!? Ti ha fatto una domanda, rispondi!”
Era un ragazzo alto e magro, con un’orribile tutina verde che gli metteva in risalto i muscoli, una capigliatura piuttosto andata a scodella, i capelli neri e gli occhi dello stesso colore, contornati dalle ciglia e sopracciglia più strane che Uchiha avesse mai visto.
“Datti una calmata, Lee. Yo!”
Questa volta era stato l’altro ad aprire bocca: un omaccione davvero massiccio, con la carnagione decisamente scura per un giapponese, una bandana a coprirgli i capelli biondi tinti ed un paio di occhiali da sole per nascondergli lo sguardo. Un poco di barba, anch’essa tinta, ed un abbigliamento non convenzionale – jeans che arrivavano a mezza gamba, una maglietta blu attillata e senza maniche, un paio di stivali decisamente pesanti – andavano a concludere il quadro.
“Come ti permetti, Bee!? Io…”
Lee e Bee… ma che diavolo!? pensò Sasuke, senza però dare voce a questo commento.
“Calmatevi entrambi.” fece, poi, Neji
“E tu… vieni avanti e dimmi cosa vuoi.”
Il moro, allora, avanzò fino ad arrivare a pochi passi da Hyuuga e, inaspettatamente, si inchinò.
“Voglio entrare nella tua banda. Mi accetti, per favore?”
L’altro, senza dire una parola, sorrise: era riuscito a sottomettere e a far inchinare uno dei grandi Uchiha, il che rafforzava ulteriormente il suo potere sulla città e su quella che un tempo era stata famiglia rivale ed amica.
“Cosa ti spinge a volerti unire a noi?” chiese, poi, imperterrito.
“Voglio vendicare mio fratello. Voglio uccidere l’assassino di Itachi!”
Neji sorrise nuovamente: era proprio quello che voleva sentirsi dire.

100% Sakura – Le stagioni di Naruto – FINE

*****************************************************************************************

Buongiorno (o buonasera), cari lettori! Siamo arrivati al gran finale: Naruto parte, mentre Sasuke si unisce alla banda di Neji, alla ricerca della verità a proposito di suo fratello. Da qui, tre anni dopo, ricomincerà “Le stagioni di Sasuke”: vi dico sin da subito che ci sarà una piccola pausa prima dell'inizio della prossima fanfic, e che la storia continuerà (quindi, se vi interessa, dovrete tenere sott'occhio la mia pagina xD) all'incirca dal primo ottobre (forse per il primo capitolo ci vorranno un paio di giorni in più, ma dopodiché dovrei riuscire ad aggiornare ogni settimana). La prossima storia dovrebbe essere composta anch'essa da 25 capitoli, motivo per cui dovrebbe durare all'incirca sei mesi, mesi in cui non so cosa mi succederà da gennaio in poi, dopo la laurea: quindi, buttatevi anche voi nelle avventure di Sakura e Sasuke, e vivete con me l'evoluzione della storia in rapporto all'evoluzione della vita del suo povero autore! Per il resto, un “grazie” va a tutti quelli che hanno seguito fino ad ora e che spero non mi abbandonino proprio adesso: mi spiace non essere riuscito a scrivere nel mio spazio dell'autore un bel discorso finale, ma in fondo è come se la fanfic non finisse, dal momento che è parte di una serie XD Ora, però, passiamo alle recensioni:
LaGrenouille: Errorino corretto, grazie mille per la segnalazione!! Riguardo il metatesto su “100% Fragola”... in realtà, la citazione è doppia: la frase sconsolata di Naruto in cui si rende conto di essere stato paragonato a Nishino è ripresa da quella di “(500) days of Summer” in cui Tom si accorge di essere appena stato definito come “Nancy” XD Riguardo il discorso sul tradimento... su Naruto che si è pigliato Sakura, è semplicemente che con il suo carattere questa sconfitta la vede come un tradimento dagli unici amici che aveva da molto tempo; riguardo Naruto, invece, lo vedo più come un voltare le spalle alla loro amicizia e ritornare al mondo delle risse dopo che gli aveva effettivamente detto che voleva piantarla lì, ormai parecchi capitoli fa xD Per il resto, ti ringrazio per avermi seguito e recensito durante tutti i capitoli di questa fanfic, e spero che tu continuerai a farlo da ottobre in poi, allora^^ Grazie mille, accendere il pc e trovare una tua recensione sul sito è sempre stato fonte di un grandissimo piacere, in questi mesi!
Ci si ribecca ad ottobre, ja ne!!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=554340