CastleBlanca di _diana87 (/viewuser.php?uid=13963)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo capitolo ***
Capitolo 8: *** Ottavo capitolo ***
Capitolo 9: *** Nono capitolo ***
Capitolo 1 *** Primo capitolo ***
CastleBlanca
Pensavate
fossi morta, eh? In realtà lo sono. Sono sotterrata da libri T.T ma domani,
vada come vada, li brucerò e se ne riparlerà a novembre u.u
Anyway, in attesa della 4x01, ispirata da un video che Stana RT su twitter, e
dal film "Casablanca" (il cui protagonista si chiama proprio Rick,
guardate un po'), e dalla serie
"nostalgia di epoche mai vissute", voilà il primo capitolo di
un'altra long (che Dio m'assista) XD
CastleBlanca
PRIMO
CAPITOLO
All'inizio
della seconda guerra mondiale, molti occhi oppressi si volsero con speranza
verso la libera America. Lisbona divenne il grande centro d'imbarco, ma non
tutti potevano raggiungerla. Chi non poteva, era costretto ad un lungo e
tortuoso viaggio da Parigi a Marsiglia, poi attraverso il Mediterraneo, fino a
Casablanca, nel Marocco francese, parte della "Francia non occupata",
controllata dal regime filo-nazista del Governo Vichy. Solo lì, attraverso
conoscenze, ottenevano il visto per Lisbona, e da Lisbona all'America. Ma la
maggior parte, aspettava a Casablanca...
Pur
di ottenere un visto, i profughi fingevano di essere cittadini onorari, e molto
spesso finivano nei guai. La caccia era dura e quando si trovava il finto
avventuriero, egli veniva ucciso senza pietà davanti la folla, esaltata alla
vista di ogni aereo, per aver dichiarato il falso.
L'aereo
sorvolava il "Rick's Café Americain", gestito da Rick Castle, in
passato contrabbandiere d'armi in favore degli Etiopi durante l'invasione
italiana del 1935, e di combattente repubblicano durante la Guerra civile
spagnola. Rick, lasciatosi il passato alle spalle, sembrava essere diventato un
uomo cinico e neutrale di fronte le vicende politiche in corso.
Proprio
il suo locale, era luogo di incontro per quei profughi che si lavoravano i
maggiori venditori e commercianti, per poter trovare un posto sul prossimo volo
diretto a Lisbona. C'erano persone di tutti i tipi: dalle prostitute ai ladri,
dai truffatori, ai semplici contadini.
Intanto,
i signori ricchi venivano intrattenuti da Royce Montgomery, il buon vecchio
"Roy", un suonatore di pianoforte che canticchiava vecchie canzoni
jazz sulla condizione degli schiavi, che seppur lavoravano, erano felici di
essere vivi e fiduciosi che un giorno avrebbero raggiunto l'America.
- Carl, chiedete a Rick se vuole bere con noi!
Una
donna attirò l'attenzione del cameriere Carl, un uomo sulla sessantina, che
passava per i tavoli a servire, come tutte le sere.
L'uomo
rise alla domanda della donna.
- Oh no, Rick non beve mai con i clienti!
La
donna storse il naso.
- Come sono snob questi proprietari!
Rick
era un uomo freddo, ma allo stesso tempo elegante. La sua "divisa" era
un completo di smoking bianco, con camicia bianca anch'essa, e papillon nero.
Una
cosa che odiava erano gli strozzini. E quella sera non era proprio aria. Rick
venne avvicinato da un tale Tom Demming, malvivente molto conosciuto in zona, che gli
passò due lettere di transito rubate a due soldati tedeschi, poi morti, che le
trasportavano. Queste lettere permettevano il passaggio a Lisbona e d lì la
possibilità di prendere un aereo per gli Stati Uniti, grazie alla condizione di
neutralità del Portogallo.
- Ah, Demming... sapere che odio gli strozzini... sopratutto quando questi si
presentano al mio locale.
- Richard Castle... qual buon vento...
- Un vento di tempesta se non ve ne andate...
Rick
si accomodò al bancone per bere qualcosa e Demming lo seguì.
- Andiamo, da quando siete proprietario di questo locale non fate che
lamentarti! Mica siamo tutti uguali, noi strozzini! Ma pensate quanti profughi
marcerebbero in questa città se io non li aiutassi?
Demming
si accese un sigaro, mentre Rick aprì le lettere che Demming gli aveva dato:
erano firmate addirittura dal generale, che non potevano essere annullate né
messe in dubbio. Si chiedeva a chi appartenessero quelle due lettere...
- Lo vedete, Rick? Questa è una cosa che non si vede tutti i giorni! E' roba
grossa! Perciò stasera le venderò ad un prezzo molto alto rispetto
all'originale e poi, addio Casablanca! Non mi avrete più tra i piedi! Vi fidate
di me?
Ma
Rick era ancora scettico. Guardò l'uomo davanti a sé che aveva occhi che
chiedevano pietà e comprensione. Magari non avrebbe più rivisto quest'uomo, e
tutto sarebbe tornato alla normalità. Magari Demming stava veramente facendo un
favore a quei profughi, aiutandoli. Magari non faceva nulla di male. Si
costrinse ad accettare, senza però mostrare neanche mezzo sorriso, per non
tradire la sua indole.
- Cosa vuoi che faccia per voi?
- Dovreste tenermele, poi verrò a riprenderle!
- Per quanto tempo?
- Un'ora, forse di più! Ma non temete, sarò puntuale, non vi daranno alcun
peso! Grazie, sapevo di poter contare su di voi... - fece per alzarsi e chiamare
il cameriere, ma Rick lo bloccò, ancora dubbioso.
- Perchè chiedete aiuto a me?
- Beh, voi mi disprezzate, perciò sono l'unico di cui mi fido. - concluse con
un sorriso, che diete a Rick una sorta di speranza.
Certe
parole come la fiducia, erano cose che pensava aver perso. Qualcosa di cui non
sentiva parlare da molto tempo, da quando c'era lei...
- Cameriere, se qualcuno mi cerca, io sono qui in giro al locale... - e guardò
Rick, che si alzò, appena il cameriere si allontanò.
- Direi che ora ho un po' più considerazione di voi, signor Demming - disse e
gli strinse la mano, ma non senza prima essersi assicurato di non essere visto.
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Capitolo 2 *** Secondo capitolo ***
Atmosfere anni
Atmosfere
anni '40... nostalgiche di epoche mai vissute?
State
leggendo la ff giusta!
Sembro uno slogan pubblicitario, oddio... -.- XD
Buona lettura :)
SECONDO CAPITOLO
La
musica da pianobar di Roy coinvolgeva tutto il locale.
Insieme
al suo pianoforte, c'era una piccola orchestra composta da suonatori di colore
di basso e trombettisti, arrivati lì da New Orleans, la patria del jazz di
strada.
Roy
cantava, suonava, e con lui l'orchestra e le persone presenti nel locale.
Per
un attimo, si dimenticavano le classi sociali, le razze e le religioni.
Rick
continuava a fissare quelle lettere di transito. Doveva nasconderle da qualche
parte e attendere che Demming si sarebbe fatto vivo. Poi, sarebbe finito tutto.
Era semplice, dopo tutto. Allora perchè quel dolore allucinante allo stomaco?
Era come se il cervello gli dicesse di fare una cosa, e il cuore un'altra.
Sapeva
di sbagliare tenendo quelle lettere per sé perchè avrebbe aiutato uno
strozzino e quindi trasgredito alla dura legge.
Con
molta sicurezza di sé, si avvicinò al pianobar dove Roy stava suonando.
Si
assicurò che le luci non lo illuminassero, quindi nascose le lettere sotto dei
documenti. Poi tornò ad occuparsi dei suoi affari, controllando, con
nonchalance, la lista degli ospiti, sempre guardandosi intorno circospetto.
Gina
se ne stava al bancone tutta sola, tra le lusinghe dei camerieri e qualche
bicchiere di troppo, e intanto osservava Rick. Erano stati insieme qualche
volta, ma occasionalmente. Quando Rick aveva bisogno di conforto, la donna
bionda coi capelli boccolati, era sempre lì, pronta a rispondere come uno
zerbino. Anche quella sera approfittò per strusciarsi addosso all'uomo.
"Dove
sei stato ieri sera?"
Rick firmò dei conti e le rispose senza manco rivolgerle lo sguardo.
"E'
passato troppo tempo, non mi ricordo."
Gina
arricciò le labbra, ma non si arrese.
"Ci
vediamo questa sera?"
Rick
continuava a scrivere su carta.
"Non faccio mai piani in anticipo."
Vedendosi
rifiutata per l'ennesima volta, Gina chiese al cameriere di riempirle un altro
bicchiere. Rick si accorse che forse aveva alzato un po' troppo il gomito quella
sera, perciò la prese per il braccio e la fece uscire dal locale.
"Lasciami,
ma che modi... come sono stata stupida ad innamorarmi di uno come te!"
"Cose che capitano... cameriere, chiama un taxi!"
Mentre Sasha, il cameriere, conduceva Gina in auto, lei si voltò per l'ultima
volta.
"Rick
Castle, sei un emerito bastardo!"
Lui si limito a ridacchiare tra sé. Prese una sigaretta dal suo pacchetto in
tasca e l'accese.
"Cosa
farai mai a queste donne, Rick!"
Rick rise quando riconobbe la voce.
"Ah
capitano Ryan."
Raggiunse
l'uomo. Kevin Ryan, funzionario francese fedele a Vichy, nonché capitano della
squadra di polizia, era molto rispettato in zona. Restarono seduti per qualche
momento in silenzio, tra una sigaretta e l'altra a parlare di donne. Poi un
aereo sorvolò sul locale. Rick lo guardava e assunse un'aria malinconica. Kevin
se ne accorse.
"Quell'aereo
va a Lisbona."
"E cosa c'è a Lisbona?"
"Non lo sapete? C'è il lasciapassare per l'America... dovreste tornare in
America, Castle. Perchè siete fuggito a Casablanca?"
Rick
sorrise e abbassò lo sguardo. Colpito in pieno.
"Non
vi si può nascondere niente, capitano."
Di ragioni ce n'erano a bizzeffe. Quelle militari a parti, la ragione più
importante era dimenticare lei. Lei che aveva amato così disperatamente, e che
come un disperato venne lasciato proprio il giorno della sua partenza... I suoi
pensieri furono interrotti dall'arrivo di alcuni agenti di Ryan.
"Signore,
è tutto pronto."
"Bene, possiamo procedere."
Quando
gli agenti si erano allontanati, Rick era un po' confuso.
"Che
sta succedendo, capitano?"
"Procederemo ad un arresto questa sera, signor Castle. Roba che non si vede
tutti i giorni."
Ryan se la rise sotto i baffi, e insieme a Rick entrarono nel locale.
Roy
era ancora al piano, circondato da alcune signore che si muovevano a ritmo di
jazz.
Rick
condusse Kevin in un posto dove potevano parlare da soli. Entrarono in uno
studio privato, con le pareti bianche, una cassaforte e dei vecchi scaffali. Si
sedettero. C'era qualcosa di grosso in ballo quella sera.
Rick
offrì a Kevin del whisky di vecchia data. Sapeva come coccolare i suoi clienti,
sopratutto se erano ufficiali.
"Questa
sera sarà presente all'arresto anche il generale Esposito,
ufficiale tedesco giunto a Casablanca per controllare l'efficacia delle misure
contro i ricercati ed i dissidenti. Quindi, come capirete, per me è
un'occasione per dimostrare la mia efficienza."
"Vi capisco." disse Rick sorseggiando dal bicchiere.
Kevin
lo guardò negli occhi.
"Stiamo cercando uno strozzino che si dice venga qui stasera per un grande
colpo... vendere lettere di transito rubate al miglior offerente..."
Rick
si bloccò. Stava parlando di Demming. Ma cercò di essere il più normale
possibile.
"Mhm
mhm."
"Inoltre,
è arrivato a Casablanca un uomo americano che offrirà una fortuna a chiunque
gli procuri un lasciapassare."
"Sì
e come si chiama?" Rick offrì a Kevin un altro bicchiere di whisky.
"Josh Davidson."
Rich
non poteva crederci. Esitò prima di sorseggiare. Kevin se ne accorse vedendo la
mano tremante dell'uomo.
"E'
la prima volta che vi vedo turbato, qualcosa non va?"
Rick conosceva quel nome. E anche quella persona. Josh Davidson era un fuggitivo
politico, leader della resistenza cecoslovacca. Era riuscito a turbare mezzo
mondo. Era riuscito a fuggire dai campi di concentramento in Germania, e i
nazisti lo volevano morto. Se Kevin l'avesse catturato, avrebbe alzato non di
poco la sua reputazione. Rick depose bicchieri e whisky, per tornare con una
scatola marrone con dentro dei grossi sigari.
"C'è
però un problema: ha bisogno di due visti. Uno per lui e uno per sua
moglie."
"Cosa
vi fa pensare che Josh fuggirà con sua moglie?" disse Rick, offrendo al
capitano uno dei suoi migliori sigari.
Kevin
sorrise.
"Perchè
ho visto sua moglie. E' una di quelle che fa mozzare il fiato alla vista.
Inoltre, voi siete un sentimentalista, oltre quella scorza dura." disse e
fece l'occhiolino a Rick, poi aggiunse "Vi faccio qualche esempio. 1935,
avete mandato fucili ai cinesi. 1936, avete combattuto per la
Repubblica..."
"Nah, sono stato ben pagato tutto e due le volte." rispose lui,
seccato.
"L'altra
parte vi avrebbe offerto di più."
Gli
sorrise beffardo, Rick si sentì in soggezione.
"Può darsi..."
In
effetti, Rick Castle era un sentimentalista. Ma non aveva conosciuto più un
sentimento simile dopo la separazione dalla donna della sua vita. Da allora, si
era chiuso in se stesso il più possibile. E per quanto riguardava le vicende
politiche, aveva deciso di tenersi alla larga, facendo il neutrale. Gli affari
della Gestapo erano dei tedeschi e dei francesi, lui ormai ne era fuori. La loro
conversazione fu interrotta: il generale Esposito era arrivato al locale.
Per
evitare una qualsiasi fuga del criminale, furono messe due guardie ad ogni
porta. Demming fu facilmente trovato e riconosciuto. Due agenti si avvicinarono
al bancone dove lui giocava alla roulette.
"Signor
Demming, vuole seguirci?"
Demming si voltò impaurito. Si guardò intorno: non c'erano facili vie di fuga,
ma qualcosa si sarebbe inventato all'improvviso. E così fece.
"Certo
agenti... vado a cambiare le fiches prima..."
Ma senza accorgersene, Demming era già sulla via di fuga, verso l'uscita.
S'imbatté in Rick, prendendolo per il braccio.
"Aiutatemi
Rick!" lo implorò.
I
due agenti della Gestapo lo raggiunsero, e Demming corse più che poteva ma
senza pietà venne fucilato e s'accasciò a terra.
La
gente del locale era senza parole; qualche donna svenne; l'orchestra si
immobilizzò. Rick, con mano fredda, prese in mano la situazione.
"Andiamo
gente, è tutto finito!"
Il generale Esposito e il capitano Ryan se ne stavano comodi e seduti a
chiacchierare di affari, quando notarono Rick arrivare col solito faccione
imbronciato.
"Ehi,
Rick, vuole unirsi a noi?" gli chiese Kevin.
Rick
acconsentì e si sedette. Stare a fianco di funzionari dell'esercito un po' lo
intimoriva. Esposito lo squadrò.
"Rick
Castle... la tua fama ti precede!"
Rick si sistemò la giacca, sentendosi agitato dell'essere al centro
dell'attenzione.
"Sono
così famoso?"
Al che, Esposito tirò fuori dalla sua divisa un taccuino e iniziò a leggere
delle note.
"Richard
Castle, 37 anni... sappiamo anche perchè abbandonaste Parigi e cosa faceste
lì... oh, state tranquillo, non lo spargerò ai quattro venti!"
Rick
gli rubò il taccuino di mano e iniziò a leggere anche lui. Caspita, si sentiva
davvero importante. Una domanda gli sorse curiosa.
"Scusate
generale, se state cercando Davidson, perchè chiedete a me?"
Esposito si riprese il taccuino e se lo mise in tasca dov'era prima.
"Vedete,
signor Castle cerchiamo informazioni su chiunque abbia avuto contatti con
Davidson... quel criminale ci è giù fuggito tre volte... l'ultima volta a
Parigi, e non vogliamo perderlo di nuovo."
Rick si sentiva ancora di più a disagio a sentir parlare di Josh Davidson.
"Non
voglio interrompervi, ma la politica non è il mio campo. Vogliate
scusarmi."
Rick si alzò dal tavolo e si congedò.
"Vedete
che non avete da preoccuparvi di Rick." disse Ryan.
Esposito
non ne era così convinto, mentre osservava Castle allontanarsi.
"Lo
vedremo."
Poco
più tardi delle undici, al locale l'atmosfera era sempre la stessa.
Roy
al pianoforte, l'orchestra che si accordava, i tavoli sempre pieni, e Rick
impegnato nei suoi affari.
Una
coppia entrò nel locale. Lui, un tipo alto con capelli folti, indossava uno
smoking bianco. Anche lei era alta, capelli lunghi boccolati, indossava un
vestito lungo, stretto con praline argentate. L'uomo chiamò il cameriere.
"Mi
scusi, abbiamo prenotato un tavolo."
Il cameriere iniziò a sfogliare il blocco notes che aveva in mano.
"Certo.
Mi dica il nome."
"Davidson. Josh Davidson."
"Bene, seguitemi."
La coppia camminava e si guardava circospetta, lei peggio di lui, era
intimorita. Passarono davanti a Royce e il pianobar. L'uomo di colore si voltò
e riconobbe la donna. Un misto di amarezza e tristezza gli coprì il volto.
Abbassò la testa, scuotendola, senza mai lasciare le mani dalla tastiera.
ps:
mi rendo conto che Ryan come capitano francese e Esposito come generale tedesco
suona un po' fuori dal normale... ma non avevo altri personaggi da mettere XD
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Capitolo 3 *** Terzo capitolo ***
Rieccomi
Rieccomi!!
Scusate tantissimo per l'assenza di un mese, ma dovevo finire le altre fanfics,
inoltre avevo lezione, un po' di vita sociale... ed eccomi qui XD
Allora
dove eravamo rimasti? Ah sì, che il nostro fuggitivo politico si presentava
proprio al Rick's Caffé accompagnato dalla sua dolce metà... chi sarà mai
questa misteriosa "lei"?
Lo
scoprirete solo leggendo... XD
TERZO
CAPITOLO
I
signori Davidson furono accompagnati al proprio tavolo.
Si
sedettero, lei elegantemente sistemò il vestito, mentre lui continuava a
guardarsi intorno, agitato.
Si
avvicinò alla moglie.
"Kate,
non vedo nessuno che assomiglia a Tom Demmings qui dentro... sono stanco di
aspettare!"
Lei gli prese la mano per rassicurarlo.
"Tesoro,
andiamocene via allora, cosa siamo venuti a fare qui?"
Ma lui in cuor suo la risposta la sapeva già.
Guardò
Royce che malinconicamente suonava il pianoforte... le note di quella canzone le
sapeva a memoria.
Dentro
di se, voleva restare per ascoltare quella melodia.
I
suoi pensieri vennero interrotti da Kevin Ryan, capitano delle guardie francesi,
che si avvicinò al tavolo dei due, salutandoli col classico saluto militare.
"Josh
Davidson e consorte, immagino..."
"Sì,
siamo noi. Lei è..."
"Oh mi scusi... capitano Kevin Ryan, polizia francese." porse la mano,
poi guardò la donna. "Mi avevano detto che Katherine Beckett fosse una
bella donna, ma non immaginavo di una bellezza tale."
Kate sorrise e gli porse la mano, che Ryan prontamente baciò.
Poi
si sedette con loro.
"Cosa
vi porta in questo locale? Avete già visto Rick?"
"Rick chi?" disse Josh scuotendo la testa.
Kate
ebbe un sussulto, che la portò a mentire.
"Chi
è Rick?"
Ryan rise.
"Signora,
dovete sapere che Rick Castle è il tipo di uomo di cui tutte le donne si
innamorano. Ma se fossi in lei, eviterei di farlo... oh ma perchè dico queste
cose ad una donna sposata?"
Kate sorrise imbarazzata, cercando lo sguardo del marito.
Quello
scambio di battute venne interrotto dal generale Javier Esposito, sempre pronto
a controllare la clandestinità e le truffe a Casablanca.
Anche
Esposito riconobbe in Josh Davidson il fuggitivo che stavano cercando, ma cercò
di essere cordiale per non destare casini, visto il precedente incontro con Tom
Demmings.
"Josh
Davidson. Kate Beckett. E' un piacere avervi qui. E a proposito, quando avrò
l'onore di chiacchierare un po' con voi, signor Davidson?"
"Presto,
molto presto, generale."
Si
scambiarono delle occhiate prima di separarsi.
Esposito
fece segno a Ryan di seguirlo.
Josh
capì che era nei guai: se non lasciava subito il Marocco avrebbero arrestato
lui e Kate, che lo aveva aiutato a fuggire dal campo di concentramento.
Ma
senza Demmings che poteva dargli i lascia passare, come avrebbe fatto?
Doveva
trovare un altro truffatore disposto a dargli un lasciapassare.
"Ti
vedo agitato... e inizio ad esserlo anche io... cosa facciamo adesso?"
disse Kate sottovoce, cercando lo sguardo di Roy che era in pausa dal suo
pianoforte.
"Devo
trovare una via di fuga... questo locale dicono che è una vera
crocevia..." Josh si guardò intorno, poi parve aver trovato qualcosa
"scusami, torno subito." la baciò e si allontanò.
"Sta'
attento." disse Kate quando ormai il marito era in lontananza.
Kate
ne approfittò per guardarsi intorno e cercare Rick; ma di lui nessuna traccia.
Attirò
l'attenzione del cameriere con un cenno della mano.
"Cameriere,
può chiamare Royce, per favore?"
"Subito signora."
Il vecchio Royce Montgomery si portò dietro il piano, avvicinandosi al tavolo
di Kate Beckett.
Le
sorrise e per un attimo ritornò ad anni prima quando lei e Rick Castle si erano
conosciuti... si erano amati... tanto tempo era passato da allora, ma il
pianoforte di Roy era sempre lo stesso. Iniziò ad intonare una melodia
tranquilla.
"Royce...
quanto tempo è passato."
"Vi
trovo bene, signora..."
"Dov'è Rick? Non l'ho ancora visto." chiese lei continuando a
guardarsi intorno.
Roy
era a disagio e stonò una nota.
Kate
se ne accorse perchè lo guardò, ma lui si limitò ad alzare lo sguardo.
"E'
andato via prima stasera, aveva da fare con quella tale Gina... una bella
donna..."
"Roy, Roy... non sai raccontare bene le bugie!" disse lei
sorridendogli.
A
quel sorriso neanche il buon vecchio Roy poteva resisterle.
Lei
posò una mano sulla sua.
"Cantala
ancora, Roy. Canta la nostra canzone, come a quel tempo, As time goes by...
te la ricordi, vero?"
"Ehm no, signora... la mia memoria inizia a perdere colpi..." mentì.
"Dai
te l'accenno io!" iniziò a canticchiare a bassa voce.
Il
tempo non le aveva fatto dimenticare quella canzone, e doveva ammettere di avere
ancora una gran bella voce.
Roy
cominciò a suonare e Kate gli andava dietro cantando il ritornello della
canzone.
Quello
che non si aspettavano, era di vedere Rick sopraggiungere perchè sentiva quella
canzone che lui odiava e amava al tempo stesso.
Si
avvicinò a Roy e gli chiuse il piano, seccato, non notando che c'era Kate
vicino a lui, la quale abbassò la testa e si morse il labbro.
"Non
ti avevo detto di non suonarla più?!"
Roy fece segno che c'era Kate vicino a loro.
Rick
guardò la donna e finalmente anche lei ebbe il coraggio di guardarlo negli
occhi.
Roy
capì che quegli sguardi malinconici che si lanciavano valevano più di mille
parole.
Con
molta discrezione, portò il piano lontano e se ne andò.
Rick
boccheggiava e Kate faceva lo stesso; non sapevano che dire dopo anni che non si
vedevano, ora le loro vite erano estremamente cambiate.
"Avete
trovato Rick, signora... prima chiedevate insistentemente di lui!"
La voce del capitano Ryan riportò i due alla realtà.
Dietro
di loro, oltre a Ryan, c'era anche Josh Davidson, che prontamente andò dietro a
sua moglie Kate mettendole le mani sulle spalle, come se avesse paura di
qualcosa... di perderla.
Rick
si sentiva estremamente a disagio, e lo stesso Kate, che evitava se possibile i
suoi sguardi.
"Voi
siete Rick Castle immagino... piacere, Josh Davidson..." i due uomini si
strinsero le mani, ricambiando la cortesia.
"Bevete
qualcosa con noi?" gli chiese poi Josh.
"No,
Rick non beve mai in compagnia!" fu la risposta pronta di Ryan, pronto ad
essere interdetto da Rick, che volle invece accettare l'offerta.
"Sì
quasi quasi..." si accomodò al tavolo insieme ai tre.
"Oh
avete rotto la vostra regola!" disse Ryan sempre con fare sarcastico.
"Vi
conoscete già voi due?" chiese Josh a Kate, diventando sospettoso dei loro
continui sguardi.
"Ehm
sì..." lei si toccò i capelli, e Rick sapeva che quando lo faceva era
perchè stava cercando di mentire o perlomeno sviare il discorso "eravamo a
Parigi l'ultima volta... prima che---"
"Prima
che i tedeschi attaccassero..." concluse Rick guardandola.
Fu
preso da un senso di depressione, malinconia, frustrazione ma anche rabbia.
L'ultima
volta che lui e Kate si erano amati era proprio quando stava per scoppiare la
guerra.
Qualcosa
era successo, e lei lo aveva lasciato in balìa in quel posto.
Rick
sorrise ripensando a quel giorno.
"Voi
indossavate un vestito blu... come dimenticare." concluse con un sorriso
amaro.
"Beh
se questa guerra finirà in bene, lo indosserò di nuovo!" rispose lei,
ricambiando quel sorriso.
Era
bella Kate. Non aveva perso minimamente quel tocco di charme e quei capelli
lunghi... le piacevano così.
L'ultima
volta li aveva corti e più scuri. A lui piacevano lo stesso, le davano
quell'aspetto da maschiaccio.
Ma
sapeva che in fondo Kate era sempre stata una signora, che sognava un matrimonio
da favola.
Ora
aveva trovato quello che cercava.
"Si
è fatto tardi, noi dovremmo andare..." Josh ruppe di nuovo quella magia,
quando fu il primo ad alzarsi, facendo segno a Kate di raggiungerlo.
"Pago
io, state tranquilli." fu la risposta di Rick.
Quella
sera aveva infranto un'altra sua regola.
Forse
non era così cinico dopo tutto.
"Ah
salutatemi Roy." disse Kate, sfiorando il braccio di Rick, che ebbe un
brivido.
"Certo."
"Non c'è nessuno come lui che sa suonare meglio!"
"Già."
Rick
guardò i signori Davidson allontanarsi e uscire dal locale, e di nuovo fu colto
da quelle strane sensazioni.
Stavolta
era come se qualcuno gli aveva dato un pugno nello stomaco.
Il
capitano Ryan aveva già sistemato i suoi documenti.
Il
giorno dopo avrebbe incontrato Josh Davidson e consorte per discutere del loro
futuro.
Lo
aveva in pugno, non se lo sarebbe lasciato sfuggire.
Non
questa volta.
Tirò
fuori un sigaro e fece segno alle sue guardie di iniziare la perlustrazione
della zona.
Il
locale stava chiudendo. L'insegna del "Rick's Café Americain" era
spenta.
Dentro,
il buio totale.
Solo
un uomo, chiuso nella sua solitudine con una bottiglia di gin, se ne stava al
bar, vestito del suo smoking bianco.
"Padrone,
andiamo, è notte, non vuole andare a dormire?" Roy si avvicinò scuotendo
Rick.
"No,
Roy! Piuttosto, suonami qualcosa... non voglio andare a letto, capito?! Stasera
proprio no." la bottiglia era quasi finita, quindi ne prese un'altra.
Roy
però non suonava, guardava preoccupato il suo padrone.
Lo
prese per il braccio, convincendolo ad andare via.
"No,
Roy, lasciami in pace!! Suona qualcosa!"
"Ma io---"
"Per lei hai suonato, per me no?? Forza, lo sai quello che mi piace!"
"No non lo so..." rassegnato, Roy si mise al piano e iniziò a battere
i tasti a caso.
"Che
stai suonando?" chiese Rick scocciato.
"Qualcosa
a caso."
Rick tornò alla sua bottiglia e intanto si passava le mani tra i capelli in
segno di disperazione e sconforto.
Gettò
lo sguardo in alto.
"Demmings
viene catturato, e lei arriva. Uno se ne va, e l'altra viene. Con tanti ritrovi
nel mondo, doveva venire proprio nel mio."
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Capitolo 4 *** Quarto capitolo ***
Brutte notizie
Brutte
notizie: devo seguire un altro corso, tacci loro, non posso farne uno da 9 cfu,
quindi devo sceglierne 2 da 6+3 -.-
tutto
questo per dirvi che la mia vita sociale inizia a rimpicciolirsi sempre di più
-.-
Non
posso manco scrivere a lezione perchè devo prendere appunti, ahimé -.-
Odio
l'università, meglio andare a lavorare!!!
Vabbeh dopo sto sfogo, violà il nuovo capitolo! :)
QUARTO
CAPITOLO.
PARIGI,
QUALCHE ANNO PRIMA.
La
macchina decappottabile sfrecciava passando dagli Champe Elisée alla Torre
Eiffel.
Al
comando un uomo, abile nella guida, sicuro di se. Al suo fianco, una donna,
capelli corti al vento, felicemente guardava il suo uomo.
E
ridevano. Ridevano come pazzi, come bambini. Come innamorati.
Lui
la guardò, poi allungò il braccio verso di lei per avvicinarla a se, e la
donna pensò che si trovava confortata a stare vicino a quell'uomo che tanto
amava.
Una
stanza d'albergo.
Uno
champagne stappato.
Una
sigaretta mezza usata e gettata in un posacenere.
E
di nuovo i due che si abbracciavano e si baciavano.
Si
dondolavano l'uno nelle braccia dell'altra, mentre si sentiva suonare al
pianoforte e canticchiare dalla locanda sotto l'hotel.
"Oh
Rick... la conosco questa canzone!"
"Come si chiama?"
"As time goes by..." e iniziò a canticchiarla, iniziando una
specie di balletto che assomigliava ad un'accoppiata da ballo dei cigni.
Rick
seguì le sue mosse, mentre la donna si lasciava trasportare dalla musica.
D'un
tratto si ritrovò tra le braccia dell'uomo, che come d'incanto, l'aveva presa,
per paura che cadesse.
O
per paura di perderla.
Quella
magia venne interrotta tristemente quando sentirono un tonfo.
La
donna si strinse al corpo dell'uomo.
"E'
un cannone o è il mio cuore che batte?"
Rick
scrutò dalla finestra.
"Sono
i tedeschi."
"E' la Gestapo, Rick. Sono arrivati a Parigi."
Un
sergente era circondato da almeno 5 carro armati, dai quali uscirono altrettanti
3 uomini, col totale che fu circondato da 15 marines. Questi avevano la mano
posata sul segno dell'attenti vicino la testa. Quando il sergente fece segno di
abbassare la mano, questi risposero con un tedesco duro all'ordine.
La
gente iniziò a radunarsi vicino ai militari, mentre il sergente iniziò a
parlare una lingua, che per Rick Castle, newyorkese puro, era incomprensibile.
"Eh
credo che il mio tedesco si sia un po' arrugginito..."
La
sua compagna trattenne una risata abbracciata al corpo caldo e possente del suo
uomo, che emanava calore sotto quella giacca grigia e camicia bianca.
"Il
sergente della Gestapo sta dicendo che domani arriveranno a Parigi. Ci danno
istruzioni per il loro ingresso nella città." la donna sospirò. "Che
brutto momento per innamorarci, vero Rick?"
Lui le prese il viso tra le mani.
"Dov'eri
tu dieci anni fa?"
"A togliere un dente dal dentista. E tu?"
"A cercare lavoro."
Risero ricordandosi il tempo passato, ma sopratutto pensando al presente. Un
momento quello che doveva restare impresso nelle loro menti.
D'un
tratto, una vena di tristezza coprì il volto della ragazza.
"Rick
dovrai fuggire, o la Gestapo..."
"Lo so, lo so... fuggiamo insieme. Sposiamoci."
Rick
sembrava abbastanza serio al riguardo.
"Oh,
Rick!"
"Sposiamoci sul treno... chiediamo al capotreno di sposarci!"
Lei
si morse il labbro.
Era
indecisa sul da farsi.
Certo,
sarebbe stata una mossa azzardata, oppure c'era dell'altro?
"Rick,
io vi seguirò ovunque voi andiate... e prenderemo lo stesso treno, domani.
Fuggiremo."
I
due si baciarono velocemente, come a volersi conservare per l'indomani.
Ma
sul volto della ragazza c'era ancora quella strana vena di tristezza...
L'indomani
il cielo era piovoso.
Pioggia
a catenelle sulla stazione di Parigi mai stata così piena di gente.
Rick
col suo impermeabile nero e cappello, attendeva la sua amata, e intanto si
lamentava perchè provava ad accendere la sigaretta, ma pioveva forte e
inevitabilmente questa si spegneva.
Il
treno che dovevano prendere stava per partire.
"Signore,
sarà meglio salire sul treno... siete sicuro che Kate verrà?" Royce si
avvicinò al suo padrone portando valigie.
Rick
sbuffò, poi si guardò intorno un'ultima volta.
Alla
fine si decise a salire.
CASABLANCA,
PRESENTE.
Rick
era ancora lì a disperarsi tra la bottiglia di cognac e la sigaretta.
Non
riusciva a capire come mai Kate se n'era andata e lo aveva lasciato anni prima,
ad aspettare inutilmente un treno, insieme, quando poco prima si erano giurati
amore eterno.
Non
lo capiva, ma non sembrava neanche disposto a perdonarla per quel gesto.
Eppure
perchè era lì in ansia, ad aspettarla?
Royce
se n'era andato già da un pezzo, chiudendo il pianoforte e lasciando il suo
padrone nel più completo sconforto.
"Sapevo
che vi avrei trovato qui."
La
calma e quel buio finirono quando sulla porta apparve Kate.
Rick
la guardò avvicinarsi con quell'eleganza che solo una dea poteva avere.
E
rifletteva di luce propria, perchè nel vederla camminare sembrava che tutto il
locale fosse di nuovo illuminato.
Lui
tuttavia si mantenne serio.
"Tanti
posti che c'erano dovevate venire proprio a Casablanca?"
"Rick...
vi prego--"
Kate
si avvicinò prendendogli la mano, che lui scansò prontamente.
La
donna si toccò la mano.
Sembrava
far male... no, le faceva male il suo cuore.
"Rick,
io vi seguirò ovunque voi andiate... e prenderemo lo stesso treno, domani.
Fuggiremo.... tutte parole al vento, bambina. Promesse che sono rimaste a
Parigi, per quel che mi riguarda."
"Ah,
se sol voi poteste capire il motivo del mio abbandono..."
"Capire???
Capire cosa?? SOno stanco di capire!! Un poveraccio fermo alla stazione sotto la
pioggia!!" urlò Rick.
"Rick
calmatevi... non avevo altra scelta, avevo paura! Ero una profuga serba che
fuggiva dai tedeschi... dovevo nascondermi... e incontrai quest'uomo, Josh
Davidson. Era così gentile e premuroso con me, che mi portò a conoscere la sua
famiglia. Lui aveva degli ideali in cui credere. Combatteva e non si arrendeva.
Mi prese con se, sotto la sua ala e io lo adulai, convinta che fosse amore. Oh,
Rick, ci siamo innamorati nel posto giusto al momento sbagliato..."
"Ma
per favore... ne ho udite di storie come queste prima d'ora..." ancora
l'uomo si mostrava freddo davanti a questa donna che stava aprendo il suo cuore
e cercava di spiegarsi.
"Volete
ascoltarmi! Non volete sapere perchè me ne sono andata?" tentò di nuovo
di toccarlo, prendendogli il braccio, ma di nuovo si sentì rifiutata.
"Allora,
c'era Josh... o ce ne erano altri, eh? Oppure siete una di quelle che non parlano?"
finì il suo bicchiere, divertendosi a vedere cosa ne restava.
Kate
alzò lo sguardo, con le lacrime agli occhi, e se ne andò disgustata senza
neanche guardarlo in faccia.
Quando
si assicurò che se ne fosse andata, Rick passò le mani tra i capelli, poi si
coprì il viso con le mani.
La
sigaretta ancora tra le mani.
Alla
fine, si arrese, e affondò il viso sulle braccia conserte sul tavolo.
Angoletto
dell'autrice malata di mente:
Capitolo
un po' corto, ma vabbeh, dovevo spiegare la storia tra Rick e Kate :)
Alla prossima!!
|
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Capitolo 5 *** Quinto capitolo ***
CAP
Ehilà,
ogni tanto mi faccio viva XD
Spero vivamente di terminare la FF perchè ne ho altre in cantiere u.u
Hahahaha!
Buona lettura :)
QUINTO
CAPITOLO
Il
piccolo quartier generale creato dal generale Javier era pressoché ben
organizzato.
In
qualche modo doveva adattarsi a Casablanca, e quale cosa migliore che crearlo
dentro una palazzina nel centro della città?
Controllare
i truffatori sembrava più semplice, e in mezzo al mercato giornaliero, ce
n'erano di tutti i tipi.
Mentre
il generale Javier era più tosto, come un vero tedesco in sostanza sapeva
essere, il comandante Ryan a volte era più flessibile.
Quella
mattina, di buon'ora, Kate e Josh si recarono dai due ufficiali per discutere
del visto.
Ryan
manteneva una postura tranquilla, e con molta calma, fece entrare la coppia nel
quartiere.
Kate
sembrava un po' preoccupata sia per il marito che per la loro posizione, in
generale.
D'altra
parte erano pur sempre due immigrati in territorio franco-tedesco.
"Oh
signor Davidson, è un piacere rivedervi di nuovo... signora Davidson..."
con fare galante, Javier strinse la mano prima a Josh e poi a Kate, facendo
segno che potevano accomodarsi dietro una grande scrivania, dove dall'altra
parte lui e Ryan erano seduti.
Il
generale tedesco stava scrutando alcuni documenti arrivati dalla Germania il
giorno prima.
Mostravano
una foto di Josh e alcuni suoi "reati".
"Evaso
prigione del Reich e siete fuggito a Casablanca. Il mio compito è farvi restare
a Casablanca. Vi piacerà questa città... vero comandate Ryan?" disse il
generale e poi diede un'occhiata al suo secondino, facendo l'occhiolino.
Evidentemente
stava scherzando, ma entrambi amavano prendersi gioco degli altri.
Sopratutto
se in mezzo c'era uno come Josh Davidson.
Kate, al contrario, stava rabbrividendo... quel gioco di sguardi era troppo per
i suoi gusti...
"Tranquilli potrete partire domani per Lisbona...
ma ad una condizione." Javier tornò a parlare serio alla coppia, indicando
Josh "Voi
conoscete i capi del fronte clandestino a Parigi, Oslo, Belgrado? E se volesse
fornirci i loro nomi e indirizzi, vi forniremo i visti."
"Non ve li ho dati quando ero in campo di concentramento e volete che ve li
dia ora?"
"Vi
ho sentito chiedere di Tom Demmings ieri..." intervenne Ryan, volendo farsi
grande di fronte al generale.
"Nulla di importante..."
"Comunque Demmings è morto."
Kate e Josh si scambiarono uno sguardo furtivo.
Questa
non ci voleva, pensarono.
"Oh."
"Nulla da dichiarare?" Javier li riportò alla realtà.
Josh
prese sua moglie, si alzarono e si congedarono.
"No, dobbiamo andare."
Gentilmente,
Ryan aprì loro la porta e i due uscirono.
Il
mercato domenicale piaceva a Kate.
Casablanca
non era solo un posto dove truffatori imbrogliavano la legge e regalavano
lasciapassare ai meno ricchi.
Ogni
tanto offriva delizie, spezie e tessuti orientali d'ogni genere.
Lasciato
Josh rientrare nell'hotel, la donna si dilettava a passare tra un bancone e
l'altro del suq, il "mercato" come lo chiamavano gli arabi.
Si
era fermata ad osservare una particolare stoffa color lilla chiaro.
Il
commerciante diceva, in uno stentato inglese marocchino, "è roba buona,
importata dall'Iran, signora."
Era
così assorta e meravigliata da quel mondo a lei sconosciuto, che non si era
accorta di Rick vicino a lei.
"Mi spiace per le condizioni in cui mi avete trovata ieri."
Kate sobbalzò.
"Oh,
Rick... mi avete spaventata."
Rick
era sempre il solito. Sguardo cupo, perso... se scrutava meglio nei suoi occhi,
poteva notare malinconia, risentimento e... un vuoto.
"Era colpa del
cognac." si accese un sigaro, distrattamente, prendendo pausa e coraggio.
"Volevate dirmi perchè mi avevate lasciata a quella stazione
parigina?"
"Lasciamo
le cose così, Rick. Avremo il ricordo di Parigi e non di Casablanca."
Lei
si allontanò, lasciando quella seta pregiata che stringeva tra le mani, con
l'eco del commerciante arabo che diceva qualcosa per convincerla a comprare.
Rick
la prese per il braccio.
"Cosa
c'è che non vuoi dirmi?"
"Rick...
Josh Davidson era mio marito anche quando ci conoscemmo a Parigi."
Indignata,
Kate raggiunse suo marito nell'hotel.
Josh
se ne stava seduto vicino la finestra a contemplare il paesaggio. O forse no?
"Josh,
tesoro..." gli si avvicinò prendendogli il braccio.
"Tom Demmings è morto. I nostri visti... è tutto perduto, Kate." si
posò una mano sul volto, in segno di disperazione.
Kate
era a disagio, non sapeva che fare.
"Procurerò un visto per te, Kate. Tu devi stare al sicuro."
"Non senza di te, Josh."
"Io ti amo, Kate. Voglio che tu parta."
Detto
ciò, l'uomo sembrò deciso ad incontrare qualcuno giù al locale di Rick.
Non
sapeva bene cosa fare, ma sapeva che almeno la donna che amava doveva stare al
sicuro.
Controllò
il locale.
Nessuno
che gli piacesse, nessuno a cui chiedere. Vide Rick al bancone, vestito col suo
smoking bianco, elegante, e storse le labbra.
Lo
odiava e non sapeva perché. Forse perchè
lui e sua moglie si erano già incontrati a Parigi?
L'idea
che lui e Kate potevano rimanere bloccati a Casablanca non gli garbava. Sua
moglie doveva stare lontana da quel tipo cinico... Rick, che aveva combattuto
come un patriottico, ora si trovava in una specie d'Inferno, dove un pianista di
colore continuava a suonare e intonare canzoni di neri rinchiusi nelle favelas
brasiliane.
"Siete
un buon uomo, Josh Davidson."
Una voce lo bloccò dai suoi pensieri. Si voltò. Accanto a lui c'era un uomo
alto, distinto, non sembrava neanche un agente di polizia.
Capelli
rossicci e sbarbato, l'uomo si presentò come Lockwood e si sedette accanto a
Josh, cercando di non dare nell'occhio.
Capendo
il suo gioco, Josh fece lo stesso.
"Voglio aiutarvi. Avete sentito di lettere di transito da parte di
un certo Demmings?"
"Sì..." disse a un fil di voce.
"Beh pare che quelle lettere non le abbia più lui, ma un certo Rick Castle...
conoscete? Eh quel Rick... ne sa una più del diavolo!"
Improvvisamente
i pezzi del puzzle si ricomposero.
Josh
capì tutto.
Rick
aveva le lettere di transito.
Rick
non voleva che lui e Kate partissero.
Rick
voleva Kate lì a Casablanca, con lui.
|
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Capitolo 6 *** Sesto capitolo ***
Nuovo capitolo di quest
Nuovo
capitolo di quest'avvincente (?) storia d'amore ambientata negli anni '40... non
vi sto a raccontare tutto il pippone, perciò leggete e basta u.u
Buona
lettura!! :)
SESTO CAPITOLO
Rick
Castle e Josh Davidson erano due persone estremamente diverse.
E
il fatto che Kate si fosse innamorata di entrambi, era assai strano.
Rick
si sa, era un ex combattente, un tipo patriottico, che raramente lasciava
trasparire le emozioni o si lasciava trasportare dai sentimentalismi. Eppure
aveva combattuto e viaggiato tra Etiopia e Spagna; aiutando la prima a
contrabbandare armi per aiutare gli etiopi a difendersi contro l'occupazione
italiana nel '35-'36; aiutando la seconda durante il governo repubblicano contro
il governo franchista. Con un passato così battagliero, ci si chiedeva com'era
possibile che fosse diventato cinico e neutrale di fronte il mondo politico che
lo circondava. La guerra era in atto, e lui lo sapeva, ma se ne stava in
disparte. Tutto per colpa di una donna incontrata a Parigi...
Con
Kate aveva passato dei momenti stupendi, felici come mai in vita sua. Quella
donna l'aveva rapito, iniziando a parlare di politica come se stessero parlando
di cartoni animati. Poi improvvisamente, lo aveva abbandonato. Lui frettoloso di
sposarla per scappare dalla Gestapo, lei con la coda tra le gambe, lo aveva
ingannato.
Kate
era sposata con Josh anche quando si erano conosciuti a Parigi.
Ma
perchè gli aveva mentito?
Del
resto, come si poteva non amare Josh. Era il tipo di uomo che ogni madre
desiderava per la propria figlia. Battagliero, orgoglioso, fiducioso nei suoi
ideali, lottava fino alla fine al fianco dei più deboli.
Eh,
Josh è uno stimato leader della resistenza cecoslovacca, eh... lui sputa in
faccia ai tedeschi, scherzi, Rick? Lui è sfuggito alla Gestapo, e ora ha il
coraggio pure di affrontare quegli sporchi tedeschi, trucidatori di ebrei,
convinti che la loro razza sia superiore... e tu, Rick, che cosa fai? Hai
rinunciato ai tuoi ideali, non credi più a niente... non credi più all'amore,
per colpa di una donna? Sei un fifone, ecco cosa sei! Rick Castle, apri gli
occhi: non puoi competere con uno come lui.
Divertendosi
col suo bicchiere di cognac in mano, al bancone del suo locale, ora Rick capiva
perchè Kate avrebbe sempre preferito Josh a lui.
"Non
vi vedo attivo, capitano Ryan."
Il
francese guardò il generale tedesco dall'alto in basso, intimorito dal suo
sguardo. Poi diede un'occhiata dietro di lui: il generale aveva delle scorte,
come sempre, ma stavolta armate, nel caso qualcuno come Josh cercasse di
fuggire. Nell'aria non c'era nulla di buono.
"Generale Javier, noi cerchiamo di collaborare col governo, ma il popolo
non risponde."
"E
allora, fate in modo che risponda, capitano!" disse Esposito e poi fece
segno al cameriere di portargli da bere.
Non
molto lontano, Josh e Kate erano entrati dall'ingresso principale. Josh e
Esposito si lanciavano sguardi di sfida. Kate era sempre più spaventata dalla
situazione. Sarebbe voluta fuggire.
Sfortuna
per lei, ancora per un po', avrebbe trovato Rick davanti a lei.
"Un tavolo, Rick. Più possibile lontano dal generale Javier." Josh si
avvicinò al suo rivale, mentre questi guardava il viso di Kate: quel trucco
messo male... quella matita che stava per colare... aveva pianto?
Ma
Rick conservava il solito cinismo.
"Se
sapesse che preferite un nero ad un ariano..."
Li
accompagnò ad un tavolo nell'angolo della sala, esattamente dall'altra parte da
dove sedeva Esposito e Ryan.
Gentilmente,
Rick aiutò Kate ad accomodarsi. Lei mantenne un certo riservo e non seppe
guardarlo negli occhi.
Josh
non poteva fare a meno di guardare il comportamento restio della moglie e quello
di Rick: distante, cinico... forse fin troppo.
"Rick
posso parlarvi?"
L'uomo alzò gli occhi: Josh aveva tirato fuori parole serie. Gli si raggelò il
cuore.
Kate
si domandava cosa mai avevano da guardarsi in quel modo, e improvvisamente capì
che la colpa era stata solo la sua.
"Andiamo."
"So
che avete quei visti, Rick."
"Chi ve lo ha detto?"
Mentre parlavano nella stanza "ufficio" di Rick, lui offriva da bere a
Josh, che però rifiutò. Non era proprio in vena di gentilezze.
"Un
certo Lockwood, un inglese. Mi meraviglia che non lo conoscete..."
"Non parlo con gli inglesi. E quel Lockwood è una carogna: campa solo alle
spalle altrui, si ciba nel vedere la gente soffrire ed essere ingannata dalle
persone più fidate."
"Voi
avete combattuto per la resistenza, dovreste capire cosa significa aiutare a
fuggire uno come me..."
"Non vi cederò quei biglietti per tutto l'oro del mondo."
Rick manteneva la sua calma, si accese anche una sigaretta per fingere che
andava tutto bene.
Josh,
al contrario, conosceva i giochetti di Rick fin troppo. Gli guardava quel
bicchiere e quel sigaro che aveva in mano.
Era
un tipo troppo presuntuoso per i suoi gusti.
"Ma
perchè, Rick?"
Ancora una volta, Rick osservava il suo bicchiere mezzo vuoto.
"Chiedetelo
a vostra moglie."
Stava
per ribattere qualcos'altro, ma un rumore li interruppe e si diressero subito
nel locale.
Suonavano
l'inno tedesco.
Rick
e Josh per una volta erano d'accordo: entrambi erano disgustati dall'arroganza
del generale Esposito. Il povero capitano Ryan, invece, sembrava sottomesso al
volere del suo superiore e si capiva perchè cantava con grande dissenso insieme
agli altri del locale, per la maggior parte tedeschi.
Josh
si diresse verso Royce che invece se ne stava davanti al suo piano, come per
paura che i tedeschi gli avrebbero preso anche quello.
"Suonate
la marsigliese... facciamogli vedere come si canta un inno... vai, Royce!"
Royce
guardò prima Rick per ricevere consenso, e lui mosse il capo per dirgli che
aveva il permesso.
Kate,
da parte sua, si trovava in una situazione strana. Amava Josh... ma amava anche
Rick... solo che a volte non amava molto i comportamenti di entrambi.
La
sala si divise in due: da una parte c'era chi cantava l'inno tedesco, dall'altra
la marsigliese, con Josh che incitava ad alzare la voce ai clienti. Entrambi gli
schieramenti facevano una gara canora su chi riusciva a raggiungere le note più
alte... finché qualcuno sparò.
Era
Esposito.
"Ora
basta! Questo locale è indecente!"
Subito
si creò il panico tra i commensali.
Kate
guardava da un lato Josh venire verso di lei, e dall'altro Rick, rimasto ancora
immobile sull'uscio del suo ufficio.
Altrove,
Esposito era arrabbiato, ordinava ai suoi uomini di cacciare tutti dal locale, e
poi se la prendeva con Ryan.
"Sapevo
che bastava l'arrivo di Davidson per creare confusione. Bisogna far chiudere il
locale."
"Tutti
fuori, il locale è chiuso fino a nuovo ordine!"
Nonostante la sua posizione ambigua, Ryan era disposto ad aiutare le persone.
Sopratutto Rick, con cui aveva questa particolare amicizia. E conoscendo Rick,
aveva capito che teneva a Kate più di chiunque altro.
La
donna abbracciava il marito, che poco dopo si staccò da lei, salutandola con un
bacio veloce, per poi mischiarsi tra la folla e uscire dal locale.
Se
i tedeschi lo avrebbero preso, sarebbero stati guai.
Kate
allora cercò lo sguardo di Rick, ma non lo trovò.
Si
sentì presa per il braccio. Era Ryan.
"Signora,
non è l'ideale che voi restiate qui a Casablanca."
"Dunque mi suggerite di partire e lasciare mio marito?"
Ma
Kate gli poneva domande alle quali neanche Ryan sapeva rispondere.
|
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Capitolo 7 *** Settimo capitolo ***
E la storia si fa sempre più complessa
E
la storia si fa sempre più complessa... XD
Questa FF avrà 9 capitoli, ergo siamo vicini alla fine XD
Enjoy :)
SETTIMO
CAPITOLO
Col
suo locale chiuso, Rick non sapeva cosa fare quella sera.
Malediva
i tedeschi, i francesi, e la dannata guerra.
Neanche
il cognac lo soddisfava.
Royce
cercava di confortarlo, mettendogli di tanto in tanto una mano sulla spalla,
facendogli segno che per il suo padrone lui ci sarebbe sempre stato... e a quel
punto Rick tirava fuori dalla tasca la sigaretta, il fiammifero, e iniziava ad
assaporarne l'odore.
"Rick
non intende venderci quei visti..."
Kate guardava suo marito dall'altra parte della stanza.
Lei
restava immobile sull'uscio della porta. Era incredibile come nonostante il
casino, i suoi capelli restavano perfettamente in ordine, tirati su.
Josh
invece era agitato; si muoveva avanti e indietro per la stanza. Agitava le mani,
poi se le portava sulla testa, pensava...
"Ha
detto di chiederlo a te... non capisco perché."
"A me?" chiese Kate fingendo forse di essere stupita.
Si
toccò i capelli. Sapeva di essere in torto. Sapeva il perchè Rick si stava
comportando così duramente.
Lui,
in fondo, voleva solo tenerla a se, a Casablanca. Magari non era il posto più
romantico del mondo, ma a chi importava?
Si morse il labbro e pensò. Josh si disperava, si arrabbiava, e lei pensava
solo a Rick.
"Tesoro,
devo assentarmi un attimo. Ci vediamo dopo, okay?" gli diede un bacio
veloce sulla guancia, poi prese la giacca bianca, coordinata col vestito, e
uscì.
"Siamo
nei guai, signor Castle."
Royce faceva i suoi calcoli, mentre Rick ormai aveva abbandonato quella
bottiglia di cognac e la sua sigaretta.
Raggiunse
Royce, che era seduto dietro il bancone vicino la cassa, con carta e penna in
mano per riportare i conti.
Notò
che secondo quei calcoli, erano davvero nei guai. Quasi in rosso.
"Quanto
possiamo resistere col locale chiuso?"
"2-3 settimane massimo."
Rick
storse la bocca. Si guardò intorno.
Per
sopravvivere forse avrebbero dovuto vendere il locale? No, giammai. Scansò quel
brutto pensiero dalla sua mente.
Mise
le mani in tasca, cercando un'altra sigaretta.
"Bene, siamo messi proprio male! Andate a dormire, Roy, chiudo io il
locale."
"Va bene, buona notte signor Rick!"
Simpatico
quel Royce.
E
anche un buon amico.
Ormai
seguiva Rick da circa una decina d'anni... immigrato dalle favelas brasiliane,
Royce era arrivato nella Grande Mela per cercare fortuna. Fu lì che incontrò
Rick, combattente all'epoca. Rick lo sentì suonare e gli piacque quel suono
nuovo... quel misto di jazz e blues... ma il jazz si sentiva solo a New Orleans,
quindi doveva essere blues, quello che intonavano disperati gli schiavi neri...
decise di prenderlo con se... sì, Roy avrebbe allietato quei militari dopo un
combattimento. E fu così. Anche quando Rick si ritirò dal fronte, Roy era
sempre con lui. Anche a Parigi quando conobbe Kate.
Che
fine avrebbe fatto Roy se avrebbero chiuso il locale?
Si
accese la sigaretta e al diavolo le sue promesse di smettere di fumare.
Alcuni
minuti dopo, l'uomo rientrò nel locale, era ora di chiudere.
Si
diresse dietro il bancone e sistemò quei conti che Roy aveva lasciato, ma una
figura bianca lo bloccò.
Un
angelo, pensò.
"Come
siete entrata?"
L'angelo avanzò, rivelando il volto di Kate.
"Rick, perchè non volete darci quelle lettere?"
Rick soffiò, si sedette, e la donna lo raggiunse.
Con
calma, si tolse i guanti, cercando un approccio tattile, ma Rick la guardò,
accigliato, poi respinse la mano della donna.
"Oh ora devo sentire di nuovo le storie eroiche di tuo marito?"
"Rick, un tempo ci siamo amati... se credete che io vi abbia ingannato,
io---"
"Non credo più a nulla."
"Pensate solo al vostro rancore! Una donna vi ferisce e voi vi chiudete!"
Rick la guardò di nuovo arrabbiato, di nuovo accigliato...
Come
poteva Kate ancora non capire quanto lui stava soffrendo?
Eppure
lei ci provava con tutte le sue forze, a consolarlo... ma rivederlo aveva
provocato in lei qualcosa di nuovo... un sentimento nuovo.
Provò
di nuovo ad allungare la mano... toccò il dorso della mano di Rick.
Lui
seguì i movimenti della sua mano, e la lasciò fare... le mancava sentire il
suo tocco... la sua pelle...
"Vi
prego, scusatemi... Josh morirà a Casablanca se non ci aiutate!"
"A una condizione" alzò lo sguardo verso di lei, poi disse serio:
"Spiegatemi perchè ve ne siete andata a Parigi senza
dirmi nulla."
Kate non riusciva a guardarlo negli occhi. Scostò lo sguardo. Si pulì gli
occhi con un fazzoletto bianco che prese dalla borsa... il trucco nero le
rovinava gli occhi, ma cosa le importava in quel momento?
Non
doveva farsi bella per tutti quei commensali che lei e Josh incontravano
spesso... nè partecipare a qualche sfilata... a qualche premiazione, parata in
onore del suo eroico marito.
Josh
sarà stato pur un eroe.
Ma
Josh non era Rick.
"Rick... ho provato a fuggire... credevo che così potevo allontanarvi
dalla mia vita... quando ho lasciato Parigi ero così stordita... oh, se sapessi
quanto ti amavo... quanto ti amo ancora!" cambiò tono dal
"voi" al tu: Kate si era lasciata andare, aveva seguito il suo cuore.
E
anche Rick la capì.
Stavolta
lui ricambiò.
Le
strinse la mano e poi si lasciarono andare ad un lungo bacio.
L'indomani,
Kate si risvegliò nel letto soffice di Rick.
Quell'atmosfera
della sera prima... quel risveglio del mattino... i croissants... tutto questo
le ricordava Parigi.
Aveva
dimenticato perfino di avere un marito... Josh, già!
Non
era rientrata neanche la sera, chissà che cosa avrebbe pensato lui...
"Allora,
dimmi tutto."
Rick
si sedette sul bordo del letto, mentre Kate finiva di rivestirsi e di
sistemarsi.
"Josh
era fuggito dalla Gestapo... lottava contro il nazismo... quando ho creduto che
fosse morto, ero disperata. Poi ho incontrato te."
Rick posò un vassoio con due caffè sul comodino vicino al letto.
Kate
si avvicinò per prendere gli orecchini che erano proprio lì.
"Perchè non mi hai detto che eri sposata?"
La donna si bloccò. Era a pochi centimetri dal suo amante: Rick in un certo
senso lo aveva fatto apposta, voleva vederla bene negli occhi, se mentiva oppure
no.
Ma
Kate fu abbastanza tranquilla.
"La sua missione era segreta, nessuno doveva sapere che eravamo sposati,
neanche i nostri amici più intimi."
Rick non disse nulla.
Porse
a Kate il caffè, mentre lui finì il suo.
Dopo
qualche minuto di silenzio, Rick spezzò l'imbarazzo.
"A questa storia manca un finale: tu cosa farai?"
"Non lo so. So solo che non voglio più fuggire da te."
"E Josh?"
"Aiutalo a fuggire, Rick, ti prego."
Lui le sorrise.
"Lo farò per te."
Kate
ormai era tornata da lui.
Più
tardi, Rick doveva vedere truppe tedesche sorvegliare da fuori il suo locale e
brontolava tra se.
Non
bastavano le insegne tedesche con scritto "Locale chiuso, servizio sospeso
fino a nuovo ordine".
Anche
i mastini fuori, per giunta.
Se
questo era il mondo del Fuher, Rick a volte si pentiva di non aver pensato di
ritornare a combattere per un mondo migliore.
Ma
lui non era come Josh, l'eroe sfuggito dai campi di concentramento ricercato da
mezzo mondo, no.
Rick
aveva preferito estraniarsi dalla guerra per ragioni che andavano ben oltre le
questioni politiche.
Ma
ora aveva ritrovato Kate e l'amore per lei.
Niente
sarebbe stato più lo stesso.
Il
problema era come dirlo a Josh.
Quella
mattina, Rick aveva deciso di incontrarlo proprio per dirgli di lui e Kate. Con
molta calma, si erano seduti fuori al locale del suq arabo, uno dei posti
preferiti da Rick a Casablanca, perchè economico e sopratutto per la gente che
c'era: gente comune che non badava all'aspetto fisico degli altri, né alla
razza o alla religione.
Ordinarono
2 liquori, Rick conosceva il nome arabo, ma Josh non comprendeva perchè la
lingua era impronunciabile.
Si
rilassarono, ma nessuno dei due seppe iniziare la conversazione.
Finché
Josh posò il bicchiere sul tavolo, dopo aver scrutato attentamente gli occhi
azzurri di Rick.
Rise
nervosamente e questo attirò l'attenzione del suo rivale.
"Strano
destino il nostro, Rick. Amiamo la stessa donna. E caso vuole che ci si ritrova tutti
a Casablanca. L'ho capito quando ci siamo visti per la prima volta nel locale.
Ho capito che c'è ancora qualcosa tra voi. Fatemi un favore, Rick. Salvate
almeno lei." concluse poi con un sorriso amaro sul volto.
Rick
boccheggiava, forse non era il caso di replicare.
Pensava
che Josh fosse uno stronzo, essendo un nazionalista, e Rick sapeva benissimo che
quelli come lui sono dei fanatici dimostranti, che devono sempre farsi vedere...
invece Josh era davanti a lui e gli parlava a cuore aperto.
Provò
a dire qualcosa, ma furono interrotti da 4 guardi tedesche che si posizionarono
intorno a loro.
"Signor
Davidson, lei è in arresto." parlò uno dei quattro soldati, mentre gli
altri 3 facevano alzare Josh dal tavolo, mettendogli con forza le mani dietro la
schiena.
"Con quali prove? Quali accuse?!"
"Questo lo discuteremo al commissariato."
Rick
guardava Josh allontanarsi e sapeva che c'era lo zampino di Ryan ed Esposito.
Intorno
a lui, il mercato arabo proseguiva come se niente fosse successo.
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Capitolo 8 *** Ottavo capitolo ***
CAP
Ta-dan!!
Penultimo
capitolo e poi finirà quest'agonia di questa tormentata love story XD
Comunque
questi giorni all'uni mi sto annoiando e perchè mi annoio? Perchè i prof
mancano e manco avvertono quindi vado a lezione per fare un cazzo, tacci loro -.-''
Odio
quest'uni, e infatti io e i miei compagni stiamo scrivendo una lettera di
reclamo in segreteria perchè questa situazione è insostenibile... anyway, dove
voglio arrivare? Da nessuna parte, perciò leggete, leggete, leggete!
OTTAVO
CAPITOLO
Rick
Castle doveva confrontarsi col capitano Kevin Ryan.
Il
francese era l'unico che sapeva un movente per l'arresto di Josh Davidson.
Kate
era ancora all'oscuro di tutto ciò, troppo presa tra i suoi pensieri...
pensieri che erano rivolti solo ed esclusivamente a Rick.
Ora
che l'aveva rivisto, non poteva separarsi più da lui.
Lo
amava... lo aveva sempre amato... perchè continuare a negare l'evidenza?
Perfino Josh, suo marito, se ne era reso conto.
Lei
non era tipo da tradire la persona che amava, ma si trattava di Rick. Sua madre
le aveva sempre insegnato che quando incontri la persona giusta, non importa
come, quando o perché, ma la riconosci.
Le
grandi storie d'amore hanno sempre degli ostacoli, ma alla fine vincono.
Sempre.
Il
lieto fine poteva esistere anche per lei?
Intanto che continuava a sognare, Kate preparava le valigie.
Sapeva
che sarebbe partita con Rick, grazie a quei visti, anche se ancora non sapeva
quando.
"Capitano,
voi volete Davidson, vero?"
Rick scrutava Ryan serio dall'altra parte della scrivania.
Già
il quartiere generale era freddo, poi Ryan era pallido in viso.
Faceva
freddo letteralmente. Pareti bianche sia dentro che fuori, nessun quadro, solo
foto del Fuher in bianco e nero. Tanto per ricordare a mezzo mondo che la
Germania era una delle nazioni più potenti.
Quella
foto di Hitler che lo fissava lo stava inquietando.
Senza
farsi accorgere da Ryan, Rick abbassò la cornice con la foto.
"Cosa mi assicura che voi non gli permetterete di fuggire?"
chiese Ryan, tornando a fissarlo, mentre giocherellava con la penna che aveva in
mano.
Rick stava per accendersi una sigaretta, ma Ryan lo bloccò, indicandogli un
cartello con scritto "Rauchen Verboten - Vietato fumare."
Accigliato,
Rick ripose la sigaretta in tasca.
"Perchè scapperò io con i due visti. E porterò con me una persona."
"Chi?"
"Kate Beckett. Ma voi dovete assicurarmi che Davidson sarà al sicuro qui a
Casablanca."
Il
capitano Ryan spalancò gli occhi. Di certo non si sarebbe aspettato una simile
risposta. O forse sì.
Sorrise.
"Siete
proprio un sentimentale!"
L'uomo
rientrò nel suo locale, ancora chiuso e sotto custodia tedesca, e vi trovò
Kate.
La
donna in tutto il suo splendore, con un vestito rosso con maniche lunghe e
strette, che arrivava fin sotto il ginocchio.
Sorrise
dolcemente, poi allungò le braccia verso di lui per accoglierlo.
"Mi
sei mancato."
Lui in risposta gli baciò la fronte, sorridendo.
Subito
dopo, ritornò serio, e scostò la donna averla davanti.
"Kate, dobbiamo parlare..."
Lei però anticipò la sua domanda.
"Rick,
ho detto a Josh che partirò con lui. Quando glielo diremo?"
"Sei andata a trovarlo in prigione?" chiese invece lui, più
preoccupato del fatto che Kate fosse andata in prigione che dell'aver mentito a
Josh.
Kate
roteò gli occhi.
"Sì sono andata... ma non preoccuparti per me... il capitano Ryan mi ha
accompagnata nella visita guidata..." scherzò lei, facendo le
virgolette con le mani su "visita guidata".
"Non
scherzare, Kate, una signora del tuo rango non dovrebbe andare da sola in quei
posti."
"Non trattarmi come se fossi una signora ricca! Ti ricordo che sono pur
sempre una profuga!"
A Rick scappò un sorriso. Gli piaceva ancora di più quando lei si arrabbiava.
"Cosa gli hai detto?"
Kate
si scostò da lui, e prima di parlare sembrava cercasse le parole più adatte.
Del resto parlava sempre di suo marito... non era una questione delicata.
Si
spostò una ciocca di capelli che le penzolava davanti gli occhi e iniziò il
racconto.
"Oh
Josh, tesoro... sono accorsa subito... cosa ti hanno fatto?... perchè sei in
prigione?" la donna si era avvicinata pericolosamente addosso le sbarre
dove era rinchiuso Josh, non curante degli altri malviventi alla stessa
condizione di suo marito.
"Josh,
Josh! Dimmi qualcosa!!" più che parlare, quello della donna era un grido
disperato.
Non
aveva mai visto Josh in quel modo. Lui era quell'eroe che aveva sfidato i
tedeschi, scappando da un campo di concentramento, viaggiando da un paese
all'altro.
Quello
che aveva di fronte non lo rispecchiava affatto.
E
lei, che si era fatta grandi sogni sugli eroi dei suoi tempi, grandi
aspettative, solo ora vedeva con occhi nudi la condizione umana.
Forse
aveva sbagliato a scegliersi gli eroi.
Il
marito era rannicchiato in un angolo, con indosso il suo vestito, giacca e
cravatta grigi, ma senza cappello e senza scarpe.
Finalmente
si decise ad alzare lo sguardo su sua moglie, guardandola dal basso come se
fosse una dea.
"Kate...
cosa ci fai qui?" chiese lui sussurrando, avvicinandosi alle sbarre.
Intrecciarono
le dita, cercando un contatto."
"Non essere sciocco, come potevo non venire? Ti hanno detto il motivo
dell'arresto?"
"Come se non lo sapessimo..." ridacchiò tra se "E' ovvio, Kate.
I tedeschi mi vogliono morto. E come un pollo sono caduto nella loro trappola.
Forse Rick c'è dietro tutto questo... forse non vuole che io stia con te."
Kate sentì il suo stomaco contrarsi.
"Josh,
Rick ci aiuterà a scappare. L'ho convinto. Ci darà quei visti." mentì.
Quella
stessa notte, come previsto, i signori Davidson erano all'aeroporto insieme a
Rick.
C'era
un silenzio tombale.
Ognuno
dei tre aveva un motivo in più per non preferire parola.
Dovevano
essere le 4 del mattino, data la leggera nebbia che iniziava ad addensarsi,
lasciando spazio, tra poche ore, al sorgere del sole timido, e non cocente,
tipico di Casablanca.
Rick
indossava il suo impermeabile color sabbia, coordinato con cappello, giacca e
cravatta, impeccabile nel suo stile.
Kate
si era vestita discretamente per non dare nell'occhio. Un cappello grazioso
bianco e nero, coordinato con un vestito nero lungo fin sopra il ginocchio, nel
tipico vedo-e-non-vedo.
Josh
anche era vestito di nero, uno smoking coordinato con l'abbigliamento della
moglie.
Il
primo dei tre si guardò intorno, aspettandosi l'attacco tedesco da un momento
all'altro, ma sapendo che quando sarebbero arrivati, lui sapeva esattamente cosa
fare. Poi si posizionò davanti e con fare furtivo estrasse due documenti da
sotto la sua giacca.
"Eccovi le lettere."
"Josh Davidson, vi dichiaro in arresto!"
I
tre alzarono istintivamente le mani in alto, abbagliati dalle luci della
macchina decappottabile francese e dalla voce di Kevin Ryan.
Rick
fece un passo avanti e si mise davanti a Kate e Josh.
Poi
tirò fuori la pistola, puntandola contro Ryan.
"Un momento, Ryan, non fate un solo gesto. Nessuno è in arresto. Ora
chiamate l'aeroporto e seguite le mie istruzioni. Oh, e il revolver è
carico." sentenziò Rick, vedendo che Ryan ogni tanto dava delle occhiate
paurose contro l'arma.
Non
volendo correre alcun rischio, anche perchè era da solo al momento, senza
nessuna scorta, Ryan si vide costretto ad obbedire a Rick.
Rick,
dall'altra parte, aveva fatto il doppio gioco: aveva fatto intendere a Kevin che
gli avrebbe consegnato Josh all'aeroporto perchè lui e Kate sarebbero fuggiti
insieme coi visti; invece era stato beffato.
Si
ritrovò vicino ad un telefono e compose un numero, non staccando mai lo sguardo
dal revolver.
Dietro
di lui, Rick sentiva Kate battere i denti.
"All'aeroporto, c'è un aereo con due fuggitivi a bordo e con due lettere di
transito. Lasciatelo passare."
Javier
Esposito, dall'altro capo del telefono sembrava non capire.
"Halo?
Halo?" cercò di rispondere, ma si rese conto che quel qualcuno aveva già
riattaccato.
"Bene
Ryan... siete stato bravo... il generale sarà contento di voi... eccovi le lettere."
Rick gliele porse, mentre Ryan le prendeva.
Le
aprì per leggere i nomi sui visti. Poi alzò lo sguardo verso Rick, ancora
incredulo di ciò che aveva appena letto.
"Kate Beckett e Josh
Davidson?!"
Ryan
ricordava benissimo che Rick aveva preso quei visti per poter fuggire con
Kate... perchè c'era il nome di Josh, allora??
Kate
si liberò dalla presa di Josh, prendendo Rick letteralmente per il colletto.
"Cosa?? Rick?!"
Ma
da parte dell'uomo, Kate non ricevette nessuna risposta.
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Capitolo 9 *** Nono capitolo ***
CAP
Ed eccoci arrivati all'epilogo finale... cosa accadrà e come finirà?? Lo
scoprirete solo leggendo... XD
Spero questa storia sia stata di vostro gradimento, e grazie a tutti quelli che
hanno recensito o solamente letto :)
ps:
c'è una frase segreta da scoprire... vediamo se capite da che episodio è
tratta :p
Buona
lettura :D
NONO
CAPITOLO
Kate
continuava a tenere Rick per il colletto.
Si
guardavano intensamente negli occhi, lui era più duro e non mostrava segni di
cedimento. Lei, al contrario, lo fissava implorando una qualche risposta.
Dopo
una manciata di secondi, lui le prese con forza le mai per staccarla.
"Rick
perchè non c'è il tuo nome? Ma ieri sera..."
"Ieri sera abbiamo detto molte cose. Ma pensa a cosa succederebbe se
restassi qui... correresti, fuggiresti..."
"Oh, Rick..."
Kate piangeva. Anzi, tentava di piangere, ma non ci riusciva.
C'erano
sentimenti contrastanti nel suo cuore in quel momento.
Josh
li guardava e non sapeva cosa fare.
Quel
gesto di Rick però l'aveva colpito. Forse era davvero un sentimentalista come
diceva il capitano Ryan.
Era
un bel gesto. Lasciare libera la donna che si ama per evitare di farle fare una
brutta fine.
Lui
al confronto si sentiva un po' egoista. Chi era lui per impedire a Kate di
partire?
Se Kate era felice con Rick, e lo era, perchè insistere?
Rick
fissava Josh.
Quel
pover'uomo ne aveva passate tante, perchè ora doveva comportarsi da stronzo?
Amava Kate, non lo negava, ma non poteva neanche legarla a se.
La
guardò, sollevandolo il viso da sotto il mento.
"In fondo sai, Kate, che appartieni a Josh. Il tempo passato a Parigi
resterà sempre con noi, non mi lascerai mai."
"E tu ora che farai?"
"Attenderò finché l'aereo non sarà decollato. Suvvia, non essere triste...
Avremo sempre Parigi."
Quelle
ultime tre parole fece venire alla mente dei due innamorati tanti ricordi.
Kate
si morse il labbro pensando che non aveva neanche scattato una foto di quei
momenti.
Non
aveva nulla per ricordarsi di Rick.
"Josh,
voi ora sapete tutto di me e Kate. La signora era venuta ieri per dirmi che era
ancora innamorata di me, e con questa scusa voleva prendere le lettere. Che
sciocca..."
Rick
consegnò letteralmente Kate tra le braccia di Josh, come se fosse un pacco
espresso.
L'atmosfera
intorno era cupa. Josh non disse nulla, ma abbracciò sua moglie e con un cenno
di testa salutò Rick Castle.
Kate,
senza batter ciglio, prese il marito sotto braccio, dirigendosi insieme verso un
aereo privato, a pochi chilometri da loro, che presto avrebbe decollato alla
volta di Lisbona.
Rick
vide la coppia "felice e contenta" allontanarsi e scomparire tra la
nebbia. Si accese una sigaretta e cercò di nascondere la sua già nostalgia per
Kate.
"Siete un patriota, Rick, sotto sotto... "
Rick
si voltò per trovarsi Ryan che lo guardava con un sorriso beffardo.
Lo
aveva sempre sospettato.
Il
cinico Rick che aveva un cuore.
"Eccovi
le lettere."
Prese
le lettere, Ryan controllò i visti non-curante. Poi, assicuratosi che andavano
bene, li firmò.
"Bentornato
alla lotta, Rick. Ora so che la nostra parte vincerà."
"Sì,
sì, come dite." bofonchiò l'altro, tra una fumata e l'altra.
Osservò
il cielo.
Stranamente non aveva ancora sentito rumore di decollo, né aerei già in volo.
La
voce del capitano francese lo distolse dai suoi pensieri, riportandolo a terra.
"Eh
avevo ragione, siete un sentimentalista. Conosco le donne... Kate ha capito che
mentivate sul fatto che non l'amavate. Ora dovrò arrestarvi, Rick."
Era
già pronto con le manette, ma Rick si limitò a guardarle, poi tornò ad
osservare il cielo plumbeo.
"Dopo
che l'aereo sarà decollato."
"Cos'era quella chiamata, capitano Ryan?"
I
due si voltarono per trovarsi davanti l'ultima persona che pensavano di vedere.
Ryan
cercò di ricomporsi.
Non
voleva fare la sua brutta figura, come al solito il suo orgoglio prevaleva sul
buon senso. Fino all'ultimo.
"Oh generale Javier Esposito... era per dirvi che su quell'aereo c'è Josh
Davidson."
"Cosa?? Fermate quell'aereo, ora!!" Javier gli strappò di mano il
telecomando e compose un numero per avvertire il comandate dell'aereo dove
c'erano Kate e Josh.
Furtivamente,
Rick glielo strappò di mano e gli puntò il revolver contro.
"No, voi non farete nulla!"
Bang
bang!
Due
colpi di pistola, uno proveniente da Rick e l'altro da Javier.
Rick
però era stato più veloce del tedesco e l'aveva colpito al fianco destro, non
ferendolo mortalmente.
Ryan si avvicinò al suo generale, ma non fece nulla.
Guardandolo
dal basso, Esposito si lamentava per la ferita ricevuta, e Ryan quasi provò
pena per quell'uomo.
Compose
il numero per chiamare un'ambulanza. Dopo tutto era pur sempre un uomo, non
meritava di morire.
"Oltre ad essere un sentimentalista siete anche un patriota."
Di
nuovo quelle due parole che Rick Castle odiava.
Sentimentalista.
Patriota.
Sì,
ma a quale perso?
Sentirono
un rumore rombare in cielo, e guardarono
aereo volare via.
Lei
era partita.
Rick
trattenne una lacrima, allontanandosi pian piano.
Kevin
lo seguì.
"Penso che dovreste fuggire, Rick. Ora che farete qui a Casablanca? Ho
sentito dire che c'è una guarnigione nella Francia libera. Potrei facilitarti
il passaggio."
Caro
buon vecchio Kevin Ryan.
Fino
all'ultimo non si sapeva in quale squadra giocava, però poteva riservare delle
sorprese.
Castle
si voltò, sorridendo a malapena.
"Un visto di transito?"
"Perchè no." rispose Ryan alzando le spalle.
"Ryan, mi devi ancora 10,000 franchi per la scommessa, ricordi?" Rick
iniziò ad allontanarsi dall'aeroporto, con le mani in tasca e cappello ben
tirato per nascondere il volto, ancora triste per la partenza della donna amata.
"Bene, così quel denaro lo userò per il mio viaggio." Ryan lo
seguiva come un cagnolino, correndo perché non riusciva a mantenere il passo di
Castle.
"Che
stai dicendo? Per il nostro viaggio vorrai dire..."
Finalmente
riuscì a raggiungerlo, ponendosi davanti a lui. Stava per dire qualcosa quando
si bloccò.
Ryan
cercava di mettere a fuoco qualcosa... o meglio qualcuno che si avvicinava
timidamente da dietro.
Poi
quando ebbe riconosciuto la figura, sorrise.
Rick
lo guardava accigliato.
"Guardati alle spalle, Rick. E ora, per l'ultima volta, non venire a dirmi
che non sei un sentimentalista."
Castle
si voltò.
Era
la fine.
La
dea era lì a pochi metri da lui.
E
Rick non sapeva come muoversi.
"Kate,
che ci fai qui? Tu dovresti essere su quell'aereo!" indicò il cielo per
l'ultima volta, consapevole che l'alba si stava avvicinando e questo significava
che l'aeroporto avrebbe aperto e i tedeschi sarebbero arrivati per un ultimo
controllo.
La donna gli si gettò tra le braccia.
"Oh Rick... pensavo di fare un giro in Francia... un'ultima volta... mi
hanno detto che c'è una bella vista dalla Torre Eiffel."
Lui
sorrise, stringendo Kate ancora più forte.
Il
pensiero di lasciarla di nuovo andar via gli faceva male.
Stavolta
sarebbe stato diverso.
Avrebbero
potuto ricominciare ad amarsi, esattamente da dove avevano iniziato.
Parigi.
"Così dicono."
Ryan osservava la scena da terzo spettatore, più divertito che annoiato.
Si
preparava ad un'altra scommessa con Rick, della serie "quanto siete
sentimentalista ora??"
Sembrava
una frase cult, ormai.
Kate
aveva compreso che Rick era l'amore della sua vita.
Probabilmente
con Josh avrebbe avuto una vita onesta, eroica e ricca, senza il pensiero di
fuggire ad ogni ostacolo. Ma Josh Davidson non era Rick Castle.
Le
cose semplici non le erano mai piaciute. Era l'avventura che cercava, e come
meglio trovarla accanto la persona giusta?
Non dissero nulla, né si baciarono.
Quel
momento in cui si erano ritrovati doveva restare così: casto e puro.
Avrebbero
avuto tutto il tempo della loro vita per conoscersi meglio, amarsi di nuovo, e
invecchiare insieme.
Una
vita noiosa, forse.
Ma
a Casablanca non ci si annoiava mai con Royce che suonava e cantava al
pianoforte.
Il
trio s'incamminò fuori l'aeroporto, mentre le stelle avevano dato posto alle
prime luci dell'alba.
Rick
e Kate videro una coppia che si abbracciava alla fermata dell'autobus. I due
erano di ritorno da Parigi, come indicava la scritta sulle loro valigie.
Kate
poteva giurare di aver visto nei loro occhi la speranza.
"Credi che i nostri amanti parigini ritroveranno l'amore perduto?"
chiese lei, osservando la coppia, ma non lasciando intendere a Rick se si stesse
riferendo a loro due o alla coppia.
Lui sorrise, si sistemò il cappello, e poi la guardò.
"Beh su questo si basano le grandi storie d'amore, giusto? Smentire i
pronostici."
Il terzo incomodo spettatore finalmente parlò.
"Basta con le romanticherie, vi accompagno io a Parigi!"
Ryan spuntò in mezzo ai due, facendosi strada verso la fermata dove stava la
coppia.
Rick
e Kate guardarono quello strambo omino camminare tutto convinto.
"In
partenza anche tu?" Rick lo stuzzicò, poi lo raggiunse, seguito da Kate.
"Sai, Ryan, oggi inauguriamo una bella amicizia." disse poggiando una
mano sulla spalla del capitano francese, mentre, con l'altra prendeva Kate per
mano, e lei approfittò per appoggiarsi sulla spalla dell'amato.
Neanche
la guerra avrebbe potuto dividerli, perché l'amore aveva superato anche gli
ostacoli più strani.
Sfortuna
che i pronostici per la guerra nessuno poteva smentirli.
L'indomani
le truppe tedesche avrebbero invaso anche l'altra parte dell'Europa, ma poco
importava.
Loro
due sarebbero stati insieme.
Always.
FINE.
Angoletto
dell'autrice (poco) sana di mente:
Allora
che ve ne pare?? Sotto consiglio di qualcuna (coff coff beside_real) ho cambiato
il finale... Casablanca finiva tristemente, e per i nostri eroi non mi sembrava
il caso... quindi dopo aver mandato a quel paese Josh, ora Rick e Kate potranno
vivere felici e contenti, yeppa!!
Come
al solito, finale in sospeso... poche parole, pochi gesti, ma molti sguardi.
Perchè
mi piace così.
Avete
indovinato la frase? Susu è semplice XD
Alla
prossima FF!!
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