CastleBlanca

di _diana87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo capitolo ***
Capitolo 8: *** Ottavo capitolo ***
Capitolo 9: *** Nono capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


CastleBlanca

Pensavate fossi morta, eh? In realtà lo sono. Sono sotterrata da libri T.T ma domani, vada come vada, li brucerò e se ne riparlerà a novembre u.u
Anyway, in attesa della 4x01, ispirata da un video che Stana RT su twitter, e dal film "Casablanca" (il cui protagonista si chiama proprio Rick, guardate un po'), e da
lla serie "nostalgia di epoche mai vissute", voilà il primo capitolo di un'altra long (che Dio m'assista) XD

 

CastleBlanca

 

 

PRIMO CAPITOLO

 

All'inizio della seconda guerra mondiale, molti occhi oppressi si volsero con speranza verso la libera America. Lisbona divenne il grande centro d'imbarco, ma non tutti potevano raggiungerla. Chi non poteva, era costretto ad un lungo e tortuoso viaggio da Parigi a Marsiglia, poi attraverso il Mediterraneo, fino a Casablanca, nel Marocco francese, parte della "Francia non occupata", controllata dal regime filo-nazista del Governo Vichy. Solo lì, attraverso conoscenze, ottenevano il visto per Lisbona, e da Lisbona all'America. Ma la maggior parte, aspettava a Casablanca...

Pur di ottenere un visto, i profughi fingevano di essere cittadini onorari, e molto spesso finivano nei guai. La caccia era dura e quando si trovava il finto avventuriero, egli veniva ucciso senza pietà davanti la folla, esaltata alla vista di ogni aereo, per aver dichiarato il falso.

L'aereo sorvolava il "Rick's Café Americain", gestito da Rick Castle, in passato contrabbandiere d'armi in favore degli Etiopi durante l'invasione italiana del 1935, e di combattente repubblicano durante la Guerra civile spagnola. Rick, lasciatosi il passato alle spalle, sembrava essere diventato un uomo cinico e neutrale di fronte le vicende politiche in corso.

 

Proprio il suo locale, era luogo di incontro per quei profughi che si lavoravano i maggiori venditori e commercianti, per poter trovare un posto sul prossimo volo diretto a Lisbona. C'erano persone di tutti i tipi: dalle prostitute ai ladri, dai truffatori, ai semplici contadini.

Intanto, i signori ricchi venivano intrattenuti da Royce Montgomery, il buon vecchio "Roy", un suonatore di pianoforte che canticchiava vecchie canzoni jazz sulla condizione degli schiavi, che seppur lavoravano, erano felici di essere vivi e fiduciosi che un giorno avrebbero raggiunto l'America.

    - Carl, chiedete a Rick se vuole bere con noi!

Una donna attirò l'attenzione del cameriere Carl, un uomo sulla sessantina, che passava per i tavoli a servire, come tutte le sere.

L'uomo rise alla domanda della donna.

    - Oh no, Rick non beve mai con i clienti!

La donna storse il naso.

    - Come sono snob questi proprietari!

 

Rick era un uomo freddo, ma allo stesso tempo elegante. La sua "divisa" era un completo di smoking bianco, con camicia bianca anch'essa, e papillon nero.

Una cosa che odiava erano gli strozzini. E quella sera non era proprio aria. Rick venne avvicinato da un tale Tom Demming, malvivente molto conosciuto in zona, che gli passò due lettere di transito rubate a due soldati tedeschi, poi morti, che le trasportavano. Queste lettere permettevano il passaggio a Lisbona e d lì la possibilità di prendere un aereo per gli Stati Uniti, grazie alla condizione di neutralità del Portogallo.

    - Ah, Demming... sapere che odio gli strozzini... sopratutto quando questi si presentano al mio locale.

   - Richard Castle... qual buon vento...

   - Un vento di tempesta se non ve ne andate...

Rick si accomodò al bancone per bere qualcosa e Demming lo seguì.

   - Andiamo, da quando siete proprietario di questo locale non fate che lamentarti! Mica siamo tutti uguali, noi strozzini! Ma pensate quanti profughi marcerebbero in questa città se io non li aiutassi?

Demming si accese un sigaro, mentre Rick aprì le lettere che Demming gli aveva dato: erano firmate addirittura dal generale, che non potevano essere annullate né messe in dubbio. Si chiedeva a chi appartenessero quelle due lettere...

   - Lo vedete, Rick? Questa è una cosa che non si vede tutti i giorni! E' roba grossa! Perciò stasera le venderò ad un prezzo molto alto rispetto all'originale e poi, addio Casablanca! Non mi avrete più tra i piedi! Vi fidate di me?

Ma Rick era ancora scettico. Guardò l'uomo davanti a sé che aveva occhi che chiedevano pietà e comprensione. Magari non avrebbe più rivisto quest'uomo, e tutto sarebbe tornato alla normalità. Magari Demming stava veramente facendo un favore a quei profughi, aiutandoli. Magari non faceva nulla di male. Si costrinse ad accettare, senza però mostrare neanche mezzo sorriso, per non tradire la sua indole.

   - Cosa vuoi che faccia per voi?

   - Dovreste tenermele, poi verrò a riprenderle!

   - Per quanto tempo?

   - Un'ora, forse di più! Ma non temete, sarò puntuale, non vi daranno alcun peso! Grazie, sapevo di poter contare su di voi... - fece per alzarsi e chiamare il cameriere, ma Rick lo bloccò, ancora dubbioso.

   - Perchè chiedete aiuto a me?

   - Beh, voi mi disprezzate, perciò sono l'unico di cui mi fido. - concluse con un sorriso, che diete a Rick una sorta di speranza.

Certe parole come la fiducia, erano cose che pensava aver perso. Qualcosa di cui non sentiva parlare da molto tempo, da quando c'era lei...

   - Cameriere, se qualcuno mi cerca, io sono qui in giro al locale... - e guardò Rick, che si alzò, appena il cameriere si allontanò.

   - Direi che ora ho un po' più considerazione di voi, signor Demming - disse e gli strinse la mano, ma non senza prima essersi assicurato di non essere visto.

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


Atmosfere anni

Atmosfere anni '40... nostalgiche di epoche mai vissute?

State leggendo la ff giusta!
Sembro uno slogan pubblicitario, oddio... -.- XD
Buona lettura :)


SECONDO CAPITOLO

 

 

La musica da pianobar di Roy coinvolgeva tutto il locale.

Insieme al suo pianoforte, c'era una piccola orchestra composta da suonatori di colore di basso e trombettisti, arrivati lì da New Orleans, la patria del jazz di strada.

Roy cantava, suonava, e con lui l'orchestra e le persone presenti nel locale.

Per un attimo, si dimenticavano le classi sociali, le razze e le religioni.

 

Rick continuava a fissare quelle lettere di transito. Doveva nasconderle da qualche parte e attendere che Demming si sarebbe fatto vivo. Poi, sarebbe finito tutto. Era semplice, dopo tutto. Allora perchè quel dolore allucinante allo stomaco? Era come se il cervello gli dicesse di fare una cosa, e il cuore un'altra.

Sapeva di sbagliare tenendo quelle lettere per sé perchè avrebbe aiutato uno strozzino e quindi trasgredito alla dura legge.

Con molta sicurezza di sé, si avvicinò al pianobar dove Roy stava suonando.

Si assicurò che le luci non lo illuminassero, quindi nascose le lettere sotto dei documenti. Poi tornò ad occuparsi dei suoi affari, controllando, con nonchalance, la lista degli ospiti, sempre guardandosi intorno circospetto.

 

Gina se ne stava al bancone tutta sola, tra le lusinghe dei camerieri e qualche bicchiere di troppo, e intanto osservava Rick. Erano stati insieme qualche volta, ma occasionalmente. Quando Rick aveva bisogno di conforto, la donna bionda coi capelli boccolati, era sempre lì, pronta a rispondere come uno zerbino. Anche quella sera approfittò per strusciarsi addosso all'uomo.

"Dove sei stato ieri sera?"
Rick firmò dei conti e le rispose senza manco rivolgerle lo sguardo.

"E' passato troppo tempo, non mi ricordo."

Gina arricciò le labbra, ma non si arrese.

"Ci vediamo questa sera?"

Rick continuava a scrivere su carta.
"Non faccio mai piani in anticipo."

Vedendosi rifiutata per l'ennesima volta, Gina chiese al cameriere di riempirle un altro bicchiere. Rick si accorse che forse aveva alzato un po' troppo il gomito quella sera, perciò la prese per il braccio e la fece uscire dal locale.

"Lasciami, ma che modi... come sono stata stupida ad innamorarmi di uno come te!"
"Cose che capitano... cameriere, chiama un taxi!"
Mentre Sasha, il cameriere, conduceva Gina in auto, lei si voltò per l'ultima volta.

"Rick Castle, sei un emerito bastardo!"
Lui si limito a ridacchiare tra sé. Prese una sigaretta dal suo pacchetto in tasca e l'accese.

"Cosa farai mai a queste donne, Rick!"
Rick rise quando riconobbe la voce.

"Ah capitano Ryan."

Raggiunse l'uomo. Kevin Ryan, funzionario francese fedele a Vichy, nonché capitano della squadra di polizia, era molto rispettato in zona. Restarono seduti per qualche momento in silenzio, tra una sigaretta e l'altra a parlare di donne. Poi un aereo sorvolò sul locale. Rick lo guardava e assunse un'aria malinconica. Kevin se ne accorse.

"Quell'aereo va a Lisbona."
"E cosa c'è a Lisbona?"
"Non lo sapete? C'è il lasciapassare per l'America... dovreste tornare in America, Castle. Perchè siete fuggito a Casablanca?"

Rick sorrise e abbassò lo sguardo. Colpito in pieno.

"Non vi si può nascondere niente, capitano."
Di ragioni ce n'erano a bizzeffe. Quelle militari a parti, la ragione più importante era dimenticare lei. Lei che aveva amato così disperatamente, e che come un disperato venne lasciato proprio il giorno della sua partenza... I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di alcuni agenti di Ryan.

"Signore, è tutto pronto."
"Bene, possiamo procedere."

Quando gli agenti si erano allontanati, Rick era un po' confuso.

"Che sta succedendo, capitano?"
"Procederemo ad un arresto questa sera, signor Castle. Roba che non si vede tutti i giorni."
Ryan se la rise sotto i baffi, e insieme a Rick entrarono nel locale.

 

Roy era ancora al piano, circondato da alcune signore che si muovevano a ritmo di jazz.

Rick condusse Kevin in un posto dove potevano parlare da soli. Entrarono in uno studio privato, con le pareti bianche, una cassaforte e dei vecchi scaffali. Si sedettero. C'era qualcosa di grosso in ballo quella sera.

Rick offrì a Kevin del whisky di vecchia data. Sapeva come coccolare i suoi clienti, sopratutto se erano ufficiali.

"Questa sera sarà presente all'arresto anche il generale Esposito, ufficiale tedesco giunto a Casablanca per controllare l'efficacia delle misure contro i ricercati ed i dissidenti. Quindi, come capirete, per me è un'occasione per dimostrare la mia efficienza."
"Vi capisco." disse Rick sorseggiando dal bicchiere.

Kevin lo guardò negli occhi.
"Stiamo cercando uno strozzino che si dice venga qui stasera per un grande colpo... vendere lettere di transito rubate al miglior offerente..."

Rick si bloccò. Stava parlando di Demming. Ma cercò di essere il più normale possibile.

"Mhm mhm."

"Inoltre, è arrivato a Casablanca un uomo americano che offrirà una fortuna a chiunque gli procuri un lasciapassare."

"Sì e come si chiama?" Rick offrì a Kevin un altro bicchiere di whisky.
"Josh Davidson."

Rich non poteva crederci. Esitò prima di sorseggiare. Kevin se ne accorse vedendo la mano tremante dell'uomo.

"E' la prima volta che vi vedo turbato, qualcosa non va?"
Rick conosceva quel nome. E anche quella persona. Josh Davidson era un fuggitivo politico, leader della resistenza cecoslovacca. Era riuscito a turbare mezzo mondo. Era riuscito a fuggire dai campi di concentramento in Germania, e i nazisti lo volevano morto. Se Kevin l'avesse catturato, avrebbe alzato non di poco la sua reputazione. Rick depose bicchieri e whisky, per tornare con una scatola marrone con dentro dei grossi sigari.

"C'è però un problema: ha bisogno di due visti. Uno per lui e uno per sua moglie."

"Cosa vi fa pensare che Josh fuggirà con sua moglie?" disse Rick, offrendo al capitano uno dei suoi migliori sigari.

Kevin sorrise.

"Perchè ho visto sua moglie. E' una di quelle che fa mozzare il fiato alla vista. Inoltre, voi siete un sentimentalista, oltre quella scorza dura." disse e fece l'occhiolino a Rick, poi aggiunse "Vi faccio qualche esempio. 1935, avete mandato fucili ai cinesi. 1936, avete combattuto per la Repubblica..."
"Nah, sono stato ben pagato tutto e due le volte." rispose lui, seccato.

"L'altra parte vi avrebbe offerto di più."

Gli sorrise beffardo, Rick si sentì in soggezione.
"Può darsi..."

In effetti, Rick Castle era un sentimentalista. Ma non aveva conosciuto più un sentimento simile dopo la separazione dalla donna della sua vita. Da allora, si era chiuso in se stesso il più possibile. E per quanto riguardava le vicende politiche, aveva deciso di tenersi alla larga, facendo il neutrale. Gli affari della Gestapo erano dei tedeschi e dei francesi, lui ormai ne era fuori. La loro conversazione fu interrotta: il generale Esposito era arrivato al locale.

Per evitare una qualsiasi fuga del criminale, furono messe due guardie ad ogni porta. Demming fu facilmente trovato e riconosciuto. Due agenti si avvicinarono al bancone dove lui giocava alla roulette.

"Signor Demming, vuole seguirci?"
Demming si voltò impaurito. Si guardò intorno: non c'erano facili vie di fuga, ma qualcosa si sarebbe inventato all'improvviso. E così fece.

"Certo agenti... vado a cambiare le fiches prima..."
Ma senza accorgersene, Demming era già sulla via di fuga, verso l'uscita. S'imbatté in Rick, prendendolo per il braccio.

"Aiutatemi Rick!" lo implorò.

I due agenti della Gestapo lo raggiunsero, e Demming corse più che poteva ma senza pietà venne fucilato e s'accasciò a terra.

La gente del locale era senza parole; qualche donna svenne; l'orchestra si immobilizzò. Rick, con mano fredda, prese in mano la situazione.

"Andiamo gente, è tutto finito!"

Il generale Esposito e il capitano Ryan se ne stavano comodi e seduti a chiacchierare di affari, quando notarono Rick arrivare col solito faccione imbronciato.

"Ehi, Rick, vuole unirsi a noi?" gli chiese Kevin.

Rick acconsentì e si sedette. Stare a fianco di funzionari dell'esercito un po' lo intimoriva. Esposito lo squadrò.

"Rick Castle... la tua fama ti precede!"
Rick si sistemò la giacca, sentendosi agitato dell'essere al centro dell'attenzione.

"Sono così famoso?"
Al che, Esposito tirò fuori dalla sua divisa un taccuino e iniziò a leggere delle note.

"Richard Castle, 37 anni... sappiamo anche perchè abbandonaste Parigi e cosa faceste lì... oh, state tranquillo, non lo spargerò ai quattro venti!"

Rick gli rubò il taccuino di mano e iniziò a leggere anche lui. Caspita, si sentiva davvero importante. Una domanda gli sorse curiosa.

"Scusate generale, se state cercando Davidson, perchè chiedete a me?"
Esposito si riprese il taccuino e se lo mise in tasca dov'era prima.

"Vedete, signor Castle cerchiamo informazioni su chiunque abbia avuto contatti con Davidson... quel criminale ci è giù fuggito tre volte... l'ultima volta a Parigi, e non vogliamo perderlo di nuovo."
Rick si sentiva ancora di più a disagio a sentir parlare di Josh Davidson.

"Non voglio interrompervi, ma la politica non è il mio campo. Vogliate scusarmi."
Rick si alzò dal tavolo e si congedò.

"Vedete che non avete da preoccuparvi di Rick." disse Ryan.

Esposito non ne era così convinto, mentre osservava Castle allontanarsi.

"Lo vedremo."

 

Poco più tardi delle undici, al locale l'atmosfera era sempre la stessa.

Roy al pianoforte, l'orchestra che si accordava, i tavoli sempre pieni, e Rick impegnato nei suoi affari.

Una coppia entrò nel locale. Lui, un tipo alto con capelli folti, indossava uno smoking bianco. Anche lei era alta, capelli lunghi boccolati, indossava un vestito lungo, stretto con praline argentate. L'uomo chiamò il cameriere.

"Mi scusi, abbiamo prenotato un tavolo."
Il cameriere iniziò a sfogliare il blocco notes che aveva in mano.

"Certo. Mi dica il nome."
"Davidson. Josh Davidson."
"Bene, seguitemi."
La coppia camminava e si guardava circospetta, lei peggio di lui, era intimorita. Passarono davanti a Royce e il pianobar. L'uomo di colore si voltò e riconobbe la donna. Un misto di amarezza e tristezza gli coprì il volto. Abbassò la testa, scuotendola, senza mai lasciare le mani dalla tastiera.

 

 

ps: mi rendo conto che Ryan come capitano francese e Esposito come generale tedesco suona un po' fuori dal normale... ma non avevo altri personaggi da mettere XD

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo ***


Rieccomi

Rieccomi!!
Scusate tantissimo per l'assenza di un mese, ma dovevo finire le altre fanfics, inoltre avevo lezione, un po' di vita sociale... ed eccomi qui XD

Allora dove eravamo rimasti? Ah sì, che il nostro fuggitivo politico si presentava proprio al Rick's Caffé accompagnato dalla sua dolce metà... chi sarà mai questa misteriosa "lei"?

Lo scoprirete solo leggendo... XD

 

 

TERZO CAPITOLO

 

 

I signori Davidson furono accompagnati al proprio tavolo.

Si sedettero, lei elegantemente sistemò il vestito, mentre lui continuava a guardarsi intorno, agitato.

Si avvicinò alla moglie.

"Kate, non vedo nessuno che assomiglia a Tom Demmings qui dentro... sono stanco di aspettare!"
Lei gli prese la mano per rassicurarlo.

"Tesoro, andiamocene via allora, cosa siamo venuti a fare qui?"
Ma lui in cuor suo la risposta la sapeva già.

Guardò Royce che malinconicamente suonava il pianoforte... le note di quella canzone le sapeva a memoria.

Dentro di se, voleva restare per ascoltare quella melodia.

I suoi pensieri vennero interrotti da Kevin Ryan, capitano delle guardie francesi, che si avvicinò al tavolo dei due, salutandoli col classico saluto militare.

"Josh Davidson e consorte, immagino..."

"Sì, siamo noi. Lei è..."
"Oh mi scusi... capitano Kevin Ryan, polizia francese." porse la mano, poi guardò la donna. "Mi avevano detto che Katherine Beckett fosse una bella donna, ma non immaginavo di una bellezza tale."
Kate sorrise e gli porse la mano, che Ryan prontamente baciò.

Poi si sedette con loro.

"Cosa vi porta in questo locale? Avete già visto Rick?"
"Rick chi?" disse Josh scuotendo la testa.

Kate ebbe un sussulto, che la portò a mentire.

"Chi è Rick?"
Ryan rise.

"Signora, dovete sapere che Rick Castle è il tipo di uomo di cui tutte le donne si innamorano. Ma se fossi in lei, eviterei di farlo... oh ma perchè dico queste cose ad una donna sposata?"
Kate sorrise imbarazzata, cercando lo sguardo del marito.

Quello scambio di battute venne interrotto dal generale Javier Esposito, sempre pronto a controllare la clandestinità e le truffe a Casablanca.

Anche Esposito riconobbe in Josh Davidson il fuggitivo che stavano cercando, ma cercò di essere cordiale per non destare casini, visto il precedente incontro con Tom Demmings.

"Josh Davidson. Kate Beckett. E' un piacere avervi qui. E a proposito, quando avrò l'onore di chiacchierare un po' con voi, signor Davidson?"

"Presto, molto presto, generale."

Si scambiarono delle occhiate prima di separarsi.

Esposito fece segno a Ryan di seguirlo.

Josh capì che era nei guai: se non lasciava subito il Marocco avrebbero arrestato lui e Kate, che lo aveva aiutato a fuggire dal campo di concentramento.

Ma senza Demmings che poteva dargli i lascia passare, come avrebbe fatto?

Doveva trovare un altro truffatore disposto a dargli un lasciapassare.

"Ti vedo agitato... e inizio ad esserlo anche io... cosa facciamo adesso?" disse Kate sottovoce, cercando lo sguardo di Roy che era in pausa dal suo pianoforte.

"Devo trovare una via di fuga... questo locale dicono che è una vera crocevia..." Josh si guardò intorno, poi parve aver trovato qualcosa "scusami, torno subito." la baciò e si allontanò.

"Sta' attento." disse Kate quando ormai il marito era in lontananza.

Kate ne approfittò per guardarsi intorno e cercare Rick; ma di lui nessuna traccia.

Attirò l'attenzione del cameriere con un cenno della mano.

"Cameriere, può chiamare Royce, per favore?"
"Subito signora."

Il vecchio Royce Montgomery si portò dietro il piano, avvicinandosi al tavolo di Kate Beckett.

Le sorrise e per un attimo ritornò ad anni prima quando lei e Rick Castle si erano conosciuti... si erano amati... tanto tempo era passato da allora, ma il pianoforte di Roy era sempre lo stesso. Iniziò ad intonare una melodia tranquilla.

"Royce... quanto tempo è passato."

"Vi trovo bene, signora..."
"Dov'è Rick? Non l'ho ancora visto." chiese lei continuando a guardarsi intorno.

Roy era a disagio e stonò una nota.

Kate se ne accorse perchè lo guardò, ma lui si limitò ad alzare lo sguardo.

"E' andato via prima stasera, aveva da fare con quella tale Gina... una bella donna..."
"Roy, Roy... non sai raccontare bene le bugie!" disse lei sorridendogli.

A quel sorriso neanche il buon vecchio Roy poteva resisterle.

Lei posò una mano sulla sua.

"Cantala ancora, Roy. Canta la nostra canzone, come a quel tempo, As time goes by... te la ricordi, vero?"
"Ehm no, signora... la mia memoria inizia a perdere colpi..." mentì.

"Dai te l'accenno io!" iniziò a canticchiare a bassa voce.

Il tempo non le aveva fatto dimenticare quella canzone, e doveva ammettere di avere ancora una gran bella voce.

Roy cominciò a suonare e Kate gli andava dietro cantando il ritornello della canzone.

Quello che non si aspettavano, era di vedere Rick sopraggiungere perchè sentiva quella canzone che lui odiava e amava al tempo stesso.

Si avvicinò a Roy e gli chiuse il piano, seccato, non notando che c'era Kate vicino a lui, la quale abbassò la testa e si morse il labbro.

"Non ti avevo detto di non suonarla più?!"
Roy fece segno che c'era Kate vicino a loro.

Rick guardò la donna e finalmente anche lei ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi.

Roy capì che quegli sguardi malinconici che si lanciavano valevano più di mille parole.

Con molta discrezione, portò il piano lontano e se ne andò.

 

Rick boccheggiava e Kate faceva lo stesso; non sapevano che dire dopo anni che non si vedevano, ora le loro vite erano estremamente cambiate.

"Avete trovato Rick, signora... prima chiedevate insistentemente di lui!"
La voce del capitano Ryan riportò i due alla realtà.

Dietro di loro, oltre a Ryan, c'era anche Josh Davidson, che prontamente andò dietro a sua moglie Kate mettendole le mani sulle spalle, come se avesse paura di qualcosa... di perderla.

Rick si sentiva estremamente a disagio, e lo stesso Kate, che evitava se possibile i suoi sguardi.

"Voi siete Rick Castle immagino... piacere, Josh Davidson..." i due uomini si strinsero le mani, ricambiando la cortesia.

"Bevete qualcosa con noi?" gli chiese poi Josh.

"No, Rick non beve mai in compagnia!" fu la risposta pronta di Ryan, pronto ad essere interdetto da Rick, che volle invece accettare l'offerta.

"Sì quasi quasi..." si accomodò al tavolo insieme ai tre.

"Oh avete rotto la vostra regola!" disse Ryan sempre con fare sarcastico.

"Vi conoscete già voi due?" chiese Josh a Kate, diventando sospettoso dei loro continui sguardi.

"Ehm sì..." lei si toccò i capelli, e Rick sapeva che quando lo faceva era perchè stava cercando di mentire o perlomeno sviare il discorso "eravamo a Parigi l'ultima volta... prima che---"

"Prima che i tedeschi attaccassero..." concluse Rick guardandola.

Fu preso da un senso di depressione, malinconia, frustrazione ma anche rabbia.

L'ultima volta che lui e Kate si erano amati era proprio quando stava per scoppiare la guerra.

Qualcosa era successo, e lei lo aveva lasciato in balìa in quel posto.

Rick sorrise ripensando a quel giorno.

"Voi indossavate un vestito blu... come dimenticare." concluse con un sorriso amaro.

"Beh se questa guerra finirà in bene, lo indosserò di nuovo!" rispose lei, ricambiando quel sorriso.

Era bella Kate. Non aveva perso minimamente quel tocco di charme e quei capelli lunghi... le piacevano così.

L'ultima volta li aveva corti e più scuri. A lui piacevano lo stesso, le davano quell'aspetto da maschiaccio.

Ma sapeva che in fondo Kate era sempre stata una signora, che sognava un matrimonio da favola.

Ora aveva trovato quello che cercava.

"Si è fatto tardi, noi dovremmo andare..." Josh ruppe di nuovo quella magia, quando fu il primo ad alzarsi, facendo segno a Kate di raggiungerlo.

"Pago io, state tranquilli." fu la risposta di Rick.

Quella sera aveva infranto un'altra sua regola.

Forse non era così cinico dopo tutto.

"Ah salutatemi Roy." disse Kate, sfiorando il braccio di Rick, che ebbe un brivido.

"Certo."
"Non c'è nessuno come lui che sa suonare meglio!"

"Già."

Rick guardò i signori Davidson allontanarsi e uscire dal locale, e di nuovo fu colto da quelle strane sensazioni.

Stavolta era come se qualcuno gli aveva dato un pugno nello stomaco.

 

Il capitano Ryan aveva già sistemato i suoi documenti.

Il giorno dopo avrebbe incontrato Josh Davidson e consorte per discutere del loro futuro.

Lo aveva in pugno, non se lo sarebbe lasciato sfuggire.

Non questa volta.

Tirò fuori un sigaro e fece segno alle sue guardie di iniziare la perlustrazione della zona.

 

Il locale stava chiudendo. L'insegna del "Rick's Café Americain" era spenta.

Dentro, il buio totale.

Solo un uomo, chiuso nella sua solitudine con una bottiglia di gin, se ne stava al bar, vestito del suo smoking bianco.

"Padrone, andiamo, è notte, non vuole andare a dormire?" Roy si avvicinò scuotendo Rick.

"No, Roy! Piuttosto, suonami qualcosa... non voglio andare a letto, capito?! Stasera proprio no." la bottiglia era quasi finita, quindi ne prese un'altra.

Roy però non suonava, guardava preoccupato il suo padrone.

Lo prese per il braccio, convincendolo ad andare via.

"No, Roy, lasciami in pace!! Suona qualcosa!"
"Ma io---"
"Per lei hai suonato, per me no?? Forza, lo sai quello che mi piace!"
"No non lo so..." rassegnato, Roy si mise al piano e iniziò a battere i tasti a caso.

"Che stai suonando?" chiese Rick scocciato.

"Qualcosa a caso."
Rick tornò alla sua bottiglia e intanto si passava le mani tra i capelli in segno di disperazione e sconforto.

Gettò lo sguardo in alto.

"Demmings viene catturato, e lei arriva. Uno se ne va, e l'altra viene. Con tanti ritrovi nel mondo, doveva venire proprio nel mio."

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo ***


Brutte notizie

Brutte notizie: devo seguire un altro corso, tacci loro, non posso farne uno da 9 cfu, quindi devo sceglierne 2 da 6+3 -.-

tutto questo per dirvi che la mia vita sociale inizia a rimpicciolirsi sempre di più -.-

Non posso manco scrivere a lezione perchè devo prendere appunti, ahimé -.-

Odio l'università, meglio andare a lavorare!!!
Vabbeh dopo sto sfogo, violà il nuovo capitolo! :)

 

 

QUARTO CAPITOLO.

 

 

PARIGI, QUALCHE ANNO PRIMA.

 

La macchina decappottabile sfrecciava passando dagli Champe Elisée alla Torre Eiffel.

Al comando un uomo, abile nella guida, sicuro di se. Al suo fianco, una donna, capelli corti al vento, felicemente guardava il suo uomo.

E ridevano. Ridevano come pazzi, come bambini. Come innamorati.

Lui la guardò, poi allungò il braccio verso di lei per avvicinarla a se, e la donna pensò che si trovava confortata a stare vicino a quell'uomo che tanto amava.

 

Una stanza d'albergo.

Uno champagne stappato.

Una sigaretta mezza usata e gettata in un posacenere.

E di nuovo i due che si abbracciavano e si baciavano.

Si dondolavano l'uno nelle braccia dell'altra, mentre si sentiva suonare al pianoforte e canticchiare dalla locanda sotto l'hotel.

"Oh Rick... la conosco questa canzone!"
"Come si chiama?"
"As time goes by..." e iniziò a canticchiarla, iniziando una specie di balletto che assomigliava ad un'accoppiata da ballo dei cigni.

Rick seguì le sue mosse, mentre la donna si lasciava trasportare dalla musica.

D'un tratto si ritrovò tra le braccia dell'uomo, che come d'incanto, l'aveva presa, per paura che cadesse.

O per paura di perderla.

Quella magia venne interrotta tristemente quando sentirono un tonfo.

La donna si strinse al corpo dell'uomo.

"E' un cannone o è il mio cuore che batte?"

Rick scrutò dalla finestra.

"Sono i tedeschi."
"E' la Gestapo, Rick. Sono arrivati a Parigi."

Un sergente era circondato da almeno 5 carro armati, dai quali uscirono altrettanti 3 uomini, col totale che fu circondato da 15 marines. Questi avevano la mano posata sul segno dell'attenti vicino la testa. Quando il sergente fece segno di abbassare la mano, questi risposero con un tedesco duro all'ordine.

La gente iniziò a radunarsi vicino ai militari, mentre il sergente iniziò a parlare una lingua, che per Rick Castle, newyorkese puro, era incomprensibile.

"Eh credo che il mio tedesco si sia un po' arrugginito..."

La sua compagna trattenne una risata abbracciata al corpo caldo e possente del suo uomo, che emanava calore sotto quella giacca grigia e camicia bianca.

"Il sergente della Gestapo sta dicendo che domani arriveranno a Parigi. Ci danno istruzioni per il loro ingresso nella città." la donna sospirò. "Che brutto momento per innamorarci, vero Rick?"
Lui le prese il viso tra le mani.

"Dov'eri tu dieci anni fa?"
"A togliere un dente dal dentista. E tu?"
"A cercare lavoro."
Risero ricordandosi il tempo passato, ma sopratutto pensando al presente. Un momento quello che doveva restare impresso nelle loro menti.

D'un tratto, una vena di tristezza coprì il volto della ragazza.

"Rick dovrai fuggire, o la Gestapo..."
"Lo so, lo so... fuggiamo insieme. Sposiamoci."

Rick sembrava abbastanza serio al riguardo.

"Oh, Rick!"
"Sposiamoci sul treno... chiediamo al capotreno di sposarci!"

Lei si morse il labbro.

Era indecisa sul da farsi.

Certo, sarebbe stata una mossa azzardata, oppure c'era dell'altro?

"Rick, io vi seguirò ovunque voi andiate... e prenderemo lo stesso treno, domani. Fuggiremo."

I due si baciarono velocemente, come a volersi conservare per l'indomani.

Ma sul volto della ragazza c'era ancora quella strana vena di tristezza...

 

L'indomani il cielo era piovoso.

Pioggia a catenelle sulla stazione di Parigi mai stata così piena di gente.

Rick col suo impermeabile nero e cappello, attendeva la sua amata, e intanto si lamentava perchè provava ad accendere la sigaretta, ma pioveva forte e inevitabilmente questa si spegneva.

Il treno che dovevano prendere stava per partire.

"Signore, sarà meglio salire sul treno... siete sicuro che Kate verrà?" Royce si avvicinò al suo padrone portando valigie.

Rick sbuffò, poi si guardò intorno un'ultima volta.

Alla fine si decise a salire.

 

CASABLANCA, PRESENTE.

 

Rick era ancora lì a disperarsi tra la bottiglia di cognac e la sigaretta.

Non riusciva a capire come mai Kate se n'era andata e lo aveva lasciato anni prima, ad aspettare inutilmente un treno, insieme, quando poco prima si erano giurati amore eterno.

Non lo capiva, ma non sembrava neanche disposto a perdonarla per quel gesto.

Eppure perchè era lì in ansia, ad aspettarla?

Royce se n'era andato già da un pezzo, chiudendo il pianoforte e lasciando il suo padrone nel più completo sconforto.

"Sapevo che vi avrei trovato qui."

La calma e quel buio finirono quando sulla porta apparve Kate.

Rick la guardò avvicinarsi con quell'eleganza che solo una dea poteva avere.

E rifletteva di luce propria, perchè nel vederla camminare sembrava che tutto il locale fosse di nuovo illuminato.

Lui tuttavia si mantenne serio.

"Tanti posti che c'erano dovevate venire proprio a Casablanca?"

"Rick... vi prego--"

Kate si avvicinò prendendogli la mano, che lui scansò prontamente.

La donna si toccò la mano.

Sembrava far male... no, le faceva male il suo cuore.

"Rick, io vi seguirò ovunque voi andiate... e prenderemo lo stesso treno, domani. Fuggiremo.... tutte parole al vento, bambina. Promesse che sono rimaste a Parigi, per quel che mi riguarda."

"Ah, se sol voi poteste capire il motivo del mio abbandono..."

"Capire??? Capire cosa?? SOno stanco di capire!! Un poveraccio fermo alla stazione sotto la pioggia!!" urlò Rick.

"Rick calmatevi... non avevo altra scelta, avevo paura! Ero una profuga serba che fuggiva dai tedeschi... dovevo nascondermi... e incontrai quest'uomo, Josh Davidson. Era così gentile e premuroso con me, che mi portò a conoscere la sua famiglia. Lui aveva degli ideali in cui credere. Combatteva e non si arrendeva. Mi prese con se, sotto la sua ala e io lo adulai, convinta che fosse amore. Oh, Rick, ci siamo innamorati nel posto giusto al momento sbagliato..."

"Ma per favore... ne ho udite di storie come queste prima d'ora..." ancora l'uomo si mostrava freddo davanti a questa donna che stava aprendo il suo cuore e cercava di spiegarsi.

"Volete ascoltarmi! Non volete sapere perchè me ne sono andata?" tentò di nuovo di toccarlo, prendendogli il braccio, ma di nuovo si sentì rifiutata.

"Allora, c'era Josh... o ce ne erano altri, eh? Oppure siete una di quelle che non parlano?" finì il suo bicchiere, divertendosi a vedere cosa ne restava.

Kate alzò lo sguardo, con le lacrime agli occhi, e se ne andò disgustata senza neanche guardarlo in faccia.

Quando si assicurò che se ne fosse andata, Rick passò le mani tra i capelli, poi si coprì il viso con le mani.

La sigaretta ancora tra le mani.

Alla fine, si arrese, e affondò il viso sulle braccia conserte sul tavolo.

 

 

Angoletto dell'autrice malata di mente:

Capitolo un po' corto, ma vabbeh, dovevo spiegare la storia tra Rick e Kate :)
Alla prossima!!

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Capitolo 5
*** Quinto capitolo ***


CAP

Ehilà, ogni tanto mi faccio viva XD
Spero vivamente di terminare la FF perchè ne ho altre in cantiere u.u
Hahahaha!
Buona lettura :)

QUINTO CAPITOLO

 

 

Il piccolo quartier generale creato dal generale Javier era pressoché ben organizzato.

In qualche modo doveva adattarsi a Casablanca, e quale cosa migliore che crearlo dentro una palazzina nel centro della città?

Controllare i truffatori sembrava più semplice, e in mezzo al mercato giornaliero, ce n'erano di tutti i tipi.

Mentre il generale Javier era più tosto, come un vero tedesco in sostanza sapeva essere, il comandante Ryan a volte era più flessibile.

Quella mattina, di buon'ora, Kate e Josh si recarono dai due ufficiali per discutere del visto.

Ryan manteneva una postura tranquilla, e con molta calma, fece entrare la coppia nel quartiere.

Kate sembrava un po' preoccupata sia per il marito che per la loro posizione, in generale.

D'altra parte erano pur sempre due immigrati in territorio franco-tedesco.

"Oh signor Davidson, è un piacere rivedervi di nuovo... signora Davidson..." con fare galante, Javier strinse la mano prima a Josh e poi a Kate, facendo segno che potevano accomodarsi dietro una grande scrivania, dove dall'altra parte lui e Ryan erano seduti.

Il generale tedesco stava scrutando alcuni documenti arrivati dalla Germania il giorno prima.

Mostravano una foto di Josh e alcuni suoi "reati".

"Evaso prigione del Reich e siete fuggito a Casablanca. Il mio compito è farvi restare a Casablanca. Vi piacerà questa città... vero comandate Ryan?" disse il generale e poi diede un'occhiata al suo secondino, facendo l'occhiolino.

Evidentemente stava scherzando, ma entrambi amavano prendersi gioco degli altri.

Sopratutto se in mezzo c'era uno come Josh Davidson.
Kate, al contrario, stava rabbrividendo... quel gioco di sguardi era troppo per i suoi gusti...

"Tranquilli potrete partire domani per Lisbona... ma ad una condizione." Javier tornò a parlare serio alla coppia, indicando Josh "Voi conoscete i capi del fronte clandestino a Parigi, Oslo, Belgrado? E se volesse fornirci i loro nomi e indirizzi, vi forniremo i visti."
"Non ve li ho dati quando ero in campo di concentramento e volete che ve li dia ora?"

"Vi ho sentito chiedere di Tom Demmings ieri..." intervenne Ryan, volendo farsi grande di fronte al generale.
"Nulla di importante..."
"Comunque Demmings è morto."
Kate e Josh si scambiarono uno sguardo furtivo.

Questa non ci voleva, pensarono.

"Oh."
"Nulla da dichiarare?" Javier li riportò alla realtà.

Josh prese sua moglie, si alzarono e si congedarono.
"No, dobbiamo andare."

Gentilmente, Ryan aprì loro la porta e i due uscirono.

 

Il mercato domenicale piaceva a Kate.

Casablanca non era solo un posto dove truffatori imbrogliavano la legge e regalavano lasciapassare ai meno ricchi.

Ogni tanto offriva delizie, spezie e tessuti orientali d'ogni genere.

Lasciato Josh rientrare nell'hotel, la donna si dilettava a passare tra un bancone e l'altro del suq, il "mercato" come lo chiamavano gli arabi.

Si era fermata ad osservare una particolare stoffa color lilla chiaro.

Il commerciante diceva, in uno stentato inglese marocchino, "è roba buona, importata dall'Iran, signora."

Era così assorta e meravigliata da quel mondo a lei sconosciuto, che non si era accorta di Rick vicino a lei.

"Mi spiace per le condizioni in cui mi avete trovata ieri." Kate sobbalzò.

"Oh, Rick... mi avete spaventata."

Rick era sempre il solito. Sguardo cupo, perso... se scrutava meglio nei suoi occhi, poteva notare malinconia, risentimento e... un vuoto.

"Era colpa del cognac." si accese un sigaro, distrattamente, prendendo pausa e coraggio. "Volevate dirmi perchè mi avevate lasciata a quella stazione parigina?"

"Lasciamo le cose così, Rick. Avremo il ricordo di Parigi e non di Casablanca."

Lei si allontanò, lasciando quella seta pregiata che stringeva tra le mani, con l'eco del commerciante arabo che diceva qualcosa per convincerla a comprare.

Rick la prese per il braccio.

"Cosa c'è che non vuoi dirmi?"
"Rick... Josh Davidson era mio marito anche quando ci conoscemmo a Parigi."

 

Indignata, Kate raggiunse suo marito nell'hotel.

Josh se ne stava seduto vicino la finestra a contemplare il paesaggio. O forse no?

"Josh, tesoro..." gli si avvicinò prendendogli il braccio.
"Tom Demmings è morto. I nostri visti... è tutto perduto, Kate." si posò una mano sul volto, in segno di disperazione.

Kate era a disagio, non sapeva che fare.
"Procurerò un visto per te, Kate. Tu devi stare al sicuro."
"Non senza di te, Josh."
"Io ti amo, Kate. Voglio che tu parta."

Detto ciò, l'uomo sembrò deciso ad incontrare qualcuno giù al locale di Rick.

Non sapeva bene cosa fare, ma sapeva che almeno la donna che amava doveva stare al sicuro.

 

Controllò il locale.

Nessuno che gli piacesse, nessuno a cui chiedere. Vide Rick al bancone, vestito col suo smoking bianco, elegante, e storse le labbra.

Lo odiava e non sapeva perché. Forse perchè lui e sua moglie si erano già incontrati a Parigi?

L'idea che lui e Kate potevano rimanere bloccati a Casablanca non gli garbava. Sua moglie doveva stare lontana da quel tipo cinico... Rick, che aveva combattuto come un patriottico, ora si trovava in una specie d'Inferno, dove un pianista di colore continuava a suonare e intonare canzoni di neri rinchiusi nelle favelas brasiliane.

"Siete un buon uomo, Josh Davidson."
Una voce lo bloccò dai suoi pensieri. Si voltò. Accanto a lui c'era un uomo alto, distinto, non sembrava neanche un agente di polizia.

Capelli rossicci e sbarbato, l'uomo si presentò come Lockwood e si sedette accanto a Josh, cercando di non dare nell'occhio.

Capendo il suo gioco, Josh fece lo stesso.

"Voglio aiutarvi. Avete sentito di lettere di transito da parte di un certo Demmings?"
"Sì..." disse a un fil di voce.
"Beh pare che quelle lettere non le abbia più lui, ma un certo Rick Castle... conoscete? Eh quel Rick... ne sa una più del diavolo!"

Improvvisamente i pezzi del puzzle si ricomposero.

Josh capì tutto.

Rick aveva le lettere di transito.

Rick non voleva che lui e Kate partissero.

Rick voleva Kate lì a Casablanca, con lui.

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Capitolo 6
*** Sesto capitolo ***


Nuovo capitolo di quest

Nuovo capitolo di quest'avvincente (?) storia d'amore ambientata negli anni '40... non vi sto a raccontare tutto il pippone, perciò leggete e basta u.u

Buona lettura!! :)

SESTO CAPITOLO

 

Rick Castle e Josh Davidson erano due persone estremamente diverse.

E il fatto che Kate si fosse innamorata di entrambi, era assai strano.

Rick si sa, era un ex combattente, un tipo patriottico, che raramente lasciava trasparire le emozioni o si lasciava trasportare dai sentimentalismi. Eppure aveva combattuto e viaggiato tra Etiopia e Spagna; aiutando la prima a contrabbandare armi per aiutare gli etiopi a difendersi contro l'occupazione italiana nel '35-'36; aiutando la seconda durante il governo repubblicano contro il governo franchista. Con un passato così battagliero, ci si chiedeva com'era possibile che fosse diventato cinico e neutrale di fronte il mondo politico che lo circondava. La guerra era in atto, e lui lo sapeva, ma se ne stava in disparte. Tutto per colpa di una donna incontrata a Parigi...

Con Kate aveva passato dei momenti stupendi, felici come mai in vita sua. Quella donna l'aveva rapito, iniziando a parlare di politica come se stessero parlando di cartoni animati. Poi improvvisamente, lo aveva abbandonato. Lui frettoloso di sposarla per scappare dalla Gestapo, lei con la coda tra le gambe, lo aveva ingannato.

Kate era sposata con Josh anche quando si erano conosciuti a Parigi.

Ma perchè gli aveva mentito?

Del resto, come si poteva non amare Josh. Era il tipo di uomo che ogni madre desiderava per la propria figlia. Battagliero, orgoglioso, fiducioso nei suoi ideali, lottava fino alla fine al fianco dei più deboli.

Eh, Josh è uno stimato leader della resistenza cecoslovacca, eh... lui sputa in faccia ai tedeschi, scherzi, Rick? Lui è sfuggito alla Gestapo, e ora ha il coraggio pure di affrontare quegli sporchi tedeschi, trucidatori di ebrei, convinti che la loro razza sia superiore... e tu, Rick, che cosa fai? Hai rinunciato ai tuoi ideali, non credi più a niente... non credi più all'amore, per colpa di una donna? Sei un fifone, ecco cosa sei! Rick Castle, apri gli occhi: non puoi competere con uno come lui.

Divertendosi col suo bicchiere di cognac in mano, al bancone del suo locale, ora Rick capiva perchè Kate avrebbe sempre preferito Josh a lui.

 

"Non vi vedo attivo, capitano Ryan."

Il francese guardò il generale tedesco dall'alto in basso, intimorito dal suo sguardo. Poi diede un'occhiata dietro di lui: il generale aveva delle scorte, come sempre, ma stavolta armate, nel caso qualcuno come Josh cercasse di fuggire. Nell'aria non c'era nulla di buono.
"Generale Javier, noi cerchiamo di collaborare col governo, ma il popolo non risponde."

"E allora, fate in modo che risponda, capitano!" disse Esposito e poi fece segno al cameriere di portargli da bere.

Non molto lontano, Josh e Kate erano entrati dall'ingresso principale. Josh e Esposito si lanciavano sguardi di sfida. Kate era sempre più spaventata dalla situazione. Sarebbe voluta fuggire.

Sfortuna per lei, ancora per un po', avrebbe trovato Rick davanti a lei.
"Un tavolo, Rick. Più possibile lontano dal generale Javier." Josh si avvicinò al suo rivale, mentre questi guardava il viso di Kate: quel trucco messo male... quella matita che stava per colare... aveva pianto?

Ma Rick conservava il solito cinismo.

"Se sapesse che preferite un nero ad un ariano..."

Li accompagnò ad un tavolo nell'angolo della sala, esattamente dall'altra parte da dove sedeva Esposito e Ryan.

Gentilmente, Rick aiutò Kate ad accomodarsi. Lei mantenne un certo riservo e non seppe guardarlo negli occhi.

Josh non poteva fare a meno di guardare il comportamento restio della moglie e quello di Rick: distante, cinico... forse fin troppo.

"Rick posso parlarvi?"
L'uomo alzò gli occhi: Josh aveva tirato fuori parole serie. Gli si raggelò il cuore.

Kate si domandava cosa mai avevano da guardarsi in quel modo, e improvvisamente capì che la colpa era stata solo la sua.

"Andiamo."

"So che avete quei visti, Rick."
"Chi ve lo ha detto?"
Mentre parlavano nella stanza "ufficio" di Rick, lui offriva da bere a Josh, che però rifiutò. Non era proprio in vena di gentilezze.

"Un certo Lockwood, un inglese. Mi meraviglia che non lo conoscete..."
"Non parlo con gli inglesi. E quel Lockwood è una carogna: campa solo alle spalle altrui, si ciba nel vedere la gente soffrire ed essere ingannata dalle persone più fidate."

"Voi avete combattuto per la resistenza, dovreste capire cosa significa aiutare a fuggire uno come me..."
"Non vi cederò quei biglietti per tutto l'oro del mondo."
Rick manteneva la sua calma, si accese anche una sigaretta per fingere che andava tutto bene.

Josh, al contrario, conosceva i giochetti di Rick fin troppo. Gli guardava quel bicchiere e quel sigaro che aveva in mano.

Era un tipo troppo presuntuoso per i suoi gusti.

"Ma perchè, Rick?"
Ancora una volta, Rick osservava il suo bicchiere mezzo vuoto.

"Chiedetelo a vostra moglie."

Stava per ribattere qualcos'altro, ma un rumore li interruppe e si diressero subito nel locale.

 

Suonavano l'inno tedesco.

Rick e Josh per una volta erano d'accordo: entrambi erano disgustati dall'arroganza del generale Esposito. Il povero capitano Ryan, invece, sembrava sottomesso al volere del suo superiore e si capiva perchè cantava con grande dissenso insieme agli altri del locale, per la maggior parte tedeschi.

Josh si diresse verso Royce che invece se ne stava davanti al suo piano, come per paura che i tedeschi gli avrebbero preso anche quello.

"Suonate la marsigliese... facciamogli vedere come si canta un inno... vai, Royce!"

Royce guardò prima Rick per ricevere consenso, e lui mosse il capo per dirgli che aveva il permesso.

Kate, da parte sua, si trovava in una situazione strana. Amava Josh... ma amava anche Rick... solo che a volte non amava molto i comportamenti di entrambi.

La sala si divise in due: da una parte c'era chi cantava l'inno tedesco, dall'altra la marsigliese, con Josh che incitava ad alzare la voce ai clienti. Entrambi gli schieramenti facevano una gara canora su chi riusciva a raggiungere le note più alte... finché qualcuno sparò.

Era Esposito.

"Ora basta! Questo locale è indecente!"

Subito si creò il panico tra i commensali.

Kate guardava da un lato Josh venire verso di lei, e dall'altro Rick, rimasto ancora immobile sull'uscio del suo ufficio.

Altrove, Esposito era arrabbiato, ordinava ai suoi uomini di cacciare tutti dal locale, e poi se la prendeva con Ryan.

"Sapevo che bastava l'arrivo di Davidson per creare confusione. Bisogna far chiudere il locale."

"Tutti fuori, il locale è chiuso fino a nuovo ordine!"
Nonostante la sua posizione ambigua, Ryan era disposto ad aiutare le persone. Sopratutto Rick, con cui aveva questa particolare amicizia. E conoscendo Rick, aveva capito che teneva a Kate più di chiunque altro.

La donna abbracciava il marito, che poco dopo si staccò da lei, salutandola con un bacio veloce, per poi mischiarsi tra la folla e uscire dal locale.

Se i tedeschi lo avrebbero preso, sarebbero stati guai.

Kate allora cercò lo sguardo di Rick, ma non lo trovò.

Si sentì presa per il braccio. Era Ryan.

"Signora, non è l'ideale che voi restiate qui a Casablanca."
"Dunque mi suggerite di partire e lasciare mio marito?"

Ma Kate gli poneva domande alle quali neanche Ryan sapeva rispondere.

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Capitolo 7
*** Settimo capitolo ***


E la storia si fa sempre più complessa

E la storia si fa sempre più complessa... XD
Questa FF avrà 9 capitoli, ergo siamo vicini alla fine XD
Enjoy :)

 

 

SETTIMO CAPITOLO

 

 

Col suo locale chiuso, Rick non sapeva cosa fare quella sera.

Malediva i tedeschi, i francesi, e la dannata guerra.

Neanche il cognac lo soddisfava.

Royce cercava di confortarlo, mettendogli di tanto in tanto una mano sulla spalla, facendogli segno che per il suo padrone lui ci sarebbe sempre stato... e a quel punto Rick tirava fuori dalla tasca la sigaretta, il fiammifero, e iniziava ad assaporarne l'odore.

 

"Rick non intende venderci quei visti..."
Kate guardava suo marito dall'altra parte della stanza.

Lei restava immobile sull'uscio della porta. Era incredibile come nonostante il casino, i suoi capelli restavano perfettamente in ordine, tirati su.

Josh invece era agitato; si muoveva avanti e indietro per la stanza. Agitava le mani, poi se le portava sulla testa, pensava...

"Ha detto di chiederlo a te... non capisco perché."
"A me?" chiese Kate fingendo forse di essere stupita.

Si toccò i capelli. Sapeva di essere in torto. Sapeva il perchè Rick si stava comportando così duramente.

Lui, in fondo, voleva solo tenerla a se, a Casablanca. Magari non era il posto più romantico del mondo, ma a chi importava?
Si morse il labbro e pensò. Josh si disperava, si arrabbiava, e lei pensava solo a Rick.

"Tesoro, devo assentarmi un attimo. Ci vediamo dopo, okay?" gli diede un bacio veloce sulla guancia, poi prese la giacca bianca, coordinata col vestito, e uscì.

 

"Siamo nei guai, signor Castle."
Royce faceva i suoi calcoli, mentre Rick ormai aveva abbandonato quella bottiglia di cognac e la sua sigaretta.

Raggiunse Royce, che era seduto dietro il bancone vicino la cassa, con carta e penna in mano per riportare i conti.

Notò che secondo quei calcoli, erano davvero nei guai. Quasi in rosso.

"Quanto possiamo resistere col locale chiuso?"
"2-3 settimane massimo."

Rick storse la bocca. Si guardò intorno.

Per sopravvivere forse avrebbero dovuto vendere il locale? No, giammai. Scansò quel brutto pensiero dalla sua mente.

Mise le mani in tasca, cercando un'altra sigaretta.
"Bene, siamo messi proprio male! Andate a dormire, Roy, chiudo io il locale."
"Va bene, buona notte signor Rick!"

Simpatico quel Royce.

E anche un buon amico.

Ormai seguiva Rick da circa una decina d'anni... immigrato dalle favelas brasiliane, Royce era arrivato nella Grande Mela per cercare fortuna. Fu lì che incontrò Rick, combattente all'epoca. Rick lo sentì suonare e gli piacque quel suono nuovo... quel misto di jazz e blues... ma il jazz si sentiva solo a New Orleans, quindi doveva essere blues, quello che intonavano disperati gli schiavi neri... decise di prenderlo con se... sì, Roy avrebbe allietato quei militari dopo un combattimento. E fu così. Anche quando Rick si ritirò dal fronte, Roy era sempre con lui. Anche a Parigi quando conobbe Kate.

Che fine avrebbe fatto Roy se avrebbero chiuso il locale?

Si accese la sigaretta e al diavolo le sue promesse di smettere di fumare.

 

Alcuni minuti dopo, l'uomo rientrò nel locale, era ora di chiudere.

Si diresse dietro il bancone e sistemò quei conti che Roy aveva lasciato, ma una figura bianca lo bloccò.

Un angelo, pensò.

"Come siete entrata?"
L'angelo avanzò, rivelando il volto di Kate.

"Rick, perchè non volete darci quelle lettere?"
Rick soffiò, si sedette, e la donna lo raggiunse.

Con calma, si tolse i guanti, cercando un approccio tattile, ma Rick la guardò, accigliato, poi respinse la mano della donna.

"Oh ora devo sentire di nuovo le storie eroiche di tuo marito?"
"Rick, un tempo ci siamo amati... se credete che io vi abbia ingannato, io---"
"Non credo più a nulla."
"Pensate solo al vostro rancore! Una donna vi ferisce e voi vi chiudete!"
Rick la guardò di nuovo arrabbiato, di nuovo accigliato...

Come poteva Kate ancora non capire quanto lui stava soffrendo?

Eppure lei ci provava con tutte le sue forze, a consolarlo... ma rivederlo aveva provocato in lei qualcosa di nuovo... un sentimento nuovo.

Provò di nuovo ad allungare la mano... toccò il dorso della mano di Rick.

Lui seguì i movimenti della sua mano, e la lasciò fare... le mancava sentire il suo tocco... la sua pelle...

"Vi prego, scusatemi... Josh morirà a Casablanca se non ci aiutate!"
"A una condizione" alzò lo sguardo verso di lei, poi disse serio: "Spiegatemi perchè ve ne siete andata a Parigi senza dirmi nulla."
Kate non riusciva a guardarlo negli occhi. Scostò lo sguardo. Si pulì gli occhi con un fazzoletto bianco che prese dalla borsa... il trucco nero le rovinava gli occhi, ma cosa le importava in quel momento?

Non doveva farsi bella per tutti quei commensali che lei e Josh incontravano spesso... nè partecipare a qualche sfilata... a qualche premiazione, parata in onore del suo eroico marito.

Josh sarà stato pur un eroe.

Ma Josh non era Rick.

"Rick... ho provato a fuggire... credevo che così potevo allontanarvi dalla mia vita... quando ho lasciato Parigi ero così stordita... oh, se sapessi quanto ti amavo... quanto ti amo ancora!" cambiò tono dal "voi" al tu: Kate si era lasciata andare, aveva seguito il suo cuore.

E anche Rick la capì.

Stavolta lui ricambiò.

Le strinse la mano e poi si lasciarono andare ad un lungo bacio.

L'indomani, Kate si risvegliò nel letto soffice di Rick.

Quell'atmosfera della sera prima... quel risveglio del mattino... i croissants... tutto questo le ricordava Parigi.

Aveva dimenticato perfino di avere un marito... Josh, già!

Non era rientrata neanche la sera, chissà che cosa avrebbe pensato lui...

"Allora, dimmi tutto."

Rick si sedette sul bordo del letto, mentre Kate finiva di rivestirsi e di sistemarsi.

"Josh era fuggito dalla Gestapo... lottava contro il nazismo... quando ho creduto che fosse morto, ero disperata. Poi ho incontrato te."
Rick posò un vassoio con due caffè sul comodino vicino al letto.

Kate si avvicinò per prendere gli orecchini che erano proprio lì.

"Perchè non mi hai detto che eri sposata?"
La donna si bloccò. Era a pochi centimetri dal suo amante: Rick in un certo senso lo aveva fatto apposta, voleva vederla bene negli occhi, se mentiva oppure no.

Ma Kate fu abbastanza tranquilla.

"La sua missione era segreta, nessuno doveva sapere che eravamo sposati, neanche i nostri amici più intimi."
Rick non disse nulla.

Porse a Kate il caffè, mentre lui finì il suo.

Dopo qualche minuto di silenzio, Rick spezzò l'imbarazzo.

"A questa storia manca un finale: tu cosa farai?"
"Non lo so. So solo che non voglio più fuggire da te."
"E Josh?"
"Aiutalo a fuggire, Rick, ti prego."
Lui le sorrise.

"Lo farò per te."

Kate ormai era tornata da lui.

 

Più tardi, Rick doveva vedere truppe tedesche sorvegliare da fuori il suo locale e brontolava tra se.

Non bastavano le insegne tedesche con scritto "Locale chiuso, servizio sospeso fino a nuovo ordine".

Anche i mastini fuori, per giunta.

Se questo era il mondo del Fuher, Rick a volte si pentiva di non aver pensato di ritornare a combattere per un mondo migliore.

Ma lui non era come Josh, l'eroe sfuggito dai campi di concentramento ricercato da mezzo mondo, no.

Rick aveva preferito estraniarsi dalla guerra per ragioni che andavano ben oltre le questioni politiche.

Ma ora aveva ritrovato Kate e l'amore per lei.

Niente sarebbe stato più lo stesso.

Il problema era come dirlo a Josh.

Quella mattina, Rick aveva deciso di incontrarlo proprio per dirgli di lui e Kate. Con molta calma, si erano seduti fuori al locale del suq arabo, uno dei posti preferiti da Rick a Casablanca, perchè economico e sopratutto per la gente che c'era: gente comune che non badava all'aspetto fisico degli altri, né alla razza o alla religione.

Ordinarono 2 liquori, Rick conosceva il nome arabo, ma Josh non comprendeva perchè la lingua era impronunciabile.

Si rilassarono, ma nessuno dei due seppe iniziare la conversazione.

Finché Josh posò il bicchiere sul tavolo, dopo aver scrutato attentamente gli occhi azzurri di Rick.

Rise nervosamente e questo attirò l'attenzione del suo rivale.

"Strano destino il nostro, Rick. Amiamo la stessa donna. E caso vuole che ci si ritrova tutti a Casablanca. L'ho capito quando ci siamo visti per la prima volta nel locale. Ho capito che c'è ancora qualcosa tra voi. Fatemi un favore, Rick. Salvate almeno lei." concluse poi con un sorriso amaro sul volto.

Rick boccheggiava, forse non era il caso di replicare.

Pensava che Josh fosse uno stronzo, essendo un nazionalista, e Rick sapeva benissimo che quelli come lui sono dei fanatici dimostranti, che devono sempre farsi vedere... invece Josh era davanti a lui e gli parlava a cuore aperto.

Provò a dire qualcosa, ma furono interrotti da 4 guardi tedesche che si posizionarono intorno a loro.

"Signor Davidson, lei è in arresto." parlò uno dei quattro soldati, mentre gli altri 3 facevano alzare Josh dal tavolo, mettendogli con forza le mani dietro la schiena.
"Con quali prove? Quali accuse?!"
"Questo lo discuteremo al commissariato."

Rick guardava Josh allontanarsi e sapeva che c'era lo zampino di Ryan ed Esposito.

Intorno a lui, il mercato arabo proseguiva come se niente fosse successo.

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Capitolo 8
*** Ottavo capitolo ***


CAP

Ta-dan!!

Penultimo capitolo e poi finirà quest'agonia di questa tormentata love story XD

Comunque questi giorni all'uni mi sto annoiando e perchè mi annoio? Perchè i prof mancano e manco avvertono quindi vado a lezione per fare un cazzo, tacci loro -.-''

Odio quest'uni, e infatti io e i miei compagni stiamo scrivendo una lettera di reclamo in segreteria perchè questa situazione è insostenibile... anyway, dove voglio arrivare? Da nessuna parte, perciò leggete, leggete, leggete!

OTTAVO CAPITOLO

 

 

Rick Castle doveva confrontarsi col capitano Kevin Ryan.

Il francese era l'unico che sapeva un movente per l'arresto di Josh Davidson.

Kate era ancora all'oscuro di tutto ciò, troppo presa tra i suoi pensieri... pensieri che erano rivolti solo ed esclusivamente a Rick.

 

Ora che l'aveva rivisto, non poteva separarsi più da lui.

Lo amava... lo aveva sempre amato... perchè continuare a negare l'evidenza?
Perfino Josh, suo marito, se ne era reso conto.

Lei non era tipo da tradire la persona che amava, ma si trattava di Rick. Sua madre le aveva sempre insegnato che quando incontri la persona giusta, non importa come, quando o perché, ma la riconosci.

Le grandi storie d'amore hanno sempre degli ostacoli, ma alla fine vincono.

Sempre.

Il lieto fine poteva esistere anche per lei?
Intanto che continuava a sognare, Kate preparava le valigie.

Sapeva che sarebbe partita con Rick, grazie a quei visti, anche se ancora non sapeva quando.

 

"Capitano, voi volete Davidson, vero?"
Rick scrutava Ryan serio dall'altra parte della scrivania.

Già il quartiere generale era freddo, poi Ryan era pallido in viso.

Faceva freddo letteralmente. Pareti bianche sia dentro che fuori, nessun quadro, solo foto del Fuher in bianco e nero. Tanto per ricordare a mezzo mondo che la Germania era una delle nazioni più potenti.

Quella foto di Hitler che lo fissava lo stava inquietando.

Senza farsi accorgere da Ryan, Rick abbassò la cornice con la foto.

"Cosa mi assicura che voi non gli permetterete di fuggire?" chiese Ryan, tornando a fissarlo, mentre giocherellava con la penna che aveva in mano.
Rick stava per accendersi una sigaretta, ma Ryan lo bloccò, indicandogli un cartello con scritto "Rauchen Verboten - Vietato fumare."

Accigliato, Rick ripose la sigaretta in tasca.

"Perchè scapperò io con i due visti. E porterò con me una persona."
"Chi?"
"Kate Beckett. Ma voi dovete assicurarmi che Davidson sarà al sicuro qui a Casablanca."

Il capitano Ryan spalancò gli occhi. Di certo non si sarebbe aspettato una simile risposta. O forse sì.

Sorrise.

"Siete proprio un sentimentale!"

 

L'uomo rientrò nel suo locale, ancora chiuso e sotto custodia tedesca, e vi trovò Kate.

La donna in tutto il suo splendore, con un vestito rosso con maniche lunghe e strette, che arrivava fin sotto il ginocchio.

Sorrise dolcemente, poi allungò le braccia verso di lui per accoglierlo.

"Mi sei mancato."
Lui in risposta gli baciò la fronte, sorridendo.

Subito dopo, ritornò serio, e scostò la donna averla davanti.
"Kate, dobbiamo parlare..."
Lei però anticipò la sua domanda.

"Rick, ho detto a Josh che partirò con lui. Quando glielo diremo?"
"Sei andata a trovarlo in prigione?" chiese invece lui, più preoccupato del fatto che Kate fosse andata in prigione che dell'aver mentito a Josh.

Kate roteò gli occhi.
"Sì sono andata... ma non preoccuparti per me... il capitano Ryan mi ha accompagnata nella visita guidata..." scherzò lei, facendo le virgolette con le mani su "visita guidata".

"Non scherzare, Kate, una signora del tuo rango non dovrebbe andare da sola in quei posti."
"Non trattarmi come se fossi una signora ricca! Ti ricordo che sono pur sempre una profuga!"
A Rick scappò un sorriso. Gli piaceva ancora di più quando lei si arrabbiava.
"Cosa gli hai detto?"

Kate si scostò da lui, e prima di parlare sembrava cercasse le parole più adatte. Del resto parlava sempre di suo marito... non era una questione delicata.

Si spostò una ciocca di capelli che le penzolava davanti gli occhi e iniziò il racconto.

 

"Oh Josh, tesoro... sono accorsa subito... cosa ti hanno fatto?... perchè sei in prigione?" la donna si era avvicinata pericolosamente addosso le sbarre dove era rinchiuso Josh, non curante degli altri malviventi alla stessa condizione di suo marito.

"Josh, Josh! Dimmi qualcosa!!" più che parlare, quello della donna era un grido disperato.

Non aveva mai visto Josh in quel modo. Lui era quell'eroe che aveva sfidato i tedeschi, scappando da un campo di concentramento, viaggiando da un paese all'altro.

Quello che aveva di fronte non lo rispecchiava affatto.

E lei, che si era fatta grandi sogni sugli eroi dei suoi tempi, grandi aspettative, solo ora vedeva con occhi nudi la condizione umana.

Forse aveva sbagliato a scegliersi gli eroi.

Il marito era rannicchiato in un angolo, con indosso il suo vestito, giacca e cravatta grigi, ma senza cappello e senza scarpe.

Finalmente si decise ad alzare lo sguardo su sua moglie, guardandola dal basso come se fosse una dea.

"Kate... cosa ci fai qui?" chiese lui sussurrando, avvicinandosi alle sbarre.

Intrecciarono le dita, cercando un contatto."
"Non essere sciocco, come potevo non venire? Ti hanno detto il motivo dell'arresto?"
"Come se non lo sapessimo..." ridacchiò tra se "E' ovvio, Kate. I tedeschi mi vogliono morto. E come un pollo sono caduto nella loro trappola. Forse Rick c'è dietro tutto questo... forse non vuole che io stia con te."
Kate sentì il suo stomaco contrarsi.

"Josh, Rick ci aiuterà a scappare. L'ho convinto. Ci darà quei visti." mentì.

 

Quella stessa notte, come previsto, i signori Davidson erano all'aeroporto insieme a Rick.

C'era un silenzio tombale.

Ognuno dei tre aveva un motivo in più per non preferire parola.

Dovevano essere le 4 del mattino, data la leggera nebbia che iniziava ad addensarsi, lasciando spazio, tra poche ore, al sorgere del sole timido, e non cocente, tipico di Casablanca.

Rick indossava il suo impermeabile color sabbia, coordinato con cappello, giacca e cravatta, impeccabile nel suo stile.

Kate si era vestita discretamente per non dare nell'occhio. Un cappello grazioso bianco e nero, coordinato con un vestito nero lungo fin sopra il ginocchio, nel tipico vedo-e-non-vedo.

Josh anche era vestito di nero, uno smoking coordinato con l'abbigliamento della moglie.

Il primo dei tre si guardò intorno, aspettandosi l'attacco tedesco da un momento all'altro, ma sapendo che quando sarebbero arrivati, lui sapeva esattamente cosa fare. Poi si posizionò davanti e con fare furtivo estrasse due documenti da sotto la sua giacca.

"Eccovi le lettere."
"Josh Davidson, vi dichiaro in arresto!"

I tre alzarono istintivamente le mani in alto, abbagliati dalle luci della macchina decappottabile francese e dalla voce di Kevin Ryan.

Rick fece un passo avanti e si mise davanti a Kate e Josh.

Poi tirò fuori la pistola, puntandola contro Ryan.
"Un momento, Ryan, non fate un solo gesto. Nessuno è in arresto. Ora chiamate l'aeroporto e seguite le mie istruzioni. Oh, e il revolver è carico." sentenziò Rick, vedendo che Ryan ogni tanto dava delle occhiate paurose contro l'arma.

Non volendo correre alcun rischio, anche perchè era da solo al momento, senza nessuna scorta, Ryan si vide costretto ad obbedire a Rick.

Rick, dall'altra parte, aveva fatto il doppio gioco: aveva fatto intendere a Kevin che gli avrebbe consegnato Josh all'aeroporto perchè lui e Kate sarebbero fuggiti insieme coi visti; invece era stato beffato.

Si ritrovò vicino ad un telefono e compose un numero, non staccando mai lo sguardo dal revolver.

Dietro di lui, Rick sentiva Kate battere i denti.


"All'aeroporto, c'è un aereo con due fuggitivi a bordo e con due lettere di transito. Lasciatelo passare."

Javier Esposito, dall'altro capo del telefono sembrava non capire.

"Halo? Halo?" cercò di rispondere, ma si rese conto che quel qualcuno aveva già riattaccato.

"Bene Ryan... siete stato bravo... il generale sarà contento di voi... eccovi le lettere." Rick gliele porse, mentre Ryan le prendeva.

Le aprì per leggere i nomi sui visti. Poi alzò lo sguardo verso Rick, ancora incredulo di ciò che aveva appena letto.

"Kate Beckett e Josh Davidson?!"

Ryan ricordava benissimo che Rick aveva preso quei visti per poter fuggire con Kate... perchè c'era il nome di Josh, allora??

Kate si liberò dalla presa di Josh, prendendo Rick letteralmente per il colletto.
"Cosa?? Rick?!"

Ma da parte dell'uomo, Kate non ricevette nessuna risposta.

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Capitolo 9
*** Nono capitolo ***


CAP

Ed eccoci arrivati all'epilogo finale... cosa accadrà e come finirà?? Lo scoprirete solo leggendo... XD
Spero questa storia sia stata di vostro gradimento, e grazie a tutti quelli che hanno recensito o solamente letto :)

ps: c'è una frase segreta da scoprire... vediamo se capite da che episodio è tratta :p

Buona lettura :D

 

NONO CAPITOLO

 

 

Kate continuava a tenere Rick per il colletto.

Si guardavano intensamente negli occhi, lui era più duro e non mostrava segni di cedimento. Lei, al contrario, lo fissava implorando una qualche risposta.

Dopo una manciata di secondi, lui le prese con forza le mai per staccarla.

"Rick perchè non c'è il tuo nome? Ma ieri sera..."
"Ieri sera abbiamo detto molte cose. Ma pensa a cosa succederebbe se restassi qui... correresti, fuggiresti..."
"Oh, Rick..."
Kate piangeva. Anzi, tentava di piangere, ma non ci riusciva.

C'erano sentimenti contrastanti nel suo cuore in quel momento.

Josh li guardava e non sapeva cosa fare.

Quel gesto di Rick però l'aveva colpito. Forse era davvero un sentimentalista come diceva il capitano Ryan.

Era un bel gesto. Lasciare libera la donna che si ama per evitare di farle fare una brutta fine.

Lui al confronto si sentiva un po' egoista. Chi era lui per impedire a Kate di partire?
Se Kate era felice con Rick, e lo era, perchè insistere?

Rick fissava Josh.

Quel pover'uomo ne aveva passate tante, perchè ora doveva comportarsi da stronzo?
Amava Kate, non lo negava, ma non poteva neanche legarla a se.

La guardò, sollevandolo il viso da sotto il mento.

"In fondo sai, Kate, che appartieni a Josh. Il tempo passato a Parigi resterà sempre con noi, non mi lascerai mai."
"E tu ora che farai?"
"Attenderò finché l'aereo non sarà decollato. Suvvia, non essere triste... Avremo sempre Parigi."

Quelle ultime tre parole fece venire alla mente dei due innamorati tanti ricordi.

Kate si morse il labbro pensando che non aveva neanche scattato una foto di quei momenti.

Non aveva nulla per ricordarsi di Rick.

"Josh, voi ora sapete tutto di me e Kate. La signora era venuta ieri per dirmi che era ancora innamorata di me, e con questa scusa voleva prendere le lettere. Che sciocca..."

Rick consegnò letteralmente Kate tra le braccia di Josh, come se fosse un pacco espresso.

L'atmosfera intorno era cupa. Josh non disse nulla, ma abbracciò sua moglie e con un cenno di testa salutò Rick Castle.

Kate, senza batter ciglio, prese il marito sotto braccio, dirigendosi insieme verso un aereo privato, a pochi chilometri da loro, che presto avrebbe decollato alla volta di Lisbona.

Rick vide la coppia "felice e contenta" allontanarsi e scomparire tra la nebbia. Si accese una sigaretta e cercò di nascondere la sua già nostalgia per Kate.
"Siete un patriota, Rick, sotto sotto... "

Rick si voltò per trovarsi Ryan che lo guardava con un sorriso beffardo.

Lo aveva sempre sospettato.

Il cinico Rick che aveva un cuore.

"Eccovi le lettere."

 

Prese le lettere, Ryan controllò i visti non-curante. Poi, assicuratosi che andavano bene, li firmò.

"Bentornato alla lotta, Rick. Ora so che la nostra parte vincerà."

"Sì, sì, come dite." bofonchiò l'altro, tra una fumata e l'altra.

Osservò il cielo.
Stranamente non aveva ancora sentito rumore di decollo, né aerei già in volo.

La voce del capitano francese lo distolse dai suoi pensieri, riportandolo a terra.
"Eh avevo ragione, siete un sentimentalista. Conosco le donne... Kate ha capito che mentivate sul fatto che non l'amavate. Ora dovrò arrestarvi, Rick."

Era già pronto con le manette, ma Rick si limitò a guardarle, poi tornò ad osservare il cielo plumbeo.

"Dopo che l'aereo sarà decollato."
"Cos'era quella chiamata, capitano Ryan?"

I due si voltarono per trovarsi davanti l'ultima persona che pensavano di vedere.

 

Ryan cercò di ricomporsi.

Non voleva fare la sua brutta figura, come al solito il suo orgoglio prevaleva sul buon senso. Fino all'ultimo.
"Oh generale Javier Esposito... era per dirvi che su quell'aereo c'è Josh Davidson."
"Cosa?? Fermate quell'aereo, ora!!" Javier gli strappò di mano il telecomando e compose un numero per avvertire il comandate dell'aereo dove c'erano Kate e Josh.

Furtivamente, Rick glielo strappò di mano e gli puntò il revolver contro.
"No, voi non farete nulla!"

Bang bang!

Due colpi di pistola, uno proveniente da Rick e l'altro da Javier.

Rick però era stato più veloce del tedesco e l'aveva colpito al fianco destro, non ferendolo mortalmente.
Ryan si avvicinò al suo generale, ma non fece nulla.

Guardandolo dal basso, Esposito si lamentava per la ferita ricevuta, e Ryan quasi provò pena per quell'uomo.

Compose il numero per chiamare un'ambulanza. Dopo tutto era pur sempre un uomo, non meritava di morire.

"Oltre ad essere un sentimentalista siete anche un patriota."

Di nuovo quelle due parole che Rick Castle odiava.

Sentimentalista.

Patriota.

Sì, ma a quale perso?

Sentirono un rumore rombare in cielo, e guardarono aereo volare via.

Lei era partita.

Rick trattenne una lacrima, allontanandosi pian piano.

Kevin lo seguì.
"Penso che dovreste fuggire, Rick. Ora che farete qui a Casablanca? Ho sentito dire che c'è una guarnigione nella Francia libera. Potrei facilitarti il passaggio."

Caro buon vecchio Kevin Ryan.

Fino all'ultimo non si sapeva in quale squadra giocava, però poteva riservare delle sorprese.

Castle si voltò, sorridendo a malapena.
"Un visto di transito?"
"Perchè no." rispose Ryan alzando le spalle.
"Ryan, mi devi ancora 10,000 franchi per la scommessa, ricordi?" Rick iniziò ad allontanarsi dall'aeroporto, con le mani in tasca e cappello ben tirato per nascondere il volto, ancora triste per la partenza della donna amata.
"Bene, così quel denaro lo userò per il mio viaggio." Ryan lo seguiva come un cagnolino, correndo perché non riusciva a mantenere il passo di Castle.

"Che stai dicendo? Per il nostro viaggio vorrai dire..."

Finalmente riuscì a raggiungerlo, ponendosi davanti a lui. Stava per dire qualcosa quando si bloccò.

Ryan cercava di mettere a fuoco qualcosa... o meglio qualcuno che si avvicinava timidamente da dietro.

Poi quando ebbe riconosciuto la figura, sorrise.

Rick lo guardava accigliato.
"Guardati alle spalle, Rick. E ora, per l'ultima volta, non venire a dirmi che non sei un sentimentalista."

Castle si voltò.

Era la fine.

La dea era lì a pochi metri da lui.

E Rick non sapeva come muoversi.

 

"Kate, che ci fai qui? Tu dovresti essere su quell'aereo!" indicò il cielo per l'ultima volta, consapevole che l'alba si stava avvicinando e questo significava che l'aeroporto avrebbe aperto e i tedeschi sarebbero arrivati per un ultimo controllo.
La donna gli si gettò tra le braccia.

"Oh Rick... pensavo di fare un giro in Francia... un'ultima volta... mi hanno detto che c'è una bella vista dalla Torre Eiffel."

Lui sorrise, stringendo Kate ancora più forte.

Il pensiero di lasciarla di nuovo andar via gli faceva male.

Stavolta sarebbe stato diverso.

Avrebbero potuto ricominciare ad amarsi, esattamente da dove avevano iniziato.

Parigi.
"Così dicono."
Ryan osservava la scena da terzo spettatore, più divertito che annoiato.

Si preparava ad un'altra scommessa con Rick, della serie "quanto siete sentimentalista ora??"

Sembrava una frase cult, ormai.

Kate aveva compreso che Rick era l'amore della sua vita.

Probabilmente con Josh avrebbe avuto una vita onesta, eroica e ricca, senza il pensiero di fuggire ad ogni ostacolo. Ma Josh Davidson non era Rick Castle.

Le cose semplici non le erano mai piaciute. Era l'avventura che cercava, e come meglio trovarla accanto la persona giusta?
Non dissero nulla, né si baciarono.

Quel momento in cui si erano ritrovati doveva restare così: casto e puro.

Avrebbero avuto tutto il tempo della loro vita per conoscersi meglio, amarsi di nuovo, e invecchiare insieme.

Una vita noiosa, forse.

Ma a Casablanca non ci si annoiava mai con Royce che suonava e cantava al pianoforte.

Il trio s'incamminò fuori l'aeroporto, mentre le stelle avevano dato posto alle prime luci dell'alba.

Rick e Kate videro una coppia che si abbracciava alla fermata dell'autobus. I due erano di ritorno da Parigi, come indicava la scritta sulle loro valigie.

Kate poteva giurare di aver visto nei loro occhi la speranza.

"Credi che i nostri amanti parigini ritroveranno l'amore perduto?" chiese lei, osservando la coppia, ma non lasciando intendere a Rick se si stesse riferendo a loro due o alla coppia.
Lui sorrise, si sistemò il cappello, e poi la guardò.

"Beh su questo si basano le grandi storie d'amore, giusto? Smentire i pronostici."
Il terzo incomodo spettatore finalmente parlò.

"Basta con le romanticherie, vi accompagno io a Parigi!" Ryan spuntò in mezzo ai due, facendosi strada verso la fermata dove stava la coppia.

Rick e Kate guardarono quello strambo omino camminare tutto convinto.

"In partenza anche tu?" Rick lo stuzzicò, poi lo raggiunse, seguito da Kate.
"Sai, Ryan, oggi inauguriamo una bella amicizia." disse poggiando una mano sulla spalla del capitano francese, mentre, con l'altra prendeva Kate per mano, e lei approfittò per appoggiarsi sulla spalla dell'amato.

Neanche la guerra avrebbe potuto dividerli, perché l'amore aveva superato anche gli ostacoli più strani.

Sfortuna che i pronostici per la guerra nessuno poteva smentirli.

L'indomani le truppe tedesche avrebbero invaso anche l'altra parte dell'Europa, ma poco importava.

Loro due sarebbero stati insieme.

Always.

 

 

FINE.

 

 

Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:

Allora che ve ne pare?? Sotto consiglio di qualcuna (coff coff beside_real) ho cambiato il finale... Casablanca finiva tristemente, e per i nostri eroi non mi sembrava il caso... quindi dopo aver mandato a quel paese Josh, ora Rick e Kate potranno vivere felici e contenti, yeppa!!

Come al solito, finale in sospeso... poche parole, pochi gesti, ma molti sguardi.

Perchè mi piace così.

Avete indovinato la frase? Susu è semplice XD

Alla prossima FF!!

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