Il finale più bello

di Alyssa85
(/viewuser.php?uid=11257)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La promessa ***
Capitolo 2: *** Finalmente...! ***
Capitolo 3: *** Forever ***



Capitolo 1
*** La promessa ***


BASTAAA!!! Non ce la faccio più!- Tsukushi lanciò per aria il quaderno degli appunti: non ne poteva più di  politica giapponese! Da un mese stava studiando per prepararsi a quel dannato esame di politica in cui aveva un bisogno assoluto di prendere un ottimo voto, o avrebbe potuto dire addio alla borsa di studio. E lei non poteva permetterselo. Non ora che era quasi alla fine. Aveva fatto un patto e lo avrebbe rispettato a tutti i costi.

Però…forse una pausa piccola, piccola me la posso prendere…” pensò mentre si alzava a raccogliere il quaderno e lo poggiava sulla scrivania. Si guardò un momento in torno e per un attimo le tornarono alla mente quei momenti di sconforto che la prendevano quando ancora frequentava il liceo, mentre ora… Ora la sua vita era completamente cambiata. Prima di tutto, lei e la sua famiglia avevano una casa decente in cui vivere senza doversi vergognare o fuggire in sconosciuti paesini di mare. E poi all’uscita dal liceo aveva avuto una piacevole sorpresa: nonostante i problemi e le angosce, era riuscita a diplomarsi con ottimi risultati e aveva avuto accesso alla borsa di studio, cosa che le aveva permesso di iscriversi all’università dell’Eitoku e potersi laureare in Giurisprudenza. Seguendo l’esempio di Shizuka, che ancora viveva in Francia e aveva deciso di sposarsi, aveva preso la decisione di diventare avvocato.

, i miei motivi non sono così elevati come quelli di Shizuka… Lei non aveva bisogno di lavorare per vivere, ma io voglio un lavoro più che dignitoso e che mi faccia guadagnare parecchio!”

Tsukushi scese in cucina per prepararsi un vero tè giapponese per calmarsi i nervi. Avrebbe voluto ripetere la cerimonia del tè, ma non le sembrava il caso di scomodare Nishikado a quell’ora per un motivo simile. Certo, la cerimonia le trasmetteva una grande calma e sarebbe stata adatta all’occasione, ma preferì evitare le furie dell’amico. Così si accontentò di un semplice tè fatto in casa, si sedette al tavolo e si preparò a gustare la bevanda in tutta tranquillità.

Per fortuna, era riuscita a cacciare di casa i genitori mandandoli alle terme per il weekend e a corrompere Susumu, che avrebbe passato il sabato notte a casa di un amico. Non che avesse bisogno di grandi scuse per poter stare a casa da sola: il lunedì avrebbe avuto l’esame di politica interna e aveva bisogno di tutta la calma possibile per poter ripassare.

Ma ora, nella cucina vuota e con una tazza di tè fumante davanti, la sua mente prese a lavorare e a chiedersi se avesse fatto davvero bene a fare quella promessa. Sapeva perfettamente che ora la sua vita dipendeva dall’esito dell’esame, e la cosa non la rendeva per niente tranquilla.

- Mannaggia a lui e a quando ho fatto quella proposta! Dovevo mandarlo al diavolo, cercarmi un lavoro e sistemarmi come una qualsiasi ragazza normale!- mormorò a mo’ di rimprovero verso se stessa.

- E così tu ti stai paragonando ad una ragazza come tante?! Guarda che il grande Domiyoji non si innamora della prima che passa!- le aveva detto una volta Tsukasa, quando lei aveva deciso di vivere una vita “normale” dopo che la signora Domyoji le aveva messo i bastoni tra le ruote una volta di più alla fine del liceo.

- Non permetterò a mia madre di rovinarmi la vita. Te l’ho già detto e te lo ripeto: tu sei la mia ragazza e nessuno mi separerà da te. E anche se fosse, ricordati che sono in grado di seguirti fino all’inferno!- Domiyoji aveva continuato la sua predica e aveva convinto Tsukushi a continuare quella strampalata storia d’amore. Ed era stato così che era stata costretta a fare quella promessa.

Ma ora si maledì per aver ripensato a certe cose. Tsukasa al momento era negli Stati Uniti a studiare per diventare il futuro presidente delle imprese Domiyoji, come si addice ad un vero erede di un impero economico da capogiro. E sembrava essersi completamente dimenticato di lei.

Era partito da circa tre anni, ma se all’inizio continuava a chiamarla, era da qualche tempo, sei mesi circa, che il ragazzo non si faceva sentire.

- Idiota! Lo sa perfettamente che non posso permettermi una chiamata negli Stati Uniti!- disse a voce alta mettendo la tazza ormai vuota nel lavello e facendo scorrere l’acqua per lavare i piatti della giornata.

Diede uno sguardo all’orologio e per poco si prese un colpo: era già l’una di notte! La sua pausa le aveva preso più tempo di quanto non credesse.

Lavò di fretta i piatti e si preparò per andare a letto. L’aspettava un’altra domenica di studio e doveva essere in forma.

Era ormai pronta per la notte. Ma mentre stava per infilarsi a letto, sentì dei rumori al piano inferiore…

 

CONTINUA…

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Finalmente...! ***


“Ma proprio stanotte che non c’è nessuno dovevano venire a rompere le scatole

Scusate per l’attesa! Ho avuto dei problemini ad entrare nel sito… ma ora spero sia tutto a posto! J

Spero vi piaccia anche questo capitolo…

 

Ma proprio stanotte che non c’è nessuno dovevano venire a rompere le scatole?!” nonostante i pensieri spavaldi, Tsukushi era terrorizzata, a dir poco. Era immobile con una gamba infilata sotto le coperte e una ancora appoggiata a terra. Dalla paura, non osava nemmeno respirare per evitare di emettere un qualsiasi rumore.

Teneva le orecchie ben tese in attesa che i passi si avvicinassero alla sua camera o a quella dei genitori in cui tenevano i loro pochi oggetti di valore.

Ascoltando i passi, lì sentì salire le scale. Sembrava quasi che sapessero esattamente dove andare, quasi che conoscerlo quella casa a memoria…

Eccoli, si stavano avvicinando…

“Oddio, e se ora entra davvero un ladro cosa faccio? Mammamammamamma!” Tsukushi era praticamente pietrificata, aggrappata ad un lembo della coperta, che si era portata appena sotto il mento, come se davvero il piumone potesse proteggerla da un malintenzionato.

Udì i passi che si fermavano pericolosamente vicini alla porta di camera sua. Fu più forte di lei. Sapeva che non doveva farlo, che no sarebbe servito a nulla se non a peggiorare le cose ma… Chiuse gli occhi per prendere il respiro e la voce le uscì dalla bocca come se fosse stata spinta fuori a forza e un grido squarciò la notte silenziosa. Poi tutto avvenne in una manciata di secondi. Con gli occhi chiusi, sentì solo la porta che si spalancava mandando a sbattere violentemente la maniglia contro il muro e un peso sopra di lei che l’aveva sbattuta sul letto e le premeva una mano sulla bocca per farla tacere.

Presa dal panico, morse quella cosa che le impediva di gridare. Quando l’aggressore sentì sulla propria mano i denti della ragazza, la lasciò andare, imprecando. Tsukushi sentì il sangue sulla lingua, ma non vi fece caso e prese fiato per un secondo grido.

- Brutta stupida! Si può sapere cosa stai facendo?!-

L’aria le si fermò in gola, da qualche parte a metà strada tra i polmoni e la bocca.

Quella voce…

- Potresti anche scusarti, invece di stare lì a coprirti con una coperta mentre il tuo fidanzato sanguina!-

Non era possibile. “Lui è in America” si disse la ragazza, proprio un secondo prima di aprire gli occhi.

E lo spettacolo che le si parò davanti non era esattamente ciò che si sarebbe aspettata. Domiyoji, con la mano sanguinante stretta da quella sana, era in piedi in mezzo alla sua camera da letto che la guardava torvo.

Tsukushi si riebbe immediatamente. – Hey, aspetta un attimo! Cosa diavolo è quello sguardo arrabbiato, si può sapere?! Se ancora non te ne fossi accorto, sei TU che sei entrato in casa MIA di soppiatto come un ladro e sei entrato nella MIA camera da letto! E io ho fatto ciò che era da fare!- Nel parlare, Tsukushi non era riuscita a trattenersi dall’alzarsi e dirigersi minacciosa verso Domiyoji, lo sguardo infuocato.

Tsukasa rimase di stucco da quella reazione.

- Che cosa mi tocca sentire?! Ma sentitela! Casa TUA? E da quando questa sarebbe casa TUA?! Forse sei TU che ti sei dimenticata un paio di cosette, brutta stupida che non sei altro!-

Restarono così per un po’, a fronteggiarsi guardandosi negli occhi in mezzo alla camera. Tsukushi aveva le braccia rigide lungo i fianchi, le mani serrate in un pugno pronto a partire non appena ce ne fosse stata occasione.

Quel cretino! Entra in casa all’una di notte e si aspetta pure un’accoglienza a braccia aperte?

Domiyoji, dal canto suo, sprizzava rabbia dagli occhi per il morso subito. Per fortuna, il taglio aveva smesso di sanguinare, ma faceva lo stesso un male cane!

Quella cretina! La casa era di proprietà della famiglia Domiyoji, era ovvio che lui avesse le chiavi. Aveva fatto tutta quella strada per vederla, sapeva che il lunedì seguente sarebbe stato decisivo per lei (e per lui) e quello era il ringraziamento?

Poi la guardò e fu come se la vedesse per la prima volta. Il volto di lei era vicinissimo al proprio e le poteva vedere negli occhi il fuoco della rabbia. Quante volte lo aveva sognato in quei tre anni a New York! E ora lei era lì, di fronte a lui, così vicina che poteva sentirne il respiro affannoso. In un attimo, si dimenticò di tutto, delle ore di viaggio, del morso ricevuto, delle parole sentite e alla memoria gli si affacciò il ricordo del loro primo bacio…

- E ora perché stai arrossendo?- chiese lei, gli occhi ancora fissi su quel viso che aveva sperato di rivedere per tanto tempo.

- S… stupida, non sto arrossendo!- rispose lui voltandole le spalle-

Solo allora Tsukushi si accorse dell’assurdità della situazione. Lui era lì,davanti a lei, con una mano sanguinante dopo il morso che gli aveva dato. E si era fatto chissà quante ora di viaggio per essere lì da lei!

Come per il primo grido, ora il suo corpo si mosse da solo.

Gli cinse la vita con le braccia e lo strinse a sé, finalmente felice.

Tutto era sparito. L’ansia per l’esame. Il patto. La stanchezza per aver studiato tutto  il giorno. Dimenticato.

Erano solo loro due.

Tsukasa sentì le braccia della ragazza che lo stringevano e in un pensiero che lei avrebbe definito “sconcio” sentì i seni di lei che premevano contro la sua schiena.

Fortuna che era di spalle, altrimenti Tsukushi avrebbe visto nuovamente Tsukasa prendere una strana tinta porpora.

Ma dopotutto era un uomo anche lui.

Si voltò e vide che negli occhi della ragazza era sparito ogni astio. Prendendole il volto tra le mani, la baciò dolcemente.

- Finalmente- disse lui. –Mi sei mancata-

Quel bacio l’aveva fatta rimanere di sasso, nonostante fosse una cosa che sognava da anni, poter finalmente rivederlo e stringerlo tra le braccia e baciarlo e…

- Ora dimmi tu perché sei arrossita?- chiese Tsukasa con fare divertito.

- Ma cosa dici, guarda che anche tu non sei esattamente pallido!-

Ma questa volta, Domiyoji non si fece fregare: se Tsukushi stava cercando di farlo innervosire per la seconda volta nel giro di dieci minuti, non ci sarebbe riuscita!

La baciò con più passione e trasporto di prima, stringendola per i fianchi e cercando con la propria la lingua della ragazza. Questa volta, Tsukushi rispose al bacio, finalmente tranquilla.

Le mani di Domiyoji avevano sempre avuto quello strano effetto: quello di tranquillizzarla, e nemmeno lei sapeva bene il perché. Quello che sapeva era che tra le sue braccia lei si sentiva al sicuro, protetta da ogni male. Nei suoi sogni, le possenti braccia di Domiyoji la cullavano dolcemente. Ora il sogno si stava tramutando in realtà.

La ragazza sentì le mani calde di lui insinuarsi sotto la maglia del pigiama fino ad arrivare alla delicata pelle del seno. D’istinto, si sarebbe allontanata da lui, mollandogli un sonoro ceffone. Ma non oggi, non stanotte e non adesso.

- Certo che non sai proprio come si comporta una padrona di casa!- la prese in giro lui, prima di staccarsi da lei e togliersi almeno la pesante giacca che ancora lo copriva.

Lei arrossì, non riuscendo a capire se era per l’appunto che lui le aveva fatto o se per il contatto di poco prima.

Ancora leggermente confusa, vide lui che si toglieva anche il maglione, scoprendo il petto ben disegnato dalla maglietta a maniche corte.

Le si avvicinò e sollevò una disorientata Tsukushi, che stranamente non opponeva resistenza.

La stese sul letto e riprese a baciarla.

No, quella notte lei non si sarebbe fatta fermare da niente. Non provava più paura, né rabbia, né tristezza o imbarazzo. Erano solo loro due dopo tanto tempo. Chi se ne importava dell’esame imminente, o della promessa fatta. Erano loro due e nient’altro.

Lo sentì entrare dentro di lei e provò una gioia immensa a quel contatto, nuovo, un po’ doloroso ma tuttavia piacevole.

Lo assecondò nei movimenti.

Quando giunsero all’orgasmo, vi arrivarono insieme e si addormentarono l’uno tra le braccia dell’altra.

 

CONTINUA…

 

Ammetto che ci sono rimasta di sasso quando ho letto l’ultimo numero (il 47, per intenderci) di Hanadan… MI HA COPIATO!! ^__^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Forever ***


Il mattino dopo, a giorno fatto, Tsukushi si svegliò e, voltando il viso per vedere se Domiyoji era ancora lì, a riprova che q

Il mattino dopo, a giorno fatto, Tsukushi si svegliò e, voltando il viso per vedere se Domiyoji era ancora lì, a riprova che quello che era successo quella notte era accaduto davvero e non era solo frutto della sua fantasia, vide il volto del ragazzo a pochi centimetri dal proprio, intento a fissarla.

Arrossì violentemente. – P…perché mi guardi così? Non lo sai che è maleducazione fissare le persone in quel modo?-

- Sai che dovresti russare un po’ di meno, mentre dormi?- rispose lui, e si distese per tornare a dormire.

“Brutta cretina. Non ho chiuso occhio perché volevo guardarti mentre dormivi. Eri anche carina, sembravi quasi indifesa, con il respiro regolare e ogni tanto che pronunciavi il mio nom… Ma che diavolo?!” – Cosa cavolo stai facendo?!- esclamò lui, voltandosi. Ma fu la mossa sbagliata. Venne colpito nuovamente dal cuscino, ma questa volta in pieno viso.

- Così impari a dire che russo, brutto cafone che non sei altro!!- gli rispose lei e rincarando la dose di cuscinate.

- Ah si, eh? Non è colpa mia se russi come un camionista! E poi, vuoi sapere un’altra cosa? In questi tre anni non sei diventata donna nemmeno un po’!!- la provocò lui, rispondendo alla ragazza lanciandole il suo cuscino in faccia.

- Sei….un….maleducatoooo!!- e altra cuscinata.

“Certo che siamo proprio stupidi! Due persone che si risvegliano nello stesso letto dopo aver fatto l’amore per la prima volta non dovrebbero scambiarsi tenere parole d’amore? E invece, guardateci; stiamo facendo a cuscinate come due bambini. Ma non posso arrabbiarmi con lui, non è mai stato capace di offendermi e non ne è in grado nemmeno ora. Soprattutto, non dopo che, dopo aver fatto l’amore, mi ha detto ancora una volta quanto mi ama…”

- Comunque, non credere che per quello che è successo stanotte ti possa prendere la libertà di non superare l’esame!- disse Domiyoji in un momento di tranquillità.

- Stai forse dubitando di me?!-

- No, è solo che non vorrei che dopo quanto è successo, tu creda di avere la strada spian…- Ma non fece in tempo a finire la frase. Tsukishi lo baciò all’improvviso e con foga, divertita e felice.

“No, caro il mio Domiyoji. Non ho intenzione di farmi bocciare all’esame…”

- Ho fatto un patto, ricordi?-

E come avrebbe potuto lui, il grande Domiyoji, dimenticarsi di una cosa simile?
Come potrebbe mai dimenticare l’emozione di quando, tre anni prima, ponendole una scatola in velluto blu come la notte, lui le aveva chiesto di sposarla?

E quando sul suo volto era comparso il rossore dell’imbarazzo al pensiero di accettare la sua proposta?

Il ragazzo ricordò le proprie parole…

- Ricordati che sono in grado di seguirti fino all’inferno! E… a tal proposito…- le aveva detto, tirando fuori dalla tasca la scatolina che conteneva un favoloso anello in oro bianco con incastonato un piccolo diamante a forma di cuore.

Tsukushi era diventata paonazza alla vista di un gioiello simile, pensando che come al solito Domiyoji non aveva perso l’occasione per dimostrare la propria ricchezza. Ma anche, come al solito, aveva dimostrato il suo buon gusto in fatto di gioielli…

Lei era stata quasi tentata di accettare immediatamente, avendo  intuito che quella sarebbe stata l’unica mossa per poter vivere il loro amore in pace. Ma la sua determinazione aveva preso il sopravvento: - Mi, dispiace, ma non posso accettare. Non ancora.-

- Non… ancora?-

- Ci siamo appena diplomati. Tu forse avrai la strada spianata nel mondo degli affari grazie al tuo nome, ma io voglio farmi una mia carriera-

- Ma…-

- Zitto, fammi finire! Mi iscriverò all’università e frequenterò il corso di giurisprudenza. Se, alla fine dei tre anni, sarò riuscita a laurearmi in tempo… allora…-

- Mi sposerai?!- aveva chiesto lui in tono speranzoso.

-…si…-

 

Lunedì mattina.

Ore 11.30.

Una commissione di professori sedeva di fronte ad una ancora incredula Tsukushi.

La raagzza aveva esposto alla perfezione la sua tesi, tutte le sue idee in proposito e sembrava che l’argomento avesse interessato davvero tutti i professori!

Non poteva essere più felice mentre il relatore le stringeva la mano e si complimentava vivamente con lei.

- Dobbiamo ammette, signorina Makino, che nonostante i nostri dubbi riguardo alla sua ammissione a questa università, lei ha fatto un lavoro eccellente! Credo che ora possa definirsi “dottoressa”.

 

Finalmente era fuori. Tutti intorno a lei festeggiavano. Sua mamma piangeva calde lacrime sulla spalla del padre e… , non proprio tutti la stavano festeggiando…Susumu stava facendo gli occhi dolci a quella lontana cugina che era venuta fino a Tokyo per vedere Tsukushi laurearsi, e probabilmente della laurea della sorella gli importava ben poco…

Purtroppo, i suoi amici Hanazawa, Nishikado e Akira non erano potuti partecipare a causa dei loro impegni di lavoro, ma in compenso le avevano mandato tre enormi mazzi di fiori con allegati gioielli in oro bianco. “ Sono proprio amici di Tsukasa!”

Ma Tsukushi non poteva certo lamentarsi, anche perché ora aveva ben altro in testa.

Aveva solo un impegno da svolgere.

Quello stupido di Domiyoji non aveva voluto assistere alla sua tesi di laurea. Poco importava.

Lei doveva correre da lui e mostrargli, finalmente, che effetto faceva quel fantastico diamante al proprio anulare destro…

Ma la ragazza non aveva ancora notato una piccola, piccolissima incisione nella fascia interna dell’anello. Solo una scritta, ma che racchiudeva in sé gli ultimi sei anni della loro movimentata vita insieme: “Forever”…

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=82064