December

di SmilingSun_1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Best Friends Forever ***
Capitolo 2: *** As the shadow doesn't exist without the light ***
Capitolo 3: *** You're like a panda ***
Capitolo 4: *** Happy family ***



Capitolo 1
*** Best Friends Forever ***


Dicembre. Aveva sempre amato quel mese, tutto si colorava di bianco, le luci natalizie illuminavano la città e, stranamente, le gente era più gentile, ma la cosa che adorava in assoluto erano le vacanze natalizie, una settimana di totale relax in compagnia della propria famiglia davanti ad una cioccolata calda.

La giovane donna era sdraiata sul divano a leggere. Lo sguardo fisso su quelle pagine ingiallite e consumate, ormai era la terza volta che lo leggeva. Ad un certo punto un brivido le attraverso la schiena, aveva freddo, così si mise sotto la coperta e riprese la lettura.

  ...Il giorno dopo andò a trovarla. Era la prima volta che si vedevano dopo l'incidente e Jacqueline si stupì dell'aspetto infelice del cognato. Scoprì di provare compassione...
 

"IO.ODIO.MATT!" sentì urlare dall'entrata, seguito dallo sbattere della porta. Una ragazzina, di circa sedici anni, con i capelli mossi color biondo cenere e gli occhi azzurri entrò sbuffando. La donna alzò lo sguardo dal libro, e, dopo aver messo il segno, lo appoggiò sul tavolino difronte al divano.
"Che ti ha fatto ora?" chiese alla figlia, mentre questa si sedeva affianco a lei.
"Ha preferito tornare a casa con Mia, piuttosto che tornare con me, la sua migliore amica!" rispose gesticolando.
"Sono a casa!" una seconda volta la porta sbattè, ma questa volta fu un ragazzo, anch'esso di circa sedici anni, ad entrare. Aveva i capelli dello stesso colore della sorella, ma i suoi erano più ricci, e gli occhi erano di un profondo marrone, come il padre. Dopo aver appoggiato la cartella sul pavimento diede un bacio sulla guancia alla madre.
"A cosa devo tutto questo affetto oggi?" chiese sorpresa Allie.
"Ma, siamo ufficialmente in vacanza" rispose il ragazzo portandosi le mani dietro la testa, per poi continuare "Di che stavate parlando?"
In quel preciso istante il telefono di Hilary squillò "E' Matt" disse secca, per poi buttarlo sul tavolino, difianco al libro.
"Problemi di cuore per la mia sorellina. Cos'è, il tuo fidanzatino ti ha mollato per una ragazza vera?" chiese alla sorella con un pizzico di ironia.
"E' il mio migliore amico, e per di più è il figlio di zio Harry e zia Abby!" urlò.
"Lo sai che non sono i nostri veri zii?!" chiese il ragazzo.
"Sta zitto Josh!" urlò di nuovo tirandoli un cuscino, mentre il fratello faceva devi versi con le labbra per mimare dei baci.
"Ragazzi smettetela" disse calma la madre, per poi continuare "E poi non ci sarebbe niente di male, anche io e tuo padre eravamo migliori amici prima di innamorarci"
"Non ci credo" ribbatterono increduli i due ragazzi "E come avete fatto, insomma... cosa è successo?" chiese ancora incredulo Josh.
"Bhè, ci sono stati vari episodi, però è iniziato tutto una sera. Io mi ero appena lasciata con un tizio, non mi ricordo neanche il suo nome, e allora quella sera non volevo stare sdraiata sul letto a piangere, così decisi di uscire con vostro padre, per divertirci un pò, e una cosa tira l'altra...

                                                                                                                                                                                                 13 Marzo 2009
 

 

"Allora, come ti senti" mi chiede il mio migliore amico. Siamo un pò brilli... abbastanza brilli... ok, si, siamo ubriachi, ma che ci volete fare, mi sono appena lasciata con Etan, dopo quattro mesi, un record alla nostra età. Stiamo camminando lungo il Tamigi, lui mi cinge la vita con un braccio mentre io gli accarezzo i capelli. Mi piacciono i suoi capelli, sono così morbidi, passerei le ore così. Mi piace anche il suo sorriso, così sincero, così abbagliante, con solare, così bello, rettifico, bellissimo! Ma cosa sto dicendo, è il mio migliore amico. Ah, già! Sono ubriaca, posso dire e fare quello che voglio, tanto domani non si ricorderà niente.
"Mi piace un casino il tuo sorriso" gli dico ad un tratto, lui si gira e mi sorride "Ecco! E' bellissimo!" urlo entusiasta, poi mi stacco e inizio a correre verso una panchina e mi ci sdraio sopra. Passano pochi minuti e me lo ritrovo seduto ai miei piedi. Questa sera il cielo è veramente stellato, poi c'è la luna piena che illumina tutto, è molto romantico. Come mi piacerebbe essere in un film romantico, dove all'improvviso arriva la tua anima gemella poi ci sono quelle scene, che ti fanno capire che il tuo ragazzo fa schifo.
"Anche il tuo sorriso è bellissimo, anzi tu sei bellissima" dice tutto d'un fiato. E' diventato rosso, non ci posso credere!
"Grazie" gli rispondo abbracciandolo "Sei il migliore dei migliori amici" e gli stampo un bacio sulla guancia. Ok, questa situazione è strana, mi sta guardando intensamente negli occhi. Oh oh, si sta avvicinando, eccolo. Che devo fare? Lo lascio fare o lo scanso? Chissene frega.
Chiudo gli occhi e sento le sue labbra morbide posarsi sulle mie. Sanno di fragola, adoro le fragole! Mi lascio trasportare dal bacio, le nostre lingue si cercano, si muovono armoniose. Bacia veramente bene! Metto le braccia intorno al suo collo e inizio a giocare con i suoi capelli, mentre lui mi cinge i fianchi. Da quanto ci stiamo baciando? Mi manca il respiro. Ok, sembra che se ne sia accorto, si sta allontanando. Levati questa faccia da ebete Allie!
"Wow" Cavolo Allie! Wow, che cavolo significa wow!
"Già, wow!" Ah! Anche lui è rimasto senza parole! Non sono l'unica cretina! Ok, sto davvero delirando.
"Ti devo confessare una cosa" mi dice prendendomi le mani "E' da un pò di tempo che credo di essermi innamorato della mia migliore amica" Oh, ma che carino! Si è innamorato della sua migliore amica. Aspetta, sono io la sua migliore amica. Che cosa?!
"Oh, questo spiega tutto" gli dico facendo annuendo con la testa. Che figura!


"E così ci siamo ritrovati fidanzati, dopo sono rimasta incinta di voi e quando voi avevate due anni ci siamo sposati. Succede spesso tra migliori amici, basta che non mi facciate diventare nonna adesso, è troppo presto" in quel momento entrò il marito.
"Chi dovrebbe diventare nonna?" chiese togliendosi le scarpe grondanti. I suoi capelli tutti bagnati erano passati dal color biondo cenere al castano.
"Mamma ci ha raccontato come vi siete messi insieme" disse entusiasta Hilary. Era incredibile quanto assomigliasse al padre, gli stessi lineamenti, dolci. Si avvicinò alla moglie e le diede un dolce bacio a stampo.
"Ciao tesoro" le disse dopo, mostrandoli uno dei sorrisi più dolci che avesse mai fatto. La amava, Dio solo sapeva quanto, più della sua stessa vita.
"Bleah, potreste anche evitare di fare queste smancerie davanti a noi" dissero i figli coprendosi gli occhi, facendo una smorfia di disgusto. Allie sorrise nel vedere le faccie dei figli. "Allora, ho voglia di cioccolata calda con i marshmallows, chi ne vuole un po?" chiese. Tutti alzarono le mani entusiasti, così si avviò in cucina, mentre sentiva delle voci provenire dal salotto, dove era in corso una discussione su quale film vedere. Prese delle buste di cioccolato in polvere dalla mensola e le mise sul fuoco. Gli era venuta una voglia improvvisa di cioccolato. Stava girando la cioccolata quando si sentì cingere i fianchi da dietro.
"Allora, signora Payne, come va?" le chiese facendola voltare verso di lui e dandole piccoli baci sul collo.
"Bhe, signor Payne, devo dire che in questo momento va tutto alla perfezione" gli rispose lei baciandolo. Il loro rapporto era fatto da piccole smancerie che andavano avanti ormai da anni, ogni giorno. "Credo che dovremmo dirlo ai ragazzi" disse abbassando lo sguardo e massangiandosi il ventre "Ormai sono grandi". Liam le mise un dito sotto il mento per costringerla ad alzare il volto "Amore, io sono sempre con te. Vuoi dire ai ragazzi che fra poco avranno un fargoletto che correrà per casa? Per me va bene. Anche se volessi andare a fare surf in Tailandia io ti appoggerei" Allie si mise a ridere "Liam, come ti vengono in mente queste cose?" Lui le diede un'altro bacio quando dal saloto si sentì l'ennesimo grido "JOSH!"
"Forse dovremmo andare di la" disse il marito ad Allie, che annuì prima di prendere delle tazze, versarci la cioccolata calda e estrarre alcuni marshmallows da una busta. Era quello che amava di Dicembre, bere una cioccolata davanti ad un bel film con la propria famiglia. Si avviò verso il salotto dove vide la visione più bella della sua vita. C'era Josh seduto vicino al bracciolo con il braccio intorno alle spalle della sorella gemella, mentre lei aveva la testa sul suo petto e i piedi sulle gambe di Liam, erano intenti a vedere "Harry Potter e i doni della morte". Allie si avviò verso di loro, era in quei momenti che lei ringraziava il cielo di aver comprato un divano grande, appoggiò le cioccolate sul tavolino e si mise tra Hilary e Liam, e quest'ultimo le cinse i fianchi accarezzandoli il ventre.  Lei sorrise automaticamente.
Si, era decisamente questo quello che amava. 

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Capitolo 2
*** As the shadow doesn't exist without the light ***


Buon pomeriggio gente!! Dopo un mese di duro lavoro, e dopo aver cancellato e riscritto interi capitoli, ecco a voi il secondo capitolo!! *fuochi d'artificio* So che starete pensando -ma l'ha già scritto il secondo capitolo- e invece no! Quello di prima su Niall non mi entusiasmava molto, così l'ho cancellato, ho modificato un pò di cose sulla ff, e durante una noiosissima lezione di religione, è uscito questo!!
Già che ci sono vorrei ringraziare tutte coloro che hanno letto il primo capitolo (238!) e chi segue questa ff, non mi era mai successo!!
Ora vi lascio alla lettura, mentre io vado a studiare i Promessi Sposi (ma Manzoni non poteva scrivere una ff!?) Bye!!
p.s. stavolta vorrei almeno ricevere 5 recensioni...per favore!!



La neve autunnale cadeva sempre più fitta, mentre la donna seduta dalla parte del guidatore, talvolta si passava nervosa la mano fra i capelli rossi ramato, talvolta batteva le dita sul volante intonando un ritmo a lei sconosciuto, e sbuffava, si accasciava sul sedile e chiudeva gli occhi, ripetendo mentalmente la lista della spesa, poi un colpo di clacson, la macchina si muove di qualche decina di metri, e poi tutto da capo.
Andava avanti così da circa un'ora, da quando, puntualissima, alle cinque si era tolta il camice e aveva firmato il foglio d'uscita, diretta verso la villettina con il portone blu, in stile Nothing Hill, il suo film preferito, nei pressi di Victoria Park, comprata insieme a suo marito dopo aver scoperto di essere rimasta incinta.
Altro clacson, altri venti metri, altri dieci minuti e sarebbe scoppiata in una crisi isterica, così con un gesto veloce accese la radio.
Già dalle prime note la riconobbe, la loro canzone. Lui gliel'aveva dedicata quando gli aveva confessato di essere in dolce attesa a soli diciassette anni, e che lui, volesse o no, era il padre della cosa più bella che le sia mai capitata al mondo...

 

       15 Dicembre 2009


Sono incinta. Due parole che ti cambiano la vita per sempre, come me l'hanno cambiata a me. Se fino a qualche settimana fa stentavo a crederci, ora non vedo l'ora che il mio ventre si accentui. Alcuni pensano che questa gravidanza non debba andare avanti, ma si sbagliano, perchè finalmente ho qualcosa di mio, personale, da condividere con nessuno, nemmeno con lui, che è tornato ad essere lo stronzo che era prima. E' da quando gliel'ho detto, due giorni fa, che non mi rivolge la parola, come se non ci fossimo mai conosciuti, come se quella notte non fosse successo niente, ma certo, adesso una ragazza si mette incinta da sola... che stronzo!
Ho ancora in mente la sua espressione, così delusa, arrabbiata, come se fosse colpa mia, come se andare via sbattendo la porta e non rivolgermi più la parola lo portassero indietro, a quella festa, quando lo abbiamo fatto.
Sdraiata sul mio letto guardo il soffitto, mentre con un dito disegno ghirigori sulla mia pancia scoperta. Sto pensando ad un possibile nome, anche se so che è presto. Se è femmina si chiamerà Caroline, se è maschio...
"Abby! Abby!" qualcuno urla dalla finestra. D'istinto guardo l'orario 21.39, chi potrebbe mai essere?
"Abby! Apri questa cazzo di finestra" lo sento esclamare mentre continua a tirare sassolini. Buongiorno Mr. Finezza.
Mi affaccio alla finestra per vederlo meglio. I suoi ricci svolazzano al vento e gli occhi verdi, venati di azzurro, sono fissi su di me.
 "Cosa vuoi?" gli urlo.
"Posso entrare?" mi chiede di rimando. Dopo aver giocato questo brutto scherzo a mio padre, è stato bandito da casa mia, come se ci fosse mai venuto!
"Se sei venuto fin qui perchè vuoi un'allegra scopata allora mi dispiace per te, ma come vedi sono impossibilitata. Però mi hanno detto che quella sgualdrina della tua ex è libera, prova ad andare da lei" rispondo acidamente, per poi richiudere la finestra.
Sbuffando mi rilancio poco delicata sul letto, per ritornare con lo sguardo al soffitto.
"Abby! Abby!" e ancora dei sassolini che sbattono contro la finestra. Giuro che se me la rompe gliela faccio ripagare. Mi alzo svogliata dal letto e mi riaffaccio ancora più infuriata.
"Che cosa vuoi dalla mia vita?" urlo ancora più spazientita.
"Ti devo dire una cosa" mi dice. Lo vedo abbassare la testa imbarazzato. Lui imbarazzato? Questa data è da ricordare!
"E allora dimmela!"
"So che sono uno stronzo bastardo senza cuore, un donnaiolo senza scrupoli, che usa le ragazze come oggetti, uno stupido bambinetto intrappolato nel corpo di un ragazzo di diciassette anni, so tutto questo, ma so anche che non voglio lasciare un bambino/bambina senza padre, come il mio ha fatto con me, e so anche che tu non mi sopporti, e quella notte è stato uno sbaglio, ma non voglio lasciarti sbagliare da sola. So che non ci amiamo alla follia come Liam e Allie, ma almeno possiamo provarci, e ti prometto che qualunque decisione prenderai io ci sarò, perchè ciò che tu hai dentro è nostro, e nessuno può togliercelo...nessuno! E so anche che ti sembrerò più idiota di quanto non lo sia già, ma quando sento questa canzone penso a te, e vorrei che fosse la nostra colonna sonora" mi dice tutto dun fiato. Non posso credere alle mie orecchie, quella che ho appena sentito è una dichiarazione? Vedo avvicinarsi Niall con la chitarra e iniziare a suonare, mentre un sorriso mi si apre sul viso.

When I was younger
I saw my daddy cry
And cursed at the wind
He broke his own heart
And I watched
As he tried to reassemble it.

And my momma swore that
She would never let herself forget
And that was the day that I promised
I’d never sing of love
If it does not exist.

But darlin,
You, are, the only exception
You, are, the only exception.
(Only Exception - Paramore)

 Oddio, che tenero! Ha ragione, non saremo mai dei perfetti innamorati come i suoi amici Liam ed Allie, ma non voglio neanche che mio figlio rimanga senza padre.
Velocemente prendo il maglione e mi dirigo verso la porta di casa.
"Dove stai andando?" mi chiede la compagna di mio padre, mi stupisco che non mi abbia ancora spedita in un convento. Lei e sua figlia si sono trasferite qua quando la mamma è morta, circa sei anni fà, e i nostri rapporti non sono dei migliori.
"Affari miei" rispondo acida, chiudendomi la porta alle spalle e cercandolo con lo sguardo.
Eccolo lì, appoggiato ad un albero con le braccia incrociate al petto, che scruta nel buoi. Quando i suoi occhi incontrano i miei un senso di vuoto mi attraversa lo stomaco, e gli corro incontro.
"Piano mammina" mi dice scherzoso, mentre io mi butto letteralmente fra le sue braccia.
Lui, spiazzato dal mio gesto fa per parlare, ma lo zittisco "Sta zitto cretino. Abbracciami e promettimi che non mi lascerai mai sola" dico con il viso nel suo petto.
"Te lo prometto" mi risponde sorridendo "Te lo prometto"

 

Matt esultava per aver battuto il padre a Mario Kart, quando Abby entrò in casa. La scena che le si presentò avanti la lasciò senza parole. Il marito, rigorosamente in boxer, che giocava alla Wii insieme al figlio sedicenne, circondati da pacchetti di patatite ed altre schifezze.
"Che cosa state facendo?" chiese più che sconcertata. Sentendo la sua voce, il marito si alzò di colpo dal divano facendo cadere il pacchetto di Haribo sul pavimento.
"Ehm, Ma'... ti possiamo spiegare" rispose imbarazzato il figlio mettendo a posto qua e là, mentre il padre cercava in tutti i modi di raccogliere le sue adorate caramelle cadute "Le mie Haribo!"
Davanti a quella scena la donna scoppiò a ridere. "Facciamo così, ora io vado su a cambiarmi, quando torno voglio tutto com'era quando sono uscita di casa, e poi ceniamo" disse avviandosi su per le scale. Entrata in camera, poggiò il cappotto sul letto, si tolse le scarpe e si legò i capelli in una treccia. Avvicinandosi al comò per prendere una maglia notò una foto scattata durante un ballo scatenato al loro matrimonio, avevano una faccia buffissima. Lui aveva tutti i capelli davanti agli occhi, mentre cercava di fare la mossa del robot, mentre lei, ancora più impacciata di lui, sia per il vestito che per il pancione, cercava di muovere qualche passo senza rompere qualcosa. Un sorriso leggero le comparve sul viso ricordandosi la scena, che andò anche nel filmino, tutta colpa di Zayn, il suo migliore amico. Poi spostò lo sguardo su un'altra foto, in questa i soggetti erano gli stessi, ma questa volta era un momento loro rubato. Sedevano su di una panchina a Victoria Park, durante un pomeriggio uggioso. Lui, con le mani nel suo cappotto, fissava il sorriso di lei, mentre cercava di tenere fermi quelli che una volta erano i suoi capelli biondi.
"Che fai?" una voce dietro di lei la fece sobbalzare
"Stavo guardando le foto" rispose facendo spallucce, riprendendo a cercare una maglietta, ma lo sguardo rimase spento. "Harry" chiamò il marito che stava per uscire dalla camera "Ti immagini mai come sarebbe stata la tua vita se quella notte fosse andato tutto diversamente?" chiese Abby sfiorando il profilo del figlio in un'immagine del suo primo giorno di scuola. Harry si avvicinò a passo svelto verso la moglie, constringendola a guardarlo negli occhi "Se ti dicessi di no ti mentirei, ma poi guardo te e Matt, e penso che se tutto questo è accaduto significa che eravamo destinati a stare insieme"
La donna scoppiò a piangere e si rifugiò nel petto del marito "Grazie" disse con voce rauca.
"Ti amo" rispose lui in un sussurro. Non erano veramente innamorati, non lo erano mai stati, ma con gli anni si erano accorti di non riuscire a sopravvivere senza l'altro.
Proprio come l'ombra non esiste senza la luce, Harry non vive senza Abby.
 

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Capitolo 3
*** You're like a panda ***


Era Dicembre e faceva freddo, che novità!
La giovane donna camminava sulla strada buia, illuminata da qualche lampione e le luci natalizie sulle facciate di alcune case.
Avvolta nel suo cappotto cercava di scaldarsi la punta del naso alitando, ma quello che ne usciva era solo una nuvoletta di fumo, che si dissolveva pochi secondi dopo.
Ogni tanto soffermava lo sguardo su qualche buffo pupazzo di neve.
Ad un certo puntò si fermò ad osservare una casa sullla quale spiccava una grossa insegna colorata con la scritta "MERRY CHRISTMAS". Dalla finestra del primo piano riusciva a vedere una giovane coppietta abbracciata sul divano, intenti a sbaciucchiarsi teneramente piuttosto che guardare il film che quella sera passavano in televisione.
In un certo senso le mancava tutto quello, gli appuntamenti romantici, i baci spinti ma allo stesso tempo dolci e pieni di amore, le veniva da ridere se pensava che le mancava anche fare l'amore con Michael, il suo primo ed unico amore, che aveva avuto il coraggio di tradirla e lasciarla a due mesi dal sì che li avrebbe legati per il resto dei loro giorni, ma era andata così.
Erano passati due anni da quel tragico giorno, ancora ricordava a memoria quella lettera, letta centinaia di volte, dove quello che doveva essere suo marito, con una calligrafia quasi illeggibile, le aveva spiegato che si era sbagliato, e che l'amore che provava per lei era solo fraterno, di non cercarlo più perchè si sarebbe trasferito in Svezia con quella svampita della sua assistente, tutta tette e niente cervello, e sua madre che freneticamente faceva avanti e indietro per il salotto, disdicendo tutto e cercando di recuperare almeno parte dei soldi spesi, mentre lei se ne stava ferma sul divano, con la lettera fra le mani e lo sguardo perso nel vuoto. Cadde in depressione, smise di uscire, e per un certo periodo soffrì di bulimia, ogni volta che guardava il suo riflesso nello specchio pensava che Michael avesse ragione, perchè lei, in confronto alla svedese, era bruttissima. La situazone andò avanti finchè un giorno, durante una festa a cui era stata costretta a partecipare, aveva riscoperto il piacere del divertimento, o, come diceva lei, una botta e via.
Le persone che la vedevano ogni sera amoreggiare con un uomo diverso le davano della poco di buono, o comunemente chiamata troia. Le sue amiche, tutte felicemente fidanzate o sposate, le davano della pazza. Ma la realtà era un'altra, lei non voleva più soffrire per amore e non voleva più buttarsi giù per uno stupido uomo.
Caroline camminava da circa venti minuti, e in quel momento si pentì di non aver preso la moto. La neve, che le arrivava alle caviglie, le era antrata dentro i tronchetti bagnandole parte delle collant.
Una macchina sfecciò vicino al marciapiede, prendendo in pieno una pozzanghera e inzuppandola completamente.
"Di bene in meglio" sussurrò sarcastica cercando di strizzarsi i capelli grondanti.
"Serve un passaggio?" sentì qualcuno chiederle con uno strano accento. Si girò e vide un uomo, illuminato dalla luce fioca di un lampione poco distante, togliersi il casco e sistemarsi i corti capelli neri, del medesimo colore degli occhi, mentre il viso era di un colore olivastro, probabilmente non era inglese.
"Cosa?" chiese perplessa. Nella sua vita non le era mai capitato che uno sconosciuto le offrisse un passaggio.
"Ti ho chiesto se ti serve un passaggio" rispose lui.
"Grazie, ma non accetto passaggi dagli sconosciuti" disse riprendendo il suo cammino verso casa. I capelli biondi, che non accennavano ad asciugarsi, da messi in piega stavano riprendendo la loro forma riccia, facendola assomigliare ad un barboncino, cosa che lei odiava profondamente. Il trucco elegante si era sciolto su tutto il viso, facendole bruciare i suoi occhi ambrati. L'uomo accese la moto e iniziò a seguirla.
"Oh, ma non mi sembra che tu sia nella posizione di rifiutare il mio passaggio. Guardati, sei tutta bagnata e sicuramente stai congelando, in più ti devo ricordare che i panda non parlano" disse sarcastico, riferendosi alle macchie nere che il mascara aveva lasciato sotto gli occhi di lei. Caroline, dopo averlo ucciso mentalmente, si mise a camminare con passo più svelto e deciso.
"E poi non sono uno sconosciuto!" le urlò "Tu sei Caroline Jones, frequentavamo lo stesso corso di economia al college"
Lei si girò e li andò incontro "Ah sì? E qual è il tuo nome?" chiese lei scocciata.
Aveva ragione, stava congelando, e in quel momento voleva solo andare a casa, farsi un bagno caldo, e ingozzarsi di gelato al cioccolato davanti all'ennesima replica di Grey's Anatomy.
"Zayn...Zayn Malik" rispose lui con incertezza. Al college, come al liceo, era sempre stato sempre lo sfigato di turno, quello la cui migliore amica se l'era fatta con il suo "nemico" di sempre ed era rimasta incinta, perciò non si sorprese nel vedere lo sguardo confuso di lei.
"Senti, Zayn Malik, non ho idea di chi tu sia, ma indosso questi stupidi tacchi da stamattina, è tardi, sto congelando e sì, assomiglio ad un panda, perciò ora salirò sulla tua moto e verrò a casa tua, dove mi farò una doccia calda e tu mi presterai dei vestiti asciutti, e poi chi si è visto si è visto" disse sedendosi dietro di lui e mettendosi il casco.

L'appartamento non era particolarmente grande, ma adatto ad un uomo single come Zayn.
Le aveva prestato un paio di pantalonci da calcio, che le arrivavano alle ginocchia, e una felpa che avrebbe potuto benissimo usare come vestito. I capelli erano legati in una coda improvvisata, con un elastico trovato per caso in bagno, mentre la faccia era stata pulita con del sapone.
Dalla cucina, espandendosi per tutto l'appartamento, arrivava un buonissimo profumo che lei non riusciva a distinguere, date le sue scarse doti culinarie, poteva, però, riconoscere l'odore del vino, cosa molto più famigliare a lei.
Entrò in cucina e vide Zayn tutt'intento a tagliare un pezzo di carne.
"Grazie per avermi ospitato, però adesso si è fato veramente tardi perciò è meglio che io vada" disse imbarazzata, prendendo la sua borsa e riponendoci tutte le sue cose, ma lui, con un gesto veloce, la fermò.
"Hai ragione, è tardi, ma è proprio per questo che non farò andare in giro una bella donna  come te da sola, perciò ora ceniamo" disse facendola accomodare al tavolo apparecchiato per due, dove spiccava una bottiglia
Cabernet Sauvignon.

Caroline cantava a squarcia gola. Era ubriaca. Zayn le aveva cucinato uno squisito roast beef al vino, e poi si erano messi a parlare, e lei continuava a bere, tanto che aveva perso il conto, e così si era ritrovata in mezzo al salotto a cantare "Like a virgin" di Madonna, mentre Zayn la guardava divertito. Se fosse stata sobria di certo non si sarebbe messa così in imbarazzo.
"Sei ubriaca" le disse Zayn ridendo.
"Non proprio, sono solo un pò brilla. Se fossi ubriaca non potrei fare questo" e così dicendo si mise a camminare lungo la linea delle piastrelle, inciampando nel tappeto e candendo a terra.
"Ops!" rise. Era da tanto tempo che non rideva così tanto.
L'uomo l'aiutò ad alzarsi e i loro occhi si incontrarono e per un momento e lei venne voglia di baciarlo, e così fece, lo baciò. Lui preso alla spovvista, in un primo momento non rispose, poi però si fece trascinare e iniziò a giocare con la sua lingua. La prese in braccio e, toccando i mobili in giro per non andarci a sbattere, la portò in camera, ma arrivati alla sponda del letto lei lo fermò.
"Aspetta" disse allontanandolo per guardarlo meglio "Senza impegno?" chiese lei cercando approvazione.
"Senza impegno" rispose lui riprendendo il bacio e facendola sdraiare sul suo letto.


Buon pomeriggio!! Allora come va? Io non tanto bene, dato che lo scorso capitolo non è andato come previsto.
Devo dirvi che, anche se scrivo un capitolo al mese, a me piace scrivere questa fan fiction, ma se non vedo collaborazione mi passa anche la voglia. Non capisco cosa ci sia di difficile nello scrivere "mi piace, continua" o semplicemente "fa schifo, datti all'ippica" boh. Ora non mi resta che aspettare, se andasse male mi conviene chiuderla, anche se mi dispiacerebbe dato che mi piace. Aspetto le vostre recensioni!!
Ciao!

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Capitolo 4
*** Happy family ***


Questo capitolo mi piace molto, e l'ho scritto con il cuore, soprattutto l'ultima parte, che è molto sentita. Non scrivo molto perchè sta arrivando mio padre e devo prepararmi per andare allo stadio. Comunque volevo solo avvisarsi che questa settimana sono particolarmente sclerata perchè mi è arrivato Up All Night, e credo che se continuo così finirò per consumarlo (piace anche  a mia mamma!)
Buon lettura!!             
                                                                                                                                   



    10 Novembre 2009
 

L'aria natalizia che si respirava in quella scuola era fin troppa per essere solo un normale Martedì di Novembre.
Un albero all'ingresso era stato addobbato con precisione da Carl, il bidello all'ingresso che tutte le mattine da quando, tre anni prima, aveva messo piede in quella scuola, cercava di far colpo su di lei, offrendole il caffè, ma tutti, compresa quella sottospecie di uomo scimmia, sapevano che era felicemente fidanzata con il ragazzo più bello che avesse mai visto, un Dio greco, lo soprannominavano le primine, ma per lei era semplicemente il suo Louis.
Guardava le altre ragazze della scuola che gli sbavavano dietro, alte, bionde, formose, in pratica perfette, e si chiedeva come lui avesse scelto proprio lei, una primina, bassa, secchiona, e senza alcuna forma, proprio l'opposto. Ma lui tutte le volte che lei iniziava a fare queste considerazioni, le rispondeva che si era innamorato della sua diversità, e poi ammetteva che trovava le ragazze intelligenti molto sexi, e su questo stendiamo un velo pietoso.
Arrivata al suo armadietto vi trovò un pezzo di vischio appiccicato. Sorrise, le venne spontaneo, perché sapeva benissimo chi aveva avuto quell’idea.
"Moretta, qual buon vento?" spuntò una chioma bionda ossigenata, decisamente tinta, alla sua sinistra.
“Sei tu che sei al mio armadietto, finto biondo" rispose lei aprendo l'armadietto e riponendoci la sciarpa e il cappello di lana, e tirando fuori il suo quaderno di algebra, dove era più ricorrente la scritta LOUIS che qualunque altra formula.
"Touché" rispose il biondino ridendo. L'unica cosa bella in quel ragazzo, secondo lei, erano gli occhi, due sprazzi di cielo rubati ad una giornata primaverile che potevano trarre in inganno qualsiasi ragazza, ma per lei restava solo Niall, il rompiballe che ci provava con tutto ciò che avesse un buco.
"Allora" continuò poi "Dov'è quel colosso del tuo ragazzo?" chiese guardandosi intorno.
"Beh, non qui" rispose lei acidamente chiudendo l'armadietto.
"Oh, ma cosa vedo qua, un rametto di vischio" disse posando lo sguardo prima sul rametto appeso con un filo e successivamente negli occhi verdi di lei. "Forse... " lasciò in sospeso la frase, avvicinandosi pericolosamente a lei.
"Forse che cosa?" chiese lei impassibile.
"Forse dovremmo... " e si avvicinò ancora di più.
"Forse dovresti evaporare" disse una voce roca alle loro spalle.
"Come vuoi Harold, ma prima o poi la tua cara sorellina cadrà ai miei piedi"disse con sguardo di sfida al ragazzo, prima di allontanarsi. Quei due avevano un rapporto di amore e odio, finché si trattava di coalizzarsi nelle partite erano amici, poi, però, quando si trattava di lei, inspiegabilmente iniziavano ad odiarsi, e un giorno erano arrivati pure alle mani.
"Sì, nei tuoi sogni Horan!" gli urlò dietro la ragazza, per poi girarsi trovandosi dietro il moro che tutti i giorni doveva sopportare, ma che alla fine era tutta la sua vita.
"A me lo dai un bacino?" le chiese facendo la sua solita faccia da cucciolo mal riuscita.
"Non c'è bisogno neanche di chiederlo" rispose stampandogli un bacio sulla guancia, per poi, insieme, avviarsi verso la loro classe.

Il riccio sbatteva la fronte contro il banco, ogni tanto alzava la testa, guardava il foglio con una faccia disperata, e ricominciava farfugliando cose incomprensibili. La ragazza lo guardava di sottecchi divertita, mente risolveva l’ultima equazione segnata sul foglio.
“Ti serve una mano?” sussurrò al suo compagno di banco, stando attenta a non farsi beccare dal prof. Sarebbe stata la loro ultima verifica del trimestre e di certo non voleva prendere una F.
“Finalmente! E’ da mezzora che cerco di farti capire che ho bisogno di aiuto!” rispose.
Lei gli sorrise “Passa qua” disse allungando la mano verso di lui “Mi chiedo come abbia fatto a nascere così intelligente con un fratello così” si chiese, mentre inizia a trascrivere le operazioni sul foglio del fratello.
“Sorellina, devi arrenderti all’evidenza. Tu hai preso l’intelligenza e io la bellezza” le rispose Harry scuotendo i capelli ricci.
“Il tuo migliore amico non direbbe la stessa cosa” disse lei acidamente, guardandolo con un sorrisino sfrontato, per poi tornare al foglio sul suo banco.
Harry iniziò a farle il verso, quando venne richiamato dal professor Wright “Styles e… Styles, consegnate immediatamente i vostri compiti e uscite dalla mia classe!” urlò dal lato opposto della classe. Hannah si alzò subito, mentre Harry si guardò in giro spaesato.
“Hannah non andare, io non ho scritto niente, prenderò una F!” le urlò dietro, ma la sorella, dopo avergli fatto una linguaccia, appoggiò i due foglio sulla cattedra e prese le sue cose.
“Alza il culo Harry” gli sussurrò nelle orecchie, per poi uscire. Iniziò ad avviarsi al suo armadietto quando si sentì chiamare.
“Sei una vipera! Lo sai che se prendo un’altra insufficienza la mamma non mi fa andare alla festa di Sabato sera!” le urlò raggiungendola.
“Calmati Harry, come minimo prenderai una C” gli rispose prendendo il suo album da disegno e l’astuccio.
Avendo due ore buche poteva starsene fuori a fare quello che amava: disegnare. Disegnava qualsiasi cosa le passasse sott’occhio.  Aprì l’album e iniziò a sfogliarlo alla ricerca dell’ispirazione giusta, il profilo di sua mamma che cucinava, l’albero di pesco dei giardinetti pubblici, dove lei e Louis si erano dati il loro primo bacio, Jimmy, il suo cane, gli occhi di Louis, i lineamenti di un volto con i capelli di suo fratello, il ritratto di Louis, la mano di Louis, e ancora Louis…
Si sedette sugli spalti del palazzetto di calcio dove era in corso l’allenamento della squadra della scuola, e tra quei venti ragazzi muscolosi riconobbe il suo ragazzo, bello come il sole, che correndo saltava sulle spalle di un compagno, oppure faceva il giocoliere, tenendo il pallone sulla fronte. Aveva diciannove anni, ma si comportava ancora come un bambino.
In quel momento Louis alzò lo sguardo dal pallone, i suoi occhi s’illuminarono e iniziò a sventolare energicamente la mano in direzione della ragazza con un sorriso a trentasei denti, mentre lei gli sorrise imbarazzata e gli mandò un bacio, che lui prontamente “afferrò” e si mise sul cuore, sotto lo sguardo divertito dei compagni di squadra che lo imitavano. Sorrise e riportò lo sguardo sul foglio bianco poggiato sulle sue gambe, prese la matita e iniziò a lasciare tratti veloci e leggeri su di esso.
Lei e Louis stavano insieme da circa due anni, la coppia della scuola, da quando lei era stata presa di mira dalle “fighette” della scuola. All’inizio non si calcolavano molto, lei era la tipica ragazza che il Sabato sera preferiva vedere un film, o leggere un libro, piuttosto che andare alla solita festa, tutto il contrario di suo fratello gemello Harry, e proprio ad una di queste feste Harry conobbe Louis e diventarono buoni amici. Suo fratello entrò a far parte della squadra di calcio della scuola, e così lui e Louis divennero migliori amici, poi il tutto successe una sera a casa sua, suo fratello si stava facendo la doccia, mentre i due erano seduti sul divano a guardare la televisore, e, superato il momento di imbarazzo, iniziarono a parlare, così iniziò il loro rapporto diventato successivamente amore. Lui l’aveva presa sotto la sua ala e l’aveva protetta da tutto e da tutti, a volte andando a litigare anche con i suoi amici per lei.
“Un povera verginella, Louis non la calcolerà mai un sfigata del genere” disse una volta Rachel, una ragazza che ci aveva provato con lui con scarsi risultati, alle sue spalle abbastanza forte per farsi sentire da lei. E invece no, Hannah l’aveva fregata entrando fiera la settimana successiva mano nella mano con Louis.
“Che stai facendo?” una voce squillante la fece sussultare, si girò e incontrò due occhi meravigliosi color cielo.
“Secondo te?” rispose lei posando lo sguardo sul foglio dove si poteva scorgere i profilo del ragazzo mentre palleggiava.
“Ok, domanda inutile… ne ho un’altra!” esclamò esaltato come un bambino.
“Spara” disse lei divertita mettendo nel suo zaino l’album e l’astuccio, per poi rigirarsi verso il suo ragazzo.
“Ti è piaciuta la mia sorpresa sull’armadietto?” chiese speranzoso.
“Certo, anche se è servita solo come pretesto a Niall per attaccare bottone” rispose lei quasi dispiaciuta.
“Ma si può sempre rimediare” disse Louis mettendosi a cercare qualcosa nello zaino. Solo in quel momento lei si accorse dell’abbigliamento del ragazzo. All’inizio pensava fosse gay, ma poi si dovette ricredere. Quel giorno indossava un paio di jeans col cavallo basso, un paio di anfibi marrone, di Harry? I ragazzi a volte sono strani, e poi dicono che siamo noi donne quelle complicate, il giaccone felpato e un cappellino di cotone grigio.
“Eccolo!” esclamò eccitato, estraendo dallo zaino un rametto di vischio. “Ora può essere utile” disse alzandolo sopra le loro teste.
“Crescerai mai, oh mio Peter Pan?” chiese lei poeticamente.
“Ah, non lo so, vieni a trovarmi fra quindici anni e te lo dirò” rispose lui “Però tu mi ami proprio per questo”
“E chi ti dice che io ti ami?” chiese lei.
“Beh, io ti amo, ma se non ricambi vuol  dire che andrò ad utilizzare questo bel rametto di…” iniziò a dire deluso, quando venne interrotto dalle labbra di Hannah sulle sue, e in tutto questo il suo braccio era ancora alzato sopra le loro teste, con in mano il vischio.
“Ti amo anch’io” sussurrò sulle labbra di lui.
“E fai bene, anch’io mi amerei se fossi in te” rispose lui vantandosi.
“Scemo!” gli urlò, dandogli un pugno sul braccio, ma lui prontamente le prese il braccio e la tirò a se baciandola, e poi ancora e ancora...

 
                                                                                                                                 
“Te lo ricordi quel giorno Hannah? Io sì,e dopo sedici anni eccomi qua, ma tu non ci sei. Ora sono cresciuto, credo di essere maturato in questi ultimi due anni senza te, ma non dirlo a nessuno, potresti rovinarmi la reputazione.  Anche Chole è cresciuta parecchio, ormai ha nove anni ed ha i tuoi stessi lineamenti, e quando sorride le si creano due dolci fossette come quelle di tuo fratello Harry. Anche lui è cresciuto, e non ho mai smesso di frequentare lui e tutta la compagnia, e anche a loro manchi molto. Pensa che ho anche scoperto che Niall non è così antipatico come me lo descrivevi, anzi, è di buona compagnia, un ottimo amico e un gran mangione. Fra poco devo andare. Oggi mangiamo tutti insieme a casa di Liam e Allie, e poi dobbiamo terminare la nostra scommessa. Abbiamo scommesso su quanto tempo impiegheranno Hilary e Matt a mettersi insieme. Anche Chole ha un amichetto, da cui va praticamente ogni giorno, solo che io sono geloso, non voglio che cresca e mi lasci, vorrei tanto che tu fossi qui con me, a guardarmi con la tua aria da saputella, per dirmi che sarà sempre la nostra piccolina che rincorreva le lucertole in giardino e si addormentava sul mio petto” si fermò un istante per asciugarsi una lacrima, e sospirando alzò gli occhi al cielo che si stava incupendo “Ok, non piango” sorrise.
 “Papi!” si sentì chiamare. Girandosi vide sua figlia mano nella mano col cugino, camminare verso di lui allegramente.
“Ciao principessa” la salutò stampandole un bacio sulla fronte “Ciao Matt” salutò poi il nipote con una stretta di mano un po’ particolare, inventata da loro.
“Ti sei divertita a casa degli zii?” chiese poi alla figlia premuroso, afferrandola per mano ed iniziando ad avviarsi verso l’uscita, mentre Chole iniziava il suo monologo dettagliato sulla serata trascorsa con la zia Abby a cucinare una torta e la mattinata al parco con lo zio Harry.
“Aspetta!” si bloccò ad un certo punto, per correre nella direzione da dove stavano venendo.
Louis e Matt si girarono contemporaneamente per seguirla.
“Devo inseguirla?” chiese Matt allo zio.
“No, non ti preoccupare” gli rispose sorridendo, notando che la figlia si era chinata per appoggiare qualcosa sulla tomba della madre.
“Ieri la maestra ci ha detto che chi muore vola in cielo per proteggerci, così ho fatto questo per te” iniziò a dire, tirando fuori dalla tasca sinistra del suo cappotto rosa un foglio piegato “questi siamo io e papà che facciamo merenda con i biscotti che ci cucina sempre zia Allie” continuò indicando due figure al centro del foglio “questa in alto, invece, sei te. Ti ho messo le ali perché se no non potresti stare in cielo, perché non si può volare senza ali. Tu stai sempre lì e ci guardi e ci proteggi sempre” concluse, indicando una figura di una donna in alto del foglio, e poggiandolo sulla tomba, per poi correre verso il padre e il cugino che la guardavano da lontano.
Sorrideva perché, pur essendo una bambina, sapeva che la madre non l’avrebbe mai lasciata e, che un giorno, lei, il suo papà e la sua mamma si sarebbero ricongiunti, per ritornare quella famiglia felice che erano sempre stati. 


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