Devil Within: Memories

di Ivory
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutto cominciò - parte 1 ***
Capitolo 2: *** come tutto cominciò - parte 2 ***
Capitolo 3: *** Come tutto cominciò - parte 3 ***
Capitolo 4: *** Una nuova vita - Parte 1 ***
Capitolo 5: *** Una nuova vita - Parte 2 ***
Capitolo 6: *** Una nuova vita - Parte 3 ***
Capitolo 7: *** Una nuova vita - parte 4 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 3 - Amici...? (parte 1) ***
Capitolo 9: *** Amici...? PARTE 2 ***
Capitolo 10: *** Inganni e sospetti - parte 1 ***



Capitolo 1
*** Come tutto cominciò - parte 1 ***


Nuova pagina 1

DEVIL WITHIN : MEMORIES

CAPITOLO 1 – Come tutto cominciò.

Cos’è rimasto di me…?

Cosa sto diventando…!?

…Un mostro, ecco la verità. La cosa dentro di me è ormai stanca di rimanere latente. Vuole uscire, vuole possedermi. Vuole vincermi a tutti i costi, è indomabile, ed è troppo, troppo potente. E io, sono troppo, troppo debole.

Questo “omaggio” ereditato da mio padre, dentro di me non ha fatto altro che crescere sempre di più, in tutti questi anni. Una crescita lenta, che adesso sta per esplodere in tutta la sua forza e malvagità. Riuscirò a resistergli? Non lo so…sento che la mia anima verrà presto inghiottita dalle fauci dell’oscurità eterna. Tutto ciò mi fa tremare dalla paura come un bambino…

Adesso, che ho ancora un cuore umano…voglio ricordare. I momenti più belli, ma anche quelli più brutti.

Ricordare…

Ricordare per un’ultima volta la mia esistenza, gli attimi più importanti della mia vita, prima di perdere per sempre questa debole coscienza umana che si sta spegnendo sempre più…

Ricordare di te, mamma…quanto mi manchi. Se tu non te ne fossi mai andata, la mia vita sarebbe stata certamente diversa. Diversa e felice, una vita in cui tu saresti esistita ancora. Ma purtroppo, il destino con me…con noi…è stato crudele.

Vorrei tornare all’infanzia felice che mi hai donato. In quella grande casa di legno nel bosco, circondati dalla natura. Luogo di gioia, ma anche il luogo dove tutto il mio patire ebbe inizio…

PARTE I

Era una bellissima serata d’autunno. Il sole era calato da un po’ ormai, e in cielo cominciavano a vedersi i primi bagliori della luna.

Jin aveva 10 anni.

Era nella casa di legno dell’isola di Yakushima, dove viveva con la madre, nell’elegante dojo con le pareti decorate e il morbido tatami, e si stavamo allenando. La madre aveva detto di averlo fatto costruire, insieme a tutta la casa, quando scoprì di essere incinta di lui. Lei era molto brava nelle arti marziali, era una professionista. Raccontava spesso a Jin dei vari tornei ai quali aveva partecipato, in particolar modo di uno:

Il Torneo Del Pugno Di Ferro…il Tekken. La più importante competizione di lotta al mondo.

<< Mamma…sono a pezzi! >> disse il piccolo Jin, interrompendo l’allenamento. Era esausto, sentiva il kimono appiccicarsi fastidiosamente alla pelle sudaticcia, e i capelli nerissimi e corti pregni di sudore. Non si stavano allenando da nemmeno un’ora, ma dopotutto era ancora troppo giovane nonostante, sia chiaro, l’ottimo allenamento di Jun, sua madre.

Si accasciò sul tatami. La madre le si avvicinò, e anche lei si assettò al suo fianco, senza mostrare il minimo segno di stanchezza.

<< Riposati pure, Jin. Oggi ci siamo allenati abbastanza! >> disse lei facendo un bellissimo sorriso, scostando i capelli corvini e lucenti, lunghi fino alle spalle e decorati con un nastro bianco.

<< Mamma, credi che stia migliorando? >> disse lui, mentre si alzavano diretti verso la cucina.

<< Ma certo, Jin, diventi ogni giorno più bravo! >>

<< Anche più di te…? >>

<< Uhm…adesso stai esagerando, tesoro mio!!! >> rispose lei, dandogli un pizzicotto giocoso sulla guancia. Jin si toccò la gota dolorante, arrossendo, e disse con severità:

<< Insomma, mamma! Lo sai che mi da fastidio quando fai così…sono grande, ormai! >>

<< Certo! Un adulto di dieci anni…! >> disse lei facendo una giocosa linguaccia.

Il piccolo ricambiò il gesto, e in men che non si dica entrambi scoppiarono a ridere a crepapelle!

Giunti in cucina, la mamma prese una caraffa di succo di frutta, e la mise sul tavolo insieme a tre bicchieri. Jin guardò curioso…perché erano tre?

<< Perchè tre bicchieri? Siamo in due! >>

<< Lo so, non sono ancora diventata rimbambita, sai…? Ne ho messi tre perché tra un po’ dovrebbe arrivare… >>

“Ding, Dong” , il suono del campanello interruppe Jun, che si avviò ad attraversare il corridoio che conduceva alla porta d’ingresso.

Mentre il piccolo attendeva in cucina, riuscì a Sentirla salutare l’ospite, che aveva una voce molto familiare a Jin.

La voce della madre e dell’uomo si avvicinarono sempre di più. bastò un’occhiata: i suoi inconfondibili capelli lunghi raccolti in una coda, il solito look da sbirro trasandato e il volto simpatico. Era Lei Wulong, agente di polizia cinese.

Era stato un collega della madre, quando lei lavorava ancora nella polizia, molto prima della sua

nascita. Era passato un bel po’ dall’ultima volta che l’aveva visto, non si aspettava minimamente quella visita così improvvisa.

<< Ciao Jin! Come stai? >> disse il cinese, salutando il bambino con un gran sorriso.

<< Lei!! Da quanto tempo! >> strepitò Jin, correndogli incontro.

Gli piaceva, Lei. Era sempre stata una brava persona, inoltre lo trovava perfetto per la madre…

Lei si assettò al tavolo, mentre Jun gli versò il succo di frutta nel bicchiere:

<< Allora, Lei…come va il lavoro? >>

<< Non bene, Jun… >> rispose lui, ingurgitando il succo << …è un periodo difficile per la polizia questo. Anzi, non solo la polizia. Persino i servizi segreti stanno indagando! >>

Jun si assettò anche lei al tavolo:

<< Ti riferisci…a quello che penso io? E per quello che vuoi parlarmi, vero?>> chiese nervosa all’amico, che annuì. Jin notò una strana espressione nei suoi occhi. Conosceva bene ogni cosa di sua madre, e quando aveva quello sguardo significava che c’era sicuramente qualcosa che non andava per il verso giusto.

Poi, improvvisamente, lei si voltò verso di lui

<< Jin, scusami, potresti lasciarci soli per un po’? >>

<< Eh? Perché? >>domandò offeso Jin. Non voleva essere messo in disparte di una conversazione tanto importante…!

<< Jin…per favore, non è il momento di discutere questo! >> disse lei, puntando il dito fuori dalla cucina. Jin si alzò sbuffando, e si diresse verso il corridoio, richiudendo la porta.

Stava per andare in camera sua, ma…la curiosità era forte. Si giròi, e guardò a guardare la porta chiusa alle proprie spalle. Doveva sapere…

Camminando sulle punte si avvicinò e appoggiò l’orecchio sulla soglia, in modo da poter ascoltare ogni minimo bisbiglio dell’altra stanza.

<< Su parla… chi ha fatto fuori, questa volta…? >>domandò la madre a Lei.

Chi ha fatto fuori questa volta…chi? Si domandò Jin

<< L’ultima vittima è… Wang Jinrei. E’ scomparso una settimana fa…ricordi di lui, vero? >>

<< Certamente…era un anziano cinese che praticava lo Shin-Irokugoken. E anche lui come gli altri… >>

<< …Aveva partecipato al Tekken. Già… >> concluse infine Lei.

Il loro discorso non fece altro che allarmare Jin ancora di più. Il ragazzo attaccò ancora di più l’orecchio alla porta, non doveva tralasciare nemmeno la più piccola parte del discorso.

<< Quindi, Jun, ti prego…devi assolutamente abbandonare questa casa sperduta e andare in un posto sicuro! >>

<< Lei…questa è la mia casa…io sono una guardaboschi adesso. Non posso lasciare questo luogo. Io…! >>

SBAM! La mano di Lei aveva picchiato violentemente il tavolo. Jin rimase a guardare la scena attraverso il buco della serratura: sua madre era rimasta impietrita dallo scatto d’ira del cinese.

<< TI PREGO, JUN! Come puoi rifiutarti ? Pensa a tuo figlio…!!! >> continuò lui.

<< Io…certo che ci penso a mio figlio! Non permetterei mai che gli accadesse qualcosa! >> disse poi lei, alzandosi velocemente dalla sedia e poggiando le mani sul tavolo.

<< Allora, Jun, ti prego…devi partire il più in fretta possibile lontano da qui. Vai in un posto sicuro…una grande città! Un luogo in cui tu e tuo figlio non possiate mai restare soli! >>

Jun cominciò a fissare il pavimento con aria malinconica.

<< Io però…non voglio scappare. >> disse, con voce tremante << Quel mostro…ha rapito la mia cara amica Micelle! E Paul, Marshall Law, e molti altri partecipanti al torneo miei amici! E non so nemmeno se siano ancora vivi! Devo sconfiggerlo! Non possiamo lasciarlo continuare! Prima o poi, riuscirà comunque a trovarci…! Io resto. Jin lo affiderò a qualcuno per un po’…! Non ho scelta! >>

<< Ti sbagli, Jun! Ci sono ancora molti altri combattenti che in questo momento sono al sicuro. E anche tu devi fare come loro, e, come anche io, ho intenzione di fare! >>

I due rimasero in silenzio, senza guardarsi minimamente. Lei Wulong aveva davvero un’espressione triste. Poi, lentamente, allungò la sua mano sopra quella di mia madre. Il cuore di Jin cominciò a battere forte…

<< Non voglio che ti accada qualcosa. Lo sai bene…io potrei renderti felice. E anche tuo figlio, potrebbe essere felice…ti prego! Vieni via con me! >>

<< Lei…io…! >>

Jin non poteva fare a meno di vedere il poliziotto avvicinare lentamente il volto verso quello della madre. Per quanto quel momento lo avesse tanto atteso, stranamente cominciava a sentire una profonda rabbia ribollirgli dentro…

Ma prima che lui toccasse il viso della donna, lei si voltò intimidita.

<< Scusami. Io…non provo quello che provi tu. Non sono ancora riuscita a dimenticarmi di lui. Mi spiace. >>

Lei si allontanò imbarazzato, e silenzioso. Poi disse:

<< Jun...prima o poi, dovrai dimenticarlo se vuoi avere una vita felice. Devi cancellare il passato. E’ per il tuo bene! >>

<< Kazuya non è semplicemente parte del mio passato. E’ il padre di mio figlio. Ed è l’unico uomo che abbia davvero amato. E continuerò a farlo nel presente come nel futuro.>>

Wulong distolse lo sguardo da Jun. Il piccolo Jin riusciva a vedere la sua mano destra stringersi in un pugno di sconforto. Poi disse:

<< Almeno, promettimi che te ne andrai. >>

<< Te lo prometto. Partirò all’alba con Jin…>>

<< Bene. Chiamami quando sarai sbarcata dall’isola. >>

<< Lo farò. >>

<< Bene. Direi che ci siamo detti tutto…a presto, Jun. Stà attenta, mi raccomando! >>

<< Anche tu sei in pericolo. Cerca di stare attento più a te stesso piuttosto di preoccuparti per una sciocca come me…>> disse poi lei accennando un sorriso.

Lei ricambiò il sorriso << Non sei affatto sciocca! >> e con un cenno di saluto si avviò ad uscire dalla casa.

fine parte 1.

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Capitolo 2
*** come tutto cominciò - parte 2 ***


Nuova pagina 1

++PARTE 2:+ cap I+

Dopo che Lei chiuse la porta, Jin si accorse troppo tardi che la madre stava guardando nella sua direzione… aveva un po’ perso l’equilibrio spostando accidentalmente la porta. La donna aveva un’espressione arrabbiata:

<< JIN! Da quanto tempo sei lì? >> chiese a Jin. Non poteva più nascondersi, ed uscì allo scoperto.
<< Ehm…io…! >>
<< Ti avevo detto di lasciarci soli! Accidenti… >> disse poi, sprofondando nella sedia della cucina, poggiando i gomiti sul tavolo e portandosi le mani alla fronte.


Dalla guancia del ragazzino scivolò lentamente una lacrima. Non piangeva perché la madre era arrabbiata. Piangeva per tutte quelle cose che avevo sentito. Della scomparsa dei lottatori…e di tutto il resto.
Improvvisamente, Jun cominciò a fissarlo…
<< Vieni qui, Jin. >>
Lui si avvicinò timoroso a lei, senza dire una parola. Temeva lo avrebbe sgridato. Invece si limitò ad accarezzargli amorevolmente la testa corvina, spettinandola tutta.
<< Andrà tutto bene…vero? >> domandò lui, asciugandosi la guancia.
<< Ma certo tesoro mio. Andrà tutto benissimo…non permetterò a nessuno di farci del male…nemmeno Ogre…anzi, no, Toshin, il Dio Della Guerra. >> disse lei, ed entrambi sprofondarono l’uno nelle braccia dell’altro.
<< Mamma… chi è questo Toshin? >> domandò il ragazzino, senza rilasciare l’abbraccio.
La madre gli diede un bacio sulla fronte, e disse:
<< Parliamo un pò. Andiamo in camera mia. >>

I due andarono verso la camera di lei. La stanza era bella e grande, con un morbidissimo letto a due piazze bianco e con sfumature beige, i colori preferiti della donna.

Jin si assettò sul letto, mentre la madre si avvicinava al mobile di legno chiaro posto alla sinistra della porta. Cercava e cercava, finché non vi estrasse fuori una scatola blu, che molto probabilmente parecchi anni prima era stato un contenitore per scarpe. Si assettò fianco del figlio, e aprì la scatola, mostrandone il contenuto: alcune foto ammucchiate, e piccoli oggetti.
Ce n'era una molto particolare che colpì all’istante l’attenzione di Jin: un uomo alto, con capelli pettinati all’indietro, al fianco di una giovane ragazza molto carina di circa venti anni, o giù di lì, che senza dubbio era sua madre.
<< L’uomo affianco a te è…? >>
<< Si, Jin, è tuo padre. >>


Rimase davvero sorpreso. Jun gli aveva parlato sempre pochissimo di lui. Perché ogni volta che pensava a lui le veniva una fitta al cuore, e alle volte scoppiava anche a piangere…così che Jin decise di non domandare più niente su di lui. Ma una cosa lo sapeva di certo: sua madre lo amava davvero tanto…

<< Questa foto fu scattata durante il Tekken. >> disse, prendendo l’immagine.
<< Cioè…tu hai conosciuto papà in quel torneo di arti marziali? Non lo sapevo… >>
<< Lui…>> continuò lei << …si chiamava Kazuya. Kazuya Mishima. >>

Kazuya Mishima…
Il padre che non aveva mai avuto. Allora, non sapeva ancora tutta la verità. E, forse, sarebbe stato meglio non saperlo affatto.

<< Era il figlio dell’organizzatore del torneo, uno degli uomini più ricchi del mondo, e uno dei maestri più esperti nelle arti marziali, il magnate Heiachi Mishima. Purtroppo…un incidente me lo portò via.>> disse lei.
<< Che tipo di incidente? >>
La donna improvvisamente cambiò espressione, come se quella domanda potesse essere piuttosto scomoda. E a quanto pare doveva esserlo, dato che cambiò improvvisamente discorso.
<< Tieni Jin…ho una cosa per te. >> disse, sfilandosi qualcosa dal collo: era la sua collana preferita, non se la toglieva mai.

<< Questa me la regalò tuo padre. L’ho sempre custodita gelosamente, e voglio che ora sia tu a farlo. >>
Prese la mano del figlio, e poggiò delicatamente il gioiello sul palmo.
<< Perché me lo dai adesso? >> chiese lui.
<< Perchè è quello che voglio! >> disse, sorridendo dolcemente.
Jin cominciò a far rotolare la collana sulle mani: era d’argento, a forma di goccia.
<< Perché voglio che l’unico ricordo di tuo padre lo tenga tu, adesso. >> concluse lei.

Jin le si avvicinò, e l’abbracciò quanto più stretto poteva.
<< Mamma…chi è quell’Ogre? Cosa vuole da te? >> domandò.
<< Non si sa bene di preciso cosa sia, si sa solo che per un qualche misterioso motivo sta catturando tutti i lottatori che hanno partecipato al torneo del Tekken, dieci anni fa. >>
<< Non voglio che ti faccia del male! >> disse Jin, stringendo ancora più forte la madre.
<< E non lo farà. Te l’ho promesso! Quindi, sta tranquillo! Adesso è meglio se vai a fare le valigie e poi andiamo a dormire…si è fatto tardi, e dobbiamo svegliarci all’alba.>>

***
Jin si era appena coricato. Non riusciva a dormire, il suo sguardo era puntato sempre verso la finestra semiaperta della stanza, aspettandosi qualcuno o qualcosa di molto pericoloso.
Aveva davvero paura, forse anche più di sua madre, una delle vittime prescelte di Ogre.
Aveva ancora il ciondolo di lei al collo. Decise che non se lo sarebbe tolto mai più per nulla al mondo... lo avrebbe custodito per sempre. Cominciò così a stringerlo forte nel pugno della mano, dandosi coraggio

"Andrà tutto bene! La mamma ha promesso che non succederà nulla ne a lei ne a me…!"

Continuò a lungo a ripetersi queste parole…
A darsi coraggio…
Cosa avrebbe fatto senza la sua mamma? Senza l’unica persona alla quale voleva davvero bene? Cosa avrebbe dovuto fare per proteggerla?
Senza neanche accorgersene, sprofondò fra le accoglienti braccia di Morfeo, per essere accompagnato nel regno dei sogni...

Ma, meno di un attimo dopo….

SBANG!

Un rumore assordante echeggiava per la casa., facendolo balzare dal letto. Era letteralmente impietrito…il corpo cominciò a non rispondere più ai comandi, la paura lo teneva bloccato. Poi…ecco un altro rumore, ancora più forte:

CRASH!

Sembrava rumore di vetri rotti. Il cuore del bambino cominciò a battere impazzito, instancabilmente ogni attimo.

“Mamma?”

Doveva andare da lei. Non poteva permettere alla paura di prendere il sopravvento su di lui. Si fece forza, e, silenziosamente, si alzò dal letto.
Girò lentamente la maniglia della porta, sino ad aprirla. Andò nel corridoio, completamente buio, se non fosse stato per qualche piccolo spiraglio di luce. La camera della madre era di fronte a lui… c’erano solo pochi passi a separali. Poi, improvvisamente, una mano emerse dal buio e si poggiò sulla sua piccola e tremante spalla, facendogli sobbalzare il cuore già inarrestabile. Non riuscì a trattenere un grido, che fu però soffocato dalla misteriosa mano:

<< Calmati, Jin! Sono io! >> disse lei sussurrando. Grazie al cielo era la sua mamma!
<< Mamma…cosa succede!? >> domandò lui, con voce ancora più sottile.
<< Non lo so! Tu resta qui…io vado di la a vedere! >>
<< No, mamma, non andare da sola! >>
<< Ma Jin, non è il momento di…! >>



SBANG! Il muro affianco a loro andò in mille pezzi, come se fosse esploso.
Dalla voragine fuoriuscì quello che sembrava essere qualcosa di molto pericoloso… ne la donna, ne il figlio, riuscirono più a spiccicare una parola.
La poca luce riuscì comunque ad illuminargli il viso.
A prima vista sembrava umano, ma osservandolo attentamente era impossibile non notare quegli occhi, rossi come il fuoco, incandescenti nel buio. La sua pelle era di uno strano colore, sembrava verde, e indossava uno strano e inquietante copricapo.

Quando cominciò a parlare con la sua rimbombante voce diabolica, i corpi dei due sfortunati cominciarono a tremare senza il minimo controllo.

<< Tu, donna…ho bisogno della tua anima… >>

Jun indietreggiò tirandosi il figlio con sé.
<< La mia anima!? Dannato mostro, ma cosa hai in mente di fare con la mia anima? >>

L’Ogre diede un potentissimo pugno di rabbia contro il muro, avanzando pericolosamente verso di loro:
<< …VOGLIO DIVORARLA! >>

Lei prese velocemente il figlio in braccio, e corse lungo il corridoio, evitando il gigantesco intruso.

Ogre li inseguiva con un’estrema facilità, tanto da riuscire subito ad acciuffarli, senza riuscirgli a dare la benché minima possibilità di allontanarsi a sufficienza da lui:

<< Allontanati, Jin! Va via! >> urlò la donna, divincolandosi inutilmente da Ogre.
<< No, mamma! Non ti lascio! >> disse Jin, che era riuscito a sfuggire ad Ogre.
Corse verso il nemico, e lo afferrò per una gamba: doveva assolutamente salvare sua madre!

<< Cosa credi di fare moccioso!?!? >>
In men che non si dica, Toshin scaraventò il giovane contro il muro con una velocità ed una forza mostruosa, tanto che una volta caduto a terra non ebbe la forza di rialzarsi.

“Devo…fermarlo! Devo…!”

<< Non preoccuparti, piccoletto, farò fare anche a te una brutta morte…una morte lenta e dolorosa! Sarà il fuoco a divorarti pian piano le ossa! >> disse il mostro, ridendo maligno, mentre le sue braccia stringevano sempre di più il corpo della donna.
Con le poche forze che gli restavano, Jin alzò il capo, guardando impotente ciò che avveniva di fronte a lui.
Come se fosse stato lo sguardo del mostro a volerlo, la casa cominciò velocemente a prendere fuoco.
<< BASTARDO! >> urlava in lacrime Jun, senza riuscire a muoversi dalla stretta mostruosa.
<< Dovresti gioire, stupida femmina, gioire! Il giorno della morte di tuo figlio sarà anche la tua! >>
Detto questo, Ogre con un gesto della mano aprì un piccola voragine sul soffitto sopra di lui.

La donna guardvava suo figlio, ancora in lacrime. Lucidi e illuminati dalle calde fiamme circostanti…
<< Bambino mio…! >>
<< MAMMA…! >> urlò Jin, allungando il braccio come per cercare di raggiungerla.

Fu un istante…

Ogre, prese letteralmente il volo e attraversò la voragine, portandosi via mia madre per quello che, purtroppo, sarebbe stato un viaggio senza ritorno.

Jin rimase lì, immobile e a piangere, mentre le fiamme cominciarono a crescere sempre di più. Sentiva dolori lancinanti su tutto il corpo, e il fumo e il caldo lo facevano star male come non mai…finché non cominciò man mano a perdere i sensi, e tutto intorno a lui cominciò a diventare stranamente buio…

Un buio e un silenzio agghiacciante…tutto ciò che riusciva a percepire era il battito sempre più debole del suo cuore. E le lacrime che non smettevano di scendere sulle guance.

“Mamma…perdonami…non ho saputo proteggerti…! Mamma…mamma…”

E’ difficile dire cosa provasse in quel momento. Un misto di tristezza e odio…odio per non esser riuscito a proteggere l’unica persona che lo abbia davvero amato. Ma soprattutto, odio per quel dannato mostro che gliel’aveva portata via.
Ormai lo sapeva: era spacciato. Aveva avuto una vita breve…ma almeno, grazie alla sua mamma, era stato felice. Cominciò a lasciarsi andare sempre di più… sempre di più…

Poi…accadde qualcosa.
Quel vuoto circostante non era poi tanto vuoto. C’era una presenza che non riusciva a vedere. Ma sentiva perfettamente che c’era, e che gli parlava. Non parlava con la voce. Era come se fosse un pensiero, qualcosa provenire direttamente da dentro di lui. Non aveva bisogno di parole per capirla.
Eppure, nonostante ci fosse questa strana sintonia tra di loro, non riusciva a fidarsi di lei. Era maligna, poteva percepirlo benissimo.


<< Vattene via… >> disse Jin, ancora steso a terra immobile. Sapeva che poteva sentirlo.
“Non puoi cacciarm” rispose una voce.
<< Cosa vuoi da me…? Chi sei? >>
“Sono parte di te. E tu lo sai.”
<< Parte di me…puoi spiegarti esattamente? E poi, lasciami morire in pace… >>
“NOI non moriremo. Ci salveremo insieme, io e te.”
<< Come fai a dirlo…? E poi…che senso vivere ormai? La mamma, molto probabilmente, non c’è più. Non c’è più nessuno che mi aspetta, ormai. >>
“Finchè ci sarò IO, non sarai mai solo. Jin…non vorrai davvero morire così?Non vuoi diventare forte…?”
<< Forte…per… >>
“Si. Per ucciderlo. Lo troverai e lo ammazzerai. E libererai tua madre…non è ancora detto che sia davvero morta!”
<< Io…potrei farlo? Ma come? Come faccio a diventare più forte? >>
“Con me puoi. Quindi, che ne dici…facciamo un patto”?
<< Un patto? Che tipo di patto? >>
“Diciamo solo che è un patto che ti farà diventare più forte…grazie a me. Ci stai?”
<< Ma…tu non sei buono. >>
“Io sono l’unico di cui puoi fidarti, sciocco. Grazie a me, vendicherai tua madre.”
<< Vendicare… >>
“Si. E lo ucciderai!”
<< …Lo ucciderò… >>
“Le tue mani saranno sporche del suo sangue!”
<< …SANGUE! >>
“SI! Fidati di me…legati a me...firma il tuo patto!”
<< SI! >>
Improvvisamente, il ragazzino sentì qualcosa dentro muoversi, procurandogli un dolore atroce, che terminava in un bruciore intenso sul braccio sinistro. Il bruciore sembrava divorargli il braccio, e poi man mano sempre più forte cominciò a sentir bruciare ogni parte del corpo, finchè…

--------

<< AHHHHH!!!! >>

Era disteso su un letto. Si alzò sulla schiena lentamente e con difficoltà...guardandosi attorno, capì di essere in una sala d’ospedale. Era imbottito di tubi, e la luce del sole che veniva dalle finestre gli facevano bruciare gli occhi. Inoltre, sentiva di avere qualcosa di molto strano. Si guardò le gambe, e più le guardava, più gli sembrava che si fossero misteriosamente allungate…e non solo quelle, ma anche le braccia, il torace…insomma, tutto il corpo era cresciuto. Era incredulo…!

In men che non si dica, dei passi veloci si avvicinarono sempre più. La porta della camera fu aperta da un’anziana infermiera con grossi occhiali:
<< Chi ha urlat….oh, cielo! Come ti senti figliolo!? >> disse, guardando Jin sbalordita come se fosse stato un qualche scherzo della natura.
<< Io…io sto bene! Ma cos’è successo? Mi sento così debole…! >> si accorse che anche la voce era “cresciuta”, non era più quella di un bambino.


<< Ci credo, giovanotto…sei stato in coma per quattro anni! E’ normale che, stando sempre fermo, le tue articolaz… >>
<< … QUATTRO ANNI !? >>
<< Si, figliolo, quattro anni! >>

Sembrava troppo assurdo per essere vero, doveva PER FORZA trattarsi di uno scherzo!

<< Ma…ma…a me sembra sia passato un attimo! Com’è possibile..!? Dov’è la mamma? Voglio vedere mia madre! >> era shockato, tanto che per un attimo non riuscì nemmeno a ricordare cosa era successo a Jun…un attimo che passò subito, purtroppo. Cominciò a ricordare ogni particolare di quella tragica notte che gli aveva rovinato la vita.

<< Stenditi e stà calmo, vado a chiamare il dottore! >> disse la donna, e corse via.

continua....

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Capitolo 3
*** Come tutto cominciò - parte 3 ***


Nuova pagina 1

PARTE 3:

Dopo alcune ore di controlli vari Jin si ritrovò nuovamente solo, nella camera d’ospedale. A quanto pare era tutto a posto…almeno per i dottori. Non era stato affatto bello ritrovarsi nel corpo di un quattordicenne da un momento all’altro. Dopotutto, per lui quei quattro anni erano passati in un soffio.

Aveva appena finito di mangiare il cibo datogli dall’ospedale, che trovò piuttosto buono, forse per via della fame, quando, grattandosi distrattamente la spalla sinistra, notò qualcosa di molto strano spuntare da sotto la manica del pigiama...

Sembrava un simbolo…un tatuaggio…

Stava per scostare la manica per riuscire a vederlo meglio, ma non fece in tempo che la porta si aprì, facendolo trasalire.

Entrò un uomo con una strana capigliatura e una giacca tigrata di pessimo gusto. Nonostante fosse abbastanza anziano, aveva un portamento fiero e sembrava molto forte, data la sua stazza, che non era certo caratteristica di tutte le persone di quell’età.

<< Chi è lei? >> domandò Jin, non sembrava certo essere un dottore. L’uomo, che aveva una faccia a dir poco antipatica e, soprattutto, alquanto scocciata, si assettò sulla sedia che era posta vicino al letto del ragazzo.

<< Il mio nome è Heiachi Mishima. Credo tu abbia già sentito il mio nome… >>

<< Si! >> confermò Jin << Siete mio nonno! >>

Lui fece una faccia piuttosto meravigliata. Di certo credeva che se era a conoscenza del suo nome era perché lui era una delle persone più ricche del mondo.

<< Allora Jun ti ha parlato di me…ma tu guarda! Non me lo sarei mai aspettato da lei. >> disse, ridacchiando fastidiosamente.

<< Sei stato fortunato ad essere ancora vivo, dopo un attacco del temibile Ogre…>> continuò << …nessuno è riuscito a capire come diamine hai fatto ad essere uscito da quella casa in fiamme! >>

<< Io sarei uscito dalla casa!? >> domandò Jin.

<< Certo…ricordo, mi chiamarono per avvertirmi di te e, pensa un po’, prima di allora non sapevo neanche di avere un nipote… mi dissero che eri stato trovato senza sensi lontano molti metri dalla casa. >>

C’era qualcosa che non andava…il ragazzo ricordava perfettamente che non riusciva minimamente a muoversi, circondato dalle fiamme.

“Che sia stato LUI…?” Pensò. Non aveva certamente dimenticato il patto fatto quella notte.

In quel momento, si guardò il braccio sinistro per riuscire a vedere finalmente la strana cosa che c’era sulla sua pelle: con sorpresa, vi trovò uno strano segno nero. Sembrava un tatuaggio…

<< Questo cos’è? >>

<< Nessuno lo sa…ce l’hai addosso da quando sei stato trovato privo di sensi quattro anni fa. Pensano sia un marchio di Ogre…niente di grave, comunque… >> disse.

<< Signor Mishima…cosa ne è stato di Ogre in questi quattro anni? >> domandò curioso Kazama. Non aspettava altro che fare questa domanda a qualcuno, da quando si ero risvegliato.

<< Di quell’essere non se ne sa molto…all’improvviso ha smesso di dare la caccia ai lottatori. E’ stata una gran fortuna…un giorno avrebbe potuto trovare anche me! Per la precisione, l’ultima volta che si è sentito parlare di lui è stato quattro anni fa, il giorno della morte di tua madre. >>

<< Come fate ad essere certo che è morta…? E’ stato trovato il corpo? >> domandò il giovane, speranzoso che non fosse così.

<< E me lo chiedi? Sono passati quattro anni, ragazzo, non dirmi che speri che sia ancora viva!? Di certo, ovunque si trovi ora il suo corpo sta certamente marcendo! >> disse, senza il minimo tatto.

Jin sentiva la rabbia ribollire dentro di lui…

<< COME PUO’ DIRE UNA COSA DEL GENERE!? >> sbraitò. << Io…io voglio ancora sperare che sia viva! >>>

<< Sei uno stolto, moccioso! >> disse il vecchio. << Mettiti l’animo in pace, e dimenticati la mammina! Se anche fosse viva, come speri di riuscire a trovarla!? Come potresti, tu!? >>

Il ragazzo non sapeva cosa dire…aveva ragione, non avevo alcuna possibilità di riuscire a trovarla da solo. Ma dopotutto, non ero solo…dentro di lui c’era quella cosa. E poi, di fronte a lui c’era uno dei maestri d’arti marziali più bravi del mondo.

<< Voi…dovete aiutarmi! >>

<< Come…!? >> esclamò sconcertato Heiachi.

<< Si! La prego…lei è un fortissimo maestro di arti marziali! Colui che diede vita al più importante torneo di arti marziali del mondo: il Tekken, il Torneo Del Pugno Di Ferro! >>

<< E con ciò!? >>

<< Allenatemi…fatemi diventare vostro allievo! >>

Heiachi lo squadrò da capo a piedi:

<< Vaneggi! Non ho il tempo di allenare un moccioso magrolino e debole come te! Già una volta mi sono pentito di aver fatto conoscere ai miei due figli, Kazuya e Lee, il karate della nobile famiglia Mishima…non farò lo stesso errore! >>

<< La prego! >> disse Jin, alzandosi addirittura dal letto nonostante la difficoltà. << Non sarà troppo un problema per voi…dopotutto, conosco già l’Aiki Ju-Jitsu insegnato da mia madre…! >>

<< E con ciò!? Guardati, si vede benissimo che tua madre con te non faceva sul serio...! Non hai proprio l’aria di essere uno forte. >>

<< Mia madre mi ha insegnato benissimo le arti marziali…! >> ribattè lui, infastidito.

<< Ma davvero…? >> disse il vecchio, sghignazzando.

L’uomo si alzò dalla sedia, pronto ad uscire

<< In ogni caso, non sperare che ti tenga a vivere con me, perciò dimenticati pure il mio allenamento speciale. Dopo tutte le spese che sono stato costretto a subire per farti mantenere dall’ospedale, non ho alcuna intenzione di spendere altri soldi per mantenerti. Mi spiace, ma credo che un istituto sia meglio per te…addio! >>

<< Cosa!? >>

Mishima stava uscendo dalla porta quando, facendosi forza, Jin gli si avvicinò, e, gettandosi a terra, lo afferrò per una gamba.

<< Lasciami andare, pidocchio! >> disse Heicahi, dimenando la gamba che Jin non aveva intenzione di mollare per nulla al mondo.

<< NO!!! La prego…siete o non siete mio nonno!? Avete il dovere di aiutarmi…! >>

<< MOLLA! >> urlò Mishima.

<< MAI!!!! >> sbraitò il giovane, più forte di lui.

<< Accidenti a te…e va bene! Ti darò una possibilità! >> disse << Hai detto che tua madre ti ha insegnato a combattere, giusto…? Bene! Dopodomani circa sarai rimesso dall’ospedale e verrai condotto a casa mia. A quel punto, avrai due giorni per allenarti al meglio per la nostra sfida. >>

<< Sfida? >> domandò Jin.

<< Esatto. Lotteremo tra di noi. Se vinci tu potrai restare a vivere da me e seguire i miei allenamenti, altrimenti, se vinco io, ti sbatterò all’istituto e tu non dovrai fiatare…chiaro!? >>

<< Ma…ma…!!!!! >>

<< Cosa c’è, vuoi tirarti indietro? >> domandò, con un sorriso malefico.

<< Io…mai! Accetto! >> disse Jin con fierezza.

Allentò la presa dalla gamba del vecchio, che se ne uscì dalla camera con addosso ancora quel sorriso maligno.

**

I giorni passarono.

Quando Jin arrivò alla villa del nonno, a Tokio in un quartiere residenziale, rimase letteralmente stupito: era davvero enorme, con tre piani, un giardino grande come un parco, con piscina e addirittura la zona terme. Ma ciò che più riuscì a colpirlo, la cosa più bella in assoluto, era la palestra. Quella sua e della madre al confronto era uno sgabuzzino. Non era solo grande, ma anche estremamente elegante, adornata con legno pregiato e con grandi finestroni che lasciavano passare tutta la luce del giorno.

I due giorni di allenamento erano passarono presto, per lui. Heiachi invece, in quei due giorni non aveva neanche messo piede in palestra…Jin cominciò a pentirsi. Pensava che avrebbe sicuramente fatto la figura dell’idiota, del bambinetto che si permette di sfidare un anziano ma fortissimo lottatore.

Comunque sia, il fatidico giorno arrivò. Jin indossava uno splendido Kimono nerissimo, offertogli dal vecchio. Il suo kimono poi era ancora più bello del suo, blu scuro decorato con un grosso dragone cucito su di esso.

<< Sei pronto, giovanotto? >> chiese il nonno, inchinandosi in segno di saluto, prima di cominciare l’incontro.

Il nipote si inchinò a sua volta.

<< Prendi! >> Jin si avvicinò velocemente a lui, e gli tirò un pugno, che purtroppo Heiachi bloccò facilmente con la sua mano, che cominciò a stringere forte.

<< AHI!!! Lasciamela! >> disse il ragazzo dolorante.

<< Come vuoi…! >> disse Mishima, e lo spinse a terra.

Jin si rialzò subito, e gli corse addosso, pronto ad abbatterlo con un calcio volante. Ma lui, come se niente fosse, afferrò la gamba, e scaraventò Jin lontano.

<< Non dirmi che sei già K.O…? >> domandò Heiachi, divertito.

<< Non mi arrendo per così poco! >>

Jin si rialzò, e corse nuovamente verso di lui, che, disgraziatamente, era intento ad accoglierlo con un bel pugno:

<< Beccati questo, marmocchio! >>

Tirò il pugno, che fortunatamente, Jin riuscii a schivare con grande stupore del vecchio: in fatto di velocità era, e lo è ancora, davvero molto bravo. Fece un balzo, dandosi la spinta con le mani usando lo stesso pugno di Heiachi come trampolino, e atterrò dietro la sua schiena.

Notò che rimase molto sorpreso…non se l’aspettava. Lo guardava incredulo, come se non credesse a ciò che era successo. Era un buon segno!

<< Hop!!! >> Jin tentò di fargli una presa, approfittando del fatto che fosse girato. Ma il vecchio, con un forte calciò riuscì ad impedirglielo. Il colpo era stato davvero forte, tanto che Jin andò contro il muro. Questa volta ero davvero K.O.

Heiachi gli si avvicinò, e gli poggiò un piede sulla pancia:

<< A quanto pare ho vinto io, Jin! E’ stato il combattimento più corto che abbia mai fatto! >>

Aveva perso. E per di più, non era riuscito a resistere nemmeno cinque minuti.

“Che vergogna…!”

<< Questo… questo vuol dire che dovrò andare in un istituto…!? Che non potrò vendicare mia madre !? >>

Heiachi si allontanò da lui, e andò di fronte ad uno dei finestroni, intento a guardare il panorama.

<< Hai intenzione di mantenere la tua promessa? >> domandò.

Jin, col volto scuro e lo sguardo rivolto a terra fece segno di si con la testa.

<< Io mantengo sempre le promesse. >> Aggiunse poi il ragazzo.

Era tristissimo…aveva perso la sua unica occasione. Credeva fosse davvero tutto perduto. Ma ecco che poi…Heiachi cominciò a ridere di gusto:

<< AH,AH,AH! Stupido bamboccio!!! >>

<< …? >> Jin non capiva.

Heiachi si avvicinò al nipote, continuando a sghignazzare:

<< Credi davvero che possa mai mandarti in un istituto!? Sono un tuo parente, non posso mica farlo, sai!? Mi libererei volentieri di te, credimi, ma sarebbe uno scandalo se qualcuno dovesse venirlo a sapere! Non mi è mai passato per l’anticamera del cervello fare una cosa simile! >>

<< Come…!? Ma allora, perché tutto questo!? >> Jin era confuso…

<< Ti ho soltanto messo alla prova…mi piace il tuo carattere, Jin. Sei uno che fa di tutto per arrivare ai propri scopi! Proprio come me…>> disse, avvicinandosi al ragazzo.

<< E poi…>> continuò << …non ti facevo affatto così in gamba. Sei molto agile, Jin. Una dote che ricordo anche di tua madre. Forse è una caratteristica della famiglia Kazama… >>

<< Allora…mi allenerai!? >> chiese speranzoso Jin.

<< Certo! Con i miei insegnamenti, sei destinato a diventare un campione! Ma sappilo…non sarà una passeggiata. Ti allenerai ogni giorno. Per ore, e ore…e non sarò buono come lo sono stato oggi. Quindi…sei sicuro? >>

<< Sicurissimo >> dissi il ragazzo gioioso.

<< Bene, Jin Kazama…come vuoi tu. >>

continua...

****

Volevo dare un grazie a tutti i recensitori! Grazie giuly, grazie miss trent, e grazie treasterischi per le vostre recensioni! MI hanno fatto molto piacere ^_^

Ne approfitto per dirvi che fra due giorni parto per le vacanze...starò via minimo due mesi, credo...quindi, non credo riuscirò ad aggiornare molto presto. Grazie a tutti, spero continuerete a seguirmi! CIAO!

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Capitolo 4
*** Una nuova vita - Parte 1 ***


Documento senza titolo

CAPITOLO II – Una nuova vita.

PARTE 1 :

Passarono due anni intensi.

Gli allenamenti erano peggio di quel che Jin poteva immaginare. Inoltre, dovette affrontare vari esami scolastici privati, per riuscire a recuperare gli anni perduti dal coma. Anche se, tuttavia, si ritrovò comunque indietro di un anno…sempre meglio di niente.

Inoltre, riuscì anche a maturare mentalmente: non era più un ragazzino di dieci anni che si era risvegliato dal coma, ma finalmente era riuscito ad abituarsi all'idea di essere un ragazzo di sedici anni.

Un giorno, come sempre, si stava allenando nella palestra, sotto l'attento sguardo di Heiachi.

<< Più svelte queste flessioni! Ti mancano ancora venti piegamenti per arrivare a 3020! >>

Ormai, tanto che era abituato, man mano che i giorni passavano, Jin non si sentiva più tanto a pezzi durante le ore d'allenamento.

Era cresciuto ancora di più, da quando si ero risvegliato dal coma… era diventato più alto, era diventato molto più forte e vigoroso, un po' muscoloso…non era più il ragazzino smilzo di prima. Ma la cosa più importante, era che aveva completamente rivoluzionato le sue tecniche di lotta. Con l'aiuto di Heiachi era riuscito ad apprendere gran parte del karate stile Mishima, che riuscì a fondere alle poche nozioni che gli erano rimaste del ju-jitsu, riuscendo a creare una tecnica ineguagliabile. Inoltre, i suoi riflessi pronti erano un ottimo condimento da aggiungere alla miscela. Tuttavia, non era ancora abbastanza forte da riuscire a battere il vecchio…e se non riusciva a battere lui, figuriamoci quel maledetto mostro che gli aveva portato via la madre.

<< …3018, 3019…3020! Ho finito! >> disse il ragazzo, rialzandomi in piedi, esausto.

<< Finito un corno! >>

<< Ho fatto 60 giri di corsa con capriola per tutta la palestra, mi hai fatto tirare un sacco di pugni e calci alla sacca, flessioni su due dita, piegamenti vari, sollevamento pesi, e mi hai spiegato più di dieci prese diverse e non so quanti colpi…cosa vuoi di più? >>

Heiachi, con gran velocità, lo spinse a terra:

<< Idiota, credi che basti!? Fatti altri 60 giri di campo! >>

Jin sapeva che non sarebbe mai andato d'accordo con suo nonno. E nemmeno lui lo sopportava, questo è sicuro.Il giovane gli ero grato di averlo accolto nella sua casa e di insegnargli i suoi segreti…ma sentiva di non potersi fidare di lui. Era, e lo è sempre stato, un uomo meschino, che si preoccupa solo per i suoi interessi.

E anche Jin faceva parte di questi suoi interessi…solo che allora non lo sapeva.

<< Ancora…? >> ribattè Jin, con la faccia schiacciata a terra dal piede di Heiachi. Gli faceva male, ma non voleva urlare per dargli soddisfazioni.

Inaspettatamente, un uomo basso e pelato, con i baffi, entrò nella palestra:

<< Ehm…mi scusi signor Mishima…! >>

Era Feng, il giardiniere cinese. Da quel che sapeva Jin, la sua famiglia aveva lavorato per generazioni per i Mishima. Inoltre, guarda un po' la sorte, suo padre era stato un combattente al Tekken…un certo Wang Jinrei. E anche lui aveva avuto la stessa sorte di Jun Kazama.

<< Dimmi pure! >> acconsentì Heiachi, levando il piede dalla faccia del nipote.

<< Gli impiegati delle vostre industrie vi hanno mandato un regalo speciale! L'hanno scaricato poco fa in giardino. >> disse Feng. Aveva l'aria piuttosto preoccupata…

<< Vado subito a vedere! >> disse il vecchio, felice come una pasqua.

<< Ti seguo! >> disse Jin tirando un sospiro di sollievo…quella sorpresina inaspettata gli permetteva di riposare un pò.

Andarono in giardino: c'era una grossa cassa di legno. Nulla di strano in apparenza…peccato che ringhiava.

<< Ehm….eccolo! >> disse Feng, tremolante, indicandogli la cassa.

Heiachi aprì la cassa, e vi uscì fuori qualcosa di molto grosso, pelosissimo e scuro…

<< MIO DIO! E' UN ORSO! >> urlò Jin incredulo, mentre Feng rimase immobile a bocca aperta, quasi se la fosse fatta sotto. Leviamo il “quasi”.

Heiachi si avvicinò alla belva, e cominciò ad accarezzarla amorevolmente. Il ragazzo rimase davvero impressionato: l'animale non sembrava affatto infastidito!

<< Non è un orso qualunque…è Kuma (/nota autore: dovrebbe significare orsacchiotto….credo/.) ! L'ho fatto allevare in un parco naturale. State tranquilli, nonostante le apparenze è abituato alla presenza umana. Non farebbe del male ad una mosca! >>

<< Un orso…come animale domestico!? >> domandò Jin.

Quella situazione era ridicola…

<< Cosa ci trovi di male, scemo? E' ammaestrato, non farà del male a nessuno! >> disse lui, fulminandolo con lo sguardo.<< Ho la passione per queste bestiole… >>

Jin non riusciva proprio a capire cosa ci trovasse di tanto bello. L'ha sempre pensato…il vecchio era proprio matto.

<< Ma dove lo terrete, signore? >> domandò Feng.

<< Ho fatto costruire apposta una grossa stalla in giardino in cui potrà trovarsi in suo perfetto agio. L'unica cosa è trovare qualcuno che se ne occupi per me quando sono fuori per affari…Jin, che ne dici se…? >>

<< Non voglio fare da balia a quel coso! >> disse con freddezza Jin, senza pensarci due volte.

<< Ehm…con tutto il rispetto signore, ma nemmeno io credo ne sarei capace! >> disse, col volto disperato il povero Feng.

<< E va bene, non posso costringervi. Ma a chi rivolgermi? Accidenti…! >>

Il vecchio si guardò a lungo intorno, mentre Kuma sfrigolava il muso affettuosamente contro la sua mano. Poi squadrò il giardiniere, e disse:

<< …se non ricordo male, una volta tua nipote mi disse che lei e i suoi genitori si occupavano di allenamento di panda in Cina. E' vero? >>

A quella domanda, il volto di Feng cominciò a sudare:

<< Beh…si, è vero, ma mia sorella e suo marito sono in Cina per lavoro, mentre mia nipote Xiaoyu ha sempre e solo avuto a che fare con dei panda, e non con orsi…! >>

<< Dai, cosa cambierà poi tra un orso e un panda? Tu chiediglielo…la pagherò bene! >>

<< Ehm…vedrò che fare…! >>

<< Grazie, vecchio mio! Ti darò un aumento! >>

<< G…GRAZIE! >>

<< Com'è che si chiama la nipote di Feng? Xshao pu? >> chiese Jin, leggermente incuriosito.

<< “Xiaoyu”. Xiaoyu Ling…davvero una brava ragazza! Frequenta anche il Mishima High School. E…a proposito… >>

Il vecchio lo fissò serio:

<< …dal mese prossimo lo frequenterai anche tu! >>

<< COSA!? >> strepitò Jin << Perché mai? Non posso continuare con i professori privati…? >>

<< Scordatelo, sei mio nipote. Ed essendo MIO nipote, dovrai frequentare le superiori nella MIA scuola! Se non fosse stato per il problema del recupero degli anni, ti avrei mandato anche prima. >>

<< … >>

A Jin non piaceva affatto quella decisione. In quegli anni, non aveva mai avuto contatti con nessuno della sua età, non aveva mai avuto amici.

Aveva perso totalmente i contatti con i vecchi conoscenti delle elementari e con alcuni amici della madre. La scuola significava anche conoscere persone della sua stessa età, fare amicizie…confrontarsi…e la cosa lo infastidiva.

Il trauma causato dalla scomparsa della madre e quegli anni passati in solitudine insieme a Heiachi ad allenarsi lo avevano profondamente cambiato. Non gli importava molto degli altri. Sentiva di poter stare bene da solo, con se stesso.

Sentiva che non sarebbe mai più riuscito a legarsi a qualcuno.

<< Non me ne frega se non ne hai voglia. Lo farai e basta! E poi…non credi sia ora di ricominciare una nuova vita? Fare amicizie…Dio Santo, tutti i ragazzi della tua età vogliono riempirsi di amici, divertirsi…! >>

Detto questo, se ne andò portandosi con sé Kuma. Jin rimase in piedi …

“Non ho bisogno né di amici né di divertirmi. Al diavolo la nuova vita… c'è solo una cosa di cui ho bisogno…

…La mia vendetta!”

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Capitolo 5
*** Una nuova vita - Parte 2 ***


Documento senza titolo

PARTE 2:

Passarono alcune settimane. I giorni erano volati, e presto per Jin sarebbe tornato il momento di tornare a scuola.

Heiachi, intanto, aveva passato allegramente il tempo a giocare col suo nuovo amico Kuma. Finchè un giorno, due giorni prima dell'apertura della scuola, non dovette partire per un lungo viaggio d'affari, lasciando il nipote da solo alla villa, portandosi dietro persino il maggiordomo. Feng, che era soltanto un giardiniere, era rimasto…tuttavia non abitava in casa con loro, ma veniva una volta ogni due giorni per occuparsi delle piante del giardino. Jin era completamente solo.

E non gli dispiaceva affatto.

Aveva trovato una lettera in cucina, il giorno della partenza, poggiata su un bel tavolo di legno pregiato:

“ Jin, sai bene che starò via a lungo, non so dirti di preciso quando tornerò, non credo prima di un mese. Per questioni d'immagine, devo far venire insieme a me il nostro maggiordomo Sato, e l'autista Watanabe. Per cui, il tuo primo giorno di scuola dovrai andare a piedi. Ti ammazzo se fai il furbo e non ci vai…e sta attento a non perderti. Ti ammazzerei anche in quel caso!

Per quanto riguarda il cibo, cerca di arrangiarti, i soldi non ti mancano (dovrei averteli lasciati in sala. Non spenderli in cavolate, altrimenti scordati che te li ridarò in futuro!). Per quanto riguarda Kuma, so bene che oltre a dargli da mangiare tu non possa fare altro…dunque, ci penserà la nipote di Feng. Verrà a casa una o due volte a settimana per fare la toletta a Kuma. Non ci sarà bisogno che tu ti preoccupi di rimanere in casa quando verrà, le ho dato una copia delle chiavi (so bene cosa stai pensando idiota, e ti avverto che è una ragazza di cui ci si può fidare ). Per quanto riguarda il resto…fa quel che vuoi, basta che non crei casini, altrimenti ti caccio da casa a suon di calci. Non fare danni! Con questo, è tutto!

Heiachi Mishima”

“Lo sapevo, mi ha fatto il terzo grado!” disse tra sé Jin.

Era contento di stare finalmente solo. Non solo perché non gradiva la sua compagnia più del necessario per gli allenamenti, ma anche perché poteva avere la villa tutta per se. Non era la prima volta che partiva per affari…era abituato. Però di solito non se ne stava via più di una settimana, due al massimo. Adesso invece, poteva godersi ogni angolo di quel luogo, completamente indisturbato.

Come prima cosa, decise di andarsi a fare un bel bagno rilassante…per non pensare più allo stress che gli sarebbe aspettato con l'apertura della dannata scuola.

Si avviò al secondo piano della villa. In fondo al corridoio di destra c'era il bagno: era grande, con una bella vasca da bagno riposta di fronte ad una finestra che affacciava sul giardino, con delle meravigliose tende blu, abbinate con il resto del bagno.

Dopo qualche minuto si ritrovò nella vasca piena d'acqua calda e sapone. C'era il silenzio più assoluto. Anche quando Heiachi era in casa c'era un certo silenzio, non parlavano moltissimo, anche perché lui si trovava sempre nel suo ufficio a sbrigare pratiche di lavoro, quando non doveva allenarlo. Comunque, quello era un silenzio diverso dal solito: era la pace più assoluta…Jin, con la sola compagnia di se stesso. Semplicemente meraviglioso per lui.

Eppure…quella solitudine lo stancò presto.

Le palpebre si chiusero lentamente, mentre il sonno lo avvolgeva…

***

Tanta neve…tantissima neve cadeva, lentamente, fuori dalla finestra.

Un piccolo Jin di circa dieci anni era nella sua vecchia casa, sull'isola di Yakushima. Non faceva altro che guardare la neve cadere. Era uno spettacolo meraviglioso. I fiocchi candidi scendevano dal cielo, splendente di azzurro.

Gli alberi, l'erba, tutto veniva ricoperto da quella morbida e gelida neve bianca. Un bianco così splendente, che sembrava emettere luce.

Ma poi, ecco che improvvisamente una figura apparve tra quel bianco. Una donna, capelli scuri e lisci di media lunghezza, decorati da un nastro bianco, come lo era anche l'elegante kimono che indossava, quasi per mimetizzarsi con la neve circostante. Conosceva quella donna:

<< MAMMA! >>

Non riusciva a crederci. Eppure era lei! Senza porsi troppe domande, andò fuori dalla casa, e corse quanto più velocemente poteva verso di lei. Appena la donna lo vide, ecco che allargò le braccia, per accoglierlo:

<< Jin…da quanto tempo! >> disse, con un meraviglioso sorriso.

<< Mamma! Mamma, non andartene più via! >> disse il bambino, con vocina stridula, immergendosi tra le sue braccia. Le lacrime cominciarono a scorrere dai suoi occhi come fiumi.

La mamma, tenendolo stretto, si accovacciò a terra, e strinse il suo dolce abbraccio sempre di più…così tanto, che finì col non essere più tanto dolce.

<< Non ti lascerò mai più, tesoro… >> disse sussurrando. Aveva uno strano tono di voce.

<< Mamma…? >>

Come Jin alzò lo sguardo per vederle il volto, tutto improvvisamente mutò. Attorno a loro era tutto buio, lo stesso buio che lo aveva accolto quella notte di sette anni prima. Una figura nerissima dalle ali enormi, aveva preso il posto di Jun Kazama. La creatura sembrava essere un'ombra, e Jin non riusciva a distinguere il suo viso, che appariva come una grossa macchia nera. Il suo abbraccio privo di amore era forte, troppo forte per un corpicino come il suo.

<< LASCIAMI! LASCIAMI! >>

<< Non ti lascio… >> disse l'essere oscuro, con voce diabolica << Ho bisogno di te…tu hai bisogno di me… devi essere mio! >>

Le ali nere diventarono ancora più grandi, avvolgendo entrambi. Le sue mani penetrarono nella schiena del piccolo. Era un dolore lancinante, sempre più aggressivo.

Jin non poteva far altro che urlare, e urlare, e ancora urlare, mentre il sangue scorreva lentamente via dal suo corpo.

***

Si risvegliò, ansimando.

L'acqua si era fatta fredda e i polpastrelli delle dita si erano raggrinzite, il che significava che aveva dormito un bel po'.

“Che strano sogno. Ma è stato davvero un sogno?”

Il misterioso tatuaggio sul braccio sinistro bruciava in modo innaturale. Fortunatamente passò in un attimo. Quel sogno, anzi no, quell'incubo lo aveva davvero turbato. Sembrava così reale, soprattutto il dolore degli artigli che si conficcavano sotto la pelle. Quel mostro…quell'essere…cosa voleva da lui? Non ne aveva idea, ma una cosa la sapeva: era lui . Colui che lo aveva in un qualche modo salvato dalla casa in fiamme, quella tragica notte. La creatura che viveva dentro di lui.

Pensarci ancora sopra non sarebbe servito a niente. Inoltre, l'acqua era diventata davvero troppo fredda.

Uscì fuori dalla vasca. L'acqua sulla pelle gli faceva sentire un freddo cane. Si avvicinò lentamente verso il mobile bianco del bagno, cercando di non scivolare con i piedi bagnati. Prima che potesse prendere l'accappatoio, qualcosa attirò la sua attenzione…

La maniglia della porta si stava muovendo. E a casa non doveva esserci nessun altro oltre a lui.

Rimase immobile ad osservare, in quell'istante che sembrava durare un'eternità, col cuore battere all'impazzata. Chi mai poteva essere? Un ladro? Un assassino? O, ancor peggio, la strana creatura del sogno...?

...Ogre?

Chiunque fosse stato, l'avrebbe accolto senza paura. Strinse forte i pugni delle mani, quando la porta si aprì, rivelando…

“...UNA RAGAZZA!”?

Era proprio una ragazza, e anche bassina. Aveva due codini legati ai lati della testa, e fischiettava con noncuranza una strana musichetta. La ragazza non si era accorta subito della presenza di Jin, ma non le ci volle molto per notarlo. La sua faccia diventò rossa come se avesse mangiato qualcosa di terribilmente piccante…

Quando Jin si ricordò di essere completamente nudo, la sua faccia diventò ancor peggio di quella della sconosciuta.

<< AAAAH!!!!!! >> strillarono entrambi.

<< SCUSAMI!!! >> disse poi lei, e corse via dal bagno sbattendo la porta.

Velocemente, Jin prese un asciugamano dall'armadietto del bagno, e, avvolgendoselo intorno alla vita, corse fuori per inseguirla.

<< EHI, TU!!! FERMATI! >> disse, correndo nel corridoio. Era avanti di pochi metri davanti a lui…l'acciuffò per una spalla, ma fu preso alla sprovvista, e lei, spaventata dal gesto, gli diede una fortissima gomitata nello stomaco, facendogli perdere la presa.

Lei corse fin giù alle scale, troppo avvantaggiata rispetto a Jin, che era ancora dolorante allo stomaco. Ripresosi, si affacciò dalle scale, e gridò: << MA CHI DIAVOLO SEI TU!? DA DOVE SEI SBUCATA!? >>

Lei, che ormai aveva raggiunto la porta d'ingresso si voltò per un secondo, senza dargli risposta: i suoi grandi occhi da cerbiatto lo guardavano intimiditi. Jin cercò di arrivare velocemente giù alle scale, ma ormai lei era già uscita fuori dalla villa, e di certo non poteva andare ad inseguirla fuori con un asciugamano intorno alla vita.

<< Assurdo… >> mormorò davanti alla porta chiusa, grattandosi la testa confuso.

continua...

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Salve a tutti. Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento! Ringrazio tutti i recensitori! Approfitto anche per rispondere a Treasterischi (grazie per le recensioni, mi fa piacere che la storia ti piaccia!) sulla questione di Feng:

Lo zio di xiao, parente da me inventato, non è quel Feng Wei che tutti conosciamo in Tekken 5. So che adesso vi chiederete "perchè gli hai messo questo nome"?

Semplice, è un nome che mi sembrava adatto, un nome tipicamente cinese. Dalla sua descrizione si capisce che non è il Feng Wei lottatore di tekken. Oltretutto non lo stimo molto come personaggio del gioco, lo ammetto, per questo gli ho messo tal nome, quasi senza pensarci insomma.

Forse trovate il mio ragionamento contorto (Se non stupido...XD) comunque se volete posso cambiargli il nome.

Grazie per la lettura! Ci si vede al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** Una nuova vita - Parte 3 ***


Documento senza titolo

CAP 2 - parte 3

Arrivò il primo giorno di scuola. Heiachi, come era stato detto da lui, si trovava ancora fuori città.

In quei due giorni Jin non avevo fatto altro che pensare al suo strano sogno e alla “visita” di quella strana ragazza. Insomma: una donna era entrata in casa e lo aveva visto completamente nudo…!! Non era mai stato tanto imbarazzato prima di allora!

Comunque, non fu difficile per lui capire che la ragazza doveva trattarsi della nipote di Feng. Non c'erano dubbi.

Quella mattina, non riusciva proprio a sentire la sveglia. Quando si alzò era tardissimo: << MERDA!! >> gridò seduto sul letto, guardando con rabbia la sveglia. A rovinare ancora di più la giornata iniziata già male fu un gran scivolone che prese alzandosi velocemente dal letto, e che lo fece cadere a terra sbattendo violentemente la testa vicino al comodino.

“…Iniziamo bene…”

Dopo essersi preparato velocemente, indossato l'uniforme, e uscito di casa con ancora il riso in bocca da masticare (/in Giappone la mattina si mangia salato.../) corse a tutta velocità verso la scuola, seguendo le indicazioni che gli erano state scritte su un foglio da Heiachi.

Ci mise più di 20 minuti a trovare la Mishima High School.

La scuola era davvero enorme, con un grande cortile. La torretta dell'orologio, che suonava ogni ora, si ergeva dall'edificio a cinque piani, e aveva appena concluso gli ultimi rintocchi. Vicino all'ingresso c'era una statua di Heiachi, fondatore della scuola, con uno stemma al disotto. Non c'era nessuno…a quanto pare era l'unico ritardatario.

SI fiondò a perdifiato nell'edificio. Non poteva perdere altro tempo. “La prima B…dov'è la prima B!?”

Fortunatamente, riuscì a trovare la classe quasi subito, al secondo piano.

La porta che lo separava dall'aula sembrava un ostacolo insormontabile. Varcare quella soglia significava andare incontro a persone sconosciute, esser costretto a socializzare e ad affrontare gli studi insieme ad estranei. Non era emozionato…era spaventato. La sua giornata era appena iniziata e già non vedeva l'ora di andar via di lì.

Si fece forza: afferrò la maniglia e la girò lentamente…

Con suo stupore notò che l'aula era completamente vuota.

“Ma che…oh, NO!!!!!!”Aveva completamente dimenticato che soltanto per il primo giorno di scuola l'orario era stato spostato ad un'ora dopo.Si afflosciò su una sedia, e poggiò la testa sul banco. Era a pezzi. E più arrabbiato che mai.

Finché, senza che se lo aspettasse minimamente, la porta si aprì:

Era una ragazza molto bassa, con codini ai lati e una cartella con la faccia di un panda disegnato sopra. Viso tondo, e occhi grandi e dolci. Aveva un'aria stranamente familiare…

Era la nipote di Feng! A quanto pare aveva sbagliato l'orario anche lei.

<< TU! >> gridarono all'unisono. Jin si alzò dal banco.

<< Tu…sei quella che è entrata a casa mia e… >>

<< …E tu sei un pervertito! >> terminò lei, col volto rossissimo.

<< C…cosa!? Sei stata TU a vedermi nudo. Io sono solo una vittima…! >> disse lui, cercando di mantenere la calma.

<< Ma se ti sei messo a rincorrermi mezzo nudo per casa! Cosa dovrei pensare!? >>

<< Avresti dovuto pensare che forse era una normale reazione, essendomi ritrovato una sconosciuta entrare nel bagno… >> poi sibilò << …cretina…>>

<< COME OSI!!!! E poi, ti sembra normale rincorrermi a quel modo!? >>

<< E a te sembra normale entrare in casa senza bussare? Lo sapevo che Heiachi non doveva darti le chiavi…>>

<< Guarda, idiota, che io avevo bussato più di una volta e non ho avuto risposta…sei tu che sei sordo! Io ero venuta solo per badare all'orso! Non è colpa mia se poi dovevo andare in bagno! Credevo che la casa fosse vuota! >>

In fondo aveva ragione, se non si fosse appisolato nella vasca le cose sarebbero andate diverse…ma non poteva certo dargliela vinta. E poi, era stata lei a scappare come una ladra.

<< Sei una stupida mocciosa…non voglio sprecare fiato con te... tsk! >> disse Jin, pungente.

<< E tu sei un maleducato idiota! Ma chi ti credi di essere!? Ti credi di poter fare il duro con quella pettinatura ridicola…? >> disse lei indicandogli i capelli.

<< PETTINATURA RIDICOLA!? Ma sentila…! A parte che i miei capelli ora non c'entrano un bel niente, ma poi ti sei vista tu? Sei bassa come una poppante, hai i codini come una poppante, e sei capricciosa come una poppante! >>

La ragazza divenne paonazza dalla rabbia:

<< Brutto deficiente spilungone …! >>

<< Mocciosa svampita nanetta…! >>

Infine, si limitarono entrambi a sbuffare e a sedersi, l'uno lontanissimo dall'altro. Se già le cose quella mattina erano partite male per Jin, non sembravano in via di miglioramento.

U n'ora dopo la classe cominciò a riempirsi. Alcuni attirarono molto l'attenzione di Jin. Per esempio, c'erano tre ragazze con la pelle abbronzantissima , gonne visibilmente accorciate, trucco e capelli chiari, due di loro bionde e la terza, davvero molto carina, aveva i capelli tinti di color rosso sangue …le classiche ganguro (/è uno stile molto di moda in Giappone fra le ragazze. Consiste nell'ossigenarsi i capelli, scurirsi la pelle con lampade, trucco vistoso e look sexy. Solitamente non hanno una buona nomina…nda/). Dai modi di fare, si poteva intuire che la rossa fosse la leader del trio. Mentre si avviava al suo posto, avendo notato il ragazzo, dopo averlo osservato dalla testa ai piedi, gli fece un occhiolino malizioso. Jin voltò lo sguardo, imbarazzato e piuttosto infastidito.

Al banco vicino a Xiaoyu si andò a sedere una ragazza dai capelli corti e castani. A quanto pare già si conoscevano…la cinesina le bisbigliò qualcosa all'orecchio, e fece un'occhiataccia a Jin, che ricambiò a sua volta.

Per ultima entrò una donna. Non era asiatica, aveva gli occhi azzurri e i capelli color nocciola. Aveva un gran fascino.

<< Buongiorno a tutti! Mi presento >> e cominciò a scrivere sulla lavagna il suo nome in perfetto giapponese, nonostante fosse straniera << Mi chiamo Angela Lloyd. Sono la vostra insegnante d'Inglese. >> Aveva un accento particolare. Tutti, tranne Jin, che non sembrava dare molto peso alla sua presenza, ricambiarono il saluto:

<< Buongiorno professoressa Lloyd. >>

<< Allora, ragazzi…essendo il vostro primo giorno alle superiori, credo sia opportuno che ognuno si presenti alla classe…allora, partiamo da...tu, in prima fila. Poi, a seguire, tutti gli altri. >>

Un ragazzo grassoccio si alzò e cominciò a parlare. Sembrava intimidito…

<< Su, non essere timido! >> lo incoraggiò la professoressa, sorridendo.

<< Mi chiamo Seichiro Tanaka, vengo dalle scuola media Setsuka…ehm… >>

<< Parlaci della tua famiglia… >> disse ancora Lloyd, incoraggiandolo sempre col suo bel sorriso.

<< Allora…mia madre è casalinga e mio padre lavora in un ufficio… >>

<< Bene! Grazie Tanaka…avanti il prossimo! E…non siate timidi. Dobbiamo solo fare amicizia! >>

“Ma da dove l'ha presa Heiachi questa? Da un asilo?” pensò Jin.

Passarono i minuti, gran parte della classe si era presentata. La ragazza dai capelli rossi si chiamava Ai Kuroda, le sue amiche Yuka Tomoe e Chikako Kitamura. L'amica di Xiaoyu invece si chiamava Miharu Tsuki.

<< Eccomi! >> disse Xiaoyu, alzandosi e andando di fronte alla classe sorridendo: era il suo turno.

<< Il mio nome è Xiaoyu Ling, nazionalità cinese. I miei genitori allevano panda in Cina, e vivo qui con i miei zii…provengo dalla scuola media Jeong Yim. Piacere di conoscervi!!! >> disse, allegramente, e dopo aver fatto l'inchino tornò al suo posto.

<< Ehi ragazzo! >> chiamò la professoressa, indicando Jin. << Forza, manchi solo tu. >>

Ma Jin non sembrava felice della cosa…<< E' necessario, professoressa Lloyd? >> chiese.

<< Ma certo…dai, non essere timido e vieni. >>

<< Non sono timido, è solo che…>>

<< Forza! >>

Jin si alzò sbuffando silenziosamente, e andò di fronte alla classe.

<< Mi chiamo Jin Kazama… >>

<< Kazama Jin…? Ma tu allora sei il nipote del preside! Mi aveva parlato di te, ma non credevo saresti finito proprio nella mia classe! >> disse la professoressa.

Tutta la classe si ammutolì e cominciò ad osservarlo incuriosito.

“Ma perché non ti stai zitta!?”

<< Si…posso tornare a posto adesso? >>

<< Aspetta, non vuoi parlarci della tua famiglia e della scuola da cui provieni? >> lo fermò Lloyd.

“MA COSA VUOI? STUPIDA!”

Cosa avrebbe dovuto dire? Che non aveva i genitori?

<< Vivo con mio nonno, e non vengo da alcuna scuola media perché ho studiato privatamente. Adesso posso tornare a posto!? >> chiese con sfacciata insistenza.

<< Ehi, datti una calmata! >> disse un ragazzo all'ultima fila. Aveva i capelli tinti di biondo e masticava una gomma. << Perché sei il nipotino del preside credi di poter comportarti come vuoi? >>

Jin lo fissò con asprezza. Non poteva starsene zitto:

<< E tu credi di poter fare il bullo perché ti sei tinto i capelli color canarino? >>

<< Kazama, Honda…! >> la professoressa era disperata.

<< COME!? >> il biondo si alzò dal banco << Ma lo sai che ti gonfio? >>

<< Ma che paura…>> disse Jin, con una tranquillità tale che dava quasi sui nervi.

<< Brutto…! >> sembrava che da un momento all'altro il tinto avrebbe corso verso Jin per saltargli addosso. Ma…

<< STATE ZITTI! >> urlò Lloyd a squarciagola. I due si ammutolirono << Se non la smettete immediatamente dovrò punirvi! >>

I due andarono ai propri posti, furiosi.

Le ore passarono, tra un'occhiataccia e un'altra.

Arrivò l'ora di spacco.

Molti ragazzi si raggruppavano a chiacchierare e mangiare. Alcuni si sedevano sui banchi a leggere manga o a giocare al cellulare.

Ai Kuroda si era appiccicata a Honda, e non faceva altro che dire << Che figo che sei, Toru-kun! >>, sempre con le sue amiche al seguito, che chiacchieravano e ridevano come delle oche a qualsiasi battuta stupida che Toru diceva. Ai non era da meno.

Jin rimase seduto al suo posto, completamente solo. Rimase ad osservare la cinese chiacchierare affiatatamene con l'amica Miharu.

Sapeva che quel giorno sarebbe stato orrendo. La ragazzina cinese, la professoressa incompetente, il bulletto ossigenato. Inoltre, le ragazze lo fissavano bramose, il che era fastidioso e imbarazzante a mille. Cos'altro poteva succedere di peggio?

Inaspettatamente, la rossa gli si piazzò davanti:

<< Ehilà, come mai stai guardando quelle due? Una di loro ti piace? >> chiese, poggiando i gomiti sul suo banco e sporgendosi di petto, ovviamente lo faceva apposta.

Toru li guardava con una faccia nera di rabbia. A quanto pare, non gli piaceva vedere Ai vicino al nipotino del preside.

<< Non è affar tuo. >>

La ragazza ridacchiò, e prese a sedersi sul banco.

<< Accipicchia, che tipino che sei! Comunque, lasciale perdere… sai, non sei adatto a nessuna di loro! Sei così carino… e poi, sei così alto… scommetto che hai avuto un sacco di ragazze… >>

La ragazza poggiò l'indice sul petto del ragazzo, facendolo scorrere in basso. Jin arrossì in un sol colpo.

<< Smettila. >> disse, spostandole la mano, seccato.

<< Hi, hi…scusa! Non credevo fossi gay! >>

<< Non sono gay. Semplicemente non mi piaci affatto. Se credi di apparire sexy ti sbagli: sembri solo una povera sgualdrina da quattro soldi. >> la ragazza lo fissò incredula. Poi lui continuò << Sei ridicola…non voglio avere niente a che fare con una persona come te! >>

Detto questo, Jin si alzò e uscì fuori dall'aula.

Ai rimase immobile, in piedi.

<< Ai-chan, tutto bene? >> chiese Yuka Tomoe, avvicinandosi a lei, insieme a Chikako Kitamura.

<< …Quel…quel…! >>

la ragazza tremava di rabbia

<< …Nessun ragazzo mi ha mai rifiutato, in malomodo per giunta …NESSUNO…! >>

---- Salve! Come al solito, ringrazio i miei recensitori ^^! Siete tutti troppo buoni...vi dò una piccola anticipazione: il tipo biondo, Toru Honda, ha qualcosa a che vedere con Hwoarang...vedrete ! Non perdete i prossimi capitoli! A presto.---

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Capitolo 7
*** Una nuova vita - parte 4 ***


Documento senza titolo .PARTE 4

Era ora di tornare a casa.

In classe era rimasto solo lui. Voleva andarsene via da solo, lontano dalle compagne di classe, che non facevano altro che domandargli “Hai la ragazza?” oppure “Com’è la casa del signor Mishima?” o anche “Ti va di uscire qualche volta?”. Non ne poteva più.

Si avviò al bagno dei maschi, doveva darsi una rinfrescata. Era a pezzi. Poggiò le mani sul lavandino, e il suo volto si abbassò.
“Dannato Heiachi! Dannata scuola! Dannati compagni di classe! Non ce la faccio…”

<< …NON CE LA FACCIO! >> urlò. Non poteva resistere in quella scuola un giorno di più, figuriamoci tre anni (/le superiori in Giappone durano 3 anni. In prima, i ragazzi hanno 15-16 anni/)

Alzando lo sguardo, vide lo specchio davanti a lui. Rimase ad osservare stupito la sua figura riflessa. Non ci aveva mai fatto caso, ma crescendo era diventato la copia spiccicata di sua madre: stessi lineamenti e forma del viso, le stesse labbra, lo stesso naso. Non gli occhi però. Probabilmente erano più simili a quelli di suo padre, ma non poteva dirlo con certezza, essendo che l’aveva visto soltanto una volta, in foto, sei anni prima. Per un attimo gli sembrò proprio di vedere lei, sua madre, sulla superficie dello specchio.

Fece fuoriuscire la collana che indossava sotto la maglia dell’uniforme. Era quella che gli aveva regalato Jun.

“Se solo ci fossi tu qui…ho tanto bisogno di te, mamma…ho tanto bisogno del tuo conforto!”

Strinse forte il ciondolo, per infondersi coraggio, proprio come fece la notte della tragedia. Ma per quanto stringesse, non riuscì a trattenere una lacrima, che scivolò lentamente sulla sua guancia. Quando improvvisamente…

“Sei patetico!”

Jin fece uno scatto: era “lui”. L’essere rintanato nel suo io.

<< T…tu? >> chiese Jin, spaventato, guardando incredulo lo specchio << Cosa vuoi? Lasciami in pace! >>

Il riflesso del ragazzo era tutt’altro che normale. Il Jin dello specchio riprese a parlare:

“Jin, Jin…siamo amici, no? Non sei contento di vedermi? Sono solo venuto a farti una visitina!”

<< NO! Cosa vuoi fare? Mi stai perseguitando…? Prima nel sogno, e adesso…!! >>
“ Sarò sempre presente, ragazzo mio. Abbiamo fatto un patto, ricordi?”
<< E con ciò? Dovevi farmi diventare più forte…! >>
“ E infatti lo sarai. Io e te, diventeremo una cosa sola…e a quel punto saremo fortissimi!”
<< COSA!? Che vuoi dire? >>

Jin non capiva le parole della creatura.

“ E’ il patto, Jin. Sei stato tu a dirmi di renderti forte. E con me lo sarai…ci vuole solo un po’ di tempo…forse ci vorranno anni, ma prima o poi, il tuo cuore diventerà completamente mio!”
<< Il mio cuore..? >>
“Si! Il tuo cuore, la tua anima. Verranno inghiottite sempre più dall’ombra. Un’ombra sempre più nera…”
<< NON VOGLIO! >>
“ E invece lo vuoi, Jin! LO VUOI! Sento che lo vuoi, , dentro di te sai che è così! Sei tu stesso che mi dai la forza!”
<< Io? E in quale modo!? >>
“Inutile che te lo dica…prima o poi capirai. E allora, tutto avrà inizio…per me e per te…”
<< NO!!!! >>

Jin tirò un potente pugno allo specchio, frantumandolo in mille pezzi. Ma la voce continuava a rimbombare nella sua testa:
“ ACCETTA IL TUO DESTINO, JIN KAZAMA!”
<< VATTENE….! >>

Jin urlò, stringendosi il braccio sinistro. Anche questa volta, il tatuaggio cominciava a bruciargli e a fargli male, tanto che si ritrovò ad accasciarsi lentamente a terra.

Prima di perdere i sensi, sentì una voce femminile chiamarlo per nome…

<< …KAZAMA? >>

Poi, il buio.

***
SPLASH!

Una secchiata d’acqua fredda fece recuperare i sensi a Jin, che si ritrovò a terra, nel bagno dei maschi, in compagnia di…

<< Ling? >> domandò stupito, vedendo la cinese in piedi di fronte a lui, con il secchio fra le mani.
<< Tutto bene? Mi hai fatto prendere un colpo…! >> disse lei, aiutandolo ad alzarsi.
<< Ahi…! La mia mano…! >>

La mano destra di Jin sanguinava, con ancora conficcato qualche frammento di specchio.

<< Ero rimasta a pulire l’aula di scienze, quando ho sentito un rumore di vetri rotti e delle grida…quando sono arrivata, ho trovato lo specchio a pezzi e te che svenivi. Ma che diamine hai combinato? La tua mano sta sanguinando tantissimo…! >>
<< …non sono affari tuoi…! Lasciami in pace! >> rispose lui, voltandosi. Non poteva certo dirgli di aver avuto un dialogo piuttosto agitato con una strana creatura che viveva dentro di lui? Di certo lo avrebbe creduto pazzo…sempre se non lo era davvero...cominciava a dubitare di se stesso. E se la creatura misteriosa era una sua altra personalità nascosta...? Se la sua testa aveva cominciato a smettere di funzionare dal suo risveglio dal coma?

La ragazza lo fissò offesa:
<< E’ questo il tuo modo di ringraziarmi? Se non ci fossi stata io, chissà quando ti saresti svegliato! Sei la persona più maleducata che abbia mai conosciuto! Ti saluto! >>

Detto questo, girò i tacchi e andò verso la porta del bagno.

“Accidenti…devo dirle qualcosa!”

<< Senti…ehm… >>
<< Che vuoi? >> chiese lei, girandosi seccata.
<< Ecco…e va bene! Scusami! >>
<< Se lo devi dire scocciato, lascia perdere… >> disse lei, facendo una linguaccia e aprendo la porta per uscire:
<< Aspetta Ling…ouch!!!! >>

Jin si afferrò la mano sanguinante. Aveva fatto un movimento brusco.

<< Ehi, devi assolutamente curarti la mano! >> disse lei, andandogli incontro, aveva dimenticato della sua ferita. Non poteva lasciarlo in quelle condizioni.
<< Non preoccuparti…e poi, adesso l’infermeria è chiusa…aspetterò di tornare a casa… >>
<< Non pensarci nemmeno! >> disse lei, tirandolo per l’uniforme << Tu vieni a casa mia, adesso! E’ molto più vicina da qui di casa tua! >>
<< Ma… >> ribattè lui.
<< Niente “ma”! Si fa come dico io! >>

***

Arrivarono a casa di Xiaoyu.
Era piccola, ma comunque molto accogliente, e aveva un bel giardino. E poi, era veramente vicina alla scuola. Non ci impiegarono più di cinque minuti.
Ad attenderli c’erano gli zii della ragazza: Feng, il giardiniere di Heiachi, e la moglie Ting Ting, una bella signora dai capelli arricciati.

<< Grazie…perdonatemi per il disturbo. >> disse Jin, un po’ imbarazzato, mentre la donna avvolgeva la fascia attorno alla sua mano. Si trovavano tutti e quattro in cucina, seduti intorno al tavolo.
<< Ma quale disturbo? Non potevi tornare a casa così. Non preoccuparti! >> rispose benevolmente la signora.
<< Qualsiasi cosa per voi, signor Kazama… >> aggiunse Feng.
<< Ma perché continui a chiamarmi “signor Kazama”? Chiamami Jin…>>
<< Ehm…il fatto è che non sono abituato! >> rispose il giardiniere, grattandosi la nuca.
<< E’ apposto adesso, zia? >> domandò Xiaoyu alla signora, seduta di fianco a Jin.
<< Certo, tesoro mio. Finito! >> e detto questo, tagliò la benda in abbondanza.

Jin si alzò dal tavolo:
<< Grazie davvero…spero di poter ripagare il gesto, un giorno.>>
<< Ma figurati! Piuttosto, vuoi rimanere un po’ qui? >> domandò la signora Ting Ting.
<< A dire il vero…non lo so, forse è meglio andare a casa… >>
<< Ma sign…ehm…Jin, a casa tua non c’è nessuno. Rimani a cena da noi! >> insistette Feng.
<< Zio, se non vuole, non insistere… >> aggiunse Xiaoyu.
<< Non è che non voglia…è solo che… dovrei studiare per domani. >>

Non era certo quello il motivo. Si sentiva davvero in imbarazzo. Non aveva mai mangiato da altre persone. Non sapeva come comportarsi, e poi, li aveva già disturbati troppo.

<< Beh, se è per lo studio…allora sarà per la prossima volta, okay? >> chiese la signora.
<< Si… >> rispose il ragazzo, anche se non molto convinto che la cosa sarebbe potuta succedere << Allora io vado. Grazie ancora! >> e li salutò inchinando il capo.

Xiaoyu lo accompagnò alla porta:

<< Di un po’, perché non vuoi rimanere? >> chiese lei, per niente convinta della cosa.
<< Te l’ho detto, dovrei studiare… >>
<< Ma se domani non abbiamo compiti! >>
<< Ehm… >>

La ragazza fece una smorfia << Avevo dimenticato che ti sono antipatica… >> disse, facendolo uscire di casa. Stava per chiudere la porta.
<< No, aspetta! >> la fermò Jin. La ragazza riaprì. << Tu…non ti trovo antipatica! >>
<< Nonostante quello che è successo…a casa tua…? >> dicendo questo, le guance di Xiaoyu avvamparono. Non aveva dimenticato la scena nel bagno di casa Mishima. Anche Jin divenne paonazzo.
<< Per quel fatto… non pensiamoci più. Non era colpa di nessuno. >>
<< D’accordo… >>
<< Allora, a domani, Ling. >>
<< A domani Kazama. >>
La porta stava per richiudersi…
<< …grazie di tutto, Ling. >> disse in fine Jin. Xiaoyu gli sorrise:
<< Lo avrebbe fatto chiunque. A domani, allora! >>
<< A domani. >>

La porta si richiuse per davvero. A Jin non rimase altro che tornare a casa.

Quando arrivò si stese sul divano del grande salone, voleva schiacciare un pisolino prima di mangiare. Poteva godersi il silenzio.
Ma c’era qualcosa che non andava.

Tutto era fin troppo silenzioso. Tutto troppo vuoto.
I minuti scorrevano, e tutto restava immutato.

Ripensò a Xiaoyu. E alla sua casa.

In quella casa, così piccola, così semplice, regnava nell’aria un calore che Jin non sentiva più da anni.

Il calore di una famiglia.

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Salve a tutti. Come al solito, rinnovo i ringraziamenti ai recensitori: Miss Trent (grazie!Sto cercando di aggiornarmi molto sul Giappone e la sua cultura, mi fa piacere che il mio sforzo sia di tuo gradimento ^^), Ysi (come vedi, i due si stanno felicemente riappacificando! ^^ diventeranno sempre più amici!), Silver Princess (anche io mi immagino il vecchio un megalomane XD!!!! e anche un pò strano...basti vedere la giacca orrenda leopardata che indossa nel filmato di tekken 4 che ho menzionato anche in uno dei primi capitoli :D!!!)...grazie! E saluto e ringrazio per la recensione anche il Pazzo! E' una vita che non ti trovavo a rimettere piede su efp! Un bacio a tutti, spero non perderete il prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 3 - Amici...? (parte 1) ***


Documento senza titolo CAPITOLO 3 – Amici...?

Parte 1

Passò qualche giorno.

A scuola le cose continuavano a non andare bene.
Jin cercava di evitare chiunque che non fosse Xiaoyu, e in particolar modo non poteva vedere le tre ganguro e Honda. Ma se lo sentiva…prima o poi, qualcosa sarebbe successo. Niente di buono, purtroppo.

Quel giorno, Jin era nella lussuosa palestra di casa Mishima. Indossava un kimono da lotta bianco, con fiamme nere ricamate. Era solo, con occhi chiusi e mente libera.
Fece un respiro profondo, aprì gli occhi e tirò un pugno al grosso sacco di sabbia appeso. Lo immaginava come se fosse Toshin, il Dio della Lotta, il feroce Ogre che gli aveva strappato sua madre.
Nonostante lo avesse visto solo una volta, la sua immagine era rimasta ben calcata nella mente del ragazzo. Persino la voce riusciva a ricordare, e alle volte la immaginava talmente bene che gli pareva quasi di trovarselo davanti da un momento all’altro.
Non avrebbe potuto dimenticare quel volto per nulla al mondo. O, almeno, non prima di avergliela fatta pagare. Avrebbe voluto cercarlo subito, ma doveva assolutamente finire la scuola prima di mettersi in marcia.

“Eccome, se te la farò pagare, bastardo assassino…!” mormorava nella sua mente Jin Kazama, aumentando freneticamente la potenza di ogni suo pugno e calcio..
Dopo un po’ il sudore cominciò a scorrergli su tutto il corpo, e le goccioline sprizzavano via dalla sua pelle ad ogni colpo che assegnava.

Intanto, la porta della villa si aprì silenziosamente.
Capelli neri raccolti in due codine, occhi grandi, maglietta con al disopra scritto luccicante “Panda” a caratteri cubitali, e una salopette di jeans. Era Xiaoyu.

Sentendo i rumori in palestra, immaginò che dovette trattarsi di Jin. Si incamminò lì, trovando il ragazzo intento ad allenarsi. Stava per chiamarlo, non l’aveva vista. Ma non riuscì a dire nulla: era incredula.
<< KIAI!!!!!!!!! >> urlò lui sferrando un colpo.

Aveva bucato la resistente sacca con la sola forza di un pugno… Xiaoyu non aveva mai visto nulla di simile. Certo, lo zio gli aveva raccontato che Heiachi Mishima, uno, se non l’unico, dei più bravi maestri di Arti Marziali di tutti i tempi stava allenando il proprio nipote, ma non si aspettava risultati così stupefacenti.

<< Ling? Da quanto tempo sei li? >> domandò il ragazzo, accorgendosi di lei.
<< Ehm, Ni-Hao, Kazama…!!!>> rispose la cinese tornando alla realtà, andandogli incontro allegra, con le mani nella tasca della salopette.
<< …Avresti dovuto bussare! >> la rimproverò lui. Non gli andava che avesse accesso libero alla casa in qualsiasi momento…che Heiachi avesse fatto bene a lasciarle le chiavi?
<< Hai ragione, scusami. Però sai…credevo non fosse più un problema… >>
<< Lascia perdere, mi passi l’asciugamano? >> domandò lui, indicandole un panno beige appeso al muro vicino a lei.
La ragazza lo prese e glielo lanciò. Jin lo prese al volo senza problemi, e si asciugò il viso e il petto grondanti di sudore.
<< Sembri forte! >> disse lei.
Jin fece una smorfia delusa << Non abbastanza. Non riesco ancora a battere Heiachi… >>
<< Beh, il signor Mishima è uno dei più abili maestri di lotta di tutto il mondo >> disse Xiaoyu << E poi, è molto più anziano di te, ha più esperienza. Spero di diventare anche io forte come lui! >>.
Jin non era sicuro di aver capito bene...<< Vuoi dire che anche tu pratichi le arti marziali!? Ma sei così...così... >>
<< ...”così” come...!?!?!?!? >>
<< Ehm...niente! >> Jin avrebbe voluto dire “gracilina”, ma sapeva che era meglio tenere per se quella considerazione.
<< Un giorno ti affronterò...e allora vedrai come sarò “così”...forte! >> disse lei, con sfida.
<< Comunque...>> continuò Jin, per cambiare discorso << ... non posso aspettare di diventare vecchio anche io per essere imbattibile. >>.

Xiaoyu lo fissò curiosa, e chiese << Perchè tanta fretta? Non dico di diventare vecchio, ma...>>
<< E' perchè...beh, lascia perdere. E' affar mio. >>

Xiaoyu si portò le mani ai fianchi, e girò lo sguardo offesa << Dovresti aprirti un po' di più con le persone...! Sei troppo asociale! >>
<< Senti, non te la prendere, ma ci sono cose di me che preferirei non raccontare...cavolo, è la mia vita! Decido io se parlarne o no! >>
La ragazza si limitò a fissarlo severa...:
<< E non fissarmi in quel modo! >>
<< Non preoccuparti, signor “Ice-berg” ora vado da Kuma...dopotutto sono venuta qui per lui, non per te! >> rispose lei, facendo la solita linguaccia dispettosa.

Stava per uscire dalla palestra, quando improvvisamente, uno dei vetri dei finestroni si ruppe in mille pezzi, proprio dove la ragazza stava passando. Jin corse a tutta velocità verso di lei...stava accadendo tutto così improvvisamente che non aveva proprio tempo per stare a pensare, doveva agire immediatamente.
<< AH!!! >> gridò la cinese, portandosi le mani sulla testa, chiudendo gli occhi. Li tenne chiusi stretti, quando si sentì spingere ad un lato. Appena riaprì gli occhi si ritrovò a terra, con Jin sopra di lei.
<< Stai bene? C'è mancato un pelo! >> disse Jin, indicando i pezzi di vetro frantumati a pochi passi da loro.
<< Mio Dio...! >> Xiaoyu era esterrefatta. Di certo, se non fosse stato per Jin, si sarebbe fatta mooolto male.

Jin si rialzò e corse alla finestra rotta: c'erano dei sasso piuttosto grossi a terra, di certo erano stati quelli a rompere il vetro.
<< CHI E'!? CHI DIAVOLO SEI!? >> urlò alla finestra.
Vide delle sagome sulla strada correre via, oltre la cancellata della villa. Non distanziava molto dalla finestra, di certo erano stati loro. Non era riuscito a vederli bene in volto...ma non gli importava. Non poteva lasciarli andare come se nulla fosse...
Scavalcò velocemente la finestra rotta, essendo al piano terra, rischiando anche di ferirsi con le scheggie, aprì la cancellata e corse a perdifiato contro i figuri.
<< KAZAMA! >> Xiaoyu prese a seguirlo.

Jin sentiva il suolo dell'asfalto toccare i suoi piedi nudi. Gli faceva male, e inoltre stava per piovere, si sentivano alcune gocce cadere, e, essendo che indossava solo il kimono da karate, sentiva molto freddo. Ma non aveva alcuna intenzione di mollare, per colpa loro stava per andarci di mezzo anche Xiaoyu.
“Quei bastardi...! Come hanno osato!?”

Il gruppo, formato da tre, fuggiva attraverso stradine e viali. In pochi minuti, Jin si ritrovò piuttosto lontano da casa sua...ma ormai li aveva in pugno.
I tre imboccarono un vicolo cieco. Intanto, Xiaoyu riusciva a stento a stare dietro al ragazzo, ci mise un po' ad arrivare...

<< Siete in trappola! >> Disse Jin col fiatone, avvicinandosi alle tre persone con le spalle al muro. Sorpreso, riconobbe le tre ganguro della sua classe: Ai, Yuka e Chikako.
<< Voi!? >> domandò Xiaoyu, appena arrivò. Anche lei aveva il respiro a mille.

<< NOI in trappola...? >> domandò sarcastica Ai al ragazzo, scostandosi i bei capelli rossi. I due si voltarono:

Dietro di loro c'era un gruppo di ragazzi dall'aria tutt'altro che tranquilla. Erano in otto, la maggior parte di loro indossava giacche di pelle da motociclista.
Tra loro c'era anche Toru Honda.

<< Ma che diavolo...!? >> Jin non se l'aspettava minimamente.
<< Devi pagarla, Kazama! >> disse lui, ridacchiando. In mano aveva un tubo di ferro. Xiaoyu osservò l'arnese con terrore. In che modo voleva che Jin la “pagasse”?
Jin non diede importanza al fatto che fosse armato << Se volevi sfidarmi, potevi semplicemente dirmelo. Oppure, credi che far lanciare sassi per la finestra ti renda più figo!? >>
Toru ridacchiò insieme agli altri, giocherellando con il tubo in mano: << ...Ma così è più divertente, no? Guardati, sei uscito con addosso solo il kimono da lotta...sei uno spasso! Non ci speravamo poi tanto che saresti uscito ad inseguirci. Invece, per fortuna...>>
Xiaoyu si parò davanti a Jin, prima che questo potesse rispondere con le rime << Stai esagernado! Possibile che Kazama ti stia così antipatico!? Nemmeno lo conosci! >>

Toru spintonò lontano la cinese << Fatti gli affari tuoi! Kazama ha messo le mani addosso ad Ai-chan! >>
<< COSA!? >> domandò incredulo Jin << Tu sei fuori!!! >>. Xiaoyu lo guardava incredula...<< Kazama...è la verità? >>
Le tre ganguro si avvicinarono ai litiganti:
<< Oggi, quando se ne erano già andati tutti mi ha portata di forza nel bagno e... >> Ai si lasciò andare tra le braccia delle amiche con fare melodrammatico << ...non posso continuare! Che vergogna...che vergogna!! >>
<< Non è mai successa una cosa simile! Sei pazza!? >> gridò Jin, arrabbiato.
<< Honda, sei così scemo da starle anche a credere!? >> disse Xiaoyu all'ossigenato, fiduciosa dell'innocenza del ragazzo << Si vede lontano un miglio che mente! >> infierì, indicando la rossa.
<< Non mi mentirebbe mai...non a me! Levati dalle palle piuttosto, bamboccia! Adesso mi hai veramente stancato... >>

Toru stava per lanciare il tubo addosso a Xiaoyu. Ma la cinese lo afferrò con facilità, tirandosi a se il ragazzo: << Beccati questo, scemo! >>
Toru si beccò un calcio in piena faccia, finendo a terra col naso sanguinante: << STRONZA! >>.
Xiaoyu ridacchiava, facendogli una smorfia.
<< Complimenti...>> bisbigliò meravigliato Jin alla ragazza, che ricambiò con un occhiolino.
Toru si rialzò e corse verso la cinese << Vediamo se riesci a farlo ancora, puttana!>> gridò.
Jin lo afferrò al volo, prima che Xiaoyu potesse preparare un altro calcio, facendogli una presa al polso. << L...lasciami!!!! >> supplicava Toru.
<< Come vuoi...>>
Toru venne scaraventato ancora una volta a terra.

<< Tutti addosso! >> urlò uno dei teppisti. Ma questo fu bloccato da un compagno:
<< No, Akira...lascia che sia solo io ad occuparmene... la ragazza non mi sembra un problema, quello scemo di Toru si è fatto prendere alla sprovvista. Il tipo, invece, sembra abbastanza forte da resistere almeno cinque minuti, sarà divertente... >>
Era un ragazzo molto alto, poco più di Jin, aveva i capelli tinti rosso/arancioni, vestito di pelle e con degli occhiali da corsa sulla fronte.
<< Sei...sicuro Hwoarang!? >>

“Hwoarang...? Che razza di nome è!?” Si chiese Jin. Non poteva certamente essere il suo vero nome. Di certo era un soprannome.

<< Certamente...sai perfettamente che non sono mai stato battuto! E poi decido io qui...sono il capo o no? >>
<< Se ti batto, dovrete lasciare in pace me e la ragazza! Ci stai? >> disse Jin, posizionandosi per accoglierlo nel peggiore dei modi.
<< Okay, pivello...se ti batto io però, io e i miei amici non ci penseremo due volte a conciarti tutti insieme per le feste ...compresa la tua ragazza...>>
<< Non sono la sua ragazza! >> si intromise Xiaoyu, arrossendo come un peperone.

Gli altri si misero attorno ai due, pronti ad ammirare lo “spettacolo”. Nonostante stesse cominciando a piovere, nessuno pareva farci caso.
<< Kazama, ti aiuto io...! >> Xiaoyu stava per andargli incontro, ma uno della banda, il più energumero, l'afferrò per le spalle: << Non ti immischiare, bambina! >>

Ai osservò i due con sicurezza. Conosceva bene Hwoarang, si fidava ciecamente delle sue potenzialità...
<< Lascia perdere, cinesina, quel Coreano non è mai stato sconfitto... >> bisbigliò a Xiaoyu, acida.

Hwoarang si stiracchiò il collo, e passandosi una mano sui capelli bagnati dalla pioggia disse:
<< Non ci sperare, nessuno ha mai resistito alle mie tecniche di Tae Kwon Do.>>
<< Tu invece, pensa a sperare di non farti troppo male! >> rispose Jin, dandosi un'ultima sistemata al kimono pregno d'acqua piovana.
Hwoarang, senza aspettare un secondo di più, gli mollò un calcio, che l'altro riuscì a parare col braccio.
<< Hai avuto fortuna... >> sibilò il rosso.
<< Tu dici? >>
Jin lo respinse, e cominciò a lanciare pugni. Hwoarang sembrava non riuscire a pararli...troppo veloci. Non poteva fare altro che indietreggiare.

<< Non arrenderti, Hwoarang!! >> urlavano in coro le tre ragazzacce.
<< Vai, Kazama!!!! FAGLI VEDERE QUANTO VALI! >> gridò ancora più forte la cinese, cercando di soffocare le urla incoraggianti delle tre, che la guardarono con rabbia.

<< NON VALE NIENTE, QUESTO BASTARDO!!! >> sbraitò il coreano, cercando di sferrare un calcio rotante. Ma inaspettatamente...
<< Dove stai guardando, teppistello...? >> Jin gli era arrivato alle spalle, e lo colpì con una potente gomitata alla schiena.

Hwoarang cadde sull'asfalto bagnato...stava per rialzarsi, ma il piede nudo di Jin glielò impedì, premendolo al suolo:
<< Figlio di puttana... >> disse il coreano, con voce soffocata.
<< Questo non dovevi dirlo!>> Jin gli sferrò un calcio allo stomaco.
Gli altri cominciarono a bisbigliare increduli. Hwoarang, il più forte, il più grande fra loro era stato battuto per la prima volta...e non era riuscito a resistere...
<< ...neanche cinque minuti...tsk! >> disse infine Jin, allontanandosi soddisfatto. Si sentiva esattamente come Heiachi, al tempo in cui combatterono insieme per la prima volta. Era piuttosto gratificante...
<< Non te ne vorrai andare lasciando qui la tua amichetta, vero? >> domandò il gigantesco bullo che teneva ferma un' arrabbiatissima Xiaoyu. Jin mollò come se nulla fosse un pugno sulla faccia del tipo, che lasciò la presa.
<< Sarei riuscita a cavarmela anche da sola! Dovevi solo darmi del tempo, sono forte sai? >> disse Xiaoyu, zuppa di pioggia come tutti gli altri, come per rimproverarlo.
<< E come ti saresti liberata di un tipo di due metri come quello quando tu superi a stento il metro e cinquanta? >>
<< Non crederete che vi lasceremo andare via così? >> disse Toru, con ancora il naso sanguinante. Ma...
<< Chiudi...chiudi il becco Toru! >> lo fermò Hwoarang, debole a terra. << Non lo dovete toccare...avevamo un patto... >>
<< ma...>>
<< NON ROMPERE! Sono io il capo! >>
Toru si azzittì. Ai lo guardò con rimprovero...non si era fatto valere.
<< T...tu.... >> il coreano questa volta si rivolse al vincitore << ...come...com'è che ti chiami? >>
<< Jin Kazama. >> rispose il nipote di Heiachi.
<< Bene...Kazama...sappi... che voglio la rivincita! >>
<< Se proprio ci tieni...ti aspetterò! >> rispose Jin, incamminandosi via con Xiaoyu, che non faceva altro che ripetere “Bravo!!!! Gli hai dato quello che merita!”, cercando di imitare i suoi pugni, colpendo l'aria umida.

Guardò per l'ultima volta con i suoi occhi scuri e profondi il coreano a terra. Qualcosa gli diceva che un giorno sarebbe tornato davvero.

...continua....

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Capitolo 9
*** Amici...? PARTE 2 ***


Documento senza titolo PARTE 2

Passò il tempo. Ormai mancava un giorno al ritorno di Heiachi.
Dallo scontro con Hwoarang, le tre ganguro e Honda sembravano non aver più intenzione di importunarlo ancora...Jin non poteva che esser soddisfatto.

Era notte fonda. Jin si trovava in camera sua, nel suo letto. I suoi sogni non erano tranquilli...
Si agitava, sudava, e mormorava cose come “Mamma...scappa via”.
Nel suo sogno stava rivivendo ancora una volta la tragica notte in cui Ogre rubò sua madre. Gli succedeva, qualche volta.
Ogni volta sperava in un finale diverso. Ma non succedeva mai. E mai sarebbe successo, per quanto si sforzasse di desiderarlo. Avrebbe rivisto senza tregua il volto di sua madre in lacrime, trascinata via dal Dio Della Lotta. Quanto avrebbe voluto riuscire a salvarla, riuscire a fare qualcosa...almeno in sogno... ma nulla.
<< AHHH!!!! >> si svegliò di soprassalto, come gli succedeva ogni volta con quel sogno. Si alzò dal letto, nel buio più totale. Sapeva che non sarebbe riuscito a dormire...uscì dalla sua stanza. Nel corridoio tastò il muro per trovare l'interruttore, finchè non riuscì ad accendere la luce.

Voleva recarsi in cucina, per prepararsi una buona tazza di latte caldo, almeno per riuscire ad ingannare il tempo. Ma, mentre scendeva le scale verso il piano terra, sentì un brivido lungo tutta la schiena...
“Cos'è questa sensazione?”

Si voltò alle spalle: non sembrava esserci nessuno. Eppure si sentiva inquieto.
Si accorse che c'era una sorta di bisbiglio per la casa...un sussurro...
<< Chi...chi è là? >> domandò. Non sentì alcuna risposta. Eppure, il sussurro non cessava.
Cominciò a seguire la scia di quel suono. Non era sicuro di star facendo la cosa giusta...ma la curiosità era più forte della paura.

Il suono continuava lungo il corridoio, fino ad arrivare ad una porta di legno pregiato.
“Ma...questo è l'ufficio di Heiachi!”
Il sussurro proveniva da lì dentro. In quella stanza non era mai entrato più di un paio di volte, da quando era andato ad abitare lì. Al vecchio, per qualche strano motivo, dava molto fastidio che lui vi entrasse...

Si fece coraggio e poggiò la mano sulla maniglia d'ottone. Doveva sapere cosa c'era dall'altra parte.
Abbassò la maniglia...niente. La porta non si apriva, sembrava essere chiusa a chiave.
<< Maledizione... chi è? Lo so che sei lì! >> disse, cercando di stare calmo. Improvvisamente il bisbiglio si azzittì.
“ Entra dentro, Jin.” disse la voce familiare nascosta dentro di lui.
<< Ancora tu!? Lasciami in pace... ti prego...! >>
“No, Jin! Devi aprire questa porta!”
<< Perchè mai? >>
“Perchè devi farlo...prima che il vecchiaccio torni di nuovo! Fallo...per il tuo , per il nostro bene, Jin...c'è qualcosa in questa stanza...”
<< Perchè proprio ora? Perchè? >>
“Perchè adesso sento...anzi, sentiamo...qualcosa provenire da là dentro. Qualcosa contro di noi...”
<< E cosa c'entra Heiachi in tutto ciò? >>
“...Non devi fidarti del vecchio! Non è certo per compassione che ci tiene a vivere nella sua casa...quell'uomo ha il cuore nero come la pece...oscuro quasi quanto me.”
<< Cosa sta architettando? >>
“Per saperlo, dobbiamo entrare... e quando sapremo, gliela faremo pagare.”
<< Ma...è chiuso a chiave! >>
“Lascia che ti dia IO la forza...”

Jin si sentì avvampare il tatuaggio...

<< No! FERMO! >> gridò, portandosi una mano al braccio, come per cercare di fermare il bruciore.
“ JIN! Lasciati andare...! Con me riuscirai a sfondare la porta con facilità.”
<< MAI! Non ti permetterò...di prendermi...!!! Non voglio entrare...voglio solo che mi lasci in pace!! >> il dolore sembrava aumentare. Ma il ragazzo lottava con tutte le sue forze per non perdere ancora una volta i sensi...gli occhi sembrava stessero per rigirarsi completamente all'indietro, e la sua fronte era attraversata da una vena pulsante.
<< VATTENE! VATTENE! >> gridava, disperato.
“No! Più resisterai, e più ti farai male...lasciami fuoriuscire! OBBEDISCI!”
<< ...HO DETTO NO! BASTA! >>

Il dolore sembrò scomparire all'improvviso. Il ragazzo si accasciò a terra sulle ginocchia, ansimando.
“Sei fortunato...è ancora troppo presto...ma un giorno, ti ingloberò, Jin...un giorno, quando il tuo cuore sarà colmo d'ombra, riuscirò ad averti...non potrai mai impedire che si oscuri, il tuo destino è segnato! Ogni giorno, l'ombra si espande sempre di più...! Ogni giorno, come una madre che nutre un bimbo in grembo, tu mi nutri di sentimenti d'odio...sentimenti che non potrai mai cancellare!”

La voce cominciò a ridere di gusto...il suono sembrava provenire da ogni angolo della casa. Ma Jin sapeva che in realtà proveniva solo dalla sua testa.
Jin, ancora inginocchiato a terra, si alzò la manica della camicia del pigiama azzurro, e osservò il tatuaggio che aveva sul braccio sinistro. Vi poggiò la mano sopra, e lentamente cominciò a graffiare. “Se non avessi fatto quel patto...se non avessi questo marchio...!” pensò. Le unghie penetrarono sempre più a fondo, fino a farlo sanguinare. << Smettila...>> diceva alla voce ridente. Provava odio.

Un odio inarrestabile...in quel momentò capì cosa intendeva la voce dentro di lui: non poteva non odiare. Non poteva reprimere i suoi sentimenti, nessun essere umano può farlo. E la creatura lo sapeva...si faceva beffe di lui, glielo ripeteva, sapendo che tanto non avrebbe potuto far nulla per impedirlo. E aveva ragione.

Jin si sentiva come in trappola...le risate della creatura non sembravano cessare un solo istante.
Non poteva resistere un minuto di più. Sentiva il battito del suo cuore aumentare freneticamente. Aveva paura. Ma cosa poteva fare?
Scese nel salone. Il suo sguardo si posò sul telefono. Aveva bisogno di distrarsi, di sentire qualcuno.

<< Ling... >>

Non era ancora sicuro di poterla davvero considerare sua amica. In ogni caso, era l'unica persona di cui poteva fidarsi...e di cui aveva il numero. Ovviamente, vista l'ora, non poteva certo chiamare a casa col rischio di svegliarle tutta la famiglia. Però si ricordò di quando la ragazza gli aveva dato il suo numero di cellulare. Con un po' di fortuna, poteva essere che l'aveva rimasto acceso vicino al suo letto.

Ricordò di quando stavano chiacchierando all'ingresso, qualche giorno prima.
<< Kazama, tu ce l'hai il cellulare? >> aveva chiesto la cinese, aveva appena smesso di badare a Kuma quel giorno.
<< No. Cosa me ne faccio? >> rispose il ragazzo.
<< COME COSA TE NE FAI!? Tutti i ragazzi ne hanno uno! Scusa, ma tu non ti senti mai con nessuno? >>
<< A dire il vero, no. Non ho molti amici con cui poter scambiare messaggi. Anzi...non ne ho affatto.>>
La ragazza lo fissò un po' triste. Poi gli fece un gran sorriso:
<< Beh, io ce l'ho! >> disse, prendendo un telefonino tutto rosa dalla tasca, con appesi ciondoli a forma di panda << E poi scusa, noi non siamo amici!? >>
<< Ehm...non lo so. >>
<< MA COME NON LO SAI!!!! Si che lo siamo! Guarda, dammi un foglietto che ti scrivo il mio numero! Così, intanto che ti compri un cellulare, puoi chiamarmi da casa quando sono fuori! >>

Jin avrebbe voluto chiedere “Ma perchè dovrei chiamarti?”, ma ormai conosceva bene le reazioni della ragazza. Era meglio non fiatare.
In ogni caso, aveva bisogno di quel numero.

“Dove l'ho messo!?” si chiese, ispezionando dei tiretti di una grossa panca. Ispezionò e ispezionò, finche non tirò fuori un foglietto con su scritto “Xiaoyu!” , con vari scarabocchi a forma di fiori e stelle. << Sembra scritto da una bambina delle elementari! >> bisbigliò.
Ricopiò il numero sul telefono cordless, e aspettò, seduto sul divano, cercando di non badare alla risata che echeggiava attorno.
Il cellulare, per sua fortuna, era acceso!
Aspettò speranzoso. Notò che la voce per la casa aveva cessato di ridere. Ma ormai stava già chiamando...e comunque, difficile da ammetterlo per lui, aveva paura che potesse ripetersi quella risata oscena.
Dopo un po' di squilli, finalmente una voce assonnata rispose:
<< Chi è...? >> domandò Xiaoyu, stanchissima.
<< Ehm...ciao Ling. >> rispose lui, un po' intimidito. Non riusciva a credere a quello che stava facendo! Non era proprio da lui.
<< Kazama!? Ma...hai visto che ore sono? >>
<< Si lo so...scusami, è solo che...ecco... volevo sapere cosa stavi facendo. >>
<< DORMIVO! >>
<< ... >>
<< E' successo qualcosa? >> domandò Xiaoyu, preoccupata.
<< No, è solo che tu mi hai detto che potevo chiamarti quando volevo. Quindi... >>
<< Non intendevo certo alle quattro del mattino. E domani si deve anche andare a scuola! Come mi sveglierò, adesso? >>
Jin fece un lungo sospiro.
<< Hai ragione. Mi spiace, buona notte allora! >> disse, un po' arabbiato.
Jin stava per riattaccare il telefono, pensando “Ma cosa diavolo mi passa per la testa?”
<< No, aspetta! >> lo fermò Xiaoyu << Non preoccuparti. E poi, ormai sono sveglia! >>
<< ...grazie mille, Ling... >> a quel punto non sapeva cosa dire. Si sentiva così stupido...
Xiaoyu era davvero incredula. Lo conosceva da poco più di un mese, ma non se lo sarebbe mai aspettato così insicuro e preoccupato. Sentiva, che c'era qualcosa che non andava...la sua voce era diversa dal solito, era bassa e timorosa. Non sapeva cosa gli fosse successo, ma di certo doveva tirarlo su di morale.
<< Sai Kazama, stavo pensando...non chiamarmi Ling! >> disse, all'improvviso.
<< ...? E come dovrei chiamarti, allora? >>
<< Xiaoyu, ovvio, no? E io ti chiamerò semplicemente Jin! Non capisco perché qui in Giappone siete tutti così formali...! >>
<< Come mai questa decisione? >> domandò il ragazzo.
<< Perché siamo amici, Jin! >> rispose lei, gioiosa.

“Amici...”

<< Hai ragione, Xiao! >> disse Jin, accennando un sorriso. Si meravigliò : da quando la sua vita era andata a rotoli, nulla riusciva più a renderlo sereno. Erano anni che non sorrideva. Tanto, troppo tempo.
<< “Xiao” ? >>
<< Ehm....non ti piace? >> il ragazzo l'aveva chiamata in quel modo in modo spontaneo, senza pensarci.
<< Forte! Mi piace, nessuno mi ha mai chiamato così! >> disse lei.
<< Senti, Xiao...come mai sei venuta a studiare qui in Giappone? Era da un po' che me lo chiedevo... >>
<< Vedi, sono dovuta andare via dalla Cina perché avevano minacciato di uccidermi... >> rispose seria.
<< COSA!? >> domandò il ragazzo, stupito della rivelazione.
<< Sto scherzando, scemo!!! >> ridacchiò la cinese.
<< Tsk...scema sarai tu! >> ribatté lui, offeso.
<< La verità è che...io adoro il Giappone! Adoro i manga, i videogiochi, i templi shintoisti, il sushi...tutto! Inoltre, adoro i parchi giochi che ci sono qui! E poi, andare alla Mishima High School lo desideravo fin da bambina! >>
<< Come mai proprio questa scuola? >>
<< Perchè tuo nonno è fantastico! Lo stimo tantissimo! >>
C'era qualcosa che non gli quadrava. Da quando il vecchio era “Fantastico!” ?
<< Ma...è sempre così antipatico! >>
<< A me è sempre sembrata una bravissima persona! Quando, da piccola, facevo dei viaggetti qui in Giappone per andare a trovare mio zio Feng e la moglie, alle volte mi portava anche alla villa Mishima, quando doveva lavorare. Il signor Mishima mi faceva sempre mettere sulle sue ginocchia per raccontarmi delle storie! Mi affezionai moltissimo a lui! E gli promisi che sarei andata alla sua scuola! >>

Jin non riusciva proprio a credere a quello che stava sentendo.
Heiachi con lui non si era mai comportato da “nonno”. Sembrava essere più affezionato a Xiaoyu che a lui, che era addirittura suo nipote!
Provava un po' d' invidia. Se Heiachi gli avesse riservato un po' più d'affetto, forse sarebbe cresciuto più felice. Ma non trovava assolutamente possibile che tal comportamento potesse fuoriuscire dal vecchiaccio scorbutico e crudele che conosceva.

<< Mi tratta sempre come se fossi un'estraneo... >> disse lui << ... anzi, peggio...come un peso. Non so perchè abbia accettato di tenermi a vivere da lui. E non so nemmeno perchè abbia accettato di insegnarmi il karate della famiglia Mishima. Di certo, non lo fa perchè sono suo nipote e ci tiene a me. >>
<< E allora, perchè lo farebbe? Dai, si realista... >>
<< Lo sono. Me lo sento, c'è un motivo in più. Non so cosa, ma spero di scoprirlo. >>
Jin non aveva certo dimenticato di quello che era successo poco prima, davanti all'ufficio.
<< Ma i tuoi genitori... dove sono? >> domandò lei. Jin si sentì un vuoto allo stomaco.
<< Beh...è una storia lunga... >>
Rimase un attimo in silenzio. Doveva dirglielo?
<< Se non ti va di parlarne, non import... >>
<< ...Mia madre... >> disse Jin, facendosi coraggio <<... è morta, e mio padre non l'ho mai visto. Anche lui è morto, prima che nascessi. Non conosco quasi nulla di lui...nè mia madre, né Heiachi me ne hanno mai voluto parlare molto.>>.
Calò un silenzio imbarazzante...
<< Mi spiace! Non dovevo chiedertelo! >> disse lei, seriamente dispiaciuta.
<< Non dispiacerti. Sinceramente, mi fa piacere avertelo detto. Non ne ho mai parlato con nessuno. E' come...se mi fossi tolto un peso. >> la rassicurò il ragazzo. Poi continuò:
<< Mia madre è morta sei anni fa...non so se ricordi il caso delle sparizioni dei lottatori ...dopotutto eri piccola... >>
<< Certo che me lo ricordo... >> disse malinconica << ...anche mio nonno sparì, in quell'occasione. >>

Jin lo aveva completamente dimenticato. Xiaoyu era la nipote di Wang Jinrei, il vecchio giardiniere di casa Mishima, ex partecipante al Tekken, proprio come sua madre.
<< E sai chi era colui che rapiva tutti i lottatori che avevano partecipato al Tekken? >>
<< Si... >> rispose la cinese <<... cioè, non ne sono sicura, ma si vociferava che fosse stato un mostro...al telegiornale lo chiamavano “Ogre”, cioè “Orco”. Ma la polizia cercava di smentire le voci, dicendo che probabilmente doveva trattarsi di un pazzo che rapiva i lottatori per poi poter chiedere il riscatto.>>
<< Peccato che non ci sia stato alcun riscatto. >> aggiunse Jin, tristemente.<< Io...lo vidi. >>
<< Chi...? >>
<< Ogre. >>
Jin pregò con tutto il cuore che non lo prendesse per pazzo.
<< Dici sul serio? >> domandò lei, incredula.
<< SI! Dico la verità, credimi. Era davvero un mostro. Non potrò mai dimenticarmi di lui... quegli occhi rossi...>> la voce di Jin cominciava ad abbassarsi, come per trattenere le lacrime. A stento riusciva a non farsi scivolare il telefono dalla mano << ...prese mia madre davanti ai miei occhi. Avevo solo 10 anni, Xiao...10 anni distrutti da quel bastardo! Aveva strappato l'unica persona importante per me!>>
Jin non riuscì più a trattenersi...era stanco di piangere, e sopratutto non voleva che lei lo sentisse. Ma non poteva farci niente.
<< Ricordo che la casa andò in fiamme...e io, mi risvegliai quattro anni dopo, dal coma. Mio nonno mi prese con sé, e io decisi che sarei diventato fortissimo, così da poterlo poi trovare e uccidere! E' per questo, che mi alleno duramente ogni giorno...ogni ora...>> si bloccò un attimo per deglutire, poi continuò << Scusami...scommetto che ti sembro uno stupido... >> disse, cercando di avere un tono tranquillo.
<< Non c'è nulla di stupido nel piangere. Tenerti tutto dentro può farti solo male...io lo so. Anche io ho pianto tanto per la scomparsa del mio nonnino. Capisco perfettamente i tuoi sentimenti. La tua tristezza...è comprensibile...>>
Anche lei scoppiò in lacrime. Jin sentiva i singhiozzi attraverso il telefono.
<< Adesso anche tu? >> domandò, senza smettere di lacrimare.
<< Perchè, non posso!? Come piangi tu, sono libera di piangere anche io! >> disse lei nervosa, singhiozzando.
<< Lo giuro, Xiao: lo troverò... e lo ammazzerò anche per tuo nonno. >>
Xiaoyu si riprese, e gli disse: << La vendetta non ci ridarà i nostri cari. E poi, sembra essere sparito...come pensi di trovarlo? >>
<< Un modo dovrà pur esserci. So perfettamente che ucciderlo non cambierà le cose. Ma non posso, Xiao...non posso non fargliela pagare. E poi...forse è assurdo sperarci, ma potrebbero essere ancora tutti vivi. I corpi non sono mai stati trovati. Se trovo lui, troverò anche mia madre. Viva...o morta... >>

<< Spero siano tutti vivi. Lo spero con tutto il cuore! >> disse Xiaoyu tirando su col naso << Beh, adesso basta piangere! >>
<< Mi sembra una buona idea. Abbiamo parlato tanto...se sei stanca... >> concordò il ragazzo, asciugandosi gli occhi.
<< Non lo sono affatto, Jin. Parliamo ancora un po'... >>
<< Sei sicura? Non ti sforzare per me. >>
<< Ti prego... >> disse lei << ...se non sei stanco, per favore, parla un altro po' con me. Ma non di cose tristi...dobbiamo parlare di cose belle! Ok, Jin? >>
<< Si, Xiao... >> rispose lui, sereno.

Difficile dire quante ore passarono, a parlare di tutto quello che gli passò per la testa.
Jin non aveva mai parlato così tanto con qualcuno, mai così liberamente.. Non gliene fregò niente di andare stanco a scuola. Non aveva mai passato una serata così. Finalmente, dopo sei lunghi anni, uno spiraglio di felicità si era riaffacciato nella sua vita

E quella felicità gliela stava donando quell'infantile, allegra, stramba ragazza cinese.
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Ciao a tutti ^^ come al solito ringrazio ancora i recensitori!!!Soprattutto a Ysi...ma che ti scusi!!! Anzi, forse a scusarmi dovrei essere io...non avevo certo intenzione di farti sentire in colpa, scusami sono tutta scema ç_ç! Io stavo semplicemente scherzando ^^!!!! Cmq...

Cosa nasconde il vecchio Heiachi a Jin!?!?!?! Cosa succederà d'ora in poi????? per saperlo, non perdete il prossimo capitolo ;) ciao!

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Capitolo 10
*** Inganni e sospetti - parte 1 ***


Documento senza titolo

CAPITOLO 4 – Inganni e sospetti.

parte 1

Quando Heiachi tornò, la villa Mishima era vuota. Era mattina, e Jin si trovava a scuola, come ogni giorno.

Il maggiordomo trasportò le pesanti valigie dalla limousine alla stanza dell'uomo, che era intento a coccolare Kuma nel suo giardino.

<< Ti sono mancato, cucciolotto? >> domandò affettuoso all'animale, che si faceva accarezzare beato dal suo padrone.

Quel mese era stato molto faticoso. Ma viaggiare era d'obbligo, per un miliardario in affari come lui. Durante l'assenza da Tokio era andato a sbrigare alcune cose per la Mishima Zaibatsu , (/Zaibatsu: Potentissimi gruppi finanziari giapponesi controllati da famiglie detentrici dei pacchetti azionari di maggioranza o di controllo/) . Aveva girato molte parti del mondo in un solo mese, in molte sedi estere della sua compagnia.

<< Signor Mishima-san, l'attendono al telefono. >> Disse il povero maggiordomo inchinando il capo, affaticato dal trasporto delle valige, con il telefono cordless in mano.

<< Chi è? >>

<< E' il dottor Abel, signore. >>

Il dottor Abel era uno dei più brillanti studiosi al mondo. Erano anni che lavorava per lui.

Il vecchio si allontanò da Kuma e, preso il telefono, si assettò su una panchina posta nel giardino, davanti al piccolo laghetto artificiale.

<< Abel...è da un po' che non ci si sente. Come mai questa chiamata? Ci sono novità sul progetto “Devil”? >> domandò il magnate.

<< Sommo Mishima-san, oggi abbiamo esaminato nuovamente il campione di sangue del ragazzo...il gene mantenuto in laboratorio sta continuando a mutare...e la stessa cosa sicuramente sta succedendo anche nel corpo del giovane. Probabilmente, sta mutando anche adesso che parliamo. E'...incredibile...! In questi anni ha continuato a farlo, senza fermarsi un solo istante! Non ho mai visto nulla del genere! E' la più sensazionale scoperta scientifica di tutti i tempi! Non è umano! Non del tutto, almeno!>>

<< Questo lo sapevo già, Abel. E' proprio com'era Kazuya... ha il suo stesso sangue infetto. Dove sta la vera novità? >> chiese Heiachi, impaziente.

<< Beh... >> la voce all'altro capo del telefono suonava insicura << ...siamo riusciti ad isolarlo e, finalmente, a manipolarlo e ad estrarlo del tutto. Fin'ora, per qualche motivo misterioso, i nostri macchinari non potevano nulla contro quel gene sovrumano, troppo complesso anche per la nostra tecnologia all'avanguardia... >>

<< Splendido! Inviami il rapporto più tardi! >> ghignò Mishima << Ma dove sta il problema, Abel? >>

<< Le cavie, signore...abbiamo cominciato ad usare le cavie umane, come avevamo previsto in caso di tale avvenimento. Ma, qualsiasi sforzo facciamo...muoiono. Non riusciamo a capire perché! >>

<< COSA!? >>

<< S...si calmi, signore! >> supplicò il dottore

<< Col cavolo! Finalmente arriviamo ad un risultato soddisfacente, e succede che l'esperimento sulle cavie non funziona per il verso giusto! Dovete trovare un modo! Non voglio spendere miliardi per niente! E se qualcuno dovesse scoprire che facciamo esperimenti su esseri umani!? Non voglio finire in galera, dovete darvi una mossa! Sono sei anni che il progetto Devil va avanti, anni di studi, anni di attesa...sono stanco di aspettare! Voglio dei risultati definitivi! NON VI PAGO PER FALLIRE NEL VOSTRO LAVORO! TROVA IMMEDIATAMENTE UNA SOLUZIONE, INUTILE VERME, ALTRIMENTI SCORDATI LA CARICA DI PIU' IMPORTANTE CONSIGLIERE SCIENTIFICO DELLA ZAIBATSU!! >> sbraitò Heiachi.

<< Non perda la speranza! Forse un modo c'è...! >>

<< E quale sarebbe? PARLA! >>

<< Riguarda Ogre...si ricorda del Dio della Lotta, vero? >>

<< E lui cosa c'entra adesso...? >>

Abel raccontò ogni cosa. Heiachi sorrise maligno...

<< Bene...adesso, non ci resta altro che elaborare un piano! >>

***

<< Ling! Kazama! Ma cosa vi prende oggi? >>

Jin riaprì gli occhi assonnati, sentendosi chiamare dal professone di storia Mizunashi.

<< Scusi, professore. >> si scusò Jin, passandosi una mano sul volto.

Xiaoyu invece sembrava ancora esser nel mondo dei sogni, tanto che l'amica Miharu dovette darle una gomitata. Bisbigliò assonnata qualcosa in cinese, quasi si fosse dimenticata di essere a scuola.

<< Xiaoyu! Sveglia!!! >> insistette l'amica dai capelli corti.

<< Ah...ehm...si professore? Mi ero distratta... >> disse Xiaoyu, sbadigliando. Si sentirono risolini per tutta la classe, in particolare quelli delle tre ganguro e di Honda, che si bloccò appena vide l'occhiataccia assonnata di Kazama. Le aveva già prese abbastanza.

<< ALTRO CHE DISTRATTA! Tu e Kazama stavate dormendo in tutta tranquillità! >> continuò l'insegnante << Credo che l'unico modo per darvi una svegliata sia farvi stare fuori l'aula per tutta la lezione...MUOVETEVI!!! >>

I due scattarono in piedi spaventati, annuendo tristemente con il capo.

<< Mi spiace...è tutta colpa mia... >> disse Jin poggiandosi al muro come Xiaoyu, una volta che i due stettero fuori dall'aula.

<< Ma no, che dici...e poi, preferisco stare qui piuttosto che sorbirmi “Vita e crisi politiche nell'era Sengoku”...bah! >>

<< Hai ragione! >> disse sorridendo Jin.

“L'ho fatto ancora...” pensò sorpreso, toccandosi le labbra con la punta delle dita.

<< Ehi, ehi, è la prima volta che ti vedo sorridere! E' successo qualcosa di bello per caso? >> domandò la cinese, chinandosi col busto verso di lui.

<< M....ma che dici, io sorrido sempre! >> disse lui, arrossendo.

<< Non è vero, sei sempre così musone... >>

<< Ma come ti permetti!? >>

<< E' la verità! >> rispose lei, facendo poi una linguaccia. Poi, con tono serio, voltando il volto da un'altra parte, continuò :

<< Dovresti sorridere più spesso Jin, invece di pensare alle cose tristi. >>

Jin non disse nulla. Sapeva a cosa si riferiva.

La sera prima le aveva raccontato tutto. Di sua madre, di Ogre...del suo disperato bisogno di vendicarsi.

<< Non devi aver paura di sorridere. >>

<< Io non ho paura di sorride, Xiao. E' solo che i brutti ricordi si riaffacciano in continuazione nella mia testa... >> rispose lui, chinando lo sguardo al suolo, e infilandosi le mani in tasca. << ...non sempre riesco ad essere forte quanto vorrei. Non sempre riesco a fingere che nulla sia mai successo. E' difficile riuscire a sorridere in questo stato, non credi? >>.

Xiaoyu girò il volto nuovamente verso di lui.

“Ma perchè non mi sto zitto? Sembro strambo!” pensò il ragazzo, vedendo lo sguardo curioso di lei.

<< Ma Jin, non puoi torturarti così! Non lo meriti! >>

<< Si invece. Lo merito. Io... >>

<< Tu eri solo un bambino. Cosa speravi di fare!? >> continuò la ragazza, cominciando ad alzare leggermente il tono di voce. << Nessuno al posto tuo sarebbe riuscito a fare qualcosa!>>

<< Non me ne importa! Non dovevo essere come gli altri. Dovevo essere forte! Dovevo fare qualcosa! >> << Jin, adesso stai esagerando... >>

Jin diede un pugno al muro, facendo sobbalzare la ragazza: << Non me ne importa! Non me ne importa se ero solo un bambino! Ero l'unica possibilità di salvezza per lei! >>

La cinese afferra il ragazzo per la camicia, e se lo porta a se: << Smettila. >> sussurrò << Capisci che quello che dici è assurdo!? >>

<< Assurdo? >> domandò Jin, incupendosi improvvisamente << Ma certo, è ovvio che tu mi trova assurdo... ti sembro un povero pazzo...mi sembra più che giusto. >>

<< Jin, non volevo dire quest... >>

Jin cominciò ad allontanarsi a passo svelto:

<< Non preoccuparti, tanto credo di esserlo per davvero! >> disse, seriamente convinto delle sue parole. << Adesso vorrei stare un po' da solo! Tu non mi potrai mai capire! >>

Xiaoyu gli andò incontro: << Jin...voglio solo farti capire che... >>

<< Lascia stare, Xiao, non preoccuparti. Ho capito benissimo! >>

E detto questo, si allontanò, lasciando la ragazza immobile e impotente a guardarlo.

***

Salve a tutti! Prima di tutto SCUSATEMI TANTO! Questa volta credo di aver superato me stessa per il ritardo...! Spero non sia così anche col prossimo capitolo! Ma ora passiamo ai ringraziamenti:

Treasterischi: Grazie mille per i tuoi commenti! Mi fa piacere che tu abbia voluto leggere la mia storia nonostante gli impegni di studio! Grazie di cuore ^^

Annasukasuperfan: Non sai quanto sono contenta che anche tu sia su EFP! E poi le tue storie mi piacciono molto!

Ysi: Mitica Ysi, mi fa piacere che ti piaccia la storia di questa povera scema-pazza-demente XD! I tuoi commenti saranno sempre graditissimi!

SIlver Princess: Eheh, probabilmente il mistero della stanza sarà svelato nei prossimi capitoli! Grazie delle tue recensioni ^^

Per ora è tutto...ci si sente al prossimo aggiornamento!

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