Baby Slytherin

di Nemsi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Draco Malfoy & Theodore Nott ***
Capitolo 2: *** 02. Blaise Zabini & Pansy Parkinson ***
Capitolo 3: *** 03. Malcom Baddock & Graham Pritchard ***
Capitolo 4: *** 04. Tracey Davis & Millicent Bullstrode ***
Capitolo 5: *** 05. Nascondino & Baci (parte1) ***
Capitolo 6: *** 05. Nascondino & Baci (parte2) ***



Capitolo 1
*** 01. Draco Malfoy & Theodore Nott ***


BABY SLYTHERIN
By Nemsi
Dedicata a Luna, Lady e Ryta.



05. Nascondino & Baci

Malcom e Graham furono i primi ad arrivare alla Base (cioè la cameretta di Draco). Sbuffarono in sincrono quando la trovarono inesorabilmente vuota. Come al solito i grandi si sarebbero fatti aspettare. Bhe, poco male. Loro erano reclute con le cravatte (i fiocchi son da femmine) e sapevano come cavarsela in qualunque situazione.

E poi si trovavano nella cameretta piena di giocattoli di un loro amico che sicuramente non si sarebbe mai arrabbiato se li avesse trovati a giocare mentre lo aspettavano.
Peccato avessero litigato da pochissimi minuti, quindi mettersi a giocare nell'attesa degli altri era fuori discussione. In casi come questo sapevano entrambi che la soluzione era una ed una soltanto.
Senza degnarsi di uno sguardo, come se fossero perfetti sconosciuti e non migliori amici, Baddock e Pritchard si diedero le spalle ed ognuno estrasse dalla tasca interna del vestitino un ciucciotto fruttato. Ad essere precisi Mal prese il suo adorato Mimmo e se lo mise velocemente in bocca, Priccy invece ci mise diversi secondi a scegliere il ciuccio adatto alla situazione e, dopo un'attenta e severa selezione degna di un esperto sommelier, prese a succhiarne uno al gusto di biscotti al cioccolato.
Tornarono a guardarsi l'un l'altro, con aria di sfida. Quasi l'avessero deciso, dettero entrambi una poderosa ciucciata soddisfatta. Eh, quel trucco funzionava sempre. Era semplicemente infallibile.
Non si può parlare (ed con questo termine i due bimbi intendevano anche il verbo "bisticciare") con la bocca piena. È maleducazione.
E loro sapevano bene cosa fosse il gelateo (quella cosa lì, che si chiama quasi come il gelato ma che non si mangia). Non erano mica due sprovveduti.
Sempre ignorandosi sfacciatamente presero ad attendere l'arrivo degli altri commilitoni.

 

Draco era stato l'ultimo a sgattaiolare via dalla sala del ricevimento, ed ora si trovava per la prima volta a tu per tu con l'ultimo acquisto.
Il biondino camminava a capo chino, sbuffando e scalciando l'aria ad ogni tot.
Era a dir poco scontento. Oltre che irrimediabilmente nervoso.
Il rampollo di casa Malfoy sapeva benissimo quanto contasse il primo impacco (o qualcosa del genere) sulle reclute, ogni buon generale non sottovaluta mai la sua efficacia e lui modestamente era un Ottimo Generale. Ma ahimè il suo era stato a dir poco disastroso.
Che opinione si era fatto di lui quel ragazzino moro? Aveva assistito ad una insubordinazione in piena regola, nel bel mezzo di una missione per di più, e lui non era stato in grado di sedare la rivolta come avrebbe dovuto. Anzi LORO non avrebbero neppure dovuto osare a provare una ribellione simile! Oh ma a l'avrebbero pagata. I Malfoy non dimenticano e non perdonano, come diceva suo padre.
Spiò di sottecchi l'altro bambino, per controllarlo.
Il piccolo Zabini dal canto suo non sembrava affatto sconvolto né tanto meno indignato per quanto era successo prima. Camminava tranquillo accanto al biondino, osservando, non troppo sfacciatamente però, l'arredo lussuoso della casa, soffermandosi appena di più sui ritratti mobili che vedeva attaccati alle pareti.
Con la coda dell'occhio noto gli sguardi strani, che catalogò mentalmente nella categoria "sospettosi", di Draco.
Sollevò un sopracciglio bruno guardandolo a sua volta per qualche istante.
«Bhe?» semplicemente diretto. Cosa che colse assolutamente di sorpresa il pargolo Malfoy che lo fissò ad occhi sgranati, voltandosi l'attimo dopo e facendo orecchie da Thestral.
Blaise corrugò la fronte, fermandosi all'improvviso nel bel mezzo del corridoio. Le braccia conserte all'altezza del petto, lo sguardo blu puntato dritto dritto sulla schiena dell'altro bambino, che non tardò a girarsi.
Il solo movimento che fece il mezzo-italiano fu inarcare il sopracciglio sinistro e poi attese.
L'altro deglutì in risposta incerto. Aprì la boccuccia sottile un paio di volte senza sapere che dire, chiudendola di scatto con un suono di secco. Merlino potente! Lui era un Generale! E tutti, reclute comprese, gli si stavano ribellando così! Non poteva toller-
«Sai farti rispettare. Ti stimo.» fu il semplice commento del bruno dagli occhi blu.
Secco.
La boccuccia rosea fece uno scatto verso il basso, e gli occhi d'argento si sgranarono per lo stupore.
Stava scherzando!? Però sembrava serio. Davvero lo stimava?
Il moretto abbozzò un sorriso, riprendendo poi a camminare, fino a superarlo. Il biondino lo segui con lo sguardo, passargli accanto. Un ghigno superbo fiorì sulle sue labbra sottili. Di che si stupiva!? In fondo era sempre un Malfoy. Aveva il carisma nel DNA lui.

 

Dra ed il nuovo acquisto furono gli ultimi a raggiungere la base.
Il resto delle truppe lì attendeva già lì (Mal e Graham si erano affrettati a rinfoderare i ciucci d'ordinanza, prima che il biondino li requisisse per controllare che fossero regolamentari a suon di ciucciate). Gli bastò uno sguardo per assicurarsi che tutti fossero presenti all'appello.
Recluta Mal e recluta Graham erano accanto alla scatola dei giochi, stranamente tranquilli e senza ciuccio in bocca.
Le tre soldate semplici femmina erano intente a confabulare qualcosa...da femmine appunto.
Luogotenente Theo si era appropriato del letto ed aveva preso a leggiucchiare un libro a figure animate.
Il novizio Blaise si era appoggiato alla parete dietro di lui, in attesa di ordini.
Un sogghigno compiaciuto sulla bocca. Bene si poteva passare finalmente all'azione e trovare il modo proficuo per sfruttare quella festa dei grandi che fino ad ora era stato noiosissima.
Fortuna che lui aveva già il piano in mente: giocare a nascondino.
Eh che arduo compito essere Eccelsi e Magnifici Generali.
Ma qualcuno doveva pur farlo.
...
...
...
Il biondo rampollo di casa Malfoy era il solo rimasto alla base. Aveva le braccia appoggiate al muro, ad altezza della testa, e mugugnava numeri in successione, cacciando aria dal naso come un troll.
Uffaaa!!! Lui odiava far la conta!
E poi casa sua era immensa!
Quei... quei... quei cattivi avevano indicato tutti lui quando si doveva scegliere chi fare la conta! Traditori!!
Iniziò a saltare i numeri o a velocizzare la conta. Tanto nessuno lo controllava, no!?
«ARRIVO!!» strillò con tutto il fiato che aveva in gola. Ed ora avrebbe avuto la sua vendetta per quell'ennesima rivolta.

 

~¤~°~¤~

 

Baddock e Pritchard sgattaiolarono dentro la prima camera che trovarono libera.

Tuttora non si parlavano, ma non potevano certo affrontarsi a viso aperto per cacciare fuori l’altro dalla stanza. Il loro Generale glielo aveva detto che dividersi i nascondigli era stupido, però che ci potevano fare se quella piattola umana del proprio ex-socio non gli si scollava di dosso?

Si guardarono sdegnosi come due Veela bizzose per un lungo istante poi presero a ignorarsi sfacciatamente, mettendosi alla ricerca di un buon posto per nascondersi.

Erano entrati in una camera da letto per gli ospiti, almeno a giudicare da una prima occhiata. Posti per nascondersi ve ne erano in abbondanza, se non fosse che molti erano inagibili.

Nell’armadio no.

C’era il Bau Bau.

E loro erano pur sempre piccole reclute, non potevano mica difendersi da un mostro simile!

Sotto al letto no.

C’era lo Gnammagnamma della Polvere.

Lo Gnammagnamma della Polvere nessuno di loro due lo aveva mai visto, ma Draco gli aveva raccontato che viveva sotto ai letti (ed il biondo era più che affidabile, visto che oltre ad essere il loro Generale era anche il padrone di casa) e se trovava un bimbo che vi si era infilato sotto lo intrappolava nella polvere e lo mangiava lentamente. No no no! Non volevano mica morire così! Erano nel fiore degli anni loro! Avevano ancora troppo da vivere e troppi ciucciotti da gustare!

Sotto alla scrivania sarebbero stati visti facilmente, quindi era da scartare.

Non gli rimaneva che un posto. Il letto a baldacchino!

Chi avrebbe mai pensato che il loro rifugio era sotto le coperte, con le tende tirate? Nessuno ovviamente.

‘E poi è molto più comodo di qualunque altro posto.’ fu il Pritchard pensiero. Entrambi i marmocchietti puntarono dritti al letto. Si fermarono prima di salirvi, scrutandosi l’un l’altro torvi. Vi si arrampicarono in sincrono. Ok i consigli del loro biondo Generale, però c’era abbastanza spazio per tutti e due. Ed in due avrebbero fatto meno fatica per tirare le cortine, fu il ragionamento di entrambi.

E specialmente sarebbe stato molto più pericoloso lasciare l’ex-socio fuori dal nascondiglio con l’incognita che potesse fare la spia.

In fin dei conti la tattica militare suggerisce che quando non puoi battere il tuo nemico... bhe ignoralo!

 

 

Theo stava camminando pacifico per il corridoio. Non aveva fretta. Tanto sapeva già dove nascondersi.

La stalla dei purosangue come al solito lo attendeva, comoda e tranquilla. Quello era il suo posto preferito per nascondersi quando la conta toccava a Dra. Ad essere sinceri era il solo posto che usava quando di turno c’era Malfoy.

Il biondino ormai sapeva perfettamente dove trovare il suo amico di culla, ma per un tacito accordo tra di loro non iniziava mai la sua ricerca da lì, lasciando al moretto il tempo per un bel pisolino. Dal canto suo Theodore non sfruttava la situazione per vincere il gioco liberando tutti gli altri.

Il bruno si stiracchiò le braccia sbadigliando serafico. Doveva ammettere che essere Luogotenente aveva i suoi vantaggi.

E che vantaggi!

 

 

Anche Pansy si diresse verso uno dei suoi nascondigli abituali.

Senza reale fretta si eclissò dietro la spessa tenda di velluto smeraldo che adornava il finestrone del lungo corridoio. Proprio quello sui cui si affacciava la cameretta del biondo padrone di casa. 

Non che la piccola non sapesse che si trovava sul percorso obbligato del loro baby-generale. Anzi, era perfetto proprio per quello. Non troppo ovvio ed in vista da sembrare fatto apposta, ma neppure troppo difficile da individuare per un occhio attento.

Non dovette aspettare nemmeno cinque minuti (il piccolo discolo doveva aver barato sulla conta) che sentì un rumore di passi dirigersi velocemente verso di lei.
La primogenita dei Parkinson sorrise con astuta soddisfazione.

In questo modo la furba bimbetta sarebbe riuscita a trascorrere la maggior parte del tempo con il suo Dray e contemporaneamente non avrebbe ferito il suo orgoglio di Grande ed Eccelso Generale.

E' proprio vero che le donne sanno più trucchi di Merlino in persona. Anche quelle in miniatura.

 

 

Una porta di legno chiaro si aprì facendo sgusciare nella stanza tre piccole figure.

Due bamboline more ed un damerino di altri tempi.

La prima sbuffava come un Snaso, la seconda arrossiva timidina, il terzo se ne stava in un composto silenzio.

Tracey era alquanto infastidita dal nuovo venuto. Non sapeva perché, ma quel tipo le stava terribilmente antipatico. Ed era sicura di essere ricambiata.

Come se non bastasse quel fastidioso ragazzino, la sua migliore amica aveva subito una trasformazione tale da sembrare un’altra persona, quasi fossa stata rapita dagli alieni.

Se ne stava in un’angolino zitta zitta come una senza spina dorsale.

E la causa non poteva che essere il brunetto con quel suo strano atteggiamento.

La piccola Davis non ne aveva prove, ma ci avrebbe scommesso la sua intera collezione di tesori (abilmente vinti in regolarissime sfide contro Draco e Teddy).

Tamburellava il piedino destro scocciata dal comportamento insolito dell’amica. 

Milli non era certo una che si faceva mettere in soggezione da un bambinetto straniero. Ed invece da quando si era scontrata con il brunetto non faceva altro che tenere gli occhi incollati al suolo ed arrossire come una mammoletta.

La piccola Bulstrode dal canto suo non era mai stata più a disagio di allora.

Quel ragazzino sconosciuto le era finito addosso, abbracciandola, ed era stato per puro miracolo che non erano capitolati entrambi per terra, nel bel mezzo della sala del ricevimento.
Era stato molto gentile, si era preso tutto il torto 
e le aveva chiesto sinceramente scusa. E non era neppure stata colpa sua!

Eppure questo non la faceva sentire affatto meglio. Al contrario la imbarazzava non poco.

Era così strano essere trattata come una damina delicata (specialmente considerato la media del genere maschile che normalmente frequentava) che non era riuscita a ribattere a tono. Anzi non era riuscita a parlare affatto.

La morettina fu bruscamente scossa dal suo stato di apatia dalla sua migliore amica che la strattonò, senza troppi riguardi dentro il grande armadio di mogano e specchi che occupava quasi interamente il lato nord della stanza.
Tracey aveva ragione. Comportarsi in quel modo era davvero stupido. Milli stentava a riconoscersi.

Bhe... era acqua passata. Ora serebbe tornata quella di sempre, spavalda e sicura di sé, indipendentemente da chi avesse di fronte. 

Peccato che quando si accorse che anche il ragazzo le stava seguendo in quello spazio ristretto, la brunetta andò in shock e arrossì nuovamente, sfiorando tonalità porpora questa volta.
E le distrazioni, anche le più minuscole, in guerra possono essere fatali. Draco lo ripeteva sempre, come un disco rotto.
La giovane Blustrode non prestò abbastanza attenzione al gradino formato dallo stipite dell'armadio e vi inciampò impietosamente. Tentò di arrestare la caduta afferrando con entrambe le mani i lussuosi vestiti che abitavano il personale guardaroba della madre di Draco. Ma la seta è scivolosa e come aggrappo non si rivelò affatto utile.

Fortunatamente, durante il suo capitombolo, non né sgualcì nessuno. Ne trascinò con sè giusto un paio che la seppellirono sul fondo di quella trappola in legno massiccio. Non che alla bambina dispiacesse sotterrare così la vergogna per la propria figuraccia, ma la fronte le faceva un male cane.

Durante la rovinosa caduta, aveva infatti sbattuto contro il solido mogano del loro non più tanto sicuro (almeno per quanto riguardava la propria integrità fisica, pensò la ragazzina) rifugio.

Ancora incerta su come rialzarsi da quel cumulo di pelliccia e seta pregiata, la morettina si limitava a massaggiarsi con insistenza il punto in cui stava spuntando un bernoccolo scarlatto.
Due mani si allungarono verso di lei in suo aiuto e lei le afferrò con decisione. Uno strattone un po' troppo energico la fece volare fuori da quel coacervo di abiti d'alta sartoria.

Da quanto Tracey era così forte?

La bambina non ebbe bisogno di molto tempo per comprendere che non era stata la sua migliore amica ad ergersi a suo salvatore.

Quel ragazzino straniero, Blaise forse (o almeno questo era il nome che le pareva di aver sentito rivolgere al nuovo arrivato) l'aveva tratta in salvo, precedendo una sempre più scocciata Davis, ed ora la stava aiutando a reggersi in piedi. 
Era troppo.

Con le guance di nuovo rosse come mele mature, si affrettò a ringraziarlo con un rigido cenno del capo, prima che l'umido che le premeva contro le palpebre rompesse gli argini e sgorgasse libero, umiliandola ancora di più.
Millicent non era certo una piagnucolona. I lucciconi non li aveva per il dolore, piuttosto per la frustrazione del proprio comportamento. 

Che diamine le prendeva?! Era diventata una rammollita tutto d'un colpo?

La bambina riprese a massaggiarsi la fronte dolente. Non che le facesse poi così male, ma così poteva concentrare la propria attenzione su altro che non fosse il proprio comportamento da timidona insicura.

«Arrossisci per così poco?» chiese ingenuamente curioso il moretto.

Lui di rado lasciava trasparire le proprie emozioni, ubbidiente agli insegnamenti del Nonno circa il comportamento di un vero gentlemen. 

No, in effetti non era solo per etichetta che il piccolo Zabini teneva ben celati i propri sentimenti. Aveva imparato molto velocemente quanto potesse essere controproducente mostrarsi debole con due fratellasti iperprotetti e parecchio molesti. 

«...no, di solito no...» riuscì finalmente a replicare la bambinetta, mentre l'amica malcelava un sorriso furbo. Ecco che iniziava a riconoscerla. 

A breve sarebbe stata lei a sbarazzarsi di quel tizio fastidioso.

Tracey sapeva che, razionalmente il ragazzino si era comportato in modo impeccabile (almeno fino a quel momento), ma non riusciva proprio a trovarlo simpatico. Era più forte di lei.

Blaise dal canto suo notò il gesto della brunetta ed i suoi grandi occhi lucidi, sbuffando mentalmente per l'incidente appena capitato.

Senza dire una parola né chiedere permesso le scostò i capelli, avvicinandosi per osservare meglio.

«Fa molto male? Vuoi tornare?» le chiese gentile, evitando di toccare direttamente la parte lesa. Non serviva specificare verso cosa, o meglio chi, sarebbero ritornati. Qualunque bambino sa cosa succede in una situazione simile.
Il primogenito Zabini già immaginava quello che sarebbe accaduto da lì a breve.
La bambina sarebbe scoppiata a piangere ed avrebbero dovuto far ritorno dai grandi. Ed addio al divertimento, bentornata noia.

D'altronde, se si era fatta male non poteva ignorare la cosa e lasciarla lì a piagnucolare, no? 

Non sarebbe stato da cavaliere.
E lui non aveva intenzione di tradire i dettami del Nonno, per nessuna ragione al mondo.

Comprendendo al volo il significato di quelle parole, Millicent si sottrasse a quel contatto, scuotendo vigorosamente la testina di capelli cioccolata.
«Ci vuole ben altro per fermarmi!» affermò spavalda, riacquistando improvvisamente il cipiglio che normalmente la contraddistingueva.

Il mezzo italiano la osservò, sorpreso da cotanta sicurezza.

Poi sorrise le felice. Blaise era proprio contento di non dover tornare nel salone ad annoiarsi accanto ai suoi fratelli acquisiti.

«Brava!» si congratulò con lei, continuando a sorriderle, ignaro che quel suo atteggiamento stava di nuovo sconvolgendo la piccola Bulstrode.

E sull'onda dell'emozione le dette un bacio sulla fronte, proprio dove si era fatta male, come avrebbe fatto un fratello maggiore (cosa che in effetti era, sebbene con Hanna non si sarebbe mai sognato di fare una cosa simile).

Non l'avesse mai fatto.

Millicent avvampò all'inverosimile e corse via, ignorando bellamente il tentativo dell'amica di trattenerla.

«Si è offesa?!» si informò il bel moretto arcuando dubbioso un sopracciglio. Non capiva cosa avesse fatto di male.

«Certo che si è offesa cretino!» lo aggredì infuriata ed indispettita la giovane Davis dandogli uno strattone alla cravatta pervinca. Blaise le rivolse un’occhiataccia tra l’irritato e lo scettico. Le labbra contratte in un sorrisino storto e vagamente annoiato.

«Per quale motivo?» fu la sua laconica domanda.

«I bacetti si danno solo tra fidanzati!! Come fai a non saperlo?!» proseguì esasperata la ragazzina. Uno stupido! Stava parlando con uno stupido, un ignogran-...ingnomant-... un igno-qualcosa ecco! Che aveva fatto scappare la sua amica! E che magari ora rischiava anche di essere catturata da Dra! E tutto per colpa sua!!

Quel bambino le stava proprio antipatico!

Oh ma ora avrebbe risolto tutti i danni che aveva provocato. Parola di Tracey Davis.

«Adesso le vai a parlare e le chiedi scusa!» decretò la piccola tiranna spintonandolo fuori dalla stanza che avrebbe dovuto fungere da nascondiglio, scoccandogli un’occhiata truce prima di richiudere la porta dietro di sé. 

Il maggiore di casa Zabini non poté far altro che ubbidirle, controvoglia, ma ubbidirle. Doveva dileguarsi di lì il prima possibile e non conosceva altri posti per nascondersi.

‘Ci manca solo che mi becchino e mi costringano a far la conta!’ pensò stizzito.

E Blaise odiava far la conta.

 

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Capitolo 2
*** 02. Blaise Zabini & Pansy Parkinson ***


BABY SLYTHERIN

By Nemsi
Dedicata a Luna, Lady e Ryta



02. Blaise Zabini & Pansy Parkinson



Il primogenito di Velius Zabini se ne stava comodamente seduto su una morbida poltrona in velluto verde cupo, intento ad osservare i presenti e giudicarli con occhio critico. E sebbene fosse un bambino era ugualmente un osservatore assai sveglio ed acuto.
L'ultimo suo bersaglio era un signore vestito con una buffa palandrana grigio scuro, che al ragazzino ricordava il grigio di un topo. Lo stava studiando con attenta severità.
Doveva essere uno nuovo, un novizio di quell'ambiente (probabilmente uno di quelli che la sua matrigna definiva con spregio Squallidi Parvenue Muggleborn).
Era un ometto sulla quarantina, con buffo taglio di capelli. Non era basso di per sé, ma la postura semichina che teneva lo faceva sembrare più basso di molti altri. Aveva l'abitudine di non guardare le persone con cui parlava negli occhi e il Nonno diceva che questo era un sintomo di scarsa auto-stima.
A quel pensiero la boccuccia carnosa si tese in un piccolo ghigno sbilenco.
Blaise non si stupiva affatto del perché quell'ometto stesse visibilmente avendo la peggio in quella discussione tra grandi. Non poteva certo tenere testa all'austero bell'uomo dai capelli biondo chiarissimo e dai modi alteri e sprezzanti. Era chiaro fin dal principio chi ne sarebbe uscito vittorioso, però la scena continuava ad avere un certo fascino ai suoi occhi.

 

 

Eccolo lì.
Il loro obbiettivo non si era affatto accorto di loro. Perfetto. Silenziosi ed infallibili come sempre.
Bhe in effetti era quasi scontato... loro erano i MIGLIORI dopotutto!
Dra e Teddy si stavano avvicinando a quel ragazzino sconosciuto quasi di soppiatto. Non che ce ne fosse l'effettivo bisogno, specie considerando che erano i padroni di casa, ma così era molto più divertente.
Draco Malfoy e Theodore Nott erano entrambi parecchio conosciuti perfino tra i grandi ed era assai strano che quel bambino dai capelli neri non fosse quantomeno andato a salutarli.
Avevano quindi dedotto che fosse un nuovo arrivato, probabilmente straniero. Magari nemmeno parlava la loro lingua a per questo aveva preferito non far figuracce salutandoli. Oppure era una spia di qualche tipo.
O meglio, Draco aveva dedotto tutto questo nel mentre della loro manovra di accerchiamento (il ragazzino biondo adorava i termini militari di quel tipo, davano un certo charme anche alle azioni più banali), il bruno si era limitato ad annuire accondiscendente.
Theo al contrario non era completamente persuaso da nessuna di quelle due congetture. Gli elementi erano troppo scarsi per formulare un'ipotesi sufficientemente attendibile. Non per questo però smontò apertamente l'elaborata, ed un tantino militaresca, tesi dell'amico.
Draco Malfoy non amava essere contraddetto, specie quando non si poteva dimostrare più che chiaramente che stesse sbagliando. Ed anche in quel caso convincerlo era un'operazione lunga e difficoltosa (ed il suo miglior amico non aveva voglia di missioni complesse e delicate). Il caratterino tutto pepe del ragazzino biondo strideva infatti con il suo aspetto serafico.
Un bellissimo angioletto dai lisci capelli biondissimi e lucenti, con due occhi vivaci di un grigio limpido limpido ed un sorrisino da birbante, semplicemente impeccabile in quell'elegante completino scuro da gran cerimonia ed il papillon grigio perla (ora abbandonato chissà dove per la sala).
Così lo avrebbero descritto, con tono sognante ed anche un tantinello geloso, gran parte delle signore presenti.
Il giovanissimo Malfoy nascondeva però anche altre qualità sotto quel bel visino, tra cui la stoffa del leader (o del dittatore che a dir si voglia) ed una loquacità non indifferente per un bambinetto di sette anni appena compiuti.
Theodore era invece assai diverso dal suo amico di sempre. Era un bambino snello, silenzioso ed anche piuttosto schivo, tanto che poteva essere a prima vista scambiato per un timidone, con i capelli corti e ribelli, castano scuro, e due penetranti occhi azzurro cielo. Il viso non era affilato come quello del biondino ed aveva il vizio di tenere sempre la bocca contratta in una singolare smorfia "da pensatore" come amava definirla lui, un misto noia e burbera saggezza.
Quei due erano inseparabili. A dir la verità più che un duo erano un trio, ma ora Tracey Davis era momentaneamente dispersa.
Probabilmente era in qualche parte della sala ad incantare i grandi con la sua inesauribile, e a loro dire adorabile, chiacchiera. Dra e Teddy si stavano quindi convincendo sempre di più che i grandi si instupidissero con l'età per riuscire a trovare piacevole il continuo blablabla della ragazzina.
Loro erano due dei tre lati di una solidissima ed indivisibile alleanza, probabilmente nata nella culla dato che tutti e tre ricordavano di essere stati amici da sempre. Draco era il leader dal carisma indiscusso, Teddy era la mente (ed il buon senso che impediva loro di fare troppi danni), mentre Tracey era... il tocco femminile.
Adesso basta chiacchiere! C'era una missione da compiere!

 

 

«Chi sei tu?» gli chiese qualcuno un attimo prima di strattonargli il braccio con poca delicatezza, distraendolo irrimediabilmente dalle sue deduzioni. Blaise smise il suo lavoro di osservatore diligente, voltandosi e dedicando tutta la sua attenzione a quello che lo aveva disturbato.
Era un bambino biondo e mingherlino, un po' più basso di lui, però doveva aver circa la sua stessa età (o al massimo qualche mese di differenza giudicò il moretto). Accanto c'era un altro ragazzino dai capelli castano scuro un po' arruffatti e due occhi azzurrissimi.
Zabini non aveva idea di chi fossero, e sebbene la buona educazione imponesse di presentarsi per primi, decise di soprassedere e rispondere ugualmente.
«Blaise Zabini.» si presentò sintetico, con un piccolo sorriso di cortesia. L'istante dopo si mise a scrutarli in silenzio, la testa leggermente inclinata a sinistra e due profondi occhi blu oltremare, dai singolari riflessi violacei, fissi su di loro.
«Voi chi siete?» domandò a sua volta, curioso, in perfetto inglese. Inutile negare che quei due fossero mille volte più interessanti di quella discussione tra grandi. E sebbene il piccolo lo celasse meglio di tanti altri ragazzini presenti, anche lui si stava annoiando.
A MORTE.
«Non sei inglese vero?» si informò Nott, un po' meno certo dell'universale fama del biondino suo amico. A Dra infatti quella risposta era bastata per decretare che quel ragazzino moro o era una spia oppure un forestiero e prendere di conseguenza ad esaminarlo a sua volta con un ghigno furbo e sprezzante che avrebbe fatto irritare chiunque (grandi compresi).
Il ragazzino di nome Blaise invece non sembrò badarci affatto, né tanto meno mostrò di esserne intimorito. Continuò invece a prestare attenzione all'altro ragazzo dai capelli scuri.
«Non del tutto. Il Nonno è italiano.» spiegò il moretto facendo spallucce. Peccato quella non fosse la risposta che il piccolo Theo sperava.
«Visto che è uno straniero!?» sibilò confidenziale e saputello Draco a Teddy, avvicinandosi all'amico (mollandogli prima una poco regale gomitata complice), dimentico della domanda che gli era stata rivolta. Era infatti assolutamente possibile che un bambino Pureblood inglese non conoscesse lui, l'erede dei Malfoy!
«Vivo in Germania se è questo che volevi sapere.» aggiunse in un secondo tempo il primogenito Zabini, dopo averli osservati ancora un poco con quei suoi occhi attenti e dal colore strano.
Theodore annuì impercettibilmente, come se appuntasse mentalmente quel dettaglio. Rimase vagamente sorpreso vedendo l'altro moro fargli un sorrisino d'intesa, ma decise poi di ricambiarlo con l'abbozzo di ghigno sveglio. Quel bambino era... insolito. E quindi interessante.
«Hai da fare?» si informò Theo a bruciapelo. Lui era fatto così. Apriva bocca raramente e quando lo faceva era diretto e conciso (e questo suo modo di fare mandava parecchi grandi nel panico più completo).
«Direi di no...» concesse il ragazzino scendendo dalla poltrona verde scuro e sorridendo sghembo. Dra e Teddy si scambiarono un cenno d'intesa. Non sembrava male quel bambino. Avevano fatto bene ad andare a parlargli, se ne stavano convincendo sempre di più.
Forse potevano diventare amici.

 

«Dray!» trillò una voce alle spalle dei due ragazzini, e Blaise fu certo che il biondino in questione sbiancò visibilmente, diventando se possibile ancora più pallido. L'istante successivo fu investito da un turbine di stoffa rosa pesca che si fece spazio scostando l'altro senza troppi complimenti.
Era una bambina, loro coetanea o giù di lì, piuttosto carina nonostante il nasino all'insù leggermente schiacciato, con un vezzoso abitino dall'ampia gonna color pesca ed i profili in tulle candido. I capelli neri erano acconciati in un caschetto ordinato di boccoli e nastrini in tinta. E sorrideva a più non posso.

Pansy era al settimo cielo! Finalmente era riuscita a trovare Theodore ed il suo adorato Dray.
«Dray! Theo! Finalmente vi ho trovato!» esclamò contenta, artigliandosi al braccio del suo biondissimo cavaliere sorridendogli zuccherina.
Solo dopo diversi secondi si accorse di quel bambino sconosciuto che stava cortesemente aspettando le presentazioni di rito (che il bel biondino stava invece cercando disperatamente di evitare).
Squadrò il nuovo arrivato da capo a piedi, attenta e discreta.
Alto, magro e ben vestito, aveva dei lunghi capelli nerissimi raccolti in una coda con un nastrino blu e gli occhi del colore più strano che avesse mai visto. Erano un blu scuro scuro, ma se la luce li colpiva lateralmente erano viola cupo.
Decise di metterlo alla prova.
Cambiò atteggiamento in modo repentino. Ora sembrava una dama dei ghiacci tanto era fredda e composta.
Blaise notò perfettamente questo cambiamento ma finse di non badarci.
«Pansy Parkinson.» si presentò con voce neutra e vagamente affettata, il volto serio ed altero, sulle labbra un sorrisetto di placida superiorità. Allungò poi con eleganza una mano davanti a sé, in attesa di una qualsiasi reazione del moretto.
Non poté fare a meno di sgranare parzialmente gli occhi neri quando lo sconosciuto si chinò leggermente per farle baciamano, mostrandosi perfettamente a suo agio, e sorridendole cortese.
I commenti, ben poco lusinghieri, che sfrecciarono nelle teste degli altri due maschietti, decisamente orripilanti alla vista di quella smanceria, gli furono risparmiati proprio perché forse in Germania era di abitudine così. Se lo avessero rivisto ancora, ci avrebbero pensato loro due ad insegnargli come si comporta in vero uomo inglese, poteva scommetterci il codino!
«Incantato Miss Parkinson. Mi chiamo Blaise Zabini.» si presentò a sua volta il mezzo italiano, seguendo rigidamente le regole di buona creanza che il Nonno gli aveva inculcato, sollevandosi con felina eleganza e continuando quel sorrisino garbato.
A Pansy quel ragazzino galante e ben educato (cosa assai rara per un maschio di sette-otto anni, diamole ragione) piacque subito.
E la prova fu che ricambiò il suo sorriso, in modo aperto e sincero questa volta.

 

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Capitolo 3
*** 03. Malcom Baddock & Graham Pritchard ***


BABY SLYTHERIN
By Nemsi

Dedicata a Luna, Lady e Ryta




03.Malcom Baddock & Graham Pritchard



Finite le presentazioni c'era solo da trovare il modo per non morire di noia per le prossime ore.
I quattro ragazzini si fissarono un po' indecisi. Non erano certo come i grandi, che si mettevano a chiacchierare di cose vecchie e noiosissime.
Draco Malfoy come al solito prese in mano la situazione. Non che fosse semplice pianificare il da farsi, ma era compito suo. Era pur sempre il Capo. Ed un Buon Capo è sempre un Ottimo Capo. Anche quando non ne ha voglia.
Qualche minuto di attesa e poi il biondino sogghignò in modo preoccupante.
«Che hai in mente Dray?» domandò curiosa la bambina, con un sorrisetto birichino a tenderle le labbra rosa. Quando il piccolo Malfoy ghignava in quella maniera c'era da divertirsi. E parecchio pure.
«Vedrai, Pansy. Ora vai a chiamare Tracey e Milli. Ci troviamo alla Base!» ordinò il biondo generale, prontamente ubbidito. Non prima di essere stato sbaciucchiato sulla guancia con sua somma disapprovazione. Era un soldato per Morgana! Non una bambola da sbaciucchiare!
Appena la bambina si fu allontanata, Malfoy si voltò verso le proprie truppe. Non pretese il saluto militare però. Teddy non aveva mai collaborato in quel senso e la nuova recluta era per di più straniera.
«Le altre ci raggiungono alla Base. Precediamole.» bisbigliò cospiratore il rampollo di casa Malfoy. Theo lo seguì immediatamente, con un ghignetto compiaciuto. Il ragazzino nuovo però non fece altrettanto.
«Non posso.» rispose semplicemente. Due paia di occhi, platino e zaffiro, lo studiarono come se fosse una bestia rara. Prima che l'impavido, ed impaziente, Comandante aprisse la sua velenosa boccuccia il moretto lo precedette.
«Devo prima avvisare che mi allontano.» affermò serio Blaise. Alla vista del sorrisino superiore che gli fu rivolto provò una gran vergogna a dover chiedere il permesso, ma non lo dette a vedere. Rimase anzi impassibile.
«Torno subito.» decretò l'attimo prima di voltarsi ed allontanarsi per parlare con una donna bionda ed altezzosa che non gli assomigliava affatto. Il mezzo italiano aveva un orgoglio profondamente radicato (altra incancellabile eredità del Nonno insieme alla buona educazione) ma sapeva scendere a compromessi in determinate situazioni. L'orgoglio non sempre paga. E Zabini non era certo uno stupido.
Non si sarebbe preso una sonora punizione solo per dimostrare che poteva fare a meno di permessi. Non avevano bisogno di fornire alla sua matrigna pretesti per metterlo in castigo. A questo pensava già con zelo Franz.

 

I due compagni di sempre erano fermi in mezzo alla sala, nascosti un po' dalla presenza dei grandi, ma pur sempre troppo visibili. Dovevano spostarsi da lì prima che li scovasse.
«Muoviti prima che Mal si accorga di noi!» lo incitò Draco a bassa voce, per non farsi sentire. Come se tutti i presenti stessero badando unicamente a loro, sebbene non lo dessero a vedere apertamente.
Troppo tardi.
Un bambinetto di tre anni o poco più si era attaccato alla giacchetta blu scuro di Theo e li stava fissando con aria truce e risentita.
Il bruno era stato catturato da un bambolotto birichino.
Malcom Baddock aveva i capelli scurissimi, quasi neri, mossi e ribelli che gli cadevano sulla fronte in graziosi ricciolini.
Gli occhioni erano nero pece e brillavano di furbizia sopra due guanciotte rotonde e paffute (la sua condanna dato che tutte le signore, e pure Tracey, gliele tiravano in continuazione facendogli i complimenti).
La boccuccia era ridotta ad una stretta fessura arrabbiata.
Anche lui era tutto in ghingheri, peccato che in pantaloni grigio fumè fossero un po' sformati sul sederino per colpa del pannolone (che benché magico era comunque un'ingombrante scocciatura) e per questo camminava un po' a paperotto.
Il piccolo Malcom continuava la sua minaccia non verbale con incredibile resistenza. E ne aveva anche tutte le ragioni per la barba di Merlino!
Era semplicemente FURIOSO.
Ecco, come al solito loro volevano giocare e lasciare lui e Graham in disparte. Solo perché loro erano "grandi" (e non portavano più il pannolone come gli aveva una volta rinfacciato quella bisbetica di Pansy). Ma questa volta non l'avrebbe permesso!
Lo aveva giurato sul suo Mimmo (il suo amatissimo ciucciotto fruttato al pompelmo rosa)!
«Vengo anche io!» sentenziò risoluto, con il labbro che gli tremava appena, rivolgendosi direttamente al biondo.
Teddy era un osso troppo duro da convincere, ma Draco forse no.
Baddock aveva parlato al singolare ed a ragione. Il suo socio, Graham Pritchard, lo aveva perso qualche minuto prima.
Probabilmente si era sdraiato sul primo divano libero a sonnecchiare ciucciando uno di quei disgustosi cosi dolcisissimi che osava paragonare al suo Mimmo.
Bhe peggio per lui.
Mal si sarebbe divertito pure senza di lui. Ed avrebbe costretto i "grandi" a portarlo con loro.

 

 

Draco era nel panico più totale. Non poteva dargliela vinta così!
Non poteva ritrattare la propria posizione di Generale Supremo ed Indiscusso (onorificenza che si era da pochi minuti giustamente attribuito grazie ai meriti acquisiti sul campo) e dimostrarsi debole, cedendo a quel labbro tremulo e a quegli occhioni neri supplicanti.
Lui era un MALFOY!! E i Malfoy non ritrattano e non cedono. Benché meno davanti ad un mocciosetto capriccioso e ricattatore!
No. Lui voleva bene al piccoletto, questo punto era fuori discussione.
Era il fratellino minore che non aveva ed era un cadetto più che promettente. Scaltro, fedele e pronto a tutto per il proprio Generale (bhe, non proprio tutto tutto. Si era rifiutato di fargli assaggiare il suo ciuccio fruttato, ma queste piccole insubordinazioni un Gran e Magnanimo Generale come Draco Malfoy era disposto a perdonarle).
Theodore invece si limitò a roteare gli occhi con fare annoiato.
Sapeva già come sarebbe finita.
Poteva scommetterci il suo manico di scopa nuovo nuovo tanto era sicuro.
...
Qualche minuto dopo un felicissimo Malcom trotterellava festoso, in un'assai buffa imitazione di marcia, davanti ad uno scontento e corrucciato biondino.

 

 

Malcom non sapeva chi stessero aspettando (temeva Tracey, che lo avrebbe assalito alle guance come al solito) ma non fece domande. In fin dei conti quello che contava è che ora era anche lui della missione.
Nell'attesa poteva anche godersi un po' il suo Mimmo. Lo prese dalla tasca interna del gilerino scuro con somma e golosa soddisfazione. Non fece in tempo a dargli neanche una ciucciata che vide Graham dirigersi verso di loro a passo spedito. Almeno per quello che il patello magico consentiva lui.
Ripose in fretta Mimmo prima che Graham iniziasse ancora a scocciare per assaggiarlo. E a Mal questo faceva schifo... e poi Mimmo era suo e di nessun altro (lo aveva persino rifiutato a Draco)!
Graham Pritchard era coetaneo del piccolo Baddock. Era una bambinetto sveglio e vispo dai corti capelli castano cupo, con grandi occhi verde chiaro e brillante, un nasino un po' all'insù ed un ghigno accattivante. Ora era anche lui tirato a lucido, unica pecca le tasche un po' rigonfie per via dei ciucciotti dolci che ci nascondeva (oltre all'odioso pannolone che lo faceva camminare come un'anatra).
Non che ci fosse bisogno di dirlo, ma era un diavoletto pestifero come il suo socio. Nessuno poteva fermarlo, nemmeno i grandi.
Sempre che non avesse sonno. Ecco il suo punto debole.
Priccy (come lo avevano odiosamente soprannominato perché non riuscivano ancora a pronunciare il proprio cognome correttamente) era un pigro di prima categoria. Odiava far fatica, odiava stancarsi, odiava annoiarsi.
Amava invece dormire e sonnecchiare. Magari accompagnando il sonno con qualche saporito ciuccio alla ciliegia, alla fragola o al biscotto al cioccolato (senza dubbio il suo preferito).
Ora però non aveva tempo di appisolarsi. Si era appena perso Mal!
Manco a dirlo lo trovò in compagnia dei grandi. Al sorrisone che il suo compare gli rivolse capì al volo, ricambiando con un ghigno birbante. C'era da divertirsi. Ed erano anche loro nella squadra.
Dra e Teddy si scambiarono invece un'occhiata depressa. Avrebbero dovuto fare i bambinai. Anche oggi.

 

 

Blaise tornò dopo diversi minuti.
Come al solito aveva dovuto discutere con quella donna odiosa. Perché lo tormentava se poi di lui non gliene fregava niente?!? Inutile chiederselo, sospirò saggiamente il ragazzino.
Almeno Franz non aveva voluto seguirlo e se ne era rimasto con Hanna attaccato alla gonna della loro mamma.
Al suo ritorno trovò però una novità.
O meglio due novità con ciucciotto e pannolone che lo squadrarono da capo a piedi.
Si avvicinò loro, calmo ed elegante come al solito. Zabini mise a tacere la prepotente curiosità che lo avrebbe spinto a domandare direttamente a Draco o a Theodore chi fossero i due marmocchi. In questo modo avrebbe ottenuto solo la loro istintiva antipatia.
Fortuna che Blaise, con due fratellini più piccoli, sapeva come comportarsi, senza causare danni diplomatici di portata epica.

 

I due pupattoli studiarono il nuovo arrivo con attenzione.
Pritchard si mise anche a ruotargli intorno con indolente ed ostentata indifferenza.
Ne trassero un giudizio unanime: non sembrava male. Peccato fosse femmina.
«Niente femmine. Piangono troppo.» sentenziò risoluto il nuovo e piccolissimo arrivato, indicando con la manina paffuta la sconosciuta bambina dai capelli neri.
Non aveva la gonna, ma con quella coda di capelli non poteva certo essere un maschio!
«Si si!» annuì convinto il piccolo Pritchard per dar man forte al suo migliore amico. Non prima di aver allungato la manina ed aver dato un potente strattone alla bassa coda corvina del ragazzino, per essere certo che fosse attaccata alla testa. Ed anche per dimostrare l'incontrovertibile teoria delle "Femmine Frigne".
Forse Graham non aveva intenzione di tirarla così forte, ma stare in piedi sulle punte non è affatto facile per un pupattolo di tre anni scarsi. E poi è stancante! E al piccolo stancarsi non piaceva neanche un po'.
Zabini non si mise però a piangere.
Al contrario mozzicò un imprecazione (fortunatamente in tedesco) mista ad un versetto di dolore. Una di quelle parole che i grandi non apprezzano affatto (chissà perché poi visto che sono i primi a dirle).
Nessuno sembrava essersene però accorto.
«Sono un maschio!» strepitò Blaise offeso fin nel midollo, stringendo con forza i pugni lungo i fianchi, perdendo per qualche istante quella calma e pacata eleganza che lo facevano sembrare assai più grande dei suoi effettivi otto anni.
Malcom l'osservò per diversi secondi ad occhi sgranati.
«Sembri femmina!» gli gridò sfrontato il pannolone indicandolo con il dito, scoppiando poi a ridere a crepapelle. Seguito dagli altri del gruppo, ed anche da diversi adulti che avevano assistito alla scena.
Guadagnandosi così un'occhiata di puro spregio da parte dell'orgoglioso mezzo-italiano.
In altre occasioni una simile occhiataccia avrebbe raggelato chiunque ma ora, con il volto paonazzo per la vergogna e la rabbia, era quantomeno ridicola.
Blaise stava per replicare quando una voce femminile (forse un tantino troppo alta in quell'occasione formale) focalizzò su di sé l'attenzione di tutto il gruppetto.

 

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Capitolo 4
*** 04. Tracey Davis & Millicent Bullstrode ***


BABY SLYTHERIN

By Nemsi
Dedicata a Luna, Lady e Ryta.





04. Tracey Davis & Millicent Bullstrode



«Dra! Teddy!» chiamò una voce vivace e squillante alle loro spalle. Draco e Theo rabbrividirono involontariamente, non tanto per la persona in questione quanto per il tono.

Il volume con cui era stato pronunciato quel saluto era simile al grido di una Banshee di pura razza e conseguentemente aveva attirato su di sé non solo l'attenzione dei due nominati e degli altri pupattoli, ma anche di parecchi grandi che si voltarono sorpresi o disturbati.
La proprietaria della vocina in questione però non se ne curò affatto. Così come non si trattenne dal saltare letteralmente al collo del Generale Malfoy e del suo taciturno Luogotenente (prima o poi Teddy si sarebbe deciso a chiedere a Dra il reale significato di quella parola, anche se questo gli sarebbe costato un'occhiataccia assassina ed un immediato degrado&come se ciò gli cambiasse la vita in fondo...).
I due soldati ressero l'impeto con stoico ed eroico valore. A tradirli solo due piccoli particolari: un violento rossore ad invadergli le gote pallide per Malfoy, uno sbuffo affranto ed imbarazzato per Nott.
L'assalitore era una bella bambina, loro coetanea, dall'aria sveglia e due vispi occhi nero-viola. I lunghi capelli scuri erano raccolti in due treccioni spessi, fermati ognuno da un nastro azzurro pastello, della stessa tonalità delle bordature del vestito bianco. La candida gonnellina a balze, gonfia ma non troppo, era lunga fino al ginocchio e cadeva alla perfezione su quel corpicino snello. Come il corpetto e le maniche a sbuffo anche la gonna era rifinita di raso azzurro chiaro, in tinta con le ballerine scamosciate che indossava.
Una piccola lady dei ghiacci in confronto a Pansy, almeno in quanto ai colori ed alla mancanza di troppi trini e merletti.
Tracey Davis era il lato mancante del loro asse di alleanza, il Tenente dal pugno di ferro ed i treccioni di velluto, il tocco femminile insomma (sebbene di femminile avesse mostrato ben poco in quel frangente). Ed ora era lì, come da programma...bhe ad essere sinceri dovevano trovarsi alla Base (la stanza di Draco in pratica. Il biondo però si ostinava a chiamarla in quel buffo modo e lei e Teddy si erano dovuti adeguare). Come se davvero ai grandi importasse qualcosa delle loro manovre militari!
Dietro di lei seguivano più composte e tranquille Pansy ed un'altra bambina dai capelli castani e ricciolini.
Millicent Bullstrode era una bambina piuttosto alta e un po' più paffutella delle altre due piccole e minute ragazzine.
Non era una graziosa e vezzosa bambolina come Pansy, sicuramente anche per via del suo carattere più maschile. Non che fosse brutta o sgraziata, solo era visibilmente più timida ed impacciata delle altre due.
Timidezza congenita celata da una spavalderia ed un'aria da bulletta che sfoderava ogni volta che loro si ritrovavano per giocare. Disgraziatamente non poteva comportarsi come al solito nelle occasioni importanti come quella.
La stessa mattina Papà le aveva espressamente chiesto di non fare troppo la maschiaccia (in effetti a quello ci stava abbondantemente pensando Tracey) e di comportarsi da brava signorina.
Solo che lei più che un elegante damina si sentiva un prigioniero in quella trappola che osavano chiamare vestito. Per non parlare delle scarpine in vernice nera che le stavano strangolando i piedi.
Indossava un sobrio vestito con la gonna lucida e cadente color crema ed il bustino di un verde pastello, così come le mezze maniche. Non che le stesse male, tutt'altro, ma si vedeva lontano un miglio quanto la ragazzina si sentisse non a suo agio "agghindata come una bambola", per usare le sue stesse parole. I capelli ricci e di un caldo castano erano trattenuti solo da un cerchietto verde scuro in tinta con cintura in velluto del vestitino.
Come se non fosse già abbastanza essere lì così conciata ora le sarebbe pure toccato sorbirsi i commenti e i pettegolezzi di Pansy.
Merlino doveva averla in antipatia. Ne era certa.

 

Bene erano arrivate tutte e tre. Peccato non dovessero essere lì!
Lui aveva espressamente ordinato di radunarsi alla Base, non nel bel mezzo della sala, accanto al buffet!
Lanciò un'occhiataccia di puro demerito alla piccola Parkinson che tanto aveva osato, contravvenendo deliberatamente ad un suo chiaro ordine. Ovviamente la bambina non se lo filò di pezza, visto che stava chiacchierando con Millicent.
Al piccolo Malfoy questo non piacque. Per nulla.
Si voltò irritato verso Tracey. Almeno lei avrebbe dovuto ascoltarlo! Sfortunatamente non la trovò più al suo fianco.
Come d'abitudine in simili situazioni si girò verso il suo Luogotenente per ottenere informazioni più dettagliate. Un Eccelso Generale come lui non aveva però bisogno di parlare per esporre la sua domanda (non poteva mica dimostrare apertamente che lui, il Generale, non aveva pieno dominio sui suoi uomini…o sulle sue "uomine" come in questo caso). Gli bastò scambiare un'occhiata perplessa ma pur sempre dignitosa a Theo, il quale si limitò a ricambiarlo e a stringersi nelle spalle. Seguito da un cenno del capo ed uno sbuffo sconsolato.
Il ragazzino biondo comprese immediatamente e sgranò gli occhi grigi a metà tra lo stupefatto e lo sconvolto. Si voltò con lentezza calcolata verso il punto indicato da Theo, che purtroppo anche quella volta non aveva mentito. Avevano appena perso due soldati sul campo di battaglia. O meglio, la recluta Priccy si era dato ad una repentina, e quanto mai vitale ritirata, ed ora risultava disperso. Mentre per la recluta Mal non c'era più nulla da fare.

Malcom era rimasto a dir poco stupito che quella bambina fosse un maschio. No, che quel bambino fosse un maschio era più corretto.
Lui e Graham avevano smesso di squadralo come una bestia rara, non prima di scambiarsi un'occhiata incredula. Non che quella sfuriata li avesse in qualche modo intimoriti, ma anche lui poteva evitare di prenderla così sul personale. Il loro era stato un errore più che legittimo. Cioè, da quando i maschi hanno i capelli a coda?!
Il piccolo Baddock era ancora troppo distratto a fissare nuovamente, di nascosto questa volta, lo sconosciuto. E non aveva quindi badato a Tracey. Del suo arrivo si era accorto perfettamente (così come metà della sala), non l'aveva però tenuta d'occhio. E simili distrazioni in battaglia non sono ammesse. E lui e la Davis erano in guerra perenne, dato che la ragazzina non gli aveva mai proposto una tregua e lui era troppo orgoglioso per chiederla.
Non che la bambina gli fosse antipatica o altro, anzi era una sorta di sorella maggiore acquisita (oltre che la sua fornitrice ufficiale di coccole...che lui rifiutava con spregio...almeno in apparenza) ma non sopportava il suo vizio di sbaciucchiargli e pizzicargli le guance. A volte gliele prendeva pure a morsi!
Poteva tollerarlo, sebbene molto malamente, se a farlo erano vecchie signore o comunque donne di una certa età (dai dieci anni in su per essere precisi). Ma da Tracey no! Lei non doveva permettersi simili confidenze con un soldato di pari rango. Lui era un militare mica un bambolotto da spupazzare e baciare!
Infatti Tracey a furia di insubordinazioni e conseguenti degradi era ormai arrivata a livello di recluta come i due pupattoli. Draco d'altronde non aveva potuto fare altro. Non era certo tipo da favoritismi. Non si addiceva ad un Gran e Magnanimo Generale qual era. E poi alla ragazzina questo non sembrava importare particolarmente.
Al contrario invece sembrava trovare ancora più gusto a tormentare il pupo dei Baddock e le sue belle guanciotte polpose non appena questo le aveva fatto capire quanto odiasse quelle coccole (dal bimbo classificate sotto il termine "torture"...o comunque il suo corrispettivo nel vocabolario di un maschietto di tre anni scarsi).
Purtroppo le distrazioni nel bel mezzo di una battaglia sono fatali e Mal questo lo imparò a sue spese.
L'erede dei Baddock aveva appena smesso di osservare il ragazzino dai capelli neri a coda, colto in fallo dall'oggetto del suo studio, per confabulare con Graham circa quel bambino così strano. Solo che voltandosi verso il suo socio di sempre trovò a fargli compagnia solo l'aria. Pritchard dov'era sparito?
Il baby-soldato sgranò gli occhi neri neri. Una simile fuga poteva avere una sola spiegazione. Tracey si stava dirigendo verso di loro con l'intenzione di assaltargli le guance. Ed ora era troppo tardi per sfuggire alle sue grinfie (specie considerando quanto quell'orrendo pannolone lo rallentasse).
L'istante dopo fu agguantato dalla bambina, giunta silenziosamente alle sue spalle (altro mortale errore di Baddock. Mai dare le spalle al nemico, anche se questo è una ragazzina con i treccioni e l'abitino bianco) che subito iniziò la sua sevizia scoccandogli un sonoro bacione sulla guanciotta sinistra, con sommo schifo del pupo.
«Mollami!» si lagnò sdegnato il marmocchietto, voltandosi a fronteggiarla. Sfregandosi nel mentre la guancia con la manina paffuta e lanciandole un'occhiata risentita da sciogliere il Polo Nord. Ovviamente la Davis era abituata a simili minacce non verbali e non ci fece affatto caso. Così giusto per pareggiare il conto gli pizzicò la guanciotta destra, ghignando soddisfatta alla musetto sconvolto del bimbo.

D'altronde come poteva Tracey resistere?
Mal tutto in tiro in quel completino grigio fumè, con tanto di papillon color carta da zucchero, con i ricciolini neri che gli ricadevano scomposti sulla fronte e le guanciotte rosee ancora più piene per via del broncio sostenuto che le aveva sfoderato contro era semplicemente IRRESITIBILE.
Lei non era certo il tipo che rinunciava a qualcosa se poteva ottenerla, magari senza troppi sforzi. E sollazzarsi Malcom rientrava sicuramente tra queste, per quanto il bambino non fosse dello stesso parere. Tanto era assolutamente convinta che lui facesse solo scena, perché era un maschio e un maschio non deve abbandonarsi a "smancerie e altre robacce zuccherose da femmine" come le aveva rinfacciato il piccolo con tutto l'orgoglio che aveva, ad un'altra di quelle feste per grandi che loro dovevano sorbirsi. Quella volta l'aveva quasi persuasa a desistere dal suo affettuoso saluto tanto era stato convincente.
Purtroppo per lui, nemmeno dieci minuti dopo, era andato a chiedere in lacrime la sua protezione e le sue coccole per un bruttissimo scherzo che gli avevano tirato alcuni bambini più grandi quello stesso giorno (gli avevano nascosto Mimmo! E non volevano ridarglielo quei brutti cattivi!! E non era valso a niente che il suo socio gli avesse offerto uno dei suoi ciucci fruttati. A Malcom facevano schifo. Lui voleva solo il suo Mimmo!!).
In memoria di quell'atto di amicizia, la bambina pretese, o meglio si prese per l'ennesima volta, la sua ricompensa. Assestando un giocoso morsicotto alla guanciotta carnosa del pupattolo, mentre lo teneva ancora imprigionato tra le sue braccia, totalmente indifferente al fatto di essere inginocchiata per terra con un abito candido. Tanto la mamma non era nelle vicinanze per rimproverarla, quindi non c'era alcun problema.

Già, ma gli uomini hanno la memoria corta e non ricordano a lungo i propri debiti di riconoscenza. Specie se sono uomini di neanche tre anni. Mal non stava certo pensando a come la bambina aveva coraggiosamente salvato il suo Mimmo e glielo aveva ridato (l'aveva letteralmente ADORATA quella volta dandole un bacio grossissimo. Non prima di aver dato una poderosa poppata di bentornato al suo Mimmo ovviamente).
Ora Malcom aveva una voglia matta di strillare aiuto, ma non poteva!
I maschi non piagnucolano gridando aiuto, sull'orlo delle lacrime per di più. Lanciò un'occhiata supplicante al suo Generale. Aveva bisogno dei rinforzi dato che quel codardo pu-pu-pusilcoso di Graham lo aveva abbandonato al suo destino, senza nemmeno dare l'allarme prima di fuggire. Oh ma l'avrebbe pagata. Non l'avrebbe lasciato appisolarsi per tutto il pomeriggio! Lui Malcom Baddock lo giurava su Mimmo!
Per la vendetta c'era tempo! Ora doveva chiedere rinforzi. Fu indescrivibile la desolazione che colmò i suoi occhioni neri quando il biondino in questione si limitò a fare spallucce (ovviamente con il rigoroso contegno che solo un Gran e Magnanimo Generale poteva avere) e fargli segno di portar pazienza. Lo avrebbero ricordato ed onorato per sempre come un martire della Patria, perito per una giusta causa, contro un nemico invincibile ed imbattibile.
Malcom Baddock non era però tipo da arrendersi. Prese il coraggio a due mani ed agì da vero uomo... con tutto lo slancio che poté riuscì a fuggire dalla progione-abbraccio della Davis e si mise a correre più veloce che poté, paperottando come un forsennato, si andò a rintanare dietro la gonna color crema di Millicent. Già che c'era il pupo afferrò anche i pantaloni neri del ragazzino sconosciuto, che preso alla sprovvista quasi cadde addosso a Milli, e li usò come scudi umani. Non era un comportamento dignitoso, però almeno era salvo.
Da quel rifugio provvisorio, ed anche non molto consenziente, si trovò involontariamente vicino a Priccy. 

Il piccolo Graham aveva infatti chiesto asilo politico a Pansy, arpionandosi alla sua ampia e morbida gonna color pesca, con gli occhioni verdi pieni di lucciconi. E come al solito la sua tattica del bimbo dal lacrimone facile aveva funzionato alla grande, come sempre sulla bambina del resto. Lei aveva una vera predilezione per lui, specie quando la guardava supplicante e teneroso.
I due si squadrarono per lunghi secondi. Mal era più furioso di un Ippogrifo a digiuno e Graham faceva il fintotonto con una tale freddezza che nemmeno un Gargoyle in pieno giorno sarebbe riuscito ad imitare.
Dopo quegli interminabili istanti di apparente stasi, iniziarono a bisticciare come due Snasi da competizione.

 

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Capitolo 5
*** 05. Nascondino & Baci (parte1) ***


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By Nemsi
Dedicata a Luna, Lady e Ryta.



05. Nascondino & Baci



Malcom e Graham furono i primi ad arrivare alla Base (cioè la cameretta di Draco). Sbuffarono in sincrono quando la trovarono inesorabilmente vuota. Come al solito i grandi si sarebbero fatti aspettare. Bhe, poco male. Loro erano reclute con le cravatte (i fiocchi son da femmine) e sapevano come cavarsela in qualunque situazione.
E poi si trovavano nella cameretta piena di giocattoli di un loro amico che sicuramente non si sarebbe mai arrabbiato se li avesse trovati a giocare mentre lo aspettavano.
Peccato avessero litigato da pochissimi minuti, quindi mettersi a giocare nell'attesa degli altri era fuori discussione. In casi come questo sapevano entrambi che la soluzione era una ed una soltanto.
Senza degnarsi di uno sguardo, come se fossero perfetti sconosciuti e non migliori amici, Baddock e Pritchard si diedero le spalle ed ognuno estrasse dalla tasca interna del vestitino un ciucciotto fruttato. Ad essere precisi Mal prese il suo adorato Mimmo e se lo mise velocemente in bocca, Priccy invece ci mise diversi secondi a scegliere il ciuccio adatto alla situazione e, dopo un'attenta e severa selezione degna di un esperto sommelier, prese a succhiarne uno al gusto di biscotti al cioccolato.
Tornarono a guardarsi l'un l'altro, con aria di sfida. Quasi l'avessero deciso, dettero entrambi una poderosa ciucciata soddisfatta. Eh, quel trucco funzionava sempre. Era semplicemente infallibile.
Non si può parlare (ed con questo termine i due bimbi intendevano anche il verbo "bisticciare") con la bocca piena. È maleducazione.
E loro sapevano bene cosa fosse il gelateo (quella cosa lì, che si chiama quasi come il gelato ma che non si mangia). Non erano mica due sprovveduti.
Sempre ignorandosi sfacciatamente presero ad attendere l'arrivo degli altri commilitoni.



Draco era stato l'ultimo a sgattaiolare via dalla sala del ricevimento, ed ora si trovava per la prima volta a tu per tu con l'ultimo acquisto.
Il biondino camminava a capo chino, sbuffando e scalciando l'aria ad ogni tot.
Era a dir poco scontento. Oltre che irrimediabilmente nervoso.
Il rampollo di casa Malfoy sapeva benissimo quanto contasse il primo impacco (o qualcosa del genere) sulle reclute, ogni buon generale non sottovaluta mai la sua efficacia e lui modestamente era un Ottimo Generale. Ma ahimè il suo era stato a dir poco disastroso.
Che opinione si era fatto di lui quel ragazzino moro? Aveva assistito ad una insubordinazione in piena regola, nel bel mezzo di una missione per di più, e lui non era stato in grado di sedare la rivolta come avrebbe dovuto. Anzi LORO non avrebbero neppure dovuto osare a provare una ribellione simile! Oh ma a l'avrebbero pagata. I Malfoy non dimenticano e non perdonano, come diceva suo padre.
Spiò di sottecchi l'altro bambino, per controllarlo.
Il piccolo Zabini dal canto suo non sembrava affatto sconvolto né tanto meno indignato per quanto era successo prima. Camminava tranquillo accanto al biondino, osservando, non troppo sfacciatamente però, l'arredo lussuoso della casa, soffermandosi appena di più sui ritratti mobili che vedeva attaccati alle pareti.
Con la coda dell'occhio noto gli sguardi strani, che catalogò mentalmente nella categoria "sospettosi", di Draco.
Sollevò un sopracciglio bruno guardandolo a sua volta per qualche istante.
«Bhe?» semplicemente diretto. Cosa che colse assolutamente di sorpresa il pargolo Malfoy che lo fissò ad occhi sgranati, voltandosi l'attimo dopo e facendo orecchie da Thestral.
Blaise corrugò la fronte, fermandosi all'improvviso nel bel mezzo del corridoio. Le braccia conserte all'altezza del petto, lo sguardo blu puntato dritto dritto sulla schiena dell'altro bambino, che non tardò a girarsi.
Il solo movimento che fece il mezzo-italiano fu inarcare il sopracciglio sinistro e poi attese.
L'altro deglutì in risposta incerto. Aprì la boccuccia sottile un paio di volte senza sapere che dire, chiudendola di scatto con un suono di secco. Merlino potente! Lui era un Generale! E tutti, reclute comprese, gli si stavano ribellando così! Non poteva toller-
«Sai farti rispettare. Ti stimo.» fu il semplice commento del bruno dagli occhi blu.
Secco.
La boccuccia rosea fece uno scatto verso il basso, e gli occhi d'argento si sgranarono per lo stupore.
Stava scherzando!? Però sembrava serio. Davvero lo stimava?
Il moretto abbozzò un sorriso, riprendendo poi a camminare, fino a superarlo. Il biondino lo segui con lo sguardo, passargli accanto. Un ghigno superbo fiorì sulle sue labbra sottili. Di che si stupiva!? In fondo era sempre un Malfoy. Aveva il carisma nel DNA lui.



Dra ed il nuovo acquisto furono gli ultimi a raggiungere la base.
Il resto delle truppe lì attendeva già lì (Mal e Graham si erano affrettati a rinfoderare i ciucci d'ordinanza, prima che il biondino li requisisse per controllare che fossero regolamentari a suon di ciucciate). Gli bastò uno sguardo per assicurarsi che tutti fossero presenti all'appello.
Recluta Mal e recluta Graham erano accanto alla scatola dei giochi, stranamente tranquilli e senza ciuccio in bocca.
Le tre soldate semplici femmina erano intente a confabulare qualcosa...da femmine appunto.
Luogotenente Theo si era appropriato del letto ed aveva preso a leggiucchiare un libro a figure animate.
Il novizio Blaise si era appoggiato alla parete dietro di lui, in attesa di ordini.
Un sogghigno compiaciuto sulla bocca. Bene si poteva passare finalmente all'azione e trovare il modo proficuo per sfruttare quella festa dei grandi che fino ad ora era stato noiosissima.
Fortuna che lui aveva già il piano in mente: giocare a nascondino.
Eh che arduo compito essere Eccelsi e Magnifici Generali.
Ma qualcuno doveva pur farlo.
...
...
...
Il biondo rampollo di casa Malfoy era il solo rimasto alla base. Aveva le braccia appoggiate al muro, ad altezza della testa, e mugugnava numeri in successione, cacciando aria dal naso come un troll.
Uffaaa!!! Lui odiava far la conta!
E poi casa sua era immensa!
Quei... quei... quei cattivi avevano indicato tutti lui quando si doveva scegliere chi fare la conta! Traditori!!
Iniziò a saltare i numeri o a velocizzare la conta. Tanto nessuno lo controllava, no!?
«ARRIVO!!» strillò con tutto il fiato che aveva in gola. Ed ora avrebbe avuto la sua vendetta per quell'ennesima rivolta.

 

 

 

~¤~°~¤~

    

 

Baddock e Pritchard sgattaiolarono dentro la prima camera che trovarono libera.

Tuttora non si parlavano, ma non potevano certo affrontarsi a viso aperto per cacciare fuori l’altro dalla stanza. Il loro Generale glielo aveva detto che dividersi i nascondigli era stupido, però che ci potevano fare se quella piattola umana del proprio ex-socio non gli si scollava di dosso?

Si guardarono sdegnosi come due Veela bizzose per un lungo istante poi presero a ignorarsi sfacciatamente, mettendosi alla ricerca di un buon posto per nascondersi.

Erano entrati in una camera da letto per gli ospiti, almeno a giudicare da una prima occhiata. Posti per nascondersi ve ne erano in abbondanza, se non fosse che molti erano inagibili.

Nell’armadio no.

C’era il Bau Bau.

E loro erano pur sempre piccole reclute, non potevano mica difendersi da un mostro simile!

Sotto al letto no.

C’era lo Gnammagnamma della Polvere.

Lo Gnammagnamma della Polvere nessuno di loro due lo aveva mai visto, ma Draco gli aveva raccontato che viveva sotto ai letti (ed il biondo era più che affidabile, visto che oltre ad essere il loro Generale era anche il padrone di casa) e se trovava un bimbo che vi si era infilato sotto lo intrappolava nella polvere e lo mangiava lentamente. No no no! Non volevano mica morire così! Erano nel fiore degli anni loro! Avevano ancora troppo da vivere e troppi ciucciotti da gustare!

Sotto alla scrivania sarebbero stati visti facilmente, quindi era da scartare.

Non gli rimaneva che un posto. Il letto a baldacchino!

Chi avrebbe mai pensato che il loro rifugio era sotto le coperte, con le tende tirate? Nessuno ovviamente.

‘E poi è molto più comodo di qualunque altro posto.’ fu il Pritchard pensiero. Entrambi i marmocchietti puntarono dritti al letto. Si fermarono prima di salirvi, scrutandosi l’un l’altro torvi. Vi si arrampicarono in sincrono. Ok i consigli del loro biondo Generale, però c’era abbastanza spazio per tutti e due. Ed in due avrebbero fatto meno fatica per tirare le cortine, fu il ragionamento di entrambi.

E specialmente sarebbe stato molto più pericoloso lasciare l’ex-socio fuori dal nascondiglio con l’incognita che potesse fare la spia.

In fin dei conti la tattica militare suggerisce che quando non puoi battere il tuo nemico... bhe ignoralo!

 

 

Theo stava camminando pacifico per il corridoio. Non aveva fretta. Tanto sapeva già dove nascondersi.

La stalla dei purosangue come al solito lo attendeva, comoda e tranquilla. Quello era il suo posto preferito per nascondersi quando la conta toccava a Dra. Ad essere sinceri era il solo posto che usava quando di turno c’era Malfoy.

Il biondino ormai sapeva perfettamente dove trovare il suo amico di culla, ma per un tacito accordo tra di loro non iniziava mai la sua ricerca da lì, lasciando al moretto il tempo per un bel pisolino. Dal canto suo Theodore non sfruttava la situazione per vincere il gioco liberando tutti gli altri.

Il bruno si stiracchiò le braccia sbadigliando serafico. Doveva ammettere che essere Luogotenente aveva i suoi vantaggi.

E che vantaggi!

 

 

Anche Pansy si diresse verso uno dei suoi nascondigli abituali.

Senza reale fretta si eclissò dietro la spessa tenda di velluto smeraldo che adornava il finestrone del lungo corridoio. Proprio quello sui cui si affacciava la cameretta del biondo padrone di casa. 

Non che la piccola non sapesse che si trovava sul percorso obbligato del loro baby-generale. Anzi, era perfetto proprio per quello. Non troppo ovvio ed in vista da sembrare fatto apposta, ma neppure troppo difficile da individuare per un occhio attento.

Non dovette aspettare nemmeno cinque minuti (il piccolo discolo doveva aver barato sulla conta) che sentì un rumore di passi dirigersi velocemente verso di lei.
La primogenita dei Parkinson sorrise con astuta soddisfazione.

In questo modo la furba bimbetta sarebbe riuscita a trascorrere la maggior parte del tempo con il suo Dray e contemporaneamente non avrebbe ferito il suo orgoglio di Grande ed Eccelso Generale.

E' proprio vero che le donne sanno più trucchi di Merlino in persona. Anche quelle in miniatura.

 

 

Una porta di legno chiaro si aprì facendo sgusciare nella stanza tre piccole figure.

Due bamboline more ed un damerino di altri tempi.

La prima sbuffava come un Snaso, la seconda arrossiva timidina, il terzo se ne stava in un composto silenzio.

Tracey era alquanto infastidita dal nuovo venuto. Non sapeva perché, ma quel tipo le stava terribilmente antipatico. Ed era sicura di essere ricambiata.

Come se non bastasse quel fastidioso ragazzino, la sua migliore amica aveva subito una trasformazione tale da sembrare un’altra persona, quasi fossa stata rapita dagli alieni.

Se ne stava in un’angolino zitta zitta come una senza spina dorsale.

E la causa non poteva che essere il brunetto con quel suo strano atteggiamento.

La piccola Davis non ne aveva prove, ma ci avrebbe scommesso la sua intera collezione di tesori (abilmente vinti in regolarissime sfide contro Draco e Teddy).

Tamburellava il piedino destro scocciata dal comportamento insolito dell’amica. 

Milli non era certo una che si faceva mettere in soggezione da un bambinetto straniero. Ed invece da quando si era scontrata con il brunetto non faceva altro che tenere gli occhi incollati al suolo ed arrossire come una mammoletta.

La piccola Bulstrode dal canto suo non era mai stata più a disagio di allora.

Quel ragazzino sconosciuto le era finito addosso, abbracciandola, ed era stato per puro miracolo che non erano capitolati entrambi per terra, nel bel mezzo della sala del ricevimento.
Era stato molto gentile, si era preso tutto il torto 
e le aveva chiesto sinceramente scusa. E non era neppure stata colpa sua!

Eppure questo non la faceva sentire affatto meglio. Al contrario la imbarazzava non poco.

Era così strano essere trattata come una damina delicata (specialmente considerato la media del genere maschile che normalmente frequentava) che non era riuscita a ribattere a tono. Anzi non era riuscita a parlare affatto.

La morettina fu bruscamente scossa dal suo stato di apatia dalla sua migliore amica che la strattonò, senza troppi riguardi dentro il grande armadio di mogano e specchi che occupava quasi interamente il lato nord della stanza.
Tracey aveva ragione. Comportarsi in quel modo era davvero stupido. Milli stentava a riconoscersi.

Bhe... era acqua passata. Ora serebbe tornata quella di sempre, spavalda e sicura di sé, indipendentemente da chi avesse di fronte. 

Peccato che quando si accorse che anche il ragazzo le stava seguendo in quello spazio ristretto, la brunetta andò in shock e arrossì nuovamente, sfiorando tonalità porpora questa volta.
E le distrazioni, anche le più minuscole, in guerra possono essere fatali. Draco lo ripeteva sempre, come un disco rotto.
La giovane Blustrode non prestò abbastanza attenzione al gradino formato dallo stipite dell'armadio e vi inciampò impietosamente. Tentò di arrestare la caduta afferrando con entrambe le mani i lussuosi vestiti che abitavano il personale guardaroba della madre di Draco. Ma la seta è scivolosa e come aggrappo non si rivelò affatto utile.

Fortunatamente, durante il suo capitombolo, non né sgualcì nessuno. Ne trascinò con sè giusto un paio che la seppellirono sul fondo di quella trappola in legno massiccio. Non che alla bambina dispiacesse sotterrare così la vergogna per la propria figuraccia, ma la fronte le faceva un male cane.

Durante la rovinosa caduta, aveva infatti sbattuto contro il solido mogano del loro non più tanto sicuro (almeno per quanto riguardava la propria integrità fisica, pensò la ragazzina) rifugio.

Ancora incerta su come rialzarsi da quel cumulo di pelliccia e seta pregiata, la morettina si limitava a massaggiarsi con insistenza il punto in cui stava spuntando un bernoccolo scarlatto.
Due mani si allungarono verso di lei in suo aiuto e lei le afferrò con decisione. Uno strattone un po' troppo energico la fece volare fuori da quel coacervo di abiti d'alta sartoria.

Da quanto Tracey era così forte?

La bambina non ebbe bisogno di molto tempo per comprendere che non era stata la sua migliore amica ad ergersi a suo salvatore.

Quel ragazzino straniero, Blaise forse (o almeno questo era il nome che le pareva di aver sentito rivolgere al nuovo arrivato) l'aveva tratta in salvo, precedendo una sempre più scocciata Davis, ed ora la stava aiutando a reggersi in piedi. 
Era troppo.

Con le guance di nuovo rosse come mele mature, si affrettò a ringraziarlo con un rigido cenno del capo, prima che l'umido che le premeva contro le palpebre rompesse gli argini e sgorgasse libero, umiliandola ancora di più.
Millicent non era certo una piagnucolona. I lucciconi non li aveva per il dolore, piuttosto per la frustrazione del proprio comportamento. 

Che diamine le prendeva?! Era diventata una rammollita tutto d'un colpo?

La bambina riprese a massaggiarsi la fronte dolente. Non che le facesse poi così male, ma così poteva concentrare la propria attenzione su altro che non fosse il proprio comportamento da timidona insicura.

«Arrossisci per così poco?» chiese ingenuamente curioso il moretto.

Lui di rado lasciava trasparire le proprie emozioni, ubbidiente agli insegnamenti del Nonno circa il comportamento di un vero gentlemen. 

No, in effetti non era solo per etichetta che il piccolo Zabini teneva ben celati i propri sentimenti. Aveva imparato molto velocemente quanto potesse essere controproducente mostrarsi debole con due fratellasti iperprotetti e parecchio molesti. 

«...no, di solito no...» riuscì finalmente a replicare la bambinetta, mentre l'amica malcelava un sorriso furbo. Ecco che iniziava a riconoscerla. 

A breve sarebbe stata lei a sbarazzarsi di quel tizio fastidioso.

Tracey sapeva che, razionalmente il ragazzino si era comportato in modo impeccabile (almeno fino a quel momento), ma non riusciva proprio a trovarlo simpatico. Era più forte di lei.

Blaise dal canto suo notò il gesto della brunetta ed i suoi grandi occhi lucidi, sbuffando mentalmente per l'incidente appena capitato.

Senza dire una parola né chiedere permesso le scostò i capelli, avvicinandosi per osservare meglio.

«Fa molto male? Vuoi tornare?» le chiese gentile, evitando di toccare direttamente la parte lesa. Non serviva specificare verso cosa, o meglio chi, sarebbero ritornati. Qualunque bambino sa cosa succede in una situazione simile.
Il primogenito Zabini già immaginava quello che sarebbe accaduto da lì a breve.
La bambina sarebbe scoppiata a piangere ed avrebbero dovuto far ritorno dai grandi. Ed addio al divertimento, bentornata noia.

D'altronde, se si era fatta male non poteva ignorare la cosa e lasciarla lì a piagnucolare, no? 

Non sarebbe stato da cavaliere.
E lui non aveva intenzione di tradire i dettami del Nonno, per nessuna ragione al mondo.

Comprendendo al volo il significato di quelle parole, Millicent si sottrasse a quel contatto, scuotendo vigorosamente la testina di capelli cioccolata.
«Ci vuole ben altro per fermarmi!» affermò spavalda, riacquistando improvvisamente il cipiglio che normalmente la contraddistingueva.

Il mezzo italiano la osservò, sorpreso da cotanta sicurezza.

Poi sorrise le felice. Blaise era proprio contento di non dover tornare nel salone ad annoiarsi accanto ai suoi fratelli acquisiti.

«Brava!» si congratulò con lei, continuando a sorriderle, ignaro che quel suo atteggiamento stava di nuovo sconvolgendo la piccola Bulstrode.

E sull'onda dell'emozione le dette un bacio sulla fronte, proprio dove si era fatta male, come avrebbe fatto un fratello maggiore (cosa che in effetti era, sebbene con Hanna non si sarebbe mai sognato di fare una cosa simile).

Non l'avesse mai fatto.

Millicent avvampò all'inverosimile e corse via, ignorando bellamente il tentativo dell'amica di trattenerla.

«Si è offesa?!» si informò il bel moretto arcuando dubbioso un sopracciglio. Non capiva cosa avesse fatto di male.

«Certo che si è offesa cretino!» lo aggredì infuriata ed indispettita la giovane Davis dandogli uno strattone alla cravatta pervinca. Blaise le rivolse un’occhiataccia tra l’irritato e lo scettico. Le labbra contratte in un sorrisino storto e vagamente annoiato.

«Per quale motivo?» fu la sua laconica domanda.

«I bacetti si danno solo tra fidanzati!! Come fai a non saperlo?!» proseguì esasperata la ragazzina. Uno stupido! Stava parlando con uno stupido, un ignogran-...ingnomant-... un igno-qualcosa ecco! Che aveva fatto scappare la sua amica! E che magari ora rischiava anche di essere catturata da Dra! E tutto per colpa sua!!

Quel bambino le stava proprio antipatico!

Oh ma ora avrebbe risolto tutti i danni che aveva provocato. Parola di Tracey Davis.

«Adesso le vai a parlare e le chiedi scusa!» decretò la piccola tiranna spintonandolo fuori dalla stanza che avrebbe dovuto fungere da nascondiglio, scoccandogli un’occhiata truce prima di richiudere la porta dietro di sé. 

Il maggiore di casa Zabini non poté far altro che ubbidirle, controvoglia, ma ubbidirle. Doveva dileguarsi di lì il prima possibile e non conosceva altri posti per nascondersi.

‘Ci manca solo che mi becchino e mi costringano a far la conta!’ pensò stizzito.

E Blaise odiava far la conta.

    

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Capitolo 6
*** 05. Nascondino & Baci (parte2) ***


 

BABY SLYTHERIN
By Nemsi
Dedicata a Luna, Lady e Ryta
con l'aggiunta di Max e Juls



05. Nascondino & Baci

 

 

Ed eccoli lì.
Il possente predatore e la sua preda designata a camminare a pochi passi di distanza (mano nella mano neanche a parlarne, Dray non l'avrebbe mai permesso), cercando di stanare gli altri componenti del loro squadrone.

Per ordine del biondissimo Generale erano ridotti più o meno al silenzio. Non sia mai che rivelassero la propria posizione ai loro temporanei nemici, prima che questi fossero sotto assedio ed a un passo dalla resa. O almeno questo era quello che il giovane Malfoy aveva ordinato alla sua prima, ed al momento unica, prigioniera.
In realtà la piccola Parkinson continuava a chiacchierare imperterrita.
L'unica concessione che aveva fatto al pargolo padrone di casa era il tono semi sussurrato.

Continuava a parlare di loro, delle loro famiglie, della scuola che avrebbero frequentato, della casa in cui sarebbero stati smistati, dei propri nuovi vestiti, dei suoi nuovi vestiti.

Sembrava potesse andare avanti per ore intere. 

Solo Circe poteva sapere come facevano le femmine a non finire mai le cose da dire. Ma da dove le tiravano fuori?! 

Che avessero qualche armadio svanitore dentro le loro teste? 

Lui e Theo l'avevano ipotizzato più volte, ma fino ad allora non erano riusciti a convincere nessuna volontaria a sacrificarsi per il bene della conoscenza, e della curiosità, del loro Generale. Ingrate! 

Il povero Draco non riusciva più a sopportare il suo chiacchiericcio frivolo e così, con la scusa di aver sentito un rumore provenire da lì dietro, infilò agilmente la prima porta che si affacciava sul corridoio.
La morettina fissò per una frazione di secondo il punto esatto da cui era evanesciuto (si diceva così, vero?) all'istante il suo compagno di giochi. Uno sbuffo scocciato e l'accenno di un sorriso, prima di seguirlo a capofitto. 
Dray non sarebbe mai cambiato.

Era tirannico, geniale ed imprevedibile.

Ed era quest'ultimo attributo a renderlo così divertente agli occhi della bambina. 

Nonostante le apparenze da perfetta damina, la piccola Parkinson era una ragazzina come tutte le altre, ed ascoltare per ore ed ore quei noiosissimi discorsi delle signore che sua madre invitava tutti i pomeriggi per il the, era una vera noia. 

Vestiti, gioielli, fiori, scarpe, profumi, scandali e pettegolezzi, sussurrati con circospezione le une alle altre, come fossero segreti di stato. 
Raramente parlavano di 
politica o di qualche avventura interessante. Erano banali, terribilmente monotone ed assolutamente soporifere.

Fortuna che lei non era così.

Certo, si comportava come l'etichetta richiedeva quando sua madre le imponeva di passare "un pomeriggio da vere signore", come definiva le interminabili sessioni di pettegolezzi che intavolava con le altre Pureblood, che invadevano la loro casa con ciclica regolarità. E la brunetta sapeva fin troppo bene che non era il caso di far arrabbiare sua madre; di conseguenza aveva imparato a far buon viso a cattivo gioco.

Sotto sotto la bambina iniziava a sospettare che frequentare assiduamente quelle gallinacce pettegole, la stesse cambiando. Scrollò involontariamente le spalle a quel pensiero. Non era certo un problema irrisolvibile.

Rispetto alla opulenta noia che permeava la propria dimora, le feste ed i pomeriggi passati a Malfoy Manor avevano il profumo del paradiso. Quel dedalo di stanze e l'enorme parco in cui correre liberi, la squisita cucina degli elfi di casa, i coetanei con cui giocare a volontà. E poi c'era Draco.
Inutile negarlo, lui le piaceva più di qualunque altro ragazzino. 

E se mai le avessero chiesto a chi avrebbe pensato nel ruolo di suo marito, non avrebbe esitato un attimo a rispondere: Draco Malfoy. 

Era assolutamente certa che al suo fianco non si sarebbe mai annoiata. E cosa c'è di più importante per amare qualcuno, che trovarlo sempre interessante?

Inoltre, era certa che anche i suoi genitori avrebbero approvato la sua scelta (anche se non per gli stessi motivi della ragazzina, ma a Pansy questi dettagli non importavano).

Dal canto suo, il biondino sapeva bene che il suo diversivo non gli avrebbe fatto guadagnato che qualche breve, agognatissimo, momento di silenzio da parte della ciarliera brunetta. Ma si sà, in guerra, anche il minimo attimo calma é da considerarsi d'oro, no?

 

 

Tracey non ce la faceva più a sopportare quella situazione.

Lì, nascosta in quell'armadio da sola, si stava annoiando mortalmente.

Draco ci avrebbe messo ore a trovarla. Non era la campionessa indiscussa di nascondino mica per nulla!

Certo i due ex-compagni di rifugio avrebbero potuto rivelare la sua posizione, ma era certa non l'avrebbero mai fatto.
Sulla lealtà di Millicent, avrebbe messo la mano nella tana di un Ashwinder. Quanto al nuovo arrivato... bhe ci avrebbe pensato Milli a non farlo parlare. Con le buone o con le cattive.

E lei cosa doveva fare nell'attesa?
Se davvero voleva vincere, non doveva muoversi da dove si trovava.

Scartò quella possibilità immediatamente.

A che sarebbe servito trionfare dopo essersi scocciata tutto il pomeriggio?

Così sgattaiolò fuori dall'armadio, decisa a raggiungere l'altro amico di culla, quello a cui non era toccata la conta.
Si diresse a passo svelto, non senza circospezione, verso le stalle. 

Era più che sicura di trovarlo lì. 

Tutte le volte che avevano giocato a nascondino, Teddy era sempre là, neppure tanto ben nascosto.
Se non fosse stata più che certa che fosse un'idea assurda, avrebbe giurato che quei due si fossero messi d'accordo per far vincere sempre lei.

Tuttavia, considerando i due soggetti in questione, uno terribilmente competitivo e l'altro assolutamente orgoglioso, una cosa simile era semplicemente impossibile.

 

Draco (seguito prontamente da Pansy) si ritrovò in una camera per gli ospiti, una di quelle che veniva usate più di rado. A sua madre non piaceva nessuno di quei mobili scuri, ma erano pur sempre eredità della famiglia Black, parte del suo corredo matrimoniale. Ed era quella l'unica ragione per cui non se ne era disfatta anni addietro. 
Malfoy incrociò le braccia al petto, lasciandosi sfuggire uno sbuffo scocciato.
Che sfortuna nera.
Là dentro non avrebbero trovato nessuno. Sapeva fin troppo bene che Tracey evitava accuratamente l'ala ovest del suo maniero. Ed era più che sicuro che con lei ci fosse almeno Milli. Quel Blaise poteva essersi potenzialmente nascosto ovunque, ma il piccolo tiranno biondo era certo che avrebbe evitato le camere da letto.
Gli era sembrato un ragazzino sveglio, sebbene fosse solo una novella recluta, e bastava un colpo d'occhio per capire che lì dentro non c'erano nascondigli degni di questo nome. La scrivania era esposta, le finestre erano prive di tende, l'armadio era chiuso a chiave. Sotto al letto nemmeno a parlarne. Chiunque si fosse cacciato là sotto ne sarebbe uscito impolverato da fare schifo (sua madre odiava così tanto quella stanza, che aveva dato l'ordine agli elfi domestici di pulirla solo in caso di necessità). E nessun bambino, per quanto ingenuo, straniero o disperato, si sarebbe arrischiato ad affrontare una sonora punizione per aver sporcato irrimediabilmente il vestito della festa ed essersi presentato così in pubblico.

L'unico posto rimasto era l'enorme letto a baldacchino, ma anche quello era categoricamente da escludere. 

Chi mai si sarebbe nascosto nel posto più in vista ed ovvio in assoluto? 
Non restava altro che uscire da lì e ricominciare la caccia.

Un rumore lo fermò mentre stava già varcando la soglia. 

Attese qualche istante, immobile e attentissimo, come solo un segugio di razza potrebbe fare. 

Di nuovo quel suono!
Non poteva sbagliarsi. In quella stanza c'era qualcuno. E qualcuno che stava ronfando sonoramente! 

Si voltò verso Pansy per farle segno di tacere, quando questa lo anticipò tappadogli poco signorilmente la bocca con la propria manina. Il biondo padrone di casa la fissò stupefatto, mentre lei gli intimava il silenzio, per poi avvicinarsi con passo felpato e sorrisetto furbo alle cortine tirate del letto. A quella vista, per poco non gli sfuggì un sonoro sbuffo. Eccola, come al solito, di punto in bianco la ragazzina smetteva i panni dell'aristocratica nobildonna per comportarsi come il peggiore dei maschiacci... e rubargli il ruolo di leader, nei momenti cruciali. Si limitò ad arricciare le labbra, fintamente spazientito. Inutile negare che lui la preferiva di gran lunga così. La raggiunse e la fermò, afferrandole la mano.

Dray sogghignò rivolto alla novella alleata, spiegandole a gesti di appostarsi alla porta, per impedire la disperata fuga del suo ormai prossimo, nuovo, prigioniero.

A lui spettava l'arduo compito di stanare il malcapitato e farlo nel modo più silenzioso possibile ovviamente. Non sapevano chi si celasse dietro quelle pesanti tende di velluto. E se fosse stato un adulto?

O un mostro? Magari un Boggart? 

Sarebbe stato avventato, e molto codardo, lasciare la prima linea ad una femmina. E lui non solo era uomo, era anche IL Gran Generale delle loro truppe. Il pericolo era il suo mestiere.

L'azione che si apprestava a compiere richiedeva la massima cautela ed esperienza. Chi meglio di lui poteva riportare un trionfale successo?

Un Malfoy non inciampa, non impreca e non cade.
...almeno in teoria.

L'angelico biondino incespiscò nel pesante velluto scuro del baldacchino, finendo a terra e tirando con sè gran parte delle cortine. 

SBADABOM!!!

Un tonfo sordo ruppe violentemente il sereno silenzio della camera, seguito da una parolaccia di quelle grosse grosse (quelle che i grandi dicono sempre, ma si arrabbiano tantissimo se da usarle sono i bambini). Inutile dire che il proposito della modalità stealth non era che un vago ricordo.

L'infortunato e sfortunato Gran Generale si sollevò malamente, aggrappandosi con fatica al bordo del letto, solo per trovarsi faccia a faccia con uno spaventatissimo Malcom Baddock, che lo fissava terrorrizzato, con gli occhioni umidi e che tirava insistentemente calci al socio di sempre, nella speranza di svergliarlo per aver manforte. 
Inutile dire che il suo compare continuò a dormire beato, come se nulla fosse accaduto, con il ciuccio d'ordinanza ancora penzolante dalla bocca semi aperta.
Mentre la giovane Parkinson si accasciò a terra, incurante delle buone maniere e dell'etichetta, ridendo così di gusto da doversi stringere le mani in grembo per non indicarli maleducatamente. Lei era pur sempre una lady... in verità temeva le ripicche dei suoi due permalosissimi amici, qualora avessero avuto conferma che stava apertamente ridendo di entrambi.  

 

 

L'italo-inglese aveva rincorso la brunetta per quasi metà piano di quell'enorme maniero, ben conscio di quanto ciò fosse rischioso. Draco sarebbe potuto sbucare ad ogni angolo e farli prigionieri. Ma che altro poteva fare?

La vide infilarsi velocemente in una stanza sulla destra, poco prima della grande scalinata che portava al salone principale. Con una mossa fulminea, bloccò la porta con il proprio piede, prima che questa si chiudesse, e sgusciò dentro quello che scoprì essere uno studio dalle grandi vetrate luminose.

Millicent, troppo sconvolta da quanto accaduto, non si era accorta di essere seguita e quando sentì il rumore della porta, trasalì visibilmente.
«Credo sia meglio chiarire...» affermò gentile ma inammovibile, appoggiandosi contro il legno chiuso dell'ingresso. 

Sbarrando così ogni possibile via di fuga a quella strana ragazzina.

Il maghetto sembrava assolutamente a suo agio perfino in quella imbarazzantissima situazione. 
Toccò a Milli cedere per prima.

«P-perché mi hai... si, b-baciata... v-vorrei saperlo... e-ecco.» biascicò tentennate la bambina, completamente arrossita, con gli occhi incollati insistentemente al bordo del proprio vestito.

«Mi andava di farlo.» replicò definitivo il moretto, il quale non era minimamente intenzionato a spiegare il proprio comportamento da fratello maggiore ad una sconosciuta o quasi. Soprattuto perché era lui il primo ad esserne profondamente sorpreso. 

Un atteggiamento così protettivo e poco neutrale non era certo da lui. Eppure con lei, gli era sembrata una reazione più che ovvia.

A quella risposta così schietta, Millicent sollevò di colpo il volto, incrociando di nuovo quel suo sguardo di un blu così bello e strano.

Avvampò, se possibile ancora di più, studiandolo a bocca aperta per qualche secondo. Poi rincollò gli occhi a terra e ri-prese a tormentarsi il vestito. Dall’orlo passò al fiocco della cintura in velluto verde, iniziando a tirarlo e stropicciarlo con le minuscole ditine.

«E’ che eri adorabile in quel momento ed ho agito senza pensare!» confesso il ragazzino, stufo di vedere quel povero nastro torturato orribilmente per colpa sua.
Ecco si era scoperto con l'ingenuità di un poppante. 

Ma perché quella bambina riusciva a farlo sentire a disagio (ed anche un tantino colpevole) così facilmente? 

Era abituato a dire le bugie, e non solo ai suoi fratelli, ma anche ai grandi. Ed ormai era talmente bravo a raccontarle, che spesso loro non se ne accorgevano neanche. Oppure quando non poteva farlo, optava per un ostentato mutismo che ben pochi erano riusciti a scalfire. 
Eppure con lei non ci riusciva.

Doveva spiegarsi, dirle la verità. 
E non riusciva a capirne il perché.

«I maschi non dicono “adorabile”.» lo corresse dopo diversi istanti di sorpreso mutismo la ragazzina. Quantomeno aveva smesso di seviziare quel povero nastro.

«E chi lo dice questo?!» sbottò Blaise visibilmente irritato da quella puntualizzazione. Un lieve rossore gli invase le guance e la bocca si arricciò all’insù in un vezzo seccato. A quella vista Milli non poté trattenere una risatina, che si tramutò in un’aperta risata argentina allo sguardo inceneritore del brunetto. 
Ora rideva pure di lui? Poverina, non sapeva con chi aveva a che fare.

In tutta risposta la boccuccia del ragazzino si tese in un ghignetto sghembo e terribilmente furbo.

«Facciamo così... ti sfido a chi arriva per primo alla finestra.» cominciò il piccolo straniero con il tono di un vincitore che si abbassa a concedere un accordo dignitoso al povero sconfitto. E quelle parole, unite a quel modo di fare, alla rampolla dei Bulstrode ricordarono terribilmente Draco. Quando giocava al tiranno, per di più.

«Se vinco io mi perdoni per quello che è successo, se vinci tu faccio quello che vuoi per la prossima mezzora.» propose sornione, convinto di avere la vittoria in tasca. Era sicuramente più veloce di lei e dalla sua aveva anche la fortuna che, in quanto maschio, non era ridotto a vestire come una bambola a grandezza naturale.

Le grandi iridi scure della bambina corsero un paio di volte dal suo novello sfidante alla meta.
«Ci sto.» disse annuendo e porgendogli la mano per suggellare il patto. D'altronde, qualcosa le suggeriva che quel forestiero fosse un tipo caparbio ed un filino dittatoriale, proprio come il biondo padrone di casa.
Molto bene. 
Lei sapeva perfettamente come comportarsi con tipi del genere. 

Non per niente era riuscita a farsi rispettare e trattare da loro pari niente popò di meno che da due pesti come Nott ed il suo inseparabile e serafico (almeno d'aspetto) compare.

Si affiancò al ragazzo, in attesa che lui desse il via.
Il bruno annuì con soddisfazione, prima di alzare il braccio e calarlo velocemente.

Entrambi iniziarono a correre a perdifiato verso la finestra. Inutile dire che le supposizioni di Zabini si stavano rivelando più che esatte. Non aveva il tempo di voltarsi a controllare, ma il fatto di non essere stato superato, lo rassicurava. La vittoria sarebbe stata sua, come da programma. 

A meno di un paio di metri dall'obbiettivo, Millicent inciampò e cadde a terra con un sonoro tonfo. Immediatamente, l'animo cavalleresco del ragazzino lo fece voltare ed inchiodare di colpo, non appena si accorse che la sua sfidante era raggomitolata a terra, a pochi passi da lui.
Lo sapevo. Si è fatta male. Miseriaccia!

Titubante, tornò sui suoi passi per vedere con i propri occhi quanto grave fosse la situazione.

Non fece in tempo ad accucciarsi accanto a lei, che due manine lo colpirono in pieno petto, sbilanciandolo indietro. 

Prima che Blaise capisse quanto era appena successo, si vide sfrecciare accanto un turbine di stoffa verde e crema. La piccola Bulstrode aveva finto una caduta per atterrarlo, recuperare terreno su di lui e toccare meta per prima.
L'aveva fregato! E su tutta la linea, per giunta!
Il moretto la osservò festeggiare ad occhi sgranati, ancora indecorosamente seduto a terra.
Si alzò in piedi di scatto, arrabbiato. Se fosse stato un maschio, gliele avrebbe suonate di santa ragione. Lui odiava essere ingannato, quasi quanto perdere.

«Così è sleale!» rimbrottò l’italo-inglese, braccia conserte e sguardo battagliero, per nulla rassegnato ad un'ignominiosa sconfitta contro una bambina.

«Tu non avevi detto che non si poteva fermarsi a riprendere fiato.» asserì con la più serafica delle espressioni la sua vittoriosa sfidante.

Fu il turno del ragazzino di rimanere senza possibilità di replica. 
Lo aveva battuto due volte, sia sul piano fisico che su quello verbale. E a nessuno piace essere infinocchiato, soprattutto da una femmina coetanea tutta trini e rossori. Poteva mettersi a contestare, e probabilmente sarebbe riuscito a spuntarla, ma avrebbero passato almeno la metà della giornata a bisticciare. Ne valeva davvero la pena?
Blaise sapeva che impuntarsi per principio può risultare assai stupido, oltre che assolutamente dannoso, in certe circostanze. E poi che diamine poteva costringerlo a fare? Era una ragazzina alta la metà di lui (ok, non proprio, ma almeno una spanna si... ed a otto anni, una decina di centrimetri scarsi, sono un divario incolmabile) che non faceva che arrossire tremebonda. Concederle la vittoria non avrebbe portato grandi tragedie, no?

«E va bene... hai vinto tu.» concesse con uno sbuffo malcelato, mantenendo un broncio che voleva essere minaccioso, per nulla soddisfatto della conclusione della loro piccola sfida.

In tutta risposta ottenne il più angelico (ed al tempo stesso mefistofelico) dei sorrisi.

Millicent lo sogguardò per un paio di minuti buoni, indecisa sul proprio meritatissimo premio. Poi sogghignò in modo preoccupante.

A quella vista il moretto non poté fare a meno di deglutire pesantemente.

 

 

Un rumore di passi lo risvegliò dal suo sonnacchioso torpore. 

Non poteva essere Dra. Era passato troppo poco tempo.

«Ciao Tracey!» la salutò aprendo entrambi gli occhi azzurri azzurri ed abbozzando un ciao-ciao con la destra. Il tutto senza cambiare minimamente la sua comoda posizione da perfetto pisolino, incurante di essere vestito a festa ed essersi ugualmente sdraiato su un mucchio di paglia secca.

La ragazzina biascicò un poco convincente “ciao” prima di sedersi al suo fianco, rannicchiando le ginocchia al petto e risistemando con cura la gonna del vestito color crema.

Poi tacque. Fissando il vuoto e prendendo a giocare con le proprie trecce brune, fermate da due fiocchetti tinta con il grazioso abitino che indossava.

Strano comportamento.

«Mi sono perso qualcosa di importante?» ipotizzò il ragazzino, socchiudendo pigramente un occhio.

«Niente Teddy.» mormorò in risposta la bambina, scuotendo mollemente il capo per risultare più credibile.

Tracey Davis aveva molti pregi. Ma la capacità di mentire in modo credibile proprio le mancava.

Stette zitta per qualche minuto poi non resistette più e si voltò di scatto verso il Teddy.

«Quel bambino... quello straniero... ha baciato Milli!» sbottò indignata. Nella foga della sua indignazione si era dimenticata di aggiungere qualche piccolo particolare, tipo la caduta nell'armadio della sua migliore amica e l'enorme bernoccolo che le stava spuntando sulla fronte.

A quell’affermazione il piccolo Theodore si limitò ad aggrottare le sopracciglia scure in una smorfia di corrucciata sorpresa.

«...oh...» fu il suo monosillabico commento.

«E non doveva permettersi!» prosegui ancora furiosa la piccola Davis, agitando i piccoli pugni in aria, con fare minaccioso. Anche se lo aveva fatto per consolarla, non avrebbe dovuto. Non avevano mica sei anni! E poi lo sanno tutti che dare bacetti sulla bua non funziona affatto. Altrimenti lei avrebbe dovuto sbaciucchiare Dra e Teddy almeno cento volte al giorno.

A quel pensiero un velo di rossore le imporporò appena il viso.

Allungò le gambe e per un po' giocò a spostare il fieno con la punta dei piedi.
Poi tornò a rannicchiarsi, con fare sconsolato.

Il bambino non si perse in chiacchiere (non lo faceva mai in effetti) ma la sfiorò con il proprio gomito, in segno che la stava ascoltando e che se voleva poteva continuare. Tanto era comunque certo che l'avrebbe fatto.

«Ecco... lascia perdere... è una stupidata.» mugugnò a labbra chiuse la bella bimba, anche lei totalmente indifferente allo stare seduta su un cumulo di paglia con un abitino candido candido.

Il bambino rimase in silenzio come al suo solito, in attesa. La conosceva fin troppo bene, quella chiacchierona, ed era certo che ben presto avrebbe cambiato idea. Oppure le sarebbe inavvertitamente sfuggito.

«Vorrei solo sapere che si prova a baciare qualcuno...» bisbigliò arrossendo in zona guance e stringendo ancora di più le ginocchia al petto, come se questo potesse far scemare l’imbarazzo. Nel mentre prese a giochicchiare con un filo d'erba secca come se fosse la cosa più interessante al mondo.

Theodore non disse nulla. Rimase a sonnecchiare disteso sul fieno. O meglio a fingere di sonnecchiare.

In realtà stava decidendo sul da farsi.

‘...massì!’ si convinse sollevandosi a sedere. La studiò di sottecchi ancora per qualche secondo.

‘Al limite si arrabbia e mi picchia!’ si consolò in una strana ed alquanto contorta forma di incoraggiamento.

Le picchiettò sulla spalla per farla voltare e non appena Tracey girò la testa, Theo si fece coraggio e le sfiorò fulmineo le labbra con le proprie, ritraendosi subito dopo.

Ad essere sinceri centrò in pieno l’angolo destro della bocca della ragazzina, ma nessuno dei due fece caso a questo dettaglio.

L’espressione della Davis era indescrivibile.

A metà tra la voglia di piangere per la gioia e quella di piangere e basta.

«Credevo volessi provare a baciare qualcuno.» spiegò Nott con un nodo alla gola, riaccomodandosi sul suo giaciglio di paglia. Chiuse gli occhi azzurro cielo dietro le palpebre e si sforzò con tutto se stesso di non arrossire.

«Mi sono semplicemente offerto volontario.» proseguì ostentando una sicurezza ed una calma che più false non si può.

Sentiva il cuore martellargli nel petto velocissimo.

E dovette anche sopprimere l’impulso di passarsi la mano sulla bocca, per accertarsi davvero che quel caldo pizzicore che avvertiva fosse reale. D’altra parte, sentiva che, se l’avesse fatto, Tracey non l’avrebbe presa bene.

Ed è sempre meglio ascoltare certi presentimenti.

 

 

Qualche minuto dopo, uno scocciatissimo Blaise si ritrovò costretto a fare da bambola a grandezza naturale ad una contentissima Millicent.

Aveva sciolto la sua lunga coda corvina ed ora la stava pettinando con le dita. Non era molto semplice in effetti, e più di una volta l'aveva bruscamente strattonata, ma Zabini non si lamentava, ubbidendo agli insegnamenti del Nonno circa l’essere cavaliere e il non urlare per nessun motivo contro una ragazza. Ed in quel “nessun motivo” rientrava anche il sentirsi tirare i capelli ogni due per tre.

Il brunetto però smozzicava singulti, serrando occhi e labbra a più non posso. 

Più che su un'ampia e comoda seggiola da studio, gli sembrava di essere seduto su uno di quegli strumenti di tortura, illustrati in alcuni dei volumi della biblioteca di suo padre, quelli sugli scaffali più alti e quindi irraggiungibili per i pargoli di casa. Almeno in teoria.

«Prima portavo sempre le trecce...» iniziò la ragazzina, per colmare il silenzio stizzito del suo bel bambolotto.

Sorridendo felice, proseguì il proprio racconto, inconsapevole di dove la sua mente sarebbe andata a naufragare al seguito di quelle semplici parole.

«Ogni mattina la Mamma mi pettin-» la bimba si interruppe bruscamente.

Il silenzio riempì di nuovo il piccolo ambiente. Zabini attese qualche minuto, e quando fu definitivamente certo che la ragazzina non gli avrebbe tirato i capelli, inavvertitamente o meno, si voltò verso di lei.

Millicent aveva gli occhi scuri fissi nel vuoto e grossi lacrimoni minacciavano di colare lungo le sue guance ad ogni secondo. Ma la bambina non era intenzionata a permettere al proprio dolore di rompere gli argini e farla piangere di fronte ad un estraneo. 

Lei non piangeva mai. 

Neppure davanti a Draco, Theo e Tracey. Lei era la roccia del gruppo. 

Doveva esserlo. O non sarebbe stata nessuno.

Al ragazzino bruno non servirono spiegazioni. 

Si limitò a sospirare, prima di posare una mano sulla spalla di lei, in un genuino tentativo di consolarla.

«Piangere non serve.» quell'affermazione brusca la risvegliò dal suo torpore, ancora più di quella mano calda sulla sua pelle.

Grandi occhi spauriti lo stavano ora osservando come se lui le avesse appena rivelato un segreto tanto profondo quanto ovvio. 
Normalmente, si sarebbe arrabbiata e gli avrebbe urlato contro che Tracey aveva ragione a ritenerlo antipatico ed gli avrebbe imposto di andarsene da quel nascondiglio, in quanto suo di diritto.

Ma non lo fece.

Non poteva. 

Perché negli abissi di quelle iridi cobalto c'era lo stesso dolore che riempiva le sue.

«Lei non torna indietro.» concluse quello strano ragazzino, dal modo di fare troppo adulto per uno della loro età. 

Ed è il dolore a far crescere, no? Lei lo stava provando a sue spese da quando la mamma era...

«Te lo posso assicurare.» aggiunse con un tono più gentile, porgendole un fazzoletto pulito. Pulito... ok, quasi. Su un angolo della stoffa candida spiccavano infatti tracce di qualcosa di arancione ed appiccicaticcio. Marmellata di pesche, senza possibilità di errore.

«Anche tu... non hai più... la Mamma?» la bambina dette voce ai propri pensieri con quella semplice domanda.

Un leggero scuotere il capo che fece ondeggiare le sue ciocche nere nere.

«Quella donna bionda dagli occhi freddi chi è allora?» lo incalzò curiosa, prendendo il fazzoletto ed abbozzando un sorrisino timido a mo’ di grazie.

«La Madre dei miei fratelli.» rispose senza alcuna inflessione particolare il ragazzino. I suoi occhi oltremare però erano tristi. Molto più di prima.

«Ti manca?» le sfuggì prima di essere certa di volerlo sapere davvero.
Un assenso secco, quasi meccanico. Terribilmente sincero nel suo incolmabile dolore.
«Anche a me... tanto tanto...» riuscì a dire prima che i singhiozzi le bloccassero di nuovo la voce.
Lei non ne aveva mai parlato apertamente con nessuno. Neppure con Tracey. 
Aveva paura che non l'avrebbero capita. In fondo, loro una mamma l'avevano ancora.
All'improvviso, si ritrovò stretta in un abbraccio silenzioso, tanto inaspettato quanto accogliente. E non riuscì più ad arginare il fiume di lacrime che da troppo tempo le inondava il cuore.

Blaise l'avrebbe stretta fino a che non avrebbe smesso di singhiozzare, o avrebbe allagato la sua camicia, non gli importava. 
Lui aveva pianto per giorni
 la morte di suo Nonno. 
Da solo, prigioniero
 volontario della solitaria riservatezza che unicamente la sua camera poteva offrirgli. La mamma l'aveva persa quando era ancora troppo piccolo per ricordarla davvero, non era che un'ombra gentile nel mare della sua memoria. Ma suo nonno era mancato solo pochi mesi prima. 

E faceva male. 
Così male che non c'erano state parole che potessero consolarlo. E neppure braccia che lo stringessero, costringendolo a sfogarsi. 
Aveva affrontato tutto da solo, non c'era stato nessuno accanto a lui. 
E forse era stato quel muto dolore che li accomunava, a spingerlo a comportarsi in modo così irrazionale verso quella strana bambina.
Quel silenzio, rotto solo dal pianto sommesso di quella testolina bruna, stava diventando un macigno insopportabile per Zabini. Sentiva le lacrime premere dietro le palpebre chiuse, sempre più urgenti. 
Prese ad accarezzarle la chioma ondulata, per distrarsi dalla propria sofferenza.

«Frignona.» un rimprovero dolce, come le carezze ai suoi capelli castani, ed incoraggiante, come quelle braccia calde che la stringevano gentili.

Quel commento sfuggì alle sue labbra, prima che lui le sigillasse nuovamente. Sebbene il volto apparisse quasi sereno, la sua voce sapeva di pianto.
Lui era un maschio. 

E gli uomini, soprattutto i gentiluomini, non si mettono certo a piagnucolare davanti ad una donna. Neanche se sono ancora bambini.

 

 

Il piccolo Malfoy era ormai stufo di scarrozzare recluta Priccy sulla propria schiena. E quando lui era stanco, i giochi dovevano finire. Si incamminò verso le stalle, certo di trovare lì il proprio Luogotenente. E se era fortunato, anche qualche altro soldato.

Dal canto suo, Pansy seguiva serenamente il loro Augusto Generale, continuando a tenere per mano un ancora assonnato Malcom, intento a ciucciare poderosamente il suo adorato Mimmo.
Era occorsa l'abilità di Merlino in persona per far si che il piccolo Baddock non scoppiasse a piangere disperato, richiamando l'attenzione di qualche adulto. Con la molto probabile conseguenza di una bella sgridata ai due soldati più grandi ed un ritorno forzato alla camera delle torture (il salone infestato dai grandi) per tutti e quattro.
La brunetta era ormai stufa di sentire i mugugni senza senso del suo carceriere, così infilò la mano destra nella tasca invisibile del proprio abito, e ne estrasse un ciucciotto all'amarena, che fu subito disprezzato con un'occhiataccia schifata da Malcom.

«Dray...» lo chiamò volontariamente civettuola, con il nomignolo che il giovane Malfoy più detestava, certa così di avere la sua totale attenzione. E non appena questo si voltò ringhiante verso di lei, con prontezza gli cacciò in bocca il ciuccio.

«Non ci si lamenta in missione.» affermò dittatoriale, riducendo al silenzio un più che stupito biondino. Malcom la fissava estasiato. Era in quei momenti che il pupattolo che ricordava perché lei gli piacesse tanto. Era il Provvisorio Generale in gonnella più tosto che lui avesse mai visto... oltre che l'unico.

Peccato che poi rovinasse sempre tutto. Con slancio si avvicinò al loro Unico Generale Ufficiale e gli schioccò un bacio sulla guancia, a mò di scusa.
Il rampollo dei Malfoy sbuffò roteando gli occhi con disapprovazione, più per scena che per reale fastidio.

Ormai sapeva bene che quelle dimostrazioni di tenerezza erano incancellabili dalla natura affettuosa dell'amica. Ci aveva fatto il callo. E a dire il vero, non gli dispiaceva più di tanto. Colmavano quel bisogno di attenzioni che sua Madre, e ancor più suo Padre, gli concedevano con sempre maggior parsimonia. E per quanto restio all'apparenza, nessun bambino odia le coccole. Neppure se si chiama Draco Malfoy.

Continuando a succhiare il ciucciotto all'amarena (il suo preferito, chissà come faceva Pansy ad averne una scorta pressochè infinita con sempre sè) si diresse senza indugio alle scuderie, deciso a porre fine ai giochi. 

Nelle stalle trovarono ben due nuovi prigionieri. Non solo Teddy, ma anche Tracey era seduta sulla paglia fresca, entrambi sembravano in attesa di qualcosa.

Erano insolitamente silenziosi. O meglio, la cosa strana, ma davvero strana, era che Tracey Davis, la bambina dall'implacabile e temutissima parlantina, se ne stesse zitta zitta a giocare con i lacci del suo vestito. 

Il biondo e la morettina si scambiarono un'occhiata significativa. Avrebbero chiarito dopo, con calma, ognuno con il commilitone del proprio grado. In fondo il nemico è meglio interrogarlo in stanze separate.

Solo il sonoro sbadiglio di Priccy fece voltare tutti i presenti verso il pupo, distogliendoli da quel silenzio irreale. 

Ormai mancavano all'appello solo Milli e il nuovo arrivato.
 

 

Millicent camminava a passo spedito, seguita da un Zabini curioso di esplorare il resto dei possedimenti dei Malfoy. Avevano un gusto impeccabile per l'architettura ed un occhio di riguardo per l'arte, e questo, il piccolo damerino non poteva che apprezzarlo sinceramente. Osservava con interesse ogni angolo dell'imponente maniero prima e del curato giardino poi. La bimba sorrideva ne vederlo così attento ed interessato. Sperava di reincontrarlo nuovamente ad una delle prossime feste dei loro genitori. Okey, c'era stato quel piccolo incidente del... hem... pianto. Ma era convinta che non fosse un problema così insormontabile. Quel bambino le dava fiducia e poi era così gentile, era sicura che non avrebbe tradito il suo piccolo sfogo segreto. E senza neppure il bisogno di minacciarlo!

Ora il loro obbiettivo era riunirsi agli altri per dicidere che nuovo gioco fare nel resto del pomeriggio. O almeno così aveva deciso, e poiché non aveva ricevuto lamentele di sorta, si era diretta prontamente verso le scuderie. 
A conti fatti, Draco doveva essersi stufato di dar loro la caccia e doveva essersi diretto verso lì, dove avrebbe trovato Teddy. Pansy era sicuramente con lui, e molto probabilmente anche i piccoli Baddock e Pritchard. L'unica a mancare all'appello sarebbe stata Tracey, ma lei non era affatto difficile da trovare, dato che non utilizziava mai l'intera ala ovest del maniero per nascondersi. Forse, spinta dalla fame, o meglio dalla golosità, poteva essere tornata nella sala del ricevimento per sgranocchiare qualcosa.

Mentre camminavano, Milli incrociò il proprio sguardo con quello del damerino straniero. D'impeto gli si parò davanti.

«Hai gli occhi viola!» esclamò sorpresa sollevandosi un poco sulle mezze punte per riuscire a fissarlo occhi negli occhi. «Però sono di un viola diverso da quelli di Tracey. I suoi sono quasi neri, mentre i tuoi sono più blu...» proseguì la sua comparazione mentale, quasi fosse un soliloquio.

«Bhe, anche tu hai gli occhi verdi. Ma sono così scuri che sembrano marroni da lontano, sai?» fu la sua replica pacata e tranquilla.

Solo allora si rese conto di quanto gli fosse vicina. Cercando di arretrare, incespicò nei propri piedi (maledette scarpe eleganti, sono delle trappole infernali, altrochè!) e per poco non rischiò di finire sedere a terra, di nuovo.

Blaise la prese al volo, finendo per abbracciarla. Un'altra volta. La terza in quella giornata.
Il mezzo-italiano non si scompose, si stava quasi abituando ad averla così vicina. Istintivamente respirò a pieni polmoni, con il viso immerso nei suoi capelli. 
Sapevano di latte e caramello, un odore dolce che a lui ricordava l'Italia e la casa del suo amatissimo Nonno. Il profumo di quella famiglia che aveva ormai irrimediabilmente perduto. Sull'onda dei ricordi, lasciò cadere le sue barriere. 

«...che hai detto?» chiese, incerta di aver capito bene.

«...che mi piaci Milli... è bello parlare con te...» mormorò nuovamente, dopo qualche secondo di imbarazzo, ma ben udibile questa volta. In tutta risposta un timido sorriso sincero fiorì sulle labbra della bimba.

Si scostò delicatamente da lui, ma non troppo. Anche a lei piaceva quel ragazzino strano e gentile, che le aveva permesso di allergire il cuore senza chiederle nulla in cambio.

«Sono adorabile anche adesso?» domandò imbarazzata, con le guanciotte più colorite del normale ed uno scintillio furbetto nello sguardo.

«Si. Perc-» l’italo-inglese non poté concludere la sua domanda.

Millicent lo aveva infatti zittito con un bacetto.

SULLA BOCCA.

Avvampando l’istante successivo, in verità, però lo aveva fatto. Dopo di che, senza attendere una qualunque reazione di Blaise, la bambina si voltò e prese a correre a perdifiato diretta verso le stalle di Malfoy Manor, certa di trovarvi Theodore e Draco, o quantomeno il primo intento a sonnecchiare, oppure il secondo intento a cercare l'amico di culla.

Il ragazzino moro era, invece, rimasto basito da quel gesto. Imbronciò le labbra con fare pensoso.

‘...Milli...’ ripeté nella propria mente quel nomignolo. Un sorriso lieve sulla boccuccia carnosa.

Fece spallucce, lanciandosi poi all’inseguimento di quella bimba tanto strana, ma che gli piaceva sempre di più.

Forse venire a quella festa non era poi stato uno sbaglio... forse si era fatto degli amici. Dei veri amici.
 

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Fine
(almeno per ora)

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