Like Father and Son.

di FrancyF
(/viewuser.php?uid=144021)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The blue blanket ***
Capitolo 2: *** The picture ***
Capitolo 3: *** The photo ***
Capitolo 4: *** The Andromeda's letter ***
Capitolo 5: *** Letter to Hogwarts ***
Capitolo 6: *** The Incantus Patronus ***
Capitolo 7: *** The question ***



Capitolo 1
*** The blue blanket ***


 Ok prima di tutto ti saluto e ringrazio per aver letto la mia FF. In secondo luogo dico che Teddy Lupin è uno dei miei personaggi, della "nuova generazione", preferiti e sono sempre stata curiosa di leggere o vedere il modo in cui è cresciuto. Così ho cercato di scriverlo io, immaginando il profondo legame che lega Teddy al suo padrino, Harry Potter.
Dedico questa FF al mio padrino e alla mia madrina: Paolo e Renata, che mi sanno far ridere anche nei giorni di pioggia.
Spero che vi piaccia!
Un bacio da Francesca



-Sei pronto Teddy?- la voce di Harry riecheggiò per le scale.
-Un attimo e arrivo zio-, Teddy si portò ancora una volta la sua copertina azzurro chiaro sul naso, per sentire sua madre più vicina. Erano passati diciannove anni certo, ma l’odore della mamma lo si riconosce sempre.
-Non sei ancora pronto… ma che fai con la tua vecchia coperta? Nostalgia dell’infanzia ragazzone?-, Harry era in piedi, appoggiato alla porta della stanza, che un tempo, apparteneva al suo di padrino e guardava il suo figlioccio con aria curiosa. –No!- si affrettò a rispondere il giovane: non voleva che Harry lo considerasse troppo sentimentale, ne andava della sua mascolinità. –E che mi da sicurezza ecco. L’odore della mamma mi porta fortuna, sai per l’addestramento-.  Harry cambiò faccia, dannazione a volte Teddy li ricordava lui da giovane: entrambi dovevano relazionarsi ogni giorno con la morte dei genitori e vedere che ora il suo figlioccio stava lottando esattamente con gli stessi fantasmi del passato, lo riempì di angoscia.
-Non ti serve fortuna- gracchiò Harry sforzandosi di essere convincente –Su posala e andiamo. Te l’ho già ripetuto un migliaio di volte per superare l’addestramento da Auror ci vogliono…-
-Allenamento, talento e una buona dose di sangue freddo. Lo so. E’da quando sono nato che non fai che ripeterlo-. Teddy guardò il padrino con un’aria da rimprovero. Con uno sforzò gigantesco posò la coperta e uscì dalla stanza. Harry lo seguì per le scale, il distinto da Capo Auror che gli brillava sul petto. La copertina azzurra.
 
Un diciassettenne Harry Potter sedeva a un tavolino da thè, accanto a lui c’erano: Ginny, Ron e Hermione. Ma lo sguardo del giovane Potter era concentrato su qualcos’altro: ad un angolo della stanza, su una poltrona, Andromeda Tonks stava cullando il piccolo Teddy. Il neonato aveva poco più che due mesi ed era completamente avvolto da una copertina azzurra, che Remus aveva appositamente comprato per il figlioletto. La stanza era silenziosa. Sul volto di Andromeda scivolò una piccola lacrima, vellutata di tristezza.
Harry se ne accorse e finalmente parlò –Mi spiace tanto- disse con voce roca. La vecchia a quelle parole alzò la testa e guardò il ragazzo dritto negli occhi. –Oh Harry caro, non dirlo neanche per scherzo. Non è stata colpa tua. In effetti non ti ho ancora ringraziato. Mia figlia e mio genero sono morti certo. Ma tu hai salvato tutti noi-. Ron tirò su col naso silenziosamente. –Dunque- continuò la neo-nonna –Tu sei il suo padrino giusto?-. Harry annuì. –Allora mi sembra giunto il momento che tu prenda in braccio il tuo figlioccio no?-. Un lampo di panico si intravide nei limpidi occhi verdi del Salvatore del Mondo Magico. Non aveva mai preso in braccio un neonato e aveva una paura tremenda di fargli male. Inoltre si sentiva ancora responsabile per la morte di Remus e Tonks. Bastò solo quel pensiero per far tornare Harry alla cruda realtà. Lupin e Tonks erano morti tre giorni fa. Lui aveva trionfato su Voldemort. I funerali si erano tenuti appena il giorno dopo. Aveva privato quel bellissimo bambino dei genitori. Proprio come Voldemort aveva fatto con lui.
Ginny lo guardò incoraggiante e Harry si alzò dalla sedia e andò verso Andromeda. Quest’ultima, con una dolcezza infinta, gli porse Teddy e Harry poté toccare con mano il suo figlioccio. –Promettimi che lo proteggerai. Promettimi che lo guiderai sempre- disse Andromeda tra le lacrime. Harry, in lieve imbarazzo, guardò Teddy profondamente addormentato tra le sue braccia: sembrava che niente turbasse il bimbo. Incrociò lo sguardo di Ginny e lei le restituì il suo. –Lo farò- disse infine il giovane –Te lo prometto. Avrò cura di lui, stanne certa. Fosse l’ultima cosa che faccio-. Andromeda li pose una mano sulla spalla commossa. –Non preoccuparti Theodore- sussurrò all’orecchio di suo nipote –Harry è una ragazzo d’oro e avrà cura di te-. Rimasero così qualche istante: Harry con in braccio Teddy, avvolto nella sua coperta azzurra, e Andromeda che accarezzava la testa del nipotino e piangeva silenziosamente.
Poi qualcuno, forse Ron, premette un grilletto e scattò una foto: la prima foto di padrino e figlioccio assieme.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** The picture ***


 Rieccomi tornata con il secondo capitolo. Vi ringrazio molto per aver recensito la mia FF.
In questo capitolo vedremo un preoccupato Harry Potter che cerca disperatamente di relazionare un confuso Teddy Lupin con la sua figura paterna.
Spero che vi piaccia, Francy 



-Siamo a casa!- disse Harry con voce allegra attraversando l’uscio del numero 12 di Grimmauld Place. Teddy era dietro di lui con un sorriso che andava da un’ orecchio all’altro. –Papà!- Lily gli corse incontro e il padre la sollevò in braccio baciandola sulla testolina piena di capelli rossi. La bambina stringeva tra le mani un disegno e lo porse a Teddy esclamando  fiera –Guarda cosa ho fatto Ted! E’ un disegno di te che ti alleni e qui c’è anche papi-. Sul foglio di pergamena in effetti c’era proprio Teddy in versione stilizzata con i capelli blu sparati in aria e una bacchetta salda in pugno dalla quale uscivano schizzi di penna rossi. Accanto a Teddy-disegno c’era Harry anche lui molto stilizzato con un paio di occhiali enormi e, questa volta azzeccati,dei capelli neri sparati.
-Be’ grazie Lils- fece Teddy sorridendole premuroso.
 –E’ davvero carino tesoro- disse Harry sentendosi in dovere di coccolare ancora un po’ la sua bambina.
-Come è andata?- la voce di Ginny spostò l’attenzione di Harry dal disegno alla cucina, dove sua moglie, col grembiule addosso, stava preparando la cena. La signora Potter con un rapido movimento di bacchetta spense il fuoco, per alzare lo sguardo e avere una risposta alla sua domanda. Harry le si avvicinò e le diede un bacio sulle labbra prima di dire con voce esultante –Come vuoi che sia andata? C’è l’ha fatta! Il nostro Teddy c’è l’ha fatta!-. Il viso di Ginny si illuminò –Lo sapevo!- trillò stringendo Teddy in un abbraccio soffocante. Lily era in preda all’euforia e saltellava avanti e indietro canticchiando –Evviva Teddy, lui è fenomenale! E ha preso eccezionale!-. La bambina si attaccò alla gamba di Teddy e lui per poco non perse l’equilibrio. -Il tuo disegno ha portato fortuna visto Lily?- disse Ginny rivolta alla figlioletta –Sei stata brava! E hai fatto bene ad aggiungere anche papà sai lui e Teddy stavano sempre insieme anche prima che io e tuo padre ci sposassimo-.
Il giovane Metamorfomagus era fuori di se’ dalla gioia. Mentre Ginny tirava fuori un dolce per festeggiare e Lily non la finiva più di rivolgere domande a Teddy sul suo esame e sull’aspetto degli esaminatori, Harry fissava il disegno della sua unica figlia femmina.  Quei pochi schizzi, ancora infantili, gli facevano rivivere una marea di ricordi: lui e Teddy assieme.
 
-Inus tato tivo!- strillò il piccolo Teddy, di poco più di tre anni, indicando la grande foto appesa in camera di Sirius.  Felpato, Ramoso e Lunastorta salutavano allegramente con la mano, ma Codaliscia aveva un espressione di rimprovero perché il suo viso era stato colpito da… una freccetta.
Harry rise e tolse la freccia dal volto di Peter Minus –Hai proprio ragione sai Teddy Codaliscia è tanto cattivo- esclamò con il sorriso in volto. Allungò la mano e fece il solletico al suo figlioccio. Il piccolo rise di cuore.
 –Ma stai molto attento a non colpire gli altri mi raccomando- lo ammonì.  Harry teneva la mano con la freccetta sollevata in modo che Teddy non l’ha raggiungesse. Aveva passato dei brutti guai per quella freccia. Questo perché la sua cara neo-mogliettina Ginny le aveva fatto una sfuriata quando “accidentalmente” una di quelle dannate freccette aveva colpito la mensola del soggiorno mandando in frantumi la foto del matrimonio. Secondo Harry non era successo nulla di grave: con due colpi di bacchetta aveva risistemato la foto ed era tornato tutto come prima, ma Ginny si era impuntata dicendogli che ormai aveva venti anni e doveva darsi e dare a Teddy delle regole se non voleva che la casa fosse fatta a pezzi da un bambino di tre anni per colpa dei suoi giochi troppo sfrenati. Teddy Lupin però era un tipetto sveglio, non avrebbe rinunciato alla sua preziosa freccetta senza lottare. Allungò le manine verso l’alto e iniziò a saltare, Harry sbuffò: quel bambino non avrebbe rinunciato tanto facilmente a giocare a freccette. Idea! –Su andiamo Teddy perché non lasci stare la freccia e giochiamo a Gobbiglie?- chiese con voce suadente. Il suo figlioccio scosse la testolina con forza, i capelli stavano diventando rossi e questo non era un buon segno! Harry sollevò ancora più in alto la freccia, ma l’esclamazione di Teddy lo lasciò basito –No! Così non vale papà!-. Papà?! Oh Dio ma che cavolo aveva combinato?! Harry per lo stupore lasciò andare la freccia, ma il bambino aveva notato il suo smarrimento ed era rimasto a fissarlo. –Papino?- aveva chiesto con voce tremante, i capelli erano ritornati azzurri. Finalmente Harry James Potter si riprese dall’enorme coccolone, si abbassò all’altezza di Teddy e disse molto fermamente –No io sono Harry ok? Lui è papà!- e indicò il giovane Remus Lupin nella foto. Teddy rifletté per un attimo, poi punto il dito verso Lunastorta e disse con voce convinta –Lui Lunatota!-. Il cuore di Harry ebbe un tuffo! Come poteva Teddy non riconoscere suo padre? Certo lui da buon padrino aveva sempre di prendersi cura di Teddy nel miglior modo possibile. Era o non era stato lui ad aver insegnato al piccolo Metamorfomagus a fare pipì in piedi? No dannazione! Forse aveva esagerato e ora Teddy lo chiamava papà! Non che non li facesse piacere, ma per Merlino,Teddy non era suo figlio! Cosa avrebbero pensato Remus e Tonks?Al solo pensiero Harry rabbrividì.
-Ehilà- la voce di Ginny lo fece destare dai suoi pensieri, ma con grande sgomento del Ragazzo Sopravvissuto, Teddy corse incontro a Ginny urlando –Mamma!-. lei non battè ciglio, scostò la sua divisa da Quidditch delle HolyheadHarpies e prese in braccio il piccolo Lupin facendoli il solletico. Notando lo sguardo interdetto del marito Ginny sollevò le sopracciglia e chiese –Che c’è che non va Potter?-.
-Oh be’ ti ha c-chiamato mamma! E questo non va bene!-
-Per quale stupida nobile ragione scusa?-
-Non siamo i suoi genitori Ginny! Per quanto lui possa volerci bene noi non lo siamo! Cinque minuti fa mi ha chiamato papà! Ma ti rendi conto?-, Ginny esplose in una risata e posò Teddy per terra, il quale non appena ebbe toccato il pavimento riprese a giocare con la freccia. La Rossa lanciò uno sguardo torvo al marito poi decretò –E ti sembra una cosa tanto grave?-, Harry stava per ribattere, ma lei li mise un dito sulle labbra e lo zittì –Senti amore. Lo so che noi non siamo i suoi veri genitori, ma come se lo fossimo! Lui è piccolo col tempo imparerà per adesso è solo un bambino non di devi preoccupare. E poi scommetto che quando crescerà tu li racconterai sempre di quella volta in cui suo padre ti insegnò a scacciare i Dissenatori. Remus e Tonks sarebbero esplosi dalla gioia se avesse sentito loro figlio che ci chiamava mamma e papà fidati-. Harry parve un po’ più convinto, -Sarà- brontolò mentre la moglie lo baciava –Ma continuo ha dire che è strano e spero che impari presto a riconoscere i suoi veri genitori-. Ginny sorrise, prese la freccia dalle mani di Teddy e disse rivolta agli uomini di casa –Ma queste non erano proibite?-, i due malandrini si guardarono intorno con fare innocente. Ginny scosse la testa divertita, scompigliò i capelli di Harry e disse uscendo dalla stanza –E comunque non dirmi che non ti fa piacere quando il tuo figlioccio ti chiama così papà!-.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** The photo ***


 Rieccomi qua con il terzo capitlo. Ho solo una richiesta da fare: ho visto che la storia è letta, ma c'è solo un'anima pia( grazie!) che ha lasciato una recensione. Quindi vi prego recensite! :)



-Dannazione, ma dove l’avrò mai messa?- Harry stava frugando nei cassetti della sua scrivania come un indemoniato, buttando all’aria ogni cosa. Evidentemente trasformare la vecchia stanza dell’albero genealogico dei Black in un ufficio casalingo non era stata una buona idea. Soprattutto dal momento in cui erano arrivati i ragazzi.
Be’ veramente solo un ragazzo, il maggiore: James Sirius. Al era un tipo tranquillo, non gli aveva mai dato problemi e bussava sempre prima di entrare, e Lily lei era la sua principessa e anche se Harry e la piccola trascorrevano anche le ore di lavoro casalingo assieme, lei non aveva mai mostrato il benché minimo interesse per la scrivania del padre. James, purtroppo, era tutt’altra cosa: furbo, scaltro e malandrino aveva fatto disperare sia Harry che Ginny dal momento stesso in cui aveva imparato a camminare. Se c’era qualcuno che non bussava per entrare, ma spalancava direttamente la porta con un tonfo sordo, provocando le urla della madre, quello era proprio James.  
–Teddy! Vieni devi aiutarmi!-. Teddy arrivò pulendosi residui della torta con la manica del maglione che gli aveva fatto la signora Weasley e massaggiandosi la pancia –Era proprio buona quella torta sai- disse lasciandosi scappare un rutto. –Ouch!- Harry aveva battuto la testa, era accucciato a quattro zampe sotto la scrivania. –Hai visto la Mappa?- chiese –Devo controllare se Al e James sono sani e salvi-, Teddy lo aiutò a rialzarsi –E per vedere dove è stato smistato Albus- lo rimbeccò severo. Il suo padrino lo guardò in cagnesco poi alzò le spalle con fare disinvolto –Anche per quello. Allora l’hai vista?-.
–No-
-Come sarebbe no? Io e te siamo li unici a sapere di quella Mappa… a meno che…- un dubbio orrendo si impossessò del suo cervello. –Hai dato la Mappa del Malandrino a mio figlio vero?- chiese.
-No- disse Teddy con una vocina che faceva intendere tutt’altro. -Non l’ho mai dato ad Al e lui non sa neanche della sua esistenza-
-Non quel figlio, l’altro mio figlio quello che ha ereditato la pazzia di Fred e George-
 I penetranti occhi verdi del padrino incrociarono quelli nocciola e fuggitivi del figlioccio –D’accordo va bene-esclamò infine il ragazzo –Glielo data quest’anno. Be’ veramente lui l’ha rubata dalla tua scrivania e poi è venuto da me a chiedermi cosa fosse. Non potevo mentirgli è mio fratello!-. Harry sopirò – Va bene non è una grande tragedia- disse massaggiandosi la testa –Speriamo solo che Jamie usi un po’ di più il cervello quest’anno-. 
Intorno a loro regnava il caos: fogli, foglietti, foto e penne d’oca erano riversi sul parquet di legno. –Ci tocca rimettere a posto se non vuoi subire una delle sfuriate alla Weasley di Ginny- disse Harry. Riordinò una serie di scartoffie ammucchiate in un angolo e le infilò in un cassetto libero. –Ehi zio guarda qui!- esclamò Teddy. Il ragazzo porse al padrino una foto incorniciata, che , molto probabilmente era caduta dalla scrivania, quando Harry aveva battuto la testa. L’uomo fissò la foto con gli occhi che li brillavano, dentro quella cornice d’argento c’erano due delle persone che amava di più: un piccolo Teddy Lupin, di circa sette anni, era inginocchiato sul grande tappeto blu notte del soggiorno e stringeva tutto sorridente un neonato, il piccolo James non doveva avere più di due settimane e teneva gli occhi chiusi e le manine aperte, il suo corpo era pigramente abbandonato a quello di Teddy.  La foto.
 
-Sei sicura di non voler aspettare ancora amore?-
-No tesoro ormai sono tre mesi e fra un po’ Teddy se ne accorgerà da se’ e sarà alquanto scomodo doverglielo spiegare all’ultimo minuto. Potrebbe non prenderla tanto bene e chiedersi perché non gli è l’abbiamo detto prima. Dopo tutto lui si fida di noi e noi di lui quindi non vedo dove stia il problema-.
Era la fine di febbraio, ma faceva ancora molto freddo, e Harry e Ginny se ne stavano abbracciati sotto il loro piumone, in cerca di un po’ di calore. Ginny si strinse al marito e rabbrividì, la mano di Harry si appoggiò istintivamente sul  ventre della moglie, ormai arrotondato.
-E che ho paura che faccia una scenata di gelosia tutto qui. Insomma Teddy è sempre stato l’unico per noi e ormai dorme in camera di Sirius quattro giorni a settimana-, Harry non riusciva a capacitarsi come sua moglie riuscisse a essere così tranquilla.
-Io dico che sarà strafelice di avere un fratellino con cui giocare quando viene qui-, lo rassicurò la Rossa.
-Come fai ha esserne così sicura?-
-Be’ quando Bill e Fleur hanno avuto i loro bambini Teddy era confuso, all’inizio, ma poi felice. Insomma lui e Vicky giocano sempre assieme-
-No intendo che ne sai che è maschio?-
Ginny sorrise sotto i baffi –Mia madre. Lei ha azzeccato tutte le date di nascita e i sessi dei suoi nipoti finora quindi credo che anche stavolta abbia ragione-
A quelle parole Harry sorrise e si rilassò un po’. Sperava che la signora Weasley avesse ragione. Non che non volesse una femmina, era uguale per lui, ma almeno avrebbe potuto comprare già una scopa giocattolo al suo piccolo futuro Cercatore e allenarlo assieme al suo figlioccio.
-Si forse hai ragione tu. E’ meglio mettersi a dormire e pensarci domani, quando sarà il momento-
Sua moglie lo baciò –Non è forse amore. Io ho ragione e basta-.
Harry le sorrise poi baciò anche “suo figlio” e si addormentò con il sorriso sulle labbra.
Il giorno dopo era una giornata uggiosa, il cielo era coperto di nuvoloni e una leggera pioggerellina bagnava i tetti di Londra.
Andromeda Tonks teneva per mano il nipotino che, da buon malandrino, continuava a mettere i piedi nelle pozzanghere. La porta del numero 12 di Grimmauld Place si spalancò e un sorridente Harry Potter gli accolse sulla soglia.
-Grazie per esservi offerti di badare a lui- gli disse cordiale Andromeda abbracciandolo, -Non so proprio come avrei fatto senza di voi-, poi si rivolse al nipote –Mi raccomando Theodore fai il bravo e ascolta sempre gli zii- disse con aria severa, poi si addolcì –Teddy perché non vai ha vedere cosa sta preparando la zia Ginny? Mi sembra di sentire il profumo di quei biscotti allo zenzero che ti piacciono tanto-, il piccolo baciò la nonna e corse lungo lo stretto corridoio fino alla cucina. Lei e Harry rimasero soli. Il mago capì che Andromeda aveva intenzionalmente spinto il nipote in cucina per parlare da sola con lui.  -Come sta Ginny?- chiese premurosa la vecchia.
-Bene- rispose Harry, che si era immaginato quella domanda –Il primo mese è stato un po’ duro, ma adesso ha smesso di giocare nelle HolyheadHarpies e se ne sta tranquilla a casa. A lei dispiace, ma io, Hermione e sua madre la continuavamo ad assillare e così alla fine ci ha dato retta-.
-Quando è che pensate di dirglielo?- chiese la strega accennando al piccolo  Metamorfomagus, che si stava impiastricciando la faccia di impasto per i biscotti. Harry trasse un profondo respiro poi disse –Pensavamo di dirglielo oggi. Ci siamo preparati ieri sera. Se lui vuole può farci quel genere di domanda… noi gli risponderemo a grandi linee naturalmente e lo rassicureremo sempre-. Andromeda lo fisso negli occhi per qualche istante, poi disse con voce dolce –Sei straordinario Harry. Stai mantenendo la promessa che mi hai fatto sette anni fa-, Harry la guardò commosso. –Meglio che vada- si affrettò a dire Andromeda –Se no faccio tardi alla cena-, Harry annuì e la vecchia strega si smaterializzò nella piazzetta.
Harry entrò in cucina dove Ginny e un impiastricciato Teddy stavano mettendo i biscotti nel forno. Con un colpo di bacchetta la giovane strega posizionò il timer sulla giusta temperatura, poi si tolse il grembiule e fece al marito un cenno con la testa. Lui capì al volo. –Ehi Teddy- disse pulendo la faccia del figlioccio con uno strofinaccio –Io e la zia ti dobbiamo parlare di una cosa molto importante, vuoi venire con noi in salotto?-. Il piccolo lo guardò curioso e poi annuì seguendo ubbidiente gli zii nel soggiorno. Si sedettero tutti e tre sul divano e Ginny prese la parola. –Tesoro lo sai che io e lo zio siamo sposati e ci vogliamo tanto bene no?- chiese con voce dolce. Il bambino annuì. –Bene- continuò la Rossa rassicurata dalla risposta affermativa del figlioccio –Be’ in pratica per farla breve io e lo zio Harry abbiamo scoperto di aspettare un bambino e così tu fra circa sei mesi potrai giocare con un fratellino-spiegò indicando il suo ventre arrotondato. Il piccolo la fissò con i suoi profondi occhi nocciola, piegò la testa di lato, come per riflettere, poi disse infine –Ok. Ma perché?-, quella domanda  lasciò per un attimo gli adulti allibiti, poi Harry decise di venire in soccorso della moglie. –Non è una cosa che si può spiegare in due minuti e un po’ complicata. Vedi Teddy quando due persone si amano come me e la zia Ginny dopo un po’ decidono di avere un bambino. Così quando si sentono pronti il papà mette nella pancia della mamma un bambino piccolissimo. Quest’ultimo però col tempo cresce e diventa più grande, facendo ingrandire anche la pancia della mamma-, si interruppe un attimo per vedere la reazione del bambino. Teddy lo guardava attento, spostando il suo sguardo da Harry alla pancia di Ginny e fissandola incuriosito, rincuorato Harry proseguì –Infine dopo nove mesi il bambino è diventato ormai abbastanza grande per uscire e così nasce, facendo però un po’ di male alla mamma. Hai capito?-.
Teddy fissò per un secondo il vuoto, come se stesse assimilando la notizia, poi con l’aria un po’ impaurita chiese timidamente –Ma gli darete tutti i miei giochi e non potrò più vedervi?-, aveva un’espressione di paura dipinta in volto e Ginny lo abbracciò per rassicurarlo. –No tesoro, io e lo zio ti amiamo. Non daremo al bambino le tue cose e tu potrai venire qua ogni volta che vorrai così potrai anche giocare con lui e insegnarli tante cose-. Il piccolo parve rincuorato e sorrise. –Quindi adesso tu zio hai messo un bambino nella pancia di zia? E lui nasce fra un po’?-
-Esatto Teddy- annuì Harry, molto più sollevato di prima.
Nei mesi successivi Harry e Ginny coinvolsero Teddy in ogni operazione riguardante
il bambino. Fu Teddy ha scegliere il colore della stanza di James, a scegliere una scopa giocattolo e a donare al suo futuro fratellino uno dei suoi animali di pezza preferiti: un orso bruno alto trenta centimetri, che fu posizionato subito nella culla di James.
Quando Harry divenne padre, Teddy divenne un ottimo fratello maggiore per James. Quando Ginny mise in braccio a Teddy il suo primogenito, il bambino era il ritratto della felicità. Quella foto  scattata in casa Potter, in uno dei periodi più felici della vita di Harry, simboleggiava un’amicizia che durava ancora adesso, quella fra due eredi dei Malandrini: quella fra Theodore Remus Lupin e James Sirius Potter.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** The Andromeda's letter ***



Buonasera a tutti bella gente. Questo è il terzo capitolo della mia fan fiction. Spero che vi piaccia: qui troveremo Harry e Teddy che si tormentano sul loro passato e su quello dei prpri genitori. Ogni volta che rileggo il mio lavoro scoppio a paingere, se avete la lacrima facile... spero di farvi commuovere.
Vi avviso che da oggi in poi scriverò con meno regolarità per via della scuola. Grazie a:
Maragaret24 e dyanazzura per aver recensito la mia FF.
Francesca
 Buo


Teddy era stato ammesso nello schieramento degli Auror e ne era pienamente felice. Certo il suo era il gradino più basso della catena alimentare dell’Ufficio Auror, ma sarebbe comunque dovuto sottostare al grande Harry James Potter e questo era senza dubbio un grande vantaggio, dato che il giovane “sottostava” alle regole del padrino da quando era nato. 
La mattina dopo la sua promozione, Harry gli aveva dato uno scatolone e gli aveva detto –Infilaci quello che vuoi portarti in ufficio, ma non troppe cose mi raccomando. Dovrai condividere la tua scrivania con altri ragazzi appena arruolati-. Così eccolo li il neo-eletto Teddy Lupin che, poggiato lo scatolone su letto, si guardava intorno alla ricerca della sua bacchetta, indispensabile per fare i bagagli… per qualche strana ragione non si ricordava mai dove l’aveva messa. Il giovane aveva deciso che avrebbe radunato le sue cose presenti nella stanza di Sirius per poi passare alla sua vera stanza a casa di nonna Andromeda. Lily si era offerta gentilmente di dargli una mano e adesso stava rovistando dentro l’armadio e selezionava accuratamente i vestiti con grande impegno. La bambina prese una camicia azzurro chiaro e la porse al ragazzo dicendogli –Mamma dice che ti devi vestire bene per il tuo primo giorno di lavoro-. Teddy prese in mano la camicia, la piegò con cura e la sistemò ai piedi del letto. –Grazie, ma credo che sia più importante se non mi faccio ammazzare da qualcuno durante l’allenamento-, disse in tono ironico, Lily però non colse il sarcasmo del suo amico e sul viso infantile spuntò un cipiglio alla Weasley. Teddy si affrettò a riparare il danno –Non dico mica sul serio principessa- la rincuorò stringendola a se. 
Un battito d’ali catturò l’attenzione dei due ragazzi che si voltarono: sul davanzale della finestra c’era un grande gufo reale che reggeva nel becco una busta. –E’ arrivato Cooky!- esclamò con gioia la bambina e, dimenticata l’inquietudine di prima, si gettò sul gufo e li slegò la busta dalle zampe. Sul retro di essa una calligrafia antica e elegante recitava “A Theodore Remus Lupin da Andromeda Tonks”. Con le mani che sudavano il giovane aprì la busta e ne estrasse il contenuto velocemente:
“Amatissimo Teddy volevo congratularmi con te per la promozione. Lo so che stasera tornerai a casa fra le mie braccia, ma non potevo aspettare un secondo di più! Sono così orgogliosa di avere un altro quasi-Auror in famiglia. Quando Harry me l’ha detto l’ho stretto in un abbraccio soffocante e non la smettevo più di ringraziarlo. I tuoi genitori sarebbero così fieri di te, bambino mio. Specialmente tua madre, lei era una Auror eccezionale. Aspetto con ansia il tuo ritorno: ti preparerò per cena la bistecca al sangue, il tuo piatto preferito. Salutami tutti. Con amore, la tua nonna.”
Teddy adorava sua nonna. Lei e zio Harry c’erano sempre stati per lui. Sempre. E ora diventando Auror poteva ricambiare tutti i sacrifici che avevano fatto per lui. Voleva onorarli. Voleva rendere onore a sua madre. Voleva rendere fiero suo padre.
Quella sera, prima di tornare a casa, Teddy mostrò la lettera a Harry. Il suo padrino la lesse attentatamene per diversi minuti, aggrottò la fronte e disse, battendo una mano sulla spalla del figlioccio:- Lo sono-. Teddy non capì.
-Che hai detto Harry?-
-Lo sono. Lo sono di certo questo è sicuro-
-Scusa, ma continuo a non capire-
-Sono fieri di te Teddy- sbuffò Harry. Diavolo quel ragazzo a volte era uno svampito, proprio come sua madre!
-I tuoi genitori sono di sicuro fieri di te- concluse l’uomo scandendo lentamente le parole, ma vide con immensa gioia il volto del suo figlioccio illuminarsi. –Tu credi?- li chiese Teddy timidamente. –No- rispose Harry –Non lo credo. Ne sono più che convinto caro il mio figlioccio!-. Gli occhi marroni e profondi di Teddy fissarono quelli verdi e limpidi di Harry, come se volessero vedere nella mente dell’uomo un ricordo che confermava quanto era appena stato detto: il giovane Teddy voleva avere la certezza di aver reso fieri i suoi genitori. Il padrino se ne accorse e sorrise tra se’ e se’. Harry ne era sicuro: Remus e Dora dopo tutti questi anni vegliano ancora sul loro figlio, proteggendolo con la loro invisibile e amorevole presenza. La lettera di Andromeda.
 
-Dai zio presto su! Inizio ha vedere la casa!- un bambino di circa otto anni correva lungo la via principale di Godric’s Hollow. Dietro di lui Harry Potter camminava piano, tenendo in braccio il figlioletto James di soli sei mesi. I primi boccioli di inizio marzo si intravedevano appena nei rami degli alberi, ancora gelidi dall’inverno: la primavera stava arrivando. Il gruppetto si avviò verso un sentiero di ghiaia che conduceva al monumento dei Potter. Harry rilesse la targa commosso e si fermò a guadare le rovine di quella che, un tempo, era stata la dimora felice dei suoi genitori. –Casa dolce casa non è vero Jamie?- chiese rivolto al figlio. Il piccolo lo guardò con
 i suoi occhioni nocciola che avevano la stessa sfumatura marrone di quelli di Ginny. –Non ti preoccupare per i nonni. Loro stanno bene e scommetto che ci stanno guardando in questo momento- continuò il padre. Poi il Ragazzo Sopravvissuto chiuse gli occhi e assaporò il profumo dei gigli in fiore, lo stesso che aveva sua madre. Lo stesso che aveva la donna che amava. Un vagito di James lo fece tornare alla realtà. Cercò con lo sguardo il suo figlioccio, ma non lo trovò. Teddy si era già avviato al cimitero e così Harry si affrettò a seguirlo.
Il cimitero di Godric’s Hollow era esattamente come Harry lo ricordava. Dalla sua prima visita con Hermione, fatta quasi dieci anni prima non era cambiato niente. L’unica cosa che era cambiata era stata l’aggiunta di nuove lapidi. Come Harry aveva previsto il piccolo Lupin era lì. Stava immobile con lo sguardo fisso su una tomba in particolare. Harry gli si avvicinò lentamente e notò che il figlioccio tratteneva a stento le lacrime. Anche Harry fissò la lapide commosso. Era bene tenuta e gocce di rugiada picchiettavano sul marmo e facevano risplendere l’incisione scritta in lettere color oro: “Remus Jonh Lupin 10  Marzo 1960- 2 Maggio 1998, Ninfadora Tonks 6 Giugno 1973- 2 Maggio 1998: premurose guide, amorevoli genitori e combattenti valorosi”. Harry fece comparire dei fiori sulla bara poi si inginocchiò e sussurrò all’orecchio del bambino –Io vado dai miei di genitori. Ti lascio un attimo solo con loro-, strinse a se’ James e si diresse dal lato opposto del cimitero.
E Teddy stette lì per un tempo indecifrabile. Lacrime silenziose scendevano lentamente dai suoi occhioni infantili, erano state trattenute per troppo tempo. Non riusciva ancora a capacitarsi perché il rammarico bruciava dentro di lui. Sotto i suoi piedi c’erano la sua mamma e il suo papà. Sotto quel suolo nero e coperto ancora da una leggera brina c’erano le persone che lo amavano più della loro stessa vita, giacevano assieme Remus e Tonks. Andromeda aveva voluto così e Harry si era assicurato che i due coniugi riposassero in eterno nello stesso cimitero di James e Lily: aveva riunito i vecchi amici.
Teddy non sapeva quanto era rimasto avvolto nei suoi pensieri. Ma, dopo un po’, si accorse che qualcuno gli poggiava una mano sulla spalla sinistra: quel qualcuno era Harry. Il bambino si voltò verso il suo padrino, aveva ancora il volto rosso e gli occhi umidi. –Raccontami di mamma e papà- disse. Non lo disse con un tono autoritario, la frase risultò quasi un sussurro. Tuttavia Harry comprese che il suo figlioccio gli aveva dato un ordine ben preciso e niente faceva più male al Ragazzo Sopravvissuto come far riaffiorare nella mente certi ricordi. Ricordi pieni di nostalgia e tenerezza. Il piccolo continuava a fissarlo aspettandosi una risposta.
Harry si schiarì la voce e, dopo  un lungo sospiro, iniziò a raccontare: -Dunque allora vediamo Teddy. La tua mamma l’ho conosciuta poco prima dei miei quindici anni perché mi aveva portato assieme ad altri Auror al quartiere generale dell’Ordine della Fenice. Era molto bella, aveva un viso delicato e folti capelli che tendevano dal rosa al viola. Mi ricordo che a cena faceva ridere un sacco  me e Ginny, cambiando la faccia a suo piacimento. Proprio come stai iniziando a fare tu.-, il bambino sembrava pendere letteralmente dalle labbra dell’uomo, così Harry proseguì –Era molto maldestra però- aggiunse nascondendo un sorriso –Inciampava in tutto, soprattutto sul porta ombrelli a Grimmauld Place. Era molto legata a Sirius. Molto legata. Era il suo cugino preferito e per un po’ io credetti che ci fosse del tenero tra loro due-. Teddy rise mentre lo stomaco di Harry si stringeva in una morsa nel parlare di Sirius. Le ferite non accennavano a rimarginarsi e ogni volta che qualcuno nominava il suo padrino defunto, Harry provava una stretta al cuore. –Niente di più sbagliato ovviamente, ma sai io allora ero solo un ragazzino. Tua madre all’epoca amava già tuo padre. Anche se lui non era proprio entusiasta all’idea. Non che non gli piacesse Tonks e solo che credeva, in quanto lupo mannaro, di non essere alla sua altezza-. Harry si fermò un altro istante e fissò la lapide con aria afflitta. –E papà come era? Era amico del tuo vero?- chiese il bambino cercando di portare avanti il discorso. Un’altra fitta colpì il cuore di Harry facendogli anche contorcere le budella: erano arrivati al punto più doloroso. Con uno sforzo immane l’uomo cercò di ricomporsi e di allontanare i brutti pensieri. Parlare di suo padre lo metteva ancora adesso a disagio. Guardò Teddy, poi guardò James, che si era profondamente addormentato, e alla vista dei suoi ragazzi la tristezza scomparve quasi del tutto. – Si mio padre e tuo padre erano grandi amici fin dai tempi della scuola. Comunque tuo padre l’ho conosciuto prima di tua mamma. Avevo tredici anni e in fin dei conti ero ancora un bambino. E’ stato il mio insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure a Hogwarts per tutto il terzo anno. Il migliore che abbia mai avuto. Remus era molto intelligente. E’ sempre stato protettivo nei miei confronti anche se una volta abbiamo litigato di brutto-.
-Davvero?- chiese Teddy stupito –E come mai?-
L’uomo sorrise alla vista della ragione del suo litigio con il buon vecchio Lupin, tuttavia non lo diede a vedere e continuò il suo racconto –Vedi Teddy quanto tua mamma scoprì ti essere incinta tuo papà era molto spaventato. Non era mai stato un granché con i rapporti sociali ed era molto riservato-
-E allora?Anche tu eri spaventato quando Ginny ti ha detto che aspettava James. E lo sei stato ancora di più quando tre giorni fa ti ha detto che era di nuovo incinta-
Harry gli scompigliò i capelli. In certi momenti avrebbe voluto tappargli la bocca a quel malandrino, ma d’altronde buon sangue non mente.
-Be’ si in effetti hai raigonissima Theodore- ammise, in lieve imbarazzo –Ma io ero anche felice ed ero spaventato dal fatto di non essere un buon genitore per i miei figli. Ma tuo papà era spaventato da un’altra cosa, più grave e importante-. Il bambino continuava a tacere, ma aveva l’aria confusa. Harry tossì e si schiarì la voce –Era spaventato dal fatto che tu potevi ereditare i suoi geni e diventare un lupo mannaro come lui- spiegò. Teddy si rabbuiò, poi con voce tremante disse –Non mi voleva?-
-No!- si affrettò ad aggiungere il suo padrino chiaramente colto in fallo –Ti voleva e che sai… è difficile da spiegare. Teddy ti assicuro lui era felicissimo quando nascesti tu. Sembrava ringiovanito! Mi ricordo ancora quando mi disse che sarei divenuto il tuo padrino-.
Il piccolo sembrava più rilassato, -Zio, ma loro mi volevano bene?-.
Il Salvatore del Mondo Magico sorrise poi disse guardando il suo figlioccio negli occhi: –Sempre. Più della loro stessa vita Teddy. Stanne certo loro ci saranno sempre per te-.
Poi, lentamente, il bambino prese per mano Harry e entrambi si incaminarono verso la via di casa. Voltando le spalle alle lapidi. Lasciandosi indietro tutte le sconfitte, le lacrime e i rimpianti. E con il cuore leggero entrambi godettero di quella splendida giornata di inizio primavera. La stagione della rinascita era iniziata.   

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Letter to Hogwarts ***


Nuovo capitolo. Ne mancano solo più due ed è tutto finito. dato che siamo ancora a settembre posso ancora dire che la scuola è appena iniziata. Cosa vi viene in mente con l'inizio di settembre? Hogwarts.
A vio le recensioni e grazie in anticipo.



I tre Potter più Teddy erano seduti a tavola per pranzo. Ginny aveva cucinato un ottimo rognone d’agnello e tutti erano intenti a mangiarlo. Tutti tranne Teddy. Il giovane era tremendamente in ansia per il suo primo giorno di lavoro. Al suo padrino la cosa non sfuggì e si affrettò a dire –Non ti preoccupare Ted. E’ come il primo giorno di scuola-
Era quello che preoccupava Teddy maggiormente. Il fatto di essere di nuovo esaminato e messo nei ranghi lo infastidiva parecchio e gli chiudeva lo stomaco.
A Harry dispiaceva vedere gli altri così in ansia. Da giovane lo era già stato abbastanza lui per tutta la sua famiglia messa assieme. Il primo giorno di scuola, vediamo… lui aveva incontrato tutti lì: i suoi migliori amici, la donna che amava…
Teddy non toccò cibo, continuava a riflettere. Era sempre molto emotivo. Troppo emotivo. Ma stavolta non c’era ragione di essere nervoso no?
Tutti erano esplosi dalla felicità a sentire la notizia: i ragazzi da Hogwarts gli avevano spedito una sacco di lettere d’augurio, i nonni Weasley gli erano saltati addosso piangendo dalla gioia e Vicky… be’ era venuto a trovarlo in gran segreto per farli una sorpresa. E allora perché risentiva così vuoto? Mamma e papà sarebbero stati così fieri di lui. Questa frase l’aveva già sentita varie volte, ma ogni volta nessuno poteva fargli la conferma. Era snervante.
Harry parlava con zia Ginny, Teddy sentì a malapena varie parole sconnesse –Il lavoro…, Ron…, James… punizione,…- Poi lo sguardo del Ragazzo Sopravvissuto incrociò quello di Teddy e capì al volo i sentimenti del suo figlioccio. Solo ora si accorse di quanto grande e sincera fosse la sua paura.  La lettera da Hogwarts.
 
Era una calda mattinata di metà luglio. Harry Potter si smaterializzò vicino a casa dei Tonks e si affrettò a bussare alla porta. Andromeda lo accolse con un’aria decisamente preoccupata. Strano perché di solito la donna era sempre sorridente. –E’ da stamattina che se ne sta chiuso in camera sua e non ha voluto mangiare. Neanche la bistecca al sangue è riuscita a smuoverlo-.
-Provo a parlarli io- disse Harry, -Tranquilla sarà solo un po’ in ansia suppongo-. Andromeda sorrise debolmente, poi chiese –Come stanno Ginny e i bambini? E la piccola?-.
Harry che stava pensando già a cosa dire a Teddy, sussultò –Oh cosa? Ah si, stanno tutti bene. Grazie-.
-Buona fortuna con il piccolo lunatico-, Andromeda si fece da parte. 
Harry non se lo fece ripetere due volte e salì le scale fino al piano di sopra. Ad ogni scalino il battito del suo cuore accelerava. Poi bussò alla porta. Nessun rispose così decise di prendere l’iniziativa e entrare senza il permesso di nessuno.
L’undicenne Teddy Lupin era seduto sul suo letto, in lacrime, e accanto a lui c’era una spessa busta ingiallita. Harry capì al volo cosa c’era che non andava. Si avvicinò piano perché, probabilmente, il suo figlioccio non si era accorto della sua presenza. Poi gli mise una mano sulla spalla. Teddy sussultò, aveva gli occhi rossi e gonfi, il viso ancora bagnato. Harry li rivolse un mezzo sorriso, che Teddy cercò di ricambiare. –Allora hai ricevuto la lettera da Hogwarts e campione?- chiese. Teddy tirò su col naso e si passò una manica negli occhi, ancora umidi, ma non rispose. Harry si sedette su letto e, con sua grande sorpresa, il ragazzino gli afferrò un braccio e riprese a singhiozzare. L’uomo gli fece appoggiare la testa, piena di capelli di un blu profondo, sul suo petto caldo e lo strinse a se’. Non voleva vederlo così per i suoi genitori. Quel ragazzino era speciale e non doveva soffrire così, come aveva sofferto lui. Neanche una volta. Aveva ancora la sua promessa da mantenere.
-Ti ho mai raccontato di quando io ricevetti la mia lettera Teddy?- chiese con voce allegra. Il piccolo si staccò da lui, si asciugò gli occhi e, con voce acquosa, disse –Si. Almeno un migliaio di volte zio. Ma è diverso-.
“Non è diverso” pensò Harry. “Anch’io avrei voluto accanto i miei genitori”.
-Andiamo vai a Hogwarts! I tuoi genitori sarebbero fieri di te ometto!- disse cercando di sembrare felice. Teddy finalmente aveva smesso di singhiozzare. –E che mi mancano. A volte penso a come sarebbe se non fossero morti. Se fossero qui con me. Tu non ci pensi mai?-
-Ogni giorno- ammise l’uomo –E ogni giorno mi mancano sempre di più. Ma sai Teddy, per quanto tu possa sentirti solo e amareggiato ricordati che non lo sei mai-.
Il ragazzino parve confuso. –Intendi dire che ho sempre nonna?-.
Harry rise. –Si in parte. Vedi ometto l’amore è un circolo che non si ferma mai. Guarda me per esempio. E’ vero i miei genitori sono morti…-. Negli occhi verdi del Ragazzo Sopravvissuto si intravide un lampo di nostalgia- … ma ho incontrato Ginny. Lei è la mia vita. E’ la donna che amo. Mi ha donato tre splendidi bambini, che riversano su di me il loro amore. Questo succede tutti i giorni sai?-. Teddy sembrava essersi ripreso e sorrideva. –Quindi zio stai cercando di dirmi che l’amore che ti viene sottratto un giorno o l’altro ti ritorna indietro?-. Harry annuì, -Precisamente ometto-. 
Teddy fece un sorriso furbo e il blu dei suoi capelli tornò normale. Tutto eccitato prese la lettera e la scartò. Lesse ad alta voce, in modo cha anche Harry potesse sentire.
 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore : Filius Vitious
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Campione di Duelli)

Caro Signor Lupin,
siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà
l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1o settembre. Restiamo in attesa della
Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
Con ossequi,
Horace Lumacorno”

 
Harry intanto lesse la lista dei libri richiesti. –Sai se tu vuoi ometto possiamo andare assieme a Diagon Alley e prendere tutto il necessario-. Teddy non poteva essere più che d’accordo: abbracciò il suo padrino fino a soffocarlo e, veloce come non mai, corse di sotto a chiedere il permesso di Andromeda.
La vecchia nonna era così felice che il nipote fosse di nuovo contento che insisté per invitare Harry a cena, e questi fu molto felice di accettare. Durante la cena, rigorosamente a base di bistecca al sangue, Teddy continuava a porgere domande a Harry e alla nonna riguardanti Hogwarts e loro erano ben felici di risponderli. La conversazione si spostò in fratta sui futuri acquisti a Diagon Alley.
-Voglio prendermi un gufetto!- sentenziò il ragazzino.
-Davvero? E come lo vuoi chiamare ometto?- chiese Harry.
Teddy parve rifletterci su un attimo, poi disse trionfante –Ninfadora!-.
Nel sentire quel nome gli occhi di Andromeda divennero umidi, mentre Harry non potè fare altro che sfoderare un enorme sorriso. Si, quel ragazzino era speciale, proprio come i suoi genitori.
  

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** The Incantus Patronus ***


Penultimo capitolo babbani. Vi prego recensite!
Ora il nostro metamorfomagus è già grandino e  Harry ritiene che è venuto il momento di mostragli certe "cose".
Spero che vi piaccia.




-Pronto per il tuo primo giorno di lavoro Teddy?-.
Era mattina presto e Teddy, Harry e Ginny erano in cucina intenti a fare colazione. Ginny servì una porzione abbondante di frittelle nel piatto di Teddy. Il giovane, ormai decisamente più tranquillo, prese a mangiare. Dopo le rassicurazioni di Harry, il giovane si era rincuorato, ma si sentiva lo stesso leggermente in ansia.
La giornata non era iniziata bene per il Metamorfomagus. Prima di tutto non immaginava che essere Auror significasse doversi alzare alle cinque del mattino. Odiava alzarsi presto, lo metteva sempre di malumore. Harry gli aveva spiegato che il primo giorno avrebbe semplicemente dovuto fare un piccolo esame pratico per verificare le sue abilità contro le Arti Oscure. Teddy si sentiva abbastanza sicuro, sperava solo che i suoi capelli non cambiassero colore davanti agli esaminatori. Nonostante fossero ancora le cinque e mezzo del mattino, nonostante Teddy si sentisse ancora intontito e nonostante non avesse fame, il suo piatto fu vuoto in un tempo straordinariamente breve.
Dopo avere mandato giù un bicchierone di latte, Ginny insisteva che Teddy fosse in piene forze per il suo esame, lui e Harry si alzarono e si misero il mantello da lavoro.
Teddy credeva che si sarebbero smaterializzati, ma il suo padrino preferì usare la vecchia polvere volante.  A dargli l’ultimo saluto c’era solo Ginny. –Saremo di ritorno per le sei e mezza di stasera- disse Harry, spargendo la cenere nel vecchio caminetto del soggiorno.  Ginny baciò teneramente il marito –Fai attenzione- gli sussurrò all’orecchio. Harry le sorrise –Non ti preoccupare. Dopo Voldemort cosa vuoi che mi succeda?-. Ginny lo guardò torva, era comunque preoccupata. –Tu stai attento comunque amore. Tutte e due state attenti-. Harry la baciò di nuovo, poi Ginny baciò anche Teddy. Il giovane si sentì a disagio e i capelli li divennero subito di un rosso acceso. Tossì e si schiarì la voce, i capelli ritornarono di un azzurro chiaro –Starò attento zia. Te lo prometto-. Ginny tirò su col naso, era commossa. Non era dalla zia commuoversi.  –Bene ora muovetevi o farete tardi- esordì lei riprendendosi velocemente. Teddy affondò la mano nella polvere, entrò abbassandosi nel camino e disse, cercando di scandire bene le parole –Ministero della Magia!-. le fiamme verdi lo avvolsero e Teddy ebbe un’ultima fugace vista del salotto del numero 12 di Grimmauld Place e dei suoi zii che lo guardavano con orgoglio, poi tutto sparì. 
Il giovane si ritrovò nel maestoso ingresso del Ministero della Magia: un lungo corridoio in pietre di marmo nero era circondato ai lati da imponenti camini, dai quali uscivano in continuazione maghi e streghe trafelati.  Alla fine del corridoi si erigeva una grandissima fontana con mille getti d’acqua differenti, alle spalle di essa c’era un grande stendardo con scritte in inchiostro verde le seguenti parole: Kingsley Shacklebolt, Ministro della Magia 1998-in carica, sotto della scritta c’era la foto in bianco e nero di Kingsley. Un rumore improvviso fece voltare Teddy, che ormai si era perso ad ammirare quel posto: Harry l’aveva appena raggiunto e si stava scrollando di dosso la polvere.  –Meglio andare l’ufficio Auror è al secondo livello, forza seguimi Ted-. Teddy obbedì e seguì il padrino. Si stavano dirigendo in fondo al corridoio, dove c’erano gli ascensori. Il giovane non potè fare a meno di notare, con un certo orgoglio, che mentre si dirigevano alla loro destinazione, tutti salutavano Harry. I maghi si levavano il capello e li facevano dei cenni col capo, le streghe agitavano la mano, i più sfrontati  continuavano a ringraziarlo e a chiederli della famiglia.
Finalmente i due raggiunsero gli ascensori e ne occuparono uno libero. Teddy non parlò per tutto il tragitto, Harry notò che il figlioccio aveva in mano qualcosa. –Che hai li Teddy?- chiese.- Pro memoria- rispose velocemente il ragazzo. Harry prese il foglio e lesse i vari incantesimi, non potè fare ameno di soffermarsi su uno di questi in particolare: l’incanto patrono.
“Vieni, mescola il mio calderone
e, se con passione di riuscirà,
il mio forte amor bollente
questa notte ti scalderà….”
La voce di Celestina Warbeck inondava la stanza e le dava un’aria vissuta, ricordava una strana atmosfera di tanti Natali fa. La neve cadeva candida e l’intero paesaggio era ricoperto da una soffice coltre bianca.
Era la Vigilia di Natale del 2011 e Harry James Potter stava cercando di leggere in santa pace l’ultima edizione della Gazzetta del Profeta, cosa resa impossibile dalle urla schiamazzanti che provenivano dal giardino della Tana. Molto probabilmente l’improvvisa nevicata era stata un richiamo al gioco insostenibile per i suoi figli e nipoti. Sta di fatto che, ignorando deliberatamente il freddo pungente e le ammonizioni dei genitori, l’intero clan di piccoli monelli si era riversato all’esterno, ingaggiando una ferocissima battaglia a palle di neve senza esclusioni di colpi. Tutti tranne Teddy. Evidentemente il Metamorfomagus riteneva che tredici anni erano troppi per giocare ancora a palle di neve e Harry non poteva certo biasimarlo. Il ragazzino era seduto su una poltrona del soggiorno e stava leggendo un librone dal titolo “Lupi Mannari: tutto quello che vuoi sapere e che non hai mai osato chiedere”. Gli occhi di Teddy erano avidi e sfrecciavano da una riga all’altra.
Harry sapeva che doveva mostrare una cosa al suo figlioccio e riteneva che omai era abbastanza grandicello per capire. Non voleva aspettare troppo come Silente aveva fatto con lui. Doveva farlo. Prima che potesse fare qualsiasi cosa però un pianto li fece distogliere lo sguardo.
Il suo secondogenito Albus, di cinque anni,  era appena entrato in casa: aveva il labbro gonfio e enormi goccioloni li colavano per le guance.  Harry stava per andare da lui , ma nonna Weasley lo battè sul tempo. -Cosa c’è che non va amorino?- chiese con voce zuccherosa, si inginocchiò e avvicinò il suo volto a quella del nipotino. Con un rapido colpo di bacchetta fece tornare i labbro di Albus normale e lo prese in braccio. Molly Weasley adorava i suoi nipoti e non perdeva occasione per stare con loro. Molly e Albus stavano facendo naso-naso quando entrò in cucina Ginny, carica di decorazioni. La donna guardò la madre con area contrariata, poi disse –Che è successo stavolta?-.
-Niente di grave amore- rispose nonna Weasley.
-Be’ se non è successo niente di grave potresti anche metterlo giù…-
-Oh su via tesoro! Lo so cosa stai pensando e non fare quella faccia! A cosa serve essere nonna se non puoi viziare i tuoi nipotini?-.
-Come vuoi tu mamma, ma poi non venire a lamentarti se non ti danno retta-. Albus intanto era di nuovo con i piedi per terra ed era schizzato di nuovo fuori.
Nel frattempo Ginny si era accorta di suo marito. Era seduto e rilassato, e la cosa non le piaceva proprio. –Potter!- urlò. Harry, che si stava godendo il suo relax, sussultò. –Cosa c’è amore?- chiese in tono pacato. –Visto che io devo aiutare già mia madre con l’arrosto e tutti gli altri sono usciti a comparare i regali, potresti alzarti e appendere le decorazioni in casa?- esclamò sua moglie con le braccia conserte. Harry avrebbe voluto rispondere no, ma sua moglie lo guardava già in tralice e perciò, a malincuore si alzò dalla sedia e prese le decorazioni in mano. Poi, dato che si sentiva piuttosto scocciato, Harry decise che anche qualcun altro avrebbe dovuto rinunciare al suo passatempo. –Teddy!- chiamò. Il Metamorfomagus alzò la testa dal librone. –Vieni a darmi una mano su così finiamo prima-. Il ragazzino sbuffando posò il libro e obbedì. Durante tutto l’operazione sia Harry che Teddy erano rimasti in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Harry voleva parlare al figlioccio di quella sua “cosa”, mostragliela magari. Ma aveva una paura tremenda divederlo soffrire. Insomma perché doveva dirglielo proprio adesso? Dopo tutto Ted era ancora un bambino…
Il suo figlioccio stava passando un periodo molto felice: era a Tassorosso come sua madre, prendeva ottimi voti, aveva buoni amici. Non voleva rovinare tutto per un ricordo.
I due erano arrivati fino al “Museo” di Arthur. Diciannove anni fa, quando era tutto finito, Arthur aveva radunato tutta la sua roba babbana e l’aveva messa nella vecchia stanza di Ron. Per Harry era difficile ammetterlo, ma da  quando tutti i ragazzi Weasley si erano sposati la Tana era molto cambiata. La stanza di Ginny e la stanza di Percy erano diventate camere degli ospiti, mentre la stanza di Bill e Charlie era rimasta la stessa perché, a volte, Charlie passava a far visita alla famiglia dalla Romania.
Harry stava sistemando uno striscione dorato ad una parete quando si accorse che Teddy stava fissando il pensatoio. I signori Weasley, dopo la morte di Fred, avevano apposta messo un pensatoio in una stanza per rivedere il figlio nei loro ricordi. Teddy non ne poteva più di questo silenzio e di queste decorazioni. Sapeva che zio Harry li stava nascondendo qualcosa, ma non sapeva cosa. Si concentrò sul pensatoio. Teddy aveva sempre voluto andarci dentro. Per vedere come era la vita ai tempi della guerra.. quando i suoi genitori erano vivi. A Harry la cosa non sfuggì, gli occhi fuggitivi e malinconici del figlioccio erano la risposta che cercava. L’uomo si avvicinò al ragazzino. –Senti Ted voglio mostrati una cosa- fisse lentamente. A quelle parole Teddy alzò lo sguardo, gli occhi li brillavano.
-Che cosa?- chiese
-Riguarda tuo padre. Non lo puoi tenere perché è mio, ma puoi vederlo se ti va-
Teddy parve riflettere un attimo, poi disse –Si-.
Harry parve ancora titubante –Va bene. Non farne parola con nessuno però. Se Ginny o Andromeda scoprissero cosa sto per fare mi ucciderebbero-.
Il Salvatore del Mondo Magico estrasse dalla tasca dei pantaloni una piccola fiala: un ricordo. Teddy osservava avido ogni piccolo movimento del padrino, impaziente di vedere. L’uomo svuotò il contenuto della fila nel pensatoio, poi si avvicinò e fece cenno a Teddy di fare lo stesso. In un attimo padrino e figlioccio vorticavano in una miriade di fumi di vari colori, poi piombarono in una stanza: l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure di Hogwarts. Il cuore di Teddy fece un tuffo. Remus Lupin era li in carne e ossa davanti a lui e aveva lo sguardo fisso sulla porta. Teddy corse verso il padre e tentò di abbracciarlo, ma li passò attraverso. Il ragazzino, infastidito dalla novità, rivolse a Harry uno sguardo truce, lui alzò le spalle. Remus aveva appena finito di sistemare un’enorme cassa sulla cattedra che una voce stranamente famigliare fece voltare Teddy.
 –Che cosa è?-, a parlare era stato un ragazzino smilzo, non tanto alto, con capelli neri spettinati e limpidi occhi verdi, un paio di occhiali rotondi e una sottilissima cicatrice sulla fronte. Teddy rimase a bocca aperta nel riconoscere in quel ragazzo il suo padrino. L’adulto Harry, che si era tenuto in disparte, abbozzò un sorriso: aveva nostalgia dei bei tempi andati della sua gioventù, o almeno di certi tempi.
-Un altro molliccio…- gli rispose Remus.  
Teddy continua a fissare suo padre incantato, poi si avvicinò a Harry per chiedere conferma: -Zio, ma quello?-
-Si sono io-
-Tu? Impossibile eri più bello e avevi un’aria corrucciata-.
Harry rise –Sono stato giovane anch’io sai. Ma adesso guarda questa è la parte più bella-.
Teddy si concentrò sulla scena. Remus aveva aperto la cassa e da essa era uscito un Dissenatore. Teddy indietreggiò spaventato. Il giovane Harry tentò di pronunciare un incantesimo, ma fallì e cadde svenuto. Remus li venne subito in soccorso e li offrì della cioccolata. Teddy sorrise, lui adorava la cioccolata. L’esercizio venne ripetuto altre due volte con esito negativo finché…
Il Dissenatore venne liberato, il giovane Harry questa volta urlò l’incanto –Expecto Patronus!-. Un lampo di luce bianca accecante uscì dalla bacchetta del ragazzo e  colpì il molliccio facendolo indietreggiare. Lupin chiuse la casa dietro il molliccio e sorrise soddisfatto. Teddy rimase impressionato. Non sapeva se doveva osservare ci più suo padre o il suo padrino. Il giovane Harry e Lupin presero a parlare e il Metamorfomagus potè così godere, ancora un po’, della presenza di suo padre. Adorava tutto di lui: la voce calda e rassicurante, i suoi profondi occhi marroni, l’area trasandata. Teddy stette lì ancora incantato, beandosi dell’aurea di suo padre. Finalmente poteva sentire la sua voce e guardarlo in faccia, ma non poteva toccarlo. Avrebbe voluto urlare, farsi notare. Avrebbe dato tutto per essere al posto del giovane Harry. Ma tutte queste cose Teddy non le potè fare. Perché il ricordo svanì in mille luci sfumate e padrino e figlioccio si ritrovarono, di nuovo, nella Tana.
Teddy risentiva stordito e dolorante, come se qualcuno l’avesse preso a pugni: aveva visto suo padre. Quella era la prova che lui era realmente esistito, che aveva conosciuto Harry Potter. Anche Harry era leggermente rintronato, per un uomo è sempre doloroso rivedersi ragazzino e riscoprirsi adulto.
Per una frazione di secondo nessuno dei due parlò. Poi, lentamente, Harry disse guardando negli occhi il figlioccio: -Buon Natale Teddy-.
-Buon Natale zio-.
“Buon Natale papà. Ti voglio bene”    

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** The question ***


Ultimo capitolo. Vi ringrazio per le recensioni e per aver letto la mia FF. Spero sinceramente che vi sia piaciuta. A me è piaciuto molto scriverla.
Ecco Teddy che pone ad Harry una domanda fondamentale per la maggior parte degli adolescenti. Quale? Leggete e scoprite.
E grazie anora.
Vi adoro
Francesca




Harry era seduto nel suo ufficio alle prese con un mucchio di noiose scartoffie. Rimpiangeva i vecchi tempi dell’addestramento, di sicuro Teddy si stava divertendo più di lui. Ma che stava pensando? Di sicuro adesso il suo figlioccio stava schivando una serie di maledizione e fatture lanciate ad oltranza. Ma Harry continuava a rimpiangere i bei vecchi tempi dell’addestramento: si era appena sposato, Grimmauld Place era stata tirata a lucido e ogni sera lui e Ginny, reduci dai loro rispetti allenamenti, si massaggiavano gli arti doloranti… massaggi che poi sfociavano in altro.
Per Merlino certo Harry adorava avere tuti i ragazzi attorno, be’ no proprio tutti ecco li bastavano già i suoi tre figli.
Sperava con tutto il cuore che il primo addestramento di Ted andasse bene. Più di una volta aveva dovuto respingere giovane promossi all’esame, ma che mancavano di pratica. Sapeva che la decisone spettava  a lui. Sapeva che non poteva e non doveva fare favoritismi. Ma sapeva anche che se Teddy avesse fallito, lui non avrebbe avuto di cuore di respingerlo. Basta doveva finirla di essere paranoico.
Eppure era tutto scritto lì nero su bianco, accanto a lui c’erano tutti i curricula dei futuri Auror. Harry non resistette alla tentazione  e prese in mano la cartellina di Teddy. La sfogliò accuratamente, c’era di tutto: il certificato anagrafico, i dati biometrici, i risultati del GUFO e del MAGO. ..
Teddy era grande. Non era più il metamorfomagus spaventato all’idea di andare a Hogwarts. Remus e Dora sarebbero stati fieri di lui. Ginny diceva sempre che Teddy era il suo “quarto figlio”. Harry era soddisfatto di come aveva svolto il suo ruolo da padrino, anche se a volte Teddy l’aveva messo in difficoltà con le sue domande a trabocchetto… tutto era iniziato da un “Zio, ma come è stata?”. La domanda di Teddy.
 
 
-Zio ma come è stata?-, la voce di Teddy era tremante. Il cuore di Harry ebbe un tuffo, aveva sempre saputo che quel momento prima o poi sarebbe arrivato. Ma non riusciva a crederci che era già il momento.
-Come è stata cosa?- chiese con voce innocente. Il figlioccio sbuffò, perché suo zio era così riservato su certe cose? –Lo sai. Ero venuto a parlartene apposta. Come è stata a tua prima volta?-.
-Andiamo Teddy! Cosa ti posso dire eh? Insomma è una cosa privata come posso parlarti della mia prima volta?-
Il ragazzo continuava a fissare l’uomo dritto negli occhi. –Sai non è che io non sono imbarazzato a parlarne zio-, per un attimo si vergognò e abbassò lo sguardo a terra. –Ma io e Vicky siamo d’accordo. Solo che voglio essere sicuro di essere pronto-. Teddy notò, con una certa soddisfazione, che il padrino stava abusando la guardia. –Tu a che età l’hai fatto?L’hai fatto con Ginny no?-. Harry parve animarsi un po’, chiuse la porta e ascoltò attentamente se James stesse origliando, poi disse –Certo che l’ho fatto con Ginny. Se  l’avessi fatto con un’altra, tua zia mi avrebbe come minimo ammazzato-. Teddy sorrise. –Quanti anni avevi?-. Harry sbuffò e si lasciò sedere pesantemente sulla sedia del suo ufficio. Era chiaro che aveva già perso in partenza, ma era anche orgoglioso che Teddy fosse venuto a parlare di un argomento così delicato proprio con lui. –Diciassette, lei sedici-. Anche Teddy si sedette. Le risposte monosillabi del padrino lo scoraggiavano un po’. Forse non era stata una così buona idea parlarne con qualcuno. Così decise di giocare la sua ultima carta, si alzò e disse molto lentamente –Se vuoi vado a chiederlo alla zia…-. A quella parole Harry scattò in piedi e chiuse la porta a chiave. -Ma sei impazzito!-, Teddy sorrise. Aveva vinto. Ora Harry sarebbe stato costretto a rassicurarlo su quell’argomento. 
L’uomo si scompigliò ancora di più i capelli e si risedette. –E va bene hai vinto-.
-Allora?- chiese ansioso Teddy.
-Senti Ted la verità è questa: non ci sente mai veramente  pronti.-
Il volto del ragazzo si corrucciò. In fondo il suo padrino aveva ragione, i dubbi e le paure erano sempre lì con lui.
-In che senso?-
-Nel senso che era un periodo strano. Il sesso era proprio l’ultimo dei miei pensieri. Voldemort era morto. Io stavo ancora alla Tana ed eravamo ancora tutti scossi per i morti e le perdite subite…-
-Ma stavi assieme alla zia no?-
-Certo. La amavo. Fortunatamente Ron non ci stava più tra i piedi perché lui e Mione erano andati in Australia a recuperare i genitori di lei...-
-E che ci facevano in Australia i genitori della zia Mione?-
-Avevano messo su un allevamento di canguri. Ma non è questo il punto. La smetti di interrompermi?-
Teddy si mise dritto e si serrò la bocca.
-Bene- continuò Harry. – Tua zia è sempre stata più persuasiva di me. Scoprirai che le donne lo sono molto Teddy. E lei si era messa in testa che dovevamo farlo. Non potevo biasimarla era da quasi un anno che non stavamo assieme. Non aspettarti granché. Io no sapevo quello che facevo per metà del tempo! E comunque siete troppo giovani-.
Teddy sbuffò incrinando le sopracciglia. Odiava quando suo zio cercava di essere un adulto responsabile.
-No. Ho diciottenni. Tu ne avevi diciassette. Sono vaccinato. Ho preso 12 GUFO e 12 MAGO. Non c’è motivo per cui non dovrei sentirmi pronto-. Queste ultime parole però avevano lascito l’adolescente un po’ basito. Era davvero pronto?Harry aveva detto che nessuno lo era più di tanto quindi…
-Va bene se è come dici tu. Basta che prendi delle precauzioni. Sono troppo giovane per diventare nonno-. Teddy tirò un sospiro di sollievo. Adorava parlare con Harry e avere ragione.
_Grazie per la fiducia zio. Ti prometto che starò attentissimo-.
-Sei proprio come tuo padre a volte sai- disse Harry. Solo dopo si accorse che la faccia del figlioccio si era leggermente incupita. Cercò di rallegralo. –Andiamo su ti porto a Diagon Alley a prendere un gelato come facevamo ai tempi di Hogwarts-.
 
 
 
Harry si ridestò da quel pensiero leggermente imbarazzante, ma intenso. I fantasmi del passato non accennavano a sparire. Forse però era meglio così.
Anni fa’ Silente gli aveva detto “Non serve a niente rifugiarsi nei sogni Harry,  dimenticarsi di vivere”. Solo adesso dopo quasi venticinque anni ne comprendeva il significato. Certo che la vita, a volte, era proprio strana.
Teddy uscì dall’esame ed era piuttosto soddisfatto. Dennis Canon, segretario di Harry, si avvicinò al Ragazzo Sopravvissuto e gli sussurrò in un orecchio –Certo Capo che Teddy è proprio cresciuto-.
E solo allora Harry se ne accorse. Era vero. Aveva mantenuto la sua promessa. Teddy era cresciuto e si era fatto uomo. Aveva svolto il suo ruolo da padrino egregiamente.
Lo vedi Remus adesso? Ora tuo figlio è un uomo. Sii fiero di lui Lunastorta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 
     
    
  

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=804342