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“Gli stoici?? Porca miseria !! Speravo li chiedesse a me !!
Accidenti, allora forse i tedeschi?”
“Kant, ti prego chiedimi Kant….”
“Se sta chiedendo i greci è più probabile che chieda la
scuola Epicurea…”
“Epi cosa ?? C’era Epicuro in programma??”
“Bell aiutami!! Sei tu l’Epicurea dammi una mano!!”
Cortile del Trinity College di Dublino prima dell’esame di
Filosofia, l’ultimo esame di batteriadell’anno. Una quindicina di ragazzi e ragazze erano alle prese con il
frenetico ripasso dell’ultimo minuto interrogando i compagni che uscivano a
testa bassa dall’aula universitaria per cercare di prevedere quale fatidica
domanda sarebbe presto toccata a loro. Solo una ragazza vestita di nero con
lunghissimi capelli ramati raccolti malamente sulla testa con una matita sedeva
in disparte su un muretto di pietra con una pila di fogli in grembo.
“Data e ora di
nascita?? Ma per chi ci hanno preso, dei pivellini ?? 25 Dicembre 1977 ore
10.45”
Un’ombra mascolina sul foglio le fece alzare la testa e
distogliere dai suoi pensieri
“Oh…tocca già a me?” chiese distrattamente, il ragazzo rise.
“No Bell, avrei solo bisogno di una spolveratina sul tuo
amico Epicuro…
Il prof sta chiedendo le scuole greche..”
Kimberley sospirò e diede un’occhiata alla domanda seguente
sul suo questionario
“Quanti dread ha ? Li ha fatti tutti insieme ? Quanto tempo
è stato impiegato per farli?” Maledizione!
Dread ne ha sei e li ha fatti tutti insieme ma quanto ci ha messo…Luke fa dread
alla gente! Glielo devo chiedere…Seccata dal fatto che non sapeva la risposta esatta alla domanda ripose
il plico nello zaino nero che aveva accanto e dedicò le sue attenzioni al
compagno di corso. Neanche a dirlo Kimberley uscì dal proprio esame una mezzora
dopo con un brillante 30 e lode, non per niente filosofia era la sua materia
preferita fin dal liceo…
Si avviò a piedi verso Temple Bar, dove divideva un
appartamento con la sua migliore amica, mentre camminava per strada con il lettore
mp3 in testa ripensò alla sua vita come le capitava di fare spesso in questo
periodo in cui tante scelte le si profilavano all’orizzonte.
Kimberley Bell, 20 anni, studentessa universitaria, Epicurea
e Goth convinta con una passione incontenibile per la poesia dei Nightwish, e
una fissazione per Tuomas Holopainen. La sera prima aveva trovato sul sito
ufficiale del gruppo un concorso per incontrare il leader del gruppo, chi
avesse vinto il concorso inviando nell’arco di tre giorni un questionario con tutte
le risposte esatte sul tastierista avrebbe avuto la possibilità di passare tre
settimane a casa Holopainen a Kitee. Nonostante sapesse benissimo di doversi
concentrare sullo studio e sui colloqui di lavoro per l’estate non aveva
resistito alla tentazione e aveva scaricato il questionario.
Con questo pensiero fisso in testa Kim salì le scale del
condominio ed entrò in casa.
“Ciao Gwen! Avrei da
fare questo pomeriggio, se mi cercano al telefono puoi dire che sono in Uni?”
L’amica rise “Sicuro socia… non ti chiedo neanche come è andato l’esame perché
sarà un 30 di sicuro! Io sono di là a preparare lo scritto di fisica se hai
bisogno di me.”
Kim annuì, si ficcò in bocca una brioche al cioccolato e si
chiuse in camera. Scagliò lo zaino e il cappotto di tweed nero su una sedia e
si buttò a pancia in giù sul letto riprendendo il questionario. Uff… questi stramaledetti dread…Mandò un SMS si soccorso all’amico rasta e
passò alla domanda successiva.
“Quante volte si è
ubriacato in tutta la sua vita e con cosa?”
“Come si chiamava il nonno materno?”
“Qual è il suo libro preferito?” e via discorrendo.
Quando Kim alzò gli occhi dall’ultima pagina di domande il
cielo fuori dalla finestra si stava arrossando, un’occhiata all’orologio le
rivelò che erano già le sei passate. Diede una stampata ai suoi dati personali
che teneva già pronti all’uso per i colloqui di lavoro e allegò la scheda
informativa al questionario poi chiuse tutto in una busta e scrisse a chiari
caratteri l’indirizzo e il mittente. Dopo una rapida doccia Kim e Gwen uscirono
per cena insieme a degli amici e si fermarono in un pub fumoso a bere Guinnes
fino all’orario di chiusura. Mentre le due ragazze tornavano verso casa Kim
fece una sosta tattica alla cassetta dalla posta.
“Vai dritto fino a Kitee piccolino e colpisci a fondo.”
Con questa frase sussurrata spinse la busta che scomparve
nella colonnina blu della posta internazionale e alzò gli occhi al cielo. “Ewo…
se scarti il mio questionario sei un uomo morto. Verrò fino a Kitee a prenderti
ad anfibiate personalmente, fosse l’ultima cosa che faccio!!”
A quella ventosa sera di maggio ne seguirono altre, non
passava giorno senza che Kimberley, di ritorno dall’università, non scrutasse
speranzosa la casetta delle lettere… Ma niente arrivava, e dopo una settimana
il sito ufficiale non aveva ancora comunicato il nome del vincitore.
Qualche giorno dopo, nella tarda mattinata del sabato, Gwen
aprì la porta della camera di Kimberley entrando con un vassoio carico di caffè
e croissant. Appoggiò il tutto sul comodino dell’amica e andò a spalancare le
imposte: “Kiiiiiiim…. Sono le dieci !! E’ ora di alzarsi”
Le rispose un verso inarticolato e una testa rossa e quanto
mai arruffata fece capolino da sotto il lenzuolo. “Ciao” cercò di articolare
Kim tra uno sbadiglio e l’altro, mentre cercava di districarsi dalle lenzuola e
scendere dal letto annusò pensierosa l’aria “Caffè… caffè… CAFFE’!!”
La ragazza cadde dal letto con un sonoro Ouch!! e si gettò
sulla caffeina ringraziando Gwen che si sedette sulla sedia a dondolo
dell’amica ridendo “Non ti chiedi cosa festeggiamo con la colazione in
camera??” Kim rimase un istante basita e diede un’occhiata spaventata al
calendario.
“Mmmm… oggi non
succede niente di speciale… sei solo tu che sei un tesoro Gwen!!”
La bionda rise “Sarò un tesoro ma ti assicuro che non sono
un’anima tanto pia da prepararti la colazione per niente… Esci dal tuo stadio
di caffeinomane e guarda che altro c’è sul vassoio!!”
Kim posò la tazzina e cercò di mettere a fuoco “Dunque… la
caffettiera, la tazzina, il piattino, un tovagliolo, due croissant, una busta,
il piatto con….” Si interruppe e prese la busta con mano tremante… L’urlo che
ne seguì riempì tutta la casa e un secondo dopo Kim aveva coinvolto la
coinquilina in un folle girotondo attorno al comodino “E’ da Kitee !!! E’ la
risposta al questionario!!” Gwen cercò in qualche modo di arginare l’amica.
“Kimberley datti una
calmata, non è detto che ti abbaino presa… prima forse faresti meglio ad aprire
la busta…”Kim si bloccò a metà di una
piroette e collassò sul pavimento, aprì delicatamente la busta trattandola come
una reliquia e ne estrasse un foglio bianco, un A4 piegato a metà “Gwen… perché
non c’è scritto nien…” la frase le morì in gola perché da quell’insignificante
foglio era appena scivolato un’inconfondibile biglietto aereo. Passato l’attimo
di sclero, un più attento esame del foglio rivelò che non era vuoto ma la
scritta “Congratulations” era stilata a piccoli caratteri quasi illeggibili in
un angolo.
Prologo 2
-Preghiamo i signori viaggiatori di allacciare le cinture, a
breve inizieranno le manovre di atterraggio.-
La ragazza seduta al posto 7a seguì l’ordine che era uscito
dagli altoparlanti di malavoglia, cacciando i fogli che teneva in mano nella
tracolla di tela nera abbandonata nel sedile accanto, poi si mise la matita tra
i capelli neri, intrecciandoli in uno chignon e si mise a guardare fuori
dall’oblò.
L’aeroporto di Linate si faceva sempre più vicino, man mano
che l’aereo perdeva quota.
Socchiuse gli occhi e aspettò di sentire il rumore
dell’impatto delle ruote con l’asfalto della pista d’atterraggio.
Qualche ora dopo la ragazza si trovava nel suo appartamento
di Milano, sdraiata a pancia in giù sul letto, con le valigie ancora da disfare
e lo stereo che faceva andare un cd dei Draconian, a scrivere con aria pensosa
sulle pagine che non era riuscita a completare durante il viaggio.
“Semplice, i dread sono 4 e in quanto al tempo..” fece un
veloce calcolo, ringraziando mentalmente la serata di sofferenza per farsi fare
il suo, e scrisse la risposta.
“La sua fobia..e questo doveva essere difficile?
Aracnofobico!” aggiunse rabbrividendo “come me del resto..”
Contò le domande che le mancavano, poi si concesse una pausa
e recuperò il cellulare dalla giacca di pelle che aveva gettato sulla poltrona
entrando.
-Ciao mamma sono a Milano.-
-Demetra finalmente! Tutto bene?- rispose la donna in un
misto di inglese e italiano –L’ultimo esame? La tua ultima mail è stata poco
esauriente..-
-Il massimo in anatomia, quasi lo stesso in chimica, ma temo
che dovrò tirarmi un po’ su in matematica..-
-Ti conviene, se no scordati la borsa di studio. Hai già
pensato a che fare ora che sei in Italia?-
-Non ne ho idea,domani vado a cercarmi un lavoretto, così guadagno qualche soldo. Nel
caso di partenze o code del genere ti farò sapere. Ora scusa ma ho una faccenda
importante da sbrigare! Ci sentiamo presto. Ciao.-
Chiuse la chiamata e tornò a concentrarsi sul questionario.
Demetra Robins, ventenne, studentessa al secondo anno di
veterinaria al St. Cathrine’s College di Cambridge, di famiglia italo-scozzese,
goth convinta e con una grande passione per la musica e la poesia della band
scandinava Nightwish, ma soprattutto per il loro leader e tastierista Tuomas
Holopainen, quella mattina aveva trovato sul sito del gruppo un concorso che
avrebbe permesso al vincitore di incontrare Tuomas, e restare con lui tre
settimane a Kitee.
“Quanti giorni hanno registrato ad Abbey Road?”
“Qual è la sua canzone non metal e finlandese preferita?”
“Che marca di mutande porta?…EH?!”
“Quando ha pagato le sue KORG e di che manutenzione hanno
bisogno?”
mandò un messaggio a Mauro, il tastierista di un gruppo di
sua conoscenza, sperando che per una volta avesse soldi, per farsi dare una
risposta all’ultima domanda, poi andò a farsi una doccia e a cenare.
Fortunatamente al ritorno la aspettava la risposta
dell’amico.
La copiò in fretta e imbustò i fogli.
Appena la busta scomparve dentro la buca rossa delle
lettere, la ragazza incrociò le dita e sospirò
-It’s a
long way to Kitee. Speriamo bene!-
Le giornate si susseguivano tranquille, Dem aveva trovato
lavoro al Dark Butterfly, un locale goth nella periferia milanese come
cameriera e, a volte, cantante.
Era passato più di un mese dalla sera in cui aveva spedito
le domande, e ormai pensava che non avrebbe ricevuto risposta quando, una sera,
tornando dal lavoro, nella buca aveva trovato una lettera che portava il timbro
postale e il francobollo della Finlandia.
La ragazza salì di corsa le scale ed entrò
nell’appartamento, poi si sedette sul divano e aprì la lettera.
Alla vista del foglio bianco ebbe un momento di sconforto,
poi vide un biglietto aereo spuntare dalla piega del foglio, e una parola
scritta talmente in piccolo da sembrare quasi illeggibile.
“Congratulations”
Forse Kitee non era così lontana come pensava.
Salve a tutti, o lettori di questa FF.
Siamo Kagome14 e Halina.
I due personaggi di questa storia, Kim e Dem, appunto,
sono le protagoniste di altre due nostre fanfiction, “Dark Passion Play” e
“Whoever Brings My Night”,che abbiamo deciso di far incontrare,
indipendentemente da queste.
Il primo prologo è di Halina, il secondo di Kagome.
L’ordine pensiamo che rimarrà lo stesso per tutta la ff!J
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ny/Nythera/283502.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
Le due ragazze scesero dalla macchina, spintonandosi
violentemente per recuperare per prime i bagagli, e si fondarono per il
vialetto d’ingresso, con Ewo che le fissava sconsolato scuotendo la testa.
“Non farlo, mi avevano detto, non farlo. Solo guai, grossi
guai!” –Ragazze, calmatevi!- urlò il manager sull’orlo della disperazione.
-Allora, questa è casa Holopainen, Tuomas vi sta aspettando
dentr..oh scusate.- allungò un braccio nella tasca dei pantaloni per recuperare
il cellulare che stava squillando. Dem e Kim si fissarono in un misto tra
rabbia e noia, visto che la chiamata le stava impedendo di entrare nella casa
di mister Holopainen.
-ah, ok perfetto. Glielo dico io certo! Tranquillo. A
domani.-
“sono rovinato, definitivamente rovinato.” Ewo si passò una
mano sulla fronte per asciugare il sudore e si rivolse alle due.
-ragazze, ehm, non so come dirvelo.. allora: Tuomas è stato
trattenuto per alcuni impegni a suo dire “inderogabili”, e non sarà a casa
prima di questa notte, probabilmente molto tardi. Devo farvi accompagnare in
albergo?-
Kim non lo fece finire di pronunciare la frase, che urlò
–no, tranquillo, ci organizziamo. Piuttosto dormiamo sullo zerbino. No
problema!- poi fissòDemetra
-Sempre che tu non preferisca il comodo albergo, tranquilla,
se vuoi andare..- concluse con un sorriso sarcastico.
-secondo te mia cara?- rispose ricambiando il sorriso.
Ewo le squadrò un attimo poi decise saggiamente di annuire e
fugarsela.
Le due ragazze cominciarono a ridacchiare per poi
interrompersi immediatamente e sbuffare, lanciandosi uno sguardo omicida.
-beh, allora, che facciamo?- chiese la rossa.
-uhm, quanto ci fai che ha nascosto la chiave qui da qualche
parte, che ne so, sotto lo zerbino o un vaso?- risposte la mora, gettando uno
sguardo intorno alla porta d’ingresso.
Entrambe furono attratte da una piccola scultura da giardino
a forma di topolino.
-Scommetti che..- e si gettarono sulla statuetta,
rovesciandola e facendo apparire una chiave argentata che Kim afferrò.
-Ok, adesso apro.-
Tremando infilò la chiave nella serratura e fece fare un
paio di giri, finchè non riuscì a girare la maniglia.
Dem e Kim entrarono e fissarono il buio che riempiva la
casa. Mentre Kim richiudeva la porta, l’altra accese la luce che illuminò il
salotto.
Demetra si avvicinò alla rossa e le chiese cercando di
essere gentile.
-finchè siamo qui, da sole, non ci conviene mantenere un
minimo di rapporti civili? Sottolineo almeno un minimo”-
l’altra restò pensierosa per un po’ poi rispose –si, hai
ragione. Meglio mettere su una (quasi) tregua momentanea. Almeno finchè Tuomas
non entrerà in questa casa.-
-bene- la mora sorrise e continuò con un sorrisetto malvagio
–bhe, adesso che siamo da sole in casa di quello che è il nostro idolo,
musicalmente parlando s’intende, dici che sarebbe scortese buttare giusto
un’occhiatina in giro?-
-scortese? Assolutamente.. ok, io guardo di sotto, tu di
sopra e se troviamo qualcosa urliamo?-
-perfetto! Pronta?..via!-
..e fu così che le due ragazze si fiondarono
all’esplorazione dell’umile magione del tastierista.
Demetra corse su per le scale, ed aprì la prima porta che si
trovò davanti, alias il bagno.
La cosa che si notava subito era l’immensa doccia, con una
quantità impossibile di shampoo per i capelli colorati, ricci, lisci, mossi,
vivi, morti, grassi, secchi, corti, lunghi, puzzolenti, profumati, da uomo e da
donna.
“Quest’uomo è un maniaco” pensò la ragazza ridacchiando. Poi
richiuse la porta del bagno e aprì quella appena a destra.
La stanza era completamente buia, con delle pesanti tende
rosso scure che coprivano la finestra. Una volta accesa la luce si accorse che
la camera in se non era piccola, ma era talmente piena di poster di cartoni
della Disney che incombevano, da sembrare una specie di tana.
Appena sopra al lettoc’erano dei quadri raffiguranti la grafica delle copertine degli album
del Nightwish, in semplici cornici color legno chiaro, ed accanto al letto, sul
comodino, una la prima copia di Dark Passion Play.
-Wow..Ok, calma, uno..due..tre..inspira e inspira.- sussurrò
“eh si anche perché se non lo dico non me lo ricordo” pensò poi.
Nell’angolo della camera c’era un armadio di legno
semiaperto, da cui si intravedevano alcuni vestiti appesi perfettamente, mentre
sotto di essi si vedevano spuntare mucchi di vestiti gettati dentro.
Su degli scaffali faceva bella mostra di se una collezione
di bottiglie di birra e vodka, coperte appena di polvere a dimostrare che da un
po’ non ci faceva più caso, ed accanto ad essa una pila di cd sembrava essere
stata piazzata li per caso. –uhm, “Cowboys From Hell”, “Follow the Reaper”,
“Black Album” ottime scelte- sorrise, poi si voltò ad esaminare il resto della
stanza.
Sul letto, sopra le coperte di raso viola, “si tratta bene
il signore..” pensò Dem, era appoggiata la famosa maglietta nera del “Corvo”, e
da sotto il lenzuolo che cadeva per terra spuntava una bottiglietta d’acqua
quasi finita.
Spostando le lenzuola si inginocchiò a guardare sotto il
letto, e vide qualcosa cacciato li in fondo.
Stava per allungare la mano e prenderlo quando sentì un urlo
dal piano di sotto.
-DEEEM! MUOViTi ViENi QUi!-
Demetra si sollevò di scatto e corse al piano di sotto.
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ny/Nythera/300494.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
-Prima o poi mi spiegherai da dove ti è uscita quest’idea
malata, lo sai?- Demetra si ficcò sotto le coperte accanto a Kim, sfoggiando un
sorrisone soddisfatto sopra la magliettona di Amaranth che usava come camicia
da notte e spense la luce.
-Non lo so, ma sono stata ben poche volte più fiera di me
stessa!- Rispose la rossa ridacchiando.
Avevano passato il precedente quarto d’ora a litigarsi il
posto più esterno, e di conseguenza il chi si sarebbe accorta per prima del
rientro di Tuomas. La cosa era stata risolta con una democratica morra cinese,
in cui la mora aveva stravinto. Kimberley appoggiò la schiena al muro e si
addormentò di colpo, stanca per il viaggio e il frugare nella villetta, Dem si
voltò dall’altra parte e ne seguì l’esempio.
Il pendolo del salotto batteva le tre quando una figura
neramente vestita armeggiò con la serratura ed entrò nella sala buia. “Devo
decidermi a sopprimere il pendolo della nonna. Non è possibile che rientrando a
quest’ora mi sembri di essere un ladro!”
Il ragazzo buttò il giubbotto si pelle marrone che si era
appena tolto sulla poltrona, e lanciò il vecchio cappello a tesa larga alla
“Crocodile Dundee” verso l’attaccapanni, sbagliando mira e fallendo
miseramente.
“Meglio lasciar perdere..Adesso nanna, domani mi arrivano in
casa quelle due tizie e, a detta di Ewo, mi si prospettano due settimane
d’inferno. Ma chi me l’ha fatto fare?”
Salì le scale ed entrò in bagno, dove si svestì per poi
infilarsi i pantaloni del pigiama, poi si diede una passata di trattamento
rigenerante per capelli e si fissò per un secondo allo specchio.
“Complimenti per le occhiaie, vecchio mio..Ma si. Resto a
torso nudo, tanto stasera non fa freddo.”
Si chiuse la porta del bagno dietro le spalle ed entrò nella
sua camera, dove si gettò a peso morto sul letto.
“Ah, splendido. Non me lo ricordavo così morbido questo
coso, sarà la stanchezza. Certo che il non dormire più di 4 ore per notte in
una settimana aiuta.”
Spostò le braccia fino a incunearle tra le gobbe del cuscino
e chiuse gli occhi.
-Pervertito!-
Un urlo lo risvegliò dall’abbiocco. –Che cosa cavolo..?!?-
Scattò in piedi e accese la luce.
Due sagome a bocca aperta e occhini luccicanti spuntavano
dalle lenzuola viola e lo fissavano in trance.
Tuomas cacciò un urlo.
- Che cosa diavolo ci fate voi qui? Voi dovreste essere in
albergo, non in casa mia! E soprattutto, non nel mio letto!!!!- si fermò un
secondo per riprendere fiato –e soprattutto, come avete fatto ad entrare in
casa?! Ewo non ha le mie chiavi!-
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo, poi in un coro
leggermente cinico gli risposero
-Una scultura di Mickey Mouse in giardino? Ma ci prendi per
sceme?-
-Ah, è così scontato..?-
Le due annuirono risolute.
-Oh. Comunque.. Ritornate immediatamente nella vostra
camera! Cioè, sapete qual è la vostra stanza?-
Kim si sollevò coi gomiti sul cuscino e lo fissò con aria
innocente – Per la verità no, abbiamo trovato la tua stanza cercando il bagno e
ci siamo fermate direttamente..-
Demetra, d’altro canto, faceva sforzi sovrumani per non ridere
“eh già…”
In quel momento realizzarono di esseredavanti a Tuomas Holopainen, e, realizzato
questo, decisero di riaprire le ostilità, cominciando a prendersi a calci sotto
le coperte, mantenendo ovviamente sul viso due sorrisoni a 32 denti.
Tuomas le guardò strano, poi si decise a cacciarle vi dal
letto e le accompagnò nella stanza accanto, la temuta camera degli ospiti.
Era leggermente più ampia di quella del padrone di casa, con
due brande in mezzo alla stanza, separate da un tappetino, un armadio che
riempiva un intera parete, mentre su quella opposta un piano verticale laccato
di nero contrastava con l’intonaco bianco della parete. Accanto alla porta del
balcone, due colonne porta cd di evidente provenienza Ikea contenevano parecchi
dischi e alcune cassette impolverate.
-Ok ragazze, sono le 3 e mezza del mattino. Io ho sonno. Voi
avete fatto un lungo viaggio MA di questo parleremo tra minimo 5 ore. Detto
questo, buona notte.-
Si girò e si avviò verso la porta.
-Ciao mammina!- Il saluto sarcastico delle ragazze lo fece
ridacchiare sommessamente. Si chiuse la porta alle spalle e finalmente sibuttò a letto..
Le due, rimaste sole nella stanza degli ospiti, cominciarono
a buttare un occhio, sempre molto innocentemente, in giro.
Dem si arrampicò sull’armadio e si mise ad aprire i
cassetti.
-Guarda Kim! Devono essere i vestiti di Tuomi quando era
piccolo!!- disse alla rossa, lanciandole giù una cuffietta grigia con il pompon
e una salopette di jeans scolorita taglia xs.
Kimberly ridacchiò pensando a un Baby-Tuomas, mentre con una
mano passava in rassegna i cd.
-Dem, perché quest’uomo ha un cd di Gorge Michael?!-
-Boh, gliel’avranno regalato..Le cose che stan qui dentro mi
sembra che non siano proprio recenti, non pensiamo subito male!-
L’irlandese aprì il cd ed effettivamente sul libretto
c’erano una dedica e una firma scolorite e rese illeggibili dal tempo e dalla
polvere. Demetra intanto aveva trovato una scatola che gettò sul letto, poi
scese dall’armadio e chiamò la compagna, che la raggiunse in pochi secondi ed
entrambe si sedettero sul letto, con in mezzo la scatola.
-L’hai trovata tu, ricambio l’onore di prima!- Dem sollevò
il coperchio di cartone e si trovò davanti il faccione di Tarja che sorrideva
abbracciata a Tony Kakko, il leader dei Sonata Arctica, in una posa molto,
molto equivoca.
-Che?! Questa me l’ero persa..!-
-Anche io, te lo assicuro.- Risposte l’altra allibita.
Tirato fuori il blocco di fotografie, ne trovarono alcune del gruppo nella
sauna della residenza di Tuomas, e qui Kim si lasciò sfuggire un sospiro e un
lamento -Ma perché ci dev’essere tutto questo fumo? Uff…- Alcune immagini
alcune immagini mostravano scene sul palco e altre i Nightwish al completo
molto occupati a preparare una grigliata in giardino. In una in particolare
Emppu e Jukka si fronteggiavano come due cavalieri medioevali, armati di
forchettoni, griglie e una pentola in testa.
Le ragazze tentavano di soffocare le risate dentro ai
cuscini, riuscendoci solo parzialmente.
In una busta a parte, c’erano diverse foto di Jukka e
Tony,Emppu con Sami e Marco, Tuomas e
Tarja,tutto il gruppo ubriaco, Tuomas
con Mark Jansen, il chitarrista degli Epica, e una foto di gruppo che contava
Tuom, Mark, Tarja, Simone, Cohen e Tony.
-Queste non le dovevamo vedere. Io non ci dormo questa notte!-
sospirò Dem, fissando le foto con espressione sognante. –Avrò in testa i loro
faccioni per il resto della mia vita!-
Kim certo non era da meno ma, recuperata la sua parte
razionale, iniziò a rimettere tutto nella scatola.
-Adesso nanna, se no domani ci perdiamo l’uomo.-
-Approvo..- Demetra si infilò i tappi nelle orecchie ed
entrambe si misero a letto.
Dopo pocoKimberly
cominciò a chiamare la ragazza.
-Dem..Dem..Dem!-
Una decina di minuti dopo, esasperata, le ficcò n dito tra
le costole. La mora si svegliò sussultando, e si tolse un tappo per ascoltare
quello che la sua compagna le stava dicendo.
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Il nono rintocco del pendolo accanto alla porta d’ingresso
vide Demetra e Kimberly alle prese con la pulizia della cucina. Entrambe le
ragazze erano dotate di un grembiule di evidente provenienza Ikea, di una
spugnetta gialla e di una bottiglia di detersivo per superfici, dimostrandosi
il prototipo delle casalinghe perfette.
Tuomas, invece, le aveva abbandonate a loro stesse per
andarsi a preparare, in vista dell’ennesima giornata nella sala di montaggio
del dvd dei Nightwish.
-Demetra! Hai visto se ci sono dei guanti in giro? Devo
lavare i piatti.-
La rossa fissò schifata la pila di stoviglie ammonticchiata
nel lavello, la cui base sembrava risalire a diversi giorni prima. A quanto
pare Mister Dita d’Oro non voleva rovinarsi i polpastrelli, e l’idea di
comprare una lavastoviglie non sapeva nemmeno dove stava di casa.
-Boh. Prova sotto al lavello, da me li teniamo li.-le
rispose la ragazza, appollaiata in cima a una scaletta e impegnatissima a
spolverare i ripiani della dispensa, tragicamente vuoti.
L’urlo -Trovati!!- dell’irlandese, fece quasi cadere Dem per
terra.
-Ma sei diventata scem..- la vista dei guanti rosa
evidenziatore che Kim teneva nella punta delle dita, e l’immagine di un Tuomas
Holopainen con quei cosi addosso abbinati a uno dei loro grembiuli, trasformò
l’ultima vocale dell’insulto in una risata leggermente sguaiata, alla quale la
compagna rispose con uno sguardo assassino e un –Taci e dammi una mano.-
Grazie alla collaborazione delle due balde giovani, dopo una
mezz’oretta tutti i piatti erano stati lavati, sciacquati e messi ad asciugare
nelle apposite retine sopra al lavello.
Le due ragazze decisero di comune accordo di essersi
meritate una sbirciatina nel bagno dove in quel momento si trovava il padrone
di casa, come premio per il duro lavoro svolto.
Arrivate, però, davanti alla porta, si resero conto di un
particolare che fino a quel momento avevano trascurato: il buco della serratura
era uno solo. Kimberly balzò in avanti, cercando di accaparrarsi la prima
occhiata, ma Dem, ripresasi dallo scatto iniziale, afferrò la maglia della
rivale, facendola cadere a terra e superandola. Ovviamente, però, la rossa non
aveva intenzione di capitolare così presto e senza lottare, così spostò la
gamba destra per incrociare, del tutto casualmente, quelle di Demetra, che
rovinò sul pavimento accanto a lei.
Il rumore di cardini che giravano le distolse dal loro
fissarsi in modo omicida, e un Tuomas furente in jeans e maglia dei Paradise
Lost le sollevò per il collo delle magliette e le trascinò fino all’altro
bagno, dove le chiuse portandosi via la chiave,
-Eh no. Ora basta! Che cosa vi avevo detto? Il bagno è
off-limits. Cos’è che non capite di queste parole?! Adesso voi fate le brave
bambine, vi lavate, vi vestite e poi uscite da questa casa, e mi fate il favore
di non rientrarci fino a stasera.- si fermò per riprendere fiato.
-Io oggi devo lavorare, per cui non sarò disponibile per
tutto il giorno, ma stasera la casa discografica mi obbliga a portarvi fuori a
cena. Prima di questo non voglio avervi tra i piedi. È chiaro?? Chiamatemi
quando avete finito,che vedo di..liberarvi.-
Allo sfogo del tastierista seguirono alcune imprecazioni in
finlandese, poi si sentì il rumore dei passi allontanarsi, per fermarsi
improvvisamente quando, da dietro la porta chiusa a chiave, si sentirono due
voci femminili chiamare a bassa voce l’uomo.
-Che-cosa-c’è-adesso?-
Le voci presero un po’ di colore. – Tuomas, i vestiti..sono
in camera.-
Il ragazzo si morse un pugno e tornò indietro.
“Ho bisogno di una sigaretta.”
Un paio di ore dopo, le ragazze erano in giro per Kitee e
respirare l’aria nordica.
L’armistizio era stato prolungato ai giorni in cui, per
voglia o per forza, passare molto tempo da sole, e infatti una macchia nera e
ridacchiante infestava la cittadina finlandese, armata di macchine fotografiche
e buste di cartoline.
La campana della chiesetta a tetto triangolare nel centro
del paese, battè l’una proprio mentre Dem e Kim uscivano da una cartoleria,
dove l’irlandese aveva acquistato un taccuino che le sarebbe servito da diario
di viaggio, e dove la compagna aveva trovato un album da disegno per il quale
si era volentieri alleggerita il portafoglio.
-Mi sta venendo fame.- Mugugnò Dem, mettendosi una mano
sullo stomaco, come per trattenere i borbottii che cominciavano a farsi
fastidiosi.
-Ma va? Non l’avevo proprio notato.-
Le ragazze si infilarono in un baretto all’incrocio di due
strade, dove ordinarono un paio di insalatone.
Il resto della giornata passò tranquillamente, si poteva
persino pensare che fossero due amiche in giro per un po’ di sano e femminile
shopping. Il loro ospite aveva mandato l’ennesima berlina nera con il logo
della Nuclear Blast. Questa volta il posto di guida non era occupato da Ewo,
con gran dispiacere delle ragazze, ma da un autista in livrea nera, che aveva
ricevuto precise istruzioni di portarle a casa e di venirle nuovamente a
prendere dopo due ore, per portarle a cena.
Arrivate nella magione Holopainen e ritiratesi nella loro
stanza, si posero il problema di decidere chi avrebbe fatto per prima la
doccia.
-Ce la giochiamo a uno?- Demetra sfoggiò un sorrisone a 32
denti e, dopo aver rovistato per qualche secondo nell’immenso troller nero,
tirò fuori un mazzo di carte multicolori.
Un ghigno perfido si dipinse sul volto della rossa.
-Ti anticipo che io non ho mai perso una partita.-
Infatti ci fu un due a zero secco per Kimberly.
-Ciao cara, cerca di non annoiarti troppo mentre mi
aspetti.- sghignazzò la vincitrice, la cui testa spuntava dalla porta del
bagno. –Non ti preoccupare tesoro, per passare il tempo posso sempre guardare
cosa c’è nella tua valigia.- commentò la mora.
Fortunatamente, quando l’autista suonò il campanello,
avevano indossato jeans e maglioni neri, ma mentre Kim portava degli stivali di
pelle nera con il tacco, dai pantaloni troppo lunghi di Dem spuntavano un paio
di anfibi dalla punta leggermente rovinata.
L’autista le fece scendere davanti a un edificio, che
un’insegna di legno dipinta identificava come“Basilico e Caffè – Ristorante Italiano”, apparentemente elegante, dove
appoggiato al muro accanto alle grandi vetrine, Tuomas le attendeva con una
faccia stravolta sulla quale spiccavano delle grandi occhiaie. Un cameriere li
accompagnò al tavolo prenotato a nome Holopainen.
Se non fosse che erano in tre, il posto sarebbe stato
perfetto per una cenetta romantica: candele su ogni tavolo, orchestrina
classica in un angolo..invece il leader dei Nightwish, nota anima solitaria,
era costretto in mezzo a due ragazze che si fissavano in cagnesco, sperando disperatamente
di attirare la sua attenzione.
La cena si svolse tranquillamente, tra le ordinazioni di
Demetra, che si trovò a chiacchierare con la cameriera italiana nella loro
lingua madre, e i tentativi, finalmente riusciti, di dar vita a una conversazione
civile, i cui argomenti furono prevalentemente i paesi d’origine delle due
ragazze.
Era ormai mezzanotte quando i tre decisero di lasciare il
locale.
-Aspettatemi fuori, pago e vi raggiungo.-
Dem e Kim uscirono dal ristorante, ancora traballanti per
effetto delle tre bottiglie di vino consumate durante il pasto, mentre Tuomas
si avvicinava alla cassa.
-Salve, il conto del tavolo 14, per favore.- sorriso.
La cameriera prese la carta che l’uomo le porgeva e la fece
scorrere nell’apposito lettore.
-Mi dispiace, ma la sua prepagata non è stata accettata.-
Tuomas strabuzzò gli occhi.
-Come?! È una carta della Nuclear Blast, per la miseria!-
-Mi dispiace. Ma dice che non ci sono sufficienti fondi per
pagare un ammonto di 120 euro. Può pagare in contanti?- La donna cominciava a
spazientirsi.
“Ma come diavolo..Hietala io ti ammazzo.” Gli era tornata in
mente la telefonata di quel pomeriggio.
-Holopainen! Ho rotto il basso, sai, un piccolo incidente di
percorso..Ewo ha detto che posso prenderne uno nuovo con la prepagata.. sai, ho
giusto visto un oggettino così carino..-
Evidentemente l’”oggettino così carino” era costato più di
2.000 euro.
“Ma se l’è fatto fare apposta?!”
-Mi spiace signorina, al momento sono un po’ a corto..- La
voce di Tuomas suonò assai imbarazzata alla vista del portafoglio con dentro
una banconota da venti.
Un quarto d’ora dopo, l’uomo veniva portato fuori dal
ristorante da una coppia di poliziotti che si diressero verso la centrale,
ovviamente dopo aver fatto lanciare al trattenuto le chiavi di casa alla due
ragazze.
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L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
Il risveglio del secondo mattino a casa Holopainen fu un po’
meno drammatico di quello del giorno precedente. Kimberly e Demetra scesero
assonnate le scale, beatamente dimentiche dell’ospite che la notte prima aveva
turbato il loro sonno.
Sfortunatamente l’ospite si trovava in cucina con addosso
solo un paio di shorts e con i capelli raccolti in una coda morbida che cadeva
sulla schiena, mentre tra le mani rigirava il manico di una padella
antiaderente dove friggevano alcune uova.
Dem appoggiò una mano sulla spalla della compare -Quello è
Mark Jansen che ci sta preparando la colazione?-
La rossa sbattè le palpebre e sussurrò -Quello è Mark Jansen
seminudo, in infradito e lunghi capelli che ci sta preparando la colazione.-
I risolini delle ragazze le annunciarono al chitarrista, che
si girò verso di loro con un grande sorriso stampato sul viso e due tazzone di
caffè in mano.
-Buongiorno e bensvegliate donzelle! Questa mattina mi
sentivo in vena di ricambiare l’avermi fatto entrare in casa ieri notte!-
L’irlandese fissò Demetra, che rispose scrollando le spalle,
mentre un unico pensiero attraversava la mente di entrambe: “quest’uomo
dovrebbe rivedere le sue priorità..”
-Volete una brioche?- La voce di Mark le riportò al presente
– Le ho comprate mezz’ora fa quando sono uscito a fare footing! Sono ancora
calde! Prendetele su!-
Dicendo piazzò in mano alle ragazze un paio di croissant
alla crema e il caffè poi, da vero gentleman, le fece sedere al tavolo
preoccupandosi di spostare e risistemare le sedieper ciascuna di loro.
Qualche minuto dopo il caffè aveva evidentemente risvegliato
il neurone di Mark, che pose la domanda fatale – Dov’è finito Tuommi??-
Ghignando, Dem e Kim gli raccontarono gli avvenimenti della
serata precedente.
-Oh povero piccolo..lo salverò io!- Con una strana luce
negli occhi, Mark si alzò, si chiuse in bagno per il successivo quarto d’ora, e
dopo esserne uscito vestito in modo quantomeno accettabile, afferrò la giacca e
uscì.
Dopo alcuni secondi di silenzio seguiti allo sbattere della
porta, Kim si girò verso la mora –Ok. E si può sapere cosa facciamo noi? Dici
che si divertono ad abbandonarci a noi stesse?-
L’altra scosse la testa – Beh intanto ci vestiamo, poi
affoghiamo il dispiacere per essere state abbandonate nello shopping?-
Un sorrisone si dipinse sulle labbra dell’irlandese.
Qualche ora dopo le due avevano già visitato l’unico museo
di Kitee, passato in rassegna ogni singola vetrina di ogni singolo negozio,
compreso quello di articoli casalinghi gestito dalla classica ottantenne di
paese che le aveva trattenute mezz’ora a parlare nelle quattro parole di
inglese che sapeva, e che le aveva prese per disperazione, costringendole a
comprare un set per il punto a croce.
-Questo posto è un buco! Quante volte siamo già passate di
qui oggi?-
Dem, occupatissima a fotografare un piccione che zampettava
accanto a lei, non rispose alle lagne dell’amica, che nel frattempo si era
seduta su una panchina al lato della strada.
Terminato il servizio fotografico all’animaletto, l’italiana
raggiunse Kimberly sulla panchina.
-Non ti sembra che questa tregua si stia un po’ allungando?-
Dem scosse la testa – Che ci vuoi fare? Tuomas non lo
vediamo perché è abbastanza furbo da farsi mettere in galera; ci troviamo un
chitarrista stonato come una campana sotto casa alle 3 del mattino..che
possibilità abbiamo? O ci uniamo o diamo di matto anche noi.-
-Non ti facevo così filosofica, il non dormire ti sta dando
alla testa?- sogghignò Kim.
-Devo cancellare quello che ho appena detto?- Il tono di
sfida con cui era stata pronunciata la domanda sfumò in sorpresa quando due
figure accompagnate da un uomo in divisa uscirono da un portone a pochi metri
da loro.
-Ma guarda un po’ com’è piccolo il mondo..- I due ragazzi si
accorsero delle due nere figure sedute dall’altra parte della strada e si
diressero verso di loro, rigorosamente senza aprire bocca. Il tastierista
appariva piuttosto alterato.
-Perché l’avete fatto entrare in casa mia?! Vi ho lasciato
forse un biglietto con scritto “fate entrare pure tutti i chitarristi degli
Epica che volete, tanto qui c’è spazio”??-
-Tuomas, erano le 3 del mattino. Noi volevamo dormire. Tu
hai la minima idea di come canti quest’uomo??- rispose Kim con sguardo feroce.
Mark se ne stava in disparte con l’espressione di un animale
ferito. Demetra esasperata dallo scambio di sguardi da prima elementare prese
la parola.
-Bene. Adesso a cuccia vuoi due. Niente asilo Mariuccia.
Andiamo a casa. Si, Mark, anche tu.-
Una volta arrivati alla villetta di Tuomas, il sole stava
scomparendo dietro agli alberi. Dopo una doccia e una cena preparata sempre da
mr. Jansen, che a quanto pare ci sapeva fare proprio con i fornelli, il
quartetto si trovò di fronte alla scelta esistenziale: - Cosa facciamo questa
sera?-
La voce di Tuom si espanse nella cucina. Mark aprì la bocca
per rispondere ma venne malamente zittito dal tastierista, che a quanto pare
era ancora in collera con lui.
Dem fece un cenno a Kimberly, che la fissò ridacchiando, poi
richiamò l’attenzione dei baldi uomini. –Direi che questa volta potremmo
scegliere noi, non trovate?-
Tuomas sbuffò e prese il foglio che la rossa gli porgeva
–Non se ne parla!-
In seguito all’urlo del tastierista Mark gli si buttò
addosso strappandogli il volantino di mano.
-Si! Andiamoci!-
Dem fissò il povero Holopainen, che fissava intensamente il
pezzo di tavolo dove fino a pochi secondi prima si trovava il foglio.
-Tre contro uno! Vedi Kim, te l’avevo detto che sarebbe
finita così. Paga.-
Tuomas spalancò gli occhi -Fatemi capire, avevate
scommesso??-
Poco dopo i quattro uscirono di casa e salirono sull’audi di
Tuomas. A pochi chilometri da Kitee l’auto si fermò nel vialetto di un vecchio
bar, il cui cartello al neon indicava “Rivivete i vostri anni d’oro.
Direttamente dagli anni ’80, la pista di pattinaggio!” Una altra insegna meno
visibile indicava all’entrata “Speciale: solo per questa sera, serata Abba!”
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Se Mark che
cantava serenate nel bel mezzo della notte era stato per le due ragazze uno
spettacolo imbarazzante, quello che si presentò davanti a loro quando si aprì
la porta dello spogliatoio maschile fu molto, molto, molto peggio.
Il Tuomas
che indossava un body di lycra simil-pitonata, di un colore rossastro, con
lunghe strisce bianche sfumate che partivano da sotto le ascelle e arrivavano
all’orlo dei pantaloni a zampa d’elefante, ossia l’unico punto della mise che
non sembrava essere stata cucita direttamente sul corpo del suddetto tastierista,
era ben lontano dal bel tenebroso noto a tutte le fan della band finnica. Sul
petto, inoltre, si apriva una generosa scollatura da cui uscivano pochi peli
solitari, e sulla schiena una stella di paillettes splendeva sotto le luci multicolori
da discoteca anni ‘70/’80. Anche Mark Jansen aveva addosso un body molto
simile, colorato con diverse sfumature di verde. Per dare un tocco di varietà,
però, al collo portava un lungo, lunghissimo boa di piume sintetiche rosso
fuoco, che al momento richiamava anche il colore del viso del leader dei
Nightwish.
Mark si
avvicinò saltellando, per quando gli era possibile con dei pattini ai piedi,
alle due ragazze, sui cui volti spiccava un espressione a metà tra l’inorridito
e il divertito.
-Ragazze! Siete splendide! Pronte per
scatenarvi? Io non vedo l’ora!- si voltò un secondo verso l’amico, rimasto
spatasciato con un’espressione imbarazzata.
–Mi date una mano? Non sono tanto sicuro che Tuommi voglia venire.-
Demetra e Kimberly
erano ancora talmente scioccate che non avevano dato peso a nulla di ciò che il
chitarrista in verde aveva appena detto loro.Mark se accorse delle loro facce da pesce lesso, e mise ad –
entrambe un
braccio intorno alle spalle.
-Siete impagabili! Pensate, una volta l’ho
visto vestito peggio. Sapete, eravamo in vacanza io e lui, in questa spa
S-P-E-T-T-A-C-O-L-A-….…-
-Ok, Mark. Stai zitto. Non peggiorare
ulteriormente la mia reputazione.-
Aggiunse Tuomas
con un grugnito, avvicinandosi al gruppettoe dando ad entrambe le Belle Imbambolate uno scappellotto sulla testa.
-Sveglia Belle Addormentate. Se non avessi
pagato, e se non avessi voi tre a carico, me ne sarei già andato. Ma ormai,
visto che siamo in ballo..-
-Balliamo!!!!!!- completarono i tre
compagni, entrando a turno nella pista circolare, seguiti di malavoglia da
Tuomas.
La faccenda
della “Serata Abba” aveva già galvanizzato le due amiche, che vorticavano, dopo
una grande e dolorosa quantità di cadute,tenendosi per mano al ritmo prima di “Gimme gimme gimme (A man after
Midnight)”, poidi “Mamma mia”, e poi di
altri 2 o 3 pezzi, durante i quali i due ragazzi avevano abbandonato le danze e
si erano ritirati in uno dei piccoli soppalchi che sovrastavano la pista a bere
qualcosa e, apparentemente, a litigare come matti.
Indubbiamente
quelle che si stavano divertendo di più erano quindi Kim e Dem, che anche ora
che il brano di turno era finito, attendevano con ansia una nuova occasione di
scatenarsi.
-Ammettiamolo: abbiamo avuto un’idea GENIALE.-
Ridacchiò la bruna con la fronte appoggiata alla spalla dell’”amica-nemica”.
-Avevi dubbi?- le rispose con tono di
finta superiorità l’irlandese -Certo che
però potevano darsi di più da fare quei due, non trovi?-
-Già. Sono proprio dei mollaccioni. Beh, da
Tuom me lo aspettavo, ma Mark poteva evitare di sparire e lasciare noi due
donzelle sole e abbandonate..-”
Demetra non
fece in tempo a finire la frase che nell’aria risuonarono le prime note di
“Take a Chance”.
Com’è, come
non è e, soprattutto, tregua o non tregua, il vecchio sguardo di sfida si
accese tra le due ragazze, che
cominciarono a correre verso il bancone del DJ, un tavolo circolare nel centro
della pista.
Demetra
afferrò dalle mani del povero ragazzo il microfono e si mise a cantare a
squarciagola, all’indirizzo del soppalco dove i due musicisti si erano
rifugiati.
“If you change your mind, I’m the first in line. Baby I’m still free,
take a chance on me..”
Ma subito
Kim rivendicò I propri diritti di coinquilina, saltandole addosso e
strappandole il povero microfono.
“When you’re all alone, all the pretty birds have flown. Honey I’m still
free, take a chance on me..”
E cosi
Avanti per tutto il resto della canzone, saltando come pazze e sbracciandosi verso
I due uomini, ormai evidentemente alticci (se anche le loro facce non fossero
state già abbastanza eloquenti, la pila di bicchieri da cocktail che si era
accumulata sul tavolino non poteva essere fraintesa).
-Scegli me!-
-No! Me!-
-Zitella isterica!-
-Portinaia di secondo livello!-
-Maledetta!-
-Ladra!-
E cosi via
di seguito. Le due stavano terrorizzando a tal punto i poveri ospiti del locale
che il gestore fu costretto a chiedere ai due uomini, che essendo metallari
nonostante tutto non sembravano sbronzi, di portarle via, cosa che fecero
prontamente, seppur barcollanti.
Appena dopo
essersi cambiati ed essere usciti nel piccolo parcheggio, fu evidente per
Demetra e Kimberly che Tuomas non era per nessun motivo in grado di guidare la
sua stessa auto.
-Ok. Che
facciamo? Tuomas non sa da che parte è girato, Mark, l’unico di noi tre con una
patente, ha appena vomitato a cinque centimetri dalle mie scarpe- Kim fece una
pausa corredata da uno sguardo di odio –io ovviamente non mi sono portata la patente..-
-Donna di malafede. I miei genitori mi
dicono sempre “lascia a casa le carte e la patente quando vai in giro.” Ma io,
AH, figurati se li ascolto. Il fatto che questo mi abbia già fatto fare 2
denunce ai carabinieri ètrascurabile.-
Cosi dicendo
prese le chiavi dalla tasca della giacca del tastierista.
-Dai, incosciente, dammi una mano a metterli
sulla macchina, pesano una tonnellata.-
Dopo lunghi
intervalli di mugolii e grugniti, le due finalmente si lasciarono cadere sui
sedili anteriori.
-Kim..metodo drastico post sbronza?-
-Guarda che qui non lo trovi un kebab di
mezzanotte..-
-Ma va.. rettilineo a 100 km/h e finestrini
abbassati!- Rispose Dem strizzandole l’occhio e premendo sull’acceleratore.
Dopo una
mezz’ora erano tutti e quattro sani e salvi alle porte della casetta di Tuom. I
due ubriachi, per fortuna, si erano quasi del tutto ripresi, senza riuscire ad
evitare, però che Mark finisse il lavoro cominciato nel parcheggio del locale
sui sedili della macchina.
-Andate pure in casa.. qui ci pensiamo noi!-
I due
musicisti accolsero la proposta delle ragazze, e si ritirarono.
Pulire del
vomito dai sedili di una macchina, al buio, nel freddo della mezzanotte
finlandese, non è certo uno sport degno di nota. L’intera operazione occupò
alle due quasi un’ora di tempo, e al suo termine il loro unico desiderio era
rappresentato da un the eccezionalmente caldo che sbloccasse ad entrambe la
circolazione nelle dita.
Le porte del
primo piano e dei piani superiori erano chiuse, quindi dedussero che i due
ragazzi fossero già andati a coricarsi.
-Fai piano Kim. Se poi si svegliano, domani
chi lo sente Tuomas??- Demetra ingiunse ridendo a bassa voce all’amica che
stava aprendo la porta.
-Ma si tranquilla..figurati se ci
sent….Oh.Mio.Dio.-
Agli occhi
di Demetra Robins e Kimberly Bell si presentò uno spettacolo scioccante: Mark
Jansen avvinghiato a Tuomas Holopainen sul tavolo della cucina, intenti ad un
approfondito studiodel bacio alla
francese.
Kim richiuse
la porta con uno scatto.
-Ok, Kim, con calma. Magari abbiamo visto
male. Sai com’è. Fumo passivo. Alcool passivo...-
-Non è di QUEL passivo che
dovremmo parlare in questo momento!!!!!- risposel’irlandese in preda ad un attacco isterico.
-Ok..ok.. facciamo cosi: al mio
tre riapriamo. Uno……Due…….Tre!-