I'm not an Echelon...I'm only me... (When a concert can change the life) di _YeongWonhi_ (/viewuser.php?uid=106393)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: YOU'RE CRAZY,MAN! ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: SURPRISE ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: FEAR OF FLYING ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: FIRST EVENING ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: SWIMMING POOL ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: DISCUSSIONS ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: WE AREN'T NORMAL! ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: GOODNIGHT ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: IT WAS A MISTAKE ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: I'M SORRY BUT...I'M PREGNANT ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: ECHOGRAPHY ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: IS IT A GOODBYE? ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: DO YOU REALLY LOVE ME? ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: TIME IT'S NEAR ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: HIS NAME IS JOSEPH ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: CONFESSION ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: GIVE ME A REASON... ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: I'M NOT AN ECHELON...I'M ONLY ME ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: HURRICANE ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1: YOU'RE CRAZY,MAN! ***
Ciao
a tutti!! Io sono Alice e questa è la prima storia che
scrivo in cui
ci sono i 30 Seconds To Mars...Spero che con il tempo impareremo a
conoscerci,ma soprattutto spero che questa fan fiction (anche se non
amo molto
chiamarle così) possa piacervi...Amo molto scrivere,e questa
non è la mia prima
esperienza,però forse è quella dove mi ci sono
impegnata di più...Lo so!
Penserete che questa presentazione è noiosa,e come posso
darvi torto???!!! Non
sono brava in queste cose,quindi vi lascio alla lettura,per vostra
fortuna! :-P
...Un ultima cosa: CI TENGO A PRECISARE CHE OGNI COSA SCRITTA
RAPPRESENTA IL
FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE (un pò malata,xD),SONO REALI
SOLO ALCUNI LUOGHI
CITATI,COME IL ROCK IN ROMA E IL CONCERTO (al quale ho partecipato
anche
io,quindi se volete contattarmi anche per scambiare opinioni fate
pure....)....KUSSEN,ALICE....
CAPITOLO
1:
Era
la sera dell’attesissimo concerto di Roma,ovvero sabato 18
Giugno. Loro
avrebbero dovuto aprire il festival del Rock in Roma. Migliaia di fan
scatenati
sarebbero giunti all’Ippodromo,le ragazze con gli ormoni
impazziti,e i ragazzi
con la semplice voglia di ascoltare un po’ di buona musica
live. Già dal giorno
prima ,il luogo del concerto era stato preso d’assedio dalle
persone che vi si
erano accampate per accaparrarsi le prime file. Era incredibile quanto
avrebbero fatto pur di poter vedere al meglio i loro
idoli,così da creare un
legame musicale tra loro. Quella giornata si prevedeva molto faticosa
ed
impegnativa per Alexa. Quando cominciarono ad arrivare i fan dalla sera
precedente lei si trovava già li,pronta per il suo turno di
volontariato;si
sarebbe presa una pausa la mattina del concerto,per poi tornare nel
tardo
pomeriggio. Aveva scelto di donare il proprio aiuto sin da quando era
appena maggiorenne,le
piaceva soccorrere le persone che ne avevano bisogno,la facevano
sentire
importante. Ogni volta che riusciva a far stare meglio qualcuno si
riempiva di
gioia,e non si tratteneva nel mostrarlo con un dolce sorriso al
paziente.
Quella era la sua caratteristica principale,era estremamente
altruista,pensava
più agli altri che a sé stessa,era più
forte di lei e non poteva farci niente.
La notte fu tranquilla,non ci fu neanche l’ombra di un
mancamento,quindi non
ebbe molto da fare. Allo spuntare del sole,il sabato
successivo,terminò il suo
turno.
-“Ragazzi
io vado,in bocca al lupo. Ho paura per voi che da ora
cominceranno gli svenimenti, con il caldo.” Disse Alexa,prima
di incamminarsi
verso l’auto. Nel breve tragitto si fermò qualche
secondo per osservare la
lunga fila che si prolungava da davanti all’Ippodromo sino ai
lati. Vederli
così affiatati e così disposti a sopportare ogni
cosa la faceva sorridere,ma
allo stesso tempo la lasciavano incredula. Lei non aveva mai avuto un
gruppo
preferito,anche se ascoltava più che volentieri la musica
rock. Conosceva i 30
Seconds To Mars solo per sentito dire,e forse aveva anche orecchiato
qualche
loro canzone,ma niente di più. Era curiosa di
vederli,fortunatamente le era
toccato il posto all’interno
dell’Ippodromo,così magari sarebbe riuscita a
scorgere qualche momento dello spettacolo. Ancora con il
sorriso sulle
labbra montò in macchina e la mise in moto,diretta a casa
sua. Lì si sarebbe
potuta riposare per qualche ora,avrebbe mangiato qualcosa e poi sarebbe
tornata
là. Giunta a casa,con i piedi già
doloranti,ripose le chiavi sulla mensola
all’entrata e si lasciò cadere sul divano della
sala,senza neanche curarsi del
cane che le gironzolava intorno,in cerca di un suo saluto. Quando
quest’ultimo
le saltò addosso,alla fine,li concesse una carezza.
-“Fai
piano. Altrimenti fai male al bambino,o meglio, al feto.”
Disse
poi,portandosi una mano alla pancia ancora piatta. Il cane
alzò le
orecchie senza capire e la guardava. Proprio mentre accarezzava la
bestiola i suoi
occhi si lasciarono andare ad un sonno profondo. Quando essi si
riaprirono
erano già le tre del pomeriggio.
-“Oh
cavolo! Devo mangiare qualcosa!” esclamò,facendo
spaventare il cane
che si andò a nascondere dietro il divano su cui era seduta.
Poi Alexa,ancora
stanca,si diresse verso la cucina,decisa a farsi un panino veloce.
Prese gli
affettati dal frigo e il pane posato sul ripiano della cucina,per poi
sedersi a
tavola. Mentre mangiava ,il suo sguardo si soffermò sulla
sedia vuota davanti a
lei e una lacrima amara le fuoriuscì lungo la guancia. Le
mancava,e come se le
mancava! Ancora non si capacitava del fatto che lui non c’era
più. Ormai era
rimasta sola escluso il cane,anche se a distanza di qualche mese non lo
sarebbe
più stata. La sua famiglia c’era sempre stata poco
per lei,giusto lo stretto
necessario,e per di più era figlia unica. L’unico
sollievo le veniva conferito
dal volontariato appunto,dalla musica in generale e dalla danza,che
ormai però
non praticava da tanto,dato che non se lo poteva permettere. Avere soli
ventotto anni ed avere in mano così tante
responsabilità non le era facile da
gestire. Finì velocemente il panino,e interruppe il rumore
dei suoi pensieri.
Osservò l’orologio,le avanzavano ancora un paio
d’ore,così andò diretta nel
bagno,intenta
a farsi una bella doccia rinfrescante. Il rumore dell’acqua
la rilassava,mentre
le gocce le scivolavano delicatamente lungo la schiena,come se fossero
petali
di rose. I capelli li sciacquò in poco tempo,il suo nuovo
taglio di capelli
aveva un pregio da quel punto di vista. Quando uscì dalla
doccia con addosso il
solo accappatoio si osservò attentamente allo specchio. Non
si
piaceva,nonostante fosse generalmente di bell’aspetto,di
certo non quelle
bellezze che vedevi nelle riviste patinate,ma era carina. I capelli
castano
chiaro le coprivano metà del volto,mentre
dall’altra parte erano rasati. Gli
occhi di un colore cioccolato intenso la scrutavano attentamente,come
se non si
riconoscessero nel complesso fisico. Le lentiggini,che da sempre odiava
con
tutta sé stessa,le ricoprivano la fascia centrale del
viso,all’altezza del
naso. Quest’ultimo era molto pronunciato verso
l’alto,cosa che a volte le
piaceva,a volte la odiava. I lineamenti erano delicati,per certi versi
ancora
un po’ infantili,come le fossette accentuate che le
comparivano ogni qualvolta
sorrideva. Per il resto aveva un fisico abbastanza
slanciato,forse con un
po’ di pancetta,di certo era priva di addominali e non era
neanche piatta. Ma
tutto sommato,scusate la ripetizione,era carina. Finite le sue
riflessioni,si
rivestì di fretta e dette una passata veloce ai capelli con
il phon e la
spazzola. Il tempo le passò velocemente e così
arrivò anche l’ora di tornare
nel luogo di lavoro. Salutò il cane con una carezza,prese le
chiavi,e uscì di casa.
Ovviamente,ancora non sapeva a cosa stava andando incontro. Ma presto
l’avrebbe
scoperto.
Quando
arrivò all’Ippodromo la fila era ancor
più lunga e altri fan stavano
continuando ad arrivare,trovare un parcheggio le fu alquanto
difficile,ma alla
fine ce la fece. Quando giunse di fronte al cancello
d’entrata mostrò la
tessera d’autorizzazione alla security,l’uomo
così la lasciò passare. Nel
frattempo Alexa riceveva commenti poco carini da parte delle persone
ancora in
attesa,e maledizioni,ma lei non se ne curò,stava solo
facendo il suo dovere. Là
dentro non ci era ancora stata e si trovò spaesata
all’inizio,poi vide in
lontananza un suo collega e lo raggiunse frettolosamente.
-“Ehi!”
urlò,richiamando a sé la sua attenzione. Il
ragazzo,vedendola,le
andò incontro sorridendo.
-“Finalmente
sei arrivata! Cominciavo a temere che la folla ti avesse
sbranata.” Disse Claudio.
-“Diciamo
che ci sono andati vicini. No dai,scherzi a parte. Siamo solo noi
due per ora?”
-“No,tranquilla,gli
altri ci stanno aspettando nella sede principale,siamo
a dir poco interni.”
-“Meglio
no?! Magari riesco a farmi un giro al concerto.”
-“Bisogna
vedere se ci riesci. Non so perché ma sento che ci saranno
parecchi mancamenti. Se ne sono già sentiti male sette,e
devono ancora aprire i
cancelli. Quindi preparati!” informò. Poi le fece
segno di seguirlo. Passarono
per una “stradina” ghiaiosa e raggiunsero
l’entrata vera e propria,per così
dire. La prima cosa che vide fu l’immenso manifesto del Rock
in Roma,con a
sinistra l’immagine ingrandita di Slash e a destra un
cartellone con l’immagine
di tutti i cantanti ospiti del festival. Tra loro,riconobbe Jared,si
meravigliò
da sola per averlo riconosciuto. Ma come poter dimenticare un volto
come il
suo?! Osservandolo meglio capì dove l’aveva
già visto,aveva presentato un anno
gli EMA insieme alla sua band. Una volta ripresa
dall’incantamento si rimise in
marcia,al seguito di Claudio. Dentro sfilavano in bello stile tutti i
poster
giganti degli artisti che si sarebbero esibiti. E ancora una volta vide
Jared,probabilmente la foto era stata scattata durante un suo
concerto,dato che
aveva in mano una chitarra con una fenice sovrapposta.
-“Fa
quell’effetto ad ogni donna o ragazza.”
Constatò lui,guardandomi
divertito.
-“Eh?”
chiesi frastornata a Claudio “Quale effetto,scusa?”
-“Ma
ti sei vista? Sembra che hai visto una fatina.”
Esclamò ormai in preda
ad una risata. Io lo seguii a ruota,non riuscendo a smettere di ridere.
-“Non
è vero. Non sono quel tipo di persona io.”
-“Vorresti
dire che i tuoi ormoni sono rimasti rintanati?” insistette.
-“No,vorrei
dire che non mostro le mie debolezze ormonali.”
Rispose,facendo
con finzione la diplomatica e scatenando altre risate. Poi,raggiunsero
la sede.
La riconobbero grazie alle tre ambulanze poste di fianco al capanno.
Non ebbe
nemmeno il tempo di entrare che due ragazzine le andarono
incontro,trascinando
una loro amica. Posò in terra la borsa,senza pensarci,e si
precipitò in loro
soccorso.
-“Cos’è
successo?” domandò Alexa,mentre sentiva il battito
della ragazza
dal polso.
-“Ha
avuto un attacco di panico. Ha cominciato a piangere e a
singhiozzare,abbiamo provato a calmarla ma non ci siamo riuscite. Alla
fine ha
perso i sensi.” Rispose una di loro.
-“Aiutatemi
a portarla dentro.” Disse,afferrando la ragazza svenuta per
le
braccia,e sollevandola il più possibile da terra,per quanto
ci riuscisse.
Appena entrarono il medico a loro addetto le aiutò a posarla
sul primo lettino
a disposizione. Non ebbe molto da fare,la ragazza si riprese con uno
schiaffo
leggero sul volto. Poi dovettero solo tranquillizzarla e darle un
po’ di
zucchero per aiutarla a mantenersi in forza.
-“Posso
andare ora?! Avranno già aperto i cancelli. Rischio di
perdere il
posto in prima fila.” Chiese. A quanto pareva stava
già meglio.
-“Vada
pure,ma tenga con sé queste bustine di zucchero.”
Nel mentre lo
diceva il medico gliene porgeva una manciata. A quel punto,la ragazza
le
afferrò e saltò giù dal
lettino,precipitandosi fuori di corsa.
-“Ah…che
bei tempi.” Si lasciò scappare un infermiera
lì vicina. Anche
Alexa avrebbe voluto capire cosa si provava ad andare al concerto dei
propri
idoli,ma non ci riusciva,e forse mai ci sarebbe riuscita. Nelle ore
successive,dopo l’apertura dei cancelli,videro le persone
arrivare una dopo
l’altra,chi di corsa,chi camminando tranquillamente,magari
con la speranza di
riuscire a farsi strada tra la folla. Ci furono altri casi di
svenimento,come
era stato previsto. In fondo,loro erano lì proprio per
quello. Le ore si
susseguirono,veloci,come se fossero refoli di vento,che
s’intrecciavano l’un
con l’altro. Erano già le nove passate,i gruppi di
supporto si erano già
esibiti,erano anche riusciti a fare colpo su qualcuno. Ormai i fan
cominciarono
ad essere ansiosi e affamati del loro gruppo preferito che avevano
tanto
atteso. Sapevano che di lì a qualche minuto li avrebbero
visti a pochi metri di
distanza,senza riuscire a capacitarsene ancora. I
pazienti,già al suono dei
gruppi spalla, si erano tutti improvvisamente ripresi ed erano accorsi
davanti
al palco,o giù di lì. Il capanno di soccorso era
ormai vuoto,al suo interno vi
erano solo i volontari e il medico. Alexa stava conversando con
Claudio,quando
tutto ebbe inizio. Quel tutto che inizialmente sembrava un nulla. Lui
entrò nel
capanno,accompagnato da due uomini. Faceva fatica a respirare e
dovevano
aiutarlo a reggersi in piedi. Il medico,facendo velocemente un
resoconto di
tutti i volontari si girò rivolto verso di lei.
-“Ale,occupati
te di lui,dato che hai fatto il linguistico e dovresti
sapere l’inglese. Ora ti raggiungo.” Glielo
sussurrò appena,ma riuscì a
percepirne il contenuto principale. Andò incontro a
Jared,disposta ad aiutarlo
come lo era con tutti. Alcune donne la guardarono con invidia. A lei
non
cambiava nulla,era pur sempre un uomo normale come gli altri,anche se
dannatamente
bello.
-“Cos’è
successo?” disse in inglese con il suo accento italiano.
Quella
domanda l’aveva già fatta troppe volte in quel
giorno. A rispondere fu l’uomo
con i capelli corti,doveva essere Shannon. Alexa aveva sentito dire che
così si
chiamava il fratello del cantante,e data la somiglianza…
-“Ha
cominciato a respirare a fatica,dicendo di avere il cuore
accelerato.”
Nel frattempo lo stavano aiutando a sedersi. Quando il medico
arrivò,lei lo
informò di ciò che le era stato appena detto. Il
dottore si limitò ad
annuire,già pronto ad ascoltare il battito del cuore e a
mettere in atto una
visita medica veloce.
-“Ora
come si sente?” chiese,così Ale si
ritrovò a fare da traduttrice tra
i due.
-“Ha
detto che sta meglio. Anche se fa ancora un po’
fatica.” Riportò
testualmente le sue parole,aggiungendo “Se riesce a parlare
è già un buon
segno.” Il medico si ritrovò ad annuire ancora una
volta.
-“Qui
non c’è niente di anormale.” Disse
infine,finito il controllo. “Hai
qualche dolore all’altezza del cuore?”
domandò poi. Alexa aspettò che Jared
rispondesse,dandogli tutto il tempo necessario. Stavolta
però,quando lui
rispose,alzò lo sguardo verso di lei,fino ad incontrare i
suoi occhi. Erano di
un azzurro intenso,puro e casto,quasi stonavano con il resto del
viso,il quale
pareva fin troppo furbo.
-“No,non
ho nessun dolore.” Rispose,sempre fissandola. Per un momento
le sembrò
di essere in un altro posto,non di certo dove si trovava davvero.
Scosse la
testa,guadagnandosi degli sguardi straniti. Poi rivolse tutto al
dottore.
-“Perfetto
allora! Per favore,Alexa,fai compagnia a loro per un po’.
Accertati che abbia riacquistato il respiro regolare,poi possono
andare. Ah!
Cerca di tranquillizzarlo,probabilmente è sotto
stress.” Lei annuì con il
capo,annunciando ai tre che avrebbe fatto loro
compagnia,affinchè Jared non si
fosse sentito bene al cento per cento. Nel tempo seguente si
scambiarono un
paio di parole,e lei scoprì che l’altro ragazzo
alto,con i capelli lunghi e
neri raccolti in una coda era Tomo,nonché chitarrista del
gruppo. Poi c’era
Shannon,il batterista. E per finire Jared,che cantava. Le chiesero se
li aveva
mai sentiti,e lei si ritrovò ad arrossire imbarazzata.
-“Ok,credo
di aver capito che la tua risposta è no. Giusto?”
riuscì a
chiederle Jared. Solo la sua voce la mandava leggermente in subbuglio.
Non
riusciva a capire cosa avesse di così tanto speciale
quell’uomo appena
conosciuto per darle quelle sensazioni incomprensibili.
-“No,ad
essere sincera non che io ricordi. Può darsi di
si,però non riesco
ad associare voi alla canzone forse.”
-“Te
vorresti dire che quasi non ci conosci?” replicò
il
cantante,guardandola con occhi sgranati e sconvolti. Se prima gli
pareva
attraente sotto vari punti di vista ora stava cominciando ad
innervosirla. Ma
chi si credeva di essere! “Ma in che mondo vivi?!”
-“Nel
pianeta terra. Ma te forse sei già tra le nuvole da tanto
che ti sei
montato la testa.” Si ritrovò a rispondergli
male,con sfacciataggine,cosa che
non era tipica di lei. Shannon osservò la scena in
silenzio,così come Tomo. A
differenza che quest’ultimo tratteneva a stento una
risata,mentre Shannon
guardava serio suo fratello.
-“Jared,credo
che tu abbia esagerato!” disse poi,autoritario.
L’effetto che
ebbero le sue parole sul diretto interessato la lasciarono
meravigliata.
-“Scusa.”
Disse l’ultimo interpellato fissandola negli occhi ancora una
volta.
-“Si,scusalo,per
favore,per la sua arroganza. A volte pensa che siano tutti
suoi fan. Non puoi capire quanto sia difficile sopportarlo ventiquattro
ore su
ventiquattro. Sembra che si aspetti che lo diventi anche io da un
momento
all’altro” Ribadì Shan. A quel punto
ebbero una piccola discussione tra
fratelli,facendo ridere sia Tomo che Alexa. Quest’ultima,che
inizialmente era
imbarazzata,ora si sentiva a proprio agio,anche se provava ancora un
po’
d’irritazione nei confronti del Leto minore.
Ormai,accorgendosi che era già
tardi,in quanto la band doveva cominciare a suonare un quarto
d’ora prima,Alexa
li dichiarò liberi di andare a suonare. E
annunciò che Jared si era ben
ripreso. Loro la ringraziarono,ma non appena il cantante fu nuovamente
in
piedi,vacillò debolmente,facendo spaventare tutti. Il
dottore li andò
incontro,dichiarando che sarebbe stato meglio annullare il concerto e
spostarlo
in una data diversa. Ma il “paziente”,tanto che era
testardo, non ne volle
sapere di cancellare lo spettacolo,non voleva deludere i suoi amati
fan,e
abbandonò il capanno con un sorriso sulle labbra.
Quell’uomo era proprio
strano.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2: SURPRISE ***
Ciao a
tutti!! Per vostra sfortuna sono tornata con il secondo capitolo!!
Muahahahaha! Scherzi a parte,ci tengo a ringraziare un paio di persone:
Lisa_Rioter,per aver aggiunto la storia tra le preferite
; FloEchelon
e lolamars89
per averla aggiunta tra le seguite!....CARI
LETTORI,SAPPIATE CHE SE RECENSITE NON VI MANGIO MICA,u.U...ANZI,MI
RENDETE MOLTO FELICE,NON VERGOGNATEVI,QUALUNQUE COSA ABBIATE DA
DIRE,CHE SIA BELLA O BRUTTA,VA BENISSIMO...HO BISOGNO DI ESSERE
CRITICATA ANCHE IN CASO NEGATIVO,COSì DA POTER CRESCERE
CORREGGIENDOMI! GRAZIE IN ANTICIPO! SPERO CHE LA STORIA SIA DI VOSTRO
GRADIMENTO!! KUSSEN,ALICE...
CAPITOLO 2:
"SURPRISE"
Alexa,ancora
sorpresa dall’atteggiamento di
Jared,stava ripensando all’accaduto. Non si rendeva conto di aver soccorso il cantante
dei 30 Seconds To
Mars,ma era sicura che se ci fosse stata un'altra ragazza al suo
posto,a
quest’ora sarebbe stata già nel mondo dei
sogni,magari a fantasticare su un
futuro amore tra loro. Ovviamente senza percepire la differenza tra
sogno e
realtà. Era seduta sulla sedia appena fuori dal
capanno,quando i primi colpi di
batteria risuonarono per tutto l’Ippodromo,era il segno che
il concerto stava
avendo inizio. Lei si ritrovò a guardare
l’orario,e constatò che cominciavano
con più di mezzora di ritardo. Dopo circa un minuto
dall’inizio,la voce di
Jared si mescolò al suono della batteria e della
chitarra,suscitando un effetto
meraviglioso. Scoprì che li aveva già sentiti
molte volte,e che li aveva anche
apprezzati. Mentre socchiudeva gli occhi per godersi il momento un coro
si
elevò dal pubblico. Sembravano gridare “This is
War”,ma non ne fu poi così
sicura,l’unica cosa di cui era certa era che le piaceva anche
quello,riusciva a
percepire l’unità che c’era tra i loro
fan. Erano fortunati come gruppo. Nel
frattempo Claudio uscì dalla sede e si sedette accanto a lei.
-“Allora,come
ti sembrano?” le chiese.
-“Mi
piacciono,li avevo già sentiti altre volte,ma
non sapevo che fossero loro. Hanno fatto anche “The
Kill”,giusto?” In risposta
lui annuì con un cenno.
-“Effettivamente
non sono male. Ma c’è di meglio.”
Alexa lo guardò interrogativa, chiedendosi quale gruppo
avesse colpito così
tanto Cla. Quest’ultimo intuì la domanda non
pronunciata,così disse:
-“Il
mio gruppo preferito sono i Linkin Park.”
-“Ah,capisco…
Loro li conosco,lui c’era fissato.”
Replicò con un velo di amarezza nella voce.
-“Lui
chi…?” le domandò,ma poi fece un
sospiro di
comprensione,quando giunse da solo alla conclusione di quella risposta
non
detta. “Allora,che
ne dici di andarci a
fare un giro al concerto?”
-“Ma…non
penso che si possa,io prima stavo
scherzando. Non vorrei finire nei casini.”
-“Certo
che si può. Con la scusa che vogliamo
controllare che tutti stiano bene si può fare
tutto.” Le fece l’occhiolino e
qualche istante dopo erano già tra la folla agitata.
Inizialmente Alexa fu
spaventata da quella marea di persone che si dimenavamo a ritmo di
musica come
degli scalmanati,ma alla fine ci prese gusto. L’unica cosa
che la faceva
rimanere imbarazzata era la sua divisa da volontariato,infatti non
erano in
pochi ad osservarla,probabilmente controllavano che non ci fossero
feriti o
robe varie. Stettero lì,ad ascoltare la band per una ventina
di minuti,poi
bastò uno sguardo per stabilire che era l’ora di
rientrare nelle loro
postazioni. Durante l’intero concerto ci furono si e no tre
svenimenti
soli,fortunatamente,e un solo caso un po’ più
grave. C’era una ragazza,in prima
fila ,già debole,che era stata spinta più
volte,poi le aveva cominciato a
girare la testa e non capiva più niente,quando era arrivata
al capanno
l’avevano subito sdraiata,con Claudio che le teneva su le
gambe,ma non era
servito a molto. Infatti la ragazza svenne,e quando si
risvegliò ebbe un paio
di conati. A parte quello,si era mostrata una serata generalmente
tranquilla.
Ma solo fino a quel momento. Alexa era di nuovo fuori,quando Jared
giunse alla
sede,ancora una volta, mentre respirava a fatica. Ma non
c’era nessuno con lui.
Ale chiamò Claudio in aiuto,e lo andarono a prendere da
sotto i bracci,per
portarlo all’interno.
-“Giorgio,vieni
qua! Il cantante sta di nuovo male!”
urlò il ragazzo,mentre la aiutava a depositare Jared su di
una branda. Il
medico li raggiunse subito,con il sopracciglio destro inarcato
leggermente,che
stava ad indicare la sua preoccupazione. Cercò di aiutarlo a
respirare più
lentamente,come di solito si faceva dopo tanta attività
fisica,sperando in
qualche miglioramento. Per fortuna lo videro riacquistare un
po’ di
colorito,anche se le sue condizioni non erano delle migliori. Allo
stesso tempo
entrò un'altra ragazza che aveva perso i sensi.
Così il dottore fu costretto ad
assegnare il compito ad Alexa e Claudio. Quest’ultimo le
andò a prendere
l’occorrente per ascoltare il battito del cuore e per
misurare la pressione.
Dopo un doppio controllo la giovane donna annunciò che anche
stavolta non c’era
niente che non era al suo posto. Ma Jared non si fidò molto
dei suoi esami.
-“Ne
sei sicura?” le domandò,con espressione
corrucciata.
-“No,non
sicura,ma sicurissima!” rispose lei di
sbieco. “Vedi che riesci anche a parlare e ora
respiri?”
-“Si,è
vero.” Replicò lui,tastandosi il petto
all’altezza del cuore,come ad assicurarsi di essere ancora
vivo. A quel punto
la ragazza si ritrovò a ridere sommessamente.
-“Cosa
c’è da ridere?” sbottò
Jared,incredulo.
-“Ma
ti sei visto? Sembra che con ci credi di essere
tra noi. Tranquillo,non sei ancora morto.”
-“Ma
tra poco…Vedrai che è questione di qualche
minuto.” Aggiunse Claudio,menomale che anche lui sapeva
l’inglese. Alle sue
parole il cantante spalancò gli occhi,ansioso.
-“No,ma
io sono troppo giovane per morire…e…e poi i
miei fan…Poverini!” cominciò a parlare
a raffica,ripetendo che non poteva
morire di lì a qualche minuto. Inutile dire che
scatenò due risate. Alexa aveva
le lacrime agli occhi da tanto che rideva.
-“Jay…Caro
Jay…” cominciò lei,a mò di
presa in giro
“Stavamo scherzando!”
-“Ma
siete matti!!!!!!!!!!” urlò,guadagnandosi
l’attenzione di tutti i volontari.
-“Vedi
come stai bene ora?! Puoi anche
andartene,probabilmente si trattava di un attacco di panico,o era lo
stress.”
Disse Ale. Lui la fissò stupito,nel mentre fecero irruzione
nel capanno anche
Shannon e Tomo. Il primo si precipitò vicino al
fratello,dicendo:
-“Lo
sapevo che eri di nuovo qui. Ci hai fatto
spaventare,cretino! Sei sparito senza dire nulla.”
-“Come
facevo a dirti qualcosa quando non riuscivo
nemmeno a respirare? La prima cosa possibile che mi è venuta
in mente era
quella di venire qui.” Alexa interruppe il loro breve
scambio,insinuandosi
nella conversazione.
-“Shannon,potrei
parlarti?” l’interpellato
la guardò circospetto,ma poi
accettò. Lei lo prese da parte,assicurandosi di non essere a
portata d’orecchio
di Jared.
-“Tuo
fratello…quante altre volte si è sentito male
in questo modo?”
-“Ora
che ci penso non è la prima volta…è da
circa
due mesi che ogni tanto gli prendono questi attacchi.”
-“Sapresti
dirmi in quali circostanze?”
-“Mmmmm…a
volte prima dei concerti,come in questo
caso...A volte quando dobbiamo fare qualcosa di importante per la
band.”
L’impressione della ragazza si rivelò
così giusta.
-“Come
temevo. Ho paura che Jared soffra di attacchi
di panico.”
-“Ma
non ne ha mai avuti prima d’ora!”
esclamò
Shannon.
-“Quello
non vuol dire niente. Si vede che è un
periodo in cui siete molto sotto stress, forse ha bisogno di una pausa
,secondo
me lo aiuterebbe. È capace che abbia paura di commettere
degli errori durante
il concerto,allora prima si sente male,a volte capita. Non so se mi
sono
spiegata.”
-“Si,si…Forse
hai ragione,in fondo è quasi due anni
che siamo in tour…”
-“Due
anni?! Ma siete matti!” sbottò Ale “Ci
credo
che quel povero cristo stia male!”. Non appena la
conversazione fu troncata
lì,tornarono dagli altri. Alexa cercò di tirare
fuori uno dei suoi sorrisi
migliori,come era solita fare alla fine di ogni cura. La band
ricambiò un
sorriso di gratitudine,e dopo ulteriori ringraziamenti e saluti
uscirono dal
capanno. La ragazza tirò un sospiro di sollievo,che stava a
rappresentare per
lei la conclusione del suo lavoro. Ma si sbagliava,e anche di grosso.
Nel giro
di un quarto d’ora ,Tomo fece “irruzione”
nella sede. Alexa si stava
cambiando,quando Claudio l’andò a
chiamare,dicendole che era richiesta dal
chitarrista. Si vestì in fretta e lo raggiunse.
-“Ehi!”
le uscì dalle labbra sorridenti,e sfinite allo
stesso tempo.
-“Dovrei
farti una proposta da tutto il gruppo,per
mostrarti la nostra gratitudine,dato che stasera ti sei occupata di uno
degli
uomini più irritanti del mondo, probabilmente.”
Disse lui,ricambiandole il
sorriso.
-“Sono
tutta orecchie…” cominciò lei.
-“L’idea
è stata di Jared,ovviamente…” si
interruppe
,alzando gli occhi al cielo. “Ti andrebbe di venire a
cena,ora? Offriamo tutto
noi. Sempre che tu non abbia già mangiato.”
Sull’ultima frase alzò un
sopracciglio,indagatore.
-“Accetto
volentieri. Effettivamente ho un po’ di
fame.” Acconsentì,sorprendendosi di averlo fatto.
Era una cosa assurda finire
la serata in quel modo. Nonostante non fosse loro fan,non poteva non
scoprirsi
un po’ emozionata all’idea di cenare con loro.
-“Bene,allora
ti aspettiamo qui fuori.
Fortunatamente i fan non ci sono già più,solo
qualche d’uno all’uscita. Ma non
ci creeranno disturbi,facciamo autografi volentieri.” In
risposta lei gli
sorrise,poi si affrettò a salutare con garbo i suoi colleghi
e raggiunse il
gruppo.
-“Eccomi!
Spero di non avervi fatto aspettare
troppo.” La confidenza con cui lo disse la lasciò
estranea a sé stessa,uno dei
suoi difetti era quello. A volte dava troppa confidenza alle persone.
-“No,no…Tranquilla.”
A rivolgerle la parola fu
Shannon. “Ti va bene una pizza? O preferisci qualcosa di
più sofisticato?”.
Alexa si ritrovò a ridere,poi indicò il suo
completo semplice,un paio di jeans
strappati e una t-shirt monocolore.
-“Vi
sembro il tipo da locale sofisticato?”
aggiunse. Loro si guardarono,e Jared trasse una conclusione:
-“Vada
per la pizza allora!”. Subito dopo stavano
già camminando,diretti all’uscita
dell’Ippodromo,dove trovarono una decina di
fan,con i quali fecero foto e firmarono autografi.
Quest’ultimi la guardarono
sospettosi,chiedendosi chi mai fosse quella ragazza in loro
compagnia,ma poi
fecero finta di niente. Ad aspettargli c’era una macchina.
Shannon aprì con
eleganza lo sportello ad Alexa,la quale arrossì
visibilmente. Non era abituata
a ricevere tutte quelle attenzioni. Il tragitto fu breve,con pochi
minuti arrivarono
a destinazione. Il locale era accogliente e piacevole,e per di
più quasi
vuoto,a causa della tarda ora. Si accomodarono al primo tavolo a
disposizione e
quando furono sistemati un cameriere venne loro incontro. Li
riconobbe,infatti
,dopo aver preso l’ordine,si fece fare un autografo da tutti
e tre,per poi
soffermarsi con lo sguardo sulla ragazza. Le loro pizze furono pronte
dopo una
buona mezz’ora passata a chiacchierare del più e
del meno. Shannon e Jared
trangugiarono letteralmente le loro porzioni,e ,vedendo che Tomo
rallentava ad
ogni trancio, gli proposero il loro aiuto nel portare a termine la
cena. Quando
ebbero finito,stettero ancora un po’ lì,fino
all’assurda proposta di Jared,che
se ne uscì fuori con la frase che cambiò,forse
per sempre,la vita di Alexa.
-“Ale,posso
chiamarti così vero?” lei annuì
impercettibilmente “Ci ho riflettuto parecchio
mangiando…” strano,lei era
sicura che pensasse solo al cibo “…e sono giunto
alla conclusione che forse
dovremmo avere un’infermiera sempre con noi in tour,visto i
miei ultimi “malori”.”
Lei quasi si strozzò con l’acqua che stava
bevendo,e ricevette una pacca sulla
schiena dal batterista,che la causò un lieve bruciore.
-“E…?”
intervenne lei,chiedendo ulteriori conferme a
ciò che pensava.
-“E…insomma…Ti
piacerebbe essere tu la nostra
infermiera personale? Ovviamente ti pagheremo.”
-“C’è
solo un problema. Io non sono un infermiera,ma
una volontaria.”
-“E
cosa farebbe una volontaria?” chiese il
cantante,sforzandosi di capire.
-“Beh…Io
offro gratuitamente,volontariamente,il mio
aiuto alle persone che stanno male. Sai,anche le persone che vanno a
prendere i
pazienti con le ambulanze sono volontari.”
-“Ah…ho
capito. Ma a noi va bene lo stesso.”
Insistette. Poi lei intuì che prima non ne aveva parlato con
gli altri.
-“Accetto,ma
solo a condizione che prima
acconsentano anche Shan e Tomo.” Disse,a mò di
sfida. Di certo non immaginava
che sarebbe stata presa in parola.
-“Fratello?
Tomo?” domandò Jared,girandosi verso
loro.
-“Per
me va bene,in fondo ci vorrebbe una come te.”
Disse Shannon. Mentre il chitarrista indicò
l’ultimo interpellato,concordando a
gesti. Jared tornò a fissare la ragazza,facendole perdere un
battito del
cuore,da tanta che era l’intensità con cui la
guardava. E ora? Cosa avrebbe dovuto
fare?
-“Ma…io…pensavo
fosse uno scherzo. Uffa!” sbuffò
come una bambina “E va bene!” sbottò,in
fondo le sarebbe piaciuto molto poter
viaggiare e girare il mondo,e quella era un ottima scusa per
farlo,gratis. Non
se lo sarebbe potuto permettere altrimenti. “Ma dovete darmi
il tempo di fare
le valige e prendere le mie cose! Quanto durerà il tour
ancora?”-“Finirà
a
Novembre…quindi tra cinque mesi.” Lei ci
pensò su di nuovo. Le sarebbe andato
bene,in fondo era incinta da solo un mese,e a Novembre sarebbe stata di
sei
mesi,non avrebbe avuto problemi ne era certa. Così si
risparmiò anche di
informarli del suo stato di gravidanza,magari fingendo di non saperlo
ancora.
La serata si concluse con il suo accompagnamento al parcheggio
dell’Ippodromo,dove Alexa prese la sua macchina e si diresse
verso casa sua.
Erano rimasti d’accordo che si sarebbero incontrati il
pomeriggio
seguente,sempre lì nel luogo del concerto.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3: FEAR OF FLYING ***
Ciao
a tutti!! Si,sono sempre io,nata per rompervi le scatole,xD. Ecco a voi
il terzo capitolo! Ci tengo ad avvertirvi di una cosa,in questo
capitolo Jared è "stranamente" premuroso con la
protagonista,ma non scambiate quei piccoli gesti fatti di dolcezza per
amore,sono ancora lontani anni luce da quel sentimento! La dolcezza che
troverete è solo di compassione,farebbe così con
chiunque! Ovviamente non il Jared vero,anche perchè non lo
conosco di persona,ma quello della mia fantasia tratterebbe
così chiunque fosse in difficoltà,xD! Spero che
questo capitolo non vi deluderà.
BUONA
LETTURAAAAA!! *SI GUARDA INTORNO* MA QUALCUNO LA LEGGE DAVVERO 'STA
STORIA??! *CONTINUA A SBIRCIARE* MAH,NESSUNA RECENSIONE....*FA
LABBRUCCIO TREMANTE* SIATE BUONI,LASCIATEMI QUALCHE COMMENTINO,PER
FAVORE! *IMPLORA,INGINOCCHIANDOSI SUI CIECI* IN FONDO,VOI NON VORRESTE
RICEVERE QUALCHE SEGNO DI VITA DA PARTE DEI LETTORI??! KUSSEN,ALICE....
CAPITOLO
3:
"FEAR OF FLYING"
La
mattina successiva,quando lei si svegliò dopo un
sonno travagliato,la prima cosa a cui pensò furono le
valige. La notte
precedente era troppo stanca per mettersi a preparare il necessario da
portarsi
dietro. Così,alle otto appena scoccate,balzò
fuori dal letto,come se avesse una
molla al posto delle gambe,fece velocemente colazione e si diresse di
nuovo in
camera. La scelta per lei era ardua,e sapeva che non poteva portare
più di tre
valige,ma quello non era un problema. Aprì
l’armadio con cautela,quasi avesse
paura di ciò che conteneva. Dopo un’oretta aveva
già fatto due valige e
sembrava soddisfatta delle sue scelte. La terza borsa la
riempì degli accessori
igienici e delle cose a cui teneva di più,come un libro che
le era stato
regalato da… Era meglio se non ci pensava,altrimenti sarebbe
crollata. Quando
fu finalmente pronta,e si stava cucinando il pranzo, un problema le si
presentò
di fronte come un flash. E che problema! Come avrebbe fatto con il
cane? Aveva
pensato a tutto, proprio tutto,ma si era dimenticata che era capace che
non
poteva portarlo con sé. In preda al panico si
scervellò il più possibile,senza
pensare alla soluzione più ovvia,alla quale venne a capo
solo dopo un eternità.
Si precipitò dal telefono e compose il numero della sua
migliore amica,nonché
mancata sorella. Sin da piccole dicevano di essere state separate alla
nascita,erano
inseparabili. Improvvisamente Ale si rese conto di non averla ancora
avvertita.
Chissà come l’avrebbe presa! Così
afferrò il cellulare. Per prima cosa chiamò
la guardia medica,avvertendoli del fatto che non ci sarebbe stata fino
a
Novembre,spiegando il perché. Fortunatamente non fecero
storie e le dissero di
passare a prendere il permesso appena poteva. Quando ebbe
riagganciato,fece
partire la chiamata per la sua amica. Il telefono squillò un
paio di
volte,prima di ricevere una risposta dall’altra parte.
-“Pronto!”
esclamò con voce cristallina.
-“Maika!
Allora com’è?” replicò
l’altra.
-“Tutto
bene dai. Te? Com’è andato il concerto? Sai
mi sei mancata ieri,anche se c’eravamo viste il giorno
prima.”
Annunciò,sorridendo alla fine. Come avrebbe fatto a
lasciarla per cinque
mesi?!!!
-“Tutto
a posto,poteva andarci peggio. A proposito
del concerto… mi hanno affidato un
compito…beh,ecco…io dovrei andare a lavorare
fuori dall’Italia,ovviamente ero libera di
scegliere…si tratta di cinque mesi
soli…E ho accettato!” non poteva dirle la
verità,se lo sentiva.
-“Cosa?
Beh,è…” fece un attimo una pausa,e
Alexa era
pronta a tutto “Ma è fantastico per te!”
esclamò. “Dove andrai?”
-“Un
po’ in giro per il mondo.”
-“E
quando partiresti?” domandò Maika.
-“Oggi
pomeriggio,o meglio,tra qualche ora.”
-“E
te non mi dici niente prima?! Ma sei impazzita
per caso? E io come faccio a salutare la mia dolce
metà?!” sbottò.
-“Maika,mi
dispiace…ma me l’hanno detto solo ieri
sera,e sai come sono le tempistiche in queste cose. Ti mettono alle
strette.”
-“Hai
ragione! Ma ti posso vedere prima che tu
parta? Per favore!”
-“Certo…
anche perché dovrei chiederti un enorme
favore.”
-“Dimmi
tutto…” cominciò.
-“Non
è che potresti tenermi te il cane,mentre sono
via? Ti do i soldi necessari per comprarli il cibo e altre cose
varie.” Si
sentì un suono strozzato provenire dall’altra
parte del telefono.
-“Ehm
ehm… d’accordo! Ma solo perché sei te!
Si
divertirà con il mio labrador!”
-“Grazie
mille! Allora,ora mangio,poi te lo porto.
D’accordo?”
-“Certo…
lo sai che puoi venire quando vuoi qui.
Anche la notte.” Riagganciarono allo stesso momento,facendole
sorridere. Tra
una cosa e un'altra i preparativi furono portati a
termine,così Alexa prese con
sé Axel (così avevano chiamato il cagnolino) e
salirono in auto,diretti verso
la casa della sua amica. Lungo il percorso si fermarono a ritirare il
permesso
che l’autorizzava ad accompagnare la band come
volontaria,specificando anche i
livelli di apprensione della ragazza,per poi proseguire verso la vera
destinazione. Non appena arrivarono furono accolti,come
sempre,più che bene. Le
due ragazze si abbracciarono calorosamente,era un rito che compivano
ogni volta
che si vedevano.
-“Entra
pure.” Disse Maika,facendole cenno di
accomodarsi in casa. I due cani,che già si conoscevano (come
poteva essere
altrimenti!),cominciarono subito a giocare come se fossero
impazziti,rincorrendosi per tutta la casa.
-“Ho
paura che ti daranno un bel po’ da ammattire.”
La informò Ale porgendole i soldi per mantenere Axel.
L’altra ragazza la guardò
sbalordita.
-“Pensavo
che scherzassi quando hai detto che mi
avresti dato i soldi.”
-“Lo
sai che io non scherzo mai su queste cose.”
-“Mi
costringi a rifiutarli,lo sai che lo faccio
volentieri di aiutarti. Non voglio quei soldi.”
-“Te
ora li prendi e niente storie. Intese?”
sbottò,porgendole ancora una volta il denaro.
-“Uffa!
Che palle che fai Xaxa!"
-“Ehi!”
minacciò Alexa,puntandole il dito contro “Se
tu cominci a chiamarmi così,Kaka,saranno guai per
te!”
-“Pensavo
che ti piacesse quel nomignolo!” poi
scoppiarono a ridere come delle matte. Se qualcuno fosse passato di
lì e le
avesse viste,probabilmente,avrebbe chiamato il manicomio. Le ore si
susseguirono,e venne il momento di partire. Le due amiche si
salutarono,quasi
con le lacrime agli occhi.
-“Non
vado mica in guerra!” disse. In risposta
ricevette un altro abbraccio soffocante.
Poi Alexa,fu costretta ad andarsene,mentre continuava a
salutare dal
finestrino. Quando raggiunse il parcheggio dell’Ippodromo
trovò loro già lì,
che l’aspettavano fuori dalla macchina. Lei si
affrettò a parcheggiare come
meglio li capitava e scese,rischiando di
inciampare,dall’auto,per poi andarli
incontro.
-“Ciao!”
li salutò, con poco entusiasmo. Ora sentiva
la nostalgia di casa sua,di già.
-“Ciao!”
risposero loro in coro. “Sei pronta per il
viaggio?” aggiunse Jared.
-“Diciamo
che sono pronta per fingere di essere
pronta.”
-“Eh…?”
fece il cantante,stordito. Lei rispose
sventolando la mano,come a dirgli di lasciar perdere.
-“Qual
è la nostra prima tappa ora?” chiese poi.
-“Siamo
diretti in Estonia!” esclamò Tomo
entusiasta. Estonia…si riscoprì curiosa di
vederla. L’unico Paese estero che
aveva visitato era la Germania,o meglio,i suoi ex campi di
concentramento. Al
ricordo dell’esperienza vissuta all’età
di soli quattordici anni rabbrividì.
-“Tutto
bene?” le chiese Shannon,facendosi cupo.
-“Si
si,stavo solo pensando a una cosa
raccapricciante,ma non è niente.” Lui
annuì, comprensivo. Improvvisamente,Alexa
si sentì pronta,convincendosi che sarebbe stato tutto
fantastico, dall’inizio
alla fine.
-“Allora…Andiamo
con due macchine?” domandò poi lei.
-“No,andiamo
con il taxi,la macchina te la lasci
qui.” Rispose Jared,con ovvietà.
-“Ma
con tutti i concerti che ci saranno è possibile
che non ce la ritrovo più.” Sbuffò.
-“In
tal caso potrai comprartene una nuova,dato lo
stipendio che ti daremo.” Mentre lo disse tirò
fuori uno dei suoi sorrisi
rassicuranti. Alexa si stupì di come riusciva già
a riconoscerli,ma non gli
diede peso. Dopo il breve scambio di parole,si precipitò al
bagagliaio della
sua auto,tirando fuori le due valige e la borsa,senza fatica.
-“Tutto
qui?!!??” esclamò Shannon,non credendo ai
suoi occhi.
-“Si,perché?”
chiese lei,colta alla sprovvista.
-“Jared
è peggio di te,ed è un uomo.” Disse
più a se
stesso che a lei,riuscendo a guadagnarsi un occhiataccia dal fratello.
-“Non
si sa mai che cambiassi sesso!” sbottò
sarcasticamente il minore,sentendosi chiamato in causa. Shannon lo
ignorò
volutamente,poi aiutò Ale a caricare i bagagli nel taxi.
Appena finirono,ovvero
nel giro di neanche cinque minuti,salirono in macchina. Fu questione di
minuti
e giunsero all’aeroporto. Solo lì la ragazza si
rese conto che avrebbe preso un
aereo,e andò nel panico più totale. Sin da
piccola aveva sempre avuto paura di
volare,e soffriva anche di vertigini. Peggio di così non le
poteva andare.
Jared si accorse della sua tensione e le si avvicinò con
premura,per poi
posarle una mano sulla spalla,facendola sobbalzare dallo spavento.
-“Hai
paura?” le domandò poi. Le sue parole le
riecheggiarono
rumorosamente nella testa,facendogliela girare. Lei,non riuscendo
più a
proferire una singola parola,annuì debolmente con un cenno
del capo.
-“Non
devi aver paura. Sai quante volte ho volato
io?! Eppure sono ancora qui.” Sorrise sull’ultima
frase,guardandola negli
occhi. “Stai tranquilla,dai. Tanto abbiamo l’aereo
personale,per noi e tutto il
nostro staff,conosciamo i piloti,e sono sempre stati impeccabili nel
volo.”
Quando vide che non si tranquillizzava,aggiunse: “Dovresti
avere più paura della
macchina,visto che sono più numerosi gli incidenti stradali!
Senti…facciamo
così,ti metterai accanto a me,così
cercherò di distrarti. D’accordo?”
-“S…si.
Grazie!” balbettò,piena di gratitudine. Non
poteva fare a meno di rimanere sorpresa. L’improvvisa premura
del cantante la
lasciò più sconcertata che mai,credeva che per
lui esistesse solo…lui,appunto.
Aveva ancora molto da imparare da quell’uomo,più
di quanto credesse. Fecero
velocemente il check-in e si diressero al loro aereo,le valige della
band e
dello staff erano già tutte caricate,così come il
personale era già a “bordo”.
A quanto pare mancavano solo lei e Jared. Quest’ultimo le
lanciò uno sguardo
tranquillizzante,anche se non ebbe l’effetto voluto.
-“Pensa
che ci sono cose molto peggiori che prendere
un volo!” esclamò dolcemente, prendendola per
mano. Tutta quella confidenza non
se l’aspettava. Alla fine si fece coraggio e mosse i primi
passi lungo gli
scalini,fino a salire definitivamente. Lui non la lasciò
finchè non furono
seduti.
-“Vuoi
stare dalla parte del finestrino?” le chiese
con gentilezza.
-“Ehm,no…Soffro
di vertigini.” Lui alzò gli occhi al
cielo,divertito,e prese il posto laterale,lasciandole quello centrale
libero.
Lei si sedette con cautela,ancora intimorita. Si accorse subito che il
personale era incuriosito dalla sua presenza,forse non erano ancora
stati
informati della scelta della band. Lei non ci volle pensare,anzi non
volle
pensare proprio a niente,così lascio che la sua testa
ricadesse pesantemente
contro lo schienale,socchiudendo gli occhi stanchi. A quel punto Jared
lasciò
scivolare via la mano dalla sua,ritenendo di averla tranquillizzata
abbastanza,forse esagerando. Improvvisamente l’aereo
cominciò a
tremolare,annunciando l’imminente decollo. Il respiro di
Alexa si fece sempre
più veloce,mentre continuava a tenere gli occhi chiusi,non
voleva nemmeno
azzardarsi a schiuderli di poco. Sentì un respiro
sconosciuto sul suo
orecchio,che le fece da calmante momentaneo.
-“Ehi…
tutto bene? Ci sono io qui…” pronunciarono le
labbra dalle quali veniva anche il respiro precedente.
Lei,erroneamente,aprì di
scatto gli occhi e girò a malapena il volto,ritrovandosi a
pochi centimetri dal
viso di Jared,e perdendosi ancora una volta nei suoi occhi chiari.
Quest’ultimo
si ritrovò a indietreggiare con il capo,seguendo
l’istinto. Per un attimo la
ragazza non si preoccupò del decollo appena avvenuto.
-“Diciamo
che sono stata meglio.” Riuscì a
rispondergli a scoppio ritardato. Poi lui scoppiò a
ridere,mentre lei lo
fissava cercandone una motivazione.
-“Sembra
che hai visto un mostro!” scoppiò allora.
-“Beh,effettivamente
la persona che sto osservando
ha delle sembianze davvero mostruose!” replicò
l’altra,fingendosi spaventata e
scatenando un ulteriore breve risata.
-“Ragazzina,si
da il caso che io sia uno degli
uomini più belli del mondo!”
-“Ehi…Frena
un attimo! Ragazzina a chi?! Io ho
ventotto anni!”
-“Io
ne ho trentanove e mezzo! Quindi per me sei una
ragazzina!” replicò lui,come se non ammettesse
obiezioni. Lei lo guardò,rimanendo
a bocca aperta.
-“Si
da il caso che per l’esperienze vissute posso
ritenermi già una donna!”
-“Quali
esperienze?” chiese lui,circospetto. Ma,
quando vide il volto di Alexa sbiancare e farsi
passivo,ritirò subito la sua
domanda. “Fa niente. Comunque ora ti vedo più
tranquilla. In fondo non è poi
così terribile volare?!” la ragazza
sbiancò ancor di più.
-“Perché
me lo hai ricordato!” sbottò,prima di
ricadere nell’ansia. Neanche si accorse di aver cominciato a
tremare
lievemente,fin quando non glielo fece notare Jared.
-“Stai
tremando…” disse,prima di circondarle il viso
con le mani per poi girarlo verso di sé.
“Guardami!” le ordinò. Ancora una
volta le parve di perdersi in un oceano,lei aveva un debole per gli
occhi
chiari e in quel caso non l’aiutava,la rimbecilliva e basta.
“Calmati… non
succederà niente,e tra qualche ora saremo arrivati. Tutta
questa ansia non ti
fa per niente bene. E poi…cavolo! Dovresti essere te ad
aiutare noi.” sorrise e
le fece perdere un battito. Poi anche lei ricambiò il
sorriso.
-“Hai
ragione.” Disse,prima di ritrovare il giusto
autocontrollo del suo corpo, placando il tremolio e regolarizzando il
respiro,anche se non del tutto.
-“Va
meglio vedo…o no?”
-“Si,va
decisamente meglio. Grazie…ancora.” Rimasero
altri istanti così,poi Jared si ricordò di
tenerle il volto tra le mani e la
lasciò andare.
-“Riposati
un po’…semmai dormi. Almeno non ci
pensi.” Fu il suo consiglio,nonché
l’ultima frase che udì,prima di abbandonarsi
al nulla.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4: FIRST EVENING ***
Hello popolo di EFP! Eccomi qui con il quarto capitolo,alcuni
di voi ne saranno felici,almeno spero... Ringrazio la mia prima
recensitrice *_* (che Dio ti benedica,xD) vale_mars ...E spero tanto
che a lei si aggiungerà anche qualcun' altro!
BUONA LETTURAAAAAA!! ASPETTO CRITICHE SIA POSITIVE CHE
NEGATIVE!!...KUSSEN,ALICE...
CAPITOLO
4:
"FIRST EVENING"
Il
suo risveglio fu brusco,tanto quanto
l’atterraggio dell’aereo,che la svegliò
di soprassalto. La sensazione di
tornare sulla superficie terrestre le diede un immenso sollievo,tanto
che si
lasciò scappare un sospiro fin troppo marcato.
-“Contenta,vero?”
le chiese l’uomo al suo fianco,intuendone
lo stato d’animo.
-“Decisamente.”
Rispose lei,annuendo anche con il
capo. Non appena il mezzo si fermò,annunciando
così la fine del viaggio ,si
alzò di scatto,ma le gambe le cedettero e lei ricadde
all’indietro sul sedile.
Jared,che sospettava una reazione del
genere,l’afferrò prima dell’impatto e
l’aiutò a stabilizzarsi.
-“Scusa,mi
sono alzata troppo in fretta!” fece lei.
-“Di
niente. Ora però cerca di camminare senza
tentare il suicidio.” Fece finta di non sentire ed
uscì una volta per tutte da
quel maledetto aereo. Poter di nuovo respirare l’aria fresca
che le scostava
lentamente i capelli dagli occhi la faceva rilassare. Tanto che fu
scossa da un
lieve brivido di piacere. Così inalò
più ossigeno possibile, socchiudendo gli
occhi e assaporando il momento.
-“Ora
si che si ragiona!” esclamò a se
stessa,suscitando la curiosità degli altri. A quel punto lei
abbassò la
testa,imbarazzata e rossa di vergogna. Aveva l’impressione di
avere mille occhi
puntati addosso. Mentre il pilota scaricava le valige e Alexa si
prendeva le
sue,Jared & Company erano tra il personale a spiegare la
situazione. Fu lì
che lei si accorse di essere l’unica ragazza,a parte una
donna indaffarata che
parlava con Shannon. Aveva l’aria di
un’organizzatrice,ma forse si sbagliava.
Magari aveva il compito di gestire gli
“appuntamenti” della band. A quel punto
lei si sentì chiamare dal chitarrista,così li
raggiunse,sempre a capo chino.
Improvvisamente era diventata più timida che mai.
-“Lei
è la nuova arrivata. Si chiama Alexa,ed è
italiana,fa volontariato ai concerti,ed ho deciso di assumerla visti i
miei
ultimi mancamenti.” A quella parole,soprattutto sulle
ultime,la ragazza sbuffò
con un lieve sorriso sulle labbra. Ai concerti?! Lei,in
realtà,faceva
volontariato ovunque servisse.
-“Piacere.”
Replicò,rivolta a tutto lo staff.
-“Loro
sono…” Jared cominciò a dire i nomi di
ogni
singola persona,indicandoli uno per volta. Erano circa una quindicina,e
appena
passava all’uomo successivo lei si era già
dimenticata il nome precedente.
L’unico che gli rimase impresso fu quello della
donna,Emma,che si presentò come
loro assistente personale. Doveva essere molto brava nel suo lavoro,
pensò
Alexa,immaginandosi la sopportazione e la pazienza che doveva avere nei
confronti del gruppo. Chissà,forse l’avrebbero
fatta santa per questo! Strinse
la mano della donna,ricambiandole il sorriso. Dentro di sé
sperava di riuscire
a stringerci amicizia,almeno con lei,che sembrava l’unica
sana di mente in
mezzo a quel “manicomio”. Al pensiero le venne da
ridere,ma riuscì a
trattenersi,anche se per poco. Presero i taxi disponibili,e Ale
salì insieme
alla band e a Emma. Le piaceva guardare dal finestrino il paesaggio
passargli
davanti velocemente,senza riuscire ad intuirne i
particolari,così che lei
potesse immaginarseli come più le piacevano. Era bello poter
dare sfogo
all’immaginazione. L’Estonia si rivelò
una bella sorpresa,non se l’aspettava
così “accogliente”,nonostante quel
giorno in particolare non fosse molto
sereno. Il tragitto aeroporto-hotel non fu di lunga
durata,così si trovarono
presto a scaricare per l’ennesima volta le valige. Alexa
trascinava una valigia
con una mano,una con l’altra mano,e la borsa la teneva sulla
spalla. Si sentiva
estremamente carica,ma non si lamentò con nessuno,in fondo
la scelta di portare
tutte quelle cose era stata solo sua. Com’era il
detto…? Ah! “L’hai voluta la
bicicletta? Adesso pedala.” Ecco! Proprio quello! Quindi
sarebbero stati affari
suoi se le pesava. Anche se sperava in qualche cenno di galanteria da
parte del
trio maschile di fronte a lei,ma non ne ricevette. Quando entrarono e
giunsero
nella hall ognuno prese la propria chiave. Alexa si sentiva persa,in
quanto non
sapeva come e cosa fare. Jared,infatti,le andò incontro
porgendole una chiave.
-“Siccome
non abbiamo fatto in tempo a prenotare una
camera in più per stasera, dovresti dividere la camera con
Emma. È un problema
per te?”
-“No,no.
Mi va bene qualunque cosa.” ribadì.
-“Perfetto.
Allora,questa è la chiave. Per le
prossime sere qui,ti faremo avere una camera tutta tua,se ne
occuperà Emma.
Faremo così anche per quanto riguarda gli altri Paesi in cui
andremo,la prima
sera sarai in sua compagnia,le sere successive da sola. Ok?”
-“Ripeto
che mi va bene tutto.” Insistette
lei,sorridendogli.
-“Bene.
Allora a più tardi per la cena. Dobbiamo
essere al ristorante massimo per le otto e mezzo.” Detto
ciò se ne andò verso
l’ascensore. Ale osservò l’orologio che
segnava le sette e un quarto. Doveva
fare in fretta allora. Guardò il numero della camera e prese
il primo ascensore
che le si presentò libero. Emma doveva già
essersi avviata. Arrivò al suo piano
e si mise alla ricerca della stanza,girando di volta in volta il viso
per
vedere i numeri raffigurati sulle porte. Poi,finalmente,la
trovò,inserì la card
nello spazio apposito,e quando ci fu la lucina verde spinse la maniglia
ed
entrò. Come supponeva,Emma era già
lì,intenta a tirare fuori lo stretto
necessario. Alexa s inoltrò nella stanza a passo lento e
indeciso,timorosa di
infastidire la donna.
-“Sei
arrivata. Temevo di venirti a cercare.” Disse
quest’utlima,sorridendo,quando si accorse della nuova entrata.
-“Stranamente
l’ho trovata subito,per così dire.”
replicò.
-“Ti
consiglio di non tirare fuori tutti i
vestiti,perché se da domani cambi camera ti ritoccherebbe
fare tutto da capo.
Tanto rimaniamo qui solo per due notti,prima del concerto che ci
sarà il
ventuno.”
-“Uhm…giusto.”
Così si limitò a mettere in un angolo
le valige,ad estrarre il pigiama e a tirare fuori il necessario per
l’igiene,come lo spazzolino e roba varia.
-“Ti
dispiace se vado a farmi una doccia veloce?”
chiese poi ad Emma.
-“No,figurati!
Fai pure,tanto io preferisco farla
prima di dormire,o la mattina,a seconda di come mi girano.”
Ribadì. Ale
comprese che il rapporto con la donna si poteva rivelare piacevole. E
menomale!
Dopo la doccia,si asciugò i capelli,lisciando la parte
destra,dato che quella
sinistra era rasata,o quasi. Si vestì con una tuta
semplice,giusto per stare
comoda e lasciò il bagno libero.
-“Sei
pronta?” le domandò Emma,anche lei con indosso
una tuta. “Sono già le otto e dieci.”
-“Si
si,prontissima.” Rispose. Così scesero insieme
al ristorante,scambiando due parole messe in croce,ma fu comunque
piacevole.
Giunte a destinazione trovarono metà delle persone
già intenti a mangiare. Al
tavolo del gruppo c’erano due posti liberi,appositi per le
due donne. A quanto
pare dovevano mangiare con la band. Meglio così,erano gli
unici che conosceva.
Presero posto sulle sedie ed aspettarono di essere serviti. Alexa non
poteva
fare a meno di guardarsi intorno,non le capitava spesso di andare in
albergo,c’era
stata si e no cinque volte,forse meno.
-“Allora..ti
piace qui?” le chiese Jared,mentre
spezzava il pane con le mani.
-“Si,è
piuttosto bello.” Assentì lei. In effetti era
davvero un bel posto,molto accogliente e arioso. Nelle camere vi erano
ampie
finestre che permettevano una bellissima vista sulla città
tranquilla. Uno dei
suoi sogni stava cominciando a viverlo, avrebbe girato il mondo. Nel
frattempo
arrivò un cameriere che cominciò a servire le due
donne,portando un bel piatto
di...pasta? Ma si,era normale! Non riusciva a spiegarsi come mai rimase
stupita,in fondo la pasta era un piatto mondiale,o no?
Cominciò a mangiare
affamata,così come fecero anche gli altri. L’unica
che rimaneva con un po’ di
ritegno era Emma,e quando Ale se ne accorse cercò di
riprendersi anche il
suo,avendo paura di fare la parte della morta di fame. Strano! Non si
era mia
preoccupata del pensiero altrui. Tomo se ne accorse,non si sa come,e
cominciò a
ridere.
-“Ehi,tranquilla!”
esclamò “Se hai fame non devi
frenarti.” Lei arrossì,ma allo stesso tempo
sorrise.
-“L’importante
è che non mangi anche il
piatto,altrimenti ci toccherebbe ripagarlo. Non che sia un problema,non
credo
costino una fortuna,però…” a parlare
stavolta fu Shannon. Mentre suo fratello
non seguì neanche la conversazione,era troppo preso dalla
cena. Quando ebbero
finito,Jared propose alla band di uscire a fare una passeggiata,poi si
rivolse
anche a lei e ad Emma,la quale rifiutò dicendo che voleva
farsi una doccia.
Alexa sorrise alla donna,e accettò l’invito dei
Mars. Corse,nel vero senso
della parola,in camera a prendere una felpa,nel caso ci fosse stata
dell’aria
fresca. Non voleva rischiare di prendersi una congestione. E poi li
raggiunse
nella hall,dove la stavano aspettando,come al solito era
l’ultima. Quando uscirono
il cielo aveva già cominciato a farsi scuro,assumendo una
tonalità più sul nero
che sull’azzurro. Le stelle iniziavano a spuntare in qua e
là,coperte da
qualche nuvola di passaggio. L’aria si rivelò
piuttosto fredda,così si mise
subito la felpa. Jared la guardò inarcando un sopracciglio,e
lei in risposta
alzò le spalle. Camminarono per circa un oretta, fermandosi
di tanto in tanto
ad osservare qualche vetrina posta ai lati della strada. Ale rimase
rapita da
un negozio di danza,avevano ogni sorta di vestiti,a partire dai body di
danza
classica fino ai pantaloni extra-large per hip-hop. Si
ritrovò con due mani
appoggiate contro il vetro,con il naso quasi spiaccicato contro di
esso. Quando
gli altri se ne accorsero,furono costretti a trascinarla via di
forza,ridendo
come pazzi. Aveva già fatto più di tre
figuracce,ed era solo al secondo giorno.
Si cominciava bene!
-“Ti
piace la danza eh?!” notò allora Shannon.
-“Se
mi piace?! La amo. L’ho praticata per venti
anni,poi ho dovuto smettere per motivi economici.”
L’ultima frase avrebbe
voluto non dirla,ma le fuggì di bocca prima che potesse
fermarla in tempo.
-“Capisco…”
replicò lui. Successivamente si
fermarono in una gelateria,dove Alexa si sentì in trappola.
Si era promessa di
non mangiare dolci,aveva paura di fare del male al bambino assumendo
troppi
zuccheri.
-“Lei,desidera…?”
chiese il gelatiere,con un inglese
elementare.
-“Uhm…niente.”
Rispose affranta,mentre il suo
sguardo si mangiava con gli occhi tutti quei gusti che le sfilavano
davanti,uno
più invitante dell’altro.
-“La
ragazzina si tiene a dieta?” ammiccò
Jared,anche lui non aveva preso niente.
-“No…
ma voglio iniziare a mangiare sano.” Tentò con
la prima scusa che le sembrò plausibile. “Te,sei a
dieta?” cercò di imitarlo il
meglio possibile,con scarsi risultati.
-“No,sono
vegano. Non mangio carne,e nemmeno
derivati dagli animali,come i latticini.” Quello proprio non
se
l’aspettava,così finse comprensione.
-“Io
sono vegetariana!” esclamò.
-“Davvero?”
il cantante la guardò,incredulo. Lei
annuì con una scrollata di spalle. Si sedettero fuori dalla
gelateria,fino a
che Tomo e Shan non ebbero finito il loro gelato. Poi ripresero a
camminare,di
ritorno all’hotel. Mentre rientravano Alexa si
piegò in due,a causa di una
fitta acuta alla pancia. Prima che gli altri potessero farle delle
domande,fece
finta di essersi accucciata per legarsi una scarpa. Fortunatamente si
trattò di
una sola fitta.
-“Mi
sono divertita,è stata una bella serata!”
annunciò,mentre stavano aspettando che l’ascensore
arrivasse.
-“Anche
io. Ma credo di parlare a nome di tutti.”
Replicò Tomo,mentre i Leto annuivano. Poi si
sentì un leggero suono che
anticipava l’arrivo del mezzo sul quale salirono tutti e
quattro. La prima ad
arrivare al piano fu lei,dato che i ragazzi stavano al piano superiore.
Si
diedero una buonanotte frettolosa e uscì
dall’ascensore. Quando arrivò in
camera trovò Emma appena uscita dal bagno. Il profumo di
bagnoschiuma e shampoo
le inondò le narici,in modo fastidioso.
-“Divertita?”
le chiese allora.
-“Si
si,pensavo peggio. Ma,in fondo,sono simpatici.”
-“Basta
imparare a trattare con loro. Ma ti
avverto,non sarà sempre rosa e fiori.”
-“Come
con tutti d’altronde.” Disse sorridendo.
“Te,com’è andata la doccia?”
-“Beh,è
andata,ma ho usato troppo shampoo. Direi che
si sente eh!?”
-“Effettivamente…
posso farti una domanda?” domandò
poi,mentre si infilava velocemente il pigiama e si metteva a sedere
dalla parte
opposta del letto matrimoniale sul quale stava già seduta
Emma.
-“Certo!
Anche più di una.” Rispose.
-“Quanto
tempo è che conosci i ragazzi?” anche se
avrebbe dovuto chiamarli uomini,ma come mentalità,a
volte,sembravano proprio
dei bambini.
-“Ho
perso il conto. Diciamo che sembra un
eternità.” Rise alla fine della frase, ricordando
chissà quale momento passato
con loro. Stettero così per una mezz’ora bella e
buona,tra una notizia e
l’altra sui Mars,ovviamente non cose private,e informazioni
su loro stesse.
-“Posso
darti un consiglio?” disse Emma,cogliendola
di sorpresa,quando già si erano sdraiate sotto le lenzuola e
avevano spento le
luci.
-“Si,certo…”
disse Alexa,aspettandosi qualsiasi
cosa.
-“Fossi
in te non mi innamorerei di nessuno dei tre.
Tomo,è già fidanzato,quindi già per
quello è fuori discussione. Shannon,beh,lui
ho paura che non sarebbe in grado di tenere su una relazione fissa e
seria,al
momento. Jared,che dire,lui ne sarebbe anche in grado se volesse,ma
deve
davvero aver perso la testa per quella donna,altrimenti si tratterebbe
solo di
una cosa superficiale,e non sembri il tipo.”
-“Ahahahah…”
scoppiò in una sonora risata
“Tranquilla, sarà difficile che mi innamori di uno
di loro, se non
impossibile.” Anche perché era incinta,e non
poteva iniziare una relazione con
un uomo che non fosse il padre del figlio,del quale lei era ancora
innamorata,nonostante
tutto. “Te,ti sei mai innamorata di uno di
loro?”chiese,accorgendosi tardi
dell’intimità della domanda. Ci fu un lungo
silenzio,prima che Emma
rispondesse.
-“In
realtà si. Quindi te lo dico anche per
esperienza. Ero appena stata assunta come segretaria del gruppo,quando
persi la
testa per Jared. Menomale si trattò di un infatuazione
più che momentanea. Ora
lo vedo come un grande amico,niente di più,tra un
po’ conosco più lui che me
stessa.”
-“Lui
lo sapeva?” ma perché non riusciva a tenere
chiusa quella boccaccia?!
-“Oh
si,se n’era accorto. Lui si accorge sempre di
tutto,quando vuole. E fu parlandone che capii veramente ciò
che provavo,era
stata una cotta passeggera,e poi non ero nemmeno
ricambiata,quindi…fu facile
dimenticare quella probabilità.” Sorrise nel
buio,ricordando ancora la
conversazione piena d’imbarazzo.
-“Grazie…”
sussurrò Ale.
-“E
di cosa?!” replicò l’altra.
-“Per
avermeli fatti conoscere un po’ di più. In
fondo devo lavorare per loro,e di conseguenza devo sapere almeno come
comportarmi.”
-“Nonostante
quello che ti ho detto,tu sii sempre te
stessa. Ti apprezzeranno per quello che sai fare e per quello che sei
davvero.”
Fu con quella frase che si accorse di voler essere apprezzata nel suo
impegno.
Voleva dare il massimo di sé stessa,e ce l’avrebbe
fatta. Ne era sicura.
Chiariamoci! Non voleva conquistarli. Assolutamente no! Voleva solo
fare bene
ciò per cui sarebbe stata pagata. Dopo quei brevi e ultimi
pensieri della
giornata si addormentò,senza accorgersene.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5: SWIMMING POOL ***
Ed
eccomi,ancora un altra volta,qui! Qualcuno già mi
conoscerà,altri,forse,mi stanno conoscendo ora... Il
capitolo che posto oggi è il mio preferito,per ora...Vedremo
cos' altro sarà in grado di immaginare la mia mente,in
futuro...xD...Ok,basta con le chiacchiere,ringrazio,come sempre,
vale_mars,e a lei si è aggiunta anche __Zuzu!! *_*
BUONA
LETTURA! SPERO DI NON DELUDERVI....E RIPETO,PER FAVORE,UN COMMENTINO
SOLO??! CAPISCO CHE NON AVETE VOGLIA DI SPRECARE TEMPO A SCRIVERE UNA
RECENSIONE,O CHE NON SAPETE COSA DIRE,MA A ME BASTEREBBE ANCHE UN
SEMPLICE "Ciao,mi piace!" o "Ciao! Non mi piace" GIUSTO PER SAPERE CHE
QUALCUNO LA LEGGE...VI PREGO,METTETEVI NEI MIEI PANNI,STO SOLO CERCANDO
DI CAPIRE SE VALE LA PENA SCRIVERLA O NO....GRAZIE....
CAPITOLO
5:
"SWIMMING POOL"
Il
mattino seguente fu svegliata dalla debole luce
del sole,che si infiltrava dalle tende, fino a colpirle con delicatezza
gli
occhi,quasi fosse una carezza astratta. Prima di alzarsi,si
crogiolò un altro
po’ in quel torpore causatogli dalla dormita appena
interrotta. Si girò
dall’altra parte,per vedere se anche Emma si era svegliata,ma
la trovò stesa a
pancia in giù,in una posa molto rilassata,con il respiro
pesante e tipico del
sonno. Così cercò di capire che ore segnalava la
radio sveglia sul comodino,e quando
riuscì a decifrarla,ne rimase colpita. Di solito dormiva
molto di più,non si
era mai alzata alle sette e mezzo,escluso qualche caso speciale. Decise
di
alzarsi,e si mise un paio di shorts di jeans,con una maglietta
sbrindellata
rossa e un paio di infradito. In fondo era comunque Giugno. In seguito
lasciò
la stanza,con l’intenzione di girovagare un po’ per
l’hotel e magari di andarsi
a prendere una boccata d’aria nel giardino. Si richiuse
lentamente la porta
alle spalle,stando attenta a non fare rumore,poi si
incamminò lungo il
corridoio,fino a raggiungere le scale. Quella mattina preferiva
sgranchirsi le
gambe. Arrivò nella hall,dove trovò un cartellone
con su scritto i vari piani
dell’albergo e ciò che esso offriva,cosa che la
prima sera non aveva notato. La
sua attenzione fu subito attratta dalla piscina. Era da tanto che non
si faceva
una nuotata,ma si rese conto di non avere un costume con
sé,dato che non aveva
pensato ad un eventuale “bagno”. Se prima era
eccitata ora si malediceva da
sola per non aver preso in considerazione tale idea. Ma non si
lasciò
abbattere,così tornò alla sua camera ed estrasse
il portafoglio dalla valigia.
Non se l’era portato dietro? Bene,sarebbe andata a comprarlo!
Così
intestardita,uscì,alla ricerca di un negozio di
abbigliamento. Fu fortunata e
ne trovò subito uno. Entrò con cautela, disposta
a spendere il giusto. Si era
promessa che non avrebbe toccato i soldi se non per le cose vitali,e
già questa
promessa veniva infranta.
-“Scusi,ha
bisogno di qualcosa?” le chiese un
commesso nella sua lingua madre,cercando il suo sguardo. Ma quando vide
che non
riusciva a capire riformulò la domanda in inglese.
-“Oh…Ecco,stavo
cercando un costume. Ce l’avete?”
rispose.
-“Certo!
Un due pezzi,o costume intero?”
-“Uhm…Vada
per il due pezzi.” Nel frattempo il
commesso era sparito,e ritornò nel giro di qualche minuto
con in mano una
decina di costumi diversi.
-“Sono
di taglia unica,quindi le converrebbe
provarseli.” Aggiunse. Alexa diede uno sguardo veloce ad
ognuno di essi e optò
per un bikini monocolore viola. Le sembrava il più
semplice,e la rappresentava
meglio. Andò a provarselo nel camerino e gli parve che la
taglia fosse
azzeccata. Poi si diresse alla cassa.
-“Sono
23 euro.” Esordì la cassiera. La ragazza
pagò
e,con il nuovo acquisto in un sacchetto,fece ritorno
all’hotel,trionfante con
se stessa. Corse nella stanza,sempre attenta a non svegliare Emma,e si
mise il
costume,per poi rivestirsi con gli abiti precedenti,portandosi dietro
un
asciugamano. Quando arrivò in piscina erano già
le otto,ma non vi era ancora
nessuno. Si privò dei vestiti e li appoggiò su
una sdraio. Subito dopo si
immerse lentamente nell’acqua,senza passare dalla scaletta.
Al primo impatto si
sentì raggelare e percuotere,come se avesse ricevuto una
scossa. Stette attenta
a non bagnarsi i capelli,non aveva voglia di asciugarli dopo. Fece solo
un paio
di vasche,poi volle provare la piscina con l’idromassaggio.
Le piaceva starsene
in ammollo,lasciandosi massaggiare dalla forza
dell’acqua,tenendo gli occhi
chiusi ed ignari di tutto. Fu proprio mentre ritrovava la pace che
sentì
qualcuno picchiettargli da dietro sulla spalla. Alexa si
girò di
scatto,incenerendo con lo sguardo chiunque si fosse azzardato a
disturbarla.
Inutile dire di chi si trattava.
-“Buongiorno
anche a te Jared.” Lui si limitò a
sorridere,rialzandosi dalla posa che aveva assunto. Infatti si era
inginocchiato in terra,per poter arrivare all’altezza della
sua schiena.
-“Come
mai sei già sveglia a quest’ora?” le
domandò
poi.
-“Potrei
fare la stessa domanda anche a te.” Replicò
lei. “Comunque mi sono alzata e non sapevo cosa
fare,così ne ho approfittato.”
A quel punto lui,si immerse in acqua,posizionandosi dalla parte opposta.
-“Te
che ci fai già qui?” chiese.
-“Ho
la camera accanto a Shannon.” Disse con fare
ovvio. Ma lei non riuscì a comprendere,al che Jared
rimediò “Russa…”
accompagnò
la frase con un cenno della mano,sottolineandone
l’ovvietà. “E io non sono più
riuscito ad addormentarmi.”
-“So
cosa vuol dire,Bryce ogni tanto russava.” Si
pentì subito di ciò che aveva detto.
-“Chi
è Bryce?” domandò lui,ma,come gli
capitava
ogni volta con lei,si accorse di aver toccato un tasto dolente
“Come non
detto…Ti va di fare una gara di nuoto?” propose
poi.
-“In
realtà non sono molto brava.” Cominciò.
-“Che
te ne frega! Anche io non sono molto
bravo.Giusto per divertirsi un po’…”
-“E
va bene!” sbuffò. Poi uscì velocemente
dalla
vasca idromassaggio e si diresse nella piscina,tuffandosi di slancio.
Subito
dopo di lei si buttò anche Jared. Quest’ultimo
assunse la
posizione di partenza e fece il conto alla
rovescia.
-“Tre,due,uno,via!”
sull’ultima parola Alexa scattò
in avanti,portando le braccia e le gambe alla velocità
massima che poteva
raggiungere,quando si accorse che non avevano stabilito quale e quando
fosse
l’arrivo. Così interruppe le azioni,rimanendo
semplicemente a galla e
strizzandosi i capelli.
-“Ecco,me
li sono bagnati!” nello stesso istante che
pronunciava quella frase,Jared si fermò e la raggiunse.
-“Cosa
speravi,scusa?! È normale bagnarsi i capelli
nuotando. E perché ti sei fermata?”
-“Hai
ragione. Comunque mi sono fermata perché non
avevamo deciso quale fosse il punto di arrivo.”
-“Giusto!
Che sbadato che sono stato! Però,dì la
verità,ti sei fermata perché eri già
sfinita!”
-“Senti
Mister sono tutto io,mi sono fermata solo
perché,a differenza tua,mi sono accorta che non aveva senso
fare una gara della
quale non avevamo stabilito come fosse. Si vede che te,quando fai
qualcosa,allo
stesso tempo non riesci a ragionare. Beh,io invece si, si vede che la
mia intelligenza
è superiore alla…” non
riuscì a finire la frase perché lui la spinse
sott’acqua,per poi farla riemergere subito,facendola bere un
po’. Quando riuscì
nuovamente a respirare con decenza,lui scoppiò a ridere,come
a prendersi beffe
di Ale.
-“Brutto
stupido che non sei altro!” sbraitò,cominciando
a schizzarlo, e costringendolo a strizzare gli occhi e a coprirsi il
volto con
le mani.
-“Stupido,posso
anche capire. Ma
brutto…beh,cara,mettiti gli occhiali.” Disse tra
uno schizzo e l’altro.
-“Vanitoso
che non sei altro. Cretino! Maniaco di
protagonismo! Deficiente!” si fermò,rendendosi
conto che forse stava
esagerando.
-“Ehi!
Ehi! Ehi! Vacci piano con le offese.”
Replicò,una volta che Alexa smise di alterare la superficie
della piscina.
-“Scusa,hai
ragione.” Si arrese,ritenendola la
scelta migliore.
-“Bene,allora…vuoi
fare un'altra gara?”
-“No,grazie,passo
stavolta.” Annunciò,prima di
uscire dall’acqua per asciugarsi con l’asciugamano
e rivestirsi. Lui restò lì,a
fissarla,cercando di comprendere quel suo fare così
lunatico. Quando la ragazza
si girò per salutarlo lui non c’era
più,così lei si avvicinò al bordo e lo
vide
sprofondare verso il fondo. Pensò che si trattasse di uno
scherzo,ma cambiò
subito idea quando comprese che non tornava a galla. Così
decise di
tuffarsi,nonostante fosse già vestita. Quando lo raggiunse
richiamò a sé tutte
le forze per riportarlo verso la superficie. Una volta che furono
fuori,cominciò ad andare nel panico. Prese tre grandi
respiri e si calmò. Le
era sempre stato insegnato che ,in casi come quelli, una persona doveva
mantenere la calma,così da poter ragionare a mente fredda.
Jared continuava a
sembrare incosciente,come se fosse svenuto.
-“Cosa
faccio ora?” si ritrovò a pensare ad alta
voce. Poi fece la prima cosa che le venne in mente e che aveva visto
fare un
milione di volte. Cominciò a premere con forza
all’altezza del torace . Sentì
il battito,e le parve regolare,che strano. Continuò a
spingere con le mani,non
ottenendo risultati. Alla fine provò con la respirazione
bocca a bocca,di
solito con quella funzionava. Soffiò tutta l’aria
che aveva nei polmoni tre
volte. Non si curò del contatto che ebbe con le sue labbra,a
lei non
interessava. Poi tornò a premere sul suo petto,e dopo un
altro paio di
tentativi,Jared riprese a respirare,sorridendo.
-“Te
l’ho fatta!” esclamò,senza che il
sorriso
abbandonasse il suo volto.
-“Cosa
vorresti dire?” sbottò lei,incredula,senza
capire al volo. Poi,assunse un espressione innaturale,furibonda e il
cantante
comprese che le si erano schiarite le idee. “Cosa hai
fatto?!!!!”
urlò,riuscendo addirittura a spaventarlo. Si alzò
di scatto dal suo
corpo,lasciandolo in terra. Rischiava che le prendesse una crisi
isterica,al
che Jared scattò in piedi.
-“Volevo
mettere alla prova le tue capacità,ti sei
dimenticata che faccio anche l’attore.” La sua voce
aveva assunto un tono di
serietà incomprensibile “E devo dire che sai
cavartela,ho fatto bene la mia
scelta.”
-“Te
non ti rendi conto della paura che mi hai fatto
venire!? Sei un irresponsabile, un immaturo,un egoista e un
insensibile.” Gli
urlò in faccia un'altra scarica di offese, prima che lui
l’afferrasse per le
braccia,fino a farle aderire il petto contro il suo.
-“Direi
che oggi mi hai offeso abbastanza,non
trovi?” le soffiò a qualche centimetro dal viso.
Forse sperava di imbambolarla.
Se fosse stato così non aveva ancora capito con chi aveva a
che fare.
Ovvio,rimase un po’ interdetta da quel contatto, accorgendosi
solo ora della
bellezza che quell’uomo possedeva,ma lei non era una sua
fan,e non impazziva per
lui come loro, quindi non ci cascava. Così lo spinse via con
forza.
-“Lasciami
stare!” disse lei in risposta.
-“Superata
anche la seconda prova. Ovvero,sai
resistermi. Perfetto!” la sua espressione entusiasta
cancellò ogni
ostilità,facendola ridere. Ma non si era dimenticata dello
scherzo precedente.
Così si avvicinò cautamente al bordo, mettendosi
a sedere con le gambe in
ammollo,sicura che lui l’avrebbe imitata. E
infatti…
-“Raccontami
un po’ di te…se ne hai voglia.” Disse
lui,sedendosi al suo fianco.
-“Si,ma
prima…” lo guardò negli
occhi,mandandolo in
confusione non appena gli si avvicinò al viso. Lei ne
approfittò,lo afferrò per
le spalle,e, mentre lui si accorgeva di cosa stava per accadergli, lo
spinse
con forza in acqua.
-“Ah
si eh!” sbottò,mentre la raggiungeva,ancora
immerso. Alexa cercò di alzarsi,ma lui fu più
veloce,le sue mani le afferrarono
le gambe e la trascinarono con sé. La prese in collo,pronto
per immergersi del
tutto.
-“Lasciami!
Lasciami!” ormai lei si dimenava tra le
sue braccia, tirandogli degli schiaffi leggeri sulle spalle.
-“Uno,due,tre!”
fu costretta a tapparsi il naso
mentre l’acqua la ricopriva fin sopra la testa.
-“Jared,ti
prego,ora basta.” Lo implorò ancora una
volta,quando furono di nuovo fuori.
-“D’accordo.”
La lasciò andare,spalancando le
braccia e liberandola dalla sua stretta.
-“Grazie.
Ora io me ne vado,e te non mi farai più
nessuno scherzo per oggi. D’accordo?”
-“
Anche se avevi detto che avresti parlato un po’
di te,ma capisco che era compreso nello scherzo…
D’accordo,signora capitana!”
esclamò,portandosi una mano al capo,imitando il saluto
militare.
-“Imbeci…Ehm,bravo
ragazzo!” si corresse
subito,vedendo lo sguardo di Jared farsi già vendicativo.
“Prima però,posso
farti una domanda?”
-“Si…Bisogna
vedere se però ti rispondo.” Ammiccò.
-“Fai
così con tutti i tuoi dipendenti?”
-“Cioè?
Così come? Intendi fare le finte,eccetera?”
-“No,anche
se qualcosa di simile… Intendevo se dai
tutta questa confidenza a tutti dopo soli tre giorni.” Lui
sembrò
rifletterci,corrugando la fronte e facendosi pensoso.
-“In
realtà no,questa è la prima volta che do
confidenza a una persona senza conoscerla.”
-“Ma…perché
con me ti sei “lasciato andare” subito?”
-“Non
saprei,forse perché ti sono debitore in quanto
mi hai aiutato due volte senza sapere chi fossi.”
-“Beh,è
quello che devo fare con tutti in quanto
volontaria…” lo interruppe.
-“O
forse,semplicemente per il fatto che ti sento
simile a me.” mentre lo disse uscì anche lui dalla
piscina,per poi infilarsi un
accappatoio. Quella frase la stupì,non riusciva a capire.
“Non so perché,ma ho
come la sensazione che anche tu soffra dentro,più di quanto
dai a vedere,ma
vuoi nasconderlo sempre dietro ad un sorriso gentile.” Quando
disse “anche tu”
lei capì che lui si era appena confidato,aveva appena
descritto sé stesso. Ma
non volle indagare per cosa soffrisse Jared,così come non
voleva dargli
ragione.
-“Smetti
di immaginarti come sono dentro. Tanto
questa è solo una tua impressione. Non sono come hai
detto.”
-“Vorresti
dire che non soffri dietro a quella
maschera? Sai,l’ho visto anche quando hai nominato quel
ragazzo…Bryce,mi
sembra.”
-“Come
osi? Fatti gli affari tuoi,io sono una tua
dipendente e ti deve interessare solo la mia esperienza da tale,non la
mia
vita. Quindi,la cosa finisce qui. Ciao!” detto
ciò,prese le sue cose e
uscì,correndo in camera con le lacrime agli occhi,lasciando
dietro di sé un
infinità di gocce che ricadevano in terra a causa dei suoi
vestiti zuppi,che si
andavano a mescolare con le sue lacrime. Non le piaceva che un uomo
appena
conosciuto capisse così tanto di lei.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6: DISCUSSIONS ***
Good
evening girls and (maybe) boys!! I'm back! Eh si,mi dispiace per voi!
Muahahaha! Evitiamo ulteriori scleri,stasera vi lascio subito al
capitolo! Prima,però,ringrazio le recensitrici per
continuare a sopportarmi: vale_mars,closer e Yukii_Nimrod.... Grazie!!
BUONA LETTURA A TUTTI! SPERO CHE QUESTO CAPITOLO NON VI
DELUDA!!
CAPITOLO
6:
"DISCUSSIONS"
Entrò
nella stanza sbattendo la porta con
violenza,una rabbia accecante, più verso sé
stessa che verso lui,la stava
divorando senza indugio. Doveva esserci qualcosa che non andava in
lei,forse
nei suoi occhi traspariva troppo della sua vita,avrebbe dovuto
immaginarselo da
sempre,ed imparare a crearvi una barriera,così da non
permettere agli altri di
accedervi. Da tanto che era furiosa non si accorse nemmeno di aver
svegliato
Emma,la quale la stava guardando con occhi spalancati,chiedendosi cosa
potesse
mai essere successo. Non fece domande,ma non riusciva a distogliere lo
sguardo
dalla ragazza. Alexa si sedette di peso sul letto,per poi asciugarsi in
malo
modo le lacrime che ormai scendevano copiose lungo le sue guance. Si
sentì
posare una mano sulla schiena,in segno di conforto. Ma quel conforto
rimase in
quel gesto, senza raggiungere il cuore della persona a cui era
destinato.
-“Scusa…”
gracchiò,non riuscendo a fare di meglio
con la voce “Non volevo svegliarti.”
-“Tranquilla,cara.
Piuttosto,è successo qualcosa?”
si preoccupò.
-“No,ho
solo avuto una piccola incomprensione con Jared.”
-“Quell’uomo
è davvero una testa calda,giuro che…”
-“Emma…”
la interruppe “Non è colpa sua,lui ha solo
detto ciò che pensava,sono io che non riesco ad
accettarlo.” Continuò.
-“Scusa,ma
non riesco a capire dove vuoi arrivare.
Non per farmi gli affari tuoi,ma se vuoi parlarne con
qualcuno,beh…io sono
qua.”
-“Mi
sembra il minimo che tu non capisca,non ti ho
detto niente perché sia il contrario. Comunque grazie per la
disponibilità,ma
non voglio annoiarti con le mie paranoie,non sei una
psicologa.” Emma si lasciò
scappare un sorriso sull’ultima parola.
-“Non
sarò una psicologa,ma potrei anche farla,dato
che riesco a capire quell’essere anormale che è
Jared.” Riuscì a far sorridere
anche Alexa,ma solo apparentemente,in realtà il suo cuore
continuava a piangere.
-“Diciamo
che abbiamo avuto una piccola discussione
perché ha insinuato delle cose su di me,e mi ha dato noia
perché le sue idee
erano giuste. Non voglio che si intrometta nella mia vita.”
Quando si
fermò,Emma la guardò,incitandola a
continuare,e,spinta chissà da quale
volontà,la nostra protagonista si ritrovò a
raccontarle quasi tutta la sua
vita. “In poche parole ha capito che io non sono come sembro
fuori,ha capito
che in realtà soffro,ha capito cose che neanche io capisco,a
volte. E la cosa
non mi piace.” Concluse.
-“Mi
dispiace per tutto quello che hai passato.
Comunque cerca di non inquadrarlo troppo velocemente, Jared non
è un uomo
ficcanaso,per niente. Lui ne ha passate tante,e non le è mai
capitato di
sentirsi simile a qualcuno,se non a suo fratello. Forse,sperava di
poter essere
compreso da te. Forse,vedeva in te una persona con la quale condividere
il suo
dolore.” Le parole che uscirono dalla bocca di Emma la
lasciarono spossata. Lei
sapeva cosa voleva dire soffrire,e come se lo sapeva! Ma non avrebbe
mai
pensato che lo potesse sapere anche Jared,non prima di quella mattina.
Dentro
di sé,si chiedeva cosa gli causava dolore,ma non riusciva ad
immaginarselo. Le
sembrava felice,aveva la musica,che era la sua vita,e la condivideva
con suo
fratello,anche lui la sua vita. Aveva i suoi Echelon,e le sue fan che
lo
amavano,a volte anche troppo intensamente,vittime di
quell’amore platonico che
le imprigionava,rendendole felici si,ma anche illuse di un amore
impossibile.
Emma si accorse delle sue riflessioni, infatti le disse:
-“Io
non sono la persona giusta per narrarti le sue
sofferenze. Un giorno,se vorrà,te le riferirà lui
stesso. Ma anche tu dovrai
aprirti a lui. Tranquilla,non sei obbligata. In fondo sei solo una loro
dipendente” aggiunse,vedendo l’espressione assunta
da Alexa “Ti dico solo una
cosa,il successo non lo rende felice in tutto. Certo,si sente
realizzato,si
sente qualcuno. Ama ciò che fa,e non smetterebbe mai se
dipendesse dal suo
amore per la musica. Ma il suo lavoro,in fondo,non c’entra
con il suo
passato,con la sua vita privata.” Quella conversazione le
aprì gli occhi su
tante cose. Anche sul perché a volte i fratelli Leto
sembravano dei ragazzini.
La sua teoria era che lo tornavano davvero,tornavano piccoli,forse
perché
bambini non lo erano mai stati davvero.
-“Hai
ragione. Grazie ancora. Non so come
sdebitarmi.” Disse,ma Emma si concesse ad una breve risata.
-“Non
essere ridicola! Non devi sdebitarti di
nulla.” Mentre
pronunciava quella
frase,sentirono bussare insistentemente alla porta. La donna che aveva
appena
parlato si alzò di fretta,ed andò ad aprire.
Mentre Alexa rimase dov’era,
sdraiandosi comodamente sul letto,lasciandosi scappare un sospiro
stanco.
-“Senti,io
vado a fare colazione.” annunciò
Emma,riaffacciandosi sulla stanza. Forse a bussare era stato qualcuno
che la
voleva accompagnare a mangiare. La ragazza annuì,senza
risponderle verbalmente.
Poi chiuse gli occhi,mentre sentiva la porta richiudersi.
Così cominciò a
canticchiare,niente in particolare,si lasciava semplicemente andare a
melodie
sconosciute. Alla fine si accorse di essere osservata, a quanto pareva
non era
rimasta sola come credeva. Lo riconobbe dal respiro che aveva
già sentito sul
suo volto un paio di volte. Quel respiro leggero,delicato,che lei si
era trovata
a dover regolarizzare. Rimase con gli occhi chiusi,ignorandolo e
sperando che
se ne fosse andato da un momento all’altro. Ma il suo
desiderio non fu
esaudito.
-“Cosa
vuoi,ancora?” sputò tra i denti. Lo scambio
di parole che aveva avuto con Emma l’avrebbero dovuta rendere
più comprensiva
nei suoi confronti,ma doveva ancora abituarsi all’idea. Non
ottenne risposta,ma
sentì il materasso abbassarsi e rialzarsi accanto a lei.
Così aprì gli occhi e
si girò verso quella presenza ormai accentuata. Non aveva
intenzione di
cominciare lei a parlare,quindi si limitò a fissarlo negli
occhi con insistente
fastidio.
-“Voglio
scusarmi per prima.” Ammise,guardandosi le
mani intrecciate. Che non riuscisse a sostenere il suo
sguardo,però,le sembrava
strano. “Sono stato troppo impulsivo,non volevo darti
quell’immagine di me,ma è
stato più forte della ragione.”
-“E
quindi?” temeva che dietro quelle scuse ci fosse
dell’altro. Ma si sbagliava, ancora.
-“Nulla.
È solo che ritenevo giusto porgerti le mie
scuse,come dovrebbero fare tutti i gentiluomini.”
-“Ok,scuse
accettate. Ma,per favore,non tentare mai
più di leggermi nella mente.”
-“Ma
non ti ho letta,non ho cercato io di capirti.
L’ho solo sentito a pelle,è stato
l’istinto a dirmelo,non voglio che tu pensi
che sono un ficcanaso. Non è così.”
-“Tranquillo,l’ho
capito ora.”
-“Uhm…bene,allora.
Io scendo a fare colazione,te
vuoi venire?”
-“No,grazie.
Rimarrò ancora un po’ qua,non ho fame.”
-“E
se io mi sentissi male mentre sto mangiando?
Metti caso che soffoco perché un boccone di brioche mi
rimane in gola?”
-“Ma
cosa devo fare con te?!” esclamò lei,alzando
gli occhi al cielo,seguiti dalle braccia, in segno di resa.
“Jared,non ti
succederà assolutamente niente,fidati. E se dovesse
succedere qualcosa,sapete
dove trovarmi.”
-“Ma…se
mentre ti vengono a chiamare io sto già
morendo lentamente?” insistette lui.
-“Sant’Iddio!”
esclamò in italiano,guadagnandosi una
domanda in più.
-“Cosa
vuol dire?” chiese,infatti, l’uomo.
-“Niente,non
puoi capire. Ora vai a
mangiare,altrimenti diventerai anoressico.” Disse, tirandolo
su da un braccio e
cominciando a spingerlo verso la porta. Alla fine riuscì a
farlo uscire.
-“Mi
stai buttando fuori?” domandò incredulo.
-“Si!”
replicò lei,estraendo fuori uno dei suoi
sorrisi più smaglianti . Poi gli chiuse la porta in
faccia,ridendo come non le
succedeva da tanto. Subito dopo tornò a sdraiarsi, sicura di
potersene stare
finalmente per i fatti suoi. Ma quel giorno non voleva darle un
po’ di
pace,anzi,si mostrava proprio stressante. Dei colpi la distrassero
ancora una
volta,e, così come si era sdraiata,andò ad
aprire,innervosita.
-“Jared,senti
avresti rotto le…” si bloccò,non
appena si accorse che la persona che aveva di fronte non era chi
pensava.
“Oh,scusa Shannon.”
-“Tranquilla.”
Le sorrise amichevolmente “Ero
passato per vedere come stavi.”
-“Come
facevi a sapere che…”
-“Beh,ho
sentito la porta della stanza di Jared
sbattere,così sono andato a bussargli per sapere cosa gli
era successo e mi ha
raccontato tutto. Perdonalo se,a volte, ti sembra intrusivo.”
La interruppe.
-“A
volte? Avevo come l’impressione che non fosse la
prima volta.”
-“Ok,lo
ammetto,quasi sempre è così. Ma solo con
me,è la prima volta che gli capita con qualcuno di
estraneo.”
-“Oh,beh,questo
spiega tante cose.” Ribadì
sarcasticamente.
-“Comunque,scommetto
che si è venuto a scusare.” Lei
annuì “Almeno quello… scendi a fare
colazione?”
-“No,me
lo ha chiesto anche tuo fratello,ma al
momento non ho fame.”
-“Mica
devi mangiare per forza qualcosa. Dai,vieni!
Stai un po’ in compagnia,non sembri il tipo che preferisce
isolarsi.” La
ragazza ci riflesse su parecchio.
-“Non
ne sarei tanto sicuro,a volte preferisco stare
sola con i miei pensieri,che in mezzo a quelli altrui.
Però,per stavolta,chiudo
un occhio dai.” Scherzò,uscendo dalla camera. Si
incamminarono per il
corridoio,l’uno di fianco all’altra.
-“Mi
ha detto Jared che sai resistergli. Sai,sei
fortunata,se fossi stata un'altra a quest’ ora ti avrebbe
già licenziata per
tentato stupro!”
-“Ahahah.
Tranquilli non succederà.”
-“Nemmeno
con me?!” la guardò
maliziosamente,prendendosi in giro da solo.
-“No,stranamente
il fascino dei Leto non mi
colpisce.” Rispose. Fu un errore,perché Shannon la
afferrò per i fianchi,fino a
farle sfiorare il muro con la schiena. Sapeva già cosa
doveva fare ora,lo fissò
intensamente negli occhi,senza cedergli. Lui la tenne
lì,così,per un paio di
minuti. Quando,alla fine,cercò di avvicinare le labbra a
quelle della
ragazza,quest’ultima lo spinse via,così come aveva
fatto con suo fratello.
-“Notevole!
Sai controllarti.” Disse.
-“No,c’è
una differenza tra controllarsi e rimanere
indifferenti. Io opterei di più per la seconda opzioni,senza
offesa eh! Ma non
mi attrai.”
-“Ok”
alzò le mani “Sei una ragazza tosta.”
-“Ma
perché avete tutti il vizio di chiamarmi
ragazza? In fondo ho ventotto anni!” sbuffò.
-“Non
sembrerebbe.” Lei alzò un sopracciglio
“Fisicamente intendo.”
-“Ah,e
mentalmente?” ammiccò.
-“Devo
ancora imparare a conoscerti.”
-“E
se io non volessi?!” sbottò lei.
-“Troppo
tardi mademoiselle!”
-“Pensavo
tu fossi meglio di Jared. Ora credo tu sia
peggio.” Esordì.
-“Attenta
a ciò che dici,ragazzina!” la
ammonì,sventolandole davanti un dito. Poi presero
l’ascensore,scambiandosi
ulteriori “minacce”. Quando giunsero al ristorante
dell’hotel,insieme,e
ridendo,ottennero degli sguardi indagatori. Alexa pensò che
gli americani
volavano un po’ troppo velocemente con la mente. Cosa
c’era di strano nel
ridere con un amico? Ma si rese conto che amici non lo erano,non
ancora. Ma ciò
non cambiava le cose. Come la sera precedente,si sedette al tavolo con
la band
ed Emma. Jared osservò Alexa,sembrava innervosito,teneva gli
occhi stretti in
due fessure,poi si decise a parlare:
-“Menomale
che te ne volevi stare ancora in camera e
non avevi fame!”
-“Ehi,fratellino,è
colpa mia,sono io che l’ho
costretta a venire. In fondo uno non deve mica mangiare per forza.
È venuta per
farci compagnia.” Nel frattempo le fece un occhiolino.
-“Uhm…
chissà cosa le hai fatto per convincerla?!?”
tirò una frecciatina delle sue. E Alexa fu l’unica
a non capire cosa voleva
intendere con quella supposizione.
-“Jared,non
offendermi. E comunque non è come credi.
A quanto pare nessuno di noi
l’attrae,fortunatamente.” Allora comprese anche
lei a cosa si riferiva il cantante,così lo guardò
negli occhi,sentendosi
offesa.
-“Ma
che bella considerazione che hai di me!”
esclamò indignata. Se prima l’idea di stringerci
un qualche legame d’amicizia
le aveva sfiorato la mente,ora si chiedeva come era successo.
Continuava a
pensare che quell’uomo,anche se aveva sofferto nella sua
vita,era alquanto
fastidioso e arrogante. Forse con il tempo avrebbe cambiato idea. Ma
non ne era
sicura. In fondo con lui si sentiva bene,quando faceva il serio ed
erano da
soli,ma subito dopo sembrava smentirsi. E quei bei momenti
svanivano,insieme ai
ricordi. Jared rispose a scoppio ritardato,con una scrollata di
spalle,e con
questa frase:
-“Scusa…ma
è quello che mi fa pensare il tuo comportamento!”
quelle parole le rimbombarono nella testa.
-“Ma
come ti permetti di insultarmi così! Mi conosci
da soli tre giorni e osi dire,o pensare, che sono una facile?!
Basandoti su
cosa,poi? Mi sembra di averti dimostrato il contrario stamani. E io che
perdo
tempo a cercare di capirti! Mi sono già stufata di essere
presa in giro,sono
una vostra dipendente ora,e preferirei essere trattata da tale,con
rispetto.
Detto ciò,non rivolgermi più la parola in questo
modo,o mi licenzio!” non si
rese conto di urlare,e nemmeno che metà ristorante aveva gli
occhi puntati su
lei e Jared. Quest’ultimo rimase immobile,sembrava che ogni
sua terminazione
nervosa avesse smesso di funzionare,trattenne il fiato. Mentre sulla
sua faccia
stava apparendo un espressione furibonda. “Come si permetteva
di urlargli così
in pubblico?” Si trovò a pensare. Poi riflesse su
ciò che le aveva detto lui,e
capì che avevano esagerato entrambi. Non rispose
più,perché non voleva
rischiare davvero di perdere una lavoratrice così in gamba.
“In gamba si,finchè
teneva la bocca chiusa,però” gli
suggerì la rabbia. Scosse il capo,come a
scacciare quei pensieri. E la osservò alzarsi,ed uscire
dalla sala a passo
svelto. Nel mentre,si chiedeva se sarebbero mai riusciti ad andare
davvero
d’accordo,senza finire poi con il litigare ogni volta.
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7: WE AREN'T NORMAL! ***
Echelon!!!
Brothers and Sisters!!!! La rompiscatole è tornata!!! Spero
che i bisticci tra Jared e Alexa non vi siano già venuti a
noia,perchè altrimenti questo capitolo non vi
piacerà,anche se non si tratta di un vero bisticcio!! Va
beh,basta con le chiacchiere inutili! Innanzitutto ringrazio,come
sempre,la mia recensitrice fedele (almeno spero continuerà a
seguirmi,xD) vale_mars!! Ora vi lascio al capitolo!!
BUONA
LETTURA ECHELON FAMILY!!
QUALCHE
NUOVO COMMENTINO ??!! PLEASE!! TANTO NON VI LIBERERETE
FACILMENTE DI ME! XD
CAPITOLO
7:
"WE AREN'T
NORMAL!"
Spinto
da chissà quale ragione,si alzò anche lui da
dov’era,facendo tremare i bicchieri e i piatti posti sopra il
tavolo,scontrandoci erroneamente nell’alzarsi. Senza dare una
spiegazione a
nessuno,rincorse la ragazza sotto lo sguardo sorpreso di
tutti,fregandosene.
Quando riuscì a raggiungerla stava già montando
in ascensore. Inutile dire che
non arrivò in tempo,così la guardò,
tra la fessura della porta ancora visibile,che
poi si chiuse,portando via con sé il suo volto. Gli era
parso di aver scorto
una piccola lacrima all’angolo dell’occhio della
ragazza,ma non ne fu poi così
sicuro. Non volendo arrendersi,si precipitò dalle
scale,cominciando a fare due
o tre scalini alla volta,a seconda di come riusciva ad impuntare il
piede.
Arrivò al secondo piano,prima
dell’ascensore,così vi si posizionò
davanti,posandovi una mano,che nel frattempo lo aiutava anche a
reggersi in
piedi. Quando questo si aprì,rivelando un Alexa in lacrime,
Jared non seppe più
cosa fare,e rimase lì,impalato,a guardarla dispiaciuto. Era
solo colpa sua se
stava piangendo. Lei lo fissò,mentre faceva un passo verso
di lui,solo per
uscire dall’ascensore. Il ragazzo era ancora in preda al
fiatone,quando riuscì
finalmente a rivolgerle la parola.
-“Mi…mi
dispiace!” esclamò,traendo un respiro
profondo alla fine. In quel momento, probabilmente a causa del
sovraccarico di
emozioni,la ragazza si gettò di peso addosso a
Jared,cominciando a singhiozzare
disperatamente,bagnandoli la maglia. Lui,stupito da quel gesto,non si
era
ancora reso conto di tenere le braccia spalancate, ad afferrare il
vuoto.
Quando se ne accorse,però,rimediò,portandole a
stringere il corpo esile di
quella giovane donna. Non dissero niente,rimasero semplicemente
lì,ad abbracciarsi.
L’uomo cercava di consolarla aumentando di poco la presa,di
tanto in tanto. Non
seppero per quanti minuti stettero così,l’unica
cosa di cui erano certi era che
quel momento,era arrivato senza preavviso,senza…senza niente
di voluto. Giunta
a quella conclusione,Ale si separò con freddezza da quelle
braccia che la
stringevano, scansandole. Il suo comportamento non aveva nulla di
chiaro,né per
lei,né per lui,che la fissò scioccato. In
fondo,era proprio lei che si era
buttata in quell’abbraccio, cercando … cercando
cosa? Conforto? Non riusciva
più a capirsi,e ciò la preoccupava. Un momento
prima piangeva a causa sua,e poi
lo abbracciava. Cosa le stava succedendo? Forse la gravidanza le stava
dando
alla testa.
-“Ma…
si può sapere cosa ti prende?” sbottò
infine
Jared,stupefatto.
-“Io
non lo so. Non lo so!” sbraitò.
-“Tu
sei pazza!” urlò di rimando lui. Senza contare
che avrebbero potuto attirare l’attenzione delle persone
nelle camere lì
vicine.
-“Si,forse
lo sono. Ma non dimenticare che questa
pazza…” si indicò all’altezza
del petto “Ti ha aiutato per ben due volte,mentre
tu stavi male ed eri in preda a degli attacchi di vanità! E
non è detto che non
dovrò più aiutarti,altrimenti non mi avresti
assunta!”
-“Si,hai
ragione.” cominciò lui,cercando di
abbassare il tono della voce il più possibile. “Ma
se ogni volta che
parliamo,dopo va a finire così,sarò costretto a
licenziarti e a sostituirti con
qualcun altro.” Lei non aveva considerato tale idea,ed ora
che ci rifletteva
comprese che avrebbe messo a rischio il suo sogno,se avesse continuato
con quel
comportamento.
-“Scusa…ma
non so cosa mi sia preso. Ultimamente non
ci sono con la testa,ma non succederà più,lo
giuro. Però,te devi aiutarmi.” Lo
implorò.
-“Scuse
accettate. E,come posso aiutarti?” le
chiese.
-“Devi
smetterla di provocarmi con le tua
battutine,e con i tuoi modi di fare da persona arrogante! Dovresti
comportarti
più da adulto. E…” si
fermò,dovendo riprendere del fiato.
-“E…?”
la incitò lui.
-“E,sarebbe
meglio,se noi due non ci parlassimo più.
Solo se hai bisogno d’aiuto,o per parlare del mio lavoro puoi
rivolgermi la
parola. D’accordo?” alzò lo sguardo,per
incontrare i suoi occhi. Si sforzò di
capire ciò che gli passava per la mente,ma non ottenne
risultati. Però, quelli
occhi le comunicarono qualcosa,sentì anche lei
ciò che Jared le aveva detto in
piscina. All’improvviso capì di essere
più simile a lui di quanto credesse.
-“D’accordo.
Se non parlare significherà migliorare
il nostro rapporto da “colleghi”,e ti
salverà dal licenziamento,allora così
sia!” A quelle parole,lei mimò un debole grazie
con le labbra,e si girò,intenta
a raggiungere la sua camera. Nel frattempo Jared si era già
incamminato verso
le scale,ma prima di cominciare a scendere al piano
inferiore,lanciò uno
sguardo alle sue spalle,vedendo Alexa sparire dietro
l’angolo. Poi raggiunse
gli altri al ristorante,e non appena vide le labbra di Shannon muoversi
per
formulare una domanda,lui lo zittì con un cenno brusco della
mano,non avendo
voglia di parlarne. E suo fratello,con tutta la pazienza che possedeva,
non
proferì parola, rispettando quel silenzio carico di tensione.
-“Allora,cosa
facciamo di bello oggi?” domandò poi
Tomo,cambiando argomento,anche con lo scopo di alleggerire la
situazione
creatasi.
-“Non
saprei… magari potremmo andare a visitare una
città,qui vicino.” Propose Emma.
-“Si,bell’idea.
Altrimenti moriremmo di noia,qui
dentro.” Disse Shannon.
-“Ok,allora
partiamo ora,e mangiamo da qualche parte
nella città dove andremo,o partiamo dopo pranzo?”
chiese Tomo,per poi
rivolgersi a Jared “Che ne dici Jay?”
Il
cantante tornò istantaneamente alla realtà,ancora
immerso nei suoi pensieri. E si ritrovò a chiedere di cosa
stessero parlando.
-“Stavamo
decidendo cosa fare. Avevamo in mente di
andare a fare un giro in qualche città,e magari fermarci a
pranzo là,e forse
anche a cena. Oppure partiamo dopo pranzo. Sei dei nostri?” a
parlare fu Emma.
-“No,mi
dispiace ma ho delle cose da sbrigare.”
Rispose semplicemente.
-“Di
cosa si tratta?” domandò il fratello
maggiore,curioso.
-“Devo
andare in un negozio di musica per degli
acquisti.”
-“Che
genere di acquisti?” insistette.
-“Cose
per l’attrezzatura della band,e cose per me.
Ora,se non ti dispiace,smetti di farmi domande e fatti gli affari
tuoi!” sbottò
innervosito da tale intrusione.
-“Tu sei
un mio affare,Jared.” Replicò deciso,causando un
alzata di spalle da parte
dell’altro. “Si può sapere cosa diamine
hai?” sbottò alla fine Shannon,perdendo
parte della sua pazienza.
-“Niente
di niente.” Ribadì Jared,con un tono a dir
poco secco. Poi si alzò e andò nella sua
stanza,stufo di quell’interrogatorio.
Contemporaneamente,Alexa aveva tirato fuori il suo portatile dalla
valigia,e
stava facendo delle ricerche su determinate malattie,senza un motivo
preciso.
Ne aveva voglia e basta,tanto per distrarsi un po’ dalla sua
vita. Mentre era
assorta nella lettura,sentì la porta sbattere ed
entrò Emma.
-“Ale,noi
andiamo a fare un giro in qualche
città,vuoi venire con noi?” la ragazza dovette
interrompere ciò che stava
facendo,per poi girarsi sorpresa verso la donna che le aveva fatto
quella
domanda.
-“Io,in
realtà non ne ho molta voglia,spero non la
prenderai come un rifiuto alla tua
compagnia,però,perché non è
così.” Il
motivo,in realtà era un altro. Non se la sentiva di dover
sopportare una
giornata intera con la band,non dopo che lei e Jared avevano stabilito
di non
parlarsi più,se non per gli affari.
-“Uhm,capisco,beh,allora
a stasera!”
esclamò,afferrando di fretta la borsa. Mentre si dirigeva
all’uscita,Alexa la
chiamò a gran voce,prima che potesse essere già
fuori.
-“Emma!
Stasera,non è che potrei rimanere qui con
te? Sinceramente preferisco stare in compagnia. La notte ho sempre
dormito da
sola,ultimamente. Penso che condividere la stanza con qualcuno mi
faccia bene.
Se per te non è un problema,ovviamente.”
-“Certo,tranquilla,fai
pure! Mentre esco avvertirò
l’hotel del cambiamento.”
-“Ah,li
avevi già informati eh… Allora lascia
stare,non muoio mica.”
-“Ma
non mi costerà nulla dirglielo. Sicura?”
-“Sicurissima,lascia
perdere. Anzi,comincio già a
trasferirmi,così faccio qualcosa. La chiave te
l’hanno già affidata o devo
andarla a prendere?”
-“Ce
l’hanno ancora loro.” Rispose.
-“Ok,allora
scendo tra un po’,prima finisco una
cosa. Divertiti con gli altri.”
-“Sicuro!
E te divertiti con… con te stessa.” Le
sorrise dolcemente.
-“Lo
farò senz’altro!” esclamò
l’altra in
risposta,pur sapendo che non si sarebbe divertita affatto.
Finì di leggere il
paragrafo e poi spense definitivamente il computer. Quando raggiunse la
hall,un
oretta circa dopo,vi trovò l’ultima persona al
mondo che si sarebbe aspettata
di incontrare. Ma non doveva essere in qualche città con gli
altri? Gli passò
davanti,fingendo di non essersi accorta della sua presenza,e
andò alla
reception per
chiedere la sua chiave.
-“Scusi,sono
Alexa Boscarelli,la ragazza che doveva
cambiare stanza,posso avere la mia chiave?”
-“Si,aspetti
che controllo un attimo.”
Diede una breve occhiata ai documenti e le
porse la card.
-“Grazie
mille.” Disse cortesemente. Nel frattempo
Jared era dietro di lei. Quando si voltò,se lo
ritrovò di fronte,scontrandoci
lievemente.
-“Ehm…Scusa.”
Balbettò imbarazzata,non parlare non
era sinonimo di non scusarsi. O no?
-“Tranquilla.
Non sei andata con gli altri?” le
chiese poi. Ma lei non rispose,girò i tacchi,per
così dire, e scomparve alla sua
vista. Era incredibile quante volte era già entrata ed
uscita da quella camera!
Aveva perso il conto. Prese tutte le sue cose e le buttò
alla rinfusa dentro la
prima valigia a disposizione,e andò alla ricerca della sua
nuova stanza.
Dovette prendere l’ascensore,a quanto pareva le avevano
affidato una camera al
piano superiore. Trascinandosi dietro tutte le sue borse,la
trovò in breve
tempo. Era uguale identica a quella precedente,a differenza che aveva
un letto
singolo,invece che matrimoniale. Sistemò un'altra volta le
sue cose,stava già
diventando una routine. Poi si lasciò cadere di peso sul
letto,per testare il
materasso. Era morbido, fortunatamente,come piaceva a lei.
-“E
ora,cosa posso fare?!” si chiese ad alta voce.
Poi osservò l’orologio e si accorse che era
già ora di pranzo,così si affrettò
a scendere al ristorante,per mettere sotto i denti qualcosa da
mangiare. Si
posizionò ad un tavolo,ancora vuoto,rimanendo sola.
Mangiò con lentezza,anche
perché,una volta finito,non sapeva cosa avrebbe potuto fare.
Durante tutto il
tempo non si accorse di uno sguardo poco distante che la fissava di
continuo.
Infatti,due tavoli più a sinistra,Jared era nella sua stessa
situazione,a
differenza che lui,dopo, aveva degli impegni. Il fatto di non potersi
parlare
gli dava già un certo fastidio,in tutti quelli anni di
carriera,tra i
dipendenti,aveva stretto un vero rapporto di amicizia solo con Emma,e
ora che
ne avrebbe potuto stringere un altro con quella nuova ragazza,non
poteva. Per
lui era frustrante,aveva bisogno di qualcuno che lo capisse,e che non
fosse suo
fratello,o Tomo o Emma,appunto. Ma le aveva promesso di aiutarla,e
quello era
l’unico modo per farlo. Poi arrivò per Alexa il
momento di decidere cosa farne
di quella giornata. Se solo avesse avuto
l’opportunità di poter parlare con
Jared,magari avrebbero potuto uscire un po’. Ma,in fondo,non
le importava molto
della sua compagnia. Alzò
il
volto,guardandosi intorno,quando si accorse che lui la stava
osservando.
Ricambiò lo sguardo per pochi secondi,poi lui lo
riabbassò con velocità
impressionante. Si alzarono nello stesso istante,così si
ritrovarono insieme ad
aspettare l’ascensore. Quell’atmosfera che li
circondava non era per niente
piacevole,si percepiva sin da subito l’ostilità
mista alla voglia di conoscersi.
Era una contraddizione bella e buona. Inutile dire che presero due
ascensori
differenti. Mentre Alexa stava entrando in camera sua,alla sua
sinistra,Jared
faceva la stessa cosa. Si guardarono stupiti,ma quello stupore
abbandonò subito
i loro volti,dando vita ad uno sguardo di sfida. Per cosa poi,non lo
sapevano
nemmeno loro. Lei,infastidita dal fatto di avere la stanza accanto a
Jared e a
Shannon,si richiuse la porta alle spalle,per poi abbandonarsi contro di
essa
sconfitta. Come avrebbe fatto, quel giorno e quello successivo, a non
parlare
mai con lui,se ce l’aveva accanto? Il destino le stava
lanciando una
sfida,anzi,la stava lanciando ad entrambi. Così simili,ma
allo stesso tempo
così diversi. Così vicini,ma anche
così lontani. Smise di pensarci,e iniziò a
riflettere su cosa poter fare. Infine optò per un'altra
passeggiata, come la
sera prima. Era sicura che camminare facesse bene sia a lei che al
feto. Allora
prese una borsetta,con all’interno il telefono, il
portafoglio e la chiave
della camera,più altre cianfrusaglie. Successivamente era
già fuori,a respirare
l’aria dell’Estonia,non che cambiasse molto da
quella dell’Italia,ma le piaceva
pensare di essere all’estero. Girò un
po’ per i vari negozi,stavolta entrandovi
e dando un’occhiata a ciò che la circondava con
più attenzione. Poi intravide
un piccolo parco e volle andarci. In contemporanea Jared stava
comprando un
paio di Cd per sè,e qualche quaderno con gli spartiti. Non
si sa mai che li
venissero delle idee durante il tour,da mettere per iscritto. A
differenza di
come aveva detto a Shannon,non doveva comprare assolutamente niente per
la
band. Mentre stava pagando,il suo sguardo si posò sui Cd dei
30 Seconds To
Mars,e si ricordò che la sua nuova dipendente non conosceva
molto bene la loro
musica. Così afferrò una copia di “A
beautiful lie” versione Deluxe e di “This
is War”. Quella del loro primo Cd non la trovò,era
proprio vero che era raro
trovarlo.
-“Prendo
anche questi.” Comunicò alla commessa. La
quale lo guardò un po’ stranita. Effettivamente
non era da tutti i giorni avere
un cantante famoso nel proprio negozio che comprava i Cd del suo gruppo.
-“Non
sono per me.” mise in chiaro Jared,facendo
arrossire la ragazza di vergogna. Pagò il conto e
firmò un autografo,senza
prestare attenzione all’entusiasmo della cassiera. Dopo si
diresse verso il
parco,con lo scopo di stare un po’ immerso nella natura,tra i
suoi pensieri.
Erano già passati una ventina di minuti,da quando Alexa vi
era entrata,e le
gambe cominciavano a dolerle,così decise di sedersi sulla
prima panchina che le
capitava a tiro. Una volta seduta,allungò le gambe,e
cercò di mettersi il più
comoda possibile,poi prese dalla borsa il suo mp3,conteneva tante
canzoni
miste,soprattutto dei Guns N’Roses e dei Nirvana. Chiuse gli
occhi,lasciandosi
andare all’immaginazione. Nella sua testa la voce di Axel
Rose si alternava con
le note di chitarra di Slash,che mandavano in estasi milioni di persone
in
tutto il mondo. Dopo,la voce di Axel si fece da parte,per dare spazio a
quella
di Kurt. Quelli erano i gruppi che più le piaceva
ascoltare,nonostante non
fosse una loro fanatica. Nel mentre, Jared,anche lui stanco della lunga
camminata appena compiuta, decise di sedersi su una panchina,senza
accorgersi
che la ragazza accanto era Alexa. Quando lei si tolse le cuffie dalle
orecchie
e lo vide,si lasciò scappare un grido di spavento.
Primo,perché non se n’era
accorta prima. Secondo,non si aspettava di incontrarlo anche
lì. Jared,voltandosi verso la fonte di quello
stridulo,sobbalzò sul posto. Da occhi esterni potevano
sembrare dei deficienti
che si spaventavano senza motivo. Ma forse,anche da occhi interni. Il
fato
voleva aiutarli,solo che loro erano troppo testardi per rendersene
conto. Si
fissarono negli occhi,sostenendo l’uno lo sguardo
dell’altra. Nessuno dei due
era intenzionato ad abbassarlo. Poi,scoppiarono a ridere.
L’essere lunatico che
avevano dentro si impossessò di loro. Continuarono a ridere
per un po’,per
tornare seri subito dopo.
“Noi
non siamo normali!” esclamò Jared,ancora con il
mal di pancia dovuto dalla risaiola.
-“Per
niente!” confermò Alexa,asciugandosi le
lacrime agli angoli degli occhi.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8: GOODNIGHT ***
Echelon,eccomi
qui di nuovo!!! Stavolta ci ho messo più tempo del solito a
postare,causa: qualche giorno al mare! Quindi scusate l'attesa,sempre
se ci sia qualcuno a cui interessa,xD... Ringrazio la mia carissima
recensitrice vale_mars perchè,come ho già detto
altre volte,continua a sopportarmi!....E tutte le persone che leggono
in "silenzio"...
AVVERTENZE:
Dal prossimo capitolo cominceremo a vederne delle belle!!
Ciò che ho scritto finora era solo un assaggio di
ciò che vi aspetta!...E menomale,perchè
l'alberghi stanno cominciando a venirmi a noia,xD...Odio la routine!...
BUONA
LETTURAAAAA!! RECENSITE??!! *_* PLEASE! KUSSEN,ALICE...
CAPITOLO
8:
"GOODNIGHT"
“Ops!
Ci siamo parlati!” esclamò,fingendosi
allarmato e portandosi una mano davanti alla bocca.
-“E
ora? Dovremmo cominciare a scannarci,come al
solito,giusto?” chiese con sarcasmo lei.
-“Uhm,vediamo
un po’… Sei proprio una ragazzina
fifona,insolente e senza rispetto!” contò
i difetti appena inventati sulla punta
delle dita.
-“Ah
si eh! Tu sei un uomo immaturo,senza
cervello,vanitoso,matto…” non riuscì a
finire la frase,per colpa della labbra
di Jared che premevano delicatamente contro le sue. Colta alla
sprovvista non
seppe reagire, la sua coscienza le diceva di spingerlo via,solo che le
braccia
sembravano non voler ascoltare il comando. Poi,lui si scostò
dal suo volto con
lentezza.
-“E…questo
cos’era?” domandò,ancora frastornata.
-“Era
un ottimo modo per impedirti di insultarmi
ancora. In fondo io ne avevo detti solo tre di insulti,mentre te eri
già al
quarto. Tranquilla,quel bacio non significava nulla per me.”
aggiunse.
-“Menomale,perché
per me non valeva niente.”
Disse,davvero sollevata. Il cantante fece finta di essere scioccato.
-“Non
avevamo detto di non parlarci?!” tirò,ancora
una volta,in discussione il loro patto.
-“Hai
ragione,ma per ora mi sembra che stia
procedendo abbastanza bene. Potremmo provare e ricominciare tutto da
capo. No?”
quella frase le sfuggì,e ne fu felice. Non voleva avere
problemi con il suo
“capo”.
-“Trovo
che sia un ottima idea. Ah! Ora che
ricordo,ti avevo preso un pensierino..”
cominciò,estraendo degli oggetti da un
sacchetto. Quando glieli porse capì che si trattava di due
Cd. Entrambi dei 30
Seconds To Mars.
-“Sono
i vostri Cd?” chiese, sentendosi un po’
emozionata.
-“Esatto.
In realtà ne abbiamo fatti tre,ma il
primo,che riporta il nome della band, non si riesce a trovare
facilmente.”
-“Beh,grazie…
ma non dovresti averli di già?”
-“Si,tutti
abbiamo almeno una copia di ognuno,ma in
tour ci bastano quelli miei.”
-“E
non potevi farmi ascoltare le vostre canzoni da
quello che avete?”
-“In
realtà si,ma preferisco che ti rimangano con il
tempo,voglio che siano tuoi a tutti gli effetti.”
-“E
perché mai vorresti questa cosa?”
inarcò un
sopracciglio.
-“Perché
non è accettabile che la mia volontaria
personale non conosca le nostre canzoni,e venga a tutti i concerti.
È un
ingiustizia. Il mio scopo è di farti diventare un
Echelon!” quasi lo
urlò,mentre i suoi occhi si accesero speranzosi.
-“Stasera
li ascolterò,e domattina saprò dirti cosa
ne penso.”
-“Bene,allora…andiamo?”
propose lui,alzandosi dalla
panchina,e stiracchiandosi. Lei lo imitò,rimettendo la borsa
in spalla.
-“Andiamo!”
affermò. “Allora,raccontami un po’ di
te.” Se doveva ricominciare
d’accapo,stavolta,voleva conoscerlo meglio,anche
per evitare ulteriori incomprensioni.
-“Cosa
vuoi sapere?” domandò,girando di poco il viso
verso di lei,mentre si incamminavano lungo la via.
-“Che
ne so,quando sei nato,quando è nato tuo
fratello. Chi e come sono i vostri genitori. Cosa pensi della vita.
Boh,questo
genere di cose.”
-“Ti
rispondo,ma solo se poi anche te mi dici
qualcosa che ti riguardi.” Lei annuì con un cenno
del capo.
-“Sono
nato il 26 Dicembre del 1971,mentre mio
fratello è nato il 9 Marzo del 1970. Nostra madre si chiama
Constance ed è una
donna favolosa,siamo fortunati ad essere suoi figli. Se la
conoscessi,mi
capiresti. Ah! Viviamo a Los Angeles. Ora tocca a te!”
-“Ok,allora,sono
nata il 6 Marzo del 1983,sono
figlia unica,e i miei genitori non si sono mai interessati veramente
alla mia
vita,mia mamma si chiama Elisabetta,e mio padre si chiama Marco. Vivo a
Roma,ma
sono nata a Lucca,dove continuano a vivere tutti i miei familiari. Mi
sono
trasferita nel Lazio con la mia migliore amica,per scappare dai nostri
genitori,quando eravamo appena maggiorenni. Già,non mi hai
detto di tuo padre.”
-“Non
c’è niente da dire riguardo a lui.”
rispose
secco. “Comunque,vedo che avevo ragione quando dicevo che
soffri.”
-“Si,ma
non volevo dartela vinta.” Poi si ritrovò a
pensare che se il motivo della sua sofferenza fossero stati solo i
genitori
menefreghisti, sarebbe stato tutto più facile per lei.
“Non mi hai ancora detto
cos’è per te la vita.”
-“Vuoi
davvero saperlo? Beh,non lo so,a dire la
verità,ora che ci penso,io non ho mai avuto una vera vita. O
almeno non una
vita normale come tutti. Ma non voglio angustiarti con i miei problemi.
Per
te,invece,cos’è?”
-“Di
certo non è quella che vivo io. O meglio,non è
quella che ho vissuto fino ad ora.” Nel frattempo arrivarono
all’hotel,e
notarono che il cielo aveva già assunto una
tonalità più scura. A quel punto
Jared si girò verso di lei.
-“In
poche parole,pensi la stessa cosa che penso io….della
vita,intendo.” Lo disse fissandola negli occhi,con un
intensità quasi
fastidiosa,troppo profonda perché gli occhi di lei la
potessero sopportare.
Così distolse lo sguardo da quell’oceano.
-“Può
darsi…in fondo avevi ragione te,quando hai
detto che siamo simili.” Ammise, abbassando il capo,per poi
soffermarsi sulle
sue scarpe,imbarazzata.
-“Si,simili,ma
non uguali. Ricordalo!” fu l’ultima frase
che sentì,prima di accorgersi che lui non c’era
più. Lo vide prendere
l’ascensore,e lasciarsi dietro un sorriso di compiacimento.
Cosa che la lasciò
più che perplessa. Poi,anche lei entrò
nell’albergo e si diresse verso la sua
camera. Decise di riposarsi un po’,prima di andare a cena. In
fondo,aveva
ancora un paio di ore libere,e non sapeva come impiegarle. Un
sonnellino era
proprio l’ideale. Nella stanza accanto,Jared la pensava
diversamente, e,nel
tempo restante,si fece una doccia. Alexa si risvegliò a
causa di un lieve
bussare insistente. Ancora mezza addormentata,e con i capelli
tutt’altro che al
loro posto,andò ad aprire. Quando si trovò di
fronte Jared,a petto nudo e con
un solo accappatoio legato intorno alla vita,si dimenticò
per un attimo del padre
di suo figlio e della sua dignità di brava donna. Alla fine
i suoi occhi
cercarono quelli di lui,per distrarla da tutto il resto. Il
cantante,forse se
ne accorse,fatto sta che sorrise con malizia.
-“Mi
chiedevo se hai un phon da prestarmi,il mio si
è bruciato giusto ora.”
-“Oh,un
phon…beh,ecco…ehm,si.” Si
ritrovò a
balbettare penosamente, e quando tornò con
l’oggetto in mano per
darglielo,divenne dello stesso colore del sangue.
-“Grazie.”
Sussurrò a bassa voce lui. Nell’afferrare
il phon,le loro mani si scontrarono, e a lei parve di ricevere una
scossa. In
quel momento gli ormoni le stavano sfuggendo di mano. Era tutta colpa
della
gravidanza. Era noto che,durante questo stato interessante,venissero
strane
voglie. Poi,Jared se ne tornò nella sua stanza,mentre Alexa
rimase per un
minuto intero sulla soglia della porta come una scema. Alla fine
rientrò anche
lei. Il tempo scorreva inesorabilmente,e,in men che non si
dica,arrivò anche
l’ora di andare a cena. Scese,senza prestare attenzione alla
porta di fianco
alla sua,però non riuscì a non pensare al fatto
che forse lui era già là. Non
volendo aspettare l’ascensore,fece la scale,rischiando di
cadere un paio di
volte a causa della velocità che aveva assunto.
Finalmente,raggiunse il
ristorante,con le gambe un po’ instabili e vide che lui era
già lì,ad
aspettarla. Gli altri,dedusse,non erano ancora rientrati.
Osservò attentamente
l’intera sala,alla ricerca di un tavolo libero,dove non ci
fosse Jared,ma
quando i suoi occhi incontrarono quelli di lui ancora una volta,
quest’ultimo
le fece cenno di raggiungerlo e le sue gambe gli obbedirono subito. Gli
si
sedette di fronte,intrecciando nervosamente le mani.
-“Tutto
bene?” le chiese,notando il suo disagio.
-“Si,tranquillo.”
Usò poca convinzione.
-“Puoi
mentire a te stessa,ma non a me. Cosa c’è che
ti turba?”
-“Niente,è
solo che mi sento in imbarazzo.”
-“Lo
so,faccio questo effetto a molte ragazze. La
mia bellezza è troppo per loro.”
-“Modesto.
Ma hai sbagliato causa. Il mio disagio è
dovuto al tuo carattere,ho sempre paura di dire o fare qualcosa di
sbagliato
con te.”
-“L’importante
è che tu sia sempre te
stessa,poi,vedremo.” Le sorrise con dolcezza. “Ma
dimmi un po’,sei fidanzata?”
quella domanda era meglio se non gliela porgeva.
-“Veramente
è una storia lunga.” Il suo umore si
ribaltò,causandogli una sofferenza appena sopportabile.
-“Abbiamo
a disposizione tutta la sera. A meno che
il tempo non sia una semplice scusa.” Insistette.
-“Lo
ammetto,il tempo non è l’unico
motivo,c’entra
anche il dolore,e al momento, non sono in grado di
sopportarlo.”
-“Allora
non mi intrometto più in questo argomento.
Ma,vorrei solo sapere se ora sei impegnata o libera. Pura
curiosità.” Ammiccò.
-“Quello
l’avevo intuito. Comunque diciamo che ora
sono libera. Se questa è libertà.
Te,invece?”
-“E
me lo chiedi anche?! Io sono fidanzato con la
musica.” A quella frase Alexa sorrise,quell’uomo la
sorprendeva di continuo.
Ordinarono da mangiare e da bere,e dovettero aspettare un
po’,prima che li
portassero la cena. Mangiarono e chiacchierarono,alternando una frase
ad un
boccone. Si conobbero meglio,e scoprirono di avere molte cose in
comune. Gli
unici argomenti che non trattarono furono le relazione sentimentali e
la
famiglia,anche se lei quasi si lasciò sfuggire di aspettare
un bambino.
-“Che
ne dici di avviarci verso le camere? Comincio
ad essere stanco e a momenti dovrebbero arrivare anche gli altri,il che
significa che ci riempirebbero di domande.”
-“Giusto,quindi
buona idea,andiamo.” Acconsentì
lei,così raggiunsero il terzo piano.
-“Ti
va di passare un po’ di tempo con me,così
ascoltiamo insieme i Cd?” Jared, quella sera, faceva delle
proposte strane
secondo Alexa,ma più che strane le sembravano affrettate.
Lui vide il dubbio
sulla faccia della ragazza. “Tranquilla, non ti
salterò addosso.” Aggiunse
divertito,prendendola in giro.
-“Aspetta,vado
a prendere i Cd.” Disse,prima di
entrare nella sua camera. Quando tornò da lui sorrisero
entrambi. Jared aprì la
porta e le fece segno di entrare per prima. Poi si sedettero sul letto
e misero
“A beautiful lie”. Rimase colpita da quella
musica,nonostante qualche canzone
l’avesse sentita anche al concerto.
-“Allora,quali
ti sono piaciute di più?”
-“Diciamo
tutte,ma quelle che mi hanno più rapito
sono la prima,la quarta e la quinta.” Lui parve
rifletterci,prima di dire:
-“
‘Attack’ , ‘Was it a dream?’ e
‘The
Fantasy’.” Elencò
le canzoni da lei
dette in precedenza. “Piacciono anche a me. Questo gruppo
è forte!” in risposta
la ragazza gli tirò una pacca sulla spalla.
-“Hai
finito di vantarti in questo modo?”
esclamò,ridendo.
-“Non
finirò mai di vantarmi di quanto sono bello e
bravo,mi dispiace per te,ma dovrai abituarti.”
-“Brutto…”
iniziò,ma si fermò all’istante.
-“Non
ricominciare con gli insulti eh!” disse
lui,prima di cominciare a farle il solletico. Sembravano due bambini
piccoli
che bisticciavano,senza,però, farlo realmente.
-“Ti
prego,basta!” urlò,non riuscendo più a
respirare a causa delle dita di Jared che si muovevano frenetiche sulla
sua
pancia,quando un dolore lancinante la fece urlare,ma stavolta di
dolore.
“Ahia!” si tirò su,portandosi una mano
sulla pancia. Il cantante si fermò
immediatamente allarmato,aiutandola a stare su.
-“Ti
senti bene? Chiamo qualcuno? Cos’hai?” le
domande gli uscirono di bocca una dopo l’altra.
-“Si,tutto
a posto.” Trasse un lungo respiro. “Era
solo una fitta,si vede che mi hai fatto troppo solletico. Quindi ora
lascerai
che io mi vendichi!” esclamò,poi
cominciò a solleticarlo senza dargli tregua.
“Ok,ora basta,direi di finirla qui. Piuttosto,fammi ascoltare
l’altro Cd.”
Così,Jared si ricompose e mise nello stereo “This
is War”. Stavolta le canzoni
che più le piacquero furono “Kings and
Queens”, “Hurricane” , “Closer
to the
edge”, “Alibi”. Ma in fondo,le
adorò tutte,nessuna esclusa.
-“Qual
è il verdetto? Potresti diventare un
Echelon?”
-“Non
credo proprio.” Finse,guadagnandosi un
occhiataccia. “Scherzo,con il tempo è
possibile.”
-“Missione
compiuta!” urlò lui,sorridendo felice. Le
sembrava un ragazzino a cui avevano comprato un motorino nuovo.
-“Bene,ora
che abbiamo ascoltato i Cd,io me ne vado
a dormire.” Prese i dischi e si diresse verso la porta.
“Buonanotte”.
-“Buonanotte
anche a te. E sogni marziani.” Replicò.
-“Sogni
marziani?” alzò le sopracciglia,perplessa.
-“Lascia
perdere,poi capirai.” Disse lui,prima che
la porta si richiudesse. Proprio mentre Alexa stava uscendo,Shannon
stava
raggiungendo la sua camera. Quest’ultimo guardò la
donna con fare indagatore.
-“Ti
ho beccata!”
-“Shannon,non
farti strane idee. Comunque ben
tornato. Vi siete divertiti?”
-“Si,molto,l’Estonia
è un bel Paese. Tu e mio
fratello avete passato bene la serata?”
-“Abbiamo
ascoltato i vostri Cd.” Rispose
lei,mostrandoglieli. “E abbiamo fatto pace.”
-“Menomale.
Sai,Jared è intrattabile quando litiga
con qualcuno. Comunque buonanotte,e sogni marziani.”
-“E
no! Anche te con ‘sti sogni marziani!”
sbottò
Ale. A quella parole Shannon rise ed entrò nella sua
stanza,lasciandola sola
con le sue riflessioni.
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Capitolo 9 *** Capitolo 9: IT WAS A MISTAKE ***
Hellooo!!!! Ho appena votato per l'ennesima volta i nostri
beniamini per i Teen Choice Awards!! A proposito dei TCA: This is a
call to arms,gather soldiers,time to go to VOTE!!..XD Lo ammetto,l'ho
copiata da Jared Leto su Twitter!...Dopo aver sproloquiato abbastanza
vi lascio al nono capitolo,che,come vi avevo accennato la scorsa
volta,comincia a rendere la storia un pò più
"movimentata",per così dire. Grazie ancora a vale_mars!!!!
*_* Spero che questo capitolo vi piaccia...
BUONA LETTURA A TUTTI!!!! E,COME SEMPRE,FACCIO UN
APPELLO...RECENSITE???!!! *__* XD... KUSSEN,ALICE...
CAPITOLO
9:
"IT WAS A MISTAKE"
I
mesi passavano inesorabili,e loro si spostavano
continuamente di città in città,senza darli il
tempo per riprendersi. Alexa
stava sempre nel backstage,pronta a soccorrere la band non appena
qualsiasi
sintomo di malore si manifestasse,e riceveva uno stipendio a dir poco
elevato.
Ormai si stava abituando a quei tre uomini imprevedibili,e stava
cominciando a
stringere un buon rapporto d’amicizia anche con Emma,e,
fortunatamente, non
ebbe più nessun tipo di discussione con il cantante. Era
già più di un mese che
“convivevano” tutti insieme,infatti si trovavano
nel mese di Agosto,in
Germania,più precisamente ad Amburgo,e la ragazza dovette
cominciare a fare i
conti con la sua gravidanza,che stava cominciando a manifestarsi anche
visibilmente. Non per nulla era al terzo mese,e si poteva notare un
lieve
gonfiore nella fascia dell’ombelico. Per questo motivo aveva
abbandonato ogni
tipo di maglietta troppo attillante,e usava indossare dei vestiti
estivi
alquanto larghi da sotto il seno in giù. Anche
quest’ultimo stava cominciando
ad ingrossarsi e aveva paura che qualcuno se ne accorgesse.
Così prese una
decisione,forse la più importante e difficile della sua
vita. Doveva dirlo
assolutamente a qualcuno,doveva informare il gruppo. Ma come? E
soprattutto,a
chi avrebbe dovuto dirlo per primo? A Emma,con la quale aveva ormai un
ottima
sintonia? A Jared,che sembrava capirla meglio di chiunque altro? O a
Shannon,che sapeva sempre come distrarla dalle sue paure? Oppure a
Tomo,sempre
così tranquillo, tanto che, probabilmente, sarebbe riuscito
a placare anche la
furia dell’incredibile Hulk? I pensieri le si intrecciavano
vorticosamente
nella testa,senza darle la capacità di scegliere come si
deve.
Quando,finalmente,fece un po’ di chiarezza,la soluzione le
parve più che ovvia.
Sapeva a chi doveva rivolgersi per primo,ed era sicura che lui sarebbe
stato in
grado di aiutarla a dirlo anche agli altri. E chissà come
l’avrebbero presa.
Non riusciva a non essere terrorizzata,temeva che non accettassero una
notizia
del genere,aveva paura che si sarebbero arrabbiati e che
l’avrebbero
licenziata. Ed erano tutte possibilità che potevano
rivelarsi corrette. Prese
quel poco di coraggio che aveva ancora dentro sé,e
uscì dalla sua stanza,in
cerca della camera di colui che aveva “scelto”.
Quando la trovò,cominciò a
bussare lievemente alla porta,sperando con tutta sé stessa
di non aver
interrotto una dormita,o qualcos’altro di importante. Poi la
porta si
aprì,cancellando ogni speranza, infatti si vedeva lontano un
miglio che si era
appena svegliato,e lei si ritrovò ad imprecare mentalmente.
-“Buongiorno
Ale.” Biascicò letteralmente le parole,mantenendo
la sua costante calma.
-“Buongiorno
Tomo. Posso entrare? Ho bisogno di
parlarti urgentemente.” Disse lei, con un tono di voce appena
udibile.
-“Oh,si
certo.” Sembrava sorpreso,e lei non lo
biasimava. Entrò cautamente, ancora timorosa di
ciò che stava per fare,e,senza
tanti complimenti, si lasciò cadere sulla sedia posta di
fronte alla scrivania
davanti al letto,mentre lui si sedette su quest’ultimo,
ancora assonnato.
-“Allora,di
cosa devi parlarmi?” domandò,per poi
accompagnare la frase con un lungo sbadiglio,celato a malapena dalla
sua mano.
-“Innanzitutto
scusa per averti svegliato,non era
mia intenzione disturbarti.” In risposta ricevette un alzata
di spalle.
“Comunque si tratta di una mia situazione
personale.” Cominciò. Tomo,con un
cenno della mano,cercò di incitarla ad andare avanti,quando
vide che si era
bloccata. “Prima promettimi di non arrabbiarti ok? Il
problema è che l’ho
scoperto stamani anche io.” Mentì.
-“Tranquilla,perché
mai dovrei arrabbiarmi?” era
perplesso e curioso contemporaneamente.
-“Oh,aspetta
che te lo dica,e capirai perché
dovresti arrabbiarti. Cosa che,comunque, spero vivacemente non farai.
Ok,basta
con i giri di parole” disse non appena notò
l’espressione stralunata del
chitarrista. “Ecco,vedi,io
prima di
stamani non ne avevo la più pallida idea,altrimenti vi avrei
informato sin da
subito di questa cosa…”
-“Non
avevi detto basta con i giri di parole?” la
interruppe lui,sorridendole divertito.
-“Oh,hai
ragione,scusa. Insomma,ecco,vedi… io sono
incinta.” Finita la frase tirò un lungo
sospiro,come se si fosse liberata di un
enorme masso che le pesava sulla coscienza. Tomislav sgranò
gli
occhi,incredulo. Come lei aveva previsto,questa notizia gli avrebbe
scioccati
tutti.
-“In
che senso incinta?” questa domanda non se
l’aspettava. Non pensava fosse vero che lo shock causasse una
perdita
momentanea del senso della ragione.
-“Nel
senso che aspetto un bambino.” Spiegò,alzando
gli occhi al cielo.
-“Si,quello
l’avevo capito.” Disse lui,facendole
accentuare l’alzata degli occhi. “Ma come hai fatto
ad accorgertene?”
-“Mi
sono accorta che stavo ingrassando,e mi
sembrava strano,dato che non mangio molto e mi muovo parecchio,e poi
avevo
voglie strane e ho pensato che potevo essere incinta. Così
ho fatto il test di
gravidanza e ha confermato le mie ipotesi.”
-“Ma…di
quanto? E chi è il padre?” aumentò
l’intensità dello sguardo, cercando di immaginarsi
chi potesse essere il papà.
“Non dirmi che è Shannon,quel
maiale…” cominciò. Alla fine,lei,non
riuscendo
più a trattenersi,scoppiò in una sonora risata.
-“Tranquillo,non
è lui il padre.” Lo
rassicurò,ancora divertita.
-“No,allora
è Jared. Non ci credo!” ok,Tomo stava
cominciando a dare i numeri.
-“No,non
è nemmeno lui. Magari se mi lasci parlare
senza interferire con queste tue strane idee… Per prima
cosa,sono incinta di
tre mesi,quindi il bambino è stato concepito poco prima di
conoscervi,e il papà
sarebbe il mio ex-fidanzato.”
-“Non
sapevo che tu avessi un fidanzato prima. E
come mai è ex?” con quella domanda,si
aprì un oceano di notizie. Alexa si trovò
obbligata a raccontargli tutto di Bryce.
-“Capisco,mi
dispiace moltissimo per te,non deve
essere facile affrontare una cosa del genere.”
Cercò di
confortarla,asciugandole una lacrima con il dorso della mano.
“Non fare così.
Non ne vale la pena di stare male per uno come lui.”
-“Lo
so,hai ragione Tomo.” riuscì a dire lei
“Però
ora,qui,tengo il figlio mio e di Bryce. Non posso cancellare
né quello che c’è
stato tra noi,né il dolore che mi ha causato. È
impossibile.” Si toccò la
pancia,con fare protettivo.
-“Ma
sei sicura di volerlo tenere,a questo punto?”
chiese circospetto.
-“Certo!
Non potrei mai porre fine ad una vita
innocente prima ancora che essa possa iniziare.”
-“Ma
posso sapere perché hai scelto di dirlo solo a
me? In fondo,anche gli altri devono venirne a conoscenza,e comunque non
vedo
dove sia il problema.”
-“Non
ho scelto di dirlo solo a te,ho scelto di
dirlo a te come prima persona,lo so che devono saperlo anche gli altri.
E il
problema sta nel fatto che comunque sono incinta, ho paura che Jared
decida di
licenziarmi.”
-“E
per quale motivo dovrebbe licenziarti scusa?
Fino a che riesci a gestire il tuo lavoro non vedo perché ti
dovrebbe cacciare.
In fondo,di solito,dopo quanto tempo si va in
maternità?”
-“Ci
si va dopo sei mesi,ma varia di persona in
persona.”
-“E
te ora sei al terzo,giusto?” lei annuì
impercettibilmente “Quindi a fine tour dovresti essere al
sesto,appunto. Come
vedi,nessun problema.”
-“Tomo,non
tutti sanno accettare notizie come questa
con la tua stessa calma e risoluzione. Purtroppo.”
Abbassò il capo,affranta.
-“Secondo
me ti preoccupi troppo. Comunque quando
avresti intenzione di dirlo?”
-“Non
saprei. Sono venuta da te anche per questo.
Dovresti aiutarmi,per favore.”
-“Uhm,va
bene. Ti darò una mano,ma non credi che se
sanno che l’hai detto prima a me poi si sentono
offesi?”
-“Non
sono dei bambini.” A quelle parole lui la
guardò,inarcando un sopracciglio. “Ok,lo sembrano.
Ma,fondamentalmente non lo
sono,e devono capire. Argomento chiuso!”
-“D’accordo,la
decisione è tua,a me non cambia
niente,lo dicevo solo per te. Comunque credo sia meglio parlarne
stasera a
cena,prima glielo diciamo meglio è. A pranzo,
però, è meglio di no. Aspettiamo
la sera,così avranno modo di pensarci durante la notte,anche
perché domani
dobbiamo essere carichi,dato che abbiamo il concerto.”
-“Ok,penso
sia la scelta giusta. Allora rimaniamo a
stasera?” disse, alzandosi dalla sedia,mentre si dirigeva
all’uscita.
-“A
stasera. Ah! Ma è un maschio o una femmina?”
domandò l’uomo,con evidente curiosità.
-“Santa
Madonna! Ho scoperto stamani di essere
incinta! Oh cavolo!” esclamò poi,tornando a sedere
dov’era prima.
-“Cos’altro
c’è ora?” le chiese.
-“Non
ho pensato alle visite! Dovrò fare le
ecografie,dovrò avere un ginecologo che mi segua. Come
faccio?” si portò la
testa tra le mani,disperata. “Ho paura di non riuscire a
seguirvi più in tour.”
-“Credo
che riusciremo a trovare una soluzione tutti
insieme, prima, però, dovremo parlarne con gli altri. Sono
sicuro che
risolveremo anche questo problema. Ma se preferisci andartene di tua
volontà,nessuno ti fermerà.”
-“Grazie
Tomo. Non saprei come fare senza di te!”
esclamò la ragazza,gettandogli le braccia al
collo,riconoscente.
-“Eh
lo so,me lo dicono sempre anche i Leto!”
scherzò lui,ricambiando l’abbraccio. Poi
Alexa,tornò in camera sua,anche questa
era situata di fianco a quella di Jared e di Shannon,erano due mesi che
li
doveva sopportare come “vicini” e non era molto
facile. Esserli accanto di
stanza significava sentire russare Shannon,anche se non sempre, e
sentire Jared
cantare a squarciagola ogni qualvolta facesse la doccia,il che voleva
dire
quasi sempre. A parte quello però,si trovava bene con loro.
Emma,invece, era la
più fortunata,aveva sempre una camera lontana da tutti gli
altri,forse era
proprio lei a richiederla,sapendo le brutte abitudini dei fratelli.
Proprio in
quell’istante Jared era sotto la doccia,doveva averle letto
nei pensieri. Cominciò
ad intonare Bad Romance di Lady Gaga,mandandola nello sconforto
più totale. Non
che Jared fosse stonato,anzi,non lo era affatto,ma lei detestava quella
cantante,nonostante l’ammirasse per la sua
originalità,ma non le piaceva
affatto il suo genere. In fondo non ci si poteva aspettare diversamente
da una
che ascoltava musica rock. Ormai stanca di quella specie di lamentela
proveniente dalla stanza accanto,si infilò anche lei sotto
la
doccia,lasciandosi distrarre dal dolce picchiettare delle gocce sul
fondo.
Proprio mentre si legava addosso un asciugamano,ancora immersa nella
pace più
totale,qualcuno bussò alla porta. Così
andò ad aprire di fretta,e vi trovò
Jared,con i capelli ancora bagnati. Imbarazzata di farsi trovare in
quello
stato,le sue guance assunsero un colorito più vivace.
Stranamente,anche lui
parve essere a disagio,fatto sta che lo sentì balbettare per
la prima volta.
-“Io…n-non
volevo disturbarti. Beh,scusa…semmai
torno più tardi.” quella frase gli uscì
involontariamente dalle labbra,mentre
il suo sguardo la guardava da capo a piedi. Quando se ne accorse si
sentì
sprofondare nel nulla,fu una delle poche volte in cui voleva sentirsi
invisibile. Poi,riuscì a rialzare gli occhi,fino ad
incontrare quelli della
ragazza che lo guardavano perplessi. Per un attimo le parve
bellissima,come
faceva a non essersene accorto prima? Quelli occhi color nocciola che
lo
scrutavano erano stupendi,così come lei,del resto.
-“Tranquillo.”
Cercò di tranquillizzarlo,ma con
scarsi risultati,in quanto anche lei non era per niente a suo agio in
quella
situazione. “Dimmi pure,cercavi qualcosa?”
-“Eheheh,in
effetti si.” Disse,portandosi una mano
dietro il collo,un evidente segno di imbarazzo. “Mi
servirebbe il phon,mi si è
bruciato anche quello nuovo.”
-“Arrivo
subito.” Si precipitò in bagno,ma non
trovò
ciò che cercava. Quando tornò,priva di qualsiasi
oggetto in mano,lui la guardò
interrogativo. “Ho paura di essermelo dimenticato
nell’altro hotel. Temo che
sia io,che te,dovremo trovare qualcun altro disponibile a
prestarcelo.” Lo
informò.
-“Oh,capisco.”
Sussurrò lui,poi fece per andarsene,e
Alexa stava richiudendo la porta,quando vide una mano frapporsi nello
spazio
ancora aperto. Si fermò subito, spaventata e la
spalancò nuovamente, permettendo
a Jared di entrare nella sua camera. Lo stava fissando frastornata,non
riuscendo a capire cosa volesse ancora,prima che i loro sguardi si
incontrassero,decisi. Improvvisamente,entrambi sapevano cosa volevano
in quel
preciso istante. Si trattò di una frazione di secondo prima
che le labbra di
Jared premettero sulle sue,mostrandosi fameliche. Si muovevano in
sincrono,quasi con forza. Mentre le mani di lui scendevano lungo i suoi
fianchi,fino ad afferrarli per stringerla di più a
sé. Sapevano che stavano
facendo qualcosa di sbagliato,ma in quel momento non ci fecero molto
caso, non
pensando alle possibili conseguenze. Alexa,sentendosi percorrere la
schiena da
quelle mani,di solite abituate a stringere una chitarra e a percorrerne
le
corde,rabbrividì. Era tanto,troppo tempo che non le
succedeva. Si aggrappò a
lui,intrecciando le sue mani nei capelli bagnati di lui, come se quel
contatto
non le bastasse. Nel frattempo le sue labbra si dischiudevano
lentamente,permettendo ai loro respiri di mescolarsi,per divenire una
cosa
sola, fino al contatto delle loro lingue,che stavano imparando a
conoscersi.
Alla fine,prima di spingersi oltre,lei lo allontanò
debolmente da sé,per poi
stringersi addosso l’asciugamano,che stava per caderle. Si
guardarono,come se
solo in quell’istante si fossero resi conto di ciò
che avevano appena fatto.
L’espressione di Jared si fece seria,e titubante,mentre
quella di Alexa era
completamente scombussolata.
-“È
stato uno sbaglio.” Disse lui,cercando di
riprendere in mano la situazione.
-“Si
è trattato solo di un errore,tutto qui.”
Affermò lei,distogliendo gli occhi da quelli blu di
lui,rischiando altrimenti
di non reggere più. “Facciamo come se nulla
fosse.” Propose poi.
-“Si,è
meglio così.” Detto ciò se ne
andò,lasciandola lì,sola. Lei si richiuse la
porta alle spalle e cadde a
terra,non riuscendo più a reggersi in piedi. Si strinse
nell’asciugamano,cercando di rilassare il respiro. Non era
successo
assolutamente niente. Questo era ciò di cui si stava
cercando di convincere,ma
non le fu per niente facile.
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Capitolo 10 *** Capitolo 10: I'M SORRY BUT...I'M PREGNANT ***
Ciao
a tutti!! Lo so,forse penserete che sto rallentando nella pubblicazione
dei capitoli,e non vi biasimo. Solo che mi capita un imprevisto dopo
l'altro. Ci tengo a scusarmi!! Com'è mio solito fare
ringrazio immensamente la carissima vale_mars,che continua a lasciarmi
le recensioni!! E anche tutti quelli che continuano a leggere i miei
scleri,xD...
BUONA
LETTURA A TUTTI!!! SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA!! LASCIATE PURE
QUALCHE COMMENTINO EH,NON VI MANGIO MICA *_* !! TANTO MI SONO APPENA
MANGIATA DUE TOST PER MERENDA,AL MOMENTO NON HO MOLTA FAME....
KUSSEN,ALICE...
CAPITOLO
10:
"I'M SORRY BUT... I'M PREGNANT"
La
sera arrivò velocemente,forse troppo. Alexa stava
raggiungendo il ristorante, timorosa. Le sue gambe la reggevano in
piedi solo
per miracolo,mentre si lasciava prendere dall’emozione,cosa
che,solitamente,la
mandava nel panico e le causava non pochi problemi di esprimersi.
Quando
raggiunse il tavolo della band si sedette tra Tomo ed Emma,cercando di
ignorare
l’imbarazzo che si stava creando tra lei e Jared non appena i
loro sguardi si
incrociarono. Sperava vivacemente che gli altri non se ne accorgessero.
Mangiarono
tutti poco quella sera,lei si azzardò a malapena a mangiare
il primo,e il
secondo neanche lo toccò. L’unico che
mangiò in quantità adeguate fu Shannon,e
non poteva essere altrimenti. Poi arrivò il momento della
verità.
Improvvisamente la gola le divenne secca,impedendole quasi di proferire
parola.
Cercò un qualche tipo di appoggio negli occhi del suo
complice,ma lo trovò solo
parzialmente. A quanto pareva aveva deciso che il passo più
importante dovesse
farlo da sola,com’era giusto che fosse. Si schiarì
la voce,catturando la loro
attenzione.
-“Io,dovrei
parlarvi di una cosa importante.” Buttò
lì la cosa,come se fosse normale.
-“Siamo
tutti orecchi.” Disse Tomo,carezzandole un
braccio in segno di incoraggiamento. Cosa che agli altri non
sfuggì e guardarono
sospetti.
-“Di
cosa si tratta?” chiese Jared,parlandole per la
prima volta dopo il loro incontro in camera. Le parve si sentire un
nodo alla
gola,che riuscì ad eliminare solo inghiottendo un elevata
quantità di saliva.
-“Dovrei
parlarvi di una mia situazione
particolare,che potrebbe comportare qualche cambiamento nel mio
lavoro.” I
fratelli Leto ed Emma la guardavano curiosi. “Però
non credo che questo sia il
luogo adatto per discuterne.” Aggiunse.
-“È
così privata come cosa?” l’intromissione
di
Shannon la fece quasi sorridere,senza un motivo preciso.
-“Abbastanza,quindi
non è che potremmo andare da
qualche altra parte?”
-“Si,certo.
Ma dove?” domandò Emma,riflettendoci.
-“Andiamo
in camera mia,tanto basta che sia un posto
privo di orecchie indiscrete.” Così come si era
posta il problema vi aveva
trovato una soluzione. Si alzarono da tavola e raggiunsero la stanza
della
ragazza. Una volta che ognuno di loro fu comodo, Alexa riprese il
discorso
appena accennato a cena.
-“Beh,ecco
io…io…” non riusciva a dirlo,come se
qualcosa glielo impedisse.
-“Tu?”
domandò Shannon,cercando di immaginarsi cosa
c’era di così importante da rivelare.
-“Io…non
ci riesco.” Si arrese,abbassando lo sguardo
demoralizzata,mentre la vista le si appannava debolmente. A quel punto
Tomo le
si avvicinò,cingendola in un abbraccio di conforto,per poi
chiederle se
preferiva che lo dicesse lui,ricevendo una risposta positiva. Sotto lo
sguardo
indagatore degli altri,Tomislav,nonostante si sentisse alquanto sotto
pressione,rimase tranquillo.
-“Alexa
è incinta,aspetta un bambino ed è al terzo
mese.” Quello che parve rimanere più scosso dalla
notizia fu proprio il
cantante. Trasse un profondo respiro,cercando di mantenere la
calma,mentre i
suoi occhi cercavano inutilmente quelli di lei.
-“Ma
puoi continuare a lavorare no? In maternità ci
si va dopo il sesto mese.” Disse Emma,rivolta alla ragazza.
-“Si,certo
che posso. Ma dovrei fare delle visite e
delle ecografie,avere un ginecologo che mi segua durante la gravidanza
,e in
tour non so quanto mi sia possibile questo.”
-“Non
sarà un problema,pur di farti rimanere,potremmo
assumerne uno,tanto non abbiamo certo problemi di soldi,e senza di
te,Jared
rischierebbe grosso.” Stavolta a parlare fu Shannon.
“Sai com’è,ci si affeziona
alle persone. E te ci sei sempre stata d’aiuto
e,soprattutto,di ottima
compagnia,e mi dispiacerebbe perdere una dipendente
così.” La ragazza quasi si
commosse dalle parole dette dal batterista. Ed Emma parve essere
decisamente
d’accordo con lui. L’unico che non sembrava affatto
convinto era colui che
aveva deciso di assumerla in primis. Sentire quello sguardo fisso sul
suo volto
le faceva male,perché sentiva che in quello sguardo vi era
dell’ostilità e,con
sua sorpresa,sentiva la sua irritazione. Suo fratello forse se ne
accorse.
-“Tranquilla,rimarrai
al nostro fianco. Ce ne
occuperemo noi di persona.” Shannon cercò di
chiudere lì l’argomento.
“Jared,andiamo,dobbiamo dormire parecchio stanotte in vista
al concerto di
domani.” Aggiunse,alzandosi e tirando Jared per un braccio.
Anche Emma e Tomo
si alzarono,dirigendosi alla porta e salutandoli. Alexa si
sentì più
sollevata,ma solo in parte. In realtà sentiva ancora lo
sguardo bruciargli sul
volto come una carezza di fuoco. Alzò di poco la testa e
vide Jared strattonare
il proprio braccio per liberarsi dalla presa dal fratello,quasi con
violenza.
Shannon cercò di ammonirlo con uno sguardo duro,ma non
servì a niente,ormai si
era intestardito e c’era ben poco da fare.
-“Vai
te,io ho bisogno di parlare un po’ con Alexa.”
Disse acido.
-“Cerca
di comportarti da uomo,per una volta.”
Gli sussurrò
l’altro,poi diede la
buonanotte alla ragazza e li lasciò soli. A quel punto Jared
si voltò verso di
lei,con espressione furiosa,e allo stesso tempo,smarrita. Le si
avvicinò,fino a
cancellare ogni distanza tra i due,poi,senza rendersene conto
,colpì il muro
accanto al volto di Alexa con una mano. La forza fu tale da farla
sobbalzare
dallo spavento,per un attimo aveva creduto che il destinatario fosse il
suo
viso.
-“Perché
non me lo hai detto?” voleva urlarlo,ma
quello che gli uscì fuori fu una specie di stridulo flebile.
-“L’ho
saputo stamani anche io. Non avevo idea di
essere incinta.” Rispose lei, girando la testa dalla parte
opposta.
-“Sei
una bugiarda,stai mentendo. Ma io non sono
come gli altri che credono ad ogni tua parola. Te lo sapevi sin
dall’inizio,non
è così?” la domanda finale gliela fece
avvicinando le labbra al suo
orecchio,facendole sentire il suo respiro. Poi tornò a
guardarla negli
occhi,prendendole il mento tra l’indice e il
pollice,costringendola a voltarsi.
Una lacrima scese solitaria dall’occhio della ragazza.
-“Perché
mi fai questo?” non fu tanto una domanda,ma
in realtà era più una supplica di non chiedergli
la verità.
-“Chi
è il padre? Scommetto che è quel ragazzo che
nominasti solo in piscina,il tuo ex. Dico bene?”
insistette,non aveva
intenzione di demordere.
-“Si…è
lui il padre.” Si arrese ancora una volta a
quello sguardo agghiacciante.
-“Credo
che tu mi debba una spiegazione.”
Constatò,allontanandosi lentamente dal corpo di Alexa e
andandosi a sedere sul
letto,facendole cenno di raggiungerlo. Lei obbedì,quasi
involontariamente. “Raccontami
la verità una volta per tutte,per favore. Aiutami a
capire.”
-“Lo
conobbi tre anni fa,in un periodo
particolare,quando non sapevo ancora cosa volessi veramente dalla
vita,e cosa
mi aspettassi da me stessa e dagli altri. Me ne innamorai quasi
subito,era un
ragazzo fantastico,o almeno così mi sembrava. Sapeva della
confusione che io
avevo in testa e del mio passato e lui mi è sempre stato
accanto. La prima
volta che lo vidi fu alla festa di compleanno della mia migliore
amica,era un
amico del suo fidanzato. Ci parlai,e mi meravigliai
dell’intesa che si era
creata sin dall’inizio tra noi. Cominciammo a frequentarci e
finimmo con l’innamorarci
l’uno dell’altra. Dopo circa un anno che stavamo
insieme decidemmo di provare a
convivere,questa cosa è durata due anni,fino a quel
maledetto giorno.” Un
brivido la percosse,facendole quasi male. “Mi svegliai,e lui
non c’era,mentre
solitamente lo svegliavo io. Così decisi di alzarmi per
vedere se fosse già a
fare colazione,dato che poi doveva andare a lavoro,ma non lo trovai
neanche in
cucina,e nemmeno nel resto della casa. Provai a chiamarlo,ma rispondeva
la
segreteria telefonica. Allora aspettai…aspettai qualche
minuto,qualche
ora,qualche giorno,senza mai avere sue notizie. Passarono le
settimane,i mesi,e
io continuavo ad aspettarlo invano. Non si è più
fatto vedere,né sentire da
quel dannato giorno.” Alexa tratteneva a stento quelle
lacrime dolorose che le
pungevano gli occhi con insistenza.
-“E
così ti ha lasciata sola con il
bambino,scommetto che lo sapevi già,e lo sapeva anche
lui,non è così?” domandò
Jared,alzando un sopracciglio,volendo dimostrare che ancora una volta
lui aveva
ragione.
-“È
vero,lo sapevamo ed io ne ero felicissima.
Lui,invece,non reagì molto bene. Disse che non sapeva se
voleva diventare già
padre,non si sentiva pronto. E qualche giorno dopo se
n’è andato.” Si sentiva
come se stesse facendo una confessione.
-“Quindi
è poco tempo che se n’è
andato…” notò il
cantante.
-“Diciamo
che il periodo in cui è scomparso
corrisponde con il concepimento di nostro figlio,per così
dire. Si tratta di
poco più di tre mesi.”
-“Perché
non ce lo hai detto prima? Avevi paura che
non ti avrei assunta?”
-“Si,temevo
che se vi avessi detto della mia
gravidanza non mi avreste preso in considerazione per questo lavoro,e
io volevo
allontanarmi da quella casa.
Scusami.”
-“No,tranquilla,ti
capisco. Effettivamente,se me lo
avessi detto subito non so cosa avrei deciso,ma ora che sei
già qui,non voglio perderti.”
Pronunciò
l’ultima frase con più enfasi rispetto a
ciò che aveva detto prima,guardandola
negli occhi,a pochi centimetri dal suo volto. Lei perse un battito,poi
il suo
cuore cominciò una strana corsa contro il petto,come se
fosse un missile
ansioso di staccarsi dalla base. Le ultime parole di Jared le
risuonavano nella
mente con insistenza quasi fastidiosa.
“Te…te
lo ami ancora?” domandò,sorprendendola. Ci
mise un po’,prima di dargli la risposta
definitiva,perché,sinceramente,non ci
aveva più pensato.
-“Ora
che me lo fai notare no. O forse parte
dell’amore che provavo per lui è ancora intatto,ma
è sopraffatto dalla rabbia
che provo nei suoi confronti. Se dovesse tornare da me ora,lo
rifiuterei,anche
a costo di crescere mio figlio da sola. Anzi,non voglio rivederlo mai
più. È
una storia chiusa ormai,non voglio avere a che fare con uno che
potrebbe
riandarsene all’improvviso senza dirmi niente.”
-“E
con uno che andrebbe via qualche volta,per tanto
tempo,ma con un motivo valido e con la promessa di tornare,vorresti
averci a
che fare?” le chiese,senza interrompere il contatto visivo
che si era creato
tra loro. Lei non sapeva cosa rispondere,anche perché non
aveva capito ciò che
quella domanda innocente poteva nascondere. Non si rendeva conto della
proposta
che vi era celata. Così si limitò a scrollare le
spalle.
-“Non
lo so,ma ora questo non c’entra.” Aggiunse.
“Non riesco a capire cosa intendi.”
-“Intendo
che forse ciò che abbiamo fatto oggi non è
stato poi così sbagliato.” Si stava avvicinando
sempre di più a lei,fino a
costringerla a sdraiarsi e ad appoggiare i gomiti sul materasso per
mantenersi
comunque in una posizione stabile. Nel frattempo lui mise le mani su
quelle di
lei e cancellò ogni tipo di distanza che gli impediva di
baciarla. Le loro
labbra si incontrarono per la seconda volta e,come successe nel
pomeriggio,si
ritrovarono bramose di scoprirsi. Si muovevano in sincrono,permettendo
al bacio
di divenire sempre più passionale. Alexa annullò
la presa sui gomiti e cadde
con la testa sul cuscino,sdraiandosi definitivamente, e portando le
proprie
mani dietro la nuca di Jared,per avvicinarlo di più a
sé. Nel frattempo
quest’ultimo si era ritrovato sopra di lei,frapponendo una
sua gamba tra quelle
della ragazza,mentre il loro bacio si consumava sotto i loro sguardi.
Si
separarono solo per poter prendere di nuovo il respiro e poi si
rituffarono in
ciò che stavano facendo. Quella sera non si spinsero oltre,e
fu meglio così. Si
guardarono negli occhi e stabilirono che avevano già fatto
troppo in un giorno.
Entrambi non riuscivano ancora a capacitarsi di ciò che li
stava
succedendo,anche perché non lo sapevano nemmeno loro.
-“Forse
tutto questo è davvero sbagliato,invece.”
Disse Alexa,interrompendo il silenzio che si era creato, prima
interrotto solo
dai loro sospiri. A quelle parole lui si voltò di scatto,non
aspettandosi
quella conclusione,mentre cercava di capirne il perché. Lei
se ne accorse e
chiarì i suoi pensieri. “Jared,non so se te ne sei
dimenticato, ma io sono
incinta.”
-“Ma…ma…”
stava cercando una soluzione,sembrava
volersi arrampicare su un qualche appiglio,ma non lo trovò.
Così parve ricadere
nel dubbio.
-“Ma
niente,Jay. Non c’è nessuna soluzione,aspetto
un bambino e la cosa non può certo cambiare. È
cosi,punto.”
-“Ma
io mi sono stufato di ignorare i miei
sentimenti,l’ho fatto per tutta la vita,tranne che con la mia
famiglia. E
quando dico famiglia intendo anche Tomo ed Emma. Ma
sono stanco di starti lontano e di fingere
che tu sia solo una mia dipendente. Lo sai anche te che non
è così,lo sai sin
da quando eravamo in piscina.”
-“Mi
dispiace,ma ripeto che io sono incinta,e non
possiamo continuare così. Cerca di capirmi,anche
perché ci conosciamo da soli
tre mesi e non possiamo già cominciare qualcosa. E,prima o
poi,il bambino
nascerà,facendomi diventare madre…e te? Di certo
non puoi diventare suo
padre,perché non saresti pronto.”
-“Hai
ragione,questa cosa è assurda,non si può fare.
Scusa se mi ci è voluto un po’ per
capirlo.” Sussurrò,alzandosi dal letto e
raggiungendo l’uscita. “Domani,prima del
concerto,ci informeremo per il tuo
ginecologo. Buonanotte.” Le parve di scorgere un velo di
tristezza
impossessarsi del viso di Jared,mentre usciva dalla sua camera.
-“Buonanotte,Jay.”
Lo disse troppo tardi,mentre la
porta si richiudeva cigolando. Alexa si lasciò ricadere sul
cuscino,cercando di
addormentarsi. Quando,finalmente,fu tra le braccia del nulla,una
lacrima le
scese amara lungo la guancia,per poi consumarsi fino alle sue
labbra,nel punto
preciso dove lui l’aveva baciata la prima volta. Parve quasi
un bacio
silenzioso e segreto,come se lui gliel’avesse mandato per
farla addormentare.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11: ECHOGRAPHY ***
Hello!!
Scusate se ci ho messo tanto a postare questo capitolo ma ho avuto
problemi con la chiavetta Iternet perchè avevo finito le ore
mensili -.-" .... Comunque sono tornata,mi dispiace per voi! Ringrazio
la mia carissima vale_mars,che non mi ha ancora
abbandonata...xD...Via,vi lascio al capitolo!!...
BUONA
LETTURAAAA!!! RECENSITE??!! NON VI MANGIO EH! *_*...KUSSEN,ALICE...
CAPITOLO
11:
"ECHOGRAPHY"
Il
tempo continuava a passare,come se fosse una
corsa mai interrotta. E arrivò settembre,e in seguito
ottobre,che si portarono
con sé l’autunno,una delle stagioni preferite
della ragazza,in quanto adorava
osservare le varie sfumature arancioni delle foglie che cadevano al
suolo e lo
scricchiolare di esse sotto i piedi. Erano in un periodo di pausa e
Alexa era
voluta tornare a casa sua,stranamente. Ma questo solo per poter stare
con la
sua migliore amica. Con Jared non c’era stato più
niente,ormai si erano
rassegnati. La gravidanza procedeva bene,non erano riusciti ad assumere
un
ginecologo per il semplice fatto che non si poteva portare dietro tutta
l’attrezzatura, così ,a seconda di dove andavano,
faceva l’ecografie nei luoghi
del tour. Ora che era incinta del quinto mese cominciava a sentirsi
ingombrante, la pancia non era più nascondibile, e le
persone con cui lavorava
cominciavano ad accorgersi del suo stato interessante.
Chissà,forse pensando
che Jared fosse il padre,da tanta malizia che avevano. Era
l’ultimo giorno che
poteva stare a Roma,dato che il giorno dopo doveva ripartire con la
band. E in
quel giorno doveva fare l’ecografia che le avrebbe rivelato
il sesso del
bambino. Era in casa,intenta a leggersi un buon libro,tanto aveva tutta
la
mattinata libera. Mentre la visita l’avrebbe avuta nel tardo
pomeriggio. Stava
leggendo la parte più interessante,quella in cui si scopriva
chi c’era dietro a
un paio di omicidi,ma il campanello la distrasse dalla lettura,facendo
abbaiare
il suo cane. Si tolse gli occhiali da lettura e lasciò il
libro sul
divano,aperto sulle pagine che stava leggendo. Poi,ancora infastidita
da tale
disturbo, raggiunse il citofono.
-“Chi
è?” chiese con un tono innervosito. Non
ricevette nessuna risposta,così aprì la porta,e
ciò che trovò davanti al
cancello la lasciò senza fiato.
-“Sorpresa!”
esclamarono i tre uomini all’unisono.
Lei aprì il cancello emozionata,e li lasciò
entrare in casa sua.
-“Come
facevate a sapere dove abitavo?”
domandò,curiosa.
-“Emma,con
lei niente è impossibile,dovresti
saperlo.” Disse Shannon con tono ovvio.
-“Hai
ragione,avrei dovuto pensarci prima. Ma che ci
fate qui?” chiese,mentre gettava le braccia al collo del Leto
maggiore. A
rispondere stavolta fu Tomo.
-“Volevamo
passare un giorno con te,nel tuo Paese
d’origine.” Gli altri annuirono, mentre le braccia
di Alexa andavano a
cingerlo. Jared lo considerò per ultimo. In quel mese gli
era
mancato,perché,nonostante non potessero creare niente tra
loro, non voleva dire
non provare qualcosa nei suoi confronti. Quando gli occhi di lui
incontrarono i
suoi fu un tuffo al cuore. Quelli occhi azzurri,così
profondi ma allo stesso
tempo superficiali,a seconda della luce del sole,le erano mancati
più di ogni
altra cosa. Grazie a loro,parte del dolore che aveva provato per la
perdita di
Bryce se n’era andato. E solo ora se ne stava rendendo conto. Gli andò di
fronte,decisa ad abbracciarlo,ma
non ci riuscì. Tomo e Shannon,capendo il loro disagio,fecero
finta di
cominciare una discussione sui loro strumenti,ignorando gli altri due.
Così,Jared, riuscì a trovare quel poco coraggio
che gli rimaneva per farsi
avanti,e stringerla a sé. Senza che lei se ne accorgesse
avvicinò lentamente il
volto ai suoi capelli, ormai allungati,inebriandosi del suo profumo.
Cavolo se
le era mancata! Ora che poteva tenerla stretta a sé si stava
accorgendo di
quanto le volesse bene. Ma era solo affetto quello che provava? O era qualcosa di
più? Queste domande se le
stava ponendo anche lei.
-“Mi
sei mancato.” Gli sussurrò,con il capo ancora
posato contro il suo petto. Le braccia di lui allentarono la presa dai
suoi
fianchi,per scostarla appena da sé. Jared non seppe cosa
rispondere,o
meglio,non volle,per paura di ricaderci e lei parve delusa dalla sua
indifferenza. Poi la guardò e le fece fare una giravolta.
-“Ma
che bel pancione!” esclamò,richiamando anche
l’attenzione degli altri due. La ragazza arrossì
visibilmente sotto i loro
sguardi inteneriti.
-“Sembra
che ho ingoiato un cocomero intero.” Si
lamentò lei,portando una mano ad accarezzare la pancia.
-“Ma
alla fine è maschio o femmina?” domandò
Tomo. Rise,
ricordandosi la prima volta che le fece quella domanda,ovvero appena
gli disse
di essere incinta.
-“Oh!”
esclamò,sbattendosi una mano sulla fronte.
Con il loro arrivo stava per dimenticarsene. “Oggi pomeriggio
ho un ecografia
che mi rivelerà il sesso.” Si scoprì
molto emozionata. Così avrebbe potuto
cominciare a pensare ad un nome,dato che ancora non aveva idea di come
chiamarlo.
-“Possiamo
accompagnarti!?” propose Shannon.
-“Oh,se
ci tenete,potete venire. Mi farebbe molto
piacere. Però,non potete entrare tutti e tre,semmai uno
solo.” Li guardò,uno
per uno.
-“Io
passo,non vorrei che mi venissero strane idee
su me e Vicky.” Commentò il chitarrista, facendoli
sorridere. “Scegli te,dai.”
Aggiunse.
-“Uhm…”
il suo sguardo vagava ininterrottamente tra
i due fratelli,il suo cuore le diceva un nome sin troppo conosciuto,le
sarebbe
piaciuto averlo accanto in quel momento,ma preferì ascoltare
la mente,quella
volta. “Shannon,per il semplice motivo che è il
più vecchio di tutti e rischia
di non avere mai figli.” Disse la prima scusa che le venne in
mente,ed era
alquanto banale.
-“Che
figata! Assisterò ad un ecografia!” quasi lo
urlò,prima di prenderla letteralmente in braccio.
-“Attento!
Mettimi subito giù,fai male al bambino!”
disse divertita,dandogli delle pacche sulle spalle. Jared la
guardò
frustrato,forse sperava che lei scegliesse lui. Ma in parte si
aspettava quella
decisione,sapeva che non voleva dare a vedere che lei tenesse a Jared
più di
quanto le era consentito. “Ma ditemi un
po’…” cominciò
“Emma dove l’avete
lasciata?”
-“Oh,è
in un centro benessere qui a Roma. Ha detto
che voleva rilassarsi al massimo l’ultimo giorno di pausa,
così ci ha lasciati
soli.” Rispose Tomo.
-“Deve
essere difficilissimo per voi vivere senza
colei che pensa al posto vostro,visto che talvolta voi non ne siete in
grado.”
Li fece una linguaccia,guadagnandosi tre occhiatacce.
“Rimanete a pranzo qui?”
-“Era
proprio quello che speravamo.” Jared sorrise
rincuorato.
-“Ok,spero
solo che vi vadano bene le uova e i
piselli. Mi dispiace ma oggi il mio frigo non è molto
assortito.” Il batterista
e Tomo annuirono. A loro bastava mangiare.
-“Ehm…io,sono
vegano. Ricordi?” s’intromise il
cantante.
-“Si,certo
che lo ricordo. Vorrà dire che ti devi
accontentare dei piselli e del pane.”
-“Ah,va
bene. Ce l’hai la frutta?”
-“Si,certo
che ce l’ho!” disse lei,spazientita.
-“Allora
io sono decisamente a posto.”
-“Stai
scherzando spero! Io non dicevo sul serio,non
ti lascerei mai mangiare solo piselli e pane. Andiamo a fare la
spesa,su!”
sbottò lei,incredula,afferrando un giacchetto leggero e le
chiavi di casa.
-“Lascia
stare,vado io. Tanto so cosa mangia.” Si
offrì suo fratello,togliendole le chiavi di mano. Non le
diede nemmeno il tempo
di replicare che uscì di casa. Jared e Tomo,vedendo la sua
espressione stralunata,
risposero con una scrollata di spalle. Il pomeriggio non
tardò ad arrivare,così
fu il tempo di prepararsi alla nuova scoperta, che sarebbe giunta di
lì a poco.
Andarono con la macchina di Alexa per non dare troppo
nell’occhio. Una volta
giunti a destinazione,rimasero in attesa,seduti sulle sedie del
corridoio.
-“Vado
a prendere un caffè.” Annunciò il suo
accompagnatore.
-“Shan,ma
se mi chiama ora?” sbuffò lei.
-“Figurati.
Comunque se dovesse accadere fai entrare
mio fratello.” lo disse con talmente tanta disinvoltura che
le fece pensare che
aveva già stabilito tutto. Ah! Quella
gliel’avrebbe fatta pagare. Così se ne
andò con un sorriso malizioso sulla sua faccia da improvviso
deficiente. Jared
rimase stupito del comportamento di Shannon tanto quanto Alexa. Il
destino
volle che la ginecologa,fortunatamente le era toccata una donna,la
chiamasse
proprio in quel momento. Guardò i due uomini al suo fianco,
smarrita. Il
cantante si alzò deciso,mantenendo un espressione seria e
corrucciata. Vedendo
l’agitazione della giovane la prese per mano,cercando di
trasmettergli
coraggio,sforzandosi di farle un sorriso. Quando entrarono nella
stanza,la
dottoressa la fece sdraiare sul lettino,mentre chiedeva le informazioni
basilari. Ovviamente Jared non capì una singola parola di
quella conversazione
in italiano. Stava in silenzio,al fianco della ragazza,mentre
continuava a
tenerle una mano. La dottoressa, una volta che le fece tirare su la
maglia,
sparse la sostanza gelatinosa sul suo ventre,al contatto
freddo,rabbrividì. Poi
con l’oggetto apposito cominciò a premerle
lievemente sulla pancia,spostandolo
in qua e là. Dopo qualche attimo di silenzio la ginecologa
trasse un profondo
respiro.
-“Pronti
per il verdetto?” chiese,sorridendo.
Entrambi annuirono,Jared si ritrovò improvvisamente molto
coinvolto da quella
situazione. “Siete i genitori di un bel
maschietto!”. A quelle parole Alexa
scoppiò in un pianto di gioia,mentre Jared era ancora scosso
dalla frase
pronunciata dalla dottoressa. “Siete i
genitori…” quelle parole gli rimbombavano
nella testa,facendogliela girare leggermente. Sapeva di non essere il
padre,ma
si sentiva emozionato nel sentirsi nominare tale,cosa che lo
lasciò non poco
stupefatto.
-“Non
è lui il padre.” Jared fu portato alla
realtà
da quelle parole appena sussurrate.
La
dottoressa si limitò a guardarlo,evitando qualsiasi tipo di
commento,intuendo
che era un argomento personale,nel quale era meglio non intromettersi. “Allora,possiamo
andare?”
-“Certo.”
Disse porgendole della carta per pulirsi
la pancia. Alexa si
pulì velocemente,
cercando di togliere quella sostanza appiccicosa anche dal bordo dei
pantaloni.
Una volta che ebbe finito,ringraziò cortesemente la donna e
uscirono.
-“Allora?”
domandò Shannon entusiasta,mentre Tomo si
sporgeva verso di loro, senza vergognarsi della sua
curiosità.
-“È
un maschio!” esclamò lei,mentre gli occhi dei
due uomini le sorridevano felici.
-“Che
nome gli darai?” chiese il
chitarrista,pensoso.
-“Non
credo lo sappia.” Sbuffò Jared,divertito.
“Ho
ragione?” . La ragazza si voltò verso di lui per
fargli una linguaccia,al che
lui rispose nello stesso modo. Sembravano due bambini.
-“Devo
ancora pensarci,effettivamente.”
Rispose,tornando a prestare attenzione agli altri due. Tornando a casa
rifletterono tutti e quattro su un possibile nome. Ma non giunsero ad
una
conclusione. Una volta che furono arrivati in casa,le venne in mente un
nome
che aveva sempre amato,quel nome che apparteneva al suo migliore amico
di
infanzia,morto in un incidente con i suoi genitori a soli nove anni.
Quella
perdita l’aveva cambiata,quasi la costrinse a pensare
diversamente,a riflettere
sulla vita e su ciò che essa comportava in base alle scelte
personali,si
ritrovò con una maturità inappropriata alla sua
età. Gli uomini,che la videro
riflettere,le chiesero se avesse trovato il nome adatto.
-“Forse…”
rimase sul misterioso,giusto per
divertirsi un po’.
-“Non
vorrai per caso chiamarlo come il tuo cane!?”
quella fu la frase intelligentissima con la quale se ne uscì
Shannon,facendoli
ridere.
-“No,tranquillo,non
sono ancora così stupida.”
Replicò.
-“Allora
si può sapere qual è il nome che gli vuoi
dare a questo povero bambino?” sbottò
Jared,rischiando di spazientirsi.
-“Se
proprio volete saperlo…Voglio chiamarlo
Joseph.” Gli altri ricominciarono a ridere
sommessamente,senza riuscire a
smettere,l’unico che rimase un po’ più
composto fu il cantante,che si limitava
a tenere un sopracciglio inarcato.
-“Cosa
c’è da ridere?”
sbottò,sentendosi ,in qualche
modo, ferita.
-“Stai
scherzando,vero?” chiese Tomo,ricomponendosi.
-“No,perché
dovrei scherzare? Cos’ha questo nome che
non va?”
-“Non
lo sai? Mio fratello non te l’ha detto?”
insistette il batterista circospetto.
-“No,cos’avrebbe
dovuto dirmi?” sbottò,prima di
guardare Jared con sguardo interrogativo e incrociando le braccia al
petto. Lui
scrollò le spalle.
-“Non
vedo il motivo per cui gliel’avrei dovuto
dire.” replicò secco. Quel suo comportamento
lasciò tutti allibiti. Cosa
diamine gli prendeva ora?
-“Te
lo dico io,tanto lui non sembra voler
collaborare al momento. Ecco,lui si chiama Jared Joseph Leto.
È per questo che
ridevamo,per la coincidenza. Anche io ho un secondo nome,Christopher.
Ma non
abbiamo niente in contrario a quel nome.”
-“Anche
te hai un secondo nome?” chiese,rivolta a
Tomo.
-“No,io
mi chiamo semplicemente Tomislav,e basta.”
Sorrise divertito. “Te,invece?”
-“Io
mi chiamo Alexa Delfina.” Ammise,acquisendo un
colorito più vivace all’altezza delle guance.
-“Beh,è
un nome alquanto originale.” Ribadì il
chitarrista. “Non devi vergognartene.” Lei gli
sorrise con gratitudine.
Quell’uomo sapeva sempre trovare le parole giuste per
cancellare il suo
imbarazzo.
-“Vuoi
chiamarlo davvero Joseph?” sentire la voce di
Jared,nuovamente coinvolta nella conversazione,li colse alla
sprovvista. Alexa
alzò lo sguardo per posarlo su di lui.
-“Si,in
memoria di un mio amico.” Disse decisa e
felice di aver trovato finalmente un nome per suo figlio. Come se non
bastasse,al solo pensiero che il suo bambino avrebbe portato il secondo
nome
dell’uomo che,ormai era inutile nasconderlo, amava, la
emozionava più del
lecito. In seguito li chiese se si sarebbero fermati lì
anche per la cena,ma le
dissero che dovevano andare in un albergo prenotato lì
vicino,dove Emma li
aspettava . La ragazza si limitò ad annuire comprensiva.
-“Allora
noi andiamo. Ti passiamo a prendere
domattina. D’accordo?” a parlare fu Jared,ancora
sulla soglia della
porta,mentre li altri l’avevano già salutata ed
erano usciti.
-“Va
benissimo,mi farò trovare pronta fuori di casa.
A che ora avete intenzione di passare?”
-“Credo
verso le dieci,se ci fossero degli
imprevisti ti facciamo sapere tramite cellulare.” Poi le
diede un bacio sulla
guancia,a mò di saluto. Anche se,dentro di se, stava
avvenendo una lotta
interiore,in quanto il vero obiettivo delle sue labbra fosse la bocca
della
ragazza. Ma non poteva fare ciò che l’istinto gli
suggeriva,perché altrimenti
avrebbe mandato all’aria i due mesi nel quale si era tanto
impegnato a
resisterle. Nel frattempo,Alexa,al contatto delle sue labbra sulla
pelle,perse
la cognizione di ogni cosa,come se la sua mente le stesse andando in
fumo.
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Capitolo 12 *** Capitolo 12: IS IT A GOODBYE? ***
I
am here!!! Stavolta sono riuscita a postare prima,oh yeah!
Ultimamente,causa sagra di paese,non ho molto tempo per scrivere,dato
che di solito scrivo la sera dopo cena,xD... E come se non
bastasse,domenica parto per due settimane,quindi penso proprio che non
posterò altri capitoli fino all'ultima settimana di
Agosto...Ma non si sa mai eh! Come al solito il mio grazie va a
vale_mars,e a tutti coloro che continuano a leggere le mie pazzie,xD...
Vi lascio al capitolo!...
BUONA
LETTURAAAAAAAAAAAAAAA!! RECENSITE,PLEASE??!! *_* HO BISOGNO DI CRITICHE
*fa gli occhioni dolci e il labbro tremante* ....KUSSEN,ALICE...
CAPITOLO
12:
"IS IT A GOODBYE?"
Il
giorno successivo si alzò con una strana
sensazione addosso. Si sentiva preoccupata e in ansia,senza trovarne un
motivo.
Fece colazione di malavoglia,come se lo stomaco le si fosse
improvvisamente
chiuso con violenza. Quella sensazione di malessere la
tormentò per tutto il
tempo. Erano appena passate le nove,quando ricevette una chiamata da un
numero
sconosciuto. Il telefono stava squillando insistentemente,e la ragazza
lo
afferrò per rispondere.
-“Pronto?”
sussurrò,sentendosi pervadere
dall’angoscia. Non riusciva a capire cosa le stava succedendo.
-“È
lei la signora Boscarelli?” domandò la voce
dall’altra parte del cellulare.
-“Si,sono
io. Perché?” la paura cominciava a farsi
strada sempre più velocemente dentro di lei. Sentiva lo
stomaco
contorcersi,mentre il cuore prese a batterle freneticamente, mandandola
in
confusione più di quanto già lo era.
-“C’è
stato un incidente,la sua amica ha subito
gravi lesioni alla testa. Ora è in coma farmaceutico. Appena
l’abbiamo soccorsa
ci ha detto di chiamarvi.”
-“V…vengo.
Arrivo subito.” Riattaccò in preda al
terrore. La voce era tremante,e anticipava una vera e propria crisi di
pianto.
Quella notizia la sconvolse,a tal punto da farle sembrare che il tempo
perdesse
la sua consistenza,lasciandola sola,immobile. Come se ogni cosa non
avesse più
senso. Lacrime salate le invasero gli occhi,fino a riversarsi
lentamente lungo
le sue guance arrossate. Non poteva permettersi di perdere la sua unica
ragione
di vita. No,non lo avrebbe accettato. Non doveva succedere,non a Maika.
Provò
un lieve senso di colpa,se l’avesse persa non si sarebbe
perdonata gli ultimi
mesi passati lontani da lei. Ancora scossa,prese la macchina per
raggiungerla
all’ospedale, dimenticandosi di tutto e di tutti,compreso il
fatto che di lì a
un’ora sarebbe dovuta ripartire per il tour con il gruppo.
Una volta arrivata a
destinazione,si precipitò al bancone principale,con il volto
struccato e
sconvolto dalle lacrime.
-“Dove
si trova?” chiese,solo dopo,quando la donna
la guardò stranita,si rese conto di non aver detto il
nome,né nient’altro.
“Scusi,volevo sapere dove si trova Maika Weiss.” Si
corresse,aggiungendovi
anche quel poco di educazione che le era rimasta dallo strazio. La
donna fece
una breve ricerca sul computer,per poi porgere nuovamente
l’attenzione su
Alexa.
-“Si
trova al secondo piano,nel primo reparto
presente alla tua destra,nella stanza sessantatre.” La
informò guardandola dal
di sopra dei suoi occhiali. La ragazza non aspettò altro,e
si diresse ,quasi di
corsa,dalla sua amica. Quando entrò nella stanza,
c’era un infermiera intenta a
scrivere su di una cartelletta,mentre osservava il monitor posto al
fianco del
letto. Si accorse della nuova arrivata e le lanciò un
sorriso stanco prima di
lasciarle sole. Alexa si mise sulla sedia posta di fianco
all’altra ragazza,per
poi cingerle una mano tra le sue,carezzandole debolmente il dorso con
il
pollice. Vederla lì,stesa su quel letto,immobile e con gli
occhi chiusi,la
faceva sembrare inerme ed indifesa. Desiderava più di ogni
altra cosa poter
vedere le sue palpebre alzarsi lentamente,fino a mostrare i suoi occhi
verdi
con qualche sfumatura dorata,in contrasto con il carnato olivastro
della sua
pelle. Una lacrima le cadde involontariamente sulla mano
dell’amica,e le sembrò
di scorgere un minimo movimento delle dita,ma,vedendo che non accadde
più
niente,si ricredette, convincendosi che si era trattato sicuramente di
una sua
impressione. Incapace di parlarle invano,posò la testa
vicino al suo
corpo,socchiudendo per un attimo gli occhi. Non si rese conto di quanto
tempo
passò prima che si riprendesse un po’. Lo
squillare del cellulare la distrasse
da quella lotta interiore. Rispose con voce stanca,come se a parlare
fosse la
sua bocca senza che lei ne fosse consapevole.
-“Ehi,ma
dove sei?” domandò la voce di…Jared? Se
ne
era completamente dimenticata,e solo in quel momento si accorse che non
sarebbe
potuta partire con loro.
-“Sono
all’ospedale.” Il suo tono aveva un che di
automatico.
-“All’ospedale?
È successo qualcosa?” Jared si
allarmò alla notizia,e non poco. Sentire la sua voce le
faceva quasi da cura a
quel dolore insopportabile causato dalla paura di perdere Maika.
-“La
mia amica ha subito un trauma cranico,è in
coma.” Biascicò le parole controvoglia, dirlo ad
alta voce era come renderlo
ufficiale,mentre lei sperava solo di trovarsi in un brutto incubo dal
quale si
sarebbe risvegliata di lì a poco.
-“Veniamo
subito da te,rimandiamo la partenza.” Non
le diede tempo di controbattere che quello le riattaccò.
E,mentre il cantante
informava gli altri di ciò che era accaduto, lei
ritornò ad osservare il volto
della sua “sorella”,anche in quella circostanza
animato da una sorta di
sorriso. Forse voleva dire che stava bene,o almeno quello era
ciò che sperava.
Un leggero spostamento d’aria alle sue spalle la costrinse a
girarsi.
-“Devo
visitarla,può aspettare fuori.” la voce dura
del dottore la indusse ad ascoltarlo senza replicare,nonostante la sua
volontà
di lasciarla lì era pari a zero. Uscì,
cominciando a fare avanti e indietro
lungo il corridoio. Dopo qualche minuto l’uomo la
raggiunse,chiudendo
lentamente la porta.
-“Allora?”
domandò impaziente lei,risultando
sgarbata.
-“La
sua amica ha subito un grave trauma cranico.”
Niente di nuovo.
-“Si,quello
lo so. Ma,si riprenderà,vero?” mentre
faceva quella domanda intravide Jared spuntare dietro
l’angolo,con gli altri al
seguito. Avevano tutti un espressione grave. Il dottore la
fissò negli occhi,mantenendo
lo sguardo serio e professionale.
-“Mi
dispiace,ma in casi come questo,la percentuale
che riesca a risvegliarsi è bassissima.” La sua
voce risuonava distaccata e
tranquilla. Come se perdere una paziente fosse una cosa talmente comune
da non
toccarlo più. Poi se ne andò. Nel frattempo
Shannon era seduto, impegnato in
una conversazione con Tomo ed Emma, anche se le parve più
una messa in scena.
Il cantante le si avvicinò,quasi cautamente, come se avesse
paura di turbarla.
Lei non aveva ancora mosso un passo da dove era, ma quando lui le fu
abbastanza
vicino, lo cinse in un abbraccio pieno di sofferenza. Gli pianse
addosso tutta
la sua rabbia,cominciando a tirargli leggeri pugni sul
petto,sfogandosi. Poi si
fermò,allibita.
-“S…scusa.”
Balbettò,senza osare ad alzare lo
sguardo sul suo viso.
-“Tranquilla,non
mi hai fatto niente. Ti capisco.”
Aggiunse poi,stringendola a sé. Non volle dirgli della
situazione della sua
amica,non voleva riversare la sua pena anche su di loro.
Poi,insieme,raggiunsero gli altri,interrompendone la discussione.
-“Ci
dispiace molto.” sussurrò Emma,sincera come non
mai. In risposta lei annuì con un cenno appena percettibile
del capo,per
dimostrare la sua gratitudine.
-“Abbiamo
rimandato la partenza a domani.” Annunciò
Tomo, osservando bene la reazione della ragazza.
-“Io…non
posso. Non ci riesco.” Sibilò,nascondendo
gli occhi dietro le mani. Jared la voltò verso di
se,afferrandole i polsi,per
toglierle le mani dalla faccia e riporgliele lungo i fianchi. Con
tatto,gli
altri fecero finta di guardare altrove. Aveva l’intuizione
che sospettassero
qualcosa tra lei e l’uomo che le stava tenendo il mento tra
l’indice e il
pollice.
-“Cosa
vorresti dire?” sbraitò,a bassa voce ,lui.
-“Voglio
dire che non posso,non voglio
lasciarla qui da sola. Mi dispiace,ma non verrò con
voi.” Il
suo sguardo rimase fermo sopra la spalla di lui,attento a non
incrociare il
suo.
-“Non
puoi farmi questo.” Le sussurrò a pochi
centimetri dal viso. Non si accorse dell’egoismo che
trapelava in quella
frase,ma lui non voleva perderla,nonostante tutti gli sforzi fatti per
porre
fine a ciò che,in realtà,non aveva mai avuto
inizio.
-“Jared,per
favore,non rendere tutto più difficile.
Cerca di capirmi. È come se,nel tuo caso,ci fosse tuo
fratello su quel letto.”
A quella parole allentò la presa sui suoi polsi, fino a
lasciarli del tutto
andare.
-“Quindi
stai chiedendo il licenziamento?” Lei
annuì,reprimendo con difficoltà le lacrime che le
pungevano agli angoli degli
occhi.
-“È
un addio?” pronunciare quella parola gli costò
tutto l’autocontrollo di cui disponeva. A malapena riusciva a
mascherare
l’angoscia che la sua voce nascondeva.
-“Non
prenderlo come un addio. Non mi piacciono.
Vedilo come un arrivederci.” Le era difficile credere a
ciò che aveva appena
detto,ma cercò di convincersene,pur sapendo che non sarebbe
stato così. Non
quella volta. Lui si sforzò di annuire, prima di darle un
casto
bacio,sfiorandole appena le labbra. Solo quel breve contatto la
mandò fuori di
testa per il dolore devastante che sembrava squarciarle il
petto,così come
stava succedendo a Jared. I loro occhi si incontrarono per
l’ultima volta,dopo
lui girò lentamente la testa di lato.
-“Per
annullare il contratto ti manderò Emma
domattina.” Il suo tono si era fatto distaccato. Alexa non
seppe più come
rispondere,poi lo osservò allontanarsi e sparire infine alla
sua vista. Gli
altri si alzarono,il primo a raggiungerla fu Shannon,che la
abbracciò talmente
forte da toglierle il respiro.
-“Credo
di aver già capito tutto. Tranquilla,io
avrei fatto la stessa cosa.” sciolse lentamente
l’abbraccio,per poi seguire le
orme del fratello. Subito dopo,anche Tomo le fu accanto,ma
quest’ultimo si
limitò a posargli una mano sulla spalla,che strinse
leggermente,ma quel piccolo
gesto significò più di mille parole. Alla fine
toccò a Emma,quella donna che
tanto adorava e che aveva cercato di capirla prima di tutti. Mentre le
loro
braccia si incrociavano,sentì una fitta al petto.
-“Sei
stata brava. Ci
vediamo domani.” Le sussurrò,poi anche lei
scomparve dopo la prima curva del
corridoio. A parte quest’ultima, probabilmente era
l’ultima volta che vedeva i
ragazzi. Solo pensarci la faceva stare male,tutte quelle emozioni
strazianti in
un giorno solo non le erano per niente d’aiuto. Ma lei non si
sarebbe fatta
abbattere da nulla. Avrebbe lottato fino alla fine. Per Maika. Per
Joseph. Per
Lui.
La
notte rimase all’ospedale,e dormì sulla sedia al
fianco del letto. Quando si svegliò Maika era ancora
incosciente. I tubicini le
sfioravano le guance,mentre la sua fronte era nascosta da una fascia
che
permetteva alla ferita di coagularsi. I capelli si riversavano sul
cuscino,fino
a circondarle il volto,quasi dolcemente. Inutile dire che nemmeno
quella
mattina si svegliò. Il dottore la stava visitando,mentre
Alexa era uscita nel
corridoio,dove l’aspettava Emma con in mano alcuni fogli da
compilare. C’era
solo lei,come aveva previsto.
-“Ehi,come
stai?” quella fu la prima domanda che
fece alla ragazza.
-“Non
voglio mentire,quindi te lo dico
chiaramente,sto male.”
-“Mi
sembra il minimo. Comunque questi sono i moduli
per il licenziamento.” La informò prendendo posto
su una sedia appoggiata al
muro. Alexa li afferrò,e trasse una penna dalla tasca dei
jeans,quella penna
che aveva appena preso dalla sua borsa prima di uscire dalla stanza.
Cominciò a
darli un occhiata fugace,poi iniziò a fare delle firme negli
spazi appositi.
-“Ne
sei sicura? Sei sempre in tempo per cambiare
idea.” Le disse Emma,assumendo un espressione contrariata a
ciò che stava
appena facendo.
-“È
inutile,non mi farai cambiare idea.” Sostenne
ancora il suo sguardo per qualche frazione di secondo,per poi tornare
alla
compilazione dei documenti. Quando ebbe finito rese i fogli alla donna
e fece
per alzarsi. L’altra la imitò,riponendo il
contratto all’interno della sua borsa.
-“È
stato bello lavorare con te. Ci mancherai.”
-“Anche
voi mi mancherete,tanto. Ti prego di dire
agli altri che mi dispiace,ma non posso fare altrimenti. Ah! Digli
anche che li
voglio bene,nessuno escluso.”
-“Certo,lo
farò.” Emma si incamminò,lontana da
lei.
Ma un pensiero improvviso la costrinse a tornare sui suoi passi.
“Me ne stavo
per dimenticare. Ha detto Jared che ieri non era l’ultima
volta che l’avresti
visto. Sinceramente non so cosa volesse dire con questo,però
forse te ne sai
qualcosa.”
-“No,non
so cosa intendesse.” Rispose,divenendo
sospettosa. “Va beh,si sa che è imprevedibile
tanto quanto è vanitoso.” Cercò
di sdrammatizzare un po’ la cosa.
-“Si,hai
ragione. Probabilmente non lo sapeva
neanche lui cosa volesse dire.” Quella fu l’ultima
conversazione che si
scambiarono,per poi dividersi definitivamente. Da quel momento in poi
la sua
esperienza si era conclusa del tutto e avrebbe cominciato una nuova
vita. Ma
era ignara di ciò che sarebbe accaduto di lì a
qualche mese.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13: DO YOU REALLY LOVE ME? ***
Ciao!!!
Hallo!!! Salut!! Hello!!! Eccomi qua,sono tornata dalle
vacanze,finalmente,il mare mi era venuto un pò a noia,mi
mancava scrivere!!! Lo so,probabilmente mi starete prendendo per
matta... Lasciando da parte il mio sproloquiare insensato, arrivano i
ringraziamenti,come sempre.... Grazie a vale_mars,che nonostante sia in
vacanza,continua a rompersi le scatole recensendomi,xD.... E grazie a
voi che leggete anche senza commentare.... Spero che questo capitolo vi
piaccia,anche se qualcuno,forse,vorrà uccidermi dopo averlo
letto!....
BUONA
LETTURA!!! KUSSEN,ALICE!!!! I MIEI OCCHI SONO ANSIOSI DI LEGGERE
QUALCHE RECENSIONE IN PIù RISPETTO AL SOLITO *__*
CAPITOLO
13:
"DO YOU REALLY
LOVE ME?"
Novembre
passò velocemente,e con sé si portò
via
anche la sua migliore amica. Alexa si ritrovò
così a chiamare i genitori della
ragazza per avvertirli della morte della figlia. Dovette diffondere lei
la
notizia a tutti quelli che le erano vicini. Quella
responsabilità la stancò
fino allo sfinimento. Dover informare le persone della morte della
persona che
le era più cara era più difficile di quanto
immaginasse. Quanti giorni passati
in ospedale,di fianco a quel maledetto letto,sperando in un suo
risveglio. Quanti
pianti fatti senza che lei lo percepisse. Quanta sofferenza nel vederla
immobile. Fino al giorno in cui smise di vivere,quel giorno in cui la
sua
esistenza cessò. Era passata più di una settimana
da quell’evento,non avevano
fatto il funerale in quanto la sua famiglia non era molto
credente,quindi si
erano limitati al seppellimento nel cimitero. Sulla croce in
pietra,Alexa aveva
fatto incidere una frase che aveva scoperto da poco,ma sapeva che
sarebbe
piaciuta molto alla sua amica,così come era piaciuta a lei.
La frase era quella
che le avevano fatto conoscere i Thirty Seconds To Mars,
“Provehito in Altum”.
Alla sua morte,le prime persone che avrebbe voluto sentire erano stati
loro,ma
sapeva che se li avesse chiamati poi non avrebbe sopportato la
lontananza,quindi
scelse di evitare. In compenso però,la frase incisa sulla
lapide se l’era
tatuata sulla spalla,con due piccole stelle,una sul lato destro
superiore alla
scritta con incisa una A,e una sul lato sinistro inferiore alla scritta
con
incisa una M al suo interno. Così
sarebbero sempre state insieme,qualunque cosa le riservasse il destino.
Ogni
giorno andava al cimitero,e chiacchierava sulla sua tomba,
raccontandogli delle
ecografie,ormai era Dicembre e si trovava al sesto mese. Quel giorno si
coprì parecchio
a causa dell’aria gelida che invadeva Roma. Si diresse al
cimitero,e si sedette
sul terreno di fronte alla sua tomba,posando delicatamente le dita
sulla sua
foto. In quel momento le arrivò un messaggio,che interruppe
la classica quiete
da cimitero,facendo squillare rumorosamente il suo cellulare. Non si
rese
neanche conto del testo in inglese che esso citava,la sua mente lo
tradusse
senza farsi troppe domande sul perché era scritto
così,e nemmeno su chi
gliel’aveva inviato. Ogni volta che si trovava
lì,le cose che la circondavano
perdevano significato, esisteva solo Maika. L’sms le chiedeva
dove si trovava,e
senza troppi complimenti lei rispose che era al cimitero. Poi
riuscì,finalmente,a dedicarsi alla sua amica, cominciando a
raccontarle ciò che
aveva fatto nel pomeriggio,per poi perdersi quasi in una confessione.
-“Sai,c’è
una cosa che non ti ho detto,e solo ora mi
rendo conto di aver sbagliato. Avrei dovuto dirtelo sin
dall’inizio,ma avevo
paura di un tuo giudizio,nonostante sapessi benissimo che te non
saresti mai
stata in grado di ferirmi con un giudizio affrettato. Ma me ne sono
accorta
troppo tardi,provo a rimediare ora,sperando che ovunque tu sia riesca
ad
ascoltarmi. Beh,ti ricordi del mio lavoro all’estero? Ti
dissi che dovevo fare
volontariato,ed è vero,ma non ti dissi per chi.
Vedi,c’era di mezzo una band
americana,i Thirty Seconds To Mars,te li conoscevi sicuramente. Tra una
cosa e
l’altra,con il passare del tempo,è andata a finire
che mi sono innamorata del
cantante,Jared. Dovevo riprendere il tour con loro per
l’ultimo mese,ma ho
rinunciato per starti accanto. Da quel giorno non li ho più
visti,e lui mi
manca dannatamente.” Lacrime calde le bagnarono le
guance,fino a raggiungerle
le labbra. Si passò la lingua su di esse,sentendone il
sapore salato. Poi se le
asciugò con la manica del giacchetto, senza accorgersi di
una presenza alle sue
spalle. Fino a quando una voce familiare la costrinse a voltarsi.
-“Davvero
ti sei innamorata di me?” sussurrò
l’uomo,inginocchiandosi accanto a lei e fregandosene se si
sarebbe sporcato i
pantaloni.
-“Tu…cosa
ci fai qui? Come facevi a sapere che…?”
era sconvolta,e non si preoccupò di nasconderlo come avrebbe
fatto un tempo. La
sua voce trapelava di stupore. Lui le afferrò il
volto,imprigionandolo tra le sua
calde mani.
-“Me
lo hai detto te con il messaggio. Io ero andato
a cercarti a casa,ma non ti ho trovata così ti ho inviato un
sms e mi hai
risposto. Mi dispiace.” Aggiunse,girando la testa per
indicare la lapide di
fronte a loro. “Comunque sono qui perché volevo
vederti,dato che ho finito il
tour ora sono libero per un bel po’. Ora puoi rispondere alla
mia domanda?”
incatenò gli occhi ai suoi,impedendole di voltarsi.
-“Dove
sono gli altri?” rispose,ignorando
volutamente la richiesta fatta da lui. A quel punto la
lasciò andare,sospirando
e socchiudendo gli occhi.
-“Non
lo sanno che sono qui.” Rispose,traendo un
altro respiro. Poi si alzò da terra, scuotendosi gli
abiti,più per abitudine
che per altro,e porse una mano alla ragazza per aiutarla ad alzarsi.
Lei la
afferrò stanca ed incredula che lui fosse
lì,davanti a lei. Soprattutto in
quella strana circostanza. Non avrebbe mai immaginato di poterlo
incontrare al
cimitero. Una volta creduto che non l’avrebbe mai
più rivisto le suonava
alquanto strano.
-“Possiamo
andare a casa tua?” le chiese impaziente
“Ho così tante cose da dirti.” Mentre lo
disse le afferrò dolcemente una
mano,mandandola in fibrillazione. Quante volte si erano immaginati quel
contatto,quante volte se l’erano sognato.
-“Oh,si
certo.” Nel mentre toccò la punta delle
proprie dita con le labbra,mimando un bacio,che posò sulla
foto dell’amica in
segno di saluto. Poi si incamminarono lentamente verso casa,erano
entrambi a
piedi,data la vicinanza, e per tutto il tragitto a vincere fu il
silenzio. Una
volta giunti a destinazione,lei lo lasciò entrare per poi
accomodarsi sui
divani della sala. A cominciare una conversazione fu lei, radunando
tutto il
coraggio che possedeva e che era rimasto accantonato per molto.
-“Allora,com’è
andato l’ultimo mese di tour?”
-“Diciamo
che è andato piuttosto bene,come saprai
eravamo in Francia,escluso un concerto in Lituania ed uno in Polonia.
Poi io
amo la France,quindi… te cosa hai fatto in questo
mese?” ricambiò la
domanda,pur sapendo in parte la risposta.
-“Cosa
vuoi che abbia fatto!?” esclamò sconsolata
“Sono stata fissa in ospedale,e una settimana fa lei
è morta.” Lui fu tentato
di accarezzarle una guancia per confortarla,ma si fermò
prima ancora di mettere
in moto il pensiero. Poi,per distrarsi, si guardò intorno.
-“Quel
cane è il suo?” domandò ,notando un
animale
in più.
-“Si,era
il suo. Si chiama Terry. È l’unica cosa sua
che mi è rimasta. Comunque come mai gli altri non sanno che
sei qui? Cosa gli
hai detto?” lo riempì di domande.
-“Non
avevo voglia di perdere del tempo ad
informarli. È stata una decisione improvvisa e sono venuto
subito. Se ne avessi
parlato con loro chissà quanto avrei dovuto aspettare per
poterti vedere.”
-“Un
giorno in più o un giorno in meno…”
ribadì lei.
-“No,un
giorno in più sarebbe stato straziante. Mi
sono davvero rotto di starti lontano.” Quella frase appena
pronunciata le fece
tremare le gambe,e dovette riprendersi tutto l’autocontrollo
esistente in lei
per placare il tremore. “Ed ora,se non ti dispiace vorrei
ricevere una risposta
alla domanda che ti ho fatto al cimitero.” Insistette. Lei
abbassò lo
sguardo,congiungendo le mani sopra il suo pancione.
-“Quale
domanda?” chiese con fare ingenuo,sperando
ardentemente che lui si arrendesse. Ma,ovviamente,lui non si sarebbe
mai
arreso.
-“Davvero
ti sei innamorata di me?” automaticamente
portò una mano dietro il suo collo,per avvicinare il volto
al suo. I loro
sguardi,costretti tante volte ad ignorarsi, dovettero incontrarsi,come
se li
fosse stato ordinato. I respiri potevano mescolarsi tra loro,divenendo
una cosa
sola. Jared, sempre più ansioso di ottenere una risposta, la
incitò a parlare
con un debole cenno della mano,mentre con l’altra manteneva
una presa ferrea
sul suo volto,quasi intimorito di vederla sfumare come se fosse stata
solo un
sogno.
-“Si…”
quel monosillabo le sfiorò le labbra,formando
una parola appena udibile. Quest’ultima fu subito sostituita
dai loro respiri
affannati,mentre un bacio stava avendo la meglio su tutta quella
tensione. Quando
si separarono,con estrema lentezza, Alexa,al solito,non
riuscì a tenere la
bocca chiusa.
-“E
questo cosa significa?” chiese,stranamente
felice,e spossata al tempo stesso.
-“Significa
che anche io ti amo. Mi ci è voluto
parecchio tempo per capirlo,ma finalmente ho compreso che la vita senza
te è
più buia. Non mi interessa se sei incinta, sinceramente non
me ne frega niente.
Voglio aiutarti,voglio starti vicino in questi ultimi mesi di
gravidanza e nel
resto della tua vita. Voglio fare da padre a questo bambino.”
Si fermò per
posare una mano sulla sua pancia con dolcezza “Anche se non
è mio lo tratterò
come se lo fosse. So cosa vuol dire non avere una figura paterna al
proprio
fianco,e non voglio che a tuo figlio succeda la stessa cosa. Noi ci
amiamo,è
questo che conta. Sono sicuro che insieme saremo dei bravi
genitori.”
-“Te
non sai quello che dici,Jared.” Lo interruppe
bruscamente,nonostante amasse quell’uomo sempre di
più,secondo dopo secondo.
“Avere un figlio è una grandissima
responsabilità,e tu non sei pronto. Hai una
band,con la quale giri il mondo. Sai cosa significa questo? Vuol dire
che sarai
poco presente nella nostra vita.”
-“Meglio
poco presente,che per niente. Non trovi? E
poi non tutti gli anni siamo in tour,questa è stata una
circostanza esclusiva.
Quindi,a meno che tu non abbia altre buone scuse per rifiutarmi,questa
cosa si
può fare!” l’ultima frase la
esclamò entusiasta. Vederlo così felice le faceva
perdere un battito dopo l’altro,e non voleva certo essere lei
a ridurre in
frantumi la sua gioia.
-“Forse
hai ragione te.” Sussurrò,prima di baciarlo
lentamente. Non si era mai concessa a tanto con lui,o meglio,non aveva
mai
preso l’iniziativa,e farlo la rendeva libera. Libera di poter
vivere
quell’amore così fresco e folle.
-“Forse?”
le chiese,senza scostarsi da lei,per poi
mordergli delicatamente il labbro inferiore. Quel contatto le fece
quasi
rischiare un infarto. “Fino a che non ammetti che ho ragione
io,senza i forse e
i ma,allora smetto di torturarti.” Fu un sussurro destinato
al suo collo,che
precedeva la pressione della sua bocca appena sotto il mento. Dischiuse
le
labbra,permettendo al suo respiro di toccarle la pelle delicata.
-“Mai,non
lo dirò mai…” riuscì a
replicare lei,con
quella poca voce che le era rimasta. Poi il respiro le divenne
affannato,sentendo
i suoi denti chiudersi sulla mandibola,senza farle male.
D’istinto lasciò
ricadere la testa all’indietro,ma quello fu un grave errore.
Infatti quel gesto
permise a Jared di esplorare lentamente il suo collo, centimetro per
centimetro,mandandola in una confusione dalla quale non sapeva se si
sarebbe
ripresa. Era una vera e propria tortura quella. Infine sentì
la barba
solleticarle il volto,al che si ritrasse appena, trattenendo a stento
una
risata.
-“Credo
che mi ci vorrà più tempo del previsto per
fartelo dire.” constatò Jared, per poi
allontanarsi da lei. “Sai,penso che i
cani abbiano bisogno di uscire un po’.”
aggiunse,sorprendendo Alexa,che aveva cominciato a
prendere gusto nella
sua speciale tortura.
-“Hai
ragione.” affermò lei,seguendo il suo sguardo
che la conduceva proprio dove i cuccioli scodinzolavano,puntando i
guinzagli.
Jared si voltò compiaciuto, incrociando le braccia al petto
soddisfatto.
-“L’hai
detto!” esclamò,saltando in piedi e perdendo
ogni tipo di compostezza che aveva adottato.
-“Brutto…
Mi hai ingannato,non vale!” ribadì.
-“Si
che vale! Io avevo detto che te lo avrei fatto
dire,ma non avevo specificato la circostanza. Quindi vale!”
-“No
che non vale!” insistette,sbattendo un piede
per terra.
-“E
invece si! Discussione chiusa,ho vinto
io,punto!”
-“Io
porto fuori i cani!” annunciò,deviando il
discorso precedente. “Te,sarà meglio se chiami tuo
fratello,altrimenti gli
prenderà un colpo,a meno che non sia già
successo.” Lui si colpì la fronte con
una mano,ricordandosi improvvisamente di avere un fratello
dall’altra parte del
mondo che si chiedeva che fine avesse mai fatto lui. Prese il suo Black
– Berry
dalla tasca dei pantaloni e controllò il display. Come si
aspettava aveva circa
una decina di chiamate perse,cinque di Shannon,tre di Emma e due di
Tomo.
Alexa,accorgendosi dell’espressione del cantante, sorrise
divertita.
-“Dammi
il tempo di richiamare tutti e ti
accompagno.” Neanche il tempo di finire la frase che si
portò il cellulare
all’orecchio,in attesa di qualunque cosa. Dopo nemmeno tre
squilli suo fratello
rispose.
-“Imbecille
che non sei altro!” fu la prima cosa che
udì “Cretino! Deficiente! Cosa diamine ti
è saltato in mente eh?! Vuoi
rischiare di farci morire dalla preoccupazione?!”
sbraitò il maggiore,più
infuriato che mai per l’irresponsabilità del
fratello. “Dove sei?” aggiunse
poi,riassumendo un tono di voce più pacato.
-“Mi
merito tutti quei bellissimi aggettivi!” disse
sorridendo “Comunque non vi ho avvertiti perché
altrimenti sareste voluti
venire anche voi,probabilmente,e avrei dovuto aspettare
ancora.”
-“Aspettare
per cosa,emerito imbecille???!!” la
calma appena riacquisita fece presto ad abbandonare Shannon,
così come era
arrivata se n’era andata.
-“Per
venire a Roma!” disse con tono ovvio Jared,
come se tutti dovessero aspettarselo.
-“A
Roma? A fare cosa??Ah,capito!”
-“Davvero?”
domandò il minore.
-“Si
si,sei andato da Alexa. Beh,c’era da
aspettarselo! Però potevi avvertirci,ci hai fatto
spaventare. Sei fortunato che
non ho chiamato mamma! Ci penso io con Emma e Tomo,li tranquillizzo io.
Anzi,quasi quasi prepariamo le valige e veniamo anche
noi…” Non gli fece finire
la frase.
-“No!”
esclamò secco.
-“Oh,qui
c’è lo zampino
dell’amore,vero?” Quando
Shan faceva così lo irritava a morte.
-“Non
mi sembrano cose
da dire per telefono. Quindi… ciao fratellone! Ci sentiamo!
Tranquillo torno
presto a casa!” gli riattaccò in faccia,ridendo.
La ragazza,che era rimasta in
silenzio ad osservarlo, cominciò a ridere,accompagnando
Jared in quel canto
ilare. “Risolto tutto! Portiamo fuori questi poveri
cuccioli!”
Nello
stesso momento,a Los Angeles, Shannon era
intento a parlare con Tomo ed Emma.
-“Mi
ha chiamato mio fratello!”
annunciò,raggiungendoli nella cucina della sua casa.
-“Quella
testa di…” cominciò Emma,ma fu
prontamente
interrotta da Tomo,che con un cenno della mano le impedì di
pronunciare quella
parola sottintesa.
-“Cos’ha
detto?” domandò il chitarrista, risultando
preoccupato,con il tono di voce che non nascondeva un incrinatura di
nervosismo. Cosa insolita per uno come lui.
-“È
a Roma. Non ci ha avvertiti perché ha detto che
avrebbe dovuto aspettare troppo,convinto che noi saremmo voluti andare
con
lui.”
-“E
infatti sarebbe stato così.” Replicò la
loro
assistente,tornando la donna tranquilla di sempre.
-“Si,ma
avrebbe potuto rispondere al telefono,o
almeno avvertirci con un messaggio,o quant’altro!”
esclamò Tomo.
-“Hai
ragione,ma si sa com’è fatto mio fratello.
È
testardo,e quando si mette in testa una cosa la fa,senza pensare alle
conseguenze.” Gli altri due annuirono comprensivi.
-“Alla
fine l’amore trionfa sempre.” Aggiunse poi
Emma. “Lo sapevo che non avrebbe resistito. Si vedeva lontano
un miglio che lei
gli piaceva veramente. Ora manchi solo te Shannon!” Il
nominato alzò le
mani,come per difendersi da quella parole.
-“Per
ora la vita da uomo single mi piace.”
-“Amico,capisco,ma
hai quarantuno anni. Non hai mai
pensato a farti una famiglia?” gli chiese Tomo,posandogli una
mano sulla
spalla.
-“Uhm,sinceramente
no. Abbiamo la band,ho tutte le
donne che voglio,per ora mi basta!” In tutto quel
trambusto,Emma,ormai
sconsolata,se ne andò divertita, mentre una frase si faceva
spazio nei suoi
pensieri: “Sempre i soliti”. E,forse, non sarebbero
cambiati mai. Ma,in
fondo,la gente li amava così com’erano. Ed
è inutile dire che erano unici.
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Capitolo 14 *** Capitolo 14: TIME IT'S NEAR ***
Buongiorno!
Buonpomeriggio o Buonasera!! A seconda di quando leggerete queste mie
parole senza senso,u.U... Lo so,di solito ci metto di più a
postare,ma oggi ho finito di scrivere anche il sedicesimo capitolo e mi
sento molto positiva,quindi posto già ora il
quattordicesimo,xD... Inutile dire che ringrazio tutti voi,soprattutto
vale_mars! D'ora in poi dovrò essere un pò
più originale nei ringraziamenti,altrimenti vi annoierete
con le stesse frasi... Ok,anche stavolta ho sproloquiato
abbastanza!...
BUONA
LETTURA!! KUSSEN,ALICE... RECENSITE??? NON VI MANGIO EH,NON HO FAME!!
*_*
CAPITOLO
14:
"TIME IT'S VERY NEAR"
Erano
già passati tre mesi dal giorno in cui Jared ed Alexa si
erano dichiarati a vicenda. In quel lungo periodo lei si era trasferita
a Los Angeles,e per non destare sospetti nei giornalisti,paparazzi,e
tutto questo genere di cose,si era affittata un piccolo appartamento in
centro,nonostante Jared avesse cercato più volte di
convincerla ad andare a vivere con lui e Shannon. La band ora era a
riposo, fortunatamente,ma continuavano a frequentarsi con Tomo ed Emma
che erano parte integrante della famiglia. Quella sera di Marzo la
ragazza avrebbe finalmente avuto l’occasione di conoscere
Vicky e Constance. Avevano organizzato una cena a casa dei fratelli
Leto,a cui avrebbero partecipato tutti,compresa Emma. Alexa era molto
emozionata,sia positivamente che negativamente. Non vedeva
l’ora di conoscere Vicky,che a sentirne parlare dagli altri
sembrava proprio una brava ragazza, e Constance,donna che lei ammirava
molto per la sua pazienza con i figli. Solo che l’incontro
con quest’ultima la spaventava a morte. La madre di Jared
sapeva che quella sera avrebbe conosciuto la sua fidanzata,e sapeva che
era in uno stato particolare,ma non sapeva in cosa consistesse la sua
particolarità. Quindi aveva paura di non essere
accettata,come al solito. Questi pensieri l’accompagnarono
fino all’arrivo nella dimora dei Leto. Ad aprirle la porta fu
Shannon,che appena la vide le fece un enorme sorriso e la accolse in
casa con il suo solito calore.
-“Shannon!”
la voce di Jared proruppe nell’atrio,proveniente dalla
cucina. “Chi è arrivato?”
L’interpellato e lei lo raggiunsero a passo svelto. Quando il
cantante si accorse della nuova presenza alzò lo sguardo da
ciò che stava facendo,ovvero affettare i pomodori,e lo
posò sulla ragazza. Si trattò di qualche
secondo,il tempo di posare il coltello e pulirsi le mani in uno
strofinaccio,prima che i due si baciassero.
-“Ehm,non
per dirvi,ma ci sono anche io qui!” replicò il
maggiore,fingendosi disgustato.
-“Ne
vuoi uno anche te?” gli domandò il
cantante,ammiccando teatralmente.
-“Come
non detto. Io mi defilo in camera a cambiarmi.”
Sbuffò il batterista. La coppia lo guardò
allontanarsi,per poi imboccare le scale che lo avrebbe portato ai piani
superiori.
-“Sono
arrivata prima per darvi una mano,e credo che ve ne serva
parecchia.” Disse Ale,girandosi a guardare il cibo posto
sopra il tavolo secondario.
-“Lo
sai già che puoi venire quando vuoi,fosse per me vivresti
qui…Ok,come non detto.” Aggiunse,vedendo
l’espressione di lei cambiare. “Comunque un
po’ di aiuto non ci farebbe male.”
Ammise,sorridendole.
-“Cosa
stavi cercando di preparare?”
-“Una
specie di insalata mista,come contorno.” Rispose,aggrottando
le sopracciglia.
-“E
quale sarebbe il menù previsto per la serata?”
-“Allora,come
primo piatto ho pensato agli spaghetti al pomodoro. Voglio metterci un
che di italiano nella cena,in tuo onore.” La
guardò negli occhi,cercando di intuire la sua reazione,e
,quando la vide sorridere con dolcezza ,capì che aveva
raggiunto il suo intento. Poi lei lo incitò a continuare.
“Di secondo ho preparato la frittata di patate.”
-“L’hai
preparata tu?” gli chiese sorpresa.
-“No,in
realtà era un piatto già pronto,io l’ho
solo dovuta cuocere,ma non dirlo.”
-“Mi
sembra di aver capito che la frittata è l’unica
cosa pronta e tra nemmeno un ora gli invitati cominceranno ad
arrivare.” Constatò Alexa.
“Sarà meglio che mi metta al lavoro.”
Prese una pentola e la riempì d’acqua,per poi
metterla sul fuoco a bollire. “Dove tieni la
pasta?” lui le indicò la dispensa sopra
l’acquaio. Così lei la estrasse da lì,e
aspettò che l’acqua bollisse,prima di gettare gli
spaghetti nella pentola. “Il sugo ce l’hai
già pronto,spero.”
-“Si,è
lì sotto.” Rispose,indicandole un cassetto dietro
di lei. “Io…apparecchio.”
-“Ecco,renditi
utile.” Disse Alexa,rivolgendogli poi una linguaccia
scherzosa. Nel giro di una quarantina di minuti fu tutto pronto. La
tavola era stata abbellita con qualche candela e un vaso di fiori al
centro,e l’insalata mista era già pronta sul
tavolo. Mentre la ragazza scolava la pasta,qualcuno suonò il
campanello. Jared andò ad aprire e tornò con tre
persone in più. Alexa salutò con enfasi Emma e
Tomo e poi porse la mano all’altra ragazza.
-“Piacere,Alexa.”
Disse sorridendo.
-“Piacere,Victoria.”
Vicky ricambiò il sorriso,sembrava una ragazza dolcissima.
“Posso aiutarti?” le chiese poi,rendendosi
disponibile.
-“Se
ne hai voglia mi faresti un grosso favore. Mi potresti portare due
piatti alla volta? Così cominciamo a mettere in tavola la
pasta,tanto ora brucia.”
-“Certo.”
Vicky andò a prendere due piatti e glieli portò.
Mentre le due ragazze finivano definitivamente di apparecchiare facendo
conoscenza,e i ragazzi chiacchieravano con Emma di un nuovo progetto,il
campanello suonò nuovamente. Stavolta Alexa
sobbalzò sul posto,scoprendosi improvvisamente timorosa. Le
mani cominciarono a tremarle,e Vicky,che se ne accorse,le tolse i
piatti dalle mani e li posò sul tavolo al posto suo.
-“Vado
io!” esclamò Shannon entusiasta. Il campanello
suonò un'altra volta,con più insistenza.
“Arrivo,mamma!” urlò dal corridoio. Poi
si sentì la porta aprirsi,e successivamente un rumore di
passi veloci sul pavimento. Una donna bionda e di
bell’aspetto fece il suo ingresso in cucina,con un dolce
sorriso stampato costantemente in faccia. Alexa si chiese chi mai
fosse,ma fu questione di un secondo per capire che era lei la madre dei
fratelli. Rimase stupefatta da tale giovinezza, portava benissimo gli
anni che aveva,che,a prima vista,non le avresti mai dato.
-“Mamma!”
esclamò il cantante,prima di abbracciarla con dolcezza. Lei
ricambiò l’abbraccio,stringendolo quasi con foga.
-“Dio
quanto mi siete mancati,anche se è solo qualche giorno che
non vi vedo! Vieni qua Shan!” incitò il maggiore a
congiungersi all’abbraccio,e lui non se lo lasciò
ripetere un'altra volta. Vederli così uniti e felici era
emozionante anche per chi guardava la scena.
“Allora,dov’è la tua
fidanzata?” chiese poi rivolta al figlio minore,con
entusiasmo quasi troppo eccessivo. Jared si voltò
lentamente,fino a trovare gli occhi di Alexa,che lo guardavano
intimoriti. Poi le si avvicinò e la prese per mano,per
accompagnarla verso la madre. Quest’ultima si
soffermò inizialmente solo sul volto,quindi non se ne
accorse subito.
-“Piacere
cara. Io sono la mamma di questi due scalmanati.” Disse,
prendendole una mano e stringendola tra le sue.
-“Piacere,Alexa.”
Sussurrò lei,in preda ad una crisi di panico. Fu subito dopo
quella frase che lo sguardo della donna si posò sulla pancia
della ragazza. Quella visione le tolse il fiato,e istintivamente fece
un passo indietro per guardarla meglio. Forse si trattava solo di un
allucinazione. Vedendola ritrarsi,Alexa si sentì morire
dentro. Non voleva certo fare quell’effetto sulla mamma
dell’uomo che tanto amava. Il volto della donna divenne
paonazzo dalla sorpresa.
-“Mamma,tutto
bene?” le chiese Shannon,preoccupato. In fondo nessuno era
riuscito a pensare come l’avrebbe presa Constance,che ora li
guardava uno per uno confusa.
-“Si.”
Rispose,traendo un profondo respiro. “Vorrei solo capire.
Perché non me l’hai detto prima Jared?”
Il tono della sua voce parve quasi ferito.
-“Non
è come sembra.” Quella frase uscì
spontanea dalle labbra di Ale. Gli altri la guardavano in silenzio.
Emma,Vicky e Tomo erano usciti rispettosamente dalla cucina,in attesa
che chiarissero.
-“Cara,non
ce l’ho con te,tranquilla. Sto solo cercando di capire la
situazione.” Quelle parole ridussero un po’ della
sua tensione, tranquillizzandola.
-“Mamma,siediti
e ti spiegheremo tutto.” Disse Jared con tono fin troppo
pacato. La donna si sedette sulla prima sedia che le capitò
a tiro. A raccontarle ogni cosa nei minimi dettagli fu il figlio.
Shannon,nel frattempo,ascoltava in disparte,pronto ad appoggiare il
fratello con la sua testimonianza. Detto così pareva quasi
di essere in un tribunale. La donna,quasi commossa dal
racconto,guardò Alexa e poi Jared.
-“Figliolo,ma
sei sicuro di essere pronto a fare da padre ad un bambino che non
è nemmeno tuo?” chiese,anche se già
conosceva la risposta,e ne andasse fiera.
-“Si,mamma.
Questo è ciò che voglio. Io la amo,e lei
ricambia. Questo bambino ha bisogno di amore,e noi sapremo
darglielo.” Strinse la mano della ragazza,mentre con
l’altra le accarezzò la pancia.
-“Sono
orgogliosa di te,figlio mio. E anche di te,Shannon! Presto diventerai
zio, quindi guarda di crescere,o meglio,fingi di farlo almeno un
po’! E per quanto riguarda la mia nuova
nuora…beh,benvenuta in famiglia.” Con quella frase
si alzò dalla sedia ed andò a cingere la ragazza
in un abbraccio. Jared guardò la scena,felice che ogni cosa
fosse finalmente al suo posto. “Quindi è questione
di qualche giorno ed io diventerò nonna? Anche se non
è davvero mio nipote,posso ritenermi nonna,vero?”
la domanda speranzosa che la donna rivolse alla ragazza,la fece quasi
piangere di gioia.
-“Si,certo.
Certo che può ritenersi sua nonna.” La voce le
tremava dall’emozione. Non le sembrava vero di essere stata
accettata così velocemente. Era troppo felice, talmente
tanto che niente e nessuno l’avrebbe resa triste in quel
momento.
-“Che
ne dite di richiamare gli altri e cominciare a mangiare?”
propose Shannon, sempre sorridente.
-“Direi
che è proprio una buona idea!” esclamò
Jared,senza nascondere la propria gioia.
-“Non
mi avete ancora detto una cosa!” li informò la
madre, facendoli spaventare “Come lo chiamerete?”
trassero un sospiro di sollievo. Pensavano che li avrebbe chiesto
chissà cosa.
-“Non
ci indovinerai mai.” rispose Jared con enfasi.
-“Uhm…”
la donna finse di rifletterci,prima di dire il verdetto.
“Fammi indovinare, invece. Joseph?”
-“Come
diamine hai fatto?” esclamò sorpreso.
-“Una
madre capisce sempre tutto. Come mai questa scelta?”
-“In
onore del mio migliore amico,morto a soli nove anni.” A
rispondere fu la ragazza.
-“Mi
dispiace.” Sussurrò Constance. “Bel
nome,comunque!” per alleggerire la situazione le fece un
occhiolino divertita. “Hai buon gusto in fatto di
nomi.” Le donne sorrisero complici.
-“Vado
a chiamare gli altri. È scortese farli aspettare.”
Shannon aprì la porta di cucina. “A
tavola!” urlò,poi si girò verso la sua
famiglia “Ho sempre
desiderato dirlo!” Inutile dire che con
quell’uscita cominciarono tutti a ridere. Poi la cena si
consumò tra una conversazione a l’altra. Ad Alexa
sembrò il giorno più bello della sua vita. Era
contenta di come si era svolta la giornata,non le mancava niente ora.
Aveva tutto,o quasi. Neanche farlo a posta,una volta finita la cena,
sempre con quel pensiero in testa,una fitta acuta nel basso ventre la
costrinse a piegarsi in due.
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Capitolo 15 *** Capitolo 15: HIS NAME IS JOSEPH ***
Ma
ciao a tutti!! Come mi è capitato altre volte,ci ho messo
parecchio a postare questo capitolo,perchè mia cugina mi ha
rapito a mia insaputa e mi ha portato con sè al mare,-.-"
... Ma,fortunatamente,ora sono nuovamente libera,anche se per
poco,visto che da giovedì a domenica sarò al
mare,stavolta con la mia migliore amica... Si sono messi tutti
d'accordo per non farmi scrivere, secondo me,u.U... Non ne possono
più,poverine! Quindi,posterò il sedicesimo
capitolo la prossima settimana... Spero non vi dispiacca troppo
l'attesa,e mi scuso già... Grazie a tutti voi che leggete
questa "robbaccia",xD... Vale_mars,senza le tue recensione sarei una
pecorella persa in un gregge senza pastore...Ok,questo paragone mi ha
imbrazzato abbastanza,xD,quindi vi lascio alla storia!
BUONA
LETTURAAAAAAAA!! QUESTO è IL MIO CAPITOLO PREFERITO,QUINDI
SPERO CHE PIACCIA ANCHE A VOI,PERCHè HA UN SIGNIFICATO
PARTICOLARE PER ME.... QUINDI,MI LASCIATE UN COMMENTINO??? SOLO SE VE
LA SENTITE EH! SOLO CHE CI TENGO AD AVERE UN PARERE SU QUESTO CAPITOLO
IN PARTICOLARE.... GRAZIE IN ANTICIPO! KUSSEN,ALICE....
CAPITOLO
15:
"HIS NAME IS JOSEPH"
Mentre
era ancora raggomitolata su sé stessa
un'altra fitta la colpì. Inutile dire che tutte le
attenzioni dei presenti
furono improvvisamente catapultate sulla ragazza. Jared,preoccupato
come non
mai,si alzò di scatto dalla sedia,come se sotto di essa ci
fosse stata una
molla,e in men che non si dica la raggiunse,afferrandole dolcemente le
spalle.
-“Stai
bene?” le domandò,con un filo di nervosismo nella
voce.
-“Non
credo proprio.” Rispose,traendo un profondo
respiro per cercare di allentare il dolore,poi si accorse di sentire
una
leggere umidità sulle cosce e nelle vicinanze. Si
osservò attentamente prima di
accorgersi che i suoi pantaloni erano bagnati. Jared imitò
la ragazza,e quando
anche lui notò la chiazza bagnata fu pervaso dal panico,
nonostante sapesse di
cosa si trattava era particolarmente ansioso. Cosa avrebbe dovuto fare
ora?
Sembrò passare un eternità,quando Constance si
alzò dal tavolo per raggiungere
Alexa e sorridergli.
-“Non
agitatevi.” Quella frase la rivolse un po’ in
generale,dato che si erano tutti come mummificati sul posto. Poi ripose
la
propria attenzione sulla coppia interessata “Tranquilli,le si
sono rotte le
acque. Non ci resta che portarti all’ospedale,tra poco
cominceranno le
contrazioni,e sarebbe meglio essere già
là.” Ancora increduli per la situazione
improvvisa, rimasero immobili dell’altro tempo.
-“Forse
non mi sono spiegata bene. Lei deve
partorire!” esclamò la donna, divertita e ansiosa
al tempo stesso. Dopo quella
frase si alzarono tutti freneticamente, Shannon fece addirittura cadere
la
sedia per terra da tanto che era l’impeto e
l’emozione. Jared aiutò Alexa ad
alzarsi,anche se lei ce la faceva perfettamente anche senza nessun
aiuto.
-“Mi
dispiace che la cena sia finita così.” Disse
poi,rammaricandosi.
-“Ma
figurati” esclamò Vicky. “Non
è colpa tua,e poi
non c’è niente di strano, dovevamo aspettarcelo,in
fondo sei alla fine del
tempo. Quindi le probabilità che ti succedesse ora,o domani
e dopodomani
ancora,erano pari. Non angosciarti,ora ti portiamo
all’ospedale. Anzi,aggiungo
che hai reso la serata ancora più emozionante.”
Parlò mentre le posava una mano
sulla schiena,incitandola a camminare verso la porta. Vederli uscire
frettolosamente tutti di casa era una visione piuttosto divertente.
-“Ma
venite tutti??” domandò ancora Alexa,le fitte
erano sparite e si sentiva improvvisamente tranquilla. Jared non aveva
ancora
aperto bocca,sembrava più eccitato lui di lei.
-“Certo,io
vengo con Tomo e Vicky.” Rispose
Emma,raggiante. “Non me la perderei mai al mondo questa
nascita.” Così detto
salirono sulla macchina di Tomo. Mentre la famiglia Leto,con Shannon al
volante,prese la macchina di Constance,per non dare troppo
nell’occhio. Jared
si sedette dietro con lei,tenendole una mano quasi con forza eccessiva.
Infatti
lei si lasciò sfuggire un lieve gemito di dolore. Cosa che
il cantante non si
lasciò sfuggire,e dopo tanto,finalmente,parlò.
-“Ti
fa male la pancia?” chiese allarmato. Da come
fece la domanda sembrava che lo chiedesse ad un bambino che aveva
mangiato troppi
dolci. Lei sorrise prima di rispondergli.
-“No,sei
tu che mi stai stringendo troppo la mano.”
La madre dei fratelli ridacchiò dal posto davanti a lei.
Mentre lui allentava
velocemente la presa scusandosi imbarazzato. Era la prima volta che
vedevano
Jared così insicuro,di solito aveva il controllo delle
proprie emozioni,ed ora
anni di pratica gli stavano sfuggendo sotto il naso. Se ne accorse
anche
lui,infatti sorrise rassegnato. Arrivarono velocemente
all’ospedale,soprattutto
grazie anche alla guida spericolata del maggiore. Poi scesero dalla
macchina
mentre stavano arrivando anche gli altri. Alexa fu aiutata ad entrare
da Jared
e Constance e si precipitarono al bancone,dove si trovava un infermiera
alquanto annoiata. Quando li vide lo sguardo le si
illuminò,almeno aveva
qualcosa da fare. Poi,dopo essersi resa conto che aveva i Thirty
Seconds To
Mars al completo di fronte a lei,un sorriso le illuminò il
volto.
-“Cosa
posso fare per voi?” domandò. A quelle parole
la guardarono tutti straniti, chiedendosi dove avesse la testa per non
accorgersi della situazione.
-“Le
si sono rotte le acque.” Rispose risolutiva la
donna che la sorreggeva,anche se non ce ne fosse bisogno.
-“Oh,ehm…andate
al
secondo piano,al reparto ginecologia,lo troverete subito sulla vostra
sinistra
appena usciti dall’ascensore.” Rispose
imbarazzata,per poi tornare a giocare a
carte sul computer,quel giorno c’era poco e niente da fare.
Poi,mentre gli
altri se ne andavano verso l’ascensore,l’infermiera
notò degli strani flash
provenire dall’esterno.
Così uscì
velocemente dal bancone per andare a controllare,quando vide che si
trattava
dei paparazzi,domandandosi come lo avessero saputo,e giungendo alla
conclusione
che evidentemente si erano appostati a casa loro,seguendoli fino a
lì.
-“Andatevene
via.
Altrimenti chiamo la polizia!” esclamò,cercando di
acquisire un tono a dir poco
autoritario e ottenendo il risultato sperato.
Probabilmente vi starete chiedendo perché mai
li stesse cacciando,invece
di fregarsene, beh, lo stava facendo per il semplice motivo che una
volta,era
stata amica di Shannon,prima che lui diventasse famoso,poi si erano
persi di
vista. E non voleva che la band finisse nei casini per quello
scoop,anche se
probabilmente ci sarebbe finito solo il cantante. Mentre
rientrava,ancora
dispiaciuta per non essere stata riconosciuta, si chiedeva come
avessero fatto
a non accorgersene i diretti interessati. Continuando a giocare a carte
sperava
con tutta sé stessa che non fosse stato fatto nessuno scatto
abbastanza chiaro
da permettere alla gente di riconoscerli con sicurezza.
Jared
era entrato nella stanza dove stavano facendo
i controlli necessari per stabilire quando fosse stata pronta ad
affrontare il
parto,controllando la dilatazione e la frequenza delle contrazione che
aumentavano sempre di più. Alexa non si era immaginata che
potessero essere
così dolorose e insopportabili. Ed ora aveva paura a
partorire. Guardava Jared
intimorita,mentre lui cercava di darle forza con lo sguardo, pur
sapendo di non
riuscirci,dato che anche lui era pervaso dal timore. Nel frattempo,
nella sala
d’attesa regnava il silenzio assoluto. Vicky era abbracciata
a Tomo,
cominciando a sentire un velo di stanchezza. Mentre Emma comunicava con
lo
sguardo con Shannon,cercando di tranquillizzarlo. Constance,invece,
camminava
avanti e indietro lungo il corridoio,senza darsi pace. Passarono due
ore dal
loro arrivo, quando i medici ritennero che Alexa era pronta per il
parto. Il
medico girò il volto verso Jared,credendo che lui fosse il
padre.
-“Se
la sente di assistere o preferisce aspettare
fuori?”
-“Rimango
qui.” Rispose deciso,nonostante le gambe
lo reggessero a malapena in piedi,riducendone visibilmente
l’equilibrio. Subito
dopo si accostò al letto dove lei era sdraiata,afferrandole
una mano.
-“Sei
pronta?” le chiese la dottoressa,sorridendogli
dolcemente. Alexa annuì, stringendo la mano di Jared,e
cercando di racimolare
più coraggio possibile. Come se non bastasse si sentiva
alquanto in imbarazzo
per farsi vedere così debole da lui. Il sudore le imperlava
la fronte,mentre il
capelli le ricadevano sugli occhi,ormai segnati dalle occhiaie.
Arrossì,e lui
accorgendosene le rivolse un dolce sorriso.
-“Sei
bellissima anche così.” Aggiunse.
-“Al
mio tre dovrai spingere con tutte le forze che
hai. D’accordo?”
Alexa annuì ancora una
volta,aumentando la stretta sulla mano di Jared.
“Uno,due,tre. Spingi!” Fece
subito come le aveva detto,spingendo con tutta la forza esistente in
lei. Il
viso le diventò rosso dallo sforzo,mentre gli occhi le si
socchiudevano.
“Brava,continua così.” Le fece
riprendere appena il respiro,poi ricominciò.
“Uno,due,tre. Spingi!” ancora una volta spinse
più forte che poteva. Nel
frattempo Jared la osservava, rendendosi conto che l’amava
più di quanto avesse
mai amato se stesso per trovarsi lì. Alexa continuava a
spingere,con intervalli
sempre meno frequenti. “Uno,due,tre. Spingi!” era
la sesta volta che sentivano
quella frase. “Brava,dai che ci sei quasi,si vede la testa.
Uno,due,tre.
Spingi!” Spinse ancora, raggruppando tutte le forze
più che mai, sperando che
quella fosse l’ultima spinta. Non riuscì a
trattenere un grido di dolore,mentre
spingeva come non aveva mai fatto. Alla fine sentì la pancia
appiattirsi e un
corpicino gracile scivolarle all’esterno,seguito subito da un
pianto breve e
contenuto. La dottoressa prese il bambino tra le braccia,avvolgendolo
velocemente in un asciugamano e posandolo lentamente sul petto della
ragazza
ormai sfinita. Quando prese il piccolo tra le braccia ogni tipo di
stanchezza
sembrò abbandonarla,mentre una gioia incontenibile si faceva
spazio nel suo
cuore. Lacrime di felicità le inondarono il volto
copiosamente,mentre lo
osservava estasiata. Era incredibile come una cosa che fino a qualche
istante
prima non c’era potesse irrompere così nella sua
esistenza. Era
più piccolo di come se lo immaginava,aveva
un nasino leggermente rivolto verso l’alto,come quello della
madre, la bocca a
forma di cuore,piccola e dolce,e gli occhi ancora scuri, il colore si
sarebbe
notato più in là con il tempo,i
capelli,invece,erano castani scuro, e gli
incorniciavano il visetto con dei boccoli appena accentuati. Jared
guardava la
scena meravigliato di come un solo momento potesse cambiargli la vita e
la
visione delle cose. Si accorse di amare non solo la donna che aveva al
fianco,ma anche il bambino che aveva portato sinora in
grembo,nonostante non
fosse realmente suo. In quel momento Alexa lo guardò negli
occhi felice.
-“Vuoi
provare a prenderlo?” gli domandò con estrema
dolcezza,nonostante volesse tenerlo ancora un po’ lei.
-“Si.”
Ripose lui,sentendosi improvvisamente a
proprio agio. Afferrò delicatamente il bambino,togliendolo
con cautela dalle
braccia della madre,per poi stringerlo lievemente contro il suo petto.
“Ehi,ciao piccolino! Benvenuto tra noi!”
esclamò, guardandolo negli occhi mentre
il piccolo muoveva le manine verso il suo volto. I neo-genitori
sorrisero
felici. “Sai chi sono? Sono il tuo papà,e lei
è la tua mamma.” Gli
disse,sapendo che ancora non poteva comprendere a pieno quelle
parole,ma gli
sembrava importante dirglielo comunque. Una lacrima di gioia
accarezzò la
guancia del cantante inaspettatamente. La dottoressa,che finora si era
limitata
a fingere di sistemare alcune cose nella stanza per concederli un
po’ di
intimità,si rivolse a loro.
-“Dovrei
lavare il piccolo e fargli un paio di
controlli. E ho bisogno di sapere il nome.” Sorrise al
trio,ogni volta che
riusciva a far nascere un bambino si sentiva rinascere un po’
anche lei.
-“Oh,si
certo.” Rispose
Jared. Successivamente diede un bacio al bambino,e lo porse ad Alexa
fino a che
potesse salutarlo anche lei. Poi lo diede alla dottoressa di
malavoglia. “Comunque
si chiama Joseph…” guardò la ragazza
che tanto amava, e osservandola negli
occhi capì cosa doveva dire “Joseph
Leto.”
Nella
sala d’attesa,dopo che ebbero sentito un grido
seguito da un pianto irruente, si susseguirono dei sospiri di sollievo
da
ognuno di loro. Il bambino era finalmente nato. Constance era con le
lacrime
agli occhi,nonostante l’avesse saputo solo quella stessa
sera,era come se lo
sapesse da sempre. Anche Emma si stava commuovendo, aveva vissuto quasi
tutta
la gravidanza con lei e si sentiva molto legata ad Alexa. In quel
momento,con
il permesso della dottoressa,Jared uscì dalla
stanza,sorreggendo la ragazza che
faceva fatica a camminare,in seguito ai punti che le avevano dato.
Entrambi
erano sorridenti come non mai. Senza darli il tempo di fare un
ulteriore passo
in avanti li circondarono emozionati.
-“Allora?
Com’è?” domandò eccitato
Shannon.
-“È
tutto la madre.” Rispose Jared.
-“Strano
ma vero,non vedo nessuna somiglianza con il
suo vero padre.” Confermò.
-“Tra
quanto potremo vederlo?” chiese Tomo.
-“Il
tempo di fare le visite che accertino che stia
bene. Quindi penso…” ci stava riflettendo,quando
Constance rispose per lei,sorridendo
al figlio e alla neo-mamma.
-“Una
mezzoretta circa.” Fu
sorprendente come ci azzeccò,infatti dopo
neanche una mezzora,la dottoressa li informò che il piccolo
era
nell’incubatrice e potevano andarlo a vedere. Si mossero
tutti insieme,come se
fossero una squadra,e andarono verso la grande vetrata da dove potevano
osservare il neonato. Era subito nella prima fila,di fronte a loro. E
tra
l’emozione generale,Jared e Alexa erano al settimo cielo.
Finalmente dopo tanto
tempo,erano davvero felici. Finalmente,dopo le sofferenze
passate,potevano
ritenersi i protagonisti della gioia. Nel frattempo tutti gli altri
osservavano
ammaliati il piccolo,e Constance leggeva fiera la targhetta posta di
fronte al
lettino,che citava: “Joseph
Leto,nato il 6 Marzo 2011,alle ore
1.10 a Los Angeles.”
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Capitolo 16 *** Capitolo 16: CONFESSION ***
Good
afternoon!!! Lo so,sono stata molto assente in questo periodo,ma
stavolta vi avevo avvertito,xD... Beh,sono finalmente tornata dal
mare,la mia amica mi voleva far scorrazzare in qua e là,ma
io sono una piuttosto pigra,quindi la convivenza non è stata
facile,ahahah... Mi dispiace ma stavolta vado di
fretta,perchè devo andare alle prove di hip-hop che stasera
ho un esibizione,la quinta per la precisione,ma ho una strizza
incredibile... -.-" Ringrazio tutti coloro che leggono! Vale_mars
riconfermo la mia opinione che senza di te sarei come una sirenza senza
il suo Tritone... Ok,basta con le ciance...
BUONA
LETTURAAAAAA!! UNA RECENSIONE AL GIORNO TOGLIE IL MEDICO DI
TORNO,NO??!! *_* KUSSEN,ALICE....
CAPITOLO
16:
"CONFESSION"
Era
passata circa una settimana dalla nascita,
quando uscirono le foto su una rivista americana. Alexa
si era trasferita nella casa dei
Leto,dopo ulteriori insistenze da parte di Jared,e lei aveva
ceduto,dato che
ora avevano un figlio. Anche
Shannon
era felice del trasferimento,e la gioia di essere zio non
l’abbandonava neanche
un minuto. Mentre per quanto riguardava la nonna Constance,ogni
pomeriggio
passava da casa loro per vedere come stava il
nipotino,e,talvolta,rimaneva
anche a cena. Gli altri capitavano molto frequentemente,Joseph era
già entrato
nei cuori di tutti,e,a quanto pareva,anche nelle riviste di gossip.
Stavano
pranzando,mentre il piccolo dormiva nella sua carrozzina di fianco al
tavolo,quando sentirono suonare il campanello. Jared si alzò
di malavoglia ed
andò ad aprire. Dalla porta entrò Emma,a dir poco
sconvolta e frettolosa.
Sembrava quasi che avesse visto un fantasma. Senza molti complimenti
raggiunse
la cucina e si lasciò cadere su di una sedia,seguita dal
cantante che la
guardava interrogativo. In risposta posò sulla tavola un
giornale. Sulla
copertina c’era raffigurata Alexa con il pancione,mentre
Jared e Constance
l’aiutavano ad entrare all’ospedale.
Quell’immagine tolse il fiato a
tutti,nessuno escluso. La ragazza prese velocemente la rivista e
cominciò a
sfogliarla,fino a trovare una breve pagina dedicata a loro.
Cominciò a leggere
l’articolo con il fiato corto.
“Un
erede da parte del cantante/attore Jared Leto?” Così
citava il titolo.
Nella
tarda serata del cinque marzo scorso,il cantante è stato
avvistato con la madre
Constance mentre aiutava la loro ex dipendente Alexa Boscarelli,la
ragazza
italiana che si prestava al volontariato, ad entrare
nell’ospedale di Los
Angeles. Come potete vedere nelle foto sottostanti la giovane donna
mostrava un
bellissimo pancione,segno inconfutabile di una gravidanza. Inutile dire
che
Jared è stato molto veloce nell’instaurare un
rapporto con l’italiana,dato che
si sono conosciuti solo lo scorso giugno. Con loro c’era
anche il fratello
maggiore,nonché batterista della sua band, la loro
assistente Emma,e Tomo
(chitarrista dei Thirty Seconds To Mars) insieme alla sua moglie Vicky.
Stranamente la loro relazione ci era sfuggita, questo vuol dire che
sono stati
molto scrupolosi nel nascondere la situazione, ma in un momento simile
alla
vicinanza al parto, non hanno pensato molto a noi e ci è
stato possibile
scoprire la verità. Alcune fonti ci hanno rivelato che il
nuovo arrivato porti
il secondo nome del cantante,ovvero Joseph,ed è nato nella
notte del sei marzo.
Ma una domanda ci sorge spontanea: il padre è Jared? Facendo
un breve calcolo
da quando si sono conosciuti ad ora sono passati appunto nove mesi.
Quindi,o
non ci hanno pensato un attimo di più,o lei aspettava
già un bambino e lui ha
voluto comunque prenderlo come proprio figlio. Per ora non ci resta che
il
dubbio, vedremo se con il tempo riusciremo a capire la
realtà dei fatti.
Chissà! Forse Jared Leto in persona rilascerà
un’intervista in proposito. Fino
a quel momento,noi aspetteremo…
Sotto
l’articolo c’erano un altro paio di foto
scattate all’entrata dell’ospedale,dove erano tutti
molto riconoscibili.
Quindi l’ipotesi di smentire,fingendo di non essere loro,era
da escludere sin
dal principio. Erano tutti sconvolti da quella notizia,tutti tranne
Jared,che
continuava a guardare le immagini assorto tra i suoi pensieri.
-“Che
bella famiglia che sembriamo!” esclamò
all’improvviso. Cercando di riportare alla realtà
i presenti. Shannon ed Emma
lo guardarono stupiti,mentre Alexa si sbatteva una mano sulla fronte
sconsolata.
-“No,fammi
capire, abbiamo appena letto un articolo
in cui sanno di Joseph e te pensi solo a quanto siamo belli?”
la domanda di
Shannon era sulla punta della lingua di tutti, lui aveva solo dato voce
a ciò
che pensavano anche le due donne.
-“Non
vedo dove sta il problema.” Replicò pacato il
minore.
-“Stai
scherzando,spero!” sbottò Emma stupita
“Ci
sono le foto di Alexa incinta, sanno di vostro
figlio e già si chiedono se il padre sei te o no. Se dici
che non è tuo lei
passerebbe per una ragazza-madre che sta con te solo per un aiuto
economico,e
se dici che è tuo passereste male entrambi per aver fatto le
cose troppo in
fretta. Per non parlare di come sarete assediati dai paparazzi ora.
Povero
piccolo…”
-“Primo:
non devono interessarsi alla nostra vita
privata,sono solo affari nostri. Ma so che quando uno è
famoso,la differenza
tra vita privata e palcoscenico non esiste. Secondo: In quanto non ci
sia
differenza dobbiamo affrontare la situazione.”
-“Si,ma
come l’affrontiamo? Ti prego,illuminami!”
Emma portò teatralmente le braccia sopra la testa,invocando
un miracolo.
-“Se
mi fai finire di parlare,magari. Punto terzo:
esistono due opzioni. La prima sarebbe quella di dire che non
è mio,e che non
stiamo insieme,è semplicemente una nostra amica e vogliamo
aiutarla dato che è
da sola,cancellando ogni tipo di possibile storia d’amore tra
noi,e
mentiremmo,ovviamente. La seconda opzione sarebbe quella di dire che il
figlio
è mio,e non diranno nulla sulla nostra
“fretta”,perché dirò che ci
conoscevamo
già da un paio di anni e avevamo tenuto la cosa nascosta,e
così diremmo parte
della verità. Sai,ho sempre preferito alterare un
po’ la realtà,invece di
mentire totalmente. Quindi capirai
per
quale possibilità sono più propenso.”
-“Wow,Jared!
Devo ammettere che sei stato più
razionale ed intelligente di me. Forse dovremmo fare come hai detto te.
Non vi
resta che scegliere con quale opzione reagire per il bene di tutti
noi.” Emma
parve sollevata per il lampo di genio,che,chissà come,aveva
colpito Jared.
-“Io
sono d’accordo con mio fratello,penso che
sarebbe meglio dire che il padre è lui e si conoscevano
già da tempo. Così non
ci saranno troppe complicazioni, già sarà un
brutto colpo per tutte le ragazze
che gli sbavavano dietro sperando di sposarselo. Non mi stupirei
più di tanto
se le vendite diminuissero un po’.”
-“Io
concordo,anche se questo vorrebbe dire rendere
ufficiale la cosa e quindi nostro
figlio sarà costretto a vivere come una specie di
celebrità sin da subito. E
non oso immaginare cosa succederebbe se lo venisse a sapere
Bryce.”
-“Credimi,se
ti ha lasciata così,non penso che gli
interessi più di tanto sapere con chi stai.” Disse
Jared,sperando davvero in
quello che aveva appena detto. Alexa non avrebbe sopportato un suo
improvviso
ritorno,anche perché se ci sarebbe stato, di sicuro sarebbe
stato causato solo
dalla sua voglia di pubblicità,il che equivaleva a qualche
soldo in più,e lei
sapeva che lui aveva sempre aspirato ai soldi.
-“Ne
siete proprio sicuri di questa scelta? Non
dovete trarre conclusioni affrettate, avete tutto il tempo necessario
per
rifletterci bene.” Chiese la bionda. I tre annuirono
convinti,prima facevano
quella cosa e meglio era. Così avrebbero avuto in peso in
meno sulla loro
coscienza. Proprio in quell’istante Jospeh
cominciò a lagnare
debolmente,svegliandosi con lentezza infantile. Alexa si diresse verso
la
carrozzina e lo prese in braccio, tenendolo dolcemente contro il
seno,mentre
lui apriva gli occhi e si guardava intorno.
-“Buongiorno
piccolino.” Gli sussurrò,stampandogli
un bacio sulla punta del naso. La discussione di poco prima fu
interrotta
bruscamente dallo svegliarsi del bambino,e tutti i loro sguardi furono
puntati
su di lui. Era incredibile come attirasse così tanto
l’attenzione su di se
,come se fosse una calamita e loro fossero oggetti di ferro. Jared le
si
avvicinò abbracciandola da dietro,per poi posare la testa
sulla sua spalla e
guardare suo figlio.
-“Posso
prenderlo un po’ io?” domandò,facendo il
labbro tremante. Lei acconsentì e glielo porse,poi Emma li
risvegliò tutti da
quell’impalamento generale.
-“Dobbiamo
decidere quando fare questa dannata
intervista,e presso quale rivista farla.”
-“Ritengo
che prima la faccio e meglio è,quindi
opterei per questo pomeriggio se è possibile,altrimenti
domattina. E la concedo
alla stessa rivista che ha pubblicato quelle foto,nonostante non la
sopporti.”
Rispose Jared,mentre si dondolava da un piede
all’altro,coccolando Joseph come
non aveva mai fatto con nessuno. Così,mentre la famigliola
era impegnata nel
porre le proprie parole insensate al neonato,Emma si ritrovò
a chiamare il
giornale scelto dal cantante per organizzare un incontro il prima
possibile.
Quando chiuse la chiamata tornò nella cucina ,con un sorriso
trionfante sulle
labbra,dove gli altri la stavano aspettando.
-“Hanno
detto che va bene oggi pomeriggio. Alle
quattro e mezzo devi essere là. Sono le tre,quindi hai tempo
una mezzoretta
abbondante per prepararti. Vuoi far vedere Joseph a tutto il
mondo?”
-“No!”
esclamò,andando molto vicino all’urlare.
“Ci
manca solo che venga tempestato dai flash già da
ora.” Anche Alexa scosse la
testa contrariata.
-“Ok,allora
preparati,io ti aspetto fuori con la macchina. Shannon vuoi assistere
anche te
all’intervista? Magari potresti fare qualche intervento a
favore di tuo
fratello.” Lui era già pronto a negare,ma dopo lo
sguardo implorante che gli
rivolse il minore,annuì deciso. Jared porse Joseph ad Alexa
e si andò a
preparare,imitato da Shannon.
Alle
quattro e un quarto erano già nella casa
editrice della rivista. Persero dieci minuti abbondanti nelle
presentazioni,poi
l’intervista cominciò. La giornalista era una
donna sulla cinquantina,ma di
testa sembrava molto più giovane,si notava subito che andava
matta per gli
scoop e sembrava affamata di news.
-“Allora,Jared,il
bambino è figlio suo?” Partì
con la prima domanda con nonchalance.
-“Si,Joseph
è mio figlio.” Rispose orgoglioso.
-“Allora è
vero che porta il suo secondo nome! C’è un motivo
particolare dietro questa
scelta?”
-“Si,ma
non è come pensate,si chiama così
perché era
il nome del migliore amico di Alexa che è morto in un
incidente.”
-“Oh,capisco.
Mi dispiace aver sollevato la questione. A proposito di Alexa,
com’è arrivata
l’idea di fare un figlio così presto? Secondo i
calcoli dovrebbe essere rimasta
incinta appena vi siete conosciuti.”
-“È
proprio qui che vi sbagliate,noi ci conoscevamo
già da un paio di anni, inizialmente non andavamo molto
d’accordo,ma
nell’ultimo anno abbiamo cominciato a frequentarci. Alla fine
l’amore ha
trionfato e Joseph è il simbolo del nostro amore. Ovviamente
la storia della
nostra dipendente era in parte vero e in parte una copertura”
L’intervistatrice
parve stupita dalla notizia,e Jared le sorrise divertito.
-“Siete stati
bravi a nascondere la vostra relazione.” Constatò.
-“Trucchi
del mestiere,se voglio fare il ninja devo
saper nascondere bene le cose.”
-“Mi era
giunta voce che volevate intraprendere anche quella strada,pensavo
fosse uno
scherzo.”
-“Mi
creda,ci sto pensando davvero seriamente.”
-“Tornando al
motivo per cui siete qui. Com’è essere
padre?”
-“Nonostante
lo sono solo da una settimana posso già
affermare che è un’ esperienza unica.
La
nascita è stato il momento più bello della mia
vita, ho vissuto delle emozioni
inspiegabili tramite la parola,posso solo dire che sono
felicissimo.”
-“E cosa mi
dite di Alexa?”
-“Lei
è un ottima fidanzata e un ottima madre. Sono
molto fortunato ad averla tutta per me.”
-“Non temete
che la vostra storia con lei possa,in qualche modo, ridurre la vostra
fama?”
-“Potrebbe
accadere che le vendite diminuiscano
impercettibilmente. Ma sono sicuro che i veri Echelon non ci
abbandoneranno per
una cosa simile,o almeno non coloro che ci seguono davvero per la
nostra
musica. Credo che sappiano che ho il diritto di vivermi la mia vita
come una
persona qualunque,ed io ho fiducia in loro. Anzi,spero proprio che
siano felici
per me.”
-“Però non
può aspettarsi che qualcuna non ci rimanga male. Rimanendo
nel discorso di
donne e dintorni,dopo essere stato con Cameron Diaz,e altre donne del
mondo
dello spettacolo,non avete paura che possa finire anche questa
storia?”
-“Sicuramente
un po’ di paura ce l’ho,anche perché
non averne sarebbe un controsenso, vorrebbe dire che non ci tengo
davvero. Ma
ora come ora non mi preoccupo,ci amiamo,e per me conta solo
questo.”
-“Che dolci
parole! Invece per lei,Shannon,com’è stato
diventare zio?” dopo una lunga
serie di domande dedicate al cantante,la donna rivolse la sua
attenzione anche
al batterista. Quest’ultimo sorrise raggiante.
-“È
stata un esperienza unica come per mio fratello.
Diventare zio mi ha fatto anche cambiare opinione sulle donne.
Sinceramente
prima le associavo solo al piacere, nonostante mi sia capitato anche di
legarmi
a qualcuna,ma ora,osservando mio fratello e mia cognata,mi sto rendendo
conto
che le donne sono ben più cose del piacere,posso dire che
sono l’amore in
persona. E poi,la prima volta che ho preso in collo mio nipote mi
sembrava di
sognare,insomma,non posso essere più contento di
così!”
-“Wow! Questo
nuovo arrivato ha rivoluzionato le vostre vite. Speriamo che cresca
talentuoso
come i parenti,chissà se tra una ventina di anni non
sentiremo un nuovo Leto
suonare. La cosa non ci stupirebbe. Credo che l’intervista
sia giunta al
termine. Grazie per la vostra disponibilità!”
-“Grazie
a te.” Ripeterono in coro i fratelli. Poi
strinsero la mano alla giornalista e se ne andarono con Emma. Un'altra
missione
era completata. Il giorno dopo uscì l’articolo in
prima pagina: “Jared
Leto confessa:Joseph è mio figlio”.
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Capitolo 17 *** Capitolo 17: GIVE ME A REASON... ***
Ciaooo!! Eccomi tornata con il
diciassettesimo capitolo... Spero che sia di vostro gradimento!!
Stavolta,ringrazio la mia official recensitrice,u.U, vale_mars, che
continua ad illuminarmi la via,xD,e anche Giulz95,una nuova ragazza che
mi ha recensito il capitolo precedente!! Grazie ragazze!
BUONA LETTURA!!!! KUSSEN,ALICE...
Questo capitolo è il risultato che è uscito fuori
ascoltando due canzoni: "Justify" dei The Rasmus,e "Smell Like a Teen
Spirit" dei Nirvana,canzoni entrambe stupende secondo me *_*,vi
consiglio di ascoltarle...D'ora in poi avrò la canzone
ispiritatrice per ogni capitolo... Ah! Vi avverto,questo capitolo e il
diciottesimo sono un pò più corti rispetto agli
altri...Spero vi piacciono ugualmente...
CAPITOLO
17:
"GIVE ME A REASON"
Come
si aspettavano,dal giorno in cui Jared aveva
confermato di essere padre di un bambino,la loro casa era stata
assediata
giorno e notte dai paparazzi,ma fortunatamente l’interesse
dei media durò solo
la prima settimana; giusto il tempo per accettare qualcosa di nuovo,poi la loro attenzione venne
rivolta altrove,con il gran piacere della famiglia Leto. Quella sera
avrebbero
portato il bambino dalla nonna Constance,perché Jared si era
ostinato a voler
portare Alexa a cena fuori,cosa che non facevano da fin troppo tempo.
Joseph
stava dormendo beato nella sua culla,quando il padre lo prese in collo
con
dolcezza.
-“Porto
il piccolo da mia madre. Te intanto
preparati.” La sua voce risuonò sino al piano di
sopra,nella camera della
ragazza.
-“D’accordo.
Mi raccomando,allaccialo bene al
seggiolino.” Rispose,mentre cercava qualcosa di decente da
mettersi all’interno
dell’armadio,il quale pareva più che altro un
rifugio per i vestiti che
sembravano un mucchio vivente. Sentì
un
suono di consenso e la porta aprirsi e richiudersi. Fece un breve
calcolo e
constatò che aveva ancora una mezzoretta di tempo,se non di
più,per vestirsi.
Dopo aver peggiorato la situazione
nell’armadio,trovò una scatola nera con
sopra un biglietto. Dalla calligrafia scoordinata capì
subito di chi si
trattava,e sorrise al pensiero. Afferrò il contenitore e lo
posò sul letto,per
poi togliere il coperchio. Un sospiro di stupefazione le
uscì involontariamente
dalle labbra,mentre gli occhi le brillavano emozionati alla vista di
quel
vestito. Era viola scuro,senza spalline ,e arrivava appena fin sopra il
ginocchio. Il corpetto si protendeva fino alla vita,per poi dare spazio
ad un
tessuto più morbido,tipo seta, che si apriva dolcemente sui
fianchi. Era un
abito semplice ed elegante al tempo stesso,e si addiceva a lei. Lesse
il
biglietto,ancora sorpresa.
“Jared mi ha
detto della cenetta a lume di candela,ed ho pensato che questo poteva
esserti
utile,sai,conoscendo le tue abitudini di abbigliamento,scommetto che
non hai
molti abiti che si addicano alla serata. Comunque l’ho
trovato in un
negozio,per puro caso,e ho pensato subito a te. Tranquilla,non ho speso
molto,il
prezzo è sotto i cento dollari,quindi non devi neanche
sentirti in colpa. Spero
che sia di tuo gradimento,così come le scarpe (anche quelle
costavano poco,sto
imparando a risparmiare in cose futili). Beh,buona serata! Ah! Al
vostro
ritorno avete la casa libera,rimango qui a New York per stanotte,devo
ancora
portare a termine alcune commissioni. Un bacio,
Shannon”
Solo
in quel momento si accorse delle scarpe,fino ad
ora era stata ammaliata dal vestito al punto di non notarle. Erano dei
sandali
semplici,con un tacco dieci,di color argento,e delle striscioline che
le
andavano a circondare il piede e la caviglia. Ancora in preda
all’eccitazione,si promise che avrebbe ringraziato con tutta
sé stessa
quell’uomo non ancora cresciuto. Si infilò
cautamente il vestito,facendolo
scivolare sul corpo dalla testa,poi si mise le scarpe,allacciandole
alla
caviglia,dopo qualche complicazione con i fili. Si osservò
allo specchio,ed era
sicura che mancasse qualcosa. Ma non riusciva a capire di cosa si
trattasse.
Continuò a rimirarsi un altro paio di minuti,poi comprese
cosa mancava. Andò in
bagno,rischiando di sbattere contro la porta chiusa,armeggiò
un po’ con la
maniglia,a causa della frenesia, e,alla fine,riuscì ad
aprire. Si diresse verso
l’armadietto contenente i trucchi,e ,dopo essersi data una
passata di matita
all’interno degli occhi,prese l’ombretto viola e se
lo diede sulle palpebre,per
poi sfumarlo con quello argento verso l’esterno. Una volta
che ebbe finito con
gli occhi,si passò il lucidalabbra trasparente sulle
labbra,giusto per darli un
po’ di lucentezza. Lasciò perdere il fard e tutto
il resto,perché voleva
rimanere sé stessa,e se avesse esagerato non lo sarebbe
più stata. Lei era
semplice,e non amava mai apparire solo per l’aspetto
estetico,ma per quello
interiore,che, secondo lei,era la cosa fondamentale di una persona. I
capelli,
già lunghi sino alle spalle,li lasciò sciolti e
liberi di incorniciarle come
volevano il volto dai lineamenti delicati,ma decisi allo stesso tempo.
Le
lentiggini,anche in quella circostanza, erano ben visibili,e un
po’ stonavano
con il resto del viso,ma era proprio quella caratteristica a renderla
ancora sé
stessa. Tra una cosa e un'altra si rese conto di che ore si erano
fatte,e,come
se il destino le leggesse nel pensiero, sentì il campanello
suonare. Si guardò
un ultima volta allo specchio,e decise che la sua condizione era
più che
decente. Così si diresse fuori dal bagno e corse
giù per le scale,fino a
giungere nell’atrio. Aprì velocemente la porta e
raggiunse Jared alla macchina.
Quest’ultimo era rimasto impalato alla vista di Alexa.
Certo,per lui era sempre
bellissima, ma in quella circostanza era davvero stupenda. La sua
semplicità
era in contrasto con l’eleganza che sembrava comunque in
grado di dominare
senza difficoltà. Essendo abituato a vederla sempre in
pantaloni,quella era
come un’allucinazione. Scosse la testa,come per rinvenirsi da
quello stato
catatonico improvviso,e le aprì la portiera.
-“Grazie.”
Sussurrò lei,guardandolo dolcemente negli
occhi.
-“Sei
stupefacente.” Ribadì lui,non riuscendo a
guardare altrove.
-“Oh,beh,grazie
di nuovo. Tu sei molto sexy.” Ed era
tremendamente vero. Indossava un completo elegante nero,con una camicia
bianca
sotto la giacca e una cravatta, anch’essa nera. * Lui
posò le sue labbra su
quelle della ragazza,facendola fremere di desiderio. Si
ritrovò a scoprire che
lo desiderava con tutta sé stessa,voleva averlo tutto per
sé,voleva sentirlo
suo. Fino a quel momento non aveva avuto molte occasioni per pensarla
in quel
modo,dato che aveva affrontato una gravidanza e fino a quella sera era
impegnata a fare la mamma. Quando lui si scostò dal
bacio,lei ricercò la sua
bocca,ma Jared si scansò sorridendo.
-“Dobbiamo
andare a cena.” Quella fu la frase che pronunciò
con estrema disinvoltura. Ma entrambi sapevano che anche lui moriva dal
desiderio che sembrava bruciarlo dentro. Salirono in macchina nello
stesso
istante,poi il cantante mise in moto. Il viaggio durò
all’incirca quaranta
minuti. L’aveva portata in un ristorante in riva al mare. Il
locale era in
stile italiano,e si accorse che anche il nome lo era.
-“Cresta
d’onda?” lesse con voce sorpresa.
-“Si,è
un ristorante italiano. Ci venivo spesso
anche da piccolo,fanno gli gnocchi al pesto più buoni del
mondo. E poi mi
conosco da tanti anni,anche la clientela ormai si è abituata
a me,quindi
passeremo indiscreti. Ti piace?” domandò
speranzoso ed emozionato come non mai.
Alexa,prima di rispondere,si guardò intorno. Il ristorante
era l’unica cosa
artificiale nel giro di un chilometro,se non di più,il resto
era tutto
naturale. Rimase incantata a guardare la spiaggia,e le onde che si
infrangevano
delicatamente sulla riva. Socchiuse gli occhi per un attimo,permettendo
all’odore di acqua marina di inondarle dolcemente le narici.
-“Se
mi piace?! È un posto fantastico!”
esclamò
poi,entusiasta. “E comunque,ogni posto è
magnifico,se ci sei tu al mio fianco.”
Aggiunse,abbassando lo sguardo. Era molto timida,e di conseguenza le
dimostrazioni di affetto non le erano facili. Lui le cinse la vita con
un
braccio,e,insieme,entrarono al ristorante. Andarono al bancone,dove un
uomo
sulla sessantina li accolse con un sorriso affettuoso.
-“Jared,che
piacere vedere che ancora non ti sei
dimenticato di noi.” disse, mantenendo il sorriso.
-“Tranquillo
Jeffrey, è passato un po’ di tempo
dall’ultima volta solo perché avevo molti impegni.
Non potrei mai dimenticarmi
di voi. Comunque avevo prenotato un tavolo,sempre lo stesso.”
-“Oh,si,certo!”
uscì momentaneamente dal bancone,per
dirigersi verso il tavolo. Li fece uscire in una terrazza sul
retro,dove
c’erano solo cinque tavoli, due dei quali erano
già occupati. Poi indicò il
tavolo numero uno,posto sull’angolo alla loro sinistra, che
si affacciava
direttamente sulla spiaggia. Il sole era appena tramontato e le luci
laterali
illuminavano l’atmosfera con l’aiuto delle candele.
Dopo due brevi
chiacchiere,li lasciò soli. Jared scostò la sedia
per far si che Alexa si
potesse sedere,e lei arrossì visibilmente. Ogni volta che la
trattava in quel modo
non poteva fare altro che sentirsi in imbarazzo,perché
sapeva che lui le dava
tanto mentre lei non era in grado di fare lo stesso. Poteva dargli solo
il suo
amore incommensurabile.
-“Allora,che
ne pensi?” domandò. Si vedeva lontano
un miglio che voleva farle passare una serata indimenticabile.
-“Come
ti ho già detto è un posto a dir poco
stupendo. Sembra magico.” Il suo tono di voce era sognante,al
che lui sorrise
soddisfatto. In quel momento arrivò un cameriere ad
ordinare. Alexa,che stava
bevendo un bicchiere d’acqua,per poco non si
strozzò per la sorpresa. In
seguito,però,fece finta di non riconoscerlo,così
come fece lui. In compenso
continuò a fissare spudoratamente Jared,senza distogliere lo
sguardo da quello
suo.
-“Avete
già visto il menù?” domando
cortesemente il
cameriere.
-“No,ma
ormai lo so a memoria. Io vorrei un piatto
di gnocchi al pesto come primo,e un po’ di insalata mista
come secondo.”
Rispose l’uomo. Poi,il ragazzo ripose la propria attenzione
su Alexa,cercando
di mostrarsi il più indifferente possibile.
-“Lei
cosa desidera?” solo la ragazza riuscì a
intuire la punta d’acidità nel tono di voce del
cameriere.
-“Lo
stesso.” Non era ancora intenzionata a
distogliere lo sguardo da Jared. Cosa che lui notò.
-“Da
bere cosa volete?”
-“Acqua,grazie.”
A rispondere fu ancora una volta il
cantante. Dopo il ragazzo se ne andò con
l’ordinazione. “Lo conosci?” chiese
Jared,appoggiando il mento sulle mani congiunte.
-“No,perché?
Avevi quell’impressione?” domandò
Alexa,cercando di nascondere il tono irritato da
quell’incontro inaspettato.
-“No,così,mi
sembrava che ci fosse dell’astio fra
voi. Ho sbagliato,scusa.” Dopo che ebbe risposto,lei si stava
chiedendo come
mai lo stesse tenendo nascosto. Ma non ebbe più il tempo di
pensarci per il
resto della serata. Fu impegnata a gustarsi delle prelibatezze di quel
ristorante e a parlare animatamente con colui che tanto amava. Il
cameriere di
prima non si era più fatto vedere,e lei non ci
pensò più. Quando uscirono dal
ristorante,però, non fece in tempo a guardare altrove,e i
suoi occhi
incontrarono quelli del ragazzo. Quest’ultimo la stava
fissando con fare a dir
poco strano, non si capiva se era arrabbiato,ferito,deluso o
quant’altro.
Osservandolo quel poco che le bastava,comprese istantaneamente una
cosa. Dopo
quella sera,niente sarebbe stato come prima. Perché?
Perché il destino le aveva
fatto questo? Cosa ci faceva Bryce lì a Los Angeles? E per
di più a servire ad
un ristorante italiano? Perché era lì?
*Jared,in
occasione della cena,era vestito come nello spot della Hugo Boss... *_*
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Capitolo 18 *** Capitolo 18: I'M NOT AN ECHELON...I'M ONLY ME ***
Hello
to everyone!! Anche questo capitolo è piuttosto
breve,purtroppo,ma mi serve da passaggio per quello successivo,che
è il più lungo che io abbia mai scritto *_* ...
Con molto piacere ringrazio vale_mars e Giulz95 per le recensioni!!!
Stavolta la canzone ispiratrice è stata "No Fear" sempre dei
The Rasmus...
BUONA
LETTURA!! UNA RECENSIONE NON UCCIDE NESSUNO *_* KUSSEN,ALICE...
PS:
Nonostante questo capitolo abbia il titolo della storia non
è l'ultimo,tranquille,xD...
CAPITOLO
18:
"I'M NOT AN ECHELON...I'M ONLY ME"
"No
fear… Destination
darkness…”
Quando
ebbe finito di porsi ulteriori interrogativi
sulla comparsa di Bryce nella sua vita,ancora una volta,decise che la
sua
mente,in quel momento,aveva ben altre cose a cui pensare. Non voleva
che
quell’incontro rovinasse la magnifica serata che stava
trascorrendo con
Jared,ma non poteva ignorare comunque la cosa. Però avrebbe
rimandato le
preoccupazioni al giorno dopo,ora voleva solo godersi gli ultimi
momenti della
serata con l’uomo che amava. Tornarono a casa soddisfatti
della cena,e anche un
po’ stanchi. Quella era la prima volta che si ritrovavano in
casa da soli,senza
il piccolo,e,soprattutto,senza l’adorabile
Shannon.
Entrarono in camera e si
gettarono di peso sul materasso. Improvvisamente,l’idea di
loro due,soli in
casa, li attraversò la mente come un lampo a ciel sereno.
Non volendo gettarsi
troppo in quei pensieri maliziosi,Alexa si tirò su a sedere
e si slacciò
sgarbatamente le scarpe,per poi gettarle ai piedi del letto e
massaggiarsi i
piedi doloranti. Non amava portare i tacchi, aveva sempre avuto
problemi con le
conseguenze. Menomale che quella sera erano stati principalmente
seduti,altrimenti ora avrebbe avuto i piedi più gonfi di due
palloncini. Jared,in
compenso,si stava togliendo la cravatta e la giacca,preparandosi alla
notte.
Avevano sempre dormito insieme da quando lei si era trasferita,ma
Joseph
dormiva nella culla accanto al loro letto,quindi non potevano mai
dedicarsi a
sé stessi. Ma stavolta la situazione era contraria.
-“Ti
dispiace se vado un attimo in bagno a mettermi
il pigiama?” chiese lei, improvvisamente imbarazzata. Non
riusciva a nascondere
di avere un po’ di… Era forse timore quello che la
stava attanagliando da
dentro,facendole battere il cuore all’impazzata? No,forse non
era timore.
Probabilmente si trattava di sentimenti mai provati,e quindi non era
semplice
identificarli.
-“Figurati!
L’importante è che non mi privi troppo
della tua presenza.” Sull’ultima frase le sorrise
maliziosamente,aumentando
l’imbarazzo. Lei,senza aggiungere altro, si diresse verso il
bagno nel
corridoio con il pigiama in mano. Quando raggiunse la toilette si
guardò
insistentemente allo specchio,cercando di capirsi. Era frustrante non
riuscire
a decifrare ciò che le passava per la testa,o meglio,per il
cuore. Si struccò
bagnando il cotone con l’acqua e strofinandosi con forza le
palpebre,
sfortunatamente lo struccante le faceva bruciare insopportabilmente gli
occhi,e
quindi doveva accontentarsi del metodo più semplice. Quando
la maggior parte
dell’ombretto scomparve,si asciugò il volto.
Poi,con cautela,si tolse l’abito e
si infilò il pigiama che le aveva regalato qualche anno fa
Maika. Era viola,con
sopra disegnati tanti cuoricini lilla. Nonostante fosse a maniche e
pantaloni
lunghi,era di cotone,quindi non avrebbe sofferto il caldo. Una volta
che fu
pronta per la notte,tornò in camera,con lo sguardo basso.
Era sicura che le
donne precedenti di Jared,in quelle occasioni,indossassero delle
vestaglie
sensuali,o perlomeno eleganti ed adatte alla situazione. Inutile dire
che la
cosa la metteva ulteriormente a disagio. Si distese al suo fianco,sotto
le
coperte, con goffaggine incredibile.
-“Ti
vergogni?” le domandò lui stupito,notando il
comportamento inusuale di Alexa. Lei si limitò a tacere e ad
avvicinarsi a lui.
“Perché non rispondi? Ho ragione,vero?”
-“È
solo che magari non sono vestita come ti
aspettavi,e non voglio deluderti.” Solo dopo aver parlato si
rese conto della
stupidaggine che aveva appena detto.
-“Alexa…”
sussurrò il suo nome,afferrandole
delicatamente il mento con due dita,per permetterle di guardarlo negli
occhi.
“Non devi pensare neanche lontanamente una cosa del genere.
L’abito non fa il
monaco. E poi sei esattamente come mi aspettavo, ovvero semplicemente
te
stessa. Non potrei chiedere di più. Capito?” In
risposta lei annuì con un cenno
del capo,per poi posare la testa sul suo petto nudo. In quel momento si
rese
conto che lui era rimasto in boxer. Doveva esserci abituata ormai, dato
che
dormiva sempre solo con l’intimo addosso. Ma quella volta per
lei,era come se
dormisse con Jared per la prima volta. Notava tutti i minimi
particolari che la
presenza del figlio non le permetteva di captare. Il fisico di
Jared,seppur
esile in confronto all’anno precedente,era comunque ben
scolpito e asciutto. Il
suo volto, qualunque espressione assumesse,era a dir poco stupendo.
Certo,non
era perfetto in tutto,ad esempio il labbro superiore era appena
visibile,agli
angoli degli occhi, se ci facevi attenzione, si poteva notare il segno
delle
prime rughe. Ma era proprio quello a renderlo bellissimo,la sua
imperfezione lo
rendeva più “normale” agli occhi di
Alexa. E poi,era perfetto in quell’insieme
di piccoli difetti inutili. Jared,accortosi di essere sottoposto ad un
esame
visivo,le sorrise dolcemente, divertito. Poi,con un gesto
spontaneo,l’avvicinò
a sé,stringendole la vita delicatamente. I loro corpi si
sfioravano in ogni
centimetro. Potevano ascoltarsi a vicenda i battiti sordi dei loro
cuori,e
percepivano ogni minimo respiro. Jared portò un braccio a
circondarle le
spalle, cingendola in un abbraccio. La spontaneità con cui
compieva ogni azione
metteva a disagio la ragazza. Perché lei non riusciva a fare
altrettanto? La
risposta era più semplice di quanto credesse. Bryce era
stato l’unico con cui
si era concessa completamente,e quell’insieme di gesti aveva
paura che
sfociassero in…sesso? Ma no, anche se fosse successo non si
sarebbe trattato
solo di sesso,ne era sicura. Loro si amavano,quindi non avrebbero fatto
sesso,ma
avrebbero fatto l’amore. Pensarla in quel modo la
tranquillizzava un po’.
Scelse di smetterla con le paranoie e di seguire ciò che le
diceva il
cuore,così tutto sarebbe stato più facile.
Istintivamente mise una gamba tra
quelle di lui,dando vita ad un vero e proprio groviglio di gambe,ma la
cosa
piaceva a entrambi,così si sentivano ancora più
vicini. Dopo qualche minuto ,in
cui stavano abbracciati,ad Alexa
venne
caldo. Così si sciolse dall’abbraccio e si mise a
sedere per togliersi il
pigiama. In fondo lui l’aveva vista un milione di volte in
costume ed intimo,e
poi l’aveva vista partorire. Quindi,cosa ci poteva mai essere
di più
imbarazzante? Assolutamente niente. Sotto lo sguardo attento di
Jared,lei tornò
al suo fianco,riavvicinandosi,ma stavolta di sua spontanea
volontà. Come le era
accaduto prima di andare al ristorante,quando Jared l’aveva
baciata vicino alla
macchina, desiderava sentirsi sua e sentirlo suo. Sapeva che lo erano
già, ma
,in quel momento, la semplice certezza mentale non le bastava,voleva
sigillare
il loro amore con ciò che più la spaventava
all’inizio. Lui sembrò leggerle nel
pensiero,fatto sta che, senza rendersene quasi conto,si ritrovarono a
baciarsi
con passione quasi fin troppo eccessiva. Le loro mani,ormai frenetiche
e desiderose
di fare nuove scoperte, scivolavano,a volte incerte e a volte
decise,lungo i
loro corpi. L’imbarazzo iniziale aveva lasciato il posto al
loro amore,che li
stava travolgendo come un uragano. Senza preavviso lei si
ritrovò sopra di
lui,intenta ancora a baciarlo. Poi le dita di Jared sfiorarono appena
il gancio
del reggiseno,ma rimasero ferme,senza compiere azioni affrettate. Al
contatto
Ale rabbrividì appena. Lui si scostò dal bacio
per guardarla negli occhi.
Vedeva che il timore precedente era lì,anche se diminuito.
Così tolse le dita
dal reggiseno,e si limitò a stringerla ancora una volta a
sé. Ma Alexa non
voleva mandare all’aria quella magnifica atmosfera che si
stava creando,così
prese dolcemente una mano di Jared,e la accompagnò nello
stesso punto in cui
era prima, incoraggiandolo in ciò che stava per fare in
precedenza.
-“Sei
sicura?” sussurrò,sentendosi improvvisamente
ansioso. Ora le parti si stavano invertendo,stavolta era lui ad essere
intimidito da quel gesto.
-“Si…”
disse lei in
risposta,per poi sorridere decisa. Fu un attimo,e l’indumento
era scomparso in
qualche angolo della camera. Si trattò di altri brevi
attimi,prima che anche il
resto raggiungesse il reggiseno. Ormai era fatta,quindi tanto valeva
vivere il
secondo. In quel momento le altre cose persero significato,come
succedeva ogni
volta che si trovava con lui,rendendo il tempo una cosa banale e
futile.
L’unica cosa che riuscivano a pensare erano loro due. E
proprio con quel
pensiero ancora fisso in testa, avvenne. Divennero un'unica anima,un
unico
cuore,un'unica persona,un'unica cosa. Secondo loro,il resto
dell’Universo non
si sarebbe accorto che in quel letto erano presenti due persone,non vi
avrebbero fatto caso,perché il loro amore aleggiava su di
loro,come una luce
indistinta,rendendoli una cosa sola. Accadde tutto con una dolcezza
infinita,ed
una volta finito rimasero abbracciati e continuarono a farsi mille
coccole,fino
ad addormentarsi beati e felici. Quella notte sarebbe rimasta per
sempre
impressa nella mente di entrambi,solo il pensiero che potessero
dimenticarla li
faceva sorridere inconsciamente. Il sonno fu tranquillo,e nella stanza
continuava a regnare l’atmosfera delicata di prima.
La
mattina successiva,il primo a svegliarsi fu
Jared,ancora incredulo di ciò che era accaduto poche ore
precedenti. Era stato
diverso dal solito,con le altre provava solo piacere,ma con Alexa
provava molto
di più del semplice piacere fisico. Sentiva di amarla come
non gli era mai
successo con nessun altra prima. Rimase a fissarla, era deciso ad
aspettare il
suo risveglio. Voleva vedere come i suoi occhi si schiudevano
appena,prima di
svegliarsi completamente. Voleva guardare quella donna ,che aveva
aspettato
tanto ,riprendere “vita”. Dovette aspettare circa
una mezz’ora prima che
accadesse. Poi,con un lieve battito di ciglia,la ragazza
aprì lentamente gli
occhi,per incatenarsi subito a quelli di lui. Le guance si colorarono
appena,intimidite
da quello sguardo profondo che lui le rivolgeva.
-“Ti
Amo.” le sussurrò piano,come se dovesse
rimanere un segreto che solo loro potevano conoscere. Era la seconda
volta che
glielo diceva. Erano passati tre mesi da quando era avvenuto la prima
volta.
Ma,come quella volta, quelle due semplici parole la fecero sciogliere.
-“Ti
Amo.” ribadì anche lei. Prima di sigillare
quella confessione con un casto bacio a fior di labbra. “Ma
ora dobbiamo
prepararci ed andare a prendere Joseph da tua madre. E,tra
poco,dovrebbe
rientrare anche tuo fratello.”
-“Uffa…”
mugolò come un bambino. “Volevo stare
ancora un po’ con te.”
-“Anche
io,ma nostro figlio ci aspetta. E non voglio
che Shannon ci trovi con le mani nel sacco.”
-“Giusto,hai
ragione,anche se non c’è nulla di male
se una coppia fa…” la mano di Alexa gli
impedì di terminare la frase.
-“Non
dirlo,preferisco che rimanga come un segreto.
È più romantico.”
-“Ma
lo sai che io non sono tanto romantico.”
-“Appunto,quindi
fai un piccolo sforzo per me.”
-“D’accordo,ma
solo perché sei te eh!”
-“No!
Davvero? E io che credevo di essere un
Echelon!” lo prese in giro,ridendo.
-“Sul
serio? Ora sei un Echelon?” domandò
lui,ridendo e rimanendo serio allo stesso tempo.
-“No,I’m
not an Echelon…I’m only me.”
-“Hai
ragione,ed è per questo che ti amo.”
In
quel momento,l’incontro con Bryce al ristorante
la sera prima,sembrava un ricordo ormai lontano.
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Capitolo 19 *** Capitolo 19: HURRICANE ***
Ciao
a tutti!!! Dopo "tanto tempo" sono tornata con un nuovo capitolo!! Lo
so,avrete sicuramente pensato che avevo abbandonato la storia,ma in
realtà sono stata assente per un pò a causa della
scuola,-.-"...Eh si! Ho cominciato le Superiori,e devo dire che mi sono
già venute a noia,mi occupano troppo tempo e mi impediscono
di scrivere... Ma,alla faccia dello studio, ci sono riuscita lo
stesso,u.U... A parte questo,beh,il capitolo qui sotto è il
più lungo che abbia mai scritto,e, sinceramente, all'inizio
mi convinceva di più,invece ora...boh,non ne sono poi
così sicura,ma ormai l'ho scritto,quindi... Grazie ancora a
vale_mars e a Giulz95!!! Senza di voi sarei come un fiore senza i suoi
petali,V.V! Dopo aver sproloquiato abbastanza vi lascio al capitolo!...
BUONA
LETTURA! KUSSEN,ALICE...
Canzone
Ispritatrice: "Hurricane". Alla fine vi accorgerete del
perchè,xD...
CAPITOLO
19:
"HURRICANE"
“Tell me would you kill to
save your life?
Tell me would you
kill to prove you're
right?
Crash, crash...
burn, let it all burn
This hurricane's
chasing us all
underground “
Nel
giro di un’ora circa andarono a prendere Joseph
a casa della nonna. Constance aveva affermato che il piccolo era un
bambino
tranquillissimo e dolce,quindi se l’erano passata bene
entrambi.
-“Ha
fatto un po’ di capricci per addormentarsi,si
vede che sentiva la vostra mancanza, ma alla fine sono riuscita a farlo
dormire
cantandogli una canzone e si è svegliato solo stamattina
alle nove.” Li
informò.
-“Mamma,così
tanto per sapere,ma che canzone gli
avresti cantato?” domandò Jared, inarcando un
sopracciglio con fare
circospetto.
-“Perché
me lo domandi?” la sua perplessità in
realtà nascondeva uno sguardo colpevole.
-“Perché
ti conosco. E non hai ancora risposto alla
domanda.”
-“E
va bene,lo ammetto,gli ho cantato una vostra
canzone.” Alzò le braccia come in segno di resa,ed
Alexa dovette trattenere a
stento le risa davanti a quella scena.
-“Lo
sapevo!” esclamò Jared trionfante, mentre
picchiava un pugno sul palmo dell’altra mano. A quel punto la
ragazza scoppiò a
ridere,attirando l’attenzione degli altri.
-“Scusate,ma
vi dovevate vedere!” si
giustificò,cercando di placare almeno un po’
quella risaiola improvvisa.
-“Tornando
alle cose serie…” cominciò
l’uomo,fingendosi serio e sventolando una mano davanti al
volto della
madre “Quale
canzone gli hai cantato?”
-“Ma
ti ho già risposto!” replicò
Constance,ormai
sconsolata.
-“No,mi
hai solo detto che gli hai cantato una
canzone del gruppo migliore del mondo,ma non quale di
preciso!” disse con fare
ovvio. Ed ecco che la DivaH che era in lui spuntava fuori dal nulla.
Alexa
scosse la testa demoralizzata.
-“Alibi.
Ora sei contento?” ribadì la donna.
-“Oh,ti
ci voleva tanto a dirlo? Almeno ora so cosa
cantargli per farlo addormentare.”
-“Ma
cosa ho fatto per fare un figlio più deficiente
dell’altro!?” quell’imprecazione era
molto veritiera,ma dipendeva dai momenti.
Il che voleva dire che il novanta per cento delle volte quella frase
era la
pura verità.
-“Ma
si,mamma! Insultami pure. Sai,anche io ti amo
tanto!” stavano battibeccando come se fossero stati fratello
e sorella,e quel
pensiero la fece sorridere.
-“Ma
lo sai che io scherzo! Comunque volete fermarvi
a pranzo?” chiese la donna, con la solita premura di sempre.
-“No,grazie.
Dobbiamo andare a casa a preparare da
mangiare anche per Shannon, che dovrebbe tornare da un momento
all’altro,a meno
che non sia già là a combinare qualche
guaio.” Disse la ragazza, dimostrandosi
comunque grata per la disponibilità. In quel momento Joseph
cominciò a dibattersi
tra le braccia della madre.
-“Credo
abbia fame.” Constatò la nonna,acquistando
un tono di voce più dolce del solito.
-“Ecco,allora
noi andiamo. Ciao mamma!” la frase
anticipò un breve abbraccio tra madre e figlio. Anche Alexa
fece
altrettanto,tenendo il piccolo su un braccio solo.
-“Potete
portarmelo ogni volta che volete eh! Domani
passo a trovarvi.”
-“Va
bene,ci vediamo domani,allora.” Esclamò Jared
mentre uscivano dalla casa. Salirono in macchina e Joseph
cominciò a
piangere,muovendo le manine verso l’alto,e scuotendo
lentamente la testa da una
parte all’altra con la bocca leggermente semiaperta.
-“Cos’ha?”
chiese il cantante,dal sedile anteriore.
-“Come
ha detto tua madre ha fame. Ma ora non posso
toglierlo dal seggiolino per allattarlo,quindi ci toccherà
sopportare un po’ di
grida durante il viaggio.”
-“Va
beh,tanto siamo quasi arrivati.” Disse,prima di
alzare un po’ il volume dello stereo,per vedere se con la
musica si sarebbe
tranquillizzato. Ma peggiorò solo la situazione.
-“Prova
a cambiare stazione. Se ha preso da me,la
musica techno non gli piace.” Consigliò la
ragazza. Infatti la radio era
sintonizzata su un canale che stava trasmettendo le hit più
ballate in
discoteca. Jared cambiò stazione,e capitò
casualmente sulla Virgin
Radio,che,come era solita fare,stava trasmettendo un po’ di
buona musica Rock.
Joseph smise immediatamente di piagnucolare,e si limitò a
guardarsi intorno. I
due neo-genitori si misero a ridere,divertiti
dall’atteggiamento del figlio.
Dalla radio,intanto,provenivano le note di “What
I’ve done” dei Linkin Park.
Non appena Alexa se ne accorse,il suo sguardo si rattristò.
E il ricordo
dell’incontro della sera precedente si fece spazio tra i suoi
pensieri. A
quanto pareva anche a Joseph piaceva il gruppo che ascoltava sempre suo
padre.
Suo padre,ma solo fino ad un certo punto. A parere di lei,Bryce non era
mai
stato padre di Joseph,e mai lo sarebbe stato. Però,un
giorno,quando sarebbe
stato in grado di capire, avrebbe dovuto parlarne con il figlio e
spiegargli la
situazione. Ma fino a quel giorno,era meglio tacere. A proposito di
tacere,era
ancora ostinata a nascondere l’identità del
cameriere a Jared,per ragioni
sconosciute pure a lei. Ma l’istinto le diceva di stare
zitta, perché dirglielo
non sarebbe servito a niente. Cosa sarebbe cambiato? Nulla,quindi era
meglio
non dirlo. Tra un pensiero e l’altro giunsero a casa,dove
Alexa poté finalmente
allattare il piccolo. Si mise a sedere sul divano,tenendo il bambino
sotto
l’abbraccio del braccio destro,e,una volta scostatasi la
maglietta e il
reggiseno, Joseph riuscì finalmente a bere il latte. Jared
si diresse in
cucina,per cercare qualcosa da poter cucinare. In quel momento la porta
di casa
si aprì,spalancandosi,e mostrando Shannon con un sorriso a
trentadue denti
stampato in faccia. Attraversò a grandi falcate la
sala,senza rendersi conto
della presenza della ragazza e del nipote, dirigendosi in cucina.
-“Joseph!”
urlò,come se lo stesse chiamando. “Vieni
a vedere cosa ti ha portato lo zio Shan!” Quando
entrò in cucina,e vi trovò
solo Jared,si guardò intorno perplesso. “Dove sono
Alexa e Joe?”
-“Ma
sei scemo o cosa?” domandò ridendo il
minore,mentre chiudeva lo sportello della dispensa,che rivelava il suo
volto
con un espressione a dir poco divertita. Alexa, sentendo tutto quel
vociare si
era messa a ridere ancora una volta,poi si era tirata giù la
maglia,si
vergognava ad allattare in presenza di qualcuno. Il piccolo
protestò un poco.
Poi Ale raggiunse gli uomini di casa in cucina.
-“Cucù!”
esclamò,deridendo il povero Shannon,che si
stava voltando stupito.
-“Ma
da dove sbucate fuori? Non vi ho visti scendere
dalle scale!”
-“Eravamo
in sala,ma temo che la tua vista si stia
indebolendo.” Rispose la ragazza con una scrollata di spalle
aggiuntiva.
-“Spiritosa!
Non vi ho notato perché pensavo foste
in cucina,quindi non mi sono nemmeno guardato attorno.”
-“Lo
so,stavo scherzando! Comunque grazie per il
vestito e le scarpe.”
-“Prego,è
stato un piacere aiutarti.” Le fece un
occhiolino,sorridendole.
-“Ehm,potreste
rendere partecipe alla conversazione
anche me?” si lamentò Jared, che ancora non capiva
di cosa stessero parlando.
-“Il
vestito gliel’ho comprato io,per la
serata,tanto sapevo che non avrebbe saputo cosa mettersi.
Così come le scarpe.”
Spiegò il maggiore.
-“Ah!
E perché io non ne sapevo niente?” ecco che
cominciava a fare l’offeso. Era troppo buffo quando si
sentiva escluso da
qualcosa. Incrociava sempre le braccia al petto e metteva il broncio.
-“Perché
doveva essere una sorpresa,e se te l’avessi
detto,te saresti andato da lei a darglielo subito.”
-“Non
puoi dirlo. Io so mantenere i segreti.”
Replicò Jared.
-“Si,si,come
no!” insistette Shannon.
-“Guarda
che c’è sempre una prima volta.” Disse
il
cantante,deciso.
-“Sarà
per la prossima occasione.” S’intromise
Alexa.
-“Comunque,io
cercavo il mio bel nipotino,per dargli
il mio regalo.” Aggiunse il batterista,emozionato,mentre
estraeva un
pacchettino da un sacchetto,e lo porgeva a Joseph.
Quest’ultimo lo afferrò con
l’aiuto della mamma.
-“Aspetta
che ora lo apriamo.” Gli disse Alexa.
“Jared,potresti prendere Joe? Così apro il
regalo.” Senza proferire
parola,continuando a fingersi offeso, l’uomo prese il figlio
in braccio con
delicatezza. La ragazza tolse il pacchettino dalle mani del piccolo,che
mugolò
il giusto,e poi lo aprì. La scatola conteneva due bacchette
piccole per suonare
la batteria. Gli occhi dello zio si illuminarono eccitati.
-“Sono
le più piccole che ho trovato,così può
cominciare già a suonare uno strumento.” Disse.
Alexa mise le bacchette in mano
al figlio,per poi rivolgersi a Shannon.
-“Chris…”
si divertiva a vedere la faccia che faceva
ogni volta che lo chiamava con il suo secondo nome “Ha solo
una settimana,è
impossibile che impari già a suonare. Non sa ancora
coordinare i movimenti!”
spiegò. La luce che primeggiava negli occhi del batterista
parve spegnersi
lentamente,mandando in frantumi la sua speranza di tramandare la
passione per
le percussioni al nipote.
-“Ah,giusto!
Hai ragione.” ammise,imbarazzato per
non averci pensato prima.
-“Ma,appena
ne sarà in grado,quelle saranno le prime
bacchette che gli faremo usare. Però dovremo comprargli
anche una
mini-batteria.” Aggiunse Alexa. Jared sbuffò
appena,ancora una volta lui non
era incluso nel discorso. E quando la ragazza se ne
accorse,cercò subito di
rimediare. “E,ovviamente,sarebbe bello se imparasse a suonare
anche la
chitarra. Potresti insegnarli te,amore!” sentendosi
finalmente chiamato in
causa,il cantante sorrise.
-“Ma
certo! Posso insegnarli anche a cantare,a
recitare,a rimorchiare…” cominciò la
sua lista.
-“Ehi!
Ehi! Ehi! Vacci piano.” Esclamò divertita
Alexa. La prospettiva di quel futuro
la entusiasmava piacevolmente.
-“Diventerà
un ragazzo pieno di talento,e di
ragazze. Proprio come il padre.” Disse.
-“Pieno
di ragazze…Proprio come il padre?”
replicò
Alexa, cercando di adottare un tono il più minaccioso
possibile.
-“Lo
sai che piaccio molto a tante ragazze,è inutile
nasconderlo.” Prima di rispondergli,Ale prese Joseph dalle
braccia di Jared e
lo porse a Shannon. Poi,una volta che lei e il cantante furono a
braccia libere,lo
fissò intensamente.
-“Ah
si eh? Stai insinuando che puoi avere tutte le
ragazze che vuoi?” si divertiva a fare la parte della
fidanzata esageratamente
gelosa.
-“Ma
lo sai che io voglio solo te.” Ed eccolo che
mandava all’aria l’idea di Alexa di rincorrerlo per
tutta la casa,come se
fossero ancora dei ragazzini. Sperava in qualche risposta pronta,ma con
quella
frase aveva cancellato ogni tipo di “divertimento”,
perché la ragazza se ne era
dimenticata,ormai persa nello sguardo azzurro di Jared. Gli diede un
lieve
bacio a stampo,dimenticandosi di chi c’era in cucina con
loro. Infatti,Shannon
tossì appena, tenendo presente che c’erano anche
lui e Joseph.
-“Ops!
Scusa!” il volto di lei avvampò visibilmente.
-“Tranquilla.
Piuttosto… che si mangia?” chiese
Shan,affamato come al solito.
-“Già!
Sarà meglio se comincio a cucinare. Joe lo
guardate un po’ voi.”
-“D’accordo!”
risposero
all’unisono i due fratelli,prima di dirigersi in salotto a
fare da
intrattenimento al nuovo Leto.
Nel
pomeriggio i tre “uomini” di casa,uscirono per
andare un po’ al parco,dato che era una bella giornata.
Mentre Alexa aveva
deciso di dedicarsi un po’ alla pulizia della casa,visto che
ultimamente
l’avevano trascurata non poco. Stava spolverando la credenza
in cucina,quando
sentì suonare il campanello. Che fossero già di
rientro? Le sembrava
strano,anche perché erano usciti da appena
mezz’ora. Andò ad aprire,e la
persona che le si presentò davanti era l’ultima
che si sarebbe mai aspettata.
Istintivamente fece per richiudergli la porta in faccia,ma questo si
insinuò
nell’apertura, rendendole impossibile quell’impresa.
-“Voglio
solo parlare.” Disse il ragazzo,cercando di
essere convincente. Alexa, non sapendo come rifiutare,aprì
svogliatamente la
porta, invitandolo ad entrare. Si accomodarono contemporaneamente sul
divano
della sala.
-“Dimmi
pure. Cosa vuoi,Bryce?” il suo nome lo
pronunciò come se fosse una cosa tremendamente disgustosa.
-“Innanzitutto
voglio sapere perché sei qui a Los
Angeles.” dritto al punto,come sempre.
-“Oh,non
hai letto i giornali? E comunque qua sei
l’ultima persona che deve avere delle spiegazioni. Semmai
cosa ci fai te qui?
Perché te ne sei andato senza
preavviso? E come hai fatto a sapere dove abito?” la sua
rabbia si stava
accendendo piano,come se fosse una fiammella appena accesa,alimentata
lentamente dal legno che la stava facendo crescere sempre di
più.
-“Ho
cercato il tuo nome nell’elenco telefonico,e
c’era scritta anche la via. Comunque lo sai perché
me ne sono andato. Te lo
dissi. Io non mi sentivo pronto ad essere padre,e tu eri
incinta,cavolo!
Pensavo che se me ne fossi andato avrei evitato mille preoccupazioni,ma
ho solo
peggiorato le cose. Ho provato a dimenticarti,ma non ci sono
riuscito,così sono
venuto qui a Los Angeles,a tentare la fortuna,e ho trovato lavoro in
quel
ristorante italiano. Credevo che venire in America mi avrebbe aiutato a
cancellare il passato,ma quando ti ho vista l’altra sera,in
compagnia di
quel…cantante, attore o quello che è,non ci ho
più visto. Sono stato uno
scemo,ti prego,perdonami…” sull’ultima
frase le afferrò dolcemente una mano,ma
lei la ritirò subito,nonostante nel petto sentisse una fitta
terribile.
-“Bryce,è
troppo tardi,lo sai anche te.” Replicò
acida.
-“No,invece
non lo so. Perché è tardi?”
-“Mi
hai abbandonata nel momento in cui avevo più
bisogno di te!” sbraitò,ormai alterata
“Non capisci che sparendo hai ottenuto
il mio odio? Come puoi pretendere che ti perdoni? Ormai non ti amo
più,il mio
cuore non è più tuo. E nemmeno Joseph lo
sarà mai!”
-“Joseph?
Chi è Joseph?” le chiese,confuso.
-“È
mio
figlio.” Sottolineò l’aggettivo
possessivo mio,marcando
il tono di voce.
-“Nostro
figlio è nato? Cavolo,non avevo fatto caso
alla tua pancia.” Scosse la testa tristemente.
-“Nostro?
No,caro,mio figlio è
nato. Tu non sei suo padre,lo hai abbandonato ancora
prima che diventasse un essere vivente.”
-“Ma
non lo sapevo neanche io cosa stavo facendo,ero
impaurito da ciò che sarebbe successo dopo.”
-“E
abbandonare me e Joe era la mossa adatta per
risolvere ogni cosa! Beh,ottima scelta.” Ribadì
secca.
-“Per
favore,dammi un'altra possibilità. Posso
provare ad essere padre,sono cambiato. Davvero…”
-“No,Bryce,te
l’ho già detto. È troppo tardi. Ormai
io amo un altro. Lui mi è stato vicino,e si è
preso la responsabilità di fare
da padre a Joseph nonostante non sia figlio suo,quando tu non ci sei
riuscito.
Io amo Jared,e ormai non c’è più spazio
per te nel mio cuore.” Era
irremovibile,non sarebbe mai stato in grado di farle cambiare idea.
-“Non
puoi dire questo. In fondo sono passati solo
nove mesi da quando me ne sono andato.”
-“Solo
nove mesi??? Solo nove mesi???” urlò lei
“Ti
sembrano pochi? Sai,in nove mesi,le cose possono cambiare
radicalmente!”
-“Ma
non tra noi. Ciò che io provo per te non può
cambiare in nove mesi,così come non può cambiare
ciò che provi te per me.”
-“Ed
è qui che ti sbagli. Te ne sei
andato,dimostrando che potevi vivere senza di me,e di conseguenza non
mi amavi.
Ed io,in nove mesi,mi sono innamorata di un altro. Vedi come possono
cambiare
le cose?”
-“Non
puoi buttare tutto all’aria come se nulla
fosse!”
-“Oh,tranquillo.
Io non sto buttando all’aria
niente. Sei te che l’hai fatto,nove mesi fa!”
-“Stai
mentendo,lo sento che l’amore che provi per
me non si è ancora affievolito del tutto.”
Insistette. I suoi occhi scuri
brillavano di una frenesia quasi eccessiva. Mentre la sua carnagione
abbronzata
stonava con i capelli biondo chiaro. I suoi lineamenti erano duri e
raffinati
contemporaneamente.
-“Tu
sei pazzo.” Sospirò Alexa,non sapendo come
altro ribattere. “Lo vuoi capire o no,che io non ti amo
più? Se proprio vuoi
sapere cosa provo nei tuoi confronti te lo dico chiaro e tondo,provo
solo
disgusto e odio. Se ti fosse davvero interessato qualcosa di me,non te
ne
saresti andato,e continuerò a ripeterlo fino a che non
capirai.”
-“Beh,anche
l’odio è un sentimento che viene pur
sempre dal cuore.” Disse Bryce, prima di bloccare la
ragazza,spingendola fino a
farle appoggiare forzatamente le spalle allo schienale del divano.
-“Bryce,per
favore,lasciami andare.”
Supplicò,preoccupandosi di come si stavano evolvendo le cose.
-“Solo
quando sarai sicura che non ti pentirai della
scelta che stai facendo rifiutandomi.”
-“Ne
sono già sicura.”
-“Non
puoi dirlo,se non ti sottoponi alla classica
prova.” Ormai il suo fiato si riversava sul volto della
ragazza,da tanto che le
loro bocche erano vicine.
-“Di
quale classica prova stai parlando?” la piega
che aveva preso la discussione non le piaceva per niente.
-“Di
questa.” Sussurrò al suo orecchio,prima di
avvicinare le labbra alle sue. Alexa, percependo le sue
intenzioni,riuscì a
scansare la sua bocca in tempo, girando la testa dalla parte opposta.
Era
sicura che avrebbe rinunciato ad ogni tentativo di baciarla,se si fosse
accorto
che lei non voleva. Ma si sbagliava,e di grosso. Quel nuovo Bryce la
spaventava,lo preferiva prima. Almeno quando stavano insieme non
cercava di
farle fare cose contro la sua volontà.
-“Non
rendere le cose più difficili di quel che già
sono.” Le disse. Poi,con un movimento svelto ed agile,si mise
a cavalcioni
sopra di lei, afferrandole le mani e tenendole ferme,per provare a
ribaciarla.
Ma anche stavolta non ci riuscì.
-“Lasciami!”
urlò,sperando che qualche buona anima
la sentisse da fuori e si insospettisse. “Aiuto!”
cominciò a dibattersi contro
il petto del ragazzo,ma con risultati nulli. Poi Bryce le mise una mano
sulla
bocca.
-“Stai
zitta,puttanella.” La sua voce era
autoritaria e non ammetteva repliche di nessun genere. Lo sguardo di
lei era
impaurito e stupefatto da quel comportamento,mentre un brivido di puro
terrore
la scuoteva da capo a piedi, privandola quasi del fiato. Non era mai
stato così
violento con lei,con nessuno. Ma,a quanto pareva, c’erano
tante,troppe cose che
non sapeva di lui. Quest’ultimo,tenendole sempre la bocca
chiusa,rafforzò con
una mano la presa sui suoi polsi,serrandoli sopra la sua testa. Poi,
con
estrema lentezza, tolse la mano dalle sue labbra,per sostituirla con la
propria
bocca. Il bacio era doloroso,come se la strappassero il cuore dal
petto,perché
era così che si sentiva. Le sue labbra erano di Bryce in
quel momento,le aveva
fatte sue con la forza,e lei paragonava le proprie labbra al suo
cuore,che le
veniva estratto contro la sua volontà dal petto.
Aspettò con pazienza che la
sua bramosia finisse,poi, contro ogni previsione, gli morse il labbro
inferiore
con tutta la forza che aveva,fino a farglielo sanguinare. Ne
approfittò nel
momento in cui lui si separò da lei,per portarsi le mani
alla bocca ancora
sanguinante,per scivolare via dal divano e dirigersi verso la porta.
Dalla
finestra vide,con conforto,che i Leto stavano tornando verso casa,
camminando
tranquillamente lungo il marciapiede. Mentre Bryce era ancora inerme a
causa del
morso, si precipitò dalla porta, spalancandola con forza. Le
gambe, però,si
rifiutavano di muoversi.
-“Jared!”
urlò disperatamente,ottenendo l’attenzione
di più passanti. Appena la videro sulla soglia di
casa,sconvolta, cominciarono
ad accelerare il passo. Ma,proprio in quel momento, qualcosa la
afferrò per i
capelli,fino a scaraventarla in terra. Lei rimase
così,immobile in quel
frastuono che risuonava nella sua testa.
-“Alla
prossima volta,stronza.” Disse lui,prima di
uscire di corsa dalla casa e scappare il più lontano
possibile.
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