I'm not an Echelon...I'm only me... (When a concert can change the life)

di _YeongWonhi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: YOU'RE CRAZY,MAN! ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: SURPRISE ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: FEAR OF FLYING ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: FIRST EVENING ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: SWIMMING POOL ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: DISCUSSIONS ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: WE AREN'T NORMAL! ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: GOODNIGHT ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: IT WAS A MISTAKE ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: I'M SORRY BUT...I'M PREGNANT ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: ECHOGRAPHY ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: IS IT A GOODBYE? ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: DO YOU REALLY LOVE ME? ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: TIME IT'S NEAR ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: HIS NAME IS JOSEPH ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: CONFESSION ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: GIVE ME A REASON... ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: I'M NOT AN ECHELON...I'M ONLY ME ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: HURRICANE ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: YOU'RE CRAZY,MAN! ***


Ciao a tutti!! Io sono Alice e questa è la prima storia che scrivo in cui ci sono i 30 Seconds To Mars...Spero che con il tempo impareremo a conoscerci,ma soprattutto spero che questa fan fiction (anche se non amo molto chiamarle così) possa piacervi...Amo molto scrivere,e questa non è la mia prima esperienza,però forse è quella dove mi ci sono impegnata di più...Lo so! Penserete che questa presentazione è noiosa,e come posso darvi torto???!!! Non sono brava in queste cose,quindi vi lascio alla lettura,per vostra fortuna! :-P ...Un ultima cosa: CI TENGO A PRECISARE CHE OGNI COSA SCRITTA RAPPRESENTA IL FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE (un pò malata,xD),SONO REALI SOLO ALCUNI LUOGHI CITATI,COME IL ROCK IN ROMA E IL CONCERTO (al quale ho partecipato anche io,quindi se volete contattarmi anche per scambiare opinioni fate pure....)....KUSSEN,ALICE....

CAPITOLO 1:

                      "You're crazy,man!"

Era la sera dell’attesissimo concerto di Roma,ovvero sabato 18 Giugno. Loro avrebbero dovuto aprire il festival del Rock in Roma. Migliaia di fan scatenati sarebbero giunti all’Ippodromo,le ragazze con gli ormoni impazziti,e i ragazzi con la semplice voglia di ascoltare un po’ di buona musica live. Già dal giorno prima ,il luogo del concerto era stato preso d’assedio dalle persone che vi si erano accampate per accaparrarsi le prime file. Era incredibile quanto avrebbero fatto pur di poter vedere al meglio i loro idoli,così da creare un legame musicale tra loro. Quella giornata si prevedeva molto faticosa ed impegnativa per Alexa. Quando cominciarono ad arrivare i fan dalla sera precedente lei si trovava già li,pronta per il suo turno di volontariato;si sarebbe presa una pausa la mattina del concerto,per poi tornare nel tardo pomeriggio. Aveva scelto di donare il proprio aiuto sin da quando era appena maggiorenne,le piaceva soccorrere le persone che ne avevano bisogno,la facevano sentire importante. Ogni volta che riusciva a far stare meglio qualcuno si riempiva di gioia,e non si tratteneva nel mostrarlo con un dolce sorriso al paziente. Quella era la sua caratteristica principale,era estremamente altruista,pensava più agli altri che a sé stessa,era più forte di lei e non poteva farci niente. La notte fu tranquilla,non ci fu neanche l’ombra di un mancamento,quindi non ebbe molto da fare. Allo spuntare del sole,il sabato successivo,terminò il suo turno.

-“Ragazzi io vado,in bocca al lupo. Ho paura per voi che da ora cominceranno gli svenimenti, con il caldo.” Disse Alexa,prima di incamminarsi verso l’auto. Nel breve tragitto si fermò qualche secondo per osservare la lunga fila che si prolungava da davanti all’Ippodromo sino ai lati. Vederli così affiatati e così disposti a sopportare ogni cosa la faceva sorridere,ma allo stesso tempo la lasciavano incredula. Lei non aveva mai avuto un gruppo preferito,anche se ascoltava più che volentieri la musica rock. Conosceva i 30 Seconds To Mars solo per sentito dire,e forse aveva anche orecchiato qualche loro canzone,ma niente di più. Era curiosa di vederli,fortunatamente le era toccato il posto all’interno dell’Ippodromo,così magari sarebbe riuscita a scorgere qualche momento dello spettacolo.  Ancora con il sorriso sulle labbra montò in macchina e la mise in moto,diretta a casa sua. Lì si sarebbe potuta riposare per qualche ora,avrebbe mangiato qualcosa e poi sarebbe tornata là. Giunta a casa,con i piedi già doloranti,ripose le chiavi sulla mensola all’entrata e si lasciò cadere sul divano della sala,senza neanche curarsi del cane che le gironzolava intorno,in cerca di un suo saluto. Quando quest’ultimo le saltò addosso,alla fine,li concesse una carezza.

-“Fai piano. Altrimenti fai male al bambino,o meglio, al feto.” Disse poi,portandosi una mano alla pancia ancora piatta.  Il cane alzò le orecchie senza capire e la guardava. Proprio mentre accarezzava la bestiola i suoi occhi si lasciarono andare ad un sonno profondo. Quando essi si riaprirono erano già le tre del pomeriggio.

-“Oh cavolo! Devo mangiare qualcosa!” esclamò,facendo spaventare il cane che si andò a nascondere dietro il divano su cui era seduta. Poi Alexa,ancora stanca,si diresse verso la cucina,decisa a farsi un panino veloce. Prese gli affettati dal frigo e il pane posato sul ripiano della cucina,per poi sedersi a tavola. Mentre mangiava ,il suo sguardo si soffermò sulla sedia vuota davanti a lei e una lacrima amara le fuoriuscì lungo la guancia. Le mancava,e come se le mancava! Ancora non si capacitava del fatto che lui non c’era più. Ormai era rimasta sola escluso il cane,anche se a distanza di qualche mese non lo sarebbe più stata. La sua famiglia c’era sempre stata poco per lei,giusto lo stretto necessario,e per di più era figlia unica. L’unico sollievo le veniva conferito dal volontariato appunto,dalla musica in generale e dalla danza,che ormai però non praticava da tanto,dato che non se lo poteva permettere. Avere soli ventotto anni ed avere in mano così tante responsabilità non le era facile da gestire. Finì velocemente il panino,e interruppe il rumore dei suoi pensieri. Osservò l’orologio,le avanzavano ancora un paio d’ore,così andò diretta nel bagno,intenta a farsi una bella doccia rinfrescante. Il rumore dell’acqua la rilassava,mentre le gocce le scivolavano delicatamente lungo la schiena,come se fossero petali di rose. I capelli li sciacquò in poco tempo,il suo nuovo taglio di capelli aveva un pregio da quel punto di vista. Quando uscì dalla doccia con addosso il solo accappatoio si osservò attentamente allo specchio. Non si piaceva,nonostante fosse generalmente di bell’aspetto,di certo non quelle bellezze che vedevi nelle riviste patinate,ma era carina. I capelli castano chiaro le coprivano metà del volto,mentre dall’altra parte erano rasati. Gli occhi di un colore cioccolato intenso la scrutavano attentamente,come se non si riconoscessero nel complesso fisico. Le lentiggini,che da sempre odiava con tutta sé stessa,le ricoprivano la fascia centrale del viso,all’altezza del naso. Quest’ultimo era molto pronunciato verso l’alto,cosa che a volte le piaceva,a volte la odiava. I lineamenti erano delicati,per certi versi ancora un po’ infantili,come le fossette accentuate che le comparivano ogni qualvolta sorrideva.  Per il resto aveva un fisico abbastanza slanciato,forse con un po’ di pancetta,di certo era priva di addominali e non era neanche piatta. Ma tutto sommato,scusate la ripetizione,era carina. Finite le sue riflessioni,si rivestì di fretta e dette una passata veloce ai capelli con il phon e la spazzola. Il tempo le passò velocemente e così arrivò anche l’ora di tornare nel luogo di lavoro. Salutò il cane con una carezza,prese le chiavi,e uscì di casa. Ovviamente,ancora non sapeva a cosa stava andando incontro. Ma presto l’avrebbe scoperto.

Quando arrivò all’Ippodromo la fila era ancor più lunga e altri fan stavano continuando ad arrivare,trovare un parcheggio le fu alquanto difficile,ma alla fine ce la fece. Quando giunse di fronte al cancello d’entrata mostrò la tessera d’autorizzazione alla security,l’uomo così la lasciò passare. Nel frattempo Alexa riceveva commenti poco carini da parte delle persone ancora in attesa,e maledizioni,ma lei non se ne curò,stava solo facendo il suo dovere. Là dentro non ci era ancora stata e si trovò spaesata all’inizio,poi vide in lontananza un suo collega e lo raggiunse frettolosamente.

-“Ehi!” urlò,richiamando a sé la sua attenzione. Il ragazzo,vedendola,le andò incontro sorridendo.

-“Finalmente sei arrivata! Cominciavo a temere che la folla ti avesse sbranata.” Disse Claudio.

-“Diciamo che ci sono andati vicini. No dai,scherzi a parte. Siamo solo noi due per ora?”

-“No,tranquilla,gli altri ci stanno aspettando nella sede principale,siamo a dir poco interni.”

-“Meglio no?! Magari riesco a farmi un giro al concerto.”

-“Bisogna vedere se ci riesci. Non so perché ma sento che ci saranno parecchi mancamenti. Se ne sono già sentiti male sette,e devono ancora aprire i cancelli. Quindi preparati!” informò. Poi le fece segno di seguirlo. Passarono per una “stradina” ghiaiosa e raggiunsero l’entrata vera e propria,per così dire. La prima cosa che vide fu l’immenso manifesto del Rock in Roma,con a sinistra l’immagine ingrandita di Slash e a destra un cartellone con l’immagine di tutti i cantanti ospiti del festival. Tra loro,riconobbe Jared,si meravigliò da sola per averlo riconosciuto. Ma come poter dimenticare un volto come il suo?! Osservandolo meglio capì dove l’aveva già visto,aveva presentato un anno gli EMA insieme alla sua band. Una volta ripresa dall’incantamento si rimise in marcia,al seguito di Claudio. Dentro sfilavano in bello stile tutti i poster giganti degli artisti che si sarebbero esibiti. E ancora una volta vide Jared,probabilmente la foto era stata scattata durante un suo concerto,dato che aveva in mano una chitarra con una fenice sovrapposta.

-“Fa quell’effetto ad ogni donna o ragazza.” Constatò lui,guardandomi divertito.

-“Eh?” chiesi frastornata a Claudio “Quale effetto,scusa?”

-“Ma ti sei vista? Sembra che hai visto una fatina.” Esclamò ormai in preda ad una risata. Io lo seguii a ruota,non riuscendo a smettere di ridere.

-“Non è vero. Non sono quel tipo di persona io.”

-“Vorresti dire che i tuoi ormoni sono rimasti rintanati?” insistette.

-“No,vorrei dire che non mostro le mie debolezze ormonali.” Rispose,facendo con finzione la diplomatica e scatenando altre risate. Poi,raggiunsero la sede. La riconobbero grazie alle tre ambulanze poste di fianco al capanno. Non ebbe nemmeno il tempo di entrare che due ragazzine le andarono incontro,trascinando una loro amica. Posò in terra la borsa,senza pensarci,e si precipitò in loro soccorso.

-“Cos’è successo?” domandò Alexa,mentre sentiva il battito della ragazza dal polso.

-“Ha avuto un attacco di panico. Ha cominciato a piangere e a singhiozzare,abbiamo provato a calmarla ma non ci siamo riuscite. Alla fine ha perso i sensi.” Rispose una di loro.

-“Aiutatemi a portarla dentro.” Disse,afferrando la ragazza svenuta per le braccia,e sollevandola il più possibile da terra,per quanto ci riuscisse. Appena entrarono il medico a loro addetto le aiutò a posarla sul primo lettino a disposizione. Non ebbe molto da fare,la ragazza si riprese con uno schiaffo leggero sul volto. Poi dovettero solo tranquillizzarla e darle un po’ di zucchero per aiutarla a mantenersi in forza.

-“Posso andare ora?! Avranno già aperto i cancelli. Rischio di perdere il posto in prima fila.” Chiese. A quanto pareva stava già meglio.

-“Vada pure,ma tenga con sé queste bustine di zucchero.” Nel mentre lo diceva il medico gliene porgeva una manciata. A quel punto,la ragazza le afferrò e saltò giù dal lettino,precipitandosi fuori di corsa.

-“Ah…che bei tempi.” Si lasciò scappare un infermiera lì vicina. Anche Alexa avrebbe voluto capire cosa si provava ad andare al concerto dei propri idoli,ma non ci riusciva,e forse mai ci sarebbe riuscita. Nelle ore successive,dopo l’apertura dei cancelli,videro le persone arrivare una dopo l’altra,chi di corsa,chi camminando tranquillamente,magari con la speranza di riuscire a farsi strada tra la folla. Ci furono altri casi di svenimento,come era stato previsto. In fondo,loro erano lì proprio per quello. Le ore si susseguirono,veloci,come se fossero refoli di vento,che s’intrecciavano l’un con l’altro. Erano già le nove passate,i gruppi di supporto si erano già esibiti,erano anche riusciti a fare colpo su qualcuno. Ormai i fan cominciarono ad essere ansiosi e affamati del loro gruppo preferito che avevano tanto atteso. Sapevano che di lì a qualche minuto li avrebbero visti a pochi metri di distanza,senza riuscire a capacitarsene ancora. I pazienti,già al suono dei gruppi spalla, si erano tutti improvvisamente ripresi ed erano accorsi davanti al palco,o giù di lì. Il capanno di soccorso era ormai vuoto,al suo interno vi erano solo i volontari e il medico. Alexa stava conversando con Claudio,quando tutto ebbe inizio. Quel tutto che inizialmente sembrava un nulla. Lui entrò nel capanno,accompagnato da due uomini. Faceva fatica a respirare e dovevano aiutarlo a reggersi in piedi. Il medico,facendo velocemente un resoconto di tutti i volontari si girò rivolto verso di lei.

-“Ale,occupati te di lui,dato che hai fatto il linguistico e dovresti sapere l’inglese. Ora ti raggiungo.” Glielo sussurrò appena,ma riuscì a percepirne il contenuto principale. Andò incontro a Jared,disposta ad aiutarlo come lo era con tutti. Alcune donne la guardarono con invidia. A lei non cambiava nulla,era pur sempre un uomo normale come gli altri,anche se dannatamente bello.

-“Cos’è successo?” disse in inglese con il suo accento italiano. Quella domanda l’aveva già fatta troppe volte in quel giorno. A rispondere fu l’uomo con i capelli corti,doveva essere Shannon. Alexa aveva sentito dire che così si chiamava il fratello del cantante,e data la somiglianza…

-“Ha cominciato a respirare a fatica,dicendo di avere il cuore accelerato.” Nel frattempo lo stavano aiutando a sedersi. Quando il medico arrivò,lei lo informò di ciò che le era stato appena detto. Il dottore si limitò ad annuire,già pronto ad ascoltare il battito del cuore e a mettere in atto una visita medica veloce.

-“Ora come si sente?” chiese,così Ale si ritrovò a fare da traduttrice tra i due.

-“Ha detto che sta meglio. Anche se fa ancora un po’ fatica.” Riportò testualmente le sue parole,aggiungendo “Se riesce a parlare è già un buon segno.” Il medico si ritrovò ad annuire ancora una volta.

-“Qui non c’è niente di anormale.” Disse infine,finito il controllo. “Hai qualche dolore all’altezza del cuore?” domandò poi. Alexa aspettò che Jared rispondesse,dandogli tutto il tempo necessario. Stavolta però,quando lui rispose,alzò lo sguardo verso di lei,fino ad incontrare i suoi occhi. Erano di un azzurro intenso,puro e casto,quasi stonavano con il resto del viso,il quale pareva fin troppo furbo.

-“No,non ho nessun dolore.” Rispose,sempre fissandola. Per un momento le sembrò di essere in un altro posto,non di certo dove si trovava davvero. Scosse la testa,guadagnandosi degli sguardi straniti. Poi rivolse tutto al dottore.

-“Perfetto allora! Per favore,Alexa,fai compagnia a loro per un po’. Accertati che abbia riacquistato il respiro regolare,poi possono andare. Ah! Cerca di tranquillizzarlo,probabilmente è sotto stress.” Lei annuì con il capo,annunciando ai tre che avrebbe fatto loro compagnia,affinchè Jared non si fosse sentito bene al cento per cento. Nel tempo seguente si scambiarono un paio di parole,e lei scoprì che l’altro ragazzo alto,con i capelli lunghi e neri raccolti in una coda era Tomo,nonché chitarrista del gruppo. Poi c’era Shannon,il batterista. E per finire Jared,che cantava. Le chiesero se li aveva mai sentiti,e lei si ritrovò ad arrossire imbarazzata.

-“Ok,credo di aver capito che la tua risposta è no. Giusto?” riuscì a chiederle Jared. Solo la sua voce la mandava leggermente in subbuglio. Non riusciva a capire cosa avesse di così tanto speciale quell’uomo appena conosciuto per darle quelle sensazioni incomprensibili.

-“No,ad essere sincera non che io ricordi. Può darsi di si,però non riesco ad associare voi alla canzone forse.”

-“Te vorresti dire che quasi non ci conosci?” replicò il cantante,guardandola con occhi sgranati e sconvolti. Se prima gli pareva attraente sotto vari punti di vista ora stava cominciando ad innervosirla. Ma chi si credeva di essere! “Ma in che mondo vivi?!”

-“Nel pianeta terra. Ma te forse sei già tra le nuvole da tanto che ti sei montato la testa.” Si ritrovò a rispondergli male,con sfacciataggine,cosa che non era tipica di lei. Shannon osservò la scena in silenzio,così come Tomo. A differenza che quest’ultimo tratteneva a stento una risata,mentre Shannon guardava serio suo fratello.

-“Jared,credo che tu abbia esagerato!” disse poi,autoritario. L’effetto che ebbero le sue parole sul diretto interessato la lasciarono meravigliata.

-“Scusa.” Disse l’ultimo interpellato fissandola negli occhi ancora una volta.

-“Si,scusalo,per favore,per la sua arroganza. A volte pensa che siano tutti suoi fan. Non puoi capire quanto sia difficile sopportarlo ventiquattro ore su ventiquattro. Sembra che si aspetti che lo diventi anche io da un momento all’altro” Ribadì Shan. A quel punto ebbero una piccola discussione tra fratelli,facendo ridere sia Tomo che Alexa. Quest’ultima,che inizialmente era imbarazzata,ora si sentiva a proprio agio,anche se provava ancora un po’ d’irritazione nei confronti del Leto minore. Ormai,accorgendosi che era già tardi,in quanto la band doveva cominciare a suonare un quarto d’ora prima,Alexa li dichiarò liberi di andare a suonare. E annunciò che Jared si era ben ripreso. Loro la ringraziarono,ma non appena il cantante fu nuovamente in piedi,vacillò debolmente,facendo spaventare tutti. Il dottore li andò incontro,dichiarando che sarebbe stato meglio annullare il concerto e spostarlo in una data diversa. Ma il “paziente”,tanto che era testardo, non ne volle sapere di cancellare lo spettacolo,non voleva deludere i suoi amati fan,e abbandonò il capanno con un sorriso sulle labbra. Quell’uomo era proprio strano.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: SURPRISE ***


Ciao a tutti!! Per vostra sfortuna sono tornata con il secondo capitolo!! Muahahahaha! Scherzi a parte,ci tengo a ringraziare un paio di persone: Lisa_Rioter,per aver aggiunto la storia tra le preferite ;  FloEchelon e  lolamars89 per averla aggiunta tra le seguite!....CARI LETTORI,SAPPIATE CHE SE RECENSITE NON VI MANGIO MICA,u.U...ANZI,MI RENDETE MOLTO FELICE,NON VERGOGNATEVI,QUALUNQUE COSA ABBIATE DA DIRE,CHE SIA BELLA O BRUTTA,VA BENISSIMO...HO BISOGNO DI ESSERE CRITICATA ANCHE IN CASO NEGATIVO,COSì DA POTER CRESCERE CORREGGIENDOMI! GRAZIE IN ANTICIPO! SPERO CHE LA STORIA SIA DI VOSTRO GRADIMENTO!! KUSSEN,ALICE...

CAPITOLO 2:                       

                                            "SURPRISE"

Alexa,ancora sorpresa dall’atteggiamento di Jared,stava ripensando all’accaduto. Non si rendeva conto di  aver soccorso il cantante dei 30 Seconds To Mars,ma era sicura che se ci fosse stata un'altra ragazza al suo posto,a quest’ora sarebbe stata già nel mondo dei sogni,magari a fantasticare su un futuro amore tra loro. Ovviamente senza percepire la differenza tra sogno e realtà. Era seduta sulla sedia appena fuori dal capanno,quando i primi colpi di batteria risuonarono per tutto l’Ippodromo,era il segno che il concerto stava avendo inizio. Lei si ritrovò a guardare l’orario,e constatò che cominciavano con più di mezzora di ritardo. Dopo circa un minuto dall’inizio,la voce di Jared si mescolò al suono della batteria e della chitarra,suscitando un effetto meraviglioso. Scoprì che li aveva già sentiti molte volte,e che li aveva anche apprezzati. Mentre socchiudeva gli occhi per godersi il momento un coro si elevò dal pubblico. Sembravano gridare “This is War”,ma non ne fu poi così sicura,l’unica cosa di cui era certa era che le piaceva anche quello,riusciva a percepire l’unità che c’era tra i loro fan. Erano fortunati come gruppo. Nel frattempo Claudio uscì dalla sede e si sedette accanto a lei.

-“Allora,come ti sembrano?” le chiese.

-“Mi piacciono,li avevo già sentiti altre volte,ma non sapevo che fossero loro. Hanno fatto anche “The Kill”,giusto?” In risposta lui annuì con un cenno.

-“Effettivamente non sono male. Ma c’è di meglio.” Alexa lo guardò interrogativa, chiedendosi quale gruppo avesse colpito così tanto Cla. Quest’ultimo intuì la domanda non pronunciata,così disse:

-“Il mio gruppo preferito sono i Linkin Park.”

-“Ah,capisco… Loro li conosco,lui c’era fissato.” Replicò con un velo di amarezza nella voce.

-“Lui chi…?” le domandò,ma poi fece un sospiro di comprensione,quando giunse da solo alla conclusione di quella risposta non detta.  “Allora,che ne dici di andarci a fare un giro al concerto?”

-“Ma…non penso che si possa,io prima stavo scherzando. Non vorrei finire nei casini.”

-“Certo che si può. Con la scusa che vogliamo controllare che tutti stiano bene si può fare tutto.” Le fece l’occhiolino e qualche istante dopo erano già tra la folla agitata. Inizialmente Alexa fu spaventata da quella marea di persone che si dimenavamo a ritmo di musica come degli scalmanati,ma alla fine ci prese gusto. L’unica cosa che la faceva rimanere imbarazzata era la sua divisa da volontariato,infatti non erano in pochi ad osservarla,probabilmente controllavano che non ci fossero feriti o robe varie. Stettero lì,ad ascoltare la band per una ventina di minuti,poi bastò uno sguardo per stabilire che era l’ora di rientrare nelle loro postazioni. Durante l’intero concerto ci furono si e no tre svenimenti soli,fortunatamente,e un solo caso un po’ più grave. C’era una ragazza,in prima fila ,già debole,che era stata spinta più volte,poi le aveva cominciato a girare la testa e non capiva più niente,quando era arrivata al capanno l’avevano subito sdraiata,con Claudio che le teneva su le gambe,ma non era servito a molto. Infatti la ragazza svenne,e quando si risvegliò ebbe un paio di conati. A parte quello,si era mostrata una serata generalmente tranquilla. Ma solo fino a quel momento. Alexa era di nuovo fuori,quando Jared giunse alla sede,ancora una volta, mentre respirava a fatica. Ma non c’era nessuno con lui. Ale chiamò Claudio in aiuto,e lo andarono a prendere da sotto i bracci,per portarlo all’interno.

-“Giorgio,vieni qua! Il cantante sta di nuovo male!” urlò il ragazzo,mentre la aiutava a depositare Jared su di una branda. Il medico li raggiunse subito,con il sopracciglio destro inarcato leggermente,che stava ad indicare la sua preoccupazione. Cercò di aiutarlo a respirare più lentamente,come di solito si faceva dopo tanta attività fisica,sperando in qualche miglioramento. Per fortuna lo videro riacquistare un po’ di colorito,anche se le sue condizioni non erano delle migliori. Allo stesso tempo entrò un'altra ragazza che aveva perso i sensi. Così il dottore fu costretto ad assegnare il compito ad Alexa e Claudio. Quest’ultimo le andò a prendere l’occorrente per ascoltare il battito del cuore e per misurare la pressione. Dopo un doppio controllo la giovane donna annunciò che anche stavolta non c’era niente che non era al suo posto. Ma Jared non si fidò molto dei suoi esami.

-“Ne sei sicura?” le domandò,con espressione corrucciata.

-“No,non sicura,ma sicurissima!” rispose lei di sbieco. “Vedi che riesci anche a parlare e ora respiri?”

-“Si,è vero.” Replicò lui,tastandosi il petto all’altezza del cuore,come ad assicurarsi di essere ancora vivo. A quel punto la ragazza si ritrovò a ridere sommessamente.

-“Cosa c’è da ridere?” sbottò Jared,incredulo.

-“Ma ti sei visto? Sembra che con ci credi di essere tra noi. Tranquillo,non sei ancora morto.”

-“Ma tra poco…Vedrai che è questione di qualche minuto.” Aggiunse Claudio,menomale che anche lui sapeva l’inglese. Alle sue parole il cantante spalancò gli occhi,ansioso.

-“No,ma io sono troppo giovane per morire…e…e poi i miei fan…Poverini!” cominciò a parlare a raffica,ripetendo che non poteva morire di lì a qualche minuto. Inutile dire che scatenò due risate. Alexa aveva le lacrime agli occhi da tanto che rideva.

-“Jay…Caro Jay…” cominciò lei,a mò di presa in giro “Stavamo scherzando!”

-“Ma siete matti!!!!!!!!!!” urlò,guadagnandosi l’attenzione di tutti i volontari.

-“Vedi come stai bene ora?! Puoi anche andartene,probabilmente si trattava di un attacco di panico,o era lo stress.” Disse Ale. Lui la fissò stupito,nel mentre fecero irruzione nel capanno anche Shannon e Tomo. Il primo si precipitò vicino al fratello,dicendo:

-“Lo sapevo che eri di nuovo qui. Ci hai fatto spaventare,cretino! Sei sparito senza dire nulla.”

-“Come facevo a dirti qualcosa quando non riuscivo nemmeno a respirare? La prima cosa possibile che mi è venuta in mente era quella di venire qui.” Alexa interruppe il loro breve scambio,insinuandosi nella conversazione.

-“Shannon,potrei parlarti?”  l’interpellato la guardò circospetto,ma poi accettò. Lei lo prese da parte,assicurandosi di non essere a portata d’orecchio di Jared.

-“Tuo fratello…quante altre volte si è sentito male in questo modo?”

-“Ora che ci penso non è la prima volta…è da circa due mesi che ogni tanto gli prendono questi attacchi.”

-“Sapresti dirmi in quali circostanze?”

-“Mmmmm…a volte prima dei concerti,come in questo caso...A volte quando dobbiamo fare qualcosa di importante per la band.” L’impressione della ragazza si rivelò così giusta.

-“Come temevo. Ho paura che Jared soffra di attacchi di panico.”

-“Ma non ne ha mai avuti prima d’ora!” esclamò Shannon.

-“Quello non vuol dire niente. Si vede che è un periodo in cui siete molto sotto stress, forse ha bisogno di una pausa ,secondo me lo aiuterebbe. È capace che abbia paura di commettere degli errori durante il concerto,allora prima si sente male,a volte capita. Non so se mi sono spiegata.”

-“Si,si…Forse hai ragione,in fondo è quasi due anni che siamo in tour…”

-“Due anni?! Ma siete matti!” sbottò Ale “Ci credo che quel povero cristo stia male!”. Non appena la conversazione fu troncata lì,tornarono dagli altri. Alexa cercò di tirare fuori uno dei suoi sorrisi migliori,come era solita fare alla fine di ogni cura. La band ricambiò un sorriso di gratitudine,e dopo ulteriori ringraziamenti e saluti uscirono dal capanno. La ragazza tirò un sospiro di sollievo,che stava a rappresentare per lei la conclusione del suo lavoro. Ma si sbagliava,e anche di grosso. Nel giro di un quarto d’ora ,Tomo fece “irruzione” nella sede. Alexa si stava cambiando,quando Claudio l’andò a chiamare,dicendole che era richiesta dal chitarrista. Si vestì in fretta e lo raggiunse.

-“Ehi!” le uscì dalle labbra sorridenti,e sfinite allo stesso tempo.

-“Dovrei farti una proposta da tutto il gruppo,per mostrarti la nostra gratitudine,dato che stasera ti sei occupata di uno degli uomini più irritanti del mondo, probabilmente.” Disse lui,ricambiandole il sorriso.

-“Sono tutta orecchie…” cominciò lei.

-“L’idea è stata di Jared,ovviamente…” si interruppe ,alzando gli occhi al cielo. “Ti andrebbe di venire a cena,ora? Offriamo tutto noi. Sempre che tu non abbia già mangiato.” Sull’ultima frase alzò un sopracciglio,indagatore.

-“Accetto volentieri. Effettivamente ho un po’ di fame.” Acconsentì,sorprendendosi di averlo fatto. Era una cosa assurda finire la serata in quel modo. Nonostante non fosse loro fan,non poteva non scoprirsi un po’ emozionata all’idea di cenare con loro.

-“Bene,allora ti aspettiamo qui fuori. Fortunatamente i fan non ci sono già più,solo qualche d’uno all’uscita. Ma non ci creeranno disturbi,facciamo autografi volentieri.” In risposta lei gli sorrise,poi si affrettò a salutare con garbo i suoi colleghi e raggiunse il gruppo.

-“Eccomi! Spero di non avervi fatto aspettare troppo.” La confidenza con cui lo disse la lasciò estranea a sé stessa,uno dei suoi difetti era quello. A volte dava troppa confidenza alle persone.

-“No,no…Tranquilla.” A rivolgerle la parola fu Shannon. “Ti va bene una pizza? O preferisci qualcosa di più sofisticato?”. Alexa si ritrovò a ridere,poi indicò il suo completo semplice,un paio di jeans strappati e una t-shirt monocolore.

-“Vi sembro il tipo da locale sofisticato?” aggiunse. Loro si guardarono,e Jared trasse una conclusione:

-“Vada per la pizza allora!”. Subito dopo stavano già camminando,diretti all’uscita dell’Ippodromo,dove trovarono una decina di fan,con i quali fecero foto e firmarono autografi. Quest’ultimi la guardarono sospettosi,chiedendosi chi mai fosse quella ragazza in loro compagnia,ma poi fecero finta di niente. Ad aspettargli c’era una macchina. Shannon aprì con eleganza lo sportello ad Alexa,la quale arrossì visibilmente. Non era abituata a ricevere tutte quelle attenzioni. Il tragitto fu breve,con pochi minuti arrivarono a destinazione. Il locale era accogliente e piacevole,e per di più quasi vuoto,a causa della tarda ora. Si accomodarono al primo tavolo a disposizione e quando furono sistemati un cameriere venne loro incontro. Li riconobbe,infatti ,dopo aver preso l’ordine,si fece fare un autografo da tutti e tre,per poi soffermarsi con lo sguardo sulla ragazza. Le loro pizze furono pronte dopo una buona mezz’ora passata a chiacchierare del più e del meno. Shannon e Jared trangugiarono letteralmente le loro porzioni,e ,vedendo che Tomo rallentava ad ogni trancio, gli proposero il loro aiuto nel portare a termine la cena. Quando ebbero finito,stettero ancora un po’ lì,fino all’assurda proposta di Jared,che se ne uscì fuori con la frase che cambiò,forse per sempre,la vita di Alexa.

-“Ale,posso chiamarti così vero?” lei annuì impercettibilmente “Ci ho riflettuto parecchio mangiando…” strano,lei era sicura che pensasse solo al cibo “…e sono giunto alla conclusione che forse dovremmo avere un’infermiera sempre con noi in tour,visto i miei ultimi “malori”.” Lei quasi si strozzò con l’acqua che stava bevendo,e ricevette una pacca sulla schiena dal batterista,che la causò un lieve bruciore.

-“E…?” intervenne lei,chiedendo ulteriori conferme a ciò che pensava.

-“E…insomma…Ti piacerebbe essere tu la nostra infermiera personale? Ovviamente ti pagheremo.”

-“C’è solo un problema. Io non sono un infermiera,ma una volontaria.”

-“E cosa farebbe una volontaria?” chiese il cantante,sforzandosi di capire.

-“Beh…Io offro gratuitamente,volontariamente,il mio aiuto alle persone che stanno male. Sai,anche le persone che vanno a prendere i pazienti con le ambulanze sono volontari.”

-“Ah…ho capito. Ma a noi va bene lo stesso.” Insistette. Poi lei intuì che prima non ne aveva parlato con gli altri.

-“Accetto,ma solo a condizione che prima acconsentano anche Shan e Tomo.” Disse,a mò di sfida. Di certo non immaginava che sarebbe stata presa in parola.

-“Fratello? Tomo?” domandò Jared,girandosi verso loro.

-“Per me va bene,in fondo ci vorrebbe una come te.” Disse Shannon. Mentre il chitarrista indicò l’ultimo interpellato,concordando a gesti. Jared tornò a fissare la ragazza,facendole perdere un battito del cuore,da tanta che era l’intensità con cui la guardava. E ora? Cosa avrebbe dovuto fare?

-“Ma…io…pensavo fosse uno scherzo. Uffa!” sbuffò come una bambina “E va bene!” sbottò,in fondo le sarebbe piaciuto molto poter viaggiare e girare il mondo,e quella era un ottima scusa per farlo,gratis. Non se lo sarebbe potuto permettere altrimenti. “Ma dovete darmi il tempo di fare le valige e prendere le mie cose! Quanto durerà il tour ancora?”-“Finirà a Novembre…quindi tra cinque mesi.” Lei ci pensò su di nuovo. Le sarebbe andato bene,in fondo era incinta da solo un mese,e a Novembre sarebbe stata di sei mesi,non avrebbe avuto problemi ne era certa. Così si risparmiò anche di informarli del suo stato di gravidanza,magari fingendo di non saperlo ancora. La serata si concluse con il suo accompagnamento al parcheggio dell’Ippodromo,dove Alexa prese la sua macchina e si diresse verso casa sua. Erano rimasti d’accordo che si sarebbero incontrati il pomeriggio seguente,sempre lì nel luogo del concerto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: FEAR OF FLYING ***


Ciao a tutti!! Si,sono sempre io,nata per rompervi le scatole,xD. Ecco a voi il terzo capitolo! Ci tengo ad avvertirvi di una cosa,in questo capitolo Jared è "stranamente" premuroso con la protagonista,ma non scambiate quei piccoli gesti fatti di dolcezza per amore,sono ancora lontani anni luce da quel sentimento! La dolcezza che troverete è solo di compassione,farebbe così con chiunque! Ovviamente non il Jared vero,anche perchè non lo conosco di persona,ma quello della mia fantasia tratterebbe così chiunque fosse in difficoltà,xD! Spero che questo capitolo non vi deluderà.

BUONA LETTURAAAAA!! *SI GUARDA INTORNO* MA QUALCUNO LA LEGGE DAVVERO 'STA STORIA??! *CONTINUA A SBIRCIARE* MAH,NESSUNA RECENSIONE....*FA LABBRUCCIO TREMANTE* SIATE BUONI,LASCIATEMI QUALCHE COMMENTINO,PER FAVORE! *IMPLORA,INGINOCCHIANDOSI SUI CIECI* IN FONDO,VOI NON VORRESTE RICEVERE QUALCHE SEGNO DI VITA DA PARTE DEI LETTORI??! KUSSEN,ALICE....

CAPITOLO 3:              

                               "FEAR OF FLYING"

La mattina successiva,quando lei si svegliò dopo un sonno travagliato,la prima cosa a cui pensò furono le valige. La notte precedente era troppo stanca per mettersi a preparare il necessario da portarsi dietro. Così,alle otto appena scoccate,balzò fuori dal letto,come se avesse una molla al posto delle gambe,fece velocemente colazione e si diresse di nuovo in camera. La scelta per lei era ardua,e sapeva che non poteva portare più di tre valige,ma quello non era un problema. Aprì l’armadio con cautela,quasi avesse paura di ciò che conteneva. Dopo un’oretta aveva già fatto due valige e sembrava soddisfatta delle sue scelte. La terza borsa la riempì degli accessori igienici e delle cose a cui teneva di più,come un libro che le era stato regalato da… Era meglio se non ci pensava,altrimenti sarebbe crollata. Quando fu finalmente pronta,e si stava cucinando il pranzo, un problema le si presentò di fronte come un flash. E che problema! Come avrebbe fatto con il cane? Aveva pensato a tutto, proprio tutto,ma si era dimenticata che era capace che non poteva portarlo con sé. In preda al panico si scervellò il più possibile,senza pensare alla soluzione più ovvia,alla quale venne a capo solo dopo un eternità. Si precipitò dal telefono e compose il numero della sua migliore amica,nonché mancata sorella. Sin da piccole dicevano di essere state separate alla nascita,erano inseparabili. Improvvisamente Ale si rese conto di non averla ancora avvertita. Chissà come l’avrebbe presa! Così afferrò il cellulare. Per prima cosa chiamò la guardia medica,avvertendoli del fatto che non ci sarebbe stata fino a Novembre,spiegando il perché. Fortunatamente non fecero storie e le dissero di passare a prendere il permesso appena poteva. Quando ebbe riagganciato,fece partire la chiamata per la sua amica. Il telefono squillò un paio di volte,prima di ricevere una risposta dall’altra parte.

-“Pronto!” esclamò con voce cristallina.

-“Maika! Allora com’è?” replicò l’altra.

-“Tutto bene dai. Te? Com’è andato il concerto? Sai mi sei mancata ieri,anche se c’eravamo viste il giorno prima.” Annunciò,sorridendo alla fine. Come avrebbe fatto a lasciarla per cinque mesi?!!!

-“Tutto a posto,poteva andarci peggio. A proposito del concerto… mi hanno affidato un compito…beh,ecco…io dovrei andare a lavorare fuori dall’Italia,ovviamente ero libera di scegliere…si tratta di cinque mesi soli…E ho accettato!” non poteva dirle la verità,se lo sentiva.

-“Cosa? Beh,è…” fece un attimo una pausa,e Alexa era pronta a tutto “Ma è fantastico per te!” esclamò. “Dove andrai?”

-“Un po’ in giro per il mondo.”

-“E quando partiresti?” domandò Maika.

-“Oggi pomeriggio,o meglio,tra qualche ora.”

-“E te non mi dici niente prima?! Ma sei impazzita per caso? E io come faccio a salutare la mia dolce metà?!” sbottò.

-“Maika,mi dispiace…ma me l’hanno detto solo ieri sera,e sai come sono le tempistiche in queste cose. Ti mettono alle strette.”

-“Hai ragione! Ma ti posso vedere prima che tu parta? Per favore!”

-“Certo… anche perché dovrei chiederti un enorme favore.”

-“Dimmi tutto…” cominciò.

-“Non è che potresti tenermi te il cane,mentre sono via? Ti do i soldi necessari per comprarli il cibo e altre cose varie.” Si sentì un suono strozzato provenire dall’altra parte del telefono.

-“Ehm ehm… d’accordo! Ma solo perché sei te! Si divertirà con il mio labrador!”

-“Grazie mille! Allora,ora mangio,poi te lo porto. D’accordo?”

-“Certo… lo sai che puoi venire quando vuoi qui. Anche la notte.” Riagganciarono allo stesso momento,facendole sorridere. Tra una cosa e un'altra i preparativi furono portati a termine,così Alexa prese con sé Axel (così avevano chiamato il cagnolino) e salirono in auto,diretti verso la casa della sua amica. Lungo il percorso si fermarono a ritirare il permesso che l’autorizzava ad accompagnare la band come volontaria,specificando anche i livelli di apprensione della ragazza,per poi proseguire verso la vera destinazione. Non appena arrivarono furono accolti,come sempre,più che bene. Le due ragazze si abbracciarono calorosamente,era un rito che compivano ogni volta che si vedevano.

-“Entra pure.” Disse Maika,facendole cenno di accomodarsi in casa. I due cani,che già si conoscevano (come poteva essere altrimenti!),cominciarono subito a giocare come se fossero impazziti,rincorrendosi per tutta la casa.

-“Ho paura che ti daranno un bel po’ da ammattire.” La informò Ale porgendole i soldi per mantenere Axel. L’altra ragazza la guardò sbalordita.

-“Pensavo che scherzassi quando hai detto che mi avresti dato i soldi.”

-“Lo sai che io non scherzo mai su queste cose.”

-“Mi costringi a rifiutarli,lo sai che lo faccio volentieri di aiutarti. Non voglio quei soldi.”

-“Te ora li prendi e niente storie. Intese?” sbottò,porgendole ancora una volta il denaro.

-“Uffa! Che palle che fai Xaxa!"

-“Ehi!” minacciò Alexa,puntandole il dito contro “Se tu cominci a chiamarmi così,Kaka,saranno guai per te!”

-“Pensavo che ti piacesse quel nomignolo!” poi scoppiarono a ridere come delle matte. Se qualcuno fosse passato di lì e le avesse viste,probabilmente,avrebbe chiamato il manicomio. Le ore si susseguirono,e venne il momento di partire. Le due amiche si salutarono,quasi con le lacrime agli occhi.

-“Non vado mica in guerra!” disse. In risposta ricevette un altro abbraccio soffocante.  Poi Alexa,fu costretta ad andarsene,mentre continuava a salutare dal finestrino. Quando raggiunse il parcheggio dell’Ippodromo trovò loro già lì, che l’aspettavano fuori dalla macchina. Lei si affrettò a parcheggiare come meglio li capitava e scese,rischiando di inciampare,dall’auto,per poi andarli incontro.

-“Ciao!” li salutò, con poco entusiasmo. Ora sentiva la nostalgia di casa sua,di già.

-“Ciao!” risposero loro in coro. “Sei pronta per il viaggio?” aggiunse Jared.

-“Diciamo che sono pronta per fingere di essere pronta.”

-“Eh…?” fece il cantante,stordito. Lei rispose sventolando la mano,come a dirgli di lasciar perdere.

-“Qual è la nostra prima tappa ora?” chiese poi.

-“Siamo diretti in Estonia!” esclamò Tomo entusiasta. Estonia…si riscoprì curiosa di vederla. L’unico Paese estero che aveva visitato era la Germania,o meglio,i suoi ex campi di concentramento. Al ricordo dell’esperienza vissuta all’età di soli quattordici anni rabbrividì.

-“Tutto bene?” le chiese Shannon,facendosi cupo.

-“Si si,stavo solo pensando a una cosa raccapricciante,ma non è niente.” Lui annuì, comprensivo. Improvvisamente,Alexa si sentì pronta,convincendosi che sarebbe stato tutto fantastico, dall’inizio alla fine.

-“Allora…Andiamo con due macchine?” domandò poi lei.

-“No,andiamo con il taxi,la macchina te la lasci qui.” Rispose Jared,con ovvietà.

-“Ma con tutti i concerti che ci saranno è possibile che non ce la ritrovo più.” Sbuffò.

-“In tal caso potrai comprartene una nuova,dato lo stipendio che ti daremo.” Mentre lo disse tirò fuori uno dei suoi sorrisi rassicuranti. Alexa si stupì di come riusciva già a riconoscerli,ma non gli diede peso. Dopo il breve scambio di parole,si precipitò al bagagliaio della sua auto,tirando fuori le due valige e la borsa,senza fatica.

-“Tutto qui?!!??” esclamò Shannon,non credendo ai suoi occhi.

-“Si,perché?” chiese lei,colta alla sprovvista.

-“Jared è peggio di te,ed è un uomo.” Disse più a se stesso che a lei,riuscendo a guadagnarsi un occhiataccia dal fratello.

-“Non si sa mai che cambiassi sesso!” sbottò sarcasticamente il minore,sentendosi chiamato in causa. Shannon lo ignorò volutamente,poi aiutò Ale a caricare i bagagli nel taxi. Appena finirono,ovvero nel giro di neanche cinque minuti,salirono in macchina. Fu questione di minuti e giunsero all’aeroporto. Solo lì la ragazza si rese conto che avrebbe preso un aereo,e andò nel panico più totale. Sin da piccola aveva sempre avuto paura di volare,e soffriva anche di vertigini. Peggio di così non le poteva andare. Jared si accorse della sua tensione e le si avvicinò con premura,per poi posarle una mano sulla spalla,facendola sobbalzare dallo spavento.

-“Hai paura?” le domandò poi. Le sue parole le riecheggiarono rumorosamente nella testa,facendogliela girare. Lei,non riuscendo più a proferire una singola parola,annuì debolmente con un cenno del capo.

-“Non devi aver paura. Sai quante volte ho volato io?! Eppure sono ancora qui.” Sorrise sull’ultima frase,guardandola negli occhi. “Stai tranquilla,dai. Tanto abbiamo l’aereo personale,per noi e tutto il nostro staff,conosciamo i piloti,e sono sempre stati impeccabili nel volo.” Quando vide che non si tranquillizzava,aggiunse: “Dovresti avere più paura della macchina,visto che sono più numerosi gli incidenti stradali! Senti…facciamo così,ti metterai accanto a me,così cercherò di distrarti. D’accordo?”

-“S…si. Grazie!” balbettò,piena di gratitudine. Non poteva fare a meno di rimanere sorpresa. L’improvvisa premura del cantante la lasciò più sconcertata che mai,credeva che per lui esistesse solo…lui,appunto. Aveva ancora molto da imparare da quell’uomo,più di quanto credesse. Fecero velocemente il check-in e si diressero al loro aereo,le valige della band e dello staff erano già tutte caricate,così come il personale era già a “bordo”. A quanto pare mancavano solo lei e Jared. Quest’ultimo le lanciò uno sguardo tranquillizzante,anche se non ebbe l’effetto voluto.

-“Pensa che ci sono cose molto peggiori che prendere un volo!” esclamò dolcemente, prendendola per mano. Tutta quella confidenza non se l’aspettava. Alla fine si fece coraggio e mosse i primi passi lungo gli scalini,fino a salire definitivamente. Lui non la lasciò finchè non furono seduti.

-“Vuoi stare dalla parte del finestrino?” le chiese con gentilezza.

-“Ehm,no…Soffro di vertigini.” Lui alzò gli occhi al cielo,divertito,e prese il posto laterale,lasciandole quello centrale libero. Lei si sedette con cautela,ancora intimorita. Si accorse subito che il personale era incuriosito dalla sua presenza,forse non erano ancora stati informati della scelta della band. Lei non ci volle pensare,anzi non volle pensare proprio a niente,così lascio che la sua testa ricadesse pesantemente contro lo schienale,socchiudendo gli occhi stanchi. A quel punto Jared lasciò scivolare via la mano dalla sua,ritenendo di averla tranquillizzata abbastanza,forse esagerando. Improvvisamente l’aereo cominciò a tremolare,annunciando l’imminente decollo. Il respiro di Alexa si fece sempre più veloce,mentre continuava a tenere gli occhi chiusi,non voleva nemmeno azzardarsi a schiuderli di poco. Sentì un respiro sconosciuto sul suo orecchio,che le fece da calmante momentaneo.

-“Ehi… tutto bene? Ci sono io qui…” pronunciarono le labbra dalle quali veniva anche il respiro precedente. Lei,erroneamente,aprì di scatto gli occhi e girò a malapena il volto,ritrovandosi a pochi centimetri dal viso di Jared,e perdendosi ancora una volta nei suoi occhi chiari. Quest’ultimo si ritrovò a indietreggiare con il capo,seguendo l’istinto. Per un attimo la ragazza non si preoccupò del decollo appena avvenuto.

-“Diciamo che sono stata meglio.” Riuscì a rispondergli a scoppio ritardato. Poi lui scoppiò a ridere,mentre lei lo fissava cercandone una motivazione.

-“Sembra che hai visto un mostro!” scoppiò allora.

-“Beh,effettivamente la persona che sto osservando ha delle sembianze davvero mostruose!” replicò l’altra,fingendosi spaventata e scatenando un ulteriore breve risata.

-“Ragazzina,si da il caso che io sia uno degli uomini più belli del mondo!”

-“Ehi…Frena un attimo! Ragazzina a chi?! Io ho ventotto anni!”

-“Io ne ho trentanove e mezzo! Quindi per me sei una ragazzina!” replicò lui,come se non ammettesse obiezioni. Lei lo guardò,rimanendo a bocca aperta.

-“Si da il caso che per l’esperienze vissute posso ritenermi già una donna!”

-“Quali esperienze?” chiese lui,circospetto. Ma, quando vide il volto di Alexa sbiancare e farsi passivo,ritirò subito la sua domanda. “Fa niente. Comunque ora ti vedo più tranquilla. In fondo non è poi così terribile volare?!” la ragazza sbiancò ancor di più.

-“Perché me lo hai ricordato!” sbottò,prima di ricadere nell’ansia. Neanche si accorse di aver cominciato a tremare lievemente,fin quando non glielo fece notare Jared.

-“Stai tremando…” disse,prima di circondarle il viso con le mani per poi girarlo verso di sé. “Guardami!” le ordinò. Ancora una volta le parve di perdersi in un oceano,lei aveva un debole per gli occhi chiari e in quel caso non l’aiutava,la rimbecilliva e basta. “Calmati… non succederà niente,e tra qualche ora saremo arrivati. Tutta questa ansia non ti fa per niente bene. E poi…cavolo! Dovresti essere te ad aiutare noi.” sorrise e le fece perdere un battito. Poi anche lei ricambiò il sorriso.

-“Hai ragione.” Disse,prima di ritrovare il giusto autocontrollo del suo corpo, placando il tremolio e regolarizzando il respiro,anche se non del tutto.

-“Va meglio vedo…o no?”

-“Si,va decisamente meglio. Grazie…ancora.” Rimasero altri istanti così,poi Jared si ricordò di tenerle il volto tra le mani e la lasciò andare.

-“Riposati un po’…semmai dormi. Almeno non ci pensi.” Fu il suo consiglio,nonché l’ultima frase che udì,prima di abbandonarsi al nulla.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: FIRST EVENING ***


Hello popolo di EFP! Eccomi qui con il quarto capitolo,alcuni di voi ne saranno felici,almeno spero... Ringrazio la mia prima recensitrice *_* (che Dio ti benedica,xD) vale_mars ...E spero tanto che a lei si aggiungerà anche qualcun' altro! 



BUONA LETTURAAAAAA!! ASPETTO CRITICHE SIA POSITIVE CHE NEGATIVE!!...KUSSEN,ALICE...

CAPITOLO 4:

                                                           

                                "FIRST EVENING"

Il suo risveglio fu brusco,tanto quanto l’atterraggio dell’aereo,che la svegliò di soprassalto. La sensazione di tornare sulla superficie terrestre le diede un immenso sollievo,tanto che si lasciò scappare un sospiro fin troppo marcato.

-“Contenta,vero?” le chiese l’uomo al suo fianco,intuendone lo stato d’animo.

-“Decisamente.” Rispose lei,annuendo anche con il capo. Non appena il mezzo si fermò,annunciando così la fine del viaggio ,si alzò di scatto,ma le gambe le cedettero e lei ricadde all’indietro sul sedile. Jared,che sospettava una reazione del genere,l’afferrò prima dell’impatto e l’aiutò a stabilizzarsi.

-“Scusa,mi sono alzata troppo in fretta!” fece lei.

-“Di niente. Ora però cerca di camminare senza tentare il suicidio.” Fece finta di non sentire ed uscì una volta per tutte da quel maledetto aereo. Poter di nuovo respirare l’aria fresca che le scostava lentamente i capelli dagli occhi la faceva rilassare. Tanto che fu scossa da un lieve brivido di piacere. Così inalò più ossigeno possibile, socchiudendo gli occhi e assaporando il momento.

-“Ora si che si ragiona!” esclamò a se stessa,suscitando la curiosità degli altri. A quel punto lei abbassò la testa,imbarazzata e rossa di vergogna. Aveva l’impressione di avere mille occhi puntati addosso. Mentre il pilota scaricava le valige e Alexa si prendeva le sue,Jared & Company erano tra il personale a spiegare la situazione. Fu lì che lei si accorse di essere l’unica ragazza,a parte una donna indaffarata che parlava con Shannon. Aveva l’aria di un’organizzatrice,ma forse si sbagliava. Magari aveva il compito di gestire gli “appuntamenti” della band. A quel punto lei si sentì chiamare dal chitarrista,così li raggiunse,sempre a capo chino. Improvvisamente era diventata più timida che mai.

-“Lei è la nuova arrivata. Si chiama Alexa,ed è italiana,fa volontariato ai concerti,ed ho deciso di assumerla visti i miei ultimi mancamenti.” A quella parole,soprattutto sulle ultime,la ragazza sbuffò con un lieve sorriso sulle labbra. Ai concerti?! Lei,in realtà,faceva volontariato ovunque servisse.

-“Piacere.” Replicò,rivolta a tutto lo staff.

-“Loro sono…” Jared cominciò a dire i nomi di ogni singola persona,indicandoli uno per volta. Erano circa una quindicina,e appena passava all’uomo successivo lei si era già dimenticata il nome precedente. L’unico che gli rimase impresso fu quello della donna,Emma,che si presentò come loro assistente personale. Doveva essere molto brava nel suo lavoro, pensò Alexa,immaginandosi la sopportazione e la pazienza che doveva avere nei confronti del gruppo. Chissà,forse l’avrebbero fatta santa per questo! Strinse la mano della donna,ricambiandole il sorriso. Dentro di sé sperava di riuscire a stringerci amicizia,almeno con lei,che sembrava l’unica sana di mente in mezzo a quel “manicomio”. Al pensiero le venne da ridere,ma riuscì a trattenersi,anche se per poco. Presero i taxi disponibili,e Ale salì insieme alla band e a Emma. Le piaceva guardare dal finestrino il paesaggio passargli davanti velocemente,senza riuscire ad intuirne i particolari,così che lei potesse immaginarseli come più le piacevano. Era bello poter dare sfogo all’immaginazione. L’Estonia si rivelò una bella sorpresa,non se l’aspettava così “accogliente”,nonostante quel giorno in particolare non fosse molto sereno. Il tragitto aeroporto-hotel non fu di lunga durata,così si trovarono presto a scaricare per l’ennesima volta le valige. Alexa trascinava una valigia con una mano,una con l’altra mano,e la borsa la teneva sulla spalla. Si sentiva estremamente carica,ma non si lamentò con nessuno,in fondo la scelta di portare tutte quelle cose era stata solo sua. Com’era il detto…? Ah! “L’hai voluta la bicicletta? Adesso pedala.” Ecco! Proprio quello! Quindi sarebbero stati affari suoi se le pesava. Anche se sperava in qualche cenno di galanteria da parte del trio maschile di fronte a lei,ma non ne ricevette. Quando entrarono e giunsero nella hall ognuno prese la propria chiave. Alexa si sentiva persa,in quanto non sapeva come e cosa fare. Jared,infatti,le andò incontro porgendole una chiave.

-“Siccome non abbiamo fatto in tempo a prenotare una camera in più per stasera, dovresti dividere la camera con Emma. È un problema per te?”

-“No,no. Mi va bene qualunque cosa.” ribadì.

-“Perfetto. Allora,questa è la chiave. Per le prossime sere qui,ti faremo avere una camera tutta tua,se ne occuperà Emma. Faremo così anche per quanto riguarda gli altri Paesi in cui andremo,la prima sera sarai in sua compagnia,le sere successive da sola. Ok?”

-“Ripeto che mi va bene tutto.” Insistette lei,sorridendogli.

-“Bene. Allora a più tardi per la cena. Dobbiamo essere al ristorante massimo per le otto e mezzo.” Detto ciò se ne andò verso l’ascensore. Ale osservò l’orologio che segnava le sette e un quarto. Doveva fare in fretta allora. Guardò il numero della camera e prese il primo ascensore che le si presentò libero. Emma doveva già essersi avviata. Arrivò al suo piano e si mise alla ricerca della stanza,girando di volta in volta il viso per vedere i numeri raffigurati sulle porte. Poi,finalmente,la trovò,inserì la card nello spazio apposito,e quando ci fu la lucina verde spinse la maniglia ed entrò. Come supponeva,Emma era già lì,intenta a tirare fuori lo stretto necessario. Alexa s inoltrò nella stanza a passo lento e indeciso,timorosa di infastidire la donna.

-“Sei arrivata. Temevo di venirti a cercare.” Disse quest’utlima,sorridendo,quando si accorse della nuova entrata.

-“Stranamente l’ho trovata subito,per così dire.” replicò.

-“Ti consiglio di non tirare fuori tutti i vestiti,perché se da domani cambi camera ti ritoccherebbe fare tutto da capo. Tanto rimaniamo qui solo per due notti,prima del concerto che ci sarà il ventuno.”

-“Uhm…giusto.” Così si limitò a mettere in un angolo le valige,ad estrarre il pigiama e a tirare fuori il necessario per l’igiene,come lo spazzolino e roba varia.

-“Ti dispiace se vado a farmi una doccia veloce?” chiese poi ad Emma.

-“No,figurati! Fai pure,tanto io preferisco farla prima di dormire,o la mattina,a seconda di come mi girano.” Ribadì. Ale comprese che il rapporto con la donna si poteva rivelare piacevole. E menomale! Dopo la doccia,si asciugò i capelli,lisciando la parte destra,dato che quella sinistra era rasata,o quasi. Si vestì con una tuta semplice,giusto per stare comoda e lasciò il bagno libero.

-“Sei pronta?” le domandò Emma,anche lei con indosso una tuta. “Sono già le otto e dieci.”

-“Si si,prontissima.” Rispose. Così scesero insieme al ristorante,scambiando due parole messe in croce,ma fu comunque piacevole. Giunte a destinazione trovarono metà delle persone già intenti a mangiare. Al tavolo del gruppo c’erano due posti liberi,appositi per le due donne. A quanto pare dovevano mangiare con la band. Meglio così,erano gli unici che conosceva. Presero posto sulle sedie ed aspettarono di essere serviti. Alexa non poteva fare a meno di guardarsi intorno,non le capitava spesso di andare in albergo,c’era stata si e no cinque volte,forse meno.

-“Allora..ti piace qui?” le chiese Jared,mentre spezzava il pane con le mani.

-“Si,è piuttosto bello.” Assentì lei. In effetti era davvero un bel posto,molto accogliente e arioso. Nelle camere vi erano ampie finestre che permettevano una bellissima vista sulla città tranquilla. Uno dei suoi sogni stava cominciando a viverlo, avrebbe girato il mondo. Nel frattempo arrivò un cameriere che cominciò a servire le due donne,portando un bel piatto di...pasta? Ma si,era normale! Non riusciva a spiegarsi come mai rimase stupita,in fondo la pasta era un piatto mondiale,o no? Cominciò a mangiare affamata,così come fecero anche gli altri. L’unica che rimaneva con un po’ di ritegno era Emma,e quando Ale se ne accorse cercò di riprendersi anche il suo,avendo paura di fare la parte della morta di fame. Strano! Non si era mia preoccupata del pensiero altrui. Tomo se ne accorse,non si sa come,e cominciò a ridere.

-“Ehi,tranquilla!” esclamò “Se hai fame non devi frenarti.” Lei arrossì,ma allo stesso tempo sorrise.

-“L’importante è che non mangi anche il piatto,altrimenti ci toccherebbe ripagarlo. Non che sia un problema,non credo costino una fortuna,però…” a parlare stavolta fu Shannon. Mentre suo fratello non seguì neanche la conversazione,era troppo preso dalla cena. Quando ebbero finito,Jared propose alla band di uscire a fare una passeggiata,poi si rivolse anche a lei e ad Emma,la quale rifiutò dicendo che voleva farsi una doccia. Alexa sorrise alla donna,e accettò l’invito dei Mars. Corse,nel vero senso della parola,in camera a prendere una felpa,nel caso ci fosse stata dell’aria fresca. Non voleva rischiare di prendersi una congestione. E poi li raggiunse nella hall,dove la stavano aspettando,come al solito era l’ultima. Quando uscirono il cielo aveva già cominciato a farsi scuro,assumendo una tonalità più sul nero che sull’azzurro. Le stelle iniziavano a spuntare in qua e là,coperte da qualche nuvola di passaggio. L’aria si rivelò piuttosto fredda,così si mise subito la felpa. Jared la guardò inarcando un sopracciglio,e lei in risposta alzò le spalle. Camminarono per circa un oretta, fermandosi di tanto in tanto ad osservare qualche vetrina posta ai lati della strada. Ale rimase rapita da un negozio di danza,avevano ogni sorta di vestiti,a partire dai body di danza classica fino ai pantaloni extra-large per hip-hop. Si ritrovò con due mani appoggiate contro il vetro,con il naso quasi spiaccicato contro di esso. Quando gli altri se ne accorsero,furono costretti a trascinarla via di forza,ridendo come pazzi. Aveva già fatto più di tre figuracce,ed era solo al secondo giorno. Si cominciava bene!

-“Ti piace la danza eh?!” notò allora Shannon.

-“Se mi piace?! La amo. L’ho praticata per venti anni,poi ho dovuto smettere per motivi economici.” L’ultima frase avrebbe voluto non dirla,ma le fuggì di bocca prima che potesse fermarla in tempo.

-“Capisco…” replicò lui. Successivamente si fermarono in una gelateria,dove Alexa si sentì in trappola. Si era promessa di non mangiare dolci,aveva paura di fare del male al bambino assumendo troppi zuccheri.

-“Lei,desidera…?” chiese il gelatiere,con un inglese elementare.

-“Uhm…niente.” Rispose affranta,mentre il suo sguardo si mangiava con gli occhi tutti quei gusti che le sfilavano davanti,uno più invitante dell’altro.

-“La ragazzina si tiene a dieta?” ammiccò Jared,anche lui non aveva preso niente.

-“No… ma voglio iniziare a mangiare sano.” Tentò con la prima scusa che le sembrò plausibile. “Te,sei a dieta?” cercò di imitarlo il meglio possibile,con scarsi risultati.

-“No,sono vegano. Non mangio carne,e nemmeno derivati dagli animali,come i latticini.” Quello proprio non se l’aspettava,così finse comprensione.

-“Io sono vegetariana!” esclamò.

-“Davvero?” il cantante la guardò,incredulo. Lei annuì con una scrollata di spalle. Si sedettero fuori dalla gelateria,fino a che Tomo e Shan non ebbero finito il loro gelato. Poi ripresero a camminare,di ritorno all’hotel. Mentre rientravano Alexa si piegò in due,a causa di una fitta acuta alla pancia. Prima che gli altri potessero farle delle domande,fece finta di essersi accucciata per legarsi una scarpa. Fortunatamente si trattò di una sola fitta.

-“Mi sono divertita,è stata una bella serata!” annunciò,mentre stavano aspettando che l’ascensore arrivasse.

-“Anche io. Ma credo di parlare a nome di tutti.” Replicò Tomo,mentre i Leto annuivano. Poi si sentì un leggero suono che anticipava l’arrivo del mezzo sul quale salirono tutti e quattro. La prima ad arrivare al piano fu lei,dato che i ragazzi stavano al piano superiore. Si diedero una buonanotte frettolosa e uscì dall’ascensore. Quando arrivò in camera trovò Emma appena uscita dal bagno. Il profumo di bagnoschiuma e shampoo le inondò le narici,in modo fastidioso.

-“Divertita?” le chiese allora.

-“Si si,pensavo peggio. Ma,in fondo,sono simpatici.”

-“Basta imparare a trattare con loro. Ma ti avverto,non sarà sempre rosa e fiori.”

-“Come con tutti d’altronde.” Disse sorridendo. “Te,com’è andata la doccia?”

-“Beh,è andata,ma ho usato troppo shampoo. Direi che si sente eh!?”

-“Effettivamente… posso farti una domanda?” domandò poi,mentre si infilava velocemente il pigiama e si metteva a sedere dalla parte opposta del letto matrimoniale sul quale stava già seduta Emma.

-“Certo! Anche più di una.” Rispose.

-“Quanto tempo è che conosci i ragazzi?” anche se avrebbe dovuto chiamarli uomini,ma come mentalità,a volte,sembravano proprio dei bambini.

-“Ho perso il conto. Diciamo che sembra un eternità.” Rise alla fine della frase, ricordando chissà quale momento passato con loro. Stettero così per una mezz’ora bella e buona,tra una notizia e l’altra sui Mars,ovviamente non cose private,e informazioni su loro stesse.

-“Posso darti un consiglio?” disse Emma,cogliendola di sorpresa,quando già si erano sdraiate sotto le lenzuola e avevano spento le luci.

-“Si,certo…” disse Alexa,aspettandosi qualsiasi cosa.

-“Fossi in te non mi innamorerei di nessuno dei tre. Tomo,è già fidanzato,quindi già per quello è fuori discussione. Shannon,beh,lui ho paura che non sarebbe in grado di tenere su una relazione fissa e seria,al momento. Jared,che dire,lui ne sarebbe anche in grado se volesse,ma deve davvero aver perso la testa per quella donna,altrimenti si tratterebbe solo di una cosa superficiale,e non sembri il tipo.”

-“Ahahahah…” scoppiò in una sonora risata “Tranquilla, sarà difficile che mi innamori di uno di loro, se non impossibile.” Anche perché era incinta,e non poteva iniziare una relazione con un uomo che non fosse il padre del figlio,del quale lei era ancora innamorata,nonostante tutto. “Te,ti sei mai innamorata di uno di loro?”chiese,accorgendosi tardi dell’intimità della domanda. Ci fu un lungo silenzio,prima che Emma rispondesse.

-“In realtà si. Quindi te lo dico anche per esperienza. Ero appena stata assunta come segretaria del gruppo,quando persi la testa per Jared. Menomale si trattò di un infatuazione più che momentanea. Ora lo vedo come un grande amico,niente di più,tra un po’ conosco più lui che me stessa.”

-“Lui lo sapeva?” ma perché non riusciva a tenere chiusa quella boccaccia?!

-“Oh si,se n’era accorto. Lui si accorge sempre di tutto,quando vuole. E fu parlandone che capii veramente ciò che provavo,era stata una cotta passeggera,e poi non ero nemmeno ricambiata,quindi…fu facile dimenticare quella probabilità.” Sorrise nel buio,ricordando ancora la conversazione piena d’imbarazzo.

-“Grazie…” sussurrò Ale.

-“E di cosa?!” replicò l’altra.

-“Per avermeli fatti conoscere un po’ di più. In fondo devo lavorare per loro,e di conseguenza devo sapere almeno come comportarmi.”

-“Nonostante quello che ti ho detto,tu sii sempre te stessa. Ti apprezzeranno per quello che sai fare e per quello che sei davvero.” Fu con quella frase che si accorse di voler essere apprezzata nel suo impegno. Voleva dare il massimo di sé stessa,e ce l’avrebbe fatta. Ne era sicura. Chiariamoci! Non voleva conquistarli. Assolutamente no! Voleva solo fare bene ciò per cui sarebbe stata pagata. Dopo quei brevi e ultimi pensieri della giornata si addormentò,senza accorgersene.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: SWIMMING POOL ***


Ed eccomi,ancora un altra volta,qui! Qualcuno già mi conoscerà,altri,forse,mi stanno conoscendo ora... Il capitolo che posto oggi è il mio preferito,per ora...Vedremo cos' altro sarà in grado di immaginare la mia mente,in futuro...xD...Ok,basta con le chiacchiere,ringrazio,come sempre, vale_mars,e a lei si è aggiunta anche __Zuzu!! *_* 

BUONA LETTURA! SPERO DI NON DELUDERVI....E RIPETO,PER FAVORE,UN COMMENTINO SOLO??! CAPISCO CHE NON AVETE VOGLIA DI SPRECARE TEMPO A SCRIVERE UNA RECENSIONE,O CHE NON SAPETE COSA DIRE,MA A ME BASTEREBBE ANCHE UN SEMPLICE "Ciao,mi piace!" o "Ciao! Non mi piace" GIUSTO PER SAPERE CHE QUALCUNO LA LEGGE...VI PREGO,METTETEVI NEI MIEI PANNI,STO SOLO CERCANDO DI CAPIRE SE VALE LA PENA SCRIVERLA O NO....GRAZIE....

CAPITOLO 5:

                                "SWIMMING POOL"

Il mattino seguente fu svegliata dalla debole luce del sole,che si infiltrava dalle tende, fino a colpirle con delicatezza gli occhi,quasi fosse una carezza astratta. Prima di alzarsi,si crogiolò un altro po’ in quel torpore causatogli dalla dormita appena interrotta. Si girò dall’altra parte,per vedere se anche Emma si era svegliata,ma la trovò stesa a pancia in giù,in una posa molto rilassata,con il respiro pesante e tipico del sonno. Così cercò di capire che ore segnalava la radio sveglia sul comodino,e quando riuscì a decifrarla,ne rimase colpita. Di solito dormiva molto di più,non si era mai alzata alle sette e mezzo,escluso qualche caso speciale. Decise di alzarsi,e si mise un paio di shorts di jeans,con una maglietta sbrindellata rossa e un paio di infradito. In fondo era comunque Giugno. In seguito lasciò la stanza,con l’intenzione di girovagare un po’ per l’hotel e magari di andarsi a prendere una boccata d’aria nel giardino. Si richiuse lentamente la porta alle spalle,stando attenta a non fare rumore,poi si incamminò lungo il corridoio,fino a raggiungere le scale. Quella mattina preferiva sgranchirsi le gambe. Arrivò nella hall,dove trovò un cartellone con su scritto i vari piani dell’albergo e ciò che esso offriva,cosa che la prima sera non aveva notato. La sua attenzione fu subito attratta dalla piscina. Era da tanto che non si faceva una nuotata,ma si rese conto di non avere un costume con sé,dato che non aveva pensato ad un eventuale “bagno”. Se prima era eccitata ora si malediceva da sola per non aver preso in considerazione tale idea. Ma non si lasciò abbattere,così tornò alla sua camera ed estrasse il portafoglio dalla valigia. Non se l’era portato dietro? Bene,sarebbe andata a comprarlo! Così intestardita,uscì,alla ricerca di un negozio di abbigliamento. Fu fortunata e ne trovò subito uno. Entrò con cautela, disposta a spendere il giusto. Si era promessa che non avrebbe toccato i soldi se non per le cose vitali,e già questa promessa veniva infranta.

-“Scusi,ha bisogno di qualcosa?” le chiese un commesso nella sua lingua madre,cercando il suo sguardo. Ma quando vide che non riusciva a capire riformulò la domanda in inglese.

-“Oh…Ecco,stavo cercando un costume. Ce l’avete?” rispose.

-“Certo! Un due pezzi,o costume intero?”

-“Uhm…Vada per il due pezzi.” Nel frattempo il commesso era sparito,e ritornò nel giro di qualche minuto con in mano una decina di costumi diversi.

-“Sono di taglia unica,quindi le converrebbe provarseli.” Aggiunse. Alexa diede uno sguardo veloce ad ognuno di essi e optò per un bikini monocolore viola. Le sembrava il più semplice,e la rappresentava meglio. Andò a provarselo nel camerino e gli parve che la taglia fosse azzeccata. Poi si diresse alla cassa.

-“Sono 23 euro.” Esordì la cassiera. La ragazza pagò e,con il nuovo acquisto in un sacchetto,fece ritorno all’hotel,trionfante con se stessa. Corse nella stanza,sempre attenta a non svegliare Emma,e si mise il costume,per poi rivestirsi con gli abiti precedenti,portandosi dietro un asciugamano. Quando arrivò in piscina erano già le otto,ma non vi era ancora nessuno. Si privò dei vestiti e li appoggiò su una sdraio. Subito dopo si immerse lentamente nell’acqua,senza passare dalla scaletta. Al primo impatto si sentì raggelare e percuotere,come se avesse ricevuto una scossa. Stette attenta a non bagnarsi i capelli,non aveva voglia di asciugarli dopo. Fece solo un paio di vasche,poi volle provare la piscina con l’idromassaggio. Le piaceva starsene in ammollo,lasciandosi massaggiare dalla forza dell’acqua,tenendo gli occhi chiusi ed ignari di tutto. Fu proprio mentre ritrovava la pace che sentì qualcuno picchiettargli da dietro sulla spalla. Alexa si girò di scatto,incenerendo con lo sguardo chiunque si fosse azzardato a disturbarla. Inutile dire di chi si trattava.

-“Buongiorno anche a te Jared.” Lui si limitò a sorridere,rialzandosi dalla posa che aveva assunto. Infatti si era inginocchiato in terra,per poter arrivare all’altezza della sua schiena.

-“Come mai sei già sveglia a quest’ora?” le domandò poi.

-“Potrei fare la stessa domanda anche a te.” Replicò lei. “Comunque mi sono alzata e non sapevo cosa fare,così ne ho approfittato.” A quel punto lui,si immerse in acqua,posizionandosi dalla parte opposta.

-“Te che ci fai già qui?” chiese.

-“Ho la camera accanto a Shannon.” Disse con fare ovvio. Ma lei non riuscì a comprendere,al che Jared rimediò “Russa…” accompagnò la frase con un cenno della mano,sottolineandone l’ovvietà. “E io non sono più riuscito ad addormentarmi.”

-“So cosa vuol dire,Bryce ogni tanto russava.” Si pentì subito di ciò che aveva detto.

-“Chi è Bryce?” domandò lui,ma,come gli capitava ogni volta con lei,si accorse di aver toccato un tasto dolente “Come non detto…Ti va di fare una gara di nuoto?” propose poi.

-“In realtà non sono molto brava.” Cominciò.

-“Che te ne frega! Anche io non sono molto bravo.Giusto per divertirsi un po’…”

-“E va bene!” sbuffò. Poi uscì velocemente dalla vasca idromassaggio e si diresse nella piscina,tuffandosi di slancio. Subito dopo di lei si buttò anche Jared. Quest’ultimo assunse  la posizione di partenza e fece il conto alla rovescia.

-“Tre,due,uno,via!” sull’ultima parola Alexa scattò in avanti,portando le braccia e le gambe alla velocità massima che poteva raggiungere,quando si accorse che non avevano stabilito quale e quando fosse l’arrivo. Così interruppe le azioni,rimanendo semplicemente a galla e strizzandosi i capelli.

-“Ecco,me li sono bagnati!” nello stesso istante che pronunciava quella frase,Jared si fermò e la raggiunse.

-“Cosa speravi,scusa?! È normale bagnarsi i capelli nuotando. E perché ti sei fermata?”

-“Hai ragione. Comunque mi sono fermata perché non avevamo deciso quale fosse il punto di arrivo.”

-“Giusto! Che sbadato che sono stato! Però,dì la verità,ti sei fermata perché eri già sfinita!”

-“Senti Mister sono tutto io,mi sono fermata solo perché,a differenza tua,mi sono accorta che non aveva senso fare una gara della quale non avevamo stabilito come fosse. Si vede che te,quando fai qualcosa,allo stesso tempo non riesci a ragionare. Beh,io invece si, si vede che la mia intelligenza è superiore alla…” non riuscì a finire la frase perché lui la spinse sott’acqua,per poi farla riemergere subito,facendola bere un po’. Quando riuscì nuovamente a respirare con decenza,lui scoppiò a ridere,come a prendersi beffe di Ale.

-“Brutto stupido che non sei altro!” sbraitò,cominciando a schizzarlo, e costringendolo a strizzare gli occhi e a coprirsi il volto con le mani.

-“Stupido,posso anche capire. Ma brutto…beh,cara,mettiti gli occhiali.” Disse tra uno schizzo e l’altro.

-“Vanitoso che non sei altro. Cretino! Maniaco di protagonismo! Deficiente!” si fermò,rendendosi conto che forse stava esagerando.

-“Ehi! Ehi! Ehi! Vacci piano con le offese.” Replicò,una volta che Alexa smise di alterare la superficie della piscina.

-“Scusa,hai ragione.” Si arrese,ritenendola la scelta migliore.

-“Bene,allora…vuoi fare un'altra gara?”

-“No,grazie,passo stavolta.” Annunciò,prima di uscire dall’acqua per asciugarsi con l’asciugamano e rivestirsi. Lui restò lì,a fissarla,cercando di comprendere quel suo fare così lunatico. Quando la ragazza si girò per salutarlo lui non c’era più,così lei si avvicinò al bordo e lo vide sprofondare verso il fondo. Pensò che si trattasse di uno scherzo,ma cambiò subito idea quando comprese che non tornava a galla. Così decise di tuffarsi,nonostante fosse già vestita. Quando lo raggiunse richiamò a sé tutte le forze per riportarlo verso la superficie. Una volta che furono fuori,cominciò ad andare nel panico. Prese tre grandi respiri e si calmò. Le era sempre stato insegnato che ,in casi come quelli, una persona doveva mantenere la calma,così da poter ragionare a mente fredda. Jared continuava a sembrare incosciente,come se fosse svenuto.

-“Cosa faccio ora?” si ritrovò a pensare ad alta voce. Poi fece la prima cosa che le venne in mente e che aveva visto fare un milione di volte. Cominciò a premere con forza all’altezza del torace . Sentì il battito,e le parve regolare,che strano. Continuò a spingere con le mani,non ottenendo risultati. Alla fine provò con la respirazione bocca a bocca,di solito con quella funzionava. Soffiò tutta l’aria che aveva nei polmoni tre volte. Non si curò del contatto che ebbe con le sue labbra,a lei non interessava. Poi tornò a premere sul suo petto,e dopo un altro paio di tentativi,Jared riprese a respirare,sorridendo.

-“Te l’ho fatta!” esclamò,senza che il sorriso abbandonasse il suo volto.

-“Cosa vorresti dire?” sbottò lei,incredula,senza capire al volo. Poi,assunse un espressione innaturale,furibonda e il cantante comprese che le si erano schiarite le idee. “Cosa hai fatto?!!!!” urlò,riuscendo addirittura a spaventarlo. Si alzò di scatto dal suo corpo,lasciandolo in terra. Rischiava che le prendesse una crisi isterica,al che Jared scattò in piedi.

-“Volevo mettere alla prova le tue capacità,ti sei dimenticata che faccio anche l’attore.” La sua voce aveva assunto un tono di serietà incomprensibile “E devo dire che sai cavartela,ho fatto bene la mia scelta.”

-“Te non ti rendi conto della paura che mi hai fatto venire!? Sei un irresponsabile, un immaturo,un egoista e un insensibile.” Gli urlò in faccia un'altra scarica di offese, prima che lui l’afferrasse per le braccia,fino a farle aderire il petto contro il suo.

-“Direi che oggi mi hai offeso abbastanza,non trovi?” le soffiò a qualche centimetro dal viso. Forse sperava di imbambolarla. Se fosse stato così non aveva ancora capito con chi aveva a che fare. Ovvio,rimase un po’ interdetta da quel contatto, accorgendosi solo ora della bellezza che quell’uomo possedeva,ma lei non era una sua fan,e non impazziva per lui come loro, quindi non ci cascava. Così lo spinse via con forza.

-“Lasciami stare!” disse lei in risposta.

-“Superata anche la seconda prova. Ovvero,sai resistermi. Perfetto!” la sua espressione entusiasta cancellò ogni ostilità,facendola ridere. Ma non si era dimenticata dello scherzo precedente. Così si avvicinò cautamente al bordo, mettendosi a sedere con le gambe in ammollo,sicura che lui l’avrebbe imitata. E infatti…

-“Raccontami un po’ di te…se ne hai voglia.” Disse lui,sedendosi al suo fianco.

-“Si,ma prima…” lo guardò negli occhi,mandandolo in confusione non appena gli si avvicinò al viso. Lei ne approfittò,lo afferrò per le spalle,e, mentre lui si accorgeva di cosa stava per accadergli, lo spinse con forza in acqua.

-“Ah si eh!” sbottò,mentre la raggiungeva,ancora immerso. Alexa cercò di alzarsi,ma lui fu più veloce,le sue mani le afferrarono le gambe e la trascinarono con sé. La prese in collo,pronto per immergersi del tutto.

-“Lasciami! Lasciami!” ormai lei si dimenava tra le sue braccia, tirandogli degli schiaffi leggeri sulle spalle.

-“Uno,due,tre!” fu costretta a tapparsi il naso mentre l’acqua la ricopriva fin sopra la testa.

-“Jared,ti prego,ora basta.” Lo implorò ancora una volta,quando furono di nuovo fuori.

-“D’accordo.” La lasciò andare,spalancando le braccia e liberandola dalla sua stretta.

-“Grazie. Ora io me ne vado,e te non mi farai più nessuno scherzo per oggi. D’accordo?”

-“ Anche se avevi detto che avresti parlato un po’ di te,ma capisco che era compreso nello scherzo… D’accordo,signora capitana!” esclamò,portandosi una mano al capo,imitando il saluto militare.

-“Imbeci…Ehm,bravo ragazzo!” si corresse subito,vedendo lo sguardo di Jared farsi già vendicativo. “Prima però,posso farti una domanda?”

-“Si…Bisogna vedere se però ti rispondo.” Ammiccò.

-“Fai così con tutti i tuoi dipendenti?”

-“Cioè? Così come? Intendi fare le finte,eccetera?”

-“No,anche se qualcosa di simile… Intendevo se dai tutta questa confidenza a tutti dopo soli tre giorni.” Lui sembrò rifletterci,corrugando la fronte e facendosi pensoso.

-“In realtà no,questa è la prima volta che do confidenza a una persona senza conoscerla.”

-“Ma…perché con me ti sei “lasciato andare” subito?”

-“Non saprei,forse perché ti sono debitore in quanto mi hai aiutato due volte senza sapere chi fossi.”

-“Beh,è quello che devo fare con tutti in quanto volontaria…” lo interruppe.

-“O forse,semplicemente per il fatto che ti sento simile a me.” mentre lo disse uscì anche lui dalla piscina,per poi infilarsi un accappatoio. Quella frase la stupì,non riusciva a capire. “Non so perché,ma ho come la sensazione che anche tu soffra dentro,più di quanto dai a vedere,ma vuoi nasconderlo sempre dietro ad un sorriso gentile.” Quando disse “anche tu” lei capì che lui si era appena confidato,aveva appena descritto sé stesso. Ma non volle indagare per cosa soffrisse Jared,così come non voleva dargli ragione.

-“Smetti di immaginarti come sono dentro. Tanto questa è solo una tua impressione. Non sono come hai detto.”

-“Vorresti dire che non soffri dietro a quella maschera? Sai,l’ho visto anche quando hai nominato quel ragazzo…Bryce,mi sembra.”

-“Come osi? Fatti gli affari tuoi,io sono una tua dipendente e ti deve interessare solo la mia esperienza da tale,non la mia vita. Quindi,la cosa finisce qui. Ciao!” detto ciò,prese le sue cose e uscì,correndo in camera con le lacrime agli occhi,lasciando dietro di sé un infinità di gocce che ricadevano in terra a causa dei suoi vestiti zuppi,che si andavano a mescolare con le sue lacrime. Non le piaceva che un uomo appena conosciuto capisse così tanto di lei.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: DISCUSSIONS ***


Good evening girls and (maybe) boys!! I'm back! Eh si,mi dispiace per voi! Muahahaha! Evitiamo ulteriori scleri,stasera vi lascio subito al capitolo! Prima,però,ringrazio le recensitrici per continuare a sopportarmi: vale_mars,closer e Yukii_Nimrod.... Grazie!!


BUONA LETTURA A TUTTI! SPERO CHE QUESTO CAPITOLO NON VI DELUDA!!

CAPITOLO 6:

                                   "DISCUSSIONS"

Entrò nella stanza sbattendo la porta con violenza,una rabbia accecante, più verso sé stessa che verso lui,la stava divorando senza indugio. Doveva esserci qualcosa che non andava in lei,forse nei suoi occhi traspariva troppo della sua vita,avrebbe dovuto immaginarselo da sempre,ed imparare a crearvi una barriera,così da non permettere agli altri di accedervi. Da tanto che era furiosa non si accorse nemmeno di aver svegliato Emma,la quale la stava guardando con occhi spalancati,chiedendosi cosa potesse mai essere successo. Non fece domande,ma non riusciva a distogliere lo sguardo dalla ragazza. Alexa si sedette di peso sul letto,per poi asciugarsi in malo modo le lacrime che ormai scendevano copiose lungo le sue guance. Si sentì posare una mano sulla schiena,in segno di conforto. Ma quel conforto rimase in quel gesto, senza raggiungere il cuore della persona a cui era destinato.

-“Scusa…” gracchiò,non riuscendo a fare di meglio con la voce “Non volevo svegliarti.”

-“Tranquilla,cara. Piuttosto,è successo qualcosa?” si preoccupò.

-“No,ho solo avuto una piccola incomprensione con Jared.”

-“Quell’uomo è davvero una testa calda,giuro che…”

-“Emma…” la interruppe “Non è colpa sua,lui ha solo detto ciò che pensava,sono io che non riesco ad accettarlo.” Continuò.

-“Scusa,ma non riesco a capire dove vuoi arrivare. Non per farmi gli affari tuoi,ma se vuoi parlarne con qualcuno,beh…io sono qua.”

-“Mi sembra il minimo che tu non capisca,non ti ho detto niente perché sia il contrario. Comunque grazie per la disponibilità,ma non voglio annoiarti con le mie paranoie,non sei una psicologa.” Emma si lasciò scappare un sorriso sull’ultima parola.

-“Non sarò una psicologa,ma potrei anche farla,dato che riesco a capire quell’essere anormale che è Jared.” Riuscì a far sorridere anche Alexa,ma solo apparentemente,in realtà il suo cuore continuava a piangere.

-“Diciamo che abbiamo avuto una piccola discussione perché ha insinuato delle cose su di me,e mi ha dato noia perché le sue idee erano giuste. Non voglio che si intrometta nella mia vita.” Quando si fermò,Emma la guardò,incitandola a continuare,e,spinta chissà da quale volontà,la nostra protagonista si ritrovò a raccontarle quasi tutta la sua vita. “In poche parole ha capito che io non sono come sembro fuori,ha capito che in realtà soffro,ha capito cose che neanche io capisco,a volte. E la cosa non mi piace.” Concluse.

-“Mi dispiace per tutto quello che hai passato. Comunque cerca di non inquadrarlo troppo velocemente, Jared non è un uomo ficcanaso,per niente. Lui ne ha passate tante,e non le è mai capitato di sentirsi simile a qualcuno,se non a suo fratello. Forse,sperava di poter essere compreso da te. Forse,vedeva in te una persona con la quale condividere il suo dolore.” Le parole che uscirono dalla bocca di Emma la lasciarono spossata. Lei sapeva cosa voleva dire soffrire,e come se lo sapeva! Ma non avrebbe mai pensato che lo potesse sapere anche Jared,non prima di quella mattina. Dentro di sé,si chiedeva cosa gli causava dolore,ma non riusciva ad immaginarselo. Le sembrava felice,aveva la musica,che era la sua vita,e la condivideva con suo fratello,anche lui la sua vita. Aveva i suoi Echelon,e le sue fan che lo amavano,a volte anche troppo intensamente,vittime di quell’amore platonico che le imprigionava,rendendole felici si,ma anche illuse di un amore impossibile. Emma si accorse delle sue riflessioni, infatti le disse:

-“Io non sono la persona giusta per narrarti le sue sofferenze. Un giorno,se vorrà,te le riferirà lui stesso. Ma anche tu dovrai aprirti a lui. Tranquilla,non sei obbligata. In fondo sei solo una loro dipendente” aggiunse,vedendo l’espressione assunta da Alexa “Ti dico solo una cosa,il successo non lo rende felice in tutto. Certo,si sente realizzato,si sente qualcuno. Ama ciò che fa,e non smetterebbe mai se dipendesse dal suo amore per la musica. Ma il suo lavoro,in fondo,non c’entra con il suo passato,con la sua vita privata.” Quella conversazione le aprì gli occhi su tante cose. Anche sul perché a volte i fratelli Leto sembravano dei ragazzini. La sua teoria era che lo tornavano davvero,tornavano piccoli,forse perché bambini non lo erano mai stati davvero.

-“Hai ragione. Grazie ancora. Non so come sdebitarmi.” Disse,ma Emma si concesse ad una breve risata.

-“Non essere ridicola! Non devi sdebitarti di nulla.”  Mentre pronunciava quella frase,sentirono bussare insistentemente alla porta. La donna che aveva appena parlato si alzò di fretta,ed andò ad aprire. Mentre Alexa rimase dov’era, sdraiandosi comodamente sul letto,lasciandosi scappare un sospiro stanco.

-“Senti,io vado a fare colazione.” annunciò Emma,riaffacciandosi sulla stanza. Forse a bussare era stato qualcuno che la voleva accompagnare a mangiare. La ragazza annuì,senza risponderle verbalmente. Poi chiuse gli occhi,mentre sentiva la porta richiudersi. Così cominciò a canticchiare,niente in particolare,si lasciava semplicemente andare a melodie sconosciute. Alla fine si accorse di essere osservata, a quanto pareva non era rimasta sola come credeva. Lo riconobbe dal respiro che aveva già sentito sul suo volto un paio di volte. Quel respiro leggero,delicato,che lei si era trovata a dover regolarizzare. Rimase con gli occhi chiusi,ignorandolo e sperando che se ne fosse andato da un momento all’altro. Ma il suo desiderio non fu esaudito.

-“Cosa vuoi,ancora?” sputò tra i denti. Lo scambio di parole che aveva avuto con Emma l’avrebbero dovuta rendere più comprensiva nei suoi confronti,ma doveva ancora abituarsi all’idea. Non ottenne risposta,ma sentì il materasso abbassarsi e rialzarsi accanto a lei. Così aprì gli occhi e si girò verso quella presenza ormai accentuata. Non aveva intenzione di cominciare lei a parlare,quindi si limitò a fissarlo negli occhi con insistente fastidio.

-“Voglio scusarmi per prima.” Ammise,guardandosi le mani intrecciate. Che non riuscisse a sostenere il suo sguardo,però,le sembrava strano. “Sono stato troppo impulsivo,non volevo darti quell’immagine di me,ma è stato più forte della ragione.”

-“E quindi?” temeva che dietro quelle scuse ci fosse dell’altro. Ma si sbagliava, ancora.

-“Nulla. È solo che ritenevo giusto porgerti le mie scuse,come dovrebbero fare tutti i gentiluomini.”

-“Ok,scuse accettate. Ma,per favore,non tentare mai più di leggermi nella mente.”

-“Ma non ti ho letta,non ho cercato io di capirti. L’ho solo sentito a pelle,è stato l’istinto a dirmelo,non voglio che tu pensi che sono un ficcanaso. Non è così.”

-“Tranquillo,l’ho capito ora.”

-“Uhm…bene,allora. Io scendo a fare colazione,te vuoi venire?”

-“No,grazie. Rimarrò ancora un po’ qua,non ho fame.”

-“E se io mi sentissi male mentre sto mangiando? Metti caso che soffoco perché un boccone di brioche mi rimane in gola?”

-“Ma cosa devo fare con te?!” esclamò lei,alzando gli occhi al cielo,seguiti dalle braccia, in segno di resa. “Jared,non ti succederà assolutamente niente,fidati. E se dovesse succedere qualcosa,sapete dove trovarmi.”

-“Ma…se mentre ti vengono a chiamare io sto già morendo lentamente?” insistette lui.

-“Sant’Iddio!” esclamò in italiano,guadagnandosi una domanda in più.

-“Cosa vuol dire?” chiese,infatti, l’uomo.

-“Niente,non puoi capire. Ora vai a mangiare,altrimenti diventerai anoressico.” Disse, tirandolo su da un braccio e cominciando a spingerlo verso la porta. Alla fine riuscì a farlo uscire.

-“Mi stai buttando fuori?” domandò incredulo.

-“Si!” replicò lei,estraendo fuori uno dei suoi sorrisi più smaglianti . Poi gli chiuse la porta in faccia,ridendo come non le succedeva da tanto. Subito dopo tornò a sdraiarsi, sicura di potersene stare finalmente per i fatti suoi. Ma quel giorno non voleva darle un po’ di pace,anzi,si mostrava proprio stressante. Dei colpi la distrassero ancora una volta,e, così come si era sdraiata,andò ad aprire,innervosita.

-“Jared,senti avresti rotto le…” si bloccò,non appena si accorse che la persona che aveva di fronte non era chi pensava. “Oh,scusa Shannon.”

-“Tranquilla.” Le sorrise amichevolmente “Ero passato per vedere come stavi.”

-“Come facevi a sapere che…”

-“Beh,ho sentito la porta della stanza di Jared sbattere,così sono andato a bussargli per sapere cosa gli era successo e mi ha raccontato tutto. Perdonalo se,a volte, ti sembra intrusivo.” La interruppe.

-“A volte? Avevo come l’impressione che non fosse la prima volta.”

-“Ok,lo ammetto,quasi sempre è così. Ma solo con me,è la prima volta che gli capita con qualcuno di estraneo.”

-“Oh,beh,questo spiega tante cose.” Ribadì sarcasticamente.

-“Comunque,scommetto che si è venuto a scusare.” Lei annuì “Almeno quello… scendi a fare colazione?”

-“No,me lo ha chiesto anche tuo fratello,ma al momento non ho fame.”

-“Mica devi mangiare per forza qualcosa. Dai,vieni! Stai un po’ in compagnia,non sembri il tipo che preferisce isolarsi.” La ragazza ci riflesse su parecchio.

-“Non ne sarei tanto sicuro,a volte preferisco stare sola con i miei pensieri,che in mezzo a quelli altrui. Però,per stavolta,chiudo un occhio dai.” Scherzò,uscendo dalla camera. Si incamminarono per il corridoio,l’uno di fianco all’altra.

-“Mi ha detto Jared che sai resistergli. Sai,sei fortunata,se fossi stata un'altra a quest’ ora ti avrebbe già licenziata per tentato stupro!”

-“Ahahah. Tranquilli non succederà.”

-“Nemmeno con me?!” la guardò maliziosamente,prendendosi in giro da solo.

-“No,stranamente il fascino dei Leto non mi colpisce.” Rispose. Fu un errore,perché Shannon la afferrò per i fianchi,fino a farle sfiorare il muro con la schiena. Sapeva già cosa doveva fare ora,lo fissò intensamente negli occhi,senza cedergli. Lui la tenne lì,così,per un paio di minuti. Quando,alla fine,cercò di avvicinare le labbra a quelle della ragazza,quest’ultima lo spinse via,così come aveva fatto con suo fratello.

-“Notevole! Sai controllarti.” Disse.

-“No,c’è una differenza tra controllarsi e rimanere indifferenti. Io opterei di più per la seconda opzioni,senza offesa eh! Ma non mi attrai.”

-“Ok” alzò le mani “Sei una ragazza tosta.”

-“Ma perché avete tutti il vizio di chiamarmi ragazza? In fondo ho ventotto anni!” sbuffò.

-“Non sembrerebbe.” Lei alzò un sopracciglio “Fisicamente intendo.”

-“Ah,e mentalmente?” ammiccò.

-“Devo ancora imparare a conoscerti.”

-“E se io non volessi?!” sbottò lei.

-“Troppo tardi mademoiselle!”

-“Pensavo tu fossi meglio di Jared. Ora credo tu sia peggio.” Esordì.

-“Attenta a ciò che dici,ragazzina!” la ammonì,sventolandole davanti un dito. Poi presero l’ascensore,scambiandosi ulteriori “minacce”. Quando giunsero al ristorante dell’hotel,insieme,e ridendo,ottennero degli sguardi indagatori. Alexa pensò che gli americani volavano un po’ troppo velocemente con la mente. Cosa c’era di strano nel ridere con un amico? Ma si rese conto che amici non lo erano,non ancora. Ma ciò non cambiava le cose. Come la sera precedente,si sedette al tavolo con la band ed Emma. Jared osservò Alexa,sembrava innervosito,teneva gli occhi stretti in due fessure,poi si decise a parlare:

-“Menomale che te ne volevi stare ancora in camera e non avevi fame!”

-“Ehi,fratellino,è colpa mia,sono io che l’ho costretta a venire. In fondo uno non deve mica mangiare per forza. È venuta per farci compagnia.” Nel frattempo le fece un occhiolino.

-“Uhm… chissà cosa le hai fatto per convincerla?!?” tirò una frecciatina delle sue. E Alexa fu l’unica a non capire cosa voleva intendere con quella supposizione.

-“Jared,non offendermi. E comunque non è come credi. A quanto pare nessuno di noi l’attrae,fortunatamente.” Allora comprese anche lei a cosa si riferiva il cantante,così lo guardò negli occhi,sentendosi offesa.

-“Ma che bella considerazione che hai di me!” esclamò indignata. Se prima l’idea di stringerci un qualche legame d’amicizia le aveva sfiorato la mente,ora si chiedeva come era successo. Continuava a pensare che quell’uomo,anche se aveva sofferto nella sua vita,era alquanto fastidioso e arrogante. Forse con il tempo avrebbe cambiato idea. Ma non ne era sicura. In fondo con lui si sentiva bene,quando faceva il serio ed erano da soli,ma subito dopo sembrava smentirsi. E quei bei momenti svanivano,insieme ai ricordi. Jared rispose a scoppio ritardato,con una scrollata di spalle,e con questa frase:

-“Scusa…ma è quello che mi fa pensare il tuo comportamento!” quelle parole le rimbombarono nella testa.

-“Ma come ti permetti di insultarmi così! Mi conosci da soli tre giorni e osi dire,o pensare, che sono una facile?! Basandoti su cosa,poi? Mi sembra di averti dimostrato il contrario stamani. E io che perdo tempo a cercare di capirti! Mi sono già stufata di essere presa in giro,sono una vostra dipendente ora,e preferirei essere trattata da tale,con rispetto. Detto ciò,non rivolgermi più la parola in questo modo,o mi licenzio!” non si rese conto di urlare,e nemmeno che metà ristorante aveva gli occhi puntati su lei e Jared. Quest’ultimo rimase immobile,sembrava che ogni sua terminazione nervosa avesse smesso di funzionare,trattenne il fiato. Mentre sulla sua faccia stava apparendo un espressione furibonda. “Come si permetteva di urlargli così in pubblico?” Si trovò a pensare. Poi riflesse su ciò che le aveva detto lui,e capì che avevano esagerato entrambi. Non rispose più,perché non voleva rischiare davvero di perdere una lavoratrice così in gamba. “In gamba si,finchè teneva la bocca chiusa,però” gli suggerì la rabbia. Scosse il capo,come a scacciare quei pensieri. E la osservò alzarsi,ed uscire dalla sala a passo svelto. Nel mentre,si chiedeva se sarebbero mai riusciti ad andare davvero d’accordo,senza finire poi con il litigare ogni volta.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: WE AREN'T NORMAL! ***


Echelon!!! Brothers and Sisters!!!! La rompiscatole è tornata!!! Spero che i bisticci tra Jared e Alexa non vi siano già venuti a noia,perchè altrimenti questo capitolo non vi piacerà,anche se non si tratta di un vero bisticcio!! Va beh,basta con le chiacchiere inutili! Innanzitutto ringrazio,come sempre,la mia recensitrice fedele (almeno spero continuerà a seguirmi,xD) vale_mars!! Ora vi lascio al capitolo!!

BUONA LETTURA ECHELON FAMILY!! 

QUALCHE NUOVO COMMENTINO ??!! PLEASE!! TANTO NON VI LIBERERETE FACILMENTE DI ME! XD

CAPITOLO 7: 

                                "WE AREN'T NORMAL!"

Spinto da chissà quale ragione,si alzò anche lui da dov’era,facendo tremare i bicchieri e i piatti posti sopra il tavolo,scontrandoci erroneamente nell’alzarsi. Senza dare una spiegazione a nessuno,rincorse la ragazza sotto lo sguardo sorpreso di tutti,fregandosene. Quando riuscì a raggiungerla stava già montando in ascensore. Inutile dire che non arrivò in tempo,così la guardò, tra la fessura della porta ancora visibile,che poi si chiuse,portando via con sé il suo volto. Gli era parso di aver scorto una piccola lacrima all’angolo dell’occhio della ragazza,ma non ne fu poi così sicuro. Non volendo arrendersi,si precipitò dalle scale,cominciando a fare due o tre scalini alla volta,a seconda di come riusciva ad impuntare il piede. Arrivò al secondo piano,prima dell’ascensore,così vi si posizionò davanti,posandovi una mano,che nel frattempo lo aiutava anche a reggersi in piedi. Quando questo si aprì,rivelando un Alexa in lacrime, Jared non seppe più cosa fare,e rimase lì,impalato,a guardarla dispiaciuto. Era solo colpa sua se stava piangendo. Lei lo fissò,mentre faceva un passo verso di lui,solo per uscire dall’ascensore. Il ragazzo era ancora in preda al fiatone,quando riuscì finalmente a rivolgerle la parola.

-“Mi…mi dispiace!” esclamò,traendo un respiro profondo alla fine. In quel momento, probabilmente a causa del sovraccarico di emozioni,la ragazza si gettò di peso addosso a Jared,cominciando a singhiozzare disperatamente,bagnandoli la maglia. Lui,stupito da quel gesto,non si era ancora reso conto di tenere le braccia spalancate, ad afferrare il vuoto. Quando se ne accorse,però,rimediò,portandole a stringere il corpo esile di quella giovane donna. Non dissero niente,rimasero semplicemente lì,ad abbracciarsi. L’uomo cercava di consolarla aumentando di poco la presa,di tanto in tanto. Non seppero per quanti minuti stettero così,l’unica cosa di cui erano certi era che quel momento,era arrivato senza preavviso,senza…senza niente di voluto. Giunta a quella conclusione,Ale si separò con freddezza da quelle braccia che la stringevano, scansandole. Il suo comportamento non aveva nulla di chiaro,né per lei,né per lui,che la fissò scioccato. In fondo,era proprio lei che si era buttata in quell’abbraccio, cercando … cercando cosa? Conforto? Non riusciva più a capirsi,e ciò la preoccupava. Un momento prima piangeva a causa sua,e poi lo abbracciava. Cosa le stava succedendo? Forse la gravidanza le stava dando alla testa.

-“Ma… si può sapere cosa ti prende?” sbottò infine Jared,stupefatto.

-“Io non lo so. Non lo so!” sbraitò.

-“Tu sei pazza!” urlò di rimando lui. Senza contare che avrebbero potuto attirare l’attenzione delle persone nelle camere lì vicine.

-“Si,forse lo sono. Ma non dimenticare che questa pazza…” si indicò all’altezza del petto “Ti ha aiutato per ben due volte,mentre tu stavi male ed eri in preda a degli attacchi di vanità! E non è detto che non dovrò più aiutarti,altrimenti non mi avresti assunta!”

-“Si,hai ragione.” cominciò lui,cercando di abbassare il tono della voce il più possibile. “Ma se ogni volta che parliamo,dopo va a finire così,sarò costretto a licenziarti e a sostituirti con qualcun altro.” Lei non aveva considerato tale idea,ed ora che ci rifletteva comprese che avrebbe messo a rischio il suo sogno,se avesse continuato con quel comportamento.

-“Scusa…ma non so cosa mi sia preso. Ultimamente non ci sono con la testa,ma non succederà più,lo giuro. Però,te devi aiutarmi.” Lo implorò.

-“Scuse accettate. E,come posso aiutarti?” le chiese.

-“Devi smetterla di provocarmi con le tua battutine,e con i tuoi modi di fare da persona arrogante! Dovresti comportarti più da adulto. E…” si fermò,dovendo riprendere del fiato.

-“E…?” la incitò lui.

-“E,sarebbe meglio,se noi due non ci parlassimo più. Solo se hai bisogno d’aiuto,o per parlare del mio lavoro puoi rivolgermi la parola. D’accordo?” alzò lo sguardo,per incontrare i suoi occhi. Si sforzò di capire ciò che gli passava per la mente,ma non ottenne risultati. Però, quelli occhi le comunicarono qualcosa,sentì anche lei ciò che Jared le aveva detto in piscina. All’improvviso capì di essere più simile a lui di quanto credesse.

-“D’accordo. Se non parlare significherà migliorare il nostro rapporto da “colleghi”,e ti salverà dal licenziamento,allora così sia!” A quelle parole,lei mimò un debole grazie con le labbra,e si girò,intenta a raggiungere la sua camera. Nel frattempo Jared si era già incamminato verso le scale,ma prima di cominciare a scendere al piano inferiore,lanciò uno sguardo alle sue spalle,vedendo Alexa sparire dietro l’angolo. Poi raggiunse gli altri al ristorante,e non appena vide le labbra di Shannon muoversi per formulare una domanda,lui lo zittì con un cenno brusco della mano,non avendo voglia di parlarne. E suo fratello,con tutta la pazienza che possedeva, non proferì parola, rispettando quel silenzio carico di tensione.

-“Allora,cosa facciamo di bello oggi?” domandò poi Tomo,cambiando argomento,anche con lo scopo di alleggerire la situazione creatasi.

-“Non saprei… magari potremmo andare a visitare una città,qui vicino.” Propose Emma.

-“Si,bell’idea. Altrimenti moriremmo di noia,qui dentro.” Disse Shannon.

-“Ok,allora partiamo ora,e mangiamo da qualche parte nella città dove andremo,o partiamo dopo pranzo?” chiese Tomo,per poi rivolgersi a Jared “Che ne dici Jay?”

Il cantante tornò istantaneamente alla realtà,ancora immerso nei suoi pensieri. E si ritrovò a chiedere di cosa stessero parlando.

-“Stavamo decidendo cosa fare. Avevamo in mente di andare a fare un giro in qualche città,e magari fermarci a pranzo là,e forse anche a cena. Oppure partiamo dopo pranzo. Sei dei nostri?” a parlare fu Emma.

-“No,mi dispiace ma ho delle cose da sbrigare.” Rispose semplicemente.

-“Di cosa si tratta?” domandò il fratello maggiore,curioso.

-“Devo andare in un negozio di musica per degli acquisti.”

-“Che genere di acquisti?” insistette.

-“Cose per l’attrezzatura della band,e cose per me. Ora,se non ti dispiace,smetti di farmi domande e fatti gli affari tuoi!” sbottò innervosito da tale intrusione.

-“Tu sei un mio affare,Jared.” Replicò deciso,causando un alzata di spalle da parte dell’altro. “Si può sapere cosa diamine hai?” sbottò alla fine Shannon,perdendo parte della sua pazienza.

-“Niente di niente.” Ribadì Jared,con un tono a dir poco secco. Poi si alzò e andò nella sua stanza,stufo di quell’interrogatorio. Contemporaneamente,Alexa aveva tirato fuori il suo portatile dalla valigia,e stava facendo delle ricerche su determinate malattie,senza un motivo preciso. Ne aveva voglia e basta,tanto per distrarsi un po’ dalla sua vita. Mentre era assorta nella lettura,sentì la porta sbattere ed entrò Emma.

-“Ale,noi andiamo a fare un giro in qualche città,vuoi venire con noi?” la ragazza dovette interrompere ciò che stava facendo,per poi girarsi sorpresa verso la donna che le aveva fatto quella domanda.

-“Io,in realtà non ne ho molta voglia,spero non la prenderai come un rifiuto alla tua compagnia,però,perché non è così.” Il motivo,in realtà era un altro. Non se la sentiva di dover sopportare una giornata intera con la band,non dopo che lei e Jared avevano stabilito di non parlarsi più,se non per gli affari.

-“Uhm,capisco,beh,allora a stasera!” esclamò,afferrando di fretta la borsa. Mentre si dirigeva all’uscita,Alexa la chiamò a gran voce,prima che potesse essere già fuori.

-“Emma! Stasera,non è che potrei rimanere qui con te? Sinceramente preferisco stare in compagnia. La notte ho sempre dormito da sola,ultimamente. Penso che condividere la stanza con qualcuno mi faccia bene. Se per te non è un problema,ovviamente.”

-“Certo,tranquilla,fai pure! Mentre esco avvertirò l’hotel del cambiamento.”

-“Ah,li avevi già informati eh… Allora lascia stare,non muoio mica.”

-“Ma non mi costerà nulla dirglielo. Sicura?”

-“Sicurissima,lascia perdere. Anzi,comincio già a trasferirmi,così faccio qualcosa. La chiave te l’hanno già affidata o devo andarla a prendere?”

-“Ce l’hanno ancora loro.” Rispose.

-“Ok,allora scendo tra un po’,prima finisco una cosa. Divertiti con gli altri.”

-“Sicuro! E te divertiti con… con te stessa.” Le sorrise dolcemente.

-“Lo farò senz’altro!” esclamò l’altra in risposta,pur sapendo che non si sarebbe divertita affatto. Finì di leggere il paragrafo e poi spense definitivamente il computer. Quando raggiunse la hall,un oretta circa dopo,vi trovò l’ultima persona al mondo che si sarebbe aspettata di incontrare. Ma non doveva essere in qualche città con gli altri? Gli passò davanti,fingendo di non essersi accorta della sua presenza,e andò alla reception  per chiedere la sua chiave.

-“Scusi,sono Alexa Boscarelli,la ragazza che doveva cambiare stanza,posso avere la mia chiave?”

-“Si,aspetti che controllo un attimo.”  Diede una breve occhiata ai documenti e le porse la card.

-“Grazie mille.” Disse cortesemente. Nel frattempo Jared era dietro di lei. Quando si voltò,se lo ritrovò di fronte,scontrandoci lievemente.

-“Ehm…Scusa.” Balbettò imbarazzata,non parlare non era sinonimo di non scusarsi. O no?

-“Tranquilla. Non sei andata con gli altri?” le chiese poi. Ma lei non rispose,girò i tacchi,per così dire, e scomparve alla sua vista. Era incredibile quante volte era già entrata ed uscita da quella camera! Aveva perso il conto. Prese tutte le sue cose e le buttò alla rinfusa dentro la prima valigia a disposizione,e andò alla ricerca della sua nuova stanza. Dovette prendere l’ascensore,a quanto pareva le avevano affidato una camera al piano superiore. Trascinandosi dietro tutte le sue borse,la trovò in breve tempo. Era uguale identica a quella precedente,a differenza che aveva un letto singolo,invece che matrimoniale. Sistemò un'altra volta le sue cose,stava già diventando una routine. Poi si lasciò cadere di peso sul letto,per testare il materasso. Era morbido, fortunatamente,come piaceva a lei.

-“E ora,cosa posso fare?!” si chiese ad alta voce. Poi osservò l’orologio e si accorse che era già ora di pranzo,così si affrettò a scendere al ristorante,per mettere sotto i denti qualcosa da mangiare. Si posizionò ad un tavolo,ancora vuoto,rimanendo sola. Mangiò con lentezza,anche perché,una volta finito,non sapeva cosa avrebbe potuto fare. Durante tutto il tempo non si accorse di uno sguardo poco distante che la fissava di continuo. Infatti,due tavoli più a sinistra,Jared era nella sua stessa situazione,a differenza che lui,dopo, aveva degli impegni. Il fatto di non potersi parlare gli dava già un certo fastidio,in tutti quelli anni di carriera,tra i dipendenti,aveva stretto un vero rapporto di amicizia solo con Emma,e ora che ne avrebbe potuto stringere un altro con quella nuova ragazza,non poteva. Per lui era frustrante,aveva bisogno di qualcuno che lo capisse,e che non fosse suo fratello,o Tomo o Emma,appunto. Ma le aveva promesso di aiutarla,e quello era l’unico modo per farlo. Poi arrivò per Alexa il momento di decidere cosa farne di quella giornata. Se solo avesse avuto l’opportunità di poter parlare con Jared,magari avrebbero potuto uscire un po’. Ma,in fondo,non le importava molto della sua compagnia.  Alzò il volto,guardandosi intorno,quando si accorse che lui la stava osservando. Ricambiò lo sguardo per pochi secondi,poi lui lo riabbassò con velocità impressionante. Si alzarono nello stesso istante,così si ritrovarono insieme ad aspettare l’ascensore. Quell’atmosfera che li circondava non era per niente piacevole,si percepiva sin da subito l’ostilità mista alla voglia di conoscersi. Era una contraddizione bella e buona. Inutile dire che presero due ascensori differenti. Mentre Alexa stava entrando in camera sua,alla sua sinistra,Jared faceva la stessa cosa. Si guardarono stupiti,ma quello stupore abbandonò subito i loro volti,dando vita ad uno sguardo di sfida. Per cosa poi,non lo sapevano nemmeno loro. Lei,infastidita dal fatto di avere la stanza accanto a Jared e a Shannon,si richiuse la porta alle spalle,per poi abbandonarsi contro di essa sconfitta. Come avrebbe fatto, quel giorno e quello successivo, a non parlare mai con lui,se ce l’aveva accanto? Il destino le stava lanciando una sfida,anzi,la stava lanciando ad entrambi. Così simili,ma allo stesso tempo così diversi. Così vicini,ma anche così lontani. Smise di pensarci,e iniziò a riflettere su cosa poter fare. Infine optò per un'altra passeggiata, come la sera prima. Era sicura che camminare facesse bene sia a lei che al feto. Allora prese una borsetta,con all’interno il telefono, il portafoglio e la chiave della camera,più altre cianfrusaglie. Successivamente era già fuori,a respirare l’aria dell’Estonia,non che cambiasse molto da quella dell’Italia,ma le piaceva pensare di essere all’estero. Girò un po’ per i vari negozi,stavolta entrandovi e dando un’occhiata a ciò che la circondava con più attenzione. Poi intravide un piccolo parco e volle andarci. In contemporanea Jared stava comprando un paio di Cd per sè,e qualche quaderno con gli spartiti. Non si sa mai che li venissero delle idee durante il tour,da mettere per iscritto. A differenza di come aveva detto a Shannon,non doveva comprare assolutamente niente per la band. Mentre stava pagando,il suo sguardo si posò sui Cd dei 30 Seconds To Mars,e si ricordò che la sua nuova dipendente non conosceva molto bene la loro musica. Così afferrò una copia di “A beautiful lie” versione Deluxe e di “This is War”. Quella del loro primo Cd non la trovò,era proprio vero che era raro trovarlo.

-“Prendo anche questi.” Comunicò alla commessa. La quale lo guardò un po’ stranita. Effettivamente non era da tutti i giorni avere un cantante famoso nel proprio negozio che comprava i Cd del suo gruppo.

-“Non sono per me.” mise in chiaro Jared,facendo arrossire la ragazza di vergogna. Pagò il conto e firmò un autografo,senza prestare attenzione all’entusiasmo della cassiera. Dopo si diresse verso il parco,con lo scopo di stare un po’ immerso nella natura,tra i suoi pensieri. Erano già passati una ventina di minuti,da quando Alexa vi era entrata,e le gambe cominciavano a dolerle,così decise di sedersi sulla prima panchina che le capitava a tiro. Una volta seduta,allungò le gambe,e cercò di mettersi il più comoda possibile,poi prese dalla borsa il suo mp3,conteneva tante canzoni miste,soprattutto dei Guns N’Roses e dei Nirvana. Chiuse gli occhi,lasciandosi andare all’immaginazione. Nella sua testa la voce di Axel Rose si alternava con le note di chitarra di Slash,che mandavano in estasi milioni di persone in tutto il mondo. Dopo,la voce di Axel si fece da parte,per dare spazio a quella di Kurt. Quelli erano i gruppi che più le piaceva ascoltare,nonostante non fosse una loro fanatica. Nel mentre, Jared,anche lui stanco della lunga camminata appena compiuta, decise di sedersi su una panchina,senza accorgersi che la ragazza accanto era Alexa. Quando lei si tolse le cuffie dalle orecchie e lo vide,si lasciò scappare un grido di spavento. Primo,perché non se n’era accorta prima. Secondo,non si aspettava di incontrarlo anche lì. Jared,voltandosi verso la fonte di quello stridulo,sobbalzò sul posto. Da occhi esterni potevano sembrare dei deficienti che si spaventavano senza motivo. Ma forse,anche da occhi interni. Il fato voleva aiutarli,solo che loro erano troppo testardi per rendersene conto. Si fissarono negli occhi,sostenendo l’uno lo sguardo dell’altra. Nessuno dei due era intenzionato ad abbassarlo. Poi,scoppiarono a ridere. L’essere lunatico che avevano dentro si impossessò di loro. Continuarono a ridere per un po’,per tornare seri subito dopo.

“Noi non siamo normali!” esclamò Jared,ancora con il mal di pancia dovuto dalla risaiola.

-“Per niente!” confermò Alexa,asciugandosi le lacrime agli angoli degli occhi.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: GOODNIGHT ***


Echelon,eccomi qui di nuovo!!! Stavolta ci ho messo più tempo del solito a postare,causa: qualche giorno al mare! Quindi scusate l'attesa,sempre se ci sia qualcuno a cui interessa,xD... Ringrazio la mia carissima recensitrice vale_mars perchè,come ho già detto altre volte,continua a sopportarmi!....E tutte le persone che leggono in "silenzio"...

AVVERTENZE: Dal prossimo capitolo cominceremo a vederne delle belle!! Ciò che ho scritto finora era solo un assaggio di ciò che vi aspetta!...E menomale,perchè l'alberghi stanno cominciando a venirmi a noia,xD...Odio la routine!...

BUONA LETTURAAAAA!! RECENSITE??!! *_* PLEASE! KUSSEN,ALICE...

CAPITOLO 8:

                                 "GOODNIGHT"

“Ops! Ci siamo parlati!” esclamò,fingendosi allarmato e portandosi una mano davanti alla bocca.

-“E ora? Dovremmo cominciare a scannarci,come al solito,giusto?” chiese con sarcasmo lei.

-“Uhm,vediamo un po’… Sei proprio una ragazzina fifona,insolente e senza rispetto!”  contò i difetti appena inventati sulla punta delle dita.

-“Ah si eh! Tu sei un uomo immaturo,senza cervello,vanitoso,matto…” non riuscì a finire la frase,per colpa della labbra di Jared che premevano delicatamente contro le sue. Colta alla sprovvista non seppe reagire, la sua coscienza le diceva di spingerlo via,solo che le braccia sembravano non voler ascoltare il comando. Poi,lui si scostò dal suo volto con lentezza.

-“E…questo cos’era?” domandò,ancora frastornata.

-“Era un ottimo modo per impedirti di insultarmi ancora. In fondo io ne avevo detti solo tre di insulti,mentre te eri già al quarto. Tranquilla,quel bacio non significava nulla per me.” aggiunse.

-“Menomale,perché per me non valeva niente.” Disse,davvero sollevata. Il cantante fece finta di essere scioccato.

-“Non avevamo detto di non parlarci?!” tirò,ancora una volta,in discussione il loro patto.

-“Hai ragione,ma per ora mi sembra che stia procedendo abbastanza bene. Potremmo provare e ricominciare tutto da capo. No?” quella frase le sfuggì,e ne fu felice. Non voleva avere problemi con il suo “capo”.

-“Trovo che sia un ottima idea. Ah! Ora che ricordo,ti avevo preso un pensierino..” cominciò,estraendo degli oggetti da un sacchetto. Quando glieli porse capì che si trattava di due Cd. Entrambi dei 30 Seconds To Mars.

-“Sono i vostri Cd?” chiese, sentendosi un po’ emozionata.

-“Esatto. In realtà ne abbiamo fatti tre,ma il primo,che riporta il nome della band, non si riesce a trovare facilmente.”

-“Beh,grazie… ma non dovresti averli di già?”

-“Si,tutti abbiamo almeno una copia di ognuno,ma in tour ci bastano quelli miei.”

-“E non potevi farmi ascoltare le vostre canzoni da quello che avete?”

-“In realtà si,ma preferisco che ti rimangano con il tempo,voglio che siano tuoi a tutti gli effetti.”

-“E perché mai vorresti questa cosa?” inarcò un sopracciglio.

-“Perché non è accettabile che la mia volontaria personale non conosca le nostre canzoni,e venga a tutti i concerti. È un ingiustizia. Il mio scopo è di farti diventare un Echelon!” quasi lo urlò,mentre i suoi occhi si accesero speranzosi.

-“Stasera li ascolterò,e domattina saprò dirti cosa ne penso.”

-“Bene,allora…andiamo?” propose lui,alzandosi dalla panchina,e stiracchiandosi. Lei lo imitò,rimettendo la borsa in spalla.

-“Andiamo!” affermò. “Allora,raccontami un po’ di te.” Se doveva ricominciare d’accapo,stavolta,voleva conoscerlo meglio,anche per evitare ulteriori incomprensioni.

-“Cosa vuoi sapere?” domandò,girando di poco il viso verso di lei,mentre si incamminavano lungo la via.

-“Che ne so,quando sei nato,quando è nato tuo fratello. Chi e come sono i vostri genitori. Cosa pensi della vita. Boh,questo genere di cose.”

-“Ti rispondo,ma solo se poi anche te mi dici qualcosa che ti riguardi.” Lei annuì con un cenno del capo.

-“Sono nato il 26 Dicembre del 1971,mentre mio fratello è nato il 9 Marzo del 1970. Nostra madre si chiama Constance ed è una donna favolosa,siamo fortunati ad essere suoi figli. Se la conoscessi,mi capiresti. Ah! Viviamo a Los Angeles. Ora tocca a te!”

-“Ok,allora,sono nata il 6 Marzo del 1983,sono figlia unica,e i miei genitori non si sono mai interessati veramente alla mia vita,mia mamma si chiama Elisabetta,e mio padre si chiama Marco. Vivo a Roma,ma sono nata a Lucca,dove continuano a vivere tutti i miei familiari. Mi sono trasferita nel Lazio con la mia migliore amica,per scappare dai nostri genitori,quando eravamo appena maggiorenni. Già,non mi hai detto di tuo padre.”

-“Non c’è niente da dire riguardo a lui.” rispose secco. “Comunque,vedo che avevo ragione quando dicevo che soffri.”

-“Si,ma non volevo dartela vinta.” Poi si ritrovò a pensare che se il motivo della sua sofferenza fossero stati solo i genitori menefreghisti, sarebbe stato tutto più facile per lei. “Non mi hai ancora detto cos’è per te la vita.”

-“Vuoi davvero saperlo? Beh,non lo so,a dire la verità,ora che ci penso,io non ho mai avuto una vera vita. O almeno non una vita normale come tutti. Ma non voglio angustiarti con i miei problemi. Per te,invece,cos’è?”

-“Di certo non è quella che vivo io. O meglio,non è quella che ho vissuto fino ad ora.” Nel frattempo arrivarono all’hotel,e notarono che il cielo aveva già assunto una tonalità più scura. A quel punto Jared si girò verso di lei.

-“In poche parole,pensi la stessa cosa che penso io….della vita,intendo.” Lo disse fissandola negli occhi,con un intensità quasi fastidiosa,troppo profonda perché gli occhi di lei la potessero sopportare. Così distolse lo sguardo da quell’oceano.

-“Può darsi…in fondo avevi ragione te,quando hai detto che siamo simili.” Ammise, abbassando il capo,per poi soffermarsi sulle sue scarpe,imbarazzata.

-“Si,simili,ma non uguali. Ricordalo!” fu l’ultima frase che sentì,prima di accorgersi che lui non c’era più. Lo vide prendere l’ascensore,e lasciarsi dietro un sorriso di compiacimento. Cosa che la lasciò più che perplessa. Poi,anche lei entrò nell’albergo e si diresse verso la sua camera. Decise di riposarsi un po’,prima di andare a cena. In fondo,aveva ancora un paio di ore libere,e non sapeva come impiegarle. Un sonnellino era proprio l’ideale. Nella stanza accanto,Jared la pensava diversamente, e,nel tempo restante,si fece una doccia. Alexa si risvegliò a causa di un lieve bussare insistente. Ancora mezza addormentata,e con i capelli tutt’altro che al loro posto,andò ad aprire. Quando si trovò di fronte Jared,a petto nudo e con un solo accappatoio legato intorno alla vita,si dimenticò per un attimo del padre di suo figlio e della sua dignità di brava donna. Alla fine i suoi occhi cercarono quelli di lui,per distrarla da tutto il resto. Il cantante,forse se ne accorse,fatto sta che sorrise con malizia.

-“Mi chiedevo se hai un phon da prestarmi,il mio si è bruciato giusto ora.”

-“Oh,un phon…beh,ecco…ehm,si.” Si ritrovò a balbettare penosamente, e quando tornò con l’oggetto in mano per darglielo,divenne dello stesso colore del sangue.

-“Grazie.” Sussurrò a bassa voce lui. Nell’afferrare il phon,le loro mani si scontrarono, e a lei parve di ricevere una scossa. In quel momento gli ormoni le stavano sfuggendo di mano. Era tutta colpa della gravidanza. Era noto che,durante questo stato interessante,venissero strane voglie. Poi,Jared se ne tornò nella sua stanza,mentre Alexa rimase per un minuto intero sulla soglia della porta come una scema. Alla fine rientrò anche lei. Il tempo scorreva inesorabilmente,e,in men che non si dica,arrivò anche l’ora di andare a cena. Scese,senza prestare attenzione alla porta di fianco alla sua,però non riuscì a non pensare al fatto che forse lui era già là. Non volendo aspettare l’ascensore,fece la scale,rischiando di cadere un paio di volte a causa della velocità che aveva assunto. Finalmente,raggiunse il ristorante,con le gambe un po’ instabili e vide che lui era già lì,ad aspettarla. Gli altri,dedusse,non erano ancora rientrati. Osservò attentamente l’intera sala,alla ricerca di un tavolo libero,dove non ci fosse Jared,ma quando i suoi occhi incontrarono quelli di lui ancora una volta, quest’ultimo le fece cenno di raggiungerlo e le sue gambe gli obbedirono subito. Gli si sedette di fronte,intrecciando nervosamente le mani.

-“Tutto bene?” le chiese,notando il suo disagio.

-“Si,tranquillo.” Usò poca convinzione.

-“Puoi mentire a te stessa,ma non a me. Cosa c’è che ti turba?”

-“Niente,è solo che mi sento in imbarazzo.”

-“Lo so,faccio questo effetto a molte ragazze. La mia bellezza è troppo per loro.”

-“Modesto. Ma hai sbagliato causa. Il mio disagio è dovuto al tuo carattere,ho sempre paura di dire o fare qualcosa di sbagliato con te.”

-“L’importante è che tu sia sempre te stessa,poi,vedremo.” Le sorrise con dolcezza. “Ma dimmi un po’,sei fidanzata?” quella domanda era meglio se non gliela porgeva.

-“Veramente è una storia lunga.” Il suo umore si ribaltò,causandogli una sofferenza appena sopportabile.

-“Abbiamo a disposizione tutta la sera. A meno che il tempo non sia una semplice scusa.” Insistette.

-“Lo ammetto,il tempo non è l’unico motivo,c’entra anche il dolore,e al momento, non sono in grado di sopportarlo.”

-“Allora non mi intrometto più in questo argomento. Ma,vorrei solo sapere se ora sei impegnata o libera. Pura curiosità.” Ammiccò.

-“Quello l’avevo intuito. Comunque diciamo che ora sono libera. Se questa è libertà. Te,invece?”

-“E me lo chiedi anche?! Io sono fidanzato con la musica.” A quella frase Alexa sorrise,quell’uomo la sorprendeva di continuo. Ordinarono da mangiare e da bere,e dovettero aspettare un po’,prima che li portassero la cena. Mangiarono e chiacchierarono,alternando una frase ad un boccone. Si conobbero meglio,e scoprirono di avere molte cose in comune. Gli unici argomenti che non trattarono furono le relazione sentimentali e la famiglia,anche se lei quasi si lasciò sfuggire di aspettare un bambino.

-“Che ne dici di avviarci verso le camere? Comincio ad essere stanco e a momenti dovrebbero arrivare anche gli altri,il che significa che ci riempirebbero di domande.”

-“Giusto,quindi buona idea,andiamo.” Acconsentì lei,così raggiunsero il terzo piano.

-“Ti va di passare un po’ di tempo con me,così ascoltiamo insieme i Cd?” Jared, quella sera, faceva delle proposte strane secondo Alexa,ma più che strane le sembravano affrettate. Lui vide il dubbio sulla faccia della ragazza. “Tranquilla, non ti salterò addosso.” Aggiunse divertito,prendendola in giro.

-“Aspetta,vado a prendere i Cd.” Disse,prima di entrare nella sua camera. Quando tornò da lui sorrisero entrambi. Jared aprì la porta e le fece segno di entrare per prima. Poi si sedettero sul letto e misero “A beautiful lie”. Rimase colpita da quella musica,nonostante qualche canzone l’avesse sentita anche al concerto.

-“Allora,quali ti sono piaciute di più?”

-“Diciamo tutte,ma quelle che mi hanno più rapito sono la prima,la quarta e la quinta.” Lui parve rifletterci,prima di dire:

-“ ‘Attack’ , ‘Was it a dream?’ e ‘The Fantasy’.”  Elencò le canzoni da lei dette in precedenza. “Piacciono anche a me. Questo gruppo è forte!” in risposta la ragazza gli tirò una pacca sulla spalla.

-“Hai finito di vantarti in questo modo?” esclamò,ridendo.

-“Non finirò mai di vantarmi di quanto sono bello e bravo,mi dispiace per te,ma dovrai abituarti.”

-“Brutto…” iniziò,ma si fermò all’istante.

-“Non ricominciare con gli insulti eh!” disse lui,prima di cominciare a farle il solletico. Sembravano due bambini piccoli che bisticciavano,senza,però, farlo realmente.

-“Ti prego,basta!” urlò,non riuscendo più a respirare a causa delle dita di Jared che si muovevano frenetiche sulla sua pancia,quando un dolore lancinante la fece urlare,ma stavolta di dolore. “Ahia!” si tirò su,portandosi una mano sulla pancia. Il cantante si fermò immediatamente allarmato,aiutandola a stare su.

-“Ti senti bene? Chiamo qualcuno? Cos’hai?” le domande gli uscirono di bocca una dopo l’altra.

-“Si,tutto a posto.” Trasse un lungo respiro. “Era solo una fitta,si vede che mi hai fatto troppo solletico. Quindi ora lascerai che io mi vendichi!” esclamò,poi cominciò a solleticarlo senza dargli tregua. “Ok,ora basta,direi di finirla qui. Piuttosto,fammi ascoltare l’altro Cd.” Così,Jared si ricompose e mise nello stereo “This is War”. Stavolta le canzoni che più le piacquero furono “Kings and Queens”, “Hurricane” , “Closer to the edge”, “Alibi”. Ma in fondo,le adorò tutte,nessuna esclusa.

-“Qual è il verdetto? Potresti diventare un Echelon?”

-“Non credo proprio.” Finse,guadagnandosi un occhiataccia. “Scherzo,con il tempo è possibile.”

-“Missione compiuta!” urlò lui,sorridendo felice. Le sembrava un ragazzino a cui avevano comprato un motorino nuovo.

-“Bene,ora che abbiamo ascoltato i Cd,io me ne vado a dormire.” Prese i dischi e si diresse verso la porta. “Buonanotte”.

-“Buonanotte anche a te. E sogni marziani.” Replicò.

-“Sogni marziani?” alzò le sopracciglia,perplessa.

-“Lascia perdere,poi capirai.” Disse lui,prima che la porta si richiudesse. Proprio mentre Alexa stava uscendo,Shannon stava raggiungendo la sua camera. Quest’ultimo guardò la donna con fare indagatore.

-“Ti ho beccata!”

-“Shannon,non farti strane idee. Comunque ben tornato. Vi siete divertiti?”

-“Si,molto,l’Estonia è un bel Paese. Tu e mio fratello avete passato bene la serata?”

-“Abbiamo ascoltato i vostri Cd.” Rispose lei,mostrandoglieli. “E abbiamo fatto pace.”

-“Menomale. Sai,Jared è intrattabile quando litiga con qualcuno. Comunque buonanotte,e sogni marziani.”

-“E no! Anche te con ‘sti sogni marziani!” sbottò Ale. A quella parole Shannon rise ed entrò nella sua stanza,lasciandola sola con le sue riflessioni.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: IT WAS A MISTAKE ***


Hellooo!!!! Ho appena votato per l'ennesima volta i nostri beniamini per i Teen Choice Awards!! A proposito dei TCA: This is a call to arms,gather soldiers,time to go to VOTE!!..XD Lo ammetto,l'ho copiata da Jared Leto su Twitter!...Dopo aver sproloquiato abbastanza vi lascio al nono capitolo,che,come vi avevo accennato la scorsa volta,comincia a rendere la storia un pò più "movimentata",per così dire. Grazie ancora a vale_mars!!!! *_*  Spero che questo capitolo vi piaccia...

BUONA LETTURA A TUTTI!!!! E,COME SEMPRE,FACCIO UN APPELLO...RECENSITE???!!! *__* XD... KUSSEN,ALICE...

CAPITOLO 9:

                            "IT WAS A MISTAKE"

I mesi passavano inesorabili,e loro si spostavano continuamente di città in città,senza darli il tempo per riprendersi. Alexa stava sempre nel backstage,pronta a soccorrere la band non appena qualsiasi sintomo di malore si manifestasse,e riceveva uno stipendio a dir poco elevato. Ormai si stava abituando a quei tre uomini imprevedibili,e stava cominciando a stringere un buon rapporto d’amicizia anche con Emma,e, fortunatamente, non ebbe più nessun tipo di discussione con il cantante. Era già più di un mese che “convivevano” tutti insieme,infatti si trovavano nel mese di Agosto,in Germania,più precisamente ad Amburgo,e la ragazza dovette cominciare a fare i conti con la sua gravidanza,che stava cominciando a manifestarsi anche visibilmente. Non per nulla era al terzo mese,e si poteva notare un lieve gonfiore nella fascia dell’ombelico. Per questo motivo aveva abbandonato ogni tipo di maglietta troppo attillante,e usava indossare dei vestiti estivi alquanto larghi da sotto il seno in giù. Anche quest’ultimo stava cominciando ad ingrossarsi e aveva paura che qualcuno se ne accorgesse. Così prese una decisione,forse la più importante e difficile della sua vita. Doveva dirlo assolutamente a qualcuno,doveva informare il gruppo. Ma come? E soprattutto,a chi avrebbe dovuto dirlo per primo? A Emma,con la quale aveva ormai un ottima sintonia? A Jared,che sembrava capirla meglio di chiunque altro? O a Shannon,che sapeva sempre come distrarla dalle sue paure? Oppure a Tomo,sempre così tranquillo, tanto che, probabilmente, sarebbe riuscito a placare anche la furia dell’incredibile Hulk? I pensieri le si intrecciavano vorticosamente nella testa,senza darle la capacità di scegliere come si deve. Quando,finalmente,fece un po’ di chiarezza,la soluzione le parve più che ovvia. Sapeva a chi doveva rivolgersi per primo,ed era sicura che lui sarebbe stato in grado di aiutarla a dirlo anche agli altri. E chissà come l’avrebbero presa. Non riusciva a non essere terrorizzata,temeva che non accettassero una notizia del genere,aveva paura che si sarebbero arrabbiati e che l’avrebbero licenziata. Ed erano tutte possibilità che potevano rivelarsi corrette. Prese quel poco di coraggio che aveva ancora dentro sé,e uscì dalla sua stanza,in cerca della camera di colui che aveva “scelto”. Quando la trovò,cominciò a bussare lievemente alla porta,sperando con tutta sé stessa di non aver interrotto una dormita,o qualcos’altro di importante. Poi la porta si aprì,cancellando ogni speranza, infatti si vedeva lontano un miglio che si era appena svegliato,e lei si ritrovò ad imprecare mentalmente.

-“Buongiorno Ale.” Biascicò letteralmente le parole,mantenendo la sua costante calma.

-“Buongiorno Tomo. Posso entrare? Ho bisogno di parlarti urgentemente.” Disse lei, con un tono di voce appena udibile.

-“Oh,si certo.” Sembrava sorpreso,e lei non lo biasimava. Entrò cautamente, ancora timorosa di ciò che stava per fare,e,senza tanti complimenti, si lasciò cadere sulla sedia posta di fronte alla scrivania davanti al letto,mentre lui si sedette su quest’ultimo, ancora assonnato.

-“Allora,di cosa devi parlarmi?” domandò,per poi accompagnare la frase con un lungo sbadiglio,celato a malapena dalla sua mano.

-“Innanzitutto scusa per averti svegliato,non era mia intenzione disturbarti.” In risposta ricevette un alzata di spalle. “Comunque si tratta di una mia situazione personale.” Cominciò. Tomo,con un cenno della mano,cercò di incitarla ad andare avanti,quando vide che si era bloccata. “Prima promettimi di non arrabbiarti ok? Il problema è che l’ho scoperto stamani anche io.” Mentì.

-“Tranquilla,perché mai dovrei arrabbiarmi?” era perplesso e curioso contemporaneamente.

-“Oh,aspetta che te lo dica,e capirai perché dovresti arrabbiarti. Cosa che,comunque, spero vivacemente non farai. Ok,basta con i giri di parole” disse non appena notò l’espressione stralunata del chitarrista.  “Ecco,vedi,io prima di stamani non ne avevo la più pallida idea,altrimenti vi avrei informato sin da subito di questa cosa…”

-“Non avevi detto basta con i giri di parole?” la interruppe lui,sorridendole divertito.

-“Oh,hai ragione,scusa. Insomma,ecco,vedi… io sono incinta.” Finita la frase tirò un lungo sospiro,come se si fosse liberata di un enorme masso che le pesava sulla coscienza. Tomislav sgranò gli occhi,incredulo. Come lei aveva previsto,questa notizia gli avrebbe scioccati tutti.

-“In che senso incinta?” questa domanda non se l’aspettava. Non pensava fosse vero che lo shock causasse una perdita momentanea del senso della ragione.

-“Nel senso che aspetto un bambino.” Spiegò,alzando gli occhi al cielo.

-“Si,quello l’avevo capito.” Disse lui,facendole accentuare l’alzata degli occhi. “Ma come hai fatto ad accorgertene?”

-“Mi sono accorta che stavo ingrassando,e mi sembrava strano,dato che non mangio molto e mi muovo parecchio,e poi avevo voglie strane e ho pensato che potevo essere incinta. Così ho fatto il test di gravidanza e ha confermato le mie ipotesi.”

-“Ma…di quanto? E chi è il padre?” aumentò l’intensità dello sguardo, cercando di immaginarsi chi potesse essere il papà. “Non dirmi che è Shannon,quel maiale…” cominciò. Alla fine,lei,non riuscendo più a trattenersi,scoppiò in una sonora risata.

-“Tranquillo,non è lui il padre.” Lo rassicurò,ancora divertita.

-“No,allora è Jared. Non ci credo!” ok,Tomo stava cominciando a dare i numeri.

-“No,non è nemmeno lui. Magari se mi lasci parlare senza interferire con queste tue strane idee… Per prima cosa,sono incinta di tre mesi,quindi il bambino è stato concepito poco prima di conoscervi,e il papà sarebbe il mio ex-fidanzato.”

-“Non sapevo che tu avessi un fidanzato prima. E come mai è ex?” con quella domanda,si aprì un oceano di notizie. Alexa si trovò obbligata a raccontargli tutto di Bryce.

-“Capisco,mi dispiace moltissimo per te,non deve essere facile affrontare una cosa del genere.” Cercò di confortarla,asciugandole una lacrima con il dorso della mano. “Non fare così. Non ne vale la pena di stare male per uno come lui.”

-“Lo so,hai ragione Tomo.” riuscì a dire lei “Però ora,qui,tengo il figlio mio e di Bryce. Non posso cancellare né quello che c’è stato tra noi,né il dolore che mi ha causato. È impossibile.” Si toccò la pancia,con fare protettivo.

-“Ma sei sicura di volerlo tenere,a questo punto?” chiese circospetto.

-“Certo! Non potrei mai porre fine ad una vita innocente prima ancora che essa possa iniziare.”

-“Ma posso sapere perché hai scelto di dirlo solo a me? In fondo,anche gli altri devono venirne a conoscenza,e comunque non vedo dove sia il problema.”

-“Non ho scelto di dirlo solo a te,ho scelto di dirlo a te come prima persona,lo so che devono saperlo anche gli altri. E il problema sta nel fatto che comunque sono incinta, ho paura che Jared decida di licenziarmi.”

-“E per quale motivo dovrebbe licenziarti scusa? Fino a che riesci a gestire il tuo lavoro non vedo perché ti dovrebbe cacciare. In fondo,di solito,dopo quanto tempo si va in maternità?”

-“Ci si va dopo sei mesi,ma varia di persona in persona.”

-“E te ora sei al terzo,giusto?” lei annuì impercettibilmente “Quindi a fine tour dovresti essere al sesto,appunto. Come vedi,nessun problema.”

-“Tomo,non tutti sanno accettare notizie come questa con la tua stessa calma e risoluzione. Purtroppo.” Abbassò il capo,affranta.

-“Secondo me ti preoccupi troppo. Comunque quando avresti intenzione di dirlo?”

-“Non saprei. Sono venuta da te anche per questo. Dovresti aiutarmi,per favore.”

-“Uhm,va bene. Ti darò una mano,ma non credi che se sanno che l’hai detto prima a me poi si sentono offesi?”

-“Non sono dei bambini.” A quelle parole lui la guardò,inarcando un sopracciglio. “Ok,lo sembrano. Ma,fondamentalmente non lo sono,e devono capire. Argomento chiuso!”

-“D’accordo,la decisione è tua,a me non cambia niente,lo dicevo solo per te. Comunque credo sia meglio parlarne stasera a cena,prima glielo diciamo meglio è. A pranzo, però, è meglio di no. Aspettiamo la sera,così avranno modo di pensarci durante la notte,anche perché domani dobbiamo essere carichi,dato che abbiamo il concerto.”

-“Ok,penso sia la scelta giusta. Allora rimaniamo a stasera?” disse, alzandosi dalla sedia,mentre si dirigeva all’uscita.

-“A stasera. Ah! Ma è un maschio o una femmina?” domandò l’uomo,con evidente curiosità.

-“Santa Madonna! Ho scoperto stamani di essere incinta! Oh cavolo!” esclamò poi,tornando a sedere dov’era prima.

-“Cos’altro c’è ora?” le chiese.

-“Non ho pensato alle visite! Dovrò fare le ecografie,dovrò avere un ginecologo che mi segua. Come faccio?” si portò la testa tra le mani,disperata. “Ho paura di non riuscire a seguirvi più in tour.”

-“Credo che riusciremo a trovare una soluzione tutti insieme, prima, però, dovremo parlarne con gli altri. Sono sicuro che risolveremo anche questo problema. Ma se preferisci andartene di tua volontà,nessuno ti fermerà.”

-“Grazie Tomo. Non saprei come fare senza di te!” esclamò la ragazza,gettandogli le braccia al collo,riconoscente.

-“Eh lo so,me lo dicono sempre anche i Leto!” scherzò lui,ricambiando l’abbraccio. Poi Alexa,tornò in camera sua,anche questa era situata di fianco a quella di Jared e di Shannon,erano due mesi che li doveva sopportare come “vicini” e non era molto facile. Esserli accanto di stanza significava sentire russare Shannon,anche se non sempre, e sentire Jared cantare a squarciagola ogni qualvolta facesse la doccia,il che voleva dire quasi sempre. A parte quello però,si trovava bene con loro. Emma,invece, era la più fortunata,aveva sempre una camera lontana da tutti gli altri,forse era proprio lei a richiederla,sapendo le brutte abitudini dei fratelli. Proprio in quell’istante Jared era sotto la doccia,doveva averle letto nei pensieri. Cominciò ad intonare Bad Romance di Lady Gaga,mandandola nello sconforto più totale. Non che Jared fosse stonato,anzi,non lo era affatto,ma lei detestava quella cantante,nonostante l’ammirasse per la sua originalità,ma non le piaceva affatto il suo genere. In fondo non ci si poteva aspettare diversamente da una che ascoltava musica rock. Ormai stanca di quella specie di lamentela proveniente dalla stanza accanto,si infilò anche lei sotto la doccia,lasciandosi distrarre dal dolce picchiettare delle gocce sul fondo. Proprio mentre si legava addosso un asciugamano,ancora immersa nella pace più totale,qualcuno bussò alla porta. Così andò ad aprire di fretta,e vi trovò Jared,con i capelli ancora bagnati. Imbarazzata di farsi trovare in quello stato,le sue guance assunsero un colorito più vivace. Stranamente,anche lui parve essere a disagio,fatto sta che lo sentì balbettare per la prima volta.

-“Io…n-non volevo disturbarti. Beh,scusa…semmai torno più tardi.” quella frase gli uscì involontariamente dalle labbra,mentre il suo sguardo la guardava da capo a piedi. Quando se ne accorse si sentì sprofondare nel nulla,fu una delle poche volte in cui voleva sentirsi invisibile. Poi,riuscì a rialzare gli occhi,fino ad incontrare quelli della ragazza che lo guardavano perplessi. Per un attimo le parve bellissima,come faceva a non essersene accorto prima? Quelli occhi color nocciola che lo scrutavano erano stupendi,così come lei,del resto.

-“Tranquillo.” Cercò di tranquillizzarlo,ma con scarsi risultati,in quanto anche lei non era per niente a suo agio in quella situazione. “Dimmi pure,cercavi qualcosa?”

-“Eheheh,in effetti si.” Disse,portandosi una mano dietro il collo,un evidente segno di imbarazzo. “Mi servirebbe il phon,mi si è bruciato anche quello nuovo.”

-“Arrivo subito.” Si precipitò in bagno,ma non trovò ciò che cercava. Quando tornò,priva di qualsiasi oggetto in mano,lui la guardò interrogativo. “Ho paura di essermelo dimenticato nell’altro hotel. Temo che sia io,che te,dovremo trovare qualcun altro disponibile a prestarcelo.” Lo informò.

-“Oh,capisco.” Sussurrò lui,poi fece per andarsene,e Alexa stava richiudendo la porta,quando vide una mano frapporsi nello spazio ancora aperto. Si fermò subito, spaventata e la spalancò nuovamente, permettendo a Jared di entrare nella sua camera. Lo stava fissando frastornata,non riuscendo a capire cosa volesse ancora,prima che i loro sguardi si incontrassero,decisi. Improvvisamente,entrambi sapevano cosa volevano in quel preciso istante. Si trattò di una frazione di secondo prima che le labbra di Jared premettero sulle sue,mostrandosi fameliche. Si muovevano in sincrono,quasi con forza. Mentre le mani di lui scendevano lungo i suoi fianchi,fino ad afferrarli per stringerla di più a sé. Sapevano che stavano facendo qualcosa di sbagliato,ma in quel momento non ci fecero molto caso, non pensando alle possibili conseguenze. Alexa,sentendosi percorrere la schiena da quelle mani,di solite abituate a stringere una chitarra e a percorrerne le corde,rabbrividì. Era tanto,troppo tempo che non le succedeva. Si aggrappò a lui,intrecciando le sue mani nei capelli bagnati di lui, come se quel contatto non le bastasse. Nel frattempo le sue labbra si dischiudevano lentamente,permettendo ai loro respiri di mescolarsi,per divenire una cosa sola, fino al contatto delle loro lingue,che stavano imparando a conoscersi. Alla fine,prima di spingersi oltre,lei lo allontanò debolmente da sé,per poi stringersi addosso l’asciugamano,che stava per caderle. Si guardarono,come se solo in quell’istante si fossero resi conto di ciò che avevano appena fatto. L’espressione di Jared si fece seria,e titubante,mentre quella di Alexa era completamente scombussolata.

-“È stato uno sbaglio.” Disse lui,cercando di riprendere in mano la situazione.

-“Si è trattato solo di un errore,tutto qui.” Affermò lei,distogliendo gli occhi da quelli blu di lui,rischiando altrimenti di non reggere più. “Facciamo come se nulla fosse.” Propose poi.

-“Si,è meglio così.” Detto ciò se ne andò,lasciandola lì,sola. Lei si richiuse la porta alle spalle e cadde a terra,non riuscendo più a reggersi in piedi. Si strinse nell’asciugamano,cercando di rilassare il respiro. Non era successo assolutamente niente. Questo era ciò di cui si stava cercando di convincere,ma non le fu per niente facile.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: I'M SORRY BUT...I'M PREGNANT ***


Ciao a tutti!! Lo so,forse penserete che sto rallentando nella pubblicazione dei capitoli,e non vi biasimo. Solo che mi capita un imprevisto dopo l'altro. Ci tengo a scusarmi!! Com'è mio solito fare ringrazio immensamente la carissima vale_mars,che continua a lasciarmi le recensioni!! E anche tutti quelli che continuano a leggere i miei scleri,xD...

BUONA LETTURA A TUTTI!!! SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA!! LASCIATE PURE QUALCHE COMMENTINO EH,NON VI MANGIO MICA *_* !! TANTO MI SONO APPENA MANGIATA DUE TOST PER MERENDA,AL MOMENTO NON HO MOLTA FAME.... KUSSEN,ALICE...

CAPITOLO 10:

                        "I'M SORRY BUT... I'M PREGNANT"

La sera arrivò velocemente,forse troppo. Alexa stava raggiungendo il ristorante, timorosa. Le sue gambe la reggevano in piedi solo per miracolo,mentre si lasciava prendere dall’emozione,cosa che,solitamente,la mandava nel panico e le causava non pochi problemi di esprimersi. Quando raggiunse il tavolo della band si sedette tra Tomo ed Emma,cercando di ignorare l’imbarazzo che si stava creando tra lei e Jared non appena i loro sguardi si incrociarono. Sperava vivacemente che gli altri non se ne accorgessero. Mangiarono tutti poco quella sera,lei si azzardò a malapena a mangiare il primo,e il secondo neanche lo toccò. L’unico che mangiò in quantità adeguate fu Shannon,e non poteva essere altrimenti. Poi arrivò il momento della verità. Improvvisamente la gola le divenne secca,impedendole quasi di proferire parola. Cercò un qualche tipo di appoggio negli occhi del suo complice,ma lo trovò solo parzialmente. A quanto pareva aveva deciso che il passo più importante dovesse farlo da sola,com’era giusto che fosse. Si schiarì la voce,catturando la loro attenzione.

-“Io,dovrei parlarvi di una cosa importante.” Buttò lì la cosa,come se fosse normale.

-“Siamo tutti orecchi.” Disse Tomo,carezzandole un braccio in segno di incoraggiamento. Cosa che agli altri non sfuggì e guardarono sospetti.

-“Di cosa si tratta?” chiese Jared,parlandole per la prima volta dopo il loro incontro in camera. Le parve si sentire un nodo alla gola,che riuscì ad eliminare solo inghiottendo un elevata quantità di saliva.

-“Dovrei parlarvi di una mia situazione particolare,che potrebbe comportare qualche cambiamento nel mio lavoro.” I fratelli Leto ed Emma la guardavano curiosi. “Però non credo che questo sia il luogo adatto per discuterne.” Aggiunse.

-“È così privata come cosa?” l’intromissione di Shannon la fece quasi sorridere,senza un motivo preciso.

-“Abbastanza,quindi non è che potremmo andare da qualche altra parte?”

-“Si,certo. Ma dove?” domandò Emma,riflettendoci.

-“Andiamo in camera mia,tanto basta che sia un posto privo di orecchie indiscrete.” Così come si era posta il problema vi aveva trovato una soluzione. Si alzarono da tavola e raggiunsero la stanza della ragazza. Una volta che ognuno di loro fu comodo, Alexa riprese il discorso appena accennato a cena.

-“Beh,ecco io…io…” non riusciva a dirlo,come se qualcosa glielo impedisse.

-“Tu?” domandò Shannon,cercando di immaginarsi cosa c’era di così importante da rivelare.

-“Io…non ci riesco.” Si arrese,abbassando lo sguardo demoralizzata,mentre la vista le si appannava debolmente. A quel punto Tomo le si avvicinò,cingendola in un abbraccio di conforto,per poi chiederle se preferiva che lo dicesse lui,ricevendo una risposta positiva. Sotto lo sguardo indagatore degli altri,Tomislav,nonostante si sentisse alquanto sotto pressione,rimase tranquillo.

-“Alexa è incinta,aspetta un bambino ed è al terzo mese.” Quello che parve rimanere più scosso dalla notizia fu proprio il cantante. Trasse un profondo respiro,cercando di mantenere la calma,mentre i suoi occhi cercavano inutilmente quelli di lei.

-“Ma puoi continuare a lavorare no? In maternità ci si va dopo il sesto mese.” Disse Emma,rivolta alla ragazza.

-“Si,certo che posso. Ma dovrei fare delle visite e delle ecografie,avere un ginecologo che mi segua durante la gravidanza ,e in tour non so quanto mi sia possibile questo.”

-“Non sarà un problema,pur di farti rimanere,potremmo assumerne uno,tanto non abbiamo certo problemi di soldi,e senza di te,Jared rischierebbe grosso.” Stavolta a parlare fu Shannon. “Sai com’è,ci si affeziona alle persone. E te ci sei sempre stata d’aiuto e,soprattutto,di ottima compagnia,e mi dispiacerebbe perdere una dipendente così.” La ragazza quasi si commosse dalle parole dette dal batterista. Ed Emma parve essere decisamente d’accordo con lui. L’unico che non sembrava affatto convinto era colui che aveva deciso di assumerla in primis. Sentire quello sguardo fisso sul suo volto le faceva male,perché sentiva che in quello sguardo vi era dell’ostilità e,con sua sorpresa,sentiva la sua irritazione. Suo fratello forse se ne accorse.

-“Tranquilla,rimarrai al nostro fianco. Ce ne occuperemo noi di persona.” Shannon cercò di chiudere lì l’argomento. “Jared,andiamo,dobbiamo dormire parecchio stanotte in vista al concerto di domani.” Aggiunse,alzandosi e tirando Jared per un braccio. Anche Emma e Tomo si alzarono,dirigendosi alla porta e salutandoli. Alexa si sentì più sollevata,ma solo in parte. In realtà sentiva ancora lo sguardo bruciargli sul volto come una carezza di fuoco. Alzò di poco la testa e vide Jared strattonare il proprio braccio per liberarsi dalla presa dal fratello,quasi con violenza. Shannon cercò di ammonirlo con uno sguardo duro,ma non servì a niente,ormai si era intestardito e c’era ben poco da fare.

-“Vai te,io ho bisogno di parlare un po’ con Alexa.” Disse acido.

-“Cerca di comportarti da uomo,per una volta.” Gli  sussurrò l’altro,poi diede la buonanotte alla ragazza e li lasciò soli. A quel punto Jared si voltò verso di lei,con espressione furiosa,e allo stesso tempo,smarrita. Le si avvicinò,fino a cancellare ogni distanza tra i due,poi,senza rendersene conto ,colpì il muro accanto al volto di Alexa con una mano. La forza fu tale da farla sobbalzare dallo spavento,per un attimo aveva creduto che il destinatario fosse il suo viso.

-“Perché non me lo hai detto?” voleva urlarlo,ma quello che gli uscì fuori fu una specie di stridulo flebile.

-“L’ho saputo stamani anche io. Non avevo idea di essere incinta.” Rispose lei, girando la testa dalla parte opposta.

-“Sei una bugiarda,stai mentendo. Ma io non sono come gli altri che credono ad ogni tua parola. Te lo sapevi sin dall’inizio,non è così?” la domanda finale gliela fece avvicinando le labbra al suo orecchio,facendole sentire il suo respiro. Poi tornò a guardarla negli occhi,prendendole il mento tra l’indice e il pollice,costringendola a voltarsi. Una lacrima scese solitaria dall’occhio della ragazza.

-“Perché mi fai questo?” non fu tanto una domanda,ma in realtà era più una supplica di non chiedergli la verità.

-“Chi è il padre? Scommetto che è quel ragazzo che nominasti solo in piscina,il tuo ex. Dico bene?” insistette,non aveva intenzione di demordere.

-“Si…è lui il padre.” Si arrese ancora una volta a quello sguardo agghiacciante.

-“Credo che tu mi debba una spiegazione.” Constatò,allontanandosi lentamente dal corpo di Alexa e andandosi a sedere sul letto,facendole cenno di raggiungerlo. Lei obbedì,quasi involontariamente. “Raccontami la verità una volta per tutte,per favore. Aiutami a capire.”

-“Lo conobbi tre anni fa,in un periodo particolare,quando non sapevo ancora cosa volessi veramente dalla vita,e cosa mi aspettassi da me stessa e dagli altri. Me ne innamorai quasi subito,era un ragazzo fantastico,o almeno così mi sembrava. Sapeva della confusione che io avevo in testa e del mio passato e lui mi è sempre stato accanto. La prima volta che lo vidi fu alla festa di compleanno della mia migliore amica,era un amico del suo fidanzato. Ci parlai,e mi meravigliai dell’intesa che si era creata sin dall’inizio tra noi. Cominciammo a frequentarci e finimmo con l’innamorarci l’uno dell’altra. Dopo circa un anno che stavamo insieme decidemmo di provare a convivere,questa cosa è durata due anni,fino a quel maledetto giorno.” Un brivido la percosse,facendole quasi male. “Mi svegliai,e lui non c’era,mentre solitamente lo svegliavo io. Così decisi di alzarmi per vedere se fosse già a fare colazione,dato che poi doveva andare a lavoro,ma non lo trovai neanche in cucina,e nemmeno nel resto della casa. Provai a chiamarlo,ma rispondeva la segreteria telefonica. Allora aspettai…aspettai qualche minuto,qualche ora,qualche giorno,senza mai avere sue notizie. Passarono le settimane,i mesi,e io continuavo ad aspettarlo invano. Non si è più fatto vedere,né sentire da quel dannato giorno.” Alexa tratteneva a stento quelle lacrime dolorose che le pungevano gli occhi con insistenza.

-“E così ti ha lasciata sola con il bambino,scommetto che lo sapevi già,e lo sapeva anche lui,non è così?” domandò Jared,alzando un sopracciglio,volendo dimostrare che ancora una volta lui aveva ragione.

-“È vero,lo sapevamo ed io ne ero felicissima. Lui,invece,non reagì molto bene. Disse che non sapeva se voleva diventare già padre,non si sentiva pronto. E qualche giorno dopo se n’è andato.” Si sentiva come se stesse facendo una confessione.

-“Quindi è poco tempo che se n’è andato…” notò il cantante.

-“Diciamo che il periodo in cui è scomparso corrisponde con il concepimento di nostro figlio,per così dire. Si tratta di poco più di tre mesi.”

-“Perché non ce lo hai detto prima? Avevi paura che non ti avrei assunta?”

-“Si,temevo che se vi avessi detto della mia gravidanza non mi avreste preso in considerazione per questo lavoro,e io volevo allontanarmi da quella casa. Scusami.”

-“No,tranquilla,ti capisco. Effettivamente,se me lo avessi detto subito non so cosa avrei deciso,ma ora che sei già qui,non voglio perderti.” Pronunciò l’ultima frase con più enfasi rispetto a ciò che aveva detto prima,guardandola negli occhi,a pochi centimetri dal suo volto. Lei perse un battito,poi il suo cuore cominciò una strana corsa contro il petto,come se fosse un missile ansioso di staccarsi dalla base. Le ultime parole di Jared le risuonavano nella mente con insistenza quasi fastidiosa.

“Te…te lo ami ancora?” domandò,sorprendendola. Ci mise un po’,prima di dargli la risposta definitiva,perché,sinceramente,non ci aveva più pensato.

-“Ora che me lo fai notare no. O forse parte dell’amore che provavo per lui è ancora intatto,ma è sopraffatto dalla rabbia che provo nei suoi confronti. Se dovesse tornare da me ora,lo rifiuterei,anche a costo di crescere mio figlio da sola. Anzi,non voglio rivederlo mai più. È una storia chiusa ormai,non voglio avere a che fare con uno che potrebbe riandarsene all’improvviso senza dirmi niente.”

-“E con uno che andrebbe via qualche volta,per tanto tempo,ma con un motivo valido e con la promessa di tornare,vorresti averci a che fare?” le chiese,senza interrompere il contatto visivo che si era creato tra loro. Lei non sapeva cosa rispondere,anche perché non aveva capito ciò che quella domanda innocente poteva nascondere. Non si rendeva conto della proposta che vi era celata. Così si limitò a scrollare le spalle.

-“Non lo so,ma ora questo non c’entra.” Aggiunse. “Non riesco a capire cosa intendi.”

-“Intendo che forse ciò che abbiamo fatto oggi non è stato poi così sbagliato.” Si stava avvicinando sempre di più a lei,fino a costringerla a sdraiarsi e ad appoggiare i gomiti sul materasso per mantenersi comunque in una posizione stabile. Nel frattempo lui mise le mani su quelle di lei e cancellò ogni tipo di distanza che gli impediva di baciarla. Le loro labbra si incontrarono per la seconda volta e,come successe nel pomeriggio,si ritrovarono bramose di scoprirsi. Si muovevano in sincrono,permettendo al bacio di divenire sempre più passionale. Alexa annullò la presa sui gomiti e cadde con la testa sul cuscino,sdraiandosi definitivamente, e portando le proprie mani dietro la nuca di Jared,per avvicinarlo di più a sé. Nel frattempo quest’ultimo si era ritrovato sopra di lei,frapponendo una sua gamba tra quelle della ragazza,mentre il loro bacio si consumava sotto i loro sguardi. Si separarono solo per poter prendere di nuovo il respiro e poi si rituffarono in ciò che stavano facendo. Quella sera non si spinsero oltre,e fu meglio così. Si guardarono negli occhi e stabilirono che avevano già fatto troppo in un giorno. Entrambi non riuscivano ancora a capacitarsi di ciò che li stava succedendo,anche perché non lo sapevano nemmeno loro.

-“Forse tutto questo è davvero sbagliato,invece.” Disse Alexa,interrompendo il silenzio che si era creato, prima interrotto solo dai loro sospiri. A quelle parole lui si voltò di scatto,non aspettandosi quella conclusione,mentre cercava di capirne il perché. Lei se ne accorse e chiarì i suoi pensieri. “Jared,non so se te ne sei dimenticato, ma io sono incinta.”

-“Ma…ma…” stava cercando una soluzione,sembrava volersi arrampicare su un qualche appiglio,ma non lo trovò. Così parve ricadere nel dubbio.

-“Ma niente,Jay. Non c’è nessuna soluzione,aspetto un bambino e la cosa non può certo cambiare. È cosi,punto.”

-“Ma io mi sono stufato di ignorare i miei sentimenti,l’ho fatto per tutta la vita,tranne che con la mia famiglia. E quando dico famiglia intendo anche Tomo ed Emma.  Ma sono stanco di starti lontano e di fingere che tu sia solo una mia dipendente. Lo sai anche te che non è così,lo sai sin da quando eravamo in piscina.”

-“Mi dispiace,ma ripeto che io sono incinta,e non possiamo continuare così. Cerca di capirmi,anche perché ci conosciamo da soli tre mesi e non possiamo già cominciare qualcosa. E,prima o poi,il bambino nascerà,facendomi diventare madre…e te? Di certo non puoi diventare suo padre,perché non saresti pronto.”

-“Hai ragione,questa cosa è assurda,non si può fare. Scusa se mi ci è voluto un po’ per capirlo.” Sussurrò,alzandosi dal letto e raggiungendo l’uscita. “Domani,prima del concerto,ci informeremo per il tuo ginecologo. Buonanotte.” Le parve di scorgere un velo di tristezza impossessarsi del viso di Jared,mentre usciva dalla sua camera.

-“Buonanotte,Jay.” Lo disse troppo tardi,mentre la porta si richiudeva cigolando. Alexa si lasciò ricadere sul cuscino,cercando di addormentarsi. Quando,finalmente,fu tra le braccia del nulla,una lacrima le scese amara lungo la guancia,per poi consumarsi fino alle sue labbra,nel punto preciso dove lui l’aveva baciata la prima volta. Parve quasi un bacio silenzioso e segreto,come se lui gliel’avesse mandato per farla addormentare.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: ECHOGRAPHY ***


Hello!! Scusate se ci ho messo tanto a postare questo capitolo ma ho avuto problemi con la chiavetta Iternet perchè avevo finito le ore mensili -.-" .... Comunque sono tornata,mi dispiace per voi! Ringrazio la mia carissima vale_mars,che non mi ha ancora abbandonata...xD...Via,vi lascio al capitolo!!...

BUONA LETTURAAAA!!! RECENSITE??!! NON VI MANGIO EH! *_*...KUSSEN,ALICE...

CAPITOLO 11:

                                  "ECHOGRAPHY"

                                                   

Il tempo continuava a passare,come se fosse una corsa mai interrotta. E arrivò settembre,e in seguito ottobre,che si portarono con sé l’autunno,una delle stagioni preferite della ragazza,in quanto adorava osservare le varie sfumature arancioni delle foglie che cadevano al suolo e lo scricchiolare di esse sotto i piedi. Erano in un periodo di pausa e Alexa era voluta tornare a casa sua,stranamente. Ma questo solo per poter stare con la sua migliore amica. Con Jared non c’era stato più niente,ormai si erano rassegnati. La gravidanza procedeva bene,non erano riusciti ad assumere un ginecologo per il semplice fatto che non si poteva portare dietro tutta l’attrezzatura, così ,a seconda di dove andavano, faceva l’ecografie nei luoghi del tour. Ora che era incinta del quinto mese cominciava a sentirsi ingombrante, la pancia non era più nascondibile, e le persone con cui lavorava cominciavano ad accorgersi del suo stato interessante. Chissà,forse pensando che Jared fosse il padre,da tanta malizia che avevano. Era l’ultimo giorno che poteva stare a Roma,dato che il giorno dopo doveva ripartire con la band. E in quel giorno doveva fare l’ecografia che le avrebbe rivelato il sesso del bambino. Era in casa,intenta a leggersi un buon libro,tanto aveva tutta la mattinata libera. Mentre la visita l’avrebbe avuta nel tardo pomeriggio. Stava leggendo la parte più interessante,quella in cui si scopriva chi c’era dietro a un paio di omicidi,ma il campanello la distrasse dalla lettura,facendo abbaiare il suo cane. Si tolse gli occhiali da lettura e lasciò il libro sul divano,aperto sulle pagine che stava leggendo. Poi,ancora infastidita da tale disturbo, raggiunse il citofono.

-“Chi è?” chiese con un tono innervosito. Non ricevette nessuna risposta,così aprì la porta,e ciò che trovò davanti al cancello la lasciò senza fiato.

-“Sorpresa!” esclamarono i tre uomini all’unisono. Lei aprì il cancello emozionata,e li lasciò entrare in casa sua.

-“Come facevate a sapere dove abitavo?” domandò,curiosa.

-“Emma,con lei niente è impossibile,dovresti saperlo.” Disse Shannon con tono ovvio.

-“Hai ragione,avrei dovuto pensarci prima. Ma che ci fate qui?” chiese,mentre gettava le braccia al collo del Leto maggiore. A rispondere stavolta fu Tomo.

-“Volevamo passare un giorno con te,nel tuo Paese d’origine.” Gli altri annuirono, mentre le braccia di Alexa andavano a cingerlo. Jared lo considerò per ultimo. In quel mese gli era mancato,perché,nonostante non potessero creare niente tra loro, non voleva dire non provare qualcosa nei suoi confronti. Quando gli occhi di lui incontrarono i suoi fu un tuffo al cuore. Quelli occhi azzurri,così profondi ma allo stesso tempo superficiali,a seconda della luce del sole,le erano mancati più di ogni altra cosa. Grazie a loro,parte del dolore che aveva provato per la perdita di Bryce se n’era andato. E solo ora se ne stava rendendo conto.  Gli andò di fronte,decisa ad abbracciarlo,ma non ci riuscì. Tomo e Shannon,capendo il loro disagio,fecero finta di cominciare una discussione sui loro strumenti,ignorando gli altri due. Così,Jared, riuscì a trovare quel poco coraggio che gli rimaneva per farsi avanti,e stringerla a sé. Senza che lei se ne accorgesse avvicinò lentamente il volto ai suoi capelli, ormai allungati,inebriandosi del suo profumo. Cavolo se le era mancata! Ora che poteva tenerla stretta a sé si stava accorgendo di quanto le volesse bene. Ma era solo affetto quello che provava?  O era qualcosa di più? Queste domande se le stava ponendo anche lei.

-“Mi sei mancato.” Gli sussurrò,con il capo ancora posato contro il suo petto. Le braccia di lui allentarono la presa dai suoi fianchi,per scostarla appena da sé. Jared non seppe cosa rispondere,o meglio,non volle,per paura di ricaderci e lei parve delusa dalla sua indifferenza. Poi la guardò e le fece fare una giravolta.

-“Ma che bel pancione!” esclamò,richiamando anche l’attenzione degli altri due. La ragazza arrossì visibilmente sotto i loro sguardi inteneriti.

-“Sembra che ho ingoiato un cocomero intero.” Si lamentò lei,portando una mano ad accarezzare la pancia.

-“Ma alla fine è maschio o femmina?” domandò Tomo. Rise, ricordandosi la prima volta che le fece quella domanda,ovvero appena gli disse di essere incinta.

-“Oh!” esclamò,sbattendosi una mano sulla fronte. Con il loro arrivo stava per dimenticarsene. “Oggi pomeriggio ho un ecografia che mi rivelerà il sesso.” Si scoprì molto emozionata. Così avrebbe potuto cominciare a pensare ad un nome,dato che ancora non aveva idea di come chiamarlo.

-“Possiamo accompagnarti!?” propose Shannon.

-“Oh,se ci tenete,potete venire. Mi farebbe molto piacere. Però,non potete entrare tutti e tre,semmai uno solo.” Li guardò,uno per uno.

-“Io passo,non vorrei che mi venissero strane idee su me e Vicky.” Commentò il chitarrista, facendoli sorridere. “Scegli te,dai.” Aggiunse.

-“Uhm…” il suo sguardo vagava ininterrottamente tra i due fratelli,il suo cuore le diceva un nome sin troppo conosciuto,le sarebbe piaciuto averlo accanto in quel momento,ma preferì ascoltare la mente,quella volta. “Shannon,per il semplice motivo che è il più vecchio di tutti e rischia di non avere mai figli.” Disse la prima scusa che le venne in mente,ed era alquanto banale.

-“Che figata! Assisterò ad un ecografia!” quasi lo urlò,prima di prenderla letteralmente in braccio.

-“Attento! Mettimi subito giù,fai male al bambino!” disse divertita,dandogli delle pacche sulle spalle. Jared la guardò frustrato,forse sperava che lei scegliesse lui. Ma in parte si aspettava quella decisione,sapeva che non voleva dare a vedere che lei tenesse a Jared più di quanto le era consentito. “Ma ditemi un po’…” cominciò “Emma dove l’avete lasciata?”

-“Oh,è in un centro benessere qui a Roma. Ha detto che voleva rilassarsi al massimo l’ultimo giorno di pausa, così ci ha lasciati soli.” Rispose Tomo.

-“Deve essere difficilissimo per voi vivere senza colei che pensa al posto vostro,visto che talvolta voi non ne siete in grado.” Li fece una linguaccia,guadagnandosi tre occhiatacce. “Rimanete a pranzo qui?”

-“Era proprio quello che speravamo.” Jared sorrise rincuorato.

-“Ok,spero solo che vi vadano bene le uova e i piselli. Mi dispiace ma oggi il mio frigo non è molto assortito.” Il batterista e Tomo annuirono. A loro bastava mangiare.

-“Ehm…io,sono vegano. Ricordi?” s’intromise il cantante.

-“Si,certo che lo ricordo. Vorrà dire che ti devi accontentare dei piselli e del pane.”

-“Ah,va bene. Ce l’hai la frutta?”

-“Si,certo che ce l’ho!” disse lei,spazientita.

-“Allora io sono decisamente a posto.”

-“Stai scherzando spero! Io non dicevo sul serio,non ti lascerei mai mangiare solo piselli e pane. Andiamo a fare la spesa,su!” sbottò lei,incredula,afferrando un giacchetto leggero e le chiavi di casa.

-“Lascia stare,vado io. Tanto so cosa mangia.” Si offrì suo fratello,togliendole le chiavi di mano. Non le diede nemmeno il tempo di replicare che uscì di casa. Jared e Tomo,vedendo la sua espressione stralunata, risposero con una scrollata di spalle. Il pomeriggio non tardò ad arrivare,così fu il tempo di prepararsi alla nuova scoperta, che sarebbe giunta di lì a poco. Andarono con la macchina di Alexa per non dare troppo nell’occhio. Una volta giunti a destinazione,rimasero in attesa,seduti sulle sedie del corridoio.

-“Vado a prendere un caffè.” Annunciò il suo accompagnatore.

-“Shan,ma se mi chiama ora?” sbuffò lei.

-“Figurati. Comunque se dovesse accadere fai entrare mio fratello.” lo disse con talmente tanta disinvoltura che le fece pensare che aveva già stabilito tutto. Ah! Quella gliel’avrebbe fatta pagare. Così se ne andò con un sorriso malizioso sulla sua faccia da improvviso deficiente. Jared rimase stupito del comportamento di Shannon tanto quanto Alexa. Il destino volle che la ginecologa,fortunatamente le era toccata una donna,la chiamasse proprio in quel momento. Guardò i due uomini al suo fianco, smarrita. Il cantante si alzò deciso,mantenendo un espressione seria e corrucciata. Vedendo l’agitazione della giovane la prese per mano,cercando di trasmettergli coraggio,sforzandosi di farle un sorriso. Quando entrarono nella stanza,la dottoressa la fece sdraiare sul lettino,mentre chiedeva le informazioni basilari. Ovviamente Jared non capì una singola parola di quella conversazione in italiano. Stava in silenzio,al fianco della ragazza,mentre continuava a tenerle una mano. La dottoressa, una volta che le fece tirare su la maglia, sparse la sostanza gelatinosa sul suo ventre,al contatto freddo,rabbrividì. Poi con l’oggetto apposito cominciò a premerle lievemente sulla pancia,spostandolo in qua e là. Dopo qualche attimo di silenzio la ginecologa trasse un profondo respiro.

-“Pronti per il verdetto?” chiese,sorridendo. Entrambi annuirono,Jared si ritrovò improvvisamente molto coinvolto da quella situazione. “Siete i genitori di un bel maschietto!”. A quelle parole Alexa scoppiò in un pianto di gioia,mentre Jared era ancora scosso dalla frase pronunciata dalla dottoressa. “Siete i genitori…” quelle parole gli rimbombavano nella testa,facendogliela girare leggermente. Sapeva di non essere il padre,ma si sentiva emozionato nel sentirsi nominare tale,cosa che lo lasciò non poco stupefatto.

-“Non è lui il padre.” Jared fu portato alla realtà da quelle parole appena sussurrate.  La dottoressa si limitò a guardarlo,evitando qualsiasi tipo di commento,intuendo che era un argomento personale,nel quale era meglio non intromettersi.  “Allora,possiamo andare?”

-“Certo.” Disse porgendole della carta per pulirsi la pancia.  Alexa si pulì velocemente, cercando di togliere quella sostanza appiccicosa anche dal bordo dei pantaloni. Una volta che ebbe finito,ringraziò cortesemente la donna e uscirono.

-“Allora?” domandò Shannon entusiasta,mentre Tomo si sporgeva verso di loro, senza vergognarsi della sua curiosità.

-“È un maschio!” esclamò lei,mentre gli occhi dei due uomini le sorridevano felici.

-“Che nome gli darai?” chiese il chitarrista,pensoso.

-“Non credo lo sappia.” Sbuffò Jared,divertito. “Ho ragione?” . La ragazza si voltò verso di lui per fargli una linguaccia,al che lui rispose nello stesso modo. Sembravano due bambini.

-“Devo ancora pensarci,effettivamente.” Rispose,tornando a prestare attenzione agli altri due. Tornando a casa rifletterono tutti e quattro su un possibile nome. Ma non giunsero ad una conclusione. Una volta che furono arrivati in casa,le venne in mente un nome che aveva sempre amato,quel nome che apparteneva al suo migliore amico di infanzia,morto in un incidente con i suoi genitori a soli nove anni. Quella perdita l’aveva cambiata,quasi la costrinse a pensare diversamente,a riflettere sulla vita e su ciò che essa comportava in base alle scelte personali,si ritrovò con una maturità inappropriata alla sua età. Gli uomini,che la videro riflettere,le chiesero se avesse trovato il nome adatto.

-“Forse…” rimase sul misterioso,giusto per divertirsi un po’.

-“Non vorrai per caso chiamarlo come il tuo cane!?” quella fu la frase intelligentissima con la quale se ne uscì Shannon,facendoli ridere.

-“No,tranquillo,non sono ancora così stupida.” Replicò.

-“Allora si può sapere qual è il nome che gli vuoi dare a questo povero bambino?” sbottò Jared,rischiando di spazientirsi.

-“Se proprio volete saperlo…Voglio chiamarlo Joseph.” Gli altri ricominciarono a ridere sommessamente,senza riuscire a smettere,l’unico che rimase un po’ più composto fu il cantante,che si limitava a tenere un sopracciglio inarcato.

-“Cosa c’è da ridere?” sbottò,sentendosi ,in qualche modo, ferita.

-“Stai scherzando,vero?” chiese Tomo,ricomponendosi.

-“No,perché dovrei scherzare? Cos’ha questo nome che non va?”

-“Non lo sai? Mio fratello non te l’ha detto?” insistette il batterista circospetto.

-“No,cos’avrebbe dovuto dirmi?” sbottò,prima di guardare Jared con sguardo interrogativo e incrociando le braccia al petto. Lui scrollò le spalle.

-“Non vedo il motivo per cui gliel’avrei dovuto dire.” replicò secco. Quel suo comportamento lasciò tutti allibiti. Cosa diamine gli prendeva ora?

-“Te lo dico io,tanto lui non sembra voler collaborare al momento. Ecco,lui si chiama Jared Joseph Leto. È per questo che ridevamo,per la coincidenza. Anche io ho un secondo nome,Christopher. Ma non abbiamo niente in contrario a quel nome.”

-“Anche te hai un secondo nome?” chiese,rivolta a Tomo.

-“No,io mi chiamo semplicemente Tomislav,e basta.” Sorrise divertito. “Te,invece?”

-“Io mi chiamo Alexa Delfina.” Ammise,acquisendo un colorito più vivace all’altezza delle guance.

-“Beh,è un nome alquanto originale.” Ribadì il chitarrista. “Non devi vergognartene.” Lei gli sorrise con gratitudine. Quell’uomo sapeva sempre trovare le parole giuste per cancellare il suo imbarazzo.

-“Vuoi chiamarlo davvero Joseph?” sentire la voce di Jared,nuovamente coinvolta nella conversazione,li colse alla sprovvista. Alexa alzò lo sguardo per posarlo su di lui.

-“Si,in memoria di un mio amico.” Disse decisa e felice di aver trovato finalmente un nome per suo figlio. Come se non bastasse,al solo pensiero che il suo bambino avrebbe portato il secondo nome dell’uomo che,ormai era inutile nasconderlo, amava, la emozionava più del lecito. In seguito li chiese se si sarebbero fermati lì anche per la cena,ma le dissero che dovevano andare in un albergo prenotato lì vicino,dove Emma li aspettava . La ragazza si limitò ad annuire comprensiva.

-“Allora noi andiamo. Ti passiamo a prendere domattina. D’accordo?” a parlare fu Jared,ancora sulla soglia della porta,mentre li altri l’avevano già salutata ed erano usciti.

-“Va benissimo,mi farò trovare pronta fuori di casa. A che ora avete intenzione di passare?”

-“Credo verso le dieci,se ci fossero degli imprevisti ti facciamo sapere tramite cellulare.” Poi le diede un bacio sulla guancia,a mò di saluto. Anche se,dentro di se, stava avvenendo una lotta interiore,in quanto il vero obiettivo delle sue labbra fosse la bocca della ragazza. Ma non poteva fare ciò che l’istinto gli suggeriva,perché altrimenti avrebbe mandato all’aria i due mesi nel quale si era tanto impegnato a resisterle. Nel frattempo,Alexa,al contatto delle sue labbra sulla pelle,perse la cognizione di ogni cosa,come se la sua mente le stesse andando in fumo.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: IS IT A GOODBYE? ***


I am here!!! Stavolta sono riuscita a postare prima,oh yeah! Ultimamente,causa sagra di paese,non ho molto tempo per scrivere,dato che di solito scrivo la sera dopo cena,xD... E come se non bastasse,domenica parto per due settimane,quindi penso proprio che non posterò altri capitoli fino all'ultima settimana di Agosto...Ma non si sa mai eh! Come al solito il mio grazie va a vale_mars,e a tutti coloro che continuano a leggere le mie pazzie,xD... Vi lascio al capitolo!...

BUONA LETTURAAAAAAAAAAAAAAA!! RECENSITE,PLEASE??!! *_* HO BISOGNO DI CRITICHE *fa gli occhioni dolci e il labbro tremante* ....KUSSEN,ALICE...

CAPITOLO 12:

                          "IS IT A GOODBYE?"

Il giorno successivo si alzò con una strana sensazione addosso. Si sentiva preoccupata e in ansia,senza trovarne un motivo. Fece colazione di malavoglia,come se lo stomaco le si fosse improvvisamente chiuso con violenza. Quella sensazione di malessere la tormentò per tutto il tempo. Erano appena passate le nove,quando ricevette una chiamata da un numero sconosciuto. Il telefono stava squillando insistentemente,e la ragazza lo afferrò per rispondere.

-“Pronto?” sussurrò,sentendosi pervadere dall’angoscia. Non riusciva a capire cosa le stava succedendo.

-“È lei la signora Boscarelli?” domandò la voce dall’altra parte del cellulare.

-“Si,sono io. Perché?” la paura cominciava a farsi strada sempre più velocemente dentro di lei. Sentiva lo stomaco contorcersi,mentre il cuore prese a batterle freneticamente, mandandola in confusione più di quanto già lo era.

-“C’è stato un incidente,la sua amica ha subito gravi lesioni alla testa. Ora è in coma farmaceutico. Appena l’abbiamo soccorsa ci ha detto di chiamarvi.”

-“V…vengo. Arrivo subito.” Riattaccò in preda al terrore. La voce era tremante,e anticipava una vera e propria crisi di pianto. Quella notizia la sconvolse,a tal punto da farle sembrare che il tempo perdesse la sua consistenza,lasciandola sola,immobile. Come se ogni cosa non avesse più senso. Lacrime salate le invasero gli occhi,fino a riversarsi lentamente lungo le sue guance arrossate. Non poteva permettersi di perdere la sua unica ragione di vita. No,non lo avrebbe accettato. Non doveva succedere,non a Maika. Provò un lieve senso di colpa,se l’avesse persa non si sarebbe perdonata gli ultimi mesi passati lontani da lei. Ancora scossa,prese la macchina per raggiungerla all’ospedale, dimenticandosi di tutto e di tutti,compreso il fatto che di lì a un’ora sarebbe dovuta ripartire per il tour con il gruppo. Una volta arrivata a destinazione,si precipitò al bancone principale,con il volto struccato e sconvolto dalle lacrime.

-“Dove si trova?” chiese,solo dopo,quando la donna la guardò stranita,si rese conto di non aver detto il nome,né nient’altro. “Scusi,volevo sapere dove si trova Maika Weiss.” Si corresse,aggiungendovi anche quel poco di educazione che le era rimasta dallo strazio. La donna fece una breve ricerca sul computer,per poi porgere nuovamente l’attenzione su Alexa.

-“Si trova al secondo piano,nel primo reparto presente alla tua destra,nella stanza sessantatre.” La informò guardandola dal di sopra dei suoi occhiali. La ragazza non aspettò altro,e si diresse ,quasi di corsa,dalla sua amica. Quando entrò nella stanza, c’era un infermiera intenta a scrivere su di una cartelletta,mentre osservava il monitor posto al fianco del letto. Si accorse della nuova arrivata e le lanciò un sorriso stanco prima di lasciarle sole. Alexa si mise sulla sedia posta di fianco all’altra ragazza,per poi cingerle una mano tra le sue,carezzandole debolmente il dorso con il pollice. Vederla lì,stesa su quel letto,immobile e con gli occhi chiusi,la faceva sembrare inerme ed indifesa. Desiderava più di ogni altra cosa poter vedere le sue palpebre alzarsi lentamente,fino a mostrare i suoi occhi verdi con qualche sfumatura dorata,in contrasto con il carnato olivastro della sua pelle. Una lacrima le cadde involontariamente sulla mano dell’amica,e le sembrò di scorgere un minimo movimento delle dita,ma,vedendo che non accadde più niente,si ricredette, convincendosi che si era trattato sicuramente di una sua impressione. Incapace di parlarle invano,posò la testa vicino al suo corpo,socchiudendo per un attimo gli occhi. Non si rese conto di quanto tempo passò prima che si riprendesse un po’. Lo squillare del cellulare la distrasse da quella lotta interiore. Rispose con voce stanca,come se a parlare fosse la sua bocca senza che lei ne fosse consapevole.

-“Ehi,ma dove sei?” domandò la voce di…Jared? Se ne era completamente dimenticata,e solo in quel momento si accorse che non sarebbe potuta partire con loro.

-“Sono all’ospedale.” Il suo tono aveva un che di automatico.

-“All’ospedale? È successo qualcosa?” Jared si allarmò alla notizia,e non poco. Sentire la sua voce le faceva quasi da cura a quel dolore insopportabile causato dalla paura di perdere Maika.

-“La mia amica ha subito un trauma cranico,è in coma.” Biascicò le parole controvoglia, dirlo ad alta voce era come renderlo ufficiale,mentre lei sperava solo di trovarsi in un brutto incubo dal quale si sarebbe risvegliata di lì a poco.

-“Veniamo subito da te,rimandiamo la partenza.” Non le diede tempo di controbattere che quello le riattaccò. E,mentre il cantante informava gli altri di ciò che era accaduto, lei ritornò ad osservare il volto della sua “sorella”,anche in quella circostanza animato da una sorta di sorriso. Forse voleva dire che stava bene,o almeno quello era ciò che sperava. Un leggero spostamento d’aria alle sue spalle la costrinse a girarsi.

-“Devo visitarla,può aspettare fuori.” la voce dura del dottore la indusse ad ascoltarlo senza replicare,nonostante la sua volontà di lasciarla lì era pari a zero. Uscì, cominciando a fare avanti e indietro lungo il corridoio. Dopo qualche minuto l’uomo la raggiunse,chiudendo lentamente la porta.

-“Allora?” domandò impaziente lei,risultando sgarbata.

-“La sua amica ha subito un grave trauma cranico.” Niente di nuovo.

-“Si,quello lo so. Ma,si riprenderà,vero?” mentre faceva quella domanda intravide Jared spuntare dietro l’angolo,con gli altri al seguito. Avevano tutti un espressione grave. Il dottore la fissò negli occhi,mantenendo lo sguardo serio e professionale.

-“Mi dispiace,ma in casi come questo,la percentuale che riesca a risvegliarsi è bassissima.” La sua voce risuonava distaccata e tranquilla. Come se perdere una paziente fosse una cosa talmente comune da non toccarlo più. Poi se ne andò. Nel frattempo Shannon era seduto, impegnato in una conversazione con Tomo ed Emma, anche se le parve più una messa in scena. Il cantante le si avvicinò,quasi cautamente, come se avesse paura di turbarla. Lei non aveva ancora mosso un passo da dove era, ma quando lui le fu abbastanza vicino, lo cinse in un abbraccio pieno di sofferenza. Gli pianse addosso tutta la sua rabbia,cominciando a tirargli leggeri pugni sul petto,sfogandosi. Poi si fermò,allibita.

-“S…scusa.” Balbettò,senza osare ad alzare lo sguardo sul suo viso.

-“Tranquilla,non mi hai fatto niente. Ti capisco.” Aggiunse poi,stringendola a sé. Non volle dirgli della situazione della sua amica,non voleva riversare la sua pena anche su di loro. Poi,insieme,raggiunsero gli altri,interrompendone la discussione.

-“Ci dispiace molto.” sussurrò Emma,sincera come non mai. In risposta lei annuì con un cenno appena percettibile del capo,per dimostrare la sua gratitudine.

-“Abbiamo rimandato la partenza a domani.” Annunciò Tomo, osservando bene la reazione della ragazza.

-“Io…non posso. Non ci riesco.” Sibilò,nascondendo gli occhi dietro le mani. Jared la voltò verso di se,afferrandole i polsi,per toglierle le mani dalla faccia e riporgliele lungo i fianchi. Con tatto,gli altri fecero finta di guardare altrove. Aveva l’intuizione che sospettassero qualcosa tra lei e l’uomo che le stava tenendo il mento tra l’indice e il pollice.

-“Cosa vorresti dire?” sbraitò,a bassa voce ,lui.

-“Voglio dire che non posso,non voglio lasciarla qui da sola. Mi dispiace,ma non verrò con voi.” Il suo sguardo rimase fermo sopra la spalla di lui,attento a non incrociare il suo.

-“Non puoi farmi questo.” Le sussurrò a pochi centimetri dal viso. Non si accorse dell’egoismo che trapelava in quella frase,ma lui non voleva perderla,nonostante tutti gli sforzi fatti per porre fine a ciò che,in realtà,non aveva mai avuto inizio.

-“Jared,per favore,non rendere tutto più difficile. Cerca di capirmi. È come se,nel tuo caso,ci fosse tuo fratello su quel letto.” A quella parole allentò la presa sui suoi polsi, fino a lasciarli del tutto andare.

-“Quindi stai chiedendo il licenziamento?” Lei annuì,reprimendo con difficoltà le lacrime che le pungevano agli angoli degli occhi.

-“È un addio?” pronunciare quella parola gli costò tutto l’autocontrollo di cui disponeva. A malapena riusciva a mascherare l’angoscia che la sua voce nascondeva.

-“Non prenderlo come un addio. Non mi piacciono. Vedilo come un arrivederci.” Le era difficile credere a ciò che aveva appena detto,ma cercò di convincersene,pur sapendo che non sarebbe stato così. Non quella volta. Lui si sforzò di annuire, prima di darle un casto bacio,sfiorandole appena le labbra. Solo quel breve contatto la mandò fuori di testa per il dolore devastante che sembrava squarciarle il petto,così come stava succedendo a Jared. I loro occhi si incontrarono per l’ultima volta,dopo lui girò lentamente la testa di lato.

-“Per annullare il contratto ti manderò Emma domattina.” Il suo tono si era fatto distaccato. Alexa non seppe più come rispondere,poi lo osservò allontanarsi e sparire infine alla sua vista. Gli altri si alzarono,il primo a raggiungerla fu Shannon,che la abbracciò talmente forte da toglierle il respiro.

-“Credo di aver già capito tutto. Tranquilla,io avrei fatto la stessa cosa.” sciolse lentamente l’abbraccio,per poi seguire le orme del fratello. Subito dopo,anche Tomo le fu accanto,ma quest’ultimo si limitò a posargli una mano sulla spalla,che strinse leggermente,ma quel piccolo gesto significò più di mille parole. Alla fine toccò a Emma,quella donna che tanto adorava e che aveva cercato di capirla prima di tutti. Mentre le loro braccia si incrociavano,sentì una fitta al petto.

-“Sei stata brava. Ci vediamo domani.” Le sussurrò,poi anche lei scomparve dopo la prima curva del corridoio. A parte quest’ultima, probabilmente era l’ultima volta che vedeva i ragazzi. Solo pensarci la faceva stare male,tutte quelle emozioni strazianti in un giorno solo non le erano per niente d’aiuto. Ma lei non si sarebbe fatta abbattere da nulla. Avrebbe lottato fino alla fine. Per Maika. Per Joseph. Per Lui.

La notte rimase all’ospedale,e dormì sulla sedia al fianco del letto. Quando si svegliò Maika era ancora incosciente. I tubicini le sfioravano le guance,mentre la sua fronte era nascosta da una fascia che permetteva alla ferita di coagularsi. I capelli si riversavano sul cuscino,fino a circondarle il volto,quasi dolcemente. Inutile dire che nemmeno quella mattina si svegliò. Il dottore la stava visitando,mentre Alexa era uscita nel corridoio,dove l’aspettava Emma con in mano alcuni fogli da compilare. C’era solo lei,come aveva previsto.

-“Ehi,come stai?” quella fu la prima domanda che fece alla ragazza.

-“Non voglio mentire,quindi te lo dico chiaramente,sto male.”

-“Mi sembra il minimo. Comunque questi sono i moduli per il licenziamento.” La informò prendendo posto su una sedia appoggiata al muro. Alexa li afferrò,e trasse una penna dalla tasca dei jeans,quella penna che aveva appena preso dalla sua borsa prima di uscire dalla stanza. Cominciò a darli un occhiata fugace,poi iniziò a fare delle firme negli spazi appositi.

-“Ne sei sicura? Sei sempre in tempo per cambiare idea.” Le disse Emma,assumendo un espressione contrariata a ciò che stava appena facendo.

-“È inutile,non mi farai cambiare idea.” Sostenne ancora il suo sguardo per qualche frazione di secondo,per poi tornare alla compilazione dei documenti. Quando ebbe finito rese i fogli alla donna e fece per alzarsi. L’altra la imitò,riponendo il contratto all’interno della sua borsa.

-“È stato bello lavorare con te. Ci mancherai.”

-“Anche voi mi mancherete,tanto. Ti prego di dire agli altri che mi dispiace,ma non posso fare altrimenti. Ah! Digli anche che li voglio bene,nessuno escluso.”

-“Certo,lo farò.” Emma si incamminò,lontana da lei. Ma un pensiero improvviso la costrinse a tornare sui suoi passi. “Me ne stavo per dimenticare. Ha detto Jared che ieri non era l’ultima volta che l’avresti visto. Sinceramente non so cosa volesse dire con questo,però forse te ne sai qualcosa.”

-“No,non so cosa intendesse.” Rispose,divenendo sospettosa. “Va beh,si sa che è imprevedibile tanto quanto è vanitoso.” Cercò di sdrammatizzare un po’ la cosa.

-“Si,hai ragione. Probabilmente non lo sapeva neanche lui cosa volesse dire.” Quella fu l’ultima conversazione che si scambiarono,per poi dividersi definitivamente. Da quel momento in poi la sua esperienza si era conclusa del tutto e avrebbe cominciato una nuova vita. Ma era ignara di ciò che sarebbe accaduto di lì a qualche mese.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: DO YOU REALLY LOVE ME? ***


Ciao!!! Hallo!!! Salut!! Hello!!! Eccomi qua,sono tornata dalle vacanze,finalmente,il mare mi era venuto un pò a noia,mi mancava scrivere!!! Lo so,probabilmente mi starete prendendo per matta... Lasciando da parte il mio sproloquiare insensato, arrivano i ringraziamenti,come sempre.... Grazie a vale_mars,che nonostante sia in vacanza,continua a rompersi le scatole recensendomi,xD.... E grazie a voi che leggete anche senza commentare.... Spero che questo capitolo vi piaccia,anche se qualcuno,forse,vorrà uccidermi dopo averlo letto!....

BUONA LETTURA!!! KUSSEN,ALICE!!!! I MIEI OCCHI SONO ANSIOSI DI LEGGERE QUALCHE RECENSIONE IN PIù RISPETTO AL SOLITO *__*

CAPITOLO 13:

                    "DO YOU REALLY LOVE ME?"

Novembre passò velocemente,e con sé si portò via anche la sua migliore amica. Alexa si ritrovò così a chiamare i genitori della ragazza per avvertirli della morte della figlia. Dovette diffondere lei la notizia a tutti quelli che le erano vicini. Quella responsabilità la stancò fino allo sfinimento. Dover informare le persone della morte della persona che le era più cara era più difficile di quanto immaginasse. Quanti giorni passati in ospedale,di fianco a quel maledetto letto,sperando in un suo risveglio. Quanti pianti fatti senza che lei lo percepisse. Quanta sofferenza nel vederla immobile. Fino al giorno in cui smise di vivere,quel giorno in cui la sua esistenza cessò. Era passata più di una settimana da quell’evento,non avevano fatto il funerale in quanto la sua famiglia non era molto credente,quindi si erano limitati al seppellimento nel cimitero. Sulla croce in pietra,Alexa aveva fatto incidere una frase che aveva scoperto da poco,ma sapeva che sarebbe piaciuta molto alla sua amica,così come era piaciuta a lei. La frase era quella che le avevano fatto conoscere i Thirty Seconds To Mars, “Provehito in Altum”. Alla sua morte,le prime persone che avrebbe voluto sentire erano stati loro,ma sapeva che se li avesse chiamati poi non avrebbe sopportato la lontananza,quindi scelse di evitare. In compenso però,la frase incisa sulla lapide se l’era tatuata sulla spalla,con due piccole stelle,una sul lato destro superiore alla scritta con incisa una A,e una sul lato sinistro inferiore alla scritta con incisa una M al suo interno.  Così sarebbero sempre state insieme,qualunque cosa le riservasse il destino. Ogni giorno andava al cimitero,e chiacchierava sulla sua tomba, raccontandogli delle ecografie,ormai era Dicembre e si trovava al sesto mese. Quel giorno si coprì parecchio a causa dell’aria gelida che invadeva Roma. Si diresse al cimitero,e si sedette sul terreno di fronte alla sua tomba,posando delicatamente le dita sulla sua foto. In quel momento le arrivò un messaggio,che interruppe la classica quiete da cimitero,facendo squillare rumorosamente il suo cellulare. Non si rese neanche conto del testo in inglese che esso citava,la sua mente lo tradusse senza farsi troppe domande sul perché era scritto così,e nemmeno su chi gliel’aveva inviato. Ogni volta che si trovava lì,le cose che la circondavano perdevano significato, esisteva solo Maika. L’sms le chiedeva dove si trovava,e senza troppi complimenti lei rispose che era al cimitero. Poi riuscì,finalmente,a dedicarsi alla sua amica, cominciando a raccontarle ciò che aveva fatto nel pomeriggio,per poi perdersi quasi in una confessione.

-“Sai,c’è una cosa che non ti ho detto,e solo ora mi rendo conto di aver sbagliato. Avrei dovuto dirtelo sin dall’inizio,ma avevo paura di un tuo giudizio,nonostante sapessi benissimo che te non saresti mai stata in grado di ferirmi con un giudizio affrettato. Ma me ne sono accorta troppo tardi,provo a rimediare ora,sperando che ovunque tu sia riesca ad ascoltarmi. Beh,ti ricordi del mio lavoro all’estero? Ti dissi che dovevo fare volontariato,ed è vero,ma non ti dissi per chi. Vedi,c’era di mezzo una band americana,i Thirty Seconds To Mars,te li conoscevi sicuramente. Tra una cosa e l’altra,con il passare del tempo,è andata a finire che mi sono innamorata del cantante,Jared. Dovevo riprendere il tour con loro per l’ultimo mese,ma ho rinunciato per starti accanto. Da quel giorno non li ho più visti,e lui mi manca dannatamente.” Lacrime calde le bagnarono le guance,fino a raggiungerle le labbra. Si passò la lingua su di esse,sentendone il sapore salato. Poi se le asciugò con la manica del giacchetto, senza accorgersi di una presenza alle sue spalle. Fino a quando una voce familiare la costrinse a voltarsi.

-“Davvero ti sei innamorata di me?” sussurrò l’uomo,inginocchiandosi accanto a lei e fregandosene se si sarebbe sporcato i pantaloni.

-“Tu…cosa ci fai qui? Come facevi a sapere che…?” era sconvolta,e non si preoccupò di nasconderlo come avrebbe fatto un tempo. La sua voce trapelava di stupore. Lui le afferrò il volto,imprigionandolo tra le sua calde mani.

-“Me lo hai detto te con il messaggio. Io ero andato a cercarti a casa,ma non ti ho trovata così ti ho inviato un sms e mi hai risposto. Mi dispiace.” Aggiunse,girando la testa per indicare la lapide di fronte a loro. “Comunque sono qui perché volevo vederti,dato che ho finito il tour ora sono libero per un bel po’. Ora puoi rispondere alla mia domanda?” incatenò gli occhi ai suoi,impedendole di voltarsi.

-“Dove sono gli altri?” rispose,ignorando volutamente la richiesta fatta da lui. A quel punto la lasciò andare,sospirando e socchiudendo gli occhi.

-“Non lo sanno che sono qui.” Rispose,traendo un altro respiro. Poi si alzò da terra, scuotendosi gli abiti,più per abitudine che per altro,e porse una mano alla ragazza per aiutarla ad alzarsi. Lei la afferrò stanca ed incredula che lui fosse lì,davanti a lei. Soprattutto in quella strana circostanza. Non avrebbe mai immaginato di poterlo incontrare al cimitero. Una volta creduto che non l’avrebbe mai più rivisto le suonava alquanto strano.

-“Possiamo andare a casa tua?” le chiese impaziente “Ho così tante cose da dirti.” Mentre lo disse le afferrò dolcemente una mano,mandandola in fibrillazione. Quante volte si erano immaginati quel contatto,quante volte se l’erano sognato.

-“Oh,si certo.” Nel mentre toccò la punta delle proprie dita con le labbra,mimando un bacio,che posò sulla foto dell’amica in segno di saluto. Poi si incamminarono lentamente verso casa,erano entrambi a piedi,data la vicinanza, e per tutto il tragitto a vincere fu il silenzio. Una volta giunti a destinazione,lei lo lasciò entrare per poi accomodarsi sui divani della sala. A cominciare una conversazione fu lei, radunando tutto il coraggio che possedeva e che era rimasto accantonato per molto.

-“Allora,com’è andato l’ultimo mese di tour?”

-“Diciamo che è andato piuttosto bene,come saprai eravamo in Francia,escluso un concerto in Lituania ed uno in Polonia. Poi io amo la France,quindi… te cosa hai fatto in questo mese?” ricambiò la domanda,pur sapendo in parte la risposta.

-“Cosa vuoi che abbia fatto!?” esclamò sconsolata “Sono stata fissa in ospedale,e una settimana fa lei è morta.” Lui fu tentato di accarezzarle una guancia per confortarla,ma si fermò prima ancora di mettere in moto il pensiero. Poi,per distrarsi, si guardò intorno.

-“Quel cane è il suo?” domandò ,notando un animale in più.

-“Si,era il suo. Si chiama Terry. È l’unica cosa sua che mi è rimasta. Comunque come mai gli altri non sanno che sei qui? Cosa gli hai detto?” lo riempì di domande.

-“Non avevo voglia di perdere del tempo ad informarli. È stata una decisione improvvisa e sono venuto subito. Se ne avessi parlato con loro chissà quanto avrei dovuto aspettare per poterti vedere.”

-“Un giorno in più o un giorno in meno…” ribadì lei.

-“No,un giorno in più sarebbe stato straziante. Mi sono davvero rotto di starti lontano.” Quella frase appena pronunciata le fece tremare le gambe,e dovette riprendersi tutto l’autocontrollo esistente in lei per placare il tremore. “Ed ora,se non ti dispiace vorrei ricevere una risposta alla domanda che ti ho fatto al cimitero.” Insistette. Lei abbassò lo sguardo,congiungendo le mani sopra il suo pancione.

-“Quale domanda?” chiese con fare ingenuo,sperando ardentemente che lui si arrendesse. Ma,ovviamente,lui non si sarebbe mai arreso.

-“Davvero ti sei innamorata di me?” automaticamente portò una mano dietro il suo collo,per avvicinare il volto al suo. I loro sguardi,costretti tante volte ad ignorarsi, dovettero incontrarsi,come se li fosse stato ordinato. I respiri potevano mescolarsi tra loro,divenendo una cosa sola. Jared, sempre più ansioso di ottenere una risposta, la incitò a parlare con un debole cenno della mano,mentre con l’altra manteneva una presa ferrea sul suo volto,quasi intimorito di vederla sfumare come se fosse stata solo un sogno.

-“Si…” quel monosillabo le sfiorò le labbra,formando una parola appena udibile. Quest’ultima fu subito sostituita dai loro respiri affannati,mentre un bacio stava avendo la meglio su tutta quella tensione. Quando si separarono,con estrema lentezza, Alexa,al solito,non riuscì a tenere la bocca chiusa.

-“E questo cosa significa?” chiese,stranamente felice,e spossata al tempo stesso.

-“Significa che anche io ti amo. Mi ci è voluto parecchio tempo per capirlo,ma finalmente ho compreso che la vita senza te è più buia. Non mi interessa se sei incinta, sinceramente non me ne frega niente. Voglio aiutarti,voglio starti vicino in questi ultimi mesi di gravidanza e nel resto della tua vita. Voglio fare da padre a questo bambino.” Si fermò per posare una mano sulla sua pancia con dolcezza “Anche se non è mio lo tratterò come se lo fosse. So cosa vuol dire non avere una figura paterna al proprio fianco,e non voglio che a tuo figlio succeda la stessa cosa. Noi ci amiamo,è questo che conta. Sono sicuro che insieme saremo dei bravi genitori.”

-“Te non sai quello che dici,Jared.” Lo interruppe bruscamente,nonostante amasse quell’uomo sempre di più,secondo dopo secondo. “Avere un figlio è una grandissima responsabilità,e tu non sei pronto. Hai una band,con la quale giri il mondo. Sai cosa significa questo? Vuol dire che sarai poco presente nella nostra vita.”

-“Meglio poco presente,che per niente. Non trovi? E poi non tutti gli anni siamo in tour,questa è stata una circostanza esclusiva. Quindi,a meno che tu non abbia altre buone scuse per rifiutarmi,questa cosa si può fare!” l’ultima frase la esclamò entusiasta. Vederlo così felice le faceva perdere un battito dopo l’altro,e non voleva certo essere lei a ridurre in frantumi la sua gioia.

-“Forse hai ragione te.” Sussurrò,prima di baciarlo lentamente. Non si era mai concessa a tanto con lui,o meglio,non aveva mai preso l’iniziativa,e farlo la rendeva libera. Libera di poter vivere quell’amore così fresco e folle.

-“Forse?” le chiese,senza scostarsi da lei,per poi mordergli delicatamente il labbro inferiore. Quel contatto le fece quasi rischiare un infarto. “Fino a che non ammetti che ho ragione io,senza i forse e i ma,allora smetto di torturarti.” Fu un sussurro destinato al suo collo,che precedeva la pressione della sua bocca appena sotto il mento. Dischiuse le labbra,permettendo al suo respiro di toccarle la pelle delicata.

-“Mai,non lo dirò mai…” riuscì a replicare lei,con quella poca voce che le era rimasta. Poi il respiro le divenne affannato,sentendo i suoi denti chiudersi sulla mandibola,senza farle male. D’istinto lasciò ricadere la testa all’indietro,ma quello fu un grave errore. Infatti quel gesto permise a Jared di esplorare lentamente il suo collo, centimetro per centimetro,mandandola in una confusione dalla quale non sapeva se si sarebbe ripresa. Era una vera e propria tortura quella. Infine sentì la barba solleticarle il volto,al che si ritrasse appena, trattenendo a stento una risata.

-“Credo che mi ci vorrà più tempo del previsto per fartelo dire.” constatò Jared, per poi allontanarsi da lei. “Sai,penso che i cani abbiano bisogno di uscire un po’.”  aggiunse,sorprendendo Alexa,che aveva cominciato a prendere gusto nella sua speciale tortura.

-“Hai ragione.” affermò lei,seguendo il suo sguardo che la conduceva proprio dove i cuccioli scodinzolavano,puntando i guinzagli. Jared si voltò compiaciuto, incrociando le braccia al petto soddisfatto.

-“L’hai detto!” esclamò,saltando in piedi e perdendo ogni tipo di compostezza che aveva adottato.

-“Brutto… Mi hai ingannato,non vale!” ribadì.

-“Si che vale! Io avevo detto che te lo avrei fatto dire,ma non avevo specificato la circostanza. Quindi vale!”

-“No che non vale!” insistette,sbattendo un piede per terra.

-“E invece si! Discussione chiusa,ho vinto io,punto!”

-“Io porto fuori i cani!” annunciò,deviando il discorso precedente. “Te,sarà meglio se chiami tuo fratello,altrimenti gli prenderà un colpo,a meno che non sia già successo.” Lui si colpì la fronte con una mano,ricordandosi improvvisamente di avere un fratello dall’altra parte del mondo che si chiedeva che fine avesse mai fatto lui. Prese il suo Black – Berry dalla tasca dei pantaloni e controllò il display. Come si aspettava aveva circa una decina di chiamate perse,cinque di Shannon,tre di Emma e due di Tomo. Alexa,accorgendosi dell’espressione del cantante, sorrise divertita.

-“Dammi il tempo di richiamare tutti e ti accompagno.” Neanche il tempo di finire la frase che si portò il cellulare all’orecchio,in attesa di qualunque cosa. Dopo nemmeno tre squilli suo fratello rispose.

-“Imbecille che non sei altro!” fu la prima cosa che udì “Cretino! Deficiente! Cosa diamine ti è saltato in mente eh?! Vuoi rischiare di farci morire dalla preoccupazione?!” sbraitò il maggiore,più infuriato che mai per l’irresponsabilità del fratello. “Dove sei?” aggiunse poi,riassumendo un tono di voce più pacato.

-“Mi merito tutti quei bellissimi aggettivi!” disse sorridendo “Comunque non vi ho avvertiti perché altrimenti sareste voluti venire anche voi,probabilmente,e avrei dovuto aspettare ancora.”

-“Aspettare per cosa,emerito imbecille???!!” la calma appena riacquisita fece presto ad abbandonare Shannon, così come era arrivata se n’era andata.

-“Per venire a Roma!” disse con tono ovvio Jared, come se tutti dovessero aspettarselo.

-“A Roma? A fare cosa??Ah,capito!”

-“Davvero?” domandò il minore.

-“Si si,sei andato da Alexa. Beh,c’era da aspettarselo! Però potevi avvertirci,ci hai fatto spaventare. Sei fortunato che non ho chiamato mamma! Ci penso io con Emma e Tomo,li tranquillizzo io. Anzi,quasi quasi prepariamo le valige e veniamo anche noi…” Non gli fece finire la frase.

-“No!” esclamò secco.

-“Oh,qui c’è lo zampino dell’amore,vero?” Quando Shan faceva così lo irritava a morte.

-“Non mi sembrano cose da dire per telefono. Quindi… ciao fratellone! Ci sentiamo! Tranquillo torno presto a casa!” gli riattaccò in faccia,ridendo. La ragazza,che era rimasta in silenzio ad osservarlo, cominciò a ridere,accompagnando Jared in quel canto ilare. “Risolto tutto! Portiamo fuori questi poveri cuccioli!”

Nello stesso momento,a Los Angeles, Shannon era intento a parlare con Tomo ed Emma.

-“Mi ha chiamato mio fratello!” annunciò,raggiungendoli nella cucina della sua casa.

-“Quella testa di…” cominciò Emma,ma fu prontamente interrotta da Tomo,che con un cenno della mano le impedì di pronunciare quella parola sottintesa.

-“Cos’ha detto?” domandò il chitarrista, risultando preoccupato,con il tono di voce che non nascondeva un incrinatura di nervosismo. Cosa insolita per uno come lui.

-“È a Roma. Non ci ha avvertiti perché ha detto che avrebbe dovuto aspettare troppo,convinto che noi saremmo voluti andare con lui.”

-“E infatti sarebbe stato così.” Replicò la loro assistente,tornando la donna tranquilla di sempre.

-“Si,ma avrebbe potuto rispondere al telefono,o almeno avvertirci con un messaggio,o quant’altro!” esclamò Tomo.

-“Hai ragione,ma si sa com’è fatto mio fratello. È testardo,e quando si mette in testa una cosa la fa,senza pensare alle conseguenze.” Gli altri due annuirono comprensivi.

-“Alla fine l’amore trionfa sempre.” Aggiunse poi Emma. “Lo sapevo che non avrebbe resistito. Si vedeva lontano un miglio che lei gli piaceva veramente. Ora manchi solo te Shannon!” Il nominato alzò le mani,come per difendersi da quella parole.

-“Per ora la vita da uomo single mi piace.”

-“Amico,capisco,ma hai quarantuno anni. Non hai mai pensato a farti una famiglia?” gli chiese Tomo,posandogli una mano sulla spalla.

-“Uhm,sinceramente no. Abbiamo la band,ho tutte le donne che voglio,per ora mi basta!” In tutto quel trambusto,Emma,ormai sconsolata,se ne andò divertita, mentre una frase si faceva spazio nei suoi pensieri: “Sempre i soliti”. E,forse, non sarebbero cambiati mai. Ma,in fondo,la gente li amava così com’erano. Ed è inutile dire che erano unici.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: TIME IT'S NEAR ***


Buongiorno! Buonpomeriggio o Buonasera!! A seconda di quando leggerete queste mie parole senza senso,u.U... Lo so,di solito ci metto di più a postare,ma oggi ho finito di scrivere anche il sedicesimo capitolo e mi sento molto positiva,quindi posto già ora il quattordicesimo,xD... Inutile dire che ringrazio tutti voi,soprattutto vale_mars! D'ora in poi dovrò essere un pò più originale nei ringraziamenti,altrimenti vi annoierete con le stesse frasi... Ok,anche stavolta ho sproloquiato abbastanza!... 

BUONA LETTURA!! KUSSEN,ALICE... RECENSITE??? NON VI MANGIO EH,NON HO FAME!! *_*

CAPITOLO 14:

                        "TIME IT'S VERY NEAR"

Erano già passati tre mesi dal giorno in cui Jared ed Alexa si erano dichiarati a vicenda. In quel lungo periodo lei si era trasferita a Los Angeles,e per non destare sospetti nei giornalisti,paparazzi,e tutto questo genere di cose,si era affittata un piccolo appartamento in centro,nonostante Jared avesse cercato più volte di convincerla ad andare a vivere con lui e Shannon. La band ora era a riposo, fortunatamente,ma continuavano a frequentarsi con Tomo ed Emma che erano parte integrante della famiglia. Quella sera di Marzo la ragazza avrebbe finalmente avuto l’occasione di conoscere Vicky e Constance. Avevano organizzato una cena a casa dei fratelli Leto,a cui avrebbero partecipato tutti,compresa Emma. Alexa era molto emozionata,sia positivamente che negativamente. Non vedeva l’ora di conoscere Vicky,che a sentirne parlare dagli altri sembrava proprio una brava ragazza, e Constance,donna che lei ammirava molto per la sua pazienza con i figli. Solo che l’incontro con quest’ultima la spaventava a morte. La madre di Jared sapeva che quella sera avrebbe conosciuto la sua fidanzata,e sapeva che era in uno stato particolare,ma non sapeva in cosa consistesse la sua particolarità. Quindi aveva paura di non essere accettata,come al solito. Questi pensieri l’accompagnarono fino all’arrivo nella dimora dei Leto. Ad aprirle la porta fu Shannon,che appena la vide le fece un enorme sorriso e la accolse in casa con il suo solito calore.

-“Shannon!” la voce di Jared proruppe nell’atrio,proveniente dalla cucina. “Chi è arrivato?” L’interpellato e lei lo raggiunsero a passo svelto. Quando il cantante si accorse della nuova presenza alzò lo sguardo da ciò che stava facendo,ovvero affettare i pomodori,e lo posò sulla ragazza. Si trattò di qualche secondo,il tempo di posare il coltello e pulirsi le mani in uno strofinaccio,prima che i due si baciassero.

-“Ehm,non per dirvi,ma ci sono anche io qui!” replicò il maggiore,fingendosi disgustato.

-“Ne vuoi uno anche te?” gli domandò il cantante,ammiccando teatralmente.

-“Come non detto. Io mi defilo in camera a cambiarmi.” Sbuffò il batterista. La coppia lo guardò allontanarsi,per poi imboccare le scale che lo avrebbe portato ai piani superiori.

-“Sono arrivata prima per darvi una mano,e credo che ve ne serva parecchia.” Disse Ale,girandosi a guardare il cibo posto sopra il tavolo secondario.

-“Lo sai già che puoi venire quando vuoi,fosse per me vivresti qui…Ok,come non detto.” Aggiunse,vedendo l’espressione di lei cambiare. “Comunque un po’ di aiuto non ci farebbe male.” Ammise,sorridendole.

-“Cosa stavi cercando di preparare?”

-“Una specie di insalata mista,come contorno.” Rispose,aggrottando le sopracciglia.

-“E quale sarebbe il menù previsto per la serata?”

-“Allora,come primo piatto ho pensato agli spaghetti al pomodoro. Voglio metterci un che di italiano nella cena,in tuo onore.” La guardò negli occhi,cercando di intuire la sua reazione,e ,quando la vide sorridere con dolcezza ,capì che aveva raggiunto il suo intento. Poi lei lo incitò a continuare. “Di secondo ho preparato la frittata di patate.”

-“L’hai preparata tu?” gli chiese sorpresa.

-“No,in realtà era un piatto già pronto,io l’ho solo dovuta cuocere,ma non dirlo.”

-“Mi sembra di aver capito che la frittata è  l’unica cosa pronta e tra nemmeno un ora gli invitati cominceranno ad arrivare.” Constatò Alexa. “Sarà meglio che mi metta al lavoro.” Prese una pentola e la riempì d’acqua,per poi metterla sul fuoco a bollire. “Dove tieni la pasta?” lui le indicò la dispensa sopra l’acquaio. Così lei la estrasse da lì,e aspettò che l’acqua bollisse,prima di gettare gli spaghetti nella pentola. “Il sugo ce l’hai già pronto,spero.”

-“Si,è lì sotto.” Rispose,indicandole un cassetto dietro di lei. “Io…apparecchio.”

-“Ecco,renditi utile.” Disse Alexa,rivolgendogli poi una linguaccia scherzosa. Nel giro di una quarantina di minuti fu tutto pronto. La tavola era stata abbellita con qualche candela e un vaso di fiori al centro,e l’insalata mista era già pronta sul tavolo. Mentre la ragazza scolava la pasta,qualcuno suonò il campanello. Jared andò ad aprire e tornò con tre persone in più. Alexa salutò con enfasi Emma e Tomo e poi porse la mano all’altra ragazza.

-“Piacere,Alexa.” Disse sorridendo.

-“Piacere,Victoria.” Vicky ricambiò il sorriso,sembrava una ragazza dolcissima. “Posso aiutarti?” le chiese poi,rendendosi disponibile.

-“Se ne hai voglia mi faresti un grosso favore. Mi potresti portare due piatti alla volta? Così cominciamo a mettere in tavola la pasta,tanto ora brucia.”

-“Certo.” Vicky andò a prendere due piatti e glieli portò. Mentre le due ragazze finivano definitivamente di apparecchiare facendo conoscenza,e i ragazzi chiacchieravano con Emma di un nuovo progetto,il campanello suonò nuovamente. Stavolta Alexa sobbalzò sul posto,scoprendosi improvvisamente timorosa. Le mani cominciarono a tremarle,e Vicky,che se ne accorse,le tolse i piatti dalle mani e li posò sul tavolo al posto suo.

-“Vado io!” esclamò Shannon entusiasta. Il campanello suonò un'altra volta,con più insistenza. “Arrivo,mamma!” urlò dal corridoio. Poi si sentì la porta aprirsi,e successivamente un rumore di passi veloci sul pavimento. Una donna bionda e di bell’aspetto fece il suo ingresso in cucina,con un dolce sorriso stampato costantemente in faccia. Alexa si chiese chi mai fosse,ma fu questione di un secondo per capire che era lei la madre dei fratelli. Rimase stupefatta da tale giovinezza, portava benissimo gli anni che aveva,che,a prima vista,non le avresti mai dato.

-“Mamma!” esclamò il cantante,prima di abbracciarla con dolcezza. Lei ricambiò l’abbraccio,stringendolo quasi con foga.

-“Dio quanto mi siete mancati,anche se è solo qualche giorno che non vi vedo! Vieni qua Shan!” incitò il maggiore a congiungersi all’abbraccio,e lui non se lo lasciò ripetere un'altra volta. Vederli così uniti e felici era emozionante anche per chi guardava la scena. “Allora,dov’è la tua fidanzata?” chiese poi rivolta al figlio minore,con entusiasmo quasi troppo eccessivo. Jared si voltò lentamente,fino a trovare gli occhi di Alexa,che lo guardavano intimoriti. Poi le si avvicinò e la prese per mano,per accompagnarla verso la madre. Quest’ultima si soffermò inizialmente solo sul volto,quindi non se ne accorse subito.

-“Piacere cara. Io sono la mamma di questi due scalmanati.” Disse, prendendole una mano e stringendola tra le sue.

-“Piacere,Alexa.” Sussurrò lei,in preda ad una crisi di panico. Fu subito dopo quella frase che lo sguardo della donna si posò sulla pancia della ragazza. Quella visione le tolse il fiato,e istintivamente fece un passo indietro per guardarla meglio. Forse si trattava solo di un allucinazione. Vedendola ritrarsi,Alexa si sentì morire dentro. Non voleva certo fare quell’effetto sulla mamma dell’uomo che tanto amava. Il volto della donna divenne paonazzo dalla sorpresa.

-“Mamma,tutto bene?” le chiese Shannon,preoccupato. In fondo nessuno era riuscito a pensare come l’avrebbe presa Constance,che ora li guardava uno per uno confusa.

-“Si.” Rispose,traendo un profondo respiro. “Vorrei solo capire. Perché non me l’hai detto prima Jared?” Il tono della sua voce parve quasi ferito.

-“Non è come sembra.” Quella frase uscì spontanea dalle labbra di Ale. Gli altri la guardavano in silenzio. Emma,Vicky e Tomo erano usciti rispettosamente dalla cucina,in attesa che chiarissero.

-“Cara,non ce l’ho con te,tranquilla. Sto solo cercando di capire la situazione.” Quelle parole ridussero un po’ della sua tensione, tranquillizzandola.

-“Mamma,siediti e ti spiegheremo tutto.” Disse Jared con tono fin troppo pacato. La donna si sedette sulla prima sedia che le capitò a tiro. A raccontarle ogni cosa nei minimi dettagli fu il figlio. Shannon,nel frattempo,ascoltava in disparte,pronto ad appoggiare il fratello con la sua testimonianza. Detto così pareva quasi di essere in un tribunale. La donna,quasi commossa dal racconto,guardò Alexa e poi Jared.

-“Figliolo,ma sei sicuro di essere pronto a fare da padre ad un bambino che non è nemmeno tuo?” chiese,anche se già conosceva la risposta,e ne andasse fiera.

-“Si,mamma. Questo è ciò che voglio. Io la amo,e lei ricambia. Questo bambino ha bisogno di amore,e noi sapremo darglielo.” Strinse la mano della ragazza,mentre con l’altra le accarezzò la pancia.

-“Sono orgogliosa di te,figlio mio. E anche di te,Shannon! Presto diventerai zio, quindi guarda di crescere,o meglio,fingi di farlo almeno un po’! E per quanto riguarda la mia nuova nuora…beh,benvenuta in famiglia.” Con quella frase si alzò dalla sedia ed andò a cingere la ragazza in un abbraccio. Jared guardò la scena,felice che ogni cosa fosse finalmente al suo posto. “Quindi è questione di qualche giorno ed io diventerò nonna? Anche se non è davvero mio nipote,posso ritenermi nonna,vero?” la domanda speranzosa che la donna rivolse alla ragazza,la fece quasi piangere di gioia.

-“Si,certo. Certo che può ritenersi sua nonna.” La voce le tremava dall’emozione. Non le sembrava vero di essere stata accettata così velocemente. Era troppo felice, talmente tanto che niente e nessuno l’avrebbe resa triste in quel momento.

-“Che ne dite di richiamare gli altri e cominciare a mangiare?” propose Shannon, sempre sorridente.

-“Direi che è proprio una buona idea!” esclamò Jared,senza nascondere la propria gioia.

-“Non mi avete ancora detto una cosa!” li informò la madre, facendoli spaventare “Come lo chiamerete?” trassero un sospiro di sollievo. Pensavano che li avrebbe chiesto chissà cosa.

-“Non ci indovinerai mai.” rispose Jared con enfasi.

-“Uhm…” la donna finse di rifletterci,prima di dire il verdetto. “Fammi indovinare, invece. Joseph?”

-“Come diamine hai fatto?” esclamò sorpreso.

-“Una madre capisce sempre tutto. Come mai questa scelta?”

-“In onore del mio migliore amico,morto a soli nove anni.” A rispondere fu la ragazza.

-“Mi dispiace.” Sussurrò Constance. “Bel nome,comunque!” per alleggerire la situazione le fece un occhiolino divertita. “Hai buon gusto in fatto di nomi.” Le donne sorrisero complici.

-“Vado a chiamare gli altri. È scortese farli aspettare.” Shannon aprì la porta di cucina. “A tavola!” urlò,poi si girò verso la sua famiglia  “Ho sempre desiderato dirlo!” Inutile dire che con quell’uscita cominciarono tutti a ridere. Poi la cena si consumò tra una conversazione a l’altra. Ad Alexa sembrò il giorno più bello della sua vita. Era contenta di come si era svolta la giornata,non le mancava niente ora. Aveva tutto,o quasi. Neanche farlo a posta,una volta finita la cena, sempre con quel pensiero in testa,una fitta acuta nel basso ventre la costrinse a piegarsi in due.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: HIS NAME IS JOSEPH ***


Ma ciao a tutti!! Come mi è capitato altre volte,ci ho messo parecchio a postare questo capitolo,perchè mia cugina mi ha rapito a mia insaputa e mi ha portato con sè al mare,-.-" ... Ma,fortunatamente,ora sono nuovamente libera,anche se per poco,visto che da giovedì a domenica sarò al mare,stavolta con la mia migliore amica... Si sono messi tutti d'accordo per non farmi scrivere, secondo me,u.U... Non ne possono più,poverine! Quindi,posterò il sedicesimo capitolo la prossima settimana... Spero non vi dispiacca troppo l'attesa,e mi scuso già... Grazie a tutti voi che leggete questa "robbaccia",xD... Vale_mars,senza le tue recensione sarei una pecorella persa in un gregge senza pastore...Ok,questo paragone mi ha imbrazzato abbastanza,xD,quindi vi lascio alla storia!

BUONA LETTURAAAAAAAA!! QUESTO è IL MIO CAPITOLO PREFERITO,QUINDI SPERO CHE PIACCIA ANCHE A VOI,PERCHè HA UN SIGNIFICATO PARTICOLARE PER ME.... QUINDI,MI LASCIATE UN COMMENTINO??? SOLO SE VE LA SENTITE EH! SOLO CHE CI TENGO AD AVERE UN PARERE SU QUESTO CAPITOLO IN PARTICOLARE.... GRAZIE IN ANTICIPO! KUSSEN,ALICE....

CAPITOLO 15:

                             "HIS NAME IS JOSEPH"

Mentre era ancora raggomitolata su sé stessa un'altra fitta la colpì. Inutile dire che tutte le attenzioni dei presenti furono improvvisamente catapultate sulla ragazza. Jared,preoccupato come non mai,si alzò di scatto dalla sedia,come se sotto di essa ci fosse stata una molla,e in men che non si dica la raggiunse,afferrandole dolcemente le spalle.

-“Stai bene?” le domandò,con un filo di nervosismo nella voce.

-“Non credo proprio.” Rispose,traendo un profondo respiro per cercare di allentare il dolore,poi si accorse di sentire una leggere umidità sulle cosce e nelle vicinanze. Si osservò attentamente prima di accorgersi che i suoi pantaloni erano bagnati. Jared imitò la ragazza,e quando anche lui notò la chiazza bagnata fu pervaso dal panico, nonostante sapesse di cosa si trattava era particolarmente ansioso. Cosa avrebbe dovuto fare ora? Sembrò passare un eternità,quando Constance si alzò dal tavolo per raggiungere Alexa e sorridergli.

-“Non agitatevi.” Quella frase la rivolse un po’ in generale,dato che si erano tutti come mummificati sul posto. Poi ripose la propria attenzione sulla coppia interessata “Tranquilli,le si sono rotte le acque. Non ci resta che portarti all’ospedale,tra poco cominceranno le contrazioni,e sarebbe meglio essere già là.” Ancora increduli per la situazione improvvisa, rimasero immobili dell’altro tempo.

-“Forse non mi sono spiegata bene. Lei deve partorire!” esclamò la donna, divertita e ansiosa al tempo stesso. Dopo quella frase si alzarono tutti freneticamente, Shannon fece addirittura cadere la sedia per terra da tanto che era l’impeto e l’emozione. Jared aiutò Alexa ad alzarsi,anche se lei ce la faceva perfettamente anche senza nessun aiuto.

-“Mi dispiace che la cena sia finita così.” Disse poi,rammaricandosi.

-“Ma figurati” esclamò Vicky. “Non è colpa tua,e poi non c’è niente di strano, dovevamo aspettarcelo,in fondo sei alla fine del tempo. Quindi le probabilità che ti succedesse ora,o domani e dopodomani ancora,erano pari. Non angosciarti,ora ti portiamo all’ospedale. Anzi,aggiungo che hai reso la serata ancora più emozionante.” Parlò mentre le posava una mano sulla schiena,incitandola a camminare verso la porta. Vederli uscire frettolosamente tutti di casa era una visione piuttosto divertente.

-“Ma venite tutti??” domandò ancora Alexa,le fitte erano sparite e si sentiva improvvisamente tranquilla. Jared non aveva ancora aperto bocca,sembrava più eccitato lui di lei.

-“Certo,io vengo con Tomo e Vicky.” Rispose Emma,raggiante. “Non me la perderei mai al mondo questa nascita.” Così detto salirono sulla macchina di Tomo. Mentre la famiglia Leto,con Shannon al volante,prese la macchina di Constance,per non dare troppo nell’occhio. Jared si sedette dietro con lei,tenendole una mano quasi con forza eccessiva. Infatti lei si lasciò sfuggire un lieve gemito di dolore. Cosa che il cantante non si lasciò sfuggire,e dopo tanto,finalmente,parlò.

-“Ti fa male la pancia?” chiese allarmato. Da come fece la domanda sembrava che lo chiedesse ad un bambino che aveva mangiato troppi dolci. Lei sorrise prima di rispondergli.

-“No,sei tu che mi stai stringendo troppo la mano.” La madre dei fratelli ridacchiò dal posto davanti a lei. Mentre lui allentava velocemente la presa scusandosi imbarazzato. Era la prima volta che vedevano Jared così insicuro,di solito aveva il controllo delle proprie emozioni,ed ora anni di pratica gli stavano sfuggendo sotto il naso. Se ne accorse anche lui,infatti sorrise rassegnato. Arrivarono velocemente all’ospedale,soprattutto grazie anche alla guida spericolata del maggiore. Poi scesero dalla macchina mentre stavano arrivando anche gli altri. Alexa fu aiutata ad entrare da Jared e Constance e si precipitarono al bancone,dove si trovava un infermiera alquanto annoiata. Quando li vide lo sguardo le si illuminò,almeno aveva qualcosa da fare. Poi,dopo essersi resa conto che aveva i Thirty Seconds To Mars al completo di fronte a lei,un sorriso le illuminò il volto.

-“Cosa posso fare per voi?” domandò. A quelle parole la guardarono tutti straniti, chiedendosi dove avesse la testa per non accorgersi della situazione.

-“Le si sono rotte le acque.” Rispose risolutiva la donna che la sorreggeva,anche se non ce ne fosse bisogno.

-“Oh,ehm…andate al secondo piano,al reparto ginecologia,lo troverete subito sulla vostra sinistra appena usciti dall’ascensore.” Rispose imbarazzata,per poi tornare a giocare a carte sul computer,quel giorno c’era poco e niente da fare. Poi,mentre gli altri se ne andavano verso l’ascensore,l’infermiera notò degli strani flash provenire dall’esterno.  Così uscì velocemente dal bancone per andare a controllare,quando vide che si trattava dei paparazzi,domandandosi come lo avessero saputo,e giungendo alla conclusione che evidentemente si erano appostati a casa loro,seguendoli fino a lì.

-“Andatevene via. Altrimenti chiamo la polizia!” esclamò,cercando di acquisire un tono a dir poco autoritario e ottenendo il risultato sperato.  Probabilmente vi starete chiedendo perché mai li stesse cacciando,invece di fregarsene, beh, lo stava facendo per il semplice motivo che una volta,era stata amica di Shannon,prima che lui diventasse famoso,poi si erano persi di vista. E non voleva che la band finisse nei casini per quello scoop,anche se probabilmente ci sarebbe finito solo il cantante. Mentre rientrava,ancora dispiaciuta per non essere stata riconosciuta, si chiedeva come avessero fatto a non accorgersene i diretti interessati. Continuando a giocare a carte sperava con tutta sé stessa che non fosse stato fatto nessuno scatto abbastanza chiaro da permettere alla gente di riconoscerli con sicurezza.

Jared era entrato nella stanza dove stavano facendo i controlli necessari per stabilire quando fosse stata pronta ad affrontare il parto,controllando la dilatazione e la frequenza delle contrazione che aumentavano sempre di più. Alexa non si era immaginata che potessero essere così dolorose e insopportabili. Ed ora aveva paura a partorire. Guardava Jared intimorita,mentre lui cercava di darle forza con lo sguardo, pur sapendo di non riuscirci,dato che anche lui era pervaso dal timore. Nel frattempo, nella sala d’attesa regnava il silenzio assoluto. Vicky era abbracciata a Tomo, cominciando a sentire un velo di stanchezza. Mentre Emma comunicava con lo sguardo con Shannon,cercando di tranquillizzarlo. Constance,invece, camminava avanti e indietro lungo il corridoio,senza darsi pace. Passarono due ore dal loro arrivo, quando i medici ritennero che Alexa era pronta per il parto. Il medico girò il volto verso Jared,credendo che lui fosse il padre.

-“Se la sente di assistere o preferisce aspettare fuori?”

-“Rimango qui.” Rispose deciso,nonostante le gambe lo reggessero a malapena in piedi,riducendone visibilmente l’equilibrio. Subito dopo si accostò al letto dove lei era sdraiata,afferrandole una mano.

-“Sei pronta?” le chiese la dottoressa,sorridendogli dolcemente. Alexa annuì, stringendo la mano di Jared,e cercando di racimolare più coraggio possibile. Come se non bastasse si sentiva alquanto in imbarazzo per farsi vedere così debole da lui. Il sudore le imperlava la fronte,mentre il capelli le ricadevano sugli occhi,ormai segnati dalle occhiaie. Arrossì,e lui accorgendosene le rivolse un dolce sorriso.

-“Sei bellissima anche così.” Aggiunse.

-“Al mio tre dovrai spingere con tutte le forze che hai. D’accordo?”  Alexa annuì ancora una volta,aumentando la stretta sulla mano di Jared. “Uno,due,tre. Spingi!” Fece subito come le aveva detto,spingendo con tutta la forza esistente in lei. Il viso le diventò rosso dallo sforzo,mentre gli occhi le si socchiudevano. “Brava,continua così.” Le fece riprendere appena il respiro,poi ricominciò. “Uno,due,tre. Spingi!” ancora una volta spinse più forte che poteva. Nel frattempo Jared la osservava, rendendosi conto che l’amava più di quanto avesse mai amato se stesso per trovarsi lì. Alexa continuava a spingere,con intervalli sempre meno frequenti. “Uno,due,tre. Spingi!” era la sesta volta che sentivano quella frase. “Brava,dai che ci sei quasi,si vede la testa. Uno,due,tre. Spingi!” Spinse ancora, raggruppando tutte le forze più che mai, sperando che quella fosse l’ultima spinta. Non riuscì a trattenere un grido di dolore,mentre spingeva come non aveva mai fatto. Alla fine sentì la pancia appiattirsi e un corpicino gracile scivolarle all’esterno,seguito subito da un pianto breve e contenuto. La dottoressa prese il bambino tra le braccia,avvolgendolo velocemente in un asciugamano e posandolo lentamente sul petto della ragazza ormai sfinita. Quando prese il piccolo tra le braccia ogni tipo di stanchezza sembrò abbandonarla,mentre una gioia incontenibile si faceva spazio nel suo cuore. Lacrime di felicità le inondarono il volto copiosamente,mentre lo osservava estasiata. Era incredibile come una cosa che fino a qualche istante prima non c’era potesse irrompere così nella sua esistenza.  Era più piccolo di come se lo immaginava,aveva un nasino leggermente rivolto verso l’alto,come quello della madre, la bocca a forma di cuore,piccola e dolce,e gli occhi ancora scuri, il colore si sarebbe notato più in là con il tempo,i capelli,invece,erano castani scuro, e gli incorniciavano il visetto con dei boccoli appena accentuati. Jared guardava la scena meravigliato di come un solo momento potesse cambiargli la vita e la visione delle cose. Si accorse di amare non solo la donna che aveva al fianco,ma anche il bambino che aveva portato sinora in grembo,nonostante non fosse realmente suo. In quel momento Alexa lo guardò negli occhi felice.

-“Vuoi provare a prenderlo?” gli domandò con estrema dolcezza,nonostante volesse tenerlo ancora un po’ lei.

-“Si.” Ripose lui,sentendosi improvvisamente a proprio agio. Afferrò delicatamente il bambino,togliendolo con cautela dalle braccia della madre,per poi stringerlo lievemente contro il suo petto. “Ehi,ciao piccolino! Benvenuto tra noi!” esclamò, guardandolo negli occhi mentre il piccolo muoveva le manine verso il suo volto. I neo-genitori sorrisero felici. “Sai chi sono? Sono il tuo papà,e lei è la tua mamma.” Gli disse,sapendo che ancora non poteva comprendere a pieno quelle parole,ma gli sembrava importante dirglielo comunque. Una lacrima di gioia accarezzò la guancia del cantante inaspettatamente. La dottoressa,che finora si era limitata a fingere di sistemare alcune cose nella stanza per concederli un po’ di intimità,si rivolse a loro.

-“Dovrei lavare il piccolo e fargli un paio di controlli. E ho bisogno di sapere il nome.” Sorrise al trio,ogni volta che riusciva a far nascere un bambino si sentiva rinascere un po’ anche lei.

-“Oh,si certo.” Rispose Jared. Successivamente diede un bacio al bambino,e lo porse ad Alexa fino a che potesse salutarlo anche lei. Poi lo diede alla dottoressa di malavoglia. “Comunque si chiama Joseph…” guardò la ragazza che tanto amava, e osservandola negli occhi capì cosa doveva dire “Joseph  Leto.”

Nella sala d’attesa,dopo che ebbero sentito un grido seguito da un pianto irruente, si susseguirono dei sospiri di sollievo da ognuno di loro. Il bambino era finalmente nato. Constance era con le lacrime agli occhi,nonostante l’avesse saputo solo quella stessa sera,era come se lo sapesse da sempre. Anche Emma si stava commuovendo, aveva vissuto quasi tutta la gravidanza con lei e si sentiva molto legata ad Alexa. In quel momento,con il permesso della dottoressa,Jared uscì dalla stanza,sorreggendo la ragazza che faceva fatica a camminare,in seguito ai punti che le avevano dato. Entrambi erano sorridenti come non mai. Senza darli il tempo di fare un ulteriore passo in avanti li circondarono emozionati.

-“Allora? Com’è?” domandò eccitato Shannon.

-“È tutto la madre.” Rispose Jared.

-“Strano ma vero,non vedo nessuna somiglianza con il suo vero padre.” Confermò.

-“Tra quanto potremo vederlo?” chiese Tomo.

-“Il tempo di fare le visite che accertino che stia bene. Quindi penso…” ci stava riflettendo,quando Constance rispose per lei,sorridendo al figlio e alla neo-mamma.

-“Una mezzoretta circa.”  Fu sorprendente come ci azzeccò,infatti dopo neanche una mezzora,la dottoressa li informò che il piccolo era nell’incubatrice e potevano andarlo a vedere. Si mossero tutti insieme,come se fossero una squadra,e andarono verso la grande vetrata da dove potevano osservare il neonato. Era subito nella prima fila,di fronte a loro. E tra l’emozione generale,Jared e Alexa erano al settimo cielo. Finalmente dopo tanto tempo,erano davvero felici. Finalmente,dopo le sofferenze passate,potevano ritenersi i protagonisti della gioia. Nel frattempo tutti gli altri osservavano ammaliati il piccolo,e Constance leggeva fiera la targhetta posta di fronte al lettino,che citava: “Joseph Leto,nato il 6 Marzo 2011,alle ore 1.10 a Los Angeles.”

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: CONFESSION ***


Good afternoon!!! Lo so,sono stata molto assente in questo periodo,ma stavolta vi avevo avvertito,xD... Beh,sono finalmente tornata dal mare,la mia amica mi voleva far scorrazzare in qua e là,ma io sono una piuttosto pigra,quindi la convivenza non è stata facile,ahahah... Mi dispiace ma stavolta vado di fretta,perchè devo andare alle prove di hip-hop che stasera ho un esibizione,la quinta per la precisione,ma ho una strizza incredibile... -.-" Ringrazio tutti coloro che leggono! Vale_mars riconfermo la mia opinione che senza di te sarei come una sirenza senza il suo Tritone... Ok,basta con le ciance...

BUONA LETTURAAAAAA!! UNA RECENSIONE AL GIORNO TOGLIE IL MEDICO DI TORNO,NO??!! *_* KUSSEN,ALICE....

CAPITOLO 16:

                                "CONFESSION"

Era passata circa una settimana dalla nascita, quando uscirono le foto su una rivista americana.  Alexa si era trasferita nella casa dei Leto,dopo ulteriori insistenze da parte di Jared,e lei aveva ceduto,dato che ora avevano un figlio. Anche Shannon era felice del trasferimento,e la gioia di essere zio non l’abbandonava neanche un minuto. Mentre per quanto riguardava la nonna Constance,ogni pomeriggio passava da casa loro per vedere come stava il nipotino,e,talvolta,rimaneva anche a cena. Gli altri capitavano molto frequentemente,Joseph era già entrato nei cuori di tutti,e,a quanto pareva,anche nelle riviste di gossip. Stavano pranzando,mentre il piccolo dormiva nella sua carrozzina di fianco al tavolo,quando sentirono suonare il campanello. Jared si alzò di malavoglia ed andò ad aprire. Dalla porta entrò Emma,a dir poco sconvolta e frettolosa. Sembrava quasi che avesse visto un fantasma. Senza molti complimenti raggiunse la cucina e si lasciò cadere su di una sedia,seguita dal cantante che la guardava interrogativo. In risposta posò sulla tavola un giornale. Sulla copertina c’era raffigurata Alexa con il pancione,mentre Jared e Constance l’aiutavano ad entrare all’ospedale. Quell’immagine tolse il fiato a tutti,nessuno escluso. La ragazza prese velocemente la rivista e cominciò a sfogliarla,fino a trovare una breve pagina dedicata a loro. Cominciò a leggere l’articolo con il fiato corto.

“Un erede da parte del cantante/attore Jared Leto?” Così citava il titolo.

Nella tarda serata del cinque marzo scorso,il cantante è stato avvistato con la madre Constance mentre aiutava la loro ex dipendente Alexa Boscarelli,la ragazza italiana che si prestava al volontariato, ad entrare nell’ospedale di Los Angeles. Come potete vedere nelle foto sottostanti la giovane donna mostrava un bellissimo pancione,segno inconfutabile di una gravidanza. Inutile dire che Jared è stato molto veloce nell’instaurare un rapporto con l’italiana,dato che si sono conosciuti solo lo scorso giugno. Con loro c’era anche il fratello maggiore,nonché batterista della sua band, la loro assistente Emma,e Tomo (chitarrista dei Thirty Seconds To Mars) insieme alla sua moglie Vicky. Stranamente la loro relazione ci era sfuggita, questo vuol dire che sono stati molto scrupolosi nel nascondere la situazione, ma in un momento simile alla vicinanza al parto, non hanno pensato molto a noi e ci è stato possibile scoprire la verità. Alcune fonti ci hanno rivelato che il nuovo arrivato porti il secondo nome del cantante,ovvero Joseph,ed è nato nella notte del sei marzo. Ma una domanda ci sorge spontanea: il padre è Jared? Facendo un breve calcolo da quando si sono conosciuti ad ora sono passati appunto nove mesi. Quindi,o non ci hanno pensato un attimo di più,o lei aspettava già un bambino e lui ha voluto comunque prenderlo come proprio figlio. Per ora non ci resta che il dubbio, vedremo se con il tempo riusciremo a capire la realtà dei fatti. Chissà! Forse Jared Leto in persona rilascerà un’intervista in proposito. Fino a quel momento,noi aspetteremo…

Sotto l’articolo c’erano un altro paio di foto scattate all’entrata dell’ospedale,dove erano tutti molto riconoscibili. Quindi l’ipotesi di smentire,fingendo di non essere loro,era da escludere sin dal principio. Erano tutti sconvolti da quella notizia,tutti tranne Jared,che continuava a guardare le immagini assorto tra i suoi pensieri.

-“Che bella famiglia che sembriamo!” esclamò all’improvviso. Cercando di riportare alla realtà i presenti. Shannon ed Emma lo guardarono stupiti,mentre Alexa si sbatteva una mano sulla fronte sconsolata.

-“No,fammi capire, abbiamo appena letto un articolo in cui sanno di Joseph e te pensi solo a quanto siamo belli?” la domanda di Shannon era sulla punta della lingua di tutti, lui aveva solo dato voce a ciò che pensavano anche le due donne.

-“Non vedo dove sta il problema.” Replicò pacato il minore.

-“Stai scherzando,spero!” sbottò Emma stupita “Ci sono le foto di Alexa incinta, sanno di vostro figlio e già si chiedono se il padre sei te o no. Se dici che non è tuo lei passerebbe per una ragazza-madre che sta con te solo per un aiuto economico,e se dici che è tuo passereste male entrambi per aver fatto le cose troppo in fretta. Per non parlare di come sarete assediati dai paparazzi ora. Povero piccolo…”

-“Primo: non devono interessarsi alla nostra vita privata,sono solo affari nostri. Ma so che quando uno è famoso,la differenza tra vita privata e palcoscenico non esiste. Secondo: In quanto non ci sia differenza dobbiamo affrontare la situazione.”

-“Si,ma come l’affrontiamo? Ti prego,illuminami!” Emma portò teatralmente le braccia sopra la testa,invocando un miracolo.

-“Se mi fai finire di parlare,magari. Punto terzo: esistono due opzioni. La prima sarebbe quella di dire che non è mio,e che non stiamo insieme,è semplicemente una nostra amica e vogliamo aiutarla dato che è da sola,cancellando ogni tipo di possibile storia d’amore tra noi,e mentiremmo,ovviamente. La seconda opzione sarebbe quella di dire che il figlio è mio,e non diranno nulla sulla nostra “fretta”,perché dirò che ci conoscevamo già da un paio di anni e avevamo tenuto la cosa nascosta,e così diremmo parte della verità. Sai,ho sempre preferito alterare un po’ la realtà,invece di mentire totalmente. Quindi capirai  per quale possibilità sono più propenso.”

-“Wow,Jared! Devo ammettere che sei stato più razionale ed intelligente di me. Forse dovremmo fare come hai detto te. Non vi resta che scegliere con quale opzione reagire per il bene di tutti noi.” Emma parve sollevata per il lampo di genio,che,chissà come,aveva colpito Jared.

-“Io sono d’accordo con mio fratello,penso che sarebbe meglio dire che il padre è lui e si conoscevano già da tempo. Così non ci saranno troppe complicazioni, già sarà un brutto colpo per tutte le ragazze che gli sbavavano dietro sperando di sposarselo. Non mi stupirei più di tanto se le vendite diminuissero un po’.”

-“Io concordo,anche se questo vorrebbe dire rendere ufficiale la cosa e quindi nostro figlio sarà costretto a vivere come una specie di celebrità sin da subito. E non oso immaginare cosa succederebbe se lo venisse a sapere Bryce.”

-“Credimi,se ti ha lasciata così,non penso che gli interessi più di tanto sapere con chi stai.” Disse Jared,sperando davvero in quello che aveva appena detto. Alexa non avrebbe sopportato un suo improvviso ritorno,anche perché se ci sarebbe stato, di sicuro sarebbe stato causato solo dalla sua voglia di pubblicità,il che equivaleva a qualche soldo in più,e lei sapeva che lui aveva sempre aspirato ai soldi.

-“Ne siete proprio sicuri di questa scelta? Non dovete trarre conclusioni affrettate, avete tutto il tempo necessario per rifletterci bene.” Chiese la bionda. I tre annuirono convinti,prima facevano quella cosa e meglio era. Così avrebbero avuto in peso in meno sulla loro coscienza. Proprio in quell’istante Jospeh cominciò a lagnare debolmente,svegliandosi con lentezza infantile. Alexa si diresse verso la carrozzina e lo prese in braccio, tenendolo dolcemente contro il seno,mentre lui apriva gli occhi e si guardava intorno.

-“Buongiorno piccolino.” Gli sussurrò,stampandogli un bacio sulla punta del naso. La discussione di poco prima fu interrotta bruscamente dallo svegliarsi del bambino,e tutti i loro sguardi furono puntati su di lui. Era incredibile come attirasse così tanto l’attenzione su di se ,come se fosse una calamita e loro fossero oggetti di ferro. Jared le si avvicinò abbracciandola da dietro,per poi posare la testa sulla sua spalla e guardare suo figlio.

-“Posso prenderlo un po’ io?” domandò,facendo il labbro tremante. Lei acconsentì e glielo porse,poi Emma li risvegliò tutti da quell’impalamento generale.

-“Dobbiamo decidere quando fare questa dannata intervista,e presso quale rivista farla.”

-“Ritengo che prima la faccio e meglio è,quindi opterei per questo pomeriggio se è possibile,altrimenti domattina. E la concedo alla stessa rivista che ha pubblicato quelle foto,nonostante non la sopporti.” Rispose Jared,mentre si dondolava da un piede all’altro,coccolando Joseph come non aveva mai fatto con nessuno. Così,mentre la famigliola era impegnata nel porre le proprie parole insensate al neonato,Emma si ritrovò a chiamare il giornale scelto dal cantante per organizzare un incontro il prima possibile. Quando chiuse la chiamata tornò nella cucina ,con un sorriso trionfante sulle labbra,dove gli altri la stavano aspettando.

-“Hanno detto che va bene oggi pomeriggio. Alle quattro e mezzo devi essere là. Sono le tre,quindi hai tempo una mezzoretta abbondante per prepararti. Vuoi far vedere Joseph a tutto il mondo?”

-“No!” esclamò,andando molto vicino all’urlare. “Ci manca solo che venga tempestato dai flash già da ora.” Anche Alexa scosse la testa contrariata.

-“Ok,allora preparati,io ti aspetto fuori con la macchina. Shannon vuoi assistere anche te all’intervista? Magari potresti fare qualche intervento a favore di tuo fratello.” Lui era già pronto a negare,ma dopo lo sguardo implorante che gli rivolse il minore,annuì deciso. Jared porse Joseph ad Alexa e si andò a preparare,imitato da Shannon.

Alle quattro e un quarto erano già nella casa editrice della rivista. Persero dieci minuti abbondanti nelle presentazioni,poi l’intervista cominciò. La giornalista era una donna sulla cinquantina,ma di testa sembrava molto più giovane,si notava subito che andava matta per gli scoop e sembrava affamata di news.

-“Allora,Jared,il bambino è figlio suo?” Partì con la prima domanda con nonchalance.

-“Si,Joseph è mio figlio.” Rispose orgoglioso.

-“Allora è vero che porta il suo secondo nome! C’è un motivo particolare dietro questa scelta?”

-“Si,ma non è come pensate,si chiama così perché era il nome del migliore amico di Alexa che è morto in un incidente.”

-“Oh,capisco. Mi dispiace aver sollevato la questione. A proposito di Alexa, com’è arrivata l’idea di fare un figlio così presto? Secondo i calcoli dovrebbe essere rimasta incinta appena vi siete conosciuti.”

-“È proprio qui che vi sbagliate,noi ci conoscevamo già da un paio di anni, inizialmente non andavamo molto d’accordo,ma nell’ultimo anno abbiamo cominciato a frequentarci. Alla fine l’amore ha trionfato e Joseph è il simbolo del nostro amore. Ovviamente la storia della nostra dipendente era in parte vero e in parte una copertura” L’intervistatrice parve stupita dalla notizia,e Jared le sorrise divertito.

-“Siete stati bravi a nascondere la vostra relazione.” Constatò.

-“Trucchi del mestiere,se voglio fare il ninja devo saper nascondere bene le cose.”

-“Mi era giunta voce che volevate intraprendere anche quella strada,pensavo fosse uno scherzo.”

-“Mi creda,ci sto pensando davvero seriamente.”

-“Tornando al motivo per cui siete qui. Com’è essere padre?”

-“Nonostante lo sono solo da una settimana posso già affermare che è un’ esperienza  unica. La nascita è stato il momento più bello della mia vita, ho vissuto delle emozioni inspiegabili tramite la parola,posso solo dire che sono felicissimo.”

-“E cosa mi dite di Alexa?”

-“Lei è un ottima fidanzata e un ottima madre. Sono molto fortunato ad averla tutta per me.”

-“Non temete che la vostra storia con lei possa,in qualche modo, ridurre la vostra fama?”

-“Potrebbe accadere che le vendite diminuiscano impercettibilmente. Ma sono sicuro che i veri Echelon non ci abbandoneranno per una cosa simile,o almeno non coloro che ci seguono davvero per la nostra musica. Credo che sappiano che ho il diritto di vivermi la mia vita come una persona qualunque,ed io ho fiducia in loro. Anzi,spero proprio che siano felici per me.”

-“Però non può aspettarsi che qualcuna non ci rimanga male. Rimanendo nel discorso di donne e dintorni,dopo essere stato con Cameron Diaz,e altre donne del mondo dello spettacolo,non avete paura che possa finire anche questa storia?”

-“Sicuramente un po’ di paura ce l’ho,anche perché non averne sarebbe un controsenso, vorrebbe dire che non ci tengo davvero. Ma ora come ora non mi preoccupo,ci amiamo,e per me conta solo questo.”

-“Che dolci parole! Invece per lei,Shannon,com’è stato diventare zio?” dopo una lunga serie di domande dedicate al cantante,la donna rivolse la sua attenzione anche al batterista. Quest’ultimo sorrise raggiante.

-“È stata un esperienza unica come per mio fratello. Diventare zio mi ha fatto anche cambiare opinione sulle donne. Sinceramente prima le associavo solo al piacere, nonostante mi sia capitato anche di legarmi a qualcuna,ma ora,osservando mio fratello e mia cognata,mi sto rendendo conto che le donne sono ben più cose del piacere,posso dire che sono l’amore in persona. E poi,la prima volta che ho preso in collo mio nipote mi sembrava di sognare,insomma,non posso essere più contento di così!”

-“Wow! Questo nuovo arrivato ha rivoluzionato le vostre vite. Speriamo che cresca talentuoso come i parenti,chissà se tra una ventina di anni non sentiremo un nuovo Leto suonare. La cosa non ci stupirebbe. Credo che l’intervista sia giunta al termine. Grazie per la vostra disponibilità!”

-“Grazie a te.” Ripeterono in coro i fratelli. Poi strinsero la mano alla giornalista e se ne andarono con Emma. Un'altra missione era completata. Il giorno dopo uscì l’articolo in prima pagina: “Jared Leto confessa:Joseph è mio figlio”.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: GIVE ME A REASON... ***


Ciaooo!! Eccomi tornata con il diciassettesimo capitolo... Spero che sia di vostro gradimento!! Stavolta,ringrazio la mia official recensitrice,u.U, vale_mars, che continua ad illuminarmi la via,xD,e anche Giulz95,una nuova ragazza che mi ha recensito il capitolo precedente!! Grazie ragazze!


BUONA LETTURA!!!! KUSSEN,ALICE...
Questo capitolo è il risultato che è uscito fuori ascoltando due canzoni: "Justify" dei The Rasmus,e "Smell Like a Teen Spirit" dei Nirvana,canzoni entrambe stupende secondo me *_*,vi consiglio di ascoltarle...D'ora in poi avrò la canzone ispiritatrice per ogni capitolo... Ah! Vi avverto,questo capitolo e il diciottesimo sono un pò più corti rispetto agli altri...Spero vi piacciono ugualmente...


CAPITOLO 17:

                            "GIVE ME A REASON"

Come si aspettavano,dal giorno in cui Jared aveva confermato di essere padre di un bambino,la loro casa era stata assediata giorno e notte dai paparazzi,ma fortunatamente l’interesse dei media durò solo la prima settimana; giusto il tempo per accettare qualcosa di nuovo,poi la loro attenzione venne rivolta altrove,con il gran piacere della famiglia Leto. Quella sera avrebbero portato il bambino dalla nonna Constance,perché Jared si era ostinato a voler portare Alexa a cena fuori,cosa che non facevano da fin troppo tempo. Joseph stava dormendo beato nella sua culla,quando il padre lo prese in collo con dolcezza.

-“Porto il piccolo da mia madre. Te intanto preparati.” La sua voce risuonò sino al piano di sopra,nella camera della ragazza.

-“D’accordo. Mi raccomando,allaccialo bene al seggiolino.” Rispose,mentre cercava qualcosa di decente da mettersi all’interno dell’armadio,il quale pareva più che altro un rifugio per i vestiti che sembravano un mucchio vivente.  Sentì un suono di consenso e la porta aprirsi e richiudersi. Fece un breve calcolo e constatò che aveva ancora una mezzoretta di tempo,se non di più,per vestirsi. Dopo aver peggiorato la situazione nell’armadio,trovò una scatola nera con sopra un biglietto. Dalla calligrafia scoordinata capì subito di chi si trattava,e sorrise al pensiero. Afferrò il contenitore e lo posò sul letto,per poi togliere il coperchio. Un sospiro di stupefazione le uscì involontariamente dalle labbra,mentre gli occhi le brillavano emozionati alla vista di quel vestito. Era viola scuro,senza spalline ,e arrivava appena fin sopra il ginocchio. Il corpetto si protendeva fino alla vita,per poi dare spazio ad un tessuto più morbido,tipo seta, che si apriva dolcemente sui fianchi. Era un abito semplice ed elegante al tempo stesso,e si addiceva a lei. Lesse il biglietto,ancora sorpresa.

Jared mi ha detto della cenetta a lume di candela,ed ho pensato che questo poteva esserti utile,sai,conoscendo le tue abitudini di abbigliamento,scommetto che non hai molti abiti che si addicano alla serata. Comunque l’ho trovato in un negozio,per puro caso,e ho pensato subito a te. Tranquilla,non ho speso molto,il prezzo è sotto i cento dollari,quindi non devi neanche sentirti in colpa. Spero che sia di tuo gradimento,così come le scarpe (anche quelle costavano poco,sto imparando a risparmiare in cose futili). Beh,buona serata! Ah! Al vostro ritorno avete la casa libera,rimango qui a New York per stanotte,devo ancora portare a termine alcune commissioni. Un bacio,

                                       Shannon”

Solo in quel momento si accorse delle scarpe,fino ad ora era stata ammaliata dal vestito al punto di non notarle. Erano dei sandali semplici,con un tacco dieci,di color argento,e delle striscioline che le andavano a circondare il piede e la caviglia. Ancora in preda all’eccitazione,si promise che avrebbe ringraziato con tutta sé stessa quell’uomo non ancora cresciuto. Si infilò cautamente il vestito,facendolo scivolare sul corpo dalla testa,poi si mise le scarpe,allacciandole alla caviglia,dopo qualche complicazione con i fili. Si osservò allo specchio,ed era sicura che mancasse qualcosa. Ma non riusciva a capire di cosa si trattasse. Continuò a rimirarsi un altro paio di minuti,poi comprese cosa mancava. Andò in bagno,rischiando di sbattere contro la porta chiusa,armeggiò un po’ con la maniglia,a causa della frenesia, e,alla fine,riuscì ad aprire. Si diresse verso l’armadietto contenente i trucchi,e ,dopo essersi data una passata di matita all’interno degli occhi,prese l’ombretto viola e se lo diede sulle palpebre,per poi sfumarlo con quello argento verso l’esterno. Una volta che ebbe finito con gli occhi,si passò il lucidalabbra trasparente sulle labbra,giusto per darli un po’ di lucentezza. Lasciò perdere il fard e tutto il resto,perché voleva rimanere sé stessa,e se avesse esagerato non lo sarebbe più stata. Lei era semplice,e non amava mai apparire solo per l’aspetto estetico,ma per quello interiore,che, secondo lei,era la cosa fondamentale di una persona. I capelli, già lunghi sino alle spalle,li lasciò sciolti e liberi di incorniciarle come volevano il volto dai lineamenti delicati,ma decisi allo stesso tempo. Le lentiggini,anche in quella circostanza, erano ben visibili,e un po’ stonavano con il resto del viso,ma era proprio quella caratteristica a renderla ancora sé stessa. Tra una cosa e un'altra si rese conto di che ore si erano fatte,e,come se il destino le leggesse nel pensiero, sentì il campanello suonare. Si guardò un ultima volta allo specchio,e decise che la sua condizione era più che decente. Così si diresse fuori dal bagno e corse giù per le scale,fino a giungere nell’atrio. Aprì velocemente la porta e raggiunse Jared alla macchina. Quest’ultimo era rimasto impalato alla vista di Alexa. Certo,per lui era sempre bellissima, ma in quella circostanza era davvero stupenda. La sua semplicità era in contrasto con l’eleganza che sembrava comunque in grado di dominare senza difficoltà. Essendo abituato a vederla sempre in pantaloni,quella era come un’allucinazione. Scosse la testa,come per rinvenirsi da quello stato catatonico improvviso,e le aprì la portiera.

-“Grazie.” Sussurrò lei,guardandolo dolcemente negli occhi.

-“Sei stupefacente.” Ribadì lui,non riuscendo a guardare altrove.

-“Oh,beh,grazie di nuovo. Tu sei molto sexy.” Ed era tremendamente vero. Indossava un completo elegante nero,con una camicia bianca sotto la giacca e una cravatta, anch’essa nera. * Lui posò le sue labbra su quelle della ragazza,facendola fremere di desiderio. Si ritrovò a scoprire che lo desiderava con tutta sé stessa,voleva averlo tutto per sé,voleva sentirlo suo. Fino a quel momento non aveva avuto molte occasioni per pensarla in quel modo,dato che aveva affrontato una gravidanza e fino a quella sera era impegnata a fare la mamma. Quando lui si scostò dal bacio,lei ricercò la sua bocca,ma Jared si scansò sorridendo.

-“Dobbiamo andare a cena.” Quella fu la frase che pronunciò con estrema disinvoltura. Ma entrambi sapevano che anche lui moriva dal desiderio che sembrava bruciarlo dentro. Salirono in macchina nello stesso istante,poi il cantante mise in moto. Il viaggio durò all’incirca quaranta minuti. L’aveva portata in un ristorante in riva al mare. Il locale era in stile italiano,e si accorse che anche il nome lo era.

-“Cresta d’onda?” lesse con voce sorpresa.

-“Si,è un ristorante italiano. Ci venivo spesso anche da piccolo,fanno gli gnocchi al pesto più buoni del mondo. E poi mi conosco da tanti anni,anche la clientela ormai si è abituata a me,quindi passeremo indiscreti. Ti piace?” domandò speranzoso ed emozionato come non mai. Alexa,prima di rispondere,si guardò intorno. Il ristorante era l’unica cosa artificiale nel giro di un chilometro,se non di più,il resto era tutto naturale. Rimase incantata a guardare la spiaggia,e le onde che si infrangevano delicatamente sulla riva. Socchiuse gli occhi per un attimo,permettendo all’odore di acqua marina di inondarle dolcemente le narici.

-“Se mi piace?! È un posto fantastico!” esclamò poi,entusiasta. “E comunque,ogni posto è magnifico,se ci sei tu al mio fianco.” Aggiunse,abbassando lo sguardo. Era molto timida,e di conseguenza le dimostrazioni di affetto non le erano facili. Lui le cinse la vita con un braccio,e,insieme,entrarono al ristorante. Andarono al bancone,dove un uomo sulla sessantina li accolse con un sorriso affettuoso.

-“Jared,che piacere vedere che ancora non ti sei dimenticato di noi.” disse, mantenendo il sorriso.

-“Tranquillo Jeffrey, è passato un po’ di tempo dall’ultima volta solo perché avevo molti impegni. Non potrei mai dimenticarmi di voi. Comunque avevo prenotato un tavolo,sempre lo stesso.”

-“Oh,si,certo!” uscì momentaneamente dal bancone,per dirigersi verso il tavolo. Li fece uscire in una terrazza sul retro,dove c’erano solo cinque tavoli, due dei quali erano già occupati. Poi indicò il tavolo numero uno,posto sull’angolo alla loro sinistra, che si affacciava direttamente sulla spiaggia. Il sole era appena tramontato e le luci laterali illuminavano l’atmosfera con l’aiuto delle candele. Dopo due brevi chiacchiere,li lasciò soli. Jared scostò la sedia per far si che Alexa si potesse sedere,e lei arrossì visibilmente. Ogni volta che la trattava in quel modo non poteva fare altro che sentirsi in imbarazzo,perché sapeva che lui le dava tanto mentre lei non era in grado di fare lo stesso. Poteva dargli solo il suo amore incommensurabile.

-“Allora,che ne pensi?” domandò. Si vedeva lontano un miglio che voleva farle passare una serata indimenticabile.

-“Come ti ho già detto è un posto a dir poco stupendo. Sembra magico.” Il suo tono di voce era sognante,al che lui sorrise soddisfatto. In quel momento arrivò un cameriere ad ordinare. Alexa,che stava bevendo un bicchiere d’acqua,per poco non si strozzò per la sorpresa. In seguito,però,fece finta di non riconoscerlo,così come fece lui. In compenso continuò a fissare spudoratamente Jared,senza distogliere lo sguardo da quello suo.

-“Avete già visto il menù?” domando cortesemente il cameriere.

-“No,ma ormai lo so a memoria. Io vorrei un piatto di gnocchi al pesto come primo,e un po’ di insalata mista come secondo.” Rispose l’uomo. Poi,il ragazzo ripose la propria attenzione su Alexa,cercando di mostrarsi il più indifferente possibile.

-“Lei cosa desidera?” solo la ragazza riuscì a intuire la punta d’acidità nel tono di voce del cameriere.

-“Lo stesso.” Non era ancora intenzionata a distogliere lo sguardo da Jared. Cosa che lui notò.

-“Da bere cosa volete?”

-“Acqua,grazie.” A rispondere fu ancora una volta il cantante. Dopo il ragazzo se ne andò con l’ordinazione. “Lo conosci?” chiese Jared,appoggiando il mento sulle mani congiunte.

-“No,perché? Avevi quell’impressione?” domandò Alexa,cercando di nascondere il tono irritato da quell’incontro inaspettato.

-“No,così,mi sembrava che ci fosse dell’astio fra voi. Ho sbagliato,scusa.” Dopo che ebbe risposto,lei si stava chiedendo come mai lo stesse tenendo nascosto. Ma non ebbe più il tempo di pensarci per il resto della serata. Fu impegnata a gustarsi delle prelibatezze di quel ristorante e a parlare animatamente con colui che tanto amava. Il cameriere di prima non si era più fatto vedere,e lei non ci pensò più. Quando uscirono dal ristorante,però, non fece in tempo a guardare altrove,e i suoi occhi incontrarono quelli del ragazzo. Quest’ultimo la stava fissando con fare a dir poco strano, non si capiva se era arrabbiato,ferito,deluso o quant’altro. Osservandolo quel poco che le bastava,comprese istantaneamente una cosa. Dopo quella sera,niente sarebbe stato come prima. Perché? Perché il destino le aveva fatto questo? Cosa ci faceva Bryce lì a Los Angeles? E per di più a servire ad un ristorante italiano? Perché era lì?

*Jared,in occasione della cena,era vestito come nello spot della Hugo Boss... *_*


 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18: I'M NOT AN ECHELON...I'M ONLY ME ***


Hello to everyone!! Anche questo capitolo è piuttosto breve,purtroppo,ma mi serve da passaggio per quello successivo,che è il più lungo che io abbia mai scritto *_* ... Con molto piacere ringrazio vale_mars e Giulz95 per le recensioni!!! Stavolta la canzone ispiratrice è stata "No Fear" sempre dei The Rasmus...

BUONA LETTURA!! UNA RECENSIONE NON UCCIDE NESSUNO *_* KUSSEN,ALICE...

PS: Nonostante questo capitolo abbia il titolo della storia non è l'ultimo,tranquille,xD...


CAPITOLO 18:

                "I'M NOT AN ECHELON...I'M ONLY ME"

                                                                                                                                                                      "No fear… Destination darkness…”

Quando ebbe finito di porsi ulteriori interrogativi sulla comparsa di Bryce nella sua vita,ancora una volta,decise che la sua mente,in quel momento,aveva ben altre cose a cui pensare. Non voleva che quell’incontro rovinasse la magnifica serata che stava trascorrendo con Jared,ma non poteva ignorare comunque la cosa. Però avrebbe rimandato le preoccupazioni al giorno dopo,ora voleva solo godersi gli ultimi momenti della serata con l’uomo che amava. Tornarono a casa soddisfatti della cena,e anche un po’ stanchi. Quella era la prima volta che si ritrovavano in casa da soli,senza il piccolo,e,soprattutto,senza l’adorabile  Shannon. Entrarono in camera e si gettarono di peso sul materasso. Improvvisamente,l’idea di loro due,soli in casa, li attraversò la mente come un lampo a ciel sereno. Non volendo gettarsi troppo in quei pensieri maliziosi,Alexa si tirò su a sedere e si slacciò sgarbatamente le scarpe,per poi gettarle ai piedi del letto e massaggiarsi i piedi doloranti. Non amava portare i tacchi, aveva sempre avuto problemi con le conseguenze. Menomale che quella sera erano stati principalmente seduti,altrimenti ora avrebbe avuto i piedi più gonfi di due palloncini. Jared,in compenso,si stava togliendo la cravatta e la giacca,preparandosi alla notte. Avevano sempre dormito insieme da quando lei si era trasferita,ma Joseph dormiva nella culla accanto al loro letto,quindi non potevano mai dedicarsi a sé stessi. Ma stavolta la situazione era contraria.

-“Ti dispiace se vado un attimo in bagno a mettermi il pigiama?” chiese lei, improvvisamente imbarazzata. Non riusciva a nascondere di avere un po’ di… Era forse timore quello che la stava attanagliando da dentro,facendole battere il cuore all’impazzata? No,forse non era timore. Probabilmente si trattava di sentimenti mai provati,e quindi non era semplice identificarli.

-“Figurati! L’importante è che non mi privi troppo della tua presenza.” Sull’ultima frase le sorrise maliziosamente,aumentando l’imbarazzo. Lei,senza aggiungere altro, si diresse verso il bagno nel corridoio con il pigiama in mano. Quando raggiunse la toilette si guardò insistentemente allo specchio,cercando di capirsi. Era frustrante non riuscire a decifrare ciò che le passava per la testa,o meglio,per il cuore. Si struccò bagnando il cotone con l’acqua e strofinandosi con forza le palpebre, sfortunatamente lo struccante le faceva bruciare insopportabilmente gli occhi,e quindi doveva accontentarsi del metodo più semplice. Quando la maggior parte dell’ombretto scomparve,si asciugò il volto. Poi,con cautela,si tolse l’abito e si infilò il pigiama che le aveva regalato qualche anno fa Maika. Era viola,con sopra disegnati tanti cuoricini lilla. Nonostante fosse a maniche e pantaloni lunghi,era di cotone,quindi non avrebbe sofferto il caldo. Una volta che fu pronta per la notte,tornò in camera,con lo sguardo basso. Era sicura che le donne precedenti di Jared,in quelle occasioni,indossassero delle vestaglie sensuali,o perlomeno eleganti ed adatte alla situazione. Inutile dire che la cosa la metteva ulteriormente a disagio. Si distese al suo fianco,sotto le coperte, con goffaggine incredibile.

-“Ti vergogni?” le domandò lui stupito,notando il comportamento inusuale di Alexa. Lei si limitò a tacere e ad avvicinarsi a lui. “Perché non rispondi? Ho ragione,vero?”

-“È solo che magari non sono vestita come ti aspettavi,e non voglio deluderti.” Solo dopo aver parlato si rese conto della stupidaggine che aveva appena detto.

-“Alexa…” sussurrò il suo nome,afferrandole delicatamente il mento con due dita,per permetterle di guardarlo negli occhi. “Non devi pensare neanche lontanamente una cosa del genere. L’abito non fa il monaco. E poi sei esattamente come mi aspettavo, ovvero semplicemente te stessa. Non potrei chiedere di più. Capito?” In risposta lei annuì con un cenno del capo,per poi posare la testa sul suo petto nudo. In quel momento si rese conto che lui era rimasto in boxer. Doveva esserci abituata ormai, dato che dormiva sempre solo con l’intimo addosso. Ma quella volta per lei,era come se dormisse con Jared per la prima volta. Notava tutti i minimi particolari che la presenza del figlio non le permetteva di captare. Il fisico di Jared,seppur esile in confronto all’anno precedente,era comunque ben scolpito e asciutto. Il suo volto, qualunque espressione assumesse,era a dir poco stupendo. Certo,non era perfetto in tutto,ad esempio il labbro superiore era appena visibile,agli angoli degli occhi, se ci facevi attenzione, si poteva notare il segno delle prime rughe. Ma era proprio quello a renderlo bellissimo,la sua imperfezione lo rendeva più “normale” agli occhi di Alexa. E poi,era perfetto in quell’insieme di piccoli difetti inutili. Jared,accortosi di essere sottoposto ad un esame visivo,le sorrise dolcemente, divertito. Poi,con un gesto spontaneo,l’avvicinò a sé,stringendole la vita delicatamente. I loro corpi si sfioravano in ogni centimetro. Potevano ascoltarsi a vicenda i battiti sordi dei loro cuori,e percepivano ogni minimo respiro. Jared portò un braccio a circondarle le spalle, cingendola in un abbraccio. La spontaneità con cui compieva ogni azione metteva a disagio la ragazza. Perché lei non riusciva a fare altrettanto? La risposta era più semplice di quanto credesse. Bryce era stato l’unico con cui si era concessa completamente,e quell’insieme di gesti aveva paura che sfociassero in…sesso? Ma no, anche se fosse successo non si sarebbe trattato solo di sesso,ne era sicura. Loro si amavano,quindi non avrebbero fatto sesso,ma avrebbero fatto l’amore. Pensarla in quel modo la tranquillizzava un po’. Scelse di smetterla con le paranoie e di seguire ciò che le diceva il cuore,così tutto sarebbe stato più facile. Istintivamente mise una gamba tra quelle di lui,dando vita ad un vero e proprio groviglio di gambe,ma la cosa piaceva a entrambi,così si sentivano ancora più vicini. Dopo qualche minuto ,in cui stavano abbracciati,ad  Alexa venne caldo. Così si sciolse dall’abbraccio e si mise a sedere per togliersi il pigiama. In fondo lui l’aveva vista un milione di volte in costume ed intimo,e poi l’aveva vista partorire. Quindi,cosa ci poteva mai essere di più imbarazzante? Assolutamente niente. Sotto lo sguardo attento di Jared,lei tornò al suo fianco,riavvicinandosi,ma stavolta di sua spontanea volontà. Come le era accaduto prima di andare al ristorante,quando Jared l’aveva baciata vicino alla macchina, desiderava sentirsi sua e sentirlo suo. Sapeva che lo erano già, ma ,in quel momento, la semplice certezza mentale non le bastava,voleva sigillare il loro amore con ciò che più la spaventava all’inizio. Lui sembrò leggerle nel pensiero,fatto sta che, senza rendersene quasi conto,si ritrovarono a baciarsi con passione quasi fin troppo eccessiva. Le loro mani,ormai frenetiche e desiderose di fare nuove scoperte, scivolavano,a volte incerte e a volte decise,lungo i loro corpi. L’imbarazzo iniziale aveva lasciato il posto al loro amore,che li stava travolgendo come un uragano. Senza preavviso lei si ritrovò sopra di lui,intenta ancora a baciarlo. Poi le dita di Jared sfiorarono appena il gancio del reggiseno,ma rimasero ferme,senza compiere azioni affrettate. Al contatto Ale rabbrividì appena. Lui si scostò dal bacio per guardarla negli occhi. Vedeva che il timore precedente era lì,anche se diminuito. Così tolse le dita dal reggiseno,e si limitò a stringerla ancora una volta a sé. Ma Alexa non voleva mandare all’aria quella magnifica atmosfera che si stava creando,così prese dolcemente una mano di Jared,e la accompagnò nello stesso punto in cui era prima, incoraggiandolo in ciò che stava per fare in precedenza.

-“Sei sicura?” sussurrò,sentendosi improvvisamente ansioso. Ora le parti si stavano invertendo,stavolta era lui ad essere intimidito da quel gesto.

-“Si…” disse lei in risposta,per poi sorridere decisa. Fu un attimo,e l’indumento era scomparso in qualche angolo della camera. Si trattò di altri brevi attimi,prima che anche il resto raggiungesse il reggiseno. Ormai era fatta,quindi tanto valeva vivere il secondo. In quel momento le altre cose persero significato,come succedeva ogni volta che si trovava con lui,rendendo il tempo una cosa banale e futile. L’unica cosa che riuscivano a pensare erano loro due. E proprio con quel pensiero ancora fisso in testa, avvenne. Divennero un'unica anima,un unico cuore,un'unica persona,un'unica cosa. Secondo loro,il resto dell’Universo non si sarebbe accorto che in quel letto erano presenti due persone,non vi avrebbero fatto caso,perché il loro amore aleggiava su di loro,come una luce indistinta,rendendoli una cosa sola. Accadde tutto con una dolcezza infinita,ed una volta finito rimasero abbracciati e continuarono a farsi mille coccole,fino ad addormentarsi beati e felici. Quella notte sarebbe rimasta per sempre impressa nella mente di entrambi,solo il pensiero che potessero dimenticarla li faceva sorridere inconsciamente. Il sonno fu tranquillo,e nella stanza continuava a regnare l’atmosfera delicata di prima.

La mattina successiva,il primo a svegliarsi fu Jared,ancora incredulo di ciò che era accaduto poche ore precedenti. Era stato diverso dal solito,con le altre provava solo piacere,ma con Alexa provava molto di più del semplice piacere fisico. Sentiva di amarla come non gli era mai successo con nessun altra prima. Rimase a fissarla, era deciso ad aspettare il suo risveglio. Voleva vedere come i suoi occhi si schiudevano appena,prima di svegliarsi completamente. Voleva guardare quella donna ,che aveva aspettato tanto ,riprendere “vita”. Dovette aspettare circa una mezz’ora prima che accadesse. Poi,con un lieve battito di ciglia,la ragazza aprì lentamente gli occhi,per incatenarsi subito a quelli di lui. Le guance si colorarono appena,intimidite da quello sguardo profondo che lui le rivolgeva.

-“Ti Amo.” le sussurrò piano,come se dovesse rimanere un segreto che solo loro potevano conoscere. Era la seconda volta che glielo diceva. Erano passati tre mesi da quando era avvenuto la prima volta. Ma,come quella volta, quelle due semplici parole la fecero sciogliere.

-“Ti Amo.” ribadì anche lei. Prima di sigillare quella confessione con un casto bacio a fior di labbra. “Ma ora dobbiamo prepararci ed andare a prendere Joseph da tua madre. E,tra poco,dovrebbe rientrare anche tuo fratello.”

-“Uffa…” mugolò come un bambino. “Volevo stare ancora un po’ con te.”

-“Anche io,ma nostro figlio ci aspetta. E non voglio che Shannon ci trovi con le mani nel sacco.”

-“Giusto,hai ragione,anche se non c’è nulla di male se una coppia fa…” la mano di Alexa gli impedì di terminare la frase.

-“Non dirlo,preferisco che rimanga come un segreto. È più romantico.”

-“Ma lo sai che io non sono tanto romantico.”

-“Appunto,quindi fai un piccolo sforzo per me.”

-“D’accordo,ma solo perché sei te eh!”

-“No! Davvero? E io che credevo di essere un Echelon!” lo prese in giro,ridendo.

-“Sul serio? Ora sei un Echelon?” domandò lui,ridendo e rimanendo serio allo stesso tempo.

-“No,I’m not an Echelon…I’m only me.”

-“Hai ragione,ed è per questo che ti amo.”

In quel momento,l’incontro con Bryce al ristorante la sera prima,sembrava un ricordo ormai lontano.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19: HURRICANE ***


Ciao a tutti!!! Dopo "tanto tempo" sono tornata con un nuovo capitolo!! Lo so,avrete sicuramente pensato che avevo abbandonato la storia,ma in realtà sono stata assente per un pò a causa della scuola,-.-"...Eh si! Ho cominciato le Superiori,e devo dire che mi sono già venute a noia,mi occupano troppo tempo e mi impediscono di scrivere... Ma,alla faccia dello studio, ci sono riuscita lo stesso,u.U... A parte questo,beh,il capitolo qui sotto è il più lungo che abbia mai scritto,e, sinceramente, all'inizio mi convinceva di più,invece ora...boh,non ne sono poi così sicura,ma ormai l'ho scritto,quindi... Grazie ancora a vale_mars e a Giulz95!!! Senza di voi sarei come un fiore senza i suoi petali,V.V! Dopo aver sproloquiato abbastanza vi lascio al capitolo!...

BUONA LETTURA! KUSSEN,ALICE...

Canzone Ispritatrice: "Hurricane". Alla fine vi accorgerete del perchè,xD...

CAPITOLO 19:

                                  "HURRICANE" 

 
“Tell me would you kill to save your life?
  Tell me would you kill to prove you're right?
  Crash, crash... burn, let it all burn
  This hurricane's chasing us all underground “
                                                                                                                                                                                                                                                                            

Nel giro di un’ora circa andarono a prendere Joseph a casa della nonna. Constance aveva affermato che il piccolo era un bambino tranquillissimo e dolce,quindi se l’erano passata bene entrambi.

-“Ha fatto un po’ di capricci per addormentarsi,si vede che sentiva la vostra mancanza, ma alla fine sono riuscita a farlo dormire cantandogli una canzone e si è svegliato solo stamattina alle nove.” Li informò.

-“Mamma,così tanto per sapere,ma che canzone gli avresti cantato?” domandò Jared, inarcando un sopracciglio con fare circospetto.

-“Perché me lo domandi?” la sua perplessità in realtà nascondeva uno sguardo colpevole.

-“Perché ti conosco. E non hai ancora risposto alla domanda.”

-“E va bene,lo ammetto,gli ho cantato una vostra canzone.” Alzò le braccia come in segno di resa,ed Alexa dovette trattenere a stento le risa davanti a quella scena.

-“Lo sapevo!” esclamò Jared trionfante, mentre picchiava un pugno sul palmo dell’altra mano. A quel punto la ragazza scoppiò a ridere,attirando l’attenzione degli altri.

-“Scusate,ma vi dovevate vedere!” si giustificò,cercando di placare almeno un po’ quella risaiola improvvisa.

-“Tornando alle cose serie…” cominciò l’uomo,fingendosi serio e sventolando una mano davanti al volto della madre  “Quale canzone gli hai cantato?”

-“Ma ti ho già risposto!” replicò Constance,ormai sconsolata.

-“No,mi hai solo detto che gli hai cantato una canzone del gruppo migliore del mondo,ma non quale di preciso!” disse con fare ovvio. Ed ecco che la DivaH che era in lui spuntava fuori dal nulla. Alexa scosse la testa demoralizzata.

-“Alibi. Ora sei contento?” ribadì la donna.

-“Oh,ti ci voleva tanto a dirlo? Almeno ora so cosa cantargli per farlo addormentare.”

-“Ma cosa ho fatto per fare un figlio più deficiente dell’altro!?” quell’imprecazione era molto veritiera,ma dipendeva dai momenti. Il che voleva dire che il novanta per cento delle volte quella frase era la pura verità.

-“Ma si,mamma! Insultami pure. Sai,anche io ti amo tanto!” stavano battibeccando come se fossero stati fratello e sorella,e quel pensiero la fece sorridere.

-“Ma lo sai che io scherzo! Comunque volete fermarvi a pranzo?” chiese la donna, con la solita premura di sempre.

-“No,grazie. Dobbiamo andare a casa a preparare da mangiare anche per Shannon, che dovrebbe tornare da un momento all’altro,a meno che non sia già là a combinare qualche guaio.” Disse la ragazza, dimostrandosi comunque grata per la disponibilità. In quel momento Joseph cominciò a dibattersi tra le braccia della madre.

-“Credo abbia fame.” Constatò la nonna,acquistando un tono di voce più dolce del solito.

-“Ecco,allora noi andiamo. Ciao mamma!” la frase anticipò un breve abbraccio tra madre e figlio. Anche Alexa fece altrettanto,tenendo il piccolo su un braccio solo.

-“Potete portarmelo ogni volta che volete eh! Domani passo a trovarvi.”

-“Va bene,ci vediamo domani,allora.” Esclamò Jared mentre uscivano dalla casa. Salirono in macchina e Joseph cominciò a piangere,muovendo le manine verso l’alto,e scuotendo lentamente la testa da una parte all’altra con la bocca leggermente semiaperta.

-“Cos’ha?” chiese il cantante,dal sedile anteriore.

-“Come ha detto tua madre ha fame. Ma ora non posso toglierlo dal seggiolino per allattarlo,quindi ci toccherà sopportare un po’ di grida durante il viaggio.”

-“Va beh,tanto siamo quasi arrivati.” Disse,prima di alzare un po’ il volume dello stereo,per vedere se con la musica si sarebbe tranquillizzato. Ma peggiorò solo la situazione.

-“Prova a cambiare stazione. Se ha preso da me,la musica techno non gli piace.” Consigliò la ragazza. Infatti la radio era sintonizzata su un canale che stava trasmettendo le hit più ballate in discoteca. Jared cambiò stazione,e capitò casualmente sulla Virgin Radio,che,come era solita fare,stava trasmettendo un po’ di buona musica Rock. Joseph smise immediatamente di piagnucolare,e si limitò a guardarsi intorno. I due neo-genitori si misero a ridere,divertiti dall’atteggiamento del figlio. Dalla radio,intanto,provenivano le note di “What I’ve done” dei Linkin Park. Non appena Alexa se ne accorse,il suo sguardo si rattristò. E il ricordo dell’incontro della sera precedente si fece spazio tra i suoi pensieri. A quanto pareva anche a Joseph piaceva il gruppo che ascoltava sempre suo padre. Suo padre,ma solo fino ad un certo punto. A parere di lei,Bryce non era mai stato padre di Joseph,e mai lo sarebbe stato. Però,un giorno,quando sarebbe stato in grado di capire, avrebbe dovuto parlarne con il figlio e spiegargli la situazione. Ma fino a quel giorno,era meglio tacere. A proposito di tacere,era ancora ostinata a nascondere l’identità del cameriere a Jared,per ragioni sconosciute pure a lei. Ma l’istinto le diceva di stare zitta, perché dirglielo non sarebbe servito a niente. Cosa sarebbe cambiato? Nulla,quindi era meglio non dirlo. Tra un pensiero e l’altro giunsero a casa,dove Alexa poté finalmente allattare il piccolo. Si mise a sedere sul divano,tenendo il bambino sotto l’abbraccio del braccio destro,e,una volta scostatasi la maglietta e il reggiseno, Joseph riuscì finalmente a bere il latte. Jared si diresse in cucina,per cercare qualcosa da poter cucinare. In quel momento la porta di casa si aprì,spalancandosi,e mostrando Shannon con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Attraversò a grandi falcate la sala,senza rendersi conto della presenza della ragazza e del nipote, dirigendosi in cucina.

-“Joseph!” urlò,come se lo stesse chiamando. “Vieni a vedere cosa ti ha portato lo zio Shan!” Quando entrò in cucina,e vi trovò solo Jared,si guardò intorno perplesso. “Dove sono Alexa e Joe?”

-“Ma sei scemo o cosa?” domandò ridendo il minore,mentre chiudeva lo sportello della dispensa,che rivelava il suo volto con un espressione a dir poco divertita. Alexa, sentendo tutto quel vociare si era messa a ridere ancora una volta,poi si era tirata giù la maglia,si vergognava ad allattare in presenza di qualcuno. Il piccolo protestò un poco. Poi Ale raggiunse gli uomini di casa in cucina.

-“Cucù!” esclamò,deridendo il povero Shannon,che si stava voltando stupito.

-“Ma da dove sbucate fuori? Non vi ho visti scendere dalle scale!”

-“Eravamo in sala,ma temo che la tua vista si stia indebolendo.” Rispose la ragazza con una scrollata di spalle aggiuntiva.

-“Spiritosa! Non vi ho notato perché pensavo foste in cucina,quindi non mi sono nemmeno guardato attorno.”

-“Lo so,stavo scherzando! Comunque grazie per il vestito e le scarpe.”

-“Prego,è stato un piacere aiutarti.” Le fece un occhiolino,sorridendole.

-“Ehm,potreste rendere partecipe alla conversazione anche me?” si lamentò Jared, che ancora non capiva di cosa stessero parlando.

-“Il vestito gliel’ho comprato io,per la serata,tanto sapevo che non avrebbe saputo cosa mettersi. Così come le scarpe.” Spiegò il maggiore.

-“Ah! E perché io non ne sapevo niente?” ecco che cominciava a fare l’offeso. Era troppo buffo quando si sentiva escluso da qualcosa. Incrociava sempre le braccia al petto e metteva il broncio.

-“Perché doveva essere una sorpresa,e se te l’avessi detto,te saresti andato da lei a darglielo subito.”

-“Non puoi dirlo. Io so mantenere i segreti.” Replicò Jared.

-“Si,si,come no!” insistette Shannon.

-“Guarda che c’è sempre una prima volta.” Disse il cantante,deciso.

-“Sarà per la prossima occasione.” S’intromise Alexa.

-“Comunque,io cercavo il mio bel nipotino,per dargli il mio regalo.” Aggiunse il batterista,emozionato,mentre estraeva un pacchettino da un sacchetto,e lo porgeva a Joseph. Quest’ultimo lo afferrò con l’aiuto della mamma.

-“Aspetta che ora lo apriamo.” Gli disse Alexa. “Jared,potresti prendere Joe? Così apro il regalo.” Senza proferire parola,continuando a fingersi offeso, l’uomo prese il figlio in braccio con delicatezza. La ragazza tolse il pacchettino dalle mani del piccolo,che mugolò il giusto,e poi lo aprì. La scatola conteneva due bacchette piccole per suonare la batteria. Gli occhi dello zio si illuminarono eccitati.

-“Sono le più piccole che ho trovato,così può cominciare già a suonare uno strumento.” Disse. Alexa mise le bacchette in mano al figlio,per poi rivolgersi a Shannon.

-“Chris…” si divertiva a vedere la faccia che faceva ogni volta che lo chiamava con il suo secondo nome “Ha solo una settimana,è impossibile che impari già a suonare. Non sa ancora coordinare i movimenti!” spiegò. La luce che primeggiava negli occhi del batterista parve spegnersi lentamente,mandando in frantumi la sua speranza di tramandare la passione per le percussioni al nipote.

-“Ah,giusto! Hai ragione.” ammise,imbarazzato per non averci pensato prima.

-“Ma,appena ne sarà in grado,quelle saranno le prime bacchette che gli faremo usare. Però dovremo comprargli anche una mini-batteria.” Aggiunse Alexa. Jared sbuffò appena,ancora una volta lui non era incluso nel discorso. E quando la ragazza se ne accorse,cercò subito di rimediare. “E,ovviamente,sarebbe bello se imparasse a suonare anche la chitarra. Potresti insegnarli te,amore!” sentendosi finalmente chiamato in causa,il cantante sorrise.

-“Ma certo! Posso insegnarli anche a cantare,a recitare,a rimorchiare…” cominciò la sua lista.

-“Ehi! Ehi! Ehi! Vacci piano.” Esclamò divertita Alexa. La prospettiva di quel futuro la entusiasmava piacevolmente.

-“Diventerà un ragazzo pieno di talento,e di ragazze. Proprio come il padre.” Disse.

-“Pieno di ragazze…Proprio come il padre?” replicò Alexa, cercando di adottare un tono il più minaccioso possibile.

-“Lo sai che piaccio molto a tante ragazze,è inutile nasconderlo.” Prima di rispondergli,Ale prese Joseph dalle braccia di Jared e lo porse a Shannon. Poi,una volta che lei e il cantante furono a braccia libere,lo fissò intensamente.

-“Ah si eh? Stai insinuando che puoi avere tutte le ragazze che vuoi?” si divertiva a fare la parte della fidanzata esageratamente gelosa.

-“Ma lo sai che io voglio solo te.” Ed eccolo che mandava all’aria l’idea di Alexa di rincorrerlo per tutta la casa,come se fossero ancora dei ragazzini. Sperava in qualche risposta pronta,ma con quella frase aveva cancellato ogni tipo di “divertimento”, perché la ragazza se ne era dimenticata,ormai persa nello sguardo azzurro di Jared. Gli diede un lieve bacio a stampo,dimenticandosi di chi c’era in cucina con loro. Infatti,Shannon tossì appena, tenendo presente che c’erano anche lui e Joseph.

-“Ops! Scusa!” il volto di lei avvampò visibilmente.

-“Tranquilla. Piuttosto… che si mangia?” chiese Shan,affamato come al solito.

-“Già! Sarà meglio se comincio a cucinare. Joe lo guardate un po’ voi.”

-“D’accordo!” risposero all’unisono i due fratelli,prima di dirigersi in salotto a fare da intrattenimento al nuovo Leto.

Nel pomeriggio i tre “uomini” di casa,uscirono per andare un po’ al parco,dato che era una bella giornata. Mentre Alexa aveva deciso di dedicarsi un po’ alla pulizia della casa,visto che ultimamente l’avevano trascurata non poco. Stava spolverando la credenza in cucina,quando sentì suonare il campanello. Che fossero già di rientro? Le sembrava strano,anche perché erano usciti da appena mezz’ora. Andò ad aprire,e la persona che le si presentò davanti era l’ultima che si sarebbe mai aspettata. Istintivamente fece per richiudergli la porta in faccia,ma questo si insinuò nell’apertura, rendendole impossibile quell’impresa.

-“Voglio solo parlare.” Disse il ragazzo,cercando di essere convincente. Alexa, non sapendo come rifiutare,aprì svogliatamente la porta, invitandolo ad entrare. Si accomodarono contemporaneamente sul divano della sala.

-“Dimmi pure. Cosa vuoi,Bryce?” il suo nome lo pronunciò come se fosse una cosa tremendamente disgustosa.

-“Innanzitutto voglio sapere perché sei qui a Los Angeles.” dritto al punto,come sempre.

-“Oh,non hai letto i giornali? E comunque qua sei l’ultima persona che deve avere delle spiegazioni. Semmai cosa ci fai te qui? Perché te ne sei andato senza preavviso? E come hai fatto a sapere dove abito?” la sua rabbia si stava accendendo piano,come se fosse una fiammella appena accesa,alimentata lentamente dal legno che la stava facendo crescere sempre di più.

-“Ho cercato il tuo nome nell’elenco telefonico,e c’era scritta anche la via. Comunque lo sai perché me ne sono andato. Te lo dissi. Io non mi sentivo pronto ad essere padre,e tu eri incinta,cavolo! Pensavo che se me ne fossi andato avrei evitato mille preoccupazioni,ma ho solo peggiorato le cose. Ho provato a dimenticarti,ma non ci sono riuscito,così sono venuto qui a Los Angeles,a tentare la fortuna,e ho trovato lavoro in quel ristorante italiano. Credevo che venire in America mi avrebbe aiutato a cancellare il passato,ma quando ti ho vista l’altra sera,in compagnia di quel…cantante, attore o quello che è,non ci ho più visto. Sono stato uno scemo,ti prego,perdonami…” sull’ultima frase le afferrò dolcemente una mano,ma lei la ritirò subito,nonostante nel petto sentisse una fitta terribile.

-“Bryce,è troppo tardi,lo sai anche te.” Replicò acida.

-“No,invece non lo so. Perché è tardi?”

-“Mi hai abbandonata nel momento in cui avevo più bisogno di te!” sbraitò,ormai alterata “Non capisci che sparendo hai ottenuto il mio odio? Come puoi pretendere che ti perdoni? Ormai non ti amo più,il mio cuore non è più tuo. E nemmeno Joseph lo sarà mai!”

-“Joseph? Chi è Joseph?” le chiese,confuso.

-“È mio figlio.” Sottolineò l’aggettivo possessivo mio,marcando il tono di voce.

-“Nostro figlio è nato? Cavolo,non avevo fatto caso alla tua pancia.” Scosse la testa tristemente.

-“Nostro? No,caro,mio figlio è nato. Tu non sei suo padre,lo hai abbandonato ancora prima che diventasse un essere vivente.”

-“Ma non lo sapevo neanche io cosa stavo facendo,ero impaurito da ciò che sarebbe successo dopo.”

-“E abbandonare me e Joe era la mossa adatta per risolvere ogni cosa! Beh,ottima scelta.” Ribadì secca.

-“Per favore,dammi un'altra possibilità. Posso provare ad essere padre,sono cambiato. Davvero…”

-“No,Bryce,te l’ho già detto. È troppo tardi. Ormai io amo un altro. Lui mi è stato vicino,e si è preso la responsabilità di fare da padre a Joseph nonostante non sia figlio suo,quando tu non ci sei riuscito. Io amo Jared,e ormai non c’è più spazio per te nel mio cuore.” Era irremovibile,non sarebbe mai stato in grado di farle cambiare idea.

-“Non puoi dire questo. In fondo sono passati solo nove mesi da quando me ne sono andato.”

-“Solo nove mesi??? Solo nove mesi???” urlò lei “Ti sembrano pochi? Sai,in nove mesi,le cose possono cambiare radicalmente!”

-“Ma non tra noi. Ciò che io provo per te non può cambiare in nove mesi,così come non può cambiare ciò che provi te per me.”

-“Ed è qui che ti sbagli. Te ne sei andato,dimostrando che potevi vivere senza di me,e di conseguenza non mi amavi. Ed io,in nove mesi,mi sono innamorata di un altro. Vedi come possono cambiare le cose?”

-“Non puoi buttare tutto all’aria come se nulla fosse!”

-“Oh,tranquillo. Io non sto buttando all’aria niente. Sei te che l’hai fatto,nove mesi fa!”

-“Stai mentendo,lo sento che l’amore che provi per me non si è ancora affievolito del tutto.” Insistette. I suoi occhi scuri brillavano di una frenesia quasi eccessiva. Mentre la sua carnagione abbronzata stonava con i capelli biondo chiaro. I suoi lineamenti erano duri e raffinati contemporaneamente.

-“Tu sei pazzo.” Sospirò Alexa,non sapendo come altro ribattere. “Lo vuoi capire o no,che io non ti amo più? Se proprio vuoi sapere cosa provo nei tuoi confronti te lo dico chiaro e tondo,provo solo disgusto e odio. Se ti fosse davvero interessato qualcosa di me,non te ne saresti andato,e continuerò a ripeterlo fino a che non capirai.”

-“Beh,anche l’odio è un sentimento che viene pur sempre dal cuore.” Disse Bryce, prima di bloccare la ragazza,spingendola fino a farle appoggiare forzatamente le spalle allo schienale del divano.

-“Bryce,per favore,lasciami andare.” Supplicò,preoccupandosi di come si stavano evolvendo le cose.

-“Solo quando sarai sicura che non ti pentirai della scelta che stai facendo rifiutandomi.”

-“Ne sono già sicura.”

-“Non puoi dirlo,se non ti sottoponi alla classica prova.” Ormai il suo fiato si riversava sul volto della ragazza,da tanto che le loro bocche erano vicine.

-“Di quale classica prova stai parlando?” la piega che aveva preso la discussione non le piaceva per niente.

-“Di questa.” Sussurrò al suo orecchio,prima di avvicinare le labbra alle sue. Alexa, percependo le sue intenzioni,riuscì a scansare la sua bocca in tempo, girando la testa dalla parte opposta. Era sicura che avrebbe rinunciato ad ogni tentativo di baciarla,se si fosse accorto che lei non voleva. Ma si sbagliava,e di grosso. Quel nuovo Bryce la spaventava,lo preferiva prima. Almeno quando stavano insieme non cercava di farle fare cose contro la sua volontà.

-“Non rendere le cose più difficili di quel che già sono.” Le disse. Poi,con un movimento svelto ed agile,si mise a cavalcioni sopra di lei, afferrandole le mani e tenendole ferme,per provare a ribaciarla. Ma anche stavolta non ci riuscì.

-“Lasciami!” urlò,sperando che qualche buona anima la sentisse da fuori e si insospettisse. “Aiuto!” cominciò a dibattersi contro il petto del ragazzo,ma con risultati nulli. Poi Bryce le mise una mano sulla bocca.

-“Stai zitta,puttanella.” La sua voce era autoritaria e non ammetteva repliche di nessun genere. Lo sguardo di lei era impaurito e stupefatto da quel comportamento,mentre un brivido di puro terrore la scuoteva da capo a piedi, privandola quasi del fiato. Non era mai stato così violento con lei,con nessuno. Ma,a quanto pareva, c’erano tante,troppe cose che non sapeva di lui. Quest’ultimo,tenendole sempre la bocca chiusa,rafforzò con una mano la presa sui suoi polsi,serrandoli sopra la sua testa. Poi, con estrema lentezza, tolse la mano dalle sue labbra,per sostituirla con la propria bocca. Il bacio era doloroso,come se la strappassero il cuore dal petto,perché era così che si sentiva. Le sue labbra erano di Bryce in quel momento,le aveva fatte sue con la forza,e lei paragonava le proprie labbra al suo cuore,che le veniva estratto contro la sua volontà dal petto. Aspettò con pazienza che la sua bramosia finisse,poi, contro ogni previsione, gli morse il labbro inferiore con tutta la forza che aveva,fino a farglielo sanguinare. Ne approfittò nel momento in cui lui si separò da lei,per portarsi le mani alla bocca ancora sanguinante,per scivolare via dal divano e dirigersi verso la porta. Dalla finestra vide,con conforto,che i Leto stavano tornando verso casa, camminando tranquillamente lungo il marciapiede. Mentre Bryce era ancora inerme a causa del morso, si precipitò dalla porta, spalancandola con forza. Le gambe, però,si rifiutavano di muoversi.

-“Jared!” urlò disperatamente,ottenendo l’attenzione di più passanti. Appena la videro sulla soglia di casa,sconvolta, cominciarono ad accelerare il passo. Ma,proprio in quel momento, qualcosa la afferrò per i capelli,fino a scaraventarla in terra. Lei rimase così,immobile in quel frastuono che risuonava nella sua testa.

-“Alla prossima volta,stronza.” Disse lui,prima di uscire di corsa dalla casa e scappare il più lontano possibile.

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