Live like there's no tomorrow.

di _shesunbroken
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My life is about to change. ***
Capitolo 2: *** California here I come. ***



Capitolo 1
*** My life is about to change. ***


First Chapter.






Odiavo quella stupida acconciatura che mi avevano fatto.
Odiavo quella stupida festa strapiena di gente di cui a malapena ricordavo il nome.
Odiavo quello stupido vestito che non mi faceva respirare.
Odiavo quelle stupide scarpe troppo strette per i miei poveri piedi.
Odiavo quella stupida serata, e soprattutto i miei genitori per avermi costretto a parteciparvi.
I miei genitori? Completamente diversi da me.
Mio padre, uomo alto, possente, con sempre il sorriso sulla faccia, conversava con qualche suo collega di lavoro del più e del meno, bevendo champagne. Di annata naturalmente, che siamo pazzi?
Richard James Gilbert era il più importante discografico di New York, e dalla bellezza di venticinque anni era sposato con Shailene Ashley Gilbert, famosa giornalista del New York Time, alta, magra, bellissima, un sorriso smagliante, e occhi di ghiaccio.
Fortunatamente, o oserei dire sfortunatamente, dal loro matrimonio siamo nati mio fratello ed io.
Mio fratello, William Edward Gilbert, per me sempliCemente Will, è' il ragazzo più bello che abbia mai visto. Ventun'anni, capelli biondi e occhi d'un verde acqua intenso. Identico a mio padre, ma solo nell'aspetto. Come me non gli è mai piaciuta questa vita, e da qualche anno si è traferito a Los Angeles per seguire la sua passione, il surf.
Ed infine ci sono io.
Charlotte Taylor Gilbert, 18 anni, occhi blu cielo, al contrario di mia madre, e capelli castani.
Ricci e selvaggi, come me.
Me ne stavo in disparte, a giocare con l'orlo di quel vestito tanto odiato.
Cercavo di non incrociare lo sguardo di qualche oca, ehm scusate, volevo dire di qualche amica di mia madre, altrimenti avrei passato mezz'ora a sentirle parlare di quanto ero cresciuta e di quanto ero bella.
Avrei voluto che quella serata non fosse durata un secondo di più.
Non solo perchè non ce la facevo più, ma anche perchè da domani sarebbe cambiata la mia vita.
Esattamente.
Mi sarei trasferita a Los Angeles da mia cugina, Brianna, figlia della sorella di mia madre.
Los Angeles. Sole, mare, spiaggie. 
Tutto il contrario di New York, che, anche se ci avevo abitato per la bellezza di diciotto anni, non avevo mai veramente visitato.
Conoscevo solo la scuola, e qualche locale notturno. Vi state chiedendo perchè?
Semplice, la notte scappavo dalla finestra di casa e uscivo con le mie amiche.
Dicevoo di essere figlia di persone comuni, tanto per sembrare una ragazza normale.
Naturalmente i miei genitori non sapevano che bevevo, ogni tanto fumavo, e molto spesso baciavo ragazzi che nemmeno conoscevo.
Non c'era un motivo per il quale lo facevo, forse perchè era tutto quello che loro non avrebbero mai approvato.
Tornando a parlare di Los Angeles.
Dissi hai miei genitori che mi sarei trasferita per qualche mese, ma non sapevano che con quella riposta intendevo per sempre.
Mi sarei cercata una casa tutta mia e avrei frequantato la scuola di lì.
Non vedevo l'ora.
Purtroppo per me, quella serata non passò così in fretta come speravo.
«Charlotte cara, vieni qui. Ti devo presentare una persona!» disse mia madre con la sua salita classe.
La raggiunsi controvoglia, con il mio solito sorriso falso.
Vicino a lei c'erano un signore ed un ragazzo.
Alto, biondo, occhi azzurri, avrà avuto qualche anno in più di me.
E vicino a lui c'era colui, che mia madre mi disse essere suo padre.
«Tesoro, lui è il signor il signor Black, e questo bel giovanotto è suo figlio Thomas
«Mi può chiamare Tom, signorina Charlotte.» disse porgendomi la mano.
'Il solito figlio di papà'
Sempre con il mio solito sorriso, allungai la mia mano verso di lui e me la baciò.
'Patetico'
Era un'altro dei soliti bamboccioni che mia madre cercave continuamente di appiopparmi come fidanzato.
Ma nella mia vita vedevo tutto fuorchè un pinguino come mio fidanzato.
Mia madre ci disse di andare a fare una passeggiata a come sempre non mi opposi.
Camminavamo nell'immenso giadino di casa Gilbert, quando lui mi iniziò a parlare.
«Charlotte, lei è veramente bellissima.»
Soliti complimenti di circostanza.
«Grazie mille John
«Mi chiamo Tom.»
«E io che cosa ho detto?»
Mi sorrise e mi prese la mano, ma con tutta la calma di questo mondo io mi allontanai.
Lui mi guardò perplesso.
«Grazie per aver allietato la mia serata, John.» 
'Come sei falsa Charlotte'
«Tom» mi corresse lui.
«Suvvia è uguale, ora devo scappare
«Ci rivedremo mai?» mi disse.
Scoppiai a ridere.
Senza guardarlo corsi nella mia camera.
Mancavano poche ore e avrei preso l'aereo che avrebbe cambiato la mia vita.







Ecco la mia prima FF.
Mi sono appena iscritta su EFP ed ho molta paura dei vostri giudizi DD:
Questo è il primo capitolo, spero vi piaccia :3
Aspetto le vostre recensioni :)
With love, 
Clotilde.
 

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Capitolo 2
*** California here I come. ***


Second Chapter.





Quella fu la prima volta che mi svegliai con il sorriso.
Mi alzai dal mio enorme letto per vedere che ore fossero.
Le 7.30.
Avevo un' ora e mezza prima di andare in aereoporto.
Iniziai a prepararmi.
Mi misi una camicietta, dei jeans e le mie superga bianche.
Niente vestiti, niente scarpe con tacco, niente gioielli pesanti mezzo quintale.
Solo la mia collanina portafortuna, comprata durante una delle mie fuge notturne.
Scesi al piano di sotto e mentre le cameriere sistemavano io mi recai in cucina.
Mangiai qualcosa al volo e poi tornai immediatamente in camera mia per preparare le ultime cose.
Per le scale incontrai Robert, il mio magiordomo.
«Robby, se arrivano i miei genitori sai cosa devi fare!» gli dissi sorridendo.
«Certo, signorina Charlotte
«Te lo devo ricordare ogni volta che non mi devi dare del voi quando non c'è mia madre? Chiamami semplicemente Charlie.» gli dissi abbracciandolo.
«Ok, Charlie. Ora si vada - gli diedi una gomitata - vatti a preparare.» disse ridendo.
Gli diedi un bacio sulla guancia e corsi in camera mia.
Accesi lo stereo.
I Paramore rimbombavano tra le quattro mura della mia stanza.
Mia madre era contraria a questa musica "da quattro soldi", soltanto grazie a mio padre, dato che era il loro produttore, li potevo ascoltare.
Certo non con il volume a 400, ma li potevo ascoltare.
Mentre infilavo le ultime cose nella valigia cantavo Misery Business a squarcia gola, saltavo sul letto e mi scatenavo.
All'improvviso entrò Robby, ed io in piedi sul letto sapevo già cosa mi stava per dire.
«Stanno tornando!» mi disse.
Mi gettai a peso morto sul letto e poi mi ritrovai in un attimo di fronte allo stereo.
Tolsi il cd, mentre lui mi lanciò come un frisbee un 45 giri di Beethoven.
Lo so, meglio una martellata in testa.
Lo misi nel lettore, puntando la puntina già a metà disco.
Intando Robby stava rifancendo il letto.
Tolsi le ultime cose e poi gli lanciai un lenzuolo.
Sentivo il rumore della scarpe con il tacco di mia madre che salivano le scale.
Robby prese il lenzuolo al volo e quando mia madre aprì la porta facemmo finta di piegarlo.
Mia madre controllò in lungo e in largo la stanza cercando qualcosa che non andava.
Poi con i suoi occhi si concentrò su di me.
«Hai preparato le valigie?» mi disse.
«Si, mamma»
«Bene, Robert che per caso può uscire?»
Robert guardò mia madre.
«Certo, mia signora» disse abbassando la testa.
Mi fece un'occhiolino e se ne andò.
'Oh robert, come avrei fatto senza di te!'
Si avvicinò a me e mi fece sedere sul letto.
Lentamente ci si sedette anche lei.
Mi sorrise.
Era un sorriso diverso, non come i suoi soliti.
Era un sorriso da madre a figlia.
Tirò fuori una scatolina dalla sua borsa.
«So che questa vita non fa per te e che tu vuoi essere tutto tranne che una viziata...»
Cosa? Proprio lei sta dicendo queste cose?
«...ma come madre credo di averti fatto crescere come meglio potevo. Spero che a Los Angeles ti diverta, ma non combinare guai!» mi disse ridendo.
Io le sorrisi.
«Questo è per te, per la mia rockstar.»
La guardai confusa, e lei da madre lo capì.
«Pensi che non abbia mai visto tutti i tuoi cd rock mascosti sotto il letto?» 
Sorrise divertita e mi porse la scatolina.
C'era un bracciale con un ciondolo, una nota musicale.
Mi stavo per commmuovere, non lo sapevo il perchè.
Forse perchè in diciottanni non mi aveva mai detto o fatto cose di questo genere.
L'abbracciai.
«Scusami se non sono la figlia perfetta.» le dissi.
«Tu sei semplicemente te stessa, e sei perfetta così come sei.»
Ora i suoi occhi erano blu cielo, come i miei, esattamente come i miei.
Rimanemmo a parlare per molto tempo finchè non era arrivato il momento di andarmene.
Salutai tutti e "stramanente" con un po' di rancore me ne andai.

Il viaggio durò solo poche ore, e quando arrivai all'aereo porto vidi da lontano Brianna con un cartello con scritto sopra "Charlie!"
Quanto la adoravo?





Non avevo ispirazione perciò spero vi siate godute questa mezza cacchetta DD:
Recensiteee mie belle fanciulleee (?) :3
With Love,
Clotilde.

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