Il tutore nero

di Rebychan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo Questa è la mia prima storia su questo fandom per cui non so come mi uscirà.
Chiedo già scusa in anticipo se qualcun altro ha sfruttato l'idea per scriverci una storia, purtroppo non ho avuto ancora modo di visionare tutte le fic presenti nella sezione. Mal che vada se fosse così fatemelo pure notare che la ritirerò e la finirò solo per me a beneficio del mio forum, okay? L'ultima cosa che voglio infatti è passare per qualcuno che plagia qualcun altro.
E' una AU ed il pairing principale sarà Sebastian x Ciel, anche se forse prima o poi sullo sfondo potrebbe apparire anche qualche altra coppia.
I personaggi sono degli aventi diritto, io scrivo solo per diletto personale.
Scusate se ci saranno degli errori, io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio in anticipo chiunque leggerà e mi farà sapere il suo parere personale.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

PROLOGO

All’apparenza sembrava una giornata come tante altre  al maniero di campagna dei conti Phantomhive, ma se si scavava in profondità si capiva invece che non era così.

All’interno della grande villa si respirava infatti aria di novità.

Le cameriere pulivano con perizia ogni stanza, si occupavano del bucato e di strofinare l’argenteria e le porcellane dei servizi di the fino a farli risplendere.

O meglio quasi tutte le cameriere erano impegnate in quelle attività visto che una invece non faceva che intralciare quel lavoro minuzioso sporcando dove le altre passavano e rompendo sbadatamente le tazzine che prendeva in mano con l’intenzione di strofinarle, facendole cadere  a terra.

Non era però lei, quella ragazza dagli occhiali spessi, la novità.

No, ormai la sua goffaggine infatti era diventata routine nella grande villa e quindi più nessuno ci faceva caso.

Il buon cuore del conte aveva deciso di assumere la ragazza per toglierla dalla strada ed invece da farsi sconfiggere dagli insuccessi la capo cameriera tentava con tutti i mezzi di trasformarla da un’incapace in un elemento di primo piano tra le domestiche. Anche se ormai passati dei mesi in cui la cameriera non faceva che commettere sempre gli stessi errori la  sicurezza iniziale della capo cameriera cominciava a vacillare. Avrebbe mai raggiunto lo scopo di renderla una persona capace? Solo il futuro ovviamente avrebbe potuto rispondere a quella domanda.

Nel frattempo, in cucina, i cuochi preparavano chi l’occorrente per il the del pomeriggio, chi la cena utilizzando  i prodotti più raffinati.

Anche qui però c’era un elemento di disturbo. Il nuovo cuoco assunto sempre per via del buon cuore del conte che aveva voluto salvarlo da una vita di miseria che avrebbe potuto portarlo in galera visto le brutte compagnie frequentate, invece di cucinare le pietanze con la maestria che un buon cuoco dell’alta società avrebbe dovuto avere, carbonizzava ogni cosa le sue mani toccassero, con sommo dispiacere del capo chef che non sapeva più cosa fare per impedirgli di fare disastri.

Aveva provato a fargli tagliare solo le verdure, o a fargli mettere semplicemente le pietanze nei piatti, intimandogli di non cucinare, ma l’uomo non ascoltandolo invece preda da un raptus ogni santo giorno non faceva che disobbedirgli e nell’intento di cucinare metteva a soqquadro ogni cosa.

Le esplosioni che provenivano dal grande forno della villa ormai non si contavano più per cui no, non era nemmeno quella la novità che rompeva la solita quiete di casa Phantomhive.

Intanto, in giardino, i giardinieri si prendevano cura delle piante e dei fiori in modo che fossero sempre in perfetto ordine e con la loro bellezza adornassero il grande parco della villa. Od almeno la maggior parte dei giardinieri si occupava di quelle cose, visto che un ragazzotto biondo da poco portato a casa dal Conte e liberato da una vita di recluso causata da dai genitori violenti invece di curare le piante le diserbava  con grande rammarico del capo giardiniere che non faceva che sgridarlo. Lui però a quelle sgridate rispondeva sempre sorridendo, asseriva facendo intendere di aver capito l’errore ma poi tornava sempre a commetterlo.

Come si è capito, però nemmeno lui era la novità che attendeva quel giorno il maniero dei Phantomhive.

Anche lui ormai era cosiddetta “carne vecchia”. Lo conoscevano tutti ed i suoi sbagli non facevano più parlare poi più di tanto.

Se dovessimo essere pignoli era proprio la minuziosa pulizia che si stava svolgendo nella villa che avrebbe potuto essere la vera novità.

Di solito infatti tutta la servitù guidata dal direttore di casa non lavorava così duramente.

Ci si accontentava di un lavoro alla meno peggio, senza fare degli extra per ripulire anche dove lo sguardo del Conte non sarebbe mai potuto arrivare.

Quel giorno però era diverso.

Tutti lavorarono con particolare impegno, perché doveva essere tutto perfetto.

Ed il perché era molto semplice. I coniugi Phantomhive attendevano un ospite speciale.

E la servitù non voleva sfigurare. Non voleva fare una cattiva impressione. Non voleva che l'ospite in futuro dichiarasse in giro che nella villa del Conte regnava il caos e la scarsa igiene. Sarebbe stata un onta difficile da ripulire.

Tutto doveva essere perfetto per quando il  nuovo venuto sarebbe arrivato, anche se quest'ultimo alla fin fine, in seguito, sarebbe stato destinato a diventare un abitante della casa.

Se un giorno però quest’ultimo avesse deciso di andarsene, doveva essere chiaro fin da subito che non era stato a causa dell'incapacità della servitù, ma che tutto era dovuto alle due piccole pesti.

I figli del conte dopotutto di persone che avevano occupato quel ruolo, ne avevano già fatte fuggire dieci a causa dei loro modi sgarbati e dei loro scherzi sadici e nessuno dubitava che prima o poi anche il nuovo venuto avrebbe fatto quella fine.

O meglio la servitù pensava che sarebbe successo, perché invece Vincent e Rachel Phantomhive finalmente erano più che sicuri di aver trovato la persona giusta per tenere a bada i loro due turbolenti eredi.

Sentivano che lui era la persona che li avrebbe raddrizzati per renderli dei veri membri dell’alta società come era consono al loro stato.

Il nuovo venuto era alla prima esperienza in quel lavoro, ma non aveva mai fallito qualunque occupazione e scopo si fosse prefissato.

Era il figlio di un piccolo nobile decaduto e povero in canna, e ogni risultato che aveva raggiunto lo aveva perseguito contando solo sulle sue capacità.

Aveva affrontato ogni difficoltà e si era laureato con il massimo dei voti all’università più prestigiosa del regno.

Aveva vissuto dei brevi periodi all'estero per perfezionare le lingue e ora ne parlava correttamente una decina.

Era giovane eppure aveva un bagaglio d'esperienza in diverse occupazioni, come se avesse avuto il triplo della sua età.

Di sicuro, non era una persona che si arrendeva facilmente e quindi i due ragazzi stavolta avevano trovato pane per i loro denti.

Vincent Phantomhive, infatti, aveva già avvertito l'altro di come erano i suoi figli, e subito lui si era dimostrato desideroso di conoscerli, dicendogli che le sfide gli erano sempre piaciute e che quindi sarebbe stato ben felice di rimetterli in riga, bastava solo che gli desse carta bianca. Ed il conte era stato felice di dargliela. Era giunto il momento infatti che i suoi ragazzi si prendessero le loro responsabilità.

Erano quelli i pensieri che affollavano la mente del conte, mentre aspettava il suo ospite.

Quando il maggiordomo venne ad avvisarlo che la carrozza con il nuovo venuto era arrivata, Vincent chiese all’uomo di avvisare la moglie ed i figli di raggiungerlo nello studio e di far accomodare lì anche il nuovo tutore per i suoi ragazzi.

Ebbene sì, era giunto il momento che i suoi due figli, una ragazza di quattordici anni ed un giovane uomo di tredici, conoscessero il loro nuovo tutore ed insegnante privato.

Lui avrebbe  insegnato loro le buone maniere, e tutte le materie in cui erano carenti in modo in futuro di renderli degni di poter partecipare agli incontro con l'alta società.

Ovviamente in cuor suo sapeva che i suoi due figli non avrebbero accettato di buon grado la presenza di quel nuovo insegnante, ma stavolta era intenzionato a non dargliela vinta.

Dovevano diventare adulti, non potevano rimanere sempre bambini.

L'uomo dentro di sé non faceva che sperare tuttavia che almeno alla presentazione Ciel e Angelina, i nomi dei due ragazzi, non facessero qualcosa di sgarbato. Potevano almeno aspettare che Sebastian Michaelis, il nuovo tutore, s'insediasse in casa prima di iniziare a dargli contro, in modo così che potesse respirare un po'.

Dopotutto quest'ultimo era l'ultima spiaggia anche per il conte, se anche Sebastian avesse fallito infatti difficilmente avrebbe trovato un nuovo tutore disposto a prendersi cura dei suoi figli, e così sarebbe stato costretto a separarli e mandarli in collegio per tentare di raddrizzare il loro carattere.

E la cosa gli sarebbe spiaciuta perché lui amava i suoi ragazzi ed avrebbe voluto tenerli vicino a sé.

Sospirò e poi fu finalmente pronto ad accogliere il nuovo arrivato.

FINE PROLOGO

Come accoglierà il figlio maschio del conte la notizia dell'arrivo del nuovo tutore? Quale sarà la sua prima impressione? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
L'idea di questa storia mi è venuta leggendo il volume due del manga quando Ciel si è travestito da donna e Sebastian gli faceva da tutore di nobili natali.
Ed ho pensato e se davvero il loro legame fosse stato quello cosa sarebbe successo tra i due?
E così ecco qui questa storia.
Ho poi donato a Ciel una sorella che ha il nome della zia per tutta una serie di ragioni che si sapranno più avanti.
Questo prologo spiega poco o niente lo so, ma spero un pochino di avervi incuriositi. Fatemi sapere.
Se ci sono dubbi, chiedetemeli pure, okay?
Spero di riuscire ad aggiornare questa storia con regolarità, almeno una volta ogni quindici giorni, impegni permettendo.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui si commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


1 Ecco qui il primo capitolo di questa storia e viene presentato un certo personaggio.
Spero vi piaccia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi ha commento lo scorso capitolo. Grazie di cuore.
Ringrazio anche le persone che hanno messo la sottoscritta tra gli autori preferiti, e quelli che mi hanno selezionato sulla pagina di Facebook. Grazie!
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 1

Ciel Phantomhive entrò nello studio di suo padre con passo deciso.

Anche se nessuno avrebbe potuto dirlo con certezza solo osservandolo, visto che era già di natura un ragazzino freddo e cupo, quel giorno era particolarmente irritato.

Già doveva sopportare il fatto che suo padre gli volesse propinare un nuovo tutore, ed in più ci si metteva anche  sua sorella a farlo arrabbiare.

Come aveva osato parlargli in quel modo giusto qualche minuto prima?

Sbuffò sempre più indispettito mentre la sua mente andava a quelle'episodio.



Quando il maggiordomo era andato ad avvertirlo che suo padre voleva lo raggiungesse nel suo studio, Ciel aveva capito immediatamente che doveva essere arrivato il nuovo tutore e voleva presentarglielo, e subito un lieve sorriso furbo gli era parso sulle labbra.

In testa gli erano vorticate immediatamente le idee più intricate per liberarsi di quel nuovo venuto quanto prima.

Se c’era una cosa che lui odiava infatti, era essere messo in gabbia e dover studiare per costrizione.

Era già abbastanza intelligente per conto suo, tanto che nonostante avesse solo tredici anni già aiutava il padre nell'azienda di famiglia, la Funtom, che proprio grazie al suo aiuto in poco tempo era diventata molto famosa. I loro giocattoli erano di moda, ed i loro dolci riempivano la pancia di ogni bambino da bene del regno.

Erano infatti proprio dell'erede dei Phantomhive le idee che avevano permesso di perseguire quell'obiettivo, ma nonostante quei suoi successi personali suo padre continuava ad insistere perché avesse un precettore che gli correggesse certi suoi comportamenti discutibili e gli insegnasse le materie in cui era carente.

Per un futuro pieno di gloria era indispensabile che imparasse a stare in mezzo alla gente con grazia, ed utilizzando un modo di parlare forbito. La parola d'ordine era essere accomodanti e fintamente umili, in modo da intrecciare dei buoni legami sociali che avrebbero potuto essere utili sia nel lavoro, sia nella vita privata, sia in mezzo alle difficoltà.  

Cavolate!

A suo avviso non c’era nulla di male nel dimostrarsi superiore, se lo si era.

Se avesse voluto comportarsi in modo consono al suo stato ci sarebbe riuscito, anche senza l’ausilio di un insegnate che gli spiegasse come e cosa doveva fare.

Anche quello probabilmente quando avrebbe raggiunto l'età giusta sarebbe stato un gioco divertente da fare.  Fingere di essere un anonimo nobile qualunque, quando in verità era il più scaltro di tutti poteva essere interessante.  

Ora come ora però farsi legare non era nei suoi obiettivi, per cui il nuovo tutore doveva andarsene come se n'erano andati i dieci precedenti.

Con quei pensieri era andato nella camera della sorella per ricercare il suo aiuto ed era entrato come faceva sempre senza bussare.

Lei a quella sua scortesia lo aveva sgridato, dicendogli che le buone maniere stabilivano che bisognava annunciarsi prima di entrare nella camera di una signora.

Lui l'aveva guardata scettico, chiedendosi dove fosse la signora.

Era da qualche mese che era iniziata quella storia. Da quando aveva compiuto quattordici anni Angelina era diventata strana, quasi non la riconosceva più.

Prima di quella data non gliene importava un fico secco che lui bussasse o meno alla sua porta. Era più maschiaccio di lui. Giocava i suoi stessi giochi maschili, pianificava strategie d'attacco con lui per l'azienda di famiglia, lo supportava nel suo atteggiamento freddo, e lo aiutava a fare brutti scherzi alla servitù e soprattutto ai tutori.

Ora invece non pensava che ai vestiti ed al modo di apparire più carina, scimmiottando con scarso successo i modi di fare della madre.

Gli dispiaceva per sua sorella ma lei non era nemmeno la metà bella come lo era loro madre.

Rachel Phantomhive era una donna bellissima dai capelli biondi e dal sorriso magnetico. La sua pelle era senza imperfezioni ed i suoi occhi azzurri erano come due pietre preziose.

Angelina invece aveva preso dalla loro zia defunta che portava il suo stesso nome. Aveva dei capelli rossi molto accesi, la pelle delicata e pallida piena di lentiggini e due occhi castani che sembravano anche loro quasi scarlatti.

Il suo fisico poi era ancora acerbo per cui il suo portamento era sgraziato e privo di fascino.

Gli abiti che provava ad indossare erano molto simili di modello , fattura e tonalità a quelli di loro madre, ma possedendo dei colori ed un portamento diverso su di lei apparivano scialbi, rendendola uno spettacolo brutto da vedere.

A Ciel tutto quello ovviamente non importava. Ai suoi occhi era sempre stata e lo sarebbe stata sempre molto carina. Era dopotutto sempre sua sorella ed anche se appariva sgraziata le voleva bene, per cui quando qualche bellimbusto che trovavano nelle vie di Londra osava schernirla, lui la difendeva ed usava la sua parlantina sarcastica per rimetterlo al suo posto.
Si vedeva che Angelina però ci rimaneva male.

Forse lei sul serio avrebbe avuto bisogno di qualcuno che le desse una mano a valorizzare il suo aspetto, ma di sicuro la soluzione non era un tutore che li avrebbe solo messi in prigione.

E poi Angelina aveva ancora a disposizione qualche anno prima del suo debutto in società,  era ancora presto per mettersi in croce con i corpetti e chissà quale altra diavoleria indossavano le donne per apparire più carine a detta loro, quando invece lui le considerava delle oche starnazzanti capaci solamente di far venire il mal di testa ad un uomo. E forse probabilmente loro confidavano proprio in quello per conquistarne uno.

Per l’uomo probabilmente impazzire d'amore significava infatti impazzire a causa del mal di testa.

Dopo averle sentite parlare per diverse ore dei loro argomenti futili, non si poteva infatti che capitolare concedendo quello che le donne volevano, pur di essere lasciati in pace e respirare per un po'.

Per fortuna che lui non aveva di quei problemi.

Lui non avrebbe dovuto buttarsi nella mischia per trovarsi una ragazza con cui convolare a nozze, avrebbe potuto evitare tutta la parte dei corteggiamenti, essendo già fidanzato fin da quando era nato con sua cugina.

E lei la conosceva già bene.

Da bambini loro due giocavano spesso insieme, ed anche ora lei andava a trovarlo ogni volta poteva.

Certo Elizabeth, il suo nome, non faceva che parlare, urlando di quanto le piacessero le cose carine, ed ultimamente si divertiva ad aiutare  Angelina a vestirsi tutta piena di frappe e merletti ma ormai al suo modo di fare si era abituato, per cui sì gli veniva il mal di testa nel sentirla parlare, ma era tutto sotto controllo.

Tutto quello però in quel momento non era rilevante.

Se era entrato in camera di Angelina era perchè fino a quel momento nonostante il suo improvviso desiderio di diventare donna, prima del necessario, dimenticando la fanciullezza, gli aveva sempre dato man forte con i suoi piani anti tutore.

Anche quel giorno, quindi era andato da lei tutto convinto del suo aiuto.

Ed invece era stato deluso.

Lei lo aveva guardato con un'espressione perplessa sul volto, e gli aveva detto: "Ciel, credo sia giunto il momento che la smettiamo con questa storia. So che non ti piace essere comandato a bacchetta da qualcuno, in quanto ti ritieni superiore visto il tuo cervello alla maggior parte degli adulti che incontriamo, ma imparare qualcosa da qualcun'altro forse ci farebbe bene. Siamo indietro nello studio delle lingue straniere, per non parlare delle buone maniere. E fra qualche anno io dovrò fare il mio debutto in società, e guardami, sembro un clown. Voglio qualcuno che mi aiuti a valorizzarmi, e la mamma ha detto che questo tutore lo farà. E poi...", la sorella aveva sorriso entusiasta a quelle parole mentre il suo pensiero fluttuava chissà dove verso lidi che Ciel avrebbe preferito ignorare ancora per secoli. "... mamma ha pure detto che Sebastian Michaelis è un uomo dalla bellezza folgorante e quindi piuttosto che un bruttone come ne abbiamo avuto tanti, è meglio avere lui tra i piedi, no?"

A quelle parole, finalmente Ciel capì quanto la sorella fosse davvero cambiata.

Ormai per lei non c'era più spazio per i giochi ed i divertimenti da bambini, pensava solo alle buone maniere, ai vestiti ed a i bei ragazzi.

La sua principale complice, l'unica che lo avesse sempre capito durante l'infanzia supportando le sue idee, e coccolando il suo ego con grida di giubilo ogni volta che organizzava qualcosa per loro che poteva essere un gioco, uno scherzo o qualche altra diavoleria non c'era più.

Angelina non era più Angelina, non era più l’unica ragazza davvero in gamba che avesse mai conosciuto,  era diventata esattamente come tutte le altre.

La cosa ovviamente lo ferì, ma non lo diede a vedere.

Era come se avesse perso il suo migliore amico, già perché solo in quel momento Ciel si rese conto di aver sempre considerato Angelina quasi come un uomo, l'unico alla sua altezza.
Per lui non era mai stata probabilmente una vera ragazza.

Era troppo in gamba per esserlo. Non si tirava mai indietro nel fare le stesse cose che faceva lui, ed anche nel loro studio individuale se non proprio intelligente come lui, riusciva comunque a stargli dietro.

Ed ora quella persona non c'era più, ed era stata sostituita da quella cosa che s'atteggiava come una donna, senza però averne ancora l'aspetto.

Quello irritò profondamente Ciel che uscì dalla stanza immediatamente senza rispondere nulla alle sue parole.

Figurarsi quanto gli interessasse sapere che il loro nuovo tutore era un bell'uomo.

Tanto sia con, sia senza l'aiuto di Angelina lo avrebbe comunque fatto fuggire dalla loro casa.

Se Angelina poteva essersi uniformata al suo stato sociale ed al suo sesso, lui non era ancora disposto a fare né l'uno, né l'altro.

Lui voleva ancora godere della prerogativa della fanciullezza che gli permetteva di avere delle libertà che l'età adulta non gli concedeva.

Tutti infatti sottovalutano i cosiddetti mocciosi e finivano con il parlare in loro presenza di cose che avrebbero dovuto tenere segrete. Era capitato spesso che i soci del padre facessero così lì al maniero, e lui poi aveva usato quelle informazioni per i suoi scopi.

Se fosse stato presentato come adulto non avrebbe potuto più farlo.

Ed inoltre non ci teneva ad andare alle feste, non ancora almeno. Erano soltanto un circo per nobili incapaci, che dovevano mettersi in mostra e lui preferiva starci lontano per più tempo possibile.  

Tanto una volta che avesse iniziato ad andarci, di sicuro avrebbe avuto successo.

Per sua fortuna infatti lui aveva preso le caratteristiche migliori dei suoi genitori a livello fisico. Era quindi un bellissimo ragazzino dai capelli scuri ed gli occhi azzurri. Il suo viso possedeva ancora i lineamenti rotondeggianti della fanciullezza, ma già cominciavano ad allungarsi rivelando una bellezza delicata, che avrebbe fatto invidia a qualsiasi donna.

Lui era fiero del suo aspetto fisico, perché sapeva che in futuro gli avrebbe aperto molte porte, in quella società in cui il bello sembrava un canone irrinunciabile.

E per il resto, di ballare non ne era capace ma non gliene importava. Considerava le danze, infatti, solo come una rottura.

Aveva imparato a suonare il piano da autodidatta ed il suono che produceva non era malaccio.

Tirare di scherma era un’autentica noia, ma ogni tanto si esercitava.

Le lingue le conosceva a livello di scrittura, e per perfezionarne il parlato ci sarebbe stato tempo quando sarebbe andato all'estero.

Leggeva ogni mattina il giornale e studiava i libri più complessi per conto suo, senza bisogno di un tutore.

Se avesse voluto quindi avrebbe avuto argomenti di discussione a iosa con chiunque, sia che il suo interlocutore fosse stato un medico, sia un avvocato, sia un dandy, sia un uomo d'affari.
Solo che lui non voleva. Preferiva mille volte restare lì al maniero di campagna dei Phantomhive che rinchiudersi nell’abitazione di Londra dove sarebbe stato obbligato a fare vita sociale.
Anche suo padre la pensava alla stessa maniera, visto che andava solo un mese l'anno a Londra, eppure voleva a tutti i costi che lui imparasse a stare in società.

E pensava che un tutore gli sarebbe stato utile.

Stupidaggini!

Se avesse voluto essere un buon lord, lo sarebbe diventato anche senza l'aiuto di nessuno.

Non considerava nessuno un suo pari, forse la sorella lo era stata per un po', ma ora aveva perso la sua posizione privilegiata per inseguire i suoi sogni di beltà.

Amava ovviamente i suoi genitori ed avrebbe fatto di tutto per loro, ma nemmeno loro probabilmente erano alla sua altezza.

Le altre persone per lui non erano altro che pedine di un gioco di cui lui avrebbe tirato le fila, atto a farlo diventare il migliore in tutto.

Non riusciva a considerare nessuno come qualcuno di davvero importante.  

In effetti, lui era un tipo strano.

Amava isolarsi, ed era convintissimo di non aver bisogno di nessuno, se non di servitori che obbedissero ai suoi ordini a bacchetta, per permettergli di raggiungere i suoi scopi di gloria.
Non voleva amici, ma solo servitori.

Ed era per quello che la figura del tutore non gli piaceva.

Era un servitore di suo padre, quello sì, ma aveva il potere di comandare lui a bacchetta con la scusa di insegnargli cose di cui non aveva bisogno.  

E lui non voleva essere comandato.

Il nuovo venuto quindi  e lo ribadì di nuovo con forza doveva andarsene.



Erano quelle le riflessioni che Ciel Phantomhive aveva in testa mentre si dirigeva senza guardare nessuno in faccia verso il piccolo divano nello studio di suo padre.

Sapeva perfettamente che il suo nuovo tutore era già arrivato, ma lui non ci teneva a osservarlo.

Farlo avrebbe significato accettarlo e lui non ci pensava nemmeno.

Gli era già bastato l'urlo entusiasta della sorella alle sue spalle per capire che invece lei lo trovava di suo gusto.

Si sedette senza chiedere il permesso sul divano e tenne lo sguardo dritto di fronte a sé per non fissare la sua attenzione sul padre ed il tutore.

Voleva far capire immediatamente al suo genitore che lui non era contento di quella situazione.

Sentì suo padre sospirare mentre diceva: "Ciel per favore dovresti venire qui a presentarti come sta facendo tua sorella."

Angelina infatti si era diretta immediatamente verso la scrivania del suo genitore, ed era tranquillamente in attesa che il padre gli presentasse l'uomo che all'arrivo dei due ragazzi si era alzato in piedi dalla sedia in cui era stato seduto.

Loro madre era invece accanto a Vincent e guardava la scena preoccupata, anche se sulle sue labbra era presente il suo solito sorriso dolce.

Ciel sbuffò a quelle parole, ma visto che per il momento non aveva ancora un piano ben definito su come cacciare il nuovo venuto era meglio per prima cosa conoscerlo. Tanto ormai aveva già fatto capire il suo disappunto con il suo comportamento seccato di prima.

Indolente per cui si rialzò dal divano per dirigersi verso il tutore.

Per tutto il tragitto non lo guardò in faccia.

Fu costretto a farlo solo quando gli fu davanti.

Era un uomo decisamente alto, pensò Ciel, mentre sollevava il capo per vederlo in viso, ma d'altra parte in quell'ufficio lui era per il momento il più basso visto che anche sua sorella lo superava di una decina di centimetri in altezza.

Suo malgrado inoltre fu costretto ad ammettere che il nuovo tutore era sul serio molto bello, con i suoi capelli neri che si aprivano sulla fronte in due ciocche e gli incorniciavano il viso dai lineamenti delicati su cui spiccavano due occhi che tendeva al rosso, magnetici che sembravano in grado di sondare l'animo di chiunque.

Non fu però la sua bellezza che colpì di più Ciel.

Fu il sorriso che gli rivolse quando lui alzò la testa a renderlo pensieroso.

Le sue labbra si piegarono lievemente verso l'alto dando vita ad un'espressione furba, mentre i suoi occhi lo fissavano con sarcasmo.

Quel sorriso ironico fece innervosire ancora di più Ciel, che ancora una volta non poté che etichettarlo come il male da allontanare.

No, a dirla tutta, in quel momento non pensò immediatamente ad allontanarlo, il suo primo pensiero fu infatti che quel tizio era il male che avrebbe voluto vedere sconfitto per mano sua, in quanto da come lo guardava era molto sicuro di sé, e sembrava volergli dire: 'Io sono invincibile per cui da qui non mi schiodo.'

FINE CAPITOLO 1

Cosa succederà alla presentazione? Come reagiranno i ragazzi? Ed il tutore? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Ecco qui il primo capitolo di questa storia, in cui viene presentata la psicologia di Ciel. E' decisamente un maniaco del controllo, approfittatore. Ha un bel caratterino, e chissà se e come Sebastian riuscirà a raddrizzarlo. Vediamo!
Ebbene sì, la zia di Ciel Angelina è morta, e l'ho sostituita con la sorella, una ragazza che si sta aprendo a diventare donna e come tale è piena di contraddizioni ed il fratello non la capisce più. Probabilmente più in là rivelerà delle sorprese. Speriamo in bene.
Spero che come primo capitolo vi sia un pochino piaciuto. Fatemi sapere.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

pazza x narusaku: Come vedi l’ho continuata! Spero continuerà ad ispirarti ed a sembrarti interessante. Fammi sapere!
Grazie per il commento.

Willow: Sono felice di sapere che hai trovato il prologo interessante!
Sebastian è stato scelto per il ruolo di tutore per le sue capacità. Angelina ma soprattutto Ciel hanno trovato pane per i loro denti.
Il motivo per cui la ragazzina si chiama come la zia di Ciel è perché quest’ultima è morta. Ho voluto dare una sorella a Ciel per una serie di motivi che si spiegheranno più avanti nel proseguo della storia.
Spero che la fic continuerà a piacerti. Incrocio le dita.
Grazie per il commento.

Dead Master: Esatto! La storia è proprio questa. ^^
Per sapere cosa succederà durante l’incontro tra Sebastian e Ciel dovrai aspettare il prossimo capitolo, in questo ho voluto presentare il piccolo Phantomhive in modo di rendere chiara la sua psicologia.
Per scoprire i motivi per cui ho deciso di donare a Ciel una sorella invece dovrai aspettare un po’ di più.
Ho voluto darle il nome della zia che qui è morta perché probabilmente Angelina potrebbe rivelarsi in futuro una novella Madame Red. Vediamo! Eh eh eh!
Sì, appena ho letto quella parte del manga subito mi sono detta che con Sebastian tutore e Ciel protetto ne sarebbe venuto fuori qualcosa di interessante. Sono felice di sapere che lo spunto ti è piaciuto. Spero di non deluderti con il proseguo.
Eh eh eh! Come avrai letto, Ciel in questa storia è un maniaco del controllo, che odia dover sottostare a qualcuno. Mentre Angelina lo appoggiava sempre, fino a quando non  si è accorta di essere una ragazza, e di avere altre priorità. Sì, Ciel ha un carattere terribile.
Spero che il primo capitolo ti sia piaciuto. Grazie per tutto il sostegno che mi dai.
Grazie per il commento.

_Hiromi_: Grazie! Sono felice di sapere di essere riuscita ad intrigarti ed incuriosirti con il prologo, anche se non spiegava in effetti poi molto, come hai detto bene.
In questo capitolo invece ci siamo introdotti nella psicologia di Ciel per cui lo si può ritenere lo stesso introduttivo. Vediamo invece se nel prossimo succederà qualcosa in più.
Sono contenta di sapere che ti piace il mio stile di scrittura, perché ti tiene attaccata allo schermo. Grazie!
Spero di non deluderti con il proseguo della storia e che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Fammi sapere.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Nell'angolo di Rebychan c'è un piccolo avviso, per cui è interessato a leggerlo.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia, soprattutto commentando ma anche mettendo me o la fic sui preferiti, ricordati e seguiti.
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 2

Non appena Ciel fu vicino alla sorella, il conte Vincent Phantomhive si alzò dalla sua sedia per iniziare le presentazioni. Rivolto ai figli esclamò: “Ciel, Angelina, questo signore dall’aspetto distinto è Lord Sebastian Michaelis, il vostro nuovo tutore. D’ora in poi si occuperà di ogni vostra esigenza, v’insegnerà tutto quello che dovrete sapere per debuttare in società tra qualche anno, e vi guiderà nella strada che vi porterà all’età adulta aiutandovi a prendere le decisioni giuste. Vorrei che gli obbediste come fareste con me e gli dimostraste rispetto.”

Fece una piccola pausa, per permettere ai ragazzi di salutare l’ospite.

Angelina piegò le gambe, tenendo con le mani le ampie gonne, in un lieve inchino rispettoso, mentre diceva: “E’ un onore conoscervi.”

Ciel invece continuò a guardare il nuovo tutore con un cipiglio senza fare e dire niente.  Per quanto lo riguardava non aveva nessuna intenzione né di obbedirgli, né di portargli rispetto.  

Sul viso di Sebastian nel frattempo era sparito il sorriso furbo. Ora la sua espressione era di una serietà professionale impeccabile mentre guardava i due ragazzi con comprensione in attesa dell’altra parte della presentazione che non tardò ad arrivare.

“Lord Sebastian questi sono i miei figli. Vi ho parlato a lungo di loro e spero riuscirà ad aiutarli come si deve."

A quelle parole, Ciel guardò il padre severo, intuendo che doveva aver riferito all’uomo di tutti i piani anti tutore che nella sua vita aveva messo in atto, per avvertirlo che sarebbe stata dura avere a che fare con lui. Era per quello che prima il tutore lo aveva guardato con quel sorrisetto canzonatorio. Lo aveva sfidato ad ingegnarsi per riuscire a mandarlo via, sicuro che non ce l’avrebbe fatta.

Quello che quel tizio non sapeva, era però che non c’era proprio niente che Ciel non riuscisse a fare per cui Lord Michaelis poteva di già iniziare a contare i giorni che lo avrebbero condotto all’addio.

Col cavolo che gli avrebbe permesso di aiutarlo come si deve. Lui non aveva bisogno di nessun aiuto, non almeno di quello che suo padre voleva che quell’uomo gli desse ovvero che lo cambiasse rendendolo più affabile ed un vero damerino.

Lui non si sarebbe mai ridotto in quello stato.

Intanto Vincent continuava a parlare: “La ragazza è la sorella maggiore, si chiama Angelina. Ha quattordici anni.”

Sebastian si inchinò davanti alla giovane  con un sorriso cordiale.

Con voce melliflua esclamò: "E' un vero onore conoscere una così incantevole fanciulla."

Afferrò la mano della ragazza portandosela alla bocca e con l'aria di un seduttore nato aggiunse: "Il colore dei suo capelli è straordinario. Sono come un faro nella notte che le navi sono costrette a seguire. Li trovo bellissimi ed ammalianti. L'unico peccato è che quella pettinatura non dà loro merito. Tenerli legati in quella treccia li danneggia, dovrebbe lasciarli liberi di respirare."

Con un'abile mossa tolse lo spago che teneva insieme i capelli di Angelina disfacendo la treccia, in modo che le ricadessero sciolti sulle spalle.

Angelina arrossì di fronte a quelle parole e quel gesto.

Era la prima volta che qualcuno si comportava in quel modo con lei. E sapere che a qualcuno i suoi capelli piacevano le dava grande coraggio.

Tutti gli altri tutori che aveva avuto infatti l'avevano guardata come se fosse uno spaventapasseri, dicendole che a causa dei suoi capelli sembrava una strega e che per renderla presentabile bisognava per forza tentare di smorzarne il colore con dei preparati appositi od addirittura delle tinte.

Il suo cuore cominciò a sussultare nel petto, mentre anche il conte tutto soddisfatto da quelle parole sorrideva compiaciuto.

"Anche a me il colore dei capelli di mia figlia è sempre piaciuto. Sono felice di sapere che c'è qualcun altro che la pensa come me."

"Angelina sarebbe una bellissima ragazza se qualcuno le desse una mano a valorizzare il suo aspetto fisico. Io però non sono in grado di farlo. Spero che lei riuscirà a far fiorire in modo perfetto il bocciolo che è.", intervenne la signora Phantomhive con un sorriso, guardando con occhi sognanti la figlia, come se la vedesse già al culmine della sua beltà.

"Aiutare una così bella giovane è un piacere. Sarò felice di renderla la più bella ed ammirata ragazza del regno, anche se a mio avviso già lo è. Lei è già un'attraente farfalla."

Dicendo quelle parole Sebastian sfiorò di nuovo la mano della giovane con la propria e Angelina arrossì ancora più vistosamente. Si vedeva che non era abituata a tutti quei complimenti. Le stavano dando alla testa. A fatica riuscì a sussurrare: "Grazie!", prima di abbassare il capo imbarazzata.

I conti a quelle parole ridacchiarono soddisfatti, mentre Rachel diceva: "Lei è davvero un abile adulatore, Michealis."

"Sebastian, potete tutti chiamarmi Sebastian. E no, non sono un adulatore. Io non racconto frottole. Non è nel mio carattere. Dico sempre la verità."

Lanciò un'altra occhiata sensuale ad Angelina che nonostante tenesse la testa bassa continuava a guardarlo di sottecchi, producendo in lei un lieve tremore, mentre il suo cuore iniziava a battere all’impazzata.

Lei e suo fratello erano stati fortunati che Micha... cioè Sebastian visto che voleva essere chiamato così, fosse diventato il loro tutore. Era un uomo fantastico.

I conti accolsero quelle parole continuando a ridacchiare divertiti, ma nel contempo si vedeva che erano soddisfatti dell'atteggiamento di Sebastian.

Ciel, invece, aveva guardato tutta la scena sempre più arrabbiato.

Quel tipo ci aveva provato spudoratamente con sua sorella davanti agli occhi dei suoi genitori ed a loro era andato bene. Per loro, era come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.

Ed inoltre con quelle frasi adulatorie era riuscito ad ingraziarsi definitivamente Angelina, che ora anche se tentava di non darlo a vedere, guardava il tutore con sguardo adorante e sognante.

Era l'unico che pensava che tutto quello fosse sbagliato?

Non era compito del tutore provarci con le sue protette.

Il suo compito era solamente insegnare!

Tuttavia Ciel dovette ammettere che la tattica che il nuovo tutore aveva usato per entrare nelle grazie dei suoi datori di lavoro era stata geniale.

A dirla tutta, anche a lui i capelli rossi di sua sorella erano sempre piaciuti, anche se non gliel'aveva mai detto. Non era nel suo carattere farle complimenti sul suo aspetto fisico, preferiva adulare il cervello di una persona. Tuttavia sapeva che per lei erano un tasto dolente e lo erano proprio perché era ancora una ragazzina acerba che non sapeva come valorizzarsi.

Michaelis, si rifiutava di chiamarlo Sebastian visto che se l'altro aveva chiesto di usare con lui quell'appellativo era perché fosse semplice al più presto considerarlo un membro di famiglia, doveva essersi immediatamente reso conto che Angelina soffriva un grandissimo complesso nei confronti dei suoi capelli, e quindi aveva capito che se li avesse elogiati di sicuro l'avrebbe resa più malleabile, riuscendo così a farsi accettare.

E lo stesso era per i conti. Anche loro dovevano ormai aver capito che per Angelina i suoi capelli erano un problema, e se Michaelis riusciva invece a farglieli apprezzare loro erano disposti a sorvolare anche sui suoi metodi un po' troppo stucchevoli, che sembravano quasi provarci.

Insomma, con poche parole, utilizzando il punto debole della ragazza, il tutore era riuscito ad irretire i tre quarti dei componenti il nucleo familiare dei Phantomhive.

L'unico che ancora lo guardava per quello che era, ovvero uno stupido tutore che usava tattiche subdole per circuire i cuori degli altri, era Ciel. A lui le lusinghe non avevano mai fatto effetto, per cui poteva anche risparmiarsele.

Era sempre più utile che lui cacciasse quel tipo quanto prima. Doveva impedire che Angelina se ne invaghisse e che i suoi genitori finissero con il pendere dalle sue labbra.

Aveva il dubbio, infatti, che se lo avesse lasciato agire indisturbato fra qualche mese sarebbe finita così.

Quell'uomo era pericoloso.

Il suo modo di fare a suo avviso era estremamente calcolato, ma ad occhi inesperti e privi di malizia appariva naturale.

Era bravo a fare la cosa giusta al momento giusto.

Era la prima volta che Ciel incontrava una persona come lui, e si ripromise di starci attento.

Per cacciarlo, doveva osservare ogni sua mossa senza lasciarsi affascinare dai suoi metodi.

Doveva fargli capire che con lui sarebbe stata difficile averla vinta. Lui era il membro dei Phantomhive che aveva la testa più attaccata sulle spalle, per cui era inutile che usasse i suoi trucchi. Non si sarebbe fatto irretire.

Finita la parentesi Angelina, per il conte fu il momento di presentare il figlio. Ripreso il discorso precedente interrotto dai complimenti di Sebastian alla figlia, esordì dicendo: "Il maschietto è il fratello minore. Si chiama Ciel ed ha tredici anni. E' l'erede del casato e vorrei che lo aiutaste a diventare un giorno un degno conte."

"Sarà un vero piacere.", esclamò Sebastian, prima di rivolgersi direttamente al ragazzino.

Di nuovo gli sorrise furbo mentre gli tendeva la mano per dirgli: "E' un onore conoscerla, Ciel Phantomhive."

Ciel lo guardò severo, tenendo le braccia ben ancorate lungo i fianchi.

Per un attimo il tutore ed il protetto si guardarono negli occhi.

Il più giovane sfidava il più grande ad usare qualche suo metodo subdolo per ingraziarselo, mentre quest'ultimo si limitava a guardarlo furbescamente.

Fu Vincent a rompere il silenzio che si era creato. "Ciel, per favore. Comportati come una persona per bene e dai la mano a Sebastian. Te l'ha tesa e non è corretto non rispondere."

Anche Angelina provò a convincerlo. "Su Ciel, il signor Sebastian è una brava persona, fai uno sforzo per conoscerlo meglio."

Ciel incenerì con gli occhi entrambi, mentre ancora se ne restava immobile.

A quel punto, Sebastian esclamò ironico: "Non vi preoccupate conte Phantomhive, non me la prendo per una mancanza così palese di rispetto. Dopotutto il piccolo lord è solo un ragazzino e come tale ancora non sa come ci si deve comportare con le persone più grandi."

A quelle parole, Ciel tornò a fissare la sua attenzione su Sebastian.

Come osava quel tipo dargli del moccioso?

Certo lui era felice di rimanere un ragazzino, ma odiava quando gli altri gli facevano pesare il suo stato, per giustificare le sue mancanze, con aria di superiorità.

Non era perché era un ragazzino maleducato che non gli dava la mano, ma bensì perché non lo voleva fare.

Era diverso!

Se avesse voluto, sarebbe stato l'essere più a modo dell'universo.

Per non far intendere a quel tipo che non sapeva come comportarsi, ed anche solo pensare che lo credesse gli dava fastidio, sollevò finalmente il braccio per prendere la mano dell'altro.

Gliela strinse mentre però a parole per non far credere che avesse accettato la situazione diceva: "Per me invece è tutto fuorchè un onore conoscerla Michaelis. Non mi piace il suo modo di fare, e vedrà troverò il modo di mandarla via."

"Ciel!", tre voci che gridavano il suo nome, quelle dei suoi genitori e di sua sorella, gli arrivarono alle orecchie per rimproverarlo ma lui non si lasciò intimorire.

Se suo padre aveva già raccontato molte cose all'altro su di lui era inutile nascondergli le sue intenzioni.

Era meglio giocare a carte scoperte.

Ed incredibilmente a quelle sue parole, l'altro improvvisamente cambiò il suo atteggiamento nei suoi confronti, iniziando a trattarlo come un adulto.

"Le sue sono parole molto dure, Lord Phantomhive, ed ad una parte di me piacerebbe accettare la sfida che mi ha lanciato, ma purtroppo non credo di poterlo fare."

Sorrise accondiscendente facendosi pensieroso per qualche attimo, mentre finalmente le loro mani si staccavano.

"Ma forse si potrebbe fare in quell’altro modo.", continuò poi a dire enigmatico. "Visto che lei infatti è stato franco con me è giusto che anch'io lo sia."

Poi si rivolse al conte e gli disse: "Se non le spiace conte Phantomhive vorrei parlare da solo con il suo rampollo. Vorrei discutere con lui a tu per tu e fargli così capire il mio punto di vista."

Vincent fu sorpreso da quella proposta, ma decise avendo promesso carta bianca all'altro nei suoi metodi d'insegnamento di acconsentire.

Chiese a Angelina e Rachel di lasciare lo studio con lui, lasciando dietro di sé il nuovo tutore ed il figlio.

Ciel era stato sorpreso dal cambio di atteggiamento e dalla proposta di Michaelis. Tuttavia non aveva nessuna intenzione di sottostare ai suoi ritmi, e se avesse acconsentito a parlarci, sarebbe stato così. L'altro sarebbe partito nel loro rapporto in una posizione di vantaggio, visto che già stava dettando le regole del loro legame con quella chiacchierata voluta da  lui, e ciò era l'ultima cosa che il ragazzino  voleva, visto che voleva mandarlo via.

Fu per quello che esclamò: "Io non ho nessuna intenzione di stare qui ad ascoltare quello che ha da dirmi, Michaelis."

Fece per seguire suo padre, ma quest’ultimo lo guardò severo, prima di chiudere la porta dietro di sé per impedirgli di uscire.

Ciel a quel punto fu costretto a  fissare  di nuovo la sua attenzione su Sebastian che lo guardava curioso di sapere cosa avrebbe fatto.

Poi si diresse verso la finestra. Se suo padre pensava di averlo bloccato lì dentro si sbagliava di grosso. L’ufficio era al piano terra, per cui sarebbe potuto uscire da lì.

Aprì la finestra, e fu sul punto di scavalcarla quando la voce di Michaelis lo richiamò.

"Siete sicuro di non essere nemmeno un po' curioso di sapere cosa ho da dirvi Lord Phantomhive? Come vi ho già detto, come voi siete stato schietto con me, anch'io vorrei esserlo con voi. E dopo avermi parlato, potrà comunque andarsene sbattendo quella porta...", indicò l'uscio dello studio."... come farebbe un padrone di casa che ha perso una sfida contro il suo ospite, oppure sgattaiolando dalla finestra come fosse un ladro, sebbene sia in casa sua."

Ecco lì, un'altra frecciatina. Si disse Ciel tornando a fronteggiare l'altro. Lui non era un ladro e quella era davvero casa sua. Era l'altro che doveva andarsene a gambe levate dalla finestra o tutt'al più sbattendo la porta adirato come avevano fatto tutti gli altri tutori prima di lui.

Lui aveva tutto il diritto di rimanere lì in quello studio, essendo l'erede dei Phantomhive.

Rimanere però significava doverlo ascoltare.

Cosa quindi doveva fare? Dargliela vinta e rimanere od andarsene come un ragazzino capriccioso?

La scelta era ardua.

FINE CAPITOLO 2

Cosa sceglierà di fare Ciel? Cosa ha in mente Sebastian? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
In questo capitolo c'è la presentazione formale dei personaggi. A poco, a poco si stanno creando determinate alchimie e vediamo come andrà a finire.
Piccolo avviso.
Siccome ultimamente ho molti impegni, d'ora in poi ho deciso che aggiornerò le mie fic a random, senza un ordine preciso, in base all'ispirazione del momento. Ho intenzione di portare tutte le mie storie a conclusione, ma i tempi di alcune dilateranno. E' mia intenzione dare la precedenza infatti alle storie che sono più seguite tramite commenti, perché almeno so che interessano. Le altre verranno portate avanti in tempi più lunghi. Mi dispiace, ma purtroppo mi vedo costretta a fare così. Nel mio forum domenica sera, comunque riporterò in un apposito topic le fic che hanno più possibilità di essere aggiornate nella settimana.
Per quanto riguarda i commenti d'ora in poi risponderò direttamente dal sito, nel giorno stesso od al massimo uno o due giorni prima di quando posterò il nuovo capitolo, in modo così che chi segue la storia saprà che presto verrà aggiornata.
Vediamo se in futuro riuscirò a recuperare la tranquillità che avevo fino al mese scorso, e quindi gli aggiornamenti torneranno ad essere regolari. Ora però non posso che fare così.
Grazie per l'attenzione.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Chi vuole contattarmi, può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

L'ANGOLO DELLE RISPOSTE AI COMMENTI:

Un ringraziamento speciale va a:

pazza x narusaku: No, credo che il tuo paragone calzi a pennello. Sì, Ciel a causa del sorrisetto di Sebastian è proprio pronto a prendere fuoco come delle foglie secche. Brava! Hai capito perfettamente l’emozione che ha attraversato l’animo del piccolo Phantomhive. Mi complimento con te.
Già! E’ difficile distogliere lo sguardo da Sebastian dopo averlo conosciuto. E’ talmente bello! Eh eh eh!
Come avrai capito leggendo questo capitolo, hai perfettamente ragione. Per Ciel sarà difficile cacciare Sebastian, fin da subito ha cominciato a girarlo come un calzino. E chissà cos’altro capiterà. Poveretto!
Sì, ho deciso di continuare la fic, e spero di riuscire a farlo aggiornandola regolarmente d’ora in poi. Incrocio le dita.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.

_Hiromi_: Esatto! Ciel dovrebbe imparare a godersi la vita, invece di pensare così tanto, ma chissà che Sebastian non gli insegni anche quello, visto che d’ora in poi sarà il suo tutore. Eh eh eh!
In effetti i primi capitoli  per me sono sempre d’introduzione, la storia decolla andando avanti. E poi amando l’introspezione finisco sempre con l’allungare il brodo. Spero in futuro di non annoiare.
Esatto! Le ragazze maturano prima e Angelina sta diventando donna, con tutti i problemi e le palpitazioni connesse. Povero Ciel è rimasto solo.
Già! Ciel ha trovato proprio pane per i suoi denti. Sebastian è intenzionato a tenersi il posto, e per il piccolo Phantommhive si prospettano tempi duri.
Contenta di sapere cos’è successo tra i due per ora? Spero di sì.
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie per il commento.

Dead Master: Grazie! Sono felice di sapere che lo scorso capitolo ti è piaciuto.
Sì, come sai, mi piace molto analizzare l’introspezione nei personaggi, per cui esplorare la loro psicologia mi viene naturale.
E poi prima di costruire una fic, soprattutto se è un AU, ci vogliono a mio avviso delle basi e quindi spiegare il modo di agire ed essere di Ciel aiuta a prepararle.
Sono contenta di essere riuscita a farti sorridere con quella battuta sull’impazzire d’amore. Mi è venuta naturale, mentre descrivevo i pensieri di Ciel. Lui ha un modo tutto suo di vedere la vita. E’ troppo grande per la sua età, ma nel contempo si vede che è ancora un ragazzino. Eh eh eh!
Vedrai! Angelina la sorella di Ciel è un personaggio tutto da scoprire. Può sembrare per il momento frivola, ma rivelerà più di un sorpresa. Promesso! E sì, anche a me è dispiaciuto “uccidere” Madame Red ma per donare una sorella a Ciel con certe caratteristiche non ho potuto fare altrimenti.
Tiro un profondo respiro di sollievo. Sono felice di sapere che trovi Ciel IC. Spero di continuare a tenerlo così anche in futuro. Incrocio le dita.
In effetti è difficile resistere alla bellezza di Sebastina. Come dare quindi torto a Angelina che è caduta come una pera cotta? Eh eh eh!
E sì, il primo sguardo tra Ciel e Sebastian ha già spiegato molte cose. ^^
Spero che la presentazione dei personaggi ti sia piaciuta. Fammi sapere.
Grazie per il commento.

Un bacione

Rebychan

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia, soprattutto commentando ma anche mettendo me o la fic nei preferiti, ricordati e seguiti.
Un ringraziamento speciale va a: Lady Phantomhive, pazza x Narusaku, _Hiromi_, che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie! Ho risposto giusto pochi minuti fa ai vostri bellissimi commenti.  
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 3

Ciel analizzò velocemente le due possibilità che gli si paravano davanti ed alla fine capì che l'unica soluzione che gli rimaneva per non apparire ridicolo era rimanere.

Avrebbe dovuto mangiarsi l'orgoglio, ma se non altro non sarebbe sembrato un moccioso che fuggiva a gambe levate di fronte al nemico. Non aveva nessuna intenzione di sembrare un codardo.

Non voleva però nemmeno perdere del tutto la faccia per cui guardò Sebastian severo per qualche istante, e poi con passo deciso si diresse verso la scrivania del padre e vi si sedette.

Voleva rendere chiaro fin da subito all'altro che sì aveva accettato di starlo a sentire, ma che era lui il padrone di casa, per cui non appena si fosse stancato dalle sue chiacchiere, avrebbe preteso che se ne andasse.

Michaelis sorrise compiaciuto da quella sua decisione.

Rimase in piedi a fissarlo senza dire niente, fino a quando Ciel esasperato da quel silenzio esclamò: "Ed allora, non doveva parlarmi? Cosa sta aspettando?"

"Un vostro ordine, Lord Phantomhive.", fu la pronta risposta del nuovo tutore.

E Ciel strabuzzò gli occhi sorpreso.

Cosa voleva insinuare con quella frase? Perché ora lo trattava come se fosse stato il suo padrone?

Quel tutore per Ciel cominciava a essere un mistero. Sembrava divertirsi a metterlo in difficoltà tenendo un comportamento strano che non riusciva ad inquadrare.

Tuttavia non doveva lasciarsi confondere.

Ciel accavallò le gambe in un gesto autoritario, appoggiò le mani sui braccioli per sembrare rilassato, guardò intensamente l'uomo, e disse sicuro: "Se vuole un ordine, allora eccolo. Parla!"

Sebastian chinò il capo lievemente, di nuovo sulle sue labbra aleggiò un sorriso divertito per qualche istante. Poi però si fece serio mentre cominciava a parlare: "Voi volete cacciarmi da questa casa Lord Phantomhive. Non avete taciuto le vostre intenzioni e la vostra schiettezza mi ha fatto molto piacere. E' sinonimo di carattere. Ed ho deciso come vi ho già anticipato di essere quindi franco anch'io. Questo lavoro mi serve e quindi non ho nessuna intenzione di lasciarlo. Sono un nobile decaduto povero in canna, e qui ricevo un buon stipendio e posso frequentare l'alta società. Finalmente posso riprendermi il ruolo che mi spetterebbe dalla nascita. Capisco però anche il vostro punto di vista. Voi non amate essere comandato a bacchetta. Voi, nonostante la giovane età, vi sentite superiore a tutti e tutto. Ed in linea di massima potrei ritenermi d'accordo con voi. Mi è bastato vedervi infatti per rendermi subito conto che voi avete uno spirito indomito e la caparbietà giusta per diventare qualcuno. Voi amate il potere. Ed io apprezzo queste doti ed a questo punto per il quieto vivere di entrambi e per non essere costretti a scontrarci in una snervante battaglia d'intenti che farebbe vivere ad entrambi delle brutte esperienze, ho pensato che forse potrei sul serio lasciarvi le redini del comando."

Ciel corrugò la fronte, a sua volta colpito dalla franchezza dell'altro.  Sembrava sincero e con poche parole era riuscito ad avere completamente la sua attenzione.

Sembrava inoltre aver capito perfettamente il suo carattere.

Sì, era davvero così. Lui amava il potere, e l'idea di essere comandato da qualcuno gli dava il voltastomaco.

Inoltre, con le sue parole d'apprezzamento, era riuscito a coccolare il suo ego.

Tutto ciò però era pericoloso.

Quelle parole melliflue potevano nascondere un grande inganno. Lo stesso che aveva reso malleabili i suoi genitori e Angelina.

Lui però non era come loro. Non gli bastavano due moine per capitolare.

Glielo disse: "Con me l'adulazione non attacca, Michealis. Anche se sembra sincero, so perfettamente che le sue parole cortesi sono calcolate per tentare di irretirmi. Io non sono come i miei, non sono così credulone. Lei è pericoloso proprio perché è così bravo a leggere dentro gli altri da dire sempre ciò che la gente vuole sentire. Prima se ne va da questa casa quindi, meglio sarà per tutta la mia famiglia."

Le labbra di Sebastian si piegarono in un lieve sorriso accondiscendente a quelle parole, mentre diceva: "Sapevo che avreste detto così. Non mi avete deluso. Siete davvero intelligente, il ragazzino più intelligente che io abbia mai conosciuto."

"E' inutile che ci provi di nuovo. Ogni volta per farmi fare quello che vuole, usa la tattica di trattarmi come un moccioso, ma stavolta non ci cascherò. So perfettamente di essere un ragazzino, ma ragiono meglio di certi adulti."

"Oh, su questo non ci piove. Ma secondo me non dovreste sottovalutare gli adulti, lord Phantomhive. Anche quando sembrano tonti, potrebbero rivelare delle sorprese. Hanno più esperienza di vita di voi, avendo qualche anno in più.", fu la pronta risposta del tutore.

"Io non sottovaluto nessuno. Sono tutt'al più gli altri che sottovalutano me. E lei sta facendo la stessa cosa. Pensa di farmi accettare la sua presenza, alternando momenti in cui mi tratta da adulto ad altri in cui mi fa la paternale come se fossi un ragazzino. Mi sta adulando, pensando che stupendamente finirò per cedere alle lusinghe. Io però non cedo, lei se ne deve andare."

"Con i miei consigli, volevo tutto fuorché farvi sentire un ragazzino. Se volete essere trattato da adulto, vi tratterò sempre così. Per me non è un problema. E le mie non sono lusinghe, come ho detto  ai vostri genitori e a vostra sorella io dico sempre la verità. Non racconto frottole. Voi mi piacete, Ciel Phantomhive, capisco però che non sia facile accettarlo."

Ciel a quelle parole non disse nulla. Si limitò a fissare Sebastian annoiato, per fargli capire che gli conveniva cambiare registro con lui se rivoleva avere la sua attenzione. I suoi metodi affettati ormai avevano perso il loro fascino.

E Sebastian chinando il capo come se gli avesse letto nel pensiero lo accontentò, perché quando ritornò a fissarlo in viso i suoi occhi trasmettevano una forte determinazione.
"Visto che volete che cambi tattica, Lord Phantomhive, la cambierò. Se ho deciso di parlarvi a tu, per tu, non è infatti solamente per dirvi di me e di quanto mi piaccia il vostro carattere, ma bensì per lanciarvi una sfida. Mi sembra chiaro che voi non mi volete qui come tutore, e lo posso capire visto che per voi sono una figura ostica da digerire, dato che sulla carta dovreste obbedire ai miei ordini. E non ne avete nessuna intenzione. Ed allora vi propongo un piccolo affare. So che amate giocare a scacchi, me l'ha detto vostro padre. Giocate contro di me. Se vincerò io mi accetterete come tutore. Se vincerete voi..." Gli occhi di Ciel si erano fatti di nuovo interessati e Sebastian scosse il capo: "... no, non me ne andrò se è questo che pensate.", si affrettò a rispondere alla domanda tacita di quelle pupille. Ciel sembrò deluso. "Tuttavia smetterò di essere il vostro tutore. E sarò quello che vorrete. Davanti a vostro padre continueremo ad essere tutore ed allievo, ma in privato mi trasformerò nel vostro segretario o maggiordomo privato se lo desiderate. Non sarò io ad ordinare a voi, ma il contrario. E prometto che vi sarò sempre fedele."

"E' una condizione inaccettabile.", disse Ciel. "Voglio stabilire io le condizioni del gioco. Se vinco, dovrà andarsene."

"Mi dispiace ma quanto vi ho proposto è l'unica concessione che vi posso fare. Questo lavoro mi serve. E non ho intenzione di lasciarlo."

"Non ci sto." Ciel si alzò in piedi. "Il mio proposito rimane mandarla via. Se accettassi una tale scommessa, mi farebbe accettare la sua presenza."

"Mi creda so cosa avete fatto agli altri tutori, ed io non me ne andrò a causa dei vostri scherzi. Potete giurarci. Rimarrò qui fino a quando i miei servigi saranno ritenuti utili, per cui credo che per voi sia più conveniente avermi ai vostri ordini, piuttosto che come tutore. Se voi infatti non accetterete le mie condizioni, mi vedrò costretto ad agire come vuole vostro padre. E mi creda, volente e nolente finirete con l'obbedirmi, almeno che non vogliate finire in collegio."

"In collegio?", chiese Ciel confuso.

"Ma come vostro padre non ve lo ha detto? Io sono la vostra ultima possibilità, Lord Phantomhive. Se io dovessi andarmene, vostro padre ha già deciso che sarà costretto a mandare voi e vostra sorella in collegio per tentare di raddrizzare il vostro carattere."

"E' impossibile."

"No, è la semplice e pura verità."

Ciel si prese il labbro inferiore tra i denti pensieroso.  Su quello Sebastian non aveva nessun motivo di mentire. E poi in fin dei conti, l'esasperazione poteva sul serio spingere suo padre ad iscriverlo ad un collegio.

Aveva già mandato via troppi tutori. Nessun altro sarebbe stato disposto a lavorare in quella casa.

Suo padre non capiva infatti che lui non aveva nessun bisogno di un mentore.

Nel frattempo, per tentare di convincerlo della sua proposta Sebastian aveva ricominciato a parlare: "Voi potrete ragionare da adulto, Lord Phantomhive, ma per la società compreso vostro padre, siete ancora un ragazzino. Potrebbe esservi utile avere un adulto da comandare, che farebbe tutto quello che vorrete. Potrebbe rendervi accessibili delle porte che ora vi sono chiuse. Non siete curioso di sapere cosa si dicono gli adulti quando parlano in certi locali che voi potrete frequentare solo quando diventerete maggiorenne? Oppure avete paura di perdere contro di me la sfida a scacchi? Eppure vostro padre mi ha riferito che  vi ritenete invincibile nei giochi."

Lo sguardo di sfida che Sebastian gli rivolse, fece irritare Ciel.

Sapeva che quelle parole erano state dette per spingerlo ad accettare quel confronto a scacchi.

Michaelis sembrava sapere il fatto suo. Probabilmente era bravo a giocare, ed era sicuro di batterlo.

Era però vero che lui non era il tipo da tirasi indietro di fronte ad una sfida. E gli scacchi erano il suo gioco preferito.

Nessuno delle persone che conosceva era mai riuscito a batterlo. E qualcuno dei quei lord che andavano a trovare il padre era davvero bravo.

Se sul serio suo padre voleva mandarlo in collegio se mandava via Sebastian, allora a quel punto era meglio tenersi quel tutore, anche se continuava a pensare che era pericoloso.
Essere rinchiuso nelle quattro mura di una scuola, tra i suoi stupidi coetanei, infatti,  avrebbe distrutto le ali della sua genialità.

Sarebbe morto là dentro. Lui era uno spirito libero.

Sospirò.

Se era come diceva Sebastian, visto che non poteva cacciarlo, non aveva altra possibilità che rendere la permanenza di Michaelis lì in quella magione,  se non altro più piacevole per lui.

E non era averlo come tutore che avrebbe materializzato quella possibilità.

L'altra proposta anche se era un modo per farsi accettare da lui, gli era più congeniale. Tutto sommato, se avesse mantenuto la parola, ed avrebbe obbedito ai suoi ordini, forse sul serio gli sarebbe stato utile avere un adulto al suo servizio, pronto ad essere sguinzagliato quando avesse avuto bisogno di informazioni.

L'idea di avere un maggiordomo tutto per sé, una specie di segretario personale, lo allettava.

Michaelis poteva diventare quello che Tanaka era per il padre, una persona utile e fedele, che collaborava con lui, ma sottomessa.

Ed essendo quel tipo intelligente, la cosa poteva essere intrigante.

Inoltre, battendolo a scacchi, gli avrebbe fatto capire che era meglio non sottovalutarlo.

Ciel era infatti convinto che se gli aveva lanciato quella sfida era perchè  Michaelis era sicuro di vincere.

Si sbagliava! Avrebbe vinto lui.  

E l'altro sarebbe diventato il suo cagnolino. O meglio una sua pedina. Guardò la scacchiera posta al lato dell'ufficio. Era già pronta per l'inizio di una sfida. Le pedine erano già tutte a posto. Lui e suo padre giusto il giorno prima avevano infatti concluso una partita durata tre giorni. Giocavano infatti solo una mezz'ora ogni sera, ed ovviamente aveva vinto Ciel. Sì, pensò il giovane Phantomhive. Poteva essergli utile avere una pedina tutta sua da trattare come voleva. Sarebbe stata la prima che avrebbe risposto solo a lui, la prima di una lunga serie che in futuro si sarebbe inginocchiata al suo cospetto.

Ritornò a guardare Sebastian.

Come aveva sostenuto l'altro, lui era imbattibile nei giochi. Non aveva paura di perdere.

Avrebbe di sicuro vinto.

Disse: "Giochiamo, ma vorrei che lei mettesse per iscritto la sua proposta. Sa fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio."

Sebastian acconsentì.

Ciel gli porse carta, penna e calamaio e Michaelis vi scrisse il suo impegno.

Se avesse perso la partita, sarebbe diventato tutto quello che Ciel voleva. L'unica condizione a cui non avrebbe mai obbedito, era quella di andarsene da quella casa, almeno per ora.

Ciel lesse la dichiarazione e si ritenne soddisfatto.

Lasciò il foglio sopra il tavolo in modo che l'inchiostro si asciugasse, e con una mano indicò a Sebastian la scacchiera.

Michaelis vi si diresse, seguito da Ciel.

Prima di sedersi Sebastian chiese: "Volete iniziare per primo o lasciate a me la prima mossa?"

"Inizia pure.", fu la risposta secca del giovane Phantomhive.

Sebastian si sedette sulla sedia dalla parte dove si trovavano gli scacchi bianchi.

Ciel invece si accomodò di fronte a quelli neri.

Visto che Sebastian aveva proposto la sfida, Ciel si sentì autorizzato a stabilirne le regole.

"Non avendo tanti giorni per finire la partita, avremmo solo tre minuti di tempo per pensare ad ogni mossa, le va bene, Michaelis?"

"Sì, sono d'accordo."

E così i due iniziarono a giocare.

La prima mossa di Sebastian fece inarcare il sopracciglio di Ciel. Era un'apertura molto intrigante, visto che l'uomo subito aveva portato il cavallo in avanti.

Ciel rispose liberando la regina muovendo un pedone in avanti di due caselle.

Le prime azioni di gioco furono di studio, ma Ciel si rese subito conto che Sebastian sapeva il fatto suo.

Molti pezzi della scacchiera finirono "uccisi" dall'una o dell'altra parte.

E dopo un'ora pochi pezzi erano rimasti sulla pedana.

Ciel aveva ancora ovviamente il re, la regina, un cavallo ed un pedone.

Sebastian, il re, un cavallo, un alfiere, un pedone.

Era stata la sfida più difficile che Ciel avesse mai affrontato.

Sebastian era davvero bravo. Per la prima volta, dopo che Michaelis con l'alfiere gli mise sotto scacco il re per trascinarlo più vicino al suo cavallo, Ciel ponderò l'idea di perdere, ma la scacciò.

Non era da lui essere così pessimista. Lui era sempre sicuro dei suoi mezzi.

Sebastian era in gamba, ma lui lo era di più.

Aveva ancora una possibilità di vittoria ed avrebbe combattuto fino alla fine.

Si succedettero altre mosse.

Le pedine si muovevano con classe, ed i re sfuggivano sempre all'ultimo minuto prima dello scacco matto.

Poi, però arrivò quell'errore.

FINE CAPITOLO 3

Chi vincerà lo scontro? Ciel si riterrà soddisfatto? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Bene! Anche questo capitolo è stato postato.
Fino allo scorso capitolo Sebastian quando parlava con Ciel aveva sempre alternato il voi ed il lei spiazzando il ragazzino, in quanto a tratti sembrava servizievole, altre volte no.
In questo capitolo Sebastian invece ha adottato l'uso esclusivo del voi, per far capire a Ciel anche nel parlato che è disposto a "sottomettersi" a lui, ma chissà se le sue intenzioni sono davvero quelle e cosa succederà.
La sfida è aperta e chi vincerà non si sa ancora. Speriamo in bene.
Anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Spero che la fic continuerà a piacervi.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia, soprattutto commentando ma anche mettendo me o la fic nei preferiti, ricordati e seguiti.
Un ringraziamento speciale va a: Lady Phantomhive, pazza x narusaku e _Hiromi_  che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie! Ho risposto prima  ai vostri bellissimi commenti.  
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 4

Sebastian dopo aver giocato una partita perfetta, incredibilmente fece un errore.

Mise l’alfiere che fino a quel momento era riuscito sempre a preservare, in posizione di essere mangiato dalla regina di Ciel e quest’ultimo subito ne approfittò.

Poi, per il giovane Phantomhive fu facile sbaragliare le ultime difese del suo presunto e futuro tutore.

Era come se Michaelis avesse perso di concentrazione, e gli stesse concedendo su un piatto d’argento l’occasione di vincere.

E lui ovviamente la sfruttò.

Senza pietà tagliò la strada al re avversario, mettendolo sotto scacco con la regina.

In qualsiasi posizione il re fosse fuggito, sarebbe stato mangiato dal suo pedone o dal suo cavallo.

Le sue labbra si arricciarono in un lieve sorriso soddisfatto, mentre guardando dritto in viso Michaelis esclamava sicuro di sé: “Scacco matto.”

L’ex tutore che ora secondo il patto concordato tra loro sarebbe diventato ciò che Ciel voleva a quella proclamazione di vittoria non si scompose. Si limitò a piegare lievemente il capo, mentre  appoggiava l’indice della mano destra sul proprio re per buttarlo a terra in segno di sconfitta.

Il giovane lord si era aspettato che Michaelis nel rendersi conto di aver perso sarebbe stato scioccato, visto come aveva lottato per vincere, ed invece aveva accettato la sconfitta con calma, quasi con serenità.

Ci fu un attimo di silenzio, che fu interrotto dopo qualche minuto da Sebastian.

“Avete vinto.”, disse. “E rispetterò l’accordo che avevamo stipulato. In privato non sarò più il vostro tutore, ma quello che desidererete. A proposito, cosa volete che io sia per voi, Lord Phantomhive?”

La luce maliziosa che illuminava gli occhi del nobile decaduto non piacque per nulla a Ciel.

Il suo stomaco si contrasse in una morsa dolorosa. Provava una strana sensazione.

Aveva vinto la sfida contro l’altro, avrebbe dovuto esserne felice, eppure c’era qualcosa nel modo di agire di Michaelis che lo irritava impedendogli di gioirne completamente.

Era come se…

No, si rifiutò di pensare a quello.

Scosse il capo. Aveva vinto. L’altro aveva fatto di tutto ma lui ancora una volta si era dimostrato imbattibile.

Era il migliore!

Non c’erano né ma, né se.

Guardò Sebastian dritto negli occhi e poi con aria di sfida e chiaro disse: “Voglio che diventi il mio maggiordomo e segretario privato. Obbedirai ad ogni mio ordine, e mi proteggerai come una guardia del corpo.”

Poi per ricordargli la sua supremazia aggiunse: “E spero che nel difendermi ti dimostrerai migliore che come giocatore di scacchi.”

Michaelis sorrise ironico, prima di farsi serio. Ancora però il suo sguardo era illuminato da una strana luce che metteva ansia a Ciel costringendolo a pensare a cose su cui avrebbe preferito non riflettere, per rimanerne ignaro.

“Proteggerò il mio nuovo piccolo re senza trattenermi. Sacrificherò anche la vita per voi se sarà necessario, Lord Phantomhive. Vedrete non vi pentirete mai di avermi tenuto al vostro servizio, vi diventerò indispensabile. Ve lo giuro.”

Quelle nuove rassicurazioni fecero storcere il naso a Ciel che subito per dimostrargli chi comandava dichiarò: “Non mi servono tutte queste manfrine. Mi basta che rispetti il patto che abbiamo concluso. Obbedirai ai miei ordini, mi proteggerai e non mi tradirai mai, andando a spifferare in giro le confidenze che ti farò. Inutile dire inoltre che non dovrai mai e dico mai dire in giro che abbiamo un accordo e quali sono i suoi termini. Dovrà rimanere un segreto tra noi.”

Sebastian acconsentì con il capo.

Di nuovo le sue labbra si sollevarono in un sorrisetto accondiscendente.

Poi fece una cosa inaspettata, che lasciò sorpreso Ciel.

L’uomo si sollevò dalla sedia ed appoggiò un ginocchio a terra, in un inchino servizievole mentre esclamava: “Rispetterò il contratto come desiderate, my lord.”

Ciel fu quasi sul punto di arrossire, ma si trattenne.

Nessuno era mai stato così ossequioso nei suoi confronti fino a quel momento. Quel tipo era davvero teatrale.

Tuttavia si rese conto che mentre il suo corpo era sottomesso, lo sguardo che Sebastian gli rivolgeva era ancora fiero.

Lo stava ancora sfidando.

No, si accorse Ciel. Non era proprio così.

Era come se fosse pienamente soddisfatto di come si erano messe le cose.

Ed a quel punto il ragazzo non poté più fingere di non prendere in considerazione l’ipotesi che si era formata poco prima nella sua mente.

Possibile che Michaelis avesse perso apposta la sfida a scacchi? Che non fosse mai stata sua intenzione vincere?


Se fosse stato così, Ciel non riusciva proprio a capire quali erano state le sue intenzioni quando l’aveva sfidato.

Perché per l’altro sembrava essere stato più importante passare al suo servizio, piuttosto che fargli da tutore?

Corrugò la fronte mentre vagliava diverse ipotesi.

Una cosa almeno era chiara. Era palese infatti che Sebastian aveva ideato tutto quello per farsi accettare da lui.

Normalmente  Ciel non avrebbe mai accettato di averlo tra i piedi. In fin dei conti infatti quel contratto vincolava anche lui. Gli impediva di cacciarlo da casa facendogli dei brutti scherzi.

Il quieto vivere per cui sarebbe stato preservato. Era costretto a tenerlo in casa, e non fare niente per farlo fuggire a gambe levate.  

Sebastian però avrebbe  raggiunto lo stesso risultato anche se avesse vinto lui la sfida e fosse diventato il suo tutore.

Quindi sotto doveva esserci dell’altro.

Ma cosa?

Forse essendo intelligente aveva semplicemente capito che per lui sarebbe stato più facile tenerselo a fianco come maggiordomo che come tutore.  

Forse aveva capito che difficilmente avrebbe mai accettato di farsi insegnare qualcosa da lui, e quindi tanto valeva stargli accanto in altro modo.

Sì, in parte poteva essere così ma sentiva che c’era dell’altro.

Pensò alle parole che gli aveva rivolto poco prima, quando aveva accettato di buon grado le sue richieste.

Possibile che il segreto del suo comportamento stesse in quello?

Sebastian  aveva detto che voleva diventargli indispensabile, e quello implicava che aveva intenzione di stare molto a lungo al suo fianco.

All’improvviso Ciel pensò di aver capito almeno in parte le sue intenzioni.

Il periodo in cui un tutore può rimanere in una famiglia è limitato nel tempo. Quando i rampolli dei nobili crescono, loro sono costretti ad andarsene e trovarsi un altro impiego.

Se invece fosse diventato il suo maggiordomo privato e lui l’avesse trovato soddisfacente, quando fosse diventato abbastanza grande avrebbe potuto pretendere di continuare a tenerlo al suo fianco come collaboratore, e così Sebastian si sarebbe assicurato un posto fisso, ben retribuito, che gli apriva le porte dell’alta nobiltà per sempre.

Non aveva mai taciuto che quello era il suo scopo. Era stato molto sincero sotto quel punto di vista.

Solo che Ciel troppo attento a non farsi fregare dalle sue lusinghe non ci aveva pensato fino a quel momento.

Il giovane lord sbuffò ripromettendosi che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui si era fatto rigirare dall'altro.

Lui non era proprio il tipo da considerare le altre persone indispensabili.

Sebastian era solo una pedina, e come tale era sostituibile se non l’avesse trovata di suo gradimento.

E Sebastian poteva giurarci, gli avrebbe reso la vita impossibile per metterlo alla prova. Ad un certo punto si sarebbe addirittura pentito di aver perso quella sfida apposta, sempre se le cose fossero andate davvero così. Anche perché Ciel era convinto che avrebbe vinto lo stesso, per cui l’errore dell’altro gli sembrava in quel momento solo un insulto alla sua bravura.

Sì, doveva convincersi che avrebbe trionfato lo stesso, nonostante il nodo allo stomaco invece gli urlasse il contrario. In parte la sensazione che provava capì infatti  era dovuta al fatto che nonostante avesse vinto, in verità si sentiva il vero sconfitto.

Il modo in cui Sebastian aveva accettato di aver perso ed il dubbio sulla regolarità della sfida gli avevano tolto il gusto della vittoria.

Si sentiva manipolato dall'altro e non poteva accettarlo. Avrebbe reso la vita di Sebastian molto dura. Si ripromise di nuovo.

L’avrebbe messo alla prova continuamente, e gli avrebbe fatto capire con le cattive chi era il signore che aveva deciso di servire.

Se non fosse riuscito a seguire i suoi ritmi, di sicuro così sarebbe stato costretto ad andarsene con la coda tra le gambe. In quel modo si sarebbe reso conto dell’errore che aveva commesso quando aveva deciso di fare quel patto con lui. Si sarebbe pentito di averlo sottovalutato.

Sì, se chiudeva gli occhi Ciel riusciva già a pregustarsi il momento della vera resa dell’altro e si ritrovò a leccarsi le labbra soddisfatto.

Nonostante avesse capito le vere intenzioni di Michaelis, tuttavia Ciel si rese conto che il nodo alla base dello stomaco ancora non voleva andarsene.

Era come se volesse preavvertirlo che c’era ancora dell’altro che non capiva sull’atteggiamento di Sebastian.

Ma più ci rifletteva, più non arrivava a nessuna conclusione su cosa poteva essere quel qualcos’altro.

Scosse il capo.

Sebastian era ancora inginocchiato, in attesa probabilmente di un suo ordine.

Gli disse di alzarsi e che per quel giorno avevano finito di parlare.

Aveva bisogno di stare da solo e pensare.

Sebastian sorridente ed accondiscendente si mise in piedi, con una mano che gli attraversava il petto s’inchinò lievemente mentre chiedeva: “Posso andare da vostro padre per riferirgli che abbiamo raggiunto un accordo?”

“Quale accordo? Deve rimanere un segreto.”

“Lo so, mio signore. Gli riferirò solo che avete accettato di tenermi qui. Nulla di più.”

Ciel allora acconsentì. “Vai pure.”

Prima di uscire dall’ufficio e lasciarlo solo, Sebastian però si avvicinò alla scrivania e prese il contratto che avevano stipulato.

Porse il foglio a Ciel. “Questo è meglio se lo tenete voi. Se volete che nessuno sappia niente, lasciarlo sulla scrivania potrebbe essere pericoloso.”

“L’avrei preso comunque prima di lasciare l’ufficio. Non serviva che me lo ricordassi.”

“E’ il dovere di un maggiordomo ricordare al proprio signore certe sviste.”, spiegò Sebastian accondiscendente.

Ciel sbuffò. Sebastian si era immediatamente adattato alle sue direttive.  Era diventato servizievole. Non sapeva se esserne contento oppure no.  

I suoi modi affettati lo rendevano nervoso e facevano accrescere il brutto presentimento che provava.

Alzò un braccio per prendere il pezzo di carta.

Ebbe però un attimo di esitazione.

Farlo significava accettare definitivamente la presenza di Sebastian al suo fianco.

In fin dei conti fino a quel momento avrebbe potuto ancora strapparlo, poi non sarebbe più potuto tornare indietro.

Sebastian lo stava guardando sfidandolo ad afferrarlo.

E lui di nuovo si ritrovò a fare quello che l’altro voleva.

Dopotutto non era da lui rinunciare ad una sfida in partenza.

Ancora non capiva del tutto le intenzioni di Michaelis, ma di sicuro lui sarebbe riuscito a smontarle.

Alla fine il vincitore sarebbe stato Ciel, qualunque cosa facesse  Sebastian per ostacolarlo.

Il suo ruolo doveva essere solo quello del maggiordomo pedina e nient’altro, come stabiliva il loro contratto.

Sì, ancora una volta si disse che lo avrebbe fatto pentirsi di averlo siglato.

Non si sarebbe fatto fregare.

Ciel afferrò il contratto e se lo mise in tasca.

Poi, mentre Sebastian andava da suo padre, lui tornò nelle sue stanze.
 

Per quel giorno non ebbe altre occasioni d’incontrare Sebastian, se non a cena, ma ovviamente non ebbero modo di parlare. Fu suo padre a monopolizzare il nuovo venuto con le sue chiacchiere.

Angelina al fianco del fratello nella tavolata era tutta contenta che Ciel avesse deciso di accettare il nuovo tutore e glielo disse con un sorriso.

Lui le mollò un’occhiataccia, che però lei non comprese.

Continuò a cinguettare entusiasta per tutto il tempo.

Per Ciel Sebastian non era un tutore, ma nessuno doveva saperlo.

E a dirla tutta ancora non lo aveva nemmeno accettato del tutto.

C’era qualcosa in quell’uomo infatti che ancora non lo convinceva, anche se non capiva cosa.



Era dal giorno dopo che Sebastian avrebbe preso definitivamente servizio alla villa.

E così sarebbe iniziata la collaborazione tra lui e Ciel, e nessuno ancora sapeva dove tutto ciò li avrebbe condotti.

FINE CAPITOLO 4

Come sarà l'inizio della collaborazione tra Sebastian e Ciel? Cosa farà il primo? Come risponderà il secondo? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Okay! Questo capitolo è pieno di situazioni già viste anche nel manga, ma ci tenevo a inserirle.
Ho inoltre preferito far vincere la sfida a Ciel, facendogli però provare il sentore di essere in verità il vero sconfitto. Le intenzioni di Sebastian infatti non sono per nulla chiare.
Tutto quello per un certo motivo che rivelerò in questo angolino nel prossimo capitolo. Sì, finalmente si capirà uno dei punti chiave della storia e speriamo in bene.
Spero che un pochino questo capitolo vi sia piaciuto.  
BUON ANNO!
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti di EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia, soprattutto commentando ma anche mettendo me o la fic nei preferiti, ricordati e seguiti.
Un ringraziamento speciale va a: ArabaFenice, _Hiromi_, principessaotaku97, Yami_no_himitsu e MysticAsters che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie! Ho risposto prima  ai vostri bellissimi commenti.  
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 5

Nonostante gli eventi del giorno, quella notte Ciel dormì serenamente.

Fu una notte senza sogni molto riposante, e sarebbe stato volentieri vittima di Morfeo per chissà quanto tempo, se quella voce roca non avesse cominciato in modo insistente a chiamarlo.

“Giovane lord Phantomhive.”, diceva. “Si svegli.”

All’inizio provò ad ignorarla, girandosi nelle coperte, e tappandosi istintivamente le orecchie con le mani.

Bofonchiò: “E’ ancora presto.”

La voce però non smise di disturbarlo.

“Giovane lord Phantomhive. E’ ora di svegliarsi.”, ripeté.

A quel punto, capendo di non avere altra scelta, l’interpellato si sforzò di svegliarsi.

Tentò di risalire a chi appartenesse quella voce, per mettere in moto gli ingranaggi del suo cervello.

Non apparteneva infatti alla solita cameriera che andava a svegliarlo ogni mattina, era la voce di un uomo.

Ma di chi?

Non gli sembrava di averla mai sentita. O meglio non l’aveva mai sentita fino a ieri.

Improvvisamente si ricordò infatti di cosa era accaduto e quando la voce esclamò: “Si svegli. Sono già le sette.”, sbarrò di scatto gli occhi, per fissarli verso l’uomo che aveva appena parlato.

Una piccola fitta di mal di testa, gli fece lacrimare leggermente l’occhio destro, ma ripulitolo velocemente con una mano, sfidò il nuovo venuto con uno sguardo severo, dicendo: “Che ci fai qui?” Poi rammentò quello che aveva appena detto, ed aggiunse: “Come sono già le sette? E’ ancora presto.”

Sebastian Michealis, era lui la persona che era andata a svegliarlo, sorrise, quel solito sorriso sfrontato e malizioso che riusciva a dargli i nervi, prima di portarsi una mano sul petto, ed inchinarsi. Indossava  dei pantaloni lisci neri, ed una giacca della stessa stoffa e dello stesso colore. Sotto s’intravedeva una camicia bianca ed una cravatta. I ciuffi più lunghi dei suoi capelli gli ricadevano in modo sbarazzino ai lati del viso, incorniciandoglielo. Era decisamente curato e lo si poteva ritenere il giusto abbigliamento per un tutore, mezzo maggiordomo.

Solo dopo quel gesto ossequioso, Sebastian cominciò a parlare: “Mio giovane signore, ho chiesto alla cameriera che di solito vi sveglia, di lasciare al sottoscritto d’ora in poi il compito di farlo. Lei ha accettato. Se devo essere il vostro servitore più fedele, voglio esserlo fino in fondo.”

La luce maliziosa che attraversò per un attimo le sue pupille quando parlò della cameriera, non piacque minimamente a Ciel che non poté che chiedersi cosa le avesse detto per convincerla.

La signorina Mary Lu, infatti, era la sua cameriera personale fin da quando era un bambino. Si occupava di  lui con devozione ed affetto. Difficilmente avrebbe accettato di rinunciarci, se non glielo avesse ordinato direttamente il Conte.

Tuttavia Sebastian nell’opera di convincimento non aveva nominato il padre.

Chissà quali trucchi da depravato aveva usato per convincerla. Si chiese Ciel. Quell’uomo continuava a dimostrarsi bravo ad irretire le persone.

Nel frattempo, Sebastian continuava a parlare: “Credo che anche voi converrete che avendo deciso che quando saremo soli io sarò il vostro maggiordomo, sia più utile che sia io a svegliarvi. E’ compito dei maggiordomi infatti svegliare il proprio signore. Spero che questa mia iniziativa quindi non vi spiacerà.”

Ciel sbuffò, ma non poteva fargli capire che averlo tra i piedi già dal primo mattino gli dava fastidio.

Sebastian stava giocando al maggiordomo perfetto, e visto che rispettava l’accordo non poteva obiettare, senza tradire il loro contratto.

Sebastian sorrise. “Vi ho portato la colazione.”, aggiunse. “Ho chiesto al cuoco cosa vi piace e mi ha riferito che siete molto goloso ed amate particolarmente certe essenze di the. Ho optato quindi per un the Earl Grey della miglior qualità e per tre tipi di dolci, una torta di mele, una mousse al cioccolato, ed un pan di spagna imbevuto nel miele.”

Aiutò Ciel ad accomodarsi meglio sulla sponda del letto e gli imboccò le coperte perché non prendesse freddo, prima di dirigersi con passo veloce, verso il tavolino basso su cui aveva lasciato il vassoio con quelle pietanze.

Ciel lo guardò con un cipiglio. Sebastian si stava proprio dando da fare per assolvere ai suoi compiti. Pensò irritato. In quel modo gli toglieva il gusto di tartassarlo. Tuttavia doveva trovare il modo per frenare i suoi bollenti spiriti e ridimensionarlo.

Il suo obiettivo era sempre quello di umiliarlo, per vendicare lo smacco subito il giorno prima, quando era stato costretto a mettere in dubbio la sua vittoria negli scacchi.

Fu per quello che disse :”Michaelis!”

Fu interrotto: “Sebastian! Credo sia il caso che mi chiamate per nome. Sono il vostro maggiordomo. Non deve esserci tutta questa informalità tra me e voi. Sono io quello che deve essere deferente nei vostri confronti e basta.”

Ciel si morse il labbro inferiore nervoso. Poi però scosse il capo. Sì, urgeva che mettesse in chiaro qualcosa con quel tipo. “Sebastian.”, disse cominciando però a chiamarlo per nome. L’uomo gli aveva appena messo davanti il vassoio e ossequioso aspettava accanto al letto le sue parole. “Non hai ancora risposto ad una delle mie domande. Perché sei qui così presto? Io non mi sveglio mai prima delle nove.”

Sebastian lo guardò incredulo, come se non potesse credere alle sue orecchie.

“Ma come giovane lord? Le sette sono un orario ragionevole per svegliare un giovane signore del vostro rango. Avete molti impegni da rispettare visto la vostra posizione.”

“Un orario ragionevole? Impegni da rispettare?”, esclamò Ciel basito.

“Sì, mio signore.”, rispose innocente Sebastian. Tuttavia per un attimo sulle sue labbra era aleggiato un sorriso divertito. Era scomparso subito tanto che Ciel si domandò se l’aveva solo sognato, ma visto ciò che disse poi l’uomo, capì che no, l’aveva visto eccome. “In comune accordo con vostro padre, mi sono preso l’ardire di pianificarvi la giornata, ora per ora. Ma mi raccomando, sentitevi libero di togliere ed aggiungere ai vostri impegni quello che vorrete. Io dopotutto sono il vostro umile maggiordomo, non quello di vostro padre.”

“Pianificarmi la giornata? Cosa dovrei fare?”, chiese a quel punto Ciel sempre più confuso da come si stavano mettendo le cose per lui.  

Sebastian tirò fuori dalla tasca un foglio piegato. Lo aprì e cominciò a sciolinare i presunti impegni del giovane.

“Dalle otto e trenta fino alle undici e trenta questa mattina dovreste essere impegnato con lo studio. In qualità di vostro insegnante e di quello di vostra sorella dovrei testare le vostre attuali capacità, in modo da capire dove siete carenti ed agire di conseguenza.”

Ciel arricciò il naso.

“Poi dovreste prepararvi per il pranzo. Vostro padre aspetta un ospite ed infatti nel pomeriggio siete invitato nel suo ufficio. E’ un incontro d’affari, e visto le vostre capacità pensa che potreste essergli utile per capire se quel nuovo gioco che quel signore vuole proporgli sia commerciabile oppure no.”

Fece una piccola pausa.

“Verso le quattro, vostra madre vi vorrebbe nelle sue stanze insieme alla signorina Angelina per  un the privato per parlarvi della giornata e sapere come  è andata. Poi sarete libero fino all’ora di cena. Potrete giocare o fare quello che vorrete. Alla sera prima di andare a letto, siete atteso nel salone per passare una serata in famiglia.”

Ciel guardò Sebastian scuro in volto. Da quando lui e suo padre avevano il potere di organizzargli la giornata? Beh, avrebbe insegnato loro che lui decideva per conto suo cosa fare e non fare.

Addentò la torta di mele per sfogarsi.

Bevve un sorso  di the e poi esclamò deciso: “Di questa lista di cose da fare, rispetterò solo gli impegni del pomeriggio e della sera. Quelli della mattina stracciali tutti. Non ho nessuna intenzione di studiare con te.”

Sebastian non sembrò per nulla sconvolto da quelle sue parole. Si limitò a piegare il capo. “Capisco. E per curiosità cosa avreste intenzione di fare questa mattina?”

“Niente! Ozierò e giocherò.”, fu la pronta risposta di Ciel.

Sebastian sorrise accondiscendente. “E credete di passare tutte le mattine così d’ora in poi, signorino?”

“Sì, e comunque non sono affari tuoi cosa farò. Sono io che decido della mia vita. D’ora in poi quindi per scrivere quella lista di impegni ti rivolgerai a me. Sei il mio maggiordomo, e devi obbedire ai miei ordini e non a quelli di mio padre.”

“Capisco. Sono il maggiordomo di un bambino. Dovrò ricordarmelo.”

“Come? Io non sono un bambino.”, si difese Ciel che odiava essere trattato in quel modo.

“Lo dite a parole ma non lo dimostrate, signorino. A mio avviso una persona che ozia, senza impegni alla vostra età è un bambino. Gli adulti durante il giorno hanno infatti diverse incombenze da svolgere, molte non piacciono loro ma sono costretti lo stesso ad affrontarle. Prendete per esempio vostro padre. Si alza alle sei del mattino ed è subito costretto a rintanarsi nel suo ufficio per studiare vari incartamenti. Se per vostro padre è il lavoro l’impegno più gravoso, per voi alla vostra età dovrebbe essere lo studio. Ma essendo solo un ragazzino, potete permettervi di saltarlo.”

Ciel dopo quelle parole era furioso. “Non permetterti mai più di rivolgerti a me in quel modo.”, dichiarò secco. Visto l’accordo stava quasi per dirgli che era un ordine, ma Sebastian glielo impedì.

“Essendo il vostro maggiordomo, è mio dovere parlarvi schiettamente. Io non sono solo il vostro più umile servitore, ma anche il vostro più fedele confidente. Dovreste saperlo.”

Ciel si prese il labbro inferiore tra i denti frustrato. Sapeva che Sebastian aveva ragione.

Respirò a fondo un paio di volte, capendo che l’uomo l’aveva messo in trappola per l’ennesima volta.

Aveva tutto il diritto di dargli i suoi consigli, di ricordargli i suoi impegni. Certo dopo spettava a lui decidere di rispettarli o meno, ma se non lo faceva si sarebbe dimostrato un bambino.
Ciel sospirò e capitolò.

“Prenderò parte alle lezioni del mattino, ma deciderò io cosa studiare.”

Sebastian non disse nulla. Si limitò solo a sorridere ambiguo, in un modo che non piacque minimamente a Ciel.

Non ebbe però modo di indagare sui motivi di quello sguardo, perché Michaelis l’attimo dopo esclamò: “Visto che d’ora in poi sarò io ad occuparmi del vostro risveglio, volevo sapere se oltre la colazione, volete che vi porti qualcos’altro al mattino.”

Ciel ci pensò su e per apparire adulto, dopo aver mangiucchiato la mouse al cioccolato, disse: “Il giornale. Portami il giornale.”

“Okay. Chiederò a vostro padre di fare un doppio abbonamento al Londra Times, in modo che sia lui, sia voi abbiate la vostra copia.”

Di nuovo s’inchinò e poi in silenzio aspettò che Ciel finisse di mangiare.

Ciel a sua volta non disse più nulla.

All’imboccatura dello stomaco si era riformato il nodo del giorno prima, visto che anche quella mattina, con i suoi modi affettati, fingendo di essere un perfetto maggiordomo Sebastian lo aveva fregato, spingendolo a fare quello che voleva lui.

Doveva però trovare il modo di far cambiare quello stato di cose.

Non poteva rimanere passivo mentre Sebastian giocava con lui come il gatto con il topo.

Doveva trovare il modo di dimostrargli chi comandava.

Durante la lezione visto che ormai era costretto a parteciparvi avrebbe preteso da lui l’impossibile.

Nonostante il nodo, però riuscì lo stesso a mangiare tutta la colazione, senza lasciare una briciola.

“Stavolta il cuoco ha superato se stesso. Queste torte sono deliziose.”, esclamò rapito.

Sebastian sorrise soddisfatto. “Sono felice di sapere che vi sono piaciute. Le ho cucinate pensando a voi.”

A quelle parole, Ciel strabuzzò gli occhi. Quell’uomo era una fonte di sorprese. “Le hai cucinate tu? Sai fare anche questo?”

“Sì, ho dovuto imparare molte cose durante la mia vita. Una buona istruzione è alla base del proprio successo personale.”

Ciel scosse il capo. Ecco lì una nuova frecciatina rivolta a lui.

Sebbene fosse ormai il suo maggiordomo, invece, che il suo tutore, aveva preso il suo compito di istruttore molto sul serio.

Ciel si sforzò di apparire neutro, invece che ammirato dall’abilità dimostrata dall’altro.

Quel Sebastian era davvero in gamba, ma lui sarebbe stato pane per i suoi denti.

E non si sarebbe fatto conquistare dalla sua bravura, dalle sue manfrine e da chissà quali altri trucchi avrebbe usato con lui.

Quella mattina, al risveglio, Sebastian aveva vinto la loro prima battaglia giornaliera, spingendolo ad agire come voleva, ma la guerra non era ancora finita. Durante il giorno avrebbero avuto occasione di sfidarsi ancora, e stavolta sarebbe stato Ciel a trionfare.

Ora Sebastian era uno a zero, ma durante le lezioni contava di portare il conteggio sullo pari, se non addirittura passare in testa.

Consapevole di avere il coltello dalla parte del manico e l’altro doveva obbedirgli, gli avrebbe reso la vita impossibile.

Sorrise compiaciuto.

Si era dimenticato che prima dell’inizio delle lezioni in verità l’attendeva un’altra prova.

E sebbene non si rivelò proprio una battaglia, fu un’esperienza decisamente nuova per lui. Fu estremamente strana, e…. imbarazzante.

FINE CAPITOLO 5

Di che situazione strana e imbarazzante si tratta? Come si comporteranno Sebastian e Ciel? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L’ANGOLO DI REBYCHAN
Da questo capitolo abbiamo capito che Ciel detesta proprio essere trattato come un bambino.
Inoltre, credo ormai si sia intuito uno dei punti cardini della storia, ovvero tenterò di rispondere a questo quesito, è la servitù che educa il proprio signore od il signore che educa la servitù? E’ un quesito interessante, non trovate? E Ciel vi si è trovato in mezzo. Chissà cosa succederà.
Spero che la fic continui a piacervi. Fatemi sapere.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


6 Ecco qui finalmente il nuovo capitolo di questa storia. Spero vi piacerà.
Ringrazio tutte le persone che leggono questa fic, che l’hanno  messa tra le preferite, ricordate e seguite, e soprattutto coloro che trovano il tempo di sostenerla, commentandola.
Un ringraziamento speciale va a: principessaotaku97, Lady Akuma, MysticAsters, _Hiromi_ e Yami_no_Himitsu che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie ragazze!
I personaggi come al solito non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori, forse anche più del solito, ma ultimamente la mia testa va dove vuole, senza che io riesca  a tenerla sotto controllo. Sigh. Sigh. Sob. 
Un bacione.
Rebychan

CAPITOLO 6

Non appena Ciel ebbe finito di fare colazione, qualcuno bussò alla porta della sua camera.

Il ragazzino stava per dire al nuovo scocciatore di entrare, quando il tutore maggiordomo lo anticipò.

Con grazia afferrò il vassoio con i residui del pasto, e con un inchino esclamò: “Se mi permettete…”

Andò alla porta. Dietro di essa, Ciel intravide la manica di un’uniforme da cameriera.

Sebastian disse alcune parole a bassa voce, che il ragazzino non capì. Ciò ovviamente trasformò il suo viso in un cipiglio. Odiava essere tenuto all’oscuro da qualcosa.

Poi, ad alta voce Sebastian ringraziò e congedò la donna.

Quando tornò dal suo signorino il vassoio era stato sostituito da un catino d’acqua calda ed un panno.

“E’ il momento di lavarsi e vestirsi per il giorno, signorino, se non vi spiace.”, esclamò ossequioso.

Ciel si scostò le coperte, mentre chiedeva: “Cosa voleva la cameriera che ha bussato alla porta? Di cosa avete parlato?” Era curioso.

Sebastian sorrise. “Di niente. Eravamo d’accordo che sarebbe venuta a ritirare il vassoio ed a portarmi la tinozza. L’ho ringraziata.”

“Hn.”, fu il commento di Ciel che anche se si era privato delle coperte, non dava segno di volersi alzare.

Sebastian provò a richiedere. “Potrei lavarvi signorino?”

Ciel acconsentì con il capo.

Avendo accettato di partecipare alle lezioni sapeva di non potersi tirare indietro.

Indossava una lunga camicia da notte bianca di flanella. Gli arrivava fin sotto le ginocchia ed era un po’ larga sulle spalle, tanto che vi s’intravedeva molta pelle nuda.

Si mise in piedi rimanendo vicino a letto, e sollevò le braccia

Era abituato a farsi spogliare e rivestire da una terza persona. Quella era una prerogativa del suo stato sociale.

Sarebbe stato capacissimo anche di arrangiarsi, solo che fare così sarebbe stato  da poveracci. Lui aveva una posizione sociale da difendere. Era l’erede del conte Phantomhive.

Fino a quel momento, però, ad occupasi di tutto era sempre stata la signorina Mary Lu.

Quel giorno per la prima volta invece si sarebbe affidato ad una nuova persona, ovvero un individuo che lui non aveva ancora capito come prendere, e da cui desiderava vendicare certe onte subite.

Sebastian gli si avvicinò ed essendo decisamente più alto di lui, dovette inchinarsi per afferrargli i lembi della camicia per tirarla verso l’alto.

Lo spogliò e Ciel rimase nudo come mamma l’aveva fatto davanti all’altro.

Sulla carta avrebbe dovuto essere meno imbarazzante farsi spogliare da Sebastian visto che era un uomo, invece che  da Mary Lu che era una donna.

Il ragazzino tuttavia si rese conto che non era così.

Ed era tutta colpa dello sguardo ambiguo ed attento che gli rivolse Sebastian dopo che l’ebbe spogliato.

Se si fosse comportato come la cameriera, il tutore maggiordomo avrebbe scostato lo sguardo, avrebbe passato il panno bagnato nell’acqua calda velocemente in certi punti del suo corpo, visto che il bagno completo era abitudine della casa farlo una volta alla settimana, e poi l’avrebbe vestito molto velocemente con uno dei completi dal giorno scelto nell’armadio.

Sebastian però non scostò lo sguardo. E Ciel capì immediatamente che anche la cerimonia di vestizione si sarebbe svolta in modo diverso da come era abituato.

Inoltre, quello sguardo vigile ebbe il potere di imbarazzarlo.

Sebastian lo osservò attentamente studiando ogni più piccolo poro della sua pelle.

Il suo sguardo celava qualcosa che Ciel non comprese.

Si sentì formicolare e solo il suo forte orgoglio gli impedì di non scostare lui lo sguardo dall’altro ed arrossire.

No, si obbligò invece a rimanere lì a guardare Sebastian perplesso tentando di comprendere perché  l’altro lo osservasse così attentamente e non iniziasse a lavarlo.

Passarono diversi secondi, e solo dopo aver guardato il suo pene ed aver sorriso ironico, cosa che diede fastidio a Ciel, il tutore decise di trascinare il ragazzino dietro il separé per iniziare a pulirlo senza correre il rischio di sporcare il letto.

Lì dopo aver bagnato il panno nell’acqua calda, cominciò a passarlo sul giovane corpo del piccolo lord.

Mary Lu l’avrebbe fatto molto velocemente, Sebastian invece fu lento e meticoloso.

Si soffermò sotto le ascelle, sul petto, sulla schiena, sulle gambe, sui piedi. Gli frizionò quelle parti, come se le massaggiasse, e Ciel sentì il suo corpo fremere. Non era una brutta sensazione, capì il ragazzo. Anzi era molto piacevole quel modo di lavarlo.

Era la prima volta che sentiva il suo corpo avvolto da quella sensazione di piacere. 

Si rendeva conto di lasciare a Sebastian troppo potere sul suo corpo, tuttavia non riusciva ad opporsi.

Quelle che provava erano sensazioni nuove e difficili da combattere.

Si ritrovò a socchiudere gli occhi, mentre le mani di Sebastian coperte dal panno vagavano sul suo corpo come volevano.

 Quando con il panno gli toccò il pene, Ciel però sussultò ritornando alla realtà.

“Cosa stai facendo?”, gli gridò rosso in viso, schiaffeggiandogli la mano.

“Vi sto lavando.”, disse innocente il maggiordomo.

“Lì non è necessario. Nemmeno Mary Lu me l’ha mai toccato.”

“Non mi meraviglio. Essendo una donna, sarebbe stato indecoroso.”

“Perché invece un uomo può farlo?”

“Certo. Ce l’ho anch’io un pene. Voi e io siamo uguali, non c’è niente di imbarazzante. Volete per caso vederlo e toccarlo? Di sicuro non griderei come una verginella isterica.”

A quella proposta, Ciel strabuzzò gli occhi incredulo. Sbiancò.

E disse: “Sei un pervertito.”

A quelle parole, Sebastian sorrise ironico.

“Credetemi non mi attizza per niente vedervi nudo. Sì, promettete bene, ma siete ancora molto acerbo. Siete troppo giovane per i miei gusti.”

Fu il commento schietto di Sebastian.

Ciel arrossì violentemente rendendosi conto di cosa significassero quelle parole.

“Ti sembrano cose da dire al tuo giovane protetto. Sei un maniaco. Lo dirò a mio padre e ti manderà via.”

Sebastian lo guardò furbo. “Voi siete il mio signorino ora. Non il mio protetto. Ed abbiamo un accordo. Non potete tentare di mandarmi via. E poi mi chiedo cosa abbia detto di male. Credete che tra loro gli uomini non parlino mai di certe cose?”

“Certo che no. Sono volgari.”

Sebastian ridacchiò divertito. “Siete proprio una verginella innocente. Prendermi cura di voi sarà davvero divertente. Mi sa che dovrò insegnarvi qualcosa. E’ il mio dovere di maggiordomo.”

Sebbene Sebastian continuasse a rimanere immobile, Ciel a quella proposta si ritrovò a dire: “Non osate fare niente. Non avvicinatevi. Ed ora voglio essere vestito.”

“Sì, signorino verginella.”, lo sfotté un’altra volta Sebastian.

Ciel controbatté: “Non osare mai più chiamarmi verginella.”

“Perché non lo siete? Avete già esperienza? Non credo proprio visto come vi imbarazzano certe cose.”

“Ho solo tredici anni. Il prossimo anno mi verrà richiesto di imparare certe cose. Per ora, non è necessario.”

“E con chi le imparerete?”

“Non lo so. Deciderà mio padre. So come vanno certe cose. Dovrò essere pronto per quanto mi sposerò.”

Sebastian lo guardò accondiscendente. “Se volete vi insegno io qualcosa, ora.”

Ciel di nuovo arrossì. “Siete proprio un maniaco.”

“Vi ho detto che non m’interessate. Ho solo più esperienza di voi.”

“Ci credo, sei più vecchio. Alla tua età anch’io avrò esperienza.”

Per Ciel era difficile ammettere di non sapere qualcosa, ma in quel caso non si sarebbe tirato indietro.

La sua educazione sessuale era molto acerba. Sapeva cosa gli sarebbe stato richiesto di fare tra qualche anno, probabilmente con una delle cameriere per prendere pratica per il matrimonio, ma per lui tutto quello sarebbe stato solo dovere.

Era il pupillo dei Phantomhive e come tale un giorno gli sarebbe stato chiesto di avere un erede.

Doveva sposarsi ed essere pronto a svolgere il suo dovere.

Avrebbe dovuto soddisfare la moglie e farle avere un figlio.

Per lui l’atto sessuale probabilmente non sarebbe mai stato un piacere, ma solo un dovere.

Non sarebbe mai stato un gesto d’amore, ma solo una costrizione.

Dopotutto non sposava la sua fidanzata perché l’amava, semplicemente perché gli era stato imposto.

Certo le voleva bene, ma solo quello.

Imparare qualcosa da Sebastian gli sembrava però un’oscenità. Era un altro uomo, non doveva permettersi di toccarlo.

Era sbagliato, oltre che illegale.

Sebastian si alzò completamente in piedi. “Sì.”, acconsentì. “Probabilmente alla mia età, giovane lord avrete molta esperienza, ma non so se sarà quanto la mia, visto che io ho iniziato ad approfondire l’arte amatoria molto presto.”

Ciel lo guardò basito. “Quanti anni avevi?”

“Dodici.”

“Non ci credo. Eri giovanissimo.”

Ciel si ritrovò a pensare a se stesso l’anno prima. Se qualcuno gli avesse chiesto di andare a letto con qualche donna, l’avrebbe guardato con un’occhiataccia mandandolo a quel paese. E quello, anche se fosse stato il padre.

“Quando si nasce in un certo tipo di famiglia, ogni esperienza deve essere fatta al più presto.”, confessò il tutore.

Ciel si rese conto che aveva detto la verità. E per un attimo si ritrovò a pensare che quell’uomo doveva aver avuto una vita dura. Chissà cos’altro era stato costretto a fare prima di raggiungere l’età adulta.

Avrebbe voluto chiederglielo, ma farlo avrebbe significato cominciare a provare una certa empatia per lui, e Ciel non voleva. Voleva continuare a detestarlo.

Tuttavia si ritrovò a domandargli quasi d’istinto: “E quest’esperienza l’hai fatta con un uomo o con una donna?”

Sebastian guardò il ragazzino per qualche istante furbo. 

Sorrise divertito. “Una donna ovviamente. Un mio insegnante maschio dell’epoca mi ha fatto apprendere molti trucchi, ma è stato con una donna che ho perso la verginità. E lo stesso sarà per voi. E’ una cosa naturale. Non avrete mica pensato che io volessi portarvi a letto sul serio, vero?”

“Certo che no.”, dichiarò Ciel arrossendo quando in verità l’aveva pensato, quando Sebastian gli aveva proposto di insegnargli qualcosa.
 “Andare a letto con un altro uomo è sbagliato. Lo so. Hai un che di perverso, ma non penso che arrivi fino a quel punto.”

Sebastian a quella considerazione non disse nulla. Sorrise accondiscendente.

E a Ciel rimase il dubbio sul fatto che invece non disdegnasse farlo anche con i maschi.

Il ragazzino si ritrovò a chiedersi se per caso dopo averlo fatto con quella donna di cui gli aveva parlato, non l’avesse fatto anche con l’insegnante che gli aveva insegnato molte cose.

Si concentrò e provò ad immaginarsi un Sebastian dodicenne inesperto, ma fu difficile.

E dopo un po’ decise di scacciare il pensiero.

Se ci pensava sentiva infatti una sensazione irritante attraversargli tutto il corpo.

Non aveva mai pensato così tanto a quelle cose volgari. Era per quello che si sentiva così nervoso. Si giustificò dicendo.

E ora era giunto il momento di dimenticarsene di nuovo. Fu la soluzione.

Avrebbe avuto tempo tra qualche mese per rifletterci sopra meglio, visto che sarebbe stato costretto a quel passo. 

Non sentiva il bisogno di impararle ora. Eppure una parte di lui, era curiosa di sapere cosa Sebastian avrebbe potuto insegnargli.

Si ricordò di come l’aveva toccato mentre lo lavava e dell’occhiata calda che gli aveva rivolto quando lo aveva analizzato. Ed il suo stomaco andò sottosopra.

Cosa gli stava succedendo?

Scosse il capo. Sebastian era solo un pervertito. D’ora in poi doveva impedirgli di toccarlo e guardarlo in quel modo.

Sospirò e trovò la voce per dire: “Vestimi, e non provare a fare azioni strane.”

“Come desiderate.”, esclamò Sebastian fin troppo docile nel cedere, dopo le sue battute maliziose.

Il maggiordomo andò verso l’armadio e scelse un completo.

Rivestì il ragazzino in fretta con dei pantaloncini corti blu, una camicia bianca, un foulard che gli attraversava il collo ed una giacca blu, mostrando anche lì tra pieghe, bottoni e lacci di sapersi districare con maestria.

Non fece nessuna mossa azzardata, e nemmeno guardò Ciel in modo strano.

Il suo volto era serio e le sue mani si mossero in modo professionale.

Forse aveva capito che era inutile tirare ancora la corda, avrebbe rischiato di spezzarla visto che Ciel era molto innocente in materia di sesso.

Per quel giorno ci aveva già giocato abbastanza.

Il ragazzino tuttavia fu quasi deluso dal fatto che Sebastian non avesse provato a fare qualcosa.

Gli aveva tolto lo sfizio di sgridarlo.

L’occasione però sarebbe giunta durante la lezione. Si ripromise. 

Sì, finalmente era riuscito ad epurare la sua mente dai pensieri molesti che la conversazione sul sesso aveva risvegliato.

Ed era pronto ad affrontare le ore di studio con in mente un chiaro obiettivo.

Non aveva infatti dimenticato di doversi prendere la rivincita con Sebastian.

L’altro stava ancora vincendo la loro guerra giornaliera uno a zero.

Ora doveva portare il conto in pareggio.

Sebastian uscì dalla sua stanza prima di lui per portare la tinozza in cucina.

Si sarebbero ritrovati tra mezz’ora in biblioteca per dare inizio alle lezioni.

Ciel passò gli ultimi minuti a pensare ad un piano.

E poi fu pronto a raggiungere l’altro nel luogo di ritrovo.

Sua sorella era già arrivata. Ed anche Sebastian era lì.

Si era cambiato, Ora indossava un completo più da tutore che da maggiordomo. Era marrone.

Aveva i capelli tirati indietro e portava gli occhiali.

Aveva l’area dell’intelligentone.

Lui e Angelina stavano parlando e Ciel vi si avvicinò.

Era il momento di mostrare a tutti, anche a quell’insegnante chi comandava.

Sì, finalmente si sarebbe preso la prima delle sue tante rivincite.

L’accordo era chiaro. Sebastian doveva obbedirgli per cui avrebbe fatto quello che voleva.

Il ragazzo non aveva però considerato un certo particolare del loro accordo che in quel momento era di importanza capitale.

E quando se ne rese conto fu troppo tardi.

FINE CAPITOLO 6

Qual è il particolare dell’accordo che Ciel non ha considerato? Come si svolgerà la lezione? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

CONSIDERAZIONI + AVVISI:
Secondo me il particolare imbarazzante non poteva che essere quello descritto nel capitolo, ed infatti suppongo che tutti l’abbiano indovinato.
A piccoli passi il rapporto tra Ciel e Sebastian si sta delineando e spero che la fic continui a piacervi. Fatemi sapere.

Come qualcuno avrà notato, ultimamente ho dilatato i miei tempi di aggiornamento. Questo però non significa che non stia scrivendo, anzi è tutto il contrario.
Ho solo preferito prendermi una piccola pausa da EFP. Tutto qui!
Giusto per informarvi di questa fic ho già scritto fino al capitolo 10. Per un mese per cui la storia dovrebbe venire aggiornata circa una volta alla settimana.
Questo è tutto per quanto riguarda il fandom di Kuroshitsuji. 
.
Per quanto riguarda gli altri fandom di cui scrivo, in aggiornamento entro domani dovrebbe esserci se tutto va bene il nuovo capitolo di Ritornare ad amare di Loveless.

Altre notizie su di me non mi sembra ci siano.
 
D’ora in poi vorrei usare lo spazio dopo la fic per dare della anticipazioni su quello che sto scrivendo o su quello che aggiornerò se farà piacere, altrimenti lo lascerò in bianco. Fatemi sapere.

Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.

Alla prossima.

Rebychan

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia. Spero vi piacerà.
Ringrazio tutte le persone che leggono questa fic, che l’hanno  messa tra le preferite, ricordate e seguite, e soprattutto coloro che trovano il tempo di sostenerla, commentandola.
Un ringraziamento speciale va a: _Hiromi_, principessaotaku97 e mamie che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie ragazze!
I personaggi come al solito non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori, forse anche più del solito, ma ultimamente la mia testa va dove vuole, senza che io riesca  a tenerla sotto controllo. Sigh. Sigh. Sob.  
Un bacione.
Rebychan

CAPITOLO 7

Quando Ciel entrò in biblioteca, Sebastian non smise di chiacchierare con Angelina.

L’unico gesto che compì al suo indirizzo per fargli capire che l’aveva visto fu un leggero piegamento di capo, a mo’ di saluto.

Quella era una mancanza di rispetto che il giovane Phantomhive ritenne fin da subito intollerabile.

Sebastian era il suo maggiordomo, e doveva ergere lui al di sopra di tutto, compresa Angelina.

Non doveva ignorarlo solo perché parlottava con una ragazza, tra l’altro di cose inutili, tipo cos’era di moda o no in quel periodo a Londra. Certo si stava dimostrando competente anche in quell’argomento, visto come Angelina beveva dalle sue labbra, ma tutte quelle frivolezze per Ciel erano solo idiozie.

Lo guardò con un’occhiataccia.

E sebbene fosse lievemente girato, Sebastian dovette accorgersene perché sulle sue labbra si dipinse un leggero sorriso furbo.

Ciel sentì l’irritazione crescere in lui. Era giunto il momento di riportare in riga l’uomo. Per quel giorno, ne aveva già fino in cima ai capelli dei suoi modi sfrontati, che lo mettevano in difficoltà.

Non si sarebbe più fatto ridicolizzare da lui, era giunto il momento che gli facesse comprendere di che pasta era fatto, e che non poteva prenderlo alla leggera.

Stava giusto per intimargli di smettere di chiacchierare ed iniziare la lezione, quando Sebastian lo anticipò.

Con un sorriso gentile, ma falso, che contrastava con quelli ironici che lanciava spesso a Ciel, ma che erano genuini, l’uomo disse ad Angelina: “Se vorrà giovane lady continueremo quest’argomento in un altro momento, ora suo fratello reclama la nostra attenzione.”

Angelina arrossì. Solo allora si volse verso Ciel come se si fosse appena resa conto della sua esistenza e lo salutò calorosamente.

Quello era davvero troppo!
 

Non solo Angelina non era più la sua complice di sempre, ma addirittura per lei era diventato quasi invisibile.

Se entrava in una stanza, era come se non ci fosse, se era troppo presa a fare gli occhi dolci ad un uomo.

Non ci poteva credere.

Possibile che una persona potesse cambiare così tanto in poco tempo?

Il suo stomaco si contrasse a causa del dolore della perdita.

Sì, perché anche se fingeva che non gli interessava, era dura invece aver perso l’unica vera amica che avesse mai avuto.

Ed Angelina era stata quello.

Ora però di quell’amicizia non era rimasto niente, spazzata via dagli abiti eleganti, le buone maniere, e la volontà di diventare bella.

Ciel scosse il capo. Peggio per lei!

Se per lei lui nella classifica delle cose importanti era sceso di posizioni, anche lui l’avrebbe declassata.

Le conveniva non più contare su di lui, se qualche bellimbusto l’avesse importunata ed insultata.

D’ora in poi se la sarebbe cavata da sola.

Salutò la sorella freddamente e si diresse verso un tavolino dove si sedette.

Le ciglia di Angelina schizzarono lievemente verso l’alto chiedendosi perché Ciel fosse stato così glaciale con lei, ma poi si riprese subito. E andò ad accomodarsi vicina al fratello.
 

A Sebastian non era sfuggita quella “rottura” silenziosa tra fratelli, e sorrise furbo come se la situazione fosse di suo gusto.

Rimanendo in piedi, si piazzò davanti ai due ragazzi.

Afferrò una bacchetta nera che aveva legata in vita e con quella si batté lievemente la mano, in modo che il sibilo attirasse l’attenzione dei suoi due protetti.

Poi, iniziò a parlare: “Oggi è il mio primo giorno come vostro tutore, e vorrei quindi conoscere il vostro livello di cultura. Pensavo di farvi un piccolo test.”

Ciel a quelle parole scosse il capo.

“Non credo sia necessario. Inizia invece a raccontarci qualcosa su di te, sulle tue esperienze. Sono curioso di conoscere le tue generalità e cosa ti rende adatto ad insegnarci qualcosa.”

Ciel aveva pensato a lungo a cosa chiedere a Sebastian durante la lezione per metterlo in imbarazzo, e alla fine aveva deciso di farlo parlare di sé, sperando che prima o poi apparisse qualche rivelazione scottante che lo danneggiasse agli occhi di Angelina. In quel modo, inoltre, avrebbe potuto conoscerlo meglio e farsi un’idea più precisa su di lui.

Sapendo che l’altro non poteva rifiutare un suo ordine, voleva imporgli di scoprirsi per la prima volta per quello che era veramente davanti a una terza persona, abbandonando i toni affettati che avevano conquistato i suoi parenti. E così finalmente si sarebbe preso la sua rivincita.

Di fronte a quelle parole, tuttavia, di nuovo sul volto di Sebastian si affacciò il sorriso che dava tanto fastidio a Ciel.

“Giovane lord, prima di tutto gradirei che mi desse del lei, quando vesto i panni del suo tutore. O dovrò pensare che la sua educazione nelle buone maniere lasci molto a desiderare ed a quel punto ho già capito da dove dovrò iniziare a insegnarle qualcosa. Secondo non è lei che deve studiare me, ma io lei. Le mie generalità le ha già controllate suo padre ritenendole adatte, dovrà farsi bastare questo.”

Gli occhi di Ciel strabuzzarono sorpresi. “Come?”

Sebastian stava già tradendo il loro accordo in cui accettava di ricevere ordini da lui? Era un bastardo!

Non gliel’avrebbe fatta passare liscia.

L’avrebbe fatto cacciare.

Si alzò in piedi arrabbiato, e fu sul punto di dirgliene quattro, quando Sebastian gli si avvicinò afferrandogli forte un braccio.

Lo spinse a sedersi di nuovo, mentre avvicinava il suo viso a quello dell’altro.

Lo portò a pochi centimetri, per guardarlo bene negli occhi, e Ciel sentì il suo fiato caldo sulla guancia.

Le sue gote si arrossarono lievemente.

Gli occhi di Sebastian erano due pozze incandescenti, che brillavano di una strana luce.

“Gradirei un po’ di rispetto da parte sua, giovane lord.”, disse in modo che anche Angelina lo sentisse.

Poi avvicinò le sue labbra ulteriormente all’orecchio di Ciel per continuare a parlare sottovoce, in modo che le sue parole fossero udibili solo dal ragazzo. “Mio giovane signore, io sono il vostro maggiordomo solo quando siamo soli. Ed ora non lo siamo. Sarebbe strano che obbedissi prontamente ai vostri ordini mentre studiate, vostra sorella potrebbe pensare che ci sia qualcosa che non vada. Mi dispiace, ma da adesso e per qualche ora dovrete obbedirmi. Poi, accetterò qualsiasi punizione vogliate impartirmi per la mia mancanza di rispetto.”

Mollò la mano di Ciel e si allontanò tornando ad indossare la facciata dell’impeccabile tutore.

Ed il ragazzo  di nuovo provò l’onta della sconfitta.

Nonostante le parole che gli aveva appena rivolto, si vedeva infatti lontano un miglio che Sebastian Michealis si stava divertendo grazie a quel cambio di ruoli.

L’altro già sapeva cosa sarebbe successo nel momento in cui lui avrebbe messo piede in biblioteca.

Sapeva che a quel punto, non sarebbe più stato il maggiordomo per il ragazzo, ma il tutore.

Sapeva che Angelina, essendo un’altra persona, avrebbe fatto la differenza.

E così si spiegava perché nel loro accordo aveva insistito di riportare la segretezza, ed il fatto che di fronte ad altra gente i loro ruoli sarebbero stati quelli di tutore e pupillo.

Solo da soli sarebbero diventati maggiordomo e signore.

Era una fregatura.

Ciel però ancora una volta fu costretto a capitolare.

Sebastian non aveva infranto l’accordo, era Ciel che aveva sbagliato a siglarne le postille.

Avrebbe dovuto pretendere che anche quando fossero stati con altri Sebastian sarebbe stato comunque il suo maggiordomo, solo che avrebbe recitato la parte del tutore.

In quel modo, sarebbe stato costretto ad obbedirgli lo stesso.

Ed invece aveva accettato che al cospetto di altra gente, l’altro sarebbe stato il suo tutore al cento per cento.

Si era imbrogliato con le sue stesse mani.

Sebastian ancora una volta era stato più furbo di lui.

Ciel fu costretto di nuovo a mangiarsi metaforicamente le unghie. Digrignò i denti.

E abbassò il capo frustrato ammettendo che nella personale sfida cui aveva dato vita quella mattina con Sebastian l’altro aveva appena segnato un altro punto.

Ora erano due a zero.

Tutto ciò gli sembrava un brutto incubo, ma doveva accettarlo.

Se però Sebastian pensava di averla vinta solo perché si era portato così tanto in vantaggio su di lui, si sbagliava di grosso.

Ciel era ancora deciso a fargli abbassare la cresta.

Prima di tutto quando sarebbero stati da soli lo avrebbe davvero punito, doveva solo trovare il modo più doloroso possibile.

Secondo durante quelle lezioni gli avrebbe fatto capire che non era stupido, come l’altro pensava fosse visto lo scherno che leggeva nei suoi occhi.

Pensava di averlo sconfitto definitivamente, si sbagliava di grosso.

Sebastian fino a quel momento aveva giocato con lui come il gatto con il topo, approfittandosi dell’ingenuità e della scarsa esperienza dovute alla sua giovane età, ma era giunto il momento che Ciel gli dimostrasse che era intelligente e che non era il tipo da tollerare delle onte, senza vendicarle.

“Angelina” sarebbe stata l’ultima copertura dietro la quale l’uomo si sarebbe protetto per prendersi gioco di lui, la clausola degli altri sarebbe stata l’unica condizione forte per Sebastian, per il resto non gli avrebbe più permesso di prenderlo in contropiede.

Anche a costo di stare concentrato ventiquattro ore su ventiquattro, il suo cervello si sarebbe aspettato sempre di tutto dall’altro in modo da non avere più brutte sorprese.

Lo avrebbe studiato così bene da anticipare tutte le sue future mosse.

E così poi avrebbe trionfato in quella loro guerra.

D’ora in poi Ciel sarebbe stato sempre all’erta ed avrebbe cominciato da subito.

Ciel si prese il labbro inferiore tra i denti e disse: “Capisco Lord Michaelis, ci faccia pure questo test se per lei è così importante.”

Se le parole erano una resa che assecondava il volere dell’altro, il tono di voce usato era autoritario e deciso.

Sebastian si rese conto che il suo protetto non aveva nessuna intenzione di dargliela vinta.

E ne fu soddisfatto. Sì, perché se c’era una cosa che gli piaceva di quel ragazzino, era proprio il fatto che non si arrendeva mai.

Sebastian si ritrovò a chinare il capo rispettoso, facendo un inchino.

Quello non era un atteggiamento da tutore, ma bensì da maggiordomo. Capì Ciel.

Sebastian aveva compreso la sua determinazione e l’aveva accettata.

Il tutore disse: “Bene! Diamo inizio al test.” Andò a recuperare una cartellina che aveva appoggiato su un tavolo poco distante e ne estrasse dei fogli. “L’ho preparato ieri sera prima di andare a letto. E’ un test che comprende domande di cultura generale, alternate a quelle sulle buone maniere. Ci sono anche delle domande personali, per sapere quali sono i vostri obiettivi. Gradirei che rispondiate sinceramente.”

Sebastian fece una piccola pausa mentre consegnava i fogli.

“Il test non dovrebbe essere troppo difficile, per cui spero che risponderete a tutto senza problemi. E’ personalizzato per ognuno di voi, perché quello che deve sapere un lord è diverso da quello che dovrebbe sapere una lady. Sono domande a cui dei giovani del vostro rango dovrebbero rispondere a occhi chiusi, e questo mi farà capire quanto indietro siete con la vostra preparazione.”

Ciel diede una scorsa veloce a quelle domande.

Se ad Angelina era sfuggito a lui no, il lieve tono ironico usato dall’uomo.

Quello significa che quel test era milioni di volte meno semplice di quello che Sebastian voleva far intendere.

Stava tentando di giocare loro un altro brutto tiro, stavolta però le cose non sarebbero andate come desiderava.

Gli occhi di Ciel dopo aver leggiucchiato i quesiti infatti si illuminarono di consapevolezza.

E spontanea dalle sue labbra fuoriuscì quella proposta.

“Michaelis, se dovessi rispondere a tutti i quesiti in modo corretto, lei sarà costretto ad ammettere che sono in gamba, e poi vorrei che accettasse una  mia richiesta.”

Sebastian lo guardò guardingo. “Quale richiesta?”

“Quella di prima, ogni volta io mi dimostrerò superiore alle sue aspettative, lei mi rivelerà qualcosa su di lei. Quello che vorrò io. Ci sta?”

Sebastian lo studiò per qualche istante prima di chinare il capo.

La sua intraprendenza doveva essergli piaciuta, oppure pensava gli sarebbe stato impossibile rispondere a tutte quelle domande in modo corretto perché esclamò: “Accetto la sua proposta.”
Si guardarono negli occhi intensamente per qualche istante.

Angelina aveva già cominciato a scrivere.

Ciel prese il suo pennino ed il suo calamaio iniziando a sua volta.
 

La nuova sfida tra lui e Sebastian era iniziata e stavolta Ciel era sicuro di vincerla.

FINE CAPITOLO 7

Chi vincerà la prossima sfida? Riuscirà finalmente Ciel a prendersi la rivincita? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

CONSIDERAZIONI + AVVISI:
Continua la “sfida” tra Ciel e Sebastian, e per il momento è quest’ultimo che ne esce sempre a testa alta.
Chi lo sa però forse nel prossimo capitolo potrebbero esserci delle sorprese. Vediamo!
Spero che la storia continuerà a piacervi. Fatemi sapere.

La prossima settimana probabilmente questa fic si prenderà una piccola pausa, ed il nuovo capitolo verrà quindi postato tra quindici giorni. Non ho ancora deciso al cento per cento, ma ora come ora le mie intenzioni sono queste. Grazie per l’attenzione.
Questo è tutto per quanto riguarda il fandom di Kuroshitsuji.  
.
Per quanto riguarda gli altri fandom di cui scrivo, in aggiornamento entro domani dovrebbe esserci se tutto va bene il nuovo capitolo di L’altra minaccia di D.Gray man.

Altre notizie su di me non mi sembra ci siano.

Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.

Alla prossima.

Rebychan

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Ecco qui  il nuovo capitolo di questa storia.
Ringrazio le persone che hanno inserito la fic tra le preferite, seguite, ricordate e soprattutto chi ha commentato lo scorso capitolo, ovvero mamie e _Hiromi_.
Come al solito i personaggi non sono miei. Scusate se ci sono degli errori, io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Alla prossima.
Rebychan

CAPITOLO 8

Un paio di ore dopo sia Angelina, sia Ciel appoggiarono il pennino sul tavolo.

Avevano finito di rispondere all’ultima domanda del test e fissarono l’attenzione sul loro tutore che per tutto il tempo li aveva osservati stando in piede di fronte a loro.

“Avete finito?”, chiese Sebastian cortesemente.

Ciel si limitò ad un segno di assenso con la testa.

Angelina invece rispose facendo uscire la voce. “Sì. Non sono però riuscita a rispondere a tutte le domande. Alcune erano davvero difficili e non conoscevo la risposta.”

Arrossì e Sebastian le sorrise per rassicurarla.

“Non si preoccupi Lady Angelina. Non pretendevo che rispondeste a tutte le domande. Volevo solo sapere a che punto siete arrivati con i vostri studi da autodidatti.”

“Grazie. Lei è   molto comprensivo.”

Sebastian sorrise di nuovo e prese il foglio della ragazza, dandogli una rapida occhiata.

Per tutto il tempo Angelina tenne gli occhi bassi. Temeva di aver fatto tanti errori, e così di essersi fatta una brutta figura.

Le parole successive di Sebastian però la tranquillizzarono.

“Non avrà risposto ad alcuni quesiti di ordine generale, ma le risposte che è riuscita a dare sono corrette. E’ molto acuta ed intelligente, Lady Angelina dovrò ricordarmelo quando inizierò a farle lezione sul serio. Non vorrei che ben presto mi superi d’intelletto, mettendomi in difficoltà.”

“Davvero ho fatto tutto giusto?” Angelina sollevò il capo sorpresa. Poi di nuovo le sue gote s’imporporarono rendendosi conto delle parole dell’uomo. Scosse il capo. “Non credo di meritarmi tutti quei complimenti e nemmeno che lei corra il rischio di essere messo in difficoltà da me. La conosco da poco ma la trovo sveglio ed arguto. Sono felice che sia il nostro tutore.”

Sebastian sorrise compiaciuto.

“Anch’io sono felice di essere il suo tutore. Al giorno d’oggi è difficile trovare una ragazza intelligente che è anche umile, pura e sincera. L’unica cosa che le manca è un po’ di fiducia in se stessa e nelle sue doti, e sarò felice di donargliela, Lady Angelina.”

“Angelina.”, disse la giovane a quel punto. Le parole dell’uomo l’avevano fatta sentire capita e ben accetta ed il suo cuore si era scaldato. Sebastian Michaelis le piaceva tantissimo. Lo conosceva da poco, eppure si sentiva molto in sintonia con lui, come se fosse un “amico” di vecchia data.  Aveva un modo di fare che le trasmetteva fiducia. Ed istintivamente le ricordava qualcuno, anche se non capiva chi.

Sebastian la guardò confuso e Angelina spiegò meglio la sua richiesta. “Vorrei che mi chiamasse Angelina, non lady Angelina o signorina. Ecco, mi sembra giusto visto che io la chiamo Sebastian. Le sue parole nei miei confronti mi hanno reso davvero felice, e spero di corrispondere alle aspettative che lei ha su di me.”

“Non mi sembra il caso che io mi rivolga alla mia pupilla in modo così colloquiale. Le mancherei di rispetto.”

Angelina sorrise. “Non si preoccupi. So che lei mi rispetta molto, ma sul serio preferirei che mi chiamasse semplicemente per nome. Io e Ciel non abbiamo mai sopportato molto certi formalismi.”

A quel punto visto che era stato tirato in ballo, Ciel si sentì autorizzato a dire: “Non mettermi in mezzo nei tuoi discorsi Angelina. Non ho nessuna intenzione di farmi chiamare semplicemente per nome da questo individuo. Da lui voglio il massimo del rispetto che si confà ad una persona del mio rango.”

“Ma certo, giovane lord Phantomhive. Non mi permetterei mai di chiamarla semplicemente Ciel.”

A quell’uscita Ciel guardò Sebastian incandescente.

Aveva detto che non l’avrebbe mai fatto, ma invece l’aveva appena fatto.

Per spiegare le sue intenzioni, aveva infatti usato il suo nome senza prima titolo onorifico.

E il ragazzo sapeva che l’uomo l’aveva fatto apposta.

All’apparenza infatti non sembrava che gli avesse mancato di rispetto, ma sotto, sotto  si capiva che era così. Glielo dicevano i suoi occhi.

Angelina si rivolse al fratello per dirgli: “Ciel, perché sei così duro con Sebastian? Non ti ha fatto niente. Non hai mai sopportato i tutori, ma dovresti per una volta dare una possibilità a qualcuno.”

Ciel la fulminò con lo sguardo e Angelina sussultò.

Era la prima volta che suo fratello si comportava così freddamente con lei.

E la cosa la ferì.

Non riusciva però a capire il motivo di quell’atteggiamento.

Certo poteva essere arrabbiato perché aveva deciso di non dargli più man forte nei suoi scherzi, poteva essere furioso perché si era un po’ staccata da lui, poteva avercela perché ultimamente aveva sempre avuto poco tempo per stare insieme troppo presa dal diventare donna, ma il sesto senso della ragazza le diceva che sotto c’era però dell’altro, solo che non capiva cosa.

Suo fratello era da sempre per lei un mistero.

All’apparenza loro due sembravano sempre essersi letti l’un l’altro come dei libri aperti, ma in verità c’erano degli angoli della personalità di Ciel così oscuri che erano impossibili da analizzare per chiunque.

Lui li celava agli altri inconsciamente per timore che li scoprissero. Forse addirittura nemmeno lui era del tutto consapevole della loro esistenza.
Nonostante la giovane età era già ingarbugliatissimo.

Un puzzle di non facile risoluzione.

Angelina però su una cosa aveva visto bene. Non era solo il fatto che lei avesse deciso di intraprendere a tutta birra la strada che l’avrebbe portata all’età adulta lasciandolo indietro a farlo arrabbiare. In quel momento era furioso soprattutto perché sebbene non volesse ammetterlo gli dava fastidio vederla fare la stucchevole con Sebastian Michaelis.

Sì, perché tutte quelle rassicurazioni, complimenti, imbarazzi, informalità gli erano sembrati così stomachevoli da fargli venire la nausea.

Sapeva che avrebbe dovuto fregarsene, ma non ci riusciva e gli davano fastidio.

Angelina abbassò lo sguardo di fronte a quello di Ciel pensierosa.

E Sebastian disse: “Non deve preoccuparsi Angelina per suo fratello. E’ così duro semplicemente perché si è sentito messo da parte. Le nostre chiacchiere erano così piacevoli, che quasi mi dimenticavo di correggere il suo test.”

Ciel notò che Sebastian nonostante all’inizio avesse finto ritrosia aveva già iniziato a chiamare la sorella solo per nome. Inoltre, aveva pungolato lui, facendo credere ai presenti che il suo comportamento fosse derivato dalla gelosia per le attenzioni che rivolgeva alla ragazza, pretendendo anche lui di essere considerato.

Non c’era niente di più sbagliato.

Lui non era geloso! Quella sensazione che gli pungeva lo stomaco non poteva essere gelosia. Perché mai avrebbe dovuto esserlo?

E poi di chi avrebbe dovuto essere geloso? Della sorella che l’aveva tradito? Del maggiordomo che si divertiva a punzecchiarlo approfittando della situazione? Del tutore che detestava?

No!

Non era geloso!

Il ragazzo disse: “Se vuole Michaelis può anche fare a meno di correggerlo il mio test, anzi se vuole io me ne vado via direttamente lasciandola da solo con Angelina. Non m’importa niente delle vostre chiacchiere e nemmeno di partecipare a queste lezioni. Se mi lascia da parte non mi crea nessun problema, quindi non tragga conclusioni affrettate e non provi a mettermi in ridicolo.”

“Non volevo trarre conclusioni affrettate. Volevo semplicemente giustificare la sua irritazione, ma se dice che non è geloso, allora suppongo sia vero.”

Ancora una volta Sebastian aveva giocato con le parole. All’apparenza gli aveva dato ragione, ma quel suppongo gli aveva fatto capire che non gli credeva.

Per il tutore, lui era irritato perché geloso.

Ciel fu quasi sul punto di negare di nuovo e con rinnovata forza, ma Sebastian non glielo permise.

Finalmente afferrò il test del ragazzo per cominciare a correggerlo.

Il ragazzo si ricordò dell’accordo che avevano stipulato e capì che si sarebbe preso la sua rivincita nel momento esatto in cui l’uomo avrebbe ammesso la sua intelligenza.

Rimase però deluso.

Sebastian infatti se era stato prodigo di complimenti con Angelina, con lui si dimostrò molto freddo.

Era come se volesse alimentare maggiormente la gelosia che secondo lui provava, trattandolo in modo distaccato.

O meglio forse visto che lui gli aveva detto che non gli creava problemi essere lasciato da parte, voleva accontentarlo agendo con lui in modo glaciale.

Di fronte alla completa correttezza del suo test Sebastian disse infatti semplicemente: “Giovane lord, il test è tutto giusto. Credo di dovermi complimentare con lei.”

La voce era monotona. Aveva detto quelle parole senza entusiasmo.

E nonostante i complimenti, non l’aveva minimamente lodato.

“Era ovvio che fosse giusto.”, gli rispose Ciel. “Le avevo detto di non sottovalutarmi. Io sono molto intelligente.”

Ancora una volta Sebastian rimase freddo mentre diceva: “Se lo dice lei, deve essere così.”

Non avrebbe dovuto cadere nel suo tranello, ma quel modo diverso di comportarsi con lui e Angelina fece crescere l’irritazione di Ciel.

Perché quel dannato Michaelis non gli dava la soddisfazione di farsi vedere sorpreso di fronte alla sua conoscenza? Non lo sopportava!
Tuttavia si sarebbe preso il suo premio.

Cambiò tattica e chiese: “L’ho stupita rispondendo a tutte le domande in modo perfetto?”

“Sì.”, disse semplicemente Sebastian e poi sorrise furbo. “Ed a questo punto suppongo che non potrò esimermi dal rispondere ad una sua domanda personale.”

Ciel lo sfidò con lo sguardo.

Sebastian raccolse la sfida.

Il ragazzo gli chiese a bruciapelo: “Perché ha deciso di diventare il tutore del casato Phantomhive? Mi sembra di capire che è bravo in tutto quello che fa, avrebbe potuto diventare un assistente del padrone di casa di una famiglia più prestigiosa. Avrebbe guadagnato di più, se è solo una questione di soldi.”

Ciel voleva che Sebastian dichiarasse di fronte ad Angelina la verità.

Il ragazzo ebbe per qualche istante la soddisfazione di vedere gli occhi del tutore abbassarsi di fronte al suo sguardo.

Finalmente qualcosa che lui aveva fatto l’aveva sorpreso. Non si aspettava quella domanda.

Ed in quel preciso istante il giovane lord seppe di aver segnato un punto.

Finalmente il suo conteggio non era più a zero ma sull’uno.

Ora lui e Sebastian nella loro sfida erano uno a due.

L’attimo dopo però il tutore tornò ad alzare lo sguardo.

I suoi occhi erano tornati ad essere enigmatici. Doveva aver trovato un modo di rispondere indolore.

Disse infatti: “La posizione del tutore è molto comoda. Non è solo remunerativa, ti permette di conoscere gente importante ed inoltre ti apre le porte dell’alta società. Come sapete, provengo da una famiglia decaduta, ma sono pur sempre un nobile. Vorrei solo poter partecipare insieme ai Phantomhive a tutto ciò che mi sarebbe spettato di diritto grazie al mio rango sociale.”

La fronte di Ciel si corrugò.

Sebastian era stato sincero non ci pioveva. Eppure c’era qualcosa di strano in quelle sue parole. Sentiva che tra le righe c’era qualcosa di nascosto che gli sfuggiva.

Fu sul punto di chiedergli spiegazioni ma Sebastian gli fece capire che aveva già risposto alla sua domanda, non ne avrebbe avute altre per ora a disposizione.

L’effetto che Ciel aveva voluto scatenare in Angelina ovvero un po’ di repulsione per le bieche manovre politiche dell’uomo inoltre non ci fu.

La ragazza infatti era così presa dal tutore che semplicemente gli sorrise e come se approfittarsi del loro casato fosse la cosa più naturale del mondo esclamò: “Sebastian a me il vostro desiderio sembra legittimo. Anch’io se fossi una nobile senza un soldo, vorrei trovare il modo di ritornare nel mondo frequentato dai miei avi. E farei di tutto per assistere agli eventi dell’alta nobiltà anche solo come dipendente. La capisco perfettamente.”

“Grazie per la sua comprensione, Angelina. Siete una persona eccezionale.”

Il tutore fece un inchino e presa tra la sua la mano della ragazza la baciò.

Angelina arrossì ancora una volta.

Ciel assistendo a quella scena non poté non ponderare l’idea che Sebastian ci stesse provando sul serio con Angelina. Se fosse riuscito infatti a farla innamorare e farsi sposare avrebbe risolto ogni suo problema.

Sarebbe finalmente tornato ad essere il nobile che voleva grazie all’influenza della famiglia della moglie.

Se era così, doveva impedirlo.

Non poteva lasciare la sorella in balia di quell’arrampicatore sociale, che non l’amava.

Ma prima non aveva dichiarato a se stesso che d’ora in poi si sarebbe fregato di Angelina?

Sì, ma ora la questione era più grande. C’era in ballo anche l’onore dei Phantomhive.

E poi… sì c’era un poi.

Sentiva che c’era qualcosa che non quadrava. Il piano di Sebastian non poteva essere così facile. C’era ancora dell’altro sotto. Ne era sicuro.

All’apparenza quella cui era giunto poteva essere la soluzione più facile per Sebastian, ma Ciel continuava a pensare alle sue parole sentendo che nascondevano qualcos’altro.

‘Vorrei solo poter partecipare insieme ai Phantomhive a tutto ciò che mi sarebbe spettato di diritto grazie al mio rango sociale.”

Perché lì in mezzo in quella frase aveva inserito i Phantomhive, la frase poteva andare bene anche senza. Non era necessario che fosse la famiglia di Ciel a portarlo nell’alta società.

Avrebbe potuto andare da qualcun altro. C’erano tantissime famiglie nobiliari bisognose di un tutore, e molte avevano figlie con l’età giusta per il matrimonio. Angelina infatti era ancora giovane, il tutore se il suo piano era sposarla avrebbe dovuto aspettare come minimo altri due anni prima di convolare a nozze.

Per quell’uomo visto quella frase sembrava invece che fosse indispensabile che la famiglia con cui entrare nell’alta società fossero i Phantomhive. Sì, perché Sebastian ponderava prima di parlare ogni parola e non diceva mai niente per caso.

Forse Ciel si stava arrampicando negli specchi.

Forse con quella frase in verità il tutore non voleva dire niente.

Forse aveva nominato i Phantomhive semplicemente perché ora prestava servizio lì da loro.

Sì, forse era così, ma l’istinto di Ciel gli diceva che c’era qualcosa che non andava e quindi era confuso.

Passò il tempo delle lezioni.

Sebastian disse ai suoi due pupilli che l’indomani avrebbe messo alla prova le loro capacità nel disegno, nel ballo, nel canto, nel suonare uno strumento e nel caso di Ciel nella scherma. Poi finalmente nei giorni successivi avrebbero potuto iniziare le lezioni vere.

Ancora pensando al modo di agire di Sebastian, Ciel andò a pranzo con i suoi familiari.
 

Poi fu il turno dell’incontro di lavoro.

Sebastian vi assistette. Fu Ciel ad insistere perché lo facesse.

Voleva sfoggiare tutta la sua competenza in modo da farlo rimanere a bocca aperta.

E ci riuscì. O meglio non lo fece rimanere a bocca aperta, ma vederlo parlare d’affari ed in modo così preciso con un uomo di quarant’anni gli fece raggiungere lo scopo d’ispirargli ammirazione.

Non si arrivò a nessun accordo per il momento tra le parti in affari.

Si dovevano valutare diversi fattori.

E  così il possibile “compagno d’affari” si accomiatò.

Vincent rimase in ufficio a controllare alcuni documenti.

Ciel invece doveva andare dalla madre.

Aveva un paio di giorni a disposizione prima di consigliare il padre se accettare o meno quell’affare, e per farlo necessitava di alcune informazioni.

Mentre camminavano per andare negli appartamenti di Rachel, essendo soli, Sebastian indossò le vesti del maggiordomo.

“Mi avete stupito con quell’uomo d’affari, signorino. Avete dimostrato davvero un’ottima competenza.”

I suoi occhi trasmettevano ammirazione senza ombre e Ciel si ritenne soddisfatto.

L’irritazione per come lo aveva trattato in biblioteca per un po’ scomparve.

E asserì con il capo mentre diceva :”Sono situazioni comuni per me. Aiutare negli affari mio padre è molto facile. Ci sono portato.”

Poi si ricordò di una cosa. “Ti ho sorpreso?”

“Sì, signorino.”

Ciel sollevò lievemente le labbra.

Aveva portato il conto della loro sfida sul due a due, ed inoltre…

“Allora credo di meritarmi un’altra domanda personale per oggi.”

Sebastian abbassò il capo, rendendosi conto che sì, se la meritava.
Si aspettava che continuasse il discorso iniziato in biblioteca ed invece Ciel lo sorprese con qualcos’altro.

Sì, il ragazzo voleva scoprire la verità sulle intenzioni di Sebastian ma considerava quella faccenda una sfida, per cui si rendeva conto di volerci arrivare grazie alle sue capacità di deduzione.

Farsi dire tutto direttamente dall’altro sarebbe stato troppo facile.

A dirla tutta, non seppe nemmeno il ragazzo perché chiese quella cosa.

Fino a quel momento e da quella mattina non ci aveva più pensato.

Eppure gli venne naturale, anche se era imbarazzante.

Semplicemente si rese conto di volerlo sapere.

“Stamattina mi hai detto che quel tuo insegnate ti ha spiegato molte cose sul sesso, anche se poi la tua prima volta è stata con una donna. Successivamente però sei andato a letto con lui?”

Sebastian guardò genuinamente strabiliato Ciel.

Stavolta lo aveva proprio preso in contropiede. Non si sarebbe mai aspettato una domanda di quel tipo, non dopo che l’altro si era dimostrato così pudico.

Poi però l’uomo si riprese come al solito molto in fretta.

Sorrise furbo e disse: “Non capisco perché vi interessi così tanto saperlo, ma la risposta è sì.”

Ciel non si era sbagliato.

A Sebastian faceva lo stesso se il suo partner era un uomo o una donna.

Dopo averlo osservato per qualche istante con quello che avrebbe dovuto essere uno sguardo disgustato, ma che si rivelò essere solo suo malgrado curioso, tornò a guardare davanti a sé arrabbiato con se stesso.

Perché gli aveva fatto quella domanda?

Aveva ragione Sebastian non avrebbe dovuto interessargli.

Ed invece era così, gli interessava.

E la sua risposta lo aveva fatto irritare di nuovo, chiudendogli lo stomaco.

Tuttavia non poteva mostrare apertamente all’altro il suo turbamento.

Si limitò a dire dimostrando una capacità di controllo incredibile. “Volevo solo sapere quanto depravato sei. Ed ora so che lo sei tantissimo.”

Poi però aggiunse: “Se rivelassi la verità potrei farti arrestare, ma non lo farò. Abbiamo un accordo ed è mia intenzione rispettarlo, non ti caccerò da questa casa, ma non pensare che ti renda la vita facile.”

Ci fu un attimo di pausa, nella quale Ciel continuò a guardare davanti a sé serio in volto e invece Sebastian sorrise sornione, trattenendo la risata che gli era arrivata alle labbra nel notare il comportamento indisponente del suo giovane protetto.

Per cancellargli quel sorriso idiota che gli dava fastidio, Ciel dopo un po’ esclamò: “E non ti dimenticare che questa sera ti aspetta una bella punizione per come mi tratti quando siamo con qualcun altro.”

“Accetterò ogni punizione avrete in serbo per me, my lord.”, sussurrò Michaelis suadente.

Ciel scosse il capo. A volte Sebastian aveva un modo di rivolgersi a lui che sapeva metterlo in imbarazzo.

Quella sua accondiscendenza era snervante.

E a dirla tutta il ragazzo non aveva ancora visto niente.

Sì, perché nel salotto di Rachel si sarebbe tenuta un’altra manche della sua sfida con Sebastian ed un ruolo prominente l’avrebbe giocato proprio l’imbarazzo.

FINE CAPITOLO 8

Cosa farà Sebastian per mettere in imbarazzo Ciel? Come reagirà il ragazzo? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

PROMEMORIA FAN FIC FANDOM KUROSHITSUJI
Capitoli scritti di Il tutore nero: 11 (Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare entro quindici, venti giorni).

PROSSIMA FIC IN AGGIORNAMENTO
La one shot Esistenza per il fandom di D.Gray man.

Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Ecco qui  il nuovo capitolo di questa storia.
Ringrazio le persone che hanno inserito la fic tra le preferite, seguite, ricordate e soprattutto chi ha commentato lo scorso capitolo, ovvero _Hiromi_, mamie e SherlockLady.
Come al solito i personaggi non sono miei. Scusate se ci sono degli errori, io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Alla prossima.
Rebychan

CAPITOLO 9

Quando Sebastian e Ciel furono annunciati a Rachel ed entrarono nelle sue stanze furono accolti con un caldo sorriso dalla donna.

Angelina era già lì seduta su un divano. Davanti teneva un pezzo da stoffa racchiuso in una morsa circolare di legno.

Sebastian ossequioso fece un piccolo inchino rivolto sia alla madre, sia alla figlia.

Ciel invece anche se più di ogni altra cosa detestava farsi vedere “debole” di fronte a Michaelis, fu costretto quando la madre gli porse la guancia sollevarsi lievemente in punta di piedi per darle un bacio.

Era suo dovere di figlio.

La donna lo abbracciò dolcemente scompigliandogli i capelli e cominciò a chiedergli come fosse andata la giornata.

Non importava quanti anni passassero o con chi fossero, sua madre quando erano nei suoi appartamenti lo trattava sempre come un bambino.
 

Era snervante.

Sebastian mentre lui rispondeva spiegandole in breve gli impegni del giorno, si avvicinò ad Angelina.

La ragazza gli sorrise alzandosi in piedi.

L’uomo guardò il pezzo di stoffa sul quale con ago e filo la giovane stava intrecciando le linee di un ricamo.

Per il momento erano solo quattro i fiori impressi sul drappo, ma molto presto sarebbero diventati di più visto che il disegno rappresentava un enorme mazzo di rose.

“Noto con piacere, Lady Angelina, che  è piena di talenti. Questo ricamo è solo all’inizio ma è bellissimo.”

Angelina sorrise compiaciuta. “Grazie. Lei è sempre molto gentile con me Sebastian, anche se non so quanto possa meritarmi i suoi complimenti.”

La ragazza l’attimo dopo si fece pensierosa mentre aggiungeva: “Ma non eravamo d’accordo che lei d’ora in poi mi avrebbe chiamato semplicemente Angelina?”

“E’ vero! Che sbadato. Angelina.”

Proprio in quel momento, Rachel si era avvicinata insieme a Ciel.

“Oh siamo già passati a chiamarci per nome. Mi fa piacere. Se è così per favore chiami anche me Rachel, Sebastian.”

“Non mi permetterei mai. Siete la padrona di casa.”

“Insisto.”, esclamò la donna e l’uomo capitolò fingendo di non poter fare altrimenti, visto che era un ordine.

Peccato che i suoi occhi facessero perfettamente capire a Ciel che invece se prima aveva “dimenticato” di chiamare Angelina solo come il nome era proprio per arrivare a quello. Voleva che la ragazza glielo chiedesse di nuovo, in modo di spingere la madre a fare lo stesso.

Stava ingraziandosi tutti i Phantomhive con l’intento diventare uno di casa.

E l’uso del nome era il primo passo per raggiungere quello scopo.

Ciel provò ad intervenire nella discussione per riportare i loro rapporti ad uno stadio più informale.

“Madre.”, esordì dicendo. “Non mi sembra decoroso che vi facciate chiamare per nome da un uomo che non sia mio padre. Soprattutto un uomo che abbiamo appena conosciuto.”

Rachel sorrise guardando il figlio con aria di sufficienza. “Ciel caro! Non c’è niente di male se mi chiama per nome credimi. A Vincent non da fastidio, anzi sono sicura che sarebbe anche lui ben felice di farsi chiamare per nome.”

Ciel si pentì l’attimo dopo di aver fatto quell’appunto perché le parole successive della madre gli gelarono il sangue nelle vene.

La donna infatti si girò verso Sebastian come se avesse raggiunto un’illuminazione ed esclamò: “Sa cosa le dico, Sebastian? D’ora in poi almeno che non siamo in uscite ufficiali perché lì il protocollo di corte stabilisce tutta una serie di regole cui è difficile opporsi, può chiamare tutti i membri della famiglia per nome in privato. Spiegherò io a Vincent la situazione.”

Per un attimo gli occhi di Sebastina trasmisero soddisfazione, anche se poi li celò con la frangia. Era come se grazie a quelle parole, avesse raggiunto uno dei suoi obiettivi.

Tuttavia stando alla parte che si era creato, poi s’inchinò  e mostrandosi umile disse: “Se è questo quello che volete, non mi rimane che obbedire Rachel.”

La donna ridacchiò contenta della sua idea.

E Ciel disse: “Madre, io non sono d’accordo. Quella che avete preso è una decisione  da stupidi.”

“Su Ciel non fare il bambino. Cosa vuoi che sia l’uso di un nome?”

Ciel avrebbe voluto gridarle che l’uso di un nome era importante. Da come ci si chiamava si capiva immediatamente chi comandava chi ed il grado di conoscenza di una persona.

Se tutti si fossero chiamati solo con il nome sarebbero saltate le distinzioni di classe, e loro come nobili avrebbero perso di potere.

Sua madre però di quelle cose non se ne intendeva minimamente. Viveva in un modo tutto suo, in cui le persone erano tutte  uguali.

Ed il brutto era che suo padre sul serio le avrebbe  dato retta accettando la sua decisione.

Anche Vincent non dava molto credito alle gerarchie.

Il ragazzo stava giusto per partire con una delle sue filippiche acute ed intelligenti atte a “rimproverarla”, quando quelle parole di Sebastian lo fermarono .

“Ciel, non mi sembra il caso che lei tratti da stupida sua madre. La decisone può non piacerle, ma la persona che l’ha presa merita rispetto. E’ colei che le ha dato la vita.”

Gli occhi di Ciel si sgranarono increduli.

“Ciel?”, fu il suo primo pensiero. Sebastian aveva osato chiamarlo per nome? Come aveva potuto?

Poi si rese conto di cosa implicava la decisione di sua madre. Non aveva parlato solo per lei, Angelina e suo padre, ma di tutta la famiglia.

Quindi quello donava il potere al tutore davanti a loro di chiamare anche Ciel per nome e senza titoli onorifici.

No, non l’avrebbe permesso.

“Non mi chiami per nome.”, ringhiò il giovane lord. “Le ho detto che non mi fa piacere.”

“Ma sua madre…”

“Non importa cosa ha detto mia madre. Ribadisco è una decisione che non approvo. E’ da….”

Sebastian non gli permise di dire l’ultima parola.

“Dovrebbe smettere come le ho detto di dare da stupida a sua madre.”, disse con un tono di voce autoritario e sostenuto.

Ciel chiuse la bocca  e suo malgrado si ritrovò ad arrossire imbarazzato.

Sebastian lo aveva messo alle corde.

Non solo aveva trovato il modo di umiliarlo chiamandolo per nome, ma se avesse continuato con quella scenata avrebbe fatto la parte del cattivo che insultava la madre.

Non c’era niente di più sconveniente.

Era furioso!

Rachel e Angelina guardavano la scena un po’ in ansia.

Poi però la prima sorrise.

“Oh Sebastian, ha preso proprio sul serio il suo lavoro da tutore. Non è da tutti confrontarsi in questo modo con mio figlio. Credo proprio che sia la persona giusta per educarlo. Ciel è ancora un bambino, e quindi ha una visuale tutta sua della vita.”

Ciel arrossì di nuovo mentre stringeva i denti furioso. Era praticamente andato negli appartamenti di sua madre per farsi umiliare.

Era intollerabile.

Odiava essere trattato come un bambino e sua madre lo faceva sempre.

Perché non riusciva a riconoscere la sua maturità?

Almeno suo padre lo faceva nel lavoro. Per lei invece era sempre un ragazzino troppo vivace che non sapeva stare al mondo.

Era lei invece quella che viveva in un universo fatto tutto di sorrisi e pizzi senza vedere al di là del suo naso.

Fece qualche respiro profondo per calmarsi.

Se avesse fatto parlare la rabbia infatti stavolta avrebbe detto cose spiacevole. E l’avrebbe data vinta ai presenti, che non volevano altro che vederlo comportasse come il bambino che sospettavano fosse.

Incredibilmente fu proprio Sebastian a fargli passare l’arrabbiatura, anche se ciò che disse lo mise ancora di più in imbarazzo.

“Non è vero Rachel.”, affermò il tutore correggendo la donna. “Ciel è più uomo di quanto crediate. Direi che è molto maturo per la sua età. E proprio per questo sta sviluppando la sua vera personalità. Pensate che oggi ha risposto tutto esatto ad un test difficilissimo che avevo preparato per lui.”

“Oh lo so che mio figlio è intelligente. E sono orgogliosa di lui.”, confermò la donna.

Sebastian però non aveva finito di parlare. “Pensate che aiuta suo padre e tratta con degli adulti come se fossero suoi pari senza mai farsi mettere in soggezione.”

“Sì, è in gamba. Ed infatti non so da chi abbia preso tutta quella bravura. Vincent dice sempre che alla sua età era poco più che un batuffolo sperduto, che non sapeva nemmeno da che parte girare per prendere in mano le redini della famiglia.”, confermò la donna.

Fino a quelle parole Ciel aveva guardato il tutore quasi con rispetto.

Stava prendendo dopotutto le sue difese e non era così insensibile da non provare gratitudine.

L’ultima uscita però poteva risparmiarsela. Si rese conto l’attimo dopo. Ma d’altra parte nella continua lotta cui loro due avevano dato vita, in cui molto spesso era l’uno a comandare sull’altro e poi viceversa, i tiri mancini erano all’ordine del giorno.

“Pensate che ha cominciato a farsi domande sul sesso ed è molto interessato all’argomento.”, disse infatti Sebastian senza nessun pelo sulla lingua, facendo sprofondare Ciel nell’imbarazzo più totale.

Angelina arrossì a quella considerazione.

Rachel invece dopo il primo attimo di sbigottimento esclamò: “Oh cielo, non mi dirà Sebastian che devo già chiedere a Vincent di preparargli la sua prima volta?”

“No. Non credo sia necessario. E’ meglio aspettare ancora qualche mese. Non credo che il suo fisico sia pronto per l’esperienza e non vorrei che gli si bloccasse la crescita.”

Ciel guardò Sebastian furioso. Ancora una volta gli aveva mancato di rispetto.

Passi il discorso sul sesso che era sì stato tirato fuori per metterlo in imbarazzo, ma visto le loro conversazioni del giorno poteva anche accettarlo.

Ma poi perché l’aveva ridicolizzato per l’altezza?

Sapeva di essere basso, ma era anche sicuro che sarebbe cresciuto.

Sia suo padre, sia sua madre erano alti. Ed anche Angelina aveva cominciato ad avere un’altezza di tutto rispetto.

Lui doveva solo ancora entrare nell’età della crescita fisica e poi sarebbe diventato altissimo, forse anche più di Sebastian.

Il sorriso beffardo che Sebastian gli rivolse fu accolto da un’occhiataccia da parte sua.

Ciel però purtroppo dovette ancora una volta accettare la “sconfitta”.

Lì nella stanza di sua madre Sebastian aveva segnato un altro punto a suo favore.

Era riuscito a giostrare la situazione in base alle sue esigenze, ottenendo quello che voleva, e mettendolo in ridicolo. Sì, l’aveva anche protetto facendo capire alla madre che era più adulto di come lei lo trattava sempre, ma la maggior parte delle volte lo aveva sfottuto.

Ora nella loro sfida erano tre a due per il tutore-maggiordomo.

Ciel sbuffò.

E fortunatamente fu graziato da ulteriori vessazioni dall’arrivo della cameriera con il the.

I quattro si sedettero nella tavolata preparata dalla madre e lo sorseggiarono parlando del più e del meno.

La conversazione troppo seria di prima venne accantonata per parlare di frivolezze, grazie a Sebastian che era davvero bravo a rigirare ogni situazione a suo favore.

Inoltre, incredibilmente Sebastian quando si rivolgeva a Ciel, lo chiamava per cognome.

Nessuno gli fece l’appunto di chiamarlo Ciel. Tutti compreso la madre e la sorella che anche se un po’ frivole non erano stupide, dovevano aver capito che proprio perché lo considerava più adulto di quanto appariva, voleva rispettare la sua decisione di essere chiamato come desiderava.
 

Se gli dava fastidio l’uso del nome, allora avrebbe optato per il cognome.

Restava il fatto però che gli altri tre membri della famiglia venivano appellati con il nome. E quello creava un senso di intimità familiare che coinvolgeva anche il tutore in modo a dir poco sospetto ed irritante.

Sembrava sul serio che Sebastian volesse diventare un membro indispensabile della famiglia, ma perché?

Ciel non riusciva a capirlo.

Una cosa però era certa agli occhi del ragazzo.

Lui non era tipo da perdere una sfida per cui prima di sera doveva trovare il modo di mettere al suo posto Sebastian e portare almeno sul pareggio il loro punteggio.

Ed aveva l’arma giusta per raggiungere quello scopo.

Doveva fargli pagare  sulla sua pelle tutte le umiliazioni subite.

Fu per quello che quando Sebastian dopo cena andò nelle sue stanze per aiutarlo a cambiarsi per la notte, riprendendo le vesti del maggiordomo gli diede quell’ordine.

L’altro non poteva che obbedire.

Gli disse che domani al risveglio oltre al giornale pretendeva che lui gli portasse tutte le informazioni di cui necessitava sull’uomo che era andato a parlare d’affari con il padre.

Quella era la sua punizione per le sue mancanze di rispetto di quel giorno.

Era un lavoro titanico, di sicuro avrebbe passato la notte in bianco, sempre se fosse riuscito a reperirle visto che gli uffici erano chiusi, ma Ciel le voleva.

Se non era capace di fare miracoli quello era il momento giusto per imparare a farli.

Era quella l’antifona del suo ordine.

Ciel da come Sebastian lo guardò per un solo attimo, con sguardo fiammeggiante capì di aver centrato la punizione.

La giornata era finita sul tre a tre.

La loro personale sfida almeno il primo giorno si era conclusa in pareggio.

Forse l’indomani Sebastian l’avrebbe stupito portandogli tutto quello che chiedeva,  ma intanto gli aveva rovinato la nottata.

E domani l’altro inoltre avrebbe dovuto tornare nelle sue stanze presto visto che si era preso la responsabilità di svegliarlo.

Per non parlare poi della colazione che ci teneva a preparargli lui.

Sebastian indipendentemente se avesse trovato le informazioni, cosa che dubitava, e quindi già poteva pensare a come punirlo di nuovo, domani sarebbe stato distrutto.

E Ciel si pregustava il divertimento che ne sarebbe conseguito.

Sì, era sicuro che il giorno dopo sarebbe stato lui a giocare con l’altro come fa il gatto con il topo e non viceversa.

Con quei pensieri per la testa si addormentò sereno.

Al risveglio….

FINE CAPITOLO 9

Come sarà il nuovo risveglio di Ciel? Sebastian riuscirà a stupirlo? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

Ciel ha la tipica mentalità snob dei nobili dell’epoca.
Sebastian invece è sempre più malizioso e strano.
Rachel e Angelina sono d’altro canto un po’ vanesie, ma decisamente liberali.
Chissà cos’altro capiterà. Spero che la fic continuerà a piacervi. Fatemi sapere.

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Capitoli scritti di Il tutore nero: 11 (Non so quando verrà postato il nuovo capitolo, spero presto).

PROSSIMA FIC IN AGGIORNAMENTO
Il capitolo 21 di Ayako’s Angels per il fandom di Slam Dunk.

Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Ecco qui  il nuovo capitolo di questa storia.
Ringrazio le persone che hanno inserito la fic tra le preferite, seguite, ricordate e soprattutto chi ha commentato lo scorso capitolo, ovvero  mamie, SherlockLady, _Hiromi_, Lady Airam, Madam Blue Phantomive e MysticAsters.
Come al solito i personaggi non sono miei. Scusate se ci sono degli errori, io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Alla prossima.
Rebychan

CAPITOLO 10

Al risveglio Ciel per la prima volta finalmente riuscì ad intuire quanto mostruoso fosse davvero il suo tutore – maggiordomo.

Alle sette del mattino Sebastian era già nella sua camera, vestito di tutto punto, pronto a svegliarlo.

Aveva con sé il vassoio della colazione.

Un buon tè aromatico espandeva il suo profumo per tutta la camera.

E la zuppa inglese, l’omelette bagnata nel miele e un budino al cioccolato facevano bella mostra di sé sopra i loro piattini.

Suo malgrado, Ciel si ritrovò a passarsi la lingua tra le labbra. Sembravano appetitosi.

Gli fu subito chiaro che era stato il maggiordomo a prepararli. Il cuoco di famiglia non aveva quel gusto estetico così marcato, da creare quella composizione di ribes sopra la zuppa
Stavolta Ciel non fece tante storie al risveglio. Aveva accettato che d’ora in poi sarebbe stato destato presto.

Inoltre, era curioso di sapere se Sebastian aveva portato a termine il compito che gli aveva affidato la sera prima.

Michaelis con fare professionale aiutò il ragazzo a sedersi sul letto, e gli passò il vassoio perché mangiasse.

Adagiato su di esso, oltre al cibo, c’era anche il giornale.

Ciel lo prese in mano con una lentezza studiata.

Non gli sembrava di vedere in giro il rapporto richiesto. Sebastian doveva aver fallito nell’accontentarlo.

Un lieve sorriso compiaciuto apparve sulle sue labbra pregustandosi il momento in cui avrebbe potuto sgridarlo. Finalmente l’altro aveva fatto un passo falso.

Il sorriso però scomparve l’attimo dopo, sostituito da un’espressione corrucciata.

Sebastian infatti disse: “Giovane signore, gradite leggere ora le informazioni da me reperite sul signor Green oppure preferite farlo dopo colazione?”

Ciel osservò Sebastian chiedendosi che gioco stesse giocando.

Il suo volto era fintamente accondiscendente, visto che i suoi occhi ardevano della consapevolezza di essere riuscito ancora una volta a spiazzarlo.

Volutamente non aveva messo il rapporto sul vassoio, capì Ciel perché lui pensasse che non fosse riuscito ad adempiere al suo dovere, ed invece…

Non era ancora detto però che le informazioni fossero proprio quelle richieste. Si disse l’attimo dopo. Prima di far montare la rabbia dentro di sé, doveva accertarsene.

“Ora!”, disse con un tono di voce lapidario, sollevando la mano in direzione dell’uomo in modo che gli porgesse il fascicolo.

Sebastian sorrise piegando la testa.

Si diresse verso un tavolino poco più in là, ed afferrò un taccuino dalla copertina nera.

Lo consegnò a Ciel che lo aprì cominciando a leggere.

All’inizio c’erano informazioni di natura generica, poi si passava agli estratti conti della banca ed a parlare della situazione finanziaria dell’uomo. Alla fine c’erano pure notizie di carattere personale e familiare.

C’era tutto!, dovette ammettere Ciel.

Era un rapporto meticoloso e  perfetto, scritto con professionalità in una scrittura chiara e attraente.

Il ragazzo alzò la testa, e tornò a fissare Sebastian attentamente.

Doveva aver passato la notte in bianco per compilarlo. A dimostrazione di quello, i suoi occhi erano cerchiati da un alone scuro.

Anche se non lo dava a vedere, doveva essere stanco.

Se non altro aveva ottenuto uno dei suoi scopi, ovvero quello di spossarlo.

Non poteva però punirlo perché era riuscito a svolgere il suo compito alla perfezione.

Sospirò mentre addentava l’omelette al miele.

Era curioso di scoprire come ci fosse riuscito.

Glielo chiese: “Quando ti ho dato l’ordine di preparare il rapporto, era notte fonda, e le banche avrebbero dovuto essere chiuse, come sei riuscito ad ottenere le informazioni?”

Sebastian sorrise ferino prima di dire enigmatico: “Conosco uno, che conosce uno. Sono riuscito a contattarlo ed ho scoperto tutto.”

Le ciglia di Ciel schizzarono verso l’alto irritate.

Con quella frase l’uomo non gli aveva spiegato proprio niente ed ora era ancora più curioso.

“Chi è questo uno?”, chiese per avere ulteriori spiegazioni.

“Mi state chiedendo qual è la mia fonte d’informazioni? Sarebbe un segreto. E’ una persona riservata e particolare, non gli piace molto la pubblicità.”

“Non importa. Ora tu vesti le parti del mio maggiordomo, per cui sei tenuto a rispondere. Non devono esserci segreti tra me e te. O meglio tu non devi avere segreti con me, perché io invece posso tacerti quello che voglio.”

“Scusate l’ardire, ma se mi tacete qualcosa, io come posso soddisfare ogni vostra richiesta nel modo più giusto?”

Ancora una volta Sebastian stava giocando con le parole, per metterlo nel sacco, ma stavolta Ciel non ci cascò.

Disse semplicemente: “Dovrai usare l’intuito e sperare che vada bene. Ed ora non tentare di cambiare discorso, voglio sapere il nome del tuo informatore.”

“Come desiderate. Farò come vorrete. Scusate se prima però vi chiedo di soddisfare una mia umile richiesta.”, esclamò allora il maggiordomo in modo servile.

“Cosa vuoi?”, chiese Ciel seccato da tutte le parole che doveva usare per ottenere una piccola informazione.

Quando erano da soli e Sebastian era il suo maggiordomo avrebbe dovuto educarlo in modo che imparasse a tenere la bocca cucita, e parlasse solo quando lui gli diceva di farlo, o quando era indispensabile lo facesse.

“Volevo solo sapere se quel rapporto vi soddisfa o meno. Non me l’avete ancora detto.”

Ciel osservò Sebastian per qualche secondo prima di rispondere.

Voleva capire perché ci tenesse così tanto a sapere una cosa del genere.

Probabilmente voleva obbligarlo ad un segno di approvazione in modo da liberarlo dal peso della punizione del giorno prima.

Solo così avrebbe potuto affrontare quella giornata senza quella spada di Damocle sulla testa.

Ciel avrebbe voluto tenerlo ancora un po’ più sulle spine, ma poi optò per essere sincero.  

Tuttavia non aveva nessuna intenzione di essere troppo accondiscendente con l’altro.

Fu per quello che disse semplicemente: “Non è malaccio.”

Sebastian si ritenne soddisfatto da quella frase, perché sorrise compiaciuto mentre dichiarava: “Sono onorato di esservi stato utile.”

Ciel con un gesto della mano gli fece capire che con lui tutte quelle cerimonie ossequiose non erano necessarie.

Poi tornò a fissarlo intensamente chiedendogli con gli occhi di rispondere finalmente alla sua domanda di prima.

Sebastian dopo aver chinato lievemente il capo in avanti disse: “Il mio informatore si chiama Undertaker. Vive a Londra.”

“Hn.”, fu l’unico commento che uscì dalla bocca di Ciel mentre lo spingeva con lo sguardo a continuare a parlargli di lui.

“Di professione è un becchino, ma grazie a quel lavoro ha conosciuto e continua a conoscere tanta gente, e così ha imbastito un’altra attività sommersa ovvero quella dell’informatore.”

“Smercia informazioni? A chi?”

“A quelli che gliele chiedono e che lui reputa simpatici.”

“Quindi anche alla malavita. E’ un piccolo delinquente.”

“Non direi che sia tanto piccolo e nemmeno tanto delinquente. E’ un uomo del volgo, e fa quello che può per sopravvivere.”

Ciel fece un piccolo gesto di negazione con il capo.

“Se pensi che con il mio commento stessi lasciando presagire la mia intenzione di denunciarlo, ti sbagli di grosso.”

Il ragazzo fece una piccola pausa prima di continuare il discorso: “Credo che lasciarlo libero sia utile. Le informazioni che ti ha dato sono molto interessanti. Sapeva pure delle due amanti del signor Green, e del fatto che la sua società versa in condizioni pessime. Voglio conoscerlo. La prima volta che andremo a Londra mi porterai da lui.”

Sebastian a quelle parole guardò il suo signorino come se gli fosse spuntata un’altra testa.

“Non credo che il posto in cui Undertaker vive sia adatto ad un signorino di buona famiglia come voi.”

“Quello lo decido io. I bassifondi non mi fanno paura, ci sarete voi a proteggermi dopotutto. Sbaglio o da accordi dovresti farmi anche da guardia del corpo.”

“Sì.”, confermò Sebastian. “Credo che però i vostri genitori non approverebbero.”

“E noi non glielo diremo. Ora tu sei il mio maggiordomo, non il mio tutore, quindi rispetterai le mie decisioni.”

“Come volete.”, capitolò Sebastian. “Solo vorrei prepararvi a ciò che vi aspetta. Undartaker è un tipo particolare. Non è facile trattare con lui. Potrebbe ecco…”, s’interruppe.

Quella nuova titubanza del maggiordomo stupì Ciel. Di solito quando parlava non aveva peli sulla lingua.

“Ecco?”, lo incitò a continuare a parlare.

“Voglio essere franco con voi. Undartaker è un tipo molto fisico e strano, oltre che molto macabro. Ama il divertimento e ridere. Potrebbe tentare di toccarvi e chiedervi cose imbarazzanti. Dovreste prepararvi…”

Ciel scrollò le spalle interrompendo le chiacchiere dell’altro. “Non importa. Lo voglio conoscere, e lo conoscerò.”

Con il senno di poi quando qualche giorno dopo incontrò Undartaker il ragazzo capì che sarebbe stato meglio se avesse permesso a Sebastian di finire di parlare, ma in quel momento non era dell’umore adatto per ascoltare altre parole. Aveva infatti il sospetto che Sebastian parlasse così per spingerlo a desistere dal suo desiderio di conoscerlo, invece non gli stava mentendo quando voleva dirgli di prepararsi a qualsiasi evenienza perché sarebbe stata un’esperienza fuori dal comune ed in molti sensi.  

Sebastian di fronte a quell’ordine secco chinò il capo.

I suoi occhi brillarono per un attimo di divertimento, anche se Ciel non lo notò.

Visto che il suo padroncino non l’aveva lasciato finire la frase, non sarebbe stata colpa sua se fosse uscito traumatizzato dall’incontro con Undertaker. Lui aveva fatto il suo dovere ed aveva tentato di avvertirlo. Era stato l’altro a non volerne sapere di ascoltarlo e quindi che si arrangiasse.

Il maggiordomo si pregustava già cosa sarebbe successo. Sarebbe stato molto divertente per lui.

Ciel nel frattempo aveva finito di mangiare.

Come il giorno prima, una cameriera andò a prendere il vassoio ed a portare il catino dell’acqua.

Ciel si alzò dal letto e Sebastian lo spogliò.

Poi lo lavò.

Nel frattempo, Ciel chiusa  per quanto lo riguardava la pratica Undertaker chiese a Sebastian i programmi della giornata.

Sia al mattino, sia al pomeriggio avrebbe avuto lezione.

Il ragazzo stropicciò il naso pensando che per la maggior parte della giornata Sebastian sarebbe stato il suo tutore, visto che con loro ci sarebbe stata anche Angelina.

Se non altro però visto che era stanco per la nottata in bianco, avrebbe dovuto essere più malleabile di ieri.

A pranzo e a cena avrebbe mangiato con i suoi genitori.

Poi tutta la famiglia sarebbe stata ospite dell’ufficio di Vincent per una serata insieme.

Si prospettava una giornata tranquilla.

Ciel asserì con il capo mentre Sebastian scelto un abito, lo vestiva con un completo giacca pantalone blu cobalto.

Poi il giovane si sedette sul letto, mentre il maggiordomo gli metteva le scarpe e gliele allacciava.

Prima che Sebastian uscisse dalla stanza per andare a cambiarsi, in modo alle nove di essere pronto per ricoprire il ruolo di tutore, Ciel gli chiese di andare da suo padre a portargli un foglietto che scrisse in fretta, sedendosi alla sua scrivania privata lì in camera.

Con una calligrafia piccola e minuziosa, riportò la seguente frase: “Da fonti certe ho ottenuto delle informazioni sul signor Green che lasciano presagire che è meglio rifiutare la sua offerta. Vuole sfruttare i nostri soldi per risollevare la sua azienda. Il suo prodotto però non è di nostro interesse. Ciel Phantomhive.”

Inserì il foglietto in una busta e la sigillò con la ceralacca imprimendogli il suo sigillo personale ovvero una C ed una P a ghirigori.

Sebastian afferrò la busta e con un inchino si congedò.

Solo quando fu uscito, Ciel si rese conto che a parte l’inizio per tutto il periodo in cui Sebastian era rimasto lì nella sua stanza, non aveva più pensato alla loro sfida personale.

Forse perché si erano parlati sinceramente come avrebbero fatto un qualsiasi maggiordomo ed un normale padrone.

C’era stato sì in qualche occasione la volontà dell’uno di prevaricare l’altro, ma nulla che sfociasse in una vera mancanza di rispetto.

Anche durante il “bagno” Sebastian si era comportato con professionalità.

E lui era riuscito a tenergli testa a parole senza perdere un colpo.

Michaelis si era dimostrato molto capace reperendo le informazioni ma lui gli aveva strappato la promessa di fargli conoscere il suo informatore.

Erano stati equilibrati. E si poteva dire che lo scontro si era concluso in pareggio.

Nessuno aveva segnato un punto decisivo sull’altro.

Quella mattina erano ancora sullo zero a zero, ma chissà come sarebbe andata a lezione.

Quel giorno Sebastian avrebbe messo alla prova lui e Angelina sulle arti.

Sapeva di doversi aspettare dei colpi mancini.

Li avrebbe però parati tutti e respinti al mittente.

Mal che vada, avrebbe potuto tentare di far stancare ancora di più l’altro tenendo un comportamento irritante, ma al limite del rispetto.

Sì, avrebbe fatto così.

Con quei pensieri per la testa, Ciel andò in biblioteca pronto alla sua seconda giornata di lezione.

FINE CAPITOLO 10

Come si svolgerà il secondo giorno di lezione? Andrà tutto liscio o ci saranno degli inghippi? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

Ed anche la seconda mattinata è trascorsa!
Ciel e Sebastian iniziano a trovarsi a loro agio come padrone e maggiordomo!
Viene annunciato un nuovo personaggio, che chissà che ruolo avrà nella fic.
Spero che la storia continui a piacervi. Fatemi sapere.

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Capitoli scritti di Il tutore nero: 12 (Non so quando verrà postato il nuovo capitolo, spero presto).

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Ecco qui  il nuovo capitolo di questa storia.
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CAPITOLO 11

La stanchezza doveva pesare sul serio a Sebastian perché per quel giorno risparmiò a Ciel i suoi finti ossequi che nascondevano il proprio sarcasmo.

Per tutta la mattinata ed anche nel pomeriggio, l’uomo si comportò da “bravo” tutore.

Ovviamente ci furono momenti in cui ebbe da che ridire sulla “cultura” di Ciel, ma i suoi erano rimproveri giusti.

Ed anche il ragazzo dovette riconoscerlo.

Anche se non voleva ammetterlo, il giovane Phantomhive aveva sempre saputo che per praticare certe discipline l’apprendimento autodidattico non era sufficiente.

Un conto era la teoria e un conto la pratica.

Lo studio è solo conoscenza che successivamente grazie al proprio personale raziocinio viene applicato alla realtà come esperienza. Per disegnare, cantare, suonare uno strumento o praticare la scherma ci vuole però soprattutto molto talento naturale e tanta pratica.

E di solito per tirare fuori quel talento ci vuole un aiuto esterno.

E per costringerti alla pratica ci vuole un insegnate che ti sproni,altrimenti si finisce con il fare i lavativi.

Ciel sapeva inoltre che su certe pratiche Angelina era più portata di lui.

Nel disegnare per esempio aveva più tecnica.

Fu per quello che quando Sebastian chiese ai suoi pupilli di disegnare la natura morta che aveva elaborato al centro di un tavolino lì in biblioteca, a lavoro ultimato Ciel non se la prese poi più di tanto dei complimenti che il tutore prodigò alla sorella.

Era una prova di fatto che Angelina ci sapesse fare meglio di lui con i pennelli in mano.

I suoi quadri erano dei piccolo gioiellini.

I dipinti di Ciel invece erano quasi forme informi.

Sebastian guardò infatti l’opera del giovane con un cipiglio. Poi sorrise, dicendogli che avrebbe benissimo potuto fare concorrenza a certi artisti del continente le cui opere d’avanguardia erano ora di moda.

Scrollando le spalle, poi però il tutore gli aveva dato delle dritte per rendere il suo disegno più “realistico”.

E quelle tecniche funzionarono davvero perché un paio di pennellate dopo la mela sembrava una mela, e una banana una banana.

Quando si passò all’ora di musica Ciel ottenne però finalmente un giusto riconoscimento.

Non nel suonare uno strumento.

Sia lui, sia Angelina erano dei pessimi musicisti.

Strimpellavano i tasti del piano, e pizzicavano un po’ a caso senza il giusto ritmo le corde del violino.

Sebastian si passò nervoso le mano tra i capelli rendendosi conto di quanto lavoro avrebbe dovuto fare per renderli dei musicisti accettabili.

Sì, quei due ragazzi avevano proprio un disperato bisogno di un tutore, alla faccia di quanto diceva Ciel.

Se non l’avessero avuto, se qualcuno avesse chiesto loro di suonare qualcosa quando fossero stati presentati in società, avrebbero di sicuro rovinato la fama del loro casato, con una qualche esecuzione deplorevole.

La prova di canto però andò diversamente.

Sia Ciel, sia Angelina avevano due belle voci.

Angelina era un soprano dal timbro raffinato.

La voce di Ciel invece erano ancora candida, e prendeva le note alte con una facilità che impressionava.

Quando la sua voce sarebbe maturata in quella di un uomo, Sebastian si aspettava grandi cose da lui a livello canoro.

Glielo disse, mentre si complimentava genuinamente con lui.

Ciel scrollò le spalle, fingendo che quelle lusinghe non gli interessassero, ma in verità era felice di aver visto riconosciuto almeno in un campo il suo valore.

Sugli altri “settori” quella giornata infatti si rivelò un mattatoio per lui.

Non andò bene in niente.

E dovette ammettere, che sulle “arti” lo studio e la buona volontà non bastavano, era necessario che qualcuno li guidasse passo per passo, per imparare bene.

Visto quanto era indipendente quel pensiero era mortificante, ma Ciel era pragmatico e viveva nella realtà.

Non era un sognatore per cui così come era convinto dei suoi mezzi e della sua bravura ben conscio dei suoi pregi, ammetteva senza problemi le sue lacune.

Lacune che lui considerava momentanee perché sapeva che se si fosse applicato il giusto presto sarebbe diventato il migliore anche lì dove era carente.

Era sua intenzione infatti nel giro di un mese far vedere i sorci verdi a Sebastian.

Avrebbe imparato a disegnare divinamente, avrebbe suonato il piano e il violino come un artista di fama, cantare sapeva già cantare bene e….

No, forse per imparare bene quelle due arti, tanto da far abbassare la cresta a Sebastian ci avrebbe impiegato più di un mese, dovette ricredersi scrollando il capo.

Era imbarazzante dirlo ma nel ballo Ciel trovò il suo tallone d’Achille, mentre nella scherma fu costretto a ammettere che Sebastian era fuori misura.

Era abile come un professionista dei duelli.

Sarebbe stato difficile batterlo.

Quando nel pomeriggio, Sebastian mise alla prova Angelina e Ciel nel ballo successe di tutto.

Angelina si dimostrò brava e precisa.

Chissà quante volte si era esercitata nei vari passi, immaginando di stare a ballare con qualche signore raffinato, si ritrovò a chiedersi il fratello.

Da come muoveva su e giù e a destra e sinistra i piedi, stretta a Sebastian che la guidava lungo il grande salone dovevano essere state tante volte.

Sì, Angelina aveva proprio perso la testa per quelle cose dell’alta società, capì ancora una volta il ragazzo, ma in quel contesto gli era andata di lusso, perché ci sapeva fare.

Sebastian infatti si complimentò con lei, dicendole che era davvero in gamba, e che per diventare perfetta le bastava solo correggere un po’ la postura.

Lei sorrise felice per quella lode.

Visto i suoi capelli rossi e il suo fare acerbo e sgraziato era raro che qualcuno la lodasse per le sue abilità fisiche.

Quando fu il turno di Ciel di dimostrare il suo valore, le cose però andarono diversamente.

Al ragazzo non era mai interessato imparare a ballare, per cui non sapeva un emerito niente.

Nell’esatto momento in cui Sebastian gli chiese di fargli vedere di cosa era capace, il ragazzo si ritrovò a scimmiottare i passi che Sebastian aveva usato pochi attimi prima, mentre ballava con Angelina.

Il suo però fu uno scimmiottamento penoso e prima ancora che Sebastian glielo dicesse, si fermò arrossendo, dichiarando a alta voce che quelle cose non facevano per lui.

Sebastian l’aveva guardato accondiscendente, prima di sorridere ferino, esclamando che purtroppo quando sarebbe stato ritenuto grande, sarebbe stato costretto andare ai balli. Lì le donne avrebbero preteso che ballasse, e che da come si muoveva avrebbero capito se il suo sangue era blu, blu o solo di un azzurrino pallido. Doveva quindi imparare.

Se si fosse diffusa la notizia che il giovane Phantomhive era un nobiluomo incapace di compiacere le giovani fanciulle dell’alta società, i loro mariti, fratelli e padri avrebbero potuto risentirne, con la conseguenza che anche gli affari sarebbero potuti andare storti.

Ciel sospirando aveva capitolato.

Sapeva che Sebastian aveva ragione. Doveva imparare l’arte della danza, anche se lui la considerava solo una tortura, creata dalla natura masochista dell’uomo.

Sebastian chiese al ragazzo di avvicinarsi a lui, e gli mostrò come tenere le mani durante le danze.

Il braccio sinistro doveva formare una L e la mano doveva intrecciarsi con quella della lady.

La mano destra invece era appoggiata sulla schiena della partner, mentre quella contraria di lei scivolava sopra la spalla.

Sebastian gli avrebbe fatto da dama per quella prima esercitazione.

Gli mostrò i passi maschili e gli chiese di guidarlo.

Ovviamente essendo Sebastian altissimo in confronto a lui, Ciel trovò non poche difficoltà a svolgere quel compito.

Notando che non ne ricavava un ragno dal buco, piccato diede colpa all’altezza dell’altro per giustificare la sua incapacità.

Sebastian furbo allora chiese ad Angelina di assistere il fratello.

Lei accettò, ma bastarono due passi per far capire che non era la stazza di Sebastian il vero problema.

Erano proprio  i piedi di Ciel che andavano dappertutto fuorché nel posto giusto.

Schiacciò il piede della sorella al primo tentativo, mentre con il secondo con la punta le calciò la gamba.

Sebastian decise di fermare i due ragazzi.

Non poteva permettere che gli arti inferiori della povera Angelina diventassero blu a forza di calci e pestoni.

Ciel arrossì violentemente di fronte a quella considerazione ma non disse nulla.

Stavolta Sebastian non aveva dopotutto torto!

Danzava da schifo!

Sebastian ritornò a fargli da partner e per la mezz’ora successiva, non curante degli impatti che il suo piede aveva contro il suo corpo, tentò di insegnargli qualcosa.

Il risultato fu pessimo.

Alla fine di quel periodo, a Ciel sembrava di essere ancora più “asino” di prima.

Era tutto sudato, nervoso, ma aveva ottenuto zero risultati.

Sebastian guardandolo con un cipiglio fu costretto a dichiarare che era negato.

Ciel fu d’accordo.

Sebastian tuttavia l’attimo dopo sorrise dicendo che era suo dovere di tutore trasformare l’incapacità naturale, in una raffinata abilità.

Le sue abili mani avrebbero reso Ciel un esperto in ogni tipo di attività.

Il ragazzino non riuscì a non pensare che quelle parole avessero un doppio senso malizioso.

Forse fu a causa di quel guizzo negli occhi dell’altro che si ritrovò a fare quella riflessione.

O forse fu semplicemente per il fatto che Sebastian così bravo con le parole, non avesse parlato solo di danza, ma di attività.

Quelle attività cui si riferiva potevano essere molteplici.

E qualcuna visto quanto era malizioso l’altro, sebbene quel giorno si comportasse solo come un perfetto tutore, non poteva che mettere in allerta il giovane Ciel.

Forse però il suo cervello gli aveva giocato dei brutti scherzi perché probabilmente Sebastian aveva solo immaginato quello che sarebbe successo da lì a pochi minuti, e per quello aveva parlato di attività.

Aveva semplicemente previsto il futuro.

Mentre Angelina infatti andava dalla madre per continuare il suo ricamo, ad una donna non era richiesto di saper combattere, per Ciel fu il turno di mostrare al tutore le sue capacità nell’arte della scherma.

Il primo incontro non durò nemmeno un minuto.

Ciel riuscì solo a imbastire un fendente e poi un affondo. Sebastian li parò con precisione ed al suo primo attacco, Ciel si ritrovò disarmato.

Il suo fioretto finì per terra, mentre la sua mano aperta impugnava l’aria.

Gli scontri successivi andarono anche peggio.

Non superarono i trenta secondi.

Sebastian aggressivo bloccò ogni suo tentativo offensivo, obbligandolo ad una difesa disperata, fino a quando non si ritrovava spalmato contro un muro con la spada dell’altro vicina al collo o senza l’arma.

Ciel provò e riprovò a combinare qualcosa di buono, ma anche nella scherma dovette ammettere di essere molto indietro nell’apprendimento.

D’altra parte in quegli anni non aveva poi sprecato quel grande tempo a esercitarsi.

Anche lì, come disse Sebastian, loro due avrebbero dovuto lavorare duramente per rendere Ciel forte abbastanza, per sostenere i combattimenti con i suoi pari.

A volte i nobili infatti per mettersi alla prova, facevano dei combattimenti dimostrativi. La regina in certe occasioni decideva di parteciparvi, e chi vinceva era considerato un “eroe.”

Ciel se voleva ottenere prestigio doveva essere in grado di dimostrare il suo valore in ogni campo.

Il ragazzo asserì con il capo.

Dopo la danza, anche nella scherma era stato umiliato.

Se riusciva ad accettarlo senza andare di matto, era semplicemente perché sapeva che era la mancanza di esperienza e di pratica a renderlo così incapace.

Gli sarebbe bastato esercitarsi e prima o poi sarebbe diventato bravo.

Solo che come si diceva sopra, in quelle due arti, non potendo contare su un talento naturale, ci avrebbe messo più di un mese a far ricredere Sebastian sul suo conto.

Sì, perché sebbene non potesse considerare tutto quello dei punti a favore del tutore, perché era strettamente connessi all’insegnamento e basta, e i suoi “rimproveri” non servivano per prevaricarlo, il suo obiettivo era anche in quell’occasione quello di far sparire l’aria di sufficienza di Sebastian, facendogli ammettere il suo valore.

Un giorno avrebbe danzato come un professionista e tirato di scherma come il più navigato dei duellanti.

Il suo orgoglio gli gridava di lottare con i denti e con i pugni per riuscirci.

Tutto pur di dimostrare la sua abilità a chi lo denigrava.

Quella giornata finì così.

A Ciel non servì comportarsi in modo irritante per far stare buono Sebastian.

E quest’ultimo fu solo professionale.

La cena in famiglia e la serata nell’ufficio del padre furono tranquille.

E arrivò l’ora di coricarsi.

Sebastian preparò Ciel per andare a letto.

Non ci furono punizioni, né rimproveri da fare.

Ciel si stese sul letto pensando che in quella giornata la sfida tra lui e Sebastian si era assestata sullo zero a zero.

Né lui né l’altro avevano segnato dei punti ai danni "dell'avversario".

Era stato un giorno calmo anche se stancante, visto le prove artistiche sostenute.

Con quei pensieri per la testa il ragazzo si addormentò.

Era inconsapevole che il giorno dopo avrebbe dovuto affrontare quell’altra situazione.

Lo scoprì solo quando si verificò.

Doveva immaginarsi quella visita, ma si sa troppo preso dall’affrontare il suo maggiordomo – tutore non aveva più pensato a nient’altro se non a lui, dimenticandosi quasi completamente di tutto il resto che lo circondava.

FINE CAPITOLO 11

Chi andrà in visita dai Phantomhive? Cosa tutto quello produrrà? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

In questo capitolo ho voluto semplicemente mettere in risalto le lacune di Ciel negli studi. Indipendentemente da quello che il ragazzino diceva, ne ha di cose da imparare e Sebastian dovrà pensare per insegnargliele.
Spero che la fic continui a piacervi. Fatemi sapere.

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Il nuovo capitolo di Chi è il demone? per il fandom di Blue Exorcist.
Il nuovo capitolo di Campo di Recupero "Konoha" per il fandom di Naruto.
Il prologo della mia prima original La terra del vuoto (solo nel mio forum).

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Ecco qui  il nuovo capitolo di questa storia.
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Alla prossima.
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CAPITOLO 12

La lettera che avvisava di quella visita arrivò in mattinata presto a casa Phantomhive.

E per la seconda volta in pochi giorni la servitù fu costretta ad un tour di force di pulizie per mettere tutto in ordine.

Tutti sapevano quanto “quella donna” fosse una maniaca del controllo ed era meglio evitare di incorrere nelle sue ire.

Se il conte Phantomhive era sempre molto calmo e posato, la sorella, la marchesa Frances Midford, era severa e intransigente.

La donna sarebbe arrivata accompagnata dalla figlia Elizabeth nel primo pomeriggio.

La scusa ufficiale della visita era “andare a trovare il fratello” come capitava periodicamente, tutti però sapevano che la verità era un’altra.

Se si presentava lì era perché voleva conoscere il tutore cui Vincent aveva affidato i figli.

Ciel avrebbe sposato in un matrimonio combinato la figlia e voleva essere sicura che la sua educazione avvenisse nel modo più consono al suo rango in modo che si dimostrasse degno di lei.
 

Vincent doveva averla avvisata del nuovo dipendente assunto, e com’era capitato per i precedenti lei ora era pronta a metterlo alla prova.

Gli altri tutori li aveva sempre trovati dei smidollati, ed infatti nel giro di pochi giorni i suoi nipoti erano riusciti a farli fuggire.

Quella in effetti era un’altra delle situazioni spinose che i tutori dei Phantomhive erano costretti a subire.

Avere a che fare con quella furia chiamata Frances Midford non era per nulla facile, perché sembrava non andarle mai bene niente.

A dirla tutta, Ciel era contento che la zia fosse così.

Era una specie di alleata ombra nella sua lotta contro i tutori.

Certo non avendo peli sulla lingua poi la donna criticava anche lui per via di certi suoi atteggiamenti che considerava scorretti e lo minacciava di rompere il fidanzamento con Elizabeth ma per lui non era un problema.

Sapeva che non l’avrebbe mai fatto ed anche se fosse successo  non si sarebbe strappato i capelli.

Potava dire di volere bene ad Elizabeth. Era una sua amica d’infanzia prima che una cugina. Probabilmente la considerava come una seconda sorella, ma non ne era innamorato.

Ma quando mai nell’alta società ci si sposa per amore? Ben poche volte. Solo gli eccentrici riescono a farlo. Gli altri seguono la regola imposta di convolare a nozze solo per aumentare il proprio prestigio. il matrimonio era semplicemente un contratto di convenienza.

In quel caso l’unione tra i Phantomhive e i Midford non avrebbe portato a grandi benefici dal punto di vista economico, dopotutto le due casate erano già legate a doppio filo dal destino visto che Francis e Vincent erano fratelli.

Se Ciel e Elizabeth erano promessi, era semplicemente perché Frances voleva affidare la figlia a qualcuno di cui si fidasse.

Nonostante il suo carattere forte e severo, con i figli la donna era molto premurosa ed avrebbe fatto di tutto per loro.

Da questo viene naturale capire che anche se minacciava Ciel di rompere il fidanzamento difficilmente avrebbe portato a termine la sua minaccia.

Dove avrebbe trovato un altro quasi coetaneo della figlia con cui aveva una buona sintonia perché si conoscevano da tempo, ricco e potente, che si sarebbe preso l’onere di sostenere e proteggere la ragazza per tutta la vita, come avrebbe fatto Ciel al momento opportuno?

Una persona così non c'era da nessuna parte. Era innegabile!

E poi c’era anche un altro motivo per cui quel fidanzamento non si sarebbe mai spezzato, non almeno dalla parte dei Midford.

Sì, perché se i sentimenti di Ciel erano molto pacati, quelli di Elizabeth per il cugino erano un fiume in piena.

Era da quando erano molto piccoli infatti che la ragazza lo adorava!

Avevano sempre saputo che un giorno si sarebbero sposati, e lei fin da subito lo aveva considerato non un amico, non un cugino, non un fratello, ma l’uomo della sua vita.

Elizabeth si diceva follemente innamorata di lui e ogni volta andava a trovare Ciel faceva di tutto per fargli capire la profondità dei suoi sentimenti.

Ciel a volte però aveva il dubbio che sua cugina in verità non fosse propriamente innamorata di lui, ma che semplicemente adorasse l’idea di essere innamorata.

Sembrava infatti noncurante dei sentimenti del ragazzo, e si approcciava con lui imponendogli la sua presenza ed i suoi gusti che a volte erano parecchio discutibili.

Per Ciel quando la zia e Elizabeth andavano a trovarlo, il problema infatti non era la prima, ma la seconda.

Elizabeth era un uragano in piena fatto di sorrisi allegri e trine e merletti.

E se c’erano due cose che erano andate fuori dagli occhi a Ciel quelli erano proprio le trine e i merletti.

Secondo Angelina quando loro avevano discusso del comportamento troppo esuberante di Elizabeth era colpa di Ciel se lei era diventata così.

Da bambini anche se ora lui non se lo ricordava, le aveva detto che gli piacevano le ragazze allegre e femminili.

E lei si era imposta di diventarlo!

E aveva finito con il diventarlo anche troppo.
 

Se ora avesse potuto scegliere il ragazzo avrebbe detto sicuramente di preferire le donne riservate che non parlavano mai, in quel modo si sarebbe risparmiato i mal di testa che abitualmente provava in seguito alle visite di Elizabeth.

Che poi lui forse aveva detto di preferire le donne esuberanti da bambino e poteva capire che Elizabeth agisse in modo pimpante, parlando con un tono di voce alto e tentando di abbracciarlo ogni volta poteva. Era d’accordo anche sull’essere femminile per cui se si vestiva con quegli abiti frou frou ci sarebbe passato sopra. Sì, poteva di sicuro accettare che Elizabeth si vestisse in un certo modo e agisse e parlasse in quella maniera vistosa, ma perché ogni volta cercava di coinvolgere anche la servitù e lui nelle sue abitudini?

Quante volte doveva dirle di non avere quei gusti?

Non ci teneva ad indossare cappelli rosa, cravatte vaporose, e soprattutto quegli abiti da donna.

Già! Ecco lì il vero problema di Ciel.

Elizabeth lo adorava come ragazzo. Ogni volta andava in visita da lui lo ribadiva con un sorriso sincero. Gli portava in regalo molti doni tra cui accessori d’abbigliamento maschile dal gusto particolare ma comunque che in casi estremi  Ciel avrebbe potuto anche usare, ma c’era sempre un oggetto di troppo.

Cambiava ogni volta ma era sempre sul genere.

Era un abito dai colori più disparati (come se fosse quello il motivo per cui si rifiutava di indossarlo) con una gonna ampia e un corpetto stretto.
 

Era innegabilmente un vestito da donna e Elizabeth con occhi supplichevoli gli chiedeva di metterlo.

A detta sua, tutti i nobili almeno una volta nella vita provano l’impulso di agghindarsi in modo femminile per bearsi del loro bell’aspetto.

Lo aveva letto in un libro.

Ciel si chiedeva spesso di che libro si trattasse. Di sicuro di un tomo per signorine annoiate che non avevano niente di meglio da fare che rompere le scatole ai loro fidanzati.

Quando vedeva quell’abito Ciel impallidiva più del solito e provava l’impulso di rispondere male a Elizabeth.

Se non lo faceva era semplicemente perché detestava vederla piangere.

Ingoiava allora la rispostaccia che gli saliva in gola e si limitava a scuotere il capo dichiarando che non l’avrebbe mai indossato.

Lei insisteva per un po’, lui continuava ad opporsi ed alla fine era la prima a capitolare.

Se c’era una cosa che Ciel non tollerava era sentirsi dire che era femmineo.

Sapeva che a causa del suo fisico acerbo e di quei suoi occhioni così simili a quelli della madre, più di una persona quando era molto piccolo lo aveva scambiato per una bambina.

Lui però andava fiero della sua virilità e non avrebbe permesso a nessuno di metterla in dubbio.

A causa della visita dei Midford le lezioni con il tutore quel giorno furono poco fruttuose.

Ciel e Angelina erano distratti e Sebastian intuendo il motivo aveva deciso di lasciar correre.

Anche lui dopotutto anche se non lo dava a vedere era un po’ nervoso.

Alcune cameriere gentilmente gli avevano riferito dell’abitudine di Frances di testare i tutori e era curioso di sapere come la donna lo avrebbe apostrofato e cosa gli avrebbe detto.

Ciel da una parte non vedeva l’ora di vedere Frances alle prese con Sebastian.

Se ormai lui aveva le mani legate visto il loro accordo e non poteva cacciarlo, sperava che almeno la zia lo avrebbe messo al suo posto.

Dall’altra parte però non era pronto psicologicamente ad affrontare Elizabeth e le sue manie.

Era sempre più complicato averci a che fare.

Ed era sempre più difficile dire di “no” di fronte alle sue richieste strane, visto che diventava volta dopo volta più insistente.

Ed inoltre quel giorno c’era un altro fattore di rischio ovvero Sebastian.

Il ragazzo non aveva la più pallida idea di come il tutore si sarebbe comportato con i Midford.

Confidava nella zia Frances, ma se fosse riuscito ad ingraziarsi anche lei oltre che i Phantomhive cosa avrebbe fatto?

Sarebbe stato terribile!

Frances, una bella donna dai capelli chiari, ma dal cipiglio severo,  e Elizabeth, una ragazzina bionda sulle cui labbra alleggiava un caldo sorriso, arrivarono alle due e trenta del pomeriggio a casa Phantomhive con la loro carrozza. Si sarebbero fermate un paio di ore a chiacchierare, poi avrebbero preso il the con i padroni di casa e  in seguito sarebbero tornate nella loro abitazione per la cena.

Non essendo una visita ufficiale ma di cortesia era maleducazione fermarsi per troppo tempo.

Non appena furono annunciate dalla servitù e s’introdussero in casa, Vincent  e Rachel affiancarono Frances per salutarla.

Il compito di Angelina e Ciel era invece quello d’intrattenere Elizabeth.

Mentre gli adulti si scambiavano dei convenevoli, i ragazzi si ritrovarono immediatamente schiacciati dall’abbraccio di Elizabeth.

“Angelina! Ciel! Mi siete mancati così tanto. E’ da un mese che non vi vedo. Non vedevo l’ora di poter tornare qui.”

L’attimo dopo Angelina portava sopra i capelli rossi un cappello azzurro, mentre intorno al collo di Ciel faceva bella mostra di sé una sciarpa gialla sulle cui estremità c’erano dei pon, pon.

Elizabeth si allontanò di qualche passo per vedere come stavano loro gli accessori con cui li aveva agghindati e batté le mani soddisfatta. “Oh come siete carini.”

La nuova venuta indossava un abito di mussola bianca. La gonna era molto ambia e piena di crine. La camicetta invece era finemente ricamata. Le maniche finivano con dei merletti.

Il collo era attraversato da un giracollo in stoffa sempre bianco.

Era molto carina vestita così, dovette ammettere Ciel, ma non gli fece nessun complimento.

Ci pensò Angelina a farglieli.

“Grazie Elizabeth!”, disse la ragazza. “Ma non siamo noi quelli carini, lo sei tu. E’ nuovo quell’abito?”

“Sì.”, esordì dicendo Elizabeth e per somma gioia di Ciel che venne lasciato in pace, nei successivi dieci minuti le ragazze parlarono di abiti senza obbligarlo a intervenire nel discorso.
Peccato però che quando ebbero finito di chiacchierare, anche gli adulti avevano finito con le frasi di cortesia, per cui Frances poté finalmente rivolgersi ai nipoti.

Guardò Angelina severamente prima di dire asserendo soddisfatta con il capo:  “Stai diventando una donna Angelina. Spero porterai lustro al casato dei Phantomhive.”

Angelina chinò il capo e dolcemente esclamò: “Grazie. M’impegnerò a fondo per riuscirci.”

“Lo so. Sei una ragazza di polso. Mi sei sempre piaciuta.”

Ed era vero! Angelina e Frances andavano molto d’accordo. Forse perché la prima era intelligente e acuta, due doti che la seconda apprezzava particolarmente.

Quando gli occhi di Frances si posarono su Ciel divennero però ancora  più severi.

Ciel sostenne lo sguardo della zia con determinazione.

La donna dopo un po’ scosse il capo.

“Ciel nipote caro mi sembri in forma. Quante volte devo dirtelo però che gli uomini dovrebbero tenere un taglio di capelli più corto. In questo  modo non si capisce se sei un uomo o una donna.”

A quell’affermazione Ciel sbuffò.

Non gli piacevano i tagli troppo corti. Preferiva che i capelli gli incorniciassero il viso ed avere una lunga frangia che gli ricadeva sulla fronte. Sua zia però non faceva che criticarlo per quello dandogli della “femmina”.

Era assurdo che proprio da lei provenisse quell’accusa, visto che poi appoggiava la figlia quando comprava il famoso abito che lui avrebbe dovuto indossare.

Doveva tagliarsi i capelli ma vestirsi da donna?

Non era un controsenso?

L’unica cosa da fare era fingere noncuranza.

E lasciare che Frances facesse quello che era abituata fare.

La donna gli passò infatti le dita tra i capelli per tirargli indietro la frangia in modo che il suo viso apparisse in bella mostra.

Poi sorrise dicendosi per il momento soddisfatta.

L’attimo dopo però la donna ritornò seria mentre si guardava intorno e chiedeva: “Dov’è?”

Vincent capì immediatamente a chi si stava riferendo e con la sua solita voce pacata esclamò: “Immagino tu intenda Sebastian Michaelis, il nuovo tutore di Ciel e Angelina.”

Frances asserì con il capo.

Vincent sorrise.

“Sebastian.”, chiamò.

Il tutore che fino a quel momento era rimasto nascosto in un angolo a studiare la situazione si fece avanti.

“Questo è Sebastian Michaelis, Frances.”, disse Vincent quando Sebastian si fu avvicinato abbastanza. Poi dopo qualche secondo di silenzio aggiunse: “Sebastian, questa invece è mia sorella, la marchesa  Frances Midford. La signorina invece è sua figlia Elizabeth, nonché la fidanzata ufficiale di mio figlio Ciel.”

Sebastian seguendo il protocollo s’inchinò ampiamente mentre diceva: “Sono onorato di fare la vostra conoscenza e incantato di potermi beare di simili bellezze.”

A quella considerazione Frances sbuffò. Con lei i complimenti non attaccavano.

Quando Sebastian rialzò il capo, lui e Frances per un po’ si fronteggiarono in silenzio.

La donna lo stava studiando attentamente, e lui sostenne lo sguardo con il suo miglior sorriso di circostanza.

Elizabeth invece guardava l’uomo incantata. Si capiva perfettamente che pensava fosse bellissimo.  

Ad un tratto gli occhi della ragazzina s’illuminarono, mentre Frances sentì prudere le sue mani.

Sebastian l’attimo dopo fu così costretto ad affrontare un duplice attacco da parte delle due donne.

Un attacco opposto che produsse effetti buffi.

Frances gli aveva passato le dita tra i capelli dicendo anche a lui che era deplorevole portarli così lunghi.

Elizabeth invece gli aveva messo in testa un cappello rosa dal pelo morbido. Gli circondava il viso creando un effetto esilarante, in un uomo così affascinante e mascolino.

Per Ciel vedere Sebastian conciato in quel modo fu una soddisfazione.

Poté goderne però ben poco, perché la giornata era appena iniziata ed ancora non sapeva quello che avrebbe dovuto affrontare da lì a poco.

Alcune cose furono di suo gusto, altre decisamente no.

FINE CAPITOLO 12

Come si svolgerà la prima parte della visita dei Midford? In quale modo Frances metterà alla prova Sebastian? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

Come in molti avranno pensato uno degli ospiti era Elizabeth, ed a questo punto l'altro non poteva che essere la madre.
In questo modo ho presentato alcune altre situazioni, che verranno spiegate meglio nei prossimi capitoli.
Anche questo è un capitolo tranquillo, ma prima di "movimentare" la trama ho pensato di presentare "nuovi" personaggi.
Spero che a qualcuno sia piaciuto. Fatemi sapere.

PROMEMORIA FAN FIC FANDOM KUROSHITSUJI
Capitoli scritti di Il tutore nero: 13 (Non so quando verrà postato il nuovo capitolo, non prima però di quindici giorni).

PROSSIME FIC IN AGGIORNAMENTO
Il nuovo capitolo di Ayako's Angels per il fandom di Slam Dunk
Il nuovo capitolo di Oujisama per il fandom di D.Gray man
Il nuovo capitolo di You are my pet per il fandom di Reborn.

Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan


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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


13 Ecco qui  il nuovo capitolo di questa storia.
Ringrazio le persone che hanno inserito la fic tra le preferite, seguite, ricordate e soprattutto chi ha commentato lo scorso capitolo, ovvero  _Hiromi_,  SherlockLady, mamie e MysticAsters.
Come al solito i personaggi non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori, io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Alla prossima.
Rebychan

CAPITOLO 13

Sebastian dopo il primo attimo di sbigottimento con la sua solita faccia tosta riuscì a giostrare a suo favore anche l’imbarazzante situazione “capellino rosa in testa”.

Con un sorriso solo lievemente teso guardò Elizabeth, chiedendole:: “E’ per me?” Indicando quell’oscenità che aveva sopra il capo.

La ragazzina con occhi adoranti rispose: “Sì, state d’incanto.”

Sebastian fece un inchino e stavolta il sorriso si fece più sincero mentre affettato esclamava: “Non so come ringraziarla giovane lady per questo dono. Sono appena arrivato in questa casa e già mi state riempiendo di premure. Non penso di meritarle.”

Con nonchalance tolse il capello e guardandolo con affetto finì il discorso dicendo: “Lo terrò con cura.”

A Elizabeth bastarono quelle parole per andare in brodo di giuggiole e ergere il tutore a persona simpatica che poteva benissimo rimanere in quella casa.

Non solo la sua testolina cominciò a perdersi nel suo mondo, ideando strani modi di vestirlo.

Forse quel soprabito nero che aveva visto al centro di Londra gli sarebbe stato a pennello, per non parlar e di quel cappello blu a grandi falde. Sì, sembrava fatto apposta per lui.

Con un sorriso sincero batté le mani e esclamò: “Sono felice di sapere che il capello vi piace. La prossima volta che verrò in visita vi porterò qualcos’altro.”

“Siete troppo generosa, non deve disturbarsi.”

“Nessun disturbo, io adoro fare regali.”

Sebastian a quel punto si fece serio mentre si guardava intorno per constatare l’effetto che avrebbero prodotto le sue successive parole, poi addolcì lievemente lo sguardo, per dire: “Scusate la mia impudenza giovane lady, ma non credo sia il caso che lei faccia dei doni ad altri uomini, che non siano il suo fidanzato. Potrebbero  essere fonte di pettegolezzi.”

A quelle parole, Elizabeth sgranò gli occhi sorpresa. Poi arrossì.

Abbassò il capo e imbarazzata esclamò: “Forse avete ragione. Non ci avevo mai pensato. Io…”

Fu sua madre ad interromperla: “Per una volta devo dare ragione a qualcun altro Elizabeth. Il signor Michaelis ti ha fatto una giusta considerazione. Ormai cominci ad avere un età in cui le tue azioni possono ripercuotersi sulla tua famiglia. Devi cominciare a calibrarle, in modo da non essere fonte di scandalo.”

Gli occhi di Elizabeth si fecero tristi mentre Frances severa asseriva con il capo in direzione di Sebastian.

Ciel sbuffò interiormente.

Personalmente anche se Elizabeth avesse continuato a fare regali a Sebastian non avrebbe detto niente, anzi sarebbe stato divertente visto i suoi gusti pacchiani.

Parlando così però Sebastian, anche se aveva voluto far credere di tenere in grande considerazione il dono ricevuto ora, si era protetto da ottenerne altri.

Inoltre, con quella dritta aveva dimostrato a Frances di essere un tipo diretto ed un buon insegnante.

Aveva “sgridato” Elizabeth per il suo bene, facendole capire qualcosa che fino ad allora nessuno aveva mai osato farle notare.

Frances, il marito ed il fratello non ci erano mai riusciti perché l’adoravano e non volevano vederla triste.

La governante non gliel’aveva mai detto perché fino ad allora l’aveva sempre considerata una bambina e come tale poteva permettersi di essere esuberante.

Elizabeth però non era più una bambina, era quasi una donna e doveva cominciare a studiare i suoi doveri ed agire di conseguenza.

A Sebastian erano bastate poche parole per "trasformarla" dalla bambina che tutti conoscevano, nella ragazzina che avrebbe dovuto essere.

E Frances non poteva non dargliene merito.

Ancora una volta il talento del tutore di trasformare le situazioni più spinose in suo favore si era rivelato perfetto.

E non aveva ancora finito!

Vedendo il cruccio di Elizabeth che stava ripensando ai suoi comportamenti,Sebastian  ritornò a parlare dicendo: “Inoltre, giovane lady se fa dei regali ad un altro uomo, il suo fidanzato potrebbe ingelosirsene. Anche se non lo dimostra apertamente, ogni uomo che tiene ad una dama non può che rosicare dall’ira nel vedere le attenzioni di lei rivolgersi ad un altro.”

Elizabeth a quella prospettiva alzò la testa e guardò Ciel con occhi luccicanti.

Ancora prima che corresse verso di lui, il ragazzo capì cosa voleva fare.

Si ritrovò stretto in un abbraccio stritolante, mentre una voce squillante diceva: “Scusa Ciel, non volevo farti arrabbiare.”

Ciel arrossì. “Non sono arrabbiato.”

Elizabeth non lo ascoltò. “Prometto che non regalerò più niente a nessun altro uomo. I miei doni saranno tutti per  te.”

Maledetto Sebastian!, pensò Ciel tra sé. Non solo aveva tolto dagli impicci se stesso, ma aveva incrementato il già grandissimo attaccamento che la cugina aveva per lui, facendole credere che fosse geloso delle premure che rivolgeva ad altri.

Ma dove?

Lui aveva goduto nel vedere Sebastian con il capello in testa.

Ora invece chissà cosa Elizabeth la prossima volta avrebbe preso a lui per fargli capire che teneva solamente al suo adorato fidanzato.

Ciel guardò Sebastian piccato, e dal sorriso ironico che il tutore aveva impresso sulle labbra, capì che aveva fatto apposta a creare quella brutta situazione.  

Fu Angelina a togliere dai “guai” il fratello.

Sapendo che i sentimenti di Ciel per la cugina erano molto blandi e che non sopportava certi comportamenti della ragazza troppo appiccicosi e certi suoi doni troppo estremi, con un sorriso affiancò gli altri due ragazzi e disse: “Elizabeth, come dice il nostro tutore agli altri uomini è meglio se non fai doni, ma se non ti dovesse bastare farli solo a Ciel visto che sei una ragazza generosa, puoi sempre continuare a farli alle tue amiche. Sono sicura che scambiarsi doni tra ragazze non è ritenuto indecoroso.”

Elizabeth si staccò da Ciel e guardò Angelina come se fosse la sua salvatrice.

Sì, amava fare doni a Ciel, ma certe volte sentiva il bisogno di farli anche ad altri.

Batté le mani. “Sì, hai ragione!”

Sebastian confermò asserendo con il capo.

Angelina così poi poté continuare dicendo: “A proposito di doni, tu mi hai già dato questo bellissimo cappello, ma anch’io ho qualcosa per te. Due settimane fa mia madre mi ha portato a Londra e in una merceria ho trovato un paio di guanti incredibilmente belli. Per me sono troppo chic, ma ho subito pensato che a te sarebbero stati d’incanto per cui li ho presi.”

“Davvero?”

Elizabeth ormai aveva completamente dimenticato la sgridata di prima.

Le sue guance erano arrossate per la contentezza, ed i suoi occhi erano tornati a brillare come due stelle nella notte.

Angelina confermò: “Sì, vado a prenderli. Sono in camera mia.”

“Ti accompagno.”, fu la pronta risposta della ragazzina dai capelli biondi.

Poi si rivolse a Ciel: “Vuoi venire con noi?”

Il ragazzo declinò l’invito, dicendo che preferiva stare con gli adulti.
 

Si sarebbero visti più tardi.

Anche se Sebastian aveva segnato un punto con Frances “rimproverando” la figlia circa un suo certo comportamento, Ciel era convinto che la donna non avesse ancora finito di metterlo alla prova, e non voleva perdersi la scena.

Inoltre, non ci teneva a richiudersi nella camera di Angelina a parlare di moda.

Sì, perché sapeva per esperienza personale che era di quello che  avrebbero discusso le due ragazze non appena si fossero trovate là dentro.
 

Ormai quello era il loro argomento preferito, ed ogni occasione era buona per tirarlo in ballo.

Mentre le due ragazze si separavano dal gruppo, gli adulti e Ciel si diressero verso il salotto buono.

Frances chiese anche a Sebastian di andare con loro e l’uomo asserì con il capo.

Poi facendo capire alla donna che prendeva in considerazione ogni sua parola, e non se n’era dimenticato esclamò: “Prima preso dall’impeto dell’insegnamento, mi sono dimenticato di ringraziarvi milady per avermi fatto notare una mia incresciosa mancanza. Avete ragione io porto i capelli troppo lunghi, dovrei se non altro acconciarli all’indietro.”

Frances scosse il capo.

“Non serve che tentate di rabbonirmi con queste manfrine.”, disse schietta.”Le sono grata per aver detto a Elizabeth chiaro e tondo cose che doveva sapere, ma sono sicura che lei apprezza il suo taglio di capelli e se mi asseconda è solo per carpire la mia fiducia. Casca male, io gli uomini troppo remissivi, li faccio a fettine.”

Il sorriso ironico che apparve sulle labbra della donna fece capire che non stava mentendo e per comprovare la sua minaccia dichiarò: “Forse nessuno gliel'ha detto, ma sono una campionessa di scherma. Posso battere qualsiasi uomo.”

Il volto di Sebastian si fece ammirato.

“Una donna che tira di scherma? Voi siete molto emancipata. Forse non mi crederà visto che partite con certi pregiudizi sulla mia persona, ma posso dirvi che personalmente insegnerei a tutte le ragazze certe attività di difesa. Sarebbero utili nel caso finissero in qualche guaio.”

“E’ interessante il suo punto di vista.”, esclamò Frances. “Vuol dire che insegnerà a Angelina la scherma?”

“Se i conti Phantomhive lo volessero, sì.”

Frances guardò il fratello.

Vincent scosse il capo in un diniego.

“Non credo sia una buona idea. Angelina ha già dei forti complessi dovuti al suo aspetto, se dovesse diventare troppo mascolina credo che li incrementerebbe.”

“Non diventerebbe mascolina, semplicemente imparerebbe a difendersi.”

Vincent non accettò obiezioni. Da quel punto di vista si dimostrò ferreo. Non avrebbe permesso a Angelina di imparare a tirare con una spada.

E per concludere la discussione, esclamò: “Perché tu invece Frances stai insegnando a Elizabeth l’arte della spada?”

Sulle pupille della donna passò una strana luce come se volesse dire qualcosa, poi però sospirò e capitolò.

Il discorso era chiuso.

Accomodati in salotto, iniziò la vera prova per Sebastian .

All’inizio Frances fu indiretta, ma poi via, via che passava il tempo divenne sempre più diretta.

Per prima cosa cominciò a chiedere a Sebastian dei suoi natali. L’uomo non ebbe nessun problema a parlare del suo casato decaduto.

Poi passò a discutere dei suoi studi.

Il pedigree di Sebastian era perfetto, d’altra parte quelle erano cose di cui già Vincent si era accertato.

Quando Frances seppe che conosceva a menadito diverse lingue, cominciò a parlare in francese per prenderlo in castagna, l’uomo rispose senza scomporsi. E lo stesso fece quando in mezzo ad un discorso la donna sostituì l’inglese con il tedesco per poi finire con lo spagnolo.

Per sommo dispiacere di Ciel, Frances non riuscì mai a prendere in contropiede Sebastian.

Per sua somma gioia però fu felice di constatare che almeno un po' il suo tutore era in difficoltà.

La donna lo pressava con domande sempre più insidiose sulle sue conoscenze, ed i motivi che l’avevano spinto a diventare un insegnante.

Lui rispondeva pacatamente con frasi di circostanza, alle quali Frances sembrava credere fin là.

Se non altro la zia non era come i suoi genitori, pensò con una certa soddisfazione Ciel, a Sebastian non erano bastati i suoi metodi affettati per farla capitolare.

Ed era divertente vedere come l’uomo si arrampicasse negli specchi per trovare risposte interessanti che potessero piacerle, in modo da ingraziarsela.

Ogni replica però si scontrava contro un muro severo. Frances non gli dava soddisfazione di farsi vedere accondiscendente.

Accettava la sua risposta con un cipiglio, e poi ripartiva alla carica con un’altra domanda.

Tutte le due ore successive passarono così ed anche se Sebastian fingeva di non esserlo, Ciel sapeva che era turbato.

Con Frances aveva trovato pane per i suoi denti.

Per una volta Sebastian non era quello  che manovrava gli altri, ma era quello che veniva comandato a bacchetta.

Quell’interrogatorio compensò perfettamente il fatto che Sebastian gli avesse scatenato contro Elizabeth.

Vedere il suo tutore così tartassato era uno spasso.

Prima di andare a prendere il the, Frances espresse il desiderio di fare del moto.
 

Ovviamente quella era una scusa per mettere alla prova Sebastian nella scherma.

Visto che avevate accennato al fatto di saper tirare, il tutore le chiese infatti se voleva fare due tiri con lui.

Lei fu subito pronta ad accettare.

Vincent, Rachel e Ciel a cui si erano aggiunte anche Elizabeth e Angelina rimasero ad assistere.

Frances era davvero una campionessa, ma Sebastian non era da meno, dovette ammettere Ciel.

D’altra parte l’aveva già visto all’opera il giorno prima, quando l’aveva letteralmente fatto a pezzi.

Anzi per sommo dispiacere di Ciel, il ragazzino si rese conto che quello più bravo era proprio il tutore.

Tuttavia l'uomo per non indispettire Frances non finalizzava mai l’ultima azione, permettendo alla donna di continuare a gareggiare.

Frances non era stupida e capì immediatamente che stava tirando per le lunghe quella gara per gentilezza, quando avrebbe potuto batterla in ogni momento.

Ad un tratto, si tolse il casco di protezione facendo finire la tenzone dicendosi soddisfatta.

Non disse una parola, ma per il suo orgoglio di provetta spadaccina quel combattimento fu un brutto colpo.

Si vedeva che era profondamente irritata.

L’ora del the passò tranquilla parlando di convenevoli.

Ciel ormai pensava che quella giornata si stesse per chiudere e non avrebbe portato altre novità, ma si sbagliava.

E se fino a quel momento era stato lui tutto sommato quello che si era divertito a fare da spettatore, ora toccava a lui diventare il protagonista.

Si era dimenticato infatti della spada di Damocle che pendeva sopra la sua testa, ma Elizabeth prima di andarsene fu lesta a ricordargliela.

FINE CAPITOLO 13

In cosa consisterà questa spada di Damocle? Cosa sarà costretto a fare Ciel? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

Sebastian ne sa una più del diavolo. E' davvero terribile! Eh eh eh!
Spero che la fic continui a piacervi. Fatemi sapere.

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Capitoli scritti di Il tutore nero: Prologo + 14 (Non so quando verrà postato il nuovo capitolo, non prima però di quindici giorni).

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Il nuovo capitolo di Oujisama per il fandom di D.Gray man.
Il nuovo capitolo di You are my pet per il fandom di Reborn.
Il nuovo capitolo di Dal sessuologo per il fandom di Naruto.

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Alla prossima.
Rebychan

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Ecco qui il nuovo capitolo di questa fic.
Scusate il ritardo, ma ultimamente per me è un periodaccio. Ho avuto diversi problemi oltre che un enorme "blocco dello scrittore". Spero ora di riuscire a mettermi di nuovo sotto.
I personaggi non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori, io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la fic tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi commenta.
Buona (spero) lettura.
Reby

CAPITOLO 14

E’ proprio quando si abbassa la guardia che si viene colpiti dal pugno d’incontro!

E fu quello che capitò a Ciel quel giorno.

Ormai pensava che la giornata stesse giungendo al termine e si stava già rilassando soddisfatto dello spettacolo cui aveva assistito.

Frances aveva tartassato Sebastian che era stato costretto ad abbassare un po’ le penne.

Certo Michaelis se l’era cavata alla grande nelle prove messe in atto dalla donna, meglio di qualsiasi altro tutore prima di lui, tuttavia si vedeva che era provato.

Non era riuscito a mantenere intatta la sua solita impenetrabilità.

Frances l’aveva stremato.

Ciel rideva tra sé e sé in attesa di poter dare sfogo concretamente alla sua ilarità una volta fosse stato in camera da solo.

Non gli era mai piaciuto mostrare apertamente agli altri le sue emozioni.

Era sinonimo di debolezza. E lui doveva dimostrarsi in ogni occasione forte e capace per essere degno dei Phantomhive.

Anche in quell’occasione quindi se dentro di sé gioiva, fuori sembrava sì soddisfatto visto come teneva il petto fuori trionfo e sorrideva lievemente ironico, ma più di così non si sarebbe lasciato andare.

L’ultima volta che aveva pianto o riso in pubblico era stato quando aveva cinque anni.

Poi aveva preso consapevolezza di sé, del suo rango e nonostante per l’anagrafe fosse stato ancora un bambino, era diventato un uomo.

Ancora qualche minuto e Frances ed Elizabeth se ne sarebbero andate.

La visita si poteva dire pressoché finita!

Ciel lasciò vagare i suoi pensieri a quella sera, quando lui e Sebastian sarebbero stati soli come padrone e maggiordomo.

Forse poteva sfotterlo scimmiottando i metodi di Frances. Avrebbe potuto cominciare a parlargli in diverse lingue o porgli domande imbarazzanti. Chissà l’altro che faccia avrebbe fatto.

Era assorto in quelle riflessioni, quando  il “pugno” lo colpì in pieno viso.

Elizabeth gli si era affiancata  e lui istintivamente aveva sorriso cordiale.

Non la stava ascoltando veramente, desiderava solo che se ne andasse al più presto, per lasciarlo libero di meditare sul da farsi.
 

Fu per quello che comprese quella richiesta con qualche secondo di ritardo.

Forse se avesse liquidato quella faccenda con un secco “no” immediato niente di quello che capitò dopo sarebbe successo.

Quegli istanti di troppo che ci impiegò a rispondere decretarono la sua “fine.”

Elizabeth gli stava dicendo: “Ciel, non ti ho ancora fatto vedere il nuovo abito che ti ho comprato. Stavolta è proprio carinissimo. E’ rosa con rifiniture nere. Ha la vita stretta, la gonna è svolazzante, e il corpetto finisce con delle maniche sottili che sono la fine del mondo. Lo devi indossare.”

Ciel assente con il pensiero aveva asserito con il capo fino a metà del discorso. Se fosse  stato nel pieno delle sue facoltà mentali avrebbe capito dall’inizio dove la ragazzina voleva andare a parare. Ed invece solo quando aveva sentito la parola gonna i suoi occhi erano strabuzzati sorpresi ritornando al presente.

No! Nemmeno quella volta Elizabeth si era dimenticata del vestito di donna che voleva indossasse. Capì.

Il ragazzino sospirò rassegnato.

Elizabeth lo guardava sognante, mentre ripeteva la sua richiesta.

“Allora stavolta lo indosserai?”

Ciel stava per risponderle con un no secco, quando quella voce glielo impedì.

“Scusate se ho l’ardire d'intromettermi nella vostra conversazione, ma cosa dovrebbe indossare?”

Era Sebastian e Ciel rabbrividì rendendosi immediatamente conto di essere in pericolo.

Tutti gli adulti che stavano parlottando tra loro per gli ultimi convenevoli puntarono gli occhi su Ciel e Elizabeth, dopo che il tutore si fu intromesso tra loro.

Angelina che era lì vicina impallidì, intuendo anche lei quello che stava per succedere.

Elizabeth volse i suoi occhi verso Sebastian.

A poco servì il disperato tentativo di Ciel di tapparle la bocca, sussurrando un: “Non dire niente.”

La ragazzina partendo in quinta esclamò: “Vorrei che indossasse un vestito che gli ho preso. E’ da donna!”

Elizabeth arrossì, quando Sebastian la guardò inarcando un sopracciglio scettico.

“Desiderate che il vostro fidanzato si vesta da ragazza?”, chiese curioso.

“No, cioè sì.”, rispose Elizabeth. Poi sospirò e si decise a spiegare tutto dall’inizio. “Non mi fraintendete. Io amo Ciel proprio perché è un bellissimo ragazzo sia fisicamente, sia interiormente. Lo adoro. Tempo fa però ho letto in una rivista che è molto chic per un maschio vestirsi da donna almeno una volta nella vita. Lo aiuta a capire cosa dobbiamo “patire” noi ragazze quando ci facciamo belle, e diventa più sensibile alle nostre esigenze.”

Quelle motivazioni così dettagliate che giustificano il desiderio di Elizabeth Ciel non le aveva mai sentite.

La ragazza si era limitata a chiedergli di vestirsi da donna perché aveva letto in una rivista che era giusto così, senza però spiegargli il perché.

Allora tutto quello doveva servire a creare empatia e rispetto nei confronti del gentil sesso.

Gli scopi erano anche buoni, ma il suo orgoglio gli impediva di scendere a compromessi con quella falsa.

Se fosse stato per lui dopotutto le donne non si sarebbero mai messe in tiro, e sarebbero sempre state acqua e sapone, così forse avrebbero smesso di avvicinarsi a lui civettuole facendogli venire il mal di testa.

Sebastian di fronte a quelle parole aveva sorriso spontaneo.

Poi si era fatto pensieroso.

Aveva asserito con il capo mentre esclamava: “E’ in fin dei conti una lezione di vita.”

“Esatto.” Batté le mani Elizabeth felice che il tutore l’avesse capita.

“Lady Elizabeth non ha tutti i torti.”, sostenne allora l'uomo.

Ciel prima che Sebastian potesse dire altro, però, intervenne per dichiarare piccato: “Qualsiasi cosa accada o qualsiasi motivo ci sia dietro, io non mi vestirò mai da donna.”

Sollevò le spalle indispettito per dare forza alla sua decisione.

Elizabeth si rattristò.

Era vero sulla rivista era riportato il discorso sull’empatia propinato a Sebastian, ma lei avrebbe voluto vedere Ciel vestito da ragazza anche per altri motivi.

Amando le cose belle, Ciel visto il suo bell’aspetto con un bel vestito doveva diventare incantevole.  

Sebastian guardò il ragazzino sorridendo furbo.

“Non capisco il perché di tutto questo astio nei confronti di tale pratica, giovane lord.”

Ciel lo guardò accigliato.

“Nessun uomo normale godrebbe nel vestirsi da donna. E’ ovvio che non voglia.”, disse lui.

“Su questo non sarei così sicuro. La curiosità è una bestia nera ed a volte ci spinge a fare cose impensabili.”

“Cosa intendi?”

“Che forse per lei è troppo presto, Ciel Phantomhive, ma un giorno le parole della sua fidanzata potrebbero apparire nella sua testa come un tarlo e spingerla a chiedersi, chissà cosa sopportano le donne con quei loro abiti così frou, frou. Quel tarlo potrebbe ingigantirsi e nel giro di pochi giorni potrebbe sentire il bisogno impellente di vestirsi da donna.”

“Non accadrà mai.”, negò con forza Ciel.

“Davvero? Non dovrebbe esserne così certo. E’ una fase da cui ogni uomo è passato e senza che una ragazzina così premurosa com'è lady Elizabeth ci abbia spinto a percorrerla.”

“Cioè? Volete dire che anche voi vi siete vestito da donna?”

Sebastian asserì con il capo.

“Ero ancora un bambino, ma sì l’ho fatto. E sono sicuro che anche a vostro padre sia accaduto.”

Vincent sorrise perdendosi nei ricordi.

Poi ridacchiò.

“Non volevo parlarne perché è stato imbarazzante, ma forse è meglio togliersi immediatamente questo scheletro dall’armadio. Sì, è stata Rachel a spingermi. Ci eravamo appena fidanzati e quindi non ero poi così bambino. E’ stata una delle esperienze più traumatiche della mia vita, ma ho compreso meglio la mia futura moglie per cui sono stato felice di averla vissuta.”

Ciel strabuzzò gli occhi mentre s’immaginava il padre vestito da donna.

Scosse il capo, l'effetto era ridicolo!

I presenti ora lo guardavano tutti con una strana luce negli occhi.

Sembrava che tutti si fossero coalizzati contro di lui per fargli indossare quell’abito, ma lui continuò a negarsi.

“Se non vuole indossare l'abito non insisteremo oltre.”, disse allora Sebastian. “Ma pensavo fosse meglio farlo ora che è ancora un ragazzino, piuttosto che quando sarà più grande com’è accaduto a suo padre. In questo modo poi sarà libero da quest’incombenza.”

“Incombenza di cui io non sento il bisogno. Non mi vestirò mai da donna.”

“Neanche se fosse sua moglie a chiederlo?”

“N…”, stava per rispondere Ciel ma gli occhi di Elizabeth speranzosi lo fermarono.

Era quella speranza che si cibava di amore. E se lui avesse detto di no, avrebbe pianto pensando che non le volesse bene come desiderava.

Era la verità, ma non poteva spiattellargliela in faccia in quel modo.

Anche perché pure Frances aveva cominciato a guardarlo severa.

“Non so.”, finì la frase per apparire più neutro.

Sebastian gli si avvicinò e abbassò il capo in modo da parlargli all’orecchio così nessuno li avrebbe sentiti.

Non era un comportamento decoroso, ma essendo il tutore del ragazzo poteva permetterselo.

Gli disse: “Lo farà, così come l’hanno fatto milioni di altri uomini prima di lei per compiacere la propria signora e tenersela buona. E’ quindi auspicabile togliersi il dente dolorante il prima possibile. Pensi con la testa, se lo farà ora, la prossima volta Lady Elizabeth non la tedierà più e sarà libero.”

Ciel guardò Sebastian furente.

Se fossero stati da soli lo avrebbe punito per quella sua mancanza di rispetto.

Tuttavia le sue parole sinuose gli avevano messo un dubbio.

Non voleva fare niente di quello che diceva il tutore, ma non aveva tutti i torti.

Se davvero tutti gli uomini erano costretti prima o poi a sottostare a quella pratica tanto valeva farla finita il prima possibile, così che poi nessuno potesse più rompergli le scatole in proposito.

Digrignò i denti e anche se sapeva che si stava cacciando in un bel guaio capitolò.

“E va bene, visto che sembra una pratica indispensabile lo farò, mi vestirò da ragazza, ma questa sarà la prima e ultima volta.”

“Che bello!”, esclamò Elizabeth.

Angelina sospirò non dicendo nulla. Era preoccupata per lui, ma non era proprio riuscita ad intervenire per aiutare il fratello. Non aveva trovato le parole giuste.

Rachel sorrise compiaciuta.

Vincent fu accondiscendente.

Frances continuò a guardarlo severa, ma si vedeva che era felice per la figlia.

Sebastian si offrì di aiutarlo a cambiarsi.

Elizabeth andò a prendere l’abito.

Quando furono soli nella stanza di Ciel, il ragazzino guardò quello che ora era il suo maggiordomo visto che erano da doli con occhi scintillanti.

“Non pensare che finisca qui. Mi hai messo nella condizione di dover accettare questa falsa, ma  l’idea mi fa schifo. Meriti una punizione.”

Sebastian chinò il capo. “Come desiderate.”

Cominciò a spogliare il ragazzino, mentre diceva: “Accetterò ogni punizione che pensate sia utile per correggere il mio comportamento sbagliato da maggiordomo, ma vorrei avere l’ardire di dire qualcosa.”

“Cosa?”, chiese Ciel ormai nudo come un verme.

Sebastian afferrò dei mutandoni e con quelli fasciò le gambe di Ciel.

Poi prese un corpetto bianco e lo appoggiò sulla vita del ragazzo.

“Come tutore ho il dovere di insegnarvi qualcosa, e questo qualcosa non lo dimenticherete per tutto il resto della vostra vita.”

Sebastian cominciò a stringere e Ciel non riuscì a trattenere un urlo.

Quella morsa ferrea sulla vita era davvero dolorosa. Ansante disse: “Cosa stai facendo? Mi fai male.”

“Sto solo stringendo il corpetto alla vita come fanno le  donne ogni volta devono indossare un vestito elegante. E’ questa la lezione che dovete apprendere. Per essere carine per noi uomini le donne si sottopongono tantissime volte a questa tortura, in fin dei conti sono da ammirare, no? Dovreste smettere di disprezzarle come si nota fate quando si parla di loro.”

Ciel chiuse l’occhio destro per trattenere il dolore.

Sebastian non aveva tutti i torti. Certo lui non aveva mai chiesto alle ragazze di fare una cosa del genere, ma la società glielo imponeva.

Poverette! Non le invidiava proprio!

Faceva un male cane.  

Quindi era quello che significava provare empatia per loro?

Forse sì. D’ora in poi non le avrebbe più prese in giro per come si vestivano.

Gli sarebbe venuto lo stesso il mal di testa nel sentirle parlare, ma le avrebbe guardate con rispetto.

Glielo doveva visto la sofferenza che pativano per mantenere intatto il buon nome della loro famiglia all'interno della società.

E per farlo gli veniva richiesto proprio quello ovvero di essere sempre belle e presentabili.

Povera Angelina! Se il suo passaggio all'età adulta era caratterizzato da quella sofferenza, in confronto quello di Ciel quando avrebbe cominciato a fumare ed a bere come gli sarebbe stato richiesto sarebbe stata una passeggiata.

Quando finalmente Sebastian allentò la presa, Ciel anche se a fatica visto quanto il corpetto stringeva riuscì a respirare normalmente.

Fino a quel momento aveva trattenuto il fiato.

Il maggiordomo gli fece passare sopra il capo il vestito e lo lisciò in modo che gli calzasse a pennello.

“Siete pronto.” , disse. Successivamente Sebastian lo guardò con occhio critico e sorrise in modo strano.

“Cosa c’è?”, chiese Ciel notando quel suo sguardo enigmatico.

“Niente. Se ve lo dicessi, sono sicuro che ve la prendereste a male e non voglio incorrere in una punizione doppia.”

“Dimmelo è un ordine.”, gridò perentorio Ciel.

Sebastian si fece ritroso.

“Giuro che la punizione doppia arriverà lo stesso, se continui a tacere.”

“Mmh… e se invece me la condonasse?”

“Cosa?”

“Su, ormai giovane lord dovreste aver capito anche voi che se vi ho fatto vestire così è per il vostro bene. Anche se non volete ammetterlo avete imparato qualcosa.”

Ciel arrossì ma dovette dargli ragione.

Aveva compreso che le donne non si dovevano sottovalutare, se riuscivano a sopportare quella tortura ogni giorno.

Per una volta poteva fare una concezione a Sebastian, visto che era curioso.

“E va bene, vi condono la punizione ma ad una condizione, dimmi a cosa stavi pensando quando mi hai guardato.”

Sebastian sorrise ammiccante, mentre portava Ciel di fronte ad uno specchio.

“Pensavo solo che siete molto carino vestito così. Sembrate davvero una ragazza. Potreste far perdere la testa ad ogni uomo.”

Le mani di Ciel iniziarono a prudere dalla rabbia.

Quando però  guardò la sua immagine riflessa nello specchio  i suoi occhi si spalancarono increduli.

Era davvero lui quel figurino fasciato in quell’abito rosa?

A parte i capelli corti, aveva ragione Sebastian sarebbe potuto benissimo essere scambiato per una lady.

Era umiliante!

Il suo più grande desiderio era sempre stato quello di apparire come un vero uomo.

Fu quasi sul punto di strapparsi di dosso quell’abito in preda all’umiliazione, ma Sebastian non glielo permise.

“Dovete ancora farvi vedere dalla vostra fidanzata e dagli altri.”

“Non mi umilierò davanti a tutti.”, fu il pronto commento di Ciel rivelando il suo turbamento.

“Questa non è un’umiliazione.”, spiegò Sebastian. “Se foste brutto lo sarebbe, ma siete bello e vestito da donna lo dimostrate ancora una volta in più. Imparate ad usare il vostro aspetto a vostro vantaggio, invece di sentirvi umiliato per delle caratteristiche fisiche che voi non ritenete adatte al vostro ideale.”

Sebastian gli sussurrò quelle parole all’orecchio e Ciel sentì il suo corpo per un attimo fremere.

Quel tremito passò subito ma aveva provato una strana sensazione.

Quelle parole colpirono inoltre a fondo il ragazzino.

Erano un altro insegnamento.

Quel giorno Sebastian sembrava intenzionato a donargli delle grandi massime di vita.

Ciel chiese: “E’ così che fai tu per ingraziarti gli altri? Sfrutti il tuo bell’aspetto per i tuoi scopi?”

“Grazie per il complimento e... chi lo sa.”

Ciel arrossì. In effetti  con quelle domande aveva ammesso che l'altro era un bell’uomo.

Il ragazzino tornò a guardarsi nello specchio.

Fino a quel momento non ci aveva pensato, ma Sebastian non aveva tutti i torti.

Per riuscire nella vita bisogna essere disposti ad usare ogni qualità che si possiede.

Forse non doveva sottovalutare così le sue qualità fisiche.

Certo non lo rendevano l'uomo che desiderava essere ma non era poi così da buttare.

Il suo visino rotondo e gli occhi grandi azzurri gli davano un fascino fanciullesco e quell’abito femminile metteva in risalto il suo fisico longilineo e delicato.
 

Sospirò.

Ancora non si fidava di quel tutore, ma quel giorno gli aveva dato delle dritte che avrebbero potuto essergli utili per la sua vita.

Si era sempre vergognato di sfruttare il suo corpo nelle trattative d’affari, ma forse invece d’ora in poi sarebbe stato necessario che lo facesse. In quel modo avrebbe raggiunto più facilmente i suoi scopi.

Per riuscirci però doveva superare l’imbarazzo.

E quale terapia d’urto migliore poteva esserci che farsi vedere con quel ridicolo vestito addosso da terze persone?

Decise di buttarsi!

Sarebbe andato a farsi rimirare dai suo parenti conciato così.

Avrebbe sopportato in silenzio l’imbarazzo e l’umiliazione e ne sarebbe uscito più forte di prima.

Se aveva preso quella decisione era però merito di Sebastian.

Forse in fin dei conti la sua presenza gli sarebbe stata più utile di quello che credeva.

Il ragazzino ancora non sapeva cosa sarebbe successo non appena fosse entrato nel salone così agghindato.

Forse se l’avesse saputo non sarebbe mai sceso, o forse l’avrebbe fatto lo stesso.

D’altra parte quello probabilmente fu il vero inizio di tutto.

FINE CAPITOLO 14

Quale esperienza vivrà Ciel? In cosa consiste? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

La pratica di "vestirsi da donna" è un po' inverosimile, ma consideratela una stranezza dell'epoca che esiste nella mia testa.
Per quanto riguarda il resto, beh... ormai Ciel è quasi sul punto di accettare la presenza di Sebastian. Quest'ultimo è riuscito ad irretirlo? Vediamo!
Spero che la fic continui a piacervi. Fatemi sapere.
Oggi è il compleanno di Ciel per cui dedico a lui il capitolo. Alla prossima.

La fic è scritta fino al capitolo 15, spero presto di postarne altri. 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Ecco il nuovo capitolo di questa storia.
I personaggi non sono miei. Scusate se ci saranno degli errori, io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio chi ha messo la fic tra le preferite, ricordate e seguite e soprattutto chi ha commentato e commenterà. Grazie!  
Buona (spero) lettura.
Reby

CAPITOLO 15

Quando entrò nel grande salone tutti gli occhi ovviamente furono su di Ciel. E’ inutile dire che quelli più insistenti furono proprio quelli di Elizabeth.

La ragazza dai capelli biondi si fiondò sul fidanzato e cominciò a guardarlo da ogni angolatura con occhi scintillanti.

“Sei così carino, Ciel!”, urlò con la sua vocina squillante.

Batté le mani. “Quest’abito ti dona molto. Se non sapessi che sei un ragazzo, potresti benissimo passare per una donna.”

Ciel si trattenne dal risponderle piccato.

Se pensava che quelli per lui fossero complimenti si sbagliava di grosso.

Lui avrebbe voluto apparire mascolino in ogni occasione.

Ciel fece un paio di respiri profondi ricordandosi delle parole di Sebastian.

Secondo il maggiordomo – tutore avrebbe dovuto imparare a sfruttare le caratteristiche fisiche donatogli da Madre Natura per raggiungere i suoi scopi.

Non doveva quindi arrabbiarsi per quelle frasi, ma doveva accettarle.

Doveva sopportare in silenzio quell’umiliazione, in modo in futuro da resistere di fronte a milioni di altre situazioni imbarazzanti che si sarebbero potute creare a causa del suo aspetto.

Quella sarebbe stata la prima e ultima volta che si vestiva  da donna, doveva semplicemente pazientare e poi quella tortura sarebbe finita per sempre. E avrebbe lasciato dietro di sé solo un insegnamento per il futuro, e la forza per finalizzarlo.

Ciel chinò il capo in segno di assenso alle parole di Elizabeth. Cosa che gli costò non poco visto che avrebbe voluto dirgliene quattro sul fatto che “carino” per un uomo significasse “essere un niente”.

Una ragazza è carina, un uomo è bello o virile.

Rachel si avvicinò a sua volta al figlio e lo abbracciò d’istinto.

“Sei proprio bello, figlio mio.”, gli disse. “L’orgoglio di mamma e papà.”

Vincent si limitò a ridere.

Ciel arrossì lievemente di fronte a quelle parole.

Ancora una volta avrebbe voluto sprofondare sul pavimento.

Quella situazione stava diventando sempre più imbarazzante.

Perché doveva essere l’orgoglio di mamma e papà solo perché stava bene vestito da donna? Era frustrante!

Francis si limitò a guardarlo severa, mentre Angelina osservava la scena con apprensione.

Lei sapeva i complessi che Ciel provava per il suo aspetto così gracile, e temeva che quei complimenti potessero mandarlo ancora di più in crisi.

Si rassicurò quando intercettò il suo sguardo. Era quello fiero di una persona che sta sopportando eroicamente tutto quello, in vista di un progetto più grande.

La ragazza non sapeva di che progetto si trattasse, ma se il fratello era così determinato non poteva che essere un bene, perché non si sarebbe scoraggiato di fronte a certi commenti.

Quando Rachel si staccò, Elizabeth ribatté le mani.

Ricominciò a trillare su quanto Ciel era bello. E poi tutto d’un tratto, cominciò a svolazzare, producendo con la voce le note di un valzer.

La sua esaltazione era palpabile.

Ciel non riuscì a capire come si ritrovò in quella situazione. Seppe solo che un momento prima stava guardando Elizabeth inarcando un sopracciglio, mentre notava che da come si muoveva lei doveva essere brava a ballare, e l’attimo dopo era tra le braccia di Sebastian e muoversi a ritmo della musica scandita dalla ragazza.

La voce del tutore gli arrivò all’orecchio mentre diceva: “Scusate l’ardire, giovane lord, ma ero curioso di constatare una cosa.”

Sebastian era più forte di lui, ma anche se non lo fosse stato, gli bastò forzarlo lievemente per far muovere i suoi piedi istintivamente.

Con raccapriccio, Ciel si accorse che se lasciava la guida all’altro, anche se non era in grado di danzare, riusciva ad andare a ritmo, e soprattutto non colpiva caviglie e stinchi.

Sebastian quando gli aveva fatto il test sulla danza, gli aveva sempre dato il ruolo del maschio, e si era rivelato una frana.

Se assecondava l’altro usando i passi da donna, invece, riusciva a danzare normalmente.

Era umiliante!

Si fermò sconfitto da quel pensiero.

Sebastian si bloccò a sua volta. Notando il suo turbamento ed intuendone le ragioni, gli sussurrò ancora una volta nell’orecchio. “Non dovreste prendervela così tanto. Ho voluto solo controllare visto quanto accaduto ieri se eravate davvero un caso disperato nella danza. E no, mi sono reso conto che non lo siete. Avete solo bisogno di una guida, anche se continuate a dire di no.”

Non aggiunse altro, ma il cuore di Ciel cominciò a battere all’infuriata.

Quel giorno già per due volte si era ritrovato a fidarsi degli insegnamenti del tutore. Lo aveva fatto però a malincuore!

Quelle parole lo costrinsero a ripensare a se stesso e alla sua solitudine.
 

Aveva sempre pensato di essere abbastanza intelligente da riuscire solo con il proprio impegno personale a realizzarsi nella vita, ora qualcuno gli faceva notare che non era abbastanza. Aveva bisogno di qualcun altro se voleva diventare davvero l’adulto che ambiva a divenire.

Quel qualcuno però non poteva essere Michaelis. Si disse. No, quel tipo nascondeva qualcosa, non poteva farsi fregare iniziando a fidarsi di lui, come il resto della famiglia.

Eppure era la prima persona che gli aveva parlato francamente, facendogli capire che il suo atteggiamento nei confronti di determinate cose era sbagliato.

Con gli altri membri della sua famiglia Sebastian era un falso, ma con lui certe volte toglieva la maschera per rivelarsi quello che era realmente, ovvero un opportunista malizioso  e con molte esperienze di ogni tipo alle spalle che lo rendeva efficiente e imprevedibile.

Ciel scrollò il capo mentre Sebastian si allontanava.

Quei pensieri erano futili. Lui non era tipo da fidarsi di qualcuno di così enigmatico.

Si trincerò nella sua posizione, negando le parole del maggiordomo – tutore.

Lui non aveva bisogno di una guida, od almeno non aveva bisogno di lui, come l’altro aveva sottinteso con quella frase.

Il ragazzo non lo sapeva ancora però fu da quel momento che in verità ebbe inizio il suo vero rapporto con Sebastian.Anche se razionalmente continuava a negarsi, istintivamente già solo per il fatto di aver accettato qualche volta i suoi consigli, e aver ammesso in parte di aver bisogno di qualcun altro, lo spinse ad iniziare a fidarsi di Sebastian e contare su di lui, con le conseguenze che nacquero dopo.

Furono i battiti delle mani di Elizabeth a togliere Ciel dalle sue riflessioni spinose.

La ragazzina aveva continuato a canticchiare fino a quando Sebastian ed il ragazzino avevano smesso di ballare.

Poi aveva preso a gridare esaltata, mentre diceva: “Siete stati bravissimi. Anch’io vorrei tanto danzare con Ciel.”

Gli si avvicinò tutta allegra, ma il ragazzo si negò.

Gli occhi di Elizabeth si fecero tristi, e Ciel prendendo la palla al balzo ne approfittò per togliersi da quegli impicci.

Ne aveva abbastanza da quella gabbia per uccelli che era quel vestito da donna, era il momento di toglierselo.

“Non fraintendere, Elizabeth. Sarei felicissimo di ballare con te, ma non con questo abito. Sono un uomo!”

Elizabeth sorrise. “Hai ragione.”

“Vado a cambiarmi.”

Elizabeth acconsentì.

Il supplizio chiamato “esperienza inevitabile” finì.

Ciel andò a cambiarsi nella sua camera. Sebastian lo seguì per aiutarlo.

I due quando si ritrovarono da soli per la prima volta non parlarono.

Ciel stava ancora rimuginando sulle parole dette dal tutore ma non aveva voglia di analizzarle nel profondo, per non essere costretto ad ammettere certe cose che ora come ora non era disposto ad accettare.

Sebastian intuendo la sua frustrazione, decise per una volta di graziarlo lasciando che il destino compisse al momento opportuno il suo corso.

Quando fu di nuovo nei suoi panni maschili, Ciel tirò un profondo respiro di sollievo.

Si guardò allo specchio e per la prima volta invece di sbuffare per l’immagine longilinea che rimandava, si osservò obiettivamente.

Non era proprio da buttare come uomo.

Era ancora un ragazzino per cui poteva permettersi delle forme acerbe.

Da adulto il suo fisico probabilmente si sarebbe rafforzato, ed il suo viso si sarebbe allungato.

Se fosse riuscito a mantenere un aspetto “dolce”, con un fisico non proprio corpulento, ma almeno un minimo virile si sarebbe potuto definire un bell’uomo.

Doveva solo aspettare.

Non doveva più criticare il suo aspetto, ma esserne grato e perché no, approfittarsene per raggiungere i propri scopi.

Su quello era ancora disposto a dare ragione a Sebastian, ma solo su quello.

Il discorso "guida" gli stonava ancora parecchio, e proprio perché sentiva che il maggiordomo gli nascondeva qualcosa.

Come ci si poteva fidare di una persona così misteriosa?

Era impossibile!

Eppure….

Scrollò il capo e a passo di carica tornò da Elizabeth. L'avrebbe aiutato a non pensare.

Rachel si era messa al pianoforte.

Fu lei ad accompagnare la danza.

Ciel tentò di ricordarsi il ritmo che aveva adottato quando era tra le braccia di Sebastian.

Nel rammentarlo arrossì.

Quella era un’altra cosa che non avrebbe ammesso, ma affidarsi a lui era stato piacevole, così come era stato gradevole il calore emesso dal suo corpo.

Era assurdo!

Tornò a concentrarsi su Elizabeth.

Provò a scimmiottare i passi di Sebastian ma com’era prevedibile il risultato fu pessimo.

Dopo pochi secondi già perse il ritmo, mentre i suoi piedi andavano dove volevano.

Provò a non colpire Elizabeth, ma prima le schiacciò il piede e poi le calciò la gamba.

Lei stoicamente resistette al dolore non urlando. Chiuse però l’occhio dove fuoriuscì una piccola lacrima.

“Forse è meglio smettere qui.” Ancora una volta intervenne Sebastian. Si mise tra il ragazzo e la fidanzata e disse rivolto alla giovane: “Il giovane lord Phantomhive non è ancora molto bravo a danzare. Prometto però che farò di tutto per renderlo un ballerino eccezionale e nel più breve tempo possibile. Dopo di che danzerà con voi, milady, tutte le volte che vorrete. E’ una promessa che faccio in qualità di tutore di questa blasonata casata.”

A quelle parole, fu il turno di Francis di dire la sua.

Gli era balenata un’idea che avrebbe sortito l’effetto di mettere alla prova contemporaneamente il tutore ed il nipote.

“Quanto ha detto, signor Michaelis è stato ispirante.”

Si rivolse al fratello. “Da quanto tempo non dai un ballo in questa casa Vincent?”

L’uomo la guardò sorpreso, poi però comprese immediatamente cosa intendesse.

“Sono ormai diversi anni. Non hai tutti i torti. Forse è giunto il momento di indirne uno. Così anche se non sarà un vero debutto in società per Angelina, in quanto bisogna farlo davanti alla regina, beh... potrà prendere dimestichezza con l’alta società per quando giungerà il momento.”

A quelle parole gli occhi di Angelina e Elizabeth brillarono.

Avevano capito cosa stava succedendo.

Ciel invece congelò.

“Sei mesi.”, stabilì Francis guardando Sebastian. “Credo che sei mesi basteranno per insegnare ai miei nipoti tutto sulle buone maniere.”

Ci fu una pausa e poi aggiunse. “Un uomo come lei credo proprio che possa farcela.”

A causa di quelle parole, Ciel capì che anche Francis aveva accettato Sebastian. Tuttavia il suo spirito combattivo le impediva di ammetterlo come tutti, per cui gli aveva imposto una nuova sfida per fargli dimostrare il suo valore.

Ciel sospirò.

Perché ci finiva sempre in mezzo lui?

Lui non ci teneva a partecipare ad un ballo lì alla tenuta, perché era di quello che si trattava.

Tra sei mesi, i conti Phantomhive avrebbero organizzato un ballo per presentare i loro figli ai loro pari.

Ed in quell’occasione si sarebbe preteso che Ciel fosse diventato un damerino.

Le ragazze erano entusiaste e cominciarono già a parlare di come si sarebbero vestite.

Ciel era frustrato.

Lui odiava quelle cose.

Lui odiava stare in mezzo alla gente.

Francis stavolta gli aveva proprio tirato un brutto scherzo.

Dopo quella proposta accettata da Vincent, la donna si decise ad accomiatarsi.

Mentre aspettava con la figlia la carrozza in giardino, però, ebbe modo di parlare ancora una volta con Sebastian.

“Signor Michaelis, voglio dirle che la nostra sfida è solo rimandata. Ammetto che mi ha battuto nella scherma, e che forse è la persona giusta come istruttore per questo casato, anche se lo scopriremo con certezza solo tra sei mesi se sarà ancora qui, ma ho ancora delle frecce  disposizione. La prossima volta che c’incontreremo vorrei sfidarla ad una gara d’equitazione o di caccia, altre due attività per cui sono portata.”

“Sarà un vero piacere.”, disse l’uomo con un inchino accettando la sfida.  

“E visto che sono indispensabili, insegnate queste arti anche a Ciel, così forse potrebbe anche lui essere della partita nella nostra competizione.”

“Sarà fatto.”.

La donna se ne andò e nel maniero dei Phantomhive ritornò la solita calma. Aveva lasciato dietro di sé però un tifone chiamato "ballo" e tanti mesi di duro lavoro e frustrazione per Ciel.

Prima di quelli però dopo qualche giorno Ciel andò a Londra e come aveva stabilito per puntiglio personale obbligò Sebastian a portarlo dal suo informatore.

FINE CAPITOLO 15

Come andrà la visita a Londra? Ciel incontrerà l'informatore? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

Probabilmente il capitolo è uscito più blando di quello che immaginavate, ma non volevo scrivere qualcosa di eclatante, volevo solo che si arrivasse al momento in cui le cose tra Ciel e Sebastian sono un po' cambiate.
Detto questo, spero che il capitolo vi sia un po' piaciuto!

Di questa fic ho scritto fino al capitolo 16, spero presto di aggiornarla.

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