How we met ,And the sparks flew instantly...

di theinvisiblemayqueen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Harvard. ***
Capitolo 2: *** Neve,Shopping e Amore ***
Capitolo 3: *** Lots of...kisses! ***
Capitolo 4: *** Fida...nzata! ***
Capitolo 5: *** Amore e... ***
Capitolo 6: *** Complicazioni ***
Capitolo 7: *** Cosa fare? ***
Capitolo 8: *** Revenge?! ***
Capitolo 9: *** Equilibrio. ***
Capitolo 10: *** For President! :) ***
Capitolo 11: *** Easter Liar ***
Capitolo 12: *** Gatti e sorprese. ***



Capitolo 1
*** Harvard. ***


1.Harvard Avevo conosciuto quel ragazzo ad Harvard. Era intelligente, brillante e bello. Corti capelli castani e occhi azzurro cielo. Austin, si chiamava. Ora che ci penso non mi aveva mai detto il suo cognome. L'avevo urtato per sbaglio nel chiostro e gli erano caduti tutti i libri di mano. L'avevo aiutato e poi ero scappata via, arrossendo. Alla lezione dopo,  antropologia, ero stata colpita da una pallina di carta. Sopra c'era scritto 'aprimi'. Era un biglietto. diceva così :

             Ehi! perchè te ne sei andata via così,prima? avremmo potuto fare una chiaccherata...
             vediamoci dopo le lezioni davanti all'entrata principale. A.

Così ci eravamo conosciuti. Io ero andata all'appuntamento e avevamo cenato insieme, in un ristorante n città. Eravamo tornati prima del coprifuoco, ridendo. Gli avevo raccontato dei miei primi anni di vita in Italia (mi ero trasferita in America a 13 anni) e avevamo scoperto di avere molto in comune (anche il fatto di essere single...). Io studiavo lingue nordiche e lui antropologia. Ci eravamo rivisti la sera dopo e quella dopo ancora, avevamo studiato insieme per il test di antropologia 2...avevamo passato insieme le domaniche, a giocare a bridge e a poker (con i cioccolatini)...eravamo due tipi solitari, amanti dello studio e della lettura.
Ci eravamo frequentati per quasi sei mesi...
 Ma, prima della chiusura natalizia della scuola Austin mi aveva mandato un messaggio, dicendo di volermi incontrare urgentemente.
 Avevo smesso di fare le valigie ed ero corsa in camera sua.
Imbarazzato, aveva confessato di essere innamorato di me.
Mi ero buttata tra le sue braccia, felicissima. Ci eravamo baciati, ed ero stata con lui tutta la notte, avavamo dormito abbracciati. Ma il giorno dopo lui doveva tornare nel Tennesse e io a New york...
Ci eravamo salutati, con un lungo bacio&abbraccio ed io eo scoppiata a piangere.  

Ora sono qui, nel chiostro, ad aspettarlo. Le vacanze sono finite ma c'è ancora neve sugli alberi in cortile.
Lo vedo arrivare: la sciarpa dell'università che sventola nel vento freddo, i capelli ghiacciati, il suo cappotto scuro. Mi sorride. Ci abbracciamo e cominciamo a raccontarci dei rispettivi Natale. Lui mi racconta che l'ha passato con la famiglia, a casa della sorella, che ha cucinato per tutti (lei ama cucinare, però non poi pulire la cucina dopo averlo fatto). Io gli racconto del grande pranzo a casa di parenti, con pietanze italiane e a solita lettera d'auguri di mio papà dall'Italia (i miei genitori sono separati).

Così, parlando, cui dirigiamo verso la mia camera. Mi bacia dolcemente. Sentiamo dei passi. Ci nascondiamo. I professori non tollerano effusioni in pubblico. è il rettore. Non appena se ne va iniziamo a ridere come matti. Lo bacio e poi scappo in camera.

Mi addormento con i suoi occhi azzurri nella mente e il sapore delle sue labbra in bocca.


 

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Capitolo 2
*** Neve,Shopping e Amore ***


due due Nel mio letto, la mattina dopo, pensai molto ad Austin. Prima di Natale ero lusingata del fatto che lui mi amava, dalle sue attenzioni. Avevo preso il fatto alla leggera.
Ma nelle vacanze mi era mancato e la lontananza mi aveva fatto provare uno strano dolore, al petto. La sera pensavo a lui e lo sognavo, ricordando la notte che avevamo trascorso insieme, abbracciati. Desideravo che lui non fosse nel 'Dark Blue Tennessee', ma lì, con me.
Era Amore? sì, senza ombra di dubbio.
Ora avevo voglia di rivederlo, di baciarlo, di sapere che mi amava e di dirgli 'ti amo'. Perchè era questo che provavo.
Mi vestii, indossando il mio caldo maglione rosso, la sciarpa dell'università, un basco e i miei jeans preferiti. Ovvio, anche una semplice giacca a vento. Usii di corsa dal dormitorio. Erano le 8, ma era deserto. Mi ero dimenticata che era domenica e quindi non c'erano lezioni... Andai a sbattere contro qualcuno. Austin.
-Avevo così tanta voglia di rivederti!- dicemmo in coro. Lo abbracciai, poggiando la testa sulla sua spalla, coperta di neve. Ci ritirammo in una nicchia e lui mi baciò il naso, rosso dal freddo. Prima che potesse continuare lo fermai. Gli confessai i miei pensieri di quella mattina, di come all'inizio non l'avevo preso sul serio, di quanto però poi mi era mancato. Mi ero completamente sbagliata. Era stupito.
-Ma ora ti amo, Austin, davvero.-
I suoi occhi, prima sospettosi, si illuminarono di pura gioia. Sorrisi e lo spinsi contro al muro, baciandolo e appoggiandomi a lui. Era un sogno che rincorrevo da mesi, era Austin.
I nostri corpi erano ghiacciati, ma io stavo bruciando. Andammo in mensa e ci prendemmo un tè. Ad Harvard lo servivano con i pasticcini e in tazze di porcellana, come in Inghilterra. Decidemmo di fare un salto in città. Ogni domenica si svolgeva un mercatino, dove vendevano di tutto. Ci andavo quasi ogni settimana, prima delle vacanze. Quel giorno me ne ero dimenticata, presa com'ero da Austin! Ma quel tesoro se ne era ricordato per me. Era la prima volta che ci venivo con lui. Guardammo per ore le bancarelle. Comprai un maglione fatto a mano, del mio colore preferito, un paio di omini di pan di zenzero, fermagli per capelli e un sacco di altre cosine carine. Stranamente Austin non sembrava provare avversione per lo shopping, come altri ragazzi che avevo conosciuto. Anzi, sembrava anche interessato. Gli chiesi una spiegazione e lui mi disse che faceva shopping con sua sorella, a volte, e che ci era abituato. Lei doveva essere una ragazza fantastica.
Guardai l'orologio: le 5. Il tempo era volato.
-Dovremmo mettere qualcosa sotto i denti, sono le cinque di pomeriggio...- proposi.
-Io non ho tanta fame...e tu?-
-Bè...in un certo senso ce l'ho...- risposi sorridendo. Lo trascinai in un vicolo. Non appena fummo lontani dal caos lo baciai, quasi affamata dalle sue meravigliose labbra. Rispose al bacio con trasporto. Quando mi fermai per riprendere fiato dissi: -Non riesco a non dirti che ti amo...è più forte di me...- Mi sorrise come un capoclasse che riceve la medaglia.
Mi prese per mano. Pochi minuti dopo eravamo in un bar stile Starbucks, che faceva dei frappuccini fantastici: ordinai il mio preferito, quello al caramello.
Rimanemmo così, a fissare il tramonto e a sorseggiare frappuccino. Quella era vita.
Tornammo ad Harvard ridendo e Austin si intrufolò in camera mia, per restarci. Era proibito, ma non ci importava. Parlammo e giocammo a bridge, sgranocchiando patatine e salatini.
Dopo qualche ora ero distrutta, così mi spogliai (rimanendo in mutandine e reggiseno) e mi infilai a letto. Austin fece lo stesso e rotolò vicino a me. Non lo avevo mai visto senza maglietta...era fantastico. Il suo corpo era caldissimo. Mi rannicchiai contro di lui, posando la testa sul suo petto e osservandolo da quella posizione. Ci fissammo per un pò, poi lui mi abbracciò e mi baciò, dolcemente. Iniziò a giocare con la spallina sottile del mio reggiseno nero. Quando gli lanciai un'occhiataccia smise. Scivolai nel dormiveglia, mentre lui mi accarezzava  la schiena e i fianchi.
Mi svegliò la luce elettrica che filtrava da sotto la porta. Erano le 4 di notte, secondo la mia sveglia. Sentii una porta sbattere e capii. Una volta ogni tanto i sorveglianti controllavano le stanze delle ragazze, per vedere se c'era qualche studente impegnato in qualche altra attività, che non era di certo dormire.
Austin era sveglio. Aveva capito anche lui.
Mise la testa sotto il cuscino e le mani sui fianchi. Mi sdraiai su di lui, a pancia in giù e feci finta di dormire. La luce si accese e la porta si aprì (non era permesso chiuderle a chiave la notte, sia per una questione di sicurezza che per un eventuale controllo). Entrò la sorvegliante del nostro piano. Si guardò bene intorno, mi vide dormire tranquilla e apparentemente sola e se ne andò. Dopo che la porta si chiuse a Austin venne da ridere. Gli tappai la bocca con un bacio, che poi lui rese più profondo. Intrecciò le sue gambe con le mie. Gli feci scorrere le mani sulla schiena, sentendo le sue spalle ampie e i suoi muscoli tesi. Mi strinsi contro di lui. Non ci eravamo mai baciati così. Era qualcosa di intimo, di nuovo, e di bello. Ero tentata di continuare, ma il buonsenso ebbe la meglio. Mi staccai e dissi di non essere pronta. Ero ubriaca di lui. Si mostrò comprensivo. Non era come gli altri ragazzi, che ci davano dentro la prima sera. Sapeva aspettare.
Lo amavo anche per questo. Mi riaddormentai, tra le sue braccia.

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Capitolo 3
*** Lots of...kisses! ***


3. Lots of love Mi svegliai e capii subito di non essere sola in quella stanza. Poi vidi Austin e ricordai. Iniziai a sfiorare la sua pelle con il dito, seguendo la linea delle sue vene. Era così bello, con gli occhi chiusi, tranquillo, sereno, immerso nei sogni che solo lui conosceva. Forse mi stava sognando, pensai.  Lo baciai lievemente sulle labbra, per convincere me stessa della sua esistenza. Si svegliò e mi trovò, la testa sulla sua pancia, a fissarlo. Il piumone era per terra.
-Buongiorno!- gli sussurrai.
Un'oretta dopo eravamo a fare colazione. La sorvegliante dormiva ancora, non si era accorta di Austin che usciva dal dormitorio femminile. Avevamo riso come matti sentendola russare. Addentai distratta un biscotto. Austin se ne accorse e mi chiamò, facendomi tornare sulla terra. Dovevamo andare ad Antropologia. Scivolai pigramente vicino a lui. Un amico di Austin, Trent, che faceva come me lingue nordiche, chiese ad Aust (l'avevo soprannominato così) dov'era stato la scorsa notte. Lui borbottò qualcosa e poi mi guardò, implorando aiuto. Se ci scoprivano potevamo anche essere espulsi. Sviando abilmente il discorso iniziai a parlare con Trent delle lezioni di Norvegese. Entrò il professore e  allora ammutolii. Me l'ero cavata. Scrissi un biglietto a Austin.
           
            come ci regoliamo? dobbiamo inventare una scusa. Possiamo comunque dire di essere usciti insieme, ma poi...??

La risposta non tardò.

            siamo andati al bar e al mercato, abbiamo mangiato fuori e poi tu sei tornata. Io sono rimasto in città per la notte. Intesi?
            
intesi. ma trent sa che...ci frequentiamo...?
            sì, in un certo senso. Possiamo parlare, dopo la lezione? dovrei dirti una cosa.

Lo guardai e annuii. Continuai ad ascoltare la lezione. Non appena fu finita il professore disse: -è presente nell'aula miss Maria Della Rocca??-
Quasi tremante, mi alzai in piedi. Il professore mi fece cenno di seguirlo. Raccolsi la mai roba e attraversai l'aula, tra gli sguardi increduli.
Non appena fuori il docente disse: -il Rettore voleva vederla.- Mi assalì un'ondata di panico...cosa avevo fatto? Non poteva sapere di me e Aust. E se qualcuno aveva fatto la spia, ci aveva visto, la notte prima delle vacanze? Eravamo giunti davanti alla porta dell'ufficio del Rettore. Mi fece entrare. Il professore si dileguò.

Tutto era come lo ricordavo: la grande libreria, lo stemma dell'università, con il motto,e il viso saggio del Rettore. Lui era molto serio. Stavo tremando.
-Gradisce una tazza di tè, signorina? ah, si accomodi pure.- disse severo.
-La ringrazio molto, era proprio ciò che ci voleva.- risposi cortesemente.
Alzò la cornetta e comendò qualcosa alla segretaria dall'altro capo del filo.
-Torniamo a noi, miss Della Rocca.- Mi preoccupai.
-L'ho convocata qui, senza avviso, per un motivo particolare...No, non si allarmi, non è niente di nefasto...- disse vedendo la mia faccia di cera.
Sospirai di sollievo. - Ha qui con lei il suo libretto?- mi chiese.
-Certamente- affermai,tirandolo fuori dalla borsa e porgendoglielo. Lo osservò per un pò e poi annunciò: -Proprio come mi aspettavo. Volevo solo controllare, sa, per confermare ciò che mi hanno detto su di lei...-
-C...cosa le han...nno detto su....su di...me??- balbettai.
-niente di grave, cara. I suoi docenti mi hanno solo riportato i suoi voti nei test. Il massimo, in ogni materia. Ci tiene molto. Perchè ha voluto scegliere proprio questo indirizzo?-
Posai la tazza d tè. -Vuole la verità? bene. A 13 anni mi sono trasferita qui dall' Italia. Avevo un'ottima conoscenza della lingua, così mi sono adattata subito. Uno dei primi libri che ho letto, in Inglese è stato Eragon, e poi tutta la saga. Non so se conosce quel libro...Sono rimasta affascinata dalla lingua che l'autore usava per scrivere le parole di Potere, coloro che permettevano al protagonista di compiere la magia.  In seguito scoprii che si trattava di norvegese antico. Da quel giorno ho anelato a imparare la suddetta lingua, in stile moderno. è per questo che ho scelto questa università e questo indirizzo. Anche se mi sto indebitando, parlando francamente, ne vale la pena. Questo è quanto.- Attesi la reazione. Il Rettore rimase serio, ma poi sorrise.
-Capisco. Deve essere stata una bella passione, se è riuscita a coltivarla in codesto modo. Volevo annunciarle che le è stata assegnata una borsa di studio che coprirà i successivi due anni accademici. Sono comprese tasse universitarie, vitto, alloggio e testi universitari. Complimenti.-
-Lei...lei...sta scherzando?- dissi incredula. La tazza quasi mi cadde dalle mani.
-Quasi tutti reagiscono così all'annuncio- mi informò.-Mi stavo dimenticando di una cosa. Alla fine del semestre riceverà anche un premio, per i suoi sforzi. Quindi prepari un discorso.- sorrise bonariamente.
Mi immobilizzai. Non riuscivo a crederci.
-Ora può andare...avviserò io sua madre e la convocherò per un colloquio. Arrivederci, signorina Della Rocca.- concluse.
Mi alzai e scappai da quell'ufficio. Wow. Due anni. Non ci credevo. E con il mio lavoro di traduttrice di libri per una piccola casa editrice, ero ricca.

Vidi Aust che mi veniva incontro. Gli sorrisi, contentissima. Entrammo in uno dei tanti giardinetti che circondavano il campus e lì gli raccontai tutto. Mi abbracciò, commosso.
-Sent, Mari...- cominciò. (Mi chiamava Mari così come io lo chiamavo Aust) - Volevo chiederti una cosa...io...noi...ci conosciamo da...settembre e...bè...io mi chiedevo se...Se...cioè...- Si schiarì la voce e continuò, deciso - Maria Della Rocca, vorresti essere la mia ragazza?- Si mise in ginocchio e tirò fuori dalla tasca una scatoletta blu, da anello. La aprì e io vidi un semplice anello di oro bianco e platino, che scintillava.
Lo abbracciai fortissimo e cademmo tutti e due nella neve fresca. Ma non m'importava.
Mi mise quella meraviglia al dito e poi mi baciò, trionfante e felice.
Non chiedevo di meglio.

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Capitolo 4
*** Fida...nzata! ***


4.Fidanzata! Qualche giorno dopo mi chiamò mia madre, agitata.
Aveva ricevuto la lettera del Rettore, che la invitava a recarsi all'università per un colloquio. Quando l'aveva aperta era quasi svenuta. Mi chiese minimo dieci volte se avevo fatto qualcosa di male, se avevo infranto qualche regola...le dissi che sapevo il motivo e che era una sorpresa. Non si doveva preoccupare. Ci accordammo per il giorno della convocazione,alle 11.
Uno scintillìo attirò la mia attenzione. Fissai l'anello che portavo al dito. Stavo per dirlo a mia mamma,ma non lo feci. Salutai e riattaccai.
Rientrai nell'aula, dove era appena cominciata la mia lezione. Passai quasi tutto il giorno nelle aule polverose, ad ascoltare docenti ed a prendere appunti.
Studiai un pò e poi scrissi una mail ad Aust.Usavo la mail spesso, mi piaceva vedere vicino al mio nome quello dell'università. Mi faceva sentire importante. E non spendevo un centesimo...

        Da: mariarocca@harvard.eu
        A: austift@harvard.eu
        Oggetto: Mamma

        Ehi Aust...come va? oggi mi ha chiamato mamma, agitatissima, perchè aveva ricevuto una lettera del Rettore!
        Non le ho detto ne della borsa di studio ne di noi due (mi piacerebbe che ci fossi anche tu...)
        Ti va di vederci nel giardinetto... hai capito quale.... ;)
                                                                                                                                                                     Lots of kisses,
                                                                                                                                                                                           Emme.

Ripresi a studiare. La risposta arrivò dopo pochi minuti.

        Da: austift@harvard.eu
        A: mariarocca@harvard.eu
        Oggetto: Re:Mamma

        Cucciola, qui tutto bene, anche se sto studiando come un matto. Mi fa piacere staccare un pò...
        Che ne dici di cenare fuori,stasera?
        Sto venendo al giardino...ho capito quale, stupidina! Dubitavi di me?
                                                                                                                                xxx, Aust.

Mi infilai la maglia dell'università, un caldo maglione blu scuro con fili d'argento, pantaloni di velluto e un cappotto. La neve imbiancava ancora il campus, e non voleva smettere di cadere. Nel giardino c'era Austin, seduto sulla panchina. Lo salutai e poi dissi, pacata : -Andiamo? conosco un posticino niente male...-
Mi prese per mano e ci incamminammo verso la sua macchina, una Volvo nera.
Entrammo in un ristorante italiano, dove gli spiegai un pò della mia cultura e gli consigliai i piatti migliori. Io presi gnocchi al pomodoro ripieni di mozzarella, lui, fregandosene dei miei consigli, prese una pizza. Divorammo tutto, sotto gli sguardi compiaciuti del cuoco. Ordinai due porzioni di tiramisù ed un'altra bottiglia di vino. Guardai meglio il cameriere, che mi sembrava familiare e lo riconobbi. Lo chiamai per nome. Si girò, incredulo. Austin era ammutolito.
-Andrea, sono io, Maria...non ti ricordi? alle medie, stessa classe...- chiesi in italiano.
-Ma...Maria??! sei davvero tu? Oddio! Sei cambiata tantissimo...Quasi non ti riconoscevo...Sei diventata molto...molto...più...bella!- esclamò.
Io arrossii. Si sedette al nostro tavolo, dopo ripetuti inviti da parte mia, e iniziammo a conversare nella nostra lingua madre. Aust non ci capiva un'acca, così io passai di nuovo all'inglese e gli spiegai velocemente chi era quel ragazzo. Un mio compagno di classe, delle scuole medie, in Italia. Eravamo stati compagni di banco per più di un anno ed io mi ero innamorata di lui. Gli avevo scritto una lettera d'amore, credendo che mi ricambiasse, ma Andrea l'aveva letta davanti a tutti,per scherzo, facendomi vergonare.
Pochi giorni dopo ero partita. Non l'avevo mai perdonato.
-Andrea, lui è Austin, il mio...- Guardai Aust e lui mi fece un cenno d'assenso. Continuai -Lui è...il mio fidanzato... Aust, lui è Andrea, un mio compagno di classe italiano. Andre, cosa ci fai qui?-
-Potrei farti la stessa domanda... sono venuto qui da dei miei parenti, per fare pratica con l'inglese e loro mi hanno offerto di lavorare qui. Il cameriere non è proprio il mio lavoro ideale ma...ci si abitua. tu?- rispose.
Mi versai un altro bicchiere di vino rosso prima di continuare: -Studio ad Harvard da questo semestre. Lingue Nordiche... Ma abito a New York, con mia madre...-
Nel sentire il nome dell'università Andrea sbiancò. Quel nome incuteva timore.

Parlammo ancora per un pò, poi chiesi il conto. Il cuoco tornò con una cartellina, che porse ad Austin. Gliela strappai di mano, dicendo che pagavo io. Il mio ragazzo se la riprese e ci infilò una carta di credito, per poi porgerla al cuoco che se ne andò, non senza aver dato un'occhiata arrabbiata ad Andrea.
Rimasi lì impalata, con il portafoglio in mano. Il mio compagno di classe si alzò e andò in cucina.
-Non vale! dovevamo festeggiare la borsa di studio...e questo!- esclamai mostrando ad Aust l'anello.
-Ma stiamo festeggiando, ti ho offerto la cena!- rispose sorridendomi così dolcemente che non resistetti, lo perdonai all'istante.
Ci alzammo e uscimmo dal ristorante. Andrea mi porse un biglietto da visita, dicendo, con voce mielosa :-Tornate presto...Ciao Mari...-
Lo afferrai e trascinai fuori Aust, stizzita. Salimmo nella Volvo.

Guardai il biglietto. Sul retro era scarabocchiato un numero di telefono e una parola: Chiamami. Lo strappai in minutissimi pezzi e li feci volare fuori dal finestrino. Austin frenò.
-Che c'è?- protestai.
-L'hai distrutto!- rispose.
-E allora? c'era il suo numero di cellulare, sul retro! ci stava provando con me, non te ne sei accorto?-
-Io non ne sarei così sicuro...-
-Non lo conosci. Se lo facessi rientrare nelle mia vita distruggerebbe tutto, come ha già fatto.- singhiozzai.
Spense la macchina e mi abbracciò. Dopo essermi calmata gli raccontai delle scuole medie, della lettera d'amore, di come mi aveva umiliato e lasciato sola, di che amico era...
-Capisci, ora? Sa essere molto seducente, Aust. Se non fossi...fidanzata... con te rischierei di innamorarmi di nuovo di lui... E poi non voglio ricordare quegli anni, non voglio farmi del male...- Feci una pausa. -Austin, io ho scelto te...- conclusi sull'orlo delle lacrime.
Riavviò la macchina. In pochi minuti eravamo al campus.

Ci avviammo verso la mia camera. Quasi istintivamente, spinsi Aust contro il muro, baciandolo fino a non avere più fiato. Sapeva di vino rosso e tiramisù.
Feci scivolare le mie mani sulle sue spalle ampie. Poi giocherellai con i riccioli sulla sua nuca. La sua mano scivolò in basso, sotto il mio maglione, e lui mi accarezzò la schiena. Il bacio si fece più profondo e io mi spostai leggermente, lasciandogli più spazio.
Dopo un pò mi staccai da lui e mormorai: -Non so come dirtelo...senza essere troppo volgare o altro ma....Austin, ti voglio!- 
Lui mi sorrise come un ragazzino e disse: - Sicura di non essere...brilla?-
-Se lo sono non m'importa! Voglio solo stare con te!-
-Se è questo che vuoi...- Leggevo nei suoi occhi l'eccitazione. Mi prese in braccio e, continuando a baciarmi, mi portò verso la sua camera.
Poco dopo Austin si immobilizzò. Sentii una voce che diceva:- Signori...cosa state facendo?-
Aust rispose : -La stavo accompagnando in camera sua, professore.-
-Ne è così sicuro, Austin...- il professore abbassò la voce e disse una parola che non capii.
Girai la testa ed esclamai : - Confermo tutto!-
-Signorina Della Rocca, buonasera. Lei è una delle nostre migliori allieve,se non sono errato... cosa fa alzata a quest'ora? Domani ha un esame...Via! nelle vostre rispettive camere, tutti e due!Ah,  'Notte...-
Detto questo fece una smorfia e se ne andò.
La mia mente si rischiarò di colpo.
-Forse è meglio che rimandiamo ad...un'altra sera...-
Annuii, desolata. Tutto il desiderio si era dissolto, di colpo.

Sciolsi il suo abbraccio, gli accarezzai la gancia e mi dileguai nella notte.

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Capitolo 5
*** Amore e... ***


5. Amore e... Ero pronta.Volevo fare l'amore con Austin, ma quel ca**o di professore aveva rovinato tutto.
Pensavo solo a questo, due giorni dopo, mentre mi avviavo verso l'aula. Non vedevo Aust da quella sera, ed ero tristissima. All'esame avevo preso un punto meno del massimo, ma non mi importava. Volevo Aust.

E avevo un piano.

Passai tutto il giorno ad affinarlo, stando attenta il minimo indispensabile alle lezioni. Mangiai un panino al volo.

Dopo la fine delle mie lezioni andai in camera mia e mi infilai gli induenti più maschili che avevo. Non indossai il reggiseno, perchè la maglia sformata mi lasciava la spalla nuda e la sottile spallina avrebbe attirato l'attenzione. Mi feci uno chignon e mi calcai sulla testa un cappello della squadra si baseball. Così conciata mi avviai verso la camera del mio ragazzo. Per fortuna non c'era nessuno in giro, così passai inosservata.
Bussai con forza ed Aust mi aprì. Rimase impalato a fissarmi, e io gli dissi: -Austin! amico! Quanto tempo! Fammi entrare!- e lo spinsi dentro.
Chiusi la porta e mi guardai velocemente intorno, poi mi tolsi il cappello e sorrisi, sussurrando:- Sono stata convincente, come ragazzo?- Aust era a bocca aperta. Borbottò qualcosa, e io lo abbracciai, dicendogli che mi era mancato. Mi baciò velocemente e poi si lasciò cadere sul letto, incredulo. Mi buttai in braccio a lui. Mi coccolò per un pò.
-Lasciami togliere questi cosi! Gli indumenti da ragazzo sono così scomodi! ma come fate a portarli?!- dissi sfilandomi le scarpe, i pantaloni e sciogliendomi i capelli.

Mi guardava, incantato. Era la mia espressione? O erano le mie mutandine di pizzo ad  attirare la sua attenzione... Arrossii, sotto il suo sguardo colmo di desiderio.

-Che cosa stai aspettando?- dissi in tono innocente. Si alzò in piedi di scatto e mi prese per la vita, per poi adagiarmi delicatamente sul letto. Quasi impacciata gli sbottonai la camicia e i pantaloni.
Si allungò per prendere qualcosa da un cassetto. Ero sicura di cosa fosse. Il respiro mi si fee più affannoso. Mormorai il suo nome e lui si girò.
-io...io...io...sono...- iniziai, ma lui mi baciò, annullando i miei sforzi. Lo staccai da me e gli dissi: -Aust, sono...ehm...vergine...e...-
Si bloccò. Si scusò e si alzò... Fece per rivestirsi, ma lo fermai.
-Non intendevo questo. Austin, io ti voglio, corpo e anima. Solo non farti aspettative... - Nei suoi occhi passò una scintilla.Si  mise sopra di me, i nostri corpi aderivano perfettamente.

Poi successe. In un attimo eravamo una cosa sola.


Guardai Aust, raggiante. La sua espressione era lo specchio della mia.
-Sei stata brava.- disse sorridendo. -se non mi avessi detto che eri bè...vergine... non me ne sarei accorto...sul serio- Rise.
Non ero mai stata meglio in vita mia.
-Austin, ti amo-
-Maria, ti amo anche io.-
Lo abbracciai e rimanemmo così per un pò. Un rumore attirò la nostra attenzione. Mi girai allarmata. Tutto sembrava tranquillo.
Uno schiocco, un tonfo, delle imprecazioni. Io e Austin ci guardammo e poi scoppiammo a ridere. Mi feci una doccia e poi, avvolta in un mini-asciugamano che mi copriva a malapena dalle ascelle a poco più sotto dei fianchi, mi accoccolai in braccio al mio ragazzo. La sua pelle era ricoperta di goccioline di acqua, che lo facevano scintillare.
Non desideravo altro. Ero completa.

Qualcuno bussò alla porta. Non ottenendo risposta, entrò. Trent.
-Ciao Aus...- cominciò, ma poi mi vide, in braccio al suo amico. Sgranò gli occhi e mi fissò. Arrossii.
-Ciao Trent...- risposi.
-Maria...è....ehm...un piacere vederti!-
-Ciao Trent- disse finalmente Aust -Potresti....ti dispiacerebbe tornare...tra un pò...?? Grazie!- e fece un gesto con la mano, come per scacciare una mosca.
-Ah...stavo interrompendo...qualcosa? Scusate....fate pure con comodo...a dopo- esclamò, lanciando un'occhiata ad Aust.
Non appena fu uscito iniziai a vestirmi. Austin mi abbracciò, da dietro e si scusò, dicendo che quel ragazzo ficcava sempre il naso dove non doveva... Mi propose di riaccompagnarmi in camera, ma rifiutai. Poi conclusi: -Non ha rovinato niente, Austin. Sei dannatamente fantastico, e lo sai bene! Ci vediamo!!-
Lo baciai con tutto l'amore che avevo nell'anima. Poi me ne andai.

Arrivata in camera iniziai a saltellare e a fare urletti di gioia. Accesi lo stereo e mi misi a cantare a squarciagola. Ero euforica.
Beth, la mia vicina di stanza, fece capolino dalla porta aperta. La feci entrare. Mi chiese il perchè di quel caos, ma io non risposi. Allora si sedette sul mio letto e disse: -è Austin, vero?-
-Sì, come fai a saperlo??- dissi imbarazzata.
-Bè...vi vedo insieme, lo vedo entrare nella tua camera quasi tutti i giorni, a volte sento le vostre risate...e poi si nota che tra di voi c'è del tenero...- disse sorridendo.
Arrossii e iniziammo a parlare. Parlammo della scuola, dei rispettivi ragazzi, mangiando patatine e marshmellows...
Mi mancava una serata da ragazze.

Ci addormentammo sul letto,fronte contro fronte, con il sorriso sulle labbra.


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Capitolo 6
*** Complicazioni ***


6. Complicazioni?
Come tutte le mattine, uscii ancora mezza addormentata dalla mia camera e mi avviai alla caffetteria. Presi il mio solito muffin e caffè e poi mi diressi verso la mia prima lezione.
A metà del tragitto vidi mia madre. Cosa ci faceva qui?? Poi mi ricordai che dovevamo vederci lì, prima del colloquio con il preside. La salutai, felicissima e la abbracciai. Parlammo un pò, d'un tratto lei si fermò e mi fissò stupita.
-Cos'hai al dito? Quello è...un anello?- chiese.
-è una lunga storia mamma...ho conosciuto un ragazzo fantastico e...- Si aprì la porta dell'ufficio e la segretaria chiamò mia madre. Le strinsi la mano e le dissi di trovarsi nel chiostro principale dopo il colloquio.
Prima di entrare nell'aula incontrai Aust e ci mettemmo d'accordo per l'incontro con mia madre, a cui avremmo detto del nostro fidanzamento.
La lezione passò in un attimo. Ora avremmo dovuto affrontare mia mamma.
Era seduta sul muretto e ci guardava arrivare, mano nella mano. Austin continuava a farmi girare l'anello intorno al dito. Era nervoso.

-Ciao mamma! Lui è Austin.- dissi e lo indicai. -Austin, Nora, Mamma, Austin.- Si strinsero la mano.
Lanciai uno sguardo ad Aust e lui si schiarì la voce.
-Signora Della Rocca...io e sua figlia ci siamo conosciuti alcuni mesi fa, qui ad Harvard. Prima delle vacanze le ho confessato quello che provavo per lei, ma poi ci siamo dovuti lasciare per Natale.
Poco tempo fa Maria mi ha annunciato di ricambiare i miei sentimenti...e io ehm...le ho chiesto di essere la mia fidanzata...e le ho regalato quell'anello che ora porta al dito.- Lo disse tutto d'un fiato.
Mia madre non si fece scrupoli e lo abbracciò, esclamando: -Austin caro, sei il ragazzo perfetto...ma tranquillo, chiamami pure Nora...-
Conversammo per un pò, poi  ci salutammo. Nora era più eccitata di me. La borsa di studio aveva perso valore, per lei. Io ero fidanzata. Nel giro di poco l'avrebbero saputo tutte le sue amiche. Dovevo dirlo anche alle mie. Tanto l'avrebbero saputo comunque.

Mandai una mail collettiva a tutte le mie amiche.

        Da: mararocca@harvard.eu
        Ccn: sarilli@hotmail.it; marilight@gmail.com; fijapopa@bostonuniversity.us; ninadder@libero.com; e altri...
        Oggetto: Fidanzamento.
        Allegati: Foto15; Foto23

        Ehi!
        Ti ricordi di quel ragazzo, Austin, che avevo conosciuto qui?
        Indovina un pò??
        Siamo FIDANZATI!! non ci credi? ti mando la nostra foto e quella dell'anello! (sì, me ne ha dato uno... < 3 < 3)

        Bacissimi,
        Mari

Nel pomeriggio ero libera, così andai in un parco lì vicino e mi rilassai.
Dopo una tranquilla dormitina tra gli alberi me ne tornai ad Harvard. Era così rumoroso rispetto al parco...Incontrai Trent e parlammo un po' delle nostre lezioni e dell'esame di Storia, che si sarebbe svolto tra due giorni. Decidemmo di studiare insieme, il giorno dopo. Mi alzai, ma lui mi spinse di nuovo sulla panchina dove eravamo seduti.
-Maria, so cosa facevi pochi giorni fa con Aust. Era così evidente! Ti ricordi il capitolo...- disse autoritario.
-Certo! E allora?- lo interruppi. -Io lo amo, Trent. E nessuno mi farà cambiare idea!- risposi piccata.
-Ah, tu credi? e se ti dicessi che so anche della tua borsa di studio, il tuo ragazzo- enfatizzò la parola- ne era così orgoglioso! Non penso però che il Rettore sia ancora così contento di consegnartela, se sapesse di te e Aust...-
-Perchè dovrebbe saperlo? Perchè...mi stai facendo questo? io pensavo che...fossimo amici.-mormorai a labbra strette, incredula.
-Facciamo un patto.- rispose eludendo la mia domanda.-Io non dirò niente, a nessuno, se tu lo farai, con me...Austin non lo saprà mai, giuro. ti ho osservato...sembri molto....ehm...portata.-
-Eri Tu! Ci hai spiato?! Sei un...-iniziai, ma lui mi accarezzò i capelli, dicendo dolcemente:- Sei così bella...Dai, lasciati andare...potrei farti da docente, migliorarti, come per un esame...-
-No! Non lo farò MAI!- urlai scostandomi.
Trent mi attirò a sè, mi strinse in una morsa di ferro e mi baciò, con forza. Lo tempestai di pugni, poi mi immobilizzai. Non appena allentò la stretta, scappai.
Mi guardò fuggire, deluso. La sua bellezza questa volta non aveva funzionato.

Non appena misi piede in camera,scrissi ad Aust:

        Aust,ora è tardi, ma domani mattina dobbiamo parlare. è molto importante. Trent.
        Sappi che ti amo, sempre e comunque. M.

Le lacrime mi inondarono il viso.

       

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Capitolo 7
*** Cosa fare? ***


7. Cosa fare? Quella notte non dormii. Quasi in trance mi alzai alle 8 e feci colazione, bevendomi un caffè più del solito.Andai da Aust. Si era appena svegliato, quandon piombai in camera sua. Si preoccupò. Gli raccontai tutto, anche il bacio e lui si infuriò e lanciò insulti.
-Non capisci, Austin? non puoi parlargli! Andrebbe a dire tutto al Rettore! Ci espelleranno. Non so che fare...-pensai un attimo. - Giusto! so cosa fare! Ne parlerò nel mio discorso! Sono una delle migliori studentesse! chiederò di modificare la regola!- Aust mi guardò, critico, poi si illuminò e disse:- Mari, sei un genio!- Poi mi diede un abbraccio fortissimo.
A malincuore lo respinsi e,amareggiata, commentai: Non dovremmo più vederci, o almeno, non così frequentemente e in pubblico...per allontanare sospetti...Io continuerò a respingere Trent e tu fai finta di niente...vediamo come si sviluppa...mi dispiace.-
Lui, triste, accettò e poi mi propose un ultimo bacio, per il momento. Con le lacrime agli occhi, annuii.

Finite la mie lezioni, decisi di mettere a posto quel cesso che era la mai stanza: vestiti puliti e sporchi dappertutto, cappotti e sciarpe sullo schienale della sedia,che stave per cadere da quanto era carica. Scarpe e carte di dolci e patatine sul pavimento, sudicio. La scrivania era ingombra di fogli, libri e blocchi. Cancelleria varia era sparsa per la camera, il cestino straripava, il letto era da cambiare.
Mi misi d'impegno e misi in ordine: i libri nel posto a loro designato, i fogli in pile ordinate, le matite nel portapenne, i vestiti puliti nell'armadio e quelli sporchi con le lenzuola, nel sacchetto per la lavanderia...
Quasi tre ore dopo avevo finito. Mi feci una doccia e crollai sul letto.
Entrò Aust, senza bussare, con una scatola di donughts. Quel ragazzo era così dolce...
Parlammo di tutto, evitando l'argomento Trent. Scrivemmo un pezzo del mio discorso. Aust andò in bagno,senza motivo apparente.
Qualcuno bussò. Dissi che era aperto.
-Ciao Maria, non dovevamo studiare insieme.- La voce di Trent era melodiosa, dolce.
Poi, senza lasciarmi il tempo di reagire, mi saltò addosso. Cercò di slacciarmi l'accappatoio, scalciai. Si buttò di peso su di me e mi baciò, possessivo, mentre le sue mani bollenti percorrevano il mio corpo. Mi divincolai. Aveva gli occhi iniettati di sangue, famelici.
Sentendo quel trambusto Austin uscì dal bagno e sgranò gli occhi, atterrito. Poi, in un balzo fu su Trent e cercò di staccarlo da me.

Fa che non si picchino...pensai.

La porta si aprì ed entrò la sorvegliante. La scena era quasi comica: Io, vestita solo di un'accappatoio, con Trent dagli occhi famelici mezzo sdraiato su di me, e Austin che lo tirava, lo sguardo truce.
La donna li separò e mi chiese cosa stesse succedendo. Dissi che Austin era venuto a portarmi il pranzo e che avevamo mangiato insieme e che Trent era entrato, saltandomi addosso senza un preciso motivo.
Lei ne fu convinta e trascinò via Trent.Lui mi fissò, con odio.

Dopo che se ne furono andati guardai Austin,quasi colpevole.
Il suo sguardo mi aveva già perdonato.





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Capitolo 8
*** Revenge?! ***


8. Revenge Era il giorno del mio discorso. Bè, non solo del mio...ma ero tesissima. Mi avrebbero consegnato una borsa di studio e un premio ed ero tenuta a fare un discorso, come gli altri studenti meritevoli.
Quando fu il mio turno, mi alzai tra gli sguardi ammirati (ero tra le poche donne alunne ad Harvard) e salii sul palco.
Ringraziai i miei docenti e la mia famiglia ma poi continuai: -Quello che sto per dire  non centra molto con la mia borsa di studio e forse non sarà gradito da alcune persone, ma mi sembra importante spiegarlo. Nel manuale dell'Università di Harvard è scritto che sono vietate relazioni (amorose, intendo) tra ragazzi, durante gli studi. In effetti è vero, avere un ragazzo ti distrae,anche se non di molto, dagli studi, ma non è un reato. Io sono fidanzata ma ho vinto questa borsa di studio... E poi, non puoi dire a te stessa di non innamorarti...-
 Guardai l'assemblea, col fiato sospeso.- Non è vero?? Vi voglio raccontare di un fatto che mi è capitato di recente. Ho conosciuto un  ragazzo, abbiamo iniziato a studiare insieme, a mangiare insieme, come amici. Dopo le vacanze ci siamo...innamorati...e lui...bè...lui è un tesoro, e mi ha regalato un anello, chiedendomi di essere la sua fidanzata...- Alzai il dito e la fedina scintillò sotto i riflettori.
 -Probabilmente, pensandoci adesso, forse dopo questo discorso mi spediranno dal Rettore e forse mi espelleranno, e mi dispiacerà molto. Ma io lo dico ugualmente: Modificate quella regola! Non dico di eliminarla, certo, ma alemno, permettete le relazioni! Il mondo è cambiato!!- Feci un passo indietro. La folla rumoreggiò.
-Calma! Non ho ancora finito! Solo una cosa, una cosa che non ho tollerato: mi hanno minacciato. Di dire tutto al preside, se non avessi fatto...qualcosa...- Trent impallidì.
-Grazie ancora a tutti. Ah...Austin, Ti amo!- Detto questo scesi dal palco, dopo aver preso il premio dalle mani dell'incredulo docente, e mi sedetti.

Ascoltai gli altri, con i loro dscorsetti di circostanza.
Non appena la cerimonia finì , tutti presero a mormorare e a farmi i complimenti. D'un tratto la folla si aprì ed apparve il Rettore in persona, che mi prese il polso e mi trascinò via.

Entrammo nel suo ufficio, poi chiuse la porta.
-Cosa credeva di fare?-chiese.
-Solo ciò che è giusto. Qui si fa tutto di nascosto, ci si ama in segreto, come nel Medioevo. Siamo nel ventunesimo secolo! Non lo tollero, ci sto male! So anche che ci sono molti altri nella mia stessa situazione!- sbottai.
Ci guardammo in cagnesco per un pò, poi la sua espressione si addolcì.
-Mi ricordi mia figlia, sai? Anche lei ha frequentato Harvard e si è battuta per questa regola. Ha fatto anche lei un discorso e l'ho trascinata via, proprio come te. Sei stata coraggiosa, complimenti! parlerò di questo fatto al Consiglio e vedrò cosa di potrà fare... è vero, il modo è cambiato...-Fece una pausa. -La tua relazione con Austin...è tollerabile. Sei perdonata. Ma non ti permette di intrufolarsi in camera sua e passare lì la notte, intesi? Non possiamo espellervi...lui è troppo...- mi guardò.
Troppo cosa?
-Intesi, arrivederci...-dissi balbettante.

Uscii. La folla era fuori dall'ufficio, ad aspettarmi.

-Lo farà presente al consiglio!!!- urlai a pieni polmoni.

Poi ricordo solo grida di giubilio.

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Capitolo 9
*** Equilibrio. ***


9. Equilibrio Quando mi svegliai la mattina dopo avevo un forte, penetrante, mal di testa. Io e quasi tutta l'università eravamo andati nel pub a festeggiare, ed avevamo ballato, bevuto birra e fatto gli scemi fino all'alba. Erano le 11 di mattina, per fortuna che avevo solo Finlandese alle 2! Oggi la vita riprendeva: esami, studio, lezioni ed Austin. Lui era di sicuro la parte migliore.

La giornata era piovosa, ma non mi intristiva affatto. Era ora di pranzo e la mensa era gremita. Non appena mi sedetti ad un tavolo, una folla di ragazzi si misero vicino a me e cominciarono a parlare. Tutti volevano fare tutto con me!! al liceo avrei desiderato essere popolare, ma non pensavo che fosse così...stressante!
Arrivò il mio principe azzurro che scivolò accanto a me e mi baciò. Questo fece dileguare la moltitudine di secchioni/sportivi del mio tavolo.
Mi avviai verso Finlandese. Poco prima di entrare in classe qualcuno mi prese per mano e mi portò in una nicchia.
-Trent! che cosa stai facendo?- sibilai.
-Ciao Mari...scusa, ma se non ti prendevo la mano saresti scappata- ribadì tranquillo.
-Che vuoi?- chiesi acida.
-Io...io...bè...volevo scusarmi con te bè...per...per quella sera e per il giorno dopo...non ero in me...ero eccitato e credevo di essere irresistibile...sono stato così arrogante...- fece una pausa.- tu sei così bella e io...scusa, scusa, scusa...non volevo trattarti così, non volevo ferire Austin...Mi dispiace...Non so perchè l'ho fatto?! Ero solo, non avevo una ragazza, pensavo...scusami, Maria...- concluse triste,mentre gli si inumidivano gli occhi. Riluttante,aggiunse:-Amici?- Lo guardai. Sembrava davvero così solo, così triste; vidi nei suoi occhi il rimorso, e un po' di paura. Lo abbracciai e gli sussurrai, nell'orecchio una sola parola, amici.

Incrociai lo sguardo di Aust, che veniva verso di noi, con un libro in mano. Il mio dizionario di Finlandese. Mi sciolsi dalla morsa di Trent e fissai neutra il mio ragazzo. Trent si girò e vide Aust, e come con me iniziò a dirgli ciò che provava. Aust gli diede una sonora pacca sulla spalla.
-Siamo di nuovo in equilibrio...-dissi entusiasta.-che ne dite di andare a cena fuori,stasera?- I due annuirono.
Aust mi baciò su una guancia e se ne andò. Ascugai con il dito le lacrime di gioia che scendevano sul viso di Trent, e ci avviammo verso la nostra lezione.

Ore 6.55
Ero quasi pronta. Vestitino brillantinato color oro, che mi arrivava a stento al ginocchio, stivali neri con il tacco,la mia borsetta, capelli sciolti. Mi truccai leggermente, presi il mio cappotto nero, lungo ed uscii. Io e i ragazzi ci trovammo all'entrata. Ci infilammo nella Volvo e in pochi minuti eravamo in città. Optai per un ristorante indiano in centro. Lasciai indietro i ragazzi, mi tolsi il cappotto e feci la mia entrata in sala. Si girarono tutti. Sorrisi e mi sedetti tra loro due. Erano a bocca aperta, a fissarmi. Poi Trent avvicinò la sua sedia alla mia e mi sisse all'orecchio:- Non vale, così mi provochi...-
Lo guardai innocente e ribattei:-Se provi a fare qualcosa, la mia guardia del corpo- indicai Austin.- e i miei tacchi ti faranno imparare la lezione...- Scoppiammo a ridere. Mangiammo e parlammo di ogni cosa.
Il mio riso era così piccante che mi vennero le lacrime agli occhi. Questo provocò ancora più risate.
Trent, quel traditore, disse di voler andare in bagno e sgattaiolò alla cassa, pagando la cena. Lo perdonammo anche per questo.

Entrammo nel pub più vicino e ordinammo da bere. Stavo valutando l'idea di ballare quando una voce, in perfetto italiano, disse:-Oh?! Cosa abbiamo qui? ora ne hai due, di ragazzi...Chi sceglierai, stasera? il tipico ragazzo americano, con i capelli scuri e un cervello, il principe azzurro o la mia bellezza mediterranea?- Mi girai , anche se sapevo benissimo chi aveva parlato. Andrea.
-Mi concede l'onore di questo ballo?-propose, e senza aspettare la mia risposta, mi trascina in pista, sotto gli sguardi stupiti de Aust e Trent.
Non ero brava a ballare. Cercò di baciarmi, ma io lo spinsi via. Mi strinse a sè, mise le mani sotto il vestito ed iniziò ad accarezzarmi la coscia, salendo sempre di più...Gli diedi una ginocchiata tra le gambe e gli pestai il piede, con il mio tacco assassino. Poi scappai e, appena arrivata al tavolo urlai, sovrastando la musica:-Andiamocene di qui!!- Austin, che aveva riconosciuto Andrea, capì subito.

Tornammo all'Università. Davanti alla mia camera, Austin mi baciò e sparì, lasciandomi sola con Trent, Dopo avermi promesso che sarebbe tornato. Il ragazzo mi abbracciò e cercò di darmi un bacio sulla guancia, ma, per sbaglio o meno, finì a baciare le mie labbra.Mi staccai di colpo e lui abbassò la testa, sconsolato. Minimizzai, feci una battuta e lo abbracciai, augurandogli la buona notte.

Mi addormentai subito, dimenticandomi che Aust aveva promesso di venire. La serata era stata quasi come me l'aspettavo. Andrea l'avevo rimosso dalla mente.

La mattina dopo, invece d Austin, sul cuscino c'era un biglietto:

        Sono passato, ma un ghiro era più sveglio di te!! :)
        Dopo le lezioni in camera mia...Sorpresa!
                                                                 Lots of Love,
                                                                        Austin

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Capitolo 10
*** For President! :) ***


10.For President Risi. A volte Austin era così divertente!

Le poche ore di lezione passarono in un lampo e nel pomeriggio, ero in camera del mio ragazzo.Lui aveva con sè uno zaino e un cestino da pic nic. Presi al volo il libro di Antropologia, ance se sapevo benissimo che non avremmo studiato. Prima di avviare la macchina, Austin mi bendò. Me ne stetti buona finchè non frenò, poi mi inquietai. Mi tolse la benda e io rimasi incantata: erba verde, anche se eravamo solo a Marzo, piccoli fiorellini colorati ed un ruscello. Il sole era alto, ma alcuni alberi filtravano i suoi raggi, creando disegni di luce sul terreno.

Nel frattempo, Aust aveva steso una coperta e stava cercando qualcosa nel cestino. Poco dopo eravamo intenti a mangiare dei sandwich squisiti. Una pausa dagli studi ci voleva proprio.
Quando chiesi ad Aust dove li aveva comprati, lui sorrise e disse:-li ho fatti io! La ricetta l'ha inventata mia sorella...sono buonissimi,vero?-
Parlammo di tutto,dai professori a Trent, dalla mensa alle lezioni.
D'un tratto mi disse di chiudere gli occhi e prese qualcosa di leggero, incartato, dallo zaino e me lo mise tra le mani. Quando aprii gli occhi e lo scartai , la carta crepitò allegra, mostrando una camicia a quadrettoni, di pile, di varie tonalità di viola e rosa scuro.Era bellissima.
Lo abbracciai  fino a soffocarlo e lo baciai. Mi sorrise,euforico.
-Ti piace,eh?-
-Se mi piace? la ADORO!!- risposi-Grazie,grazie,grazie Austin...!!-
-vuoi provarla?- chiese.
-Non adesso...fa troppo freddo per restare solo in camicia...- protestai.
-Ti scalderò io!- disse ridendo.
Annuii e mi tolsi maglione e dolcevita. Indossai quella camicia. Il tessuto scivolò leggero sulla mia pelle. Mi andava alla perfezione.

Passammo il pomeriggio così, tra coccole e risate. Non appena la temperatura si abbassò tornammo ad Harvard.

Sotto la porta della mia camera trovai una lettera, inviata dal Rettore in persona.

        Cara sig.na Della Rocca,
        Sono felice di informarLa che questa mattina si è tenuto il Consiglio e ho fatto presente la Sua richiesta.
        La suddetta è stata approvata dal Consiglio.
        Domani gli studenti della scuola voteranno per la sua definitiva approvazione.
                                                                                                                                    Buona Fortuna,

La firma non si capiva.
La feci leggere ad Aust e mi venne un'idea. Scrissi un cartellone, che appesi fuori dalla mensa.

Da domani forse tutto sarebbe cambiato, pensai prima di addormentarmi.



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Capitolo 11
*** Easter Liar ***


11. Liar La mattina seguente i ragazzi di Harvard trovarono il mio cartellone. Alle 11 si svolsero le votazioni.
La mia richiesta fu approvata e il Consiglio cambiò la regola.

Era passato quasi un mese da quel giorno, ma mi sembrava ieri.
Tutti sapevano chi era Maria Della Rocca. Ma io, sinceramente, me ne fregavo di queste attenzioni. Potevo camminare per i corridoi con Aust che mi cingeva la vita con la mano, potevamo baciarci nel chiostro e lui poteva venire in camera mia, ma solo fino a mezzanotte. Era un inizio.

In questi giorni però Austin era un po' teso. Provai a parlagli ma lui minimizzò.
Poco fa mi aveva mandato un messaggio in cui diceva di volermi incontrare nello Starbucks in città.
Mi preparai e guidai fino in città, preoccupata.

Non appena entrai nel bar lui si alzò e mi venne incontro. Si vedeva lontano un chilometro che era agitatissimo. Ci sedemmo ad un tavolo ed io ordinai il mio solito Frappuccino.
-Mari...ciao.... comunque...bè...io...- cominciò titubante.
-Aust, che c'è? non ti mangio mica! Sono la tua ragazza, non il Rettore!- lo interruppi.
-Sì, hai ragione, sono teso. Ma non c'entra con quello che...Ti devo dire una cosa. Ti ricordi quel ragazzo del ristorante...come si chiamava?-
-Andrea.- risposi, e lo guardai nervosa. Cosa aveva fatto quel cretino, quella volta? Andrea ne combinava una più del diavolo, alle medie. Sospettavo che non fosse cambiato.
-Bè...mi ha mandato un messaggio...non so come abbia fatto ad avere il mio numero...in cui mi dice di andare da lui, al ristorante. Ci vado, e lui mi fa che tu sei la sua ragazza e che state insieme da un sacco e che era tutta una scena,quella sera a cena, e...mi ha detto che...- si fermò.
-Cosa?-urlai. -No, non voglio saperlo. Comunque, qualunque cosa sia non è vera. Lui mente come tu mi abbracci: un'infinità di volte.-aggiunsi, abbassando la voce.
-Non capisco. Lui mi ha detto che quella sera al pub...tu gli hai detto che lo amavi e stavi con me solo perchè sono un riccone che va ad Harvard!!- ribadì arrabbiato.
Spalancai gli occhi.  -Come ha potuto, quel brutto stronzo...e tu gli credi???- esclamai.

Senza aspettare la sua risposta mi fiondai fuori, attraversando la strada ed entrando nel ristorante di Andrea.
Lo chiamai urlando. Uscì il cuoco, irritato, ma quando vide la mia espressione furente tornò in cucina. Poco dopo apparve Andrea, con il grembiule in mano.
-Ciao Mari, cos...-cominciò. Io, decisa, gli appioppai una sberla. Non tanto forte, ma abbastanza da fargliela ricordare.
Si toccò la guancia con il palmo e mi fissò, incredulo.
-Questa è per quello che hai detto ad Austin!- dissi.
Gliene mollai un'altra sulla guancia destra, stavolta.
-Questa è per quanto mi hai fatto stare male, dopo quella sera!-
Lo baciai lievemente sulle labbra e poi mormorai: -Questo è per quello che provi per me...-
Cercò di attirarmi a sè. Gli piantai una ginocchiata fra le gambe, che lo fece mugolare di dolore.
-E questa è per quanto sei stronzo!- esclamai.
-Ah, e non farti più vedere!- dissi voltandomi per andarmene.
Un coro di applausi e sonore esclamazioni venne dalla cucina. I dipendenti avevano assistito alla scena e stavano ridendo a crepapelle.
Austin, sulla porta, aveva visto tutto.
-A chi credi, adesso?- gli dissi beffarda.
Mi baciò, e capii che mi aveva perdonato.

Lui era a piedi, così gli diedi un passaggio fino ad Harvard. Prima di entrare lì dentro, mi abbracciò e mi sussurrò all'orecchio: -Ti amo, piccola pugile...-
-Ti amo anche io, credulone!- gli bisbigliai di rimando.
-In effetti c'era un'altra cosa che volevo dirti...hai programmi per Pasqua?-mi chiese.
-No, sarei tornata da mia madre, ma forse lei torna in Italia per stare un po' con i suoi genitori...perchè?- risposi.
-Bè...io...cioè...mia sorella e la mia famiglia vogliono conoscerti! e lei...mi ha suggerito di invitarti a Pasqua...- disse balbettante.
-Ma certo!- e lo baciai.

In camera mia composi il numero di mia madre e le dissi i miei programmi per la santa Domenica. Lei sarebbe andata in Italia comunque...quindi non la lasciavo da sola, in quella festività speciale. Le raccomandai di salutarmi tutti e riattaccai.
Ascoltai un po' di musica, della mia cantante preferita, Taylor Swift, e poi mi addormentai, canticchiando Love Story.

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Capitolo 12
*** Gatti e sorprese. ***


Sorpresa!? Era il giorno di Pasqua. Nella Volvo di Aust, seduta sul sedile del passeggero, stavo tormentando la carta del pacchetto di pasticcini che tenevo in grembo, agitata. Ero tesissima, nonostante il mio ragazzo mi avesse già rassicurato un sacco di volte. Non ero mai stata invitata da un ragazzo a conoscere la famiglia.
-Dai, Aust, raccontami qualcosa su di loro...- chiesi.
-Beh, è un po' complicato, capirai appena li conoscerai. Per te sarà una bellissima sorpresa.-
Questa affermazione mi fece sprofondare ancora di più nell'ansia.
-Siamo arrivati- annunciò lui poco dopo.
Io non mi mossi, la paura mi paralizzava. E se non sarei piaciuta a sua sorella, a sua madre? Austin si avvicinò a me e mi baciò. In quel bacio sentii sicurezza, amore incondizionato, fiducia. Mi abbracciò e mi sussurrò all'orecchio: -You are the best thing that's ever been mine, ricordatelo sempre!- Nell'udire le parole della mia cantante preferita divenni Fearless e seguii il mio ragazzo nella tipica casa americana. Dalla cucina proveniva un buonissimo profumo di muffin e musica country ad alto volume.

D'un tratto sentii qualcosa che mi premeva sulle gambe. Abbassai lo sguardo per specchiarmi negli occhi di un gattino grigio tigrato.
-Ciao, micio- mormorai melliflua prendendolo in braccio. Il piccolo cominciò a fare le fusa come un treno. Austin mi chiamò dalla cucina. Titubante mi avviai verso la sua voce. Vidi una ragazza che stava togliendo dal forno una teglia di muffin al cioccolato. Lei si tolse i guanti e di girò.

Mi caddero le braccia ed il gatto e i pasticcini finirono a terra. Rimasi lì impalata a fissare lei, Aust, Austin, lei.
-Cosa... ma... AUSTIN, QUANDO PENSAVI DI DIRMELO??!- esclamai incredula.
Anche lei fissava con uno sguardo simile al mio suo fratello.
D'impulso la abbracciai. Era un sogno, lei era Taylor Swift.
-Ciao Maria- disse in perfetto italiano.
-Ciao Taylor.- risposi d'un fiato.
Non volevo staccarmi da lei. Stavo abbracciando la persona che amavo di più al mondo, il mio idolo, il mio eroe, il mio modello. Avevo passato anni a guardare le sue foto, i suoi video, ad ascoltare le sue canzoni. Non potevo essere più felice di così.

Mangiammo tra chiacchere e risate. Austin confidò che non mi aveva fatto sapere di Tay perchè voleva vedere se lo amavo veramente.
Ribattei, quasi indignata: -Aust, io ti amerei anche se fossi il figlio di un operaio! Non dubitarne mai.-
Taylor ci osservava, felice. Non mi sarei mai stancata di stare lì.
Prima Austin, poi Tay, cosa volevo di più dalla vita?

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