Il Sogno di Dratini

di Skeypunch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Premiazione ***
Capitolo 2: *** Cosa?! ***
Capitolo 3: *** L'Accademia dei Domatori ***
Capitolo 4: *** Lucelunare ***
Capitolo 5: *** Ricordi Cancellati ***
Capitolo 6: *** Confusione ***
Capitolo 7: *** La Prima Sfida ***
Capitolo 8: *** Cospirazioni ***
Capitolo 9: *** Il Re dei Casini! ***
Capitolo 10: *** Shiny! ***
Capitolo 11: *** Ritorno Spiacevole ***
Capitolo 12: *** Solo un Illusione ***
Capitolo 13: *** Delta Power! ***
Capitolo 14: *** *Intermezzo Speciale ***



Capitolo 1
*** La Premiazione ***


Prefazione!



Una miriade di stelle cadenti si era abbattuta sul pianeta quella notte estiva di vent'anni fa... cambiando per sempre il mondo.
I primi reperti dei meteoriti schioccarono gli scienziati di tutto il globo, perchè non si trattava affatto di rocce spaziali, ma di piccolissime capsule sferiche bicolori.
La notte successiva, nei laboratori dove erano stati portate alcune capsule e quelle che ancora non erano state catalogate e che si trovavano agli angoli del mondo, si aprirono con uno scatto sonoro al sorgere della luna piena.
I colori delle capsule erano bianche e rosse... e contenevano degli extraterrestri diversi da loro, un esemplare diverso per coppia...
Ci vollero settimane per trovare tutte coppie di capsule. Gli addetti ai lavori ne catalogarono 452, anche se il numero poteva aumentare di cento...
Nelle vicinanze di un cratere abbastanza profondo fu trovata una stele con delle istruzioni sui probabili alieni e il loro nome generico.



Quella notte fu ricordata all'unanimità come l'incontro fra gli umani... e i pokèmon.


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#1 La premiazione




La mattinata passò in fretta, anche perchè non pensavo ad altro se non quella sera: la cerimonia di premiazione!
Finalmente, al suono della campanella, mi fiondai fuori dalla porta piena di scritte dei miei compagni e percorsi il corridoio (facendo quasi cadere il bidello che stava passando il mocio) fino alla porta principale a vetri. Il tipico fragore degli studenti post-scuola rieccheggiava nella scuola e io mi aggiunsi al gruppetto dei miei amici.
< Allora sei pronto per questa sera, Rufio? > mi chiese Ercole, il mio migliore amico fin dalle elementari.
< Secondo te? > risposi, battendo il cinque a un ragazzo che avevo conosciuto al raduno e che molto probabilemente avrei rivisto quella sera, La Sera, con la "S" maiuscola.
< Secondo me? Ti cagherai addosso dalla paura, caro il mio Rufio! > s'intromise Miriam, una mia grande amica, con il suo tatto raffinato.
Ah si, comunque Rufio non è il mio vero nome: me l'hanno affibiato un casino di anni fa i miei amici per via del film di Hook, dato che già a quell'età ero identico all'attore che lo interpretava.
Il mio vero nome è Giasone, ma non diciamolo troppo in giro.
Trascorsi il pomeriggio a ripassare il discorso che avrei fatto quella sera a casa di Ercole, con Miriam e Pietro (altro amico, conosciuto tre anni prima ad un corso di Domatori).
< ... e poi guardi la gente dall'alto del palco con gli occhi pieni di sentimento e stringi il pugno, così! > spiegò Ercole, chiaramente più eccitato del sottoscritto.
La camera del mio amico era tappezzata di poster di donne mezze nude, le quali Miriam ha giurato un giorno che ne strapperà così finemente da trasformarli in coriandoli.
Io ero appoggiato al materasso e guardavo Pietro seduto sulla poltrona girevole che stava giocando ancora a quel gioco, tutto fuorchè veritiero che si chiamava pokemon Bianco.
< Come sei messo a vestiti? Hai deciso cosa metterti? > mi chiese Miriam, prendendo una riproduzione delle capsule e rigirandosela fra le mani senza guardarla.
< Direi un vestito formale, perizoma leopardato, maglia bucherellata e pantofole a forma di coniglio... >
Miriam sorrise e mi buttò addosso la capsula che si aprì con uno scatto. Naturalmente non successe niente, dato che era finta.
Ercole sospirò.
< Quanto vorrei essere al tuo posto, cacchio! Vorrei stringere la mano io a Gavin Leroll! Mi raccomando... >
< Portami il suo autografo o scordati il mio saluto! > ripetemmo a memoria io, Pietro e Miriam.
Scoppiammo a ridere.
< Che pokèmon vorresti ricevere? > mi fece Ercole.
Era strano che nessuno prima di lui mi aveva fatto "quella" domanda.
Io avevo un alieno ben preciso in mente... oh si!
< Vorrei proprio che il pokèmon sia forte e imponente, come Tyranitar o Charizard. Mi andrebbero anche bene Fralighetor o Golem, sia chiaro! >
Miriam mi guardò male e borbottò: < Sei proprio uno terra terra, vero? Guarda, spero proprio che ti affidino un magikarp!>
< Zitta che porti sfiga! Sei solo gelosa!> esclamai, ridendo subito dopo.
Un merlo, seguito da un noctowl, svolazzarono nel rettangolo visivo della finestra e in quel momento Pietro spense la console.
Ad un tratto mi piombò addosso una tristezza e una nostalgia che non dovevo ancora provare. Sapevo che quello era l'ultimo giorno insieme ai miei amici e non volevo assolutamente perdermelo.
Quindi mi alzai di scatto dal letto di Ercole ed esclamai: < A chi va un giro in centro? >
Le ore si accorciarono sempre di più e per mia sfortuna facevo fatica a concentrarmi con i miei amici, camminavo al loro fianco fra le strade trafficate del centro di gente senza essere fisicamente lì.
Volevo a tutti costi finire in bellezza la Sera, ma nello stesso tempo avrei voluto ancora più tempo da passare con loro.

< Giasoneeeeeee! Sei pronto? Dai che siamo in ritardo!! > chiamò mia madre dal piano di sotto.
Scesi le scale già con il cuore a mille e vidi i genitori e mia sorella vestiti come se dovessero andare ad una festa reale... beh, era importante, ma sembrava che loro erano ancora più emozionati di me!
Mia madre Carolina stava finendo di mettersi l'ultimo orecchino e mio padre Antonio apriva la porta, seguito da mia sorella Serena e il suo inseparabile wishmur. Mia sorella aveva sette anni e per farla spaventare quando mi faceva arrabbiare gli facevo vedere delle fotografie dall'ultimo numero del Pokèdex Magazine come sarebbe diventaro wishmur.
< Dai che siamo in ritardo!! > ripetè mia madre, prendendo la borsa e le chiavi della macchina. Io studiai con attenzione i contorni della mia casa prima di chiudere la porta.
chissà quanto tempo sarebbe trascorso da quando l'avrei rivista ancora!
Poi mi ricordai in macchina più tardi che dopo la cerimonia e la festa ci sarei ritornato ancora una volta per "dormire" se così si poteva dire!
Arrivammo venti minuti prima sul tappeto rosso, con un turbinio di flash e giornalisti che mi chiedevano se avevo già pensato a quale pokèmon mi avrebbero affidato e io rispondevo timidamente che non ne avevo una mia idea, anche se in verità avrei desiderato ricevere il mio alieno preferito da quando ero bambino.
Dopo la sfilata al tappeto rosso, venni preso da un manager, Mattia Gentoni con un papillon giallo e l'auricolare e separato dalla mia famiglia (mia madre mi lanciò un bacio volante e mio padre mi fece l'occhiolino) per andare in un camerino mezzo spoglio.
Il manager, un ometto piccolo e con i capelli ingellatti fino alla cute mi disse di stare seduto qui fino a che non mi avrebbe chiamato qualcuno per farmi sapere come comportarmi.
Anche se sapevo a grandi linee cosa avrei dovuto fare, annuii e vidi che Mattia Gentoni (il manager) uscì dal camerino in tutta fretta.
Dopo alcuni minuti sentì qualcuno bussare e senza aspettare il mio invito entrò una donna truccatissima che disse di essere un estetista e che mi doveva dare una "sistematina alla faccia".
Un quarto d'ora più tardi mi sentivo la faccia secchissima e i capelli erano una massa dura (troppo gel).
Rimasi da solo per pochi minuti finchè non entrò un'altro uomo con l'auricolare per dirmi che fra due minuti era il mio turno e di seguirlo dietro le quinte del teatro.
Non so come il mio cuore resistette all'esplosione.
Salimmo delle scale e sentii il mio nome seguito da un fragoroso applauso.
"E' arrivata l'ora" pensai, poi fui spinto dalla schiena e feci il mio ingresso sul palco, immensamente più grande di quando avevamo fatto le prove generali e strapieno fino all'ultima poltrona.
Alle prime file vidi i miei amici e compagni di scuola, la mia famiglia era distante qualche sedia da loro.
Sentii da qualcuno il mio nome e mi diressi verso la piattaforma con il microfono e il mio bigliettino con scritto il discorso.
Molte telecamere mi stavano fissando mute, in attesa delle mie parole.
< Buonasera a tutti! > esordii, altri applausi.
< Io sono il fortunato ragazzo, il numero ventisei dell'Italia, ad essere stato selezionato per affrontare l'avventura più grande di tutte. Con il cuore e con la mente mi applicherò ad ogni ostacolo per diventare il vincitore ed essere proclamato il Campione! >
Altri scrosci di applausi. Il mio discorso era solo all'inizio, ma dall'angolo del palcoscienico giunse il presentatore con il microfono, seguito da niente popò di meno che da Gavin Lerroll, il Campione Domatore per sei anni consecutivi.
Mi strinsero la mano e parlarono per qualche minuto sul mio destino e altre frasi ad effetto varie.
Gavin, essendo americano, aveva un auricolare nel quale venivano tradotti i discorsi.
< NOw, you will take a ball > mi disse, poi una voce maschile tradusse le sue parole.
< E diverrai ufficialmente un membro della PGG, la Pokèmon Global Group! Complimenti!> e mi strinse la mano, potevo sentire un sussulto di invidia da parte di Pietro, a diversi metri di distanza da me.
Alcuni secondi dopo giunsero sul palco tutti i venticinque ragazzi prescelti d'Italia, già con le loro capsule alla cintura o alzate al braccio in segno di vittoria.
Dovetti giurare con una mano sopra una riproduzione in pietra della stele ritrovata anni fa su quello che stava per dire il presentatore:
< E ora, miei signori e signore, ecco l'ultima capsula della serata! Qualunque sia questo degno pokèmon, dovrai essere il suo protettore e farlo crescere forte e robusto! >
Io feci un cenno solenne mentre ritornava Gavin con un cuscinetto di vellutto rosso su cui risplendeva di magnificenza la fatidica capsula bianca e rossa.
Gocce di sudore freddo mi colarono sulle tempie, avevo le mani tremanti e sudate e il cuore martellante nel petto.
I passi di Gavin sembravano sempre di più lenti... e la capsula che si avvicina sempre di più era come un sogno in quegli attimi che non finivano mai.
Gavin mi sorrise e disse sottovoce:< Good lock, man!>
Io sorrisi e balbettai un "grazie" in inglese e afferrai con una mano la capsula sopra il cuscino, ma senza alzarla e portarla verso di me.
Applausi e fischi di felicità si alzarono da me in quel secondo.
Chiusi gli occhi e mi ripetei fino ad inordarmi il cervello " Fai che sia lui, fa che sia lui..."
A quel punto alzai la capsula con tutte e due le mani e mi diressi verso tutte quelle persone che mi guardavano silenziose come mummie, l'atmosfera sembrava densa come la melassa.
Presi la sfera con la mano destra e la lanciai verso la parte sinistra del palco e gridai con voce secca: < Mostrati, pokèmon! >

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Capitolo 2
*** Cosa?! ***


#2 Cosa?!



Una luce ci accecò tutti per qualche secondo, quando scaturì il pokèmon.
Il Mio pokèmon!
Quando il flash svanì, potei finalmente ammirare il mio compagno.
La platea, pronta per festeggiarmi, non battè le mani ma fissò incredula la creatura aliena con una nota di perplessità, poi ritornò al mio sguardo, deluso.
Sentì il presentatore tossicchiare e uno dei venticinque ragazzi ridacchiare.
Era giunto il momento solenne di richiamare il mio pokemon.
Mi guardava dalla sua piccola statura con gli occhioni pieni di aspettativa.
Per finire la cerimonia averi dovuto chiamare il mio pokèmon, come ultimo atto del processo, ma qualcosa mi bloccava la gola.
Era un groppo grande e pesante come un macigno.
Tutte le aspettative che avevo coltivato in quegli ultimi mesi fra corsi e campeggi sfumavano guardando negli occhi neonati del piccolo pokèmon.
Mi feci forza lo stesso, guardando i miei cari e vidi Miriam per la prima volta che stava piangendo per l'emozione.
< Forza Rufio!> gridò Ercole, sgolandosi. Dopo di lui si aggregarono gli altri amici e i miei genitori.
Espirai e tesi la mano alla piccola creatura, chiamandola finalmente per nome.
< I...Iggl...Igglypuff! Io, Giasone Nerestri, giuro di essere il tuo domatore per tutta la nostra vita! >
Questa volta il pubblico, forse per la tenerezza o per la pena che trasmettevamo io e il piccolino, applaudì come non avevo ancora sentito.
Non del tutto soddisfatto ingoiai il rospo e raccolsi la sfera, poi presi in braccio Igglypuff e lo alzai a mo' di Simba dal "Re Leone".
< Iggly! > gorgogliò il mio protetto, muovendosi nelle mie mani.
In quel momento mi accorsi che era molto caldo e incredibilmente morbido: sicuramente mia sorella l'avrebbe voluto più di me.
< Bene! > esortò il presentatore, affiancato da Gavin Leroll, urlando al microfono per farsi sentire da tutti, < Ora che i nostri rappresentanti dell'Italia si sono tutti presentati, che si affianchino a Giasone Nerestri e al suo... Igglypuff per la foto ufficiale! >
In un attimo alla mia destra comparve un ragazzone che aveva ricevuto Schyter e alla mia sinistra una ragazza esile che aveva dietro di lei uno Shuppet.
Guadai velocemente com'era messi gli altri.
C'erano Ralts, Gorebyss, Ponyta, Murkrow, Abra, Starly, una ragazza sorrideva compiaciuta al fianco di un Feebas... nessuno aveva ricevuto un pokèmon neonato, tranne me.
Nella foto venni con il viso che scrutava di lato i miei "compagni".
Inutile dire alla fine della festa non chiusi occhio, con Igglypuff che gorgogliava accanto al mio letto, sognando chissà che cosa.

* * *


Stavo salendo su un pendio ripido, con il sole appena sorto e un grande zaino sulla schiena...
Al mio fianco tre pokemon faticavano quanto me bella salita.
Arrivati quasi in cima il mio piede destro scivolò e conficcai le mani nell'erba bagnata. Uno dei miei compagni alieni trasalì per la mia instabilità.
Eravamo molto uniti.
I raggi del sole ci abbagliarono, quando arrivammo in cima.
Sentì una specie di fischio leggero e quando riaprii gli occhi per la luce intensa vidi un grande pokemon blu stagliarsi contro l'alba.
Si avvicinò a noi in un attimo e incominciò a parlarci: telepatia?
< Il primo giorno è giunto al termine... non me mancano ancora molti... la via per la salvezza è tortuosa e il male dietro la spalle. STAI ATTENTO!!! >


< STAI ATTENTO!!! >
Aprii gli occhi e mi vidi per terra, sul pavimento.
Qualcosa si stava muovendo sotto il mio braccio e istintivamente lo alzai: sotto c'era Igglypuff che emettava degli striduli.
Imprecai e lo presi fra le mani, così piccolo e incredibilmente soffice e caldo.
< Scusami,scusami! Non l'ho fatto apposta! > mi giustificai.
La prima cosa che mi ero promesso di fare con i miei pokemon l'avevo già infranta. Non fargli del male.
La piccola creatura spalancò i grandi occhi chiari e... mi morsicò il dito.
< Ahi! >
In quel momento sentì che si apriva la porta e vidi mia madre che guardava nella nostra direzione.
< Ma che cosa stai facendo? Sbrigati, fra mezz'ora arriverà il pullman e tu devi ancora prepararti! Usare la sveglia no eh? >
Questa volta fui io a spalancare gli occhi: < E me lo dici solo adesso? Cazzo! >
Posai Igglypuff sul pavimento (che incominciò a dondolare e perlustrare tutta la stanza) e presi a buttare i primi vestiti che trovavo nella valigia che avevo posato sulla scrivania il giorno prima.
Dopo essermi lavato, mi misi una maglietta verde chiaro, dei calzoncini a pinocchietto e delle scarpe da tennis; dopodichè mi fiondai a fare colazione.
In quel momento vidi mia madre che stava preparando una scodella per wishmur e pensai come doveva essere per le persone adulte abituarsi ai pokemon.
Insomma, erano passati già quattro anni dal loro "atterraggio" quando io naqui, ma per tutti gli altri non doveva essere facile adattarsi a quelle strane forme di vita.
< Cerca di telefonare ogni tanto, Rufio, mi raccomando > borbottò mia madre, riponendo i croccantini nella dispensa.
< Si mamma, non preoccuparti. Tanto nei fine settimana potete venire all'accademia. Non che sia vicina da noi, ma alm... >
Io e mia madre trasalimmo per un forte clacson.
< E' già arrivato il pullman? >
Guardai l'orologio al polso: le otto meno un quarto.
Mia madre scostò le tende della cucina per scoprire chi era e un attimo dopo agitò le braccia.
< Giasone, è arrivato!! La valigia l'hai portata giù vero? >
Io rimasi paralizzato.
Ovviamente no.
< Ehm... >
La mamma sbuffò.
< E muoviti allora!! >
Salii le scale come un missile e presi la valigia che pesava cinque tonnellate, feci i primi tre scalini e mi fermai di botto.
Igglypuff!
Rimisi la valigia sulle scale (qualche secondo dopo cadde inesorabilmente dalle scale) e ritornai alla camera, chiamando il mio pokemon.
Niente.
Imprecai e mi misi le mani nei capelli per il nervoso.
Alzai le coperte sfatte del letto, guardai nel cestino accanto alla scrivania, nell'armadio (buttando i restanti vestiti sul pavimento), dietro la porta.
Non c'era traccia del piccolo alieno.
< Ma dove cazzo si è messo? >
< GIASONEEEE!!! IL PULLMAN!!! >
Le grida della mamma mi trapanarono i timpani.
Che cacchio potevo fare?

Poi in qualche parte del cervello visualizzai la capsula dei pokemon.
< Ma certo! Che idiota! >
Aprii il cassetto della scrivania e presi la sfera bianca e rossa (mi ero dimenticato pure quella!) e la puntai per tutta la stanza.
Se non sbagliavo, doveva cristallizzare il DNA dei pokemon e trasformarlo in energia pura così da contenerlo fino al nuovo rilascio, anche se si trattava di un pokemon immenso come wailord.
Incominciai dal letto e girai su me stesso con il braccio teso e continuando a premere il bottone al centro della sfera nella mano.
Anche il quel caso non successe niente.
Le grida di mia madre continuavano a farsi più incessanti e si mescolavano con il clacson.
Prima la scelta penosa del pokemon della sera precedente e ora quel piccoletto si era nascosto...
< Non può essere! Ma perchè sono così sfigato?! >
< GIASONEEEE!!! Giasone?>
Mia madre era ricomparsa dalla cameretta e mi guardava stranita.
< Che cavolo stai facendo? Il pulman sta aspettando solo te! >
Senza guardarla, io continuavo nella mia mossa forsennata, adesso mi ero abbassato e puntavo la capsula in ogni angolo della stanza.
< Non ora!! Non trovo... >
Alzai di scatto la testa e vidi qualcosa di roseo che gorgogliava in braccio alla mamma.
Quello stronzetto di igglypuff...
< Ma se l'avevo lasciato...? >
Carolina Nerestri mi scoccò un'occhiata frettolosa.
< Non importa! Prendi la valigia e il tuo... cosetto batuffoloso e sali su quel benedetto pull... ma cosa hai fatto alla stanza?! >
I vestiti erano dappertutto.
< Ops! Beh io vado! > le sfilai il pokemon dalle braccia e la baciai sulla guancia.
Corsi a perdifiato dalle scale e agguantai la valigia.
Il pullman continuava suonare anche quando l'autista poteva vedermi benissimo.
Diedi una veloce occhiata ai finestrini e capii che io potevo essere anche l'ultimo ad essere raccattato.
"Benissimo! L'ultimo in ogni cosa!"
Appena le porte si aprirono il mio cuore tamburellò velocemente senza preavviso. L'autista aveva una faccia molto scocciata.
< Salve! > feci io, un po' titubante.
Quello neanche mi rispose ma accelerò ancora con le porte in fase di chiusura.
Il mio sguardo viaggiò sui passeggeri e notai con stupore che tutti mi stavano ridacchiando addosso.
Una voce molto vicino a me tuonò: < La valigia va messa nel portabagagli e l'alieno nella capsula! >
Che stupido, nella fretta non avevo neanche visto che si erano anche aperte le ante per i vani delle valigie!
Un coro di risate si sollevò nel pullman.
Igglypuff emise dei goroglii e improvvisamente le sue zampette anteriori si illuminarono e incominciarono ad ondeggiare.
< Iggly...! >
...
Un vento furioso e pesante si materiallizzò nel veicolo, facendolo ondeggiare pericolosamente e sparpagliando i piccoli oggetti dei passeggeri.
Io venni scaraventato sul vetro, accanto all'autista che imprecava oscenità a più non posso.
Una capsula si aprì in mezzo allo stretto corridoio e uscì in un flash accecante un drifloon che impazzì per dio sa che cosa.
Anche un'altra capsula si aprì e ne uscì abra che incominciò a teletrasportarsi da tutte le parti nel pullman.
Nel casino generale sentii qualcuno gridare: < Chiudete tutti i finestrini! >
Un quarto d'ora più tardi, quando i domatori rimisero nelle capsule drifblim e abra e io ritornai senza la valigia sul pullman, mi sedetti da solo ai primi posti.
Il viaggio fu più silenzioso del previsto, con tutti che tenevano in mano le capsule pe non ripetere l'errore.
Arrivammo all'accademia con tre ore di ritardo, ormai al tramonto.
Tutti cercavano di evitarmi e l'autista mi marcava peggio di una guardia del corpo.

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Capitolo 3
*** L'Accademia dei Domatori ***


#3 L'Accademia dei Domatori


Il pullman fu lasciato a lato più avanti del colossale cancello d'acciaio, che richiamava lo stile barocco. Sopra si esso era stata fusa la scritta in caratteri rotongeggianti:

ACCADEMIA DEI DOMATORI D'ITALIA, dove la Terra e l'ignoto s'uniscono.

Il lungo viale era punteggiato di fiori gialli e blu ai lati di esso, le aiuole alte mezzo metro facevano intravedere quasi del tutto il fitto bosco a sinistra e l'inizio del Mediterraneo con le sue alte scogliere a destra.
Infine, molto più in avanti, si stagliava maestosa l'Accademia: una struttura dalla particolare forma a mezza luna, posizionata in orizzontale.
"Come un sorriso dello stregatto", mi venne da pensare.

Noi ventisei ragazzi, ventisette contando anche l'autista (ma fino a quanto mi poteva stare addosso quello?) camminavamo lentamente a mo' di processione, assorbento la vista del nuovo territorio e tutto ciò che lo circondava.
Il leggero rumore che provocavano le ruote delle nostre valigie erano attutite dal soffice prato. Sembrava più di essere entrato in una specie di museo naturalistico che in una scuola.
Qualche secondo più tardi sentii la ragazza in testa alla fila urlare.
Il ragazzo subito dietro di lei non se ne accorse e andò contro la sua schiena: per poco non ci mancava che la facesse cadere.
< Scusa... > sentii appena io dalla mia posizione.
La ragazza che si era fermata si girò dietro verso il ragazzone: < Scusa tu, credo di aver visto correre un pokemon... >
Non finì la frase che in uno squittìo saltò per aria un oddish che veniva rincorso da una cornacchia.
Un mormorio di meraviglia si alzò dal gruppetto.
< Secondo te li mangiano i pokemon, gli animali? > chiese un ragazzo al suo vicino appena davanti a me.
E poi lo vedemmo tutti con i nostri occhi.
L'oddish, nella sua corsa, si fermò e fece una giravolta, avvitò le sue foglioline sul capo e squittì ancora una volta: quattro foglie si staccarono dall'estremità della testa bluastra e rincorsero la cornacchia a velocità moderata.
L'uccello, spaventandosi, mosse le ali nere furiosamente, dopodichè se ne svolazzò via nel cielo rosseggiante.
< Non credo proprio > decretò l'altro ragazzo.
Io non ce la facevo più a stare zitto, dovevo dire qualcosa e socializzare, anche se provavo ancora vergogna per non essere riuscito a tener fermo igglypuff nel pullman.
< Era un foglielama vero? Ho sentito dire che le foglie lanciate siano più dure di quelle... >
< BENVENUTI ALL'ACCADEMIA DEI GIOVANI DOMATORI!! >
Una squillante voce apparsa nel nulla ci fece trasalire tutti quanti.
< PREGO, RIUNITEVI TUTTI ALL'ENTRATA E LASCIATE CHE LA MAGIA DEI POKEMON VI PERVADA NEL VOSTRO ESSERE!! >
Silenzio.
< Ma che è una pubblicità? > mi chiesi ad alta voce. Qualcuno ridacchiò più avanti e girandosi, mi fece il pollice in su.
"Oh, finalmente qualcuno che mi considera!"
La ragazza che era in testa si fece sorpassare da metà ragazzi, forse ancora fra le nuvole a pensare a quell'oddish.
Le venni incontro anche io, un po' più su' di morale. Notai che era la ragazza che la sera precedente aveva ricevuto feebas.
Forse io non ero l'unico ad essere messo male.
Le porte trasparenti dell'Accademia si aprirono quando il primo ragazzo si avvicinò abbastanza da poterle toccare con un braccio.
Ci accolsero diverse persone eleganti e messe in riga.
< Che benvenuto reale! > commentò a bassa voce un ragazzo con i capelli tinti di platino.
< Ci siamo tutti? > era la voce che avevamo udito fuori. Una donna di mezza età con un tailleur grigio topo e i capelli castani striati di grigio.
Senza accertarsene troppo, l'algida donna riprese: < Bene, mi presento: il mio nome è Samanta Deinoto e sono la direttrice dell'Accademia, nonchè fondataria e finanziatrice del progetto PGG italiano. >
Ci guardò ad uno ad uno, quando ci posizionammo in modo che tutti e ventisette (ma quel cavolo di autista era ancora lì?) potessimo guardardarla in faccia.
< Siete stati scelti > continuò la donna, pugnalandoci con i suoi occhi verdi e profondi, < in base alle vostre risposte attitudinali, di problem solving e non a caso delle vostre scelte para-simpatiche verso i suddetti... >
< Io sono rimasto a "in base" > bisbigliai ad una ragazza dai capelli rossicci e un grande dilatatore al lobo. Lei rise, ma voltandosi mi riconobbe e cambiò espressione fissandomi dall'alto in basso.
"Ed ecco un'altra da eliminare ai biglietti di auguri di Natale..."
<... perciò vi chiedo la massima serietà e impegno, nonostante la vostra esperienza sia basata sulla televisione e le poche ore passate con i pokemon tra ieri sera e stamattina... a proposito, signor Beluari...? >
La direttrice allungò il collo in cerca di qualcuno, poi sentii al mio fianco uno schiarimento di gola e dire: < Si, signora Deinoto? >
La donna strizzò le labbra già sottili, facendo intendere di dover avere delle spiegazioni.
< Oh! Ma certo! Vuole sapere il perchè del ritardo? >
Samanta Deinoto sbattè gli occhi più volte con un falso sorriso: aveva risposto senza parlare.
In quel momento avrei preferito essere qualsiasi altra cosa, fuorchè il ragazzo che non era stato capace di far ubbidire un pokemon neonato.
"Mi andrebbe bene essere anche quel tizio dalla facca beota... " pensai guardando un uomo con una divisa porpora a destra della direttrice.
< Beh il fatto è che c'è stato un... inconveniente alla partenza e... >
< Si sono aperte delle capsule e sono saltati fuori i pokemon nel pullman > finì la frase la ragazza che portava con se' feebas.
Metà dei ragazzi sussurrarono a bassa voce come avesse fatto quella ragazza a prendere l'iniziativa, metà si chiesero il perchè di quella "falsa verità".
Il tizio con la faccia beota roteò gli occhi esasperato (ma era più capace Samanta Deinoto a farlo) ed esclamò: < Ma certo, consegnamo la sera delle capsule surrogate e questi non sanno neanche usarle il giorn.. >
< Oh, per favore! > s'intromise una donna alla sinistra della direttrice: capelli a nuvola e occhiali da mosca. Non riscivo a capire perchè non l'avessi notata prima.
< Sempre a traumatizzare i poveri studenti, prova ad avere un po' di cuore! >
Fissai la direttrice, in mezzo ai due litiganti e vidi che aveva un leggero tic all'occhio. Allungò le mani e tuonò: < Per fovore, signori! Non diamo il cattivo esempio a queste giovani menti! >
I due si zittirono subito. Forse non era la loro prima litigata.
La direttrice Samanta Deinoto fece un passo avanti, e io istintivamente indietreggiai di uno.
< Quindi gli alieni si sono de-cristallizzati dalle capsule e poi cos'hanno fatto? >
Nonostante provassi un po' di strizza, risposi io, a poca distanza dalla donna.
< Il mio igglypuff ha usato la mossa metronomo, credo... e ha provocato ventargenteo oppure ventoincoda... >
< Funestovento > replicò la ragazza con il dilatatore nero, fissandomi dietro gli occhiali da sole, < il tuo pokemon ha usato funestovento. Non hai sentito quel senso di pesantezza e oppressione? >
La direttrice prima osservò la ragazza e poi me.
Si ma quanto mi stava osservando?
Dopo qualche interminabile secondo mi chiese: < Qual'è il tuo nome? >
< Io mi chiamo Ruf... Giasone Nerestri, signora. >
La donna mi porse la mano, io pensai che me la volesse stringere, ma invece (con stupore di tutti gli altri) mi prese la capsula contenente igglypuff.

* * *

Era come se mi avesso spogliato in un movimento unico.
"Che cazzo sta facendo?" pensai sulle prime.
Vidi la donna premere il bottone al centro della capsula e far uscire in un lampo accecante il mio pokemon.
Tutti gli occhi dei ragazzi e degli altri adulti erano fissi sull'alieno rosa.
Igglypuff aprì gli occhi e se li strofinò con le zampette, poi mi alzò il faccino e socchiuse gli occhi con fare minaccioso.
< Iggllllly! > soffiò lui, poi come se niente fosse successo, trotterellò in direzione di Beota e Occhiali-da-Mosca.
< Iggly! Igglhyhyyy!!! > sembrava che l'aria attorno al pokemon sfrigolasse, come se ci fosse del fuoco acceso.
< Ohhh che tenerezza! > esclamò con aria sognante Beota.
< Sta usando incantevole! > gridò la direttrice, puntando il dito contro la palla rosa. Ora l'aura sfrigolante era aumentata d'intensità. Anche gli altri uomini e donne (contai che in tutto erano in sette, otto con la direttrice) avevano gli occhi a mezz'asta e le spalle rilassate che fissavano il mio pokemon.
< Non guardatelo! > urlò nuovamente la donna, ma ormai era fatta.
Un'altro dei miei casini. Anzi, era stata colpa della direttrice.
Mi appuntai mentalmente una nota: non far incazzare igglypuff. Per nessun motivo.
< Oh, per la miseria! > la direttrice alzò di poco il tailleur (un momento di perplessità da parte di noi ragazzi maschi) e si sfilò dalla cintura nascosta una delle sue cinque sfere (momento di sollievo da parte di noi maschi).
La ingrandì pigiando sul bottone e lo premette una seconda volta per far uscire il suo pokemon.
Attimo di ansia generale da parte di tutti per l'ignoto pokemon...
Un'ombra grigia apparve in mezzo al salone.
< Dusknoir! > chiamò la direttrice, < Esegui una leccata... ma molto debole mi raccomando. >
Io ( e credo anche gli altri venticinque) rimanemmo senza respirare di fronte al pokemon d'ombra. I suoi occhi rossi penetranti s'illuminarono alla richiesta della domatrice e corsero sulla figura minuta di iggypuff.
Avvertendo il grande alieno dietro di sè, il mio pokemon si girò di scatto e gorgogliò contento come aveva fatto con gli altri, il suo fascino alla massima potenza.
Samanta si rivolse a noi, ancora con la bocca aperta: < Non guardate igglypuff >
Ci fu un momento di tentennamento dovuta alla strana forza del pokemon rosa, poi Dusknoir aprì le fauci e strotolò la sua lingua violacea, ricoprendo di saliva Igglypuff.
< Mfhfhfh > cercava di difendersi l'alieno, poi cadde di lato con gli occhi chiusi.
Non persi tempo e diedi una spallata alla ragazza rossa e alla direttrice, dirigendomi subito verso il mio pokemon.
Sentivo la pressione di dusknoir, immobile e oscuro.
< Mi senti, iggly, mi senti? >
Gli occhi degli adulti tornarono normali e si riscossero come se si fossero addormentati i piedi.
< Ci ha ipnotizzati vero? > stava dicendo Beota.
< No, ha usato incantevole, ma non... >
Il flash riportò in forma d'energia il duknoir, rimbambendo un po' tutti.
< Nerestri Giasone > mi chiamò da dietro la direttrice,< il tuo igglypuff starà meglio fra qualche ora. La potenza attuale del mio alleato ha annullato le sue forze. E' interessante comunque che abbia avuto coraggio di affrontarlo. Se lo allenerai a dovere, potresti avere grandi opportunità... signor Ramicini, continui lei, io ne ho avuto abbastanza per oggi! >
E con questo la direttrice dell'accademia si allontanò a grandi passi con lo stupore di tutti.
< Bene! Ehm... caro ragazzo, porterai il tuo pokemon in infermeria appena dopo il mio discorso, dirigiti verso gli altri ok? > incominciò titubante il signor Ramicini, un uomo con il pizzetto e le sopracciglia folte.
Rimisi nella sfera igglypuff e ritornai a testa bassa dai miei compagni, senza voler vedere l'espressione delle loro facce.
< Il tuo igglypuff è malato, andare contro un dusknoir! > mi diede una leggere gomitata il ragazzo che aveva ricevuto shyter.
< Taci! > mi difese per la seconda volta quella ragazza. Aveva i capelli biondi chiari e tantissimi braccialetti scuri sul polso destro.
< Dopo cena, > continuava Ramisi, < Verrete muniti di un iDex... >
Mormorio eccitato verso quella parola, < di una chiave elettronica per la vostra camera e una scheda dettagliata del pokemon ricevuto, più un abbonamento gratis a Pokèdex Magazine. Ora verrete accompagnati dall'autista... cioè dal bidello... ehm, volevo dire: dal signor Beulari, alla mensa. >
L'uomo in questione ci fece cenno di seguirlo, in maniera assolutamente annoiata, più avanti nella sala d'accoglienza e superando un corridoio largo con quadri e fotografie di pokemon e domatori.
Io individuai fra i venticinque la ragazza che mi aveva parato le chiappe con la direttrice e la raggiunsi.
< Hey, grazie per prima > le dissi raggiante, < Giasone Ner... >
< So chi sei, ormai! > mi fece l'occhiolino, < Piacere, io sono Sara Galimero! >
La mano della ragazza era morbida a calda, proprio come lo era igglypuff.

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Capitolo 4
*** Lucelunare ***


Beneeh le (dis)avventure del nostro simpatico Giasone continuano, affiancato dalla palletta rosa Igglypuff ;)
Questo capitolo è un po' più lunghetto degli altri, quindi preparatevi :ghgh:

Vorrei ringraziare Mony_chan che mi sta seguendo dall'inizio dell'avventura! Grazie Mony!! *_*

Orbene, si comincia!!


#4 Lucelunare


La mensa era disposta più avanti dopo due lunghi corridoi, e come ci aveva specificato il signor Ramisi, era la seconda sala più grande dopo l'aula magna.
Le pareti erano state dipinte di bianco come il resto dell'impianto, poi in fondo alla sala era presente un bar, sovrastato da un lungo quadro marino. Le luci non molto forti provenivano da lampadari a cupola dai colori freddi e infine quattro finestre molto alte e larghe, erano disposte due a sinistra e due a destra, così da poter mostrare sia il bosco fitto che il mare con le sue grandi scogliere.
C'era un buon odore di citronella e pulito; i tavoli rotondi di legno con le sedie abbinate davano un aspetto un po' rustico alla mensa.
Appena arrivamo in quella spaziosa sala, noi giovani domatori ci fermammo all'ingresso: potevamo sederci dove volevamo oppure eravamo assegnati in qualche modo?
Come se le nostre domande le avessimo espresse ad alta voce, due giovani cameriere si diressero verso di noi: sia l'una che l'altra erano molto affascinanti. La prima portava i capelli castani raccolti in una coda con un fiocco rosso, mentre l'altra aveva gli occhi di chiaccio e i capelli mossi color miele.
< Salve signor Ramisi! E benvenuti a tutti voi, ragazzi! > esclamò la mora, facendo l'occhiolino al centro del gruppo.
Il signor Ramisi le salutò molto calorosamente e si accomodò in uno dei tavoli da cinque posti verso le finestre che davano sul mare.
< Ragazzi, voi potete sedervi dove volete, fra poco vi serviremo la cena di benvenuto! > squittì la ragazza bionda.
Le espressioni idiote e completamente assorte di noi ragazzi erano la prova di ciò che stavamo pensando: " Che strafighe che sono!".
In quel momento arrivarono anche gli altri adulti, dirigendosi verso i tavoli vicino a Ramisi.
Chissà se tutti facevano parte del corpo insegnanti?
In pochi secondi ci fu una lieve confusione generale: chi aveva fatto amicizia sul pullman si accomodava vicino ai nuovi amici, mentre quelli che avevano parlato poco si erano fatti coraggio a chiedere se potevano sedersi ai posti non occupati.
Io mi diressi su un tavolo posizionato in fondo all'angolo sinistro e fui seguito con piacere da Sara e da un ragazzo basso con i capelli a forma di noce di cocco del quale non ci avevo fatto caso. Che si sia ricreduto sulla mia goffaggine con igglypuff?
...
Igglypuff!!!!
Me ne ero completamente scordato! Che idiota!
Colpa mia che sono corso da Sara subito dopo l'accaduto per ringraziarla!
Mi alzai di scatto dalla sedia, un secondo dopo essermi seduto. La mia nuova amica e l'altro ragazzo mi guardarono un po' straniti.
< Che cosa è successo? > mi chiese Sara, spostandosi una ciocca castano chiaro dagli occhi verdi.
< Devo andare in infermeria! >
Noce di Cocco mi guardò incuriosito, aveva il nasone e gli incisivi larghi.
< Ti sei fatto male? >
Io sventolai una mano infastidita, già a diversi metri dal nostro tavolo, rispondendogli: < Ma no! Devo far curare Igglypuff!! >
In quel momento nel comunicare con Cocco stavo camminando all'indietro e sentii qualcosa di morbido appena sotto la nuca...
< Ops! >
Mi girai e vidi la cameriera mora, con le tette che toccavano lo sterno.
Momento imbarazzante da parte del sottoscritto e (forse?) della cameriera...
Momento esilarante da parte della mensa.
< Oh, scusa! > balbettai, rosso geranio.
La ragazza stava trasportando un carrello con gli antipasti: insalate, salumi e formaggi vari.
< Non fa niente, ma dove stai andando? >
Forse era arrivato il momento di allontanarsi dalla "zona petto" per guardare in faccia la brunetta.
< Devo... igglypuff... > farfugliai nuovamente, poi senza aspettare risposte, volai fuori dalla sala.
Senza sapere minimamente dove cacchio fosse l'infermeria.
Non appene uscii dalla sala, vidi un omaccione gigante tagliarmi la strada.
Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, poi con il cuore in gola mi si avvicinò.
< I bagni sono dall'altra parte, caro. O forse ti sei perso? Ma non hai fame? >
La voce dell'omaccione mi spiazzò: era calma e acuta, quasi femminile!
< Ehm... > esitai, fissando i muscoli sotto un.. grembiule bianco?
< Si caro? > cominciò l'uomo. Ora eravamo solo a pochi passi di distanza uno dall'altro.
< Sto... sto cercando l'infermeria... >
Gli occhi dell'uomo bianco si illuminarono e poi battè le manone.
< Ma che caso! Sono l'infermiere dell'Accademia! Hai bisogno di assistenza? >
Infermiere? Pensavo si trattasse di un macellaio o di lanciatore di pesi!
< Il mio igglypuff si è... >

Chissà perchè non mi fidavo molto di quella persona, magari era solo per la sua apparenza così strana!
< Potrei... potrei venire anche io? >
L'omaccione si battè le mani sulla cintura da domatore: non potei fare a meno di notare che aveva ben cinque sfere! Chissà quale alieno si celava dentro..
< Ma certo che puoi venire! Ah, a proposito: io sono Gualtiero Masser. Tu sei? >
< Giasone Nerestri. >
Ci stringemmo la mano.
Ancora adesso faccio fatica ad articolare bene le dita.

Ritornammo in sala mensa quando le sexy cameriere avevano appena portato il primo: riso alla vodka e salmone...
Non chiedetemi chi era il cuoco.
Gualtiero aguzzò la vista ed individuò il tavolo di Ramisi.
< Uhhh!!! Ecco i miei colleghi! EHIIII IUHUUUUU!!! Avete visto chi ho trovato in corridoio? E' proprio il ragazzo che ha quel pasticcione di pokemon!! >
La sala per qualche momento si zittì, poi qualcuno incominciò a ridere.
I più sfortunati che stavano bevendo in quel momento sputarono ciò che avevano in bocca per non soffocare.
Io volevo solo sprofondare.
Di nuovo. Ormai avevo perso il conto.
Avevo tutti gli occhi puntati addosso, ma appena vidi le espressioni amichevoli di Sara e dell'altro ragazzo non ci feci più caso e ritorai da loro.
Me ne accorsi più tardi, ma solo il nostro tavolo aveva ancora posti liberi, della serie: "lasiamo gli sfigati da parte".
< Uah, che casino! > espirai, appena il mio culo toccò il cuscino morbido della sedia.
< Chi era quell'armadio? > volle sapere Sara, sorseggiando un po' di Coca Cola.
< L'infermiere dell'Accademia, strano eh? Gli ho dato la mia capsula con Igglypuff >
Sara annuì pensierosa, mentre Cocco mi chiese, prendendo un po' di riso: < E perche? >
Io guardai Sara, che mi fece spallucce, quindi gli risposi: < Senti un po', com'è che ti chiami? >
Dopo aver ingoiato il riso e pulitosi la bocca con il tovagliolo, Cocco rispose: < Oh, non te l'avevo detto? Io sono Demetrio Lossera. Ho ricevuto uno spinda, carino vero? >
< Molto... comunque > s'intromise Sara, < Posso accompagnarti se vuoi, almeno perlustriamo un po' l'Accademia! >
Mi guardai intorno: c'eravamo scelto proprio il tavolo con la visuale perfetta! Le cameriere stavano all'angolo del bar e a quello del camino per le eventuali richieste, mentre tutti gli altri facevano la loro conoscienza. Gli adulti parlavano fitto fitto.
< Ma certo, sarebbe una bella idea! > risose per me Demetrio, che si era autoinvitato.
Il secondo piatto era una squisita coda di rospo (quando lo presentò la cameriera ai nostri tavoli non pensai al pesce ma all'anfibio, che figura! ) e il dolce era un semplice crem caramel con la panna.
Quando tutti ebbero finito di mangiare, le due cameriere portarono via i piatti e ritornarono con delle scatole grandi come una piccola tv per tutti noi ragazzi: era il kit dei domatori!
Come ci avevano già spiegato all'inizio, avevamo a disposizione un sofisticato iDex che ci permetteva di registrare le mosse, la tipologia e l'habitat degli alieni, una scheda di cartone con i dati (presi dall iDex) dei pokemon ricevuti e anche una mappa di tutta l'Accademia.
Quasi tutti presero per prima l'iDex e ci inserirono la propria sim del cellulare, poi incomiciarono a raccogliere dati sui pokemon ottenuti.
Demetrio invece aprì la scatola e tolse come prima cosa la scheda dettagliata delle caratteristiche generali si spinda.
Dopo qualche minuto, il signor Ramisi si alzò dal suo tavolo e porse ad ognuo una tessera: la nostra chiave della camera. Capimmo subito che le camere non erano state assegnate prima del tempo, ma erano casuali.
A quel punto anche gli altri adulti si alzarono dai loro posti per tornare alle loro faccende.
C'era una cosa che non avevamo notato però: l'infermiere che doveva curare Igglypuff era sparito. Eppure ero sicuro che al dolce era presente al tavolo degli insegnanti!
Ne parlai con i miei compagni.
< Allora noi che facciamo? > chiese Sara, mentre già metà dei ragazzi si stava alzando con la scatola in mano e si dirigeva verso Ramisi, impaziente di andarsene a dormire.
< Infermeria no? >

Così io, Sara e Demetrio aspettammo che il gruppo di ragazzi eccitati per le camere svoltasse al primo corridoio spoglio per allontanarci.
< Dunque... l'infermeria dovrebbe essere... a destra > indicò Sara, consultando la cartina dell'Accademia.
Arrivammo alla porta a vetri con scritto INFERMERIA qualche minuto dopo, i nostri passi eccheggiavano nel corridoio vuoto.
Le luci principali erano state spente, quindi solo quelle delle anticamere erano accese, dando un atmosfera spettrale.
< Ma non c'è nessuno! > esclamò Demetrio, bussando alla porta dell'infermeria.
Io scossi la testa: era davvero strano che Gualtiero fosse sparito di punto in bianco!
Sara si portò il leggero peso della scatola sul braccio destro.
< Magari è aperta... >
La mano della ragazza si abbassò lentamente sulla maniglia e la porta si mosse.
< Che fortuna! > dichiarai sollevato, entrando per primo.
Le luci erano spente e la stanza era completamente al buio, tranne che per qualche lucina colorata che brillava ad intermittenza.
< Non si vede un tubo > esordì Demetrio, entrando subito dopo Sara.
C'era un odore di disinfettante e cloro, non molto buono.
< Forse se... > cominciò Sara pensierosa, tastando a vuoto nella sua scatola e prendendo l'iDex, accendendolo.
Una piccola finestrella di luce illuminò di poco l'entrata, rendendo misteriose le diverse sagome che vedevamo distorte nel buio.
Sara si mosse leggermente con il suo dispositivo, trovando finalmente degli interruttori.
Demetrio la precedette e li schiacciò, provocando una serie di ronzii: dopo poco venimmo quasi accecati dalla forte luce al neon delle lampade.
Era tutto così bianco e asettico da far venire la nausea.
Diversi armadi erano posti accanto alle pareti, provviste di due finestre larghe.
L'infemeria era più grande di quanto avessimo immaginato!
C'erano anche delle piccole vasche piene d'acqua, qualche lettino dalle diverse misure, perfino una specie di terrario e una serra.
< Saranno per tutti i diversi tipi di pokemon... > constatai.
Poi afferrai la mia capsula, la ingrandii e feci uscire Igglypuff. Questi non saltò come al solito, ma rimase a terra, a pancia in sù.
La ragazza gli si avvicinò e lo accarezzò delicatamente. < Poveretto, troppo debole per un dusknoir ma troppo orgoglioso per fuggire. >
< Già > le fece eco Demetrio, mentre ispezionava la stanza.
< Sarà meglio mettere Iggly su una brandina... > decise Sara, raccogliendo con delicatezza il mio pokemon.
Poi come in un flash ricordai una cosa che forse avevo letto o visto in tv: < Hei! Se i pokemon vengono a contatto con delle pietre specifiche, guariscono più velocemente del normale! >
Mi sforzai di ricordare tutti i venti e passa tipi di pokemon esistenti.
Accanto ad una vasca c'era un armadio che aprii: conteneva molti flaconi e pomate: ANTIGELO, ANTIPARALIZZANTE, DECONGESTIONANTE...
< No, non mi servono queste cose! >
Diedi un'occhiata a Igglypuff, supino. Si era mosso?
< Calmati, Giasone! Facciamo le cose con calma cazzo! > esclamò Sara, anche lei un po' nervosa per chissà che cosa.
Ritornai dal mio pokemon e lo sfiorai con la punta delle dita. Era tiepido e il pancino si muoveva ancora lentamente.
Una lacrima scivolò sulla mia guancia e bagnò il lenzuolo accanto igglypuff... e poi svenni.
Non ricordo molto cosa successe in quegli istanti ovattati. Mi vedevo come in un sogno che afferravo qualcosa sotto il lavello dell'infermeria dove si sterilizzano gli strumenti. Era qualcosa di piccolo e freddo.
Cerca nel tuo animo, ragazzo...
La voce era eterea, come se fosse un eco. La stessa voce di quel grande pokemon blu!
Il mio potere ti sta aiutando... la nostra fonte di salute argentea è nel cielo...
Non appena scomparve la voce, mi svegliai per terra, tutto dolorante.
I miei due nuovi amici mi scuotevano preoccupati.
< Ma che cosa ti è successo? Sei svenuto e poi... non abbiamo capito più niente! >
< Io... io... non ne ho idea! >
Non mi accorsi di avere in mano qualcosa finchè non posai lo sguardo sul mio alieno rosa. Piccola, poteva assomigliare ad un geroglifico egizio...
< Ma questa è una runa! Una runa d'apprendimento! >
Demetrio mi guardò stranito, le guance in fiamme: < E dove l'hai presa? Non ti sei mosso di un millimetro!>
Non sapevo se essere eccitato o troppo incuriosito.
Quando fui scelto per il concorso della PGG italia, ci avevano accennato a queste misteriose rune, riprodotte dalla Stele dei pokemon con la tecnologia delle capsule originarie con cui gli alieni vent'anni fa precipitarono sulla Terra.
Mi domandai quale potere avesse su Iggly.
Ripetei le parole della misteriosa voce: < La nostra fonte di salute argentea è nel cielo... la luna! Devo esporre igglypuff alla luna! >
< Che cosa sta dicendo? > bisbigliò Sara a Demetrio, molto preoccupati per la mia sanità mentale.
Senza perdere un secondo in più, afferrai le maniglie di una delle due finestre e la spalancai, poi sollevai le tapparelle (che cosa vecchia, per un impianto così futuristico!) e l'argento mi colpì negli occhi.
Dopodichè presi il mio pokemon e lo appoggiai al davanzale largo.
La pelle rosea parve risplendere ai raggi lunari.
Io ero immobile e con il fiato sospeso per l'attesa.
E poi successe.
Prima si aprirono gli occhi, poi il respiro e infine le zampette mulinarono in aria per rimettersi in piedi.
La cosa mi fece ricordare le tartarughe con il guscio sulla terra.
Non potei non ridere! Lo sguardo del pokemon si posò sulla runa che avevo appoggiato vicino alla creatura, poi su di me e infine ritornò alla runa.
Sara e Demetrio si avvicinarono verso di me, quasi ipnotizzati dalla luna.
Lentamente il pokemon si rimise in piedi e, barcollando, prese l'oggetto per le mani.
La runa si illuminò di violetto e si disintegrò in tante scintille colorate che si posarono su Igglypuff.
Quest'ultimo squittì in una maniera diversa e mi accorsi anche che i ciuffetti sopra il capo si illuminarono, come se catturassero la luce della luna.
Un remoto eco mi passò veloce per la testa.
Lucelunare. Il potere guaritore della luna.

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Capitolo 5
*** Ricordi Cancellati ***


#5 Ricordi Cancellati



Il fastidioso trillo della sveglia mi fece trasalire nel dormiveglia. Allungai il braccio verso il rumore ma la mano mi cadde nel vuoto.
Ah, già.
Non ero a casa mia, ma in un collegio speciale per domatori di pokemon.
Aprii gli occhi e riflettei su come ci ero arrivato, in quella camera.
Frammenti confusi si sovrapposero nella mia mente, causando un po' di confusione.
La misteriosa voce... la luce della luna... il fenomeno scintillante e alieno della runa... i passi lenti e la luce fioca dei nostri iDex che ci guidavano verso le camere...
La prima a trovarla fu Sara, la camera numero 17, poi fu la volta di Demetrio (33) e infine la mia, la camera 51.
Forse era l'ultimo piano, perchè dalla mia finestra che si affacciava sul bosco silenzioso non riuscivo a vederci sopra nient'altro.
Mi stropicciai gli occhi, stiracchiai le braccia e finalmente mi alzai dal letto ad una piazza e mezza con riluttanza, la sveglia nell'iDex ormai era solo un fastidioso eccheggiare nella testa.
I piedi nudi incontrarono con piacere il soffice parquet blu.
Scostai le pesanti tende azzurre e il bagliore del sole mi accecò pee un attimo gli occhi. Poi, avvicinandomi, toccai con cautela Igglypuff, gli occhioni chiusi e una zampetta posteriore che si muoveva da sola nel sonno.
Vicino a quella specie di culla dove avevo riposto l'alieno, c'erano dei residui di cibo (carboidrati e zuccheri miscelati con aroma di caramelle... il cibo indicato per i pokemon cuccioli) che avevo messo lì appena eravamo entrati nella stanza.
Naturalmente, vista la mia sfiga, il pokemon rimase nel mondo dei sogni.
< Massì, continua a dormire, con tutto quello che hai ingurgitato! > risi da solo, cristallizzando igglypuff in un flash nella capsula.
La camera aveva due stanze: una per il letto con una piccola scrivania adeagiata vicino alla finestra e un'altra (più grande e illuminata) provvista di televisione, poltrona ultracomoda e un minubar.
Mi domandai perchè non avessero fatto i bagni privati, già che c'erano...
Mi vestii comodo e mi diressi all'uscita.
Sulla porta erano stati messe le regole generali che vigevano nell'accademia (cose del tipo" E' severamente vietato lottare in corridoio, nella mensa e SOPRATTUTTO nelle aule vuote ecc ecc"), gli orari della giornata, oltre ai momenti di ristoro e le ore buche, che dovevano essere impegnate per studiare e allenare i pokemon.
< Dunque... oggi che è il primo giorno c'è solamente "Strategia e Tattica"... non so cosa sia, "Educazione fisica con pokemon" e qui ci posso arrivare e... "Matematica?! >
Rilessi quell'oscura parola ad alta voce, tanto per essere sicuro.
< Cioè: io me ne vado dalle superiori per non fare le solite pallose materie e che cosa mettono qui? Matematica?! >
Quando chiusi dietro di me la porta, notai che stava uscendo anche il mio vicino di stanza.
Hei! Era la ragazza con il dilatatore all'orecchio, quella simpaticona!
< Buongiorno! > la salutai raggiante, mentre lei si stava già dirigendo verso le scale.
< Mhfp... > grugnì quella, senza un minimo di ritegno.

La mensa era già piena di gente: come avevo previsto i ragazzi avevano preso gli stessi posti della sera precedente e io ne fui contento, almeno dal nostro tavolo potevamo vedere tutti!
C'era solo Sara ad aspettarmi, che giochicciava con un cucchiaino in una tazza fumante.
< 'Giorno! > mi salutò, sorridendo.
< Buondì! Demetrio? >
< Starà arrivando, credo... hai visto le materie, c'è anche... >
Sentìì una pacca dietro la mia schiena, mi girai e vidi in piedi il ragazzone che alla sera della premiazione (due giorni fa, ma sembravano passati dei mesi) aveva ricevuto shyter annuire e dire: < Matematica! Non è possibile! >
Poi si presentò, dicendo di chiamarsi Nemo Ghiorlini. Strano nome!
"Ah perchè il tuo no?" esclamò una vocina nella mia testa.
Poi Nemo ci indicò i suoi compagni di tavolo: alla sua destra c'era un ragazzo con il pizzetto nero (finto? Assolutamente no. Idiota? Senza ombra di dubbio) di nome Marco Celessa, alla sua sinistra un tipo dall'aria sveglia che si chiamava Brando Evangelone, più avanti una ragazza bionda (Alice Greco) che riconobbi come quella che aveva urlato nel pullman di chiudere le finestre per l'incolumità del suo abra e infine un ragazzo metal con la musica sparata nelle orecchie che si chiamava Angelo del Toro.
Io e Sara parlammo molto sulle materie e su che cosa ci aspettava con Nemo quando le cameriere sexy in short bianchi (ma non ce l'avevano un nome? Nessuna targhetta?) ci portarono via le briciole di cornetti, tazze di caffè vuote e vasetti di yogurt avanzati.
< Buongiorno cari, dormito bene? >
Io e Nemo annuimmo come due babbuini mentre Sara le fissò con espressione torva.
Vidi Angelo e Brando pulirsi il naso dal sangue che era schizzato nel momento esatto in cui la cameriera mora si era abbassata per prendere un cucchiaino caduto. (Grazie Francix94 per il consiglio!! XD)
Alla fine della colazione ci dirigemmo tutti nell'aula di Strategia e Tattica, chiedendo a Sara dove si fosse cacciato Demetrio.
La'aula aveva il soffito più basso della mensa (o dell'infermeria, mi venne da pensare più tardi) e aveva per ogni banco un libro molto spesso dall'inequivocabile titolo " Il tipo Ittico batte quello Termico, cento e uno cose da sapere sui pokemon."
Due finestroni al lato destro davano un bel panorama del mare in lontananza, il cielo splendidamente azzurro.
Dopo aver preso i posti (ci fu un po' di casino per l'appropriazione dei banchi in fondo) apparve come dal nulla la donna che avevamo visto il giorno prima, quella che litigava con il tizio dalla faccia poco intelligente.
L'insegnante si appostò alla lavagna e incominciò a scrivere a grandi lettere il suo nome e che cosa faceva mentre parlava con noi di spalle.
I capelli a nuvola neri ondeggiavano ad ogni sua parola... poteva far venire il mal di mare.
< Io mi chiamo Serena Zonner e sarò la vostra insegnante di
Strategia e Tattica, il che vuol dire che studieremo le diverse combinazioni di attacchi e i diversi tipi di... >
La porta si spalancò di scatto ed entrò Demetrio, tutto ansimante e sudato.
Dalla faccia livida sembrava che avesse fatto a pugni con qualcuno... o qualcosa.
Invece la testa a nuvola della Zonner poteva sembrare un grosso punto di domanda che fissava l'ultimo arrivato.
< Mi scu-scusi > balbettò lui, rivolto all'insegnante, < Quando mi sono svegliato ho aperto la finestra ed è volato dentro la camera un beedrill. >
La donna si girò dalla lavagna e posò il gessetto, fissando meglio il ragazzo, che stava immobile senza sapere bene che fare.
< Non ti ha punto vero? Dovremmo avere degli antidoti in... > ma poi l'insegnante di Strategia e Tattica si fermò, e io ero sicuro anche del perchè: stava per dire "infermeria". Ma l'uomo che se ne preoccupava era sparito.
Non sapevo però se quella donna volesse nascondere il fatto a noi solo per non spaventarci o per coprire qualche oscuro segreto all'interno dell'Accademia.
Demetrio, in piedi e fermo come uno stoccafisso, alzò la mano e chiarì alla donna: < Professoressa? No, non mi ha punto, ma ha usato contro di me "furia" credo e... cercava di tirarmi dei cazzotti... >
La classe riversò le risate addosso a Demetrio, tranne io e Sara che lo guardavamo penosamente. A quanto pare la sfiga del nostro amico era in netto vantaggio con la mia.
< Oh, povero caro! Vai a sederti, così possiamo cominciare la lezione. >
Uau che tatto che aveva la nostra cara prof!
Serena Zonner ritornò dopo pochi secondi alla lavagna, come se niente fosse e finì di scrivere "Tattica" (come se qualcuno in classe avesse avuto un ictus e non si ricordasse più che materia stessimo facendo... ma dico io!) per poi accomodarsi alla cattedra.
< Il nostro amico ci ha dato uno spunto per iniziare la lezione > cantilenò la professoressa, rivolta alla classe, < Oggi, quindi, studieremo gli attacchi base dei pokemon di tipo Insetto e debolezze e forze paragonati agli altri tipi. Aprite tutti il libro a pagina ottantasei. >
La lezione si rivelò abbastanza noiosa sotto molti aspetti.
Aveva fatto leggere a turno come alle medie delle frasi sul librone che riguardavano i pokemon Insetto e poi aveva tracciato dei diagrammi riguardanti gli altri tipi con i gessetti colorati sulla lavagna in modo da evidenziare i pro e i contro di avere un alieno Insetto.
Peccato che a metà lezione le linee blu, rosse, gialle, verdi e di molti altri colori ci aveva confusi tutti, facendo diventare la lavagna una specie di esplosione di coriandoli arrandom.
E dopo due interminabili ore, la campanella ci comunicò che la lezione di "Strategia e Tattica" si era conclusa per quel giorno.
Le sedie si spostarono, i libri vennero riposti nel sottobanco e le menti si svuotarono dai concetti appena spiegati.
< Non dimenticatevi di prendere appunti la prossima volta! Non ho visto nessuno farlo! > gridò la professoressa Zonner alle nostre schiene.

Nel girovagare tranquillamente per la prossima aula, Sara mi disse: < Hai sentito la prof? L'infermiere è sparito dalla circolazione e non vuole farci sapere niente! >
Io annuii, mentre Demetrio alla mia destra fissava il soffitto con aria assente.
Chissà che cosa mangiava a casa sua, magari era carente di proteine.
< Lo so... > incominciai, fissando gli occhi verdi di Sara. Potevo perdermi in quella foresta così ipnotica.
Sara distolse lo sguardo dal mio, forse un po' imbarazzata, e si diede una manata in fronte.
< Che ore sono? >
Vidi che il gruppo di ragazzi stava svoltando verso un corridoio pieno di trofei e medaglie.
Tirai fuori l'iDex e controllai l'ora sullo schermo: le dieci e tre minuti.
< Cavolo, sulla scheda di feebas c'è scritto che deve mangiare la mattina tardi e al crepuscolo! >
Sara quindi fece uscire il suo pokemon di tipo Ittico dalla capsula e lo accarezzò.
Ma come poteva una ragazza così carina provare simpatia per un pesce grande come un gatto obeso e il muso dall'espressione idiota?
Le squaglie dell'alieno rilucevano di blu e verde scuro al bagliore dei neon fissati al soffitto e un leggero odore di pesce e bolle di sapone si levava da esso.
Demetrio fissò con intensità il grosso pesce e disse: < Ma non muore senza l'acqua? >
Sara svitò con fatica un barattolo contenente della polverina violetta e si chinò per lasciar cadere quella sostanza in bocca al pokemon boccheggiante. I capelli castano chiaro della ragazza nascosero l'azione.
< Ho letto che i pokemon Ittici non muoiono senza l'acqua, rallenta solo le loro azioni. Per questo se si vuole far lottare un Ittico contro qualsiasi altro tipo di alieno è indicato che ci sia una fonte d'acqua, così da bilanciare le due parti... ecco fatto tesorino! >
La ragazza riavvitò il tappo sul barattolo e lo rimise nelle tasche della sua felpa a quadretti, quindi cristallizzò feebas nella capsula.
< Nella mia stanza ho anche trovato una vasca gigante, così posso far stare feeb comodo! >
Io sorrisi e dissi di affrettare il passo, altrimenti non saremmo riusciti a trovare subito la palestra per Educazione Fisica.

Le indicazioni della cartina di condussero fuori dalla scuola, nel cortile circolare.
La palestra era accezionale: una grande cupola dietro la struttura dell'Accademia a mezzaluna spiccava verde nel cielo azzurro.
< Sembra un campo da tennis chiuso > commentò a bocca aperta Nemo, nello stesso momento in cui arrivò l'insegnante di Ed. Fisica.
Quest'ultimo era un uomo alto e con i capelli ricci neri abbastanza corti, con una cartellina in mano e un fischietto scintillante appeso al collo.
< Ci siamo tutti? Bene! > a quella voce potente noi ragazzi ci mettemmo in riga, con un po' di timore reverenziale che ci era avanzato dal primo giorno con la direttrice della scuola.
< Io sono Arturo Forti e sarò il vostro professore di "Educazione Fisica con pokemon" per l'intero corso che proseguirete all'Accademia. Se volete seguirmi nella palestra... >
La fila di ventisei persone si scompose, facendo passare l'uomo in testa, poi quando arrivò alla porta si girò verso di noi e disse: < Ora entreremo nella palestra. La garvità è leggermente più bassa della norma, quindi non esaltatevi se riuscite a fare grandi balzi... >
A quella rivelazione ci asaltammo eccome!
< Come sulla luna! > sussurrò una ragazza.
In effetti all'interno della palestra avvertivo un cambiamento d'aria particolare, ma i miei compagni non ci facevano caso perchè stavano ascoltando il prof.
Mi girava la testa e avevo molto caldo.
All'improvviso ebbi un cedimento e... svenni per la seconda volta.



La neve cadeva silenziosamente, i raggi d'argento delle sette lune davano un atmosfera ancora più surreale di quanto non lo era.
C'erano molti esseri dall'aria spaventata che non sapevano dove andare.
FLASH! FLASH!
L'intero pianeta s'illuminò per qualche secondo.
Tutto fu bianco e accecante.
Poi la luce si ritirò velocemente e al suo posto, sopra la soffice neve, c'erano milioni di piccole sfere bianche e rosse.
Un attimo dopo, o forse qualche secolo più avanti, alcune sfere si alzarono dal suolo spaccato dalla siccità e sparirono nel cielo violetto.
...
Una bagliore bluetto mi fece aprire gli occhi.
Ero in piedi davanti ad un contenitore di vetro alto fino al soffitto e pieno di una sostanza liquida.
All'interno stava qualcosa di lungo e blu.
Due grandi occhi pieni di sofferenza si aprirono lentamente.
Era dratini.
< Sto sognando? > chiesi, appoggiando le mani al vetro. Il mio riflesso si mescolava con il corpo del pokemon.
"Si. Hai appena visto la fine del nostro mondo. In qualche modo i miei sogni hanno trovato una relazione con i tuoi."
< E io cosa devo fare? >
"Stanno succedendo delle cose strane nel vostro mondo. Io non so dove mi trovo. Ho paura.."
La voce che mi parlava nella mente tremolò, come se stesse per piangere.
" Qualcuno... qualcosa... ci sta minacciando..."
Il mio naso toccò la parete trasparente.
L'espressione triste del pokemon ondeggiò, poi il mondo dei sogni incominciò a sgretolarsi, la voce insistente di dratini che cercava di comunicarmi qualcosa...

Aprì gli occhi e mi ritrovai sdraiato.
Era di nuovo tutto bianco e asettico.
Misi a fuoco l'ambiente e capii che ero in infermeria.
< Si è svegliato! > la familiare voce di Demetrio mi fece voltare in direzione del suono.
C'erano lui e Sara in piedi al mio lettino.
< Vincenza l'aveva detto che ti saresti svegliato dopo qualche ora! > esclamò entusiasta la mia amica.
< Qualche ora? Che cos..? >
Vincenza???
A quella domanda apparve una donna con dei capelli lunghi rosso fuoco.
< Sei svenuto nella palestra alle dieci e dieci, poi ti i tuoi amici mi hanno chiamato e io ti ho trasportato qui. Ora sono le due di pomeriggio, caro. >
< E' la nuova infermiera? >
Sara alzò un sopracciglio curato: < Nuova? Come? C'è sempre stata lei qui. Non ti ricordi ieri? >
< Ho curato il tuo igglypuff dopo la leccata di dusknoir no? > fece la donna, sorridendomi.
Mi girò la testa.
Dov'era andato a finire Gualtiero Masser, l'unico infermiere dell'Accademia?

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Capitolo 6
*** Confusione ***


Eccoci al nuovo capitolo!! Manca poco per l'azione, non preoccupatevi <3

#6 Confusione


Rimasi nel lettino fino alle cinque del pomeriggio a rimuginare sugli sprazzi del sogno che mi erano rimasti attaccati al cervello e sull'assurda questione dell'infermiere.
Non era possibile.
Non era fottutamente possibile che Gualtiero fosse svanito nel nulla portandosi via i ricordi della sua esistenza.
Fissai pensieroso l'arredamento spoglio della grande stanza.
I raggi del sole filtravano attraverso le tende sottili, inondando di luce le mie gambe.
Sara mi aveva portato sul piccolo comodino a lato della brandina il mio iDex e la sfera che conteneva igglypuff.
Mi alzai e afferai tutte e due le cose.
Poi feci de-cristallizare il batuffolo rosa che prese a saltellare tutto gorgogliante.
< Eccoci qui, iggly. E' stata una mattinata piuttosto strana. >
< Iggly? >
< Già! >
Sullo schermo rettangolare dell'iDex c'era l'icona di una busta da lettere con il nmero 4 sotto.
"Cazzo, quattro messaggi non letti!"
Toccai lo schermo sulla busta e apparvero le seguenti frasi:
HEI RUFIO!, TI SEI GIA' DIMENTICATO DI NOI? E' DA TRE GIORNI CHE TI CHIAMIAMO MA COSA FATE LI'???
Era di Miriam, la mia amica. Strano, io non avevo ricevuto nessun avviso di chiamate...
RUFIOOOO!!! LA MAMMA SI STA PREOCCUPANDO! PERCHE' NON RISPONDI MAI AL CELL?
E questo era di mio padre.
Oh cacchio, c'era qualcosa che non andava nell'iDex?
Gli altri due messaggi erano uguali a quello di Miriam solo che erano firmati da Ercole e da Pietro, gli altri due miei amici.
< Iiigglhyyy!!! >
Il mio pokemon fece una piroetta e saltellò all'indietro, come un vero acrobata.
Sara mi aveva spiegato che Demetrio aveva dato da mangiare per sbaglio il cibo di spinda al mio pokemon. Forse era per quello che era così energico.
Mi alzai finalmente dal lettino e incominciai rispondere ai messaggi: usare l'iDex al posto del cellullare era più facile perchè era tutto "touch" e se non volevi neanche usare le dita bastava impartire ordini a voce.
< Inviare messaggi > scandii all'oggetto tecnologico, poi alzai lo sguardo e...
Igglypuff era scomparso.
"Ma cazzo!"
Superai l'entrata dell'infermeria e riuscii a vedere la pallina rosa che ondeggiava verso l'uscita di una porta a vetri che dava sul giardino dell'Accademia.
Corsi facendo rimbombare i miei passi e lo presi da dietro come un giocatore di football.
< IIIHIIIGGLYY!! > stridette infastidito il mio pokemon, torcendosi nel mio "abbraccio-non-ti-lascio-scappare".
Il giardino si trovava proprio dietro la palestra a pallone ed era veramente un bello spettacolo: c'erano nasturzi, zinnie, petunie, tulipani e qualche grande albero che proiettava macchie d'ombre.
Non mancavano certamente le panchine di legno e i lampioni spenti.
Vidi anche uno sparuto gruppetto di ragazzi seduti tranquillamente sull'erba soffice.
I loro pokemon erano a poca distanza da loro che mangiavano (ponyta e shyter), vagavano senza sapere cosa fare (ralts) oppure tenevano dei discorsi misteriosi ( Murkrow, starly e abra).
Chissà che cosa si stavano dicendo?
In quel momento il mio batuffoloso pokemon si agitò peggio del solito e riuscì con un mio attimo di distrazione a scappare dalla mia stretta.
Poi si girò e... mi fece la linguaccia!
Io rimasi esterrefatto e forse urlai anche, perchè in lontananza sentii il gruppetto di domatori zittirsi per un attimo.
< Dove stai andando? > gli feci, mentre Iggly saltellava goffamente verso gli altri pokemon.
< Hey! > mi fece Nemo, correndomi incontro.
Lui era uno di quel gruppetto.
< Stavamo discutendo sull'utilità o meno della lezione di Tattica e Strategia, ti vuoi unire? >
< Ehh.. > iniziai, fissando il mio pokemon che si perdeva nell'erba.
Nel frattempo una ragazza che individuai come la mia vicina di stanza, si staccò dal gruppo e si avvicinò a noi, fissando senza espressione Igglypuff che le saltellava accanto.
< Nemo, pensavo che... >
< Voi due avete già parlato? > la bloccò Nemo, raggiante, poi ci prensentò.
Finalmente sapevo il fatidico nome della ragazza con i capelli rossicci e il dilatatore all'orecchio.
Si chiamava Petunia De risi.
< Allora, Giasone, verresti con noi a...? > mi rischiese cortesemente Nemo.
Io, vedendo la faccia terrorizzata della ragazza, accettai con entusiasmo.
Tiè, brutta antipatica!

Rimanemmo comodi all'ombra del pino per un'oretta, a raccontarci le nostre passioni comuni di pokemon. Parlamma anche se a casa nostra avevamo degli alieni domestici.
Domestico significava tenerlo in casa come un gatto o un cane, e non da "combattimento".
Oltre a noi tre c'erano altri amici di Nemo:Angelo, Brando, e Alice e anche un'altra ragazza con un ampio cappello celeste che si chiamava Francesca.
< Ho sentito dire che solo fra tre mesi potremmo far lottare i nostri pokemon! > esclamò quest'ultima, mentre ci alzavamo per prepararci alla cena.
< Che noia però! Io pensavo subito! Non vedo l'ora poi che il mio starly diventi un fortissimo Staraptor! >
Accenni favorevoli a Brando per l'affermazione.
Quando arrivammo per i corridoi sentimmo delle persone che parlavano fitto fitto tra loro.
Erano niente popo' di meno che la direttrice Samanta Deinoto e il professore di ginnastica.
Appena capirono che non erano più soli si zittirono all'istante e si rintanarono nella prima aula che videro chiudendosi la porta alle spalle.
Mah... valli a capire!
A poco a poco il nostro gruppetto si sistemò nella propria camera e infine rimanemmo solo io e Petunia.
Silenzio imbarrante nell'ultima rampa di scale...
Atmosfera gelida nel corridoio bianco...
< E così tu hai un ponyta. >
La ragazza rossa si girò e mi guardò con i suoi occhi marroni.
< Mettiamo bene in chiaro una cosa, omuncolo > sibilò, < Io e te non saremo mai amici d'accordo? Il tuo wiglytuff... se mai si evolverà, chiaro... non sarà mai all'altezza del mio ponyta. Ho intenzione di prendere il massimo dei voti in questa scuola e vincere il prossimo PGG internazionale, intesi? >
Miss Stronza 2031 con una frustata di capelli focosi girò i tacchi e sbattè la porta della sua stanza.
"Oh..." mi venne da pensare solo questo.
Avrebbe potuto candidarsi all'oscar come Miglior Scenata Finale con Sbattimento di Porta dell'anno.

Dopo cena mi ritrovai con Demetrio nella stanza di Sara, molto più bella della mia: era al primo piano con un grande balcone che dava sul mare calmo.
In lontananza potevo anche vedere dei grandi pelipper e gabbiani stagliarsi nel cielo blu notte punteggiato di stelle.
A proposito, avevo letto sul Pokemon Magazine della scorsa settimana che la fauna terrestre si era completamente ambientata con quella aliena dei pokemon.
Gli animali cacciavano i loro simili e i pokemon si nutrivano solo di esseri provenienti dal loro pianeta.
Non mancavano comunque lotte per la supremazia del territorio.
<...quindi matematica è stata una rottura di scatole > stava dicendo Sara, accarezzando automaticamente feebas.
< Abbiamo incominciato i limiti, comunque. E poi Ed. Fisica con i pokemon è stata divertente invece. Il mio spinda ha incominciato a girare e ha contagiato tutti i pokemon! > esclamò divertito Demetrio.
Il suo pokemon era accovacciato sulle sue gambe. Assomigliava ad un incrocio fra un orsetto e un panda; aveva poi una voglia a forma di chiave di violino in fronte.
Sicuramente era il più forte fra la mia palla morbidosa e il pesce inetto di Sara.
< Ahaha! Già è vero! Strampadanza è contagiosissima!! > rise Sara.
Lei era una di quelle persone che quando ridono arricciano il naso.
Ancora più carina del solito.
< Ma quindi chi è l'insegnante di matematica? > chiesi io, sentendomi un po' in disparte.
< E' quello che tu hai indicato come il Beota! > precisò Sara.
Io non sapevo se ridere o piangere! Una persona come il Beota non poteva fare una materia così tanto noiosa!
Spinda incominciò a sbadigliare e dopo qualche secondo stava già sonnecchiando.
Demetrio gli accarezzò teneramente le orecchie rotonde.
Ma perchè solo il mio pokemon non era così calmo come il loro?
< Domani ci aspetteranno tre ore di Allenamento, finalmente! > Continuò Sara, riponendo il suo feebas nella grande vasca piena d'acqua, appena sotto la finestraa.
Il pokemon sembrò sorridere, spruzzando qualche goccia d'acqua sul parquet blu.
< Anche se non potremmo far lottare i nostri pokemon, comunque... > dissi io, ricordandomi della chiaccherata al parco.
< Già... almeno però tu, Giasone, sai già che attacchi possiede igglypuff! >
Chissà perchè oggi Demetrio mi sembrava più... sano mentalmente degli altri giorni.
Io contai sulle dita ciò che aveva fatto iggly: metronomo sul pullman, incantevole all'atrio e lucelunare imparata grazie alla runa d'apprendimento.
Era già molto, considerato che era un pokemon cucciolo.
Magari neanche il ponyta di Miss Stronza era così avanti...
Guardai il mio pokemon: ondeggiava con le sue zampette per tutta la stanza di Sara in cerca di qualcosa d'indefinibile.
Avevo perso il mio entusiasmo iniziale alla serata della premiazione avendo ricevuto un pokemon debole.
Forse mi stavo sbagliando.
Forse avrei dovuto essere orgoglioso del mio pokemon.
< Giasone, ti senti bene? > mormorò Sara, guardandomi con occhi sgranati.
Qualcosa mi gocciolò dal naso: mi toccai sotto le narici e vidi che era sangue.
< Ma che succ...? >
Un gridolino di igglypuff, parole spaventate provenienti dalle labbra carnose di Sara...
Le orecchie che fischiavano e la voce dei miei amici che si univa a delle parole sconosciute...

Per il ben... ...ell'uman...

Iper Raggio!!!

Troveremo u... cura... ahhhh!!

SCAPPAAAA DRATINIIII!!!


Vidi tutto buio.
E mi risvegliai in preda ad urla terrorizzate.

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Capitolo 7
*** La Prima Sfida ***


Eccoci arrivati all'inizio degli scontri fra pokèalieni yeeee. Chi lotterà contro chi? Boh! Lo scoprirete solo leggendolo! Grazie e Mony come sempre, spero che sia di tuo gradimento!!

#7 La prima sfida


Il fiato corto.
La schiena bangnata di sudore.
E la testa che pulsava.
Mancava qualcosa?
Le facce di Sara e Demetrio erano maschere di spavento e preoccupazione.

Ma che cosa mi stava succedendo?

< Gias... come.... come ti senti? >
Le parole della mia amica erano esitanti.
Subito dopo il risveglio mi avevano messo sul letto morbido di Sara e uno straccio bagnato sulla fronte.
Ma io mica avevo la febbre!
Mi alzai con i gomiti un po' tremolanti, per non sentire ancora l'effetto bagnato della schiena sul materasso.
< Meglio, grazie... >
Demetrio prese la sedia accanto alla scrivania e si avvicinò a noi, con spinda che sonnecchiava ignaro di tutto, in braccio al padrone.
< Continuavi a dire cose senza un senso, non capivamo bene...>
Scossi la testa come per scacciare le sensazioni di paura, annidate in testa.
Forse se potevo raccontare cosa mi era successo negli ultimi giorni...
< Io... io... non è la prima volta che succede > farfugliai, togliendomi di dosso il panno bagnato.
Sara ebbe un'esitazione.
Incominciai a parlare a ruota libera, ogni frase un macigno che si toglieva dal mio essere.
Descrissi la morte del pianeta dei pokemon e le capsule che partivano nell'universo in cerca di nuova vita.
Raccontai che le visioni erano opera di un dratini, nascosto chissà dove.
< Aveva paura, era terrorizzato. Mi ha detto che stanno succedendo delle cose strane nel mondo e che dovevo stare attento da qualcosa... >
Silenzio.
Si sentiva solo il debole gorgeggiare di igglypuff, chiuso in bagno in modo che non se ne andasse da tutte le parti a far casino.
Sperando che il coperchio del cesso fosse abbassato...
< Ma... perchè proprio tu? Insomma, avrebbe potuto contattare dei poliziotti, non so... >
Mi alzai definitivamente dal letto e fissai Demetrio negli occhi: < Non ne ho idea, ha solo detto che i suoi sogni hanno trovato una relazione con i miei, qualunque cosa significhi.>
Sara per un momento parve perdersi nei suoi pensieri fissando feebas che si muoveva lentamente nella vasca trasparente.
< E' strano che un dratini possa comunicare in questo modo. Capirei se uno xatu o un kirlia possano averlo fatto, ma un alieno del tipo drago... >
L'orologio a forma di torchic appeso sopra il letto faceva le undici meno un quarto.
< Raga, io vado. Si è fatto troppo tardi > dissi, aprendo la porta del bagno, aspettandomi l'irreparabile.
Invece iggly aveva fatto solo cadere un asciugamano sopra di se' e si contorceva in modo da uscirne.
Sospirai.
Rimisi a posto il candido asciugamano e presi in braccio la soffice palletta rosa.
Sia Demetrio che Sara erano in piedi, con le facce ancora turbate, persi nei loro pensieri; magari si chiedevano se ero semplicemente matto o desideroso di attenzioni.
< Vado pure io > dichiarò l'altro ragazzo, scompigliandosi i capelli a forma di noce di cocco.
Salutammo la nostra amica (Sara mi fece l'occhiolino dicendomi di non pensarci troppo: non sarei risucito a prenere sonno) e ci incamminammo verso il secondo piano.
Io e Demetrio non parlammo molto, ma quando lui aprì la porta della sua stanza gli si illuminò l'iDex.
Riuscii a intravedere il mittente della chiamata:
PGG RESCUE.
Non ci feci molto caso, magari era un amico che per scherzo si faceva chiamare con nomi inerenti ad uffici del PokemonGlobalGroup...
La cosa strana, però, era che Demetrio chiuse la chiamata senza rispondere e con una certa furtività nei movimenti.
Perchè c'èro lì io.
Una cosa segreta.
< Buonanotte, ci vediamo domani!> cercò di sviare il mio strano amico, chiudendo la porta davanti a me senza sentire la mia risposta.

Salii le scale come se fossi agli ultimi metri dell'Everest: ero stanchissimo e avevo bisogno d'ossigeno (?)
Accesi la luce della mia stanza, rimasi in mutande e subito dopo lasciai igglypuff nella sua specie di culla.
Non me ne importava molto se non aveva voglia di dormire o cos'altro, volevo solo buttarmi nel letto fresco a galleggiare nel piacevole ritmo delle onde dei sogni.

* * *

Come al solito la sveglia squillò e io rimasi per qualche secondo fermo in mezzo alle coperte sparse in giro per la stanza.
Ma come cavolo mi muovevo nel sonno??
Mi lavai brevemente, agguantai i primi vestiti che erano ancora nella valigia piena e scesi di sotto per la colazione.
Si sentiva che l'atmosfera era più frizzante: quel giorno c'era la prima lezione di Allenamento!
Un buon profumo di pane tostato e dolci mi pugnalò dolcemente lo stomaco.
< Heilà! > mi fece Nemo, passandogli di fianco.
Gli diedi il cinque e salutai i suoi amici con un cenno di testa.
Le cameriere sexy stavano già distribuendo dei bicchieri di latte, cornflakes e anche dei salumi.
Appena mi sedetti al solito tavolo con Sara e Demetrio, sentii gli occhi degli insegnanti puntati addosso.
< Ciao Giasone, dormito bene? > mi fece Sara, la quale stava spalmando della marmellata di albicocche su una fetta biscottata.
< Si grazie, la prima notte che ho dormito quasi bene! >
< Magari è il potere di Dratini... > aggiunse Demetrio, zittito subito da un mio calcio alla gamba sotto il tavolo.
< Ahia! > trasaslì Sara.
Demetrio stabuzzò gli occhi: < Oddio scusa, pensavo che fosse la gamba di Giasone! >
Okkey, era davvero più imbranato di me.
Qualche secondo dopo, arrivò la cameriera sexy, quella bionda.
< Buongiorno ragazzi, volete qualcosa di particolare a pranzo? Magari qualcosa contro l'ansia... i brutti sogni... >
Perchè, c'erano dei cibi del genere?
< Ehm... veramente no, vanno bene le solite cose > propose Sara, sempre infastidita dalla tettosità delle cameriere.
Prima di andarsene, Blondy mi diede un occhiata penetrante.
< Stai assumendo la tonalità di un magikarp in calore, se ti interessa... >
Demetrio certe volte poteva spiazzarti con certe affermazioni.
Il giorno prima è goffo, e il giorno dopo è goffo e imbecille.
Qualche minuto più tardi ci dirigemmo tutti verso la misteriosa aula di Allenamento.
Misteriosa per la locazione.
Misteriosa per l'insegnante della materia.
La mappa dell'Accademia indicava che il posto si trovava al piano terra, subito dietro l'aula magna.
La porta della classe era chiusa.
Noi ventisei rimanemmo per qualche momento interdetti, poi uno dei ragazzi più coraggiosi si fece forza e spinse verso il basso la maniglia di metallo.
...
Le nostre facce sbirciarono lo spazio che si apriva davanti a noi, quasi come se avessimo trovato delle rovine egizie mai esplorate prima.
< Però! > esclamò Francesca.
Però cosa?! Era una stanza solo più larga e corta delle altre, nella quale al centro stava un piccolo palco per le lotte.
< Non ho mai visto... > stava per dire un'altro ragazzo, quando dietro di noi calò il gelo e si sentì in contemporanea:
< Ehm! Ehm! Se volete accomodarvi, per favore! >
La fredda e autoritaria voce di Samanta Deinoto fece rabbrividire ventisei schiene.
Dopo un secondo e mezzo eravamo seduti con la bocca asciutta.
I banchi erano allineati in modo da accerchiare il palco ( a debita distanza, non era bello bruciarsi/fulminarsi/congelarsi/bagnarsi stando a 2 cm dal terreno di lotta ) e quindi nessuno non poteva assistere ai combattimenti che sarebbero avvenuti.
Dietro il palco, in orizzontale, era stata posizionata una scrivania con un'alta pila di libri.
La Generale di Ferro ce li consegnò come se le scottassero le mani.
Un libro colpì addirittura il mento di Angelo, facendolo gemere dallo spavento.
< Ah, femminuccia! > potei sentire dalle labbra della direttrice.
Ancora più stronza di Petunia De risi!
< Come avete capito, previa idiozia, io sono la vostra professoressa di Allenamento di Pokemon. >
La donna si fermò un attimo, fasciata nel suo tailleur azzurro cielo, poi incominciò a camminare in tondo nel cerchio che creavano i banchi.
< Esigo la massima serietà, applicazione e passione. Chi non starà attento sarà sbattuto fuori dall'aula e verrà gli perquisito per ventiquattro ore dall'ammonizione il proprio pokemon. Chiaro? >
...
< CHIARO? >
< Si professoressa Deinoto! > esclamammo in coro, quasi terrorizzati.
La donna quindi fece un sorriso tirato e si mise al centro della pedana.
Almeno adesso potevamo vederla in tutta la sua ferocia senza stortarci il collo ogni volta che girava.
< Oggi vi dimostrerò cosa vuol dire essere un domatore di pokemon ai miei livelli... con una piccola modifica... >
Ventisei paia di occhi strabuzzarono a quell'affermazione.
Avevamo ancora in mente il profilo oscuro di Dusknoir e la sua potenza.
Attimi d'ansia ci avvolsero il respiro quando la direttrice prese dalla sua cintura nascosta dalla giacca del tailleur due, DUE, capsule.
< Ora, sceglierò un paio di voi per vedere come ve la cavate con pokemon d'alto livello. Altrimenti perchè mai avreste vinto il concorso per venire qui? >
"Porca troia!" doveva essere il pensiero che ci rimbalzana sulla punta della lingua fra tutti noi.
L'eccitazione si mischiò con la paura di venire derisi dalla professoressa.
< Tu e tu! Forza, al centro del palco! >
Il primo "tu" era Petunia, che si alzò di scatto non appena il dito scheletrico della donna l'additò.
Il secondo... beh, la mia sfiga mi aveva abbandonato per poco, perchè ero io l'avversario di Miss Stronza.
Io mi misi dalla parte opposta della pedana, con Petunia che mi fissava negli occhi castani con un sorriso maligno.
Mi voltai appena in tempo per vedere Sara che mi faceva l'occhiolino.
< Regola numero tre dei domatori di pokemon > cominciò Samanta, < Non importa quale pokemon si porti in battaglia, ma la forza di volontà dell'allenatore e una buona strategia possono contare più della forza. >
Detto questo ingrandì le sue capsule e ce le buttò per aria.
Fummo accecati per cinque secondi da quanto emettevano luce le capsule.
"Magari sono quelle originali" mi disse la voce della coscienza, mezza sotterrata da quella della pigrizia e della stupidità.
I due nuovi pokemon vennero accolti da un mormorio estasiato.
Vicino a me (non me ne ero accorto subito, quindi trasalii dallo spavento) stava eretto uno splendido gallade, le lame sulle zampe anteriori scintillanti e solcate da varie cicatrici opache, gli occhi grandi e splendenti che ispezionavano l'aula.
Mi arrivava alle spalle, non poteva essere alto più di un metro e sessanta.
< Galleeeeidèh! > esclamò l'alieno, facendo una specie d'inchino alla sua domatrice.
Guardai con il cuore che martellava il pokemon della mia avversaria.
Ma che culo, un'altra volta.
Al fianco di Petunia si ergeva un kabutops dall'aria truce, la bava che colava a goccia dalle sue fauci.
"Se possiede degli attacchi Insetto, sono fottuto" mi venne da pensare.
< Kabuhh-topssss > fischiò il pokemon, mulinando pericolosamente le lame che aveva al posto delle zampe anteriori.
Anche quello, come gallade, era segnato da lividi e cicatrici da veterano.
Il mio pokemon emanava un'improbabile odore di noce.
< Gallade, kabutops! > ordinò in tono fermo Samanta Deinoto, < Seguite ciò che vi diranno questi ragazzini. E voi altri, fate silenzio mentre combattono, possono innervosirsi e vendicarsi su di voi. >
I ragazzi seduti ai banchi impallidirono, qualcuno chiese se poteva andare in bagno.
< Professoressa? > alzai la mano, un po' tremante perchè gallade si girò verso di me, il corno rosso a pochi centrimetri dalla mia carotide.
< Ti serve altro, Giasone Nerestri? >
< Possiamo... possiamo sapere le mosse dei pokemon? >
Se gli altri ragazzi non avevano già il fiato sospeso per l'affermazione della direttrice, lo fecero in quel momento stesso.
< Indovinatelo > rispose semplicemente.
Poi prese un fischietto da sotto la camicetta bianca e ci soffiò dentro.
< Che la lotta cominci! >
Non appena il suono acuto del fischietto svanì nell'aria, Petunia non si perse un secondo e impartì, con un alzata di braccio teatrale: < Kabutops, lacerazione! >
Io sgranai gli occhi, il pokemon spaventoso e dall'odore stagnante che correva nella direzione di gallade, nella "nostra" direzione!
"E che cacchio di attacchi avrà?"
La voce della coscienza ci mise qualche frazione per rispolverare il doppio tipo di gallade: Combattimento/Mistico.
"Mistico... mistico...?"
< Gallade, para l'attacc... >
SLASH!
Il mio pokemon, rimasto immobile per un mio possibile ordine, prese in pieno la falciata poderosa di kabutops, inciampando e cadendo miseramente.
Sussurri di approvazione e di pena si levarono dalle bocce mezze-cucite dei ragazzi.
< Rialzati, presto! > lo incoraggiai, cercando di tirarlo su dalle spalle. Vidi con spavento che era ferito all'attaccatura delle lame, del sangue violetto era sparso sul legno del palco.
La mancanza della sofficità di gallade (che invece aveva igglypuff) mi prese alla sprovvista, lasciando ricadere penosamente il pokemon.
< Ora, idropompa! > esclamò Petunia, nel pieno della sua estasi, già pregustante di vittoria.
Ehhhh adesso! Idropompa!
La bocca di kabutops si aprì, ma ne scese solo la bava viscosa.
Petunia riabbassò il braccio, evidentemente troppo su di giri per capire che il pokemon non possedeva quell'attacco.
Era arrivato il momento d'agire.
Questa volta presi con forza il pokemon bianco e verde e lo tirai su, infondendogli maggior sicurezza.
< Spezza la difesa con psichico! >
< Gallh! > accennò lui, allargando le braccia in avanti.
Immediatamente sentii un ronzio persistente, come le antenne delle vecchie televisioni, poi dagli occhi di gallade scaturirono dei cerchi luminosi e bluastri che si adagiarono su ogni cosa.
Ogni oggetto che non era fissato incominciò a traballare e a levitare.
< Uouuuuuh! > esclamò Nemo, accorgendosi che il suo banco si stava alzando da terra.
La Deinoto scattò verso il ragazzo che lo fulminò con lo sguardo.
Magari Nemo si stava trasformando in pietra, l'intensità della direttrice era molto forte.
Gallade incrociò le lame e con un urlo liberatorio assimilò tutta la luce blu nel suo corno, espellendola di nuovo contro kabutops.
Quest'ultimo fu sbattuto fino al muro, facendo tremare la parete e i vetri delle finestre.
< Grande! > esultai negli occhi esterefatti di Miss Stronza.
Petunia distolse lo sguardo e si avvicinò a kabutops, sussurandogli qualcosa.
Diedi una pacca amichevole a gallade, lui si voltò e mi guardò... stranito.
Forse stando con la Deinoto, non aveva trovato amicizia o simpatia.
< Prova con un calcinvolo! > gli ordinai.
Senza perdere altro tempo prezioso, gallade eseguì un potente salto in alto, poi tese una gamba in direzione dell'avversario e...
< Ora che è vicino! Ronzio! >
Kabutops emise una specie di sorriso maligno e fece vibrare a velocità elevata le due corna spinose.
I vetri delle finestre pulsarono, come se non aspettassero altro che dividersi in piccolissimi frantumi.
Le nostre orecchie furono invase da un rumore paragonabile e mille mosche ronzanti.
Ma la cosa che mi fece accapponare la pelle era gallade, ancora in volo, urlare dal terrore e perdere l'equilibrio e cadere malamente sul palco.
Agonizzante e con gli occhi fuori dalle orbite.
< BASTA! > Urlò Sara, alzatasi in piedi e sovrastando il rumore assordante.
Petunia con un gesto fece interrompere il fastidioso attacco di kabutops.
E la direttrice soffiò tre volte nel fischietto, poi applaudì a Miss Stronza.
< Complimenti, De risi. Una brillante dimostrazione. Hai aspettato ad usare l'asso nella manica proprio quando gallade era in aria, privo di difese. >
< Grazie, professoressa Deinoto > esclamò Petunia, in preda ad un duplice orgasmo.
Poi mi fissò e mi fece un sorriso simile a quello della strega che invita hansel e gretel nella casa di marzapane.
"Sei morto" si leggeva sul suo volto.
"Fottiti" rispondeva il mio.
La Deinoto cristallizò i pokemon e come se niente fosse, ci fece accomodare ai nostri posti.

La lezione figosa ebbe termine, poi seguirono inglese (?), Strategia e Tattica, il pranzo, e infine educazione fisica.
Quando c'era un attimo di tempo, i ragazzi elogiavano la prontezza di Petunia e prendevano in giro la mia scarsa attitudine.

Una bella giornata.

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Capitolo 8
*** Cospirazioni ***


Evvai con il capitolo Incasinatore!!!!

Come sarà lo stato d'animo di Giasone dopo la sconfitta di Petunia?
Quale saranno le sue scelte?
Quale mutandina avrà questa volta la cameriera sexy bionda?


Stavene incollati allo schermo per qualche minuto e scoprirete molte altre cose, nel fanstastico capitolo intitolato:

#8 Cospirazioni



In mensa il chiacchericcio che si era acceso quella mattina non smetteva di ardere: ora i ragazzi erano motivati più che mai a farsi valere nelle loro future lotte e soprattutto a non fare figuracce come le mie...
Per tutta la cena non parlai molto, la faccia china sul piatto fumante di minestrone.
Ci mancava solo il minestrone poi!
< Dai, non è mica morto nessuno! > la voce consolatrice di Sara spezzò per un momento il filo dei pensieri negativi.
Almeno c'era lei... e Demetrio.
Mi girai verso il tavolo di Petunia: i suoi capelli fiammanti che ondeggiavano ai suoi movimenti.
In quel momento stava mimando con dei tovaglioli e il suo bicchiere pieno di Fanta i miei attacchi fallimentari imposti a Gallade.
Brutta put...
Mi squillò l'iDex.
Altri messaggi di sollievo per le mie risposte a parenti e amici.
< Tutto bene? > ecceggiò Demetrio, sorseggiando la sua Cola. Ad ogni sua parola si appannava il bicchiere che teneva stretto fra i denti.
Già, gli unici due amici che si preoccupavano per me. Non capivo ancora come potessero stare con me, invece di ingrandire il successo di Miss Stronza o aggregarsi a Nemo.
< Si... mi sono arrivati i messaggi della mia famiglia, e dei miei amici. E voi? >
Il ragazzo con i capelli a forma di noce di cocco inarcò un folto sopracciglio.
< Cosa? >
< Non vi ha chiamato nessuno? E' il quarto giorno che siamo qui. >
< A me si, certo > rispose Sara, portandosi l'ultimo cucchiaio di brodo alle labbra.
Demetrio sbattè gli occhi e rimase scuro in volto.
Forse era orfano o qualcosa di simile: in fondo io e Sara non avevamo ancora capito bene che cosa faceva esattamente prima di venire qui.
Sentii dei cigolii che si avvicinavano: i carelli che portavano le cameriere sexy stavano arrivando con i roastbeef.

Quella notte avevo così caldo che dormii ancora in mutande. Certe volte non capivo se lo facevano apposta a cambiare temperatura nei condizionatori o i bagni in fondo al corridoio non erano le sole cose strane dell'Accademia.
Stavo sognando di essere in spiaggia.
Il sole non era così forte che guardarlo direttamente con gli occhi non dava fastidio.
C'erano Miriam, mia sorella e Sara che prendevano il sole sedute su dei banchi si scuola.
I miei amici Ercole e Pietro invece erano in acqua a schizzarci a vicenda, che idioti.
E io, io dov'ero?
Samanta Deinoto mi passò "attraverso", senza accorgersene. Poi prese dal nulla una capsula, facendo uscire Dusknoir che lanciava coriandoli e bottiglie di Fanta e Coca Cola.
"Hei!" urlavo, senza essere preso in considerazione.
Perche?
Sopra le nostre teste passò un grande elicottero che si portava dietro un messaggio: RUFIO NON SEI TU IL PRESCELTO
Dal nulla spuntarono anche due lune che oscurarono il sole fioco.
Il mare si prosciugò.
La sabbia si compattò diventando un terreno arido, per poi creparsi.
Incominciò a cadere la neve.
I miei amici che diventavano statue di sale.
La direttrice dell'Accademia continuava a lanciare capsule per far de-cristallizzare decine e decine pokemon.
Un fortissimo vento trasformò la nevicata in una bufera tremenda.
E poi... dragonair.
Il pokemon blu che avevo visto la prima notte del mio soggiorno all'Accademia.
Era bellissimo e imponente. Stava fluttuando in aria, un serpente lungo senza scaglie, le piccole ali bianche sul capo...
< Giasone! > erano pronunciate da molte voci all'unisono.
La tormenta si stava diradando.
< Devi trovarmi, Giasone! >
Ma... io conoscevo un dratini, non una sua evoluzione!
< Sono sempre io. Non so com'è successo. Trovami e potremo scongiurare il disastro. >
Quale disastro?
Le due lune ora risplendevano su un cielo notturno e sereno.
Delle voci, ora non più distanti, si facevano sempre più insistenti.
< Fra non molto degli umani... degli umani... spezzeranno le catene alla loro creazione. Il nostro potere è... >
Non riuscivo più a sentire niente, le voci fuori campo impedivano di farmi sentire le parole del pokemon.
La sfera sotto la testa di dragonair s'illuminò, poi il pokemon del tipo Drago urlò e scomparve nel nulla, ma non prima di gridare: < Adesso, SVEGLIATI! >
Il terreno si fece più freddo, i suoni del sogno fecero spazio a quelli reali...
Gli occhi si aprirono e vidi una porta socchiusa, uno spiraglio di luce contro il buio.
Trasalii e appoggiai una mano sul muro per non cadere.
Nel sonno ero uscito fuori dalla mia camera, camminato scalzo (e in mutande) fino all'aula insegnanti.
Io però non ero mai stato un sonnambulo!
E allora perchè...?
Il cuore prese ad accelerare: le voci bisbiglianti del sogno erano le stesse della realtà! Il dormiveglia le aveva confuse con quelle oniriche!
< ... te lo ripeto, non può essere! > la voce del prof. di ed. fisica parve infastidita.
< Ma con tutte le volte che è svenuto! Non è stato brillante nel combattimento di stamattina, certo, ma... quell'igglypuff... > riconobbi senza ombra di dubbio che la seconda voce apparteneva alla direttrice.
Iggly? Che cosa c'entrava il mio pokemon? Perchè stavano confabulando su di me?
Era per questo che i due insegnanti (la Deinoto e quello di ed. Fisica) parlavano a bassa voce quel pomeriggio?
< E' stato solo un caso, Samanta.> la voce del Beota!
Ma allora c'erano tutti!
Mi avvicinai furtivo ancora un po'.
Ora potevo scorgere qualcosa, dietro la porta socchiusa... chissà che ore erano.
< Nonostante abbiamo truccato la cerimonia di premiazione > continuò l'autista, < Abbiamo capito male. Il pokemon che spettava a Nerestri non può essere il prescelto. >
< Quindi Samanta, la "casuale" lotta di stamattina fra il tipo Mistico e quello Insetto è stata solo una perdita di tempo? >
Qualche secondo di silenzio.
< Teniamolo d'occhio. Teniamo d'occhio tutti quanti! > decise infine Samanta.
Si sentirono dei lievi rumori di fogli che vengono sbattuti sul tavolo per ordinarli.
< La riunione si è conclusa! > decretò Serena Zonner, la professoressa di Strategia e Tattica.
Sentii le sedie stridere sul pavimento e i passi che si avvicinavano alla porta.
Cazzo!
Con la foruna di essere a piedi nudi, non feci rumore nel corridoio vuoto, così ritornai nella mia camare, con il fiatone e il cuore a mille.
Ovviamente non riuscii a dormire per il resto della notte, il cervello che lavorava in cerca di risposte.
Che non arrivavano.

* * *



Erano già passati due mesi da quella stramba notte.
Dopo di quella, sognavo quasi ogni volta il pokemon Drago.
Dai confronti delle prime fotografie sugli iDex, i nostri pokemon si erano ingranditi e avevano preso su chili.
Igglypuff era completamente rotondo e la sua peluria rosea era più folta e soffice. I riccioli sul suo capo erano aumentati di numero.
Feebas non aveva cambiato dimensioni, ma le sue scaglie sembravano fatte di vetro: riflettevano l'arcobaleno come uno specchio.
Il ponyta di Miss Stronza era pronto per essere cavaltato, le fiamme sul dorso e sulla coda erano arrivate alla giusta temperatura.
Ormai si scommetteva su quale pokemon avesse fatto il primo passo.
La prima evoluzione.
Quella mattina i raggi del sole entravano dalle finestre come lame di luce, facendo socchiudere gli occhi a Spinda (che Demetrio lo portava appresso con gli zainetti dei neonati... mai sentito della parola "capsula" vero?).
Stavo per addentare la mia profumata brioche, quando sentii la voce squillante della cameriera bionda sexy.
Qualche settimana più tardi dal nostro arrivo all'Accademia noi ragazzi arrapati avevamo scoperto che si chiamava Natalia. E aveva delle mutandine con scritti i nomi della settimana.
Non so quanti fazzoletti avessimo usato per pulirci dal sangue che usciva a fiotti dal naso.
< Giasoneee! >
Tentai di guardare il viso di Natalia, che era più in alto "dalle altre cose".
La cameriera teneva con due mani un pacco regalo.
Che cacchio...?
< E' per te! Te lo lascio qui, buona giornata! >
Natalia quindi sgambettò in direzione del bar, in fondo alla mensa.
Sara, Demetrio e Nemo (che si era aggregato con noi quella mattina) mi fissavano incuriositi.
< Di chi è? > mi chiese Demetrio, con la bocca piena di fette biscottate e marmellata.
Accanto al pacco regalo c'era un bigliettino con disegnato sopra un bambino che teneva un palloncino rosso.
Fortuna che avevo sedici anni per quel tipo di cose... -.-"
Aprii il biglietto.
Era la calligrafia della mamma:

_Caro Giasone, so bene che mancano dei mesi per il tuo compleanno, ma la mamma ha voluto strafare: il tuo regalo in anticipo è dentro il pacco!
Ti salutano tanto il papà e la tua sorellina.
Baci, la mamma :heart: .


Una parola: perchè?
Non c'era niente di buono. Non mi avevano mai fatto quel tipo di regalo "anticipato".
< Avanti, aprilo! > mi esortò Sara.
Anche altri ragazzi oltre il nostro tavolo si erano interessati al regalo.
Lentamente, con il cuore che martellava nel petto, sfilai i nastri blu...
Strappai la carta con motivi da bambini di dieci anni...
Aprii la scatola di cartone...
Le teste dei miei amici più la mia si avvicinarono per scoprirne il contenuto.
I respiri si bloccarono nei polmoni.
C'era una capsula dentro.

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Capitolo 9
*** Il Re dei Casini! ***


#9 Il re dei casini!



Non ci potevo credere.
Rimanemmo senza dire una parola, la curiosità negli altri tavoli che si faceva sempre più densa a causa della nostra non-reazione.
< Una capsula > sbottò Nemo, gli occhi scuri fissi sulla sfera bianca e rossa.
Sara si risistemò per l'ennesima volta la ciocca volante dietro l'orecchio.
< Ma non è tipo... ingiusto, avere un'altro pokemon? >
Io non sapevo che rispondere.
La mia amica aveva ragione, non era possibile possedere più di un alieno, per adesso.
< Aprila no? > mi esortò Demetrio.
Ora Francesca, Angelo, Brando e Alice si erano alzati dai loro tavoli e si stavano avvicinando a me.
"Se è uno sherzo, m'incazzo come un primeape!"
Afferrai la piccola sfera, la ingrandii e...
< Aspetta! C'è un'altro biglietto! > Nemo mi fece bloccare il gesto, all'ultimo secondo.
Effettivamente c'era un biglietto piegato in quattro, non l'avevo ancora visto perchè era sotto la capsula.

Giasone mio, sono sempre la mamma.
Prima di usare quel pokemon, ti vorrei far sapere che abbiamo contattato la vostra direttrice per poter permetterci d'inviarti un'altro pokemon.
A quanto pare quando il nostro regalo sarà nelle tue mani, sarà il giorno in cui i tuoi compagni d'Accademia riceveranno il loro secondo pokemon, ma non so in quale modo, la direttrice non me l'ha detto.
Comunque, spero che ti piaccia, tanto vi conoscete già!
Baci, la mamma
:heart:

< Il nostro secondo pokemon? > esclamò Sara, su di giri.
Lo conosco gia? Pensai io.
Okkey, non c'era un secondo da perdere. La curiosità mi stava uccidendo.
Diressi la sfera verso il pavimento, lontano dal tavolo e tastai il pulsante al centro della capsula.
Il flash scaturito ci accecò un po' tutti.
E poi...
< LOOOOOU....DREEEEEEEEEED!!!! >
Le finestre della grande mensa vibrarono, i bicchieri andarono in frantumi e i timpani soffrirono.
PUM PUM!
Il tonfo dei piedi alieni facevano tremare il pavimento.
Davanti a me, davanti a tutta l'Accademia, c'era un pokemon di un metro e una banana che faceva vibrare le sue orecchie a forma di stereo.
Loudred.
Il pokemon sonoro, o meglio, casinista.
C'è chi era caduto all'indietro dalla sedia per lo spavento, chi (tutti) si tappavano le orecchie.
Mi chiesi se nella vita passata avevo ucciso i miei genitori per meritarmi tutto questo nel presente.
< DREEEEEEEEEEE...!!! > cristallizzai immediatamente l'alieno blu dai larghi denti, aspettandomi di tutto.
Gli occhi di tutti mi stavano addosso, paralizzati e frastornati dal forte rumore.
In un attimo la tipica tranquillità della colazione aveva fatto spazio a fuochi d'artificio non graditi.
Le bibite contenute nei bicchieri di vetro colavano lungo le tovaglie, inzuppando il pavimento.
Le finestre non si erano rotte, ma tutte presentavano crepe lunghe e distorte come dei rami tenebrosi.
Ora avevo capito il simpatico stratagemma della mia famiglia: wishmur, evolvendosi, non era più adatto a vivere in casa.
Avrebbe fatto troppo casino e rotto chissà quante cose.
E allora perchè non lo diamo al caro Giasone, che tanto diventerà un domatore eccezionale??
Non avevo il coraggio di vedere i miei amici negli occhi.
Semplicemente mi sedetti e aspettai qualcosa da loro, qualsiasi cosa.
Mentre finì di mangiare la mia brioche, un'ombra oscurò il tavolo.
< Nerestri, sei pregato di seguirmi. Immediatamente. >
Era la direttrice, c'era da aspettarselo.
Mi vedevo già, a trent'anni, che dovevo ancora finire di pagare le finestre della mensa.
Stupido loudred.
Stupida famiglia.

Mi alzai, l'atmosfera densa come la nutella, seguendo Samanta Deinoto. La mensa era silenziosa come una tomba.
Il casino di qualche secondo era in netto contrasto con l'assenza di qualche tipo di suono.
Mentre marciavo dietro la donna magra, stavo già pensando a quale vestito indossare e quali mettere nella valigia, perchè sicuramente mi avrebbero espulso.
L'anticamera che precedeva l'aula insegnanti era spaziosa e luminosa, le finestre socchiuse che davano sul mare luccicante.
L'estate era alle porte.
Samanta Deinoto aprì la porta dell'aula e mi fece entrare per primo.
< Siediti > sbottò, fredda.
Lei si accomodò subito dopo di me e, intrecciando le lunghe dita sottili, iniziò: < Inadeguatezza alla de-cristallizzazione; disturbo acustico all'ora di colazione, distruzione di trentasei bicchieri; danneggiamento di sette finestre principali... potrei continuare ancora! >
La poltrona incominciava a stringere, stavo sudando freddo.
< Mi scusi, io non... >
< Sapevo che cosa conteneva la capsula? Esatto!! Non si può de-cristallizzare un pokemon senza conoscerne il contenuto! > gridò la donna, sbattendo una mano sulla pila di fogli alla mia destra.
< Avrebbe potuto esserci... > fece dei gesti ampi con le braccia, < un fearow, uno snorlax... un wailord! >
I suoi occhi gelidi ispezionarono le mie emozioni che trasparivano dalla mia faccia paonazza.
Poi sospirò e si ravvivò i capelli a caschetto.
< La colpa non è del tutto tua, comunque... >
Sbattei gli occhi, disorientato. < Come? >
< La tua famiglia, tua madre... ci ha contattato all'indirizzo dell'Accademia per informarsi sulla gestione domestica dei pokemon. Il vostro wishmur si era trasformato e io suggerii di portarlo qui da noi, in modo che tu l'avresti curato. >
Non sapevo che cosa dire. E allora che cazzo voleva da me? Potevano anche scrivermi sul biglietto quale pokemon era, no?
< In fondo, l'arrivo del pacco coincideva con la vostra prima cattura di pokemon ufficiale... >
Mi venne il magone. Mi avevano già assegnato il pokemon, non avevo diritto di scelta come i miei compagni.
Sticazzi, pero! Una sfiga dopo l'altra!
Samanta Deinoto controllò l'ora sul suo iDex porpora.
Il colore degli E.D., gli Esperti Domatori. Beh, non era un mistero che fosse di quel livello.
< Fra un quarto d'ora daremo l'annuncio ai ragazzi della caccia pokemon. Usciranno dall'Accademia e potranno muoversi per tutto il permimetro circoscritto: dalla foresta al mare. Naturalmente chi possiede già un alieno del tipo Ittico sarà motivato a immergersi nel Mediterraneo, o forse no... >
< E io? > non sapevo se essere arrabbiato o frustrato. Probabilmente tutte e due le cose.
< Tu potrai assistere uno dei tuoi amici, oppure cercare di passare qualche tempo con igglypuff e loudred. Ma che caso, hai due pokemon del tipo Mammifero. >
Tastai la cintura che conteneva già due capsule. Erano tiepide come sempre.
< Sarebbe una buona idea specializzarsi con i Mammiferi, Nerestri, visto che ne possiedi già due. >
E pensare che i miei preferiti erano quelli Termici...
< Lei su che cosa è specializzata, professoressa? >
La donna di ghiaccio inarcò un sopracciglio curato.
Oh, cacchio, adesso mi picchia!
< Chiediglielo al tuo igglypuff. Tuttavia, non ho un'unica specializzazione, Nerestri. >
Un pidgeotto volò a pochi centimetri dalla finestra, sbattendo vigorosamente le ali.
Chissà perchè, mi faceva un po' impressione.
Ci alzammo quasi all'unisono, diretti verso l'aula magna, nella quale i professori avrebbero comunicato la programmazione della giornata.
Quindi la discussione a quattrocchi era stata una ramanzina o una specie di giustificazione da parte sua?
La Deinoto non era stata chiara, a parer mio.
Appena arrivammo all'aula, raggiunsi il mio gruppetto.
Potevo vedere che venticinque facce avevano assunto un espressione avida di curiosità alla mia vista.
E soprattutto erano un po' delusi da vedermi illeso dopo una chiaccherata con il Generale di Ferro.
Ancora una volta ero diventato il protagonista sfigato dell'Accademia.

< Allora, verrai con me? > mi chiese Sara, mezz'ora dopo essere usciti dall'aula magna, i ragazzi eccitati come non mai alla loro prima cattura d'alieni ufficiale.
C'è chi aveva chiamato la propria famiglia per quello, o chi come Angelo che faceva misteriori stretching pre-cattura con le braccia.
Ero molto contento che la mia amica me l'avesse chiesto.
< Certo! > risposi allegro.
Più in avanti c'era Demetrio che fissava Nemo, il quale si stava ripassando mentalmente qualche pokemon schedato nell'iDex.
Certi ragazzi, come Alice e Francesca, avevano deciso di stare insieme per catturare i pokemon. Loro avevano ralts e drifloon, due pokemon che potevano usare mosse in coppia.
< Hai già pensato in che direzione andare? >
< Non saprei, forse mi farò guidare da feebas... >
Certo che Sara sarebbe morta per quel pokemon! Mi stavo accorgendo sempre di più che la mia amica trattava feebas, ma anche gli altri pokemon, in maniera completamente diversa da tutti gli altri...infondengli un amore particolare, come se fosse il loro ultimo giorno di vita.
La Deinoto e il Beota, il prof di matematica (Anselmo Bastoncini) avevano munito di una nuova capsula i ragazzi, pregando di non sprecarla e di seguire le regole che avevamo imparato in quei tre mesi di studi.
< Non addentratevi troppo... >
< Ricordate di indebolirlo con il vostro pokemon. Meglio se potete utilizzare mosse Astratte! >
Le cosidette mosse Astratte altro non erano che paralizzante, sonnifero, fuocofatuo eccetera.
Eravamo già arrivati alla sala d'ingresso dell'Accademia, la luce ci inondava tutti e l'aria era frizzante da tutta l'energia eccitata trasmessa dai ragazzi.
Poi Anselmo e Samanta spalancarono le braccia e gridarono: < Che la cattura vi faccia apprendere più nozioni sui pokemon! Buona fortuna! >
La prima a partire fu Petunia, in sella al suo bel ponyta, poi Nemo spalleggiato dal suo shyter.
< Pronto? > la voce si Sara era tremolante per l'eccitazione.
Io la guardai negli occhi, mentre il resto dei ragazzi ci passava davanti con i loro alieni.
< Pronto. >

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Capitolo 10
*** Shiny! ***


Benebenebenebene! Siamo giunti ad una tappa fondamentale della storia :star:

Chi riuscirà a catturare l'alieno più faigho nei pressi dell'Accademia?
_Foresta...
_Mare...
_ Pianura...
Ventisei ragazzi stanno andando incontro al loro destino, la loro strada che li porterà dritti al successo planetario o al fallimento più penoso :candela:
Nota: Questo capitolo sarebbe dovuto essere più lungo, ma l'ho diviso per motivi di lunghezza (????).

Vabbè, dai, vi lascio alla lettura!

GORA CHE' CCHE' MOLL!!!!



image


P.s.
Si, l'ho fatto io! :rotfl:

# 10 Shiny



La luce che filtrava attraverso i buchi delle tende pesanti schiariva il pavimento di marmo, come tanti occhi demoniaci...
Qualcuno stava fumando in quella stanza, una stanza segreta e oscura, l'aria permeava di muffa e legno marcio.
< Hai posizionato l'alieno dove ti è stato indicato? >
Ci fu un secondo di esitazione.
< Certo. Siete sicuri che il prescelto arrivi proprio in quel punto? >
Gli sbuffi acri del sigaro si spansero per quasi tutta la stanza, immergendo i sette individui in una nebbiolina sgradita.
< Ovvio. >
Uno di questi scostò con cautela una parte di tenda.
< Ormai sono passati undici minuti dalla loro partenza... >
Una donna arricciò le labbra sottili, quindi accarezzò il suo banette che portava in braccio come un bambino.
< Perfetto. Fra poche ore sapremo finalmente l'identità del ragazzo Delta ... >


* * *



Feebas saltellava eccitato nell'erba alta, inseguendo qualche scia lasciata da un alieno affine al suo metabolismo.
Era già la terza volta che quel pokèinutile ci faceva zigzagare in giro nei pressi del giardino dell'Accademia.
Igglypuff di tanto in tanto cadeva per terra, così io lo dovevo puntualmente rimettere in piedi.
E... no, loudred era nella capsula a non rompere i coglioni. Ci mancava solo quello.
Chissà dove era andata Alice, per esempio, magari aveva già incontrato qualche pokemon interessante...
< E' da prima della partenza che non ho visto Demetrio... > iniziò Sara, di fianco a me, con gli occhi puntati verso il suo pokemon.
Ora il pesce stava annusando qualcosa nell'erba alta.
Un diglett spuntò dal terreno, mandando per aria qualche briciola di terra umida.
Io guardai Sara.
< No eh? Farebbe solo buche dappertutto... Comunque è vero: l'ultima volta che ho visto Demetrio stava fissando Nemo. Si sarà addentrato da qualche parte nella foresta. >
Superammo con nonchalance diglett, dimostrandoci il suo affetto con una pioggia di terriccio.
Igglupuff gli fece la linguaccia.
Il pokemon di Sara continuava a fiutare qualcosa, sempre nella stessa direzione.
Mancava poco prima della spiaggia, forse voleva solo buttarsi in mare, tanto per rinfrescarsi.
La mia amica si tolse delle gocce di sudore in fronte con un fazzoletto, poi fissò la linea dell'orizzonte che divideva il mare e il cielo.
In quel momento vidi in lontananza uno spruzzo di una balena (o forse di un pokemon Ittico) nel mare.
L'acqua spruzzata si trasformò in tanti cristalli d'arcobaleno, poi ricadde nel mare.
< Direi che vuole andare nel suo habitat! >
Ispirai a pieni polmoni l'odore dell'acqua salmastra.
Appena calpestammo la sabbia dura, io e Sara ci accorgemmo che anche un ragazzo aveva preso in considerazione di esplorare il mare.
Si chiamava Danilo Cuoruomo, aveva i capelli tinti di platino e possedeva un bell'esemplare di gorebyss.
Ci salutò da lontano, già con i piedi nudi nell'acqua e i jeans arrotolati fin sopra il ginocchio, poi gridò un comando al suo pokemon.
< Surf! >
Il delfino rosa si posizionò nell'acqua e parve indurirsi per reggere il peso di Danilo, quindi il domatore gli montò sulla schiena.
Guardai gorebyss, poi feebas.
Sospirai: c'era una bella differenza.
< Come facciamo a...? >
La domanda mi morì in gola perchè Sara se ne era andata da un pezzo, forse non aveva neanche visto Danilo.
Mi guardai intorno: le impronte di scarpe e di solchi di feebas nella sabbia finivano dietro uno scoglio.
Presi in braccio igglypuff per non perdere altro tempo e raggiunsi la mia amica.
< Wow! > commentai.
C'erano una decina di motoscafi decorati con lo stemma dell'Accademia. Certo che ne avevano di finanziatori!
Sara mi guardò con aria di scuse.
< Scusami Gias, feeb ha incominciato a correre e non ho potuto fare altro che seguirlo! >
Io sorrisi: < Figurati! Mi stavo giusto chiedendo come avremmo potuto andare in mare con la sola forza del tuo pokemon! >
Salimmo su uno dei motoscafi, poi ci guardammo intorno, un po' disorientati.
Come cazzo funzionava un motoscafo?!

§ § §



< Shyter, ora! Falsofinale! >
L'Insetto sputò per terra, poi incrociò le sue lame e si abbattè su un esemplare di manectric.
Quest'ultimo, spossato dal combattimento, lanciò delle scariche elettriche dal suo pelo blu e richiò il tutto per tutto con un disperato attacco rapido: il guizzo scattante colpì il viso di shyter.
I due alieni ruzzolarono per terra dal colpo inferto del tipo Elettrico.
In genere gli alieni selvatici erano meno strategici nella lotta ma molto più resistenti.
< Falsofinale! > ripetè Nemo, con i pugni stretti e le gambe tese per l'emozione.
Un manectric non si trova in giro tutti i giorni!
L'avrebbe reso un suo pokemon.
Shyter, immobilizzato fra il terreno e il pokemon sopra di lui, urlò per darsi più forza, e sotto il peso dell'avversario liberò le sue lame affilate e l'attaccò.
Manectric venne lanciato in aria, scie del suo sangue bluastro disegnarono nel cielo delle macabre stelle, poi il pokemon ricadde malamente sul terreno, spandendo una nuvola di polvere sul terreno roccioso.
Il ragazzo si era spinto verso ovest, a lato della foresta.
Nemo esultò e ringraziò il suo shyter ansimante, anche il suo pokemon non se la stava spassando molto bene.
Infine il ragazzo prese dalla cintura la sua capsula vuota (capiva la differenza dall'altra perchè era fredda, mai occupata da un pokemon) e la lanciò con precisione dalla massa inerte di manectric.
Il DNA dell'alieno si cristallizzò nella capsula, il flash luminoso di circostanza schiarì la scena montagnosa.
La capsula incominciò ad inclinarsi e Nemo trattenne il fiato.
Due oscillazioni... tre... quattro...
< Bingo! > esultò il ragazzo, saltando con tutte le sue forze.
Un piccolo stormo di uccelli volò via dallo spavento.
Nemo aveva appena catturato il suo secondo pokemon, manectric.

§ § §



Con le braccia incrociate, fissavo Sara che armeggiava con i comandi del motoscafo.
< Eppure dovrebbe... no, aspetta... se schiaccio qui... >
Mi stavo chiedendo se era il caso di cambiare destinazione e addentrarsi nel bosco.
Feebas e iggly si sporgevano (per quel che potevano) dal motoscafo ad osservare ora l'acqua, ora il cielo limpido.
< Sara, ma non serve la patente nautica per usarlo? >
La ragazza si girò verso di me con la faccia rossa e imperlata di sudore: non ci aveva pensato! Voleva solo far contento feebas e andare in mare aperto.
< Oh, che peccato... allora... allora dobbiamo scendere. >
Gli occhi verdi e tristi della mia amica diedero un rapido sguardo al pokemon Ittico che si stava divertendo con il mio alieno paffuto.
Poi mi venne un colpo di genio, un ricordo di un pomeriggio a sorbirsi un documentario sui viaggi marini.
Bloccai Sara, già intenta a scendere dal motoscafo e le comunicai, raggiante:
< Siamo nel 2031, cazzo! C'è il pilota automatico! >
Il sorriso luminoso della mia amica mi fece accelerare i battiti del cuore.
< Davvero? Che fortuna! >
Ora serviva solo un dispositivo che potesse avere il GPS... ah! L'iDex!
Cosa non faceva quell'apparecchio a parte cuocere gli hamburger?
Sgambettai con ancora la visione del sorriso di Sara verso il pannello dei comandi e riconobbi quasi subito la fessura- mostrata nel documentario- appena sotto la leva di accensione dove avrei dovuto inserire un estremità del mio iDex.
Si sentì un CLACK!, poi tirai verso il basso la grande leva rossa e il motoscafo rombò nell'acqua.
Sara, feebas e iggly saltellarono per la felicità... e poi cominciammo a navigare.

§ § §



La ragazza si sedette stancamente su una roccia piatta, appoggiando la testa sul palmo della mano.
Fece passare con le dita le immagini schedate dei pokemon sul suo iDex.
Aveva già visto ben tredici pokemon in meno di due ore, ma nessuno che le andava a genio.
Sbuffò.
Il calore tiepido di ponyta la stava facendo sudare peggio di come non lo era già.
< Neanche un pokemon degno... >
Petunia De risi si raccolse i lunghi capelli rossi in una coda, sbuffò di nuovo e imprecò.
< Pon... > rantolò ponyta, a mezzo metro di distanza, scalciando un po' annoiato.
Gli occhi scuri della ragazza guardarono penosamente il cavalfuoco.
< Lo so, Pon, in certi casi sono molto selettiva, ma non voglio un pokemon qualsiasi... >
< Pony, pon-ponit! >
< Si, beh, puoi dire tutto quello che vuoi ma io non capirò un cazzo comunque... >
Petunia si alzò, lisciandosi la gonna e facendo sparire l'iDex nell'enorme borsa che si era portata dietro.
C'erano molti tipi d'unguenti e spray curativi, gentilmente offerti dall'industria di suo padre: la PokèOmnia Corp.
< Sarà meglio proseguire, mica posso incontrare pokemon stando qui a... >
Le si mozzò il fiato non appena vide qualcosa di estremamente veloce passarle accanto.
Lo spostamento d'aria le aveva fatto ondeggiare la gonna e i capelli; le fiamme su ponyta si ravvivarono per qualche istante.
Il cavalfuoco si innervosì.
< Calmo, calmo! E' andato dietro di noi! > esclamò Petunia, accarezzando il pokemon.
"Interessante..." pensò lei.
Appoggiò le mani sui fianchi dell'alieno e si issò con una certa maestria.
Non a caso era una cavallerizza di un certo rango, Miss Stronza.
< Ponyta! > esclamò la ragazza, puntando il dito verso il verde della foresta, < Segui quella cosa! >
< POOOON!! > gridò quello, alzando le zampe anteriori. Qualche zolla d'erba si bruciacchiò quando gli zoccoli pestarono nuovamente il terreno.
Petunia lo sapeva bene, non era bello cavalcare in una foresta fitta come quella, ma ne valeva davvero la pena. Tenere poi le mani nella criniera dal fuoco tiepido era un'altro fastidio di cui avrebbe fatto volentieri a meno.
La cosa veloce procedeva nella direzione della scuola, poi girò a sinistra, in direzione della spiaggia.
Appena Petunia realizzò il tragitto, gridò dalla frustazione: ponyta non avrebbe potuto più continuare.
L'essere veloce si fermò a pelo dell'acqua, fissando con aria di sfida la domatrice e il suo cavallo fiammeggiante.
< floatzel? > emise con un sussurro Petunia. Un pokemon nella sua lista degli invitati.
Il collare a gommone che possedeva al collo di floatzel pulsava al suo ritmo cardiaco.
Petunia, vedendo il pokemon immobile davanti a loro, scese lentamente da ponyta e atterrò sulla sabbia ocra.
floatzel inclinò la testa lunga di lato, valutando il pericolo, poi aprì la bocca rivelando dei dentini aguzzi.
< Che cazzo vuole fare? > esclamò la ragazza, già intenta a prendere la capsula vuota dalla cintura.
Ponyta forse lo stava capendo, perchè emetteva striduli lamentosi.
Dalla bocca della donnola aliena uscirono dei raggi d'acqua concentrici, che si avventarono su ponyta, infradiciandolo completamente.
< PoooOOOO!!! > nitrì il pokemon Termico, barcollando pericolosamente.
< Bastardo! >
Poi floatzel gorgogliò soddisfatto e si buttò nell'acqua marina.
Petunia corse dal suo ponyta che stava tossendo, le sue fiamme sempre più deboli e fredde.
< Per oggi basta, pon. Torneremo a mani vuote all'Accademia. Che vergogna.>
La ragazza dai capelli rossi rimise a posto la capsula vuota e prese quella di ponyta, cristallizandolo dentro.
Sospirò di nuovo e si apprestò a ritornare sui suoi passi, se non avesse visto dei motoscafi ormeggiati dietro ad un grande scoglio.
"Forse ho ancora una possibilità..."

§ § §


Sara era accanto a me, scrutando nell'acqua che ci correva veloce sotto di noi un possibile avvistamento di qualche pokemon.
< Fai ancora sogni su dratini? >
La domanda, completamente fuori luogo, mi fece oscillare dal motoscafo.
< Beh, si. Ieri ad esempio sognavo di essere in una stanza sporca e muffosa con dratini che mi supplicava come al solito. >
< Certo che è proprio strano! > dedusse la mia amica.
Iggly e feeb stavano giocando ad acchiaparella.
Il misterioso mondo dei pokemon infantili... -.-"
< Guarda Gias! C'è una grotta!! > gridò Sara, stringendomi il braccio.
Trasalii al contatto, mentre i nostri due pokemon si limitarono a fermare il loro gioco, per poi riprenderlo un attimo dopo.
La vidi anche io: era leggermente ad est, una massa scura circondata da scogli ricoperti d'alghe scivolose.
< Che facciamo? Ci andiamo? >
Sara si ravvivò i capelli che sfuggivano al vento e mi sorrise.
Io sorrisi e arrossii nello stesso momento, fortuna che la mia amica si era girata per comunicare la rotta a feebas.
Decelerai fino a far fermare il motoscafo, poi tolsi l'iDex dalla fessura per spegnere il veicolo.
Avevamo attraccato vicino allo scoglio più piatto e asciutto di tutto il perimetro.
Per maggior sicurezza cristallizzammo i nostri pokemon, poi aiutai Sara a scendere dal motoscafo.
< Che emozione! > esclamò la mia amica, quasi scivolando su un'alga.
Non lo potevamo vedere, ma sotto di noi si estendeva una magnifica barriera corallina.
Cinque anni dopo la venuta dei pokemon, le foreste, i mari e l'aria della Terra si erano sanificate grazie ai poteri di certi pokemon.
< Credi che ci possa essere un pokemon misterioso qui dentro? > mi chiese, non appena fummo all'apertura della grotta.
< Spero che i nostri iDex abbiano anche delle funzioni torcia, sinceramente. >
In effetti non si vedeva proprio un ditto secco.
< Non preoccuparti, il nostro aggeggio sa fare praticamente tutto... a parte quella cosa con gli hamburger! >

I nostri passi eccheggiavano nell'umidissa grotta, i nostri capelli si erano praticamente fatti una permanente.
La temperatura era calata di brutto, avevamo quasi freddo.
Tenevamo i nostri iDex come lo stemma dei poliziotti americani, solo che questi illuminavano a giorno l'oscurità.
Uno zubat e qualche pipistrello sparirono infastiditi vedendoci arrivare, compreso un nosepass panciuto (che avevo notato solo io dopo che mi ci era passato vicino).
Poi Sara si fermò e si appoggiò alla parete bagnata.
< Hei, ti senti bene? > chiesi preoccupato.
Forse spingerci così lontano dall'Accademia era stata solo una grande minchiata.
Sara si mise una mano sulla fronte, poi mi fece cenno di si.
< E' che sento qualcosa di strano... sembra una cosa che ci sta aspettando. >
< Eh? >
La mia amica si massaggiò le tempie, poi si scostò delicatamente da me e riprese a camminare.
Io la raggiunsi subito.
< Gias... quando ti ho chiesto se sognavi ancora dratini, beh... l'ho detto perchè da quando è incominciata la giornata che sento una forza... una forza che mi ha attirata qui... quindi se a te succede una cosa del genere, forse anche a me... >
Aggrottai le sopracciglia, nella luce bianca che emetteva l'iDex.
< Come fino a qui? Vuoi dire nella grotta? >
< Lo so che sembra stupido, l'ho pensato pure io! Ma so che qui da qualche parte ci sia "qualcuno" che mi sta aspettando! >
< Hai paura? > l'unica cosa che mi era venuta in mente in quel momento.
La caverna si snodava in profondità, anche se l'acqua al posto di aumentare si diradava sempre di più...
< Non lo so... mi sento come un ferro che sta andando incontro alla calamita. >
Io le misi una mano sulla spalla.
< Hei, ci sono qua io. Non ti lascio andare da sola dalla calamita, qualunque cosa succeda! >
Lei mise la mano sopra la mia.
< Grazie..:>
Il momento sarebbe stato da telefilm romantico, se un sibilo da far gelare il sangue non ci avesse fatto cagare sotto dalla fifa.
Sentii Sara irrigidirsi.
Ci bloccammo in mezzo ad uno spiazzo largo e pieno di stalattiti e stalagmiti.
A guardarlo attraverso un occhio critico sembrava una specie di santuario o robe varie, ma in quel momento pensavamo solo alla luce del sole che ci attendeva a chilometri di distanza.
Il sibilo eccheggiava per tutte le pareti, facendoci trattenere il respiro dalla paura.
< E' qui! > tremò Sara.
Alla luce dell'iDex sembrava ancora più cadaverica di come pareva in quel momento.
Io le presi la mano per darle coraggio.
Mi pareva di sentire in lontananza dei passi, ma scossi la testa. Ora dovevo solo pensare a proteggere Sara.
Il suono angosciante della cosa si spese come i nostri iDex.
Cazzo! Si erano scaricate le batterie.
< Porca...! > gridai, mi tremavano le ginocchia.
La mano di Sara mi stava stritolando, mentre l'altra si allungava nel buio...
< Eccoti, finalmente... >
Il sussurro della mia amica sembrava ultraterreno.
E il sole inondò completamente la grotta.

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Capitolo 11
*** Ritorno Spiacevole ***



Bene bene bene, eravamo arrivati alla grotta buia e tempest... buia a basta.
...
Non sapendo che altro dire, ringrazio ancora una volta Mony e Laila per i commenti e voi, oh lettori nascosti u.u
Okkei, colpi di scena: Check!
Loudred che fa casino: Check!
Petunia la scassapalle: Check!
La finiamo? Check!

 




#11 Ritorno Spiacevole



L'esplosione di calore e luce, sprigionato a pochi centimetri da noi, fu così potente da farci sbalzare all'indetro e sbatterci per terra.
Mi mossi con un forte dolore alla schiena, poi sbattei le palpebre, accecato dalla luce.
< SARA! > urlai, cercando di rimettermi in piedi.
Scosse di dolore si propagarono nella mia schiena.
< Sono qui. >
La voce della mia amica era debole ma anche spaventata, quindi procedetti a tentoni, trovando finalmente la sua mano, che mi prese subito.
< Cos'è successo? >
< Non lo so... >
< Ce la fai ad alzarti? >
Sentii i gemiti di Sara nel tentativo di muoversi.
In quei momenti i nostri occhi si stavano riprendendo dallo schock luminoso.
Io aiutai la mia amica ad alzarsi, con lo sguardo fisso verso il fondo della grotta.
C'era effettivamente qualcosa.
Qualcosa di non molto grande e... brillante che se ne stava appoggiato fra due stalagmiti.
Ma lo splendore che emetteva era ancora troppo per i nostri occhi, che vedevano tanti flash colorati ogni volta che li chiudevamo.
Avvolsi il mio braccio attorno alle spalle di Sara in modo da facilitarne il movimento.
< Così va meglio? >
Lei si limitò ad annuire, poi indicò la prensenza in fondo alla grotta.
< Hai visto...? >
Io avevo visto eccome.
Ci avvicinammo cautamente, l'essere alieno immobile che mandava bagliori sul soffitto, sugli spuntoni di roccia e sulle poche gocce d'acqua... sembrava di essere entrati nella caverna dei quaranta ladroni, tanto c'erano bagliori d'oro.
Non appena arrivammo a pochi passi dalla creatura, questa tremò e sibilò.
Era avvolto da una folta peluria bianca, mentre all'estremità il corpo era marrone finiva a punta. Il capo era circondato da sei corna gialle, gli occhi erano blu elettrico.
Era la prima volta che vedevo quel tipo pokemon, sempre se di pokemon si trattava.
Tratteni il respiro quando Sara si chinò per essere alla sua stessa altezza.
< Non aver paura, piccolino. Non siamo cattivi... >
Poi allungò la mano verso la lanugine bianca, il pokemon squittì e con le sue zampette nere cercò rifugio negli angoli delle rocce dietro di lui.
Sara si girò verso di me, con aria preoccupata.
< Sento che è terrorizzato. Per me non è il suo habitat naturale, questo. >
Io non sapevo come comportarmi. Non ero proprio di aiuto!
< E' un pokemon vero? Tu l'hai mai visto? >
Ma Sara non mi stava ascoltando, presa com'era a fare la mamma-protettrice dei pokemon.
< Dovremo portarti fuori... ah, se solo avessimo accesi ancora gli iDex! Avremmo potuto catalogarti e saperne di più... >
< Sarà del tipo Termico? >
< Credo di si... da bravo, non ti faccio niente... > sussurrava la ragazza, da perfetta ammaliatrice.
Finalmente il pokemon misterioso si lasciò convincere da Sara, facendosi prendere in braccio.
Subito il pallore luminoso che emetteva si spostò tutta sulla mia amica e davanti a me.
< Non posso catturarlo, è l'unica fonte di luce che abbiamo. >
< Giusto, e poi... >
Aprii e chiusi la bocca senza emettere suono.
Dei passi risoluti ma leggeri si facevano sempre più vicini a noi.
< Abbiamo visite... > bisbigliai, afferrando la capsula di loudred.

§ § §



Francesca, seguita a pochi passi da Alice, erano sbucate da una stradina che dava su un ampio campo di pannocchie.
Gli spessi steli ondeggiavano al ritmo calmante vento, come un silenzioso mare vegetale.
Le due amiche erano state punte da qualche insetto e avevano già finito di pranzare al sacco.
Francesca teneva un braccio disteso dov'era appoggiato il suo murkrow e l'altra mano teneva saldo l'ampio cappello celeste.
Indietro, l'Accademia non si vedeva più.
Alice era riuscita a catturare appena quindici minuti prima un piccolo budew, secondo Francesca era stato facile: l'abra della sua amica aveva dovuto usare solo confusione e poi ipnosi per catturarlo.
Ma Francesca voleva qualcosa di più potente, di più prezioso.
< Allora, quanto dobbiamo spingerci oltre? Quel tropius nel bosco non era abbastanza? > sbuffò Alice.
< Non è perchè se tu ti sei accontentata, io devo sbrigarmi per tornare all'Accademia e prendere il primo magikarp che vediamo! >
Murkrow gracchiò alla padrona, per darle manforte.
< Si, si hai ragione! > rispose seccata Alice, torcendosi un ciuffo biondo, < Ma se entro due ore non trovi niente, facciamo dietro front! >
In quel momento passò un signore anziano in bicicletta che le salutò calorosamente.
< Pervertito! > gli gridò dietro Francesca.
< MURKROOOOW!! >
Gli artigli graffiarono il bracciale di pelle che proteggeva il polso di Francesca.
Il pokemon si stava agitando, sbattendo le ali (dandole in faccia alla sua domatrice).
< Che c'è? CALMATI! >
Alice, che era passata avanti pochi secondi addietro, lo vide per prima e si bloccò in mezzo alla stradina sassosa.
< Alice! Che cacchio ti fer... >
Anche Francesca si bloccò, andando a sbattere contro l'amica.
Apparso dal nulla, nel campo di pannocchie, fluttuava uno spaventoso esemplare di darkrai.

§ § §


In mezzo a tutta quella puzza di acqua stagnante e oscurità, Petunia moriva dalla voglia di scappare e ritornare sul motoscafo, ma chissà per quale motivo, era troppo curiosa di sapere che cosa si celasse all'interno.
"I tesori più grandi venivano nascosti nelle grotte mica per caso..."
Il rettangolo di luce del suo iDex (illuminazione regolata al minimo per risparmiare la batteria) schizzava ora a destra, ora a sinistra, come se da un momento all'altro potesse apparire uno steelix o un crobat.
Avrebbe voluto ponyta al suo fianco, ma era troppo stanco e bagnato per aiutarla (e fare più luce).
Non sapeva da quanto era lì, ma era certa che era passato un secolo da quando aveva varcato l'entrata nell'isolotto in mezzo al mare.
Qualcosa catturò la sua attenzione, i suoi battiti cardiaci aumentarono.
C'erano due svincoli, e in quello di sinistra c'era un debole bagliore che si spandeva alle pareti strette.
Subito nella sua mente apparvero immagini di svariati pokemon...
Chimchar, alcuni pokemon Drago, solrock... charizard...
Petunia passò l'indice sull'iDex e aumentò la luminosità, poi sollevata dall'ampio raggio visivo, incominciò a correre.
Il corridoio stretto finiva in un grande circolo di rocce appuntite che s'innalzavano dal terreno, fin quasi a toccare le loro gemelle appese al soffitto.
I suoi occhi sgranati perlustrarono tutto il perimetro, fino a fermarsi al centro del santuario.
< Non è possibile! > esclamò Petunia De risi.
C'erano due figure molto conosciute e molto odiate che la fissavano fra il divertito e il sorpreso.
Ma non era tutto: c'era un pokemon raro nelle braccia di Sara-l'infermierina.
Tutto ciò di cui aveva confidato Petunia in se stessa svanì in quel secondo: di trovare un grande e potente pokemon; possibilmente il più forte degli altri venticinque, di essere riconosciuta come la domatrice impavida e solitaria.
Pestò un piede per terra, incazzata e amareggiata.
Era arrivata per seconda.
< Che cazzo ci fate qui?! >

§ § §


Io tenevo stretta la mano di Sara, immobile e pronto per affrontare chiunque fosse giunto davanti a noi.
I passi si erano fatti più veloci e vicini... molto vicini.
Una figura esile dai capelli arruffati si affacciò all'apertura dello spiazzo.
Si fermò un attimo ad ammirare quello che aveva davanti, poi entrò nella zona di luce che emetteva il pokemon stretto da Sara.
Non ci potevo credere!
Petunia De risi in persona!
< Che cazzo ci fate qui?! > sussurrò livida dalla... frustazione?
Io non sapevo se riderle in faccia o domandarle se ci aveva seguiti.
< Beh, tu piuttosto...! > le rispose prontamente Sara, allentando la stretta alla mia mano, dato che il pericolo non esisteva più.
Petunia socchiuse gli occhi e si avvicinò a noi, i capelli arricciati come i nostri dall'umidità persistente in quella grotta.
Come se Sara fosse una preda di fronte a una tigre, fece un passo indietro.
< Che pokemon è quello? > chiese la ragazza dai capelli di fuoco, prendendo l'iDex.
< Allora neanche tu sai... > chiesi a Miss Stronza.
La faccia sudata di lei si girò verso la mia.
< Certo che non lo so! Ma lo scoprirò...scopriremo presto! >
Petunia chiese con una gentilezza forzata se potesse farle vedere meglio il pokemon a Sara.
La mia amica le si avvicinò e con riluttanza aprì un po' di più le braccia per farglielo vedere meglio.
< Okkey, allora... ferma così...>
CLACK!
L'immagine si stabilizzò nel dispositivo e dopo due secondi l'iDex aveva già scaricato nella banca dati mondiale della GGP la scheda completa del pokemon.
Petunia non lesse ad alta voce i risultati, ma ad ogni riga vedevo i suoi occhi strabuzzare di più dalla sorpresa.
Di tanto in tanto sibilava degli " Oh cazzo" o dei "Non è possibile!", poi quando finì di leggere, cliccò qualcosa sull'iDex e ci guardò.
< Allora? > la incoraggiai, visto che non emetteva fiato.
< Sara > le disse, < lo sai che hai in mano un esemplare di larvesta? Un cucciolo di volcarona? >
Lei sbattè le palpebre più volte, come se non capisse esattamente ciò che stava dicendo.
In effetti neanche io capivo così tanto entusiasmo e sorpresa da parte di Petunia.
< Ah > emise Sara, < E quindi? Non l'avevo mai visto... >
Petunia sibilò "Oh signore!" rivolta al soffitto e poi si mise una mano in fronte, seccata.
< Ma non capite? Non è un larvesta comune! Il bagliore che emette, le corna gialle... non vi dice niente? Sara, quello è un pokemon shiny! >

§ § §



Alla ragazza tornarono in mente delle scene di Jurassic Park.
I protagonisti non dovevano muoversi di fronte al massiccio e gigantesco T-Rex se non volevano farsi sbudellare.
E quindi, in quel momento terrorizzante, nel campo di pannocchie, Francesca fece lo stesso.
Non che il panico le permettesse comunque di fare qualsiasi tipo di movimento: aveva le gambe molli e un tic all'occhio che pensava di aver perduto un anno prima prendeva possesso della sua palpebra.
Alice invece aveva estratto abra e budew dalle capsule, poi ci ripensò su e le cristallizzò nuovamente.
Un telepatico e un germoglio rosa appena catturato non potevano di certo competere contro dakrai, un tipo Nonmorto.
Alice comunque era una ragazza famosa per i suoi nervi salvi e per la sua risolutezza.
< Franci, muoviti! > la esortò l'amica, con gli occhi fissi sul pokemon.
Darkrai fluttuava a mezzo metro dalle pannocchie, uno spaventapasseri vivente e con cattive intenzioni.
Finalmente Alice scosse Francesca dalle sue teorie su Jurassic Park e incominciarono a correre fra la stradina acciottolata.
A quel punto anche darkrai si mosse, come un lenzuolo spinto dal vento.
Inesorabile e terribilmente lugubre.
Nelle giovani menti delle ragazze scoppiò una voce bassa e potente.
Stupidi umani... ottenere il controllo su di noi è stata la scelta più sbagliata che poteste aver mai fatto!
Era darkrai, gli occhi che fissavano le ragazze urlanti e fuggitive.
Questa è una piccola vendetta da parte di noi Nonmorti... OMBRARTIGLI!
Dalle braccie nere zampillarono delle sferzate di energia negativa che andavano a colpire le ragazze, ma fu solo Francesca ad essere presa. Alice le scansò di un soffio.
< ARGHHHH!! >
Le urla dolorose fecero scappare ogni animale che dimorava lì vicino.
Francesca rovinò a terra, sbucciandosi ginocchia, mani e naso.
Aveva tre grossi graffi sanguinanti sulla schiena.

§ § §



Così io, Sara e Petunia seguimmo la luce che emanava naturalmente il corpo di larvesta (l'iDex di Miss Stronza aveva fatto la stessa fine dei nostri) fino all'uscita tanto agognata. Ci accorgemmo dal sole che dovevano essere le cinque o le sei del pomeriggio.
Io avevo già fame.
Petunia trovò nel motoscafo una batteria universale per caricare il suo iDex, fondamentale per far ripartire il veicolo.
Sara saltò sul nostro motoscafo e appoggiò delicatamente larvesta a borbo.
< Beh, deve essere anche nel nostro allora! Gias, carica il tuo, mentre io mi prendo cura di lui... >
Quando lasciai in carica il mio dispositivo, de-cristallizai igglypuff e loudred.
Fortuna che quest'ultimo non era energico come quella mattina! Si limitò ad annusare i pokemon nel motoscafo e stirarsi un po' muscoli.
Lo fissai meglio: tutta la tenerezza che aveva da wishmur era completamente sparita.
E poi aveva una bocca enorme!
< Quanto dovremo aspettare per il caricamento? > chiesi a Petunia, che se ne stava in disparte nel suo motoscafo (a pochi metri dal nostro) a fissare la lontana terraferma.
Lei si girò verso di noi, accigliata, i capelli infuocati e svolazzanti nel vento marino.
< Boh, mezz'ora al massimo. Ahh, quanto avrei voluto combattere al fianco di ponyta e catturare un bel pokemon! >
< Ah già, che fine ha fatto il tuo cavallo? > buttò lì Sara, mentre nutriva con spicchi d'arancia e pesca sia larvesta che igglypuff.
Io vidi benissimo come osservava Petunia l'altra ragazza.
Con un'ostinato sdegno.
< Fatti gli affari tuoi! > sbottò Miss Stronza.
La mia amica fece spallucce.
< Hei, volevo solo fare una sana conversazione! >
Loudred stava togliendo dalle manine di iggly i pezzi di frutta, io ne ne accorsi e lo sgridai. Mi sembrava di essere in un asilo!
< Non sei più un piccoletto! Comportati da pokemon... teenager, intesi! >
< LOOOURRR!! > sbraitò quello.
Forse aveva bisogno dei suoi spazi, ma non era il luogo adatto. Avrebbe potuto cadere in mare e io non ero molto bravo nel nuoto, quindi decisi di cristallizzarlo.
< Mi spiace loudred, quando arriveremo in Accademia ti farò uscire per tutta la sera ok? >
Venticinque minuti più tardi il mio iDex e quello di Petunia lampeggiarono per indicare che la carica era stata completata.
Staccai il dispositivo e lo fissai come prima nella fessura.
< Bene, noi adesso... >
WROOOMMM!!!
Petunia non si era sprecata con le chiacchere, era già partita in quarta.
< Simpatica, la ragazza > commentò sarcastica Sara.

* * *



Arrivammo finalmente alla spiaggia dopo una mezz'oretta, il motoscafo di Petunia già ormeggiato e vuoto.
Forse voleva tentare ancora una cattura, non era stata molto fortunata quel giorno. Provavo una pena del 2% nei suoi confronti.
Il restante 98% la volevo schiacciata da un incudine.
Aiutai Sara a scendere dal motoscafo da vero gentiluomo e mi ricordai di far uscire loudred.
(LOURRRRRRRRR!!!)
Il familiare profilo dell'Accademia si stagliava contro il cielo sgombro e la parte orientale di foresta.
Ci raggiunse casualmente poco dopo Nemo, dicendoci tutto contento che aveva catturato un bellissimo manetric.
< Pero! Complimenti! > lo esaltai.
< E dove l'hai preso? > chiese Sara. In braccio teneva sempre stretto larvesta.
Credo che si fosse già abituato alla ragazza.
Nemo si accorse del pokemon strano e rispose in modo assente.
< Fuori dal bosco, in pianura... ma che pokemon hai trovato? Perchè brilla?? >
Io e Sara spiegammo che era un tipo speciale di pokemon che avevamo trovato mezzo stordito in una caverna nel mare.
< Che figata! > esclamò il ragazzo, dandomi una pacca sulla schiena che per poco non mi fece cadere.
Ormai eravamo quasi arrivati a scuola.
Da lontano vedevamo già dei ragazzi nel giardino dell'Accademia con i loro pokemon catturati o i soliti che possedevano.
< Perchè non entrano? > chiese Sara, perplessa.
Ora che me lo faceva pensare, non capivo perchè i nostri compagni non entravano.
Vidi subito Petunia parlare annoiata con il platinato Danilo (che aveva trovato un horsea), la quale appena ci vide fece finta di niente.
< DEMETRIO! > urlai, non appena vidi il ragazzo con i capelli a noce di cocco, aveva un'aria molto furtiva, come se cercasse di essere invisibile.
Forse perchè si era appostato dietro ad un aiuola del giardino?
< Dove cazzo sei stato? Non ti abbiamo neanche visto alla partenza! >
Lui si avvicinò cauto, aveva un'espressione che non avevo mai visto nella sua faccia. Matura, in un certo senso.
< Salve, ragazzi > ci salutò lui.
Salve?!
Sara lo salutò con la mano libera e gli chiese se avesse incontrato un alieno interessante.
< Non ora... scusate > rispose evasivo Demetrio, poi con un cenno sparì dalla nostra vista, diretto chissà dove.
Io alzai un sopracciglio, poi trasalimmo tutti ad un suono angosciante.
< AIUTO! AIUTO! > era la voce di una ragazza!
Ci girammo verso il grido disperato... qualcuno stava ritornando dal bosco.
Accorremmo tutti verso i primi alberi e vedemmo Alice che portava in spalle Francesca, svenuta.
Il suo vestito era tutto strappato e faceva vedere la schiena completamente macchiata di sangue.
< Qualcuno chiami l'infermiera! Aiuto! > Le lacrime offuscavano la vista ad Alice, che stremata dal peso portato, svenne in ginocchio un attimo dopo.
Le ragazze avevano gli occhi strabuzzati, qualcuna si stava mettendo a piangere, altre urlavano disperate, mentre noi ragazzi cercavamo di mascherare le nostre emozioni.
Danilo corse all'entrata dell'Accademia per cercare aiuto, ma poi si accorse che la porta principale era chiusa.
Come poteva essere chiusa?
Un momento dopo, però, il ragazzo platinato indietreggiò lentamente dalle scale.
Apparve davanti a lui Samanta Deinoto con il corpo insegnanti al completo alle sue spalle.
Il suo viso scheletrico era imperturbabile.
< Che cosa succede? > emise, con il tono più infastidito che sorpreso.
Una ragazza strillò dell'accaduto, non sapendo bene se stare vicino alle due ragazze o alla direttrice.
Il Generale di Ferro storse la bocca, poi allungò il collo magro per guardare le due ragazze svenute, una sopra l'altra.
< Ce ne occuperemo più tardi di loro. >
< Cosa?! > fu il commento generale.
Improvvisamente sentii il profumo inconfondibile di Demetrio alle spalle.
Mi girai e lui fece per dirmi qualcosa, ma venni attirato dalle parole della direttrice,quindi volsi lo sguardo verso l'Accademia.
Scansò Danilo con una manata (che scivolò dalle scale, battendo la schiena sull'erba) per avvicinarsi al portico della scuola.
Poi scrutò con i suoi occhi gelidi le nostre facce stupefatte e spaventate.
Io stavo ancora pensando ad Alice e Francesca. Perchè nessuno degli insegnanti faceva qualcosa?
Samanta poi prese a camminare verso lo spiazzo del giardino, verso di me e Sara.
Quando era a pochi passi da noi, socchiuse gli occhi di ghiaccio ed esordì:
< Perchè non hai cristallizzato larvesta? >
La domanda fu misteriosa per la maggior parte dei ragazzi.
Ma per me, Sara, Petunia e Nemo era stupefacente.
< Co...come? > balbettò Sara, intimorita dalla figura della donna.
Larvesta incominciò a innervosirsi.
La direttrice schioccò le dita e gli insegnanti avanzarono verso il giardino, ognuno con cinque capsule in bella vista sulla cintura. E le loro espressioni truci facevano paura come gengar.
< Hai sentito bene > sibilò Samanta Deinoto a Sara, standole a pochi millimetri dal suo naso.
Sara poteva vederle ogni minima ruga.
< Ti ho chiesto perchè non l'hai cristallizzato, ragazza Delta. >

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Capitolo 12
*** Solo un Illusione ***


Ieeee ecco il capitolo che manderà in crisi il nostro Giasone!
Più colpi di scena!
Più sorprese!


Come al solito pensavo che questo atto bastasse per raccontare il dopo-cattura, ma ci sono state così troppe vicende che ho dovuto tagliare ancora una volta. Il prossimo credo che sia il mio preferito.
Si avrà un assaggio del potere del ragazzo Delta :epilec:


#12 Solo un illusione



Il tono freddo e prepotente della voce di Samanta Deinoto mi fece squillare un campanello d'allarme nella testa. Perchè la stava trattando in quel modo?
Volsi la testa in direzione delle due povere ragazze svenute, già qualche ragazzo stava cercando di soccorrere Francesca, trasportandola a pancia in giù sull'erba in modo che non potesse stare più sopra la sua amica.
Alice per fortuna si stava riprendendo.
Ma nessuno degli insegnanti muoveva un dito, anzi il professore di Educazione Fisica, scuro in volto, diede uno spintone a Brando solo perchè era nella sua traiettoria.
C'erano tutti: il Beota di Matematica, la Zonner di Tattica e Strategia, l'autista Beluari, Arturo Forti di Ed.Fisica, Camilla Mainoni di Veterinaria Aliena (sulla quarantina con capelli biondi tinti e un po' sovrappeso), Valerio Quadri di Mosse (trentenne biondo e affascinante ) e Blane Spalletti di Storia dei Pokemon (ometto magro con la calvizie avanzata dall'aspetto trascurato).
Mancavano solo le cameriere e l'infermiera per completare il cerchio.
Il forte sospiro di Sara mi fece ritornare dai miei pensieri; vidi con sorpresa che Demetrio era ad un passo da me, fissando con aria truce la direttrice.
Ma lei non stava ascoltando: aveva occhi e orecchie solo per la mia amica.
< Io... non lo so perchè non l'ho fatto. > Le stava rispondendo la ragazza castana chiara, < Larvesta ci ha fatto luce quando eravamo nella grotta perchè i nostri iDex si erano scaricati, poi non mi è venuto in mente di... di cristallizzarlo... >
La donna strizzò le labbra e incrociò le braccia, poi si girò e con un cenno del capo impartì agli altri insegnanti un comando a noi sconosciuto.
Subito presero le loro capsule alla cintura (notai con stupore che anche il Beota e il bidello/autista, nonostante non insegnassero materie inerenti agli alieni, ne erano provvisti!) e con i soliti flash accecanti vennero de-cristallizzati i pokemon.
Imponenti, minacciosi e con molte cicatrici di guerra.
Vidi glaceon, seviper, frostlass, un pokemon identico ad un cono gelato ( vanilluxe, constatai più tardi) e muk subito davanti a Serena Zonner: uno scudo di alieni del tipo Infetto e Criogenico.
A pochi metri dal gruppetto di Brando, Angelo e Marco si stagliavano i pokemon di tipo Combattimento di Arturo Forti; appena dopo il portico dell'entrata osservai Laura Mainoni: non aspettava altro di usare i suoi alieni saturi di carica elettrica.
Non feci in tempo a scoprire quali altri pokemon avessero avuto gli altri adulti perchè fui ripreso da Demetrio che cercava di dirmi qualcosa, forse la stessa cosa che voleva dirmi prima.
< Stai in guardia, non esitare ad usare loudred! >
Io lo guardai stranito. Ma che cosa stava succedendo a tutti quanti?
< Ma sei stata tu a vederlo per primo, vero? > stava ancora interrogando Samanta, sembrava stesse per perdere la pazienza con la mia amica.
< Allora, Samanta è lei o no? > le gridò la Mainoni, al fianco del suo grande amparos. I capelli della donna si erano elettrificati per la vicinanza.
I tre ragazzi più vicini a loro indietreggiarono un po', intimoriti da tutti quei pokemon potenti.
Ma la verità era che eravamo circondati da tutti i professori, qualsiasi cosa avessero in mente di fare con i loro pokemon liberi.
La direttrice si passò una mano tremante sulla fronte, infastidita. < Camilla, sono quasi sicura che sia la nostra Delta, altrimenti l'avremmo già fatta fuori, non ti pare? >
In che senso fatta fuori?!
< Come sarebbe a dire? > s'intromise Demetrio, che fino a quel momento (senza contare me) non si era fatto notare da nessuno.
< E a te che cazzo te ne frega? > sbottò maleducata la donna.
Rimasi di sasso. Non ci potevo credere, una professoressa che risponde a quel modo una domanda ad un suo allievo!
Il professor Blaine si grattò la testa quasi calva, poi avanzò insieme ai suoi pokemon Termici. Quello che mi faceva più paura di tutti era charizard, non ne avevo mai visto uno così da vicino, sbatteva la coda possente da una parte all'altra, facendo tremare la terra.
< Beh, gliene frega, tanto fra poco li porteremo tutti via.. >
Samanta si girò di lato, con una mano alzata in segno di smetterla.
< Ma sei impazzito Blane? Non devono sapere del progetto Delta! >
< E che sarà mai! > sbottò il giovane Valerio, ravvivandosi i capelli biondi e guardando dritto verso Sara, < Sara lo sai che hai un potere particolare? >
Adesso anche i ragazzi che avevano soccorso Francesca e Alice si riposarono e ascoltarono il discorso del prof. di Mosse.
< Io... cosa? > sussurrò Sara, larvesta ancora immobile che risplendeva nelle sue braccia.
< Valerio!! > gridò la direttrice, furiosa. Evidentemente non voleva farci scoprire qualcosa.
Ma il professore di Mosse non la stava ascoltando, si vedeva che moriva dalla voglia di spifferare il loro grande segreto.
< Si, tesoro, hai sentito bene. Ti sei mai chiesta perchè i pokemon vengono sempre da te, si sentono contenti e appagati ogni volta che li accarezzi? >
Sara parve un po' confusa.
E allora? Pure io se facevo un po' di coccole ad igglypuff faceva le fusa!
< Per quale motivo sei stata attratta dalla forza di larvesta shiny... non te lo sei chiesto? > Continuò Valerio, imperterrito.
< Adesso basta! > urlò Samanta Deinoto. Fece uscire il suo banette dalla capsula che rimase sospeso in aria, il suo sorriso sgembo rivolto verso il professore fu abbastanza per farlo zittire.
Ma che cosa avevano in mente di fare? Una specie di prova di resistenza verso di noi?
Sulla faccia strana e simpatica di Demetrio invece si dipinse un largo sorriso.
< Non siete dei veri insegnanti, dico bene? >
La Deinoto srabuzzò gli occhi, anche gli altri professori che avevano sentito il discorso fissarono il mio amico con un'espressione imperturbabile.
< Ma cosa...? Come ti permetti di dire simili... >
Ma la frase rimase impigliata in gola della direttrice perchè con uno scatto fulmineo degno di Xena ( o Hercules, dipendeva dalle angolazioni ), Demetrio fu dietro di lei a torcerle un braccio.
In quell'istante gli spettatori rimasero con il fiato sospeso.
Io, ancora una volta, non ci stavo capendo niente.
Gli adulti che ci trattano male all'improvviso, due ragazze ferite e nessuno di loro fa niente... Demetrio che... che cosa stava facendo, esattamente?
Quelle cose che stava prendendo dalla sua tasca non erano manette vero?
< Ti dichiaro in arresto per tentato rapimento di minorenni, omissione di soccorso e maltrattamento di pokemon! Ogni cosa che dirai... >
< Amparos, fulmine! >
Il mio amico si scansò con uno scatto degno di un atleta all'improvviso attacco, il fulmine scintillante si abbattè con un forte scoppio a pochi passi da loro incenerendo l'erba.
La Deinoto, con un solo polso ammanettato, fece uscire tutti i suoi pokemon (dusknoir, mismagicus, gengar, spiritomb e chandelure ).
Lo sapevo! Quella donna usava il tipo Nonmorto!
Demetrio, che si stava rialzando dallo scatto, urlò con tutto il fiato in gola:
< Scappate ragazzi! Non sono insegnanti di pokemon! Questi sono criminali! >
In un secondo c'era chi rimase immobile, chi pensava ad uno scherzo ben orchestrato e chi stava realmente cercando di fuggire.
Ma la Zonner lanciò all'attacco muk e vanilluxe a riprendere i fuggitivi, congelati e con i primi sintomi di qualche pokèvirus.
Ormai eravamo completamente alla mercè di quegli uomini.
< Chi sei tu? Rispondi! Sei un poliziotto? > chiese la Deinoto cercando di togliersi la manetta.
Si come no, mi venne da pensare. Però quelle manette...
< Sono un agente della PGG, dipartimento segreto contro la criminalità aliena. E il mio vero nome è Enea Prosik. >
Indietreggai di qualche passo, dietro a Sara e a...come lo dovevo chiamare, ancora Demetrio?
Chiusi gli occhi e mi sforzai di non urlare, avevo le gambe molli e mi girava la testa.
< Ho già contattato l'intera squadra del dipartimento, fra poco saranno qui a mettervi definitivamente in galera, Wobbufet Force! >
Cosa aveva appena detto?
Wobbufet Force? La temibile banda di ladri, assisini e scienziati pazzi?
Ritornai indietro di qualche anno, quando sui giornali non si parlava d'altro se non di manipolazioni sui DNA umani e dei pokemon, furti di alieni rari in massa e omicidi, tutti da parte della Wobbufet Force! Non era possibile che i nostri professori si erano presi gioco di noi! Ma per far che cosa? Neanche la Pokemon Global Group si era accorta di loro, dunque?
< Bastardo! > eslamò la direttrice.
Demetrio, o come cavolo si chiamava, si portò le mani appena sotto l'attaccatura dei capelli e... si staccò la faccia, o meglio un travestimento in silicone.
Aveva una maschera! Una fottuta maschera!
Poi si tolse dalla testa la parrucca a forma di noce di cocco.
Eh, già! Figurarsi se non erano i suo veri capelli!
Ora Demetrio sembrava veramente un poliziotto: i capelli corti neri e un naso a punta normale, solo gli occhi erano stati sempre gli stessi. Il viso arrossato per il contatto con il silicone della maschera però rivelava qualche inizio di rughe: sarò stato sulla trentina.
Non era possibile tutto questo! Improvvisamente mi venne voglia di andare a casa, di ritornare indietro nel tempo e stare insieme ai miei amici... ma non era possibile. La verità si era trasformata in una pantomina, in un incubo!
La Deinoto, sempre se questo era il suo vero nome, localizzò il bidello e gli impartì, furiosa.
< Beluari! Prepara Giratina! Ce ne andiamo via di qui! MUOVITI! >
Giratina? Che sia quel grande e leggendario pokemon signore delle dimensioni?
< E tu vieni con noi, carina. Gengar, ipnosi! >
Non appena il mio cervello registrò cosa aveva intenzione di fare la finta-direttrice, ricordai le parole del non-più-Demetrio riguardo nell'usare il loudred. Gli diedi un leggero colpetto con il piede sulla sua schiena blu.
< Baraonda, adesso! >
Loudred fu al settimo cielo. Aprì la sua grande bocca sdentata ed aspirò aria per poi espellerla dalle orecchie a forma di casse stereofoniche.
Tutti i presenti si tapparono le orecchie, mentre gengar cercava di ipnotizzare senza successo Sara. Avevamo appena studiato la settimana scorsa che le mosse casiniste come quella attivano l'abilità insonnia. Feci un sorriso amaro: almeno come insegnanti, la Wobbufet Force, era competente.
Il chiasso di loudred era assordante: come stare a mezzo metro di distanza da una cassa di un concerto metal nella sua apoteosi.
Quindi lasciai il mio pokemon a far baccano e senza perdere altro tempo, presi per mano la mia amica, correndo in direzione del bosco.
Sara sembrava una bambola in balia di una bambina troppo euforica: la sentivo distante e silenziosa nella mia presa. Forse le parole dette dal prof. di Mosse l'avevano scossa come io non potevo capire.
Non sapevo dove andare, non sapevamo cosa fare, ma volevo portare in salvo Sara.
Ci fermammo dopo pochi metri, c'erano delle ombre che si allungavano dietro ai primi alberi.
Due persone uscirono dal nascondiglio, con sorrisi che potevano competere con quelli dei malati mentali.
< Dove credete di andare carini? > espresse una.
< la festa è appena incominciata! > finì l'altra.
Erano le cameriere Natalia e Paola, in mano avevano un macete e una frusta ciascuno.
Ora non sembrano poi così tanto sexy.

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Capitolo 13
*** Delta Power! ***


Rieccoci con il nuovo, entusiasmante capitolo :flower:
Il mio preferito, fra quelli che ho scritto finora ù_ù

Ma prima di prosegurie nella storia, un brevissimo riepilogo che rinfersca la memoria su questo luuuunghissimo "giorno della cattura".

Dov'eravamo rimasti?
:star: Giasone a colazione trova una sorpresa: c'è un pacco regalo per lui! Lo apre e si scopre essere una capsula contenente loudred, il pokemon casinista. Qualche ora dopo dagli insegnanti viene organizzata la prima giornata nella quale si può cazzeggiare per tutto il perimetro dell'Accademia in cerca di alieni.
Il nostro simpatico Giasone si unisce a Sara e una grotta fanno la conoscenza di larvesta. Subito dopo appare davanti a loro la robbosa Petunia la quale rivela ai due tramite l'iDex che si tratta di un pokemon shiny. I tre aspiranti domatori ritornano a scuola e scoprono, insieme agli altri compagni, di essere stati ingannati dagli stessi professori.
Questi infatti non sono altro che i componenti della famosa Wobbufet Force, un'organizzazione criminale incentrata sul racket alieno e non solo. Essi vogliono rapire tutti i ragazzi (per scopi ignoti) e in particolare uno denominato Delta, coloui che ha catturato il pokemon shiny, nascosto dalla stessa WF nella grotta.
Giasone riesce a fuggire con Sara nel bosco dell'Accademia, ma si imbattono nelle cameriere sexy armate fino ai denti.


Ok, avevo detto brevissimo ma non ce l'ho fatta :pwn:
Detto questo, spero vi possa piacere :heart:

_ Grazie Mony come sempre e grazie anche a Laila <3

13# Delta Power!



Mi veniva seriamente da vomitare.
Anche le cameriere facevano parte della WF!
In una frazione di secondo feci mente locale. Dietro di noi: otto criminali minuti di pokemon letali. Davanti, due donne dall'aspetto folle.
E in mezzo a quel pandemonio c'eravamo io e Sara, stretti una all'altro, con il calore e lo splendore di larvesta che squittiva piano; semi-schiacciato fra le braccia della mia amica e dal mio petto.
Potevo sentire i due cuori battere all'impazzata.
Paola, quella bionda, srotolò la frusta e la fece schioccare sull'erba.
SNAK!
Qualche filo d'erba volò in aria, vidi Sara che ne seguì l'evoluzione con gli occhi.
Le due giovani donne risero dall'azione, poi Natalia si leccò le labbra e mostrò i denti.
< Guarda guarda chi abbiamo trovato! >
...
< Beh, non parlate? Likitung vi ha mangiato la lingua? > incalzò Paola, scuotendosi i capelli con la mano che teneva il macete.
Dovevano essere esperte di armi bianche, forse erano le sicarie dell'organizzazione...
E poi mi venne un flash che mi permise di collegare tutto!
Pochi giorni prima della nostra partenza all'Accademia, avevano fatto notizia due donne sulla trentina che erano riuscite a scappare da un carcere di massima sicurezza in Francia... accusate di aver assassinato due domatori di alieni e... di aver fatto parte della Wobbufet Force, note come le Arpie!
Allora avevano i capelli quasi rasati, nessuno di noi ragazzi avrebbe potuto riconoscerle!
Facevo fatica a deglutire.
< Fateci andare via, vi prego! > piagnucolò Sara, sentivo la presa della sua mano libera stretta come un laccio emostatico sul mio braccio.
Non volevo che le succedesse qualcosa di brutto, insomma io ero il maschio alfa della situazione!
< Uhh! Volete che vi facciamo passare? > strillò Natalia in farsetto, imitando il tono singhiozzante della mia amica.
In quel momento, sexy o no, l'avrei massacrata di pugni!
Paola si avvicinò di qualche passo, mentre noi d'istinto arretrammo.
Ma il panico era così forte che ci tremavano le gambe a tutti e due.
< Che cosa abbiamo qua? > cantilenò l'assassina, scrutando la larva brillante mezza schiacciata tra i nostri corpi. La luce che emetteva non risaltava molto con quella del sole, per quello che le due pazze non si erano accorte del pokemon.
< Hei, guarda un po'? > sollecitò Paola alla collega di morte, con un cenno della mannaia.
Natalia alzò un sopracciglio e quando si appostò da noi si mise la mano davanti alla bocca.
< Larvesta! Chi di voi due è il ragazzo Delta? >
Ancora con questa storia!
...
< Si sono cagati sotto... sfigati! > sibilò Natalia, era così vicino a noi da poter sentire l'alito di acido che aveva in bocca.
< Che... che cosa vuol dire? > balbettai, distogliendo la visuale dalle due donne e focalizzandola invece su larvesta.
Paola e Natalia sorrisero malvagie.
< Vuol dire, piccolo finocchietto, che incomincierò a tagliarti lentamente ogni protuberanza che hai, se non rispondi alle mie domande! Sono io che le faccio, non tu! >
La bionda incominciò a ridere per le affermazioni dell'altra.
Se la stavano proprio spassando, le bastarde!
< Sono io > emise con un suono debole Sara, sbattendo ripetutamente gli occhi.
Natalia schioccò le dita e disse: < Bene! Allora possiamo divertirci con il tuo amichetto come abbiamo fatto con Gualtiero, vero Paola? >
Gualtiero? L'infermiere del primo giorno? Allora non ero pazzo!
Paola rise ancora più forte.
< Ahah! Già, a metà dell'opera ci pregava di farlo fuori subito per il dolore! Che pappamolla! Proprio come i suoi pokemon del cazzo! >
Nei film di solito quando i cattivi sono a loro agio e i buoni solo alle strette, il protagonista figo si mette a parlare finchè l'amico non arriva a dargli una mano.
Potevo sperare, visto che non potevamo fare nient'altro!
< L'avete ucciso! >
< Chi? Ne abbiamo rispediti così tanti al padre eterno che non possiamo... >
< Sta parlando di Gualtiero, stupida! >
Si erano distratte, perfetto!
Paola mi fissò di sottecchi. < Perchè, lo conoscevi? >
< Si, l'infermiere della scuola. Almeno, finchè non è scomparso il primo giorno... e tu mi sei venuta addosso con le tette! >
Ops, potevo risparmiarmi questo dettaglio. Forse si sarebbe incazzata.
< Come fai a ricordarti di quel ciccione se... il gengar di Samanta ha usato ipnosi su tutti i ragazzi! >
Ecco perchè nessuno si ricordava niente! Erano stati ipnotizzati! Ma non capivo come mai io mi ricordavo tutto. E neanche perchè l'avevano ucciso.
Le due assassine guardarono prima me, poi Sara, e poi ancora me.
< Il ragazzo Delta ha poteri del genere? > chiese la bionda alla mora.
< E io che minchia ne so? Non sono mica una scienziata! >
Paola fece roteare pericolosamente il macete sulla collega, mentre Natalia aveva distolto da noi lo sguardo.
Subito diedi un occhiata a Sara. Anche lei mi guardò nello stesso momento, poi i nostri occhi scesero verso larvesta.
Non era servita neanche la telepatia.
Ispirammo fiato e...
< LANCIAFIAMME!! >
Successe tutto così in fretta che le parole erano più dei secondi.
Il pokemon sole si animò, il brillìo che lo caratterizzava si intensificò e dalle sue corna a punta sgorgarono delle scie di fuoco che si unificarono per trasformarsi in un grande getto di fiamme cremisi.
L'attacco rovente colpì il centro delle due donne, vuoto.
Ma aveva fatto abbastanza. Il fianco destro di Paola e quello sinistro di Natalia stava prendendo fuoco, facendole urlare dal dolore.
< VIA VIA!! > urlai.
La gambe presero finalmente controllo e trascinai Sara lontano dalle pazze furiose.
A un centimetro dal mio collo volò un macete, mentre sentii la frusta sibilare su un tronco, a qualche metro distante da Sara.

Con il cuore a mille, lasciammo le urlatrici e schizzammo via a ovest, verso le pianure.
Ma prima che potessimo muovere solo un muscolo, una forza estranea ci impedì di farlo.
Non potevo neanche girare il collo per comunicare con Sara.
Eravamo completamente immobilizzati.
Un secondo dopo si manifestò sui nostri contorni una flebile luce bluastra.
Qualcuno ci stava manovrando!
Fluttuammo lentamente verso il cortile della scuola.
Davanti a noi c'era il massacro.
Vidi con orrore che quasi tutti i ragazzi erano ricoperti di ferite (per lo più abrasioni...) o di un puzzolente liquame scuro.
Anche il mio povero loudred era finito al tappeto, da un orecchia colava il sangue: avrei voluto non vedere, ma la forza misteriosa mi impediva di distogliere lo sguardo.
Angelo, Danilo, Brando... tutti stesi sull'erba. Sperai solo che non erano morti.
In piedi c'erano soltanto Petunia e Nemo che schivavano, sempre meno energici, gli attacchi dei professori.
Lo sguardo sopreso che gettarono su di noi fu fatale per Nemo: venne preso in pieno dalla coda di charizard e dal "geloraggio" di vanilluxe.
Cadde pietrificato nel ghiaccio senza fare rumore.
Volevo urlare, volevo strapparmi di dosso ciò che ci stava spingendo nel campo di battaglia ma non potevo fare niente.
Niente!
Miracolosamente petunia fu salvata da un scintillante steelix...
Da dove veniva fuori?
< Grande Steel! > esclamò Demetrio, circondato nientemeno che da ippodown, tyranitar, spinda, roserade e ampharos.
Sentii gridare Samanta Deinoto per la frustazione, proprio quando capii che cosa ci stava tirando da lei: mismagicus stava usando psichico!
< Cazzo, non state lì impalati, usate tutti i vostri fotutti pokemon contro lo sbirro! > imprecò la direttrice.
Con un solo sguardo Demetr... Enea impartì a steelix di usare rocciotomba: metà dei pokemon lanciati da Blaine e da Camilla (i Termici e gli Elettrici) furono bloccati a metà strada dal poliziotto.
Finalmente il pokemon Nonmorto di Samanta ci lascià andare: il senso di pesantezza e immobilità svanì dal nostro tatto. Subito Sara si appiccicò a me.
I freddi occhi di ghiaccio si calarono su di noi come una scure.
< Pensavate davvero di scappare? Strano, il Capo aveva fatto appostare le Arpie nel bosco! >
< Per quello le abbiamo arrostite! > esclamai, la voce distorta dalle emozioni.
Un sopracciglio arcuato si alzò e gli occhi si posarono su larvesta.
< Soprendente. Ma è ora che voi due veniate con noi... >
Prima che la frase terminasse, un boato simile al tuono si perpecì in lontananza, verso il mare.
Qualcosa stava uscendo dall'acqua, creando una specie di tornado.
Nero, giallo, lungo... e fluttuante...
Giratina.
Alla vista, i miei nervi persero il controllo e mi si svuotò la vescica.
L'essere si assestò sopra il mare, poi puntò la testa spaventosa nella nostra direzione.
Produsse un boato strano, come di un elicottero in volo.
E poi capii, con un certo sollievo: non era un pokemon, ma bensì un elicottero abbastanza grande con le sue fattezze!
Il grosso veicolo ci bagnò quasi tutti (salvando la mia reputazione da piscialetto) di acqua salmastra non appena fu sopra le nostre teste, poi si allontanò trovando un posto dove atterrare.
Il fianco si aprì, rivelando un portellone. Uscì un uomo dai capelli brizzolati e vestito elegantemente.
Alla bocca portava un sigaro fumante.
Pokemon e umani smisero le loro azioni di quel momento per rendere omaggio a quell'uomo.
< Sta arrivando cosa di preciso? > iniziò il fumatore.
La voce!
Quella voce, ripetuta più e più volte dalle TV mondiali, su YouTube e trascritta sui giornali.
Non poteva che essere la mente, il capo assoluto della Wobbufet Force: Elias Croux, soprannominato il Signore Drago.
Indovinate perchè.
La Deinoto si ridestò dalla vista. < Avevamo un infiltrato, nei ragazzi, signor Croux! Eccolo qui! >
Un dito ossuto venne puntato su Enea Prosik, mentre quest'ultimo cercava di contrastare charizard con charizard... no un momento!
Ma prima era ampharos! Mi ci vollero venti secondi per capire che lo sbirro possedeva un ditto!
< E' della squadra speciale PGG, ha chiamato i rinforzi! > strillò Camilla, la finta prof di veterinaria.
Elias Croux parve impassibile per pochi secondi, poi disse alla pseudo-direttrice: < Che cazzo stai aspettando allora? Lascia stare quello sbirro e occupati a trasportare i ragazzini! >
< Subito! > rispose con un cenno la Deinoto. Non l'avevo mai vista così servizievole. Credevo che fosse il Male, ma se rispondeva così al Capo, non volevo immaginare com'era lui da incazzato.
Vidi che Elias Croux fece ritorno su Giratina e sparì dalla nostra vista.
< Avete sentito! Raccattate i ragazzi! > gridò la donna, riprendendo possesso delle sue facoltà pugno-di-ferro.
La sua mano scheletrica arpionò il braccio di Sara, cercando di farla staccare da me.
< No! > urlò la mia amica.
Io reagii d'impulso. Diedi un bel pugno in faccia alla donna sugli zigomi.
Avevo fatto a pugni solo una volta nella mia vita, ma non così determinato come in quel momento.
Feci cadere Samanta Deinoto per terra, due denti brillavano di sangue a pochi centimetri da noi.
< Basssssfardo! > sibilò lei, toccandosi la bocca insanguinata.
La mano mi faceva davvero male.
< Ronzio! > urlò inaspettatamente Sara, ma larvesta era troppo spaventato e stanco dall'attacco di prima per agire.
Cercai l'aiuto di Demetrio,occupato a contrastare i finti prof. nel portare i ragazzi nell'elicottero.
Petunia era rimasta immobile dietro steelix.
Forse stava piangendo.
Poi vidi il mio pokemon che cercava di rialzarsi, così decisi finalmente di soccorrerlo.
Il gesto più sbagliato della mia vita.
Samanta Deinoto, ancora per terra, falciò una gamba di Sara, facendola cadere.
Io ormai ero troppo distante da loro per rimediare.
Sara cadde sul fianco destro, schiacciando la capsula che conteneva feebas, attuando così la de-cristallizzazione.
In un flash il pokemon Ittico uscì sull'erba, ignaro di tutto.
< Loudred, come ti senti? > chiesi al mio pokemon, cercando subito la capsula nella mia cintura.
In quel momento, accorsero Blaine e Valerio. Il primo ad alzare Samanta, l'altro a trasportare via Sara.
< No! Andate via! > urlai, ritornando da loro.
Un grosso fearow mi si parò davanti, gli occhi rossi che mi guardavano come se fossi cibo gratis.
Sentivo le urla di Sara e i gemiti di Samanta nel rialzarsi.
< Datemi quel ragazzo! Lo voglio uccidere! >
< Dobbiamo andare, il capo ha detto di sbrigarci! > la calmava Blaine.
Quasi tutti i ragazzi storditi e metà dei professori era già su Giratina, quando si sentirono quasi impercettibilmente le prime volanti e gli elicotteri della PGG.
< PRESTO, PRESTO! > urlavano quelli della Wobbufet.
Ah, se quello schifoso fearow...
< No, feebas! > urlava come un'ossessa Sara.
Schivai l'uccello nel momento esatto in cui veniva cristallizzato nella capsula di Valerio.
Blaine, che veniva spinto indietro da Samanta, la quale aveva in braccio il povero pesce inutile, si affrettò a salire a bordo.
Sara veniva sempre più spinta in direzione di Giratina, poi Blaine passandole accanto le prese di mano larvesta dicendole: < Questo è nostro, carina! >
Ormai solo io e Petunia eravamo troppo lontani per loro.
< No, lascialo stare puttana! > gridava Sara, sputandole addosso da tanta foga che aveva in corpo.
Non avevo mai visto Sara così furiosa, non avevo mai visto una persona così rabbiosa!
< D'accordo, se lo vuoi tanto! > sibilò lei, sbattendo con violenza il pesce boccheggiante per terra.
La mia amica cacciò un urlo distrutto come se avesse preso lei il dolore di feebas.
< SARA! > urlavo. Mi fiondai da lei, ma una mano di piombo mi trattenne.
Era Enea.
< Che cazzo fai? >
< Li raggiungeremo noi, stai tranquillo... >
< No! >
Blaine salì sull'elicottero a forma di Giratina seguito da Samanta (che mi lanciò uno sguardo da: la prossima volta che ci vedremo, ti uccido).
< Sali, troietta! > esclamava Valerio a Sara, spingendola nell'entrata.
Ma le sue braccia non si scollavano dall'apertura.
< Feebas!! >
< Sali, ho detto! >
< FEEBAS!! >
Il grido della ragazza eccheggiò per tutto il circondario.
In quel momento mi sembrava che i secondi si trasformarono minuti: tutto parve rallentare.
Le labbra rosse di Sara che scandivano il nome del pokemon, i suoi movimenti disperati nel liberarsi da Valerio... i capelli che ondeggiavano come alghe.
L'eco di quell'unica parola parve risvegliare del tutto loudred (?), ma il pokemon di Sara...
Feebas emise solo un lungo suono acuto che non avevo mai sentito, ancora per terra e malridotto dalla botta infertole da Samanta Deinoto.
Le scaglie blu e verdi catturarono la luce morente del sole, fino a rifletterne il bagliore come uno specchio.
Poi le squame caddero come foglie secche, rivelando al loro posto un essere di pura luce.
Il globo di luce, ciò che rimaneva di feebas, si spinse in alto dividendosi a spirale.
< Feebaaaas!! > continuava con le lacrime agli occhi Sara, che si era attaccata come una piovra sullo stipite del portellone mentre Valerio cervava di spingerla dentro.
Ma la trasformazione continuava.
Quella cosa si gettò in aria, allungandosi sempre di più.
Con un grido cupo e tutto nuovo, la luce si ritrasse nell'essere che prendeva sostanza ad ogni attimo che passava.
Infine, quando l'ultimo brilliò fece posto al colore definitivo, un'onda d'urto ci sbalzò all'indietro.
Ancora quel lamento cupo e profondo, maliconico e stupendo.
Loudred emise un gemito di rispetto nei confronti del nuovo pokemon.
Milotic.
Sara aveva permesso, chissà in quale modo, a feebas di evolversi e ora milotic con una sola, poderosa spinta, venne incontro alla sua domatrice.
Il bellissimo pokemon volò dritto da Sara, le appendici lunghe e rosse che si muovevano come bandiere al vento.
Un secondo dopo che il DNA di milotic si cristallizzò, Valerio riuscì a spingere con forza Sara e ad entrarci lui stesso, poi chiuse definitivamente il portellone con un gemito di sforzo.
Altri tre secondi dopo, proprio quando le volanti della PGG fecero irruzione nel cortile, Giratina vibrò, poi fluttuò nell'aria e schizzò via nel crepuscolo come un meteorite.


*._Fine Prima Parte_.*

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Capitolo 14
*** *Intermezzo Speciale ***


Questo non è un capitolo, ma un intermezzo random di cui non capirete una cippa cortissimo che si aggancierà ai loschi e oscuri affari del Wobbufet Force


Fra breve, ci sarà il nuovo capitolo :ahguru: Con l'aggiunta di un riassuntino che rinfrescherà la memoria ;)


------°_3 Special Intermezz 3_°------




ESTRATTI DAI DOCUMENTI TOP SECRET DELLA WOBBUFET FORCE

_ Martedì 7 maggio

... l'umano n° 15 non ha resistito alle proteine aliene di C-S e nemmemo a quelle del pokemon C-X. Sono state diagnosticate gravi lacerazioni interne nel torace e nelle articolazioni superiori, difficoltà di respiro.
Addenda: somministrare una dose al 28% di mefixolenethinus e 12ppb di cellule del fegato di B-Y nell'organismo umano.

_ Venerdì 10 maggio

... e come si poteva evincere, il soggetto umano n°15 - adolescente caucasico di anni 14, prelevato sano - dopo ripercussioni sul sistema nervoso e polmonare, è deceduto alle ore 03:28.

_ Domenica 19 giugno

I soggetti alieni 12A-T e 33A-T hanno reagito positivamente al reagente NcHl-FOr8 (dedossablophenentofato). Si raccomandano catture massicce dell'alieno A-T.

_ Sabato 29 ottobre

... il preparato su piastrina del sangue tipo V fh- è pronto per l'utilizzo su pazienti umani in età da allattamento.
Si attendono cavie idonee.

_ Martedì 8 novembre

...giorni dall'inizio dell'esperimento Beta. A dispetto di quello Alfa, nel quale si sono avuti 98 decessi su 98, il nuovo lavoro presenta netti miglioramenti.
... se ne sono avuti solo 41.
Il sangue vincente risulta essere del tipo rh-

_ Giovedì 16 novembre

...giorni dall'inizio dell'esperimento Beta. Contro ogni aspettativa scientifica, si è avuto il decesso completo di tutti gli umani Beta.
Modificare progetto dalla fonte, mantenere attivo il comportamento del pokemon A-T, settare i programmi al 49,56%
Distruggere con massima urgenza ogni copia sugli esperimenti Alfa e Beta.

_ Domenica 22 marzo

...dall'inizio dell'esperimento Delta. L'unica cavia in vita e sana è il soggetto 39H.
Nessuna anomalia di carattere immuno-aliena presente.

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