Amami

di Reruchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Salve a tutti.
Come qualcuno forse noterà, questa fan fiction era già stata pubblicata per intero un paio di anni fa e ringrazio chiunque l’abbia letta e commentata.
Tuttavia ho deciso di operare una revisione e ripubblicare da capo una fan fiction a cui sono particolarmente legata.
Spero vi piaccia e che la leggiate in molti, come è stato per la sua prima versione.
Buona lettura ^___^

Amami

 

Capitolo 1

 

Era il tipico giorno nuvoloso di metà autunno, quel nuvoloso fitto e per una buona parte provocato dallo smog di una grande città perennemente in movimento.

Lunedì mattina. Un via vai continuo di gente davanti alla metropolitana.

Arianna se ne stava seduta su una panchina, con le cuffie nelle orecchie, muovendo la testa a ritmo di musica e osservando annoiata le persone che le scorrevano davanti, tutte dall’aria così impegnata. Se c’era una cosa che non sopportava era la fretta. Soprattutto di lunedì mattina.

Se ne stava seduta a gambe incrociate, con i capelli raccolti sotto il cappellino e la visiera calata sugli occhi.

Era meglio non farsi riconoscere.

Bhè, ovviamente non era così famosa da dover rischiare assalti da parte di orde di fan inferociti, ma la sua manager le aveva comunque consigliato di non farsi notare troppo. Ma in ogni caso tutta quella gente che correva andando chissà dove, non avrebbe certo prestato attenzione a una ragazza su una panchina.

Guardò l’orologio. Aveva oziato abbastanza, era ora di mettersi al lavoro. Abbandonò la sua postazione e si incamminò verso destra, diretta al grande grattacielo in fondo alla strada.

 

Le porte dell’ascensore si aprirono al settimo piano, mostrando il volto irritato di una giovane donna vestita con un tailleur gessato e i capelli raccolti sulla nuca. Aveva proprio l’aria di stare aspettando qualcuno.

Arianna tentò di sgattaiolare di lato, ma Emilia l’aveva già afferrata per il cappuccio della felpa.

   -Lo sai che sei in ritardo? Di nuovo!- esclamò la manager.

Arianna la guardò con occhi innocenti.

   -La metro era in ritardo!

   -Sempre la solita scusa! Per favore Arianna, niente chiacchiere e vai a cambiarti!

   -A cambiarmi? E perché mai mi dovrei cambiare per una riunione?

   -È una riunione ufficiale, e non ti permetterò di presentarti con il primo maglioncino della nonna che hai trovato nell’armadio!

Arianna sbuffò, ma con poca convinzione e si diresse subito verso gli spogliatoi.

Appena aperta la porta, notò all’istante una ragazza minuta e dai capelli mossi, seduta alla scrivania accanto alla finestra; indossava un semplice maglioncino di cotone e un paio di jeans sbiaditi. A quanto pareva nemmeno Camilla era pronta.

   -Ciao Cami! Quando sei arrivata?

La ragazza si voltò verso la porta, distogliendo lo sguardo dalla rivista che stava leggendo.

   -Credo dieci minuti fa. Perché?

   -A sentire Emilia, sembra che la riunione sia iniziata già da un’ora!

   -Bhè, veramente manca ancora un po’ di gente. Lo sai che Emilia deve sempre drammatizzare tutto.

Arianna appoggiò la sua borsa sul tavolo e si tolse il capellino, lasciando liberi i suoi capelli castani. Aprì l’anta dell’armadio e rimase a fissarne il contenuto per venti secondi buoni. Poi si girò verso Camilla che si era rimessa a leggere.

   -Cosa accidenti mi metto?

L’altra guardò l’armadio e poi una sedia lì accanto, sulla quale erano posati un completo di gonna e giacca e una maglietta gialla a maniche corte. Guardò Arianna e poi di nuovo l’armadio.

   -Dovrebbe esserci un completo di giacca e pantaloni.

Arianna frugò fra gli indumenti e poco dopo emerse con quelli che cercava. Erano di un blu scuro che si adattava perfettamente alla maglietta azzurra che portava sotto la felpa.

Mentre si cambiava si avvicinò a Camilla che continuava imperterrita con la sua rivista.

   -Si  può sapere cosa leggi con tanto interesse?

   -Ah! È un articolo sull’ultimo film di Clint Eastwood, “Lettere da Iwo Jima”. Ho sentito che uno degli attori giapponesi con cui dovremo collaborare è in questo film.

Arianna si avvicinò al tavolo e osservò la foto dell’articolo che ritraeva il gruppo di soldati giapponesi della seconda guerra mondiale.

   -Qual è?

   -Non è ho idea- rispose Camilla -Faccio fatica a distinguere i volti, mi sembrano tutti uguali!

   -Alla riunione ci daranno tutti i dettagli. Andiamo prima che Emilia irrompa nella stanza brandendo un bazooka.

 

 

 

Le due ragazze erano sedute al grande tavolo circolare, con i manager, i produttori e il regista. C’era anche la terza co-protagonista del progetto, Dalia, che le altre due conoscevano già grazie a precedenti collaborazioni. Per il resto, la metà della gente che si trovava lì era ovviamente giapponese.

La riunione era ormai conclusa e il regista e uno dei produttori parlavano fitto nella loro lingua madre. Le tre ragazze erano sedute lì vicino, e cercavano di cogliere il significato delle parole; tutte appassionate del paese del Sol Levante, da un paio di anni avevano iniziato a dedicarsi all’apprendimento della lingua; non la sapevano perfettamente, ma abbastanza da comprendere il dialogo che si stava svolgendo lì accanto.

Arianna si voltò verso le due amiche.

   -Se non altro la nostra fissazione per il Giappone si sta rivelano utile!

   -Sul serio!- rispose Dalia -Ma voi conoscete questi Arashi? Non li ho mai sentiti nominare, eppure sembra siano molto famosi!

Camilla assunse l’espressione vacua di quando aveva un ricordo confuso in testa e tentava di farlo riemergere. Per chi non la conoscesse sembrava semplicemente in catalessi.

   -CI SONO!- esclamò entusiasta per essersi ricordata qualcosa -Ho visto qualche drama di uno di loro! Andiamo a cercare informazioni!

Le tre ragazze si guardarono intorno per accertarsi che il loro abbandono della sala riunioni non causasse crisi isteriche, per esempio ad Emilia.

Uscirono dalla stanza e si impossessarono del pc di una segretaria che se l’era svignata.

Presero delle sedie e si accomodarono, mentre Camilla scriveva “Arashi” su un motore di ricerca. Pop band giapponese, componenti Ohno Satoshi, Ninomiya Kazunari, Sakurai Sho, Matsumoto Jun e Aiba Masaki. Dopo di che una sfilza di nomi di dischi, singoli e varie produzioni. C’era anche un trafiletto sul progetto in collaborazione con l’Italia.

   -Cantanti eh?- esclamò Arianna -Cerchiamo delle foto!

Un attimo dopo stavano scorrendo le immagini di questi idol giapponesi e ascoltavano un loro singolo, “Sakura Sake”.

Non erano abituate a guardare dei volti asiatici, quindi per il momento sembravano tutti uguali. Ma la canzone aveva un che di interessante.

   -Mi piace molto! Sembra la sigla di uno degli anime che guardo sempre!- osservò Arianna.

   -Ma c’è uno che ha una voce stranissima!- intervenne Dalia -Sembra che abbia un varano nei pantaloni che gli morde i testicoli!

   -E credo che uno abbia l’asma!!- aggiunse Camilla.

Tutte e tre iniziarono a ridere talmente forte che Dalia si ribaltò all’indietro con la sedia, finendo esattamente ai piedi di Emilia.

   -Cosa diavolo state facendo?- domandò la manager, che sembrava aver inghiottito un limone intero.

   -Ahahahahah! Niente!- rispose Arianna ancora con le lacrime agli occhi -Ci stavamo solo informando sui nostri futuri colleghi!

Lo sguardo che lanciò Emilia le fece chiaramente capire che lei non apprezzava quella metodologia di ricavare informazioni.

   -Invece di ridere come delle iene, dovreste iniziare a preparavi per il vostro viaggio! Non potete permettervi alcun errore, questa collaborazione è estremamente importante.

   -A proposito..- disse Arianna ricomponendosi con fare un po’ troppo ostentato -Quand’è che partiamo?

Emilia la guardò inespressiva -Avete il volo per Tokyo fra 7 ore.

   -COSA?!

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Le 5.40 del mattino. Arianna non credeva che sarebbe mai riuscita ad arrivare alla camera d’albergo.

Dopo la comunicazione di Emilia dell’imminente partenza per Tokyo, le tre ragazze si erano fiondate ognuna a casa propria per preparare le valige, in preda a una crisi di nervi. Arianna veniva interrotta ogni 20 minuti da una telefonata di Emilia che le ricordava di mettere in valigia cose ovvie come lo spazzolino e le mutande. Alla settima telefonata prese il telefono e urlò.

   -COSA C’E’ ANCORA?????

   -Ehm, Ari…stai bene? – era Camilla.

   -Ah scusami Cami, credevo fosse Emilia che mi tormentava per l’ennesima volta!

   -Ecco a proposito di Emilia…- la voce dell’amica non aveva un tono molto rassicurante-…abbiamo un problema.

Arianna alzò gli occhi al cielo – Cosa è successo stavolta? Le si è scaricato il cellulare e ha detto a te di chiamarmi per dirmi di lavarmi i piedi?

   -Ehm, no…in effetti è il suo piede il problema. È scivolata mentre scendeva le scale e ha preso una distorsione.

Arianna rimase un attimo in silenzio, riflettendo sulle implicazioni del fatto che quella donna fosse costretta a letto con un piede saldamente fasciato.

   -Vuoi dire…che non può venire a Tokyo?- chiese con un filo di voce.

   -Purtroppo si! Mi dispiace, ma ci sarà mio fratello a fare da manager per tutte. Tanto siamo della stessa agenzia!

Silenzio.

Silenzio.

   -Ari, ci sei?

   -EVVAIIII!!!!!!!!!! Questa è la divina punizione del karma per avermi chiamato 4 volte dicendomi di lavarmi dietro le orecchie! A proposito, cosa stava facendo quando è scivolata?

   -In effetti, stava chiamando te…

   -E ti pareva!

 

, da un certo punto di vista la cosa non era iniziata molto male. Salite sull’aereo però Dalia aveva iniziato a vagare fra le poltrone armata della sua videocamera e a riprendere qualcuno anche se si grattava il naso. E Camilla sedeva terrorizzata all’idea che l’aereo precipitasse da un momento all’altro.

Dopo circa 12 ore di volo, con i capelli a nido di chiurlo e le borse degli occhi che arrivavano fino alle ginocchia, erano rimaste ferme 1 ora alla dogana perché Dalia aveva deciso di portarsi dietro un enorme salame piccante, nel caso le fosse venuta nostalgia di casa.

Ma finalmente erano in albergo, arenate sui letti in silenzio catartico.

   -Voglio dormire per 4 giorni…- mugugnò Camilla.

   -Voglio mangiare…- mugugnò Arianna.

   -Voglio che qualcuno mi spieghi cosa c’è di male nel portarsi in giro un piede di porco!

Le altre due evitarono di rispondere.

Il silenzio: che bella cosa. Un materasso: che bella cosa. Alberto che entrava in stanza spalancando la porta: che brutta cosa.

Sollevata la testa quel tanto che i loro muscoli permettevano di farlo, le ragazze videro il fratello di Camilla troneggiare davanti ai letti con sguardo di disapprovazione.

   -Cosa state facendo?

   -Stiamo morendo..- rispose Arianna.

   -Non avete il tempo di morire! Dovete incontrarvi con gli Arashi fra precisamente 23 minuti!- disse lui puntando il dito sull’orologio da polso.

   -Ma questi qua non dormono?- chiese Dalia alzandosi dal letto e vagando alla ricerca degli occhiali da sole che aveva in testa- E poi non hanno dovuto sopportare un viaggio di 12 ore.

   -Voi qui siete ospiti, quindi dovete adattarvi- puntualizzò il manager con fare drammatico.

   -L’ospite non è sacro per i giapponesi?- la domanda di Arianna rimase sospesa nella stanza, visto che Alberto evitò accuratamente di rispondere, scomparendo oltre la porta lanciando gli ultimi avvertimenti.

Dopo un tempo record di 10 minuti, le tre ragazze erano riuscite a lavarsi la faccia, domare i nidi di chiurlo che avevano in testa e spalmarsi un po’ di fondotinta in faccia, giusto per non sembrare le 3 mogli di Dracula.

Alberto era riapparso poco dopo per guidarle nella sala al primo piano dell’hotel, dove si sarebbe svolta la riunione preliminare e l’incontro con i protagonisti maschili. La stanza, non particolarmente spaziosa, era stata arredata con un paio di grandi tavoli, circondati da poltrone dall’aria non molto confortevole; accanto a uno di questi tavoli, stavano in piedi due uomini impegnati in una conversazione, ma che non appena videro le ragazze e il loro manager entrare, si proferirono in inchini, dando loro il benvenuto.

Subito dopo le presentazioni, i due uomini, rivelatisi essere i produttori esecutivi, spiegarono come avrebbero dovuto attendere ancora un po’ prima di poter incontrare gli Arashi, in ritardo a causa di uno dei loro impegni televisivi.

   -Quindi potevamo prendercela comoda!- borbottò Dalia in italiano, mentre si accomodava su una delle poltrone- Non fanno certo una bella figura, arrivando in ritardo al primo incontro.

   -Non ti lamentare Dali…- la rimproverò Arianna, notando come i due produttori le stavano osservavano, incuriositi dal sentirle parlare quella strana lingua. La ragazza si affrettò a sorridere, sperando di convincerli che non era stato detto niente di negativo; dopodiché lanciò uno sguardo all’amica, incitandola a fare lo stesso.

Dalia sbuffò, ma poi sorrise anche lei, mentre veniva offerto loro del tè.

Per ingannare l’attesa, i produttori decisero di rendere le loro ospiti partecipi di ulteriori dettagli riguardo al progetto; nonostante si trattasse di informazioni di cui erano già al corrente, le ragazze si limitarono ad annuire gentilmente, mentre Alberto, dietro di loro, prendeva appunti freneticamente.

   -Spero che arrivino presto questi Arashi…- sussurrò Dalia all’orecchio di Arianna.

L’altra non fece in tempo a rispondere che la porta della stanza si aprì e un viso paffuto fece capolino mormorando un “Shitsureishimasu”.

I produttori si alzarono immediatamente e le tre ragazze li imitarono, mentre anche altri quattro ragazzi si facevano avanti.

Colui che era entrato per primo era il più basso del gruppo, come il ragazzo che gli stava accanto: uno aveva dei capelli castani, così dritti sulla testa da sembrare di riuscire a vincere la forza di gravità, mentre l’altro sfoggiava un viso da bambino, ma dall’aria di poter trarre in inganno.

Subito dietro di loro due tipi più alti, uno dei quali teneva i capelli in quella che Dalia, fra un colpo di tosse e l’altro, definì un “pettinatura ad Uovo di Pasqua”; l’altro invece sembrava avesse una paresi facciale a furia di sorridere.

Per finire, l’ultimo membro del gruppo si fece avanti con uno sguardo truce e sexy, prendendo un capo della sua sciarpa con inquietanti piume bianche cucite sull’orlo e gettandoselo oltre la spalla.

Fu proprio lui a fare un ulteriore passo avanti e a parlare, rivolto alle tre ragazze.

   -Hajimemashite*…noi siamo gli Arashi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*hajimemashite: espressione utilizzata per presentarsi la prima volta che si incontra qualcuno

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

 

Ovviamente furono i vari manager a rompere il ghiaccio con i primi convenevoli, e dopo le presentazioni formali lasciarono i giovani da soli nella stanza, mentre loro si occupavano degli affari.

I cinque ragazzi si sedettero sulle poltroncine di fronte a quelle delle ragazze e il primo a parlare fu il tipo particolarmente sorridente, che si presentò come Masaki Aiba.

   -Do you speak english?- chiese con una pronuncia orrenda.

Arianna gli sorrise rispondendogli nella sua lingua –Aiba-san, non ce n’è bisogno, parliamo giapponese, anche se non molto bene.

Se possibile, il sorriso di Aiba divenne ancora più grande- Oh no, hai un’ottima pronuncia!- le disse estasiato- Ma ti prego, chiamami pure Aiba-chan…- dopo di che sciorinò uno dietro l’altro i soprannomi dei suoi compagni di band.

   -Masa, lascia decidere a noi il modo in cui preferiamo essere chiamati…- borbottò il tipo che era stato indicato come “Matsujun”; gli altri tre annuirono saggiamente, mentre Aiba abbassava la testa afflitto.

Cadde un silenzio vagamente imbarazzato, in cui le ragazze si guardarono attorno, cercando qualcosa da dire. Alla fine Camilla si rivolse a Ninomiya.

   -Ninomiya-san…lei ha partecipato all’ultimo film di Clint Eastwood, dico bene?

Il ragazzo sorrise compiaciuto –Lo conosci, mi fa piacere. Quindi è giù uscito anche in Italia?

E a quel punto iniziarono a parlare del film, sotto gli sguardi invidiosi delle altre due ragazze, che avrebbero dato qualsiasi cosa pur di avere un argomento di conversazione; non era facile intavolare una chiacchierata con persone che non si erano mai viste prima. Con Ninomiya era stato facile, ma agli altri cosa potevano dire? “Chi di voi ha un varano nei pantaloni mentre canta?”. Forse non era il caso.

La mente di Arianna stava iniziando a vagare per lidi sconosciuti, quando il giovane dalle guance paffute si rivolse proprio a lei.

   -Avete già dato un’occhiata al copione?- le chiese Ohno sorridendo.

Arianna e Dalia impallidirono. Nel trambusto delle riunioni prima del volo, con i frenetici preparativi e con la partenza stessa, avevano dimenticato qualche dettaglio, come per esempio leggere almeno una volta il copione, cosa che Emilia aveva più volte raccomandato di fare.

   -E adesso cosa gli diciamo?- sussurrò Dalia in italiano.

   -Se lo sapessi, l’avrei già detto!- rispose l’altra.

Arianna lanciò uno sguardo ai ragazzi sorridenti davanti a lei, pazientemente in attesa di una risposta, credendo semplicemente che le ragazze stessero pensando al modo migliore per esprimersi in un’altra lingua.

Alla fine decise che la cosa migliore era essere sinceri, anche se temeva una brutta reazione da parte dei giapponesi,  generalmente ferventi stacanovisti.

   -Ecco…ci dispiace molto, ma l’abbiamo dimenticato!

I ragazzi si misero a ridere sommessamente, sotto gli sguardi sbigottiti di Arianna e Dalia, le quali trovavano la cosa poco divertente, visto che le riprese sarebbero iniziate il giorno dopo e loro rischiavano una pessima figura. Oltretutto pareva proprio che quei cinque le stessero considerando solo come delle ragazzine straniere che non sembravano avere una grande idea del lavoro che si accingevano a fare.

   -Scusateci se abbiamo riso- disse Sakurai- Ma non lavorate in questo campo da molto tempo vero?

Arianna arrossì, lanciando uno sguardo di sfida al giovane che con quella domanda aveva confermato le sue ipotesi – Non siamo preparate quanto voi ovviamente, ma abbiamo comunque fatto le nostre esperienze. È stata solo una svista.

   -Un po’ grande come svista…- osservò il ragazzo ridendo sotto i baffi.

Il rossore sul volto di Arianna si fece ancora più intenso, mentre Sakurai incrociava le braccia al petto, l’espressione del volto perfettamente tranquilla.

   -Conosciamo la trama però…- intervenne Dalia prima che l’amica potesse uscirsene con qualche frase infelice- Il mio personaggio è Alice.

   -E il tuo personaggio, Arianna-san?- chiese Matsumoto sorridendo, quasi volesse fare ammenda per il comportamento del compagno di band.

Colta alla provvista, la ragazza ci pensò un secondo- ..Ehm..io sono Sara..

A quelle parole Ohno, Matsumoto e Aiba rivolsero uno sguardo sornione a Sakurai, che tuttavia non si scompose.

   -Che c’è?- chiese lei, temendo di doversi aspettare altre battute.

   -Niente niente..- rispose Satoshi senza smettere di sorridere –Parlateci un po’ di voi, che lavori avete fatto?

   -Una fiction…-iniziò Dalia- Andata in onda su una rete regionale e poi…

   -Cos’è una fiction?- la interruppe Aiba confuso.

   -Un dorama- rispose Arianna- In Italia sono leggermente diversi, ma possiamo dire che sia il corrispettivo di un dorama giapponese.

   -E come vi siete conosciute?- continuò Ohno.

   -Sul set. Inizialmente Dalia e Camilla erano di un’altra agenzia, più piccola, che poi è stata incorporata alla mia. Ci siamo conosciute recitando in quella fiction e…

Arianna non fece in tempo a terminare la frase, perché in quel momento là porta si aprì e i manager rientrarono nella stanza. Alberto si avvicinò alle ragazze e disse loro che per il resto della giornata erano libere, poi la sera si sarebbero trasferite nell’appartamento vicino al luogo delle riprese, poco fuori Tokyo. Gli Arashi le avrebbero raggiunte là, dopo aver terminato le registrazioni di altri programmi televisivi.

Tutti i presenti nella stanza si alzarono in piedi, proferendo inchini e saluti, dopo di che le ragazze si incamminarono verso le loro stanze, scortate dal manager.

   -Sono molto contenta- disse Camilla- Gli Arashi sembrano delle ottime persone.

   -Sono anche dei capacissimi artisti, quindi cercate di comportarvi al meglio e di evitare figuracce- rispose il manager.

   -A proposito di questo!- esclamò Arianna- Alberto, i nostri copioni!

   -Che copioni?- chiese Camilla che, presa dalla conversazione con Ninomiya, non si era affatto accorta dello scambio di battute avvenute fra l’amica e Sakurai.

   -Cami…quelle cose che dovremmo leggere prima di recitare una parte…- rispose Dalia.

Alberto si batté una mano in fronte –Oh giusto! Meno male che me lo avete detto!

   -In teoria avrebbe dovuto essere la prima cosa a cui pensare…- osservò Arianna sconsolata.

   -Solo una  svista!- replicò Alberto rovistando nella sua ventiquattrore.

   -Un po’ grande come svista…- ridacchiò Dalia a bassa voce, facendo il verso a Sakurai Sho e meritandosi un’occhiataccia da parte di Arianna.

Quando il manager consegnò loro i copioni, le ragazze constatarono con sollievo che almeno non erano stati dimenticati a Milano, dopo di che si rinchiusero nella loro stanza per un recupero forzato, mandando totalmente all’aria i loro piani per la giornata libera.

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Arianna sedeva su uno dei sedili posteriori del pulmino della produzione, che sfrecciava indisturbato su una delle tante autostrade che uscivano dalla città. Reggeva in mano una copia della sceneggiatura del film, un po’ stropicciata dalle ultime ore passate a memorizzare le prime scene da girare. Lei stessa non era in condizioni migliori, dato che nonostante fosse riuscita a dormire un po’ durante il volo, il jetlag stava compiendo la sua atroce vendetta.

Sedute lì accanto, Dalia e Camilla versavano decisamente nello stesso stato. Tutte quante aspettavano con ansia il momento in cui sarebbero arrivate ai loro alloggi e avrebbero goduto della comodità dei loro letti; ma a quel momento mancavano ancora una ventina di minuti.

   -Direi che con le battute memorizzate possiamo sopravvivere almeno per un giorno di riprese…-commentò Dalia sfogliando distrattamente il copione.

   -Camilla, riassumi l’incipit della storia!- chiese a bruciapelo Arianna, sapendo bene che l’amica era la più smemorata del trio.

La ragazza lanciò uno sguardo di disapprovazione, come a contestare la scarsa fiducia nelle sue doti mnemoniche.

   -Ci sono due sorelle: Sara e Maria- attaccò- Sono figlie di un famoso medico italiano, insieme al quale si trasferiscono in Giappone per motivi di lavoro. Sara riprende qui gli studi alla facoltà di medicina, dove conosce Ryo, al terzo anno. Presto si scopre che il fratello minore di Ryo, Yuji, è costretto in ospedale ed è paziente proprio del padre di Sara, che vuole testare una nuova terapia sperimentale.

   -Ovviamente Sara e Ryo si innamorano- la interruppe Dalia- Da questo punto di vista la trama era davvero scontata.

   -Sai come vanno queste cose…sono le tipiche strategie per ruffianarsi il pubblico- commentò Arianna chiudendo il copione e dando un’occhiata fuori dal finestrino- l’importante è non cadere nel banale. A pensarci bene, è la prima volta che interpreto un personaggio che si innamora.

   -A proposito di scontatezza, avete dato un’occhiata agli interpreti dei personaggi maschili?- domandò Camilla con un enorme sorriso rivolto ad Arianna. La ragazza, sospettosa, fece segno di no con la testa.

Allora Dalia sfogliò il suo copione al contrario fino ad arrivare alla seconda pagina, che elencava i nomi degli attori affiancati dai rispettivi personaggi. Le ci volle un attimo per leggere e lanciare poi uno sguardo sornione verso Arianna.

   -Ari…come ti è sembrato il primo approccio con Sakurai-san?- domandò all’improvviso.

Arianna diede segno di non capire la domanda- Sakurai-san? Chi è?

   -Ma come chi è! Il membro degli Arashi con il quale hai battibeccato stamattina- le ricordò Camilla, che a quanto pareva era già in grado di associare perfettamente nomi e volti.

Arianna annuì, in segno di aver capito- Un tantino arrogante, a dire la verità. Ma cosa centra?

Le altre due ragazze si sorrisero e Dalia le porse la pagina di copione con l’elenco dei personaggi.

Arianna si sporse un poco in avanti per leggere.

Koizumi Ryo: Sakurai Sho.

   -Oddio…

 

 

 

 

 

Il pulmino si fermò di fronte a un edificio di tre piani color verde sbiadito, ma che dall’aspetto esteriore sembrava tenuto molto bene. Su un lato dello stabile si trovavano le rampe di scale per salire ai piani superiori e sui pianerottoli si affacciavano tre porte di ingresso per ogni piano. Oltre a quel caseggiato e a un altro identico, a parte per l’intonaco esterno, che si trovava poco distante, la zona era circondata da alberi e prati. Oltre le fronde si intravedeva un altro palazzo molto alto,  che distava approssimativamente cinque minuti a piedi e dove probabilmente avrebbero girato le riprese degli interni.

Il veicolo si era fermato a circa sei metri dal primo edificio, sulla parte di strada sterrata dalla quale partiva un sentiero, a sua volta sterrato, che serpeggiava fra l’erba verde e ben tenuta che circondava le mura.

   -Secondo voi dormiremo nei futon*? O ci sono i letti?- chiese Camilla scendendo dal pulmino.

   -In questo momento qualsiasi superficie orizzontale e morbida è ben accetta…- rispose Arianna trascinando il suo borsone fuori dal veicolo; quando alzò lo sguardo verso l’edificio si accorse che in piedi di fronte ad esso stava una giovane donna giapponese, dai lunghi capelli neri legati in una treccia e un capellino in testa, sul quale troneggiava la scritta “STAFF”.

   -Benvenute!- esclamò la nuova arrivata con un sorriso luminoso- Il mio nome è Sato Hanako, molto piacere.

Le tre ragazze si  inchinarono un poco, presentandosi a turno.

   -Qui sono solo un’assistente- continuò Sato- Ma vi prego di chiedere pure a me per qualsiasi cosa abbiate bisogno.

   -La ringraziamo molto per la sua disponibilità- risposte Arianna per conto di tutte.

   -Ora, se volete seguirmi, vi faccio fare un giro per il set. Lasciate pure i bagagli accanto al furgone, saranno portati nella vostra stanza insieme a tutto il resto.

Le ragazze si guardarono un po’ incerte riguardo l’abbandonare lì i propri borsoni, ma alla fine si decisero a posarli accanto al veicolo, seguendo poi l’assistente che il suo sorriso le incitava a raggiungerla.

Sato le guidò attraverso il parco che le divideva dal grande edificio che sovrastava le cime degli alberi; la zona era divisa in vari set da ambientazione esterna, fra cui il campus dell’università. L’assistente spiegò loro che successivamente sarebbero stati aggiunti digitalmente altri elementi, come palazzi ed edifici sullo sfondo. Lungo la strada videro anche la casa e il giardino dei protagonisti.

Quando arrivarono al palazzo più grande si resero conto che non era poi così alto come sembrava, inoltre la facciata era stata allestita come l’ingresso principale di un vero ospedale. All’interno quello che videro fu una hall perfettamente ricostruita.

Sato le condusse agli ascensori, usandoli per arrivare qualche piano più in alto, dove, uscite dalle porte metalliche, videro corridoi e ambienti ospedalieri.

Seguirono l’assistente in una delle stanze che si affacciavano sul corridoio principale, all’interno della quale trovarono addetti ai lavori che si affaccendavano per perfezionare il set e poco distanti dall’uscio gli Arashi al completo.

In realtà tre di loro erano accanto a un tipico letto ospedaliero, sul quale stava comodamente sdraiato il quarto, mentre il quinto membro era intento a controllare delle carte.

   -Perdonate l’intrusione- esordì Sato per attirare l’attenzione- Le signorine sono arrivate.

   -E’ un piacere rivedervi- affermò Aiba entusiasta, mentre anche Ohno e Ninomiya rivolgevano loro un sorriso;  il ragazzo sul letto, che sollevandosi si rivelò essere Matsumoto, si rimise rapidamente in piedi per dar loro il benvenuto.

   -Finalmente siete arrivate. Attendiamo tutti domani con ansia, per iniziare le riprese-  disse con tono abbastanza compito.

   -Matsumoto-san, stava cercando di immedesimarsi nel suo personaggio, sdraiato su quel letto?- chiese con un sorriso Camilla, cercando di scemare un po’ l’aria di formalità che si respirava.

L’altro si mise a ridere –Direi di si. E propongo anche di ridurre al minimo il tono formale. Visto che lavoreremo insieme per molto tempo, è meglio farlo in un clima rilassato.

Le ragazze non poterono fare a meno di trovarsi d’accordo, senza contare che il loro repertorio di keigo* era abbastanza scarno.

   -Sono impaziente di vedere come lavorate- disse Arianna- Sicuramente sarà impegnativo un ruolo come quello di Yuji, Matsumoto-san.

L’idol stava per risponderle ma il quinto membro del gruppo, rimasto in disparte fino a quel momento,  intervenne.

   -Avete letto i copioni. Meglio tardi che mai…- commentò Sakurai Sho con un mezzo sorriso.

Arianna si irrigidì visibilmente –Si, il ruolo di Sakurai-san è quello di Ryo. Spero di fare un buon lavoro insieme a lei.

Nel gruppo calò un momento di silenzio, carico di tensione, durante il quale tutti sbirciarono di sottecchi la ragazza, con un cipiglio ostinato e il ragazzo, con un’espressione vagamente divertita sul viso.

   -Oh, che bravi, iniziate a fare amicizia!

Da dietro una delle numerose cineprese spuntò un individuo con dei capelli lunghi e brizzolati, legati in una coda, un gilè verde con adorna di una gran quantità di tasche, jeans sbiaditi e un copione ricoperto di appunti nella mano sinistra.

   -Buongiorno Karatani-san!- esclamò Sato sorpresa- Non sapevo che fosse qui. Mi permetta di presentarla. Questo è Karatani Shigehito-san, il regista.

Colte alla sprovvista, le tre ragazze si profusero in inchini e in ogni cordiale saluto venisse loro in mente. Nonostante lo avessero già incontrato alla riunione a Milano, non avevano assolutamente riconosciuto l’individuo in giacca e cravatta di allora nell’uomo affabile e sorridente che si trovava loro davanti.

   -Per carità, non c’è bisogno di essere così formali- disse il regista sventolando una mano. Si avvicinò ad Arianna e Sho e posò quella stessa mano sulla spalla del ragazzo- Sono contento di vedere che siete già in sintonia. I giovani sono così socievoli e aperti.

Tutti i presenti sfoggiarono un sorriso stiracchiato, evitando di far notare che un cobra e una mangusta sarebbero stati più in sintonia di loro due.

   -Mie care ragazze…- continuò Karatani- Spero che la nostra Sato vi sia d’aiuto. È la mia assistente personale, quindi garantisco in prima persona sulla sua efficienza.

Le ragazze strabuzzarono gli occhi; certo, Sato nella sua presentazione aveva esordito con  “qui sono solo un’assistente”, ma non avrebbero mai immaginato di trattasse dell’aiuto-regista.

   -Spero che vi troverete bene qui con noi- proseguì lui imperterrito, senza dare nemmeno il tempo di rispondere- Dovete immaginare di trovarvi in una grande famiglia.  Una grande famiglia che lavora unita per uno scopo comune! Produrre un meraviglioso lungometraggio che accenda i sentimenti delle persone, che provochi una tempesta interiore, che…

   -Karatani-san!- intervenne Sato per sedare l’attacco logorroico del regista- Forse è il caso di lasciare che vadano tutti a riposarsi, le riprese domattina inizieranno molto presto.

   -Oh, Sato, il tuo pragmatismo è sempre in allerta. Hai perfettamente ragione! Vi lascio dunque e domattina spero di trovarvi tutti pronti per fare un ottimo lavoro.

Karatani si inchinò appena in segno di saluto e lasciò rapidamente la stanza. A quel punto Sato propose anche ai restanti di dirigersi verso gli alloggi per sistemarsi e recarsi poi a cena.

L’assistente però non  li seguì e i cinque ragazzi e le tre ragazze si trovarono da soli a camminare verso gli edifici verdi.

   -Il regista è veramente un tipo singolare…- commentò Camilla, giusto per fare conversazione- Non avevamo ancora avuto modo di parlare con lui.

   -Più che una conversazione, a me è parso un monologo- puntualizzò Dalia- Ma ad ogni modo mi piace come persona.

   -Io sono d’accordo con Daria-san- intervenne Aiba- Lo trovo molto simpatico!

Dalia iniziò a tossire e per poco non si strozzò con la sua stessa saliva- Come hai pronunciato il mio nome?

   -Daria-san…-  rispose l’altro  innocentemente.

   -No, non ci siamo. È Dalia, con la elle! Avanti, ripeti con me: D A L I A.

   -Daria.

   -Dalia!

   -Daria!

Tutti i presenti scoppiarono a ridere per il siparietto, non potendo fare a meno di prendere in giro Aiba per la sua difficoltà di pronuncia.

Nel frattempo avevano raggiunto gli alloggi e salite le scale per andare al secondo piano, le tre ragazze si fermarono alla prima porta, mentre i ragazzi proseguirono fino alla seconda, constatando come gli avessero assegnato delle stanze vicine.

Arianna, Camilla e Dalia entrarono nel loro mini-appartamento, composto da una prima stanza, fornita di cucinotto, tavolo basso e televisore; una piccola porta in legno nascondeva un bagno, fornito dell’essenziale: lavandino, water e doccia.

Delle tipiche porte a scorrimento giapponesi separavano l’ambiente principale da un’altra parte dell’appartamento, tappezzato a tatami* e con un armadio a muro, apribile sempre con gli shoji*. Qualcuno aveva già preparato tre futon per la notte. I bagagli invece erano stati lasciati al centro della stanza principale, vicino al tavolo.

Arianna si inginocchiò accanto alle valigie.

   -Vuoi già disfare i bagagli?- le domandò Dalia afferrando il telecomando e accendendo il televisore- Io sono troppo stanca, aspetterò domani.

   -Preferisco farlo subito, in ogni caso devo tirare fuori le cose per la notte- rispose l’altra aprendo la cerniera del suo bagaglio- Il mio borsone ha sempre avuto i bordi blu?- chiese infilando una mano all’interno. Quello che ne tirò fuori la lasciò di stucco, e anche Dalia e Camilla si voltarono, trovandola con in mano un paio di boxer scuri, decorati a coniglietti di Playboy.

Lo stupore generale fu interrotto dalla porta che si spalancava, permettendo l’ingresso di un Aiba Masaki alquanto sconvolto, che sventolava in mano un peluche a forma di coniglio.

   -Ehi, quello è mio!- esclamò Dalia vedendolo.

Per tutta risposta il ragazzo glielo gettò fra le braccia, buttandosi poi sui bagagli adagiati a terra. Afferrò un borsone e dopo qualche secondo a frugare, ne estrasse l’enorme peluche di un cane nero e alquanto malconcio.

   -Ooooh eccolo!- esclamò abbracciandolo come fosse la coperta di Linus- Temevo me lo avessero perso.

   -Quindi hanno scambiato i bagagli?- quella di Camilla fu più una constatazione che una domanda.

   -Sono curiosa di sapere chi sia il proprietario di questi affascinantissimi boxer…- commentò Arianna posando l’indumento.

Come in risposta alla sua domanda, un’altra persona fece il suo ingresso nella stanza; Sakurai Sho avanzava con un sorriso divertito, reggendo in mano un reggiseno decorato a fiorellini.

   -Scusate, non è della mia taglia.

 

 

 

 

 

 

*futon: tipico materasso giapponese, generalmente steso direttamente a terra o su tatami.

*keigo: è il nome del linguaggio giapponese di tipo formale e rispettoso, formato a sua volta da altri sottolinguaggi da usare a seconda delle situazioni.

*tatami: è la tradizionale pavimentazione giapponese composta da pannelli rettangolari fatti con paglia di riso intrecciata e pressata.

*shoji: sono dei divisori, che posso fungere anche da porte e finestre. Sono composti da legno o bamboo, per l’intelaiatura, e da carta. Al giorno d’oggi sono usati anche materiali plastici.

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

   -Vorrei tanto vedere l’Italia…- mormorò Yuji guardando fuori dalla finestra.

Sara appoggiò la rivista sul letto e prese la mano al ragazzo.

   -La vedrai- disse decisa- Io, te e Ryo, un giorno andremo in Italia insieme. È una promessa.

Yuji le sorrise dolcemente.

   -È una promessa.

 

   -STOOP! – urlò il registra da dietro lo schermo- Grazie ragazzi, ottimo lavoro.

Arianna si alzò dalla sedia accanto al letto sul quale era sdraiato Jun. Aveva le gambe intorpidite per essere stata a lungo seduta a ripetere la scena, ma finalmente il regista era soddisfatto del risultato ottenuto.

Il ragazzo accanto a lei si tirò su a sedere, stiracchiando le braccia.

   -Finalmente ce l’abbiamo fatta- disse Jun con un sorriso- Ora puoi andare in pausa.

Arianna annuì- Tu non vieni, Matsumoto-kun?

Lui scosse la testa- Devo girare una scena con Riida. Vi raggiungeremo più tardi.

La ragazza chinò lievemente il capo, in segno di saluto, rivolgendo un “otsukaresama*” a tutti i presenti, dopo di che lasciò il set, dirigendosi verso gli ascensori.

Si fermò di fronte alle porte metalliche, pigiò il pulsante di chiamata e attese.

Erano arrivate in Giappone da nove giorni e le riprese erano iniziate da otto, ma nonostante questo le sembrava di essere lì da molto più tempo; forse era dovuto ai ritmi di lavoro serrati, che l’avevano catapultata nella routine caratteristica di un set cinematografico: sveglia presto, doccia, trucco, costumi e scene da girare; dopo la pausa pranzo si riprendeva fino all’ora di cena, dopo la quale, in genere, erano abbastanza liberi, anche se spesso dedicavano il tempo allo studio del copione.

Le porte dell’ascensore si aprirono davanti a lei, facendo uscire un paio di assistenti della fotografia che la salutarono con un sorriso e un inchino accennato, mentre Arianna entrava nell’abitacolo e schiacciava il pulsante per il secondo piano.

Fortunatamente l’ambiente lavorativo era dei migliori e le relazioni con il cast tecnico ottime.

Anche gli Arashi si stavano dimostrando dei colleghi seri e affidabili, in particolare Matsumoto e Ohno, le persone con cui aveva girato più a lungo fino a quel momento. In realtà il suo ruolo prevedeva pochissime scene in comune con Aiba e Ninomiya, quindi si basava semplicemente sui giudizi di Dalia e Camilla. L’unico con cui ancora non aveva avuto l’onore di recitare era Sakurai. A causa di precedenti impegni lavorativi era stato particolarmente assente nell’ultima settimana, quindi avevano posticipato le sue scene fino al suo ritorno e il primo “ciack” in programma era fissato per il giorno seguente.

Uscita dall’ascensore si trovò catapultata nel chiasso della sala mensa; erano le 13 passate, quindi il momento più affollato della giornata. Arianna si diresse verso la fine della fila di persone disposta lungo i banconi del self-service e armatasi di vassoio, prese a riempirsi abbondantemente i piatti; poi si guardò attorno, cercando di trovare un posto dove sedersi.

A circa metà della distesa di tavoli vide un braccio agitarsi nella sua direzione.

   -Arianna-chan!- eclamò Aiba facendole segno di avvicinarsi. Le persone sedute attorno, intente a pranzare, lanciarono un’occhiata ad entrambi, forse più per il modo confidenziale con il quale lui l’aveva chiamata, che per il chiasso in sé.

   -Buongiorno Aiba-san- rispose Arianna una volta avvicinatasi e poggiato il vassoio nel posto libero di fronte al ragazzo.

   -Sei ancora troppo formale..- commentò Masaki imbronciandosi.

La ragazza si sedette al suo posto e sorrise- Hai ragione, Aiba-chan.

Il ragazzo ricambiò il sorriso, soddisfatto- Hai terminato di girare le tue scene con Matsujun? Come mai non è venuto anche lui a pranzare?

   -E’ rimasto sul set per una scena con Ohno-san. Temo che anche oggi sarà costretto a mangiare tardi.

   -Allora gli porterò un paio di onigiri*, tanto devo andare via fra 10 minuti.

   -Non riusciamo quasi mai a mangiare tutti insieme- osservò Arianna iniziando ad attaccare il riso al curry che aveva nel piatto- Abbiamo le pause pranzo sempre a orari sfasati.

   -Una sera dobbiamo andare tutti insieme a mangiare sushi!- propose il ragazzo battendo le mani- Soprattutto ora che Sho-kun è tornato.

Arianna sollevò lo sguardo dal suo piatto- E’ tornato Sakurai-san?

   -Si, stamattina abbiamo fatto un paio di scene. Domani è prevista la vostra prima ripresa insieme, se non sbaglio.

La ragazza annuì, la bocca piena di riso al curry.

   -Ti dirò la verità..- proseguì Aiba- Siamo abbastanza curiosi di vedervi all’opera.

Lo sguardo perplesso che ricevette lo indusse a spiegarsi- Forse non dovrei dirlo, ma fin’ora avete dato l’impressione di non andare molto d’accordo.

Arianna avrebbe voluto rispondere come si fa sempre in questi casi: “ma no, cosa dici”. Però quello che l’idol aveva detto era vero; se avesse dovuto stilare una classifica delle persone che preferiva sul set, di sicuro Sakurai non sarebbe stato nei primi posti. Tuttavia sentì il bisogno di giustificarsi in qualche modo.

   -Forse è solo perché ancora non lo conosco bene…- disse sollevando la forchetta a mezz’aria.

Aiba annuì vigorosamente- Sho-kun non mostra subito la sua parte migliore. Avresti dovuto conoscerlo all’inizio della nostra carriera, probabilmente sareste finiti a picchiarvi prima di finire le presentazioni.

Arianna fece per ribattere a quell’affermazione, ma il tono scherzoso del collega la fermò.

   -Sono sicuro che presto vedrai anche tu quanto sia una splendida persona. E poi, resterei molto deluso se non faceste amicizia- concluse con un largo sorriso, che ad Arianna sembrò nascondere dei sottointesi.

Solo in quel momento si accorse della figura che si era avvicinata al loro tavolo, tenendo in mano un vassoio carico di cibo.

   -Disturbo?- chiese Sakurai sorridendo.

Aiba si voltò verso di lui e si alzò in piedi fulmineo.

   -Sho-kun! Non disturbi affatto!- esclamò mettendogli un braccio attorno alle spalle- Stavamo proprio parlando di te!

Arianna non poté credere che Masaki l’avesse detto sul serio e sentì sul collo e le guance il tipico calore che le indicava come la sua faccia in quel momento somigliasse a un pomodoro maturo.

   -Spero niente di disdicevole- rispose Sho senza scomporsi- Posso sedermi con voi?

   -Prendi il mio posto- suggerì Aiba, sollevando il proprio vassoio dal tavolo- Io devo scappare, mi aspettano sul set fra 10 minuti.

Il nuovo arrivato posò il suo pranzo al posto appena lasciato libero e sia lui che Arianna salutarono Masaki, che si congedò con un sorriso troppo ambiguo per i gusti della ragazza.

   -Hisashiburi*, Arianna-san- disse Sakurai piegando appena il capo.

   -Oh, si! Buongiorno!- rispose lei con lo stesso gesto- Hai passato una buona settimana, Sakurai-san?

   -Stancante come al solito, direi- rispose lui sorridendo e mettendosi in bocca la yakisoba* che aveva appena sollevato con le bacchette.

Anche Arianna mangiò il suo curry, pensando nel frattempo all’imbarazzo della situazione: di cosa avrebbero mai potuto parlare? Odiò un po’ Aiba, per averla lasciata da sola con lui.

   -Come è andata la prima settimana di riprese?- domandò il ragazzo con tono amabile.

Arianna deglutì il suo boccone- Molto bene, grazie. Mi piace lavorare con gli Arashi.

   -Però noi due non abbiamo ancora recitato insieme- puntualizzò Sakurai- Domani abbiamo delle scene, se non sbaglio.

La ragazza si limitò ad annuire, chiedendosi dove il discorso avrebbe dovuto andare a parare.

   -Quindi pensavo di chiederti se per te andava bene provare insieme le battute, questa sera- concluse Sho, prima di prendere un altro boccone di yakisoba.

Arianna sbatté le palpebre un paio di volte, chiedendosi se avesse capito bene. Visto i toni con cui si erano svolte le poche precedenti conversazioni, non si sarebbe mai aspettata di ricevere una proposta del genere proprio da lui.

Si chiese se non avrebbe dovuto rifiutare, vista la scarsissima confidenza che avevano; ma immediatamente prese a preoccuparsi della reazione che avrebbe potuto avere il ragazzo per un rifiuto. In fondo dovevano lavorare insieme ancora per parecchio tempo, sarebbe stato saggio da parte sua cercare di instaurare in buon rapporto, a dispetto dei bisticci avuti all’inizio.

Cercò di non pensare al fatto che passare una serata con uno splendido esemplare maschile nipponico, come quello che si trovava davanti, era una prospettiva molto piacevole.

   -D’accordo, penso sia una buona idea- disse alla fine, affondando la forchetta nel curry.

Sakurai sorrise- Mi sono sistemato in camera con Matsujun e Aiba. Va bene alle nove?

Arianna fece per rispondere di sì, ma invece fece un salto sulla sedia, sbattendo le ginocchia contro il tavolo. Il suo cerca-persone le aveva vibrato nella tasca, facendole venire un colpo. Estraendo l’aggeggio dalla tasca sollevò lo guardo verso Sho, che se la rideva di gusto per la sua reazione.

   -Non c’è nulla di divertente…- osservò Arianna, senza però nascondere un sorriso- Devo andare al trucco, ho una scena da girare fra mezz’ora.

Sakurai annuì- Ti aspetto questa sera. Buon lavoro.

La ragazza si alzò in piedi, prendendo il suo vassoio, e dopo essersi congedata si diresse verso l’uscita della mensa.

 

 

Quando il regista esclamò che la giornata di riprese poteva concludersi, Matsumoto tirò un sospiro di sollievo, stiracchiandosi le braccia.

   -Era ora- disse rivolto ad Arianna, davanti a lui- Non ne potevo più di stare su questo letto.

Così dicendo si mise in piedi, iniziando a sbottonarsi la casacca del pigiama che indossava, aprendola su una canottiera bianca di cotone.

   -Domani invece sarai su una sedia a rotelle- osservò la ragazza divertita- Camminerai mai durante questo film?

   -Non credo, a meno che il mio personaggio non guarisca miracolosamente.

   -Potremmo cambiare la trama, pensa che colpo di scena!

Jun si mise a ridere e Arianna non poté fare a meno di imitarlo, mentre entrambi si dirigevano verso i camerini per cambiarsi. Continuarono a scherzare, finché non dovettero separarsi per entrare ognuno in una stanza diversa.

   -Ci vediamo dopo a cena- disse la ragazza aprendo la porta.

   -Arianna-san…- la chiamò Matsumoto fermandola- Mi chiedevo se una di queste sere non ti andrebbe di andare a cenare in città…sai, per allontanarci un po’ dal set- si affrettò ad aggiungere. La ragazza si soffermò a ponderare l’ipotesi, mentre Jun si chiedeva se non stesse rischiando di fare la figura dell’idiota. Non era solito chiedere di uscire a una ragazza così facilmente, ma con Arianna si era sentito subito a suo agio; forse anche il fatto che fosse straniera lo aveva disinibito un po’.

   -E’ una bella idea!- disse alla fine la ragazza- Stasera lo dirò anche a Sakurai-san e agli altri!

Matsumoto aprì la bocca, allibito. Non aveva capito assolutamente nulla. Ma insistere avrebbe solo reso la situazione imbarazzante.

   -Hai visto Sho?- chiese invece aprendo la porta davanti a lui.

   -Si, oggi a pranzo. Mi ha chiesto di provare le battute insieme questa sera…- le guance di Arianna si tinsero di un rosso vivace e probabilmente lei ne se accorse, perché si affrettò a salutarlo ed entrare nel suo camerino.

Jun sospirò, entrando nella stanza per cambiarsi. Rifiutato alla prima richiesta di appuntamento e per di più senza che la ragazza se ne rendesse conto. Poteva dire di averle provate proprio tutte.

 

 

 

 

 

Arianna controllò l’orologio e si rese conto che avrebbe dovuto andare.

Non le piaceva il fatto di sentirsi così nervosa, oggettivamente non ne vedeva il motivo. Insomma, stava solo andando a provare delle battute con un collega. Tutto regolare. Si, come no.

In più si era anche ripromessa di essere lei a informare Sakurai della cena fuori che aveva proposto Matsumoto, ma in quel momento la cosa le sembrò incredibilmente fuori luogo: avrebbe potuto pensare che era un espediente per chiedergli di uscire.

La ragazza lanciò uno sguardo alla sala comune dove stava trascorrendo la serata con Camilla, Daria e tre membri degli Arashi: Matsumoto, Aiba e Ninomiya.

Cosa diavolo le stava passando per il cervello? Perché Sakurai avrebbe dovuto pensare che lei voleva uscire con lui se gli proponeva una cena di gruppo?

Stava diventando veramente paranoica.

Scattò in piedi, decidendo di sbrigarsi a raggiungere l’idol, prima di cambiare idea.

   -Io vado a provare delle battute, ci vediamo dopo in camera!- disse alle sue amiche, per poi salutarle con la mano e uscire dalla sala comune.

   -Dov’è che và?- chiese Dalia che non aveva prestato particolare attenzione, troppo presa da un programma di gossip alla tv.

   -A provare delle battute- rispose pacato Jun, intento a leggere un quotidiano- Insieme a Sho-kun.

Quell’ultima precisazione fece in modo che tre teste si voltassero all’unisono, come attirate da una fonte d’attrazione irresistibile.

   -Come, come, come?- chiese Nino evidentemente incuriosito dalla faccenda- Non ne sapevo nulla!

   -E non vedo perché avresti dovuto- rispose Jun, con un sospiro.

   -Ecco perché prima Sho-kun mi ha cacciato dalla stanza!- esclamò Aiba- Ora è chiaro!

   -Ehi, è così strana come cosa?- chiese Dalia, che non ci stava capendo molto.

   -Che io sappia, Sho non ha mai fatto una cosa del genere…- osservò Nino, mentre le sue labbra si dispiegavano in un sorriso maligno- Sono proprio curioso di vedere cosa..

   -Fermo!- intervenne Jun posando il giornale- Non avrai intenzione di fare quello che penso, vero?

Kazunari si mise a ridere- Ovviamente si! Voglio origliare!

Si alzò dalla sua poltrona e corse verso l’ingresso, dove si infilò le scarpe, mentre Aiba e Dalia lo imitavano, ignorando le proteste di Matsumoto sul fatto che fosse un’azione da ragazzini di 15 anni.

 

 

 

 

 

Arianna si guardò attorno, mentre sorseggiava la sua lattina di tè freddo. La stanza era nettamente divisa in tre zone: un angolo era occupato da un paio di borsoni non ancora disfatti, con un paio di jeans, probabilmente di Sakurai, stesi a prendere aria; la parete sotto la finestra aveva un tavolo basso appoggiato contro di essa, con sopra delle riviste impilate in ordine, un blocco per appunti e una serie di medicinali di vario tipo. Per finire metà del pavimento era occupato da un futon steso e in disordine, adorno di carte di caramelle e manga aperti.

La ragazza non ebbe difficoltà ad immaginare che la confusione appartenesse tutta ad Aiba.

   -Ti dispiace provare in piedi?- chiese Sho, che aveva appena finito di prendere un sorso di soda dalla sua bottiglietta- Mi immedesimo meglio nel ruolo.

Annuendo, la ragazza si mise in piedi e diede uno sguardo al copione – E’ la scena dopo il primo incontro dei protagonisti. O forse dovrei dire “scontro”.

Sakurai rise- Inciampare per le scale e cadere addosso a Ryo. È proprio una cosa che faresti tu.

   -Vorresti insinuare che sono goffa?- chiese Arianna.

Ritirando la sua provocazione, il ragazzo si limitò a sorridere e scuotere la testa -Avanti, proviamo- e dicendo così le diede le spalle.

 

   -Ehi, bell’imbusto- borbottò la ragazza battendogli una mano sulla spalla- Se non sei del primo anno, fammi il favore di levarti. Non riesco a vedere il mio punteggio all’esame.

Il giovane si girò con fare annoiato, sollevando sulla testa il suo paio di costosi occhiali da sole. Si bloccò quando, abbassando lo sguardo, notò la persona che aveva davanti.

   -Sei tu- commentò con una smorfia di disgusto.

   -Tu..AHAAHAHAHAHAHAHAHAAHAHA!

 

Arianna fece cadere il copione per terra, piegata in due dalla risate.

   -Che accidenti ti prende?- chiese Sho.

   -Ahahahahaah…scusami…-gemette lei asciugandosi una lacrima dall’occhio destro- La smorfia che hai fatto era veramente ridicola.

   -Ha parlato la persona con l’espressione intelligente- commentò il ragazzo con un ghigno e incrociando le braccia al petto.

Lasciandosi scappare qualche risolino, Arianna raccolse il copione da terra, cercando di ricomporsi. Era chiaramente quello in modo in cui stava sfogando il nervosismo che aveva accumulato fino a quel momento, ma non ci teneva particolarmente a farlo sapere al suo collega.

   -Ok, ce la faccio. Riprendiamo da dove ci siamo fermati.

   -Da dove tu ti sei fermata- puntualizzò l’altro.

 

   -Tu…- mormorò la ragazza spalancando gli occhi- Mi hai toccato il fondoschiena!

   -Mi sei caduta addosso dalle scale!- esclamò il ragazzo indignato dall’accusa.

   -Non è una buona giustificazione, maniaco!

Il giovane si tolse gli occhiali dalla testa- Senti un po’…- fece qualche passo in avanti con fare minaccioso.

 

Sho fece appena in tempo a rendersi conto di avere un piede incastrato nel futon di Aiba e maledirlo mentalmente, prima di cadere rovinosamente addosso ad Arianna, dandole una testata. La ragazza cacciò un grido, prima che la vista le si annebbiasse e sia lei che Sakurai cadessero per terra.

 

 

 

   -Non sento nulla!- esclamò Dalia, che con fare furtivo teneva un bicchiere appoggiato alla porta e l’orecchio destro attaccato al fondo di vetro.

Nino e Aiba stavano in piedi dietro di lei, ad osservarla con fare scettico.

   -Forse ha letto troppi manga- osservò Masaki con fare saggio.

   -Gaijin*…- commentò Kazunari con un ghigno.

I due ragazzi si avvicinarono alla porta, cercando di cogliere qualche suono dall’interno.

   -Stanno parlando…perché stanno parlando?- chiese Aiba.

   -Cosa dovrebbero fare?- chiese Nino esasperato.

   -Non lo so, ma qualcosa!- affermò con convinzione l’altro- La prima volta che li ho visti litigare erano così carini che ho pensato “this could be love”!

   -E poi sono io quella che legge troppi manga…- commentò Dalia con sguardo truce.

   -Piantatela voi due, non capisco cosa dicono..- mormorò Nino a bassa voce.

Ma il silenzio non aiutò molto, dato che potevano solo sentire il brusio delle voci e non distinguere le parole esatte. Stavano quasi per rinunciare quando dall’interno si sentì giungere la voce di Arianna che gridava.

Tutti e tre balzarono in piedi contemporaneamente e Aiba si affrettò a spalancare la porta, catapultandosi dentro la stanza con gli altri.

Per un attimo non capirono esattamente cosa dovessero guardare, poi notarono che a terra, sul futon disfatto di Masaki, c’era Sho steso sopra il corpo di Arianna, apparentemente priva di sensi.

    -Oh…scusate l’interruzione…- mormorò Nino con un risolino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*otsukaresama desu/deshita: è un’espressione giapponese utilizzata al termine di un lavoro come ringraziamento per l’impegno dei colleghi. Letteralmente “tsukare” significa “stanchezza” e “sama” è un onorifico.

*onigiri: polpette di riso ripiene.

*hisashiburi: espressione traducibile con “Non ci vediamo da un po’ !” o “Quanto tempo!”

*yakisoba: spaghetti di grano saraceno saltati.

*gaijin: letteralmente “persona straniera” è un’espressione tipicamente usata per riferirsi agli occidentali, spesso con una nota di scherno.

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

Dalia mise qualche cubetto di ghiaccio in una busta di plastica e fece un nodo per chiuderla saldamente; poi la appoggiò sulla fronte arrossata di Arianna, cercando di trattenere una risata.

   -Non c’è nulla da ridere- borbottò l’amica.

   -Oh, si invece.

   -Ma cosa diamine è successo?- chiese Camilla che osservava la scena, seduta su una sedia della sala comune.

   -Abbiamo colto in fragrante Sho-kun che tentava di sedurre Arianna-san- rispose Nino estasiato dalla situazione ridicola.

Sakurai gli rivolse un’occhiataccia- Il fatto che entrambi abbiamo delle enormi chiazze rosse sulla fronte non ti fa sorgere il dubbio che sia stato un incidente, vero?

Kazunari non si degnò di rispondere, continuando invece a ridere di gusto.

   -Stavate origliando…- li accusò Arianna prendendo il sacchetto del giaccio dalla mano di Dalia, per tenerlo lei stessa.

   -Vero- confermò Aiba senza remore- Ma grazie a questo abbiamo potuto salvarti!

   -Salvarla da cosa?- domandò sconcertato Sho.

   -Dalle grinfie del terribile Uomo-Comodino, terrore di tutte le fanciulle ingenue- Ninomiya scoppiò a ridere per la sua stessa battuta, seguito a ruota da Dalia e Masaki, mentre anche Camilla, Matsumoto e Ohno faticavano a restare seri.

Sakurai scosse la testa allibito e cercò con gli occhi Arianna, nella speranza di trovare del sostegno, speranza che scomparve quando si accorse che anche la ragazza era in procinto di scoppiare a ridere.

   -Mi dispiace…- disse Arianna cercando di dissimulare molto male una smorfia divertita- Ma quella dell’“Uomo-Comodino” era proprio bella!

Ninomiya riprese a ridere immensamente compiaciuto e alla fine anche Sho cedette a un sorriso rassegnato.

 

 

 

Tornata nel loro appartamento con Dalia e Camilla, Arianna gettò nel cestino il sacchetto del ghiaccio quasi completamente sciolto e con un fazzoletto si asciugò la fronte umida.

   -E’ meglio andare a dormire…fra una testata e l’altra si è fatto tardi.

Le due amiche si misero a ridere, entrambe dirigendosi verso l’armadio per prendere i loro pigiami.

   -Eravate buffissimi con le fronti rosse- disse Camilla- E comunque potevi dircelo che avevi in programma un incontro clandestino con Sakurai!

   -Ma quale incontro clandestino?- chiese Arianna sbattendo gli occhi.

Dalia scoppiò a ridere- Voleva tenerlo tutto per sé, mi pare ovvio! Ma ti capiamo cara e ti perdoniamo.

Arianna si tolse la maglietta e indossò la felpa di DragonBall che usava come pigiama- Non siete nemmeno degne di risposta.

   -Oh suvvia…- riprese Dalia- Non c’è bisogno di nascondere il tuo interesse per lui. E’ alto, bello, muscoloso, famoso…oddio, il taglio di capelli è alquanto discutibile, ma nessuno è perfetto.

Camilla fu colta una crisi acuta di risate e Dalia la seguì a ruota, mentre Arianna si toglieva i jeans e le guardava sconsolata. Non se la sentiva nemmeno di controbattere che no, non provava il minimo interesse verso Sakurai, perché, diamine, non era propriamente vero.

Ma non aveva nemmeno intenzione di rivelare questa sua inclinazione: rabbrividiva al pensiero dei guai che avrebbe potuto combinare Dalia se avesse ricevuto una simile informazione.

In quel momento qualcuno bussò alla porta e le due ragazze che ridevano a crepapelle si zittirono improvvisamente.

   -Chi è?- chiese Arianna alzando la voce. Era abbastanza tardi perché qualcuno bussasse da loro.

   -Sakurai- rispose la voce dall’altra parte.

Sui volti di Camilla e Dalia si dipinsero due espressioni estremamente ilari e maliziose. Arianna corse verso di loro e iniziò a spingerle verso l’altra stanza.

   -Andate di là! Forza!!- esclamò.

   -Ma io voglio assistere alla scena!- si lamentò Camilla, cercando di opporre resistenza.

   -Non gli aprirà nemmeno se non ci nascondiamo- disse Dalia trattenendo le risate- Nascondiamoci dietro gli shoji.

Le due ragazze chiusero le porte scorrevoli e dopo aver controllato che non fossero visibili, Arianna andò ad aprire la porta.

Sakurai le stava proprio di fronte, appoggiato alla ringhiera del balcone, con un lieve sorriso stampato sul volto.

   -Scusa, lo so che è tardi- le disse avvicinandosi- Volevo portati questo, l’hai lasciato nell’altro appartamento.

Arianna vide che le stava porgendo il suo copione, della cui esistenza la ragazza si era effettivamente dimenticata.

   -Oh, grazie- disse prendendolo con entrambe le mani.

In risposta il ragazzo fece un lieve cenno con la testa.

Si guardarono negli occhi un paio di secondi, poi Arianna sentì la necessità di rompere il silenzio.

   -La tua fronte non è più rossa.

Si pentì un istante dopo di averlo detto. “La tua fronte non è più rossa” che frase geniale! Ma Sakurai non sembrò notare niente di strano e invece annuì.

   -Anche la tua. Mi dispiace di esserti caduto addosso in modo così goffo.

Arianna si affrettò a scuotere la testa- Non importa! In fondo è stato divertente.

Sho sorrise- Che cosa buffa da dire, però è vero. È stato divertente.

Un altro momento di silenzio, poi Arianna fece un passo indietro, verso l’interno della stanza.

   -Allora buonanotte, Sakurai-san.

Il ragazzo annuì, soffermandosi brevemente con lo sguardo sulla stampa della felpa di lei: un piccolo Goku troneggiava al centro, in piedi sulla sua nuvola dorata.

   -Bel pigiama- disse divertito, mentre la ragazza si rendeva orribilmente conto di aver aperto la porta con solo quell’enorme felpa addosso, che le arrivava fino a metà coscia.

   -Sei molto carina- aggiunse Sho con un tono di voce che le fece venire la pelle d’oca.

L’idol le diede la buonanotte e si diresse verso la sua stanza, mentre Arianna chiudeva la porta con le guance che le parevano in fiamme.

 

 

 

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