Iris

di Rainbone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Lavoro ***
Capitolo 3: *** Stelle ***
Capitolo 4: *** Bionda ***
Capitolo 5: *** Lui ***
Capitolo 6: *** Profumo ***
Capitolo 7: *** Uomini ***
Capitolo 8: *** Papà ***
Capitolo 9: *** Mio ***
Capitolo 10: *** Aiuto ***
Capitolo 11: *** Paura ***
Capitolo 12: *** Beato ***
Capitolo 13: *** Tepore ***
Capitolo 14: *** Libertà ***
Capitolo 15: *** Lacrima ***
Capitolo 16: *** Addio ***
Capitolo 17: *** Fresco ***
Capitolo 18: *** Mail ***
Capitolo 19: *** Casa ***
Capitolo 20: *** Insieme ***
Capitolo 21: *** Lassù ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Pioggia di lacrime cadi sulle contaminate vie
E quando i ragazzi di tutti corrono sulla strada
Un’altra auto si ferma e chiede un servizio
Un giovane risponde a questo servizio.
Un’altra vita.
Un altro abbraccio.
Un altro rimpianto.
Troppo sangue, troppa violenza… altri dollari!
Un ragazzo sale su un’altra auto
solo per una notte come tante.
Ma non è inesperto è un ragazzo dal cuore duro.
Le sue mani sono sbucciate ,
il suo cuore ha visto la realtà
E i suoi sottili occhi di cielo freddo
Puntano lo sguardo sulla strada
Lì dove il fuoco si riflette sull’asfalto bagnato.
 
 
 
 
 





Pittsburg era una città dalle mille sfumature .

Avvolta in un velo di mistero come ogni città.

Travolta dalla musica delle discoteche che inondano le strade di sorde melodie fino a tarda notte.

Come ogni città.

Pittsburg aveva qualche locale in cui “pargoli” di mezza età si rifugiavano al fine di farsi una sigaretta e…anche qualcos’altro.

La città era dotata, solo negli angoli più bui e più remoti quasi fossero una vergogna, di qualche posticino dedicato agli omosessuali in … erba.

E beh… quando si dice in erba non s’intende solo ragazzetti imberbi che si appartano in simili locali per fare conoscenza e sbarazzarsi della propria
timidezza.

 
 

Mail Jeevas un giovinetto della periferia di Pittsburg aveva avuto molte donne.

Era stato facile.

Gli occhi socchiusi, le labbra contratte, un po’ di strusciarsi e il gioco era fatto.

Le donne erano tutti … giochetti facili per lui.

Ne aveva viste di donne e di risse per le donne.

Mail Jeevas a ventidue anni sapeva tutto ciò che bisognava sapere per vivere a Pittsburg.

  











Note:
Dopo questo fin troppo breve prologo ... giuro che posterò prestissimo il primo vero capitolo, che giace per ora dormiente nella cartella "Liceo XD" (?).
Qualcuno troverà il titolo privo di significato ma ci tengo a spiegare che l'iris (fiore messaggero) denota novità in arrivo nelle vite, in questo caso, dei nostri due protagonisti.
Spero che abbiate gradito e che vi interesserà proseguire nella lettura-
HK

ps: la poesia all'inizio è una sciocchezza che sostava da maggio nel quaderno degli appunti di storia e che ho ritrovato utile solo adesso.

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Capitolo 2
*** Lavoro ***


Lo presero con violenza quella notte.

Era il suo lavoro si, ma fu la peggiore quella volta.

Un uomo rasato entrò in lui senza preparalo e senza precauzioni.
Sentiva la pelle dilaniarsi e il suo corpo divaricarsi in modo esperto ma contemporaneamente contrarsi istintivamente alla presenza
che lo infastidiva.
Una sberla lo colpì in viso. La mano sudata andò in seguito a cingere in una carezza i capelli dorati che ricadevano sul volto
madido . Le dita si serrarono intorno alle ciocche e tirarono forte.
Un urlo.
Un calcio dritto sotto il mento e il labbro inferiore ricadde su sé stesso gonfio e sanguinante.

Gli era già successo.
Di avere come clienti dei perdenti che a lavoro, a casa, in famiglia non contavano un cazzo e di notte si ubriacavano e decidevano
di sfogare tutte le frustrazioni di una vita su una prostituta qualunque vittima di turno delle loro agonie.Fu orribile.
Due corpi estranei che strisciavano viscidi nel suo corpo e che lo inondavano di falsità, crudeltà e inutilità.
Ebbe paura mentre con il viso rivolto all’indietro la luna si rispecchiò nei suoi occhi di cristallo.
Ogni singola goccia di sudore scendeva a rallentatore e sentiva le lacrime condensarsi agli angoli degli occhi.
Era quella.
La paura che lo invadeva prima che un “rapporto” terminasse.
La paura di aver acciuffato il cliente sbagliato.
Quello che dopo averti spaccato in due ti massacra di botte e ti chiude nel bagagliaio di un auto.
Paura di non rivedere la luce del mattino seguente.
Ma era il suo lavoro.Sarebbe stato così per sempre .Se avesse continuato.
La condensa aveva appannato i vetri di quell’aria malsana proveniente dalle loro bocche sonore di ansiti bestiali.
Il corpo di Mihael tremava e vibrava di quel terrore e angoscia che nella maggior parte dei casi lo facevano venire.
Si riversò silenziosamente e ansiosamente sul proprio ventre piatto macchiando di sé anche quello dei due clienti che imperterriti spingevano ancora –contemporaneamente- in lui.
Il loro orgasmo non si fece attendere e vennero entrambi stimolati dalla virilità dell’altro e dalle contrazioni muscolari del loro giocattolo di una notte.
Il giovane dai capelli dorati si affrettò a rivestirsi e afferrò sgarbatamente il minimo che gli spettava: gli avevano dato poco anche quella notte.


Uscito dall’untuosa roulette di quei luridi e insignificanti porci, Mihael respirava a pieni polmoni l’aria di smog che mai gli era sembrata così pura.
La sua figura felina si stagliava longilinea e fiera contro il gelo della notte nonostante il dolore tra le natiche che si infuocava a tratti e non gli permetteva di continuare a camminare.
Batteva con forza le suole degni anfibi scuri sull’asfalto per imporre alla sofferenza la propria autorità.
La strada bagnata rifletteva psichedeliche lucine di fari, lampioni e insegne di bar notturni.

Pittsburg era un brutto posto.

Dove viveva era brutto posto.


Dove lavorava era un brutto posto.

Il resto di Pittsburg era solo storia.
 
 
 
 
 








Note:
Premetto che non ho nulla contro Pittsburg, piuttosto dopo aver visto la serie “Queer as folk” (non so se conoscete…)  ho pensato che fosse la città più adatta per far sorgere una relazione omosessuale.
Non è affatto dato di fatto che a Pittsburg ci siano solo criminali e prostitute …piuttosto è risaputo che ogni città ha il proprio lato notturno ed io ho preferito, per ora, mettere in luce solo quello.
Spero abbiate gradito questo primo vero capitolo e vi giuro che il prossimo giungerà breve… siccome sono mattiniera anche il terzo capitolo si farà vedere di mattina presto.
Alla prossima.
HK 

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Capitolo 3
*** Stelle ***



Parlami di te bella signora
 
del tuo mare nero nella notte scura
 
io ti trovo bella non mi fai paura
 


ti sono andato a cercare

nel buio delle discoteche

o a mezzogiorno in riva al mare

nel sole delle spiagge affollate

signora solitudine signora solitudine





 


 

Rischiò di sbandare nell’oscurità quando la mano si spostò dal manubrio per acciuffare la sigaretta ormai giunta al filtro che aveva tra le labbra.
“Merda”. Gli occhi smeraldini scrutarono il buio vicolo in cui si era intromesso per evitare uno scontro diretto con un pino umido di acqua piovana.
Poco lontano dal suo raggio si stagliavano quattro prostitute con i loro mini-abitini ma gli occhi di Mail si catapultarono sulla terza.
Era “vestita” di un tubino zebrato che le copriva a malapena l’inguine, le sue lunghe gambe si univano sensualmente all’altezza delle ginocchia e le sottili caviglie fasciate dai decolleté  neri si sfioravano appena cingendo i piedi.
Il viso era bello, pensò Mail.
La lunga capigliatura ramata incorniciava le guance rese rosee dall’eccessivo trucco e gli occhi d’ambra che lo avevano già artigliato rendevano il viso affascinante e sibillino.
 
 
Misteriosa.
Passò per la mente di Mail.
Eh quante ne aveva passate, a volte gli facevano pena quelle lì.
Qualcuno diceva loro che sarebbero diventate ricche… qualcuno mentiva loro e diceva che sarebbero diventate star.
Stelle .

Stelle in una buia notte di fuochi.
Come faceva a saperlo lui?
Era un bravo ascoltatore .
Le labbra per baciare, le orecchie che per ascoltare e gli occhi per consolare.
A Mail Jeevas piaceva ascoltare le donne, magari era l’unico uomo al mondo dotato di questa capacità ma … dopo del sesso Mail amava stare a sentire le tristi e assurde avventure di quelle luci della strada.
Oh… non faceva da psicologo solo alle prostitute.
No. Mail Jeevas ascoltava tutte le donne.

Per questo piaceva.
Povere illuse, pensò e rimise in moto la Dodge rossa avanzando lungo l’oscuro vicolo e deludendo consciamente le speranze della stella con gli occhi d’ambra.
 
 
 
 
La strada era scoscesa e i bar a quell’ora sembravano fare sempre più casino.
Mail seguì il sentiero e si appartò in una deserta strada di Pittsburg dove sorgevano segreti e timidi alcuni locali gay.
Affondò le lunghe dita nella tasca dei jeans e afferro il pacchetto di sigarette, ne estrasse una e accendendola s'inebriò dell' odore bruciacchiato del tabacco fumante.
Appoggiò il cilindretto tossico tra le labbra non troppo carnose e aspirò a pieni polmoni la sua stessa morte.
Tra le lucine schizofreniche delle insegne scintillanti si distinse agli occhi del rosso una figura misteriosa e longilinea.
Una ragazza, poteva essere sulla ventina, oscillò sinuosamente fuori da un bar tenendosi saldo in mano il suo bicchiere di vodka o qualunque altro intruglio che le avevano appioppato per approfittarsene.
Era alta e snella e sul top bianco portava due bretelle scure che si agganciavano alle tasche dei pantaloni neri.I capelli biondi scivolarono sul viso e celarono per un momento letale lo sguardo che il giovane non riuscì a scorgere.
 Mail la osservò intensamente fin che quella,che per un momento crebbe fosse un allucinazione, scomparve dietro l’angolo.
Scuotendo le ciocche rosse si ridestò dal torpore che quella giovane gli aveva arrecato e decise di seguirla.

E fu il chiarore della luna e i suoi riflessi sulle curve che lo condussero quella notte a scoprire ciò che di meraviglioso nascondeva quel fiore. 















Note:
Ok... credo e dico credo ... che qualcuno già sappia chi sia questa misteriosa donna...XD
Beh, non ho altro dadire... solo che temo sempre di scrivere capitolo troppo brevi. >.<
Non sono fan di Morandi ma ho pensato che la canzone fosse adattissima al capitolo.
Spero abbiate gradico e che qualcosa vi spinga a continuare...
Alla prossima
HK

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Capitolo 4
*** Bionda ***


Il bicchiere umido sembrava scivolargli dalle mani, per cui cinse forte le dita attorno ad esso.
Le suole di gomma cigolavano sull’asfalto umido quasi riproducendo un’eco dei suoi passi.
I capelli chiari ondeggiavano alternandosi coi  fianchi eppure qualcosa non quadrava.
Quella buffa eco sembrava troppo forte e quell’ombra che si ingigantiva sempre più gli dava la sensazione di essere  seguito da diversi isolatati.

Gli era già successo.

Uomini arrapati che alle quattro del mattino si accartocciavano dietro ai muri e attratti come falene dalla luce rincorrevano il sogno di una notte dai biondi capelli e dagli occhi di ghiaccio.
 
 
Decise di stare al gioco.
Gli anfibi scuri  producevano piccoli schizzi che si sollevavano impercettibilmente e poi ricadevano su se stessi.
Man mano che il centro abitato si allontanava alle spalle di Mihael e del suo misterioso inseguitore , le strade si incupivano e le ombre prendevano il posto dei bagliori.
Spudorato l’inseguitore accese i fari, illuminando la snella figura del ragazzo che infine fu costretto a rivelarsi.
 
 
 


Il faro lo investì con la calda e polverosa luce gialla.
Le zone in ombra sembravano molte meno ora e i suoi capelli schizzarono contro una spalla quando il viso si voltò di scatto.
Mail Jeevas assaporò quello sguardo.
Lo gustò con ogni senso.
Le papille gustative che analizzavano ogni millimetro del proprio labbro superiore, alla ricerca di un eventuale ultima traccia dell’amaro estasiante sapore del tabacco.
Le iridi che accarezzavano eccitate le curve di quella figura perfetta.
Nelle narici un profumo, una fragranza così piacevole.
Odore di terreno umido, profumo di rugiada.
E le sue orecchie che timide ascoltavano … il silenzio .
E fu il più bel silenzio che avessero mai ascoltato.
Non di quei silenzi strillanti e ululanti che ti stordiscono e ti rendono la mente ostile.
Ma di quei silenzi che preferiresti durassero per sempre.
Le mani che freneticamente cingevano le tasche del cappotto senza maniche e poi andavano a sfiorare la morbidezza della lana che riempiva le cuciture.
Tutto il corpo coinvolto in una celestiale visione. La visione di una donna meravigliosa.

Quest’ultima  fece pochi passi verso il rosso e si accostò al suo finestrino posandovi su i gomiti nudi.
-Hai…- la sua voce era fredda, ma sensuale e provocante al contempo.- Bisogno di un po’ di compagnia?-
Mail non si era evidente sbagliato riguardo al mestiere della ragazza.
Durante … quello che si può chiamare “inseguimento da stalker” aveva pensato al fatto che lei potesse essere una prostituta.
-Quanto vuoi?- chiese Jeevas, cercando di controllare gli ormoni che dentro il suo corpo facevano scintille e provocavano reazioni all’esterno che in determinate situazioni potevano risultare imbarazzanti.
La voce calda e arrochita dal fumo invase i timpani della ragazza.
-Tutto settanta*. Per stasera sarò clemente…- lo disse con naturalezza.
Forse era abituata a clienti più abbienti ma Mail quella sera aveva si e no qualche banconota avanzatagli dalla spesa di sigarette fatta quella mattina.
-Cle… mente?- con fare melodrammatico Jeevas corrugò la fronte .- Ti riesco a rendere …- le mani affondarono nelle tasche e frugarono alla ricerca di qualche spicciolo.
Mihael roteò gli occhi al cielo e si portò una mano ai capelli scostandoli dalla spalla.
-Quarant.. quarantadue e .. venti centesimi **.- Mail sporse le mani verso la bionda e glieli porse con un sorrisino che doveva sembrare convincente.
-Ti bastano, piccola?-
Gli occhi della piccola si strapuzzarono e le labbra vennero mordicchiate nevroticamente da un lato.

-Beh… diciamo che io sono un po’ più speciale di quello che tu …- ma Mail non aveva voglia di sentire storielle sulla sua nazionalità e sulle origini della sua famigliola, le chiacchiere sarebbero venute dopo.
-Come vuoi… ma… comincia a salire.- borbottò interrompendola.
La fronte di MihaEl si distese plasmando sul suo viso un' espressione scioccata.
Poi analizzò quello di Mail, rilassato, un po’ impacciato mentre accendeva la sigaretta tra le sue labbra.
Tra i capelli arruffati scorse delle buffe lenti da aviatore che prima non aveva notato.
Le lunghe ciglia castane si adagiavano sulla palpebra al di sopra della guance spruzzate di lentiggini.

Era bello.

Le labbra non troppo piene  avevano una tinta rosea e beh … per quello che gli davano (poco)… e tutto quello che il capo gli sottraeva (molto)… cosa gli costava.
Non sarebbe stato ricco.
Ma nemmeno povero…
 

Mihael, la bionda, fece il giro dell’auto e si accomodò al sedile del passeggero e mentre Mail metteva in moto l’auto le rivolse un sorriso cordiale.
 
Di quelli che mai aveva avuto.
 
 
 
 
 
*  70,37 Dollari Statunitensi= 50 Euro 
 
**  42,22200 Dollari Statunitensi =30 Euro







Note:
Chiedo venia per il ritardo ... avevo detto di essere mattiniera e che avrei aggiornato la mattina presto ... ma  degli imprevisti di questa mattina me lo hanno impedito. Comunque eccomi qui con l'incontro tra i due .
.U.U
Spero che gradiate il capitolo più di queste sciocchezze che sto farneticando...

Un bacio.

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Capitolo 5
*** Lui ***



La pungente aria fredda si appoggiava sui corpi dei due penetrando dai finestrini dell’auto .
La luna accarezzava i contorni e le ombre distruggendole ogni tanto.
All’orizzonte, solo la luce di una città  che si affrettava a chiudere gli occhi in attesa del neonato mattino.
Mail Jeevas si introdusse in un sentiero umido e incorniciato di vegetazione e muschio.
L’auto scivolava e sbandava alla scabrosità del terreno umido.

-Devo fare la pipì.- sbottò d’un tratto Mihael.
Il rosso si voltò a scrutarla.
Aveva le labbra serrate, le ciglia lunghe guardavano avanti, verso la strada e con una mano si tormentava la bretella dei pantaloni.
-Adesso?- il tono annoiato non sfuggì affatto al biondo, che lo guardò in tralice.
-Sì . Adesso.- tagliò corto e posizionò le braccia, ora conserte sull’addome, stringendole intorno al petto.
Mail tirò il freno a mano e si voltò nella sua direzione esaminandola.
Dal top aderente che le fasciava la parte superiore non riusciva a scorgere alcuna curva.
Scivolò quindi lungo i fianchi e sfiorò con lo sguardo le gambe magre che se ne stavano accavallate l’una sull’altra.
-Casa mia è ormai a pochi metri da qui… tesoro, per cui suppongo che tu sia abbastanza adulta da poterti trattenere fin lì…- un sorriso beffardo illuminò le belle labbra rosee di Jeevas.

Non aveva ancora capito nulla.
Mihael si portò le mani tra i capelli e li ravviò dietro le orecchie. Non poteva aspettare.
Dove fare in modo che quello sciocco cieco fumatore dai capelli pomodoro capisse che … sotto sotto erano uguali.
-La faccio qui.- concluse .
Il rosso sgranò gli occhi e lo fissò non comprendendo.
-In … Macchina?- chiese arricciando il labbro in un ghigno.
-No! Fuori! Nell’erba.- Il biondo portò una mano sulla maniglia e spinse la portiera appoggiando gli anfibi scuri sul sentiero.
Inspirò l’aria fresca di terreno bagnato e i polmoni gli si riempirono di … notte.

Delle volte lo faceva.
La sera tardi, quando ormai non arrivava più nessuno, si fermava ad occhi socchiusi e respirava l’odore umido della notte.
Degli alberi. Dei fiori.
 
Si ridestò dall’ovattata sensazione che l’essenza gli aveva regalato e si calò giù dal sentiero  affondando nella vegetazione alla ricerca di un giaciglio.
 
Passarono alcuni minuti da quando la ragazza si era allontanata e la mente di Mail venne attraversata da macabri pensieri che sperò di cacciare in fretta.
Si portò pigramente fuori dalla vettura e decise di andare a cercarla.
Scivolò lungo il sentiero e afferrando i rami badò a non cadere in un cespuglio di ortiche.
Poco lontano giurò di aver visto una figura snella vestita di nero, in piedi, dritta lungo un albero quasi fosse in attesa.

Non si sbagliava. Era lei.
Gli dava le spalle e poteva intravedere le scapole magre non coperte dal top.
Le appoggiò una mano sulla spalla e la carezzò dolcemente.

-Ragazzina … hai fatto? Cosa stai aspettando?- chiese . Il tono curioso di chi non ha nulla da attendere.
Se non un chiarimento o una risposta.
Si sporse lentamente e osservò oltre il suo petto alla ricerca del motivo che la trattenesse ancora lì.


E lo scorse.











Note:
Bene .. bene! A quanto pare ... io sono sempre più in ritardo ... e finalemente quel coglione (scusate) di Mail ha capito cosa si nasconde aggiù.
Spero davvero che gradiate questo capitolo  perchè io l'ho riscritto otto volte da ieri a stamattina e non ne sono nemmeno tanto convinta XD
Un abbraccio...
HK

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Capitolo 6
*** Profumo ***


Voglio il tuo profumo
voglio il tuo profumo
voglio il tuo profumo
dammi tutto il tuo sapore
no ti prega no non ti asciugare
se nella notte hai ancora un brivido
animale
sai di vento sai di te
sulla tua pelle addormentata
e mi accarezzo coi vestiti tuoi
ti sento addosso ma dove sei
nella mia stanza calda tu sei tu
stringimi ancora un po' la mano

 

 
-T-tu sei un… un ragazzo?- balbettò Mail strofinando ansiosamente  le mani, l’una contro l’altra.
Eppure chiederselo non aveva senso perché l’organo sessuale maschile che giaceva tra le gambe del tipo che fino a pochi secondi fa poteva essere nella sua testa una meravigliosa donna “parlava “ abbastanza chiaro.
-Si.- rispose telegrafico Mihael e ricomponendo le proprie vesti puntò il suo sguardo in quello smeraldino di Mail.
Questi arrossì e spostò gli occhi verdi sulle sue vecchie scarpe bagnate.
 
Tutt’ad un tratto il filo sottile che li legava nell’auto, che li rendeva complici anche se silenti si era spezzato.
Il silenzio si faceva assordante.
Il buio diventava sempre più opprimente e l’aria fredda sulla pelle non era più per entrambi piacevole come all’inizio.
No. Era fastidiosa. Indisponente e appiccicosa.

-Se vuoi… Cioè mi dispiace per questo equivoco.Ti porto dove ti ho trovato.- borbottò Mail.
La pronunciò tutta d’un fiato, quasi fosse un'unica parola e non si curò del fatto che Mihael potesse non aver compreso.
-Io… potrei… - le parole si dissolsero e il ragazzo dei capelli biondi si guardò intorno desolato.
-No… lascia stare. – Tagliò corto il rosso e si avviò verso l’auto oltre il sentiero.
-Ehi tu! Cosa c’è ? Non sei abbastanza uomo da venir qui e scoparmi!?- dalle fronde un richiamo  attirò l’attenzione di Jeevas.
-Guarda lascia perdere…  Non volevo nemmeno scopare stasera…- bofonchiò il ragazzo dai capelli rossi, cacciandosi nella bocca l’ennesima sigaretta della serata.

-Ma non mi hai risposto…- sussurrò una voce ormai troppo vicina al suo lobo.
Si voltò di scatto e si rese conto di quanto Mihael fosse vicino al suo corpo.
Riusciva a sentirne il respiro accelerato sul collo.
-Dovevo rispondere … a cosa?- Mail sembrava non comprendere.
Non riusciva a comprendere nulla di quella sera.
Tutto sembrava atto a trarlo in inganno.
Abbordava una ragazzina dalle scarse curve che in maniera sospettava aveva attirato la sua attenzione.
La ragazzina si rivelava  un uomo che gli sventola la sua virilità davanti agli occhi con uno scherzo di poco gusto.
Lo stesso che gli pone domande indubbiamente provocatorie e prive di mezzi termini attende una sincera risposta affermativa alla sua richiesta di … sesso.
 
-Ti ho chiesto se non se abbastanza uomo da scoparmi. Qui…- il dito snello di Mihael accarezzò la guancia rosea e accaldata di Mail.
-Adesso.- sussurrò tra le labbra, il sensuale ragazzo dai capelli biondi. –Oppure … non lo sei?-
-Cosa…? – chiese stordito Jeevas.
-Uomo! U-O-M-O! Ma cosa ti sei fumato!?- sbottò scortesemente Mihael portandosi le mani ai fianchi stizzito.
Beh … adesso sì che sembravano un’adolescente!
Mail sembrò risvegliarsi dall’ estatico torpore donatogli dal suo nuovo amico e lo fissò in tralice tramutando lentamente  il suo sguardo in un’espressione maliziosa.

-Oh … finalmente ragioniamo!- esclamò esasperato Mihael e sorrise sincero.-Come ti chiami?- chiese curioso.
-Mail, e tu … signorina?- puntò il suo sguardo puro su quello ormai minaccioso dell’altro.
-Ehi … piantala!- una mano del biondo si allungò fino alla spalla del rosso colpendola leggermente.
-Oh.. che paura … io…- il tono ironico sembrò irritare non poco un’irascibile Mihael che con un solo gesto riuscì a zittire Mail.
Le dita snelle cinsero la fondina allacciata ai pantaloni e mostrarono a Jeevas l’arma e la tacita minaccia dell’angelico custode.
-Mi chiamo Mihael.- concluse e lo guardò rigido.
L’espressione seria si sciolse poi come ghiacciaio sotto un tiepido primaverile raggio di sole  e lasciò il posto ad un poco casto sorriso invitante.
Il biondo tirò fuori la lingua e leccò sensualmente il proprio labbro superiore.
-Cosa vuoi farmi?- sussurrò Mihael allacciando le proprie braccia dietro il collo di Mail.
La domanda sfumò nell’erotico quando il respiro del biondo si perse nella spalla del rosso.

-Io … voglio. – Le parole mancarono.
L’eccitazione crebbe.
Il silenzio lasciò che la tensione si insinuasse tra gli scarsi interstizi tra i due corpo e sullo sfondo solo le cicale osservatrici e sussurranti, blateravano.
Non aveva mai provocato un uomo.
Né aveva mai pensato di farlo ma si stava eccitando e la causa era un uomo.
L’effetto era notevole per cui non aveva senso frenare.
 
-Mio.- le mani di Mail afferrarono la nuca di Mihael e le sue labbra si strinsero con foga su quelle del biondo.
La lingua del rosso cominciò silenziosamente ad accarezzare la morbida bocca del ragazzo invitandola ad aprirsi.
L’invito fu ben accetto e non appena la tensione crollò le lingue cominciarono a danzare mentre erotica afa soffiava sui due uomini già eccitati.
Il profumi si mescolarono .

Tabacco bruciacchiato, ingoiato si fondeva con un retrogusto agrodolce al mellifluo tocco al cioccolato della lingua umida del biondo.
Il profumo da donna che indubbiamente apparteneva a Mihael era una droga per le narici di Mail.
Così sublime.
Elegante.
Sensuale.
 Provocante.
 
-Tu… hai un buon odore.- biascicò Mail, ormai ubriaco di quell’essenza,  continuando a tenere tra le braccia l’esile corpo del ragazzo dai capelli d’oro.
-Che cos’è?- chiese curioso, fermando i baci con cui stava inumidendo il collo per guardarlo negli occhi.
Una pausa . Zaffiro e smeraldo in un unico solido.

Tutto così perfetto.
 
-Iris…- gli sussurrò Mihael sulle labbra e ricominciò a baciarlo.
  











Note:
Eccomi con il sesto profumato capitolo. Vi chiedo scusa ... umilmente .
Ero convinta di aver inserito il capitolo stamattina e non so perchè invece non è stato inserito.
Gomen ! Ad ogni modo mi auuguro che lo abbiate gradito lo stesso <3.

HK

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Capitolo 7
*** Uomini ***




I corpi in coalescenza si toccavano.
Le mani esploravano sotto le vesti troppo d’intralcio.
Gli ansimi riempivano l’aria di un calore erotico che assopiva i sensi e rigettava l’animo nell’incoscienza.
 
Il dorso nudo di Mail parve la cosa più deliziosa che avesse mai assaggiato per Mihael, che con la lingua ne accarezzava le forme e l’appena evidente muscolatura.
Si soffermò su un capezzolo stuzzicandolo leggermente, al fine di farlo inturgidire.
Mail appoggiato al cofano della Dodge rossa si deliziava delle umide lappate del biondo, che leggermente si appoggiava a lui sostenendosi con le mani sulle sue spalle.


E fu quel lieve contatto.
La sensazione di avere un uomo aggrappato alla sua pelle, la sensazione di non essere più cosciente.
Non era una donna che ora si stava calando tra le sue cosce, lì dove il calore sembrava essersi racchiuso in cerca di via d’uscita.
Non era una donna quella che gli stava espertamente slacciando le braghe liberando la sua eccitazione.
Era un uomo.
Un ragazzo.
Una prostituta profumata di Iris, quella che tra le labbra teneva il frutto della passione che stava imperversando nelle vene prendendo il posto del sangue, che aveva trovato uno spazio da riempire solo al centro delle sue gambe.
Suggeva coinvolto, Mihael, arrecando maggiore piacere potesse al corpo fremente di Mail, che con i pantaloni raggomitolati alle caviglie poggiava il fondoschiena sul freddo umido del bagagliaio.

Le mani ora bollenti del biondo si adagiarono sulle ginocchia del rosso, lasciando divaricare meglio le cosce.
Nelle narici del ragazzo solo l’ammaliante odore eccitato di Mail, assorbito  mentre il suo viso si strofinava civettuolo sulla sua ormai impaziente virilità.
I sensi si ribellavano a quello sfogo negato, la pelle si contorceva sotto un esperto tocco, le iridi  si appannavano per la patina di eros che le offuscava.
Il culmine del piacere di Mail giunse riversandosi alla foce nell’oceano di passione, quale la bocca di Mihael.
Quest’ultimo, desideroso, non si lasciò fuggire una sola goccia del suo perlaceo seme e quello che tra le labbra vi restò decise di condividerlo premurosamente con il suo nuovo compagno.
 

 
-Trattami come una donna…- sussurrò soavemente quando le labbra furono abbastanza vicine le une alle altre.
-C-cosa intendi?- balbettò Mail affondando la testa nell’incavo della spalla di Mihael, eccitato, spossato.
 
-Devo parlarti senza mezzi termini?- lo guardò negli occhi, il biondo, con aria spazientita.
Le grandi iridi azzurre si appiccicarono a quelle verdi scrutando nel profondo.
Come se fino ad ora non lo avesse fatto.
-Io non ho mai … fatto sesso con un uomo.- la frase si spense verso il termine quando il capo di Mail si chinò verso il basso, imbarazzato.
-Ma che scusa del cazzo!- borbottò con estrema delicatezza Mihael.
-Sai che anche io ce l’ho un buco!?- gli posò la mano sulla spalla e la cinse con determinazione.
-Certo che lo so!- lo sguardo di Mail si alzò sul corpo del biondo e lo fissò con poca convinzione.

-E allora… coraggio! È tutto uguale!-
 
Gli occhi si incontrarono e Mihael lo accarezzò sul viso.
Non se lo spiegava ma quel ragazzo era speciale.
La sua delicatezza e accortezza, magari anche la timidezza che lo caratterizzava.
Era così … diverso.
Mail gli cinse i fianchi e capovolse le posizioni, adagiando il corpo snello del biondo sul bagagliaio.
Staccò senza troppa foga le bretelle e lo denudò del top.
Si calò sul suo petto e con la bocca lo coccolò di teneri baci, che attraversarono tutto il fisico di Mihael con mille brividi di piacere.
Giunto al ventre scostò le labbra e con mani un po’ tremanti slacciò le braghe e le portò fino alle caviglie.
Con un aiuto del biondo riuscì a far venir via gli attillati pantaloni scuri,  dopo averlo liberato dei pesanti anfibi.
Coperto solo dagli indumenti intimi, Mihael aveva un’aria angelica ma con un po’ di indecisione Mail si decise a spogliarlo di tutto.
Nonostante lo avesse già visto nudo, la paura di ammettere che quello con cui stava per avere un rapporto fosse un uomo sembrava sovrastarlo.
Non riuscì a calmare le sue mani scosse dal tremore e persino quando dovette infilarsi i profilattico per assicurargli protezione, l’ansia lo rendeva confuso.


-Ehi … Mail… Tutto ok?- biascicò Mihael  con la voce impastata dall’eccitazione.
Tra le sue gambe il proprio membro già svettante era eretto e attendeva attenzioni.
-Si. – sussurrò e si posizionò tra le cosce snelle del biondo.
Due dita umide prepararono il corpo sapiente alla penetrazione mentre una miscela di sguardi si addensava nell’aria sottoforma di afrodisiaco.
Quando il fisico di Mihael fu pronto, la punta di Mail si posò sulla sua intimità e spinse dentro.
Gli occhi chiari furono celati dalle palpebre che li coprirono strizzandosi per il fastidio.
La presenza di Mail attorno a sé sembrò la perfezione.
Come se da tanto avesse atteso quell’unione.
Come se tutta la vita avesse atteso per trovare quella completezza.

Tra le natiche calde di Mihael, Mail giaceva or più esperto or più confuso.
Ma l’erezione pulsava nella strettezza del biondo, vogliosa di essere soddisfatta, così cominciò a muoversi.
Le spinte lente e con meno foga si alternavano a quelle più potenti con molta più forza.
E fu con queste che Mail raggiunse il punto nevralgico in Mihael, che lo fece gridare di passione.
Languidi ansiti inumidivano l’aria gelida .
Getti di vapore bianco che stonavano nel buio della notte, dove anche il gelido cofano sembrava cocente di eccitazione.
Il culmine li prese alla sprovvista contemporaneamente.
Si riversarono l’uno sull’altro e con l’altro.
 
 
Ansimanti e stanchi, posarono i capi verso il basso puntando il loro sguardo sull’erba umida di brina.
La virilità umida di Mail lasciò contrariata l’intimità di Mihael e il calore accumulato si disperse nel freddo.
Coraggiosi si guardarono negli occhi, come si vedessero per la prima volta.

Mail sconvolto dalla nuova scoperta.
Mihael felice della nuova esperienza.
 

Nella gelida notte di Pittsburg, una prostituta aveva trovato il suo primo uomo e un donnaiolo aveva trovato se stesso in un corpo.



Tutto coperto dal tabacco e dall’iris. 













Note:
Con un po' di ritardo ecco la lemon che vi aspettavate.... credo.
Oggi non ho nulla da dire riguardo a questo capitolo, causa le gambette indolensita dalla violenta ceretta...>.<
Alla prossima.
HK

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Capitolo 8
*** Papà ***


L’auto procedeva nel silenzio .
Ormai già albeggiava.
Due uomini, silenti, sedevano tranquilli.
Le menti proiettate in direzioni diverse.
Come rette parallele, senza punti in comune e che non si incontrano mai.
Ma se tracci una retta perpendicolare ad una delle due parallele, questa sarà perpendicolare anche all’altra.
 
Uniti da un filo sottile.
Una successione di dettagliati e ambigui punti in comune.
Che si stagliano nel mezzo della loro distanza.
Punti immaginari.
 

All’orizzonte l’aurora invadeva i primi spicchi di atmosfera irradiando il bagliore giallino e tenue della prima alba invernale.
Fredda e ostile, distaccata e impassibile si sollevava la figlia del mattino di fronte ai curiosi occhi dei lavoratori.
-Quanti anni hai?-
La ormai calda voce di Mihael ad infrangere l’immobile.
-Ventidue … tu?-  parlò il rosso,gli occhi sulla strada ma il tono di voce interessato.
-Ventitre .-
 
E sarebbe potuto crollare il mondo perché ormai Mail stava ascoltando.
Succedeva spesso.
Quando riaccompagnava una donna,  e le chiacchiere divenivano discorsi quando i discorsi mutavano in confessioni e le confessioni , segreti.
-Perché fai questo lavoro?- chiese in tutta schiettezza il rosso.
-Troppi … motivi. –rispose telegrafico Mihael.
Eppure in quelle fredde parole Mail lo sentì.
Il desiderio di parlare. Il desiderio che qualcuno, almeno una volta gli chiedesse “Parlami di te” anziché  “Quanto vuoi”.
Alle volte aveva desiderato che qualcuno arrivasse, sostando con la propria auto e gli chiedesse di parlare.
E lo sperava spesso.
Quando un auto si fermava , ogni volta si diceva che era quello giusto .

E sbagliava.
Ma il desiderio non svaniva.
Quando Mihael metteva piede fuori dall’auto, nell’animo ancora la dolce fiamma innocente di trovare in quegli uomini una figura paterna.
Che lo ascoltasse.
 
-Non abbiamo meta, il giorno è appena sorto… credo che tu abbia abbastanza tempo. Mihael.- l’auto sostò in un parcheggio deserto di un vecchio supermercato.
Ormai non vi andava più nessuno, gli affari erano andati a rotoli e ben presto sarebbe stato abbattuto.
Mail parcheggiò l’auto sotto un albero che gocciolava di rugiada e resina .
-Parlami.- chiese, voltandosi per guardarlo negli occhi.
 



Aveva perso il papà a quindici anni.
Per Mihael l’unico punto di riferimento, l’unico uomo capace di meritare la sua stima più profonda era lui.
Ad ascoltarlo solo una cieca madre avvolta dai fumi dell’alcol.
E Mihael piangeva ma non vi era mai nessuno a scostagli i capelli dalle guance affinchè non si bagnassero.
E tornava tardi, di sera, dopo una sbornia con gli amici e non vi era nessuno a tenegli la fronte mentre riversava nel water tutto se stesso.
Ma succedeva poche volte.
Non beveva, perché papà gli aveva detto che era sbagliato.
Non fumava, perché papà gli aveva detto che faceva male.
Non si drogava, perché papà gli aveva detto che portava alla morte.
 
E un giorno lo incontrò.
Seduto al misero tavolino di un bar di paese.
Tra le labbra teneva una sigaretta e sembrava fissasse proprio lui.
L’uomo seduto gli si avvicinò e gli offrì del cioccolato.
Mihael accettò, inerme.
Parlarono a lungo.
Si chiamava Bruce Taylor e i suoi sottili occhi di nocciola lo accarezzavano e lo comprendevano.
Masticando forsennatamente gli parlò del papà che lo aveva lasciato
Mentre nello sguardo di quell’uomo vedeva la figura paterna che tanto necessitava ma che gli era venuta a mancare.
 
Divenne il suo amo, uno scoglio a cui appigliarsi.
Unica fonte di salvezza.
Era un adulto, ma il suo migliore amico.
Mihael, ormai diciassettenne trovava sfogo in un trentenne che con le sue parole lo coccolava e lo faceva sentire amato.
Ma accadde.
Una sera Bruce Taylor lo invitò a casa sua, perché aveva un film da mostrargli.
Non avrebbe immaginato.
Nessuno gli disse di  non andare.
Nessuno gli disse che sarebbe stato pericoloso.
 
E lui non vi pensò.
Perché si fidava di Bruce
 
 
 
 
 
 
 
 
 



Note:
Ecco qui… dopo i primi capitoli di risate giunge il passato di Mihael.
Nel capitolo che verrà molti punti verranno chiariti e spero che la parte del racconto del nostro Keehl non sia troppo veloce… se lo notate avvisatemi.
Un bacio :^
HK 

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Capitolo 9
*** Mio ***


“Lo aveva raggiunto a casa sue e gli aveva chiesto, curioso, che cosa avesse da mostrargli.
Bruce lo accolse amorevolmente e gli offrì da bere.
-Non abbiamo fretta, Mihael. – aveva sorriso cordiale.- Vuoi da bere?-
Era la stagione fredda perciò, nonostante fossero appena le sette del pomeriggio, il cielo era già nero e la luna ondeggiava tonda sulla volta scura.
-Ok…- la voce confusa, da adolescente, raggiunse Bruce che, dalla cucina si occupava delle bibite.
-Tè verde va bene?- chiese dolcemente l’uomo, facendo ingresso nel salotto, con le mani occupate da un vassoio di plastica azzurro, a reggere due fumanti tazze di tè.

-Si. Va bene. Grazie, Bruce. – sorrise Mihael.

Da quando Conrad Keehl era morto, il biondo non sorrideva quasi mai e l’unica persona degna di quei tanto rari quanto bei sorrisi era solo Bruce, l’uomo di cui si fidava tanto .
L’unico che potesse ricordargli il suo papà.

-Ho un film da mostrarti, ma dobbiamo andare di sopra. In camera mia. È lì che ho il lettore.- spiegò Bruce Taylor appoggiando la tazza vuota sul tavolino da caffè.
-O-ok … - biascicò il diciassettenne e gli rivolse uno sguardo curioso.
-Vieni.- l’uomo lasciò il divano e posò una mano sulla spalla di Mihael, accompagnandolo su per le scale.
 


La camera di Bruce era ampia e il centro era occupato da un grande letto matrimoniale a due piazze .

Bruce non lavorava.
Si occupava di un losco giro di prostitute e spacciatori e con i soldi che sottraeva al loro incasso, (circa il 65 %) adornava la sua casa di gingilli che abbindolassero le anime vergini come quella di Mihael.
Ma il ragazzino si fidava di lui.
Era il suo migliore amico.
 
 
-Puoi accomodarti, Mihael.- sentenziò Bruce e diede un colpetto all’estremità del letto che si stagliava di fronte allo schermo piatto poggiato al muro.
Esitante, il biondo si accomodò sul piumone viola e verde acre che copriva il letto; intanto Taylor armeggiava col lettore dvd e la tv.
Il filmato partì con un brusio e l’uomo balzò accanto a Mihael pesando un po’ sul materasso.
-Ti piacerà, piccolo- Lo disse in un sussurro accanto al suo orecchio.

Un immagine sfocata di due uomini che facevano sesso apparve violenta, accolta da una serie di singulti e ansiti erotici.
I due avevano alcuni anni di differenza: uno era più grande ed era … Bruce Taylor?
L’altro era un ragazzino di circa sedici anni, quasi l’età di Mihael , e si trascinava sul corpo dell’uomo con contrarietà .
Il filmato andò in pausa quasi immediatamente.
 
-Quello è un amico. E tu … - chiese Bruce ,- Sei un mio amico?- continuò. Nella voce il tono ammaliante e l’espressione paterna e dolce che aveva fatto sciogliere Mihael.
-S-si … Bruce… perché?- balbettò Keehl e lo guardò basito.
-Beh … se siamo amici … possiamo  …- le mani di Bruce andarono a cingere il maglioncino scuro di Mihael scostandolo dalla sua pelle.
-C-cosa?- il biondo si guardò intorno intontito e poi puntò il suo sguardo sull’uomo, la cui forte eccitazione si stava gonfiando tra gambe.
-Sssh…  Se fai quello che ti dico… ti sarò vicino per sempre. Io sarò tuo. E tu sarai mio.-le mani che accarezzavano il petto glabro e il capo che si chinava facendo collidere la lingua con il roseo bottoncino di Mihael.



Poche parole. Per un ragazzino confuso, alla ricerca del padre che non c’era più.

Ti sarò vicino per sempre.
Bruce.
Il suo papà lo aveva affidato a lui?


 
Dopo aver coperto il membro della guaina di plastica, si accostò all’intimità del giovane che tremava impaurito .
Le lacrime agli angoli degli occhi cerulei minacciavano di rotolare giù dalle guance.
Le mani irrequiete vagano sulle lenzuola, mentre le gambe erano forzatamente allacciate all’addome di Bruce.
Il dolore fu forte. La pelle si lacerava e bruciava.
Sentì il liquido caldo colargli all’inguine.

Sangue.
 
L’orgasmo di Bruce fu violento, le spinte aumentarono, la forza dell’uomo si moltiplicò e i suoi ansiti bestiali fecero scoppiare in lacrime l’impotente Mihael.
Ora era suo per sempre.
Violato.

Sporco.


Sanguinante.

Macchiato.
 
Suo.”










 
 
 
Note:
Vi chiedo scusa ma… ho deciso di descrivere ,in questo capitolo, in modo più soggettivo il passato di Mihael perciò mi sono appunto presa tutto un aggiornamento.
Ho notato che il modo in cui avevo cominciato nel capitolo precendente non sarebbe bastato per descrivere la violenza subita dal nostro piccolo … sarebbe risultato troppo scostante e distaccato.
Spero comunque che vi sia piaciuto.
Un pezzetto riguardante Bruce si prolungherà brevemente (spero) anche nel capitolo successivo … poi vi prometto che si tornerà ai due piccioncini. <3
Beh… piccola informazione àConrad Keehl= papino di Mihael ^^
 
HK
Ps: per casa… pensate che dovrei aggiungere “nuovo personaggio”.(mi riferisco a Bruce) . Fatemi sapere , per favore.<3
 
  

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Capitolo 10
*** Aiuto ***




-Poi mi disse che sarebbe stato il mio fidanzato e che mi avrebbe reso ricco.- concluse amaramente Mihael con un triste luccichio negli occhi.
-Mi dispiace … io…- tra tutte le storie che aveva ascoltato, tra tutte le donne che gli avevano narrato, Mail taceva.

Silente.
Incapace
.

La crudeltà umana ai limiti dell’estremo.
Le mani di un uomo.
Le luride mani sul lindo corpo di un adolescente.
 
 
-Mi diceva che mi amava e quando mi carezzava le sue grandi mani prendevano tutto il mio viso. Mi ricordava tanto il mio papà, non potei resistere.- parlò tetro,- Mi mise sulla strada … mentendomi “Tutti cominciano così” . Il 65% di quello che guadagnavo lo prendeva lui e quel po’che restava lo dividevo tra me e mia madre.
La mano di Mail si scostò senza esitazione sulla guancia fredda di Mihael e la sfiorò piano.
Come fosse un oggetto prezioso, lui.
Lentamente lo attirò a sé e lo baciò con trasporto.
 
Stava baciando un uomo?
 
Le labbra tiepide del biondo si muovevano esperte sulle sue esitanti ma capaci del rosso.
Le mani di Mihael  lentamente si allacciavano alla nuca di Mail, accarezzandola.
Il bacio si intrecciò e le lingue cominciarono a coccolarsi reciprocamente, resistendo a stento alla mancanza di ossigeno.
-Io …voglio – l’affanno per l’emozione e per l’aria che era venuta a mancare, marcava forte il respiro di Mail, - Voglio aiutarti …  Mihael.
Il biondo sgranò gli occhi cerulei e lo fissò con incredulità.

Il bacio svanito come era iniziato.
Nel nulla.

Perché? Perché quella sottospecie di nerd col cervello fumato voleva cavarlo fuori da tutti quei casini … in cui si era cacciato lui stesso?
Ma soprattutto perché il cuore accelerava e il respiro si faceva corto ogni qual volta che una sua mano lo sfiorava?
 
-No Mail… non ne hai il dovere …- borbottò svogliato.
-Invece si, Mihael. Non sei la mia prostituta. Tu sei mio…- si fermò, la voce si spense in gola.

Non voleva mentirgli.
Affatto.

-Amico?- chiese Mihael. Un sopracciglio sollevato, in un’aria sarcastica che lo rendeva sempre più simile ad una donna.
-Sì. – sbottò Mail.-Problemi?- chiese con una finta espressione imbronciata che gli faceva il viso buffo.
Ghignò, Mihael, mentre con un dito faceva una piccola pressione sotto al mento del suo “amico”.
-E dimmi … puttaniere … cosa vorresti fare?- sussurrò suadente intrecciando il suo limpido sguardo in quello ancor più puro di Mail.
-P-puttaniere e… e tu come .. lo sai?- balbettò il rosso, colto alla sprovvista.
-Hai una pazienza e una rara capacità di ascoltare che solo con le donne si può migliorare… e tu devi averne avute tante, per essere così esperto.   Non credo tutte storie serie. Vero, Mail?- la voce da provocatore invadeva i timpani di Jeevas, divertendolo sempre più in quel faccia a faccia di botta e risposta con Keehl.
-Hai ragione … Mihael. Ho avuto tante –troppe- donne. Per cui ora ti aiuterò.- scandì le parole con un ridicolo accento da paladino della … strada?
Il biondo scoppiò in una risata fragorosa che dopo poco fece ridere anche Mail.
-Ehi …- ghignò il rosso ancora soffocato dalle risa,- Io dicevo … sul serio.- balbettò.
Le risate si interruppero.
Il silenzio proruppe come un fiume che sfonda gli argini e inonda i bordi.

-Davvero?-

-Sì-

-Non voglio metterti nei casini, Mail.-

-Io voglio.

-Cosa?-

-Aiutare te.-

-E?-

-Mettermi nei casini!   È il mio mestiere.- sorrise. Di un sorriso magnifico. Di un sorriso che sorge dalle labbra come l’alba che già li stava scaldando.
 
-Adesso devo andare, Mail. – tagliò corto il biondo mentre, con un pennarello trovato sotto al sedile  (?), scriveva il suo numero di cellulare sulla portiera.
-Ma… testa di cazzo ! Io come diavolo…- strillò isterico Mail.
-Ssssh…- le labbra di Mihael serrarono quelle del rosso, zittendolo,-Cercami a questo numero. Voglio rivederti.-

E uscì dall’auto portandosi con sé quel profumo di Iris che ormai era parte di Mail.
 
 
 
 










Note:
Grazie dei consigli e chiedo umilmente scusa per non aver risposto alle recensioni del capitolo precendente ma ho avuto un casino di roba da mettere in ordine. >.<
Beh, purtroppo mi ritaglierò dei momenti per scrivere dato che domani comincia la scuola -.-“ che quasi sicuramente non saranno la mattina presto.

Ho deciso, dunque, di non inserire Bruce come personaggio fisso.
Biiiine siamo tornati ai piccioncini. <3
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto perché a me convince poco… non so forse mi ero abituata a descrivere il passato… Boh.
Comunque, grazie di tutto.

HK 

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Capitolo 11
*** Paura ***



Lo  chiamò al cellulare la sera dopo, ma non ottenne alcuna risposta perciò, armato di speranza e determinazione incalzò la Dodge rossa e partì al raggiungimento del posto dove lo aveva visto la prima volta.
La strada era affollata di ragazzini disinibiti che ancheggiavano da un locale gay all’altro.
Sui marciapiedi, uomini dal fisico scolpito sostavano, in attesa di qualche ingenuo giovincello con cui passare quella notte.
I piedi di Mail cominciarono a tamburellare impazientemente  sui pedali dell’auto.
Per cacciare il tempo si accese una sigaretta e aspirò il fumo per eliminare la tensione.
I minuti passavano eterni e il tempo sembrava divaricarsi e allungarsi all’infinito.
 
Quasi mezz’ora dopo di sigarette e sottofondo musicale di musica da discoteca, un’auto nera parcheggiò di fronte alla Dodge e da questa vi uscì Mihael.
Gli venne dato un calcio al fondoschiena che lo scaraventò fuori dalla vettura, poi alcune banconote volarono sul suo corpo raggomitolato sull’asfalto e l’auto filò svelta lungo la corsia.
Il cuore di Mail perse un battito, ma il suo corpo non perse i riflessi.
Si catapultò fuori dall’auto e prese per un braccio il biondo facendolo voltare per guardarlo in quegli occhi di ghiaccio che lo avevano congelato sin dall’inizio.
Cerulee e di cera, le iridi impassibili lo fissarono.
Travolte dal dolore, deboli.
La minigonna leopardata era striata di sangue e tra le gambe pallide, il liquido cremisi colava incessante.
Le labbra allo stesso modo spaccate e screpolate grondavano di rosso.
Sopra lo zigomo gonfio, un livido violaceo appariva osceno.
Disgustato da cotanta cattiveria Mail sollevò di peso il giovane uomo che lo stava facendo innamorare  e lo caricò silenziosamente nell’auto.
Doveva essere ubriaco fradicio perché non appena l’auto partì per compiere i primi due metri, Mihael riversò quel poco che aveva mangiato su parte del sedile.
-Miha … cazzo! Potevi dirmelo!?- imprecò il giovane dai capelli rossi sostando l’auto di fronte ad una tabaccheria.
Uscì dalla vettura e fece il giro aprendo poi la portiera del passeggero.
-Vieni. -Gli prese una mano perché l’altra era sporca del suo rigurgito e lo condusse fuori dall’auto.
Mihael diede via l’anima mentre i conati non si interrompevano.
Infondo allo stomaco le fitte e le convulsioni agitavano il suo corpo facendolo tremare mentre la mano calda di Mail gli stringeva forte la fronte per dargli sostegno.
 
Quando la nausea sembrò abbandonarlo, Mihael guardò imbarazzato Jeevas.
Il viso pallido, gli occhi scavati,  le iridi smorte.
Trasudava terrore, vergogna, ansia.
La sua stessa immagine proiettata nella sua testa risultava ripugnante.
-Ti porto a casa mia, hai bisogno di medicazioni.- disse cauto Mail.
Eppure Mihael temette di essere un peso per lui.
Quella notte nella voce del rosso non c’era il tono dolce della sera precedente.
Quasi fosse indignato di quella situazione.
Sentiva le lacrime pizzicargli gli occhi per il dolore che provava nell’intimità e per la paura di infastidire Mail.
-Eh.. ehi rosso? – chiese con la voce roca, quasi ridotta ad un sussurro.- Stai tranquillo… n-non disturbarti… io… posso farcela da solo. – le parole rotte, spezzate quasi ognuna di esse fosse una lacrima che si ostinava a non versare.

Mail si sentì morire.
Quelle parole dette così disperatamente.
L’angoscia che invadeva sempre più la voce di quel giovane.
Si sentì così in colpa per essere stato così … freddo.
Non capì come riparare al suo errore, così lasciò che il cuore guidasse il suo corpo intorpidito dal freddo.
Corse da lui e lo strinse forte.
 
Anche se l’odore del sangue e dell’alcol erano forti.
Anche se la debolezza del fisico di Mihael lo rendevano pesante tra le sue braccia.
Anche se col dubbio di sbagliare ancora
.

Lo abbracciò.
Quasi non lo volesse lasciare mai più.






 

 
 



 




 
 
 
 
 
 
Note:
Oggi sarei dovuta essere a scuola… ma ho scoperto  stamattina alle 7.15 che saremmo dovuti andare domani. ..Quindi eccomi.
Il capitolo è molto molto drammatico… causa il mio umore pessimo di stamattina.
Sto davvero di cacca… tanto che ho pianto mentre lo scrivevo. Vi chiedo scusa se sembrerà troppo triste ed esagerato ma credo che vada bene con il mio animo, oggi.
A presto,
HK 

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Capitolo 12
*** Beato ***


La casa di Mail era piccola ma carina, si trovava al terzo piano di un condominio in cui vivevano per la maggior parte tranquille famigliole con silenziosi bambini o vecchiette vedove con i loro micetti .
Mihael si trascinò pesantemente nell’appartamento sostenendosi alla mano del rosso che cingeva nella propria.
-Vieni, ti mostro il bagno…- disse Mail riacquistando la gentilezza che realmente lo caratterizzava.
-Lì sullo scaffale c’è uno scatolone con un set di pronto soccorso … puoi fare da solo oppure attendi me.
Vado ad accendere la caldaia!- urlò mentre lasciava il biondo in bagno a denudarsi dei panni luridi.
Mihael, completamente nudo , allungò la mano sullo scaffale di legno dalla tinta chiara e afferrò lo scatolone bianco con una grossa croce marrone fatta col
nastro adesivo.

Mail doveva sentirsi davvero molto solo, nonostante il suo successo con le donne, se aveva tempo di mettersi a decorare le scatole.
Il biondo scostò il coperchio e agguantò delle garze e del cicatrizzante liquido con cui inumidì la stoffa.
Cominciò a tamponarsi l’inguine screpolato e disinfettò la cavità violata.
Il bruciore lo infuocava e lo costringeva a strizzare gli occhi.
-Mihael si è accesa la caldaia … ora puoi farti un bel bagno caldo.- sentenziò Mail dal corridoio.
Il rosso fece ingresso in bagno e osservò compassionevolmente il biondo, seduto sul bordo della vasca, si disinfettava le intime ferite.
-P-potevo… darti una mano.- disse confuso Mail.

Gli occhi di Mihael si spostarono su di lui e lo fissarono impassibili.
Poi un sorriso rassicurante apparve sul viso del biondo e le iridi si illuminarono del bagliore che li aveva caratterizzati la scorsa notte.
-E’ una bella scusa per toccarmi … eh, ragazzino!- ghignò beffardo.
Sulle guance di Mail una tinta rosea apparve invadente.
-I-io ti sto … a-aiutanti .. io…- Jeevas balbettava come un bimbetto ingenuo e Keehl sorrideva della situazione mentre sinuosamente lasciava il bordo della vasca su cui si era appollaiato e si avvicinava pericolosamente al rosso.
-C-che cosa c’è?- chiese quest’ultimo guardingo.
-Tu.- Mihael posò un dito sul petto coperto dallo smanicato imbottito, -Fai il bagno con…- lasciò che la punta scivolasse lungo tutta la cerniera del bomber fino a raggiungere la patta dei jeans.

Il respiro affannoso di Mail si faceva sentire mentre tra le gambe “qualcuno” si stava svegliando.
-Me.- concluse Mihael, abbandonando crudelmente il corpo del suo nuovo amante poggiando il dito indice sul suo stesso petto pallido.
Si voltò di scatto e si avviò verso la vasca chinandosi in due per armeggiare con la manopola dell’acqua calda.
Dietro di lui, un ormai accaldato Mail si godeva la visuale perfetta del suo marmoreo nudo fondoschiena.
-Smetti di guardare le colline!- borbottò Mihael indaffarato con il tappo della vasca che già andava empiendosi.
In risposta si sentì afferrare i fianchi saldamente dalle mani tiepide di Mail, le quali scivolarono esperte sul suo piatto  ventre e accarezzandone la morbidezza.
Coccolarono il pube depilato e sfiorarono l’inguine.
Mihael, eccitato e scosso da mille brividi, incurvava la schiena, combaciando con il caldo corpo vestito di Mail.

-Togliti tutto ..- il respiro eccitato scandiva le parole del ventitreenne, già desideroso di attenzioni.
I desideri del biondo furono esauditi, le mani di Mail cominciarono a scivolare lungo il corpo, eliminando la stoffa di fronte agli occhi avidi e predatori di Mihael.
Suadente si calò nella vasca ormai piena di acqua tiepida e bagnoschiuma, voltandosi poi per cercare lo sguardo di Jeevas.
Gli occhi verdi dallo strascico innocente  e al contempo sbarazzino avevano assunto un bagliore famelico e voglioso.
Il corpo magro di Mail entrò rapidamente a fare compagnia a quello di Mihael, accoccolandosi  accanto al biondo e schioccando un casto bacio sulle sue labbra umide e dal sapore ancora un po’ ferroso.
-Che belli i tuoi capelli…- sussurrò dolcemente Mail, soffiando delicatamente tra le chicche bionde del suo amante.

Questi ghignò e si beò di quella sensazione di completezza eterna che gli regalava la presenza di quel giovane uomo.

Sorrise tranquillo.
Sorrise felice.
Sorrise beato.


La mano di Mail danzò sotto l’acqua acciuffando l’erezione turgida e bagnata, non solo dal bagnoschiuma, di Mihael.
Ne stuzzicò la punta e poi scese lungo tutta l’asta godendosi dei gemiti non soffocati del suo compagno.
Accarezzò le ghiandole e punzecchiò con un dito l’apertura più in basso, al che il biondo ebbe un sussulto di fastidio provocato dalle ferite ancora non ben cicatrizzate.
-S-scusa …-mormorò il rosso scostando la mano e ricominciando ad accarezzare il pene di Mihael.
-No  .. ah… tranquillo …- ansimò il ragazzo ormai invaso dalla lussuria e dall’orgasmo che stava per esplodere.
Il palmo di Mail andava a tratti più svelto, spostando la pelle dell’intimo del biondo, lo sentiva montare nel corpo dell’altro : il culmine.
Lo schizzo perlaceo colò sulla pelle bollente, accompagnato da rauchi gemiti eccitati.
-Oh  Mail …- gemette deliziando le orecchie del rosso, ormai smaniante di attenzioni.
Le dita svelte frugarono sul mobiletto bianco e acciuffarono dalla scatola del pronto soccorso un preservativo sigillato.
-Mmmh… super-accessoriata la scatoletta, eh- biascicò Mihael provocatorio.

A Mail venne da ridere, mentre con fare già più esperto della prima volta, si infilava il condom e coccolava con una carezza il viso rosato del biondo.
-Ti va?- chiese dubbioso e preoccupato per l’intimità screpolata e abusata del compagno.
-Che cazzo di domande sono?! Certo che mi va!- gli occhi lucidi di passione convinsero quasi completamente  il giovane ventiduenne, che si piazzò tra le gambe del biondo bramando goduria.
L’ingresso nel corpo fu arduo, in quanto l’apertura ferita doleva molto a Mihael.
Ma dopo che il bruciore si fu dissolto e il piacere prese il posto del fastidio iniziale, il biondo cominciò a muovere sensualmente i fianchi ed eliminò tra il proprio corpo e quello del rosso.

Gli ansiti aumentavano e le spinte scuotevano l’acqua producendo fiocchi di suoni umidi.
L’aria si riempiva di passione e il punto di non ritorno giungeva lento e atteso.
-Mail …- sospirò il biondo.
-M-Mihael …- ansimò in risposta il rosso.
-Profumi di … tabacco …-
 
-E tu … di … Iris.-

L’orgasmo li travolse. Violento. Profumato. Estasiante.
 
Iris.













 



Note:
Eccoloooo! Finalmente un'altra scena LEMON u.u Beh che dire... oggi primo giorno di scuola... non mi lamento affatto.

A propostito (di che non lo so XD) ho visto in due giorni due film stupendi ...a tematica gay, ve li consiglio perchè sono intensissimi ... sono "I segreti di Brokeback Mountain" e "A single man". Solo un consiglio . :)

Grazie di tutto, care.
HK

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Capitolo 13
*** Tepore ***


 

Questa vita non dura per sempre
cosi dimmi cosa stai aspettando
faremmo meglio a stare insieme
piuttosto che stare tristi da soli
perche lo sono già stato
e tu lo sei già stata
ma insieme possiamo stare bene
perche quando fa buio e fa freddo
possiamo aggrapparci l’uno all’altra fino
a che vediamo la luce del sole
cosi se mi tieni la mano
ti prometto che faro tutto ciò che posso.

 
 

 
 

Il giovane ventiduenne si caricò tra le braccia il magro e asciutto corpo di Mihael e lo adagiò delicatamente sul suo letto matrimoniale, coperto dalla trapunta gialla.
-Ehi rosso … non ti peso un po’ troppo?- chiese con amara ironia il biondo, non riferendosi solamente al proprio peso corporeo.
-Sei unasignorina …  per me è un onore tenerti tra le braccia … - ansimò Mail con leggero affanno.
Mihael sorrise mestamente e si accoccolò tra le lenzuola non troppo pesanti.
-Vuoi da bere? Ho qualche birra in frigo …- il rosso si portò una mano tra i capelli mentre con l’altra tirava su il mento del biondo per attirare la sua attenzione.
Mihael lo scrutò negli occhi sorridente, le labbra si incresparono e emanarono dolcezza .
Annuì.
-Grazie.-
Affondò il capo biondo nel cuscino coperto dalla federa arancio.
Annusò forte il profumo di tabacco che Mail aveva lasciato su entrambi i guanciali, marcandoli come propri.
Il rosso tornò dopo pochissimo, deliziandosi della visione del ventitreenne che nel suo letto si era quasi assopito.
-Quindi passi per la birra?- gli sussurrò dolce ad un orecchio.
Mihael si ridestò non bruscamente e gli sorrise come un bambino.
La mano si allungò alla lattina, afferrandola piano.
-Domani mi porti da questo Bruce.- sentenziò deciso Mail, mentre le gambe scivolavano sotto la trapunta e il corpo rabbrividiva al contatto con le lenzuola fredde.
Lo sguardo di Mihael si catapultò sul viso chiaro del rosso, il quale fingeva di non notare la tensione continuando a sorseggiare la sua bibita e leccandosi le labbra di tanto in tanto.
-E cosa avresti intenzione di dirgli?! – chiese Mihael allarmato –“Sono un cliente di Mihael, lo porterò con me e gli darò una vita … perché sono il paladi …-
-Non dirlo! NON-DIRLO!-scandì Mail, voltandosi per guardarlo in faccia. -Andrò lì e gli dirò che tu non vuoi più stare con lui. Gli dirò che si deve trovare un’altra puttana.-
Parlò serio e Mihael quasi si commosse.
Le gambe del biondo si mossero nervosamente sotto le coperte  e la mano andò a ravviare una ciocca di capelli chiari.
-Mail … io …- balbettò senza in realtà aver nulla da dire.
Voleva scappare con Mail, eppure sapeva che Bruce era stata l’unica cosa che lo aveva tenuto legato a suo padre.
Quel sorriso buffo, tra le rughe - che ormai si facevano vedere- che gli regalava ancora era così familiare e così paterno.
La si può chiamare Sindrome di Stoccolma o qualunque nome si voglia: Mihael si sentiva a disagio a pensare di lasciare Bruce.
Oltre che il suo protettore e capo era il suo fidanzato, anche se per scelta dell’uomo, ovvio.
 
-Non … posso più …   sopportare che …- biascicò esitante Mail ,- Ti trattino come uno … straccio.-
Pronunciò l’ultima parola come fosse la più ripugnante delle caratteristiche, se accostato a Mihael.
-Mail … io …tu cosa provi per me?- chiese il biondo, con gli occhi lucidi.
-Io… ti … voglio bene, Mihael.- sussurrò sincero il rosso, senza farsi attendere. –E tu?- chiese speranzoso.
-Ah … io…- .
Cosa provava per lui?
E per Bruce?
Mail lo stava salvando.
Bruce lo stava facendo sprofondare.
Ricacciò le lacrime indietro e fissò il giovane dai capelli ramati di fronte a sé.
 
- Accetto il tuo aiuto e ti ringrazio-  disse sicuro  - Io ti voglio bene , Mail. –  e gli sorrise.








 
 
 
 
Note:
Ok.. questo capitolo è un po’ più piccolo di quello precedente.
Ma ho un casino di cose per la testa che non capisco più nulla.
Sono felice che molti di voi già conoscevano i film che ho visto in due giorni J
Li ho sinceramente adorati.<3 La canzone sopra ... all'inizio è la traduzione di "Hold my hand -Michael Jackson feat Akon".
Beh, spero abbiate gradito anche questo capitolo, il prossimo lo sto già scrivendo e spero di pubblicare presto *-*
Un bacio.
HK 

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Capitolo 14
*** Libertà ***


Indossò una maglietta a maniche lunghe e si coprì con una leggera giacca di pelle.
Fuori gelava e la condensa sui vetri delle finestre della casa ne era la dimostrazione.
Si posizionò i buffi goggles sugli occhi smeraldini e dopo aver raccattato ciò che gli serviva quella notte, chiavi dell’auto e sigarette, imboccò in fretta la rampa di scale che portava all’esterno del condominio.
 
Piazza Centrale, domani.
Mezzanotte. 
Mihael.”
 
Diceva il biglietto che aveva trovato quella mattina al posto del corpo bianco del suo amante.
Su guanciale intorpidito dall’iris giaceva il triste appuntamento di quella sera.
Mail aveva letto e compreso, amaramente aveva sorriso.
 
La Dodge rossa imboccò il viottolo sterrato che portava alla Piazza Centrale.
Quattro minuti di ritardo.
Parcheggiò lungo il marciapiedi che costeggiava il foro e si scostò gli occhialetti dal viso per trovare Mihael nella sfocata luce della piazza buia.
La fontana ormai taciturna sovrastava il centro maestosamente.
I due putti nudi non  soffiavano, come di mattina, acqua dalle loro piccole brocche.
Tutto era silente.
Una certa malinconia invase l’animo di Mail, al pensiero di come si sarebbe sentito Mihael a lasciare l’unico uomo che gli era stato accanto in mancanza di suo padre.
 
Il ticchettare sul finestrino della macchina  dal lato del guidatore risvegliò Mail dallo stato introspettivo in cui era caduto.
Si voltò di scattò a fissare il vetro chiuso, dietro cui intravide la figura del ragazzo biondo che gli sorrideva e gli faceva l’occhiolino.
Un’ondata di sollievo e serenità lo travolse.
Si sentiva come un giovane fidanzato che impaziente ha da tanto aspettato la sua ragazza.
Oh, se Mihael lo avesse saputo!
Mail sganciò la sicura e il biondo aprì la portiera del posto del passeggero.
-Freddo stasera …- rabbrividì il biondo.
Era più vestito quella notte che in entrambe le due notti in cui si erano incontrati.
La camicia bianca immacolata sbocciava sotto un lungo giaccone scuro, le gambe di solito esposte sensualmente erano fasciate da un paio di jeans infilati negli anfibi neri.
-Sei davvero bello … stasera- sussurrò Mail, arrossendo.
Mihael si voltò e lo guardò intensamente alla ricerca di una risposta a quel complimenti.
Non ricambiava mai le belle parole.
Gli sorrise e avvicinò il viso chiaro al suo un po’ rosato dall’emozione.
Arrossire a ventidue anni.
Che cosa meravigliosa!
Le labbra posarono un casto bacetto sulla punta fredda del naso di Mail.
-Grazie.- disse il biondo sottovoce.
E il rosso sorridendo diede gas al motore.
 
 
Mihael guidava Mail in un intricato gioco di strade deserte e scabrose.
Un nascondiglio perfetto per Papà Bruce.
La mezz’ora passata ad evitare di finire giù dal sentiero ebbe i suoi frutti, conducendo i due giovani al covo dell’uomo.
 
 
Il viottolo che portava alla roulotte arrugginita era ricca di erbacce e ortiche rinsecchite.
I ciottoli scricchiolavano sotto le suole degli stivali di entrambi. Mentre un ansioso, silenzioso fracasso borbottava nelle loro menti.
 
La luna tonda, alta nel cielo, troneggiava sui loro capi facendo rilucere i crini, mentre i piedi già la destinazione avevano raggiunto.
-E beh … eccoci.- borbottò il rosso quasi deluso dal trovare quella lurida roulotte alla fine del tragitto.
Quasi si fosse illuso, per tutto il tempo, che aldilà di tutti quei ciottoli e quello ritiche non vi fosse lo squallido nascondiglio di un “protettore”, bensì una splendida oasi in cui amare tutta la notte il suo compagno.
Un rifugio un cui evadere dalle avversità.
Un paradiso senza alcuna difficoltà.
La mano bianca di Mihael bussò tre volte sulla portiera in metallo.
La risposta dell’uomo non si fece attendere. Riconobbe il segnale.
-Mihael!- ululò, l’uomo da dentro.-Entra pure, dolcezza!- la voce impastata dall’alcol irritò Mail, che per calmarsi si iniettò una bella dose di nicotina aspirando forte dalla sigaretta.
I due giovani fecero ingresso nella roulotte dove l’uomo si apprestò a chiudere alcune banconote in una cassetta verde guardandoli con sospetto.
-Chi è lui, bellezza?- chiese Taylor esitante, mentre la mano andava a cingere il calice con la vodka che giaceva su tavolino.
-Mail.- disse il biondo, con un’apparente sicurezza ad inondargli gli occhi chiari.
La tensione aleggiava sospesa tra i tre nella stanza poco illuminata.
Sguardi indecifrati.
Parole non dette.
Molto più.
-Non ho più bisogno di te, Bruce – disse schietto Mihael.
La voce fredda come il ghiaccio.
Le ancore sollevate e la via retta illuminata dinanzi al suo sguardo di cielo.
-Non voglio più il tuo sporco, misero denaro che mi costringi a guadagnare col mio corpo!- ringhiò Mihael, stringendo forte i pugni.
La tensione aumentò notevolmente, il silenzio si faceva rigido e palpabile.
 
I petali dell’Iris si strapparono, volando al vento. 














Note.
Oddio finalemente! Ho questo capitolo fatto già da 3 giorni e non potevo pubblicare >.< Mi dispiace ma gli imbianchini a casa non mi danno un attimo di tregua .
Spero vi piaccia e perdonate alcuni errori e segnalateli perchè vado davvero di fretta.
Ancora scusa.<3

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Capitolo 15
*** Lacrima ***


Gli occhi nocciola di Bruce lo scrutarono mentre la scintilla dell’alcol li faceva rilucere di una patina di lacrime.
Le labbra di tutti e tre sembravano rinsecchite e  mute in quel desertico silenzio che attanagliava i centimetri che li separavano.
-Quindi non hai più bisogno di me?- chiese l’uomo sollevandosi dalla sedia e allungando una mano a cingere la spalla di Mihael.
Il ghiaccio degli occhi del biondo scolpì il profilo dell’uomo e in particolare il suo viso arrossato.
Ne carezzò le labbra piene con lo sguardo, le rughe che non ne modificavano la bellezza che conservava dalla gioventù, gli occhi un po’ umidi per l’ubriachezza.
 
L’uomo che gli aveva fatto da padre.
Da carezza mancata.
Da ascolto che gli avevano negato.
Da buio in cui stava sprofondando
.
 
La sua tenebra e la sua luce.
La sua carezza e la sua sberla.
La vergogna e la quiete. 
 
Il ripudio di se stesso nato dall’orripilante ruolo che la vita gli aveva regalato.
No . Che Bruce gli aveva regalato.
 
 
-Si.   Andrò via con Mail.- disse freddo il biondo. Sciogliendosi dalla presa dell’uomo e accasciando il suo sguardo amaro negli occhi del rosso, afflitto dalla tensione che leggeva sul viso di Mihael.
Il biondo riportò lo sguardo su Taylor ma i riflessi dell’uomo furono troppo pronti.
Un ceffone lo compì sulla guancia.

Schietto.

 Rumoroso.

  Atto a risvegliare.

Quasi Bruce volesse riaccendere il bambino che in Mihael si nascondeva.
Quello che  tra le sue braccia lo faceva rifugiare indifeso, dopo una notte di violenza .
Quasi si illudesse che il suo Mihael si fosse addormentato o perlomeno che il suo animo fosse intorpidito dalla figura oscena e sciatta di quel ragazzo dalla zazzera rossa.

Il respiro del biondo si perse immobilizzato e restando sospeso a pochi millimetri dalle sue labbra.
Quello di Bruce aumentò,mutando in affanno.
La mano dell’uomo si aggrappò pesantemente a quella di Mihael tirando forte l’arto del giovane e catapultando il suo corpo magro contro la parete della lurida roulotte.
-Tu sei … mio … ricordi…?- ansimò forte Taylor mentre le mani andavano  a frugare sotto gli indumenti troppo coprenti del suo dipendente.
Mail scattò in avanti accorrendo per aiutare il suo compagno, ma la pronta canna fredda di una pistola gli si fiondò sulla fronte bollente di emozione.
 
Il respiro si spezza.

Il cuore perde un battito.
La goccia di sudore scivola silenziosa … timorosa di essere udita.

Cade  sulla giacca in un inudibile schiocco ,  che sembra assordare.
 
-Fai un solo passo e ti riempio la tempia di piombo .- disse serio, anche se non del tutto cosciente, l’uomo con la fronte imperlata.
Le lacrime si raggomitolarono agli angoli degli occhi smeraldini,  condensando la preoccupazione e l’impotenza di Mail.
La pistola restò vicina al capo del rosso mentre il membro turgido di Bruce andò a violare l’apertura di Mihael.
 
Lacerò il suo corpo, la sua anima.
L’ultima volta.

Suo.



Il suo fisico. Il suo sangue . Il suo sudore.
Tutto era di Bruce.
Anche il liquido seminale che inumidiva la virilità di Mihael, senza che riuscisse a sfogare.
 
L’orgasmo si avvicinava, per l’uomo, mentre le lacrime di disperazione di Mail venivano fuori, ferendo le guance e sferzando il cuore.
L’affanno dell’uomo aumentò mentre il suo organo si preparava al culmine del piacere.
 
Il battito cardiaco che accelera, la coscienza che svanisce … l’eccitazione che offusca la vista.
Tutto sembra così opaco e indecifrabile.
Il braccio sinistro di Taylor, quello che sostiene l’arma, si affloscia dolorante, mentre l’uomo se lo tiene distratto, travolto dai primi dell’orgasmo.

-Miha …- gli occhi si spengono e guardano fisso il viso del ragazzo.

Mentre una solitaria lacrima riga la gota di entrambi il piacere giunge.

E il cuore di Bruce Taylor si ferma.
 
 














 
 
Note:
Questo capitolo non mi convince affatto e … purtroppo è molto breve. Mi dispiace ma gli imbianchini mi stanno facendo impazzire >.<
Scommetto che non vi immaginavate Bruce bello … vero?
Beh … per Mihael lo è… spero che il capitolo vi piaccia lo stesso. ç_ç.
Un bacio.
HK 

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Capitolo 16
*** Addio ***


Il petto dell’uomo era scosso ancora dagli ultimi brividi di vita, il cuore animato solo un altro po’ dalla scintilla del respiro.
L’ultima iniezione di CO2 si immette nel muscolo cardiaco per trasmettere l’elettricità.

- Bruce … - sussurrò Mihael, la voce rotta dalla disperazione.
Il tono incrinato dalla parola ridotta ad un sussurro.

-BRUCE!- la forza che ritorna, cruda … fredda e crudele.
La realtà che incombe.
Mentre gli occhi vitrei dell’uomo si chiusero lentamente e il corpo si appesantì,defunto.

Il biondo si liberò con difficoltà della virilità dell’uomo che ancora ostruiva la sua intimità e badò ad appoggiarlo delicatamente sul pavimento della roulotte.
Le lacrime continuavano a rigare le guance di entrambi impotenti di fronte alla scura falce che aveva permesso a quell’uomo di sfregiare il suo corpo nell’alcol e nella crudeltà, nella vita crudele e criminale.
Era arrivata posando il suo scuro manto sul corpo di Bruce Taylor e il suo cuore non aveva retto.

-Diremo che il corpo è stato ritrovato fuori dalla roulotte … gli faremo i funerali e … - singhiozzò esitante il biondo mentre raccattava gli effetti personali dell’uomo e li chiudeva i una sacca che apparteneva al medesimo.
- Mihael , io … fossi in te … cioè per quello che ti ha fatto … - balbettò il rosso portandosi alle labbra la sigaretta spenta,- Io lo lascerei qui … a marcire … - concluse il giovane.

Ma Mihael si voltò di scatto irritato , lanciandogli un’occhiata truce.-Mail! Non è umanamente accettabile lasciare un corpo morto alle intemperie e le insidie della morte .- disse serio.
Gli occhi glaciali ridotti a fessure, le labbra serrate e i pugni chiusi accanto ai fianchi.
-Ma ti ha ferito … ti ha costretto a prostitu … - Mail gemeva con voce lamentosa, quasi quella situazione lo deprimesse e lo stesse fortemente abbattendo.
Il biondo lo interruppe alzando il tono di voce.

-Ma mi ha protetto! Mi ha fatto da padre! Mi ha accarezzato quando non c’era nessuno accanto a me!-

Le urla di Mihael sembrarono echeggiare e rimbalzare sul metallo della roulotte, zittendo completamente il rosso, che impotente cominciò a sollevare il corpo dell’uomo.
 
-Come spiegherai tutto questo? – chiese Mail freddo accennando col capo alla cassetta in metallo con le banconote.
-La getteremo dal sentiero … sono soldi che ha tolto ad altre prostitute. Di certo non a me … - borbottò assente il biondo, mentre aiutava il rosso a trasportare giù dalla roulotte Bruce Taylor.
-Come spiegherai il perché ci trovavamo da queste parti?- chiese ancora Mail.
-Diremo che ci siamo venuti per pomiciare … - sussurrò Mihael mentre un amaro sorriso gli increspava le labbra chiare.
Il rosso annuì e prese il cellulare per comporre il numero degli agenti.
 
 
 
La mattina seguente nevicò.
Mihael si svegliò nel caldo letto di Mail, con il corpo del rosso al suo fianco.
Si alzò per aprire le finestre e restò scioccato dal paesaggio.

Bianco.
La neve  copriva le case, gli alberi , gli steccati, le auto.
Tutto era un solo immacolato strato di neve fredda.

Ricordò che da bambino il suo papà lo portava fuori a giocare sul ghiaccio solidificato.
Pensò alla sua grande mano calda a cingere quella sua, più piccola, quando rischiava di scivolare.
Pensò agli occhi dolci e rassicuranti che lo guardavano quando ruzzolava giù senza farsi troppo male.
La neve.
Doveva esser nevicato ieri notte.
 
La sera precedente gli agenti avevano raggiunto il nascondiglio della roulotte e avevano riconosciuto Bruce Taylor come il boss che stavano cercando da una dozzina di mesi.
Lo avevano posizionato su una barella e avevano avviato la distribuzione dei manifesti.
Tutto era crollato nel buio baratro della morte. Tutto ormai era angoscia e putrefazione mentre la mente del biondo proiettava davanti a sé macabri scenari della morte di Bruce.
 
-Mihael?- chiamò la voce assonnata di Mail, interrompendo il flusso osceno dei pensieri di Mihael.
Il biondo si voltò di scatto e gli sorrise dolcemente.
-E’ nevicato.- disse come un bambino, mentre sulle guance appariva un lieve rossore di eccitazione e imbarazzo.
 
 


Anche la chiesa dove si svolsero i funerali era innevata.
Mihael e Mail sostavano all’entrata mentre il biondo si sfregava le mani per il freddo e il rosso terminava la sigaretta.
-Hai finito!? Mi sto letteralmente congelando!- chiese con un velo di stizza Mihael, mentre appoggiava le mani sulle spalle di Mail per scaldarsele del tepore del suo corpo.
-Fatto …- mugugnò il rosso abbandonando il cilindretto tossico nella neve fredda.
-Andiamo.-sussurrò amorevolmente il ventitreenne e lo prese per mano.
In chiesa non c’era molta gente, solo alcune donne anziane che frequentavano la parrocchia  e qualche uomo in giacca e cravatta.
Mail e Mihael non erano vestiti in modo formale , solo pesanti abiti scuri per scaldare il cuore e il corpo congelati dall’atmosfera  fredda e ostile.
Dinanzi all’altare, la bara scura di Bruce Taylor troneggiava mostrando il fisico rigido dell’uomo, accanto ad essa alcuni fiori.

   Degli iris. 























Note:
Premetto che questo capitolo non mi convince affatto.
Bene… a quanto pare sono riuscita ad aggiornare ^^ Non la vorreste adesso la neve? Io si … da morire.
Purtroppo da me fa ancora caldo >.<
Ok… non vi annoio u.u .
A presto.<3
HK 

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Capitolo 17
*** Fresco ***


Alla fine della messa funebre i fedeli furono trasportati sino al cimitero, dove la bara fu sepolta in un macabro, oscuro e senza luce, angolo sepolcrale.
La neve rendeva pallido e atono il connubio di marmo stagliato qua è là sul sentiero di pietra.
Nomi e croci sbocciavano nel bianco insieme ad immagini sante multicolori.
Le nuvole chiare coprivano ancora quel sole freddo che da esse temeva di sbocciare.
Tutta la coltre ovattata riluceva di magnifici, luminescenti raggi immacolati che cercavano di sfuggire disinibite dal pudico sole.
Il funebre corteo avanzava di curiosi osservatori del macabro mentre Mail fumava la sigaretta tra le labbra pallide di freddo.

-Potremmo anche andare. Quello che mi sentivo di fare l’ho fatto: partecipare alla sua messa.-  disse Mihael, freddo,mentre voltava le spalle al sotterramento della bara e si sistemava il giaccone nero.
-Come vuoi.- bofonchiò il rosso aspirando un altro sorso tossico.

I piedi producevano un suono morbido sulla neve accumulata che già accennava a sciogliersi con l’aumento della temperatura.
Varcato il tetro cancello scuro,  un nuovo raggio sembrò accoglierli entrambi.
Il sole perse ogni imbarazzo e sbucò fuori festeggiato dalle bianche nubi.
-Il sole.- sorrise il biondo, mentre il volto si girava e si illuminava di tepore.
Il profilo del naso perfetto sbocciava al centro del viso diafano , mentre gli occhi di zaffiri brillarono di propria luce  e i capelli si adagiavano sui contorni.

-Mihael …- domandò esterrefatto il rosso.
-Mh?- rispose il biondo guardandolo.
Mail si accostò al lui e gli prese il mento tra le mani, cingendo le guance con le dita.
Avvicinò innocentemente le proprie labbra, al sapore di tabacco, a quelle di Mihael, fresche di neve e sole.
Lasciò che si accarezzassero prima di far coincidere ogni punto della bocca rosea.
Quasi si appartenessero da quella notte.
Il calore ritornò ai loro corpi mentre le mani affondavano nelle pieghe dei giubbotti e la lingua accarezzava ogni angolo della cavità orale.

Tiepidi di eccitazione raggiunsero a malincuore l’auto rossa di Mail e si misero in moto sul sentiero di campagna sciolto dal sole.
Il vento fresco alitava sulle gialle dorate spighe e attraversava il finestrino semi -aperto carezzando le guance dei due giovani.
L’erba umida di neve sciolta si agitava leggiadra sotto le ruote della Dodge.Mentre un sole freddo faceva scintillare gli occhi di una patina lacrimale di commozione.
 
-Ehi, piccola? Che ne dici di prendere degli spuntini e andarcene in montagna?- chiese il rosso con la voce arrochita dal fumo.
Il biondo lo guardò in tralice con un finto broncio.

-Buona idea, checca!- gli rimboccò il biondo, con l’espressione imbronciata mutata in ghigno beffardo.
Mail gli sorrise bonariamente, mentre l’auto si rimetteva nel circuito urbano e si avviava al raggiungimento del primo pub.
La Dodge sostò di fronte ad una birreria che vendeva diversi spuntini per la pausa pranzo.

-Scendi con me?- chiese il rosso posando il suo smeraldino sguardo in quello zaffirino del biondo.
-Certo.- sorrise fin troppo gentile Mihael.
La porta si aprì con un sonoro tintinnare di quegli aggeggini che annunciano l’ingresso di un cliente.
Gli occhi dei due si adagiarono sulla poca gente che sedeva ai tavoli, mentre una canzone country faceva da sottofondo a quella nevosa mattina invernale.
 Mail si avvinò al bancone e comprò dei sandwich e qualche sacchetto di patatine fritte, mentre Mihael si accingeva a scrutare la vetrina in cui erano esposti gli attestati della proprietaria, che premiavano la lavorazione della birra.
-Pronti?- chiese il rosso dietro l’orecchio del biondo, il quale rabbrividì impercettibilmente.
-Si.- disse afferrando una delle due buste contenenti gli spuntini.

Il viaggio non fu lungo ma travagliato a causa dei pendii ripidi a  causa dalla neve sciolta.
-Ti piace?- chiese il rosso mentre tirava il freno a mano nella fresca, umida radura in cui si erano inoltrati.
Il biondo si guardò intorno .
Scrutò il fogliame, studiò la corteccia degli alberi, ascoltò il frusciare delle foglie.
Udì gli insetti stridere e gli uccelli cinguettare, mentre le narici erano invase dal dolce profumo di fresco.

-Si.- sorrise.
I due lasciarono l’auto e respirano a braccia aperte e pieni polmoni l’ossigeno puro.
D’un tratto un lampo folgorò la mente attiva del biondo che scattò in avanti cominciando una goffa corsa fatta di rischiati scivoloni sull’erba bagnata.
-Prendimi se ci riesci!- urlò pieno di vita il biondo mentre spariva ancora dietro il tronco di una quercia.
-Ti prendo,ragazzina!- ululò in risposta Mail scattando al raggiungimento.
Qualcosa gli diceva che il premio di quella gara sarebbe stato uno squisito bocconcino biondo.
 





























Note:

Ok… capitolo meno introspettivo e … più boh! Insomma è stata una cosa spontanea… non so perché ma è da prima dell’estate che avevo in mente la scena dei campi di grano ^^Mi dispiace se l’ultima frase è un po’ frivola ma volevo tornare un po’ al comico =D
Spero che vi piaccia <3 Penso che nel prossimo ci sarà un’altra lemon… oddio non ho la più pallida idea di come finirà e tra quanti capitoli >.<
Devo chiarire. U.u
Grazie di tutto! Grazie alle 8 preferite e alle 18 seguite! <3 E’ davvero un traguardo importante per me *-*
Un bacio.
HK 

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Capitolo 18
*** Mail ***


Il vento agitava la chioma e riscuoteva i timpani, batteva sui lobi e faceva tintinnare le ciocche sulla nuca.
Gli occhi cerulei al sapore di ghiaccio si scioglievano in una miscela di sale e desiderio, mentre il cuore e i polmoni si riempivano della vita che gli era stata negata.
L’abbraccio della natura che lo cingeva finalmente compagna e non triste destriero di notti cupe e violente.
Il sangue pulsava nelle vene e i piedi scalpitavano sull’erba fresca di brina.
Il sole  faceva capolino dal folto fogliame sul capo, risplendendo di raggi nel buio della radura.



-Mihael…- la voce affannata raggiunse i timpani pieni di adrenalina del biondo, che non accennava a fermarsi.
-Io fumo …- inspirò e poi ricacciò l’aria forte.- Non …posso … correre ..- sbuffò ancora.
Il biondo scoppiò in una cristallina risata e si fermò guardandosi le spalle e scrutando tra la vegetazione.
Dietro di lui solo il verde , il sole, il freddo.
L’inverno che lo aveva rapito.
E quello che lo aveva liberato .
Mail.
Il rosso sbucò da un cespuglio e annaspò tra i rami .
Gli occhi verdi, pieni di fibrillazione , luccicavano sulle guance rosate dallo sforzo.

-Ehi!   T-ti sei fermata, bionda!- sorrise dolcemente.  Senza provocazione .
Solo un’allegra allusione alla bellezza tale che lo rendeva degno di essere una donna.
Travolto da quel nuovo inverno che con sé aveva portato un importante messaggio, Mihael corse e lo strinse.

Lo catturò in un impacciato abbraccio costretto dai giubbotti spessi.
Lo cinse in una forte carezza delle mani fredde.
Mail.
Un fiore.
L’odore di tabacco che aveva intriso gli indumenti del rosso si miscelava a quello del l’iris che caratterizzava  il crine del biondo e i suoi abiti.

-Dolcezza …- biascicò il rosso, mentre tra le gambe il calore si accumulava e si diffondevano  nel corpo impulsi nervosi che facevano tremare le mani, sfioranti la poca pelle nuda.
-Mmh..?- inviò in risposta il biondo.
Le dita fredde di Mihael tintinnavano sulla pelle calda del collo di Mail, mentre la lingua accompagnava quei movimenti con brevi lappate.
Le mani si adagiarono piano sul petto del rosso invitandolo a sedere sull’erba.
-Ma è fredda …- protestò Mail, guardandola contrariato.
Il biondo avvicinò le labbra rosate dai baci all’orecchio del rosso.
-Arderà quest’erba,   tra poco.- sorrise malizioso.

Un’espressione così impudica.
 Un invito così osceno.
  Una provocazione così crudele.

Il membro pulsante di Mail si inumidì ed egli accettò di sedere sull’erba.
Mihael si sovrappose a lui coccolando il capo,il viso e il mento di dolci, casti baci.
Le mani si accingevano a liberare il corpo impaziente di Mail, dalla troppa stoffa che si era costretto ad indossare.
-Quanto cazzo di roba hai addosso!- si lamentò sorridendo il biondo, mentre con i denti tratteneva la sciarpa scura e con le dita sbottonava la cerniera della felpa.
-Te l’ho detto che faceva freddo.- borbottò il rosso con la voce incrinata dall’eccitazione.
-Se mi fai aspettare così vengo…- sorrise Mail mentre osservava il biondo inerpicarsi per i bui sentieri della sua canotta.
-Mmmh… soffri di eiaculazione precoce, dolcezza?- sorrise provocatorio il biondo, mentre faceva combaciare la schiena nuda del rosso sulla fredda erbetta della radura.
Il rosso rabbrividì.-No… ma se la tua espressione imbronciata è quella di una pornostar che aspetta l’amplesso …-

-Ehi …- lo colpì il biondo mentre sfilava di scatto jeans e boxer.-Eccoci!- sorrise , arrotolando la lingua all’angolo del labbro.
Mail gli sorrise dolcemente.
Non avrebbe immaginato mai di trovare cotanta perfezione in un corpo maschile.
Non si sarebbe mai aspettato di trovare la tranquillità in una amante così uguale a lui.
Gli sorrise di un sorriso al tabacco agrodolce e con gli occhi smeraldini.
Le labbra incurvate in una curva stupenda di affetto e completezza.

Amava Mihael.

Il biondo ricambiò con un sorriso provocatorio mentre con le mani fredde cominciava a cingere la già turgida e bagnata erezione di Mail.
Le mani gelide sulla pelle bollente erano un connubio afrodisiaco per i sensi già estasiati del rosso il quale, con i luccicanti occhi socchiusi e le labbra semiaperte, divaricava le gambe e si spingeva verso quel palmo che tanto piacere gli arrecava.
I gemiti più rochi non tardarono a giungere, quando le dita affusolate di Mihael solleticarono le ghiandole e stuzzicarono la strettissima apertura.
Mail spalancò gli occhi a quella particolare attenzione mentre dalle labbra fuoriusciva un ansito arrochito e le guance si arrossavano di un po’  di imbarazzo.
I denti perlacei del biondo fecero capolino dall’angelico malizioso sorriso che gli rivolse.

-Volevo provare .. –sussurrò giustificandosi mentre con entrambe le mani si ravviava le ciocche dietro le orecchi e si preparava calando le labbra sul membro svettante di Mail.
Gli occhi grandi e cerulei lanciarono un ‘ultima occhiata al rosso prima di cominciare a leccare sensualmente la punta.
Agonizzante di estasi,Mail sopportava quelle vergognosa tortura al quale in suo amore lo stava sottoponendo.
Inebriato dai gemiti del rosso, Mihael si accinse a prendere completamente nella bocca la sua erezione , suggendola per bene.
La stessa sua eccitazione pulsava contro i pantaloni scuri tanto da cominciare a dolere.
Con la mano sinistra sbottonò la patta e tirò fuori il membro accaldato per avere piacere a contatto con l’aria fredda.
L’orgasmo di Mail si gonfiava nel suo inguine, mentre piano il flusso si avvicinava alla punta.
In un roco sensuale gemito il rosso si liberò tra le labbra del biondo che, senza esitare, bevve tutto il suo seme.

-Mihael .. – gemette il rosso , mentre gli occhi lucidi di passione si accoccolavano sul corpo ancora non soddisfatto del biondo.
Il ventitreenne si denudò e spoglio di ogni veste si accucciò contro il corpo del ventiduenne, bisognoso di attenzioni.
I movimenti felini e sinuosi carezzavano Mail come la più grande e spietata delle provocazioni.
Il rosso posò delicatamente le mani sul petto glabro del biondo, carezzandone i piccoli bottoncini rossi e turgidi dal freddo.
La schiena bianca di Mihael giaceva a contatto con l’erba bagnata così come era stato per quella di Mail.
Quest’ultimo gli divaricò le cosce e inumidendosi un dito aspetto che questo si facesse strada tra le natiche calde e sode del biondo.
Dopo un adeguata preparazione durante la quale i primi umori aveva bagnato l’erezione di Mihael, Mail prese le giuste precauzioni e avvicinò la  punta all’entrata del biondo.
Il membro scivolò nel corpo rigido velocemente, mentre gli occhi del biondo si serrarono e le labbra si strinsero in una smorfia di fastidio.
Quando il corpo del ventitreenne fu pronto, Mail cominciò a muoversi piano in lui.
Sentiva scivolare la pelle cocente contro la sua .
Un incendio di sensi e palpitazioni tale da poter far esplodere il cuore di gioia.

-Mihael …- chiamò estasiato.
-Mh…- mugugnò il biondo che già ansimava del piacere della penetrazione.
-Ti amo.- si apprestò a dire prima di essere completamente ubriaco dell’orgasmo.
La lucentezza della commozione illuminò gli occhi del biondo.
-Mail…- sussurrò. Ma l’orgasmo era vicino e lui non faceva che battere e battere.

E colpirlo. Quel punto.
Quello che gli faceva perdere la testa.
Non riusciva a parlare.
Solo gemiti rochi e osceni dalle sue labbra.
-Io…- gemette.

Anche Mail, prossimo all’esplosione del proprio seme.
La voce si incrina.
Si spezza.Grida.
Gli argini si spaccano ed è un fiume di passione.
Mail.

Lo ami.













 
 













Note:
Ehi … eccomi! Oddio la scuola mi sta uccidendo >.< Spero che la lemon vi sia piaciuta <3 Ad ogni modo i nostri due cuccioli stanno raggiungendo la felicità!
Ultimamente riesco a leggere, recensire e rispondere poco e niente… cercherò di rifarmi presto. ^^
Un bacio e grazie mille! <3
HK
 

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Capitolo 19
*** Casa ***


Le ciocche dorate si fondevano nei fili d’erba, che abbracciavano familiari i corpi quasi del tutto coperti.
Le mani coccolavano la  gelida verdura, cinte in un caldo abbraccio dal tepore estraneo.
Gli occhi si erano incatenati al cielo bruciando di una fredda sintonia che li legava in un triangolo di inebrianti sensazioni che soffiavano quiete.
I panni leggeri lasciavano che la pelle avvertisse l’umidità del suolo, mentre essa s’insinuava nel cuore bagnandolo di affetto.
Nello stomaco quella strana sensazione di gorgoglio caratteristica della        fame?
 
 
-Ehi , rosso! Il mio stomaco borbotta …- alluse il biondo mentre il capo si voltava e il lobo andava ad appollaiarsi sull’erba fresca.
-Anche il mio, - sospirò comprensivo Mail    – Andiamo in macchina, ho preso delle schifezze che possiamo tranquillamente trangugiare sul sedile, al caldo .- Il rosso lo guardò attendendo risposta.
-Mmh … ok. Per me va bene.- acconsentì Mihael,mentre con foga si apprestava a coprirsi del cappotto e a drizzarsi in piedi oltre Mail.

Il rosso lo guardò sollevarsi e scrutò la sua figura alta e non proprio possente sovrastarlo solo per la posizione.
I capelli biondi gli coprivano spesso gli occhi, ma non faceva nulla affinchè quelle morbide fruste la smettessero di importunargli il viso.
Gli occhi lacrimanti di vento si ostinavano a fissare oltre la selva, che nascondeva l’auto rossa.
Le labbra erano serrate ma belle egualmente, mentre si incurvavano in un sorriso trasudante superbia.
 
-Beh?- chiese Mihael portando il ghigno e lo sguardo sul corpo rannicchiato di Mail.
-Ah … - il rosso si ridestò in fretta dal rasserenante sogno in cui lo versava il biondo e con sveltezza si ricompose gli abiti e si levò in piedi.
 
 
L’auto distava alcuni metri dopo della corsa e il freddo aveva intorpidito le ossa che ora si muovevano come in modo goffo.
Le ore erano passate in fretta, mentre il sesso aveva assordato riempiva i timpani ,  oscurato gli occhi e serrato le labbra (non solo in senso astratto).
L’ora di pranzo era ormai avanzata, perciò la fame si faceva fortemente sentire.
 
 
La Dodge sembrava trovarsi ad altre latitudini -rispetto al mondo, fuori-  lì dove l’aria condizionata scaldava i millimetri cubi d’aria e creava la condensa sui vetri gelati.
Erano le quattro del pomeriggio eppure il cielo si stava ormai colorando di rosa e le nuvole arrossivano in attesa della propria scena da protagoniste.
Il sole calava piano e impercettibilmente,  ma le foglie perdevano in modo evidente il luccichio di quel mezzogiorno.
Terminato il pranzo e rinchiusi in un sacchetto i rifiuti, l’auto ripartì contro il tramonto.
 
-Mail, tu lavori? – chiese il biondo puntando il chiaro sguardo sull’erba che verniciava il sentiero.
-Si … alle dipendenze,  in un pub che chiude intorno alle ventitré, da cui riesco a ritagliarmi il cibo e una frazione per gli hobbies –
Il biondo annuì.
-Potresti venirci a lavorare anche tu. Con me, dico … - balbettò il rosso,- Potremmo cercare degli annunci e trovarti un lavoro o magari .. insomma …- .
Mail borbottò qualcosa di confuso mentre il suo sguardo comprensivo e dolce  si adagiava sul corpo del biondo.
 
-Mihael tu … vivevi con Bruce?- domandò esitante.
- Mh … si. –tagliò corto il biondo,- Ma troverò in fretta una sistemazione e…-
-Ma di cosa parli!?- lo interruppe il rosso.- Dico … scherzi!? – l’aria scettica a caratterizzargli un’espressione buffa sul viso.
-Io… Mail ..- il biondo confuso, sorrise genuinamente e guardò curioso il rosso.
-Mihael tu vieni con me.- concluse il ventiduenne.
-No , Mail. Non credo.- il biondo voltò il viso e  cominciò ad armeggiare con il giaccone, mentre cercava di sfuggire al supplichevole sguardo del rosso.
-Mihael. Non posso evitare di vederti per troppo tempo. Prendi la tua roba dalla casa di Bruce e vieni a vivere da me.- il tono di Mail sembrava non ammettere repliche mentre il suo sguardo smeraldino si era fissato determinato sulla strada.

Il biondo puntò il proprio sguardo ceruleo sulla guancia bianca del rosso.
Ne seguì la curva delle labbra rosee e quella dello zigomo perfetto.
Analizzò le lunghe ciglia castane e scrutò il profilo dell’iride verde.

-Sei d’accordo, bionda?- chiese sorridendo Mail.
- Mmh … si. – rispose il biondo allegramente, non badando al provocatorio appellativo che gli aveva affibbiato il rosso.
-Perfetto!- sbottò Mail.
 


Mentre uno stupendo sorriso decorava le labbra di entrambi.
Mentre quel sole freddo calava piano e due bambini rinascevano.

Felici di poter giocare insieme.
E l’erba fluttuava scossa dal vento in quel campo di iris che si fondeva col tabacco. 






















Note:
Ehi ... rieccomi! Chiedo umilmente scusa perchè mi sono accorta solo ieri di non aver risposto alle recensioni del capitolo "Lacrima".
Spero di non aver descritto troppo velocemente le scene e .. insomma sembra buffo ma nonostante il funerale sia avvenuto di mattina,il viaggio in montagna ha coinvolto un po' più di tempo di quello descritto.
Per questo motivo i ragazzi sono tornati a casa al tramonto... sono sicura che questo mio ragionamento vi abbia confuso dunque concludo le note qui e spero che abbiate gradito il capitolo.

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Capitolo 20
*** Insieme ***


Ma io ho promesse da non tradire
e miglia da fare prima di dormire.
-Robert Frost-

  
 
La casa di Mail l’aveva già vista, c’era uno psichedelico disordine, quello in cui il giovane rosso si districava abilmente, tutto il giorno, quando non era a lavoro.
Sulle mensole vi erano diversi libri, manga e  fascicoli di istruzioni di videogiochi; questi ultimi rigettati un po’ dappertutto ( comodino, tavolino da caffè, forno microonde , e in altri nascondigli come il mobiletto del bagno).
Il frigo era fornito di cibo in piccole porzioni e le bibite consistevano in due birre in lattina e una bottiglia d’acqua da un litro.
Sopra il divano la giacca di pelle sonnecchiava da due sere prima senza che il padrone si degnasse di offrirgli un letto più appropriato quale un armadio o un appendiabiti.
-La tua casa è immersa nel casino più buio!- si lamentò Mihael, a voce altra dopo aver fatto una panoramica delle pessime condizioni in cui versava l’abitazione di Mail.
-Bene! Ci serviva proprio la mano di una donna allora! – sorrise il rosso e ghignò sadico.
Lo scappellotto del biondo lo colpì alla nuca mentre il ventitreenne si apprestava a ricoverare i propri bagagli in un posto adeguato in quel disordine.
 
 
 
Dopo poco più di due giorni la casa poteva godersi il benessere di un apparente ordine intricato, stabilito dall’intelletto di Mihael.
Ogni cosa poteva deliziarsi del propriohabitat in cui doveva essere riportata dopo dell’utilizzo.
Il frigo sembrava essere finalmente utilizzato come tale e l’armadio raccoglieva tutti i capi d’abbigliamento che fino alla settimana scorsa giacevano in giro per la casa.
I video giochi erano stati raccolti unicamente in un ripiano del tavolino per la tv, dove Mail li avrebbe trovati in ordine alfabetico.
Solo pochi pezzi di carta da giornale decoravano il tavolo della cucina dove Mihael sedeva, armato di un evidenziatore, alla ricerca di un lavoro con cui aiutare il rosso con le spese.
Era quasi una settimana che aveva portato la sua roba a casa di Mail e da sette giorni stessi, aveva impegnato il suo tempo libero , che ormai era tanto, a cercare un lavoro.
Di mattina usciva con Mail, oppure restavano in casa a leggere o a fare altre cose.
Di solito andavano al parco e guadagnavano qualche moneta come dog – sitters , ammiravano le vetrine, sostavano ad un Cafe e sorseggiavano una bibita calda.
 
Di sera, quando Mail era di turno, Mihael lo aspettava.
Si era amaramente reso conto di avere davvero bisogno di quel ragazzo.
Quando era solo in casa, la sera, le pareti sembravano allontanarsi e le stanze della casa sembravano sempre buie e sconosciute.
Forse era l’assenza di Bruce.
Da quando suo padre era morto, Taylor era stata l’unica persona di cui si fidasse Mihael.
Lo aveva coccolato, gli era sempre stato accanto e gli aveva dato luce lì dove c’era la tenebra.
Era andato a vivere con lui ed era consapevole che qualunque stanza visitasse appartenesse a Bruce e che quindi lui gli era vicino.
Poi le tenebre li avevano travolti e il buio si era impossessato della vita del biondo.
Il padre che se n’era andato mancava.       Lì.
Su quella strada che accecava con gli improvvisi bagliori dei fari.
Ovunque, ogni angolo lo spaventava. Gli veniva da piangere sul marciapiede e la sua mente chiamava il nome di Bruce.
 
Mail era stata la sua ancora.
La corda oltre quell’oscuro burrone in cui era caduto.
La mano calda si era protratta verso la sua fredda e magra, tirandolo fuori.



 
 
 
Adesso che Bruce era morto, il bisogno di aver Mail accanto cresceva, quando lui non c’era.
La paura gli attanagliava il petto e più volte le lacrime gli gonfiavano gli occhi.
Si rinchiudeva nella prigione del tavolo da cucina intento a concentrarsi sul lavoro, perché le altre stanze lo spaventavano.
 
 
Quella sera Mail tornò a casa e spazzò via dal giaccone i soffici chicchi di neve e si asciugò le suole degli anfibi sul tappeto all’uscio.
-Ehi!Amore!-
Ogni sera, bastava quella voce, dopo la chiave nella toppa, a far saltare in piedi Mihael, che raggiungeva la porta per stringere a sé quel calore che gli era mancato tanto.
Spesso si diceva di controllarsi, ma era più forte di lui.
Più grande di lui.
La felicità che provava nel vedere gli occhi verdi della fine delle sue paure era abissale.

-Tesoro! Quanto affetto! - sorrise il rosso, carezzandogli con le mani  fredde la chioma morbida.
-Ho una notizia stupenda!- gioì Mail.
-Ah si…? - chiese Mihael cercando di ricomporre il proprio orgoglio, mentre sulle guance apparivano un po’ rosate.
-Eh,  si! Senti un po’.- il giovane si spogliò del giaccone, appoggiandolo all’appendiabiti e cinse le spalle del biondo, accompagnandolo sul divanetto, di fronte alla tv.
-Dunque . Oggi Duke, il ragazzo che lavora al pub con me, ha litigato con Ted- il mio capo- e…?- gli occhi allegri del rosso si puntarono il quelli curiosi e languidi del biondo.
-E…? – Chiese Mihael con un sorriso a curvare le labbra sottili e chiare.
-E si è licenziato! – annunciò Mail, quasi fosse la notizia del secolo. Infatti  la sorpresa sul viso del biondo era palese. – Ted cerca un nuovo dipendente e…?-
-E…?- chiese ancora Mihael con la voce gonfia di eccitazione.
-Gli ho già parlato di te e domani farai una prova, ma credo che tu sia già ammesso!- il rosso sorrise e strinse tra le braccia attorno al collo del biondo.
 
Quella sera si brindò al nuovo lavoro di Mihael.
E si brindò alla nuova vita che li attendeva.
E si danzò col corpo per la speranza di compiere insieme, per sempre il cammino che li aspettava.
In un giuramento di amore, fede e complicità.
In cielo e in terra come saetta.
 

Bianca quella notte di Pittsburg.
Bianca la neve in cui sboccia il viola iris.
Bianca quella neve tra il tabacco fumante. 



















Note:
Ok... purtroppo questo è l'ultimo capitolo della fic, prima dell'epilogo ^^ Spero comunque che abbiate gradito tutta la storia e vi ringrazio sinceramente tutte.
Del sostegno che mi avete dato e delle bellissime parole che avete digitato. Grazie, davvero.

HK

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Capitolo 21
*** Lassù ***


Pioggia di lacrime che 

sulle contaminate vie cade.


E quando i ragazzi di tutti corrono     sulla strada

Un’altra auto si ferma e chiede un servizio

Tu. Giovane, rispondi a questo servizio.

Tu .Un’altra vita.

Tu .Un altro abbraccio.

Tu. Un altro rimpianto.

Troppo sangue, troppa violenza altri dollari!

E tu, giovane inesperto sali su un’altra auto
      
      solo per una notte come tante.



  E le tue mani si sbucciano .

    E il tuo cuore a freddo.

      E il tuo corpo chiede pietà.

Nella notte di bagliori e nuvole nere,

la pioggia ti batte sui capelli, ragazzo,


mentre due giovani innamorati uniscono i capi .

e le cremisi ciocche si mescolano con quelle dorate

in una notte di passione.


Mentre tu
attendi nel buio.


Tu. Ragazzo solo.

Tu. Solo e inesperto.

Aspetti sulla strada …

Ma stasera non verrà nessuno

A salvarti.

Perché sei piccolo.
   

     Piccolo davvero.

              
                   Visto da Quassù.













 
 
















Note:
Dunque è giunto il termine di questa fic.
Vi faccio presento che il giovane inesperto è un altro sfortunato qualsiasi della strada.
Un po’ come Mihael. A mio parere queste ragazze o ragazzi (a seconda della società), nel buio attendono sempre nella speranza di trovare una carezza sincera.
Beh l’allusione alla fine si basa sul paradiso che stanno ormai vivendo invece Mail e Mihael che è tanto grande da non permettere loro di vedere altro se non il loro amore.
Purtroppo è una frase egoistica ma mi è venuta in mente ieri sera mentre ancora scrivevo il capitolo “Casa” e mi è piaciuta tanto. E beh ... che altro dire... infondo qualcuno che già mi leggeva sa già che adoro i finali drammatici. ^^
Insomma la poesia è una rivisitazione di quella del primo capitolo (quella che scrissi a scuola) cambiando anche la terza persona in prima.
Vi ringrazio, infine di tutto!
A presto, spero.
HunterKeehl *

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