Lui, lei, l’altro di kiara_star (/viewuser.php?uid=58219)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lui ***
Capitolo 2: *** Lei ***
Capitolo 3: *** L’altro ***
Capitolo 1 *** Lui ***
Che dire,
questa è una storia su uno dei triangoli più
celebri di One Piece: Zoro-Nami-Sanji.
Io
però non c’ho mai scritto nulla, e siccome
ultimamente sono in vena di “sperimentazioni” ho
provato a scriverne una anche io.
Ovviamente è una visione del triangolo tutta
personale, poi ognuno lo vede come vuole. Che bella la
libertà di pensiero...
Sono
solo piccoli capitoli (giusto per prenderci la mano), 3 nella
fattispecie.
Chissà
se in futuro, possa scriverne altre ^-^
Spero
sia di vostro gradimento.
Grazie
per l’attenzione e buona lettura
P.S.
Scusate il titolo alquanto banale u///u
Kiss
kiss Chiara
_________________________________________
Lui,
lei, l’altro
Lui
Lunghi
minuti erano passati da quando Zoro aveva lasciato la cucina. Sanji era
rimasto tutto il tempo con le mani nell’acqua insaponata, lo
straccio infilato in un bicchiere che ormai si era consumato.
Il fumo bigio saliva
stanco dalla sigaretta e lo sguardo nascosto dal ciuffo biondo si
perdeva sulla schiuma fra le dita.
Lentamente, quasi
fosse un automa, il cuoco continuava a strofinare la bianca ceramica.
Lui che per amore
aveva sempre giocato tutto, era sempre stato pronto a sacrificare ogni
cosa, anche la più preziosa, sentiva in quel momento una
totale, spaventosa apatia.
Rabbia, dolore, odio,
ira, gelosia, dannazione... avrebbe dato anche una sua mano per poter
provare almeno una di quelle emozioni, ed invece nulla.
La donna che da sempre
aveva amato si stava allontanando sempre più, la vedeva
scivolare via senza poter fare nulla, senza realmente voler far nulla.
Ma in fondo, non gli era mai stata così vicino come forse
lui aveva ingenuamente creduto.
Zoro era stato chiaro,
ma lui non gli poteva davvero credere....
- Ascoltami bene cuoco. Io non
sono il tipo da relazioni! Nella mia vita ho uno scopo molto importante
e non permetterò a nessuno, tanto mento ad una stupida
ragazzina, di cambiare il mio percorso -
poi le dita strette a
pugno di Sanji si erano schiantate sul freddo mento del compagno. E con
i denti digrignati, tanto faceva male anche solo respirare, aveva
sputato parole sporche di sangue.
- Nami-san non è una
stupida ragazzina. Lei ti ama e tu... tu dovresti solo ringraziare il
cielo per la fortuna che ti è capitata, stupido spadaccino
merdoso -
ma gli occhi azzurri
carichi di rabbia si specchiavano in iridi nere e ferme.
Incapaci di
trasmettere alcuna emozione.
- Non te lo ripeterò
due volte. Io non l’amerò mai. Ficcatelo in quella
stupida testa ossigenata! Non c’è posto nel mio
cuore per lei! – e ferivano come le lame che
portava al fianco quelle frasi urlate senza pudore.
Il cuore di Sanji si
fermò. In quel momento forse l’aveva spento per
sempre. Abbassò il capo mentre i passi decisi di Zoro
lasciavano la stanza.
Poi, più
nulla.
- Ehi Zoro vedi
qualcosa? – la voce del capitano arrivò su fino
alla coffa, dove lo spadaccino era intento ad allenarsi.
- No Rufy, se avessi
visto qualcosa te l’avrei detto, ti pare?! – Zoro
era particolarmente nervoso quella mattina, Rufy l’aveva
avvertito chiaramente.
- Lascialo perdere, lo
sai che tipo è - ed Usopp non era in vena di preoccupazioni.
Con occhi chiusi e
muscoli tesi, lo spadaccino era in piena meditazione.
Perso nei suoi
pensieri. La sua forza sarebbe dovuta aumentare, non poteva perdere
neanche un respiro in cosa vane, stupide, relegate ai deboli.
Sentì
ugualmente i suoi passi. Ormai ne era abituato.
- Che ci fai qui?
– non riaprì le palpebre, non c’era
bisogno di verificare con gli occhi nulla che già non
sapesse.
- Io.. volevo solo
parlarti – quell’intenso odore di mandarino,
diveniva quasi nauseabondo. Non lo aveva mai sopportato troppo. La
degnò di uno sguardo mentre rilassava i muscoli.
- Dimmi –
sospirò.
Le labbra di Nami si
schiusero lasciando uscire solo aria.
Zoro la
riguardò e lei sussultò appena. Lei, la donna
tutta d'un pezzo che non si era lasciata intimorire da nessuno, Arlong
compreso, rischiava di cadere sulle sue stesse ginocchia per un solo
sguardo. Ma era Nami, niente poteva davvero abbatterla. Era quello che
aveva sempre mostrato, quello che avrebbe continuato a mostrare a tutti.
Cercò
sicurezza, la trovò e lo guardò fisso.
- So che hai parlato
con Sanji-kun – la sua voce non tradì
l’emozione sfuggita prima.
- Quel cuoco non sa
impicciarsi degli affari suoi – si alzò Zoro e
recuperò l’asciugamano a terra.
Quel dannato cuoco
ottuso...
- Beh quello che
volevo dirti è che Sanji-kun è sempre
esagerato... non so cosa ti abbia detto.. ma sono certa, che lui abbia
frainteso – il vento soffiò forte sbattendo sulla
finestra chiusa.
Forse era in arrivo
una tempesta.
- Non farti problemi,
quando parla quel cuoco non sto mai troppo attento a quello che dice -
Zoro la sorpassò e gettò l’asciugamano
a terra. Prese un grosso attrezzo ginnico e lo impugnò forte.
Sanji sapeva essere
davvero patetico alle volte
- Se hai finito.. io
dovrei allenarmi – poche altre parole, poche altre bugie e
Nami scese giu. Mise i piedi sull’erba e si lasciò
schiaffeggiare dalle raffiche di vento.
Che stupida che era...
forse solo adesso capiva quanto avesse sbagliato.
Aveva sempre temuto di
non essere capace di provare un simile sentimento. Era un egoista, ma
aveva imparato a sue spese che esserlo voleva dire sopravvivere. Era
una ladra, una persona che usava gli altri solo per i suoi fini. Per
anni aveva creduto che fosse l’unica cosa che era capace di
fare. Poi Rufy era entrato nella sua vita e vi era entrato anche lui.
Maledetto... egoista
forse anche più di lei.
Ma il suo cuore per
una sola volta aveva voluto fidarsi! Che c’era di male? Che
c’era di male ad amare, a lasciarsi andare, a sentire il suo
cuore battere per qualcosa di diverso dalla vendetta,
dall’odio. Che c’era di male se le sue mani avevano
voluto stringere quelle di qualcun altro e aveva lasciato che baci
crudeli la divorassero. Che c’era di male in tutto questo?
Nulla... ad occhi esterni, nulla. Eppure faceva male come non mai, come
non aveva fatto neanche portare quel tatuaggio. Male come solo
l’amore può fare, tanto da farti soffocare, ma non
abbastanza da ucciderti.
Lui... che di
quell’amore, ne era conscia, non sapeva che farci...
Sentì due
grosse lacrime rigarle il voltò. Le asciugò e si
diresse nel suo studio lanciando uno sguardo al cielo.
Era in arrivo una vera
tempesta.
To be
continued...
|
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Capitolo 2 *** Lei ***
Lei
Le vele
erano sistemate, le cime erano al loro posto. Tutte le direttive erano
state eseguite alla perfezione.
- Ok ragazzi, stanotte
preparatevi a ballare un po’ – sorrise Nami ai suoi
compagni. Rufy saltò sulla sedia e iniziò ad
esultare, Usopp invece sbatté la testa sul tavolo in preda
ad una vera e propria crisi depressiva.
- Finiscila di fare
l’idiota, Usopp! - il ringhio della navigatrice
provocò un’allegra e divertita risata del
capitano. Di spalle Sanji, intento a cucinare, pareva ascoltare tutto
senza troppa attenzione.
Lo aveva sempre
sospettato, era stata una voce fastidiosa nella sua testa ormai da
tempi immemori. Sempre lì, pronta a sussurrargli cose
sbagliate, sciocche ipotesi, impossibili congetture. Mai avrebbe
creduto fosse realtà. Uno stupido gioco delle sue paure, non
poteva essere vero. Poi l’aveva visto, li aveva visti con i
suoi stessi occhi.
- Finalmente Zoro, sei
dei nostri – il rumore della porta che cigolava precedette le
parole di cappello di paglia. Poi stanchi passi, una sedia che si
spostava, il suono delle katane che tintinnavano fra di esse, un sonoro
sbadiglio. In tutto questo, il cuoco non era ancora riuscito a voltarsi.
- Allora Sanji,
è pronto? – un sì falsamente sicuro
lasciò le sue labbra insieme al fumo. Prese i piatti e le
pietanze e servì tutti. La sua Nami-san per
prima.
- Spero ti piaccia
– quanto faceva male sorridere, quanta sofferenza
c’era in quella dovuta gentilezza.
Il suono delle posate
sulla ceramica, il bofonchiare di Rufy e Usopp, la sottile risata di
Robin e il friggere della cola di Franky. Più forte di
tutti, il rumore del sakè che scivolava veloce nel bicchiere.
Sanji
mangiò silente, non era davvero in grado di poter fare di
più.
- Ancora Sanji!
– quante donne aveva adorato... quante erano state
accarezzate dalle sue mani... a quante di loro aveva giurato una
fedeltà pressoché inesistente. Nessuna di esse
era entrata davvero nel suo cuore, sempre controllato, attento a non
cadere, ben custodito nelle sue forti catene di inquietudini. Non
sarebbe stato mai facile portarglielo via, lo aveva sempre amaramente
creduto. Solo una ladra astuta sarebbe potuta riuscire
nell’impresa. E l’ironia del destino, come ben
noto, poteva essere davvero beffarda.
- Vuoi che ti dia una
mano Sanji-kun? – scosse la testa e sorrise.
- Non preoccuparti
Nami, finisco di sistemare la cucina e vado a letto – la vide
sorridere a sua volta. Dolci come il miele quelle labbra, aspre come un
mandarino acerbo allo stesso tempo. Le aveva potute assaggiare poche
volte, ma in quel momento sentiva che forse non ne aveva mai assaporato
il vero gusto. Non era destinato a lui.
- Mi raccomando Usopp,
non nasconderti e fai la guardia come si deve – la voce della
navigatrice, pungente come uno spillo si conficcò nelle
orecchie del povero cecchino, che abbassò ancora il capo
negrino e annuì debolmente.
Nel frattempo era
iniziato a piovere, una leggera pioggia che sarebbe di certo aumentata.
Il vento soffiava senza sosta dall’intero pomeriggio.
Quella notte avrebbero
ballato sul serio.
- Ehi,
c’è dell’altro sakè?
– a quelle parole Sanji rischiò di rompere un
bicchiere con le dita.
Indegno! Maledetto
indegno....
-
C’è ancora ... – prese un respiro per
non far spezzare quella frase fra i denti. Avesse potuto ucciderlo,
l’avrebbe fatto senza esitazioni, eppure qualcosa glielo
impediva. Ma forse era solo il troppo rispetto che portava a Rufy a non
permettergli di rendere realtà le sue sanguinarie
intenzioni...
- Forse
c’è ancora qualche bottiglia nella credenza a
destra – lo guardò negli occhi. Pochi attimi e poi
scostò lo sguardo. Non meritava nulla!
- Ok! Allora buona
notte! – con la sua allegra risata il capitano
uscì dalla cucina portandosi dietro uno sconsolato Usopp.
Gli altri erano già andati via, Nami-san, era già
andata via.
Il vetro
picchiò sul legno del tavolo. Ancora il rumore trascinante
del sakè che bagnava il bicchiere.
- Ehi tu –
Zoro si girò verso il cuoco che però aveva
pronunciato quelle parole senza voltarsi.
- Cerca di non
finirtela, è l’ultima – finalmente gli
occhi azzurri di Sanji si specchiarono in quelli neri di lui.
- Non preoccuparti...
non ho troppa voglia di bere stasera – perché
quello stupido insensibile spadaccino da quattro soldi era stato scelto
dal suo cuore? Che poteva darle lui? Uno stolto guerrigliero incapace
di una qualsiasi gentilezza. Rozzo, primitivo!
Un fottuto misogino!
Maledetto, maledetto,
maledetto bastardo!
- Quando te ne vai,
chiudi bene la porta della cucina... Non voglio che Rufy si faccia
fuori tutte le provviste - gettò lo straccio nel lavandino e
strinse fra i denti la sua fedele bionda. Le mani sprofondate nelle
tasche. Il suo cuore perso ormai in chissà quale girone
infernale.
Le iridi nere di Zoro
lo videro sparire dietro il legno della porta. Incollò le
labbra alla bottiglia e fece un profondo sorso.
Una.. due... tre ore.
Era rimasto immobile
lì, a bere. Ormai non c’era rimasto molto se non
il lascito sul fondo di vetro.
- Che ci fai qui?
– sospirò quando una sagoma comparve sulla porta.
- Veramente.. credevo
di trovarci Sanji... la luce era accesa... di solito lui... - le parole
si spensero per qualche attimo
- Beh potrei farti la
stessa domanda, Zoro - i loro occhi si incontrarono. Quelli
di Zoro erano ridotti in due sottili fessure.
- Il cuoco... lui
prova qualcosa per te.. lo sai questo? – si alzò
lo spadaccino dirigendosi verso di lei. Nami non aveva scostato neanche
per un secondo i suoi occhi nocciola da quelli dell’altro.
- Sì lo so
– ammise quando ormai la figura possente del compagno le era
di fronte.
- Non è un
gioco pulito il tuo... sai anche questo immagino – pochi
attimi di silenzio. Nami annuì e fece un passo verso di lui.
- Neanche il tuo
– già. Neanche lui stava giocando lealmente, ed
era una verità che lo spadaccino stava ancora cercando di
accettare.
- Sanji-kun... lui
è davvero una persona splendida - il nocciola si
riempì di lacrime. Fece fatica a trattenerle e le
lasciò scivolate sulle guance.
L’indice
dello spadaccino si poggiò sotto il suo mento e lo
sollevò appena.
Le lunghe ciglia nere
bagnate, le gote calde e arrossate, le sue labbra umide di salate
lacrime che vibravano ad ogni singhiozzo. Il cuoco avrebbe sentito il
cuore spaccarsi a quella vista ma lui, Zoro, non provava
quell’emozione. Non avrebbe mai potuto provarla.
Poggiò le
labbra sulla sua bocca tremante. Ne assaporò la sofferenza,
il senso di colpa, un’insospettata vergogna.
- Io ti odio per
questo – le sentì sospirare.
Le mani iniziarono a
vagare, la sua pelle, il suo calore, il suo pazzo desiderio.
Le stava facendo del
male.
Quando lei ansimava,
gemeva di piacere al suo tocco, lo implorava di non lasciarla andare
ancora, la stava ferendo.
Ogni volta che
l’aveva cercato e lui aveva aperto la porta, ogni volta che
era stato lui a cercare lei, ognuna di quelle volte in cui i loro corpi
si erano uniti senza vergogna, lui stava solo giocando sporco.
Mentiva, mentiva, e
poi mentiva ancora.
Ed era un circolo
vizioso.
Sapeva di sbagliare, e
non riusciva a non farlo, sapeva di farle del male eppure non provava
rimorso.
E di tutto questo Zoro
ne era così cinicamente conscio.
La guardò
dormire dolcemente, con il respiro regolare e le labbra socchiuse.
Così, tranquillamente poggiata sul suo braccio. Avrebbe
voluto stringerla a sé, o meglio avrebbe voluto provare
desiderio e piacere nel farlo.
Ma non ne era in grado.
Io non
l’amerò mai...
Provò
comunque ad avvolgerle il braccio attorno alla vita ed avvicinarla al
suo petto.
Non c’è
posto nel mio cuore per lei...
Riuscì solo
a disegnare nella sua testa la nuca bionda di quello stupido cuoco.
To be
continued...
_________________________
Un grazie a chi
ha letto e recensito (e preferito e seguito e solo letto e tutto
ciò che si possa fare con una fic XD)
Ho ricontrollato
nuovamente anche il cap precedente e l’ho corretto (spero di
non aver lascito indietro qualche errore >.<)
^-^ Grazie a tutti per gli appunti.
Non avendo una
beta mi sfugge sempre qualcosa (u///////////u) scusaaaatemi
>.<
Grazie a Bio che
mi ha dato il bentornato, mi fa tanto piacere che qualcuno abbia
sentito la mia mancanza, ora posso gongolare in Chopper-mode XDDDDD
Credo che si sia
capito che il mio animo ZoSan non se ne sta in soffitta ad ammuffire ma
è sempre qui a farmi compagnia XD però vi avviso,
non sperato troppo in un lieto fine U_U... lo so che sono cattiva, ma
la vita è cattiva è_é
Sbarellamenti a
parte, spero abbiate gradito anche questo secondo atto.
Alla prossima con
l’ultimo capitolo (augurandomi, di non deludere nessuno) ^_^
kiss kiss Chiara
P.S. Annotazioni e correzioni sono sempre ben accette ^____^
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Capitolo 3 *** L’altro ***
L'altro
I fili
d’erba erano ancora bagnati dalla notte di pioggia e vento
che aveva imperversato in quelle lunghe ore. Robin si vide allungare un
bicchiere di the caldo.
- Non stare troppo
fuori Robin-chan, non vorrei prendessi freddo – la mora
accarezzò le dita bianche accettando sorridente quella
gentilezza.
- Grazie –
Vide il compagno
poggiarsi sulla balaustra e perdersi con gli occhi al mare, ora calmo
ma che era capace di nascondere dentro il suo silenzio ogni
inquietudine.
E lei sapeva.
Sagace e acuta come
sempre, non aveva chiesto né voluto risposte. Solo ascoltato
e osservato nel suo angolo, ed era così assordante
l’infrangersi di un cuore.
Come piccole perle le
lacrime che vedeva celarsi dietro gli occhi dei suoi compagni. Compagni
di vita e di lotta, compagni nel suo dolore e nella sua rinascita,
compagni che l’avevano presa per mano e le avevano ridato
speranza e fiducia, e ora lei, non sapeva come ricambiare.
- Sanji – il
volto del cuoco si riempì di obbligata cortesia mentre le
sorrideva, mentre Robin sapeva, aveva solo voglia di nascondere il
pianto nell’orizzonte che li avvolgeva.
Lo guardò
nelle iridi celesti e per la prima volta si vide impotente. Non aveva
parole, nessuno dei suoi cari libri riportava una parola, che fosse una
sola, capace di ridargli un sorriso sincero. Spostò lo
sguardo al mare, che sapeva calamitare i cuori irrequieti, le anime che
sanguinavano. Il mare che lei non poteva abbracciare ma solo amare.
Quel mare da cui aveva imparato ad ascoltare e capire ma senza
pretendere di saperne troppo.
- Il mare dopo una
tempesta... è davvero bello, non trovi? – Sanji
annuì stringendo forte con la mano il legno.
- Sì
Robin... è bellissimo – seppe solo sospirare. Lui
che quella tempesta doveva affrontarla ogni giorno e ad ogni respiro
era una sconfitta di più.
A pochi metri,
palpebre sigillate per celare lo sguardo, respiro regolare per non
lasciarsi sbilanciare da nulla. Forte e freddo come una statua di gesso.
Il sole era tiepido,
ma sulla pelle pareva bruciare. Stavolta fece fatica a ingoiare un
sospiro. Aprì un solo occhio e lo diresse verso le due
sagome, verso quel sorriso falso e quelle bugie che riusciva a udire
nonostante la distanza.
Com’era
palese la misera condizione in cui stava sprofondando e
com’era difficile accettarla, il solo provarci era a dir poco
devastante. Mandò giù il grappolo di
collera che si era fermato in gola. Lo mandò giù
con tutte le grida che udiva nel cervello e con tutte le
realtà che non aveva più alcuna voglia di
guardare. Richiuse gli occhi, ma il suo udito non poteva essere
annullato. Acre e ispida la sua voce, le sue parole che giungevano a
lui sorrette dal vento...
Per quanto non
volesse, per quanto si fosse sforzato di allontanarlo, era disarmante
il modo in cui i suoi occhi, le sue orecchie e talvolta i suoi stessi
pensieri venissero come magnetizzati da lui. Dalla sua
semplice e apparentemente innocua presenza, dai suoi gesti, da una
parola masticata con il filtro della sigaretta. Ed erano incontabili le
ore che aveva sostato davanti a quella porta fingendo di riposare, solo
per sentire il rumore dei passi che vagavano fra i fornelli solo per
sentirne i profumi...
Faceva male il suo
sorriso che mai gli era rivolto, e faceva incredibilmente male il modo
in cui gli aveva urlato di amarla. Lacerava l’anima ancora
prima del cuore quel sentimento così mal riposto, che mai
avrebbe ricevuto indietro, e quel mai era feroce come le zanne di una
tigre.
Avrebbe dovuto ferirlo
e ferirlo ancora per poter pareggiare i conti, per fargli provare
almeno in minima parte ciò che nel suo cuore ardeva da
troppo tempo. E Nami c’era andata di mezzo. Lei, croce e
delizia dei suoi problemi. Come un paradossale errore celeste. Come un
gioco di ruoli che nessuno aveva chiesto, ma che era costretto a
giocare fino alla fine, fino a che uno di loro non si fosse arreso,
anche se infondo nessuno ne sarebbe uscito da vincente.
La sentì
avvicinarsi e vide quegli occhi azzurri raggiungerli come due fari.
Pochi attimi gli furono consentiti per perdervisi dentro prima che gli
venissero negati ancora una volta, mentre lo vedeva rientrare in cucina
e sparire. Come ogni dannatissima volta.
- Credo che Sanji-kun
mi odi – quella voce pareva rotta eppure lei era sempre stata
forte. Non si preoccupò di guardarla.
- Come se quello
lì ne fosse capace – un mezzo sorriso,
più una smorfia cattiva che lei vide disegnarsi su quelle
labbra sottili. Quante bugie sapevano dire quelle labbra. Menzogne che
ferivano come ogni bacio che riusciva a rubargli solo
nell’ombra della notte. In
quell’oscurità amica, che non pareva voler dare
giudizi. Si strinse le braccia attorno al petto Nami e strinse i denti
pregando affinché lui non si accorgesse che stava per
cedere, che stavolta non poteva mantenere la maschera.
- Ti serve qualcosa?
– domanda crudele la sua, quel tono freddo e neanche si
degnava di guardarla!
Ringhiò un
insulto e andò via. Solo allora, quando sentì i
passi farsi lontani, quando non c’era più nessuno
nei paraggi. Solo allora si concesse di aprire gli occhi. Si
alzò e diede le spalle al mare, all’oceano che era
un po’ casa sua.
Da quando si era preso
l’ardire di giocare con gli altri? Di trattarli come si
sentiva, così da renderli un po’ più
vicini, perché un dolore comune pare far meno male.
Eppure lui del dolore
non ne aveva mai avuto paura. La sofferenza ed il sangue, i suoi
alleati, ma quel male non poteva guarire con dei punti. Non esisteva
medicazione per cicatrizzare un cuore sanguinante.
Il suo obiettivo, le
sue promesse, era quello che gli permetteva di andare avanti.
Alzò lo
sguardo fino ad allora relegato al pavimento e vide quella chioma
bionda smossa da vento. Il fumo salire alto nel cielo e
l’azzurro gelido penetrare la pece dei suoi occhi
- Ti sarei grato se ti
degnassi di venire a tavola – avesse potuto fermare il tempo
l’avrebbe fatto. Si sarebbe perso nell’odio che
proveniva da quell’esile figura dinanzi a sé, si
sarebbe inebriato della sofferenza che gli provocava la consapevolezza
di non poterlo mai avere. Come un masochistico svago. Il dolore,
l’unico che paradossalmente poteva purificarlo dallo
squallore in cui si sentiva annegare. Il dolore per esorcizzare il
dolore.
Non aspettò
risposta, vide la sua schiena nera andare via e come fosse un semplice
aquilone sorretto dalle correnti d’aria gli andò
dietro. Dietro i suoi passi lenti, dietro il silenzio che lo avvolgeva,
dietro quell’odore di nicotina tanto amaro quanto
annebbiante. Dietro le sue bugie e le maschere, dietro quel desolante
sentimento che in un modo o nell’altro li rendeva simili.
In cucina gli occhi di
Nami erano fissi sul piatto, persi anch’essi
nell’oblio. Si sedette e aspettò. Lo vide sedersi
qualche posto più in la.
Rufy e Usopp, e poi
Chopper e Franky... Robin... nessuno di loro....
Erano tutti compagni,
tutti uniti da un unico filo rosso, ma nessuno era più unito
di loro tre.
Tre cuori sfasciati,
tre anime grondanti di lacrime. Tre menzogne intrecciate fra di esse,
petali di una stessa corolla d’amore e odio.
Mai sarebbero stati
più vicini, mai una catena più pesante li avrebbe
legati.
The End
_________________________
Ancora un grazie a tutti
e un “mi dispiace” per aver fatto soffrire qualcuno
é.è
Però
nessun happy ending: nessuno è felice e tutti soffrono come
cani U_U
Sono contenta che
questa storia vi sia piaciuta ^.^
Un grazie a tutti
e siccome ultimamente sono un po’ fissata, sicuramente
tornerò con qualche altro tipo di triangolo, magari meno
drammatico (oppure no?)... ^-*
chi lo sa...
E per la terza
volta ancora grazie!
kiss kiss Chiara
|
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