Dramione: ma in quale universo succederà mai?

di SimplyMe514
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Universi paralleli ***
Capitolo 2: *** E quelli chi sarebbero? ***
Capitolo 3: *** L'evento del secolo ***
Capitolo 4: *** Incontro-scontro ***
Capitolo 5: *** Notti di fuoco ***
Capitolo 6: *** Un gufo da Malfoy Manor ***
Capitolo 7: *** Vendette e sorprese ***
Capitolo 8: *** Mission Impossible ***
Capitolo 9: *** Tutto è bene quel che finisce bene... o no? ***



Capitolo 1
*** Universi paralleli ***


 «Aiuto» gemette Ron, la testa ciondolante che minacciava di crollare sulla sua copia aperta di Pozioni Avanzate. «E pensare che per dieci meravigliosi secondi avevo creduto di poter smettere, quest'anno».

«Serve una mano?»

«Tu non vantarti troppo, Harry. Lo sappiamo tutti e due com'è che sei diventato un genio. Ci vai perfino in bagno, con quello stramaledetto libro».

A quell'imperdonabile colpo basso, Harry esagerò comicamente la sua espressione ferita. «Per tua informazione, ho di meglio da fare che portarmelo in giro ventiquattr'ore su ventiquattro».

«Resta il fatto che non potrai approfittartene per sempre» intervenne Hermione. «Non si diventa pozionisti perfetti in cinque minuti dopo aver odiato la materia per cinque anni. Comunque, qual è il problema?»

«Il problema», e il tono con cui pronunciò quella parola suggerì che Ron avrebbe scelto piuttosto il termine “catastrofe”, «è che questo stupido tema sull'Amortentia non è neanche lontanamente abbastanza lungo. Cosa c'è da dire a parte la solita solfa sul fatto che cambi odore a seconda di chi l'annusa, eccetera eccetera?»

«Che è più pericolosa della maggior parte dei veleni esistenti, anche se non sembra. Con quelli si può morire, ma se prendi l'antidoto abbastanza in fretta sei salvo ed è come se non ti fosse mai successo niente. Un altro conto è se la roba che hai appena bevuto cambia il tuo modo di pensare. I sentimenti veri non si fabbricano a tavolino, ma l'Amortentia non è certo innocua come la Burrobirra. Per un amore del genere potresti umiliarti, farti del male, qualsiasi cosa. E te lo ricorderesti anche. Quel che è peggio, se lo ricorderebbero tutti quelli con cui hai avuto a che fare mentre eri sotto il suo effetto. Nel migliore dei casi verresti preso in giro a vita, e pare che qualcuno si sia ucciso dopo che un piccolo inconveniente con un filtro d'amore gli ebbe fatto a pezzi il fidanzamento».

«E questa dove l'hai sentita?»

Per tutta risposta, Hermione picchiettò sul titolo a lettere d'oro di un gigantesco tomo che aveva urgente bisogno di manutenzione, Pozioni d'Amore: Quando Cupido è nel Calderone. «È pieno di storie come quella. Certo, la metà saranno inventate, o come minimo esagerate, ma hanno una morale: con i filtri d'amore non si scherza. Potrei perfino innamorarmi di uno come Malfoy!» Se la sfumatura della sua voce diceva chiaro e tondo che avrebbe preferito sospirare come una nuova Giulietta il cui Romeo sotto il famoso balcone fosse un Troll, l'espressione che balenò sul viso di Ron rendeva più che palese che anche per lui l'esperienza sarebbe stata poco piacevole.

«Non è detto che ti serva l'Amortentia per quello». I membri del nostro trio sobbalzarono come un sol uomo e si voltarono verso chiunque avesse appena osato fare quell'affermazione che apparentemente andava contro ogni logica.

«Onestamente, Luna, i Nargilli posso anche sopportarli, ma questo non sta proprio né in cielo né in terra! A proposito, che ci fai qui?»

«Oh, niente di che. Mi piace questo posto. Probabilmente lo conosco meglio di chiunque altro qui dentro».

«Tu dici?» L'idea che qualcuno sapesse orientarsi nei meandri della biblioteca di Hogwarts meglio di lei era praticamente una sfida aperta per Hermione.

«Dico che c'è una parte della biblioteca che secondo me non conosci. Potresti anche trovarci la spiegazione di quello che ho detto prima, sai? Devi solo scoprire dov'è, se ti riesce».

«Ti diverti a parlare per enigmi?»

«E va bene, allora ti spiego» acconsentì Luna controvoglia, con l'aria di una bambina a cui fosse appena stato detto di smettere di giocare e andare a letto. «Stavo cercando informazioni sul Ricciocorno Schiattoso – tra parentesi, è incredibile che non ci sia niente, siamo in una scuola, dovremmo essere più forniti! – e invece ho trovato tutta una sezione che non avevo mai visto prima, piena di libri che puoi vivere invece di leggere».

Harry, che stava dando i tocchi finali al suo tema, sussultò visibilmente lasciando una brutta macchia d'inchiostro sul foglio. «Che intendi dire?»

«Proprio così. Ce n'era soltanto uno con delle parole dentro, tutti gli altri sembravano bianchi, ma se li aprivi ti portavano in posti che quell'unico libro, che penso fosse lì per spiegare come funziona il resto, chiamava universi paralleli. Da allora ci sono stata spesso, è divertente».

«Puoi portarmici? Una volta sola, e poi promettimi che non ci andrai mai più. Il modo in cui l'hai spiegato non mi piace neanche un po'». I suoi due inseparabili amici non ebbero bisogno dei suoi sguardi significativi per sapere che stava pensando al diario di Riddle.

«Certo, ti faccio strada». E accennò con un movimento della testa alla direzione da prendere.

«Vengo anch'io. Se ho capito bene, in qualcuno di questi universi di cui parli sarei innamorata di Malfoy, giusto?»

«Già. È un po' strano da vedere». E se Luna giudicava qualcosa strano, voleva dire che era veramente inaudito. «In pratica», si lanciò, suonando tremendamente simile alla professoressa McGranitt in piena modalità spiegazione, «noi siamo qui e viviamo le nostre vite, ma c'è un posto – un altro universo, appunto – dove Hogwarts non è vera, ma un'invenzione che sta scritta soltanto nei libri, e chi li ha letti si diverte a immaginare altre storie che parlano di noi. Ciascuno di quei volumi è l'idea di una di quelle persone, e c'è gente a cui piace pensare che tu e Malfoy siate una bella coppia». Intanto si era avviata, con Harry e Hermione al seguito.

«E mi lasciate qui?» si aggregò Ron, quasi per un riflesso automatico.

«Non hai ancora finito, o sbaglio?»

«Ci sarà tempo dopo» bofonchiò, accodandosi al gruppo.

 

La sezione della biblioteca di cui parlava Luna non era frutto della sua immaginazione fin troppo fertile, e aveva un che di diverso dal resto. Era inondata di una calda luce soffusa che sembrava provenire dai libri stessi, e anziché essere organizzata per file era circolare e tanto, troppo alta, con i volumi addossati alle pareti e apparentemente nessuna scala per raggiungere quelli posti in cima. Forse la soluzione era farsi levitare da soli. Il vasto spazio centrale, invece, era vuoto eccezion fatta per alcune postazioni di lettura composte da una poltrona dall'aria confortevole e un leggio perfettamente ergonomico, a cui per qualche ragione era attaccato qualcosa che attirò subito l'attenzione di un Ron alquanto perplesso.

«A che serve questo coso?»

«A me pare un microfono, anche se è un po' datato».

«Un micro-che?»

«Quello che usano i Babbani al posto dell'incantesimo Sonorus per farsi sentire. Che ci faccia in una biblioteca, proprio non lo so».

«Io dopo un po' l'ho capito» li soccorse Luna, che era l'unica a conoscere quel luogo. «Non ti amplifica la voce: serve a cercare quello che vuoi. Devi dire chiaro e tondo che genere di universo vuoi visitare, e voilà: ti arrivano un sacco di libri di quel tipo, ne scegli uno, lo apri e via».

«Perché, ci sono tanti tipi di universo parallelo?»

«Puoi dire i nomi delle persone che vuoi che siano coinvolte, o se preferisci una storia divertente o una triste, cose così. Nome e cognome, bada. È l'unico modo per essere proprio sicuri».

«Va bene, fammi provare». Hermione si sedette in poltrona, trovandosi proprio all'altezza giusta per parlare nel microfono, ed enunciò lentamente, come se temesse che lo strumento potesse avere difficoltà a capirla: «Desidero visitare un universo parallelo in cui Hermione Jean Granger e Draco Malfoy siano innamorati».

«Sì, così va bene, dovrebbe aver afferrato». Luna non era nemmeno ancora arrivata a metà frase quando intorno a loro si scatenò l'inferno: da più punti precipitarono libri di ogni foggia e formato immaginabile, che prima di toccare il suolo si spalancarono e svolazzarono nella loro direzione come uccelli dalle fruscianti ali fatte di pagine.

«Ce ne saranno centinaia!» commentò Harry, benedicendo i suoi riflessi da Cercatore che gli avevano appena permesso di abbassarsi giusto in tempo per evitare di essere poco cerimoniosamente colpito alla testa da uno dei tomi, che pareva particolarmente emozionato per essere stato chiamato e spingeva i suoi compagni a destra e a manca per guadagnarsi un buon posto vicino al leggio.

«Ho sentito bene, Granger? Vuoi vedere un posto in cui siamo innamorati? Pensavo che non ne sarebbe venuto giù neanche uno».

«Oh, conosci anche tu questo posto?» Luna sembrava non essersi minimamente accorta degli sguardi di fuoco che gli altri tre scoccavano al nuovo arrivato.

«Mi ci sono trovato». Era una buona descrizione di come fosse fatta Hogwarts: a volte ci si poteva trovare in un luogo senza la benché minima idea di come ci si fosse arrivati, o peggio, con la convinzione di essere a due o tre piani di distanza da dove si era realmente.

«Per tua norma e regola, visto che comunque ero destinata a vedere cose assurde, ho pensato di cominciare dalla più assurda di tutte» commentò leggera Hermione.

«Facciamo così: vengo a dare un'occhiata anch'io. Avrò gli incubi per una settimana, ma è un passatempo come un altro». Harry e Ron avevano l'aria di due bambini a cui fosse appena stato rivelato che Babbo Natale non esiste: il viaggetto nell'universo parallelo era ufficialmente rovinato.

«Questo qui può andare» decise Luna per tutti, sollevandosi in punta di piedi per acchiappare il libro che aveva tanta voglia di farsi leggere. «Lo stavo leggiucchiando... be', non è esattamente la parola giusta... proprio ieri, e ha tutto quello che stiamo cercando. Venite tutti qui intorno». Si assieparono attorno al leggio, in attesa; la bionda vi appoggiò il tomo con gran cura. Non riuscirono a decifrare tutto il titolo prima che lo aprisse, ma una strana parola che non era né in inglese, né in latino né in nessun'altra lingua che potesse servire a un mago saltò subito all'occhio: Dramione, qualsiasi cosa volesse dire. Hermione ebbe appena il tempo di individuare in quell'accozzaglia di sillabe una fusione dei loro nomi prima che una forza invisibile l'afferrasse in un punto indefinito all'altezza dell'addome e la tirasse irresistibilmente verso le pagine. In un vortice confuso di macchie di colore, la biblioteca si dissolse e il gruppo male assortito si ritrovò di punto in bianco da tutt'altra parte del castello, in attesa che accadesse qualcosa... ma cosa?

 

Note dell'Autrice: olè! Dopo le Mary Sue, il prossimo cliché che affronterò saranno le famigerate Dramione. Premessa: non ho niente contro le Dramione né contro chi le scrive, ma se qualcuno a cui piace il genere sta leggendo, per favore mi mandi un messaggio personale e mi spieghi perché. Draco e Hermione, insieme. Perché? Non dubito che ci siano Dramione ben scritte a bizzeffe, da qualche parte, ma essendo un'amante del più puro e schietto canon non ho avuto il piacere di leggerle, e sono a conoscenza solo di quelle scritte male. Che saranno poi il mio bersaglio.

PS: il funzionamento di quella sezione della biblioteca è ovviamente ricalcato su quello di EFP e, credo, della maggior parte di siti di fanfiction, con la ricerca per personaggio, per genere eccetera.

PPS: la storiella del tizio che si uccise dopo un incontro-scontro con l'Amortentia e il titolo del libro in cui è contenuta non stanno da nessuna parte nella serie e vengono solo ed esclusivamente dal mio cervellino.

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Capitolo 2
*** E quelli chi sarebbero? ***


 Il primo a riscuotersi fu Ron: «Che ci facciamo dalle parti dell'aula di Trasfigurazione?»

«È dove comincia la storia. Sta' a guardare» spiegò Luna, e in quel preciso istante, come se le sue parole l'avessero chiamata, venne loro incontro una ragazza dall'aria trafelata.

«Chi è quella?» chiese subito il rosso. Al momento Luna, in quanto unica fonte d'informazioni, era la sua ancora di salvezza; ma non fu lei a rispondergli, bensì una Hermione tra l'indignato e lo sconcertato.

«Solo perché in questo universo sono un po' più carina non mi riconosci? Grazie, Ronald».

«Ma... ma... guardala, cioè, guardati... non mi dire che tu avevi capito subito che si trattava di te!» si difese debolmente Ron, apparentemente ignaro del sarcasmo di cui grondava quel “grazie” e del fatto che l'uso del suo nome completo significasse che tirava una brutta aria. «Hai fatto qualcosa ai capelli e sei anche più... più...»

«Se stavi per dire “sexy”, ricordami di ripassare la Fattura Orcovolante. Forse avrei anch'io un aspetto un po' diverso se indossassi quella cosa ridicola che non somiglia per niente alla nostra divisa, non trovi?» rispose piccata la vera Hermione, scoccando un'occhiata di ghiaccio puro alla camicetta semitrasparente di quella se stessa di facili costumi e confrontando scandalizzata la lunghezza della propria gonna con quei pochi miseri centimetri che non lasciavano alcuno spazio all'immaginazione. «Chiunque abbia scritto questa roba non ha idea di come sia Hogwarts».

Anche sul delicato argomento capelli Ron non aveva tutti i torti: invece della solita massa cespugliosa che non aveva mai conosciuto le amorevoli cure delle manine vanitose di una ragazza che adorava passare il suo tempo davanti allo specchio, questa versione di Hermione sfoggiava una lucente cascata di boccoli che parevano usciti di fresco dalla pubblicità di uno shampoo (il modo misterioso in cui riusciva a preoccuparsi di agitarli sensualmente anche nel bel mezzo della sua corsa contro il tempo – tra l'altro, Hermione in ritardo? Doveva esserle successo qualcosa di davvero, davvero importante per trattenerla – non aiutava di certo a smentire quest'impressione) e con la luce giusta mandavano riflessi dorati che nella realtà non c'erano e, a meno che non si fosse tinta i capelli alla prima occasione, non ci sarebbero stati mai.

«Ehi, ma se stai andando a lezione è parecchio probabile che tu sia in classe con me e Ron. Dove siamo finiti?» osservò Harry, volgendosi verso Luna in cerca di una risposta.

«Ehm... veramente...»

«Be'? Che c'è?»

«Voi due in questo genere di universi non fate mai un granché, vi toccherà aspettare».

«E quando entra in scena l'altro me? Sarei il protagonista, no?» Fortunatamente per il precario equilibrio che si era instaurato nell'improbabile combriccola, Draco non notò che gli altri si mordevano la lingua per non fargli notare quanto quella frase suonasse simile a quella di un bambino viziato.

«Diciamo adesso» annunciò l'esperta, indicando qualcuno che proveniva dalla direzione opposta. Qualcuno di altrettanto trafelato e di molto, molto biondo.

«Be', l'autore non si è discostato troppo, questa volta» commentò compiaciuto Malfoy, squadrando per bene il suo doppio. Quattro paia d'occhi saettarono alternativamente dal vero Draco, che si avviava ad essere un uomo fatto e finito ma non sembrava certo reduce da un'intensa sessione di body-building, al David di Michelangelo platinato che lo sostituiva in quella dimensione, e la componente maschile del gruppo dovette reprimere a viva forza una risata di fronte alla sua autostima quantomeno un po' eccessiva. Questa volta fu più perspicace e non poté non accorgersi della reazione che aveva scatenato. «Ehi, almeno sa come sono fatti i miei capelli, rispetto a Granger è un passo avanti».

«E comunque io direi “autrice”, non “autore”» corresse Luna. «Qualcosa mi dice che siamo entrati nell'idea di una ragazza, che tra parentesi credo che dia tutto il merito di quei muscoli al Quidditch».

«Ma non si diventa per forza così giocando a Quidditch!» obiettò Hermione, che essendo quasi sempre a portata d'orecchio quando i suoi amici ne discutevano era indirettamente diventata quasi – quasi – un'intenditrice.

«Veramente il Quidditch fa bene un po' a tutti i distretti muscolari», si lanciò Harry, che in quanto nuovo capitano era decisamente nel suo territorio, ma vedendo che nessuno dei presenti era esattamente dell'umore giusto per una delle tirate da tre ore sul nobile sport degli stregoni che aveva ereditato da Baston, concluse debolmente, «... ma non per i Cercatori, che conviene siano piccoli, quindi no, non è molto corretto».

E poi avvenne. La pseudo-Hermione e l'altro Draco, già in rotta di collisione, giunsero allo scontro frontale. E basta. L'istante successivo sembrò dilatarsi all'infinito, i due rimasero a fissarsi a vicenda con sguardi vacui che ricordavano vagamente i poveri ragazzi pietrificati nel terribile anno dell'apertura della Camera dei Segreti e una sorta di luce divina scese sulla coppia, evidenziando come un riflettore i loro occhi: quelli di lui, pur grigi come quelli reali, avevano un che di cangiante che nessuno aveva mai visto in un paio d'occhi umani prima di allora e che faceva pensare... sì, ecco, al soffitto della Sala Grande in un giorno di tempesta, mentre quelli di lei, dimenticato il semplice castano delle comuni mortali, erano di un caldo marrone cioccolato di Mielandia misto a una sfumatura caramello che somigliava pericolosamente a quello di una Gelatina Tuttigusti+1 al sapore di cerume: in pratica, un capolavoro di alta pasticceria magica che nemmeno Tonks sarebbe riuscita a ottenere molto facilmente (e che fece emettere al povero stomaco di Ron un brontolio come di tuono).

«Ma che diamine... ?» Luna, Harry e Ron osservarono bene gli altri due come per fissarsi quel momento nella mente per sempre: non avrebbero mai più udito la loro amica parlare all'unisono con nientemeno che Draco Malfoy, in perfetto accordo con lui.

«Shh, questo è uno dei momenti più importanti di ogni Dramione che si rispetti» li zittì Luna, ormai calata nel ruolo di cicerone. «Il colpo di fulmine». Dato che i due non sembravano avere la benché minima intenzione di smettere di guardarsi estasiati, c'era tutto il tempo per una spiegazione completa.

«Colpo di fulmine?» ripeté la diretta interessata. «Oh, andiamo, ci conosciamo da anni!» Il “purtroppo” inespresso risuonò più forte di tutto il resto della frase. «Se fossimo stati destinati a una cosa del genere, sarebbe successo secoli fa!»

«Tu dici?» interloquì Ron.

«E comunque non credo al colpo di fulmine. Per certe cose ci vuole tempo» concluse lei, e a quelle parole il rosso sembrò stranamente ringalluzzito.

«E perché “Dramione”, poi?»

«Per favore, Weasley. Sapevo che non eri molto sveglio, ma con questo hai toccato il fondo. Sono i nostri nomi messi insieme».

«Oh, okay». Ron, la cui mano era scattata verso la tasca dove teneva la bacchetta all'insulto indiretto, si riprese in fretta dal piccolo smacco e aggrottò la fronte. Un Legilimens abbastanza esperto, quale per sua fortuna nessuno del gruppo era ancora, avrebbe visto che stava passando freneticamente in rassegna una lista di possibili combinazioni del proprio nome, in versione sia abbreviata sia completa, con quello della sua amica di sempre... anche se il semplice fatto di averci pensato doveva significare che la definizione di “amica” fosse un tantino superata.

Proprio allora, i due futuri piccioncini uscirono dal loro stato di contemplazione e arrossirono violentemente. Ridatosi un contegno, l'altro Draco esclamò, stizzito: «Guarda dove vai, Mezzosangue!»

Questa volta Ron non fu l'unico ad avere il riflesso automatico di cercare la bacchetta.

«Ehi, gente, l'ha detto lui, non io!»

«Ma se due secondi fa hai detto che “l'autore non si è discostato troppo”!» sbottò Harry. «Un minimo di coerenza non ti ucciderebbe, Malfoy».

Lei ridusse gli occhi color gamma-completa-del-carrello-dei-dolci a due fessure di fronte al suo uso così leggero di quella parola e ribatté, gelida: «Sta' attento tu, Malferret».

Tutti, tranne il destinatario dello strano appellativo, scoppiarono in un boato incontrollato di risate.

«Che razza di nome sarebbe?» si lamentò Draco.

«“Ferret”... nel senso di “furetto”... quarto anno... per le mutande di Merlino, questa ragazza ci sa fare!» annaspò Ron, piegato in due per il gran ridere.

«Sì, ma questa persona ha letto dei libri su di noi e dovrebbe conoscerci! Quando mai sono stato chiamato così?»

«Finora non ci era venuto in mente, ma da adesso mi sa che lo faremo, Malferret».

«A proposito di soprannomi strani...» soggiunse Luna, con l'aria di chi si fosse appena ricordato di qualcosa d'importante. «In questo tipo di universi è normale che chiamino lui “il Principe delle Serpi” e lei “la Regina dei Grifoni”». I due nuovi sangue blu cominciarono a vociare contemporaneamente in un modo che ricordava da vicino due Folletti della Cornovaglia arrabbiati.

«Uno alla volta sarebbe carino!» li sovrastò Harry. «Hermione?»

«Dove diamine ha preso quest'idea? Primo, non sono né sarò mai la regina di un bel niente, e secondo, anche se il nostro nome parla di grifoni, tecnicamente il simbolo è un leone».

«A me invece “Principe delle Serpi” non dispiace», replicò Draco gongolante, senza aspettare che Harry, moderatore auto-eletto della discussione, gli concedesse la parola, «anche se continuo a non capire come le sia saltato in testa».

E poi la scena intorno a loro si dissolse in un nuovo vortice di colori. Quando si riformò, non erano più in corridoio, ma nella Sala Comune di Serpeverde.

«È passata qualche ora, credo, e ora la trama va avanti» si premurò di annunciare Luna.

«E perché mai questo salto?» domandò Hermione. «Non stavo andando a lezione? E lui non si stava dirigendo verso la stessa classe, anche se adesso che ci penso in quell'ora non siamo insieme?»

«Nelle Dramione la scuola non importa un granché, devo dire» rispose la fedele guida. «Si va subito al sodo».

L'altro Draco, la camicia parzialmente sbottonata a mostrare gli addominali scolpiti a un'adorante e riconoscibile, per una volta Pansy Parkinson (che peraltro lui stava beatamente ignorando, forse troppo assorto in nuovi pensieri che orbitavano tutti intorno alla pseudo-Hermione), faceva mostra di sentirsi a casa nella sala decorata in ogni possibile angolo con l'emblema del serpente. Era immerso in una discussione con un altro ragazzo che non avrebbe sfigurato come fotomodello, vista la combinazione di pelle chiara e occhi di un blu incredibile.

«Va bene che non ci teniamo un granché a conoscere i tuoi amici, Malfoy, ma com'è che non ho mai visto quel tizio?» commentò Harry.

«Sì che l'hai già visto» lo corresse Luna. «Quello è Blaise Zabini».

«Blaise?» rise Draco. «Chi gli ha cambiato i connotati? L'ultima volta che ho controllato era di colore. Visto che sai tutto di questo posto, Lovegood, ha per caso usato la Pozione Polisucco o qualcosa del genere?»

«No» replicò semplicemente Luna. «Quello è il Blaise Zabini di questo universo, accontentati».

«Non siamo nemmeno così tanto amici. Compagni di dormitorio sì, ma dove si sono cacciati Tiger e Goyle, tanto per dirne una?»

«A proposito, com'è che giravi senza guardie del corpo anche nel nostro universo, Malfoy?» intervenne Ron.

«Eravamo in biblioteca. Tiger e Goyle in una biblioteca, Weasley? Come si vede che non li conosci. Il prossimo universo che visiterò sarà uno in cui sono intelligenti, sarà una bella ventata d'aria fresca...»

«E come mai permetti loro di seguirti come cagnolini se perfino tu li consideri stupidi?» Ma Draco, se aveva una degna risposta a quella domanda, non fece in tempo a dargliela: l'attenzione di tutti era stata di nuovo calamitata dallo svolgersi della storia.

«Io... credo di amarla, Blaise».

«Ma lei è...»

«Tutto quello che mi hanno insegnato a detestare, sì, lo so...»

«Finalmente mi sento dire qualcosa di sensato!» esclamò il vero Malfoy.

«Terzo anno, Malfoy...» esordì minacciosa Hermione. Vedendolo in difficoltà, aggiunse: «Vuoi ripetere l'esperienza dello schiaffo?»

«... ma la Granger sarà mia, fosse l'ultima cosa che faccio».

Proruppero entrambi in una serie di esclamazioni che chiamavano in causa tutta la collezione autunno-inverno di biancheria intima di Merlino, e ci volle del bello e del buono per calmarli.

«Quando lui, perché mi rifiuto di credere di essere io, dice “sarà mia”, intende... ?»

«In senso molto concreto, sì. Una frase così non manca mai» sospirò Luna.

«Sto per sentirmi male» commentò lapidaria il vero oggetto dei suoi desideri. «Ti prego, dimmi che si può uscire di qui prima della fine» implorò.

«Va bene. Si può uscire di qui prima della fine».

«E come?»

«Veramente stavo mentendo».

 

Note dell'Autrice: in imperdonabile ritardo ho alzato il rating. Non ho intenzione di scendere in dettaglio, ma una Dramione senza certe scene non può esistere, neanche se è una parodia, perciò giallo sia (ho fatto anche la rima!). Avevo intenzione di farlo fin da subito, ma ieri sera mi sono semplicemente dimenticata di cambiarlo quando ho inserito la storia. Date la colpa alla scuola, se volete. Sono fusa.

Special thanks a: ronnie_serpe, che ha inserito questa storia tra le preferite;

danyazzurra, Hermione Claire Grenger, Seleliu e _Juliet_, che la seguono.

Stiamo cominciando bene, gente!

PS: non sono una di quelle persone fissate con le grandi cifre, anche se non farò in mille pezzettini il record precedente non sarò affatto delusa, ma le vostre recensioni mi illuminano la giornata, e anche solo sapere di essere letta è una bella sensazione. Grazie a tutti.

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Capitolo 3
*** L'evento del secolo ***


 Un altro salto ed eccoli all'altro capo del castello, probabilmente ad assistere alla reazione di lei, visto che la stanza aveva tutta l'aria di essere il dormitorio femminile di Grifondoro.

«No, mi rifiuto di crederlo. Ci siamo sempre odiati!» risuonò la voce dell'altra Hermione da dietro i tendaggi tirati di uno dei letti.

«E con questo? Non ci farà certo male un po' più di unità tra le Case» ribatté un'altra voce carica di allusioni non troppo velate.

Mentre Draco fingeva di vomitare, Hermione e Ron sbottarono in coro: «Ginny?»

«Da quando in qua ragiona così?» sibilò il suo iperprotettivo fratellone a denti stretti.

«E da quando in qua dorme nella mia stessa stanza, visto che siamo in anni diversi?»

«Certo, come se uno stemma fosse il problema. Non è amore, ti dico!» insistette la pseudo-Hermione.

«Se non fosse che in questo universo lo è, farei un applauso all'altra me. Sembra quasi che abbia messo la testa a posto».

«Ragiona, 'Mione... se sei così convinta che non sia amore, dimmi che altro è» la sfidò Ginny. Diverse paia di sopracciglia schizzarono a un'altezza preoccupante.

«“'Mione”?» ripeté colei che aveva appena magicamente perso la prima sillaba del suo nome.

«Ne deduco che Potter e Weasley non ti chiamino così, di solito».

«A meno che non decidano di farlo da adesso... tra parentesi, ragazzi, non fatelo».

«Io devo averlo già fatto» ammise Ron. «Una volta sola, e avevo la bocca piena, fate un po' voi...»

«Be'... ecco... non mi stupirei se avesse giocato sporco per umiliarmi» ragionò “'Mione” (perlomeno ora i ragazzi avrebbero potuto riferirsi all'una con il diminutivo e all'altra con il nome completo per non fare confusione, che comodità!).

«Preferisci pensare che ti abbia rifilato una pozione piuttosto che ammetterlo?»

«Non c'è niente da ammettere. E poi all'unità tra le Case ci pensi già abbastanza da sola, o sbaglio?»

Harry e Ron drizzarono le orecchie, i visi straordinariamente simili ai musi di due segugi che annusavano l'aria in cerca di prede.

«È solo un'ulteriore dimostrazione che ho ragione io, 'Mione... voglio dire, chi l'avrebbe mai pensato? Eppure, guardaci».

«Di chi sta parlando? Michael Corner?» Le orecchie di Ron avevano assunto all'incirca la stessa tonalità scarlatta di una Ricordella. «In effetti non mi convince, ma il fatto che sia di Corvonero è l'ultima ragione per farne un dramma!»

«Veramente si riferisce a Zabini» spiegò Luna, e nemmeno lei – con la sua immancabile testa tra le nuvole – poté ignorare bellamente la reazione del rosso. «Okay, adesso fa' un respiro profondo... sembri un Ricciocorno Schiattoso arrabbiato, ti manca solo il fumo dal naso. Succede solo in questo universo, ricordi?»

«A quanto pare l'autrice pensa che stravolgere le vite sentimentali di tutti sia un vero spasso» commentò Harry. «Qualcuno ha capito perché?»

«Ti sei risposto da solo: è la sua idea di divertimento» rispose la bionda con un'alzata di spalle che stava a significare che passare l'estate con papà a cercare creature che forse esistevano o forse no era molto più piacevole.

«Infatti non ho ancora capito perché stiate insieme».

«Ma sei cieca, 'Mione? Mezza Hogwarts lo vuole, e l'altra metà sbava dietro al tuo Malfoy, quindi spicciati».

«Io non mi spiccio a fare un bel niente!» Ma la voce pericolosamente acuta la smentì all'istante.

«Vedrai, vedrai... scommettiamo? Io dico che cederai prima della fine dell'anno».

«Neanche morta».

«Ehm... tu che sai cosa sta capitando...» Non avevano mai visto Draco così esitante. «Perché da come l'ha detto la Weasley sembra che siano inclusi anche i maschi?»

«Ooooh, ci saranno migliaia di universi così! Tu e Harry siete gettonatissimi insieme!»

«Che cosa?» esplosero i due in coro. Si guardarono, ma non ci fu nessun capolavoro di gioielleria che prevedesse la fusione di argento e smeraldi, solo due identiche espressioni del più puro disgusto.

«Dimmi che non è vero» supplicò il biondo.

«Non è vero» obbedì prontamente Luna con un sorriso.

«Stai mentendo di nuovo, non è così?» sospirò sconfitto Harry.

«Eh, già». E Draco, che si era già platealmente asciugato un sudore inesistente (o forse no) dalla fronte, parve sgonfiarsi fisicamente per la delusione.

Proprio allora, un altro inspiegabile salto li scaricò non troppo gentilmente in una stanza che nemmeno Harry e Ron in incognito avevano mai visto.

«Ah, è la nostra stanza. Sarà una cosa del tipo: “Intanto, nel dormitorio di Serpeverde...”».

«Mi detesta fin dal primo giorno, Blaise» sospirò l'altro Draco, la voce parzialmente coperta dal russare corale di altri due che con ogni probabilità erano Tiger e Goyle.

«Fin lì ha ragione» confermò acida Hermione.

«Quelli che russano come draghi sono i tuoi scagnozzi, Malfoy?» s'informò Ron. Il grugnito di risposta fu interpretabile come un “sì”.

«Su una cosa ha azzeccato» replicò. «Non si riesce a dormire lì dentro».

«Allora forse è la mancanza di sonno che ti rende così...»

«Ti conviene non finire quella frase, Weasley».

«E allora?» replicò Zabini, la voce densa di doppi e tripli sensi a cui i nostri eroi avrebbero davvero preferito non pensare.

«Come sarebbe a dire?»

«Rende solo le cose più interessanti, Dray».

Al vero Draco andò di traverso la saliva e Luna fu la sola a muoversi a compassione e dargli qualche pacca sulla schiena. «Come... cosa... com'è che mi ha chiamato?»

«Non ti piace?» lo stuzzicò Harry.

«Secondo te?»

«Facciamo così», continuò Blaise, malizioso, «se non avrai ancora concluso niente entro la fine dell'anno, dovrai... dovrai...»

Ma non ebbe il tempo d'inventare una penitenza abbastanza creativa. «Andata. Sarà ai miei piedi prima che tu riesca a dire “Salazar”».

«Sarebbe?» chiese Ron, un sopracciglio sollevato.

«Ehm... il suo modo di far vedere quanto ci tengo al mio orgoglio di Serpeverde?» ipotizzò Draco. «Farebbe meglio a trovarsene un altro in fretta, perché non parliamo così... non tanto».

Altro salto.

«Basta, accidenti! Mi gira la testa!» protestò Hermione.

«Be', è il giorno successivo e siamo a colazione, se non entriamo in scena stavolta non so proprio quando» commentò speranzoso Harry, guardandosi in giro; ma i due inseparabili, sebbene fossero insieme anche in questo universo, indivisibili come busta e francobollo, sale e pepe, acqua e sapone, incudine e martello (e probabilmente l'intesa era così perfetta che entrambi, nello stesso istante, pensarono con un brivido a quanto potessero essere, per dirla con Luna, “gettonati” certi universi... ma era meglio rimandare a dopo), erano destinati a una cocente delusione: esteticamente i loro alter ego andavano bene, ma l'altro Harry sembrava essere lì solo perché l'autrice aveva finalmente sentito l'obbligo di menzionarlo e aveva tutta l'aria di chi non ha idea di cosa stia accadendo, le interazioni col mondo esterno ridotte a meno di zero, come una comparsa a cui un regista inesperto non sapesse cosa far fare. Quanto a Ron, stava attaccando senza pietà il suo bacon a un ritmo tale da rischiare di soffocare.

«Sembra che l'altro me non mangi da un mese» osservò quello vero. «Okay, sono una buona forchetta, ma ditemi che non faccio così tutto il tempo!»

«Ehm...», tentennò Hermione, «non così tanto, ecco».

Poi accadde qualcosa che distrasse dalla colazione anche questa sua versione eccezionalmente vorace: il professor Silente fece tintinnare la forchetta contro il proprio calice e si alzò, calamitando l'attenzione di tutti, protagonisti e spettatori.

«Perdonate l'interruzione, ho un annuncio da farvi» esordì. «Quest'anno, per entrare nello spirito festivo e promuovere la concordia tra le quattro Case, la vigilia di Natale si terrà un ballo in maschera!»

La Sala divenne immediatamente un caos di sussurri e mezze frasi, in mezzo al quale i nostri eroi colsero la voce tremula di 'Mione: «Gin... cosa mi metto?»

«Oh, 'Mione, rilassati, sarai sicuramente perfetta!»

«Tu dici?»

«Sarai uno schianto. Sarà la notte più bella delle nostre vite!»

«Oh. Mio. Dio» sbottò la vera Hermione, scandendo per benino le parole. «Con questo mi dissocio ufficialmente da quella lì una volta per tutte. Le ragazze che vanno in panico per i vestiti sono irritanti. Spero solo che non ci sia una scena in cui se ne provano a milioni, perché i miei poveri nervi potrebbero cedere».

«Sorvoliamo per un secondo sul fatto che abbia chiamato mia sorella come una bevanda alcolica...» borbottò Ron.

«Frena un attimo... la vigilia di Natale? E perché un ballo in maschera, poi? Che c'entra?» chiese Harry a nome di tutti, guardando verso il soffitto della Sala e constatando con stupore che nevicava. Forse era ancora lievemente traumatizzato dall'esperienza avuta al quarto anno, e non associava la parola “ballo” a ricordi piacevoli.

«Credo che questa ragazza si sia chissà come convinta che a Hogwarts si facciano queste cose in continuazione, e siccome aveva bisogno di una ricorrenza, abbia semplicemente deciso che non manchi molto alle vacanze di Natale».

«Ma... ma... il Ballo del Ceppo è stata un'eccezione!» obiettò Hermione. «E poi, dirlo con così poco preavviso... e se qualcuno interessato ad andare al ballo avesse già programmato di tornare a casa per le vacanze? Non si possono mica stravolgere i piani di mezza scuola! Per non dire poi che o si segnala nella lettera d'inizio anno che bisogna comprare un costume, e allora non è più una sorpresa come la scrittrice vuole far credere, o travestirsi è decisamente complicato, e allora il ballo in maschera salta».

«In questa Hogwarts capita» concluse Luna, come se ciò spiegasse tutto.

La scena che Hermione temeva avvenne, naturalmente. Per il bene di quel che resta della sanità mentale del lettore, diremo soltanto che ad ogni nuovo tentativo di trovare I Vestiti Perfetti i centimetri di stoffa diminuivano, diminuivano inesorabilmente, in modo inversamente proporzionale a quello dei tacchi, che invece crescevano fino a sembrare degli autentici trampoli.

«Sai ballare su quei cosi, Hermione?» chiese Ron (dopo aver trascorso cinque minuti buoni a dar fondo a tutte le sue migliori tecniche di rilassamento zen all'idea che sua sorella si mostrasse in pubblico con così tanta pelle scoperta).

«Su qualcosa di un po' più gestibile so camminare, grazie tante. Su quelli, credo proprio di no».

 

E poi, finalmente, eccole. 'Mione fece il suo ingresso trionfale in una Sala Grande temporaneamente riconvertita in sala da ballo con indosso una cascata argentata che aveva l'aria di essere costata una fortuna, perlomeno in rapporto alla (scarsa) quantità di tessuto in cui consisteva, ancheggiando senza alcun ritegno in cima a due aggeggi lunghissimi e ultrasottili che, se avesse assestato un bel calcio a qualcuno, sarebbero stati letali. I famigerati – e come Hermione si premurò di sottolineare nuovamente, inesistenti – boccoli erano ancora riconoscibili anche nell'impalcatura in cui li aveva costretti, ma il resto del viso era completamente nascosto da una maschera in perfetto stile veneziano che probabilmente, ragionarono i nostri eroi, aveva fatto comparire dal nulla con un incantesimo tremendamente avanzato... anche se, ripensandoci, correre in biblioteca a ripassare i dettagli dell'esecuzione di una magia di alto livello era più un'azione da Hermione, quella col nome completo, che da 'Mione, a cui qualcuno sembrava aver rubato una buona metà del cervello e trapiantato una nuova personalità. Ginny, che oltre al semplice “Gin” nel frattempo si era guadagnata gli improbabili nomignoli di “Gin-Gin” e “Ginnina” (dopo il quale Ron aveva buttato alle ortiche i suoi respiri profondi e le pose da meditazione ed era esploso: «Per piacere, basta! Ginny è già un'abbreviazione!»), la seguiva a ruota sfoggiando un abitino ridicolmente corto che doveva ricordare i colori del fuoco, abbinato ad una maschera, anch'essa più che accettabile per il Carnevale di Venezia, la cui forma ricordava vagamente un becco. Lo scopo sarebbe stato di travestirsi da fenice, ma il risultato era più vicino a una parola che il povero Ron, ormai sul punto di svenire, non avrebbe mai e poi mai ripetuto davanti a sua madre. Per dare un indizio a eventuali lettori confusi, diremo che la signora Weasley, tanto per restare in tema con tutto quel rosso che faceva a pugni con i suoi capelli, avrebbe usato il termine “donna scarlatta”.

«Oh, ecco Blaise!» squittì. «Mi ha detto come si sarebbe travestito, così ci saremmo trovati subito...» E si gettò tra le braccia muscolose di qualcuno che sulla maschera aveva delle squame. Se Zabini aveva in mente un serpente, aveva fallito miseramente.

E mentre la band – le Sorelle Stravagarie, di nuovo; essendo un gruppo molto famoso, il budget della scuola doveva averne sofferto non poco. Luna sospettava che fosse l'unico complesso musicale magico di cui l'autrice fosse a conoscenza – attaccava una ballata tutta zucchero e miele, qualcuno sorprese 'Mione alle spalle con un «Ti va di ballare?» grondante sensualità.

Indossava un lungo mantello nero; a renderlo irriconoscibile ma non troppo, una semplice maschera dello stesso colore che non poteva non far pensare a Zorro. In effetti, se si fosse coperto i biondissimi capelli con il tipico cappello che avrebbe completato l'opera, forse sarebbe stato un po' più difficile capire di chi si trattasse; così com'era, era così ovvio che fosse “Dray” che parecchie bocche si spalancarono quando 'Mione chiese, in una prova d'ingenuità che rasentava l'idiozia (anzi, diciamo che vi sconfinava decisamente): «E tu chi saresti, cavaliere misterioso?»

E senza aspettare risposta gli prese la mano e lo trascinò in pista, dove ballarono, ballarono fino a far girare la testa ai nostri poveri spettatori impotenti. E continuarono a danzare quando la ballata finì e fu sostituita da un pezzo di tutt'altro stile la cui coreografia evidentemente prevedeva una serie di strusciamenti che causarono un brivido collettivo nel gruppo; continuarono a muoversi anche quando la maggior parte delle coppie si era già arresa da un po' e dal famoso soffitto calò, meraviglia delle meraviglie, una sfavillante palla da discoteca che sollevò qualche esclamazione da parte di chi non era abituato agli oggetti Babbani; e infine, quando furono i vincitori ufficiali della gara di resistenza che nessuno aveva mai indetto e lo spiazzo rimase deserto eccezion fatta per loro, il “cavaliere misterioso” trasse a sé 'Mione e le sussurrò in tono studiatamente sexy: «Che incantesimo mi hai fatto, bambola? Non ho avuto occhi che per te tutta la sera». E tra strilli indignati e conati di vomito da parte dei nostri eroi, si baciarono.

«Non voglio guardare» piagnucolò Draco. «Io, baciare la Mezz...» Quattro bacchette estratte alla velocità della luce gli fecero morire l'insulto in gola.

«Ti teniamo d'occhio, Malfoy» ringhiò Harry.

«Provaci e rifarò quello che cercai di fare la prima volta. E stavolta la bacchetta è a posto».

«Non credere che per me sia un bel vedere» commentò Hermione, inghiottendo la rabbia e tornando al problema più pressante. «Sto cercando di rimuovere questo ricordo spiacevole».

«Devi proprio dirle, certe cose?» Stranamente, la calma disapprovazione di Luna gli fece più effetto delle minacce. «Abbiamo capito che non vorresti essere qui, ma non per questo devi metterti a insultare».

«Okay, vediamo come va avanti questa tortura» acconsentì di malavoglia. «E per vostra informazione, non sono così melenso, è chiaro?»

 

Note dell'Autrice: grazie un milione a:

Isarma e Nutellomane, che hanno messo questa storia nelle preferite;

Elyssa Flaherty, FlashDelirium, Fry93, Thestral e _Charlie, che l'hanno inserita tra le seguite. Mi scaldate il cuore, ragazzi.

PS: non aspettatevi aggiornamenti lampo come per la parodia precedente. La scuola mi sta mettendo i bastoni fra le ruote, e per di più devo ancora farmi una cultura sulle Dramione, che sono un campo in cui sono un po' più deboluccia rispetto alle Mary Sue.

PPS: lo so che parecchie Dramione di quelle che vengono prese di mira da noi perfide scrittrici di parodie si svolgono in un inesistente settimo anno in cui la morte di Silente viene bellamente ignorata, ma mi premuro di ricordarvi che i nostri eroi vengono da un punto non meglio identificato del sesto in cui lui è ancora vivo e vegeto, per cui la cosa passa sotto silenzio.

PPPS (sono troppi, lo so): il fatto che il Ricciocorno Schiattoso emetta fumo dal naso quand'è arrabbiato è di mia invenzione. Non so, mi pareva che fosse in linea con il tipo di creatura che Luna immagina che sia. Grosso, vaghissimamente minaccioso... quel genere di cose.

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Capitolo 4
*** Incontro-scontro ***


 

«Non riesco a smettere di pensarci, Gin» sospirò 'Mione in modo altamente drammatico. «Chi era quel ragazzo?»

«Non ci è ancora arrivata? Sul serio?» Hermione era incredula.

«La vera te non se ne starebbe con le mani in mano. Avresti già almeno un paio di teorie».

«Teorie, quella? Ha la testa piena di segatura, Ron, ti aspetti che sia in grado di formulare una teoria? La sopravvaluti parecchio».

«Be', in attesa di scoprirlo... come bacia?» chiese “Gin” con un'alzata di spalle, avida di dettagli.

«Bleah! Chi sei tu e cos'hai fatto a mia sorella?»

«Ma che razza di amica è?» chiese Hermione a nessuno in particolare, indignata. «Alla vera Ginny importerebbero i miei sentimenti, non le abilità di baciatore di Mr X... che poi sappiamo benissimo chi sia. Speriamo che gliene dica quattro».

«Chissà perché, ma ho i miei dubbi» borbottò Harry. Inventare di sana pianta i compiti di Divinazione doveva avergli in qualche misura fatto bene all'inesistente talento di sensitivo, perché aveva ragione.

«Divinamente... non si può descrivere...»

«Il dizionario su due gambe è senza parole? L'altro me dev'essere incredibile».

«Be', magari è anche perché dubito che questa 'Mione abbia una gran varietà lessicale» replicò la vera Hermione.

«Vabbe', come vuoi, sentiamo gli sviluppi». Era quanto di più vicino a un “hai ragione” potesse uscire dalla bocca di Draco Malfoy.

«E stasera scoprirò chi è» annunciò trionfante 'Mione, ficcandosi una mano in tasca alla ricerca di qualcosa.

«Sul serio?» squittì Ginny.

'Mione finalmente estrasse un pezzetto di pergamena piegato e ripiegato, lo aprì con cura reverenziale e spiegò: «Me lo sono trovato oggi in mezzo a un libro».

«La notizia del secolo: quella lì possiede dei libri!» esclamò la sua controparte con uno stupore che era puro sarcasmo. «Be', sì, insomma, va a scuola, immagino che li debba avere, anche se è strano che ne abbia aperto uno».

«Senti qua: “Vediamoci a mezzanotte in cima alla Torre di Astronomia. Senza maschere. Firmato, il cavaliere misterioso”».

«Suona più come un ordine che un appuntamento». E se l'aveva notato l'essere più viziato del mondo magico, doveva proprio essere vero.

«Perché la Torre?» osservò invece lei. «È proibita, tranne quando c'è lezione... a proposito, ho perso il filo, spero per lui che non sia mercoledì, se no sai che privacy!»

«Perché... perché... guardare le stelle dovrebbe essere una cosa romantica?» tentò Ron, con il tono di chi non credeva egli stesso a quanto aveva appena detto.

«Per quello, e perché la Torre è il posto che viene scelto più spesso per gli incontri segreti di questo tipo. Poi c'è la Stanza delle Necessità, ma per quella ci sarà tempo dopo». Qualcosa nella voce di Luna presagiva che “dopo” non sarebbe successo nulla di buono.

 

«Niente scena di panico da preparazione al grande evento!» esultò Hermione dopo l'ennesimo salto temporale. «Oh, grazie a Merlino, Morgana e tutti quanti...» E considerato che, essendo Nata Babbana, usava poco quel genere di esclamazioni, il suo sollievo doveva essere alle stelle.

E a proposito di stelle, lo scenario non era davvero niente male: una Torre deserta, una vista mozzafiato sul parco che si estendeva parecchi metri più sotto, un cielo di velluto trapunto di luci ammiccanti sopra le loro teste... un Dray straordinariamente rilassato per essere in attesa della ragazza che amava e per di più mollemente appoggiato a un parapetto che lo proteggeva solo per un pelo da una spettacolare caduta, intento a...

«No... stai fumando sul serio, Malfoy?» chiese Hermione con tanto d'occhi.

«Veramente stavo per chiederti che accidenti fosse quella cosa che l'altro me ha in bocca».

«Tu che chiedi qualcosa a me, e più o meno gentilmente? Luna, sai per caso se stare troppo a lungo in un universo alternativo abbia qualche influenza sulla personalità?»

«Non fare quella faccia, Granger, eri l'ultima spiaggia. Volevo chiedertelo perché so che lo sai, visto da dove vieni. Allora?»

«Si chiama sigaretta. Molti Babbani la preferiscono alla pipa, ormai». Alla parola “Babbani”, il suo viso si contrasse in una smorfia di disgusto, e i tentativi di nasconderla valsero a poco.

«Fatemi capire... come avrebbe fatto a procurarsi delle sigarette qui?» obiettò Harry.

«La domanda giusta è: perché diamine dovrebbe fare una cosa da Babbani?»

«Okay, Malfoy, vediamo se ho afferrato: tu non fumi perché è “una cosa da Babbani”, non perché ti distruggerebbe i polmoni? Complimenti per le priorità».

«Sai... quella del Draco fumatore è una cosa che non ho capito nemmeno io» ammise candidamente Luna.

«È perché non sei abituata a vivere tra i Babbani. C'è un sacco di gente che crede che fumare sia forte, e così l'autrice deve aver deciso di punto in bianco che Malfoy fuma perché lo renderebbe chissà come più interessante» spiegò Hermione, appropriandosi del ruolo di cicerone come se non avesse fatto altro da una vita.

«No!» Anche se si trovavano in uno dei punti più alti e isolati dell'edificio, era incredibile che lo strillo di 'Mione non avesse svegliato l'intero castello. «Non... non puoi essere tu... questo è un incubo!»

«Non la pensavi così al ballo, o sbaglio?» obiettò l'altro Draco in tutta calma, allontanandosi dal parapetto per venirle incontro a gran passi.

«È diverso! Non sapevo che fossi tu!»

«Ma ci siamo divertiti, sì o no? Soprattutto sul finale...» E, accennando il motivo della ballata, la coinvolse in qualche passo di danza, tentando poi di baciarla di nuovo.

«Ancora una volta, melenso da far paura» si lamentò il vero Malfoy.

«Toglimi le mani di dosso!» sbottò 'Mione, spingendolo via. «Mi hai ingannata!»

Due grossi lacrimoni si formarono nei suoi occhi che avrebbero suscitato l'invidia del proprietario di Mielandia e rotolarono lungo il suo viso perfetto, scintillando troppo alla luce delle stelle, come diamanti liquidi.

«Ma è umana?» domandò Hermione senza aspettarsi una risposta, mentre l'altra se stessa girava sui tacchi e faceva per andarsene. «Non ho mai sentito di una creatura che piangesse quella roba al posto delle lacrime... Luna?» E se aveva deciso di ricorrere al vasto repertorio di esseri forse esistenti o forse inventati dell'amica, voleva dire che era disperata. Ma Luna scosse la testa, incapace di sfornare una soluzione, per quanto improbabile.

«Come vuoi», le gridò dietro Dray, sorprendentemente sicuro di sé, «ma ricorda queste parole: tu sarai mia!»

«Ancora con quella storia?» sbuffò il suo doppio. «Non oso pensare a cosa succederà quando il signorino vincerà la maledetta scommessa, perché finirà per vincerla, no?»

«Non ti anticipo niente» rispose criptica la loro guida.

Ennesimo salto. I ragazzi ormai dovevano aver perso il conto.

Scena: di nuovo la Sala Grande. Consci che i momenti in cui appariva praticamente tutta la scuola erano gli unici in cui potessero avere la benché minima speranza di riscattarsi, Batman e Robin (ops, volevo dire Harry e Ron) cercarono le proprie controparti con lo sguardo, ma con loro disappunto su quel fronte non stava accadendo nulla di degno di nota, tranne la solita abbuffata disumana da parte del rosso, che vista la ferocia con cui lo stava aggredendo e smembrando sembrava pensare che l'arrosto gli avesse fatto un torto personale.

Altro tintinnio, altro voltarsi generale di teste verso il tavolo degli insegnanti.

«Visto il successo del nostro primo progetto a favore della concordia», qualche sospiro sognante accompagnò la menzione del ballo; 'Mione invece pareva alquanto affranta, «è stato deciso di continuare lungo questa linea d'azione offrendo ai rappresentanti di due Case diverse l'opportunità di una convivenza un po' più... stretta». E sì, quella pausa trasudava subdoli riferimenti a chissà che cosa, né più né meno delle insinuazioni di Ginnina e Blaise. Hermione e Draco, quelli veri, stavano decisamente sudando freddo. «Nella speranza che la storica rivalità venga finalmente superata, i fortunati prescelti sono la signorina Hermione Granger, di Grifondoro, e il signor Draco Malfoy, di Serpeverde!»

«Fortunati?» sbottarono le due Hermione in coro, l'una ancora traumatizzata dall'appuntamento disastroso, l'altra sul punto di vomitare anche l'anima.

«Ma che... caso!» ruggì Ron, con l'esitazione che suggeriva che avesse avuto in mente tutt'altra frase.

«Devo chiedere loro di alzarsi e raggiungere i Direttori delle rispettive Case. Riceveranno istruzioni dettagliate in separata sede».

«Si aspetta sul serio che sbatterci nella stessa stanza farà automaticamente andare tutti gli altri Grifondoro e Serpeverde d'amore e d'accordo? Questa versione di Silente è un emerito idiota».

«Sbatterci... ?» ripeté Hermione senza fiato.

«Non c'eri arrivata, Granger? Ti facevo più perspicace. Tutti quei “sarai mia”, e ora “una convivenza più stretta”...»

«Ci hai pensato per bene, eh, Malfoy? Quanto scommetti che è stato il tuo doppio a corromperli tutti quanti per vincere la sua disgustosa scommessa un po' più in fretta?»

«Oh, no, perché pensi subito male? È un caso per davvero» spiegò Luna. «Be', una decisione dell'autrice, ma vuole farla passare per un caso».

Un Dray fin troppo gongolante e una 'Mione con una smorfia d'odio quasi realistica sul viso seguirono la professoressa McGranitt e il professor Piton fuori dalla Sala. Forse perché la scrittrice voleva calcare la mano sui favoritismi di quest'ultimo nei confronti dei suoi Serpeverde, lui scoccò appena un'occhiata all'altro Draco, come orgoglioso che fosse stato scelto, e invece squadrò la pseudo-Hermione più a lungo... tanto, tanto a lungo.

«Oddio» squittì l'intero Trio come un sol uomo.

«Luna, per favore, non dirmi che...» cominciò lei, ma poi si ricordò della tendenza della loro guida a obbedire alla lettera e si bloccò.

«Allora non te lo dico» la stuzzicò, poi sembrò pentirsene: «Okay, sì, ci sono degli universi così, e tanti. Relazione illegale tra studentessa e professore e tutte quelle simpatiche cosine lì...»

«Bleah». Wow, Hermione e Draco avevano di nuovo parlato all'unisono! Be', forse un verso di ribrezzo non contava come “parlare”.

«È stato deliberato dal corpo insegnante...» esordì la McGranitt.

«Sono io, o la scrittrice si sta sforzando di far parlare i professori un po' più difficile?» osservò Hermione.

«Può essere» confermò cautamente Luna. «Per farli sembrare più adulti... insomma, ha senso».

«... che da stanotte condividiate una stanza allestita appositamente per questo progetto. Stasera stessa vi sarà mostrato dov'è e vi trasferirete tutti i vostri effetti personali».

«Naturalmente», prese la parola Piton con studiata lentezza, «mi aspetto un comportamento esemplare da entrambi. È un'occasione per cementare l'unità tra le Case, non per divertirsi». E qui si concesse un'altra occhiata a 'Mione, di quelle così lunghe da sconfinare nell'imbarazzante.

«È come se si aspettasse che solo lei voglia darsi alla pazza gioia!» esclamò la vera Hermione, ormai oltre l'indignato. «Questa me la devi proprio spiegare: è perché sono una Grifondoro, perché è maschilista o cosa?»

«Misteri delle Dramione...»

«Mi spiace dirtelo, Hermione, ma se ha visto l'altra te a quello stupido ballo, non ha tutti i torti» rispose Ron con calma innaturale, con il solo colore delle orecchie (in pieno stile semaforo) a tradirlo.

«Cosa?»

«Ehi, parlavo di lei, non di te! Tu hai ragione ad essere arrabbiata, ma lei è una... una...»

«Diciamo “donna scarlatta” e facciamola finita, eh?»

In effetti, il Piton di quell'universo non poteva sbagliarsi di più: non appena i professori si furono eclissati, Dray si avvicinò a 'Mione e le sussurrò malizioso: «Io mi divertirò un sacco, stanne certa».

«Oh, no». “Sconsolata” era un eufemismo.

«Non può voler dire niente di buono, vero?» chiese Draco con voce fin troppo tremula.

«Aspettate e vedrete». Ma il tentativo di Luna di mantenersi indecifrabile fu irrimediabilmente rovinato da un fugace ma vistoso brivido.

 

Note dell'Autrice: un miliardo di grazie a:

Jeanne_Potter che ha inserito questa storia nelle ricordate;

Cristina F, HollyCupcake, I can fly, IsabellaDark91, LuluXI, Lunatica96, Sybeoil e _lu che la seguono.

PS: oh. Mio. Dio. Ci ho infilato le Severus/Hermione. Credevo che l'occasione non mi si sarebbe presentata mai. Di nuovo, non intendo mancare di rispetto a nessuno, se qualche amante di questa accoppiata medita di venire sotto casa mia con torce e forconi si calmi, per favore.

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Capitolo 5
*** Notti di fuoco ***


 «Continuo a non capire il senso di tutto questo» disse Hermione dopo che l'ennesimo salto li ebbe fatti atterrare proprio davanti al familiare arazzo di Barnaba il Babbeo, scuotendo incessantemente la testa come se dire semplicemente di no avesse potuto evitare loro ciò che li aspettava. «Perché rendere il dormitorio femminile proibito ai maschi se poi succede una cosa del genere?»

«E perché non proibire anche quello maschile alle ragazze, visto che il risultato è potenzialmente lo stesso, tra parentesi?» osservò Ron.

«Te l'ho già detto, quando la scuola fu fondata i valori erano altri, una ragazza non si sarebbe mai sognata di entrare di sua spontanea volontà nella stanza dei maschi per certi motivi, si pensava che fossero più aff... oh, mio Dio». La parola “affidabili” le morì sulle labbra quando un'alquanto esitante 'Mione con baule al seguito fece il suo ingresso nella Stanza. Non l'avevano mai vista così: una porticina in fondo conduceva presumibilmente a un bagno privato, e il resto era occupato per una percentuale preoccupante dal letto. Uno solo, gigantesco, con lucidissime lenzuola di seta rossa... e già occupato. Alle pareti, lo stemma del serpente e quello del leone erano fusi in uno.

«Bella dimostrazione di unità! Si stanno praticamente strangolando!»

«Fai sul serio, Weasley?»

«Be', non è che si capisca cosa stiano facendo... è un combattimento, o... ?»

«È una posa equivoca, Ron» sospirò Hermione alzando gli occhi al cielo, ormai rassegnata al peggio. «Hanno inteso la “convivenza stretta” tra le Case in senso molto letterale, e ora pare che vogliano far partorire un ibrido mezzo peloso e mezzo squamoso perfino ai nostri simboli».

«Okay, sorvoliamo sulle decorazioni e qualcuno mi spieghi perché l'altra Granger ci ha messo tanto. Che ci fa lui già lì?»

«Conoscendo 'Mione, avrà perso tempo a tirarsi a lucido. Al momento lo detesta, ma dev'essere perfetta sempre e comunque» rispose velenosa Hermione.

«Lo dico solo perché lui ha un sacco di strada più di lei da fare per portare la sua roba fin qui. O gli hanno lasciato usare la magia nei corridoi per una volta, o hanno mobilitato uno squadrone di elfi domestici, perché muscoloso o no non ci credo che abbia trasportato tutto quello che possiede a forza di braccia fin dai sotterranei. Siamo al settimo piano!»

«Per quanto a casa ti abbiano abituato bene, gli elfi della scuola lavorano già più che abbastanza senza essere anche i tuoi facchini personali, Malfoy» ribatté lei, già calata nel ruolo di paladina dei diritti degli elfi e rimpiangendo amaramente di non aver indossato una spilla del C.R.E.P.A. quel giorno.

«Che tu ci creda o no, a loro sgobbare piace. Ma tu continua pure con la tua stupida crociata... quando avrai ottenuto qualcosa, fammi un fischio».

«Oh, al diavolo! Vediamo un po' cosa combinano questi due...»

«Vedo che ti sei messo comodo, Malferret». Risatine mal represse da parte degli spettatori e un «Piantatela!» da un Draco decisamente irritato.

«Oh, siamo tornati al punto di partenza?» rispose perfettamente serafico Dray, fingendosi afflitto. «Preferivo “cavaliere misterioso”. Adesso dovrò ripagarti con la stessa moneta, Mezzosangue». Visto che le bacchette puntate verso posticini che non era mai bello ritrovarsi sotto tiro potevano far stare zitto il vero Malfoy ma non avevano alcun effetto sul suo doppio, Harry e Ron si limitarono a un ringhio sommesso; ma 'Mione non sembrò particolarmente indignata.

Si limitò ad aprire il baule senza una parola e recuperare un fagotto non meglio identificato, poi si chiuse in quello che constatarono essere effettivamente il bagno, annunciando: «Un po' di privacy, se non ti dispiace». Solo quando la porta fu chiusa Dray osò mostrare la sua delusione: 'Mione Cervello-di-Segatura Granger era stata più intelligente di lui e aveva trovato il modo di cambiarsi lontano dai suoi sguardi indiscreti.

«Fammi indovinare: Victoria's Secret?» azzardò Hermione quando la sua alter ego si ripresentò, evidentemente intenzionata ad andare a letto con un paio di shorts che lasciavano ancor meno spazio alla fantasia della strana versione della divisa che indossava di solito e che lei non si sarebbe messa nemmeno se dieci Mangiamorte l'avessero tenuta a portata di bacchetta minacciando di torturarla.

«Cioè?»

«Una marca Babbana, abituati. Finora qui di magia ne ho vista poca».

«E ti aspetti che io riesca a dormire?» insinuò Dray con un gran movimento allusivo di sopracciglia, ispezionandola dalla testa boccolosa ai piedini dalle unghie smaltate con l'aria di chi avrebbe tanto desiderato il superpotere della vista a raggi X per liberarsi anche della poca stoffa che aveva addosso al momento.

«Ti consiglio di provarci, Malfoy. Per quel che ne sai, ci tengono d'occhio».

«E invece no. Si chiama Stanza delle Necessità... mi sa che è venuta incontro più alle mie che alle tue. Siamo solo io e te, in una stanza sigillata, insonorizzata e praticamente invisibile... potremmo anche essere spariti dalla circolazione. Per qualsiasi altra ragazza di Hogwarts, un'occasione d'oro».

«Tranne che per me» insistette 'Mione, che poco caratteristicamente aveva dimenticato i suoi trascorsi da “donna scarlatta” in abitino succinto e tacchi che sfidavano la legge di gravità e pareva preoccupata per la propria virtù.

«Tranne che per te...» confermò lui, apparentemente pensieroso. «Vedi, è proprio questo il tuo problema. Se fosse tutto facile, perderei subito interesse. Con un elemento di sfida, invece...» Lasciò la frase a metà per effetto drammatico.

«Credo che darò di stomaco» sbottò la vera Hermione, incapace di restare ancora in silenzio a guardare. «Giuro che se consideri davvero le ragazze a quel modo, lo schiaffo di quella volta ti sembrerà una carezza».

«Se ti dico che con te non farei così di sicuro mi credi sulla parola o vuoi anche una bella lista di motivi?»

Ma quella particolare notte fu meno densa di eventi del previsto, a parte il fatto che Dray non chiuse occhio e rimase a guardare la figura addormentata di 'Mione nella semioscurità per un bel pezzo.

Proprio quando i ragazzi, esauriti i commenti su quanto fosse melenso, inquietante e sicuramente impossibile, cominciavano a stufarsi di osservarli, la Stanza delle Necessità si dissolse per un attimo, per poi riformarsi identica.

«Ma allora il salto c'è stato o non c'è stato?» chiese Ron, disorientato.

«Non è più lo stesso giorno, ma il posto non cambia» lo soccorse Luna.

«Un po' di privacy, se non ti dispiace» ripeté 'Mione quasi nello stesso tono di prima. Con la cruciale differenza che non sembrava affatto sul punto di chiudersi in bagno, e che l'altro Draco non era per nulla incline a concedergliela. Si voltò molto cavallerescamente, ma solo per un attimo, e presto passò dallo sbirciare al godersi spudoratamente il panorama. Non che a lei dispiacesse; anzi, dava fondo a tutte le sue movenze migliori nel tentativo di far durare il siparietto il più a lungo possibile. Per completare la pregevole opera mancava solo la colonna sonora di Nove settimane e mezzo.

Ci fu un coro unanime di cinque: «Che schifo!»

E poi avvenne. Per il bene del poco che restava dei neuroni traumatizzati e bruciati dei veri Draco ed Hermione (e probabilmente anche di molti lettori), diremo solo che oltre al completino di Victoria's Secret era scomparso anche quello che c'era sotto, e che dopo una scena dolorosamente lunga e dettagliata su cui non ci soffermeremo la vera signorina Granger era in uno stato di totale prostrazione e sembrava aver perso la capacità di dire altro che: «Oh, no, oh, no, oh, no...», con gli occhi fissi su quello spettacolo troppo orribile per distogliere lo sguardo.

Con il viso affilato che aveva assunto una decisa sfumatura verdognola, Malfoy esplose: «Oh, per i boxer a disegnini di boa constrictor di Salazar Serpeverde, non è possibile!»

Ron, troppo scioccato da quanto aveva appena visto per fare commenti, sollevò appena un sopracciglio, e fu Harry a dar voce ai suoi pensieri: «“Boxer a disegnini di boa constrictor”, Malfoy? Ma che... ?»

«Non sono così idiota, lo so anch'io che un mago medievale probabilmente non portava i boxer, ma ci voleva un'imprecazione creativa, o sbaglio? Sto per svenire! L'hanno fatto, che diamine! Non so se ti rendi conto della portata della cosa! E se... e se poi resta...»

Hermione interruppe di botto la sua sequela di “oh, no” per prevenirlo in fretta, la voce ridotta a uno squittio isterico: «Malfoy?»

«Sì?»

«Giuro che se finisci quella frase vomito».

«Perché, secondo te io mi sto divertendo? Se a farmi la pelle non ci pensasse mio padre, che mi adora ma a queste cose tiene parecchio, avrei addosso miriadi di zii e cugini...»

«È tutto quello che hai da dire? Hai paura per il tuo albero genealogico?» ribatté lei, vagamente disgustata. «E le tue responsabilità? E il resto della tua carriera scolastica? E... e... cosa direbbero tutti? Hai bisogno di una lezioncina o due su cos'è importante».

«Preferiremmo rimandare questa bella chiacchierata sul tuo parentado a un'altra volta», intervenne Harry, fintamente gentile, «visto e considerato di chi stiamo parlando». Ricordava ancora fin troppo bene le linee che s'incrociavano sull'arazzo mutilato di Grimmauld Place numero 12, connettendo il nome di Malfoy – e quello di Sirius, così diverso da tutti loro – a quelli che aveva imparato a sue spese a odiare di più.

«Almeno io ce l'ho, qualcuno di cui parlare».

Perfino la voce di solito sognante di Luna, dimenticato il suo consueto tono da bimba persa nel suo mondo, si unì al coro generale di: «Sta' zitto, Malfoy!» Lei era l'unica dell'improbabile gruppetto a riuscire a chiamarlo abitualmente per nome: forse fu quell'improvviso distacco a ricordare a tutti che aveva perso sua madre in tenera età.

La Stanza si dissolse di nuovo; nel marasma generale della Sala Grande spiccavano le voci concitate di Ginnina e 'Mione, che discutevano animatamente, incuranti delle decine e decine di orecchie indiscrete, degli esiti del “progetto”.

«E va bene, Gin, hai vinto. Ma che ci posso fare? È praticamente un dio...»

«Si vedeva lontano un miglio che ti eri... diciamo divertita».

«Tu però non dirlo a nessuno. Abbiamo deciso di tenere il segreto, per ora».

«E allora perché glielo sta spiattellando, e pure in una sala affollata?» sbuffò Hermione. «Si contraddice da sola!»

«Ehi, ci si vede stasera, Granger!» le gridò Dray al di sopra della folla.

«Magari non vedessi mai più quel tuo muso da furetto!» sbottò lei di rimando in modo ben poco convincente, sussurrando poi alla sua adorata confidente Ginnina: «Certo, il furetto più bello del mondo... vedi? Gli altri devono continuare a pensare che ci detestiamo». Proprio in quell'istante, l'altro Draco diede il cinque a Zabini con un sorrisetto arrogante stampato sul viso: ecco una quarta persona per cui il segreto non era poi così segreto.

«Ancora con quella storia del furetto? Se vuoi un insulto più originale, fammi sapere, eh...» si offrì l'altro Fred, facendo girare la testa a tutti all'idea di un totale di quattro gemelli Weasley tra cui confondersi.

«Oh, che carino da parte sua mettere il suo talento comico al suo servizio...» commentò Luna, ancor più sognante del solito.

«E con questo? Fred e George vivono di battute...» cominciò Ron. «Oh, no, non ci saranno mica degli universi in cui... ?»

«Te ne stupiresti. Portalo a vederne qualcuno, magari, tanto per passare un po' di tempo tra fratelli».

«Oh, due paroline gliele dico di sicuro...» borbottò lui in risposta, non esattamente felice di scoprire un terzo genere di universi in cui qualcuno con una strana idea di divertimento costringeva la sua più-che-amica a far coppia con qualcuno di proprio gradimento. Be', qualcuno che non fosse lui... non sarebbe stato male farsi un viaggetto in un libro con i loro nomi sopra...

«Me lo faccio bastare, grazie» declinò 'Mione, aggiungendo poi in un bisbiglio: «Anche perché al momento non ho una gran voglia di insultare Dray...»

«E lei non si stupisce che lo chiami così?» osservò Draco, che non si era ancora del tutto abituato al nomignolo.

«“Ginnina” Weasley non si stupisce di niente» rispose lapidaria la loro instancabile guida, facendo spallucce.

 

Note dell'Autrice: merci beaucoup (francese? Io? Tutto questo gran parlare di universi paralleli mi ha fuso i neuroni, detesto il francese! L'unica ragione per cui non ho mai scritto niente su Fleur è che mi viene da vomitare se devo imitare apposta il suo accento!) a:

BonnieUnderwood_14 e CarolineEverySmile che hanno inserito questa storia nelle preferite;

Maia95 e _TeMe_ che l'hanno messa nelle ricordate;

aras95, bambolinazzurra, Devil_IcePrincess_, ewrpks, figlia dei fiori e kiky 92 che la seguono.

Baci e abbracci virtuali a tutti. Siete il carburante che mi mantiene motivata.

PS: E anche le Fremione sono fatte. Per l'ennesima volta, non ammazzatemi. Devo addirittura averne letta una carina da qualche parte, è solo che... se non l'ha detto la zia Row, non mi va giù, ecco.

PPS: dopo questo capitolo potrei dovermi prendere una pausa. O forse no, non ne sono ancora sicura. Spero che aspetterete con pazienza.

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Capitolo 6
*** Un gufo da Malfoy Manor ***


Dopo un altro di quei salti che forse c'erano stati o forse no, rieccoli nello stesso esatto punto di prima, ma con un gran frusciare d'ali sopra le loro teste che poteva solo significare posta in arrivo. I nostri eroi benedirono mentalmente il fatto di essere momentaneamente incorporei, oltre che invisibili agli occhi dei protagonisti della storia, perché tra il precipitare generale di pacchi le loro teste non erano molto al sicuro. Qualcosa cadde con una precisione di cui in condizioni normali Errol non sarebbe stato capace mai e poi mai proprio tra le braccia dell'altro Ron, facendo drizzare le orecchie a quello reale: forse il suo personaggio stava per fare qualcosa che non fosse ingozzarsi. Ma le sue speranze furono deluse: era ancora cibo, preparato dalle amorevoli mani della sua mammina che evidentemente lo immaginava depresso e denutrito così lontano da casa, nonostante la presenza di un centinaio abbondante di servizievoli elfi domestici da qualche parte sotto i suoi piedi, tutti ottimi cuochi (ma a quanto pareva, nessuno al mondo poteva battere Molly Weasley).

«Miseriaccia, ma in questa storia non faccio altro che mangiare!»

«Be', è vero che ogni tanto tua madre ti rifornisce» obiettò Harry. «E poi almeno fai qualcosa. Hai già sentito l'altro me dire una parola che sia una?»

«E va bene, amico, forse sono messo un tantino meglio di te, ma devi ammettere che non ho mai guardato uno dei pacchi di mamma con quell'aria così... così...»

«Feroce? Famelica? Estatica? Sbavante?»

«Hai ingoiato un vocabolario, Luna? Non c'è bisogno di rigirare il coltello nella piaga!»

«Sì, be', ora fate attenzione. Se l'autrice ha voluto farci vedere la consegna della posta, vuol dire che a qualcuno arriverà qualcosa d'importante».

E proprio in quell'istante, un elegante gufo reale atterrò tutto impettito davanti all'altro Malfoy e gli tese altezzoso una zampetta, a cui era legata una lettera strettamente arrotolata e legata con un nastro verde e argento.

«Sì, carino, ma non conosco nessuno che sia così tanto fissato, e questo è proprio tutto dire».

E poi, caso del tutto eccezionale, i nostri furono sbalzati da dove si trovavano a un punto proprio dietro le spalle del destinatario.

«Ma che diamine... ? Ci siamo Smaterializzati? Senza volerlo, senza aver passato l'esame e per di più a scuola, quando lo sanno anche i muri che è impossibile? Direi che una spiegazione è d'obbligo».

«Non ci siamo Smaterializzati, ci siamo spostati, perché la scrittrice vuole farci leggere la lettera» puntualizzò il loro cicerone.

«E da quando in qua lo sanno anche i muri?»

«Da quando ai muri è venuta più voglia di ascoltarmi di quanta ne avrai mai tu, Ronald Bilius Weasley. C'è scritto in Storia di Hogwarts».

«Ehi, ehi, ehi, concentriamoci. Weasley e Granger, riprenderete a battibeccare come una vecchia coppia sposata più tardi, okay? Quella è la grafia di papà, in caso non lo sapeste».

«E che vuole Malfoy senior, di grazia?» chiese Hermione, cominciando a leggere il messaggio da dietro le spalle dell'altro Draco. Ron, intanto, era troppo occupato ad esibire i padiglioni auricolari più rossi che il mondo magico avesse mai visto al commento del suo arcinemico sulla “coppia sposata”.

«Okay, papà era di pessimo umore quando l'ha scritta. Se non comincia con “Carissimo” o “Figliolo prediletto”, c'è in ballo qualcosa di enorme».

«Il vecchio Lucius dovrebbe aprire un dizionario dei sinonimi e cercarsi qualcosa che non sia “disonore”, “casata” o “purezza”» commentò il rosso, gustandosi la reazione di Malfoy al sentire tutta quella confidenza. «Abbiamo capito il concetto: non è per niente felice della novità imposta dal Preside, che tra l'altro nessuno ha ancora capito da dove sia saltata fuori, e minaccia... come, scusa

Il vero Draco era sospeso tra il perplesso, l'indignato, il nauseato e lo spaventato (sì, era perfettamente possibile. Per facilitare la comprensione, diremo che il colore del suo pallido viso ora faceva all'incirca pendant con lo stemma che gli campeggiava sul petto): «Perché accidenti quella lettera parla di segrete, frustate e Maledizioni Cruciatus a non finire? Che non sia un granché entusiasta è un conto, ma questo? Ci tiene alle questioni di sangue, fin lì tutto regolare... ma punizioni fisiche? E descritte così, diamine, questa versione di papà dovrebbe scrivere un libro, ci sa fare con le parole...»

«Da come parli sembra che il tuo vero paparino sia un angelo, Malfoy» replicò Harry, la voce pericolosamente neutra ma preannunciante un'esplosione come poche. «Vuoi che te lo spieghi io, dove ha preso certe idee? Un piccolo indizio: la sua musa ispiratrice si chiama Tom, anche se mezzo mondo non lo sa».

«Come ti permetti, Potter?»

«Stai ancora cercando di farci credere che sia tornato in ginocchio, piagnucolando che si è pentito e non merita di essere sbattuto ad Azkaban? Quanto sei patetico... a furia di stare con i tuoi gorilla, forse hai cominciato a credere che tutti siano stupidi, ma per tua norma e regola non è così. È ancora lì dove si trova solo perché siete ricchi» sputò Ron tutto d'un fiato.

«Avanti, ragazzi, torniamo alla storia» s'intromise Luna, piazzandosi fisicamente tra i litiganti come per evitare che venissero alle mani. «Il Draco di questo universo ha un rapporto molto difficile con suo padre, anche se di solito non lo dà a vedere». E a conferma delle sue parole, sul viso di Dray si formò qualcuna di quelle lacrime troppo scintillanti, ma lui se le asciugò prima che qualcuno lo notasse, giustificandosi a mezza voce con un'inesistente polvere negli occhi, perché un Malfoy non piangeva. Mai. Soprattutto non uno con mezza Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ai suoi piedi.

«C'è ancora una cosa che non ho capito...» rimuginò Hermione. «Come ha fatto Malfoy senior a venire a sapere che... be'...», i ragazzi poterono praticamente vedere gli ingranaggi di quel cervello inarrestabile mettersi in moto sotto il cespuglio di capelli assolutamente non boccolosi per trovare un buon eufemismo, e in fretta, «... che è successo? Che in un modo o nell'altro gli sia giunta voce della questione della Stanza posso quasi capirlo, ma se la relazione è segreta non sarà mica stato così stupido da scriverglielo! Per quel che ne sa, dormono in lettini separati e li hanno pure spinti il più lontano possibile l'uno dall'altro!»

«Ci hai pensato su per benino, vedo» la schernì Draco.

«E se anche fosse? Se sono possibili gli universi paralleli, tutto può succedere. Voglio essere preparata».

Prima che l'altro potesse rispondere, furono di nuovo catapultati nell'odiata Stanza delle Necessità versione film a luci rosse, dove un Dray e una 'Mione decisamente poco vestiti erano placidamente sdraiati sull'immenso letto a loro riservato, occhi negli occhi.

«Ho ricevuto una lettera da Malfoy Manor. Da oggi in poi le cose potrebbero farsi un po'... difficili».

«Pensavo che ti piacessero le sfide» lo stuzzicò 'Mione, coronando la frase con un occhiolino e causando una serie di finti conati di vomito (anzi, probabilmente un paio di essi erano veri) tra gli spettatori.

«Non stavolta».

«Tra parentesi, non è più facile dire “Villa Malfoy”? Senza contare il fatto che di solito la chiamo casa e basta».

«Mmm, be', no. Qui non conta cos'è più facile o più logico, conta quello che piace a lei, e a lei piace la versione inglese». Luna si era divertita a dire le ultime due parole con un pesante e falsissimo accento “made in London”. «Che poi è anche carina: l'autrice dei libri adora dare ai posti e alle cose nomi con doppie e pure triple iniziali, quindi perché i suoi ammiratori non dovrebbero fare lo stesso?»

«Ammiratori? Frena un attimo, Luna, quanto sono famosi questi benedetti libri nel posto da dove vengono le storie?» chiese Ron.

«La donna che ha scritto le nostre vite nell'altro universo ha fatto così tanti soldi che la Gringott esploderebbe se ce li depositasse tutti. Decine di traduzioni, eccetera eccetera. E ci sono persone che, non importa da quale angolo del mondo vengano, si ostinano a usare l'originale anche quando scrivono nella propria lingua madre».

«Mi stai lasciando, Dray?» Questa battuta, recitata in un perfetto tono affranto che le sarebbe valso un Oscar, riportò l'attenzione generale sullo svolgersi della storia.

«Ecco, io... credo che finché le cose non si saranno calmate dovremmo prenderci una pausa».

«Una pausa» ripeté lei, sull'orlo di un'altra cascata molto, molto luccicante di lacrimoni alla 'Mione. «Ma io... io...» Trasse un respiro profondo. «Draco Lucius Malfoy, io ti amo!» Le loro controparti si guardarono e non ci fu nessun bisogno di richiamare dal mondo dei morti l'abile incantametalli Bowman Wright, inventore del Boccino, per creare un capolavoro d'oro e argento. No, si volsero subito in direzioni opposte fingendo molto platealmente di dare di stomaco.

«Oh, PS: non ho un secondo nome» commentò leggero il vero Malfoy. «Non ne ho bisogno, Draco è già un nome perfettamente in linea con le tradizioni di famiglia senza doverci incollare anche quello di papà».

«Oh, come ho fatto a sopravvivere fino ad oggi senza saperlo?» domandò sarcastico Ron, portandosi le mani al cuore come se fosse appena stato pugnalato.

«I tuoi invece saranno pure poveri, ma se le idee assurde valessero oro potrebbero comprarsi l'Inghilterra in blocco. Che razza di nome è Bilius?»

«Chiudi quella boccaccia! Un altro commento così sulla mia famiglia e per farti star zitto ti Schianto. Tra l'altro, zio Bilius era fantastico».

«Ma non avevi detto che... ?» obiettò Harry, ricevendo una discreta ma potente gomitata da Hermione.

«Be', okay, verso la fine ha perso qualche rotella, ma tutti i geni sono un po' matti».

«Non dipende da me, 'Mione». E con questo si alzò e recuperò i vestiti, che al momento erano sparsi in posti dove non avrebbero assolutamente dovuto essere.

«Sarò qui ad aspettarti!» gli gridò dietro lei un attimo prima che uscisse. Lui si bloccò e parve sul punto di dire qualcosa, ma poi si eclissò, lasciandola troppo distrutta per capire che non aveva promesso niente in cambio.

«Okay, bene, finale tragico, addio, ce ne andiamo. Ti dispiace tirarci fuori da qui, Lovegood?»

«Ma questo non è il finale» sorrise Luna. «Il corso di un vero amore non è mai andato liscio».

«E da quando citi Shakespeare?» commentò Hermione, impressionata.

«Be'? Leggo un po' di letteratura Babbana quando capita. Aveva delle belle idee, quel William, ma si è sbagliato di grosso sulle fate, per non dire poi sulle streghe! Le sue Weird Sisters non somigliano nemmeno un po' alle nostre. Dovremmo presentarle alla Cooman, però... se erano streghe come le intendiamo noi, avranno avuto Eccezionale tutte e tre in Divinazione».

«Magari invece era un mago e ha mascherato un po' il nostro mondo apposta. Ce ne stavamo già per conto nostro, ma lo Statuto di Segretezza come lo conosciamo non era ancora arrivato, e...»

«Okay, okay, a dopo la lezione di Storia della Magia, signorina so-tutto-io».

«Per tua informazione, credo che parecchi Purosangue siano tremendamente ignoranti. Sul serio, Malfoy, mai provato a leggere una tragedia?»

«Mi hai preso per Goyle? So citare “Ahimé, mi sono Trasfigurato i piedi” di Malecrit a occhi chiusi. Almeno era un mago, quello».

«Come ti pare».

L'ennesimo salto, ed eccoli ad osservare 'Mione che vagava per un corridoio senza meta apparente.

«Ma in questa storia non ci vado mai, a lezione?»

«Certo, ma all'autrice non importa».

Girarono un angolo insieme a lei e sorpresero l'altro Draco a divorare la faccia (be', il termine corretto era baciare, ma l'impressione era quella) di qualcuno che, a meno che questa 'Mione non avesse recuperato la Giratempo o acquisito in qualche altro modo il potere di trovarsi in due posti contemporaneamente, non era lei. Inchiodò sul posto così bruscamente che se i nostri eroi non fossero stati semplici osservatori esterni si sarebbero scontrati con lei in un grandioso effetto domino.

«Dray! Io... credevo... credevo che...»

L'altro Draco si separò da un'alquanto soddisfatta e vagamente senza fiato Pansy Parkinson e tentennò: «No, aspetta...»

«È questa la tua idea di pausa?»

«Te l'ho detto, non dipende da me...»

«Oh, certo, quindi anche le tue labbra hanno trovato le sue per puro caso?»

«Non sai cosa mi avrebbero fatto se non avessi trovato qualcuno che la mia famiglia approvasse!»

«Quindi ci sei stato costretto, eh?»

«Vedo che cominci a ragionare...»

«C'è poco da ragionare, Malfoy. È finita». E corse via senza degnarlo di un altro sguardo, le solite lacrime oltre i limiti dell'umano che le offuscavano la vista facendole mancare di poco uno scontro frontale con un'armatura (che voltò l'elmo nella sua direzione con un cigolio indignato).

«Direi che tra i due questo scenario è il più realistico. Io e Pansy, voglio dire» commentò il vero Draco.

«Non durerà. Siamo in una Dramione, dopotutto». E Luna, purtroppo, in materia era un'esperta.

 

Note dell'Autrice: e dopo secoli, rieccomi! Sorry, sorry, sorry, tra la scuola e la totale mancanza di idee sono rimasta, diciamo così, lievemente impantanata. Non preoccupatevi, sono di nuovo in azione! Raffreddata, ma di nuovo in azione. Non è che uno di voi conosce Madama Chips? Ho proprio bisogno di buttar giù una bella dose di Decotto Tiramisù. E chissenefrega delle orecchie che fumano...

Grazie un trilione a: Miss_Slytherin e principessa_tarya che hanno inserito questa storia nelle preferite;

angelikakiki che l'ha messa nelle ricordate;

Jeanne_Potter che, se il confronto tra le liste non m'inganna, l'ha spostata dalle ricordate alle preferite;

Althalus, Dorthy, merygreis e Padme Dandychill Malfoy che la seguono.

PS: non ho proprio niente contro i sostenitori della versione inglese forever and ever. Ostinarsi a usare i nomi originali è una scelta interessante che rispetto appieno (ho letto alcune storie in cui Silente resta Dumbledore e tutto il resto, e tanto di cappello, le ho adorate da cima a fondo), ma non mi va di vederla su un sito italiano, e questo è proprio tutto dire, perché un'italiana meno patriottica di me non la troverete da nessuna parte. I nomi inglesi li voglio vedere nelle fanfiction in inglese, fine. Se poi sono costretta a scrivere “Mezzosangue” quando rende a malapena un decimo dell'idea di “Mudblood” e causa pure dei bei problemi (pronto?! Lo status di “Half-Blood” esiste ed è una cosa diversa!), stringo i denti e lo scrivo. Poi vomito, ma okay, tiriamo avanti.

PPS: e dopo tutta 'sta ramanzina devo subito contraddirmi da sola e confessare che ho usato un nome originale per far funzionare il giochino di parole. Weird Sisters sono sia le streghe del Macbeth sia le Sorelle Stravagarie. Tre, tutte femmine, contro qualcosa come otto, in gran parte (se non tutti) maschi. La povera Luna c'è rimasta di stucco. Tra parentesi, la citazione invece viene da Sogno di una notte di mezza estate. “The course of true love never did run smooth”... quanto lo amo.

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Capitolo 7
*** Vendette e sorprese ***


«Spero solo che l'altra me non se ne stia lì a piagnucolare come un essere amorfo e perfettamente inutile, sarebbe troppo per i miei poveri nervi».

«Aspetta e vedrai. Ho come l'impressione che quello che deve arrivare vi piacerà, anche se è solo una fase».

«Spiegami come potrei mai trovare qualcosa che mi piace in tutto questo».

«Tu aspetta, donna di poca fede. Se l'ho detto c'è un motivo».

«Quando sai qualcosa che noi non sappiamo sei irritante».

«Sopportami ancora un po', il momento clou si avvicina».

«La luce alla fine del tunnel!» esultò Hermione.

«La prima buona notizia che sento da un pezzo» rincarò la dose Draco, incredulo all'idea di essere d'accordo con lei, ma per una volta giustificato.

«Quindi ce ne andremo presto?» tastò il terreno Ron.

«Non prima di qualche altro evento importante, e quando arriva il prossimo ti consiglio di tenerti forte».

«In senso buono o cattivo?»

«Decidi tu» concluse enigmatica Luna, indicando 'Mione con un cenno della testa.

Al momento, la ragazza stava confabulando fitto fitto con Gin: «Una pausa, ti rendi conto? Gliela do io, la pausa». Non l'avevano mai sentita così velenosa.

«Brava, 'Mione, non buttarti giù. Il mare è pieno di pesci».

«Di nuovo, da quando in qua mia sorella ragiona come una... una...» E dopo qualche esitazione, concluse la frase con qualcosa che in un programma TV Babbano sarebbe stato coperto da un bel “beep”.

«Ouch, pesante» commentò Harry, che era stato sul punto di usare lo stesso termine ma non l'avrebbe confessato mai e poi mai. «Se dico a tua madre che l'hai detto, in capo a due giorni ti arriva un'altra Strillettera».

«Be', se lo merita».

«Menomale che succede solo in questo universo».

«Potrebbe capitare anche nel nostro, se Corner non si dà una calmata. Bello sapere che t'importa della reputazione di Ginny, tra parentesi».

«Eh? Oh, sì, certo. Reputazione. Come no. Lo sai che mi avete praticamente adottato...» Harry sembrava aver preso qualche lezione dal suo amico in materia di chiazze rosse in posti dove non ce ne sarebbero dovute essere.

«Su, un po' d'attenzione» li sgridò bonariamente Luna. «Altrimenti la trama va avanti senza di voi». Al momento non sembrava che ai due importasse granché di una trama che gradivano ben poco, ma si volsero con un sospiro verso le protagoniste. Non che fosse servito a molto, dato che la scena intorno a loro stava di nuovo cambiando.

«Perché i sotterranei?» chiese Draco. Per lui erano un ambiente decisamente familiare, ma era la prima volta che l'autrice della storia in cui erano immersi si era data la pena di descriverli.

«Direi che la domanda giusta è: perché stanno uscendo da una lezione, finalmente? Forse si è accorta che siamo in una scuola...»

«Dovresti aver già capito che da queste parti la scuola è un pretesto... uscendo da Pozioni, lei si ritrova proprio con le persone giuste» la corresse la bionda con aria saputa.

«Le persone giuste per cosa?»

Ma aveva appena avuto il tempo di finire la frase quando 'Mione si lasciò sorprendere, evidentemente apposta, a rendere pan per focaccia a Dray con gran soddisfazione, le mani che ricordavano più che altro i tentacoli di un polpo.

«Ma che... come... cosa... senti, Luna, quant'è che ha intenzione di durare questa, ehm, fase?» Ron era così rosso che l'effetto era più o meno lo stesso di quando, prima di entrare in squadra lui stesso, si dipingeva la faccia per fare il tifo a Harry. Tranne per il fatto che il color oro era finito.

«Quanto basta a far ingelosire l'altro Draco».

«Oh». Se stava cercando di non suonare deluso, aveva urgente bisogno di un corso di teatro. «Be', immagino di sì. Se si chiama Dramione, c'è un motivo, giusto?»

«Eh, già».

«Uhm, lo so che suona stupido, ma non è che qualcuno di voi ha capito... ecco...»

«Perché proprio l'altro te, quando 'Mione è ovviamente la ragazza più bella della scuola e potrebbe avere chiunque?» lo soccorse la vera Hermione con un sorriso, facendo l'appunto mentale: “Complesso di inferiorità – ci sono psicologi maghi?”. «Tutto il tempo che passiamo insieme è solo il primo dei motivi per cui sei un degno sostituto. Se poi contiamo anche il fatto che tecnicamente sei un Purosangue, anche se non ne fai la tua priorità assoluta, è un po' come sbattergli in faccia: “Vedi che è possibile?”»

«Com'è che hai smesso di parlare dei protagonisti in terza persona?» Accidenti al suo cervellino da Corvonero, sembra sempre sulle nuvole ma non le sfugge mai niente! Hermione dovette mordersi la lingua per mantenere quel commento solo mentale.

«Eh? Mi è... venuto così» tagliò corto, decidendo improvvisamente che le punte delle proprie scarpe fossero uno spettacolo molto interessante.

«E tu invece cos'hai da dire? Non vedevo l'ora di scoprire cosa ne pensassi, Ron» lo spronò Luna mentre il gruppo seguiva con lo sguardo un Dray che lottava senza troppo successo per non sembrare ferito e se ne andava a gran passi, tallonato dall'irriconoscibile Zabini.

«Ehm... ce ne sono altri così?»

«Se li sai cercare».

«Ah, davvero? Be', il micro-coso non è tanto difficile da usare... gli dici i nomi e fa tutto da solo...»

«Si chiama microfono, Ron. E hai davvero intenzione di cercarne qualcuno?»

«Oh, dai, hai visto quel posto, ci saranno milioni di universi... tra i tanti, meglio uno così che questo...»

«Potevi anche dirmi di sì e basta, sai? Non mi darebbe fastidio».

«Sul serio?»

«Quando ci vai, fammi un fischio».

«Eh? Verresti con me a guardare... sì, insomma, gli altri noi stessi che...»

«Ne ho un paio da cercare anch'io». Si mordicchiò un labbro, pensierosa: magari un universo in cui lui avesse avuto il fegato di invitarla al Ballo del Ceppo prima di Viktor... sarebbe cambiato tutto... «Se ne trovi uno decente, ti seguo. Uno in cui Hogwarts sia veramente una scuola, le divise non sembrino uscite da un film per adulti e le cose funzionino... come dovrebbero».

«Sì, okay, volete anche la marcia nuziale, voi due?» sbottò Malfoy, facendoli arrossire violentemente. «Prima torniamo a questa dannata storia, prima usciremo di qui, quindi stringiamo i denti. Lovegood ha detto che non manca tanto». Se qualcuno avesse detto loro che un giorno proprio lui avrebbe fatto da collante del gruppo, incoraggiandoli tutti (anche se in modo un po' poco ortodosso), i ragazzi non ci avrebbero creduto.

Il salto successivo non portò grandi cambiamenti: se 'Mione arrivava addirittura a imboccare questa versione particolarmente mangiona di Ron davanti all'intera Sala Grande gremita di studenti, voleva proprio dire che la missione di far ingelosire il suo Dray era ancora in corso.

«Così però esagera! Se crede che lui non abbia ancora capito cos'ha in mente, ha davvero il cervello di segatura».

«Perché, l'altro te ha già dato prova di un'intelligenza superiore in questa tort... ehm, storia?» Anche se forse la parola “tortura” sarebbe stata ancora più calzante.

Ma in quel momento accadde qualcosa che fece lasciare a 'Mione la forchetta sospesa a mezz'aria: proprio nell'istante in cui un fulmine attraversava il soffitto incantato della Sala Grande e un tuono pareva scuoterne le antiche pareti, le porte si spalancarono e, con un tempismo per cui qualsiasi regista avrebbe ucciso e un gran effetto vento (che probabilmente si stava producendo da solo di nascosto per sembrare più intimidatorio) ad agitargli drammaticamente il lungo mantello nero, fece il suo ingresso trionfale nientemeno che Lucius Malfoy.

«Tu che sai tutto, spiegami un paio di cose: primo, che ci fa qui papà? Secondo, da quando fa delle entrate in scena così pacchiane?»

«Terzo, che prodotti per capelli usa?» ridacchiò Ron. «Avete visto cosa sta facendo la luce in questa scena? Sembra... sembra...»

«Se guardassi la TV la paragoneresti alla pubblicità di un balsamo, a occhio e croce. È perché l'autrice si sta soffermando in gran dettaglio sulle sue fluenti chiome, vero, Luna?»

«Molto probabile».

«Ripeto, che ci fa qui?»

Ma non ebbe bisogno della risposta della loro fedele guida. «Draco!» chiamò lui, con voce così tonante da far sospettare per un istante che ci fosse in azione un incantesimo Sonorus, tranne per il fatto che non si stava puntando la bacchetta alla gola.

«Almeno lui usa il mio nome come si deve».

«Mi hai profondamente deluso, figlio mio». Dray, poco caratteristicamente, si fece piccolo piccolo. «Hai compiuto atti innominabili con una sporca Mezzosangue! Portato il disonore più nero sulla nobile casata dei Malfoy!»

«Ma come parla? Cioè, faceva così ogni tanto, quand'ero piccolo e m'insegnava per benino le parentele – arrivo ancora ai cugini di terzo e quarto grado bendato e con le mani legate dietro la schiena, tra l'altro – ma sono anni che ha smesso di blaterare come se fosse stato sputato fuori da... com'è che li chiamate, Granger?»

«Se intendi un romanzo di cappa e spada, ci stavo pensando anch'io» rispose Hermione, inorridita dal fatto di trovarsi di nuovo d'accordo con lui.

«E noi non stiamo per alzarci e prenderlo a pugni?» obiettò Harry. «Perché lo farei, se al momento non fossi meno di un fantasma».

«E gli insegnanti, scusa? Non fanno una piega? Non solo è spuntato fuori non si sa bene da dove senza il minimo preavviso, ma sta mettendo in imbarazzo una persona e insultandone apertamente un'altra davanti a tutta la scuola!»

«Per non dire poi che non è così scemo da dire certe cose in pubblico».

«E allora tu da chi le hai imparate?» controbatté Ron.

«Se mi ascoltassi, sapresti che ho appena detto “in pubblico”, Weasley. Non vengo certo a raccontarti come parla tra le quattro mura di casa».

«Non si ripeterà più, padre. Ho fatto come mi hai detto e ripudiato la Mezzosangue in favore di un partito degno di un Malfoy. È stato solo un errore, padre, un... incidente di percorso. Potrai mai perdonarmi?»

«Sei sempre così formale, Draco?» domandò Luna, come se di tante cose maledettamente sbagliate nelle poche battute che aveva appena pronunciato quella fosse la più importante.

«Neanche morto! Non lo chiamo “padre” nemmeno quando ci tiriamo tutti a lucido per le riunioni di famiglia, e se anche lo facessi, non lo ripeterei ogni due secondi. Moderare il linguaggio è un conto...»

«E allora dove hai imparato a insultare tutto e tutti così bene?» intervenne Ron.

«... non interrompermi, Weasley! Moderare il linguaggio è un conto, ma che diamine, non è che non si lasci neppure chiamare “papà”!»

«Certi incidenti non si dimenticano. Vieni con me, subito».

«Eh? Avrà fatto così un totale di due volte in tutta la mia vita, ed era di umore così nero che chiunque gli rivolgesse la parola rischiava di uscirne con qualche pezzo in meno».

«Stavo molto meglio prima di saperlo, Malfoy» commentò il rosso, lievemente disgustato.

«Temo che non sia possibile, signor Malfoy» lo interruppe il professor Silente dal tavolo degli insegnanti.

«Incredibile! Ha detto qualcosa di sensato!» esclamò Hermione in un tono a metà tra la sincera sorpresa e il sarcasmo allo stato puro.

«L'anno scolastico è ancora in corso, dopotutto» spiegò il Preside con quella calma assoluta che solo lui sapeva mantenere anche davanti alle situazioni più improbabili. Che questo universo modificato secondo i capricci di una fan lontana si stesse finalmente rimettendo in carreggiata? Be', a giudicare dalla lunghezza (o mancanza di essa) delle divise femminili, pareva di no.

«Molto bene, allora desidero ritirare ufficialmente mio figlio da questa scuola. Vieni via, Draco. Ce ne andiamo». Con questo il ragazzo si alzò dal tavolo dei Serpeverde per raggiungere suo padre con una camminata che aveva a stento un millesimo dell'ostentata sicurezza di Dray, il bocconcino più desiderato di Hogwarts.

«Se è così, purtroppo il signor Draco Malfoy non è più sotto la nostra responsabilità». Con un sorrisetto vittorioso, Lucius girò sui tacchi e si eclissò con la stessa teatralità di com'era entrato, sospingendo non troppo gentilmente il figlio davanti a sé.

«Ouch, ma che gli prende? L'altro me non sa camminare da solo, per caso?»

«Credo che l'autrice voglia darci un assaggino di cosa lo aspetta a casa».

«Oh, porco Salazar, dici sul serio?»

«Temo proprio di sì».

«Quello non è mio padre» rispose lapidario, scuotendo la testa. «Non lo è e basta».

Le porte si richiusero alle loro spalle. Prima che tutti ritornassero al pasto interrotto, Silente annunciò: «Signorina Granger, dopo questo evento inaspettato non vedo perché non dovresti ritornare al tuo vecchio dormitorio. Stasera stessa andrai a riprendere i tuoi effetti personali e ti ritrasferirai nella stanza delle Grifondoro».

«Ehi, questo mi fa venire in mente una cosa...» obiettò la vera Hermione. «Che ne è stato della roba dell'altro te? Verrà Malfoy senior a riprendersela più avanti o resterà semplicemente lì, ora che l'equipaggiamento per Hogwarts tecnicamente non gli serve più?»

«Sai una cosa? Non me lo sarei mai aspettato, ma è una bella domanda».

«Se non lo dice l'autrice, ho paura che non lo sapremo mai» concluse Luna con un'alzata di spalle.

 

«Guarda qui. Non riesco ancora a crederci» disse 'Mione, la voce densa d'angoscia.

«Cos'è?»

«L'ho trovata mentre recuperavo la mia roba» spiegò, esibendo quell'incrocio tra una lettera e il copione di un film horror che il suo Dray aveva ricevuto dal padre. «Oh, Gin... io... io credevo che si stesse inventando tutto, ma ci è stato costretto veramente! Come ho potuto dubitare di lui?»

«Vuoi rimetterti con lui? E mio fratello?»

«Oh, ma guarda un po', anche a questa versione di lei importa qualcosa di me? Che bella sorpresa!» Ma era sarcasmo: “Gin” aveva collezionato decisamente troppi atti che a Ron non andavano proprio giù.

«Be', immagino che lei voglia mantenere un po' di credibilità» ipotizzò Luna.

«Per me l'ha già persa da secoli» sbuffò Hermione.

«Oh, andiamo... mi sono divertita finché è durato, ma ho sempre saputo che con Ron non sarebbe stato lo stesso».

«Solo in questo universo, ricordi?» A queste parole confortanti della sua fedele guida il rosso, che aveva rinunciato una volta per tutte alle sue inesistenti doti di attore e non si era nemmeno dato la pena di non sembrare deluso, riprese un po' di colore.

«Be', che diamine, non sarà una bella scena, ma c'est l'amour».

«Fammi capire, Ginny approva? E in francese? Peggio di così non può andare».

«Ricordami di farti vedere qualche film Babbano, Ron».

«Perché?»

«Perché se li guardassi sapresti che quando qualcuno in un film pronuncia quella frase, le cose peggiorano. Sempre».

«Oh-oh. Dimmi che non è il nostro caso, Luna».

«Va bene, non è... oh, ma chi sto prendendo in giro? Lo è eccome...»

«E quindi che hai intenzione di fare?» chiese Gin.

«Vado a salvarlo, naturalmente».

 

Note dell'Autrice: l'avrei pubblicato molto prima, ma naturalmente mi doveva saltare la connessione proprio ora. A volte odio la tecnologia.

Un bacione virtuale a:

hermgrenger che ha inserito questa storia nelle preferite;

Grace98 che l'ha messa sia nelle preferite sia nelle ricordate;

sele_ e Tintinalie che la seguono.

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Capitolo 8
*** Mission Impossible ***


«C'è una cosa che non ho ancora capito...»

«... e se tu non capisci qualcosa, dev'essere proprio complicata!»

«Oh, per favore, Ron! Non ho la scienza infusa, sai? Si chiama impegno, non so se hai mai sentito questa parola...» sbuffò Hermione. «Dicevo: c'è una cosa che non ho ancora capito. Come farà l'altra me a scappare e andare a salvarlo?»

«Be', in questa storia sembriamo un po' più grandi, potrebbe anche Smat...»

«Non cominciare nemmeno. Dovrebbe comunque uscire dai confini della scuola per farlo, te l'ho già detto mille volte».

«Allora con la Polvere Volante? Se è così, spero che l'autrice non la descriva e salti direttamente a destinazione...» La Polvere Volante era ancora molto, molto in basso nella classifica dei mezzi di trasporto magici preferiti di Harry.

«E da dove, di grazia? Credi che farà irruzione nell'ufficio di un professore?»

«Dimentichi che 'Mione non ragiona esattamente come te. Potrebbe anche provarci, per quel che ne sappiamo».

«Be', se è così potrebbe rubare una scopa della scuola e andarci in volo, cosa che io non farei neanche tra un milione di anni...»

«Solo perché hai trovato qualcosa in cui non sei un genio...»

«Sta' zitto, Ronald».

«E comunque, visto lo stato di quelle scope, rimarrebbe a piedi a metà strada. Il Wiltshire è abbastanza lontano da farsi venire un male terribile da quelle parti».

«Ouch» esclamarono in coro Harry e Ron, che non erano molto entusiasti all'idea di dar ragione a Draco ma per una volta – da volatore a volatore – si capivano alla grande.

«Okay, quindi niente Smaterializzazione, niente scope, la Polvere Volante è un tantino complicata... cosa resta?»

«Perché non guardi e basta?» propose Luna mentre inseguivano 'Mione fuori dal castello e attraverso gran parte del parco.

«Mi è venuta un'idea folle».

«Se di tutte le persone al mondo Harry James Potter dice che un'idea è folle, allora per l'essere umano medio è semplicemente impossibile. Che c'è, credi di aver capito cos'ha in mente?»

Harry indicò la capanna di Hagrid, che 'Mione aveva quasi raggiunto. «Secondo voi dov'è la moto di Sirius in questo universo?»

«Oddio, non penserai sul serio che... ?»

«Non lo escludo».

«E se invece ci va in sella a un Thestral?» azzardò Ron, guadagnandosi un'occhiata di puro orrore da parte di Hermione, che non aveva gradito un granché l'esperienza dell'anno prima.

Ma 'Mione ignorò bellamente la capanna: non aveva alcuna intenzione di chiedere in prestito una cavalcatura al loro mastodontico amico, che fosse di metallo o in carne ed ossa.

«Qualcuno mi spiega», commentò la sua controparte, scoprendo improvvisamente di essere in grado di preoccuparsi per l'altra se stessa, per quanto la trovasse detestabile, «che accidenti sta andando a fare nella Foresta Proibita? Chiederà un passaggio a un centauro? Non credo proprio...»

Ma lei sembrava sapere quel che stava facendo, anche se, visti i precedenti, non era esattamente una garanzia. Come se non facesse altro che simpatiche passeggiatine serali in zone off-limits per gli studenti e decisamente pericolose, illuminò la punta della bacchetta per diminuire le probabilità di inciampare e si guardò intorno.

«Mi sono appena resa conto di una cosa» notò Hermione, osservando le strane ombre create sui tronchi degli alberi da quella piccola luce. «Questa è la prima volta che vediamo qualcuno fare un incantesimo in questa storia. Siamo in una scuola di magia, per l'amor del cielo. Ci sono voluti secoli!»

Seguirono 'Mione per un tratto senza che accadesse nulla di degno di nota; poi, senza alcun preavviso, la ragazza deviò dal sentiero.

«Oh-oh». Quando la voce di Ron diventava più che altro simile agli squittii del suo ex animaletto domestico, c'era qualcosa che non andava. «Tutto tranne da quella parte, tutto tranne da quella parte...» pregava a mezza voce. Ma prima che i suoi timori a base di creature pelose con troppe zampe potessero avverarsi, ci fu qualcosa di vagamente simile a un ruggito e la scena fu illuminata da altre due luci con cui la bacchetta di 'Mione non reggeva il confronto.

«Per le mutande di Merlino!» si lasciò sfuggire il rosso. «È la macchina di papà! Che ci fa ancora in giro per la Foresta?»

«Questo dovrai spiegarmelo tu, ma pare che la nostra eroina abbia trovato un mezzo di trasporto» commentò semplicemente Luna. «Visto? Bastava un po' di pazienza».

«E la sa guidare? Io ho solo una vaga idea, ma finché non avrò preso delle vere lezioni ho i miei dubbi...»

«Non è tanto difficile. Io avevo dodici anni, ricordi?»

«Be', quell'auto è un tantino diversa da quelle che conosco io, Ron. Non credo che i comandi funzionino esattamente nello stesso modo. La somiglianza c'è, ma tuo padre ci ha messo dentro tanta di quella magia che non ho il coraggio di chiamarla macchina».

«Lo sai che tuo padre dovrebbe arrestarsi da solo, vero Weasley?»

«Vogliamo parlare di cosa dovrebbero fare al tuo?» scattò Ron di rimando, non senza arrossire in zona orecchie ma pronto a difendere il suo adorato papà a spada tratta, anche se doveva ammettere che a volte quella sua fissa per i Babbani andava un pochino oltre i limiti.

«Brava, macchinina» si complimentò 'Mione, accarezzando uno specchietto un po' storto come per premiare un cane che avesse appena imparato con successo a dare la zampa. Aprì una portiera malandata, si chiuse dentro con un gran respiro preparatorio e disse a denti stretti: «E andiamo».

Diede una brusca sterzata e tutti ebbero l'istinto di scansarsi dalla traiettoria del mezzo; si ricordarono soltanto dopo che sarebbe solo passato loro attraverso.

«Mi correggo: 'Mione sa guidare eccome. Dove abbia imparato, non lo so, ma sa farlo».

«Che t'importa? Non è la prima né la più grande cosa che non ha senso in tutto questo» tagliò corto Draco.

«E non sarà neanche l'ultima» profetizzò Luna proprio mentre 'Mione faceva decollare il veicolo come se guidare automobili volanti fosse stato il suo hobby preferito. Guardarono la vecchia Ford Anglia sparire in lontananza e furono nuovamente catapultati altrove, probabilmente a destinazione.

«Casa dolce casa» annunciò Malfoy dopo che un nuovo ambiente si fu formato davanti ai loro occhi. In perfetto orario sulla tabella di marcia, 'Mione diede ulteriore prova delle abilità al volante che nessuno sapeva quando o come avesse acquisito atterrando dolcemente sul viale che conduceva all'entrata principale, il che causò un certo scalpore tra i pavoni bianchi che vagavano tranquilli nel parco. Ron osservò il fuggi-fuggi generale di volatili con un sopracciglio sollevato.

«Pavoni» disse in tono neutro, come se non avesse completamente realizzato ciò che aveva davanti. «Sul serio, Malfoy? Pavoni? Di chi è stata l'idea?» Il suo ottimo proposito di avere la decenza di non ridergli in faccia stava per fallire miseramente.

«Mmm, be', c'è da dire che papà non è molto... discreto».

«Problema numero due: 'Mione non ha mai visto questa casa in vita sua, e non è un appartamentino di cui si possa fare il giro in due minuti. Come farà a trovarlo?» chiese Hermione.

«Si sarà fatta spiegare la mappa da Dobby, da qualche parte fuori scena» ipotizzò Harry.

«Oh, ma non credo che a lui piaccia un granché parlarne... tra parentesi, complimenti, Malfoy, proprio un bell'esempio di umanità!»

«Ma fammi il favore. Non c'era niente di così anormale in come lo trattavamo, lo sai, sì? Silente lascia che se la spassi, ma è lui quello strano, non noi».

«Se quella è la tua definizione di “spassarsela”, non oso pensare a quanto lavorasse quand'era ancora qui. Siete disgustosi».

«Sentite, il dibattito sui diritti degli elfi può aspettare» s'intromise Harry, che nel ruolo di mediatore tra due litiganti era alquanto a proprio agio. «Vediamo un po' come fa a entrare».

«Sbaglio o non ti sei ancora abituato alla magia dopo tutto questo tempo?»

«Non ci saresti abituato neanche tu al mio posto. E poi, credi davvero che lei lo farebbe nel modo più ovvio?» Sapeva benissimo che, a meno che i Malfoy non proteggessero le loro porte con qualche incantesimo, sarebbe bastato un semplice Alohomora, ma qualcosa gli diceva che sarebbe stato troppo scontato.

BOOM.

Bacchetta in resta, 'Mione aveva appena fatto saltare la porta senza troppe cerimonie.

«Oh, certo, perché il modo migliore di andare a salvare qualcuno è fare l'entrata più rumorosa possibile in pieno territorio nemico» sbottò la vera Hermione alzando gli occhi al cielo.

«Ti dirò, la facevo più inquietante» commentò Ron mentre si aggiravano, sempre a lume di bacchetta, per le eleganti sale di quella che all'autrice piaceva tanto chiamare Malfoy Manor.

«Ehm... perché sembra che sappia dove andare?» domandò Hermione, notando che la sua corrispettiva non aveva esitato neanche per un attimo e aveva imboccato un corridoio poco illuminato con l'aria di chi sapeva esattamente cosa ci fosse in fondo.

«Okay, ritiro tutto, questa parte della casa fa venire i brividi» rettificò il rosso mentre seguivano la ragazza giù per una rampa di scale.

«Tra l'altro qui si scivola un po'» disse l'esperto. «Di questo passo si romperà l'osso del collo prima di arrivare a destinazione».

«Credimi, tra quello e la scena melensa che ci aspetta non so proprio cosa sia peggio». Nessuno, in particolare i due diretti interessati, aveva molta voglia di baci di riappacificazione a iosa.

La porta era massiccia, ma non abbastanza da non far arrivare alle povere orecchie sensibili di 'Mione i lamenti soffocati di qualcuno che si trovava dall'altra parte.

«Dray? Sei lì?»

BOOM.

«Okay, adesso una scheggia le recide un'arteria proprio davanti agli occhi del suo piccioncino, si piange un po' – cioè, se voi siete sensibili piagnucolate pure, io no di certo – e ce la filiamo» buttò lì Draco, che negli ultimi minuti sembrava aver sviluppato uno spiccato gusto per lo humour nero e provava un immenso piacere nel suggerire finali alternativi uno più disgustoso dell'altro.

«Abbiamo concluso che 'Mione conosce la bellezza di due incantesimi. Chissà come, dubito che abbia tutte E con Vitious» osservò Hermione, che dell'incolumità dell'altra se stessa non si preoccupava un granché ma della sua carriera accademica sì.

Ma l'eroina della storia non rimase coinvolta nell'esplosione, anzi, non si fece neanche un graffio e corse a perdifiato dal suo amato attraverso il grosso varco che si era appena aperta, al grido di: «Sono venuta a salvarti!» E se le due detonazioni non avevano ancora svegliato tutto il circondario, il volume del suo strillo l'avrebbe fatto di certo.

«Miseriaccia... dobbiamo far incontrare il vecchio Lucius e Gazza, andrebbero d'accordissimo».

«C'è sul serio un posto così in casa tua, Malfoy?» chiese Harry, lo sguardo che scorreva lungo le pareti della segreta dall'aria decisamente medievale.

«Be', la stanza esiste, ma non è sempre così... attrezzata».

«Per stavolta sarò buono e sorvolerò su cosa potrebbe mai significare quel non sempre, ma considerati fortunato».

Lo spettacolo non era dei migliori, anche se la creatrice di quell'universo si era prodotta in una gran bella serie di equilibrismi per far sembrare Dray seducente anche in quelle circostanze non esattamente invidiabili: aveva un labbro spaccato e sanguinante che forse (o almeno, così speravano i nostri) avrebbe trattenuto 'Mione dal baciarlo seduta stante ed era incatenato al muro per i polsi, con il torso nudo che oltre a mostrare un assortimento di altre ferite fresche gli permetteva di esibire i pettorali a tartaruga; tra l'altro, l'autrice sembrava aver dimenticato che dopo tutte quelle ore di maltrattamenti i suoi capelli d'oro non avrebbero dovuto essere così lucidi e splendenti.

«'Mione...» esalò, con il tono di chi avesse appena visto un angelo.

«Cosa ti hanno fatto?»

«Oh, sicuro, avrà proprio una gran voglia di farle un bel riassunto!» esclamò il vero Draco.

«Niente in confronto a quello che succederà a te... 'Mione, se mio padre ti trova qui ti ucciderà!»

«Sono l'unica qui a pensare che voglia farla sembrare una scena alla Romeo e Giulietta

«Mi sa di sì» ammise Ron.

«Come si vede che non fai Babbanologia...»

«E allora faremo in modo che non ci trovi».

«Direi che per quello è un po' tardi» rise la sua controparte, ma era una risatina amara. Forse rideva per non piangere di fronte all'abissale stupidità dell'altra se stessa.

«Relascio!»

«Evviva, siamo a tre». Ma non c'era molta esultanza in quell'“evviva”, a dirla tutta.

Gli anelli che trattenevano i polsi di Dray si aprirono con un gran clangore metallico, facendolo cadere di malagrazia proprio addosso alla sua salvatrice. Alla vera Hermione parve di vedere un piccolo effetto collaterale di quella posa imbarazzante all'altezza del cavallo dei malridotti pantaloni di lui, ma fece del suo meglio per autoconvincersi che fosse stata un'illusione ottica. I due si rialzarono, lui un tantino malfermo, e sarebbero semplicemente corsi via se non fosse stato per una terza presenza molto bionda e quantomeno scomoda.

«Tu! Come osi mettere piede in casa mia, sudicia Mezzosangue?»

«Benissimo, quindi si preoccupa per questioni di sangue, ma non perché tecnicamente è un'effrazione? Cosa farà, disinfetterà tutto quello che ha toccato?»

Malfoy senior attaccò per primo, ma nemmeno l'enciclopedia ambulante del nostro gruppo riuscì a identificare l'incantesimo, anche se il fatto che non si trattasse di un lampo verde era vagamente rassicurante; il resto accadde in una frazione di secondo. Dray si frappose eroicamente tra 'Mione e il getto di luce che stava per raggiungerla, fu investito in pieno petto al suo posto e perse i sensi, anche se qualsiasi cosa Lucius avesse fatto non somigliava a uno Schiantesimo e probabilmente gli aveva causato chissà quali altri danni.

E a proposito di Schiantesimi, 'Mione raggiunse il venerabile numero di quattro mettendo al tappeto il suo avversario nell'istante di confusione che gli era derivato dall'aver colpito la persona sbagliata, per poi riporre la bacchetta e scuotere gentilmente il suo adorato.

«Oh, no... oh, no, Dray, parlami, di' qualcosa... ti prego, Dray, dimmi che non sei morto...»

«E controllargli il polso no?» sbuffò la sua corrispettiva.

«Ti prego, non di nuovo quei lacrimoni oltre i limiti dell'umano...» grugnì Draco, ma era troppo tardi.

«Brutta mossa, la bacchetta dev'essere sempre pronta, anche quando ci si sente al sicuro».

«Lo sai che quando fai così sembri Malocchio Moody, Harry? Tale e quale».

«Certo, perché basterà a svegliarlo...» commentava intanto Hermione. Quasi l'avesse sentita, la sua corrispettiva smise di provare e passò invece a tentare di rizzarlo in piedi. «Oh, no, no, no, mai tirar su in quel modo una persona svenuta, mai sentito parlare di primo soccorso?»

Ma evidentemente l'autrice non era dello stesso parere (o più semplicemente non lo sapeva), perché a furia di sbuffare e trascinare 'Mione raggiunse l'auto, che a quanto pareva non aveva alcuna voglia di esplorare il parco di Malfoy Manor per conto proprio ed era rimasta docilmente lì ad aspettarla come se lontano dalla sua amata Foresta Proibita avesse perso quella scintilla di vita che aveva magicamente acquisito quand'era scappata. Issò il suo Dray sui sedili posteriori, probabilmente benedicendo il signor Weasley che li aveva resi all'incirca delle dimensioni di una panchina, ed ebbe appena il tempo di mettersi al posto di guida quando un Lucius furioso e decisamente non svenuto uscì dal poco che restava della porta principale e cominciò a sparare una raffica d'incantesimi inframmezzati a colorite imprecazioni contro la povera Ford Anglia.

«Si è già ripreso? E io che credevo che fossimo arrivati a quattro... facciamo tre e mezzo, ha bisogno di ripassare».

Ma essere messo k.o. non doveva avergli fatto molto bene alla mira, perché il veicolo fu presto in volo e ufficialmente fuori tiro.

«Ce l'abbiamo fatta, Dray... ce l'abbiamo fatta, ora ti riporto indietro, non preoccuparti, ci sono io con te...»

«Lo sa che probabilmente non la sente?» chiese Draco a nessuno in particolare, cinico.

«Se lo sa non le importa» rispose Luna. «È una cosa carina continuare a parlargli anche se non serve a niente».

«Appunto, ne ho fin sopra i capelli di vedere quei due che fanno cose carine, visto che non potrebbe succedere mai».

 

Note dell'Autrice: e il blocco dello scrittore colpisce ancora! Avevo il capitolo tutto pianificato tranne un pezzetto, e quel singolo pezzetto m'impediva di fare tutto il resto. Quindi...

Copyright: l'idea di far arrivare 'Mione a Malfoy Manor con la macchina volante non è mia ma di Fry93, che si meritava in pieno un colore diverso e ha espressamente richiesto il verde. Ti devo un favore, geniaccio che non sei altro! Tutte le altre stranezze ipotizzate dai ragazzi sono i metodi che ho bocciato in tronco prima di decidermi. Tranne il centauro.

Sentiti ringraziamenti a: Kagura92, Xiangdou90 e _black_sheep_ che hanno inserito questa storia nelle preferite;

Sakujo_Candy the Mongrel e SoReLLiNa_MaLfoY che l'hanno messa nelle ricordate;

Angelo Vendicatore, bellexD, Chamaleon, CuorediStella, laurarom89, lete89, Lizzyluna, Lunitari, Nemeryal, Nerin, Out of my head, Snoopy_4 e uranian7 che la seguono.

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Capitolo 9
*** Tutto è bene quel che finisce bene... o no? ***


 Il salto successivo li lasciò tutti abbagliati per qualche istante: era pieno giorno e si erano trasferiti nell'ambiente bianchissimo e meticolosamente disinfettato dell'infermeria. Un Dray che con un paio di bende in più sarebbe stato il sosia perfetto di Tutankhamon era disteso su uno dei letti, con accanto una preoccupatissima 'Mione che stranamente non era più tanto perfetta: forse la mancanza di sonno faceva effetto anche su di lei.

«Per quante ore sarà rimasta lì ad aspettare segni di vita?» domandò la vera Hermione.

«Troppe, ma è un modo per farci vedere quanto lo ama».

«Oh, grandioso. Immagino che questo sia il momento in cui dovremmo metterci a strillare e ridacchiare come ragazzine. Be', non contate su di me» ironizzò Draco.

«Fuori di qui». Madama Chips somigliava incredibilmente a una tigre dai denti a sciabola.

«No. Io resto».

«Eh? L'intento è nobile, lo capisco, ma io avrei avuto almeno la decenza di oppormi un po' più educatamente» la sgridò la sua corrispettiva.

«Se ci tieni tanto, quando si sveglierà ti manderò a chiamare, ma non puoi pretendere di mettere radici qui».

«Ma Dray ha bisogno di me!»

«Il signor Malfoy al momento ha solo bisogno di riposo e della mano di una professionista».

«Tra l'altro, non l'aveva ritirato da scuola?» obiettò Hermione. «Immagino che ci vogliano un po' di scartoffie per giustificare la presenza in uno di quei letti di qualcuno che tecnicamente non è più uno studente».

«Madama Chips non rifiuterebbe mai di aiutare qualcuno che ha bisogno di cure, anche se non è iscritto», ribatté Luna, «incubi burocratici o meno».

«Giusto anche questo».

Ma in quel momento accadde qualcosa che riportò l'attenzione di tutti, volenti o nolenti, su quel momento d'intensa drammaticità (ma che stranamente nessuno sembrava considerare tale): Dray si mosse ed emise un verso inintelligibile.

«Ehm... quindi l'incantesimo che si è beccato fa parlare correntemente Troll?»

«Non essere stupido, Weasley... ah, dimenticavo che è impossibile... è chiaro che l'altro me si sta svegliando, no?»

«Visto? Visto?» squittì 'Mione. «Sente che sono qui! Avanti, Dray, di' qualcosa...»

Si gettò come un proiettile umano giù dalla propria sedia, preferendo inginocchiarsi al capezzale del suo amato, e lo scosse piano. Altro grugnito.

«M... m... 'Mione?» sputò fuori a fatica, con voce impastata. «Che è successo? Dove siamo?»

«In infermeria. Tuo padre... sì, insomma... sei stato colpito».

«Aspetta... in infermeria a Hogwarts

«No, idiota, al San Mungo...» sbuffò il vero Draco, sarcastico. «Anche se a pensarci bene il San Mungo è a Londra, perché accidenti è dovuta tornare fin su in Scozia? Con tutte le stranezze che capitano, le avrebbero fatto più domande su quel catorcio che sul fatto che avesse un ragazzo ferito, svenuto e mezzo svestito a carico».

«Ehi! Non chiamarlo catorcio!»

«Oh, capisco che possa avere una specie di... come dire, valore affettivo per te, Weasley, ma onestamente, non si merita nessun altro nome».

«Sì. Almeno adesso sei al sicuro».

«Ma l'ultima cosa che ricordo è... oh, 'Mione, sei stata folle».

«E lasciarti lì mentre sapevo perfettamente che tuo padre ti stava facendo Merlino solo sa cosa? Non avrei potuto fare altrimenti».

«Ma come sei arrivata?»

«Oh, be'...», qui 'Mione scoccò uno sguardo a Madama Chips, che non sembrava minimamente intenzionata a lasciar loro la privacy che quella scena avrebbe richiesto, ma d'altra parte non stava facendo un granché, ovvio segno che l'autrice si era improvvisamente ritrovata un personaggio di troppo tra i piedi e aveva semplicemente deciso di fingere che non esistesse, «diciamo che a volte quattro ruote sono ancora più utili della Polvere Volante».

«Hai rubato una macchina e sei scappata da scuola?» riassunse lui con tanto d'occhi. «Molto Serpeverde da parte tua».

'Mione ridacchiò, una risatina acuta e sciocca che mal si accordava con la sua controparte, la quale infatti si lamentò: «I miei poveri timpani... giuro che se lo rifà trovo il modo di guadagnarmi un corpo fisico e la strangolo».

«E tu ti sei buttato nella sua traiettoria al mio posto, Dray. Ti sei sacrificato per me... molto Grifondoro da parte tua, oserei dire». Le tremava la voce; al pensiero di un'altra cascata iperscintillante in arrivo, Draco alzò gli occhi al cielo.

«Oh, per Salazar, non di nuovo! Questa roba è così melensa che dovrò correre dalla vera Madama Chips e chiederle se ha una qualche pozione per abbassare gli zuccheri nel sangue». Nessuno degli altri osò dirgli ad alta voce che aveva ragione, ma gli sguardi bastavano e avanzavano.

«Ecco, a proposito di quel piccolo particolare...»

«Sì?» L'aspettativa nell'aria si poteva tagliare col coltello; un'inguaribile romantica quale probabilmente era la scrittrice al posto dei nostri eroi si sarebbe messa a saltellare su e giù per l'emozione come una bambina in un negozio di giocattoli, ma nessuno di loro al momento era di umore particolarmente sentimentale, e sui loro volti erano dipinti vari gradi di disgusto.

«... ti amo anch'io, Hermione Jane Granger». E ignorando tutto, compresi l'occhio di falco di Madama Chips e la ferita al labbro che aveva l'aria di non essere ancora completamente rimarginata, si baciarono appassionatamente. Ci fu un brivido collettivo nel gruppo, che coinvolse – stranamente – tutti tranne Hermione, che aveva altro a cui pensare.

«Forse ho sentito male, ma è parso anche a voi che abbia detto “Jane” invece di “Jean”? Bella dimostrazione di amore eterno, non sapere neanche il suo secondo nome!»

«Oh, be', sai a chi dare la colpa» sospirò Luna. «Non è né la prima né l'ultima a fare confusione».

«Quando gli errori diventano un'abitudine, allora sai che le cose vanno male» sentenziò Hermione a denti stretti.

«Ma... come faremo con tuo padre?»

«Faremo un'altra cosa da Grifondoro e lo manderemo al diavolo».

«Non esattamente la mia scelta di parole ideale, signor Malfoy, ma non sei troppo lontano dalla verità».

«Si può sapere che ci fa lì Silente?» domandò Ron senza aspettarsi una risposta.

«Madama Chips non sarà molto entusiasta di questo andirivieni di visitatori, ma sono venuto a darti il bentornato».

«Il bentornato?» ripeté lui scioccamente. Almeno era giustificato dal fatto di essere ancora un po' stordito.

«Pare», e qui gli dedicò uno di quegli sguardi che scintillavano da dietro gli occhiali di un'ironia comprensibile solo a lui, «che nella fretta di portarti via da questo luogo che giudicava indegno di un Malfoy tuo padre abbia dimenticato le formalità burocratiche necessarie per ritirarti ufficialmente da scuola».

«Che cosa?» sbottarono i veri Draco ed Hermione all'unisono (un'altra volta! Altro che stanze private, questa pregevole collezione di universi alternativi stava facendo miracoli per l'unità tra le Case che nemmeno la fantasia selvaggia dell'autrice avrebbe mai potuto concepire!)

«Non ha il minimo senso!»

«Già, figurati se un paio di firmette mancanti possono fermare Lucius Malfoy, eh? Lui non si abbassa a compilare moduli come tutti, si compra il permesso e basta!» disse Ron, la voce carica di veleno.

«Ripetilo e ti sparo tante di quelle maledizioni che uscirai di qui in un vecchio involucro di Cioccorana, se uscirai di qui».

«Voi due litigherete in pace dopo!» li interruppe Harry. «Abbiamo problemi più grossi».

«Parole sante! Voglio dire, se lo ricorda solo adesso? È il Preside, per le mutande di Merlino!», e di nuovo, una frase del genere acquistava ancor più significato pronunciata da qualcuno che non era cresciuto sentendola, «Avrebbe dovuto dirgli subito che non poteva trascinarlo via così, sulla parola! Come ha potuto permetterlo?»

«Naturalmente, non saranno sottratti punti a Serpeverde per la tua assenza tecnicamente ingiustificata, dato che è stata indipendente dalla tua volontà. Quanto alla signorina Granger, invece...»

«No!»

«Come, prego?»

«Esattamente quello che ho detto, no. Non credo che i Grifondoro dovrebbero essere penalizzati perché una di loro mi ha salvato la vita, perché sappiamo tutti benissimo come sarebbe finita se non fosse arrivata».

«A dire la verità, signor Malfoy, vorrei proprio sentire la vostra versione dei fatti. Mettiamoci comodi», qui estrasse la bacchetta e con uno svolazzo elegante fece apparire dal nulla un pouf di un viola intenso, «e sentiamo cos'avete da raccontare».

«Una sedia c'era già, non gli bastava quella?» sbuffò Hermione.

«Ma così fa molta più scena» spiegò Luna con un'alzata di spalle.

I due piccioncini definitivamente riappacificati si lanciarono in un concitato riassunto degli eventi di Malfoy Manor, che incluse una dovizia di dettagli sulle orribili torture subite da Dray sufficiente a far guadagnare a Lucius un biglietto di sola andata per Azkaban per uso ripetuto di una Maledizione Senza Perdono, sempre che il più generico maltrattamento di minore non fosse stato già abbastanza per gettarlo tra le grinfie dei Dissennatori.

«Molto bene. Se è così, sono d'accordo con il signor Malfoy. Non ci saranno punizioni, anche se tutto questo è stato decisamente... poco ortodosso».

«Tutto qui? “Non ci saranno punizioni”? Gli ha praticamente detto chiaro e tondo che suo padre dovrebbe essere arrestato e quello si preoccupa dei punti? Che il professor Silente sia un po' strano lo riconosco perfino io, ma questo è troppo!»

«Non è l'unico personaggio ad avere strane priorità in questa storia, dovresti averci fatto l'abitudine» rispose Luna.

 

Altro salto, ed eccoli in una versione molto strana della Sala Grande, una che li fece sospettare di essere tornati indietro ai tempi di Allock: tutto quel rosa e quell'esubero di cuoricini che senza dubbio avevano richiesto la gentile collaborazione di Madama Piediburro potevano significare solo una cosa, San Valentino.

«Con questo abbiamo superato ogni limite» sbottò Draco, battendo sul tempo tutti gli altri, che probabilmente erano sul punto di dire la stessa cosa.

«Ah, perché, siamo a febbraio? Con questi salti avevo perso il filo» commentò Ron, guardandosi in giro come alla ricerca di qualcosa che non fosse né rosa né sdolcinato su cui posare lo sguardo... e non trovandolo.

«Ma sì, può avere un senso: il ballo era alla vigilia di Natale, non sappiamo bene quante notti siano passate prima di... ecco, di quello... potrebbe benissimo essere San Valentino» ragionò Hermione. «Il punto è: perché una festa in grande stile?»

«Più o meno per lo stesso motivo dell'altra volta: l'autrice aveva bisogno di una ricorrenza, e visto che questa è particolarmente romantica, tanto meglio».

L'ennesimo incrocio tra un bacio e l'imitazione di due polpi impazziti tra Dray e 'Mione fu accolto da tutta una serie di espressioni attonite da parte di chiunque non fosse a sua volta impegnato con un rappresentante del sesso opposto e, colmo dei colmi, da una pioggia di coriandoli a forma di cuore che si posarono come una neve rosa e alquanto patetica sulle loro splendide chiome.

«Era ora che rendeste pubblica la faccenda!» sbottò Ginny poco distante, staccandosi da Zabini appena per il tempo sufficiente a mettere insieme le parole e riprendendo subito ad aggredire sistematicamente quel suo viso troppo bianco... cioè, a sbaciucchiarlo, naturalmente.

«Ma Dray... non ho ancora capito che intenzioni hai. Tuo padre... ?»

«Mio padre non saprà più niente di me, sempre che sia abbastanza fortunato da restare fuori da Azkaban».

«Oh, ma guarda, mezza frase sensata!» esclamò Ron.

«Ripetilo, se ne hai il coraggio».

«L'essere più vigliacco del pianeta viene a parlare a me di coraggio? Fa' un favore a tutti e sta' zitto, Malfoy».

«Che intendi dire?»

«Be'... che forse dovresti insegnarmi a guidare quella macchina» sorrise lui, togliendole delicatamente dal viso uno di quei boccoli che apparentemente erano così importanti da aver preso vita propria.

«E perché tu, di tutte le persone al mondo, dovresti aver bisogno di guidare?»

«Oh, mio Dio! Stavo per farvi esattamente la stessa domanda! Non riesco a credere di essere stata d'accordo con l'altra me su qualcosa!»

«'Mione, pensaci... non sarò mai in grado di darti quello che meriti con il fiato di tutta la famiglia sul collo. A te, invece, basta tornare a casa per le vacanze per andare a vivere in un mondo in cui il sangue magico non importa, perché... diamine, perché è come se non esistesse. Ci sono ben poche cose di cui sono sicuro in questo momento, ma una di queste è che voglio passare il resto della mia vita con te, e se ciò significherà fingere di non essere un mago, ben venga. Vivremo nel tuo mondo, non nel mio, e faremo magie solo quando nessuno ci vede. Non siamo certo i primi. Quando lo sapranno, i miei parenti non vorranno avere più nulla a che fare con me e saremo al sicuro. Spariremo dal loro... come si dice? Radar?»

«Eh?» La parola sconosciuta riscosse Draco dal leggero stato di shock in cui era precipitato sentendosi pronunciare quel discorso; il risultato fu che squadrò l'altro se stesso come se avesse appena parlato Goblinese.

«Ma tu guarda, l'ha addirittura detto giusto...»

«Buona a sapersi, Granger, c'è solo un piccolo problema: che roba è?»

«Un congegno che usa onde elettromagnetiche per determinare la posizione di qualcuno o qualcosa... vuoi che ti spieghi anche cosa sono le onde elettromagnetiche o mi fermo qui?»

«Basta e avanza, ho afferrato il concetto» la bloccò Draco, con un brivido involontario all'idea di aver appena ascoltato l'equivalente di una spiegazione di Babbanologia che fosse durata più di un sessantaquattresimo di secondo. «Ah, PS: quello che ha appena detto è il più grosso ammasso di sciocchezze che io abbia mai sentito! Andare a vivere tra i Babbani? Fingermi uno di loro? Si vede proprio che siamo in un altro universo!»

«Il... il resto della tua vita? Oh, Dray, mi stai chiedendo di... ?»

«Di fare la cosa più pazza, avventata, insensata e meravigliosa che mi sia venuta in mente da un bel po'. Sposami, 'Mione».

E questa volta i nostri eroi dimostrarono perfetta unità non tra due Case ma addirittura tre, scandendo tutti in coro: «Oh. Mio. Dio».

L'universo alternativo volle concedere loro il tempo di finire di reagire, poi qualcosa li afferrò e li sbalzò lontano con uno strattone improvviso. Le più fortunate furono le ragazze: Hermione, che quando erano partiti era l'unica seduta, atterrò in poltrona; Luna, che non era al suo primo viaggio, riuscì nell'impresa di mantenersi in equilibrio. I maschi furono scaricati non molto delicatamente in un groviglio confuso di membra sovrapposte.

«Ahia! E avvertirci, la prossima volta?»

«Quello era il mio occhio, Harry!»

«Levatevi di dosso! Hai proprio bisogno di metterti a dieta, Weasley...»

«Allora...», Luna attese con pazienza che tutti si rialzassero e si lisciassero i vestiti addosso, «che ne pensate?»

«Due parole: mai più».

«Odio dirlo, Malfoy, ma per stavolta hai proprio ragione» convenne Ron. «A meno che non ci siano universi un po' meno disgustosi qui da qualche parte».

«Be', gente, io me ne vado. Tiger e Goyle si chiederanno dove mi sia cacciato, sempre che siano in grado di mettere in moto l'unico neurone che hanno in due abbastanza a lungo da chiedersi qualcosa».

Lo guardarono eclissarsi, poi Hermione, quando fu sicura al cento per cento che fosse fuori portata d'orecchio, commentò: «Non conoscevo quel suo lato sarcastico. Una battuta decente ogni tanto può anche scappargli, quando non è cattivo con uno di voi due... anzi, visto da questa prospettiva è quasi carino...»

Harry sgranò gli occhi e fece il gesto di controllarle la temperatura. «Sicura di star bene?»

«Luna... non è che questi viaggetti fanno cose strane al cervello, eh?» s'informò Ron.

«Non che io sappia», si difese lei, «ma non sono mai stata in un universo in cui fossi la protagonista, magari a lei è successo qualcosa... non so...»

«E lo dici adesso?» sbottò lui.

«Ragazzi...» li interruppe Hermione, che stava impiegando ogni briciola residua di forza di volontà per non scoppiare a ridere, «non riconoscereste uno scherzo neanche se si mettesse a ballare la samba proprio sotto i vostri occhi! Pronto? È ovvio che vi stavo prendendo in giro!»

«Be', allora questa esperienza ti ha resa più spiritosa, perché da che mondo è mondo tu non scherzi mai».

«Non è vero! È solo che non scherzo riguardo a cose su cui c'è ben poco da divertirsi. A proposito, qualcuno di mia conoscenza ha un tema da finire...»

«Sì, mamma...» sbuffò Ron.

«Ehi! Lo dico per non farti finire nei guai!»

«Voi finite di battibeccare quanto volete, io vi aspetto qui fuori» disse Harry, fin troppo felice di evitare un'altra delle loro battaglie verbali.

«Ti seguo, per oggi ne ho avuto abbastanza di altri universi» si aggregò Luna, lasciandoli soli.

«Ma... non avevi detto che ce n'erano altri che volevi cercare? Sei già lì in postazione, cosa aspetti?»

«Lo dici solo per rimandare i compiti», lo rimproverò lei. Poi trasse un gran respiro preparatorio e, cambiando completamente tono, aggiunse: «Conosco un modo più veloce per vedere l'universo che voglio».

«E sarebbe?»

«Fare in modo che si tratti del nostro, di universo».

 

Note dell'Autrice: xie xie (che sarebbe “grazie” in cinese, visto che volevo essere creativa) a:

call, Idkwisshrsazy e Queen Malfy Slytherin che hanno inserito questa storia nelle preferite;

aldina, alvigi, crazy_gloria, martaluna555 e ninilke che l'hanno messa nelle seguite;

VioletEireen che l'ha voluta avere in entrambe;

principessa_tarya che l'ha segnalata per le Storie Scelte.

E anche quest'avventura è finita, ragazzi. Grazie a tutti per aver dedicato un po' del vostro tempo a leggermi e commentarmi, e di nuovo, se qualcuno avrà piacere di inserire questa storia e/o me in qualcuna delle sue liste, si consideri ringraziato in anticipo anche se il suo nickname non comparirà in questo elenco. Per rispondere una volta per tutte a una domanda che mi è stata posta almeno un paio di volte, no, non ci saranno altre parodie basate sul concetto degli universi paralleli, semplicemente perché mi mancano le conoscenze basilari sui cliché delle altre “coppie scoppiate”. Se a qualcuno l'idea è piaciuta proprio tanto tanto e ha già in mente un possibile sequel incentrato sulle Fremione, Severus/Hermione e chi più ne ha più ne metta, la prenda pure in prestito (purché mi citi brevemente da qualche parte), sarò felicissima di leggere!

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