the Saint Jimmy is a- di SLAPPYplatypus (/viewuser.php?uid=64760)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** so full of shit- ***
Capitolo 2: *** product of war and peace- ***
Capitolo 3: *** kiss the demons out of my- ***
Capitolo 1 *** so full of shit- ***
Non
sapeva cosa lo avesse
svegliato. Si trovava semplicemente lì, sdraiato su un letto
che
sembrava il suo, con la bocca impastata dal sonno e gli occhi
spalancati e secchi dall'insonnia. Aveva provato a riaddormentarsi, ma
non ci era riuscito; una giornata
passata dormendo sarebbe stata migliore di una giornata in tutta quella
merda. Gli piaceva sognare. I sogni erano sempre belli, i sogni lo
trascinavano sempre lontano. Sprofondava in un oceano di
realtà e di vite che gli facevano dimenticare la
sua. A volte sognava semplicemente foreste e spiagge. Altre
volte sognava di essere diverso, di avere una vita diversa,
una vita normale. Con problemi per le ragazze, problemi per la scuola
ed una madre iperprotettiva. Si svegliava, e si ritrovava con problemi
per Whatsername, problemi per la roba ed una madre più fatta
di lui.
Sbuffò pesantemente, la stanza girava ancora vorticosamente
attorno
a lui, il vomito ribolliva ancora nella sua gola. Non era cambiato
niente dalla sera prima, solo la luce.
Serrò la bocca cercando di concentrare lì la
forza di tutti i
muscoli del suo corpo, si aggrappò alla scrivania e si
alzò
piano. Si trascinò fino al bagno, la sua immagine riflessa,
appena
visibile in quello specchio annerito di ruggine e polvere, era
già lì ad aspettarlo. Socchiuse la bocca in un
ghigno frutto dell'amore tra Ira e Disgusto, gli specchi non gli erano
mai piaciuti: distorcono la realtà, distruggono le vite e
portano le persone ad odiarsi. Odiarsi. Anche tu ti odi, sai. E' inutile
che tu faccia tanto il superiore, gli sibilava la sua
mente, o la parte razionale che ne era rimasta.
Strinse i pugni; i suoi polsi sentivano quasi la mancanza di un taglio
profondo e netto.
Non voleva ferire se stesso. Voleva solo mettere a tacere quella
fastidiosa voce così simile alla sua.
Tuffò la testa nel lavandino, sorpreso da un conato
improvviso
che sembrava senza fine; l'odore del vomito ne portava immediatamente
altro.
Non riusciva a reggersi in piedi, come se i suoi succhi gastrici
avessero distrutto tutta l'energia che si nascondeva in lui,
sciogliendola assieme al menu della sera prima, a base di kebab mal
masticato, ramen, birre e sigarette.
I contorni
si facevano sempre più sfocati, i suoi occhi prendevano in
giro
il suo ridicolo tentativo di rimanere in piedi. Alzò
distrattamente lo sguardo, il suo riflesso lo stava fissando, sorrideva
con occhi divertiti.
Non era lui, quello non era lui.
Certo, sì. Era sempre lui, occhiaie viola e livide come
bruciature nascoste da
matita ed eyeliner, barba di qualche giorno, capelli disordinati,
tatuaggi, vestiti neri e catene rugginose; ma era come se il suo volto
non rispondesse più alle sue emozioni, o piuttosto come se
lo
specchio gli mostrasse un individuo con sentimenti del tutto diversi.
Le loro espressioni sembravano le due facce della stessa
maschera, Commedia e Tragedia.
Il fischio nelle sue orecchie cresceva e cresceva.
"Beh? Che cazzo hai da ridere?" sputò, senza pensarci
troppo.
Non poteva essere altro che la solita allucinazione mattutina, un
sintomo dei postumi come un altro.
"Cazzo ho da ridere?
Ma hai visto la tua faccia?"
"Chi sei?"
"Sono quello che ti salverà."
Il sorriso era scemato fino a diventare uno sguardo gentile.
Non sapeva cosa fare.
Avrebbe voluto, avrebbe dovuto
ridere a quella risposta, ma sentiva di potersi fidare. No, non si
poteva fidare di se stesso, ma sentiva che quella di una salvezza era
una promessa, non una presa in giro.
Abbassò lo sguardo. Aprì lentamente l'acqua,
sciacquando la ceramica e bagnandosi viso e collo, cercando di
recuperare quel tanto di lucidità che bastava a vederci
chiaro.
Con l'acqua fredda, l'allucinazione se ne sarebbe dovuta andare, o
almeno sbiadire.
"Vieni." Lanciò un'occhiata allo specchio, vuoto.
Guardò alla sua sinistra; lui stesso si porgeva la mano.
"Andiamo. Vieni a vedere cosa c'è, oltre tutta questa merda."
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Capitolo 2 *** product of war and peace- ***
Il
ragazzo
deglutì rumorosamente, tentando di bagnarsi la gola, secca
per
tutto quel camminare. Seguiva la sua copia, cercava di non rimanere
troppo indietro. La sera era calata lentamente; lui se ne accorse solo
quanto i brividi lungo la sua schiena iniziarono a farsi più
frequenti, in quella stradina deserta dove sembrava avessero sempre
camminato. Sospirò, si strinse nella camicia leggera e si
affrettò dietro alla sua immagine. Non aspettava, lui.
"Hey!" lo chiamò, cercando di farlo rallentare. "Non mi hai
ancora detto come ti chiami."
"Come ti chiami tu?" ridacchiò in risposta.
"Jimmy."
"Anche io, allora. Piacere mio, Jimmy." replicò, con un
sorriso che gli fece scintillare gli occhi solo per un momento.
"E' strano."
"Cosa è strano?" chiese secco. "Che cazzo è
strano?" Si
bloccò, afferrò il ragazzo per il bavero e lo
spinse
contro la parete sporca e scrostata alla loro sinistra.
"N-niente. Abbiamo lo stesso nome, ecco." balbettò, "E ci
somigliamo. Ecco tutto."
"Giusto." sorrise gentile il riflesso. "Ci somigliamo. Siamo quasi
uguali, ma non perfettamente identici. Io sono solo un piccolo Santo
qualunque, a cui è dedicata una chiesa, persa
chissà
dove. Saint Jimmy." Sussurrò, avvicinando lentamente il suo
volto a quello del giovane; gli baciò dolcemente le
labbra e
tracciò il loro contorno con la lingua. "Santo patrono del
rifiuto,
protettore delle siringhe e del fumo. Sono solo un tuo umile
servitore,
Jesus." riprese, parlandogli piano all'orecchio. "E adesso, seguimi."
concluse, con un sorriso sghembo.
Jimmy rimase pietrificato, mentre il Santo camminava davanti a lui
senza esitare un solo secondo. Si schiarì la voce, e lo
seguì.
Una
ragazzina svoltò un angolo e prese a camminare
poco avanti a loro; una ragazzina
alta e scheletrica, avvolta in un giubbino di jeans con le gambe
pallide
fasciate da un paio di shorts chiari. Jesus si domandò
brevemente se fosse consapevole di quanto ancheggiasse.
Il
Santo rallentò appena, e cinse con un braccio le spalle di
Jimmy.
"Vuoi
divertirti un po'?" gli chiese con un filo di voce e una vena crudele
nello
sguardo.
"C-certo."
non sapeva cos’altro rispondere, non aveva armi contro quello
sguardo di ferro.
Aveva semplicemente paura di rifiutare.
"Perfetto."
sibilò quasi, afferrandolo per un polso e trascinandolo
avanti.
Camminava sempre
più veloce, si lasciò scivolare via la mano di
Jimmy
quando un solo passo li separava da lei ed attraversò la
strada.
Jesus seguiva i suoi movimenti, non capiva cosa avesse in mente. Saint
Jimmy
accelerò ancora, distanziando lui e la ragazzina di una
trentina
di metri. Si
fermò, e tornò sul marciapiede consumato. Si
bloccò di nuovo, si chinò per allacciarsi una
scarpa,
lasciando il tempo alla ragazzina e a Jesus di
raggiungerlo.
Si
alzò in piedi di scatto mentre lei lo stava oltrepassando,
oscillando su quelle gambe che sembravano troppo sottili per sostenere
un essere umano. La afferrò
velocemente per le spalle sbattendola contro il muro, proprio come
aveva
fatto pochi minuti prima a Jimmy; lei gemette appena e i suoi occhi si
spalancarono, come se non fossero in grado di contenere lo shock. Il
Santo le
bloccò le braccia, e lasciò che si contorse per
un
po’. Strinse entrambi i suoi
polsi in una mano, ed estrasse un coltello a serramanico dalla tasca
posteriore dei pantaloni consumati.
Fece
scattare la lama, e lei iniziò a urlare. Strinse forte
le
palpebre, e urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Si
contorceva tanto da alzarsi da terra. Il Santo le premette la lama
contro il labbro inferiore, una goccia di sangue iniziava
già a
farsi strada lungo il suo collo. "Non urlare, tesoro. Non vorrai che ci
senta qualcuno, vero?" disse con la voce come miele, senza sbattere le
palpebre una sola volta.
Le lacrime
iniziavano velocemente a rigarle il viso, mentre Saint Jimmy
faceva roteare l'impugatura tra le dita e con un movimento secco e
deciso, tagliò giubbino e pantaloni con un solo movimento.
Niente cadde
a terra, rimasero entrambi appesi come due bandiere di
pace vecchie e stracciate in una nazione in guerra.
"C-cosa ti
ho fatto?" singhiozzò la ragazzina, non doveva
avere
più di diciassette anni. Jesus non riusciva a muoversi.
"Niente,
piccola. Ma questo non vuol dire che non ti debba fare niente
io, ti pare?" rispose, con un sorriso angelico che gli distendeva le
labbra. "Se metto via questo," inziò, alzando la mano che
impugnava la lama, lucente alla luna, "prometti a Jesus che non
urlerai?" Lei annuì piano. "Molto brava, davvero molto
brava."
sussurrò, quasi tra sé e sé.
Con una
leggera pressione dell'indice, fece scattare la lama al suo
posto, nel sicuro dell'impugnatura di legno, e rimise il coltello nella
tasca dei pantaloni.
Strappò
giacca e shorts con una mossa fluida, qui
c'è spazio solo
per ira e guerra.
La ragazzina
raccolse le sue forze e spinse via il braccio di Saint
Jimmy. Corse più lontano che potè.
Lo sguardo
di Jesus cadde sul volto del riflesso, un odio cieco stava
bruciando i suoi occhi verdi tanto da farli sembrare coperti da una
patina vermiglia.
"Prendila!"
urlò.
Jimmy corse.
Correva veloce, gli piaceva correre; correre era un modo
come un altro per scappare da tutto. Le fu dietro dopo qualche secondo.
Allungò il braccio, e con un tocco leggero la spinse a
terra.
"Sapevo che ne sarebbe valsa la pena con te, Jesus." sorrise Saint
Jimmy, dandogli una pacca sulla spalla. "Credevo che tu mi avessi
promesso che saresti stata buona." sibilò. Il furore nel suo
sguardo si era trasformato in astio.
Calciò
il corpo della ragazza giù dal
marciapiede, sulla
strada. Era già pieno di un milione di graffi e ferite.
Le
salì a cavalcioni, e le diede un pugno abbastanza forte
da
farle sputare sangue. Bloccò un braccio con la gamba, e con
gesti veloci e metodici strinse un elastico attorno all'altro. Prese
una siringa dalla tasca dei jeans grigiastri e la conficcò
in
quella carne pallida senza darle il tempo di sentirne il fastidio.
"Tornerai da me, e la prossima volta non sarò
così
gentile." sputò.
Si
alzò, pulendosi le mani nella camicia.
"Allora,
Jesus, non è stato divertente?"
I suoi occhi
brillavano di gioia.
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Capitolo 3 *** kiss the demons out of my- ***
Jesus
si abbassò sulle ginocchia sbuffando, grattandosi distrattamente
l'occhio truccato e scavando delle sottili linee nere sulla guancia.
Scostò lo zerbino sporco e maleodorante e afferrò la chiave dorata
e lucente che vi era nascosta, un passe-partout per l'inferno a
cinque stelle di Saint Jimmy. La porta impolverata e incisa si aprì
cigolando, aggiungendo una sfumatura fredda alla calda luce diafana
ed eterea che filtrava dalle tendine giallastre fissate alle finestre
rotte. "Benvenuto in Paradiso, Jesus." urlò la voce del
ragazzo qualche stanza più in là; un saluto che riservava
esclusivamente a lui. Solo per lui quelle mura grigie, ammuffite e
scrostate, quei pavimenti corrosi e crepati, quelle finestre senza
vetri e quelle porte senza intelaiatura potevano rappresentare un
paradiso.
Sorrideva
incerto, muovendo i primi passi in quel luogo incantato. Ogni volta
sembrava la prima, ogni volta sentiva lo stesso odore appena
accennato di muffa, polvere, marijuana ed eroina e si sentiva
leggero, leggero come l'aria, leggero come se la sua vita iniziasse e
finisse in quel trilocale abbandonato, come se i suoi passi si
muovessero su una nuvola. Imboccò la porta che si apriva su un
corridoio scuro, fermandosi a metà e varcandone un'altra sulla
sinistra, senza esitare. Quello era l'ingresso alla tana del Santo,
la meta di tutti i viaggi, il senso della vita. Era una semplice
stanza ammuffita, con muschi alle pareti come sulle mura grigie delle
scuole elementari d'altri tempi, ma era il significato allegorico,
quello che contava, diverso a seconda della persona che lo legge, ma
soprattutto a seconda delle interpretazioni cristiane di Jesus e di
Saint.
Per
terra erano sparse alcune foglie secche; doveva avere lasciato porte
e finestre spalancate tutta la notte. Saint Jimmy lo aspettava seduto
su un materasso sporco abbandonato sul pavimento, la schiena
appoggiata alla parete piena di crepe, come se non notasse le
lucertole che vi correvano sopra. Aveva gli occhi socchiusi e un
sorriso accennato sulle labbra, tremava; era difficile dire se
guardasse Jesus negli occhi o se piuttosto stesse guardando qualcosa
visibile solo a lui.
"Ti
ho interrotto?" chiese Jesus, sorridendo appena.
"Sì."
spalancò gli occhi, soffocati da una leggera patina. "Ma non fa
niente. Non era niente di che." aggiunse, inumidendosi le labbra
e deglutendo. "Né l'una, né l'altra. Non fa niente. Non era
niente di che... Jesus, dì 'ciao' a Jessica." borbottò, con la
bocca impastata. Sorrise, tossì forte e accennò all'altro capo
della stanza con una mano sanguinante.
"Mary
Jane." rispose un'ombra, secca.
"E
chi se ne frega, è la stessa cosa."
La
ragazza si scosse piano, sbuffando e guardando fuori dalla finestra.
Il cumulo di ossa sporgenti e pelle tatuata rabbrividì e si accese
una sigaretta, la fiamma blu dell'accendino brillò per una manciata
di secondi e sembrò unirsi ai capelli, di una sfumatura leggermente
più opaca. Ferite lungo braccia e gambe, tagli sul volto e un labbro
rotto si illuminarono per un attimo. Il suo sguardo sfiorò Jesus,
tentennò e sembrò perdersi, osservando lui o il Santo.
"Cazzo,
dove sei andato a prenderla? Cosa le hai fatto?" sussurrò il
ragazzo.
"Non
l'ho presa.
L'ho trovata." rispose il Santo, con una sfumatura irritata
nella voce. Tossì ancora, e altro sangue sgorgò dai palmi delle sue
mani.
Calò
un silenzio sottile e freddo, Mary Jane si rannicchiò di nuovo e il
respiro del Santo si fece sempre più regolare e profondo.
"Non
ti preoccupare, Jesus. E' tutto okay. Va bene." sussurrò Saint
Jimmy con un tono appena udibile che lasciava aleggiare le sue ultime
parole, sospese tra un colpo di tosse e l'altro.
Non
va bene,
continuava a ripetere una vocina dietro al suo orecchio destro. Non
ascoltarlo, non va bene.
"Ti
ho detto che va bene, Jesus." sibilò il Santo, ora tremava
anche la sua voce, di rabbia, dolore, rifiuto e violenza malcelata.
No!
"Va
bene!"
Quell'urlo
gli fece gelare il sangue. Era l'urlo di un assassino, e il grido di
un condannato a morte.
Uno
schiocco ed un lampo di luce annunciarono l'entrata in scena di una
lama, del coltello scintillante e affilato di Saint Jimmy. Con un
salto appena udibile, il Santo era là, a premere la sua lama
affilata e sporca contro il collo di Jesus.
"Va
tutto bene."
sorrise, socchiudendo gli occhi.
"Va
tutto bene."
ripeté Jesus chiudendo gli occhi, e la vocina scomparve come se non
fosse mai esistita, come se Saint Jimmy avesse avuto ragione sin
dall'inizio. Si fece prendere per mano, si lasciò guidare. Il Santo
aveva ragione, come sempre; lui sapeva tutto di questa vita. Tutto di
come si trova una vena, tutto di come si rolla una canna, tutto di
come si trova una ragazza e tutto di lui.
"Vieni
qui, figliolo." disse Saint Jimmy sorridendo, parlava
esattamente come il vecchio parroco di una cittadina sperduta, una
maledetta cittadina della morte, il cui unico compito era far perdere
viaggiatori innocenti.
Jesus
si lasciò abbracciare, lasciò che la sua guida gli sbottonasse la
camicia a quadretti bianchi e rossi, la preferita di quella madre che
lo aveva chiamato perdente. Lasciò che il suo mentore facesse
scivolare fuori il suo braccio sinistro, che lo imbrattasse del suo
sangue e che stringesse forte uno spesso elastico beige appena sotto
la spalla. Lasciò che il suo Virgilio picchiettasse su una siringa,
mentre la mano formicolava e le vene si gonfiavano. Sentì solo un
leggero pizzicore, e poi il Gesù nato in periferia non sentì più
nulla. Aveva raggiunto il paradiso, aveva raggiunto il Padre, forse.
Niente poteva turbarlo, tutto era indistinto. Aveva raggiunto
l'illuminazione, il Giardino dell'Eden, forse. Udiva una risata
riecheggiare nella sua mente, una risata che sembrava sua ma non
proveniva certo da lui. Una voce lontana parlava, "È
sempre così,"
diceva, "sembra un
angioletto. Parlami di te, ora, Cometichiami."
"Mary
Jane",
rispondeva la voce, una voce più scura, che proiettò un'ombra di
grigio e di male nel suo campo visivo. "Come
la marijuana. Non è difficile."
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