the Saint Jimmy is a-

di SLAPPYplatypus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** so full of shit- ***
Capitolo 2: *** product of war and peace- ***
Capitolo 3: *** kiss the demons out of my- ***



Capitolo 1
*** so full of shit- ***


Non sapeva cosa lo avesse svegliato. Si trovava semplicemente lì, sdraiato su un letto che sembrava il suo, con la bocca impastata dal sonno e gli occhi spalancati e secchi dall'insonnia. Aveva provato a riaddormentarsi, ma non ci era riuscito; una giornata passata dormendo sarebbe stata migliore di una giornata in tutta quella merda. Gli piaceva sognare. I sogni erano sempre belli, i sogni lo trascinavano sempre lontano. Sprofondava in un oceano di realtà e di vite che gli facevano dimenticare la sua. A volte sognava semplicemente foreste e spiagge. Altre volte sognava di essere diverso, di avere una vita diversa, una vita normale. Con problemi per le ragazze, problemi per la scuola ed una madre iperprotettiva. Si svegliava, e si ritrovava con problemi per Whatsername, problemi per la roba ed una madre più fatta di lui.
Sbuffò pesantemente, la stanza girava ancora vorticosamente attorno a lui, il vomito ribolliva ancora nella sua gola. Non era cambiato niente dalla sera prima, solo la luce.
Serrò la bocca cercando di concentrare lì la forza di tutti i muscoli del suo corpo, si aggrappò alla scrivania e si alzò piano. Si trascinò fino al bagno, la sua immagine riflessa, appena visibile in quello specchio annerito di ruggine e polvere, era già lì ad aspettarlo. Socchiuse la bocca in un ghigno frutto dell'amore tra Ira e Disgusto, gli specchi non gli erano mai piaciuti: distorcono la realtà, distruggono le vite e portano le persone ad odiarsi. Odiarsi. Anche tu ti odi, sai. E' inutile che tu faccia tanto il superiore, gli sibilava la sua mente, o la parte razionale che ne era rimasta.
Strinse i pugni; i suoi polsi sentivano quasi la mancanza di un taglio profondo e netto.
Non voleva ferire se stesso. Voleva solo mettere a tacere quella fastidiosa voce così simile alla sua.
Tuffò la testa nel lavandino, sorpreso da un conato improvviso che sembrava senza fine; l'odore del vomito ne portava immediatamente altro.
Non riusciva a reggersi in piedi, come se i suoi succhi gastrici avessero distrutto tutta l'energia che si nascondeva in lui, sciogliendola assieme al menu della sera prima, a base di kebab mal masticato, ramen, birre e sigarette.
I contorni si facevano sempre più sfocati, i suoi occhi prendevano in giro il suo ridicolo tentativo di rimanere in piedi. Alzò distrattamente lo sguardo, il suo riflesso lo stava fissando, sorrideva con occhi divertiti.
Non era lui, quello non era lui.
Certo, sì. Era sempre lui, occhiaie viola e livide come bruciature nascoste da matita ed eyeliner, barba di qualche giorno, capelli disordinati, tatuaggi, vestiti neri e catene rugginose; ma era come se il suo volto non rispondesse più alle sue emozioni, o piuttosto come se lo specchio gli mostrasse un individuo con sentimenti del tutto diversi. Le loro espressioni sembravano le due facce della stessa maschera, Commedia e Tragedia.
Il fischio nelle sue orecchie cresceva e cresceva.
"Beh? Che cazzo hai da ridere?" sputò, senza pensarci troppo. Non poteva essere altro che la solita allucinazione mattutina, un sintomo dei postumi come un altro.
"Cazzo ho da ridere? Ma hai visto la tua faccia?"
"Chi sei?"
"Sono quello che ti salverà."
Il sorriso era scemato fino a diventare uno sguardo gentile.
Non sapeva cosa fare.
Avrebbe voluto, avrebbe dovuto ridere a quella risposta, ma sentiva di potersi fidare. No, non si poteva fidare di se stesso, ma sentiva che quella di una salvezza era una promessa, non una presa in giro.
Abbassò lo sguardo. Aprì lentamente l'acqua, sciacquando la ceramica e bagnandosi viso e collo, cercando di recuperare quel tanto di lucidità che bastava a vederci chiaro.
Con l'acqua fredda, l'allucinazione se ne sarebbe dovuta andare, o almeno sbiadire.
"Vieni." Lanciò un'occhiata allo specchio, vuoto. Guardò alla sua sinistra; lui stesso si porgeva la mano. "Andiamo. Vieni a vedere cosa c'è, oltre tutta questa merda."

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Capitolo 2
*** product of war and peace- ***


Il ragazzo deglutì rumorosamente, tentando di bagnarsi la gola, secca per tutto quel camminare. Seguiva la sua copia, cercava di non rimanere troppo indietro. La sera era calata lentamente; lui se ne accorse solo quanto i brividi lungo la sua schiena iniziarono a farsi più frequenti, in quella stradina deserta dove sembrava avessero sempre camminato. Sospirò, si strinse nella camicia leggera e si affrettò dietro alla sua immagine. Non aspettava, lui.
"Hey!" lo chiamò, cercando di farlo rallentare. "Non mi hai ancora detto come ti chiami."
"Come ti chiami tu?" ridacchiò in risposta.
"Jimmy."
"Anche io, allora. Piacere mio, Jimmy." replicò, con un sorriso che gli fece scintillare gli occhi solo per un momento.
"E' strano."
"Cosa è strano?" chiese secco. "Che cazzo è strano?" Si bloccò, afferrò il ragazzo per il bavero e lo spinse contro la parete sporca e scrostata alla loro sinistra.
"N-niente. Abbiamo lo stesso nome, ecco." balbettò, "E ci somigliamo. Ecco tutto."
"Giusto." sorrise gentile il riflesso. "Ci somigliamo. Siamo quasi uguali, ma non perfettamente identici. Io sono solo un piccolo Santo qualunque, a cui è dedicata una chiesa, persa chissà dove. Saint Jimmy." Sussurrò, avvicinando lentamente il suo volto a quello del giovane; gli baciò dolcemente le labbra e tracciò il loro contorno con la lingua. "Santo patrono del rifiuto, protettore delle siringhe e del fumo. Sono solo un tuo umile servitore, Jesus." riprese, parlandogli piano all'orecchio. "E adesso, seguimi." concluse, con un sorriso sghembo.
Jimmy rimase pietrificato, mentre il Santo camminava davanti a lui senza esitare un solo secondo. Si schiarì la voce, e lo seguì.
Una ragazzina svoltò un angolo e prese a camminare poco avanti a loro; una ragazzina alta e scheletrica, avvolta in un giubbino di jeans con le gambe pallide fasciate da un paio di shorts chiari. Jesus si domandò brevemente se fosse consapevole di quanto ancheggiasse.

Il Santo rallentò appena, e cinse con un braccio le spalle di Jimmy.
"Vuoi divertirti un po'?" gli chiese con un filo di voce e una vena crudele nello sguardo.
"C-certo." non sapeva cos’altro rispondere, non aveva armi contro quello sguardo di ferro. Aveva semplicemente paura di rifiutare.
"Perfetto." sibilò quasi, afferrandolo per un polso e trascinandolo avanti. Camminava sempre più veloce, si lasciò scivolare via la mano di Jimmy quando un solo passo li separava da lei ed attraversò la strada. Jesus seguiva i suoi movimenti, non capiva cosa avesse in mente. Saint Jimmy accelerò ancora, distanziando lui e la ragazzina di una trentina di metri. Si fermò, e tornò sul marciapiede consumato. Si bloccò di nuovo, si chinò per allacciarsi una scarpa, lasciando il tempo alla ragazzina e a Jesus di raggiungerlo.

Si alzò in piedi di scatto mentre lei lo stava oltrepassando, oscillando su quelle gambe che sembravano troppo sottili per sostenere un essere umano. La afferrò velocemente per le spalle sbattendola contro il muro, proprio come aveva fatto pochi minuti prima a Jimmy; lei gemette appena e i suoi occhi si spalancarono, come se non fossero in grado di contenere lo shock. Il Santo le bloccò le braccia, e lasciò che si contorse per un po’. Strinse entrambi i suoi polsi in una mano, ed estrasse un coltello a serramanico dalla tasca posteriore dei pantaloni consumati.
Fece scattare la lama, e lei iniziò a urlare. Strinse forte le palpebre, e urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Si contorceva tanto da alzarsi da terra. Il Santo le premette la lama contro il labbro inferiore, una goccia di sangue iniziava già a farsi strada lungo il suo collo. "Non urlare, tesoro. Non vorrai che ci senta qualcuno, vero?" disse con la voce come miele, senza sbattere le palpebre una sola volta.
Le lacrime iniziavano velocemente a rigarle il viso, mentre Saint Jimmy faceva roteare l'impugatura tra le dita e con un movimento secco e deciso, tagliò giubbino e pantaloni con un solo movimento.
Niente cadde a terra, rimasero entrambi appesi come due bandiere di pace vecchie e stracciate in una nazione in guerra.
"C-cosa ti ho fatto?" singhiozzò la ragazzina, non doveva avere più di diciassette anni. Jesus non riusciva a muoversi.
"Niente, piccola. Ma questo non vuol dire che non ti debba fare niente io, ti pare?" rispose, con un sorriso angelico che gli distendeva le labbra. "Se metto via questo," inziò, alzando la mano che impugnava la lama, lucente alla luna, "prometti a Jesus che non urlerai?" Lei annuì piano. "Molto brava, davvero molto brava." sussurrò, quasi tra sé e sé.
Con una leggera pressione dell'indice, fece scattare la lama al suo posto, nel sicuro dell'impugnatura di legno, e rimise il coltello nella tasca dei pantaloni.
Strappò giacca e shorts con una mossa fluida, qui c'è spazio solo per ira e guerra.
La ragazzina raccolse le sue forze e spinse via il braccio di Saint Jimmy. Corse più lontano che potè.
Lo sguardo di Jesus cadde sul volto del riflesso, un odio cieco stava bruciando i suoi occhi verdi tanto da farli sembrare coperti da una patina vermiglia.
"Prendila!" urlò.
Jimmy corse. Correva veloce, gli piaceva correre; correre era un modo come un altro per scappare da tutto. Le fu dietro dopo qualche secondo. Allungò il braccio, e con un tocco leggero la spinse a terra. "Sapevo che ne sarebbe valsa la pena con te, Jesus." sorrise Saint Jimmy, dandogli una pacca sulla spalla. "Credevo che tu mi avessi promesso che saresti stata buona." sibilò. Il furore nel suo sguardo si era trasformato in astio.
Calciò il corpo della ragazza giù dal marciapiede, sulla strada. Era già pieno di un milione di graffi e ferite.
Le salì a cavalcioni, e le diede un pugno abbastanza forte da farle sputare sangue. Bloccò un braccio con la gamba, e con gesti veloci e metodici strinse un elastico attorno all'altro. Prese una siringa dalla tasca dei jeans grigiastri e la conficcò in quella carne pallida senza darle il tempo di sentirne il fastidio. "Tornerai da me, e la prossima volta non sarò così gentile." sputò.
Si alzò, pulendosi le mani nella camicia.
"Allora, Jesus, non è stato divertente?"
I suoi occhi brillavano di gioia.

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Capitolo 3
*** kiss the demons out of my- ***


Jesus si abbassò sulle ginocchia sbuffando, grattandosi distrattamente l'occhio truccato e scavando delle sottili linee nere sulla guancia. Scostò lo zerbino sporco e maleodorante e afferrò la chiave dorata e lucente che vi era nascosta, un passe-partout per l'inferno a cinque stelle di Saint Jimmy. La porta impolverata e incisa si aprì cigolando, aggiungendo una sfumatura fredda alla calda luce diafana ed eterea che filtrava dalle tendine giallastre fissate alle finestre rotte. "Benvenuto in Paradiso, Jesus." urlò la voce del ragazzo qualche stanza più in là; un saluto che riservava esclusivamente a lui. Solo per lui quelle mura grigie, ammuffite e scrostate, quei pavimenti corrosi e crepati, quelle finestre senza vetri e quelle porte senza intelaiatura potevano rappresentare un paradiso.

Sorrideva incerto, muovendo i primi passi in quel luogo incantato. Ogni volta sembrava la prima, ogni volta sentiva lo stesso odore appena accennato di muffa, polvere, marijuana ed eroina e si sentiva leggero, leggero come l'aria, leggero come se la sua vita iniziasse e finisse in quel trilocale abbandonato, come se i suoi passi si muovessero su una nuvola. Imboccò la porta che si apriva su un corridoio scuro, fermandosi a metà e varcandone un'altra sulla sinistra, senza esitare. Quello era l'ingresso alla tana del Santo, la meta di tutti i viaggi, il senso della vita. Era una semplice stanza ammuffita, con muschi alle pareti come sulle mura grigie delle scuole elementari d'altri tempi, ma era il significato allegorico, quello che contava, diverso a seconda della persona che lo legge, ma soprattutto a seconda delle interpretazioni cristiane di Jesus e di Saint.

Per terra erano sparse alcune foglie secche; doveva avere lasciato porte e finestre spalancate tutta la notte. Saint Jimmy lo aspettava seduto su un materasso sporco abbandonato sul pavimento, la schiena appoggiata alla parete piena di crepe, come se non notasse le lucertole che vi correvano sopra. Aveva gli occhi socchiusi e un sorriso accennato sulle labbra, tremava; era difficile dire se guardasse Jesus negli occhi o se piuttosto stesse guardando qualcosa visibile solo a lui.

"Ti ho interrotto?" chiese Jesus, sorridendo appena.

"Sì." spalancò gli occhi, soffocati da una leggera patina. "Ma non fa niente. Non era niente di che." aggiunse, inumidendosi le labbra e deglutendo. "Né l'una, né l'altra. Non fa niente. Non era niente di che... Jesus, dì 'ciao' a Jessica." borbottò, con la bocca impastata. Sorrise, tossì forte e accennò all'altro capo della stanza con una mano sanguinante.

"Mary Jane." rispose un'ombra, secca.

"E chi se ne frega, è la stessa cosa."

La ragazza si scosse piano, sbuffando e guardando fuori dalla finestra. Il cumulo di ossa sporgenti e pelle tatuata rabbrividì e si accese una sigaretta, la fiamma blu dell'accendino brillò per una manciata di secondi e sembrò unirsi ai capelli, di una sfumatura leggermente più opaca. Ferite lungo braccia e gambe, tagli sul volto e un labbro rotto si illuminarono per un attimo. Il suo sguardo sfiorò Jesus, tentennò e sembrò perdersi, osservando lui o il Santo.

"Cazzo, dove sei andato a prenderla? Cosa le hai fatto?" sussurrò il ragazzo.

"Non l'ho presa. L'ho trovata." rispose il Santo, con una sfumatura irritata nella voce. Tossì ancora, e altro sangue sgorgò dai palmi delle sue mani.

Calò un silenzio sottile e freddo, Mary Jane si rannicchiò di nuovo e il respiro del Santo si fece sempre più regolare e profondo.

"Non ti preoccupare, Jesus. E' tutto okay. Va bene." sussurrò Saint Jimmy con un tono appena udibile che lasciava aleggiare le sue ultime parole, sospese tra un colpo di tosse e l'altro.

Non va bene, continuava a ripetere una vocina dietro al suo orecchio destro. Non ascoltarlo, non va bene.

"Ti ho detto che va bene, Jesus." sibilò il Santo, ora tremava anche la sua voce, di rabbia, dolore, rifiuto e violenza malcelata.

No!

"Va bene!"

Quell'urlo gli fece gelare il sangue. Era l'urlo di un assassino, e il grido di un condannato a morte.

Uno schiocco ed un lampo di luce annunciarono l'entrata in scena di una lama, del coltello scintillante e affilato di Saint Jimmy. Con un salto appena udibile, il Santo era là, a premere la sua lama affilata e sporca contro il collo di Jesus.

"Va tutto bene." sorrise, socchiudendo gli occhi.

"Va tutto bene." ripeté Jesus chiudendo gli occhi, e la vocina scomparve come se non fosse mai esistita, come se Saint Jimmy avesse avuto ragione sin dall'inizio. Si fece prendere per mano, si lasciò guidare. Il Santo aveva ragione, come sempre; lui sapeva tutto di questa vita. Tutto di come si trova una vena, tutto di come si rolla una canna, tutto di come si trova una ragazza e tutto di lui.

"Vieni qui, figliolo." disse Saint Jimmy sorridendo, parlava esattamente come il vecchio parroco di una cittadina sperduta, una maledetta cittadina della morte, il cui unico compito era far perdere viaggiatori innocenti.

Jesus si lasciò abbracciare, lasciò che la sua guida gli sbottonasse la camicia a quadretti bianchi e rossi, la preferita di quella madre che lo aveva chiamato perdente. Lasciò che il suo mentore facesse scivolare fuori il suo braccio sinistro, che lo imbrattasse del suo sangue e che stringesse forte uno spesso elastico beige appena sotto la spalla. Lasciò che il suo Virgilio picchiettasse su una siringa, mentre la mano formicolava e le vene si gonfiavano. Sentì solo un leggero pizzicore, e poi il Gesù nato in periferia non sentì più nulla. Aveva raggiunto il paradiso, aveva raggiunto il Padre, forse. Niente poteva turbarlo, tutto era indistinto. Aveva raggiunto l'illuminazione, il Giardino dell'Eden, forse. Udiva una risata riecheggiare nella sua mente, una risata che sembrava sua ma non proveniva certo da lui. Una voce lontana parlava, "È sempre così," diceva, "sembra un angioletto. Parlami di te, ora, Cometichiami."

"Mary Jane", rispondeva la voce, una voce più scura, che proiettò un'ombra di grigio e di male nel suo campo visivo. "Come la marijuana. Non è difficile."

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