L'incanto della notte

di Fire_Fight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO PRIMO ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO SECONDO ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO TERZO ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO QUARTO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


L'INCANTO DELLA NOTTE




Mi dissero che non appartenevo al loro mondo.

Mi dissero che stavo combattendo per le persone sbagliate.

Mi dissero che tutto quello che mi avevano raccontato fino a quel momento non erano altro che sporche bugie.

Mi dissero che ero nata per uno scopo.

Mi dissero che non ero diversa, ero speciale.

Avevano ragione.


PROLOGO


Ero scappata silenziosamente dalla casa, dalla mia casa: avevo bisogno di sentire l'aria sulla pelle e non m'importava se per una donna era sconsiderato uscire senza la presenza di un uomo e per di più in piena notte, ma era una necessità ormai fisica.

Mi sedetti sulla collina erbosa guardando con un sorriso il meraviglioso gioco di luci e colori che animavano Elath, la mia città e mi si inumidirono gli occhi al pensiero che, a breve, il paesaggio collinare così verde e allegro sullo sfondo di un lago così blu e profondo che mi veniva offerto da quando ero bambina, sarebbe mutato in un triste e perenne grigio roccia che circondava Soria... La città natale del mio futuro marito. Odiavo l'idea di un matrimonio impostomi dalla mia famiglia, ma odiavo ancora di più il fatto che quel ricco mercante che aveva chiesto la mia mano fosse un maiale ciccione e bavoso che avevo incontrato, o meglio, dal quale ero stata pedinata due anni prima. Non ci volli pensare, volevo stare in pace per un po' mentre appartenevo ancora a me stessa.

Mi guardai in torno e, capendo che ero finalmente sola in una notte di luna piena, slegai la bandana di stoffa che da quando ero nata imprigionava i miei lunghi capelli. Guardai il mio riflesso sulle nere acque del lago: il vestito che indossavo non era particolarmente costoso o con ricami contorti, ma mi piaceva per la sua tonalità azzurrina. I miei occhi non riuscivo a vederli a causa dell'oscurità, ma sapevo che erano grigi e leggermente screziati di viola... Un colore assurdo e strano ma, che per mia fortuna, prevaleva sul colore più chiaro solamente la notte. Poi il mio sguardo si posò sui capelli... Quei capelli di un colore così strano da essere tenuti nascosti.

Ero diversa. Ero sempre stata diversa, ma almeno la gente non mi prendeva in giro per il blu elettrico che impossessava i miei capelli. Quei capelli che amavo così tanto ma che mio padre e mio fratello mi portarono ad odiare.

Levai lo sguardo verso il cielo stellato dopo essermi seduta nuovamente per terra e non ci misi tanto a trovare la più brillante delle luci “Ciao mamma.” sussurrai. Per un momento sentii il corpo riscaldarsi... Non l'avevo mai conosciuta; mi dissero che morì assassinata apparentemente senza un motivo... Ma tutto quello che è accaduto nella mia vita ha sempre avuto un perchè.

Un lieve bagliore mi scosse da quei tristi pensieri e nel cielo notturno si sistemò, leggermente più lontano dalla mamma, un'altra stella che splendeva tanto quanto lei. Doveva essere un evento emozionante. A me non portò altro che un bruttissimo presagio. Anche quella volta avevo ragione.

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Ecco il mio angolino personale: prima di tutto ci tengo a precisare che
questa è la mia prima ff, quindi... Beh, siate clementi!
Però vorrei anche chiedere ai gentili lettori di recensire!
Ne ho davvero bisogno >.< qualsiasi parere sia sappiate
che mi va bene: ho bisogno di crescere e i vostri commenti, consigli o
critiche mi aiuteranno molto. Grazie in anticipo, bacio Kia.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO PRIMO ***


CAPITOLO PRIMO


Quella mattina mi sorpresi di non vedere mio fratello a casa... Di solito partiva più tardi per il lavoro, così, approfittai di quei brevi momenti di solitudine per ispezionarmi allo specchio.

Tirai delicatamente la zip del vestito in modo che scivolasse leggero sul mio corpo e guardai, sempre più preoccupata, una macchia che mi si era formata qualche giorno prima nel fianco dalla parte destra, proprio sopra all'osso che veniva in fuori a causa della mia magrezza. Sembrava un tatuaggio... Come quelli che avevano i mercenari, solo che il mio era molto più delicato e sembrava che rappresentasse quattro stelle poste a mo' di rombo con al centro una mezza luna. Che strano pensai. Sfregai quella macchia sperando che andasse via, ma lo feci con così tanta cattiveria che finii solamente per avere la pelle mezza rossa e straziata.

Appena mi fui rivestita sentii qualcuno bussare alla porta, non era il tocco leggero di mio fratello così prima di aprire chiesi chi fosse. Nessuna risposta. “Chi è?!” Chiesi con più forza... Ancora silenzio. Feci per andarmene quando il pugno pesante di quel qualcuno che si rifiutava di rispondere riprese a martellare con più foga sulla porta di legno. Innervosita spalancai la porta ma, invece di urlare, rimasi con la bocca semiaperta alla vista di lui... Il mio futuro marito che in quel momento si trovava proprio di fronte a me. Fortunatamente avevo ancora la benda a tenermi i capelli.

Che-che... Che cosa ci fate qui, Sir Oriend?”


Lady Kali” Cominciò lui facendo finta di non aver sentito la mia domanda “Sono molto felice di rivederla.” Mi incitai a non vomitare appena prese la mia mano per baciarla e, quando la mia pelle candida e delicata sentì il tocco umido e bavoso delle sue labbra, risposi con una smorfia mista a disgusto, schifo e ancora disgusto: “Anche per me, signore.” Giuro che cercai di sorridere, ce la misi tutta... Ma quello che la mia faccia riuscì a produrre fu solamente un ghigno sadico.

Dopo essermi ripresa gli chiesi: “Prego, vuole entrare? Posso offrirgli della Teka calda, se vuole.”


Grazie bambolina, troppo gentile” Bambolina? Bambolina!! Come ha osato chiamarmi bambolina! Essendo largo e tondo gli risultò molto difficile passare attraverso quella nostra porta così sottile e piccola così io, facendo ovviamente finta di nulla, andai avanti continuando a parlare come se fosse sempre stato dietro di me. Dopo dei buoni minuti mi girai e, ovviamente dispiaciuta di vederlo ancora intento a lottare con la porta, gli chiesi sadica: “Qualche problema Sir Oriend?” Troppo tonto per capire mi rispose:” N-nessun problema stella. Ma... Credo di essere in ritardo con una spedizione quindi... Penso che me ne andrò” cercò di sorridere, non ci riuscì ed io lo guardai male... Molto male. Sbuffò tentando di rigirarsi ma era ancora incastrato. “Ha bisogno... Di un aiutino?”


No no, ce la faccio benissimo da solo”


Ma così arriverà in ritardo alla sua spedizione improvvisa


Avevo le braccia incrociate e a stento mi trattenevo dall'esplodere in un mare di risate. Capendo che il mio futuro marito sarebbe stato un inesperto disastro totale, gli tirai un calcio su quel suo flaccido e immenso sedere riuscendo a far togliere la sua infinita massa dalla mia porta. Lui cadde con la faccia per terra. Si rialzò più veloce che poté e con le guance spruzzate da un lieve rossore tentò di scusarsi. Non feci altro che annuire, poi, sbattei annoiata la porta.

Dopo neanche cinque minuti quella si riaprì di scatto, ma invece di ritrovarmi il ciccione problematico davanti al viso, i miei occhi riconobbero mio fratello. Aveva la faccia stravolta e si teneva al muro per la fatica della corsa.

Liam!” Urlai appena lo vidi e gli andai incontro per sorreggerlo “Che cosa ti è successo?” Non mi rispose e lo scortai fino alla sua camera per fare in modo che si sedesse, quando riprese fiato mi parlò: “Nostro padre... Nostro padre è stato rapito!”


Cercai di calmarlo e, nonostante lo shock, mi incitai a restare calma altrimenti non avrebbe mai continuato il racconto.

Ti ricordi che quando hanno ucciso la mamma io ero presente e ho riconosciuto i suoi assalitori? Beh... Credo che siano gli stessi ad aver sequestrato nostro padre!” Si coprì il volto con le mani cercando di non disperarsi maggiormente. Inorridita esclamai:”Ma... Che cosa vogliono da noi? Insomma... Prima la mamma, ora questo. Io non capisco!”


Anche in altri villaggi ad Elath ci sono stati assassinii e sparizioni che combaciano con la descrizione del rapimento, ma non capisco cosa quella Gilda voglia da noi! Insomma... Solo nella nostra città si sono verificati eventi simili!”


Ma come fai ad essere sicuro che siano gli stessi assassini ad aver aggredito papà?”


Finalmente mi guardò, ma cercò di essere il più duro possibile.

Loro usano la magia, Kali, la magia. In qualsiasi parte del nostro regno è vietato fare uso di questa dote e tutti coloro che da quando è stata applicata questa legge la riuscivano a controllare sono stati uccisi! Un'unica e potente città era in grado di usarla e dopo che il nostro Re si è accordato con quello dell'altro regno nemico, è stata rasa al suolo. Adesso sono rispuntate alcune persone come loro e la paura sta crescendo dato che si pensava fossero tutte morte, tuttavia non si comprende ancora il perchè continuino ad attaccare Elath. Questo fatto fa paura a molta gente e adesso che nostro padre è stato catturato voglio trovarlo unendomi ai Ribelli che reclutano giovani in grado di combatterli!”

Appena sentii quelle parole il mio cuore si fermò per un attimo, quando fui di nuovo in grado di respirare sbraitai:” Liam!! Mi stai dicendo che andrai ad ucciderti? NO! Non lo posso permettere, sei tutto quello che mi rimane della mia famiglia... Non puoi lasciarmi anche tu!!” Fu in quel momento che lasciai liberare le lacrime, tutti mi stavano abbandonando... Che ne sarebbe stato di me? Mia madre era morta, mio padre catturato e mio fratello sarebbe di certo stato ucciso se si fosse scontrato con questa gente che oltre alle armi usava anche la magia! La mia intera vita sarebbe stata al fianco di un uomo ciccione e bavoso al quale avrei dato dei figli altrettanto immensi e inutili, no... Non l'avrei mai permesso!

Liam alzò il mio viso completamente rigato dalle lacrime e mi parlò: “Kali... Non sarai da sola, io tornerò”


E' esattamente quello che disse nostro padre quando dovette partire!”


Ma io sono molto più abile e molto più giovane di lui..” Disse con dolcezza “Ho più destrezza... Poi pensa se lo ritrovassi e lo riportassi qui da noi... Non sarebbe bellissimo?” Usai delle parole molto dure: “Io so cosa è successo alla mamma sai, so cos'è successo a tutti quelli che hanno ucciso! Gli tolgono la vita molto lentamente, per torturarli! Assorbendo di volta in volta le loro energie vitali per accrescere il proprio potere! E' esattamente così che finirai Liam! E anche papà!!” Ricevetti uno schiaffo in quel preciso momento. Lo sguardo che un attimo prima era così comprensivo e docile si era tramutato in pochi istanti in espressioni di sdegno e, forse, di paura. “Non le devi dire nemmeno per scherzo queste cose Kali. Io partirò tra due giorni cercando di porre fine a questo massacro di persone innocenti, mentre tu andrai a Soria da Sir Oriend. Al sicuro.”


Se, al sicuro nel suo letto. Vorrai dire!” Dissi con del sarcasmo. Per non colpirmi di nuovo si alzò nervoso ma, prima di scomparire, tentai con un ultima cosa. “Sono brava con la spada e con l'arco Liam! Mi hai sempre allenata di nascosto, nel bosco. Non puoi negarlo.” Si voltò con un espressione cupa dicendo: “Non ti ho allenata! Sono io che ti stavo usando come allenamento, è diverso.”


No... Mi hai insegnato al meglio i tuoi trucchi e dicevi sempre che se continuavo così un giorno ti avrei superato, non te lo ricordi?”


no... E anche se, come dici tu, ti ho allenato... Ho smesso molto tempo fa”


Ma io ho continuato a fare tutto da sola, ti spiavo e imparavo nuove tecniche!” Esasperato disse: “Dove vuoi arrivare?”


Portami con te!”


Eh?”


Fammi venire in questo esercito con te... Ti prego!”


No”


Sono brava Liam, voglio vendicare mio padre”


Non se ne parla”


Allora facciamo una sfida! Io contro di te... Se vinco mi lasci venire!”


NO!!! Kali smettila di fare la bambina! Non lo sei più, sei una donna. Il tuo compito è quello di stare al fianco di un marito, generare dei figli e farli diventare qualcuno! Non puoi andartene in giro ad ammazzare la gente! Non è roba per te e mi disgusta solamente il fatto che tu abbia potuto solo pensare ad una cosa del genere!” Vedendo le mie lacrime disse più dolcemente: “Non voglio andarmene via con un così brutto ricordo di noi due. Tra pochi giorni il tuo futuro marito ti porterà con sé nella sua città e vi sposerete! Avrete dei figli, avrai una famiglia!” Tra i singhiozzi cercai di parlare: “M-ma come faccio... Co-come faccio a vivere sapendo che mio fratello è disperso cercando di ritrovare un padre che probabilmente è già morto...”


Ora basta, è difficile per me quanto lo è per te e non voglio discutere oltre.” Se ne andò così, facendomi annegare nelle mie stesse lacrime. Non è vero! Vorrei poter essere io lui e morire per quello che io amo veramente... Non posso vivere così!

Fu in quel momento che la mia folle idea si formò: se mi fossi mascherata nessuno avrebbe capito chi veramente io fossi e, con un po' di fortuna, mi avrebbero veramente presa per un uomo... Anche se andava contro tutte le regole che mi erano state date, decisi di fare un tentativo. Se, però, qualcuno avesse scoperto questo segreto mio fratello mi avrebbe odiata per sempre, a causa delle cicatrici non avrei mai avuto un marito e, a causa delle regole cui erano legate le donne, sarei stata probabilmente esiliata.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO SECONDO ***


CAPITOLO SECONDO


Il giorno seguente non avevo ancora deciso cosa fare ma, nel dubbio, decisi di alzarmi presto. Gli indumenti che indossai me li cucii io: presi uno dei miei vestiti migliori ed iniziai a modificarlo con ago e filo. Ci misi più di metà mattinata a finire il tutto, ma rimasi molto soddisfatta del risultato; avevo creato dei pantaloni e un lungo mantello con cappuccio di velluto nero che sfiorava il terreno con il bordo... Dovevo essere irriconoscibile se non volevo fallire.

Li provai e rimasi sorpresa della perfezione e dei dettagli che avevo creato, ma mancava ancora il pezzo che copriva il busto. Per quello usai una corazza particolare che mi aveva regalato Liam anni prima, quando mi usava come allenamento, e che avevo tenuto da parte per ogni evenienza; ovviamente non ne vendevano per donne, ma in qualche modo lui era riuscito a procurarselo e ci sorprendemmo tutti e due per la comodità e per la sua efficacia. Prima di mettere il cappuccio creai altre due bandane con i piccoli pezzi di veste che avevo ritagliato: una la usai per bloccare al meglio i capelli che un attimo prima avevo cercato di tagliare con un pugnale, mentre l'altra la usai per avvolgere metà del viso... Dal mento al naso. Quando mi guardai allo specchio fui molto contenta del risultato perchè tutto quello di umano che si riusciva a scorgere erano le pallide e piccole mani, il piccolo pezzo di candida pelle tra il naso e le ciglia e, per finire, due enormi occhi grigi lievemente screziati di un viola che, fortunatamente, si impossessava del mio sguardo solamente al calar del sole.

Spero che quando combatterò tutto questo grumo di pezzi di veste non mi sia di impiccio. Feci un lungo sospiro pensando a cosa sarei andata incontro... Sarei davvero stata capace di uccidere? Sarei davvero stata capace di vivere un'avventura così irta di pericoli con un segreto così grande sulle spalle? Sarei davvero stata capace di vivere come un uomo dimenticando la mia vera identità? Probabilmente no. Ma per nessuna ragione al mondo avrei preferito restare ad Elath, anzi... A breve mi sarei trasferita a Soria, una città lontana e montuosa con un clima rigido. Certo, sarei stata al sicuro dagli attacchi degli Assassini, secondo mio fratello. Ma per lui era tutto così facile! Infatti non era lui che doveva sposare un perfetto sconosciuto sapendo tutti i suoi famigliari lontani a combattere una battaglia senza sapere se sarebbero morti!

Mi stavo ancora guardando allo specchio quando colsi una goccia solitaria rigarmi una guancia. Perchè era tutto così difficile? Mia madre era morta, mio padre era stato rapito, mio fratello stava andando ad uccidersi... Non volevo rimanere da sola, non volevo sopportare quel dolore tutto da sola e così decisi di andare. Di andare con i Ribelli per stare un ultima volta con mio fratello e morire per quello che credevo veramente.

Feci tempo a prendere la cinta con la spada e la cavigliera con il pugnale che nascosi sotto il pantalone per le evenienze, quando un'enorme esplosione mi fece cadere a terra dando un forte colpo allo specchio con la nuca. Quando riaprii gli occhi non mi fu subito tutto chiaro... Vedevo la mia casa sfuocata e con un eccessiva tonalità rossa, sentivo sempre più caldo però non riuscivo a muovermi.


Buio.


Kali! Kali! Se mi senti rispondi!! Ti prego” era la voce di mio fratello! Quando questa volta riaprii gli occhi mi accorsi di aver ripreso totalmente i sensi. Liam. Intorno a me c'erano solamente fiamme che si alzavano sempre di più, avevo paura. Sentii ripetere il mio nome e, finalmente, trovai la forza di alzarmi. Dovetti aggrapparmi al muro perchè avevo perso molto sangue. Il mio sguardo si posò prima sul vetro rotto per terra, poi sulla finestra davanti a me... Era abbastanza lontana ma lì le fiamme non erano così alte come in tutto il resto della casa. Con le ultime forze rimastemi in corpo feci una goffa corsa e, attraversando le fiamme, rotolai giù dalla finestra che fortunatamente era aperta. Appena sentii il fresco contatto dell'erba gattonai cercando di allontanarmi il più possibile dalla casa in fiamme mentre tossivo per espellere tutto il fumo che avevo respirato.

Quando mi accasciai a terra sentii qualcuno cadermi sopra... Era Liam! Che sollievo non fosse ancora partito. Mi girò lentamente ma, quando vidi il suo volto prima felice, poi distaccato e imbarazzato, capii. “Mi scusi” disse lui “Ha gli stessi occhi di mia sorella” disperato si avvicinò quanto più poté alla casa con le mani tra i capelli. Mi alzai e lo raggiunsi cercando di camuffare la voce. “Mi sono buttato dentro la casa credendo che ci fosse qualcuno...” Liam in preda al panico non mi lasciò finire “Mi dica che non c'era nessuno... La prego!” Implorò. Non potevo inventarmi la mia morte, anche se avrei tanto voluto... Non lo feci solamente perchè non volevo dare a quel fratello tanto triste e pieno di sensi di colpa un'altra mazzata dalla vita. “No, non c'era nessuno.” dissi infine. Fece un lungo sospiro, poi mi diede la mano: “Io sono Liam, figlio di Lord Sonnar. Abito... Abitavo qui” disse con aria triste. Risposi alla stretta di mano mettendo la mia testa, che già pulsava per la botta che avevo preso e per il vetro che mi aveva strisciata, sotto un'enorme sforzo nel tentativo di trovare un nome, un nome abbastanza figo che potessi portare con orgoglio: “Piacere... Io... Io sono Alek, figlio di lord Jerrik” Mio fratello sembrò per un attimo perplesso “Non sei di qui, vero?”


no, infatti.” la testa mi faceva ancora troppo male, nonostante ciò cercai una storia plausibile “Sono qui per aggiungermi ai Ribelli e vendicare la morte di mio padre ucciso per mano loro, solo che non so dove trovarli.”


Abbiamo una storia molto simile, Alek. Vieni con me, tutti noi saremo lieti di darti il benvenuto... Anche perchè non siamo in tanti e abbiamo bisogno di uomini”


Allora sono capitato nel posto giusto! Bene, avevo paura di essermi perso”


Liam! Liam!”


Un ragazzo da capelli neri che gli coprivano leggermente gli occhi verdi, ci venne incontro urlando.

Kellan? Che ti prende?” Il possente torace del ragazzo si muoveva molto velocemente verso l'alto e verso il basso a causa della corsa... Non potei fare a meno di notare i suoi muscoli. Era molto più alto di me e tre volte più largo, perfino mio fratello, uomo molto ambito dalle ragazze, sembrava piccolo piccolo nei suoi confronti.

Abbiamo preso qualcuno! Credo che sia lo stesso Assassino che ha dato fuoco alla tua casa...”


L'avete messo nella prigione di massima sicurezza?”


Ovvio... Però non vuole parlare”


E siete sicuri che si tratti di uno della Gilda?”


Assolutamente! Porta lo stesso tipo di pugnale degli altri e anche il tatuaggio dalle quattro stelle posizionate come un rombo con al centro una mezza luna...” Appena sentii la descrizione del tatuaggio mi sentii mancare... Non era possibile che fosse esattamente uguale a quello che era spuntato a me! Liam non potè fare a meno di sorridere, poi disse: “Non ti preoccupare Kellan, lo farò parlare io... E, se non apre bocca, c'è sempre la tortura!” A quelle parole deglutii rumorosamente e, per un attimo, ebbi per la prima volta paura di mio fratello.


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Capitolo 4
*** CAPITOLO TERZO ***


Andando a controllare non ho potuto fare a meno di notare che abbastanza persone seguono questa storia... Beh, so che è ancora all'inizio xD ma se recensite mi darete modo di migliorare e di sapere se questa fan fic incuriosisce o annoia!

Dopo questa piccola parentesi non posso altro che augurarvi una buona lettura :)

Bacio

Fire

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CAPITOLO TERZO


Eravamo seduti davanti ad un tavolo intagliato nel legno, era molto grande ma non occupava tutta la stanza. I boccali di birra straripavano dai bicchieri che tentavano di contenerli, ma non facevano tempo ad essere sollevati dai vassoi gentilmente portati da alcune donne, che venivano velocemente svuotati dagli omoni che mi circondavano.

Dove sono andati a finire Kellan e Liam? Li ho persi di vista all'entrata della casa... Pensai angosciata. Mi guardai intorno per vedere se qualcuno mi stava tenendo d'occhio e, quando capii che erano tutti troppo ubriachi per prestarmi attenzione, sgusciai via da quella stanza così caotica richiudendo la porta dietro di me.

Ero in una casa abbastanza grande e mano a mano che mi allontanavo, le voci profonde e i discorsi insensati, si affievolirono sempre di più: non c'erano altri rumori, ma la cosa mi sembrava strana dato che quella doveva essere il quartier generale dei Ribelli. Allora scesi delle scale... Delle scale difficili da notare ma facili da percepire a causa del freddo che proveniva dal luogo a cui portavano e rimasi accigliata e spaventata da quello che vidi: una prigione. Il mio cuore accelerò per la paura e, avanzando, strinsi più forte a me il pesante mantello nero che mi ricadeva sulle spalle.

Le prime celle che passai non avevano prigionieri, ma solamente delle catene inchiodate nel gelido muro per tenere ferme le persone... Mi si strinse il cuore quando vidi che alcune erano spruzzate di sangue e prima di arrivare alla porta in fondo al corridoio mi fermai davanti ad una: un uomo era accasciato a terra, aveva gli occhi aperti ma guardava il vuoto... Perdeva molto sangue dalle ferite che portava sul corpo e il suo volto era straziato, coperto dalle lacrime. Strinsi talmente forte le sbarre di metallo davanti a me che le nocche delle mani mi diventarono bianche, lo feci perchè quell'uomo mi faceva pena, lo feci perchè il mio naso e il mio stomaco non sopportavano più il ferroso odore del sangue, lo feci perchè mi sentii troppo vigliacca a pensare di essere felice a non essere al suo posto. Lo sguardo vuoto dell'uomo incrociò il mio... Non provava nessuna emozione perchè era come se la sua anima gli fosse stata strappata via violentemente; volevo piangere... Era troppo per una ragazza come me tutto quel dolore e tutta quella disperazione. Le sue labbra tremarono in un sorriso. “Non piangere, bambina. Io sono solamente un cane. Un ladro. Un bugiardo. Merito di morire. Avrei solamente voluto che la mia morte fosse stata la cosa più facile, avrei voluto... Anche solamente un attimo... evitare di soffrire così.” Una lacrima solitaria se ne andò dai suoi occhi adesso così vuoti e vitrei e con lui piansi anch'io.


Qualcuno mi posò una mano sulla spalla e quel contatto così improvviso mi fece sobbalzare. “Alek... Che cosa ci fai qui?” Kellan guardò prima me, poi il corpo riverso sul pavimento ed io parlai: “S-stavo cercando mio fra... Stavo cercando Liam e mi sono ritrovato qui”


Non provare pena per quest'uomo, ha frodato molta gente del nostro villaggio e ha protetto con la vita i suoi complici.”


Io non mi sento molto bene” dissi ancora con lo stomaco sottosopra “credo che andrò a sdraiarmi da qualche parte”


beh, adesso che sei qui cosa ti costa vedere il primo degli Assassini che siamo riusciti a prendere?” Mi circondò le spalle con il suo braccio muscoloso dicendo: “Vieni con me, Liam lo sta già interrogando”

Mi condusse fino all'ultima porta, quella in fondo al corridoio e, quando ne girò la maniglia arrugginita che cigolò prepotentemente, mi pietrificai per la scena alla quale fui costretta ad assistere: dentro ad un enorme cella era situata una ragazzina... Una ragazzina molto magra il cui fragile corpo era stato incatenato alle fredde e dure sbarre di ferro, il suo volto era segnato dal dolore e mio fratello, che le era accanto, stava giocando, in una sadica espressione dipinta sulla faccia, con alcune delle sue ciocche di capelli. Gliele stava tagliuzzando con un pugnale ricco di pietre preziose che poi premeva sulla sua pelle inferendole profonde ferite dalle quali sgorgavano piccoli grumi di sangue... Evidentemente sapeva bene dove tagliare ma, dopotutto, la ragazza restava in un angosciante silenzio.

Il rumore dei nostri passi rimbombanti nella sala chiusa distrassero per un momento quel fratello che a stento riconoscevo; si allontanò da quell'animale che era diventata, ormai, la donna imprigionata dicendo: “Kellan, Alek. Siete venuti qui per assistere alla nostra rivincita? Beh, mi dispiace deludervi ma qui nessuno vuole parlare... Credo che mi toccherà ucciderla”


NO!”


Kellan e Liam mi guardarono stupiti e ammutoliti a causa della mia esclamazione che non ero riuscita a controllare. “Vuoi dire che tu la lasceresti libera di andare così? Senza avergliela fatta pagare per tutte le persone che ha ucciso? Andando a dire a tutti dove si trova la nostra tana? Potrebbe aver ammazzato lei tuo padre!”


volevo dire...” cercai di correggermi “Volevo dire che non ha alcun senso farla fuori ora. Abbiamo fatto così tanta fatica a trovarne una... Se la uccidiamo senza aver acquisito qualche nuova informazione non sapremmo mai dove trovarli!”


Ha ragione”


Tutti e tre ci girammo verso un quarto uomo che non avevamo sentito entrare; era molto grosso e alto e mi stupii dell'aria d'inferiorità che avevano assunto Kellan e Liam appena lo videro... Doveva essere il capo. Quest'ultimo mi guardò dall'alto mezzo impietosito ed iniziò a tastarmi con le mani. Sì... Presi paura. Sì... Credetti che fosse dell'altra sponda. Sì... Credetti che stesse per scoprirmi. “Chi sei tu?” Chiese infine. “Io sono Alek, figlio di Lord Jerrik.”


Ah si? Mai sentito.”


Sono di un villaggio lontano”


Non me ne frega. Sei troppo piccolo”


Come scusi?”


Ho detto... Che sei troppo piccolo! Magro! Sembri una donnicciola! Ti farai solo uccidere” Deglutii rumorosamente “Questo lo giudichi dal modo in cui combatto e non dal mio fisico!”


il fisico è un elemento che aiuta, my lady!” Iniziò a ridere... Una risata cupa, inquietante e i due ragazzi accanto a me gli fecero l'eco, come dei cagnolini ubbidienti.


Come mai la principessa è così calma?” Disse riferito alla prigioniera.


Le abbiamo dato un sedativo... Ma ancora non siamo riusciti a farla parlare” Disse Kellan. Il grosso omone rise una seconda volta e, con la vanità delle donne che odiava tanto rispose: “Nessun problema signorine, io sono qui apposta per questo."


Si fece largo tra di noi avanzando a grandi passi verso la donna che aveva lo sguardo perso nel vuoto: io mi misi nel posto più lontano, vicino al muro e con i palmi delle mani girati verso di esso per sentire la sua dura e gelida consistenza.

Aspettai. Mi obbligai a guardare. Mi ripetei che se volevo sopravvivere in quel mondo così duro e sanguinoso, quella era la prova della mia resistenza. Come in precedenza, non ce la feci.

Corsi precipitosamente verso la porta inciampando sulle mie stesse gambe per evitare di riguardare il corpo senza vita del prigioniero appena deceduto, fiondandomi tra i corridoi contorti della casa per arrivare finalmente alla porta d'uscita; lì, tutto quello che avevo nello stomaco, si riversò sulla fredda e sporca strada.

Alzai lentamente la testa... Le persone che stavano passando in quel momento mi guardarono in differenti espressioni di paura, sdegno e terrore, mentre si accingevano a camminare più velocemente, lontano dal mostro che mi sentivo dentro. Non capivo perchè, ma percepivo che dentro di me era cambiato qualcosa. Fissai il mio riflesso nella pozzanghera d'acqua poco lontana da dove mi trovavo e, stranamente, non rimasi intimorita o stupita da quello che vidi: davanti al mio volto c'era una ragazza diversa, aveva uno sguardo duro, uno viso senza l'ombra di alcuna emozione e quei suoi occhi che fino a poco tempo prima erano così espressivi, così diversi e belli ora erano un po' meno viola e un po' meno grigi.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO QUARTO ***


CAPITOLO QUARTO


I Ribelli erano praticamente tutti i ragazzi più portati per il combattimento nella città di Elath del Regno di Lohan. Questa organizzazione si formò a causa dell'indifferenza del Re riguardo alle misteriose sparizioni ed assassinii che da tempo portavano scompiglio all'interno delle mura... La giustificazione del Sovrano? Beh, lui ci disse, ovviamente non di persona, che dovevamo cavarcela da soli, che questi fatti riguardavano solo e soltanto Elath e che, siccome eravamo la città al confine con le Montagne Inesplorate, era nostro compito fermare tutti gli attacchi che avessero minacciato il nostro popolo. L'unico e insignificante problema era il fatto che i nemici usavano la magia, che noi eravamo solamente 100 e che le altre città a noi vicine si rifiutavano di mandarci soldati dicendoci che non era un loro problema.

Probabilmente era vero, il punto è che lo sarebbe presto stato.


Ero sdraiata sul letto ancora disfatto spostando il mio sguardo da una crepa all'altra del soffitto. Non ricordo di preciso a cosa stessi pensando. Forse a niente, forse a tutto. Dalla terrazza semiaperta il vento autunnale faceva ondeggiare la leggera tenda verso l'interno. Era abbastanza lunga e il suo orlo, invece di toccare le lenzuola, decise di giocare con la mia pelle.

Mi alzai ancora intontita dal sonnellino pomeridiano che avevo appena fatto causandomi un'altra contrazione allo stomaco... Non aveva più nulla da offrire al terreno, eppure gorgogliava ancora. Mi affacciai dal balcone e sbuffai. L'aria è ogni giorno più fredda, pensai distratta, e strinsi il caldo mantello nero più forte a me.

Avevano deciso di partire, gli altri. Avevano finalmente intenzione di agire. Lokken, il capo che avevo avuto la sfortuna di incontrare poco prima, ci disse che cinquanta dei suoi uomini sarebbero rimasti lì ad Elath, per difendere i cittadini; mentre i restanti sarebbero partiti con lui alla volta delle Montagne Inesplorate nel tentativo di trovare gli Assassini e sterminarli uno per uno.

Qualcuno gli disse che probabilmente quella missione non avrebbe avuto una bella fine, che sarebbero morti tutti: non avevano molte possibilità. Lui rispose che dovevamo pregare perchè andasse in quel modo e, sotto gli sguardi intimoriti dei suoi soldati, aggiunse che se davvero fosse andata così, il Re e le altre terre a noi vicine si sarebbero finalmente accorti a quale grande minaccia stavano andando incontro.

Perchè morire per amore, per difendere le persone che si amano di più, la propria patria, la propria casa... Vuol dire aver vissuto per qualcosa; e lasciare quel mondo pieno di crudeltà combattendo per le cose a cui si tiene di più... E' davvero il miglior modo per andarsene.

Quei pensieri erano la mia ancora di salvezza, la mia ragione per andare avanti e il motivo per il quale mi trovavo lì.

Avevo disubbidito alla volontà della mia famiglia: di mio padre, di mia madre e di mio fratello che avrebbero assolutamente voluto io facessi altro della mia vita; ma erano quasi tutti morti e presto a nessuno sarebbe più importato... Di me. Era questo che mi spingeva a difendermi da sola, a badare a me stessa: non avevo bisogno di un marito a cui fare da balia, ero capacissima di fare tutto da sola... E anche se non ci credevo fino in fondo, avevo bisogno di ripetermelo anche molteplici volte.


Alek... Che fai ancora qui?” Quella voce calda e profonda mi riscosse dai miei pensieri e, con la manica del mantello, asciugai le guance bagnate dalle calde lacrime prima di girarmi verso di lui. “Kellan! L'ora di andare è già arrivata?” Mi fissò a lungo con un espressione che non riuscivo a decifrare... Che avesse notato il gonfiore nei miei occhi? Si mosse cauto nella mia direzione, badando bene a non farmi capire cosa avesse per la mente. Quando si avvicinò così tanto a me da riuscire a posare il suo naso sulla mia guancia, non potei fare a meno di indietreggiare impaurita. “Ehy!” Esclamai “Non vorrai mica baciarmi?!” Si ritirò annoiato dicendo: “ovviamente no, sciocco. E' solo che non ho mai visto degli occhi così strani... Il grigio diventa sempre più scuro ed è strano perchè la mutazione è piuttosto veloce ed evidente!” Mi appoggiai alla ringhiera della terrazza incrociando le braccia ed alzando un sopracciglio “Quando diventa sera è sempre così... Credo proprio che dovrai farci l'abitudine.”

Si sedette sul letto disfatto con occhi sognanti. “Perchè sei qui?”


Dovevo avvisarti che ci stiamo preparando a partire”


Allora provo con un altra domanda: perchè ti sei impossessato del mio letto?”


Perchè sono stanco”


Per due rampe di scale?”


Ovvio! Per cosa sennò?” Sbuffai seccata, forse quasi divertita mentre lui aggiunse: “E poi dovrai abituarti a condividere tutto con i tuoi compagni... Saremo quasi come una famiglia!”


Ah si? Beh mi dispiace ma sono stato abituato come figlio unico e odio dividere le mie cose... Quindi, per cortesia, vai a dormire nella tua camera!” Dopo poco tempo lo sentii russare, ovviamente per darmi fastidio. Ridendo lo buttai giù dal letto e a calci dalla mia stanza. Lui, divertito, si rialzò quasi subito e prima di andarsene mi colpì di forza con un pugno sulla spalla. Mi imposi di non batter ciglio e di non lamentarmi per il dolore. “Vedi di venire giù in tempo per sceglierti il cavallo e per prendere il cibo, my lady! Domani all'alba partiamo” Sentii il rumore dei suoi passi pesanti affievolirsi sempre di più e con una mano mi toccai il petto, dalla parte del cuore. Stava pulsando molto velocemente. Poi mi guardai le mai. Stavano tremando quasi convulsamente. Quindi mi accorsi di avere paura, paura di una cosa che avevo bisogno di affrontare, una cosa da uomini, da duri... Insomma sì, tutte cose che non ero. Feci un ultimo sospiro ancora con le spalle attaccate alla porta di legno mentre guardavo il sole scomparire dietro ai monti che dovevamo raggiungere, quando le prime stelle si sistemarono nel cielo sempre più nero. Vidi la luce della mamma: le sorrisi; poi il mio sguardo cercò, senza preavviso, quell'altra stella che trovò quasi subito. Splendeva come lei, ma percepivo un'armonia differente... Più tetra, più cupa. Ancora una volta mi portò un bruttissimo presagio, ma, ancora una volta, ignorai il suo volere.


Il ritmico rumore degli zoccoli prodotti dai cavalli sui quali sedevamo annunciò, alla città ancora addormentata, il nostro passaggio in una melodia sempre più cantilenata e percettibile.

Ovviamente io non ero mai salita su uno di quei... Cosi, eppure, finchè si trattava di andare piano, sembrava apparentemente facile. Alla guida della fila c'era il nostro capo, Lokken, che, stranamente, si esibì davanti ai cittadini in saluti e moine attirando tutta l'attenzione popolare su di se; non dico che mi desse fastidio, solo non trovavo giusto il fatto che appioppasse ad ognuno dei suoi uomini un soprannome da femmina, quando in realtà dimostrava di esserlo anche più di me.

Il mio cuore batteva tanto quanto ogni passo del mio cavallo e una delle cause era anche l'aria di guerra vera e propria che si andava a creare: le donne ci lanciavano i fiori, i bambini piangevano e i soldati avevano paura.

Faceva freddo, ma gli uomini più scoperti di me non davano segni di debolezza... Non voglio nemmeno immaginare le rigide temperature che ci saranno sulla cima delle Montagne Inesplorate! Pensai angosciata. Eravamo quasi arrivati alle ultime case sulle verdi colline, poco prima del confine. Se volevo tornare indietro... Se volevo ritirarmi e vivere da donna normale, era quello il momento. Tuttavia, appena Sir Lokken sciolse la formazione, tirai dei colpetti sul ventre del mio cavallo nero quanto la notte che ci accompagnava per affiancarmi a Liam: volevo per un momento sentirmi a casa.

Hai mai pensato di tirarti indietro? Di vivere normalmente sperando che qualcuno più valoroso di te combatta e vinca una guerra senza speranze? Magari sentendoti vigliacco a pensare che se quel qualcuno dovesse fallire non saresti tu a giustificarti con il tuo popolo? La tua città.... La tua famiglia?” Chiesi sperando in parole di conforto. Lui rispose da persona adulta, diversa e le cose che disse superarono di gran lunga le mie aspettative. “ La mia vita non è mai stata normale. Da quando mia madre fu uccisa da questi... bastardi io ho cercato di coprire le orme di mio padre, di essere un uomo vero, l'uomo di casa riuscendo quindi a mettere da parte un pezzo di me. Ragione per cui tornare a casa, con nessuno che aspetta il mio ritorno e stare comodo ad aspettare che questa guerra si vinca da sola, non mi passerebbe nemmeno per l'anticamera del cervello. Preferirei mille volte perdere ed essere ucciso per ciò in cui io credo veramente, piuttosto di sapermi vivo come un vigliacco.”

Senza dare una risposta lasciai mio fratello ai suoi pensieri e mi accodai alla fila. Nel lungo viaggio che ci attendeva provai a non avere paura, a ricordare le persone che amavo e, affidata alle braccia dell'oscurità, cercai un modo per pensare il meno possibile al domani.


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