Un'altra Vita

di Shibahime
(/viewuser.php?uid=671)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il trasferimento ***
Capitolo 2: *** Il tempo passa... ***
Capitolo 3: *** Una giornata molto movimentata ***



Capitolo 1
*** Il trasferimento ***


Salve a tutti! Sono Shibahime, e scrivo questa fan fiction perché…beh, non ho un motivo preciso, se non che mi piace molto scrivere…spero che vi possa piacere! Questa fan fic è nata inizialmente con un’altra trama, ma preferisco di gran lunga questa! Il soggetto è il manga di Takehiko Inue (mi prostro ai suoi piedi) e tutti i personiaggi sono suoi (mi vorrebbe fare una donazione, dice? Accetto volentieri! é_é N.d. Shiba), tranne la protagonista, la sua famiglia e le amiche, che sono di mia invenzione. Il luogo in cui si svolge la vicenda è la Germania, Monaco, perché la conosco abbastanza bene. Forse aggiungerò anche qualche personaggio di Capitan Tsubasa (mi prostro anche a Lei, Takahashi!), ma vedremo poi. Vostra Shibahime P.s. Per eventuali commenti e/o critiche (sempre ben accette e la cui risposta è assicurata al 100%), la mia mail è: shiba_san@hotmail.com P.P.s. Ah, ho scommesso 20 € con una mia carissima amica che nessuno mi scriverà, vedremo chi vincerà…

Un’Altra Vita
Cap. 1: il trasferimento

Uff! Oggi si comincia scuola!
Arrivo a scuola in anticipo e vado subito a salutare le mie amiche Julia, Benedikta, Dafne e Isolde.

Le conosco fin dall’asilo e abbiamo frequentato tutte le scuole insieme. Abbiamo perso una nostra grande amica l’anno scorso, in modo tragico. Si chiamava Virginie e, tra tutte, era quella con cui andavo più d’accordo.

E’ stato un trauma per tutte ma l’abbiamo, chi più, chi meno, superato insieme.

- Charlotte! Ciao! Ti vedo abbronzata ed in forma! Come sono andate le vacanze? Tua sorella come sta? Quando senti me la saluti, vero?!-

- Zau Ben! Mi hai appena vista e già mi sommergi di parole!- le dico abbracciandola; Ben è la più estroversa del gruppo, si direbbe senza un cuore, ma lei è quella che ti capisce e ti consiglia in qualunque situazione. E’ molto alta (1.80 ca), magra, capelli lunghi biondissimi, occhi verdi in cui ti perdi ed un sorriso sempre presente (smile woman?! ^^).

- Ehi, e non mi saluti?!- Mi giro abbracciando Isolde:

- Zau Iso! Anche tu sei bella abbronzata! Hai fatto conquiste in vacanza?-

- Ja ja! Ho un ragazzo spagnolo, uno francese, uno inglese…-

- Oh, ma tu non pensi mai a quei poveri cristi che patiscono per te?- le dico ridendo; infatti Isolde è la più bella del gruppo e fa moltisime conquiste, anche se lei, alla fine, non si è mai lasciata né toccare né baciare. E’ medio alta (1.70), con tutte le curve al posto giusto, occhi azzurri e, caso eccezionale, capelli ricci castani che tiene sempre sciolti. E’ permalosa e saccente, ma ti perdona subito, anche se la combini grossa. Ha questa apparenza dura, data dalla sua infanzia per niente allegra, ma sotto sotto è dolcissima e con tanto bisogno del vero amore. Lei sostiene che, per esempio, se si mettesse gli occhiali e non si curasse più, non ci sarebbe più ragazzi a girarle attorno. Morale: le stanno dietro solo per il suo aspetto fisico!

- Figurati, mi sembra che abbiamo già fatto questo discorso abbastanza volte…- mi dice tra il serio e l’incavolato…

- Oki, oki, scusa! Non volevo offendere!-

- Lo so, tranquilla!^^-

- Julia, hallo! Come va? Ti vedo bene!-

- Ciao Charly! Sto bene, grazie! Ho passato delle buone vacanze e tu?-

- Anch’io, grazie! ^^- Julia è l’ultimo acquisto della nostra banda, la più timida e la più brava a scuola (per non usare altri termini…). Hai i capelli rosso chiaro, miriadi di efelidi e gli occhi bruni. Bassina e magrissima è, alla fine, esteriormente, come Iso la più appariscente, la più normale. Non per questo, è sconosciuta nella nostra scuola! È la più impegnata nei clubs, nelle opere di bene e tutti, ma proprio tutti, le sono molto affezionati.

- Charly!!!!!!!!!- - Dafneeeeee!!! Zau caraaaaa!!!!! Come sta la tata più simpatica del Sankt Baptist Gymnasium??-

- Benissimoooo!!!! E tu???-

- Anch’io! Ed ecco l’ultima componente della combriccola, Dafne. Provienente dalla Francia, ci conosciamo comunque da tanto tempo. E’ quella che, dopo Virginie, è più vicina a me. Come tutte le francesi che si rispettino, ha la R moscia e una cascata di capelli neri con riflessi rossicci, ricci. Porta gli occhiali, ma senza non sarebbe più “tipo”, comunque i suoi occhi vede-grigio si notano lo stesso. E’ abbastanza alta e formosa, anche se è quella che deve stare più attenta a ciò che mangia. Adoro il suo carattere: è la più riflessiva del gruppo, la più intelligente (anche Julia, per arrivare alle cose, le deve prima leggere), la più matura e sincera. E’ anche la più piccola del gruppo: spicca tra noi quasi sedicenni lei, non ancora quattordicenne, più sviluppata caratterialmente di noi alla sua età.


Ci stupiamo sempre tutte a vedere lei e la sua sorellastra Isolde litigare. Isolde discute animatamente per un nonnulla con la Principessina (è il nomignolo di Dafne), mentre con noi è sempre molto paziente, sempre che non la si prenda in giro…. Dafne, infatti, è la figlia di seconde nozze del padre di Isolde, che non le ha mai perdonato di “averle portato via” il suo adorato papà. La nuova famiglia di questi si è trasferita a Monaco quando è morta, a soli 32 anni, la mamma di Isolde, per occuparsi della piccola., che ha subito visto di cattivo occhio la matrigna Maria, allora ventiduenne, e la piccola Dafne.

- Sono così contenta di vedervi!- dico con un sorrisone a 64 denti.

- Anche noii!!!!!!!- Urlano scatenate.

Suona la campanella e le Inseparabili, come ci hanno giustamente denominato, fanno il loro ingresso nel Sankt Baptist Gymnasium Schule di Monaco (puramente inventato N.d. Shiba) Corriamo a vedere se siamo insieme in classe ma purtroppo ci hanno diviso:
- Dafne Meyer e Benedikta Krummen: 5^ L (secondo metodo scolastico Tedesco e di questo sono sicura! N.d. Shiba);
- Isolde Meyer e Julia Gebirge : 5^ F;
- E io, Charlotte Nakazawa, 5^ A;
- Charly! Ma sei in classe da sola? E per di più in un altro corridoio?-

- Oh, Isolde, sempre polemica! Mi farò qualche amico e, nel caso più truce, andrò a lavorare*!- le dico skerzando.

- Ci dispiace tanto!- E’ in questi momenti, in cui tutte sono tristi per te che sei sola, che io vorrei scomparire.

Sono capace di cavarmela da sola e l’ho dimostrato più volte.

- Ok, ok, ragazze, andate in classe. Vengo io su dopo a salutarvi.-

Ben mi si avvicina e mi sussurra: - Otte, non è che sei arrabbiata con noi?-

- No, affatto! Mi dà solo fastidio che si debba credere che dobbiamo stare sempre e solo insieme. Ognuna di noi è autosufficiente ed è forse meglio che ci dividiamo per un po’, così poi possiamo confrontarci di più! Benedikta, tranquilla! Non succederà nulla!-

- oki, Otte! Guardo che mi fido!-

- Ti ho mai mentito?-

- No.-

- Allora calma! E fammi un sorriso!-

- Zau Charly!- Mi dirigo verso il prof di tedesco del triennio, Braunn. Siamo una classe piuttosto numerosa, ad occhio e croce, quando mi sento chiamare: è la Principessa che mi saluta. Noto, girandomi, che tutte le ragazze mi stanno guardando male, sempre per la storia del nostro gruppo ristretto. Che barba! Sarà difficile inserirmi…mi viene già male….ma Charlotte Nakazawa non demorde e riuscirà a trovare almeno un cane di amico in questa classe. Per fortuna sono finita in una delle miglior sezioni, in fatto di professori…. Avverto uno sguardo sulla mia umile figura, guardo verso un’aula del piano superiore e vedo due occhi scuri scrutarmi.

- Nakazawa?!-

- Sì, professor Braunn?-

- Venga un momento qui, per cortesia.-

- Certo!-

Alzo ancora un attimo gli occhi verso quella finestra, ma le tende sono tirate….che abbia avuto le visioni?! Mentre i compagni entrano in classe il professore mi rende partecipe, all’ultimo istante, del compito che avrei dovuto affrontare nei mesi successivi. Il professore entra ed io aspetto fuori. Forse è ora che spieghi perché ho un cognome non proprio tedesco….
Mio Nonno, Hino Nakazawa, si trasferì nel 19.. ad Amburgo, lavorando per un tipo chiamato Schneider, dove conobbe mia nonna, Camilla Geld (denaro) ( mi scuso per il cognome scemo ma nn mi veniva in mente altro… N.d. Shiba), che poi sposò. Dalla loro unione nacque mio padre, Jun. Il nonno, messosi in proprio, si trasferì a Monaco, dove è cresciuto mio padre.

Qui papà incontrò mia madre Katharina, si sono sposati ed è nato prima Jan, Angelika, io (Charlotte) e poi, per ultimo, Mark. Angelika, in questo periodo, è in Giappone a finire il liceo ed ha un anno e mezzo più di me. E’ tornata proprio nel distretto di Kanagawa, da dove proveniva mio nonno, e vive con una cugina del papà. Frequenta un certo Liceo Shohoku e fa la sostituta della manager del club di Basket, che è partita per l’ Europa. Angelika, qui in Germania, ha praticato per molto tempo anche a livello agonostico il basket. Insomma, Angelika in Giappone è la più felice della terra e non vede l’ora che andiamo a trovarla. Abbiamo organizzato una rimpatriata a Natale, che loro non festeggiano (o almeno penso N.d. Shiba_poco_informata).

In famiglia parliamo tedesco, anche se in presenza del nonno bisogna assolutamente, e dico assolutamente, parlare giapponese. La mia sore mi manca tanto tanto! Per lettera mi ha scritto che si è messa insieme ad un suo coetaneo nipponico, un certo Kiminobu (spero di averlo scritto correttamente N.d. Shiba) Kogure e non vedo l’ora di conoscere il primo ragazzo che è riuscito a “sciogliere” il cuore di ghiaccio della sore. Lei, in ben 17 anni, non è mai stata insieme a nessuno, anche se è proprio bella. Beh, nemmeno io ho avuto molti ragazzi, ma quei due sono bastati a farmi odiare la specie maschile del genere umano, soprattutto i mori con gli occhi blu. Guardo fuori e vedo, attraverso il vetro, il giardino della scuola, vanto della preside, con la grande magnolia su cui spesso e volentieri mi arrampico alla pausa pranzo, e tutti i prati verdissimi e curatissimi.


Sono così presa dal paesaggio che il professore, per annunciare il suo arrivo, deve schiarirsi la gola.

- Mi scusi prof…- sono ammutolita davanti a questo ragazzo. E’ quello che ho visto alla finestra! Ma una Nakazawa non arretra davanti a nulla, anche se il “nemico” ha notato il mio sgomento e mi guarda con un soppracciglio alzato. E’ altissimo, magrissimo e, sì, moolto carino, se non bello.

- …Ma ero presa dal paesaggio autunnale.- gli dico in tedesco.

- Non importa, Nakazawa.- Al mio nome nipponico lo sconosciuto inarca maggiormente il soppracciglio. Finalmente noto anche una cascata di capelli mori riccissimi comparire al fianco del bellimbusto, una ragazza di evidente origine giapponese. E’ abbastanza piccola di statura e scompare dietro al gigante.

- Le presento i due nuovi arrivati di cui si dovrà occupare fino a quando non si saranno ambientati.- al che sorrido ai due, ma li sento bisbigliare qualcosa come:

- Kaede, simpatica la ragazza, speriamo che non sia subito attratta dal tuo fascino.-

Al che il mio gran sorriso si spegne. Come si permette, non sono mica un’oca!

- Hn! Ayako sempai, stai tranquilla che, comunque, io non la bado. So che ti devo proteggere!-

- Rukawa, ma non avrai mica preso sul serio ciò che ti ha fatto promettere all’aereoporto Ryota, vero?-

- Mi ha minacciato.-

E, abbassando di più il volume, ma io ho dei grandi padiglioni auricolari [ tipo Daredevil, x intenderci (nooooo, skerso! N.d. Shiba)] :

- Ci sta guardando male!-

Io, facendo finta di nulla, auf deutsch:

- Herr Professor können Sie mich mit ihnen lassen?- ( Professore, mi potrebbe lasciare con loro?)

- Ja, sicher!-

E, mentre entra in classe, dove regna un silenzio surreale, mi volto verso i due nuovi alunni del liceo. Vestono entrambi la nostra divisa invernale, che è composta da una camicia bianca, con le iniziali della scuola, un maglione verde speranza con il monogramma in blu della scuola e, in base al sesso, in una gonna blu a pieghe che arriva al ginocchio ed un paio di calzettoni bianchi al ginocchio o in un paio di pantaloni abbastanza larghi blu, e mi guardavano curiosamente.

Lei, tenendo il braccio stretto stretto a lui, lui, osservandomi come per sfida. Lascio passare qualche minuto scrutandoli e poi esordisco, in giapponese, con tono di voce calmo e controllato, contrariamente al mio solito:

- Benvenuti nella nostra scuola, il Sankt Baptist Gymnasium. Spero che vi troverete bene e accettati da tutti. Mi hanno appena avvertito della vostra presenza e non ho organizzato nulla per darvi il degno benvenuto. Non pensiate che solo in Giappone esistono le buone maniere. Ah, non mi sono presentata! Io sono Charlotte Nakazawa, chiamatemi pure Charlotte!-

Mi guardano come se fossi un’aliena. Forse non pensano che non sono gli unici giapponesi nel mondo! Tendo la mano come una cretina e penso che se dopo qualche secondo non afferrano la mia mano, non li aiuterò più. Sono permalosa, non c’è che dire! Ayako mi sorprende e, con un gran sorriso, mi stringe la mano e afferma:

- Sono così sollevata di sentire parlare giapponese da persone che non siano Kaede o i miei genitori!-

- Beh, ci dovrai fare l’abitudine. Sapete qualcosa di tedesco o nulla?-

- Kaede, presentati!- rivolto al dongiovanni.

E a me: - Sì, qualche parola la conosciamo, ma siamo in dubbio sulla grammatica!-

- Beh, vi aiuterò io.-

Mi sento picchiettare lievissimamente sul braccio, mi giro e c’è una mano tesa all’altezza del mio collo ( fortunatamente sono 1.76), che stringo un po’ timorosamente:

- Kaede Rukawa.-

Gli sorrido, ma ha già distolto lo sguardo arrossendo.

Guardo Ayako che abbozza un sorriso contenta e mi sossurra:

- In Giappone è soprannominato ghiacciolo, per la sua incapacità di stabilire rapporti con gli altri e salutandoti per primo ha distrutto ciò che si era costruito in tanti anni di fatica.-

Questi ragazzi mi stanno già più simpatici!

- Ma è scemo o cosa?! Spreca gli anni più belli della sua vita non parlando con gli altri?!-

- Più o meno…-

- Siccome non ho voglia di entare in classe, avverto il prof dalla porta che vi porto a fare un giro per la scuola.-

- D’accordo!-

- Hn.-

Busso e dico a Füller di chiamarmi il prof, che è in fondo all’aula a sgridare Löwe che si è addormentato nel bel mezzo della prima lezione dell’anno. Che figure!

- Professore, porto i nuovi a vedere la scuola-

- Oki, ma viene con voi anche Löwe perché non ne posso davvero più.-

- D’accordo.-

I ragazzi, che non mi vedono e non sentono più parlare, giacchè mi sono girata verso di loro, mi guardano come per dire: << Ma andiamo o no? >> ma non rispondo e mi limito a sorridere.

Mi sento abbracciare da dietro, mi giro ed è Löwe che mi appoggia il mento sulla spalla e mi sussurra:

- Mi presenti la morettina, tata?-

C’è da notare che io, con questo Löwe, non ci ho mai parlato ma mi sta piuttosto simpatico…beh, come non si fa a non ammirarlo? Bello come il sole, allegro, spiritoso, poco arrogante e campione di calcio. Più di così che si vuole? Si capisce che lo punto un po’? Ebbene sì, sono 2 anni che lo tengo d’occhio e questa è la volta buona per rendersi carina.

- Se fai il bravo…- e verso i due che mi guardano come se fossi una cretina, dico:

- Vi presento Lüdwig Löwe, bomber del Monaco e della Nazionale calcistica tedesca.-

- Non ne abbiamo mai sentito parlare, comunque piacere!- si fa avanti Ayako sorridendo:

– Sono Ayako (nn so il cognome, quindi invento….N.d. Shiba) Naruchi.-

Traduco e vedo Löwe leggermente contrariato…non ama non essere riconosciuto, è molto narcisista! Ora sta fissando il bel moro, che guarda fuori dalla finestra.

- Kaedeeeeeeeeee!!!!!!!!!!! Yuoo!!!!!!! Base Terra chiama Rukawa!-

ma Ayako scoppia a ridere…

- E’ inutile che lo chiami, non vedi che si è addormentato?!-

- In piedi?!-

- Rukawa è fatto così, appena può, dorme. E c’è un unico metodo per svegliarlo…ma non te lo dico se non mi dai un appuntamento con Löwe.-

Però, la ragazza! Ha le idee chiare! Sono tentata di non riferire questo a Löwe, sapendo che ricambia, ma non sarei corretta. Ci sarà tempo per capire chi la spunterà in questa lotta per conquistare il bel biondo, anche se Ayako è partita col piede giusto…la sto facendo un po’ tragica, no? In tedesco dico, a Löwe:

- E’ attratta da te, ti ha chiesto un appuntamento!-

- Gut! (Bene!)- E si avvicina a lei, sorridendole sornione, le prende il polso e glielo bacia. Dire che Ayako è diventata rossa è un eufemismo.

Mi urla, tutta contenta: - Devi soffiargli tra il collo e la spalla destra! Oppure chiamalo Kitsune!-

- Volpe?!- ma si è già allontanata seguendo Karl.

Che strana! Mi avvicino al “ghiacciolo” e lo osservo…quando dorme sembra più mortale e quasi sorride. Chissà quali sono i suoi problemi…beh, sono affari suoi!

- Kitsune! Hey Kitsune!-

- Hn!-

Debole segno di ripresa, evvai! Solo che se non avessi i riflessi pronti, avrei già ricevuto un pugno nello stomaco…pericoloso il ragazzo!

- Kitsune! Hey Kitsune!- Stavolta niente. Mi giro dalla sua stessa parte, verso l’esterno, e guardo anch’io fuori. Certo, è ovvio che si sia addormentato! Il giardino è verdissimo, non si muove una foglia e non si vede un’anima viva in giro…viene sonno pure a me! Riprovo…se il prof scopre che sono ancora qui, sola con questo fusto, invece di fare la guida turistica, come minimo mi ammazza…non perché non sono a lezione, ma soprattutto perché ho lasciato Ayako sola con Löwe senza la mia supervisione. Mi chiedo come facciano a comunicare.

- Rukawa…Rukawa!- Basta, sono venti minuti che dorme, mi sembra abbastanza! Odio le persone come lui, strafottenti , freddi e distanti: so che la maggior parte delle persone lo fa perché ha dei problemi, ma è proprio questo che mi fa imbestialire! Tirate fuori le cosiddette, se avete dei problemi, invece di piangervi addosso! Utilizzo il sistema di Ayako e come per incanto si gira a guardarmi, leggermente incuriosito:

- Hn, come hai fatto…-

Siccome non voglio essere fraintesa, a me non interessa lui e voglio che non si monti la testa, mi affretto, tutta rossa:

- Sono venti minuti che dormi. Me l’ha consigliato Ayako. Non mi fido di Lüdwig, vieni!-

- Cosa?! Sola con quel dongiovanni?-

- Parli tu…ma scusa, sei geloso?- Lo guardo… Abbassa il capo, ma mi guarda ancora negli occhi, è un po’ arrossito.

- Mi prometti di non dirlo ad Ayako?-

- Sì.- io mi aspetto una dichiarazione, invece:

- Vedi, lei è la manager del nostro club, quello di basket, ed un nostro compagno di squadra, ora capitano, ne è innamorato cotto. Sono tre anni che le sta dietro, ma lei non prende posizione è e lui sta impazzendo. Prima di partire mi ha fatto promettere che non le avrei fatto avvicinare nessuno, mentre ora….-

La mia espressione: ò_ò . Il mio pensiero: magari trovassi anch’io qualcuno con tanta dedizione!

- Tranquillo, Lüdwig non è un cattivo ragazzo e capirà. Ora corriamo a cercarli, prima che succeda l’irreparabile!-

Dico io non molto convinta. Dopo varie e vane, in un primo momento, ricerche, riusciamo a trovarli solo durante la ricreazione ed oltretutto all’ ultimo piano. C’è Lüdwig leggermente, e dico leggermente, alterato, mentre Ayako è al cellulare. Caspita, se la beccano a parlare col cellu sono guai! Dico a Rukawa: - Vai da lei, mentre io vado a parlare con Löwe!-

- Hn!- Mi sembrava strano! È già tornato silenzioso come prima! ( se la nostra eroina sapesse….N.d. Shiba!).

- Lüdwig, cosa è successo?-

- Nulla, solo che un pazzo scatenato ha cominciato ad urlare al telefono della mia…-

Prima che finisca la frase, vedo, anzi sento Rukawa dire in tono freddo e distaccato: - Do’aho- e Ayako, rossa come un peperone: - Charlotte, ti supplico, vieni ad aiutarmi!- vado verso di loro e dico, tenendo coperto il microfono:

- Voi andate giù in corridoio, e fate finta di aver visto la scuola, mentre io sistemo qui la cosa!!-

- Ok, ti sarò sempre grata, Nakazawa!- Le faccio segno di andar via, mentre rispondo alle urlate di ‘sto tipo:

- Pronto?-

- Tu chi diavolo saresti? Sei tu che hai fatto avvicinare alla nostra manager quel crucco?-

- Ehm…mi chiamo Charlotte, tu chi saresti?-

- Hanamichi Sakuragi, tensai del basket, re dei rimbalzi….-

- Sakuragi, finiscila! Fammi parlare con lei!-

Una voce calda e ironica comincia a dirmi:

- Sono Hisashi Mitsui, quello di prima era un pazzo…siccome dobbiamo andare a mangiare ( secondo i miei calcoli, se a Monaco sono le 11 am, a Tokio sono le 19 pm N.d. Shiba), mi potresti passare la manager, devo cumunicarle una cosa importante!-

- Mi dispiace, ma è a lezione. Puoi dire a me.-

- Guarda che mi fido…se poi chiamo la Kitsune e non sa nulla, tu sei automaticamente finita!-

- Fidati.-

- Certo che tu puoi andare d’accordo con Rukawa, in fatto di parole! Beh, comunque dì ad Ayako che il nano, ossia Miyagi, sta molto male psicologicamente ed ha lasciato la carica di capitano. Non sappiamo più che dirgli ed abbiamo bisogno di lei. Ecco, lei capirà. Ti saluto. Come mai sai il Giapponese?-

- Non penso siano affari tuoi, comunque ti saluto. Riferirò il tuo messaggio.-

e prima che mi possa rispondere, ho interrotto la chiamata. Non sono così bastarda, normalmente, ma la voce di quel tipo mi ha sconvolto… Raggiungo i miei eroi giù e Löwe mi informa che Ayako, più vecchia di noi di un anno, è in 6^ A, mentre Rukawa è in classe con noi. E’ seduto a fianco di Henriette. Sta dormendo. Un attimo, dormendo?! Ma si può? Va bene che non sa bene la lingua, ma un minimo di quel che si dice! Comincio a tirargli calci sulla sedia, siccome è davanti a me. Lüdwig mi guarda strano e non so che farci. Passano le ore ed il prof scopre che non ho parlato loro dei clubs. Ebbene sì, li abbiamo anche noi! Durante l’ora del pranzo, esco in giardino trascurando il mio compito e la mia missione (dire il messaggio del tipo con la voce calda). Ho già un mal di testa che ci vedo triplo…mi arrampico, incurante degli sguardi curiosi, su un ramo abbastanza alto, e lascio ciondolare le gambe, anche se non si vedono. Mi sento chiamare, sono le mie amiche, ma ora non ci sono nemmeno per loro! Purtroppo per me, non sono l’unica brava ad arrampicarsi ed una scimmietta, chiamata Isolde, si accomoda a fianco ame, mangiando.

- Charly, sei strana. Che hai?-

- Niente, Isolde, niente.-

Tutte le altre si sono sedute ai piedi della magnolia e ascoltano:

- Charly, ti conosciamo! Tu hai qualcosa!- asserisce Julia

- Beh, mi hanno affibbiato due giapponesi nuovi, e subito Lüdwig si è innamorato di una di questi. Cavolo, sono due anni che lo punto!-

Non sono del tutto sincera con loro: certo, mi rompe che Ayako lo abbia colpito, ma non così tanto!

- E per questo ne fai una tragedia?! Non è che c’è qualcos' altro?-

- Ehm…- svuoto il sacco - In effetti…non so a che club iscrivermi.-

Le ragazze si girano di scatto verso di me e scoppiano a ridere:

- Bello, Charly! Grande battuta!-

Isolde mi prende la mano: - La Charly non sta scherzando! Ora che non c’è più lei, non possiamo tornare al vecchio club. Si aprirebbero troppe ferite! D’altronde, noi amiamo quello che facevamo, ed è un peccato, anche perché eravamo brave! Comunque ci mancherebbe un giocatore…-

Niente da dire, Isolde ha centrato in pieno il problema.

La abbraccio: - Grazie. Ragazze, vi rompe aspettare ad iscrivervi fino all’ultima ora? Io ora vado a proporre ai giappo i clubs, così Braun non mi può dire più nulla, poi penso ed infine vi vengo a dire!-

- Ok!- Dicono tutte tranne Julia, che guarda le sue scarpe.

- Julia, cosa c’è?-

- Ragazze, io mi sono già iscritta a due club. Mi dispiace, ma non verrò con voi. Beh, volendo vi potete iscrivere, ma penso che non vi piacciano…-

Siamo a bocca aperta…di quando in quando Julia ci stupisce:

- Spara! Magari veniamo anche noi!-

- Ginnastica artistica e Chimica.-

Oddio! Le cose che più odio… Silenzio.

La Ben lo rompe dicendo:

- Oddio, Julia, hai ragione…a noi non piacciono.-

- Sì.- esclamazione triste generale.

- Ragazze, non importa! È colpa mia che ho scelto prima!-

- Beh, io vado!-

- Ciaooooooo!-

Corro in classe, e trovo Braun incavolato come una iena ad aspettarmi:

- Si dà il caso, signorina, che lei doveva trovarsi con loro durante la pausa pranzo, e non scorrazzare per il giardino con le sue amiche! Alla fine di tutto, lei avrà anche un giudizio! Dovrà interessarsi alla vita pubblica dei due studenti e far sì che siano benvoluti da tutti, chiaro?- mi urla.

- Mi scusi, Professore- dico io chinando il capo, senza nemmeno cercare delle balle.

- Avanti, Nakazawa, vada da loro!- mi dice più dolcemente. Mi muovo verso di loro.

- Scusate ragazzi, ma non stavo molto bene.-

- Inventa le tue scusa per qualcun altro! Se col prof attaccano, con noi no! Non mi interessa di quello che dici!- mi dice cattiva Ayako.

Rukawa mi guarda attentamente. - Attenta a come mi parli! Sono io che vi faccio conoscere questo posto e posso raccontare tutto quello che voglio su di voi! Io non ho inventato scuse con nessuno, era la verità. Se non avete bisogno di aiuto, basta dirlo, perché io non ho tempo da perdere e non voglio preoccupazioni superflue! Ah, un certo Mitsui, mi ha lasciato un messaggio per te, ma tanto non ti interessa nulla di quello che dico…- concludo, girandomi ma aspettando una sua reazione.

- Infatti ho detto quello che dici, non quello che scrivi. Se è importante, scrivilo su questo pezzo di carta. -

Ahia! Io non so scrivere in giapponese! Mi giro verso di loro, aspettando di essere presa in giro:

- Io…ecco…non ho mai imparato a scrivere in giapponese…- affermo arrossendo.

- Charlotte, non volevo essere cattiva, solo che non amiamo essere dipendenti da qualcuno, insomma, ci capisci? Anche tu sei giapponese come noi e…-

- Veramente io sono nata e cresciuta in Germania e non sono mai stata in Giappone….comunque capisco, in un altro senso, l’essere dipendenti. Scusate anche me.- sorrido – Comunque Mitsui mi ha detto che un certo Miyagi, sta male a causa di uno di voi- guardando Ayako- ed ha lasciato la carica di capitano della squadra.-

Lascio che le mie parole cadano nell’aria e osservo Ayako. E’ diventata scarlatta e guarda un punto imprecisato del soffitto. Rukawa la guarda con un ghigno di scherno, ma non dice nulla.

Quando: - Ma io quello lo uccido! Gli ho già detto tante volte di prendersi le sue responsabilità! Giuro che se riesco a vederlo, non so che gli faccio. Dov’è il mio cellulare, dov’è….-

Urla, svuotando praticamente lo zaino. - Ce l’ho io….te lo do solo se mi raccontate qualcosa di voi…- Affermo sorniona… mi era venuta improvvisamente quest’idea….chissà perché! - Forse…domani! Dammi ora il cell, per favore.

- Questo me l’aveva detto in tedesco, per incastrarmi, (L) visto che erano arrivati gli altri compagni.

- Tieni, tieni! Ecco le proposte per i club. Poi mi dite che ne pensate così vi iscrivete.- replico io dura.


Non ho intenzione di partecipare alle lezioni del pomeriggio odierno, quindi esco dall’aula e mi rintano nel mio 2° nascondiglio preferito, quello che non conosce nessuno, tranne, Virginie, ma questa è un’altra storia… Il posto, beh, è nella scuola, ma è come se non lo fosse: la palestra in disuso. E’ la vecchia palestra, quella piccola. E’ in disuso perché ormai ci sono troppi alunni e non ci stiamo in quel “buco”. Si trova distante dalla scuola e molto spesso, di notte, vi si rifugiavano i poveri o i tipi pochi raccomandabili, ma ora, dopo una retata, non ci entrano più. Dentro ci sono le vecchie attrezzature, più un cambio per me, una coperta ed un cuscino. Il bagno è, fortunatamente, ancora adoperabile. Non ci ho mai dormito, ma spesso, se pioveva, facevo finta di andare a casa, ma rimanevo qui.

Vengo qui quando ho qualche problema ed ho bisogno di pensare indisturbata. Infatti, a casa mia regna sempre il caos…sebbene sia grande, c’è un viavai di gente e, anche se sei chiusa a chiave nella tua stanza, stai pur sicura che accade qualcosa per cui scoppia il putiferio. Non che i miei genitori litighino, anzi! Non li ho mai sentiti alzare la voce, e non hanno mai alzato una mano su me o sui miei fratelli. Certo, se facevamo qualcosa di brutto, in punizione, ma nessuna pena corporale. I miei lavorano vicino casa e con loro anche mio fratello maggiore e il nonno: hanno una azienda tessile e a volte cooperano con qualche grande firma.

Ho conosciuto parecchi stilisti che mi hanno influenzato sul modo di vestire fuori casa. Insomma, sia io che i miei fratelli abbiamo avuto una educazione molto buona e rigida (ho il coprifuoco sempre alla stessa ora e le punizioni sono le stesse), ma soprattutto abbiamo una apertura di mente invidiabile. Mio fratello Jan (4 anni più di me), per l’ambiente così familiare, anche se per le sue capacità sarebbe potuto andare in U.S.A., ha preferito rimanere a lavorare con noi.

Beh, comunque mi sono rintanata nel mio rifugio, mi scarico i nervi palleggiando il Wilson molto velocemente contro il pavimento leggermente impolverato. Mi rilasso, piego le ginocchia, movimento di polso e……canestro! 3 punti! Manifesto la mia contentezza per l’aver notato che sono ancora abbstanza in gamba quando sento un ritmico battito nell’aria…mi giro e vedo …Lui, con un ghigno (non si può certo definirlo un sorriso!) misto sorpreso e, diciamo, di scherno.


- Mi hai seguito?-

- Hn.-

- hai visto tutto?-

- Tutto cosa?-

bella domanda! In effetti non ho fatto nulla di strano, tranne fissare il vuoto per circa 10 minuti……io faccio finta di nulla:

- L’azione.-

- Ovvio!-

- Uneschütterlich, wie üblich…-

Affermo io, tra me e me (- imperturbabile, come al solito-), quando la palla mi sparisce dalle mani. Il tipo si è tolto il maglione della divisa e palleggia a cinque passi da me, col mio Wilson.

- Restituisci!-

- Hn.- altro ghigno beffardo.

Basta, non intendo essere presa per il sedere! Avanzo lentamente verso di lui che mi sussura un”al dieci” e scatta. Mi giro attonita: ma da dove salta fuori quel fulmine? E’ già al canestro, schiaccia e arriva a terra come una piuma.

Gulp.

Corro a prendere il pallone e comincio a palleggiare. Rukawa, perché è lui l’angelo, apre le braccia per difendersi. Scatto sulla destra, ma vengo bloccata. Riprovo, ma niente da fare. Tento una finta, mi riesce e sorpasso il basketman. Ora corro più veloce che posso, entro nell’area, ancora due passi, salto, mi avvicino al canestro e dentro! 2- 2 Mi giro per dargli il pallone e vedo che è sorpreso: beh, è chiaro…non conosco molte ragazze che abbiano un’elevazione così…se non mi piacesse così tanto il basket, potrei praticare il salto in alto! Stavolta non gli farò far canestro! Rukawa non palleggia, per il momento….lo scruto, ma non riesco a percepire nulla.

A volte è come giocare assieme ad un robot, altre si scatena. E scatta. Ecco, ha approffittato del mio momento di distrazione: cerco di fermarlo con una mano e… ci riesco! Mi approprio del pallone e corro indietro, verso il canestro avversario. Fuori area, mi preparo piegando le ginocchia e caricando il tiro, ma avverto la sua presenza a fianco a me e salto leggermente all’indietro.

Ciuff, canestro in sospensione da tre! ( tipo quello di Sendoh, non penso di aver reso molto l’idea…ç_ç se qlcn sa come aiutarmi, me lo dica! N.d. Shiba) 2- 5 Palla sua.

Stavolta non ho scampo. Lo si vede dai suoi occhi blu: ve bene che l’ho scorto per la prima volta questa mattina, ma ho già visto quel lampo negli occhi di miei avversari. E’ l’orgoglio e la voglia di combattere che si risvegliano. E’ insito nell’uomo, che vuoi farci! Finta a destra, nella quale io, come una allocca, casco dentro Corre e arriva all’area. Ciuff, 3 punti. 5- 5 Palla mia. Lo guardo. Lo conosco realmente da così poco? Mi sembra sia passata un’eternità, forse perché è così simile a me. Avanzo abbastanza lentamente, voglio lo scontro!

Tira una manata, ma si è mosso troppo presto: palleggio il pallone in modo che passi dietro a me e, in questa posizione, avanzo subito verso l’area, ma sento agguantarmi per il braccio libero e farmi girare:

- Ma tu chi sei?- mi chiedi, più sorpreso di me per la tua domanda.

- Te l’ho gia detto…-

- Intendo: ma dove hai imparato a giocare?-

- Mi ha insegnato mia sorella. Ha imparato da un certo Anzai.-

- ora capisco perché quando ti vedo giocare, penso subito ad un mio ex compagno di squadra!-

- Perché, conosci quel dolce vecchietto di Anzai?- dico sorpresa. So che è l’allenatore di una squadra in Giappone, ma mia sorella non mi vuole dire come contattarlo, anche se lo sa.

- Sì, è il mio allenatore.-

- Sul serio?-

- Eccovi! Vi stavo cercando dappertutto!-

- Ayako? Come hai fatto a trovarci?-

- Beh, ti stavo chiamando ad alta voce, quando una ragazza bionda molto alta mi ha indicato questa direzione…- a

h, è così… Benedikta conosce il mio nascondiglio! Bene, se lo sa lei, è ok. 

- brava!- 

- Ma siete tutti sudati! Che avete fatto?- ci guarda sospettosa. Oh!! Per chi mi prende? 

- Di sicuro non quello che pensi tu…abbiamo fatto una sfida.- 

- L’hai proposta tu?- Chiede attonita guardando Rukawa. 

- Sì. L’ho vista fare un canestro e ho notato che ha lo stesso stile del “baciapiselli” , e ne sono rimasto sorpreso. Ho scoperto che l’ha allenata Anzai.-

 - Anzai?- 

- Hn.- ecco, mi pareva strano! Si è rintanato nel suo mutismo… 

- Charloooooooootte! Dooooooooove sei????- Un accento tipicamente tedesco mi chiama.

 Esco.

 - Isolde! Come hai fatto a trovarmi?-

 - Indovina (=.=) lo sappiamo tutte che quando hai un problema vieni inquesto togurio, invece che sfogarti con noi!-

 - Ah….allora…acqua in bocca!- ci sono rimasta male! Ero sicura che lo conoscessi solo io! =.= 

- Su, su! Non fare quella faccia! Se vuoi torno indietro e faccio finta di non averti visto!-

 - Simpatica, non sono mica un bimbo!-

 - Sembrava! Senti, noi abbiamo deciso di iscriverci al club di basket, tu che fai? Se per te è difficile, puoi sceglierne un altro!- - Figurati! Un mio nuovo amico mi ha fatto riscoprire la mia vera passione! Sono dei vostri! E forse ho il 5° elemento…- 

- Sul serio?- annuisco:

 - Ayako! Vieni!- compare lei, al fianco di Rukawa. 

Sento Isolde ammutolire di stupore davanti a cotanta bellezza (intendo Kaede! N.d. Shiba). Per lei che è così chiaccherona, tacere è un evento!

 - Isolde, ti presento Ayako [ Anpo, sto aspettando il cognome! (Anpo è il mio amico che possiede l’intera collection di SD…io sono + intelligente e me li faccio prestare ^____^) N.d. Shiba] ??? e Kaede Rukawa.-

 - Ragazzi, vi presento la mia amica, Isolde Meyer.-

 - Hallo!- 

- Hallo!-

 - Nice to meet you- afferma decisa Iso, ma i due non afferrano…. 

- Sono giapponesi e si sono appena trasferiti. Non so se sanno l’inglese…?_? Mi hanno dato il compito di ambientarli.- 

- Ah, senti, mi fai avere un appuntamento con questo Dio?-

 - Ok….aspetta che parlo con Ayako.- 

- Perché è il suo ragazzo?-

 - A quanto sembra no! Comunque io dicevo per la squadra!- 

- Ah!-

- Ayako, hai visto le proposte, no?-

 - Sì, ma non so che fare….prima facevo la manager di una squadra di basket, ma vedo che non le stanno cercando.- Ammette sconsolata. Do un’ occhiata alle mie spalle e vedo Isolde che tenta un approccio con il “ghiacciolo”. 

Ecco cosa intende Ayako quando lo chiama così! Fissa il vuoto con un’ espressione serissima ed impenetrabile…da dargli due schiaffoni! 

- Beh, ma non hai mai pensato di poter giocare?-

 - Cosa, sul serio?- 

Le si sono illuminati gli occhi, come quando offri una caramella ad un bambino (ah, non accettate mai le caramelle dagli sconosciuti, bambini! Anche se so che nn state leggendo la mia ff N.d. Shiba).

 -Certo…Vedi, per iscriverci al club, dobbiamo proporre una squadra, ci manca un componente e tu potresti essere il 5°. Vorresti?-

 - Sì, ma prima devo parlare con mia mamma!- 

- E con tuo papà no?- 

- Ehm…-

 - Ah, scusa. Non volevo toccare tasti dolenti!- 

- Figurati! Beh, è sempre un po’ doloroso, ma l’ho quasi superato. Vedi, mia mamma si è risposata con il papà di Rukawa, mentre mio padre è rimasto in Giappone con la sua compagna-segretaria. Sono divisi da molto tempo, fin da quando ero piccolina, ma non mi aspettavo che si risposasse, soprattutto con il padre di Rukawa-kun!-

 - E la mamma di Rukawa?- 

- Beh, vedi…lei è morta qualche anno fa, ma con lui non parlarne!-

 - certo! Sei contenta di essere qua?-

 - insomma…però mi stai simpatica e spero di trovare altri amici! Che ne dici di venire a casa mia, domani pomeriggio?- 

- Beh, non sarebbe una brutta idea! Sabato ti va di conoscere le mie amiche? Usciamo insieme a fare un po’ di shopping.-

 - Forte! Ok…- 

- Charlyyyyyyyyyyyy!!!!!! Siamo qui!- Chi potrebbe chiamarmi così, se non Dafne? 

- Dafne! Vieni che ti presento i miei nuovi amici!- prendo per il braccio Ayako e mi avvicino a Rukawa e a Isolde. Purtroppo non riesco ad evitare il peggio…

 - Meyer, ecco dov’eri finita! Ma se sapevi dov’era Otte, mi sembra chiaro che avresti potuto dircelo! L’abbiamo cercata dappertutto!-

 - Dafne, non rompere! Stai zitta e vai da tua madre, se ti vuoi lamentare! Così papà punisce me, alla fine!- Cavolo! Ayako le sta osservando sorpresa e, anche se non capisce tutto ciò che dicono, sa che stanno discutendo, mentre Rukawa sembra contento perché l’azione si sia spostata da lui alla mia bella amica.

 - Dafne! Stai tranquilla! Tua sorella era rimasta affascinata dal bel tenebroso!- e indico con lo sguardo Rukawa

- Comunque è colpa mia perché non vi ho avvertite! E tu, Isolde, modera i termini!- 

- Ragazzeeeee! Siamo arrivate!- ed ecco le ultime del gruppo: Benedikta e Julia. 

- ma stavate litigando?- 

- No, figurati!- 

- vi presento i nuovi alunni e il 5° giocatore!-

 - Cosa??? Sul serio??? Partecipi al club, allora?- 

- Sì- e sorrido. 

- Lei è Ayako ???, la nostra nuova compagna di squadra. Frequenta la 6^A ed è giapponese. Lui è Kaede Rukawa, mio compagno di classe. Sa giocare molto bene a basket.- e in giapponese: 

- Ayako, Rukawa, vi presento le mie più care amiche: Isolde, che avete già visto- sorriso radioso dell’interessata

- Dafne Meyer, sua sorellastra- altro sorriso, stavolta più stiracchiato

- Julia Gebirge, la secchiona e Benedikta Krummen.- la guardo: avanza verso Ayako e la abbraccia. 

Le sossurra, molto lentamente: - sono contenta che sia tu la nuova guardia- 

Benedikta non è da queste manifestazioni! Cosa succede? La stiamo osservando tutti, compreso Rukawa.

 Lei arrossisce e dice: - Beh, appena l’ho vista, mi è sembrata Virginie!- In effetti le assomiglia moltissimo di viso: stesso sorriso, le gote leggermente rosse rispetto alla carnagione chiara, gli occhi scuri, a mandorla, le labbra carnose…Virginie era, al contrario, molto più alta e magra di Ayako, con i lineamenti più dolci e i capelli chiarissimi ma ricci come quelli della giapponesina e gli occhi all’occidentale.


Dico, rivolta a Ayako, di stare tranquilla perché assomiglia solo un po’ ad una nostra vecchia amica. E, verso Rukawa, di prendersi il maglione per tornare a scuola. Noto che, camminando in fila, osserva insistentemente Dafne. Lei ride come una pazza con la Ben, mentre Julia parla con Isolde e io sono a fianco di Ayako. Che il nostro ghiacciolo si sia innamorato? Sarebbero una bellissima coppia! Solo che ci sarebbero ben due cuori infranti… 

A scuola, compiliamo i moduli per i club ( Rukawa, naturalmente, va a basket) e ci prepariamo per tornare a casa. Che giornata! Ci diamo appuntamento per il mattino successivo davanti alla fermata del bus io, Dafne e Isolde e, mentre Benedikta e Julia si dirigono a destra, io e le altre svoltiamo dopo il portone a sinistra, quando si alza un mormorio confuso di fianco a noi…

 Escono, infatti, Rukawa in bici trascinando una arrabbiatissima Ayako che scruta sconsolata la folla urlante e Löwe imbufalito che cerca di agguantare la bianca manina di Ayako…ohi ohi, se ne preagiscono delle belle! Onde evitare note disciplinari, sospensioni o quant’altro, mi avvicino, salutando prima le mie amiche, ai due imbufaliti che stanno litigando in giapponese parlando molto velocemente, in modo che io non capisca… 

“ Rukawa, lascia subito Ayako! Non è così che si trattano le signore!”

 “ …”

 “ Aiutami Charlotte! Lüdwig mi vuole dare il suo n° di cellulare e Kaede- kun non vuole per quella benedetta promessa!”

 “ Oki oki…mollala subito, Rukawa!” Ecco, lo sapevo…ho tirato un urlo non proprio angelico…però, almeno, mi ha obbidito! 

“ Ayako, vai a prendere quel n°, svelta! Non siamo un fenomeno da baraccone! E tu, Rukawa… non sai che al cuore non si comanda? Non puoi pretendere che, per mantenere una tua promessa, cosa per altro bellissima, tu debba costringere una persona a fare ciò che tu vuoi! Ayako non può amare una persona a comando!” 

Mi guarda piuttosto allibito, ma non batte ciglio e comincia ad avanzare. 

Lo sento borbottare un “Lasciamoli soli un attimo” e cominciamo a camminare in silenzio verso la scuola. Passeggiamo, lui con la bici, io cn lo zaino, nel parco, ammirando le foglie che cominciano ad ingiallire ed i fiori che comicniano a scomparire. Di quando in quando incrociamo i giardinieri, che conosco molto molto bene. Con lui mi sento tranquilla…no, non mi sento attratta da lui, anche se è così misterioso, ma siamo tanto, tanto simili…forse troppo per innamorarci…o cielo, penso già all’amore quando lo conosco da nemmeno un giorno! Dopo circa venti minuti, passati in religioso silenzio, scambiandoci di quando in quando qualche occhiata, arriva Ayako che abbacciandomi tutta contenta, urla un “grazie” che lo avranno sentito perfino in Giappone… 

Dopo essere giunti nuovamente al portone, ci separiamo definitivamente per quel giorno, dopo però aver risposto alla domanda molto ironica di Ayako 

“ Che c’è, è morto qualcuno?” per via del nostro silenzio… Salutati, mi sono ricordata che ho dimenticato una cosa…e che cosa! 

******

 

 * A quest’età si possono lasciare gli studi in Germania.

 

Fine capitolo primo Dunque….ehm….forse mi sono dilungata troppo su alcune cose…se avete qualcosa in contrario ditelo! O comunque, domande, suggerimenti sono ben accetti! Ringrazio chiunque avesse letto questo capitolo e tutti quelli che mi hanno aiutato! Shibahime

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il tempo passa... ***


Premessa: Hallo a tutti i lettori (sempre k ci siano!). Spero vi sia piaciuto il 1°cap! Scriverlo per me è stato molto bello e, se si può dire, come un sogno che si realizza, anche perché è proprio questo lo scopo delle fan fiction. Grazie a chi le ha inventate!
Ringrazio tutte le webmistress dei siti di FF, perché hanno reso possibile la mia “formazione” ed ho conosciuto anche tante persone grazie a queste.
Ringrazio anche le mie amiche Lincolina, Terry, Artma, Akuma, che mi hanno aiutato dandomi consigli e dritte. Questo capitolo, soprattutto nella parte iniziale, non ha nulla del manga, ma tutta la descrizione della family della protagonista, quindi vi conviene leggerla per capire delle mie affermazioni successive!
Baciotti!
Shibahime
P.s. tutto quello che scrivo non è autobiografico , lo scrivo per mio piacere personale e per coloro che lo leggeranno. I personaggi sono di Inue Sensei e la vicenda segue tutto quello che accade nell’anime (quindi dopo la partenza per i campionati nazionali, che io salto tranquillamente…la vicenda è principalmente shojo con qualche elemento spotivo (anche se per quanto mi riguarda adoro lo sport e mi piacerebbe molto saper descrivare delle partite) .

Un’Altra Vita
Cap. 2: il tempo passa…

Mi sono dimenticata di mio fratello Mark, ma lui non di me, infatti mi nota subito urlandomi dietro: 

- Charlyyyyyyyyy!!!!!!!!!! Tesoroooooooooo!!!!-
Oh, no! Corre e mi abbraccia, questo bel ragazzone, sotto gli sguardi attoniti di tutte le altre ragazze…ma che ci devo fare io, se ho un fratello bello come un Apollo? È il più piccolo della covata, quello con cui vado più d’accordo. E’ il più alto della famiglia (ca 1.83) ha solo 14 anni ed ha appena cominciato la terza liceo. Scompigliandoli i capelli corvini tirati su col gel, gli chiedo come è andata la giornata e mi risponde, tutto contento:


- Perfettamente! Ho incontrato tutti i miei nuovi compagni di classe e la maggior parte li conoscevo già! Sono stato fortunato!- e va avanti a parlare, velocissimo. Durante il tragitto casa-scuola, metà del quale utilizzando il metrò, mi ha già raccontato come sono disposti, che club ha scelto ecc. io lo osservo e mi limito ad annuire. I suoi occhi leggermente a mandorla verdi, parlandomi, si illuminano e si spostano sulle persone intorno.


So chi vorrebbe vedere! Purtroppo per lui, però, la sua Principessa oggi ha fatto un’altra strada.

 - Mark, è inutile che guardi intorno come un cacciatore! Oggi la tua Dafne ha fatto un’altra strada! Non vedi che non c’è nemmeno Isolde?- 

- Hai ragione, scusa.- dice sconsolato chinando il capo. 

Eh sì, anche lui ha i suoi problemi. Nonostante sia molto carino e metà delle classi terze gli stiano dietro, lui fin da piccolo è innamorato segretamente della solare Dafne. Piccolo problema: lei lo reputa solo suo carissimo amico e il mio fratellino non sa più che pesci pigliare.

 Quando c’è lei, diventa un altro: buffone e pure sbruffone, anche se per indole è tranquillissimo ed educatissimo. Subito, però, riacquista il sorriso ed afferma:

 - Vorrà dire che oggi mi dedicherò alla mia sorellina preferita!- e mi bacia sulla guancia davanti a tutto il vagone, che è strapieno. Io sono bordoix….non c’è nulla di male, ma dimentico sempre l’indole dolce del mio Mark, e temo che ci fraintendano. Giunti a casa, dopo aver riso fino alle lacrime delle barzellette del mio fra, urliamo un “siamo a casa” e poi andiamo di sopra, in camera mia. La mia casetta è di “modeste” dimensioni: un piano terra con il salotto, la sala da pranzo, la cucina, un bel bagno e lo studio; un primo piano con 3 camere ( quella dei nonni, quella dei miei e quella di Jan) e due bagni; un secondo piano-mansardato con le ultime 3 stanze, ossia le camere di Mark e della sorellina e la mia, più un bagno. Dire che facciamo le lotte è dir poco… mio fratello è un narcisista di primo grado, io non sono da meno e mia sorella…beh, meglio non parlarne!


Mia madre e mio padre lavorano in un edificio molto vicino a casa nostra, quindi quando meno te l’aspetti capitano in casa e invitano qualcuno a cena. Siamo una famiglia molto numerosa e rumorosa, per cui c’è sempre qualcuno tra noi giovani che alza la voce e che poi viene riportato all’ordine dal nonno, che afferma, facendo riferimento alle pesti, ossia a me e a Mark:


- Se fossimo in Giappone voi sareste finiti moltissime volte in riformatorio, razza di nipoti degeneri! E io vi avrei diseredati!- 

- Ma non è così, nonnino! E ci devi accettare! D’altra parte noi non spacciamo agli angoli delle strade e non abbiamo mai rotto i vetri delle finestre.- 

cerca di sminuire la cosa quel ruffiano di Mark.

 - Ehm…ehm…- 

Questa è nonna. Io arrossisco fino alla punta dei capelli. La nonna adduce (oooooooooh che termini N.d. Tutti tranne me) a quattro anni fa quando io e i miei fratelli (tutti) eravamo a casa del preside delle medie, amico dei miei, e andando in giardino avevamo combinato il disastro: Mark stava rincorrendo il gatto-palla del preside, mentre io chiudevo la porta della veranda per bloccare il povero animaletto. Angelika mi stava aiutando facendo due mandate, mentre Jan, il serio della famiglia, cercava di acchiappare il fratello bozzurro. Ma si sa, a volte non tutto va come desidereresti, e così il gatto palla è andato contro Angelika, seguito a ruota da Mark e Jan. Il peso dei 3 più quello del gatto obeso, ha fatto sì che l’intera lastra di vetro si sfilasse dall’intelaiatura e cadesse dall’altra parte. Per fortuna era una lastra abbastanza resistente e si sono staccati solo pochi frammenti, che non hanno ferito nessuno. La nonna e la moglie del preside, richiamate dal rumore, hanno preso parte ad una scena molto ridicola: io sganasciata dalle risa di fianco all’intelaiatura ed una pila di corpi a terra, più una macchia di pelo in fuga in giardino.


La signora è stata così accorta da non riferire nulla al nonno e nonna, dopo una predica ed una curata a mia sorella che aveva preso una botta, ci aveva rispedito in salotto. Fu così che rompemmo il vetro della porta-finestra… (a questo punto vi chiederete: ma quando si parla dei nostri beniamini? Presto, abbiate un po’ di pazienza! N.d. Shiba) E la vicenda termina lì.
Comunque, appena entrati, io e il mio frate, dopo aver tirato un urlo (-Siamo a casaaaaaa!-), andiamo in camera mia a riposarci.

 La mia stanza è normalissima, ma ha una particolarità rispetto a tutte le altre stanze: siccome sono in mansarda, il soffitto cade in obliquo e nella parte più bassa ho inserito tutte le bambole tipicamente giapponesi regalatami dalla cugina nipponica. Sono tantissime, coloratissime e con tutti i particolari, così appena si entra si notano le mie origini (sempre se non guardano prima me). A destra ci sono il mio letto all’occidentale, il comodino e il comò, sotto ad un lucernaio molto grande. A sinistra, invece, ci sono la mia scrivania col portatile e delle mensole chiare che danno sulla finestra del giardino. Sarebbe tutto molto asettico se non ci fossero, al centro, un tapetone morbidoso giallo e numerosi cuscini molto colorati, dove ci buttiamo, dopo aver riposto(sarebbe meglio dire buttate) le cartelle, io e Mark. Accendo lo stereo, che è nascosto dietro alle bambole per non far vedere né sentire ai nonni “la macchina infernale”, e comincio a raccontare ciò che mi è successo oggi. Il fratello geloso non vede l’ora di conoscere il bel tenebroso e la manager seria. A cena raccontai a mamma e papà, e di conseguenza anche a tutta la famiglia, le mie vicende scolastiche e rimasero tutti piuttosto sorpresi dal fatto che una famiglia giapponese si fosse trasferita così lontano da casa e non avessero chiesto lo spostamento in una filiale più vicina. Non rivelai loro la composizione familiare e non accennai che, magari, nella città da cui provenivano, potevano essere soggetto di pettegolezzi, bensì interruppi il nonno per chiedergli come mai lui fosse venuto in Germania, ma i miei mi intimarono di tacere…so tutto del passato del nonno, tranne quel particolare…mah…


Papà approfittò per collegare un suo incontro e per dichiarare:

 - Ma io allora ho conosciuto il padre! Oggi è venuto in laboratorio un uomo dai tipici caratteri giapponesi per un’ ordinazione di una stoffa particolare per la moglie ed io, affabile come sempre, l’ho invitato domani a pranzo…- 

- Jun! Quanto aspettavi per dirmelo? Dovrò avvertire Janette (la nostra donna delle pulizie a ora) che si fermi un po’ di più!- Lo interruppe mia madre.

 - Su, Katharina! Quante storie per quattro persone in più…staremo più stretti e mangeremo un po’ di meno, come al ristorante…-

 - Fai presto tu…mi verrà un emicrania con questa famiglia!- 

La nonna, come al solito, si intromise per riappacificare gli animi e assicurò la prpria presenza alla mamma, la quale si calmò enormemente e si tolse dalle tempie la mano candida…a volte avevo l'impressione che lo facesse per catalizzare su di sé l’attenzione…ma no! 

- Perciò, papà, incontreremo o no tutta sta gente?? Non sei ancora sicuro che siano loro…-

 - Charlotte, domani vi verrò a prendere alle 12.00 a scuola, così verrete a casa per vestirvi e mangiare con noi…poi vi riporto per i club, ok?-

 - grazie pà!- mi alzo e corro ad abbracciarlo all’altro capo del tavolo…ma naturalmente il nonno mi deve rovinare tutto… 

- D’accordo, gioventù! Però vi vestirete come voglio io, soprattutto tu, Charlotte!- Conoscendolo, una suora sarebbe molto più scoperta di me, a confronto…che figure, farò! Taccio, per non offendere nessuno, e salgo di sopra buttandomi a letto direttamente, dalla stanchezza accumulata. Dall’abbaino, osservai il cielo…era terso, le stelle erano molte, la luna piena ma il caldo, sebbene fosse settembre, molto poco…e mi addormentai.

Il mattino dopo mi alzo tardi perché sono rimasta a poltrire fino a quando mamma non aveva annunciato che la colazione era pronta, quindi scendo sbadigliando lo scalone con addosso il mio pigiamone grigio con le scritte rosa antico.
Ho i piedi nudi, sono infreddolita per il contatto con il freddo marmo delle scale e così, appena arrivo in sala da pranzo, sono molto contenta di trovare i tappeti sul parquet.
Non ho mai descritto la mia routine mattutina: mi sveglio tardi (ma l’ho già detto), scendo, faccio colazione, salgo su, mi lavo, mi vesto e vado a scuola. Solo che prima di fare colazione mi devo far baciare la guancia da tutta la famiglia…
Anche di martedì mattina non si sgarra: prima il patriarca, anche conosciuto come nonno, poi nonna, papà, Mark e, per ultima, mamma.
Mamma è l’ultima semplicemente perché deve preparare la colazione e così la bacio quando porta i toast e il caffè caldo in tavola.


Mentre ho descritto speso nonno e nonna, non ho mai parlato dei miei genitori, forse perché sono i nonni che tradizionalmente prendono le decisioni per quanto riguardano le nostre vite. Non è del tutto giusto così, infatti quando le mie amiche se ne accorgono, si stupiscono tantissimo. Nella nostra famiglia, è il nonno che comanda e per quanto ne so io, papà ha preso solo poche decisioni: quella di sposare la mamma (anche contro i nonni), quella di far studiare Jan e tutti noi in scuole pubbliche, quella di poter farmi praticare uno sport non consono alla figure femminile, il basket, e di questo gliene sarò sempre grata. 

Non per questo papà è fuori dalle nostre vite! Sono la figlia più vicina a papà: vado a pescare con lui, se deve fare commissioni e sono libera, corro da lui e se ho un problema ne parlo con lui. Fisicamente è un bell’uomo, anche giovane per avere un figlio (Jan) così grande, infatti ha 48 anni. E’ leggermente stempiato, ma i suoi capelli biondi, così particolari per un giapponese, risaltano molto. I suoi occhi, a mandorla, sono castani e porta gli occhiali per una lieve miopia. Il naso, poco accentuato, è piccolo e la bocca seria poco sorridente completa il suo viso. 

E’ basso (sono più alta io di lui) ma molto magro, così non sfigura. Caratterialmente è un bonaccione: non farebbe male ad una mosca ma, se provocato, diventa un’altra persona. E’ difficile farlo ridere ma se ci riesci, ti senti così soddisfatta che ridi pure tu. Adora il suo lavoro e si ferma molto in fabbrica, anche se lo troviamo sempre alle ora dei pasti e nei week-end. E’ una di quelle persone che se tiene ad una cosa fa di tutto per questa. E’ estremamente dolce e romantico con mamma. In quei momenti spero proprio di trovare qualcuno come lui per partner!


Non odia nessuno e se scopre che abbiamo fatto qualcosa di male a qualcuno più bisognoso, si arrabbia moltissimo. L’unico suo difetto è che non si impone. Quando nonno dà un ordine lui, abituato fin dall’infanzia, ubbidisce senza discutere. Le uniche eccezioni sono state quelle che ho citato prima. Non che sia debole, solo che adora il padre e non concepisce un altro modo di vivere se non questo. Mamma è molto brava perché se fossi io sua moglie non vivrei mai con quel suocero così dispotico… Sì, nonno Hino è proprio dispotico. Ha ormai tutti i capelli candidi, gli occhi a mandorla castani e la bocca secca e serrata. 

Altissimo, magrissimo, vestito sempre impeccabilmente e con l’immancabile orologio d’oro sul panciotto, è il nostro patriarca: non si può dire che sia poi così tradizionalista, giacchè festeggiamo solo le feste occidentali, però temendo sempre di essere trattato male dai tedeschi, ha assunto quest’aria imperturbabile e fa vivere alla nostra famiglia l’atmosfera rigida nipponica. Gli voglio bene, ma non ci vado d’accordo…se siamo io e lui, fila tutto liscio, mi racconta di quando era appena arrivato…mentre se siamo in famiglia, a tavola per esempio, comincia a borbottare per sciocchezze, io rispondo, lui urla e la questione termina con una mia uscita di scena molto rumorosa, la maggior parte delle volte morsicandomi le labbra per non piangere.


Mark, invece, lo adora tanto quanto odia papà: è sempre con lui, sta ore nello studio e lo difende costantemente. Hino, da parte sua, lo coccola e lo vezzeggia e, appena può, lo loda davanti a tutti. A volte penso che Mark lo faccia per poter uscire anche di sera con i suoi amici, ma poi penso che non è così insensibile e che tiene realmente a nonno. In tutta questa faccenda, mamma è quella che ci soffre di più: da una parte suo marito adora il padre, dall’altra l’amore del figlio minore per il nonno la sconvolge e come se non bastasse, ha scarsa indipendenza.


A volte non la invidio proprio! Lei riappacifica sempre tutti, si deve sorbire le nostre lamentele e ormai anche i nostri problemi di cuore, si occupa della casa e non ha mai un attimo per sé. Penso che le manchi anche l’intimità fra lei e papà, anche se appena possono si scambiano qualche tenerezza o vanno a cena fuori. Sono una bellissima coppia: lei rossa chiara, occhi azzuri e un fisico tutt’ora invidiabile (ha 45 anni), lui biondo, occhi castani e le fattezze tutte orientali. Sembrano proprio dei fidanzatini, quando si incontrano per strada e si sbaciucchiano (a volte, proprio per questo, fingo di non conoscerli…) !

 Mamma mi piace, anche se ha ricevuto un’educazione ancora più ferrea di papà e per questo non lascia né me né mia sorella truccarsi né uscire la sera se non stando in casa di qualche amica. Molte volte, in fatto di decisioni, mamma è d’accordo con nonno…è un po’ all’antica, anche se poi non ha idee strane per quanto riguarda i ragazzi. Per fortuna! In famiglia la persona più “morbida” è nonna: alta, elegantissima, sempre vestita di blu, colore dei suoi occhi, con un filo di perle ormai ingiallite al collo signorile, ha ormai i segni del tempo sulla pelle e sui capelli castani, ma questo la rende ancora più raffinata e degna di attenzione. La sua sola presenza implica un’atmosfera tranquilla e serena e ciò viene rafforzato anche dalla voce pacata con un lieve accento di Bonn, da cui proviene. Sorride sempre, con gli occhi che diventano due laghi in primavera.


In quanto a buone maniere e a galateo, non conosco persona che la possa battere. Il suo carattere segue un po’ il suo aspetto: saggia, posata, un po’ vanitosa e testardissima (sembra la mia descrizione =.= , senza qlk anno N.d. Shiba). Nonna Camilla è l’unica persona che tenga a bada il nonno, e per questo si merita un Nobel, infatti riesce sempre a farlo ragionare anche davanti allla famiglia e più volte ho sentito il nonno, nello studio, rimproverare la nonna per averlo rimbeccato “in pubblico” facendogli perdere la faccia… nonostante questo nonno, appena la vede, si illumina come un faro e la bacia calorosamente sulle guancie, mentre nonna non si fa problemi e lo bacia a fior di labbra. A questo punto, normalmente, nonno è più rosso della stola che porta la mamma durante le feste natalizie. Si scambiano spesso regali e sono ancora all’età di 75 anni ( nonno), a 68 ( nonna) un coppia bellissima e molto unita.


Finita la colazione mi accorgo con orrore dell’ora: le 07.45…ho meno di un quarto d’oraper arrivare a cuola, senza contare che mi devo vestire e fare la cartella. Mio fratello, che ha ancora la fetta biscottata in bocca, mi chiede cosa mi ha sconvolto così tanto, così lo invito a guardare il suo orologio e pure lui prende paura. Ci ritroviamo a chiedere a papà di accompagnarci, ma: - Ragazzi, mi dispiace, ma in vista del pranzo, mi devo portare avanti con il lavoro, ho un consegna importante…- 

- Ma papà! Non vorrai che saltiamo le lezioni, vero?? Io ho Letteratura tedesca, mentre Mark ha Inglese…-

 - Vi accompagnerò io, dato che devo andare in banca.- 

- Nonno, dici sul serio?- Gli corro incontro e l’abbraccio goffamente, era tantissimo che non lo facevo.

 - Certo, però vi do’ 5 minuti per vestirvi!- Contentissimi, io e Mark voliamo di sopra a vestirci e a pettinarci. Io mi faccio una coda, mentre Mark è alle prese con il gel, che io odio. Mi sono messa la divisa, ma la camicia non me la sono abbottonata benissimo…spero, inoltre, di aver inserito i libri giusti… Alle 07.55 siamo nella via principale, seduti nella comodissima auto del nonno, il quale ci sbircia di quando in quando, sorridendo sotto i baffi. Mark, infatti, è spaparanzato sul sedile e ascolta con il suo walkman l’ultimo Cd dei Metallica, di cui è un fan sfegatato… Alle 8.10 scendiamo di fronte alla scuola…e pensare a quante volte ho preso in giro i tipi che si facevano accompagnare in auto! Tutti ci guardavano come fossimo marziani, anche se non capivo il perché…

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Una giornata molto movimentata ***


Riassunto delle precedenti puntate: Rukawa e Ayako si trasferiscono a Monaco di Baviera per problemi personali e qui incontrano una ragazza di origini giapponesi, Charlotte, che ha diversi punti in comune con i due, come la passione per il basket. Charlotte presenta loro le sue amiche e sembra che il “ghiacciolo” sia preso da una di queste, mentre Ayako sembra dimentica di un Miyagi in crisi e si concentra su un bel centrocampista tedesco… che accadrà? E Charlotte cosa potrà centrare in tutto questo?

 

Un’Altra Vita

 

Cap. 3: Una giornata molto movimentata

 

Ci guardano strano, appunto… come al solito, però, non do’ troppa importanza al fatto e, salutando mio fratello, avanzo verso le mie amiche ma…

 

Booom!

Improvvisamente mi ritrovo con la faccia a terra e un male cane al piede…

“Ma cosa diavolo…” Cerco di guardare in viso il colpevole di questo impolveramento generale e del mio dolore alla caviglia ma tutto ciò che riesco a visualizzare sono un mucchio di piedi in corsa verso di me e due occhi familiari di un blu impressionante che mi osservano mezzi addormentati…

“Ehm… scusa sai, ma sono un pochino addormentato… ti sei fatta male?” Questo è lui che cerca di salvarsi la faccia di fronte a 500 ragazzi che cercano di trovare una scusa per non entrare nelle loro classi…

“Come ti permetti? Non l’aiuti neppure a rialzarsi? Che cafone! Chiedile scusa!” E naturalmente questo è mio fratello, iperprotettivo e super geloso (di cosa poi?)…

 

“Mark… lascialo stare… a suo modo l’ha già fatto… piuttosto, aiutami!”

“ Charly! Tutto ok? Ti abbiamo vista sotto la bici di Rukawa ( perché è di lui che si tratta N.d.A) e poi veder accorrere tutto quell’insieme di gente…” E questa è Ben, che, casinista come al solito, interrompe l’atmosfera tesa che si era venuta a creare, dato che anche una imbarazzatissima Ayako era venuta a scusarsi addirittura a nome di tutta la famiglia mentre Rukawa andava a riporre la sua bici e mio fratello imbufalito cercava di trascinarmi in infermeria, bloccato però da Dafne che, tutta gentile (ma avrà capito i sentimenti di mio fratello?) mi toglieva la cartella dalle spalle e scambiava qualche convenevole sulla mia salute con mio fratello, mentre io ringrazio dell’interessamento Ben e dico che mi piacerebbe arrivare all’infermeria per farmi vedere.

 

Nell’attimo in cui mio fratello si distrae per dedicarsi esclusivamente alle 2^ donna della sua vita ( 1^ io, 2^ lei, 3^ la mamma, 4^ la nonna) e io rispondo a Ben e alle altre amiche, mi sento afferrare sotto le braccia per venire poi sollevata da terra ed essere così portata in braccio da Rukawa, evidentemente in imbarazzo dal rossore sui suoi zigomi, sotto gli occhi increduli e un po’ invidiosi di Isolde e delle altre ragazze, fino all’infermeria, dove spiego alla capo infermiera di essere inciampata e di aver preso una botta sulla caviglia. Successivamente mando fuori Rukawa, ringraziandolo, e gli chiedo se può avvertire l’insegnante del misfatto.

 

Mi chiedo ancora perchè Rukawa abbia deciso di portarmi in braccio, dato che c’era già mio fratello a cui potevo appoggiarmi per arrivare dov’ero distesa adesso…

Io lo prendo come un atto dettato dal senso di dovere che hanno tutti i giapponesi e il senso di colpa di Rukawa.

 

L’infermiera mi ha licenziato dall’infermeria già alla seconda ora con una bella fasciatura nascosta dai calzini della divisa e con una pomata da mettere sopra alla botta bluastra una volta al giorno e con la raccomandazione di stare attenta ai miei prossimi movimenti… facile a dirsi, dato che lei non gioca a basket… la caviglia è uno degli elementi più importanti e usati!

 

Così mi dirigo verso la mia aula e chi vedo fuori? Naturalmente Rukawa, tranquillamente appoggiato alla parete esterna dell’aula, dormendo beatamente.

Scrollando la testa, mi avvicino a lui lentamente, anche per la caviglia, e mi chiedo come si faccia a dormire dopo aver preso sotto una bella ragazza come me (^^) e dopo essere stati sbattutti fuori dall’aula dal prof. Braun.

Utilizzando il famoso trucchetto, lo riesco a svegliare:

“ Rukawa, come mai sei fuori?” gli chiedo, anche se ben immagino il motivo…

“ Umph… come va la tua caviglia piuttosto?”

“ Da quando così altruista? O è semplicemente la tua coscienza che ti rode? Comunque molto meglio, anche se non come prima, purtroppo… spero di poter continuare a giocare normalmente…” Lo guardo di sottecchi, ben sapendo che per me, come per lui, il basket è più importante… infatti la sua faccia si contrae, inaspettatamente, in una smorfia non ben definita e, mentre si passa la grande mano nervosa su un ciuffo sbarazzino caduto sugli occhi, mi dice:

“Non me lo perdonerei mai! Sei la prima persona con cu riesco a parlare normalmente, perché mi sento uguale a te,  abbiamo entrambi sofferto, ma entrambi amiamo il basket, che è la nostra ragione di vita, la ragione per cui non siamo sprofondati quando abbiamo sofferto, non è così?” Aiuto, mi ha letto nel pensiero o cosa?

“ Sì, è così Rukawa… e sento anch’io quello che senti tu!” Sono così felice di sapere che ho trovato qualcuno che mi capisca così bene!

“ Rukawa puoi rientr… ah, ma c’è anche lei, Nakazawa! Prego! Come va la sua caviglia?”

“ Molto meglio, professore, anche se non è propriamente come prima…” dicendo questo io, il professore e Rukawa entriamo in classe, pronti a continuare una interessantissima lezione (per me) di Letteratura Tedesca, anche se a volte getto occhiate incuriosite alla possibile reazione di Rukawa alle mie parole, che possono sembrare un po’ equivoche, ma noto che fortunatamente è preso da altre cose (tipo togliersi di dosso una Henrietta polipo o buttare sotto il banco tutti i biglietti d’amore che gli arrivano).

 

Alla ricreazione vengo assalita dalle ragazze, con cui discuto animatamente del pomeriggio e della squadra. Ben propone di tirare fuori le vecchie divise di basket e di indossarle il pomeriggio, ma nessuna di noi l’ha a portata di mano. Julia è super impegnata con i compiti in classe, mentre Isolde si guarda le unghie interessata alla sbavatura dello smalto rosa perlato e ogni tot si guarda intorno alla ricerca di qualcuno. Dafne prova a ripassare qualcuna delle posizioni di difesa del basket, usandomi come attaccante senza che io muova un muscolo. Infatti io sto ancora discutendo con Ben come ci presenteremo all’allenatore, con cui l’anno prima avevamo aspramente litigato, soprattutto a causa mia…

“Ben, forse è meglio che io ne rimanga fuori… non vorrei che a causa mia non prendessero voi nel team… “

“ Non dire stronzate… se te ne vai tu, chi prendiamo? Quell’allenatore ha 80 anni… magari se siamo fortunate va in pensione…”

“Appunto, se lo siamo… Ciao Ayako!” dico, rivolta alla giapponesina che arriva trafelata dalla scala superiore.

“ Ciao ragazze^^… sapete per caso dov’è Rukawa? Mi ha chiamato almeno 30 volte Mitsui che gli deve parlare, ma non lo trovo…”

“Ehm… veramente… prova a vedere in classe… mi sono completamente disinteressata di lui, se devo essere sincera…”

A questo punto sento distintamente Isolde mormorare:” Io di sicuro lo seguirei come un cagnolino, al suo posto…”

“Ah, ok… spero che la tua caviglia sia a posto… vi farò sapere se lo trovo…”

“Ok… ricordati che l’allenamento è alle 14!” Le urliamo dietro mentre si allontana correndo.

“Ragazze, oggi io e mio fratello andiamo a casa a mangiare, dato che abbiamo ospiti e i miei vogliono me e mio fratello presenti.”

“ Che fortuna… non sai quanto darei per mangiare a casa mia in uno di questi giorni, ma naturalmente non posso dare fastidio alla madre di Dafne, troppo impegnata a cercare di rimanere incinta per dare un erede maschio al mio compiacente padre…”

“Isolde! Non ti permetto di dire queste cose!” le intimo, mentre vedo Dafne arrossire di botto e stringere i pugni decisa.

“ Charlotte, sempre pronta a difendere la pupilla di tuo fratello, no? E così io faccio sempre la parte della cattiva…” Isolde proclama questo con un misto di rabbia e delusione. Prende la parola Ben:

“ Isolde, sgrideremmo anche Dafne, se si permettesse di dirti queste cattiverie… non sono fatti nostri, lo sappiamo, ma siccome ce li spiattelli in faccia, noi ci sentiamo responsabili e cerchiamo di placare gli odii…”

“Ecco, appunto… ci vediamo dopo, per fortuna!” E infatti, in quell’istante, suona la campanella, ci salutiamo e, mentre mi avvicino alla classe, vedo un gruppo di tori imbufaliti avvicinarsi: Ayako, Löwe e Rukawa più sveglio che mai e, mentre Ayako prosegue,  Löwe mi sussurra nell’orecchio qualcosa tipo “ Dopo ti diciamo” e mi spinge all’interno della classe.

 

L’ora trascorre velocemente, dato che io e Wig (così mi ha detto di chiamarlo) messaggiamo scrivendo sul banco su cosa è successo durante la ricreazione, come segue (scusate se scrivo tipo sms, ma così sembra più normale^^ N.d.A):

___ Aya m ha kiesto di raccontarti cs è successo… in pratica il raga di Aya in giappone ha avuto 1 crisi di depressione e tutti i suoi amici giocatori si sn preocc e l’hanno kiamata xkè torni al + presto in Giappone o x mandare Miyagi qua e hanno voluto anke parlare con Rukawa…___

___ Ma scusa, cm può Aya andare in giappone se tutta la sua family è qui? ___

___e qui entri in gioco tu…___

___ io?___

___ tu… oggi, a pranzo, dovrai mostrarti fermamente decisa ad andare in Giappone a trovare tua sore a Natale… i tuoi si preoccuperanno, dato k nn possono accomp. E Aya e Rukawa si mostreranno disponibili ad affiancarti in questa “missione”. Così loro potranno tornare in Giappone normalmente e tu vedrai tua sorella…___

___ Beh, è tutto a vantaggio loro, + che mio… poi io nn voglio andare in Giappo…___ Bugia enorme, dato che è da quando sono nata che ci voglio andare… solo che mi rompe essere usata! 

___ Parlane cn loro, io la mia missione l’ho compiuta…___

___ Ecco, il completo disinteressato! Nn m dire k ti è indifferente Aya! ___

___ A te k te ne frega? ___  La situazione degenera… lasciamo perdere…

___ Niente, appunto… seguiamo la lezione, è + interessante…___

E la questione si è chiusa lì, dato che io volevo parlare con i diretti interessanti.

 

Proprio quando sto tranquillamente scrivendo un biglietto mezzo in tedesco, mezzo in inglese a Rukawa, entra la assistente scolastica (comunemente e propriamente detta BIDELLA) dicendomi che è arrivata la mia ora, ovvero che devo andare a casa.

Saluto tutti, poco soddisfatta per non essere riuscita a chiarire la cosa, ed entro zoppicando nell’AUDI del mio pà, affiancandomi a Mark, la cui cresta sembra più attorcigliata del solito…

“ Allora, ragazzi… come è andata fino ad adesso?”

“Pà, lascia perdere. Un ragazzo nuovo ha preso sotto mia sorella con la bici e poi, quasi senza scusarsi, l’ha portata in infermeria in braccio! Ma ti pare?! E tu ti sei lasciata portare!”

“ Mark! Avevo un male cane alla caviglia destra, tu eri più interessato al labiale di Dafne e così non ho aperto bocca per comodità…”

“ Sarà…”

“ Cosa vuoi ….”

“ Ragazzi! Finitela… piuttosto, Charlotte, cosa ti sei fatta?”

“ Una botticina, Fräulein Richter mi ha dato una pomata da metterci sopra e di stare attenta a ciò che faccio.”

“ Cosa ti ha detto della tua caviglia, l’altra, intendo… è stata una fortuna che non ti abbia beccato quella sinistra... sai che mamma non vorrebbe che tu giocassi …”

“ Dopo l’operazione e la riabilitazione, peraltro ben riuscita, non ho mai sofferto, e anche il dottore aveva assicurato che non avrei avuto gravi problemi, come poi è successo…”

“Stai attenta, però… io e tua madre preferiremmo che tu giocassi il meno possibile e ti conviene non dire nulla al nonno.”

“ Sì, papà… non posso promettervi nulla, dato che il basket è la mia vita, ma farò il possibile. E’ naturale, poi, che non parlerò con il nonno del fattaccio… e nemmeno tu, chiaro, Mark?”

“ Ok, ok… siamo arrivati…”

il fratello ha ragione e così scendo dall’auto per avviarmi verso casa, mentre papà parcheggia l’auto in garage.

In casa, passo a salutare mamma tra i fornelli, aiutata dalla nostra cara Janette, che ci conosce da quando eravamo in fasce, nonna in salotto e nonno in studio, già raggiunto da Mark. Jan, invece, è fuori per lavoro, in viaggio, credo, per l’America.

Il nonno mi osserva stranamente… Mark non avrà mica già vuotato il sacco, spero! Mentre lo bacio sulla guancia, lui mi informa di aver messo il vestito sul mio letto e di mettermelo subito in modo da vedere come mi sta.

Così, un po’ preoccupata, sotto il suo sguardo lievemente sarcastico, seguo mio fratello verso la mia stanza.

Apro la porta e… e’ un sogno!

Sul letto, volutamente candido, questo abito risalta in maniera impressionante…

Mi avvicino, incredula e lo indosso: la scollatura squadrata, lievemente scollata, fa risaltare il mio collo lungo ma non troppo, le maniche sono a tre quarti e la stoffa sul torace non aderisce troppo, dando comunque un’idea di ciò che è sotto. Sulla vita, un nastro di una stoffa molto lavorata color fucsia, contrasta nettamente con il vestito turchese e tende ad evidenziare il mio vitino da vespa. La gonna è particolarissima: cade fin sopra al ginocchio drittissima, ma è completamente rivestita di sottilissimo velo intarsiato con piccole perline pure fucsia.

Allo specchio noto che, alle mie spalle, il nonno è arrivato con un paio di orecchini montati in oro giallo con due piccoli fiori di tormalina e con un casch’in petto a forma di fiore della stessa pietra.

Non so come poterlo ringraziare… mi aspettavo qualcosa tipo una tunica, mentre nonno ha saputo utilizzare le doti che lo hanno reso così famoso benissimo.

Non posso far altro che abbracciarlo e ringraziarlo quasi in lacrime…

“ Questa era una prova… ci terrei se, con l’inizio della scuola, tu volessi aiutarmi come designer.  Questo vestito, magari con alcune modifiche, vorrei che tu lo indossassi in una serata di novembre per la nuova collezione con qualche vestito tratto da un tuo disegno…”

“ Mi piacerebbe davvero, nonno… ti ringrazio tanto…” Siccome ci stiamo commovendo tutti e due, ma nessuno vuole cedere, io e lui, nello stesso momento, pronunciamo “Devo finire di prepararmi” e ci dividiamo…

 

Sento suonare il campanello, infatti è mezzogiorno e mezzo, l’ora per cui si erano accordati il sig. Rukawa e mio padre.

Mi guardo l’ultima volta allo specchio: sembro più pronta per una serata di gala che per un pranzo in famiglia… ma d’altra parte il vestito è fatto proprio per questo…

I capelli sono raccolti in uno chignon sulla nuca, sulle orecchie le tormaline sprigionano tutta la loro luce, il trucco è costituito da pochissimo ombretto rosa perlato sulle palpebre e di un leggero velo di lucidalabbra pure rosa. Il vestito è a posto, sulla scollatura risalta il pendente, al polso l’orologio più semplice che ho, in acciaio, e ai piedi ho un paio di ballerine, tra l’altro scomodissime, turchese e fucsia. Ok, posso scendere. Noto mio fratello che passa davanti alla porta, in giacca e pantaloni nero, ma camicia rosa, e lo blocco.

“Mark, aspettami che scendo…”

“…”

“Mark, che hai?”

“ Sorellina, sei bellissima… il nonno si è davvero superato!”

“Ehm… grazie^^” Sono arrossita, lo sento!

Mark, ridendo, leggermente sarcastico, mi porge il braccio e mi chiede come va la caviglia. Io rispondo che va abbastanza bene e scendiamo al piano di sotto.

In salotto si possono sentire le voci di mamma, di nonno e di nonna, più quelle che credo siano dei signori Rukawa, mentre mio padre sembra impegnato in una discussione in giapponese con i ragazzi. Io e Mark decidiamo di andare subito dai “grandi” e così facciamo.

Appena entriamo, mamma rimane sconvolta… era da tanto che non mettevo più un vestito ma… mi sembra un po’ esagerato! I signori Rukawa sono di spalle, il nonno ha un sorriso soddisfatto, e quello di nonna è un misto tra sorpresa e consapevolezza.

Nonno è in giacca e cravatta, nonna in tailleur classico grigio perla, mentre mamma ha un vestitino lievemente seventy’s azzurro cielo.

“ Charlotte, Mark… siete arrivati! Charlotte, sei un incanto! Vedi che devi seguire più spesso i consigli del nonno?!  Comunque vieni, che ti presento i Signori Rukawa.”

Sento distintamente nonna che chiede a Mark se può sistemargli il colletto e lui asserisce con compostezza ( lecchino!).

Mi avvicino ai Rukawa e porgo la mano: Rukawa senior è alto più del figlio, smilzo smilzo, con lo stesso taglio di occhi, solo di un castano chiaro chiaro, i capelli sono identici e il sorriso è caldo e sincero.

“ Sono felice di fare la sua conoscenza, signore” affermo lievemente intimidita.

“Anch’io di fare la tua, cara… so tramite Ayako-chan che sei stata tu ad aiutarli, in questi giorni. Ti ringrazio di cuore… non è facile trasferirsi da un paese tradizionalista come il Giappone ad uno così… avanti, come la Germania.”

“ Ho fatto il mio dovere, e comunque è stato un piacere.”

“ Cara, io sono Sakura (k fantasia N.d. tutti), la mamma di Ayako. Piacere di conoscerti! Sei molto carina, sai?”

“Ehm… grazie… Ayako le assomiglia proprio tanto!”

“ Ce lo dicono tutti” si schernisce lei… ma è proprio vero! Ayako ha preso dalla madre la corporatura, l’aria dolce ma un po’ più sarcastica e i capelli. Gli occhi, però, sono completamente diversi: quelli di Ayako sono quasi occidentali, per taglio e colore, mentre quelli di Sakura sono verde scuro e molto orientaleggianti.

Terminati i convenevoli, indico a mio fratello di andare dagli altri, dato che dovevo discutere con i ragazzi del piano famoso…

Entriamo in studio e mio fratello, orripilato, quasi urla:

“Ehi! Che ci fai tu in casa mia? Non ti sei accontentato di aver preso sotto mia sorella? No, vieni anche a rub…” gli tappo la bocca, sconsolata… quanto a prontezza di riflessi e intuito, mio fratello è a livello zero!

“Mark, lui è Rukawa! E’ qui con i suoi genitori, ricordi?” Gli sillabo ben bene gesticolando ironicamente.

“…”

“Rukawa, scusalo! Lui è mio fratello minore, Mark, Mark, lei è Ayako. Saluta!”

“Sì sì… ehm, scusami – sbruffone- “ lo sento sussurrare piano “Piacere di conoscerti, Ayako… scusami se ho assalito tuo fratello così…”

“Veramente non è mio fratello… comunque sono contenta di conoscerti anch’io…” E qui mio fratello si ricorda di quello che gli avevo raccontato, e arrossisce ”Ciao Charlotte! Come stai  bene!”

“Ehm… grazie… il vantaggio di avere un sarto per casa… anche tu, comunque!”

E non sto mentendo: Ayako indossa una bel paio di pantaloni beige, una camicia bianca con l’interno in scozzese e  un bel maglioncino nero con una B sempre in scozzese. I capelli sono raccolti in una coda e anche lei ha solo un po’ di ombretto e un bellissimo braccialetto di pietre di luna e oro giallo.

Rukawa, dal canto suo, ha un paio di jeans neri e una giacca elegantina sempre nera, con una camicia bianca sotto. Il classico insomma…

“Dunque, ragazzi, cos’è sta cosa che mi ha detto Löwe? Non sono riuscita a capire bene, dato che poi mi sono messa a litigare con lui!”

“Beh, noi dobbiamo assolutamente tornare in Giappone e sappiamo che i nostri genitori non ci lasceranno mai e, siccome sappiamo che tu non ci sei mai stata, potresti inscenare il fatto di volere andare là per incontrare tua sorella durante le vacanze di Natale… e, sapendo che in quel periodo la azienda dei tuoi dovrebbe lavorare più del solito, ci offriremmo noi per accompagnarti…”

Non avevo capito male, alla fine… Osservo un attimo Rukawa, per vedere che ne pensa, ma lo caratterizza la solita aria distaccata, mentre osserva i titoli della fornitissima biblioteca di mio nonno.

Mark è profondamente stupito, anche dal fatto che Ayako mi abbia parlato tedesco misto a giapponese per i momenti in qui non conosceva delle date parole.

Nel momento in cui tutti attendono una risposta nonna ci chiama per il pranzo e così colgo l’occasione per riuscire a pensarci ancora un po’. So già che per tutto il pranzo Ayako mi controllerà e saprà spalleggiarmi se prenderò la decisione di andare, altrimenti non mi forzerà, anche se mi rendo conto che loro hanno davvero bisogno di tornare.

Seduti al tavolo, ci aspettano già tutti i componenti della famiglia e i nostri ospiti: a capotavola, da un lato nonno, dall’altro nonna, al lato sinistro, ovvero a sinistra del nonno, mamma, io, Ayako e la signora Rukawa. Al lato destro, subito vicino a nonno Mark, Rukawa, il Signor Rukawa e papà.

La discussione verte sulle condizioni generali del Giappone, soprattutto politica e economica, e così io mi dedico subito al primo piatto, un risotto alla zucca.

Noi ragazzi siamo in silenzio, anche se a volte Mark interviene facendo lo spiritoso e noto che mamma gli tira delle occhiatacce e nonno gli pesta un piede…

Quale argomento di conversazione migliore per introdurre la ma decisione!

“Papà, hai ricevuto da poco notizie di Angelika? Io non la sento da un po’… in effetti…” Gli dico volutamente, così che lui debba per forza raccontare ai Rukawa dove è mia sorella.

“L’ho sentita stamattina.  Ti saluta molto e dice di essere molto felice… vedete, Angelika è la nostra seconda figlia e ha sempre provato una forte curiosità verso la cultura di suo nonno, ovvero quella giapponese, e così, per il suo penultimo anno di superiori, l’abbiamo mandata con una borsa di studio in una città molto vicina a quella da cui veniva mio padre, nel distretto di Kanagawa.”

“Uhm, davvero? E’ proprio una bella cosa! Anche noi veniamo da quella zona, non è così, cara?” Interloquisce il signor Rukawa.

“Certo. Si ricorda la scuola che frequenta la ragazza? Ayako e Kaede-kun frequentava il liceo Shohoku.” Risponde la madre di Ayako.

“ Uhm… sì, deve essere proprio quello! Come è piccolo il mondo!”

E qui entro in gioco io, appunto…

“Sai papi, mi piacerebbe molto andare a trovarla. Anche io non sono mai stata, in Giappone… per Natale si potrebbe organizzare, no?” Butto lì la bomba, tranquilla, scrutando un po’ il risotto, un po’ papà, da finta innocentina. Ayako sorride furba, Rukawa mi guarda attento e mio fratello non riesce a crederci. Non sa se darmi corda o meno e guarda mamma, che è diventata quasi blu. I signori Rukawa attendono una risposta, nonna sorride quasi impassibile e nonno…:

“ Charlotte, sai bene che in quel periodo l’azienda produce quasi il triplo in un  normale periodo dell’anno e come minimo qualcuno della famiglia ti dovrebbe accompagnare…” Afferma serio il papà.

La situazione è perfetta… Ayako si sta per schiarire la voce quando:

“ Potrei prendermi io una vacanza… sarei lieto di accompagnare mia nipote alla scoperta della sua terra d’origine e in più, dato che è tanto che me lo chiedete, mi prenderei una vacanza… che ne dici, Charlotte?”

Il nonno come accompagnatore?? AIUTO!!!! Nel dirlo, però, è diventato rosso come un peperone, anche se cerca di darsi un certo contegno…

Dio, non sarebbe male, certo, ma ho quasi cambiato idea, non voglio più andare…

Mentre nonno chiede a nonna se vuole venire, Ayako mi guarda sconsolata, e mi viene l’illuminazione! Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima?

“Certo nonna, vieni anche tu… e perché non Markus (lo chiamo così per prenderlo in giro…)? Solo che io non avrei nessuno della mia età con cui parlare e…”

Ayako capisce al volo ciò che ho in mente…

“ Se non sono impertinente, credo che, pagando con in miei risparmi” e guarda i suoi “ potrei accompagnarti io e così ti potrei insegnare qualche parole nuova o qualche nuova abitudine della mia zona…” e qui guarda il nonno, che si gira e rigira le mani nel lungo pizzetto, ma risponde la nonna:

“ Perché no? Signori Rukawa, i ragazzi sentiranno la mancanza delle loro abitudini, della loro casa, dei loro amici… noi non ci faremmo certo problemi, dato che siamo abituati ad una moltitudine di nipoti più che diversi tra loro e spero che voi vi fidiate di noi… naturalmente ci potrete pensare, valutare la cosa in privato o con noi, se più vi piace… potrebbe essere il loro regalo di fine anno, non credete?”  

Prende la parola il signor Rukawa, colto alla sprovvista:

“ Sì, certo, capiamo… e credo che voi abbiate pienamente ragione… ci penseremo, non è così, cara?”

“Grazie mamma, Rukawa…” Ayako ringrazia il patrigno con un cenno, mentre sua madre la guarda attenta. 

In tutto questo Rukawa jr non ha aperto bocca e così mi intrometto io, abbastanza sicura di me dopo la piccola conquista.

“E tu, Rukawa, non avresti voglia di vedere i tuoi amici?”

“…”

Ma non risponde?

“ Sì, beh… soprattutto nel basket, dato che qui in Germania non ci sono troppi giocatori con cui ci si può confrontare… non al loro livello, comunque…”

“ No? Beh, si vede che non sei ancora ben avviato nell’ambiente, no, Mark? Ti ricordi di Thomas?” dicendo questo noto che i miei si inalberano, ricordandosi di quanto quel ragazzo mi abbia fatto soffrire dal punto di vista affettivo.

Ma fortunatamente ho superato la crisi, grazie all’amore dei miei, altrimenti ora non saprei dove sarei finita… sinceramente… in ogni caso sono rimasta in contatto con lui solo a causa del basket, dove lui è un piccolo mostro. Mark digrigna i denti e bofonchia un timido sì, mentre Ayako, che ha notato il clima gelido, cerca di sviare il discorso:

“Bene, siamo tutti d’accordo… se avremo il permesso, per Natale andremo tutti a Kanagawa e rivedremo i vecchi amici. Che bello!”

Dopo questa discussione piuttosto accesa, i Rukawa si sono offerti di accompagnare me e mio fratello a scuola per le attività pomeridiane e, dopo esserci cambiate in palestra, abbiamo comunicato la notizia alle altre ragazze e ci siamo allenate.

Il livello generale non è male e Ayako è una regista piuttosto attiva, anche se deve migliorare nei tiri liberi, Ben è in formissima, tranne per qualche problema in difesa, Dafne o.k., Isolde anche, mentre io devo aumentare un po’ l’elevazione e ripassare i tiri da tre. Così trascorre il pomeriggio e giunge una tiepida sera…      

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=8307